A new sequel for Untamed

di _Giuls17_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


capitolo 1

Questa storia è il mio seguito di Untamed

Capitolo 1

Scappare non avrebbe risolto la situazione, ma stavolta scappare coincideva con vivere.

Non avevamo altre occasioni, altre chance, o questa oppure la morte. E nessuno di noi almeno per il momento voleva morire, quindi dal giardino richiamai tutti e inizia a correre, con i miei amici che mi venivano dietro, li proteggevo con lo scudo dei cinque elementi, ma ero stanca, ma per loro dovevo resistere, dovevo farlo per dargli un futuro e non l’oblio.

-Avanti ragazzi!- dissi urlando a loro.

Uscimmo dalla scuola per un pelo, avevamo i Raven Moncher alle calcagna ma non andarono oltre per il momento, restavano vicino al loro padrone, che era un pagliaccio a parere mio.

-Ci siamo tutti?- chiesi a stento, mi mancava il fiato e anche a loro, però tutti risposero all’appello grazie al cielo. Vidi Stevie Rae sanguinante tra le braccia di Dario, dovevo salvarla.

 

-Dove andiamo?- chiese Damien.

 

-Andiamo nei tunnel- dissi decisa.

 

Lasciai andare loro avanti e io guardai per un ultima volta quella che era stata la mia casa fino a poco tempo fa, e lentamente e contro voglia girai lo sguardo e guardai i miei amici e corsi verso di loro, più veloce che potevo, perché sapevo che se avessi guardato anche una sola volta indietro, sarei voluta tornare indietro a salvare amici e professori che avevo lasciato indietro.

 

Li raggiunsi e mi portai al comando del gruppo, e li condussi verso i tunnel dello scalo ferroviario abbandonato, li feci entrare tutti e chiusi la porta dall’interno cosi nessuno sarebbe potuto entrare e saremmo solo potuti uscire, la chiusi come meglio potevo grazie anche alla terra che chiamai in mio aiuto.

 

Cercammo la camera di Stevie Rae  e solo grazie al suo aiuto la trovammo. –Poggiala sul letto- dissi a Dario.

-Si Signora- disse Dario appoggiò Stevie Rae a letto e cercò nel kit medico vicino al suo letto qualcosa per curarla.

 

-Okay qua c’e qualcosa- disse Dario.

 

-Bene, muoviamoci, dobbiamo togliere la freccia- dissi decisa.

 

-Per forza?- disse Erin, la guardai era sbiancata di colpo, non voleva farlo si vedeva lontano un miglio.

 

-Chi non vuole stare qua, vada fuori- lo dissi con la massima gentilezza che mi restava.

 

Uscirono quasi tutti, restammo io, Dario, Afrodite e Erik. –Bene, andiamo- andai verso Stevie Rae –Devi farcela- le dissi –Fallo per noi- lo dissi quasi in punto di pianger.

 

-Ci proverò- bisbigliò lei.

 

Alzai gli occhi da lei e guardai gli altri, e dissi –Io estraggo la freccia, tu Dario taglia la punta- lo esortai a muoversi indicandogli le forbici sul tavolo. La freccia che gli aveva lanciato Stark gli aveva trapassato il petto e gli usciva dalla schiena. Avevo paura di sbagliare tutto, ma l’amicizia per Stevie Rae mi aiutò a crede in me stessa.

 Lui esitò un attimo, mi guardò, ma all’improvviso si fece coraggio, come se avesse visto in me chissà chi e la tagliò.

 

Stevie Rae urlò per il dolore, ma si riaccasciò subito sul letto, come se fosse morta ed io immediatamente dopo le tolsi la freccia dal torace.

 

-Dario tampona, Erik cerca delle garze- gli dissi.

 

-Si okay- e le cercò nel kit, che Dario aveva lasciato vicino al letto.

 

Le prese subito e le passò a Dario, che grazie alla sua preparazione da Figlio di Erebo riuscì a bendare immediatamente Stevie Rae, la guardai, ora sembrava in pace, ora poteva riposare.

 

-Scusatemi- dissi a loro e uscii di corsa dalla stanza e corsi lungo il tunnel. Non sapevo dove andare, non conoscevo quei posti.

Correvo nel buio più profondo non chiamai manco il fuoco per aiutarmi, cosi la mia testa si riempì di pensieri su Stark.

 

Pensieri che non riuscivo ad allontanare, l’avevo lasciato alla Casa della Notte, molto probabilmente avevo sbagliato. Ora ere nelle mani di Kalona.

Giurai forse più a me che a lui, che sarei tornata a prenderlo. Cadde una lacrima sul mio viso, e mi sconvolsi di ciò.

Mi piaceva davvero? Più dello stesso Erik Night? No sapevo cosa avrei fatto con loro, ma sapevo che mi importava veramente di Stark, però dovevo anche parlare con Erik, ma i miei pensieri furono interrotti all’improvviso perché mi ritrovai con la faccia a terra, ero caduta.

 

Guardai dietro di me e vidi un sasso enorme proprio in mezzo al corridoio. –Che cavolo!- cerci di alzarmi ma non ci riuscii al primo colpo, avevo un graffio che partiva dal ginocchio e arriva fino alla fine del polpaccio, tutto questo nella gamba destra.

 

-Bene, fantastico!- mi dissi in modo ironico. Mi alzai con molta calma e chiamai il fuoco in mio aiuto e andai avanti nel tunnel.

 

Non volevo tornare indietro, almeno non ora, volevo rimanere un po’ sola in quei tunnel. Andando avanti trovai un incavo nel muro e mi ci sedetti, guardai la ferita, che faceva un po’ schifo, ma senza guardarla troppo chiamai l’acqua e la ripulì, strappai un pezzo di maglietta e la chiusi intorno ad essa.

 

Mi alzai e sentii un rumore strano, strano per quel luogo. Lo raggiunsi lentamente e varcai un magnifico arco di pietra, che sembrava stare là da anni, o meglio secoli. Sembrava un posto fuori dal mondo, era incantevole ma da un lato anche spaventoso.

 

Andai avanti e capii a cosa si riferiva quel rumore. Era una cascata.

Si, sotto lo scalo ferroviario c’era una cascata, sembrava immensa ma sapevo che non lo era, era incredibile che stesse là sotto e che mai nessuno si fosse accorto di niente.

 

Nel silenzio di quel luogo ne rimasi affascinata.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


capitolo 2 Capitolo 2


La guardavo e non riuscivo a trovare parole per esprimere il tutto.

Mi avvicinai ancora di più al bordo di pietra e mi sporsi verso il fondo, il rumore che provocava l'acqua mi affascinava. Dall'uscita della parete fino al fondo roccioso, potevano essere 10 mentri o più pensai.
Non sapevo cosa fare, da un lato sapevo di dover tornare indietro per dirlo agali altri, ma dall'altro volevo rimanere lì.

Allora il mio cervello decise per istinto il da farsi, reagi come se fossi pazza, ma non mi importava.
Mi tolsi le scarpe, feci qualche passo indietro e mi tuffai.
Teoricamente avrei dovuto avere paura dell'altezza perchè era VERAMENTE alto, ma non me ne preoccupai in quel momento, perchè sapevo che era giusto, sapevo che dovvo andare giù.


Esegui un brillante, (o almeno pensavo) tuffo a pesce, la distanza dalla terra ferma all'acqua fu breve e mi ritrovai quasi subito a nuotare. 
L'acqua era calda, ed era molto strano, come poteva esserlo là sotto? 
Forse era una sorgente autonoma ma non poteva essere calda da far rilassare i muscoli come invece lo era, c'era qualcosa sotto, e anche se non era il mio elemento specifico, adoravo la sensazione che mi stava dando.

Mi stavo rilassando come non mai, ed era anche l'ora, ero stressata per troppe cose ultimamente.
Ma in quel momento la mia testa si svuotò e smisi di pensare a Stark, Erik, Stevie Rae e Kalona.
C'ero solo io. C'era solo Zoey.

Dopo poco o almeno pensavo e speravo che fosse passato poco tempo, mi porsi il problema di risalire.
Guardai l'alta roccia e non vedevo nè scale, nè parti in cui arrampicarsi.

-Oh cavolo! Come Faccio?- dissi.

Mi avvicinai nuotando alla parete, provai ad arrampicarmi ma non ci riuscii, la parete era troppo bagnata.
L'acqua che usciva dalla bocca della cascata aveva bagnato tutta la parete ed era impraticabile.

-Pensa Zoey! Pensa! Diavolo non mi viene in mente niente - urlai - Perchè devo agire di impulso, perchè!- dissi sconvolta.

Poi per quel cervellino che alle volte avevo, passò un ideona, chiamai l'acqua, per farmi aiutare, anche se là ero circondata d'acqua, e pensai di usarla in un modo normale, come al solito. 
Ma qualcosa cambiò.

La mia acqua si unii a quella che mi circondava e da SOLE crearono degli scalini, senza che io dovessi dire o fare qualcosa e nel frattempo esclamai - Ma cosa...-
C'erano delle scale che paritvano da un pò sotto la superficie d'acqua ed arrivavano fino alla cima della montagna.
La guardai sconvolta. Un pò titubante salii il primo scalino, pensavo che si sarebbe sgretolata tutta la scala, ma invece no.

Mi sorreggieva e cominciai lentamente a salire le scale d'acqua.

-E' pazzesco, sembrano delle scale normali, come quelle di pietra- dissi in tono molto allegro.

Riuscì ad arrivare fino in cima, senza nessuna difficoltà, e mi girai verso le scale che erano ancora là.
-Grazie acqua, ora puoi andare- dissi piano, avevo paura di creare un maremoto con le mie parole.

Le scale scomparvero e la cascata tornò a essere normale. Ero un pò sconvolta e ancora pensierosa per il "miracolo" che era appena accaduto, misi le scarpe e chimai il fuoco.
Con una mano asciugavo superficialmente i miei vestiti, con l'atra illumminavo la caverna.

Dopo averli un pò asciugati, mi incamminai verso gli altri, e notai che la mia ferita non c'era più.
Sembrava pazzesco e da un lato lo era, ma era anche la verità, avevo solo un segno rossastro nella gamba destra.

Ero guarita.

Camminando per il tunnel pensai anche alle "scale d'acqua" era inverosimile anche quello!
-Non ho chiesto niente all'acqua- mi dissi-, eppure aveva risolto da solo il mio problema.
Tutte queste due cose non quadravano per niente, erono collegate ma non sapevo come. Guardavo il tunnel ero arrivata al punto in cui ero caduta, ci avevo messo molto più tempo di prima. Strano. 

Marcai la parete col fuoco, cosi da lasciare un segno riconoscibile solo a me.
Perchè avevo l'intenzione di tornare in quel luogo , prima o poi, avrei fatto un altro bagno là.
Avanzai un pò a stento, non ricordavo perfettamente la strada fatta prima. Ed era un male.
Mi fermai all'improvviso avevo perso la strada ormai, non sapevo in che direzione adnare.

E allora feci un altra cosa anormale per la normalità che avevi acquisito in questi mesi.

-Fuoco, guidami da Shaunee- dissi.
E cosi una fiammella di fuoco che c'era sulla mia mano, si staccò e andò a cercare la padrona, in mezzo ai tunnel.

Ed io la segui in silenzio.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


capitolo 3 Capitolo 3


Dubitavo abbastanza della strada che stava prendendo la palla di fuoco.
Ma qualcosa dentro di me, probabilmente la forza dello spirito. mi dava la fiducia di credere in quelle strade e in quell'elemento.

Presa di coraggio cominciai a correre e con me correva anche la fiammella, che si portò avanti per mostrarmi la strada, e all'improvviso, senza nessun avvertimento, arrivammo in un luogo illuminato.
Era come se fossi stata in un altra dimensione e all'improvviso fossi scaraventata nel presente. Ero arrivata dagli altri.
E nello stesso istante che arrivai nella luce la fiamma si spense, come se non fosse mai esistita.

-Zoey!-urlarono tutti assieme.

-Ehi....Ciao...- dissi, cercai di alzare lo sguardo per vederli ma non ci riuscì, la luce era troppo forte. Quel poco tempo passato nell'oscurità mi aveva fatto perdere la sensibilità agli occhi, cavolo!.

-Dove sei stata?- mi chiese Damien.

-In giro...- risposi farfugliando.

-Sei stata via cinque ore!- mi urlò Afrodite -Ti rendi conto che ci hai fatto venire una gran stizza! -

-No...cioè si...scusatemi- dissi alzando gli occhi, la luce cominciava a non farmi più male.

-Vabbè ora è qua, basta fare polemiche- disse in tono freddo Erik.

-Okay- dissero tutti.

-Dove diamo?.chiesi guardandomi in giro. Non riconoscevo quel corridoio, forse per colpa della troppa luce.

-Questo è il corridoio che inizia dopo la camera di Stevie Rae, i novizi rossi ci stavano portando ai bagni.- disse Erin.

-Ah bene, e allora andiamo.- dissi in tono un pò più normale, mi ero ripresa totalmente dalla trance di prima.

Cominciarono ad incamminarsi e io li seguii, mi posizionai all'ultimo. Notai che c'era pure Dario con noi, e mentre camminavamo ci elencava i possessori delle camere, che vedevamo.
La cosa un pò mi sconvolse, ma non dissi niente e li seguì in silenzio.

La strada divenne un pò più in salita e dopo poco arrivammo i bagni.

-Questi sono i bagni- disse una voce che in quel momento non riconobbi.

-Chi è?- chiesi avvicinandomi a Damien.

-Una novizia rossa, ma mi sfugge il nome in questo momento.-

-Ah va bene, tranquillo.- gli dissi.

Aprì la porta e ci mostrò i bagni, erono situati in una parte della vecchia ferrovia, ma erono ben curati!
Li avevano ripuliti tutti e lucidati, di sicuro erono meglio ora che prima, e avevano anche diviso l'entrata dei maschi da quelle delle femmine.

Io e le altre ragazze attraversammo la porta che conduceva ai nostri bagni, quel posto sembrava un oasi dedicata solo a noi.
Avevano comprato degli oli, profumi e altri oggetti, tutti rigorosamente al femminile.

Guardai la novizia rossa, ci stava illustrando il posto di alcuni accessori, e guardandola meglio capì che la conoscevo.
Ma non benissimo, l'avevo intravista qualche volta a scuola, la conoscevo perchè era l'ex compagna di stanza di Afrodite.
Stavo pian, piano riconoscendo i suoi atteggiamenti, erono quelli di una snob al 100%, e questo confermò la mia tesi, era Venere.

Quando finì di farci fare il giro, e si vedeva in faccia che non c'e la faceva più a sopportarci, ci unì ai ragazzi che nel frattempo anche loro avevano finito il giro, e ci riportò al corridoio.
E ci mostrò le nostre camere.
Molti di noi, ma non tutti, ottennero delle camere singole, e grazie al cielo io fui una di queste.
Non volevo compagne o compagni, stranamente, volevo stare sola, perchè sapevo anche che se fosse venute qualcuna con me, non sarei potuta tornare alla cascata tanto facilmente.

La mia camera/caverna era vicina a quella di Stevie Rae, almeno le potevo stare vicino se avesse avuto bisogno di qualcosa.
Salutai gli altri ed entrai, chiusi la porta alle mie spalle e feci un sospiro di sollievo, finalmente ero sola pensai.

Guardai la mia camera, era ben arredata, nonostante tutto.
Il letto era classico, ed era in ferro battuto, con il copriletto blu notte e le lenzuola viola.
Era stato fatto apposta per me!
Continuai a guardarmi attorno e sulla destra si trovava un cassettone nero e sulla sinistra una piccola libreria, con qualche libro al suo interno.

Andai verso il cassettone e lo aprì, vi erono dei vestiti puliti, cosi mi potetti cambiare.
Mi buttai sul lettone e subito dopo caddi in un sonno profondo, e dopo tanto tempo sognai.


Mi trovavo sulla spiaggia, indossavo un vestito bianco, lungo e anche abbastanza scollato.
Cominciavo a cammianare senza una meta precisa, il sole stava tramontando e la spiaggia era bellisima, in quel momento.
Andando avanti, e guardando davanti a me, vedevo una figura, che era oscurata dal solo calante.
Cercavo di capire chi fosse, ma senza successo.
Cosi iniziai a correre verso la figura, e mi ritrovai a pochi passi da lui, ma ero allo stesso tempo ancora distante.

E lo riconobbi.
Era Stark, James Stark. In quel momento il mio cuore perse un battito.
Guardandolo meglio, vedevo che lui era un vampiro, un vampiro adulto ed io volevo stare fra le sue braccia.
Lui si aviccinò a me ed io feci altrettanto, aprì le sue braccia e io le accolsi, intorno a me.
Piangevo, e lui piangeva con me, ma in quel momento mi sentì veramente felice.

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


capitolo 4

Capitolo 4

 

 

La mattina dopo mi svegliai col sorriso e con un senso di tranquillità, che non avevo più provato nell’ultimo periodo.

E tutto questo era merito di James. Da un lato non ci volevo credere, era cosi improbabile, forse ero stata indotta dalla situazione a sentirmi felice, ma dall’altro lato io ci volevo credere, perché sapevo che era giusto in quel modo.

Mi alzai dal letto contro voglia, dovevo andare in bagno, ma allo stesso tempo non volevo farmi vedere dagli altri, non ero ancora in grado di affrontare una conversazione, seria con qualcuno.

Soprattutto se si trattava delle mie cinque ore di assenza.

Così aprì la porta e guardai per il corridoio, sia a destra che a sinistra, e constatai che non c’era nessuno, sembrava che dormissero tutti. Richiusi la porta e presi dei vestiti puliti e il cellulare, volevo vedere che ore fossero e volevo anche chiamare Suor Mary.

Dopo aver preso tutto, guardai di nuovo fuori, non c’era ancora nessuno e uscii per andare ai bagni.

La strada da camera mia era un po’ lunga, ma grazie al cielo non trovai nessuno, né lungo il corridoio né nei bagni. Posai i vestiti sul lavandino e controllai il cellulare erono le sei del mattino e non prendeva neanche! –Chissà che sta succedendo la fuori.- dissi posando il cellulare sul davanzale.

Mi spogliai e aprii l’acqua della doccia, e mi rilassai sotto l’acqua calda.

E i pensieri tornarono a farsi strada in me.

-Ieri ho sognato Stark e mi sono anche sentita bene.- dissi fra me e me.

-Stavo bene con lui, io nel mio sogno volevo stare con lui!.- esclamai.

Rimasi scioccata dai miei pensieri e pensai che mi ero del tutto dimenticata di Erik.

-Ed Erik.?- mi chiesi sconvolta.

Ultimamente fra me e lui non andava tanto bene, c’eravamo lasciati, teoricamente non dovevo per forza rimettermi con lui, anzi, sarei dovuta andare avanti, ma ancora tenevo a lui.

Ma se avessi scelto James? Cosa sarebbe successo? E cosa sarebbe successo se invece non lo avessi scelto?

Di quest’ultima domanda sapevo la risposta, se non lo avessi scelto, l’avrei perduto per sempre, l’avrei lasciato nelle mani di Kalona, e non potevo!

Kalona era un mio problema, non l’avrei mai potuto abbandonare a Stark, mi ero anche ripromessa di salvarlo! Quindi James sarebbe uscito il prima possibile dalla Casa della Notte.

Uscii dalla doccia, presi l’accappatoio e cercai il phone nei cassetti del bagno.

Quando cominciai ad asciugarmi i capelli, i miei pensieri si rivolsero ad Erik. Lui ancora mi piaceva, era il ragazzo più fico della nostra ex scuola, era simpatico ed attraente, ma cos’altro? Cos’altro mi diceva che lui era il ragazzo giusto x me? La mia mente non trovò una risposta e capii che forse ero attratta da Erik solo per il suo fisico e per il fatto che era il più fico della scuola e basta.

Ma i miei pensieri furono interrotti da un rumore che proveniva dalla porta del bagno, che si stava aprendo! Mi girai di colpo verso questo e stetti per chiamare gli elementi, quando poi notai che erono solo Shaunee e Erin.

E mi rilassai.

-Sei qua allora!.- mi urlarono.

-Si….- dissi.

-Ti avevamo bussato alla porta, ma non avevi risposto.-

-Davvero? Scusate sono venuta qua presto, volevo provare la doccia.- dissi ridendo.

-Si anche noi.- urlarono le gemelle –Ci aspetti?.- mi chiesero mentre si avviavano verso la doccia.

-Si certo.- risposi.

Mentre loro si lavavano io finì di asciugarmi i capelli e m vestì parlammo del più e del meno, soprattutto sulla caverna, ma non dissi niente riguardo ad Erik o Stark, non mi sarei sentita tranquilla se lo avessero saputo.

Appena si cambiarono anche loro tornammo indietro e arrivati quasi alla mia porta dissi –Ragazze io vado da Stevie Rae, a dopo!.-

-Ciao Zy.-

Andai verso la sua camera senza passare dalla mia, quando l’aprì ci trovai dentro Erik che stava flirtando con Stevie Rae.

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


capitolo 5

Capitolo 5

 

Restai un po’ sorpresa dal vederli assieme. Stevie Rae non aveva mai dimostrato un particolare interesse per Erik, sapevo che gli piaceva,  ma non da starci!

Non si accorsero di me e continuarono a parla, vicini, e tanto anche. Girai il sguardo per vedere lui.

Il ragazzo che mi aveva resa felice, lo guardai attentamente e non sentii niente di particolare, forse un po’ di dolore per il fatto che stava flirtando con la mia migliore amica, ma niente più. Da un lato me lo meritavo io avevo tradito lui, e lui si stava solo riprendendo, ed io?

Io ancora stavo cercando di sistemare le cose. Li guardai un ultima volta e capì, che con o senza Stevie Rae, lui non sarebbe mai più stato mio.

Chiusi la porta alla mie spalle e andai in camera mia, mi sdrai sul letto e pensai che stavo piano piano facendo ordine nel mio cuore, Erik non sarebbe mai più stato un mio problema. Non sarei mai più tornata con lui ed era molto probabilmente che sarebbe stata la cosa migliore, non solo per me, ma per tutti.

E con la testa piena di questi pensieri mi addormentai, anche se mi ero svegliata non troppo tempo prima.

Avevo di nuovo il mio vestito bianco, quello del precedente sogno, ma stavolta mi trovavo in un bosco. Non c’era Stark, e ci rimasi male, volevo che ci fosse.

Cominciai a camminare, il bosco faceva paura, la spiaggia no, quella era molto aperta e riuscivo a guardare tutto, qua no, qua non vedevo niente, ed avevo paura.

Paura di restare sola in quel bosco e una strana sensazione mi scorreva nelle vene, e cominciai a correre.

Più veloce che potevo, ma per qualche strana ragione, mi sentivo pesante e la mi corsa era lenta, quasi un gesto disperato di una persona in fin di vita. La sensazione che avevo avuto si trasformò in un ombra che mi stava seguendo.

Riportai i miei occhi davanti a me, cercavo una via per scappare dall’ombra, ma non c’era. Attorno a me c’erano solo i rami degli alberi che si conficcavano nella mia pelle, e mi facevano male.

L’ombrasi avvicina sempre più a me ed io per la paura caddi a terra inciampando con una radice e l’ombra si fermò davanti a me.

Il mio respiro era corto, affannoso, ed i miei occhi non volevano alzarsi, non volevano vedere la persona che mi avrebbe ucciso. Ma poi mi apparve una mano davanti agli occhi.

Mi stava dando la mano?!?

Alzai lentamente lo sguardo e prima di prendere la mano, guardai l’ombra che ormai non era più tale e riconobbi gli occhi. Presi la mano e mi trovai a fissare Stark, dritta negli occhi.

Ero sorpresa di vederlo là, pensavo fosse un incubo, ma mi sbagliavo, tenevo stretta ancora la sua mano e notai che il bosco si stava disgregando per lasciare al suo posto, un luogo illuminato, pieno di bellezza e che emetteva al solo sguardo tranquillità e mi innamorai di quel luogo, cosi meraviglioso, ma più di questo mi innamorai della persona che mi stava davanti, e finalmente capì la sua importanza nei miei sogni.

Lui rappresentava la luce, la serenità che non avevo mai provato e che quel luogo rappresentava le tenebre del mio cuore. Che si era chiuso in se stesso, da tempo ma che aveva provato un raggio di quella luce con l’arrivo di Stark, alla casa della notte, ma con la sua morte si era richiuso in se, lontana da quella maestosità. Guardai Stark dopo aver pensato a tutto quello e vidi che il cielo sopra di noi si stava facendo grigio, perché?

Inizialmente non capì, mi ero avvicinata a lui per la paura, ma dopo che mi aveva abbracciato capì il perché del cielo grigio, rappresentava l’influenza che la Casa della Notte aveva su di lui e mi posi un nuovo obbiettivo, che già mi ero posta, l’avrei dovuto tirarlo fuori da là, il prima possibile!

 

E mi svegliai, sudata e ansimante. Mi toccai ero molto calda.

Mi alzai immediatamente dal letto e pensai a cosa fare per farlo uscire da là. Non mi venne niente in mente ed uscì dalla camera. Mi diressi verso la camera di Venere, avevo bisogno di lei.

-Mi devi aiutare.- dissi entrando senza neanche bussare.

-Oh si, certo come no.- disse senza guardarmi.

-Venere ti prego, dimmi quali e dove sono le uscite dello scalo.-

-E perché dovrei?.- mi chiese guardandomi. Inizialmente aveva ancora l’aria presuntuoso ma poi mi guardò e la sua espressione mutò.

-Cosa ti è successo?.- mi chiese.

-Ho una missione e ho promesso a una persona di aiutarla, è questione di vita o di morte per lui.- la guardai seriamente, ero decisa ad avere quello che avevo chiesto.

-Allora è un ragazzo.- disse in tono malizioso –Lo conosco?.-

-No è nuovo ed ha bisogno del mio aiuto, ti prego.- la supplicai.

-Va bene, sembra una cosa importante per te e nonostante il mio carattere e tutto ti aiuterò.- disse come se gli costasse uno sforzo immane.

-Grazie, allora dimmi come fare ad uscire da qui.- dissi decisa.

Il mio piano era appena iniziato.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


capitolo sei

Capitolo sei.

 

 

Non potevo crederci. Lei mi avrebbe aiutato. Un cosa che non era mai successa.

Un po’ come Afrodite, nessuno avrebbe mai pensato che avesse un lato buono, eppure ora era molto più tollerabile, ed ora Venere, ero sorpresa del loro cambiamento.

Ma da un lato era meglio cosi mi dissi, erano meglio due persone tollerabili a due persone totalmente odiose. Mi fece sentire bene questa scoperta, potevo contare su altre persone, e da un lato era anche meglio, visto i recenti avvenimenti con Erik e la mia migliore amica.

Ma la cosa che mi fece stare ancora meglio era la possibilità si salvare Lui. A questo semplice pensiero il mio cuore iniziò a battere fortissimo, io avevo davvero voglia di salvarlo, di ritrovare lo Stark di un tempo, di ritrovare quel ragazzo che in meno di due giorni mi aveva fatto scaldare il cuore, in una maniera che mai nessuno aveva fatto.

Ma avevo anche paura, una paura troppo grande che si sarebbe potuta placare solo dopo che lo avrei salvato, solo dopo averlo portato via da quel luogo orribile. Era il mio obbiettivo e lo avrei rispettato mi dissi decisa.

-Dove andiamo Venere?.- chiesi ad un certo punto. Eravamo uscite dalla sua camera da un bel pezzo, però non avevo idea di dove mi stava portando.

-Mi hai chiesto un aiuto ed io te lo sto dando, quindi seguimi e niente storie.- disse lei in modo un po’ scortese.

-Va bene.- dissi abbassando lo sguardo.  Quella ragazza nonostante la sua improvvisa gentilezza, non sarebbe mai cambiata, pensai tristemente, era un vero peccato.

Attraversammo tutto il corridoio che dava sulle camere da letto e arrivammo quasi alla cucina, non sapevo dove mi stava portando, quella parte dello scalo non l’avevo mai visitata e non sapevo manco che esistesse, ma un po’ mi ricordò la cascata.

Sarei dovuta tornare là pensai, il prima possibile, era un posto troppo bello per essere dimenticato e con il cuore che aveva ripreso a battere a mille pensai che forse, ci avrei potuto portare anche Stark, il giorno in cui sarei riuscito a salvarlo.

-Andando avanti da qui dovremo trovare una vecchia porta, teoricamente dovrebbe essere l’uscita di emergenza dello scalo.- disse lei senza guardarmi.

-Come fai a saperlo?.- chiesi curiosa.

-Beh, anche io all’inizio cercavo un modo di evadere, ma anche dopo averlo trovato, non lo usai mai.-

-E perché no?.-

-Zoey, avevo paura di morire di nuovo.- mi confessò a voce molto bassa.

Non mi sorprese molto la sua paura, anche io se fossi stata in lei, l’avrei avuta, ma la paura di morire non era contemplata nella mia situazione, perché se avessi cominciato ad avere paura la mia vita si sarebbe bloccata, e no mi avrebbe permesso di andare avanti e compiere il mio destino.

-Lo…lo capisco.- dissi piano.

-Davvero? Ma tu hai paura?.- mi chiese girandosi per guardarmi negli occhi.

-No…o almeno non posso permettermi di averla.- dissi sorridendo un poco.

-Perché non puoi?.-

-Perché ho troppe cose da fare, troppo persone a cui pensare, non posso permettermi quella paura.-

-Per una volta..vorrei essere come te.- disse girandosi di nuovo per condurmi alla libertà.

-Non ti conviene.- dissi seriamente.

-Perché?.-

-Perché ti ritroveresti a portare sulle spalle un bagaglio troppo grande per te.-

-Allora preferisco rimanere me stessa.- disse alzando lo sguardo.

-Ti conviene.- le risposi secca.

Non ripose alla mia frase, e fu la cosa migliore, perché in fondo entrambe sapevamo che ormai non c’era più niente da dire al riguardo quell’argomento.

-Senti ma dov’è che siamo esattamente?.- chiesi all’improvviso.

-Beh non saprei descrivertelo in maniera esatta, però…- si interruppe –Cos’è questo rumore?.- mi chiese allarmata.

-Quale rumore?.- chiesi iniziandomi a preoccupare sul serio. Stetti zitta un attimo e mi misi in ascolto.

Non c’era nessun rumore inizialmente, ma poi qualcosa mi fece cambiare idea, un rumore debole ma intenso che mi procurò un brivido lungo la schiena. E crebbe un me una paura sempre più grande. Una paura che non si sarebbe dovuta verificare lì, in quei tunnel.

Era un battito d’ali.

-Non sarà…?.- mi chiese Venere terrorizzata.

-Ho paura di si.- dissi iniziando a tremare.

E un terribile Raven Moncher apparve furioso davanti a noi.

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


capitolo 7

Capitolo 7

 

Il mio cuore quasi si fermò. Non era possibile, non poteva essere vero.

Quella figura mi stava ipnotizzando, in una maniera orribile.

Sentivo anche Venere, ma il mio cervello aveva chiuso le comunicazioni, ero pietrificata.

Ma il rumore delle sue ali spezzò quella specie di incantesimo, e cosi ritornai al presente a un momento veramente schifoso.

Mi spostai appena in tempo per non essere presa dalla creatura, Venere si era già allontanata e urlava, aveva paura, paura di morire. All’improvviso pensai anche io di avere paura, paura di non rivedere più nessuno, di non poter salvare nessuno, ma mi rassicurai in fretta, non sarei morta tanto facilmente.

-Venere stai lontana, non può nuocerci troppo, è stordito, risente della vicinanza con la terra, e questo ci permetterà di batterlo.-

-Non so, ma io rimango qua.- disse con voce tremante.

-Tranquilla, ci penso io.- dissi decisa e posizionandomi davanti al mostro.

Gracchiava, o meglio urlava dal dolore, la terra lo stava facendo impazzire e da un lato fu un gran sollievo, pensai sorridendo.

-Per la prima volta.- dissi piano e abbassando la testa –Non ho paura di te.-  alzai gli occhi e mi sentì diversa.

Una forza si impossessò del mio cuore, del mio corpo, di me. E questa forza si insediò violentemente in me e si aggrappò forte al mio cuore. E cosi mi venne fuori un urlo di dolore. Non so manco io il perché, ma so che qualcosa che non era il Raven Moncher cominciò a distruggermi dall’interno.

E poi ci fu il buio.

Era come se fossi morta, ma allo stesso tempo non lo ero, ero io, io c’ero ancora, ma qualcosa era cambiato, qualcosa che non avevo previsto. 

Qualcosa di inaspettato.

E dopo riapparve la luce.

Ritornai io.

 Quando aprì gli occhi mi sembrò di averlo fatto per la prima volta, mi sembrò di essere nata una seconda volta. E la cosa mi sconvolse.

Vidi il mostro fermo davanti a me, stava in silenzio, ma quel silenzio nascondeva molto, riuscì a percepire la sua paura, era forte, e molto e questa paura mi caricò ancora di più.

Vidi Venere pietrificata dietro l’angolo, mi guardava anche lei con paura, tremava forte e stavolta la sua paura mi eccitò. Ero pronta.

Da quel momento in poi tutto avvenne abbastanza velocemente.

Il mostro decise di attaccare si era seccato aspettare e da un lato anche io non vedevo l’ora di misurarmi con lui. Spiccò il volo verso di me.

Io rimasi ferma, con gli occhi chiusi. Mi lascia guidare dai sensi. Mi lasciai guidare dalla terra. E in lei trovai la via per attaccare.

Riaprì lentamente gli occhi e li sentì diversi, li sentì potenti, pronti a esplodere, vidi il mostro sempre più vicino e con un semplice gesto della mano creai una barriera di terra e il mostro ci finì dentro.

Urlò appena si scontrò con la terra e quelle urla alimentarono il mio odio verso Kalona, verso tutto ciò che rappresentava, verso tutto quello che aveva distrutto, verso tutto quello che mi aveva portato via…

E in quell’attimo di esitazione ritornò l’immagine Stark, l’immagine del suo primo giorno, l’immagine del suo bacio, della sua morte e mi cadde una lacrima, una dolce calda lacrima che si posò dolcemente sulle mie labbra. 

Lentamente la toccai e sentì le miei dita bagnarsi, e per un attimo ebbi la sensazione di essermi persa, di aver smarrito il cammino.

Ma qualcosa, mi portò al presente, la forza di prima riprese il controllo lasciai stare la lacrima e mi concentrai a malincuore sul mostro. 

Era in agonia ormai, imprigionato nella barriera di terra, urlava, nella speranza che qualcuno lo venisse ad aiutare, ma era inutile, nessuno sarebbe venuto pensai decisa.

Con un altro semplice gesto della mano feci si che la terra si strinse intorno  lui, sempre più forte, sempre di più, finche le urla non cessarono e appena successe lascia che la terra tornasse tale, lasciai andare l’elemento, ringraziandolo.

E qualcosa lasciò andare a me, ma sapevo che non se n’era andata per sempre, era nascosta dentro di me, pronta a uscire non appena ne avessi avuto bisogno e la cosa mi fece sentire meglio, voleva dire che non ero più debole, ma che ero solo più forte.

Poi mi girai verso Venere e la vidi sussultare, non aveva smesso di tremare.

-Hai paura di me?.- chiesi avvicinandomi.

-Stammi lontana, ti prego! I tuoi occhi, i tuoi occhi…- e scoppiò a piangere, correndo via.

-I miei occhi?.- ripetei.

Ripercorsi un minimo il corridoio e trovai una pozza d’acqua. Mi avvicinai, fino a specchiarmi e capì che cosa aveva terrorizzato Venere, capì perché i miei occhi.

Avevo l’intero occhio verde, la pupilla era del tutto sparita e l’iride era diventato un tutt’uno con il resto dell’occhio e i miei occhi che una volta erono marroni erono diventati di un verde acceso.

Come la terra.

spazio autrice: come vi pare questo cap?? spero vi sia piaciuto, fatemi sapere che cosa ne pensate, sono curiosa!! grazie a tutte quelle che stanno seguendo la mia storia =) kiss =)

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


capitolo 8

Capitolo 8

 

Ebbi paura. Una paura folle si impossessò di me.

Chi ero? Chi ero diventata?

Perché i miei occhi erono verdi? Avrei voluto staccarli per non averli, diventare cieca per non vederli, ma non era possibile, ero io quella.

Mi accasciai a terra, che mi era successo?

Non trovai le risposte a nessuna domanda, anzi trovai semplicemente il vuoto.

Cercai di riprendermi, di calmarmi dovevo ragionare. Ma purtroppo la mia mente stava andando in tilt, perché!? Perché proprio ora pensai scoppiando a piangere.

Che cosa voleva dire tutto ciò? Ma non vi fu risposta, solo il vuoto.

 

Mi ripresi un bel po’ di tempo dopo.

Ero svenuta senza neanche rendermene conto, mi alzai  lentamente, ancora la testa mi doleva per la confusione di prima.

Avanzai lentamente verso la pozza d’acqua. Ma prima di potermi specchiare chiusi gli occhi e contai fino a trenta, dovevo acquistare il coraggio in un modo o nell’altro.

Alla fine del conto, aprì lentamente gli occhi, e con mia grande sorpresa, non li trovai verdi, ma trovai i miei occhi.

Ero tornata me stessa senza rendermene conto.

Ma i dubbi non erono finiti, com’era successo? Come avevo fatto a tornare normale senza neanche sentirlo? Era un mistero, ma mi dissi che sarei riuscita a venirne fuori.

Mi staccai dalla pozza d’acqua e tenendomi dalla parete rocciosa avanzai verso la libertà.

 

 

-Venere dov’è Zy?.- chiese Eric durante la cena.

-Io non lo so.- rispose lei acida.

-Non mentire.- risposero in coro le gemelle –Ti abbiamo visto andare via con lei.-

-Bugiarde!.- urlò in preda alla furia.

-Venere calmati, non ti stiamo accusando di niente, vogliamo solo la verità.- disse Afrodire con una calma non sua.

-Non so dove sia, me ne sono andata lasciandola in un tunnel, non è affar mio.- disse sedendosi e ricominciando a mangiare.

-In quale tunnel?.- chiese seria Steve Rae.

Venere non rispose, ma guardò fisso negli occhi Steve Rae.

Tutti si zittirono immediatamente. C’era tensione nell’aria, anche troppa.

-Dimmi che non l’hai portata lì?.- sibilò la vampira rossa.

 

 

Ci sono quasi, pensai ardentemente, riesco a sentire il sapore del vento e il caldo del sole, sono vicina alla luce.

Attraversare il tunnel si era rivelato più difficile del previsto,  non avevo pensato ai vari cunicoli che avrei potuto trovare. Ma nonostante tutto, grazie agli elementi, la via si era aperta sotto i miei piedi.

E nel senso più letterale.

Camminando il terreno si era aperto e io ero sprofondata nella più totale oscurità, solo con l’aiuto della terra ero riuscita a risalire il tunnel e ad avvicinarmi alla luce.

Ma ora il mio pensiero principale era solo Lui.  Cosa avrei fatto?

Ma neanche, la parte più complessa era come l’avrei portato fuori di lì?

Questa domanda aveva occupato le ore di solitudine e il mio cervello non era riuscito a scovare una soluzione, non potevo rientrare a scuola, non mi avrebbero più fatto andare via, ma allora come portare lui da me?

Era una domanda molto difficile, e non avevo idea di come poterla realizzare.

-Ci vorrebbe un miracolo.- pensai durante la camminata.

E ultimamente siamo davvero accorto di miracoli, che sembra quasi impossibile crederci.

Controvoglia scaccia anche questo pensiero dalla mia testa e mi concentrai sui miei poteri dovevo uscire di lì e il più velocemente possibile, l’oscurità mi stava schiacciando.

Chiusi gli occhi, e nella mia mente evocai la terra e il vento. La prima per facilitarmi il cammino, e la seconda per trovare l’uscita, attraverso i soffi di vento sarebbe stato più facile.

Ma non tutto andò come previsto.

Qualcosa dentro di me si ruppe. Qualcosa che era già successo e il mio cervello pensò a prima, durante l’attacco del Raven Moncher, in quel momento ero cambiata e purtroppo stava per succedere pensai.

Rimasi in ascolto per un attimo che parve troppo lungo, per poi scoppiare a urlare.

Un urlo disperato e dolorante. Qualcosa dentro di me voleva uscire, voleva fuggire dalle catene che lo tenevano rinchiuso.

Ma cosa? Cosa poteva esserci in me, di cosi maligno?

Non riuscì a trovare una risposta, anche perché avevo la netta sensazione che la mia anima stesse per sgretolarsi in tanti piccoli pezzi, come se fosse formata da tanti esserini, che volevano un pezzo di me, a tutti i costi.

Non so per quanto urlai, forse ore, forse pochi minuti, ricordo semplicemente di essermi trovata di fronte la luce del sole calante e di essere crollata proprio lì, a pochi passi fuori dalle tenebre.

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


capitolo 9

Capitolo 9

 

Un vento leggero mi spostò i capelli e mi fece tremare.

 

Quando riaprì gli occhi era già tardi, il sole era sparito ed era rimasta solo la luna con le stelle, almeno pensavo fosse cosi.

Il buio mi circondava, ma delle stelle non vi era traccia, era come se anche loro temessero le tenebre e si fossero nascoste per non aver paura.

Le capivo, anche io avrei fatto la stessa cosa se avessi potuto, ma a quanto pare, le stelle erono più fortunate di me.

Mi alzai lentamente, la testa non smetteva di girare forte, mi sentivo come in una giostra, quando si gira per troppe volte, pensando che sei indistruttibile, quando invece due minuti dopo non ti reggi neanche in piedi.

E la mia povera testa, stava subendo tutta quella tortura.

-Povera me.- dissi al vento.

Mi raddrizzai e iniziai a scrutare l’orizzonte.

La città era un disastro, ridotta a un cumolo di macerie e di detriti.

Non l’avevo mai vista cosi, forse neanche un terremoto avrebbe potuto distruggerla in quel modo, ma a quanto pare, Kalona aveva fatto un ottimo lavoro, nonostante tutto.

Era riuscito a impadronirsi della scuola, a distruggere la città, cos’altro voleva quell’essere? Essere Erebo sceso in terra? Se lo poteva sognare pensai, tutto ma non questo.

Feci un passo, ma notai che il mio equilibro non era ancora stabile e crollai a terra dopo poco.

-Cavolo.-

Dovevo muovermi, ero scappata per un motivo ben preciso e lo avrei raggiunto a qualsiasi costo, mi dissi.

Strinsi i denti, poggiai le mani a terra e con molta fatica mi alzai, mi aggrappai con forza alla parete della caverna e feci il primo passo.

Poi il secondo e man mano riuscì ad acquistare un equilibrio maggiore, anche se il corpo si rifiutava di camminare, lo obbligai a muoversi.

Non potevo perdere altro tempo.

-Perché non l’avrei dovuta portare là sentiamo?.- chiese Venere quasi schizzinosa.

-Perché lo sai bene cosa c’è là sotto!.- le urlò Steve Rae.

-No, cosa?.-  chiese facendo finta di niente.

-Venere, non farmi arrabbiare!.-

-Ma non è mia intenzione.- disse lei sorridendo.

-Lo sai che là sotto c’è un uscita e sai anche che non dovevi spedire Zoey in cerca di un miracolo.-

-Lei voleva uscire e io l’ho accontenta.-

-Sai dirci per cosa?.- chiesero in coro le gemelle.

-Beh mi ha parlato di un ragazzo, ma non mi ricordo bene se era il motivo principale.-

-Un ragazzo?.- ripeterono in tono.

-Stark.- disse Steve Rae.

-Non so il suo nome, mi ha solo parlato di un lui, e che  aveva promesso di salvarlo.-

-Si, appena fuori, gli ha fatto questa promessa, aveva detto che lo avrebbe salvato a ogni costo, e a quanto pare ha messo il suo piano in atto senza noi.- disse Shaunee.

-Beh, ma voi eravate al suo fianco o l’avete lasciata sola?.- chiese Venere senza scrupoli.

Tutti abbassarono lo sguardo e lo posarono a terra.

-Beh il vostro silenzio è una conferma del fatto, che se Zoey, ha scelto me per aiutarla e non voi e che non vi ha detto niente, non l’avete affiancata nel momento del bisogno, l’avete lasciata sola.-

E le parole di Venere rimbombarono per tutta la caverna.

 

 

-Ma dove sono finita?.- pensai. Questa era la mia città, ma allo stesso tempo non lo era più.

Distrutta in quel modo, non apparteneva più a nessuno, manco a Kalona.

-Dove vado?.- le strade erono impossibili da riconoscere, solo con l’intuito o con i ricordi potevo cercare di avanzare, ma tanto quanto.

Dopo un paio di passi capì perché non riuscivo a camminare, avevo preso una storta al piede durante il tragitto ed ora mi era impossibile posarlo a terra.

Ecco perché mi ero ritrovata a trascinarlo pur di allontanarmi da quel posto. Ma non riuscì a percorrere molto, la lentezza si era impossessata di me.

-Va bene ho capito devo riposare per avanzare.-

Mi avvicinai verso un negozio abbandonato e vi entrai.

Nonostante tutto fosse distrutto, il dentro era ancora abbastanza compatto.

I mobili non erono andati persi.

-Bene accendiamo un piccolo fuoco ora.-

Chiamai a me l’elemento e posizionai una piccola fiammella in mezzo alla stanza, mi appoggiai dopo un attimo a terra, ma mi resi conto che ero veramente stanca e il sonno dopo poco mi prese.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


capitolo 10
all'improvviso aprì gli occhi, non ricordo bene se era mattina inoltrata oppure buio pesto, ma sapevo che qualcosa non anadava. La notte era passata in modo tranquillo almeno pensavo fosse stato cosi.
Ma appena sveglia mi trovai in un bagno di sudore e di paura, si il mio cuore batteva fortissimo e il mio corpo tremava in una maniera pazzesca, solo dopo un paio di minuti mi ero resa conto che c'era qulcosa nell'aria, qualcosa che mi faceva sentire instabile.

Mi alzai di scatto, ma questo non fece altro che peggiorare la situazione, perchè mi provocó un forte attacco di nausea, che grazie al cielo non si verificó. Mi ripresi dopo un paio di secondi e mi preparai al peggio.
la stanza era buia, il potere sul fuoco era svanito col tempo e pensai che non era il caso di invocarlo di nuovo se volevo l'effetto sorpresa sull'avversario. Feci un passo, ma avevo paura, il mio cuore non smetteva di battere forte, era come se mi volesse uscire fuori dall petto per nascondersi, per i fatti proprio.
Scossi la testa, non dovevo farmi prendere dal panico, so combattere pensai, posseggo tutti gli elementi e sto diventanto pazza, se non smetto di preoccuparmi. Presi una decisione.
mi incamminai verso l'entrata o meglio, quello che ne rimaneva e fino a lá non trovai nessuno ostacolo e il mio cuore cominció a rilassarsi. Ma appena fuori vidi un Raven Moncher, pronto ad assalirmi.

non mi feci prendere dal panico, lo scansai appena in tempo. Aveva sentito il mio odore, ma come? Ero nascosta dall'odore del fuoco, ma forse era stato proprio quello ad attirarlo qui.
riprese ad attacarmi, era forte, ma io lo ero di piú. Cosi chiamai l'aria e lo allontanai via appena in tempo per scappare. Sentivo che stava per succedere qualcosa, qualcosa che non era positivo, ma forse neanche negativo. Mi sentí di nuovo piena di energia, piena di quella voglia che non sapevo da dove nasceva, dal quel potere che voleva uscire a tutti i costi.
cosi chiamai il fuoco e iniziai a combattere, ,sapevo che quell'uccello sarebbe morto a breve, ma questo non fece altro che aumentare il desiderio di ucciderlo. Una cosa abbastanza strana, pensai velocemente. Mi resi conto anche di una cosa, era come se il mio cervello fosse spento e si fosse sincronizzato solo sulla battaglia.
Cosa mi stava succedendo?? Pensai allarmata, ma questo pensiero fu allontanato dopo poco perchè iniziò il combattimento. Inizialmente lo tenni un pò per le spine, cioè non lo colpivo, ma allo stesso tempo non mi faceo colpire era come se volessi ritardare la sua morte. Poi peró mi ricordai del motivo per cui ero lá, cosi, l'anciai una palla di fuoco e il mostro morí dopo poco.
Ma solo dopo che ebbi richiamato l'elemento mi accorsi che, nel corpo del mostro c'era una freccia. Mi guardai in torno e vidi un ragazzo, che aveva abbassato l'arco e che mi stava guardando. Ma non lo riconobbi subito e la colpa fu di quegli essere che pretendevono la mia anima. Cosi mi fiondai contro di lui, ma in quel momento il mio cervello tentó di opporsi, si stava riprendendo. E cosi lottai con tutta me stessa per non colpirlo, perchè quel ragazzo era il motivo per cui ero scappata, era Stark.
cosi l'ultima cosa che mi ricordai prima di svenire, fu il suo maginico volto.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11


Volevo credere che non fosse un sogno, o magari, svegliarmi semplicemente dal sogno.
Beh, pensai non avevo mai avuto difficoltà a svegliarmi, e allora perchè ora non ci riesco?
La risposta mi venne in mente dopo un attimo, perchè ho fame, sonno e non so cosa divento quando evoco gli elementi ma so che mi prosciuga dall'interno.
Che schifo di situazione.

-Zoey?!.-
Era il mio nome, pensai felice, chi mi chiama?
-Su Zoey devi svegliarti.- mi intimó la voce.
Non ci posso credere...è lui??

-Dove mi trovo?.- chiesi cercando di riaprire gli occhi.
-Sei al sicuro.- mi rispose una voce calda e possente.
Non ricordavo cosa era successo dopo aver sentito quella voce, ma a quanto pare ero rimasta ancora in trance.
-Stai bene?.- mi chiese avvicinandosi a me.

Il sole era alto nel cielo, lo potevo vedere attraverso i vetri rotti delle finestre, mi guardai in torno e notai che ero ancora nella stanza in cui ero finita la scorsa notte, mi sorprese un pó, non mi dava la sensazione di sicurezza.
-Penso di si.- dissii guardandolo.
Era piú bello del solito, il volto stanco, ma pieno di quel calore che mi era mancato, il corpo perfetto, si notava che si era allenato in queste settimane e gli conferiva un'aria ancora piú bella, e i suoi occhi.
Erono stupendi.
Solo ora mi ero resa conto che Stark, mi era davvero mancato.

-Come fai a essere qua?.- chiesi curiosa.
Lo vidi sedersi accanto a me, aveva un'aria ancora piú possente e il suo respiro era caldo sulle mie braccia scoperte.
-Sono scappato.- disse semplicemente.
-Come?.- chiesi guardandolo.
Il suo viso non tradí alcuna emozione, non voleva dirmelo pensai.
-Non è bello.- disse come se fosse un avvertimento.
-Non importa.- gli dissi stringendogli la mano, io dovevo sapere.
-All'inizio non mi consideravano per niente, troppo impegnati a fare i capi, e infatti ho avuto molto tempo, come puoi vedere, ma a un certo punto hanno cominciato a pretendere delle cose impossibili da me, cose che andavano oltre il tirare con l'arco e hanno iniziato a punirmi.-
Mi guardó, stavo per piangere.
-Pensavo di non potermi ribbellare, che sarebbe stato tutto inutile, erono piú forti e molti di piú, ma poi si è presentata un'occasione d'ora.
Un Raven Moncher era scappato e che era ne guai e io sono scappato, dato che loro erono troppo impegnati a cercarlo.-

Finí cosi il suo racconto, mi erono scese delle lacrime silenziose e strinsi ancora piú forte la sua mano, stavo male per lui, non capiva la gravità della situazione, lo avevano torturato, oh Stark, pensai guardandolo.
Quanto mi dispiace.
Il pianto si fece piú disperato e io mi strinsi a lui, sempre piú forte e lui ricambió la stretta, mi teneva fra le sue braccia come se fossi fatta si vetro, come se fossi stata un oggetto prezioso, che non doveva ricevere manco un graffio.
E per la prima volta anche io mi sentí cosi, perchè lui mi faceva sentire importante.
E non mi reso conto che la notte era arrivata, che il sole mi aveva di nuovo lasciato e che James, era ancora stretto a me.

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Capitolo 12

-Come ti senti?.- mi chiese appena mi vide sveglia.
-Meglio.- dissi cercando di alzarmi.
-Non lo fare, c'è ancora tempo.- mi disse.
-Lo so, ma non poi cosi tanto.- dissi cercando di sorridere.
-Lo so Zy, il destino ti chiama.- fece ironico.
-Ahaha chiama entrambi caso mai.- dissi ridendo.
-Tu credi?.- chiese serio.
-Si Stark, io ho bisogno di te.- dissi facendo spallucce.
-Sembri seria.- disse guardandomi negli occhi.
-Lo sono vedi.- dissi ridendo.
-Allora ti credo Zoey.-
Sorrisi. Stare con lui mi stava riportando alla realtà, che avevo perso durante il periodo nel sottosuolo, e stava riportando alla luce quel lato umano che perdevo durante il combattimento, eh si avevo proprio bisogno di lui.
-Deco chiederti una cosa.- fece serio e infatti distole i suoi occhi dai miei.
-Dimmi.-
-Perchè prima mi volevi attaccare.-
Era prevedibile quella domanda pensai, non era normale vedermi mentre lo attaccavo e di sicuro non era nemmeno comcepibile, ma ormai era successo e pretendeva di sapere, doveva aiutarmi pensai, se sapeva poteva aiutarmi a farmi riprendere il controllo.
-Stark, è una storia molto lunga, forse ti scocciassi forse no.- dissi guardandolo.
-Vedremo.- disse lui in tono di sfida.
Feci si con la testa e mi sedetti a gambe incrociate e iniziai.
-Avevo chiesto a Venere, la vecchia compagna di camera di Afrodite di portarmi via dal posto in cui stavamo, e anche lei è un vampiro rosso, cosi non so bene quanto tempo sia passato da quel giorno mi portó in un tunnel che doveva condurci alla via d'uscita.
Sembrava tutto normale, anche perchè i Raven Moncher non possono stare sotto terra, ma avevamo fatto male i calcoli. Perchè ce n'è ritrovammo uno davanti, non so come sia riuscito a entrare so solo che si era condannato da solo, perchè risentiva della vicinanza con la terra. Quello che è successo dopo è difficile da spiegare, dentro di me si è rotto qualcosa, qualcosa che mi ha fatto fare cose strane, chiamavo gli elemento ma i miei poteri erono come amplificati, non so da cosa o da chi, sapevo solo di essere inarrestabile e infatti quel mostro è morto dopo poco. E fu Venere a riportarmi alla realtà perchè aveva paura di me.- dissi ironizzando.
-Cosa?.- chiese facendosi attento.
-Si, i miei occhi erono diventati verdi come la terra e lei infatti scappó urlando e io ripresi il mio cammino da sola. E successe anche un'altra volta, ma fu peggio della prima e poi non so come mi ritrovai fuori dalla galleria e dopo poche ora a combattere con Raven Moncher.-
-Cosa ti succede quando evochi gli elementi?.- mi chiese curioso.
-Io...qualcosa dentro di me pretende di uscire, vuole farlo a tutti i costi ed è doloroso, molto e poi mi sento come se la mia anima si stesse dividendo in tante piccole parti, come se fosse formata da tanti esserini che vogliono una parte di me e poi mi sento invincibile, il mio cervello si spegno, perdo ogni contatto con la realtà e non rimane altro che la battaglia. Ecco Perchè prima ti ho attaccato, perchè ero ancora presa dalla frenesia.- dissi cercando di scusarmi.
-È una cosa terribile.- disse prendendomi la mano.
-Lo so, sto imparando a conviverci.- dissi scherzando.
-Come puoi convivere con un mostro?.- mi chiese come disgustato.
-Non lo so okay? L'unica mia speranza è la nonna.-
-Dove si trova?.- mi chese.
-Nel convento delle suore benedettine...-
-Okay e allora andremo da lei.- disse deciso.
-Come scusa?.- chiese pensando di non aver capito.
-Si mi hai sentito, non ti lasceró in questo stato Zy.- mi guardó dritto negli occhi, erono meravigliosi.
-Sono pericolosa per te come per la nonna, non posso andare da lei e se perdessi il controllo?.- chiesi terrorizzata da quella possibilità.
-Ti aiuteró a tornare.-
-E se non ci riuscissi? E se mi perdessi?.- chiesi.
-Zoey.- disse prendo il mio volto tra le sue mani -Io ti ritroveró sempre.-
Quelle parole mi fecero piangere e infatti mi ritrovai abbracciata a lui.
Non volevo andare via, non volevo spezzare la magia che si era creata, ma sapevo che se non oggi domani saremo andati via.
Ma volevo che lui sapesse, sapesse quello che provavo. Gli avrei voluto raccontare i miei sogni, fargli capire come mi ero innamoratadi lui e molto altro, ma l'unica cosa che riuscí a farlo fu guardarlo negli occhi e baciarlo.
Non capí bene cosa mi stava succedendo, ma capí che era la cosa giusta da fare.
Lui rimase sorpreso ma mi ricambió, una, due volte sempre.
Ci eravamo trovati. Dopo molto tempo. E lui non sarebbe piú scappato e nemmeno io. Mi fece appoggiare al pavimento che all'improvviso, almeno per me era diventato morbidissimo e lui si posizionó sopra di me.
Riprendemmo a baciarci con avidità come se quel giorno fosse l'ultimo e da un lato non sapevamo se fosse tale, la nostra vita era molto precaria in quel momento, ogni attimo ero importante e io non l'avrei sprecato di certo.
E cosi iniziai a toglergli la maglietta e a vedere quei bellissimi addominali.
Il suo respiro divenne sempre piú pesante come il mio. Lo desideravo, con tutta me stessa e lui voleva lo stesso da me.
E tutto successe cosi velocemente che quasi non ci rendemmo conto di fare l'amore, e per quanto mi riguardava, nonostante tutto la considerai la mia prima vera volta....




Angolo autrice, spero che vi sia piaciuto questo capitolo e spero altrettanto della scena finale. Ditemi il voatro parare, ve ne prego xD

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


Capitolo 13

Mi svegliai che ancora il sole non era sorto e trovai accanto a me James, era così bello quando dormiva. Sembrava ancora un vampiro normale, sembrava quasi umano.
Sorrisi, non avrei mai pensato di fare l'amore con lui ma ieri sera qualcosa mi aveva fatto capire che era la cosa giusta, che provavo per lui qualcosa di profondo, qualcosa da non sottovalutare.
Forse era proprio l'amore.
Il cuore inizió a battermi forte.
L'amore...che bel sentimento.
Lo guardai per un'altro pó, era davvero una bella visione.
Decisi, seccata a causa della pozione scomoda di andare fuori a fare una ricognizione.
Così cercai i visti e uscí, non faceva tanto fredda, la temperatura era abbastanza alta.
Guardai la città era vuota e distrutta, avevano distrutto la mia città pensai con tristezza, ma perchè arrivare a tanto? Non bastava la scuola? O i miei amici?
-A Kalona non sarebbe mai bastato.- dissi in un sussurro.
Camminai un pó verso il centro, e mi chiesi dove fossero finiti tutti era impossibile che fossero tutti i morti pensai, oppure, no scacciai quell'idea. Non era possibile.
A un certo punto mi vennero in mente i miei amici, chissà se Venere li aveva avverti della mia fuga e chissà in quel caso se avesse detto loro la verità oppure una squallida menzogna.
-Vabbè non è importante ora, ci penseró al ritorno.-
Eh già ora la cosa importante era andare dalla nonna, dovevo chiedergli che cosa stavo diventando.
Perchè ovviamente non era normale il fatto che ogni volta che chiamavo un elemento mi sentivo come mangiata dall'interno, divisa in tante piccole parti e assopita dalla mia parte crudele.
Qualcosa, pensai toccandomi il cuore, si era svegliato, qualcosa di veramente pericoloso e la colpa molto probabilmente era di Kalona e del suo odioso ritorno.
Non poteva starsene sotto terra per tipo, l'eternità? Ma pensai non era nemmeno colpa sua, la colpa era di quella stupida preside e delle sue manie di protagonismo.
-Ma perchè devono capitare tutte a me?.- mi chiesi avvilita.
Da quando ero diventata un novizio non me n'era andata bene una, ma forse il destino a qualcosa in serbo per me dopo tutto questo dolore.
Ma ci pensai bene, il destino mi aveva già regalato qualcosa di perfetto e qualcosa che sarebbe stato solo mio, James.
Lui era la risposta alle mie debolezze, lui era la parte di me che ancora cercava di resistere alle tenebre, lui era la mia luce.
Sorrisi al solo pensiero di lui, era così tante cose che era quasi impossibile descriverle tutte.
Mi fermai all'improvviso il sole stava sorgendo e mi resi conto di non aver mai assistito a una cosa tanto bella. Mi strinsi le braccai intorno al corpo e mi sentí come appagata.
Come se la mia vita fosse già perfetta, così com'era.
Ma sottovalutai il fattore tempo, perchè qualcosa dentro di me mi fece urlare come una pazza.
Qualcosa che premeva uscire e subito anche.

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


Capitolo 14 (Stark PoV)

Un urlò lacerò il cielo del primo mattino, un'urlo che mi fece svegliare subito.
Come se sapessi di chi era quell'urlo, e qualcosa mi diceva che avevo ragione.
Mi alzai subito in piedi e ls cercai com un pazzo, ma lei non era qua, lei non c'era.
Dov'era finita? mi chiesi confuso e spaventato.
Qualcosa stava andando per il verso sbagliato.
Mi vestì velocemente, e la cercai in quella specie di casa.
Ma non c'era.
Sentì ancora quell'urlo e capì che lei era là fuori, da qualche parte.
Aprì velocemente la porta ma mi bloccai con i piedi ancora dentro. Il sole stava sorgendo e io non potevo uscire.
Il panico si impossessò di me, perchè?
Perchè dovevo essere un vampiro rosso che non può uscire alla luce del sole, perchè qualcosa mi impedisce sempre di salvarla??
La sentì urlare di nuovo e la cercai con lo sguardo, ma era troppo lontana, anche se l'urlo non era poi cosi tanto.
Rientrai in casa, il sole non mi aveva colpito ma la sua sola presenza, mi stava rendendo debole e come uno che prende troppo sole mi sentì colpire da un pesante colpo di sonno.
-Cosa mi succede?.- mi chiesi aggrappandomi alla parete.
Ma era inutile, non potevo rispondermi da solo.
Corsi all'altra estremità della casa e cercai di guardare fuori dalla tenda, ero più vicino al suo urlo, anche perchè riuscivo quasi a distinguere un corpo che si muoveva ma era preda di un dolore fortissimo.
-Zoey!!.- urlai con tutto il fiato che avevo in corpo.
Ma niente, lei invece di rispondere continuò a urlare.
Il cuore mi stava schizzando via dal petto, perchè a lei? Perchè ora?
-Me lo aveva detto che sarebbe successo, ma non pensavo subito e senza di me.- una lacrima mi scese silenziosa lungo il viso.
Non potevo fare niente, mi resi conto cadendo a terra, niente di niente e la colpa era mia e della mia trasformazione.
Se fossi rimasto un novizio blu, non sarebbe mai accaduta una cosa del genere, l'avrei salvata. Il mio cervello ebbe un colpo di genio, l'avrei salvata anche a costo della mia stessa vita.
L'importante era lei, solo lei.
Corsi a prendere un paio di coperte e me le posizionai di sopra, in modo da proteggere il mio corpo dai raggi solari, non sapevo se avrebbe funzionato o se avessero retto più di qualche metro, ma sapevo che ci dovevo provare.
Mi avvicinai alla porta e presi un respiro profondo, mi posizionai nella sua direzione e uscì di corsa.
In un primo momento, mi sentì normale, come se il sole non mi avesse colpito, ma durò solo per poco.
L'istante successivo iniziai a urlare, per il dolore.
Ma strinsi i denti e corsi da lei, la trovai a terra, il corpo tremava anche troppo forte e si teneva la testa con le mani.
Corsi ancora più veloce, e in poco tempo la raggiunsi, la presi tra le mie braccia e iniziai a tornare indietro.
La presenza del sole era sempre più incombente su di me, ma con grande respiro cacciai via ogni sentimento negativo e corsi verso la casa abbandonata.
Appena entrai mi chiusi la porta alle spalle e caddi a terra per lo sfozo e per il dolore, guardai Zoey, aveva smesso di urlare e sembrava serena.
Sorrisi e poi il buio si impossesò di me.

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


Capitolo 15.

Mi risvegliai in un bagno di sudore e con la testa piú pesante del solito.
Provai ad alzarmi ma un gira ente imprroviso mi impedí di farlo e cosi fui costretta a rimanere a terra.
Cercai di mettere a fuoco l'immagine che si presentava ai miei occhi, ma fu quasi inutile era come se non vedessi.
Cosi tastai con la mano il terreno e trovai a pochi passi da me il braccio di Stark e il mio cuore si rissollevó, solo che anche in lui c'era qualcosa di strano.
Costrinsi i miei occhi a vedere e trovai Stark mezzo moribondo, solo dopo mi resi conto del motivo.
Ero rimasta fuori, colpiti da un'attacco degli essere che si annidavano in me, prima del sorgere del sole, feci due piú due e capí subito, che Stark pur di salvarmi avava rischiato la sua vita.
Lo toccai, era freddo e il volto sempre piú pallido e la colpa era solo mia, mia e della mia stupidità.
Il panico si impossessó di me, che cosa potevo fare per lui?
Delle calde lacrime inziarono a solcarmi il viso, dovevo fare qualcosa, sennó lo avrei perso.
Senza rendermene conto trovai la risposta, solo che il mio corpo agí prima della mia mente, mi morsi il polso in modo da far uscire il sangue e lo porsi al Stark, lo obbligai a bere, anche se pensai non era proprio obbligare, lui non poteva n'è intendere nè volere in quel momento.
Ma non era importante, strinsi i denti e gli feci bere piú sangue possibile.
Solo dopo un bel pó di minuti dovetti allontanare il mio polso da lui, stavo iniziando a sentirmi debole e di sicuro non era un fatto positivo, cosi rimarginai la ferita con la mia lingua e mi appoggiai al muro.
Mi ritrovai in una specie di sogni veglia per troppe ore, era come se il mio corpo non volesse nè dormire nè stare sveglio, ma voleva rimanere in mezzo.
E in quelle ore non mi resi conto che Stark stava dando segni di ripresa, e fu lui a svegliarmi dal mio incubo.
-Zoey!.- mi urló.
-Stark?.- chiesi debole.
-Si, cosa ti è successo?.- chiese preoccupato.
-Sto bene, tranquillo.- dissi cercando di alzarmi.
Guardai lui, si era del tutto ripreso grazie al mio sangue, invece guardai me, io a quanto pare non stavo poi cosi bene.
-Mi hai dato il tuo sangue?.- chiese serio.
-Si.- dissi ammettendo anche troppo velocemente la verità.
-Perché?.- chiese lui.
-Non potevo lasciarii morire.- dissi stringendogli le mani.
-Ma non dovei salvarmi in quel modo.- disse serio.
-Era l'unico modo.- dissi triste.
-Lo so, ma ne hai abusato.- disse squadrandomi da cima a piedi.
-Lo so, scusa ma non sapevo quanto dovevo dartene.- dissi alzandomi.
-Promettimi che non farai mai piú una cosa sciocca?.- disse sostenendomi.
-Se si parla di te non ti posso promettere niente!.- dissi seria.
-Lo capisco, ma devi pensare anche a te.- disse prendendomi il viso tra le mani.
-Va bene.- dissi avvicinando la mia fronta alla sua.
-Zoey ti amo.- disse dolcemente -Ho avuto paura che potessi morire, con quell'urlo.-
-Anche io ti amo, io ho avuto paura che tu morissi.- dissi stringendogli le mani.
-Non posso lasciarti sola.- disse sorridendo.
-Quindi non morire,eroe.-
E lentamente lo baciai, un bacio leggero ma pieno di amore.
-Zoey, penso che tra di noi si sia creato un imprinting.- disse baciandomi ancora.
-Come fai a saperlo?.- chiesi continuandolo a baciare.
-Perché sento quello che provi.-
-Non lo sentivi anche prima?.- chiesi guardandolo.
-Non come ora, io sento dentro te.-
-Il mio sangue.- dissi incredula.
-Già.- disse lui sorridendo malizioso.
-Che cosa ridi?.- chiese non capendo il suo atteggiamento.
-Siamo sempre piú legati.- disse baciandomi con passione.

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