Amore alle quattro stagioni

di Hikari93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Primavera ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Estate ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Autunno ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Inverno ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Primavera ***


Amore alle quattro stagioni
 

 

Capitolo 1: Primavera
 

 

Sakura non stava più nella pelle. Il cuore le batteva con forza, si faceva sentire troppo.
Era appoggiata ad una dei numerosi alberi di ciliegio del boschetto in cui si sarebbero incontrati quel pomeriggio, e dondolava avanti e indietro, lo sguardo rivolto in basso. Osservava i fasci d’erba ai suoi piedi che, finalmente, spuntavano sconfiggendo del tutto l’inverno che era appena passato. Pochi raggi flebili di Sole, illuminavano l’aria, creando un paesaggio bello da vedere.
“Chissà. Questo Sole nascente potrebbe riscaldare anche l’animo di Sasuke?”, pensò, sentendosi immediatamente ridicola. Che cos’erano quei pensieri così sentimentali e utopici? Non stava parlando, certo, di una persona normale, ma di Sasuke Uchiha. Era già tanto che le aveva concesso una sottospecie di appuntamento.
 
Rabbrividì a quella parola.
In realtà dovevano svolgere una ricerca per scuola. Per buona sorte, a Sakura era capitato Sasuke come compagno. Quella inaspettata fortuna l’aveva, inizialmente, riempita di felicità, per poi farle sobbalzare il cuore e farla sentire terribilmente goffa e incapace. Pensava di non essere capace nemmeno più di leggere, tant’era l’emozione che la condizionava in presenza di quel ragazzo. Con lui non si sentiva più lei. Si vedeva maledettamente identica ad Hinata, prendeva a comportarsi come una stupida. Sì. Proprio come una stupida ragazzina innamorata.
Era sicura che, a causa di questo suo comportamento, l’Uchiha – che per altro era il ragazzo più ambito, non solo nella sua classe – non le avrebbe dedicato nemmeno uno sguardo. Ma neanche un’occhiata di disprezzo o di semplice disinteresse. Se proprio avesse dovuto fidanzarsi – pensava – avrebbe scelto qualche ragazza più attraente di lei, di quelle che non perdevano un’occasione per farsi notare, come Ino, per esempio.
Poi, era subentrata la ricerca. Era un’opportunità, quella che aspettava da tanto. Quel giorno avrebbe dovuto dimostrare al ragazzo chi era veramente lei. Motivo per cui era aboliti categoricamente rossori del viso e balbettii.
Analizzando la situazione attuale, però… non era così sicura di potercela fare.
 
Si era presentata al luogo deciso per l’incontro ben mezz’ora prima. Non era niente di ufficiale, anzi, non era proprio nulla, ma arrivare in ritardo non le sarebbe stato utile.
Guardò l’orologio: mancavano ancora venti minuti. Aveva il tempo sufficiente per darsi una regolata, per far tacere quello stupido muscolo che batteva con tanto vigore, impedendole di essere lucida e padrona di sé. Si portò una mano sul petto e chiuse gli occhi.
L’odore inebriante dei fiori di ciliegio le pervase le narici e la mente, facendola entrare in un mondo parallelo. Era cullata da quel profumo che, in un certo senso, la rappresentava. Il suo nome stava a significare proprio fiore di ciliegio. Sentì l’emozione placarsi, il battito regolare e il vento leggero sulle guance. Respiro appieno, imponendosi di ricordarsi di quella quiete anche quando avrebbe rivisto Sasuke. Non sarebbe stato così difficile. Almeno lo sperava.
 
-Sakura, non ti senti bene?- chiese Sasuke, appena sopraggiunto.
La ragazza spalancò gli occhi verdi, mentre le guance diventavano due pomodori maturi, belli e pronti per essere acquistati. Quel tum-tum del cuore le riecheggiava nelle orecchie, come un martello che batteva un chiodo.
Il ragazzo la guardava quasi squadrandola.
-No, no.- balbettò. -Mi sono solo spaventata.-
-Ti avevo vista impalata vicino a quel tronco, per cui mi ero insospettito.- le disse, avvicinandosi.
Sakura si sentiva sempre peggio. Si era fatta diverse raccomandazioni ma, inevitabilmente, l’incontro era stato dei peggiori.
 -Sicura di sentirti al meglio? Vuoi rimandare, per caso?- chiese Sasuke, dopo aver osservato la sua reazione. Ovvero, la ragazza era rimasta al suo posto, senza proferire parola o fare un passo. Inoltre aveva una faccia da fuoco.
-No!- rispose l’Haruno, urlando.
Rimandare la ricerca? Assolutamente no! E se poi ci fosse stato un imprevisto? Insomma, sarebbe potuto accadere qualsiasi cosa e… tutto sarebbe stato mandato all’aria. No, no e no.
“Reagisci Sakura, dannazione!”, si maledisse interiormente per le figuracce che stava facendo. Eppure lei era una ragazza decisa, per niente timida. Se l’avesse vista qualcuno – come Naruto, ad esempio – non avrebbe mai creduto che la ragazza che stava in quel boschetto fosse proprio Sakura.
Sasuke alzò un sopracciglio, e Sakura fece leva su tutte le sue forze per sostenere quel suo sguardo fisso.
-Allora andiamo.- sentenziò il ragazzo, voltandosi verso la biblioteca.
 
Durante il tragitto, Sakura rimase estasiata dai numerosi negozi che costeggiavano le strade. Si voltava ammaliata a destra e poi a sinistra. In fondo, era l’unico modo per distrarsi un po’ dal ragazzo che la precedeva. Stava davanti a lei, e Sakura osservava quella schiena come se fosse qualcosa di irraggiungibile. Si sentì triste, oltre che stupida. Non era riuscita a comportarsi come si era prefissa e da quando si erano allontanati dal luogo del loro disastroso incontro, non si erano più detti nulla. Sicuramente aveva fatto una brutta impressione all’Uchiha.
Sentiva il dovere di rifarsi, ne percepiva la necessità. Non voleva assolutamente che Sasuke la ritenesse una di quelle ragazzine sempre con la testa tra le nuvole  e incapaci persino di intrattenere un discorso normale. Del resto, però, ai suoi occhi si era sempre presentata così.
Decise di farsi coraggio. Avrebbe parlato con Sasuke, sarebbe sembrata ancora più idiota di prima, ma sentiva di dover agire. Di doversi spiegare.
Afferrò il braccio del ragazzo.
Questi si fermò e si voltò.
In quel momento, nella mente di Sakura andavano a formarsi diversi pensieri. Quante cose avrebbe voluto dire a Sasuke? Quali cosa avrebbe dovuto dirgli? Non sarebbe mai stata capace di dichiararsi in quel momento e, forse, non l’avrebbe mai fatto. Si sarebbe limitata a guardarlo da lontano come faceva sempre, ma almeno voleva che lui non la pensasse così come si era dimostrata.
Lei non era così.
Se mai ci fosse stata la minima possibilità che l’Uchiha si innamorasse di lei, voleva sfruttarla a meglio, tentando il tutto per tutto, puntando su quell’unica, impercettibile probabilità. Per farlo, però, era necessario cominciare a sfoggiare la sua vera personalità.
-Che c’è?- domandò il ragazzo, indifferente. Nei suoi occhi, però, Sakura poteva leggere del nervosismo. Poco, ma c’era.
Sasuke non era proprio il tipo a cui piaceva perdere tempo. C’era un compito da svolgere, nient’altro. Perché perdersi in tutti quei preamboli?
La ragazza sostenne lo sguardo dell’altro e per un solo istante le passò per la testa di starsene zitta e di dire “no nulla, proseguiamo”, ma dentro di lei scattò qualcosa, qualcosa che  non seppe definire.
-Ci tenevo a dirti che… insomma, io non sono la ragazza stupida che forse tu credi che io sia!-
Aveva sputato fuori le parole così come le erano venute. Aveva completamente dimenticato cosa si era  preparata per affrontare la discussione, per cui aveva improvvisato. Il risultato, però, non era stato dei migliori. Aveva fatto una confusione pazzesca.
Sasuke la guardava, ma Sakura non riuscì a leggere niente in quei suoi occhi, né in quell’espressione. Sembrava quasi confuso, ma la ragazza non ne era convinta al cento per cento.
-Scusa?- fece il ragazzo, inarcando un sopracciglio.
-Sicuramente avrai pensato che sono una scocciatrice, una di quelle che non sa fare nulla…- la voce le si perse nel vuoto quando Sasuke si incamminò nuovamente, lasciandola sola con le sue riflessioni a voce alta.
Rimase a bocca aperta, pensando di aver fatto una figura da vera stupida. Che cosa avrebbe fatto, adesso? Come avrebbe passato quella giornata, dopo un momentaccio del genere?
All’improvviso, il ragazzo ghignò. Si voltò giusto il necessario per far intravedere un sorriso, semplicemente accennato.
-Non ho mai pensato questo.- confessò.
Sakura sentì il viso infiammarsi e la bocca cascare giù da sola, spalancata vergognosamente. Le aveva detto qualcosa importante… magari c’era qualche possibilità per un’amicizia sincera o, magari, qualcosa in più. Del resto, tutti sapevano che Sasuke era restio a parlare e che preferiva starsene in silenzio a farsi gli affari suoi. Inoltre era raro ricevere un suo complimento… e quello per Sakura era stato un complimento vero e proprio.
Anche se non sapeva cosa pensasse Sasuke di lei.
A quella domanda fu lo stesso Uchiha a risponderle, quasi le leggesse nel pensiero.
-Tutt’altro, ti trovo un tipo interessante.-
 
Quel giorno, in biblioteca, Sakura non capiva più nulla. Leggeva e rileggeva le parole dei diversi libri, ma nella sua mente c’era posto per un’unica cosa, ovvero le parole che Sasuke le aveva detto. Ogni tanto lanciava al ragazzo sguardi di ammirazione e contemplazione. Lo trovava stupendo mentre era impegnato a studiare e a carpire quante più nozioni possibili, appuntandosene qualcuna di importanza maggiore.
Non se ne accorse, ma talvolta anche Sasuke alzava gli occhi, distraendosi e dedicando attenzione a quella ragazza che fino al giorno prima aveva ritenuto strana r indegna di qualsiasi interesse. Oggi, però, era accaduto l’imprevedibile.
Lui, Sasuke Uchiha, aveva trovato singolare una persona. Anzi, no. Una ragazza.
 


 




 
Ho rotto le scatole, nevvero? Non faccio altro che pubblicare, pubblicare,  pubblicare! >////>
Comunque, spero che questa ideuzza vi piaccia e che non vi risulti soltanto una scemenza. Inoltre, spero di aver mantenuto i pg abbastanza IC. Far dichiarare Sakura non mi sembrava il caso, perché, comunque, si è capito che Sasuke a stento la guardava. Oltretutto non sarebbe stato da Sas’ke accettare! ;) 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Estate ***


Amore alle quattro stagioni

 

     Capitolo 2: Estate




      

-E allora? Dove andiamo in vacanza quest’anno?-
Sakura cercava di combattere il caldo schiaffando la faccia dritto contro il ventilatore. Osservava le lame al suo interno girare ad una velocità pazzesca. Nonostante tutto, sembrava che ruotassero sempre troppo piano. Finché non si muoveva da lì, riusciva persino a sopportare l’afa terribile di quel pomeriggio di piena estate. Ma come spostava il viso le pareva di morire. Era come se il caldo le si appiccasse addosso, come se fosse avvolta da un maglione di lana, come si trovasse in un forno. Non aveva troppa voglia di parlare – sebbene di solito questo compito spettasse più al suo ragazzo, Sasuke, che a lei. Le toglieva energia persino il respirare, figuriamoci altro. Alla fine, però, si era fatta forza, e aveva pronunciato quelle poche parole, quella sola frase.
-Tu dove preferiresti andare?- domandò Sasuke in risposta.
Rispondere ad una domanda con un’altra domanda era proprio da lui. Ma non perché non la questione non gli interessasse e quindi voleva arginarla, bensì perché per lui la cosa era indifferente. Mare, montagna, pianura, collina. Qualunque posto sarebbe andato bene: tanto valeva far scegliere a Sakura, che sembrava tenerci più di lui.
-A dire il vero non saprei.- disse la ragazza, chiudendo gli occhi e godendosi l’aria fresca.
Non riusciva a capire come facesse Sasuke a sopportare quell’atmosfera infernale. Se ne stava comodamente seduto sul divano, con la camicia leggermente sbottonata e un pantalone lungo addosso. Per Sakura quello era un suicidio. Lei che era vestita con una gonnellina corta e una maglietta a maniche inesistenti stava soffrendo. Come poteva l’Uchiha mantenersi così perfettamente elegante anche in quel frangente? Proprio non se lo spiegava.
-Potremo goderci qualche giornata al mare e qualcuna in montagna.- proferì lui, lo sguardo sempre dedicato ad un nulla che si trovava fuori.
Sakura annuì.
Alla ragazza il suo fidanzato appariva come una statua di sale, come una di quelle sculture perfette. Magari anche perchè l’estate le comunicava una specie di non-movimento. Immobile al suo posto, lui era attento a qualcosa che lei non poteva scorgere, ma che immaginava perfettamente. Non si trattava tanto di un cosa vero e proprio, quanto astratto. L’Uchiha non era un tipo che amava fantasticare, tutt’altro. Però gli accadeva spesso di isolarsi, anche se si trovava circondato da molta altra gente. Si perdeva nei propri pensieri, pensieri che Sakura non conosceva.
-Ma ci andremo da soli, ovviamente.- scandì freddo. Sembrava quasi una contrapposizione. visto il clima torrido.
L’Haruno sgranò lievemente gli occhi. Di solito per Sasuke non faceva differenza se andare con tutto il gruppo oppure da soli. Le sembrava così dannatamente impossibile ed emozionante che lui le avesse chiesto una cosa del genere. Non potè non sorridere.
-Ovviamente.- rispose.
Prese a giocherellare con una ciocca di capelli che, trascinata dal vento, le andava a finire negli occhi. Sapeva che dirlo a Sasuke non avrebbe sortito alcuna conseguenza, ma era stata davvero felice di sentirsi dire che voleva soltanto la sua compagnia. Senza contare che le parole dell’Uchiha andavano assolutamente interpretate. Lui non era un tipo diretto, come Naruto. No. Ed era impossibile persino cavargli le parole da bocca. Era necessario che fosse lui a decidere di confidarsi e, anche quando lo faceva, aveva dei modi tutti suoi, particolari e ingegnosi.
Le venne in mente quando, due anni prima, si erano messi insieme.
 
Sakura era decisa a confessare a Sasuke tutto il suo amore. Probabilmente se ne era già accorto: del resto, chi non l’aveva capito? Escluso quel testone dell’Uzumaki, ovviamente. Camminava a passo svelto per il corridoio della scuola che frequentavano. Sapeva dove si trovava Sasuke in quel momento. Erano già le cinque del pomeriggio e lei aveva appena terminato un corso extrascolastico di inglese, mentre a breve Sasuke avrebbe finito quello di lettere. Si diresse verso la porta secondaria della scuola, quella da cui – lo sapeva – sarebbe uscito l’Uchiha.
Si appoggiò al muro e lo aspettò impaziente. Si infondeva coraggio mentalmente. Avrebbe dovuto farcela a tutti i costi. Era inutile prepararsi il discorsetto: quando avrebbe visto Sasuke, sarebbe partita all’attacco descrivendo, semplicemente, come si sentiva in sua presenza. Era quasi più che sicura di un rifiuto, però – si diceva – tentar non noceva mica.
Sentì dei passi: stava arrivando.
Avanzava piano, e Sakura si sentì in soggezione già per questo. Anche il suo cuore cominciò a farsi udire, prendendo a battere prima piano, quasi a ritmo del suono prodotto dall’Uchiha, e poi sempre più forte, mano a mano che il rumore era più vicino.
Ormai l’Haruno vedeva persino la sua ombra. Incrociò le dita dietro la schiena, sperando in bene.
-Che ci fai qui?- domandò Sasuke, un sopracciglio inarcato.
Già un miracolo che si era fermato a parlarle, si disse Sakura.
-Ti aspettavo.- fu sincera lei.
-E per quale motivo?- rincarò l’altro.
La ragazza si sentiva quasi morire, mentre le guance diventavano sempre più paonazze. Ma era la sua occasione. Loro due. Fuori. Da soli. Non avrebbe potuto chiedere di meglio. Il cuore le risuonava nelle orecchie.
-Perché… insomma, perché devo parlarti.-
-Capisco. Riguarda forse il fatto che in queste ultime settimane mi stai spiando?- domandò retoricamente lui.
Lei arrossì di colpo, sgranando gli occhi. Eppure credeva di essere stata attenta a non farsi scoprire. Del resto non l’aveva mica pedinato! Aveva soltanto fatto in modo che le loro strade, oltre quelle scolastiche, si incrociassero più di una volta.
-Spiando? Certo che no!- si difese, balbettando.
Sasuke la squadrò. Era come se potesse leggerle dentro e questo la inquietava.
-E poi stiamo nella stessa classe. Sarà capitato che io… ti abbia guardato.- indugiò un istante, come a cercare le parole giuste. –In fondo mi capita con tutti, non lo faccio nemmeno apposta!- sorrise per niente convincente.
-E’ stato un caso anche l’altra volta? Quando hai preso la strada più lunga verso casa tua per potermi star dietro?- riprese il ragazzo, per nulla persuaso dalle sciocchezze che gli aveva detto l’altra.
-Sì.- provò la ragazza, tentando di essere più convincente.
-E, allora, anche quando ti ho vista entrare al bar dieci secondi dopo di me? E uscirne dieci secondi dopo?-
Sakura era spiazzata. Voleva dirgli una cosa e si erano ritrovati a fare tutto un altro discorso. Aveva pensato male. Non poteva imbrogliare Sasuke Uchiha.
-Inutile mentire, allora. Non so se può bastare, ma ti chiedo scusa. Ti assicuro che non accadrà più.- dichiarò, abbassando il capo.
-Sei insopportabile, Sakura.- continuò l’Uchiha. –E anche poco intelligente.-
Seppur non alzò lo sguardo, l’Haruno si sentì profondamente colpita e arrabbiata con il suo interlocutore. Magari era insopportabile, vero, ma stupida no.
-Se tu fossi stata più attenta ti saresti resa conto di una cosa.-
Seguirono degli istanti di silenzio assoluto. Soltanto gli uccellini che cinguettavano, talvolta, rompevano quell’atmosfera. Poi, Sasuke riprese a parlare.
-Ti saresti accorta che se so tante cose di te, come dove abiti, quale strada fai di solito, quale posto frequenti, significa che ho le mie informazioni. Su di te.-
A sentirgli dire quelle frasi, la ragazza rimase sbalordita. Alzò lo sguardo, gli occhi verdi aperti più del dovuto. Voleva dire qualcosa, chiedere informazioni, ma non ci riuscì. Fu interrotta dal bacio di Sasuke che arrivò desiderato e improvviso. In quell’istante nessuno dei due capì più nulla, più Sakura che Sasuke, però. Restarono lì, a baciarsi per qualche minuto, le avvinghiate ai capelli e al corpo.
Poi si separarono.
-Ti amo, Sasuke.- riuscì a dire.
Non ebbe altra risposta che un altro bacio.
 
-Spegni quell’affare.- intimò Sasuke. –Non fa bene starsene troppo tempo lì davanti!-
Sakura stava per lamentarsi, dicendogli che lo sapeva che faceva male beccarsi tutta quell’aria gelata in pieno volto, ma poi decise di seguire il consiglio del suo fidanzato. Ma per averle fatto terminare quella pace dei sensi, avrebbe dovuto pagarla. 
Si avvicinò all’Uchiha e gli si sedette in braccio, poggiando la testa sul suo petto semi nudo.
-Non avevi caldo?- esclamò lui piccato.
-Avevo. Mi è passato di colpo.- scherzò, prima di baciare con passione il suo fidanzato.
E’ vero, stava ancora morendo di caldo, ora più di prima. Ma sarebbe arrivata a sopportare di peggio pur di restare al fianco di Sasuke in quel modo. Sentì la lingua del ragazzo chiedere il permesso per entrare nella sua bocca. Glielo concesse con molto piacere.
Senza che se ne accorgesse, si ritrovò stesa sul divano, con Sasuke sopra di lei.
Ignorando palesemente la temperatura del suo corpo che continuava a salire per via di quel contatto troppo spinto, si lasciò guidare dai movimenti fidanzato.
In quel momento, il caldo per Sakura era un problema secondario. Piuttosto, riusciva a stento a tenere a freno il cuore che le pareva volesse scoppiarle in petto.
Forse era più salutare starsene davanti al ventilatore, pensò divertita.
Sapeva, però, di non esserne per nulla convinta.
Il calore che proveniva dalla pelle di Sasuke era il più benefico che avesse mai provato.




 



 
 
 
Eccolo qui. Mah… ammetto che forse, forse non mi è uscito maluccio. Ho ammazzato qualche virgola, probabilmente e ho mandato a farsi benedire i sinonimi. Che dirvi… aspetto vostri pareri! ;) 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Autunno ***


 Amore alle quattro stagioni

 Capitolo 3: Autunno
 

 
 

-Allora bambini, oggi faremo un piccolo gioco!-
Uno degli interpellati, Sasuke, si voltò verso la fonte di quella voce, ovvero la sua maestra. Tutti gli altri erano felici per quanto era stato detto loro, ma l’Uchiha non era della stessa opinione. A lui non piaceva perdere tempo in stupidi giochetti. Preferiva studiare, portare a casa un qualche risultato soddisfacente, anche se – come gli ripeteva sua madre più volte – frequentava soltanto la seconda elementare. Il buongiorno si vede dal mattino, aveva sentito dire dal padre. Furono quelle parole a spronarlo, a farlo concentrare sullo studio e a tralasciare tutto il resto. Anche per questo motivo, gli altri alunni preferivano dargli poca confidenza e giocherellare tra loro.
-In cosa consiste?- chiese un ragazzino biondo, impaziente.
-Un attimo Naruto, te lo spiego subito.- sorrise lei. -Vi porterò fuori, in cortile.-
Senza permettere all’insegnante di continuare, i ragazzini cominciarono ad esultare, felici di saltare quello che sarebbe stato, sicuramente, un noiosissimo giorno di lezione.
-Ma non andremo a perdere tempo!- annunciò.
“E a fare cosa, allora?”, si domandò Sasuke. “Tutto ciò che non ha a che fare coi libri non può insegnarti nulla! E cosa si viene a fare a scuola, se non per imparare?”
-Ognuno di voi dovrà raccogliere delle foglie. Chi prenderà la più bella, riceverà un premio!-
L’Uchiha osservò i suoi compagni di classe: alcuni tra i più esuberanti e competitivi, come Naruto o Kiba, già si stavano dando battaglia, mentre altri, come Shikamaru, quasi non se ne interessavano. Verso la finestra c’era qualcuna che attirò la sua attenzione, Sakura. La ragazzina era quasi agitata, come se temesse di poter sbagliare in quella prova. Aveva la testa bassa e gli occhi si spostavano nervosamente dalla maestra al pavimento. Del resto, lei era una delle più diligenti in quella marmaglia di bambini, ma non se la cavava molto in attività che non riguardavano domande relative a letture o addizioni. Ciononostante non le piaceva essere inferiore: anche se non lo ammetteva, era soddisfatta quando eccelleva in qualcosa. Le sarebbe dispiaciuto se questa volta non fosse successo, e Sasuke lo sapeva.
La voce squillante della maestra – che ordinava a tutti di uscire – riscosse il moro dalle sue riflessioni. Insieme agli altri, si avviò.
 
In quella stagione l’aria era tiepida e umida. Fortunatamente, però, non aveva piovuto in quei giorni, quindi il terreno era adatto “all’operazione” degli scolari. Le foglie si staccavano dagli alberi ad una velocità quasi impressionante. Infatti, il cortile ne era ricoperto per la maggior parte.
Sasuke si fermò al centro dello spiazzale, guardando ai suoi piedi. Certo, era soltanto una stupida sfida, ma, proprio perché tale, non doveva perderla. Ne andava del suo onore.
Cercava di muoversi quanto più piano possibile, come se volesse sollevarsi da terra per non schiacciare le foglie più belle. Ma come si faceva a sceglierne una, tra tutte quelle? In fondo, non erano più o meno uguali?Per risolvere il problema, si affidò al suo istinto. Questo gli diceva di sceglierne una di colore… arancione.
Trovava troppo assurdo il colore verde, anche perché in tutte le stagioni le fronde erano così. Per quanto riguardava il giallo, invece, non gli piaceva proprio. Perciò aveva scelto l’arancione: quasi per esclusione. Si diresse verso il punto dove gli sembrava di aver intravisto le foglie che cercava.
Si ritrovò a svoltare dietro uno degli alberi più piccoli del cortile, quello che quasi nessuno aveva considerato. Sì, quasi, perché qualcuno c’era.
 
Trovatasi fuori, Sakura era stata travolta all’istante dalle corse sfrenate degli altri. Sembravano tutti così eccitati… eppure lei non riusciva a sentirsi allo stesso modo. Si vergognava di starsene lì impalata a guardarsi i piedi, perennemente indecisa su quale foglia fosse più graziosa. A lei sembravano simili tutte quante, o meglio, ciascuna aveva il proprio fascino.
Però la confusione la infastidiva, per cui si rifugiò in un posto appartato, cioè dietro l’albero più isolato, quello verso cui nessuno aveva corso. Sospirò. Finalmente poteva starsene in santa pace. Iniziò ad esaminare il fogliame caduto, quando dei passi la misero in allerta. Si voltò di scatto ma notò, con piacere, che il nuovo arrivato era soltanto Sasuke.
-Che ci fai qui?- chiese, intimidita.
Quel ragazzino le faceva uno strano effetto. Le sembrava tanto carino.
Lui scrollò le spalle.
-Sono alla ricerca di una foglia arancione.- spiegò, alzando gli occhi al cielo.
-Perché proprio arancione?-
Man mano che parlava e sentiva l’altro fare lo stesso, la timidezza andava via, così come tutta l’insicurezza. D’altra parte, l’Uchiha era simile a lei: non riusciva ad integrarsi totalmente con il gruppo.
-Mi piace.- chiarì il bambino.
Sakura avrebbe tanto voluto scambiare altre parole con Sasuke, ma lui sembrava interessato ad altro, e più precisamente a qualcosa che si trovava su un ramo più in basso. L’Haruno si girò nella stessa parte dell’altro, e la vide. Era una foglia arancione – come voleva Sasuke – ancora appesa all’albero. Sembrava risplendere di luce propria rispetto alle altre, che erano già cadute. Forse perché era ancora attaccata.
“Se la prendo e la faccio vedere subito alla maestra, vincerò. Però dovrò sbrigarmi, prima che perda quella sua colorazione lucente!”, pensò Sakura. All’istante, però, si ricordò di chi l’aveva vista per primo, per cui abbassò lo sguardo, decisa a trovarsene un’altra.
L’Uchiha se ne accorse.
-Puoi prenderla, se vuoi.-
-Cosa?- fece lei, sbalordita.
-Ho detto che puoi prenderla. Per me questa gara è solo una sciocchezza. Sai che ti dico? Non mi interessa proprio. Una foglia vale l’altra.- concluse, raccogliendone una stropicciata e usualmente verde. Dopodichè si voltò, senza dare la possibilità alla ragazzina di controbattere.
Non sapeva perché aveva agito così. Per lui le sfide erano importanti, e molto. Però, sembrava che Sakura ci tenesse addirittura di più… si sentiva così simile a quella ragazzina, che non aveva potuto agire diversamente.

 
-Guarda qui, Sasuke!-
Sakura sventolò una foglia arancione davanti al naso del suo ragazzo, che stava seduto su di una panchina, vicino al cortile della scuola elementare della città.
Questi guardò l’oggetto,prima con indifferenza, poi lo fece volare via con un gesto stizzito della mano.
-Perché l’hai fatto! Era così carina!- esclamò lei, fintamente arrabbiata.
-A che premio ambisci, stavolta?- domandò l’Uchiha, capendo dove l’Haruno volesse andare a parare. Quella volta, poi, lei aveva vinto. Il premio non era stato nulla di particolare, e a dire la verità, non si ricordava neppure cosa fosse. Fatto sta, che era stato così che era potuto avvicinarsi alla sua attuale ragazza. Strano, forse stupido, ma vero.
-Non so. Mi accontento di poco, però!- disse Sakura, sempre sorridendo.
Ancor prima di concludere la frase, però, si appoggiò allo schienale della panchina e, sportasi in avanti, baciò il suo Uchiha.
Il ragazzo non si sottrasse a quel contatto, anzi, lo intensificò maggiormente.

 



 




 
Giuro. Mi sono impegnata, credetemi.  Invece ne è uscita una cosa… tremenda? Terribile? Orribile? Mah, non lo so nemmeno io! -/////-

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Inverno ***


 Amore alle quattro stagioni

 
Capitolo 4: Inverno
 

 
 

Sasuke quella mattina non si sentiva troppo bene. Avvertiva brividi percorrergli tutto il corpo, fino a farlo tremare. Inoltre, la testa gli girava terribilmente e i sensi erano attutiti.
Decise: quel giorno non avrebbe fatto nulla. Si sarebbe limitato a godersi un giorno di meritato riposo. Gli avrebbe fatto solo bene non vedere Naruto e quelle sue dannate battaglie a palle di neve.
Cominciava ad avere il sospetto che proprio a causa di questo “gioco” in cui era stato, suo malgrado, coinvolto, si fosse buscato un’influenza coi fiocchi.
Sospirò, muovendosi verso camera sua.
 
Sakura si era alzata presto.
Nonostante fossero le vacanze di Natale – e quindi avrebbe potuto starsene a letto qualche ora in più – si era abituata a quell’orario decisamente mattiniero. Per prima cosa, osservò fuori dalla finestra, come faceva ogni volta. Contemplò il manto bianco sui tetti: era incredibile come tutte le volte che nevicava, lei avvertiva una sensazione di felicità.
Scommise che anche Naruto provasse la stessa cosa. Soltanto che lui non se la teneva dentro, ma cercava di coinvolgere tutti quanti con la sua allegria. Talvolta, ingaggiavano delle vere e proprie battaglie, proprio come quella del giorno prima. L’Uzumaki l’aveva presa alla sprovvista, lanciandole una bomba gelida contro, facendola tremare. Lei, ovviamente, non se ne era stata a guardare, e aveva agito di conseguenza. Il ragazzo, poi, aveva tentato la stessa tecnica anche con Sasuke, ma l’Uchiha era stato più rapido, e l’aveva schivata.
La cosa strana era stata che anche Sasuke, dopo insulti vari da parte di Naruto, aveva partecipato a quella sfida amichevole. La ragazza ne era stata felice. Per una volta, la persona che amava aveva partecipato alle loro “attività”, anche se dopo insistenze varie.
Sorrise. Forse le vacanze gli stavano facendo bene.
Si preparò decisa ad uscire. Magari, si sarebbe ripetuta un’esperienza simile a quella.
 
Sasuke guardò il termometro.
“Bene, trentanove di febbre”, pensò sarcastico, digrignando i denti. E, ironia della sorte, era a casa da solo. Non che avesse bisogno di una balia – neanche per idea.
Si infilò sotto le coperte, chiuse gli occhi, cercando di combattere il mal di testa e il freddo.
Ma non riuscì ad addormentarsi.
 
L’Haruno girò per le vie della città che i suoi due amici frequentavano di solito, ma non incontrò nessuno dei due. Ipotizzò che Naruto stesse ancora dormendo: tipico di lui. Sasuke si era lasciato sfuggire che quell’oggi sarebbe stato da solo, per motivi che alla ragazza non era dato sapere.
“Perché no? Dato che non è qui, potrei andare a fargli visita a casa sua, con la scusa di “voler andare a chiamarlo!”, si disse sognante.
Quindi, intraprese quanto più velocemente poteva, la strada che conduceva a casa del bell’Uchiha. Ormai la conosceva a memoria: sarebbe potuta andarci anche ad occhi chiusi. Inoltre, sembrava quasi che fosse il cuore a guidarla più che i piedi. Si muoveva decisa, nonostante la neve e il ghiaccio a terra potessero farla scivolare.
Solo una volta arrivata davanti al suo portone d casa, fu colpita dai dubbi. Tutto ad un tratto, ciò che le era parsa una buona idea, le sembrava la cosa più stupida da fare. Come avrebbe giustificato la sua visita? Una visita di cortesia? Per farlo sentire meno solo? Onestamente le apparivano tutte scuse stupide e di alcun senso. Scuse che sarebbero servite con altre persone, ma non con Sasuke. Sakura pensava che a lui la solitudine piacesse, che rintanarsi in un mondo tutto suo lo facesse sentire meglio. Quanto avrebbe voluto che quel mondo di lui, diventasse anche suo.
Alla fine suonò il campanello. Sia per il freddo che le stava entrando nelle ossa, che per la voglia di vederlo.
Deglutii nervosamente, attendendo che l’amato venisse ad aprirle.
 
L’Uchiha sentì qualcosa. All’istante non seppe riconoscere cosa fosse realmente. Lo capì con qualche secondo di ritardo: era il campanello.
Facendosi forza, riuscì a mettersi in piedi e a scendere le scale che separavano camera sua dal portone d’ingresso. Quella distanza non gli era mai apparsa così immensa. Ad ogni passo che muoveva, si sentiva senza forze, quasi come se fosse prossimo a svenire.
Senza neanche chiedere chi fosse, aprì la porta. Non domandò nemmeno chi fosse: già parlare non gli piaceva di suo, figuriamoci ora che sentiva la gola in fiamme.
Il viso sorridente e lievemente rosso di Sakura, gli apparve quasi sfocato. Strinse gli occhi più volte, confuso, prima di sforzarsi per dirle qualcosa.
 
-Che vuoi?- biascicò.
-Sasuke, non ti senti bene?- chiese lei, accorata.
Entrò senza che il proprietario gliene avesse dato il consenso e poggiò una mano sulla fronte bollente di lui.
-Scotti tantissimo.- constatò. -E’ meglio se te ne torni a letto.-
Lo prese sottobraccio, decisa a trascinarlo sotto le coperte, ma lui oppose una leggera resistenza, tentando – senza successo – di svincolarsi.
-Non è niente di grave. Una leggere influenza. Piuttosto che vuoi?- richiese, tossendo dopo aver parlato.
-Lascia stare, il perché. Per ora è meglio che ti riguardi.- così dicendo non accettò ulteriori repliche, e lo condusse al piano di sopra.
Sasuke, intanto, aveva smesso di imporsi, non avendone la forza. Si lasciò guidare dalle braccia di lei, poggiando la testa nell’incavo del suo collo. I piedi – guidati – ripercorrevano a fatiche quelle che sembravano infinite scale.
Giunti in camera, la ragazza lo adagiò sul letto, rimboccandogli le coperte come una mamma fa col proprio bambino.
“Oppure come agisce una moglie nei confronti di un marito malato”, pensò tristemente.
Lasciò Sasuke lì, a riposare, il respiro che gli si faceva sempre più grosso, mentre andò a prendere una pezza bagnata.
In altri casi non si sarebbe mai comportata così in casa di altri. Non sarebbe mai andata “alla ricerca” di una bacinella e di una pezza. Lei non era un’impicciona, ma pensava – semplicemente – che la situazione richiedesse che lei si comportasse così.
Preso il necessario, ritornò nella camera dell’Uchiha. Mentre cercava la pezza, per sua fortuna, era incappata proprio nei medicinali. Aveva preso quelli che – sapeva – erano i più adatti, e si apprestava a somministrarli all’ammalato.
Ironia della sorte, la madre di Sakura era un’infermiera, quindi lei già da piccola si era avvicinata a quel “mondo”. Perciò, sapeva perfettamente come comportarsi.
 
Era passata un’ora circa da quando lei aveva soccorso lui.
Ora lo stava guardando fisso: dormiva beatamente, il respiro regolare e il viso meno pallido, segni, questi, che si stava riprendendo alla grande.
All’improvviso si fece guidare dall’istinto. Si avvicinò un po’, sempre più vicina, fino a quando non riuscì a toccare le sue labbra con le sue. Fu un contatto che durò poco, troppo poco, ma fu sufficiente per riempirle il cuore di una sensazione mista tra gioia e tristezza.
Gioia per avergli dato un bacio.
Tristezza perché riteneva che quello potesse essere l’ultimo. Anzi, ne era quasi convinta.
Prese la mano di Sasuke tra le sue e avvampò quando sentì che l’Uchiha la strinse di conseguenza.
Voleva forse dire che era stato sveglio anche quando… quando lo aveva baciato?
Sentì il cuore a mille.
 
Sasuke si rialzò, aiutato da Sakura. Si guardò prima intorno, come se si fosse appena svegliato dopo aver fatto le ore piccole. Vide la bacinella piena d’acqua, la pezza bagnata che era caduta dalla sua fronte sulle coperte, e poi, per ultimo, scoccò un’occhiata a Sakura. Era tutta rossa. Che si fosse presa anche lei l’influenza? O era solamente imbarazzata?
Era, comunque, indeciso su cosa dirle.
Aveva sentito le labbra di lei sulle sue, ma non sapeva per esattezza se fosse stata la verità o soltanto una sua fantasia. La mano, però, quella che ancora era stretta, era stata reale. Aumentò la stretta, impedendo a Sakura di sottrarsi a quel contatto.
Indugiò un po’ prima di parlare.
-Grazie.- sussurrò.

 



 



 
 
Ed è finita anche questa!!! >w<
E’ strano come oggi che è il primo giorno d’estate, io scriva dell’inverno! XD
Cooomunque, passiamo ai ringraziamenti! ^.-
 
Ringrazio chi ha letto.
Chi ha recensito, chi l’ha messa tra i preferiti/seguite/ricordate. Scusate se non metto i nomi, ma il computer è un po’ (molto) lento, oggi. Ci metterei un secolo. -___-“
Grazie a tutti, comunque! >w<

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