Love Me Always

di Honest
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It's Over ***
Capitolo 2: *** Do you Love me ? Always ***
Capitolo 3: *** Really ? ***
Capitolo 4: *** Let's Get Party ***
Capitolo 5: *** Give Me a Pass ***
Capitolo 6: *** Drive Me Crazy ... ***
Capitolo 7: *** Back to Home with Love ***
Capitolo 8: *** Dark Memories ***
Capitolo 9: *** A Romantic Parenthesis ***
Capitolo 10: *** Girls, Troubles and a Closet ***
Capitolo 11: *** We are Not Meant to be Together ***
Capitolo 12: *** Girls United ***
Capitolo 13: *** Let's Get Party - Second Act ***
Capitolo 14: *** After the Pigs have Partied this is what Remains ***
Capitolo 15: *** Black Blackout ***
Capitolo 16: *** Faithfully Together ***
Capitolo 17: *** I Guess that Before I Hear your Song I'll go to Vomit ***
Capitolo 18: *** Oh Brother Help Me ! ***
Capitolo 19: *** Catastrophic Dinner ***
Capitolo 20: *** We are Friends, Right ? ***
Capitolo 21: *** Positive/Negative ***
Capitolo 22: *** Now You are Alone ***
Capitolo 23: *** I'll Stand By You ***
Capitolo 24: *** The Fault is of The Coffe ***
Capitolo 25: *** Bittersweet Smile ***
Capitolo 26: *** Jokes of an Hopeless Show ***
Capitolo 27: *** A Fire ! Oh No, Just a Wedding ***
Capitolo 28: *** Book to the Flavour of Peach Vodka ***
Capitolo 29: *** Deflowered Brides dress Anthracite Gray ***
Capitolo 30: *** Lace Wedding Dresses and Extravagant Trinkets ***
Capitolo 31: *** The Good Girls Gone Wild .. ***
Capitolo 32: *** Waking Up in Vegas ***
Capitolo 33: *** Papa Don't Preach ***
Capitolo 34: *** Oh, Love ***
Capitolo 35: *** Heart Attacks and Related Diseases ***



Capitolo 1
*** It's Over ***


Salve ! A quanto pare non riuscirete a liberarvi di me troppo facilmente ...
Questo che segue è un tentativo di long-fic, spero vivamente che non vi disgusti e che mi chiediate di continuarla.
Premetto che questo è solamente l'inizio, la storia si svilupperà meglio nei capitoli successivi.
Buona Lettura
HONEST




 

It's Over

 

 

Un bacio, un' altro bacio e un bacio ancora. Gwen si staccò da Duncan per riprendere fiato.

- Ti va di ... - domandò lanciando un'occhiata eloquente al letto. Lui indietreggiò titubante di qualche passo. - C'é qualcosa che non va ? - chiese la gotica. - No .. devo solo andare un momento in bagno. - rispose avviandosi verso la porta. Quando se la chiuse alle spalle fece scorrere l'acqua del rubinetto e si sciacquò il viso. Osservò il suo riflesso allo specchio per qualche secondo, nei suoi occhi riusciva ancora a scorgere lo sguardo caldo di Courtney. Non poteva farle questo, Gwen era il suo tipo avevano molto in comune, ma non la desiderava non in quel senso almeno ...

Courtney lo eccitava anche solo con lo sguardo, sentiva la mancanza del suo profumo, il bisogno di toccarla di nuovo quando era con Gwen. L'aveva tradita, umiliata e ferita. Non aveva pensato alle conseguenze, non credeva che con così poco sarebbe riuscito ad abbattere la maschera di sicurezza che copriva il volto di quella ragazza, che aveva sofferto tanto per lui.

Lei era forte, orgogliosa, splendida, nessuno si aspettava di vederla crollare come un castello di carte. Duncan era stato male di fronte alla sua sofferenza, ma nonostante ciò la rabbia aveva preso il sopravvento e l'aveva consumato fino ad ignorare i suoi veri sentimenti.

Erano così diversi, si era convinto che Courtney non lo apprezzasse anche se sapeva che la verità era ben diversa. Non era andato a letto con Gwen, continuava a paragonarla alla sua principessa e questo gli impediva di andare avanti. Ma come dimenticarla ?

Come poteva dimenticare i momenti passati insieme, le notti che li avevano uniti. Duncan l'aveva sempre immaginata rigida sotto le coperte, ma in realtà si era rivelata un amante passionale e selvatica. Courtney era affascinante, sexy e divertente, amava il modo in cui rideva e i movimenti che faceva prima di alzarsi, come ad esempio lo stiracchiarsi come una gatta, gli piaceva il modo in cui i capelli le ricadevano sulle spalle esili . Gwen invece non sorrideva spesso, anzi quasi mai, l'unica volta che l'aveva vista davvero felice era stata con Trent, lui sapeva farla imbarazzare e la capiva ma in fondo anche loro erano troppo diversi per stare insieme.

Ma di recente un pensiero costante si era insinuato nella mente del giovane ribelle, e se stesse commettendo un errore ? Gli opposti si attraggono no ? Il punk e la perfettina, la gotica e il chitarrista. Lui e la sua ragazza, cioè ex ragazza, avevano chimica, insieme facevano scintille. Lui e Gwen fingevano solo di essere più che amici, tra di loro non c'era niente di più di qualche bacio. Era torturato dai rimorsi voleva Courtney, la Courtney che aveva preso in giro, e non la Gwen che stava solo illudendo. Quando l'aveva baciata nel confessionale dell'aereo, aveva approfittato della sua debolezza. Courtney gli aveva parlato più volte della sua sfiducia nei confronti di Gwen, nella sua voce aveva letto una gelosia malcelata ed era consapevole della cotta che Gwen si era presa per lui.

Era stato fin troppo facile avvicinarsi a lei quando ne aveva avuto l'occasione. Era stato meschino e cattivo, in fondo era solo un traditore. Courtney aveva cercato il buono in lui ma non aveva trovato nient'altro che il marcio. Senza rendersene conto battè il pugno sul lavandino, facendosi un livido leggero. - Hey va tutto bene ? - chiese Gwen dall'altra parte della porta.

Continuava a chiederglielo da giorni. - No Gwen, non va bene ! - avrebbe voluto urlarlo, ma si trattenne e aprì la porta.

La ragazza entrò in silenzio e gli accarezzò le spalle con dolcezza. Duncan rabbrividì e si sottrasse veloce da quel contatto. Vide nello specchio le labbra di Gwen piegarsi in un espressione delusa, così sospirò e la strinse in un abbraccio amichevole.

Gwen sollevò il viso dalla sua spalla e sussurrò : - Abbracciavi così anche Courtney ? -

Duncan si irrigidì e sciolse l'abbraccio.

- So che avete fatto sesso ... so che la desideri e so che non mi amerai mai come ami lei. L'ho capito sai ..-

Per un attimo ci fu un silenzio assordante e gli occhi della ragazza si fecero più lucidi.

- Mi chiedo solo perchè non puoi provare ad amarmi come faccio io con te ... -

- Gwen io ... -

- Non serve che tu dica qualcosa, voglio solo che mi riporti a casa. -

Duncan provò a stringerla di nuovo ma lei si scostò bruscamente e tornò in camera a prendere le sue cose. Il ragazzo rimase in silenzio mentre cercava le chiavi della macchina, nel tragitto fino a casa di Gwen la tensione fra i due era alle stelle.

Gwen fece per aprire la portiera e scendere ma Duncan la trattenne.

- Aspetta. Significa che è finita ? Così, senza neanche parlare o ... -

- Parlare di cosa ? Non voglio più stare con qualcuno che mi considera niente. Rimarremo sempre amici ma la nostra storia è finita. - La ragazza si liberò dalla stretta al braccio e uscì dall'auto senza voltarsi indietro.

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Capitolo 2
*** Do you Love me ? Always ***


Bene, bene, sono di nuovo qui con il secondo capitolo.
Queste prime parti sono più delle introduzioni alla vera e propria storia, le cose si faranno interessanti dal terzo capitolo in poi ! Vi avverto la storia sarà colma di ricordi e flashback.
Intanto continuate a leggere e a recensire, grazie di cuore e Buona Lettura
HONEST



 

 

 

Do you Love me ? Always
 

 

Courtney si asciugò una lacrima che le era scivolata lungo il volto. Diede un ultima occhiata al mucchietto di fogli sparsi sulla sua scrivania. Sospirò e ne prese un altro dal mucchio, fece a pezzi anche quello e lo gettò nel cestino. Quasi finito.

Il problema degli avvocati è che fanno sempre troppe copie, ma probabilmente la colpa era anche sua, forse era solo sua. Prese un altro foglio e lo strappò con più vigore, come le era venuto in mente di scrivere una lettera a quell'idiota ? Di sicuro non sapeva neanche leggere. Afferrò uno degli ultimi fogli e l'occhio le cadde su una delle ultime righe scritte con più foga, rispetto alle altre.

Amami sempre.

Ridicolo, non poteva averlo scritto lei, era una frase sdolcinata da romanzo rosa. Si addiceva più a Beth o a Bridgette, anche se non era una cattiva idea, magari se gliela avesse sottolineata Duncan non l'avrebbe tradita con quella gotica arrogante. Courtney sentiva da tempo il germogliare dell'odio verso Gwen, la ragazza che tutti ammiravano, che tutti lodavano e che tutti volevano, da Trent a Cody, passando ovviamente per Duncan. Stropicciò la carta che aveva fra le mani, fino a ridurla a brandelli. La odiava più di ogni altra cosa, le aveva portato via il suo ragazzo, la sua competizione e i suoi soldi. Flirtare con altri idioti non era servito a niente e alla fine aveva perso il controllo e era finita prigioniera del rancore. Prese l'ultimo foglio e bagnandolo con qualche lacrima lo distrusse ferita. Ecco fatto. Uno dei pochi ricordi che le era rimasto della sua storia finita, l'ultimo o meglio, il penultimo. L'unica cosa che aveva conservato di lui era il suo regalo, quel piccolo teschio intagliato nel legno, quell'oggeto un po' inquietante e macabro che aveva tenuto anche durante la scorsa stagione. Quando non aveva fatto altro che piangere, delusa in amore e in amicizia. Si accasciò a terra distrutta e affaticata come se avesse distrutto chissà cosa. Respirò l'odore della stanza, dove doveva ancora sistemare le sue cose ...

Lei e suo fratello si erano trasferiti da poco e fra qualche mese avrebbe cominciato il college, forse lo studio le avrebbe fatto dimenticare Duncan. Si alzò e si stese sul materasso al centro della stanza chiuse gli occhi per qualche secondo ...

 

"Certo che mi sei mancata ! Smettila di chiederlo in continuazione."
"Scusa è che non posso credere che tu mi abbia abbandonata così."
Il punk si avvicinò per baciarla con dolcezza, ma c'èra qualcosa che non andava.

La mora approfondì il bacio e si staccò da lui per abbracciarlo più forte che poteva, sentire il battito del suo cuore la faceva sentire rassicurata. "Promettimi che non mi lascerai di nuovo."
"Court non essere ridicola io ... "
Fra di loro scese ad un tratto il silenzio, Gwen era appena entrata nella prima classe e aveva lanciato uno sguardo interessato a Duncan che continuava a stringere i fianchi di Courtney e che stava lasciando lentamente la presa.
"Chris dice che devi tornare nella classe dei perdenti." sussurrò a mezza voce.
La castana che non voleva lasciarlo si incupì ma si arrese quando lo vide concentrato nel guardare la gotica. Lo baciò con fin troppo slancio e lo vide uscire in silenzio.

 

Courtney aprì gli occhi colmi di lacrime e cercò di scacciare quei ricordi così dolorosi dalla mente. Quando era tornato, quando l'aveva rivista, le ci credeva veramente, credeva in quell'amore inconcepibile e storto che l'aveva consumata. Eppure lui l'aveva ingannata, flirtatre con Tyler o con Alejandro era stato solo stupido lui stesso aveva organizzato quei complotti. Nonostante tutto sentiva la sua mancanza, desiderava provare di nuovo il vortice di passione che la spingeva ad andare a letto con lui ogni volta che le veniva richiesto o imposto, non che le dispiacesse, anzi la faceva stare bene tutte le volte che la toccava, tutte le volte che la stringeva.

- Court ... è arrivato un altro camion ! - disse la voce proveniente dal pianerottolo.

Courtney scosse la testa. - Scendo subito ! - urlò prima di precipitarsi di sotto.

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Capitolo 3
*** Really ? ***


Vorrei soltanto precisare che questo capitolo è strano, l'ho scritto questa notte e non mi convince ..
Non convince neanche me se è per questo ! Come puoi farmi dire una cosa del genere ?
Duncan ! Torna nel tuo stupido racconto ! Dicevo i personaggi sono un po' OOC ma non ..
Però ha ragione insomma sta diventando noioso.
Trent ci mancavi solo tu ! Per favore tornate al vostro posto e lasciatemi finire la presentazione.
Ma..
TORNATE AL VOSTRO POSTO !

Scusate il piccolo sclero ma non dormo da un po' .. e ho modificato questo capitolo una decina di volte perciò spero che vi piaccia e che ignorerete ciò che avete appena letto.
In breve ringrazio tutti coloro che leggono anche per sbaglio questo mucchio di parole senza senso e coloro che recensiscono.
Spero che il capitolo vi piaccia e spero che la storia continui ad essere interessante.
Buona Lettura

HONEST *morta di sonno*





 

Really ?

 

"Perchè non me lo chiedi ?"

"Perchè è stupido, non ho bisogno di chiedertelo .." rispose la ragazza strisciando sul suo petto.

Lui si alzò dal letto e iniziò ad ispezionare il pavimento alla ricerca dei suoi vestiti.

"Come vuoi .."

Courtney sbuffò a metà fra la divertita e l'incredula alzandosi a sua volta.

Si avvicinò per baciarlo ma lui si scostò facendo segno di no con il dito.

"Che gusto ci trovi nel farti pregare ?" aveva chiesto lei.

Duncan si era semplicemente limitato a lanciarle uno sguardo soddisfatto.

Amava stuzzicarla, amava giocare con lei.

Fece un sorrisetto compiaciuto e le prese i fianchi stringendola con impeto, Courtney appoggiò le mani sul suo petto e sussurrò in tono arrendevole : "Come vuoi. Ti va di fare sesso ?"

"Lasciami pensare .." rispose il ragazzo vedendo il volto di lei diventare livido di rabbia. Non le lasciò il tempo per ribattere e la spinse di nuovo fra le lenzuola baciandola ovunque le sue labbra arrivassero ...

 

 

Sorrise prima di prendere un'altra boccata di fumo.

Courtney sapeva come farlo divertire, era sempre stata stimolante.
-
Amico mi stai ascoltando ? -
- Cosa ? - chiese Duncan sobbalzando sulla sedia, e tornando a quella situazione ridicola.

Trent alzò gli occhi al cielo e ripetè per l'ennesima volta quello che aveva chiesto.

- L'hai lasciata, davvero ? -
- Sì. -
- Davvero ? - si sentì chiedere ancora una volta.
- Chiedimelo di nuovo e non ti dico dove spegnerò la prossima sigaretta se non la pianti.-

- Certo ma perchè ? È successo qualcosa lei ..-
- Eravamo solo amici. E non fingere che non ti piaccia ora puoi tornare con lei. -
- Vuoi davvero che torni con lei ? -

- Fai un uso spropositato della parola "davvero" te ne rendi conto ? -

No, non se ne rendeva conto ormai la sua testa volava fra i se e i ma alla ricerca dei mille modi per tornare con la ragazza che non aveva mai dimenticato.

Lui e Gwen ormai preferivano non parlarsi,anche se non avevano mai rotto il loro rapporto.

Per un primo tempo aveva fatto lo stesso anche con Duncan ma poi le cose si erano aggiustate.

Era bastata una litigata, uno scontro, un chiarimento e una telefonata per tornare a parlarsi.

Trent sopportava la situazione che si era creata ma non aveva mai considerato Duncan un vero amico e bè .. anche il ribelle aveva fatto lo stesso.

Il chitarrista da bravo ragazzo quale era avrebbe voluto chiamare Court ma preferiva non scatenare l'ira di Gwen, si era trovato fra due contendenti, pronto a schierarsi in entrambe le direzioni, ma alla fine aveva scelto la gotica di nuovo.

Voleva bene a tutte e due le ragazze e adesso aveva bisogno di un modo per farle ritrovare ...

Nel mentre di quella riflessione Duncan fece per andarsene ma Trent lo fermò trattenendolo con decisione.

- Non posso tornare con Gwen. Ho bisogno che prima tu torni con Courtney. -
- Stai scherzando vero ? -
- No. Torna con Courtney e io potrò tornare con Gwen, faranno pace e .. Hey ! So che lei ti manca. -

- Allora non sei del tutto idiota. -
Trent fece un mezzo sorriso.
- È il primo complimento che mi fai da quando ci siamo rivisti. -

- Davvero ? - chiese il punk in tono ironico.

Spense la sigaretta nel posacenere e piegò la testa di lato poi continuò : - Anche se fossi favorevole a questa ridicola pazzia, spiegami come. -
Trent sorrise compiaciuto e estrasse dalla tasca uno degli inviti assolutamente pacchiani e fuori luogo per i party di Geoff.
- Neanche morto. -

 

^^^^^^^^^

- Bridgette non me la sento. -
- Andiamo ti divertirai da morire. Sai che il mio amorino organnizza sempre delle feste favolose e poi ti farà bene uscire un po', divertirti ! -
- Non se ne parla. - concluse Courtney premendo il telefono contro l'orecchio destro.
- Ti prego .. - chiese in tono supplichevole Bridgette. - Ci sarà tutto il cast ! -

Courtney sbuffò esasperata. Non riusciva a capire.

Perchè proprio ora ? Aveva avuto settimane per chiamarla, per sapere come stava e per interessarsi a lei ed ora all'improvviso quella telefonata.

Non era una ragazza popolare e piena di amiche, specialmente dopo la fine del Reality e ora Bridgette che non si era fatta viva per settimane aveva assolutamente bisogno di lei. Pazzesco, proprio adesso che cominciava a voltare pagina e a scordare quello stupido Show.
Però Bridgette era sta l'unica ad esserle sempre stata vicino, forse le doveva in qualche modo almeno questo. Nella stagione precedente non si erano quasi rivolte la parola eppure la surfista bionda e innamorata era stata la sua unica amica.

Le parole che aveva sentito alla spiaggia dei perdenti ancora la tormentavano.

"Non piacevi a nessuno"

In fondo rivedere il cast sarebbe stato un toccasana per lei, un'ultima rimpatriata prima di voltare pagina ...

- A che ora ? -
- Sì ! - esclamò entusiasta Bridgette - Passo a prenderti io, mandami il tuo nuovo indirizzo. -
- Certo. - commentò Courtney in tono piatto, riagganciò e sentì all'istante il suono di un messaggino.

" Festa da Geoff, ci sarai ? Trent. "

Perchè quel giorno tutti i vecchi amici le telefonavano ?

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Capitolo 4
*** Let's Get Party ***


Scusate il ritardo ma mi sono presa una settimana di vacanza e non sono riuscita ad aggiornare ...
Spero che non ve la prendiate !
Il capitolo che state per leggere non è esattamente uno dei miei preferiti ma mi serviva per lo scorrere della storia.
Credo di essere stata un po' banale nella scelta del cattivo così fatemi sapere cosa ne pensate.
Un ringraziamento speciale va a tutti coloro che hanno letto e recensito questa storia, mi rendete ogni volta colma di gioia.
Buona Lettura
HONEST




 

Let's Get Party



- Hey ! Bellezza ! - sentì urlare all'entrata. Courtney si sentiva più in imbarazzo del solito nel suo abitino bianco e la delicatezza di Geoff non migliorava certo le cose. Era arrivata quando la festa era già in pieno svolgimento e ricercava qualche volto conosciuto senza grandi risultati.
Avanzò incerta verso il ragazzo biondo che la strinse calorosamente. Le riservò qualche convenevole distratto e la lasciò in compagnia di un bicchiere di punch. Intorno a lei riusciva a distinguere solo adolescenti semi ubriachi che si tuffavano in piscina e che si davano da fare in preda a tempeste ormonali, senza sapere perchè tutto questo le ricordava Duncan. Scacciò dalla testa quelle idee malsane e si voltò per prendere altro da bere.
- Querida ! Quanto tempo ... - si sentì sussurrare all'orecchio.
- Alejandro ! - esclamò compiaciuta nel vederlo così affascinante.
Lui le baciò la mano ammiccante e la intontì di complimenti fino a farla capitolare.

Courtney era perfettamente cosciente riguardo a ciò che stava facendo, flirtare con Alejandro in modo così civettuolo dopo che lui l'aveva usata per arrivare in finale non era certo un'azione colma di moralità ma la faceva sentire soddisfatta, come se fingesse di essere allegramente inconsapevole di ciò che le accadeva intorno. Il latino intanto si era fatto sempre più vicino, poteva sentire l'odore disgustoso della sua colonia, ma non voleva andarsene o togliersi fuori da quella situazione, era meglio restare e comportarsi come avrebbe fatto Duncan e cioè fregandosene.

Non le interessava quello che sarebbe successo di lì a poco, si sentiva in dovere di farlo, voleva tagliare con il passato, voleva dimenticare.
- Perchè non andiamo in un posto più tranquillo ? - le soffiò contro il collo.
Courtney non potè far altro che annuire e seguirlo verso il piano superiore. Non che le importasse molto quello che aveva intenzione di farle, voleva soltanto staccarsi da quell'orrenda realtà.

Lui la strattonò per convincerla ad entrare in una stanza in fondo al coridoio e la invitò a sedersi sul letto. - Non mi sembra una buona idea. - commentò titubante.
- Fidati, ho appena visto Duncan e Gwen entrare nella stanza accanto alla nostra. -
Quelle parole la colpirono come un secchio d'acqua gelida, Gwen e Duncan erano lì e stavano facendo ... nella stanza accanto, non poteva crederci, non riusciva a crederci.

Trattenne le lacrime a stento e si sedette accanto ad Alejandro soddisfatto della sua rete di menzogne. Andare a letto con la bella ispanica sarebbe stato più facile del previsto.

Forse era l'alcool o il fatto che Courtney era stata l'unica ad averlo aiutato dopo essere stata ingannata oppure il tradimento e l'abbandono di Heather, non sapeva perchè ma quella ragazza tirava fuori un lato di lui ancora nascosto.

 

^^^^^^^^^

 

Trent varcò la soglia della casa con estrema tranquillità seguito a ruota da Duncan che si sentiva tremendamente in subbuglio, non era la festa ma quello che avrebbe dovuto fare.
-Io cerco Gwen e tu vedi di trovare Courtney. - lo ammonì Trent prima di lasciarlo.
Duncan sospirò e si mise alla ricerca di Geoff che imbarazzato gli disse che la sua bella era appena salita al piano di sopra con il signor "cascamuerto".
-Grandioso. - fu il commento sarcastico del punk che salì le scale a due a due per trovare la loro stanza.
Non era una bella situazione, Trent non aveva idea di quello che poteva succedere, lo aveva spinto a cercare Court per parlarle e chiarirsi ma non sarebbe andata a finire così, non andava mai a finire così ...

Quella ragazza era imprevedibile, lo sfiniva e lo logorava. Una volta tutto questo gli piaceva, era attratto da lei perchè non riusciva a conquistarla, i loro incontri e le loro sfide erano un gioco divertente e a tutti e due piaceva, anche se ad un certo punto il gioco si era fatto noioso almeno per lui e aveva sentito il bisogno di cercare qualcosa in più.

Gwen era la sua migliore amica lo sarebbe sempre stata ma quella sera mentre si allontanavano da Londra le era sembrata l'unica. Forse l'aveva fatto perchè era frustato o solo perchè voleva sentirsi di nuovo cattivo. Fatto stà che stare con la gotica era fantastico, non lo criticava, non lo giudicava e avevano gli stessi gusti. Le cose erano semplici, più semplici che con Courtney. Non pensava che si sarebbe pentito di quella scelta, non credeva che un giorno avrebbe sentito la mancanza dei momenti passati con quella rompiscatole che lo aveva amato come nessun altro.

Aprì diverse porte con alterna fortuna finchè non si trovò di fronte all'ultima. Si avvicinò e i rumori all'interno si fecero più chiari.
- Alejandro NO ! Non voglio, lasciami ! -

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Capitolo 5
*** Give Me a Pass ***


Salve a tutti, sono lieta di annunciarvi che il quinto capitolo in origine il capitolo conclusivo è stato radicalmente modificato.
Ebbene sì, ero convinta che avrei concluso la storia con un conturbante lieto fine ma mi sono ravveduta ed ecco il risultato.
Spero che commentiate in molti e non vedo l'ora di leggere qualche recensione stimolante.
La storia come vedrete sta prendendo pieghe inaspettate e ci saranno di certo nuovi sviluppi.
Spero che il mio lavoro vi piaccia Buona Lettura.
HONEST



 

 

Give Me a Pass

 

Duncan aprì la porta e trovò una Courtney spaventata che cercava di liberarsi dalla stretta di Alejandro. Senza neanche riflettere la liberò sferrando un pugno bene assestato al ragazzo e afferrando la mano di lei, conducendola fuori di lì. La ragazza fu stranamente docile e si lasciò guidare fino all'uscita, una volta in giardino si fermarono per riprendere fiato lanciandosi sguardi sofferenti e bisognosi.

La ragazza si mise seduta sotto l'albero più vicino in silenzio e si asciugò le lacrime che le erano sfuggite nella furia della sua lotta. Duncan le si avvicinò cauto.
- Perchè l'hai fatto ? - le chiese sedendosi accanto a lei. Courtney si irrigidì e scivolò lontano da lui di pochi centimentri. Non rispose, non sapeva cosa dire. Neanche lei capiva il suo gesto. Il ragazzo le passò il braccio intorno alle spalle come per proteggierla ma lei si scansò brusca.
- Smettila. Dovresti tornare da Gwen, si starà preoccupando. -

Duncan per un attimo rimase interdetto forse dirle cose era successo fra lui e la gotica li avrebbe riavvicinati oppure avrebbe scavato un'altra voragine incolmabile, decise di tacere per il momento ci sarebbe stato tempo per le spiegazioni.
Sembrò ignorarla e si alzò porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi, la ragazza ci pensò su per qualche istante e si alzò da sola, fece per andarsene ma venne trattenuta dalla presa sicura di lui intorno al braccio. - Che vuoi ancora ? - rispose fiera.
- Ti serve un passaggio a casa ? -
- Mi riaccompagna Bridgette. -
- Geoff mi ha detto che se ne è già andata. -
Courtney sembrò rifletterci indecisa, non aveva voglia di scomadare suo fratello per così poco, infondo avrebbe portato Duncan lontano da Gwen e poi lui si era offerto perciò ..
- Daccordo, ma sai che mi sono trasferita vero ? -
- Me lo hanno accennato. -
- Abito a due ore da qui. -
Lui scrollò le spalle divertito. - Ho tempo. -
La guidò fino alla macchina e le aprì lo sportello per farla salire, quella era l'occasione giusta per parlare, per parlarsi davvero e per dire la verità. Salì anche lui e inserì le chiavi nel quadro, accese il motore e uscì dal vialetto. Erano già le undici passate si prospettava una lunga notte.

 

^^^^^^^^^


Trent vagava ancora per la festa alla ricerca di uno svago più prolifico dell'aspettare la riuscita del suo piano finchè non vide il profilo di Gwen, era seduta sulle scalette sotto la veranda in giardino. Uscì e le si avvicinò con cautela posandole una mano sulla spalla. Lei sussultò e mostrò un sorriso che poi si spense in fretta dopo averlo visto.

- Ciao – disse spostandosi una ciocca di capelli bluastri dietro l'orecchio.
- Ciao - rispose il ragazzo sedendosi accanto a lei.
- Non ti va di festeggiare ? - le chiese.
Lei sembrò ignorarlo. - Duncan è dentro ? -
- Sì – affermò laconico.

Gwen ebbe un brivido e Trent si tolse la giacca porgendogliela in silenzio. Lei abbozzò un sorriso e la indossò. Il ragazzo pensò subito che non l'avrebbe più lavata, solo per sentire il suo profumo sulla pelle. Le si avvicinò ancora e sentì i loro gomiti che si toccavano, gli sembrò per un attimo di averla vista arrossire ma forse era solo la luce. Non c'èra bisogno di dire molto si conoscevano fin troppo e nessuno dei due aveva voglia di parlare. Si desideravano, avevano bisogno l'uno dell'altra ma non riuscivano ad ammetterlo.

 

"Colore preferito ?"
"Blu notte"

"Misteriosa. Mi piace."
I due erano distesi uno accanto all'altra e osservavano il cielo stellato.
Trent la trovava bellissima, anche con le occhiaie e i capelli in disordine.
Gwen lo trovava interessante e sapeva di essere banale, lei non avrebbe mai ammesso che provava qualcosa per lui, non voleva sempre essere la ragazzina introversa e innamorata.
Lei non era fatta per le storielle romantiche.
Le loro mani si sfiorarono facendo sussultare entrambi.
Il ragazzo le si avvicinò lentamente e i due arrossirono senza interrompere il contatto.
"Sei fredda." le sussurrò.
Lei inspirò a disagio e allontanò la mano dalla sua.

Col passare del tempo aveva capito che fuggire era l'unico modo per non essere ferita.

 

La ragazza poggiò la testa sulla spalla di lui e per un attimo entrambi avrebbero voluto che quel momento non finisse mai. - Gwen io ... - tentò di dire ma fu interrotto dalle labbra della ragazza premute contro le sue, aveva dimenticato la sensazione paradisiaca di quel contatto tanto agoniato. Quando si separarono vide il sorriso che da troppo tempo mancava sulle labbra di lei e la strinse dolcemente a se.

Gwen alzò il viso dall'incavo della sua spalla e sussurrò : - Mi dispiace. -
Trent sorrise e la baciò ancora una volta, non si sarebbe mai stancato di lei ne era davvero innamorato e era certo che lo sarebbe stato per sempre.

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Capitolo 6
*** Drive Me Crazy ... ***


Sinceramente non so che sto facendo.
La storia sembra essersi scritta da sè e il canone dell'impersonalità regna sovrano ...
In ogni caso ecco a voi un nuovo capitolo che come sempre spero vi piaccia.
Letteralmente "Drive me Crazy" significa mi fai impazzire ma l'ho scelto principalmente per il verbo "Drive" che puo' essere anche guidare, visto che si tratta di un viaggio in auto. Ai lettori la parola.
Buona Lettura.
HONEST

 



 

Drive me Crazy ...

 

Il silenzio era quasi assordante nell'abitacolo dell'auto, nessuno dei due aveva osato parlare da quando erano saliti a bordo. Davvero strano visto che ogni volta che si ritrovavano a viaggiare insieme finivano con il litigare furiosamente per poi fare pace appena arrivati.

Duncan sorrise involontariamente, trovava comica quella scena per quanto assurda. Courtney sembrò accorgersene perchè prontamente gli lanciò un' occhiataccia che però non riuscì a smorzare il suo sorriso.
- Allora ... Sei stata ammessa alla facoltà di legge ? -
- Sì. - fu la risposta flebile della ragazza intenta a guardare fuori dal finestrino con aria assente.
Fra i due tornò di nuovo il silenzio fino a che il cellulare di Duncan non cominciò a vibrare.
Diede un'occhiata distratta al numero sul display, Trent. Sapeva che avrebbe dovuto dirgli dov'era e soprattutto con chi era ma non gli andava che Court ascoltasse quella telefonata così rifiutò la chiamata.
- Era Gwen ? - domandò la castana sporgendosi per vedere meglio.
- Che c'è sei gelosa ? -
- Ormai non più. - tagliò corto lei, raccogliendo un po' del suo orgoglio ferito.
Duncan non sopportava la tensione che si era creata e accese la radio, musica assordante usciva dalle casse, Court alzò gli occhi al cielo.

 

I'm in love with the girl I hate
She enjoys putting out every bad thing about me
I'm in love with a critic and a skeptic, a traidor
I'd trade her in a second

She's a backseat driver, a drama provider
An instant update of the world
She's a first class liar, a constant forgetter
(She's attractive but bitter)

Did you scream enough to make her cry?
It's a turn around, turn around
Baby, don't return to me
If you think that I'm not worth your time

She's a lady and ladies shouldn't be messed with

She's a lady and ladies shouldn't be messed with

[She's a Lady - Forever Sickest Kids]
 

-Non puoi spegnerla ? - urlò la ragazza.
Lui non ci fece caso.
- Ti ho detto di spegnerla ! Duncan ! -
Si sporse e fece da sè ignorando le lamentele del ragazzo.
- Si puo' sapere qual'è il tuo problema ? Tu togli divertimento a qualsiasi cosa .. -
- Lo trovi divertente ? Fare uno stupido viaggio in macchina con te non è divertente, è disgustoso ! Io ti odio ! - urlò quelle parole con tanta forza da farlo sussultare.
- Non è così e lo sai .. - rispose lui senza scomporsi.
Per qualche istante entrambi rimasero muti persi nei mille insulti che non avrebbero mai osato proferire ad alta voce. Poi Duncan sentì che doveva rompere quell'astio fra di loro e sputò fuori il rospo come se gli fosse stato chiesto.
- Io e Gwen ci siamo lasciati. -
Courtney diventò di pietra, avrebbe voluto fermare i battiti del suo cuore che accelleravano e si costrinse a non urlare.
- Come .. -

- Perchè pensi che sia venuto a questa stupida festa ? Sentivo la mancanza di Geoff ? -
No. Si rispose Court mentre fissava un punto imprecisato davanti a sè. Lui era lì per lei, che fosse possibile ? Dopo tanto ... lei gli mancava.

La macchina decelerò e Duncan accostò poco lontano dall'autostrada.
- Che stai facendo ? - chiese la ragazza.
Lui non rispose si avvicinò con dolcezza accarezzandole la guancia e posò le sue labbra su quelle di lei che rispose a quel bacio così casto.
- Dovremmo fermarci. - sussurrò a un centimetro dal suo viso.

- Dovremmo rifarlo. - rispose lui mentre le slacciava la cintura e lasciava scorrere le mani esperte lungo il suo corpo. La ragazza lo lasciò fare stringendosi di più a lui e gemendo quando riuscì a sfilarle il vestito. Tutto questo era così sbagliato e allo stesso tempo così naturale, Courtney si lasciò sopraffare da quel piacere che da troppo tempo le mancava e ogni discussione fu messa a tacere da i due amanti che sembravano, almeno per quegli istanti, aver ritrovato la loro passione.


^^^^^^^^^
 

- Non risponde ? - chiese Gwen mentre cercava di riallacciare la cerniera del vestito con aria goffa.
Trent la sorprese aiutandola alle spalle e approfittandone per posarle un bacio sulla nuca.
- No, credo che se ne sia andato. -
Probabilmente la serata non aveva avuto un'esito positivo per tutti, già immaginava Courtney che brandendo un'accetta faceva a pezzi il povero punk.
Si dispiaque per lui, anche se non era a conoscenza di nessuna verità ...

Lui e Gwen si erano ritrovati in tutti i sensi, si sentiva a disagio nell'utilizzare le camere di Geoff al piano di sopra ma non era riuscito a controllarsi, lei era così bella e aveva bisogno di stringerla di nuovo a sè per essere sicuro del loro amore.
Non era la prima volta che lo facevano ma era stato tutto talmente nuovo che ancora stentava a crederci, non ne era certo ma il sapore delle labbra della ragazza era cambiato, forse era stato contaminato da qualcosa, qualcosa che l'aveva resa diversa.

Dopo il sesso erano rimasti abbracciati l'uno all'altra, una cosa che con il passare del tempo era diventata abitudine. In quel momento Trent aveva poggiato il viso sulla sua spalla e aveva respirato il suo profumo, non avrebbe voluto farlo ma le parole gli erano sfuggite di bocca.
- Tu e Duncan l'avete fatto ? - l'aveva chiesto con un filo di voce come per paura che lei lo sentisse.
La sentì irrigidirsi per poi voltarsi verso di lui e appoggiarsi sul suo petto.
- No. - aveva risposto Gwen con un sorriso che poi era sorto anche sul viso di lui.
Sapeva di essere sciocco ma era stato rassicurato da quella risposta, voleva solo essere certo che nessuno l'avesse violata, la reputava un meraviglioso e fragile bocciolo che aveva il diritto di schiudersi solo in sua presenza.

 

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Capitolo 7
*** Back to Home with Love ***


Sono di nuovo qui, seguita dal mio consueto aggiornamento settimanale !
Vi sono mancata ? *lupo che ulula in lontananza*
Ma passiamo oltre ...
Vi dirò che questo capitolo è uno di quelli che mi ha dato più filo da torcere, non andare OOC è stato durissimo e spero di avercela fatta.
Ora non prendetemi per un' ingrata ma sto sbagliando qualcosa ? Le recensioni diminuiscono e comincio a preoccuparmi. Non dovrei ? ..
Comunque vi consiglio di ignorare il mio angolo autore ... leggete avidamente e recensite !
Come sempre Buona Lettura
HONEST


 

 

 

 

 

Back to Home with Love

 

 

Courtney guardò disgustata l'hamburger nel suo piatto e lo allontanò con la mano.

Duncan che aveva già finito il suo le offrì un sorso della sua bibita.
"Avresti potuto vincere un milione di dollari." esclamò lei rifiutando la bevanda gassata.

"Qualcosa l'ho comunque vinta." rispose lanciandole uno sguardo fin troppo innamorato che rientrava poco nelle sue corde.
Court sbuffò. "Allora .. Vogliamo andarcene ?"
"Non hai pagato il conto." le fece osservare il ragazzo.
"Vuoi davvero che paghi io ? " chiese irritata.
"Nel caso tu lo avessi dimenticato sono reduce da un reality demenziale dove dopo essere stato sconfitto non ho ricevuto il mio milione. Questo dovrebbe spiegare perchè non ho soldi."

La ragazza si rassegnò e gettò qualche banconota sul tavolo, si alzò con l'aiuto del suo ragazzo e i due uscirono dal locale sentendo le prime goccie di pioggia cadergli addosso.

"Il peggior appuntamento di sempre." commentò Courtney.

"Per me si può ancora salvare." disse Duncan prima di trasportarla in un lungo e dolce bacio che lasciò entrambi accaldati e senza respiro.
Quando si lasciarono lui avvicinò il palmo della mano alla sua guancia.
"Hai un po' di .." sussurrò.
"Cosa ?" chiese Court toccandosi il viso agitata.
"Inchiostro viola."
La ragazza rise con dolcezza prima di baciarlo ancora una volta.
"É blu." lo corresse a un soffio dalle sue labbra.

 

Era da tanto che non rievocava quel ricordo così felice.

Courtney era circondata dall'abbraccio caldo di Duncan ed era coperta dalla sua giacca, ricordi sfocati della notte precedente le attraversavano la mente, si era lasciata prendere in quella sudicia automobile spegnendo il cervello e consegnandosi a quello schifoso bastardo.

Si schiaffeggiò mentalmente e tentò senza grande successo di scivolare via da quella dimostrazione d'affetto così sconveniente. - Principessa .. - sentì sussurrare. Lui aveva ancora gli occhi chiusi e la stretta intorno alla sua vita si era fatta più solida. Courtney alzò gli occhi al cielo e gli si avvicinò cautamente.
- Duncan .. - bisbigliò. - Svegliati devo tornare a casa .. Duncan .. - Non ebbe alcuna risposta così lo strattonò fino a che lui non grugnì qualcosa e gli si strusciò addosso.

- DUNCAN ! - urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

Il ragazzo sobbalzò di scatto sbattendo la testa sul tettino dell'auto e ricadendo sul sedile con un tonfo secco e rumoroso. Guardò la ragazza semi svestita di fronte a lui e sorrise spontaneamente lanciando una lunga ed eloquente occhiata al corpo di lei.

- Buongiorno. - disse mellifluo accarezzandole un fianco. Courtney spostò la sua mano artigliandola con le unghie e con aria seccata lo incitò a vestirsi e a riaccompagnarla a casa.

Si rivestirono in fretta e in silenzio e ripresero quello strano viaggio.
- Come mai così rigida ? Ieri sembravi contenta di avermi rivisto. Non dovresti ringraziarmi ? -
- Ringraziarti per cosa ? - chiese lei con tono altezzoso.
- Per averti salvato dallo stupro, immagino. -
- Devi essere così esplicito ? E comunque credo di averti già ricompensato abbastanza stanotte. Non credi ? - rispose sfacciatamente sistemandosi nello specchietto.
Duncan sorrise malizioso mentre prestava più attenzione a lei che alla guida.
- Guarda la strada. - lo ammonì la ragazza allacciandosi la cintura.
Proseguirono il viaggio, concentrati decisamente sul altro.
- In ogni caso quello che è succcesso non cambia niente. - si sentì di dire Courtney mentre imboccavano l'autostrada.
- Che vuoi dire ? - chiese il ragazzo provando ad accendere una sigaretta che venne prontamente afferrata dalla ragazza e gettata dal finestrino prima di proseguire.
- Io ti odio .. ancora. -
- Non ci credo. -
- Tu non mi conosci. -
- Davvero ? Allora spiegami ... come si può tenere così tanto a una persona che non si conosce ? -
Lei lo ignorò, mordicchiandosi il labbro inferiore con un nervosismo malcelato.
La verità era che per quanto la ragazza cercasse di impedire a se stessa di provare qualcosa tutto sembrava inutile, si era follemente persa nei movimenti di lui, nel suo sguardo gelido e distaccato, nei suoi sorrisi sghembi e privi di compassione.
Non provava rimorso per ciò che era successo, purtroppo. Cercava di convincersi che quello era stato solo sesso, niente di più, il prezzo da pagare per aver abbassato la guardia di fronte all'unica cosa che riusciva a indebolirla.


Ormai era quasi l'alba e l'auto sfrecciava di fronte ai lampioni ancora accesi, Court poggiò la testa contro il finestrino chiudendo gli occhi per qualche secondo e iniziando a elencare le ragioni per il quale avrebbe dovuto scendere da quell'auto. Continuava a sforzarsi ma riusciva a trovare un'attenuate per ogni scusa, era terrorizzata dall'idea che se fosse rimasta ancora con lui sarebbe stata inebriata dalla sensazione di libertà che provava e non avrebbe trovato la forza per scendere e tornarsene a casa.

- Ecco gira qui. - sentenziò Courtney di fronte al vialetto di casa sua, lasciò che parcheggiasse vicino alla staccionata bianca e scese stando ben attenta a non rivolgergli la parola.

Arrivò sotto il portico e sentì i passi che la seguivano alle spalle, si voltò scocciata.
- Che c'è ancora ? - fu l'ultima cosa che chiese prima di essere baciata, un bacio intenso, profondo, sensuale, un bacio che l'aveva scossa e che l'aveva fatta rabbrividire.

- Mi sei mancata. - le sussurrò all'orecchio il ragazzo prima di abbracciarla.
Court sentì le lacrime che gli bagnavano gli occhi, pungenti e salate.
Non riusciva a controllare quello che le stava succedendo, perchè le stava facendo questo ?
Come poteva voltare pagina se lui si comportava in quel modo, come poteva accettare quella situazione ? Era sopraffatta dai sentimenti, dagli eventi e da lui. Quel ragazzo che era riuscito a farla incasinare, a farla crollare come un castello di carte.
- Hey, Principessa va tutto bene ? -
- Sì, io .. - non riuscì a finere la frase che scoppiò in lacrime. Duncan le si avvicinò e le asciugò con il palmo della mano, la strinse con forza e le sussurrò qualcosa che aveva bisogno di sentire più di ogni altra cosa. - Ti amo. -

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Capitolo 8
*** Dark Memories ***


Mi dispiace davvero per aver postato in ritardo !

State per leggere la quindicesima stesura del capitolo, a mio parere più audace delle precedenti, poichè mi sono resa conto di non aver mai affrontato la storia dal punto di vista di Gwen personaggio che, tanto per chiarire, mi piace molto.

Quindi non fatevi un'idea sbagliata a causa del ricordo che ho usato, è molto cambiata da allora. [ Assurdo parlo come se la conoscessi ! ]
In ultimo, le note (*) si trovano a fondo pagina, sono solo delle piccole precisazioni ma mi sembrava giusto avvertirvi visto che non le ho mai inserite prima.
Comunque smetto di chiacchierare, grazie a tutti coloro che leggono e commentano e soprattutto a chi legge i miei deliranti spazi autore.

Buona Lettura
HONEST

 

 

Dark Memories

 

 

Era passato qualche giorno dalla festa e da quello che era successo fra lei e Trent.

Gwen scarabocchiava distratta sul suo blocco per gli appunti lanciando di tanto in tanto occhiate distratte verso la finestra.

Passava la maggior parte del tempo chiusa nella sua stanza, le pareti blu scuro e le tende lilla erano diventate la cornice delle sue giornate e per quanto suo fratello* si ostinasse a bussare alla dannata porta bianca lei si rifiutava di uscire, fatta eccezione per la scuola e gli amici, anche se non è che ne avesse molti. Quando Total Drama era finito lei era rimasta più sola di quanto non lo fosse mai stata, si era appoggiata a Duncan alla ricerca di sostegno ma lui se ne era andato come facevano tutti, proprio come aveva fatto suo padre e l'esperienza le insegnava che una volta presa la via della fuga nessuno tornava indietro, tutti scappavano da lei e dal suo modo di essere. Tutti tranne Trent, lui l'amava veramente, lo sentiva in ogni bacio, in ogni carezza, nel modo in cui la guardava, nel sorriso che le rivolgeva ...

Non avevano parlato molto, lo aveva brevemente aggiornato sui suoi voti all'accademia d'arte e avevano discusso della sua rottura con Duncan che a quanto diceva Trent, cercava di rimettersi con Courtney.
Patetico. Era stata l'unica parola che aveva pronunciato dopo quella notizia. Quindi era per questo che quella sera l'aveva rifiutata, per tornare con la bella perfettina.

Duncan e Courtney, Courtney e Duncan le veniva la nausea solo al sentirne parlare. Si era comportata male con lei nella scorsa stagione ma lui non aveva il diritto di tornarci insieme, lui l'aveva scelta e questo valeva più di ogni altra cosa. Ma ora questo non le importava, non più, ora era felice e aveva accanto qualcuno che la meritava davvero.

Non lo avrebbe mai detto ad alta voce ma le sarebbe piaciuto chiarirsi con Court, era stato bello essere sua amica, perchè Gwen lo sapeva quella ragazza aveva bisogno di una vera amica, non di una cheerleader oca o di una bionda ostile ma di qualcuno che volesse stare con lei per quello che era. Nel poco tempo passato insieme aveva scoperto che non era perfetta e che non era un semplice automa programmato per riuscire in tutto, a volte questa parte di lei allontanava le persone.

Era diventata così solo dopo la morte del padre, aveva colmato il vuoto riempiendo se stessa, era forte e l'ammirava per questo, aveva fatto qualcosa che lei non era stata in grado di fare. Gwen aveva fatto finta di niente, aveva finto di non avere un padre e non ne aveva mai parlato con nessuno, quell'abbandono le era rimasto dentro pieno d'odio e quando aveva visto quel gruppo di ragazze cupe e arrabbiate ascoltare musica nei bagni della sua scuola aveva capito che voleva essere come loro, diversa, senza il bisogno di fingere che andava tutto bene. Improvvisamente aveva aggiunto mechas bluastre ai suoi capelli corvini, il trucco sugli occhi era diventato pesante e le sue solite scarpe erano state sostituite da stivali neri e alti.

Si alzò in piedi e lasciò cadere gli schizzi sulla scrivania sparpagliandoli disordinatamente, aprì la finestra per poi tirare le tende e accese uno dei suoi incensi preferiti.

Si lasciò andare fra le lenzuola nere della sua stanza, quelle che sua madre definiva inquietanti e chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal vociare dei bambini fuori dalla finestra.

 

Courtney saltellava eccitata per tutto il corridoio che conduceva alla prima classe senza riuscire a fermarsi neanche un attimo.

"Ti sembra possibile ? Lui è qui, è tornato, è con me !" aveva enfatizzato ogni parola mentre i suoi occhi brillavano di una luce inconsueta.
Gwen si mordicchiò il labbro inferiore, anche lei avrebbe voluto gridare quanto era felice e quanto aveva sentito la mancanza dell'unico ragazzo che sembrava averla capita veramente.

"Non vedo l'ora che venga a trovarmi."
"A trovarti ?" chiese la gotica confusa.
"Mi ha promesso che questa notte verrà in prima classe e finalmente parleremo e staremo un po' insieme. Lui mi è mancato così tanto ..."
Quelle parole colpirono Gwen, facendo sgorgare sangue nero dalle sue ferite.

Perchè Court poteva avere tutto ciò che desiderava e lei no ?
Si sentiva così infelice, la sua mente immaginava le mani di Duncan che scuotevano il corpo di lei, le sue labbra che si schiudevano ad ogni contatto.
Conficcò le unghie in uno dei cuscini del divanetto sul quale era seduta e rabbrividì.
"Gwen ti senti bene ?"

"Sì, io devo solo andare nel confessionale faccio in un lampo."
Quella volta aveva mentito con disprezzo e invidia, aveva passato il confessionale e si era intrufolata nella classe dei perdenti, aveva intercettato Duncan e aveva usato poche parole per dirgli che Courtney riteneva più saggio aspettare un'altra sera per il loro incontro.

Lui era sembrato deluso ma aveva comunque annuito e accettato quella comunicazione.

Era tornata in prima classe soddisfatta e appagata.
Non voleva che qualcuno glielo portasse via, Duncan era suo e insieme sarebbero stati perfetti.

Lei sapeva che la loro non era solo una sciocca amicizia e lo sapeva anche lui. Che male c'era a fare la cattiva almeno per una volta ?
 

In quel momento aveva pensato :

" Noi due non saremo mai amiche. Non ho bisogno di lei. L'unica cosa che ci lega è l'odio per Heather .."

Il giorno dopo aveva visto Courtney alzarsi dal letto con gli occhi rossi e l'aria di chi aveva aspettato invano per tutta la notte.

Lui non era venuto e **quella notte lei l'aveva baciato nel confessionale.

 

 

Gwen aprì gli occhi colmi di malinconia e sentì il senso di colpa sbocciare nel suo petto, una grande voragine dolorosa e ripida. Si girò su un fianco e cercò di scacciare i ricordi dalla mente, voleva non averlo fatto, voleva che Courtney dimenticasse tutto e anche lei voleva dimenticare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* Non voglio dilungarmi troppo ma spiego soltanto che le relazioni familiari dei personaggi sono totalmente inventate questo vale soprattutto per Gwen e Courtney, anche se da quanto ho capito guardando la versione inglese dello show la gotica ha davvero un fratello. Duncan dovrebbe avere dei fratelli più grandi e per quanto riguarda Trent potrebbe anche essere figlio unico ..
Come sempre mi baso sulle conoscenze acquisite guardando TD.


** Lo so, lo so ... non è giustamente collocato dal punto di vista temporale ma è una 'What if' giusto ?
Magari c'è lo zampino di Genialoide e della sua macchina del tempo.

 

 

 

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Capitolo 9
*** A Romantic Parenthesis ***


Consueto aggiornamento forse troppo in ritardo ...
Questo capitolo è stato uno dei più impegnativi non solo perchè il piano di Trent (ops, piccolo spoiler !) non è poi così geniale ma anche perchè le folli conversazioni fra Duncan e il suo nuovo amichetto mi fanno impazzire ! Non so più cosa inventarmi per non andare OOC.
Spero tanto che l'aggiornamento non risulterà noioso, con la fine dell'estate devo tornare a concentrarmi sullo studio e la cosa è davvero dura, specie con questo caldo. Perciò è comprensibile che io abbia meno tempo per scrivere. Giusto ?

Un caloroso ringraziamento a coloro a cui è piaciuto il precedente capitolo, sfogo dei sentimenti di Gwen e consacrazione della mia depressione pre fine vacanze.
Sì, a volte anchio penso di essere strana .. Dai che mi volete bene.
Buona Lettura
HONEST

 

 


A Romantic Parenthesis

 

 

- Non mi sembra una buona idea .. -
Duncan camminava avanti e indietro per la stanza, gli occhi azzurri puntati fuori dalla finestra, le mani che stringevano il telefono quasi a volerlo stritolare.
Era seccato e agitato ma doveva ammetterlo una delle tante qualità di Trent era la sua perseveranza, quella e i suoi pollici opponibili che continuavano a premere i tasti del telefono. Infatti era la quarta volta che lo chiamava per convincerlo della sua nuova idea.
- Pensaci, sarebbe geniale ! -
- Sì ma non ci occorre ! Tu e Gwen siete felici no ? -
- Sì ma tu e Court ..-
- Siamo felici.- ringhiò l'altro, marcando ogni parola con la voce.
- Avete solo fatto sesso -
- E mi sono dichiarato ... -
- Non era la prima volta o sbaglio ? -
- No. Ma dopo molto tempo .. bè .. è stato .. lei ..-
- Stai farfugliando. - disse Trent con un mezzo sorriso dall'altro capo del telefono.

Prima di replicare Duncan fece un respiro profondo, imponendosi di non esplodere e tentò di rispondere mantenendo la calma. Questo non era nella sua natura se ne rendeva conto ma Trent lo aveva aiutato e non voleva sembrargli un ingrato riattaccandogli il telefono in faccia per la quarta volta.
- Quello che è successo fra me e Courtney non è semplice da spiegare. -
- Sì invece. Riassumo .. -
- Di nuovo ... - borbottò l'altro a bassa voce venendo prontamente ignorato.
- Avete fatto sesso, tu le hai detto che la ami, lei è andata fuori di testa .. -
- Non è andata fuori di testa. -
A quel puntò entrambi si fermarono, Trent per alzare gli occhi al cielo e Duncan per sospirare.
- Come vuoi, comunque avete fatto sesso ancora una volta no ? - riprese il chitarrista.
- Sai forse dovrei smetterla di raccontarti i dettagli della mia vita sessuale ... - ribattè Duncan abbassando il tono della voce gesto che non sfuggì a Trent che se ne rese conto e fu pronto a chiedere :
- Un momento .. è nell'altra stanza ? -

- Da quando sei diventato così deduttivo ? -
- Da quando conosci il significato di deduttivo ? -
- Vuoi che venga lì a picchiarti ? Sai ci ho pensato due telefonate fa. -
- Calmati ok ? Sai che la mia idea è buona, forse anche più buona dell'ultima che ho avuto .. -
- Va bene. -
- Quindi porti Courtney da me ? -
- Tu starai zitto ? - chiese il punk sgarbatamente.
- Ci vediamo a casa mia alle 19.00 -

Duncan riagganciò e spense il caffè sul fuoco, prese qualche muffin, biscotti e marmellata, li poggiò su un vassoio e li portò in camera da letto sedendosi delicamente sul bordo del materasso. Courtney mugulò qualcosa e si voltò dall'altra parte afferrando un lembo delle coperte.

Lui sorrise. - Buongiorno raggio di sole. -

La ragazza alzò la testa dal cuscino confusa per poi ricaderci sopra battendosi una mano sulla fronte. - Dimmi che è un sogno .. - mugulò guardandolo attraverso gli occhi color ambra.
- Sogno ? - disse lui stendendosi accanto a lei e stringendola in un solido abbraccio.
- Volevo dire incubo .. - si corresse lei mordicchiandosi le labbra.
- Lasciami ! - esclamò la ragazza subito dopo, dimenandosi invano e provando a sgusciare fuori dalla sua presa.
- Perchè non ammetti che sei innamorata di me ? Sarebbe tutto più facile. - le sussurrò il ragazzo poggiando il viso contro la sua spalla.
- Io non sono innamorata di te, non voglio esserlo e non lo sarò mai ! Lasciami ! -
Lui la ignorò e la bloccò sotto di sè costringendola a baciarlo, un bacio che venne approfondito fino a che la ragazza non lasciò scivolare il lenzuolo che la nascondeva a terra, scoprendo il corpo indifeso e spingendolo contro quello bramoso del ragazzo che non riusciva a staccarle di dosso il suo sguardo eccitato. Courtney sapeva lasciarsi andare con leggerezza e passione, era in grado di abbandonare il suo corpo riuscendo a catturare ogni attenzione e ogni desiderio di Duncan pronto a fare qualunque cosa per soddisfarla o anche solo per vederla sorridere.
Il punk ghignò sentendo le unghie di lei che gli graffiavano la schiena ad ogni spinta mentre entrambi venivano trascinati nel vortice di piacere che assaporavano ogni volta con più gusto.
Quando ebbero finito rimasero in silenzio abbracciati e senza fiato.

Courtney si addormentò contro il suo petto e Duncan notò il caffè rovesciato sul tappeto.

Sorrise, non era così male avere una ragazza.

 

^^^^^^^^^

 

- Trent ? Ho trovato i tuoi spartiti. - chiamò Gwen dall'altra stanza.
- Arrivo ! - rispose il ragazzo infilandosi una maglietta pulita e scompigliandosi i capelli ancora bagnati. Gwen si era presentata a casa sua senza preavviso e ora se ne stava seduta sullo sgabello del suo pianoforte a guardare lo strumento lucido e nero, sfogliando gli spartiti che aveva in mano e respirando l'odore di fiori di quella casa.

Si era trasferito da poco, da solo e lontano dalla città così la ragazza aveva pensato che fosse carino andarlo a trovare. Quando era arrivata lo aveva trovato sudato e stravolto appena tornato da una lunga corsa vicino al lago dietro casa, sapeva di essere strana ma trovarlo in quelle condizioni le era piaciuto, non era facile coglierlo di sorpresa. L'aveva baciato frettolosamente e l'aveva spedito a farsi una doccia, declinando l'offerta di farla con lui. Poi aveva gironzolato per la casa ed era salita in soffitta, lì aveva trovato degli spartiti polverosi e li aveva portati di sotto.

Gwen li appoggiò sul piano e sussultò quando sentì le mani di Trent massaggiarle le spalle.
- Dov'erano ? - chiese il ragazzo sedendosi accanto a lei e dandole un bacio sulla guancia. Lei arrossì. - So che non avrei dovuto ma sono stata in soffitta .. erano pieni di polvere pensavo fossero tuoi ma poi li ho guardati bene .. -
Trent sorrise. - Non preoccuparti. -
Gwen gli si avvicinò, spostandogli una ciocca di capelli dietro l'orecchio. - Mi suoni qualcosa ? - gli chiese a un centimetro dal suo viso. Lui sembrò imbarazzato e prese uno degli spartiti, si sgranchì le dita e iniziò a suonare inondando la stanza di musica melodiosa. Gwen chiuse gli occhi e poggiò la testa sulla sua spalla, quando era con lui tutto sembrava scorrere più lentamente, il suo cuore batteva veloce e le guancie si imporporavano. Ora era tutto così semplice e meraviglioso, niente più drammi, niente più malintesi, quando era con lui il dolore che la logorava spariva e la sua musica faceva breccia nel suo cuore. Gli occhi color smeraldo di lui si specchiavano in quelli bui di lei accendendoli di luce. Trent stava cantando quelle parole solo per lei ...

 

She, she is the words that I can't find
How can the only thing that's killing me, make me feel so alive
And I couldn't speak
I couldn't breathe to save my life
All of my chances swim like sinking ships
This time it's it
I'll drown or make her mine

[She (forLiz) - Parachoute]

 

 

Quando il ragazzo staccò le dita dal piano si voltò e la baciò con passione e entusiasmo. Appena si separarono poggiò la fronte sulla sua e sussurrò: - Ti amo. -
Lei abbassò lo sguardo, lo prese per mano, si alzò e lo condusse in camera da letto entrambi caddero sul soffice materasso e a quel punto le parole non servirono più.

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Capitolo 10
*** Girls, Troubles and a Closet ***


Sono certa che siete sorpresi, almeno un tantino !
Honest che aggiorna prima del previsto ? Lo so, anche io sono sconvolta.
In ogni caso ecco a voi un nuovo aggiornamento, davvero sofferto. Spero tanto che vi piaccia perchè io non ne sono davvero sicura. Il piano di Trent come scoprirete molto presto è incredibilmente assurdo e forse anche un po' comico.

Vi lascio alla storia e vi ringrazio ancora una volta per le vostre recensioni e per il sostegno che mi state dando.
Buona Lettura
HONEST

 

 

 

 

 

Girls, Troubles and a Closet



 

"Vuoi che ti prenda qualcosa da bere ?"

"No sono a posto." rispose Gwen sedendosi a bordo piscina. Trent la imitò avvicinandosi a lei.
"Certo che Owen sa organizzare queste feste." commentò facendo agitare l' acqua con il palmo della mano. "Geoff gli avrà dato qualche dritta."
Erano entrambi imbarazzati, prima uscita insieme, primo appuntamento, la prima festa scatenata alla quale la gotica partecipava.

Trent le accarezzò la mano.

"Sai sull'isola, stavo cercando di dirti una cosa .."
Gli occhi scuri di Gwen si specchiarono in quelli verdi di Trent, come luci nella notte scura.
La ragazza annuì e strinse la mano di lui come per fargli coraggio.

"Sei la ragazza più straordinaria che io conosca e voglio dirti che .. Ti Amo."
Per qualche istante lei rimase senza fiato, poi si gettò su di lui coinvolgendolo in un romantico bacio. Era felice, lo erano tutti e due.

Si separarono stravolti e rossi in viso.

Nessuno le aveva mai detto una cosa del genere prima d'ora.
Gwen sorrise con una luce strana negli occhi e disse quelle due paroline che non aveva mai pronunciato prima e che gli uscirono a fior di labbra con un filo di voce.
"Ti Amo anchio."
Trent si illuminò di gioia e tornò a baciarla con entusiasmo fino a che la voce di Owen non li interruppe. "Hey piccioncini ! Chris è qui !"


 

 

Gwen alzò di scatto la testa dal cuscino svegliata dal rumore del campanello in soggiorno. Trent poggiava ancora il braccio sulla sua schiena e poteva sentire il suo respiro sul collo.
- Trent ? - domandò incerta sul da farsi. Lui mugugnò qualcosa e lanciò uno sguardo alla sveglia sul comodino. Le 19.15, chiuse di nuovo gli occhi per poi riaprirli in fretta.
- Gwen .. hem .. perchè non ti fai una doccia ? Vado a vedere chi è. -

La ragazza lo guardò confusa e si alzò raccogliendo i suoi vestiti da terra per poi chiudersi in bagno.
Il ragazzo si vestì in fretta e corse ad aprire la porta.
- Trent ! - esclamò la voce limpida di Courtney. Lui l' abbracciò notando Duncan alle sue spalle che gli lanciava un'occhiata poco amichevole e li condusse in soggiorno dove chiacchierarono per qualche minuto. Court non era una stupida sapeva che quei due tramavano qualcosa, Duncan l'aveva convinta ad andare a trovarlo e lei aveva accettato, non tanto per la voglia di vederlo ma per il gusto di scoprire la nuova insolita amicizia che si era creata alla fine dello show.
- Ho delle birre di là. - disse il chitarrista alzandosi.
- No, io non bevo. - ribattè lei sistemandosi una ciocca di capelli. Il punk tolse le mani dai suoi fianchi e si diresse in cucina.
- Torniamo subito. - l'avvertì facendole l'occhiolino. La ragazza sembrò avvertire la tensione fra i due ma preferì non fare nulla.
Una volta nell'altra stanza i ragazzi si lanciarono sguardi colmi di ansietà. Trent prese le birre e le stappò porgendogli la sua sgraziatamente.

- Sei in ritardo ! -
- Sono stato occupato. - rispose Duncan passandosi una mano fra i capelli.
- A fare cosa ? - sbottò Trent bevendo un'altro sorso.
- Quello che hai fatto anche tu a quanto pare. -
- Che vuoi dire ? -
- Amico, hai la maglietta al contrario .. -
Trent sgranò gli occhi giustificandosi con un "mi sono lasciato prendere dal momento."
- Gwen è qui ? -
- Nell'altra stanza. -
- Cosa ? E se Court la incontra prima del previsto ? -
- Figurati lei è ... -
Un urlo proveniente dal soggiorno segnò la fine della loro conversazione. Courtney era in piedi di fronte a Gwen coperta solo da un sottile asciugamano gocciolante e sconvolta, le due si guardavano con astio e la gotica continuava a ripetere parole senza senso. Entrambe si voltarono livide di rabbia verso i ragazzi appena arrivati per osservare la scena a debita distanza nel caso in cui una delle due volesse lanciarsi sull'altra.
Dopo poco Duncan alzò gli occhi al cielo e prese Courtney sollevandola e immobilizzandola. Trent fece lo stesso con la sua ragazza e condusse il punk attraverso il coridoio ignorando le lamentele delle due. Il chitarrista estrasse con difficoltà una minuscola chiave dalla tasca dei suoi jeans e aprì la porta di legno accanto al bagno. Fece cennò a Duncan di spingere dentro Court e poi fece lo stesso con Gwen infine chiuse a chiave la porta con due giri e ripose la chiave nella sua tasca.

- Non è divertente ! - urlò Courtney dando forti pugni alla porta.
- Non sono nemmeno vestita ! - esclamò Gwen tentando di coprirsi di più con l'asciugamano.
Trent nascondeva a difficoltà un sorriso come Duncan del resto.
- Perchè diavolo ci hai chiuse qui dentro ? - domandò l'ispanica dando un calcio alla porta.
- Dovete chiarire la situazione .. -
- E credi che il modo migliore per farlo sia chiuderci in uno sguabuzzino ? Hai preso l'idea da uno stupido film degli anni '80 ?* - urlò Gwen isterica.
- Vi consiglio di iniziare a parlarne o non uscirete più di lì ! -
Detto questo i ragazzi conclusero la discussione e come era prevedibile finirono sul divano a giocare ai videogame. Proprio mentre il punk stava per battere il record Trent mise in pausa ed esternò il dubbio che gli balenava per la testa.
- Non credi che sarebbe meglio controllarle ? -
- No. Non si picchieranno mica ! - ribattè Duncan rendendosi conto solo dopo di quanto la sua previsione potesse essere esatta. Decisero di aspettare fuori dallo stanzino provando ad origliare con scarsi risultati, sarebbe stata un'attesa decisamente più lunga del previsto.

^^^^^^^^^

- Forse dovremmo iniziare a parlarne. - tentò Gwen con voce flebile.
- Forse dovresti stare zitta. - rispose Courtney lanciandole uno sguardo di sfida. La gotica sospirò.

Le due si guardarono in silenzio per qulache istante. - Perchè l'hai fatto ? - chiese infine Courtney.
- Credevo che fosse amore. -
- E non lo era ? -
- Non ha mai spesso di pensarti. - sussurrò la ragazza mordicchiandosi le unghie. L'altra sorrise senza volerlo, Duncan non le aveva parlato del suo rapporto con Gwen nè del perchè si erano lasciati, in verità aveva paura di chiedere, anche se ne aveva tutto il diritto.
- Cosa è successo fra te e Trent ? -
- Noi .. ci siamo incontrati alla festa di Geoff. -
- E ora ti fai la doccia a casa sua. Chiaro. -
Gwen si alzò e si sedette accanto a lei.
- Mi dispiace. -
- Continuerai a ripeterlo ancora per molto ? - chiese Court distogliendo lo sguardo.
- Finchè tu non mi perdonerai. -
- Non puoi cancellare quello che hai fatto. Sei un'ipocrita, come ti sei sentita quando Heather ha baciato il tuo ragazzo ? Come hai potuto fare la stessa cosa a una tua amica ! -
- Io ho cercato di non farlo .. - balbettò la ragazza sentendo le lacrime che le bagnavano il viso.

Le due si guardarono intensamente fino a che non sentirono le voci dei ragazzi dall'altra parte.
- Come sta andando ? - chiese Trent.
- Suggellate l'accordo con un bacio ? - propose Duncan maliziosamente.

Courtney lo riprese irritata e poi porse un fazzolettino a Gwen.
- Grazie. -
- Forse potremmo trovare un accordo .. -
Courtney iniziò a frugare in una cassapanca abbandonata nell'angolo della stanza e ne estrasse carta e penna.
- Che stai facendo ? - domandò Gwen arricciando il naso.
- Una lista. -

 







* No, Trent non ha .. io non ho preso l'idea da un film degli anni '80 ma ho semplicemente sfruttato un vecchio clichè utilizzato molto spesso a Hollywood, in ogni film o serie tv. Niente di che, l'ho solo preso in prestito per rendere più interessante la storia. Spero che vi sia piaciuto tutto sommato.
 

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Capitolo 11
*** We are Not Meant to be Together ***


So già che questo capitolo sarà la mia rovina, ci sarà un colpo di scena così eclatante e sorprendente che probabilmente mi riempirete di recensioni infuriate.
In mia difesa posso solo dire che è stata una scelta narrativa molto azzardata e spero davvero che voi non ve la prendiate ...
Ora vi starete chiedendo di che cosa sta parlando ? Lo scoprirete continuando a leggere ma ricordate che la violenza non risolve mai le cose.
Quindi non so se aiuta ma .. vi voglio bene ! Fatemi sapere che cosa ne pensate.
Buona Lettura
HONEST

 

 

 

 

We are Not Meant to be Together

 

 

  1. Gwen e Courtney manterrano un provvisorio periodo di pace fino a nuovo ordine.

  2. Gwen potrà vedere Duncan soltanto in presenza della sua sopra citata fidanzata e dovrà tenersi almeno alla distanza di mezzo metro da lui e dalle sue labbra.

  3. Courtney si impegnerà a ritirare le accuse che seguono nei confronti di Gwen : oca, sciacquetta, traditrice, darkettona allergica al sole, asociale sfigata (etc.)

  4. Gwen eliminerà ogni traccia della sua relazione con Duncan.

  5. Courtney eliminerà la sua offensiva canzone sulla coppia sopra citata da youtube.

  6. Gwen e Courtney non potranno sfiorarsi se non in occasioni speciali.

  7. Courtney e Gwen potranno trascorrere del tempo da sole solo se in casi strettamente necessari al bene delle due.

  8. Gwen non potrà interagire con Duncan attraverso qualsivoglia mezzo come telefoni cellulari, computer, lettere e/o segnali di fumo.

  9. Gwen promette di non tradire mai più una sua amica, e con il termine "amica" non ci riferiamo a Courtney.

  10. Courtney e Gwen non sono amiche e non verranno definite tali.

 

 

I ragazzi guardavano allibiti il pezzo di carta abbandonato sul tavolo della cucina.
- Allora ? Che ne dite ? Potete considerarlo il nostro armistizio o trattato di pace. - concluse Courtney soddisfatta della sua nuova opera.
- Non è un po' esagerato ? - domandò il chitarrista mordendosi la lingua dopo lo sguardo rabbioso che aveva ricevuto dall'ispanica. Duncan intervenne in suo aiuto definendo quel lavoro decisamente creativo eccetto per il punto sei.
- Cosa c'è che non va nel punto sei ? - domandò Court.
- Vedi esclude il mio piano d'emergenza .. - rispose il punk giocando con una ciocca dei capelli castani di lei.
- Che piano ? -
Lui ghignò. - Pensavo che avremmo potuto fare una cosa a tre .. con Trent che riprendeva la scena per i posteri ovviamente. -
Courtney gli diede un colpo sulla spalla scandalizzata e guardò Trent che scrollò le spalle e le spiegò perchè al fine la quell'idea era stata bocciata.

Gwen in quel momento sopraggiunse appoggiandosi allo stipite della porta finalmente vestita e con lo sguardo spento e stanco.
- Vieni entra. - la sollecitò Trent. Lei scosse la testa.
- Punto numero due. -
Duncan sorrise. - Avete comunque fatto progressi. -
- Potrei presentarlo alla facoltà di legge. Chi l'avrebbe mai detto che sarei stata in grado di farlo in così poco tempo ? - esclamò Court.
- Ok. Adesso stai esagerando. - ribattè Gwen dall'altro lato della stanza.
- Vorresti dire che non ho avuto una buona idea ? -
- No, ma in ogni caso non dovresti andarne così fiera. È solo uno stupido pezzo di carta, uno dei tuoi stupidi elenchi che ... -
- Ora basta. - intervenne Trent. - Quando vi abbiamo chiesto di risolvere le cose non credevo che avreste stipulato un trattato ! Perchè non potete semplicemente tornare amiche ? -
Courtney si irrigidì rabbiosa. -
É stata con il mio ragazzo ! -
Gwen abbassò lo sguardo. - Mi sono già scusata per questo ! -
- Potrai scusarti all'infinito non cambierà le cose ! -
- Lo so ! Io volevo che riuscissimo a risolvere la cosa, tu non hai neanche provato a far funzionare tutto questo ! - urlò la gotica esasperata voltandosi e tentando di andarsene, seguita da Trent che si era posizionato di fronte alla porta principale.
- L'avevo detto che non era una buona idea. - disse il punk prima di andare a pendere la giacca.

 

^^^^^^^^^

Courtney camminava spedita seguita da Duncan alle sue spalle, erano usciti dalla porta sul retro e la ragazza si dirigeva furiosa verso la macchina.

Duncan pensò che ce l'avesse con Gwen ma quando salì sull'auto l'ispanica chiuse la portiera con così tanta violenza da farlo preoccupare. Il ragazzo sospirò.
- Non dovresti arrabbiarti. -
- Davvero ? Dovrei essere felice che mi racconti bugie e che cerchi di decidere cosa è meglio al posto mio ? -
- Volevo solo far tornare le cose come prima .. -
Court si massaggiò le tempie agitata e tentò di frenare le lacrime che stavano per scenderle lungo le guancie. Il ragazzo le poggiò una mano sulla spalla tentando di calmarla.
- Quando mi hai detto che mi ami .. Sapevo che era solo questione di tempo prima che tu rovinassi tutto. -
- Rovinare tutto ? Io ti ho perdonata per quello che hai fatto .. - rispose il punk ferito.
- Aspetta, tu hai perdonato me ? -
- Credevo che tu fossi cambiata, noi ci siamo lasciati perchè .. -
- Tu mi hai tradita. - sibilò la ragazza concludendo la frase al posto suo. - Questo non conta nulla ? -
Duncan distolse lo sguardo e smise di toccarle il braccio.

- Non possiamo andare avanti così .. -
- Che stai cercando di dire ? - domandò il ragazzo.
- Cerco di dire che siamo un disastro. Di quanti fallimenti hai bisogno per capire che non può funzionare ? Non siamo fatti per stare insieme. -

Courtney uscì dall'auto senza voltarsi indietro sfuggendo alla presa del ragazzo che aveva provato a fermarla. - Court fermati ! Che vuoi fare ? -
La ragazza lo ignorò e camminò spedita verso il lago di fronte a sè, stava scappando da lui e dal dolore che le aveva procurato. Il cielo grigio annunciava pioggia e le goccie d'acqua le bagnavo i vestiti e la pelle confondendosi con le sue lacrime salate.
Duncan era rimasto immobile ad osservarla da lontano, non era riuscito a fermarla e restava fermo e impotente mentre la guardava camminare decisa e ferita lontano da lui e dal suo amore.

Credeva davvero che le cose avrebbero funzionato, non voleva lasciarla andare, non voleva rinunciare a lei, lei che lo faceva sentire per la prima volta degno dell'amore di qualcuno.

Ma sapeva di non doversi preoccupare *Courtney tornava sempre indietro.


















 

 

 

* Con la frase -Courtney tornava sempre indietro- ne approfitto per citare la meravigliosa storia di Nackros "She always come Back" cercatela ..

 

 

 

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Capitolo 12
*** Girls United ***


E poi bò .. il tuo recensore preferito ti ignora e non commenta il tuo ultimo capitolo. Che depressione !
In ogni caso dopo essermi resa conto che ormai le vacanze sono finite e che devo uscire dalla modalità stand by ho deciso di aggiornare.
Sappiate che quello che state per leggere e lievemente sdolcinato ed esageratamente surreale.
Vorrei soltanto dirvi che le vostre recensioni mi tirano sempre su di morale e spero che recensirete numerosi.
Buona Lettura
HONEST

 

 

Girls United

 

 

Courtney aveva camminato sotto la pioggia per qualche minuto, finché stanca e arrabbiata non si era fermata per osservare il suo riflesso nel lago poco lontano dalla casa di Trent.
 

La ragazza gli era saltata al collo colma di gioia e l'aveva stretto il più forte possibile.
"Calma principessa. Non ci vediamo solo da qualche settimana. " provò a dire lui soffocato dal suo abbraccio caldo e tenero.
Court si allontanò per fermarsi a pochi centimetri dal suo viso.

"Mi dispiace. L'isola dei perdenti è stata un vero schifo. "
Duncan sorrise con dolcezza.
"Devo dedurre che ti sono mancato ?"
Lei nascose il viso contro il suo petto provando a ignorare il rossore che le aveva colorato le guancie. Il ragazzo la strinse più forte come per paura che lo abbandonasse e con delicatezza le alzò il mento con un dito, costringendola a guardarlo negli occhi.
"Tu mi sei mancata." sussurrò prima di baciarla e ricordarle perchè quel soggiorno senza di lui era stato così triste.

 

 

Courtney si distrasse dai suoi pensieri sentendo le urla che provenivano dalla casa del chitarrista a pochi passi da dove si trovava in quel momento. Si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si avvicinò in silenzio alla villetta bianca fino ad arrivare al portico.
- Gwen mi dispiace tanto non credevo che sarebbe finita così .. -
- Ma che pensavi di fare ? Far tornare tutto esattamente come prima ? Avremmo dovuto fingere che non sia successo niente solo per far avverare le tue fantasie ? - la voce della gotica si spezzò con un singhiozzo alla fine della frase.
- Ti prego ascolta .. - implorò Trent in un sussurro.
- No. - rispose decisa la ragazza. - Sono stufa di ascoltare, ho bisogno di stare sola. -
Poi ci fu il silenzio e il cigolio della porta che si apriva sbattendo, Gwen usciva sotto la pioggia anche lei in lacrime. Il ragazzo non cercò di fermarla la lasciò andare senza alcuna protesta e la guardò scendere i pochi gradini che la separavano dal fango del giardino. Gli occhi di Court incrociarono quelli di Gwen, entrambe stavano piangendo, entrambe erano stravolte.
La gotica si asciugò una lacrima con la manica della maglia e le fece un cennò, come a chiamarla. L'altra uscì dall'angolo dietro al quale era e si avvicinò titubante. Dopo poco sentì la voce roca dell'altra accanto a lei pronunciare :
- Ti do un passaggio con la mia macchina vieni. -
- No grazie. - rispose l'ispanica volgendo lo sguardo verso il lago azzurro.
- Non era una domanda. - puntualizzò Gwen prendendole la mano. Court si lasciò guidare fino all'auto parcheggiata poco distante dalla casa di Trent. Le due entrarono nell'abitacolo ormai completamente fradice e distrutte dal maltempo. Il cielo si stava rischiarendo e le ragazze sembravano guardarsi perplesse e indecise.

Gwen mise in moto solo dopo qualche momento passato ad asciugarsi gli occhi.
- Hai sentito tutto ? - chiese a Courtney senza guardarla neanche per un'istante.
- Sì. Sei stata dura con Trent. -
- Dov'è Duncan ? - chiese ancora la gotica ignorando i suoi commenti.
- Credo che sia finita. - rispose l'ispanica con un velo di malinconia nella voce.
- Noi due siamo finite. - replicò l'altra accennando un mezzo sorriso.
Percorrevano l'asfalto mentre il sole spariva all'orizzonte, la pioggia l'aveva reso scivoloso e nessuna delle due si sentiva davvero al sicuro, non tanto per la strada pericolosa ma per la compagna di viaggio che aveva accanto.

Courtney si voltò per osservare Gwen alla guida, aveva sempre pensato che lei fosse una ragazza sicura di sè, una ragazza che nessuno avrebbe mai fatto piangere e ora mentre la osservava vedeva i suoi occhi lucidi e arrossati a causa del pianto.
- Sono stufa di litigare. - le disse con un filo di voce.
- Anche io. - rispose la ragazza incrociando il suo sguardo.
Court sorrise debolmente. - Amiche ? - chiese con dolcezza.
- Amiche. - confermò l'altra stringendole la mano.
Si sorrisero sinceramente per la prima volta dopo tanto tempo e proseguirono il viaggio più rilassate e calme, chiacchierando e raccontando le loro esperienze con i ragazzi anche dopo il reality. Erano quasi giunte a destinazione quando un barlume di entusiasmo invase gli occhi dell'ispanica.
- Dobbiamo farli tornare ! - esclamò soddisfatta mentre Gwen svoltava a sinistra.
- Lo so. Ma come ? -
- Una festa ! -
- Parli come Geoff .. - constatò alzando gli occhi al cielo.
-
É
stata una festa a farci riunire, sarà una festa a farlo di nuovo. -
- Sicura di sentirti bene ? Hai una luce folle negli occhi .. -
Courtney rise eccitata. - Vedrai sarà grandioso. Occupati degli inviti io avviso il nostro festaiolo. -
- Sei fuori di testa. - concluse la gotica nascondendo un sorriso.

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Let's Get Party - Second Act ***


Sono certa che stentate a crederci ma sono ancora viva !
Scusate il ritardo ma il greco antico sta cercando di farmi fuori ...
Questo capitolo è strapieno di sdolcinatezze perciò attenti a non farvi cariare i denti, vi giuro che aggiornerò di nuovo appena sarà possibile per ora perdonate il ritardo e Sappiate che vi adoro e che non vedo l'ora di sapere che ne pensate.

Buona Lettura
HONEST

 

 

 

Let's Get Party – Second Act
 

 

- Sei stato molto gentile a prestare la casa alle ragazze Geoffy ! - esclamò Bridgette esaltata, alzando il volume della musica e facendo vibrare i vasi di porcellana sopra il caminetto.
- Piccola non potevo non aiutarle ad organizzare una mega festa !! - enfatizzò il ragazzo lanciando il cappello in aria e prendendo la rincorsa per tuffarsi in piscina. Spruzzi d'acqua gelata colpirono i ragazzi sul bordo che decisero di unirsi al divertimento tuffandosi anche loro.
Gwen osservava la scena in un'angolo del giardino, ripensando a quanto odiava quelle feste scatenate per adolescenti su di giri. In verità Courtney aveva praticamente organizzato tutto e lei era finita in disparte, lontano da tutti, con in testa mille pensieri e centinaia di preoccupazioni. Non era facile fingere che andasse tutto bene, Trent le mancava e si sentiva in colpa per averlo trattato in quel modo, aveva spedito un migliaio di inviti, perfino agli sconosciuti ma Duncan e Trent non avevano dato nessuna conferma. Per un attimo ripensò a quei momenti passati assieme al chitarrista, al modo in cui sorrideva, alla sua voce dolce e gentile e alle sue canzoni così belle e sincere.
Vide in lontananza il profilo elegante ed esile di Courtney così bella e sicura di sè, tentò quasi invano di reprimere l'invidia nascosta che sentiva riaffiorare nel petto. L'ispanica indossava un abito rosa scuro di chiffon e seta, che le accarezzava delicato le coscie fermandosi appena sopra il ginocchio, era senza spalline e corredato da un nastro spesso che le cingeva la vita. Probabilmente idossato da qualcun'altro sarebbe potuto sembrare provocante ma su Courtney era solo elegante e affascinante. Gwen quella sera non potè non complimentarsi con lei per la bellezza e la luce che irradiava, sentendosi un po' inadeguata nel suo abito turchese e nero, di qualche centimetro sopra il ginocchio, a strisce diagonali di diversa proporzione fra loro, con delle sottili spalline nere che si abbinavano al suo ciondolo argentato, il suo preferito. Court ricambiò il complimento lusingata iniziando a cercare con lo sguardo i ragazzi fra la folla. Entrambe erano agitate, anche se non lo davano davvero a vedere. Gwen continuava a rossicchiarsi le unghie mentre l'amica era andata a prendere da bere e per un attimo soltanto si sentì felice di non essere da sola in mezzo a quel caos.
Courtney era arrivata alla solita gigantesca bacinella colma di punch rossastro e stava versandone un po' nel suo bicchiere quando i suoi occhi incontrarono quelli di uno degli ospiti che la gotica aveva invitato sicuramente ignara di tutto.
- Alejandro .. - sibilò con un sussurro. Lui le sorrise come se niente fosse e le si avvicinò senza alcun imbrazzo. La ferita che Duncan gli aveva procurato sul volto era molto più chiara rispetto all'ultima volta che l'aveva vista e i suoi occhi ammaliatori scrutavano avidi il suo corpo.
-
Mi Hermosa !
- esclamò a pochi passi da lei. La ragazza evidentemente scossa indietreggiò di pochi passi dando un'occhiata disperata alla porta di fronte a lei. Alejandro sembrò aver colto il timore nei suoi occhi e le passò un braccio intorno alla vita, lei si scostò a disagio e incrociò le braccia attorno al petto.
- Non credevo che mi avresti invitato .. - continuò lui suadente.
- C'è chiaramente stato un errore. - commentò a bassa voce.
- Volevo scusarmi per il nostro ultimo incontro. -
- Davvero ? - chiese lei ancora diffidente.
- Potremmo riprenderlo da dove l'abbiamo lasciato. - propose avvicinandosi pericolosamente alla ragazza. Lei riusciva a sentire l'odore acre ed aspro della sua colonia, in quel momento sentiva la nausea salirle in gola. - No, grazie. - rispose facendo per voltarsi ma venne bloccata dal ragazzo.
- Andiamo
Querida .. - insistette lui con voce roca.

Court si sentì stravolta, non aveva la forza per respingerlo e non aveva il coraggio per chiedere aiuto, guardò ancora la porta per l'ennesima e bisognosa volta e sentì una voce alle sue spalle.
- Ha detto no. - disse deciso il ragazzo dietro di lei che l'aveva liberata con estrema facilità dalla presa dell'altro.
- Duncan ! - constatò Courtney voltandosi e lanciandogli le braccia al collo, lui rispose rigido a quell'abbraccio, mentre l'antagonista argentino si era già dileguato. Il punk la condusse in giardino e lasciò che si sedesse sotto il portico poco lontano da lì. Si guardarono per qualche istante un po' a disagio e sorpresi di trovarsi quella situazione.
- Mi dispiace. - disse Duncan dopo poco.
- Anche a me. - rispose Court sentendo un brivido accarezzarle la schiena. Il ragazzo scivolò sul posto accanto al suo e le offrì la sua giacca.
- Puoi perdonarmi, anche se hai pianto per me ? -
- Quando piangi sotto la pioggia non conta, le lacrime si confondono sempre con l'acqua .. -
Il punk le accarezzò il volto con il palmo della mano.
- Grazie, per tutto. -
Lui sorrise e le spostò una ciocca di capellli dietro l'orecchio per poi avvicinarsi e baciarla con dolcezza. La ragazza allontanò il viso dal suo per sussurrare :

- Che cosa mi avevi detto l'ultima volta ? -

Duncan sembrò spiazzato e lei sorrise.
- Sì, ora ricordo .. Ti Amo anchio. - disse prima di riprendere a baciarlo con maggiore entusiasmo e trasporto.

Si strinsero in un abbraccio e restarono in silenzio ad osservare la luna sopra di loro.

 

^^^^^^^^


- Festa noiosa ? - chiese Trent sorprendendo Gwen intenta ad osservare Bridgette e Geoff che si imboccavano con un vassoio di patatine fritte.
Lei si illuminò. - Ora non più. - disse sorridendo.
- Sei bellissima. - osservò il ragazzo porgendole la mano e conducendola lontano dalla musica assordante. Gwen d'improvviso si sentì come la prima volta che lo aveva conosciuto, indifesa e vulnerabile, felice e spaventata. Lo guardò negli occhi acquistando sicurezza ad ogni passo, non c'era niente che la faceva sentire meglio di Trent, niente che la rendeva più entusiasta, niente che calmava la sua rabbia verso il mondo che continuava a portarle via tutto ciò che amava.

Finirono sul prato verde dietro la casa del festaiolo e la gotica si tolse le scarpe, lasciando che i ciuffi d'erba verde le solleticassero i piedi, si sedette a terra per poi distendersi supina. Trent la osservava a pochi passi da lei e aveva riso nel vederla così rilassata e libera.
La imitò allungandosi accanto a lei con naturalezza e senza imbarazzo.
- Ricordi ? Come la sera della maratonotte .. - commentò Gwen avvicinando la mano a quella di Trent e ammirando il cielo stellato sopra di lei.
- Già .. Credo di essermi innamorato di te proprio quella sera .. -
Lei rise per poi tornare seria. - Ho esagerato vero ? -
- No, è stata colpa mia. -
- In ogni caso io e Court siamo tornate amiche perciò .. puoi smetterla di inventarti piani geniali. -
Il chitarrista allargò la sua espressione in un sorriso.
- Credi che io sia geniale ? - domandò girandosi su un fianco.
Gwen fece lo stesso. - No. Credo che tu sia un'idiota. -

Le ultime parole che sussurrò prima di baciarlo accarezzandogli e spettinandogli i capelli corvini.

Ora sembrava tutto perfetto, meravigliosamente perfetto.
La ragazza poggiò la testa sul suo petto e lui le cinse la vita delicatamente, restarono lì per diverso tempo ad osservare il cielo e la notte che li avvolgeva.
- Trent ? -
- Sì ? -
- Anchio Ti Amo. - disse la gotica con un filo di voce baciandolo ancora una volta.

 

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Capitolo 14
*** After the Pigs have Partied this is what Remains ***


Chi non muore scrive fanfiction !
Eccomi di nuovo con breve e sconquassato aggiornamento, sono schifosamente in ritardo e chiedo infinitamente perdono a voi cari lettori ...
Ringrazio tutti voi per l'ennesima volta, riuscite sempre a stimolarvi e a rendermi felice.
Il titolo di questo capitolo (<-- RIMA !) è la scrausa traduzione di "Dopo che i maiali hanno fatto festa questo è quello che resta." Dio benedica GoogleTranslate.
Perdonate il fatto che non è lunghissimo ma non è stato facile trovare del tempo per scriverlo.
Un ultima cosa, ho sentito qualcuno nelle recensioni parlare di "avvicinamento alla fine", mi dispiace per voi ma siete fuori strada, continuerò questa dannata storia fino alla morte dei personaggi se è necessario e in ogni caso voi lo leggereste un continuo ?
Dopo questa vi lascio e vi auguro
Buona Lettura
HONEST

 

 

 

 

After the Pigs have Partied this is what Remains

 


Una volta terminata la festa Geoff aveva salutato tutti, riaccompagnato a casa Bridgette e cacciato gli amici ubriachi dal divano. Era quasi certo di non aver dimenticato nulla a parte i quattro piccioncini accoccolati sul retro, Duncan e Courtney si erano aggiunti alla gotica e al chitarrista poco dopo la loro riappacificazione e si erano seduti anche loro sul suolo soffice per osservare le stelle e il blu intenso della notte. Le ragazze avevano chiuso gli occhi per prime e senza rendersene conto i ragazzi le avevano seguite inconsciamente.
Il festaiolo aveva trovato quell'insolito gruppetto addormentato e per un attimo aveva sorriso teneramente pensando che era anche un po' merito suo se i suoi amici si erano riuniti con un bel lieto fine. Rimase a guardarli con un sorriso quasi beato che si strasformò lentamente in un' espressione seccata quando si ricordò le parole che l'ispanica aveva pronunciato con tanta convinzione.

- Ti prego Geoff, prometto che rimetteremo tutto in ordine, io mantengo le promesse. -
Il biondo a malincuore, ma non poi così tanto, sfoderò uno dei suoi ululati migliori.
Courtney fu la prima a balzare in piedi come un soldatino sull'attenti, Duncan aprì gli occhi stiracchiandosi leggermente e Trent accostò il viso a quello di Gwen per svegliarla senza farla sobbalzare.
Non servirono a nulla i discorsi da avvocato di Court o le proteste sentite di Gwen, le due si ritrovarono vestite come cameriere a pulire quel porcile.

La casa era completamente sottosopra : le pareti piene di macchie scure, i divani rovesciati, le tende cadute, il televisore in mille pezzi, la vasca da bagno in salotto e il cibo sparso in terra.

Geoff guardò accigliato Gwen e Courtney che stringevano fra le mani due giganteschi sacchi neri per la spazzatura coordinati, per così dire, a un paio di lunghi guanti gialli.
- Mi dispiace ragazze ma le promesse vanno mantenute. - sentenziò il ragazzo lanciando loro una scopa. Courtney la schivò piegandosi indietro.
- Non siamo state noi .. - si giustificò Gwen spostando lo sguardo verso Duncan e Trent appoggiati accanto alla porta a vetri semi distrutta. Si erano offerti di dare una mano ma non ne sembravano poi così convinti.
- Sentite i miei torneranno domani sera e io ho dato una festa solo per farvi contente perciò non intendo pulire questo porcile ! Se vi serve qualcosa mi troverete da Bridgette. - detto questo non aggiunse altro e se ne andò con la minaccia di tornare la mattina dopo. Appena chiuse la porta alle sue spalle, Duncan indietreggiò di qualche passo, qualcolando il tempo che avrebbe impiegato per raggiungere di corsa l'uscita, ma Court sembrò leggergli nel pensiero.
- Vuoi che usi questo sacco per occultare il tuo cadavere ? - domandò irritata.
- Rilassati principessa, sono solo un paio di stanze. -
Trent alzò gli occhi al cielo, probabilmente avrebbero passato tutta la notte fra detersivi e spugnette, impegnati a scrostare i mobili delle camere da letto. Non era esattamente la serata che si aspettava, voleva che lui e Gwen trovassero del tempo per stare soli ancora un po', voleva cantarle qualcosa o cenare insieme o prenderla per mano e portarla ...
- Allora è finito il tuo monologo interiore ? - interruppe Duncan* notando la sua espressione assente, mentre gli porgeva sgraziatamente un secchio d'acqua sporca. Il chitarrista si limitò a sospirare e ad afferrare il mocio per poi mettersi a pulire come i suoi compagni del resto.
- Mi sembra di essere tornata di nuovo a Wawanakwa, ma forse li i bagni erano più puliti. - commentò schifata la gotica mentre osservava un qualcosa che ormai non poteva più essere definito gabinetto.
- Siamo state fortunate, Owen avrebbe potuto mangiare il Chili* che ha portato Beth. - disse l'ispanica.
- Come diavolo ha fatto a non vederlo ? - domandò Gwen.
- L'ho sigillato e nascosto sul ripiano più alto della libreria. - rispose soddisfatta l'altra.
Entrambe risero per poi essere interrotte da un suono stridulo e fastitiodoso proveniente dal ripostiglio proprio sotto le scale.
- Duncan non sei divertente ... - si schernì Courtney percorrendo sicura il coridoio e di seguito le scale, dirigendosi sicura verso la porta e aprendola di scatto seguita da Gwen alle sue spalle.
- Oh Mio Dio ! - urlarono le ragazze all'unisono.
Trent e Duncan nel frattempo erano emersi dalla cucina e avevano seguito le urla preoccupati.
- Che cosa ?! Un maialino ? - esclamò il musicista non credendo ai suoi occhi.
Il punk tratteneva a stento una risata e la gotica restava interdetta sul da farsi.

A quanto pare quella casa era davvero un porcile !
Il maialino grugnì ancora una volta, più forte di prima e alzò una delle zampette paffute e rosee, era riuscito a salire su una pila di scatoloni ammuffiti ed era vicinisimmo ai fili scoperti della corrente. Alzò di nuovo la zampa nel tentativo di scendere e colpì l'impianto elettrico, scottandosi e facendo saltare la luce in tutta la casa.
Il buio più totale assalì tutti e quattro, cinque compreso il maialino, e per qualche istante infinito calò il silenzio.

 

 

 

 

 

 

 

 

* Non so perchè ma stasera tutti leggono nel pensiero a tutti ...
Diciamo che Duncan aveva colto l'espressione assente di Trent e se ne è uscito con quella domanda molto azzeccata.
*Forse non tutti lo sanno ma il Chili è un piatto a base di carne e fagioli rossi, di solito molto piccante.







 

 

 

 

 

 

 

 

 

Momento Sclero  (non siete obbligati a leggerlo)

 

Tornerà la luce ? Che domande non puoi narrare una storia al buio i lettori non potrebbero ammirarmi.
Justin ! Tu nemmeno ci sei in questa storia !
Dovrei esserci !
Sparisci .. o inserisco una scena dove tutti piangono la tua morte.
Certo che oggi siamo acidi ...

JUSTIN !!
Forse è meglio che vada ...
Sì, forse è meglio. Stavo dicendo ...
Riuscirò ad aggiornare prima della fine del mondo ?
La scuola smetterà di rompermi l'anima ?
Continuerò a scrivere questi "scleri" inutili alla fine di ogni capitolo ?

Scopritelo in un altro contorto aggiornamento !

 

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Capitolo 15
*** Black Blackout ***


Cari lettori, corroboratevi ! (No, non ho idea di cosa significhi !)
Sono tornata finalmente ad aggiornare dopo un numero di giorni più o meno accettabile.
Direi di cominciare specificando che il capitolo ruota in parte intorno a Gwen, perciò visto che è già capitato, se il suo personaggio non vi piace evitate di lasciare recensioni negative della serie :

"Il capitolo è scritto bene ma io sono un'Anti - Gwen ! BUUU" Non è certo colpa mia se non la sopportate ! Non sfogatevi contro i miei capitoli ! uff ...
Scusatemi ma mi sentivo di dirvelo, ignoratemi. Inoltre non mi riferisco a questa storia con quel "è già capitato" dunque non era una critica a voi, persone meravigliose che leggete, recensite e mi sopportate. Che dite la pianto ? Sì, sarebbe anche ora.
Comunque volevo aggiungere un paio di informazioni sul maialino del precedente aggiornamento, è una femmina, si chiama Ortensia e dopo il blackout è rimasta chiusa nello stanzino sotto le scale, sappiate che nessuno si curerà più di lei.
Prima di lasciarvi, aggiungo che questo è uno di quei capitoli in cui fondamentalmente non succede niente ma che sono importantissimi per il corso della storia, secondo me poteva essere più ... non trovo l'aggetivo ma scommetto che uno di voi ci penserà al posto mio.
Buona Lettura
HONEST

 

 

 

 

 

Black Blackout

 

 

Le servì un po' di tempo per abituarsi al buio intorno a lei anche se le piaceva l'oscurità, la faceva sentire al sicuro da sempre, era come se preferisse spegnere la luce per non vedere quello che la circondava. In ogni caso quello non era il suo primo blackout aveva vissuto una situazione simile quando aveva circa dodici anni, lei e suo fratello erano rimasti soli in casa e un fortissimo temporale aveva spezzato un albero che cadendo aveva danneggiato uno dei cavi della luce, aveva avuto paura e per la prima volta si era sentita isolata, un' emozione che con il tempo avrebbe imparato ad accettare e anche ad amare.


"Gwen ?" la mano del bambino cercò la sua stringendola più che poteva.
Gwen non rispose, aprì bocca per farlo ma le parole sembravano essersi improvvisamente congelate.
Strinse la mano del fratello per rassicurarlo e tentò con difficoltà di muovere qualche passo verso la porta di servizio della cucina.
Il ragazzino rimase immobile rifiutandosi con un flebile mugolio di spostarsi verso l'uscita.
"Gwen ho paura." sussurrò ostinandosi a trattenere le lacrime.
Lei si accovacciò per arrivare alla sua altezza e gli rivolse una carezza amorevole appena sopra la spalla. Nella penombra riuscì a vedere il viso del piccolo più rilassato.
"Sono qui." Si limitò a dire. "Non c'è niente di cui aver paura"
Si rimise in piedi e tornò a brancolare nel buio stringendo gli occhi nel tentativo di vedere meglio.
"Gwen ?" sentì chiamare ancora.

 


- Gwen ? - la voce di Trent la riportò alla realtà. La ragazza si voltò e cercò il suo corpo caldo per stringersi a lui e essere rassicurata. Il ragazzo le prese la mano fredda con dolcezza e la circondò in un abbraccio tenero. Era questo che amava di lei il fatto che riusciva ad essere forte e allo stesso tempo bisognosa di qualcuno che si prendesse cura di lei. La gotica si alzò in punta di piedi per avvicinarsi al suo viso e posare un bacio silenzioso sulla sua guancia, per poi lasciarsi andare alle lacrime dovute al terrore dei ricordi che le annebbiavano la mente.
Courtney si era resa conto di quel momento intimo tra i due e avendo trovato Duncan prima dell'amica lo aveva stretto timorosa mentre lui si frugava le tasche alla ricerca del suo accendino.
Quando lo trovò lo fece scattare, provocando un bagliore di luce rossastra che illuminava il profilo dei suoi compagni, vide Courtney stravolta avvicinarsi alla parete dietro di lei appoggiandovi la schiena, le accarezzò i fianchi per farla sentire più protetta e cercò con lo sguardo un punto di riferimento.
- Ci deve essere un generatore di riserva .. - osservò Trent avvicinandosi alla luce flebile e tremolante della fiammella.
- Forse nel seminterrato .. - ipotizzò Duncan muovendo qualche passo nel tentativo di aggirare il divano alla sua sinistra. Gwen che nel frattempo sembrava essersi tranquillizzata si allontanò dal chitarrista per raggiungere Court che le aveva cinto le spalle nel tentativo di farla sentire meglio. Nessuna delle due era abituata a quel tipo di affetto, adesso erano amiche ma questo non cancellava il fatto che non erano solite lasciarsi andare a pettegolezzi o smancerie. Nonostante ciò l'ispanica aveva colto subito il mal essere dell'altra e si era sentita in dovere di sostenerla, Gwen sembrava tirare fuori il lato protettivo di Courtney, quello che aveva lasciato in un angolo per paura che gli altri la considerassero una debole, era un bene e anche un male, dal momento che tirare fuori una parte di sè nascosta poteva sconvolgere se stessi e gli altri molto più di quanto si potesse pensare.
- Ci devono essere delle candele da qualche parte. - disse la gotica alzando gli occhi e scrutando il buio assoluto. L'amica estrasse dalla tasca il suo palmare per riporlo sconsolata dopo aver realizzato che non c'era campo in quel posto sperduto.
Trent si rese conto che la situazione era scomoda e sentì il bisogno di prendere il comando. Non capitava spesso che si sentisse così euforico, ma il suo lato nobile continuava a dirgli di fare qualcosa, così con un barlume di ingegno negli occhi esclamò :
- Dividiamoci. Io e Duncan andiamo a cercare il generatore nel seminterrato e Gwen e Courtney vedono se ci sono delle candele al piano di sopra.-
- Io ho un'idea migliore. Ce ne torniamo tutti a casa e domani chiamiamo Geoff. - contestò il punk scocciato dalla presa di posizione dell'amico.
- Geoff ci ammazzerà ! Non lo chiameremo, faremo come dice Trent io e Gwen ci faremo luce con il mio palmare. - rispose Courtney lanciando un'occhiataccia di disappunto al suo ragazzo.
Gwen che era rimasta fino a quel momento in silenzio prese le difese di Duncan facendo irritare visibilmente Court che incrociò le braccia al petto lanciandole uno sguardo straripante di risentimento. Trent sembrava decisamente a disagio e il punk si rese conto abbastanza in fretta della tensione che si era creata così accettò controvoglia di restare facendo felice la sua ragazza.
- Daccordo. - si era arresa al fine anche Gwen. - Ti accompagno. - disse poi rivolta a Duncan.
- Aspetta. - sentenziò l'ispanica. - Trent accompagna Duncan. -
- Courtney ho il terrore di salire le scale al buio quindi è meglio che Trent venga con te, e poi ho una certa esperienza riguardo impianti elettrici malandati posso essere di aiuto. -
L'altra digrignò i denti rabbiosa. - Credevo che i pipistrelli non avessero paura del buio .. - ribattè pungente girando la testa con fare drammatico.
- Smettila principessa, non puoi lasciarla in pace per una volta ? -
- Complimenti, la difendi anche ! -
- Ora basta. - intervenne Trent. - Se vuole andare con Duncan lasciala andare. Mi fido di lei. -
Gwen sorrise o almeno così sembrò al chitarrista che aveva deciso di dire la cosa giusta anche se in verità non era proprio quello che pensava, si fidava della sua ragazza ma sapeva anche il legame dei due era sempre rimasto forte e lo preoccupava un po' lasciarli soli ma Duncan era davvero innamorato di Court e aveva sofferto per lei, probabilmente avrebbero solo trovato occasione per chiarirsi. Courtney sembrò scossa dopo l'affermazione del chitarrista ma decise di dare fiducia anche lei al suo ragazzo e lo lasciò andare con la gotica, sperando che questa volta il sentimento d'amicizia fosse più forte almeno per l'amica. Prima di separarsi l'ispanica soffiò sull'accendino spegnendo la fiamma e lasciando interdetti la gotica e il chitarrista, trascinò Duncan in un bacio passionale e travolgente, tanto per ricordargli perchè avrebbe dovuto tornare da lei senza altri tradimenti, quando la fiamma si riaccese il ragazzo aveva un'espressione confusa e beata.
Dopo di che si separarono pronti a far tornare luce in quella notte oscura e tenebrosa non solo per colpa di quel nero blackout ma anche per gli animi in tormento di quei giovani innamorati.

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Faithfully Together ***


Un nuovo aggiornamento si fa vivo ...
Dopo aver letto le vostre numerose e inquietanti minaccie posso assicurarvi che le coppie non finiranno con lo sfaldarsi di nuovo. Detto questo approfitto del titolo del nuovo capitolo per citare una meravigliosa nuova autrice
Faithfully, mia cara amica che vi consiglio di cuore. Inoltre alla fine del testo ho introdotto una nuova formula di narrazione, la metalessi cioè l'intrusione dell'autore, ma non so se continuerò ad usarla perchè non mi convince molto.
Fatte le dovute precisazioni vi lascio alla lettura molto più lunga della precedente, grazie a tutti per il vostro sostegno.
Buona Lettura
HONEST

 

 

 

 

 

 

Faithfully Together

 

 

- Credo di aver trovato qualcosa. - disse Courtney mentre frugava sotto il letto. Trent era dietro di lei e guardava accigliato il suo riflesso scuro allo specchio.
- Era ora, sei lì sotto da una vita. -
- Ecco ! - rispose la ragazza lanciandogli una torcia malandata. Il ragazzo fu costretto a insistere un po' con l'interruttore per accenderla e quando ci riuscì la puntò contro Court che si avvicinò per alzarla verso il soffitto con un gesto stizzito. Si guardarono per qualche istante fino a che Trent non si sporse in avanti fissando un punto imprecisato sul volto di lei.
- Cosa ? - chiese la ragazza toccandosi il lato destro del viso.
- Aspetta. - la fermò il ragazzo che allungò la mano e le accarezzò la guancia color caramello. Courtney visibilmente imbarazzata rimase immobile cercando gli occhi verdi di Trent e arrossendo senza farsi notare per via del buio che li circondava. Non avrebbe mai osato dirlo ma era piacevole sentire il tepore caldo del palmo di lui che l'avvolgeva in una sorta di stordimento pacato.
- Che stai facendo ? - sussurrò come per paura che qualcuno la sentisse oppure solo perchè parlarne avrebbe reso quel momento fin troppo reale.
Il chitarrista fece un passo indietro. - Mi dispiace è che avevi una scia scura ... - tentò di giustificarsi indicandole la faccia a disagio.
- Deve essere la polvere. - rispose l'ispanica volgendo lo sguardo in basso. Questo le aveva ricordato Duncan e la sera dell'elezione del vincitore.*
Dopo qualche istante costernato da un silenzio innaturale e vacuo Courtney domandò :
- Cosa credi che stiano facendo Duncan e Gwen ? -
Trent rispose con un'alzata di spalle.
- Ti fidi davvero di lei ? -
- Tu ti fidi di lui ? - chiese girando la domanda alla ragazza.
- Ovviamente no ! - esclamò lei incrociando le braccia.
- È un vero peccato perchè ti ama sul serio ... -

Court sorrise ingenuamente mentre pensava a come avrebbe potuto ricompensare Duncan per la sua fedeltà. Sempre se le fosse stato fedele. Ad un tratto i pensieri dei due erano per quanto rivolti a persone differenti terribilmente simili. Lei e Trent non erano mai stati davvero amici, quello poteva essere l'inizio di un nuovo rapporto e la fine del vecchio rancore, quello che provava per la darkettona.

 

^^^^^^^^^

- Trovato ! - esclamò il punk indicando la scatola di metallo chiusa con un lucchetto e fissata al muro grigiastro e ammuffito.
- Togli quell'accendino o finirai con il dargli fuoco ... - ribattè Gwen inclinando la testa di lato.
Il ragazzo lo spense e glielo lanciò nella più completa oscurità, incredibilmente lei lo prese al volo riaccendendolo e facendo luce contro il lucchetto.* Duncan estrasse una forcina dalla tasca e iniziò a scassinarlo, lanciando ogni tanto occhiate furtive alla ragazza.
- Perchè ? - chiese infine a metà dell'opera.
- Perchè cosa ? -
- Perchè continui a stuzzicarmi ? -
La gotica sembrò non capire ma si rese conto di essere stata esageratamente misteriosa quella sera, insistere per andare con Duncan non era stata una mossa saggia o furba o anche solo studiata, le era uscito di bocca, probabilmente se fosse andata con Trent ora avrebbero già profanato il letto di Geoff ma forse quello non era il momento adatto per pensarci.
- Volevo solo .. -
- Mi dispiace. - la interuppe il ragazzo. Lei restò muta anche se avrebbe voluto chiedere il perchè o almeno capire quello di cui stava parlando ma lo lasciò continuare.
- Senti non volevo metterti nei guai, intendo quella sera sull'aereo e settimane fa quando ci siamo lasciati. - spiegò con calma. Gwen continuò a guardarlo alla luce chiara e delicata dell'accendino e non sapendo cosa dire gli poggiò una mano sulla spalla. Erano così vicini da potersi guardare negli occhi, sentivano i loro respiri contro le labbra e gli sarebbe bastato piegare la testa di lato per avere un contatto. In verità sembravano non essersene resi conto, il loro ultimo bacio era stato decisamente più passionale, era un bacio che portava a qualcosa di più, qualcosa che si era spezzato nel momento in cui Duncan aveva capito con chi avrebbe davvero dovuto stare.

Non si mossero, rimasero in quella situazione di stallo per un tempo che sembrava essere infinito.
Entrambi iniziarono a pensare se ne valese la pena, se davvero volevano complicare tutto di nuovo nello stesso modo in cui era iniziato tutto.
Il ragazzo voltò la testa da un lato e lei fece lo stesso. Volevano restare con chi amavano questa volta, non volevano rifugiarsi di nuovo in quella che sembrava essere la scelta più semplice, la strada più facile, l'amore che riusciva a non ferirli nel bene e nel male.
Questa volta sarebbero stati fedeli, fedeli a loro stessi e fedeli al loro cuore.
Fedelmente insieme fino alla fine.

- Dobbiamo tornare di sopra. - disse infine Duncan dopo aver riparato l'impianto e aver fatto scattare i primi interruttori. La luce tornò dopo pochi istanti illuminado i mobili ricoperti dalla polvere e il pavimento scricchiolante. Gwen annuì distrattamente e salì le scale due a due tornando al piano di sopra per abbraciare Trent che era seduto sul divano accanto a Courtney che aveva rivolto lo sguardo dietro la gotica alla ricerca del punk.
Quando lo vide emergere da quella sorta di cantina si alzò per abbracciarlo, in fretta e senza pensare. Lui parve spiazzato ma rispose a quell'affetto forse esagerato con lo stesso slancio. Si diedero un bacio fin troppo casto per i loro gusti e prendendosi per mano si sedettero accanto a Gwen e Trent che scrutavano inquieti il disastro che ancora li circondava.
- Dovremmo finire di mettere a posto. - osservò il chitarrista.
- Sono le tre del mattino ! - esclamò l'ispanica rivolta soprattutto a Duncan che avrebbe volentieri lasciato stare quella confusione per tornarsene a casa.
- Abbiamo promesso ... - ribadì Gwen alzando gli occhi al cielo.
I quattro sospirarono pesantemente, decisi nonostante tutto a rimettere in ordine la casa e a tornarsene a casa una volta per tutte.
Ora potrei continuare questa storia e raccontare del modo in cui spazzarono il pavimento, pulirono i bagni e lavarono i pavimenti ma visto che ci impiegarono tre ore circa salterei tutto ciò per dirvi che presto sarebbero tornati a casa.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

* Vedi il ricordo del capitolo 7 "Back to Home with Love".
Lo so sono ripetitiva ma mi sembrava un riferimento dolce per la Trentney, non sono carini ?

* Poteri da Pipistrello !

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Capitolo 17
*** I Guess that Before I Hear your Song I'll go to Vomit ***


Qualcuno ha aggiornato ...
Cominciamo con il dire che il titolo è la decisamente poco poetica traduzione di "Credo che prima di ascoltare la tua canzone andrò a vomitare."
Questo è un capitolo extra, cioè che non era compreso nella stesura originale del racconto e che ho voluto aggiungere per festeggiare le 100 recensioni !!
Non potete immaginare la gioia che mi ha dato arrivare alle mitiche tre cifre, so che è patetico ma mi rende comunque felice.
Grazie cari 100 lettori, siete voi che sfamate Ortensia.
Buona Lettura
HONEST

 

 

 

 

 

 

I Guess that Before i Hear your Song I'll go to Vomit

 

 

Courtney osservava distratta il paesaggio scorrerle sotto gli occhi dal finestrino dell'auto in corsa, restando in silenzio e guardando di tanto in tanto Duncan guidare concentrato. Gwen e Trent erano tornati a casa ormai da tempo e ora lei si chiedeva cosa fosse successo fra il suo ragazzo e la gotica nel momento in cui erano stati soli. Non voleva dubitare di lui, dopo tutti i litigi e i tradimenti voleva solo che fra loro tutto funzionasse. Guardò di nuovo il ragazzo che le rivolse un'occhiata ammicante stringendole la mano.

Court corrugò la fronte, poggiando la testa sul sedile con un lieve tonfo.
- C'è qualcosa che non va ? - chiese il punk accarezzandole il palmo gentilmente.
- Ecco .. - cominciò lei titubante. - Mi chiedevo cosa fosse successo con Gwen ... -
Lui sembrò irrigidirsi ma questo non scalfì la sua espressione rilassata.
- Niente. - disse avvicinandosi al viale di casa sua e parcheggiando l'auto.
- Aspetta perchè siamo a casa tua ? - domandò Court perplessa ma non troppo.
- Certo, immagino che tu preferissi dormire con Trent stanotte. - rispose lui pungente cambiando rapidamente argomento. Lei si rese conto del tentativo di sviare le sue domande ma non gli fece notare la semplicità della sua logica.
- In effetti è un ragazzo così affascinante e talentuoso e ... - venne interrotta dalle labbra di Duncan premute contro le sue con passione e forza, un bacio bisognoso e allo stesso tempo goffo, la mano di lui scese in fondo alla sua schiena e lei lo fermò decisa separando le loro bocche, dopo istanti troppo brevi. Gli uscì un mugolio contrariato che le piaque più di quanto avrebbe dovuto.
- Non ho intenzione di concedermi ancora una volta su questo sedile. - sentenziò la ragazza.
Lui rise sommensamente accarezzandole le labbra con le dita.
La lasciò andare e insieme si diressero in casa dove Courtney gettò distrattamente in terra la sua giacca e si diresse in camera da letto, lasciandosi andare sul moribido materasso e chiudendo gli occhi per qualche momento, in attesa che il ragazzo la raggiungesse o le saltasse addosso. Pensò a quanto le cose erano cambiate in quelle settimane e quanto aveva desiderato quel lieto fine, Gwen era di nuovo sua amica e questo le piaceva e in più Trent sembrava avvicinarsi a lei più di quanto non avesse mai fatto.

Si chiedeva quando tutto questo sarebbe finito, aveva imparato che la felicità non era eterna e che bisognava sempre stare in guardia perchè da un momento all'altro poteva succedere qualcosa che riusciva a distruggere i momenti che si era costruita con tanta fatiche e che le avevano fatto versare così tante lacrime. Questo valeva per il tradimento di Duncan, per l'abbandono di suo padre e per la fine della sua amicizia con la gotica. Ogni volta che le cose sembravano essere perfette e stabili, la vita sembrava dover erigere un muro fra lei e i suoi desideri come per ricordarle che la felicità non era contemplata costringendola a programmare disperatamente ogni secondo, per avere la vana illusione di avere il controllo su ciò che le accadeva.

Il punk si tolse la maglietta in coridoio lasciando che cadesse a terra silenziosa, rimbalzò mollemente sul materasso senza schiacciare la sua ragazza che si era lasciata sfuggire un sorriso malizioso. Erano uno sopra l'altra talmente vicini da sembrare una sola persona, Court disegnò dei piccoli cerchi sul petto del ragazzo poco prima di slacciarsi la camicia, rimanendo solo in reggiseno, lui si sporse in avanti per tracciare una scia di baci dal collo fino al petto quando la ragazza parve avere una scossa. Lo spinse velocemente dall'altro lato liberandosi di lui e correndo verso il bagno con un'espressione disgustata e contrariata allo stesso tempo, chiuse la porta con un rumore sonoro e si piegò sul water cominciando a vomitare. *

Duncan leggermente sorpreso dell'accaduto si avvicinò alla porta, bussando delicatamente.
- Posso entrare ? - chiese preoccupato.
- No ! - esclamò lei mentre apriva il rubinetto e si ripuliva la bocca con l'acqua fresca.
Osservò il suo riflesso allo specchio, chiedendosi cosa le fosse successo. Duncan non ne era rimasto scandalizzato , figuriamoci l'aveva vista fare decisamente di peggio ma tutto questo era strano per entrambi. Quando la ragazza uscì scivolò a terra poggiandosi contro la porta e il ragazzo fece lo stesso circondandola con il braccio.
- Sappi che se è una scusa per non fare sesso non mi arrendo così facilmente. - sussurrò baciandole la guancia. Lei sorrise debolmente nascondendo la testa fra la spalla e l'incavo del collo di lui.
Rimasero in quella posizione abbastanza a lungo cullati dal suono dei loro respiri.
- Credi che dovrei andare da un medico ? - domandò la ragazza alzando gli occhi.
- No. - disse baciandole la fronte.
- Una tachipirina ? -
- No. - continuò premendo le labbra contro la sua tempia.
- Forse un po' di ... -
- Sesso ? - concluse lui accarezzandole la coscia con un luccichio negli occhi che Court conosceva fin troppo bene.
La ragazza sorrise baciandolo con entusiasmo ancora divertita, nonostante l'accaduto. Si stesero senza accorgersene sul pavimento non troppo freddo e ripresero da dove avevano lasciato pochi minuti prima. I loro corpi intrecciati come le loro mani e i loro respiri confusi nel caldo paradiso che li univa.

 

^^^^^^^^^
 

Gwen era seduta sul divano bianco del salotto da circa dieci minuti, era lì intenta ad aspettare che Trent le facesse vedere la sua grande sorpresa, così lui l'aveva definita. Non si aspettava grandi cose, amava il modo in cui la feceva sentire speciale e non aveva bisogno di regali per capire quello che provava, l'amore l'aveva resa più dolce e forse anche più saggia.
- Sono pronto .. - disse la voce del ragazzo dal coridoio.
- Devo chiudere gli occhi ? - chiese lei scherzosa.
Trent rise e si diresse in salotto con la chitarra in una mano e il cuore nell'altra. Gwen sorpresa e incuriosita accavallò le gambe sporgendosi verso di lui pronta ad ascoltare ciò che aveva da dire.
- Volevo farti un regalo, qualcosa di speciale così ti ho scritto una canzone ... -
Lei sorrise imbarazzata e arrossì visibilmente mentre si mordicchiava le labbra. Il chitarrista attaccò a suonare una melodia dolce e carezzevole mentre la guardava intensamente cercando il suo riflesso in quegli occhi scuri che tanto l'avevano stregato.

 

Con queste poche parole
che provengon dal cuore
voglio dirti ciò che so.
Sono stato innamorato

e di te mi son fidato

perchè ti amo alla follia

e voglio che tu non vada via.
Via dal mio amore,

via da questo cuore che cerca solo te.
Mentre ti guardo dormire, sognare

voglio baciare le tue labbra
e sperare che tu sappia che

anche se sono lontano io credo in te
e sempre t'amo.*

 

Gwen scoppiò in un singhiozzo deliziato con le lacrime agli occhi. Quello era uno dei gesti più dolci, romantici e meravigliosi che il ragazzo avesse mai fatto per lei. Si alzò per abbracciare Trent liberatosi della chitarra e per baciarlo con trasporto e passione.
Barcollarono all'indietro cadendo con un piccolo rimbalzo sul divano del salotto, avvinghiati l'uno all'altra senza smettere di baciarsi, in pochi secondi si erano liberati dei vestiti di troppo strappandoseli di dosso nella foga del momento. Gwen sorrise piegando la testa di lato, dopo essersi allontanata dalla bocca di lui per riprendere fiato.
- A che stai pensando ? - chiese al ragazzo che stava sorridendo a sua volta.
- A te e a quanto mi è mancato tutto questo. - rispose sinceramente spostandole una ciocca di capelli bluastri dietro l'orecchio. Lei chiuse gli occhi e inspirò l'odore dolce della sua pelle, sporgendosi in avanti per baciarlo con dolcezza.

Avrebbe voluto che quel momento non finisse mai, avrebbe voluto avere un lasso di tempo infinito per potergli dire quanto l'amava. Tutto era meraviglioso, tutto era come doveva essere e niente sembrava poter rovinare quel momento. Gwen non aveva mai detto "ti amo" a qualcuno prima di Trent e lui era stato così comprensivo e dolce con lei quando le parole non avevano voluto uscire dalla sua bocca e si erano tramutate in consapevolezza e in un peso così lentamente ...
Non poteva essere così difficile, lei sapeva di amarlo, sapeva di volerlo dire ma da quando erano tornati insieme ogni volta che trovava il momento giusto qualcosa dentro di lei si bloccava.

Ma in quell'istante mentre assaggiava ancora una volta le sue labbra ripensando alle parole di quella canzone Gwen sembrò trovare tutto il coraggio che le era mancato fino a quel momento.
Scivolò delicatamente per riuscire a sedersi senza costringerlo ad alzarsi e lo guardò intensamente negli occhi color smeraldo e poggiò la fronte sulla sua.
- Ti amo. - sussurrò a bassa voce, per paura di essere ferita di nuovo.
Il viso di Trent si illuminò di un sorriso genuino e onesto. La baciò ancora una volta con maggiore trasporto e per diverso tempo le parole vennero sostituite dalle azioni e dai sentimenti che esse esternavano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* Vedete credo che si tratti di un'intossicazione alimentare dovuta a quello schifo di punch .. oppure no.

* Non giudicatemi ! Mi sono praticamente uccisa per scrivere due righe che potessero anche solo essere vagamente decenti. Apprezzate almeno l'impegno che ci ho messo ...
Con uno speciale ringraziamento a Faithfully come sempre il mio salvagente creativo.

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Capitolo 18
*** Oh Brother Help Me ! ***


Sono un disastro ...
Sinceramente non so cosa sto facendo, ho letto delle recensioni in cui si parlava del malessere di Court e non pensate di beccarvi qualche spoiler perchè la verità è che non ho idea di cosa abbia l'ispanica, devo ancora decidere. Questo capitolo mi è servito più che altro per dare ritmo al racconto mentre mi scervello per trovare una conclusione degna del suo inizio. Sarete felici o schifati del fatto che i miei scleri sono tornati e che Justin è veramente ... OINK ! OINK !
Sì, Ortensia come hai detto tu !
Vado talmente di fretta che non ho il tempo per ricontrollare il capitolo perciò mi scuso nel caso in cui troviate eventuali errori.
Buona Lettura
HONEST

 

 

 

 

 

 

Oh Brother Help Me !

 

Duncan strinse la ragazza contro il suo petto accarezzandole il corpo nudo.

- Non hai un bricilo di pudore. - sentenziò Courtney senza aprire gli occhi e afferrando la mano impudente del ragazzo che si era posata sul suo seno. Lui sorrise spontaneo baciandole la nuca e ponendosi sopra di lei sovrastandola senza fatica. Lei parve stranamente remissiva lasciandolo libero di fare ciò che voleva, una delle qualità che il ragazzo apprezzava di più in lei era la sua flessibilità a letto, non solo dal punto di vista anatomico, era stata una cheerleder, ma soprattutto per la sua disponibilità nell'assecondare le sue fantasie. Una volta le aveva confidato l'imbarazzante fantasia di vederla con l'uniforme da cheerleder bianca e rossa, top e gonna che le arrivava molto sopra il ginocchio. Court aveva riso di cuore a quella stramberia ma l'aveva comunque accontentato sorprendendolo piacevolmente. Duncan serbava ricordi piccanti di quella serata e spesso nei momenti di noia si trovava ad attingervi ripensando a quanto fosse fortunato ad avere una ragazza così splendida al suo fianco. Courtney lo vide assente e allungò la mano per prendere il palamre sul comodino accanto al letto dove erano finiti quella notte. Le 10.15, doveva pranzare con suo fratello fra un paio d'ore a casa sua e aveva bisogno di un passaggio veloce. Sbattè le ciglia guardando il punk con sguardo ammaliatore.

- Devo alzarmi .. - sussurrò scompiglandogli la cresta.
Lui sbuffò contrariato ma allentò la presa sui suoi fianchi lasciandola andare a fare una doccia e resistendo all'impulso di insaponarle la schiena. Rimase comunque in bagno e si sciacquò rapidamente il viso mentre l'acqua calda scorreva ticchettando sul piano in marmo della doccia.
- Ti senti meglio ? - domandò mentre metteva il dentrificio blu cobalto sullo spazzolino.
- Direi di sì, anche se questa mattina avevo un po' di nausea. -
- Forse dovresti davvero andare da un medico. - propose il ragazzo osservando il suo profilo da dietro il vetro opaco della doccia.
- Oppure potremmo fare sesso di nuovo ... - commentò lei strappandogli un sorriso.
Ci vollero pochi minuti per essere pronti ad uscire e Duncan si rifiutò più volte di partecipare a quel pranzo familiare dove si sarebbe di certo sentito a disagio.
Sapeva che il fratello di Court lo odiava, ogni volta che si incontravano era intento a profanare il corpo della sua dolce sorellina o a farla piangere sotto la veranda, non voleva certo ritrovarsi nella stessa stanza con lui, rischiava di trovare un pranzo avvelenato più che appetitoso.
- Come vuoi. - si arrese infine Courtney baciandolo sulla guancia e allacciando di seguito la cintura.
Tornare a casa dopo aver dormito fuori era sempre un po' strano per l'ispanica, era convinta che il fratello sapesse cosa avesse fatto e questo la metteva in imbarazzo senza alcun motivo troppo evidente. Arrivarono di fronte alla casa nel giro di qualche ora, il tempo sembrò comunque volare visto che appena saliti in macchina avevano già iniziato a battibeccare per poche banalità, pronti a fare pace in prossimità del vialetto di mattoni grigi.
I due si salutarono con un bacio frettoloso e la promessa di una telefonata così il punk se ne andò dopo averla vista entrare e abbracciare il fratello maggiore.
Courtney sorrise entusiasta di vederlo, la somiglianza fra i due era sorprendente, avevano gli stessi occhi castani e profondi e lo stesso profilo snello e aggrazziato. Chiacchierarono per un po' per sedersi poi a tavola e gettarsi sulle lasagne che avevano ricevuto dalla zia Lora da Barcellona.*

Il ragazzo la informò del tirocinio che aveva ottenuto alla studio legale più prestigioso della città e le chiese discretamente di parlare di Duncan, che intenzioni aveva, se studiava o lavorava, se la rendeva felice. La ragazza raccontò poco di lui, sapeva che il fratello lo detestava a priori, avendo visto come si era comportato nelle precedenti edizioni del reality, che ora aveva nuovi poveri concorrenti e un rinnovato doposhow condotto da Blainley. La conversazione si spostò sorprendentemente su Trent, Courtney fu informata della telefonata che il fratello aveva ricevuto dal chitarrista quella mattina.
- Quando gli ho detto che non c'eri mi è sembrato molto deluso. Devo aspettarmi un altro pretendente ? - domandò squadrandola.
- No tutt'altro. - rispose lei sorridendo.
- Mi ha detto che aveva una notizia importante da darti. Forse dovresti richiamarlo. - concluse prima di bere un altro sorso di aranciata.

Proseguirono allegramente quell'incontro fino a che Court non sentì il suo palmare vibrarle in tasca. Un messaggio da parte di Gwen, lo lesse in silenzio divertita da ogni esclamazione.
 

" Sono la musa ispiratrice del ragazzo più meraviglioso del mondo !
La sua casa discografica l'ha chiamato stamattina e vogliono fargli incidere un album di canzoni originali ! Non è grandioso ?
L'ho appena saputo.

Chiamami appena puoi !
Gwen "

 

- Qualcosa d'interessante ? - domandò il fratello spiando lo schermo del telefono dall'alto della sua spalla. Lei scrollò le spalle e lo rimise al suo posto.
Era davvero una bella notizia per Trent, se lo meritava era davvero pieno di talento e Gwen gli era stata vicino in questo periodo, così tanto da ispirarlo. Stupendo per loro e per chi gli voleva bene.
Nella sua mente si insidiò però il pensiero che quella mattina Trent avesse voluto dirle proprio questo, ma non ci rimuginò molto, era certa che il ragazzo avrebbe preferito dirlo prima a Gwen piuttosto che a lei, anche se l'amica le aveva detto di averlo appena saputo era convinta che qualsiasi notizia fosse quella da parte del chitarrista non era certo questa.

Dovevano festeggiare assolutamente, ma non la solita festa a casa di Geoff con le ragazze ubriache in piscina e i giocatori di football in camera da letto con la sgualdrina di turno. Pensava ad una cena magari in un ristorante elegante, qualcosa di serio, di importante, qualcosa da adulti. Avevano ventun'anni era quello il momento per crescere e andare avanti. Duncan l'avrebbe ammonita e corretta con la frase "è il momento di sperimentare", tirando fuori per l'ennesima volta la storia di lei e Gwen che provavano il suo letto nuovo.
Alzò gli occhi al cielo senza accorgersene e fece per sedersi sul divano in salotto quando venne colpita da un forte malditesta, la vista le si annebbiava e le gambe cominciavano a cedere.
Si ritrovò sul pavimento svenuta mentre il ragazzo la soccorreva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* Non credo che con il termine "ispanica" ci si riferisca a quella zona della Spagna, probabilmente si intende America del Sud o giù di lì ... In ogni caso ho citato Barcellona pensando a qualche caro parente, non dategli troppo peso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Momento Sclero

Oh Mio Dio !
Non preoccuparti per Courtney, sono certa che non è nulla di grave.
Stavo parlando dei miei capelli, ho ben sei ciocche fuori posto !
Justin sei un insensibile Courtney potrebbe avere un tumore o potrebbe addirittura essere morta !
Saresti così scema da far morire uno dei protagonisti ?
...
Come pensavo.
Potrei sempre far morire te !
Sto già morendo per colpa di questi capelli.
Siamo su una pagina d'inchiostro digitale, nessuno puo' vederti.
Cosa ? Ma io ho bisogno dei miei fan per vivere.
Qualcuno mi dia un'arma contundente.
Niente ammiratori ? Mi sto sciogliendo ! Mi sto sciogliendo !

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Catastrophic Dinner ***


 

Disclaimer (Recensione neutre o negative sul Disclaimer saranno malaccette !)
Spiego subito che questa non è una forma di offesa, ma mi sembrava doveroso fare qualche chiarimento ..

1.In questo capitolo ci sono due Scleri nonsense, non voglio sentire lamentele riguardo a questo.
2. Personaggi che non svengono ? Non posso promettervelo.
3. Che diavolo ha Courtney ? Non chiedetelo a me.
4. Stanno arrivando le news su Ortensia, vi terrò informati.
5. Non ho nulla contro gli ambulatori pubblici.



Dopo aver chiarito possiamo dire che Honest si è svegliata dal torpore secolare che l'avvolgeva e si è degnata di aggiornare !
Questo capitolo non è uno dei miei preferiti, anzi possiamo dire che lo detesto ma mi serviva per la grande sorpresa del prossimo aggiornamento.

Mi siete mancati in questi giorni e ci tengo a dire che le vostre recensioni sono fenomenali, mi sono divertita un mondo a rispondervi.
Spero tanto di non deludervi, la mia autostima sta vacillando ...
Inoltre voglio dirvi che dal prossimo capitolo inaugurerò l'Ortensia's Corner, angolino dedicato alla mia maialina che si alternerà ai momenti sclero.
Buona Lettura
HONEST

 

 

 

 

 

 

 

Catastrophic Dinner

 

Duncan era stato avvisato da una telefonata improvvisa durante il pommeriggio, poco dopo il suo ritorno a casa. Il fratello di Courtney era nervoso e sconvolto, sembrava dare i numeri e gli ci volle un po' per spiegare in quale ospedale si trovassero. Il punk era corso disperato per i coridoi fino a che non aveva trovato la sua stanza, Courtney era vestita e seduta su uno dei lettini mentre il medico di turno la visitava distratto, circondato da infermieri e specializzandi.

 

Aveva l'aria trasandata per essere un dottore, indossava una felpa arrotolata attorno al camice opaco, aveva i cappelli unti e ricci legati in un codino che si appoggiava sulla nuca e i jeans blu chiaro che sbucavano dall'orlo dell'uniforme.
Il punk noncurante della discreta folla abbracciò la ragazza e la baciò dolcemente. Lei sorrise ancora un po' scossa dall'accaduto. Il medico per nulla a disagio strinse la mano a Duncan cordialmente rivolgendosi poi alla ragazza con un sorriso accattivante.
- Signorina direi di non poterla trattenere. Abbiamo prelevato dei campioni per le analisi e le telefoneremo se salta fuori qualcosa di strano. Sono certo che alla sua età un calo di pressione occasionale può capitare. Il vomito deve essere stato causato da un'intolleranza, come ho già detto la informerò meglio nel caso in cui ci sia davvero qualcosa di grave. - le spiegò con ampi gesti delle mani.

Courtney aveva notato immediatamente il disordine sulla scrivania accanto al letto, le cartelle sparpagliate l'una sull'altra e qualche pastiglia colorata rovesciata distrattamente. Era certa che qualche paziente si sarebbe sentito diagnosticare una malattia rara solo per colpa di uno scambio di fascicoli, cosa che capitava di frequente in quel caos.
Odiava quel posto e non perchè fosse un ospedale ma perchè era un ambulatorio pubblico, evidentemente non c'èra stato tempo di portarla nella sua clinica privata, così quando aveva aperto gli occhi nel cuore della notte non aveva potuto nascondere al medico la sua faccia disgustata nel vedere le pareti incrostate da chissà quale porcheria.
Pensando questo l'ispanica annuì ubbidiente, fingendo abilmente di ascoltare gli sproloqui di quel povero medico, alzandosi poi lentamente.
Dopo la nottata che aveva passato lì dentro si era ripromessa di comprare un test per malattie veneree, per il semplice fatto che il suo caro fratellino aveva permesso alle infermiere di infilarle un camice semitrasparente e grigiastro, e di collocarla nel letto più remoto della stanza più disgustosa e umida di quel postaccio. Riflettendoci andando a letto con Duncan avrebbe dovuto pensarci molto prima, anche se non capiva cosa aveva fatto di così sbagliato per rotrovarsi in quella situazione, pronta per essere esaminata da aspiranti macellai che sognavano di fingersi medici.

Duncan le prese la mano e insieme uscirono dall'edificio grigio e rivestito di cemento e dopo aver salutato il fratello parlò rapidamente con il ragazzo riguardo alla cena che aveva in mente e si soffermò su Trent. Al punk non sembrò fare molto piacere.
- Forse dovresti lasciare che sia Gwen a occuparsene ... - provò a dire il ragazzo una volta tornati a casa.
La ragazza lo guardò inclinando la testa di lato, possibile che per una volta avesse detto una cosa giusta o vagamente sensata ?
Strano, non era questo quello che intendeva con "Duncan diventa più responsabile, una ragazza ha bisogno di certezze." oppure sì, neanche lei lo sapeva.
- Sarebbe un'idea carina ma ho già organizzato tutto, ho anche prenotato. -
- Cosa ? Hai passato la notte in ospedale a fare un regalo a Trent ? -
- No ! Mi tenevo occupata .. in qualche modo. -
In realtà aveva fatto un grande sforzo, ricordava ancora con quanta fatica era riuscita a trovare un fazzolettino di carta pulito da appoggiare sulla cornetta, il suo palmare le era stato tolto per registrarne il numero o qualcosa del genere, forse lo avevano sostituito con una patetica imitazione di seconda mano, al solo pensiero lo estrasse dalla tasca rigirandolo fra le mani.
Duncan non parve molto soddisfatto di quella disattenzione e della risposta sbrigativa che aveva ricevuto, ma lasciò stare, la gelosia non era mai stata una caratteristica propria della sua natura. Non avrebbe dovuto dare tanto peso a Trent, lui era innamorato della sua ragazza e non era tipo da tradire, inoltre Court era sempre nervosa dopo gli avvenimenti che la preoccupavano.

^^^^^^^^^

- Sto congelando ! - esclamò Gwen appena fuori dal ristorante.
- Sono certo che hanno un buon motivo per essere così in ritardo ... - aggiunse Trent cercando di scaldarla con un abbraccio da orso.
Lei poggiò il viso contro il suo collo e chiuse gli occhi facendo aderire meglio il cappotto al corpo.
- Non posso credere che abbia dato un solo nominativo ! - continuò la gotica irritata.
Si riferiva alla prenotazione del tavolo, Courtney aveva lasciato soltanto il suo cognome e dopo le sentite proteste di Gwen, lei e il suo ragazzo erano stati cacciati dal locale ritrovandosi al freddo, costretti ad aspettare i loro amici.
La verità era che Duncan e Courtney erano ancora in casa, lei a vomitare e lui a tenerle la testa spostandole i capelli dal viso. Non appena la ragazza ebbe finito si accucciò contro il muro e sospirò pesantemente, non poteva essere, insomma il medico l'aveva rassicurata e ora era lì pronta a costringere il suo ragazzo a reggerle la fronte in previsione dell'arrivo di un altro conato.
- Mi dispiace. - disse a mezza voce.
- Non importa, devo solo chiamare Trent e dirgli che non andiamo ... - rispose il punk scostandole una ciocca di capelli dal viso.
- Cosa ? No ! Sono pronta devo solo lavarmi i denti e prendere la borsa. - si affrettò a dire.
- Stai scherzando vero ? -
- Forza vai ad accendere il motore ! - esclamò lei balzando in piedi e afferrando lo spazzolino.
Duncan alzò gli occhi al cielo e decise di non intrapendere quella lite, almeno per oggi era stufo delle complicazioni.

Quando arrivarono davanti al locale con circa un'ora di ritardo, ricevettero le occhiate colme di risentimento degli amici. Il cameriere altezzoso li invitò a sedere al loro tavolo e Gwen non dimenticò di fulminarlo con una gelida occhiata. Conversarono per un po', ovviamente Trent era al centro dell'attenzione, non che a Duncan desse fastidio, aveva solo voglia di usare la forchetta per la pasta come un'arma. Strinse la mano di Court sotto il tavolo, come per paura che lei gli sfugisse. La ragazza gli rivolse un sorriso distaccato un attimo prima di allungarsi per prendere dalla borsa il suo palmare che aveva preso a squillare con insistenza. L'ispanica si inumidì le labbra prima di scorgere preoccupata il numero del suo medico.
Fece un respiro profondo e si affrettò ad andare in bagno.
In quel momento il punk avrebbe voluto seguirla ma pensò che lasciarla sola per qualche minuto l'avrebbe agitata di meno. Continuò a fissare l'entrata del bagno delle signore annuendo di tanto in tanto alle considerazioni di Trent sul comprarsi una sala d'incisione da collocare su un'aereoplano.

Passarono circa quarantacinque minuti prima che Gwen si chiedesse dov'era finita l'amica.
- Forse dovrei andare a controllare ...- osservò spostando la sedia.
- Vado io. - intervenne Duncan.
Era piuttosto preoccupato dai suoi continui malesseri, non si fidava della diagnosi superficiale fatta da un medico da ambulatorio e prevedeva già un eventuale svenimento. Tutto questo li stava sconvolgendo, la stava sconvolgendo, l'apprensione che ora provava nei suoi confronti cresceva di minuto in minuto. Come poteva aiutarla se non sapeva cosa avesse ?
- Non puoi entrare nel bagno delle ragazze. - disse la gotica interrompendo il flusso dei suoi pensieri sgraziatamente.
- Non credo che mi faranno la multa. - ribattè lui riducendo gli occhi a due fessure.
- Io sono la sua migliore amica ...- sentenziò lei inclinando la testa.
- Io sono il suo ragazzo .. -
- Sentite ... - provò a dire Trent nel tentativo di evitare una guerra già annunciata.

I due lo ignorarono completamente continuando a tirare in ballo nuove ragioni, fino a che il chitarrista esasperato dal clima che si era appena creato si alzò pasando inosservato e si diresse verso il bagno delle ragazze, voleva comunque parlare con Courtney quella era solo un'occasione imprevista per dirle che aveva bisogno di lei.*
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* Non vi dirò mai in che senso .. almeno non ora.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pre-Momento Sclero (vita reale)

Scusate se inserisco questo siparietto scemo ma questa ve la voglio proprio raccontare ...
Ero in un centro commerciale (io odio i centri commerciali) e vedo questa vecchietta apparentemente innocua che non riesce a portare le buste della spesa così l'aiuto, anche se lei è un po' restia e poi mi chiede :
"Come ti chiami ?"
"Chiara."
"Sara che bel nome una mia nipote ..."
"No, guardi è Chiara."
"Mara, la protagonista di .."
"Scusi ma è Chiara."
"In effetti Tamara è un nome strano non l'avevo mai sentito."
" -.-" "
**
"Arrivederci signora."
"Ciao ciao Carola !"
Torno da mia madre.
"Perchè quella signora ti ha chiamato Carola ?"
" -.-" "
Vi sembra possibile ? Che cavoli di farmaci prende la old-generation ?!

 

Momento Sclero (fra me e la mia creatività)


"E se Court avesse i superpoteri ?"
"Ma sei scema ?"
"No ! Pensa che forza la donna ..."
"Che vomita acido ?"
"Sì !"
"Vi prego fermatela ..."

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Capitolo 20
*** We are Friends, Right ? ***


"E il premio per l'autrice più inconcludente va a ..."
*Honest incrocia le dita.*
"HONEST !!"
"Chris grazie ! Tutto questo è davvero meraviglioso e dire che è iniziato quando in una notte buia una donna diede alla luce una giovane figlia, gioiosa e brillante in una capanna nel bel mezzo del bosco, non ero io. Io sono nata vicino a quella capanna, un posto carino direi che per ..."
"Puoi fare una cosa rapida ? Mi pagano troppo poco per sentire la storia della tua vita."
*Honest afferra il suo premio e glielo lancia.*
"Ripendandoci prenditi il tempo che ti serve."
"Così va meglio !"

Buona Lettura
HONEST

 

 

 

 

 

 

 

 

Dedicato alla mia Brittany <3
We are Friends, Right ?

 

 

Trent aprì solo una fessura della porta e sbirciò al suo interno, Courtney era rannicchiata contro il muro di fronte a uno dei gabinetti, il viso poggiato sulle ginocchia e il vestito accartocciato in una massa informe di stoffa color ambra sul pavimento. Il ragazzo fece qualche passo verso di lei senza fare rumore o essere sentito, si chinò aspettando di vederla alzare il volto, ma Courtney era persa nei suoi ricordi d'infanzia alla ricerca di una risposta che riempisse il vuoto che l'aveva assalita a causa della notizia che aveva appena ricevuto.

 

 

 

"Quella non ti piace proprio ?" domandò la donna indicando la bambola paffuta e rosea in vetrina.
"No !" scalpitò la bambina dalle lentiggini color cioccolato.
"Courtney ma non vedi com'è bella ? Le puoi cambiare il pannolino e .."
"Non voglio cambiare pannolini." rispose decisa la piccola lasciando la mano della madre, per dirigersi nel negozio verso un nuovo reparto giocattoli.
La mamma la seguì, alzando gli occhi al cielo e forse domandandosi perchè sua figlia le avesse chiesto qualcosa di speciale per il compleanno.
Era la prima volta che chiedeva un regalo da quando suo padre se ne era andato senza lasciare ombra di lui. Forse inconsciamente la ragazzina sentiva di non meritare un dono.
"Questa !" esclamò indicando la prima scatola dello scaffale più alto.
"Quella ?" chiese stupita la donna facendo un passo indietro per osservarla meglio.
Aveva scelto la bambola più grigia e banale del negozio, in offerta speciale e senza alcun talento particolare. Il giocattolo era sobrio e nella confezione vi era una barbie castana in completo scuro con in mano un fascicolo di pratiche.
"Sicura ?"
"Certo ! Voglio la "Giovane Avvocatessa" disse recitando il titolo sulla scatola.
"Come vuoi" si sentì dire infine, vedendo la madre alzare le spalle ed estrarre il portafoglio.

 

 

 

 


- Non voglio cambiare pannolini. - ripetè la ragazza in un sussurro alzando la testa e incrociando gli occhi verdi di Trent. Le lacrime le erano scivolate inesorabili lungo le guance e le avevano attraversato il collo liscio.
- Court che è successo ? - aveva domandato il ragazzo sedendosi accanto a lei paziente.
L'ispanica tirò sù con il naso.
- Io volevo solo che le cose fossero perfette ... -
Fu tutto quello che riuscì a dire flebilmente, torturandosi le pellicine delle unghie e curvando la schiena più vulnerabile che mai. Guardò il ragazzo con gli occhi rossi e gonfi e il trucco che le colava appena sotto gli occhi, disegnando due righe nere e sbiadite. Lasciò cadere la testa contro il muro e fissò la giacca nera che il chitarrista indossava, chiedendosi se la spilla a forma di chiave di violino che portava sul taschino fosse il regalo che Gwen aveva scelto per lui. Sospirò pensantemente, era riuscita solo a organizzare quella ridicola e banale cenetta per dire a Trent quanto era felice per lui, per giunta l'aveva anche rovinata con il dramma che da giorni affliggeva lei e chi la circondava. Per un po' tenne la testa appoggiata sulla spalla destra di lui, provando a trattenere qualche singhiozzo deluso e amaro.
- Ascolta, qualsiasi cosa sia puoi dirmelo. - disse infine lui stringendole la mano.
Lei restò ancora in silenzio continuando a guardare le loro mani unite.
- Sai cosa faccio quando qualcosa non va ? - domandò lui dolcemente.
- Ci scrivi sopra una canzone e la canti a Gwen ? -
Trent sorrise. - Vedi .. - fece una pausa alla ricerca delle parole più adatte.
- La vita è come un pentagramma, ci sono delle note che suonate insieme sono magnifiche e ci sono delle note che a volte ti sembrano stonate ma che con il tempo diventano parte della tua canzone.-
- Io non voglio note stonate ! - esclamò esasperata con voce rotta dal pianto. - Il mio pentagramma deve essere perfetto ! - urlò ancora prendendosela con lui e sciogliendo le loro mani per colpirgli il petto con rabbia. Lui le prese le braccia bloccandola.
- Smettila ! Dimmi solo qual'è il problema ! -
- Non posso. - sussurrò.
- Siamo amici, giusto ? - lo disse intrecciando ancora una volta le loro dita.

Courtney non rispose subito ma ci pensò per qualche istante, voleva bene a Trent e in quel momento sentiva che lui era lì per lei, per farla stare meglio e per
farla sentire al sicuro.
Nonostante ciò non sapeva se fossero davvero amici, non era in grado di stare bene con qualcuno restando se stessa, certo Duncan la faceva sentire libera di fare le sue scelte e di comportarsi come voleva ma il chitarrista la spiazzava, sin dalla notte del blackout, sin dal momento in cui avevano incrociato i loro sguardi per cercare di capirsi e forse di accettare che alla fine non erano poi così diversi, entrambi sapevano cosa significava amare qualcuno fino a diventare qualcos'altro, un pazzo e una maniaca, nel loro caso.
- Credo di sì .. - affermò alla fine dopo un respiro profondo.
Dopo aver sentito quella risposta gli occhi di lui si illuminarono di entusiasmo, era come se fosse riuscito ad espugnare la torre di ghiaccio che Courtney aveva costruito intorno a sè.
- Ti ho telefonato qualche giorno fa. - disse d'improvviso lui cambiando argomento.
- Lo so. - commentò laconica l'ispanica.
- Vuoi sapere perchè ? -

Lei alzò le sopracciglia e lasciò facilmente intendere che non era certo il momento per porre domande retoriche.
- Mi serve un'agente, sai qualcuno che controlli i contratti e organizzi i miei ingaggi. -
- Non capisco. - commentò la ragazza.
- Voglio che tu svolga le faccende legali del mio lavoro. - le spiegò meglio con un ampio sorriso.
- Continuo a non .. -
- Courtney ti sto offrendo un lavoro ! -
- Ma è meraviglioso ! - esclamò lei dopo un secondo di pausa e con una felicità che riuscì a spazzare via la tristezza che fino a quel momento l'aveva assalita inarrestabile. Gli gettò le braccia al collo con leggerezza e entusiasmo e il ragazzo colto di sorpresa ricambiò imbarazzato quella manifestazione d'affetto.
Poco dopo essersi separati, senza interrompere il contatto fra le loro mani, si resero conto di essere stati spiati dalle due figure che si erano appena palesate sulla porta. Gwen e Duncan ricoperti di cibo, dagli spaghetti al vino rosso, li guardavano mestamente con un'aria a tratti avvilita in parte seccata. Il punk stringeva i pugni così forte da sbiancarsi le nocche e Courtney si sentì in dovere di lasciare la mano del chitarrista il più velocemente possibile.
Vedendoli così conciati e intuendo subito la battaglia di cibo che si era appena compiuta in quel mentre, senza volerlo l'ispanica si lasciò sfuggire un sorriso che contagiò anche Trent.
- Non è divertente ! - disse Gwen scocciata togliendosi una polpetta dalla scollatura del vestito e sedendosi anche lei sul pavimento accanto al suo ragazzo.
Duncan la imitò circondando con un braccio le spalle di Courtney e stringendola a sè.

Ci fu un attimo di quiete, nessuno aveva osato proferire parola e nessuno si era permesso di insistere sulla notizia che l'ispanica aveva ricevuto. Il silenzio era innaturale e teso, Duncan si chiedeva cosa fosse successo nei pochi minuti che Trent e Courtney avevano passato da soli. Si sentiva agitato e preoccupato, ma non aveva comunque la forza per alzarsi ed andarsene. Si voltò per guardare il profilo della ragazza accanto a lui, era bellissima e lo sarebbe stata sempre ai suoi occhi ma ora c'era qualcosa che li separava, il segreto che lei custodiva e che forse aveva già confessato al chitarrista. Courtney sembrò percepire quell'atmosfera cupa, era certa che fosse a causa sua e nel tentativo di rimediare balzò in piedi scusandosi platealmente, annunciò anche che avrebbe accettato quel nuovo lavoro che le era appena stato offerto e propose di pagare il conto e trovare un altro posto dove andare a divertirsi. Nessuno si oppose, anche se Gwen avrebbe preferito tornare a casa a cambiarsi, visto le condizioni dei suoi capelli, sembrava essersi fatta lo shampo con del sugo di pomodoro più che con del normale sapone. Nonostante gli sguardi indagatori degli ospiti in sala che si domandavano da dove quei ragazzi fossero saltati fuori, riuscirono a lasciare il ristorante senza altri disguidi. Mentre si avviavano verso la macchina di Duncan, Trent si avvicinò senza farsi notare a Courtney e le sussurrò poche parole :
- Quando sarai pronta a parlarne ci sarò. -
La ragazza aprì bocca per rispondere ma infine decise di annuire semplicemente con un flebile sorriso e raggiunse il punk di fronte a lei stringendogli la mano alla ricerca di sicurezza.
Avrebbe dovuto dirgli qualcosa o almeno spiegargli la situazione ma era troppo spaventata per raccontargli la verità, così gli posò un bacio sulla guancia e si arrese al fatto che l'unica cosa da fare era aspettare che il tempo passasse. Era certa che Duncan avesse intuito che qualcosa non andava ma preferì fingere di essere serena. Forse se avesse recitato abbastanza bene il mondo perfetto che si era costruita non si sarebbe frantumato come una fragile cupola di cristallo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ortensia's Corner

So che dopo la sera del blackout non mi sono più fatta vedere ma mi sono successe un sacco di cose emozionanti !
Prima di tutto Geoff e Bridgette mi hanno adottata come loro maialina domestica e sono davvero adorabili con me, poi ho conosciuto Gaston un maialino nero con cui ho diviso la mia sbobba e infine Honest mi ha offerto questo lavoro non retribuito ...

(Ma piantala !)
Mi trovo davvero bene con i miei nuovi amici, loro mi fanno sentire a casa come se non avessi mai lasciato la mia piccola fattoria nel Kansas.
Perciò il grugnito di oggi è : Tratta i tuoi amici come se fossero la tua famiglia, perchè lo sono davvero.
Ci vediamo al prossimo capitolo ! OINK OINK

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Capitolo 21
*** Positive/Negative ***


Vi avverto che questo è uno di quei capitoli un po' bastardi e anche moralisti.
Di certo la Trentney ha un po' monopolizzato i capitoli in questo periodo, ma essendo conscia del fatto che la mia esistenza sembra essere il risultato di continue e folli catastrofi, è già tanto io che stia aggiornando con una certa coerenza.
Dal prossimo aggiornamento in poi vedrete una sorta di stravolgimento delle parti che porterà a conseguenze pericolose per tutti.
Lo spazio di Ortensia oggi è decisamente sopra le righe, ma io paladina delle cause perse mi sono sentita in dovere di lasciarle fare il suo intervento forse per alcuni di voi inadeguato, spero solo di non suscitare polemiche. Mi auguro che questo capitolo, nonostante vi lasci ancora sulle spine sia di vostro gradimento.
Buona Lettura
HONEST


 

 

 

Positive/Negative
 

 


Courtney guardò la sua insalata punzecchiandola con la forchetta e alzò lo sguardo sulla spilla a forma di chiave di violino che il chitarrista portava sul taschino della camicia, era diventata sua abitudine volgere lo sguardo su quel punto di luce dorato che distraeva la sua attenzione con singolare costanza.

Erano passate circa due settimane dai festeggiamenti per l'uscita del nuovo disco di Trent.
Courtney aveva deciso di usare come scusa il suo nuovo lavoro per evitare Duncan, erano più o meno tre giorni che ignorava le sue chiamate e l'ultima volta che si erano visti la ragazza era sgattaiolata fuori dal suo appartamento alle tre del mattino. Si sentiva terribilmente in colpa, vedeva il chitarrista ormai ogni giorno, così l'imbarazzo fra loro era sparito e ora si ritrovavano a pranzare insieme al solito posto poco dopo l'inzio della loro pausa pranzo, o meglio della pausa pranzo di Court. Aveva iniziato a lavorare in ufficio, pur continuando a seguire i corsi all'università, e Trent passava a trovarla tutte le mattine, usando come scusa l'eventuale organizzazione di un concerto o il pagamento anticipato di un nuovo sponsor.

Non avevano più toccato l'argomento che-diavolo-è-successo-quella-sera ?
Ma l'amico continuava a girarci intorno con riferimenti non troppo velati.
- C'è qualcosa che non va ? - domandò il ragazzo notando il suo sguardo assente.
- Stavo solo pensando al concerto di sabato ... - rispose lei mordicchiandosi il labbro inferiore.
- Hai passato una settimana a organizzarlo ! -
- Lo so ma sono convinta che avremmo potuto chiedere di più. -
- Mia madre è quasi svenuta quando gli ho detto la cifra e sai che è un avvocato anche lei. - disse Trent con un lieve sorriso sulle labbra, l'ostinazione di Courtney era tanto divertente quanto stancante, le loro conversazioni ormai erano incentrate solo sul lavoro, faticava ogni volta per farle parlare d'altro. Qualsiasi divagamento involontario era una piccola vittoria per lui.
- Mi piacerebbe conoscerla ... - disse Court sovrappensiero, rendendosi conto solo in seguito di quanto quell'espressione potesse sembrare equivoca.

Il ragazzo non ci fece caso e venne distratto dal giovane dalla pelle scura che si era appena fermato al loro tavolo.
- Una rosa per la sua bella ? - chiese mostrando fiero il mazzo di rose rosse che stringeva fra le mani.
- No, non è bella, cioè non è la mia bella. - si corresse il ragazzo biascicando parole a vuoto.
- Sì noi non .. - tentò di dire l'ispanica imbarazzata gesticolando a dismisura.
L'uomo scrollò le spalle deluso e si diresse verso un altro tavolo.
Nessuno dei due aveva mai preso in considerazione l'idea di poter anche solo imitare una coppia, erano abituati a vedersi da soli, contrariamente al volere dei rispettivi partner che pur fidandosi di loro vedevano lo strano alone di complicità che li circondava. La loro amicizia era intima e protettiva, il loro rapporto legato da fili invisibili e sottilissimi. Courtney si era fermata più volte a pensare a cosa sarebbe successo se lei e Duncan non si fossero mai allontanati, di certo lei e Trent sarebbero rimasti due semplici conoscenti per non dire estranei, nessuna confidenza, sorrisi di cortesia. Ripensandoci non era questo che voleva, le piaceva il chitarrista e questo era un grande traguardo, vista l'innata capacità di Court nel trovare debolezze e pecche in chi le stava vicino.
Teneva a mente il conto dei difetti del punk senza che lui lo sapesse e pareva lottare giorno dopo giorno con sè stessa per evitare di tirare in ballo nuovi spunti per litigare furiosamente.

Entrambi persi in pensieri differenti si sorrisero imbarazzati nel constatare che si erano appena imbambolati a fissare il sale sul tavolo.
Trent fu abile nel condurre la conversazione sui binari giusti, domandando instancabilmente perchè cercava di evitare Duncan da quasi tre giorni.
- Come lo sai ? - chiese la ragazza sorpresa.
- Sono il suo unico amico, devo sapere certe cose. - commentò versandole un po' di vino.
Lei fissò il bicchiere per qualche istante e lo scansò con ostentata naturalezza.
- E io che cercavo di farti ubriacare per vuotare il sacco .. - osservò lui con ironia.
Court si sentì cedere e il bruciore che ogni sera le saliva agli occhi la colse anche in quel momento. Lacrime amare e salate iniziarono a bagnarle il viso senza che lei potesse fermarle. Il ragazzo non si scompose, purtroppo era preparato ormai da tempo a una tale reazione, l'ispanica era divenuta una bomba ad orologeria pronta a scattare ad ogni minuto. Le porse un fazzoletto e aspettò che si calmasse per sapere una volta per tutte cosa stava succedendo.
Lei prese un respiro profondo e lo trattenne per molti secondi, appoggiando i gomiti al tavolo si spinse verso il chitarrista e sussurrò torturandosi le mani :
- Io ... - le parole evaporarono appena prima di uscirle dalla gola. Tentò di tirarle fuori a fatica sillabando lentamente la frase che tanto la spaventava : - Io credo .. credo di essere incinta. -
Trent spalancò involontariamente gli occhi e la bocca e passandosi una mano fra i capelli nervosamente chiese :
- È questo che ti ha detto il medico ? -
- No. Dice che potrei esserlo ma che le analisi sono confuse. Ho un ritardo di una settimana e .. -
- Che vuol dire che le analisi sono confuse ? - domandò sull'orlo del panico il ragazzo.
Il labbro di lei cominciò di nuovo a tremolare e per evitare un'altra crisi di pianto il chitarrista pagò il conto e la condusse fuori dal locale, si fermarono all'entrata e dopo averla stretta in un abbraccio confortevole e sicuro lui la convinse ad andare in farmacia una volta per tutte.

- Dovresti dirlo a Duncan .. - aggiunse a mezza voce.
- Mi serve ancora del tempo. - rispose decisa.
Ci vollero pochi minuti per arrivare alla farmacia più vicina e una volta entrati la ragazza comprò titubante diciassette test di gravidanza di diciassette marche diverse. La donna in camice che masticava rumorosamente la gomma dietro la cassa la guardò divertita, domandandole se stava cercando di battere qualche record e lei in tutta risposta la pagò con una banconota da cento dollari e le lanciò uno dei suoi sguardi di fuoco in attesa di brevetto.
Nascondendo l'ingobrante busta dietro la schiena e stando bene attenta a non farsi notare ritornò nell'auto del ragazzo e insieme si diressero a casa sua, dal momento che l'ispanica riteneva troppo pericoloso farlo da lei e troppo disgustoso farlo in un bagno pubblico.

Appena arrivati sull'uscio Trent armeggiò goffamente con le chiavi di casa per spalancare la porta in fretta, grazie al cielo Gwen era dai suoi per quel weekend così non avrebbe dovuto spiegare anche a lei perchè stava nascondendo una possibile donna incinta che sembrava essere sotto l'effetto di qualche strana droga eccitante.
Nel momento in cui Court mise piede in casa schizzò alla velocità della luce in bagno tenendosi stretta in grembo la sua busta.
- Ti aspetto qui. - biascicò il ragazzo sedendosi sul divano.
Il tempo passò lento e inesorabile e stufo di aspettare accese la televisione sintonizzandosi di uno dei venticinque canali di musica disponibili, capitò senza volerlo sul programma condotto ormai solo da Josh. Non si capacitava di come "Caccia alle Celebrità" continuasse ad avere così tanto successo, seguiva ancora i concorrenti dello stesso patetico show e a volte lanciava gossip ambigui sulle relazioni fra gli ex partecipanti.

Sentì ad un tratto il suono dello scarico in funzione e scattò in piedi come un piccolo soldatino, in attesa che Courtney uscisse dal bagno. La ragazza lo chiamò con voce tremante e lo bloccò con il braccio poco prima che varcasse la soglia della porta, le piastrelle del bagno erano ricoperte di test di gravidanza.
- Non potevi portarli di là ? -
- Mi dispiace non credevo che ... - si bloccò a metà frase per osservare il primo della fila che stava lentamente cambiando colore.
- Quando è positivo ? - chiese il ragazzo.
- Quando diventa blu. - disse deglutendo rumorosamente.
Aspettarono in un silenzio teso e agitato cercando di mantenere il controllo, l'ispanica estrasse un foglio dalla tasca e cominciò a scrivere i risultati accanto agli orari che aveva segnato precedentemente.
- Che stai facendo ? -
- Prendo nota, il primo test ad essere pronto dovrebbe essere sulla mattonella numero uno a partire da destra. -
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e controllò. Effettivamente quello schema funzionava.
- Negativo ! - esclamò fin troppo entusiasta.
Courtney parve rilassarsi allentando la tensione dei muscoli.
Continuò a leggere la sua lista in un susseguirsi di botta e risposta fra i due che li lasciava prima spaventati poi sollevati.*
- Mattonella 15. -
- Positivo. -
- Mattonella 7 -
- Negativo. -
- Mattonella 10. -
- Positivo. -
- Mattonella 3. -
- Negativo. -
- Mattonella 5. -
- Positivo. -
- Mattonella 9. -
- Negativo. -
- Mattonella 11. -
- Positivo. -
- Mattonella 2. -
- Negativo. -
- Mattonella 4. -
- Positivo. -
- Mattonella 8. -
- Negativo. -
- Mattonella 6. -
- Positivo. -
- Mattonella 12. -
- Negativo. -
- Mattonella 13.
- Positivo. -
- Mattonella 14. -
- Negativo. -
- Mattonella 5 della seconda fila. -
- Positivo. -
Un secondo di silenzio che a entrambi sembrò un'eternità.
- Ne manca uno. - disse secco Trent gettando nel cestino i test già contati.
- Non può essere, così siamo a 8 negativi e 8 positivi, deve essercene un altro ! -
La ragazza si accovacciò alla ricerca disperata di quel test di gravidanza, aggrappandosi al briciolo di speranza che c'èra ancora in quella parità di risultato. Il chitarrista fece lo stesso sentendo nel vederla così a pezzi una fitta profonda allo stomaco.
Courtney era riuscita a nascondersi dietro mille castelli di carta, era riuscita a seppellire i suoi problemi ignorandoli ma ad un tratto aveva dovuto affrontarli con così tanto dolore che rischiava davvero di non superarli.
Così Trent, mentre la guardava con i capelli spettinati sul volto chinarsi per raccogliere una scatola vuota dietro il lavandino, si chiese per quanto tempo si potesse fingere e quale fosse il prezzo delle bugie che ci si racconta per fuggire dalle proprie paure.

^^^^^^^^^


"A Caccia di Celebrità ha un nuovo scoop per voi !
Avvistati in una farmacia il bel chitarrista in ascesa e la sua assistente che indovinate un po', non è altro che Courtney di A tutto Reality !
Questo pommeriggio i due sono sembrati in atteggiamento molto intimo, qualcuno potrebbe anche ingelosirsi, Duncan ? Gwen ? Cosa state aspettando ?
I due presunti amanti sono a quanto pare proprio a casa di Trent adesso ! Un nostro elicottero li sta riprendendo vi informeremo in seguito sulle eventuali scene piccanti !
La Trentney sogno dei fans sembra essere ..."

Duncan spense il televisore stringendo il telecomando così forte da rischiare di frantumarlo, si alzò di scatto dal divano dov'era seduto e con rabbia prese la giacca appoggiata sul tavolo e le chiavi della sua auto. Trent stava per ricevere visite.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* Scusate se vi elenco tutta la "lettura" che i due hanno fatto ma mi andava di farvi tenere il conto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sclero Time (Made in U.S.A)

 

Non chiedetemi come è succeso ma stavo guardando un canale satellitare, d'improvviso mi capita questa pubblicità del sapone per i capi delicati, "Lush" (?) e un'avvenente donna bionda se ne esce con la frase :
- Like a rainbow in your nose. - (lett.) - Come avere un arcobaleno nel naso. -
Non ho potuto fare a meno di scoppiare a ridere nel pensare che una delle più grandi superpotenze mondiali sniffa arcobaleni ...

 

 

Ortensia's Corner

Buona sera o Buon giorno cari lettori !
Oggi voglio parlarvi di una questione che mi sta molto a cuore la lotta contro l'AIDS e l'HIV.
So che penserete che un maialino non può prendersi certe cose ma non avete idea di che razza di maialacci girano per l'ovile, insomma la mia amica Petunia ..
(Ortensia possiamo tornare alla giornata mondiale di prevenzione contro queste malattie veneree ?)

Giusto, stavo divagando.
Poche tv nazionali si sono offerte di appoggiare la campagna "Come Together" promossa anche da molti cantanti così io e Honest vi chiediamo di avere rapporti sessuali sicuri e di ricordare il grugnito di oggi : Quando fai sesso con qualcuno fai sesso con tutte le persone che si è portato a letto prima di te, dunque sarà il caso di usare un preservativo.
Grazie a tutti per avermi ascoltata.
A presto. OINK OINK

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Capitolo 22
*** Now You are Alone ***


Il tanto atteso capitolo che finalmente darà un senso a questa vostra attesa snervante è arrivato.
Non so veramente cosa dire se non che mi sono divertita moltissimo a scriverlo e non vedevo l'ora di pubblicarlo.
La nuova grafica natalizia mi spinge a rassicurarvi caldamente, dicendovi che io da brava scrittrice non farò una pausa natalizia ma continuerò ad aggiornare costantemente.
Per aiutarvi ad entrare nello spirito della storia vi regalo questa frase enigmatica :
Niente è quello che sembra, niente è certo e nessuna decisione è definitiva.
Inoltre vi farà piacere sapere che i miei scleri con i personaggi sono tornati e non sembrano volersene andare.
Momento Ruffiano --> Ringrazio davvero tutti coloro che hanno recensito i capitoli precedenti. Mi avete reso euforica, grazie !
Spero vivamente che l'aggiornamento vi piaccia.
Buona Lettura
HONEST

 

 

 

 

 

Now You are Alone

 

Trent e Courtney erano ancora accovacciati alla ricerca del test di gravidanza che finalmente avrebbe dichiarato il livello di panico da dover assumere. I pantaloni bianchi della ragazza avevano ormai i ginocchi anneriti dalla polvere grigia che ricopriva il pavimento. Erano passati pochi minuti e pur avendo setacciato ogni mattonella e ogni angolo buio di quel bagno non c'era traccia di quel maledetto test di gravidanza. Avevano strisciato in ogni buco e avevano guardato nel lavandino, nella doccia e nel vaso di fiori sopra la finestra ma niente.
Forse era arrivato il momento di arrendersi e andare a comprarne un altro.

Courtney sospirò distrutta e alzò la testa abbassando lo sguardo sul water di fronte a lei.
- Oh no ... - disse sull'orlo del pianto.
- Cosa ? - domandò Trent mettendosi in piedi e porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
Lei gli fece cenno di guardare nel gabinetto di porcellana ai suoi piedi. Nell'acqua blu galleggiava l'oggetto delle loro ricerche, voltato in modo che il suo risultato non fosse leggibile.
Si guardarono con aria di intesa e il ragazzo allungò il braccio per afferrarlo disgustato e imbarazzato. Ci aveva da poco versato lo strano liquido igenizzante e appiccicoso blu cobalto che ora stava per avvinghiarsi denso alle sue dita.
Stava per entrare a contatto con quella poltiglia quando una voce alle sue spalle ringhiò :
- Che stata facendo razza di pervertiti ?! -
Duncan li guardava con la testa inclinata verso sinistra e la bocca distorta in uno strano ghigno. Courtney abbassò lo sguardo sentendosi colpevole mentre Trent togliendo la mano dal gabinetto, sosteneva lo sguardo del punk, indeciso fra il confessare tutta la verità o il inventare una scusa vagamente plausibile per convincerlo ad andarsene.
- Come hai fatto ad entrare ? - chiese infine incuriosito, ricordandosi di aver chiuso con due giri di chiave la porta appena entrato.
- Ho imparato a scassinare serrature Mul-T-Lock* quando avevo dodici anni. - rispose l'altro avvicinandosi alla sua ragazza e guardando anche lui nel w.c.
- Che cos'è ? - disse rivolgendosi all'oggetto che galleggiva sul pelo dell'acqua azzurra.
- Un termometro .. - provò a dire il chitarrista rendendosi conto di quanto quell'ipotesi fosse ridicola. Era negato nel mentire, sin da quando era bambino. I suoi genitori essendo avvocati avevano la strana fama di saperlo fare con astuzia ma lui per quanto si sforzasse non riusciva a essere bugiardo. Era incapace di fingere qualunque tipo di emozione o anche solo di inventarsi rapidamente una qualsiasi scusa per un ritardo o una sua mancanza. Non era piacevole ma con il tempo aveva imparato ad accettarsi come il bravo ragazzo onesto che sembrava essere.

Duncan lo guardò alzando un sopracciglio e spostò gli occhi su Court che non riuscì più a trattenersi, mentire in quel modo così meschino e sciocco non le sarebbe servito a niente doveva dire la verità e doveva dirla prima che fosse troppo tardi.
- È un test di gravidanza. - sussurrò incrociando finalmente gli occhi azzurri del ragazzo.
Lui non parlò per qualche secondo, il tempo necessario per far sì che la rabbia esplodesse senza controllo, diede una forte spinta a Trent che indietreggiò contro il muro e esclamò con voce esageratamente teatrale :
- Hai messo incinta la mia ragazza ! -
Courtney si battè una mano sulla fronte in preda allo sconforto.
Trent alzò gli occhi al cielo e scuotendo la testa pensò a come si potesse credere una cosa del genere. Va bene negare l'evidenza e costringersi a non affrontare le proprie responsabilità, ma pensare addirittura che la fidanzata di cui hai profanato il corpo per un tempo imprecisato sia incinta del suo migliore amico, è del tutto folle.
- Duncan .. - tentò di dire la ragazza muovendo pochi passi.
- Come hai potuto farlo ? - domandò lui agitato e ferito.
- Fra me e Trent non c'è niente ! -
- Spiegalo alla tivù nazionale .. - sentenziò il punk con il tono di voce che lei detestava tanto.
- Di che stai parlando ? - chiese il chitarrista senza capire a cosa alludesse.

Vennero fermati da un bussare sinistro e poco rassicurante alla finestra del bagno, poco distante da loro. Le tende bianche coprivano i vetri così da impedire di vedere chi fosse a bussare con così tanta fretta ed energia. Trent si avvicinò timoroso e scostò la stoffa leggera.
Gwen infreddolita e circondata da paparazzi picchiava con insistenza i vetri incitandolo ad aprire. La luce di un elicottero entrò nella stanza illuminando Duncan e Courtney che tentarono di coprirsi il viso a causa di quel bagliore accecante.
Una volta aperta la finestra la gotica si intrufolò in casa malamente inciampando poco prima di toccare il tappetino di fronte alla doccia. Imprecò furiosa e dopo essersi alzata senza neanche guardarsi intorno si rivolse al suo ragazzo innervosita.
- Siamo circondati ! - esordì spalancando gli occhi neri.
- Circondati da cosa ? -
- Dai paparazzi ! C'è perfino un elicottero ! Trent che cosa hai combinato ? - chiese scandendo ogni sillaba con singolare ira.
- Io ... - balbettò lui alla ricerca di una spiegazione.
- Mi hanno inseguita per tre isolati ! E indossavo queste ! - gridò indicando le scarpe con il tacco che sua madre le aveva regalato. Era tornata prima del previsto per sorprendere il suo ragazzo e invece si era ritrovata quel mare infimo di gentaglia interessata solo alle loro disgrazie.
- Quando sono arrivato io c'era solo l'elicottero .. - aggiunse Duncan distraendosi per un istante.
Gwen sbuffò e chiuse gli occhi nel tentativo di recuperare un minimo di calma, purtroppo il suo tentativo fallì miseramente e li riaprì di scatto dopo poco.
- Che ci fate voi qui ? - disse fissando Courtney e Duncan.

I due parlarono all'unisono sovrapponendo le voci così da far risaltare solo due parole da quei discorsi sconnessi "incinta" e "tradito". Mentre continuavano a dare più versioni e ad accapigliarsi su quale fosse la verità, il mondo per la ragazza si blocco immobile e statico. Courtney era incinta e aveva tradito Duncan con ... voltò la testa lentamente osservando il chitarrista accanto a lei che cercava di farli ragionare. Senza volerlo crollò a terra provocando l'istantaneo silenzio da parte di tutti, l'ispanica si precipitò su di lei e la sorresse prima di essere allontanata bruscamente.
- Credevo fossimo amiche .. - sussurrò, convinta di essere stata ingannata.
- Possiamo spiegarvi tutto. - concluse Trent approfittando del momento di quiete che era sopraggiunto fra le voci dei presenti.
Si sedettero in salotto e nonostante l'atteggiamento sulla difensiva di Duncan, l'isterismo nascosto di Gwen e l'angoscia di Courtney tutti ebbero una ragione sufficientemente giusta per trovarsi lì.
Il chitarrista raccontò tutta la storia dal principio sin dalla sera della cena, parlò della sua conversazione con Court in quel bagno e di come in preda al terrore si siano precipitati in farmacia.
Duncan spiegò di essere corso a casa dell'amico per via di quello stupido servizio ad opera di qualche povero maniaco del gossip e poi chiese di restare solo con l'ispanica.
Si fissarono per un infinità, gli occhi della ragazza iniziavano a riempirsi di lacrime amare ma le trattenne per non sembrare più debole di quel che già era.
- Quindi potresti essere incinta ... - constatò il ragazzo evitando di incontrare i suoi occhi. Stanco di assistere al monologo interiore che entrambi stavano tessendo.
- Dobbiamo controllare quell'ultimo test. - rispose lei a disagio.
- Perchè non me lo hai detto ? -
La ragazza si alzò dal suo posto per avvicinarsi a lui con dolcezza e stringergli la mano.
- Avevo paura. - confessò timorosa della sua reazione.

Lui lasciò la mano color caramello di lei con decisione e disgusto.
- Dovresti averne di più ora perchè non voglio sapere quel risultato. -
- Non capisco. -
- Mi hai mentito. Hai mentito a tutti noi. Hai preferito dirlo a Trent, qualcuno che non doveva entrare in tutto questo. Sei riuscita a far arrivare la notizia in televisione e non a me. - elencò con disprezzo quelle ragioni, guardandola con dolore e a fatica.
- Mi dispiace, credevo che avremmo potuto .. - tentò lei con voce strozzata.
- No. Non mi interessa quello che fai, ora sei da sola. - detto questo si voltò senza guardare indietro e uscì da quella casa facendosi largo fra la folla diminuita ma che ancora la circondava ancora. Nessuno cercò di fermarlo, probabilmente troppo impegnati a cercare qualche nuovo dettaglio su quel succoso pettegolezzo. Courtney corse alla finestra sul retro per vedere la sua macchina che partiva sotto la pioggia leggera. I suoi occhi si riempirono di lacrime, simili alle gocce che iniziavano a cadere dal cielo. Singhiozzò prima che Trent l'abbracciasse cercando di farla stare meglio, Gwen fece lo stesso e poi con un po' di coraggio le disse che erano riusciti a recuperare quel test e che era blu, blu positivo. Dopo quella notizia le lacrime della ragazza non riuscirono più a fermarsi, pianse tutta la notte stretta dall'abbraccio dell'amica, soffrì di un dolore silenzioso e violento, un dolore che non riusciva a scacciare dalla mente così come quelle parole taglienti.
Ora sei sola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* Marca di serrature che a quanto pare esiste davvero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ortensia's Corner

Devo dire che questo capitolo è stato davvero sconvolgente ...
Ma nonostante ciò Honest mi ha permesso comunque di scrivere qualche cosuccia ! <3
Mi sono resa conto di non aver parlato di me in tutto e per tutto, dunque ho preparato una scheda per presentarmi come si deve.
Nome : Ortensia
Cognome : Pigink (pig + pink)
Età : Una vera maialina non la rivela mai ...
Provenienza : Una felice fattoria del Kansas gestita da un contadino ubriaco di nome Phineas.
Mi piace : La biada calda, i grattini sotto la pancia, le pozze di fango profonde e lo zucchero filato.
Odio : Gli snob, i cani da caccia e le montagne troppo a punta.
Voglio diventare : Il primo maialino presidente senza peli sulla lingua.
Bene, ora che mi conoscete un po' meglio è il momento di conoscere voi stessi.
Il grugnito di oggi è : Devi solo essere te stesso perchè non c'è niente di meglio della tua realtà.
Vi aspetto al prossimo capitolo !
OINK OINK


 

 

 

 

 

 

 

 

Padri chiudete in casa le vostre figlie, Justin è tornato !
Sto aspettando i tuoi ringraziamenti ...
Per cosa ?
Fammi pensare ... Forse perchè ti ho ridato la vita ?
Esagerata !
Ti ho fatto piovere dal cielo come pioggia dorata.

Una pioggia molto sexy.
Piantala tu non ci sei nemmeno in questa storia.
Forse questa storia è troppo brutta per avermi, insomma la DxC fa schifo !
GRR ...
Cosa è stato ?
Il lato DxC di Sam, non credo che tu voglia conoscerlo.
Daccordo facciamo che è caruccia come storiella ...
Caruccia ? Smithers libera i cani.

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Capitolo 23
*** I'll Stand By You ***


Salve gente !
Oggi niente sclero con i personaggi, Justin è stato "ricoverato" da poco per tentato omicidio. Potete immaginare nei confronti di chi.
Il capitolo di oggi è il CapDunkie, come ormai avrete notato ogni personaggio ha avuto un capitolo molto personale (Court cap.2 ; Gwen cap.8) e quello che state per leggere è ispirato a una meravigliosa canzone che lo rende una song-fic. (
http://www.youtube.com/watch?v=maAyfcO-X3k), è molto bella anche la versione fatta da Glee.
Spero proprio che l'aggiornamento vi piaccia !
Il capitolo è stato offerto da "Resta Qui", ultima fanfiction che vorrei davvero che voi commentaste. (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=894282&i=1)
Grazie mille a tutti per la gioia che mi regalate.
Buona Lettura
HONEST

 

 

 

 

 

I'll Stand by You

 

 

Duncan spense il motore dell'auto ancora caldo. Aveva guidato per tutta la notte, anche se non aveva una meta o un posto dove andare. Non aveva più qualcuno che l'amasse. Già sentiva la mancanza del corpo caldo di Courtney che lo avvolgeva nella notte. Odiava se stesso per ciò che le aveva fatto, ma lo aveva fatto per proteggerla dal mostro che era.
Come poteva crescere un bambino, lui che non era ancora diventato adulto ?

Era lui ad essere spaventato, era lui ad avere paura del futuro terrorizzato da quello che sarebbe successo se avesse seguito il suo istinto abbracciando la ragazza e sussurrandole che tutto sarebbe tornato a posto, ma era una bugia e quella volta non volle mentire a colei che amava e neanche a sè stesso. Guardò malinconicamente la strada vuota di fronte a lui, l'auto parcheggiata in prossimità di quel ponte che dava sul fiume. In un impeto di rabbia diede qualche pugno al volante facendo suonare il clacson nella notte buia e fitta. Sentì una morsa stringergli il petto e scacciò via dalla sua testa le immagini fantasiose che non riusciva ad ignorare. Immaginò per un istante come sarebbero potuti essere i loro figli, un bambino con gli occhi azzurri e i capelli castani forte e sveglio, una bambina con una spruzzata di lentigini al cioccolato sul viso e il profilo dolce di Court, inteligente e bellissima come sua madre.
Gli corsero incontro nella mente abbracciandolo e gridando "papà" con volto sorridente e voce entusiasta. Chiuse gli occhi e poggiò la testa contro il finestrino ignorando il freddo contatto.
Prese il cellulare dalla tasca e lo spense senza pensare prima di scaraventarlo sul cruscotto sgraziatamente. Fissò ancora una volta il vuoto di fronte a sè e l'asfalto bagnato da quella pioggerellina così leggera, non vi era alcuna figura all'orizzonte e tutto sembrava immerso in una calma atemporale e pungente. Era lì da chissà quanto tempo ...
Tutta quella quiete gli diede sui nervi e scese dalla vettura sbattendo la portiere con forza.
Il movimento brusco e pesante provocato dalla chiusura di quello sportello fece azionare la radio che in pochi istanti, rigettò a tutto volume note melodiose e intense, dolci e delicate perfette per accompagnarlo in quella notte così densa di emozioni.

 

Why do you look so sad ?
Tears are in your eyes
Come on and come to me now

Don't be ashamed to cry

Let me see you trough
'Cause I've seen the dark side to

When the night falls on you
You don't know what you do

Nothing you confess
Could make me love you less

 

 

Non poteva scordare la delusione impressa sul volto di Courtney mentre pronunciava le ultime parole che forse si sarebbero rivolti.
Perchè ne era rimasta così triste ?
Ricordando le lacrime negli occhi della ragazza che scendevano lente e calde avrebbe voluto stringerla, baciare quelle lacrime e posare le labbra sulla sua bocca teneramente.
Sapeva cosa significasse essere meschino, bugiardo, un traditore, ma non credeva che Courtney avrebbe potuto imparare da lui a imitare quegli sbagli.
Pensò a come si dovesse sentire ora, anche lei era circondata dalla notte, forse le confessioni che le erano uscite dalle labbra quella sera le erano costate più energia del dovuto.
Duncan aveva mentito, voleva conoscere il risultato di quel test, niente di ciò che l'ispanica avrebbe potuto confessargli lo avrebbe disilluso dall'amarla come ormai faceva incondizionatamente da tempo. Se ne era andato per proteggerla dal male che procurava a chiunque gli si avvicinasse.

Le aveva fatto un favore, aneche se in quel momento vedendo il fiume dove si specchiavano le stelle del cielo terso capì di aver fatto la scelta sbagliata ma che ora era troppo tardi.
Lui voleva starle accanto, non voleva lasciarla, voleva davvero che per una volta le cose funzionassero.

 

I'll stand by you
I'll stand by you
Won't let nobody hurt you

I'll stand by you
 

Ripetè quella scena nella sua mente all'infinito.
Lo sguardo sprezzante con cui l'aveva salutata, le parole perfide e mirate che le aveva rivolto.
Tutto solo perche non era capace di starle accanto.
Come poteva seguire il suo cuore quando questo significava ferire la vita del bambino che forse Courtney portava in grembo ?
Si prese la testa fra le mani e si costrinse a non piangere, una delle poche cose che suo padre gli aveva insegnato era l'essere forte e duro anche quando tutto sembrava essere perduto.
Non che volesse somigliare a suo padre, lui l'aveva cresciuto fino all'età di sette anni prima di andarsene, era come se avesse voluto aspettare che lui fosse abbastanza grande per ricordarlo una volta sparito. Di lui ricordava gli occhi limpidi e la violenza con cui picchiava sua madre davanti ai suoi fratelli una volta tornato a casa ubriaco. Forse era per questo che il punk aveva così paura che qualcuno facesse del male alla sua ragazza. Lei era fragile, bellissima e unica. Non poteva far sì che il dolore della sua infanzia ricadesse anche su di lei, la cosa migliore che gli fosse mai capitata.
Avrebbe dovuto starle vicino in quel momento e non restare lì impalato a gettare sassi da un ponte, aspettando che qualcuno lo scuotesse e gli dicesse ciò che doveva fare.
Ma Duncan lo sapeva già, doveva tornare indietro.

 

So if you're mad, get mad

Don't hold it all inside

Come on and talk to me now

Hey, what you got to hide ?

I get angry too
Well, I'm a lot like you
When you standing at the crossroads

And don't know wich path to choose

Let me come along
'Cause even if you're wrong


 

Sorrise ricordando il temperamento focoso e irriverente dell'ispanica grazie al quale si arrabbiava per qualsiasi noncuranza. Gli sarebbe mancato il suo carattere, il suo odore, il suo sorriso. Gli sarebbero mancati Gwen e Trent e forse anche il fratello guastafeste della sua ragazza.
Sapeva di aver sbagliato, ne era certo ma era arrabbiato in ogni caso. Non poteva tollerare l'omissione di una notizia del genere. Non si era fidata di lui e lo aveva evitato, ma nonostante tutto l'amava ancora e il bisogno di starle vicino sembrava essere più forte del suo rancore.
Anche quando sbagliava non poteva smettere di starle vicino.

Forse perchè lei lo aveva perdonato per il dolore che le aveva procurato a causa di Gwen e di quello stupido reality, che cercava solo di allontanarli. Court aveva superato sè stessa per stare con lui e adesso era il momento che anche il punk facesse lo stesso.

 

I'll stand by you

I'll stand by you
Won't let nobody hurt you

I'll stand by you

Take me into your darkest hours
And I'll never desert you
I'll stand by you


 

Gettò l'ultimo sassolino che aveva in mano nell'acqua scura e finalmente si mosse veloce.
Indietreggiò continuando a lasciare che i suoi pensieri sovrastassero il suono della musica alle sue spalle. Doveva tornare indietro, dove cambiare quello che aveva fatto, doveva dirle che l'amava.
L'unica cosa che davvero era importante era Courtney e il suo amore.
L'unica cosa importante era il poterle stare accanto anche quella notte.


 

And when
When the night falls on you, baby
You're feeling all alone
you won't be on your own
I'll stand by you

[I'll Stand by You – The Pretenders]

 

Duncan decise di tornare indietro poco prima che il sole sorgesse silenzioso all'orizzonte.
Quando la notte seguente l'avrebbe attraversata lui le sarebbe stato vicino, lui l'avrebbe stretta in un abbraccio morbido e rassicurante e canticchiando ancora l'ultima strofa della canzone appena ascoltata risalì in macchina e accese il cellulare in fretta con fremitazione.
- Hai 43 nuovi messaggi – lesse sul display preoccupato.

Erano tutti di Trent, il chitarrista agitato gli chiedeva di tornare subito e gli spiegava che Courtney non era più da lui ma che quella stessa notte se ne era andata per trovare i documenti che le servivano per l'aborto. Il ragazzo tremando girò le chiavi dell'auto e tenendo a mente l'indirizzo che l'amico gli aveva inviato, a tutta velocità si diresse a salvare la sua ragazza da sè stessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ortensia's Corner

Il Natale si avvicina e oggi ho deciso di riportare la mia letterina per il vecchio Babbo.
"Caro Babbo Natale quest'anno sono indecisa se scegliere tra la pace nel mondo o un nastro nuovo color petunia. Vorrei una mangiatoia lilla e un campanellino bianco che suoni anche quando non ce ne è bisogno. Desidero anche l'amore di Gaston, il maialino più bello che io abbia mai visto e spero che Geoff e Bridgette smettano di chiedermi l'amicizia su facebook. Spero che esaudirai i miei desideri ! Con tanto amore Ortensia"
Vi lascio con il grugnito di oggi : "Desidera ciò che già hai, perchè è il meglio che puoi aspettarti."
Al prossimo capitolo ! OINK OINK

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Capitolo 24
*** The Fault is of The Coffe ***


Buon Natale ! Lo so che oggi non è Natale ma facciamo finta che lo è ok ?
Ne approfitto per farvi gli auguri adesso, perchè alla fine di questo aggiornamento mi odierete ...
Premetto che questo è un capitolo "ribaltone", cioè vi sconvolgerà a tal punto che vi ribalterete (?).
Spero proprio che siate clementi, si fa quel che si può. Nel caso in cui dobbiate sfogarvi prendetevela con Justin, capirete leggendo lo sclero di seguito.
Nota di colore : Mia madre mi ha definito "Strafattona Caffeinomane". Io non mi drogo e non bevo caffè, come ho fatto a nascere normale ?
Comunque da questo deriva il titolo del capitolo, "la colpa è del caffè".
Non mi dilungo in altre stupide giustificazioni, vorrei solo che voi non affilaste i forconi.
Buona Lettura
HONEST

 

 

 

 

 

The Fault is of the Coffe

 

Courtney si asciugò una lacrima che le era scivolata lungo la guancia. Era seduta al freddo su quella panchina di fronte all'ospedale ormai da quasi un'ora paralizzata dalla paura. Quella notte passata nel dolore e nell'umiliazione della solitudine le pesava ancora sulle spalle, come un grande macigno insostenibile e violento. Posò senza rendersene conto il braccio attorno allo stomaco e con un singhiozzo rabbioso abbassò la testa fissando l'asfalto scuro sotto i suoi piedi. Strinse i denti e inarcò la schiena indifesa, provando a dimenticare e a ignorare quello che le stava succedendo.

Era nata per essere responsabile, era decisa a non commettere errori, a evitare le scelte sbagliate, a contare solo su di lei nei momenti di bisogno. Non meritava di trovarsi lì a guardare la sua vita crollare in mille pezzi, aveva cercato di scappare ma i suoi sbagli l'avevano seguita come ombre nere. Ripensò a Duncan e al riflesso che aveva visto nei suoi occhi, lo specchio della sua vergogna e della sua delusione, come se lei avesse voluto rimanere incinta di proposito.

Chiuse gli occhi e inspirò profondamente l'aria frizzante di quel mattino limpido, girò la testa e vide alla sua destra sè stessa. Lei, una giovane donna, elegante e superba in completo grigio in tono con le sobrie scarpe con il tacco medio. Si guardò sorridere soddisfatta ed entusiasta. Le due Courtney si osservarono a lungo, l'una mostrava il suo successo fiera di sè, l'altra soffriva in silenzio la presa di coscienza di una decisione fondamentale. Court si voltò ancora alla sua sinistra, una bambina tale e quale a lei le sorrideva con fin troppa enfasi e le porgeva la mano con gentilezza. La piccola aspettò per diversi istanti che la ragazza si decidesse ad afferrare la mano tesa per lei, ma quando comprese che la grande Courtney non lo avrebbe fatto lasciò che le lacrime la segnassero.

L'ispanica scuotè la testa confusa e fece sì che le ombre della sua mente l'abbandonassero e se ne tornassero negli angoli bui da cui provenivano.
Soltanto un flebile ricordo si fece largo fra i meandri più nascosti della sua memoria, fra i segreti più celati, abbattendo la voglia di dimenticare della ragazza.


Il rumore della pioggia che picchiettava insistente sui vetri della finestra li distrasse per qualche istante. Smisero di baciarsi per osservare con sorpresa come il tempo quel giorno fosse così volubile. Courtney tirò le coperte sul petto con decisione, senza notare come i muscoli di Duncan si fossero contratti a causa di quello scatto inatteso.
Avevano passato quel pomeriggio uggioso a letto e ora che sentivano l'incombere della sera che li avrebbe costretti a preparare le valige per una nuova terza stagione, vedevano il tempo avvievolirsi fra le dita. La ragazza sospirò appoggiando la testa sul cuscino e lasciando che il punk si accasciasse sul suo corpo tiepido.

Approfittò di quel contatto per giocare con le ciocche verde brillante del ragazzo,
costringendolo a sorridere e a perdere il ritmo dei respiri di lei, che facevano sì che la sua figura delicata si alzasse a intermittenza.
Duncan chiuse gli occhi, tentando di prendere sonno e Courtney credendo che il punk stesse dormendo sussurrò sovrappensiero : "Ti amo".
"Principessa, dimmi qualcosa che non so." rispose lui facendo scivolare una mano lungo il suo ventre e accorgendosi in fretta dei brividi che aveva causato.
"Duncan !" esclamò l'ispanica accigliata e anche un po' offesa.
Il ragazzo alzò la testa posandole un bacio gentile sulle labbra.
"Ti amo anchio." disse con un soffio.
La prima volta che glielo lasciava intendere chiaramente, la prima volta che glielo sussurrava con voce tenera e decisa. Courtney si trattenne dal piangere e si limitò ad abbracciarlo con orgoglio.


Lo sforzo di quel ricordo le procurò una fitta al cuore che le fece pensare a come i momenti felici si erano trasformati in nebbia nauseabonda.
Portò istintivamente la mano alla tasca, alla ricerca del suo palmare senza ricordarsi il modo in cui l'aveva scaraventato nel salotto del chitarrista. Ripensò allo sguardo vuoto di Gwen mentre la vedeva piangere, forse perchè poteva esserci lei al posto suo, preoccupata per un bambino che non voleva. Le cose erano cambiate in un battito di ciglia, aveva perso le sue certezze e non sapeva ora come ora dove ritrovarle. Si sentiva abbandonata dal ragazzo che avrebbe dovuto starle accanto, le sembrava persino di vederlo. Una piccola macchiolina verde che le correva incontro in lontananza agitando le braccia ...
- Un momento. - sussurrò Courtney piegando la testa di lato. Quella non era la sua fantasia, Duncan le stava davvero correndo incontro agitando le braccia.

Scattò in piedi con un misto di ansietà e sorpresa, avanzando abbastanza da scorgere il ragazzo sudato e stravolto che le si avvicinava sempre più. Quando furono vicini tanto da toccarsi, si abbracciarono silenziosamente quasi dimenticando i fatti avversi della sera precedente. Courtney spostò il viso dalla spalla del punk per osservarlo meglio. In altri casi gli sarebbe saltata al collo e avrebbe cercato di ucciderlo ma in quella situazione non poteva far altro che rendersi docile e remissiva, provando a pensare che era comunque tornato da lei.

- Hai una luce folle negli occhi ... - disse a mezza voce la ragazza, lasciando che un sorriso spontaneo le spuntasse sulle labbra, colorandole il volto.
- Mi dispiace. - rispose Duncan accarezzandole una ciocca di capelli castani.

Court spostò lo sguardo a terra per l'ennesima volta e mordicchiandosi le labbra lasciò che il ragazzo le stringesse la mano con convinzione.
- Mi ha chiamato Trent. - annunciò ad un tratto lui cercando, di arrivare al suo scopo senza rompere la sottilissima armonia che cominciava a crearsi.
- Idiota. - bofonchiò lei incrociando le braccia e immaginando il povero chitarrista precipitarsi a fare la spia da bravo cagnolino. La notte precedente l'aveva sopresa mentre raccoglieva le sue cose per andarsene e aveva dovuto inevitabilmente conffessare le sue intenzioni prima di essere lasciata libera di fare ciò che voleva. Trent non si era inoltre dimenticato di raccomandarle un'infinita di prediche e di dirle di telefonare appena arrivava in ospedale.
- Non dovevo lasciarti quella sera ... - continuò il ragazzo ignorando la sua nuova e alquanto strana indole poco gentile nei confronti dell'amico.
- Ti accorgi sempre dei tuoi errori troppo tardi. - commentò Courtney con amarezza.
- Vuoi dire che hai già ... -
- No. -
Duncan le cinse i fianchi con dolcezza e dopo averle baciato la fronte le sollevò il mento, senza curarsi delle lacrime che stavano per rigarle il viso impietose.
- Perchè sembri così triste ? Le lacrime nei tuoi occhi ... Io ti starò vicino. -
- Credi che la cosa si risolverà citando I Prethenders ? - domandò lei quasi offesa per quella sorta di presa in giro, consumatasi dopo un paio di accenni alla canzone.
- Forse. - concluse lui alzando le spalle. - Comunque è la nostra cosa. - disse poggiando la mano sul suo ventre. Lei sollevata dal tepore di quel contatto ne rimase fin troppo lieta e come risollevata da una rassicurazione non ancora ricevuta baciò il ragazzo, perchè quella al momento sembrava la risposta più semplice da dare. Non si sarebbero divisi, non ora almeno.
- Vuoi prenderti cura della nostra cosa ? - chiese l'ispanica, cercando di non sembrare sciocca.
- Voglio prendermi cura di voi. - mugugnò il ragazzo, intrecciando le loro mani e guardando amorevolmente la pancia di lei.
Courtney sorrise con sincerità e dopo troppo tempo sentì quel vuoto che la schiacciava andarsene una volta per tutte, non era più sola. Si avvicinò ancora una volta alle labbra del punk per baciarle con trasporto, felice e sollevata di essere con la persona che amava.

- Sarebbe forte se nascesse con la cresta.* - disse Duncan quando smise di baciarla con un tono non troppo scherzoso nella voce.

^^^^^^^^^

Gwen accarezzò con dolcezza i capelli di Trent, intento a guardare fuori dalla finestra con apprensione.
- Starà bene. - sussurrò la ragazza cercando di rassicurarlo.
Improvvisamente il palmare dell'ispanica abbandonato sul tavolo prese a squillare con una certa insistenza, interrompendo la quiete dell'ambiente. La ragazza lo aveva dimenticato di proposito e Gwen incuriosita si allungò per prenderlo e rispondere.
- Pronto ? - domandò, tentando di sembrare Courtney e vedendo Trent scuotere il capo di fronte a quel pietoso tentativo di farsa.
- Signorina ! Sono il medico che l'ha visitata poche settimane fa in ambulatorio. - rispose una voce squillante e probabilmente alticcia dall'altro capo dell'apparecchio.
- Veramente io ... - provò a dire la ragazza, dopo essersi resa conto che fingersi ispanica non era per nulla facile.
- Vede ho commesso un madornale errore e chi dice "cosa" non farà causa all'ospedale ... - continuò l'uomo ignorandola e pensando di parlare con la sua paziente.
- Cosa ? -
- Bene, le dicevo che ho commesso un madornale errore. Temo di doverle dire che lei non è incinta. Le sue analisi sono state contaminate da .. una macchia di caffè, in effetti. -
- Ma Court ... cioè io ho fatto i test di gravidanza e sono risultati positivi. -
- Le assicuro che anche qui deve esserci uno sbaglio. Avrà contaminato il risultato con qualcosa. Non avrà usato il test per mescolare il caffè vero ? La mia esperienza a riguardo non è stata positiva. - commentò il medico alzando senza motivo il tono di voce.
Gwen restò per un istante interdetta ragionando su quell'ultimo test positivo. Era caduto nel gabinetto, il gabinetto colmo di gel igenizzante blu.
- Oh Mio Dio ! - esclamò la gotica ad alta voce. Realizzò in pochi secondi come quel risultato fosse stato erroneo poichè colorato da quella strana sostanza. Courtney non era incinta.
- Credevo di farle piacere con una notizia del genere. -
- Sì. Insomma ne sarà ... ne sono felice. - ribattè lei, non del tutto sollevata da quella scoperta.

- Ottimo. Visto che il nostro accordo verbale è stato sancito possiamo considerare tutto risolto. -
- Aspetti Courtney potrebbe comunque ... -
- Grazie e arrivederci. -

Il telefono le venne riattaccato in faccia con forza e la ragazza si voltò lentamente cercando di trovare le parole giuste per spiegare al suo ragazzo che era stato tutto uno sciocco malinteso e che ora Courtney rischiava di abortire a causa di una macchia di caffè. Per colpa di uno stupidissimo caffè, per un errore ridicolo, per la distrazione di un povero idiota. La sua migliore amica aveva pianto, perso e sofferto per colpa di un caffè. Questo era troppo da tollerare persino per lei, sentì l'ira nascergli nel petto con prepotenza e afferrò un cuscino dal divano con rabbia facendolo in mille pezzi, sotto lo sguardo sconvolto del suo ragazzo, spaventato e forse divertito allo stesso tempo.
- Chi era ? - chiese Trent fissando le piume d'oca sparse sul pavimento.
- Dobbiamo fermare Courtney ! Lei non è incinta ! - urlò la ragazza esasperata credendo invano che il ragazzo seguisse il suo ragionamento. Il chitarrista guardò il palmare che la gotica stringeva quasi con ossessione fra le dita e alzando le mani, come per paura di essere aggredito anche lui chiese di nuovo ma con più calma :
- Chi era ? -
- Non importa ! L'ultimo test non era positivo è stato il tuo gabinetto .. - disse lei quasi delirante.
- Il mio gabinetto è incinta ? -
- No ! Dobbiamo andare da Court. - decise rapida. Il ragazzo ancora un po' stranito tentennò visibilmente.
- Forza ! - urlò Gwen con forza, convincendolo a prendere le chiavi della sua auto e a raggiungere l'ospedale. Nel tragitto spiegò al ragazzo dettagliatamente la faccenda e lui ancora un po' confuso realizzò che Courtney era stata vittima di un'orrenda coincidenza.
Non appena arrivati e scesi dal veicolo furono così felici di vedere Courtney e Duncan seduti alla stessa panchina, che si dimenticarono quasi di dare la buona notizia.
Gwen si precipitò verso l'amica, in una folle corsa e una volta raggiunta l'ispanica si fermò a prendere fiato senza riuscire a spiccicare parola. Le ragazze si guardarono con un misto di eccitazione e preoccupazione. La gotica sillabò poche parole quando Trent riuscì a raggiungerla.
- Non sei incinta. -
- Ma io ... - balbettò Courtney sgranando gli occhi.
- Il tuo medico si è sbagliato e il test si è colorato di blu per colpa di quel liquido nel ... - la ragazza non riuscì neanche a terminare la frase che l'amica e il suo ragazzo erano già balzati in piedi stringendosi in un goffo abbraccio e saltellando con entusiasmo.
- Non mi hai messo incinta ! - gridava Court.
- Non ti ho messo incinta ! - gridava Duncan.
- Nessuno di noi è incinta ! - esultò Trent alquanto fuori luogo senza però spegnere la gioia collettiva e forse esagerata.
Un paio di passanti guardarono quel gruppo eterogeneo di ragazzi gioire nel bel mezzo della strada senza pudore, urlando frasi sconnesse. Rimaserò su quella panchina fino a tarda sera, intenti ad osservare il tramonto con in mano quattro caffè fumanti.
Courtney dopo aver rivolto uno sguardo disgustato al suo lo gettò a terra e Duncan la imitò sorridendo spensierato. L'arancione del sole che si spegneva per lasciare spazio alla luna, colorava i loro volti e i fatti avvenuti in quei cinque giorni di panico e dolore sembravano essere lontani.

La gotica strinse la mano a Trent e poi a Courtney che fece lo stesso con il suo ragazzo.

Nessuno di loro poteva credere a ciò che era successo, nessuno di loro avrebbe dimenticato il malinteso che li aveva uniti e resi più forti. Courtney e Duncan si erano sentiti vicini come mai prima d'ora, Trent aveva trovato un'amica importante e Gwen aveva assistito con partecipazione a qualcosa che un giorno avrebbero racconto ai loro figli, magari escludendo la parte in cui esultavano al settimo cielo. I quattro decisero di tornare a casa a notte fonda, stanchi e con lo spettro di un sorriso ancora acceso sulle labbra.










 

* Ho spudoratamente citato/copiato (citopiato) Glee, la scena tra Puck e Quinn in cucina. Dolci *.*

 

 

 

 

 

 

Ortensia's Corner


Ok, sono un po' confusa ...
Quindi Court non è incinta ?
No.

Oh. Che autrice di ...
Ortensia ! Scrivi il tuo angolino e piantala.


Va bene. Allora cari lettori, le feste di Natale sono finite e le vacanze appena iniziate !
Come avete passato questo Natale ?

Io e gli altri animali abbiamo regalato a Geoff e Bridgette due sciarpe abbinate, un po' sporche di fango ma hanno comunque apprezzato il regalo. Io e Gaston abbiamo mangiato castagne al lume di candela e infine copulato dietro la mangiatoia. Che serata indimenticabile ...
Spero che anche voi vi siate divertiti.


Inoltre come regalo speciale ho deciso di dedicare uno "spazio pubblicitario" all'autore o recensore che in ogni capitolo scriverà la recensione più divertente o fantasiosa o che commenterà per primo.
Questa è la mia storia e tu non puoi ...
Vogliamo parlare di questo capitolo ?
[...] Partecipate numerosi all'iniziativa di Ortensia !

Così va meglio.
E il grugnito di oggi è : "Non farlo mai dietro una mangiatoia potrebbero esserci dei guardoni ..." Con questo cari lettori ci rivediamo al prossimo capitolo ! OINK OINK

 

 

 

Babbo Fusto è arrivato in città !
Natale è passato.
Con Justin ogni giorno è Natale !
Dio mio ma non eri in un manicomio o giù di lì ?

Danno un permesso di uscita ai super-sexy.
Non ne vedo nessuno in giro ...
Molto divertente. Un momento quella non è una folla di lettori urlanti con torce e forconi che si avvicina per decapitarti ?
No !
*guarda meglio* Forse ...
A quanto pare ingannarli e tenerli sulle spine non è stata una buona idea.
Io non li ho ingannati ! Ho solo elaborato un .. hem .. capitolo a sorpresa !
Certo.
Vedrai che saranno ragionevoli. *schiva un forcone*

Vedo. Vuoi che usi la mia meravigliosità per stenderli ?
No ma potresti essermi comunque utile ... *afferra Justin e lo usa come scudo umano*
I miei capelli !

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Capitolo 25
*** Bittersweet Smile ***


Nuovo anno, nuovo capitolo.
L'aggiornamento è stato ispirato da una bellissima canzone dei "My Favourite Highway" e che ho voluto inserire nel testo.
L'argomento principale sarà molto discusso e spero che nessuno ritenga troppo ardite le mie scelte. Non è un CapTrent ma ci si avvicina e vi avverto che questa volta ci sarà un nuovo personaggio.

Finalmente qualcuno riconosce il mio talento.
Justin non stavo parlando di te.
Vuoi dire che hai trovato un personaggio migliore ?

Sì e fidati non sei tu ! Lei è una splendida comparsa che ..
Ora basta sono molto offeso !
Ma insomma vuoi bruciarti lo sclero finale nell'introduzione ?
*tiene il muso*
Come ti pare .. Scusate la confusione e ..
Buona Lettura

Da HONEST. *si rivolge minacciosa a Justin* E tu non rubarmi mai più le battute !

 

 

 

 

 

 

 

Bittersweet Smile

 

 

Trent osservò la vetrina limpida di fronte a lui con interesse malcelato. Si soffermò sul suo riflesso e la luce inconsueta che colse nei suoi occhi verdi non gli piaque quanto avrebbe dovuto in realtà. Erano passate circa tre settimane dal malinteso che aveva coinvolto Courtney e le persone che le stavano vicino e ora che sembravano aver ripreso il ritmo quotidiano, sentiva che era il momento di fare qualcosa di grande. Non gli era ben chiaro cosa ma una vocina dentro di lui lo spronava a spingersi in avanti e a schiacciare il naso sul vetro di quell' esposizione illuminata dalle luci abbaglianti e dai gioielli che la decoravano. Accanto a lui vide fermarsi a rimirare un collier una ragazza castana dal profilo dolce che una volta accortasi del suo sguardo indagatore gli sorrise, senza malizia o senza secondi fini. Un sorriso che si riceve per strada da una sconosciuta cordiale che ti spinge a sorridere a tua volta confuso, nel timore di sembrare scortese. Trent ricordò per tutta la mattina gli occhi color nocciola di quella donna e il sorriso spontaneo che gli aveva rivolto. Non seppe mai il significato più nascosto del curvare di quelle labbra verso l'alto, ma ora che il suo cd stava per uscire e i paparazzi gli davano la caccia si era abituato alle orde di fan e ammiratrici.

Passeggiò per la stessa via per circa un paio d'ore, cercando di ignorare la vocina che lo spingeva a fermarsi ancora una volta di fronte a quel negozio. La commessa che lo aveva notato avvicinarsi e scostarsi con indecisione, probabilmente doveva averlo scambiato per una specie di Diabolik delle gioiellerie e piegando le labbra in un'espressione altezzosa era uscita per domandare al ragazzo se aveva voglia di vedere qualcosa, così da essere sicura se era il caso di chiamare la polizia o no.
Trent aveva indugiato per qualche momento e infine era entrato nel negozio vastissimo, soffermandosi sull'espositore dei solitari in diamante. Uno lo colpì particolarmente, un anello discreto ma molto luminoso sfaccettato a diamante e nero, posato su una sottilissima montatura d'argento rivestita di altri brillanti più chiari. Non aveva mai visto un gioiello nero così luminoso, sembrava assorbire la luce dei suoi compagni chiari e semplici che accanto a lui svanivano. La commessa che lo aveva seguito silenziosa, notando il suo interesse per l'anello gli aveva scritto su un foglietto l'esorbitante cifra e aveva aggiunto :
- Il Diamante pietra nera è uno dei diamanti più pregiati della nostra collezione, ogni donna dovrebbe averne uno. - Si osservò poi l'anulare sinistro completamente nudo e sospirò.

Mentre il chitarrista ragionava ancora su quella pietra preziosa si rese conto di non sapere perchè si trovava lì, era entrato attratto dalla vetrina scintillante ma comprare un gioiello così costoso da regalare a Gwen non era da lui. La immaginò con indosso quell'anello, le dita sottili e flessuose che non sembravano essere fatte per reggere quel peso ma che mostravano fiere quel regalo.
Una voce morbida e femminile interruppe i suoi pensieri.
- Dana scusami il signove vovvebbe vedeve il diamante smevaldo. -
- Te lo prendo io Gigì, tu finisci qui. - rispose la donna che ormai stava pedinando Trent.
Il ragazzo scoprì con sorpresa che la commessa che aveva sentito era la ragazza di quella mattina e il suo sorriso ora sembrava più stanco. La chioma scura e ondulata era raccolta in uno chignon e indossava un paio di occhiali dalla montatura leggera.
- Salve. - gli disse in tono gentile. L'accento lasciava ben intuire che la sua r moscia derivava da origini francesi. Il ragazzo per nulla dispiaciuto di rivedere un volto conosciuto le chiese cosa ne pensava di quell'anello.
- Agvodolce. - disse seccamente lei, dopo averlo preso dalla vetrina e averlo poggiato sul tavolo di legno dietro l'ingresso.
- Agrodolce ? - ripetè Trent un po' deluso.
- Sì è pev una donna che non si lascia amave. - continuò la ragazza ma vedendo l'espressione di lui mutare visibilmente aggiunse in fretta : - Ma sono cevta che alla sua vagazza piacevà, cvedo sia uno splendido anello da pvoposta. -

- Proposta ? -
- Non mi divà che è entvato per fave uno sciocco vegalo. -

Trent non volle rispondere a quell'affermazione forse sconveniente e immaginò Gwen vestita di bianco che faceva qualche passo verso di lui con al dito quel meraviglioso anello.
Erano giovani per il matrimonio ?
Ma non erano innamorati per fare il grande passo ?
Grande, quell'aggettivo gli fece realizzare quello che incosciamente stava cercando. Non si sarebbe mai interessato ad un solitario se non fosse stato per qualcosa di importante, qualcosa di grande, qualcosa come il matrimonio. Ebbe un brivido nel ripetere quella parola nella sua mente.
- Scusi quanto ha detto che costa ? - chiese a mezza voce.
- Novemila dollavi. -
Il folle Trent che era dentro di lui prese a saltellare con insistenza al grido di "compralo".
La commessa sbattè le ciglia un paio di volte e dopo aver accettato il suo assegno gli porse la piccola scatolina nera che il ragazzo infilò nella tasca della giacca.
Quando tornò a casa svegliò Gwen che poltriva ancora a letto, benchè fossere le undici e quarantacinque. La ragazza lo pregò di lasciarla dormire ancora un po' senza negargli però qualche bacio. Trent notò il sorriso che la ragazza aveva quando si allontanarono l'uno dall'altra per riprendere fiato e ripensò all'agrodolce che Gigì aveva tanto decantato. I sorrisi di Gwen erano agrodolci, i suoi atteggiamenti lo erano e la loro storia lo era stata per così tanto tempo che non poteva che sentirsi felice di averla finalmente accanto. La gotica nonostante tutto sapeva lasciarsi amare, era indipendente e dolce, anche se lo mostrava con difficoltà.
Si distrasse da quelle considerazioni quando Gwen lo attirò a sè, infilando la mano calda sotto la sua maglietta e invitandolo chiaramente a restare almeno fino all'ora di pranzo. Il ragazzo si spogliò veloce e si consolò del fatto che l'intimità che aveva con lei non sarebbe mai stata agrodolce ma solo rassicurante. Sentire le gambe di lei allacciate dietro la schiena e il respiro leggero che le procurava erano sintomo di quotidianità e di sicurezza.
Avrebbe amato il suo sorriso agrodolce come amava tutto di lei. Il suo lato migliore e il suo lato peggiore, i suoi sbagli e le sue verità. Non c'èra stato neanche bisogno di perdonarla una volta lasciato solo perchè gli bastava chiudere gli occhi per vederla sorridere e ricordarsi che loro si appartenevano e si mescolavano come il dolce e il salato, creando il legame agrodolce che li distingueva. Trent avrebbe potuto passare tutta la vita con lei, su quel letto o da qualunque altra parte a contemplare il suo sorriso, ad amarla e a stringerla.
Questo era tutto ciò di cui aveva bisogno.

^^^^^^^^^

- Non se ne parla. -
- Non credo spetti a te decidere. - contestò Trent, sveltendo il passo per raggiugere l'amico.
Duncan era stato il primo a ricevere la notizia della sua lieta decisione, che a suo parere era la più sbagliata che potesse prendere. Il gelo era pungente quella sera, si strinsero nei loro cappotti e quasi di corsa continuarono a percorrere le strade deserte del centro. Il punk si fermò di scatto di fronte alla gioielleria del mattino prima e si costrinse a non imprecare di fronte all'insegna con su scritto "chiuso". Il chitarrista sbuffò esasperato, producendo nuvolette di aria gelata intorno a sè.
- Visto è un segno, non puoi impedirmi di sposa ... -
- Non pronunciare S-P-O-S-A-R-E davanti a me. - sillabò Duncan irritato ed estraendo dalla giacca la custodia nera del diamante.
- Me lo hai sfilato dalla tasca ? - chiese Trent sbarrando gli occhi.
- Cose che impari quando ti fai un paio di vacanze in galera. - aggiunse l'altro.
- Perchè tutti questi problemi ? Magari anche tu e Courtney un giorno ... -
- Non ci pensare neanche per sbaglio. Noi ci godiamo la vita senza figli. Solo fumo, alcohol e sesso. - chiarì il punk categorico.
- E se a me questo non bastasse ? - sentenziò Trent.
Il chitarrista si riprese l'oggetto prezioso visibilmente stizzito e dopo aver sfogato tutta la sua rabbia in una serie di irripetibili insulti, si voltò per tronarsene a casa.
Duncan lo rincorse maledicendo il freddo di quella serata e gli si parò davanti per fermarlo.
- Senti io Court abbiamo quasi avuto un figlio e ti dico per esperienza che non dovresti correre. Insomma goditi la vita da single. -
- Io non sono single ! - esclamò il ragazzo.
- Goditi la vita da single senza farlo sapere a Gwen ... - aggiunse l'altro arrampicandosi sugli specchi e indietreggiando davanti all'espressione ammutolita dell'amico.
- Sapevo di non dovertelo dire. -
- Ti prego ascolta quello che dico per una volta. Quell'anello significa responsabilità e tu non sei pronto per le responsabilità. Sei una rockstar in ascesa, dovresti trovarti delle grupie non una moglie. - continuò l'amico fermandosi ad indicare un poster sul muro con la sua foto.
Il chitarrista guardò il manifesto stropicciato e rimuginò su quelle parole.
Il sorriso di quella foto finto e smagliante corretto al photoshop sembrava essere stato appiccicato al muro con la melma. Non sembrava neanche lui.
Duncan estrasse dalla tasca un pennarello e salendo sul muretto rialzato di pochi centimetri dal muro dove si trovava quella pubblicità cerchiò quel sorriso.
- Vuoi perdere questo sorriso ? - domandò tentando di colpire nel segno ma sbagliando la mira e trafiggendo un altro bersaglio. Trent sfoderò un sorriso ebete.
- Credi che si possa prendere il sorriso di qualcun' altro ? - disse rispondendo alla domanda con un'altra domanda spontanea.
- Intendi come una malattia ? -

- Intendo come .. - ma si bloccò perchè non sapeva neanche lui che cosa intendesse.
Forse vedendo il sorriso più brutto che avesse mai sfoggiato tappezzare ogni muro, la malsana idea che Gwen potesse contagiarlo con il suo sorriso agrodolce gli era balenata per la testa.
Gli venne in mente l'immagine di loro due seduti su una veranda a bere cioccolata calda, avanti con l'età e con qualche ruga sul volto. Immaginò Gwen sorridere e si immaginò mentre lo faceva a sua volta e nel suo sorriso dei sogni vide qualcosa di agrodolce. Sarebbe stato bello condividere con lei una vita agrodolce, sarebbe stato bello averla accanto e essere felice forse fino alla fine. Amava quel sorriso, amava lei e amava fare la cosa giusta. E adesso ne era certo la cosa giusta era fare ciò che il suo cuore sentiva.
- Grazie. - disse infine mettendo il braccio attorno alle spalle dell'amico.
- Vuoi dire che tu non ti .. tu sai cosa ? - chiese Duncan titubante.
- Voglio dire che ho capito cosa fare. - concluse Trent stringendo l'anello fra le mani.

 

It's a bittersweet life,
And it's leaving me a-ok.
It's a bittersweet life,
I have loved and lost
My heart along the way.
Maybe I could still hold you,
Or you could call if you feel so inclined.
Please take your time
Locating whatever you're trying to find.

 

[BitterSweet Life - My Favourite Highway]

 

 

 

Diamante NeroEcco il Damante Nero Agrodolce ..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ortensia's Corner

Sembra passato un anno da quando questa debosciata non aggiorna ...
Non coinvolgermi in questa situazione
e dagli la notizia.
Vedete mi sto tenendo dentro un piccolo segreto che avrei voluto svelarvi oggi e .. Honest è Babbo Natale !
Cosa ? Guarda che se non glielo dici tu lo faccio io.
E va bene. Ma prima i vincitori dello scorso capitolo.

Il vincitore per la recensione più lunga, folle e lusinghiera è ... *apre la busta* Faithfully !
Un'autrice stupenda che merita davvero di essere letta. Ha scritto su molti fandom e voglio che le diate tutta la vostra attenzione !

E il vincitore per la recensione più WTF (?) è ... *apre la busta* shady_TKDK !
Non so davvero cosa tu volessi dire ma mi hai colpita in qualche modo.

E adesso "I preferiti di Honest" (è lei che mi ha costretto ad inserire questa cosa ...)
Grazie Ortensia. Sono felice per ogni singola recensione che ricevo ed è stato duro scegliere due recensori da segnalare, spero che nessuno me ne voglia ma oggi c'è un parimerito per .. *alza la tavoletta del gabinetto* Nackros e SamSam333 !
Bene abbiamo finito ora diglielo !


Cari lettori io sono ... incinta. Ops.
Io e Gaston abbiamo deciso di sposarci e bè .. ecco qui.
Il grugnito di oggi è : " Sono troppo triste per trovarne uno. Non che io non lo ami ma sono giovane e ..."
Ok, al prossimo capitolo Ortensia.

 

 

 

 

Lei è la creatura più meravigliosa che io abbia mai visto ...
Chi ?

Ma Gigì è ovvio. Noi due ci sposeremo e avremo tanti bambini affascinanti, non quanto me è ovvio.
Non puoi sposarti le mie comparse.

Mi dispiace Honest ma io e Justin ci siamo innamovati.
Vi conoscete da un capitolo ! Gigì non puoi farmi questo !
Sì che può, domani ci saranno le nozze e spero che tu ci sarai.
Non credo e sono sicura che non ci sarai neanche tu ! *afferra una gomma gigante e cancella Justin*
Mi amour No !
Ora la r la pronunci !

Honest come hai potuto ?
E va bene. *riscrive Justin*
Un attimo perchè ho i baffi ?
Ti presento el segnor Justin.
Honest !

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Capitolo 26
*** Jokes of an Hopeless Show ***


Scusate il penoso ritardo ma il mio rientro alla vita reale è stato traumatico ...
Il titolo del capitolo è stato partorito mentre scrivo questa frase e sarebbe "Battute di uno spettacolo senza speranza". Sì, neanche io mi capisco.
Un grazie a chi ha continuato a seguire e a commentare nonostante l'attesa.
Spoiler : Un personaggio della nuova stagione farà da comparsa in uno dei prossimi capitoli e un altro ancora in uno dei miei scleri, sbizzarritevi a indovinare chi sono ..
Poi sarò onesta con voi, d'ora in poi l'aggiornamento sarà un po' più lento del solito. Mi dispiace molto ma la mia vita è stata risucchiata dal dizionario di latino e ci vorrà del tempo prima che io la riabbia indietro. Vi penserò mentre traduco <3
Spero che il capitolo vi piaccia, dato che sono molto incerta al riguardo ..
Buona Lettura
HONEST

 

 

 

 

 

 

 

Jokes of an Hopeless Show



 

- Gwendolyn mi vuoi .. -
- No ! - esclamò la ragazza irritata, serrando le braccia al petto.

- Non usare il suo nome completo. Sai che lo odia. -
- Ero convinto che dovesse essere una cosa spontanea. - bofonchiò Trent alzando gli occhi al cielo.
- Già ! Per questo facciamo le prove. - sentenziò Courtney aggiustando la cravatta del ragazzo, che si era appena appoggiato al muro con aria esausta.
- Forza ! Non puoi startene lì a fissare il vuoto, abbiamo poco tempo prima che Duncan torni. Se scopre che ti sto aiutando si arrabbierà da morire. - lo incitò, dopo avergli bacchettato le mani con la stilografica che stringeva fra le dita.

Quegli incontri segreti di prima mattina, costringevano entrambi a inventarsi scuse assurde e decisamente poco credibili, l'ispanica ormai da tre giorni viveva nell'insensata paura che il punk la sorprendesse ad aiutare l'amico. Lei approvava la scelta di Trent, non signicava volersi sposare ma sostenere un amico e questo Duncan non riusciva a capirlo, da quando avevano quasi avuto un figlio si comportava come se avessero di nuovo diciassette anni e la cosa peggiore, era che lui era talmente convinto di avere ragione che le aveva praticamente proibito di vedere il chitarrista.
Courtney non si sarebbe mai lasciata sottomettere da un ragazzo, ma si sentiva colpevole per tutti i guai che in un certo senso gli aveva procurato, così aiutava Trent con discrezione e tentava di trovare l'occasione giusta per confessarlo a Duncan.
Trent sospirò e si inginocchiò ancora una volta davanti all'ispanica.
- Sai forse non dovresti inginocchiarti .. - commentò pensierosa lei senza lasciarlo parlare.
- Perchè ? - chiese esasperato il ragazzo, passandosi una mano fra i capelli corvini.
- Se ti inginocchi lei capirà subito che vuoi sposarla e potrebbe tentare di scappare. Se glielo chiedi in piedi invece, sarà più sorpresa. - ragionò lei con la sua logica da avvocato.
- Credi che lei voglia scappare ? - domandò Trent sbarrando gli occhi verdi, con una nota di preoccupazione nella voce.

La ragazza si rese conto solo dopo poco di ciò che gli era uscito di bocca. Trent era già abbastanza terrorizzato e non c'era certo bisogno che lei rincarasse la dose con quelle sciocche considerazioni.
- Non preoccuparti sono quasi certa che Gwen ti sposerà. - si corresse nel tentativo di dare una versione un po' meno tragica del suo punto di vista.
- Quasi ? -
- Quasi del tutto. - precisò ancora la ragazza, volgendo lo sguardo verso il muro.
Trent si massaggiò le tempie in uno strano e confuso stato di isteria e panico.
Courtney sbuffò alterata e innervosita.
Non capiva perchè la fiducia di Trent si esaurisse di volta in volta, era così insicuro di sè stesso che tendeva a credere che gli altri non avessero bisogno di lui. Si ostinava a fare la comparsa nonostante fosse il protagonista di uno spettacolo, che doveva andare avanti e che di certo era senza speranza solo dal suo punto di vista,
- Ora basta ! - ordinò la ragazza risoluta. - Voglio vedervi felici e per farlo ho bisogno che tu le chieda di sposarti. -
- Non posso credere che tu riesca a pensare che io possa riuscirci. - continuò Trent con voce rotta dall'ansia e dall'angoscia.
- Canti quasi ogni giorno di fronte a un migliaio di persone e no riesci a provare una stupida proposta di matrimonio ? Tu e Gwen dovete sposarvi perchè vi amate e perchè vi rendete felici a vicenda. - spiegò Courtney.
Trent chiuse gli occhi e tenne vivida nella mente la splendida immagine di Gwen e del suo sorriso.
Riaprì gli occhi e tornò nella parte alzandosi in piedi e attirando Courtney a sè in una sorta di goffo ma dolce abbraccio concitato.
- Gwen .. mi vuoi sposare ? - il ragazzo era così convinto che per un istante l'ispanica capì quanto i suoi sentimenti per Gwen fossero reali e sbattendo le ciglia, comprese anche lei che aiutare i suoi due migliori amici a fare qualcosa che li avrebbe resi felici per sempre non era una cattiva idea come il suo ragazzo si ostinava a sostenere.
Stava per slegarsi da quell'abbraccio che dopo poco aveva imbarazzato entrambi, ma una voce alle loro spalle rispose alla proposta del chitarrista con tono seccato :
- No ! -

Duncan chiavi alla mano era appena rientrato e trovandoli in quella situazione decisamente scomposto, benchè si aspettasse ormai da giorni che la bomba Courtney esplodesse.
- Sposati la tua ragazza. - commentò, separando Courtney e Trent e guardando lei in cerca di spiegazioni. Quello che parlò per primo fu Trent un po' imbarazzato.
- Ecco mi sta dando una mano a provare le battute. -
Definirle battute era eccessivo , dal momento che si trattava di quattro parole, ma etichettarle a quel modo lo aiutava a fingere che non fossero le ultime parole di uno spettacolo, che sperava con tutto sè stesso, non si rivelasse fallimentare.
- Lo so che non vuoi che Trent si sposi ma .. dovresti essere felice per lui, non tentare di dissuaderlo dallo stare con la persona che ama. - disse Courtney accostandosi al punk.
- Tu potresti essere il testimone e io la damigella d'onore. - sussurrò con malizia. Trent non capì quell'allusione che probabilmente avrebbe dovuto essere di tipo sessuale ma Duncan cercò di nascondere un sorriso lascivo. Il ragazzo si costrinse a non cedere e continuò :
- Non dovremmo immischiarci. -
Courtney di fronte a quell'insistenza testarda e insopportabile. Provò a contare fino a dieci prima di poter aprire bocca, ma si fermò al cinque lasciando che le parole le guizzassero fuori incontrollate.
- Io non dipendo da quello che ti passa per la testa è chiaro ? - sbottò la ragazza appoggiando le mani sui fianchi con un certo cipiglio.
Trent intuì le prime avvisaglie di una lunga e combattuta lite e indietreggiando lentamente provò a svigliarsela. Courtney senza distogliere lo sguardo irritato da Duncan gli fece cenno con la mano di restare fermo dov'era.
- Non capisco perchè ti opponi tanto. Gwen e Trent si amano e se lui vuole chiederle di sposarla deve farlo. Ora ti spiego quello che farai .. -
- Court io .. -
- Zitto ! - esclamò lei incutendogli una certa soggezione. - Per prima cosa resterai qui e aiuterai Trent a provare la sua proposta, mentre io torno a lavoro. Poi lo porterai da Gwen, gli infonderai coraggio e lo aspetterai fino a che non torna con la sua futura moglie. - la ragazza terminò quell'ultima frase con una tale enfasi e uno sguardo così rabbioso che Duncan non ebbe il coraggio di dissentire. L'ispanica nel constatare quel silenzio teso e imbarazzato, si congratulò con sè stessa per la sua capacità di persuasione o la sua attitudine al comando.
Duncan allo stesso tempo si congratulò con sè stesso per essersi innamorato di una donna che a lungo andare lo avrebbe fatto impazzire.
- Allora vado. - concluse con voce angelica. Prese la borsa e uscì dalla stanza.
Il silenzio troneggiò per qualche altro istante .
- Allora ... - cominciò Trent, sentendosi divertito e sollevato. - Mi sposi ? -
Duncan gli lanciò le chiavi dell'auto con rabbia e ricomponendosi dopo il modo in cui la sua ragazza gli aveva messo i piedi in testa si schiarì la voce e fece cenno a Trent di cominciare.*

^^^^^^^^^

 

Sono pronto.

Trent continuava a ripeterselo in testa con molta, forse troppa convinzione.
Lui e Duncan erano partiti da circa dieci minuti e quel viaggio in macchian che li avrebbe portati a casa della gotica sembrava non finire mai.

Un momento prima di scendere notò il sole che tramontava silenzioso, il rumore delle ruote che facevano retromarcia nel parcheggio e decise di voltarsi verso il punk con uno sguardo forse troppo strano e folle persino per lui.

- Che c'è ? - domandò il ragazzo ancora scocciato per aver passato la giornata a fingere di essere Gwen.
- Non dovresti infondermi coraggio ? - chiese il chitarrista riferendosi a ciò che Courtney aveva detto o meglio gridato poche ore prima.
- Fai per caso lo stenografo nel tempo libero ? -
- Non capisco. - sussurrò il chiatarrista, ignorando la sua battuta.
- Non capisci perchè non voglio che ti sposi ? - sussurrò Duncan, fissando il volante e alzando la voce. Trent non rispose a quella domanda ma il punk in un crescendo di tensione non smise di osservare statico un punto fisso davanti a sè.
- Tutto sta cambiando e non dirmi di non essertente accorto. - lo disse così flebilmente che l'amico ci mise un po' per capire quello che intendeva.

Pochi attimi di calma che parvero un'infinità invasero l'abitacolo dell'auto quasi soffocando i due.
- Courtney è sempre la solita capetta. - ironizzò Trent provando ad allentare la tensione.
- Courtney si sta laureando in legge, tu stai realizzando i tuoi sogni e Gwen presto ti sposerà e io ..- Duncan non risucì a terminare quella frase.
Avrebbe voluto urlare al mondo quanto si sentisse un fallito ma venne fermato da una pacca sulla spalla.
- Non resterai qui per sempre ... hai Courtney, me e Gwen. Non andiamo da nessuna parte perchè camminiamo tutti e quattro sulla stessa strada. -
Il punk sorrise ma si accorse subito di come si fosse lasciato andare così spostò la mano di Trent dalla sua spalla con un gesto secco e gli indicò lo sportello con lo sguardo.
- Questa conversazione non è mai avvenuta. - chiarì deciso.
- Va bene. Ma ora voglio un po' di incoraggiamento. - acconsentì Trent ponendo la sua unica condizione. Duncan scosse la testa e con tono quasi amorevole, almeno secondo il chitarrista, disse :
- Esci dalla mia macchina. -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima dell' Ortensia's Corner *rullo di tamburi* ... "I Preferiti di Honest".

*Fa esplodere il suo tendone da circo, clown e mimi che volano ovunque ...*
Brittany_ per la sua 200centesima recensione (ancora non ci credo !) e Molly369 per i suo scleri impagabili e divertentissimi e soprattutto perchè voglio essere invitata anchio nella sua Jacuzzi ! Per non parlare del fatto che VaffanGoogle è diventata la mia esclamazione preferita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ortensia's Corner

Ora so cos'è la vita matrimoniale ...
Sei sposata da una settimana !
Lo so ma mi sento vicina a Justin.
Intendi dire per il divorzio ?
Già credo che ...
*vede che qualcuno li osserva* Dovresti fare il tuo angolino !

Hem .. Certo ! ^.^
Lettori dopo una lunga assenza la proliferazione di notizie è in costante aumento.
Nuovi approfondimenti sulla coppia Gigì/Justin. Pare che i due dopo 45 ore di matrimonio abbiano malamente divorziato. I due piccioni ...

Colombi ! Non sai nemmeno leggere il gobbo !
Ricordati che sono sempre incinta ...

Prr
*rotea gli occhi* Comunque da quanto sappiamo Gigì è tornata in Fvancia e el segnor Justin, dopo una lunga latitanza in Messico per via di un furto di tacos è tornato da dove era venuto e cioè ..
No !
Sì ! Si riappropria del suo posto nei tuoi consueti scleri !
Noooooo ... *agita i pugni al cielo*

*copre Honest con un cespuglio finto*
In ogni caso il grugnito di oggi è : Gronk .. cioè .. Gronk.

Cosa ? *spunta dal cespuglio*
Oh No ! Le contrazioni !! Presto devi portarmi in ospeda..Gronk.

 

 

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Capitolo 27
*** A Fire ! Oh No, Just a Wedding ***


Sono tornata ancora una volta.
Prima di tutto mi sento obbligata a dirvi che questo è un capitolo Gwent, la Duncney in questo caso è passata in secondo piano per ovvi motivi.
Poi ho un bel po' di novità :
- L'Ortensia's Corner sarà sospeso per alcuni giorni dato che la cara maialina si sta occupando dei suoi piccoli, due adorabili gemelli a macchie grige.
- Ho modificato i miei pulsanti social network ! Per comodità ho inserito una pagina facebook, dove pubblicherò spoiler/aggiornamenti/sondaggi su tutte le mie storie compresa L.M.A. Inoltre ci saranno delle fan art di Mokona, una ragazza splendida che ha deciso di disegnare ispirandosi alle mie fan fiction. C'è anche il link per il mio Live Journal dove nelle prossime settimane pubblicherò tutti i capitoli dal primo al ventisettesimo, se posso con le annesse illustrazioni della mia disegnatrice *.*
- Grande ritorno degli scleri di Justin, questa volta con una guest star.
Spero davvero che il capitolo vi piaccia, mi serve una ricarica di autostima ...
Buona Lettura
HONEST

 



 

 

 

 

A Fire ! Oh No, Just a Wedding

 

 

Gwen strinse con maggiore violenza la matita, tentando di adattarla alle dita esili e bianche. Fece aderire lo strumento a tal punto da farsi male, ma ignorando la scomoda pressione che sentiva sulla pelle, continuò ad imprimere segni spessi sul foglio di carta bianca. Alzò la testa per l'ennesima volta e socchiuse gli occhi, intenta a cogliere ogni particolare del piccolo burattino di legno che le serviva per esercitarsi di tanto in tanto.
Sospirò sfinita dopo pochi minuti, aveva passato diversi giorni estraniata da tutti, persino da Trent. Si era rifugiata nella sua stanza durante quei giorni gelidi che la sua famiglia trascorreva al lago e si era imposta di realizzare un vero capolavoro da presentare al professore del suo corso d'arte, ma più tempo passava meno ispirazione riusciva a trovare.
La ragazza si alzò dalla sedia della sua scrivania rassegnata e spostando lo sguardo fuori dalla finestra le parve di riconoscere l'auto di Duncan, parcheggiata fuori dal suo vialetto.
In un primo momento non capì cosa stesse facendo il ragazzo ma notò subito che aveva l'aria di aspettare qualcuno. Fu tentata di scendere e chiedergli cosa volesse ma ripensandoci si rimise seduta a braccia conserte in attesa che qualcosa, non necessariamente l'ispirazione, la travolgesse. Aveva improvvisamente colto una strana tensione quasi febbrile che caratterizzava quella serata tranquilla.

Ed era per questo che non aveva la minima intenzione di rovinare il suo karma, andando a bussare contro uno dei finestrini del punk.
Eppure la giornata era trascorsa serena, se non per il fatto che si era spontaneamente segregata in casa. Nessuna telefonata, nessuna e-mail, nessun messaggio dolce da parte del suo ragazzo o dei suoi amici. Era convinta che nessuno l'avrebbe più cercata se non per avvisarla di un eventuale catastrofe, così si era rassegnata a dover concludere una delle sue opere, forse la più difficile. Il suo insegnante era stato molto categorico quando aveva avvisato gli studenti di un esame importante, in cui avrebbero dovuto spiegare con una sola opera cosa significasse per loro essere amati*. Il primo pensiero di Gwen era stato indubbiamente rivolto al chitarrista ma non avendo la più pallida idea di cosa potesse esprimere ciò che provava, aveva sperimentato una decina di nuove tecniche per comporre quello che sarebbe dovuto essere il suo capolavoro. Alla fine della settimana, precisamente quella sera stessa era tornata al buon vecchio uso dei pastelli e frugando fra i cassetti aveva trovato uno dei suoi primi schizzi sul ragazzo dagli occhi verdi. La prima idea era stata quella di ridisegnarlo ma il tutto si era trasformato in qualcosa di difficile, così servendosi del suo manichino aveva cercato di emulare una delle sue espressioni assorte, senza grandi risultati purtroppo. Ora che aveva lasciato cadere la matita a terra e aveva appoggiato i piedi sul tavolo scuro, continuava a fissare la macchina parcheggiata e con i fari spenti, aspettando chissà quale illuminazione.
Fu distratta dal suono del campanello al piano di sotto e scattando in piedi si diresse ad aprire, pronta per tempestare il punk con una scarica di domande sconvenienti, come ad esempio "Non è che Courtney era in macchina con te e stava facendo qualcosa che richiedeva il doversi piegare ?". Sorrise al solo pensiero mentre saltava i gradini delle scale.

Aprì dopo diversi squilli e rimase sorpresa nel trovarsi davanti un Trent tremolante e visibilmente nervoso. Lo guardò per qualche istante prima di baciarlo con trasporto e ricordarsi quanto il suo dopobarba fosse buono. Il ragazzo entrò titubante e dopo aver risposto a qualche altra effusione si schiarì la voce, con fare importante.
- Gwen ... - cominciò determinato.
- Ti va una cioccolata calda ? - lo interruppe lei distrattamente.
Trent deglutì a disagio ed annuì seguendola in cucina, la osservò mentre preparava il latte e lo metteva sul fuoco con il cacao in polvere e immaginò, dando ancora sfogo alla sua fantasia, la Gwen dei suoi sogni che preparava quella stessa bevanda ai loro bambini.
Il ragazzo senza accorgersene sfoggiò di nuovo la sua espressione assente e imbambolata. La gotica smettendo di mescolare il composto e appoggiando il cucchiaio sul ripiano più vicino, gli si avvicinò con una luce brillante negli occhi. Lasciò svilora le dita sottili lungo i suoi fianchi, ma lui fu costretto a spostarsi per paura che si accorgesse della scatolina di velluto in una delle tasche della giacca.
- C'è qualcosa che non va ? Sei silenzioso ... - disse la ragazza, tornando a guardare il cucchiaio.
- No, è che devo fare una cosa e .. -
- Che genere di cosa ? - domandò infilando l'indice nella cioccolata liquida per assaggiarla.
- Sai .. - provò a dire il ragazzo, che però si bloccò improvvisamente, rendendosi conto di non ricordare le precise parole che aveva ripetuto prima a Courtney e poi a Duncan.
Gwen lo guardò, aspettando qualche momento, poi vedendo che non era certo di voler continuare cambiò discorso con naturalezza, domandando perchè Duncan fosse lì.
Trent spiegò che lo aveva accompagnato per via di ciò che era venuto a fare e la gotica forse spazientita gli chiese se stavano giocando al gioco dei mimi o a tabù.
- Senti .. - iniziò il ragazzo, prendendole le mani e stringendola a sè. - Io ti amo. -
Lei piegò la testa di lato divertita. - Lo so. -
- Sì ma .. - provò ancora una volta.
- Ma ? - lo incalzò lei.
- Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove. -
- Non ricomincerai vero ? - chiese Gwen incredula di fronte a quella conversazione così sconnessa.
- Vorrei ricominciare ma vorrei farlo con te. -
La ragazza rimase muta, iniziando anche solo vagamente a capire dove voleva andare a parare. Trent soddisfatto del suo silenzio allentò la presa e indietreggiò di qualche passo.

Si inginocchiò con un sorriso impresso sul volto e portò la mano alla tasca dove conteneva la piccola custodia dell'anello. Gwen rimasta immobile, dischiuse leggermente le labbra in attesa di qualcosa che era molto meglio dell'ispirazione.
- Gwen io ho bisogno di stare con te, così come ho bisogno della mia musica. Tutti continuano a ripetermi che sto realizzando il mio sogno ma .. il mio unico sogno è sempre stato poter essere felice con te. Mi vuoi .. -
Non riuscì a terminare la frase, dal momento che un suono stridulo ed acuto si sovrappose alle sue ultime parole. Il ragazzo si ritrovò sotto una pioggia d'acqua, causata dall'allarme anti incendio, scattato nel momento in cui il fumo della cioccolata sul fuoco, ormai ridotta a cenere, aveva raggiunto il soffitto. I due si guardarono per degli istanti interminabili, mentre le gocce d'acqua li ricoprivano come pioggia scendendo inesorabili dal soffitto.
Trent ancora in ginocchio tentò di rialsarsi cadendo goffamente, dopo aver scivolato sulla discreta pozzanghera che aveva invaso la cucina. Gwen si ridestò e spense la cioccolata sul fuoco. Gli tese una mano, con un'espressione indecifrabile sul volto. Il maglione color panna che indossava lasciava trsparire l'intimo semplice, di un nero fitto e impenetrabile. Il ragazzo si ordinò di non spostare lo sguardo dal suo volto, anche se la tentazione di osservare ciò che conosceva fin troppo bene lo spinse a lasciare che anche lei scivolasse sul pavimento bagnato.

Si ritrovarono tutti e due a terra, e Gwen si lasciò andare a una risata liberatoria e sincera, seguita dal chitarrista che le spostò un paio di ciocche bagnate, appena sopra la spalla.
Si osservarono come se non si fossero mai visti prima di quel momento e le loro bocche si inseguirono sugellando un accordo silenzioso. Trent si impose di fermarsi e separatosi da lei riprese fiato, il fiato necessario per fare quello che avrebbe dovuto fare da sempre. Quel qualcosa che lo avrebbe reso completo, quella proposta che si era insinuata in lui sin dalla festa da Geoff, sin dal bacio che aveva racchiuso promesse, speranze e cose non dette. Si inginocchiò ancora una volta, mentre lei sgranando gli occhi neri, ammutoliva di nuovo.

Il ragazzo estrasse dalla tasca la custodia dell'anello e sussurrò abbastanza forte perchè lei lo sentisse.
- Gwen ... -
- Sì. - disse lei, mentre annuiva, rispondendo a una domanda che non le era stata posta.
Lui scuotè la testa, senza neanche rendersi conto di quello che aveva appena sentito e riprovò : - Gwen mi vuoi .. -
- Sì. - ripetè lei più forte, attirandolo a sè con una passione incontrollata.
Lui si staccò a fatica esclamando : - Non ho ancora fatto la domanda ! -
La ragazza rise alzando gli occhi al cielo e gli fece cenno di continuare.
- Gwen vuoi sposarmi ? -
La risposta non arrivò subito, lei arricciò il naso fingendo di pensarci.
- Non ho niente di cui lamentarmi in questo periodo perciò .. - bisbigliò a pochi centrimetri dalla sua bocca. - Potrei anche farlo. - concluse baciandolo e schiudendo le labbra, per assaporare quel paradiso che avrebbe toccato ogni giorno per il resto della sua vita.
Questa volta non riuscirono ad allontanarsi e nonostante le loro bocche fossero ancora incollate, Trent le infilò il prezioso diamante nero al dito.
Pochi minuti e i vestiti bagnati vennero gettati via e il pavimento asciugato con i loro corpi uniti. Sembrava esserci tutto il tempo del mondo e Gwen sembrò anche trovare l'ispirazione che le serviva. Era lui la sua fonte d'ispirazione, era per lui che disegnava ed era di lui che aveva bisogno.

Fra un bacio e l'altro alcuni pensieri confusi le si ammassarono in testa prepotentemente, tutti gli scrupoli che aveva evitato in precedenza dopo il sì che aveva pronunciato, confluirono in un unica forte emozione di smarrimento.
Mentre Trent la sovrastava impetuoso più del solito e così felice da poter gridare, Gwen cercò i suoi occhi verdi come per chiedergli un ultima volta una conferma. Il ragazzo capì quell'esitazione e poggiò il viso contro la sua spalla nuda, quasi in attesa di uno sfogo o di un ripensamento, corrugò la fronte esitante. Indeciso fra il continuare o lo smettere.
- Sei sicuro ? - sussurrò in modo impercettibile la ragazza, facendolo solo sorridere.
- Non dovrei ? - le rispose con un altro quesito più difficile del precedente.

La ragazza esitò ancora una volta e senza muoversi si godè la sensazione di sicurezza che le dava la presenza forte e amorevole di Trent sopra di lei.
- Ti ho fatto del male. - concluse sentendo il ragazzo allontanarsi da lei, incerta se fosse una sua fantasia o ciò che stava realmente accadendo.
Il chitarrista le prese la mano e intrecciò le loro dita, quel gesto consueto per entrambi pareva ogni volta nuovo.
- Gwen non voglio passare il resto della vita ad odiarti per quello che è successo. La verità è che ti amo troppo per starti lontano .. ma non voglio che quell'anello sia un peso per .. -
Venne interrotto abbastanza in fretta da non capirlo all'istante, le labbra della gotica premute contro le sue in un bacio che rispondeva a tante domande.
I dubbi, i pensieri e i problemi che le avevano attraversato la mente erano spariti grazie a quelle parole che avrebbe voluto sentirsi ripetere ogni giorno. Sentiva la stessa cosa nei suoi confronti ed era abbastanza adulta per quella scelta. Lei voleva con tutta se stessa essere felice, da quando era stata abbandonata o allontanata dalle persone aveva solo cercato qualcosa che la rendesse libera. La libertà che cercava la vedeva negli occhi di Trent, gli occhi che avevano saputo perdonarla e gli occhi che la facevano rabbrividare ad ogni sguardo. Continuarono o ripresero, neanche loro lo sapevano con certezza, e per una volta la felicità che provavano era talmente tangibile da averli trascinati in qualcosa di fin troppo reale.

^^^^^^^^^

Le primi luci del mattino illuminarono i corpi distesi sul divano del salotto. Gwen fu la prima a schiudere gli occhi, quasi sicura che quello fosse stato soltanto un sogno. Vide il ragazzo disteso accanto a lei e una scia di vestiti che si spostava dalla cucina per arrivare a dove si trovava il quel momento. Guardò la luce illuminare i capelli di lui e accarezzandogli qualche ciocca una strana idea le balenò in testa.

Salì indossando la giacca di Trent e in punta di piedi aprì la porta della sua stanza. Afferrò il suo block notes e cancellò gli ultimi schizzi, scese in cucina e ritrasse il volto del ragazzo semi addormentato, senza farsi notare. Una volta tornata in camera prese una delle sue tavole per i dipinti e fissò il disegno appena realizzato al centro. Poi prese uno dei suoi primi lavori a Wawanakwa che raffiguravano il ragazzo e inserì anche quello. Dipinse attorno al quadro una cornice di parole, frasi di canzoni e immagini, le loro mani che si sfioravano e in ultimo una delle loro prime foto.
L'impressione generale che ne ricavò non fu pessima così decise di scendere per mostrarglielo, stava per sollevarlo quando si sentì sfiorare i fianchi dalle mani di lui.
Si voltò per baciarlo e rabbrividendo capì di trovarsi di fronte a suo marito.

Trent notò quell'emozione tanto spontanea e riflettè sul legame che li univa. Questo aveva sopravvissuto a tante cose, ciò che li aspettava ora era il paradiso che avevano solo rimirato da lontano, con i loro lunghi baci al rossetto nero e caffè amaro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* Volete sapere cosa significa per Scott ?
Leggete e Recensite "What it Means Love Someone" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=932942&i=1)

 

 

 

 

 

 

Ecco il momento atteso da tutti .. *squillano le trombe* "I preferiti di Honest" !
*fruga in una montagna di foglie secche* il vincitore è ...

_Eileen per la sua stupenda recensione e la sua azzeccatissima citazione di "I Love Radio Rock" !

 

 

 

 

La vita da super star è davvero dura a volte ...
Hey ! Ti hanno mai detto che sei Shaba Sexy ?
Lo so, lo so.
*si avvicina ondulando i fianchi*
No senti ... sono appena uscito da una storia difficile e *alza le mani*
Lasciati Shabandare ..
Justin ! Lightining ! Che sta succedendo ?
Un'aggressione alla mia bellezza !
Ah .. allora vi lascio soli.
NO !
Shaba Hot !

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Capitolo 28
*** Book to the Flavour of Peach Vodka ***


Sono una cacca..
Sono felice di aggiornare dopo lungo tempo, non so so se sarò scusata per questo ritardo indecente ma ero troppo presa dalla mia esistenza incasinata.
Bene, bene. Tante novità.
Cominciano con il ritorno delle scene Duncney e la conseguente e spiazzante rivelazione della genialità di Duncan.
Per non parlare del ritorno di Ortensia. Inoltre dovrò prendere una decisione importante nel mio sclero finale e spero che voi mi aiutiate rispondendo a questo sondaggio (http://www.facebook.com/#!/pages/-Honest/211641028877228 ).
Ho cercato di scrivere il più possibile e spero davvero che apprezziate i miei sforzi.
Grazie a tutti per essere qui a leggere, Love Me Always mi rende ogni giorno più felice e vorrei che la mia felicità potesse essere anche la vostra.
Buona Lettura
HONEST







Book to the Flavour of Peach Vodka

 




Duncan bofonchiò qualcosa, rigirandosi agitato sui sedili in pelle della sua auto.
Trent bussò un paio di volte contro il finestrino, nel tentativo di risvegliarlo. Il gesto risultò vano, dato che il punk si limitò ad emettere una sorta di suono strozzato con il naso e a sbuffare ancora un po'. Aveva passato la notte in macchina ad aspettare il ritorno di Trent e nell'attesa, dopo aver telefonato a Courtney e aver parlato con lei di argomenti di certo non adatti a dei minori e della sua paura di un futuro che non riusciva ad immaginare, si era lasciato prendere dalla stanchezza e poggiando la testa contro lo schienale, senza rendersene conto aveva chiuso gli occhi ed era caduto in un sonno non troppo piacevole.

Una volta divenuto giorno Trent si era ricordato di lui e con un frettoloso ma romantico saluto alla sua futura moglie, si era precipitato al freddo pronto ad andarsene con il suo attuale passaggio. Il chitarrista alzando gli occhi al cielo, bussò con più insistenza contro il vetro appannato e capendo quanto tutto ciò fosse inutile, estrasse il cellulare dalla tasca e chiamò l'amico addormentato, fingendo che non fosse a mezzo metro da lui. Il suono assordante della suoneria di Duncan* svegliò quasi tutto il vicinato e anche lui con riluttanza, aprì gli occhi per rispondere.
- Buon giorno principessa. -
- Sei un vero idiota. - rispose Trent, dando un colpo alla fiancata dell'auto.

Il punk spalancò lo sportello liberandosi della cintura.
- Ti prego dimmi che l'avete fatto. - sentenziò prima ancora che il ragazzo dagli occhi verdi salisse a bordo. Trent scuotè la testa e dopo essere salito si sistemò sul sedile.
- Vuoi dire che ho aspettato tutta la notte e tu non hai neanche ... -
- Non eri costretto ad aspettarmi. - lo interruppe l'altro, imponendosi di essere scocciato.

Duncan mise in moto continuando a fissare l'amico e ricordandosi improvvisamente del motivo per cui si trovavano lì, del motivo per cui era stato il peggior supporto morale di sempre.
- Lei .. - tentò imbarazzato, senza sapere come chiederlo.
- Sì. - bastò il sussurro di due sillabe per far sì che il ragazzo si rilassasse completamente.
- Quindi sono il testimone ? - chiese il punk passandosi una mano fra i capelli, già spettinati. Trent si limitò ad annuire e scivolò in basso con lo schiena, chiudendo gli occhi.
- Mi sposo. - constatò per la prima volta da quando tutti quegli eventi lo avevano travolto.
Duncan sorrise e poggiandogli una mano sulla spalla, gli diede una scossa goliardica, quasi d'incoraggiamento. Al primo semaforo inchiodò sgraziatamente e si voltò per osservare un manifesto esageratamente grande. La pubblicità di una nota marca di sigarette troneggiava lungo la statale. Ragazze in biancheria intima, che si spintonavano lottando con dei cuscini di piume e cercando le loro sigarette misteriosamente sparite. O forse nascoste nel reggiseno di una di loro.
- Tu fumi già. - gli ricordò Trent, intuendo la traiettoria del suo sguardo.
- Sì, ma non dirlo a Court lei crede che io abbia smesso ... -
Il chiatarrista si chiese ancora una volta da quando lo conosceva perchè mai dovesse essere così assurdo, ma le sue considerazioni vennero interrotte da un'esclamazione :
- Sto avendo un'illuminazione ! -
- Grande .. - disse ironico l'altro.
- Las Vegas. -
Trent ci mise un po' a capire cosa intendesse.
- Sigarette uguale Las Vegas ? - domandò più a sè stesso che al punk.
- Seguimi. - fece con aria da esperto. - Sigarette uguale soldi, soldi uguale donne, donne uguale spogliarelliste ... -
- Non sono molto daccordo su questa parte. - si intromise l'amico, venendo ignorato.
- Spogliarelliste uguale casinò, casinò uguale Las Vegas ! -
- Tu ragioni in modo diverso rispetto a tutti gli altri vero ? -
- Non capisci ? Il tuo addio al celibato ! Las Vegas. - disse Duncan con un luccichio fin troppo folle negli occhi azzurri.
- Oh. - ribattè Trent, non troppo sorpreso.
- Perchè non sei entusiasta ? - domandò l'altro vagamente offeso.
- Non credevo che avremmo fatto un addio al celibato. -
- Credi che le ragazze non faranno niente ? Se conosco Courtney starà già preparando i super alcolici. -
Il chitarrista restò ancora un po' perplesso ma capendo che il semoforo era ormai scattato da un bel pezzo, invitò l'amico a premere l'accelleratore.
Si insinuarono nel vialetto del punk per fare una commissione, che consisteva nello svegliare la sua ragazza e ricordarle che quella non era casa sua. E come gli aveva suggerito Trent anche per darle la buona notizia.

Duncan trovò Courtney accasciata pigramente in cucina, la testa a contatto con il ripiano di marmo freddo e i capelli a coprirle il volto addormentato. L'adorabile bavetta semi trasparente che le pendeva dalle labbra, la faceva somigliare ad una neonata. Probabilmente era rimasta ad aspettarlo o forse si era ostinata a ripassare fino a notte tarda cosa che nel periodo degli esami avveniva spesso. Il ragazzo fu quasi tentato di non svegliarla ma ripensando a tutto ciò che c'era da organizzare, alle telefonate e al matrimonio fece la scelta giusta, quando le spostò qualche ciocca dal volto e le sussurrò gentilmente :
- Svegliati damigella d'onore. -
Lei alzò la testa di scatto ancora un po' priva di coscienza e annussò il forte odore di fumo che il ragazzo aveva appena portato nella stanza. Nonostante le bugie che lui le raccontava, Courtney era sicura del fatto che continuasse a fumare. Ogni volta che le loro labbra si toccavano percepiva il retrogusto inconfondibile di una sigaretta. In verità quel sapore non le dispiaceva, infatti aveva imparato a tenere la bocca chiusa proprio per preservare quel gusto amarognolo e rassicurante.
La ragazza si stropicciò gli occhi ancora rintontita da quella sveglia inusuale. Normalmente era lei a dover costringere il punk a scendere dal letto, ma quel giorno i ruoli sembravano essersi invertiti d'improvviso. Ci mise del tempo per realizzare che non era stata chiamata con il suo solito nomignolo.
- Damigella ? - ripetè, muovendo appena le labbra.
Lui sorrise quasi compassionevole.
- Riporto Trent a casa dopo essermi cambiato. Quei due si sposano, non è pazzesco ? -
Lei ancora confusa finì con l'alzarsi in piedi, stiracchiando le braccia, dopo aver fatto un lungo sbadiglio. Avrebbe voluto spendere un paio di parole, tanto per dire quanto era felice della buona notizia ma ripensandoci preferì sorridere e avvicinarsi per baciare il ragazzo.
- Sono contenta che tu lo abbia aiutato. - disse accarezzandogli le spalle.
- Mi hai praticamente obbligato. -
Courtney sorrise e continuò a baciarlo, più deliziata del dovuto. Senza preavviso lui si lasciò andare sollevandola e poggiandola sul ripiano della cucina. Court immaginava dove fosse stato ma non averlo avuto accanto tutta la notte l'allarmava comunque. La ragazza si allacciò a lui con le gambe, premendosi contro la sua schiena. Proseguirono a baciarsi perdendo quasi la cognizione del tempo. Quando l'ispanica infilò le mani sotto la sua maglietta desiderosa di spogliarlo, venne fermata dal ragazzo con decisione.
- Devo cambiarmi e devo portare Trent a .. - le sue spiegazioni vennero messe a tacere da un lungo bacio, riuscì a resisterle a fatica rimettendola a terra.
- Cosa ne pensi di Las Vegas ? -
Courtney si voltò alla ricerca di un buon caffè di certo freddo, e senza darlo a vedere capì subito che il punk si stava riferendo all'addio al celibato.
- Non ti sembra un po' presto per pensarci ? Non sappiamo neanche la data. - commentò.

- Dovremmo comunque organizzarci no ? E poi quale altro posto di Las Vegas ? -
- Io voglio portare Gwen alla "Bear Factory".. – ribbattè, nascondendo la sua preoccupazione e le sue fantasie di Duncan che strappava gli slip di una spogliarellista, in modo decisamente poco consono.
- Quel posto dove ti costruisci un orsetto con scarti di riciclo ? - chiese lui, a metà fra il disgustato e il preoccupato.
- Potrebbe piacerle. - borbottò la ragazza un po' offesa
- Se avesse cinque anni. -
- Allora cosa proponi ? Vuoi darmi la chiave del minibar ? - scherzò la ragazza, afferrando una caraffa ricolma di dolce liquido scuro, ormai divenuto il suo più caro amico e unico rimedio per la stanchezza dovuta allo studio.
- No, voglio farti leggere qualcosa di piacevole. - disse il ragazzo, conducendola con lo sguardo in salotto. Courtney si era sempre chiesta perchè il ragazzo avesse una libreria così vasta, non era esattamente il tipo da letture pomeridiane. A volte capitava che le venisse voglia di leggere qualcosa quando restava da lui per il weekend, ma si guardava bene dal prelevare uno di quei libri, era spaventata dall'idea che quella potesse essere una copertura per qualche passaggio segreto o per un portale che conduceva a Narnia o peggio ancora, una segretissima collezione di porno asiatici.

Seguì Duncan fino a che non si ritrovarono di fronte all'enorme scaffale, straripante di volumi. Il ragazzo si allungò a prenderne uno a caso, e senza averne troppa cura lo aprì con abilità e l'ispanica sgranò gli occhi color cioccolato di fronte a quella dimostrazione di genialità. Il libro era in realtà una sorta di scatola con il fondo, contenente una bottiglia di vodka alla pesca. Rimasta senza parole fissò prima l'alcool poi il ragazzo che si limitò ad alzare un sopracciglio soddisfatto. Courtney si protese per prendere un altro libro, che la sorprese forse più del primo, poichè conteneva un paio di sigari e una bottiglia di rum, infilata con la forza e in malomodo.
- Non ci credo. - sussurrò, alzando lo sguardo sui libri.
- Mi è venuto in mente quando i miei hanno deciso di venire a trovarmi, non volevo che scoprissero ... -
- Che sei un alcolizzato ? - lo interruppe lei, afferrando un altro volume, custodia di una vecchia bottiglia di gin.
- Non esagerare. - bofonchiò il punk, passandosi nervosamente una mano fra i capelli.
Pochi secondi fa sembrava una buona idea insegnarle come ci si diverte e adesso lei aveva trasformato quella confidenza in un crimine.
- Esagerare ? Ma tutto questo è legale ? - esclamò
- Sei tu l'avvocato. - le soffiò il ragazzo contro l'orecchio.
Dopo qualche altro minuto di accesi battibecchi, e di risentite lamentele da parte di Courtney, che sosteneva la probabilità di incendio in una casa colma di liquido infiammabile.
- Fidati Gwen lo adorerà. - tentò di concludere Duncan.
- Quindi mi stai suggerendo di farla ubriacare ? -
- Non esattamente ... -
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
- Trent ! - esclamò poi, dopo aver dato un'occhiata all'enorme orologio da parete.
- No, lui è già ubriaco d'amore .. -
- L'hai lasciato in auto ! - insistè Courtney.
Duncan avrebbe voluto fingere di essere preoccupato dal suo pessimo comportamento, ma in verità non gli dispiaceva che il chitarrista assaggiasse un po' di attesa, proprio come aveva fatto lui quella notte. Prima di andarsene con finta apprensione dipinta sul volto, segnò un indirizzo su un foglietto di carta e lo depositò nelle mani della ragazza.
- Nel caso in cui gli orsi di peluches non le piacciano ... - le disse baciandole la guancia.
Lei sorrise, mentre lo vedeva uscire dalla porta, infilò quell'appunto in tasca e tornò al suo caffè combattuta nel decidere se scaldarlo oppure zuccherarlo.


^^^^^^^^^

 

Gwen osservò per l'ennesima volta il diamante nero che aveva al dito. Era talmente bello e la riempiva d'orgoglio, ma ora rinchiusa nel bagno di casa sua la faceva sentire anche terrorizzata. Era lì da almeno due ore, prima o poi avrebbe dovuto uscire o almeno fingere un'intossicazione alimentare. Il punto era che non aveva assolutamente idea di come dire alla sua famiglia quello che stava per succedere. Forse perchè neanche lei lo sapeva con certezza. La sua famiglia era tornata un momento prima che Trent se ne andasse, farlo sgattaiolare via dalla porta sul retro era stato alquanto patetico e di certo poco maturo, ma in un certo senso anche saggio, dal momento che non avrebbe saputo spiegare in alcun caso la presenza del suo ragazzo a casa sua alle otto del mattino.

Non era il tipo di ragazza che pianificava lo scorrere degli eventi, ma forse la vicinanza con Courtney iniziava a renderla una vera maniaca. Rabbrividì al pensiero di dover indossare uno di quei maglioncini con lo scollo a V. Smise di camminare nervosamente avanti e indietro e si accucciò a terra, fissando una delle mattonelle bianche, come se potesse parlarle e dirle cosa fare. Lei e Trent si sarebbero sposati e poi avrebbero comprato una casa modesta ma molto carina, magari con un giardino grande e spazioso. Lei avrebbe finito la scuola e lui avrebbe inciso altri CD e poi ... Scacciò dalla mente quella pianificazione riflessa nel pavimento lucido, distratta dalla voce di suo fratello.
- Gwen ! Devo fare pipì. -
La ragazza balzò in piedi con uno sbuffo risentito.
- Sto per sposarmi ! - gridò senza pensare, come se fosse una giustificazione plausibile per quell'occupazione ostile del bagno.
Ci fu un istante di silenzio.

- Il re dei vampiri ti ha fatto la proposta ? - chiese il ragazzino scherzando e dando un altro pugno alla porta. Gwen sgranò gli occhi e splancò la porta irritata. Sventolò di fronte al naso del fratello la gemma scintillante e lui dopo qualche altro secondo di smarrimento la scanzò con violenza, a causa del bisogno impellente.

La gotica rimase allibita in coridoio. Non credeva che sarebbe stato così difficile far credere alla sua famiglia che qualcuno voleva davvero sposarla, o peggio che qualcuno si era davvero innamorato di lei.

 










* La suoneria di Duncan, e anche la mia, è "Jesus of Suburbia" dei Green Day.









*Honest fruga nella mini macchina di alcuni clown che aspettano che il semaforo sia verde.*
Il preferito di oggi è BALLA_X per la sua stupefacente poesia sul capitolo precedente.
L'ho riletta almeno sei volte ! <3
E per angelo97 ho coniato il premio "Recensore Fedele", perchè non ricordo un solo capitolo senza un suo commento, lo dico sempre ma grazie.

ho coniaco hoi








Ortensia's Corner


Sono così felice di rivedervi !
La mia lunga assenza è stata causata dai miei piccoli e da l'incapacità di una certa autrice di scrivere qualcosa di vagamente decente.
Mi sei mancata anche tu ..

Ma passando ad argomenti più piacevoli devo dire che la maternità è uno sballo.
Sono servita e riverita e tutti si fanno in quattro per darmi quello che voglio, oggi Gaston mi ha procurato addirittura della marijuana medica !
Ortensia ! Ma che razza di madre sei ?
Fare la madre è una cosa difficile ! Ho bisogno di rilassarmi, tutti hanno bisogno di rilassarsi , il mondo dovrebbe girare più piano perchè io devo rilassarmi ! Ho partorito i figli del demonio e ...
Ti prego dimmi che non ti sei fumata quella roba adesso.
Non mi interrompere !
Il grugnito di oggi è : "Staccate la spina e spegnete il cervello"

N.B.
Honest si dissocia da quanto riportato sopra e non è assolutamente favorevole all'uso o al commercio di droghe. Non pone in alcun caso Ortensia, maialina trasgressiva, come un esempio da seguire.




 

 

# I'm sexy and I know it ... #

Justin ti ho già detto che non voglio sentiriti cantare.
Sei sicura ? Perchè quanto canto la mia bellezza sfavilla ..
Senti, ti ho permesso di fare il provino come personaggio nel prossimo capitolo, solo perchè mi sentivo un po' in colpa per il tuo "incidente" con Lightining.
Vuoi dire il mio ..
No ! Abbiamo già parlato di droga non c'è bisogno che l'amministrazione censuri questo capitolo. Ora fai il tuo provino senza ...
# Soy Sexy y lo Sabes #
Alejandro ?
Salve mi amor, sono qui per il provino. * bacia la mano di Honest *
Oh Ale, che voce splendida.

# Heidi .. Heidi le caprette ti fanno ciao ..#
Zitto Justin ! Credo di aver appena scelto la mia prossima comparsa. *sbatte le ciglia, indirizzando cuoricini nei pressi di Alejandro*
Non credevo che mi avresti costretto a farlo .. *si toglie la maglietta*

Non devo guardare ... Devo resistere. *si volta a fissarlo*
Alejandro *si toglie la camicia*

Allora chi di noi due sarà nel prossimo capitolo ?
*Honest sviene*

 


Chi vuoi che sia nel prossimo capitolo ? Justin o Alejandro ? (http://www.facebook.com/#!/pages/-Honest/211641028877228 )
http://www.facebook.com/#!/pages/-Honest/211641028877228 gg

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Capitolo 29
*** Deflowered Brides dress Anthracite Gray ***


Ero un po' nervosa prima di questo aggiornamento, perchè quando si sparisce per tanto tempo non si sa mai come si verrà accolti al proprio ritorno. Però sono felice di essere ancora qui. (Avete il dovere di insultarmi, ve lo permetto pienamente.) Come emerso dal sondaggio della pagina facebook la comparsa speciale di oggi sarà Alejandro. Il titolo è la buffa traduzione di "Le spose deflorate vestono antracite".
Le recensioni sono assai gradite. -Rima !
Buona Lettura
HONEST
[E .. Oh ! Mi siete mancati da morire ... <3]













Deflowered Brides dress Anthracite Gray


La bambina sorrideva, fiera dell'abito che si era appena confezionata con un vecchio lenzuolo e una collana di perle, di certo rubata dal portagioie della mamma. Le altre ragazzine la guardavano stregate, mentre fingeva di percorrere la navata di una chiesa elegante.
Gwen seduta sullo scivolo di quel cortile malandato, la fissava in disparte incuriosita e spaesata.
Al suono della campanella i ragazzini rientrarono in classe, e così fece la piccola sposa con le sue damigelle
, scordando però il suo abito bianco, sull'erba.
Gwen si avvicinò a quel vestito con riluttanza, solo dopo aver avuto la certezza che le sue coetanee non potessero più vederla. Raccolse il lenzuolo da terra e lo appoggiò contro il petto, cercando di capire cosa ci fosse di tanto divertente nel gioco che aveva visto fare qualche momento prima. Fece una piroetta su sè stessa ma perse l'equilibrio cadendo a terra, e macchiando quel bianco simbolo di purezza con il fango.

 

Gwen dodici anni dopo pensava a quella scena d'infanzia, sentendosi una neonata che non sapeva ancora come compiere i primi passi, o che in ogni caso aveva sfilato solo con il suo pannolino. Quando ebbe il coraggio necessario per uscire dal camerino, mosse pochi centimetri incerta e la marcia nuziale che la commessa dell'Atelier stava canticchiando, non l'aiutava granchè. Continuava ad inciampare sul velo e per miracolo riuscì a non finire per terra, aggrappandosi a una delle lampade bianche poste accanto ai divanetti.
Gwen si rialzò ostentando una falsa nonchalanche e rivolse a Courtney uno sguardo di disperato aiuto. L'ispanica chiese gentilmente, per quanto il suo carattere glielo permettesse, alla commessa di trovare qualcos'altro che rendesse meno l'idea di circo.
La donna quasi offesa si voltò con teatralità e si diresse spedita verso il magazzino.
Courtney sollevata di potersi trovare finalmente sola con Gwen, le sorrise amorevolmente e le disse con voce gentile :
- Fa schifo. -
- Grazie per il tatto. - rispose la gotica, incupendosi più del necessario.
Courtney intuì con facilità il suo disagio, le cinse i fianchi e la rivolse verso lo specchio alle loro spalle.
- Ti prometto che riusciremo a trovare l'abito giusto. - disse l'ispanica, rassicurandola con decisione. Gwen diede un'occhiata inorridita al suo riflesso, ma vedendo l'espressione incoraggiante dell'amica sorrise debolmente.


Erano bastate poche settimane per far sì che Courtney organizasse ogni dettaglio, dal catering alla chiesa, perfino la data era stata meticolosamente scelta e a dirla tutta mancava soltanto la tanto agoniata scelta dell'abito.
La gotica sapeva che il desiderio dell'amica era quello di vederla felice e questo non la infastidiva, perciò ogni dettaglio dell'organizzazione era stato affidato all'ispanica, che aveva diligentemente reso possibile ogni più piccola fantasia dei due sposini.
Dopo tutto Gwen era sollevata nel vedere qualcuno che le dava una mano con tanto zelo, dato che sua madre non aveva preso benissimo l'idea del suo imminente matrimonio, e suo fratello si era solo limitato a scrollare le spalle con sufficenza. Inoltre Courtney che si improvvisava Wedding Planner era davvero esilerante, se non altro per le lunghe sfuriate telefoniche che aveva avuto negli ultimi giorni, per riuscire a trovare un Atelier discreto e ben fornito, che confezionasse per Gwen l'abito perfetto. L'ispanica era abbastanza convinta che quel matrimonio sarebbe andato per il verso giusto salvo imprevisti, anche se problemi la coppia felice ne aveva già avuti anche prima della celebrazione stessa. Qualcuno ancora sconosciuto aveva rivelato la notizia del loro matrimonio ai giornali che avevano stampato in prima pagina la foto della dark con il canzonatorio titolo di "La Sposa Cadevere e Il Piccolo Musicista.", coniando un gioco di parole fastidioso e rindondante. Di conseguenza chiunque Gwen incontrasse per strada, la salutava come se la conoscesse, o peggio ancora la fissava con insistenza.
Esempio lampante la commesa del negozio in cui si trovavano, che l'aiutava a camminare con il pomposo abito nuziale. Appena Gwen era entrata nel negozio la donna l'aveva osservata stupita e dopo poco l'aveva tempestata di domande, arrivando a chiederle persino quali fossero i cereali preferiti di Trent. Peccato che fosse più curiosa che efficente nel suo lavoro. Infatti non aveva ancora accontentato la sposa o la sua esigente damigella.

Courtney aveva provato qualche abito, tutti splendidi ma nessuno abbastanza adeguato. Quello giallo era troppo sgargiante, quello blu era troppo corto, e quello rosa era troppo rosa per il matrimonio di una dark. Così le due ragazze avevano trascorso l'intera giornata a provare vestiti per nulla soddisfacenti e totalmente fuori luogo.
Inoltre gli abiti proposti non erano mai bianchi, ma di una buffa tonalità panna, avorio o grigia per qualche motivo ancora ignoto.
- Forse dovremmo provare da qualche altra parte .. - sussurrò Gwen in tono di arresa.
La commessa sparita appena un momento, sembrò aver captato prontamente quelle parole e nel tentativo di non perdere la vendita, gridò dall'altra stanza :
- Antracite ! -

Courtney e Gwen si rivolsero uno sguardo sconcertato.
La donna, bionda e minuscola, emerse dal magazzino con un abito grigio antracite stretto fra le mani. La gotica lo guardò perplessa e quel silenzio si prolungò forse per troppo tempo.
- Voleva un abito bianco. - rispose secca Courtney.
- Volevo un abito bianco. - ripetè Gwen.
- Oh. - fece la donna, stranita da quel siparietto che rasentava il drammatico.
- Non avete abiti da sposa bianchi ? - chiese l'ispanica, incrociando le braccia al petto.
- Ecco di solito ci si veste di bianco quando si è ancora .. - farfugliò la commessa in difficoltà. - Intendo quando la sposa è ancora .. inviolata. -
Ci vollero due secondi prima che Gwen realizzasse che qualcuno le aveva appena detto che sapeva della sua deflorazione. A quanto pare non poteva avere l'abito che desiderava perchè una spocchiosa commessa sapeva della sua deflorazione.
- Come fa a .. - intervenne Courtney, vedendo l'amica turbata.
- Ho appena sentito la notizia alla radio, in realtà. - disse la donna senza vergona.
Gwen e Courtney paralizzate annuirono in imbarazzo, così la bionda si voltò pronta a rituffarsi in quella giungla di abiti nuziali, ma non ce ne fu bisogno dato che Gwen ripresasi, le spiegò che avrebbero cercato altrove.
Courtney avrebbe voluto dissentire, dato che aveva impiegato un pomeriggio intero per trovare un posto con tanta varietà di scelta, ma lo sguardo glaciale negli occhi della gotica la bloccò e la costrinse ad assecondarla.

^^^^^^^^^

Duncan si sistemò con riluttanza il nodo alla cravatta, cercando di non pensare alle occhiate insistenti che il commesso continuava a rivolgergli. Si sentiva terribilmente a disagio, e non perchè indossava uno smoking da duemila dollari, o meglio anche per quello, ma in particolare per il modo in cui Trent lo aveva convinto a partecipare a quella sorta di sfilata. Le prove degli abiti da cerimonia erano cose da femminucce, cose che Courtney in verità gli aveva pregato di fare con una certa persuasività. Purtroppo non era ancora riuscito a trovare un completo che non lo facesse sembrare imbalsamato e il futuro sposo non era ancora stato in grado di trovare qualcosa, che lo facesse sembrare un essere umano e non un enorme sacco di patate parlante. Passare l'intera giornata a provare abiti non era esattamente quello che definiva divertimento, stava per darserla a gambe con il rischio di distruggere un capo d'alta sartoria, quando alle sue spalle Trent emise un gridolino poco virile.

Il punk voltò la testa annoiato e inorridì di fronte al completo in pelle bianca con frange nere che l'amico stringeva fra le mani.
- Non è perfetto ? - chiese il chitarrista, poggiandoselo sul petto e rimirandosi allo specchio.
- Non è che i brillantini mi convincano molto .. - commentò Duncan, trattenendo una risata. Il commesso rimasto in silenzio durante quello scambio di battute si avvicinò ai due trotterellando e aggiunse :
- Io credo che sia un'ottima scelta ! Il completo della collezione Elvis è così esclusivo. -
Trent mostrò un sorriso forzato.
- Perchè non lo prova ? - insistette il commesso.
- Io .. -
- Forza non vedo l'ora di vederti con quel coso addosso. - sogghignò il punk.
- Un Elvis non un coso. - lo corresse puntiglioso l'uomo alle sue spalle.
Dopo qualche protesta il chitarrista si infilò in uno dei camerini liberi e iniziò a vestirsi.
Duncan lo aspettò su uno dei divanetti bianchi davanti agli specchi, mangiucchiando cioccolatini e sfogliando una rivista per spose. Rimase lì per diverso tempo, di certo troppo e chiedendosi che fine avesse fatto il suo amico andò a bussare al suo camerino con insistenza.
- Chi è ? - domandò la voce dall'altra parte.
- La fatina del cucito ! - scherzò il ragazzo impaziente.
Trent aprì di scatto la porta e trascinò il punk nel camerino con lui con un'irruenza inaspettata e rude. I due si ritrovarono nello spazio stretto ed angusto, uno di fronte all'altro tanto da sentire i loro respiri affannati.
- Si può sapere che diavolo fai
?! - esclamò Duncan tentando di liberarsi dalla morsa del futuro sposo.
- Non uscire ! - replicò a bassa voce Trent, in un chiaro stato di confusa agitazione.
- Ma che diavolo ... -
- Alejandro era dietro di te. - si giustificò il moro, allentandosi il colletto di pelle bianca.
- E da quando devo nascondermi da Alejandro ? - chiese punto sul vivo l'altro.
- Non volevo che ci fosse una rissa. -
- Mi fai così impulsivo ? -
Trent alzò un sopracciglio, lasciando che quella domanda aleggiasse nel metro quadrato in cui si trovavano avendo risposta dal suo silenzio. Duncan mise una mano sulla maniglia per uscire ma l'amico pose la sua mano sopra quella dell'altro con un gesto fin troppo intimo e gli impedì di scappare. Il punk gli rivolse uno sguardo assassino e terribilmente violento. Il chitarrista deglutì e si appoggiò alla parete dietro di lui.
- Origliamo quello che dice e .. -
- Shh ! - lo zittì Duncan, ponendogli una mano sulla bocca.
Le voci al di fuori del camerino si facevano più vicine e man man più chiare. I due ragazzi si misero all'ascolto, captando l'accento latino di Alejandro che irrompeva loro nelle orecchie con marcata esagerazione.
- Un vestito elegante, che fasci il mio petto muscoloso .. - aveva detto al commesso che gli aveva proposto diversi modelli. Il latino provò più di un capo, continuando a parlare di quanto desiderasse la perfezione per il suo grande giorno. Lui e il commesso ciarlarono parecchio fino a che non riuscirono a trovare l'abito giusto. Un completo scuro con un fiore rosso all'occhiello, che Duncan e Trent non riuscivano a scorgere dalla loro posizione.
- Ottimo. - concluse Alejandro, stringendo la mano al commesso.
- La sua è una donna fortunata ... - civettò il ragazzo.
- Oh .. In verità non mi sposo. Vado solo a un matrimonio importante. Sa voglio fare colpo su una delle damigelle. -
A quelle parole Duncan digrignò i denti e Trent dovette abbracciarlo con tutte le sue forze per impedirgli di saltare fuori e prenderlo a pugni.
- Sta parlando di Courtney ! - sentenziò furioso il ragazzo.
- Potrebbe riferirsi a un altro matrimonio .. - tentò l'amico.
Quella affermazione sembrò placare l'ira dell'altro per qualche momento e i due ritornarono al silenzio.
Quando il latinò si dileguò per pagare il conto, il punk e il chitarrista barcollarono fuori dal camerino ansimando per l'aria consumata che erano stati costretti a respirare. Il ragazzo che aveva da poco chiacchierato con Alejandro li guardò inclinando la testa.
- Non credevo che voi due .. - sorrise malizioso. - Ma non preoccupatevi sono favorevole a questo tipo di matrimoni. -
Duncan si battè una mano sulla fronte e gli fece cenno di sparire. Poi osservando la fronte di Trent pregna di sudore, sfoderò un'espressione preoccupata.
- Stai bene ? - chiese quasi apprensivo.
- Sì, ma è meglio che mi tolga questo coso. - disse indicando l'abito.
Mentre Trent tornava a spogliarsi Duncan rimuginò su ciò che aveva sentito da Alejandro e preoccupato, sospirò profondamente. Non voleva che Courtney venisse molestata di nuovo, non voleva che quell'idiota provasse a sottrargliela e soprattutto non voleva che qualcuno rovinasse l'equilibrio felice che era riuscito a costruire.




 





















Ortensia's Corner

Questa pausa mi ha proprio giovato !
Le mie smagliature dovute al parto sono svanite.
Sei una maialina non hai le smagliature ...
Grazie Hon, è sempre bello vedere che mi appoggi.
Comunque l'argomento di oggi è l'inflazione che ha colpito il mercato delle pigne secche. Gaston ha perso alcuni chili e anche la sua entrata di spazzatuta a fine mese. Una vera tragedia. L'unica cosa positiva è che i piccoli crescono bene e Mary Anne ha detto il suo primo grugnito. In più per come trangucia Betty sono certa che presto potrà lavorare nell'adienza di famiglia e smaltire qualche cavolo che Bridgette non digerisce. Sono così fiera dei miei piccoli ..
Ma ora smetto di divagare e vi ricordo che il grugnito di oggi è : "Le pigne non sono tutto nella vita. I tuoi familiari e le persone che ami a volte ti regalano qualcosa di più importante della spazzatura : le mele"












 

Allora, tutto qui ?
Ecco ..
Credevo che mi avresti dedicato più spazio, avrei dovuto essere il centro del capitolo.
In realtà lo aveva promesso al tuo torace, perciò non conta molto. E poi hai avuto il tuo spazio ! Sei stato una comparsa strepitosa.
Io sarei una comparsa strepitosa.
Justin piantala.
No, davvero. Sarei superbo. Anche più di adesso.
Magari posso pensarci ...
Davvero ?
No ! Persino i lettori ti hanno scartato.

Che oltraggio ...
Bla, Bla, Bla. Ale ti va un gelato ?
Certo.
E io ?
Mi sembra di aver visto Lightening da qualche parte ...
Ricorda che ho un fischietto anti-stupro !
Bla, Bla, Bla.
 

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Capitolo 30
*** Lace Wedding Dresses and Extravagant Trinkets ***


Sono felice di presentarvelo, sperando che sia di vostro gradimento e che venga recensito per quanto possibile.
Sono rimasta sul tema dei folli preparativi e della frenesia organizzativa, che questa volta ha colpito un po' tutti. Mi sono per la prima volta dedicata ad un pairing che volevo esplorare da tanto, la Gwencan trattata con toni pacati e leggeri. Ortensia vi presenterà i suoi piccoli e Justin si farà un nuovo amico a quattro zampe.
Grazie a tutti,
Buona Lettura
HONEST










 

Lace Wedding Dresses and Extravagant Trinkets

 

Duncan aspirò avidamente la sigaretta ormai consumata che stringeva fra le dita. Diede con gusto un altro tiro, che gli riempì la bocca di fumo grigio e chiuse gli occhi, finendo con l'appoggiarsi al muro accanto a lui. Si era ritrovato a girovagare senza meta, non volendolo o non avendolo veramente previsto o programmato. Inoltre i suoi tentativi di fare mente locale, mentre si domandava dove si trovasse, fallirono miseramente. Il suo scopo iniziale, o sarebbe meglio dire compito, era stato semplice, almeno in apparenza. Courtney lo aveva impunemente spedito a ritirare i vestiti per le damigelle, il che era piuttosto scomodo per il ragazzo che al momento era più concentrato sull'imminente e catastrofico futuro, che sembrava rincorrerlo con foga sempre più insistente.

Il punk si passò una mano fra i capelli e gettò a terra il mozzicone, lasciando che rotolasse sulla stradicciola in pendenza. La busta che teneva in mano conteneva ad occhio e croce due chili di tulle e seta. E il ragazzo era davvero stufo di trascinarsi dietro quel peso così ingombrante. Ragionò sull'idea di concendersi un'altra sigaretta, ma in conclusione ormai rassegnato, proseguì lungo la viottola che portava ad un vicolo buio ed umido. Lo scenario perfetto per perdersi completamente nei suoi più reconditi pensieri. Non prestava attenzione a ciò che lo circondava, troppo impegnato a rimuginare sulle parole di Alejandro, sull'addio al celibato da organizzare e sull'espressione afflitta di Courtney davanti ai suoi ripensamenti da testimone. Era terribilmente preoccupato e lo era da giorni, nonostante le continue telefonate di Trent, che sembrava interessarsi più a lui che al suo matrimonio, Duncan si sentiva devastato, perso e solo. Non c'era un modo davvero efficace per scoprire le intenzioni del latino, come non c'era sicurezza che le sue paure stessero per realizzarsi. Così non smetteva di chiedersi cosa avrebbe fatto la sua ragazza, se avesse rivisto quella sorta di maniaco. Sapeva che Courtney, anche se tentava di tenerlo nascosto, era più vulnerabile e bisognosa dopo la storia della gravidanza equivoca e cercava un po' di certezza perduta nella preparazione di quel dannato matrimonio. Duncan inspirò profondamente sentendosi d'un tratto a disagio con se stesso, chiuse gli occhi e strinse i pugni, come ad imporsi di essere calmo, ragionevole.

Trattenne il fiato per qualche secondo e poi gettò l'aria fuori dalla bocca con rabbia. Doveva mantenere il controllo, non tanto per sè ma per Courtney, perchè non voleva e non poteva farle del male. Non avrebbe più commesso il solito errore, questa volta sarebbe rimasto per renderla felice in un modo o nell'altro. Con quella decisione stampata in testa, riaprì gli occhi di scatto e fissò l'asfalto grigio sotto i suoi piedi. Camminò per ancora qualche metro un po' più instabile fino ad imbattersi in una piccola vetrina polverosa, propria ad un negozietto all'apparenza abbandonato e grigiastro. Oltre la vetrina fumè vide l'insegna in vecchio stile gotico, con su scritto il titolo in un francese per nulla maccheronico "L'Insolite".
Duncan sbirciò il vetro malandato e notò l'esposizione di oggetti stravaganti quanto raffinati, da un manichino del 1600 a una bambola di porcellana tutta pizzi e merletti, per finire con un enorme lampada da sala di un colore a metà fra il viola e l'arancione acceso.
Fra tutte quelle cianfrusaglie un'unica cosa lo colpì come nient'altro, un meraviglioso abito bianco con ricami in pizzo nero indossato da un manichino appena dietro un paio di vecchi cappelli. Sbigottito e allo stesso tempo fiero di se stesso, fece irruzione nel negozio, sobbalzando al suono della campanella sulla porta.

- Buonasera. - si permise di sussurrare una voce roca alle sue spalle.
Una donna piuttosto anziana con argentati e sottili capelli lunghi, gli sorrise allegramente e con un gesto cordiale lo invitò a seguirla. Duncan ubbidì un po' intontito, attraversando il pavimento schricciolante e raggiungendo l'oggetto delle sue attenzioni, il meraviglioso abito bianco e nero che da subito lo aveva ammaliato.
- Si tratta di un regalo ? - si informò la donna, parandosi dietro il manichino e tentando di mostrare meglio il modello da esso indossato.
- No, in realtà credo sia perfetto per un matrimonio. - disse con calma, senza essere troppo sicuro di quelle parole. Diciamo che era l'abito perfetto per Gwen, il più perfetto che lui avesse mai visto. I ricami di un colore così scuro proprio sopra il decoltè esaltavano il vestito, così come la gonna ampia ma candida. Il pizzo e la morbidezza dei tessuti erano indiscutibilmente meravigliosi. Aveva trovato l'abito da sposa per la piccola e terrorizzata "sposa cadavere". Sogghignò eccitato. Questo gli avrebbe di certo fatto guadagnare un bel po' di punti con Miss organizzatrice di matrimoni e la sua migliore amica lo avrebbe idolatrato senza il minimo dubbio.
- Quanto costa ? - chiese impaziente, e ugualmente nervoso.
La vecchietta gli mostrò la cifra impressa a caratteri dorati sull'etichetta del bustino. Fu un prezzo sorprendentemente accettabile per quanto economico e il ragazzo dovette trattenersi dall'acquistarlo sul momento. Pensò di dover prima chiamare Courtney, dato che l'approvazione di Gwen in quella fase dei preparativi era ormai divenuta superflua e il giudizio di Trent non poteva essere espresso sul vestito, poichè gli sarebbe stato tenuto nascosto fino al giorno stesso delle nozze. Una decina di squilli e tre telefonate dopo una Courtney assonnata si degnò di rispondere al telefono.
- Che c'è ? - sbottò dall'altro lato della cornetta con un'aria stizzita.
- L'ho trovato ! - esclamò Duncan con entusiasmo.
- Grandioso. - sentenziò Courtney, senza curarsi di capire a cosa lui si riferisse.
- Pensi che dovrei portare qui Gwen ? -
- Credo che tu debba spiegarmi di cosa stai parlando. -
- L'abito da sposa. Ce l'ho davanti. Devi venirlo a prendere. - scandì con agitazione crescente il ragazzo.
- Non è un altro smoking alla Elvis, vero ? -
- No. Rasenta la perfezione. Lei lo adorerà. - concluse soddisfatto.
Il silenzio che seguì durò qualche secondo, il tempo necessario per ponderare la cosa.
La verità era che Courtney ne era rimasta un po' scocciata. Insomma aveva passato settimane a perlustrare negozi e siti on-line e all'improvviso, il burbero punk le soffiava la scena. Ingoiò il rospo a malincuore e con il broncio disse :
- Va bene. Portalo qui. Intanto io avviso Gwen. -
- Allora ci vediamo nel mio appartamento. -
- Sono già qui. - ribattè l'ispanica divertita.
- Che ci fai in casa mia ? - domandò Duncan stupito dalla notizia.
- Mi serviva un posto tranquillo per studiare. - rispose pacatamente l'altra, consapevole che quella era una giustificazione davvero misera. Più che studiare aveva preferito sonnecchiare, mangiando cioccolata e guardando vecchi film. Ma non avrebbe mai ammesso che il suo luogo prediletto per oziare era la casa del suo ragazzo, a causa di un letto soffice ed accogliente.
- La biblioteca non era abbastanza lussuosa ? -
- Non c'è il caffè in biblioteca. -
- Mi pento di averti dato quella chiave. - bofonchiò il ragazzo senza convinzione.
- No, non è vero. Ci vediamo fra mezz'ora. Un bacio. -
- Courtney aspetta devo ... - quella frase rimase sospesa al suono di un telefono che veniva riagganciato. E la richiesta che il punk doveva farle non ebbe mai buon fine.

Nonostante ciò fu lieto di poter comprare quello splendido vestito, così da porre fine ai veri e propri preparativi e potersi concentrare sugli adii al nubilato e al celibato. Infatti una delle ultime cose a cui provvedere era il vestito da sposa, per il resto dal catering alla chiesa tutto era stato deciso e verificato dalla sua ragazza. Gwen ne sembrava sollevata e col senno di poi era stato un bene non dare troppo peso all'organizzazione, in questo modo era riuscita a riflettere su quello che stava per fare, giungendo alla conclusione che se non avesse sposato Trent probabilmente non avrebbe trovato nessun altro pronto a renderla felice. E inoltre si amavano, quale miglior motivo di questo ?
Lo stesso aveva pensato Trent, che era riuscito a ignorare faticosamente i consigli del punk riguardo la fuga e il noleggio di una macchina prima della cerimonia. Del resto solo perchè lui non si sentiva pronto a sposare Courtney, non voleva dire che non era il caso di sposare Gwen, l'amore della sua adolescenza e in seguito della sua vita.
Duncan acquistò il vestito e portandosi dietro al busta degli abiti delle damigelle e la busta dell'abito da sposa, arrivò alla sua auto e vi entrò goffamente, mettendo in moto e dirigendosi verso casa.

 

^^^^^^^^^

Una volta visto l'abito nella sua interezza Gwen lo aveva adorato. I suoi occhi scuri si erano riempiti di lacrime di gioia e di stupore e l'ego di Duncan si era gonfiato a dismisura davanti a quella scena così commovente. Courtney aveva abbracciato l'amica in uno slancio d'affetto inconsueto e stringendola forte le aveva sussurrato quanto fosse felice per lei.
Dopo una prima prova del vestito, la stanza si era riempita di sospiri e risolini.
- Insisto per ridarti i soldi. - disse la gotica alla fine, con una sorta di supplica rivolta al punk, in quel momento impegnato ad ammirarla in tutto il suo splendore.
- Non dire sciocchezze. Questo è il mio regalo di nozze. - replicò lui con un sorriso sincero. Uno di quei sorrisi che lui e Gwen non si rivolgevano da tempo. Per un istante sembrò loro di essere di nuovo due metà di un'unica parte, ancora una volta gli stessi confidenti e gli stessi amici che per tanto tempo erano stati separati da qualcosa di più grande.
- Sei davvero bellissima. - sussurrò lui, nonocurante della presenza di Courtney.

La gotica fece un rapido giro su se stessa.
- Io devo tornare a casa, domani ho un esame importante .. - si intromise l'ispanica, che si era subito resa conto di quella ritrovata affinità fra i due. Duncan annuì e la baciò a lungo sulla soglia della porta, prima di lasciarla completamente andare.
Quando tornò da Gwen, la ragazza portava ancora il vestito e camminava avanti e indietro per la stanza, forse simulando la sua entrata in scena con la marcia nuziale.
- Non mi hai mai guardata così ... - osservò lei.
- Non sei mai stata così .. -
- Bella. - lo aiutò la ragazza, concludendo la frase al suo posto.
- Già. - tagliò corto lui, vedendola avvicinarsi pericolosamente.
- Bella quanto Courtney ? - insistette la gotica.
Il ragazzo rimase ammutolito, senza sapere dove lei volesse arrivare. Così scrollò le spalle in un gesto neutro e disinvolto.
- Non stiamo da soli da tanto tempo ... - riflettè lui ad alta voce.
- É vero, ci mancava un po' di intimità. - continuò Gwen, spostando lo sguardo sul pavimento.
- Non ci è mai servita. - disse Duncan con tono distaccato.
E in parte quello era assolutamente vero. Sin dal loro primo bacio la troppa assenza o abbondanza di complicità era stata un problema da scavalcare per vivere come una coppia civile. Ma alla fine del loro rapporto si erano separati per più di una sola ragione.
- Dev'essere per questo che ci siamo lasciati. - si lasciò sfuggire la gotica, senza cattiveria o amarezza nel tono della voce.
- Io ero convinto fosse per Courtney. - ribattè il punk, conscio d'aver colpito nel segno.

La ragazza annuì quasi sovrappensiero, prese le sue cose e andò a vestirsi. Una volta pronta attraversò il coridoio in silenzio, abbracciò il ragazzo e lo ringraziò per l'abito e per quel pomeriggio trascorso insieme. Un rapido bacio sulla guancia e un abbraccio furono le ultime cose che Duncan percepì prima di vederla sparire.
Cercò di non riflettere troppo su quella giornata passata insieme, perchè sapeva che se lo avesse fatto, si sarebbe di certo ritrovato con altri problemi oltre quelli che già sosteneva.
Era felice per Gwen, forse le avrebbe fatto bene stare un po' lontana da Trent durante il suo addio al nubilato. Inoltre averla aiutata era stato un fatto positivo, o almeno così credeva.
Le uniche cose di cui ora doveva preoccuparsi erano Alejandro e Las Vegas, non necessariamente in quest'ordine.































 

Ortensia's Corner


Finalmente sono tornata e sono lieta di potervi presentare le mie tre piccole pesti.
Loro sono la luce dei miei occhi e il frutto dell'amore tra me e Gaston. Sono davvero speciali e ognuna di loro è importante quanto meravigliosa ai miei occhi.

Mary Anne
La mia primogenita. La più dolce e inteligente fra tutte. Adora il colore lilla e le passaggiate serali con le sue sorelle. La prima a grugnire, siamo certi che un giorno diverrà una grande oratrice. Le piacciono molto le prugne.

Betty
La più spiritosa delle mie piccole. Ha sempre la battuta pronta, le piace trangugiare e questo rendo fiero suo padre. Ama l'arancione acceso e i pisolini sotto il grande albero in giardino. Mangia di tutto, anche se ha una predilizione per le mele.

Sue
La più piccola e timida della cucciolata. Non parla molto, ma riesce sempre a fare amicizia con chiunque incontri. Il suo colore preferito è il celeste e se potesse mangierebbe soltanto pigne secche e sbobba annacquata. La cosa che preferisce è passare il tempo con gli amici.

Amo i miei cuccioli !









 


Ma di chi è questo bel cagnolino ? *fa delle carezze al cagnolino*
Vuoi tenerlo per un po' Justin ? Io devo fare delle commissioni. *porge il cagnolino*

Ma certo ! Cucci Cucci Cucci ...
Sha-Bau !
Cosa ?
Sha-Bau ! *il cagnolino si toglie la maschera e spunta fuori Lightening*
No ! Ancora tu !
Sha-Sì ! Vieni Justin voglio solo giocare ...
Ah !!

 

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Capitolo 31
*** The Good Girls Gone Wild .. ***


Spero che stiate tutti passando delle buone vacanze.
Personalmente mi diletto fra le mie quaranta vasche giornaliere in piscina e i miei flirt con il bagnino di turno.
Il capitolo di oggi riporta lo stralcio di una canzone di Madonna, che certamente già conoscerete, dato che la si sente ovunque.
Le due protagoniste sono Gwen e Courtney, che affrontano l'atteso addio al nubilato.
Buona Lettura
HONEST














 

 

The Good Girls Gone Wild ..
 

 

Girls they just wanna have some fun
Get fired up like smokin’ gun
On the floor til the daylight comes
Girls they just wanna have some fun

A girl gone wild
A good girl gone wild
I’m like a girl gone wild
A good girl gone wild

[Girls Gone Wild - Madonna]

 

 

Courtney stropicciò meccanicamente il foglietto che stringeva fra le dita. Si sentiva estremamente in imbarazzo, era come se qualcuno stesse per puntarle il dito contro gridando : "Eccola, è lei la pervertita !". Tutti quei segreti e quelle sorprese, che includevano la perdizione e gli atti sessuali, la mettevano a disagio come nient'altro prima d'ora. Avrebbe in ogni caso preferito la Bear Factory e i suoi morbidi orsetti, ma lo stava facendo per Gwen, per far sì che il suo addio al nubilato non fosse un completo fallimento.
E non l'avrebbe mai confessato, ma in parte lo stava facendo anche per boicottare in qualche modo il week-end di Duncan e Trent. I due erano partiti da più o meno sei ore diretti a Las Vegas e l'ispanica voleva assicurarsi che il suo ragazzo non si divertisse neanche un istante, troppo impegnato ad immaginarla con un bel ballerino mezzo nudo. Certo passare il pomeriggio a riempire d'ovatta orsacchiotti di peluches e a farsi le treccine sarebbe stato l'ideale per due bambine di terza elementare, ma purtroppo era sicura che quello non sarebbe stato un grande divertimento per la gotica. Quindi a malincuore aveva seguito il consiglio di Duncan, aveva rintracciato il foglietto con l'indirizzo che il punk le aveva dato diversi mesi prima e si era scolata una bottiglia di aranciata frizzante, una sorta di aperitivo prima di cominciare a darci dentro con gli alcolici pesanti.

Ed ora si guardava allo specchio in preda a una strana sensazione di disgusto, dovuta a quello che stava per fare o forse a quello che stava per bere. Indossava un abito di un rosso intenso e tanto corto, da lasciare scoperte le gambe quasi fino all'inguine, una cosa a dir poco indecente. Sulle labbra del rossetto rosso fuoco e sugli occhi un trucco nero pesante, i capelli abilmente sciolti e ondulati davano l'idea che fosse appena rinvenuta da una nottata di follie e le scarpe vertiginosamente alte completavano quell'adorabile quadretto da squillo part-time. Dopo quella rapida occhiata Courtney decise che l'unica cosa che la disgustava in quel momento, era il modo in cui si era conciata. Chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e contò fino a dieci. Riaprì gli occhi e ancora in balia della vergogna, si concesse un altro respiro profondo.
Non c'era tutta questa fretta nel festeggiare gli addii al nubilato e al celibato, mancavano due settimane al matrimonio, ma giocare d'anticipo era stata la loro strategia, per essere in grado di evitare l'assalto delle telecamere o delle fan del povero chitarrista.
Il programma per la serata era semplice. Gwen sarebbe arrivata a casa sua a momenti e insieme si sarebbero dirette allo "Stallions"*, che dal nome alquanto ambiguo doveva essere un locale a luci rosse per sole donne. Lì avrebbero finto di divertirsi come delle pazze e all'ora più opportuna sarebbero tornate a casa sane e salve. L'organizzatrice avrebbe dovuto invitare anche le altre damigelle, cioè Bridgette e LeShwana, ma l'idea di portarle in un night club la spaventava troppo, così per quella sera sarebbero state solo lei e "la sposa cadavere". Ovviamente c'era un piccolo particolare che aveva tralasciato di comunicare alla gotica. La novella sposa avrebbe dovuto travestirsi per sfuggire allo sguardo dei curiosi e dei fotografi, che da pochi giorni si erano accampati fuori dalla sua porta. Niente di eccessivo, solo una parrucca biondo scuro e un vestitino blu notte con un'ampia scollatura sulla schiena, ma con una lunghezza più accettabile di quella del vestito dell'ispanica. In fin dei conti Gwen si sarebbe adattata, la mora ne era convinta. Quando suonò il campanello, Courtney si precipitò alla porta con immotivata eccitazione, un entusiasmo che fu subito spento dalla reazione dell'amica di fronte al suo abbigliamento. I commenti spaziarono da escort a spogliarellista, ma alla fine la ragazza constatò che l'ispanica risultava molto sexy e si convinse ad indossare quel dannatissimo vestito blu. Poi dopo un quarto d'ora buono di discussioni e compromessi, si decise a mettere la parrucca di riccioli biondi.
- Sei uno schianto. - sogghignò l'amica, prendendo le chiavi e la borsa.
- Non sei divertente. - replicò Gwen, sistemandosi l'orlo dell'abito. - Piuttosto .. Non mi hai ancora detto dove andiamo. E direi che questo non è l'abbigliamento giusto per fabbricare orsacchiotti imbottiti d'ovatta. -

- Hai parlato con Duncan ? - chiese l'altra, incrociando le braccia al petto e alzando gli occhi al cielo seccata.
- Conosco la tua passione per gli orsi. - rispose l'amica con tono irriverente.
Courtney avrebbe volentieri risposto in modo molto acido, ma ripensando al suo quasi matrimonio con Mister Pelliccia alle cascate del Niagara, preferì trattenersi e annunciare che tra poco ci sarebbe stata una piacevole sorpresa. Quello sarebbe stato un addio al nubilato indimenticabile, qualcosa di veramente selvaggio, purtroppo per lei.

 

Con tutti gli indirizzi che Duncan poteva scriverle, era riuscito a trovare quello più orrendo. Quel posto cadeva praticamente a pezzi, una bettola fatiscente con un'insegna al neon con solo tre lettere accese. Vista così l'idea di Courtney pareva la peggiore che avesse mai avuto. Ma l'ispanica decisa a non arrendersi, puntò i piedi e trascinò Gwen nel locale, stando attenta a non strapparle di dosso il vestito già trasparente e la parrucca traballante. Una volta entrate la situazione migliorò da un certo punto di vista. I tavoli erano sporchi così come i pavimenti, i divanetti in pelle arancione erano appiccicosi e consumati e la gotica iniziava a sentire i piedi doloranti a causa dei tacchi alti, ma i camerieri erano svestiti e i ballerini si dimenavano con foga verso un gruppo di donne inzuppate di puro alcool, ubriache come spugne. Quel clima di perversa ed esplicita sessualità francamente non giovava nè alla sposa nè alla damigella, ma ormai si trovavano dove si trovavano, tanto valeva divertirsi. Courtney ordinò da bere e trangugiò anche il drink di Gwen, tentando di rilassarsi con scarsi risultati visto il continuo dimenarsi del cameriere di fronte a loro. La gotica per quanto imbarazzata, sembrava cavarsela meglio, non aveva bisogno di ubriacarsi, non ancora. Era seduta composta e ogni tanto faceva qualche schivo sorriso agli stripper che l'adocchiavano, mentre l'amica continuava a ingoiare gin, tequila e rum. Di solito non beveva o almeno non da sola. Il più delle volte era il punk ad indurla a farlo, poichè da ubriaca finiva sempre con il perdere qualche inibizione e il suo senso del pudore. Al nono Cosmopolitan, il muscoloso ragazzo che glielo appoggiò sul tavolo improvvisò per lei un allegrò balletto sconcio, servendosi di un ombrellino da cocktail e un perizoma decisamente sottile. L'ispanica applaudì esaltata, mentre gli porgeva una banconota da cinquanta dollari.
- Court ? Non credo che sia legale usare un ombrellino da cocktail in quel modo ... Forse dovremmo andarcene. - tentò Gwen, cercando di calmarla.
Il ballerino davanti a loro interrupe la sua danza per qualche secondo.
- Non vi piace ? - domandò risentito.
- Mi piace ! - gridò Courtney, alzandosi e iniziando ad ondeggiare senza seguire la musica.
Il ragazzo sorrise e continuò, coinvolgendola nello spettacolo. La gotica si coprì gli occhi, per evitare di assistere ad un tradimento o a qualcosa di peggio.
- Senti bionda ... - l'apostrofò il tipo. - Io stacco fra un'ora e se la tua amica non è troppo sbronza posso regalarle uno spettacolo privato. -
Gwen ci mise un po' per capire che quel "bionda" era riferito a lei e alla sua parrucca.
- Sì ! - esclamò l'ispanica con un gridolino eccitato.
- No ! - la smentì l'altra, afferrandole il braccio e trascinandola in un angolo.

Courtney risentita, mise il broncio e quando l'amica allentò la presa si precipitò di nuovo fra i ragazzi pronta per un altro umiliante balletto sensuale. La gotica colta da una strana sensazione di panico, digitò l'unico numero che le venne in mente in quel momento, l'unica persona che poteva sapere cosa fare in una situazione come quella.
- Pronto ? - la voce impastata di Duncan dall'altra parte, fece ben intuire che anche lui si stava divertendo.
- Duncan sono Gwen. Courtney è uscita di testa non so cosa ... -
- Che vuoi dire con "uscita di testa" ? - domandò lui un po' più lucido.
- Si è ubriacata e ora sta .. - la ragazza si interruppe, decidendo che non era il caso di confessare al punk che la sua ragazza si stava dimenando quasi svestita. Per sua fortuna lui parve non notare quel vuoto di parole improvviso.
- Gwen forse non dovrei dirtelo .. - riprese il ragazzo.
- Indosso una parrucca bionda e un vestito fin troppo corto, ora come ora puoi dirmi qualunque cosa ! - sbottò lei, infervorandosi.
- Ecco ... Quando Court beve tende a diventare un po' troppo affettuosa ... -
- Nel senso che ... - quella frase non fu conclusa, la linea telefonica cadde d'un tratto e gli avvenimenti successivi si dipinsero successivamente sfocati nella mente di Gwen.
Vide Courtney avvicinarsi con un sorriso provocatorio e abbracciarla con troppo slancio.
- Gwenny non devi essere gelosa di loro ... - biascicò l'ispanica. - Anche se uno di loro vuole farmi vedere una cosa speciale .. - poi abbassò la voce e si avvicinò al suo orecchio. - Credo sia il suo pene. - ridacchiò l'ubriaca con convinzione. - Tu sei sempre la mia preferita. -
Conclusa quest'ultima affermazione si sporse verso di lei e per pochi secondi le loro labbra si trovarono sigillate in un bacio intenso quanto appiccicoso a causa del rossetto dell'ispanica, che scontrandosi con il lucidalabbra dell'altra aveva creato una strana poltiglia brillante.

Il nuovo gloss "Bacio da un'ubriaca." sarà presto nelle migliori boutique.

Quando Gwen riuscì a liberarsi dall'amica, che si era aggaccianta al suo vestito, la vide esplodere in una fragorosa risata. La gotica sospirò, almeno ora sapeva cosa intendeva Duncan con "affettuosa", ed era certa che la più recondita fantasia del punk aveva appena avuto luogo e lui non era presente per godersela.
- Courtney dammi le tue chiavi. - disse poi con calma, allungando una mano verso la bruna.
- Ma non possiamo tornare è il tuo addio al nubilato ! - esclamò l'ispanica.
- Lo festeggeremo a casa .. -
- Ma ti prego ... - sbuffò Courtney. - Agente, la signorina si vuole divertire. -

Un ragazzo in veste da poliziotto agitò un manganello verso la futura sposa. Gwen indietreggiò cautamente, spiegando a gesti che era arrivato il momento di andarsene. Lo spogliarellista la ignorò, iniziando ad ancheggiare mentre Courtney batteva le mani ed emetteva gridolini. La gotica l'afferrò per un braccio e la spinse verso l'uscita, ma l'agente le seguì, riuscendo ad agguantare Gwen e a condurla rapidamente sul palco. La ragazza
ci mise qualche istante prima di capire cosa quell'uomo intendesse fare. In un istante era stata sollevata senza mezzi termini e gettata su una pedana, insieme ad un variopinto gruppo di ballerini. Si sentì e fu subito accerchiata. Barcollando sui tacchi cercò con scarsi risultati una via di fuga e lanciò un'occhiata disperata a Courtney che sembrava sul punto di dare di stomaco. Rendendosi conto di essere ormai in trappola, sgusciò fra un paio di ballerini con il torace unto d'olio e, ignorando la macchia sul suo vestito da cattiva ragazza, balzò su uno dei sudici tavolini e per evitare di scivolare, si appese ad un lampadario rosa shocking molto pacchiano. Lo sgomento dei presenti non fu troppo evidente, vennero sedati dalla musica ad alto volume e dalle coreografie irriverenti. Gwen restò in quella posizione per circa una trentina di secondi, osservando l'ispanica che correva in suo aiuto e che si fermava per rigettare tutto l'acool ingurgitato. La gotica lasciò andare la presa e cadde a terra con un pesante tonfo, grazie al cielo non si fece male irrimediabilmente e potè soccorrere l'amica che rischiava di accasciarsi sui suoi stessi orrori.

 

Insieme ondeggiarono verso l'uscita e dopo aver perquisito Courtney e preso le sue chiavi, Gwen la caricò in macchina e la portò a casa, massaggiandosi la coscia livida per la caduta.
Mentre guidava, osservò il suo riflesso nello specchietto per pochi momenti. Il trucco sbavato, gli occhi stanchi, una parrucca bionda e scarmigliata. Non riusciva a riconoscersi.
Sul sedile posteriore una ragazza semi incosciente, che aveva tentato di infilarle la lingua in gola. Probabilmente neanche Court avrebbe saputo riconoscersi dopo quella serata.
Un addio al nubilato davvero scatenato, non c'era dubbio su questo.
D'un tratto la gotica vide da quello stesso specchietto una delle volanti della polizia seguirla silenziosamente, così sentendosi in dovere di accostare, finì con il parlare con l'agente del distretto locale, un vero agente non uno spogliarellista palestrato con un enorme manganello e un cappellino di strass. Questo guardò prima lei e poi Courtney e intuendo la situazione fece un paio di domande a Gwen e una lunga ramanzina sul bere. Poi la fece scendere e camminare su una linea retta, ripetere l'alfabeto al contrario e visionò la patente che aveva nella borsetta. Quest'ultima cosa la costrinse a togliersi la parrucca, per dimostrare che lei e Courtney non erano le Thelma e Louise canadesi. Riuscì a liberarsi del poliziotto solo quando l'ispanica iniziò ad agitarsi nel sonno e con la scusa di metterla a riposo si liberò di quell'uomo, certa che per quella sera aveva visto fin troppi poliziotti. Percorse la distanza che le mancava per arrivare a casa dell'amica, accostò l'auto al viale e aiutò l'ispanica ad entrare in casa.

In pochi minuti si ritrovarono distese sul letto della ragazza, intente a fissare il soffitto grigio perla. Courtney sembrava ancora fuori di sè, ma molto più lucida di prima** e Gwen era a dir poco esausta e abbastanza intenzionata a passare la notte sul quel letto, che in quel momento le sembrava la cosa più comoda mai sperimentata.
- Mi dispiace. - mugulò Courtney.
- Lo so. - sussurrò Gwen, stringendole la mano per farle coraggio e per tenerla sveglia.
- Non ho mai bevuto così tanto. - mentì l'altra di rimando, sentendosi in imbarazzo anche per quella bugia, sibilata a bruciapelo. Il bere era uno dei suoi vizi proibiti, un vizio che riaffiorava ogni qualvolta qualcosa non andasse come desiderava nella sua vita perfetta. Quella sera non si era sbronzata solo per la preoccupazione verso le scorribande di Duncan, ma per un motivo molto più spaventoso. Una ragione che contava di tener nascosta almeno fino al ritorno del suo ragazzo.
- Non sono arrabbiata ... - le disse la gotica.
- Ho rovinato il tuo addio al nubilato. - mugugnò Court, toccandosi una guancia arrossata.
- Io non credo .. - replicò l'amica. - Mi sono divertita. -
Courtney scoppiò in una risatina sarcastica.

- Dico sul serio ! -

- Devi rivedere la tua idea di divertimento ... - commentò, stendendo le braccia.

Gwen sorrise, il primo sorriso sincero e gustoso della serata. Ma il suo volto si fece di nuovo malinconico, quando pensò a quello che aveva fatto e a quello che avrebbe dovuto nascondere. Così ruppe il silenzio con poche parole, parole che schiaffeggiarono il corpo già tremante di Courtney.
- Lo avresti fatto ? -
Ovviamente non è possibile che un'amica ubriaca, per quanto inteligente, capisca il complemento oggetto di una domanda del genere senza neanche un piccolo indizio. Così calò di nuovo il silenzio teso che spesso in quei giorni caratterizzava le loro conversazioni.
- Sto parlando di Duncan. Avresti tradito Duncan ? - chiarì la gotica, con una nota di incertezza nel tono della voce.
Dopo quello che era successo con il ragazzo durante la prova del suo abito, si era sentita in colpa. Flirtare con lui era stato sbagliato, e non sapeva ancora le ragioni che l'avevano spinta a farlo. Forse era solo il voler trovare una piccola consolazione nel ricordo di quegli scambi di battute, oppure la gelosia verso un sentimento che voleva riscoprire, ma che non era certa di saper affrontare. Quella serata con Courtney aveva allontanato in parte le sue paure e vedere come l'amica si abbandonava ad altri ragazzi senza ripensamenti, aveva scacciato l'idea di aver fatto qualcosa di estremamente sbagliato. In fondo aveva solo civettato con il suo ex, perchè sapeva che nulla sarebbe successo e che nulla ne avrebbe conseguito. Invece l'ispanica aveva consapevolmente quasi tradito la fiducia di qualcuno, solo per uno scialbo divertimento.

Courtney lasciò la mano dell'altra e con le vertigini che le annebbiavano la mente, si mise seduta in modo più composto.
- No. Non lo avrei tradito. - biascicò. - Ma anche se fosse successo, avrei solo ripetuto un errore che voi due avete commesso per primi. - concluse, riferendosi al tradimento che era avvenuto in quel dannato reality show e che aveva perdonato per amore di Duncan e di se stessa. Gwen rimase spiazzata, non si aspettava niente di così schietto e rilevante. Stava parlando con un'ubriaca, non credeva che potesse uscirne una conversazione così seria.
- Credevo che fosse superata .. - disse sulla difensiva.
- Lo era. Ma Duncan mi ha detto del giorno della prova del vestito. -
- Io non volevo .. -
- Non importa. Ma se non sei sicura di volerti sposare, dovresti parlarne con Trent. - la interruppe con convinzione la mora, tornando a stendersi accanto a lei.
- Io amo Trent. - ribattè Gwen con calma. - Voglio sposarlo, ma non so se potrò renderlo felice ... -
Courtney sorrise comprensiva e le accarezzò i capelli di nuovo scuri.
- Sono sicura che lo farai, lui ti amerebbe in ogni caso. - la rassicurò.
La gotica si lasciò cullare da quella sensazione di pace che l'aveva invasa.
- Mi dispiace per Duncan. Lui non ... -
- Lo so. -

Si addormentarono dopo poco e fu Gwen la prima ad essere svegliata da uno squillo insistente da parte del suo cellulare, all'iniziò pensò a Trent ma il numero del display era sconosciuto. Rispose con la voce impastata dal risveglio scomodo e ascoltò i sospiri di una voce roca e maschile dall'altra parte.
- Chi è ? - chiese Courtney, vedendo l'ombra della ragazza.
L'altra scrollò le spalle e riagganciò.
- Non era nessuno. -
Si distese ancora una volta senza sapere che quel nessuno era in realtà il suo tutto. La parte più grande del suo essere, che l'aveva abbandonata e che stava ritornando da lei. Non lo sapeva, ma presto il passato sarebbe tornato a farle visita. Una visita piacevole quanto inaspettata. Presto Gwen avrebbe fatto i conti con uno spettro argentato, che apparteneva a un limbo tetro e ambiguo.

 


































 

*Questo locale si trova a Toronto ed esiste davvero. Il che è buffo, perchè cercarlo su internet è stato imbarazzante. Mio padre guarda la cronologia e fa : "Tesoro, perchè cerchi locali a luci rosse su internet ?". E io : "Poker Face."
** Scoprirete molto presto, che Court è l'ubriaca più lucida che abbiate mai visto.

 




















Ortensia's Corner

Salve a tutti cari lettori ...
Oggi sono tenuta a parlare di una brutta verità. Purtroppo il mio Gaston ha perso il suo lavoro e Honest ha minacciato di farci fare una gita al mattatoio, se non diminuiamo il numero di abitanti a casa di Bridgette e Geoff.

Non ho detto mattatoio ! Ho detto McDonalds ..
In ogni caso dobbiamo dar via i nostri piccoli. Mary Anne, Betty e Sue hanno bisogno di una casa e speravo che potessero trovarla su una delle vostre presentazioni da autori. Dunque ho deciso di avviare l'operazione "Adotta una maialina."
Potrete richiedere uno dei cuccioli nelle recensioni e poi sistemarli nelle vostre presentazioni. Basterà scrivere : "Ho adottato una maialina da Love Me Always."

Vi prego aiutate la mia famiglia e adottate anche voi una delle mie maialine.
 












 

 

Honest ?
Sì, Justin.
Posso adottare un maialino ?
No.
E adesso ?

No.
Ora ?
Sì.
Davvero ?
No.
Ma perchè ?
Non sei responsabile e questi maialini sono per i lettori e i recensori. Non per i personaggi inventati, che vivono solo negli scleri a fine capitolo.
Cosa ? Che vuoi dire con "inventato" ?
Che non esisti, vedi sei solo il frutto della mia storia.
Ma .. Ma ..
*fa pat,pat* Lo so che è dura ..
Ma .. Io ho comprato casa. Io devo esistere, sono anche stato maltrattato.
Accettalo Justin, prima che io debba sopprimerti.
Come scusa ? 


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Capitolo 32
*** Waking Up in Vegas ***


Salve !
Finalmente riesco ad aggiornare con il mio nuovo MacBook, scusate il ritardo.
Stavolta il capitolo tratta dell'addio al celibato di Trent a Las Vegas e si svolge durante il giorno dell'addio al nubilato di Gwen e durante il giorno successivo, quindi un week-end completo. Questi segni "***" introducono una sorta di flashback dei momenti precedenti e la storia si ispira ad una canzone di Katy Perry.
Spero di cuore che vi piaccia.
Buona Lettura
HONEST








Waking Up in Vegas


Remember what you told me
Shut up and put your money where your mouth is
That's what you get for waking up in Vegas
Get up and shake the glitter off your clothes, now
That's what you get for waking up in Vegas

Why are these lights so bright
did we get hitched last night, dressed up like Elvis,
And why am I wearing your class ring?
Don't call your mother
'Cause now we're partners in crime


[ Waking Up in Vegas - Katy Perry ]



Trent annusò il prorompente odore di muschio che, nel suo apparente stato di semi incoscienza, gli inondava le narici. Sorrise con gli occhi ancora chiusi, stendendo le braccia oltre la testa e stringendo il corpo caldo che aveva al suo fianco. Inspirò di nuovo quell'odore così poco familiare e affondò il viso nel soffice cumulo di capelli che aveva a pochi centimetri dal naso. Il contatto con quella massa morbida lo portò a dischiudere gli occhi, che abituandosi alla luce tenue riconobbero una capigliatura ribelle e sbarazzina, di un verde decisamente abbagliante. Gli ci vollero poche mosse per riuscire a liberarsi della coltre di coperte e lenzuola, così da identificare la figura dormiente accanto a sé. Duncan stringeva un cuscino spiegazzato, nello stesso modo in cui un moccioso stringe il suo peluche preferito. Una sottilissima goccia di saliva gli si affacciava scomposta sulle labbra, il collo sfoggiava un vistoso succhiotto roseo, sicuramente non ad opera della sua Courtney, e sul lato superiore del sopracciglio destro si poteva intravedere un livido molto scuro. Respirava quasi ad intermittenza, in preda ad un sonno agitato e per nulla confortevole. I suoi ricordi della notte appena trascorsa dovevano essere nello stesso posto nel quale erano quelli di Trent, ed era un vero peccato non avere idea di quale posto si trattasse.
Trent restò ad osservarlo ammutolito ancora per qualche istante, domandandosi se anche lui aveva evidenti segni sul proprio corpo. Quando raccolse il coraggio necessario per alzarsi, il mal di testa fino ad allora soffocato dallo stupore, iniziò a procurargli delle fitte intense, tanto che fu costretto ad appoggiarsi alla parete per evitare di cadere a terra. Si massaggiò le tempie, mentre arrancava verso il bagno della suite dove sembrava essere al momento. Giunto allo specchio sopra il lavabo, preferì sciacquarsi maniacalmente il viso prima di sbirciare le sue condizioni. Si passò i palmi delle mani lungo le guance e qualcosa di metallico e rigido gli sfiorò la pelle. Si asciugò in fretta e osservandosi le dita vide l'inaspettato. Si stropicciò gli occhi un paio di volte per assicurarsi che quella non fosse un'allucinazione, corrugò il volto in un'espressione di puro terrore e sfilò dall'anulare sinistro un vistoso anello di fidanzamento, impreziosito da carte da gioco fluorescenti e un piccolo rubino. Provò a reprimere l'urlo viscerale che stava per uscirgli dalla gola, allontanando il più possibile quell'oggetto dalla sua vista. In fondo doveva esserci una spiegazione plausibile per quello che gli stava succedendo, continuava a ripetersi mentre si lavava il dito incriminato. Se solo i suoi ricordi fossero stati meno sfocati, forse avrebbe potuto addirittura ricostruire la serata precedente. Infine si vide allo specchio ed oltre ad un paio di grandi occhiaie quasi violacee ed una consistente massa di brillantini dorati fra i capelli, non era ridotto poi così male. I suoi vestiti però erano diversi da come se li ricordava, probabilmente perché non aveva mai avuto dei pantaloni di pelle bianca e una giacca a frange annessa. Fece un paio di lunghi respiri alla ricerca dei suoi ricordi, ma tutto quello che la sua mente gli riproponeva era una stupida canzoncina di Elvis Presley.
- Viva Las Vegas -, canticchiava il suo cervello, nel momento in cui svegliò Duncan con una poderosa scossa. Il ragazzo mugolò qualcosa d'indistinto e grugnì tutta la sua disapprovazione contro il cuscino, che teneva ancora fra le braccia. Qualche minuto dopo, era un po' più lucido e in grado di affrontare un risveglio, ma anche lui in preda ai postumi di una alquanto probabile sbornia, si passò una mano fra i capelli scompigliati, facendo luccicare qualcosa sotto le luci soffuse della stanza. Trent ridusse gli occhi a due fessure e gli prese la mano con gesto rapido. Nonostante il malo modo con cui il punk si era sottratto a quella presa, era riuscito a vedere con chiarezza il suo stesso anello, portato dal ragazzo sull'anulare della mano sinistra. Fu scosso da un brivido di orrore.

Erano forse entrati a far parte della stessa setta ?
Avevano rubato quei gioielli ?
O erano piuttosto il simbolo di una nuova gang di motociclisti gay ?

Ormai perfino Duncan, a dispetto della sua sonnolenza, era in grado di riconoscere il panico che pian piano si faceva largo sul viso spaventato dell'amico. Nessuno dei due osò proferire parola, forse perché risultavano troppo malconci e disorientati, incapaci di trovare una qualunque spiegazione per lo scenario apocalittico nel quale si erano ritrovati. Già, se i loro corpi erano ridotti in uno stato pietoso, la suite del costoso albergo, che il punk aveva prenotato, era completamente distrutta. Oltre al letto simile ad una matassa informe di cuscini e lenzuola, il mini bar era stato saccheggiato, le finestre semi oscurate, la vasca straboccante di schiuma alla violetta inondava la stanza di un profumo acido e dolciastro ed il televisore giaceva a terra con il volume azzerato, ma ancora sintonizzato su una rete di musica non esattamente americana, visto il profilo della ragazza giapponese che continuava ad ondulare a ritmo di chissà quale canzone, come se il caos attorno a lei non esistesse.
Duncan, dopo la reazione sconvolta di Trent, si mise la mano davanti al viso istintivamente, notando anche lui l'anello ricoperto d'oro e vernice flou. Tentò di fare mente locale, provando ad ignorare l'indolenzimento che percepiva sopra il sopracciglio destro, ma più si sforzava di ricordare più il dolore si faceva lancinante. I pensieri legati alla serata appena trascorsa si aggrovigliavano e sovrapponevano ad immagini distorte e approssimative. Il ricordo più lontano a cui riusciva a risalire, era quello di Courtney, che lo salutava all'aeroporto con un bacio e un'occhiataccia poco incoraggiante. Il più recente invece era quello di una strana miscela di liquori, accompagnati da una musica assordante e forse da una marcia nuziale. Gli pareva impossibile non ricordare un intero week-end. Scrutò di nuovo il volto dell'amico e vi lesse la sua stessa espressione di rammarico, capendo al volo che neanche lui aveva molto chiara quella nottata. Si sedettero sul letto, essendo troppo distrutti per andare da qualsiasi altra parte che non fosse quella suite demoniaca. Trent fu il primo a biascicare qualcosa di incredibilmente confuso.
- Cosa ricordi ? -
- Courtney. - rispose l'altro senza pensare.
- Mi riferivo a questi due giorni. - riprovò il chitarrista con un sussurro poco convinto.
- Il viaggio in aereo. -

***


Duncan sospirò e si slacciò la cintura, depositandola nell'apposito contenitore di plastica grigia. Erano in coda per il check-in da un'ora circa, e stava iniziando a perdere la pazienza. Dopo aver consegnato le chiavi, le scarpe, il cellulare e la cintura, quel dannato metal-detector continuava a fare "bip" imperterrito, come se avesse già deciso di rovinargli la giornata. Aveva appena affrontato una litigata piuttosto originale con la sua ragazza, che aveva il dono di comunicare la sua disapprovazione solo con la forza del pensiero. Salutarla era stato piacevole, se si consideravano i baci approfonditi e le carezze, ma era stato traumatico, se si dava importanza agli sguardi truci e ai sospiri di disappunto. In ogni caso si sarebbe fatto perdonare una volta tornato da Las Vegas, sempre se fosse riuscito a salire su quello stramaledetto aereo. D'altro canto il suo spogliarello era meno imbarazzante della perquisizione fatta a Trent, che aveva dato spettacolo con il suo plettro d'argento nascosto in tasca e con i suoi gridolini rivolti alla guardia, che sembrava provare gusto nell'infilare le mani nei posti più impensabili. Quando finalmente li fecero salire a bordo, sistemarono con calma i bagagli e si sedettero con un sospiro di evidente sollievo.
Allacciate le cinture, ascoltate le comunicazioni dell'hostess e del pilota, Trent cominciava a farsi gradualmente più nervoso, dettaglio che non sfuggì a Duncan, che si preparava ad affrontare una crisi isterica imminente.
- Credevo non ti spaventasse volare … - disse con calma il punk, cercando di avvicinare l'argomento senza innervosirlo oltremodo.
- Non mi spaventa volare. - ribatté con una malcelata incertezza nella voce il ragazzo, accartocciando il suo bicchiere di plastica rossa con un solo gesto. Duncan sospirò, certo che quel volo non sarebbe stato per nulla piacevole, l'ultima volta che era salito su un aereo era stato durante il reality e quello che aveva combinato era stato alquanto discutibile, inoltre si sentiva ancora in colpa per aver assecondato Gwen il giorno della prova dell'abito, averlo detto a Courtney gli aveva tolto un bel peso dalla coscienza, ma aveva reso la ragazza più sospettosa. Probabilmente l'idea di un addio al celibato a Las Vegas non era stata un'idea poi così geniale in una situazione come quella. Bevve un altro po' d'acqua e provò a fingere di non aver visto l'evidente sguardo vacuo del suo compagno. Nel tentativo di renderlo più mansueto, alzò una mano in direzione dell'avvenente hostess bionda di fronte a lui e chiese educatamente un altro bicchiere di plastica da distruggere o da riempire, a seconda delle necessità del codardo accanto a sé. La ragazza gli consegnò il contenitore rosso con fare cerimonioso e gli offrì un'aspirina nel caso la situazione si fosse fatta ancor più insostenibile. Duncan versò dell'acqua nel bicchiere del chitarrista, che non gli prestò molto attenzione, intento com'era a contare le nove nuvole che vedeva ad ogni spostamento d'aria o turbolenza. Il punk ne approfittò per sciogliere la pasticca nel suo bicchiere, augurandosi che agisse da sedativo, ma dopo aver bevuto il ragazzo risultava veramente su di giri.
- Mi hai dato il tuo. - constatò d'un tratto, interrompendo il suo conteggio alla rovescia da nove a meno nove e osservando la plastica rossa che stringeva fra le mani. L'altro scosse la testa, mostrandogli il proprio contenitore, contenente ancora qualche goccia d'acqua cristallina.
- Qui c'è un numero di telefono. - replicò Trent, leggendo poi ad alta voce la scritta, impressa con una calligrafia femminile e frettolosa sul retro del suo bicchiere.
- Mi piace la tua cresta. Scendo a Las Vegas alla fine di questo volo. Se cerchi compagnia per il fine settimana chiamami … B. -
Duncan guardò la giovane donna che poco prima gli aveva dato il bicchiere, lo stava fissando con uno sguardo folle e un sorriso ammiccante.
- Vado un momento in bagno. - concluse, impedendo al chitarrista di fermarlo o di dire qualcosa di oltraggiosamente moralista. Percorse il corridoio che lo separava dalla minuscola toilette, schivando di poco lo sguardo civettuolo che la hostess bionda e procace gli aveva appena rivolto. Si chiuse nello stanzino e si sciacquò il viso stanco, scrutando il proprio riflesso nello specchio opaco. Subito dopo estrasse il telefono dalla tasca della giacca di pelle e lo accese, ignorando le raccomandazioni che aveva ricevuto poco prima. Aveva bisogno di parlare con qualcuno che non fosse nel panico, stranamente non da matrimonio. Voleva ascoltare la voce vellutata dell'ispanica che gli sussurrava che tutto sarebbe andato come doveva. In poche parole, anche se era era partito da poco più di tre ore, sentiva la mancanza della sua ragazza e il pungente morso del senso di colpa stringergli il petto. Digitò rapidamente il numero di Courtney e aspettò una sua risposta per diversi squilli, fino a che la segreteria non scattò.

"Sono Courtney, in questo momento non posso rispondere. Lasciate pure un messaggio. Ah, e se sei Duncan potevi anche non disturbarti a chiamare per farmi sapere quanto ti stai divertendo in uno stupido strip-club di Las Vegas, sono sicura che mi racconterai tutto quando sarai tornato a casa con un mazzo di fiori e un biglietto di scuse."

- Courtney, sono io. - titubò lui, alla ricerca di qualcosa di vano da dire.
- Volevo solo dirti che mi manchi e … - fece una pausa, ponderando le varie alternative. In fondo doveva chiedere scusa per molte cose.
- Mi dispiace. Non solo per essere partito senza al tua fiducia, ma anche per Gwen. Lei ha .. flirtato con me il giorno in cui le ho portato il suo abito. Non avrei dovuto lasciarla fare. Scusami, ma credevo fosse giusto dirtelo. Solo questo. Bè, richiamami quando senti il messaggio. Ti amo. - e di seguito riattaccò, tornando a guardare il suo riflesso.
Cosa aveva fatto ?
Quella era la sera dell'addio al nubilato di Gwen e ora non ce ne sarebbe stato nessuno, perché lui aveva dovuto vuotare il sacco in maniera così vile. La gotica non l'avrebbe mai perdonato e del resto neanche Courtney. Ora non mancava che dirlo a Trent, tanto per completare quell'allegro quadrato amoroso. Fu persino tentato di gettare il suo cellulare nel gabinetto, pronto a sperare che qualche texano ignorante lo trovasse e lo scambiasse per un complesso congegno alieno, inviatogli direttamente dallo spazio. Ma non avrebbe avuto senso. Poteva avvisare Gwen di ciò che aveva fatto, ma così facendo anticipava solo il momento in cui si sarebbero urlati contro le peggiori cattiverie, allora con la coda fra le gambe se ne tornò al suo posto, non prima di aver lanciato una gelida occhiata alla hostess e avergli mimato con le labbra qualcosa come "ho una ragazza che mi odia.".
Cadde pesantemente a sedere e si riallacciò la cintura, poi si voltò verso Trent che sonnecchiava con un placido e basso russare. E rifletté, pensando che forse quella che gli aveva dato non era propriamente una compressa per il mal d'aereo.

***


- Solo il viaggio in aereo ? - riprese il chitarrista, dopo qualche attimo di riflessione.
- É molto più di quanto tu creda. Sai io non ho dormito per tutto il volo, svegliandomi all'aeroporto come uno zombie. - si difese il punk.
Trent si massaggiò per l'ennesima volta le tempie. - Cosa abbiamo fatto dopo ? -
- Il taxi, l'arrivo in hotel … - lo aiutò l'amico, ancora un po' assopito.
- Siamo rimasti qui fino alle dieci. - sussurrò l'altro come in preda ad un flashback incontrollato.
- Poi ti ho portato a giocare e a cena. - disse alla fine Duncan, iniziando a ricordare qualcosa di più nitido.
- Poi c'è stata Roxy. - azzardò Trent, preoccupato dalle immagini che iniziavano ad invadergli la mente.
- Sì, ma sono certo che non ricorderai molto .. - aggiunse l'altro.
- Troppo ubriaco ? -
Un impercettibile cenno di assenso, lasciò il posto ad un'amara consapevolezza e ad una sequela di frammenti della notte precedente.
Ancora una volta cominciarono a ricapitolare passo per passo, unendo le loro versioni e cercando un punto d'incontro fra le due storie.

***


Trent non l'avrebbe mai ammesso, ma l'unico motivo per il quale aveva scelto il tavolo da poker era che le Fish colorate lo avevano incuriosito. Inoltre se si teneva impegnato giocando, c'erano meno possibilità che Duncan lo trascinasse in qualche squallido locale a luci rosse. Si era seduto istintivamente, accarezzando il velluto verde che rivestiva il piano da gioco. L'intero casinò in realtà volgeva su quei toni, le tende estremamente pesanti erano di un verde petrolio molto intenso e il pavimento in parquet sosteneva i vari tavoli di un verde smeraldo accecante. Infine il bar era di una tonalità di verde più acre e l'uomo che suonava il pianoforte sembrava discretamente ubriaco. Ma nonostante il posto sembrasse addobbato per festeggiare il giorno di San Patrizio, il cantante si stava divertendo a contare i suoi bei gettoni colorati, sotto lo sguardo vigile dell'amico che lo osservava nello stesso modo in cui una madre apprensiva osserva la sua prole indifesa. Se ci fosse stato del cibo Duncan lo avrebbe masticato per lui, prima di servirglielo. Un quarto d'ora dopo lo sfavillante entusiasmo dei due era svanito, quando Trent aveva avuto la malsana idea di puntare un gettone "rosa", venendo subito corretto dal croupier, che lo aveva chiamato "una puntata da mille dollari per il signore". Sorprendentemente il ragazzo vinse e vinse ancora, dopo due formidabili vittorie iniziò a perdere come succede a chiunque non abbia idea di come si giochi a poker e la cosa andò avanti per diverse partite, fino a che la sua mammina, pardon, Duncan non lo trascinò via dal tavolo con un violento strattone. Com'era prevedibile il ragazzo aveva in poco tempo perso più della metà dei suoi soldi, finendo con l'essere allontanato dalla sicurezza a causa delle sue proteste, motivate in parte dall'alcool, che il punk lo aveva convinto ad ingurgitare per essere certo che si sarebbe rivelato un perdente alticcio. Una volta fuori dal casinò, abbandonati i tavoli da gioco e i mazzi di carte, cercarono un posto dove riempirsi lo stomaco, l'uno per non bere a stomaco vuoto, l'altro per cominciare a farlo. Dopo un paio di incroci e tragitti sbagliati si ritrovarono di fronte ad un ristorante accettabile con tavoli all'aperto e cameriere carine. Mangiarono di gusto, o meglio bevvero immensamente e risero per cose stupide, come ad esempio il tremolio della fiammella della candela sul tavolo. Una volta finito di ingozzarsi e pagato il conto una ragazza li fermò all'uscita. Era molto carina, con un corpo affusolato e longilineo messo in risalto dalla sua divisa blu, delle labbra carnose e degli occhi verdi, impreziositi da dei capelli rosso fuoco. Unico difetto un naso esageratamente grande e sporgente rispetto al resto del viso minuto e delicato.
Picchiettò sulla spalla di Duncan un paio di volte prima di riuscire ad avere la sua attenzione.
- Ciao. - disse con un sorriso luminoso. - Mi chiamo Roxy, questa sera io e la mia amica diamo una festa … - continuò indicando una ragazza bassa, lentigginosa e bionda alle sue spalle. - Se vi va di venire qui c'è il nostro indirizzo. - gli porse un biglietto e fece l'occhiolino a Trent prima di andarsene ridacchiante, lasciando i due perplessi. Il punk ci mise un po' per convincere Trent ad andare, promettendogli che avrebbe evitato le spogliarelliste se avesse accettato di rivedere la cameriera sexy e la sua amichetta. Il ragazzo si lasciò persuadere e dopo essere tornati in albergo uno per vestirsi, l'altro per provare a chiamare Courtney, andarono a quella che speravano fosse la festa del secolo. Poveri illusi ..

La musica assordante giungeva fino alla fine della strada di periferia dove la villetta era situata, circondata da alberelli con poche fronde e da giardini ben curati. Era come se qualcuno avesse sradicato un quartiere perbene del New Haven, per portarlo oltre la periferia di una malfamata Las Vegas. Nè Duncan né Trent potevano immaginare che dietro il gioco d'azzardo, i locali osé e gli alcolici si nascondesse un paradiso di casette bianche e viali asfaltati, l'ambiente perfetto perché una nuova famiglia Brady potesse prosperare e allietare l'America con i suoi nuovi sketch.
La pace di quel luogo era intaccata solo dal rumore di un amplificatore con il volume al massimo e dalle grida di una massa di giovani teppisti, intenti a correre nudi per il cortile e a bere birra scadente. Il punk superò le tre limousine nere parcheggiate davanti al cancello e con spavalderia evitò lo spruzzo di vomito di un ragazzo in mutande, poi si apprestò a suonare il campanello su consiglio di Trent, nonostante la porta fosse spalancata. Pochi minuti di attesa, passati a litigare su quanto l'idea di venire fosse stata ridicola, e Roxy la cameriera comparve sulla soglia dell'uscio, indossando un enorme abito da sera di seta verde, vaporoso e impreziosito da qualche brillante. Dietro di lei un nugolo di ragazze conciate alla sua stessa maniera con abiti ampi e lunghi, che variavano dal pesca all'avorio e con acconciature esagerate. Quando il chitarrista notò i frac e gli smoking indossati dai ragazzi accanto a lui, li sommò alle limousine e ai bouquet da polso delle ragazze e per poco non ebbe un conato. Afferrò l'amico per un braccio, cancellandogli quell'espressione sfrontata dal viso.
- Sono liceali. - gli sibilò all'orecchio, dando le spalle alla rossa che li aveva invitati.
Duncan non parve cogliere il messaggio e lanciò un'altra occhiata alla bella cameriera.
- Quanti anni hai detto di avere ? - le domandò dopo qualche incertezza.
- Diciassette. - replicò lei con uno squittio, sbattendo le ciglia rivestite di mascara color porpora.
Nel frattempo un adolescente dal forte odore etilico aveva circondato con un braccio il chitarrista e gli aveva gridato con forza nelle orecchie l'intera compilation dei Simple Plan, per poi esclamare qualcosa come "Ballo di fine anno !" e ululare ripetutamente l'inno americano. Quando finalmente si decise ad allontanarsi dall'orecchio, ormai quasi sordo, del povero cantante Duncan si era addentrato nel pieno della festa lasciando il suo compagno in balia di quei poveri ubriachi, perdendo per un pelo il titolo di - Madre dell'Anno -. Rimasto solo e attorniato da minorenni, Trent si sedette sul portico il più lontano possibile dagli urli e dai festeggiamenti, esplorando gli svantaggi di ritrovarsi ad una festa in onore della fine della scuola. Stava ancora contemplando la solitudine, perché non si accorse del gruppetto di ragazze alle sue spalle munite di un imbuto e di un enorme bidone di birra. In pochi istanti il malcapitato si ritrovò la gola colma di malto ed alcool, e non riuscendo a liberarsi da una goliardia così inadeguata al suo stato d'animo, fu costretto a ribellarsi e a tentare la fuga, scavalcando una delle sue rapitrici e finendo per entrare in casa. Una volta all'interno della villetta si mise alla perenne ricerca di Duncan anche sotto i nefasti sintomi dell'ubriachezza, ma al dunque si abbandonò stremato su un divanetto del soggiorno e chiuse gli occhi per dei momenti che ben presto si trasformarono in ore. Trascorse il tempo a riposare con gli occhi serrati, mentre le persone che lo circondavano continuavano a vociare e, senza rendersene conto passò più di metà festa addormentato come un cucciolo.

Intanto mentre Trent testava le molle di un divano in pelle scamosciata, Duncan testava le molle di un letto rosa a baldacchino. Purtroppo non si trovava lì per schiacciare un pisolino, ma per deturpare il corpo di un'adorabile ragazzina. L'adolescente in questione aveva rimorchiato il ragazzo in fondo alle scale e con una serie di elaborate scuse lo aveva attirato al piano di sopra. Poi con un movimento fluido aveva fatto scivolare il vestito color lavanda a terra, rimanendo con una delicata sottoveste nera tutta pizzo e ricami. Dopo qualche protesta realmente sentita, il punk aveva ceduto al potente effetto della vodka miscelata al rum e si era ritrovato con una biondina a cavalcioni su di lui, impegnata a sbottonargli la camicia e a mordicchiargli il collo scoperto, disegnandovi un vistoso succhiotto, lo stesso che il ragazzo avrebbe visto solo il giorno successivo. Non fu un vero e proprio tradimento, almeno non per gli standard abituali di Duncan, le bocche dei due neanche si sfiorarono e, quando lei stava per sbottonargli i pantaloni sotto la luce soffusa di una pacchiana lampada di Hello Kitty, lui sotto i vapori dell'alcool si lasciò sfuggire un sospiro ben distinto.
- Oh, Courtney .. -
- Come mi hai chiamata ? - sbottò con voce stridula la ragazzina con un repentino sbalzo d'umore.
Quello mugolò di nuovo il nome dell'ispanica, costringendo la bionda a lasciare la stanza stizzita. Poi fu colto da un conato di vomito che lo spinse a correre in bagno, di seguito cercò la camicia che da poco gli era stata tolta e tastandosi i pantaloni capì con stupore che la sgualdrinella di turno gli aveva sottratto il portafogli. Imprecando, si trascinò fino al piano di sotto e destò con un energico scossone Trent, che con qualche giro di parole riuscì a farsi prestare una delle limousine di Roxy, illustrandogli a pieno la situazione e gridando a pieni polmoni quanto fosse importante per loro raggiungere l'hotel. Il sonno lo aveva aiutato a smaltire quella sbornia involontaria e fu in grado di raccontarle del matrimonio e le spiegò che quello era il suo addio al celibato. La ragazza annuì un paio di volte, recependo solo la metà delle parole che le venivano dette, ma nonostante questo li accompagnò alla limousine più bianca e più vistosa della festa, impartì istruzioni all'autista e li congedò con una stretta di mano e un rigetto di vomito che colpì in pieno le loro scarpe.
La domanda giunse ad entrambi spontanea : c'era qualcuno a quella festa ancora sobrio ?
- La festa più figa dell'anno ! - urlò un tizio in lontananza, togliendosi i pantaloni e improvvisando un ridicolo balletto nel bel mezzo della strada.
Si risposero con un'occhiata : No, probabilmente no.

***


- Non ci sei andato a letto vero ? - chiese scandalizzato il chitarrista, dopo aver ascoltato la versione di Duncan.
- No. Non l'ho neanche baciata, mi ha solo derubato. - sintetizzò lui, aggiungendo il fatto alla sua lista "Cose per cui chiedere scusa a Courtney". Poi fissando la finestra davanti a sé, senza una ragione particolare si alzò e l'aprì, contemplando l'eccitante vista parcheggio e individuando un puntino bianco in lontananza.
- Quella non è la nostra limousine ? - domandò più a se stesso che al ragazzo dietro di lui.
Trent lo raggiunse e fissò gli occhi sulla stessa macchiolina candida.
- Penso di sì. - convenne, tornando ad esaminarsi l'anulare sinistro dove prima sfoggiava il suo anello.
- Dopo la festa non siamo tornati in hotel .. - constatò il punk, mentre camminava su e giù per la suite.
L'altro non rispose, un luccichio proveniente dall'armadio aveva catturato la sua attenzione. Si diresse verso una delle due ante semi aperte e ne sfilò una tutina di pelle bianca, con strisce decorate con piccoli diamanti luminosi e altri dettagli molto appariscenti. Forse era quello che aveva indossato la sera precedente, visto che in quel momento portava soltanto una canottiera sbrindellata e un paio di pantaloncini bianchi. Mostrò il completò all'amico e quello fu pervaso da un brivido di disgusto, sfilandosi l'anello con le carte da gioco dal dito e gettandolo a terra.
- Io so dove siamo andati .. - sussurrò con voce rauca, pregando che anche il chitarrista iniziasse a ricordare.
- La cappella nuziale. - concluse Trent, dilatando le pupille e sedendosi sul letto.
In un solo istante i ricordi cominciarono a fluire senza sosta, accompagnati da sensazioni ambigue e confuse. I conti cominciavano a tornare e forse con il senno di poi, sarebbe stato meglio non sapere.

***


Erano saliti a bordo della limousine da circa quarantacinque minuti, quando iniziarono a domandarsi dove erano diretti. Aver gridato senza troppe specificazioni l'indirizzo del loro hotel forse non era stata un'azione incredibilmente saggia. Ormai si stavano abituando allo scorrere rapido del paesaggio attorno a loro, alle luci soffuse e al rumore delle ruote contro l'asfalto grigio. Il punk aveva tentato anche di parlare con il guidatore ma quello, forse di nazionalità pakistana o giù di lì, continuava a sillabare che sarebbero arrivati presto, così i due si erano costretti a rinunciare. Duncan aveva poi scovato delle bottiglie di liquori pochi minuti dopo essere entrato nell'auto e aveva convinto anche Trent a perdersi di nuovo nel circolo vizioso dell'alcool. Fra le cianfrusaglie nascoste fra i sedili, avevano trovato oltre ad un paio di mutandine di pizzo e un sigaro cubano, una busta contenente cinquecento dollari. Ovviamente il chitarrista si era appellato al suo lato buono e al suo animo puro e aveva insistito per rimetterli al loro posto, ma complice l'ubriachezza, Duncan era riuscito a far prevalere i suoi precedenti criminali sul buonsenso dell'amico. Tre bottiglie più tardi l'auto prese una curva inaspettata e inchiodò improvvisamente. Finalmente ebbero la libertà di toccare il suolo, ma quello che videro non era ciò che si aspettavano di scoprire. Infatti quell'edificio bianco ed anonimo non sembrava proprio una delle dimore degli Hilton.
Il loro autista spiegò loro con dei gesti convulsi che sarebbe tornato fra un'ora e li abbandonò li davanti, intenti a boccheggiare frasi sconnesse. Rimasti soli, barcollarono fino all'entrata e graffiando sulla porta come gattini in trappola, riuscirono a farsi aprire da un uomo di mezza età con un saio da frate tutt'altro che semplice, la corda era un lungo spago di neon luminoso e la stoffa dell'abito era di un colore misto fra l'arancione e il lilla. In contro luce era di un particolare e iridescente viola, e per un po' fu difficile distogliere lo sguardo da quell'abbigliamento. Comunque la prima cosa che fece quando li ebbe adocchiati, fu un ampio sorriso. Di seguito senza lasciarli spiccicare parola li condusse all'interno e gli mostrò una stanzetta poco illuminata con alcune teche, contenenti dei gioielli orrendi. Da collane di brillanti a forma di catene ad anelli fluorescenti ornati da carte da gioco del Poker. I due resi docili come agnellini dall'alcool, dalla stanchezza e dalla confusione, si lasciarono guidare nella scelta, senza davvero sapere dove si trovassero o cosa stessero facendo. Completato quel passaggio decisivo il frate, più simile ad un campo di lavanda che ad un
uomo di chiesa, li prese per mano e portandoli in un'ennesima stanza stavolta più tetra e poco illuminata, li convinse a pagarlo per i suoi successivi servigi. Trent armeggiò con la busta dei soldi rinvenuta nell'auto e dietro una delle tende di velluto rosso individuò lo smoking che non avrebbe potuto indossare il giorno del suo vero matrimonio. Il completo Elvis originale, una tutina bianca e brillante costellata di piccoli diamanti, lo stava implorando di essere comprato e il ragazzo pagò un'ulteriore somma di denaro per poterla indossare. Si cambiò in un luogo più appartato, mentre Duncan sonnecchiava accanto al muro, canticchiando vecchie canzoni rock. La violetta gigante mascherata da prete annunciò la fine dei primi preparativi e porgendo loro i due anelli scelti, li portò in un'ampia sala ricevimenti che sembrava realizzata per accogliere una grande moltitudine di persone.

I tre uomini attraversarono l'intera stanza per arrivare ad un piccolo altare, allestito alla rinfusa. Il prete aiutò i due ragazzi a sistemarsi in posizioni decorose e, ignorando il punk che cadeva ancora una volta in un sonno profondo, pronunciò la funzione abituale per i matrimoni. Il chitarrista troppo distratto dalle frange bianche del suo nuovo abito, prestò poca attenzione al rito e alla fatidica domanda si limitò ad annuire, dando una spinta a Duncan per convincerlo a fare lo stesso. Ed ecco fatto, trentacinque minuti dopo essere arrivati in quel posto desolato erano diventati marito e marito, senza nemmeno accorgersene. Bevvero dello champagne a loro spese, assieme alla peonia che aveva celebrato il matrimonio e Trent si esibì in uno dei suoi migliori brani tratti dal repertorio di Cindy Lauper, nessuno seppe mai come ne aveva uno. Infine concluse con la celebre "Viva Las Vegas", suonando al posto dei tamburi i tavoli accanto a lui. Una pioggia di brillantini dorati scese dal soffitto inondando il ragazzo proprio mentre eseguiva la tanto famosa mossa pelvica e nel pieno spirito di quella serata lanciò baci al suo migliore amico, che ondeggiava sulla pista assieme al grappolo d'uva gigante che li aveva da poco uniti. Quindi si vantò del suo anello con i successivi sposini che entrarono dopo di loro e infine fu prelevato dall'autista pakistano e riportato con Duncan al loro hotel. In tutto quel trambusto una sola cosa fu chiara ad entrambi durante il viaggio di ritorno, Roxy aveva compreso bene la parola "matrimonio" dal discorso impastato che le aveva gridato con foga il chitarrista.
Che serata magica …

***


- Non può essere successo .. - biascicò Trent, cercando di non farsi prendere da una crisi isterica.
Duncan che osservava nel più completo silenzio un punto imprecisato della moquette ai suoi piedi, fece mente locale. Gli anelli non significavano nulla, per essere sposati era necessario avere un certificato di matrimonio. Scattò in piedi e afferrò lo smoking/tutina di pelle bianca dell'amico, frugando a fondo in ogni tasca, fino a che un foglio ripiegato non gli si posò fra le dita. Con foga lo tirò fuori e con orrore vide in bella vista le loro firme che dimostravano consenso e inequivocabilmente la prova che erano effettivamente stati sposati da un'ortensia mutante. A quel punto anche l'amico aveva elaborato la situazione, e vedendo il certificato si sentì quasi mancare.
- Possiamo sempre annullarlo. - commentò di seguito, lasciando che il punk capisse a cosa si stesse riferendo.
- Non posso dirlo a Courtney. Troveremo qualcun altro che sappia qualcosa di legge. - protestò l'altro con convinzione.
- Non abbiamo soldi e per tornare a casa … il volo ! - esclamò il ragazzo, interrompendosi di colpo e correndo a prendere i biglietti che il giorno prima aveva depositato nella cassaforte.
- Non dirmelo .. - sussurrò Duncan con un'espressione avvilita in volto.
- Lo abbiamo perso. Ora ci serve Court. - constatò l'amico.
- Sì, ma devi chiamarla tu. - disse il punk, sedendosi ancora una volta su quello scomodo materasso.
- Perché io ? -
- Perché sei tu la donna nel nostro rapporto. - rispose semplicemente, iniziando a giocherellare con la sua fede flou.
- Su che base .. -
- E va bene. Faremo testa o croce. - lo interruppe alla fine, estraendo una moneta dai jeans che ancora indossava.
- Per decidere chi è la donna ? - chiese Trent con tono innocente.
- Per decidere chi chiama Courtney ! Sei tu la donna. - ruggì Duncan stizzito.

Cinque minuti dopo con il vecchio trucco del - Testa perdi. Croce vinco. - il punk era riuscito a far sì che fosse Trent a chiamare la sua ragazza. Il chitarrista si chiuse in bagno per una buona mezz'ora, probabilmente intento a tergiversare, spiegare ed appianare la situazione. Del resto era lui quello diplomatico. Quando riemerse da lì gli passò con una caustica quiete il cellulare e gli rivolse uno sguardo di pietosa resa. Il sospiro agitato dell'ispanica si insinuò nel padiglione auricolare di Duncan e dopo istanti di interminabile silenzio finalmente ascoltò la sua voce più calma del previsto, incredibilmente piatta ed assente.
- Posso provare a fissarvi un'udienza con un giudice che annulli il certificato, ma non sarà qui a Toronto. Dovremmo tornare a Las Vegas fra un paio di settimane, forse il matrimonio dovrà essere annullato. Vi mando i soldi stasera, ma prima devo parlarne con Gwen … -
- No, lascia che ci pensi Trent. - riuscì a dire, prima di ascoltare un lungo e strano silenzio.
- Mi sei mancata. - gli uscì poi, voltandosi per evitare lo sguardo accigliato del chitarrista.
- Salutami Trent. - disse lei in un sospiro poco convinto e chiuse la comunicazione senza troppe storie con un freddo e rigido addio, forse carico anche di un po' di rabbia.
Duncan ascoltò il rumore sordo della linea telefonica interrotta. Iniziava percepire l'immenso vuoto fra sé e Courtney, la distanza fra Toronto e Las Vegas.

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Capitolo 33
*** Papa Don't Preach ***


Dopo una lunga e meravigliosa estate, attesa ed agognata, siamo tornati tutti a scuola, a lavoro, all'università o in prigione.
Tornano gli impegni e si fa vivo anche un nuovo capitolo di L.M.A., pubblicato con un vergognoso ed ingiustificabile ritardo.
In verità non sono per niente convinta di quello che ho scritto ma, a causa di ripetute ed insistenti minacce, ho ritenuto più salutare per la mia incolumità aggiornare. Prima che leggiate devo precisarvi un paio di cose che, dopo una trentina di capitoli, stavano per sfuggire anche a me.
- L'aggiornamento di oggi si distacca dal clima giocoso trovato in precedenza e svela chi sia la figura misteriosa citata alla fine del trentunesimo capitolo, insomma verrà fuori l'artefice della telefonata ansimante. Non è una comparsa totalmente sconosciuta, vi ho già fatto riferimento a metà dell'ottavo capitolo.
- Finalmente ho deciso di dare un nome al fratello minore di Gwen, azzardando nella scelta e basandomi anche sui pareri di altri autori.
- Il capitolo si svolge nei giorni successivi alla chiamata che Duncan e Trent hanno effettuato a Las Vegas, diciamo che nonostante le possibili incongruenze temporali, sono passati almeno tre giorni e mezzo dal silenzio ambiguo che Courtney ha rifilato al punk per telefono.
- Nel caso non fosse ovvio è un'altro capitolo Rosa, cioè i personaggi principali sono le ragazze.
Grazie per l'attenzione che mi avete riservato, spero davvero che il capitolo vi piaccia.
Buona Lettura.
HONEST

 

 
 
Papa Don't Preach



Il silenzio di una stanza adiacente, ormai completamente vuota, echeggiava contro le pareti color salvia della cucina.
Gwen riconobbe il profilo di sua madre, seduta al solito vecchio e consunto tavolo di legno. Il volto poggiato sul palmo della mano, gli occhi spenti e lucidi e il respiro affannato e singhiozzante. Lì nel buio più assoluto stringeva fra le dita una lettera accartocciata ed ingiallita.
La bambina venne raggiunta alle spalle dal fratello minore, che vedendo la donna ricurva ed afflitta, corrugò le sopracciglia e si protese verso di lei con pochi passi, domandando in un sussurro : - Mamma, che sta succedendo ? -
La donna alzò il proprio sguardo appannato e tese una mano, facendo segno al bambino di raggiungerla. Lui obbedì senza proteste e si lasciò avvolgere dal suo abbraccio caldo e confortante, ignorando le lacrime che iniziavano a inumidirgli i capelli, scendendo dall'alto. Gwen restò immobile, ancora intenta ad osservare con riguardoso rispetto la scena, ma iniziando ad intuire l'avvenimento che aveva scatenato quelle reazioni.
- Se n'è andato ? - chiese, stringendo le braccia al petto.
Un semplice cenno di assenso fu sufficiente per confermare la sua più recondita paura.
Suo padre era uscito da quella dannata porta, come tanto aveva minacciato, e forse questa volta non l'avrebbe mai più varcata di nuovo. Nel frattempo sua madre fece un lieve gesto anche in sua direzione, ma lei si voltò rapidamente e con un urlo di dolore o di frustrazione uscì di casa e sparì oltre il cortile, correndo a perdifiato e ricacciando le lacrime che minacciavano di segnarle il volto.
In quel momento la fuga fu l'unico anelito di libertà cui poteva aspirare.

 


L'orologio del salotto continuava a ticchettare con maniacale precisione e lo snervante rumoreggiare di quell'aggeggio cominciava ad infastidire tutti i presenti. Gwen non riusciva a smettere di mangiucchiarsi le unghie smaltate di nero fuliggine, mentre suo fratello si alzava di minuto in minuto per bere un'altra dose di Red Bull, che dopo poche lattine aveva iniziato a mandarlo decisamente su di giri. Fra quel duo familiare, seduta sullo stesso divano color castagna, Courtney sorseggiava la sua vodka da un'insospettabile ed anonima bottiglia d'acqua minerale. Purtroppo il suo bluff non durò molto, poiché la gotica gliene rubò subito un sorso, alla ricerca di un po' di coraggio liquido e di una buona dose di stendi nervi. In fondo quello stava per rivelarsi l'incontro più memorabile della sua vita.
- Non verrà. - concluse il ragazzo, alzandosi per prendere un'altra bibita e interrompendo sgraziatamente i suoi pensieri. Gwen si stampò sul viso un'espressione a metà fra il dispiacere e il disappunto e con lentezza guardò ancora una volta l'orologio. Courtney, riacquistando un po' della sua passata lucidità, biascicò qualche parola di conforto senza ottenere i risultati desiderati.
- So che preferiresti avere Trent al tuo fianco, ma .. -
- Non preoccuparti. La mia damigella d'onore, probabile alcolizzata, va benissimo. - ribatté l'altra aspramente. Al che la ragazza ammutolì e ripose la bottiglia, contenente ancora diverso alcool, sul fondo della sua borsa.

Probabilmente sarebbe stato meglio non indagare su quelle misteriose ed ansimanti telefonate notturne, nel caso in cui l'uomo non si fosse presentato la delusione sarebbe stata così violenta da schiacciare la gotica e da toglierle anche l'ultima briciola di ben nascosta speranza. Eppure dopo quella strana chiamata , ricevuta la notte dell'addio al nubilato, ne erano seguite molte altre, e le ragazze avevano improvvisamente sentito la voglia di trovare alcune risposte. Non ci era voluto molto, meno di un paio di giorni e le due avevano potuto non solo richiamare il numero, ma anche trovare l'indirizzo e l'e-mail di un tizio che sembrava portare un cognome fin troppo conosciuto. Ed ecco che d'un tratto Gwen aveva sentito la terra sparire sotto i suoi piedi, d'un tratto i ricordi della sua infanzia erano tornati a tormentarla e lo spettro che pensava aver dimenticato era riapparso per farle visita. Questa volta non sarebbe riuscita a risolvere tutto fuggendo. Suo padre, che non vedeva da più di nove anni, l'aveva cercata e ora voleva rivederla. Sua madre si era rifiutata di partecipare alla cosa, ma del resto neanche Gwen credeva all'idilliaca apparenza di una famiglia felice, conscia che rivederlo avrebbe cambiato ben poco. Ma potergli parlare, anche solo per chiedergli dove fosse stato, stava diventando qualcosa di così reale da spaventarla. Nel profondo sperava che cedere di nuovo al suo abbraccio rassicurante, l'avrebbe indotta a perdonarlo, ma la paura di essere ferita ancora una volta la stava lacerando. Inizialmente era stata Courtney a fungere da intermediario, aveva contattato l'uomo e lo aveva convinto a spiegare la situazione, minacciandolo anche di un'eventuale denuncia per molestie. Alla fine lui si era arreso e aveva confessato alla ragazza la verità. L'ispanica aveva fissato un appuntamento per il giorno seguente e con grande cautela aveva riferito tutto a Gwen e alla sua famiglia. C'era stato un sentito scetticismo, ma Kevin, fratello minore nonché elemento più trascurato della famiglia, era riuscito a tranquillizzare sua madre e ad avere l'appoggio della gotica. Così Gwen era finita con il sedersi in quel salotto, che era stato lo sfondo di un centinaio di momenti familiari vissuti senza una figura paterna, aspettando che suo padre suonasse il campanello e che, se non era sognare troppo, l'abbracciasse.

Se solo Trent le fosse stato accanto, sicuramente avrebbe saputo cosa dire, eppure il ragazzo sembrava non ricevere nessuno dei suoi messaggi o delle sue telefonate, e lo stesso valeva per Duncan, che si congedava solo dopo una trentina di secondi di conversazione con scuse discutibili, l'ultima era stata quella del piercing molesto che si era per sbaglio agganciato al labbro del chitarrista. Un'immagine non solo discutibile, ma anche un po' inquietante. Quei mesi erano stati frenetici per tutti, ma Gwen ne era uscita forse come la più confusa e da un certo punto di vista la più felice. Ritrovare Trent, riavvicinarsi a Courtney e poterla addirittura considerare un'amica, il suo imminente matrimonio e ora il ritorno di suo padre, la sua vita continuava a sorprenderla e a condurla su strade sconosciute. Era talmente stravolta da quelle vicende inaspettate e significative , che non era in grado di pensare con cognizione. Le serviva una boccata d'aria, e si alzò mentre suo fratello varcava la soglia del soggiorno di ritorno dalla cucina.
- Devo respirare. - borbottò, avviandosi verso la porta che dava sul giardino sul retro.

Come uscì Kevin lanciò uno sguardo infuocato a Courtney, che corrugò la fronte intimorita da tanto ardore.
- Allora, piccola .. - cominciò lui, posandole una mano sul ginocchio. La ragazza si spostò verso il bracciolo opposto del divano e sorrise mestamente. Ci mancava solo questo, un preadolescente che cercava di sedurla con la stessa classe di un orsetto del cuore. Inspirò un paio di volte ed ignorò con decisione i baci volanti che lui le inviava senza ritegno. A quanto pare non era uno che gettava la spugna.
- Mia sorella mi ha detto che tu e il tuo ragazzo siete in crisi. - riprovò con un certo slancio.
- Gwen ti ha parlato dei mie problemi sentimentali ? - chiese, quasi scandalizzata.
- Forse ho origliato qualche telefonata. - mugolò lui, tenendo gli occhi scuri fissi sul parquet.
Grandioso ora il baby stalker cercava anche di impietosirla con quei banali trucchetti da manipolatore.
- Io e Duncan non siamo in crisi. - mentì spudoratamente la ragazza. E in fin dei conti quella non era una vera e propria bugia.

Gli aveva inviato i soldi necessari per il viaggio di ritorno, aveva fissato un'udienza con un giudice di pace disposto ad interrompere il matrimonio, e il giorno seguente sarebbe andata a prenderlo all'aeroporto. Al telefono Trent l'aveva inizialmente preoccupata, ma con un po' di organizzazione in più e una buona dose di barbiturici era riuscita a trovare una soluzione accettabile per quel problema così catastrifico. Fra una settimana ci sarebbe stato il matrimonio, il finto matrimonio, ed era riuscita a dirottare il volo per il viaggio di nozze degli sposini a Las Vegas, così da poter essere presente all'udienza. Bisognava solo confessare la verità a Gwen, oppure convincerla a sposarsi una seconda volta, quella buona, magari nella cappella improvvisata dove Duncan e Trent avevano celebrato il loro matrimonio. Era certa che avrebbero deciso sul momento. Ma nella situazione in cui si erano entrambi ritrovate, era meglio non innervosire la sposa con troppe preoccupazioni. Forse fra qualche mese avrebbero scherzato sul matrimonio dei loro due ragazzi, forse. In fondo suo padre costituiva una priorità e non era il caso di vedere come la poverina avrebbe reagito di fronte al disastro che quei due imbecilli erano riusciti a combinare in una sola notte. Per quanto riguardava il suo quasi tradimento, Courtney era piuttosto tranquilla, dato che non era intenzionata a raccontarlo al punk. Del resto il ragazzo aveva molto da farsi perdonare ed era decisa a non arrendersi tanto facilmente. Era tutto il giorno che evitava di rispondere alle sue chiamate e ai suoi messaggi. In verità, anche se non l'avrebbe mai ammesso, anche lui le era mancato. Insomma era stato divertente strusciarsi su un ignoto ballerino, ma al terzo cocktail aveva cominciato a chiamarlo "Duncan" e la situazione si era fatta imbarazzante. E in tutta onestà aveva bisogno di lui perché la faceva sentire viva, amata e desiderata. Gli aveva perdonato un tradimento ben peggiore tempo prima e sperava di poterlo fare di nuovo. Peccato che la sua testa continuasse a razionalizzare la situazione, così l'unico modo per sedarla era diventato l'alcool. Specialmente dopo una delle sue disfatte peggiori. Si sentiva un fallimento da una settimana circa, e non era pronta a confessare al mondo cosa fosse a turbarla. Così le pareva di aver rinunciato al suo sogno e l'unica cosa che poteva farla risalire a galla era quel desiderio che aveva da poco maturato, il desiderio di aggrapparsi a qualcuno. Dunque non avrebbe lasciato andare per nessuna ragione Duncan, era motivata dalla disperazione e dalla voglia di rivalsa, e non vi era alcun romanticismo nei suoi scopi, lo stava facendo per se stessa e se poteva aiutarla a smettere di bere con tanto accanimento, ancora meglio.

Tornò a fissare lo sguardo sul ragazzino al suo fianco, era tanto rilassato da tentare di abbordarla. L'esatto contrario di Gwen che si aggirava per la casa con un'espressione contrita sul volto, evidentemente in conflitto con se stessa. La gotica scontrosa ma a tratti dolce contro la bambina ingenua e bisognosa, che aveva smesso di essere tanto tempo fa. Invece l'unica cosa con cui Kevin sembrava essere in conflitto, era il suo tasso glicemico, che all'undicesima Red Bull aveva sfiorato i massimi storici. Nessuno li avrebbe mai associati come fratelli, erano troppo diversi anche solo per sostare nella stessa stanza. Lei la regina dei vampiri, lui l'improvvisato casanova un po' pagliaccio un po' bambino.
Persa nelle sue riflessioni fu riportata alla realtà dal respiro ansimante contro il suo collo.
- Kevin ! - gridò scocciata, spingendolo con forza il più lontano possibile da lei.
- Volevo solo ringraziarti sai, per .. - la voce del ragazzino s'incrinò impercettibilmente, e l'ispanica si domandò se stesse per usare una delle parole proibite in casa dell'amica, "papà", "padre", "paterno", forse anche "papa", ma lui riuscì a riprendere il filo del discorso in modo molto fluido, impedendole di concludere al posto suo. - .. per la storia del maniaco. -
- Sai che non è un maniaco, o almeno credo che non lo sia. E poi quando sarà qui sono sicura che tu e Gwen .. - venne interrotta dal suono acuto del campanello e fra i due calò una cappa di teso silenzio, fino a che non fece cenno al suo nuovo spasimante di andare a chiamare Gwen, poi si alzò e si diresse goffamente verso la porta.

Dopo un respiro profondo, durato decisamente più del necessario, sbirciò dallo spioncino e vide un uomo di mezz'età con dei lineamenti molto marcati e una capigliatura spettinata, ma non ancora totalmente bianca. Non c'era una particolare somiglianza fra lui e sua figlia, ma i suoi occhi neri striati di grigio erano una prova più che sufficiente che non era un impostore, almeno per quanto riguardava la ragazza, che aprì la porta con un sussulto e gli sorrise con gioia forzata. - Salve. - disse, porgendogli la mano.
Lui la strinse riluttante, pulendosela in seguito sulla sua camicia azzurra. Era un individuo alto, nient'affatto corpulento, anche se non lo si poteva definire un tipo smilzo, con un volto segnato dall'età e dalle rughe. Quando parlò la sua voce bassa e roca inondò tutta la casa.
- Tu devi essere il legale di mia figlia. -
- Sì, sono io. - convenne l'ispanica, omettendo il fatto che in verità non si era neanche laureata. Si spostò per farlo entrare e lo portò in soggiorno.
- La ragazzina che mi ha chiamato alle sei del mattino per dirmi che la mia bambina voleva sporgere denuncia contro un orrendo maniaco. - proseguì lui, in un crescendo d'irritazione.
- Credo fossero le sette e un quarto e io non ho mai usato il termine "orrendo maniaco". - si giustificò Courtney, sollevata in seguito dall'arrivo dei due, appena riemersi dal giardino. Kevin e sua sorella erano spuntati alle loro spalle e osservando l'uomo come se non avessero mai visto un essere umano prima di quel giorno, se ne stavano paralizzati ad una distanza, che chiunque avrebbe riconosciuto come - di sicurezza -.
- Papà .. - bisbigliò Gwen dopo un' interminabile quanto imbarazzante pausa, fatta di sguardi imbarazzati e sfuggenti, muovendo un passo incerto verso di lui. Eccolo lì il suo fantasma, dopo tanto fantasticare e dopo tanto dolore, il passato la stava fissando in silenzio con indosso una camicia stropicciata e delle scarpe di vernice consumata. Le sorrise forse persino più a disagio di lei e allargò le braccia, come quando da bambina si faceva male e lui la consolava con una poderosa stretta e una caramella alla liquirizia. Kevin fu il primo a correre verso l'uomo per abbracciarlo, con una malcelata rigidità nei movimenti. La gotica riluttante fece lo stesso, ma si staccò subito da lui, infastidita dal pungente odore di tabacco e dall'indistinto aroma di liquirizia, o forse di ricordo già visto, non ne era sicura.
- Mi dispiace. - sussurrò lui, appena l'ebbe lasciata andare, intuendo su cosa la ragazza stesse rimuginando. - Ci sono così tante cose che devo dirvi. - continuò, il tono di voce si era addolcito e con un'occhiataccia rivolta a Courtney, le fece intendere che era il caso di andarsene.
- Vi lascio soli. - disse l'ispanica, recependo subito il messaggio. Afferrò la borsa ed andò al piano di sopra in camera di Gwen, osservando l'amica, che con un sorriso intimidito faceva sedere il tizio, o meglio, suo padre, su una poltroncina accanto al sofà, mentre il fratello estraeva da un vecchio cassetto un album di fotografie. L'ispanica sospirò e si chiese come avrebbe reagito l'uomo all'interrogatorio che la gotica aveva in mente di fargli, una volta liberatasi di Kevin e si chiese anche cosa avrebbe fatto al posto suo.
Una delle cose che le avvicinava era proprio la mancanza di una figura paterna nella loro infanzia. Se Courtney avesse potuto rivedere suo padre, gli avrebbe posto un'unica sola, superflua e disperata domanda : "Ora sono abbastanza perfetta per te ?". Tormentata da quell'idea, si gettò sul letto della gotica e chiuse gli occhi, cullandosi ancora una volta nel' illusione di una felicità che poteva vivere e conquistare anche da sola.


^^^^^^^^^


Quando Courtney riaprì gli occhi, la luce chiara e trasparente del sole non filtrava più attraverso le tapparelle scure, ma era stata rimpiazzata da un panorama stellato e striato di rosa. Si sollevò, consultando la sveglia sul comodino accanto al letto e si sorprese nello scoprire che aveva dormito per ben cinque ore, senza essere svegliata da nessun rumore o da Gwen, desiderosa di riavere la propria stanza. Uscì dalla camera, aggirandosi per il corridoio come un felino, alla ricerca di Kevin, di sua sorella o del loro vecchio, irresponsabile padre, disintegratore di famiglie felici e predicatore occasionale verso i poveri legali altrui, tecnicamente falsi, teoricamente molto competenti. L'unica cosa che trovò fu un messaggio sulla lavagna appesa al frigo, scritto con una calligrafia maschile e sbilenca.

- Siamo a casa del tuo ex-ragazzo. Raggiungici presto bell'addormentata. -

Undici parole. Tre evidenti errori di contenuto.
Duncan non era il suo ex, almeno da quanto sapeva, poi non vi era motivo per il quale la famigliola riunita avrebbe dovuto trovarsi a casa del punk e ultimo ma non meno importante l'appellativo "bell'addormentata", che le dava sui nervi quasi quanto il suo attuale ed assente ragazzo. Di certo solo la mente contorta e disadattata di Kevin poteva aver dato vita ad un insieme di periodi così poco rassicuranti. Forse il fratello della gotica l'aveva osservata dormire e ora aveva acquistato la capacità di saperla corteggiare anche con l'utilizzo di ambigui messaggini. Il prossimo passo sarebbe stato uno striscione in cielo con su scritto : "Biancaneve, ti va di dare un morso alla mia banana ?"*.
Scacciò dalla testa quell'idea decisamente poco elegante e, rinunciando a chiamare Gwen per avere spiegazioni, indossò la non-sua giacca di pelle, rubata al punk in un momento di amara nostalgia, e andò all'appartamento di quest'ultimo con un pessimo presentimento. Arrivata alla porta, cercò di aprire con le sue chiavi, ma pur frugando attentamente non poté trovarle neanche sul fondo della sua borsa. Poi si insinuò in lei il dubbio che qualcuno, ad esempio il suo principino verde vomito, gliele avesse prese astutamente, per riuscire ad entrare anche senza il suoi aiuto. Il presentimento, ormai mutatosi in certezza, fu confermato quando, suonando il campanello, fu Gwen a spalancare la porta, con un sorriso allegro e soddisfatto che di rado le si poteva vedere sul volto. La prese per un braccio e la trascinò all'interno dell'appartamento.
- C'è qualcosa che .. - cominciò, mentre la spingeva verso il corridoio.
- Bambolina, dove posso sistemare le mie mutande ? - la interruppe una profonda voce maschile, proveniente dalla camera degli ospiti.
- Un momento. - rispose la gotica, sorridendo di nuovo di fronte all'espressione allibita dell'ispanica, che si appoggiò alla parete, aspettandosi almeno una misera spiegazione. Ma tutto ciò che le fu dato, furono delle vaghe, ma sentite, scuse.
- Abbiamo parlato, e dice di essere qui per restare .. - esordì l'amica.
- In casa mia ? - squittì l'altra, sporgendosi per assicurarsi che nessuno l'avesse sentita.
- In casa di Duncan. - la corresse Gwen, con un briciolo di risentimento nel tono della voce.
- Lui è d'accordo ? -
- Sì, mi ha detto che è il minimo che può fare per me, anche se sembrava un po' strano. Sai se è successo qualcosa ? -
Un cartello lampeggiante con la scritta "Menti" apparve e si illuminò con uno scarto di reazione insignificante davanti agli occhi della latina.
- No, davvero. Hanno solo ritardato il ritorno. Si divertivano così tanto, davvero. - rispose in automatico, maledicendosi per l'uso spropositato della parola "davvero", ripeterla così tante volte faceva sembrare falso tutto quello che le usciva dalla bocca. Per fortuna la gotica non ci fece caso e si rimise sulla difensiva, spiegando con qualche difficoltà lo stato delle cose.
- Mi ha detto che non ha trovato un albergo e che in questo momento non ha molti soldi. Sai che mia madre non vuole averci niente a che fare, non potevo nasconderlo da me. -
- Hai usato il termine "nasconderlo" ! Gwen non avresti dovuto portarlo qui, non prima dell'interrogatorio. - la incalzò Courtney, sentendosi in colpa per il suo comportamento così duro e diffidente. Aveva solo paura che la figlioletta, appena ritrovata, si stesse lasciando trasportare un po' troppo, accecata dal desiderio di conoscere l'uomo che l'aveva delusa e allo stesso tempo resa incredibilmente felice.
- Gli ho già chiesto tutto quello che volevo sapere. - ribatté, intristita da quella evidente mancanza di fiducia. - Ha cercato di contattarci, ma tutte le sue lettere venivano rispedite al mittente da mia madre.-
- Perché non vi ha chiamato o non è venuto a cercarvi ? -
- Era lontano. Ha lasciato il Canada e per diversi anni ha vissuto in Islanda, dove ha fondato una società dopo parecchio tempo, e solo allora ha iniziato ad inviarci queste … - disse, estraendo dalla tasca posteriore della sua gonna uno dei mille messaggi di suo padre, prova che quelle dell'uomo non erano solo menzogne ben congegnate. I timbri, gli indirizzi postali, le date, tutto pareva incastrarsi in quel quadrato di intrighi.
- Ha visto il reality, sa tutto di Trent ed è qui solo per vedere me e Kevin, ti prego puoi non … -
- Va bene. - si arrese Court, spiazzata dal suo entusiasmo e accondiscendente davanti alle sue sicurezze. Era come se d' improvviso la Gwen scontrosa, razionale e un po' burbera fosse stata rimpiazzata da una bambina fiduciosa, piena di speranze e d' incredulità. Fu quella bambina con troppo trucco sugli occhi e dei vestiti da grande a sporgersi verso l'ispanica per abbracciarla. E Courtney non poté che ricambiare quel contatto, tutto sommato felice, perché ora tutte e due sapevano chi avrebbe accompagnato la sposa all'altare.















*Mi scuso profondamente. Io stessa sono intristita da questa battutaccia, anche se un po' di - trash - non ha mai ucciso nessuno, a parte forse la strega cattiva della già citata fiaba.















Ortensia's Corner

Miei cari vi ringrazio infinitamente per aver aderito all'iniziativa "Adotta un Maialino", ho davvero apprezzato il vostro interesse e sono stata alleggerita di un grande peso. Ora io e il mio lui Gaston possiamo goderci la vacanza che Honest ci ha concesso ..
Sono solo pochi capitoli, non approfittartene ..
Li sfrutterò per essere presente al matrimonio ! Hai già spedito il mio invito Hon. ?
Sì, più o meno. 
Bene, ora smettila di interrompere !
Stavo dicendo ...
Sarò di certo più felice e rilassata dopo il ricevimento e potrò raccontarvi tutti i retroscena della cerimonia !
In ultimo prima di salutarvi per dedicarmi al mio meritato periodo di riposo, vorrei dedicarvi un enorme OINK di ringraziamento per avermi accolto e voluto bene nel corso di questa storiella scadente sin dal primo capitolo ...
Grazie .. -.-"
Sì, Grazie.
Con amore, Ortensia. e Honest










Honest stavo pensando ...
Non credevo ne fossi capace !
.. che magari potrei fare la comparsa al matrimonio di Gwen e Trent.
No.
Se portassi le fedi ?
No.
Se baciassi Courtney ?
No !
Ma Ortensia ci sarà !
Lei si impegna e lavora sodo, si merita di partecipare.
Ora basta ! Sono stufo e troppo bello per essere trattato così. Io mi dimetto !
Non puoi dimetterti, sei nella mia testa tu .. Perché metti via tutti quegli specchi ?
Addio, Honest ! Tornerò quando dimostrerai di apprezzarmi sul serio.
Ma è ridicolo ! Torna subito qui con quelle valige ! Ti proibisco di .. Justin ! Justin ! Justin ? 










- Non so chi di voi l'ha notato ma Love Me Always ha ufficialmente compiuto un anno ! 
Questo non sarebbe mai successo se non avessi avuto dei lettori così fedeli e meravigliosi.
Grazie di cuore a tutti quelli che recensiscono e aggiungono la storia ai preferiti o alle seguite.
Questo traguardo non è solo mio, ma anche vostro. <3 -
#L.M.A. da un Anno su Efp

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Capitolo 34
*** Oh, Love ***


Sono passati anni dall'ultimo aggiornamento di questa storia e, lo dico con sincerità, non so se ci sia ancora qualcuno interessato a leggerla o a scoprirne la conclusione.

Tuttavia, inaspettatamente, l'ispirazione per un nuovo capitolo è arrivata e ha portato con sè il desiderio di terminare quello che è stata per me Love Me Always. 

Spero di cuore che abbiate ancora la voglia di vivere con me le avventure di questi personaggi.

Buona lettura.
Honest

 



Oh, Love

Fece saltare con foga i primi tre bottoni della sua camicetta leggera, prese a baciarle il collo con la chiara intenzione di lasciare il segno, ed infilò le mani sotto il tessuto delicato che lo separava dal suo corpo, accarezzandole i seni morbidi, scossi da respiri affannati ed eccitati. Sentì le sue mani accarezzargli i capelli dietro la nuca e subito scendere per armeggiare con la lampo dei suoi pantaloni. La schiacciò ancora di più contro il muro e cercò di slacciarle il reggiseno, finendo con il farsi aiutare da lei, che alzò gli occhi al cielo con un sorriso, dopo aver fatto cadere a terra l'indumento. Diminuirono la distanza fra i loro corpi. Assaporarono il calore, il contatto, il piacere, quando riuscirono a liberarsi di una buona parte dei loro vestiti, trasformandoli in un ammasso informe gettato a terra. Un gemito gutturale uscì dalla gola di lei, mentre le loro bocche riuscivano finalmente a congiungersi e ad esplorarsi. Dopo poco la voglia di abbandonarsi completamente l'uno all'altra fu impossibile da sopportare, sfregarono a lungo i propri corpi fino a che, arrendendosi alla passione, il ragazzo si spinse dentro di lei senza delicatezza, senza cura ma solo con desiderio e bisogno. Furono sopraffatti entrambi dall'eccitazione e un mugolio simile alle fusa di una gatta riempì la stanza e lui, lasciando una scia umida di baci che partiva dalla scapola ed arrivava ai capezzoli, risalì per sussurrarle qualcosa all'orecchio, respirando il profumo dei suoi capelli e ricercando la sua mano per stringerla teneramente. La ragazza sorrise con un'espressione un po' stanca e si distese sul letto alle sue spalle, distendendo le braccia ed invitandolo a seguirla. Una volta stretti sotto le lenzuola aspettarono, forse troppo, prima di parlare.
- Devo farti arrabbiare più spesso. - commentò Duncan, spostandole le ciocche castane dal viso. Courtney non rispose, si limitò a contemplare il soffitto, chiedendosi se fosse il caso di affrontare l'argomento. Da quando era andata a prenderlo all'aeroporto il gelido silenzio che c'era stato fra loro, si era interrotto solo quando i suoi baci trascinanti lo avevano costretto a prenderla ripetutamente sul muro del suo appartamento, noncuranti del padre di Gwen ad appena pochi metri dalla loro stanza. Era stato meraviglioso, del resto lo era ogni volta, ma in quel particolare momento sfruttare la loro carica sessuale per impedire un eventuale litigio, era stata una mossa meschina anche per un avvocato.
Courtney si girò su un fianco, lasciando che Duncan la abbracciasse da dietro. Il suo respiro caldo sulla nuca, la fece rabbrividire. Era bello averlo di nuovo a casa, sentire accanto la solida presenza maschile del ragazzo. Non poteva credere alle follie che si erano susseguite in quei giorni, l’addio al nubilato, la telefonata da Las Vegas, il ritorno del padre di Gwen. Tutto quello stress la stava consumando, per non parlare del suo ruolo di damigella d’onore, un compito che stava assolvendo nel peggiore dei modi, a partire dal segreto che quei due idioti l’avevano costretta a mantenere. Quando Trent e Duncan avevano chiamato pensava che si trattasse di uno scherzo, non poteva credere che i due si fossero sposati, era furiosa. Si trattava dell’ennesimo problema che sarebbe toccato a lei risolvere. Duncan doveva ritenersi fortunato che la sua rabbia si fosse trasformata in una soddisfacente esperienza sessuale piuttosto che in un omicidio spietato. E pensare che, tecnicamente, lei era l’altra donna. Aveva appena fatto sesso con uomo sposato, non con lei.
Courtney voltò di poco la testa, spiando con la coda dell’occhio il ragazzo alle sue spalle.
- Non credo sia il momento giusto per addormentarsi. – lo redarguì lei categorica.
- Mi dispiace, è stato un viaggio lungo. – si giustificò il ragazzo, facendo scorrere le mani lungo il suo corpo nudo e caldo.
- Dobbiamo parlare di quello che avete fatto. Non so se riusciremo a rimediare in tempo per il matrimonio. – disse la ragazza, sollevandosi e mettendosi a sedere. Duncan, costretto a liberarla dal suo abbraccio, restò contrariato.
- Court, mi dispiace da morire. La situazione ci è sfuggita di mano. –
- Non ce la faccio a litigare con te, in questo momento. – concluse lei.
Il ragazzo si tirò su e le passò un braccio attorno alle spalle avvicinandola a sé, le loro labbra vicinissime.
- C’è qualcos’altro che potremmo fare. – bisbigliò Duncan, baciandole prima la guancia e poi il collo.
Courtney lo allontanò bruscamente, avvolse il proprio corpo nudo e vulnerabile con il lenzuolo e si diresse stizzita verso il bagno.
- Devo pensare a come risolvere questa dannata situazione. Manca poco al matrimonio di Gwen e non ho intenzione di rovinarglielo. – a pochi passi dall’uscita, lasciò cadere il lenzuolo.
- E, Duncan, non disfare la valigia. Dovremo tornare a Las Vegas. –
Duncan guardò inebriato il corpo perfetto della ragazza scomparire nel bagno, prima di massaggiarsi le tempie sfinito.
 

***

 
Tornare a casa per Trent era stato terribile. Aveva passato il viaggio in aereo in silenzio, con Duncan che lo guardava infuriato e aveva trascorso il viaggio in macchina ad evitare le occhiatacce di Courtney, l’unica che sperava potesse tirarli fuori da quell’incubo. Una volta arrivato al suo appartamento, Gwen gli era saltata al collo abbracciandolo e baciandolo con entusiasmo. Non aveva avuto ancora modo di raccontarle tutto, lei gli aveva impedito di raccontare qualunque cosa, ragguagliandolo sui fatti della settimana passata. A partire dall’incredibile ritorno di suo padre, cosa che l’aveva lasciata felice e allo stesso tempo confusa. Tuttavia rimaneva entusiasta all’idea di essere accompagnata all’altare da lui. Trent era stato capace solo di annuire e di supportarla altrettanto entusiasta, mentre beveva un bicchiere d’acqua in cucina.
Dopo quegli aggiornamenti si erano diretti in camera da letto, dove lui programmava di disfare la valigia e finalmente confessare del suo matrimonio con Duncan. Non appena ebbero varcato la soglia, Gwen non esitò a saltargli al collo, avida dei suoi baci e del suo contatto. Rimbalzarono sul materasso soffice e la ragazza inizio subito a sbottonargli prima la camicia e poi la cintura.
- Gwen, aspetta. – provò a bisbigliare lui, zittito immediatamente dalle labbra morbide della ragazza.
Le sue proteste furono flebili ed inutili e si ritrovò a perdersi in lei con tutto se stesso.
Rimasero a letto per ore, rotolandosi fra le lenzuola e bisbigliandosi frasi d’amore.
- Mi sei mancato così tanto. Non posso credere che manca così poco al matrimonio. – commentò lei.
- Già. – deglutì il ragazzo a disagio.
- Trent, c’è qualcosa che non va? –
- Gwen, vedi, non ti ho raccontato tutto quello che è successo al mio addio al celibato. –
La ragazza si allontanò dal suo petto per guardarlo meglio, a tratti preoccupata.
- Dimmi cosa è successo. –
 

***

 
Gwen trascinò la valigia per tutte le rampe di scale che portavano alla casa di Courtney. Un gradino dopo l’altro, il fiato che le mancava, raggiunse il piano giusto, impaziente di abbracciare la sua unica amica. Non poteva credere che Trent avesse fatto quella sciocchezza, se lo sarebbe di certo aspettato dal punk, ma mai dal suo futuro marito. Quella confessione aveva scatenato una lite feroce, che si era conclusa con la scelta di passare del tempo lontana dal musicista. Lui, rassegnato, si era scusato per l’ennesima volta ma l’aveva lasciata andare, promettendo che avrebbe risolto tutto prima del matrimonio.
Gwen bussò un paio di volte, suonò il campanello, attese che Courtney aprisse. Dopo aver aspettato e non aver ricevuto risposta dall’amica, alzo lo zerbino e trovò la chiave di riserva che la previdente Courtney costudiva in un angolo fin troppo ovvio del suo pianerottolo. Soddisfatta, aprì la porta ed entro in casa.
- Court? – chiamò, trascinando la valigia lungo il corridoio.
La ragazza sentì un sussultare proveniente dalla cucina e, aspettandosi forse suo padre, restò a bocca aperta nella scena che le si palesava davanti.
Courtney, il reggiseno di pizzo rosa, la gonna grigia alzata sopra le ginocchia, sedeva sul ripiano della cucina, accaldata ed ansimante. Duncan la stringeva e sorreggeva, il petto nudo premuto contro la ragazza, le labbra avide poggiate sui suoi seni. Indossava ancora i pantaloni ma, come notò Gwen con orrore, erano slacciati. I due ci davano dentro senza vergogna, come animali in calore e, dopo tutto quello che era successo in quei giorni, Gwen non credeva ci fosse qualcosa di più inappropriato.
- Che diavolo state facendo? – esclamò la gotica, facendoli sussultare.
- Gwen! – chiamò Courtney, cercando di coprire il corpo semi svestito.
Duncan si tirò rapidamente su i pantaloni imbarazzato e mentre raccoglieva i vestiti di Courtney da terra, si costrinse a nascondere un risolino.
- Gwen, che ci fai qui? Come sei entrata? – domandò il futuro avvocato.
- Trent mi ha raccontato tutto. Come puoi fare sesso con Duncan in un momento del genere? –
Courtney arrossì a disagio, mentre Duncan con un ghigno compiaciuto scrollò semplicemente le spalle.
- Che vuoi che ti dica? Fa parte del mio fascino. – rispose il ragazzo, prima di ricevere una poderosa gomitata dalla sua fidanzata.
 
Duncan decise di lasciarle sole, consapevole di essere parte del problema. Convinse il padre di Gwen ad uscire di casa, suggerendo che forse la sua attuale sistemazione andava rivista. Del resto mancavano poche settimane al matrimonio e non poteva aspettarsi di vivere con Courtney così a lungo.
Gwen pareva sconvolta ed incredula, mentre sorseggiava la tazza di tè preparata dalla sua amica. Courtney la fissava allibita e, una volta rivestitasi, la lasciò sfogare.
- Non posso credere che abbia fatto una cosa del genere prima del matrimonio. –
- Ti prometto che sistemeremo tutto. Dobbiamo solo tornare a Las Vegas e chiedere un annullamento. –
- Sì, ma quando? – chiese impaziente la gotica.
- Ci stiamo lavorando, alla fine della prossima settimana dovremmo avere riscontro. Partirò con i ragazzi mentre tu finisci i preparativi. Andrà tutto bene. – concluse Courtney abbracciandola.
Gwen sospirò, tutto ormai le sembrava un brutto sogno.
- Courtney, non so se voglio davvero sposarmi. – bisbigliò.

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Capitolo 35
*** Heart Attacks and Related Diseases ***


Finalmente un nuovo aggiornamento a questa storia che è stata per troppo tempo trascurata.
Sono stata felicissima di sapere che là fuori c'è ancora qualcuno al quale interessa sapere come andrà a finire.
Ringrazio di cuore tutti i recensori e i lettori silenziosi e vi auguro una buona lettura.
Honest



Heart Attacks and Related Diseases
 
 
Courtney fece un respiro profondo.
La situazione iniziava a sfuggirle irrimediabilmente di mano.
Gwen, ormai un ammasso di rimpianti e rabbia, si era rannicchiata nel suo letto e si era subito addormentata. La sua valigia ancora da disfare, abbandonata ai piedi del divano in salotto. Le due avevano parlato per ore, cercando di venire a capo di quella situazione.
Più che altro Gwen si era lamentata scioccata dal comportamento del suo futuro marito e Courtney l’aveva rasserenata, o almeno, ci aveva provato. La gotica, infatti, aveva espresso dei seri dubbi sulla sua relazione su Trent e sul fatto che forse non era pronta a fare il grande passo. Ed era stato in quel momento che Courtney aveva deciso di sostituire il tè che stavano bevendo con del vino rosso e, una volta finita la bottiglia, con un paio di shot di tequila. Quello che era scaturito da quella sbronza non era stato niente di buono. Gwen si era addormentata come una bambina, ma non prima di aver mugugnato qualche insulto sconnesso e aver sottolineato come, forse, dopo tutto quello che era successo, Trent non fosse proprio il tipo giusto per lei. A tratti aveva persino rimpianto la sua relazione con Duncan, cosa che aveva lasciato Courtney non poco infastidita.
La ragazza venne riportata alla realtà dai rumori provenienti dall’ingresso, Duncan era rientrato senza troppi convenevoli, annunciando che il padre di Gwen sarebbe stato da Trent per un po’. Courtney, vittima di un mal di testa lancinante, si massaggiò le tempie, mentre il ragazzo si sedeva accanto a lei sul divano.
- Mi sento un po’ in colpa a far spostare il padre di Gwen da una casa all’altra. E poi Trent, davvero? Ti sembra una buona idea? – chiese, mentre il punk le passava un braccio attorno alle spalle.
- Principessa, starà benissimo. Non sa niente del matrimonio a Las Vegas e sono sicuro che non sarà certo Trent a raccontarglielo. – disse Duncan, mettendo a tacere le sue proteste.
- Dov’è Gwen? –
- Dorme nella nostra camera da letto. –
Il ragazzo la osservò un po’ meglio, studiando il viso stanco e le guance arrossate.
- Hai bevuto?-
Courtney alzò gli occhi al cielo.
- Lo sai che ti trovo adorabile da brilla. – mormorò lui, iniziando a baciarle il collo.
- Duncan! No. – biascicò la ragazza. – Sono ancora furiosa con te. –
- Puoi essere furiosa con me, come lo eri stamattina? – chiese lui, riportando alla mente il sesso selvaggio che avevano consumato in camera da letto ed in cucina, prima che la gotica li interrompesse.
- Hai parlato con Trent? – chiese l’ispanica, alzandosi bruscamente e un po’ barcollante.
- No. Ma non aveva un bell’aspetto. Non posso credere che abbia confessato tutto. –
- Avresti preferito che mentisse? – chiese lei, polemica come sempre.
- Dico solo che avrebbe potuto raccontarle tutto in un altro momento. –
- Certo, magari dopo il matrimonio! –
Courtney scosse la testa e si diresse verso la camera da letto.
- Dove stai andando? –
- Non ce la faccio a discutere con te. – concluse, chiudendosi la porta alle spalle.
 
Nella camera Gwen se ne stava rannicchiata sotto le lenzuola, un gomitolo stanco e tremante. Courtney aprì il grande armadio di noce scura e ne estrasse una coperta, che posò delicatamente sull’amica addormentata.
La gotica aprì debolmente gli occhi e mugugnò qualcosa.
- Court? Mi dispiace. –
- Gwen, riposati. Risolveremo tutto. –
- Voglio che ce ne andiamo. Scappiamo da qualche parte. –

 
***
 
Courtney non poteva crederci, era convinta che fosse solo Duncan quello capace di tirare fuori il suo lato peggiore. Lei e Gwen erano in viaggio, verso chissà dove, una valigia nel bagagliai e due grandi paia di occhiali da sole per nascondere i segni della sbornia.
Si erano alzate all’alba e avevano trovato Duncan addormentato sul divano in salotto. Courtney gli aveva dato un delicato bacio sulla guancia e aveva scribacchiato qualcosa su un foglietto di carta prima di uscire di casa con l’amica.
Da lì in poi si erano messe in moto, decise a viaggiare lontano dai rispettivi fidanzati, pronte a vivere un’avventura on the road.
- Non ci credo che lo stiamo facendo. – commentò Courtney, fermandosi ad un semaforo rosso.
- Siamo come Thelma e Louise. – ridacchiò Gwen. – Senza il suicidio, ovvio. – aggiunse.
Courtney in certo senso era felice di quella piccola follia, del resto i ragazzi non erano i soli a potersi concedere pazzie di questo tipo. E poi Gwen aveva bisogno di staccare la spina, di rilassarsi e di fuggire per un po’. E in fondo ne aveva bisogno anche lei stessa, incapace di affrontare Duncan in modo sano o maturo.
- Allora, sai dove vogliamo andare? – chiese impaziente Gwen.
- Che ne dici di un cocktail di gamberetti sulla spiaggia? –
- Perfetto! –
E fu così che la loro folle fuga era iniziata.
Dopo qualche ora di viaggio dopo, entrambi i rispettivi cellulari avevano iniziato a squillare. Gwen aveva rivolto un’occhiata terrorizzata a Courtney.
- Non voglio parlare con Trent. – si era lamentata, fissando lo schermo lampeggiante del suo cellulare. D’istinto aveva gettato il marchingegno nelle mani dell’ispanica.
- Parlaci tu! –
- Cosa? No. Spegnilo. –
Lo sguardo di Gwen, però, così disperato e rassegnato le aveva fatto subito cambiare idea.
- Trent, sto guidando. – aveva risposto secca.
- Courtney, dov’è Gwen? – la voce preoccupata del ragazzo dall’altro lato della cornetta.
- Siamo insieme e siamo in viaggio. –
- Dove? –
- Trent, si tratta di una situazione molto delicata. Abbiamo bisogno di stare da sole per un po’. Abbiamo bisogno dei nostri spazi. –
- Courtney, devo parlare con Gwen. – la voce del ragazzo categorica.
- Qualunque cosa devi dirle puoi riferirla a me. –
- Courtney… -
- Trent, allora? – incalzò lei.
- Il padre di Gwen è in ospedale. – sputò infine lui.
Courtney restò in silenzio, allibita.
- Courtney? Ci sei ancora? –
- Stiamo arrivando. – rispose fredda la ragazza, riattaccando il telefono.
Una rapida inversione ed erano di nuovo dirette verso la strada di casa.
 
***
 
Gwen respirava a stento, mentre percorreva lo sterile corridoio di un ospedale affollato. Nella sua mente un accavallarsi continuo di pensieri e preoccupazioni, la confusione di quei giorni le si era ancorata addosso e le invadeva le emozioni, i sentimenti. Non poteva credere che poco dopo averlo ritrovato, rischiava di nuovo di perdere suo padre.
Incurante delle infermiere che la fissavano angosciate e più forte del mal di testa da sbornia che le trapanava le tempie, raggiunse la reception farfugliando di suo padre. Fu un giovane medico alle sue spalle a spiegarle la situazione, a quanto pare suo padre era fuori pericolo, ma sarebbe stato necessario un periodo di convalescenza e molto riposo. Il suo cuore era debole e l’infarto che lo aveva colpito lo aveva messo a rischio.
Gwen annuì in silenzio, mentre il dottore le spiegava la situazione, intimandole di fargli visita fra qualche giorno. I suoi tentativi di rassicurarla parvero vani, addirittura inutile con l’arrivo di un trafelato Trent, gli occhi verdi colmi di dispiacere.
- Gwen! – esclamò, abbracciandola.
La ragazza lo scansò bruscamente.
- Cosa è successo?-
- Noi… - balbettò il musicista, passandosi una mano fra i capelli. – Noi abbiamo avuto una discussione, si è agitato, e all’improvviso era a terra. –
- Che discussione? – chiese la ragazza stupita.
- Il matrimonio, sa che stiamo avendo dei problemi. –
Gwen rimase in silenzio per qualche secondo, ponderando cosa fare, domandandosi se valesse davvero la pena iniziare quella discussione.
- Gwen, mi dispiace tanto. –
- Non posso credere che tu abbia fatto una cosa del genere. Prima Las Vegas, poi questo. –
- Si è trattato di un incidente, non volevo che stesse male. –
- E allora perché parlarne? –
Di fronte al silenzio di lui, Gwen si voltò e fece per uscire, dopo pochi passi la mano di lui che le afferrava il braccio la costrinse a girarsi.
- Starà bene e risolverò tutto prima del matrimonio. Ci sposeremo e andrà tutto bene. –
- Sei davvero sicuro, Trent? Vuoi davvero sposarmi? Perché tutto quello che hai fatto finora dice il contrario. – commentò caustica, liberandosi dalla sua presa e uscendo dall’ospedale.
 
***
 
Duncan e Courtney se ne stavano seduti uno accanto all’altra nella piccola sala d’aspetto dell’ospedale. La tensione fra loro era palpabile, l’elettricità nell’aria faceva ben intendere le problematiche che stavano affrontando in quel periodo.
- Dove pensavate di andare? – esordì il ragazzo con tono accusatorio.
- Lontano. –
- Lontano da me? –
Courtney non rispose, continuando a fissare il pavimento.
- Non vuoi discutere con me, non vuoi neanche darmi la possibilità di spiegare come sono andate le cose o di scusarmi. Come posso farmi perdonare? – si lamentò Duncan.
- Non c’è più niente da perdonare. Dobbiamo solo andare avanti e vivere con le conseguenze di quello che hai fatto. –
Il punk sospirò.
- Anzi, io devo risolvere i tuoi casini, mentre tu eviti le conseguenze di quello che hai fatto.-
Prima di poter riprendere la loro discussione, entrambi furono sorpresi da Gwen che con gli occhi lucidi attraversava il corridoio per abbandonare la struttura. Courtney da amica leale quale era, fece subito per alzarsi.
- Duncan, dobbiamo essere a Las Vegas la prossima settimana. Dillo anche a Trent e ti prego, cercate di non peggiorare la situazione. – concluse, rincorrendo Gwen.

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