I Limiti dell'Amore

di AngelOfLove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Breathe ***
Capitolo 3: *** Turn and Turn Again ***
Capitolo 4: *** Break Me Out ***
Capitolo 5: *** There's a Girl ***
Capitolo 6: *** The Quest ***
Capitolo 7: *** To Build A Home ***
Capitolo 8: *** Trouble is a friend - Parte I ***
Capitolo 9: *** Trouble is a friend - Parte II ***
Capitolo 10: *** Gone Daddy Gone ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

 
 
L'hai mai detto?
Ti amo. Non posso più vivere senza di te. 
Tu hai cambiato la mia vita.
L'hai mai detto? 
Fai dei progetti, trova un obiettivo, lavora per raggiungerlo. 
Ma di tanto in tanto guardati attorno. Goditi ogni cosa, è tutto qui. 
E domani potrebbe non esserci più.¹

 
 
Ho sempre amato questa frase anche se non avevo mai colto il suo vero significato.
Fai delle scelte e non sempre queste sono quelle più giuste, ma tendi il più delle volte a pensare a quello che ne ricaverai dopo tu, come tu starai dopo: le persone sono estremamente egoiste. Almeno questo fino a quando non incontri qualcuno che diventa persino più importante di te e lì la tua vita cambia, tu cambi.
Posi il tuo sguardo su quello che ti circonda ed è come se fosse un musical e tu sei la protagonista: i ballerini danzano intorno a te accompagnati da piacevoli suoni o meravigliose parole di musicisti e cantanti. E tu se lì in mezzo con l’altra persona e in quel momento tutto il resto scompare.
 
Cosa succede però quando la favola finisce?
I suoni si fanno più cupi, le canzoni si intingono di malinconia e la danza da incantevole e sensuale diventa solo un movimento anonimo di corpi senza più sentimento. E tu sei ancora lì in mezzo ma stavolta non c’è nessuno a tenerti per mano. Hai dimenticato com’eri prima del suo arrivo, come se la tua vita fosse iniziata con la sua comparsa sulla scena ed è per questo che ora tutto ti sembra così astratto, così vuoto, come se non avessi più uno scopo.
 
Ma come è possibile andare avanti adesso? Si può dimenticare una persona che consideri indimenticabile? Come si può mettere dei freni a quello che si prova per non sentire più niente? Ci sono dei limiti nell’amore?
 
Io ora non so rispondere a queste domande e voi? Se volete però possiamo farci compagnia alla ricerca di una soluzione partendo dalla mia storia.
 
 
 
¹ cit. da Grey’s Anatomy

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Capitolo 2
*** Breathe ***


 


'Cause you can't jump the track, we're like cars on a cable
And life's like an hourglass, glued to the table.
No one can find the rewind button, girl.
So cradle your head in your hands
And breathe, just breathe,
Oh breathe, just breathe.¹




“Ma lo vedi che ho la precedenza, cretino??” urlo nella mia Mini all’incrocio per la Timber Avenue “Ma chi è quel coglione che ti ha dato la patente?”
E dopo diversi insulti, ricambiati per altro dagli altri guidatori, finalmente riesco ad arrivare in quella strada, in quel parco in particolare.
                                                                        
Oggi sono più agitata del solito, il che è già di per se una cosa eccezionale: questa notte ho dormito solo poche ore e di sicuro i tre caffè che ho già preso non mi stanno aiutando. Mi fermo ad ogni semaforo rosso che incontro per controllare i messaggi ricevuti, di qualcuno in particolare, ma il telefonino sembra quasi allergico a quel nome, non compare da un bel po’ di tempo, come lui del resto.
È passato quasi un mese dall’ultima volta che l’ho visto e, oltretutto, in questi 25 giorni non si era fatto sentire, se non per qualche sporadico messaggio o chiamate di pochi secondi.
Non vanno molto bene le cose tra noi, almeno dall’inizio dell’estate, da quando lui all’improvviso ha iniziato ad essere più freddo del solito e sempre irritato senza un apparente motivo, soprattutto verso di me. Più volte gli è stato chiesto il motivo di tale comportamento, sia da me che dai nostri amici, ma ha sempre risposto in modo evasivo, attribuendo la colpa allo stress per gli esami o ai troppi impegni. E ogni volta che me la sono presa in questo periodo, sempre eccessivamente a detta di lui, per il suo atteggiamento o magari a causa di una serata passata senza che mi rivolgesse quasi la parola ed abbiamo iniziato a litigare, il ragazzo in questione si scusava subito, con la faccia davvero dispiaciuta, dicendo che non era sua intenzione farmi stare male e che si sarebbe fatto perdonare non trattandomi più in quel modo, ma non andava sempre così. La volta successiva, difatti, era la stessa identica cosa: magari all’inizio della serata sembrava diverso, ma poi ridiventava freddo e scostante nei miei confronti e di nuovo pianti e litigi. Non ho ancora capito però, nonostante abbia passato un’intera estate del genere, come abbia continuato a credere alle sue parole: ogni litigio, infatti, è sempre finito  con un bacio, la faccia triste di lui e un ti amo sussurrato da parte mia. Questo almeno fino a metà agosto quando cioè il mio ragazzo parte per l’Italia con suo fratello maggiore, un viaggio studio, e inizia a farsi sentire sempre di meno.
Ieri però è tornato: ci siamo messi d’accordo per incontrarci il giorno successivo, oggi appunto, al Timber Park, un luogo simbolo per la nostra storia. Stiamo insieme ormai da un anno, da quello stesso giorno, il 7 Settembre: una data particolare che lui stesso ha aspettato per baciarmi la prima volta e, guarda caso, dopo 7 lunghi baci è riuscito a convincermi a metterci insieme … che romantico!
Il numero 7 ha ripercorso tutta la nostra storia fin dall’inizio e avevamo deciso appunto che per il settimo anno di fidanzamento saremmo andati in un posto mai visitato da entrambi e che amiamo cioè l’Italia, insieme: ma quest’estate, guarda caso, lui ci è andato da solo, senza di me …
Potevo prendermela, e l’aveva fatto per un po’, ma, poiché l’ho sempre perdonato, ho sorvolato anche stavolta e, mentre lui era in Italia, sono andata qualche giorno nella Grande Mela insieme alla mia amica Jess, cercando, oltre di controllare quest’ultima e le sue conquiste, di non pensare troppo a lui.
Ieri però sembrava diverso: abbiamo chiacchierato un po’ al telefono e mi ha raccontato dell’Italia, di come si è divertito e sembrava felice, quasi il ragazzo che ho avuto fino a due mesi fa. Si poteva quindi prospettare un altro bell' anniversario.
 
Ed eccomi qui che, dopo un parcheggio azzardato e una diverse auto quasi strusciate, cammino fin troppo velocemente per i tacchi che indosso e stringo forte una piccola borsetta con dentro un pacchetto, un orologio con lo stemma della sua squadra di football preferita comprato qualche giorno prima a New York, un regalo di anniversario appunto.
 
Lo vedo seduto su una panchina e inizio a chiamarlo “Adam! Hey Adam!”.
Lui si gira, mi guarda e per un attimo è come se vedessi tristezza nei suoi occhi, ma subito questa sensazione sparisce e mi soffermo solo sul suo sorriso.
“Ciao Kate” mi saluta lui abbracciandomi “sei davvero bella con questo vestito”.
“Grazie” gli dico arrossendo come sempre “volevo esserlo, è un giorno importante” e gli sorrido.
Lui mi guarda e di nuovo vedo qualcosa nei suoi occhi, ma mi prende subito per mano e mi porta alla panchina dove era seduto prima.
Iniziamo a chiacchierare un po’, senza far uscire mai il discorso dell’anniversario, e, forse per l’agitazione, mi alzo e inizio a camminare davanti a lui.
“Sai in questi giorni ho pensato davvero molto a noi” dice a un certo punto Adam guardandomi.
“Ah si? Anch’io ho pensato alla nostra storia” rispondo io, felice che Adam sia tornato quello di sempre.
“E ho capito diverse cose” dice lui e, dopo una pausa, sempre guardando il mio sorriso, continua “ho capito che non ti amo più, tra noi è finita”.
 
Crack.
 
In quel momento non so se quel rumore proviene dalla mia borsa caduta per terra o dal mio cuore.
 


 ¹  Breathe 2 am - Anna Nalick





*L’Angolo dell’Autrice*
 
Ed ecco qui un’altra storia. Avevo iniziato a scriverla tempo fa ma a causa di diversi impegni, universitari soprattutto e problemi, sentimentali stavolta, l’avevo abbandonata in un angolo del pc sola soletta. Giorni fa però mi è ritornata l’ispirazione e, anche non so quanto questo sia una cosa buona per voi xD, ho deciso di riprenderla apportandole diverse modifiche sia per quanto riguarda lo stile che la trama.
Metto in chiaro fin da subito però una cosa: questa NON è un’autobiografia. Ammetto di aver preso degli spunti dalla mia vita per esempio con qualche personaggio simile a dei miei amici, degli aspetti di Catherine che a volte mi rispecchiano o anche degli episodi stessi, ma ripeto, non è basata su di me.
Poi cosa dire? Finora abbiamo incontrato solo due personaggi, Catherine appunto, la protagonista della storia e colei che ci racconta in prima persona quello che succede (anticipo comunque che ci saranno nel corso della ff pov di altri personaggi anche se quello di Cathy rimarrà  quello principale) e Adam il suo ragazzo… Ci saranno comunque altri personaggi come Jessica, l’amica di Catherine nominata già in questo capitolo, con le loro storie e i loro rapporti con la protagonista stessa.
Per quanto riguarda l’aggiornamento ho dei capitoli pronti quindi non ci dovrebbero essere dei tempi di attesa così lunghi, ma vi avviso già che purtroppo sono ancora in pieno periodo esami (ebbene si, è luglio ma ancora sui libri) quindi pubblicherò questi finiti nelle prossime settimane così che possa scrivere i prossimi. Il mio obiettivo è appunto quello di pubblicare un capitolo solo quando ho già il prossimo pronto così da darvi anche delle anticipazioni e spero di mantenerlo ^^.
All’inizio di ogni capitolo metterò una frase tratta da una canzone, che sarà poi il titolo del capitolo stesso e finora ho utilizzato soprattutto soundtracks da Grey’s Anatomy (come la citazione nel prologo): mi sembra scontato dirvi infatti che è uno dei miei telefilm preferiti, ma l’ho scelto soprattutto perché attraverso le parole dei protagonisti e le canzoni stesse dà dei messaggi importanti che vorrei trasmettere anch’io con questa storia.
Ora passo ai ringraziamenti: prima di tutto lovelylory che mi ha aiutato molto sia con l’ispirazione per la storia che per la parte grafica come il banner in alto e altre foto che vedrete nei prossimi capitoli con i vari personaggi resi reali. Ringrazio poi tutti quelli che hanno letto il prologo nello scorso capitolo e soprattutto love_3 , lovelylory e Space Pirate Ryoko che hanno anche commentato: spero vi sia piaciuto anche questo capitolo ^^ .
Penso di aver detto tutto, anzi fin troppo, quindi ringrazio ancora tutti quelli che hanno letto finora e vi invito a lasciare anche un commento magari con domande o anche suggerimenti per migliorare la storia. Vi lascio ora con un’anticipazione del prossimo capitolo e continuate a leggere xD!!
 

Spoiler

 
La vedo immobile accanto alla sua macchina, con in mano la chiave ma nessuna intenzione di aprire l’auto.
Così mi avvicino a lei e inizio a parlarle “Mi dispiace per quello che ha detto Jess, lo sai meglio di me che molte volte dovrebbe stare zitta invece di aprire quella boccaccia”.

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Capitolo 3
*** Turn and Turn Again ***


And we've done it again
This trick we have
Of turning love to pain
And peace to war.
We're just ash in a jar.¹




5 mesi dopo…


Venerdì sera e un gruppo di amici si ritrova in un pub della zona per discutere una situazione di estrema importanza.
“Ti ho detto che non voglio andare a nessun cavolo di appuntamento al buio!” ripeto per la terza volta.
“E invece devi, perché sei la mia migliore amica e mi vuoi bene e so che non mi lasceresti mai nelle mani di due individui con intenzioni a dir poco lascive” mi risponde Jess con quei suoi occhi verdi da cerbiatto...come se non la conoscessi …
“E ci vuoi portare me? Che razza di amica sei??” ogni tanto mi chiedo come diavolo una come lei sia diventata la mia migliore amica.
“Eddai, stavo scherzando e poi li hai già incontrati anche tu: sono quei due ragazzi che abbiamo conosciuto in quella discoteca di NY. Quella sera se ti ricordi sono sparita per un po’ ed ero in compagnia di uno di loro, Jack: per intenderci, quell’Adone sudamericano. Oggi pomeriggio però mi ha telefonato, dicendo che era in città con un suo amico che mi avrebbe voluto far conoscere e così gli ho detto che potevamo fare un’uscita a 4 domani sera, perché anch’io avevo un’amica simpatica …” ammette quella traditrice della mia amica: lo sapevo che c’era qualcosa sotto!
Stavolta però il suo sguardo così falsamente innocente non la salverà e infatti non fa in tempo a finire la frase che le urlo indignata, alzando di qualche ottava il tono della voce “Quindi non solo mi hai fissato un appuntamento, a mia insaputa per giunta, ma persino con uno col quale te la sei già spassata tu! Ma che ti salta in testa? Col cavolo che ci vengo!”.

Conosco Jessica sin da quando eravamo bambine: siamo cresciute insieme e ammetto che le voglio davvero bene, la considero una sorella mancata, ma proprio non mi va giù l’essere messa sempre in mezzo ai suoi appuntamenti, che finiscono per giunta con lei che, dopo avermi rifilato l’idiota di turno, si va a divertire con quello decente, per poi scaricarlo subito dopo. Ormai questa storia va avanti da anni e ha avuto una tregua solo quando era entrato in scena Adam, ma adesso lui non c’è più e io sono di nuovo single e in balia delle idee malsane della mia amica.
Anche Jess però mi conosce bene e infatti questa sera ha riunito “la banda” (così chiamo il nostro gruppo di amici, ma non chiedetemi il perché) per cercare di convincermi perché già sapeva cosa le avrei risposto…
Questo gruppo è appunto formato da Jessica, una studentessa di giurisprudenza che ha compreso già da tempo la sofferenza che può portare l’amore e si è buttata così finora solo in storie senza importanza: c’è da dire però che il suo aspetto da sirena con occhi verdi e capelli biondissimi l’ha aiutata a fare breccia nel cuore e non solo di molti uomini … Troviamo poi il suo alterego maschile, suo fratello maggiore e mio ex compagno di facoltà, Eric, che, come lei, passa da una ragazza all’altra senza mai impegnarsi seriamente: anche lui è molto affascinante ma ha un fascino più tenebroso, da bello e dannato con capelli e occhi più scuri rispetto la sorella. Nonostante tutto considero entrambi la mia famiglia.
Oltre ai fratelli Dawson ci sono due coppie, quella formata dall’ avvocato William e dalla sua dolce psicologa Alice, gli eterni fidanzatini che stanno ormai insieme da cinque anni e quella formata dalla timida Nicole e l’altra mia compagna di corso Yuki, una coppia lesbo conosciutasi dopo l’arrivo di quest’ultima dal Giappone per motivi di studio.
Infine ci sono io, Catherine Earnshaw … si lo so, porto lo stesso nome della protagonista di Wuthering Heights e questo è il motivo per cui odio chi osa chiamarmi per nome e cognome insieme. Sono una persona estremamente romantica ma non sopporto quel romanzo, odio il modo in cui Heathcliff e Catherine si fanno del male tra loro soprattutto a causa dell’egoismo di quest’ultima. Per questo tutti mi chiamano Cathy o al massimo Kate, ma quest’ultimo era usato solo da Adam. Che altro dire poi di me? Studio Lingue come ho già detto con Yuki ed Eric e ormai sono prossima alla laurea. Ho un problema di autostima fisica fin dalla nascita e di sicuro conoscere i fratelli Dawson non ha fatto che ampliarlo: porto capelli lunghi castani chiari e un po’ mossi, occhi verdi ma con qualche sfumatura color nocciola in base alla luce … e dire che oltre ad essere testarda non sopporto le mezze misure, scelgo il bianco o il nero, mai il grigio, anche se fisicamente non si direbbe appunto.

“Adesso calmatevi però” interviene Alice “Sono sicura che Jessica non voleva farti arrabbiare, è solo che negli ultimi tempi non sembri più la stessa” e Nicole continua “sembri sempre con la testa tra le nuvole, anche quando sei insieme a noi”.
“Se hai qualche problema, puoi dircelo, cercheremo di aiutarti in ogni modo, lo sai che di noi puoi fidarti” mi dice poi William.
“Vi assicuro che non è così” rispondo io giocando nervosamente col mio braccialetto “sto bene con voi e non ho nessun problema, ve l’assicuro. Solo che non sopporto l’essere immischiata nelle tresche di Jess, non l’ho mai sopportato”.
“Sai qual è il problema? Tu sei cambiata da quando Adam ti ha lasciato” mi dice Jessica con un tono calmo ma nello stesso tempo accusatorio che non aveva mai usato con me “non esci quasi mai se non dopo mille suppliche e preghiere da parte nostra e, quando lo fai, hai la testa da un’altra parte. So che pensi ancora a lui, ma sono passati cinque mesi diamine! Devi andare avanti e dimenticarlo e solo in quel momento tornerai la Catherine di sempre, la nostra Cathy!”.

Avevo ascoltato a testa bassa queste parole: sapevo che Jess e gli altri avevano ragione, che continuavo a pensare ancora a lui nonostante non lo nominassi più. Sono passati mesi ma è come se non me ne fossi fatta ancora una ragione, come se aspettassi che lui da un momento all’altro entrasse da quella porta e mi chiedesse scusa per quello che mi ha fatto passare finora e mi dicesse che mi ama ancora. Non capisco se quello che provo è ancora amore, ma non riesco ancora ad andare avanti, a chiudere tutti i ponti col passato e riprendere la vita che avevo prima del suo arrivo.
Ora però sento gli sguardi di tutti addosso, so che mi vogliono bene, ma in questo momento il mio orgoglio è troppo forte e mi porta ad alzarmi e, dopo uno “Scusate ma ora devo proprio andare” appena sussurrato, esco dal locale in silenzio, con lo sguardo basso, sperando che nessuno tra loro si sia accorto di quell’unica lacrima che riga il mio volto.

Eric’s pov

“Sei stata molto dura con lei Jess” le dice William appena Cathy esce dal locale “lo sappiamo tutti che tiene ancora ad Adam, però ognuno ha i suoi tempi per dimenticare”.
“Io le voglio bene e sono stufa di vederla sempre triste per un coglione del genere che non ha fatto altro che farla soffrire e continua tuttora” afferma Jessica e poi ammette “avevo organizzato quest’uscita non per farle un dispetto, ma per farle capire che non esiste solo lui al mondo, ce ne sono tanti di ragazzi e lei vale molto di più di quello che è diventata”.
E mentre continuano a discutere su ciò che era successo, io mi alzo all’improvviso e esco dal locale, lasciando gli altri perplessi.

Avevo visto la tristezza aumentare sul volto di Catherine alle parole dure di mia sorella e, benché avesse tentato di nasconderla, non mi era sfuggita nemmeno quella lacrima. Ero rimasto in silenzio per tutta la sera, ma adesso sentivo di dire la mia.
La vedo immobile accanto alla sua macchina, con in mano la chiave ma nessuna intenzione di aprire l’auto.
Così mi avvicino a lei e inizio a parlarle “Mi dispiace per quello che ha detto Jess, lo sai meglio di me che molte volte dovrebbe stare zitta invece di aprire quella boccaccia”.
“Invece aveva ragione” mi risponde Catherine, senza comunque voltarsi verso di me “sono una stupida: passano le settimane, i mesi ma non cambia niente e nemmeno io faccio niente per cambiare la situazione” e sento la sua voce crollare.
“Ognuno cerca di affrontare il ricordo di una storia finita come può: fa male e ci vuole tempo ma alla fine passa, si dimentica” cerco di dirle dolcemente.
“È quello che cerco di fare da Settembre” mi risponde e poi, voltandosi verso di me e permettendomi di vedere gli occhi pieni di lacrime, continua “ma come si fa a dimenticare qualcuno che per te era necessario? Come si fa a dimenticare tutto quello che si è vissuto insieme? Dimmelo tu perché io non ci riesco”.
Vedendola in quello stato agisco d’istinto, la abbraccio e la tengo stretta a me per qualche minuto senza parlare mentre lei continua a piangere silenziosamente. L’ho sempre consolata fin da quando eravamo piccoli e mi sono sempre sentito come un fratello maggiore per lei ma ultimamente, soprattutto dopo ciò che è successo con quello stronzo del suo ex, ho iniziato a provare dei sentimenti contrastanti e ebbene si, sono anche un po’ spaventato: so che farei bene a parlarci anche perché siamo amici da sempre ma vedendo come sta preferisco rinviare questo discorso e non si sa mai che intanto mi passi…
Inizio così a parlare continuando ad accarezzarle i capelli.
“Non esiste un manuale per questo Cathy, nessuno sa come sia possibile dimenticare qualcuno, solo che a un certo punto succede: non lo pensi più e ricominci a vivere. Non devi cancellare totalmente una persona, soprattutto se è stata importante per te. I ricordi più belli li porterai sempre insieme con te, ma vedrai che non saranno più una sofferenza o un peso ma soltanto dei ricordi appunto, che ti rendono quella che sei. Sono il primo che vorrebbe spaccargli la faccia per quello che ti ha fatto, ma non merita nemmeno questo. Tu sei più importante. Quindi ora asciugati queste lacrime, fa un respiro profondo e rilassati. Noi siamo i tuoi amici e ti staremo sempre accanto, anche se, con quel caratteraccio che ti ritrovi, molte volte meriteresti dei pugni in testa” e inizio a farle il solletico
“Sei proprio uno scemo” mi risponde lei finalmente con un sorriso sulle labbra “ma ti voglio bene lo stesso. Mi dispiace però per come mi sono comportata questa sera con tutti voi … Ora però penso proprio di andarmene a casa e farmi una bella dormita, quindi fa tu le scuse agli altri da parte mia e di che mi farò perdonare. E di anche a Jess che domani sera uscirò con lei e quei due; magari mi svagherò un po’” e dopo una pausa continua “E ti ringrazio ancora una volta per essermi stato vicino stasera e anche tutte le altre innumerevoli volte da quando ci conosciamo”.
“È solo il mio compito: devo proteggere le fanciulle indifese dal male che le circonda” le dico ridendo e atteggiandomi da principe azzurro.
“Saresti un ragazzo perfetto. Perché non inizi a mettere la testa a posto e trovi la tua anima gemella?” mi prende in giro aspettandosi un’altra battuta.
“Forse non serve che io la cerchi” le rispondo così senza nemmeno pensarci e continuando a sorriderle.

E, dopo un altro abbraccio e una buonanotte, ci salutiamo e mi dirigo di nuovo verso il locale più nervoso del solito…



¹ Turn and Turn Again – All Thieves






*L’Angolo dell’Autrice*
 
Altra settimana ed altro capitolo. Ho preferito iniziare la vera e propria storia qualche mese dopo ciò che era successo con Adam: in fin dei conti conosciamo un po’ tutti quel periodo con dolore, pianti e così via e non mi andava proprio di descrivere come sia stato per lei anzi … Il vero “scopo” di questa storia sarà appunto come Catherine cercherà di superare quello che ha passato (se ci riuscirà non vi anticipo nulla Xd) e cosa accadrà.
Pooooi abbiamo trovato i suoi amici, che spero vi siano piaciuti, che prospettano appunto una serata a 4 nel prossimo capitolo: chissà come sarà... Un altro punto di vista, quello di Eric stavolta, che forse vi ha fatto sorgere qualche dubbio, vedremo anche per questo…
Finora questi capitoli sono stati un po’ malinconici e tristi, fin troppo anche per i miei standard, ma sono serviti appunto per sottolineare meglio lo stato d’animo della protagonista, però già vi anticipo che dal prossimo ci sarà un leggero cambiamento e finalmente potremo farci anche una bella risata.
Ringrazio ora le persone che hanno letto questa storia, l’hanno inserita tra le seguite e poi in particolar modo chi ha lasciato un commento:
lovelylory : sai anche tu quanto ti adoro e ti ringrazio per tutto l’appoggio e l’aiuto che mi hai dato e mi stai dando per questa storia. Ci saranno altri spunti dalla mia vita però cercherò sempre di guardare la cosa in 3° persona e non lasciarmi trasportare troppo :*
Space Pirate Ryoko : sono contenta che questa storia ti piaccia e si, come ho detto prima, ha avuto una piega fin troppo triste però vedrai già nel prossimo capitolo…
love_3 : spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e per rispondere alla tua domanda senza comunque anticiparti troppo voglio solo sottolineare il fatto che Adam sia stato davvero importante per Cathy nonostante tutto, quindi non può cancellarlo così facilmente: di sicuro ci saranno dei ricordi di questa sua vecchia storia e non solo, ma mi fermo qui con gli spoiler XD
 
Ora, prima di lasciarvi all’anticipazione del prossimo capitolo, vi posto alla fine una foto di chi rispecchia per me meglio Catherine. Grazie ancora a tutti e al prossimo aggiornamento settimanale!
 

Spoiler

 
“Mi fa piacere che tu riesca a staccare la spina dopo tutto quello stress e che tu abbia qualcuno che ti aiuti, ma sappi che anch’io sono molto bravo in questo e potrei darti una mano anch’io” solo io noto il doppio senso?? “a te e alla tua ragazza, anche insieme se volete”.
 


 




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Capitolo 4
*** Break Me Out ***


The walls are caving in with no warning,
This ship is sinking, I gotta swim for it.
I got a feeling we're better off anyway,
I don't care what they say.¹




Sabato, ore 22.30

“Quindi sei un ingegnere informatico?” chiedo io mostrando finto entusiasmo.
“Si mi sono laureato due anni fa a Stamford . Sai non per vantarmi” oh si, sono proprio sicura che lo stai dicendo per vantarti “ma sono stato il migliore del mio corso”.
“Ma davvero?? Non l’avrei mai detto”. Non so se la mia voce mostra più indifferenza o palese presa per il cu**, ops in giro. Sono talmente annoiata che mi metto a correggere i miei pensieri. Ma se ne sarà accorto che non mi interessa minimamente cosa mi sta dicendo da tre quarti d’ora a questa parte?
“Il mio aspetto può ingannare un po’ in effetti, di solito i ragazzi più belli non passano il loro tempo a studiare” ok non se ne è accorto ed è anche egocentrico “ma sono sicuro che anche tu sei un’ottima studentessa oltre che essere una splendida creatura” e conclude soffermandosi un po’ troppo sulla mia scollatura.
Noioso, egocentrico, maniaco e ha detto che sono una splendida creatura: urge rimedio immediato!
“Sai anch’io non amo vantarmi troppo dei miei risultati” inizio con voce melliflua e mi sporgo leggermente col busto verso di lui lasciandogli intravedere dall’alto il mio decolté “però mi reputo una buona studentessa. Anche perché ogni volta che vengo promossa ad un esame la mia ragazza mi fa dimenticare velocemente il tempo passato sui libri …” e lascio la frase in sospeso sorridendogli.
Questa tecnica mi è stata insegnata da Yuki ma non avevo mai avuto modo di sperimentarla: spero che stavolta capisca che non ha proprio speranze con me.
E arriva una sequenza di sue espressioni una dopo l’altra: prima spalanca gli occhi guardandomi per la prima volta dall’inizio della serata in faccia, poi abbassa lo sguardo e sembra che stia pensando qualcosa e infine lo rialza riguardandomi negli occhi seriamente.
Fa che l’abbia capito, fa che l’abbia capito!
“Mi fa piacere che tu riesca a staccare la spina dopo tutto quello stress e che tu abbia qualcuno che ti aiuti, ma sappi che anch’io sono molto bravo in questo e potrei darti una mano anch’io” solo io noto il doppio senso?? “a te e alla tua ragazza, anche insieme se volete” e di nuovo riabbassa lo sguardo sul mio seno.

Domenica, ore 16.00

“AHAHAHAH” ma guarda te come se la ridono i miei amici.
“E tu cosa hai fatto?” finalmente Nicole emette dei suoni di senso compiuto invece delle risate che hanno fermato il mio racconto da almeno 10 minuti.
“Semplicemente ho fatto finta di sentirmi male e di dover andare in bagno. Lì ho chiamato velocemente un taxi e sono uscita di soppiatto dal locale” spiego io più calma che mai.
“E lo hai lasciato lì, a pagare il conto di tutti per giunta. AHAHAH” dice Eric iniziando a ridere come prima e portandosi dietro tutti gli altri.
“Non esattamente” li interrompo stavolta prima che passino tutto il pomeriggio a ridere “Jack aveva già provveduto a pagare il conto di tutti quando se l’è svignata con Jess. Quindi quello ha dovuto pagare solo i drink che abbiamo preso dopo cena noi quando ancora credevamo che l’altra coppia sarebbe tornata e non ci avesse lasciato nel locale; anzi per meglio dire io l’ho creduto visto che di sicuro quei due cretini si saranno già messi d’accordo prima della serata di finire in bellezza e Jess gli ha dato man forte …”. Questa volta la mia cara amica non verrà perdonata così facilmente.
“Ma lo sai Cathy che Jess è fatta così e poi lo hai detto anche tu che quel Jack era proprio bello … ti pare che se lo sarebbe lasciato scappare?”. La cara Alice cerca sempre di fare il mediatore della situazione, analizza le situazioni come fa con i suoi pazienti.
“Si ammetto che non me lo ricordavo così bello ma tecnicamente lui sarebbe dovuto essere il mio partner ieri sera, era Jess quella che avrebbe dovuto avere invece il feticista! Quando alla fine mi sono alzata per andare in bagno ha distolto lo sguardo dalle mie tette e si è fissato sui miei piedi!”. Ma possibile che io trovi solo matti a Los Angeles?

E nemmeno a dirlo quest’ultima parte del racconto ha scatenato altre risate terminate solo con l’arrivo di Jessica e i suoi tentativi di scusarsi.
“Dai Cathy è la quinta volta che ti chiedo scusa, per quanto ancora dovrò andare avanti?”. Stavolta Jess dovrai penare un po’.
“Da anni mi porti a questi appuntamenti a quattro ma non era mai capito che il MIO partner fosse più bello del tuo e tu che fai? Te ne vai con Jack!”. E capisco di aver ragione quando tutti gli altri muovono la testa positivamente.
“Ma è stata una cosa decisa lì per lì non ero partita da casa già prospettando una notte di sesso con lui”. Ma anche ora stanno muovendo la testa su e giù …
“Ma si può sapere che diamine state facendo?” chiedo io a tutti.
“Scusa ma evitiamo di schierarci stavolta quindi cerchiamo di dare supporto a tutte e due”. Ecco, pure gli amici matti dovevo avere.
“E poi so bene quello che combina la mia sorellina ma non mi piace molto sentire quello che fa sotto le coperte” ammette Eric portando la mano dietro la testa.
“Fratellone non pensavo fossi così ingenuo: non servono le coperte per farlo, si può fare sul letto anche senza. In effetti non serve nemmeno il letto basta una superficie piana e non necessariamente orizzontale, infatti stanotte quando siamo entrati nella sua camera d’albergo ci siamo fermati per un bel po’ sul muro della stanza e …”. Jess si diverte proprio a stuzzicare suo fratello.
“BASTA! Non avrei mai immaginato di dirlo ma per oggi smettiamola di parlare di sesso, non mi diverto se penso che le ragazze hanno una vita normale e una famiglia².” Non ho mai visto Eric così imbarazzato e nemmeno gli altri a quanto pare visto che scoppiamo tutti in un’altra fragorosa risata. Jessica anche stavolta se l’è cavata.

Racconto di nuovo la “piacevole” conversazione avuta ieri sera a Jessica ma stavolta Yuki mi interrompe prima che gli altri inizino a ridere.
“Il genere maschile è proprio così ottuso: come può minimamente pensare di aver una minima speranza con due ragazze lesbiche? Se lo sono ci sarà un motivo”. In effetti il ragionamento di Yuki non faceva una piega.
“Forse perché cercano di darvi una mano e non solo …” interviene Eric con questa battuta. Ma la trovano così divertente??
“Ma non dovevi stare zitto Eric?” gli dico io sorridendo.
“Già e poi non serve per forza un maschio per farlo anche se detta da me non sembra vero” ride Jess e riprende “possono usare anche altro, mmm una banana?”. Era meglio se stavolta questa se la risparmiava.
“Ma quali banane, ad ogni donna serve un uomo, punto: almeno per farlo intendo. Sennò non si può considerare davvero sesso no?” dice Eric guardando Will, cercando appunto l’appoggio dell’altro ragazzo nella stanza ma quest’ultimo devia subito lo sguardo posandolo su Alice: sa bene quanto la sua ragazza se la prenda per questi discorsi infantili e cerca di evitare giustamente una lite inutile.
“Sei proprio un maschio” e prende parola appunto Alice “devi sapere che oltre ad essere fisico l’atto sessuale è anche mentale, spirituale, è unirsi con un’altra persona col corpo, cuore e mente. Non si può vederlo solo come un qualcosa da mettere dentro qualcos altro”. Stavolta anche Alice non ha usato mezze misure ed è riuscita ad azzittire tutti.
Dopo un po’ riprende parola Yuki però “Beh lo sappiamo tutti che Eric è abituato a mettere dentro e contrario …”.
Lo sapevo che si sarebbe riaperto questo discorso.
“Yuki hai rotto! In quale lingua ti devo dire che io non sono gay?” le risponde Eric indignato.
“Forse in catalANO” e dà enfasi alle ultime 3 lettere della parola. Ammetto che questa era divertente e quasi inizio a ridere ma la serie di imprecazioni di Eric seguite poi da quelle in giapponese di Yuki mi fanno desistere dal farlo.
Ogni volta infatti che si comincia a parlare di questi discorsi Yuki inizia a provocare Eric facendo allusioni sulla sua presunta omosessualità: all’inizio erano solo battutine per scherzare ma quando ha visto che lui ci si arrabbia davvero ci ha messo sempre più gusto nel trovare doppi sensi per farlo innervosire e divertirsi alle sue spalle.

Solo dopo una buona mezz’ora e numerosi tentativi da parte di tutti di fermare le imprecazioni multi-lingue dei miei amici gli animi vengono calmati e si è potuto parlare del vero motivo per cui oggi siamo stati invitati tutti a casa di Alice e Will.
“Catherine” quando mi chiamano con il mio nome intero non è mai una buona cosa “se ti abbiamo chiesto di venire qui oggi è perché vorremmo parlare con te di una cosa …” e Yuki lascia in sospeso la frase.
“Siamo ancora in tempo a tornarcene tutti a casa e evitare queste stronzate” dice Eric ricevendo diverse occhiatacce. Ma cosa avranno tramato stavolta?
“Zitto Eric, la situazione è molto delicata e va trattata con molta cura” ora anche Jess mi sta spaventando…
“Su dite pure allora, tanto non sarà una stronzata peggio di quelle che dite di solito” ma non ne sono molto sicura.
È Will stavolta a prendere la parola “Nemmeno io sono molto convinto da questa cosa, anzi sinceramente non servirà a niente” e altre occhiatacce pure contro di lui “ma provare non costa niente”.
“Non girateci troppo intorno” mi stanno preoccupando davvero.
“Tempo fa Yuki mi parlò del paese dove è nata in Giappone” inizia Nicole “e mi parlò di una serie di credenze che avevano i suoi abitanti, in particolare verso una sorta di maledizioni che ricevevano le ragazze nate in determinati anni e in particolari circostanze”.
Questa cosa mi puzza alquanto.
“Mi dispiace allora Yuki ma non crederai mica a queste scemenze?” il mio lato razionale prevale come sempre e un sorriso sarcastico compare sul mio volto.
“Nicole non si riferiva a Yuki ma a te” mi rivela Alice lasciandomi senza parole.
“Smettetela di dire cazzate ora” ieri sera devono aver bevuto e questo è l’effetto post-sbornia “che cosa c’entro io? Non sono mica nata in Giappone”.
“La leggenda vuole che se il giorno in cui una ragazza nasce coincide straordinariamente con la data di nascita di entrambi i suoi genitori e sul suo corpo ha una serie di nei che riproducono perfettamente la costellazione dell’Orsa Maggiore, questa sarà destinata a soffrire pene d’amore per il resto della vita” conclude Yuki.
Un attimo di silenzio per assorbire bene la cosa e “Eeeeh??” ma altro che sbornia, stavolta hanno preso roba forte “Si sono nata lo stesso giorno in cui sono nati i miei genitori il 27 Settembre e diciamo pure che ho questi nei sul corpo, anche se ricordano solo vagamente la costellazione dell’Orsa Maggiore. Non è una cosa da tutti lo so, ma che ora ci abbiano fatto una leggenda sopra mi pare esagerato”. Mi staranno prendendo in giro di sicuro.
“È quello che ho detto anch’io” dice Eric sbuffando.
“Sappiamo che è difficile da credere” dice la Alice: lei è troppo saggia per credere a queste assurdità “ma tu coincidi perfettamente con la descrizione fatta da Yuki. Oltre ai nei e al giorno di nascita tu stai anche soffrendo per amore e non hai avuto finora tutta questa fortuna con i ragazzi, guarda ieri sera”. E abbiamo perso anche Alice.
“È finita male con un ragazzo e non ho trovato la persona giusta per me fino adesso ma questo non vuol dire che sia stata maledetta: allora tutte le ragazze che soffrono per amore sono state maledette?” rispondo io iniziando ad alterarmi.
“Sapevamo che non ci avresti creduto ma pensaci su un secondo: cosa ti costa fidarti di noi? Al massimo rimarrà tutto come prima” mi dice Nicole.
Credo che se non li asseconderò non smetteranno con questa storia e poi in fin dei conti ha ragione Nicole, mi fiderò di loro e al massimo non cambierà nie… Aspettate un attimo “Che vuol dire non cambierà niente? Che cosa volete fare??”

L’espressione soddisfatta e malefica sui loro volti non promette niente di buono.




¹ Break Me Out - The Rescues
² cit. da La Vita Secondo Jim





*L’Angolo dell’Autrice*

Rieccoci qui con un nuovo capitolo. Stavolta il tono è notevolmente cambiato, non notate xD? In compenso abbiamo avuto la serata a quattro, la fuga di Jess con quel ragazzo e la povera Cathy abbandonata con l’ingegnere maniaco. A condire tutto poi questa misteriosa maledizione: cosa accadrà?? Lo scoprirete solo nella prossima puntata :D Basta via con le cavolate e vi lascio con i soliti ringraziamenti e lo spoiler del 5° capitolo che vi anticipo già sarà più lungo di questi finora postati.
Ringrazio quindi love_3 e you_and_me che hanno inserito la storia tra le seguite e Anna_Asia (scusa ho sbagliato a taggarti nello scorso capitolo) e Space Pirate Ryoko per aver recensito. Alla prossima settimana e grazie ancora!!

Spoiler


Rimango davanti a lui, immobile, come se il tempo si fosse fermato, a guardare quei suoi occhi verdi così accesi che sembra mi lancino fuoco addosso. Avvampo infatti e abbasso lo sguardo, ma rimango sempre lì, davanti a lui, come se fossi paralizzata.

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Capitolo 5
*** There's a Girl ***


I bide my time while biting my tongue,
Hold closed my mouth so song is unsung.
Get to the meat of things already,
With buried secrets the ground is heavy.¹




Conosco Jess ed Eric da una vita, Yuki dai cinque anni che studio all’università ed è stata lei due anni fa a presentarci Nicole, Will e Alice dalle superiori ormai e già allora si frequentavano. Abbiamo passato talmente tante di quelle avventure insieme, come quando alle superiori Alice si era messa in testa di salvare un gatto che miagolava impaurito, o almeno così pensava lei, su un albero nel giardino del liceo e Will per farsi notare da lei iniziò ad arrampicarcisi su fino a quando, arrivato alla fine, il micio in questione, per gratitudine, lo graffiò in volto, lui perse l’equilibrio e cadde giù: inutile dire che appena fu dimesso dall’ospedale due settimane dopo causa trauma cranico dovuto all’impatto, una gamba rotta e diverse escoriazioni, Alice accettò di uscire con lui e da allora continuano a stare insieme, anche se Will ha smesso di arrampicarsi sugli alberi. O quando l’anno scorso, per festeggiare la laurea di Eric, abbiamo organizzato un festino a luci rossi per lui, o almeno così gli abbiamo detto quando lo abbiamo bendato prima di farlo entrare nel locale: lì infatti ad aspettarlo non vi erano spogliarelliste con gambe chilometriche e posteriore da far invidia al paraurti di una migliore Mercedes, ma le sue insegnanti dalle elementari alle superiori e le parenti più in là con gli anni che avevano accettato la nostra idea di fingere l’inizio uno spogliarello come regalo di laurea: non è più andato in locali notturni di quel genere.
Ho sempre pensato che avessero e avessimo qualche rotella fuori postoe che gli mancassero dei giovedì ma non avrei mai detto che fossero privi del tutto di ogni giorno della settimana, almeno finora.
“Un rito voodoo?? Voi mi avete fatto venire fin qui per usare bambole piene di spille e praticare la magia nera? Ma voi non ci state proprio con la testa!” dico rivolgendomi a tutti con un tono infastidito ed allibito. Roba da non credere.
“Primo” inizia Alice “non si tratta di un rito voodoo perché questi sono propri della civiltà africana e come tu ben sai Yuki è giapponese” lei e la sua mania della cultura.
“Secondo” continua Nicole “non abbiamo nominato bambole o magie varie ma solo una sorta di rito di purificazione per la tua anima e il tuo spirito” oserei dire Amen ma mi trattengo.
“Terzo” dice infine Eric “voglio chiarire fin da subito la mia posizione. Appena me ne hanno parlato ho detto che erano solo un mucchio di cazzate” e qui ci sta bene uno scappellotto sulla testa da parte di Jess “maaa” riprende guardando la sorella minacciosamente“vorrei dissentire su una cosa: lo sai già da anni che non ci stiamo con la testa e questo non fa che confermare la tesi” e conclude col suo solito sorrisetto allegro.
“Ma non avrei mai pensato fino a questo punto, dai!” è anche ridicolo il solo giustificarsi per quello che ho detto loro.
“Cos’è che ti fa più paura Cathy? L’idea di fare qualcosa che non conosci o il semplice timore che alla fine tutto resterà invariato?” dannata Yuki, lei e il modo in cui ti mette sempre con le spalle al muro nonostante il suo tono così calmo e distaccato.
“Non ho paura di niente” meglio confermarlo ma non mi sembro troppo convinta.
“Solo che …” mi invita a continuare William.
“Solo che non ho mai creduto in questo genere di cose e non vedo perché perdere tempo. L’hai detto anche tu Yuki in fin dei conti: potrebbe non cambiare niente alla fine. Quindi perché farlo?” il mio ragionamento non fa una piega, sono soddisfatta.
“Perché non farlo?” mi ribatte Jessica.
1 a 0 per loro lo ammetto.
“Ipotizziamo allora di fare questa magia o rito o come vi pare: in cosa consisterebbe?” meglio scoprire subito cosa mi aspetta.
“Non possiamo dirti niente ora, scoprirai tutto passo per passo se accetterai”.
Lo sapevo che c’era la fregatura, ma so già che non si arrenderanno così presto, quindi meglio accettare anche questa cavolata, ma una domanda mi sorge spontanea.
“Solo una cosa vorrei sapere: alla fine di tutto questo rituale cosa succederà? Mi sarà tolto questa specie di maleficio? Incontrerò l’uomo della mia vita? Vincerò al lotto??” concludo ironicamente.
“Non posso dirti con certezza quello che accadrà visto che non ho mai praticato il rito in prima persona, ma posso dirti che secondo gli antichi manoscritti della mia famiglia questo influsso negativo sulla tua vita dovrebbe estinguersi e finalmente incomincerai a vivere davvero” mi risponde Yuki.
Benché abbia pronunciato le ultime parole con un certo umorismo anche lei non posso che cogliere la realtà di fondo della situazione: da mesi ormai non vivo realmente. Vivo nell’ombra di un passato che ormai non tornerà così come il suo protagonista; mi sento meglio rispetto a mesi fa ma non sono ancora me stessa, quella che loro conoscono. Passeggio per strada, vado a lezione, o semplicemente faccio shopping insieme alle mie amiche e vedo gente intorno a me, incontro persone nuove ma non mi salta mai in testa di parlarci davvero o, come si suol dire, aprirmi: ho sempre troppa paura che qualcun altro mi ferisca e non riuscirei a sopportarlo ancora. Ma so anche che è normale tutto ciò, che non bisogna fermarsi dopo una delusione e dopo il dolore, mai smettere di andare avanti, mai smettere di vivere davvero. Con ciò non dico di volermi buttare tra le braccia di chiunque ma semplicemente ridere, scherzare, chiacchierare, giocare e se tutto ciò porterà di nuovo alla presenza di qualcuno di importante nella mia vita non lo respingerò: non si può pretendere che qualcosa cambi se non si cerca in prima persona di farlo succedere! So di non essere pronta adesso a innamorarmi di nuovo ma niente mi vieta di stare bene anche così da sol… no, non questa parola. Io non sono sola. Ho genitori stupendi anche se scassano un po’ a volte, amici fantastici nonostante la pazzia intrinseca nel loro dna,anche se io per prima ammetto di essere una grande rottura di palle: ma ci sosteniamo tutti a vicenda, sono tutti loro la mia famiglia e io tornerò quella di sempre per me e per loro.
“D’accordo, ci sto” le parole che segnano finalmente qualcosa che non sia solo impasse.
“Iniziamo allora” dice Nicole sorridendomi.

“Quello che posso dirti innanzitutto è che non sarà una cosa lunga: si svolgerà in tre parti ma nessuna di questa sarà complicata o richiederà un chissà quale sforzo. Detto questo sistemiamoci adesso in cerchio: tu Will alla mia destra e Alice alla mia sinistra. Nicole tu starai invece davanti a me accanto a Will e Eric. Infine tu Cathy sistemati qui in mezzo a noi” ci spiega Yuki.
“Anche tu Eric?” sono sorpresa che partecipi.
“Già, mi hanno incastrato. Però sono anche curioso di scoprire quello che accadrà, sempre se accadrà qualcosa” e rivolge uno sguardo sarcastico a Yuki che prontamente rotea gli occhi verso l’alto.
“E perché Jessica non partecipa? Il rito deve avere solo un numero preciso di persone presenti?” ammetto di star iniziando ad appassionarmi a queste tradizioni così antiche.
“No semplicemente avevo un appuntamento. Ci vediamo gente” dice Jess prima di prendere il cappotto e uscire dalla porta.
Come non detto.
“Ed ora?” inizio ad essere un po’ impaziente.
“Adesso devi darmi la tua mano cosicché io possa far sgorgare qualche goccia del tuo sangue su questo fazzoletto” detto questo già inizio ad impallidire: ho un terrore profondo verso il sangue.
“Scusami, ho sempre voluto pronunciare questa battuta: è di uno dei miei film preferiti” l’ironia non è il forte di Yuki “Devi solo darmi qualcosa di tuo, un braccialetto o una collanina basta che sia d’argento, te la ridò subito”.
“Tieni questo allora” e le do l’unico oggetto che indosso tutti i giorni. Un semplice braccialetto d’argento con un piccolo ciondolo a forma di rosa che mi regalarono i miei diversi anni fa.
Yuki inizia così a recitare qualche verso in una lingua che non comprendo, probabilmente giapponese: una volta ha provato ad insegnarmi qualche parola ma non sono proprio portata per le lingue orientali, difatti studio russo, francese e tedesco all’università.
La guardiamo tutti meravigliandoci della serietà con cui pronuncia quelle parole, ma trattandosi di lei potrebbe anche star elencando la lista della spesa e non mi stupirei più di tanto.
All’improvviso però si ferma “Adesso prendiamoci tutti per mano, chiudete gli occhi e pensate solo a Cathy”.
“E io cosa devo fare?” voglio partecipare anch’io.
“Mangia uno di questi dolcetti” e solo in quel momento mi accorgo della presenza di un piatto accanto a me con sopra qualche muffin. Ne prendo così uno senza replicare per una volta e lo assaggio.
“Ma che ci hai messo dentro??” non sono proprio orribili ma non sanno per niente dei soliti muffin.
“Solo roba salutare e naturale” è proprio quest’ultima parola che mi preoccupa e sto per intervenire ma mi zittisce subito “ora finiscilo e fa silenzio”. Sissignora!
Il tempo di mangiare quel coso e loro si alzano continuandosi a tenersi per mano, con Yuki che mescola intanto parole inglesi con giapponesi.
All’improvviso si interrompe e si rivolge a me dicendo “Ora prendi quel calice lì in fondo, versaci dentro il contenuto di quella bottiglia e bevilo: concentrato di scorpione e molluschi”.
“Ma che schifo: non ci penso proprio!” è nauseante solo il pensiero.
“Altra battuta di un altro film” ma che diavolo si guarda Yuki in televisione? “è solo vino e puoi berlo, non mi pare tu sia astemia” e mi guardano tutti ridacchiando sotto i baffi, forse pensando all’ultima festa del Ringraziamento quando mi sono presa una sbronza pazzesca a suon di vodka e gin e mi sono ritrovata il giorno dopo in condizioni pietose a casa di Jess, sdraiata in soggiorno e del tutto all'oscuro di quello che avevo combinato la sera prima: in fin dei conti dovevo pur sfogarmi!
Il liquido rossastro scende nella mia gola: è dolce e non sembra nemmeno così forte ma inizia a girarmi leggermente la testa e mi sento più allegra e spensierata. Evito di dirlo però anche perché sono sicura che ciò sia dovuto soprattutto ai dolcetti di prima.
Yuki ricomincia a parlare in una lingua sconosciuta e gli altri richiudono gli occhi: certo che la stanno prendendo proprio sul serio. Io intanto me ne sto seduta con un sorrisetto ebete stampato sul volto: quando ritornerò in me gliela farò pagare cara alla giapponesina qui presente.
“Adesso possiamo anche non tenerci più per mano” dice dopo qualche minuto Yuki “ora sta tutto a Cathy”.
“Che cosa dovrei fare stavolta? Sentiamo” il mio tono però non è più polemico come prima, anzi, quasi divertito.
“Adesso esci di casa, svolti subito a sinistra e continui a camminare dritto senza mai deviare, fino a quando non troverai un bar e li ti metterai seduta per 15 minuti. Terminati, bacerai il primo ragazzo che entrerà da quella porta”.
“Ok, stavolta da che film l’hai presa questa battuta?” le dice Will e per la prima volta dopo l’inizio di questa cazz…. rituale di purificazione aprono bocca anche gli altri.
“Da nessuno, è quello che deve fare lei semplicemente” sarò un po’ fuori di testa ma ora non esageriamo.
“Tu davvero credi che io uscirò di casa e andrò a baciare il primo sconosciuto che incontrerò?” assurdo.
“No” forse le è tornato il senno “ne incontrerai altri prima, ma a te dovrà interessare solo colui che entrerà nel bar 15 minuti dopo” d’accordo, il suo senno è ancora sulla Luna e Astolfo non è ancora partito per andare a riprenderlo².
“Ora mi vuoi dire che sugli antichi testi sacri della tua famiglia c’era davvero scritto di andare in un bar e sbaciucchiare un tizio sconosciuto?” stavolta è Eric a prendere la parola sconcertato quasi quanto me.
“Non sono americana ma sappiate che anche noi in Giappone abbiamo dei bar, eh” e lo dice in tono volutamente sarcastico, come se ci prendesse per idioti!
“E mettiamo caso la ragazza fosse stata bisex, chi avrebbe dovuto baciare?” ma adesso questo cosa cavolo c’entra? Eric sta perdendo di vista il nocciolo della situazione.
“In quel caso avrebbe potuto baciare sia un uomo che una donna. Ma perché ti interessa questo Eric? C’è qualcosa che vorresti dirci?” ariteccola la solita storia.
“Pura curiosità scientifica, antropologica o come ti pare: la mia domanda non aveva nessun doppio fine” ed ecco la posa imperscrutabile alla Sherlock Holmes.
“Se ci vuoi dire qualcosa o ammettere qualcosa è il momento giusto. Cathy nemmeno ci sta con la testa, probabilmente neanche se lo ricorderebbe” ha il coraggio di prendermi anche in giro come se io non ci fossi.
“Basta voi due” sbotto io “Yuki, ragiona. Ho fatto tutto finora e sono stata al gioco, ma possibile che non ci sia ora un cavillo in questa storia al quale possa appigliarmi? Non ce la faccio proprio a fare una cosa del genere e lo dovresti sapere anche tu” in fin dei conti siamo amiche e dovrebbe immaginarlo.
E la discussione continua mentre Alice, Will e Nicole vannoin cucina a posare ciò che avevamo usato per il rituale.
“Lo so Cathy, per questo ti ho fatto mangiare quel muffin con l’erba, così avresti avuto più coraggio nel farlo” e lo dice persino tranquillamente.
“Mi hai fatto mangiare un muffin che avevi drogato??” le dico allora io sbottando, ma noto che la mia voce è più incline alla contentezza che alla rabbia.
Eric intanto si sta sbellicando dalle risate.
“Drogato… che brutta parola. Alla fine sono cose naturali come ti ho detto prima e, non ti preoccupare, non ti faranno male. Il tempo di uscire, andare in quel bar, prenderti un caffè e fare la pipì, e avrai già eliminato quasi del tutto i resti di quel dolce: te ne ho fatto mangiare uno solo” non fa una piega, soprattutto nelle condizioni in cui sono.
“E cosa dovrei dire a quel tizio?” è così facile convincermi oggi?
“Quello che vuoi, puoi anche non dire niente, come preferisci” la fa semplice lei.
Ma come ho detto a me stessa all’inizio di questa storia, è il momento di fare un passo avanti e cambiare le cose, anche se ciò significa baciare uno sconosciuto.
“Ci sto. A dopo” e senza dare a entrambi nemmeno il tempo di replicare, afferro il mio giubbotto ed esco in strada, pronta per l’ennesima figura di merda.

Domenica, ore 18.58, The Edison Cafe

13 minuti che sono in questo bar e ho fatto tutto ciò che mi ha detto Yuki. Sono entrata e benché il barista mi abbia guardato sconcertato, forse dall’espressione leggermente beata e beota sulla mia faccia, ho ordinato un caffè e sono andata in bagno mentre lo aspettavo. Ammetto di sentirmi meglio adesso, perlomeno non sorrido a tutti quelli che mi guardano e non mi gira nemmeno più di tanto la testa, ma forse proprio questo rinsavimento fisico mi sta portando a uno morale: non sono più tanto sicura di riuscire a farlo. Si parla di baciare uno sconosciuto! Non ho mai fatto queste cose e non sono arrivata a 23 anni per farle; e cosa da non dimenticare sarebbe il primo ragazzo che bacio dopo Adam. Il mio cervello sta martellando incessantemente il mio senso della vergogna nel farlo, ma d’altra parte ci sono ancora i resti di quel muffin che mi spingono a buttarmi.
Mancano solo pochi secondi ormai: chiudo gli occhi e lascio decidere al caso. Se entrerà un ragazzo biondo non lo bacerò, se entrerà uno moro si. Lo so, decido delle figure del cavolo peggio dell’usare una monetina con testa o croce, ma a mali estremi…
Chiudo gli occhi quindi e li apro solo quando sento il suono del campanellino collocato sulla porta: qualcuno è entrato. Per mia sfortuna è un ragazzo moro, ma per mia fortuna non è nemmeno un vecchio e non pare neanche un maniaco, tutt’altro. Alto, credo si avvicini al metro e 90, sempre se non lo superi, un bel fisico abbastanza possente sottolineato da un completo elegante e una camicia bianca senza cravatta lasciata un po’ aperta all’altezza del colletto, mi sento già una bambina vicino a lui; gli occhi da dove mi trovo seduta sembrano chiari ma non riesco a distinguere bene il colore e una barbetta lasciata un po’ incolta, che gli dà un’aria ancora più matura rispetto all’età che penso che abbia, cioè più di una trentina almeno. Davvero un bel ragazzo, mi poteva andare peggio di sicuro.
Vedo che è ancora sulla porta col telefono in mano, probabilmente è un uomo d’affari visto anche l’abbigliamento che indossa. Mi alzo così dal tavolo, lascio i soldi del conto sul tavolo e mi dirigo verso di lui: non sembra accorgersi di me almeno fino a quando non gli sono proprio davanti e mi guarda dall’alto in basso (è davvero alto) con sguardo interrogativo.
Ora o mai più.
Mi sporgo leggermente più in altoverso di lui, aiutata anche dai tacchi che indosso eporto una mano sulla sua guancia per avvicinarlo al mio viso. Tutto accade nel giro di solo qualche istante, anche se per me è come se avvenisse in molto di più. Il suo profumo è forte, intenso, ma nello stesso tempo ha una fragranza delicata e dolce: è perfetto per un uomo del genere benché non lo conosca. Gli sussurro sulle labbra uno “Scusa” e lo bacio. Appena le mie labbra toccano le sue è come se una scossa percorresse la mia schiena dal basso verso l’alto, un vero e proprio brivido. Forse è colpa del vino, del muffin, o semplicemente dell’eccitazione per qualcosa che si fa per la prima volta: ma sono ancora in me e apro gli occhi, che avevo appunto chiuso in quel momento, e mi tiro leggermente indietro per staccarmi da lui. È stato un banalissimobacio come quelli che si scambiano i bambini per provare la prima emozione di un contatto con un’altra persona e sarà durato si e no qualche secondo, ma quando ho aperto gli occhi ho visto i suoi che mi fissavano e mi sono fermata. Rimango davanti a lui, immobile, come se il tempo si fosse fermato, a guardare quei suoi occhi verdi così accesi che sembra mi lancino fuoco addosso. Avvampo infatti e abbasso lo sguardo, ma rimango sempre lì, davanti a lui, come se fossi paralizzata. Ho il coraggio però di rialzare gli occhi e vedo che continua a fissarmi con la stessa intensità di prima però c’è qualcosa di più nel suo sguardo, forse… no, non è possibile. Evito di pensare per una volta, chiudo me stessa in un angolo, e nel giro di un secondo passo dietro di lui ed esco dal locale.
L’aria è abbastanza fredda nonostante sia Febbraio, mi avvolgo ancora di più il cappotto addosso che avevo lasciato aperto nel locale e inizio a camminare. Non faccio in tempo però ad abbottonarlo che una voce mi fa voltare “Hey tu, fermati”, così mi giro e vedo davanti a me proprio il ragazzo di prima.
“Si può sapere cosa diavolo volevi da me?” mi dice con tono duro. È arrabbiato: allora avevo ragione prima, ciò che ho visto nel suo sguardo era proprio rabbia.
Sono ancora imbarazzata, quindi non so dove trovo il coraggio per rispondergli “Non volevo davvero, mi dispiace. Dimentica tutto” e mi giro dall’altra parte per riavviarmi verso casa.
“Di solito fai così? Baci le persone che ti capitano davanti e ti scusi prima e dopo? Cos’è per te, un gioco?” mi fa queste domande arrogantemente continuando a guardarmi dall’alto in basso ma stavolta ciò non dipende solo dall’altezza: si crede davvero migliore di me.
“Ti ho chiesto scusa, cosa vuoi che faccia?” gli rispondo io iniziando ad alterarmi.
“Cosa vuoi semmai che IO faccia… Forse pensavi che io ci stessi, ma visto che non ti ho trattenuta mi hai chiesto scusa” ma davvero pensa che io l’abbia voluto rimorchiare??
“Ti ho dato semplicemente un bacio, non c’era niente sotto, tanto meno la voglia di abbordarti” ma non ce la fo proprio a terminare così “E gli scusa di prima non erano perché non ci sei stato, ma semplicemente perché non volevo infangare la tua virginea virtù” e gli sfodero il mio sorriso più ironico.
“Non ti scaldare ragazzina: tieni dentro questo tuo calore per qualcun altro, magari sarai più fortunata” e poi mentre si gira dal lato opposto dice sottovoce, come se non volesse che io lo sentissi “E ti aiuterebbe anche baciare un po’ meglio”. Ma come osa!
Stavolta sono io a fermarlo facendolo girare verso di me, alzando il tono della voce “Io non so baciare? Sei tu che sei rimasto fermo come uno stoccafisso!”.
“Forse perché non sono attratto da delle ragazzine pestifere e viziate come te. Ti servirebbe un insegnante”.
“Ma come ti permetti: io non sono viziata e non sono nemmeno una ragazzina” mi sta facendo davvero arrabbiare “E poi con l’insegnante cosa vorresti dire? Ti stai proponendo?” lo provoco io.
Alza così gli occhi al cielo, si porta un dito alle labbra e con fare pensieroso fa “Vorresti che lo facessi? Però su una cosa hai ragione, ragazzina non ti si addice molto, in fin dei conti qualcosa ce l’hai” guarda verso il mio seno e istantaneamente mi chiudo ancora di più il cappotto “forse avrei fatto meglio a lasciarti continuare. Magari in questo momento avremmo passato il tempo diversamente, chéri” lo stronzo ha anche il coraggio di parlarmi in francese.
“Purtroppo per te invece è finito tutto nel giro di pochi secondi. Spero sarai più fortunato la prossima volta, ma di sicuro non con la sottoscritta. Idi ty nahuj, govnjuk! ³” e, detto ciò, mi rigiro e inizio a incamminarmi velocemente verso la parte opposta.
“Chi lo sa” lo percepisco nettamente anche se sembra solo un sussurro, ma preferisco non girarmi ed evitare di litigare ancora con quell’arrogante. Continuo quindi per la mia strada e al diavolo quando ho accettato di baciare uno sconosciuto!

Domenica, ore 19.30, sotto casa di William e Alice

“Eric accidenti, ci siamo dimenticati una cosa!” dice Yuki verso il ragazzo.
“Cosa? Abbiamo pulito, lasciato tutto in ordine e salutato. Pure troppo per i nostri standard”.
“I muffins! Glieli abbiamo lasciati e ci siamo dimenticati di dire a Will e Alice che cosa c’è dentro”.
“Sono i perfettini tra tutti noi, appena ne assaggeranno uno capiranno subito che c’è qualcosa che non va e li getteranno. Non ti preoccupare su. Adesso vai da Nicole che ti aspetta in macchina e domani vedremo anche come è andata tra Cathy e il suo spasimante” e detto questo Eric le scompiglia un po’ i capelli e se ne ritornano tutti e due a casa.





¹ There's a Girl - DittyBops
² Astolfo è uno dei protagonisti dell’Orlando Furioso di Ariosto. Orlando, dopo la scoperta di Angelica e Medoro, perde il senno e sarà proprio Astolfo ad andare sulla luna, riprenderlo e riconsegnarlo al protagonista.
³ Traduzione in russo di “Vaffanculo stronzo“. In cirillico “Иди ты нахуй, говнюк”.





*L’Angolo dell’Autrice*

Nuova settimana nuovo capitolo. Stavolta è più lungo del solito ma il rito lo richiedeva. Piaciuto?? Spero che almeno vi siate divertite a leggerlo, almeno quanto me mentre l’ho scritto xD Se il rito è servito allo scopo lo scoprirete nel prossimo capitolo: vi dico già però che devo partire qualche giorno in vacanza quindi probabilmente l’aggiornamento settimanale slitterà un po’ o al massimo pubblicherò il capitolo ma senza lo spoiler del capitolo successivo se non è pronto. Semmai fatemi sapere con i commenti quale alternativa preferite. Dopo i ringraziamenti e lo spoiler vi inserisco anche un’altra foto, stavolta quella di Yuki e ditemi poi se ve la immaginavate così o un po’ più pazza :D
Ringrazio chi ha lasciato una recensione:
VeroSD : ti ringrazio per tutti i complimenti e mi fa piacere che la storia inizi ad appassionarti e spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento Xd. Per i nei e basta non ti preoccupare, ma al massimo prova anche tu questo rito :D
Anna_Asia : ho pubblicato finalmente e spero che questo capitolo ti piaccia almeno quanto quello scorso. Ho seguito poi il tuo consiglio e alla fine potrai vedere come immagino che sia Yuki.
Space Pirate Ryoko : nooo corri ai ripari e fai anche tu questo rito se sei stata maledetta ahah!! Scherzi a parte ti ringrazio per il commento e mi auguro che anche questo capitolo ti sia piaciuto.

Ringrazio poi chi ha inserito la storia tra le preferite:
1 - Anna_Asia
2 - Space Pirate Ryoko
3 - VeroSD

E chi l’ha inserita tra le seguite:
1 - Carocimi
2 - Ceres13
3 - love_3
4 - maylea85
5 - MBDB
6 - NexiRain
7 - PieceByPiece
8 - you_and_me

E anche chi ha solamente letto. Mi fa davvero piacere che la storia vi stia iniziando a piacere e aspetto un commentino ino ino anche per questo capitolo xD. Grazie!!

Spoiler


“Ti devo dire una cosa Cathy, ma mi devi promettere di non dirla a nessuno: né Jess, né Eric, né nessun altro”. È così seria. Speriamo non sia successo niente di grave.
“Te lo prometto. Spara”.
“Qualche settimana fa io e Will abbiamo fatto sesso”.




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Capitolo 6
*** The Quest ***


My life has had its share of troubles
And now I found a place to go.
I’ve said goodbye to all my troubles,
’cause now I’ve find my place to go.¹



“E anche un altro è andato” sono soddisfatta di me stessa.
“Brava Cathy, sei stata grande! Ma come hai fatto??” la massa di compagni di corso che mi circonda continua a aumentare, congratulandosi con me e chiedendosi come sia riuscita a prendere il voto più alto, assegnato assai raramente, in questo esame di lingua e cultura francese. Vedo nei loro sguardi ammirazione, allegria, ed anche un po’ di invidia, ma tutto è pur sempre lecito: ho passato con loro l’intero anno di corso, siamo diventati amici, solidali nella disgrazia, che in questo caso era rappresentata appunto da questo esame, e si aspettano, come ho fatto io, un voto simile che gli permetta di avvicinarsi sempre di più alla meta finale. Ormai un solo esame e il tirocinio mi separano dalla laurea e addio professori assenti, lezioni saltate e ore passate sui libri per esami impossibili: adieu!
“Magari perché il prof. Poirrier ha una cotta per lei” ecco la voce di Danielle alle mie spalle, l’arpia della facoltà. Non sono mai andata d’accordo con tutti coloro che studiano nella mia università, ma ho sempre cercato di mantenere un minimo rapporto con ognuno di loro, almeno per la civile convivenza in facoltà. Tutti meno Danielle. Mi ha preso di mira dal primo giorno che mi ha incontrato a lezione, quando cioè la professoressa Bellé ha fatto una domanda alla classe e io ho risposto per prima. Una come lei, con genitori straricchi, francesi per giunta, che si permette di partire quando vuole per qualsiasi meta, anche se predilige sempre i posti più costosi e chic della Francia, non poteva minimamente sopportare di essere battuta da una semplice ragazza americana come me, quindi durante tutto il primo anno non ha fatto altro che cercare di superarmi, anche se non c’è mai riuscita. Mio padre infatti è professore di francese alle superiori e mia madre è russa con origini tedesche: fin da piccola quindi ho avuto modo di apprendere queste lingue ed appassionarmici. La sfortuna ha voluto però che in questi anni mi ritrovassi sempre lei nel mio corso di francese e fosse quindi una continua rivalità tra noi, esagerata secondo me da parte sua visto il modo in cui reagisce alle sconfitte.
Ou contraire Danielle, non ho bisogno di simili trucchetti per passare un esame” e continuo come se mi fossi ricordata solo ora di una cosa “ma tu sei entrata prima di me, quindi come ti è andata? Preso il massimo?” e tutti si girano verso di lei.
“Poirrier mi ha dato 26” ecco perché è così arrabbiata “ma solo perché non mi sopporta”. Tipico di lei, dare sempre la colpa agli altri.
“Come dargli torto in effetti”. Questa mi è sfuggita.
“Cosa hai detto?”. Accidenti mi ha sentito.
“Ho detto che ti ha fatto proprio un torto” salva da una litigata certa “mi dispiace davvero Danielle, ma non ti preoccupare, andrà meglio la prossima volta. Ah giusto, era l’ultimo esame di francese”. Quando mi ci metto sono proprio cattiva e il suo sguardo da psicopatica me lo conferma.
“Vorrà dire che ci vedremo alla laurea e lì sarai definitivamente surclassata da me”. Illusa.
“Aspetterò quel momento. Ci vediamo” e detto questo esco finalmente dalla facoltà.

Profumo di libertà.
Ho passato quasi le ultime tre settimane sui libri, non perché questo esame fosse particolarmente difficile, ma per evitare di pensare a quello che era successo quella domenica. Lo ammetto: mi rode ancora per quel bacio, soprattutto per il modo in cui mi ha trattato quel maleducato, mr. Freezer come l’ho soprannominato da quel giorno, ma anche perché ho fatto quella cavolata convinta alla fine che qualcosa sarebbe cambiato e invece nulla. La mia vita sentimentale fa pena come prima, nessun nuovo amore all’orizzonte e mi ritrovo a non andare più in quel bar per il timore di incontrare ancora quel tizio: e dire che quasi mi davano la tessera fedeltà per tutti i caffè che ci prendevo! Inutile dire che Yuki mi abbia detto di continuare ad aspettare, magari mangiando ancora quei suoi muffins, ma mi sono affidata alla magia occulta fin troppo, meglio mettere i piedi per terra e concentrarsi su qualcos’altro. La laurea in primis, ma prima la ricerca di un posto di lavoro dove poter svolgere il tirocinio: altre ore buttate con la scusa di essere un trampolino di lancio ed esperienza per il lavoro che farò, quando in realtà mi manderanno solo a prendere il caffè o a mettere a posto stupide scartoffie. Ed è per questo che ora sto andando a casa di Will: qualche settimana fa mi aveva parlato di un posto disponibile per tirocinanti nello studio legale dove lavora. Non mi aspetto di fare chissà quale compito, ma almeno conoscerei qualcuno sul posto di lavoro che mi potrebbe dare una mano.
“Cathy, cosa ci fai qua?”. Mi ha aperto la porta Alice e diciamo che mi sarei aspettata un’accoglienza migliore.
“Ciao anche a te. Stavo cercando Will, è in casa?”.
“È a lavoro, però dovrebbe tornare tra non molto” mi risponde.
“Ok”. Attimi di pesante silenzio, lei a guardare qualcosa dietro di me e io lei. “Mi fai entrare Alice?”.
“Perché?”. Pare essersi svegliata solo adesso.
“Per aspettare Will: non mi va proprio di tornare di nuovo a casa e rivenire”. Lei però continua a non guardarmi in faccia preferendo chissà quale attrazione dietro di me. “Ma a quanto pare la mia presenza oggi non è molto gradita. Ci vediamo” mi volto e inizio a scendere qualche gradino. Dopotutto non è stata così gentile.
“Scusami Cathy, dai entra pure. Ti spiego tutto dentro”.
Ritorno sui miei passi ed entro in casa. Noto intanto che in mano ha qualcosa che tenta di nascondere dietro di se.
“Vuoi che ti porti qualcosa?”.
“Si, una spiegazione. Che ti prende oggi Alice? Sembri diversa, nervosa” continua a dondolarsi sul posto con le gambe “e si può sapere cosa nascondi dietro la schiena?”.
Fa un sospiro “sediamoci”.
“Ti devo dire una cosa Cathy, ma mi devi promettere di non dirla a nessuno: né Jess, né Eric, né nessun altro”. È così seria. Speriamo non sia successo niente di grave.
“Te lo prometto. Spara”.
“Qualche settimana fa io e Will abbiamo fatto sesso”. Mi aspettavo di peggio in effetti.
“D’accordo. Non sta a me giudicarvi, ma visto che me ne stai parlando posso magari pensare che in questi giorni foste occupati, o stanchi. Possono capitare dei periodi ehm in bianco”. Non è il mio forte dare spiegazioni a proposito.
“Ma che hai capito?! La nostra vita sessuale va benissimo, non mi posso lamentare, tutt’ altro, certe volte persino più volte al giorno. Sai…”. Sentir parlare di sesso, quando io ormai sono mesi che vivo in un periodo di magra assoluta, non era la cosa che mi ero prefissa di fare oggi.
“Mi fa piacere, ma allora cosa c’entrano le settimane fa?”. Interrompo così il suo elogio per le prestazioni sessuali di Will. Ma perché adesso sta arrossendo d brutto?
“Ecco, l’abbiamo fatto, ma non come sempre. Non pensar male adesso, però cioè… non so nemmeno cosa dirti, questo è il punto. Io non me lo ricordo” conclude traendo un sospiro e sedendosi meglio sul divano.
“In che senso non ti ricordi? Will non ti ha spiegato… beh quello che avete fatto?”.
“Nemmeno lui sembra ricordarsi nulla” ammette Alice.
“E allora come fate a dire che sia successo qualcosa?” sono un po’ dubbiosa
“Da come abbiamo trovato la casa la mattina dopo”. Ora si che è diventata completamente rossa.
“Vi sarete divertiti un po’, o un bel po’, ma non c’è niente di male Alice. Capita a volte”. Anche se ammetto di non essermi mai divertita fino a certi livelli, sempre moderatamente, anche troppo.
“Ma capita anche di ricordare quello che è successo!”. In effetti non ha tutti i torti. “Ma i nostri ricordi si fermano a Yuki, Nicole ed Eric che escono da casa nostra e poi nient altro”.
“Forse chiedere a loro potrebbe essere un’idea, anche se ciò significa pubblicare quello che fate sotto le lenzuola e non solo a quanto pare” e un sorrisetto malizioso scatta spontaneamente “quindi io non c’ero?”.
“No tu eri uscita di corsa per andare in quel bar che ti aveva detto Yuki”. Fermi tutti.
“Il giorno di cui stai parlando è quando abbiamo fatto quella specie di rito voodoo?”. Ho un brutto presentimento.
“Si, esatto. Ricordiamo il rito, te che scappi via e i muffins che ci ha lasciato Yuki”.
Non mi dire che… “Voi avete mangiato uno di quei muffins??”.
“No”. Grazie a Dio. “Li abbiamo mangiati tutti, perché il mattino dopo il piatto era vuoto”. Cazzo.
“Cazzo”. I miei pensieri prendono voce e inizio a massaggiarmi la fronte. “Voi non sapevate cosa c’era dentro a quei dolci, vero?”. Ora tutto quadra.
“Cioccolato?”. Dolce e cara Alice…
“Non esattamente. Yuki li aveva leggermente corretti con qualcosa che mi permettesse di uscire di casa e fare quello che mi aveva detto”. La sua faccia si sta aprendo in un’espressione sempre più incredula. “Me ne aveva fatto mangiare solo uno, ma già la testa mi girava un po’ e non ero nel pieno delle mie facoltà diciamo. Puoi immaginare cosa sarebbe successo se ne avessi mangiati di più, anzi non serve che tu lo immagini”.
“Ma io la strozzo!!” urla Alice alzandosi all’improvviso dal divano. Non l’avevo mai vista così.
“Dai su, ha sbagliato a non dirtelo ma non è successo niente alla fine. Vi siete divertiti e basta”. Mi sarei arrabbiata anch’io come lei probabilmente, ma cerco comunque di non far scoppiare una guerra.
“Dillo al bambino che non è successo niente!” sbotta lei.
“Quale bambino?”. Non mi dire che…
“Il bambino che potrebbe essere stato concepito quella notte, notte della quale io e suo padre non ne ricordiamo nemmeno un minuto!”. Questo si che è un casino.
“Hai detto potrebbe, quindi non sei ancora sicura”. Cerchiamo di ragionare.
“Quella mattina la casa e soprattutto la camera da letto era sottosopra, ma la scatola dei preservativi era intatta: il ciclo mi è saltato questo mese e visto che è sempre stato puntuale ho collegato le cose. Stavo per fare il test poco prima che tu bussassi alla porta, per quello mi hai visto così agitata”. Apre il cassetto dove prima ho visto che posava l’oggetto misterioso, che a quanto pare altro non è che un test di gravidanza.
“Cerca di mantenere la calma. Adesso fai il test e così scoprirai se lo sei davvero. Fino a quel momento però non agitarti ancora” evito di concludere la frase con un , potrebbe tirarmi dietro qualcosa.
“Rimani però”. È così impaurita in questo momento che non posso far altro che abbracciarla e dirle di si.
“Vado in bagno, torno tra poco”.

Un’esperienza davvero assurda. Alla fine è il sogno un po’ di tutte le ragazze quello di avere un figlio, ma concepirlo dopo aver mangiato dei muffin drogati per un rito voodoo non è proprio la realizzazione migliore. È pur vero però che può capitare e non sempre usare le precauzioni annullano del tutto il rischio. Io finora sono stata fortunata: ho avuto altri ragazzi prima di Adam ma solo con uno di loro ho fatto l’amore, anche se la prima volta non posso descriverla come meravigliosa. Lui inesperto quanto me e di sicuro ancora più imbranato, e questo è già di per se straordinario, non sapeva nemmeno cosa toccare lì sotto e solo per un miracolo sarà riuscito a mettersi il preservativo. Con Adam invece era diverso: aveva più esperienza di me e sapeva come toccarmi, come riuscire a portarmi al vero piacere. Dopotutto la pratica aiuta e non solo quella che fai con la tua ragazza. Qualche settimana fa infatti ho avuto un piacevole incontro: due ragazze dall’aria fin troppo esuberante, per non dire altro, si erano presentate alla caffetteria dell’università chiedendomi dove fosse Adam e il perché non le avesse più richiamate. Non ci è voluto un genio per capire cosa avessero fatto, ma la curiosità, o il masochismo, mi hanno portato a chiedere come si conoscessero e lì ho avuto la bella notizia: a quanto pare le aveva conosciute circa un anno fa, quindi quando ancora stava insieme a me e sembrava che tutto filasse a gonfie vele tra noi, e inutile dire che si erano divertiti tutti e tre, anche insieme, nonostante avesse detto loro di avere una ragazza. Per quanto ne so, a questo punto, possono avermi mentito loro o lui può avermi tradito anche con tutta la California e di sicuro quindi il viaggio in Italia che ha fatto la scorsa estate è servito a tutto tranne che allo studio, se si esclude certo quello di anatomia. Ormai però ci penso sempre di meno, è quasi del tutto scomparso dal mio cervello e dal mio cuore: ogni tanto riaffiorano i bei momenti passati insieme, ma subito dopo compaiono flashback di lui con altre ragazze, del mio dolore, della sua indifferenza. Finalmente sto guarendo e devo ringraziare anche lui per questo: più mi ha fatto soffrire, più scopro cose del genere su di lui e più aumenta il mio disprezzo nei suoi confronti.
L’arrivo di Alice mi distrae però dai miei pensieri.

“Devono passare dieci minuti” e si siede accanto a me sul divano.
In questo momento non so davvero cosa dire: ho sempre visto Will e Alice come la coppia felice e perfetta, la dimostrazione che il vero amore esiste, ma sapere che potrebbero esserci delle crepe nel loro rapporto per questo episodio mi rattrista molto.
“Ti ricordi i tempi del liceo Cathy?” mi chiede lei fissando il tavolino davanti a se.
“Si e mi manca preoccuparmi per una stupida interrogazione su venti pagine invece che su tre mattoni” le rispondo scherzando. Lei però non muta l’espressione seria dal suo volto e non distoglie lo sguardo da quel tavolo.
“Ti ricordi com’ero?”. Eccome se me lo ricordo: faceva parte delle cheerleader, sempre al centro dell’attenzione e qualche volta anche un po’ stronza si, benché fosse nostra amica.
“Eri un po’… mmm” non vorrei offenderla proprio adesso.
“Ero una stronza, lo puoi anche dire” e si volta verso di me e mi sorride.
“Ho conosciuto di peggio, te l’assicuro”. Chissà perché mi viene subito in mente il volto di Danielle.
“Mi comportavo come una stronza con tutti, mi credevo chissà chi e certe volte anche con voi che eravate i miei migliori amici. Ci credi se ti dico che Will lo detestavo?”. Oggi scoop! “Io ero una delle ragazze più amate della scuola e lui, beh, lui era completamente il mio opposto. Frequentava i corsi per cervelloni, il club di scacchi, Cathy, il club di scacchi!”. E iniziamo entrambe a ridere un po’.
“Eppure vi siete messi insieme” le faccio notare.
“Mi aveva chiesto di uscire una marea di volte ma io ogni volta gli rispondevo di no. Solo durante il suo ultimo anno del liceo mi sono accorta di quello che provavo veramente per lui, prima dell’episodio del gatto”. La tragica caduta di Will dall’albero.
“Ma non lo detestavi?” le chiedo.
“Detestavo il fatto che mi piacesse. Te l’ho detto, mi credevo chissà chi e non potevo ammettere che in realtà fossi attratta proprio da lui, quindi continuavo a negarlo a tutti, a lui ed anche a me. Ma Will è più grande di noi, quell’anno avrebbe lasciato la scuola, il successivo sarebbe andato all’università e in quel momento ho realizzato che avrei anche potuto non vederlo più: passare da incontrarlo tutti i giorni a poche volte per caso al mese era inconcepibile per me. Quindi già prima che cadesse e si rompesse quasi l’osso del collo avevo deciso di uscire con lui, sempre se me l’avesse chiesto ancora”.
“Non ne sapevo niente di questa storia”. Sono la coppia perfetta: sapere che all’inizio si detestavano, o perlomeno Alice lo detestava, è da non credere.
“La conosce solo Will. In questi anni lui mi ha cambiato, in meglio. Non sono più la cheerleader di un tempo e preferisco stare a casa con i miei amici o con Will piuttosto che andare dietro alla squadra di football” e termina con una risata.
“Erano carini anche loro però” scherzo io “ti ricordi Mark Newton? Alto, biondo, occhi azzurri, lo chiamavamo il Brad Pitt della East High School. Era un sogno proibito per tutte noi povere mortali”. Un sospiro per enfatizzare è il minimo.
“Non proprio per tutte”. Non dirmi che la dolce Alice… “Non guardarmi così! Avevamo perso una partita, c’era rimasto male, era mio compito stargli vicino”.
“A quale parte di lui sei stata vicino?”. Mi avvicino a lei ammiccando.
“Smettila Cathy! Quella era un’altra Alice e non ne vado così fiera. Per me esiste solo Will ormai. E credo che tutto questo discorso l’abbia fatto per ammettere ancora una volta a me stessa che è lui l’uomo della mia vita, con il quale voglio creare una famiglia”. Dice queste parole con aria sognante e sono davvero felice per lei e per loro.
“Siete perfetti insieme e vedrai che andrà tutto bene”. Le passo un braccio attorno alla spalla e la tengo stretta per trasmetterle il mio affetto.
“Lo spero anch’io: sono pronta per qualunque risultato, amerei questo bambino come amo Will, ma non so se lui lo vorrebbe. Ha un nuovo lavoro, ci siamo trasferiti qui da poco, magari dirà più in là o per niente oppure …”.
Metto fino al suo sproloquio. “Will ti ama, ti adora si può dire. Solo per uscire con te si è immedesimato in Tarzan e sappiamo tutte e due com’è andata a finire. Affronterete anche questa cosa insieme e sono sicura nel migliore dei modi”. Sembrano quasi parole non mie.
“Wow Cathy, non sembri nemmeno tu a parlare.” Eh, appunto.
“Qualche volta mi concedo anch’io dei momenti romantici o di ottimismo: perlomeno verso gli altri” le dico scherzando, con una punta di amarezza però.
“Troverai anche tu la tua anima gemella, ne sono più che sicura”. Come riesce Alice sempre a cogliere il nocciolo del discorso, benché si eviti di parlarne, non si sa: diventerà una psicologa formidabile.
“Non parliamo di me ora, torniamo a te, anzi al test. Sono passati i dieci minuti giusto?”. Meglio sviare l’argomento. Alice però sembra ricordarsi solo ora del test e infatti inizia a tremare.
Io le sfioro piano il braccio col mio gomito e la invoglio a guardare i risultati.
Dopo averlo fissato per diversi secondi si rivolge verso di me. “Mi puoi rileggere le istruzioni Cathy?”.
“Qui dice che due linee significa positivo, in mancanza di queste invece negativo”.
Lei continua a guardare quel tubicino senza aprire bocca e poi lo volta verso di me. Ed eccole lì, due righe rosa, il segno che avremo presto un bambino tra noi.
Porca puttana.
“Oh cazzo”. Appunto. D’accordo, buoni propositi per quest’anno in corso: laurearsi, trovare l’amore, smetterla di dire parolacce e parlare come una scaricatrice di porto.
“Alice è stupendo!!” e l’abbraccio di slancio senza nemmeno pensarci. Lei però continua a rimanere in silenzio. “Cioè… è stupendo, no?”. Non vorrei aver fatto una gaffe assurda.
Sul suo volto si affaccia però un sorriso, il più bello che le abbia mai visto.
Mi abbraccia anche lei di slancio e iniziamo a ridere come due bambine. Parlare ora non serve più: la felicità che prova in questo momento potrebbe contagiare chiunque.
Mentre siamo impegnate a saltellare per la stanza la porta di casa si apre ed entra uno William più scuro in volto del solito: forse una brutta giornata a lavoro. Migliorerà di sicuro! Ma è una cosa privata tra loro, quindi è meglio che mi tolga dai piedi, subito.
“Ciao Will!” e poi mi rivolgo verso Alice “ti chiamo più tardi e mi racconti tutto, ok?”. Il sorriso sul mio volto continua a non abbandonarmi.
“No aspetta Cathy, devi venire con noi. Eric e Nicole sono già andati” mi dice Will con uno strano tono.
Io e Alice ci guardiamo un attimo, per poi dire insieme “Dove?”.
“Alla centrale di polizia” ci risponde semplicemente mentre prende dei fascicoli dal tavolo.
“Che cosa è successo?” chiede Alice e sembra rubarmi le parole di bocca.
“Yuki. È stata arrestata”.

Cazzo.
Altri buoni propositi gettati nel gabinetto.




¹ The Quest - Bryn Christopher




*L’Angolo dell’Autrice*

Cryyyyyy. Whyyyyyyyyyyy? Whyyyyyyyyyy? Whyyyyyyyyy? And hoooooooow? Hoooooooooooow. Scusate, oggi sono fissata con questa canzone dei Maroon 5 e vado in giro per casa a cantarla a squarciagola… Torniamo al capitolo. Piaciuto?? Abbiamo avuto diverse novità, una gravidanza e un arresto: vi dico già che l’arresto e il seguito di Yuki è una delle cose che mi hanno fatto più divertire mentre li scrivevo e lo potrete notare già nel prossimo capitolo :D Abbiamo conosciuto un po’ più a fondo la storia tra Will ed Alice (in fondo alla pagina ho postato infatti anche la foto di quest’ultima) e abbiamo avuto le conseguenze dei famosi muffin di Yuki. Come la prenderà ora Will?? Che cosa ha combinato stavolta Yuki? Continuate a seguirci Xd
Passiamo ai ringraziamenti!!!

Ringrazio per i commenti:
Space Pirate Ryoko : sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo e ti abbia fatto ridere, era quello lo scopo ahah Questo è meno divertente ma spero ti sia piaciuto comunque ^^
Anna_Asia : ma si facciamo tutti il rito, magari ci aiuterà ahahah

Ringrazio chi ha inserito la storia tra quelle da ricordare:
1 - _Miss_

Ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite:
1 - Anna_Asia
2 - Space Pirate Ryoko
3 -VeroSD

Ringrazio chi ha inserito la storia tra le seguite:
1 - Carocimi
2 - Ceres13
3 - fresita93
4 - lety91
5 - love_3
6 - maylea85
7 - MBDB
8 - NexiRain
9 - PieceByPiece
10 - wilma
11 - you_and_me
12 - Yuuki_Shinsengumi
13 - _Bonnie_

E ringrazio anche chi ha letto solamente.

Ora però prima di passare allo spoiler e alla foto voglio fare un po’ di pubblicità: vi invito infatti a leggere La Perla Dell'Oriente di Anna_Asia, è davvero una bella storia, ve la consiglio!!

Alla prossima settimana e continuate a leggere e se avete tempo lasciate un commentino ino ino xD!!

Spoiler


Si inginocchia davanti a me prendendomi per mano. O mio Dio. “Vuoi rendermi l’uomo più felice del mondo, sposando questo povero avvocato da strapazzo davanti a te?”.
Le lacrime iniziano a scendere ancora più copiose dai miei occhi ma riesco solo a dire “No”.






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Capitolo 7
*** To Build A Home ***


There is a house built out of stone,
Wooden floors, walls and window sills,
Tables and chairs worn by all of the dust.
This is a place where I don't feel alone.
This is a place where I feel at home.¹

 
 
 
Mercoledì, ore 17.45, Centrale di polizia
 
Yuki’s pov
 
“Vi ho detto che non sapevo che Matt fosse minorenne, mi aveva detto di avere 18 anni!” rispondo per l’ennesima volta, iniziando a perdere la pazienza.
“Il ragazzo invece continua a dirci di essere stato incastrato da lei signorina Tenoh. Come la mettiamo?” l’agente McCutcheon sembra essere davvero un osso duro.
“La mia assistita si trova qui per la prima volta, il ragazzo di cui parla invece lei è stato già arrestato diverse volte e se non sbaglio questo è il suo terzo reato, motivo per il quale finirebbe in carcere stavolta: questa sarebbe una buona causa per mentire, non trova agente?” non aveva fatto i conti con il mio avvocato, William Tuner.
“Se pure così fosse la sua assistita non è comunque uno stinco di santo”. Capisco e parlo inglese abbastanza bene, ma queste frasi idiomatiche mi creano ancora qualche problema. Will se ne accorge e sottovoce mi spiega il significato. E l’agente così continua. “I ragazzi che l’hanno arrestata affermano di aver visto droga e un giro di banconote. Ci può dire cosa stava facendo o forse non ha capito nemmeno questa domanda?”. Che stronzo.
“Stavo comprando della semplice erba, non era droga! E i soldi li stavo dando io a Matt, non sono io lo spacciatore! Ma ci vedono i suoi agenti?”. Mi sto scaldando ancora e infatti Will mi suggerisce di rispondere lui al posto mio alle prossime domande, per evitare che perda ancora il controllo.
“Le chiedo di moderare i toni qui dentro signorina Tenoh. Non so se da lei ci si rivolge così in una centrale di polizia, ma qui in America abbiamo ancora una cosa chiamata rispetto. La può trovare nel vocabolario accanto alla voce educazione”. Ma io lo pesto questo!
“Forse serve a lei un vocabolario: la E viene prima della R. Impari l’alfabeto come ho fatto io. Sa nel mio Paese ne abbiamo uno, lei conosce il significato di questa parola? Se vuole gliela spiego”. Will non sembra entusiasta della mia uscita e infatti si alza insieme all’agente McCutcheon e iniziano a parlottare tra loro.
Poco dopo Will si riavvicina a me.
“Andiamo Yuki”. Finalmente posso uscire da questo posto.
“Grazie Will, non so che avrei fatto senza di te”. Ed è vero.
“Non è ancora il momento di ringraziarmi purtroppo. Vieni, di la ci sono gli altri che ti vorrebbero salutare prima”.
“Prima di cosa?”. Che mi nasconde?
“Vieni dai, ti dico tutto fuori”. E ci allontaniamo da quel bastardo.
 
Pochi passi e mi trovo in un’altra stanza, che sembra la gemella di quella di prima. Un tavolo e qualche sedia intorno: non vedo l’ora di uscire di qua!
Appena entro li vedo e già inizio a sentirmi meglio. Nicole è la prima che mi abbraccia e la tengo stretta a me, mi è mancata fin troppo in queste ore.
“Ma cos’è successo?” mi chiede Cathy dopo i vari abbracci.
“Quei fottuti bastardi mi hanno arrestata per colpa di un marmocchio bugiardo e mi sono ritrovata con quel razzista a farmi fare domande sulla grammatica inglese”. Devo ammettere di aver imparato prima di tutto le parolacce di questa lingua.
“Traduzione?” chiede Jessica rivolta a Wil.
“Yuki è stata sorpresa da alcuni poliziotti mentre comprava un po’ di erba. Il problema è che il ragazzo dal quale la prendeva non ha ancora 18 anni e questi agenti affermano di non aver ben capito chi era a comprare e chi a vendere: la sua posizione poi peggiora perché questo afferma di essere stato adescato da Yuki e scarica così i reati peggiori su di lei. Al tutto si aggiunge poi il suo caratteraccio” spiega il mio avvocato.
“Non è colpa mia se quello è uno stronzo razzista. Ma hai visto come mi ha trattato? Come se fossi inferiore solo perché sono straniera”. Che bastardo.
“Allora ha fatto bene a trattarlo in quel modo, se lo merita”. Per una volta concordo con Eric.
“No invece. Il poliziotto qui in questione sarà anche un razzista ma, finché il ragazzo non dirà la verità, Yuki non potrà uscire di qui”. Ho capito bene?
“Cosa??” ripetiamo tutti simultaneamente: il mio acuto sovrasta la voce degli altri però.
“Mi dispiace Yuki. Avresti potuto prendere gli arresti domiciliari almeno fino al processo, che a quanto pare si farà, ma prima hai fatto arrabbiare per bene quel poliziotto e a tutte le accuse si somma così anche < offesa a pubblico ufficiale >”. Roba da non credere.
“Quindi per quanto tempo dovrò rimanere chiusa qua dentro?”.
“Stasera rimarrai qui alla centrale di polizia e da domani verrai trasferita al carcere di Andersorville in attesa del processo” mi risponde Will.
“Ma non possono tenerla dentro per tutto questo tempo!” urla Nicola continuando a stringermi.
“Dai Nicole”. Cerco di farle coraggio, ma servirebbe un bel po’ anche a me adesso.
“E il processo quando ci sarà?” chiede Jessica.
“Domani mattina andrò subito a parlare col procuratore e cercherò di accorciare i tempi. Di sicuro non meno di qualche giorno”. Mi deprimo sempre di più. “Andrò a parlare anche con questo Matt e vediamo un po’ cosa riuscirò a fargli confessare”. Vedo Will sicuro di se e almeno questo mi dà un po’ di speranza.
“Ma quanti anni rischierebbe?”. Ma Eric ci pensa prima di fare queste comande?
“Sommando i vari capi di accusa qualche anno via, c’è di peggio”. E Jessica che gli risponde pure. Che sollievo sentire certe cose eh. Sono proprio fratelli. “Ah no, fermi. Se sommiamo anche l’adescamento di minore e le accuse a pubblico ufficiale che ha finora, più quelle che riceverà di sicuro, possiamo arrivare anche ai dieci tondi tondi”. Sembra quasi felice di aver fatto questo calcolo. Ora la strozzo.
“Piantatela su. Non mi pare il caso di dire queste cose proprio adesso”. Meno male che c’è Catherine. “Will la tirerà fuori di qua di sicuro e benché noi altri non possiamo fare molto per aiutare, cercheremo di venirti a trovare il più possibile, non ti abbandoneremo di sicuro”. Questo posto mi sta rendendo più emotiva del solito, abbraccio infatti Cathy per quello che ha detto.
“Ora purtroppo dobbiamo tornare dentro: devono ancora farle altre domande, non so quanto andremo avanti così stasera. Cercherò poi di farvela incontrare domani il prima possibile”. Così dicendo riabbraccio tutti ancora una volta, bacio Nicole con passione mentre gli altri fanno finta di parlare tra loro o guardare altrove per cercare di lasciarci un minimo di privacy e mi volto e, seguita da Will, torno da quel bastardo di McCutcheon.
 
Martedì, ore 20.00, casa di William e Alice
 
Alice’s pov
 
Continuo ad accarezzarmi il ventre, non riesco a smettere di farlo in questi giorni. È quasi una settimana che ho scoperto di aspettare un bambino e ancora non riesco a crederci.
Il giorno dopo aver fatto il test ho voluto, per sicurezza, anche fare le analisi del sangue e queste hanno confermato l’arrivo di qualcun altro nelle nostre vite.
Purtroppo in questa settimana sono successe altre cose, non molto piacevoli: Yuki è stata arrestata e portata al carcere di Andersorville. I primi giorni non sono andata a trovarla: m sentito a disagio, ancora arrabbiata verso di lei. Poi però la felicità è aumentata e ho deciso di non abbandonarla, benché non le abbia detto di cosa hanno provocato i suoi muffin, anzi, non lo sa nessuno, se si esclude Cathy. Avrei voluto dirlo a Will ma ritorna sempre tardi la sera: passa tutto il giorno tra il carcere, lo studio legale e il tribunale. Sta cercando di affrettare i tempi e portare il processo prima possibile: intanto è riuscito a far parlare quel ragazzo ed a fargli ammettere le proprie responsabilità. Ora tutto sta a lui e alla sua bravura. Ma è un uomo d’oro ed è fin troppo capace nel suo lavoro, non avrà problemi.
Tra poco dovrebbe arrivare. Oggi non mi sono sentita per niente bene, causa nausee e vomito ovviamente, e quando mi ha chiamato Will ha notato dalla mia voce come stavo e si è imposto di tornare prima stasera e cenare insieme. Forse stasera saprà la verità.
 
“Oggi parlando con il procuratore sono riuscito a fissare la data del processo: venerdì mattina e finalmente Yuki sarà libera” mi dice soddisfatto.
“Sono davvero felice per lei. Ho visto Nicole ieri ed era davvero abbattuta, nemmeno lei ce la fa più. Spero si risolva al più presto la situazione”.
“E anche noi torneremo alla vita di sempre” e mi invita a sedere sulle sue gambe “sono stanco di tornare tutte le sere tardi e non parlo solo per me. Da troppo tempo non ci concediamo un momento di privacy noi due, mi manchi” e si sporge per darmi un bacio sulle labbra.
“Anche tu mi manchi … però … aspetta”. È il momento giusto, devo dirgli del bambino; ma dobbiamo fermarci prima che perda per l’ennesima volta il coraggio … di certo baciandomi in questo modo non mi aiuta.
Sposta le sue labbra sulla mia guancia “Shh amore, a dopo le chiacchiere” e riprende a baciarmi con la passione tenuta da parte durante questa settimana.
“Will … dobbiamo parlare”. Questa frase sembra riscuoterlo e difatti si stacca dalle mie labbra e mi guarda negli occhi. “Che succede?”.
“C’è una cosa che devo dirti” e per la prima volta mi vergogno di dirgli cosa mi passa per la testa.
Dopo qualche secondo di troppo di silenzio da parte mia mi prende le mani e inizia “così mi fai preoccupare però, è una cosa grave?”.
“Si, cioè, no … non del tutto. Più o meno”. Spiegazione chiara, non c’è dubbio.
“Ali lo sai che puoi dirmi tutto”. È l’unico che usa questo diminutivo del mio nome ed è così adorabile quando lo fa.
“È solo che non so come la prenderai: ho paura della tua reazione” gli dico timidamente.
“Forse ho capito cos’hai”. L’ha capito? Quando se ne è accorto? “Da un po’ di giorni ti vedo strana, sovrappensiero. Ti stai stancando?”.
“Mi sto stancando?” gli ripeto.
“Della nostra storia: dopo tutti questi anni potresti esserti stancata di stare con me. Poi questo nuovo lavoro mi sta tenendo lontano da te fin troppo”. Mi fa alzare dalle sue gambe e si avvicina alla finestra dandomi le spalle. “Sono stato fin troppo fortunato a poter stare con te finora: non serve quindi che tu ti sforzi a trovare le parole, ho capito”. Ma come fa a pensare certe cose??
“Manco per niente hai capito” e inizio a ridere.
Si volta verso di me e mi fa arrabbiato “Ti fa ridere l’idea di lasciarmi, di trovarti qualcun altro? Magari già lo avrai già trovato”.
“Si, c’è qualcun altro nella mia vita in effetti” inizio con fare serio “o qualcun’altra”.
“Ti sei trovata una … ragazza??”. Mi guarda sconvolto e inizia a massaggiarsi la fronte con le dita nervosamente. “La mia fidanzata che mi lascia per un’altra donna … deve essere colpa di Yuki!”. Non sai quanto amore.
“Lei c’entra eccome! Anzi, si può dire che sia tutto merito suo” e il sorriso sorge spontaneo.
“Domani le farò un applauso per averti convinto a passare al lato oscuro della forza dicesse Eric” sbotta Will.
“Dai, non farla così lunga. Sono sicura che l’amerai anche tu” o almeno lo spero.
“Mi sfotti pure, dopo tutto questo tempo mi lasci così e mi prendi persino in giro”. Ma come fa ancora a non capire? “E come si chiamerebbe di grazia questo tuo nuovo amore?”.
Bella domanda. “Sinceramente non lo so ancora, pensavo di parlarne prima con te e poi decidere”. Se non ha capito adesso…
Lui sembra ancora più disorientato e dopo dei tentativi di aprir bocca  fa “tu non hai qualcun altro” e inizia ad avvicinarsi a me.
“No” rispondo semplicemente.
“Non ti sei stancata di noi?”.
“Un po’ si quando pensi a tutte queste assurdità, comunque no”. In fondo in fondo è dolce anche quando fa queste scenate.
È finalmente davanti a me. “Dillo” e mi guarda con aria sognante.
“Aspettiamo un bambino”. Mai tre parole sono mai state così belle da pronunciare.
Non riesco ancora a capire il suo sguardo quando all’improvviso mi abbraccia e mi solleva non facendomi più toccare i piedi per terra. “Sei incinta! Aspettiamo un bambino!!” urla e ride, facendomi danzare con fin troppa energia e alla fine facendo incontrare le nostre labbra.
Inizio a ridere anch’io, entusiasmata dalla sua reazione. “Però ora mettimi giù che mi gira la testa”.
Tocco di nuovo con i piedi il pavimento ma continua a tenermi stretta a se, non mi lascia andare. “Ho creduto davvero che volessi troncare la nostra storia”.
“Perché sei così astuto in aula e quando si tratta di me e te non ci azzecchi mai?” e continuo a ridere alla sua faccia un po’ imbronciata. “Io piuttosto avevo paura che scappassi a questa notizia” ammetto ripensando a tutti i dubbi e le paure di questi giorni.
“Come potrei non volere un figlio mio e tuo?”. Detta così non me lo spiego neanche io.
“Siamo giovani, io mi sto per laureare, tu hai un nuovo lavoro. Un figlio è una” e termina la mia frase “responsabilità? È questo che stavi per dire?”.
Io annuisco solamente.
“Siamo o non siamo la coppia perfetta e responsabile? So quello che dicono di noi e un po’ mi pento di non essere istintivo o di non riuscire a disconnettere il cervello per più di 10 minuti di fila, ma è quello che sono e in questo certe volte mi batti persino. Non dico che sarà semplice ma sono sicuro che ci riusciremo, non sono mai stato così sicuro di qualcosa come ora. Quindi basta paura, basta timore, ci siamo solo io te e questo bambino” conclude facendo incontrare le sue labbra con la mia fronte.
“Ti amo”. Riesco a dirgli solo questo perché le lacrime stanno già prendendo possesso del mio volto.
“Non piangere Ali che ancora devo finire il mio discorso” e si inginocchia davanti a me prendendomi per mano. O mio Dio. “Ali, vuoi rendermi l’uomo più felice del mondo, sposando questo povero avvocato da strapazzo davanti a te?”.
Le lacrime iniziano a scendere ancora più copiose dai miei occhi, ma riesco solo a dire “No”.
Lui mi guarda sconcertato, ma prima che possa aprire bocca, inizio a parlare. “È la cosa che inconsciamente desidero sentirti dire da quando ci siamo incontrati, ma non voglio che tu me lo chieda solo perché aspetto un bambino” ammetto dolorosamente. Voglio che venga da lui, non che sia solo un modo per riparare a ciò che è successo.
Lui si alza senza dire niente, va verso il divano dove ha posato la giacca e tira fuori qualcosa dalla tasca. Saranno le chiavi. Chiudo gli occhi non avendo il coraggio di guardarlo mentre esce da casa nostra.
Qualcosa però si poggia sulle mie mani ed apro gli occhi. Una scatolina di velluto aperta e dentro un anello che fa bella mostra di sé. Alzo gli occhi e incontro il suo sguardo.
“L’ho comprato circa sei mesi fa” mi dice come se non fosse niente.
Io riesco solo a dire “Cosa??”.
“Sono passato davanti ad una gioielleria e l’ho visto: mi sei venuta in mente subito tu così, senza nemmeno pensarci, l’ho comprato. Aspettavo un momento magico per dartelo, ma poi, con la storia di Yuki e del suo arresto, mi sono detto di lasciar passare prima il processo, fino a stasera però”. Io lo guardo senza riuscire a spiccicare parola. “Quindi non dipende solo dalla tua gravidanza la mia richiesta: è solamente la voglia di passare il resto della vita con te”.
Al suo sorriso perdo un battito.
“Si” gli dico allora senza esitare più nemmeno un secondo.
Mi abbraccia piano e mi sussurra all’orecchio “dillo”.
“Si, voglio passare il resto della mia vita con te avvocato da strapazzo che non sei altro” e inizio a ridere e lo stringo ancora più forte a me.
Passano secondi, minuti, ore e niente esiste più oltre me e Will. La passione ci porta fino al nostro letto e lì ci amiamo ancora una volta, senza più indugi, senza più remore. Solo io e lui.
Dopo aver raggiunto l’apice del piacere resta ancora dentro di me comprendendo e condividendo il mio bisogno di sentirlo profondamente. Si stacca poi da me ma, per non farmi la distanza dal suo corpo, mi tiene stretta a se abbracciandomi e accarezzandomi il ventre.
Noto che vorrebbe dirmi qualcosa, ma tace, così lo invito a parlare.
“Non vorrei rovinare questo momento assolutamente perfetto, solo che mi chiedevo una cosa. Ti ho detto e dimostrato quanto sono felice di questo” e mi sfiora più leggermente la pancia “ma come è possibile? Noi abbiamo sempre usato precauzioni. E poi cosa c’entra Yuki? prima dicevi che in un certo senso era a causa sua”. Lo spirito investigativo è proprio in lui accidenti. Ed ora devo dirgli tutta la verità.
“Le cose sono collegate” dico rimanendo sul vago.
“Come?”.
“Ti ricordi qualche settimana fa? Anzi, per meglio dire, non te la dovresti ricordare. La casa sotto sopra, noi avvinghiati sul divano…” interrompe la mia descrizione con “sì, ma lei che c’entra?”.
“Lo abbiamo concepito durante quella nottata” e mi fo coraggio continuando “ed è stata lei a provocarla”.
“Era lì presente con noi? Oddio, abbiamo fatto una cosa a tre??”. Uno scappellotto sulla testa è il minimo che posso dargli.
“Quando fai così ti pesterei” ma riacquisto il controllo di me. “Il pomeriggio prima c’era stato il rito per Cathy e c’erano dei dolcetti, dei muffin per la precisione. La mattina dopo non c’erano più”. Lui annuisce col capo per farmi capire che almeno questo lo ricorda. “Beh, quei dolcetti erano stati drogati e noi li abbiamo mangiati tutti. Per questo non ricordiamo niente di quella notte, loro l’hanno provocata si può dire” ammetto tutto di un fiato.
“E perché sarebbero stati drogati?” e aggrotta le sopracciglia.
“Per invogliare Cathy a fare quello che Yuki le diceva”.
“Ma eravamo tutti dubbiosi su quella specie di rito e difatti non mi pare che abbia avuto chissà quale risultato”. Continua ad accarezzarmi il ventre. “Quindi a chi poteva interessare di far sì che Cathy ubbidisse a ciò che le veniva detto da Yuki? Solo …”. Ci è arrivato. “Yuki??”.
“Eh già” rispondo semplicemente.
Smette di coccolarmi e si mette seduto appoggiandosi alla spalliera del letto. “Lei ha drogato i muffin  e non ci ha detto niente? Noi li abbiamo mangiati, abbiamo fatto l’amore per tutta la casa senza nemmeno ricordare precisamente cosa abbiamo fatto e sei rimasta incinta?”.
Evito di guardarlo e sposto lo sguardo sulla parte opposta del letto alzando le sopracciglia e piegando le lebbra.
Lui sembra capire comunque il mio silenzio. “La strozzo!!”.
“È  la stessa cosa che ho detto anch’io quando l’ho saputo” gli dico sorridendo.
“Quando?” mi chiede solamente.
“Più o meno una settimana mi sono accorta del ritardo e ho collegato le cose: stavo per fare il test quando è venuta Cathy per chiederti qualcosa sul suo tirocinio. Abbiamo parlato un po’, le ho detto i miei dubbi e mi ha aiutato a fare chiarezza. Lei ne aveva mangiato solo uno e poi era uscita di corsa di casa come una pazza, se ricordi, quindi non sapeva che fine avessero fatto quei dolci”. Mi volto a guardalo e vedo che il suo volto si sta incupendo sempre di più. “Mi dispiace non avertelo detto prima”.
“Non è colpa tua, a quanto pare c’è solo una persona che è si può incolpare e di sicuro non sei tu”. Mi sono arrabbiata anch’io quel giorno con Yuki, però non voglio che Will le porti rancore: è sempre il suo avvocato dopotutto, oltre ad esserle amico.
“Ma non immaginava di certo cosa sarebbe potuto succedere e di sicuro non pensava che sarebbe uscito fuori un bambino da quei muffin”. Mi guarda scioccato. “Dai, hai capito cosa voglio dire. Ormai è successo, vogliamo questo bambino e saremo felici, punto. Il passato è passato”.
“Per te dovremmo dimenticare tutto e basta? Un figlio nato da dei dolcetti drogati per un rito voodoo? È questo che vorresti raccontargli da grande?”.
“Meglio questo che descrivergli le condizioni della casa il giorno successivo”. Provo a sdrammatizzare.
“C’è poco da scherzare”. È davvero arrabbiato stavolta, cavolo.
Proviamo con un’altra tattica: senso di colpa.
“Tu sei pentito!” lo accuso di punto in bianco.
“Eh?”. Sembra cascare dalle nuvole.
“Tu sei pentito che sia incinta, questo è il motivo per cui te la stai prendendo tanto!” dico singhiozzando. Abbraccio poi le gambe che ho portato al petto e poggio la testa su queste per nascondere le finte lacrime e il sorriso che in realtà spunta sul mio volto. “Tu non vuoi questo bambino, non vuoi diventare padre e probabilmente non vuoi nemmeno me!”.
“Come puoi dire questo Alice?”. Cerca di circondarmi le spalle col suo braccio ma mi scanso. “Io amo te e amo questo bambino, solo che non era proprio in questo modo che pensavo di concepire mio figlio”.
“Sei sicuro??”. La voce ingenua e zuccherosa che mi esce è frutto di anni e anni di discussioni con Will, che ovviamente finiscono sempre con me vincitrice.
“Certo amore” e stavolta non mi divincolo dal suo abbraccio.
Alzo di nuovo la testa e lo guardo con un broncio. “Dimostramelo allora”.
“Pensavo di avertelo provato a sufficienza questa sera”.
“Fai pace con Yuki” e stavolta il mio tono è assolutamente autoritario.
“Lo sapevo che era questo il tuo scopo fin dall’inizio. Finisce sempre così tra noi, eh?” e inizia a farmi il solletico. Dopo un po’ di lotta e di risate riprende. “E poi che pace dovrei farci? Ancora non ci ho litigato”.
“Questo è il punto: non voglio che ciò succeda. Non puoi dimenticare o perlomeno non darci tutta questa importanza?” ma il suo sguardo mi fa capire che la risposta sarebbe stata un no. “Per me…” e di nuovo gli occhioni dolci. Altra tattica.
Stavolta resiste solo qualche secondo e sbotta. “Ok, d’accordo. Non ci litigherò”.
Io gli salto letteralmente addosso e mi trovo così completamente distesa, e nuda, sopra di lui. Inizio poi a stampargli una serie di baci sul volto, che finiscono però presto quando lui, passandomi una mano sulla nuca, spinge la mia testa contro la sua, o precisamente le mie labbra sulle sue.
Devo ammettere che le nostre discussioni finiscono perlopiù in questo modo.
Mi sto lasciando andare e anche lui a giudicare dalle sue carezze sempre più passionali e intime. Avvicina poi la bocca al mio orecchio e inizia a parlare. “Non ci litigherò, ma stavolta ha esagerato e dovrà imparare la lezione”.
Mi divincolo, a malincuore, dalle sue mani. “Cosa vuoi fare Will?”.
Lui inverte le posizioni e stavolta mi ritrovo sotto, con lui che mi guarda dall’alto. “Ho già un’idea in mente, ma non ti preoccupare amore, la scoprirai domani”. Io però continuo a resistere ai suoi baci sul collo cercando di scansarmi. “Ali, servirà solo per farla desistere la prossima volta dall’aggiungere strani ingredienti alla Millefoglie. Lo faccio anche per farla smettere con queste cose, non sei d’accordo con me?”.
Stavolta però è lui a fare gli occhietti dolci e sa bene quanto perda autocontrollo di fronte a William versione Teddy Bear. Mi spingo col busto verso di lui e inizio a baciarlo con passione. “Che ne dici di continuare a festeggiare le novità?” gli dico maliziosamente, mentre la mia mano, che si trova sul suo torace, inizia a scendere sempre più in basso … Lui non se lo fa ripetere due volte, visto poi che solo di rado sono io a prendere l’iniziativa in questo modo.
Per un bel po’ di mesi potrò usare la scusa degli ormoni per questi miei momenti ed eccedere: benvenuta versione vietata ai minori di Alice.

 
 
 
¹ To Build A Home - The Cinematic Orchestra
 
 
 

*L’Angolo dell’Autrice*
 
Nuovo aggiornamento!! Scusate se ho tardato qualche giorno, ma eccovi questo capitolo nuovo nuovo. Finora non c’erano stati capitoli così romantici via quindi sarà un po’ una cosa nuova, anche se l’inizio è tutto tranne che sdolcinato. Yuki è stata arrestata e abbiamo scoperto anche il perché, Will è il suo avvocato e finora si è dimostrato abbastanza in gamba … ma riuscirà a farla uscire? In compenso abbiamo avuto un “lieto fine” tra lui ed Alice, almeno finora… E Will ha qualcosa in mente a quanto pare, ma cosa?? Vediamo chi di voi si avvicinerà di più all’enigma :D Non abbiamo trovato il pov di Catherine in questo capitolo perché secondo me questi episodi dovevano essere scritti secondo il punto di vista di quelli realmente coinvolti, ma la ritroveremo nel prossimo insieme a tutti gli altri. Non so se pubblicare il prossimo diviso a metà quindi più breve o un capitolo unico, ci penserò.
Passiamo ai ringraziamenti:
 Anna_Asia : eh si, quel capitolo non era così divertente e neanche questo, sempre se escludiamo l’inizio, ma dal prossimo ritorneremo anche alla comicità Xd
Space Pirate Ryoko : abbiamo visto che anche Will ha preso bene il risultato del test, più che bene! E per Yuki almeno per ora se ne starà al fresco (poi con questo caldo… ahah)
  Lucyspice : mi fa piacere che ti stia appassionando a questa storia e spero che tu abbia apprezzato anche questo capitolo :D

Ringrazio chi ha inserito la storia tra quelle da ricordare:
1 - _Miss_
 
Ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite:
1 - Anna_Asia
2 -gismy88
3 -Lucyspice
4 - Music_Is_You
5 - Space Pirate Ryoko 
6 - Vagnona94
7 -VeroSD
 
Ringrazio chi ha inserito la storia tra le seguite:
1 - Carocimi
2 - Ceres13
3 - Eli12
4 - fresita93
5 -giulimpire
6 - lety91
7 - love_3
8 - maylea85
9 - MBDB
10 - NexiRain
11 - roxi  
12 - SamSam333
13 - Veronica91
14 -wilma
15 - YouGotWires  
16 - you_and_me
17 - Yuuki_Shinsengumi  
18 - _Bonnie_
19 - __bea__
 
E ringrazio chi ha letto solamente.
Mi fa piacere che questa storia sia sempre più seguita e se volete lasciare un commento sono sempre ben accetti Xd
Passiamo allo spoiler!!
 

Spoiler

 
Lui così continua. “Già, perché dobbiamo ringraziare solo lei per questa splendida notizia. Lei e i suoi biscotti”. O cavolo, si mette male.
Mi volto e vedo Eric che pare essere della mia stessa idea, infatti si agita nervosamente sul posto. Ma lui non c’entra niente con questa storia.

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Capitolo 8
*** Trouble is a friend - Parte I ***


So don't be alarmed if he takes you by the arm,
I won't let him win but I'm a sucker for his charm.
Trouble is a friend, yeah.
Trouble is a friend of mine.¹

 
 
 

Mercoledì, ore 9.30, carcere di Andersorville
 
“Su che non ti morde nessuno” la sfotte per l’ennesima volta Eric.
“Eric, zitto. Jessica entra e non rompere”. Sembro la loro madre.
“Vi ho detto che non ci voglio entrare lì dentro!” urla Jess riducendo la voce a quella di una bambina davanti ad uno studio dentistico.
“Ma sei un avvocato, diamine!” sbotto io provocando le risate di Eric.
“Da sole poche settimane e poi questo cosa vuol dire? Gli avvocati mica devono stare in prigione!” e questo fa voltare alcuni poliziotti lì presenti.
“Tu ci andrai tra poco di questo passo” continua a ridere suo fratello.
“Eric, ti ho detto di stare zitto” poi mi rivolgo a Jessica “e tu, per notizia, un giorno potrai avere anche dei clienti chiusi qua dentro e cosa dirai loro? Scusate, ma non ho paura di entrare in un carcere? Vi mando tutto via mail?”.
“Sarebbe più comodo usare facebook” e alza gli occhi, facendomi capire che lo pensa sul serio.
“Richiesta di amicizia da The Killer: accetti o aggiungi ad una lista?” scherza Eric.
“Si, quella dei clienti di Jessica senza speranza di uscire” gli rispondo.
“Ahahah bella battuta Cathy” e mi abbraccia per le spalle per un attimo, per poi ritornare a ridere inginocchiato per terra.
Vorrei tanto fosse una battuta…
“Dai Jess, Yuki e Nicole ci stanno aspettando dentro e Will ed Alice stanno per arrivare. Non sei venuta a trovarla nemmeno una volta in questi giorni” cerco di convincerla ancora.
“Mi dispiace, ma cosa ci posso fare se ho il terrore delle prigioni? Nostro padre quando eravamo piccoli ci ha fatto vedere sempre film ambientati qui” e si ferma un secondo per indicare con una mano le mura alte. “Ma il brutto è che finivano sempre male: assassini, torture, fantasmi”.
“Fantasmi? Hai paura di incontrare Casper lì dentro?”. Non dovevo dirlo, infatti Eric alza il volume delle sue risate.
“Sì, cioè non fantasmi, però mi fa paura lo stesso” rivela timidamente. “E tu la vuoi smettere di ridere come un cretino??” urla verso il fratello.
“Per una volta posso dire sinceramente di non essere il Dawson cretino della situazione” e non posso dargli torto.
Riprovo per l’ennesima volta prendendole una mano tra le mie. “Ragiona Jess: entriamo solo per andare a trovare Yuki e ascoltare ciò che ci deve dire Will. Saremo tutti insieme, non ti lasciamo da sola” ma questo non sembra convincerla più di tanto, così sfodero l’ultima arma. “Pensa a te, un giorno, sui giornali” inizio a dire ma Eric mi interrompe sogghignando “si, per il record di persone mandate dietro le sbarre”.
“Taci” e lo guardo in cagnesco, prima di rivolgermi di nuovo a Jess. “Un processo importante e tu hai vinto e diventerai famosa, ricca, tutti ti vorranno come avvocato”. Lei inizia ad avere uno sguardo estasiato: è caduta nella trappola. “Ti chiederanno di partecipare a programmi televisivi, avrai servizi completamente dedicati a te, ti dedicheranno canzoni!”. Meglio esagerare per convincerla.
“Conquisterò il mondo” dice sognante guardando in aria. Mi sa che ho esagerato, però almeno ho colpito in pieno.
Manca solo una cosa. “Però i processi più importanti saranno verso persone chiuse qui dentro. Non diventerai una star difendendo qualcuno per un litigio condominiale. Quindi non vuoi approfittare di questa opportunità ed entrare?”.
Io ed Eric la guardiamo per qualche istante finché non dice “ok, diamoci una mossa ad entrare. Il mio pubblico mi aspetta” e inizia a incamminarsi da sola verso l’entrata.
Eric mi guarda stupito e fiero. Si avvicina poi a me per dirmi “tu dovevi entrare in politica, altro che lingue” e sghignazzando segue la sorella.
Che fatica.
 
Li trovo poi dentro ad abbracciare Yuki.
“Come va oggi?” chiedo io.
“Sono stufa Cathy, odio questo posto e non vedo l’ora di uscire”. Sembra davvero sfinita.
“Will ha detto di avere delle novità e sembrava anche abbastanza contento a telefono, almeno così mi è sembrato. Siamo ottimisti” dice Nicole e si avvicina ancora Yuki.
“Sicuramente. Vedrai che uscirai presto di qua” la rassicuro anch’io.
“Hai sempre William Tuner come avvocato mica mia sorella” scherza Eric, guadagnandosi poi una gomitata sul fianco da parte della diretta interessata.
“Hey!” sbotta lui e iniziamo così a ridere anche noi.
Sono sicura che Eric volesse alleggerire la tensione con quella battuta e cercare di farci sorridere: ha un cuore d’oro nascosto sotto tutta quell’idiozia.
Vediamo poi Alice e Will venirci incontro.
Mentre tutti sono impegnati a sommergere lui con le loro domande, io mi avvicino a lei e le sussurro piano all’orecchio “allora, gliene hai parlato?”.
Anche lei ha passato una settimana d’inferno, piena di paura per come avrebbe preso Will la notizia di un figlio.
“Lo saprai tra poco” e mi sorride.
Credo che gliel’abbia detto e sono sicura che sia andata bene visto che non la vedo sorridere in questo modo da quel pomeriggio a casa sua quando l’ha scoperto: sono davvero felice per loro.
Ritorniamo così dagli altri.
“Il processo quindi si terrà venerdì?” chiede Nicole.
“Si, sono riuscito ad accordarmi con il procuratore e penso non ci saranno problemi: il ragazzo ha confessato tutto quindi rimangono solo accuse di poco conto a tuo discapito”. Finalmente una buona notizia.
Tutti iniziano ad abbracciarsi e Yuki mima un “grazie” con le labbra verso Will.
Lui scuote la testa e continua a sorridere.
“Ma non sono finite qua le novità” dice Will dopo poco mettendosi vicino ad Alice. È il momento.
“Già vi vorremmo fare partecipi di una cosa stupenda che ci è successa”.
“Avete vinto al lotto?”. Ma perché Jessica parla sempre così a sproposito?
“Avete fatto sesso selvaggio?”. Ma allora è una cosa di famiglia! Benché Eric ci sia andato vicino…
Alice e Will si voltano uno verso l’altra per un attimo e poi dicono insieme “Aspettiamo un bambino”.
Nessuno apre bocca per diversi secondi, quando alla fine Eric si avvicina a Will e gli poggia una mano sulla spalla “e bravo il nostro avvocato, fa centro sia dentro che fuori dall’aula”.
Un’altra occasione per stare zitto volata via per Eric.
Tutti però sembrano svegliarsi dopo questa battuta ed iniziano ad abbracciare Alice e Will, che in questo momento sembrano davvero al settimo cielo, continuando a dire “è stupendo, congratulazioni!”. Vedo persino una lacrima uscire dagli occhi di Nicole.
In compenso stiamo facendo davvero rumore, tutti attorno ci iniziano a guardare. Fra poco ci cacceranno … o chiuderanno dentro.
“Non ti preoccupare Alice, tra qualche mese ti aiuteremo noi a perdere i kili messi su con la gravidanza” dice Jess abbracciandola. Questa non può fare altro che ringraziarla timidamente.
Oggi i fratelli Dawson si saranno messi d’accordo per chi dice più idiozie.
Dopo altri abbracci e congratulazioni varie Will si avvicina a Yuki e le mette un braccio attorno alla spalla circondandola.
“Non saremmo qui oggi a festeggiare se non fosse però per Yuki” inizia a dire.
Yuki si volta verso di lui e lo guarda confusa.
Io mi accosto di più ad Alice e le chiedo sottovoce “cosa sta facendo Will?”.
“Non so cosa ha in mente, non me l’ha voluto dire” mi risponde lei.
Stavolta mi preoccupo davvero. Mai far arrabbiare un angelo come Will.
Lui così continua. “Già, perché dobbiamo ringraziare solo lei per questa splendida notizia. Lei e i suoi biscotti”. O cavolo, si mette male.
Mi volto e vedo Eric che pare essere della mia stessa idea, infatti si agita nervosamente sul posto. Ma lui non c’entra niente con questa storia.
“Will ascolta, mi dispiace per …” inizia Yuki ma lui subito la interrompe “non devi dispiacerti, noi siamo davvero felici. Vero Ali?” e si rivolge a lei sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi. “Sì e infatti vi volevamo dire anche un’altra cosa. Abbiamo deciso di sposarci”. Questo non me l’aspettavo.
Ma siamo ancora più contenti di prima e ricomincia il giro delle congratulazioni e degli abbracci: oggi ne sto avendo la nausea.
Will si avvicina di nuovo ad Alice e, stringendola, ricomincia a parlare. “Però, pur essendo davvero felice di tutto questo, non posso dimenticare e lasciar correre la cosa. Tu sapevi tutto e non ci hai detto niente” dice verso Yuki.
“Lo so e mi dispiace. Sarei voluta salire quando ce ne siamo accorti ma…” e di nuovo viene interrotta, ma stavolta da Alice. “Ve ne siete accorti? Chi lo sapeva oltre te?”.
“Quel cretino lì dietro, che tenta di nascondersi dietro di voi”. Tutti così ci giriamo e vediamo un Eric completamente sbiancato.
“Tu sapevi tutto e non ce l’hai detto?” gli chiede Will stupito.
“Non pensavo succedesse qualcosa, anzi, sarebbe stata una marcia in più per voi. Vi siete divertiti quella notte o mi sbaglio?” e sfodera un sorriso malizioso verso quei due che non sembra lo accettino volentieri dalle loro facce.
“Eric, che ti ho detto fuori?” e lo azzittisco ancora. Cerchiamo di salvare il salvabile. “So che c’è poco da scusarsi ma l’avete detto anche voi che siete davvero contenti di quello che è successo, state creando una famiglia e credo di parlare a nome di tutti qui quando dico che sono super felice per voi. Hanno sbagliato a non dirvelo, però sono sicura che siano pentiti fin troppo” e mi volto così verso di loro.
Yuki lo è davvero, è la prima volta che non la vedo pimpante. Eric invece, dopo il mio discorso, sembra aver riacquistato la circolazione del sangue e pare offeso più che rammaricato. Gli do così una gomitata come quella che aveva ricevuto poco prima da Jessica.
“Oh, ma oggi che avete tutti? Si ok, avrei dovuto avvisarvi, mi farò perdonare in qualche modo” dice alla fine. Non sono le scuse migliori, ma si tratta sempre di Eric.
“Lo farai di sicuro” inizia Will “pensavo c’entrasse solo Yuki in questa storia, ma vorrà dire che troverò una giusta punizione anche per te, magari quando meno te l’aspetti” e gli sorride. Quel sorriso però non è come quelli fatti finora, ha un non so che di malefico.
“Ci vuoi dire finalmente cosa hai in mente?” gli chiede Alice.
“Un modo per far capire a Yuki quello che ha fatto e soprattutto farle capire che dovrà smetterla con questa roba. Niente più muffin drogati, né creme caramel, né altro. Ma serviva una punizione, se proprio la vogliamo chiamare così” e si interrompe. Riprende poi. “Ho deciso di lasciare il tuo caso”.
“Cosa??” e proviene da tutti noi.
“Non puoi farlo Will!” sbotta Alice.
“Va bene, ho sbagliato. Ma come farò a uscire di qui senza un avvocato? Il processo è dopodomani!” gli chiede Yuki.
“Ho pensato a tutto, difatti ho già trovato un altro avvocato ed è qui tra noi”. No, non può dire sul serio. 
“Non stai parlando di mia sorella, vero? È la volta buona che Yuki rischia l’ergastolo!”.
“Hey, guarda che sono qui” gli dice Jessica.
“Scusaci Jess, è solo che siamo preoccupati. Tu sei un avvocato da poche settimane, come ci hai ricordato prima, come puoi seguire un processo penale?” le chiedo perplessa.
“Toccherà pure imparare” risponde semplicemente.
“Oh mamma” dice Eric portandosi una mano sulla fronte e coprendosi gli occhi.
“Non la lascerò sola, sarà affiancata da un altro avvocato dell’ufficio, ma sarà comunque lei a seguire Yuki in questi ultimi due giorni fino al processo” ci dice Will calmo.
“Ma tu già lo sapevi Jess?” le chiede Nicole.
“Stamattina, prima di venire qui, Will mi ha chiamato dicendomi che avrei avuto una parte in questo processo, ma non credevo di certo di diventare il suo avvocato!” dice Jess e poi continua rivolgendosi a Yuki direttamente “prometto di fare il mio meglio per farti uscire di qua, anche perché l’arancione che indossi non ti dona affatto”.
Non so se è il tono completamente sconvolto che ha appena usato o è proprio la frase di per se, fatto sta che ci voltiamo tutti nello stesso istante verso di lei, ognuno con un’espressione visibile stampata in faccia.
Eric, pur non ridendo, si nota lontano un miglio che sta cercando in tutti i modi non scoppiarle in faccia e mantenere un minimo contegno. Avrà forse capito la gravità della situazione? Naaah, sarebbe troppo bello.
Yuki e Nicole si prendono per mano e quest’ultima passa un braccio intorno alle spalle della giapponesina tentando di trasmetterle un po’ speranza e positività, anche se non sembra che ne abbia molta anche lei.
Alice e Will confabulano a bassa voce: probabilmente lei gli starà chiedendo se è davvero sicuro di ciò che ha in mente, ma non credo cambi idea. Tutto sommato lo capisco, è arrabbiato e cerca un modo per vendicarsi almeno in parte. Spero che andrà tutto bene per Yuki e sono certa che anche Will, benché oggi stia tentando di nasconderlo dietro uno sguardo da vendicatore della notte, non la lascerebbe marcire in un carcere: sono più che certa che Jessica sarà affiancata da un collega di cui si fida e anche competente.
L’unica cosa che continuo a chiedermi è come gliela farà mai scontare a Eric: dopotutto anche lui c’entra con questa storia … forse Will manderà lui in carcere al posto di Yuki.
“Dai ragazzi, stavo scherzando!” sbotta Jess distraendoci dai nostri pensieri.
Nonostante ciò non sembra che qualcuno di noi le abbia dato peso, difatti Will inizia a parlare subito dopo di lei, senza neanche risponderle. “Scusate gente ma adesso io ed Alice dobbiamo proprio andare. Abbiamo un appuntamento col medico, la prima vera visita di questo mini Tuner” e le accarezza dolcemente la pancia. Sembrano proprio al settimo cielo e ne sono davvero felice. Poi si avvicina a Yuki “non ti preoccupare, non avrei mai lasciato questo caso se non fossi stato certo che Jess se la caverà, vedrai. E quando uscirai terremo una festa a casa nostra per festeggiare questi ultimi eventi e anche la tua scarcerazione. Ma mi raccomando, niente dolcetti” e detto questo le spettina un po’ i capelli.
Yuki sembra più serena rispetto a poco fa, probabilmente ha capito le ragioni di Will e si fida di lui.
Non è della stessa opinione Jess che invece continua a guardarsi intorno cercando una via di fuga, che purtroppo non c’è. Probabilmente solo in questo momento si sarà resa conto del compito che le aspetta, ma sono certa che si impegnerà al massimo in questa causa, nonostante abbia avuto un così breve preavviso. Se non altro lo farà per evitare di entrare in un carcere almeno nei prossimi mesi.
Dovremmo fidarci anche noi? Forse è meglio aspettare il processo.
 
 
 

¹ Trouble is a friend - Lenka 
 
 
 
 

*L’Angolo dell’Autrice*
 

Finalmente nuovo capitolo! Più corto degli altri ma, come forse avrete notato, è solo la prima parte. Spero di pubblicare presto la seconda, il capitolo è già pronto ma questa nuova sessione d’esame è appena iniziata e già mi distrugge … Per tornare a questo invece: stiamo iniziando a conoscere meglio un altro personaggio, Jess, e spero vi inizi a piacere anche lei. In fondo ho anche inserito la sua ipotetica foto Xd Per il resto abbiamo avuto la piccola vendetta di Will e chissà come andrà il processo …lo vedrete nel prossimo capitolo comunque :D
Ringraziamentiiiii
Space Pirate Ryoko : abbiamo avuto la vendetta di Will, ma ancora non si sa se Yuki rimarrà in prigione, dipende da Jessica xD
Anna_Asia: la punizione c’è stata, ma scopriremo solo nel prossimo cosa succederà Xd
 
Ringrazio chi ha inserito la storia tra quelle da ricordare:
1 - fresita93
 
Ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite:
1 - Anna_Asia
2 - gismy88
3 -Lucyspice
4 - Music_Is_You
5 - SmileYou 
6 - Space Pirate Ryoko
7 - Vagnona94
8 - VeroSD
 
Ringrazio chi ha inserito la storia tra le seguite:
1 - Carocimi
2 - Ceres13
3 - Eli12
4 - fresita93
5 -giulimpire
6 - Lady Sognatrice
7 - lety91
8 - love_3
9 - maylea85
10 - MBDB
11 - NexiRain
12 -roxi
13 - SamSam333
14 - Veronica91
15 - wilma
16 - YouGotWires
17 - you_and_me
18 - Yuuki_Shinsengumi
19 -_Bonnie_
20 - __bea__
 
E chi come sempre ha letto solamente.
Vi chiedo come al solito di lasciare un mini commento se volete e vi lascio con lo spoiler del prossimo capitolo Parte II e la foto di Jess.
 

Spoiler

 
“Qualcosa che hai combinato?”. Sembra di giocare a Indovina Chi.
“Non la metterei così” fa una pausa e riprende. “Diciamo che è qualcosa che non posso controllare: ci ho provato, ma non ci riesco. Qualcosa che sento, che provo”.




 
 
 

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Capitolo 9
*** Trouble is a friend - Parte II ***


But he is there in the dark,
He is there in my heart,
He waits in the winds,
He is gonna play a part.
Trouble is a friend, yeah
Trouble is a friend of mine.
¹



Venerdì, ore 8.30
Questi due giorni sono davvero passati in fretta, come se in realtà fossero trascorse solo poche ore, le poche cioè che abbiamo potuto dormire.
Non appena Will e Alice sono usciti dal parlatorio in carcere, ci siamo ritrovati a guardarci negli occhi e a renderci conto di quello che sarebbe successo di lì a due giorni. Una nostra amica sarebbe stata processata, un’altra sarebbe diventata il suo avvocato e noi?
Sapevo che Will avrebbe dato una mano, pur non dicendoci niente (la sua fidanzata però ci aveva detto che avrebbe passato quegli ultimi giorni in ufficio con quel collega che avrebbe aiutato Jess in aula), ma anche noi dovevamo fare la nostra parte. Così ci siamo ritrovati tutti a casa Dawson: io, Eric, Alice, Nicole e l’immancabile AllyMcBeal della situazione. Armati di buona volontà e soprattutto con un frigo pieno, abbiamo provato a mettere insieme le nostre idee, pur non conoscendo la giurisprudenza o i cavilli giudiziari a cui avrebbe potuto appigliarsi il giudice, ma in fin dei conti per quello c’era Jess.
Siamo stati lì negli ultimi due giorni a cercare ogni modo per scagionare Yuki; abbiamo dormito solo poche ore per aiutare Jess a preparare la sua prima e vera arringa che avrebbe tenuto oggi e, benché non lo dica spesso, mi sento ottimista.
Sono sicura che andrà tutto per il meglio e che ci ritroveremo presto a festeggiare finalmente e, come ha detto Will, senza quei muffin, le bellissime novità degli ultimi giorni.

Ora sono in macchina con Eric: è passato a prendermi per andare insieme in tribunale. Ero tornata a casa per farmi una doccia e cambiarmi. Alice e Will porteranno Nicole, mentre Jess si trova già lì.
Sono tranquilla per come andrà oggi, ma non posso dire la stessa cosa per il mio autista. Eric continua a cambiare stazione radio ed è la prima volta che non lo vedo cantare a squarciagola mentre guida.
Mi è sembrato abbastanza nervoso nelle ultime ore e poche volte l’ho visto così agitato. Ricordo una volta al liceo: aveva litigato furiosamente con il professore di biologia perché aveva preso le difese di alcuni ragazzi che, benché il loro compito non fosse così errato, non avevano passato il suo ultimo esame.
Lo sapevamo tutti che faceva favoritismi, ma sapevamo anche che metterselo contro significava avere un nemico tra i professori e non è mai un bene avere un insegnante contro, soprattutto se dalla parte di questo ci sono anche altri docenti. La situazione era degenerata con insulti da entrambe le parti e chiamarono così il preside che decise la sospensione per entrambi per una settimana.
Non avevo mai visto Eric così arrabbiato e deluso: non riusciva a credere di aver fatto una cosa giusta, aver preso le difese di altri nonostante lui avesse passato, benché con il minimo, quell’esame e poi essersi ritrovato sospeso.
Così fece una cosa di cui certo non ne vado molto fiera, ma sicuramente molto divertente.
Andò sotto casa del professore in questione e, in una sola notte, smontò completamente la sua amata Audi, pezzo per pezzo. Suo zio è un meccanico e gli aveva quindi insegnato sin da piccolo i segreti del mestiere, compreso come costruire un’automobile: di sicuro però non si aspettava che il nipote potesse fare il processo inverso, soprattutto sulla macchina di un estraneo.
Il professore la mattina dopo trovò sì l’automobile, ma non come l’aveva lasciata. Il bello fu che Eric si appostò anche dietro un palazzo vicino per scattare una foto alla faccia che avrebbe fatto l’insegnante quando avrebbe visto la sua adorata Audi.
Ridemmo per giorni per quella sua bravata e per la faccia scioccata del professore, ma, finita la sospensione, Eric ebbe la brillante idea di portare in classe quella foto per farla vedere anche agli altri compagni.
Quella foto però sparì durante l’intervallo e Eric iniziò ad essere davvero preoccupato che potesse essere arrivata nelle mani del professore. Quest’ultimo di sicuro immaginava chi fosse l’artefice di quello scherzo ma non poteva accusarlo senza prove: quella foto però lo avrebbe incastrato e di sicuro avrebbe avuto problemi ben più gravi di una semplice sospensione.
Passò interi giorni a tormentarsi, a passeggiare su e giù per la casa e la scuola senza fermarsi, come un’anima in pena, almeno fino a quando la foto non scappò fuori inspiegabilmente da un libro, che aveva comunque controllato centinaia di volte. Ma lui non ci badò più di tanto, preso com’era dall’euforia di aver ritrovato quella foto e la conservò da allora gelosamente in camera sua.
Non gli dissi mai che l’artefice di quello scherzo era in realtà sua sorella, che voleva divertirsi alle sue spalle e vendicarsi dello scambio di tinta per capelli che le aveva fatto lui un giorno e che aveva portato i capelli di Jessica dal tanto agognato castano chiaro al rosso semaforo. Era andata in giro per giorni con una specie di turbante sulla testa per non farli vedere e non aspettava altro che una buona occasione per vendicarsi.
In questo momento mi sembra nervoso come in quei giorni.
Lo conosco bene e so che se continua a grattarsi continuamente il capo e poi massaggiarsi il collo significa che è preoccupato e qualcosa lo turba: o forse ha le pulci, ma non credo.
È appena passata alla radio She’s Madonna di Robbie Williams e lui non l’ha cantata e anzi, ha cambiato stazione: è un problema serio!
“Hey Eric” inizio “sicuro di stare bene?”.
Lui sembra scendere dalle nuvole, infatti mi guarda solo dopo qualche istante per un attimo e poi ritorna a fissare la strada davanti a se. “ Sì, sto bene. Perché?”.
“Perché hanno appena dato una canzone di Robbie Williams alla radio e tu hai cambiato stazione”. Lui adora Robbie Williams, come me del resto.
“Ah, non ci ho nemmeno fatto caso”.
“Questo non è normale!” per niente oserei dire. “Forse sei preoccupato per Jess? Pensi che non ce la farà oggi?”.
“Sono certo che spaccherà oggi in aula, mai stato così sicuro di lei” mi risponde.
“Allora cos’hai? Sai che ti puoi fidare di me. Se hai un problema puoi dirmelo” gli dico guardandolo.
Intanto siamo arrivati davanti al tribunale e lui sta terminando la manovra di parcheggio. Spegne la macchina e inizia a guardarmi.
Ci fissiamo per qualche secondo e poi prende parola. “Devo dirti una cosa in effetti”.
“Ti ascolto” e gli sorrido.
Lui sembra di nuovo nervoso e ricomincia a massaggiarsi il collo fissando in basso il suo sedile.
“Dai forza, mica ti mangio” e gli do un pugnetto sul braccio per scuoterlo.
“È solo che non so come la prenderai” mi dice continuando a evitare di guardarmi.
“Non sono abituata a vederti così, non hai nemmeno fatto una delle tue solite battute stamattina”. È veramente strano e mi dispiace vederlo così.
“C’è poco da scherzare” e mi riguarda di nuovo negli occhi, più serio stavolta.
“Ora mi fai preoccupare. È una cosa grave?”.
“Sì, cioè, no, non grave”.
“Qualcosa che hai combinato?”. Sembra di giocare a Indovina Chi.
“Non la metterei così” fa una pausa e riprende. “Diciamo che è qualcosa che non posso controllare: ci ho provato, ma non ci riesco. Qualcosa che sento, che provo appunto”.
Il suo sguardo sembra trafiggermi.
“Che provi?”. Forse ho capito. “Oddio, ti sei innamorato!”. Si può dire che abbia appena urlato questa frase. Inizio a battere le mani e se fossi per strada di sicuro starei saltando in questo momento.
“Non so se sia proprio amore, ma penso sia una cosa simile” e mi sorride finalmente anche se timidamente.
“Sono davvero felice per te” e mi slancio per abbracciarlo. Lui rimane per qualche istante immobile e dopo mi stringe a se con forza.
Rimaniamo così, stretti l’uno all’altro, fino a quando mi scosto leggermente da lui e prendo parola.
“Ma adesso mi devi raccontare tutto!” e inizio a parlare senza sosta, come se non dovessimo andare ad assistere a un processo tra poco. “Quando l’hai conosciuta, cosa ti piace di lei, il suo nome ed io la conosco??”.
Fa un respiro profondo e comincia a raccontare.
“Lo conosco già da un po’ di tempo, siamo amici di vecchia data. Soltanto che non avrei mai pensato che potesse esserci qualcosa di più tra noi della semplice amicizia … ultimamente però sono cambiate molte cose, sono cambiato io. O, per meglio dire, ho iniziato a capirmi realmente e anche per merito suo”. Si interrompe, porta una mano sul capo e tira indietro i capelli. Si sta agitando di nuovo e non capisco il perché.
Forse si sente a disagio a raccontarmi di questa ragazza, non voglio quindi forzarlo. “Dai Eric, non importa. Puoi parlarmene un’altra volta, magari quando sarai meno teso” e gli sorrido.
Sembra riscuotersi alle mie parole. “Voglio parlartene da tempo ormai e non ne ho mai avuto il coraggio. Meglio approfittare di questa occasione”. Mi sorride e, anche se continuo a notare il suo nervosismo, riprende. “Questa persona si chiama Ca…”.
“Hey ragazzi. Che combinate là dentro?” e la voce di Will sovrasta quella di Eric.
“Fanculo Tuner!” e dicendolo Eric appoggia la testa sullo sterzo. “Puoi togliere il mio nome dalla tua Death Note, ti sei appena vendicato di me”.
Will ci guarda un po’ stralunato dal finestrino accanto a me e in effetti non ha tutti i torti.
Scendiamo dall’auto e salutiamo Will, Alice e Nicole.
Il tempo che Nicole chieda ancora informazioni sul caso al nostro avvocato, io mi accosto ad Eric bisbigliando “Scusami, ma Will ha sovrastato la tua voce e non ho capito. Qual è il suo nome?”.
“Non importa” mi risponde sgarbatamente e con passo veloce si discosta da noi e raggiunge l’entrata del tribunale.
Non capisco davvero cosa diavolo gli stia prendendo oggi. Will non poteva scegliere un momento peggiore per interromperlo. Già ci era voluto non si sa cosa per convincerlo a parlare, poi inizia a raccontare e viene pure interrotto.
Non riesco però a capire perché se la sia presa tanto ed anche il motivo del suo disagio. Forse è una tizia che non sopporto e pensa che non sarei felice per lui. Magari è la commessa da poco arrivata alla mia libreria preferita con la quale ho discusso per un libro solo pochi giorni fa. O forse è la sua ex, quella psicopatica che lo tartassava di messaggi ogni ora per sapere cosa facesse o con chi fosse e che un giorno arrivò persino a minacciarmi di non avvicinarmi più ad Eric perché pensava ci fosse qualcosa tra noi. Oppure non sarà per caso Danielle? No, non è possibile. Da anni la prendiamo in giro insieme e non può nascere l’amore così all’improvviso, soprattutto per quella vipera … o forse no?
Basta pensarci!
Eric si è volatilizzato, quindi dovrò aspettare la fine del processo per metterlo sotto torchio e tartassarlo fino a farmi dire quel nome. Fino ad allora non pensiamoci più e soprattutto non pensiamo al peggio.

Non ero mai stata in un’aula di tribunale. Ne ho viste molte in Perry Mason o in AllyMcBeal ma non vi ero mai entrata. Quando eravamo piccoli io e i Dawson facevamo finta di prendere parte ad un processo: io ero sempre il giudice, Eric ovviamente l’imputato e Jess l’avvocato. Probabilmente sin da allora aveva in mente di partecipare a processi, fare arringhe, difendere o accusare qualcuno.
Non mi ero mai resa conto di quanto questo mestiere si addica a Jessica.
Quando si iscrisse a giurisprudenza non ci credevo: non riuscivo ad immaginarla seria e professionale in un’aula, quando con noi era sempre fra le nuvole e pronta a scherzare e perdere tempo.
Ma in questo momento vederla lì, dietro al bancone, a parlare con Yuki e quello che dovrebbe essere il suo collega per questa causa, mi fa capire che non è una semplice professione per lei, ma quasi una vocazione.
Sono sicura che oggi darà il meglio di se, ne ero convinta stamani e adesso ne sono più che certa.
“Ciao. Come procede?” domanda banale, ma è l’unica che mi viene in mente mentre saluto Yuki e Jess.
“Siamo fiduciosi. Will ha fatto molto le scorse settimane e anche in questi ultimi giorni si è dato da fare. Ho sentito poi che il giudice è abbastanza indulgente con chi si trova di fronte alla legge per la prima volta. Non ci resta che aspettare il suo arrivo per iniziare” ci informa Jess.
“Anch’io sono più serena si può dire. I miei avvocati” ci dice Yuki con un sorriso e indica Jess e Will “mi hanno detto quanto vi siete dati da fare anche voi in questi giorni. Ve ne sono davvero grata, cercherò di sdebitarmi un giorno ve lo assicuro”. È quasi commossa.
“Era il solo modo per dare una mano. Aspetta comunque la fine del processo per ringraziarci” e solo mentre pronuncio queste parole mi rendo conto che, nel peggiore dei casi, Yuki potrebbe ritornare in quella cavolo di prigione.
Will sembra essersi accorto di questi miei pensieri, infatti inizia a parlare distraendomi da questo brutto pensiero. “Ragazzi, vi vorrei comunque presentare il mio collega dello studio legale che aiuterà Jessica nella causa. Cameron Gale” e indica l’uomo di fianco a lui e Yuki.
Un bel tipo lo devo ammettere. Non molto alto ma compensa l’altezza con il fisico che si intravede ed il fascino che emana: circa sulla trentina, capelli corti biondi, occhi castani e un sorriso da lasciare qualsiasi procuratore senza fiato. Lui e Jess potrebbero puntare sulla loro bellezza in questa causa, non c’è che dire.
“In realtà io ed Eric conosciamo Cameron da diversi anni. È il figlio di amici dei nostri genitori, quindi è stata una sorpresa ritrovarci colleghi in questo caso” ci informa Jess e poi rivolgendosi a questo, “ti ricordi mio fratello?”.
“Si, certo. Come va Eric?” gli chiede Cameron sorridendo.
“Bene grazie” gli risponde semplicemente questo, tornando poi a parlare con Alice.
“Ecco, sta per entrare il giudice. Mettiamoci seduti” ci avvisa Will e prendiamo posto proprio dietro il bancone dove si trovano Jess, Yuki e Cameron.
Vedo entrare così un uomo che dovrebbe essere il giudice di questa causa, ma c’è qualcosa in lui che non mi convince. Mi sembra di averlo già visto da qualche parte e sembra che non sia la sola a pensarlo. La sua entrata infatti è accompagnata da una serie di imprecazioni da parte di Jessica.
“Jeeeess, hey Jess” bisbiglio sottovoce per chiamarla.
Quest’ultima così si volta verso me dicendo solamente “cazzo, cazzo, cazzo”.
“Possibile che io conosca il giudice?” le chiedo.
“Qua il brutto Cathy è che IO lo conosco, non tanto tu” mi risponde agitata.
“Che intendi dire?”.
“Ma che cavolo vi prende?” ci chiede Alice che, di fianco a me, aveva notato questo nostro scambio di battute.
Ci rimettiamo seduti non appena fa la stessa cosa anche il giudice e Jess ci risponde sottovoce. “Quello è Matthew Gilbert. Te lo ricordi perché ci sono uscita qualche mese fa e continuavo a lamentarmi di quanto fosse noioso fuori e dentro il letto. Così l’ho scaricato con una telefonata e non l’ho più rivisto, fino ad ora almeno. Cazzo”. Si mette male la situazione.
Le nostre chiacchiere avevano attirato anche l’attenzione di Yuki e gli altri che si voltano verso di noi. “Che succede?” ci chiede la prima.
“Niente di preoccupante: il tuo avvocato si è fatto il giudice e l’ha scaricato con il telefonino” rispondo semplicemente.
“Che hai fatto??” domanda stupefatto Eric.
“Oh, in quel momento non immaginavo di certo che me lo risarei trovata di fronte in aula!” ci dice tesa.
“Ma almeno come sono rimaste le cose tra voi? Vi siete chiariti?” le chiede Nicole.
“Dopo quella telefonata non ho più risposto alle sue chiamate e ai suoi messaggi” le risponde Jess dandoci le spalle e tornando a fissare quella sua specie di ex.
“Sono nei guai” dice Yuki portandosi le mani al volto.
“Ma non puoi ritirarti da questa causa?” le chiedo.
La risposta però ci arriva direttamente dal giudice. “Ci sono problemi lì dietro avvocato Dawson?”. Sono l’unica ad aver notato sarcasmo nella sua voce? “Se continuate con questa confusione sarò costretto a chiedere ai vostri amici di lasciare l’aula”.
Si ricorda di lei, dunque, potrebbe decidere di vendicarsi comunque su Yuki sia in sua presenza che senza.
Il processo ha comunque inizio: il procuratore si alza e si rivolge verso l’ultimo testimone della causa e inizia a tempestarlo di domande. Sarà il turno poi dell’avvocato Gale con il teste e ci saranno infine le arringhe di entrambe le parti, con la vera entrata in scena di Jessica.
Certo che lo sguardo del giudice non promette niente di buono.

Ci ritroviamo quindi fuori dall’aula qualche ora dopo.
Jessica con la sua arringa se l’è cavata davvero egregiamente e anche Will si è complimentato con lei. Nessuno avrebbe detto che quella fosse la sua prima difesa e sono davvero orgogliosa di lei, lo siamo tutti.
Yuki sembra essersi tranquillizzata dopo la storia della tresca col giudice uscita fuori prima del processo e adesso si trova con Nicole: spero davvero che possano tornare insieme il più presto possibile.
Noi invece siamo seduti uno accanto all’altro su queste scomodissime sedie fuori dall’aula. Aspettiamo la decisione del giudice Matthew Gilbert, alias l’ex che Jess non avrebbe mai voluto avere.
Eric sta parlando invece con Cameron, probabilmente di tutti questi anni passati senza vedersi. Non ho più potuto parlare con lui da quando siamo usciti dall’auto e non vedo l’ora anche di chiarire con lui.
Una guardia giurata ci avvisa di rientrare. Prima di farlo ci guardiamo tutti negli occhi e cerchiamo di infonderci coraggio l’uno con l’altro.
Dopo poco rientra il giudice in aula e inizia a emettere la sua sentenza.
Mi perdo quando inizia a nominare le leggi una di seguito all’altra, ma colgo chiaramente quel “prove che scagionano l’imputata”. Stringo così la mano di Eric di fianco a me automaticamente, quasi a darmi il coraggio di ascoltare il resto e sono contenta di sentire la sua stretta di risposta.
Arriviamo così al verdetto finale. “L’imputata qui presente si è trovata quindi in una situazione di inganno messa in atto dal vero spacciatore, che per giunta si è scoperto fosse minorenne. Potrebbe dunque sembrare una vittima, ma in realtà non lo è”. La mia stretta continua ad aumentare: di questo passo potrei fargli male. “Questa corte non è indulgente con il traffico di droga e, benché la posizione della signorina Tenoh sia migliorata dall’inizio della causa, resta comunque il fatto che sia stata sorpresa a comprarla un minorenne per giunta da degli agenti e abbia avuto anche un comportamento non consono e rispettoso verso questi ultimi”.
A queste ultime parole vedo Yuki muoversi sulla sedia concitatamente: probabilmente è ancora risentita per l’atteggiamento razzista di quel poliziotto nei suoi confronti.
Il giudice si appresta poi a concludere la sua sentenza. “Dichiaro quindi l’imputata qui presente scagionata dalle accuse più gravi di traffico di sostanze stupefacenti, ma la condanno a 300 ore di lavori socialmente utili da svolgere per la comunità. Prenda questa pena come la giusta punizione per ciò che ha fatto e, senza offesa, spero per lei di non rivederla più: lei e il suo avvocato”. E detto questo si alza ed esce dall’aula. Non poteva essere più chiaro né con Yuki, né soprattutto con Jess.
L’abbraccio spontaneo di Nicole e Yuki ci fa capire che finalmente questa brutta esperienza è conclusa. Ha avuto 300 ore di lavori socialmente utili, ma potrà tornare finalmente a casa e dopo tutto le serviranno per evitare di ricascarci un’altra volta.
Continuiamo ad abbracciarci, a complimentarci con Jess, Will e il suo collega che neanche ci accorgiamo del tempo che sta passando. Siamo rimasti praticamente solo noi in quell’aula e se non ci sbrighiamo ci chiuderanno anche dentro. Noi invece abbiamo una festa da organizzare!
Ci avviamo così verso l’uscita, ma Will ci ferma. “Aspettate, dobbiamo prima lasciare queste deposizioni e il materiale in quell’altra stanza. Venite con me?”.
Lo accompagniamo quindi tutti insieme in un’altra ala del tribunale. Ci fermiamo così davanti a questa stanza aspettando che entri Will.
Non appena la porta si apre ci ritroviamo però di fronte a qualcosa che non mi sarei mai aspettata di vedere.
Eric sta baciando qualcuno. Si esatto, UNO. E precisamente l’avvocato Cameron Gale.
Nessuno di noi riesce ad aprir bocca, troppo impegnati a fissare i loro vestiti sgualciti, i capelli in disordine e i segni lampanti sul loro volto dell’essere stati sorpresi nell’approfondimento di un bacio,se non di più.
E dire che dopo avergli lasciato la mano in aula avevo iniziato a chiacchierare così tanto con gli altri che neanche mi ero accorta della sua assenza.
Will poi continua a tenere in mano la maniglia della porta e a fissarlo, incredulo quanto noi.
La prima ad aprir bocca è però Yuki. “Io l’ho sempre detto che eri gay” e scoppia a ridere.
“Come ti ho detto stamani Will, la tua vendetta è ormai terminata, anche se indirettamente”. Non sembra arrabbiato o sconvolto per essere stato colto in fragrante, anzi, sembra quasi sollevato.
“Era quindi questo che mi volevi dire e che non ci riuscivi?” gli chiedo io, iniziando finalmente a collegare le cose, ma comunque incredula quanto gli altri che continuano a fissarlo a bocca aperta.
“Già. Ormai mi vedo con Cameron da diversi mesi ma non ho mai avuto il coraggio di dirvelo, soprattutto a te Cathy. Non sapevo come l’avreste presa, ma ormai siete stati messi davanti al fatto compiuto e forse è pure meglio” e inizia a ridere anche lui. “Comunque Yuki non mi vedo proprio come gay, preferisco bisex”.
Jess si avvicina quindi a lui e lo abbraccia. “E bravo il mio fratellino, che inizia a far breccia anche nel cuore degli uomini e che uomini! Fattelo dire da un’esperta, ti sei scelto proprio un partito affascinante, per non dire uno strafico!” e dà una pacca sul sedere anche a Cameron che si unisce alle risate generali.
Mi avvicino anch’io ad Eric. “Ammetto di essere alquanto stupita, ma rimani sempre il mio Eric, il mio migliore amico, ricordatelo sempre” e lo abbraccio di slancio. “Sono contenta che tu abbia trovato finalmente qualcuno e non mi interessa sapere di che sesso sia, sono soltanto felice per te”.
“Non sai quanto mi faccia piacere sentirtelo dire. Sei come una sorella per me” mi dice continuando ad abbracciarmi.
Mi sto per emozionare e gli sussurro all’orecchio “ti voglio davvero bene Eric”.
Il momento strappalacrime viene però interrotto da Jessica. “Fratellone, ora che noi tutti conosciamo le tue conquiste ed approviamo senza ombra di dubbio, toglimi una curiosità” si porta una mano al mento e assume la posa da pensatore. “Chi tra voi due fa il passivo? No perché avrei una certa idea ma…”.
“Jeeeeess!!” sbottiamo tutti insieme.
“Che c’è?” chiede innocentemente lei.
Sempre la solita.







¹ Trouble is a friend - Lenka




*L’Angolo dell’Autrice*

Tornataaaaaaa! Finalmente sono riuscita a prendere in mano questa storia e pubblicare un nuovo capitolo. Forse ho aspettato un po’ troppo ma almeno ho terminato la sessione autunnale degli esami e sono finalmente libera!!! Eccoci qua con la seconda parte del capitolo “Trouble is a friend”. Stavolta abbiamo avuto diversi colpi di scena e mi immaginavo già da tempo le vostre reazioni. Molte di voi si erano interessate alla possibile storia tra Eric e Cathy ma a quanto pare il primo era già impegnato con l’avvocato, e che avvocato a detta di Jess xD! Yuki è stata scagionata dalle accuse ma dovrà comunque svolgere le ore assegnatele e Jess finalmente ha dato prova della sua bravura, anche se non si smentisce mai Xd. Prima di lasciarvi ai ringraziamenti e al solito spoiler voglio però anticiparvi una cosa: la storia è stata concepita come un unico blocco, niente divisioni o altro, ma dal prossimo capitolo ci saranno delle novità che ci faranno entrare per così dire nella sezione della storia che preferisco, quindi continuate a leggere mi raccomando!!!
Anna_Asia: hai avuto finalmente la tua Jess in azione e se l’è cavata alla grande e anche Will non se n’è proprio stato in disparte. Ti ringrazio e continua a seguire mi raccomando :)
Lucyspice : ti ringrazio per i complimenti e mi fa piacere averti stupito nello scorso capitolo e spero anche in questo. Yuki alla fine se n’è cavata, ma non è nato niente tra Eric e Cathy sorry … ma spero continuerà a piacerti questa storia xd.
Space Pirate Ryoko : Yuki è finalmente uscita dalla prigione e Eric diciamo che non ha subito proprio direttamente la vendetta di Will ma quest’ultimo ha fatto un po’ il rompiscatole stavolta :D Chissà se finirà così… vedremo xD

Ringrazio chi ha inserito la storia tra quelle da ricordare:
1 - fresita93

Ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite:
1 - Anna_Asia
2 - cupidina 4ever
3 - fatima_95
4 - gismy88
5 - Lucyspice
6 - Music_Is_You
7 -SmileYou
8 - Space Pirate Ryoko
9 - Vagnona94
10 - VeroSD

Ringrazio chi ha inserito la storia tra le seguite:
1 - Carocimi
2 - Eli12
3 - FioccoDiNeve
4 - fresita93
5 - giulimpire
6 - kitty0890
7 - Lady Sognatrice
8 - lety91
9 - love_3
10 - maylea85
11 - MBDB
12 - NexiRain
13 - Rocket Girl
14 - roxi
15 - Selly_y
16 - Veronica91
17 - WifeOfL
18 - wilma
19 - YouGotWires
20 - Yuuki_Shinsengumi
21 - _Bonnie_
22 - _Love_
23 - __bea__

E ringrazio ovviamente anche i lettori silenziosi.

E con questo ora vi saluto e vi aspetto al prossimo capitolo che spero venga pubblicato con mooooolto meno ritardo rispetto a questo!!! Grazie a tutti voi :)

Spoiler


Lo fisso incredula ancora per qualche attimo senza muovermi o aprire bocca, o, per meglio dire, senza chiudere la bocca che è rimasta spalancata per lo stupore, fino a quando non esordisco col mio marchio di fabbrica. “Cazzo”. Una semplice parola che racchiude tutto quello che provo in questo momento.

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Capitolo 10
*** Gone Daddy Gone ***


Beautiful girl, lovely dress,
High school smiles, oh yes,
Tables and chairs worn by all of the dust.
Beautiful girl, lovely dress,
Where she is now I can only guess.¹




Come ci si può comportare normalmente con qualcuno, quando nel giro di pochi secondi ti appare completamente diverso?
Questa domanda mi rimbomba nella testa da quando mi sono alzata questa mattina o, per meglio dire, da diversi giorni, da quando cioè Eric ha fatto, volontariamente o involontariamente, il suo coming out.
Sono trascorse due settimane e nelle varie feste organizzate per festeggiare la scarcerazione di Yuki, il fidanzamento ufficiale di Alice e Will e il futuro nascituro, abbiamo avuto modo di conoscere Cameron, il ragazzo di Eric. Ed è proprio questo il punto: il suo ragazzo!
Quando Will quel giorno ha aperto quella porta ci siamo trovati di fronte ad una scena che mai avremmo creduto potessimo vedere. Eric, il bel giocatore di football del liceo, l’idolo delle cheerleaders, il dongiovanni che faceva a gara con la sorella per i cuori spezzati lasciati come scia dietro di se … che bacia un uomo. Non ho avuto modo di parlarne con Jess ma, oltre lei, sono io quella che lo conosce da più tempo e dire che sia rimasta sbalordita davanti a quella scena è un eufemismo.
Quando gli ho detto che per me non sarebbe cambiato niente e che sarebbe rimasto comunque il mio migliore amico a prescindere da chi bacia o ama non scherzavo: anche adesso ripensandoci non mi pento di quelle parole, assolutamente. Voglio davvero bene ad Eric, forse troppo, e sento che i miei sentimenti verso di lui non sono cambiati, ma c’è pur sempre un però.
Dall’oggi al domani mi sono ritrovata Cameron nella mia vita e, benché lo trovi oltre che un bel ragazzo anche simpatico e mi ci trovi davvero bene a chiacchierare e scherzare, mi è difficile pensare “sono una bella coppia” o pensieri simili. Se fosse stata una ragazza lo avrei ammesso da subito perché si vede lontano un miglio quanto siano affiatati, ma ero così abituata a vederlo circondato dal genere femminile che ora tendo quasi a non comportarmi come sempre con lui, e mi dispiace davvero.
Non dico che facciano continuamente gli innamorati o ci sbattano davanti la loro vita intima, ma è capitato diverse volte ormai di vederli magari più vicini, o scherzare più affettuosamente, proprio da fidanzati e rimango ancora un po’ confusa e ciò non mi aiuta per niente con Eric. Vorrei comportarmi davvero come prima con lui, però ho quasi paura di ferirlo con le mie parole e forse capisco perché abbia esitato così tanto per dirmelo. Prima scherzavamo continuamente sulle sue nuove fiamme e ragazze di turno ed era proprio da noi anche offenderci amichevolmente o fare battute spinte sull’altro e sulla sua relazione. Ora invece mi sento sempre bloccata e mi comporto troppo seriamente per i miei standard e soprattutto per gli standard della nostra amicizia e sono sicura che anche lui se ne sia accorto.
Devo trovare al più presto una soluzione perché non intendo perderlo per questo e voglio che anche Cameron entri sempre di più nel nostro gruppo senza aver paura di sentirsi escluso.
Sono questi i pensieri che mi assillano questa mattina e che accompagnano il mio viaggio in metro fino a lavoro, esatto, lavoro. In realtà si tratta solamente di un tirocinio obbligatorio che la mia facoltà impone di fare prima della laurea, da svolgere in una struttura, agenzia, ditta, o qualsivoglia posto di lavoro nel quale iniziare a prendere confidenza, almeno così afferma il rettore, con il mondo al di fuori dell’università. In realtà tutti sappiamo che più che svolgere attività consone al nostro corso di studi, saremo obbligati a eseguire compiti del calibro dell’andare a prendere un caffè o mettere a posto scartoffie.
Tempo fa chiesi a Will se fosse stato possibile fare questo tirocinio nello studio legale dove lavora, ma purtroppo i posti erano già stati tutti assegnati e mi sono dovuta arrangiare. Ho iniziato a telefonare a diverse ditte per chiedere se avessero posti disponibili, ma, proprio quando stavo per gettare la spugna dopo decine di no, una società mi ha chiesto un incontro e dopo un colloquio informale sono stata presa.
Non potrei essere più soddisfatta: è una società finanziaria molto famosa e competente nel settore, con diverse filiali nel Paese, che si occupa in special modo del risalto di società e ditte importanti che hanno subito dei cali negli ultimi tempi, per riportarle in auge. Ovviamente queste, dopo essersi riprese, sono grate a questa società e vogliono quindi continuare la collaborazione: è per questo quindi che tra i suoi clienti ha molti personaggi influenti del momento del mercato, anche internazionali. L’amministratore delegato con il quale ho parlato durante l’incontro mi è sembrato davvero una brava persona e mi ha assicurato che avrei svolto per il periodo di tempo del mio tirocinio attività consone alla mia facoltà e ai miei studi linguistici e gliene sono davvero grata.
Ciò non toglie che sia comunque molto agitata. È il mio primo vero lavoro di responsabilità, se così lo vogliamo intendere: potrebbe farmi conoscere persone importanti che potrebbero aiutarmi dopo la laurea, o anche semplicemente mi permetterà di usare correntemente le lingue che studio ed amo, senza più i limiti delle traduzioni letterarie imposte nella mia facoltà.
Me ne sto quindi in piedi, davanti a questo enorme palazzo con la scritta “Barrington’s Society” e lo fisso dal basso verso l’alto, come una bambina di fronte a qualcosa di gigantesco, che, pur essendo fantastico, le incute comunque ansia.
Stringo così la mia borsetta nera, come a farmi coraggio. Stranamente, sono vestita più elegante del solito, per cercare almeno di sembrare più professionale, benché comunque abbia mantenuto il tocco alla Cathy. Se fosse stato per Jessica in questo momento avrei mille occhi puntati addosso, starei indossando un mini vestito di un colore accecante e scintillante come quelli che ama tanto e probabilmente assomiglierei più che altro a Elle Woods de “La Rivincita delle bionde”².
Invece indosso una semplice camicetta bianca con sotto un paio di pantaloni neri stretti alla vita che si allargano in fondo e lasciano intravedere il capo più femminile che indosso, un paio di decolté scure con tacco a spillo, l’immancabile tacco a spillo.
Mi faccio quindi coraggio, stringo i denti e mi avvicino all’enorme porta del palazzo, spingo ed entro finalmente nel mio futuro mondo.

“Mi scusi” ripeto per l’ennesima volta alla ragazza, che non dovrebbe avere poco più della mia età, dietro alla scrivania. “Senta” e tossisco ad alta voce per attirare la sua attenzione, ma a quanto pare non raggiungo neanche così l’effetto desiderato.
Quando ho oltrepassato quella porta sono stata travolta da un branco di uomini in giacca e cravatta che camminavano sicuri di sé, borbottando tra loro di finanza e dell’andamento del mercato e seguiti da un gregge di ragazze in tailleur, se così si può chiamare quel completo formato da una giacchetta succinta e una gonna che arriva a malapena a metà coscia. Mi accorgo così di essere estranea a tutto questo, di non far parte di queste persone e, cosa più importante, di non avere la più pallida idea di dove andare.
Nel tram tram attorno a me sono riuscita però a notare una ragazza dietro ad una scrivania che, attraverso la mancata parte del legno sotto di questa, non lasciava molto spazio all’immaginazione delle sue gambe, coperte solo probabilmente da un collant sottile e le solite gonne che sto imparando a conoscere in questo posto. Mi sono avvicinata a lei per chiedere informazioni ma, a quanto pare, è troppo impegnata ad ignorarmi e rispondere a chiunque tranne che a me.
Mi sto innervosendo e alzo così ancora di più la voce, “mi scusi!” facendomi finalmente sentire non solo da lei, ma anche dagli uomini in giacca e cravatta che si voltano verso di me.
“Si?” rispende lei con una voce fin troppo civettuola, quasi cascasse dalle nuvole e si fosse accorta solo adesso della mia presenza.
“La ringrazio” le rispondo con lo stesso suo tono, faccio una pausa e riprendo. “Sono Catherine Earnshaw. Il signor Finch mi ha assunto per il posto di tirocinante, inizio oggi”.
“Ah, sono contenta per lei” e si rivolge di nuovo verso uno di quegli uomini di prima, o, per meglio dire, lo contempla neanche fosse il primo uomo che vedesse.
“Mi può dire dove posso trovarlo?” le chiedo gentilmente cercando di mantenere la calma.
Continua però a ignorarmi palesemente e il suo rendersi così ridicola di fronte a quegli esemplari di genere maschile, discreti lo devo ammettere, ma pur sempre semplici uomini, mi ha fatto perdere la poca calma che avevo.
Sbatto così una mano sulla scrivania e, attirando per l’ennesima volta le occhiate di chi mi sta intorno e finalmente anche le sue, dico ad alta voce. “Può smetterla per un secondo di far finta di non stare perdendo la sua dignità e dirmi cortesemente dove cazzo posso trovare il signor Finch?”.
Forse mi sono lasciata prendere un po’ troppo la mano.
“Secondo piano, prima porta sulla sinistra” mi dice fissandomi negli occhi e guardandomi come se fossi appena uscita da un centro di igiene mentale.
“Grazie” le rispondo semplicemente e mi dirigo velocemente verso l’ascensore, lontana da tutti quegli sguardi, conscia di aver appena fatto la prima figura di cazzo del giorno, e devo ancora iniziare a lavorare!

Busso così davanti a quello che dovrebbe essere l’ufficio dell’amministratore delegato, ma non ricevo alcuna risposta.
Una ragazza, quelle del gregge di prima per capirci, mi passa vicino, quindi mi rivolgo verso di lei, sperando di ricevere una risposta migliore rispetto a quella del piano terra.
“Scusami, sto cercando il signor Finch. Ho bussato al suo ufficio ma non risponde. Sai per caso dove posso trovarlo?”.
“Di solito a quest’ora si trova nella sala stampa al primo piano per controllare gli ultimi lavori svolti la sera prima” mi dice sempre con voce melliflua ma perlomeno gentilmente.
“Grazie” e mi appresto a riprendere l’ascensore.

Arrivo di fronte a quella che dovrebbe essere la sala stampa, busso e, dopo aver ricevuto finalmente risposta, entro.
“Buongiorno. Sto cercando il signor Finch. Mi hanno detto di cercarlo qui” dico educatamente.
“Sei la nuova tirocinante?” mi chiede un uomo sulla cinquantina davanti a una stampante.
“Si” rispondo semplicemente.
“Il signor Finch mi ha detto di dirti che purtroppo questa mattina è davvero impegnato e si scusa per non poterti incontrare”. È davvero una brava persona allora, uno dei pochi che finora si salva qui dentro. “Però puoi passare direttamente dal presidente, ti riceverà lui, ti sta già aspettando infatti”.
“Bene, grazie” e, dopo l’ennesimo ringraziamento della mattinata, chiudo la porta e mi dirigo verso il presidente in persona. Ma credo di aver dimenticato qualcosa…
Riapro quindi la porta senza neanche bussare e faccio semplicemente capolino. “Mi scusi ancora, ma può dirmi dove posso trovare il presidente?”gli chiedo imbarazzata. Che figura.
“Quarto piano, a destra, non puoi sbagliarti”.

E infatti è quasi impossibile sbagliarsi.
Una gigantesca porta di legno a due ante mi separa dal presidente di questa società, un presidente molto egocentrico, ne sono certa.
Il suo ego sarà paragonabile oltre alla grandezza di questa porta, alla targa che risplende accanto a questa di color oro. Dice semplicemente:

“Alexander Barrington
The President”

Come sbagliarsi?
Già mi immagino questo Alexander Barrington: un calvo uomo di mezza età che ha passato la vita nel suo ufficio, circondato solamente da uomini influenti. Probabilmente avrà una moglie e dei figli, e di sicuro avrà un’amante, femmina o maschio che sia. Ormai sono fissata, lo so.
Dopo aver bussato per l’ennesima volta oggi, sento una voce maschile da dentro che mi invita ad entrare ed apro quindi la porta.
Dire che quello che ho davanti è un ufficio è poco.
Pavimento in parquet di legno di sicuro pregiatissimo, mura ai lati così piene di quadri, targhe e riconoscimenti che è difficile dire di che colore siano. Nella parte sinistra della stanza vi è un angolo bar con sgabelli annessi e nella parte destra vi è una specie di salottino con un tappeto, due poltrone e un divanetto davanti persino ad un caminetto. Mi chiedo se funzioni davvero.
Ma è proprio al centro della stanza che si posa maggiormente il mio sguardo.
Davanti a una maestosa vetrata che ricopre pressoché l’intera parete centrale, vi è una scrivania, due volte o più la grandezza di quella della ragazza al piano terra, con sopra libri e giornali, presumo tutti riguardanti la finanza. Non vedo però nessuna cornice con dentro le foto della sua presunta famiglia.
“È lei la nuova tirocinante?” e una voce mi distrae dai miei pensieri. Proviene da dietro la scrivania, precisamente da una sedia girevole nera abbastanza grande da nascondere la figura dell’uomo che mi sta parlando, voltato completamente verso la vetrata.
“Si. Sono…” e inizio a parlare, quando questo però mi interrompe, voltandosi verso di me.
“So chi sei. Ci rincontriamo chéri”.
Riconosco questa voce e riconosco soprattutto quegli occhi verdi che, a differenza dell’unica volta che ci siamo incontrati, mi guardano con ironia, accompagnati degnamente dalle labbra, che per una stupido rito ho avuto modo di baciare, piegate in un perfetto sorriso sghembo, senza la benché minima traccia di derisione o rabbia come quella sera.
Lo fisso incredula ancora per qualche attimo, senza muovermi o aprir bocca, o, per meglio dire, senza chiuderla, visto che è rimasta spalancata per lo stupore, fino a quando non esordisco col mio marchio di fabbrica. “Cazzo”. Una semplice parola che racchiude tutto quello che provo in questo momento.
“Fine come sempre” mi dice lui continuando a sorridere.
“Tu sei Alexander Barrington? Il presidente?”. E solo dopo aver pronunciato queste parole mi rendo conto della loro inutilità. Lo guardo infatti più attentamente e vedo un ragazzo vestito con un completo chiaro senza giacca e una sola camicia con i primi bottoni slacciati e senza cravatta. Un abbigliamento diverso da quello che ho visto finora sugli altri uomini che giravano in giacca e cravatta, senza la minima piega o un minimo disordine addosso: lui invece è persino spettinato. Ma anche solo guardandolo per pochi istanti si può notare la differenza con gli altri. Ha l’eleganza proprio in sé, anche solo nell’indossare una semplice camicia o nel giocare con le dita della mano con una penna come sta facendo in questo momento.
“Si sono proprio io. Non ci sarebbe il mio nome sennò sull’insegna fuori da questo palazzo. Ti sei imbambolata?” ed ecco tornato il tono saccente e sarcastico di quella sera. Sembra però sortire il giusto effetto su di me, infatti mi riprendo e scuoto la testa, come a voler mandare via un brutto pensiero.
“Stavo solo pensando a quanto la porta qui fuori si addica a te” gli dico strafottente, incrociando le braccia sotto al seno.
“Come?” mi chiede confuso.
“Niente, niente” taglio corto io.
Di nuovo attimi di silenzio e poi riprende a parlare. “In realtà il vero presidente in carica è mio padre, ma lui si trova a New York nel palazzo centrale della società. Mi considero il presidente surrogato di questa città” mi dice pensoso, appoggiandosi un dito sulle labbra, proprio come aveva fatto quella sera.
“Ah” rispondo semplicemente. E in effetti sono rimasta senza parole.
“Edward” mi dice riferendosi presumibilmente al signor Finch “mi ha parlato davvero bene di te. Ti ha descritto come una ragazza sveglia, volenterosa e senza peli sulla lingua, anche se non ho avuto modo di controllare personalmente”. Era un doppio senso per caso?
“Infatti” rispondo concisa, evitando la sua provocazione.
“Ma pensa il mio stupore quando ho visto la tua foto sul tuo curriculum. La tirocinante perfetta racchiusa nella psicopatica del bar” e dice questo continuando a picchiettare l’indice sulle sue labbra.
“Come mi hai chiamato?” lo interrompo sgarbatamente io.
Ma lui continua come se non avessi aperto bocca. “E pensa il mio stupore quando ho notato di aver scoperto ciò, proprio dopo che Edward aveva già firmato il tuo contratto”.
“Almeno quanto il mio quando ti ho visto poco fa” dico a bassa voce, ma lui sembra avermi sentito infatti mi lancia uno sguardo divertito. Ma ha l’udito ultrasviluppato?
“Su forza siediti, non ti mangio mica” e mi indica una delle due lussuose sedie davanti alla sua scrivania.
Mi muovo lentamente verso di questa, non sapendo cosa aspettarmi da lui.
In fin dei conti ci eravamo soltanto baciati, anche se le cose erano andate degenerando, sempre a causa della sua maleducazione e presunta frigidità, che, a vederlo adesso, pare proprio inesistente, anzi. Sarà stata l’agitazione, i muffin o quello che era, ma non me lo ricordavo davvero così bello. Quegli occhi verdi che ti guardano e sembrano quasi trapassarti l’anima quanto sono accesi, e le sue labbra, che sembrano ancora più invitanti. Per non parlare dei suoi capelli scuri leggermente più lunghi dell’ultima volta e oggi così spettinati che gli danno un’aria ancora più da… Oh cazzo, smettila Cathy! Stai davvero facendo questi pensieri su di lui? Su Mr. Freezer come l’avevi soprannominato da quel giorno?!
“Mr. Freezer” e do voce ai miei pensieri ridacchiando.
“Come hai detto?” mi chiede ma, come ha fatto lui poco prima, evito di rispondere.
“D’accordo iniziamo” e apre un cartellina dalla quale tira fuori dei fogli. “Tu sei Catherine Earnshaw. Finalmente ci presentiamo Catherine” e rialza lo sguardo dai fogli guardandomi in volto.
“Solo Cathy” gli dico accennando un sorriso. Non lo sopporto, ma preferisco mi chiami come fanno tutti piuttosto col mio intero nome.
“Bene, Catherine” dice scandendo ogni singola lettera del mio nome. Appunto. Mi chiedo che parli a fare. “Sei qui come tirocinante. Deduco tu sia prossima alla laurea allora”.
“Mi manca un esame. Terminato questo tirocinio potrò consegnare la tesi e laurearmi”.
“Complimenti. Ma entriamo più nello specifico: quali lingue conosceresti Catherine?” mi chiede e noto sempre una vena di ironia quando pronuncia il mio nome interamente. Sadico.
“Inglese ovviamente, francese, russo, tedesco e un po’ di italiano” gli rispondo.
“Ci potrai essere di grande aiuto allora qui in società. Molti clienti, come già saprai, sono stranieri ed è difficile trovare interpreti che parlino tutte queste lingue e soprattutto che non debbano essere pagati”. Ma quanto è simpatico, davvero tanto.
“Già, non sia mai che tocchi vendere una poltrona o un quadro per pagare il loro stipendio” gli dico sarcastica, indicando le pareti con lo sguardo.
Lui così, per la prima volta da quando sono entrata, accenna un vero movimento e si alza, rivelando di nuovo il suo fisico statuario, sottolineato dai pantaloni chiari che risaltano la lunghezza delle sue gambe e da quella camicia bianca che lascia intravedere un torace piatto e delle braccia… Oddio, di nuovo.
“Basta Cathy” ma solo in quel momento mi accorgo di averlo detto ad alta voce.
Lui mi osserva con un sopracciglio alzato e sembra quasi divertito. Sussurra appena un “proprio la psicopatica del bar” e si volta verso uno dei quadri che stava guardando prima della mia tempesta ormonale.
Ed è questo appunto: sembra quasi non avessi mai visto un uomo, mi comporto come la ragazza del pianoterra. Probabilmente deriva solo dallo stress accumulato questa mattina e dal mio solito umore pre-ciclo. Ora un respiro profondo e torna tutto come prima. Lui è di nuovo il tuo capo stronzo che detesti da quella famosa sera e tu la povera tirocinante non pagata.
“Sai” inizia a parlare lui continuando a guardare uno dei suoi quadri e riscuotendomi dai miei pensieri “so di essere un bel ragazzo ma non credevo fino a questo punto. Vuoi un fazzoletto?”.
“Non voglio nessun dannato fazzoletto” gli rispondo sgarbata, ma con lo stesso tono del bambino colto con le mani nel vasetto di marmellata. Ottimo, mi ha scoperto anche lui.
“Se lo dici tu” mi risponde in tono accondiscendente, e poi si volta verso di me, di nuovo serio. “Inizierai a lavorare domani mattina, non mi piacciono le cose a metà. Non mi piacciono nemmeno i ritardatari, quindi cerca di essere puntuale”. E poi squadrandomi “ e non mi piace neanche il tuo abbigliamento”.
“Cos’hai contro il mio abbigliamento?”. Sono proprio curiosa di saperlo.
“Non ci sono abituato. È così poco femminile, giovanile, così poco da …” e continuerebbe ma io lo interrompo.
“Da puttana stavi per dire?”.
“Non la metterei così. Diciamo piuttosto da ragazza che bacia sconosciuti nei bar” mi risponde saccente con il solito sorriso sghembo stampato in faccia.
“Mi hai appena dato della puttana?” dico io alzandomi con uno scatto dalla sedia.
“Lo saresti stata se avessi continuato quel giorno, ma purtroppo ti sei fermata. Purtroppo per te ovviamente, non sai cosa ti sei persa” e di nuovo ecco spuntare questa storia e il suo sorriso, da sghembo, diventa da capo pervertito.
“Il cervello ho perso, nel momento in cui ho deciso di rimanere qui a sentire le stronzate che escono dalla tua bocca” e detto questo mi avvio verso la porta.
“Questa è una grande opportunità per te, non ce ne saranno molte altre” e a queste parole rimango ferma con la mano sulla maniglia della porta. “Se pensi però di non esserne in grado e non poter accettare dei semplici scambi di opinione o delle battute, beh, quella è la porta”. Io mi volto e noto che si sta avvicinando verso di me. “Se vuoi gettare questa opportunità solo perché sei ancora una bambina troppo pudica fai pure” e, ormai proprio di fronte a me, mi alza il mento con l’indice della sua mano.
Io lo guardo di nuovo come quella sera, dal basso verso l’alto, fisso i miei occhi nei suoi ancora più verdi di prima e lo vedo per quello che è, solo uno stronzo che si frappone tra me e il mio futuro. Io però sono più testarda e non mi farò mettere i piedi in testa né da lui, né da nessun altro. Ho deciso di fare questo tirocinio e lo porterò a termine, a costo di prendere il signor presidente qui presente a pugni.
Scanso quindi di malo modo la sua mano con la mia e lo guardo determinata e decisa. “A domani mattina signor Barrington”.
Lui mi osserva e sembra quasi stia cercando nei miei occhi un qualcosa, probabilmente fragilità o la poca maturità che ha sottolineato prima. “A domani Catherine” mi sorride beffardo e a quanto pare non pare aver trovato niente.
Mi volto di nuovo e esco finalmente dall’ufficio di Mr. Freezer lasciandomelo dietro a quella maestosa porta.

Appena esco dall’ufficio del signor “sono un gran fico” mi squilla il telefono e rispondo, dopo averlo preso distrattamente dalla borsa e non aver guardato nemmeno chi fosse.
Allora com’è andata?” e sento distintamente la voce allegra di Eric dall’altro capo del telefono.
“Una meraviglia. Il posto è enorme, e sono sempre circondata da uomini snob e donne che non fanno altro che cercare di farsi notare da questi. E per di più credo di dover passare la maggior parte del mio tempo in un ascensore” e difatti mi avvicino appunto a questo per riprenderlo.
Sento delle risate dall’altro capo. “Perfetto allora, il tuo posto ideale” e continua a ridacchiare.
“Si e sai qual è la ciliegina sulla torta? Il presidente della suddetta società”.
Perché? È un vecchio stronzo snob?” mi chiede lui, descrivendolo nel modo che avevo pensato io stessa fino a poco fa.
“È uno stronzo snob, ma purtroppo non è vecchio. Sarebbe stato meglio visto che è Mr. Freezer!” gli sbotto io mentre schiaccio il pulsante per chiamare l’ascensore.
No! Il frigido del bar? Quello che hai baciato?” mi urla lui nell’orecchio.
“Proprio lui, in carne, ossa e occhi verdi magnetici”. È uno stronzo, ma devo riconoscere i suoi pregi, estetici solamente però.
Dai Cathy, poteva andarti peggio. Puoi sempre provarci con il capo e magari ti alzerà anche lo stipendio”. Ma che cavolo si ridacchia sotto?
“Non ho uno stipendio!” gli sbotto io alzando la voce, infastidita anche per questo. Perdere tempo dietro a quello stronzo e non avere neanche qualcosa in cambio. Ah si, l’esperienza dicesse il rettore. Peccato che con l’esperienza non paghi l’affitto di casa. “Comunque smettiamola di parlarne, non ne vale la pena. E poi avrò tutti i prossimi mesi per lamentarmi e offenderlo. Piuttosto, mi puoi passare a prendere? Non mi va proprio di riprendere la metro” gli chiedo con tono triste da bambina.
D’accordo, tanto io e Cameron non siamo lontani da dove ti trovi. Pochi minuti e saremo lì”. Ed ecco come peggiorare una mattina già disastrosa di per sé.
“Ah, c’è anche lui?” dico cambiando decisamente tono di voce e passando ad uno brusco e quasi infastidito.
Si” e dopo attimi di imbarazzante silenzio riprende a parlare. “Mi ha appena detto che deve passare allo studio legale. Quindi lo lascio lì e ti passo a prendere, ok?” e dal tono triste che ha usato capisco come abbia compreso il mio cambiamento di umore e come ci sia rimasto per il mio atteggiamento. Che stupida che sono.
“Allora non ti preoccupare dai, prenderò la metro” e dicendo questo cerco di sembrare convincente e evitare di peggiorare ancora la situazione.
No, ho già svoltato e sono quasi arrivato allo studio legale” mi risponde freddo. Bene, non posso peggiorare la situazione visto che l’ho già aggravata con una sola frase.
“Mi dispiace davvero Eric” e cerco di rimediare almeno scusandomi sinceramente. Ultimamente mi comporto così male con lui e mi escono frasi con certi toni che, appena le pronuncio, me ne pento.
A tra poco” mi risponde meccanicamente lui e riaggancia.
Non ne combino una giusta accidenti.

“Che palle!” sbotto io chiudendo in malo modo il telefonino che ho in mano, che l’unica colpa che ha è di appartenere ad una stronza.
“Sai questo linguaggio non si addice molto a una ragazza” dice una voce alle mie spalle che riconosco perfettamente. Ci mancava lui.
“A quale linguaggio ti riferisci?” gli chiedo facendo finta di niente.
“A quello da scaricatrice di porto che usi, a quanto pare non solo con me, ma anche con il tuo ragazzo” e detto questo io mi volto verso di lui con un sopracciglio alzato. Ma continua. “Mi hanno riferito di una pazza che ha sbraitato all’entrata circa due ore fa. La conosci per caso?” e vedo di nuovo il suo sorriso da schiaffi.
“Primo, Eric non è il mio ragazzo. Secondo, se l’è meritato quella specie di barbie segretaria” e questo sembra divertirlo visto che ridacchia. “E terzo, mi stai per caso seguendo?”.
Ma quando diavolo arriva l’ascensore? Non ho mai sentito il suo bisogno quanto adesso.
“Si dà il caso che la baracca nella quale ti trovi sia mia, quindi sei tu che tecnicamente sei venuta a cercarmi” e risponde soltanto al terzo punto. Sono però fin troppo arrabbiata con me stessa per dargli corda e così mi rivolto verso l’ascensore aspettandolo e rimanendo in silenzio.
Lui però non sembra arrendersi così presto. “Sai, non sei brava a mentire” mi dice semplicemente.
“Come scusa?” e mi rivolto verso di lui.
Mi dispiace davvero Eric” e mi fa il verso cercando di imitare la mia voce, che però, col suo tono profondo e la sua stazza, fa davvero ridere. “Non sai proprio mentire”.
“Stavi ascoltando la mia conversazione a telefono? Sei anche uno spione?” gli chiedo incredula e offesa.
“Non ti sei spostata di molto dalla porta del mio ufficio e la tua voce squillante arrivava perfettamente dentro. Sono quindi uscito per controllare a chi appartenesse e ovviamente eri tu”.
“Strano che tu abbia sentito qualcosa dietro a quella barricata. E poi chi ti ha dato il permesso di ascoltare comunque? Era una conversazione privata!” sbotto io.
“La prossima volta abbassa la voce quando parli degli occhi magnetici del tuo capo, chéri” ed esplode in un sorriso egocentrico e provocante. Giuro che un giorno prenderò a schiaffi quella faccia da bell’imbusto che si ritrova.
“Hai ascoltato tutto! Sei proprio un grandissimo stron…” ma interrompe il mio insulto avvicinandosi e posandomi l’indice sulle labbra.
“Catherine” e di nuovo il mio nome per intero. Non so se odi più lui o il mio nome. “Non offendere il capo: i suoi occhi magnetici potrebbero diventare furenti” e mi soffia le ultime parole proprio a pochi centimetri dal mio viso.
“Vai al diavolo” gli dico arretrando di un passo.
“Chiama l’ascensore se vuoi che ci vada più velocemente” mi dice ridacchiando.
“Cosa? Ma io ho premuto il …” ma lascio la frase in sospeso notando invece il pulsante con la luce spenta. Che sbadata che sono.
Lo premo così più forte, assicurandomi questa volta che si accenda e mi volto verso di lui. “Contento?” e mi rivolto dandogli le spalle. “Un ascensore intelligente quanto il padrone di casa” borbotto impaziente.
Anche questa volta sembra avermi sentito, ma non ribatte, ridacchia solamente.
Arriva finalmente l’ascensore, e senza esitare un secondo, entro dentro non appena le porte si aprono. Lui però fa la stessa cosa.
“Eh no, anche in ascensore?” gli chiedo palesemente stanca dalla sua vicinanza.
“L’ascensore è dentro la baracca, ergo, l’ascensore è mio. Se non vuoi usufruire del servizio, ci sono le comode scale di fianco” e il suo sorriso si allarga mentre pronuncia queste frasi come se stesse parlando a una bambina viziata.
Stavolta sono io che evito di ribattere e mi scosto totalmente da lui, spalmandomi quasi sulla
parete destra di questo piccolo spazio quadrato, che è coperto in tutte e tre le facciate nella metà superiore da specchi.
“Non sai mentire” inizia a parlare lui non appena le porte si chiudono “ma capisco perché tu ci abbia provato. Alla fine hai usato un tono molto sgarbato verso questo Eric. Forse era meglio se continuavi a parlare di me con aria sognante”.
“Non avevo nessuna aria sognante” gli ribatto e appoggio la mia schiena allo specchio dietro di me voltandomi quindi completamente verso di lui, che si trova proprio al centro del quadrato. “E poi avrei voluto vedere te al mio posto” gli dico infine guardando per terra colpevole.
Lui non risponde, ma capisco che mi sta guardando e aspetta che continui. Così mi lascio trascinare dalle parole e, come al solito, non riesco a tenere la bocca chiusa.
“Il tuo etero latin lover migliore amico che di colpo si scopre gay e con un fidanzato tenuto nascosto per mesi” gli dico riassumendo in poche parole la storia.
“Non sopporti i gay?” mi chiede così lui.
Io alzo così lo sguardo verso di lui e dico offesa “assolutamente no! Non ho niente in contrario, anzi, due tra le mie amiche più care stanno insieme e non vedo dove sia il problema”.
“Il problema, chéri, è che sei gelosa” mi risponde saccente.
“Io non sono gelosa!” gli ribatto subito. Neanche mi conosce!
“Oh si che lo sei. Ti stai facendo tutti questi problemi semplicemente perché hai paura di perderlo ora che ha una storia seria, e, deduco sia la prima, visto che lo hai chiamato latin lover”. Si avvicina così verso di me e mette il suo braccio destro steso al lato della mia testa così che possa toccare con la mano lo specchio dietro di me e con l’altra pigia un bottone che fa bloccare il movimento dell’ascensore. Sono quindi bloccata contro di lui. E poi continua la sua arringa. “Ti ha nascosto il suo ragazzo probabilmente perché aveva paura di un tuo giudizio e ora comportandoti così stai dando conferma alle sue convinzioni. Lui ci rimane male, tu ci rimani male, è un circolo vizioso che non porta a niente di buono. Quindi ascolta l’uomo saggio che hai il privilegio di avere davanti a te” e, detto questo, avvicina ancora di più il suo volto al mio. “Metti da parte l’orgoglio, la gelosia, tutto quello che potrebbe allontanare questo tuo amico da te e sii te stessa con lui, così come lo eri prima. Non te ne pentirai” e, finito di parlare, si stacca da me, rimettendosi al centro, fissa la porta e pigia di nuovo il bottone, facendo ripartire l’ascensore.
Sono davvero senza parole. Pur non conoscendomi e avendolo etichettato come uno stronzo, è riuscito a coglier il nocciolo del problema: io ho paura di perdere Eric. Ha una storia importante e ci tiene davvero a Cameron e sono gelosa di questo rapporto, non perché sia un uomo, ma piuttosto perché ho paura di perdere il mio migliore amico. E tutto questo grazie a Mr. Freezer qui presente, il grande saggio, come lui stesso si è definito.
I miei pensieri si interrompono quando la porta si apre e Alexander Barrington esce dall’ascensore frettolosamente, senza voltarsi e dicendo solamente “a domani Catherine”. Mi sto quasi abituando a sentire il nome per intero.
Così esco velocemente anch’io e mi dirigo in fretta verso il portone principale.
Passo di nuovo davanti alla scrivania della barbie e le rivolgo un semplice saluto prima di uscire. Noto comunque il suo sguardo fisso verso di me. Poveretta, devo averla terrorizzata.
Fuori dal palazzo trovo la macchina di Eric che mi aspetta e lo vedo prendersela nervosamente con lo stereo di questa.
Mi affretto a scendere i gradini di pietra che mi separano da lui ed entro subito in macchina. Non gli do neanche il tempo di voltarsi verso di me, che piombo letteralmente su di lui, abbracciandolo stile koala.
Lui d’impulso fa la stessa cosa con me e mi ritrovo finalmente a parlargli a cuore aperto pochi secondi dopo. “Mi dispiace davvero per come mi sono comportata in questi giorni con te e con Cameron. È solo che ho avuto paura di perdere il rapporto speciale che mi lega a te e mi sono comportata come una bambina”. Faccio una pausa e riprendo. “Un uomo saggio mi ha suggerito di mettere da parte l’orgoglio e la gelosia e comportarmi con te come ho sempre fatto. Quindi tieniti pronto di nuovo a tutti i miei insulti” e detto questo lo stringo ancora più forte e gli stampo un bacio sulla guancia.
“Davvero saggio quest’uomo” si ridacchia. “Cathy, tu non mi perderai mai, sei troppo importante per me. Qualsiasi uomo o donna io abbia, tu rimarrai sempre la mia Cathy. La prossima volta che ti verranno in mente certe cose, anche se spero mai, dimmelo subito, così che possa tirarti un bel pugno in testa” e accompagna la frase con dei colpetti leggeri sul mio capo..
Io non rispondo e continuo ad abbracciarlo, felice di aver finalmente chiarito con lui. Non ci è poi voluto molto, devo solo tenere a freno le mie pippe mentali.
Grazie Alexander.




¹ Gone Daddy Gone - Gnarls Barkley
² Mi riferisco alla protagonista di questo film che di sicuro conoscerete interpretata da Reese Witherspoon.




*L’Angolo dell’Autrice*

Ebbene si, sono ancora io. Non pensavo davvero potesse passare così tanto dallo scorso aggiornamento a questo e mi dispiace davvero tanto. Sono comunque felice che abbiate continuato a seguire questa storia e, se siete arrivati a questo punto, avete scoperto finalmente il nuovo arrivato, il caro Alexander Barrington. Ve lo eravate dimenticati? Beh, ora è di nuovo qui tra noi, nel pieno della sua stronzaggine Xd Voglio essere breve stavolta e passo subito ai ringraziamenti e allo spoiler finale. Vi dico però già che la storia, come vi avevo anticipato, prenderà una piega diversa da quella avuta finora e dipenderà per caso da Alexander? No, si, forse, lo scoprirete xD Continuate quindi a seguirla!!
Lucyspice : già, Cathy non era proprio l’anima gemella di Eric, anche se sono comunque affiatati xd Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo e grazie per aver continuato a seguire questa storia :)
Anna_Asia : ahah, a quanto pare il coming out di Eric è stato completamente inaspettato, meglio meglio Xd in questo capitolo Jess non c’è stata, però ne risentiremo parlare già nel prossimo, don’t worry xD
Space Pirate Ryoko: Yuki se l’è scampata, davvero fortunata… speriamo tenga la testa a posto stavolta ahah continua a seguire mi raccomando!

Ringrazio chi ha inserito la storia tra quelle da ricordare:
1 - Aly_Swag
2 - fresita93

Ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite:
1 - Anna_Asia
2 - cupidina 4ever
3 - Dear Juliet
4 - gismy88
5 - Gnam_Gnam
6 - Lucyspice
7 - Music_Is_You
8 - SmileYou
9 - Space Pirate Ryoko
10 - Vagnona94
11 -VeroSD

Ringrazio chi ha inserito la storia tra le seguite:
1 - bruchi
2 - Carocimi
3 - Eli12
4 - FioccoDiNeve
5 - fresita93
6 - giulimpire
7 - kitty0890
8 - Lady Sognatrice
9 - lety91
10 - love_3
11 - maylea85
12 - MBDB
13 - milkywa2
14 - NexiRain
15 - PinkPrincess
16 - Rocket Girl
17 - roxi
18 - SamSam333
19 - Selly_y
20 - SmileYou
21 - Veronica91
22 - WifeOfL
23 - wilma
24 - YouBroughtTheFlood
25 - Yuuki_Shinsengumi
26 - _Bonnie_
27 -__bea__

E ringrazio come sempre chi legge solamente.

Vi dico che il prossimo capito è già pronto e cercherò stavolta di accorciare i tempi… speriamo almeno Xd
Vi invito poi a leggere  La Perla Dell'Oriente di Anna_Asia, ve la consiglio!
Spoileeeeeer e cercate di indovinare chi parla e a chi soprattutto Xd!! Grazie ancora! :)

Spoiler


“Sei uno stronzo” esordisco io. Meno male che mi ero calmata.
“Me lo dicono tanti in effetti, ma nessuno che lavora per me, chissà perché” mi dice sarcastico, probabilmente alludendo a un mio prossimo licenziamento. Andrò a lavorare anch’io in un fast food.

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