Omicidio, una di quelle azioni penalmente perseguibili

di Arts
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Contratti, mai fidarsi del proprio conduttore televisivo. ***
Capitolo 2: *** Fraternizzare con il nemico e altri sport estremi. ***
Capitolo 3: *** Se la tua assistente ha un sorriso simile a quello di uno squalo, allora sei messo male. ***
Capitolo 4: *** Fattorini, difensori eroici di fanciulle in difficoltà! ***



Capitolo 1
*** Contratti, mai fidarsi del proprio conduttore televisivo. ***


“Ed ecco che i nostri concorrenti si accingono ad aprire la busta, cari spettatori! ”
La voce del presentatore gracchiò nella stanza. Courtney alzò un sopracciglio, e arricciò il naso.
Non si accingeva a fare un bel niente. Era stanca, sporca, aveva nuotato nel fango, lottato contro animali di cui neanche conosceva l’esistenza e cercato in tutti i modi di disarcionare quello stupido testa-verde dalla barca.
Ora basta.  Non potevano, in nessun caso, aver pareggiato. La sua squadra non pareggiava. Lei non pareggiava. E soprattutto non ci sarebbe stato nessuno spareggio e lei non aveva alcuna intenzione di aprire quella stupida busta.
“Abbiamo visto le squadre molto poco sportive” continuava il conduttore  “così abbiamo deciso di dar loro l’opportunità di riappacificarsi. Ogni concorrente troverà nella busta il nome di un avversario e con questo dovrà … beh, lo vedrete. La squadra vincente non sarà a rischio di eliminazione!”
Oh, bene. Courtney sbuffò. “E se noi non volessimo … riappacificarci?”
“In questo caso, sarete eliminati a prescindere!” rispose allegro Chris.
Beh, guarda il lato positivo, Court, almeno non ci sarà alcuno spareggio.
Courtney osservò la busta per qualche secondo. Era bianca, candita, pulita. Aveva un’aria così innocente.
Si sarebbe potuto pensare che quella piccola busta non nascondesse nulla di doloroso, o     quantomeno umiliante. Ma Courtney lo sapeva: i reality sono una giungla. E comunque era meglio di altre alternative. Almeno non avrebbe dovuto lottare contro qualche sottospecie di castoro assassino, o meglio, c’erano meno possibilità che dovesse farlo. In qualsiasi caso, non aveva importanza, l’importante era stare lontani da …
DUNCAN?
 
“Chris!” ringhiò Courtney.
Brigitte, accanto a lei, osservava quelle piccole lettere in stampato che portavano il nome di Geoff. Le ragazze osservavano i nomi nelle lettere, i ragazzi avevano invece in mano la lista di cose da fare.
Courtney si lanciò sul produttore con la furia di un ghepardo che individua la preda. In un salto felino, la ragazza gli sventolò davanti il foglio con il nome. “Cosa vuol dire questo? Eh, Chris, è un errore? ”
Chris scrollò le spalle. “E’ un nome”
“C’è scritto Duncan! Dun-can! D.U.N.C.A.N.!” sibilò Courtney. “Non lo sopporto! Come faccio a lavorare con testa verde?! Voi lo sapete! Perché proprio lui?”
Il sorriso di Chris si allargò, mettendo in mostra i denti bianchi. “Questo è un reality, piccola, l’odio fa audience!”
“Ma è Duncan … ”
“Certo, piccola, niente ma. Tu e Duncan siete ufficialmente una coppia, ora. E amen” E prima che Courtney potesse strillare, o fare qualcosa di estremamente aggressivo, Chris si affrettò a uscire dalla tenda.
“Io odio i reality” sibilò Court alle sue spalle.
 
Okay, Courtney, calma. Calma. E’ solo qualche piccola attività. Puoi sopportarlo.
“Principessa” disse qualcuno alle sue spalle. Uno spavaldo Duncan le stava accanto. “Ci si rivede, finalmente”
La superava di un bel po’ in altezza. E come al solito sogghignava.
No. Non posso sopportarlo.
Erano rimasti soli nella tenda. Una serie infinita di coppie era uscita qualche secondo fa, alla ricerca di qualcosa di indefinito. “Cosa c’è scritto sulla tua lettera?” chiese Courtney, freddamente.
“Oh, niente di particolare” replicò Duncan con un sorrisetto. “Dovrai solo farmi da schiava per un mesetto. Con cena, colazione e pranzo, massaggi, doccia e il resto. E voglio anche gli extra
Courtney inarcò un sopracciglio. “Gli extra? E in che consisterebbero, esattamente?”
Duncan sorrise. “Capirai”
“Si, come no” sbuffò Courtney. “Dammi quel foglio, Duncan, prima ti faccia diventare gialli quei capelli orrendi che ti ritrovi”
“Ooh, sto morendo dalla paura!”
Courtney si lanciò per strappare dalle mani di Duncan la lettera, ma lui fu più veloce. Schivò e gli bastò alzare il braccio perché la lettera fosse fuori dalla portata della ragazza. “Dammela subito, altrimenti … altrimenti …”. Courtney stava assumendo un malsano colore rossastro.
“Altrimenti?” chiese tranquillamente Duncan.
“Altrimenti te la farò pagare, ecco!”
“Te l’ho detto Court, muoio dalla paura … lo sai che stai diventando viola?”
“E tu sei verde” rispose Court. “E comunque non è vero. Ora, cosa c’è scritto?”
“Te l’ho detto, dovrai farmi da schiava”
“Andiamo, Duncan”
Duncan scrollò le spalle e le porse il foglio.
Una piccola scritta portava un indirizzo.
 
Villa Salmastra, 15 Via Rousine.
Taxi numero sette.
 
“A che serve l’indirizzo?”
“Suppongo che lì ci sia una specie di casa al mare” commentò Duncan, con la sua solita loquacità.
“Ma và, sei un genio, Duncan, complimenti” replicò secca Courtney. “Dico, non dovremo mica andare ad abitarci o roba simile?”
“E’ quello che ha detto Chris. Dobbiamo convivere un mese, loro ci diranno cosa fare”
“Un mese. In casa. Io. Con te.” Il suo tono diventò più acuto, minacciosamente acuto.
“Già”
“Nella stessa casa?”
“Si suppone”
“Vicini? Sempre?”
“Ebbene sì”
“Tu, dormirai in giardino”
“Ovviamente no”
“Sul divano”
“No”
“Si, invece”
“C’è un letto matrimoniale che ci attende, principessa, hai presente gli extra …”
“DUNCAN! DORMIRAI NEL DIVANO! E se fai un solo movimento verso la mia camera, se osi solo respirare, camminare, parlare, mangiare, leggere, ascoltare musica o quant’altro nei pressi della mia camera … giuro che ti seppellisco vivo in giardino e poi dico a Chris che è stato un tragico incidente!”
“Non posso”
Courtney arricciò il naso. Quella situazione la innervosiva. Effettivamente, era un tantino tesa. Ma poco. Pochissimo. Il fatto era che Duncan gliene aveva fatte troppe, troppe per essere vagamente sopportato.
E lei era un tipo, per così dire, suscettibile.
“Cosa non puoi, testa verde?”
“Non posso dormire sul divano”disse Duncan e le tappò con la mano. “Lo dice il contratto. Leggi qui”
Courtney mugugnò qualcosa.
Duncan le sventolò davanti una pagina zeppa di scritte, su cui torreggiava l’orribile scritta “Contratto anti-Court”. Una piccola clausola recitava:
 

E’ necessario che i concorrenti dormano insieme.
E facciano insieme qualsiasi altra attività domestica.
 

Court mugugnò. Morse la mano di Duncan e quello si scostò con un urlo. “Che diavolo fai?”
“Chi ti ha dato quel coso?” disse Courtney, sbollita e sempre più allibita.
“Chris. Essendo in coppia con te, mi ci voleva qualcosa per difendermi dagli attacchi psicologici, morali, fisici … ”
“Cosa? Ma non finisce mai! Vado a parlare con Chris!”
“Clausola numero uno”
 

E’ assolutamente vietato per Courtney parlare con Chris,
inviargli e-mail, telefonargli e qualsiasi altra forma di
contatto conosciuta.
Soprattutto, è sconsigliato il tentato omicidio che (come Chris
Vuole ricordarti, cara Courtney)  è penalmente perseguibile.
 

“Ma …”
 

Niente discussioni.

“Però …”

 
Fai la brava e, soprattutto, obbedisci a Duncan.

 
“Ma che diavolo di contratto è?”
Duncan scrollò le spalle. “Mi piace la parte ‘obbedisci a Duncan’. Carina, no? Su, non fare quella faccia …  vedrai, Courtney, ci divertiremo un sacco questo mese”

 

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Capitolo 2
*** Fraternizzare con il nemico e altri sport estremi. ***


2. Fraternizzare con il nemico e altri sport estremi.

 
Courtney chiuse gli occhi. Non sta succedendo. Usava quella tecnica, certe volte, quando i suoi genitori andavano fuori di testa e la rimproveravano per cose assurde. Quando non era abbastanza. Non abbastanza ubbidiente, intelligente, o brillante.
Non succede.
Non succederà.
E se anche dovesse succedere, lo dimenticheresti.
Gwen la guardò per qualche secondo, quella sera. Miss Perfezione se ne stava in silenzio, in un angolo. Ed era strano, perché di solito Miss Perfezione leggeva, parlava o enunciava a voce alta tutto ciò che non le andava bene, snocciolando con parole altisonanti ogni suo pensiero.
Seduta sulle scalinate della casetta, Courtney fissava un punto vuoto nel bosco.
“Courtney?” mormorò, uscendo e sedendosi accanto a lei. “Tutto okay?”
Non erano mai state amiche, seriamente, lei e Courtney. Tuttavia, per un motivo allorché ignoto, quella sera Gwen non sentiva il solito bisogno impellente di stare lontano da lei e dagli altri.
La ragazza sussultò, come se fosse stata strappata a chissà quale pensiero.
Courtney  tendeva a essere sempre così estremamente tesa, concentrata, pronta all’attacco, come se dovesse dare la risposta giusta a qualche quiz, tantoché Gwen si sentiva in qualche modo fuori luogo a fare quella domanda.
Solo la sera, alle volte, Courtney  permetteva alla sua mente di divagare, concentrandosi su qualche piccola fantasia, ricordo o  pensiero illogico;  in quei pochi momenti le sue spalle si rilassavano e quel portamento da ballerina lasciava il posto a una piccola e ingobbita secchioncella, persa in fantasticherie.
Ovviamente, Courtney non era cosciente di questo particolare di se stessa.
“Uhm, certo, Gwen” rispose distrattamente. “Ero solo distr … stavo solo ragionando sulla prova e su come sarà strutturata”
“Capisco” replicò Gwen.  “Quindi non pensavi a domani, alla casetta, e tutto il resto?”
“Assolutamente no!”
“Uhm” disse Gwen, corrugando le sopracciglia.
“Non mi credi?” disse Courtney, girandosi a fare un sorriso angelico a Gwen.
In qualche modo le piaceva parlare con lei. Era meno insistente degli altri, più intuitiva. Era silenziosamente intelligente, e Courtney l’apprezzò.
“Oh, certo. Ti credo, sei la verità fatta persona” commentò Gwen, e sbadigliò “Comunque, io vado a letto”
Courtney annuì, e abbozzò un sorriso.
Mentre saliva i gradini, sembrò presa da un’improvvisa illuminazione: “Ah, Courtney, a proposito! Non per qualcosa, ma controlla i tuoi cuscini, e l’accappatoio, quando sarai a casa con … Duncan. L’ho sentito parlare allegramente di larve e scarafaggi e credo di sapere chi sia il suo obiettivo”
Oh mio Dio, ma perché ce l’ha con me? Che gli ho fatto?”
“Niente, ovviamente, ma sei intelligente, fragile, molto, molto permalosa e … carina. E’ una cosa naturale: sei la preda perfetta. Soprattutto per uno come Duncan. Lo sarei sempre, devi farci l’abitudine”
“Non è una buona spiegazione”
“Oh, sì, invece”
“Io non sono fragile” replicò decisa Courtney. “Non sono fragile”
Gwen si abbassò, fino a osservarla curiosamente. “E neanche irritabile, giusto?”
“Già”
“Sì, come immaginavo”
 
L’indomani mattina, Chef era insolitamente allegro. Andava in giro canticchiando, con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia e brandiva quel suo mestolo come se fosse un fucile.
Ruggiva a tutti, chiedendo se avessero mangiato e poi li spediva verso una sana colazione, a quanto diceva lui.
La maggior parte dei ragazzi non faceva resistenza, nonostante fosse risaputo che l’allegria di Chef non era mai un toccasana per il proprio stomaco. Tuttavia, erano le cinque e mezza di mattina, praticamente notte, e nessuno si sognava di mettere in funzione i neuroni, o anche solo cercare di sfuggire al futuro sterminio dovuto a un probabile virus intestinale o peggio.
Perché erano tutti sveglia alle cinque di mattina? Beh, perché, a quanto pareva, li aspettava un lungo viaggio.
Il nostro piccolo gruppo di concorrenti camminava con un aspetto da zombie, un rivolo di bava che colava dalla bocca e gli occhi persi in un forzato sonno da svegli. Avrebbero avuto tutti mal di stomaco, domani. Tutti.
L’unica sveglia, pimpante, profumata e ben vestita era Courtney. Lei era abituata ad alzarsi presto, dormire poco, studiare molto e cercare di avere un atteggiamento riposato, anche quando era al limite del crollo.
Dopotutto, lei era Courtney Dawson. Non poteva avere crolli.
Socchiuse le palpebre, pregustando di sfuggire alla colazione e andare a sedersi qualche minuto sul molo, a leggere.
Si stava dirigendo lì, quando la voce di Chris la bloccò: “Duncan non si è fatto vedere. Gli altri concorrenti si sono riuniti nel refettorio. Mancate solo voi due. Chef ha preparato una delle sue innumerevoli specialità, ci rimarrebbe malissimo se non la assaggiaste. Courtney, ti dispiacerebbe andare a svegliare Duncan?”
“Non può farlo Chef? Gli procuro un imbuto, così può rovesciare la sana colazione nella gola di Duncan, in diretta. Sarebbe un buonissimo risveglio, per quel ragazzo, soprattutto se soffoca”
“Chef è occupato. Io sono occupato. Gli altri mangiano. Chi rimane?”
Courtney sospirò. “Io?”
“Esattamente, ragazza mia”
E con un ringhio, Courtney si avviò verso una delle casette.
Quella di Duncan, per la precisione. Duncan dormiva profondamente. A quanto pare, i suoi compagni di stanza dovevano aver cercato di svegliarlo, ma c’era stata una lotta che lui aveva vinto. Le coperte del letto erano ammassate confusamente sopra il ragazzo, che abbracciava il cuscino, lasciando un braccio penzoloni.
Le dita sfioravano il pavimento.
I capelli verdi, scompigliati, gli coprivano confusamente il volto. Courtney imprecò, mentre scavalcava mutande, coperte, dopobarba buttati sul pavimento della casetta come capitava. Le t-shirt erano raccolte in cumuli sulle sedie, per terra, e sui letti. Tutto era utilizzato, meno che gli armadi.
Courtney inciampò in una grossa camicia, cadde a terra con un tonfo e un mugugno. Si massaggiò il gomito, e superò anche quell’ultimo ostacolo con decisione. La bocca era una linea di disapprovazione.
Arricciò il naso. “Sveglia!” Tirò via le coperte di Duncan, strappandogliele crudelmente dal letto e … arrossì fino alla radice dei capelli quando si rese conto che Duncan dormiva in mutande.
Ma un pigiama, non ti piaceva?
 Un paio di pantaloni, perlomeno.
Duncan mugugnò qualcosa che suonava proprio come “Mamma, marinerò, lasciami stare. Oggi no”
Courtney ridusse gli occhi a due fessure.  “Sono troppo giovane per essere tua madre, caro Duncan, e sono molto peggio” Lo scosse, cercando di ignorare il fatto che era in mutande e il profilo poco accennato dei muscoli, del suo corpo erano fin troppo evidenti e vicini. Cercò di tirarlo per le braccia, di farlo rotolare fuori dal letto, di trascinarlo in qualsiasi modo.
Ma nada.
O Duncan aveva una stretta di ferro, o era in simbiosi con il letto. “Ora basta! DUNCAN! Svegliati, cavolo, svegliati! E forza, dai” In un nuovo moto di imbarazzo, cercò di buttargli nuovamente le coperte addosso e spingerlo fuori dal letto. Mentre metteva tutta la forza per fare questo, inciampò nella coperta e capitolò sul ragazzo. Il suo  naso sfiorava il petto di Duncan e per giunta aveva sbattuto la testa contro la testiera del letto e non era riuscita a capire come tutto questo fosse avvenuto.
E ora?
Era intrappolata nella coperta, faccia a faccia con quel testa verde addormentato, indecisa sul da fare. Cercò di muoversi, strisciare via dalle coperte, ma quelle sembravano legarla al letto.
Ora capiva perché Duncan era un avversario difficile, se si trattava della sveglia mattutina. Era legata, altroché. E proprio mentre si dimenava, sibilando imprecazioni e arricciando quel nasino a tutto forza, gli occhi azzurri di Duncan si spalancarono.
Oh, no. Ti prego. Cacchio.
Dapprima, il ragazzo la guardò perplesso, mentre la sua mente analizzava ogni particolare della situazione. Dopo un secondo, sul viso di Duncan comparve un sorriso beffardo e gli occhi azzurri, così innocenti all’apparenza, si accesero di una luce maliziosa. “Buongiorno, principessa, già mi salti addosso così? Abbi almeno un po’ di pazienza, pensavo che una ragazzina come te fosse più composta … ”
“Zitto, delinquente idiota. E’ tutta colpa di Chris!”
Duncan alzò un sopracciglio. “E’ colpa di Chris, principessina, se mi addormento un attimo e al risveglio sei appiccicata a me? Secondo me … ”
Courtney ringhiò, e cercò di allontanarlo. “Sei un imbecille! Siamo in ritardo di un’ora, sai cosa significa? E non permetterti di dire che io sono appiccicata a te, idiota, è tutta colpa tua. Solo tua. E ora hai cinque secondi per alzarti e capire l’importanza della puntualità …”
Duncan le lanciò un cuscino e la immobilizzò con un braccio. “Tu parli troppo, e di prima mattina soprattutto” soffiò a pochi centimetri dal suo viso.
Courtney sgranò gli occhi, indignata. “E tu … tu sei uno stupido testa verde e finiscila di chiamarmi principessa!”
“E questo … è il miglior insulto che tu abbia trovato, principessa?”
Courtney, che, nonostante il suo infinito dizionario, non disponeva di una gran gamma di insulti e parolacce, contrattaccò con la più grande, pallosa, e lunga ramanzina che Duncan avesse mai sentito.
Ed era solo la prima di un mese.
 
Mezz’ora dopo, davanti a un piatto fumante di brodaglia nera in cui galleggiavano piccole molliche marroni,  a dir poco sospette, Duncan programmava una vendetta epica. Doveva solo mettere piede in casa, quella piccola secchioncella.
Courtney stava leggendo. Mescolava con il cucchiaio la brodaglia come se si trattasse di un raro tipo di thè importato dall’Inghilterra. Duncan aveva ragione a dire che si comportava come una maledetta principessa in ogni situazione.
Chris si decise finalmente a spiegare le regole di quel mese, tutto compiaciuto.
Passeggiò fra le file di persone e infine iniziò a spiegare: “Non vi importa sapere né dove andrete, né in che modo o con chi” E ironicamente il suo sguardo si soffermò su Courtney, mentre pronunciava quelle parole. “L’unica cosa importante è che nella casa non c’è alcuna telecamera”
Un brusio leggermente interdetto si levò. Alcuni erano semplicemente felici di poter vivere un mese lontano dallo sguardo freddo delle telecamere, altri si chiedevano come fosse possibile mandare avanti un reality show senza filmare nulla.
Chris si affrettò a chiarire, inarcando un sopracciglio: “Sarete voi a registrare ogni azione nella casa. Il vostro compito è immortalare ogni cosa interessante, divertente, drammatica o altro. Nelle vostre mani una piccola videocamera, che la coppia dovrà dividere. La terrete un giorno ciascuno, e una delle regole importanti è registrate quanto più potete. Come se fosse un diario”
“E per le case? Il cibo? C’è tutto?” chiese Owen. Il cibo era importante, ovviamente. Era un aspetto che quelli di Total Drama tralasciavano spesso.
“Ovviamente no. Toccherà a voi fare la spesa, e il resto. Un vero corso di sopravvivenza. Per esempio, avete presente le vecchiette che al supermercato vogliono sempre rubarvi l’ultima scatola di Lucky Charms? Quelle sì che sono pericoli, altroché castori assassini”
“Giusto!” esordì Owen.
“A me fanno più paura i castori assassini” mormorò Bridgette dall’altro lato del tavolo.
E mentre si accendeva una disputa sui castori assassini, Courtney fissò irrequieta la brodaglia. “Mio Dio”
 
***
 
Non vomitare. Non vomitare. Nonfarlo ti prego, mormorò Courtney a se stessa.
Duncan non la smetteva di puntarle quella stupida telecamera addosso, come se stare sull’aereo non fosse già di per sé una tortura. “Ed ecco la nostra Courtney, cari spettatori, che sta cercando in ogni modo di trattenere la brodaglia di Chef dentro lo stomaco. Ce la farà? Lo vedrete ora su … Duncan Channel!”
“Sei ridicolo, Duncan e lo è anche Duncan Channel”
Duncan scrollò le spalle. “Io non sono quello che sta per vomitare in diretta, almeno”
“Io non sto per vomitare in …” Courtney serrò le labbra, chiudendo gli occhi. Un altro po’ e avrebbe dovuto utilizzare quel bellissimo sacchetto di plastica.
Non vomitare, Court, no. Almeno non quando questo idiota ti punta contro la telecamera.
Riaprì gli occhi.
Duncan ammiccava spudoratamente a una hostess, e quella ridacchiava anche!
“Ma la vuoi piantare?”
“Di fare cosa?” replicò Duncan, con uno sguardo fatto di pura innocenza.
Courtney alzò gli occhi al cielo. Poi si ricordò improvvisamente che le veniva da vomitare, che lo stomaco sembrava intento ad attorcigliarsi in un nodo sempre più stretto e che, ovviamente, Duncan stava riprendendo ogni cosa.
Il ragazzo si passò un mano fra i capelli, e, dopo un secondo di esitazione, tirò fuori quei trentacinque fogli di contratto e li sbandierò come se le sorti del pianeta dipendessero da lui e dai suoi stupidi ordini.
“Che … diavolo … fai?”farfugliò Courtney, che aveva ormai raggiunto un colorito verdastro pari a quello del ragazzo e teneva spasmodicamente i pugni chiusi.
Duncan non sembrava provare un minimo di pietà. “Sto cercando qualcosa nel contratto che ti impedisca di vomitarmi addosso, altrimenti sei eliminata” replicò con una scrollata di spalle. “Non è che soffri di vertigini, per caso?”
“Sei un … idiota”
“E’ un sì?”
“No, scherzi … mi viene … da vomitare per divertimento
“Oh, ecco. Qui dice che se soffri di qualsiasi tipo di paura, sarebbe un mio dovere darti una mano … nel modo che preferisco. Uhm, bene, bene, bene”commentò Duncan con uno sguardo malvagio.
Chris” sibilò Courtney, con uno sguardo che al confronto la bambina dell’esorcista era una dei Teletubbies. “Voglio il mio avvocato e … passa qui quel sacchetto!”
“Cari spettatori, vi risparmio questa vista orribile, sconvolgente, drammatica …  vabbé, si, date un occhiata” Duncan, al culmine della divertimento, puntò la telecamera verso Court e poi nuovamente verso di sé con un sguardo disgustato: “Mai salire in aereo con una tizia che soffre di vertigini”
Un secondo di silenzio.  Duncan alzò un sopracciglio. “Okay, credo che le darò una mano … forse. Ora chiudo, Duncan Channel tornerà domani, alle tre. Tenetelo a mente,  gente, anche perché ci sono io …”
Uno strillo inferocito si sentì in sottofondo.
Duncan chiuse gli occhi “Forse ci sarò io, spero. Vi amo tutti, a domani!”
Certe volte, Courtney si era chiesta se esistesse una Forza Misteriosa che se la rideva alle sue spalle. Una forza che si divertita a ridicolizzarla, e far sì che Duncan non si perdesse mai lo spettacolo. Per un po’ di tempo, aveva pensato che quella forza fosse Chris, ma ora si rendeva conto che era qualcosa di molto, molto più grande e onnisciente. E soprattutto, crudele.
Serrò le palpebre, mentre l’aereo sobbalzava per una leggera turbolenza e strinse le mani sui braccioli.
Courtney, non puoi fare così ogni volta che sali su un aereo.
Iniziò a respirare velocemente.
Come puoi fare il presidente degli Stati Uniti se hai paura di viaggiare?
L’aereo sobbalzò ancora e lei trattenne un gemito.
“Principessa?” commentò Duncan, rilassato.
Courtney esalò un respiro flebile. “Non è il momento di fare l’idiota, Duncan” disse a fatica.
“Pensa a una canzone” disse lui, senza badare ai suoi insulti. Ci era abituato. Per la quella secchioncella viziata era quasi impossibile non insultarlo per almeno cinque minuti di fila.
Courtney rimase in silenzio. Si staccò dal sacchetto, e si legò i capelli con un elastico e un paio di forcine.
Affrontava i viaggi in aereo organizzata e attrezzata come un guerriero ninja dell’ordine e della pulizia. Impressionante, a dirsi. Duncan la guardò incredulo, prima di ricordarsi che non la chiamava principessa per nulla.
 “Io facevo così, quando mi sentivo male. Pensavo alle parole di una canzone, e alla musica. Aiuta a calmarsi, aiuta sempre” continuò Duncan.
La principessa aveva assunto ormai un colorito rossastro. Era convinto che non gli avrebbe risposto, invece lei replicò piano: “Non conosco molte canzoni”.
“Cos – come fai a non conoscere canzoni?”
“Mia madre diceva che erano tutte – si bloccò, pronta a prendere la busta –  una perdita di tempo”
“Ma come osa  dire una cosa del genere? Insomma, la musica è musica!”
 La principessa emise un verso strozzato. Duncan lo interpreto come se lei fosse d’accordo, poi la scrutò per qualche secondo. Le sarebbe venuto un infarto prima che l’aereo atterrasse, se non avesse fatto qualcosa.
Sbuffò sonoramente. “Okay, principessa, ma giuro che se dici a qualcuno che ho fatto questo per te, me la paghi duramente” commentò e iniziò a canticchiare. “Watching myself when I'm taking strides, but here comes the moon and it feels  and it feels like an informer quick run away hide before they see you, you know it is all, all a glow
Poi si fermò. “Forza, principessa, respira piano. Prova a indovinare le note” E continuò a cantare piano al suo orecchio. “Walking on water seems parlays now you got my trust and it feels, and it feels like sabotage when I'm pulling triggers back on myself you know it is all I know, is all I know”
Courtney si concentrò sulle parole. Lasciò indovinare le note a qualcuno che ne capiva  qualcosa di musica, e tentò di decifrare la canzone dal punto di vista metaforico. C’era un significato strano e attraente in quelle parole.
Senza che se ne rendesse conto, il suo respiro era tornato quasi regolare e la stomaco era retrocesso dalla fase se-mi-muovo-vomito a il-mio-stomaco-ha-fatto-un-nodo-di-se-stesso e, cosa ancora più strana, Duncan le teneva in ciuffo di capelli sfuggito dalla forcina in modo che non le andasse in faccia.
Davvero tenero, pensò ironicamente.
Riuscì quasi a sorridere maliziosamente a Duncan, mentre lui si scostava. “Oh - oh, abbiamo un musiscista! Hai una bella voce, sai?”
Duncan alzò un sopracciglio. “Vedo che stai meglio”
“Esattamente, e ovviamente non grazie alla tua canzoncina dei miei stivali. Ma comunque grazie lo stesso, bel tentativo”
“Che cosa? Senza di me, a quest’ora ti sarebbe venuto un attacco d’ansia”
“Ma sei pazzo? Io sono Courtney Dawson, so gestire un semplice mal d’aria da sola!”
Duncan indicò la busta di plastica. Nauseante. “Oh, sì, ho notato, principessa"
“Non chiamarmi così, testa verde!”
“Ah, sì, sennò che fai?”
Non ottenne alcuna risposta. Courtney era di nuovo occupata a socializzare con il suo mal d'aria.
Duncan sorrise malvagio, e accese la videocamera.
“Quindi, Courtney, dicevi di saper gestire un semplice mal d’aria, giusto? Vediamo cosa ne pensano gli spettatori”




Banco Informazioni!

Bene, bene, bene! Salve, gente.
Okay, so di aver ritardato, lo so. In realtà, questa storia non avrebbe neanche dovuto avere un seguito, ma la coppia di Duncan e Courtney è davvero forte, e bella e alla fine l'ho continuata. Non pensavo che sarebbe piaciuta così tanto, credevo che mi avreste lanciato i pomodori ... invece non lo credevo, è tutta falsa modestia u.u Va bé, comunque, come sapete, mi fanno piacere le critiche. Quelle articolare, e quindi, più accorgimenti ed errori mi fate notare, più mi sarete utili per migliorare. Sono ancora una dilettante, ma un commento serve sempre ;)

E ora, rispondiamo ai commenti!
 Il Saggio Trent: Sono molto felice che ti sia piaciuta! Si, beh, chiudere Duncan e Courtney in un luogo per più di venti minuti equivale a guerra sanguinosa, e quindi immaginavo che sarebbe stato divertente xD Sappiamo tutti che Courtney, come hai detto, è ossessiva D: Ma il personaggio più difficile è Duncan, non capisco mai come dovrebbe reagire; sarà che è un pazzo scalmanato.
Grazie mille per il commento, spero che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto :D

lady luna love
: Sappiamo entrambe che questa storia avrà un finale tragico per Chris e Duncan u.u Ma cercherò di tenerlo vivo il più a lungo possibile!
Ps. Mi sa che ho ritardato un tantino con l'aggiornamento xD Grazie mille per il commento, comunque, prometto che cercherò di aggiornare più spesso d'ora in poi u.u

 SamSam333: Addirittura spelendida? Apprezzo che davvero che ti piaccia, anche visto che sei pazza peggio di Izzy xD

ThePirateSDaughter: A parte il fatto che mi piace il tuo nick, continuiamo. Si, ho cercato di rispettare i caratteri de persoggi, ma sono così eloquenti tutti e due che non è stato molto difficile. Rido perfino io mentre scrivo di loro due, a pensarli. Grazie del benvenuto, comunque. Che ne pensi di questo capitolo? :)

_Eileen: Duncan non sarebbe Duncan senza il suo lato pervertito, dopotutto u.u Quel ragazzo sta rischiando di affogare il cervello nel colorante verde, ma a parte questo grazie del commento XD

Grazie mille anche a Bonnie_ , Nackros_Marieclaire, _HoaraSimply___ForMeSilver10 , dolcevalestar, Honestangel99 !
Vi prego di scusarmi se non ho risposto a tutti i commenti, ma oggi non ho proprio il tempo. So che non è per niente carino dopo che avete commentato non ricevere risposta, ma spero comunque che vi faccia piacere avere il secondo capitolo. La prossima volta cercherò di rispondere a tutti quanti, alla prossima! :)







 

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Capitolo 3
*** Se la tua assistente ha un sorriso simile a quello di uno squalo, allora sei messo male. ***


L’incubo di Courtney aveva avuto inizio dall’aeroporto. Una signorina lì vide prima che loro potessero anche solo rendersi conto di essere scesi dall’aereo, e si presentò con un caloroso sorriso.
“Oh, non ci credo! Voi siete Duncan e Courtney, dell’Isola! Mio Dio, salve, sono Valentine; sono la vostra assistente. Benvenuti a Palm Creeks!” commentò raggiante. Aveva una fila di denti dritti e bianchissimi, e il suo sorriso era incredibilmente timido e allo stesso tempo simpatico. I capelli rossi le cadevano in ciuffi disordinati, e aveva gli occhi grandi e chiari.
Era incredibilmente bella.
E ovviamente, Courtney non fu la sola ad accorgersi di questo.
Duncan sorrise beffardo, e le porse la mano. “Piacere di conoscerti”
Courtney sbuffò mentalmente, mentre costringeva se stessa a rivolgere un sorriso cordiale alla ragazza, stringendole la mano. Valentine iniziò a guidarli fuori dall’aeroporto.“Allora, Valentine, in cosa dovresti assistermi?” commentò Duncan, strizzandole l’occhio.
Courtney gli diede una gomitata. “Assisterci, Duncan” lo corresse.
Valentine non sembrò farci caso e sfoderò un altro irresistibile sorriso con tanto di fossette. “Beh, innanzitutto, dovrei portarti a casa, mon cher Duncan …” rispose, attraversando l’atrio dell’aeroporto.
Portarci, pensò Courtney irritata. Caro il mio Duncan? Sorrise diabolica. Lei non aveva la minima idea di quanto Duncan potesse essere fastidioso, menefreghista ed egoista. Caro il suo Duncan un corno, voglio vedere quando lo conoscerà.
“… puis, diciamo che avete il mio numero, se per caso trovate delle difficoltà; inoltre, io sono quella che controllerà che voi seguiate le regole del gioco” Ridacchiò, come se la cosa fosse divertente.
Duncan la guardava con un sorriso a metà fra il malizioso e il divertito. Courtney fu quasi certa che stesse pensando a quale scusa escogitare per chiamarla, soggiogarla, e divertirsi per una serata.
Ci mancava solo la Futura Assistente Soggiogata.
Courtney scoccò uno sguardo irritato a Duncan. Lui scrollò le spalle, con quel sorriso sardonico, e le sussurrò all’orecchio: “Cosa vuoi da me, principessa? Le ho solo chiesto in cosa potesse essere utile
“Sei un idiota, testa verde” ringhiò in risposta.
Duncan ridacchiò e le tirò una ciocca di capelli: “Oh-oh, qualcuno qui è geloso”
“Di te, mai” replicò Courtney “Ma mi dispiace per quella povera ragazza”

Dovettero fare un viaggio di un’ora circa dall’aeroporto fino alla loro nuova “casa”. Tuttavia il tempo sembrò volare, pensò ironicamente Courtney, ascoltando i banali flirt di Duncan e Valentine.
Valentine si era dimostrata non solo incredibilmente bella, ma anche simpatica, sportiva e intelligente. Aveva vent’anni, e studiava filosofia all’università con una borsa di studio,  era francese, ma conosceva l’inglese abbastanza bene da avere solo un piccolo e impercettibile accento, che sembrava più un adorabile modo di parlare che un difetto nel pronunciare le parole.
Per buona parte del viaggio, Courtney aveva ascoltato Duncan enunciare qualche racconto divertente di casa sua, e dei suoi cosiddetti “Cento modi di sfuggire alla polizia” e Valentine ridere, e snocciolare tutte le cose che sapeva fare, i posti in cui era stata. Courtney tuttavia non riusciva a provare simpatia per quella ragazza. Il suo sorriso le ricordava quello di uno Squalo.
Ecco. Esatto! Valentine è uno squalo travestito da delfino. Ma come diavolo fa a sorridere in quel modo? Non sapevo neanche che si potessero avere tutti quei denti!
“Courtney!”
Una voce squillante la riportò sulla terra. “A te piacerebbe arrampicarti?”
Courtney guardò Valentine, che ovviamente continuava a sorridere, e elaborò la situazione mentalmente, analizzando la domanda. “Arrampicarmi?” ripeté, come se quel termine le suonasse estraneo.
“Ma sì, certo!” rincarò Valentine “ci sono molti percorsi che si potrebbero fare. Ci si sente davvero dei grandi dopo essere arrivati in cima e …”
“No” la bloccò Courtney. “Non mi piace trovarmi in luoghi piuttosto alti”
“Già, trovarsi con lei sull’aereo non è proprio la cosa più divertente del mondo” intervenne Duncan con un sorriso sardonico.
“Oh, vogliamo parlare della tua personale perfomance musicale, testa verde?”
Valentine scrutò curiosa Duncan. “Quale performance musicale?”
“Nessuna” ringhiò Duncan scoccando uno sguardo gelido verso Courtney “Non ascoltare, Val. Si inventa le cose, certe volte, forse si tratta di ansia da prestazioni”
“Io non invento proprio niente!” ribatté Courtney, gelida, mentre le guance avvampavano.
Valentine, che ora sorrideva in modo incerto – ma non demordeva, continuava a sorridere! – domandò timidamente a Courtney: “Soffri di vertigini?”
“No” intervenne Duncan “la principessa è soltanto una maniaca del controllo. Visto che su un aereo non è lei ad avere in mano la situazione, inizia a sentirsi male”
“Io non soffro proprio di niente” ribadì Courtney “Sei tu che non hai il minimo controllo sulla tua vita”
“Io perlomeno non sono ossessivo compulsivo” la schernì Duncan, serafico, con quel suo sorrisetto ironico.
Courtney, aggrottò le sopracciglia e assunse un cipiglio così severo che sembrava essere sul punto di picchiarlo. “Io non sono per niente ossessiva compulsiva”
Valentine aveva la voce acuta di chi sta iniziando ad aver paura. “Ragazzi, non c’è bisogno di litigare. Ho solo chiesto se Courtney soffrisse di mal d’aria!”
Nessuno dei due diede segno di aver capito, o perlomeno sentito le sue parole. L’autista del taxi iniziò a chiedersi cosa diavolo avessero da urlare tanto quei tre dietro.  “Siamo quasi arrivati” annunciò ad alta voce.
“Bene” commentò Courtney, incrociando le braccia e arricciando il naso. “Non ce la faccio più a stare chiusa qui dentro con te, stupido idiota!”
Duncan stava per ribattere, ma venne bloccato dalla voce stridula di Valentine, ansiosa di imporre la pace e dare nuovamente vita ai suoi sorrisi smaglianti. “Siamo arrivati!”
“Ti renderò questo mese un inferno” minacciò Courtney.
Duncan sorrise. “Davvero, principessa? E come?”
“Io … tu … vedrai! E smettila di chiamarmi principessa”
Valentine ripeté ancora che erano arrivati. Alla fine vennero riportati all’ordine dalla voce del tassista “Allora? Io non ho tutto il tempo del mondo!”
Courtney aggrottò le sopracciglia,  scese dalla macchina e si allontanò in fretta, senza però negare un sorriso di saluto a Valentine, visto che l’educazione imponeva di salutare prima di andare via da un posto e lei, in qualsiasi situazione, non aveva intenzione di comportarsi in modo maleducato. Duncan la seguì, e al suo fianco Valentine. “E’ abbastanza permalosa, eh?” disse.
Duncan le rivolse uno sguardo distratto, leggermente infastidito da quella domanda. “Sì” commentò “Vedi, Valentine, lei non è un tipo che riesce solo a sorride senza reagire, anzi, direi che lei ha il problema contrario”
“Ho notato” Valentine sorrise. E Duncan capì che lei non aveva compreso la frecciatina che la sua risposta conteneva. “Beh, però è educata. Era incavolata nera, però non ha esitato a rivolgermi un saluto degno della corte della Regina D’Inghilterra”
“Si” assentì Duncan. Dopotutto, c’è un motivo se è una principessa. Insopportabile, ma pur sempre una principessa.
“Beh” si congedò “Vi ho già dato il mio numero di telefono. Sul frigo ci sono i post-it su quello che dovreste fare. E … Duncan?” disse Valentine prima di risalire in auto.
“Sì?”
Hai il mio numero, semmai avessi bisogno d’aiuto

Il taxi aveva lasciato Courtney e lui davanti a una piccola spiaggia, a qualche metro da una villetta dalle mura bianche. Era abbastanza grande, graziosa, piena di vetrate e di portico con tanto di dondolo.
Sembrava una di quelle bellissime case che si vedono nei cataloghi.
“Non ci credo” commentò Duncan “dove sono gli scoiattoli assassini e le bombe atomiche con cui armeggiare? Credo che, dopo il reality, passare un mese senza venire squartato, mi comporterà un esaurimento”
Courtney non rispose. Aveva ancora le braccia incrociate al petto, e l’espressione irritata, ma si lasciò sfuggire un sorriso alla vista di quella casa poco lontana dalla spiaggia lambita dal mare calmo e, anche se non l’avrebbe ammesso, al sentire quella battuta di cui solo lei e Duncan, unici in quella città ad essere nel reality, potevano comprendere appieno il significato.
In silenzio, Courtney trovò le chiavi di casa sotto lo zerbino ed entrò. Il salone era luminoso e dalle vetrate, ai cui lati veleggiavano leggere tende color panna, si poteva vedere il mare e il promontorio. Quattro divanetti bianchi di pelle attorniavano una televisione al plasma e su una parete spiccava una grossa libreria in mogano zeppa di libri, film e perfino giochi da tavolo!
Tutta la casa era un connubio armonioso fra antico e moderno. I corridoi poteva portare appesi quadri vecchi, come chitarre elettriche o pop art. Come Courtney scoprì, quella casa disponeva di tre bagni, e tre camere da letto e uno studio, più un salone e una cucina e un garage immensi. Regnava la pace e il silenzio. Tutto era sospettosamente arredato con gusto, e troppo confortevole per sembrare reale.
Okay, dove sono gli animali rabbiosi e gli assassini con la motosega?
C’era un solo particolare curioso. Ovunque c’erano una miriade di portafoto: costellavano molti angoli della casa ed erano tutti categoricamente vuoti. Solo due avevano già una foto: uno, in cucina, era un allegra foto di tutti i ragazzi dello show, quando erano ancora sani di mente e in buona salute fisica. Che bei tempi!  
Un'altra foto era in salotto: lei, Chef, e Chris, Duncan e Bridgette salutavano sorridenti, anche se Courtney ricordò che, mentre facevano la foto, non facevano altroché litigare, fare pace, e poi tornare a discutere. Ma sorridevano lo stesso nella foto, ed era un sorriso autentico perché in quel momento, uno di quei momenti davvero rari, erano felici.
Courtney scrutò quella foto per qualche secondo.
Ricordò Duncan che le dava un pizzicotto, e sussurrava ‘Ehi, principessa’, per farla arrabbiare e farsi due risate; Chris voleva imporre la calma fra i due, ma il suo spirito da showman era più forte di lui e non faceva nulla perché vedere Courtney così stizzita, con il naso arricciato e le guance rosse, lo divertiva. Bridgette roteava ‘Basta, ragazzi, dai’, diceva senza muovere troppo la bocca per venire comunque con il sorriso nella foto. E Chef li guardava torvo, ma quel suo sguardo torvo era ormai scambiato per un segno d’affetto, tanto c’erano abituati.
La foto veniva scattata mentre sorridevano tutti, ma chi non conosceva quei minuti non avrebbe potuto notare che Duncan rideva malizioso sotto i baffi, Courtney sorrideva con le guance rosse e Bridgette sembrava stesse ancora parlando, con l’angolo della bocca un po’ storto.
Lo notava solo lei.
Si lasciò sfuggire un sorriso. Lo sapeva solo lei di quei piccoli retroscena. I suoi retroscena.
“Che guardi, principessa?” Come al solito Duncan l’aveva raggiunta in silenzio, e  sentiva il suo sguardo sul viso. Osservò la foto, e sorrise. “Me la ricordo quella! Stavo facendo più o meno così”
Le diede un pizzicotto. Solo loro, si corresse seccata.
“Ahi!” ringhiò Courtney “Finiscila, idiota”
Duncan rise. “Esatto, mi hai detto questo anche quella volta”
Courtney rimase in silenzio. E incrociò le braccia, andando a guardare nella dispensa alla ricerca di qualcosa da mangiare per cena. Non c’era molto, e capì che presto avrebbero dovuto trovare un qualche lavoro.
Diede un occhiata anche nei ripiani alti. Nulla.
“Per quanto ancora credi che non mi parlerai?”, commentò Duncan. “Non hai neanche un motivo valido”
Courtney voltò il viso dall’altra parte, ignorandolo strenuamente. “Dovresti conservare il tuo silenzio per quando ti farò seriamente arrabbiare, sai?” continuò Duncan, senza fare il minimo di cenno di allontanarsi da lei.
Per qualche secondo, rimasero in silenzio, poi Courtney sbuffò e si lasciò cadere da una sedia: “Qui non c’è nulla da mangiare. Perché non c’è mai nulla da mangiare?”
Duncan colse al volo l’occasione. “Non è un problema”
“Non mangiare non è un problema?” sbottò Courtney. “Non abbiamo neanche i soldi per comprare una pizza!”
“Come fai a essere così ingenua, principessa?” commentò Duncan beffardo. “Non abbiamo bisogno di pagare nulla”
Courtney alzò un sopracciglio. “Non vorrai dirmi che hai intenzione di rubare, vero?”
“Non è rubare!” si difese Duncan “E smettila di fare quella faccia da poliziotto. Hai fame sì o no?”
“No!”
“Beh, io sì”
“Non ti permetterò di rubare nulla” Courtney incrociò le braccia al petto. “Ti avverto: non mi faccio alcun problema a chiamare la polizia”
“Io non ho intenzione di rubare! Evito solo di pagare quello che prendo. E’ diverso, e tu non puoi tenere a digiuno anche me, principessa”
Scommettiamo?” sibilò Courtney. "Una partita giustizia contro delinquenza?"

 



Il mio personale angolo di profonda analisi, poesia e interpretazione ... forse.

Allora, ragazzi, rieccomi! Bene, ho l'impressione di ripetere sempre le stesse cose: ma sì, anche questa volta sono in tremendo ritardo e sono quasi certa che alcuni di voi avranno detto "Okay, ha deciso che tale fic deve morire e l'ha abbandonata nel bosco". E invece no, mi dispiace dirlo, ma, per cause scolastiche, il tempo che ho a dispozione per architettare capitoli decenti è decisamente poco.
E io tengo, anche se può sembrare strano, a questa storia. E' forse una delle peggiori, scritta male e quel che volte, ma io ci tengo lo stesso.
Non so neanche se questo capitolo sia un granché. In realtà, sfortunatamente, credo di no. Ma l'ho postato lo stesso, non perché non presto attenzione, ma perché, in tutta sincerità, provo un ernome simpatia verso Valentine e le i dialoghi in generale di questo capitolo. Inizialmente era più lungo, ma è stato diviso in due capitoli differenti perché voglio che questa sia una storia leggera e divertente, e un capitolo lungo dieci pagine tende ad annoiare il lettore, in questo genere di storie. O sbaglio? Non lo so, ed effettivamente chiedo consiglio: è giusto dividere un capitolo o è meglio lasciarlo com'è?
In qualsiasi caso, aspetto le vostre opinioni e spero che, sebbene sia una orripilante ritardataria, qualcuno voglia ancora fornire critiche costruttive e note che potrei correggere.
Ora, queste persone che (Apriti cielo!) sono riuscite a non mollare la storia, durante i suddetti ritardi, meritano non solo ringraziamenti, ma anche risposte, quindi: vai, baby, con le risposte ai commenti precedenti!

 Lucindaes e Principessa Oscura : : Sono contenta che vi piaccia. Sinceramente, io credo di essere leggermente scarsa nelle descrizioni dell'ambiente esterno e delle azioni in genere, voi invece dite che vanno bene? Non lo so. Cos'è che vi piace esattamente? Qualcosa che, secondo voi, dovrei correggere?

Brittany_: Presto Duncan Channal arriverà, o almeno spero XD Certe volte, mentre la scrivo, anch'io mi aspetto quasi di accendere la tv e sentire "Ehi, gente, benvenuti su Duncan Channel!" Ma purtroppo ancora nulla. Inizio a crede che prossimamente Courtney cancellerà tutti i video fatti da Duncan, che sicuramente non la mostrano al pubblico nelle sue migliori condizioni u.u

  _Eileen: Mi ha fatto davvero molto piacere leggere la tua recensione, sai? Divertente e scorrevole, spero che sia sul serio così. Sto cercando di strappare qualche risata al pubblico, ma sono ben cosciente che le mie battute non sono poi il massimo dell'allegria, anzi molto spesso gli amici mi guardano come a dire "Se non la smetti di dire freddure, giuro che faccio finta di non conoscerti"
Eh, già. Io ci provo.

"Povera Courtney, oltre a Duncan le metti anche il mal d'aria. O peggio il mal d'aria con Duncan che riprende con l'apposita telecamera gentilmente donatagli da Chris!"
Si, la Forza MIsteriosa colpisce ancora! E vedrai nel prossimo capitolo cosa succederà! A proposito, sono felice di dirti che il prossimo capitolo sarà postato a brevissimo da questo, anche perché è già pronto, e credo di avervi già fatto aspettare abbastanza.

Bonnie_ :  Salve, Bonnie!
Eh, sì, gli aggiornamenti sono poco frequenti, lo so, ma ci sto lavorando. In qualsiasi caso, i battibecchi fra Duncan e Courtney sfiorano l'assurdo. Quei due riuscirebbero a litigare, fregandosene degli altri, anche durante la fine del mondo. Nella categoria "il mondo cade e Courtney continua a insultare Duncan senza problemi"! Intrigante, eh? Inizia a intrigare anche; ormai, non sono più io a decidere come muovere la storia, sono i personaggi che muovono me e, detto fra noi, conoscendo Duncan, non è affatto una buona cosa! xD I personaggi credi siano decenti?

Okay, ho concluso. Un grosso saluto a tutti! E ci rivediamo entro breve tempo, stavolta, con il prossimo capitolo :)
Passo e chiudo.
Adios!




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Capitolo 4
*** Fattorini, difensori eroici di fanciulle in difficoltà! ***


Tre ore dopo.
Ore, 23:15
 
Duncan prese un profondo respiro. C’erano volute due ore e mezzo per convincere Miss Io-non-infrango-le-regole, ma alla fine ce l’aveva fatta. Sorrise soddisfatto, mentre caricava Courtney in macchina.
Courtney mugugnò, dibattendosi. Il sui cipiglio severo aveva lasciato posto a uno sguardo omicida che avrebbe spaventato chiunque. Beh, chiunque ma non Duncan, che la ignorò senza crearsi troppi problemi.
Entrò in macchina e chiuse lo sportello, mettendo le mani sul volante. Era stato piuttosto soddisfacente scoprire che il garage ospitava sul serio una macchina. Senza grandi pretese, certo, ma pur sempre un auto.
Courtney batté un piede sul suo sedile.
 “Finirai per farti male, se continui così” commentò Duncan. Si voltò e la osservò da capo a piedi. Ghignò, scuotendo la testa e accese la videocamera. “Ehi, gente, benvenuti su Duncan Channel! Come potete vedere, sono ancora vivo e vegeto, e oggi ho da mostrarvi una cosa che sicuramente molti di voi troveranno interessante.  Qualcuno di voi convive? E’ fidanzato? Ha una sorella stressante che non riesce a farsi un di fatti suoi? Bene, ecco come io convinco le persone a cambiare idea. La soluzione a tutti i vostri problemi, ragazzi miei!”
Inquadrò Courtney con la videocamera. Uno straccio da cucina le impediva di parlare, e del nastro adesivo la rendeva pressoché simile a una mummia. “Saluta i miei fan, principessa”
“MMH! Ppft! MMMH!” mugugnò Courtney, stringendo i pugni.
Continuando a tentare di urlare insulti, Courtney si dibatté. Duncan scoppiò a ridere. “Sì, hai proprio ragione, Court”
Tornò a inquadrare il suo viso con la telecamera. “Vedete? Facile, semplice e, se siete abbastanza forti, veloce da fare. Rinchiudete coloro che vi danno fastidio in una macchina, legati come se fossero stati rapiti da dei terroristi, e vedrete se oseranno farlo ancora. Beh, la principessa mi ucciderà nel sonno, appena ne avrà l’occasione, ma magari voi siete più fortunati”
Inquadrò Courtney, poi di nuovo se stesso. Alzò un sopracciglio, e sorrise malizioso. “Beh, ora vi saluto, e, visto che sto per procacciarmi la cena, se qualcuno è di qui, mi farebbe un favore se stasera distraesse la polizia. Avevi detto partita giustizia contro delinquenza, principessa? Beh, credo che gli spettatori abbiano capito chi è il vincitore, stasera”
Scosse la testa, con un sorriso sprezzante, e  spense la videocamera. Accese il motore.
Courtney mugugnò nuovamente, dimenandosi, poi fece improvvisamente silenzio.
Due minuti dopo, sfrecciavano sulle strade buie e silenziose. La radio non funzionava, né c’erano dei cd o quant’altro. Non ci misero molto a raggiungere un quartiere di piccole villette tutte simili fra loro.
Era una di quelle zone abitate dai figli di papà; uno di quei posti in cui gli allarmi anti-furto e i mastini scoraggiavano i possibili ladri prima ancora che gli venissero in mente strane idee.
Courtney si era zittita da qualche minuto, e nell’abitacolo della macchina permeava un teso silenzio. Duncan studiò l’espressione delle ragazza dallo specchietto retrovisore. Le labbra era una linea di disapprovazione e, sebbene fosse legata come un salame, ostentava una notevole fierezza. Il ragazzo ghignò, incredibilmente divertito da quella situazione.
Parcheggiò in prossimità di un vicolo buio, proprio allo sbocco di un tratto di strada che separava lo stuolo di villette dal centro. Tuttavia non ebbe il tempo di spegnere il motore che si sentì soffocare.
Dallo specchietto, vide il sorriso vittorioso della principessa.
“Ora me la paghi” sibilò Courtney al suo orecchio. “Non mi dire che credevi sul serio che un po’ di scotch bastasse per immobilizzarmi?”
Courtney stringeva lo strofinaccio da cucina intorno al suo collo e tenendo le estremità, lo legava al sedile in modo da non dargli modo di fare il benché minimo movimento, a meno che non desiderasse soffocare.
 “Ma come diavolo hai fatto? Chi sei, un ninja?!” sbottò Duncan sgranando gli occhi.
“No, peggio” Lo guardò in cagnesco. “Io sono Courtney Dawson”
Duncan alzò gli occhi al cielo. “Sì, principessa, fino al nome c’ero arrivato anch’io”
Courtney sbuffò e strinse lo strofinaccio, quanto bastava per non soffocarlo e allo stesso tempo impedirgli di muoversi.  “Duncan, ti voglio dire una cosa e ti conviene ascoltarmi, perché credo che quando a scuola spiegavano cose fosse giusto e cosa no, tu probabilmente eri in bagno” Lo guardò negli occhi:  “Credersi l’unico ad aver ragione non è coretto. Avere la prepotente convinzione di poterla passare liscia in ogni situazione non è giusto. Ma, cavolo, legare una persona con lo scotch e un strofinaccio in bocca è incredibilmente stupido perfino per te!
Duncan sorrise sprezzante. “Vuoi delle scuse?”
Courtney represse un urlo. “No, ma desidero tanto che la natura, in futuro, abbia un poco di pietà di te e ti restituisca il cervello che ancora cerchi in giro!” Poi lo scrutò “E poi, certo, pretendo delle scuse sincere”
Pretendo delle scuse sincere!” Duncan imitò la voce acuta e stizzita di Courtney. “Ma tu ti rendi vagamente conto di quanto tu sia assurda e ridicola certe volte? Pretendo delle scuse sincere! Mi fai morire dal ridere, sai?”
Courtney si morse il labbro, indignata, e strinse ancora di più lo strofinaccio intorno al suo collo. “La tua mamma non ti ha spiegato che non bisogna mai far incavolare la tipa che potrebbe decidere di strozzarti da un momento all’altro?”
“No, è una delle cose che ha dimenticato di accennarmi” Duncan serrò la mascella. Si trattò solo di un secondo, ma la sua espressione mutò radicalmente e il sorriso lasciò il posto ad uno sguardo impenetrabile.
Tuttavia, fu solo un attimo, che chiunque avrebbe lasciato perdere. Chiunque, certo, ma non Courtney che, di natura, tendeva a notare e prendere in analisi molte cose, anche le più impercettibili. “Tua madre non era una donna che impiegava tempo in spiegazioni?” gli chiese gentilmente.
“Era leggermente occupata da altro” replicò laconicamente Duncan. “Nulla di importante”
“No, io …”
“Lascia perdere, Courtney”
Courtney lo scrutò e annuì. Continuò come se non avesse notato nulla, ma un quesito su Duncan rimase comunque aperto, dentro di lei. Si ripromise di chiedergli da dove venisse, chi fosse, e come fosse la sua vita. Credeva di conoscerlo bene, ma bastava un minuscolo particolare a farle rendere conto che non conosceva nulla di lui.
“Sai qual è il mio dubbio?” disse a un certo punto Duncan, spezzando il silenzio. Sorrideva di nuovo, ilare e ribelle come al solito. “Si può sapere come diavolo hai fatto a liberarti?”
“Oh, beh, sai, con le mie grandi arti di autodifesa e concentrazione e grazia e …
Duncan roteò gli occhi. “Ho messo male lo scotch, vero?”
“Beh, sì” ammise Courtney sbuffando. “Ma ci sarei riuscita anche in caso contrario!”
“Certo, come no. E scommetto che vuoi ancora impedirmi di procacciare una pizza”
“Al contrario” disse piano Courtney.
“Interessante” Duncan inarcò un sopracciglio. “Spiegati”
“Ti propongo un patto. Lo accetti?”
“Ti sembro uno che ha possibilità di scelta?” Fece un ceno verso lo strofinaccio legato al suo collo.
“No, ovviamente, ma è proprio qui che volevo arrivare” replicò. “Innanzitutto, testa verde, noi prenderemo quelle pizze. Non importa quale incredibile metodo hai: fatto sta che deve funzionare, anche perché muoio di fame. E seconda cosa: troveremo il modo di ridare quei soldi alla pizzeria, entro due settimane, con un biglietto di scuse” Gli rivolse una delle sue occhiata severe da sergente dei Marines. “Chiaro?”
“Vuoi rubare due pizze, e poi rimandare i soldi dopo con un biglietto di scuse?!”
“Esattamente”
“E’ ridicolo, ne sei cosciente?”
“Non importa. E’ un fatto di giustizia” tagliò corto Courtney.
“Ma tu non ci riesci proprio a infrangere la legge e basta?”
“Vuoi quella pizza sì o no? Allora segui le mie regole. Non vuoi seguire quelle degli Stati Uniti? Okay. Te ne infischi della Costituzione? Va bene. Ma se sei con me, allora fai quello che dico io e quando lo dico. Comprendi?”
Duncan alzò un sopracciglio. “Tu sei pazza, ma affare fatto. Ora liberami però”
“No, prima devo dire un’ultima cosa” sibilò Courtney. Accese la videocamera velocemente, senza mollare Duncan che ormai non opponeva neanche resistenza, curioso di vedere cosa volesse fare.
Courtney puntò la videocamera verso di sé. “Salve, gente, benvenuti su Duncan Channel!”
“Ehi!” protestò Duncan “Quello è il mio programma! Usurpatrice!”
Courtney scrollò le spalle.
“Beh, oggi Duncan è finito male. Si, esatto, ho soppiantato Duncan Channel, signori, e sapete perché? Per dire che una partita giustizia contro delinquenza non esiste e volete saperne il motivo? Perché la giustizia esiste, mentre la delinquenza è solo un imperfezione della società” Soddisfatta, inquadrò Duncan legato e sorrise angelica. “Per di più, credo che gli spettatori, stasera, si sbaglino di grosso sul vincitore. ”
Sorrise e spense la videocamera. Mollò lo strofinaccio e Duncan si tastò il collo. Courtney passò agilmente sul sedile anteriore, come l’espressione di chi ha una missione da svolgere e non intende fermarsi.
“Andiamo?”
Duncan le rivolse uno sguardo quasi stordito. Una parte di lui avrebbe voluto guardare la principessa impressionato, e chiederle nuovamente se fosse un ninja o un esponente dei Power Rangers.
 Sarebbe morto, piuttosto che ammetterlo, ma c’erano quasi cinque strati di scotch intorno ai polsi di Courtney e, sinceramente, se era riuscita a liberarsi tanto facilmente, allora iniziava a preoccuparlo sul serio. Tuttavia mai, in nessun modo, avrebbe fatto capire a quella secchiona che la considerava quasi un genio per aver sciolto quei lacci.
“Allora, principessa” Duncan si voltò verso di lei con un sorriso malvagio. “In mezzo a tutti quei corsi che seguivi a scuola, c’è anche un corso di teatro?” Dato che Courtney sembrava aver appreso qualsiasi tipo di disciplina scolastica e non, per di più con il massimo dei voti, la risposta era scontata.
“Sì, però non ho mai fatto parti principali … ma che c’entra questo con la nostra pizza?”
Come volevasi dimostrare. “C’entra. Okay, questo è il piano: vedi quella casa lì” indicò una villetta a qualche isolato di distanza. “Loro non vedono la nostra macchina da casa loro, ma noi vediamo la casa perfettamente. Ho bisogno solo di tre di quelle forcine che ti porti sempre dietro. Ora, questo è quello che dobbiamo fare …”
 
Ore 23:45
Avviata missione: Prendi quella pizza e fuggi!
 
Il fattorino della pizza era un tipo brufoloso, con i capelli arancioni e l’apparecchio. Court vide subito che prenderlo in giro non sarebbe stato molto difficile, perfino per lei che non mentiva per puro spirito di onestà e definiva “Il Piano” di Duncan niente più che una prova di recitazione.
Courtney Dawson non mentiva, ovviamente. Semmai lei recitava.
Aspettò dietro un albero che i signori Charles aprissero la porta al fattorino, e prese un bel respiro.
Sono una ragazza disperata, sono appena sfuggita a una banda di delinquenti che volevano farmi del male e sto cercando di far catturare il mio assalitore. Com’è che diceva l’insegnante di teatro … ah, sì! Non esiste un personaggio, io sono il personaggio e lui è me. Okay, concentrazione e …
“No, non abbiamo ordinato alcuna pizza” sentì la voce stridula della signora Charles “No, controlla meglio, devi aver sbagliato casa” continuava a dire al fattorino. Courtney sentì il telefono vibrare in tasca.
Il segno. Si va in scena.
Con i capelli scompigliati, i segni rossi dello scotch e gli occhi grandi e impauriti, sbucò fuori da dietro l’albero e si gettò addosso al fattorino. “Aiuto! Aiuto, vi prego! Loro … io … oh, mondo … mondo crudele! Mi sento male … credo di aver visto una persona legata in un vicolo. Venite! Venite!” strillò, piagnucolando.
Courtney si sbracciò, con il palmo della mano poggiato sulla fronte e la voce concitata, e allo stesso tempo, debole, di chi è stato spettatore di qualcosa di terribile. “Chiamiamo la polizia!” esclamò la signora Charles.
“NO!” urlò con impeto Courtney, correggendo velocemente quel repentino scatto di salute e risoluzione. “No … no, dobbiamo andare subito! Subito! E se stesse male, se arrivassimo tardi e morisse per colpa nostra?! Come vivreste poi?! Oh! Oh! Mondo crudele … vedo forse una luce alla fine di quel tunnel buio?”
La signora Charles rivolse lo sguardo al punto indicato da Courtney. “Quale tunnel?”
“Quel tunnel!
Courtney si girò dall’altra parte della strada, puntando il dito pallido con uno sguardo da drogata.
La vecchia signora Charles si girò a guardare, e così pure il fattorino e lei ne approfittò per guardare verso il giardino con la cosa dell’occhio, giusto il tempo di vedere una cresta verde che, confondendosi in modo perfetto, si nascondeva dietro un cespuglio, proprio accanto al motorino del fattorino, e alla mini-cassa che conteneva le pizze per tenerle calde.
“Beh, n-non lo ve-vedo neanche i-io” commentò il fattorino, con l’espressione ebete.
“Non importa” Courtney si asciugò le lacrime “Venite, presto! Salviamo quella persona legata! Presto, presto!” Si mise a correre verso un vicolo a parecchi isolati di distanza, e sperò che i due la seguissero.
La signora Charles rimase ferma, ma il fattorino la guardò. “S-seguiamola”
 
Appena furono abbastanza lontani da non poterlo sentire, Duncan scoppiò a ridere. Era in assoluto una delle cose più strane e divertente che avesse fatto. Il tunnel! Come cavolo le venivano in mente cosa del genere? Ora aveva esattamente cinque minuti. Si avvicinò al motorino del fattorino, e agguantò la forcina dalla tasca dei jeans. La cassa che conteneva le pizza era chiusa a chiave, ma passare del tempo in un riformatorio, alle volte, poteva darti l’occasione di imparare cose molto utili.
Infilò la forcina dentro e la girò piano, finché non sentì un breve scatto, un impercettibile rumore e infine un altro giro completo diede vita a un grosso schiocco. Praticamente un gioco da ragazzi … delinquenti, certo, ma pur sempre ragazzi.
E il gioco è fatto.
Sorrise ribelle. Non resta che il gran finale.
 
Ma è qui, vi dico! Come fate a non vederlo!” strillò Courtney. “C’è una persona che è stata legata proprio davanti a voi, e non vi accorgete di nulla” La signora Charles sbuffò e la fissò come se fosse pazza.
Si trovavano in un vicolo e Courtney annunciava che c’era una persona invisibile proprio di fronte a loro. “Cos’è questo, uno scherzo?”
“No!”
“Beh, io me ne torno a casa” commentò. “E ti converrebbe fare lo stesso, signorina, prima che io chiami la polizia”
“Oh, no, la prego” implorò Courtney, “Grazie comunque dell’aiuto” aggiunse a voce più alta in un repentino scatto di educazione che, a dir la verità, avrebbe fatto sospettare chiunque che Courtney avesse due personalità.  
 
La ragazza scoccò uno sguardo al fattorino, come se solo lui potesse capire la situazione.
“Tu mi credi, vero? Non chiamerai la polizia … posso fidarmi, vero, Morten?”
“Oh, io … ehm … è un po’ strano ciò che …” balbettò lui, ma in quel momento accostò una macchina davanti al vicolo. Un ragazzo con la mascella contratta, e uno sguardo gelido e furibondo, si rivolse a Courtney.
“Eccoti qui, maledizione!” ruggì Duncan.
Il fattorino emise un suono simile a uno squittio. “L-lo conosci?” chiese a Courtney.
“Sono il suo …” rispose Duncan, laa voce bassa e terrificante, e Courtney intervenne “E’ il mio, ehm, ragazzo!”
Duncan le rivolse uno sguardo sorpreso, che si addolcì in un espressione beffarda e sicura di sé. “Già!” sibilò, avvicinandosi minaccioso al fattorino. “Le stavi facendo del male?”
 “No, no!” spiegò Courtney “Oh, Dunc … Tyler, ho avutoè successo che …”
“No, Dasha, non mi dire!”
“Cosa … Tyler, non ti dico?” disse Courtney, con uno sguardo che diceva giuro che se dici qualcosa di imbarazzante, ti uccido. Tuttavia, sembrava proprio che Duncan avesse una mezza intenzione di vendicarsi con lei di aver usurpato il suo programma tv.
Non dirmi che hai avuto un altro dei tuoi attacchi dovuti alle pillole che prendi perché tua madre, ehm …  Chris! Ecco, tua madre … Chris sta male e soffre, e quindi anche tu soffri ed hai iniziato ad avere quelle allucinazioni paurose in cui inizi a chiamare i vicini di notte e li trascini per tutta la città! Ragazzo mio” continuò Duncan rivolgendosi al fattorino “non sai quella volta che era convinta di vedere il gattino morto della signora Richards e continuava a dire – Tommy!” Tommy! Vieni qui, piccolo Tommy! Dasha ti vuole bene!  –“
Uccidetelo.“Infatti non ho mai detto questo, Dunc … Tyler” ringhiò Courtney.
Duncan si avvicinò al fattorino, passato da bullo a ragazzo pieno di problemi. “Scusala, sai, ha così tante difficoltà. Mi dispiace che ti abbia disturbato, sembri anche un bravo ragazzo.  Puoi anche andare via ora”
Duncan tirò Courtney per un braccio,  ordinando in maniera prepotente di entrare in macchina, giusto per recitare meglio la parte del fidanzato sensibile/autorevole.
A quella vista, Morten sembrò prendere un po’ di coraggio. “Dasha, se-sei si-sicura c-che va-vada tutto b-bene?” Accennò con lo sguardo a Duncan.
Duncan lo guardò male. “Stai insinuando che con me le cose vanno male?” proferì, e fece il gesto di avvicinarsi.
Courtney ebbe l’istinto di sbattere la testa al muro per la disperazione.
Morten saltò indietro,  con  uno sgrilletto, e Courtney tirò un calcio a Duncan senza farsi vedere. “Stai buono, Tyler, non rovinare tutto” disse sottovoce, fra i denti.
 “Tranquillo, ha ragione il mio ragazzo. E’ tutto okay, ma sai, Tyler e i suoi amici sono dei tipi davvero, davvero, davvero permalosi, e non voglio che si sappia in giro ciò che è successo a me oggi” Courtney si avvicinò al fattorino, rivolgendogli un sorriso gentile  e innocente. 
“Quindi non accennare nulla a nessuno di tutto ciò che è successo stasera. Torno a casa, e dimentica questa brutta serata. Sei stato molto coraggioso. E ti ringrazio” Lo baciò sulla guancia e gli diede un buffetto. Sorridendogli, lo lasciò lì, impalato, e salì in macchina.
Duncan partì subito, finché Morten, fattorino convinto di essere un eroe, salvatore di fanciulle indifesa da fidanzati di nome Tyler, divenne solo una sagoma indefinita e, alla prima svolta, scomparve.
A quel punto, Courtney scoppiò a ridere. “Ricordami di iscriverti a un corso di recitazione”
 
Sfrecciavano nuovamente per le strade notturne. Non c’era traffico e i lampioni apparivano come minuscole lucciole nel bosco. Aloni di luce che indicavano la giusta ai viaggiatori. E forse, fra quei viaggiatori, ce n’era qualcuno che, come loro, avevano dovuto architettare l’impossibile per mangiare.
Prese un profondo respiro. “Prese le pizze?”
“Sissignora”
Ci fu un secondo di silenzio, e nessuno dei due riuscì a reprimere un sorriso.
“E pensare che avresti potuto prendere quelle pizze anche se io non avessi finto di essere una psicopatica” esordì Courtney.
Duncan sorrise. “Si, ma non sarebbe stato così divertente”
“Lo definisci divertente?”
“Beh, fingere di vedere Tommy, il cagnolino morto,  per ottenere una pizza, non ti sembra una cosa divertente? E poi, non scorderò mai la faccia di quel fattorino quando mi ha visto. Era terrorizzato!”
Courtney rise. “Non montarti troppo la testa, Duncan”
“Oh, neanche tu principessa. Vogliamo parlare del tuo mondo crudele …  odel tunnel? Ma dove hai imparato a recitare così male? Io credevo che avessi dieci in tutte le materie!”
“Ha parlato il brutto e cattivo Tyler, il re dell’improvvisazione e dell’arte drammatica!” Courtney imitò la sua voce grossa. “Sono Tyler, bello, hai qualche problema con me? Vuoi che ti finisca male? Eh? Eh? Sono grosso e cattivo e la mia ragazza è psicopatica! Vede i cagnolini morti di nome Tommy!”
Entrambi scoppiarono a ridere.
Courtney così forte che dovette tenersi la pancia, che ancora brontolava alla ricerca di cibo.
Duncan sorrise inconsapevolmente, mentre la guardava ridere “Un giorno, principessa” disse “dovrai spiegarmi perché hai detto ragazzo, anziché fratello
Courtney avvampò. “Perché rendeva le cose più credibili”
Si girò dall’altra parte, senza guardarlo.
Duncan fece un sorrisetto beffardo. “Sì, principessa, per questa volta faccio finta di crederci … solo che dovresti smetterla di reprimere il tuo amore per me. Davvero, ti fa male alla salute!”
Courtney alzò un sopracciglio.
“Caro Tyler, mi dispiace ma non sei il mio tipo” replicò. Sfoderò un sorriso da giocatrice di poker che ha la carta vincente in mano. “Un giorno, piuttosto, tu dovrai spiegarmi come ti è venuto in mente di dire che Chris è mia madre”





Il mio personale angolo di profonda analisi, poesia e interpretazione ... forse.
Bene, eccomi qui. E stavolta, come promesso, puntuale! Anzi, direi pure in anticipo.  Quindi, miei cari schiavi ... ehm, commentatori!, vedete che non c'è nulla di ci lamentarsi, alla fin fine?
In questo capitolo, vediamo una partita giustizia contro delinquenza giocata fino ai calci di rigore. Beh, da miei due fedeli commenti, ho visto che il precedente capitolo è piaciuto e questo mi fa piacere. Tuttavia, come potete immaginare, quello era un capitolo di transizione e anche questo, in parte. I prossimi due, invece, sveleranno in parte molte cose dei protagonisti e sopratutto daranno inizio alla vera azione all'interno della storia (credevate che fosse solo una storiella romantica? Beh, sbagliavate).
Ma comunque, bando alla ciance, con le risposte ai commenti!

SamSam333: Grazie, speravo che qualcuno dicesse qualcosa sulla punteggiatura. Iniziavo a credere che nessuno si fosse accorto del mio impegno in proposito u.u
  *Si alza in piede in mezzo al cerchio di drogati e alcolizzati" Lo ammetto, il mio nick è Angel, ed anch'io sono ossessionata dalla punteggiatura u.u
Da notare il fatto che ho costretto i miei amici a limitare più che possono l'uso dei puntini di sospensione e regolamentare le virgole (prima o poi mi faranno uccidere dai pretoriani, codeste vittime) xD
La parte della foto è anche la mia parte preferita. Senza quella il capitolo non varrebbe molto. E comunque, concordo con te, i capitoli più lunghi sono più belli e completi ed è per questo che questa è la prima e ultima volta che taglio un capitolo a metà.

Courtney Smith:
Si, i miei titoli sono frutto di grandi macchinazioni mentali (traduzione: ci metto giornata a cambiare e inventare titoli che sfiorano l'assurdo, se non la demenza, finché non trovo quello giusto xD). Ma per favore, mi spieghi che cavolo vuol dire IC o OOC? In tutta sincerità, me lo dicono tutti, ma io sto ancora qua, che il significato credo di averlo intuito, ma non vorrei sbagliare ò.ò
E comunque, neanche a te piace Valentine? Io invece la trovo piuttosto simpatica, anzi, mi ricorda una mia amica. Ha un solo difetto: le manca la grinta di Courtney. (Courtney regna! u.u)
Vedi? Ho aggiornato presto. La faccia da cucciolo funziona, alla fin fine u.u


Vi ringrazio per aver commentato. Un grosso bacio sulla guancia a tutti coloro che, nell'ombra o facendo sentire ad alta voce i loro pensieri, stanno seguendo questa storia! ;)


Okay, una cosa da aggiungere. Con l'avvento dei messaggi privati, molti rispondono tramite quelli. Io invece no. Non perché sia pigra o alto, ma perché credo che il dialogo lettore-autore sia importante ed è giusto che le risposte possano essere lette e commentate da tutti, così come i commenti. Dunque, io risponderò sempre sotto il testo stesso a tutto ciò che apprezzerete e non, e a quello che vorrete farmi notare.

Ora vado.

Notte! :)

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