Ti odio, ti uccido e ti disintegro le mutande

di Ang3l
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il misterioso tizio delle mutande ***
Capitolo 2: *** Falsi preti, mutande e vecchine scandalizzate ***
Capitolo 3: *** Pomodori ***
Capitolo 4: *** Amici di troppo ***
Capitolo 5: *** Le femmine... Che seccatura. ***
Capitolo 6: *** Kiba Inuzuka insegna: tre semplici modi per riconoscere una 'Donna Pantera' ***



Capitolo 1
*** Il misterioso tizio delle mutande ***


Salve gente ^^  Mi chiamo Ciottolina... ehm, Vale volevo dire ''xD e questa è, possiamo dire, la mia 'prima' vera fanfiction su Naruto *quindi non aspettatevi questo granchè eheh ^^''* 
Il tema principale, saranno le mutande U.U Già, mutande. E non chiedetemi come mi sia venuta l'ispirazione... Anche perchè non lo saprei neppure io xD 
La cosa qui, questa robaccia, è dedicata alla mia inimitabile ChibiRoby: la mia scrittrice&best preferita ** E poi, diciamocelo Roby, ma come farei io senza di te? Eh? ;)
Che altro dire? Spero che vi piaccia e buona lettura ^___^

(In caso di effetti collaterali, è consigliabile spegnere immediatamente il computer e fare profondi respiri. In caso di vomito, correre velocemente in bagno. Oppure nell'armadio di vostro fratello, come preferite ^^)





 

***



 

Konoha, giugno 2011

Sasuke Uchiha, diciotto anni, era ufficialmente irritato.
Alto, dal fisico snello ma muscoloso, i capelli talmente neri da sembrare quasi blu, nettamente in contrasto con la pelle pallida, ma egualmente perfetta. Indifferente a qualsiasi cosa, orgoglioso come pochi, vendicativo, competitivo... un vero bastardo, in altre parole. Gli bastava puntare i suoi incredibili occhi scuri su qualcuno, perchè questi cadesse nella sua 'rete'. Ed ecco, signori e signore, come acchiappava le sue prede. Ragazze di ogni tipo, bionde  o more, alte o basse. Tutte cosette 'usa e getta', o per meglio dire 'una scopatina e via'.
Viveva la sua vita come un riccio: non fidandosi di nessuno, non amando nessuno, tenendo tutti a distanza e non permettendo a nessuno di amarlo.
Chi non lo conosceva davvero, poteva benissimo catalogarlo come il classico tipo che scandalizzava ed infrangeva cuori, infischiandosene di tutto e di tutti.
Reputava la sua vita abbastanza noiosa e monotona, priva di colori, ed anzi, certe volte gli veniva addirittura il dubbio di somigliare ad una di quelle vecchine tutte grembiulini e bigodini, il cui unico svago è quello di chiacchierare con lo straccio della polvere. Certo, lui non aveva né grembiulini , né parlava con gli oggetti, eppure...
Ma era tutto disgustosamente perfetto così. Gli piaceva la sua vita: tranquilla, lenta, grigia. Si, gli piaceva. Ecco perchè non si irritava mai, perchè non c'era nulla per cui valesse la pena di irritarsi.
Lui, Sasuke Uchiha, non si irritava.
Ma quel giorno era oltremodo, decisamente, sorprendentemente e dannatamente irritato.
Sbuffò dal naso, osservando accigliato l'oggetto che aveva frantumato in mille pezzettini la sua pazienza. Una mutanda, rossa, lo sbeffeggiava pigramente dall'altro lato della stanza, poggiata con noncuranza sulla cornice di una fotografia. Era la sesta mutanda che trovava in quella settimana, e di certo non era sua. E neppure del suo coinquilino Rock Lee, stando a quanto sosteneva questi.
E non poteva neppure essere di una delle ragazze che si portava a letto ogni tanto, visto che erano mutande da uomo.
E allora, di chi diavolo erano?
Sbuffando nuovamente, gettò le chiavi che ancora stringeva tra le dita, sul letto, e fece per dirigersi in cucina in cerca di un sacchetto in cui ficcarci quella... quella cosa, quando si aprì la porta del bagno.
E, forse, fu proprio in quel momento, mentre se ne stava lì immobile a fissare ad occhi sgranati uno sconosciuto avvolto nel suo asciugamano in casa sua, che qualcosa cambiò nella vita del giovane Uchiha. Non sapeva esattamente cosa -ed anzi, ce ne sarebbe voluto di tempo, prima che se ne rendesse conto!- ma una parte di sè già lo sapeva: sapeva che quello che aveva davanti era la bufera, il terremoto, il ciclone che avrebbe sconvolto tutta la sua vita.
In altre parole, era esattamente tutto ciò da cui lui era sempre fuggito, per timore di esserne travolto.
-Chi...- strinse i pugni, squadrandolo dalla testa ai piedi -Chi diavolo sei?- sibilò.
L'altro alzò lentamente il capo, per nulla sorpreso, rivelando un viso così... così dannatamente bello, un po' da ragazzino. Gli occhi, di un meraviglioso azzurro cielo, lo osservarono per qualche istante, mentre quella rosea bocca carnosa ed invitante, si piegava in un mezzo sorriso divertito. 
Il tutto, era incorniciato da un'impossibile chioma dorata, ed alcune ciocche di capelli ancora un po' bagnate gli gocciolavano lente lungo il collo abbronzato, sfiorandogli le spalle larghe e scendendo giù, lungo i possenti pettorali fino a tuffarsi al di sotto dell'asciugamano nero avvolto in vita.
-Ehi- lo salutò allegramente, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Sasuke aggrottò le sopracciglia, lanciandogli un'occhiataccia spazientita e confusa. Era finito su "Scherzi a parte"? Da dove era uscito quel tipo? Era un 'amico' di Lee? Nooo, impossibile, era decisamente troppo bello per il sopracciglione... Era un ladro? Bhe, gli aveva rubato l'asciugamano. E poi, come ci era finito quello, nel suo personale asciugamano? Come ci era finito, bhe, lìì?!
Però era disgustosamente bello e gli aveva detto "Ehi".
.. -Ehi-
Il biondo inclinò il capo, scompigliandosi i capelli -Bhe... addio- lo salutò, dirigendosi vero la sua camera.
-Addio?- Sasuke lo seguì, sempre più sconvolto, e avvertendo un'insolito prurito alle mani. Voleva picchiare qualcuno -Ridammi il mio asciugamano-
-Come siamo possessivi- ridacchiò il biondo, liberandosi velocemente dell'asciugamano ed afferrando la mutanda rossa. Per pochi, incredibili secondi, il moro fu omaggiato della vista di un sedere orgogliosamente tondo e sodo.
-Allora sei tu- constatò, distogliendo lo sguardo.
-Cosa?-
-Il misterioso tizio delle mutande- spiegò Sasuke, incrociando le braccia al petto, ed evitando accuratamente di guardarlo -Sono giorni che trovo le tue 'cosette' sparse per la casa-
Il ragazzo scoppiò a ridere, grattandosi la nuca -Si, ogni tanto mi dimentico di indossarle-
Sasuke arrossì di colpo. Quel ragazzo era incredibilmente sfacciato! -Si può sapere chi diavolo sei? Come ti chiami? Cosa ci fai nel mio appartamento? Come sei entrato? E come si fa, spiegami, a dimenticarsi le mutande?-
-Ehi, ehi- lo frenò il biondo, alzando le mani -Una domanda alla volta-
Sasuke si appoggiò alla scrivania, posando finalmente lo sguardo su di lui. Quelle stesse mutande che prima lo avevano quasi disgustato, ora, addosso al biondino, gli mettevano quasi l'acquolina in bocca. Erano maledette, decise, mutande maledette che sembravano quasi che lo sfidassero a strapparle.
-Mmm... allora- cominciò il biondo, tamburellandosi il mento con un dito -Sono il tuo 'vicino', abito al piano di sopra. Sono qui perchè da me non c'è acqua calda e, se proprio vuoi saperlo, sono entrato dalla finestra- sghignazzò, indicando la finestra aperta accanto alla scrivania.
Sasuke fece per dire qualcosa, ma poi sembrò ripensarci, chiudendo la bocca. Ripetè l'operazione un paio di volte, sentendosi un 'emerito idiota, lui!, e cominciando sul serio ad arrabbiarsi -E... E lo ammetti così, semplicemente?- sbottò alla fine -Razza di dobe maleducato e criminale?-
-Criminale, pff- sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Si avvicinò, ridacchiando, alla finestra, scavalcandola agilmente e saltando direttamente sulla vecchia scala anticendio lì accanto, che portava fino al tetto dell'edificio.
-Ci si vede, vicino- lo salutò, stiracchiandosi e lanciandogli un'ultimo, radioso e sarcastico sorriso.
-Si, come no!- gli urlò l'Uchiha, cercando con lo sguardo qualche oggetto da tirargli dietro -Farò cementare questa finestra- lo informò poi, borbottando, e chiudendola con eccessiva forza.
Da fuori, gli arrivò ovattata la risata del biondo.
Si lasciò sfuggire un sorriso, chinandosi ad afferrare l'asciugamano dal pavimento. Era stato solo un caso che proprio oggi fosse rientrato prima a casa; che Rock Lee era ancora da qualche parte a fare shopping; che fra tanti appartamenti lì nel condominio, quel dobe avesse scelto proprio il suo... Casi. Semplici e stupidi casi.
Non so neppure il suo nome, pensò all'improvviso, scuotendo il capo, il nome del deficiente che usa la mia doccia. Il tizio delle mutande.
Gli sarebbe piaciuto rincontrarlo. Era un tipetto interessante. 
Uno che in meno di un'ora lo aveva fatto irritare, arrabbiare, arrossire, irritare e ancora irritare... sorridere. Uno sorprendente. E pericoloso.
Gettò l'asciugamano nel cestino, innorridendo dei suoi stessi pensieri. Non esisteva niente, niente e nessuno, al mondo capace di poter sconvolgere il suo mondo. Pff. E poi, a lui, piacevano le ragazze. Figurarsi.
Infine, si disse, non avrebbe mai più incontrato quell'idiota. Lui non voleva rincontrarlo. Punto.
Ma, per la prima volta in vita sua, non sapeva quanto si stava sbagliando. Su tutto.




 

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Capitolo 2
*** Falsi preti, mutande e vecchine scandalizzate ***













Sasuke camminava lentamente lungo la navata laterale di una chiesa, avvolto in quella tipica atmosfera di serenità che caratterizzava da sempre quel luogo.
Erano le sette di sera, e non aveva alcuna voglia di tornare a casa. Soprattutto, non quel giorno. Rock Lee era letteralmente impazzito, più del solito per intenderci, dato che aveva passato tutto il pomeriggio a cantare a squarciagola e a danzare con quelle sue orride tutine. Era arrivato addirittura al punto di chiamarle per nome!
-Oh, Colletto Merlettato, che ne diresti di piroettare un po’ in lavatrice, mia cara?-
-Righetta, tesoruccio, oggi sei più incantevole del solito!-
E –No, basta- si era detto Sasuke, afferrando le chiavi dal comodino. O usciva immediatamente da quell’appartamento, o uccideva lo svitato sopracciglione.
Ed ecco, com’era arrivato in quella chiesa. Gli piaceva andare lì, la considerava un po’ come una seconda casa. Le vetrate colorate, l’odore di incenso… erano tutte cose che gli ricordavano i giorni felici della sua infanzia, quando sua madre lo portava lì ogni domenica mattina e lui non voleva, si annoiava, e allora correva a nascondersi con suo fratello in quel vecchio… Confessionale. Si fermò, scostando la tendina e sedendosi nel piccolo cubicolo.
Soltanto in quei pochi istanti, solo nella penombra, poteva far finta che non fosse mai cambiato nulla. Che i suoi genitori erano ancora vivi, che suo fratello era accanto a lui, e che sua madre sarebbe venuta da un momento all’altro, scostando la tendina e abbracciandolo forte forte.
Strinse i pugni. Era inutile illudersi, perché appunto, sarebbero rimaste sempre e solo quello: illusioni.
E lui era solo.
Voltò di scatto il capo verso la finestrella con la grata, incrociando un paio di occhi chiari. Sobbalzò, ma di certo non per la paura!, borbottando un frettoloso –Mi scusi, non credevo…- che ci fosse qualcuno. Tsk, ci mancava solo il prete guardone! pensò, facendo per andarsene, ma fu bloccato dalla voce dell’altro –Vuoi confessarti, figliolo?-
Sbuffò, tornando a sedersi. No che non voleva confessarsi… tsk, figurarsi! –No-
Il prete tossicchiò –Oh… mmm… a cosa stavi pensando prima, …ehm, figliolo?-
Sasuke aggrottò le sopracciglia, cercando di scorgere i lineamenti del volto del vecchio. Era una sua impressione, o aveva già sentito quella voce? –A mia madre-
-Oh- gli occhi luccicarono… divertiti? –Avete litigato, mh? Si è rifiutata di darti la paghett…-
-E’ morta- sbottò il ragazzo, chinando il capo. Ciocche corvine gli sfiorarono il mento, mentre fissava la punta bianca delle sue Converse nere. E’ morta. Dirlo ad alta voce gli faceva ancora male, era come essere costretto ad accettare una realtà che non voleva.
Era come sentirsi ancora più solo.
Rimasero per qualche istante in silenzio, tanto che Sasuke credette che l’altro se ne fosse andato, finché non sentì un –Mi dispiace…- appena mormorato.
Mi dispiace.Quanti ne aveva sentiti, in tutti quegli anni? Centinaia? Migliaia? –Lei non può capire-
-Hai ragione- concordò, sorprendendolo –Io non posso capire, anche se mi piacerebbe. A volte, penso ch…- si interruppe, sospirando.
E, improvvisamente, Sasuke fu avvolto dalla consapevolezza che, invece, quell’uomo poteva capirlo. Era come se si conoscessero già, come essere finalmente tornato a casa dopo tanto tempo: per la prima volta in vita sua, voleva aprirsi con qualcuno. Sfogarsi, urlare, piangere. Sconvolgente.
-Bhe- lo richiamò il prete, chiudendo la finestrella con la grata –Addio-
-Addio?- ripeté il ragazzo, fissando sconcertato il punto dove prima si trovavano gli occhi dell’altro. Ma che razza di prete era? Pazzo come… come…
Nooo.Non poteva essere…
Si alzò di scatto, sporgendosi verso l’altro lato del confessionale. Gli sembrava di aver già vissuto una situazione simile: un’orribile, spiacevole e da-non-ripetersi-assolutamente, situazione.
La prima cosa che mise a fuoco, fu una mutanda. Arancione, poi!, con un’enorme e fumante scodella di ramen disegnata sopra.
Orribile, fu il suo primo pensiero. Ora lo ammazzo, il secondo. Orribile.
-Ce ne hai messo di tempo per capirlo, figliolo- ridacchiò il tizio delle mutande, con quei dannati occhi blu scintillanti di allegria.
Sasuke lo fissò irritato –Avevi camuffato la voce-
-Già!-
-Tu… tu- indietreggiò di qualche passo, stringendo i pugni –Tu, ti sei fatto passare per un prete!-
-Ehi!- esclamò il biondino, sollevando un sopracciglio –Io non ho mai detto di esserlo. Sei tu, paperetta, che sei arrivato a quella conclusione-
-Tu… mi hai confessato! E… sei nudo!- sbottò, indicandolo col palmo della mano.
Poco più lontano da loro, una vecchina che stava accendendo una candela, si voltò a guardarli, confusa. Stette in quella posizione per un paio di secondi, finchè, riafferrata la candela, non girò i tacchi e schizzò, letteralmente, verso il portone della chiesa.
Il biondo scoppiò in una fragorosa risata. Sembrava quasi un angelo, con quelle labbra piene, le guancie lisce e solcate da piccole cicatrici simili a dei baffetti, il fisico perfetto e gloriosamente maschio, le lunghe gambe, …e le mutande.
Sasuke sbuffò, dandogli le spalle e cercando di seguire l’esempio della vecchina.
-Ehi, dove vai?-
-Il più lontano possibile da te, dobe- borbottò.
-E… mi lasci così?- esclamò l’altro, quasi in tono supplichevole. Infantile.
Sbuffando nuovamente, Sasuke inclinò il capo all’indietro per fulminarlo con un’occhiataccia, ma quello che vide per poco non lo fece starnazzare al suolo. Il biondo si era alzato, mostrandosi in tutta la sua magnificenza… se non fosse stato che era legato peggio di un salsicciotto.
Quella situazione cominciava ad essere davvero ridicola. Ed imbarazzante.
Il ragazzo delle mutande indicò con un cenno i suoi polsi e le sue caviglie, entrambi legati da una corda di nylon, saltellando verso di lui –Puoi aiutarmi a tagliarle? Quell’idiota ha usato un fottuto ‘nodo del carrettiere’-
Fu la volta di Sasuke di alzare un sopracciglio. Aveva sentito parlare del ‘nodo del carrettiere’, ovvero uno di quei nodi che, più ci si dimena, più diventa stretto.
Sorrise: aveva due possibilità. Poteva lasciare il tizio a cavarsela da solo, scandalizzando forse altre povere vecchine, e comportarsi quindi, da bastardo qual’era… o aiutarlo, per poi ottenere qualcosa in cambio. Mmmh.
Ma poi, e che cavolo!, quel biondino non aveva dei vestiti? Possibile che ogni volta che lo incontrava era in mutande?
-Allora?- lo incitò, allungando le braccia verso di lui.
Sasuke incrociò le braccia al petto –Non entrerai mai più dalla mia finestra-
Il biondo alzò gli occhi al cielo –Certo, certo-
-Noi non ci conosciamo-
-Infatti non ci conosciamo- sbuffò.
-E se mai dovessimo incontrarci ancora, mi dovrai stare ad una distanza minima di dieci metri-
-Ma se sei tu quello che mi perseguita-
-Tsk. Potrei dire lo stesso- borbottò  Sasuke, voltandosi nuovamente.
-Ehi!- esclamò il biondino –Che stai facendo?!-
-Vado a casa, naturalmente- lo informò, continuando a camminare tranquillo, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni –Non ho coltelli con me, sai. Quindi, se vuoi il mio aiuto, seguimi-
-Ma sei scemo?!- balbettò l’altro, cercando di raggiungerlo –Non posso mica uscire in strada… così!-
Il moro scrollò le spalle –Fatti tuoi. E poi, pensavo che ti piacesse andare in giro in mutande-
-Teme!!!- lo spintonò con la spalla –Guarda che ho anch’io un orgoglio!-
Sasuke Uchiha sospirò, sfinito. Discutere con quel biondino richiedeva un sacco di energie. Arpionandolo per un braccio, lo spinse senza tanti preamboli, contro una colonna.
-Ma ch… -
Sempre ignorandolo, si sfilò veloce la maglietta bianca che indossava, infilandogliela, poi, giù per la testa. E quando quella testolina bionda ‘riemerse’ dal collo della maglia, Sasuke provò lo sconvolgente desiderio di baciarlo. Forse perché erano così maledettamente vicini, o perché stava morendo di fame e quelle labbra sembravano così invitanti…
Gli si scostò, bruscamente, di dosso –Andiamo- ordinò, indicandogli di precederlo.
Il biondo gli sorrise divertito –Per un attimo, ho temuto che mi avresti strozzato!- ridacchiò.
Sasuke non rispose, aprendo il pesante portone e aspettando che ‘saltellasse’ sul marciapiede. Fu in quel momento, mentre osservava la schiena del ragazzo, che notò una scritta sul didietro delle sue mutande: Mangiami.
Per un attimo, io ho temuto che ti avrei baciato.




 

***
 

Ma cos'è? Cos'è questa cosa? Bhoo, sinceramente, non lo so neppure io @.@
Nella speranza che qualcuno/a sia sopravvissuto/a a ciò, vorrei ringraziarlo/a per aver letto ** In particolare, poi, vorrei ringraziare ancora le ragazze che hanno commentato il precedente capitolo ( Oh, davvero ** Siete state gentilissime :3 ) e tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra le Preferite ( 1 ) ; Ricordate ( 2 ) ; e Seguite ( 22 ) *^* Grazie, grazie, grazie :)
E ricordate: io non sono mai in ritardo, è il tempo che và troppo veloce xDxD
Eeee * mi stavo già dimenticando -.-''* se qualcuno si sta domandando "Ma come cavolo ci è finito Narutino in una chiesa, legato&in mutande?" ...Non preoccupatevi ^^ Ci saranno tutte le risposte nel prossimo capitolo c:
Alla prossima, un bacione **
Vale


 

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Capitolo 3
*** Pomodori ***







Konoha, al tramonto, era bellissima. L’aria era dolce e un po’ frizzantina, mista al delicato profumo dei fiori che facevano bella mostra di sé sui  davanzali delle case; bambini paffutelli correvano allegri lungo i  marciapiedi, stanchi e sorridenti , con le gote arrossate e i vestiti stropicciati; soffici nuvole giocavano, anch’esse, a rincorrersi leggere nel cielo, coperte a tratti dalle chiome rigogliose degli alberi; e tutto, era illuminato di arancione.
Sasuke lo avvertiva dappertutto, si sentiva quasi soffocare. La sua pelle era arancione, i suoi vestiti, i suoi occhi.
E anche le mutande del tizio accanto a sé. Sbuffò. Odiava quel disgustoso arancione. Ne aveva le scatole piene, non vedeva l’ora di rintanarsi nella sua stanza grigia e cupa. Si, ne aveva decisamente le scatole piene. Era irritato, infreddolito –dato che era a torso nudo, maledetto di un dobe- e affamato. E si stava vergognando a morte.
Non gli erano di certo sfuggite le occhiate delle persone che incrociavano per la strada, alcune sorprese e alcune di apprezzamento, che rivolgevano al didietro del biondino. E quello? Niente, non faceva assolutamente niente. Sorrideva, saltellava, gli cadeva addosso, e parlava tutto tranquillo al suo telefonino. Aveva una voglia matta di sferrargli un bel pugno in faccia.
-…Brutto cagnaccio, mi hai lasciato in una chiesa! Una chiesa!- blaterò il biondo, col telefono schiacciato tra l’orecchio e la spalla. La maglietta che gli aveva prestato gli andava decisamente un po’ larga e dal cappuccio uscivano lunghe ciocche di capelli chiari che gli coprivano a tratti gli occhi. Somigliava ad un pulcino… se non si contava il resto del suo corpo, dalla vita in giù.
-Kiba, dico sul serio! Ti rendi conto del colpo che mi sono preso quando mi sono svegliato, stamattina, ed ero in mutande, legato e in una chiesa??-
Ben ti sta, biondo, ghignò Sasuke, congratulandosi mentalmente con quel Kiba, chiunque esso fosse. Apparentemente, faceva finta di non ascoltare minimamente la conversazione telefonica dell’altro, ma in realtà non si perdeva una parola. In fondo, anche lui era curioso. E poi il telefono era suo.
-Pagare? Me l’hai fatta pagare per cosa? Per quello scherzetto innocente dell’altro giorno? Ma dai!- ridacchiò, roteando gli occhi.
Scherzetto innocente?Bhe, a giudicare dalle condizioni in cui si trovava il biondo, non doveva essere stato tanto innocente.
Chissà cosa diavolo aveva combinato, sbuffò Sasuke, decidendo però, che era meglio non saperlo.
-M… Kiba! Sei tutto scemo? E io, dove… Noo, no, no, non riattaccare, palla di pelo! Ehi… - balbettò, muovendo istintivamente le braccia, con l’unico, disastroso risultato di far cadere il telefonino.
Come al rallentatore,  Sasuke vide il suo nuovo cellulare roteare veloce nell’aria, per schiantarsi, poi, sull’asfalto della strada. E, ovviamente, proprio in quel preciso, dannato, maledetto istante, un’auto sfrecciò indifferente lungo la corsia, calpestando senza pietà il vetro del telefonino.
Sasuke cercò di respirare, di imporsi di respirare, stringendo i pugni e alzando lentamente lo sguardo sul biondo. Stai calmo. Calmo. Respira.
-Eheh…- si sforzò di sorridere il ragazzo, pensando bene di allontanarsi di qualche saltello dal moro –Penso abbia riattaccato-
-Tu- pronunciò, talmente arrabbiato da aver ridotto la voce ad un sussurro. Un freddo sussurro.
-Mi dispiace, paperetta! Sul serio, passerò l’intera nottata a crogiolarmi nei sensi di colpa, se vuoi…- fece, con  un finto tono melodrammatico, deglutendo. Alle sue spalle, il sole stava morendo all’orizzonte, tingendogli le spalle di morbide pennellate infuocate. Gli occhi, invece, sembravano ancora più azzurri, di un azzurro quasi caldo.
-Ti do cinque minuti- minacciò Sasuke, fissandolo col suo glaciale sguardo assassino e facendo schioccare le dita –Scappa o ti uccido-
-Che cosa?!...- esclamò il biondino, urtando accidentalmente una signora che si trascinava stancamente lungo il marciapiede, carica di buste della spesa. -…Mi scusi…- borbottò, dopo essersi guadagnato un’altra occhiataccia alle sue parti basse.
-Corri, dobe- specificò la ‘paperetta’, avanzando di un passo.
-Che cosa?!- ripeté, quasi urlando –Non ho neppure le scarpe! E sono legato, ricordi?-
-Ricordo-
-Bene- concluse il biondo, osservandolo sospettoso –Quindi…?-
-Quindi- sogghignò, chiudendo la mano a pugno –Corri, o ti uccido. Due minuti-
Evidentemente, anche il biondo capì che l’altro non scherzava affatto e, dopo essersi guardato impotente le mani e averlo squadrato per bene, si decise a dargli le spalle –Io non corro!- ci tenne però a precisare, cercando di allontanarsi velocemente da lui –Saltello, casomai- borbottò, maledicendo “quel brutto cagnaccio permaloso e vendicativo” che lo aveva messo in quel casino.
Sasuke incrociò le braccia al petto, avviandosi lentamente dietro l’idiota in mutande. –Mh. Neppure io corro- mormorò, le labbra incurvate in un sorrisetto. Perché un Uchiha non corre. E perché preferiva godersi la vista del biondo che si faceva male da solo, inciampando tra i suoi stessi piedi e sbattendo contro i vari passanti. Si, decisamente.
Era in momenti come quelli che adorava essere un Uchiha.
 
-Apri la bocca-
-Cos’è?-
-Popcorn e nutella-
-Ma è disgustoso!-
-Appunto!-
Il biondo scoppiò a ridere, schiudendo le labbra e avvicinandosi alle dita dell’altro.
Rock Lee sorrise raggiante, battendo le mani e canticchiando un –Bravo, biondo! Bravo-. Ed era davvero ridicolo, con quei capelli neri tutti irti all’insù e il suo pigiamone-tutina giallo vomito, di almeno due taglie più piccolo e pieno di orsacchiotti e navicelle spaziali.
Sasuke si appoggiò allo stipite della porta, osservandoli silenzioso. Era davvero strano –strano e bizzarro- pensare che quello lì disteso a pancia in giù sul letto del sopracciglione, a ridere e leccarsi le mani, era l’idiota che per giorni aveva usato indisturbato la sua doccia, il tizio delle mutande. Il tizio che si era finto un prete, che era in mutande in una chiesa. Quello che, per quasi metà tragitto dalla chiesa al condominio, si era spiaccicato al suolo minimo una quindicina di volte, urlando qualcosa contro la madre di chissà chi, e contorcendosi in posizioni inimmaginabili pur di rialzarsi.
Soffocò un sorriso, ricordando la faccia sconvolta e piena di polvere del biondo, quando si era ritrovato davanti il coltellaccio che lui aveva tirato fuori dal mobiletto accanto al frigorifero, per tagliare le corde.
-Cosa vuoi fare con… quello?!- aveva balbettato, gli occhi fissi sulla lama appuntita.
Sasuke aveva ghignato, scrollando le spalle –Castrarti, no?-
-Eh??!-
-Sta scherzando, tranquillo- era scoppiato a ridere Rock Lee, il quale aveva mostrato subito un’immediata simpatia per il biondo –Uchiha non farebbe mai male a nessuno… almeno credo-
E il biondino aveva sorriso, se si considerava un sorriso quella specie di smorfia che gli si era disegnata in faccia, chiudendo gli occhi e allungando, rassegnato, le braccia verso di lui.
Scosse il capo, voltandosi per raggiungere, anzi rinchiudersi, nella sua stanza, quando fu bloccato da una voce.
-Ehm, teme! Posso parlarti?-
Rock Lee sbuffò annoiato, cacciando tutta la testa nel secchiello dei popcorn. Il biondo si alzò veloce dal letto e, dopo essere inciampato nel cuscino, gli si avvicinò sorridendo.
-Cosa vuoi, ancora?- brontolò. Non dovevi starmi ad una distanza di dieci metri, brutto idiota?
Il ragazzo sollevò le sopracciglia –Dormire qui?- tentò.
-No- fu la rapida e veloce risposta. No. Mai. Non se ne parlava neppure.
-Tanto sai benissimo che entrerei comunque durante la notte- ribatté, incrociando le braccia.
Sasuke avvertì un fastidioso tic agli angoli della bocca. Quel tizio voleva morire a tutti i costi –Avevamo un patto, dobe-
-Lo so, lo so- esclamò –E lo rispetterò… da domani, ok? E dai, paperetta! Solo per stanotte. Non ho le chiavi del mio appartamento e quel cagnaccio del mio coinquilino passerà la notte a casa di una delle sue a…-
-Pavimento- sbottò Sasuke, interrompendolo e dandogli le spalle.
Il biondo lo seguì, perplesso –Cosa?-
-Pavimento- ripeté, irritato –Dormirai sul pavimento, sempre se non preferisci il tavolo della cucina-
-Quindi è un sì?-
-Quindi è un: se da domani non sparisci dalla mia vita, ti castro sul serio. E questa volta non ci sarà nessun sopracciglione a fermarmi- concluse, aprendo la porta della sua camera, e sfilandosi le scarpe.
-Certo, certo!- ridacchiò, gettandosi con un salto sul letto al centro della stanza, facendo cigolare le molle e guadagnandosi un’occhiataccia che preferì ignorare –Allora, cosa c’è per cena?-
Sasuke si sfilò i calzini, chinandosi per afferrare un paio di infradito –Pomodori- borbottò.
-Mmmh… qualcos’altro?-
-Pomodori-
-Biscotti?-
-Pomodori-
-Uff… da bere?-
-Pomodori-
Il biondo lasciò perdere, stendendosi comodo comodo, stropicciando tutte le lenzuola e nascondendo la faccia sotto il cuscino. Sasuke lo sentì ridacchiare, mormorando un –Che noioso che sei-
-Tsk- lo ignorò, uscendo dalla stanza. Stava letteralmente morendo di fame. Rock Lee era impegnato a dare la buonanotte alle sue tutine –per loro, aveva addirittura comprato un armadio grandissimo, tanto che occupava più della metà della sua stanza- e dopo aver sospirato qualcosa su “tutti i tipi strani che circolavano in casa sua”, si avvicinò al frigorifero, aprendolo e cacciando un piatto di pomodorini, tondi e rossi.
Si appoggiò al lavello, mangiandoli con le dita. Non avrebbe sprecato neppure una di quelle delizie, per quell’inutile dobe. Aveva una faccia tosta incredibile. Mai nessuno, mai, osava rispondergli così a tono, né tantomeno nessuno gli dava mai del ‘noioso’.
Sbuffò, lasciando il piatto sul tavolo e pulendosi le mani con uno straccio. Diede, poi, una rapida ripulita al pavimento, rimettendo a posto tutto ciò che Rock Lee aveva tirato fuori durante il giorno e sfogliando per qualche minuto il giornale che giaceva su una sedia. Fece di tutto per rimandare il momento ‘andare a dormire’, ma alla fine, un po’ perché aveva disperatamente bisogno di dormire, e un po’ perché non sentiva il biondinoda troppo tempo, si decise ad andare in camera sua.
Come aveva immaginato, il biondo si era addormentato. Sul suo letto.
Sbuffò ancora, chiudendosi la porta alle spalle. E’ davvero bello, si ritrovò a pensare,almeno quando non parla. Ed era tutto quasi surreale. Già, surreale, perché non avrebbe mai pensato di ritrovarsi qualcuno, un ragazzo per di più, mezzo nudo nel suo letto. E senza… bhe, diciamo il suo ‘aiuto’.
Si liberò, veloce, dei pantaloni di jeans entrando, poi, in quelli più comodi della tuta. Afferrò un cuscino dall’armadio, un lenzuolo, e gettò tutto sul pavimento. Dopodiché, soddisfatto del suo lavoro, si avvicinò al letto, dando uno spintone all’idiota, che piombò con un tonfo giù dal materasso.
-A…aahio…- borbottò, con la voce ancora impastata di sonno. Si rimise, sbadigliando, seduto, stropicciandosi gli occhi e guardandosi confuso attorno –Ma che…?-
-Dormi e stai zitto- tagliò corto Sasuke, spegnendo la lampada sul comodino e infilandosi sotto le lenzuola.
Il biondo sembrò apprezzare il suggerimento, poiché ricadde a peso morto all’indietro. Ma, non appena la sua testa toccò per la seconda volta, violentemente, il pavimento, scattò in piedi come una molla, grattandosi il sedere –Teme!!!-
-Cosa vuoi?- sibilò.
-Mi hai spinto!-
-Già, bravo- commentò –Ora torna a dormire. O ti sbatto fuori-
-Uff…- sbuffò, prendendo a pugni il cuscino e cercando una posizione comoda, sulla superficie fredda e dura del pavimento, in cui addormentarsi. Si rotolò per svariati minuti, sbattendo con la fronte contro lo spigolo del comodino e soffocando, con una mano premuta contro la bocca, tutte le parolacce che avrebbe detto volentieri in quel momento. Per un attimo pensò di andare a chiedere ospitalità nel letto di Rock Lee, ma quel tipo, per quanto simpatico, era un po’ inquietante anche per lui.
Sbadigliò –Ehi, teme?-
Nessuna risposta.
-Sei sveglio?- riprovò, affacciandosi sul letto. Al buio gli era difficile vedere qualsiasi cosa, così provò ad allungare una mano, sfiorando la guancia del moro. La sua intenzione era quella di mollargli un bel ceffone in faccia, tanto per vedere se fingeva di dormire, ma non appena sentì un -…no… mamma…- detto in un soffio, appena udibile, qualcosa dentro di lui scattò.
Non si era di certo dimenticato l’espressione infuriata, così infuriata da puzzare quasi di tristezza, degli occhi scuri di quel ragazzo, quando si era seduto in quel confessionale, perso in chissà quale ricordo.
Conosceva quello sguardo, ne aveva paura, perché risvegliava in lui quelle emozioni che credeva di aver ormai cancellato, di aver sconfitto.
Si bloccò, stringendo la mano a pugno contro la pelle del moro. Fuggi, gli urlava la sua mente, scappa. Ti trascinerà nel buio con sé.
Ma, mandando a fanculo tutto il resto, si alzò in piedi, stendendosi nuovamente nel letto  e stringendo a sé l’altro.
-Solo per questa volta- mormorò, tra i suoi capelli –Solo per stanotte, farò miei i tuoi incubi, teme-
 

 

***


Buonasera C:
My God, è stato il capitolo più lungo che abbia mai scritto ò.ò ryanforever e Yami_Yume, visto? All fine, sono riuscita a metterci la parte finale, quella centrale e anche quella iniziale! AhahahxD ...Mmmh, che altro dire? Spero vi piaccia >W< e vorrei ringrazire le persone che hanno aggiunto la storia tra le Preferite ( 4 ); Ricordate ( 2 ); e Seguite ( 30 ) E chi mi ha aggiunto come autrice preferita *///*
Ora vi lascio, ho un topo in casa ( Ancora dobbiamo capire come sia entrato, visto che non abbiamo neppure un giardino qui, ma un terrazzo ò.ò) e attualmente mi trovo distesa sul tavolo, insieme con la tastiera e il mouse xDD Quindi vado, ...ad urlare >.< Ho un topo da traumatizzare io u.u 
x°D Alla prossima :)
Un bacio topoloso, squittììì


 

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Capitolo 4
*** Amici di troppo ***






Sasuke sbuffò infastidito nel sonno, cercando di liberarsi con un calcio delle lenzuola. C’era qualcosa di insolito, come di troppo, che premeva sul suo stomaco e che gli dava sorprendentemente fastidio. Un qualcosa decisamente pensate e caldo, troppo caldo, tanto da dargli quasi la sensazione di soffocare.
Sbuffò ancora, borbottando frasi incomprensibili come –Ti… uccid… ooo… Lee…-, corrugando le sopracciglia e cercando di voltarsi dall’altra parte del letto.
E fu allora che qualcosa, al suo fianco, si mosse.
Spalancò di scatto gli occhi, ritrovandosi davanti, invece della solita parete bianca e vuota, uno strano cespuglio dorato. Sbatté, perplesso, le palpebre per svariati minuti, cercando di capire se era sveglio o se ancora sognava, finché una risatina alle sue spalle non lo riportò bruscamente alla realtà.
Scattò velocemente a sedere, voltandosi verso la porta. Ancora mezzo intontito, si ritrovò a fissare il suo amico, o meglio, compagno di classe Neji Hyuuga che sghignazzava divertito sull’uscio della stanza, un sopracciglio alzato e le braccia incrociate sul petto.
-Che diavolo…-
-Uchiha- salutò Neji, sorridendo –Ben svegliato. Mi stavo giusto chiedendo quand’è che avresti notato la mia presenza… Ma, infondo, sei in buona compagnia, vedo…-
-Ma di che stai parlando?- sbottò Sasuke, fulminandolo con un’occhiataccia. Da quando in qua, quello lì si permetteva di entrare in camera sua senza bussare?
Il cespuglio dorato si mosse ancora, attirando come una calamita la sua attenzione. Sbigottito, Sasuke osservò il tizio delle mutande che se ne stava placidamente disteso sul suo letto, ovviamente in mutande, con un sorriso ebete dipinto in faccia e col braccio –glielo avrebbe tagliato, fosse l’ultima cosa che faceva- avvolto attorno alla sua vita.
-Mmmh- fece Neji, sempre più divertito –Non sapevo ti piacessero i biondini, sai-
Sasuke preferì ignorarlo, come del resto faceva sempre anche a scuola, focalizzando la sua crescente ira su di un altro, insulso, essere umano. Colpì il biondo con un bel pugno in testa, guardandolo, poi, contorcersi come un bambino attorno al cuscino, mugugnando parole sconnesse. Alla fine, aprì un poco gli occhi, puntandoli su nulla in particolare e borbottando un –Per meee… doppia porzion…eee….-
-Tsk. Idiota- sibilò Sasuke, spintonandolo giù dal letto.
Come la sera prima, si sentì un terribile tonfo e l’inconfondibile rumore di una testa che sbatteva energicamente contro il pavimento, con enorme soddisfazione di Sasuke. Ma, a differenza della sera prima, il biondo scattò all’istante in piedi, con una mano premuta contro i capelli e gli occhi lampeggianti di furia.
-Tu!- urlò  –Ancora!-
Neji lo squadrò con interesse, curioso.
-Tu, piuttosto- lo corresse Sasuke, quasi indifferente –Ti avevo ordinato di startene sul pavimento. Ritieniti fortunato che non abbia usato quel coltello-
-Ti odio-
-La cosa è reciproca-
-Ehm- si intromise Neji, infilando le mani nelle tasche dei pantaloncini bianchi –Forse è meglio se ti aspetto in cucina, Uchiha… sai, non vorrei essere di troppo in questo ‘litigio amoroso’-
-Pff. Puoi anche buttarti dalla finestra, se preferisci- borbottò Sasuke, scendendo con grazia dal letto e avvicinandosi annoiato all’armadio.
Il biondino si voltò  sorpreso verso lo Hyuuga, illuminandosi –Sei un amico della paperetta?-
-Paperetta? Mh, interessante… Si, sono il suo miglior amico- precisò, facendo nascere un’espressione di puro disgusto sul volto di Sasuke –E tu sei…?-
Ci penso su per qualche secondo, fissandosi le dita dei piedi –Quello che lo ha confessato, diciamo. Oppure, quello che…-
-…sta per andarsene- terminò il moro, indicandogli la finestra –Sempre se non vuoi morire-
Il biondo sbuffò, roteando gli occhi –E’ sempre così noioso?-
-No- rispose Neji, scuotendo i lunghi e setosi capelli scuri –A volte anche peggio-
Ridendo, il ragazzo aprì la finestra , scavalcò facilmente il davanzale e saltò con un urletto sulla scala antincendio –Alla prossima- salutò, fischiettando allegramente. Ed era davvero bello, con quei capelli dorati che, illuminati dai capricciosi raggi di sole che si divertivano a rispecchiarsi in quella impossibile chioma arruffata, svolazzavano leggeri nell’aria, sospinti dal dolce soffio di un caldo venticello.
Neji Hyuuga rimase a guardarlo come incantato, finché Sasuke, passandogli accanto, non lo colpì accidentalmente con una gomitata.
-Allora- esordì –Mi vuoi dire, per cortesia, cosa diavolo sei venuto a fare qui?-
Neji scrollò le spalle, osservandolo mentre si infilava in una maglietta –Hinata si vede con le altre ragazze alla gelateria, oggi, e la Haruno mi ha chiesto di trascinare lì anche il tuo ‘meraviglioso culo’, testuali parole-
-Scordatelo- lo liquidò Sasuke, chinandosi per allacciare le Converse. Già aveva dovuto sopportare le insistenti e assolutamente-non-richieste attenzioni della Haruno e della Yamanaka per tutto l’anno scolastico e, di certo, non avrebbe prolungato la cosa anche nei mesi estivi. Per carità!
-Sarà soltanto per qualche ora-
-Scordatelo-
- Un’ora-
-Scordatelo-
-Peccato- concluse Neji, appollaiandosi sulla scrivania –Vorrà dire che passerò il tempo raccontando loro di un certo biondino…-
Sasuke gli lanciò, irritato, il cuscino –Fai quello che ti pare-
-…nudo nel tuo letto. Tutti abbracciati….-
-Ma per favore-
Il ragazzo sorrise, un sorriso quasi contorto, tirando fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e sventolandolo pigramente nell’aria –Ho le prove-
-Non oseresti-  Sasuke lo guardò in cagnesco. Ecco perché, per certi versi, lo Hyuuga gli piaceva: era astuto. Anche troppo.
-Oso eccome-
-Me la pagherai- sibilò Sasuke, dirigendosi a passi pensanti in cucina. Aveva bisogno di un caffè, uno di quelli talmente amaro da corrodere un cucchiaino d’argento. Ma possibile, dannazione, che fosse circondato da tizi così irritanti? Prima quel cavolo di biondino, ora quella palla al piede di Neji… chi altro gli sarebbe capitato?
La risposta gli arrivò quando vide la cugina di Neji, Hinata, tranquillamente seduta sul letto di Rock Lee, che guardava estasiata il sopracciglione che sfilava, in vestaglia e cuffietta da notte, nel corridoio, atteggiandosi a modello.
Fortuna che il suo stomaco fosse ormai abituato a simili ‘scene’, altrimenti avrebbe vomitato all’istante.
-Buongiorno, Sasuke-kun– lo salutò Hinata, alzando una manina.
-Oh, Sasuke!-gridò Rock Lee, facendo una giravolta –Ti va di assistere alla mia sfilata?-
Piuttosto mi uccido, pensò, ignorandolo e raggiungendo finalmente la cucina. Stava giusto preparando la sua colazione, caffè e un biscotto, quando Neji entrò nella stanza, puntandogli il cellulare contro –Lo prendo per un sì, comunque-
Sbuffò, gettando nel cestino un’intera confezione di cereali al miele.
-Non era per niente male quel biondino- buttò lì, giocherellando con una mela.
Non degnandolo di alcuna risposta, Sasuke si appoggiò allo schienale di una sedia, sbriciolando il biscotto tra le dita.
-Aveva un gran bel didietro-
Certo, ecco perché se ne va in giro in mutande.
-Per non parlare dei muscoli. Spettacolari-
Tutto muscoli e niente cervello, tsk.
-E ha anche un bel caratterino- approvò Neji, scrutando attentamente il volto dell’altro –Come hai detto che si chiama?-
-Non l’ho detto- sbottò, lanciando quello che restava del biscotto nel cestino.
-Vuoi dire che non sai il nome del tizio che ha dormito con te?- esclamò lo Hyuuga, sorpreso.
-Non ha dormito con me- puntualizzò Sasuke, fulminandolo –E sì, non so il suo nome. Perché: io-non-lo-conosco-
-Si, certo certo- alzò gli occhi al cielo.
Rock Lee entrò con un salto in cucina, urtando il tavolo –Signori e signore, ecco a voi la collezione ‘Arcobaleno’!- annunciò, girando su se stesso per farsi ammirare da ogni angolazione. Indossava una tutina in stile Arlecchino, tutta colorata, stretta in vita da una cinturona dorata e, abbinate, un paio di scarpette in camoscio.
-Rock Lee- parlò lentamente Sasuke, chiudendo gli occhi –Se non la smetti subito con queste pagliacciate, potrei farti molto, molto male-
Hinata, in piedi accanto alla porta, soffocò un gemito di terrore.
-Oh, ma quanto sei serio- sbuffò il sopracciglione, aprendo il mobiletto accanto al lavello –Mmmh….che strano… Qualcuno ha visto i miei cereali? Credevo di averli messi qui…-
Neji alzò un sopracciglio, guardando prima il cestino e poi Sasuke che, indifferente, versò il caffè nella sua tazzina, sedendosi sulla sedia.
Hinata si avvicinò silenziosa al cugino, osservando qui due coinquilini così diversi tra loro. Era sempre stata una tipa un po’ introversa, timida, eppure era attratta dai ragazzi esuberanti, rumorosi, pieni di vita. Un po’ come Rock Lee, il suo perfetto contrario.
Arrossì, chinando il capo. Non che le piacesse Rock Lee, era perfettamente consapevole che lui era perdutamente innamorato di Sakura Haruno.  E poi, lei era troppo… normale. Aveva normali capelli scuri, un viso normale, uno stile normale. Sakura, invece, non era per niente normale. Aveva meravigliosi capelli rosa, un intenso sguardo verde e non aveva alcun timore, a differenza sua, di mettere in risalto le sue belle gambe con cortissime minigonne. Era ovvio che Rock Lee ne fosse cotto.
-Ehi- sussurrò Neji, toccandole una spalla –Tutto bene?-
-S…si- si affrettò a rispondergli, accennando un sorriso. Poi corrugò la fronte, indicando il telefonino che l’altro stringeva in una mano –Ma non era rotto?-
Neji sorrise, guardando l’ignaro Uchiha –Infatti-
 
Mentre rigirava il suo caffè, Sasuke si ritrovò a pensare alle parole di Neji. Era vero, non sapeva neppure il nome di quell’insopportabile biondino… Anzi, a dirla tutta, non sapeva proprio nulla di lui.
Eppure, sentiva di conoscerlo meglio di chiunque altro. Il che stava solo a significare che, con l’aiuto di Rock Lee, anche lui stava impazzendo. Si, doveva essere proprio così, era l’unica spiegazione plausibile.
Però –e per questo non aveva alcuna spiegazione- quella notte, la prima da anni dopo quel giorno, non aveva avuto incubi.


 

***

 

Buonasera *W*  Innanzitutto, mi scuso se, eventualmente, ho procurato danni a qualcuno con questo capitolo ^^'' Ma in questi giorni ho tantissime cose da fare, e ho scritto questa cosetta in fretta e furia ( per cui, non so se si capisca qualcosa @.@ e chissà quanti errori ci sono ò_ò) In tal caso... La colpa è tutta del topo u.u Prendetevela con lui xDD
(Che poooi non sapete >.<  L'altra sera me lo sono ritrovato faccia a faccia ò.ò ORRORE!!! O___O Io ero lì, nel mio letto, che cercavo di dormire, quando all'improvviso volto la testa.. e il topo era vicino all'armadio che mi guardava ò___ò Sembrava quasi una scena da film dell'orrore, con la musica di sottofondo, e il topo con lo sguardo assasino >.<) Ma non siamo qui per parlare di topi ^^''
Quindi ora, ringrazio tutte coloro che hanno commentato il precedente capitolo -gentilissime *___* - e chi ha aggiunto la storia tra le Preferite ( 7 ); Ricordate ( 3 ); e Seguite ( 39 ) Oh, grazie mille ** E chi mi ha aggiunta come autrice preferita ^////^ (Pazzi ò.ò)
Un bacione :)
Vale


 

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Capitolo 5
*** Le femmine... Che seccatura. ***











Era ormai pomeriggio inoltrato quando i quattro arrivarono alla piccola, ma accogliente gelateria ,situata, insieme a vari negozi, sul perimetro di un piccolo parchetto.
Nel locale,  già abbastanza affollato, persone di ogni tipo sedevano tranquille ai vari tavolini color lilla chiaro, leccando con gusto i loro freschi coni gelato e ciarlando allegramente di questo e di quello. Era, insomma, un tipico pomeriggio estivo, uno di quelli un po’ noiosi e pigri, dove l’aria profumava di frutta e di cioccolato, e dove tutti sorridevano senza un motivo ben preciso. Uno di quei tanti pomeriggi che Sasuke Uchiha odiava profondamente.
Sbuffò annoiato, lanciando un’occhiata di puro disgusto al locale dove, per i suoi gusti, c’erano fin troppe persone e fin troppi bambini –o, meglio, piccoli diavoletti rumorosi e fastidiosi.
Al suo fianco, Neji Hyuuga sorrideva, anzi,  ghignava divertito, godendo delle varie espressioni irritate che si susseguivano sul volto dell’Uchiha. Adorava quelle espressioni, adorava far saltare i nervi a quell’odioso di Sasuke: non a caso il suo passatempo preferito era ingannarlo o ricattarlo con qualcosa al fine di fargli fare tutto ciò che lui voleva. Ed ora, poi, poteva anche contare sulla carta ‘misterioso biondino trovato in mutande nel letto di un certo qualcuno’.
-Oh, guardate chi c’è! Sakura-chan! – urlò all’improvviso Rock Lee, afferrando la mano di Hinata e correndo entusiasta verso il tavolino dove sedeva, da sola, una bellissima ragazza dai lunghi e lucenti capelli rosa.
Sasuke sbuffò ancora, ficcando le mani nelle tasche dei pantaloni e seguendo controvoglia il suo maledetto coinquilino.
Non appena la raggiunsero, la ragazza alzò velocemente i grandi occhi verdi dalla rivista che stava sfogliando, facendo scivolare distrattamente lo sguardo sul sorrisone di Rock Lee, sul capo chino di Hinata, passando alle sopracciglia alzate di Neji, per fermarsi, infine, sul volto bellissimo e inespressivo di Sasuke Uchiha –Siete venuti- mormorò, sorridendo, ma si capiva perfettamente che le sue parole erano rivolte ad una persona in particolare e che, in realtà, avrebbe dovuto, voluto, pronunciare “Sei venuto… Sasuke-kun”.
-Certo che sì!-esclamò il spracciglione, tutto contento, accomodandosi sulla sedia accanto alla rosa –Ne dubitavi, forse?-
Sakura ridacchiò, un po’ imbarazzata –Ma no, scherzavo!-
Hinata sorrise gentile, baciandole le guancie rosee, Neji le lanciò un occhiata soddisfatta alla “hai visto chi ti ho portato?” passando un braccio attorno alle spalle di Sasuke, che se ne allontanò infastidito. E Rock Lee cominciò a parlare, parlare, parlare.
Si potevano dire un sacco di cose sul conto di Lee. Che era uno svitato, uno che andava rinchiuso urgentemente in manicomio, come affermava Sasuke, e che parlava decisamente, ma decisamente troppo. Secondo Sakura –da lui considerata la sua non-fidanzata, la ragazza dei suoi sogni “dai meravigliosi occhi verdi luccicanti di giovane ardore femminile e illuminati da uno spirito sorprendentemente forte e determinato” – era un essere non ancora identificabile, forse un alieno, ma in compenso era molto buffo e simpatico e più di una volta gli aveva concesso di prenderla a braccetto nei corridoi della scuola. Davanti a un brutto voto non si scoraggiava mai, e anzi, proclamava a gran voce il suo ‘credo ninja’: “Io non sono un genio… ma dimostrerò che l’impegno può battere la genialità!”
Nel complesso si considerava un ragazzo molto fortunato, dato che aveva già incontrato ‘il grande amore’ della sua vita. Anzi, i grandi amori. Decine e decine, di ogni genere e colori, alcune merlettate, altre a cuoricini, di seta, estive o invernali: le sue tutine. Le sue fantastiche, bellissime e adorate tutine.
E infatti… -…e, come dicevo, stavo girando sconsolato per il negozio, quando l’ho vista! Ed è stato come un colpo di fulmine, capisci Sakura-chan? Era tutta rossa, con p…-
-Rock Lee- sbottò Sasuke, fulminandolo con un’occhiataccia. Insomma! Non solo che lui si era dovuto scomodare a portare il suo ‘meraviglioso culo’ in quella schifosa gelateria, …ora si sarebbe dovuto pure sorbire le stupide chiacchiere di quello stupido sopracciglione? Mai!
-E sù, Sasuke-kun, non fare l’antipatico- lo rimbeccò Neji, ghignando.
Ora gli spacco la faccia, ribollì l’Uchiha, stringendo i pugni sulle cosce.Quand’è troppo, è troppo.
Ma ogni suo possibile ‘tentativo di omicidio’, fu bloccato dall’arrivo di un’altra figura, che gli si spiaccicò praticamente addosso, squittendo un –Saaasuke! Ragazzi! Che carini, siete venuti ad incoraggiarmi?-
Sasuke la guardò irritato: era Ino Yamanaka, una delle sue ammiratrici più svitata e appiccicosa. Una vera tortura.
-Ino-pig- la salutò Sakura, storcendo la bocca alla vista delle braccia della ragazza strette al collo di Sasuke.
-Fronte spaziosa- le rispose, sfoggiando un delizioso faccino da ‘angioletto innocente’.
E Sasuke odiò quel dannato tizio delle mutande. Quello stupido biondino che lo aveva messo in quella cavolo di situazione. Già, esattamente: era tutta colpa sua. Perché, se quello non avesse avuto la brillante idea di intrufolarsi nel suo letto, Neji non lo avrebbe mai trovato in nessuna situazione ‘equivoca’, non avrebbe mai scattato nessuna maledetta fotografia e, di conseguenza, non lo avrebbe mai potuto ricattare con nulla per costringerlo ad uscire da casa. E un Sasuke solo a casa, equivaleva a un Sasuke felice.
E invece no! Per colpa dell’idiota in mutande, ora era un: Sasuke non solo in gelateria, equivalente a un Sasuke furioso.
Sì, lo odiava. Eccome se lo odiava!
Intanto, gli occhi azzurro cielo di Ino erano ancora fissi in quelli dell’Haruno. Si stavano sfidando, si stavano minacciando. Silenziose.
Sempre la solita, noiosa, storia, pensò. Proprio come a scuola, quando quelle due cercavano in tutti i modi di attirare la sua attenzione con continui sorrisini, sguardi dolci e bigliettini con frasi sdolcinate lasciati casualmente sul suo banco. Per poi finire, come sempre, a urlare improperi l’una contro l’altra.
Ino lo amava. Si era innamorata di lui fin dal primo giorno di asilo, quando i suoi grandi occhioni chiari si erano posati sul quel bambinetto dai bellissimi capelli scuri, quasi blu, che guardava tutti con disgusto. E aveva deciso: lei sarebbe stata la sola ad ottenere l’attenzione di quei due occhi neri. Soltanto lei.
E ci aveva provato, davvero. Gli si sedeva sempre vicino, gli raccontava un sacco di cose, gli baciava le guancie. Faceva di tutto per fargli comprendere i suoi veri sentimenti, ma a Sasuke non importavano. A lui, lei non interessava affatto.
E Ino lo amava, ma non glielo aveva mai detto. Forse lo amava proprio perché non riusciva a conquistarlo, ma un giorno ci sarebbe riuscita. Ne era certa.
Poi, alle elementari, era arrivata Sakura. Erano diventate immediatamente migliori amiche, quasi due sorelle, almeno finché Sakura non aveva conosciuto Sasuke. E se ne era innamorata perdutamente. E anche lei aveva deciso: sarebbe stata la sola ad ottenere l’attenzione di quei due occhi neri. Soltanto lei.
Sakura lo amava, e glielo aveva detto. Ma alla sua domanda –Vuoi essere il mio fidanzatino?-, Sasuke le aveva risposto con un deciso –Mai-.
Ma lei ne era certa, un giorno sarebbe riuscita a conquistarlo.
E, in tutti quegli anni, Ino e Sakura non avevano fatto altro che odiarsi come due migliori nemiche.
-…Aaallora- esclamò Rock Lee, spezzando quell’improvviso silenzio –Di cosa stavi parlando, Ino? ‘Incoraggiarti’ in cosa?-
La ragazza bionda sorrise raggiante, staccandosi da Sasuke e volteggiando su se stessa per farsi ammirare da ogni angolazione. Indossava un grembiulino viola, sopra dei normali vestiti –Ma per il mio primo giorno di lavoro!- rise –Non ve lo avevo detto? Sono stata assunta qui alla gelateria!-
-Oh- sorrise Hinata, inclinando il capo –Sono davvero contenta per te-
Ino batté entusiasta le mani, voltandosi a guardare Sasuke. Sperava di ricevere una sua occhiata di apprezzamento, o una di approvazione. O anche una semplice occhiata. Una qualsiasi cosa… ma niente. L’Uchiha non la calcolava proprio. Sospirò, tornando a rivolgersi ai suoi amici –Lì c’è anche Shika!- trillò, indicando un punto accanto al bancone –E’ venuto anche lui per me, ma era troppo pigro per venirvi a salutare-
-Sempre il solito- ridacchiò Sakura allungando, quasi senza pensarci, una mano lungo il tavolo e stringendo quella di Sasuke che, indifferente, non la ritirò.
Ino strinse forte le labbra, distogliendo lo sguardo. Odiava Sakura, la odiava perché era capace di fare gesti –come intrecciare le sue dita con quelle dell’Uchiha- che lei si sarebbe solo sognata di fare. La odiava perché era forte, mentre lei era brava solo con le parole, e forse neppure con quelle.
La odiava perché era gelosa.
-B…Bhe- si sforzò di sorridere, lisciandosi le pieghe del grembiulino –Allora, cosa vi porto ragazzi?-
Iniziarono tutti, meno uno, a ciarlare, chiedere, ridere e, dopo quello che le parve un tempo lunghissimo, Ino riuscì a ritirarsi dietro il bancone, ficcando il blocchetto con le ordinazioni nelle mani di un’altra cameriera.
Shikamaru, seduto a gambe divaricate su di uno sgabello, le lanciò un’occhiata annoiata –Va tutto bene?- chiese, continuando a mangiucchiare una coppetta di gelato a cioccolato che, sicuramente, non avrebbe pagato.
Per tutta risposta, Ino gli ringhiò contro, rubandogli la coppetta dalle mani e cominciando a divorarla senza pietà –Io la odio- borbottò, tra un boccone e l’altro.
Il ragazzo sospirò, un sospiro alla ‘è sempre la solita storia’, guardando irritato il suo ormai ex-gelato –Cos’ha fatto, questa volta, quella povera Haruno?-
-Povera?!- esclamò Ino, squadrandolo come se fosse appena diventato pazzo –Ma non la vedi??... Altro che povera! Ha già allungato le sue brutte manacce sul mio Sasuke!-
Shikamaru sospirò ancora –Non è il tuo Sasuke, Ino- le disse, cercando di essere delicato.
Incredibilmente, invece di attaccarlo come al suo solito, Ino abbassò lentamente il capo, mordicchiandosi le labbra –Lo so- mormorò –Non ho bisogno che tu me lo ripeta in continuazione, idiota-
E Shikamaru allungò una mano verso di lei, alzandole il mento in modo da poter osservare i suoi meravigliosi occhi azzurri. Era da tanto che non la guardava davvero, pensò, più o meno da quando Ino aveva perso la testa per quell’inutile Uchiha.
Era la sua migliore amica, lo era sempre stata e sempre lo sarebbe stata. Ma era ora che lei cambiasse. Non poteva passare il resto della sua vita a soffrire per un qualcuno che non la voleva, non poteva prendersela con una sua amica.. o nemica, quello che era, per ogni suo minimo gesto. Lui la conosceva, sapeva che dietro il ghiaccio dei suoi occhi si nascondeva un vero e proprio fuoco blu. Perché, per quanto cercasse di nasconderlo, Ino possedeva un cuore purissimo, e voleva bene a Sakura tanto quanto ne voleva a Sasuke, forse anche di più. Ma era orgogliosa, maledettamente orgogliosa e non lo avrebbe mai ammesso.
-Cresci, Ino Yamanaka- le soffiò a pochi centimetri dal suo viso, le dita strette  sul suo mento –Smettila di fare la bambina-
E Ino spalancò gli occhi, arretrando di un passo. Colpita e affondata. Shikamaru sostenne il suo sguardo ferito, ignorando i battiti impazziti del suo cuore. Non voleva ferirla o farla piangere, ma se quella era l’unica soluzione…
-Stai zitto, Nara-  sibilò la ragazza, l’azzurro dei suoi occhi freddo e duro –Cosa ne vuoi sapere tu di me? Non hai alcun diritto di giudicarmi-
-Sono tuo amico- le ricordò –E se dico certe cose è solo perché ti…-
-…mi vuoi bene?- lo interruppe –Ma fammi il favore! Sei soltanto un pagliaccio. Uno stupido, pigro e noioso pagliaccio!-
-In altre parole, sono il tuo miglior amico- concluse, appoggiando il mento sul palmo della mano, annoiato.
Ino scoppiò a ridere, sollevando le sopracciglia e puntandogli un dito contro –Tu non sarai mai quella… ‘cosa’ per me! Io appartengo a un altro livello, sono molto più educata, sofisticata, alla moda…-
Shikamaru tossicchiò, evitando di guardare quell’orribile grembiulino viola.
-….E sono molto, molto femminile!- dichiarò, gettandogli, in faccia, la coppetta ormai vuota e ruttando sonoramente.
-Se lo dici tu…-
-Lo dico, lo dico!- borbottò, voltandogli le spalle e facendo per dirigersi verso un tavolino dove si erano appena seduti dei nuovi clienti. Ma poi sembrò ripensarci, tornando indietro, le mani strette sui fianchi –E tanto per la cronaca, non provare a rivolgermi mai più la parola!-
Shikamaru roteò gli occhi al cielo, ignorandola. Ino lo fissò rabbiosa, e delusa, per qualche istante, prima di colpirgli la spalla con un pugno –Non mi dici niente?-
-Ma non hai appena detto che non dovevo parlarti? Mai più?- brontolò.
E la ragazza gli mollò un ceffone sul viso, attirando su di sé l’attenzione di tutto il locale –Sei proprio uno stupido, Nara- balbettò, correndo via.
E Shikamaru sbuffò, sempre più annoiato, toccandosi la guancia –Le femmine… Che seccatura-.






 

***




 

Ehi, non guardatemi così *^* Lo so, è stata una tortura anche per me, scrivere questo obbrobrio di capitolo. Quindi immagino quanto sia stata dura per voi leggerlo xD 
Ma è tutta colpa del numero 5 ù_ù Io odio quel numero, mi porta sfortuna. Quindi: capitolo 5 + sfortuna = schifo x°D
Vabiiiene, se siete ancora vivi... io continuo a parlare :3 Allora, la gelateria che ho descritto esiste davvero  , yes yes, ed è seriamente tutta lilla *-* Ma, cosa più importante, vende dei dolci e dei gelati e dei frappè, troppotroppotroppo buoni!! *W* 
Seconda cosuccia: ho parlato tanto, ma taaanto di Sakura e Ino -forse più di Ino. E quindi immagino che vi abbia rotto abbastanza -abbastanza molto- le scatoline *^* Sorryyy mììì!
Terza: non c'è Narutino, lo so ;___; Sorrììì mììì, ancora xDD
Quarto: sorryyy mììì! Sul serio, questo capitolo è peggio degli altri,  perdonate la vostra Angelina *^* Oppure minacciatemi di morte come fa mia moglie xD
E quinto -ma quanto è brutto questo numero? >__>- : spero davvero di non averi fatto annoiare ^^''...O, almeno, non tanto da farvi desiderare di buttarvi dalla finestra xDxD

Okìì, adesso me ne vado ^-^
Prima prima, vorrei però ringraziare le  tutte le ragazze che hanno commentato lo scorso capitolo -Vi adoro *_* Avete coraggio da vendere a seguirmi ancora *_*-  e chi ha aggiunto la storia tra le Preferite ( 10 ) ; Ricordate ( 5 ) e Seguite ( 49 ) Grazie gente!! Siete dei pazzi a leggere questa robaccia, ma grazie!! *_*

Un bacione :)
Vale 


 

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Capitolo 6
*** Kiba Inuzuka insegna: tre semplici modi per riconoscere una 'Donna Pantera' ***


 








 

 -Non ci credo…- la ragazza bionda si toccò, sconvolta, le labbra rosee, mentre si lasciava scivolare con la schiena contro il muro. Atterrò con dolcezza sul pavimento freddo e duro, il cuore che le palpitava impazzito nel petto e gli occhi spiritati. La porta del suo appartamento era stata lasciata aperta –era troppo sconvolta persino per pensare di chiuderla- e da qualche parte accanto a lei c’erano la borsa e le chiavi che le erano scivolate dalle mani.
Si toccò nuovamente le labbra, le labbra incriminate, sentendole calde e infuocate. Colpevoli.
Cazzo, cazzo, cazzo. Cos’aveva combinato?
 
-Non.Ci.Credo.- il ragazzo era seduto immobile sul suo letto, i pugni stretti sulle cosce e gli occhi chiari scintillanti di rabbia. Di furia. Di istinto omicida.
-Neji-kun… ti… ti senti meglio?- balbettò Hinata, guardandolo apprensiva. Non aveva mai visto –ma proprio mai- il cugino ridotto in quello stato: sconvolto e spaventosamente furioso.
Neji non le rispose, affondando i denti nella carne morbida delle labbra, le labbra incriminate. E giurò a se stesso che quel deficiente gliela avrebbe pagata cara. Molto cara.
E che cazzo.
 





 
///Qualche ora prima///
 





Sakura osservò, delusa, le lancette del suo orologio da polso che ormai segnavano le 19:07. Quel pomeriggio in gelateria era praticamente volato, tra una chiacchiera e l’altra, un sorriso di Rock Lee e un’occhiataccia di Sasuke.
Le vetrate del locale cominciavano a tingersi di morbide pennellate arancioni, creando un simpatico contrasto con le pareti color lilla.
Sospirò –un sospiro alla “E adesso quando rivedrò il mio Sasuke-Kun?”- afferrando la borsa rosa che giaceva sul pavimento accanto ai suoi piedi. –Mi dispiace ragazzi- cominciò –Ma devo proprio scappare-
-Nooo!- esclamò Rock Lee, sputacchiando un po’ dell’acqua che stava bevendo –Resta ancora un pochino con me! Con noi, cioè. Dai dai!-
La ragazza scosse desolata il capo.
-Neji-kun- intervenne Hinata, poggiando con delicatezza la sua tazzina di caffè sul piattino –Credo che anche noi dovremo andare-
-Concordo- annuì Neji, alzandosi in piedi e tirando fuori il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloncini.
-Era ora- borbottò Sasuke, la cui ira nei confronti del genere umano minacciava di esplodere da un momento all’altro.
Rock Lee sbuffò rumorosamente, gonfiando le guancie e facendo tremolare le labbra. Non aveva alcuna voglia di restare solo con quella mummia dell’Uchiha!
Cominciò a dondolarsi impaziente sulla sedia, sforzandosi di pensare velocemente ad un’idea per rimanere ancora un po’ insieme alla sua amata Sakura e, dopo aver rischiato di cadere all’indietro ed essersi rovesciato addosso tutto quello che c’era sul tavolino, ebbe l’illuminazione.
Schioccò le dita, sorridendo raggiante –Sakura-chan!- annunciò –Ti accompagno a casa!-
-Eh?- la ragazza lo guardò sorpresa, bloccando la mano che stava sventolando in direzione di Ino in segno di saluto.
-Ti accompagno a casa, dolcezza- ripeté il sopracciglione, assumendo l’espressione da “gran figo che aiuta le povere donzelle in difficoltà” –A quest’ora potresti incontrare gente poco raccomandabile, dei maniaci, scippatori di borse, mucche impazzite… Ma non temere, baby! Il grande Rock Lee sarà lì al tuo fianco pronto a difenderti da tutto e da tutti!-
-Rock Lee- disse Sakura, scandendo bene le parole, una venetta che cominciava a pulsarle minacciosa sulla fronte –Sono solo le sette di sera, non mezzanotte!-
-Dettagli, dettagli- brontolò, porgendole goffamente il braccio –Mi permetta di onorarla-
-Onorarti di che?-
-Di scortarla a casa, milady-
-Mh. E poi chi 'scorterà' te, idiota?- borbottò Sasuke, pronto a fuggire da quell’inferno zuccheroso.
Hinata soffocò una risata, nascondendo il volto dietro una mano.
-Non ho bisogno di essere scortato, io- ribatté Lee, alzando il mento e gonfiando il petto –Sono un uomo, io-
Sasuke non gli concesse neppure una misera occhiata –Se lo dici tu-
-Sasuke-kun!- trillò all’improvviso Sakura, con lo stesso sorrisone di Rock Lee di qualche istante prima –Perché non vieni anche tu? Mi farebbe molto piacere e sarei più tranquilla a fare la strada al tuo fianco-
-Ma… ma… ma!- balbettò il sopracciglione, in un disperato tentativo di cancellare dalle proprie orecchie le orribili parole uscite dalle meravigliose labbra della fanciulla –Ma… peeerchè?-
-Perché- rispose la rosa, cercando in fretta una risposta –Perché… perché così, poi, non ritornerai a casa da solo, no?- E perché Sasuke-kun accompagnerà me a casa, no? Perché Sasuke-kun è geloso di me! Perché Sasuke-kun è preoccupato per me! Perché Sasuke-kun mi…
-No- Perché Sasuke-kun ha detto…. ‘no’?!!
-Ma…- balbettò Sakura -…peeerchè?-
L’Uchiha non rispose –lui, umile uomo di poche parole- alzandosi annoiato dalla sedia e lasciando cadere alcune monetine sul tavolo.
Sakura lo guardò delusa, abbassando il volto rosso come un pomodoro. Al contrario, invece, Lee ghignò vittorioso.  Rock Lee uno, Uchiha zero.
-Cattivo Sasuke-kun- scimmiottò Neji, alzando le sopracciglia in un’espressione diabolicamente divertita –Lasciare sola una povera ragazza con un…- lanciò un’occhiata al sopracciglione -…un bambino-
Lee si portò una mano al cuore, indietreggiando di un passo –Offensivo!-
Neji scrollò le spalle, indifferente.
-Per favore, Sasuke-kun- mormorò Hinata, cercando di ‘tradurre’ gentilmente le parole del cugino –Non p… potresti accompagnarli?-
Sasuke sbuffò, lanciando ad un sorridente Neji un’occhiata di ghiaccio. Uno sguardo alla “Prima o poi morirai, stupida femminuccia”. Poi, con eleganza e scioltezza, diede le spalle ai suoi ‘amici’, dirigendosi verso l’uscita del locale e –Muovetevi- fu l’unica parola che pronunciò.
Sakura strillò entusiasta, aggiustandosi in fretta e furia i capelli, baciando con gratitudine la guancia morbida di Hinata e correndo via, dietro il suo ‘amore’.
Rock Lee, immobile, guardava ancora a bocca aperta il punto dove Sasuke Uchiha aveva pronunciato la parola “Muovetevi”. Rock Lee zero, Uchiha diecimila.
 
-Ok, Uzumaki, apri bene le orecchie-
Naruto, seduto pigramente sullo schienale di una panchina a sorseggiare una birra e a giocherellare col suo cellulare, alzò lo sguardo sul suo miglior amico, Kiba Inuzuka.
-Cosa vuoi, palla di pelo?- borbottò, ruttando e scompigliandosi i capelli già abbastanza scompigliati. Quasi sorrise: chissà cosa avrebbe detto quella schizzinosa di una paperetta se lo avesse visto in quel momento, quando somigliava più ad un animale che ad un uomo.
-Oggi- continuò Kiba, aggiustandosi il giubbottino di pelle e osservando attentamente ogni singola persona che camminava sul marciapiede dall’altra parte della strada (aveva la tipica espressione da “lupo affamato in cerca della sua preda”) –Oggi, ti insegnerò a riconoscere una ‘donna-pantera’-
-Che palle- sbuffò Naruto, stiracchiando le lunghe gambe intorpidite –Ancora non ti sei stancato di questi stupidi giochetti?- Ormai con Kiba era sempre così. Il suo unico chiodo fisso erano il sesso e le ragazze. E i cani –adorava i cani. Gli unici esseri viventi in grado di sopportarlo.
-Giochetti?- ripeté Kiba, sconvolto. Si voltò a guardarlo e –Questo io lo chiamo lavoro, amico. Per essere precisi, è un’arte. Ed io, modestamente, sono un professionista in questo campo-
-Sì sì, certo- Si trattenne dallo sbuffare nuovamente. Aveva sperato che dopo la spiacevole situazione del ‘ritrovarsi in mutande in un confessionale’ –certo, un pooo’ era stata anche colpa sua. Ma, in fondo, cosa c’era di male nel travestirsi da femmina, conquistare l’attenzione di Kiba e, poi, urlargli in faccia di essere ‘un babbeo mezzo gay’?- quel cagnaccio avesse smesso di correre con la bava alla bocca dietro ogni ragazza, e invece…
-Zitto e ascolta- tagliò corto l’Inuzuka, sventolando infastidito una mano nella sua direzione –Allora, per prima cosa, devi osservare il modo di camminare di una donna- gli indicò alcune ragazze che camminavano sul marciapiede –Una donna-pantera cammina lentamente, scivola, con eleganza. Come una cacciatrice-
-Mh-mh- fece Naruto, continuando a sorseggiare la birra e digitando velocemente una frase sul suo profilo di facebook: “Notizia flash, gente:quel cagnaccio di Kiba si è appena trasformato in un filosofo del sesso. Ps. RAMEN TI AMO!”
-Seconda cosa: i capelli- proseguì Kiba, annuendo da solo e assottigliando gli occhi su una figura che avanzava a passo deciso tra la folla –Devono essere alla moda e ben curati. Infine: lo sguardo- agguantò il braccio del biondo, scrollandolo perché gli prestasse attenzione –Anche solo guardandoti, lei ti sta scopando. Perché una donna-pantera è la regina del sesso-
-Bene- Naruto lanciò la bottiglia in un cespuglio –E una volta che l’hai riconosciuta, cosa si fa?-
-Guarda e impara, bimbo- Kiba si passò una mano tra i capelli color cioccolato, mise sù il suo miglior ‘sorriso-sexy’ e attraversò risoluto la strada. Gli occhi erano incollati alla sua preda: una ragazza alta, dai lunghi capelli scuri, le gambe snelle e lo sguardo –a detta dell’Inuzuka- assetato di sesso. Una perfetta donna-pantera, insomma.
Ghignò, leccandosi le labbra. Una volta riconosciuta, una donna-pantera va sbattuta contro un muro…
Sotto lo sguardo curioso di Naruto, Kiba si avvicinò alla ragazza, le poggiò le mani sulle spalle e la inchiodò al muro.
-Che diav…-
…e poi baciata.
Soffocando qualsiasi protesta della fanciulla, il ragazzo la baciò con arroganza –te lo faccio vedere io il ‘babbeo mezzo gay’, Uzumaki- , premendole il proprio corpo contro. Fu in quel momento che si accorse di un… particolare di troppo. Sì, c’era decisamente qualcosa di troppo in quella ragazza, qualcosa, giù, che premeva contro i suoi pantaloni, proprio come un…
Si staccò di colpo, indietreggiando e sgranando gli occhi. Non. Poteva. Essere…
Una ragazza alle sue spalle –che non aveva neppure notato- trattenne il respiro, mormorando un –N… Neji-kun…-
In lontananza, gli arrivò ovattata la risata di Naruto.
E infine, davanti a lui, un ragazzo lo guardava furente. Incavolato nero. Scioccato. Disgustato. Incavolato nero.
-Ma tu… sei un maschio!- urlò Kiba, puntandogli contro un dito accusatore. Come aveva potuto sbagliarsi? Lui, poi! Era davvero un babbeo mezzo gay??
No, impossibile, di sicuro era colpa di quel ragazzo con quei capelli così… femminili, con quelle gambe così… femminili, con quegli occhi così dannatamente femminili!
Eppure –diavolo- i suoi pugni non sembravano affatto femminili, anzi…
-Tu- offuscata dalla rabbia, la voce di Neji era ridotta a un sussurro appena udibile. Ma un sussurro carico di così tante promesse-minacce di morte, che persino Hinata indietreggiò di vari passi.
-N… Neji-kun… t… ti prego…-
-Io lo uccido. Ora. Qui.- sibilò, ancora incapace di muovere le gambe. Come aveva osato, un insulso mezzo uomo, baciarlo? E per di più davanti a sua cugina!
Kiba sembrò non sentirlo neppure, lì in piedi –per miracolo ancora in piedi- con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata. Ho baciato un ragazzo. Io! Ho baciato un ragazzo, hobaciatounragazzo…
-Ehi, ehi- Naruto saltellò allegramente verso di loro, schiaffeggiando divertito la spalla dell’amico che barcollò pericolosamente in avanti –Interessante lezione, Kiba!- poi guardò incuriosito il volto del ragazzo/donna-pantera e –Nooo! Ma tu… tu sei il ‘miglior amico’ della paperetta! Ti ricordi ancora di me?- scoppiò a ridere –Non pensavo avessi… ehm, certi gusti-
Ora uccido anche lui e la sua boccaccia, pensò lo Hyuuga, sforzandosi di ricordare come funzionavano le gambe.
Intuendo le intenzioni ‘poco amichevoli’ del cugino, Hinata raccolse tutto il proprio coraggio e, timidamente, toccò il braccio dell’Uzumaki, mormorando un –F… Forse è m… meglio se p… porti via il t…tuo a… amico…-
Naruto ci pensò sù per qualche  minuto, osservando un Kiba alquanto sconvolto, quasi traumatizzato, che continuava  a blaterare un’irritante –Hobaciatounragazzo, hobaciatounragazzo…- fissando il vuoto.
Sospirò in modo esagerato, gettando il capo all’indietro. –Pff… Mi tocca sempre fare la parte dell’eroe- e, agguantato un braccio dell’Inuzuka, lo trascinò senza tanti complimenti lungo il marciapiede, ridendo come un pazzo.
Neji inspirò a fondo, i pugni ancora stretti lungo i fianchi. Prima o poi, ti ritroverò. E poi ti ucciderò.
 
Ino era furiosa. Era quasi mezzanotte e aveva appena terminato il suo prima turno di lavoro. Era stato il pomeriggio più lungo della sua vita. Non per il lavoro –le piaceva lavorare- ma per colpa delle parole di Shikamaru. Quelle parole che le bruciavano ancora dentro, pungenti e insopportabili, tartassandole senza sosta il cuore.
Una bambina. Le aveva dato della bambina viziata e capricciosa.
Strizzò gli occhi, inspirando a fondo l’aria frizzantina della sera in un vano tentativo di calmarsi.
Come aveva potuto trattarla così?
Camminava velocemente lungo il marciapiede, pestando con forza i piedi sul cemento e rischiando in più di un’occasione di cadere a gambe all’aria. Non si rese neppure conto di dove si stava dirigendo, finché non si ritrovò –col fiatone, gli occhi lucidi e i capelli disordinati- davanti al portone del piccolo appartamento di Shikamaru.
E non capì neppure il perché il suo dito si fosse incollato con tanta insistenza al campanello.
E non capì neppure  il perché la sua mano, non appena la porta si fu aperta rivelando un assonnato Shikamaru, si alzò a colpire con forza la guancia del ragazzo.
Non capì nulla. Il suo cervello doveva essere andato momentaneamente fuori uso, lasciando al corpo il totale comando di ogni sua azione.
Sì, doveva essere proprio così. Perché all’improvviso si ritrovò a tremare, a piangere, a urlare come una povera pazza tutti gli improperi che conosceva e -…Tu sei un povero stronzo- fu il suo ultimo singhiozzo.
E Shikamaru, semplicemente, se ne stava lì in piedi, silenzioso. La fissava e basta.
E Ino allora gli si scaraventò addosso –aveva una disperata voglia d far affiorare una qualche emozione negli occhi del Nara, dimostrargli che ormai, lei, era una donna-, tirandolo  per la maglia del pigiama e premendo con forza le labbra su quelle di lui.E fanculo anche all’ultimo briciolo di razionalità.
 





 
/////////
 





-Non ci credo!- Naruto Uzumaki, steso su di un vecchio divano rosso, rideva di tutto cuore del suo coinquilino Kiba che, ancora mezzo intontito, era seduto a gambe incrociate sul pavimento, immobile.
-E’stata la cosa più esilarante che abbia mai visto!- continuò, rischiando un infarto –Il grande Kiba, l’uomo dalle mille donne …che bacia un ragazzo! E davanti a tutte quelle persone, lì, in mezzo alla strada!-
Kiba tremò appena, balbettando un –No… impossibile… incubo…-
Naruto si alzò in piedi, improvvisamente serissimo, avvicinandosi all’Inuzuka, battendogli una mano sulla spalla e –Sei stato grande, cagnolino- per poi scoppiare nuovamente a ridere.
 
Shikamaru richiuse piano la porta –dopo essere rimasto per svariati minuti a fissare il punto dove Ino era fuggita-, dirigendosi come un autonoma verso il letto, dove si lasciò cadere inerme. Peccato che mancò di qualche centimetro il materasso, atterrando dolorosamente sul pavimento.
Non vi badò, toccandosi invece la guancia dolorante, passando poi alle labbra ancora umide.
E –Wow- mormorò. Che giornata.






 
***



 
Ma Buonasera, gente ** Sì sì, lo so che sono in ritardisssimo ( E, sì, ammetto anche che mi ero completamente dimenticata di dover scrivere il capitolo "xD Poi, l'altro giorno mi è arrivata 'l'illuminazione' e mi sono detta "Oh bip! Mi sono dimenticata "Le Mutande"! xDxD) Ma voi non volete uccidermi, vero? *fa la faccina di cuccioloxD*
Ma parliamo del capitolo ^-^ Che, per tutti i cavoli, è lunghissimo -almeno per me ò___ò- Ed è incasinatissimo, sorrììì mìììì! 
Ma almeno c'è Narutino *-* e dal prossimo capitolo *rullo di tamburi* lo rivedremo di nuovo alle prese con la 'paperetta'! ** Poi c'è Rock Lee -da specificare che la sfida "Rock Lee uno, Uchiha zero ecc ecc..." esiste solo nella sua testa U_u E c'è Ino con Shika ** 
Ok, ammetto anche che mi sono divertita un sacco a scrivere tutte queste scemenze """xD E ci saranno errori ovunque -ho scritto il capitolo in tutta fretta, mentre qui in questa giungla, tutti mi parlavano nelle orecchie >.<-  E.... e, bhe, io spero che abbiate capito qualcosa ahahahxDD
Come sempre, ringrazio tutte le fantastiche/meravigliose persone che hanno commentato lo scorso capitolo -quel maledetta numero cinque ò.ò Orrore!- e tutti coloro che hanno inserito la storia tra le Preferite ( 12 ) ; Ricordate ( 7 ) ; e Seguite ( 56 ). Grazie ;__; 
Come sempre... scappo! xD Un bacione&alla prossima, Vale ^-^

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