I'm In Love With Your Father

di Scaramouche
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My Dirty Little Secret ***
Capitolo 2: *** The Game ***
Capitolo 3: *** Pool ***
Capitolo 4: *** Love Is A Merely Madness ***



Capitolo 1
*** My Dirty Little Secret ***


I'M IN LOVE WITH YOUR FATHER

 

-Non so se ho voglia di conoscere i tuoi, Susan- sbotto spazientito, questa conversazione sta diventando snervante, giuro che se la mia ragazza non la smette, le tappo la bocca con un calzino. Io non voglio conoscere i suoi genitori. Praticamente li conosco già, Susan mi ha raccontato ogni minimo dettaglio “indispensabile”.

Jude ed Owen, una normale coppia gay, il primo di Londra, il secondo originario dell’Australia, entrambi lo stereotipo degli uomini da sposare, biondi, occhi azzurri. Dei semidei, insomma. Owen ha adottato Susan quando lei era appena nata, era figlia di una sedicenne che non ne voleva sapere di avere una creatura sulla coscienza, e lui, da genitore volenteroso, si è offerto per dare un nido a questa splendida bambina. Poi ha conosciuto Jude ed è scoppiato l’amore. Si avete capito bene, i suoi genitori sono una perfetta coppia gay non-legalmente-sposata-nel-nostro-paese.

Di certo il mio ripudio nei loro riguardi non deriva da questo, anzi, solo che, dai racconti accurati di Susan, loro mi sembrano due piccioncini nel loro nido d’amore, con tanto di lavoretti all’uncinetto e giardino con le aiuole curate nei minimi dettagli, senza una foglia fuori posto…brr. Mi vengono i brividi.

-Eddai Robert, non ti mangiano mica- mi sorride dolcemente, ma io non mi faccio comprare da un sorriso. Chiudo il mio armadietto e comincio a camminare per il lungo corridoio del liceo, a quest’ora pullulante di ragazzi che chiacchierano tra loro e che si scostano al passaggio del quarterback della squadra di football e della sua fidanzata, Robert e Susan, il sottoscritto e la sua ragazza.

Certo, oltre ad essere molto, davvero troppo popolare, sono anche un discreto alunno, che eccelle praticamente dappertutto, e un quotato giocatore di football, che negli spogliatoi a stento trattiene le goccioline di bava che premono per uscire quando tutti quei ragazzi sudati si spogliano.

Dicevo comunque, è difficile essere desiderato da tutti, non puoi mica dividerti in pezzettini piccoli piccoli,

la scuola, lo sport, non ho tempo anche per i due piccioncini che vogliono assolutamente conoscermi.

 

Io e Susan arriviamo in mensa, sistemiamo il pranzo sul nostro vassoio e ci sediamo nel tavolo “riservato” ha chi ha un certo rilievo all’interno della scuola.

Comincio a mangiare, mentre di fronte a me, la mia ragazza continua a straparlare, non so di cosa, forse dei suoi due magnifici padri, o di quanto desideri che arrivi San Valentino per ricevere il mio regalo, ma io sono troppo impegnato a seguire con lo sguardo il sedere di Jack Twist che le cammina di fianco. Susan si accorge finalmente che non la stavo ascoltando e mi passa una mano davanti al naso, cercando di svegliarmi.

-Rob? Mi ascolti?-

-Sì certo! Continua-

Si gira a osservare quello che io stavo guardando un secondo prima, e per un attimo mi si ferma il cuore.

-Stavi guardando le tette a Jennifer Aniston?- mi accusa, tornando a fissarmi infuriata.

-No! Macchè!- è la pura e semplice verità, non guardavo le tette ad una ragazza, ma di certo non posso dirle che stavo guardando il sedere di un ragazzo.

Susan sembra crederci senza ricevere spiegazioni, e la cosa mi tranquillizza, mi da sicurezza, potrei tradirla mille volte, lei tornerebbe sempre e solo da me, mi ama alla follia.

Ama per tutti e due credo, perchè io la vedo solo come una carissima amica, una carissima amica da sfruttare, mi odio per questo.

Si perché, signore e signori, l’ottavo segreto di Fatima è che al quarterback Robert Downey Jr  dei Shamrocks, piacciono i ragazzi. Esattamente, i ragazzi, gli uomini, i capelli corti, le spalle larghe, le braccia forti, i pettorali muscolosi, le forme spigolose…

E Susan gioca un ruolo fondamentale in tutto questo, lei è la mia copertura, che sia la ragazza più carina della scuola rende tutto più credibile, ma è dalla prima volta in cui ci siamo baciati che le sto 

spudoratamente mentendo. Ma è per il nostro bene, lo giuro, per il mio, di certo, perché il mio coach, piuttosto di avere una checca nella sua squadra, si impiccherebbe al primo albero che trova, e perché i finocchi non sono popolari. E per il suo, dopotutto sono o non sono il ragazzo più desiderato della St. John High School?   

 -o-

Grazie al cielo! La campanella mette di nuovo fine allo strazio del signor Crowe, la sua lezione di letteratura dovrebbe essere bandita dall’orario scolastico perché provoca negli alunni un irrefrenabile voglia di gettarsi dalla finestra.

Raccolgo la cartella e corro fuori dalla classe, fortunatamente adesso ho gli allenamenti e posso distrarre la mente da tutti gli impegni che non siano passare la palla, scartare, correre e segnare un cazzutissimo touch down. Mi dirigo disinvolto negli spogliatoi quando sento due braccia forti afferrarmi da dietro e cercare di soffocarmi, mi giro nella morsa dell’idiota che cerca di uccidere Robert Downey Jr, e mi ritrovo davanti Ben, il mio migliore amico, che mi tira un pugno sulla spalla.

-Sei matto? Vuoi strozzarmi?- ironizzo, ricambiando il suo pugno.

-Volevo salutarti! Hai gli allenamenti?- chiede, spintonandomi. Lo fa sempre, non so perché ma lui si diverte nel farmi del male, o a infastidirmi. Ormai non ci faccio più caso, lo conosco da un sacco di tempo e il nostro legame è molto forte,ma ci tengo a precisare che siamo soltanto amici. Ben non mi piace in quel senso, è più basso di me, il che lo rende praticamente un nano, e non è nemmeno lontanamente affascinante.

-Esatto, e a giudicare dalla lancetta dei minuti sono pure in ritardo!- lo supero e mi metto a correre tra gli studenti.

-Ci vediamo dopo la scuola?- mi urla, ormai lontano.

-Certo!-

 

Entro in spogliatoio con il fiatone, e da subito il mio sguardo comincia a vagare su tutti questi ragazzi, alcuni sono senza maglietta, altri, hanno addosso solo un paio di boxer scuri. Dio, sono in paradiso.

Devo confessare però che questa situazione mi imbarazza parecchio, infatti cerco di arrivare sempre per ultimo così da restare solo mentre mi cambio, evitando a tutti la visione di un’erezione.

Poggio a terra la cartella e comincio con lo sfilarmi la maglietta, non c’è più nessuno. Ma ad un tratto la porta si spalanca ed entra un ragazzino evidentemente più giovane di me, dev’essere uno nuovo della squadra. Mi infilo velocemente i pantaloni della divisa prima che questo novellino mi veda, e recupero il para colpi nell’armadietto.

-Ciao- mi giro verso di lui, è in imbarazzo forse più di me.

-Ciao- rispondo, atono.

-Mi potresti aiutare?- si avvicina, titubante. Chissà perché poi, mica ho intenzione di mangiarlo.

-Dimmi pure- mi infilo anche gli ultimi indumenti.

-Sono nuovo, e non so dove sia la roba da mettersi, tutta quella roba che hai addosso tu adesso- indica la mia divisa con stampato il n. 4 in un bel verde sgargiante. Sorrido, mi sono sempre piaciuti i novellini, mi fanno sentire importante, anche se lo sono già.

-Ti accompagno seguimi- riesco a raccattare un paio di pantaloni, un caschetto decente e la maglia con il n. 7, era il mio numero quando ho fatto la prima partita in questa squadra.

-Ecco, tieni questi per adesso, poi potrai sceglierti il numero che ti pare- sorrido gentile.

-Grazie…io sono Cory Montheith- mi porge la mano e gliela stringo convinto.

-Io sono Robert Downey Jr-

-Lo so- ammicca. Mi piace.

Anche alla fine dell’allenamento sono solito restare in campo di più per evitarmi le docce in compagnia, mi maledico ogni volta sapendo cosa mi perdo, ma con la scusa degli addominali extra mi ingrazio il coach, e non rischio di cedere alla tentazione di stuprare qualcuno.

Sono ancora lì che mi piego quando con la coda dell’occhio vedo un paio di scarpette avvicinarsi.

-Ehi, Robert! Vieni a fare la doccia?- alzo la testa. È Cory, cosa ci fa ancora qui?

-Come mai ancora in campo Montheith?-

-Il coach mi ha imposto di restare di più perché devo mettermi in forma…- il suo sguardo ingenuo da sognatore mi da la nausea.

-…ma adesso ho terminato anche le fatiche extra-

-Io devo restare per finire la mia serie di addominali- riprendo l’allenamento quando sento un tonfo al mio fianco, girandomi vedo che Cory si è seduto.

-Allora aspetto fino a che non hai finito, non voglio farti soffrire di solitudine mentre ti fai la doccia- io giuro che lo stendo se non si toglie quel sorrisetto da idolatra. Che sia io il suo dio non m’importa, si deve levare dai piedi.

 

Non ce l’ho fatta a staccarmelo di dosso un secondo, mi seguiva come se fosse la mia ombra, dentro lo spogliatoio, mentre mi spogliavo e mentre finalmente mi sono fatto una doccia.

Cavolo, però lui non è mica così male, sarà pure stupido ma cazzo se ha dei muscoli come si deve, con l’acqua che gli scorre tra le fessure degli addominali fino ad arrivare a- Non ci devi pensare! Non davanti a lui nelle docce! Mentre siete entrambi nudi.

Ma quei muscoli, sembrano possenti. Mi da le spalle. E la sua schiena, la curva dei fianchi così stretti, e il suo sedere, oddio, credo di stare per eccitarmi. No, sono già eccitato.

La saponetta gli scivola di mano, e lui si china a raccoglierla, sempre dandomi le spalle. Deglutisco, comincio a odiare le saponette troppo scivolose. Non so quale parte ancora lucida di me mi spinge a distogliere lo sguardo e a catapultarmi fuori da lì, a rivestirmi più veloce della luce e a scappare dallo spogliatoio maschile.

Una volta fuori tiro un sospiro di sollievo e mi appoggio al muro di fianco alla porta. Faccio mente locale su quello che è appena successo e mi viene in mente solo una cosa: Cory è decisamente gay.

 

Ci penso tutto il pomeriggio, non riesco a togliermi dalla testa l’idea che anche quel ragazzo sia come me, che io piaccia a quel ragazzo, di certo lui non è così brutto, anzi, se ne avessi l’opportunità credo che me lo farei.

Oddio.

 Io non l’ho mai fatto con un altro ragazzo, e se non ne fossi capace? Non dovrebbe essere poi così diverso dal farlo con una ragazza, credo, almeno, spero, altrimenti sarei davvero nei guai. È chiaro, devo cominciare a fare esperienza anche in questo campo, non mi posso limitare a Susan, ho bisogno di fare sesso con un ragazzo. Ma Cory è così innocente, non so neppure se è maggiorenne oppure se è davvero gay, quella era solo una mia supposizione. Però le docce insieme a tutti i costi, lui si è messo pure nella doccia di fronte alla mia, e poi quella saponetta. Tutto mi porta a pensare che lui sia palesemente attratto da me, ma se mi sbagliassi sarebbe la fottutissima fine: io sarei sbattuto fuori dalla squadra e forse pure denunciato per violenza su minore. Per adesso è meglio tenermi la voglia e le mani in tasca.

  

Note

Ringraziate (o maledicete) i Fountauns of Wayne per questa cosa...Era da un sacco di tempo che trovavo un sacco di riferimenti vailidi per cominciare questa storia, e alla fine mi sono data finalmente da fare...^^

Partiamo con le presentazioni...Jack Twist non esiste veramente, è il personaggio de "I Segreti di Brokeback Mountain" interpretato da Jake Gyllenhaal (<3)

Jennifer Aniston è se stessa, ma non centra molto con tutta la storia, quindi, dimenticatevela...

Il signor Crowe è Russel Crowe, mi ha sempre dato quell'aria da superiore, e in questa storia è divetato un'insegante noioso..LOL

Ben, è Ben Stiller :D non so voi ma quell'uomo mi fa morire dal ridere in ogni suo film XD

Cory Montheith è Finn Hudson nel telefilm di Glee (quella serie mi ha contagiata :D)

Serve dire che Robert è Robert Doweny Jr?...

Bene, per adesso ho finito di presentarvi i personaggi...che, precisimo, non mi appartengono, appartengono a loro stessi o si appartengono a vicenda (forse)...^^

Grazie a tutti...<3 Drabbit... 

 

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Capitolo 2
*** The Game ***


 

Mi aggiro per i corridoi del liceo cercando Susan, ma non la vedo da nessuna parte. Dove si è andata a cacciare?

-Ben! Hai visto Susan?- fermo il mio amico, che mi risponde scuotendo la testa.

Ma dove diavolo…? In quel preciso istante nel mio capo visivo entra Cory, che mi saluta con un gesto un po’ equivoco della mano ed entra in bagno. No. Non entrerò nel bagno con lui. Le mie gambe fanno per me, e pochi secondi dopo mi ritrovo a spingere la porta girevole di legno per finire nel bagno dei ragazzi vicino all’aula di scienze.

Cory si accorge della mia presenza e mi sorride.

-Ciao Robert!-

-Hai visto Susan?- taglio corto, senza nemmeno salutarlo.

-No, stamattina non l’ho vista al suo armadietto, possibile che sia a casa-

-Impossibile, non mi ha detto niente…- rifletto perplesso ad alta voce, e notando che Cory mi sta fissando -…è la mia ragazza- concludo, come cercando di calcare la mia relazione con Susan. Perché lo sto facendo poi?

-Lo so- dice lui, sempre con quel sorrisetto sulla faccia. Cerco di sfuggire al suo sguardo cominciando a fissare ad una ad una tutte le mattonelle delle pareti, contando le scritte che le deturpano “School Sucks!” , “Pattinson is gay”, qualcosa di incomprensibile, “Tina i luv u” e così via.

-Senti, Robert…- il ragazzo di fronte a me, che è più alto del sottoscritto, mi distoglie dai miei viaggi mentali.

-…ti andrebbe di darmi una mano con gli allenamenti? Sono parecchio duri, e io sono nuovo della squadra…- ma io non ascolto una sola parola di quello che mi dice, la mia attenzione è focalizzata su quelle labbra che si muovono creando parole inesistenti. E cos’è questa voglia irrefrenabile di toccarle?

Deglutisco.

La mia lingua saetta fuori per inumidire le mie labbra secche.

Le sue si muovono ancora, sono invitanti.

Voglio toccarle.

 Afferro il suo viso buttando a terra i libri che tenevo sotto al braccio, e premo violentemente le mie labbra sulle sue. Per la foga del mio gesto lui arretra di qualche passo, ma un secondo dopo mi spinge via violentemente, facendomi sbattere contro la porta di un bagno.

Il mio cuore sta battendo fortissimo, Cory mi fissa terrorizzato, come se fossi un alieno venuto da un altro pianeta per ucciderlo.

Il secondo dopo ritorno in me e mi rendo conto di quello che ho appena fatto. Ho baciato un ragazzo. Forse adesso la mia espressione risulta più sconvolta e impaurita della sua.

-Co-cory…- la mia lingua incespica, e riesco solo a balbettare qualcosa.

-…mi dispiace scusa- quando finalmente metto due parole in fila, mi sento le gambe tremare, ho appena fatto la più grande cazzata della mia vita, ho baciato un ragazzo che evidentemente solo nelle mie più fervide fantasie ormonali era attratto da me.

Lui abbassa lo sguardo e cerca di regolarizzare il respiro.

-Perché lo hai fatto Robert?- sussurra, poco dopo.

-Io-io credevo che tu fossi…- non riesco neanche a dirlo. Le parole mi si fermano in gola, anzi QUELLA parola mi si ferma in gola. Non l’ho mai detta ad alta voce. Quella parola esiste solo nella mia testa.

-Gay?...- mi conclude la frase.

-…Bè, sai la novità Downey, non lo sono! Ho una ragazza, non so se l’hai notata, ma forse eri troppo occupato a fissarmi e ad immaginarmi nudo!- si avvia verso la porta ma per un miracolo riesco a fermarlo.

-Aspetta! Scusa, forse è vero che tutto questo è frutto della mia visione distorta del mondo causata dalla tempesta ormonale, ma…tutti quegli sguardi, i sorrisini, le docce insieme a tutti i costi…io credevo che…- abbasso la voce.

-Si è vero che tu mi piaci, ma mi piaci come un idolo, io volevo solo diventare un giocatore capace come sei tu, un ragazzo popolare…ma adesso credo di aver cambiato idea…Non per ferirti, ma non sono un finocchio- mi supera urtandomi per una spalla e uscendo dal bagno. Non ho nemmeno la forza di fermarlo e pregarlo di non dirlo a tutta la scuola. Il tono in cui mi ha parlato, così acido, mi ha ferito invece. Per un attimo ho seriamente paura, se lui parla io sono finito.

E non l’ho nemmeno baciato veramente.

 

Raccolgo i libri sparsi sul pavimento ed esco anche io, quando vengo travolto da Susan che mi sorride gioiosa, per poi, un attimo dopo, stamparmi un bacio leggero sulle labbra. Dall’altra parte del corridoio Cory è abbracciato ad una ragazza, e mi guarda con disprezzo, distolgo lo sguardo, salutando a mia volta Susan, cingendola con un braccio attorno alla vita e avviandomi in classe.

 

Allenamento del pomeriggio. Stiamo facendo una partitella tra di noi per prepararci a quella di venerdì, che deciderà il nostro destino nel campionato studentesco. Non sono per niente lucido, continuo a pensare a quello che è successo in bagno, non mi concentro e sbaglio un passaggio, poi una ricezione e il coach mi grida addosso come tutte le volte “Downey! Non sei stato concepito per fare due cose alla volta! Concentrati sulla partita!”.

Schema di partenza. Al mio segnale la palla mi viene consegnata in mano, scatto all’indietro, in fondo al campo vedo Cory che corre verso la meta, in cerca di un passaggio. Carico il lancio.

-Cory!!- Lo avviso mentre la palla è già in volo. La sua ricezione è perfetta e segna un magnifico punto, facendoci vincere. Esulto istintivamente.

Tutti i compagni vanno a complimentarsi con lui, battendogli un cinque, ma quando arriva il mio turno riesco solo a dire un “Sei stato bravo” e andarmene via, senza guardarlo negli occhi.

-Robert, aspetta- mi fermo, dandogli le spalle, e lui mi raggiunge.

-Sono stato davvero un bastardo prima, in bagno, non dovevo chiamarti così, scusami- mi poggia una mano sulla spalla.

-S è vero, Cory. Ma io non avrei dovuto fare quello che ho fatto, dispiace anche a me- riesco ad alzare lo sguardo e per un attimo incontro i suoi occhi sinceri.

-Lo hai detto a qualcuno?- chiedo, subito dopo, preoccupatissimo per la sua risposta.

-No, non sono un coglione, e poi siamo ancora amici- credo di aver perso dieci anni della mia meravigliosa vita. Grazie al cielo. Lui mi sorride, nello stesso modo di sempre.

-Grazie…- gli sorrido imbarazzato di rimando.

-Cory, sei sicuro che non ti dia fastidio che io…-

-Certo che no! Se non tenti di saltarmi addosso credo che potremmo essere normali amici- gli circondo le spalle con un braccio, molto fraternamente, mentre insieme ci avviamo negli spogliatoi per fare la doccia.

Spero che dopo aver chiarito, mi venga più facile evitare le fantasie.

Certo con quel bel fisichino che si ritrova per me sarà difficile non saltargli addosso, ma prometto che ci proverò.  

-------

 

Venerdì. Il giorno della partita, quella che aspetto dall’inizio degli allenamenti. Il coronamento della mia carriera da quarterback. E solo un piccolo particolare mi impedisce di vivere tutto ciò al meglio.

Il suo nome è Cory Monteith.

È diventata un’ossessione, è tutta la settimana che quel ragazzino occupa i miei pensieri, dalla mattina alla sera, tutto è Cory, oh ma quanto bello è Cory, quanto gioca bene Cory, com’è simpatico Cory, quanto vorrei baciare di nuovo Cory…

Ho ampiamente sottovalutato quelli che sembravano i primi sintomi di una cotta, ad esempio, sorridere quando qualcuno pronuncia il suo nome, scrivere il suo nome ovunque mentre sei sovrappensiero, essere impazienti di rivederlo ad un allenamento, stargli appiccicato in ogni momento disponibile, parlare di lui ad altri amici, e…molte altre cose parecchio umilianti.

Perché ho la testa infestata da questo ragazzino?!

Ho seriamente bisogno di trovarmi qualcuno con cui…ehm…essere me stesso, diciamo.

Io continuo a ripetermi che non è normale che un diciannovenne abbia la testa infestata peggio di una ragazzina con la metà dei miei anni, ma una spietata vocina nella mia mente continua a perseguitarmi dicendo che è normale, colpa degli ormoni –questi maledetti ormoni!!- è giusto prendersi una cotta, sognare il proprio cavaliere che ti viene a prendere su un cavallo bianco… è giusto se sei una principessina. Ma io non sono una principessina!  Sono il cazzuto quarterback degli Shamrocks!

 E devo vincere questa partita.

Mi sistemo ed entro in campo, facendo acrobaticamente lo slalom tra le cheerleader che intrattengono il pubblico con lo show di apertura mentre le squadre si preparano a giocare. Sono carico, ho voglia di spaccare qualche osso stasera.

 Fischio di inizio.

Facciamoci del male!

 

Dopo qualche minuto siamo già in vantaggio, ma nessuno della squadra sta mollando, anzi, sono tutti ancora più invogliati a dare il meglio.

Sto correndo verso la meta, Cory ha la palla, mi chiama per un passaggio. Per un momento, quando prendo la palla in mano, i nostri sguardi si incrociano, e non so perché ma resto a fissarlo, così da non accorgermi che un colosso di due metri mi placca, facendomi finire malamente a terra.

La botta è forte, per un attimo mi manca il respiro. Sento il nostro coach gridare qualcosa e dal caschetto vedo un paio di visi, oh c’è anche Cory, e poi buio.

Mi sveglio qualche ora dopo in infermeria, con a fianco Susan che mi stringe una mano in preda alla preoccupazione.

-Ehi…- la saluto, girandomi verso di lei.

-Robert!- grida eccitata, abbracciandomi. Oddio, ho un mal di testa impressionante!

-Cosa è successo?- chiedo, guardandomi intorno.

-Ti hanno placcato e sei svenuto, i tuoi compagni ti hanno portato in infermeria-

-Ah, giusto…hanno vinto?- mi ricordo. Ricordo di essere stato travolto da un gigante mentre ero impalato a fissare Cory.

-Sì  Roby, avete vinto- dice,  baciandomi teneramente sulla guancia.

Sorrido, sono contento per la nostra vittoria, anche se io non ho giocato per niente, e tutti i presunti talent scout seduti in tribuna non hanno potuto ammirare il mio gioco. Infatti ho fatto una figura di merda all’inizio e sono finito in infermeria…che talent scout prenderebbe sotto la propria ala un ragazzo che si incanta a guardare i compagni?

-Robert, appena ti sei ripreso io pensavo che potresti venire a casa mi-…-

-Susan! Ancora con questa storia?- la interrompo subito, non ho le capacità fisiche per sopportare un altro discorso sui suoi padri.

-Volevo solo invitarti a studiare- precisa, e per un attimo mi sento in colpa di averla accusata così duramente.

-Ah…mi farebbe piacere- le dico, sorridendo appena.

-Meraviglioso! Potremmo studiare in giardino, adesso che le giornate sono così calde…- lei si esalta come una bambina e comincia a programmare tutta la nostra giornata insieme.

Propone, dopo lo studio, una passeggiata, un gelato e magari un giro in giostra. Sarebbe un peccato sprecare queste giornate caldissime di metà aprile, si perché sulla costa Occidentale, in America, a metà aprile fa già quaranta gradi all’ombra.

Decido che sto abbastanza bene da andarmene dall’infermeria ma Susan insiste per accompagnarmi a casa, e così fa. Quando arriviamo sotto casa mia ci salutiamo scambiandoci dolci effusioni e poi lei scompare nel vialetto a fianco.

 

Note

Non so se mi soddisfi del tutto, ma ripongo piene speranze nel prossimo ^^... P.S. scusate se avete perso per il titolo del mio capitolo ._____.

Alla prossima :3

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Capitolo 3
*** Pool ***


Mi rifiuto di credere di essermi innamorato di un ragazzo, mi rifiuto di credere di essermi innamorato e basta. Le ragazze si innamorano, i ragazzi vogliono solo fare sesso. E in effetti forse è anche per questo, anzi, solo per questo, che il mio povero cervellino è infestato da Cory Montheith. Santo cielo, nemmeno di notte mi lascia tranquillo, infatti stamattina, quando mi sono svegliato, ho  facilmente dedotto dal fastidio all’inguine che durante la notte la mia mente ha prodotto sogni non proprio pudici. Su Cory.

Voglio baciarlo di nuovo, voglio fargli molto altro dopo averlo baciato.

Ok, calma, respiro profondo.

Non posso lasciarmi influenzare da queste stupide fantasie, e di certo non posso incantarmi di nuovo a fissare il suo profilo, dall’altra parte della mensa, mentre mangia. È sexy pure mentre mangia.

Scrollo la testa per riprendere il controllo dei miei pensieri che sembrano non voler andare nella direzione giusta.

Oggi pomeriggio devo andare a studiare da Susan e non è ammissibile che io mi presenti con la bavetta alla bocca per un qualsiasi ragazzo. Ma Cory non è uno qualsiasi! Lui è…Cory Montheith, l’unico che mi sta così appiccicato negli spogliatoi, che divide una sigaretta con me o da cui mi faccio toccare, eccetto Ben ovviamente. Non si sa mai come reagirebbe il mio corpo, quindi è meglio sperimentare un poco alla volta.

Cory ad esempio mi scatena le farfalle nello stomaco e un’improvvisa demenza.

Ma con, non so, il professor Jackman ad esempio, potrei morire all’istante. Sì, ok, i sogni poco pudici li ho avuti pure su di lui.

Ricapitolando comunque un diciassettenne scatena i miei ormoni più della mia attuale fidanzata, da cui dovrei essere proprio in questo istante se non voglio essere sbranato vivo.

Annoiato suono il campanello di casa Wilson, e aspetto che Susan apra la porta, giocherellando con il portachiavi a forma di cuore –regalo di S. Valentino di Sue- che ho legato alla cerniera della cartella.

La porta si apre subito, e Susan, dopo avermi baciato dolcemente mi fa accomodare in casa sua. Più che una casa mi sembra una villa, l’entrata è grande come il mio salotto, con uno specchio enorme su una parete. Ci spostiamo in salotto –ci fossi mai entrato!- un televisore minimo 54 pollici fa bella mostra di sé su uno scaffale stracolmo di DVD, CD, Videogames! Mi avvicino rapito dalla magnificenza di questo elettrodomestico. La mia preadolescenza è stata segnata dallo slogamento dei pollici per il troppo gioco con la PlayStation in una TV che ti rovinava gli occhi,  ma ora mi rendo conto di essere nulla in confronto a questo.

Tre console, non una, ma ben tre. Cosa se ne fanno di tre console?

-Robert, aspettami in giardino, prendo i libri e una limonata e poi ti raggiungo, d’accordo?- mi dice lei, sparendo su per le scale.

-Sì-sì, certo- rispondo distratto. Resterei più volentieri in salotto, ma mia madre dice sempre “C’è il Sole Robby, va’ fuori invece di diventare cieco davanti a quel televisore”, così mi alzo e mi giro verso l’enorme vetrata per dare un’occhiata al giardino.

HANNO LA PISCINA!

Perché non sono venuto qui prima? Io e i miei strambi stereotipi, ci vivrei più che volentieri in una casa del genere.

Titubante e schiacciato dalla spettacolarità di questa casa, mi avvicino alla porta e finalmente esco nel giardino. Fuori è piacevolmente caldo, e per un attimo penso che mi farei volentieri una tuffatina in quest’acqua.

Non lontano dal bordo ci sono un paio di sedie a sdraio, e io mi accomodo comodamente su una di esse, distendendo i piedi e sistemandomi gli occhiali da sole sul naso. Chiudo gli occhi, aspettando con infinita pazienza Susan, se la conosco si sarà cambiata almeno una decina di volte per trovare un vestito adatto alla situazione e alla mia presenza.

Dopo un po’ sento la portafinestra chiudersi, così mi metto seduto scherzando con un –Ce ne hai messo di tempo eh!- ma le parole mi si bloccano in gola quando vedo che non è Susan quella che è uscita.

Ma un uomo, alto, biondo, estremamente biondo, seminudo, con solo un asciugamano legato alla vita, che cammina tranquillo a bordo piscina.

Se è un sogno non svegliatemi.

Rimango imbambolato a osservare il suo movimento fluido nel togliersi l’asciugamano –restando fortunatamente in costume- e gli occhiali scuri, per poi poggiarli lì vicino alla scaletta della piscina.

Si gira e mi sorride, ha dei denti perfetti, e le labbra sottili. Credo che d’ora in poi i miei sogni poco pudichi saranno su quelle labbra.

Credo che abbia notato le mia espressione poco intelligente perché ridacchia e distoglie lo sguardo per poi tuffarsi con la grazia di un delfino, nell’acqua cristallina.

Il mio sguardo resta incollato nel posto dove fino ad un attimo fa c’era la più bella creatura che io abbia mai visto in tutta la mia breve vita, e vedo che sul pelo dell’acqua  affiora un paio di slip del costume.

Perdo un battito.

La cascata di immagini che mi si riversa in testa non mi aiuta di certo a mantenere un controllo. Mi abbasso gli occhiali sul naso e praticamente resto lì a fissare quel costume blu, incapace di concentrarmi su un’altra cosa che non sia l’idea di quell’uomo nudo lì nell’acqua.

Ha cominciato improvvisamente a fare troppo caldo, rivaluto attentamente la mia precedente proposta mentale sul fare un tuffo, e adesso mi sembra più che auspicabile. Mi ci getterei vestito lì dentro.

Cazzo, Robert calmati, devi farti vedere da uno bravo, i tuoi ormoni sono impazziti.

L’uomo riemerge poco lontano da dove si era tuffato, e con un paio di bracciate raggiunge il suo costume per poi tornare ad aggrapparsi al bordo.

Oddiosanto. I miei neuroni stanno ballando la quadriglia irlandese alla vista di questo panorama.

-Questo costume mi è decisamente troppo largo, dannato il commesso di quel negozio- borbotta fra sé e sé il biondo, apparentemente agitandosi nell’acqua per rinfilarsi gli slip.

-Ehi, ciao- si rivolge a me con voce suadente, o almeno a me è sembrato che lo sia.

-C-ciao-

-Sei Robert giusto?- mi chiede, sempre con lo stesso tono,e adesso mi appare come la cosa più erotica della terra.

Annuisco senza parlare, non credo di esserne ancora in grado.

-Io sono Jude, il papà di Susan, sono sicuro che ti abbia già detto di me, va fiera dei suoi genitori- “è palesemente ovvio che mi abbia parlato di te, ma non aveva nemmeno accennato al fatto che sei così infinitamente bello”.

Vorrei tanto rispondergli così, oh ma quanto vorrei farlo. Ma mi trattengo.

-Piacere- continua, uscendo con un balzo dalla piscina. Facendo così tutta l’acqua gli scivola addosso ricadendo sulle mattonelle arancioni, rendendolo splendente sotto luce del Sole.

Mi porge la mano, per un attimo sono tentato di prendergli quella mano, poi il braccio, la spalla, il petto, possibilmente l’intero corpo, ma poi quasi meccanicamente gliela stringo.

Quando si stacca, si perché io non avevo più intenzione di lasciarlo andare, prende il suo asciugamano e comincia a passarselo dappertutto, raccogliendo le goccioline che non ne volevano sapere di scivolare via da quel corpo perfetto.

 -Susan è una brava fidanzata?- mi chiede, subito dopo, interrompendo i miei lunghi viaggi mentali. E prima che possa realizzare veramente cosa mi ha chiesto balbetto un –Sì-sì- liquidando il discorso.

E proprio in quel momento dalla casa esce anche lei, con un vassoio su cui sono poggiati dei bicchieri e una brocca di limonata.

-Parli del diavolo…- scherza suo padre, dandomi le spalle. Oh sì, scherza con lei ancora per un po’.

-Ciao papà…- dice lei, fingendosi offesa, per poi poggiare il vassoio su di un tavolino vicino agli sdraio e stampare un bacio sulla guancia di Jude.

-Come stai tesoro?-

-Bene papà, hai conosciuto Robert?- gli chiede, sedendosi a fianco a me, che non mi accorgo nemmeno della sua presenza.

-Sì, stavamo parlando di te prima- sorride. Oddio, sorride.

-E cosa dicevate?-

-Che sei una brava fidanzata- A questo punto lei salta sullo sdraio abbracciandomi forte.

-Oh, Robert! Che carino che sei, ti amo amore mio!- si abbassa per baciarmi, e nonostante io risponda in modo decente al suo bacio, continuo a guardare Jude da dietro le lenti scure. Ha preso un bicchiere di limonata e ha cominciato a bere dalla cannuccia. Tramutatemi in una cannuccia, subito! Possibilmente quella cannuccia…

Susan si stacca quasi subito, precipitandosi a prendere un bicchiere anche a me. Me lo molla in mano, è freddo. Ci voleva, stavo bollendo ormai.

Bevo in fretta sperando che la limonata ghiacciata riesca a raffreddare i miei bollenti spiriti, quando vedo Jude allontanarsi con la sua asciugamano e gli occhiali, lasciandoci soli.

Finalmente torno a respirare regolarmente, sperando dentro di me che Susan non si accorga di come sono accaldato e schifosamente eccitato. Lo so, non dovrei, ma quello era un uomo bellissimo che si è buttato in piscina riemergendone del tutto nudo e bagnato, e io è da troppo tempo che reprimo i miei istinti, capitemi.

-Studiamo?- propone Susan, aprendo la sua cartella.

-Certo- rispondo, affannato.

 

Poco dopo Susan praticamente si dimentica di Biologia perché è da almeno cinque minuti che siamo impegnati in un bacio infinito.

Mi spinge a stendermi sullo sdraio e mi sale sopra, senza mai lasciare la mia bocca, e cominciando ad accarezzare il mio petto.

Io rispondo con movimenti meccanici, senza chiudere gli occhi, altrimenti la mia mente potrebbe vagare libera e finirei per immaginarmi qualcun altro a farmi quel che mi sta  facendo lei, poi mi ecciterei, e sarei praticamente costretto da forze maggiori a fare del sesso che non voglio fare.

Da come si può intuire ogni volta che Susan ci prova con me, nessuno dei due è più vergine, ebbene sì, sono stato io il suo primo, e i sensi di colpa mi perseguitano tutte le notti, insieme ai sogni poco pudici, e io mi sento un mostro, costantemente.

Data la poca considerazione che metto nei gesti riesco ad accorgermi che qualcuno è uscito in giardino, e ha chiuso la porta. Faccio vagare lo sguardo in giro, non senza qualche difficoltà, e vicino al bordo piscina incontro di nuovo gli occhi azzurri di Jude, che mi guarda divertito.

Si avvicina, ma non riesco a distogliere lo sguardo da lui, voglio che mi veda, che sia invidioso di quello che in questo momento non può avere, dico invidioso perché dalla casa che ha mi sembra un uomo che se vuole qualcosa se la prende senza tanti complimenti, baci e saluti.

Si lecca le labbra, e per un momento il suo sguardo diventa famelico, come quello di un leone che osserva una gazzella indifesa, per poi ritornare subito strafottente.

Non so come ma Susan si accorge che non la stavo degnando di uno sguardo, sta per rimproverarmi quando vede suo padre lì vicino.

-Papà!- urla, infastidita.

-Oh, mi dispiace, non volevo interrompervi, ero venuto solo a prendere il vassoio- si scusa lui, sorridendo malizioso, prendendo veramente il vassoio e allontanandosi.

Susan si risistema e torna a prendere i libri.

Ho la netta sensazione che Jude abbia capito tutto, ma proprio tutto tutto.

 

A/N

Siete autorizzati ad uccidermi per il ritardo...ma ci sarà ancora qualcuno che segue sta cosa?! ._______. Breve ringraziamento alle recensioni per lo scorso capitolo :DD <3

 

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Capitolo 4
*** Love Is A Merely Madness ***


Quando torno a casa mio padre e mia madre stanno già cenando, e il tono di rimprovero con cui mi chiamano non promette nulla di buono. Poggio la cartella piena di libri vicino alle scale e poi entro in cucina, cercando di non guardarli in faccia.

-Come mai questo ritardo, signorino?- mi ammonisce mia madre, alzandosi per prendermi da mangiare mentre mi siedo a tavola.

-Sono rimasto a studiare da Susan e abbiamo fatto un po’ tardi- mi giustifico affondando lo sguardo nel piatto di pasta che mi è appena stato poggiato davanti.

I miei genitori sembrano rilassarsi, e mio padre si fa più curioso e invadente.

-Avete studiato eh?- mi canzona, sgomitandomi il braccio, riferendosi chiaramente al contesto sessuale della mia relazione con Susan. Non so perché lui ci tenga tanto al fatto che io faccia sesso con la mia fidanzata, insomma, è la mia vita, e il mio sesso, non il suo. Non è di certo lui quello che deve concentrarsi come un dannato per eccitarsi, ed è costretto a tenere gli occhi chiusi durante tutto l’amplesso. Credo che lo faccia contento sapere che suo figlio è un playboy, ma non mi capacito del suo interesse nei confronti della mia intimità con un altro essere vivente, di genere femminile ovvio.

-Certo, abbiamo un compito importante tra qualche giorno- gli rispondo, serio, puntando gli occhi nei suoi.

Lui sembra scoraggiarsi e ritorna alla sua minestra.

Mi sono reso conto che ho messo in piedi tutta la storia con Susan solo per mio padre, gode ogni volta che gli dico che ho passato un pomeriggio con lei, che le ho fatto un regalo e che l’ho invitata a rimanere per la notte. E io, da bravo figlio di papà, sono sempre stato compiaciuto da tutte le sue gratificanti attenzioni, ma da un po’ di tempo a questa parte il mio unico desiderio è sbattergli in faccia la mia omosessualità. Ma ho paura. Ho paura di come potrebbe reagire, fino ad adesso ha sempre avuto un figlio che gli ha dato sempre e solo soddisfazioni, ne io ne lui ci siamo mai misurati con una delusione così grande –senza contare Cory, ma sto cercando di farmene una ragione- .

-Ho sentito che ti sei fatto stendere in campo, venerdì- “certo, lo hai sentito perché non vieni mai alle mie partite” comincia, cercando di punzecchiarmi.

-Sì, mi sono distratto e un gigante di due metri mi ha placcato- dico, per poi aspirare uno spaghetto.

Mia madre sembra terrorizzata, lei odia che rischi di farmi del male in un gioco così violento.

-E cosa ti ha fatto distrarre? Per caso una bella ragazza che faceva il tifo per te?-  ecco, di nuovo. Non so perché si diverta in questo modo a infastidirmi e ad ingigantire questa cosa delle ragazze. A me piacciono i ragazzi!

Non rispondo nemmeno, mi alzo facendo strisciare la sedia sul pavimento, prendo il piatto vuoto e lo poggio nel lavandino, per poi uscire dalla cucina e buttarmi sul divano in salotto.

In TV fanno il Wrestling, almeno per venti minuti posso godermi lo spettacolo senza qualcuno che mi interrompa dalla visione di quei muscoli pompati fino all’inverosimile.

 Susan, mio padre, la mia vita comincia tutto a starmi troppo stretto, e vorrei solo dire a tutti la verità e togliermi quel peso nel cuore che diventa sempre più grande ogni volta che dico una bugia per coprire il vero me stesso.

Ho bisogno di poter andarmene in giro per i corridoi della scuola tenendo per mano un ragazzo –Cory- senza essere picchiato e buttato in qualche cassonetto. Solo per sentirmi libero.

Fa davvero paura dover essere se stessi.

 

All’entrata della scuola come al solito vengo accolto dai miei compagni di squadra, e da Susan, ma, stranamente, non vedo Cory. Chiedo un po’ in giro ma nessuno sa dirmi di più dell’andare a cercarlo verso il campo da football, dove lo hanno visto correre poco prima.

Mi precipito a cercarlo, perlustrando gli spogliatoi vuoti, l’intera distesa di erba, finalmente trovandolo nascosto dietro l’impalcatura degli spalti.

Da subito noto che sta singhiozzando, accovacciato nel buio.

-Cory!- lo chiamo, buttando a terra la cartella e correndo verso di lui.

Cory alza la testa ma dopo avermi visto e identificato, la nasconde di nuovo tra le braccia incrociate sopra le ginocchia.

-Che c’è?- chiedo, inginocchiandomi di fronte a lui e cominciando ad accarezzargli i capelli.

Lui però non risponde, si limita a continuare a singhiozzare, cercando di trattenersi.

-Vai via Robert- pigola dopo un po’, scostandosi dalla mia mano.

Ma io non mi muovo, anzi, mi avvicino e lo abbraccio, sedendomi al suo fianco.

-Sono qui, cosa è successo?- provo di nuovo a chiedere in modo più gentile, addolcendo il tono e massaggiandogli una spalla.

Non mi risponde ancora, ma lo sento stringersi contro il mio corpo. Mi dispiace vederlo così, ma fino a che mi sta appiccicato lo lascio piangere ancora per un po’.

-Mi ha lasciato…- lo sento dire subito dopo, ma non finisce la frase perché il ricordo lo attanaglia e di nuovo si mette a piangere stringendosi alla mia felpa degli Shamrocks.

Lo lascio sfogarsi, accarezzandogli piano i capelli per calmarlo e sussurrandogli che andrà tutto bene, perché adesso ci sono io a stargli vicino.

Le lezioni sono già cominciate da un pezzo, ma ne io ne lui sembriamo molto interessati alla cosa, e così continuiamo a restare lì seduti uno stretto all’altro, finchè Cory smette di piangere.

Dopo non so quanto tempo si stacca da me e cerca di asciugarsi le lacrime con la manica della felpa, con scarsi risultati. Così gli porgo un fazzoletto tirato fuori dalla tasca della mia giacchetta.

-Grazie- biascica, soffiandosi  rumorosamente il naso, provocandomi un sorriso che poco dopo contagia anche lui.

-Cory, cosa è successo?- chiedo, tornando serio, guardandolo negli occhi rossi e appena lucidi.

-Lea mi ha lasciato, e non vuole più parlarmi- un altro singhiozzo lo costringe a fermarsi, e ho paura che crolli di nuovo, invece tira su col naso e mi guarda con convinzione.

Si avvicina poggiando una mano sulla mia spalla e tirandomi verso di lui.

So cosa vuole fare, glielo leggo negli occhi. Io dovrei fermarlo, invece la mia parte egoista –e l’essere incredibilmente attratto da lui- prende il sopravvento, lasciando che Cory faccia scivolare quella mano dalla mia spalla al mio viso, accompagnandomi a poggiare le labbra sulle sue.

-Cory…- cerco di sottrarmi, sfuggendo al bacio, ma con ben poca convinzione. Perché è quello che voglio.

Voglio farmi baciare da Cory Monteith, ancora e ancora, e ancora.     

Cerca di approfondire il bacio, sfiorandomi con la lingua e in quel momento realizzo che quello che Cory sta facendo non è altro che uno sfogo. Lo sta facendo perché è appena stato lasciato dalla sua ragazza che ama e perché ci sono solo io a consolarlo. Magari il fattore che io sia gay aumenta le probabilità che questo dovesse succedere, ma è mio dovere morale fermarlo, o succederà un casino.

-Cory aspetta…- lo spingo via, poggiando le mani sul suo petto e staccandolo dalla mia bocca.

Quando lo guardo, i suoi occhi sono confusi e arrabbiati.

-…non dobbiamo…- non mi lascia nemmeno finire che mi aggredisce, alzandosi in piedi e cominciando a gridare.

-Non dire così Robert! Lo so benissimo che ti piaccio ancora, so che lo vuoi!-

-Io sì! Ma tu no-

-Ma se ti ho appena baciato!- continua, sempre più furioso.

-Senti…- mi alzo, cercando di prenderlo per le spalle e calmarlo.

-…la tua ragazza ti ha appena lasciato, ma non devi buttarti tra le braccia del primo che ti consola, per di più se quel qualcuno è gay e tu non lo sei- il mio tono e fermo, e mi sorprendo dal sentirmi scoraggiarlo di baciarmi.

-Robert sei un egoista! Magari ho cambiato idea! Tu sei nella mia testa?! No! E allora baciami e stai zitto!- si avventa di nuovo sulle mie labbra, ma in modo più possessivo, aprendo la bocca in modo spropositato, per poi richiuderla sulla mia, impotente. Sembra che voglia mangiarmi, e ogni due per tre, i suoi denti mi sfiorano. Non mi piace, non mi piace che mi faccia questo, e nemmeno il modo in cui lo sta facendo. Lo spingo via di nuovo, tenendolo lontano con il gomito.

-Smettila Cory! Non sai neanche quello che fai, sei troppo agitato!- urlo anche io, perché se serve a calmarlo e a fargli capire cosa sta realmente facendo, ben venga.

 -Ti odio! Sei un frocio e basta!-

Mi spinge via, incazzato da morire, ancora con le lacrime agli occhi. Prende la sua cartella e comincia a correre verso la scuola.

Io resto lì, fissando il buio del retro delle scalinate, sentendomi sprofondare sempre di più nella consapevolezza di aver perso per sempre Cory. E questa volta non credo se ne starà zitto, se vuole vendicarsi conosce il modo più doloroso per farlo, e cioè dire a tutti la verità.

 

Credo che questa mattina Cory sia scappato perché poi non lo vidi più, nemmeno all’allenamento. Mi è difficile concentrarmi sullo studio adesso, continuo a pensare a quello che è successo, neanche la richiesta da parte di Susan di andare a studiare di nuovo da lei riesce a farmi distogliere il pensiero dalla foga di Cory. Se avesse davvero voluto baciarmi? Se avesse davvero cambiato idea e fosse rimasto con me da…compagno? Tutte le possibili domande mi rodono le budella.

Alzo per un attimo la testa dal libro, quanto basta per poter vedere Jude percorrere il salotto fino alle scale.

-Suzie vado un attimo in bagno- dico frettolosamente, precipitandomi su per le scale, seguendo il paparino.

Giro l’angolo del corridoio del secondo piano e me lo ritrovo davanti, appena uscito dalla camera da letto. Sorride leccandosi appena le labbra.

-Ciao Robert-

Mi si secca la gola, ricordando il suo petto bagnato dall’acqua della piscina.

-Salve signor Law- gli sorrido di rimando, piegando le labbra in una smorfia maliziosa.

-Che cercavi?- mi chiede, avvicinandosi impercettibilmente. Sarei uno stupido se non capissi che ci sta provando.  Magari all’inizio potevo pensare che i suoi sguardi non cercassero di trapassare i miei vestiti, ma adesso ne sono certo.

Tentenno, indeciso su cosa dire.

-Il bagno-  rispondo.

-Bhe, è di là- Mi indica una porta bianca per poi sorpassarmi e scendere di nuovo.

Resto impalato vicino al muro, guardandolo sparire. Perché non ha fatto niente? Se io fossi stato lui mi avrei stuprato in questo preciso corridoio. Magari è solo timido e teme che sua figlia ci potrebbe sentire, certamente deve essere così.

Non mi interesso della porta del bagno e riscendo in salotto, dove trovo Susan esattamente dove l’avevo lasciata, come i miei libri.

 

Dopo intense ore di studio –vero studio questa volta- metto via le mie cose e sto per alzarmi dal tavolo quando Suzie mi trattiene.

-Tesoro, vuoi restare per cena, papà cucina che è uno splendore- sorride incoraggiante e io non posso proprio rifiutare. Okay, non è esattamente per il suo sorriso che accetto.

-Con piacere-

-Perfetto, allora dico a papà di aggiungere un posto a tavola-

Saltella verso la cucina mentre io prendo il cellulare nella tasca della cartella e mando un messaggio a mio padre “Mangio da Susan, non aspettatemi per la cena :)”  Metto una faccina sorridente solo perché non pensino che li odio a morte e vorrei fuggire da casa.

Subito Jude mi raggiunge con una faccia davvero felice.

-Che onore averti per cena Robert- mi guarda. No, non guardarmi, puoi uccidermi, e non sarebbe più un onore portarmi in ospedale.

-È un onore anche per me, Suzie mi ha detto della sua strabiliante cucina- sorrido ammiccante, sfoggiando charm a non finire.

-È solo una cosetta, comunque puoi darmi del tu, non mi offendo mica- mi fa l’occhiolino e con un colpo di anca gira sui tacchi e ritorna in cucina. Credo che durante la cena mi potrei soffocare con un pezzetto di pietanza e sperare che sappia anche farmi la respirazione bocca a bocca.

 

Silenzio. Il più imbarazzante silenzio della mia vita regna su questa tavola. Tutti stanno mangiando con lo sguardo affondato nella minestra, e nessuno osa fiatare.

Jude si passa il tovagliolo sulle labbra e finalmente interrompe questo cimitero.

-Vi piace?- chiede esitante.

-Certo!- rispondo, riemergendo dal piatto, seguito da Susan che mi fa eco con le stesse parole.

-Bene! Vado a prendere la carne. Susan, potresti portare via il piatto al nostro ospite?-

-No faccio io- la anticipo, afferrandole il piatto ancora prima che abbia finito. E mi alzo.

-Grazie Robert- mi dice, sorridendo incantata. Mi perdo per un momento a guardare i suoi occhi, così pieni di me, e mi sento morire.

Mi affretto in cucina, lasciando i piatti sporchi nel lavandino e gettando ogni tanto qualche occhiata a Jude che sta guarnendo il filetto con qualche strana salsa. Mi avvicino cercando di scoprire cos’è, ma lui fa scudo con il suo corpo e mi impedisce di vedere.

-No no, è una sorpresa, torna di là- 

 

NdA

Buonasera a tutti :DD mi scuso intanto per non rispondere alle vostre tantissime e bellissime recensioni *-* e ringrazio tutti quelli che me le hanno lasciate, siete la mia marcia in più ;D
E non rispondo per cattiveria, ma perchè sono di frettissima e volevo aggiornare qualcosa prima di partire per Paris!!!! Sono eccitatissima, credo di non essere mai stata così agitata per un viaggio xD è che io sogno Parigi da quando sono piccolissima, e quest'anno ho convinto la mia famiglia ad andarci, quindi mi sento molto più presa da questa vacanza piuttosto che da quella al mare in Sardegna (che è bellissima, andateci u__u)
In conclusione non bazzicherò più su EFP per una settimana...^^
Auguro a tutti buonissime vacanze se dovete ancora partire, e spero che siano state belle per quelli già tornati :DDD

Bisous,
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