Hunting Time

di Vitriolic Sheol
(/viewuser.php?uid=139859)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1) Mama, We all go to Hell ***
Capitolo 2: *** 2) Low of Solipsism ***
Capitolo 3: *** 3) Evanescent Court ***
Capitolo 4: *** 4) With Wand'ring Steps ***
Capitolo 5: *** 5) Descendant ***



Capitolo 1
*** 1) Mama, We all go to Hell ***


1.
Mama, we all go to Hell



Da anni, secoli, fors’anche millenni, l’uomo ha sempre cercato di raggiungere la sublime perfezione divina….

C’è uno strano odore nell’aria. Un odore nero, che a molti potrebbe sembrare ributtante. L’odore è ovunque, sulle pareti, sulla tappezzeria, sull’arredamento, marchiando e pervadendo ogni cosa con le sue esalazioni.

… faraoni ed imperatori scimmiottanti divinità, oracoli, maghi, stregoni, alchimisti… feccia. Feccia della più infida e abbindolatrice. Papi corrotti, donnaioli, incestuosi, convinti di essere i diretti rappresentanti della volontà di Dio. Creature infide, striscianti e brulicanti come i più repellenti degli insetti che ergono se stessi come portatori di una potenza che non gli compete.


Silenzio. Avvolgente. Perfetto. Ottundente. Rimbombante.
Silenzio.
Rotto da un respiro affannato che, nella quiete, pare amplificato.




E tutti questi tentativi si perdono nel nulla, sgretolandosi come la cenere che rimane dalle ossa putrefatte di coloro che, con la loro arroganza, sono sicuramente a rosolarsi in qualche buon angolo di inferno. “Le tombe d’oro suggellano i vermi”, buon vecchio Shakespeare…

 

Un paio di anfibi di lucido cuoio nero avanzano lenti per la stanza. Scavalcano resti di sedie, poltrone e divani abbandonati sul pavimento rovesciati, in frantumi o come mangiati da tarme, oltrepassano masse inerti e distese più o meno ingombranti, lasciando che schegge di legno, vetro e quant’altro, scrocchino sotto le suole. Le orecchie sono attente a captare ogni singolo rumore, oltre a quel respiro roco e terrorizzato, che possa essere pericoloso o, vista la situazione, tremendamente seccante.


…ma forse, forse in quest’epoca l’uomo potrà coronare il suo sogno. In quest’epoca dove cannelli di ferro sparano fuori altro ferro, cilindri d’acciaio affondano contro carne, sangue ed ossa, forse sì… potrebbe essere possibile.

 

Nessun pericolo. Solo una grande seccatura.
L’uomo, spaventato, si raggomitola ancora di più sotto il tavolo dove si è nascosto;
lancia un grido semi soffocato e trema violentemente.
Ha una ferita al palmo della mano destra, che apre un grosso buco al
centro della carne, talmente profondo da poter vedere chiaramente oltre.

Una macabra cornice per qualcosa di più terrorizzante che sicuramente arriverà.


“STAI INDIETRO! STAI INDIETRO FOTTUTO DEMONIO O GIURO CHE TI AMMAZZO!”


“Mi spiace deludere le tue aspettative, ma la signorina che tieni nella mano sinistra ha solo 4 pallottole nel caricatore… e se la memoria non mi inganna, prima, da quel tavolo, io

ho sentito chiaramente arrivare quattro colpi…”


“NO…NO! IO TI AMMAZZO, TI AMMAZZO!”


Con velocità fulminea, la canula della seconda pistola trova asilo nella morbida carne
della fronte dell’uomo.

“Calmati, stronzo… ora, voglio che tu stia zitto, devi rispondermi solo con un sì o un no. Ok?”

L’uomo annuì.

“Prima regola: non urlare, o la mia Sig Sauer urlerà più forte.
Seconda regola: nessuna domanda, o i figli della signora Sig Sauer ti risponderanno.
Terza regola: Nessuna parola diversa dalle due che ti ho detto.
Intesi?”

“S…si”


Domande, a cui seguono risposte concise ma estremamente esaurienti per la contro parte.
Ed alla fine, come ricompensa, due figli della signora Sig Sauer rimangono assieme all’uomo.


 

Due colpi, tanti schizzi di sangue ovunque. Sul legno, per terra, sul suo volto.
Adorava il sangue. Aveva imparato col tempo ad amarlo. Era una fredda macchina di morte senza cuore.

Era quello il prezzo da pagare per essere il meglio.

 

27 cadaveri, 81 proiettili, nessuna traccia, nessuna omissione.

Una missione con i fiocchi .

 

Ed io ce l’ho fatta… io, sono Dio.




Novgorod , Russia. 18 dicembre 2006

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2) Low of Solipsism ***


2.
Low of Solipsism



Edimburgo , Gran Bretagna. 22 gennaio 2006

Chi per primo avesse vagliato con lo sguardo l’ambiente che si presentava ai suoi occhi, avrebbe come prima considerato la penombra nel quale il luogo permeava. Dopo, ai suoi occhi sarebbe arrivata l’imponente immagine di due librerie in prezioso legno di ciliegio, alternate a tre grandi finestre gotiche con i vetri lavorati secondo lo stile liberty, colme di volumi antichi ed estremamente preziosi. Davanti a queste, una scrivania molto grande dello stesso tipo di legno delle scansie, colma di libri, fotografie, oggetti personali ed una macchina da scrivere, il tutto illuminato da una piccola abat-jour dal gambo in ottone ed il paralume rettangolare di un intenso verde all’esterno e bianco all’interno. Frontalmente alla scrivania ed alle rispettive sedute, un piccolo divano in pelle marron bruciato con due poltrone ed un tavolino, facevano da preludio ad una porta lignea, intarsiata e dal pomello finemente lavorato.

Ed in tutta questa semioscurità, in tutto questo silenzio, un respiro interrompe la staticità. Un respiro regolare, calmo, cadenzato… il respiro dell’uomo seduto a quella scrivania, intento a sfogliare le pagine di un quotidiano.

Di colpo, due colpi secchi sul legno.

    “Si?”

Una figura maschile entra, timorosa quasi della revenzialità che quel luogo ispira.

“Ha letto il quotidiano di oggi, signore?”

“Siete di fine intuito Marshall; il vostro tempismo mi sorprende.”

“E’ riprovevole ciò che quella gente può arrivare a compiere per ottenere ciò che vuole…”

“Non vi scandalizzate Marshall, quella gente –come voi la definite- ha stretto con noi un patto ben chiaro. E non mi pare che il resto del mondo attui misure più morbide quando deve ottenere qualcosa. Piuttosto… è tornata la squadra di esplorazione a Canterbury?”

“Si, signore… è tornata da circa due ore.”

“Perfetto… la loro efficienza non si smentisce. Fateli accomodare nella sala delle riunioni ed annunciate che sarò lì a breve per ricevere aggiornamenti su ciò che hanno scoperto.”

“Come desidera, signore.”

“A proposito… il ragazzo è ancora alle prese con lo studio che gli ho dato?”

“Certo signore, non lo abbandona nemmeno la notte…”

“Benissimo… convocate anche lui nella sala delle riunioni.”

“Sarà fatto signore.”


***

La sala delle riunioni, altro non era che un immenso spazio ovale decorato in stile vittoriano, con immensi arazzi di tutte le epoche e di tutti gli stili artistici, ospitante al momento quattro individui; due girovaganti per la stanza in modo distratto, gli altri comodamente seduti sulle poltrone. Che quello non fosse un quartetto “ordinario”, lo si poteva dedurre anche solo dandogli uno sguardo disattento: poggiate ai braccioli delle sedute vi erano armi di ogni genere, da balestre di foggia simile a quella medievale, pistole, piccole lame rotanti, proiettili di vario genere e quanto altro ancora che sarebbe troppo lungo da elencare e troppo difficile da spiegare. I quattro non dimostravano più di venticinque anni e con le loro cromature corporee balzavano subito all’occhio, sia per tale motivo, sia per la loro avvenenza.

“Bah! Ho sempre odiato aspettare, quanto ci vorrà ancora prima che il capo ci possa ricevere?!”

Uno dei due compagni, placidamente seduto, gli rispose con voce tranquilla, benché velata di un tono leggermente canzonatorio.

“Non fare il bambino Mihael, l’organizzazione ed il capo hanno grane ben più importanti tra le mani…”

Il ragazzo appellato con il nome di Mihael, scostò dal volto una ciocca di capelli color del grano con fare stizzito, rivelando i grandi occhi azzurri colmi di impazienza.

Siamo stati due settimane in quella fogna di base segreta a Canterbury, abbiamo rischiato la pelle ogni singolo minuto, e ti aspetti anche che sia calmo e rilassato?!”

D’un tratto, una terza voce si aggiunse alle altre due che, sebbene giovane, era resa leggermente arrocchita dal fumo di sigaretta.

“Light ha ragione, non potevamo aspettarci d’essere ricevuti con tutti gli onori e con tanto di tappeto rosso… e poi, che fretta abbiamo?”

Mihael riservò all’amico un occhiata torva, inarcando il sopracciglio.

“Oh, certo, il tuo mondo viaggia alla moviola, vero Mail?”

In tutta risposta, il ragazzo scosse la testa, provocando come una piccola onda di capelli rosso fiamma, per poi posare lo sguardo verde bosco sull’esile figura del biondo.

“Sei troppo nervoso per i miei gusti, e poi lo sai che odio quel nome… voglio che mi si chiami Matt.”

“Beh, senza dubbio il nome Matt è senz’altro più figo… le ragazze faranno a gara per averti..”

“Mmmh, quanto acido in quella lingua… sicuro di non essere in quel periodo del mese?”


Nel sentire la frecciatina, Light cominciò a ridacchiare, cosa che fece ulteriormente accigliare Mihael.

“Brutto idiota, ora te lo faccio vedere io il peri…”

“Se volete picchiarvi, fatelo pure, ma in silenzio… non riesco a dormire.”


A quella quarta voce, le altre tre si acquietarono facendo sprofondare nuovamente nel silenzio la stanza; occhi di cielo, bosco e bronzo si riversarono all’unisono su un angolo della stanza, dove sdraiato su un lungo tavolo vi era un ragazzo dai folti e scompigliati capelli neri, le braccia sollevate ed incrociate sotto il capo, gli occhi serrati che non aveva minimamente dischiuso, nemmeno per rivolgersi ai litigiosi compagni. Sorridendo sornione e voltando ancor più la testa verso di lui, Light gli si rivolse.

Oh, Lawliet… allora sei ancora con noi. Non si capiva che eri sveglio.”

“Infatti è così. Dormo.”

“Su un tavolo da salotto?”

“Io ti ho mai detto qualcosa del fatto che ascolti Donna Summer?”


Il ragazzo castano rispose in una risata argentea.

Bene o male, le presentazioni dei quattro giovani sono state fatte. Mihael, Matt, Light e Lawliet, la più efficiente e funzionale delle unità di esplorazione, gli agenti meglio preparati ed addestrati di tutta l’organizzazione, in un’età che andava dai 23 ai 25 anni avevano scalato con velocità impressionante tutta la gerarchia delle truppe di esplorazione, divenendo così i migliori, il quartetto da ammirare e da prendere come riferimento.
D’un tratto, la grande porta della sala si aprì, rivelando due figure; un uomo sui 70 anni, con capelli e folti baffi completamente grigi ed un ventenne, vestito con pantaloni neri e camicia azzurro chiarissimo, dai folti capelli bianchi  ed intelligenti occhi grigio scuro.

“Guarda, guarda…” pensò silenziosamente Mihael “il piccolino ne ha fatta di strada; segretario del pezzo grosso.”

Quasi in sincronia, l’esile ragazzo albino si slanciò in un timido saluto.

“Salve ragazzi, sono contento che siate tornati…”

I quattro, gli risposero prontamente.

Non poté proseguire oltre la conversazione, dato che il signore anziano aveva appena preso la parola.

“Signori, benvenuti nuovamente all’Organizzazione; come ben saprete, io sono Quillsh  Wammy, l’uomo a capo di tutto questo.”

Essendo uno tra i più grandi per età del quartetto, Light prese la parola.

LI= E’ un piacere rivedervi…a cosa dobbiamo questo incontro?

WA= Vedo che non perdete tempo… bene, è un’ottima cosa. Seguitemi, dunque.

Leggermente stupiti da tanta immediatezza, si incamminarono con lui verso un corridoio; ne percorsero molti altri, oltrepassando agenti come loro, segretari, ricercatori e quant’altro che non mancavano di salutarli. Quando si accorsero di stare scendendo ad un piano interrato, complice l’indizio delle pareti che dall’intonaco ocra passavano alla pietra viva, non poterono trattenere quella domanda che, a nome di tutti, pose Matt.

MA= Il piano interrato, signore? La cosa deve essere molto importante allora…

WA= Esattamente, e non volendo indugiare oltre, inizierò subito la spiegazione. Voi sapete bene, di cosa si occupa l’Organizzazione, vero?

MI= Certo… da circa sei secoli, si occupa di mantenere l’equilibrio tra il mondo umano e quello occulto…

WA= Precisamente… e sapete altrettanto bene, che per farlo ci siamo alleati con la corte di uno dei clan più numerosi, con migliaia e migliaia di figli e figlie sparsi per tutto il mondo.

LA= La corte di Praga… vampiri.

Quillsh Wammy, sorrise leggermente, mentre immetteva il codice elettronico per aprire l’ennesima porta.

WA= Noi preferiamo chiamarli “Lunari”, a riprova dell’astro che li protegge; ma Lawliet ha ragione, il clan di Praga è l’ultimo rimasto, benché sia il più potente e prolifico… per anni, secoli, hanno vegliato il mondo assieme a noi, stringendo alleanze, giochi politici ed altro. La loro gerarchia è praticamente identica a quella della nostra Organizzazione, i loro sovrani, Medeos e la sua consorte Thyra, sono a capo di un’efficiente congrega che conta più di 6500 abitanti nella sola Praga…

LI= Per cosa siamo stati convocati, dunque?

Nel mentre di questo discorso, erano giunti a destinazione, in una grande sala rettangolare, con i muri di pietra a vista e colma di sofisticati computer ed apparecchiature elettroniche di ogni genere. Schiacciando uno dei tasti, Quillsh Wammy fece comparire in un grande schermo televisivo ultrapiatto, decine di documenti e fotografie.

WA= Negli ultimi due anni, l’obiettivo principale dei Lunari è stato quello di tenere a bada la razza dei licantropi, specie da sempre avversa ai vampiri e coinvolta in una faida che si protrae da più di ottocento anni… tuttavia, la guerra parve fermarsi quasi di colpo, nel giorno del 15 novembre 1921, per motivi a noi ancora oscuri. Leòn, il capo del più temuto clan mannaro, finalmente era stato ucciso… e con lui, l’orda dei licantropi si disperse, indebolendosi come una fiammella sotto i colpi del vento. Sono trascorsi 85 anni da quella notte, ma l’antica faida si mostra restia a morire assieme a Leòn; abbiamo scoperto che alcuni esemplari di licantropi, molto più potenti degli “antichi”, in quanto capaci di trasformarsi senza più curarsi dell’influsso della luna, sta portando avanti il folle progetto a cui Leòn dedicò quasi due secoli della sua vita…

MI= Ossia?

WA= Ossia creare il leggendario Ibrido…. una creatura mitologica che si dica essere metà vampiro e metà licantropo… un mostro incontrollabile, dalla forza e dai poteri racchiudenti quelli di entrambe le specie, ma circa tre volte più potenti e distruttive.

LI= E qualora ci riuscissero, non solo per i vampiri, ma anche per il mondo umano, sarebbe la fine…

WA= Esattamente… Light, Lawliet, Mihael, Mail…

MA= Matt!

Al borbottio del ragazzo dai capelli rossi, Quillsh Wammy parve non riservare molto peso, riprendendo con nonchalance il discorso lasciato sospeso.

WA= Voi siete la migliore squadra di tutta l’Organizzazione… partirete questa notte per Praga, e sarete ricevuti dalla corte dei vampiri. Tuttavia, per non destare l’attenzione dei licantropi, attraverserete la regione austriaca in un treno civile. Compito vostro sarà quello di aiutare e supportare le truppe vampire nella lotta contro i licantropi.

LA= Come desidera signore…

WA= Bene, sapevo di poter contare su di voi. Signori, io vi devo lasciare, ma Nate vi darà tutte le informazioni utili per la vostra missione… arrivederci.


***


Tratto ferroviario Vienna – Praga, 23 gennaio 2006

Erano appena arrivati alla stazione di Vienna, nella confortevole e calda discrezione del loro scompartimento; dopo aver trascorso il tratto iniziale del viaggio a studiare i fascicoli che Nate aveva consegnato loro prima della partenza, decisero di riservarsi la seconda parte per un meritato riposo; il treno, giunto nella capitale, avrebbe stazionato lì per 20 minuti, il tempo necessario ai passeggeri per compiere tutti gli scali utili.
Light e Lawliet erano intenti a leggere, Mihael sonnecchiava e Matt era da poco uscito sulla banchina per poter fumare una sigaretta.

Mentre osservava la fiumana di gente che gli sfrecciava davanti con più o meno sollecitudine, il suo sguardo fu attirato da una persona, che in mezzo a tutto quell’andirivieni frettoloso, camminava lenta, guardandosi attorno vigile, come se temesse qualcosa.

Era una ragazza, superante di poco i vent’anni, alta ed esile… i lunghi capelli neri, che Matt scoprì avere deliziosi riflessi blu, acconciati in una morbida treccia che ne lasciava qualche ciocca sottile ad incorniciare il volto niveo, dagli incantevoli lineamenti di una finezza tale da farla rassomigliare ad una fiabesca principessa, sospesa tra mondo reale e fantastico. Quando gli fu abbastanza vicina, poté scorgere due meravigliosi occhi di un azzurro simile al ghiaccio, contornato dal deciso tratto nero dei bordi dell’iride; il corpo slanciato e magro, era vestito di una tuta decisamente aderente in lucida pelle nera, chiusa fino a poco sotto le clavicole da una visibile zip argentea, che metteva in risalto la curva piccola e prepotente del seno ed il resto del corpo; guanti neri , anfibi ed un cappotto lungo fino ai piedi anch’esso in pelle nera, stretto su spalle, schiena e braccia e lasciato aperto sul fisico esile.

Gli passò accanto senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, come se il resto della vita che scorreva accanto a lei, non pesasse più di una piuma o valesse meno di un soffio di vento. Nel guardarla ancora, seppur molto discretamente, Matt pensò tra se e se.

MA= Per quanto bella, quella ragazza sembra un pesce fuor d’acqua… in più, quella pelle così bianca… possibile che…?

Nello stesso momento, il ragazzo si accorse di qualcosa; sulla stessa traiettoria precedentemente percorsa dalla ragazza, erano comparsi due individui, uno alto e mastodontico ed il secondo di corporatura normale: pur mantenendosi a debita distanza, era palese il loro intento di voler pedinare la sconosciuta, che ora si era unita a due uomini, abbigliati grosso modo come lei. Cominciò quindi a scambiare con loro qualche parola, mentre i due uomini continuavano ad avanzare, con gli sguardi fissi su di loro: ad un tratto la ragazza, non si sa se per istinto o consapevolezza, si voltò verso sinistra, osservandoli intensamente e non parendo stupita dal fatto che quelli si fossero repentinamente arrestati, osservandoli con occhi strafottenti. Matt la vide mormorare qualcosa a denti stretti, probabilmente un’imprecazione.

Non fece però a tempo a dire una sola parola ai compagni, poiché l’uomo più alto fece un passo in avanti, ed in mezzo alla folla ignara, non si curò di urlare a pieni polmoni, puntando contro di loro due mitra di piccole dimensioni.

“VAMPIRI!!!”

Sotto gli occhi attoniti di Matt, l’uomo cominciò a sparare nella direzione del trio, che preso alla sprovvista poté solo balzare dietro le colonne delle pensiline, evitando così la scarica delle pallottole; istintivamente, tra la folla spaventata ed urlante, Matt si precipitò dentro il vagone del treno, constatando che i tre compagni, al sentire la raffica di spari, si erano già catapultati nel corridoio per vedere cosa stesse accadendo.

MI= Matt, che diavolo sta succedendo?!

MA= Non lo so, è accaduto tutto troppo velocemente!

LA= Ho sentito chiaramente qualcuno urlare “vampiri”…

LI= Signori, credo che siamo nel bel mezzo di uno scontro tra licantropi e Lunari...

MI= Della serie “benvenuti a Vienna”, eh?

LA= Ehi… chi è quella ragazza?

Nel contempo, la sparatoria imperversava; impugnando una pistola per ciascuna mano, la ragazza abbandonò la colonna dietro la quale era nascosta e correndo, aprì il fuoco contro i nemici mescolandosi e confondendosi tra la folla in fuga ed urlante, notando che anche gli altri cacciatori si erano lanciati all’attacco. Ad un certo punto della corsa però, si sentì mancare la terra da sotto i piedi, cozzando violentemente la schiena sul pavimento della metropolitana. Un nemico si era accucciato contro una colonna, e facendole uno “sgambetto” l’aveva buttata a terra; il mannaro le fu subito sopra balzandole contro e sguainando un pugnale indirizzato al suo cuore; la giovane riuscì a scansarsi all’ultimo minuto, rotolando di lato e sentendo il rumore della lama incrinare la mattonella. Con un calcio al ventre dell’uomo riuscì ad allontanarlo ed a rialzarsi, accucciandosi dietro una colonna; d’un tratto, cadde davanti a lei il corpo di uno dei suoi compagni, colpito mortalmente e già in preda alla carbonizzazione. Quando decise di tornare in azione, fece appena a tempo a muovere un passo, dato che un violento pugno la colpì al volto, scaraventandola contro il grande finestrino del treno; andando a sbattere con la schiena contro il vetro, che si infranse miseramente, si trovò all’interno del vagone…sotto quattro paia di occhi tra l’attonito e il domandante.
La ragazza non poté badarvi, dal momento che il licantropo era balzato dentro lo scompartimento e non perse tempo ad attaccarla.
Dopo un breve scontro fisico, lei riuscì a colpirlo con due pallottole di rame; l’uomo cadde a terra immediatamente e vedendolo ancora agitarsi in preda agli spasmi dati dal contatto del metallo con il suo sangue infetto, gli si avvicinò celere ed incastrando il piccolo rialzo tra tacco e suola dello stivale sulla sua gola, lo immobilizzò finendolo con tre colpi alla testa.
Nell’apparente quiete, si guardò attorno, capendo che, data l’uccisione dei suoi compagni e del caos in cui era piombata la stazione, la cosa migliore sarebbe stata ritirarsi; perciò non perse tempo, e dopo aver dato un’ultima occhiata ai quattro mortali che la stavano fissando imbambolati, uscì dal finestrino ormai ridotto in frantumi e si dileguò nel nulla.

Nell’irreale silenzio, i quattro uscirono dal treno, tra vetri, corpi semi carbonizzati o totalmente arsi, sangue e pallottole.

MI= Non vorrei essere sempre il solito guastafeste… ma credo che stavolta il capo ci abbia commissionato una missione tutt’altro che ordinaria…

Camminando lentamente nei paraggi, Light osservava attentamente i corpi lasciati disseminati.

LI= Beh, almeno qualcosa possiamo imparare…

LA= E cioè?

LI= I vampiri, per essere uccisi devo essere colpiti con pallottole irradiate al quarzo, pietra nota per la sua grande capacità di assorbire i raggi solari.. per i licantropi, i proiettili devono essere di rame..

LA= Rame? Io ero rimasto all’argento…

LI= Forse nei racconti dell’orrore e in “Dracula” di Bram Stoker…

LA= Allora illuminami con la tua sapienza, illuminante illuminato!

Con espressione sardonica Light fece per prendere la parola… che fu prepotentemente ricacciata nella sua gola dall’intromissione di Matt.

MA= Quello che ci serve ora non è propriamente una lezione di balistica… si pone un altro problema.

MI= Quale?

MA= Come ci arriviamo a Praga?

L’unica risposta che arrivò a Matt furono tre sguardi che lo fulminarono con un’occhiataccia.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3) Evanescent Court ***


3.
Evanescent Court.



Praga, Repubblica Ceca. 24 gennaio 2006, h.  22.14

Dopo mille peripezie erano giunti nella città ceca, brulicante di vita e sfavillante di migliaia e migliaia di luci multicolori. Avevano appena messo piede nella capitale boema, quando si accorsero che, sotto la volta arcuata dell’antica costruzione che divideva la città nuova da quella vecchia, una persona pareva attenderli.

Quando si avvicinarono, scoprirono che quella figura altri non era che un uomo sulla trentina d’anni, dai corti capelli biondo rossicci e la pelle di un innaturale candore; indossava un lungo manto di velluto nero bordato d’argento, che faceva risaltare ancora di più il pallore dell’incarnato, su cui trovavano luogo affascinanti tratti regolari, una bocca sottile e quasi esangue e due occhi dall’insolito color miele, dalla pupilla appena più sottile di quella ordinaria. Pareva talmente perfetto da essere quasi inquietante… come era logico che fosse nella sua natura di vampiro.

“Benvenuti a Praga, signori… Io sono Theo, ho il compito di condurvi alla reggia… vi stavamo aspettando.”

Nel sentire parlare il giovane vampiro, dalla soave voce resa quasi arrotondata dalla erre parigina,i quattro umani avvertirono un unisono brivido lungo la spina dorsale… la voce di quell’uomo era suadente, morbida, quasi pervasa da un sottile languore. Si guardarono silenziosamente, tutti consapevoli dei poteri occulti di quegli esseri: fascino elevato, capacità affabulatoria fuori dal normale, grande capacità di influenzare gli umani e non solo… oltre ad un’alta carica di sensualità che sembrava appartenere in egual misura sia agli uomini che alle donne (sebbene Theo fosse il primo vampiro che avessero mai incontrato in vita loro). Avvertendoli spaesati, Theo decise di parlare.

TH= Viste le vostre reazioni, deduco sia la prima volta che incontrate uno della mia specie…

LA= A dire il vero, lei è il primissimo…. siamo un po’…disorientati, ecco…

Nel sentire quelle parole, Theo rise… di una risata talmente cristallina e dolce da sembrare quella di un angelo.

TH= Disorientati… beh, signori, Praga è letteralmente abitata per un buon 50% da vampiri… se prestate attenzione potrete riconoscerli voi stessi; tutto sta nel osservare attentamente…

Percorrendo l’immenso Ponte Carlo, gremito di gente e da artisti di strada sui lati, i ragazzi fecero come Theo gli aveva consigliato.

LI= Come possiamo riconoscerli?

TH= Gli occhi signori… guardate gli occhi…

Forti di quell’indizio, i ragazzi acuirono la ricerca… individuandone molti più di quanto realmente pensassero… compresero che gli occhi dei vampiri potevano assumere due cromature: un azzurro più chiaro del ghiaccio ed un caldo color miele tendente all’oro.
Theo, che camminando li precedeva di pochi centimetri, sorrise divertito.

TH= La ricerca è fruttuosa, signori?

MA= Theo, siete tantissimi…

TH= Già… oh, la prego signor Jeevas non pronunci il mio nome all’inglese… io sono francese di nascita, e l’accento sul mio nome cade proprio sulla o… non c’è niente che faccia infuriare di più un francese, che sentire il proprio nome storpiato in anglosassone…

Camminarono per un’altra mezz’ora, immersi nella folla vociante ed allegra… finché non giunsero ad un viottolo poco frequentato… dopo averlo percorso, si trovarono davanti ad un immenso palazzo in stile liberty e neogotico, cinto da un enorme giardino e protetto da un alto muro di cinta con un prestigioso cancello in ferro battuto.

ME= Cavolo…non ho mai visto nulla del genere prima d’ora…

MA= E’ semplicemente gigantesco…

LA= Theo, perdona la domanda… ma quanti siete a corte per necessitare di una struttura così imponente?

TH= Suppongo di si, dato che in questa reggia nel corso dei secoli sono passati più di 8000 vampiri…

LI= Ottomila vampiri… voi Lunari siete prolifici…

TH= Ah ah, Lunari, ecco come ci chiamate!!! Comunque ricordatevi signori, che noi siamo eterni… ma ora è meglio se entriamo…prego…

Armeggiando con sofisticati apparecchi elettronici, che consentivano l’accesso alla reggia tramite riconoscimento oculare e digitale,  Theo aprì il grande cancello, consentendo loro di muovere i primi passi nel grande viale alberato che divideva il grande giardino in due metà esatte. Mentre Mihael e Light si guardavano attorno e Matt scrutava senza alcun ritegno il vampiro chiamato Theo, Lawliet sembrava totalmente assorto ad osservare lo stile architettonico del maniero.

LA= (TRA SE E SE) Il palazzo è di stampo gotico… ma alcuni dettagli, come il liberty, sembrano essere stati aggiunti dopo…

I ragionamenti artistici di Lawliet giunsero al termine in concomitanza al primo piede poggiato nell’atrio del palazzo… rimasero sconcertati: decine e decine di vampiri,
uomini e donne, e di tutte le età, camminavano, lavoravano, discutevano davanti  ai loro occhi come avrebbe fatto un qualsiasi essere umano. Parve loro di essere quasi invisibili a quella piccola folla sempiterna, fino a quando non parve bloccarsi di colpo, interrompendo ogni attività, quasi parodiando il gioco infantile dell’ “un,due,tre, stella!”, catapultando su di loro gli occhi millenari. Nel vedere tutti quegli occhi puntati su di loro, i quattro umani (gli unici peraltro in quell’ambiente) vennero pervasi da una sottile inquietudine; Theo li rassicurò prontamente.

TH= State tranquilli, nessuno vi attaccherà… siete i primi umani che mettono piede qua dentro dal 1527, e credetemi… il vostro odore è molto percepibile…

D’un tratto, un secondo vampiro si avvicinò a Theo; a differenza di questo, era molto più nerboruto, con  una corta coda di capelli brizzolati ed occhi color del ghiaccio. Prima di parlare, guardò appena i quattro ragazzi.

“Alla buon’ora Theo, gli hai fatto fare il giro turistico?”

TH= Beh, vedo che comunque sono arrivati tutti sani e salvi.”

“Sempre il solito irriverente… devo forse ricordarti che bel regalo ti ha dato, la tua lingua puntuta?”

Theo, sornione, finse un’espressione melodrammatica.

TH= Non ancoriamoci al passato…e poi la presa della Bastiglia è stata quasi divertente… eccezion fatta per il muro che mi è crollato addosso…

Dire che i ragazzi assistettero a quella conversazione stupiti, sarebbe voler sminuire le loro sensazioni… non erano certo stupidi, e compresero immediatamente quale fosse l’età (almeno indicativa) del giovane vampiro che aveva fatto loro da anfitrione.

MA= (SOTTOVOCE) Presa della Bastiglia… ma sta parlando della Rivoluzione Francese!!

LA= Facendo due calcoli dovrebbe avere sui 250 anni…

MI= Credo non riuscirò mai ad abituarmi a questo mondo…

TH= Spiacente di interrompere la vostra conversazione signori… ma il Re vi attende..

Con tono dolce e pacato, Theo si intromise delicatamente, sorridendo loro; più lo guardava, più quel ragazzo pareva a Mihael simile agli efebi dell’antica Grecia… un ruolo che non considerava granché edificante.

LI= Oh, scusaci… andiamo pure…

Scortati quindi sia da Theo che dal vampiro chiamato Cesar, si immisero in un largo corridoio, anche questo attraversato da immortali; i ragazzi erano come disorientati… non erano mai stati a così stretto contatto con dei vampiri ed ora, quella vicinanza li stordiva: creature millenarie, immortali, perfette con passati grandiosi che spaziavano dall’età romana (come nel caso di Cesar) al settecento, ricordando Theo, fin forse all’età moderna. Al loro confronto, nella loro insipida mortalità, si sentivano minuscoli, insignificanti…inermi nella loro debolezza terrena, rispetto alla sempiterna aura di potenza che rilasciavano quelle creature.

I ragionamenti però vennero interrotti dolcemente dalla delicata voce di Theo.

TH= Signori, la sala reale. Noi non possiamo accompagnarvi oltre, ma se avete bisogno, non esitate a cercare me o Cesar.

LI= Grazie mille Theo… ci sei stato di grande aiuto…

Con un misto di timore e curiosità, entrarono all’interno della sala reale, che si rivelò essere una magnifica stanza dalle immense finestre gotiche, candelabri con varie braccia accesi, sedute e librerie disseminate qua e là per l’ambiente, dal superbo pavimento riportante al centro un mosaico circolare raffigurante Lilith, la loro grande madre; nella parete parallela alla porta d’ingresso, due troni sopra un’alzata in legno di ciliegio ed inserti in velluto porpora.

Due persone erano sedute su quegli scranni… immobili, perfette come statue di marmo, limitanti al solo osservarli con i loro occhi di miele e ghiaccio eterni; agirono d’istinto, e quando gli furono più vicino, si inginocchiarono loro davanti.

“Voi dovete essere la squadra mandata da Winchester… gli agenti di Quillsh Wammy.”

Voce maschile, calda, vibrante. Il sovrano.

Senza alzare lo sguardo, conoscendo bene le regole cortigiane e deducendo che queste non cambiassero per i vampiri, Light rispose non alzando lo sguardo da terra.

LI= Si, mio signore… siamo noi, e siamo al vostro servizio.

“Sono così giovani… non sarà rischioso?”

Seconda voce, femminile, suadente, velata di dolcezza. La regina.

L’uomo si alzò in piedi, scendendo uno dei due gradini che lo dividevano dai ragazzi, e con voce gentile si rivolse a loro.

“Suvvia, non c’è bisogno di questo… dopotutto siete i nostri nuovi alleati. Alzatevi, così da permetterci di vedere le fattezze dei vostri volti.”


Levandosi lentamente, i ragazzi una volta in piedi poterono ammirare chi li aveva appena ricevuti.

Thyra e Medeos. I due sovrani della corte praghese dei vampiri. L’uomo dimostrava circa 40 anni d’età ed aveva capelli brizzolati appena mossi toccanti le spalle, un viso gentile e regolare con una corta barba nera estremamente curata ed occhi d’oro colato. Il corpo tonico ed imponente, era coperto da una veste in broccato blu cobalto. La regina, al contrario appariva come avente dieci anni di meno rispetto al compagno: a differenza del marito, vestiva con un lungo abito di damasco pervinca, ornando i lunghi capelli biondi acconciati in un basso chignon con solo il sottile diadema reale; alcune ciocche color sabbia sfuggivano dall’acconciatura, andando ad incorniciare due eleganti occhi simili all’acqua per colore e limpidezza.

Li osservavano rapiti, trattenendo quasi il fiato, come un visitatore davanti ad uno dei dipinti più belli del mondo.

D’un tratto, Medeos parlò di nuovo.

ME= Presentatevi figlioli… ch’io possa conoscere i vostri nomi.

Il primo tra loro che riacquistò il dono della parola, fu Lawliet, cui seguirono tutti gli altri.

LA= L Lawliet, signore…

LI= Light Yagami, altezza…

MI= Mihael Keehl…

MA= Mail Jeevas.. ma per tutti Matt, sire…

Medeos si aprì in un luminoso sorriso.

ME= Molto bene, è un onore fare la vostra conoscenza! Vi presento la mia consorte, la regina Thyra.

La donna sorrise loro dolcemente, chinando il capo in avanti in modo elegante.

TH= Siate i benvenuti alla nostra corte, signori...

Dopo i convenevoli del protocollo, iniziarono a discutere del motivo che aveva condotto i quattro ragazzi sino a quella corte inusuale, quasi sospesa tra realtà e fantasia. I sovrani esposero ai giovani tutto ciò che necessitava loro, spiegarono gli intrecci e le pieghe che la storia aveva preso nel corso del tempo, chiarirono alcuni aspetti salienti dei licantropi e la millenaria guerra che li vedeva in contrasto con loro…. finché una guardia non si avvicinò al sovrano, bisbigliandogli qualcosa all’orecchio; dopo aver sentito il tutto, Medeos rispose al soldato.

ME= Sono pronto a riceverla, falla pure entrare.

Zelante, il soldato uscì dalla stanza per lasciare, pochissimi secondi dopo, la scena ad una seconda figura, che lentamente si avvicinava a loro.

Quando i ragazzi la osservarono, la riconobbero all’istante, sorpresi ed al contempo ammaliati; di fronte a loro vi era la stessa ragazza che avevano incontrato alla stazione di Vienna. L’avrebbero riconosciuta tra migliaia e migliaia di persone, non solo per la sua natura di vampira, ma anche per la devastante bellezza che l’accompagnava. Indossava un lungo abito con le spalline, di velo nero con inserti di pizzo a coprire le parti del seno, e dei fianchi, celandone così la vista ad occhi indiscreti; i lunghi capelli non erano più racchiusi dalla treccia, ma erano sciolti permettendo loro di mostrarsi in tutta la loro lucentezza. Nello stesso istante in cui posò i grandi occhi color del ghiaccio su di loro, li riconobbe all’istante… ma sembrò non prestarvi particolare attenzione, rivolgendosi quasi subito ai sovrani. Venne però preceduta da Medeos, che la osservò con un sorriso.

ME= Deirdre, mia cara… è un piacere rivederti.

La giovane vampira nominata con  il nome di Deirdre si piegò in un elegante inchino, nel quale alcune ciocche di capelli scivolarono in avanti oltre la spalla, in una piccola cascata di lucido ebano, contornati superbi, quanto mai ammalianti occhi azzurri, così diversi dall’intenso turchese di Mihael che acquistavano, senza indubbio merito, una sfumatura sovrannaturale.

Tre vampiri, quattro umani. Eternità e finitezza a confronto, in uno lento, silenzioso scorrere di tempo e di fuga da esso… quelli, creature della notte, immortali, perfetti erano riusciti a scampare dalle sue morse… loro vi erano ancora incatenati, stretti a lui tramite il battito del cuore, lo scorrere del sangue e la ritmica presenza del caldo respiro.

Pelle di gesso, fredda, quasi iridescente contro incarnato che, seppur pallido, portava il tenue rossore della vita… ed una bellezza che colpiva l’occhio in modo talmente violento in contrasto con l’avvenenza umana, che a confronto appariva come una timida margherita accanto alla  più superba delle rose in sboccio.

D’un tratto, Medeos si rivolse alla giovane donna; benché mantenesse la ieraticità e la compostezza regale, la sua voce era velata da tenerezza paterna.

ME= Prego, mia cara… aggiornami sugli svolgimenti della missione che tu ed i tuoi fratelli avete intrapreso a Vienna…

Quando la giovane vampira aprì bocca, i ragazzi furono ammaliati dal suono che ne scaturì, incantati quasi come Ulisse lo fu dalle sirene: quella voce era armoniosa, musicale e velata da una nota di sensualità che le donne umane mai hanno avuto, e mai avrebbero potuto avere.

DE= Abbiamo scoperto alcune cose interessanti… Etienne, il braccio destro dell’ormai defunto Leòn, sta cercando nuovi membri da aggiungere al suo clan. Cerca ragazzi giovani, robusti ed in buona salute, tutti accomunati da un particolare…

ME= Quale sarebbe?

DE= Il gruppo sanguigno… tutti i giovani reclutati sono del ramo 0…

TH= Il donatore universale…

DE= Esattamente… riuscendo ad ottenere tutti i membri del suo clan con il gruppo sanguigno 0, le possibilità di combinarlo con quello di noi vampiri sarebbero pressoché illimitate… ed innalzerebbero notevolmente le probabilità di riuscire a creare l’Ibrido…

ME= Dobbiamo assolutamente impedire che ciò accada… non possiamo permetterci che il clan dei mannari riacquisti potenza… dopo la morte di Leòn sembravano essersi indeboliti fino alla scomparsa…

DE= Purtroppo sono portata a credere che si stiano rafforzando… ogni giorno che passa potrebbero diventare sempre più potenti…

ME= Che cosa vorresti dire figlia mia?

DE= Antinoo, Uriel ed io eravamo in perlustrazione alla stazione di Vienna… ci hanno attaccati, in pieno giorno, davanti agli umani… ciò significa che si reputano abbastanza forti da poter muovere delle offensive…

ME= Chi… si è salvato di voi?

A quella domanda, Deirdre chinò leggermente il capo con aria mesta; i suoi occhi parvero velarsi di… malinconia?

DE= Soltanto io, mio Signore… Uriel ed Antinoo sono stati colpiti…

Un’ombra, o forse solo lo scintillio offuscato di un’ombra, apparve sugli occhi del Re, preso poi amorevolmente per mano dalla consorte.

TH= Coraggio, mio sposo… sono sicura che ne usciremo vittoriosi…

Il re guardò la moglie con grande tenerezza…quella donna era al suo fianco da più di sette secoli, ed aveva condiviso con lui ogni croce e delizia. Era la sua maestra di vita, il suo angelo buio… la chiave che rendeva la vita eterna degna di essere vissuta.

Ma l’ombra… quell’ombra nera e subdola che da poco tempo era tornata a minacciarli, si profilava sempre più all’orizzonte, portando foschi presagi di sofferenza.



------------------------------

Angolo dell’autrice:

Salve!!! Eccomi con il terzo capitolo! L’idea iniziale era quella di introdurre subito Deirdre in maniera più approfondita, ma ho ritenuto opportuno lasciare un po’ di spazio alle fila della trama in se…. Prometto che dal quarto capitolo conosceremo meglio l’algida vampira ed il suo ruolo nella corte e tra i ragazzi!

Un grazie a tutti coloro che hanno letto ed un ringraziamento speciale a chi ha trovato il tempo di recensire

Au Revoir!

Requiem of Spirit



































Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4) With Wand'ring Steps ***


4.
With Wand’ring steps




Spesso l’uomo si domanda su quale sia il senso della vita… e le risposte, bene o male che si voglia, confluiscono sempre sui soliti punti… la famiglia, l’amore, il voler trovare una persona con cui condividere tutti i giorni dell’esistenza e del cui volto voler avere l’ultima immagine con cui si sigillerà il commiato dal mondo terreno…

Ma a coloro che sono come noi, cui questo momento è destinato a non sopraggiungere mai, che cosa resta?

Restano i ricordi sfocati e sbiaditi di un tempo che fu… la cenere di una vita che pare al contempo troppo lontana e troppo vicina, che si disperde al soffio del vento… il cespuglio di un roseto colmo di esistenze avvizzite… le esistenze di coloro che hai perduto e che mai ritorneranno indietro per te…

La vita eterna non è come tutti la credono… la vita eterna, è peggio della morte stessa.


***


La selezione dei vampiri, di coloro che potevano assurgere alle più alte cariche marziali, dai semplici soldati fino al corpo di guardia del Re, era rapida e crudele: chiunque dimostrasse un’esitazione veniva scartato senza appello, spesso dopo essere stato dolorosamente punito per la sua fiacchezza; minuto dopo minuto, la fila dei candidati si assottigliava; contemporaneamente, il terreno assumeva tinte vermiglie e l’aria si riempiva dei lamenti dei feriti.
Dei tre esaminatori, Hassio era il più rapido: grazie alla sua esperienza, in poche mosse riusciva a comprendere quali fossero le capacità del guerriero con cui si stava scontrando, limitandosi a scacciarlo con un unico ordine perentorio, invece di punirlo, qualora lo avesse trovato inferiore alle sue aspettative. Non era un atteggiamento dettato dalla pietà o da un momento di rara tolleranza, il suo, ma semplicemente il modo più rapido per portare a termine le selezioni.
Al contrario, Dimitri appariva ben più spietato. L’irritazione di dover fronteggiare degli avversari di gran lunga più giovani e deboli di lui, unita al desiderio di rivalsa dopo il sonoro pestaggio subito quella mattina, lo portava ad attaccare in maniera più violenta del suo generale, senza preoccuparsi di infierire su chi non era assolutamente alla sua altezza.
Solo dopo aver fratturato le ossa di diversi candidati, sfogando in tal modo il proprio malumore, cominciò ad agire con maggiore tranquillità, prendendo esempio da Hassio.
In quanto a Deirdre, dosava la propria forza solo per evitare di ucciderli. Tuttavia, non risparmiava a nessuno i suoi colpi più crudeli, quasi si sentisse in dovere di ribadire la propria forza e dimostrare la propria superiorità nei confronti di quei ragazzi suoi coetanei, in una sorta di gioco crudele che la ricompensasse della sconfitta contro Dimitri. Gran parte del sangue che aveva cominciato a macchiare il terreno era stato versato dalle sue mani, con una ferocia difficilmente comprensibile in uno scontro tra alleati.
Caricò un pugno in direzione del volto del suo avversario, uno dei candidati più giovani, che, spaventato da una simile furia e già sofferente per gli attacchi subiti in precedenza, si dimenticò del codice d’onore proprio del suo popolo e fece un passo indietro, con le braccia sollevate in segno di resa.
Irritata da quel gesto di vigliaccheria, Deirde ritirò il braccio con l’intenzione di punirlo ancor più duramente. Con uno scatto improvviso, il suo ginocchio affondò contro lo stomaco del ragazzo, facendolo piegare su se stesso con un secco rumore di costole fratturate. Poi, prima ancora che l’urlo d’agonia del giovane vampiro esplodesse dalla sua gola, lo colpì al volto, con forza sufficiente a rompergli il setto nasale.
Rimase a guardarlo contorcersi a terra con occhi sprezzanti, prima di rivolgere la propria attenzione alla fila di combattenti ormai decimata. Fino a quel momento solo due dei cinquanta candidati avevano passato il severo esame a cui erano stati sottoposti ed ormai c’erano solo tre guerrieri rimanenti.

DE= Il prossimo.  

Ordinò con voce dura.
Mentre il ragazzo appena sconfitto, incapace di rialzarsi con le sue sole forze, veniva trascinato via da uno dei compagni già scartati in precedenza, un giovane uomo con il braccio sinistro solcato da un vistoso tatuaggio blu elettrico si fece avanti con aria circospetta, pronto ad un attacco improvviso.
Come gli altri candidati non commise l’errore di sottovalutare la sua esaminatrice a causa del suo sesso o della sua giovane età: ricordavano tutti molto bene il violento scontro avvenuto quella stessa mattina, in cui la vampira si era dimostrata capace di tenere testa ad uno dei migliori combattenti della corte.
Deirdre attese che la raggiungesse prima di mettersi in guardia senza una parola, esortandolo con un cenno a fare lo stesso; quindi, con la stessa sorda irritazione che le bruciava nel petto ed aveva guidato le sue mani in attacchi impietosi e crudeli durante i duelli precedenti, si scagliò contro di lui, lasciando che a causa della furia, gli aguzzi canini accrescessero di lunghezza.
Con sua sorpresa il vampiro riuscì ad evitare la prima raffica di colpi, dimostrando di possedere un’ottima velocità, nonostante la mole massiccia ed il fisico muscoloso già perfettamente sviluppato, tipico di un “neofita”; ma poi il calcio improvviso con cui lei cercò di raggiungerlo al volto lo prese alla sprovvista e fu costretto a pararlo con le braccia, sperimentando l’elevata potenza della sua avversaria quando si ritrovò spinto all’indietro di un paio di metri semplicemente a causa del violento impatto.
Subito fece un passo a lato, per mandare a vuoto il suo nuovo assalto, studiandola poi con occhi attenti.
Deirdre comprese immediatamente che avrebbe dovuto affrontare uno scontro di alto livello, più duro di quanto si sarebbe aspettata: al contrario di quelli precedenti, questo candidato univa alla mera forza fisica anche un’intelligenza tattica da non sottovalutare, vista la sua reticenza ad attaccare seguendo l’istinto; una simile differenza risultò ancora più accentuata, quando lui cominciò a battersi al meglio delle proprie possibilità, impegnandosi non più per conquistare il posto nella scorta del re, ma per il puro gusto di sfidare una guerriera che gli era superiore. Nonostante le ferite ed i lividi sempre più numerosi sul suo corpo, le sue labbra non lasciarono sfuggire un solo lamento ed in qualche rara occasione riuscì perfino a lasciare il segno sulla pelle della sua avversaria.
Dopo uno scambio di calci e pugni particolarmente serrato, Deirdre si fermò un istante, quasi illesa ma decisamente incuriosita.
Per quanto quasi metà dei suoi colpi fosse andata a segno, vedere il suo avversario rialzarsi e sfidarla senza alcun cedimento aveva cancellato quasi totalmente l’irritazione con cui aveva cominciato la giornata, in favore di un divertito interesse per quello scontro che la impegnava più dei precedenti.
Fu quindi con un pizzico di rimpianto che, conscia di aver perso fin troppo tempo con un singolo candidato, decise di porre fine al combattimento.
Il vampiro la vide attaccare improvvisamente a testa bassa, senza preoccuparsi di mantenere la guardia, così condensò tutte le energie che gli rimanevano nel braccio destro, mirando al suo ventre scoperto, ma troppo tardi si rese conto di essere caduto nella sua trappola: invece di impattare contro il fianco privo di difese, il suo pugno venne deviato dal braccio della ragazza, comparso tanto rapidamente da fargli capire come lei avesse intuito alla perfezione le sue mosse e si fosse preparata a contrattaccare di conseguenza, ed un istante più tardi una violenta ginocchiata lo raggiunse allo stomaco.
Senza fiato per il dolore improvviso, il giovane immortale riuscì comunque ad arretrare con un balzo, pronto a difendersi da una seconda offensiva, ma la sua esaminatrice si limitò a rimettersi a braccia conserte, nel volto uno sguardo d’approvazione.


DE= Come ti chiami?

 Gli chiese.
Ancora restio ad abbassare la guardia, il guerriero tenne gli occhi fissi su di lei.

“ Clive.”

DE= Anni?

“Quasi diciannove.”

La ragazza ripensò per un istante ai ventenni che aveva scartato in meno di un minuto, trovandoli di gran lunga più lenti e deboli di lui.

DE= Ti batti bene.

Le labbra del vampiro si piegarono in un sorriso,mentre la lingua andò a lambire le piccole gocce vermiglie all'angolo destro della bocca, quando comprese che il suo esame era realmente finito.

“ Ma non abbastanza per sconfiggerti. Non avevo mai incontrato una donna più forte di me.”

Deirdre s’irrigidì all’improvviso. Lo sguardo d’apprezzamento con cui lo stava fissando scomparve istantaneamente, soppiantato da un’espressione gelida che nascondeva a stento la sua collera.

DE= Sono un guerriero prima di essere una donna.

“ Anche perché donna non la sembri davvero.”

Commentò una voce familiare alle sue spalle.
Stringendo i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi, Deirdre cercò di reprimere il violento impulso di aggredire Dimitri, che, invece di concentrarsi sul suo compito di esaminatore, aveva deciso di prendere attivamente parte alla conversazione.

DE= Siamo entrambi i comandanti delle truppe di corte. Non farei tanto lo spaccone se fossi in te.

Aggiunse stizzita. Nel contempo, il vampiro osservò il suo volto con un ghigno irrisorio.

DI= I tuoi canini si sono allungati; ti sei lasciata prendere dalle emozioni... ad un uomo non sarebbe successo.

DE= Sai bene che in battaglia posso combattere come, se non addirittura meglio, di un uomo.

DI= Sarà… forse eri troppo dietro di me a mangiare la mia polvere, perché non ti ho vista…

DE= O forse tu sei troppo vecchio ed io troppo avanti…

Ribatté, con lingua tagliente e decisa a controbattere ogni sua provocazione.

DI= Ancora mi domando perché Medeos abbia scelto di farti rinascere…

DE= Potrei chiedermi lo stesso… perché un arciere disertore dell’esercito di Riccardo III abbia attirato la sua attenzione…

A quelle parole, volutamente provocatorie, gli occhi di Dimitri assunsero un color oro ancora più scintillante, mentre le pupille si assottigliarono, palese segno di un’irritazione che andava crescendo.
Rispose quindi alla ragazza in un sibilo.

DI= Attenta a come parli, ragazzina… sarai anche la favorita di Medeos, ma per me non sei ancora altro che una Neofita…

Ed uscì dall’arena, sbattendo sonoramente il grande portone in frassino.

“Stavolta ci sei andata pesante Deirdre…”

Apparve a fianco della ragazza, in modo così silenzioso da parer essere composto da pura aria, un vampiro dalla pelle bruna e dai corti capelli color ebano sotto ai quali, due grandi occhi color del ghiaccio creavano un netto contrasto.
Non appena Deirdre mise a fuoco l’identità del suo interlocutore, si aprì in un lieve sorriso.

DE= Mohamed, che piacere vederti! Quando sei tornato?

Il vampiro chiamato Mohamed, rispondendo al sorriso, le mise un braccio attorno alla spalla.

MO= Giusto ieri notte… sarei voluto passare a trovarti, ma non sapevo se fossi tornata da Vienna…

DE= Sono tornata ieri… hai già fatto rapporto al re?

A quella domanda, il vampiro rise delicatamente.

MO= La tua curiosità è bruciante vero?

DE= Solo per lavoro…

Era regola alla corte di Praga, che ogni vampiro di ritorno da una missione non fosse autorizzato a parlare con nessuno di ciò che aveva visto o scoperto, previa aver chiesto udienza al re per aggiornarlo sul compito svolto; il sovrano, dopo aver ascoltato il rapporto e valutato saggiamente, poteva scegliere se divulgare le informazioni o tenerle riservate… solo dopo quella scelta, il vampiro era autorizzato a parlarne con i suoi simili oppure a tacerne.

MO= Comunque si, ho già avuto udienza con Medeos…

DE= Ci sono novità?

MO= Le sparizioni di giovani ragazzi sono sempre più frequenti, in Italia… nonostante siano estese su tutta la penisola, i mannari sembrano preferire le regioni del sud…

DE= Vi è un motivo preciso?

MO= Ancora non lo sappiamo di per certo… abbiamo fatto degli esperimenti, confrontando il sangue di due ragazzi, uno del nord ed uno del sud… quest’ultimo sembra possedere un elemento naturale che il primo non ha…

DE= Da cosa dipende?

MO= Probabilmente dal clima, o dallo stile di vita… ancora non ne siamo certi… l’unica cosa che sappiamo, è che i licantropi lo preferiscano…

DE= La cosa non promette comunque bene…

Uscendo anch’essi dall’arena ed immettendosi nel corridoio che li avrebbe portati alla sala grande, si trovarono a chiacchierare del più e del meno. Mohamed era forse l’unico di quella corte che Deirdre potesse considerare amico; provenivano dalla stessa epoca, ma benché portate da ragioni differenti le loro esistenze si incontrarono nella stessa città, Amsterdam… in quella data che entrambi avrebbero voluto dimenticare.

MO= Mi è giunta voce che qui a corte sono arrivati quattro umani…

DE= Le notizie corrono più veloci del vento, non c’è che dire…

MO= Avanti, non fare la stizzita, raccontami! Chi sono?

DE= Vengono dall’Inghilterra, sono la miglior squadra operativa dell’Organizzazione di umani con cui Medeos ha stretto alleanza..

MO= E per quale motivo sono qui?

DE= Il loro capo ed il re sono convinti che possano fornirci un valido aiuto nella lotta contro il clan di Etienne…

Alla risposta di Deirdre, a Mohamed scappò una risata.

MO= Umani che combattono contro licantropi? E’ geneticamente impossibile!

DE= E’ quello che dico anch’io, ma non abbiamo l’autorità né il diritto di contestare le decisioni di Medeos…

Trasportati dal fiume delle loro parole, si accorsero solo all’ultimo di essere arrivati nella sala grande, gremita, come sempre, di vampiri; la ragazza fece appena in tempo a mettere piede nell’ambiente, che Theo avanzò verso di lei.

TH= Buongiorno Deirdre… Mohamed..

MO= Salve Theo..

Senza perdere altro tempo, il vampiro si rivolse alla giovane donna.

TH= Deirdre, Medeos ed i nuovi arrivati ti attendono nella sala del trono… sembra ci sia qualcosa di cui il re voglia discutere…

DE= Vado subito, grazie Theo… Mohamed, è stato un piacere rivederti.


***

Quando arrivò nella sala del trono, trovò il sovrano ed i quattro umani riuniti attorno ad un tavolo, su cui troneggiavano immensi libri, pergamene e decine di mappe… i volti concentrati lasciavano intendere che si trovassero nel mezzo di una discussione molto importante.

ME= Oh, Deirdre, ben arrivata! Avvicinati, dobbiamo parlare di una questione molto importante…

Soddisfacendo la richiesta del sovrano, la giovane si affrettò a colmare la distanza che li divideva… si accorse che i quattro ragazzi non l’avevano persa di vista un secondo, ma che quando si era avvicinata, l’unico che aveva continuato a fissarla spudoratamente era stato il giovane dai capelli color del grano.

DE= Eccomi mio signore… di cosa dovevate parlarmi?

Medeos, guardandola fissa negli occhi, cominciò ad esplicare la questione… ma quando giunse al punto in cui lei entrava in scena, avrebbe preferito mille volte dover affrontare orde ed orde di licantropi a mani nude.

***

Ancora non riusciva a crederci. Nel profondo, si sentiva come se Medeos l’avesse appena presa in giro con uno scherzo di pessimo gusto; le parole del re continuavano a ronzarle in testa, creandole una sorta di pruriginoso fastidio.

“I nostri ospiti necessitano di informazioni sul campo per poterci aiutare al meglio… Theo si è già occupato di mostrare loro tutto l’apparato della corte, ma serve anche un’esperienza al di fuori da qui… per ragioni di sicurezza abbiamo deciso di dividerli, e di fornire loro due accompagnatori differenti… Cesar accompagnerà Light e Lawliet, e tu sarai affiancata da Matt e Mihael.”


E benché il suo primo istinto fosse stato quello di saltare alla gola dei ragazzi, dovette chinare il capo ed accettare ciò che il suo re le stava ordinando di fare.

E proprio in quel momento, si trovava a camminare per le vie di Praga, affiancata da quell’umano che, con l’odore del suo sangue, le stava facendo girare la testa.
Mentalmente ringraziò la decisione di aver lasciato attendere Mihael presso le vetture, per tutta la durata in cui avrebbero perlustrato la zona.
D’un tratto, avvertì Matt prendere fiato per parlare.

MA= Ehm… Deirdre giusto? Non ci hanno ancora presentati, io sono Matt!

La ragazza, senza nemmeno voltarsi o distogliere lo sguardo dalla strada, rispose con voce gelida.

DE= Piacere.

Deciso a non farsi scoraggiare, Matt tentò un approccio per la seconda volta.

MA= Insomma… tu sei uno dei capitani delle guardie personali di Medeos, eh? Deve essere un lavoro molto impegnativo…

DE= Già.

MA= Ma per te non deve essere difficile, dopotutto sei forte…

Deirdre non rispose; per conquistare la posizione che ricopriva ora, aveva dovuto faticare il doppio, se non addirittura il triplo, dei colleghi maschi. Seppur uomini e donne vampiri condividessero gli stessi poteri e la stessa eccezionale forza, un eco di misoginia non era ancora scomparso.

MA= Chissà com’è essere un vampiro… dopotutto io ho solo letto libri di fantasia su di voi, sicuramente non sarete come vi raccon…

DE= Io vorrei sapere da quando gli umani sono diventati così petulanti.

Camminarono ancora, per altro tempo, nella tranquillità della Praga turistica.
Ad un tratto, una strana sensazione pervase Deirdre: era come se occhi invisibili fossero puntati su di loro,seguendo ogni passo calcato sulla terra. Deirdre camminava guardinga, i sensi all’erta, i nervi tesi e pronti allo scatto, le orecchie tese a captare ogni singolo suono. Si immisero  in una via intermedia, immediatamente all’angolo di quella principale.

DE= Questo silenzio non mi piace… c’è quiete… troppa quiete.

MA= Sicura? Io non ci vedo niente di strano!

Deirdre lo fulminò con lo sguardo limpido e tagliente come il ghiaccio di cui portava il colore.

La ragazza notò che a terra vi erano delle pozze di liquido nero che, inspiegabilmente, rilasciavano delle gocce grosse come perle andanti verso l’alto;
Lentamente alzò il viso verso la loro direzione, portando altrettanto piano le mani dietro la schiena. Con tono impassibile si  rivolse a Matt, allarmato.

DE= Tira fuori l’artiglieria… piano….
MA= Che c’è?

DE= Abbiamo… VISITE!

Ad un tratto, tre licantropi balzarono giù dai muri, andando addosso ai ragazzi, che ebbero solo il tempo di ritrarsi fulminei. Mentre indietreggiavano lentamente, il trio li seguiva passo-passo.

MA= Fantastico… hai qualche piano?

DE= Si… ed è quello di…

MA= Di?

DE= CORRERE! VIAAA!

Vedendo un licantropo in procinto di attaccare, Deirdre agguantò Matt per un braccio, cominciando a correre a perdifiato tallonata dal trio ringhiante e sanguinario.

MA= Ehi, mollami, mi stai triturando il braccio!! So correre da solo!

DE= Dubito che tu possa correre velocemente come un vampiro

MA= Ma….

DE= TACI!

Sconsolato, Matt volse lo sguardo ai tre licantropi che lo stavano seguendo; dopodichè si voltò nuovamente verso Deirdre.

MA= Idea fantastica Sherlock! Io non avrei saputo fare di meglio!

DE= Avevi per caso un’idea migliore?

MA= Cosa vogliono da noi?!

DE= Vuoi fermarti a chiederglielo?!

Continuarono a correre a perdifiato, costantemente a tiro degli artigli e delle zanne. Deirdre ogni tanto riusciva a girarsi, sparando qualche pallottola in loro direzione… il peggiò però, giunse quando un mannaro li affiancò nella corsa.
MA= Merda, merda, merda!!! Cosa facciamo?!?!

DE= Usa il braccio libero e spara!!

Incrociando le braccia  e puntando le armi dietro la schiena, cominciarono a sparare: in breve, rimase in vita un solo licantropo, che balzava rapido da una facciata all’altra dei palazzi. Ad un tratto, Matt notò un furgone di medie dimensioni posteggiato e con il motore acceso.

MA= Deirdre, dirigiti verso quel furgoncino!

Stranamente accondiscendente, la ragazza vi si avvicinò; dopo pochi attimi vi balzarono sopra, con Matt al posto di guida, immettendosi in carreggiata con una sgommata; abbassando il finestrino, Deirdre si sporse a controllare, quando ad un tratto, un bolide rosso fuoco si avvicinò a loro rombando.

DE= Mihael! Che cosa fai qui?!

MI= Mi stavo cominciando ad annoiare!

MA= Mel, apro i portelloni del furgone, entraci con la moto e raggiungici!

Al contatto della piattaforma mobile con l’asfalto, centinaia di scintille scaturirono leggere, ma Mihael riuscì comunque ad entrare, prima nel vano, poi nell’abitacolo passeggeri. Guidarono tranquilli solo per pochi metri, quando un tremendo schianto sul tettuccio del furgone li sorprese; la vampira, sporgendosi dal finestrino commentò:

DE= Abbiamo compagnia!

Cominciò a sparare contro il  licantropo artigliato alla sommità del mezzo, ma questi, d’un tratto, l’afferrò per la spalla, estraendola completamente dall’abitacolo e gettandola sicuramente sull’asfalto, se Deirdre (all’ultimo istante del lancio subito) non si fosse artigliata al cofano del furgone sfrecciante a tutta velocità.

MA= Deirdre! Cazzo! Mel, prendi il volante e guida!

MI= Cosa?!

MA= PRENDI IL VOLANTE!

MI= Dove cazzo stai andando?!
MA= Ad aiutarla!

Uscendo dal finestrino, tese un braccio verso la ragazza, che riuscì poi a seguirlo sul tetto del mezzo, dove il vento e l’alta velocità rendevano arduo l’equilibrio.
I due ragazzi si guardarono negli occhi.

DE= Dov’è andato?

L’urlo di Mihael  le tolse ogni dubbio.

MI= CAZZOOO, BRUTTO SACCO DI PULCI LEVATI DI QUIIIII!!!!!

Il licantropo si era avvinghiato al finestrino di Mihael, che, con la pistola in mano, stava lottando a suon di gomitate e pallottole, purtroppo senza alcun effetto.

Fu Deirdre ad aiutarlo; fulminea (e con le pallottole giuste) riuscì a far togliere il mannaro da lì, seguendolo con la raffica per tutto il percorso che compì lungo il perimetro del mezzo. Quando balzò nuovamente sul tettuccio, la creatura era ferita, sanguinante ma ancora molto, molto agguerrita, nonostante fosse rimasta accecata all’occhio destro per una pallottola; con un colpo del braccio riuscì a creare un’onda d’urto sufficiente a far sì che sia Matt che lei stessa venissero sbalzati via.

La situazione era critica: Deirdre, sul lato destro, aveva le gambe sul tettuccio, avvinghiate malamente alla superficie sporgente, ed il busto completamente reclinato all’indietro con le mani serrate attorno alla maniglia esterna della portiera; Matt invece, era più in basso, artigliato alla congiunzione metallica tra abitacolo e vano merci.
Battendo contro il finestrino, la ragazza attirò l’attenzione di Mihael.

DE= Mihael!! Apri il finestrino!

Purtroppo, il pulsante che azionava il meccanismo era incastrato, ma il ragazzo non  si perse d’animo: impugnando la pistola, tenendo il volante con una mano sola, crivellò il vetro, che mandò poi in frantumi con un calcio ben assestato. Faticosamente Deirdre riuscì ad arrampicarsi, fino a rimanere con una gamba all’interno dell’abitacolo e l’altra all’esterno, quasi stesse cavalcando; armeggiando poi con una delle cinture di sicurezza, se la legò attorno al polpaccio.

MI= CHE DIAVOLO STAI FACENDO?!

DE= Quello che posso!

Si tuffò con il busto verso il povero Matt, ormai sul punto di mollare la presa.

DE= MATT! AFFERRA LE MIE BRACCIA!

Mentre Matt faticosamente risaliva, Deirdre teneva d’occhio il licantropo ancora accecato e contorcentesi; ma una brusca virata mancò poco che li scaraventasse a terra.

MA= DANNAZIONE, MEL, L’HO SEMPRE SOSTENUTO CHE SEI  UN CANE A GUIDARE!

Impassibile, Mihael gli urlò di rimando:

MI= SCUSATE, MA SONO ANDATO IN UN POSTO MENO AFFOLLATO!

Il ragazzo biondo, astutamente, imboccò una via traversa, che costeggiava l’esterno della città.

DE= MIHAEL, APRI IL PORTELLONE E VA’ A PRENDERE LA TUA MOTO!

MI= COSA?! NON VI LASCIO SOLI!

DE= E’ L’UNICA POSSIBILITA’ CHE ABBIAMO, PRENDI LA MOTO E SCENDI!

Messo alle strette, il biondo  si trovò costretto ad acconsentire; rimasti quindi Deirdre e Matt, la vampira parlò.

DE= Matt, vai alla guida, cerca di entrare dentro quel bosco e di rimanerci il più possibile, ok?

MA= Ok! Ma tu che hai intenzione di fare?

DE= L’unica cosa rimasta da fare!

Si arrampicò fuori, sul tettuccio dell’abitacolo, appollaiatavi sopra come un gatto; cercando a tentoni, divelse una sbarra metallica, che fungeva da protezione per l’impianto elettrico dell’abitacolo, dove notò con piacere la presenza di rame ad entrambe le estremità. Essendo ancora il licantropo accecato, decise che quello era il momento di agire: facendo leva sulle gambe, saltò in avanti il più lungamente possibile verso la creatura, che trafisse al ventre con la sbarra; gettandolo all’indietro e cadendo a cavalcioni sopra di esso, l’urto fece accadere ciò che aveva sperato: la sbarra, oltre che nel ventre della bestia, si conficcò nel tetto del furgone, squarciando la lamiera ed intrappolando la creatura, che si stava contorcendo come uno scarafaggio rovesciato sulla schiena ed incapace di rialzarsi. Ma il piano non era ancora concluso, poiché rompendo il serbatoio, cosparse di benzina sia il licantropo che il resto del furgone; dopodiché si rivolse a Matt.

DE= MATT, MOLLA IL VOLANTE E PREPARATI A SALTARE!

MA= SEI IMPAZZITA?!

DE= NO, TI STO SALVANDO IL CULO!

MA= QUALORA CE LA FACESSI, RICORDAMI DI RINGRAZIARTI!

DE= AL MIO TRE! UNO… DUE.. TRE!

In un grido, balzarono dal tetto e dall’abitacolo del veicolo, accompagnati dal ruggito del licantropo; ma l’opera di Deirdre prevedeva un’ultima fatica; durante il salto, la ragazza torse il busto verso la creatura e sparò un colpo di pistola. Conformemente ai suoi progetti, il corpo del mannaro venne avvolto dalle fiamme, allontanandosi in una scia rovente che esplose poco dopo schiantandosi contro gli alberi.

Poté gioire poco della propria vittoria, dato che l’atterraggio sul terreno boschivo non si preannunciava gradevole.

Nel veder avvicinarsi il terreno, chiuse gli occhi proteggendo testa e collo… il suolo era molto più vicino.

Tuttavia, nonostante l’impatto egualmente forte, atterrò supina su qualcosa di relativamente morbido, che le inarcava leggermente la schiena. Istintivamente si portò una mano alla fronte, tastandosi le gambe con l’altra.

DE= Che volo… niente di ammaccato per fortuna…

“Sono contento per te, ma anche se sei una vampira, sei comunque 46 chili sul groppone!”

Tirando su il busto, Deirdre capì il perché di quell’atterraggio “soft”: era caduta su Matt, ora sotto di lei prono sul terreno a mo di geco; si scostò velocemente e lo aiutò a rialzarsi

DE= Perdonami, ti sei fatto male?!

MA= No, fortunatamente solo qualche livido… tu?

DE= Nulla…

MA= Perché la cosa non mi stupisce?

Entrambi in piedi, guardarono il rogo ormai lontano.

MA= E’ morto vero? Rognoso sacco di pulci…

DE= Non credo sia riuscito a scampare al rogo in così  poco tempo…

“E poi, anche se ci fosse riuscito…”

La voce li costrinse a voltarsi: Mihael era appena arrivato con una strana espressione soddisfatta in volto.

MA+DE= ??

Per tutta risposta, Mihael gettò ai loro piedi una specie di grosso uovo semi carbonizzato… la testa del licantropo.

MI= Non volevo correre altri rischi.

MA= E tu dove lo tenevi il pugnale di rame?

MI= Chi ha parlato di pugnale?  

Osservando la testa mozzata, Deirdre si accorse che il collo non presentava un taglio netto, orizzontale… ma tanti brandelli sfilacciati e penzolanti.

Mihael aveva staccato la testa del licantropo strappandola con le mani.

MA= Beh… almeno non si può che sia privo di risorse!

DE= Andiamocene ora… non è sicuro restare qui.

E velocemente se ne andarono. Non notarono però un’ombra, rimasta appollaiata su di un albero, che li aveva osservati per tutto il tempo.


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5) Descendant ***


5.
Descendant



“SIA MALE! SIATE DANNATI TUTTI VOI CHE AVETE LASCIATO ACCADERE UNA COSA SIMILE!”

Urla. Urla per la strada, attraversata da una donna; anziana, sui 65-70 anni, vestita di nero lutto, con uno scomposto chignon argenteo da cui ricadono alcune ciocche, andanti ad incorniciarne il volto trasfigurato dalla rabbia e dal dolore, mentre lancia questa terribile maledizione. Ad un tratto si arresta, rallenta piano… ed arriva ad inginocchiarsi

“Tu… sei qui per salvarci… tu sei la luce…”

Afferra la piccola mano bianca che sta dinanzi a lei e la porta alle labbra.

“Sia lodato Iddio per averti mandato… tu sei l’angelo…”

“L’angelo” non la guarda, osserva fisso attorno a sé.

“Devo sapere una cosa.”

“Chiedimi, sono la tua umile serva…”

“Alzati. Ho bisogno di informazioni, non di servi.”

“Chiedimi ogni cosa…”

“Che giorno è?”

“Il 28 settembre.”

“ Settembre… è passato così tanto tempo…sono assente da sei mesi…”

“Dio ha scelto il momento adatto per svegliarti…”

“Non è stato Dio a svegliarmi…”

“Cosa…?”

“Io ho contemplato il Sonno Eterno… e seppur pieno di anime perdute, era un paradiso a confronto di quello che vedo qui…”

Con queste parole, l’angelo oltrepassa la donna, riprendendo ad avanzare nella via… l’anziana lo guardò.

Lunghi capelli come l’ala di un corvo… occhi color del ghiaccio… pelle bianca simile al gesso…

Ed un corpo magro, sottile come un giunco, vestito di uno degli abiti più belli che avesse mai visto, il quale, nel caldo vento che soffiava, lasciava scoperta una gamba flessuosa grazie ad uno spacco.

Forse non era un angelo..ma era una delle creature più belle che avesse mai calcato quella terra maledetta.

Un mormorio partì dalle sue labbra:

“…Nosferatu…”

Ed accadde tutto in un attimo.


Un balzo silenzioso.

Uno scintillio.

La carne perforata ed il nutrimento che sgorga caldo, simbolo di vita, energia.

Una stretta mortale.

E la vita della donna, che si spegne in un sorriso.





-----------

Ok ok scusate il capitolo brevissimo, ma mi serviva assolutamente come ponte tra il quarto e quello che arriverà! Di sicuro avrete capito chi è il “bell’angelo” ed a quale contesto sia riferito.

Un grazie a tutti quelli che leggono ed uno speciale a chi recensisce!
A presto

RoS

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=777456