A letter from Narnia

di Edian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dear Edmund ... ***
Capitolo 2: *** Dear Caspian. ***



Capitolo 1
*** Dear Edmund ... ***


Titolo: A letter from Narnia

Autrice: Edian and Suicidal_love

Paring: Caspian/Edmund

Rating: Giallo

Avvertimento: Slash

N.A: Questa fanfic nasce come uno scambio di lettere (mai ricevute) fra Caspian e Edmund.

Io, Edian, scrivo le lettere riguardanti il punto di vista di Caspian, mentre Suicidal_love le scriverà dal punto di vista di Edmund.

 

A LETTER FROM NARNIA

 

 

Caro Re Edmund Il Giusto, non posso credere che tu te ne sia andato.

La nostra ultima avventura a bordo del veliero non era stata poi così burrascosa, non siamo stati costretti a nasconderci, a trattenere gli ansiti nascosti dai cespugli di biancospino, stando attenti ai passi di tuo fratello.

Anzi.

Abbiamo fatto sesso sul ponte, sfidando la notte, ci siamo rotolati contro barili di legno, abbiamo rischiato di affogarci a vicenda, e poi è apparso Aslan e tu te ne sei andato come se nulla fosse accaduto, pronto a tornare dal tuo Peter, il tuo fratellone che un giorno si sposerà e ti lascerà da solo, usandoti come la puttana domenicale.

Dov’è andato a finire tutto quello che sentivamo, dov’è finito il groppo in gola che ci veniva se ci fissavamo troppo negli occhi, dove siamo finiti noi e le nostre scopate?

Non credo che tu te le sia portate a Londra e non penso che siano rimaste qui perché non le trovo. Forse le hai lasciate scritte sul retro della tela di quel dipinto che ti ha portato a me, ma ne dubito fortemente.

Perché nei tuoi occhi ho già visto da tempo la tua voglia di cancellare, di non ricordare, di non aver diritto a questo.

Lascia che ti dica una cosa, Re Edmund: io ti amo. Io ho aspettato tre anni senza essere sicuro che ti avrei rivisto, notte e giorno, non penso che a te e a quanto vorrei ucciderti ... a quanto vorrei amarti. A quanto mi piacerebbe essere destinato in qualche modo a te.

Quanto vorrei conoscere i posti che te e tua sorella nominate nel buio se vi perdete a ricordare aneddoti divertenti che vi sono accaduti.

“Ricordi quel gelato che la mamma ci portò a mangiare, quella domenica vicino Birmingham?”

“Oh sì. Era il gelato più buono del mondo, almeno così pensavo!”

“E il ponte dove la domenica inseguivamo i gabbiani!”

“O le strade deserte di Piccadilly dove giocavamo a Campana, saltando fino ad arrivare…”

 

Che importa dove arrivavate?

Tu avevi qualcuno che te lo ricordava, e se io ti avessi detto che da piccolo mio zio mi portava a cacciare i daini sui Monti Orientali e che mi perdevo nella Valle di Cair Paravel, tu avresti capito. Tu c’eri già stato a Narnia.

Solo io non riesco a capirti.

Se parli di Piccadilly o Leicester o quel posto così grande  - che mi pare sia… Metropolitana, sì. – io non capisco una parola e immagino paesaggi strani e figure vaghe che aleggiano nel vento. Parli di automobili e aerei e altre cose così strane che a volte penso che anche l’amore sia diverso nel tuo mondo, e forse è per questo che non sei rimasto, è per questo che volevi dimenticare.

Perché un’automobile, ti fa scordare quanto il cuore possa battere forte, magari fa un rumore più forte.

La guerra di cui parli, forse anche quella fa guarire l’insana e umana passione di innamorarsi.

 

Però io credo che anche se conoscessi tutte queste cose, non scorderei, né vorrei scordare mai di averti sentito piangere accanto a me, una notte come un’altra. Non credo che riuscirei – neanche volendo – a scordare come il cuore mi martellava forte nel petto quando ti vedevo andare incontro ad una sorte incerta, come io non abbia potuto fare niente tranne urlare il tuo nome quando quel mostro ha distrutto la gomena e io temevo avesse distrutto anche te.

 

Nel tuo mondo si riesce a dimenticare quanto caldo possa essere un abbraccio?

Quanto sia bello il rumore di un bacio?

Quanto sia rilassante fermarsi e ascoltare la neve che cade?

Nel tuo mondo si crede ancora a qualcosa?

 

Quando sei qui provi nostalgia di quei luoghi, e difatti ci sei tornato appena hai potuto. Però appena sei lì non vedi l’ora di tornare… che strana magia è questa?

 

Non penso di essere uno scolaro inetto, so che ci sono tante cose che devo ancora imparare.

Sono un re giovane e con poca esperienza, ma di certo sono sicuro nel dire quello che non voglio imparare. Voglio conoscere queste stregonerie che ti mangiano i sentimenti e che ti fanno rimangiare le parole, ma non voglio apprenderle, e questa è una sfumatura diversa.

 

…Sento più freddo stanotte di quando ha nevicato.

Non posso crederci che non tornerai mai più, dopo quelle cose che mi hai detto.

 

Ma di certo non cambierà quello che ti ho promesso e giurato io.

Se chiudo gli occhi sento ancora il vento fischiare nelle nostre orecchie, penetrare nei nostri vestiti. Sento il mare fare l’amore con il vento, alzarsi ed abbassarsi in un ritmo antico come la Terra, sento le tue mani strette nelle mie e le mie labbra che ti accarezzavano l’orecchio e la mia voce flebile, diretta al tuo cuore.

 

“Qualsiasi cosa accadrà, giuro – e Aslan mi è testimone – che nessuno sarà più nel mio letto, né io sarò mai nel letto di nessuno, se non ci sarai mai te in quel letto!”

 

Se tu vuoi scordare queste parole, se tu vuoi scordare il rossore che hai cercato in tutti i modi di nascondere, non credo che faresti cosa buona e giusta. Cancellare le emozioni, che senso ha? Cancellare quei pochi momenti in cui ci siam sentiti vivi, quei momenti in cui non si vive come automi, in cui trovi un senso per ogni tua cazzo di azione, persino un senso del perché muovi il piede destro davanti a quello sinistro.

 

No, non ho mai visto il tuo mondo, ma non credo che gli esseri umani siano diversi, al massimo lo sono diventati.

 

Ti prego, non scordare il profumo della Baia di Ramandù dove abbiamo fatto l’amore l’ultima volta, credendo di morire, non sapendo nulla circa il nostro fato. Non scordare l’odore delle alghe che di notte salivano in superficie, così come non hai scordato il gelato di Birmingham.

 

Perché alla fine, sono queste le cose che contano, non un automobile che passa. Non stare seduti nella Metropolitana, come fai la maggior parte delle volte. Sono più preziose solo le cose che accadono raramente e che – come quelle che ti ho elencato – non posso accadere mai più.

 

Non ti chiedo di piangere, non lo sto facendo. Ma  ti prego,  custodiscimi nel tuo cuore come io farò con te

                                                                                                  King Caspian X.   

 

 

 

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Capitolo 2
*** Dear Caspian. ***


Caro Re Caspian,
qui a Londra sono passati due anni da quando ho attraversato quel portale d’acqua e sono tornato alla mia “vera” vita.
Non saprei quanti anni sono passati a Narnia, probabilmente sarai morto, o forse è passato solo un mese dalla nostra separazione.
Sai la guerra è finita e siamo tornati ad essere una famiglia unita. Susan presto si sposerà con un ufficiale americano conosciuto durante il suo soggiorno in America e Lucy si è fidanzata con un semplice ex soldato con il quale si è scontrata/incontrata il giorno il cui è tornata a trovare nostro cugino Eustace.
Ora vorrai sapere di me, vero?
Non ho molto da dire in verità … ho passato questi anni a vivere come un fantasma, a vivere nei ricordi di quelle notti sulla spiaggia in cui la tua mano, timida, avanzava verso la mia, toccandola.
Pensavi non lo sapessi vero? Pensavi dormissi, mentre tu, grande Re di Narnia, tentavi un approccio romantico, verso colui che non ha fatto altro che spezzarti il cuore.
L’ho fatto e tornassi indietro lo farei ancora sai? Non perché godo nel vedere i tuoi occhi nocciola macchiarsi di tristezza, oh no, lo farei perché so che quel tuo amore sarebbe troppo grande da sopportare, lo farei perché ho paura di lasciare il mio cuore nelle mani di qualcuno che non sia Peter.
Scusa per le macchie d’inchiostro che troverai sulla carta, ma il cielo si è incupito e le gocce hanno iniziato a cadere silenziose, almeno il cielo può piangere.
Oggi è il mio primo giorno di lavoro estivo sai? Peter è riuscito a trovare un posto libero nella fabbrica in cui lavora provvisoriamente. Uno squallore, te lo assicuro.
In questo momento vorrei essere a Cair Paravel, sulle spiagge dorate, ascoltando il suono del mare che tenta di amare quella sabbia che tanto gli sfugge. Ti ricorda qualcuno vero? Vorrei chiudere gli occhi e sentire la tua risata, mentre corri, aspettandoti che IO, re Edmund mi scomodi a seguire il tuo folle ed infantile gioco.
Ti gireresti e mi guarderesti con cipiglio accigliato, già lo so, per poi passarti una mano fra i tuoi morbidi capelli e allargare le braccia.
Io mi guarderei attorno prima, per poi correre fra le tue braccia, facendoti rotolare a terra.
Sono quei momenti che mi mancano, i momenti i cui mi sussurravi lascive promesse all’orecchio, momenti in cui mi tenevi stretto e cercando di proteggermi da ogni male possibile.
Mio Caspian, non sai quanto mi mancano le verdi distese di Narnia e non sai quanto mi faccia male non sapere se sei vivo e se sei nella terra di Aslan, in tutti e due casi saresti felice no?
Se fossi vivo, avresti un regno pacifico e prosperoso da comandare e se fossi morto, scusa la scrittura un po’ tremula,  saresti con tuo padre che sarebbe fiero di te.
Sei un grande Re, beh, non quanto lo possa essere io, ma lo stesso un grande Re.
Ok, ho esagerato come al solito.
Sai, mentre sono sulla metropolitana, osservo a volte la gente e, lo ammetto, mi piacerebbe scorgerti, a volte quando succede, mi alzo dal mio posto all’improvviso, chiamando il tuo nome a gran voce.
Quando ciò accade, Peter non mi parla per giorni, mentre se capita quando al mio fianco c’è Lucy, beh, lei mi poggia una mano sulla spalla e mi sorride, senza aggiungere altro, cosa di cui gliene sono grato.
Mi manchi Caspian, mi manchi così tanto che a volte ho paura che il mio cuore cessi di battere tanto duole in quel momento.
Ma nessuno lo sa. Chiudo a chiave quel sentimento e tengo la chiave nascosta sotto i cuscini di quella tenda al campo, dove per la prima volta mi hai guardato negli  occhi e mi hai sussurrato “Edmund, vorrei fare l’amore con te un giorno”.
Che tu sia maledetto.
Vorrei che ora si aprisse un varco e che tu sia lì, con quel sorriso idiota che amo tanto e le braccia spalancate, ma so che non accadrà mai più.
Se mai sarai ancora a regnare quando Eustace tornerà, lui ti darà un piccolo foglio di pergamena con scritto qualcosa di mio pugno.
Non aspettarti una dichiarazione vanesia di un amore celestiale, no, ci sono scritte solo poche frasi, vuoi sapere quali?
Va bene, te lo dirò.
Io e te, per sempre”.

Con affetto e devozione,

Edmund Pevensie

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