Sbiaditure

di Gaia Bessie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Io lo so che non se lo aspettava nessuno, ma sono tornata dove ho iniziato, nel 2011, a sistemare un profilo di cui non devo vergonarmi ma devo essere fiera. Per questo motivo ho deciso di revisionare una delle mie storie al giorno, completando quelle ancora in corso ove possibile, finché non sarà tutto in ordine.
Non so se ci sia ancora qualcuno da queste parti, ma spero di fare un buon lavoro. Questa storia in origine si chiamava "Crazy" (titolo poco originale, lo so) ed era stata scritta dalla me tredicenne per spiegare la pazzia di Izzy: capitoli stra corti, in una mini-long riuscita male, condita con OOC improbabile. Ora è una raccolta di quattro drabble, meno OOC ma con comunque un OOC giustificato, e spero che sia più gradevole. Ho apportato modifiche importanti alla trama, ma il concept di base è lo stesso: una spiegazione alla pazia di Izzy. Se sei ancora qui dopo dieci anni, Grazie.
Un abbraccio,
Gaia

 


Sbiaditure
 
 
1.
 
Strana, è la vita: a volte semplicemente scorre, altre s’inceppa nelle maniere più improbabili e poi. Cade.
In un tempo che a stento ricorda, che scivola via come acqua tra le dita, s’era chiamata Isabella e non Izzy – Izzy la Pazza lei che, la follia, non l’aveva conosciuta mai.
Strana, la pazzia: a volte scende, a volte sale come acqua che gorgoglia un vaso di vetro e poi. Risale.
In un tempo che nei ricordi è ancora chiaro, la sua sanità mentale s’è incrinata, rovinandosi. E la finzione, salita anch’essa in quell’acqua marcia di fiori che stagnano, s’era mescolata alla follia.
Nove anni, si dice. Ne sono passati già nove.
 
(110 parole)

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Capitolo 2
*** 2 ***


Sbiaditure


2.
 
 
Eppure, c’era stato un tempo in cui era stata felice: deve esserci stato, perché in un frammento che è vetro incrinato e talvolta ricordo, Izzy si specchia ancora. Quand’era stata bella di una bellezza priva di tempo, di spazio – maledetta quella bellezza, maledetta lei.
Rovinosa, quella caduta: senza fiato, quella consapevolezza la fa tentennare, ed è la consapevolezza d’esser stata miele e non acqua stagnante, non aceto. Le mosche son tornate, si dice scacciandone una con la mano, le mosche son tornate.
Nove anni, si dice, ne sono passati già nove: e lui la segue ancora.
 
(96 parole)
 

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Capitolo 3
*** 3 ***


Sbiaditure


3.
 
A volte, pensa che sia stato in grado di toglierle pure i ricordi: che tutto quel che le ha lasciato son brandelli inutili e insensati, e allora perfino ripetersi che è passato il tempo (e sono già nove anni) si rivela una cantilena sterile.
E, dopo nove anni – già nove? – è ancora lì. Non conosce il suo nome, come potrebbe?
Ma l’odore è familiare, il peso pure e, ne è sicura, da qualche parte Izzy l’ha già visto – forse nei frammenti smussati della sua mente o, forse, nell’anticamera di un sogno.
Nove anni, ripete, ne sono passati già nove: il dolore non sa sbiadire.
 
(104 parole)

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Capitolo 4
*** 4 ***


Sbiaditure


4.
 
Sparire non è doloroso. Uno strappo netto, come una ciocca di capelli incastrata tra le dita che viene via con il minimo sforzo, e l’esistenza si sbrindella in piccoli coriandoli incolori.
Non l’hanno trovato mai: d’altronde, lei non ha mai denunciato – non ne ha avuto il coraggio, coraggiosa l’è sempre stata meno di quel che gli altri le hanno generosamente concesso.
A volte lo rivede in Owen: l’odore, il peso su di sé, ecco l’ha visto ancora. Dove? Nei suoi incubi, forse, in quella mente crepata che non le lascia tregua.
Nove anni, si dice, ne sono passati già nove: ne passeranno altrettanti, prima che i cervello ne eroda l’immagine?
 
(110 parole)

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