-La battaglia di Sasuke - Perché il figlio di un Uchiha e di una noiosa non può che essere un tipetto difficile

di Hikari93
(/viewuser.php?uid=110541)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La pappa ***
Capitolo 2: *** Il bagnetto ***
Capitolo 3: *** Televisione ***
Capitolo 4: *** La buonanotte ***



Capitolo 1
*** La pappa ***


-La battaglia di Sasuke - Perché il figlio di un Uchiha e di una noiosa non può che essere un tipetto difficile



La pappa


La notte era scesa, desiderata. Le verande erano state chiuse e finalmente la signora Uchiha aveva potuto mettersi a letto. Scoccò un’occhiata a suo marito, disteso lì fianco, prima di girarsi di lato e rimboccarsi le coperte. Chiuse gli occhi, pronta ad essere accolta tra le braccia di Morfeo.

Da un po’ di tempo a quella parte, la situazione era sempre la stessa. Sakura si sorprendeva di arrivare viva ad una nuova giornata. Ogni volta sentiva di non potercela più fare, di aver bisogno necessariamente di uno stacco. Del resto, suo figlio le toglieva tutte le energie. Non si poteva certo dire che era un tipo quieto: sembrava che dormire gli costasse una fatica immane e che piangere fosse la sua attività preferita.

“E’ figlio di Sasuke, perché strilla tanto? Il padre è quasi muto!”, si era detta in un momento di esasperazione totale.

Oltretutto non voleva mangiare. Entrambi i genitori dovevano sudare sette camicie ogni volta per rimpinzarlo di latte o di – a detta di Sasuke – schifose pappine.

Per fortuna, però, giungeva la sera, unico momento in cui il piccolo Itachi si calmava. O almeno, così era stato fino a qualche settimana prima. Da un po’, infatti, suo figlio aveva cominciato a dar di matto anche in quelle che dovevano essere le ore migliori per dormire.
Per questo motivo, Sakura voleva addormentarsi subito, così da accumulare quante più ore possibile ed essere, così, più o meno pronta per affrontare le lacrime del bambino.

“Senti come piange? Tutto da te ha preso!”, aveva digrignato l’Uchiha, una volta.

Sakura aveva preferito non rispondere a quella provocazione. Già doveva calmare suo figlio, figurarsi a battibeccare anche col marito. Perché tenere a bada un Uchiha non era abbastanza. No, doveva giungere anche l’altro a dargli man forte!

Sospirò, la testa protetta dalle coperte che le la rilassavano. Non voleva udire più nulla, solo quel silenzio che ultimamente desiderava tanto. Tuttavia, i sensi erano sempre vigili, la sua indole da madre prevaleva persino sulla stanchezza.
Si concesse soltanto un sonno leggero.

D’un tratto, un urlo squarciò la serenità scesa in camera. Sasuke si alzò di scatto, come se quei singhiozzi fossero dei comandi da dover obbligatoriamente seguire. Sperò di riuscire a calmare quell’adorabile demonio prima che la consorte si svegliasse. Sentì un mugolio provenire dall’Haruno.
“Ci penso io” le sussurrò.
Lei annuì, gli occhi ancora chiusi.

Sasuke sollevò dolcemente il bambino. Osservò il cambiamento che fece da quando era stato nella culla, a quando l’aveva preso tra le sue braccia. Man mano che l’aveva dondolato, si era calmato. Istintivamente, il piccolo Uchiha gli riportò alla mente sé stesso.
Almeno, per quanto aveva potuto raccontargli sua madre.

-Mamma, com’ero da piccolo?- aveva chiesto a Mikoto, un pomeriggio.
Sasuke si aspettava risposte come “carino”, “dolce”, “un tesoro”. Non si sarebbe mai aspettato quello che avrebbe sentito.
-Eri proprio un birbante, Sasuke!- sorrise lei, accarezzandolo.
Lui mise il broncio e si portò le braccia al petto. Era una peste, quindi?
La madre rise, abbracciandolo.
-Ma si sa che ci vuole pazienza coi bambini piccoli!- gli disse, facendo passare le dita tra i suoi capelli.
Sasuke fece finta di essere ancora arrabbiato, difatti simulò una non-credibile resistenza alla stretta profonda a cui la madre lo stava sottoponendo. Poi sorrise, senza farsi scorgere.

-Altro caffé, Sasuke?- domandò la donna la mattina seguente, riposata per benino.
L’uomo annuì, porgendole la tazzina. Alla fine cullato Itachi per tutta la notte, andando avanti e indietro per la casa. Ogni qualvolta si addormentava – e faceva per metterlo nella culla –, questi ricominciava il suo pianto, pretendendo di essere ripreso in braccio.
A causa sua, quella mattina Sasuke aveva due borse sotto gli occhi che facevano paura e un’espressione… peggiore del solito, sembrava addirittura più arrabbiata del normale.
-Che vuoi farci! E’ testardo proprio come te. Quel che vuole lo ottiene.- scherzò Sakura, tentando di risollevare il morale del marito. Quello, di tutta risposta, emise soltanto uno strano verso, uno di quei suoi soliti borbottii.
-Vedremo.- parlò dopo aver sorseggiato caffé. -Aspetta che cresca, poi vedrai chi comanderà.-



Sasuke stringeva convulsamente un cucchiaino tra le dita, ripetendosi di stare calmo. Lo sguardo divertito di Sakura non lo aiutava a mantenere i nervi saldi.
-Adesso mangerai questa schifezza.- sussurrò.
Itachi, dal suo comodo seggiolone, rideva, alzando le mani in alto. Sembrava quasi che volesse prendere in giro il padre.
Erano passati altri tre mesi da quando Sasuke e Sakura aveva intrattenuto quel loro discorso, ma la situazione non sembrava cambiata: il piccolo di casa continuava a primeggiare su entrambi.
L’uomo trasse un sospiro, provando a calmarsi. Affondò il cucchiaio all’interno di quella poltiglia obbrobriosa e lo diresse verso la bocca del bambino.
-Aprì la bocca.- ordinò.
Per tutta risposta ricevette soltanto una linguaccia.
-Gliel’ha insegnata Naruto.- Sakura aveva risposto alla sua muta domanda.
“Io quel dobe lo ammazzo!”, pensò l’uomo, un occhio che sbatteva dal nervosismo.
-Su, Itachi. Apri. La. Bocca.- scandì, cercando di farglielo capire ancora con le buone.
Poi, visto che non otteneva alcun risultato, fece forza per infilargli il cibo in bocca. Sulle prime, sembrò che il piccolo Itachi avesse accettato il suo pastoso destino, ma prima ancora che il padre caricasse un’altra cucchiaiata, aveva già sputato tutto, sporcandosi il vestito e le mani.
-Su, lascia fare a me!- si offrì Sakura, volendo salvare il marito dalla situazione in cui si stava cacciando. Fece per alzarsi.
-No.- sibilò lui.
La donna riuscì a trattenere un risolino soltanto facendo appello a tutte le sue forze. Lei conosceva Sasuke, sapeva che se anche si trovasse davanti ad un bambino – suo figlio –, che se anche si fosse pronunciato con quel tono calmo che lo contraddistingueva dentro stava rosicando. Uchiha senior era il tipo che voleva riuscire in tutto quello che faceva. Tutto. Si fosse trattato di bambini, di scommesse – anche se non ne era decisamente il tipo –, qualunque cosa.
Con più calma, Sasuke riprovò.
-Dai, Itachi, aprì la boccuccia.- affermò, il tono più inverosimilmente mieloso che potesse utilizzare. Però, dato che lui non era proprio il tipo che parlava in quel modo, ne uscì soltanto una frase mista tra l’ironico e il ridicolo.
La moglie stavolta rise.
L’Uchiha la ignorò e, solo dopo aver fallito miseramente in quell’ennesimo tentativo, decise di giocare la sua ultima carta, quella che l’avrebbe portato alla vittoria. Si sorprendeva soltanto di non averci pensato prima.
Afferrò il telecomando della televisione e, premendo un tasto a caso, lo sintonizzò sul primo canale dove trasmettevano l’odiosa pubblicità. D’incanto, proprio come Sasuke aveva supposto, il bambino smise di schiamazzare, fissando meravigliato lo schermo colorato. Così, quasi senza accorgersene, finì per trangugiare tutto ciò che il padre gli rifilò.
Sasuke ghignò soddisfatto.
“Ancora deve nascere chi la fa in barba a Sasuke Uchiha”, pensò.



 





A dire il vero avrei voluto che ne uscisse qualcosa di più lungo. Inizialmente, doveva essere una specie di continuo di questa qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=751225&i=1ma poi ne è venuto fuori questo. E’ un AU e questo credo che giustifichi in parte il comportamento di Sasuke – che potrebbe sembrare OOC.
Beh, fatemi sapere se vi va! ^.^

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il bagnetto ***


 Il bagnetto

 

 
 

Il momento del bagnetto era sempre il più difficile.
 
“Non ti farà male provarci, almeno per una volta!”, aveva detto Sakura, sghignazzando, prima di chiudersi la porta alle spalle e sparire.
 
Sasuke l’aveva fissata, truce. Mancava poco che dai suoi occhi uscissero fiamme ardenti capaci di consumare lievemente – e dolorosamente – la consorte. Tuttavia, se l’aveva scelta non era stato di certo per farle fare quella fine.
Si passò una mano tra i capelli, come se in quel modo potesse scacciare via tutta la rabbia che stava provando verso una donna che, ultimamente, lo stava stuzzicando troppo.
-Vedi di fare il bravo tu.- disse ad Itachi, con fare minaccioso, mentre con la mano controllava la temperatura dell’acqua.
 
Il bambino mosse la testa di lato, gli occhioni sgranati, ad indicare assoluta meraviglia. Aprì la bocca per emettere qualcosa, ma ne uscì soltanto un suono senza senso. Era seduto a terra, sulle mattonelle fredde del bagno, ed alternava lo sguardo tra la vastità del luogo in cui si trovava e la figura alta e imponente del padre. Talvolta, stufo di stare lì a far niente, cercava di richiamare l’attenzione, lanciando urli terribili per le orecchie del giovane Uchiha oppure battendo le manine a terra, allungandosi sempre di più verso il pavimento.
Si stufava subito, il piccolo di casa.
Non per niente era figlio di due individui che di pazienza ne avevano ben poca. Uno dei due non sapeva nemmeno cosa volesse dire tale parola.
 
-No, le mani in bocca, no!- lo rimproverò Sasuke, accorrendo verso di lui.
Per quanto l’Uchiha volesse – e potesse – mantenere un atteggiamento freddo e distaccato con chiunque, non poteva negare di voler – e dover – tenere quattro occhi aperti con quel pestifero. Innanzitutto, era il suo primo figlio, per cui l’inesperienza totale in materia si faceva sentire.
Non sapeva perché, ma talvolta si sentiva inferiore a Sakura – cosa assolutamente non accettabile. Vedeva nella figura della madre qualcosa in più, soprattutto se ripensava al legame che lo teneva unito alla sua famiglia. Sasuke voleva bene ad entrambi i suoi genitori, ma la mamma… era pur sempre la mamma.
Ammise a sé stesso, con un po’ di malinconia, di essere geloso.
Ad accentuare questo sentimento, c’era il ricordo sempre presente del momento del parto: lui cosa aveva potuto fare per sua moglie? Niente. Non si era mai sentito inutile come quella volta. Più di un momento le aveva chiesto cosa potesse fare per lei, ma quale risposta si era aspettato per davvero? Lui e il suo orgoglio in quel caso non avevano potuto far nulla.
Scosse il capo e strabuzzò più di una volta gli occhi, così da rimuovere quell’argomento da cui non c’era via d’uscita. Perso in tanti pensieri dolorosi, quasi non si accorse di star ancora pulendo le manine di Itachi con quelle nauseanti salviettine puzzolenti.
Il bambino continuava a guardarlo, con un’espressione davvero buffa sul volto, tant’è che al ragazzo spuntò un accenno di sorriso.
Mai un sorriso che si fosse esteso da una parte all’altra del viso. Mai quella soddisfazione: né ad Itachi, né ad altri.
 
-E adesso, è l’ora di fare il bagno.- lo disse come se fosse una condanna.
Alla stesso modo, il più piccolo lo recepì proprio come tale. Prese ad agitarsi tutto, a divaricarsi tra le braccia forti del papà, che delicatamente lo sollevava da terra per portarlo verso la vasca, riempita con talmente poca acqua che a Sasuke sarebbe arrivata a malapena a ricoprire tutto il piede.
Tra uno sbuffo e l’altro, l’Uchiha maggiore era riuscito a far entrare quella peste del suo bimbo in acqua. Era sempre quella la solita, stufante situazione: Itachi non ne voleva sapere di entrare farsi lavare, era come se avesse paura. Poi, una volta che veniva immerso, sembrava divertirsi. Ad ogni modo, per evitare tragedie di pianti o roba varia, Sasuke con l’altra mano pensò bene di acciuffare una ridicola paperella giallo squillante, che gli ricordava tanto i capelli di un tale Naruto Uzumaki.
-Guarda qui, Itachi, è Naruto!- disse, premendo il pupazzo così da farlo suonare.
Itachi, che nel frattempo continuava imperterrito a cercare di ottenere quella che viene chiamata libertà, lottando con le unghie e con i denti per opporsi alla dittatura del padre, si zittì di colpo, alzando gli occhi verso colui che aveva prodotto il rumore. Rise soltanto a guardarlo. Chissà perché, il bambino associava il nome “Naruto” a tante risate. Di questo Sasuke non poteva che essere fiero: persino un bambino tanto piccolo capiva quanto fosse ridicolo quella testa quadra del suo migliore amico. E ciò che contava era che il piccolo in questione fosse suo figlio.
-Naruto.- ripeté, osservando suo figlio alzare le braccia per acchiappare l’oggetto che andava sotto la denominazione di un certo biondo.
Ovviamente Sasuke se ne approfittò: tenendo conto della distrazione di Itachi, riuscì a lavarlo quasi senza problemi e, nel frattempo, a mantenerlo. Per compiere al meglio questo dovere, aveva appoggiato “Naruto” sul bordo della vasca, in modo che ad Itachi fosse ben visibile. Tuttavia, si trattava sempre di un Uchiha.
Questi, infatti, tutto ad un tratto si stancò.
 
Capì che tutti i suoi sforzi erano inutili, che per quanto si allungasse non sarebbe mai riuscito a raggiungere quel suo obiettivo, per cui ricorse all’unica arma che aveva in suo possesso, quella da cui nemmeno Sasuke Uchiha sapeva difendersi.
Cominciò a piangere, ad urlare e ad agitarsi.
-Stai buono, abbiamo quasi fin…-
L’Uchiha non potè nemmeno concludere quella semplice frase, che uno spruzzo d’acqua gli finì proprio in un occhio. Sebbene fosse stato svelto a ritornare padrone di sé – dato che si trattava solo di un goccio di pura acqua – venne investito lo stesso da un fiume in piena di liquido cristallino, che non fece altro che bagnarlo tutto. A momenti, era più bagnato lui di suo figlio: e dire che non aveva riempito eccessivamente la vasca!
-Sta. Fermo.- cominciava inevitabilmente a scandire le parole quando le cose non andavano per il verso giusto. E in quel caso, proprio non ne volevano sapere di andare.
Per tutta risposta ne ricavò un altro bagno, ma stavolta fu più pronto, riuscendo ad immobilizzare Itachi e a sollevarlo dalla vasca.
-Dannazione. Chissà come avrai combinato il bagno!- gli disse, vedendolo finalmente sorridere ad un centimetro dal suo volto.
Deglutì con leggerissimo nervosismo, prima di voltarsi.
Beh, la stanza non stava meglio di lui, bagnata in più punti.
-Non avrai ereditato tutta la forza di tua madre, spero! Per fare tutto questo macello!-
Ottenne soltanto un’altra risatina, come se il bambino volesse rispondergli affermativamente.
-Ad ogni modo, è meglio sciacquarti per bene, e poi pulire.-
Detto questo, riempì di nuovo la vasca – dato che non c’era quasi più nulla – e vi rimise il bambino.
-Tieni questa.- gli pose la paperella tra le mani, sorbendosi tutti i fastidiosi suoni che provenivano da essa.
 
“Naruto, sei fastidioso anche sottoforma di papera”, pensò.
 
Vide Itachi mettersela in bocca e mordicchiarla. Quella era igienica e pulita, ma preferì comunque togliergliela. Tanto, ne aveva usufruito abbastanza, ed il bagnetto era stato fatto.
 
Appoggiò Itachi sul fasciatolo, e dopo averlo asciugato gli mise il pannolino, per poi fargli indossare una tutina azzurra. Lo guardò, gli occhi che gli si chiudevano, quella dannata papera ancora tra le mani. Gli spuntò un sorriso, stavolta più largo. Era un gesto che non gli apparteneva, lo sapeva, ma come resistere davanti a quella che sarebbe stato per sempre la luce dei suoi occhi? Si sentiva incredibilmente romantico, forse anche stupido, ma di certo l’affetto profondo che provava per quel meno di mezzo metro di bambino non era paragonabile a niente.
Pensò. Per lui poteva anche sforzarsi di sorridere, ogni tanto.
 
Si passò una mano tra i capelli – di nuovo -, e stavolta li trovo bagnati.
Forse non aveva potuto fare nulla per Sakura, quando aveva partorito quel piccolo angelo demoniaco che ora dormiva beato, ma era sicuro che ora poteva fare qualcosa…
 
… come buscarsi un raffreddore per un bagnetto finito a male!
 



 




 
 
Ebbene, ho una “bella” sorpresa per voi! Dato il “successo” che la fic aveva ottenuto a quello che doveva essere il suo primo e unico capitolo (ovvero 8 preferenze e 3 “ricordanze”) ho deciso di farla diventare una raccolta, incentrata sull’allegra famigliola.
 
yuki21 ho provato a pensare qualcosa del parto, ma l’ho inserito solo come un mezzo accenno. Quando mi verrà una buona idea, magari la svilupperò meglio, promesso ;)
 
 
 
Vi inviterei, infine, a passare per la mia round robin, invitandovi, se volete, a partecipare ;D: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=762141

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Televisione ***


Televisione

 

 

Quel giorno Itachi era irrequieto. Andava avanti e indietro per la cucina, avvicinandosi sempre di più alla porta che conduceva all’esterno. Si guardava intorno, cercando il padre con lo sguardo e tentando di attirare la sua attenzione con urli più o meno acuti.
 
Sasuke faceva zapping, senza riuscire a trovare nulla di particolarmente interessante. Spaparanzato sul divano, con la sola compagnia del figlioletto urlante e del caldo estivo, si limitava a schiacciare i diversi tasti del telecomando, nella speranza che limitando così i suoi movimenti, potesse soffrire meno i trentacinque gradi di quel pomeriggio afoso. I gridolini strazianti del bambino cominciavano, però, ad infastidirlo. Fino a poco prima li aveva sopportati facendo leva su tutta la pazienza che, paradossalmente, non possedeva, finchè la soglia non era stata abbondantemente superata.
 
“Sakura, mi avevi assicurato che non si sarebbe svegliato. Almeno non prima che tu tornassi dalla tua giornata di shopping con Ino!”, pensò, i denti stretti e la presa sul telecomando sempre più salda. A momenti, l’Uchiha gli avrebbe fatto fare una brutta fine.
 
-Su Itachi, stattene zitto.- esclamò, senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
Per tutta risposta udì lo sbattere frenetico di alcune manine sul pavimento. Il tutto, ovviamente, accompagnato da striduli di diversa intensità.
Gli occhi di Sasuke si mossero impercettibilmente verso la figura del bambino seduto a terra, osservandone la reazione successiva.
Itachi si alzò, facendo leva sulle mani e rischiando anche di capitombolare giù, e si avvicinò maggiormente alla porta, suggerendo al padre la sua brillante idea di uscire con quel Sole che, per citarne una dell’Uzumaki, avrebbe fatto cuocere persino il ramen.
Il bambino si allungò tentando di raggiungere la maniglia. Naturalmente non ultimò il proprio obiettivo. Cocciuto e immensamente testardo com’era, ci riprovò, ma questa volta si mise a salterellare sul posto, credendo probabilmente di poter ottenere un risultato diverso. Nient’affatto.
Sasuke si alzò dal divano, un gesto che gli procurò una fatica immensa. Non era semplice nemmeno muoversi con quel caldo, figurarsi badare ad un bambino. Un bambino al pieno delle sue forze, poi, era un vero e proprio suicidio.
 
“E questo era quello che doveva dormire!”, pensò, sollevando Itachi da terra e guardandolo in faccia. Le sue parole erano indirizzate alla moglie, uscita per svagarsi. A vederlo, il piccolo Uchiha appariva vispo, gli occhietti neri che saettavano da una parte all’altra della stanza, soffermandosi sul papà, al quale sembravano ordinare di uscire.
 
-Guardiamoci un po’ di televisione, magari te ne stai tranquillo.- lo sollevò di peso e lo costrinse a starsene calmo davanti alla scatola colorata – come Sakura chiamava la tv in presenza di suo figlio. L’Uchiha girò vari canali, fino a finire su uno dedicato ai bambini. Itachi fu subito attratto da quel misto di colori e movimenti che i cartoon per i più piccini propinavano. Per sfortuna di Sasuke, quello a cui stava assistendo era il più orrido dei programmi in cui potesse incappare, un agglomerato di idiozia tale che nemmeno un certo dobe poteva arrivare a tali livelli: stava parlando niente di meno che dei “Teletubbies”. Lui odiava quei cosi. Gli suscitavano antipatia solo a sentirli nominare, perché erano stupidi, senza senso, mentre per suo figlio non era così. Rideva ogni qualvolta li vedeva saltare in quella fossa dove si lanciavano prima dei consueti e lunghissimi saluti finali. Oltretutto, aveva imparato anche lui a scuotere la manina e ad imitare quei – come li aveva affettuosamente rinominati Sasuke – mostriciattoli.
 
Difatti, onde mostrare quanto il suo bambino fosse diligente ed educato e stesse apprendendo le buone maniere, Sakura, ogni volta che incontravano qualche loro conoscente, ripeteva:
-Itachi! Su, ciao, ciao! Come fa Lala, eh?-
E Itachi, da bravo bambino, alzava entrambe le braccia e scuoteva le mani, ridendo felice. Ma anche in quelle circostanze, Sasuke Uchiha manteneva il suo muso lungo, oltre che l’odio sconfinato per i Teletubbies.
-Sasuke, stiamo parlando di un cartoon per bambini!- lo rimproverava Sakura, ma lui se ne stava in silenzio, maledicendo quei dannati cosi.
 
-Peccato, è finito.- disse, mantenendo sempre il suo solito tono serio ed indifferente, Fece, poi, spallucce accomodando meglio Itachi sopra di sé e guardandolo in faccia.
-Pazienza, vero?-
Il bambino si allungò verso la tv non appena udì la sigla finale – finalmente giunta. Aveva gli occhi spalancati ed emetteva degli strani suoni, come se volesse comunicare ai Teletubbies di non andarsene a nanna.
Sasuke, rasserenato, sorseggiò della fredda acqua col ghiaccio dal bicchiere poggiato sul tavolino adiacente al comodo divano. Per poco non sputò tutto quando vide quale fosse il prossimo cartone in lista.
 
Dora l’esploratrice.
 
-Ma questa è una congiura.- sussurrò a denti stretti, mentre Itachi si esibiva in una sonora e fragorosa risata di approvazione.


 



 
 
 
 
Oh la la, salve a tutti! ;)
(due storie in un giorno, beh… quando mi ci metto xD)
 
Non è mai troppo tardi per dedicare una fic, no? Ebbene, questa (raccolta, non solo questo capitolo <3) è dedicata interamente a Uchiha Miku! V__V
Cioè, cara, io non ti avevo ancora scritto nulla? Cioè, impossibile! E dato che mi hai detto che la raccolta ti piaceva, ho pensato di dedicartela interamente! ;)
Spero ti faccia piacere! <3 


P.S. Mi faccio un po' di pubblicità xD
Naruto consiglia: come sostenere la vita di coppia 
A Uchiha-kun non piacciono i bambini, i matrimoni e i genitori gelosi  

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La buonanotte ***


La buonanotte

 

 

Maledetto il cambio di stagione, dannata la pioggia e al diavolo Sakura e le sue dimenticanze di ombrello.
-Papà.- gracchiò il bambino, con una manina in bocca, tutta sbavata. Chiudeva e apriva gli occhioni neri, in un movimento quasi ipnotico. Batteva forte l’altro palmo su un libro poggiato sul comodino a fianco, per richiamare l’attenzione del genitore e per tentare di farsi capire. D’un tratto, dato che Sasuke preferiva guardare verso la finestra, piuttosto che suo figlio, il pargolo lanciò un urlo stridulo.
-Scordatelo, Itachi. Non ti leggerò mai quelle insulse favole. Se tua madre ti ha abituato in questo modo, mi spiace tanto. Prenditela con la sua febbre, tsk.- sbottò, sistemando per bene il bambino sotto le coperte, rimboccandogliele fino al mento. –Ora dormi.- raccomandò, incrociando le braccia e aspettando che il figlio  facesse quanto gli era stato ordinato. –Su dormi. Chiudi gli occhietti e dormi.- ripeté, ostentando una calma che non possedeva. In realtà, era stata una giornata piuttosto intensa, tra pranzo e cene da preparare, Itachi da accudire, Sakura da assistere… insomma, una giornataccia coi fiocchi.
Nonostante le lamentele, sia vocali che pensate, del papà, il piccoletto sembrava più che intenzionato a starsene con le iridi più che vigili. Aveva avvinghiato le dita intorno alla coperta e si divertiva a strattonarla, nell’attesa che il genitore capisse di doversi attivare.
-Fa… vo… la.- scandì a fatica, indicando il libro, lo stesso libro che Sasuke, invece, fissava con astio, desiderando di poterlo bruciare all’istante. Pensare di dover leggere riguardo a principesse, baci, lieti fini gli faceva salire la nausea.
-No.- rispose, monosillabico.
Itachi ribatté con un ennesimo urletto – Sasuke non sapeva quanti ne aveva sentiti quel giorno, e non sapeva nemmeno quanto sarebbero resistite le sue povere orecchie -, agitandosi tutto e buttando le coperte alla rinfusa. Poco a poco, gli occhioni si riempirono di lacrime e nella stanza non esisteva altro che le grida del piccolo di casa. Ora, le possibilità erano due: lasciare che strepitasse finchè avesse voluto, lasciandolo a piangere per tutta la notte, oppure accontentarlo, per l’ennesima volta. Senza contare che quel chiasso avrebbe svegliato Sakura, che, finalmente, era riuscita ad addormentarsi tranquilla, dopo un pomeriggio passato con la febbre altissima.
-Te la leggo.- eruppe l’Uchiha, afferrando il libro con schifo. –Ma non perché tu hai ragione su di me, ma perché non ho la minima voglia di sentirti lagnare.-
“E, poi, tua mamma merita il nostro silenzio”, aggiunse mentalmente.
 
L’espressione felice di Itachi contrastava nettamente con quella di Sasuke.
 
 
 


 




E’ passato un mese dall’ultimo aggiornamento di questa raccolta! D:
Come passa il tempo. A ogni modo, si tratta di una flash, anche malriuscita, a dirla tutta. A ogni modo, a voi la sentenza. 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=752815