In The Real World

di Kumiko_Walker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Inizio di una Strana Convivenza ***
Capitolo 2: *** E' Tutto un Giro di Favori! ***
Capitolo 3: *** Mio Fratello può diventare un Abile Assassino ***
Capitolo 4: *** Chiacchierate Notturne ***
Capitolo 5: *** L'Inizio della Festa ***
Capitolo 6: *** La Fine della Festa ***
Capitolo 7: *** La Peggior Nemica ***
Capitolo 8: *** Foto Nascoste ***
Capitolo 9: *** Mille Maschere ***



Capitolo 1
*** L'Inizio di una Strana Convivenza ***


In The Real World
Capitolo 1: L’Inizio di una Strana Convivenza
 
L’aria era pungente, e l’odore del sangue era sparso nell’aria.
Un urlo di carica squarciò il cielo azzurro senza nuvole.
La lunga spada di Allen Walker colpì il braccio nero, messo davanti alla testa per proteggersi, di Tyki Mikk, il Noah del Piacere, che sfoggiava un sorriso divertito.
Ancora l’albino non si capacitava di come fosse finito in quella situazione.
Lui, Lavi e Miranda erano stati mandati da Komui per trovare un pezzo di Innocence in Germania, più precisamente a Berlino. Improvvisamente due Akuma di Livello Tre gli avevano attaccati, e, dopo averne ucciso uno, dietro ad Allen era comparsa l’ombra del moro, contro cui, proprio ora, stava combattendo.
- Ehi, piccolo, qualche problema? - chiese il Noah, parando l’ennesimo fendente dell’albino. L’esorcista aveva i fiatone, invece Tyki continuava a sorridere, senza una ferita sul corpo, apparentemente senza nessuna difficoltà nel combattimento.
Ad Allen non piacque affatto di come il Noah avesse pronunciato il suo soprannome. Nel tono aveva notato anche una punta di lussuria e di divertimento. Quanto odiava il moro.
Ad un certo punto della loro battaglia, un bagliore invase i due, creando un cerchio verde intorno ad Allen ed a Tyki, che si guardavano in cagnesco, pronti ad ammazzarsi a vicenda.
- Ma che diavolo?! - urlò il moro, guardandosi intorno.
- L’Innocence! - realizzò l’albino, dopo un momento di smarrimento.
La luce verde li invase, ed entrambi non riuscirono più a vedere nulla, sentirono che sotto di loro si formò un buco, dove i due caddero, cacciando un urlo.
 
Una ragazza stava comodamente leggendo una Doujinshi (ovviamente Hard) sul computer, mentre mangiava delle patatine, con la bava alla bocca per le scene.
Sentì un tonfo improvviso e si girò di scatto.
Tyki ed Allen, seduti uno sopra l’altro, erano finiti contro il bianco pavimento della stanza della ragazza.
- E TOGLITI! - urlò l’albino, scacciato dal peso del Noah.
Il moro si alzò di scatto e si guardò intorno.
- Ma dove diavolo siamo finiti?! - chiese, per poi notare la presenza di una terza persona, che era ammutolita e li guardava con stupore.
Aveva i capelli neri corti fino alle spalle e lisci, la frangia era appena sotto le sopracciglia, gli occhi leggermente a mandorla, il naso piccolo, le labbra sottili e rosee, la carnagione era pallida, i lineamenti era dolci e morbidi, piuttosto alta e magra, indossava un top nero e dei pantaloncini di jeans blu, aveva delle calze bianche molto corte, intravide una cicatrice sulla mano destra. Probabilmente metà giapponese.
Tyki pensò subito che quella ragazza si sarebbe messa a gridare come una forsennata. Bè, allora non conosceva la proprio, visto che Hanabi Tsukishima, questo era il suo nome, era una persona decisamente fuori dal comune.
- Mazza che fighi! - urlò andando incontro ai due, e si avvicinò come se nulla fosse e si mise a guardarli per bene, con gli occhi a forma di cuore.
- Mi chiamo Hanabi Tsukishima, piacere! - disse la mora sorridendo. Come se qualcuno glielo avesse chiesto, pensò Tyki, che aveva una faccia buffissima: la bocca era aperta per lo stupore e gli occhi erano allargati.
- Scusa ma dove siamo? - chiese Allen, che si era ripreso dallo shock iniziale, guardandosi intorno: il pavimento era in tegole bianche e le pareti erano colorate di rosa, dietro alla ragazza c’erano due strane “scatole” in plastica, una era accesa ed aveva una tastiera, c’erano due armadi di legno al loro fianco, dietro di loro vi era anche un divano verde, di fianco alla finestra c’era anche un letto, vi era anche uno scaffale pieno di libri.
- Siete a Santa Maria, in Lombardia, in Italia, ma piuttosto, voi chi siete? Avete un’aria vagamente familiare, però… - chiese Hanabi, squadrando l’albino. La ragazza era leggermente più alta di Allen.
- Mi chiamo Allen Walker e questo qui è Tyki Mikk, un’idiota - rispose l’albino con un sorriso, indicando il moro.
- EHI! - il diretto interessato si arrabbiò subito appena sentì la parola “idiota”.
Hanabi sussultò, e superò i due, andando a prendere un manga da uno scaffale che Allen non aveva notato.
Poi guardò la copertina ed osservò prima il moro e poi l’albino.
- NON CI POSSO CREDERE! - urlò, guardando i due, sempre con gli occhi a forma di cuore.
Allen la guardò interrogativo.
Hanabi mostrò la copertina ai due, che sgranarono gli occhi: erano ritratti loro due insieme a Road!
- Un momento… cosa?! - l’albino prese tra le mani il manga, ed insieme a Tyki lo studiò, poi lo aprì e notò che vi erano descritte tutte le loro missioni, più una parte che ancora non conoscevano.
- COSA SIGNIFICA?! - urlò il moro, scuotendo Hanabi per le spalle.
- Voi non siete reali, appartenete al manga “D.Gray-Man”, il mio preferito! Ma che ci fate a casa mia? - chiese, prendendo una mano di Tyki e studiando il suo braccio, poi provò a cancellare le cicatrici che vi erano sopra, visto che ancora non ci credeva che erano veri, anche se erano arrivati nella sua stanza misteriosamente.
- Un momento… le cicatrici non si tolgono, quindi significa che sono vere! - urlò, per poi prestare la sua attenzione sull’albino.
- Prima però voglio vedere i vostri poteri, così sarò sicura che siete voi gli originali! - disse Hanabi.
- E cosa dovremo fare? - chiese Tyki, leggermente nervoso. Quella situazione cominciava a non piacergli.
- Tu potresti camminare nell’aria, mentre Allen potrebbe invocare l’Innocence - la ragazza sorrise.
- Nulla di più facile - il moro era stato colpito nell’orgoglio. Come osava un’umana dire che lui era un falso?! Ma gliela avrebbe fatta pagare! Dopo pochi passi andò in aria e sorrise ad Hanabi. Lei sgranò gli occhi, ma non disse nulla. Poi toccò all’albino, che invocò l’Innocence, ma subito dopo lo ritrasformò in un braccio.
- Ok, mi avete convinto - sussurrò lei, un po’ scioccata ed emozionata.
- Quindi noi facciamo parte di un manga?! - chiese Allen. Hanabi annuì, sedendosi sul divano.
- Però come avete fatto ad arrivare qui? - la mora, sotto ogni aspettativa, l’aveva presa piuttosto bene, e non aveva urlato, anzi era calmissima.
- A causa di una Innocence - sussurrò Tyki. Ok, sicuramente il Noah non avrebbe mai risposto ad una domanda fatta da una persona appena conosciuta se fosse stato nel suo mondo, ma siccome quella ragazza sembrava disposta ad aiutarli, non era certo una cattiva idea rispondere a qualche quesito.
- Ok, che ne dite di restare da me, fin quando non riuscirete a tornare nel vostro mondo? - chiese Hanabi, rompendo quel silenzio imbarazzante che si era creato.
- Ma se ti abbiamo appena cono- - Allen si bloccò di colpo. Poi pensò alla proposta: vitto ed alloggio gratis. Guardò Tyki. Anche lui aveva pensato la stessa cosa.
- E cosa vuoi in cambio? - chiese il moro, osservando la ragazza.
- Ma ovviamente la vostra compagnia! Cioè, ma quando mai capita che due dei tuoi personaggi preferiti si vengono a stabilire a casa tua?! - Hanabi sentì suonare il cellulare, si alzò dal divano e prese il suo Touch rosa, guardò chi era che rompeva.
- Che vuoi Ichigo?! - chiese, arrabbiata nera, mentre si sedeva sulla sedia gialla davanti al computer, trascurando i due nuovi coinquilini, che la guardavano straniti. Bè, più che lei, osservavano lo strano aggeggio che aveva suonato.
- Assolutamente, ciao! - riagganciò, spegnendo il cellulare, per evitare che qualcun altro venisse a rompere, mentre parlava con Tyki ed Allen.
- Cos’è quello? - chiese l’albino, indicando il Touch rosa, e poi il computer.
- Come dire… diciamo una specie di golem in versione portatile - cercò di spiegare Hanabi, poi si spostò e mostrò il computer nero.
- Questo è un computer, puoi navigare su internet e cercare immagini, video e Doujinshi - disse lei sorridendo. Tyki si avvicinò alla mora.
- Doujinshi? - chiese, alzando un sopracciglio.
- Una storia di un Manga che di solito tratta di una coppia, ci sono anche Doujinshi su D.Gray-Man, e che Doujinshi! - Hanabi cominciò a sbavare, mostrando a Tyki una Hard, con lui ed il piccolo come protagonisti, dove il moro stava facendo ad Allen… vabbè, si è capito, no?
Inutile dire che quando l’albino si avvicinò, curioso, svenne per le scene troppo perverse ed Hard per i suoi occhi casti e puri.
- Non ci posso credere che la gente fa queste cose… - disse il moro, ma in realtà era molto interessato alla Doujinshi, visto che non gli staccava gli occhi di dosso.
Hanabi chiuse il computer (era un portatile).
- Ma io stavo ancora guardando! - protestò Tyki, sbuffando.
- Fai rinvenire Allen, che vi spiegherò le regole per stare in questo mondo! - ordinò Hanabi, con un tono di chi non ammetteva repliche.
- Ci sono anche delle regole?! - chiese il moro, scuotendo l’albino, che, dopo qualche minuto, rinvenne.
Hanabi lo ignorò, ed alzò l’indice.
- Ascoltate bene, perché non voglio ripetermi: uno, siccome siete finiti insieme in questo mondo, non dovete combattervi, sarete in una tregua temporanea - alzò il medio - due: non dovete usare i vostri poteri, qui in questo mondo non esistono Akuma, Noah o Esorcisti, usateli solo se è estremamente necessario! - alzò l’anulare - tre, è vietato uccidere le persone - alzò il mignolo - siccome, per evitare che le persone sospettino di voi, Allen sarai il mio ragazzo, mentre tu, Tyki, sarai il suo fratello maggiore, quindi, quattro, reggete la recita - poi si tappò le orecchie.
- PERCHE’ DOVREI ESSERE IO IL TUO RAGAZZO?! NON LO PUO’ FARE TYKI?! - gridò Allen, isterico.
- O, dai, non è poi così male! - disse Tyki, buttandosi sul letto, trasformandosi nella sua forma “Bianca”.
Hanabi, grazie ai pochi riflessi che aveva, tappò la bocca all’albino appena in tempo, prima che potesse urlare al moro un’infinità di insulti.
- Perché così posso tenervi in casa mia, userò la scusa che i vostri genitori sono partiti, ed voi mi avete chiesto aiuto, e poi non dovremmo fare niente, dovete solo stare al gioco, come ho già detto - la ragazza rispose alla domanda di Allen con indifferenza - e poi Tyki è troppo vecchio per essere il mio ragazzo -.
Il Noah venne, per l’ennesima volta, colpito nell’orgoglio, si mise per terra a fare dei cerchi immaginari, in preda alla depressione, sussurrando “troppo vecchio”.
- Tyki-pon, non essere giù, tu hai ventisei anni io quattordici, bè, tra dieci giorni quindici, comunque sei troppo maturo per me, i miei non lo accetterebbero - disse Hanabi, cercando di rimediare.
Tyki alzò la testa, ancora un po’ depresso, ma abbozzò un sorriso.
- Comunque, quando hai usato quella specie di Golem, con chi stavi parlando? - chiese, curioso, Allen, per poi posare la sua attenzione sulle patatine che Hanabi stava mangiando.
- Se vuoi le puoi anche mangiare - disse la ragazza, notando lo sguardo e la bava alla bocca che aveva l’albino. L’esorcista non se lo fece ripetere due volte, e cominciò ad ingozzarsi.
- Stavo parlando con mio fratello maggiore Ichigo - rispose lei, facendo una pausa - mi ha chiesto di registrargli un film horror che trasmettono adesso - Hanabi realizzò che doveva sbrigarsi a registrare, altrimenti il fratello non l’avrebbe perdonata per non avergli registrato il film dall’inizio. Quindi, si mise a correre per lo stretto corridoio, seguita a ruota dai due, incuriositi da questo “registrare”.
Entrarono in una camera poco più piccola di quella di Hanabi, con il pavimento marrone chiaro, il muro verde mela, c’era un letto matrimoniale bianco, con una televisione sopra ad un comodino nero, e sotto ad essa c’era un video-registratore grigio, la parte sinistra della stanza era piena di scarpe e c’erano tre armadi giganti color pece, che arrivavano fino al soffitto.
La ragazza prese una videocassetta, trovata in mezzo a quel casino, e la inserì dentro al videoregistratore, impostò il canale e l’ora poi si alzò da terra, e guardò i due, con un sorriso inquietante in viso.
- Vi piacerebbe vedere un Horror? - chiese, guardando l‘orologio: erano quasi le otto di sera, e faceva un caldo infernale da cinque del pomeriggio. Hanabi, ovviamente, aveva doppi fini: era molto emozionata nel vedere che due dei suoi personaggi preferiti erano finiti a casa tua, di poterli toccare e fare tutto quello che voleva, ma la sua coppia preferita era quella Poker, quindi qual è la cosa migliore per far urlare di paura il povero piccolo Allen? Ovviamente guardarsi un Horror al buio, di notte e da soli in casa!
- Che cos’è? - chiese Tyki, che si era ripreso dalla sua depressione.
- E’ un film che ti fa prendere una paura matta, io adoro questo genere, ma prima che lo guardiamo… - la ragazza annusò i due, e poi si mise una mano sul naso - andatevi a fare una doccia, per l’amor del cielo! Puzzate! - i due ragazzi si imbarazzarono.
- Vi faccio vedere il bagno - disse, trascinandoli fuori dalla stanza.
Dopo ave fatto neanche un metro, si trovarono in un bagno molto piccolo, con una lavatrice ed una asciugatrice, un lavandino, un bidé, una Toilette, ed una vasca, con attaccata sopra una doccia, il pavimento era marrone chiaro, mentre il muro era di un bianco candido, senza neanche una ragnatela o dello sporco.
- Io vado a prendervi degli asciugamani, non toccate nulla! - disse, uscendo.
I due si ritrovarono da soli.
Allen sospirò.
- Ancora non ci credo che abbiamo deciso di rimanere qui, con una persona che a malapena conosciamo! - all’inizio non voleva restare, ma quella ragazza era stata così gentile ad ospitarli, senza neanche conoscerli, che non se l’era proprio sentito di rifiutare!
Tyki, invece, stava ancora pensando a quella Doujinshi che Hanabi gli aveva fatto leggere. Chissà se l’albino si sarebbe lamentato così anche nella realtà. Quei pensieri gli facevano scendere il sangue dal naso, ma si trattenne, alzando la testa, per evitare di mostrare ad Allen il liquido rosso che usciva dalle sue cavità nasali.
Ma una cosa era certa: avrebbe potuto vedere l’esorcista nudo, chissà se il suo corpo era come se lo era immaginato…
Si schiaffeggiò mentalmente. Ma che cavolo di pensieri gli venivano in mente?! Lui andava solo con le donne!
- Eccomi ritornata! - Hanabi entrò nel bagno, posando un bel po’ di asciugamani sulla asciugatrice.
- Ora potete fare la doccia insieme - sorrise, andando sull’uscio della porta.
- INSIEME?! - urlò Allen, scandalizzato. Lui a fare il bagno insieme ad un Noah?! Neanche fra diecimila anni!
- Guarda che l’acqua costa, e la pagano i miei (figuriamoci se sborso qualcosa!)! Poi se avete i tempi di mio fratello, dovremo fare un mutuo per pagare le bollette dell’acqua! E poi siete tra uomini, no? Che male c’è a farsi la doccia insieme?! Anche io la faccio con la mia migliore amica, quando vado da lei! - diede all’albino due bottigliette che aveva preso da un comodino sopra al lavandino - questo è per il corpo e questo è per i capelli - poi guardò Tyki e rise - lo so che Allen ti incita alla violenza ed ad altro, ma evita di mangiartelo con gli occhi! - detto questo lasciò i due, chiudendo la porta, con un bel sorriso sulle labbra.
- Bene, mentre si fanno la doccia, vado a prendere dei vestiti nuovi, rubandoli da quelli che mio fratello non usa più - recitò il suo promemoria mentale, grattandosi la testa. Le veniva da ridere, non riusciva proprio a crederci che Allen Walker e Tyki Mikk si erano ritrovati a casa sua per colpa di una Innocence. Ora sperava solo che sua madre glieli avrebbe lasciati tenere a casa, credendo alla farsa del fidanzato! Suo fratello non avrebbe detto nulla, visto che c’era solo per dormire e la mattina, invece suo padre c’era solo per la notte, e lei non lo vedeva quasi mai, ma era molto permissivo, quindi per quei due non c’erano problemi!
Canticchiando Bring me to Life degli Evanescense, andò verso la stanza di Ichigo, per cercare qualcosa di decente da far indossare ai due!
Ma torniamo da Tyki ed Allen, che avevamo lasciato in bagno…
Il Noah si stava togliendo la divisa, quanto mai il Lord aveva fatto delle uniformi così difficili da togliere!
Ma poi realizzò che poteva usare il suo potere, e si diede mentalmente del deficiente per non averci pensato prima!
Dopo due secondi era nudo, ed aveva cominciato ad armeggiare con il rubinetto dell’acqua calda, tutto sotto gli occhi dell’albino, che si era tolto la maglietta, mostrando la sua cicatrice.
Allen vide le cicatrici che aveva inferto lui a Tyki. Era brutto vederlo in quello stato… ora basta! Lui era il nemico, punto e fine!
Quando il Noah riuscì finalmente ad aprire l’acqua calda, fece cenno all’albino di avvicinarsi, e l’altro lo guardò scandalizzato, mentre si copriva le parti intime con un asciugamano, non avrebbe permesso ad un Noah di vedere tutto il suo corpo!
- Ma non penserai sul serio che io mi faccia la doccia insieme a te, vero? - chiese l’albino, alzando un sopracciglio.
- RAGAZZI! OVVIAMENTE STAVO SCHERZANDO QUANDO HO DETTO DI FARVI LA DOCCIA INSIEME! - la voce di Hanabi era divertita, e stava per buttarsi a terra dal ridere. Non ci poteva credere che i due avessero preso la cosa così seriamente!
Allen e Tyki la maledirono in tutte le lingue ed in tutti i modi che si ricordarono.
- Inizio io - il Noah si precipitò nella doccia, e tirò la tenda blu. Ovviamente l’Esorcista era rosso come un pomodoro per lo scherzo di pessimo gusto che gli aveva tirato la ragazza, ma non aveva visto il corpo di Tyki, sotto al ventre.
Allen prese uno sgabello bianco e si sedette, con ancora l’asciugamano intorno alla vita.
- Siamo qui da appena un’ora e già rimpiango il mondo da dove veniamo - si lamentò l’albino, guardando la tenda blu ed ascoltando l’acqua della doccia.
- Per una volta di do ragione - rispose Tyki, massaggiandosi i capelli.
Poi tutto finì in silenzio tombale. Passarono venti minuti, ed Allen cominciò ad innervosirsi.
- Ma insomma, quanto ci metti?! - chiese, alzandosi di scatto dal suo sgabello.
- Un attimo, ho quasi finito! - il Noah si stava divertendo, ma non lo avrebbe detto - passami un asciugamano, piccolo! - Tyki spense l’acqua, mettendo una mano fuori dalla tenda.
Allen tirò, con rabbia, un asciugamano rosa al moro, che riuscì a prenderlo per miracolo.
- Ehi, calmati, piccolo! - si lamentò lui, asciugandosi i capelli, per poi mettersi l’asciugamano sulla vita, altrimenti l’albino lo avrebbe ammazzato, avrebbero creato un putiferio, e poi, da quello che aveva capito su Hanabi, la ragazza gli avrebbe ammazzati entrambi.
Uscì dalla doccia, osservando il corpo ben proporzionato del sedicenne. Non era male dopotutto.
Allen aspettò che il Noah era uscito del tutto, prima di buttarsi nella doccia.
- E non guardare! - urlò l’albino, aprendo l’acqua e tirando la tenda.
- E chi ti guarda?! - rispose l’altro, asciugandosi i capelli neri, seduto sullo sgabello.
Dopo qualche minuto che l’esorcista era entrato nella doccia, i due sentirono bussare alla porta del bagno.
- Sono io, vi ho portato dei nuovi vestiti! - Hanabi aprì la porta e vide un Tyki mezzo nudo seduto su uno sgabello, ancora leggermente bagnato, che si stava asciugando bene i capelli. Inutile dire che la ragazza quasi svenne nel vedere quella visione celestiale.
- Ma non possiamo usare i nostri? - chiese il Noah, indicando i vestiti a terra.
La mora si riprese e si asciugò la bava alla bocca, ma aveva le guance rossissime.
- Assolutamente no! Puzzano e non potete usarli in questo mondo! - gli mise davanti un po’ di magliette, pantaloni, eccetera - quelli più piccoli sono di Allen, mentre i più grandi sono tuoi, ora vi lascio cambiare in pace… - anche se vorrei restare pensò Hanabi, uscendo velocemente dalla stanza, chiudendo la porta di scatto, creando un forte botto, che fece sobbalzare i due ragazzi.
Allen uscì dalla doccia, e si mise i vestiti che la mora gli aveva dato, come fece Tyki.
Uscirono dal bagno ed andarono in camera di Hanabi, dove questa li stava aspettando.
I ragazzi si guardarono i vestiti: Allen aveva una maglietta a maniche corte rossa, con dei jeans corti fino alle ginocchia, con delle calze bianche, Tyki, invece, aveva una maglietta aderente blu, con dei pantaloni color marrone e delle calze bianche.
- Ma sei sicura che questi vestiti vanno bene? - chiese il Noah, osservandosi. Non era molto convinto…
- Vi stanno benissimo! - rispose Hanabi, con un sorriso, poi tirò fuori una cassetta.
- Cos’è quello? - chiese Allen, mettendosi una ciocca bianca dietro all’orecchio.
- E’ un fantastico film Horror, è leggero, si chiama Nightmare (e questo sarebbe leggero?!), ma adesso aiutatemi a spostare il letto! - dopo averci messo dieci minuti per spostare il letto ed usarlo come divano, la mora mise il film dentro al suo personale registratore, poi spense tutte le luci. Erano le nove di sera, ed il cielo aveva cominciato ad avere delle sfumature scure, segno che la notte si stava avvicinando.
La serata andò più o meno così: Allen urlò per tutto il film, aggrappandosi a Tyki, mentre quest’ultimo era molto interessato e sorrideva ad ogni scena di morte, Hanabi, ogni tanto, guardava i due e sbuffava ogni volta. Forse il film Horror non era stata una buona idea, dopotutto.
Alla fine Allen era appiccicato a Tyki, e non lo voleva mollare per nessun motivo! Aveva gli occhi fuori dalle orbite, un po’ di saliva che gli colava dalla bocca, da quanto aveva urlato, e le braccia erano artigliate alla maglietta aderente blu del Noah. Nightmare lo aveva proprio terrorizzato.
- Lo riguardiamo? - chiese Tyki, sorridendo, mentre Hanabi accese le luci.
- NO! - l’albino finalmente parlò e, con il dorso delle mano sinistra, si polì la saliva che gli pendeva dalla bocca.
- Allora, domani vi presento a mia madre (perché mio padre non c’è), cercate di sembrare dei bravi ragazzi! - Hanabi fissò il Noah, e il suo sguardo diceva “se fai qualche cazzata, ti butto fuori di casa!”.
- Non preoccuparti, andrà bene - la rassicurò lui, con un sorriso, ma la ragazza non ci credeva molto.
- Allora Allen, passiamo a te! - la mora lo guardò, con uno strano sorriso sulle labbra - il tuo braccio sinistro ed il tuo pentacolo sull’occhio sono tatuaggi, mentre i tuoi capelli bianchi sono tinti - l’albino annuì, annoiato.
- La vostra storia è più o meno questa: siete stati entrambi adottati e siete fratellastri, i vostri genitori sono andati in vacanza per qualche mese e tu - Hanabi indicò Allen - mi hai chiesto se potevi venire, insieme a tuo fratello, a stare a casa mia, ok? - entrambi annuirono.
- Normalmente non prendo ordini da una che ho appena conosciuto, anzi le strappo il cuore direttamente (o lo faccio fare a Tease), ma siccome sono finito in un mondo, di cui non conosco nulla, ti ascolterò - disse Tyki, giocando con una ciocca nera, che spuntava dalla coda morbida che si era fatto dopo la doccia.
- Allora devo ritenermi fortunata - sorrise Hanabi - aspettatemi qui - uscì dalla stanza in un batter d’occhio, ricevendo sguardi preoccupati dei due.
Dopo neanche un minuto, la ragazza tornò, con due magliette bianche, molto larghe, in mano.
- E quelle magliette? - chiese Tyki, alzando un sopracciglio.
- Ma ovviamente sono i vostri pigiami! - la mora sorrise e li diede ai due - io, intanto, preparo i letti! -.
Hanabi aprì il divano, mostrando che dentro vi era un letto, con tanto di coperte, poi prese un materasso e lo mise al centro della camera, e ci mise sopra un cuscino e due lenzuola azzurre.
Tyki ed Allen si erano messi quelle magliette e si guardavano con disgusto.
- Davvero dobbiamo tenerci questa roba? - chiese l’albino, vedendo che quella specie di pigiama gli arrivava a malapena a coprire l’intimo ed il Noah non era messo meglio.
- Mi ringrazierete, fa un caldo quando si va a dormire - rispose Hanabi, mentre si toglieva il top.
- Ma che fai?! - urlò Allen, tutto rosso in viso.
- O dai, nessuno crede alla tua innocenza! - la ragazza gli fece una linguaccia, cambiandosi a tempo record, e mettendosi una vestaglia rossa, che le arrivava alle ginocchia.
- Chi prende il divano letto e chi va per terra? - chiese Hanabi, sedendosi sopra al suo letto.
Tyki ed Allen si guardarono, e l’albino mise una mano sul suo braccio sinistro, mentre il moro evocò una Tease, per poter avere la padronanza del divano letto.
- Ah, no! Non vi ricordate la prima regola?! - chiese la ragazza, frapponendosi fra i due.
Entrambi sbuffarono, e riposero le loro armi.
- Giocate a sasso, carta e forbici - Hanabi sorrise - ci sapete giocare? -.
- Veniamo da un altro mondo, ma non siamo così deficienti - disse Allen - ma non possiamo giocare a poker? -.
- No, perché entrambi barate - la mora sorrise.
Dopo tre giri di parità, alla fine vinse l’albino, che esultò per dieci minuti buoni.
- Forza, dormite - Hanabi chiuse la porta a chiave, per evitare che qualcuno (la sua famiglia) scoprisse i due nuovi scrocconi/coinquilini, poi accese la sua lucina rosa e spense la luce grande.
- Ma come faremo per i vestiti domani? - chiese Tyki, assolutamente disinteressato.
La mora sorrise, e si girò verso al muro.
- Non ti preoccupare, ho un piano - Hanabi avrebbe chiamato lui. Detto questo i tre si addormentarono.
 
 
Angolo demenziale
Kumiko: finito anche questo capitolo! E anche in questa storia ci sarà il nostro caro angolo demenziale!
Tyki: non posso crederci che ci hai convinto a fare una cosa del genere!
Allen: ma come ti è venuta in mente ‘sta storia?!
Kumiko: era stufa di leggere storie su cui una persona andava dentro al mondo di un manga, così ho deciso di cambiare un po’^^ facendo entrare le mie due vittime nel mondo reale^^
Allen: -.-’’
Tyki: o.O grazie…?
Kumiko: * li ignora completamente * con il passare della storia ci saranno nuovi personaggi e Tyki ed Allen faranno la conoscenza degli amici di Hanabi!
Tyki: Sarà una storia lunga…
Allen: già…
Kumiko: ringrazio che ha letto fin qui, se mi lasciate una recensione sarà felicissima di accettarla! Bye!

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Capitolo 2
*** E' Tutto un Giro di Favori! ***


In The Real World
Capitolo 2: E’ Tutto un Giro di Favori
 
Il ventisei Agosto era una magnifica giornata d‘estate. Gli uccellini cinguettavano, il sole non era ancora alto, la gente era rinchiusa in casa a causa del caldo soffocante, il silenzio era padrone nel piccolo paesino di Santa Maria, un posto quasi sconosciuto, dove vi erano duemila abitanti, la maggior parte erano persone di mezza età, scappate dalle città affollate ed in cerca di una vita tranquilla. In quella cittadina vi erano, però, anche molti ragazzi. Infatti c’erano anche una scuola materna, una elementare ed una media. Le superiori erano nei paesi vicini, ma si potevano raggiungere facilmente grazie al comodo servizio degli autobus e dei treni. Solo il parlottare delle vecchie signore si poteva udire, visto che era ancora estate, e le persone, alle otto di mattina, preferivano stare a letto a poltrire. O quasi tutte, si direbbe, visto che anche molta gente doveva lavorare.
Anche Tyki Mikk ed Allen Walker erano dello stesso avviso (dormire e fare niente tutto il giorno), ma non avevano fatto i conti con Hanabi, sveglia e pimpante già a quell’ora, anche se il giorno prima era andata a letto alle una, insieme ai due ragazzi, che le erano piombati in casa a causa di una Innocence abbastanza strana.
- FORZA RAGAZZI, SVEGLIA! - urlò, facendo sobbalzare i due. L’albino cadde perfino a terra, provocandosi una botta sul sedere.
Tyki era molto assonnato, e guardò l’orologio digitale sul comodino in legno, a pochi passi da lui ed il suo materasso, con cui aveva dormito malissimo, ed ora aveva un mal di schiena terribile, ma non parlò, perché sicuramente la ragazza gli avrebbe proposto di andare a dormire insieme ad Allen.
- Che vuoi?! Sono le otto di mattina! - disse, massaggiandosi i capelli neri sciolti. Il laccio rosso che usava per evitare che andassero dappertutto, lo aveva perso nel letto, a causa del suo sonno movimentato, che aveva svegliato parecchie volte la sua nuova “coinquilina”, visto il suo sonno leggero.
Notò che Hanabi aveva una maglietta nera a maniche corte, con dei jeans blu corti, delle calze bianche e delle scarpe da ginnastica nere.
- Forza! Cosa state lì come due baccalà?! Cominciate a vestirvi, io chiamo un amico! - disse lei, buttandogli addosso i vestiti che aveva ieri i due.
- Ma i tuoi non sentono nulla? - chiese Allen, alzando un sopracciglio, mentre si infilava i pantaloni, e si toglieva la maglietta bianca, cambiandola con quella rossa.
- Mio padre è andato a lavorare, mia madre è uscita per fare la spesa mezz’ora fa, ma sicuramente si sarà fermata al bar a parlare ed a bere il cafè, mio fratello fa l’animatore a dei bambini, ed oggi avevano una gita, quindi è andato via un’ora fa! - rispose Hanabi, prendendo il suo cellulare e digitando un numero.
Appena Tyki ed Allen finirono di vestirsi, guardarono curiosi la ragazza, che stava aspettando che il suo amico rispondesse.
- Pronto? - la voce era maschile, infuriata ed assonnata. Si vede che la chiamata di Hanabi lo avesse appena svegliato, e la cosa non lo aveva reso molto felice, a quanto pare. Bè, chi vorrebbe essere svegliato alle otto di mattina, in una giornata estiva, grazie allo squillo rumoroso del proprio cellulare?
- Alessandro, è ora di restituirmi il favore! - la mora fece un sorriso preoccupante, che fece sobbalzare i due “coinquilini”. Il “favore” di cui parlava Hanabi non era sicuramente qualcosa di buono.
- Cosa ti serve? - il ragazzo sospirò. Era meglio non discutere quando la mora parlava di restituire un favore. Dopotutto lui le doveva molto.
- Mi servono dei vestiti da uomo, per dei miei amici - rispose osservando il Noah e l’Esorcista, che si voltarono, sentendosi prendere in causa.
- Vieni al negozio di mio padre, ti aspetterò lì - la telefonato si chiuse così, senza un saluto o un ringraziamento da parte della mora, che si limitò a sorridere vittoriosa.
- Ora mettetevi queste! - Hanabi lanciò delle scarpe ai due, che riuscirono a prenderle al volo - non sono della vostra misura, ma dovete tenerle lo stesso, visto che sono delle scarpe che mio fratello non usa più -.
- Certo, certo - disse Tyki, infilandosi a fatica quelle scarpe strette, mentre quelle di Allen gli andavano larghe, ed ad ogni passo quasi si toglievano.
- Ma non facciamo colazione? - chiese l’albino, appoggiando la mano destra sulla pancia, che ringhiava piuttosto rumorosamente a causa della fame.
Hanabi sbuffò e sorrise, poi gli lanciò una brioche alla crema, che l’esorcista prese al volo e divorò in pochi secondi, senza lasciare nemmeno le briciole.
- Fattela bastare - disse la mora, grattandosi la testa. Certe volte l’appetito dell’albino non era una buona cosa. Poi guardò Tyki e gli lanciò la stessa cosa.
Allen fu un po’ deluso dalla risposta e chinò la testa. Aveva ancora fame, ma doveva per forza resistere! Dopotutto sapeva che i soldi erano importanti… la sua mente si ricordò dei debiti del suo maestro e si sentì improvvisamente male. Ma una cosa era certa: finché era in quel mondo non avrebbe dovuto pagarli, e questo lo rallegrava. Almeno in parte, si intende, visto che non succede tutti i giorni di essere catapultato in un posto sconosciuto, di cui mai avessi sentito parlare o preso in considerazione l’esistenza.
Il Noah osservò l’albino e sbuffò, non voleva che l’unica persona che “conosceva” morisse di fame in un mondo che neanche conoscevano.
- Vuoi? Io non ho fame - una balla grandissima, visto che anche lui aveva fame, ma avrebbe avuto la forza di resistere fino a pranzo.
Allen gli sorrise e prese la brioche, finendo anch’essa in meno di cinque secondi.
- Grazie - sussurrò, sperando che nessuno l’avesse sentito. Ma, sia Hanabi che il moro, avevano sentito benissimo, anche se il tono di voce usato dell’Esorcista era bassissimo, quasi impercettibile.
YAOI! Pensò la ragazza sorridendo, ricordandosi una Fan Fiction che aveva letto tempo prima, sempre con quei due come protagonisti. Ovviamente Raiting Rosso.
Sta pensando ad una di quelle cose sconce con protagonisti noi due il moro aveva proprio colto nel segno, visto che la sua mente era molto più perversa e pazza di quella di Hanabi, ma in quel mondo la mora era in netto vantaggio, visto che il Noah non lo conosceva affatto e doveva tenere per forza a bada i suoi istinti omicidi, cosa che lo seccava parecchio. E poi non poteva neanche fumare, visto che non aveva a portata di mano le sue sigarette, e l’astinenza cominciava a farsi molto sentire!
Uscirono velocemente dalla porta e si incamminarono verso non si sa dove.
- Di che favore stavi parlando prima? - chiese Tyki disinteressato, ma siccome era calato un pesante silenzio, aveva provato ad iniziare una conversazione.
Hanabi sobbalzò, prese un bel respiro e cominciò a parlare.
- Devi sapere che il fratello di Alessandro è il mio professore di fisica. Ale, un pomeriggio, voleva la casa tutta per sé e per Franci, la sua ragazza, così mi ha chiesto di portare suo fratello da qualche altra parte, io ho accettato ed ho chiesto a suo fratello se potevamo allenarci insieme. Quanto mai l’ho fatto… - Hanabi si bloccò, deprimendosi solo a ripensarci. Fu un orrore quel pomeriggio, il peggiore della sua vita!
- Perché? Che è successo? - chiese Allen, che aveva cominciato ad interessarsi all’argomento.
- Ho corso per tre ore di fila, alla fine ero così stanca, che appena ho varcato la soglia di casa sono svenuta dalla fatica, mi hanno perfino portato all’ospedale, dove sono stata una notte intera, attaccata ad una flebo - la mora poteva ancora sentire la fatica che ci aveva impiegato quel pomeriggio per stare dietro al suo prof di fisica, che non accennava a fermarsi per neanche un secondo, per riprendere fiato.
Poi non dissero più nulla e continuarono a camminare.
Le persone, quelle poche che erano uscite di casa, guardavano Allen e Tyki e borbottavano qualcosa. Hanabi sbuffò: ma la gente, per una volta, non poteva farsi gli affari suoi, accidenti?!
Avrebbe voluto urlare di piantarla di fare commenti e parlare dietro alle persone che neanche conoscevano! Si voltò a guardare i due: a loro non è che importava gran che di quello che pensava la gente.
Allen e Tyki ne erano abituati, dopotutto: i capelli bianchi e la cicatrice rossa spiccavano molto sul viso dell’albino, mentre gli occhi d’oro e la notevole altezza del moro si notavano anche da molti metri.
Hanabi sospirò, ok che amava la compagnia dei due, ma la Hoshino non poteva farli meno belli, meno strani, con occhi di uno colore reale e, soprattutto, meno fighi?!
Passarono altri minuti, e Tyki ed Allen continuavano a guardarsi intorno incuriositi, ma non fecero nessuna domanda. La mora si fermò, facendo sbattere i due contro di lei.
- Cosa c’è? - chiese l’albino, massaggiandosi il naso.
- Siamo arrivati - rispose, sorridendo, Hanabi, indicando un piccolo negozio di vestiti, che stava proprio davanti ai tre, che ora erano fermi a fissarlo: l’insegna era rossa, ma nessuno diede molto peso a quello che c’era scritto, il muro era bianco, il tetto era di mattonelle marroni, e si poteva vedere che era chiuso, visto che davanti alla porta vi era un cartellino, con scritto, a caratteri cubitali, “CLOSE”.
- Ma perché ci hai portato ad un negozio chiuso? - chiese Tyki, guardando Hanabi, che non gli rispose, limitandosi a fare una smorfia.
La ragazza entrò, visto che la porta era aperta, seguita dai due, che si guardavano intorno.
Le pareti erano gialle ed i pavimenti erano marroni, mentre tutti i mobili erano bianchi.
- Finalmente sei arrivata - una voce maschile, mezza addormentata ed incazzata penetrò le orecchie dei tre, che si voltarono di scatto per capire di chi fosse.
Un ragazzo di al massimo diciotto anni, con i lineamenti duri, il corpo ben proporzionato e muscoloso, i capelli erano neri, e lunghi fino al collo, una gran parte di frangia copriva la parte destra del viso, ma Tyki poté giurare di aver intravisto una cicatrice molto pronunciata, l’occhio visibile era di un castano scuro, quasi nero, indossava una canottiera bianca aderente, con jeans blu, lunghi fino al ginocchio ed infradito gialle. Se si sarebbe tinto i capelli di rosso sarebbe stato un perfetto cosplayer di Lavi, la mora glielo diceva sempre, ma il ragazzo non l’aveva mai ascoltata, e si era sempre limitato a sbuffare infastidito.
- Alessandro! - la voce allegra di Hanabi riportò alla realtà i due dai loro pensieri.
- E quelli chi sono?! - chiese indicando l’Esorcista ed il Noah, ignorando completamente il saluto della mora, che si finse arrabbiata, ma non ricevette lo stesso alcuna attenzione.
- Sono Allen e Tyki, rispettivamente il mio ragazzo e suo fratello - Alessandro alzò un sopracciglio, ed osservò la mora, che sorrideva, mentre presentava i due ragazzi, sperando che la farsa sarebbe retta.
- Ok - disse solamente, ma era palese che non ci credeva, ma non aggiunse nessun’altra cosa, altrimenti rischiava seriamente di perdere l’amicizia di Hanabi, e la ragazza era proprio una delle persone che lui non voleva perdere per un motivo così stupido. Lui la conosceva da tantissimo tempo, e la trattava come una sorella minore, preoccupandosi sempre per lei, ed ormai sapeva quando mentiva e quando no, anche meglio dei suoi genitori e del suo reale fratello maggiore.
- Prendi quello che vuoi, tanto a mio padre non darà fastidio - o almeno lo spero disse lui, grattandosi la testa e sorridendo dolcemente, anche se era ancora un po’ arrabbiato per essersi alzato così presto la mattina. Come ha potuto svegliarlo alle otto per poi arrivare un‘ora dopo?!
- Fantastico! - Hanabi cominciò ad osservare dei vestiti da uomo, mentre Tyki ed Allen si guardavano intorno, senza muoversi di un millimetro.
La mora prese una camicia a maniche corte, una cravatta nera, dei pantaloni neri lunghi, delle scarpe lucide color pece, una maglietta azzurra con strisce bianche, dei jeans blu lunghi fino al ginocchio e delle scarpe da ginnastica azzurre e bianche. Secondo i suoi calcoli dovevano essere della misura giusta.
Diede i vestiti e le scarpe ai due, poi li guidò ai camerini e li spinse dentro.
- Ma cosa si è fatto quel ragazzo all’occhio? - sussurrò Tyki, prima di entrare in quello stanzino piccolo e stretto, con un specchio dentro ad esso, per vedere come gli stavano i vestiti.
Hanabi sobbalzò, ed abbassò gli occhi. In effetti era impossibile che uno come lui non se ne fosse accorto, ma quello non era proprio il momento per accorgersi di una cosa simile. Infatti la mora era l’unica persona, oltre alla famiglia di Ale, che conosceva il segreto nascosto dietro al mancante occhio destro dell’amico.
- Te lo dirò quando avrò tempo - rispose, per poi buttarlo dentro al camerino, chiudendo la porta di scatto. Sperò con tutto il cuore che il Noah si sarebbe scordato quell’argomento, senza più chiederle nulla, non voleva parlarne, visto che quel segreto che nascondeva insieme al suo amico non lo aveva detto neanche alla sua migliore amica, di cui si confidava praticamente sempre.
- Senti, ma dove li hai trovati? - chiese Alessandro, giocando con un pupazzetto verde che aveva attaccato al cellulare blu notte.
- Te l’ho detto Ale, è il mio ragazzo e suo fratello - rispose infastidita Hanabi, arricciandosi nervosamente una ciocca di capelli neri.
- Ma se neanche si somigliano! - insistette lui, sbattendo le mani sopra alla scrivania bianca, facendo tremare le penne che erano appoggiate lì sopra.
- Mai sentito parlare di adozione?! - ribatté la mora, arrabbiata per il comportamento dell’amico. Ma infondo si volevano bene, anche se litigavano spesso. Ok, molto spesso.
Alessandro stava per ribattere, ma le parole gli morirono in bocca quando vide uscire dagli spogliatoi i due “fratelli”. Hanabi, invece, stava per svenire, soprattutto quando vide Tyki.
- Mamma mia, come vi stanno bene! - la mora si trattenne dall’andargli incontro ed abbracciarli, ma sicuramente sarebbe stata perseguitata da uno sciame di Tease per il resto della sua vita.
- Allora prendiamo questi! Grazie, Ale - fu strano vedere come la ragazza cambiò il suo stato d’animo così velocemente, ma per lei era normale, e le altre persone ci avevano dovuto fare l’abitudine.
- Ci sentiamo, Hana! - la salutò Alessandro, ancora un po’ arrabbiato per la discussione fatta poco prima con l’amica. La gente cambiava opinione molto in fretta, su quello che vuole sapere. Hana era il soprannome di Hanabi, che le avevano dato gli amici, visto che tendevano molto spesso ad accorciare i nomi della gente, ed alcuni nomignoli erano davvero infantili, ma le persone imparavano a conviverci.
Appena i tre uscirono dal negozio, il cellulare della mora squillò insistentemente.
- Ciao Ale! - salutò allegramente Hana, accettando la telefonata e saltando sul posto - senti, di devo far conoscere due persone fantastiche! - disse, fissando i due ragazzi, ignari di quello che Hanabi stava tramando alle loro spalle, visto che erano ancora troppo occupati a guardarsi i loro nuovi vestiti.
- Allora ci vediamo ai parchetti, ciao! - detto questo, la ragazza chiuse la telefonata e guardò l’orologio. Le dieci di mattina.
- Abbiamo abbastanza tempo, forza, venite con me, vi faccio conoscere una persona molto importante! - la mora prese il polso dell’Esorcista, che a sua volta prese quello del Noah, d’istinto.
- Ma quanti “Ale” ci sono in questo paese del cavolo? - chiese Tyki, che si lasciava trascinare da Allen, probabilmente l’albino non si era neanche accorto di stare trascinando il suo nemico per un polso. Era sempre divertente giocare con lui, ammise il moro.
- Questa è una ragazza, si chiama Alessia ed è la mia migliore amica - rispose sorridendo Hanabi, fermandosi un attimo e girandosi verso il Noah.
- Cambiando argomento: quel “Alessandro” mi è sembrato un po’ geloso di noi due - disse Allen, intromettendosi nella discussione.
- Oh, sì, forse perché lui è il mio ex, o forse vuole solo proteggermi, visto che mi tratta come una sorella minore - ad Hanabi non andava proprio di toccare l’argomento “ragazzi precedenti”, perché non ne aveva avuti molti ed odiava parlare del passato, anche se non aveva mai avuto un evento tragico nella sua vita da nascondere con tutta se stessa, come succedeva molto spesso negli anime e nei manga.
- Ah… ho capito… il tuo Ex… un momento, COSA?! - urlò Allen. Cioè, quella cretina lo aveva presentato al suo ex ragazzo?! Ma non come fa ad esistere una persona così scema?! Probabilmente quel ragazzo avrebbe attentato alla vita dell’albino un po’ di volte, quindi sarebbe stato molto meglio per lui guardarsi le spalle, d’ora in poi, tanto per essere sicuri di non venire uccisi a causa di una cosa stupida come la gelosia.
- Su, non scaldarti tanto, ora ha una nuova ragazza e poi ha due anni in più di me - Hanabi cominciò a correre verso un parchetto. Era piccolo, ma spazioso, l’erba era di un verde brillante, e molti alberi facevano ombra, regalando relax alle persone che vi si appostavano sotto. Superati due grossi peschi, si potevano intravedere due altalene. E, su una di queste, vi era una ragazza della stessa età della mora. Aveva i capelli leggermente mossi, di un colore castano chiaro, legati ad una coda alta da un nastro giallo, gli occhi erano di un verde scuro, il naso era piccolo, le labbra sottili e rosee, la carnagione leggermente abbronzata, mentre la corporatura era piuttosto bassa e magra, indossava una maglietta azzurra a maniche corte, con uno sciame di stelle dalla parte sinistra, dei pantaloncini di jeans blu e dei sandali rossi, in mano teneva una borsa rosa con sopra un gatto bianco, con lo sguardo fisso nel vuoto. Dondolava stancamente, lasciandosi trasportare, senza neanche darsi tanto da fare per spingersi, ed intorno a lei vi era un’aria allegra. Appena notò la presenza di Hanabi si alzò velocemente e le andò incontro, abbracciandola, sorridendo come una bambina che aveva appena ricevuto le caramelle dalla proprio madre in dono.
- Hana! - la sua voce era dolce e piena di vita, le guance erano leggermente arrossate per il sole, che non la voleva smettere di picchiare sopra le loro teste.
- Ale! - la voce della mora era diventata allegra, ed il suo tono era puccioso.
Tyki ed Allen guardarono quello “spettacolino” da film. Sembrava che le due non si vedessero da anni ed ora si ritrovavano.
Poi l’albino schiaffeggiò la mano di del moro, che ancora, senza che se ne fosse accorto, teneva stretta, come se cercasse un appiglio.
La testa castana osservò i due ed i suoi occhi si illuminarono alla vista del portoghese.
- Ma perché non mi hai detto di avere un amico così figo?! - chiese, sciogliendo l’abbraccio ed andando verso i due, presentandosi con un bel sorriso - sono Alessia Santi, la migliore amica di Hana! E voi chi siete? Non vi ho mai visto da queste parti… che bei vestiti che avete! - cominciò a fare molti complimenti verso il Noah e l’Esorcista, che si scambiarono un’occhiata in evidente disagio. Ad Hanabi, però, parve che Tyki voleva di più far fuori Alessia, che essere a disagio per le domande. Dopotutto lui era un figo pazzesco, di complimenti ne riceveva sempre molti, ma non così insistenti. Così, la mora, decise di intromettersi nella discussione, per evitare di perdere un’amica preziosa, con cui poteva spettegolare di tutti (senza che questi lo sapessero, ovvio) e confidare tutti i suoi segreti, prima che al Noah decidesse di evocare una Tease.
- Lui è Allen Walker, il mio ragazzo e questo e suo fratello Tyki Mikk - li presentò sorridendo Hanabi, poi, con voce appena percettibile sussurrò le tre parole che forse avrebbero salvato l’udito dei due e sperò che i due l’avessero ascoltata - tappatevi le orecchie -.
I due fecero come li era stato detto, ma sentirono lo stesso l’urlo della castana.
- NON CI POSSO CREDERE! - Alessia si mise una mano sul petto, simulando un infarto.
- Ale, calmati, non mi svenire - le sussurrò Hanabi, facendola sedere su un’altalena.
La mora si sedette su un’altra altalena, mentre i due ragazzi, che si trattenevano dal ridere per la strana situazione, si dovettero accontentare di due pezzi di legno scomodi che fungevano da panchine.
- Ora. Mi. Dici. Tutto. - le parole di Alessia erano delle minacce e guardava con odio l’amica, che non le aveva detto di avere un ragazzo, e soprattutto che quel ragazzo avesse un fratello molto figo. Una cosa era certa: la castana quanto diceva “tutto” intendeva, come si sono conosciuti, quando, perché e se si sono baciati.
- Quando sono andata in Giappone l’anno scorso, ci siamo scontrati, e sì, ma non ci piace farlo in pubblico - balle, balle e stra-balle, ma era per il proprio bene personale. Solo dopo aver messo in moto il suo cervello, capì di aver detto una frase a doppio senso e si voltò verso Allen, che era arrossito come un pomodoro, visto che lui non sapeva che Alessia le aveva fatto le stesse domande così tante volte, che ormai Hana rispondeva in automatico. Ma di solito le due erano da sole.
- Non credevo che vuoi due siete arrivati già a quel punto - disse Tyki, sorridendo beffardo, trattenendo le risate. Bastardo pervertito, pensarono l’albino e la mora contemporaneamente.
- Ma che hai capito! Parlavamo di baci! - Alessia rise alla reazione dell’albino - certo che il tuo ragazzo è proprio innocente - ora ci si metteva anche lei, ma in realtà lo pensava anche Hanabi.
- Quei vestiti mi sembrano familiari… - disse la castana indicando il Noah e l‘Esorcista, guardando i vestiti dei due, che si scambiarono un’occhiata.
- Me li sono fatti dare da Alessandro - rispose Hanabi sospirando.
Alessia la guardò stranita.
- CHE?! Il tuo ex?! Proprio la persona sbagliata… comunque sei una approfittatrice, lasciatelo dire, Hana, tu ed il tuo giro di favori - la mora sbuffò al commento dell’amica e non le rispose. Il “Giro di Favori” era qualcosa che girava intorno alla ragazza italo-giapponese. Andava più o meno così: lei faceva un favore ad una persona e, se un giorno la ragazza avesse bisogno di un aiuto, quelle le restituivano il favore. Sì, la mora era proprio un’approfittatrice, ma a lei piaceva quella parte del suo carattere e quella era sicuramente una parte di lei che non avrebbe cambiato per nulla al mondo! Bè, se le avessero proposto un filoncino di euro, forse avrebbe anche potuto pensarci su, ed avrebbe preso in considerazione la proposta. Forse.
- Cosa ci posso fare se tutti mi chiedono dei favori? - sbuffò Hanabi, dondolandosi sull’altalena, ed asciugandosi con un braccio il sudore che le colava dalla fronte bagnata. In effetti molti ragazzi le chiedevano spesso dei favori, anche se sapevano come era il suo carattere. Le vecchiette del paese la definivano “strana” ma ad Hanabi piaceva definirsi solo intelligente.
Il caldo era proprio insopportabile, quando ci metteva di impegno, e lei non lo sopportava proprio, accidenti!
La ragazza odiava l’estate, avrebbe preferito cento giorni di neve al posto di un solo giorno afoso d’estate. Perché odiava quella stagione? Primo di tutto il caldo era soffocante, e se c’era una cosa che ad Hanabi Tsukishima non piaceva era quando i vestiti ed i capelli le si appiccicavano addosso. Poi alla mora piaceva molto cucinare, ma non poteva fare dei piatti caldi (che le venivano anche bene), il suo cibo preferito (se una pietanza era calda ad Hanabi andava bene, e non le importava se la vista era schifosa, troppo saltato, troppo amaro o troppo acido per i gusti delle altre persone, in effetti era una tipa abbastanza strana, ma che ci poteva fare se quelli erano i suoi gusti?) per il semplice motivo che una volta svenne in cucina per il troppo caldo, solo per preparare una semplice zuppa. Da lì lei e l’estate non andarono più d’accordo.
Hanabi guardò l’ora sul cellulare, per distrarsi, ed impallidì improvvisamente.
- O merda, siamo in ritardo! Ciao Ale, ti spiegherò il resto su MSN! - la mora prese per mano Tyki ed Allen, cominciando a correre, lasciando la sua amica sull’altalena, che li guardava correre via ridendo.
- Voglio proprio vedere come va a finire questa storia - le parole sussurrate di Alessia vennero portate via da una folata di vento improvvisa, che durò un attimo.
- Dove ci stai portando, ancora? - chiese Tyki, lasciando la mano di Hana, ora erano davanti a casa della ragazza e c’era un silenzio abbastanza inquietante, da film dell’orrore - c’è qualche altro strano amico a cui vuoi presentarci? - Hanabi gli lanciò un’occhiata assassina.
- Non è ovvio? Da mia madre! Ve l’avevo detto, no? Hai proprio una scarsa memoria, lasciatelo dire, Tyki - sorrise lei, anche se in realtà era molto nervosa di parlare con sua madre, visto che le due non andavano proprio molto d‘accordo, ma non si odiavano, questo era certo. Però era assalita da mille dubbi. Se la farsa non fosse stata creduta? Non poteva certamente lasciare per strada quei due pezzi di fighi! Quando mai le sarebbe capitata una cosa del genere nella sua vita?! Mai!
- Piuttosto, come vi trovate in questo mondo? - chiese la ragazza, ansiosa nel sentire le risposte. Allen passò, visto che doveva ancora riordinare le idee.
- Odio questo mondo - disse il moro, e questo commento fece rabbuiare la persona che aveva fatto la domanda - ma penso che proverò a divertirmi, visto che ci sono - la ragazza sorrise, tirandosi fuori da quella piccola depressione in cui era caduta prima, facendo finta che nulla fosse successo.
Il Noah non la riusciva proprio a capire, più stava con lei, e più aveva l’impressione che, prima o poi, sarebbe impazzito a causa di quella piccola umana.
- Uff… ci manca solo un punk psicopatico iper-protettivo con in mano un coltello da cucina, pronto ad ammazzarci per crede che noi ti abbiamo messo le mani addosso e siamo a posto - sbuffò Tyki sarcastico, ma vide Hanabi irrigidirsi improvvisamente, mentre osservava la porta di casa.
- Che diavolo hai? - chiese, lui guardando nella stessa direzione della porta. I tre ragazzi impallidirono, quando realizzarono chi era la persona che stava sull‘uscio della casa della ragazza.
- O merda - sussurrò il Noah, sgranando gli occhi, non credendo a quello che aveva davanti.


Angolo demenziale
Kumiko: finalmente ho finito il capitolo!
Tyki: complimenti * falso entusiasmo *
Kumiko: come sei cattivo… iniziamo con i ringraziamenti! Allen, forza, in mancanza di Neah sarai tu a farli!
Allen: ok… innanzitutto ringraziamo YaMiNoLaDy per aver messo la storia tra le preferite. Ringraziamo anche: DarkAngel_oF_DarkNess - igniflia - XShadeShinra - YaMiNoLaDy - _Lady per aver messo la Fan Fiction nelle seguite!
Kumiko: contro ogni previsione l’hai fatto bene.
Allen: EHI!
Kumiko: mi dispiace di avervi fatto aspettare tanto! Ma adesso è iniziata la scuola, e non ho più molto tempo, come ne avevo in estate, perdono!
Tyki: piantala di scusarti, sei seccante!
Kumiko: come osi, idiota?!
Tyki: come mi hai chiamato, stronza?!
Kumiko: Fanculo, bastardo pervertito!
Tyki: brutta bastarda, ora ti faccio vedere io!
Kumiko: provaci, ti distruggo!
Tyki e Kumiko cominciano a lottare.
Allen: bè, alla prossima! Lasciateci una recensione! * sorride * al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Mio Fratello può diventare un Abile Assassino ***


In The Real World
Capitolo 3: Mio Fratello può diventare un Abile Assassino
 
Il tempo si era fermato, per i tre protagonisti sfortunati.
Hanabi era scioccata, gli occhi di Tyki erano quasi fuori dalle orbite, mentre Allen tratteneva il respiro.
Tutto questo casino solo per una persona appoggiata sull’uscio della porta. Ma non era una persona qualunque, e questo si era capito.
Aveva una cresta nera, molto alta, e le parti ai fianchi erano rasate, gli occhi erano piuttosto piccoli, leggermente a mandorla, scuri, i lineamenti erano duri, la corporatura era abbastanza muscolosa, per altezza era quasi simile a Tyki, solo leggermente più basso, indossava una maglietta nera, con sopra un teschio bianco, con dei pantaloni di jeans, strappati qua e là, con una catena al fianco, ai piedi calzava delle infradito verde. Aveva un’espressione minacciosa, degna di un punk incazzato, solo che aveva in mano un lungo coltello da cucina. Cosa che lo faceva sembrare un assassino.
- Hai degli altri poteri che non conosco? - sussurrò l’Esorcista all’orecchio del Noah, che scosse violentemente la testa, visibilmente scioccato.
- I… Ichigo… - sussurrò Hanabi.
- COSA?! - urlarono contemporaneamente Tyki ed Allen. Quel punk assassino era il fratello di quella cretina amante dello Yaoi?!
- Ciao, Hana, chi sono quei due? - chiese il ragazzo, indicando con il coltello i due che lo guardavano scioccati - e perché hanno quella faccia da idioti? - aggiunse.
- Ecco… sono Tyki ed Allen! - rispose Hanabi - e puoi poggiare quel coltello?! Sembri un assassino -.
Ichigo alzò un sopracciglio, e mise il coltello sopra al comodino dentro casa.
- Spero che nessuno dei due ti abbia messo le mani addosso, altrimenti gli taglierò le mani personalmente - sorrise il fratello, ma aveva intorno un’aria maligna e pronta ad uccidere.
- No, però Allen è il mio ragazzo - dopo questa affermazione, Ichigo spalancò gli occhi, prendendo (di nuovo) il coltello ed avvicinandosi minacciosamente all’albino, che si mise dietro ad Hanabi.
- MA E’ FANTASTICO! - urlò una voce alle spalle del ragazzo, mentre una mano toglieva l’arnese ad Ichigo, che sbuffò.
- Mi rovini il divertimento, Sarah - disse il ragazzo.
La ragazza, che aveva il nome di Sarah, aveva un viso dolce, con due occhi verdi, non troppo grandi, le ciglia erano lunghe e pronunciate, aveva dei capelli neri come le ali di un corvo a caschetto, le labbra sottili e nere, con un naso piccolo, che le donava un’aria gentile. Aveva anche un piercing sul sopracciglio sinistro. Le sue forme erano abbastanza grandi, se si voleva esagerare, Tyki avrebbe detto che aveva una quarta, la vita era sottile, le gambe lunghe e snelle, ed indossava una tuta nera, con degli short dello stesso colore, mentre ai piedi aveva delle infradito blu. Era anche lei una punk, ma l’aura che la circondava era del tutto diversa di quella di Ichigo.
- Io mi chiamo Sarah Caroini, lo so, il cognome è un po’ strano, mi dispiace che il mio ragazzo vi abbia dato fastidio, odia ammetterlo, ma è molto protettivo nei confronti di Hana - sorrise lei, trascinando Ichigo in casa, seguiti dagli altri tre, ancora leggermente scioccati. Ma soprattutto Tyki si chiedeva come diavolo facevano due così diversi ad essere fidanzati?!
- E’ la sorella della mia peggior nemica, ma le voglio un casino di bene! - sussurrò Hanabi, sorridendo. Amava Sarah, la trattava sempre bene ed era felice di essersi scrollata di dosso Ichigo.
- Comunque, quali sono i vostri nomi? Ah! Hana, sono contenta che finalmente tu abbia trovato un fidanzato! - Sarah mise il coltello sul tavolo, sempre con un bellissimo sorriso che le dipingeva le labbra.
- Io sono Allen Walker, piacere - si presentò l’Esorcista, mettendosi una ciocca di capelli bianchi dietro all’orecchio. Carino! pensarono tutti.
- Mi chiamo Tyki Mikk, il fratello di Allen - il Noah era meno entusiasta dell’albino nel presentarsi, visto che aveva paura che il punk lo assalisse ed Hanabi aveva proibito ai due di usare il loro fighissimi poteri.
- Ma sono adottati? - chiese Ichigo, con falso interesse. Tutti e tre annuirono.
- Comunque, Ichigo, non dovevi fare l’animatore a quei mocciosi rompiscatole? - chiese la ragazza, con un tono acido. Odiava i bambini con meno di sette anni, anche se c’erano, ovviamente, alcune eccezioni. Ma ora non voleva pensarci! Strinse i denti, cercando in qualche modo di calmarsi.
- Mancavano circa la metà dei bambini, quindi non ci siamo andati, ma volevo farmi un giro e sono rimasto in paese - rispose il fratello, grattandosi la parte destra della nuca, ma dopo aggiunse - e per favore, non dire “mocciosi”, mi dai fastidio -. Ancora la gente si chiedeva se quei due erano fratelli, visto che avevano pochissime cose in comune. Ma, nonostante tutto, loro si volevano bene tra di loro, anche se si parlavano appena, che sia chiaro.
- E mamma? - Hanabi cambiò argomento, guardando Sarah, che continuava a sorridere ed ad osservare i due nuovi “ospiti”.
- E’ andata a mangiare dalla zia, perché doveva dirle qualcosa, sono sicuro che non gli hai ancora presentati a lei, quindi potrai dirle tutto domani - rispose Ichigo, messaggiando con il suo migliore amico, prestando poca attenzione alle altre persone nella stanza.
Tyki, Allen ed Hanabi tirarono un sospiro di sollievo.
- Cosa si mangia? - chiese la mora, cambiando totalmente argomento, ancora una volta.
- Pasta ben cotta - rispose Sarah con un sorriso. La punk voleva molto bene ad Hanabi, anche se certe volte sembrava il diavolo fatto a persona, ma conosceva bene i suoi gusti.
- Yeaa! - urlò l’altra abbracciando l’amica con un sorriso.
- Pasta calda in estate? - Tyki alzò un sopracciglio, stava veramente incominciando a credere che era forse meglio vivere in strada che con quei pazzi scatenati.
- A me piace il cibo caldo - ringhiò Hanabi.
- Come vuoi - il Noah alzò le spalle, in segno di resa. Aveva intuito che era inutile litigare con la ragazza, tanto l’avrebbe vinta di sicuro lei, soprattutto in fatto di cibo.
- A me non importa cosa si mangi, ho una fame! Sbranerei qualsiasi cosa! - la voce allegra di Allen frantumò in un attimo i pensieri di tutti.
Dopo essersi seduti a tavola, tutti cominciarono a mangiare. A Tyki bruciò la lingua, e bevve tre litri d’acqua per placare quel calore troppo elevato che aveva avvolto il suo muscolo. Allen, invece, era ben felice del cibo a lui offerto, e, in meno di dieci minuti, era già al quarto piatto. Hanabi si fece un promemoria: mai portare Allen in un ristorante, altrimenti si dovrebbe aprire un mutuo per pagare il conto.
- Da dove venite? Non vi ho mai visto da queste parti… - disse Sarah, per nulla turbata dall’enorme appetito dell’albino.
- Dall’Inghilterra! - rispose Hanabi al loro posto, per paura che uno di loro due avrebbe detto una stupidaggine cronica, e la loro “copertura” sarebbe saltata.
- Sanno rispondere da soli - gli fece Ichigo, finendo il suo terzo piatto, leggermente infastidito da tutto il cibo che stava mangiando Allen. Cos’era, un buco nero?! Lo guardò con odio. Se solo dovesse osare alzare un dito verso la sua sorellina, avrebbe passato l’inferno, poco ma sicuro! Eppure avrebbe giurato di aver già visto quei due da qualche parte, forse su uno di quei innumerevoli manga che la sorella leggeva…? No, dai, era impossibile, si stava, poco a poco, rincretinendo anche lui a furia di farsi prestare manga da Hanabi.
Notò che la sorella era stranamente silenziosa e non fiatava, ma sudava freddo e continuava a lanciare sguardi preoccupati verso i due nuovi “ospiti”.
Il pranzo procedette in completo silenzio.
Hanabi aveva paura che il fratello o Sarah si sarebbero accorti della vera identità dei due, avendoli costretti a leggere tutti i volumi di D.Gray-Man usciti, tanto per parlare di qualcosa che l’avrebbe interessata, senza pensare minimamente ai gusti dei due poveri sventurati su cui aveva messo gli occhi. E lei era così testarda, le persone che la conoscevano lo sapevano bene. Era stata sempre così da piccola: furba e testarda, questi sono i due aggettivi che la descrivono meglio. Hanabi era in grado di trovare una soluzione a tutto, era uno dei suoi pregi che la ragazza adorava, anche se le soluzione che proponeva erano stupide o prive di logica, alla fine funzionavano. Era una cosa strana ed inquietante. Cioè, nessuno può risolvere un problema (non quelli di aritmetica, anche se Hanabi avrebbe preferito che riuscisse a risolvere i problemi di matematica e di geometria) così facilmente, pensando ad una possibile soluzione (che inizialmente non veniva mai presa in considerazione da nessuno) in meno di due minuti! Era una cosa scandalosa! Ma anche amata, da una parte. La mora, infatti, aveva notato questo suo pregio, ed era così che era nato il suo “Giro di Favori”. Si era ritrovata molte volte persone arrabbiate contro, ma, in qualche modo, era riuscita a trovare un varco e scappare da quella situazione difficile. Perché sì, Hanabi Tsukishima non era di certo il tipo di persona che affrontava le situazioni se non era proprio necessario il suo intervento, preferiva guardare, fare la spettatrice ad una scena di teatro, dove le persone erano i burattini che la facevano divertire. Lei amava guardare come le situazioni si evolvevano in qualcosa di sempre più complicato e privo di logica, che sfiorava i limiti della pazzia e, quando decideva di entrare in scena, cioè quando le cose si facevano molto difficili, quasi impossibili, creava una pace innaturale e trovava una soluzione, così, come se le venisse naturale. E la faccenda spaventava i protagonisti di quel teatrino, che, dopo lo shock nel vedere una ragazza di quindici anni (o anche meno, visto che lo faceva anche quando ne aveva solo sei) trovare una soluzione ad una situazione così difficile, che per tutti sembrava impossibile risolvere, si mettevano a ridere e dire “Come mai non ci abbiamo pensato prima?”. All’inizio, la madre ed il padre, si erano preoccupati di questo suo strano comportamento, così l’avevano mandata da uno psicologo, ma questi li aveva risposto che non c’era nulla di strano nei comportamenti della figlia, era solamente più intelligente delle altre persone, nulla di più, solo che la piccola ancora non se ne rendeva conto, ma andava così, dopotutto. All’età di otto anni Hanabi aveva capito che certe volte le persone erano stupide. La soluzione che lei proponeva era sempre stata lì, l’avrebbe vista anche un cieco, ma la gente non la voleva mai vedere e la situazione diventava sempre più complicata, visto che le persone creavano dei complicatissimi schemi mentali che neanche un laureato a pieni voti avrebbe mai potuto capire, per cercare una soluzione alternativa, senza usare quella più semplice ed a portata di mano. Hanabi provava un’antipatia molto forte per queste persone, che riteneva più infantili di un bambino di due anni. Quando Tyki ed Allen le erano piombati in casa così, inizialmente era stata sopraffatta dalla gioia, ma subito dopo si era concentrata nel trovare una soluzione e poi, dopo neanche un minuto, aveva espresso la sua opinione (che sembra di più un ordine) verso quei due personaggi del suo manga preferito. Era quando riusciva a trovare delle soluzione con un po’ di logica che adorava il suo piccolo “dono”, per così dire, visto che lei non lo considerava un dono, ma solo un piccolo vantaggio per andare avanti nella sua vita di tutti i giorni, sconvolta a causa di un esorcista ed un Noah, ma a quella strana ragazza andava bene così, le mancava un po’ di divertimento nella sua vita monotona senza particolari stimoli. Ma non aveva mai trovato una risposta che la incuriosiva: perché solo lei aveva questo strano e alquanto bizzarro “dono”? Non riusciva a capire e questo la massacrava, solo per le sue questioni personali non riusciva a trovare una risposta plausibile, che l‘avrebbe soddisfatta. Eppure, ad ogni suo fallimento, continuava a provare, senza mai arrendersi, per poi riuscire a risolvere il problema, con qualche suo colpo di genio. Molte persone, adulti e bambini, la definivano strana, ma lei si piaceva così, ed anche la sua famiglia ed i suoi amici la amavano per quello che era, anche se il più delle volte ci rimettevano loro, ma la “stranezza” faceva parte di lei, non avrebbe potuto togliersela di dosso in nessun caso, anche volendo, poteva anche crearsi una maschera, ma quella piccola parte della sua personalità sarebbe stata sempre nascosta in un angolino della sua anima e prima o poi sarebbe riapparsa, lei lo sapeva bene, visto che ci aveva provato, ma aveva fallito ed aveva deciso di accettare quel suo “dono”.
Ed ora era lì, come se niente fosse, a mangiare un bel piatto di pasta calda in un’estate afosa, in compagnia di Sarah, Ichigo, Allen e Tyki. Cosa poteva chiedere di più? Nulla, proprio nulla. Era quella la risposta che in quel momento lei aveva saputo trovare. Semplicemente stare lì, a far finta che niente fosse successo. Che nessun personaggio di un manga era entrato in camera sua a causa di una Innocence, e che ora quei due vivevano a casa sua come scrocconi. A volte andava bene anche non fare assolutamente nulla.
Hanabi sorrise, riprendendosi dai suoi pensieri complicati, sorridendo. Si accorta di avere gli occhi del fratello puntati addosso, visto che aveva mangiato solo due forchettate di pasta e poi non aveva più toccato cibo. Così, dopo neanche due secondi, aveva spazzolato via tutto quello che aveva nel piatto.
- Veramente buono, ma Ichigo, dovresti metterci meno sale - commentò, pulendosi la bocca con un tovagliolo per poi bere un po’ di acqua frizzante fresca.
- Come sai che l’ha cucinata Ichi? - chiese Sarah, che aveva già finito il suo piatto da un po’, e si era messa ad osservare Allen, per trovare qualche cosa che non andasse in lui, a parte i suoi capelli bianchi ed i suoi “tatuaggi”. Qualcosa le diceva che quelli non erano semplici tatuaggi, ma qualcosa di più terribile. Scosse la testa. No, dai, che diavolo andava a pensare? Doveva smetterla di dare ascolto alle sue cattive sensazioni, che brutta abitudine le aveva attaccato Ichigo, stare quasi tutto il tempo con lui l’aveva reso troppo sospettosa.
- Ichigo mette sempre troppo sale, invece tu, Sarah, ne metti sempre troppo poco e la pasta risulta dolce - rispose Hanabi, alzandosi dal tavolo, trascinandosi dietro Tyki ed Allen, che avevano appena finito di mangiare.
Il Noah, però, sentì qualcosa che gli si stava strusciando sulla gamba e guardò in basso.
Vide un gatto rossiccio, con delle macchia bianche su tutto il corpo, che si era attaccato alla sua gamba e non voleva lasciarla.
Sarah sorrise allegramente e prese il gatto in braccio.
- Ghasparove! Ecco dove ti eri cacciato ci hai fatto preoccupare, non ti vedevamo da giorni! - disse la ragazza, grattando la testa di quel gatto rossiccio, che si mise a fare le fusa tra le sue braccia.
- Ghasp- COSA?! - urlò Tyki, fulminando con lo sguardo quel gattaccio. Gli stava già antipatico. Come si era permesso quell’orribile palla di pelo di strusciarsi sulla sua gamba?! Lo avrebbe fatto divorare da Tease, questo era certo. Ma poi notò un’aura oscura dietro di lui e scartò subito l’idea di far mangiare quel gatto al suo golem assassino a forma di farfalla.
- G-H-A-S-P-A-R-O-V-E è praticamente il nostro gatto, che viene qui a mangiare ed a dormire, io lo sopporto poco, ma quando c’è ci gioco - rispose Hanabi, cercando di trascinare fuori di casa i due ragazzi, ma con scarsi successi, visto che uno era affascinato da quel gatto (Allen) mentre l’altro voleva ammazzarlo a sangue freddo (Tyki). Veramente diversi, totalmente.
- Dov’è che andate? - chiese Ichigo, accarezzando la testa del gatto rossiccio, con un sorriso tenero sul viso. La sorella odiava quando il fratello mostrava il suo lato tenero. Non era da lui ed a lei veniva da vomitare quando faceva così, non lo sopportava proprio.
- Da Alessia - rispose Hanabi, riuscendo finalmente a far smuovere quei due. Ovviamente sapeva che l’amica era rimasta al parchetto.
- Ma l’hai avvertita? - Ichigo alzò un sopraciglio, poi assunse un’espressione truce.
- Ma va! - la sorella sorrise portando quei due fuori di casa, e, in meno di due secondi, uscire di casa alla velocità della luce.
- Cos’è quello sguardo truce, Ichi? - chiese Sarah, lasciando andare Ghasparove.
- Quei due non mi convincono - Ichigo strinse gli occhi, che ora erano fissi sulla porta spalancata.
- Ma dai, Ichi! Tu ti fai troppi problemi! Secondo me sono a posto! - lo riprese l’altra, pizzicandogli una guancia. Un’altra cosa per cui si distingueva Sarah era la sua totale ingenuità, che faceva concorrenza ad Allen.
- Sarà… - sussurrò Ichigo, poco convinto. Aveva una strana sensazione, ma non era affatto piacevole.
Ma torniamo ai nostri poveri tre sventurati.
- Ma perché dobbiamo andare di nuovo da quella pazza? - si lamentò Tyki, ancora trascinato dalla ragazza, che sorrideva come un’ebete.
- Perché è una mia amica! - rispose Hanabi, lasciando le mani dei due, che si ritrovarono dei segni rossi sul polso dove la mora li teneva poco prima.
- Ma come sai dov’è? - Allen non voleva entrare di nuovo in un discorso imbarazzante (per lui lo era, ma per una persona comune era normale).
Hanabi li diede un’occhiata che diceva “stavolta ti rispondo, ma se me lo richiedi un’altra volta giuro che ti stacco la testa”.
- Alessia ed io siamo amiche praticamente da sempre, quindi so dove si trova - la mora cominciò a giocare nervosamente con una ciocca dei suoi capelli scuri.
Per tutto il resto del tempo, nessuno dei tre osò dire una parola.
Hanabi fece finta di non notare la gente che guardava stranamente Allen e Tyki. C’era disgusto, pietà ed invidia. Quanto odiava queste persone. La ragazza si morsicò il labbro inferiore tanto forte da farlo sanguinare.
- Cosa c’è, Hanabi? - Allen non riusciva proprio a vedere neanche una cosa così palese. Era strano. Ma tra strani ci si intende, no?
La mora sorrise.
- Nulla - sussurrò, usando un tono angelico e dolce.
- Menti bene, ma a me non mi inganni - disse Tyki, ricevendo un pugno in pancia da Hanabi, che lo lasciò a terra agonizzante.
- Stronza - sussurrò lui, alzandosi a fatica - ma non ti frega proprio niente della mia salute?! -.
- La verità? Non proprio, basta che io sto bene, degli altri non è che mi interessi molto a dire il vero… ovviamente tranne le persone a cui voglio bene - rispose sorridendo. Erano finiti (di nuovo) in quel parchetto. La loro conversazione (se così si può chiamare) fu bruscamente interrotta da Alessia, che si schiantò contro Hanabi, con lo stesso identico sorriso dell’altra, facendo cadere a terra quest’ultima.
- HANA! Potevi avvertirmi che tornavi! Così ordinavo anche per te! - disse la castana.
- Abbiamo già mangiato, grazie - rispose Hanabi, alzandosi in piedi e massaggiandosi il sedere. Alessia, quando voleva, era molto forte.
- E come l’ha presa Ichigo? Quando hai intenzione di dire di loro due a tua madre ed a tuo padre? Insomma… racconta! - la incoraggiò Alessia, eccitata nel poter sentire la storia della sua amica. Era da un po’ che non succedeva qualcosa di interessante, quindi lei doveva sapere tutto!
Dopo una mezz’oretta di chiacchiere varie, una bella pizza mangiata da parte di Alessia (Allen ne mangiò metà) ed un sonnellino di Tyki, alla fine anche ad Hanabi venne fame (di nuovo).
- Io vado a prendere qualcosa! - disse la mora, precipitandosi verso alla piccola pizzeria a pochi passi dal parchetto, con un sorriso allegro in volto.
Tyki si stava per suicidare dalla noia, usando una corda che aveva trovato per caso, impiccandosi ad un albero, Allen, invece, stava allegramente chiacchierando con Alessia, ed entrambi erano seduti sulle due altalene.
- Com’è che sei diventata amica di Hanabi? - chiese l’albino, curioso. Ancora non si capacitava che quella pazza amante dello Yaoi avesse molte persone che le volevano bene (alla faccia del buono e gentile!).
Alessia sorrise alla curiosità, di quello che credeva il ragazzo della sua migliore amica.
- Vedi, io e lei ci siamo conosciute alle elementari. Inizialmente ci odiavamo, non riuscivamo neanche a vederci e finivamo sempre per litigare. Io, in realtà, ero molto invidiosa di Hana, perché lei era sempre amata da tutti, anche se era molto strana per una bambina di sei anni giapponese, che aveva imparato l’italiano in neanche tre mesi. Io ero fragile e non sapevo difendermi, per questo venivo sempre presa di mira dai bambini più grandi. All’inizio avevo provato a difendermi, ma poi mi sono arresa e mi lasciavo prendere a pugni da quelli. Fu in uno di quei giorni che Hana mi salvò da quell’orribile situazione, con uno dei suoi colpi di genio.
 
Continuavo a piangere, le lacrime mi solcavano il viso ed avevo delle ferite sulla faccia ed un labbro sanguinante. Stavo proprio da schifo, ora che ci penso. Ma continuiamo!
Notai una figura che mi si avvicinava a passo deciso. Scoprì che era proprio Hanabi Tsukishima, la bambina che tanto invidiavo ed, allo stesso tempo, odiavo. Ma, in quel momento, non avevo proprio voglia di litigare con lei, le avevo prese di santa ragione.
- Cosa vuoi? - sobillai, cercando di apparire minacciosa. Quella bambina giapponese mi sbuffò e mi tese la mano. Ne fui molto scioccata.
- Dai, alzati - mi incitò, con aria annoiata, come se le scocciasse darmi una mano. In quel momento la volevo prendere a schiaffi.
E lo feci.
Le tirai uno schiaffo fortissimo sulla guancia destra, che rimbombò per tutto il corridoio. Hana cadde perfino a terra. Mi ricordo che tutti i bambini si erano fermati, con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca aperta. Anche quelli che di solito mi prendevano a pugni.
Lei tenne la guancia con la mano destra, ora rossissima, ma non pianse, anzi, mi sorrise. Sembrava che aveva calcolato quel movimento della mano da parte mia e me lo avesse lasciato fare. In quel momento non riuscivo proprio a capirla. Si era ferita apposta?
- Visto? L’avevo sempre detto che Ale si sa difendere! - disse, alzandosi in piedi, poi aiutando anche me, sempre con quel sorriso divertito stampato in viso. Credo che quello era stato l’aiuto di cui avevo bisogno per far salire l’autostima di me stessa.
 
Da quel giorno io e lei ci avvicinammo, Hana non sembrava affatto turbata che io le avevo dato uno schiaffo, ed alla fine diventammo amiche. E’ stato solo grazie a lei che sono riuscita a disfarmi di quei bulli, se non ci fosse stata, probabilmente io subirei ancora bullismo da parte dei miei compagni più grandi. Hana è stata l’unica persona, nel momento in cui io avevo bisogno di aiuto, a tendermi una mano, anche se io all’inizio l’ho rifiutata dandole uno schiaffo. Credo che abbia usato il suo “dono” per trovare una soluzione al mio problema, ed io le sono molto grata per questo - Alessia continuava a sorridere, mentre pensava a quei momenti. Aveva imparato ad accettare tutto della sua migliore amica.
- Aspetta, aspetta… “dono”? - chiese Tyki, entrando nella discussione. Aveva ascoltato la storia annoiato, mentre stava fissando la corda, ma poi aveva incominciato ad interessarsi.
- Come non lo sapete? - Alessia alzò un sopracciglio e, dopo un cenno negativo da parte dei due, cominciò a spiegare - però se ve lo chiede, io non vi ho detto nulla. Dovete che Hanabi viene definita “strana” non per i suoi gusti, ma per il fatto che lei ha questo “dono” che le permette di risolvere le situazioni, con grande facilità, lo ha fin da quando era piccola, per quello che mi ha detto. Ma quando la gente ha cominciato a chiamarla “strana” lei decise di intervenire in una faccenda, solo quando questa necessitava della sua assistenza. Hana è molto intelligente, ma si fa apparire stupida ed idiota perché lei preferisce farsi conoscere così, non come “la tipa che risolve le situazione con un misterioso potere”, però lei odia chiamare questo “dono” “potere”, perché fa parte di lei e lei lo ha accettato volentieri, una persona comune lo avrebbe lasciato marcire in un angolino della sua anima, ma Hana è diversa è per questo che è amata da tutti, lei non ha paura di mostrarsi “strana”, ma le persone sono “stupide” per lei, quindi decide di essere come loro, perché sa che loro non la capirebbero mai - spiegò Alessia, con un tono di voce triste. Lei ci teneva veramente tanto alla sua amica, però era strano che non avesse detto nulla nemmeno al suo ragazzo ed ora si sentiva incolpa, perché forse i due si sarebbero lasciati a causa della sua bocca larga. Accidenti, non poteva stare zitta?! Si cominciò a fare problemi mentali. Alessia aveva la brutta abitudine di deprimersi troppo.
- Ah, sì? Bè, devo dire che la cosa è interessante! - disse Allen, eccitato nel scoprire che quella pazza della loro coinquilina aveva questo “dono” figo. Non strano, ma interessante e molto utile, secondo l’albino.
Tyki abbozzò un sorriso e si grattò la testa.
- Ehi, ragazzi, di cosa parlavate?! - si udì l’eco di una voce. Era Hanabi, con un trancio di pizza alla margherita in bocca, fregandosene altamente della temperatura non adeguata per mangiare quel cibo.
- Del tuo “dono” - rispose senza mezzi termini Tyki. Alessia o fulminò con lo sguardo, visto che neanche tre minuti prima gli aveva detto di non dire nulla, poi diede un’occhiata supplicante ad Hana, che si era fermata ed aveva sbarrato gli occhi. Lo sguardo della castana diceva “scusa”.
Ma, contro ogni previsione catastrofica, la mora sorrise e saltellò al fianco del Noah, che aveva buttato la corda sul prato verde, scartando l’idea del suicidio. Dopotutto le cose si stavano facendo interessanti.
- Tra strani si intende, no? - chiese lei, dado un morso alla pizza, facendo l’occhiolino ad Allen e Tyki, che annuirono. Uno divertito, l’altro per semplice voglia.
- EHHH?! Anche Tyki ed Allen hanno dei poteri?! - chiese eccitato Alessia, molto curiosa. La sua amica si era trovata proprio due persone fantastiche come amico (Tyki) e ragazzo (Allen).
- Fidati Alessia, un giorno ti dirò tutto, ma questo è mooooolto lontano! - Hanabi mimò il “lontano” con un movimento della mano e finendo la sua pizza.
L’amica sbuffò.
- Che cattiva! - commentò, fingendo di piangere.
I quattro si misero a ridere.
Allen e Tyki pensarono che, dopotutto, si sarebbero divertiti a stare in quel mondo.
 
 
Angolo demenziale
Kumiko: ragazzi scusate, ma l’ispirazione è andata a puttane e, quando mi sono ritrovata il foglio di World davanti, non sono riuscita a scrivere nulla! Perdono!
Tyki: non dirlo più, diventi stressante -.-
Kumiko: brutto stronzo! Allen, leggi quei cavolo di fogli!
Allen: s-subito * prende i fogli * ringraziamo Aryadaughter per aver messo la Fan Fiction nelle preferite!
Kumiko: ma ringrazio anche chi è riuscito a leggere fino a qui e quelli che seguono questa storia solo leggendola!
Tyki: dovresti commentare la Fic, piuttosto, idiota -.-
Kumiko: oh, sì! Il “dono” di Hanabi non è nulla di speciale, lei è solo più intelligente degli altri, però questo è strano a Santa Maria, quindi la chiamano “strana”. Scusate, ma dovevo farle avere qualche “potere” (se così si può chiamare). In questo capitolo si è spiegato il passato di Alessia ed un po’ di quello di Hanabi, ma non preoccupatevi, il passato della protagonista non è una cosa ultra-tragica! Pian piano verrà svelato il passato di tutti i nuovi personaggi che appariranno!
Tyki: credo che possiamo staccare ora, sono stanco -.-
Allen: alla prossima, ciao! * sorride *
Kumiko: se avete un po’ di tempo scrivetemi una recensione, ne sarei davvero felice!

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Capitolo 4
*** Chiacchierate Notturne ***


In The Real World
Capitolo 4: Chiacchierate Notturne
 
Sotto ogni aspettativa, la madre di Hanabi prese piuttosto bene la storia dei fratelli, anche se servì l’aiuto di Tyki per convincerla definitivamente. La donna si chiamava Marta Scacchi, aveva gli occhi castano scuro, i capelli erano neri come la pece, costantemente legati ad un chignon con un nastro azzurro, sul viso si notavano i segni dell’età, quarantasette anni portati bene, aveva anche degli occhiali. Aveva una corporatura minuta e magra e, se non fosse stato per il sorriso sulle labbra sottili, tutti l’avrebbero presa per una maestra acida che sputava fuoco ogni due per tre, ma in realtà era buona, sotto il viso serio. Ora erano passati sei giorni da quando i due avevano conosciuto la madre della protagonista pazza.
Ora erano sul letto: Hanabi era sdraiata sulla pancia e si stava leggendo il volume 20 di D.Gray-Man, per tipo la sessantesima volta, infatti ora sapeva tutti i baloon a memoria e se li stava ripetendo a mente, Allen era seduto alla fine del letto a guardare la televisione con Tyki che era dietro all’albino, aveva il mento posato sulla testa dell’esorcista, e la posizione non è che lo infastidiva.
Dopo qualche minuto suonò il cellulare della mora, che lo prese, e guardò lo schermo con espressione annoiata. Le era arrivato un messaggio da Manuela, la sorella gemella di Alessia e diceva:
“La fai, quest’anno, la festa per il tuo compleanno? Anche Ale se lo chiedeva, rispondimi appena leggi il mess!”
Hanabi aprì gli occhi di scatto e saltò, letteralmente, giù dal letto, ricevendo degli sguardi interrogativi da parte degli altri due, che si chiedevano il motivo di tanta agitazione da parte della ragazza, visto che non era normale buttarsi a terra in quel modo.
- Il tre settembre è il mio compleanno ed oggi è l’uno, di solito faccio una festa, ma a causa vostra me ne sono completamente scordata! - quasi urlò quelle parole, ed era sull’orlo di una crisi.
Si rigirò il cellulare nelle mani, e, a velocità supersonica, scrisse un messaggio e lo mandò alle sei persone a lei più care ed importanti tra gli amici, con il cuore in gola e maledicendosi per non essersi ricordata prima di mandare gli inviti. Ma che ci poteva fare se due dei suoi personaggi preferiti di D.Gray-Man le erano entrate nella vita appena otto giorni prima, entrandole nella stanza a causa di una Innocence?!
Le arrivarono in fretta le risposte, e lei le aprì tutte, con gli occhi scuri dilatati ed il cuore che le batteva a mille. Per fortuna tutti erano liberi il tre settembre, infatti Hanabi saltò di gioia e pensò che era anche un buon motivo per far conoscere Tyki ed Allen ai suoi amici, perché diciamo la verità: chi non si vanterebbe un po’ di avere come ospiti due ragazzi fighi come quei due?!
Sorrise malignamente verso il Noah e l‘Esorcista albino, che sobbalzarono, avendo una brutta sensazione su quello che la ragazza li stava per dire.
- Il tre settembre vi presenterò al resto dei miei amici, evitate di fare cose stupide e reggetemi la recita come avete fatto fino ad ora, mi raccomando! Altrimenti vi farò pensare che l’inferno sia un posto molto piacevole in confronto a quello che vi riserverò! - la mora scoppiò in una risata malefica, che avrebbe fatto venire la pelle d’oca a chiunque, perfino ad un sordo. Ma era in quei momenti che Tyki adorava la ragazza: i suoi momenti di follia erano condivisi dal Noah, visto che anche lui provava, certe volte, gli stessi sentimenti.
Allen ebbe una brutta sensazione, mentre si sistemava la sua maglia rossa, prestata da Ichigo. Aveva l’impressione che il tre settembre sarebbe stato un lungo giorno, ma non poteva dire se negativo o positivo, sapeva solo che ne sarebbero successe di tutti i colori.
Poi ripensò a Linalee, a Lavi, a tutti i membri della scientifica, a Link, e perfino a Kanda, dopotutto gli mancava perfino il samurai giapponese, anche se gli stava un po’ antipatico. Voleva tanto sapere come stavano, se lo stavano cercando o se si erano dimenticati di lui e la loro vita era andata avanti. Girò la testa verso Tyki, che aveva anche lui lo sguardo perso nel vuoto e la sua mente era immersa negli stessi pensieri dell’albino.
Hanabi notò che qualcosa non andava e realizzò subito il motivi di quelle facce giù.
- Non preoccupatevi, le vostre famiglie non vi hanno dimenticati, saranno di sicuro preoccupatissimi - la mora sorrise, effettivamente i due avevano affrontato con grande coraggio quel mondo, dove adesso si trovavano. Se a lei le fosse capitata la stessa cosa, avrebbe finito per scivolare lentamente nel mondo della pazzia, perché, anche se parlava poco con i suoi familiari, Hanabi li voleva bene e non avrebbe sopportato di staccarsi da loro, per troppo tempo, perché anche il suo cuoricino, molte volte freddo come il ghiaccio, non era così insensibile da lasciar perdere le persone che l’avevano data al mondo.
I due le diedero dei sorrisi sinceri, anche se gli occhi le mostravano una punta di dolore. Continuavano a chiedersi quando avrebbero potuto ritornare nel loro mondo, non che li dispiacesse restare lì, insieme a quella pazza di Hanabi, che, anche se molte volte li metteva in imbarazzo, cercava in tutti i modi di tirarli su, ma nella dimensione da cui provenivano loro avevano tutti i lori amici, tutti i loro affetti, tutte le loro gioie e tutti i loro dolori, quindi volevano tornare da dove erano venuti, ma adesso si godevano quella vita “normale”, senza Noah, né Akuma e senza Innocence. Forse l’Innocence che li aveva mandati lì voleva far provare ad entrambi un po’ di “normalità”? Davvero nessuno dei due riusciva a dare una risposta a questo interrogativo, quindi avrebbero aspettato, quella era l’unica cosa che potevano fare in quel momento, ma non si sarebbero arresi.
- Io non stavo pensando alla mia famiglia! - mentì Tyki, dopotutto aveva anche lui un po’ di orgoglio!
- Certo, Tyki, ti credo, come credo che Cheryl importi qualcosa della sua povera moglie Tricia - rispose a tono Hanabi, prendendo come esempio il fratello del Noah.
Il moro ringhiò e sbuffò. Accidenti, non importava quante volte si provava a litigare con quella ragazza umana, quella l’aveva sempre vinta! L’ultima parola l’aveva sempre lei, e le cose che diceva erano sempre corrette! Vabbè, quasi sempre corrette! Comunque litigare con Hanabi Tsukishima era solo una perdita di tempo, perché era una battaglia persa in partenza, visto che alla fine lei riusciva a tirare fuori una bomba ad orologeria micidiale, e tu non potevi far altro che dargliela vinta. Tyki doveva ammettere che era una ragazza interessante, che riusciva a manipolare le persone per il suo interesse personale, senza curarsi delle conseguenze, perché tanto lei aveva una risposta a tutto, quindi le conseguenze delle sue azioni erano le ultime cose a cui andava a pensare. Però Tyki si meravigliava che, nonostante il suo carattere, avesse ancora molti amici che le volevano bene e si curavano di lei, perché, nonostante tutto, sotto quel carattere manipolatore, c’era ancora una bambina.
Quel giorno passò veloce, e, in men che non si dica, il Noah era dentro al suo letto improvvisato, con le braccia dietro la testa e la pancia all’insù, mentre osservava il soffitto con noia. Non riusciva proprio a dormire, non ne conosceva il motivo, ma c’era qualcosa che lo turbava e non riusciva a chiudere gli occhi e sprofondare nel sonno, come il piccolo stava facendo, visto che Tyki poteva sentire il leggero russare dell’albino, e gli venne da ridacchiare.
- Tyki… - il sussurro di Hanabi fece sobbalzare il Noah, che si voltò dalla parte della ragazza. Nella penombra poteva vedere gli occhi scuri ed a mandorla di Hanabi, che lo guardavano e che si aspettavano una risposta.
- Cosa vuoi? - chiese lui, sempre sussurrando: non voleva svegliare il piccolo.
- Sai, all’inizio pensavo che fosse bello avervi intorno, ma adesso non ne sono così sicura - cominciò la ragazza, mettendosi seduta sul letto, ed anche Tyki la copiò, ma restò in silenzio, permettendo alla mora di continuare il suo discorso - cioè, se a me mi staccassero dalla mia famiglia e capitassi in un altro mondo, ne resterei molto scioccata e non riuscirei a comportarmi “normalmente”, a tutti mancherebbe la proprio famiglia, perfino ad Allen ed a te, mi sbaglio? - il Noah annuì ed Hanabi ricominciò a parlare - ora io penso che, sia ai Noah che agli esorcisti, è sempre brutto perdere un membro della famiglia, quindi io non è che non vi voglia, è solo che mi sento male a pensare che ci sono delle persone da un’altra parte che vi stanno cercando, ma proprio non capisco come farete a tornare nel vostro mondo, è la prima volta nella mia vita che non riesco a dare una soluzione ad una situazione, ma credo che sarà la sfida della mia vita, e sappi che io cercherò in tutti i modi di risolverlo! - era la prima volta che Hanabi apriva i suoi pensieri ad una persona incontrata solo da una settimana, di solito lei si teneva tutto dentro, oppure parlava solo con chi si fidava di più, ma era gente che conosceva da molto tempo, ma quella era anche l‘unica volta che la ragazza metteva il cuore in una situazione, non le era mai capitato di voler così tanto risolvere una situazione. Le cose non stavano andando bene, la mora cominciava ad affezionarsi ai due, ma sapeva che si stava facendo solo del male, perché, prima o poi, Allen e Tyki sarebbero dovuti andare via, e lei ne avrebbe solo sofferto molto.
Il Noah stava cercando una risposta da darle, non voleva essere troppo brutale con Hanabi, ma sapeva bene che la ragazza aveva ragione. Prima o poi lui ed il piccolo avrebbero dovuto andarsene, ma, non sapeva il perché, sperava che quel giorno sarebbe stato ancora un po’ lontano, voleva tornare da dove era venuto, questo era certo, eppure sentiva di voler restare ancora un po’, visto che la ragazza umana stava cominciando ad apparirle simpatica ed ora poteva vedere il piccolo sotto un’altra luce, non come un nemico, ma come un amico, cosa che nel loro mondo non avrebbero potuto essere. Finalmente si decise a parlare.
- Bè, non importa fino a quando staremo qui, no? E poi un po’ di “normalità” ci serviva, sia a me che al piccolo, sinceramente io non ne potevo più di combattere e sono sicuro che un giorno tu ce la farai a risolvere questo “mistero” - Hanabi gli regalò un sorriso sincero. Aveva deciso: avrebbe goduto ogni momento che poteva con loro, fino a che il tempo glielo permetteva. Una esperienza del genere capitava solo ad una persona su cinque miliardi, o forse lei era l’unica che poteva godere di una situazione così strana ed allo stesso tempo divertente.
- Grazie Tyki - le parole le vennero spontanee, di solito non ringraziava le persone apertamente, ma questa volta doveva dire per forza “grazie” al Noah, non le importava se lui era un assassino ed aveva ucciso un po’, ok, molta gente, ma adesso sembrava una persone comune. Sembrava, perché non lo era.
Il Noah sorrise e si decise di dormire, i suoi pensieri gli avrebbe ripresi il giorno seguente, così diede le spalle ad Hanabi e chiuse gli occhi, abbandonandosi alle braccia di Morfeo.
Anche la mora chiuse i suoi occhi a mandorla, sempre con il sorriso sulle sue labbra. Quando si stava per addormentare capì che Allen era stato sveglio per tutta la conversazione ed aveva ascoltato ogni singola parola, infatti l’albino stava guardando sia Tyki che Hanabi, con i suoi occhi argentati, che avevano una scintilla di divertimento e stava sorridendo, ma era d’accordo con il Noah.
La ragazza decise che ci avrebbe pensato il giorno dopo, ora era troppo stanca, e la chiacchierata con Tyki l’aveva fatta un po’ rasserenare, così sprofondò in un sonno senza incubi né sogni.
2 Settembre
Hanabi si era svegliata tardi e notò che Tyki era già sveglio, visto che il letto sul pavimento era vuoto, ma Allen stava ancora dormendo, mugolando qualcosa nel sonno, mentre i suoi capelli bianchi erano tutti spettinati e la sua cicatrice rossa (che la mora aveva fatto passare per un tatuaggio) era ben visibile.
La ragazza si alzò, sbadigliò e guardò l’ora sul suo orologio digitale: erano le dieci e mezza. Strano, pensò Hanabi, anche se era in vacanza, era stanca morta e la sera prima era andata a letto alle tre, di solito si svegliava al massimo alle nove e mezza di mattina, prima di suo fratello Ichigo, che dormiva come un orso in letargo e si svegliava a mezzogiorno, ma era ancora nel mondo dei sogni, infatti molte volte sbatteva contro lo spigolo del tavolo, per poi finire ad urlare a tutti i santi del paradiso e lamentandosi per il dolore.
La mora si stiracchiò e si mise a posto il suo pigiamo rosso, che di notte, a causa dei suoi movimenti, le andava su e la mattina doveva sempre fare i salti mortali per metterselo a posto.
Entrata in salotto trovò Tyki sdraiato sul divano mentre lui e sua madre chiacchieravano amabilmente.
- Ciao tesoro - la salutò Marta sorridendole.
- Ciao mamma - rispose la figlia, dirigendosi verso il frigorifero e prendendo dello yogurt ed un cucchiaino. Se lo mangiò in meno di tre minuti.
- Forse dovremo svegliare Allen ed Ichigo - pensò ad alta voce Hanabi, mentre abbondava al loro destino il barattolo dello yogurt ed il cucchiaino sul tavolo.
- Sai com’è tuo fratello se svegliato, lascialo pure dormire, ed anche il piccolo Allen, fallo riposare per l‘amor del cielo! - disse sua madre, che aveva finito di parlare con Tyki. Hanabi, però, al soprannome che Marta aveva dato all’albino, alzò un sopracciglio, leggermente scioccata.
- “Piccolo”? Mamma, ma ha un anno in più di me, sai?! - la mora doveva ammettere che Allen non era grande, e non dimostrava la sua età, ma solo Tyki poteva chiamarlo “Piccolo”. Si vedeva che Hanabi Tsukishima era una fan accanita della coppia Poker.
- Ma è molto più giovane di me! - ed ecco che le due stava nuovamente litigando. Non importava se Marta aveva ragione, sua figlia doveva per forza andarle contro, erano sempre state da due schieramenti diversi, sempre a combattersi l’una contro l’altra, e, se qualcuno avesse interferito alle loro litigate, l’avrebbero sbranato subito, come se fossero in digiuno da tre mesi. Potevano fare veramente paura, a volte, e quando volevano.
- COS’E’ TUTTO QUESTO CHIASSO?! - la voce di Ichigo rimbombò per tutta la casa. Il ragazzo aveva i capelli giù, una vena gli pulsava sulla fronte ed i suoi occhi erano iniettati di sangue. Sembrava un demone appena uscito dalla tomba.
- Oh, scusa Ichigo, ti abbiamo forse svegliato? - chiese innocentemente Hanabi, cominciando a canticchiare la quarta opening di D.Gray-Man, in assoluto la sua preferita, e si tappò le orecchie.
- SE MI AVETE SVEGLIATO? CON TUTTO IL RUMORE CHE AVETE FATTO AVRESTE POTUTO SVEGLIARE ANCHE UN SORDO! - Ichigo era davvero arrabbiato, e sua sorella credette di vedere un demone dietro di lui.
- Buongiorno - la voce assonnata di Allen fece girare tutti verso l’albino.
Aveva ancora quella maglietta bianca, che metteva in mostra le sue gambe lattee, i capelli erano tutti spettinati, e si poteva vedere bene il tatuaggio (la cicatrice) sulla parte sinistra della faccia.
- Buongiorno, piccolo - lo salutò Tyki, con un cenno della mano.
Hanabi era andata in cucina a preparargli una colazione piuttosto abbondante, che l’albino divorò in pochissimi bocconi, ringraziando la ragazza che gli rispose con un sorriso.
- Scusa Tyki, perché chiami Allen “piccolo”? - chiese Marta, curiosa. Era qualche tempo che aveva notato questo strano soprannome, ed ora proprio non era riuscita a non chiederglielo.
Hanabi cominciò a sudare freddo, e sperò con tutto il cuore che il Noah non dicesse una cretinata unica.
- Perché ha dieci anni in meno di me - rispose con una calma innaturale Tyki. La italo-giapponese gridò nella sua mente un urlo di gioia.
Marta non disse nulla, ma si limitò ad annuire.
Ichigo si limitò ad un “che cazzata”, ma Hanabi gli diede una gomitata in pancia per farlo tacere e di evitare di insultare ancora i due.
- Piccola stronzetta, vieni qui che le prendi! - Ichigo partì in quarta e cominciò a rincorrere la sorella per tutta la casa, sotto lo sguardo divertito delle tre restanti persone presenti.
Hanabi scappò per mezz’ora dall’ira del fratello, che, ancora stanco e affamato, si lanciò sul divano, nascondendo la testa dentro al cuscino.
- Ma come, è già finito? - chiese la sorella, con uno sguardo divertito ed un sorriso vittorioso che le dipingevano il viso. Ormai si era allenata a scappare da Ichigo, quando si arrabbiava, per questo l’aveva sempre vinta.
- Se avessi ancora un po’ di energia ti avrei ammazzato all’istante, sai? - chiese il fratello, girando la testa in direzione di Hanabi, guardandola con occhi stanchi.
- Certo, certo… e non guardarmi così, sei tu che hai iniziato a cercare di farmi fuori! - sbuffò lei, mettendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Poi si girò verso Tyki ed Allen, che stavano chiacchierando dall’altra parte del divano, visto che temevano di essere coinvolti in quella specie di “prendersi” mortale.
- Andiamo in camera mia? - chiese ad entrambi, che annuirono.
Hanabi aprì le finestre della sua camera, e poi si rivolse all’albino.
- Sai che non si spiano le conversazioni altrui? - chiese, con un pizzico di divertimento, abilmente mascherato da un tono infantile.
Allen rise, mentre Tyki gli lanciò un’occhiata stranita. Non credeva che l’esorcista fosse il tipo di persona che ascoltava le altre persone parlare, ma a quanto pare si era sbagliato sul suo conto, ed anche di tanto. Stare in quel mondo gli stava facendo conoscere lati del piccolo che neanche conosceva e non si era mai immaginato potessero esistere.
Hanabi cominciò a disegnare qualcosa su un foglio, Tyki si guardò un po’ di tv, visto che ormai aveva capito come funzionava, ed Allen si lesse uno dei tanti manga che aveva la mora, che erano più di duecento.
Senza che nessuno dei tre se ne fosse accorto erano, ormai, già le due di notte, ed era ora di andare a dormire.
Ma nessuno aveva sonno, quindi, cosa fare? Ovviamente chiacchierare fino a che non si crolla dalla stanchezza sui morbidi cuscini del letto.
- Avete pensato a cosa dire hai vostri compagni appena tornati nel vostro mondo? - chiese Hanabi, curiosa delle risposte degli altri due.
Allen ci pensò qualche secondo, e così fece anche Tyki.
- Io gli dirò che ho avuto un’avventura strana con un Noah ed una pazza scatenata - l’albino sorrise, pensando a Lavi, a Linalee, a Komui ed anche a quell’antipatico di Kanda, sinceramente non vedeva l’ora di rivederli.
- Io invece gli dirò che ho fatto una vacanza insieme ad un Esorcista ed ad una cretina - inutile dire che il moro ricevette occhiatacce assassine da parte degli altri due.
- Ma tu cosa dirai ai tuoi, quando noi spariremo? - chiese Allen.
Hanabi sorrise - Per ora non lo so, devo ancora pensarci, ma mi verrà in mente qualcosa, di sicuro, dopotutto io ho una soluzione a tutto, no? - l’albino ed il moro si scambiarono due occhiate, mentre la ragazza continuava a ridere, non curante di quello che pensavano quei due.
- Ma spiegaci un po’… come funziona questo “potere”? - chiese Tyki, che si stava seriamente interessando all’abilità della ragazza che gli ospitava.
- In realtà non lo so… le risposte mi vengono da sole, si formano in testa senza che io faccia nulla - rispose lei, indicandosi la fronte, con un sorriso allegro che le dipingeva il volto.
- Ma quante persone lo sanno? - ok, Allen si stava proprio appassionando del potere di Hanabi, e voleva scoprire ogni singolo dettaglio, anche sciocco.
La mora fu sorpresa da quella domanda e ci pensò un attimo.
- Allora… inclusi te e Tyki… otto persone! - disse, aiutandosi per i conti le dita, parlare di quella sua “abilità” con i due le piaceva, anche loro erano avevano dei “poteri”, quindi le parole le uscivano da sole, come se fosse una cosa naturale. Suo nonno materno odiava la sua “abilità”, quindi la chiamava “mostro”. Hanabi soffriva tanto per quello, essere rifiutata da un membro della sua famiglia (che era l‘unico che non la riteneva sua nipote, visto che tutti gli altri membri la adoravano, anche se molti non sapevano della sua strana “abilità”). Prima di morire le aveva detto che, prima o poi, avrebbe trovato delle persone simili a lei, visto che i “mostri” si capivano con gli altri “mostri”. Hanabi, però, non aveva mai provato odio verso suo nonno, perché sapeva che nelle sue parole era nascosta la verità. Infatti ora si trovava insieme a Tyki ed Allen, due personaggi di un manga, ma entrambi con delle “abilità” che avrebbero dato fastidio alle persone normali. Per Hanabi fu infatti difficile farsi accettare dagli altri, ma non si arrese mai, ed alla fine riuscì anche ad avere molti amici sinceri, che le volevano un mondo di bene. Forse era grazie a tutti quei amici che Hanabi aveva sviluppato il suo carattere, ma a lei, sinceramente, non è che le importava molto.
- A cosa stai pensando? - chiese Tyki, molto disinteressato, ma volle chiederglielo comunque, tanto per dire qualcosa, visto che era stato estraniato dalla conversazione.
- A mio nonno materno, che ha cominciato ad odiarmi quando ha scoperto la mia “abilità speciale” - rispose la mora. Non ne conosceva ancora il motivo, ma qualcosa la spingeva a dire ai due tutto quello che le girava per la testa, era strano, non si era mai sentita così, neanche con Alessia, visto che anche alla sua migliore amica nascondeva molte cose e molti suoi pensieri.
Tyki si pentì immediatamente per aver posto a quella domanda, ma dopo si accorse che Hanabi non aveva difficoltà a parlarne, come, di solito, una persona “normale” avrebbe avuto. Ma ormai aveva capito che quella ragazza di “normale” non aveva proprio nulla.
- Ehi, Tyki, ma tu parli portoghese? - chiese la mora, cambiando completamente argomento.
- Prima sì, ora sono un po’ arrugginito - il Noah si grattò la parte destra della testa, intanto sentiva che le palpebre si facevano un po’ pesanti, effettivamente era tardi, ma lui voleva chiacchierare per ancora un pochino di tempo, perché, doveva ammettere, che si stava divertendo, ed anche parecchio.
- Fai pena - un commento sbagliato di Hanabi lo fece ricredere. Ma era possibile che quella cretina riusciva a distruggere anche i momenti in cui lui era felice o divertito?!
- Sei una cretina - commentò, mentre buttava la faccia dentro al cuscino.
- ‘Notte - sussurrò la mora, che ora voleva solo dormire.
Entrambi i due ragazzi clandestini salutarono Hanabi, con la voce impastata dal sonno, e caddero tutti e tre nel mondo dei sogni e degli incubi.
Per la prima volta, Hanabi sognò i compagni di Allen e Tyki.
Era in una foresta, di notte, la luna era piena e faceva diventare inquietanti le ombra scure delle piante alte, che facevano filtrare a malapena la luce a causa delle loro folte chiome verdi.
Le nubi nere coprivano le luminose stelle, e tra quella fitta vegetazione, vi era una lieve nebbia, che faceva diventare più spettrale il tutto.
Hanabi si continuava a chiedere cosa diavolo ci faceva in un posto simile. Sentiva il profumo dell’erba, e sentiva un lieve rumore di passi. Tutto tranquillo, no?
Un momento… passi?!
Hanabi vide un ragazzo dai capelli rossi spuntare tra le foglie, con aria da cane bastonato. Oddio, Lavi!
La mora cercò di nascondersi, ma poi notò di essere invisibile.
Ma cosa ci faceva l’Apprendista Bookman in uno dei suoi sogni?
Poi un turbine nero, che mescolava tutti i colori, verde, blu, rosso, per scoppiare in una luce gialla.
Hanabi si svegliò con il cuore che le batteva a mille nel petto. Perché aveva fatto quel sogno? Perché Lavi sembrava preoccupato a morte e sembrava che stava cercando qualcosa? Troppe domande e neanche una risposta. Sbuffò nervosamente. La presenza di Tyki ed Allen la stava forse rincretinendo? Nah… comunque decise di non pensarci su e ributtò la testa sul cuscino morbido.
Erano le cinque di mattina e lei era andata a letto solamente due ore prima, quindi chiuse gli di nuovo gli occhi, in cerca del sonno e sperando che le braccia di Morfeo l’accogliessero. Invece nulla, si limitò a fissare il soffitto, illuminato dalla luce fioca della lucina, che Hanabi non voleva mai spegnere. In apparenza la mora non aveva paura di nulla, ma in realtà il buio la terrorizzava a morte. Provate a metterla in una stradina senza luci di sera e senza nessuno nei paraggi, vedrete che vi farà i quattrocento metri in meno di venti secondi. Hanabi non aveva mai creduto alla storia dei fantasmi, degli zombie, dell’uomo nero, dei vampiri o dei licantropi, ma il buio la terrorizzava, non ne capiva il motivo, ma se veniva circondata dal nero, si sentiva vulnerabile, come se ci fosse qualcuno nascosto dentro di essa, pronta a catturarla e la sua sicurezza scemava, la sua “abilità”, quando era nell’oscurità, non funzionava, forse era per questo che la temeva, e cercava in tutti i modi di evitarla come la peste.
Cavoli, si disse mentalmente, certo che l’insonnia ti fa pensare cose veramente profonde, di cui normalmente non si preoccupava.
Si rigirò nel letto, in cerca di fresco, anche se aveva solo le lenzuola a coprirle il suo corpo, sentiva un caldo molto forte, penetrarle nei pori della pelle e facendole andare in tilt il suo cervello, che restava attivo per la maggior parte della sua giornata e che non si distraeva quasi mai. Si alzò e si mise seduta.
Con la coda dell’occhio vide che anche Allen si era svegliato, eppure c’era qualcosa di strano in lui. Aveva il viso serio, troppo serio per lui, i capelli più mossi del solito e gli occhi era dorati.
Hanabi deglutì, sapeva cosa significava questo: Neah Walker, nonché il Quattordicesimo Noah.
Guardò Tyki, che dormiva tranquillamente, senza accorgersi di nulla.
La ragazza strinse il pugno. Aveva paura? Era veramente patetica. Guardò in cagnesco Neah, era uno dei suoi personaggi preferiti, ma ora, a vederlo di persona, sinceramente le faceva un po’ di timore.
- Tu, oi, Noah! - lo chiamò lei, sussurrando, usando un accento giapponese sull‘ultima parola. Sperò vivamente di non commettere l’errore più grande della sua vita.
Il Quattordicesimo, nel corpo di Allen, di voltò, e gli occhi dorati squadrarono Hanabi, poi fece un sorriso inquietante e malizioso, poi il suo corpo cadde svenuto sul letto.
La mora restò immobile. Effettivamente si era dimenticata del “piccolo” problema del Quattordicesimo.
Quell’ “incontro” strano le fece venire, stranamente, molto sonno. Fece un grande sbadiglio e, dopo aver dato un ultimo sguardo a Tyki ed Allen si addormentò, pensando che, dopo che si sarebbe svegliata, sarebbe stata una giornata piena di divertimento per lei.
 
 
Angolo demenziale
Kumiko: ora vi dico due novità, ma lascio questo lavoro stressante ai miei due assistenti!
Tyki: ogni capitolo nuovo della Fan Fiction sarà pubblicata ogni 23 del mese.
Allen: mentre per il secondo annuncio, avremo un nuovo personaggio, Vanessa, nonché la parte più responsabile della personalità di questa pazza autrice!
Vanessa: salve * saluta imbarazzata *
Kumiko: tsk, questa stupida parte bianca mi rompe anche nelle Fan Fiction, ora?!
Vanessa: sì * fa la linguaccia *
Kumiko: brutta- * cominciano a litigare *
Tyki: forza Kumiko!
Allen: forza Vanessa!
Dopo un po’…
Kumiko & Vanessa: * sorridono * ci vediamo al prossimo capitolo, al 23 Dicembre!

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Capitolo 5
*** L'Inizio della Festa ***


In The Real World
Capitolo 5: L’Inizio della Festa
 
Allen si svegliò, stranamente, alle otto di mattina, cioè prima di tutti. Si sentiva la testa scoppiare, e poi aveva l’impressione di essersi svegliato quella stessa notte, ma non si ricordava nulla. Che strano. Bè, forse era solo una stupida sensazione.
Si alzò e cominciò a camminare con un passo lento e silenzioso.
Osservò il viso di Hanabi Tsukishima: i capelli neri erano arruffati, la bocca semi-aperta, era raggomitolata su sè stessa come un gattino, ma la cosa che catturò l’attenzione dell’Esorcista albino furono le piccole lacrime, luccicanti come diamanti, che scorreva giù per le guance della ragazza italo-giapponese. Muovendosi il più silenziosamente possibile, prese un fazzoletto di carta bianca, poi si mise in ginocchio, appoggiando i gomiti sul materasso, cercando di non svegliarla, ed asciugò quel liquido salato dagli zigomi di Hanabi. Perché stava piangendo? Ah, quanto avrebbe voluto Allen trovare la soluzione a qualsiasi cosa, come sapeva fare la ragazza che gli stava di fronte. Ormai considerava una amica quella pazza e perversa persona che aveva volutamente deciso di ospitare lui e Tyki a casa sua, gli aveva accolti nella sua famiglia, con qualche bugia, ma gli aveva fatti sentire “normali”. Hanabi era la persona che lo capiva di più: anche se si era integrato bene nell’Ordine Oscuro, sapeva che gli mancava qualcosa, perché nessuno era come lui, nessuno aveva un braccio nero, nessuno era mezzo Noah, nessuno aveva sofferto come lui. E così anche quella ragazza, lei, la sola al mondo ad avere un strano e bizzarro talento da poter sfruttare, ma per quanto lo usasse, sapeva che nessun altro possedeva la sua stessa abilità, le sarebbe sempre mancato qualcosa, anche se cercava in tutti i modi di nasconderlo. Prima o poi si sarebbe rotta, se non lo era già. Aveva amici, una famiglia e tutto quello che poteva desiderare per essere felice ma nessuno l’avrebbe capita, nessuno avrebbe provato le sue stesse emozioni. Anche Allen si sentiva così. Sospirò e chiuse i suoi occhi argentati per qualche momento, per poi riaprirli e guardare quel volto che in apparenza sembrava angelico, ma in realtà era un demonio allo stato puro. Loro due si potevano capire bene, l’Esorcista pensava che anche Tyki provava le stesse sensazioni. Forse era per questo che il Noah non aveva ancora ucciso la ragazza per le sue idee che non potevano assolutamente essere definite brillanti. Si mordicchiò il labbro inferiore, poi portò la mano nera ad accarezzare i capelli mori di Hanabi, che erano morbidi al tatto. Non contò quanti minuti passò lì, ma quando la ragazza mugolò qualcosa nel sonno e si girò dall’altra parte, ma senza aprire gli occhi, Allen ritirò la mano di scatto, imbarazzandosi solamente di aver provato a toccare la italo-giapponese. Ma cosa gli era saltato in testa?!
Si alzò di scatto e guardò con la coda dell’occhio l’orologio: erano passati dieci minuti. Respirò a fondo, poi si ricordò che quello stesso giorno era il compleanno di Hanabi e si aspettava una giornata molto lunga. Ma non riusciva a capire se gli eventi che stavano per accadere erano positivi o negativi. Ovviamente pregò con tutto il cuore che sarebbero stati positivi, anche se aveva seri dubbi al riguardo.
Allen riuscì ad infilarsi nel letto appena in tempo prima che la ragazza si svegliasse con un grosso sbadiglio. I suoi capelli neri erano arruffati ed Hanabi se li tolse dal viso stancamente, come se fosse uno zombie appena uscito dalla tomba.
- Ma quei due ancora dormono? - chiese a se stessa, osservandoli, puoi sospirò - Allen, Tyki, lo so che siete svegli, non sono mica una scema… -.
I due ragazzi aprirono gli occhi e si guardarono per un momento. Sembrava ci fosse tensione tra loro, ma Hanabi non disse nulla, quel giorno sarebbe stato importante, quindi niente liti, qualsiasi sia stato il motivo!
Tyki si alzò e la ragazza quasi non cadde sul letto. Inizialmente Allen non capì perché Hanabi aveva avuto quella bizzarra reazione, poi guardò bene il portoghese e si accorse di un dettaglio: lui indossava solo un paio di boxer neri ed il petto, con tutte le varie cicatrici, era ben visibile.
- Mettiti qualcosa addosso, porca miseria! - la mora cercò di non urlare, per evitare di far entrare suo fratello come un matto in camera sua e poi linciare Tyki.
- Avevo caldo - si giustificò lui, sbuffando. Poi prese un paio di pantaloni scuri ed una giacca bianca (dove lasciò, volontariamente, i primi due pulsanti aperti).
- Non me ne frega! - in realtà ad Hanabi stava per sanguinare il naso per la vista magnifica a cui aveva appena assistito, ma non lo avrebbe mai ammesso. Figuriamoci, lei aveva sempre detto che i maschi erano degli idioti (con qualche eccezione) e non doveva regalare a loro neanche un suo sguardo, peccato che il corpo Tyki sembrava quello di un Dio Greco, ed era impossibile non sgranare gli occhi davanti ad un petto del genere, era addirittura meglio di tutte quelle Doujinshi!
Il Noah pensò a quello che aveva fatto il piccolo pochi minuti prima. Cosa diavolo gli era preso a quel bambino? Sperava sul serio che quell’Esorcista maledetto non si stesse innamorando di quella pazza! Ma no, che stava pensando?! E poi a lui che gliene fregava?!
- Tyki? Ti senti bene? - la voce di Hanabi lo fece svegliare. La guardò negli occhi: beh, effettivamente non era una brutta ragazza e poi con il suo carattere, anche i tipi più tosti erano messi alle strette. Ok, basta, doveva piantarla di pensare a queste cose!
- Sì, mi sono un attimo imbambolato - rise lui.
- Un momento?! Sei cinque minuti così! - lo rimproverò lei, sbuffando rumorosamente. Accidenti, l’aveva fatta preoccupare per niente, quel maniaco portoghese!
- Non so perché, ma ho la sensazione che tu mi stia insultando mentalmente - disse Tyki, guardandola e ridacchiò un po’, quando notò che Hanabi gli lanciò un’occhiata assassina.
- Le mie amiche arrivano presto, i maschi vengono all’ora di pranzo e poi ci sarà anche un imbucato speciale, quindi recitate la vostra senza un ma! Allen vestiti! - la mora andò a passo felpato verso l’armadio, che spalancò non curandosi del rumore infernale che aveva provocato. Lanciò all’albino un paio di jeans ed una maglietta nera con la bandiera dell’America disegnata sopra, un paio di jeans scuri, e, successivamente, buttò fuori i due ragazzi perché doveva vestirsi.
Tyki quasi non cadde a terra, ed Allen si sorresse al muro per poter mantenere l’equilibrio.
- Accidenti a quella, ha sempre dei modi così fini! - il portoghese sputò fuori quelle parole ricche di sarcasmo, ma ormai l’aveva capito: la delicatezza non era certo il pezzo forte di Hanabi.
A pensarci bene, quella ragazza non era per niente perfetta, aveva un casino di difetti, però se fosse stata troppo “buona” forse le avrebbe strappato il cuore, senza pensarci due volte. Nessuno non aveva difetti, ma tutti cercavano sempre di nascondere tutto, invece questa ragazza umana, con l’abilità di dare una soluzione a tutte le situazioni, mostrava tutti i suoi lati peggiori. Forse era questo il suo piano, se mostrava prima tutta la sua parte “malvagia” vedeva a quali persone andava a genio, altrimenti, a lei, non importava avere o no l’amicizia di qualcuno che non la vede di buon occhio. Che senso aveva cambiare per gli altri?! Lei era lei, nessuno avrebbe cambiato il suo comportamento, perché era brutto nascondersi dietro una maschera, e poi era anche una rottura continuare a fingere. Forse la mora la pensava così, ma Tyki non ne poteva essere certo e non poteva entrarle nella mente come Wisely, anzi preferiva non sapere cosa frullava in testa a quella pazza.
Mentre lui si stava ben friggendo il cervello con tutti questi pensieri, Allen si era messo i vestiti che Hanabi gli aveva “gentilmente” dato.
- Sembri distratto, Tyki, cosa ti passa per la testa? - chiese l’Esorcista, pentendosi subito di aver pronunciato quelle parole, accidenti al suo animo gentile e buono!
Il Noah gli regalò un’occhiata scioccata.
- Non credo te ne importi molto, piccolo - rispose lui, sbuffando. Meglio non dire nulla, per il momento.
Un ringhio stava nascendo nella gola di Allen, ma si tappò la bocca prima che esso potesse uscire fuori, altrimenti la situazione sarebbe degenerata in una lotta e qualcuno dei due, oppure entrambi, sarebbero morti. La sensazione delle morte l’albino se la ricordava bene, l’aveva provato sulla propria pelle, quando Tease gli fece un buco nel cuore, l’Esorcista si ricordò di aver provato dolore, disperazione, aveva sentito tutto il suo corpo spegnersi lentamente ed un bruciore al petto, come se gli stessero dando fuoco, non voleva mai più sentire una cosa del genere. Aveva paura della morte, Allen se ne era reso conto solo adesso. Ma dopotutto era normale, no? Essere cancellati dal mondo in pochi secondi, senza che neanche accorgersene, era molto triste.
L’albino smise di pensare alle sue paure quando sentì la porta spalancarsi ed una Hanabi piuttosto contenta uscire. Indossava una maglietta viola, con la centro un serpente verde che stritolava un cuore rosso, poi aveva un paio di jeans corti fin sopra il ginocchio neri stretti, ed un paio di calze lunghe bianche e nere. Inutile dire che l’Esorcista ci restò di sasso.
- Mh? Cosa c’è Allen? - chiese la mora, mettendosi una ciocca dietro l’orecchio e sorridendo. Era proprio di buon umore.
- Nulla - Allen scosse la testa tre volte, arrossendo. Cavolo, ma quella ragazza faceva apposta a provocarlo! Eppure lo sapeva (o almeno questo era ciò che l’albino credeva) che lui non andava d’accordo con le parole “amore” e “attrazione”! Accidenti, con tutte le Fan Fiction che si leggeva ogni giorno, dove Allen era quasi sempre l’uke di turno, doveva saperlo! Questo pensiero gli fece venire alla mente il perché ora conosceva i termini “seme” ed “uke”. Era successo un paio di giorni prima, Tyki era sempre felice di leggere le Fan Fiction (ma per lui le Doujinshi Hard erano il massimo!), così anche l’Esorcista maledetto si era incuriosito. Aveva chiesto ad Hanabi, così, tanto per sapere, di poter leggere una di quelle storie. La mora aveva gli occhi a forma di cuore quando la sua mente capì la richiesta dell’albino. La prima Fan Fiction che Allen lesse era su di lui e Kanda, in inglese, ma per lui non era un problema la lingua, visto che era nato e cresciuto nei vicoli di Londra. Ovviamente la Fan Fiction era Raiting M (che equivale al Rosso), ed all’Esorcista quasi non venne un infarto. Ma poi cominciò a leggerle, anche se poco alla volta, arrossendo nelle parti più spinte, ma cominciavano a piacergli, ma non lo diceva mai apertamente, perché altrimenti Hanabi avrebbe indetto una festa in “onore” a quel miracoloso evento! Ogni tanto, mentre guardava la televisione, sentiva i discorsi di Tyki e della mora, che parlavano di Doujinshi ed arrossiva furiosamente, quando parlavano di lui insieme al “figone” (come lo definiva Hanabi) che gli capitava. Erano proprio perverse le persone di quel mondo! Ma non avevano altro da fare?! Accidenti, voleva scavarsi una fossa da solo ed infilarsi dentro, per poi non uscirne mai più!
- Ti trova carina - rispose il Noah, che era apparso dietro di lui, accendendosi una sigaretta, apparsa dal nulla come l’accendino (che poi si era smaterializzato misteriosamente).
La mora aprì la bocca per dire qualcosa, ma successivamente la richiuse. Sembrava una persona muta in cerca di dire qualcosa, ma le parole non le uscivano dalla bocca. Hanabi decise di cambiare discorso, andando a svegliare il fratello, facendo finta che Tyki non avesse detto nulla. Era una maestra a fuggire dai discorsi.
- Ichigo! - entrò nella camera del fratello, spalancando la porta, ma poi notò che non c’era nessuno - Che strano! Ichi-nii non c’è? - per qualche strano motivo, la mora aveva cominciato ad usare il suffisso “-nii”, quando parlava del fratello, cosa alquanto strano, visto che non parlava quasi mai la sua lingua madre e non diceva mai nulla in giapponese, non si era mai fatta scappare neanche un suffisso. Se i suoi occhi non erano leggermente a mandorla, tutti l’avrebbero scambiata per una italiana dalla pelle più pallida del normale. Razzismo, Hanabi lo odiava, solo sentire pronunciare quella parola le faceva venir voglia di vomitare. Era mezza giapponese, ed allora?! La gente parlava male di lei, appena combinava qualcosa di “cattivo”, tipo un vaso rotto o un pugno in faccia a qualcuno che proprio se lo meritava. La mora odiava i razzisti, per lei neanche sarebbero dovuti esistere, perché quando sentiva al telegiornale che qualche italiano uccideva delle persone di altri Paesi sentiva una forte tristezza impossessarsi di lei. Non riusciva a capire gli esseri umani che si comportavano così. Ma se proprio non potevano fare a meno di odiare le persone con qualche caratteristica fisica diversa dalla loro, erano pregati di non uccidere, ma di manifestare pacificamente (anche se Hanabi non ne capiva l’utilità, visto che l’Italia era uno Stato libero).
- Hana! - una voce squillante fece voltare la mora, che si ritrovò intrappolata in una morsa assassina da parte di Alessia, che continuava a ridere. “Ale” era vestita con una maglietta senza maniche aderente nera ed una minigonna viola, con infradito rosse.
- Buon Compleanno, Hanabi - dietro a loro, un dolce sussurro si fece sentire. Hanabi aprì gli occhi di scatto.  Una ragazza, quasi del tutto simile ad Alessia stava in piedi, con un pacchetto giallo in mano, decorato con un fiocco rosso. L’unica cosa che la differenziava dalla gemella era il taglio di capelli: i suoi erano molto corti e lisci, per il resto del viso e del corpo, era simile ad Alessia.
- Manuela! - Tyki (che aveva fatto sparire la sigaretta da qualche parte) ed Allen si ricordarono che questa “Manuela” era la sorella gemella della migliore amica della pazza scatenata che li ospitava.
Erano appena le otto e mezza di mattina, ma tutti sembravano belli riposati. E Tyki proprio non riusciva a capirne il motivo, va bene che era una festa, ma erano pur sempre in vacanza ed erano degli adolescenti pieni di ormoni, dai, chi non andava a letto alle tre di notte?!
- Manu, metti pure il regalo sul tavolo in sala, e comunque ti voglio presentare Allen e Tyki, rispettivamente il mio ragazzo e suo fratello! - Hanabi era riuscita ad uscire dalla morsa di Alessia, e sorrideva allegramente, come una bambina.
Manuela sorrise e fece un mezzo inchino, poi andò a posare il regalo. Quella ragazza non era mai stata una persona di molte parole, certe volte non si notava neanche la sua esistenza, come se fosse un fantasma che infestava la casa di qualcuno.
- Oi, Hana! - Alessandro entrò i casa, con un sorriso dipinto sul volto, accompagnato da un’altra ragazza al suo seguito. Aveva i capelli lunghi fino alla schiena, lisci, di un color castano chiaro, gli occhi grandi, uno azzurro come un cielo senza nuvole, limpido e puro, l’altro ambrato, il viso dolce, da bambina, la carnagione leggermente abbronzata, il naso piccolo, le labbra leggermente carnose e rosse, piuttosto bassa e molto magra, quasi anoressica. Indossava un vestito lungo fino alle ginocchia color confetto, con un cerchietto bianco con sopra una farfalla blu nei capelli. Tyki si chiese chi era, ma poi notò che una delle sue mani era stretta a quella del ragazzo dai capelli neri.
- Franci, Ale! - ah, quindi quella era la nuova ragazza di Alessandro, Francesca, se non si ricordava male, Hanabi glielo aveva detto, più o meno quando si erano incontrati. A quel pensiero Tyki fece un risolino. Già, come si erano incontrati, lui ed il piccolo gli erano piombati in casa, in una maniera assurda.
Francesca aveva tra le mani un piccolo pacchetto argento, con un nastro nero a chiuderlo.
- Buon compleanno Hana - Francesca arrossì, mentre diceva quelle parole, era in evidente imbarazzo, e continuava ad osservare Tyki ed Allen, con timore, forse. Era una persona timida di natura, a cui non piaceva stare al centro dell’attenzione, ma era anche determinata, quando voleva.
- Io sono Tyki e questo è Allen, è un piacere conoscerti, posso chiederti perché i tuoi occhi sono di colore diverso? - chiese il Noah, salutandolo con un cenno della mano e mantenendo un tono neutro.
- Oh, ecco… sono nata, così, sono brutti i miei occhi, no? - rise Francesca, ma si poteva sentire, nella sua voce, tanto dolore. I suoi occhi erano così diversi da quelli di altri persone, aveva avuto tanti problemi a relazionarsi con gli altri. Ma quando conobbe Hanabi, che se ne fregò completamente dei suoi occhi e pretese di diventare sua amica, pianse, per la prima volta, lacrime di gioia, invece che di dolore.
- Non è vero, sono molto belli - Allen le sorrise timidamente, facendo un cenno con il capo. Anche se non se ne rendeva conto, era molto bravo a far cadere ai suoi piedi le ragazze. Francesca arrossì e ringraziò, stringendo sempre di più la mano di Alessandro.
Hanabi diede una gomitata all’albino, che continuò a ridere, imperterrito.
- Ti avverto che Alessandro è un tipo molto geloso - sussurrò la mora, notando l’occhiataccia che il suo amico italiano rifilò al piccolo inglese.
- Geloso? E perché mai lo dovrebbe essere? - chiese, ingenuamente, Allen. Tutti caddero quasi a gambe all’aria: possibile che non se ne accorgeva?! Era davvero così innocente, anche dopo tutte quelle Fan Fiction e Doujinshi che Hanabi gli aveva fatto leggere?!
Tyki si mise a ridere, insieme a tutti gli altri, tranne, ovviamente, l’albino, che si chiedeva il motivo di tutte quelle risa. Gonfiò le guance, offeso.
- Uffa, io proprio non capisco! - disse, con le guance lievemente tinte di rosa che cercava di nascondere, ma si poteva notare subito, visto la pelle bianchissima del ragazzo.
- Dai, non volevamo offenderti! - Alessia rise ancora. Non sapeva quello che la sua migliore amica le stava nascondendo, ma per il momento, si poteva divertire anche senza sapere nulla.
Un ringhio molto forte si udì provenire dalla pancia di Allen, e le sue guance, da rosa, divennero di un rosso brillante. Accidenti, aveva una grandissima fame! Dopo tutte queste nuove conoscenze, si era stranamente dimenticato che non aveva ancora mangiato nulla! Per lui era una tragedia inimmaginabile!
- Andiamo a fare colazione! - Hanabi prese la mano dell’Esorcista maledetto ed andarono in sala, seguiti da tutti gli altri, ed anche da Tyki, visto che anche lui aveva una certa fame.
La mora entrò nella cucina e notò tre piatti pieni zeppi di biscotti alla crema, ricoperti di cioccolato, ed accanto una piccola lettera rosa. Hanabi la prese con cautela e la lesse, mentre addentò un biscotto e si accorse che aveva un sapore buonissimo.
Ad Hanabi.
Innanzitutto auguri!
Abbiamo fatto questi biscotti per te, Allen e Tyki, spero che vi piacciano come colazione!
Io e tuo fratello andiamo a prendere Paolo, per la tua festa.
Saremo di ritorno dopo il pranzo!
Ancora auguri!
Ichigo e Sarah.
P.S. Se ti stai chiedendo perché abbiamo fatto così tanti biscotti, è perché lo stomaco di Allen è un pozzo senza fondo XD
La mora rise per il Post Scrittum, e chiamò Manuela, Francesca ed Alessia, perché non poteva portare quei tre piatti da sola, senza far cadere qualcosa. Le due sorelle accettarono volentieri, e subito misero sulla tavola i biscotti, mentre l’altra rimasta prese tre bicchieri e gli riempì di succo di pera. Allen aveva la bava alla bocca ed i suoi occhi non vedevano altro che tutto quel cibo che sembrava proprio delizioso.
- Ma perché così tanti biscotti? - chiese Alessandro, che si era seduto sul divano, e sopra di lui vi era Francesca, un po’ imbarazzata per la posizione.
- Ora lo vedrai - Hanabi, mentre diceva quelle parole, cercò in tutti i modi di non ridere.
Allen addentò un biscotto dietro l’atro. Mentre la mora e Tyki ne mangiarono solamente sei a testa, l’albino finì tutti gli altri. Le facce di Manuela, Alessia, Alessandro e Francesca erano troppo divertenti, aveva la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite.
- Giochiamo “Al gioco della Bottiglia”? - chiese Hanabi, prendendo una bottiglia di vetro vuota.
- Come si gioca? - chiese l’Esorcista, non sapendo neanche l’esistenza di un gioco che si chiamava in quello strano modo.
- E’ tipo una specie di “Obbligo o Verità”, ma la scelta è causale, e la punizione è terribile - poi si rivolse ad Hanabi - Visto che sei la festeggiata, la prima domanda od obbligo lo farai tu -.
Tutti si misero a terra, formando un cerchio.
Hanabi girò la bottiglia, ridendo. Non vedeva l’ora. La scelta andò ad Allen.
- Obbligo o Verità, Allen? - chiese lei, sorridendo, ma in realtà, nella sua mente, stava progettando piani diabolici che avrebbero fatto accapponare la pelle a chiunque, perfino ad un serial killer.
- Obbligo - siccome in quel mondo doveva mentire, meglio fare l’Obbligo al posto della Verità.
Sul viso di Hanabi si formò un sorriso inquietante - Allora, ti sfido a fare il giocoliere con le palline per un minuto - la mora, in realtà, voleva vedere se l’albino era davvero un bravo clown.
Allen si strinse le spalle. Si aspettava qualcosa di più difficile. Prese quattro palline gialle e cominciò a farle andare in aria, secondo dopo secondo, l’albino neanche guardava in alto, si limitava a fare sempre lo stesso movimento, osservare tutte le altre persone presenti nella stanza. Il minuto finì e le palline finirono tutte nelle mani di Allen che si inchinò leggermente, con un sorriso, ringraziando quel piccolo pubblico che ora applaudiva.
L’albino girò la bottiglia e finì su Tyki.
- Obbligo o Verità? - Allen sorrise innocentemente, ma in realtà, sotto quella maschera, si nascondeva un ghigno oscuro ed inquietante.
- Obbligo - rispose il Noah.
- Ti sfido a bere tre lattine di birra in un minuto - Tyki deglutì, ok, gli piacevano gli alcolici, ma tre lattine in un minuto erano troppe!
Hanabi prese le lattine e gliele mise davanti, poi prese il telefono e lo mise in modalità cronometro. Diede il via e, con grande sorpresa di tutti, il Noah riuscì a vincere la sfida. Anche se poi dovette prendere tanti respiri profondi per evitare di vomitare.
I giri andavano avanti, tutti sceglievano sempre di fare l’Obbligo ed a Tyki ed Allen capitavano sempre cose bizzarre: stare in equilibrio su una trave spessa mezzo centimetro, centrare un bicchiere (di plastica) con una pistola a pallini da venti metri di distanza, trattenere il respiro sott’acqua per otto minuti, ballare la lap dance, limonarsi con una statua o con un soprammobile, e moltissime altre cose.
Quando fu mezzogiorno, Hanabi preparò panini per tutti (dieci per Allen), mettendoci dentro prosciutto e tutte le cose che trovava in giro per la cucina.
- Ma questa festa non è un po’ monotona? - chiese Tyki, quando ebbe finito il suo panino. Alessia ed Alessandro si misero a ridere. Ed il Noah li guardò in un modo veramente strano.
- Ma come, non lo sai?! Hanabi fa sempre feste molto belle, ma incominciano solo quando arrivano tutti gli invitati! Ora mancano solo Ichigo, Sarah e Paolo - disse il ragazzo mettendosi a posto il ciuffo sulla parte destra del viso. Tyki, in quel momento, vide la cicatrice che gli sfigurava della faccia e capì perché l’aveva voluta nascondere: non aveva più l’occhio destro, e la cicatrice percorreva tutta la parte destra del suo viso. Non era un bello spettacolo.
- Ma quella cica- - il Noah provò a chiedere qualcosa ma venne zittito prontamente da Hanabi, che gli mise le mani sulla bocca, dandogli un’occhiataccia, e si portò l’indice sulla bocca, intimandogli silenzio.
Fortunatamente, Alessandro non aveva sentito nulla e si era messo a chiacchierare allegramente con Alessia e Manuela, sotto lo sguardo di Francesca, che anch’essa sorrideva, con le goti un po’ rosse.
- Buon giorno ed auguri! - la voce di Ichigo fece voltare Hanabi, che gli sorrise felice.
- Auguri, Hana! - Sarah che era dietro di lei la salutò allegramente. La mora si gettò tra le braccia della fidanzata del fratello, sorridendo.
- Grazie! - urlò, facendo ridere i due.
- Perché abbracci solo Sarah? Mi sento un po’ geloso… - la voce di un ragazzo fece alzare la testa ad Hanabi, che sciolse l’abbraccio che aveva dato a Sarah, avvicinandosi a quella nuova persona.
Di fronte a lei vi era un adolescente alto più di Ichigo, con un fisico ben proporzionato e muscoloso, i lineamenti del suo viso erano giovanili e duri, gli occhi erano marrone scuro, i capelli erano lunghi fino al collo, ed erano spettinati, di un colore biondo scuro. Aveva una maglietta nera aderente, con dei jeans lunghi blu scuro e delle scarpe da ginnastica bianche.
- A te non lo do un abbraccio, maniaco - disse Hanabi facendogli la linguaccia.
- Come sei crudele - il ragazzo si mise una mano sul cuore, simulando un infarto, poi sorrise - Comunque auguri, nana - lui mise una mano sulla testa della mora, che glielo permise senza dire nulla.
- Oh? Hai dei nuovi amici? Io sono Paolo Rossi, piacere - disse lui, guardando Allen e Tyki.
- Loro sono Allen e Tyki, il mio ragazzo e suo fratello - Hanabi si staccò da lui e cominciò a rigirarsi tra le mani il suo cellulare con fare annoiato.
- Ragazzo?! E non mi hai detto nulla?! Lo sai che io ti amo! - urlò Paolo, piangendo teatralmente, aggrappandosi alla mora.
- Certo, certo! Forza ora iniziamo la festa! - disse Hanabi, ricevendo un bellissimo “SI’!” da parte di tutti gli altri invitati.
La ragazza scartò tutti i suoi regali: un portachiavi da Alessandro e Francesca, una collana d’oro, senza nessun ciondolo, da Alessia e Manuela, un mazzo di rose bianche da parte di Ichigo e Sarah, ed infine una borsa nera da parte di Paolo. Hanabi ringraziò tutti, sorridendo. A lei piacevano molto i regali, anche se erano bizzarri o stupidi.
Dopo aver acceso la musica al massimo, tutti cominciarono a ballare, e non mancarono le cadute memorabili di Paolo ed Alessandro. Erano proprio dei clown, volevano solo far ridere, per questo avevano conquistato la simpatia di Hanabi, visto che lei adorava ridere e le servivano proprio dei pagliacci per tirarla su quando era giù, triste, depressa o malinconica…
Era solo pomeriggio, ma era come se fosse stata sera. Hanabi sapeva che presto, dopo la cena. sarebbe arrivato un invitato speciale, che doveva far conoscere ad Alessia ad ogni costo. Un amico di tre anni in più della mora, molto bello e simpatico. Ma per ora non avrebbe detto niente, e avrebbe continuato a ridere, e facendo finta di non sapere nulla.
Paolo, che si era seduto su una sedia per riprendere fiato dalla caduta, osservava Hanabi, sentendo una fitta al cuore ogni volta che la ragazza sfiorava Allen. Voleva urlare di rabbia e piangere di dolore, ma avrebbe rovinato la vita alla persona a cui più voleva bene. Con un sospiro si guardò i suoi polsi, dove vi erano due cicatrici molto vicine alle vene azzurre che li percorrevano. Ancora non ci credeva che quella ragazza lo aveva salvato, quando si voleva suicidare perché veniva continuamente preso in giro. A quei tempi, circa tre anni prima, non riusciva a stringere amicizia con nessuno, ed alla fine aveva deciso di uccidersi, di farla finita. Aveva preso un coltello e si era tagliato le vene, aveva sentito dolore, stava morendo lentamente dissanguato, ma, a quanto pare, il destino aveva in serbo per lui un finale diverso da quello che si era immaginato. Infatti una undicenne dai capelli neri e gli occhi leggermente a mandorla lo aveva salvato, trovandolo in quel angolo del parchetto dimenticato da Dio. Si ricordò che Hanabi lo aveva schiaffeggiato, piangendo, e poi aveva chiamato un’ambulanza. Dopo esser guarito, aveva fatto la conoscenza di Ichigo e di tutta la pazza famiglia Tsukishima. Anche se nessuno lo aveva voluto, persino i suoi genitori si infischiavano di lui, per la prima volta aveva sentito di voler vivere per qualcuno. Si innamorò in poco tempo di Hanabi.
Ora la vedeva danzare insieme al suo nuovo ragazzo, Allen Walker, ma non provò nessun rancore verso l’albino, perché, dopotutto, lui voleva solo la felicità della mora, voleva vederla sorridere sempre e non voleva che piangesse mai più. Se lei era felice, anche Paolo lo era. Con un sospiro si alzò dalla sedia e sorrise. La festa sarebbe stata ancora lunga, e non era proprio il giorno di ripensare al passato. Il ragazzo biondo ricominciò a danzare, ridendo, insieme a tutti i suoi amici.
 
 
Angolo demenziale
Kumiko: ed anche questo capitolo è andato, è stato il più faticoso per ora!
Vanessa: in questo capitolo ci sono tre nuovi personaggi, di cui di due si è già svelato il passato ed il motivo del loro attaccamento ad Hanabi. Però, probabilmente, su quello di Francesca si approfondirà di più la questione quando si parlerà del passato di Alessandro.
Kumiko: come si è potuto intuire dal titolo, la parte finale della festa sarà nel prossimo capitolo. All’inizio volevo farlo di un solo capitolo, ma poi, facendo due calcoli, ho notato che non sarei riuscita a scrivere tutto in uno.
Vanessa: “l’amico” che viene nominato alla fine, apparirà nel prossimo capitolo!
Kumiko: questo “amico”, inizialmente, non era nella trama originale che avevo fatto su questa Fan Fiction, l’ho progettato in questi ultimi tempi, ma ero indecisa se metterlo o no, alla fine ho deciso di aggiungerlo.
Vanessa: bene, abbiamo finito con le info, ciao!
Kumiko: a quei altri due i saluti!
Tyki ed Allen: grazie mille a tutti per seguire questa storia, anche se solo la leggete, ci fate tutti felici! Buon Natale, Buon Anno e Buone Festa da tutti noi!

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Capitolo 6
*** La Fine della Festa ***


In The Real World
Capitolo 6: La Fine della Festa

Erano le sette e mezza di sera e tutti erano affamati.
La festa continuava, con balli scatenati e karaoke, ma, ormai, le persone lì presenti cominciavano a sentire i morsi della fame, ed allora decisero di cenare fuori, nel cortile.
Hanabi cucinò degli spaghetti al ragù in abbondanza (a causa di Allen) e tutti si abbuffarono, siccome la mora era bravissima a cucinare, non a caso era la migliore alla scuola superiore alberghiera (ma solo in cucina, nella altre materie era un po’ pessima).
D’un tratto si sentì il suono di un motorino, che entrò nel cancello della casa Tsukishima, con velocità media e si fermò davanti ad Hanabi.
Alla ragazza le si illuminarono gli occhi, e fece un sorriso furbo.
Il motorino era verde, abbastanza grande per portare a malapena due persone e poteva andare al massimo fino agli ottanta, ma il proprietario lo teneva sui sessanta.
Il ragazzo si tolse il casco nero, tirato a lucido, si alzò, mise il casco sopra alla sella, e prese un pacco rettangolare che aveva legato dietro.
Alessia quasi non sputò la Coca-Cola che si stava bevendo. Il suo cervello andò in tilt ed un rossore si sparse sulle sue guance. La persona appena arrivata era proprio un figo assurdo!
Aveva i capelli castano scuri, quasi neri, lunghi fino al collo, il naso era piccolo, ma non stonava sul viso giovanile, la bocca era piccola, le labbra carnose e rosee, arricciate in un sorriso felino, indossava una camicia sbottonata nera, che metteva in risalto i suoi pettorali scolpiti, i jeans era larghi e strappati qua e là, le scarpe erano eleganti e nere, tirate a lucido, e sembravano nuove. Era molto alto, più del metro e novanta, ed aveva un po’ più di muscoli del normale, ma il particolare per cui Alessia non riusciva a distogliere lo sguardo erano gli occhi. Erano grandi, di un rarissimo azzurro ghiaccio, penetranti, vivaci ed allegri.
- Davide, credevo ti fossi dimenticato del mio compleanno! - quasi urlò Hanabi, ma era piena di gioia. Era lui la persona che stava aspettando, ma ovviamente il suo orgoglio aveva avuto la meglio e si finse sorpresa nel vederlo.
- Ma che dici! - il ragazzo le diede una forte pacca sulla spalla, che fece un po’ male alla italo-americana, ma questa non disse nulla, siccome era troppo felice.
- Ho portato la torta! - Davide le porse il pacco rettangolare giallo, tutto infiocchettato, che Hanabi accettò con gioia, sorridendo e portando il pacco sulla grande tavola.
- Oi Hana, ma chi è? Non l’ho mai visto qui a Santa Maria … - chiese Alessia, continuando a fissarlo. Era palese per tutti che la castana stava provando interesse verso Davide.
- Oh! Questo è mio cugino, Davide Scacchi, ha diciotto anni e frequenta l’ultimo anno all’agraria a San Mauro, dove vive - spiegò Hanabi, cercando di aprire il pacco con delicatezza, ma alla fine decise di strappare tutto.
San Mauro era un paese a cinque chilometri a nord di Santa Maria. Era grande, ma non si poteva definire una città. Aveva due scuole materne, una pubblica ed una privata, tre scuole elementari, di cui una privata, due scuole medie, entrambe pubbliche, e tre scuole superiori: l’agraria, l’informatico e l’artistico. San Mauro era pieno di abitanti, soprattutto di ragazzi e ragazze adolescenti, ma non c’erano stai problemi con la giustizia, visto che il paese di San Mauro era famoso per la sua efficiente stazione di polizia. L’unico fattore negativo era l’inquinamento, a causa delle tante auto e moto che passavano continuamente per il paese.
Hanabi, appena aperto il pacco, cominciò a saltare di gioia ed ad avere la bava alla bocca.
La torta che vi era all’interno era grande, fatta di cioccolato, con una enorme scritta in panna che diceva “AUGURI HANA!”. Hanabi adorava Davide perché lui sapeva sempre cosa regalare alle persone, riusciva a capire i gusti della gente con un solo sguardo, e questa sua “abilità” lo faceva sentire un po’ simile alla ragazza, anche se lui non sfruttava il suo “dono”, come invece faceva la mora. Il castano era il figlio della sorella della mamma di Hanabi, ed aveva anche una sorella molto legata alla italo-giapponese, di un anno in più della mora, ma che non era potuta venire alla festa, a causa dei compiti delle vacanze che non aveva ancora finito.
Hanabi aveva gli occhi pieni di scintille luminose e scacciava occhiatacce a chi posava gli occhi sulla SUA torta. Perché la mora aveva una ossessione molto forte, persino peggiore a quella dei manga, e questa era il cioccolato. In qualsiasi forma si presentasse, Hanabi si appropriava di qualsiasi cosa che contenesse il cioccolato che le capitava nelle mani. Inutile dire che molte volte Ichigo e la sorella litigavano a causa di questa mania molto (MOLTO!) possessiva da parte della mora.
Hanabi divise in fette, ovviamente le tagliò minuscole per tutti, invece lei si accaparrò una fetta il doppio di una normale, che spazzolò in due secondi, battendo perfino Allen!
Nessuno disse nulla a proposito delle fette, perché se avessero osato fiatare, la ragazza gli avrebbe inceneriti in meno di dieci secondi.
Tyki si era messo in testa che se avrebbe dovuto regalare qualcosa alla ragazza pazza (questo era il soprannome che Hana aveva ricevuto da lui), le avrebbe dato del cioccolato, così lei era contenta, e lui spendeva poco, e tutti erano felici e contenti.
La festa continuò e non mancarono le scene comiche: Paolo cadde a causa di una pozzanghera di Coca-Cola, e finì addosso ad Alessandro, che si schiantò contro Francesca, che rovesciò la sua Fanta sopra a Manuela. Tutto questo accadde in meno di dieci secondi, ovviamente Hanabi si mise a ridere, quasi strozzandosi con la sua stessa saliva, e cominciò a tossire, ma lei continuava con le sue risa, ed Allen e Tyki cercarono un modo per fermarla, visto che ormai tutti la stavano guardando, ma anche loro ridevano per la scenetta comica dei quattro. La meno contenta era Manuela, che si era sporcata tutti i capelli e tutti i vestiti nuovi.
- Accidenti Paolo, sei proprio forte - disse Hana, che era riuscita a calmarsi, con un sorriso divertito, ma ogni tanto le scappavano ancora dei risolini.
Il ragazzo arrossì, tentando, invano, di asciugarsi i pantaloni fradici. Adorava i sorrisi sinceri di Hanabi, soprattutto se erano rivolti a lui ed a lui solo. Poi, però, notò un piccolo particolare, che nelle ore precedenti non aveva notato (forse perché era troppo occupato a fare il pagliaccio di corte), infatti, da quando quei due (Allen e Tyki) erano apparsi, Hana sorrideva di più, sia a lui, che agli altri. Ma era meglio non chiederle nulla, o si sarebbe arrabbiata. A Hanabi non piaceva quando le persone si immischiavano nei suoi affari.
- Bene! - la voce allegra di Hanabi lo distolse dai suoi pensieri. La ragazza era tenuta sulla spalla da Tyki, e stava usando un telecomando della televisione come microfono, fatto apparire da chissà dove.
- Ichi-nii, che è arrivato adesso, ha portato l’alcool, quindi ubriacatevi! - urlò, ricevendo un “SI’!!” in risposta da parte di tutti quelli che avevano più di sedici anni.
Per qualche strana ragione, Ichigo e Sarah erano venuti addirittura dopo la cena, e tutti si chiedevano che cosa avevano fatto per venire così tardi. Ma i vestiti un po’ messi male ed i capelli scompigliati davano poco spazio all’immaginazione, ed il sorrisetto malizioso di Hanabi rivolto ai due di certo non aiutava.
Tyki, invece, aveva ormai capito da anni luce cosa avevano fatti quei due, lui “sentiva” l’odore del sesso che inzuppava Ichigo e Sarah. Beh, erano giovani, gli ormoni andavano, che ci potevano fare? Ma lui non si lamentava di certo, anzi, si divertiva nel vedere come i due cercavano di crearsi scuse, del tutto prive di senso, per cercare di pararsi la loro scappatella ormai chiara anche ad un bambino di cinque anni.
Allen si era mangiato tutte le patatine che la famiglia Tsukishima aveva in casa, intanto parlava allegramente con Sarah, che aveva le goti un po’ imbarazzate per le pressanti insistenze sui dettagli chiesti da Alessandro, puntualmente preso a calci da Ichigo, per poi essere fermato da Francesca. Nessuno resisteva agli occhi dolci di Francesca, sembrava un gattino bastonato, neanche Tyki avrebbe potuto resistere a lei (ma se era per questo il Noah non riusciva a resistere neanche ad Allen, ma questa era un’altra storia…).
Hanabi non aveva toccato l’alcool, siccome non aveva ancora sedici anni e suo fratello l’aveva minacciata che se avesse bevuto anche un solo dito di qualsiasi sostanza alcolica, le avrebbe bruciato tutti i manga. Ma le mancava solo un anno, doveva resistere per ancora trecentosessantacinque giorni!
Davide chiacchierava allegramente con Alessia, mentre beveva una birra. Quella ragazza le sembrava simpatica, Hanabi gli aveva parlato tanto della sua migliore amica, e non poteva nascondere che lui non aveva veduto l’ora di conoscerla. All’inizio non le aveva fatto una buona impressione, ma poi parlandoci era simpatica ed anche intelligente. Aveva fatto bene a decidere di non uscire quella sera.
Ichigo beveva, solitario, una birra, seduto su una sedia di plastica rossa, ed osservava tutto con i suoi occhi vigili. Si era stufato di picchiare Alessandro, e non sopportava vedere gli occhi da cucciolo di Francesca, che sinceramente gli facevano un po’ impressione, data l’eterocromia della ragazza. La sua sorellina aveva compiuto quindici anni, ed era cambiata tantissimo, sia fisicamente, che mentalmente. Sbuffò, ora non doveva pensare alla storia della sua vita. Bevve un lungo sorso di birra. Si sarebbe ubriacato ed avrebbe cacciato i suoi problemi al giorno dopo, ora doveva solo divertirsi e basta! Era una festa, no?
Tyki si stava fumando una sigaretta, ed aveva fatto apparire una Tease, che ora gli stava sui suoi lunghi capelli scuri e ricci. Lui non beveva birra, solo vino pregiato, dopotutto era un nobile. Tutti si divertivano a bere, ballare senza musica e fare qualche spettacolino comico. Questo mondo era strano, troppo strano, o forse troppo “normale”. Buttò fuori un po’ di fumo, mentre la Tease ritornava dentro al suo corpo. Osservò le luci accese del cortile, e la luna alta nel cielo stellato. Erano le otto e mezza di sera e lui non vedeva l’ora di andare a dormire, visto che si sentiva già stanco, molto stanco.
Sarah si divertiva a parlare con Allen, era più giovane di lei, ma era molto gentile, simpatico e mangione. Sapeva bene che quel “tatuaggio” in realtà era una cicatrice, ed i suoi capelli bianchi era naturali, anche se era abbastanza strano, perfino per lei, ma non aveva detto nulla, era come se l’albino, la sua sorellina ed il moro le stavano nascondendo qualcosa. Sarah sorrise, mentre si rigirava un bicchiere di Coca-Cola tra le mani. Dall’incidente che aveva avuto quando aveva dieci anni, non aveva mai incontrato nessuno con delle cicatrici che gli avevano spezzato l’anima, ad eccezione di Alessandro. Ma non aveva mai scoperto cosa era successo ad Ale, perché la sua sorellina Hana non aveva detto nulla a nessuno. Sarah sospirò e sorrise ad Allen, capendo che non aveva seguito il discorso dell’albino, ma mentire le riusciva piuttosto bene.
Manuela era riuscita ad asciugarsi i capelli, anche se quando sarebbe andata a casa, si sarebbe dovuta lavare i capelli, qualcosa tipo tre volte minimo. La ragazza beveva dell’acqua, in un angolino buio del cortile, adorava Hanabi, ma le sue feste erano sempre qualcosa di esagerato, anche se erano molto divertenti. Hana era stata la sua prima amica, quindi l’unico favore che le poteva fare era stare in silenzio e non rompere. Manuela era l’unica che si era accorta che i sentimenti di Paolo verso Hanabi erano reali e non degli scherzi come tutti credevano. Ovviamente aveva già capito che Ichigo ne era al corrente, ma questo non diceva nulla. Sorrise e ridacchiò. Forse non credeva che il suo migliore amico fosse una minaccia.
Paolo aveva cominciato a cantare una canzone che si era inventato sul momento, una specie di storia infinita, che narrava cose a caso. Il ragazzo era stonato, e tutti continuavano a chiedergli di smettere, ma lui se ne fregava e continuava la sua canzone, che aveva cominciato a rompere a tutti. Tyki pensava seriamente di farlo mangiare da Tease, Allen pensava che Paolo forse era stato posseduto da qualche anima malvagia e si chiese se la sua spada esorcizzante avrebbe funzionato, Hanabi era l’unica che se la rideva, insieme a Manuela ed ad Alessia.
Davide, grazie ad un grande atto di coraggio, aveva deciso di tappare la bocca a Paolo e tutti lo ringraziarono, dandogli un fragoroso applauso.
- Davide, sei un genio! - disse Ichigo, ridendo, con le goti rosse. Era mezzo ubriaco, si vedeva benissimo, ma nessuno voleva essere il guasta feste ed avevano deciso di non dire nulla.
- Ichi-nii-san, sei già ubriaco? - chiese Hanabi, assolutamente disinteressata dalla risposta del fratello, ma gli porse lo stesso quella domanda.
- Ho bevuto solo un pochino! - si lagnò Ichigo, sedendosi per terra, seguito a ruota da Paolo e Davide, ed i tre si misero a ridere insieme, anche se gli ultimi due non erano ubriachi, ma non volevano lasciare l’italo-giapponese da solo, altrimenti avrebbe combinato guai.
Sarah, prese Hanabi da parte e questo fece sospettare Tyki, che le seguì, nascondendosi nell’ombra, come un perfetto stalker.
- Cosa c’è, Sarah-nee-san? - chiese Hanabi, sistemandosi la maglietta. Non sapeva il motivo per cui la “sorella” l’aveva presa in disparte, di solito Sarah faceva le domande davanti a tutti.
- Sei cambiata - disse lei, semplicemente. Non voleva rovinare la festa alla sua sorellina, ma voleva delle risposte, ed era un po’ preoccupata, ma Sarah le doveva a Hana, qualcosa di molto importante: la felicità. Se quella ragazzina menefreghista e sorridente, con idee strane ma efficaci, non fosse esistita, lei cosa sarebbe stata in quel momento? Sarebbe riuscita a sorridere? A stare bene, con la schiena in quelle condizioni? Non lo avrebbe mai saputo, ma era meglio così. Ora lei stava bene, aveva un ragazzo, una sorellina acquisita molto strana ma gentile (quando voleva) e la voglia di essere felice.
- Come? - Hanabi non capiva cosa intendesse Sarah. Da quando le aveva presentato Tyki ed Allen, la sua sorellona era diventata più iper-protettiva.
- Da quando quei due sono entrati nella tua vita, hai cominciato ad essere più gentile e usi molto più spesso il giapponese - Sarah sorrise. Non era un segreto da cucirsi la bocca, tutti lo avevano notato, ma nessuno aveva detto nulla, perché quella Hanabi era divertente.
Tyki guardò la scena, con gli occhi d’oro mezzi socchiusi, e poi guardò il cielo, buttando a terra il mozzicone di sigaretta e pestandolo con la punta del piede sinistro. Hanabi non era gentile con loro due, anzi, sfruttava i loro poteri a più non posso, ma non era male come persona, almeno non aveva una stupida, fottuta maschera che mostrava solo una parte di sé. Era una brava giocatrice di poker, sapeva mettere in gioco le carte con intelligenza, e non aveva paura di mostrare la proprio mano, sempre vincente.
- Tu dici? - chiese Hanabi, per poi vedere che Paolo aveva cominciato a spogliarsi ed era salito su un tavolo, con le guance rosse e molto ubriaco. Ma quante birre aveva bevuto per finire così?!
- Quell’idiota! - sibilò, ringhiando, la italo-giapponese, lasciando Sarah, e precipitandosi a fermare quel pirla. Ma perché doveva fare sempre cose imbarazzanti?!
Paolo si stava per togliere le mutande, ma Hanabi gli tirò addosso un bicchiere di acqua ghiacciata, che lo fece scivolare e cadde a terra, sbattendo la schiena.
- Porca troia! - urlò lui, per poi addolcirsi vedendo il viso della mora, che era un misto tra incazzato e preoccupato. Ma molto più incazzato che preoccupato.
Hanabi gli tirò un pugno in testa e gli buttò addosso tutti i suoi vestiti.
- Vestiti, non ti voglio vedere nudo come un verme! - urlò, pronta ad ammazzarlo se non si sarebbe vestito in meno di dieci secondi. Cosa che il ragazzo fece, nonostante la sbornia.
- Ma dai, non essere così dura, che c’è di male se fa uno spogliarello? - chiese Tyki fumandosi l’ennesima sigaretta delle giornata. Ormai aveva fatto fuori tre pacchetti interi.
- C’è che fa il cretino tutti gli anni - rispose Hanabi. Conosceva Paolo da quattro anni, ed era sempre il solito stupido perverso e senza pudore.
Tyki la guardò alzando le spalle, ma sentì una specie di verso dietro alle sue spalle e delle braccia sottili che lo circondarono.
- Allen?! - chiese Hanabi, guardandolo e dimenticandosi di Paolo, che si era seduto su una sedia ed aveva incominciato a parlare con Ichigo e con Alessandro, entrambi mezzi brilli.
- Ti odio, Tyki - disse l’albino, con le guance arrossate a causa dell’alcool - sei stupido eppure non ti riesco ad uccidere, quindi ti odio - poi si addormentò contro la schiena del Noah.
Tyki restò in silenzio, facendo cadere la sigaretta ancora accesa a terra e sgranando gli occhi dorati. Passò diversi minuti nel silenzio, senza riuscire a dire nulla, ma dopo un po’ si girò e si caricò Allen sulla spalla, riuscendo a notare un bicchiere di birra abbandonato a terra. Il Piccolo doveva averlo scambiato per qualche bevanda, forse era un po’ distratto in quel momento.
- Lo porto in camera, questo è ubriaco marcio! - sbuffò Tyki. L’Esorcista non reggeva l’alcool, peccato, avrebbe potuto estorcergli delle informazioni sull’Ordine Oscuro. Beh, sarebbe stato per un’altra volta.
Hanabi annuì, con gli occhi pieni di scintille. Finalmente il suo sogno segreto si era realizzato! Vedere Tyki che portava Allen a letto! Nei suoi sogni il Noah lo portava in stile sposa, ma per ora bastava anche un piccolo gesto come quello. Li avrebbe fatti baciare, prima o poi!
Intanto Tyki aveva già capito qualcosa sugli strani piani di Hanabi, ma non voleva far preoccupare il Piccolo, così non aveva detto nulla e stava zitto, pensava solo a come evitare di cadere nelle trappole della mora, ma un po’ si stava divertendo in quel gioco strano a colpi di intuizione, ma era difficile battere la italo-giapponese, che aveva sempre una carta nella manica nascosta, senza che nessuno, incluso lui, non vedeva.
Era una ragazzina strana, cretina, molte volte stronza, ma nessuno l’avrebbe potuta chiamare stupida. Quella ragazza di ormai quindici anni, era intelligente, anche se non lo dava a vedere, ed il Noah avrebbe dovuto usare tutte le sue carte migliori per batterla, per evitare di perdere al “gioco” che Hanabi stava creando, forse senza che neanche lo sapeva, ed era troppo divertente. Finalmente aveva trovato qualcuno con cui metterci tutto il suo impegno. Perché vincere è la cosa che più conta, senza quella stronzata di partecipare e basta.
Allen mugolò qualcosa nel sonno. Aveva ancora le guance arrossante. Poverino, un po’ Tyki si dispiaceva per lui, era così innocente e si era ubriacato senza neanche saperlo.
Il Noah poggiò l’Esorcista, una volta entrato in camera, sul letto. Ma quando stava per andarsene, Allen gli prese una mano con il suo arto infetto di Innocence.
- Dai Piccolo, non fare lo stronzo! - disse Tyki, cercando di liberarsi, senza svegliare l’albino, ma non riuscì a far staccare Allen dalla sua mano abbronzata.
Senza che se ne accorgesse, il Noah entrò nella sua parte “nera” e sette stigmati gli apparsero sulla fronte. Guardò l’Esorcista con i suoi occhi d’oro senza emozione. Usò la mano libera per introdursi nel petto dell’albino. Passò attraverso i muscoli e le ossa della cassa toracica, per poi arrivare al cuore, che batteva un po’ più velocemente del solito. Quando lo sfiorò con le sue dita affusolate, Allen ebbe un fremito e cominciò a respirare velocemente, ma non si svegliò.
Tyki si riprese e si diede mentalmente dello stupido, ma poi fece un sorrisetto ed avvicinò le sue labbra all’orecchio dell’Esorcista addormentato.
- Non sarebbe divertente, vero, Piccolo? - chiese, come se necessitasse di una risposta. Tirò fuori la mano dal petto dell’albino ed il suo sguardo si posò casualmente sullo specchio. Riuscì a vedere poco a causa della luce debole della luna, ma i suoi occhi riuscirono a vedere una delle stigmati che erano padrone della sua fronte, leggermente sudata e di color cenere.
- Cazzo - sussurrò, cercando di concentrarsi per ritornare normale. Ma la missione fu impossibile a causa della mano dell’albino sigillata nella sua. Maledetta Innocence!
- Ti prego, Piccolo, aiutami anche tu, però! - gli disse facendo tiro alla fune e provando a svegliare il bello addormentato. Ma niente, neanche con le cannonate si sarebbe svegliato!
Il Noah ringhiò e, dopo cinque minuti buoni, Allen si rigirò nel letto e finalmente lasciò la mano di Tyki, che tirò un sospiro di sollievo.
Ritornò alla sua forma “bianca” e, con passo veloce e silenzioso, andò da Hanabi.
Intanto la mora stava salutando Manuela ed Alessia, che avevano deciso di andarsene, visto che erano le undici di sera e avevano da camminare dieci minuti buoni dalla casa della loro amica alla loro.
- Aspettate! - le richiamò Davide, con le goti un po’ rosse, ma non era ubriaco, lui capiva ancora cosa si stava dicendo, al contrario di Paolo e di Ichigo che si erano addormentati sulle sedie.
- Cosa? - Alessia cominciò ad avere le stelline che le uscivano dagli occhi, appena sentì la voce del ragazzo. Dio, quanto lo adorava!
- Non è prudente andare in giro da sole a quest’ora di notte, quindi vi accompagno a casa, non si sa mai cosa potrebbe accadere! - disse prendendo il motorino e cominciando a portarlo fuori dal cancello, seguito a ruota dalle due gemelle, che non vedevano l’ora di tornare a casa. La festa era stata bella, ma erano davvero stanche ed il loro corpo necessitava di una doccia!
- Allora ciao, Alessia, Manuela, Davide! - li salutò Hanabi sventolando un fazzoletto bianco, tirato fuori da chissà dove, come nei film. Adorava copiare qualche mossa di quello che vedeva sul grande schermo!
- Il Piccolo si è addormentato - disse Tyki, apparendole da dietro. La italo-giapponese saltò per lo spavento e diede un piccolo pugnetto sulla spalla sinistra del Noah.
- Mi hai spaventata - sussurrò, guardandolo in cagnesco. Ma perché doveva sempre apparire così?! Perché era così stronzo?!
- Vabbé… cosa ne facciamo di quelli lì? - chiese lui, indicando Paolo ed Ichigo.
- Lasciali lì, quando si sveglieranno se ne andranno, è colpa loro se hanno bevuto troppo - disse Hanabi, senza emozione. Odiava quando il fratello si ubriacava, quindi l’avrebbe lasciato lì, in compagnia di quell’idiota di Paolo, altro brillo.
- Sei molto cattiva, Hana - disse Sarah, sorridendo.
- Grazie, Sarah-nee-san - rispose Hanabi, tirando la lingua fuori, come una bambina piccola. Eh sì, ogni tanto era infantile, ma a lei andava bene così.
- Noi due andiamo - la voce timida di Francesca, fece voltare i tre. Teneva, con una delle sue braccia sottili, il corpo di Alessandro, che faceva fatica a restare in piedi.
- Ciao Franci, ciao Ale, state attenti - sussurrò Hana, facendo un buffetto sulla fronte dell’amica. Francesca non era forte, non era bellissima, ma era così gentile, ed era impossibile non provare tenerezza nei suoi confronti, e, intorno a lei, c’era un’aura che ti faceva venir voglia di proteggerla. Perfino Tyki sentiva qualcosa di strano che alleggiava nell’aria quando c’era Francesca intorno.
- Ah, mi sono dimenticata di dirti che Irene ti fa gli auguri, ma non è potuta venire perché si è sentita male ed è dovuto rimanere in ospedale - disse la ragazza minuta. Irene era una delle amiche di Hanabi, ed era una ragazza prodigio, grazie alla sua intelligenza dovuta alla sua brillante memoria fotografica, ma a causa del suo cuore malato, doveva sempre stare in ospedale e non andava quasi mai a scuola, infatti, alla fine, i suoi genitori avevano deciso di darle un insegnate privato.
- La ringrazierò domani, ora vai, prima che Ale si addormenti - ridacchiò la mora. Era buffo vedere Francesca che cercava di reggere Alessandro, che era molto più grande di lei.
Francesca sorrise e si allontanò. Quella sera sarebbe rimasta a dormire dal suo ragazzo, aveva troppa paura di andare a casa da sola.
- Sarah, tu vai pure in camera di Ichigo a dormire - disse Hanabi, rivolgendosi alla sua sorellona. Sarah annuì, e si diresse verso la camera del ragazzo, ma prima diede un altro sguardo all’italo-giapponese addormentato, con le goti rosse e ridacchiò un po’.
- Bene, ora aiutami a mettere a posto - disse la mora, rivolta a Tyki, che si soffocò con la sua stessa saliva e cominciò a tossire.
- Che?! Ma ti sembro il tipo?! - chiese indicandosi. Aveva fatto dei lavori pesanti, quando andava in miniera, ma non gli era mai capitato di dover pulire! A quello ci pensavano le cameriere, che erano pagate per fare quel lavoro che lui odiava.
- No, però mi aiuterai lo stesso - disse lei, cominciando a buttare via tutto quello che trovava, con un sorrisetto che non ammetteva repliche.
- Fanculo - sussurrò il Noah, ma prese le bibite avanzate e le andò a mettere nel frigo. La italo-giapponese lo costringeva sempre a fare cose di cui, di solito, neanche ci pensava ad eseguire!
Dopo una mezzora buona, finirono, senza che né Paolo, né Ichigo, si svegliarono.
- Ora possiamo andare a letto! - esultò Hanabi.
- Finalmente! - sussurrò Tyki, stanco morto.
Senza che neanche se ne accorgessero, erano entrati in camera ed entrambi si addormentarono subito, e neanche si cambiarono i vestiti.
La giornata era stata intensa, bella, divertente e ricca di emozioni molte volte contrastanti. Ma sarebbe stata per sempre ricordata da tutti, almeno finché non sarebbe arrivato l’anno successivo!

 

Angolo demenziale
Kumiko: scusate per il ritardo! Ma le verifiche, le interrogazioni e le prove per uno spettacolo mi hanno sfinito!
Vanessa: e non dimenticare la punizione che hai preso a causa dei tuoi brutti voti
Kumiko: lo sai che la mia voglia di studiare è minima…
Tyki: non ci posso credere che mi hai fatto lavorare!
Allen: non posso credere che Tyki mi ha quasi ucciso!
Kumiko: dettagli! *ride*
Allen e Tyki: che crudele *piangono*
Vanessa: ci vediamo al prossimo capitolo, ciao!

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Capitolo 7
*** La Peggior Nemica ***


In The Real World
Capitolo 7: La Peggior Nemica

Passarono ancora molti giorni, e poi arrivò il giorno più temuto di tutti: il 12 Settembre.
Era mattina e la sveglia suonò alle sei in punto.
Tyki mise la testa sotto al cuscino ed Allen neanche la sentì.
Hanabi si alzò, con i capelli neri tutti spettinati e spense quella sveglia maledetta, poi batté le mani, ma visto che nessuno dei due non si svegliava, cominciò a tirare dei calci a Tyki, che inizialmente li evitò, facendo passare attraverso il suo corpo i piedi della mora, ma poi si stufò.
- Va bene, va bene, mi alzo! - sbuffò, tirandosi su e facendo cadere il lenzuolo bianco di dosso, mostrando il suo petto coperto di cicatrici. Ormai Hanabi non lo riprendeva più con frasi del tipo “Mettiti una camicia!” o “Non ti voglio vedere nudo!”, perché tanto il Noah non la ascoltava, quindi aveva deciso di abituarsi a quella vista, seppur non sgradita del tutto.
Tyki era in mutande, si alzò ed andò verso al piccolo, che ancora dormiva beato.
Lo scosse leggermente, ma niente, provò di nuovo, ma l’albino non si smuoveva, anzi, ronfava come un ghiro!
Al Noah cominciò a pulsare una vena sulla fronte e fece apparire una Tease.
- Allora piccolo, ti faccio mordere da lei se non ti svegli… - disse, mostrando un sorriso distorto e malato - no? Bene, tre, due, uno… zero - allo scoccare del numero nullo, la farfalla viola si avvicinò al braccio non contaminato dall’Innocence e lì lo morse.
Allen guaì, ed aprì di botto gli occhi argentati.
La Tease ritornò nel corpo del padrone, che aveva un sorriso soddisfatto in viso.
- MA SEI SCEMO?! - urlò l‘Esorcista, non notando l’ora.
Hanabi li fissò ridendo, cercando di non farsi sentire. Adorava quando i due litigavano, le facevano venir voglia di buttarsi a terra e rotolare per far finire le risate che uscivano dalla sua bocca.
Però, per evitare di scatenare una rissa da parte dei vicini incavolati per le urla alle sei di mattina, la mora li divise e li prese per un orecchio.
- AHI! - sibilò Tyki. Ormai aveva preso l’abitudine di farsi toccare da Hanabi, senza usare il suo potere. Gli veniva naturale come respirare, visto che doveva recitare quando la ragazza lo mostrava al pubblico, si era abituato a lasciarsi sfiorare dalle dita pallide di lei, anche se preferiva il tocco del piccolo. Ok, forse le Doujinshi e le Fan Fiction che si sparava dalla mattina fino alla sera cominciavano a fare un brutto effetto su di lui.
Hanabi preparò la colazione, che Allen divorò in meno di tre secondi. Tyki notò che la mora mangiava molto lentamente e lui aveva capito che, quando quella pazza scatenata masticava molto lentamente, significava che qualcosa non andava. Poi volse lo sguardo dorato verso l’orologio e quasi non cadde dalla sedia: le sei e dieci. Mai si era alzato così presto durante la sua permanenza in quel mondo!
- Cosa c’è, Tyki? - chiese lei, con aria disinteressata. Non le importava molto dei pensieri del Noah, perché quel giorno era il peggiore della sua vita.
- Questo te lo dovrei chiedere io! - le ringhiò contro questo, che finì la sua colazione con una sigaretta tirata fuori dal pacchetto che teneva sempre sul tavolo. Non poteva non finire un pasto con una buona dose di nicotina e di fumo nocivo.
- Va bene, non volevo dirvelo ma… - Hanabi prese un bel respiro ed anche Allen tese un orecchio, sperando che la ragazza continuasse il suo discorso.
- Ma? - Tyki si stava preoccupando seriamente: che il mondo stesse per  finire?!
- Oggi incomincio il mio secondo anno di scuola superiore - concluse la ragazza, appoggiandosi stancamente sul tavolo di legno, forse la sera precedente non era stata una buona idea andare a dormire a mezzanotte, ma c’era la luna piena, e Hanabi adorava guardarla. Restava lì, a fissarla per ore, perdendosi in quel cerchio perfetto che era quel satellite. Sospirava sempre mentre la osservava, perché più la guardava e più si sentiva bene, quindi ogni tanto le scappava un piccolo sorriso.
Tyki ed Allen caddero dalle loro sedie appena sentirono le parole della ragazza. Ma mai una volta era seria quella?! La scuola… le bastava così poco per essere demoralizzata?!
- E verrete anche voi - sussurrò, la ragazza, guardando fuori dalla finestra.

Un momento.
Cosa?! Quando?! Come?! Perché?!
- Scusa, potresti ripetere? Forse sono ancora un po’ assonnato e forse ho capito male… - disse Tyki, ridendo leggermente e, con il mignolo, cercando di pulirsi l’orecchio, credendo di aver sentito male.
- Hai capito bene: verrete con me, non vi lascio mica qui a casa, voi me la distruggerete in meno di due minuti! - sbuffò lei, facendo alzare un po’ di frangia.
- Ma non ci faranno entrare! - intervenne Allen, che poco prima era stato in silenzio durante tutta la conversazione, ed aveva ascoltato ogni singola sillaba detta.
- Non vi preoccupate, con un bel sorriso direte che siete venuti per il posto di bidelli! - disse Hanabi seria, ma sorridendo mentre pronunciava le ultime parole. Oh, come si sarebbe divertita a stuzzicare tutte le ragazze che frequentavano la sua scuola! Non era mica da tutte avere due bei figlioli a stare nella propria casa e nel proprio istituto. L’unica cosa di cui si sarebbe preoccupare sarebbe stata quella persona.
- Ugh - i due diventarono rigidi e si guardarono negli occhi. Guai e solo guai sarebbero arrivati, se lo sentivano e da quando erano lì, le loro sensazioni non sbagliavano mai.
Tyki cominciò a sudare: non aveva mai pulito in vita sua! Allen invece era abituato a spazzare ed a lavare. Tutta colpa del maestro!
Dopo una interminabile ora dove Hanabi era indecisa su cosa mettere, nonostante avesse un intero armadio a sua disposizione, alla fine optò per dei comodi pantaloni larghi neri ed una maglietta a mezze maniche dello stesso colore. Per sistemare i suoi indomabili capelli ci mise dieci minuti, lottando contro i nodi e sibilando ad ogni volta che si imbatteva in un ammasso di ciocche scure formato nella notte.
Allen indossò dei jeans chiari, con una maglietta blu a maniche corte con sopra un teschio realistico che metteva i brividi. Effettivamente la cicatrice ed il braccio nero lo facevano sembrare un delinquente, quindi quasi sicuramente sarebbe stato sfidato da qualche bullo della scuola.
Tyki si mise una camicia bianca, con una cravatta nera, poi dei pantaloni scuri.
Erano pronti per affrontare la scuola, Hanabi aveva preparato lo zaino la sera prima, ed erano le sette, ma la scuola sarebbe cominciata alle otto. Di solito la mora prendeva l’autobus, ma…
- Ho dimenticato di comprare i biglietti! - disse, frugando in tutti i cassetti della sua camera. Cercò dappertutto, ma non trovò nulla. Dopo aver appreso questo fatto catastrofico, la ragazza si buttò sul letto cominciando a lagnarsi, sotto gli occhi di Allen e Tyki, che un po’ si dispiacquero per lei.
- Ed ora come faccio? Santa Sofia è ad almeno trenta chilometri da qui, non arriverò mai in tempo se ci vado a piedi! - disse, prendendosi la testa fra le mani. Non sarebbe stata una bella figura entrare in ritardo il primo giorno di scuola, avrebbe fatto una cattivissima impressione alla preside, che sicuramente l’avrebbe sgridata e le avrebbe fatto una ramanzina lunga tre ore.
- Non è vero, Hanabi-chan - una voce maschile piuttosto bassa, fece capolino tra i tre, che saltarono per aria a causa dello spavento.
Un uomo minuto, magrissimo, con i segni dell’età sul viso stanco, i capelli neri molto corti, la bocca piccola, il naso appena visibile, la carnagione olivastra, gli occhi appena socchiusi, ma da cui si poteva vedere la loro forma a mandorla e lo scuro colore dell’iride che metteva in soggezione perfino Tyki. Indossava la divisa da carabiniere, che non aveva neanche una piccola piega o imperfezione. Il suo nome era Shinichi Tsukishima.
I due “coinquilini” lo avevano potuto conoscere negli scorsi giorni ed avevano notato che, nonostante l’apparente aura buona che alleggiava intorno a lui, Tyki ed Allen avevano capito che in realtà era un uomo che si faceva rispettare e molto ingannatore. Infatti lui era in grado di dire una bugia e tutti gli credevano, ma in qualche modo, Hanabi e Marta capivano quando il giapponese mentiva e lo smascheravano facilmente. Shinichi, però, non era una persona che si approfittava degli altri, era un uomo tranquillo, senza troppe pretese, ma se qualcuno osava toccare la sua famiglia, lui faceva di tutto per fargliela pagare. Era un tipo molto vendicativo, ma era per questo che lui e Hanabi andavano d’accordo.
- Papà! - disse la mora, quasi piangendo. Adorava suo padre ed appariva sempre quando ne aveva bisogno. Anche se molte volte non c’era a causa del suo lavoro massacrante, lei gli voleva tanto bene.
- Vi porto io - sorrise Shinichi, cominciando a camminare.
Tyki ed Allen lo seguirono in silenzio, senza neanche accorgersi che Hanabi li aveva presi sotto braccio ed aveva cominciato a cantare una canzone in giapponese. La ragazza aveva una bella voce, ogni tanto stonava quando le note si facevano troppo alte, ma nonostante questo cantava bene.
Entrarono nella macchina della polizia ed il padre cominciò a guidare. Andavano piano, ma erano ancora in tempo, così la mora cominciò a raccontare ai due la sua scuola e come comportarsi una volta entrati. Però i suoi occhi si spostarono sul bus al suo fianco ed impallidì.
Tyki se ne accorse e la guardò bene: era diventata bianca come un spettro, le mani aggrappate al suo zaino nero tremavano leggermente ed i suoi occhi del colore della pece erano fissi su un punto in particolare. Le pozze dorate del Noah seguirono lo sguardo di quella pazza e notarono che erano fermi su un posto (che non riuscì ad individuare) sul bus.
Siccome gli faceva un po’ pena, porto le mani davanti al viso di Hanabi e schioccò due dita, facendo trasalire la ragazza, che in seguito si riprese subito.
Essa si voltò verso Tyki e gli sorrise, ringraziandolo mentalmente. Era vero, c’era anche quella persona nella sua scuola, ma non per questo doveva rovinarsi la vita. Si guardò la mano destra e, con il dito, tracciò il percorso di quella cicatrice, che le era stata incisa sulla pelle due anni prima. Strinse il pugno, non avrebbe perso contro lei, la sua ex migliore amica che poi era diventata la sua peggior nemica. Prima l’adorava, ora la odiava, ma senza di lei non avrebbe potuto conoscere Alessandro, quindi un po’ la ringraziava.
Sorrise nostalgica: le mancavano i giorni in cui si divertiva con quella persona, ma ormai erano diventate nemiche, anche se Hanabi sperava sempre che un giorno potessero di nuovo diventare amiche e ricominciare da capo, ma era impossibile.
- Hanabi, c’è qualcosa che non va? - chiese Allen, guardandola negli occhi.
Lei aspettò qualche secondo prima di rispondere e poi scosse la testa energicamente.
- Non preoccuparti, stavo solo ricordando un cosa - disse vaga, sorridendo ai due. Prima o poi glielo avrebbe detto, ma quello non era il momento. Un giorno avrebbe detto ai due ogni cosa sul passato di Alessandro, che aveva incontrato per caso in quel vicolo maledetto.
Tyki scrollò le spalle, non gli importava, se non glielo voleva dire, pazienza, sarebbe sopravissuto.
Arrivarono alla scuola di Hanabi dopo un po’, ed il viaggio era stato racchiuso nel silenzio.
Appena scesero, tutti gli occhi degli adolescenti furono posati sui due “nuovi”. L’altezza di Tyki ed il viso di Allen misero in soggezione i ragazzi del primo anno.
- Mi raccomando, testa alta ed evitate di far casino - sussurrò la mora, prendendo i due sottobraccio e fece un respiro, per poi contrarre il viso in un’espressione seria.
Tutti li facevano spazio, si spostavano per farli passare, un po’ impauriti. Hanabi non riuscì a contenere un piccolo sorriso, che rassicurò i presenti, e, ripresi dallo choc iniziale, ricominciarono a parlare tra di loro, dimenticandosi in fretta dei due “nuovi”
- State andando bene - sussurrò Hanabi mantenendo il suo sorriso, che si spense nel vedere la persona che le stava venendo in contro.
- Cosa c’è? - chiese Allen, volgendo gli occhi sul viso improvvisamente serio della ragazza. Lei diede una piccola risata sarcastica e rispose.
- Avrò degli scatti assassini, trattenetemi - poi mostrò un sorriso nervoso, ed Allen le strinse ancora di più il braccio, non capendo la situazione, ma facendo come gli era stato richiesto.
Hanabi e quella ragazza si fermarono e si guardarono negli occhi con odio. Sembrava di stare nell’inferno, anzi, forse era addirittura peggio! Tyki conosceva bene le donne e, quando due di loro si odiavano, c’era solo caos e piccole vendette l’una verso l’altra, prima che una delle due cedeva.
Quella sconosciuta era alta qualche centimetro in meno di Allen, magra al punto giusto, una bella quinta per il seno, un bel sedere, la carnagione leggermente abbronzata, i capelli corti fino alle spalle mossi e biondi, gli occhi di un verde chiarissimo, i lineamenti morbidi, il naso piccolo, le labbra carnose che erano accentuate da un rossetto rosso scarlatto e piegate in un sorriso che assomigliava di più ad un ghigno, indossava un vestito cortissimo color panna, pieno di fiocchi. Il viso era molto truccato e quasi non si vedeva la pelle che era di un colore invidiabile, ma Tyki ed Allen dovevano ammettere che era veramente bella.
- Ma guarda un po’, ora fai anche la puttana, Hanabi? - aveva un voce stridula e fastidiosa, ed aveva pronunciato il nome della mora come se fosse un insulto.
Hanabi la guardò con odio e serrò le labbra, cercando di non ribattere, ma, come fu facilmente intuibile, e si arrabbiò. Ovviamente si controllò e fece un ghigno peggiore di quello di Tyki.
- Parli tu, che cambi ragazzo ogni giorno! - la canzonò Hanabi, lasciando la presa agli altri dei due, ma quest’ultimi la tennero stretta per evitare una molto probabile rissa tra donne.
- Ma a me piacciono i ragazzi, e mi fanno sempre sognare - rispose l’altra congiungendo le mani e sorridendo verso la mora, che si incavolò ancora di più.
- Vedi?! E’ per questo che le persone ti evitano e ti parlano a dietro! Te l’ho ripetuto anche due anni fa, ma tu non mi hai ascoltata, per questo ti odio, Clara! E’ solo per tua sorella se non ti faccio male! - urlò lei, pronta a correre, ma fermata da Allen. L’albino non l’aveva mai vista così arrabbiata ed un po’ le faceva paura.
- Bastarda! - la insultò Clara - e poi Sarah non è mia sorella, non fa parte neanche della mia famiglia! E’ solamente una povera puttanella che è stata adottata da noi! - gridò. Allen e Tyki vacillarono un attimo. La ragazza del fratello di Hanabi, così gentile e bella, in realtà non aveva una famiglia “naturale“? Sicuramente aveva sofferto molto per sorridere di nuovo in quel modo.
Intorno alla mora si creò un’aura nera, ed Hanabi stava per esplodere. Ma una ragazza si mise in mezzo, fermando il conflitto fatto di insulti personali.
- Basta così! Clara piantala! Hana, tu calmati! - aveva una voce ferma, seria ed intelligente, che avrebbe messo in soggezione chiunque. Quella sconosciuta era piuttosto alta, un po’ di più della mora, era magrissima, la pelle era di un colore così pallido da sembrare quasi bianca, gli occhi grandi e nocciola, i capelli cortissimi e neri con una rosa rossa in mezzo, le labbra ed il naso erano piccoli, quasi invisibili. Indossava una camicia rosa confetto e dei pantaloni azzurri, con ai piedi delle scarpe con il tacco bianche. Aveva circa sedici anni.
Hanabi si riprese e la guardò, sgranando gli occhi.
- I-Irene! - disse, lasciando socchiuse le labbra per la sorpresa. Irene Scacchi era la sorella minore di Davide, era sempre malata, ma aveva un carattere forte e serio. Di solito spettava a lei dividere Clara e Hanabi durante le loro frequenti litigate.
La ragazza sorrise in direzione di Hana, poi si rivolse a Clara.
- Non dire più nulla - pronunciò quelle parole con voce ferma ma autoritaria, che fece serrare le labbra alla ragazza bionda.
- Credevo che tu avessi l’insegnante privato! - cominciò Hanabi, cercando di non lanciarsi ed abbracciare la sua amica che non vedeva da tempo.
- Sono migliorata, quindi i miei mi hanno permesso di venire a scuola - rispose Irene sorridendo leggermente, per poi rivolgere la sua attenzione a Tyki ed Allen, che vennero messi un po’ in soggezione dallo sguardo orgoglioso dell’amica della italo-giapponese.
- E loro chi sono? - chiese, guardandoli con occhi indagatori.
- Questo è Allen, il mio ragazzo e lui è Tyki, suo fratello - li presentò, stringendo le braccia ai due.
- Piacere - sorrise l’albino educatamente.
- Ciao - disse il Noah a malavoglia, quasi sbuffando. Non gli importava fare nuove conoscenze, soprattutto quando erano strane ed amiche di quella tipa pazza che lo ospitava. Lei bastava ed avanzava per il suo scarso autocontrollo mentale.
- Quanto hai pagato il pelo bianco per fingere? - chiese Clara, ghignando.
- Non stiamo fingendo! - le ringhiò contro la mora, aggrappandosi con entrambi le braccia ad Allen, per fare in modo che sembrasse più “vero”.
- Dimostralo! - la sfidò la bionda.
Così Hanabi entrò nel panico, anche se non lo fece vedere. Ed ora che faceva? Se avesse baciato l’albino, lui non le avrebbe più parlato e se non avesse fatto nulla sarebbe di sicuro stata derisa a vita! Ma non voleva di certo perdere contro Clara, lei era l’unica persona contro cui avrebbe vinto ad ogni costo.
Allen sentì qualcosa di strano dentro al proprio petto, qualcosa di molto pericoloso che voleva uscire e fare casino. Ma una vocina nella sua testa gli diceva di lasciarsi andare, e così l’albino fece.
- Tsk, certo che è vero, e devi sapere che lei è anche migliore di te - la voce di Allen era più profonda e molto strana, con un pizzico di divertimento in mezzo.
Hanabi non capì cosa stava succedendo, ma sentì due mani prenderle la testa e portarla a guardare leggermente in basso, poi due labbra morbide si scontrarono con le sue.
Oddio: Allen, no, Neah, la stava baciando!
Quel tocco durò pochi minuti e Hanabi guardò gli occhi dell’albino. Come se lo era immaginato, le iridi erano di un colore d’orato. Non che le fosse dispiaciuto baciare Allen, ma sinceramente avrebbe preferito un bacio tra lui e Tyki, quello sì che sarebbe stato il massimo!
Clara ringhiò e se ne andò, mentre tutti gli altri spettatori gridarono in coro un “AWWW!” ed Irene guardava la scena, sorridendo leggermente. Sapeva che Hana non le stava dicendo la verità, la conosceva da troppo tempo, ma si sarebbe divertita a fingere di stare dietro a questa recita bizzarra.
- Baci bene - le sussurrò all’orecchio Neah, prima di scomparire e far ritornare Allen.
L’albino la guardò con aria interrogativa e Hanabi gli sorrise, facendo intendere che andava tutto bene. Intanto la ragazza si accorse dell’occhiata assassina di Tyki, che però non diceva nulla e se ne stava in disparte.
Il Noah non capiva perché sentiva quella strana fitta nel petto. Era forse gelosia? Nah, eppure gli aveva dato fastidio quello che aveva fatto il piccolo, perché avrebbe preferito essere baciato lui al posto di quella paz… ok, basta! Si stava facendo troppi filmini mentali!
- Ma cosa è successo? - chiese Allen, guardandosi in torno e non capendo perché tutti lo stavano guardando. Che cosa aveva fatto? Non se lo ricordava proprio.
- Ti spiego dopo - le rispose lei. Ed ora come glielo diceva? Oh beh, ci avrebbe pensato in seguito, ora doveva affrontare il suo incubo: il Prof di Lettere.
Irene notò come il comportamento di Allen era cambiato in meno di due secondi. Che l’albino soffrisse di doppia personalità? Dopotutto era plausibile, siccome a Hanabi piacevano le persone strane, visto che anche lei aveva un qualcosa di bizzarro.
La campana suonò e tutti gli studenti entrarono, compresi i quattro ragazzi.
Hanabi portò Allen e Tyki nella segreteria, dove li accolse una donna di mezza età dallo sguardo incavolato. Era bassa, grassottella, dai capelli rossi, lunghissimi e mossi, gli occhi azzurri che esprimevano rabbia e gli occhiali da gufo neri, il naso lungo ed appuntito, le labbra grandissime e un vomitevole colore viola, indossava una specie di divisa verde che le stava malissimo.
- Ma guarda un po’, signorina Tsukishima, cosa vuole? Non dovrebbe essere in classe? - chiese, con una voce profonda, quasi da uomo. Il nome di quella bidella era Agata, ed aveva un’antipatia molto forte verso Hana, anche se la ragazza non aveva capito bene il perché.
- Ti ho portato due nuovi bidelli, Agata-tan! - sorrise Hanabi, indicando il Noah e l‘Esorcista. Fortunatamente la donna non conosceva il giapponese e così non avrebbe mai capito che in realtà la mora la stava prendendo in giro, quindi Hana non avrebbe dovuto patire la rabbia di Agata.
- Bene, iniziano ora, e se tra una settimana non si vogliono suicidare sono assunti - disse lei osservandosi con la mano sul mento e facendo un sorriso strano. Di bidelli in quella scuola erano rimasti solo Agata e Bid, gli altri si erano licenziati quasi subito.
- Suicidarsi? - chiese Allen ingenuamente. Non capiva proprio il motivo per la quale si sarebbe dovuto togliere la vita, era strana quella scuola.
- Capirai presto - sorrise Hanabi. Dentro di lei stava ridendo malignamente, mamma mia quanto si sarebbe divertita con quei due come bidelli!
- Vi lascio! - disse infine, precipitandosi fuori dalla segreteria.
Dopo neanche tre secondi Tyki ed Allen aveva addosso un’orribile uniforme verde, che li stava malissimo, infatti il Noah quasi se la strappava di dosso, ma siccome quella scema gliela avrebbe fatta pagare, doveva resistere per sei ore, altrimenti Hana si sarebbe lamentata a vita.
Il Prof di Lettere entrò in classe e la mora si sedette al primo banco libero che trovò.
Il Prof era un uomo alto e di mezza età, con i capelli castano scuro lunghi fino a metà schiena e mossi, gli occhi nero pece, le labbra piccole, il naso piuttosto grosso, ma che non stonava sul suo viso, la barba nera incolta, piuttosto robusto, infatti sotto la camicia si potevano vedere i muscoli ben definiti. Era molto effeminato ed adorava fare gli spettacoli di inizio e fine anno, neanche fossero alle elementari.
- Bene ragazzi, anche quest’anno faremo uno spettacolo! Contenti? - chiese, con voce squillante, sorridendo e congiungendo le mani insieme.
Dei violenti sbuffi si udirono, ma nessuno si oppose, perché nessuno aveva voglia di far lezione per le prossime tre settimane, quindi accontentarono il Prof.
- Allora, la storia parla di un principe che si traveste da barbone per trovare il vero amore, incontra una bellissima fanciulla povera, se ne innamora e verrà ricambiato, ma il padre del principe non è d’accordo e quindi assolda un assassino per uccidere la ragazza, ma quest’ultimo capirà l’amore sincero dei due e non farà fuori nessuno, così il re sarà costretto ad accettare l’amore dei due. Allora, cosa ne dite? - chiese, raccontando la storia in breve. Tutti la trovarono orribile, ma gli diedero un bel sorriso falso ed annuirono, lodando il Prof per la bellezza e l’originalità della storia che aveva inventato.
La storia del barbone, a Hanabi, le sembrava famigliare, ma decise di non esporre il suo pensiero. Non voleva partecipare a quella stupida recita.
- Bene, la povera fanciulla sarà Hanabi Tsukishima! - disse il Prof, indicando la mora, che aveva messo una mano sul mento per sorreggere la testa.
- Eh? - chiese Hanabi, sperando che avesse sentito male.
- Sarai tu la fanciulla complimenti - applaudì l’uomo sorridendo ed alzando la gamba - sarai perfetta, visto che sei un’ottima attrice! - disse.
- Ma perché io?! - chiese, cercando di buttarsi fuori dalla finestra spalancata. Mai avrebbe fatto quella parte, neanche per un milione di euro!
- Perché l’anno scorso hai fatto schifo nella mia materia, quindi sei in debito con me per averti messo 6 e non averti fatto recuperare la materia! - sorrise malignamente. Il Prof, che aveva il nome di Maurizio, molte volte era peggio di Hanabi in fatto di favori.
- Dannato - sussurrò a denti stretti lei, senza farsi udire dal maledetto Prof.
D’un tratto la porta si spalancò ed un Tyki piuttosto incazzato entrò, portando una cartella nera a Maurizio, che lo osservò da capo a piedi con un sorriso compiaciuto.
- Agata voleva darle questo, firmalo - disse, con una vena pulsante sulla fronte. Neanche dieci minuti che faceva quel lavoro, che già lo odiava.
Intanto tutte le ragazze della classe erano svenute per la bellezza del Noah, mentre Hanabi rideva fortissimo, sbattendo il pugno sul banco a causa di quella divisa orribile verde.
- Voi due vi conoscete? - chiese Maurizio, con una mano sul mento, osservando prima Tyki e poi la italo-giapponese. Lei annuì senza pensarci, per poi pentirsi di aver risposto.
- Bene, allora è deciso! - disse il Prof, sorridendo e consegnando a Tyki ed a Hanabi dei fogli con scritte tutte le battute e le scene.
- Eh? - chiese Tyki, ignaro di tutto, guardando il copione.
- Farai tu la parte del principe travestito da barbone! - rispose Maurizio sorridendo.
- COSA?! - urlarono entrambi, in coro, guardandosi in faccia l’uno con l’altra.
- Non vedo l’ora di vedere il bacio che ci sarà alla fine! - sorrise il Prof, ignorando i due e facendo un’aria sognante.
- STA SCHERZANDO, VERO?! - il grido dei due fu così forte che tutta la scuola lo udì, perfino Allen che mangiava beato nella segreteria e parlava tranquillamente con Agata.

 

Angolo demenziale
Kumiko: ed ecco che incomincia la scuola!
Vanessa: succederanno molto casini!
Tyki ed Allen: * senza entusiasmo * evviva
Kumiko: ho deciso di fare un angolo per dei personaggi, in altre parole le loro carte d’identità! Iniziamo con la famiglia Tsukishima!

Nome: Hanabi Tsukishima
Professione: studente 2° anno Alberghiero
Età: 15 anni
Data di Nascita: 3 Settembre
Segno Zodiacale: Vergine
Occhi: Neri
Capelli: Neri
Altezza: 175 cm
Peso: 56 kg
Gruppo Sanguineo: AB -
Fiore: Viola blu
Colore: Nero
Segni Particolari: cicatrice sulla mano destra
Cibo Preferito: qualsiasi cosa calda ed il cioccolato
Abilità Particolari: sa trovare una soluzione a tutto

Nome: Ichigo Tsukishima
Professione: studente 4° anno Liceo Scientifico
Età: 17 anni
Data di Nascita: 24 Agosto
Segno Zodiacale: Vergine
Occhi: Neri
Capelli: Neri
Altezza: 186 cm
Peso: 75 kg
Gruppo Sanguineo: B +
Fiore: Malvarosa
Colore: Blu Notte
Segni Particolari: la sua altezza è dovuta a suo nonno materno
Cibo Preferito: pizza
Abilità Particolari: ha una memoria incredibile, ma non riesce a collegare le cose insieme

Nome: Marta Scacchi - Tsukishima
Professione: cameriera del turno di notte
Età: 47 anni
Data di Nascita: 23 Aprile
Segno Zodiacale: Toro
Occhi: Marrone Scuro
Capelli:Neri
Altezza: 168 cm
Peso: 55 kg
Gruppo Sanguineo: B +
Fiore: Tiglio
Colore: Marrone Chiaro
Segni Particolari: porta gli occhiali
Cibo Preferito: zucca
Abilità Particolari: è imbattibile a tombola

Nome: Shinichi Tsukishima
Professione: poliziotto
Età: 42 anni
Data di Nascita: 1 Febbraio
Segno Zodiacale: Acquario
Occhi: Neri
Capelli: Nei
Altezza: 164 cm
Peso: 53 kg
Gruppo Sanguineo: A -
Fiore: Alyssum
Colore: Grigio
Segni Particolari: tiene sempre gli occhi socchiusi
Cibo Preferito: sushi di qualsiasi tipo
Abilità Particolari: può ingannare chiunque, tranne Hanabi e Marta

Kumiko: i prossimi saranno Alessia e Manuela Santi, ma anche Alessandro Marini e Paolo Rossi!
Vanessa: alcune situazioni che succederanno in questa Fan Fiction potrebbe sembrarvi un po’ strane, ma altrimenti sarebbe tutto un po’ noioso!
Kumiko: quindi evitate di scrivere recensioni che dicano “questo è impossibile che accada”, grazie!
Vanessa: scusatemi, ma a causa dei corsi di latino e dei corsi di recupero non riesco fare in tempo, quindi la data sarà allungata e posterò sempre il 28!
Allen: ci scusiamo per il ritardo!
Tyki: al prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** Foto Nascoste ***


In The Real World
Capitolo 8: Foto Nascoste


- Giuro che lo faccio fuori! - ringhiò Tyki, facendo stridere i denti tra loro, mentre camminava affiancato da Hanabi e da Allen, che lo guardavano. Il primo giorno di scuola era finito e già molte persone erano incavolate nere.
- Neanche se lo paghi cambia idea, quello là! - sbuffò la mora, che aveva le braccia incrociate al petto. Nemmeno lei era contenta che il suo partner era il Noah del Piacere, quasi quasi preferiva Allen!
- Ancora guai, Hanabi? - chiese una voce profonda e maschile dietro ai tre. Tutti si girarono, un po’ sorpresi ed un po’ spaventati. Davanti c’era un uomo di ventinove anni, alto più o meno un metro e novanta, piuttosto magro, con i capelli a spazzola di un colore biondo platino, i lineamenti mascolini, il naso abbastanza grande, ma non era esagerato, le labbra era molto spesse, le basette erano abbastanza pronunciate, mentre gli occhi erano un po’ piccoli, di un bizzarro viola (od era solo colpa della luce?). Indossava anche lui quella specie di divisa verde, ma a quel uomo non stonava così tanto.
- Bid! - urlò Hanabi, abbracciandolo di slancio. Ovviamente “Bid” non era il nome di quel bidello, ma che si chiamasse Omar Marchi importava a tutti ben poco, ma quel uomo era una persona molto rispettata perché, nonostante fosse stato lasciato dalla sua ragazza, aveva deciso di prendersi cura della sua figlioletta di dieci anni, e tutti gli avevano accalappiato il nome “Bid”, la diminuzione di bidello.
- Quel dannato Prof mi ha costretto a fare la recita con questo qui! - si lagnò la mora, indicando Tyki che alzò un sopracciglio irritato.
- Mi dispiace, vorrei fare qualcosa… - Bid era un uomo buono come il pane, gentile e sempre disponibile, per questo molte studentesse perdevano la testa per lui, ma ovviamente Omar le respingeva, dicendo che loro meritavano di meglio e robe varie. Hanabi lo adorava, ma era solo un amico, un semplice amico.
- Oh! - disse il bidello stupito, guardando dietro alla mora - pare che il Demone ti voglia salutare - le sussurrò piano serio, senza alzare troppo il tono della voce per evitare di farsi sentire.
Hanabi si girò e quasi non sbatté contro un torace abbastanza largo.
- Ciao, tappa - una voce piena di divertimento e cattiveria entrò nelle orecchie della ragazza, che alzò gli occhi infastidita. Aveva davanti un ragazzo dagli occhi di colore blu scuro, i capelli lunghi fino alla spalle pieni di gel di una tonalità rossa accesa, sul labbro inferiore aveva un piercing a forma di anello grigio, la bocca era distorta in un ghigno sadico, la pelle era molto bianca, addirittura più di quella di Hanabi, era molto alto, addirittura più di Tyki e di Paolo, in più era piuttosto muscoloso, ma non troppo. Indossava una maglietta nera con sopra un teschio che aveva un pugnale conficcato nella testa, e dei pantaloni color pece larghi con al fianco sinistro una catena vera. Comunque era molto bello.
Tra Hanabi e lui sgorgava solo odio, puro odio e competizione.
- Ciao Demone - “Demone” era il soprannome che la mora gli aveva affibbiato quando l’aveva visto la prima volta, lui, Stefano Pimeys, il figlio della preside e di un violinista finlandese. Il Demone aveva sempre usato l’influenza di sua madre per poter comandare a piacimento i professori e gli studenti, così tutti lo temevano, ma quando era in seconda liceo (adesso era in terza), una primina si era ribellata e gliene aveva dette di tutti i colori! Non la smetteva più di insultarlo e ringhiargli contro. Poi era arrivato quel soprannome. I primi mesi erano stati un incubo per Hanabi, snobbata da quasi tutti a causa di quella lotta, però in seguito, la mora era riuscita a farsi accettare lo stesso, battendo Stefano su tutta la linea. Così si erano sempre insultati ogni volta che si incontravano, però la italo-giapponese sapeva che, se un giorno avesse avuto bisogno di una spalla, il Demone sarebbe stata la prima persona a cui avrebbe chiesto aiuto (se si sarebbe ritrovata in una rissa). Stefano era crudele, ma non tradiva nessuno, ed era disposto a tutto pur di mantenere Hanabi come sua nemica, perché era semplicemente divertente combattere contro di lei.
Una qualsiasi persona potrebbe pensare: ma sicuramente in segreto, sotto sotto, si amavano, esattamente come in uno shojo manga. No, assolutamente no. Nessuno dei due, anche scavando dentro ai loro animi, non provavano un qualsiasi sentimento che portava all’amore, neanche l’amicizia. Ma di rispetto ce ne era tanto, anche se entrambi non lo avrebbero mai ammesso a loro stessi, mai e poi mai, neanche sotto tortura.
- Come sei cattiva Hanabi - le rinfacciò lui, sorridendo malignamente, abbassandosi un po’ per essere allo stesso livello della ragazza.
In quei momenti, la mora odiava essere alta 175 cm. Ah, quanto avrebbe voluto tirargli un pugno in faccia, ma non voleva essere espulsa. Per grazie a non si sa quale angelo, il cellulare di Hanabi squillò proprio in quel momento, evitando spargimenti di sangue.
- Che c’è? - ringhiò al telefono, con una vena che le pulsava in fronte.
- Hana, ma vuoi ritornare a casa, sì o no?! Papà ti sta aspettando fuori da mezz’ora! - le urlò Ichigo contro, facendole perdere momentaneamente l’udito dall’orecchio destro.
- Ciao, Demone, dobbiamo andare - disse lei, prendendo Tyki ed Allen per mano, trascinandoli - bye anche a te Bid! - sorrise Hanabi, rivolgendosi ad Omar.
- Muori tappa - rispose Stefano, sbuffando e girando i tacchi, dirigendosi verso la direzione opposta a quella della ragazza, in cerca di sua madre, che come al solito era piena di lavoro.
- Ci vediamo domani Hana - sorrise invece il bidello, salutandola con la mano.
Dopo che il portoghese e l’inglese si erano tolti quell’orrenda divisa verde, andarono vero il parcheggio. Il padre era lì, sorridendo, ma sotto sotto era seccato per aver aspettato così a lungo la figlia.
- Ciao papà e scusa -  disse Hanabi, lasciando andare Allen e Tyki dalla sua morsa assassina, che li aveva quasi rotto le braccia.
- Figurati, ma domani ricordati i biglietti, che per questa settimana te li ho comprati io - il padre aprì la portiera del passeggero per la figlia, il portoghese e per l’inglesino.
Hana era in mezzo, alla sua sinistra vi era Allen mentre alla sua destra Tyki.
Guardava tutte le persone, gli edifici, gli alberi, le strisce pedonali passarle davanti agli occhi, con una velocità tale da distinguere a malapena le figure. Quelle ombre sconosciute l’avevano sempre affascinata, già da quando era piccola si divertiva a scoprire se la gente che le passava a fianco era simpatica oppure era antipatica, conoscerla, scoprire i segreti nascosti dietro ad un sorriso o da una smorfia. Un gioco semplice, di una bambina come tante di Kyoto, ma che in realtà cercava di dare una soluzione ai misteri dell’inconscio, senza che però ne era cosciente. Lei si divertiva, eppure nella sua mente infantile aveva capito che c’era qualcosa di diverso nella sua persona, così bizzarro ed unico da farle venire dei dubbi. Ma non aveva mai odiato il suo dono, mai, arrabbiarsi non serviva a nulla nella vita, non avrebbe cambiato il fatto che lei sapeva risolvere qualsiasi situazione. Quindi andava bene così.
Appena ritornarono a casa, trovarono un Ichigo piuttosto furente, con il fumo che quasi gli usciva dalle orecchie da quanto era arrabbiato.
- LA PROSSIMA VOLTA VIENI A CASA A PIEDI! - urlò lui. Aveva una fissa per il tempo, talmente grande da dare sui nervi a chi gli stava vicino.
- Sì, sì, ciao anche a te - rispose svegliata Hanabi mentre andava nella sua stanza, non ascoltando quello che il fratello le gridava dietro.
- Vado a farmi una doccia, non distruggetemi la camera, ci tengo - disse con mezza voce, prendendo dei pantaloni vecchi blu ed una maglietta arancione rattoppata. Quel giorno sarebbe rimasta a casa, quindi si poteva vestire anche male.
Allen si mise sul letto, guardando una noiosa soap opera in televisione di quelle che fanno passa il tempo alle casalinghe che non hanno nulla da fare per tutto il giorno.
Tyki si mise a curiosare un po’ da tutte le parti, non l’aveva mai fatto, quindi doveva rimediare. Trovò qualcosa di interessante: un album di fotografie piccolo, di un colore verde mela con la copertina di pelle.
Tutte le foto erano datate, scritte in una bella calligrafia con inchiostro nero, ma solamente due di loro catturarono l’attenzione di Tyki: erano entrambe di due anni prima, ed avevano solo un giorno di differenza fra di loro, una era del 20 Agosto, mentre l’altra del 21 Agosto. La prima rappresentava Hanabi, con i capelli lunghissimi fino al fondoschiena, con un sorriso luminoso, gli occhi brillanti ed un abito lungo color caramello. Sembrava totalmente diversa dalla ragazza della seconda fotografia: aveva gli occhi spenti ed arrossati, i capelli corti, addirittura di più di quelli che aveva adesso, la mano destra fasciata, aveva una smorfia che le incurvava le labbra, una maglietta nera come la pece e dei jeans blu scuro. Era come se si fosse rotta, cosa era successo la notte tre il 20 ed il 21 Agosto di due anni prima?! Tyki era sicuro che qualcosa aveva cambiato la vita della ragazza per sempre, ma decise di non pensarci più e di chiudere l’album, rimettendolo nel cassetto dove l’aveva trovato. Avrebbe indagato, però.
- Spero che non hai visto qualcosa che non dovevi - un’ombra oscura apparve dietro al Noah, il quale si girò con il cuore in gola. Hanabi era ancora un po’ gocciolante, con indosso quei orribili colori, ed il portoghese non riuscì a trattenersi e le scoppiò a ridere in faccia.
- Non ridere idiota, o ti taglio tutti i capelli! - disse la ragazza, con le goti arrossate, mentre metteva un piede dietro la testa di Tyki che continuava a sghignazzare imperterrito.
- Sei troppo… ridicola! - continuò ad insultarla il Noah, che aveva le lacrime agli occhi. Allen si sentì un po’ impietosito e decise di andare in soccorso a Hanabi.
- Dai, Tyki, non è poi così male - cercò in qualche modo di salvare la ragazza. La cosa parve funzionare, anche se al portoghese sfuggirono ancora degli sghignazzi.
- COMUNQUE! Dobbiamo discutere di una cosa importante… - disse Hana, attirando l’attenzione dei due, anche se in realtà non sapevano cosa aspettarsi da una persona così imprevedibile.
- Personalmente IO vorrei passare tutto il tempo a cercare di farvi almeno baciare - dopo questa affermazione ricevette uno sguardo disgustato da parte di Allen e un’occhiata divertita da parte di Tyki - ma non posso perché abbiamo un problema: la tua Innocence - la mora indicò l’albino che portò l’indice davanti a sé con scritto in faccia “Cosa? Io?”.
- Sì, tu, per quando vorrei tenervi qui, la tua Innocence potrebbe sprofondare nella “Caduta” in ogni momento, e questo non voglio che succeda - dopo queste parole piombò il silenzio. Era vero, nonostante Hanabi per la maggior parte del tempo si atteggiava come una fangirl che si era drogata, quello che aveva detto corrispondeva a verità e non andava bene. Assolutamente non andava bene.
- E purtroppo non posso permettere che Tyki ti tolga il braccio con il suo potere, perché un idiota ti ha fatto un buco nel cuore e l’Innocence ti tiene in vita, quindi se dovesse sparire, tu creperesti - al Noah del Piacere sembrò che una scritta in un riquadro con su sopra “IDIOTA” lo indicasse, ma non disse nulla e meditò su come ammazzare Hanabi nel modo più doloroso possibile per averlo insultato.
La ragazza ignorò il bagliore di morte da parte di Tyki e continuò a parlare - Dobbiamo trovare una soluzione e (anche se la cosa mi scoccia) dobbiamo chiedere aiuto a qualcuno… nonostante io posso “risolvere qualsiasi situazione” questa volta non posso fare molto senza aiuto, quindi… - lasciò il discorso a metà, ma i due ragazzi capirono al volo. In altre parole, dovevano dire il loro segreto a qualcuno.
- NO! Ci prenderanno per pazzi! - urlò l’albino alzandosi di scatto e tenendosi il braccio sinistro con la mano destra, visibilmente a disagio.
- Ti sbagli… se si chiede aiuto alla persona giusta andrà tutto bene… o vuoi finire come Suman Dark? - era stata davvero una gran bastarda a ripescare quella storia, sapeva quanto Allen ne era stato segnato, ma era l’unico di fargli entrare in quella zucca che non c’era altra soluzione.
Come Hanabi aveva previsto, l’Esorcista si ammutolì e si sedette di nuovo sul letto, con lo sguardo basso, senza dire una parola, mentre la frangia gli copriva gli occhi. Accidenti, ora la mora si sentiva in colpa… cioè, Allen era troppo carino e coccoloso, come si faceva a non volergli bene?!
Tyki, che se ne era stato tutto il tempo a meditare di come far mangiare in maniera artistica Hana alle sue Tease, quando si accorse in quale piega la discussione stava andando e decise di intervenire.
- Ma da chi vorresti farti aiutare? - chiese, attirando l’attenzione di Hanabi.
- Da colei che ha il QI allo stesso livello di Eistein, la conoscete già, si tratta di Irene Gandasti, quella è bravissima quando si tratta di casini da risolvere, ma siccome era sempre malata non ha potuto fare nulla - disse lei, con un briciolo di orgoglio. Sì, era molto orgogliosa di avere una ragazza così intelligente come amica. Ora, non voleva di certo dire che quelli con il QI basso erano inutili, ma in quel momento le serviva la super mega intelligenza di quella geniaccia di Irene per uscire da quel pasticcio, perché Hana non sapeva dove andare a parare.
- Chi è Einstein? - chiese l’albino, ma la ragazza lo ignorò.
- E allora, la chiami o no? - chiese con Tyki molto nervoso.
- Oh, ma c’è tempo per quello - in qualche modo era tornata la solita Hanabi, infatti sorrise innocentemente e guardò i due negli occhi - lo farò dopo la recita - disse decisa ridendo.
- CHE?! - chiesero entrambi prendendole la maglietta.
- Ora, evitate di fare Kanda e lasciatemi andare - rispose con noncuranza mettendo le sue mani sui loro polsi.
- Se non ci lasciassi mangiare e dormire qua gratis, adesso staresti già nutrendo Tease, lo sai vero? - domandò retorico lasciandola in malo modo e facendola quasi cadere a terra. Fortunatamente ogni tanto aveva un buon equilibrio e non rischiò di farsi male.
Allen la mollò più delicatamente, ma prima che potesse solo muoversi per fare un passo si sentì strano.
Cominciò a vedere bianco ed il braccio sinistro gli pulsò così tanto da farlo cadere a faccia in giù. Sentì che Hanabi e Tyki lo chiamavano per nome, anzi no, gli urlavano contro di svegliarsi. Sentiva una strana morsa alla gola e tossì sangue, ma non riuscì a muoversi.
Fa male.
- ALLEN! - la mora aveva visto il ragazzo schiantarsi a terra e non sapeva cosa fare. Tyki l’aveva subito raggiunta e l’aveva aiutata a sorreggere il piccolo e sembrava piuttosto preoccupato. Almeno questo agli occhi della fangirl dai capelli neri, che pensava a queste cose anche quando una persona si era sentita male all’improvviso davanti a lei e che sputava sangue di qua e di là.
- Perdonami… fratello… mio… - erano dei piccoli sussurri, ma Hanabi li capì e si fermò, guardandolo, poi assunse un’espressione arrabbiata. Non avrebbe permesso a Neah di intervenire (sempre se era lui la causa)!
- SVEGLIATI, MAMMOLETTA! - urlò, tirandogli un pugno in faccia e facendolo sbalzare di qualche metro. Quando era fuori di testa, la mora sapeva essere molto violenta.
Qualcosa scattò nel cervello di Allen, che odiava essere chiamato mammoletta più di ogni altra cosa, infatti sembrò che gli crescessero delle corna sulla testa.
- E’ ALLEN! - ringhiò con i denti che sembravano quelli di uno squalo.
Tyki sembrò quasi paralizzato. Chi era quella bestia? Dove era finito il piccolo che conosceva?
Intanto Hanabi sorrideva soddisfatta. Aveva calcolato che sarebbe finita così, dopotutto si sarà riletta tutti i volumi almeno trecento volte, ed aveva deciso di provocare l’albino come aveva fatto Four nel volume 9, rischiando di creare una rissa.
Tyki, ovviamente, cercò in tutti i modi di evitare che Allen uccidesse in una maniera brutale la italo-giapponese. Non che lui non la volesse morta, ma doveva ammazzarla lui.
Hanabi intanto stava controllando le Fan Fiction su internet.
Allen si era calmato ed aveva ringraziato il Noah, che per qualche strana ragione arrossì e non disse più nulla. Maledette Doujinshi!
- Oh! - sorrise Hana, cominciando a mangiucchiarsi la pelle del pollice - che bella Fan Fiction Rossa! Una Fem!Allen x Tyki… che visione meravigliosa! - urlò la mora cominciando a sorridere come una maniaca.
- CHE?! - urlarono entrambi, fiondandosi al fianco della ragazza. Allen arrossì nelle scene “spinte”, mentre Tyki quasi non perse sangue dal naso. Che lettura sublime! Pensarono il Noah e la mora nello stesso momento.
Tyki spostò poi lo sguardo verso il petto di Allen e quest’ultimo si coprì per riflesso, arrossendo.
- Non le ho! - urlò imbarazzato come non mai. Ma il tutto venne sostituito da rabbia: come poteva quel dannato portoghese mettere in discussione la sua virilità?! Lo avrebbe fatto fuori, ma chissene se era umano, lo avrebbe ammazzato senza tante storie! Ok, no, basta, doveva controllare gli istinti omicidi, altrimenti avrebbe distrutto l’intero paese di Santa Maria.
- Grazie per avermi svegliato - sussurrò lui a malavoglia vero i due, mentre si rialzava e si puliva il mento sporco di sangue.
Hanabi  aveva riposto il pc, guardò il pavimento ed impallidì. Era tutto coperto di sangue!
- IL PAVIMENTO! - urlò inginocchiandosi con le lacrime agli occhi: ed ora come faceva a pulirlo?! Sua madre l’avrebbe ammazzata!
Dopo meno di tre secondi si rialzò ed andò a prendere candeggina ed altre cose per far andare via tutto quel sangue, che dopo cinque era sparito tutto.
E poi si lamentava, pensarono contemporaneamente Tyki ed Allen che avevano osservato la scena dal letto dell’albino. Cavoli, quella ragazza era qualcosa di inconcepibile alla razza umana!
- Bene, siccome oggi non c’è nessuno a casa guardiamo film horror a manetta e mangiamo solo pop-corn! - non chiese nemmeno se a loro andava bene, siccome stava scegliendo cosa mettere nel lettore dvd. Tyki accettò perché i film gli facevano venire in mente come uccidere le persone in modo più creativo, mentre Allen accettò solo per i pop-corn, ma tanto sapeva che avrebbe passato le sei o sette ore successiva ad urlare come un ossesso ed ad abbracciare chi gli capitava a tiro.
Infatti andò proprio così.
Hanabi rise alle scene cruente perché “si vede che è tutto finto”, Allen abbracciò il Noah tutto il tempo (ovviamente mangiando pop-corn) urlando e quasi strangolandolo, mentre Tyki non riuscì a concentrarsi bene sui film a causa dell’albino che gli si era attorcigliato e non si voleva staccare.
Alle undici, tutti andarono a dormire, perché il giorno dopo c’era la scuola.
Hanabi quella notte fece un sogno strano o meglio dire un incubo raccapricciante.
Era davanti ad una porta nera e così l’aprì, siccome era curiosa di vedere cosa c’era dentro. L’attraversò lentamente e si ritrovò davanti una lunga strada di luce bianca con intorno il buio. Cercando di non cadere, cominciò a camminare sopra la strada, aprendo le braccia per mettersi in equilibrio. Solo in quel momento notò il suo abbigliamento: aveva un vestito lungo fino alle cosce, con le calze lunghe sopra al ginocchio, delle ballerine e dei guanti lunghissimi, tutto rigorosamente nero.
Hanabi camminò ed intorno a lei cominciarono a formarsi delle luci molto luminose, che poi si mossero e diventarono dei triangoli mostrando delle diverse scene: Linalee che correva come un’assatanata nella notte, ed i suoi capelli erano corti come quelli nel volume 19, Lavi che con la sua Innocence volava a destra e manca, Road che apriva porte di qua e di là, Timcampi che volava nel cielo disperato e moltissime altre immagini così! La mora venne proprio attratta da quel golem dorato e provò a mettere la mano nello schermo per prenderlo, ma lo trapassò e non riuscì a toccarlo, anzi, dopo aver fatto questo la strada di luce crollò e Hanabi cadde.
Si ritrovò in un deserto: nessuna pianta, nessuna persona, non c’era nulla. L’aria che respirava era gelida, ed aveva una brutta sensazione. Chiuse un attimo gli occhi e quando li riaprì era tutto coperto di sangue, ma non c’erano corpi. Hanabi si guardò le mani: anche loro erano sporche di quel nauseante colore rosso.
Si ritrovò a terra, piangendo. Neanche lei sapeva perché, voleva solo piangere.
Dalla terra bagnata di sangue uscì una mano marcia e decomposta che afferrò la mano destra di Hanabi. Era molto forte, e lei non riusciva a staccarsi. Cosa diavolo stava succedendo?! Non importava quanto punzecchiava o quando ci batteva sopra, non riusciva a staccarsi.
Quella mano decomposta fece forza e uscì un corpo marcio dal terreno: era vestito con una giacca color legno ed una camicia bianca con intorno al collo un fiocco rosso brillante, i capelli castani erano lunghi fino alla schiena e la faccia era tutta decomposta, simile a quella di Road nel volume 3. Gli occhi erano chiusi, ma lei sentì chiaramente la voce di quel ragazzo.
- E’ tutta colpa tua! E’ tutta colpa tua maledetta! - dicendo questo con voce metallica rideva, così sadicamente che le fece venire la pelle d’oca, mentre il suo polso veniva stretto sempre più.
- Perché sarebbe colpa mia cosa ho fat- - venne zittita alla vista degli occhi di quel ragazzo.
- Non è possibile… - sussurrò, smettendo di combattere, facendo in modo che l’altro potesse spingerla a terra. Ma qualcosa cambiò: la pelle del ragazzo si ripristinava e diventava di un rosa pallido, ma quel sorriso contorto non spariva, c’era sempre.
L’altra mano di quel ragazzo si andò a posizionare sul collo di Hanabi che strinse in una morsa assassina. La ragazza cominciò a vedere puntini neri, non riuscendo più a respirare.
- Sayonara, Arrivederci Principessa Nera - sussurrò la figura, prima di sparire completamente dalla vista della giovane.
L’ultima cosa che la mora vide erano due brillanti occhi argentati che esprimevano intenzioni malvagie.

Hanabi si sveglio di soprassalto, tenendosi il collo, affannando e con gli occhi leggermente a mandorla spalancati. Cos’era quel sogno?
Sentì una leggera fitta al polso destro e lo guardò: dei lividi.
- Impossibile… - sussurrò. Era stata solo un’impressione o quel ragazzo somigliava in modo impressionante ad Allen?! Oppure la sua immaginazione stava viaggiando molto?
Hanabi cercò Allen ma non lo trovò, così si preoccupò e vide che Tyki stava ronfando beatamente, con tutti i capelli neri scompigliati e le cicatrici sul torace in bella vista.
La mora saltò giù dal letto e cercando di essere silenziosa più che poteva sgattaiolò fuori dalla stanza, poi si addentrò nel soggiorno e spostò lo sguardo su uno dei mille orologi che c’erano lì e capì che erano appena le tre e mezza di notte. Era così presto? Eppure credeva che fosse passato più tempo. Boh, quel incubo deve averle fuso il cervello, di sicuro.
Evitando tavolini e sedie sparse qua è là, uscì dalla porta che era già aperta e si ritrovò nel suo cortile. Lentamente avanzò. Aveva paura che finiva come in quel sogno, quindi strinse il polso già livido e con il cuore in gola mise il piede sull’asfalto e camminò piano. Sibilò mentalmente a causa di un sassolino. Accidenti, doveva proprio andare a piedi nudi?! Ma si era completamente dimenticata di mettere le ciabatte e non voleva tornare indietro, perché era già a metà del cortile e rifare la strada la scocciava parecchio.
Guardò da tutte le parti, ma non trovò Allen. Dove si era cacciato quello scemo?
Mentre pensava a dove si poteva essere nascosto l’albino, sentì un nastro avvolgerle la vita e tirarla su. Le ci volle tutto il suo autocontrollo per non urlare a squarciagola, però chiuse gli occhi in attesa che quello che stava succedendo finisse.
Appena lì aprì scoprì con sua grossa sorpresa di essere abbracciata da qualcuno. Quasi svenne: Allen la stava abbracciando! In realtà l’aveva solo presa al volo ed evitato che finisse sulle mattonelle, ma a questo Hanabi non gliene fregava nulla.
- Allen - sussurrò, per venire poi lasciata e posata con delicatezza al fianco del ragazzo.
Si vedeva che era molto provato: aveva delle grosse borse sotto gli occhi ed era più bianco del solito.
- Stai bene? - chiese lei. Ma che domanda stupida! Era ovvio che non stava bene, eppure lei lo aveva detto in automatico, accidenti alla sua boccaccia!
- Sento qualcosa di strano dentro di me - rispose Allen, posandosi una mano sul petto - è come se non riuscissi più a capire cosa io sia… la questione del Quattordicesimo mi ha molto scosso - sussurrò abbassando la testa, sconfitto. Non sapeva veramente che fare.
- Io direi che ti ha scosso di più sapere che Mana era suo fratello maggiore - infatti dopo queste parole l’albino sussultò un po’, così Hanabi gli diede un colpetto sulla fronte con un sorriso stampato sulle labbra - io sono sicura che Mana ha amato sia il Quattordicesimo che Allen -.
Il ragazzo alzò la testa con le lacrime agli occhi - Lo credi sul serio? - chiese asciugandosi gli occhi.
- Sì ne sono sicura - rispose Hanabi, giocando con le ciocche bianche di Allen.
Nonostante fosse strana, sapeva confortare bene le persone, anche se faceva fatica a dire le cose senza essere troppo invadente.
- Quindi - riprese la mora guardando il cielo notturno per poi guardare negli occhi l’albino - non affrontare tutto questo da solo, ok? - chiese retorica, perché non voleva un “no” come risposta.
Allen annuì, tirando su con il naso. Guardarono insieme il cielo notturno, e dopo mezz’ora, stanchi e vogliosi di un letto comodo su cui dormire scesero dal tetto e rientrarono in casa.
Allen seguì Hanabi, cercando di essere il più silenzioso possibile, chiudendo la porta lentamente ed evitando di accendere le luci, così riuscirono ad andare in camera senza essere scoperti. Tyki dormiva ancora, e la mora accese la luce sul comodino per dare una piccola illuminazione alla stanza così da evitare ad Allen di cadere od inciampare da qualche parte.
Solo in quel momento l’attenzione dell’albino si spostò sul polso destro di Hanabi e strabuzzò gli occhi.
- Dormi, avrai bisogno di energie domani - sussurrò lei sorridendo, che siccome era di spalle non si era accorta minimamente della reazione di Allen.
L’altro annuì, mentre l’oscurità di nuovo fu padrona della stanza, e la ragazza si mise a dormire. Allen aspettò un po’ poi si coricò, guardando davanti a sé. Un solo pensiero fu nella sua mente e così fu anche quando si addormentò: Lividi?




Se volete saperlo il QI di Einstein è di 160. Il QI di una persona normale va dai 90 ai 110. Il mio QI è di 103. Ora, non voglio sentirmi dire che io ho detto che quelli con il QI basso fanno schifo, perché io non l’ho mai detto e non intendo neanche pensarlo. Quindi non voglio essere insultata, perché questi sono dati che ho trovato su internet.
Se volete sapere il QI dei personaggi, d’ora in poi lo metterò nella scheda, intanto metto qui quello della famiglia Tsukishima:
Hanabi: 128
Ichigo: 114
Marta: 108
Shinichi: 132

Angolo demenziale
Kumiko: finito anche questo capitolo!
Vanessa: ci dispiace che non abbiamo potuto aggiornare da febbraio!
Kumiko: scusatemi, ho avuto un blocco dello scrittore e gli esami, perdonatemi!
Vanessa: avevo intenzione di fare la recita in questo capitolo, ma l’idea delle fotografie era molto più forte, quindi ho deciso di fare questo!
Kumiko: ma oggi è anche un giorno speciale!
Vanessa: già, perché oggi è il nostro compleanno!
Kumiko: infatti ho deciso di pubblicarlo proprio oggi per fare un regalo a me stessa
Vanessa: può sembrare senza senso, ma volevamo che questo giorno fosse speciale! (Nota: Vanessa e Kumiko sono la stessa persona, cioè la sottoscritta)
Kumiko: e così, piano piano, il passato di Hanabi comincia a svelarsi!
Vanessa: ma passiamo alle schede!
Kumiko: quella era la mia battuta…

Nome: Alessia Santi
Professione: studentessa 2° anno Liceo Linguistico
Età: 15 anni
Data di Nascita: 8 Luglio
Segno Zodiacale: Cancro
Occhi: Verde Scuro
Capelli: Castano Chiaro
Altezza: 159 cm
Peso: 46 kg
Gruppo Sanguineo: 0 -
Fiore: Glicine
Colore: Giallo Limone
Segni Particolari: nessuno
Cibo Preferito: Torta alle Mele
Abilità Particolari: fa amicizia con chiunque
QI: 103

Nome: Manuela Santi
Professione: studentessa 2° Anno Liceo Classico
Età: 15 anni
Data di Nascita: 8 Luglio
Segno Zodiacale: Cancro
Occhi: Verde Scuro
Capelli: Castano Chiaro
Altezza: 159 cm
Peso: 47 kg
Gruppo Sanguineo: 0 -
Fiore: Rosa rosa scuro
Colore: Verde Scuro
Segni Particolari: nessuno
Cibo Preferito: Fragole con Panna
Abilità Particolari: sa truccare benissimo
QI: 102

Nome: Alessandro Marini
Professione: studente 4° Anno Agraria
Età: 17 anni
Data di Nascita: 29 Marzo
Segno Zodiacale: Ariete
Occhi: Marrone Scuro
Capelli: Neri
Altezza: 184 cm
Peso: 73 kg
Gruppo Sanguineo: B -
Fiore: Calendula
Colore: Rosso Sangue
Segni Particolari: cicatrice sulla parte destra del viso, non ha l’occhio
Cibo Preferito: Lasagne
Abilità Particolari: ha una grande forza fisica
QI: 98

Nome: Paolo Rossi
Professione studente 4° Anno Liceo Scientifico
Età: 17 anni
Data di Nascita: 16 Gennaio
Segno Zodiacale: Capricorno
Occhi: Marrone Scuro
Capelli: Biondo Scuro
Altezza: 190 cm
Peso: 76 kg
Gruppo Sanguineo: AB +
Fiore: Rosa Corallo
Colore: Rosso Fuoco
Segni Particolari: cicatrici sui polsi
Cibo Preferito: Pollo
Abilità Particolari: sa far ridere chiunque
QI: 123

Kumiko: bene, sono finiti!
Allen: i prossimi saranno Sarah e Clara Cardini, Francesca Leoni e Davide Gandasti!
Kumiko: non preoccupatevi, riappariranno tutti di nuovo, però la protagonista è Hanabi e quindi lei ha più “scena”.
Allen: avvertiamo che i prossimi capitoli arriveranno tutti con carattere “irregolare”, cioè non più il 28 di ogni mese, quindi sorry!
Vanessa: ringrazio i Vocaloid, i Dir En Grey, i The GazettE ed i ZORO per la loro musica che mi ha fatto ritornare la voglia di scrivere!
Tyki e Allen: ci vediamo!

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Capitolo 9
*** Mille Maschere ***


In The Real World

Capitolo 9: Mille Maschere

 

Hanabi si svegliò prima che la sveglia suonasse e decise di far dormire quei due che sembravano sfiniti dal lavoro del loro primo giorno da bidelli. Andò in bagno, scompigliandosi leggermente i capelli neri, lavandosi la faccia per cercare di svegliarsi.

Il suo sguardo si posò sul polso destro, con ancora incisi i lividi della sera prima. Non posso farli vedere, pensò con un ringhiò. Ma perché tutte a lei? Non era il momento per stare lì a pensare a quel sogno fin troppo reale per i suoi gusti, quindi lavò quei segni con sapone e strofinò bene, ma nulla, erano sempre lì.

- Fanculo - sibilò, uscendo e cercando di non sbattere la porta, con una vena pulsante sulla tempia e pronta a scoppiare da un momento all’altro. Ma perché solo lei faceva quei sogni bizzarri?! Erano perfino peggio della fine del mondo sognata da Lenalee e da Allen.

Hanabi prese un bel respiro e si intrufolò nella stanza di Ichigo che stava ancora dormendo e cercò tra le sue cose, per poi trovare quello che voleva: un polsino nero abbastanza lungo da nasconderle tutti i lividi. Non è molto, ma per il momento dovrebbe funzionare, pensò mettendoselo e andandosene dalla camera del fratello per paura di svegliarlo, il quale poteva fare molta paura appena sveglio e lei non voleva assolutamente essere rincorsa per mezza casa la mattina presto, non perché non la divertisse, ma per il semplice fatto che in quel momento non era nelle condizioni mentali necessarie per una partita a rincorrersi con Ichigo.

Ritornò in camera ed accese la luce, accecando sia Tyki che Allen, che dissero qualcosa di incomprensibile ed aprirono gli occhi. Hana semplicemente li ignorò ed andò a spegnere la sveglia prima che questa suonasse come un’ossessa. Non importava quanto tempo era passato, il suo suono le dava un fastidio allucinante, l’avrebbe spaccata contro al muro (infatti una volta era successa una cosa del genere e sua madre l’aveva rincorsa per tutta la casa con una scopa in mano… non erano bei ricordi…).

L’albino sbadigliò e si strofinò le palpebre, mentre il moro si grattava la testa con i capelli che erano tutti scompigliati e lo faceva apparire come un barbone senza nulla di sexy. Si vedeva proprio che faceva una doppia vita, il caro Sir Tyki Mikk.

Appena uscì dalla stanza, Hanabi si scontrò con Ichigo e questo diede molto fastidio al suo naso, che strofinò per la botta subita contro il torace d’acciaio del fratello maggiore.

- Tieni, te li sono andati a comprare ieri - disse lui mettendole tra le mani una ventina di biglietti dell’autobus - sono per te e per quei due… a parte, fin quanto hanno intenzione di stare a scroccare a casa nostra? - chiese lui, alzando un sopracciglio mentre osservava come Tyki si metteva i pantaloni neri dopo aver potuto ammirare i suoi boxer giallo fosforescente.

- Hanno ottenuto un lavoro alla mia scuola… non scroccano mica… no, aspetta, cancella l’ultima parte - rifletté Hanabi, per poi spingere via il fratello che era intenzionato a chiederle un botto di cose. Ichigo stava diventando troppo pericoloso, bisognava tenerlo assolutamente a distanza dai manga e dalla sua camera, altrimenti sarebbe saltato fuori un casino!

La ragazza andò in cucina a preparare la colazione: pane e marmellata di fragole, ovviamente ne preparò molti, tanto Allen avrebbe mangiato tutto quello che si avanzava.

Come se fosse posseduto da qualcosa, l’albino entrò nella cucina e prese un pezzo di pane, mangiandolo in meno di due secondi, mormorando un “buongiorno” impastato. Hana gli tirò sulla mano il coltello (ovviamente dalla parte che non tagliava, avere un ferito in casa era l‘ultima cosa che desiderava).

- Vai a tavola, quando finisco potrai mangiarne ancora - disse, ignorando le lamentele del ragazzo che alla fine si arrese e si trascinò su una sedia come se fosse uno zombie appena uscito dalla tomba.

Dopo un po’ di minuti, Hanabi portò una valanga di fette pane con diversi tipi di marmellata sul tavolo (perché quella alle fragole ad un certo punto l’aveva finita, per questo aveva messo sottosopra la credenza per cercare dell‘altro). I tre mangiarono in silenzio perché erano tutti mezzi addormentati ed odiavano parlare la mattina presto, soprattutto farsi delle domande a vicenda.

Quando Allen prese l’ennesima fetta, le venne rubata da una mano e subito fulminò con gli occhi il colpevole di tale atto, che però si rivelò essere un punk con a disposizione un’occhiata assassina capace di uccidere anche uno yakuza quindi l’Esorcista stette zitto.

- Calmati, ragazzino, ce ne sono ancora - disse Ichigo con la cresta che gli cadeva dalla parte sinistra del viso, ed addentava la colazione, facendo la linguaccia ad Allen. A quanto pare non gli stava ancora bene che il ragazzo si fosse “fidanzato” con la sorella.

- Questa me la lego al dito - sussurrò l’albino, bevendo del succo d’arancia. Hana e Tyki stavano per scoppiare a ridere ma si trattennero, dandosi il cinque sotto al tavolo, ma il tocco delle due mani si sentì lo stesso, così Ichigo chiese ai due cosa avevano da sghignazzare con un sopracciglio alzato ed un’aura oscura dietro di lui che presagiva male fisico. Molto male fisico.

- Nulla - rispose in coro, evitando l’ennesima risatina, guardandosi un momento di sottecchi con fare di complicità. Quanto si divertivano a vedere come Allen si arrabbiava, perché sembrava un piccolo gattino bianco innocuo, quindi ai due veniva da fargli un po’ di bullismo e ridere alle sue sfortune. Poi però avevano male al cuore a vedere la faccia triste dell’albino, perché tutti volevano bene all’inglese, non si poteva essere immuni al suo fascino da ragazzino innocente. Ecco, questa illusione spariva nello stesso istante in Allen prendeva in mano un mazzo dapoker e con aria gentile chiedeva agli altri di fare una partita, promettendo di non barare. Sì, certo, se lui non barava allora Hanabi era una ragazza innocua.

Dopo aver finito la colazione, essersi lavati e messi i vestiti, poterono uscire di casa. Hanabi era in maglietta a maniche corte viola, con sopra la scritta “Il Principe Azzurro è Gay” in bianco, poi aveva dei semplici jeans azzurri con alle caviglie un piccolo ricamo di un fiore, infine si era messa delle comode scarpe da ginnastica blu. Tyki aveva una camicia nera e dei pantaloni marroni, mentre calzava delle scarpe blu scuro. Allen indossava una maglietta a maniche lunghe aderente rossa, dei jeans color pece e delle scarpe bianche.

- Bene, andiamo a prendere il pullman! - disse la ragazza, trascinandosi dietro i due. Fu difficile evitare di far distruggere la macchina che timbrava i biglietti a Tyki, ma in qualche modo gli altri due riuscirono a destare le ire dell’uomo verso il “dannato-aggeggio-che-non-gli-timbrava-il-biglietto”.

Il Noah e la italo-giapponese si sedettero uno a fianco all’altra parlando di Doujinshi e Fan Fiction Rosse con un sorriso malizioso stampato sul viso di entrambi, mentre ad Allen toccò chiedere se poteva mettersi al fianco di una strana ragazza: aveva i capelli lunghi fino alla vita e di un colore verde pallido che doveva essere tinto ma all‘attaccatura dei capelli Allen non riusciva a vedere neanche un briciolo di colore naturale, la testa era bassa e piuttosto allungata, gli occhi avevano grandi ciglia nere e le iridi erano di un rosso acceso come quelli di un vampiro affamato in cerca di una preda, era così pallida da far invidia ad uno di quei lenzuoli bianchissimi che si vedevano in televisione, magra e bassa, indossava una felpa nera e dei pantaloni scozzesi blu. Era silenziosa e misteriosa, non pronunciò una parola per tutto il viaggio, eppure aveva un grande fascino, sembrava una bambola vivente, composta e dritta, senza neanche le cuffie per ascoltare un briciolo di musica. Non sembrava appartenere a quel mondo, esattamente come Tyki ed Allen. Sembrava un’estranea in quel quadro movimentato.

Appena arrivarono a Santa Sofia tutti scesero, e Hanabi e Tyki cominciarono a camminare, ma poi la mora si bloccò, con uno strano presentimento che le vorticava al centro del petto.

- Ho l’impressione di aver dimenticato qualcosa… - disse, cominciando a guardarsi intorno, poi i suoi occhi neri incrociarono l’oro del Noah che aveva lo stesso identico presentimento ed entrambi ebbero una realizzazione.

- ALLEN! - urlarono in coro, prendendosi i capelli tra le mani in segno di disperazione. Ma dove diavolo si era cacciato quel ragazzo dai capelli bianchi?! Proprio il secondo giorno di scuola/lavoro doveva perdersi?! Maledetto lui ed il suo senso dell’orientamento pari a quello di una bussola senza ago!

L’albino, intanto, si era perso alla fermata ed aveva incominciato a seguire la misteriosa ragazza dai capelli verdi. Lo incuriosiva troppo, e non aveva resistito alla tentazione, dimenticandosi completamente di Hanabi e di Tyki, quasi come se non fossero mai esistiti.

Ovviamente questa lo sapeva benissimo di essere seguita, ma fece finta di nulla, continuando ad ascoltare musica punk rock che le martellava le orecchie (appena scesa dal pullman aveva tirato fuori da chissà dove il suo cellulare e si era messa ad ascoltare la musica). Dopo dieci minuti era arrivata a casa e prese le chiavi dalla tasca, mentre spegneva la musica e si toglieva le cuffie. Si girò così velocemente che Allen non riuscì ad inventarsi una scusa, così venne sottoposto allo sguardo da vampiro dell’altra.

- Perché mi stai seguendo? - chiese, ma il suo tono di voce non era arrabbiato, era neutro, come e la cosa non le importasse sul serio, ed anche il suo viso era inespressivo. Sembrava di guardare una maschera, aveva sempre la stessa espressione e non si riusciva a capire chi c’era dietro, come una pietra, come un “oggetto” incapace di provare qualsiasi sentimento.

- Ehmm… mi sono perso… - rispose imbarazzato Allen, grattandosi la nuca con un sorriso.

- Non dovresti essere a scuola? - chiese l’altra, mentre infilava la chiave nella porta e girava la maniglia, mantenendo la solita espressione senza emozione. Ora che l’Esorcista guardava meglio la casa, notò che era piuttosto diroccata, a malapena stava in piedi ed era molto piccola, con i muri screpolati e pieni di una fitta coltre di polvere e ragnatela da tutte le parti.

- In realtà io lavoro nella scuola, faccio il bidello all’alberghiero - rispose l’albino, avvicinandosi di qualche passo - però la domanda te la rigiro tale e quale, signorina - aggiunse, cercando di non essere maleducato, sorridendole gentilmente.

- Non mi piace la scuola, quindi appena ho avuto la possibilità di lasciarla mi sono ritirata… ma non parliamo di questo fuori, entra - disse indicandogli la porta, con un tono così gelido da sembrare una scheggia di ghiaccio. Non era una domanda, ma un ordine. Normalmente Allen avrebbe rifiutato, ma gli occhi rossi gli mettevano un po’ di ansia, e non ne conosceva il motivo, ma quella strana ragazza sembrava che volesse parlargli di qualcosa di molto importante, quindi a passo incerto entrò, guardandosi intorno. La casa era spoglia, i muri gialli sporchi e crepati, le piastrelle erano quasi tutte in polvere ed i mobili erano di un legno così vecchio che avevano buchi dappertutto. Era meravigliato che la casa non cadesse ancora a pezzi.

L’altra lo portò in cucina, dove si sedettero su un tavolo e delle sedie, anch’esse rovinate dal tempo, ma erano ancora stabili, seppur traballanti.

- Non fare caso al casino… mi piace questa casa, finché resterà in piedi la abiterò, anche se mio padre non è d’accordo… - pronunciò quelle parole a mala voglia, mentre appoggiava un gomito sul tavolo, ribattendo alle affermazioni mute dell’Esorcista maledetto.

- Capisco… - rispose l’albino sorridendo - io sono Allen Walker - si presentò. Gli dava una strana sensazione parlare con qualcuno senza sapere il nome.

- Sono Rachele Pavoni… e so già chi sei - disse lei, accarezzandosi una ciocca di capelli verdi, osando arricciare le labbra in un minuscolo sorriso divertito. Questo stupì non poco Allen, ma prima che potesse chiedere qualcosa a proposito del perché lei lo conoscesse già, un’occhiata di Rachele lo zittì, facendogli morire tutte le domande che gli erano venute in mente in gola.

- Perché mi avete invitato a casa vostra, signorina Pavoni? - chiese direttamente l’albino, guardandola negli occhi rossastri. Senza dire una parola, lei si alzò e fece cenno al ragazzo di seguirla. Passarono in uno stretto corridoio prima di arrivare in una piccola stanza: dentro c’erano moltissime maschere bellissime, era impossibile contarle, però Allen non riusciva a distogliere lo sguardo da esse. Ne era affascinato e desiderava toccarle ed indossarle, ma si trattenne, non volendo essere maleducato, eppure esse avevano un’aura di fascino fortissima.

- Le maschere sono delle creature strane… attendono che qualcuno, ammaliato dalla loro bellezza le indossi e poi si beffano degli esseri umani, ma per ringraziare il loro “padrone” nascondono il viso di esso, per proteggerlo… - spiegò Rachele, poi prese una maschera bianca con una lacrima rossa sotto il foro per l’occhio sinistro e se la rigirò tra le mani.

- Perché mi dici questo? - chiese Allen, cominciando ad avere una strana sensazione.

- Perché io lo so… so che tu e quel ragazzo dai capelli neri non fate parte di questo mondo, e che anche tu hai una maschera sul viso - fu in quel momento che l’Esorcista si bloccò sul posto, non sapendo più che cosa dire. Il suo cervello era andato improvvisamente in corto circuito e non riusciva neanche a fiatare, il respiro era esattamente in mezzo alla gola, ma non voleva uscire, era troppa assurda quella situazione, inimmaginabile.

Allen continuava a guardarla con gli occhi sbarrati e la bocca aperta, le mani erano ai suoi fianchi eppure continuavano a tremare come se ci fosse un terremoto. In realtà un terremoto c’era ed esso era nel suo cuore, che continuava a pompare sangue ad una velocità incredibile. Credeva di morire a causa di un infarto da un momento all’altro.

Finalmente, dopo qualche minuto passato nel silenzio più totale, Allen mosse la bocca e pian piano riacquistò la voce che gli era stata bloccata.

- Ma tu… chi sei? - chiese, guardandola in quei suoi occhi rossastri, che sembravano divorarlo in un istante.

Rachele sorrise divertita posando la maschera per poi riaddrizzarsi, ma così facendo alcune ciocche verdi le andarono davanti all’occhio destro, facendola sembrare ancora più spaventosa di quanto non le era già.

- Io sono… -

- IO LO UCCIDO! - urlò Hanabi, mentre, insieme a Tyki, cercava per le vie di Santa Sofia, nella mera speranza di ritrovare Allen. Nulla da fare, lo avevano cercato da più di un quarto d’ora senza risultati. Ormai il secondo giorno di scuola/lavoro era saltato a causa di Allen… ma avrebbe pagato, oh sì quanto avrebbe pagato!

- Farò tardi a scuola! - continuò a lamentarsi la mora, non volendo fare una brutta figura già dal secondo giorno, ma ormai non credeva neanche lontanamente di poterci andare, infatti aveva fatto un‘affermazione per rompere l‘aria di “voglio-uccidere-Allen“ che lei stessa aveva creato con la sua aura assassina che sprizzava da tutti i pori. Il Noah, invece, guardava in tutte le direzioni alla ricerca di una chioma albina, ovviamente senza successo, poi posò lo sguardo sulla ragazza al suo fianco, che si fermò di botto, sgranando leggermente gli occhi.

- Cosa? - chiese lei con i nervi a fior di pelle.

- Mi sembrava… che avessi le tette più grosse - disse senza giri di parole lui, osservandole il petto. Una qualsiasi ragazza gli avrebbe urlato contro e lo avrebbe preso a pugni, ma Hanabi non era una comune fanciulla, quindi si palpò e gli rispose con aria da chi ammetteva una colpa.

- In effetti sono passata dalla 2 XL alla 3 S… - dopo queste breve scambio di affermazioni (?), i due ritornarono al loro obbiettivo originario, cioè ammazz… no, cercare Allen Walker.

- Uffa… ma dove si è cacciato? E’ mezz’ora che lo cerchiamo! - sbuffò la italo-giapponese, guardando l’orologio: erano le 8.06, esagerando sul passare del tempo, ma era troppo stufa di quella situazione!

Improvvisamente il suo già poco equilibrio svanì e scivolò a terra perché aveva messo un piede sul marciapiede male, e così cadde rovinosamente a terra. E per lei nessun bel ragazzo la salvò come succedeva nelle Fan Fiction o nelle Doujinshi.

CRACK!

Un solo suono sordo si era sentito per quella via deserta, mentre Hanabi era senza parole e continuava a guardarsi avanti, con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca aperta in un muto urlo.

Posò lo sguardo sul braccio destro: era completamente girato. Il suo cervello cominciò ad elaborare cosa era successo ed un dolore lancinante la colpì.

- Ah… Tyki… - si lamentò con le lacrime agli occhi, mentre con la mano opposta cercò di tastarsi la pelle dell’arto rotto. Sembrava quasi… di avere il braccio staccato dal corpo, e non sapeva neanche lei come faceva a non urlare con tutte quel dolore. A quanto pare esso era così forte che non riusciva a prendere aria in modo corretto e quindi non riusciva a chiedere aiuto a Tyki più forte. Era la prima volta che si rompeva qualcosa, quella era la prima volta che provava un dolore così forte propagarsi nel suo corpo. E non era affatto una bella cosa.

Sta così solo per un braccio rotto? pensò il Noah, aiutandola ad alzarsi. Nel suo “mondo” un braccio rotto era nulla, quindi proprio non capiva perché la mora si comportasse così.

Hanabi riusciva a malapena a stare in piedi, ma non perché fosse ferita ad una caviglia, bensì a causa del dolore al braccio, che le impediva di concentrarsi bene sull’equilibrio. Faceva malissimo, c’era troppo dolore, non riusciva a respirare!

Siccome Tyki non voleva più assistere a quello spettacolo pietoso, la prese e cominciò a portarla sulla schiena, arricciando le braccia intorno alle gambe di Hanabi ed tirandola su con un unico movimento veloce.

- Accidenti… è solo un braccio rotto! - disse lui con un ringhio, facendo attenzione a non toccarle l’arto rotto, per evitare di procurarle altro dolore.

Hanabi socchiuse gli occhi, che prima aveva tenuto chiusi e strinse il braccio sinistro al collo dell’altro, facendo un piccolo sorriso triste che però Tyki non riusciva a vedere, siccome troppo conctrato sulla strada, mentre la ragazza a fatica gli diceva dove andare.

- Io… non sono abituata al dolore come voi Noah e Esorcisti, qui non c’è tutto il dolore che vivete voi nel vostro “mondo”, quindi non capisco i tuoi sentimenti e forse mai lo farò… sono un po’ terribile, vero? Ti sto dicendo queste cose un po’ fastidiose… - sussurrò, con la voce piena di dolore, nascondendo la faccia nell’incavo del collo di Tyki.

- Se mi arrabbiassi per una cosa del genere, saresti già morta - rispose il Noah, annoiato, notando che la ragazza era più leggera di quello che sembrava, eppure questo fatto la sua mente non lo spiegava: mangiava come un orso appena uscito dal letargo!

- Sì… grazie… - disse, mentre una lacrima cadde da uno dei suoi occhi scuri, stringendosi più all’altro, ascoltando il battito del cuore del Noah.

Tyki stava diventando più umano di quello di credeva, forse era merito di quella mocciosa che si portava sulle spalle? Incontrarla era stata una fortuna o una sfortuna? Aveva l’impressione di averla già incontrata da qualche parte, molto prima che l’Innocence li trasportasse in quel mondo, ma non riusciva a ricordare, come se un muro gli impedisse di vedere attraverso i suoi stessi ricordi. Che fastidio! Basta! Non ci doveva più pensare!

- Devi andare sempre avanti, lì c’è l’ospedale - la voce della ragazza gli fece riprendere il controllo dei suoi pensieri, così continuò a camminare, quando improvvisamente un’immagine fece strada nella sua testa: un mare di sangue e qualcuno che piangeva. Come accecata diede un piccolo urlo e questo Tyki lo notò bene, girando un attimo la testa verso di lei, per accertarsi che non si fosse fatta male.

Hanabi era spaventata da quella visione, ma poi come era venuta essa sparì in un istante non lasciando più traccia.

Strinse i denti e cercò di non pensarci più, ma aveva un brutto presentimento, come se fosse successo qualcosa di molto più terribile tempo prima, qualcosa che non poteva essere ricordato perché troppo doloroso.

- Tutto bene? - chiese il Noah, che si era fermato proprio per accertarsi delle condizioni della ragazza sulla sua schiena. Per un attimo gli era sembrato che… Hanabi non ci fosse. Era presente fisicamente, ma non mentalmente, eppure era durato tutto un secondo, per poi sparire nel nulla, così come era venuto, distrutto facilmente come una tazza di porcellana al contatto con il suo suolo.

Improvvisamente si scontrò con qualcuno, che venne sbalzato indietro di qualche centimetro facendo perdere al moro il filo dei suoi pensieri.

- Ah, mi scusi, non stavo guard- Tyki? - chiese una voce innocente mentre osservava il viso abbronzato del Noah con un’espressione ebete.

- Piccolo? - rispose il moro, stringendo di più le gambe di Hanabi.

Allen Walker era proprio davanti a lui, ma aveva una faccia strana, in quei minuti che si erano separati cosa diavolo gli era successo…?

- Cosa ti è succ-? - per poi essere tagliato proprio dall’albino che si era sporto verso Hanabi, che intanto era mezza-addormentata sulla schiena di Tyki. “Addormentata” non era la parola giusta, forse era meglio dire “mezza-svenuta”, dopotutto il dolore che provava era ancora palpabile, eppure era riuscita a sorridere tristemente ad Allen.

- Ma cosa ti è successo?! - chiese Allen preoccupato, portandosi le mani al petto.

- Questo lo dovrei chiedere io! Per colpa tua che sei sparito lei è caduta a terra mentre ti cercava e si è rotta un braccio! - lo sgridò Tyki guardandolo con ira, per poi stringere le gambe della ragazza e posizionarla meglio sulla schiena con un movimento.

- Ah… mi dispiace… - sussurrò Alle abbassando la testa in segno di scusa. Non sapeva proprio cosa dire, era molto dispiaciuto, dopotutto Tyki aveva ragione, era colpa sua, perché lui aveva deciso di seguire Rachele dimenticandosi di loro due… solo che… ancora non poteva credere a quello che lei gli aveva detto, per questo Allen era fuggito via da quella ragazza dagli occhi da vampiro, per nascondersi, per scappare dalla cruda realtà che l’altra gli aveva sbattuto davanti senza troppo cerimonie. Eppure, nel profondo del suo subconscio, Allen sapeva che Rachele aveva perfettamente ragione, nonostante lui non volesse ammetterlo.

- Tyki… ho bisogno che tu mi porti all’ospedale, ORA! - l’ultima parola Hanabi la urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, rendendo Tyki per un attimo sordo da un orecchio.

- Sì, sì, adesso ti porto! Piccolo, parliamo dopo, adesso dobbiamo portare questa rompiscatole dal dottore! - e così Tyki cominciò a correre verso il grosso edificio bianco un po’ più lontano da lì, seguito a ruota da un preoccupato Allen.

Il Noah praticamente sfondò la porta dell’ospedale ed ovviamente tutte le infermiere lo guardarono sorprese.

Tyki, dal canto suo, non le degnò neanche di uno sguardo, facendo scendere dalla sua schiena la dolorante Hanabi che cercò il suo portafoglio e si avvicinò a passo lentissimo verso un bancone, per poi mostrare alla donna davanti a lei la sua tessera sanitaria.

In seguito la mora venne condotta in una stanza, mentre Tyki ed Allen vennero lasciati nella sala d’attesa, seduti su delle sedie scomodissime blu acceso.

Dopo un’interminabile ora, finalmente Hanabi ve ne uscì con tutto il braccio ingessato e tenuto al collo con una “benda” apposita.

- Osa ridere e ti uccido - avvertì Tyki la ragazza, guardandolo con un’occhiata mortale, mentre questo tentava in tutti i modi possibili di non rotolarsi a terra come un idiota.

- E tu! - fulminò Allen, facendo saettare il suo sguardo di morte verso di lui - cosa diavolo hai fatto tutto questo tempo?! Lo sai quanto ti abbiamo cercato?! - chiese, quasi isterica. Ma dopotutto ne aveva tutte le ragioni, era finita addirittura all’ospedale a causa sua!

- Beh… ecco… come dire… - cercò di giustificarsi Allen, facendo girare gli indici tra loro con la testa bassa. Non poteva dirglielo, dopo tutto quello che lei aveva fatto per lei…

Venne salvato dall’arrivo di Marta che aveva preso la macchina ed aveva superato i limiti per arrivare dalla figlia nel minor tempo possibile, peccato che avesse trovato un traffico assurdo e che quindi era riuscita ad arrivare dopo più di un’ora.

- Tesoro mio, cosa ti è successo?! - chiese la donna tastando Hanabi per vedere se fosse tutta intera.

- Non preoccuparti mà, ad eccezione di un braccio rotto sto benissimo! - le rispose con un sorriso la mora, indicandosi il braccio ingessato.

- MACCHE’ NULLA! - le urlò istericamente la madre, cominciando a tastare la durezza del gesso per constatare che fosse vero.

- Mà, guarda che l’ospedale psichiatrico è proprio qui dietr- non finì neanche la frase che Marta le dirò uno schiaffo dietro alla testa che le fece abbassare il viso ad una velocità pazzesca.

- AHI! Sono già ferita! - le disse Hanabi, con un occhio chiuso e l’altro semiaperto mentre alzava la testa e guardava negli occhi la madre.

- Tanto siamo già nell’ospedale - le rispose Marta con un sorrisetto strafottente guardandola dietro ai suoi spessi occhiali.

- Ehi… quel sorriso sembra troppo simile al mio… - le sussurrò Hanabi tra i denti, mentre l’aria si faceva sempre più pesante e sembrava come delle scariche elettriche fossero unite ad essa. Tutto con Allen e Tyki che guardavano lo scontro tra la madre e la figlia un po’ spaventati.Le donne arrabbiate erano spaventose!

Improvvisamente Tyki, per alleggerire l’aria pesante che si era formata, pose una domanda alquanto ovvia.

- Ma… se Hanabi ha il gesso… chi farà la principessa nella recita? - chiese il Noah, verso la mora infortunata.

Il piano del ragazzo sembrò funzionare perché le due donne smisero di lottare come due pazze e guardarono Tyki.

- Beh, un’idea ce l’avrei… - disse la ragazza, sorridendo malvagiamente.

Ed improvvisamente Allen si trovò gli occhi tutti puntati contro.


 

 

Angolo demenziale

Kumiko: dopo molto tempo sono tornata!!!!! Finalmente direte! E vorrei dirvi che Kumikoe Vanessa sono tornate la stessa persona, per la vostra infinita gioia!

Allen e Tyki: yeee *senza particolare entusiasmo*

Kumiko: bene, questo capitolo vi avrà fatto apparire tanti punti di domanda, ma è meglio così, dopotutto è questo il bello! E tra parentesi a me piace l’Angst quindi…

Allen: lo usi su di noi, vero?

Kumiko Esatto! Come hai fatto a capirlo?!

Tyki: Non era difficile da capire…

Kumiko: Vabbè, ragazzi, scusate ma non ho voglia di fare le schede… già che ho scritto il capitolo è un miracolo! Quindi ci vediamo al prossimo capitolo, il dieci!

Tyki ed Allen: bye e mi raccomando, se avete tempo lasciate una recensione, che sono sempre gradite!

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