Cedric's Friends and the Half-blood Prince.

di eleanor89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11 ***
Capitolo 13: *** 12 ***
Capitolo 14: *** 13 ***
Capitolo 15: *** 14 extra ***
Capitolo 16: *** 15 ***
Capitolo 17: *** 16 ***
Capitolo 18: *** 17 ***
Capitolo 19: *** 18 ***
Capitolo 20: *** 19 ***
Capitolo 21: *** 20 e epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 
Seguito di Cedric's Friends and the Order of the Phoenix.



Cedric's Friends and the Half-blood Prince.





C'era del sangue da qualche parte… le sue mani ne erano sporche... era qualcuno che conosceva bene, ma chi?Perché non riusciva a pensare? Le parole gli rotolavano via dalla mente… Forse era suo. Forse stava morendo, per questo era immobile e non faceva che fissarsi le dita, e poi una goccia di sangue si staccò e cadde a terra. La seguì con gli occhi e la vide sparire nella pozza sotto di lui, da cui emergevano pietre come iceberg. Pietre che erano macerie.

«Va bene, resto... resto!» strillò qualcuno, una donna, mentre il rosso sotto di lui si ingigantiva e poi lo investiva completamente, come se anche lui fosse diventato soltanto sangue e non potesse vedere altro.
Qualcun altro stava parlando ora, una voce diversa dall'altra, ma non riusciva a sentire bene ovunque fosse.
Era una voce familiare... e sapeva che il sangue non era suo, era di qualcun altro.
Molti altri.
«Dovevo per forza morire oggi!» sbottò una voce alterata.
Questa persona era sul punto di pestare i piedi e scoppiare in lacrime... era arrabbiata. Poteva capirla, anche lui si sarebbe arrabbiato.
«... giusto! Non è giusto!» continuò e adesso piangeva; riusciva ancora a sentire l'eco dei suoi lamenti, ma non riusciva a vedere, tutto era diventato buio, il rosso sparito a favore del nero. Cominciavano a fargli male gli occhi.
Ancora parole che non riusciva ad afferrare, qualcosa su Harry Potter... poi un urlo disperato.
E fu il caos, si sentì schiacciare a terra, o ovunque fosse, e tantissime grida gli rimbalzarono contro. Sapeva che qualcosa si stava avvicinando ma era bloccato nell’oscurità… era morto anche lui?
 
«Non voglio mori-»
 
«Dì a... che lo amo e... ispiace...»
 
«... Ti prego, scappa!»
 
«Mi dispiace.»
 
«AVADA KEDAVRA!»
 
Stephen si svegliò di soprassalto, rischiando di cadere dal letto. Prese qualche respiro profondo, cercando di dare un senso a ciò che aveva sognato.
Quel giorno era andato al funerale di Amelia Bones e sicuramente l'aver abbracciato una Susan devastata dalle lacrime lo aveva colpito troppo e gli aveva fatto fare quello strano incubo.
Fortunatamente lo stava già dimenticando, quindi se ne tornò a dormire, lasciando che quelle voci straziate lo abbandonassero definitivamente.








Un piccolo prologo per voi, e con "per voi" intendo proprio in ogni senso, dato che di tutti i sogni di Stephen ho scelto uno che lui non ricorderà... ma voi sì.
Sto cominciando a pubblicare questa storia senza averla ancora finita, quindi la pubblicazione dei capitoli non sarà particolarmente frequente.

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Capitolo 2
*** 1 ***


Capitolo I..

 

PERCHÉ ESSERE PREOCCUPATI PER TU-SAI-CHI?

SI DOVREBBE ESSERE PREOCCUPATI PER

TU-SAI-CHE

Quel Senso di Costipazione - Che Attanaglia la Nazione!

 

«Adesso capisco perché Ollivander è scappato.» commentò Robert mentre Georgia, Charlotte e Megan ridevano allegramente, «Quando Tu-Sai-Chi verrà a sapere di questo raderà al suolo Diagon Alley

«Puoi lasciarci qui, Rob. Tanto abbiamo appuntamento con Sally-Anne e gli altri qua davanti.» disse Georgia, «Ci vediamo questa sera.»

«A stasera.» la salutò anche lui, dandole un'affettuosa pacca sulla spalla, «Megan, tienile d'occhio.»

«Sissignore.» disse lei accennando il saluto militare. Charlotte invece lo abbracciò come al solito, urtandolo con la busta che conteneva la nuova divisa presa da madama McLan.

Robert esitò un momento.

«Vai, sei in ritardo.» ripeté Georgia con una sfumatura di tristezza nella voce.

Alla fine, tra pianti e urla, si era arresa all'evidenza che il fratello volesse con tutto il cuore tornare operativo, specialmente ora che Voldemort era di nuovo ufficialmente tra loro. L'unica cosa che era riuscita a lenire la sua preoccupazione almeno in parte era stata l'arrivo di Megan a casa sua, che a quanto pare si era chiarita con i nonni e con suo padre nel limite del possibile e che quindi era meno scontrosa del solito.

Luglio era quasi finito e Sally-Anne aveva scritto loro dicendo che sarebbe tornata per due giorni, perché i genitori volevano parlare con Gah, giacché il fratello aveva deciso di portarla in giro per il mondo senza uno straccio di avvertimento, e quindi ne avevano approfittato per decidere di darsi appuntamento lì.

Ora Georgia non vedeva l'ora di riabbracciare Michael, anche se non era sicura che si sarebbe trovata perfettamente a suo agio; inoltre lei e Charlotte erano curiose di scoprire come si sarebbero comportati Wayne e Megan, che si erano sentiti giusto per telefono fino a quel momento dato che Megan era impegnata nel costruirsi una vera famiglia e Wayne e Walter avevano i problemi con la loro.

«Entriamo?» chiese Charlotte, eccitata; non vedeva sicuramente l'ora di rincontrare i gemelli Weasley, che per lei erano già dei miti incontrastabili: come diceva Michael, del resto, tutti amavano i Weasley.

«Non toccare nulla. Per l'amor del cielo, non rompere o rubare nulla.» si raccomandò Georgia, aprendo le porte del negozio. Charlotte la guardò scandalizzata mentre Megan rideva alle loro spalle.

C'erano già diverse persone nel negozio nonostante mancasse un mese all'inizio della scuola e fosse mattina presto, di sicuro di lì a poco sarebbe stato pieno.

«Fred, abbiamo finito i Torroni Sanguinolenti un'altra volta.» disse George quando si avvicinarono al bancone.

«Omonimo!» esclamò Georgia entusiasticamente.

George si voltò di scatto e, riconoscendola, le fece un enorme sorriso: «Omonima! E... Charlotte, vero? Primo anno. Anzi, secondo, ora.»

Charlotte arrossì nell'essere riconosciuta dal suo idolo e si nascose dietro i capelli chiari, salutandolo con un gesto della mano.

«E tu sei quella Hufflepuff cattiva...» proseguì lui, cercando di ricordarne il nome.

«Conosciuta anche come Megan.» disse la ragazza in questione.

«Megan, sapevo che non avresti potuto fare a meno di venirmi a trovare!» la salutò Fred, raggiungendole raggiante.

«Non lo negherò, specie con quel completo.» ribatté lei con un'occhiata di apprezzamento mentre Georgia alzava gli occhi al cielo e Charlotte la guardava ammirata.

Fred si fermò per un momento come se non avesse considerato una risposta affermativa, poi sorrise felice.

«Sempre detto di essere il più bello, George.»

«A me basta la mia omonima.» replicò lui, «Qui per acquisti o solo per un saluto?»

«Entrambi, suppongo. Volevamo salutarvi prima di gettarci tra gli scaffali.» spiegò Georgia, con un cenno del capo alla sorella che subito si allontanò.

«Siete sorelle?» chiese Fred e lei annuì, «Non l'avrei mai detto, è una tipetta… irascibile.»

«Eppure è appena scappata perché in imbarazzo.» disse lei, con un’occhiata alla ragazzina.

«Davvero?» George ridacchiò, «Ci credo solo perché lo dici tu. Ricordo ancora certe urla contro le sue compagne...»

Georgia annuì comprensiva e sentì Fred mormorare: «Sarà come Ginny…»

«Che roba è?» domandò Megan, a cui Charlotte stava mostrando una scatola di “Incantesimo Sogno ad Occhi Aperti Brevettato”. George si lanciò in una veloce spiegazione che terminò con Megan che ne prendeva cinque.

«Ma che hai fatto, hai rubato dal portafogli di tua nonna? Ora che ci penso, non voglio saperlo.»

«No, idiota.» sbottò Megan mentre i gemelli sghignazzavano, dato che purtroppo sembrava verosimile, «Credo che mio padre voglia comprarmi e non sono così scema da non accettare. Dio, mi sento come Sally-Anne, ora.»

«Georgie...» chiamò Charlotte con voce improvvisamente dolce. Georgia si affrettò a raggiungerla, allarmata.

«Cosa c'è?»

«Posso avere una Puffola Pigmea? Sono così carine...»

«Io-Megan, cos'è quello

L'amica stava arrivando da dietro una tenda.

«Detonatore Adescante. Sono sicura che mi servirà.»

«Io-io non voglio neanche chiederti per cosa. Sì, puoi prendere una Puffola Pigmea. Una soltanto, Charlotte.»

Charlotte sorrise e corse a prenderlo senza ovviamente ringraziare; Georgia sospirò.

«Tu non ti prendi nulla per te?» domandò Megan, perplessa.

«Nah, non ho abbastanza soldi. Questo elimina brufoli non mi dispiacerebbe, ma se Charlotte vuole la Puffola...»

«Te lo prendo io. Non seccare, non ti ho preso nulla per il compleanno. Ti prendo questo e... Prendo anche a te uno di questi sogni a occhi aperti o quello che è.» tagliò corto, marciando di nuovo verso le scatole.

«Non hai bisogno di sognare ad occhi aperti quando hai già me!»

Tutte le ragazze si voltarono verso Michael, che aveva appena fatto il suo trionfale ingresso con un gran sorriso; dietro di lui c'erano Walter, Wayne, Jack, Rent e Sally-Anne, quest'ultima che era già partita spedita verso la zona per ragazze del negozio, visibile da lontano grazie al rosa che stonava col resto dell’arredamento.

«Mike!» strillò Georgia, facendo quasi cadere la scatola e correndogli incontro. Gli saltò al collo e lui l'abbracciò subito, sollevandola per aria.

Un secondo dopo la mise nuovamente giù, tesissimo quanto lei era rossa in viso, e si schiarì la gola.

«Quindi... ciao...» mormorò lui, guardandola mentre si tenevano a distanza a vicenda. Un secondo dopo le diede una virile pacca sulla spalla, terminando il saluto: «… Amica!»

«Ciao.» salutò anche lei con voce fioca, «Oh, Wayne!» esclamò poi con palese sollievo, andando ad abbracciarlo. Michael si affrettò a raggiungere i Weasley, scompigliandosi i capelli con una mano, mentre Megan mormorava un “amica?” rivolto a Rent, che era sbalordito quanto lei.

Walter si voltò per scambiare un'occhiata incuriosita con Jack e Rent, e trovò soltanto il moro. Jack stava già salutando affettuosamente Charlotte con un abbraccio e qualche pacca sulla testa come quelle che avrebbe dato a un animale da salotto.

«Michael!» lo salutarono i gemelli.

«Sapevamo che prima o poi saresti venuto anche tu!»

«Uno dei nostri maggiori contribuenti!»

«Ci hanno detto che c'eri tu dietro la prima classe vomitante della rospa!»

«Stai bene?» sussurrò Wayne e Georgia annuì nervosamente. Non sapeva spiegarsi come, ma l'istinto era stato quello di baciare Michael invece che abbracciarlo soltanto. Walter e Rent stavano già salutando Megan in quel momento e Sally-Anne raggiunse uno dei gemelli.

«Quanto costa questo?» domandò, porgendo un profumo che attirava temporaneamente i malcapitati di sesso opposto come un filtro d'amore.

«Tre gale-Due galeoni, ma tu non ne hai sicuramente bisogno.» si corresse Fred con un sorriso affascinante appena incontrò i suoi occhi azzurri.

«Fred.» cominciò George, notando poi Sally-Anne, «Infatti, nessun bisogno!»

«Non provateci.» disse subito Michael, «Non ha un'anima.»

«Mi sei mancato anche tu, Stebbins.» salutò lei con disgusto, «Com'è che ti vedo ancora rosso? Cos'è, tutta quella astinenza non ti permette neanche più di abbracciarla? Forse dovrei parlarci e spiegarle la situazione...»

«Due galeoni avete detto? Te lo pago io, Sally-Anne cara.»

Megan riuscì in quel momento a raggiungere Wayne: «Ciao, fidanzato.»

Questo fece voltare tutti verso di loro un’altra volta, compresi i gemelli che poco sapevano di lei ma molto avevano intuito.

«Cia... Come

«I miei nonni dopo l'esibizione alla stazione vogliono conoscerti. Ho detto loro che sei scozzese anche tu quindi regolati con l'accento. Non puoi parlare come una checca inglese.» spiegò lei, dandogli qualche pacca sulla spalla e tornando alle sue compere.

«Io... Oh, lasciamo stare.»

«È quello che si era finto Prefetto.» sussurrò George, «Quello a cui abbiamo detto come raggiungere le cucine.»

«Avrei dovuto immaginarlo.» commentò Fred, che cercava di non ridere per le parole brusche di lei.

«Anche se mi hai involontariamente dato della checca perché sono un vero inglese ti saluto anche io, Megan.» disse Jack, ilare.

«A te l'avrei dato comunque, visto che sei ufficialmente fidanzato con Rent. Puoi avere di meglio, peraltro. Walter, che diavolo ci fai qui, ora che ci penso? Non dovresti essere a cercare draghi e cose così?»

«MEGAN!» urlò Michael, abbracciandola, «Quanto mi sei mancata! Aho! Mi hai morso! Morso!»

«Non abbracciarmi a caso.» si giustificò lei.

«Voglio diventare così da grande.» decretò Charlotte, che era tornata accanto a loro.

Georgia la guardò con orrore.

«Non solo è terribilmente malvagia e ha amiche senz'anima, ma travia anche giovani menti.» osservò Fred con ammirazione, «Ci serve un aiutante qui, non è che sei libera

Megan sembrò sul punto di dire di sì, poi si incupì: «Devo tornare a Hogwarts.»

«Già, è vero!» esclamò George, «Beh, ne troveremo una comunque. Tutto bene coi G.U.F.O? E voi coi M.A.G.O.

Tutti gemettero, a parte Charlotte e Wayne che erano tranquillissimi e Michael che rideva.

«Tu perché stai ridendo?» domandò Fred pregustando qualcosa di divertente.

«Niente di così bello in realtà: mi sono fatto bocciare. Non ho dato gli esami.»

Fred e George spalancarono la bocca per un secondo, poi scoppiarono a ridere entrambi.

«Benvenuto nel nostro mondo!»

«Vuoi lavorare tu qui? Anche se avrei preferito una ragazza...»

«No, io continuerò.» rispose Michael ridacchiando.

«Certo, lui vuole continuare per passare un anno in più con Georgia.» spiegò Sally-Anne altezzosamente.

«Ovvio che sì!» esclamò Michael, «E anche con Megan! Mi sono ripromesso che sarei stato con loro il più possibile e non c'è niente di male!»

«Come se ti importasse di Megan.» ribatté lei.

«Come se ti importasse di me.» convenne Megan, «Cosa accidenti è quella roba rosa?»

«C'è scritto che è una Puffola Pigmea.» rispose Sally-Anne, «Non è graziosa?»

Michael si voltò a guardare i gemelli con esasperazione, ma naturalmente loro ridevano a sue spese mentre davano il resto a un ragazzino.

«È quello che stava comprando Charlotte.» aggiunse Georgia.

Megan storse il naso: «Troppo dolce.»

«Ecco lei...» borbottò Wayne, ricevendo un'occhiataccia, «Cominciamo a uscire? Ti devo parlare.»

«Fammi pagare e arrivo.»

«Posso vedere lo sbuffolo o come si chiama?» chiese Jack avvicinandosi a Charlotte, che chiaramente arrossì e gliela mostrò.

«La chiamerò Jackie in tuo onore.» decretò.

Jack sperò di non essere arrossito al suono della risata di Rent, «Grazie?»

Lei sorrise, poi guardò Rent e il suo divenne un ghigno feroce: «Non riderei di me qui dentro se fossi in te.»

Rent smise di ridere subito, spaventato da quello che la piccoletta poteva fargli.

«Ha dodici anni e già ti controlla.» commentò Jack vittorioso, «A proposito, sai che voglio che tu mi scriva ogni giorno, vero?»

«Sì?» domandò lei, illuminandosi.

«Ma certo che sì, piccoletta! Te l'avevo promesso o no? Anche se sono sicuro che quest'anno ti farai dei veri amici.» aggiunse e Charlotte lo guardò scettica.

«Ho i miei dubbi.»

«Se Megan Jones ha trovato amici, li troverà chiunque.» commentò Rent, e Megan gli diede una gomitata mentre passava.

«Così ti interessano i draghi, eh?» domandò Fred a Walter, «Perché io ho un certo contatto in Romania...»

Sally-Anne si voltò di scatto, fingendo poi di aver trovato quello che cercava in una scatola a caso. La verità era che, per quanto non l'avrebbe mai ammesso, avrebbe sentito un po' la mancanza dei suoi insulti a Walter, che comunque le coloravano le giornate. Walter stesso ogni tanto le mandava un messaggio o le scriveva direttamente qualche lettera, sempre meno offensiva e sempre più contenente qualche dettaglio delle sue giornate.

Il pensiero che lui andasse a vivere in Romania la faceva sentire strana, in qualche modo. Come quando Gah se n’era andato di casa.

Intanto Megan e Wayne erano usciti fuori.

«Cosa succede

«Walter ha deciso che vuole conoscere nostra sorella.»

«Vostra cosa? Oh, già, l'altra famiglia...»

Wayne annuì, «Non so se andare anche io. Di mio padre non mi importa nulla, ovviamente, e non ho alcun legame con la sua altra famiglia, anzi. Però loro non hanno colpa e lei è anche mia sorella, anche se solo a metà...»

«Tu vuoi andare o non vuoi andare? Lascia perdere tuo padre.» tagliò corto lei.

«Sarei curioso di conoscerla.» ammise, «Potresti venire... anche tu.»

Megan lo guardò sorpresa: «Con te? Beh, d'accordo, basta che me lo fai sapere prima.»

Wayne apparve immensamente sollevato. «Bene. Mi sei mancata, se non sono troppo svenevole.»

«No, non lo sei, è stato abbastanza uno schifo tornarmene a casa così all'improvviso, non avevo neanche nessuno con cui prendermela come faccio con te, i nonni avrebbero pianto...» ribatté lei, per poi sospirare, «Non è lo stesso senza te da maltrattare.»

Lui la guardò ironico: «Vacci piano con le dichiarazioni, sai che non sono per le melensaggini.»

«Vaffanculo

«Ecco, appunto.»

Si avvicinò a lei, inizialmente un po' incerto nel caso decidesse di colpirlo, poi la baciò. Lei rispose subito, poggiando le buste a terra mentre una mano di lui si infilava tra i suoi capelli e le sfiorava il collo.

Qualcuno si schiarì la gola e si separarono con espressione scocciata: Stephen, Susan, Quill, Hannah, Ernie e Justin erano arrivati. 

«Dovevamo entrare.» si scusò Stephen con un'alzata di spalle, tenendo Susan a braccetto. Lei aveva un sorriso un po' assente ma sembrava stare molto meglio, considerata la morte di sua zia che le veniva ricordata dalle sparizioni che stavano avvenendo ogni giorno.

«E allora entrate.» sbottò Megan, assottigliando lo sguardo. Tutti fecero un passo indietro.

«Ma ci siete voi davanti e urtarvi sarebbe stato peggio.» tentò Hannah.

Wayne spostò Megan con sé, ignorando le risatine che provenivano da dentro il negozio.

«È sempre un piacere, eh.» salutò Ernie beffardo.

Quill lanciò un'occhiata a Megan e li salutò con un gesto della mano.

«Cosa c'è che non va in Quill?» mormorò lei avvicinandosi all'orecchio di Wayne.

«C'è mai stato qualcosa che andasse?» domandò lui, ancora torvo per essere stato interrotto, «Sinceramente non lo so, sembra sempre spaventato a morte da qualcosa. Ma non l'abbiamo mai visto fuori da Hogwarts, magari è sempre così nel mondo reale.»

«Dopotutto chi se ne frega.» decretò Megan, «Reggimi le buste ora.»

«Credevo fossi fiera della tua forza.»

«Non andare per il sottile.»

Dentro il negozio i ragazzi che avevano frequentato l'ultimo anno coi gemelli stavano ancora chiacchierando con loro, tranne Michael che si era spostato di nuovo verso Georgia, con cui prima aveva riso alla vista di Megan e Wayne che si davano da fare.

«Così quest'anno ce li dovremo sorbire a pomiciare in sala comune?» esordì Michael con fare casuale.

«Non ne ho idea, non riesco a immaginare quei due da fidanzati, lei sembra crudele come sempre.» commentò Georgia, come soppesando le parole, «Le ho chiesto da quanto stavano insieme ma lei ha risposto soltanto che c'è stato qualche bacio e basta quando studiavano. A te Wayne ha detto qualcosa?»

Michael rise: «Chi a chi

«Giusto, domanda stupida.»

«Però sono sinceramente curioso. Almeno finché non diventeranno imbarazzanti per noi che stiamo a guardare

«Figurati, non eravate imbarazzanti tu e Sandy...» Georgia si interruppe e gli lanciò un'automatica occhiata preoccupata. Lui ricambiò a disagio.

«Se ne può parlare, tranquilla. Tra l'altro ho più o meno chiarito con lei.»

«Nel senso... che siete tornati assieme?» chiese lei, chiedendosi perché mai stesse sussurrando.

«NO!»

Georgia trasalì e anche gli altri lanciarono qualche sguardo confuso a Michael prima di tornare alle loro faccende, «No, nel senso che ora siamo civili. Non tornerò con Sandy, non mi interessa minimamente più.»

Lei pensò che si sarebbe uccisa se si fosse sentita ancora sollevata per questo: Michael era e sarebbe rimasto solo un amico.

«Capisco.» disse quindi in tono diplomatico, «È giusto che restiate amici se ve la sentite, dopotutto. E vedrai che Megan e Wayne non saranno-»

«Tu e quel Dorian invece? Uscirete? Lo chiedo per curiosità, sai, sono il tuo migliore amico...» farfugliò Michael, passandosi di nuovo una mano tra i capelli.

«Non lo so.» rispose Georgia, che non ne aveva la minima intenzione ma non era riuscita a trattenersi. L'espressione di Michael si adombrò e lei continuò: «Di sicuro non finirà come con Martin. Non ho idea di cosa farò quest'anno, però. Comunque ti farò sapere.»

«Certo.» disse Michael, sorridendo nervosamente. Lei rispose con altrettanta titubanza.

«Mia sorella...» cominciò Georgia, cercandola con lo sguardo. Charlotte la notò e cominciò a raggiungerla.

«Sì, io vado a salutare Fred e George di nuovo.» disse subito lui, scappando.

Georgia lo seguì con gli occhi e poi sentì picchiettare alla sua spalla; abbassò il viso verso la sorella.

«Cos'era quella tensione? Si vedeva da qui che lui era scioccato.»

«Non ne ho idea... Era stranissimo, vero?» mormorò lei, «E se mi stesse nascondendo qualcosa? E se fosse arrabbiato con me per qualche motivo?»

«E se la nonna avesse avuto un manico sarebbe stata una scopa. Va' a chiedergli le cose quando hai dubbi invece che star lì a pensare ai “se” e ai “ma”.» tagliò corto Charlotte, «Io e Jackie andiamo con Jack.»

Georgia restò a guardarla basita finché Rent non le poggiò un braccio sulle spalle: «Non posso credere che sia entrata a Hogwarts solo quest'anno e me la perderò quando crescerà. Diventerà un fiore di ragazza.»

«Già.»

 

Alla fine Megan si era ritrovata in macchina tra Walter e Wayne, con alla guida il signor Hopkins che non sapeva chiaramente a chi rivolgere la parola e aveva malauguratamente scelto lei.

«Sei parente di Gwenog Jones, la giocatrice delle Arpie?» domandò così lui.

«Eh? Oh, sì, è mia cugina!»

«Quindi immagino che tu tifi le Holyheads... e dimmi, giochi a Quidditch?»

«Faccio la battitrice. Mi piace tentare di buttare giù gli avversari dalla scopa a suon di bolidi.»

Il signor Hopkins ridacchiò, non prendendola in parola. Wayne e Walter si scambiarono un'occhiata da sopra la testa di lei.

«E cosa vorresti fare finita Hogwarts?»

«Oltre alla possibile carriera come battitrice? Esorcizzatrice di spiriti maligni.»

«Oh, interessante!»

«Eh?» fecero Wayne e Walter.

«Non ve l'avevo detto? Perché pensate che seguissi demonologia, per sport?»

«Perché sei strana.» rispose Wayne.

«Perché ti piacciono le cose macabre.» rispose Walter.

«Vero.» concesse lei, «Ma pensavo anche al futuro. Non mi ci vedete ad andare per case ed eliminare ghoul? O a sezionare cadaveri di mostriciattoli per scoprire nuove cose biologiche?»

«Ora che mi ci fai pensare...» ammise Wayne.

«Ma tu... non sarai la stessa di cui mi ha parlato Walter, quella che aveva preso a pugni qualcuno?» domandò il signor Hopkins.

«Ne ho presi a pugni molti.»

Lui la guardò dallo specchietto, perplesso. «Come siete finiti assieme tu e Wayne?»

«Per cominciare frequentiamo solo noi stessi e non abbiamo altri fidanzati in giro per scuole.» disse Wayne, e gli altri gelarono. Poi Megan, con notevole faccia tosta, rise.

«Sì, c'è quello, e poi il fatto che Wayne è la persona più divertente da  maltrattare al mondo, perché non si fa vincere ma non se la prende neanche per davvero. E poi lui mi ha aiutata con gli esami, non potevo che ringraziarlo concedendogli la mia splendida presenza.»

«Vorrei commentare, ma considerato che non posso saltare fuori dalla macchina per proteggermi, mi asterrò.» disse Wayne, alzando lo sguardo verso il tettuccio.

«Io ho colto un vago complimento.» disse Walter, «È già qualcosa, Wayne.»

«Come accidenti sarebbe a dire? È più che qualcosa.» borbottò Megan.

«Siamo arrivati.» annunciò il signor Hopkins, sudando freddo all'idea del viaggio di ritorno.

«Ci smaterializziamo per tornare a casa.» dichiarò Walter, aprendo la portiera.

«Ovvio.» aggiunse Wayne.

«Io non mi so smaterializzare.» precisò Megan.

«Io sì. È praticamente l'unica cosa che ho passato l'anno scorso.» replicò Wayne, «Oh, cazzo.»

Megan sobbalzò, perché era difficile sentire Wayne imprecare, e lo guardò. Seguì il suo sguardo, e vide una bambina dai capelli rossi che saltava la corda in giardino.

«Tua... Wow

La bambina stava facendo il giro del giardino e la videro in viso. Più che a una Hopkins somigliava a una Weasley, con grandi occhi azzurri e tantissime lentiggini.

Walter trasalì e poi la guardò con sospetto, tenendosi appoggiato all'auto.

«Lei è Jennifer.» la presentò il signor Hopkins in tono vagamente orgoglioso. L'occhiata di Wayne lo fece ammutolire, mentre Walter si avvicinava a lei e si chinava a terra.

«Ciao Jenny, io sono Walter.»

La bambina smise di saltare e fece qualche passetto indietro: «Lo so. Mamma ha detto che sei mio fratello. Ho visto le foto.»

«Ciao, io sono Wayne. Quanti anni hai?» domandò Wayne in tono gentile, e il padre fece per aprire bocca, «Zitto, lo voglio sentire da lei.»

«Sei.» rispose lei, lanciando un'occhiata al padre, «E tu? Voi?»

«Io ne ho diciassette, Walter diciotto. E questa ragazza qui è Megan, la mia... ragazza. E ne ha sedici.»

«Ciao.» salutò Megan, un po' incerta, dando poi un calcio alla caviglia di Wayne, «Non esitare, tu.»

Jennifer ridacchiò e Walter con lei. In quel momento una donna si affacciò dalla casa, e Megan riuscì giusto a vedere una voluminosa e lunga chioma rossa e un grembiule su un abito marrone prima che lei sparisse di nuovo dentro.

«Shannon è un po' in imbarazzo, non sa se volete incontrarla o meno.» spiegò il signor Hopkins.

«Non vogliamo infatti. Siamo venuti a conoscere lei.» rispose Walter, «Giochiamo un po' insieme qui in giardino, Jennifer?»

«Sai giocare a basket?» domandò lei, indicò il canestro.

«A cosa?»

«Sport babbano.» rispose Megan, «Vieni Jenny, facciamogli vedere come si fa e battiamoli. Ricorda: i ragazzi sono deboli.»

«Er... Meg...» cercò di chiamarla Wayne.

Walter si voltò verso il padre: «Se vuoi andare dentro con quella donna vai, noi restiamo qui in giardino.»

Lui annuì, decidendo di lasciarli soli.

Dopo un'ora di giochi in giardino, principalmente tentando di fare canestro, ed era inutile dire che Megan fosse praticamente imbattibile e Wayne avesse invece tentato di rinunciare più di una volta, scoprirono che la piccola Jenny era una bambina molto allegra, molto maschiaccia e soprattutto molto affettuosa anche con gli sconosciuti.

«I ragazzi sono deboli! I ragazzi sono deboli!» strillò all'ultimo canestro di Megan, con le braccia sollevate e saltellando. Wayne, che era seduto a gambe incrociate e terra, sporcando tra l'altro i jeans di terra, sbuffò una risata e Walter si coprì gli occhi.

«Merlino, appena conosciuta e l'hai già rovinata.»

«Ti dirò, pensavo peggio per oggi.» commentò Wayne, e in quel momento la porta di casa si aprì.

«Deficiente. Non dovevi dirlo.» disse Megan notandola e guardandolo male. Jennifer incrociò le braccia e annuì.

«Non darle ragione tu, pulce.» rise Walter, dandole un buffetto sulla testa.

«Io...» disse la donna appena arrivata, «Jennifer dovrebbe pranzare, se voleste restare anche voi...»

Wayne la guardò: anche lei capelli rossi, lentiggini e occhi azzurri, era una bella donna e soprattutto era molto, molto più giovane di quanto si aspettasse.

«Quanti anni hai?» domandò Walter bruscamente, e Megan e Wayne si irrigidirono e lo guardarono: aveva la mascella serrata così tanto che doveva fargli male e il suo viso stava velocemente perdendo colore.

«Ventisette.»

«Ventise...» cominciò Megan, sgranando gli occhi.

«Cioè sei rimasta incinta a vent'anni... E quando l'avresti conosciuto, esattamente, nostro padre?»

«Walter.» disse subito Wayne, e Megan prese una mano a Jennifer.

«Mentre i tuoi fratelli chiacchierano, fammi vedere che altri giochi hai.»

Wayne la ringraziò mentalmente mentre anche il padre si intrometteva: «Walter, ora non fare una scenata.»

«Una scenata? Perché non mi hai chiesto di presentarti direttamente una delle mie compagne? Tanto l'età è quella, anche se dubito di trovarne una che accetterebbe, considerato il tipo.» e lanciò un'occhiata di puro disgusto alla donna, «Papà, amante di mio padre, alla prossima emozionante volta, posto che ci sia. Wayne, andiamocene a casa.»

Wayne si alzò e spolverò i jeans, poi fece un mezzo inchino: «Buon pranzo. Arrivederci.»

Sorrise sfrontatamente al padre e andò a prendersi Megan, che stava chiacchierando con Jennifer.

«Ci smaterializziamo.» sentì dire a Walter. Megan si voltò a guardare Wayne con esasperazione.

«Glielo dici tu a tuo fratello che non mi fido della sua smaterializzazione?»

«Guarda, io ho passato l'esame da poco, non mi fido neppure io.» replicò Wayne.

«Dai, Megan, ci spostiamo a casa mia, se ti spezzo mamma aggiusta tutto. Ciao, Jenny.» salutò con più dolcezza, arruffandole i capelli.

«Tornate a trovarmi?» domandò lei.

«Forse. Vedremo.» rispose Wayne.

«Io sicuramente.» disse Walter.

«Portate anche Megan.»

Megan trattenne una risatina, «Ovvio che vuoi i migliori, no? Ci vediamo. Tua mamma ti sta chiamando per pranzare.»

Jennifer sbuffò, salutò con la mano e poi corse dalla madre e dal padre.

Wayne ebbe un brivido a vederli come una famigliola felice, sebbene non fosse proprio così, con lei che era nell'imbarazzo completo, la bambina che ignorava il quasi litigio appena avvenuto e suo padre che fulminava, ricambiato, Walter con gli occhi.

«Walter, proprio oggi dovevi tirar fuori le palle, per dirla alla Megan?» domandò, e Megan lo guardò sconcertata.

«Cosa gli hai fatto? Di solito è molto più educato.» osservò, sogghignando, e Walter le prese un braccio.

Si smaterializzarono davanti a casa loro, la casa vera con la loro madre e le loro cose, e Wayne ebbe la tentazione di abbracciare un muro.

«Quella bambina non mi è molto più di Charlotte.» decretò, «Non ne ha colpa, ma non la sento una sorella.»

«Io sì, dal primo momento che l'ho vista.» sospirò Walter, «Potere dei bambini su di me. Certo, vorrei anche strozzare quella donnaccia.»

«È innamorata.»

«WAYNE!»

«Lo è, non hai visto come guardava il “fidanzato”?» domandò lui, ironico, «E ha accettato di stare con lui nonostante tutto questo. È stupida, ma è innamorata. Io preferisco prendermela con lui, è lui che ha scelto di tradire.»

«Facciamo che io odio lei da parte tua.» disse Megan, «Walter, puoi parlarne male con me.»

«Ah, beh. Vado a dire a mamma che siamo tornati.» li avvisò lui, lasciandoli soli.

Wayne si aggiustò la maglietta e poggiò la schiena contro il muro, incrociando le braccia, e poi sospirò tetramente, «Grazie per essere venuta, hai reso tutto molto più facile per entrambi.»

«È stato un piacere stracciarvi a basket.» ribatté lei.

«Sai che grandiosità, la prima volta che giocavamo...»

«Poche storie.»

Wayne chiuse gli occhi e sorrise, poi li riaprì e allungò una mano verso di lei, che gliela prese con aria interrogativa. «Grazie, davvero.»

«Prego. Puoi anche baciarmi invece che parlare. Occupi la bocca in modo più-»

Lui la baciò ed entrambi risero prima di riuscire ad approfondire davvero il discorso.

 

Walter, più tardi, chiese a Megan di raccontargli a voce della discussione coi nonni e col padre che era avvenuta quando lei era tornata casa da Hogwarts.

«Siediti. Se vuoi.» disse il padre, a disagio.

Megan prese posto a tavola, cercando di non guardare i nonni perchè si sarebbe probabilmente sentita in colpa; non li vedeva dall'estate precedente, e anche allora era rimasta quasi sempre chiusa in camera a piangere.

«Sono contenta che tu sia tornata mora.» esordì la nonna, «Ti trovo meglio. Più in carne.»

«Non è proprio un complimento se lo si dice a una ragazza.» scherzò lei, ammorbidendo le parole con un sorriso. Sua nonna e suo nonno le sorrisero esitanti.

«Leonard ci ha detto tutto. Di quello che è successo a Natale, intendo.» disse suo nonno.

Megan si raddrizzò e fissò prima lui e poi il padre con fierezza: «Se state per negare risparmiate il fiato.»

«Non stiamo per negare.» replicò suo nonno, «È vero, ciò che hai detto.»

Megan si sgonfiò di colpo, «Oh.»

«Ma lasciami spiegare, per favore.»

Megan annuì.

«Io, tua nonna, Leonard... tutte le nostre vite sono state distrutte da quello che è accaduto a tua madre. Cordelia era tutto per noi. Poi sei arrivata tu, ed anche tu, come tua madre, eri il nostro mondo. Quando ci hanno tolto tua madre, abbiamo riversato tutto l'amore su di te, pensando anche che tu fossi l'unico collegamento rimasto con lei, vedendola in te. Ma questo era sbagliato e ce ne siamo resi conto.» suo nonno si schiarì la gola, «Tu sei completamente diversa da lei. Certo, entrambe avete un gran cuore, siete entrambe persone un po'... difficili e fisicamente vi somigliate, ma siete due persone distinte. E noi ti amiamo esattamente come sei, una ragazza forte, un po' sboccata devo dire, che sa quello che vuole... Queste cose le sappiamo, ovviamente, e le amiamo. Per quanto cercassimo lei in te abbiamo sempre amato te anche come te stessa, non solo come figlia di Cordelia

«E per questo vogliamo tutti implorare il tuo perdono.» disse la nonna in tono fermo. Megan non l'aveva mai vista così seria, e pensò di aver capito da chi avesse preso la sua espressione più arcigna, dopotutto, «Perché non siamo stati in grado di farti sentire amata come meriti. E perché non ti conosciamo bene come dovremmo, tanto eravamo impegnati a vedere solo quello che volevamo.»

«Nel mio caso...» si intromise suo padre, e Megan rabbrividì quando si accorse che la guardava, guardava lei direttamente dall'inizio del discorso, «Io ho fatto di peggio. Ti ho rifiutato perché le somigli tanto, almeno fisicamente, ho cercato lavori il più lontano possibile... noi due non ci conosciamo. Perciò non posso chiederti di volermi bene o di perdonarmi... ma vorrei chiederti di conoscermi. Perché sei mia figlia, e ti voglio bene in quanto tale, ma voglio voler bene anche a Megan, e so che mi basterebbe pochissimo per farlo. Mi sono sempre piaciute le persone capaci di urlarmi contro in pubblico.», e le sorrise, per la prima volta forse, mentre suo nonno rideva a bassa voce.

«Già, ricordo. Megan, anche noi vorremmo tanto parlare con te, vorremmo poter recuperare un po' il possibile. Non che questo sistemi le cose, non potremmo mai farci perdonare del tutto, ma visto che non possiamo farci nulla, potremmo tentare di cominciare qualcosa di nuovo.»

«Cosa ne pensi, tesoro?» domandò sua nonna, porgendole un fazzoletto.

Megan lo afferrò e si asciugò le guance bagnate di lacrime. Non era mai stata così confusa in vita sua, felice e triste al tempo stesso, e a vedere che anche suo padre prendeva un fazzoletto la fece quasi singhiozzare.

«Va bene... ma non so come.» riuscì a dire. Avrebbe preferito qualcosa di più “da Lady Megan” come dicevano i suoi amici, ma fare la sbruffona ora sarebbe stata solo una forzatura, e non era nel suo stile obbligarsi a tenere un qualsiasi atteggiamento che non sentisse proprio.

«Parliamo. Raccontiamoci un po' di tutto. Facciamo quello che ci viene più spontaneo.» propose sua nonna, l'unica con gli occhi ancora perfettamente asciutti. Megan non aveva mai avuto dubbi che portasse lei i pantaloni in casa, ma vederla dare pacche sulle spalle a suo nonno e a suo padre era quasi comico.

«Chiedetemi voi qualcosa!

«Chi era il ragazzo che hai baciato alla stazione?» domandò immediatamente il nonno.

Megan lo guardò inespressiva: «Dovevo immaginare che sarebbe stata la prima domanda. Wayne Hopkins. Era il mio migliore amico, penso sia il mio ragazzo. È scozzese anche lui.»

«Wayne Hopkins... ti ho sentita nominarlo spesso, no? Era quello con cui litigavi ogni giorno?» azzardò la nonna, e lei annuì.

«Sì, ma è finita meglio di quanto mi aspettassi.»

«Vuoi dirci qualcosa sugli amici che sono venuti quest'estate?»

Parlarono da mattina a notte, pranzando, cenando e giocando a scacchi, e lei raccontò loro tutto sui suoi amici e vari episodi che la vedevano protagonista.

«Stebbins... sua madre non è ad Azkaban solo per mancanza di prove.» osservò suo padre a un certo punto, «Mentre il padre era molto amico di Cordelia. James Stebbins, l'abbiamo perso di vista molto presto, ma era anche il migliore amico e il testimone del marito di Jane.»

«Chi?» domandò Megan, «Jane, la migliore amica di mamma? I nonni me ne hanno parlato a volte.»

«Sì, la signora Goldstein.» rispose sua nonna, spolverando.

«Ho già sentito questo cognome...»

«E lo sentirai ancora, li vedrai a cena qualche volta. Hanno un figlio della tua età, Anthony, no?» disse suo nonno.

«Vedi,» spiegò il padre alla sua occhiata confusa, «Dopo quel giorno alla stazione mi hai fatto aprire gli occhi, e mi sono reso conto di voler cambiare. Così ho anche chiamato i vecchi amici che non sentivo da tempo. La cosa incredibile è che nonostante fossero più amici di tua madre e che io abbia chiuso i ponti per quasi quattordici anni con tutti, non ce n'è uno che non mi abbia risposto. Era come se li avessi sentiti il giorno prima. Jane e Carl in particolare. Jane non vede l'ora di poterti vedere... è la tua madrina.»

«Se è la mia madrina perché non l'ho mai vista?» domandò Megan, sorpresa.

«Perchè... li ho allontanati tutti e non osavano venire a trovarti.» spiegò lui, vagamente imbarazzato.

«Vedo che non sono l'unica ad avere un caratteraccio...» borbottò lei.

«Dovresti invitare Wayne a cena, qualche volta!» esclamò sua nonna, sedendosi accanto a loro.

«Okay.»

«Qual'è il tuo colore preferito?» domandò a bruciapelo suo padre.

«Cos... Oh. Credo il rosso.»

«Qual'è il tuo animale preferito?» domandò suo nonno, preparando delle carte.

«Il mio... il cane.»

«La tua materia preferita?»

«Pozioni. Ma non penso che continuerò.»

«Perché?»

«Perché non mi serve per fare l'esorcizzatrice. Tra l'altro la McGonagall mi ha detto che i M.A.G.O. si possono prendere anche senza seguire le lezioni ma è altamente sconsigliato, però se continuassi il club di Pozioni sarebbe fattibile. Se ne fossi il capo.»

«Qual'è il tuo professore preferito, quello di Pozioni?» cambiò argomento la nonna.

«Già. Ma non per la materia, mi piace il modo in cui è serio, insegna bene, e ha sempre qualche battutina sarcastica e maligna per tutti. In realtà ci sarebbe anche il professor Lupin, lui era quello ironico ma era anche dolce, ed era gentile con tutti e anche lui molto preparato. L'unico preparato tra gli insegnanti di Difesa.»

«Chi è la tua migliore amica?»

«Georgia.»

«E il tuo migliore amico, ora che Wayne è il tuo ragazzo?»

«Sempre Wayne. Subito dopo credo venga… Michael. Però è solo una questione di maggiore presenza e di come mi trovo con loro, anche Sally-Anne non è male, come Walter... Rent e Jack fanno ridere, Justin è divertente da spaventare, Hannah e Susan sono sempre molto gentili, Ernie è divertente da prendere in giro...»

«Qual'è la tua stagione preferita?» domandò suo padre.

«L'inverno.» rispose lei senza dubbio, «C'è il mio compleanno, il Natale, le vacanze e soprattutto non ci sono insetti. Niente api.»

«Api?? Hai ancora paura delle api?» domandò suo nonno, sorpreso.

«Il mio molliccio era un’ape.» le confessò suo padre, guardando altrove con disgusto.

Megan spalancò gli occhi: «Anche il mio, anche il mio! Beh, poi dipende. A volte sembra un Dissennatore...»

«Oh cielo!» esclamò sua nonna, che sapeva bene cosa fossero dato che sua figlia aveva lavorato per il Ministero, «Ma non ne hai mai visti, no?»

Megan e suo padre si scambiarono un'occhiata, pensando alla fuga di Sirius Black e ai Dissennatori a Hogwarts: «No.»

«Spostati, passo le carte.» disse il nonno, e la nonna cambiò posto.

Suo padre la guardò, e poi sussurrò: «Niente di meglio di un segreto per legare, eh?»

«O una bugia.» sorrise lei.

 

«Quindi va tutto bene coi tuoi.» osservò Walter, steso sul suo letto. Megan e Wayne era seduti sul letto di Wayne, e lei stava osservando i modellini di draghi sugli scaffali del maggiore, unica cosa rimasta di quando era bambino.

«Già. Certo, mi hanno lasciata andare due settimane a casa di Georgia e sono eccessivamente permissivi, ma di quello proprio non mi lamento. Anche tu con tua madre, no?»

«Già. Sembra che tutto si sia sistemato. Certo, un po' tardi visto che a settembre parto in Romania da Charlie Weasley, però almeno so che tutte le cose si stanno mettendo sulla strada giusta. Questo sarà probabilmente l'anno più tranquillo di sempre.»

«Non dirlo.» lo bloccò Wayne immediatamente.

«Ma dai, cosa vuoi che succeda ancora?»

 

Sally-Anne sapeva benissimo che era una pessima idea girare da sola la sera per Diagon Alley, specialmente se si era una ragazza, specie se si aveva successo con gli uomini. Almeno quelli che non la conoscevano, loro erano sempre incantati, mentre i compagni di scuola sapevano benissimo che era inutile. Anche lei sapeva benissimo che il suo carattere non era semplice, considerato che si innervosiva anche da sola, e ora si pentiva un po' di questo suo difetto, considerato che aveva dimenticato la borsetta col portafogli in un locale e non aveva chiesto a nessuno di accompagnarla. In teoria avrebbe potuto domandare almeno a una delle ragazze, ma Megan e Georgia sembravano molto prese dalle loro cose e Hannah non lasciava mai sola Susan, che da parte sua aveva paura di uscire di casa la sera e la stava superando a fatica.

«Ooohh...» disse un ragazzo accanto alla porta del locale, in compagnia degli amici, «Ma che bella ragazza abbiamo qui!»

«Non posso darti torto.» replicò lei, aprendo la porta. Le risate allegre dei ragazzi alle sue spalle le fecero pensare che era una sciocca paranoica, dato che per un momento si era spaventata nel vederli. Marciò direttamente verso il piano di sopra e cercò tra i posti che avevano occupato; trovò la borsa dietro un cuscino e quando si voltò quasi sbatté contro il petto di uno di quei ragazzi che l’avevano apostrofata poco prima.

«Sicura di te, eh? Tu saresti…?»

«Una fuori dalla tua portata.» rispose lei gelidamente, «Spostati.»

«Aspetti qualcuno?» domandò un altro di quei ragazzi, mettendosi alla sinistra del primo e bloccandole la strada. Sally-Anne si guardò intorno: il proprietario era nell'altra sala e questa era ormai vuota.

«Il mio ragazzo e i nostri amici, quindi...»

«Ma no, dai, chi è che ti fa venire qui tutta sola? Perchè non vieni un po' in giro con noi?» propose un terzo ragazzo.

Sally-Anne fece un passo indietro, allarmata; mantenne l'aria fredda che la contraddistingueva ma dentro di sé cominciò a sentirsi spaventata. Una parte di lei diceva che era impossibile che le succedesse qualcosa: il gestore era nell'altra sala, c'erano ancora le luci a illuminare il posto e la strada e poi era lei. L'altra le suggeriva di correre.

«No, preferisco aspettare il mio ragazzo. Grazie comunque.»

«È diventata gentile adesso.» rise un altro del gruppetto.

Lei si rese conto di avere le gambe contro il divano dietro di lei e di essere bloccata.

«La ragazza gentile comincerà a urlare e cercare di schiantarvi tutti se non vi togliete di mezzo.» li avvisò, mettendo mano alla bacchetta. Solo che loro erano in sei, ne avrebbe potuti stendere al massimo...

«Scusa il ritardo.» disse una voce maschile, ben alta. Tutti si voltarono e Sally-Anne vide un altro gruppetto di ragazzi, alcuni visibilmente più grandi, fermi vicino alla porta che la guardavano, e molto più vicino Goldstein, un Ravenclaw del loro anno con cui non aveva mai parlato, amico del suo ex Terry Boot. Si accorse che nell'altro gruppo c'erano anche Terry, Cho Chang e Michael Corner e tirò un sospiro di sollievo, «Vi spiacerebbe far passare la mia ragazza, prima che io decida di darle una mano in modo più evidente? Non mi sembra il caso di dare spettacolo.»

E detto questo fece un gesto al suo gruppo, che fece un passo avanti. Sally notò che c’era il resto dei Ravenclaw del loro anno e un paio di Hufflepuff più grandi.

«Ce ne stavamo andando.» disse immediatamente il primo ragazzo che l'aveva importunata, e tutti fecero marcia indietro mentre lei raggiungeva di fretta Goldstein.

«Meglio.» disse lui, e poggiò con delicatezza una mano sulla schiena di Sally-Anne per guidarla via, «Ti hanno fatto qualcosa?» le sussurrò.

«No, non hanno fatto in tempo.»

Raggiunsero gli amici di Goldstein e lui mormorò qualcosa a due dei più grandi, che si dileguarono.

«Ti accompagno al camino più vicino o stai davvero aspettando il tuo ragazzo?»

Sally-Anne scosse la testa, rendendosi conto solo marginalmente di quanto forte stringesse la propria borsetta: «Devo solo tornare a casa.»

«Allora vieni con me.»

Lei sollevò il viso e lo guardò per la prima volta in faccia da vicino; di solito era più intenta a chiacchierare con Terry – prima di scaricarlo almeno - e lasciava perdere gli altri, specialmente Goldstein che continuava sempre a farsi i fatti suoi senza degnarla mai di un'occhiata, cosa che non era proprio comune con gli altri amici dei ragazzi che frequentava e che stonava con quel Kevin che si intrometteva sempre. Stavolta invece lo guardò negli occhi e scoprì che erano neri, e anche che era molto bello.

«D'accordo.» acconsentì docilmente, e lui le rivolse un'occhiata strana.

L'accompagnò fino al negozio accanto, scambiò due parole col padrone e poi i due furono fatti entrare sul retro.

«Non dovresti andartene in giro da sola a quest'ora.» le fece presente.

«Io penso di essere libera di uscire quando voglio.» ribatté lei irritata, innervosendosi ancora di più quando lui le sorrise. Anche il suo sorriso era bello, ma in quel momento fin troppo sarcastico, come se la credesse stupida.

«A tuo rischio e pericolo. Sono sicuro che quei ragazzi fossero terrorizzati dalla tua minaccia.»

«E tu li hai lasciati liberi di tormentare qualche altra ragazza.» gli fece notare Sally tetramente.

«No, ricordi quando ho parlato con quei miei amici che se ne sono poi andati? Ebbene, sono andati direttamente dal gestore. A quest'ora se quelli che ti hanno importunata sono minorenni ci staranno pensando i genitori, se sono maggiorenni qualcuno del Ministero. Erano ubriachi, possono portare problemi, e Merlino sa che non abbiamo bisogno di altri problemi.»

«L'hai detto.» sospirò lei, prendendo la polvere volante, «Grazie per avermi aiutata.» aggiunse per pura educazione.

«Dovere, non si lascia una ragazza in difficoltà.»

Dal suo tono non era sicura che la stesse prendendo in giro o meno, quindi gli rivolse uno sguardo sprezzante prima di entrare nel camino.

«In tal caso raggiungi in fretta la Chang, prima che crolli in un mare di lacrime per la tensione.»

Goldstein, al contrario di quanto si aspettava, scoppiò a ridere, «Giusto, immagino non ti vadano giù le sue scelte romantiche da brava Hufflepuff... Beh, che dire, probabilmente neanche lei approva le tue, visto che hai piantato il povero Terry.»

«Non mi sembri molto dispiaciuto per il tuo amico.»

«Ho sempre detto a Terry di non incastrarsi con donne troppo difficili per lui. Gli ho sempre detto di cercarne una che avesse un cuore.»

Sally-Anne spalancò gli occhi: «Come... come osi?»

«Oso, è il mio migliore amico e rispondo solo al tuo commento su Cho. Ma del resto non devo essere io a insegnarti che un bel faccino non ti permette di dire ciò che vuoi senza che gli altri ti rispondano, no? Ora, ti ricordi come si usa la polvere volante?»

«Certo che mi ricordo! E guarda che vale anche per te ciò che hai appena detto!»

«Ah, insinui forse che io abbia... un bel faccino?» domandò lui, incrociando le braccia e sogghignando.

«Insinuo che due schiaffi non te li toglierà nessuno se ti avvicini ancora a meno di due metri da me.» replicò lei, sentendosi molto Megan e molto poco Sally-Anne.

E la cosa più orribile era che anche un millesimo di secondo prima di sparire in una fiammata verde, lo vide sorridere come se nulla fosse, gli occhi scuri ancora sfacciatamente su di lei.

«Stronzo!»

«Sally-Anne!» trasalì suo padre dal soggiorno.

«NON CE L'HO CON TE!» strepitò lei, correndo a chiudersi in camera e sbattendo la porta.

 

 

 

 

 

 

 

Giusto perché siete persone meravigliose e pazienti anticipo la pubblicazione del primo vero capitolo della storia.

Dopo aver scritto questo capitolo ho scoperto che probabilmente la ragazza sconosciuta che nel videogioco è nel club di Pozioni è Megan Jones. Misteri della vita.

Tra l’altro Hermione non aveva più una gira tempo e ha preso comunque undici GUFO, quindi alcuni si possono prendere evidentemente senza frequentare. Megan non ha mai avuto bisogno di seguire particolarmente le lezioni, considerato che può fare le cose per contro proprio al club, e il fatto che si arrangiasse da sola e fosse creativa – oltre al fatto che non calcolasse Harry Potter – è il motivo per cui Snape non ha niente contro di lei. E cose così.

Se qualcosa non vi torna, chiedete come sempre nelle recensioni, in ogni caso nella mia testa una spiegazione c’è.

Aha.

 

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Capitolo 3
*** 2 ***


Okay, per quanto riguarda Megan e le lezioni, ho sempre pensato che dopo i GUFO l’impostazione fosse un po’ a livello universitario, cioè la presenza è molto richiesta ma non obbligatoria. Hermione segue tutto perché Hermione avrebbe volentieri seguito anche classi in più e vuole essere perfetta, ma Harry e Ron non hanno più finito il settimo anno e lavorano come Auror… Certo, Harry è il Ragazzo Sopravvissuto, ma Ron e gli altri? Penso si possa studiare e dare i MAGO privatamente al Ministero, così come se un adulto avesse bisogno di cambiare lavoro e quel lavoro richiedesse, per esempio, Aritmanzia, dubito che lo farebbero tornare a Hogwarts ma probabilmente ci sarebbe una commissione a parte, oppure dovrebbe dare l’esame da esterno dopo aver studiato per conto proprio. Inoltre Megan è perfetta in Pozioni, unica materia che le piace e in cui riesce bene, tra l’altro, ed è il capo del club, quindi sta in un certo senso solo seguendo un programma più avanzato.

Demonologia è la mia traduzione della materia Ghoul studies, esistono anche Art studies, music studies, un coro… c’è anche sulla wikipedia inglese, immagino siano informazioni date dalla Rowling.

Vi lascio al capitolo.

 

Capitolo 2

 

Quando Megan sentì la porta aprirsi si precipitò al piano di sotto, curiosa di conoscere la famosa Jane di cui i nonni avevano sempre parlato, l'amica di sua madre.

Vide subito una donna salutare suo padre, e dietro di lei un uomo e un ragazzo: Anthony Goldstein. Non le stava né simpatico né antipatico, non l'aveva mai veramente calcolato, tutto ciò che sapeva di lui era che le rivolgeva la parola quando aveva bisogno di qualcosa e che era molto educato.

E ovviamente che era nel gruppo di difesa segreto di Potter, l'esercito di Dumbledore o quel che era.

Poi guardò Jane: erano passati praticamente quattordici anni dallo scatto dell’ultima foto che la ritraeva con sua madre ma non era cambiata molto: stesso viso rotondo e stessi capelli castani, lucidi come se fosse appena uscita dalla parrucchiera e con qualche riflesso biondo, stessi occhi nocciola e stesso sorriso.  Le uniche differenze erano che aveva messo su un po' di peso, non vestiva più come una strega appena uscita da una rivista di moda, e, quando si avvicinò per baciarle le guance, Megan notò che aveva anche già qualche piccola ruga d'espressione; con una stretta al cuore pensò a sua madre: chissà se lei ne avrebbe avuto, se sarebbe ingrassata o rimasta esile, se sarebbe cambiata o meno col passare degli anni.

«La mia figlioccia.» sussurrò Jane, abbracciandola, «È un piacere vederti finalmente da vicino. Sei tutta tua madre. Beh, quasi.» aggiunse con un sorriso, lasciandola andare del tutto, «Hai gli occhi di tuo padre. E la sua carnagione. Oh, e un caratterino niente male, a quel che Anthony mi ha detto.»

Megan spostò lo sguardo su Anthony, che la salutò con un cenno del capo, e poi notò che c'era anche una bambina con loro, di non più di sette o otto anni, con corti capelli neri legati in due codette. Si accorse anche che, a parte Jane, tutti avevano gli occhi neri e che i due figli somigliavano molto al padre, un bell'uomo che le porse la mano e le sorrise con simpatia.

«Carlton Goldstein, molto piacere di rivederti. Immagino che tu non ti ricordi di noi.»

«No, mi spiace.»

«Ma venite, Carl, Jane, avrete di sicuro tanto da raccontarci!» li invitò sua nonna, «Mary Claire, ho una sorpresina per te... Megan, tu e Anthony andate a giocare di sopra, la cena sarà pronta tra mezz'ora!»

«Sì, andiamo a giocare, Anthony.» disse lei ironica, e il ragazzo le rivolse un sorriso divertito.

«Hai le costruzioni? Ti avverto che sono imbattibile. Almeno finché i mattoncini non cominciano a diventare troppo polemici.»

«Diventa uno stress quando stanno lì a correggerti, vero?» convenne lei, facendogli strada, «Così… ho un “bel caratterino”?»

«Ammetterai che le poche volte che ti ho sentito parlare stavi raccontando di sogni in cui massacravi persone, a divinazione, o ce l'avevi sempre e comunque con qualcuno.» ribatté lui, evitando di nominare le volte in cui si era fatta notare per i suoi pianti all'inizio dell'anno seguente, «Non che sia negativo, mi piacciono le persone che si fanno valere.»

Megan gli lanciò un'occhiata, «Anche a me. Ecco la mia stanza. Non fare come se fossi a casa tua.»

«Non ne avevo intenzione.» sorrise Anthony, che poi le fece cenno di entrare per prima. Quando furono dentro lui si guardò attorno, «Bei poster. Holyheads come tua cugina, vero?»

«Già, che squadra tifi?» domandò sospettosamente.

«Ammetto di non essere molto esperto di Quidditch. Non sono un fan delle scope.»

Megan si lanciò a sedere sul letto, indicandogli la poltrona girevole davanti alla scrivania, «Prego.  Non sei un bravo volatore?»

«Sono un pessimo volatore. Mi terrorizza l'idea di lasciare il terreno.» ammise lui candidamente, «Tu, d'altro canto, sei famosa per il contrario. Battitrice, no? Qualche volta ho visto delle partite a scuola, ricordo che eri... piuttosto presa?» azzardò.

Megan annuì con determinazione: «Do il massimo… non c'è gusto se non ci si mette l'anima.»

«L'anima e la ferocia.» precisò lui, divertito, «Credo che solo i Gryffindor non si preoccupino di giocare contro di te.»

«Non mi sarei mai messa a uccidere Gryffindor con i bolidi, avrei potuto rovinare i gemelli.» replicò lei scandalizzata, «Mentre delle altre case non m’importa di nessun giocatore. E se non si è brutali non si va da nessuna parte!»

Anthony represse un ghigno: «Avrei giurato che questo fosse il tuo pensiero. Quindi vuoi fare la giocatrice di Quidditch professionista?»

«Non lo so. Certo, se mi prendessero le Holyheads Arpies andrei volentieri, ma ne dubito. Intanto penso di provare con l'esorcizzatrice.»

«Violento e pericoloso. Sicura di non aver pagato il Cappello Parlante? Mi suoni piuttosto Gryffindor.»

«Tu invece sei un sano e pacato Ravenclaw, eh?»

«Ci provo.» fece spallucce lui.

«E anche cavaliere.» aggiunse, indicandogli la porta con un cenno della testa.

«Sono stato cresciuto con l'idea che bisogna essere sempre cavallereschi. Nonostante io sia certo che tu potresti uccidermi in duello anche senza bacchette, ti aprirò rispettosamente la porta se ciò non sarà un problema per te.» disse Anthony in tono serio, ma poi sorrise divertito, «È più forte di me. Susan mi prende parecchio in giro per questo.»

Megan stava già ridendo per la premessa e annuì, «Non ne dubito, penso ti prenderò in giro anche io, damerino. Anzi, principino. Forse dovrei presentarti la nostra principessa.»

Lui la guardò incuriosito.

«Lascia stare, pensavo a Sally-Anne. Perks.» specificò lei, e Anthony si guardò per un momento attorno, prendendo tempo.

«Diciamo che ho già avuto il... piacere di parlarci.» disse lentamente, e Megan lo fissò, «Anche se devo ammettere che ho perso un po' della mia cosiddetta galanteria già alla sua prima provocazione. Di solito non succede, reggo bene e cerco di fare ironia solo coi ragazzi che conosco bene, non certo con le ragazze semi-sconosciute, ma non sono riuscito a trattenermi.»

«Oh, la principessa fa sbroccare chiunque.» lo consolò lei con un gesto della mano, prima di illuminarsi, «Aspetta, aspetta, aspetta, che le hai detto?»

Anthony scosse la testa, «Lascia stare. Conoscendola, almeno per quel che ne so, assisterai a qualche replica a scuola. Non che mi sia pentito, mi spiace perché è una ragazza ma non ci posso fare comunque nulla. Oltretutto mi diverte alquanto, devo ammetterlo.»

«Ti diverte? Farla arrabbiare?» ridacchiò Megan.

«Stuzzicare le persone che si infiammano subito.»

«Oddio, un altro Wayne.» sghignazzò lei, «Ecco chi ti dovrei presentare, siete uguali in questo. E hai pure maltrattato Sally-Anne, ma dove ti eri nascosto?»

«Non conosco nessun Wayne... per quanto riguarda Sally-Anne, non sarebbe una tua amica?»

«E con questo?» domandò lei, sorpresa, «Non ti aspetterai che mi metta a difenderla? Sono sicura che si meritava qualunque cosa tu le abbia detto, e sarà divertente vederla con le penne arruffate una volta tanto. Non mi stupirei se il suo patronus fosse un pavone.»

Anthony la guardò a bocca aperta, poi scoppiò a ridere: «Peccato non avere ragazze come te a Ravenclaw!»

«Spero sia un commento amichevole e non una battuta da rimorchio, grazie a Stebbins non le riconosco più.» lo ammonì lei, «Wayne è il mio ragazzo ed è al nostro anno da quest'anno perché è ripetente.»

«Tranquilla, non era assolutamente una frase da rimorchio!» la rassicurò continuando a ridere, «Ma “ripetente”?»

«Mi ha dato ripetizioni, hai visto com'ero l'anno scorso, non fare finta di nulla... e ha fatto passare l'anno a me perdendolo lui.»

Anthony si fece serio: «Già, mi dispiace, a proposito. Anche se non vale molto. E capisco per Wayne, dev'essere una persona davvero gentile, nonostante l'irritante abitudine di provocare gli irascibili.» aggiunse con leggerezza. Megan sogghignò.

«Solo me, provoca solo me. Sally-Anne la lasciamo a te. Ma come mai è riuscita a farti innervosire?»

«In realtà non ha fatto molto... ma stava uscendo col mio migliore amico e l'ha mollato come se niente fosse... E Terry ovviamente ci è rimasto parecchio male. In più non ho mai apprezzato... quel tipo di ragazza, perciò l'ho accusata di non aver cuore, cosa esagerata da parte mia.»

Megan annuì, incrociando le gambe sul letto, «In effetti, per quanto mi scocci ammetterlo, Sally-Anne mi ha ospitata a casa sua senza che le chiedessi niente, ha ospitato persino Michael, che odiava, e tutto questo solo per darci una mano dopo... l'anno scorso, a Natale. Ci ha ospitato allora. E anche dopo ogni tanto ha fatto... gesti gentili sempre col solito atteggiamento da arpia, per cui ci siamo accorti solo dopo di quanto in effetti cercasse di farci stare meglio. È una persona strana.»

Anthony la ascoltava con il mento poggiato su una mano, concentrato.

«Interessante.» disse infine.

Megan inarcò le sopracciglia, «Quando è un Ravenclaw a dirlo, c'è di che preoccuparsi.»

«In effetti tendiamo a studiare chi e cosa ci sembri tale.» convenne lui, «Potresti non riferirle questo particolare?»

«D'accordo, sarà divertente.» disse subito lei, «Ma com'è che allora me l'hai detto? Voi intelligentoni dovreste sapere cosa tenervi per voi.»

Anthony le rivolse un sorriso strano, «Non prendermi per un maniaco, se te lo dico, ma... sto pensando che se le cose fossero andate come dovevano, se tua madre fosse viva... noi due probabilmente saremmo come fratelli ora. Cresciuti assieme, vicini di casa, sempre l'uno a casa dell'altra... Bada bene, non ci sto provando. Sei molto carina ma non ti conosco. Voglio solo dire che... si supponeva che fosse così, sarebbe dovuto essere così.» disse, indicando loro due e la stanza, «E non lo è, e solitamente non sono così irrazionale da farmi guidare dalla suggestione, ma considerato che stiamo solo parlando da qualche minuto e mi sento già perfettamente a mio agio, oltre che divertito, mi viene spontaneo comportarmi come se davvero fossimo stati amici per tutto questo tempo. Ha senso per te?»

Megan lo guardò affascinata; «Non mi era venuto in mente! Certo che ha senso!» approvò sinceramente, «Tra l'altro vale anche per me. Il che è strano. Neanche tu sei il mio tipo. Oddio, sei bello e tutto quanto, ma sono presa da Wayne.»

Anthony rise, «Non amo nessuno, ma grazie del complimento, ricambio.»

«Grazie. Comunque, intendevo dire, adesso che me lo fai notare in effetti, queste pareti dovrebbero essere piene di foto nostre e noi dovremmo chiamarci per nome e non per cognome... è un peccato.» disse infine, alzandosi in piedi e gironzolando per la stanza, guardando le foto sue e dei suoi amici appese ai muri, scattate quasi tutte a tradimento perché si era sempre rifiutata di mettersi in posa, «Sai, penso saresti stato un buon fratello per me. Maggiore o minore che sia.»

«Maggiore, penso, sono nato il due settembre.»

«Maggiore allora.»

«Beh, penso che saresti stata una sorella divertente.» convenne lui, «Posso chiamarti Megan?»

«Ma sì, io ti chiamerò Anthony. Anche se è un nome piuttosto lungo.» considerò contrariata.

«Ti chiedo scusa?» rise lui, «A scuola mi presenterai questo Wayne. E io ti presenterò Kevin, ti piacerà.»

«Non è quel tuo compagno di casa che se ne frega dello studio? Sembra divertente!» approvò lei.

Poi sentirono Leonard chiamarli e Anthony balzò in piedi.

«Sai, i tuoi nonni a volte sono venuti a casa mia, ma non sapevo che tuo padre fosse il mio padrino.»

«Mio padre è il tuo padrino?»

Anthony la guardò e poi si strinse nelle spalle, «Sarà una serata piena di sorprese, eh?»

 

«Quindi Anthony Goldstein è praticamente un... cugino acquisito?» domandò Rent, riempendosi poi la bocca con gamberetti fritti.

«È colazione.» gemette Walter, inorridendo, «Ma da dove li hai presi?»

«Dal mio frigo, gli avanzi di ieri notte.» rispose per lui Jack, «Se li è portati dietro.»

«Sono in crescita!» ribatté Rent a bocca piena.

Gli altri risero, tutti seduti intorno ai tavoli di legno del parco in cui stavano facendo colazione. Mancavano solo Sally-Anne e Michael all'appello.

«Come ti è sembrato?» domandò Susan, «A me piace molto!»

«Stephen!» fece Quill, allarmato, dandogli pacche sulla schiena mentre l'amico cominciava a tossire e quasi soffocava.

«Tutto bene?» domandò Wayne, porgendogli dell'acqua.

«Sì, certo. Anche se odio essere qui! Avete idea di quanti insetti potenzialmente portatori di malattie mortali ci sono!» protestò lui, lanciando un'occhiata di fuoco a Susan per un momento.

«Comunque...» riprese Megan, ignorandolo, «Mi piace molto.»

Justin si schiarì la gola teatralmente, indicandole Wayne.

Wayne lo guardò sorpreso; «Cosa? Oh! Ehi, devo essere geloso?» domandò poi a Megan, che scosse subito la testa.

«No!»

«Okay.»

«Spero che quando avrò il ragazzo sarà così anche per me.» commentò Georgia, che da parte sua mangiava un gelato. Charlotte annuì.

«Se ci fosse motivo per essere geloso lei me lo direbbe. Ridendo.» precisò Wayne.

«Anche questo è vero.» convenne Walter.

«Non che non sia un bel ragazzo.» aggiunse Megan, e Wayne la guardò storto, «Anzi. Ed è anche galante... voglio dire, non pomposo come Ernie.»

Ernie allargò le braccia, come a dire “sono qui”, e gli altri risero.

«Intendo in modo piacevole. Ma non... non è quello. È più come... ve lo immaginate come sarebbe scoprire di avere un fratello e andare a conoscerlo? Il che è un esempio orribile.» aggiunse, coprendosi gli occhi mentre gli altri guardavano Walter e Wayne e non sapevano se ridere o meno.

Walter risolse per loro, ridendo ad alta voce mentre Wayne le dava qualche pacca sulla spalla.

«Beh, comunque.» Megan si schiarì la gola, «È come aver ritrovato il gemello separato alla culla, quello con cui si supponeva crescessi assieme. Mi ci sono trovata subito bene. E non in modo malizioso. In più ha zittito Sally-Anne.»

«COSA?» fecero tutti.

Wayne si lasciò cadere contro lo schienale della sedia di legno che aveva trasfigurato per sé, fresco dei suoi diciassette anni e della possibilità di usare la magia fuori da scuola, «Ecco perché. E io che pensavo già a chissà quale connessione data dal destino...»

«Credo che Anthony sarà un buon avversario per lei, se hanno deciso di scontrarsi.» considerò Hannah, «Anche durante le riunioni non si faceva zittire mai da nessuno, Zacharias Smith lo odiava.»

«Ma tutti odiano Zacharias Smith, quindi non conta.» replicò Georgia con decisione.

«Wayne, pensa che quest'anno ce l'avrai in camera.» sghignazzò Megan.

«Grazie per avermelo ricordato.» borbottò lui.

«Scommetto che protesterà perché siamo troppi in camera.» commentò Justin.

«Ciao a tutti.» salutò Sally-Anne, raggiungendoli con aria altera.

«Tuo fratello è ripartito?» domandò Georgia, facendole posto.

«Stamattina, mi ha dato giusto un passaggio. Credo voglia fare un giro in Romania, non ho idea del perché.» sospirò lei, «Novità?»

«Megan si è fatta un nuovo amico!» esclamò Jack, entusiasta, e tutti cercarono di non ridere o perlomeno di non farlo in modo troppo visibile.

Sally aggrottò la fronte, «Chi potrebbe mai voler essere tuo amico?»

«Anthony Goldstein.» rispose Megan dolcemente e lei si irrigidì.

«Quel cretino?» sibilò, punta sul vivo, e poi trasalì portandosi una mano alle labbra, «Maledizione, mi stai contagiando! Guarda come mi fai parlare! E non c'è niente da ridere!»

«Scommetto che quest'anno ti siederai più spesso al nostro tavolo, nanetta.» commentò Rent, dando un pizzico a Charlotte, che strillò e gli versò un bicchiere di succo di frutta in testa.

Tutti scoppiarono a ridere forte, stavolta anche Sally-Anne, e non sentirono il rumore della materializzazione; così, molti di loro sussultarono trovandosi Michael davanti.

«Sei in ritardo!» urlò Rent, indicandolo.

«Cos'è quella faccia da demente?» domandò Megan, notando il suo sorriso raggiante.

«Ragazzi, pensavo di aspettare a darvi la notizia, ho aspettato mesi prima di parlarvene, ma non ce la faccio più, perché da ieri sera la mia vita è cambiata!»

«Da ieri o da mesi?» domandò Georgia perplessa.

«È iniziato mesi fa ma è ieri che la cosa è diventata ufficiale!»

«Ma dai.» disse Wayne con indifferenza, prendendo il succo di zucca da tavola.

«Ti hanno comprato un cervello?» domandò Sally-Anne.

«Ti hanno comprato la virilità?» azzardò Megan.

«Ti sei finalmente preso una casa per conto tuo come volevi?» tentò Walter, più serio.

«E con quali soldi?» sbottò Rent.

«Ho parlato con mio padre.» spiegò Michael frettolosamente, «Sono rientrato a prendere le mie ultime cose da casa, una sera, mia madre mi ha anche aggredito tra l'altro, ma prima di questo mio padre mi ha detto che ha sempre depositato soldi per me in una camera alla Gringott e che sono libero di disporne, quindi volendo di case me ne compro due. Ma non è questa la notizia splendida e meravigliosa!»

«Grazie per non averci detto di tuo padre.» disse Georgia, ma sorrideva, «Dai, dicci!»

«Rendici partecipi.» convenne Ernie e Justin rise.

«Vedi che sei pomposo ogni tanto?»

«Ogni tanto?» fece Megan.

«Michael?» sospirò Stephen.

«Mi sono fidanzato! Nel vero senso della parola!»

 

 

 

 

 

 

 

 

Vi voglio bene? Oh, so che mi volete morta comunque. In ogni caso fidatemi di me, so cosa scrivo.

O forse no XD

 

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Capitolo 4
*** 3 ***


Capitolo 3

 

 

 

«Cosa?» urlarono tutti.

Poi Rent scoppiò a ridere.

«Bastardo, ti ho preso sul serio per un momento!»

Michael rise a sua volta, poi annuì: «Ma io sono serio! Lo so che è strano detto da me, però sono innamorato e lo voglio gridare al mondo! Finalmente sento di poter essere di nuovo felice, Cedric sarebbe contento per me!»

Aveva nominato Cedric.

Fu questo a far capire a tutti che non stava scherzando; Walter lanciò un urlo e saltò ad abbracciare l'amico e gli altri ragazzi lo imitarono immediatamente, congratulandosi, mentre Wayne si alzava con qualche secondo di ritardo e Rent, invece che seguire subito Jack, lanciò prima un'occhiata di leggero smarrimento a Georgia. Charlotte si era già voltata di scatto verso la sorella, che era a bocca aperta.

«Ma chi è? Voglio dire, tutto ciò è meraviglioso, qualcuna che ti prende è una santa o una pazza...» cominciò Sally-Anne, stringendogli rigidamente una mano. Lui la tirò a sé e le baciò le guance; la strega lo lasciò fare, arrossendo leggermente e guardandolo storto.

«È bionda, vero?» domandò anche Jack, divertito.

«Che anno fa? La conosciamo?» investigò anche Hannah, curiosissima.

Megan si alzò solo quando lo fece anche Georgia, e le passò accanto nel caso avesse bisogno di una mano. Sapeva che Georgia ci era andata a letto, sapeva anche che continuava a dire che Michael era il suo migliore amico e sembrava crederci, ma se una ragazza si fosse avvicinata a Wayne con cattive intenzioni le avrebbe come minimo cavato gli occhi, perciò si rendeva conto che se lei non faceva i salti di gioia non era riuscita a negarsi il fatto di star male per questo.

Incontrò lo sguardo serio di Wayne e capì che erano sulla stessa lunghezza d'onda.

«Si chiama Monica Ladgewolf, quest'anno è al settimo anno ed è una Ravenclaw. No, non è bionda! Ma è sempre così, no? Sei convinto che l'amore della tua vita sarà una donna come dici tu e poi ne appare l'opposto e tu te ne innamori come un deficiente!»

«Deficiente è una parola chiave qui.» commentò Stephen a bassa voce.

Wayne stavolta apparve disorientato, «Monica?»

Michael annuì entusiasticamente, passandosi una mano tra i capelli e sorridendo smagliante: «Strano, eh? Non so neanche cosa sto dicendo, sono scioccato!»

«Non sarai sotto filtro d'amore?» suggerì Rent con voce allegra.

«Penso che se lo fossi ti avrei già picchiato per averlo suggerito.» gli ricordò lui, poi si voltò verso Megan, «No?»

«Già, se sei convinto di amarla è abbastanza potente da renderti fuori di testa in poco tempo... E non hai aggredito il Sally-Anne per il “pazza”.» sospirò lei.

«In più la conosco dall'anno scorso, lei era cotta di me da sempre, non so come ho fatto a non ricambiare, forse ero distratto, forse ero solo stupido... comunque abbiamo cominciato a vederci dalla fine dell'anno scorso. All’inizio come amici ma abbiamo capito subito di essere perfetti assieme e io ho capito solo in ritardo che lei mi piaceva tutto il tempo, praticamente è tutta l’estate che sono a conoscenza del fatto che la amo.» spiegò Michael, escludendo così la possibilità di un filtro d'amore.

O quasi, quindi Wayne decise di fare una prova: «E se lei ti chiedesse di scegliere tra lei e noi?»

Michael lo guardò inorridito: «Non lo farebbe mai! Ma se le saltasse in testa le spiegherei che siete la mia famiglia, cosa che sa già, per inciso. Non farò più errori come con Sandy.»

«Niente filtro.» concluse meccanicamente Megan.

«Posso abbracciarti o mi colpisci?» le domandò lui, brioso.

Sorrideva così spensieratamente che Megan si lasciò abbracciare e poi si allontanò con aria ancora più scocciata. Stephen si sporse per stringergli la mano e poi guaì perché aveva sporcato la maglietta di salsa, e Charlotte gli diede due cerimoniosi baci sulle guance. Lui dovette inchinarsi di molto per raggiungerla e poi si voltò verso Georgia, che era rimasta l'ultima.

«La frequenti da un paio di mesi e parli di fidanzamenti e matrimonio?» domandò Justin, distraendolo.

«Per i maghi purosangue o comunque cresciuti tra maghi è diverso, ci possiamo sposare dai diciassette anni e i miei si sono sposati subito dopo Hogwarts perché c'era la guerra... Poi per noi è un’età come un’altra.» gli rispose Susan.

«Vero, e anche ora c'è. O quasi.» convenne Michael seriamente, «E per questo voglio approfittare di tutta la felicità che la vita mi può dare, come la McGonagall mi ha suggerito.»

«Solo lei?» domandò Megan indignata. «Te lo diciamo da vent’anni che devi approfittarne!»

Michael si sedette accanto a Georgia, «Sconvolta?»

«Come mai prima.» sussurrò lei, «Non mi hai mai parlato di lei.»

«Era solo un'ammiratrice che non conoscevo bene, prima. Ho avuto occasione di conoscerla meglio l'anno scorso, ricordi quando sparivo?»

«Infatti, a noi l'ha nominata!» ricordò Walter e Wayne gli diede una gomitata, «Cosa?»

«Georgie, tu sarai sempre la prima donna per me, sei la mia migliore amica e mia sorella. E io e Monica ci sposeremo dopo Hogwarts, alla fine di quest'anno... Se volessi essere il mio testimone sarei onorato. Sei l'unica con cui dividerei l'altare.»

«E io sarò fiera di essere in piedi accanto a te il giorno del tuo matrimonio.» disse lei, e le sue labbra si aprirono lentamente in un sorriso mentre gli occhi le brillavano di lacrime, «Sono così felice per te!» pigolò, gettandogli le braccia al collo.

«Questa è la mia Georgie!» rise lui, stringendola a sé.

«Sto per piangere.» si commosse immediatamente Hannah.

«Sto per vomitare.» ribatté Sally-Anne.

«Sto per incazzarmi.» sbottò Megan, «Ma come può essere felice se-»

«Facciamo una passeggiata!» esclamò con urgenza Wayne, afferrandola per un braccio prima che lei dicesse qualcosa d’irreparabile con la sua solita insensibilità.

«Adesso andare a pomiciare si dice “passeggiata”?» sghignazzò Michael, che aveva fortunatamente sentito solo lui.

«Noi restiamo qui a spettegolare!» li salutò Rent agitando una mano.

«Io invece vado in bagno a darmi una sistemata. Vieni con me, Charlie!» esclamò Georgia, e sua sorella scattò subito, rischiando di inciampare e venendo afferrata al volo da Jack. Rossa come un papavero si aggrappò alla veste di Georgia e si allontanò con lei, seguendo Wayne e Megan.

«Georgia, che cazzo! Mi aspettavo che almeno tu gli facessi notare che è pazzo!» si lamentò Megan.

«Io volevo restare con J... gli altri però! Non potevi chiedere a Sally-Anne di accompagnarti? A Sally-Anne non piace stare con la gente!» protestò Charlotte.

Wayne sospirò pesantemente, «Georgia, hai portato un'altra Megan a scuola, non ti perdonerò mai.»

«Me ne rendo conto. Comunque non ho nulla da recriminare contro di lui, ha sempre detto che non ha senso aspettare quando trovi la tua metà, evidentemente lui l'ha fatto!» replicò Georgia in tono sereno.

Tutti e tre le lanciarono un'occhiata e lei sorrise.

«Ma sei veramente così cretina? Persino io ho capito che ti piac-»

«MEGAN!» la interruppe Wayne.

«Cosa

«Non è servito a molto trascinarla via per tapparle la bocca, eh? Comunque puoi farla parlare, non importa. Megan, per l'ultima volta: non mi piace Mike. Non così. E sono felice per lui.» decretò Georgia, per poi sorridere di nuovo allegramente.

«Il tuo sorriso mi fa paura.» le fece presente Wayne, che ora aveva la pelle d'oca. Era quel genere di sorriso che ci si aspettava da qualcuno che stava per afferrare un tavolo e lanciartelo contro.

«Ma aspetta, io pensavo volessi davvero trascinarmi via per baciarmi!» esclamò di punto in bianco Megan.

Wayne aprì la bocca con aria esasperata, poi la chiuse e si strinse nelle spalle.

«Possiamo farlo.» approvò, deviando il percorso.

«Che schifo.» disse subito Charlotte.

«Se ci fosse Jack non lo diresti!» ribatté Megan, lasciandosi spingere via.

«Non è vero!» strillò subito lei.

«Eh no, devi ammetterlo! Devi ammetterlo e sbatterlo in faccia a tutti, così la gente smetterà di stupirsi di quello che fai e non ti calcolerà più e tu potrai essere te stessa! Impara a dire ciò che vuoi!»

«Che consigli le dai!» protestò Wayne.

«Non insegnarle a diventare come te!» le urlò dietro Georgia, allarmata.

«Lei faceva così?» domandò Charlotte, sorpresa, «E ha guadagnato Wayne? Non è il mio tipo, lui, però è un osso duro...»

«Cosa stai dicendo...» cominciò Georgia senza neanche la forza di domandarlo, solo mormorandolo come un’affermazione senza speranza.

«Non è malissimo come consiglio...»

«Oh Dio.»

 

«Quando tornano voglio brindare!» annunciò Michael.

«Quando ce la fai conoscere?» domandò Jack.

«È molto timida, non penso la convincerò prima dell'inizio della scuola, quindi a meno che tra due settimane non vi presentiate alla stazione solo per lei, direi che aspetterete le vacanze di Natale.»

«Di lei ricordo solo che era molto… bianca.» disse Rent, assente.

«E timida, sì. Ti riempiva ogni anno di bigliettini e cioccolatini a san Valentino.» aggiunse Walter.

«Ha sempre detto di sentire un legame con me.» disse Michael, servendosi una generosa porzione di tutto, «E aveva ragione, si è solo svegliata prima di me.»

«Non me ne stupisco.» sentenziò Sally-Anne.

«Comunque le piace molto leggere, è una Ravenclaw in tutto e per tutto, è molto dolce e quando vuole va d'accordo con tutti, anche se è molto chiusa e non ha moltissime amiche... Si può dire che Sandy se le sia prese tutte e lei, non essendo un'oca, ha preferito stare sola che con loro.»

«È vero, divide la camera con Sandy... Non si uccideranno?» domandò Stephen, cercando di smacchiare la camicia. Susan gli tolse la bacchetta di mano e se ne occupò al posto suo.

«Tanto la traccia porta a qui e qui ci sono maggiorenni.» commentò alla sua occhiata allarmata.

«Monica è più forte di quello che sembra, non le conviene.» disse Michael con orgoglio, «È così buona e gentile...»

«No, i discorsi da cagnolino scodinzolante evitameli.» tagliò corto Sally-Anne.

«Ma dai, quanto poco romanticismo!» rise Michael, «Questa ragazza ha sempre sentito che era legata a me, io finalmente la conosco, tra l'altro nel periodo in cui più mi comporto da... beh, coglione, e lei non solo mi accetta così come sono, ma mi aiuta a calmarmi con poche parole che mi danno di che pensare anche a mesi di distanza, perché ammetto che sul momento la consideravo addirittura un fastidio, e poi la rivedo e mi rendo conto che è quella giusta... Non si può dire che non ci abbia preso!»

«Perché non ce l'hai detto già l'altro giorno?» domandò Jack, «O meglio, mesi fa?»

«A scuola avevamo troppo a cui pensare e ancora non mi rendevo bene conto... durante l'estate non volevo parlarne per lettera e dopo non volevo... diciamo che non volevo rischiare tutto parlandone prima, volevo essere certo. E ieri notte le ho chiesto di fidanzarsi con me ufficialmente, aspetteremo la fine della scuola... anche se per me non ha senso farlo, voglio dire, se capisci che è la persona giusta perchè aspettare? Un giorno ci siamo e il giorno dopo no! Ma purtroppo lei compie gli anni il trentuno agosto, quindi a meno che non ci sposiamo sul treno mentre andiamo a Hogwarts...»

«Aaahh...» dissero tutti.

«E poi avevo un po' paura che mi piacesse anche Georgia, fino a qualche tempo fa.»

«Ah?» esclamarono tutti, terminando il verso di comprensione di poco prima in uno allarmato.

Michael ridacchiò imbarazzato, «Ero un po' confuso. Alla fine ho fatto chiarezza coi miei sentimenti, come Georgia aveva fatto già da tempo, e ora so chi amo e chi invece amo come si ama una sorella.»

Sally-Anne inarcò un sopracciglio e poi afferrò un tramezzino e lo morse prima di mettersi a parlare.

«Sarà bello conoscere la ragazza che ti ha calmato.» disse infine Quill, che per paura di Michael si era mantenuto silenzioso.

«Grazie.» disse subito lui, «Sono felice di sapere che non ce l'hai con me per come ti ho trattato l'anno scorso, sono stato orribile.»

«Guardalo, innamorato e maturo.» sghignazzò Rent.

«No, no, va tutto bene! A volte lo meritavo!» disse subito Quill, guardando altrove e sentendosi davvero colpevole.

«Allora, non dobbiamo brindare oggi?» domandò Georgia, prendendo posto con Charlotte e sorridendo allegramente. Stephen e Sally-Anne si ritrassero nel vederla prendere posto tra loro con quella faccia, e Quill deglutì sonoramente.

Charlotte si sedette accanto a Jack invece, e Rent non perse l'occasione: «Ma come, non ti siedi vicino a zio Rent?»

«No.» rispose subito lei con un'occhiataccia, «Tu non mi piaci.»

A Jack scappò una risata alla faccia dell'amico, ma arrossì quando lei aggiunse: «Jack invece mi piace molto.»

«Ti stai dichiarando, piccoletta?» la stuzzicò Walter.

«Non sono così tanto più piccola di voi. Vedrai.» minacciò lei.

«Oddio, che le è successo? Non dovrebbe restare zitta e imbarazzata?» domandò Rent, sbalordito.

«Megan le dava lezioni di sfacciataggine.» disse Georgia tetramente.

«Oh cielo!» fece subito Sally-Anne.

Charlotte si voltò verso Jack e annuì con determinazione.

«D'accordo, ne riparliamo quando sei maggiorenne, va bene?» disse lui, a metà tra la risata e una leggera sensazione di ansia: la bambina non diceva sul serio, vero?

«Sì.» approvò lei.

 

«Com'è andata?» domandò Robert, che era seduto a prendere il té coi nonni e il padre di Megan; dopo aver ospitato quest'ultima era infatti venuto qualche volta a parlarci, e loro invitavano spesso a loro volta Georgia e Charlotte.

«Meravigliosamente!» esclamò Georgia con un sorriso.

Robert la guardò confuso: «Perché sei così... furiosa?»

«Buonasera...» salutò Wayne, che era stato invitato a cena.

«Ho detto “meravigliosamente”.» precisò Georgia, sostenuta, «Andiamo a casa ora? Sono veramente stanca.»

«Sì.» disse Robert, alzandosi con aria inquieta, «Charlotte?»

Charlotte si fermò all'ingresso: «Te lo ricordi Jack?» domandò, e non gli diede tempo di rispondere: «Lui sarà mio

E poi sparì in uno svolazzare di capelli lunghi.

«Eh? Cosa? Cosa

Dopo dieci minuti in cui i Runcorn erano finalmente riusciti a lasciare la casa, per ultimo Robert che ancora urlava cose come “sei troppo piccola!” “chi è questo tizio?” “Georgia, fa qualcosa!”, Wayne restò a sostenere lo sguardo del padre di Megan mentre la fidanzata se ne lavava le mani e seguiva il nonno per raccontargli dell'ultima di Michael.

Leonard e Wayne si fissarono.

«Non posso farti alcun discorso da uomo a uomo perchè non ne ho il diritto, non sono mai stato abbastanza presente per lei, e ad ogni modo da ciò che Megan ci ha raccontato di te non c'è motivo che ti minacci perché tu non la faccia soffrire, se stai con lei sai benissimo che la tua fine sarà per mano sua in quel caso. Perciò mi limito a dirti che è un piacere conoscerti e che ci penseranno i suoi nonni a farti il terzo grado.»

«Grazie, signore.»

«E anche a ringraziarti per essertene preso cura.»

«È stato un piacere.»

«Sebbene non capisca neppure come tu ci sia riuscito.»

«Onestamente neanche io, signore.»

«Puoi chiamarmi anche Leonard.»

«Non penso ci riuscirò, preferirei optare per un “Signor Jones”.»

«Fa ciò che ti mette a tuo agio.»

«Grazie.»

«Così!» esclamò la nonna di Megan, arrivando tra loro di punto in bianco con un vassoio ripieno di stuzzichini, «Tu sei il fidanzato di Megan!»

«Auguri.» commentò Leonard, guardando altrove.

«Mangia qualcosa, sarai affamato dopo la scarpinata!» esclamò la nonna, lanciando all'uomo un'occhiataccia mentre offriva, «Megan ci ha detto che bevi solo succo di zucca, lì c'è una caraffa apposta per te.»

«Non dovevate...» si schernì subito lui, notando come si sentisse un po' più leggero ora.

«Dicci qualcosa di lei! A scuola è impertinente e scorbutica come lo è qui?»

Wayne ci pensò: «Probabilmente peggio.»

«Oh, non è adorabile?» si inorgoglì immediatamente la nonna.

Lui cominciò a capire un po' meglio la Megan –bambina capricciosa e convinta di essere sempre nel giusto- dei primi anni di scuola.

 

«Vado in camera.» annunciò Georgia.

«Sicura di non voler cenare?» domandò Robert.

«HO DETTO CHE NON HO FAME!» urlò lei, sbattendosi dietro la porta.

Robert e Charlotte si scambiarono un'occhiata.

 

«Come pensate che sarà quest'anno?» domandò Terry, fissando il soffitto e allungando una mano verso la busta di patatine tra le mani di Michael Corner, a cui sfiorava la testa con la propria.

«Ci sarà molto da studiare.» disse subito Michael.

«Forse faremo nuove amicizie.» commentò Anthony.

«Boh.» rispose Kevin, che aveva le gambe sopra il letto di Dorian, la schiena a terra e un braccio sopra Anthony, «Di sicuro ce la spassiamo.»

«L'orgoglio dei Ravenclaw.» sghignazzò Terry, «Spero di trovarmi un'altra ragazza.»

«Anche se non sono un Ravenclaw…» commentò Dorian, «Spero che sia un bell’ultimo anno.>>

«Spero che tutto vada bene con Cho.» mormorò Michael.

«Spero di avere sempre delle patatine a disposizione.» commentò Kevin.

«E io spero di riuscire a contenermi.» disse Anthony.

«Già. No, aspetta, eh?»

 

«Chissà quando tornerà di nuovo il signorino Gah...» disse Milpy, che lavava i piatti e aveva una ghirlanda di fiori intorno al collo, regalo appunto del “padroncino”.

«Mi ha promesso presto e io gli credo.» disse Sally, finendo di scrivere i compiti lasciati all'ultimo.

Sua madre emise un suono di incredulità che volle far passare per uno schiarirsi la gola, poi borbottò: «Imparerai che tuo fratello dieci ne dice e una ne mantiene.»

«Non è colpa sua.» ribatté suo padre.

Tutte e tre si voltarono verso di lui con aria incredula, mentre lui sfidava la moglie con lo sguardo e poi chiudeva la valigietta, «Andiamo, Talpy.»

«Non osare... Non osare dare la colpa a me!» gli gridò lei, facendo sobbalzare Sally-Anne e andando a chiudersi di sopra.

«Papà?» chiamò Sally-Anne con un filo di voce.

Lui tenne gli occhi sulla valigietta a cui stava mettendo un lucchetto, «Imparerai, Sally, che anche gli adulti hanno un passato e molte cose da raccontare, anche se quando si è più piccoli si pensa che le cose capitino solo a noi e mai ai genitori. E che non sempre ci sono buoni e cattivi, ma che ci sono sbagli da tutte e due le parti perché si è umani e si fanno errori.» e le porse il permesso firmato per prelevare i soldi della Gringott dal loro conto, «Prendi quel che ti serve. E salutami Gabriel, quando gli scrivi. Digli solo questo, d'accordo?»

«Sì, papà.» disse lei, troppo sconvolta per dire di più.

Suo padre le sorrise in modo strano, «Stai diventando grande... Mi chiedo quando sia successo... Mi ricordo ancora i miei, di diciassette anni...» disse in tono nostalgico, prima di andare via.

Persino Talpy si era incantato e dovette corrergli dietro.

Infine lei sbottò con un poco principesco: «Ma la miseria, l'hai sentito?»

 

Susan, Hannah, Justin ed Ernie erano rimasti insieme e stavano mangiando un gelato nel giardino di casa Bones, chiacchierando del più e del meno. Susan era la più silenziosa, ovviamente, e Justin le aveva poggiato un braccio sulle spalle mentre l'altro era su quelle di Hannah, ed Ernie invece si era alzato e faceva avanti e indietro.

Era una serata normale, tra normali amici che parlavano di cose normali, come tante altre, e Hannah l'avrebbe rimpianta amaramente non troppo tempo dopo, ma in quel momento non lo sapeva e perciò di tanto in tanto guardava l'orologio, perché voleva essere a casa in tempo per studiare un po' ora che mancava poco al rientro a scuola.

«Vorrei fare l'Auror.» se ne uscì Ernie, «Devo continuare Pozioni e purtroppo anche Incantesimi, ma va bene così.»

«Questa è nuova!» esclamò Susan, riscuotendosi dal torpore.

Ernie arrossì leggermente, «So che di solito sono i Gryffindor coloro che si sentono coraggiosi e abbastanza forti da-»

«Non dire idiozie, se vuoi essere un Auror lo diventerai di sicuro, tu riesci sempre in tutto!» esclamò Justin, incoraggiante, «E poi avremo materie in comune, credo, io voglio continuare con la mia idea di spezzaincantesimi...»

«Vuoi andare in giro per tombe maledette per conto della Gringott? E a recuperare tesori in giro per il mondo?» domandò Hannah, che non era veramente stupita.

«Beh, dopo essere stato pietrificato diciamo che non mi piacciono le maledizioni di nessun genere.»

Tutti si incupirono al ricordo.

«Io proseguirò per magisprudenza, anche se ci vorranno molti anni...» disse infine Susan, «Voglio seguire le orme di mia zia.»

«Sai che non è detto che ci vogliano molti anni, vero? Più i tempi si fanno pericolosi e più gli anni di specializzazione diminuiscono perché c'è sempre più bisogno di aiuto, senza parlare del fatto che chi è un genio nel proprio campo può lavorare praticamente subito! Me l'ha detto Megan.» spiegò Hannah, «Sua madre ha cominciato a lavorare per il Ministero dopo aver studiato per i M.A.G.O privatamente e dopo pochi anni di apprendistato.»

«Sì, ma non mi piace sperare nell'allarme rosso solo per saltare anni di studio... E spero che Ernie stesso non si ritrovi sul campo prima di essere del tutto pronto.» replicò Susan.

Ernie rabbrividì, «Anche io preferisco essere pronto, certo, però sono sicuro che anche gli Auror saranno meno selettivi se ci sarà la guerra quando sarò, che ne so, al secondo anno del corso, e mi faranno andare in missione prima ancora di aver finito.»

«Ma pensi che ci sarà davvero una guerra così presto? Addirittura in tre o quattro anni?» domandò Justin dubbioso.

«No, era per dire...» fece spallucce lui.

 

«Stephen, quante volte ti ho detto che solo perché tu soffri di insonnia non puoi drogare i tuoi amici col caffé?» sbuffò sua madre e lui fece spallucce, lanciando un'occhiata a Quill che si dondolava avanti e indietro sul letto e muoveva la testa a scatti.

«Tieni la camomilla, figliolo. Se non funziona dagli un colpo di tazza sulla nuca, qui.»

«MA COSA DICI!»

Stephen ringraziò il padre e si allontanò in fretta mentre sua madre lo sgridava, porgendo la camomilla a Quill che gli sorrise all'istante e poi tuffò la faccia dentro.

«Tu hai notato differenze tra Wayne e Megan ora che stanno insieme?» domandò poi, stendendosi sul letto e guardando fuori.

«Che differenze?» domandò Quill in tono leggermente isterico.

«Non lo so, ma non so neanche cosa mi aspettavo, del resto. Mi sembrano molto felici assieme.» osservò.

«Spero di trovare anche io una ragazza, magari però più dolce.» disse l'altro, parlando fin troppo veloce.

Stephen sospirò e prese il suo bicchiere di latte con cannuccia, «Magari. Più dolce ma comunque forte.»

«Tipo Georgia.»

«No, tipo... Ti piace Georgia?» domandò con una punta di terrore, ma Quill stava facendo già frettolosamente cenno di no con la testa.

«Credevo piacesse a Stebbins, ma ovviamente non è così.»

«Già.» convenne Stephen debolmente, «Le cose non stanno andando come mi ero aspettato, dopotutto.»

«Lo spero bene, visto che a Divinazione predici morti a caso!»

«Non è colpa mia!» protestò l'altro, «Giochiamo a scacchi.»

«E a te piace qualcuno?» domandò Quill, per poi schizzare a prendere la scacchiera, non notando l'altro arrossire.

«Neanche per idea. Le ragazze si truccano e il trucco irrita la mia pelle.»

«Ma a Hogwarts non posso truccarsi quando ci sono le lezioni!»

«È uguale!»

 

«Allora state già vivendo assieme tu e Monica?» domandò Walter, porgendo la burrobirra a Rent.

Michael scosse la testa, «No, lei vive coi genitori. Io per conto mio.»

«Ecco, nel caso avessi mentito anche su questo punto.»

«Ehi! Non mentivo, omettevo!» ridacchiò lui, e poi si fece serio, «Sarei andato a vivere con Cedric dopo la scuola, ma visto che le cose sono andate diversamente preferisco solo. E voi?»

«Sto per partire in Rom-»

«Lo sappiamo, Walter! Chiedeva a noi!» lo interruppe Rent, «No, noi restiamo dai nostri genitori, sempre fianco a fianco... Ho trovato lavoro in un locale babbano anche se solo un mese, c'è anche una cameriera carina... E sai quant'è facile usando la magia senza che i babbani notino nulla?»

«Io adesso farò il corso per entrare nel Ministero, dipartimento dei manufatti babbani, quindi mi trasferirò solo quando mi prenderanno al Ministero.» spiegò Jack, «Sperando che per allora non sia corrotto. Del resto se ne faceva parte la Umbridge...»

«Comunque è un bel posticino il tuo.» approvò Rent, guardandosi attorno.

«Soldi di papà.» si strinse nelle spalle Michael.

«Ma che è successo davvero a casa tua?» domandò Jack, un po' preoccupato.

«Nulla di cui debba preoccuparti.» ghignò lui.

 

Al rumore dei passi hanno appena fatto in tempo a puntarsi le bacchette alla testa, e poi suo padre abbassa la propria mentre lui resta in guardia.

«Cosa fai qui?» sussurra James Stebbins, dall'alto della fine della rampa, e poi nota la borsa sulle spalle del figlio.

«Ho preso le ultime cose rimaste in soffitta. Hai intenzione di svegliare la bestia?»

E poi c'è un guizzo negli occhi del padre che fa chiudere la bocca a Michael, e James fa un movimento con la bacchetta. Un attimo dopo una piuma e una pergamena gli stanno volando incontro e lui si mette a scrivere furiosamente, appoggiandosi al passamano.

«Papà?»

«Te lo chiederanno alla Gringott. C'è una camera blindata che appartiene soltanto a te, l'ho presa poco prima che nascessi senza dire nulla a tua madre. Prima che lei perdesse la testa. Tieni, metti in tasca.» ordina, e Michael afferra subito il pezzo di pergamena e ubbidisce, sconvolto, «Non tornare più Michael, quella donna sta peggiorando.»

«Vieni via con me!»

«No, non ce la farei... Non mi aspetto che tu capisca, ma è una mia scelta restare. Ma tu stalle lontano, non voglio che ti faccia del male o che se ne faccia da sola. Io le resterò vicino.»

«Papà-»

«Noi ci vedremo presto, te lo prometto.»

«Papà-»

«TU! COSA STAI FACENDO QUI? SCHIFOSO TRADITORE BASTARDO!»

Le urla di sua madre improvvisamente riempiono la casa e lei gli si avventa contro così in fretta che anche suo padre non riesce a bloccarla per la sorpresa, e Michael riesce a bloccarla per entrambe le braccia senza un vero sforzo, sorprendendosi di quanto sia debole, chiedendosi se sia sempre stata così e rispondendosi da solo di no, basta guardare i secchi capelli crespi che un tempo erano bellissimi e ora scendono come una ruvida criniera sino alla vestaglia bianca, un colore che la fa sembrare ancora più malata, e gli occhi sgranati e pieni d'odio. Ha i polsi piccolissimi, stanno nei suoi pugni, e non ha più molto della bellezza che vantava nel passato, la donna nella foto che ride abbracciata a sua sorella e suo fratello; del resto nessuno di loro c'è più, la sorella maggiore uccisa dalla sua stessa figlia dopo aver sterminato la famiglia in onore del Signore Oscuro e il fratello – insieme al figlio anche lui Mangiamorte - perso in Azkaban. La pazzia deve essere ormai qualcosa di comune nei Purosangue imparentati da vicino coi Black, specialmente nelle donne, visto che sua sorella ha ucciso il marito dopo averlo sposato e aver scoperto che non era di sangue puro, e poi ha fatto la stessa cosa col figlio piccolo e ci ha provato con la maggiore che l'ha avuta vinta, e ora c’è anche lei che di anno in anno è peggiorata sempre di più.

E poi lei con un impeto inaspettato si libera e le sue unghie tendono verso il suo occhio destro. Michael ritrae la testa di scatto e la mano di lei si chiude su una sua guancia lasciando una scia sanguinolenta. Lui quasi salta, perde l'equilibrio e fa le ultime scale cadendo mentre suo padre afferra lei per la vita prima che faccia la stessa fine. Rotola e si rialza, guardandola per accertarsi che sia rimasta dov'è, e poi fugge nella notte.

Non sa bene dove andare, forse i Diggory, forse persino Megan o Sally-Anne perché gli Hopkins e i Runcorn non possono permettersi un fuggiasco e non ricorda dove Rent e Jack vivano, e poi si rende conto che Monica non è lontana e che è tutto ciò di cui ha bisogno.

 

«Come sarebbe a dire “ho dimenticato di comprare un libro”?» domandò Leonard, rischiando di strozzarsi con la cena.

«Senti, vado e torno prima che i negozi chiudano, d'accordo? Ci metto un secondo solo con la polvere volante!» disse Megan, infilando un mantello rosso, «Sembro Cappuccetto Rosso con questo coso...»

«Aspetta, vengo con te!»

«No, tu finisci di cenare e non scocciare, e poi non posso aspettare, se oggi chiude domani dovrò salire sul treno con un libro in meno!» gli urlò dietro lei, prima di tuffarsi nel camino e lanciare la polvere, «D-ia-gon Alley!» esclamò, ma un po' di polvere le era finita in bocca e finì col dire il nome tossendo.

Fece giusto in tempo a portarsi una mano alle labbra, rendendosi conto dell'errore, e poi fu risucchiata per il camino. Si rialzò tossendo e sperando di non essersi persa, e poi constatò che peggio ancora era finita in un qualche negozio di articoli di magia oscura.

 

Un uomo stava percorrendo Nocturn Alley, stringendosi nel mantello, il viso attraversato da una grande cicatrice non aveva più molto di umano, e quando lanciò un'occhiata dall'alto in basso al barista che stava sollevando le serrande del Covo del Lupo, lui rientrò in tutta fretta borbottando un saluto. Del resto lo superava di una testa abbondante ed era grosso due volte tanto; perdipiù il nome del locale sembrava quasi invitarlo a entrare, considerato chi fosse e cosa fosse.

Alla fine si fermò accanto a una strega all’angolo della strada che gli porse un vassoio di unghie umane e che gli sorrise mettendo in mostra la dentatura ormai gialla e nera. Lui sorrise di rimando, mettendo in mostra i denti scheggiati e macchiati di un rosa malsano, segno di tutto il sangue che li aveva toccati senza essere lavato via. 

«Hai visto Fenrir?» le sussurrò. Non aveva bisogno di offrirle galeoni per una risposta, considerato che avrebbe potuto spezzarle il collo con una mano sola.

«L'ultima volta era da Borgin. Prova a chiedere lì.»

 

Megan non vide il proprietario e si fiondò fuori cercando di non sfiorare nulla, pregando con tutta se stessa di non essere finita dove temeva, e fece qualche passo avanti: la strada sembrava deserta, il ché era meglio che essere assalita da qualche assassino, considerato che era davvero finita a Nocturn Alley. Si guardò indietro e lesse il nome del locale, “Borgin and Burke”, e la sua attenzione fu catturata per un momento da una collana in vetrina. Aveva una luna piena come ciondolo, e le venne in mente Stephen.

Nella luna piena poi comparve il riflesso di un lupo e lei sobbalzò, voltandosi di scatto: era il riflesso di un viso di uomo sfregiato che le stava addosso. Sembrava davvero un lupo ora che lo guardava, con la nuca che sfiorava il vetro tanto aveva dovuto sollevare la testa per vederlo e tanto le era vicino da non lasciarle spazio per spostarsi.

Poi lui ghignò: «Ma che bell'antipasto... Ciao bambina.»

Lei restò pietrificata per un momento e poi la porta dietro di lei si aprì e una voce maschile disse: «Stiamo per... Oh, non volevo disturbare, prego.»

«Dopo dobbiamo parlare, Borgin. Sai chi sto cercando.» rispose l'uomo in tono di normale conversazione.

Megan si voltò velocemente verso il proprietario del locale, che stava dicendo “sai dove trovarmi”, e tentò di entrare per nascondersi, ma lui le chiuse la porta in faccia e girò la chiave.

«Cosa? Non sarai spaventata dal grande, brutto lupo cattivo?» la prese in giro l'uomo senza neanche darsi la pena di fermarla.

Lupo”, come quello delle predizioni di Divinazione.

Strillò e passò sotto il suo braccio teso, grande quasi quanto il suo busto intero, precipitandosi per la strada. Lo sentì ridere e poi lui scattò all'inseguimento.

Ed era molto, molto più veloce di lei. 

 

 

 

 

 

*Borgin è Sinister di Magie Sinister

 

E voi vi lamentavate per la fine dello scorso capitolo…

Che tra l’altro era molto “Eric/Hayama telefona Rossana/Sana e dice che è fidanzato con Funny/Fuka”

Ma a nessuno ora interessa, so che state tutti pensando a cosa diavolo accadrà ora… e volevo anche avvertirvi, a chi di voi mi ha su facebook, che ho creato un gruppo per 70’s students e Cedric’s friends, quindi se qualcuno vuole parteciparvi deve solo chiedere, io non ricordo mai chi devo invitare e chi no! Lo dico qui perché altrimenti sembra che il gruppo voglia escludere alcuni lettori solo perché non li ho invitati, ma non è così.

Questa è un’immagine dedicata al capitolo: http://a5.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc6/207118_179781282073221_100001240500692_514022_992515_n.jpg

Alla prossima settimana <3

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Capitolo 5
*** 4 ***


Aggiunta la prima parte mancante del capitolo.

 

 

 

 

Non aveva mai corso così veloce in vita sua. Non riusciva a pensare ad altro che alla reazione che avrebbero avuto i suoi amici al suo posto, la sua mente si era come bloccata.

Quill sarebbe svenuto, forse morto, Hannah avrebbe strillato come una pazza, Susan sarebbe stata la più veloce di tutti, Stephen lo avrebbe stordito a parole facendogli presente che stuprarlo avrebbe comportato il rischio di prendersi malattie, Wayne gli avrebbe lanciato un'occhiata raggelante e poi avrebbe usato qualche incantesimo sconosciuto, Michael lo avrebbe preso a pugni anche a costo di soccombere, Georgia avrebbe corso esattamente come lei, magari in lacrime ma meno nel panico, cercando una via d’uscita veloce, Sally-Anne avrebbe cercato aiuto ovunque, Rent non avrebbe neanche capito cosa stava succedendo, Jack avrebbe avuto la scopa con sé e sarebbe volato via, e lei... lei aveva la bacchetta nella tasca dei jeans e cercare di aprire il mantello e di raggiungerla avrebbe voluto dire rallentare o rischiare di farla cadere nel tentativo di sfilarla, qualcosa che non si poteva permettere, e per quanto fosse aggressiva non era stupida, sapeva che se avesse dato un pugno con tutte le sue forze a quel licantropo lui le avrebbe riso in faccia.

Ma poteva rallentarlo.

Lei non rallentò, ma afferrò il primo banco pieno di boccette che vide al lato della strada e lo scagliò indietro, colpendo il mostro, perchè era un mostro, e facendolo volare a terra. Nell'istante in cui la prima bottiglietta di vetro era esplosa contro il suo petto del fumo si era sprigionato tutto attorno a lui e la vecchia strega che possedeva il banco aveva strillato oltraggiata. Lui invece scivolò, ma nel secondo in cui i palmi delle mani toccarono terra si diede una spinta verso di lei e Megan tornò a guardare avanti per non rischiare di inciampare e farsi prendere. Riusciva a vedere la fine della strada prima della svolta a destra: o c'era Diagon Alley oppure si stava per infilare nel cuore di Nocturn Alley.

E poi si chiese come avrebbero reagito alla sua morte, se Wayne avrebbe pianto, se Michael lo avrebbe fatto. Georgia di sicuro. I pensieri morbosi si moltiplicarono e già s’immaginava sopravvissuta allo scontro ma distrutta a vita...

La afferrò per un gomito, costringendola a voltarsi con violenza, un ghigno osceno dipinto in volto e i vestiti che ancora fumavano, rotti in più punti come se corrosi da acido. Lei per riflesso lasciò che lo strattone le permettesse di avere una sorta di ricorsa e sfruttandone la forza lo colpì al petto con un pugno, raggiungendo quasi il collo. La sua mano le intrappolò il polso, trattenendolo contro il suo petto massiccio.

«Oh, sì, mi piace proprio così...» gemette lui, ma gli occhi erano brucianti d'ira. Megan lo guardò disgustata; lui non dovette fare alcuno sforzo per scaraventarla a terra.

Sbatté la schiena contro un muro e sentì che qualcuno chiudeva le tapparelle per non vedere. Cerco di rimettersi in piedi e un dolore orrendo le esplose sulla faccia. Si portò le mani la viso, sospettando di avere un naso rotto e forse anche le labbra spaccata, e vide lui fare un passo indietro dopo il calcio, e un attimo dopo si sentì afferrare e sollevare per la vita.

«Già finito, bambina? Mi stavo eccitando un po', finalmente...»

Megan sollevò la testa per guardarlo, con gli occhi pieni di lacrime di dolore e paura: si stava leccando le labbra, e lei pensò di essere sul punto di morire o peggio. Soprattutto peggio.

Non aveva quindi molto da perdere.

«Anghe dua madre si eggida gosì fagilmende, figlio di puddana?»

E poi lo colpì a un occhio, che non era la mossa più coraggiosa ma neanche la più stupida, e nel momento in cui lui si ritraeva di scatto tentò di dargli una ginocchiata tra le gambe e scappò di nuovo.

Zoppicava un po' ma la paura le permetteva di non fermarsi, e Megan arrivò alla fine della strada.

Purtroppo però era pieno di persone dall'aspetto non più raccomandabile di quello del mostro, anche se naturalmente meno minaccioso, e tutti le puntarono gli occhi addosso avidamente. Uno stregone stava già per sfiorarla quando sentì ringhiare alle sue spalle: «No!»

Si guardò indietro e lo vide arrivare, apparentemente divertito, e rendersi conto che tutti quegli scherzi della natura si ritraevano era ancora più agghiacciante. Di cosa potevano avere paura i rifiuti di Nocturn Alley?

E ora riusciva a vedere Diagon Alley oltre tutti loro, ci era arrivata così vicina...

Riprese a correre disperatamente e alla cieca, intravedendo un passaggio tra due case costruite storte, un piccolo varco che poteva anche essere un vicolo cieco, e saltò su una cassa per infilarcisi dentro. Il ginocchio quasi la tradì e si piegò in due, ficcandosi nel piccolo spazio e torcendo il busto per non incastrarsi.

Il licantropo l'afferrò a un piede e lei strillò, cercando di scalciarlo via mentre lui la trascinava fuori con forza incontrastabile: riuscì a bloccarlo con un calcio al viso mentre si agitava per liberarsi e cadde in avanti con una capriola, scuotendo appena la testa per riprendere il controllo e poi rialzandosi in tutta fretta. Ormai doveva trascinare la gamba e pregò che lo spazio non fosse abbastanza per lui, che non riuscisse a seguirla, mentre cercava di capire dove fosse finita. C'erano soltanto muri, il retro delle case di Diagon Alley a sinistra e quelle di Nocturn Alley a destra, ed era in trappola, ma perlomeno aveva il tempo di prendere le bacchetta.

«Sei in trappolaa...» canticchiò lui.

Megan si voltò di scatto e lo vide: era dentro una delle case il cui muro storto le aveva permesso di passare. Doveva essere entrato come se fosse il padrone, o per quel che ne sapeva lo era, e ora stava scavalcando la finestra.

«SDAMMI LONDANO! SDUBEFICIUM!»

Era ovvio che non avrebbe funzionato col naso rotto, lo sapeva anche lei.

Sapeva anche che Wayne ce l'avrebbe fatta senza parlare.

«Oohh, ti preferivo prima, tutta botte e lingua lunga... Chissà com'è poi, la tua lingua, te lo chiedi mai? Oggi potresti avere l'occasione di vederla...» la infornò lui in tono colloquiale.

«SDUBEFICIUM!»

«L'ultima ragazza era un regalo di mio padre, beh, non proprio padre, di chi ha fatto di me ciò che sono. Forse dovrei cederti a lui, che ne pensi? Sono venuto qui proprio per trovarlo e lui adora le ragazzine... Più i bambini, ma sa divertirsi anche con le ragazzine. Forse è un segno. Credi nei segni?»

«Adesso gome adesso sì.» rispose lei con un filo di voce, facendo tanti passi indietro quanti lui ne faceva in avanti. Non sentiva più le gambe e le braccia, ma sospettava che presto le avrebbe sentite di nuovo eccome.

«Però lui potrebbe essere lontanissimo ora, sprecarti sarebbe un peccato. Quanti anni hai?»

«Gazzi miei

«Oh, mi piace quando parli sporco. Ce l'hai il fidanzato, piccola? Hai mai fatto la sporca anche con lui? Spero di no, mi piace quan-»

Non poté continuare perché un fascio di luce rossa lo spedì a terra, non svenuto ma stordito e colto di sorpresa. Lei spalancò gli occhi e poi una voce familiare le disse: «Prendi la mia mano!»

Si voltò e vide che gliela tendeva sporgendosi dalla finestra: gli si aggrappò subito e cercò di darsi una spinta poggiando il piede sano contro il muro e stringendo le dita contro il bordo del davanzale.

Lui si ricordò di essere un mago, evidentemente, perché con un colpo di bacchetta la fece lievitare dentro e poi, nel momento in cui lei poggiava i piedi sul solido e si lanciava dentro la stanza scoprendo che era un bagno, lanciò una fattura contro l'altra dietro il suo assalitore, che si ritirò di corsa.

Megan si lasciò scivolare a terra, poggiando le mani tremanti sul pavimento freddo e prendendo respiri profondi. Poggiò la schiena contro il muro e lo guardò: «Gosa ci fai qui?»

«Mi serviva il bagno.» rispose lui, chiudendo la finestra.

Lei si guardò attorno: «Dove siamo?»

«Sei all'Emporio del Gufo. Stavo comprando un gufo. Il mio è morto.»

«Mi sbiage

«Non preoccuparti, era anziano, ha avuto una lunga vita.» rispose lui, «Vado a chiamare aiuto, d'accordo? Stai sanguinando, molto. Sei ferita anche al petto? O è tutto dalla bocca e dal naso?»

«Niente beddo.» disse la ragazza, abbassando lo sguardo e accorgendosi che in effetti il sangue era colato sino allo stomaco. Le venne la nausea, e si accorse di avere i brividi freddi nello stesso momento in cui gli arti tornavano a segnalare la loro presenza e il naso le pulsava più dolorosamente.

«Tra te e Perks non si può dire che non mi teniate occupato. Sai, quando ho detto di sentirmi legato a te non intendevo diventare una specie di eroe alla Harry Potter nel tempo libero. Intendevo più una cosa tranquilla.» spiegò lui, porgendole un asciugamano pulito, «Senza bastardi di mezzo. È una cosa del vostro gruppetto o è solo un caso?»

Megan lo guardò in faccia e si rese conto in quel momento di quanto fosse pallido e furioso, con le labbra sottili tirate come per trattenere una smorfia. 

«È una gosa del nostro grubbeddo. Sei foddudo, Andony.»

Anthony sorrise per un momento, e poi dopo averle lanciato un'ultima occhiata, aprì la porta e corse a cercare aiuto.

Megan cominciò a rendersi conto di ciò che le era appena successo, e si lasciò cadere stesa a terra, cercando di non piangere e anche di capire se il naso le fosse proprio stato staccato dalla faccia, visto quanto le faceva male.

Quando lui tornò, col proprietario, lo guardò da terra e poi proclamò: «Guando de lo ghiedono, c'erano dre lubi mannari e io ne ho sdeso uno gon un galgio volande

 

«Come nuova.» disse la donna, una passante che si era accorta della ragazza seduta all'Emporio con una borsa del ghiaccio sul naso. Megan si sfiorò il ginocchio e poi le sorrise.

«Grazie.»

«Ho preso il libro che ti serviva.» disse Anthony, avvicinandosi al bancone e prendendo la gabbia del gufo, «Ti accompagno a casa. Sicura di non volerlo denunciare?»

«E che vuoi che dica? Che c'era un lupo mannaro a Nocturn Alley? Tanto vale che vado a dire che c'è un mago idiota a Hogwarts.» sbuffò lei, «Stava cercando qualcuno da Burgin, è tutto quello che so. Burgin e Borgles o qualcosa del genere.»

«Borgin and Borke.» la corresse il proprietario dell'Emporio.

«Quello. Non dirlo neanche ai tuoi, Anthony, o lo diranno ai miei.»

«E tu non hai intenzione di dirlo?»

«Domani torno a Hogwarts, si preoccuperebbero per nulla. Voglio solo dimenticare.»

«Ti accompagno comunque.» offrì lui, porgendole un gomito. Lei lo prese a braccetto e salutarono il proprietario e la donna, che ripresero a parlare mentre loro se ne andavano.

«Cosa stavi dicendo di Sally-Anne? Anche lei è stata attaccata in quel modo?»

«Quasi. Era un gruppo di ragazzi nel suo caso. Credevo te l'avesse detto.»

«Diciamo che ci sono state altre notizie che ci hanno distratti nel frattempo.» borbottò lei, pensando a Michael, «Grazie, eh.»

«Prego.» sorrise lui, «È stato un piacere darti una mano.»

Megan annuì e poi si morse le labbra, «Mi chiedo cosa l'abbia fatto diventare un tale mostro. Non può essere solo l'essere un lupo mannaro, professor Lupin non era così.»

«Credo che non dipenda da ciò che si è ma da come si è. Sicuramente lo stato di degrado in cui i licantropi sono costretti a vivere ha contribuito, particolarmente nel caso di questo, che aveva già una certa età e quindi ha probabilmente vissuto in tempi persino peggiori del nostro per quanto riguarda il modo in cui vengono considerati. Però da come me l'hai descritto sembrava essere anche abbastanza pazzo e perverso e comunque capisco che la miseria ti faccia diventare un ladro ma non uno stupratore, perciò di sicuro era guasta già la materia prima. Era già rovinato come essere umano prima ancora di avere i suoi problemi. O almeno, io non riesco a concepire che una brava persona possa diventare un mostro sadico per via dei suoi problemi. Non in questo modo. Ma forse sono solo troppo giovane e ingenuo sull'argomento.»

«Preferisco essere ingenua e continuare a pensare bene dai licantropi, che non aspettarmi il peggio da tutti loro. E già non mi aspetto molto.» ribatté Megan, «E non mi sembri così inesperto. Sarà che sei Ravenclaw e quindi sembra che ne sai a prescindere.»

«Dovrei scrivermelo in una maglietta questo slogan. Ravenclaw: sembra che ne so a prescindere.»

Megan sorrise, e poi entrarono assieme nel locale notturno accanto alla gelateria di Florian, ormai chiusa dato che il proprietario era scomparso.

«Sono di casa qui.» le disse dopo aver salutato decine di persone, «È una succursale della torre Ravenclaw. Qui c'è la polvere volante, non preoccuparti, pago io.»

Lei si bloccò a guardare il camino e poi guardò lui.

«Cosa c'è?»

«Ho... Non vorrei sbagliare di nuovo.» bofonchiò.

Anthony la guardò per qualche secondo, pensando, e poi annuì, «Andiamo, prendiamo il Nottetempo.»

«Prendiamo?» ripeté lei.

«Ho detto che ti avrei accompagnata. Ti pare che ti faccio rientrare da sola a quest'ora? Vorrà dire che poi prenderò io la polvere volante da casa tua. Diremo ai tuoi che ti ho voluta accompagnare dopo averti trattenuta per un caffè.»

«D'accordo.» accettò subito Megan, sollevata.

Non riuscì a chiacchierare molto durante il viaggio, aveva ancora freddo nonostante la temperatura fosse più alta del solito e lui, dopo averle assicurato che no, non era una mossa per provarci con lei, le aveva appoggiato un braccio sulle spalle dopo averle dato il suo mantello.

«Ma tu dov'è che vivi?» domandò lei alla fine del viaggio.

«A Diagon Alley, vicino a quel locale che ti ho detto essere la succursale della torre Ravenclaw.»

La strega spalancò la bocca e quasi cadde dal gradino del nottetempo, «Ma sei scemo? E perché mi hai accompagnata

«Perché mi faceva piacere farlo.» ribadì lui, divertito, «Andiamo.»

Nessuno si mostrò sospettoso nel vederlo lì, a quanto pare tutti loro sapevano che Anthony non avrebbe mai lasciato rientrare una ragazza da sola, e dopo avergli detto più di una volta di salutare la famiglia lo lasciarono finalmente andare e Megan si rifugiò in camera, buttandosi sul letto sicura che non avrebbe dormito per nulla. Era terrorizzata, per quanto lo trovasse imbarazzante.

Gli occhi le caddero sul cellulare: sentire Wayne o Georgia o uno qualunque degli altri l'avrebbe rassicurata forse, ma non voleva farli preoccupare né fare la figura della bambina spaventata.

A meno di non chiamare Quill, che avrebbe sicuramente capito.

 

“Ehi! Sono andata a Diagon per un libro che mi ero dimenticata e son finita a Nocturn. Per poco non mi ha mangiata un licantropo pazzo, che col culo che ho voleva anche farmi la festa. Mi ha solo sbattuta un po' a terra ma poi Goldstein mi ha aiutata a scappare. E boh, non riesco a dormire per l'adrenalina. Tu eccitato per domani? Se già dormi, notte.”

Wayne rimase per un minuto in piedi in silenzio a leggere il messaggio, col rubinetto del lavandino ancora aperto, cercando di capire se lei fosse seria e, nel caso lo fosse, se fosse uscita di testa per lo spavento.

O se fosse, appunto, così terrorizzata da aver scritto pur di poterne parlare con qualcuno.

 

Megan aveva fatto in tempo a mettere il pigiama prima che il cellulare vibrasse per una chiamata in arrivo. Ci mise qualche secondo a premere il pulsante per accettare la chiamata, e poi la voce di Wayne disse: «Apri la finestra.»

Lei guardò subito fuori, quasi aspettandosi di vederlo volare lì davanti, cosa impossibile perché Wayne aveva abbastanza paura delle altezze e faceva pena nel volo, il suo molliccio poteva benissimo essere una scopa, e in effetti lo vide fluttuare lì davanti col cellulare ancora in mano. Si precipitò ad aprire e lui entrò un po' traballante.

«Mi sono smaterializzato in giardino, ma non potevo bussare a quest'ora.» spiegò alla sua faccia scioccata, scendendo e cadendo sul letto. Si rialzò subito e corse ad abbracciarla.

«Hai volato.» mormorò lei contro la sua spalla.

«Non ricordarmelo. Avete del dittamo? Mi sono un po' spezzato.»

Megan lo spinse subito indietro, squadrandolo dalla testa ai piedi, e lui spinse indietro i capelli e le mostrò un orecchio rosso di sangue, «Lo dirò direttamente a Madama Pomfrey perché me lo faccia ricrescere.»

La strega cercò di nascondere la spontanea smorfia intenerita e poi lo baciò. Wayne si dimenticò piuttosto in fretta del pezzo di orecchio mancante.

 

«La Piattaforma Nove e Tre Quarti… non è strano non dover partire?» domandò Rent a voce alta, guardando le persone passargli attorno.

«Già. Bella giornata comunque.» commentò Jack, prima di notare Charlotte tra la folla e sorriderle.

«Jack!» strillò lei, finendo urtata da un ragazzino. Lo spintonò con inaudita violenza prima di fiondarsi tra le sue braccia.

Walter e Rent quasi caddero a terra dal ridere e Megan, dietro di loro con Wayne, sollevò un pollice in segno di approvazione mentre Jack scuoteva la testa e mormorava: “cos'hai fatto...”

«Tanto è uno Slytherin.» fece spallucce lei. «Ciao Rent.» salutò poi dignitosamente e lui le scompigliò i capelli.

«Ciao tesoro, dov'è tua sorella?»

«Indietro coi bagagli.» rispose Georgia per lei, in arrivo mentre spingeva i suoi e quelli della sorella, e Walter subito si lanciò ad aiutarla.

«Siete qui.» disse Stephen, abbandonando i genitori senza neanche salutarli. Georgia notò che la madre si metteva le mani sul viso e sogghignò.

«Converrà salire e prendere posti da ora?» domandò.

«No!» rispose subito la sorella.

«Per i posti hai detto? Sfratteremo qualche deficiente.» affermò Megan, «Ciao Helen!»

Helen, la Hufflepuff un anno più piccola che spesso le ricordava Georgia ma sapeva essere persino più dolce, sobbalzò e poi la notò, sorridendo subito, «Buongiorno a tutti. Avete visto Lance, Rowan o...»

«Ho visto Gerard di là.» disse Megan, indicando.

«Geoffrey.» la corresse Wayne.

«E anche il francese, Chardonnay.»

«Sheldon. Chardonnay è un vino.» gemette lui.

Helen rise: «Grazie! A dopo!»

«Chardonnay....» ripeté Georgia, incredula, «Un attimo, e voi tre che ci fate qui?»

«Ci mancava venirvi a salutare...» rispose Jack con aria malinconica.

«Ehi, Stephen...» chiamò Megan, e lui si distrasse dallo stirarsi le maniche con la bacchetta.

«Sì?»

«A proposito di Divinazione...»

«E voi cosa ci fate qui? Walter, non dovevi essere in Romania?» domandò Sally-Anne, raggiungendoli.

«Ho ritardato la partenza di mezzora solo per salutarvi.» spiegò lui orgogliosamente.

Lei continuò, ignorandolo: «Quindi siete qui per vedere la fidanzat-»

«Certo che siamo qui per la fidanzata di Michael.» la interruppero i tre in coro.

Georgia ghignò di nuovo, stavolta in un modo che fece arretrare Stephen.

«Ragazzi!» salutò Michael, sbracciandosi, «Qui!»

Tutti si scambiarono uno sguardo, poi Walter, Rent, Jack, Charlotte e Megan partirono di corsa verso di lui, seguiti da Wayne e Sally-Anne che camminavano nel modo più veloce possibile e infine Georgia, che prese un respiro profondo e prese di nuovo i bagagli.

Michael era il suo migliore amico, non aveva ragione di sentirsi messa da parte; anche quando stava con Sandy aveva dimostrato di non avere intenzione di mollarla alla prima fidanzata. Però, se questa era davvero la donna che considerava la sua metà, ed era anche una che non conosceva, avrebbe dovuto per forza farsi da parte...

«Att-» cominciò un ragazzo che aveva urtato, e poi Georgia si ritrovò faccia a faccia con Martin Travers. Due anni prima aveva fatto l'errore di accettare un suo invito a uscire, e quando l'aveva infine rifiutato accorgendosi delle sue idee razziste lui aveva cominciato a trattarla peggio di quanto non facesse coi nati-babbani. L'aveva presa abbastanza in odio da provocarla di continuo, venendo ignorato sempre e a maggior ragione da quando suo padre era comparso sulla Gazzetta del Profeta e lei aveva scoperto che era figlio di un famoso Mangiamorte, ma alle volte provava di nuovo ad avvicinarsi quasi gentilmente come se volesse convincerla a uscire.

«Runcorn.»

«Travers.» salutò a denti stretti.

Lui fece un passo verso di lei, «Tutta sola?»

«Non sono affari tuoi. Lasciami in pace.» disse lei a voce alta e Travers si guardò attorno.

«Tutto bene qui?» domandò una voce profonda.

Georgia si voltò e vide che era Rowan, più alto e abbronzato che mai, con gli occhi azzurrissimi puntati su Travers.

Le era sempre piaciuto Rowan; prima di tutto era discepolo di Michael e gli somigliava tantissimo, poi era sempre gentile con lei e con le donne in generale, nonostante a volte avesse la sensazione che ci fosse un muro a dividerli; inoltre era incredibilmente divertente nonché una delle persone più coraggiose e leali che conoscesse, che non aveva lasciato andare Michael neppure quando l'anno prima era stato lui stesso a scacciare via tutti.

«Ovvio.» disse Travers, con uno strano sorriso, prima di allontanarsi.

«Ciao, Georgia.» la salutò poi Rowan, ancora contrariato.

Perlomeno non mi chiama più Signora Maestra, pensò lei, salutandolo con un cenno stanco.

Lui la guardò sospettoso: «Non ti ha fatto niente, vero?»

A volte le ricordava anche Megan nel suo essere schietto e onesto, non poteva non starle simpatico. Era curiosa di sapere come avrebbe reagito alla notizia del suo maestro fidanzato, ma non volendo rovinare il momento a Michael si limitò a sorridere.

«Niente. Sono solo stanca. Vado.» disse, dirigendosi verso le teste ben visibili dei suoi amici più grandi e infilandosi tra Sally-Anne e Megan.

 

Monica Ladgewolf era una ragazza fisicamente minuta, molto magra e con gli occhi grigi un po' sporgenti. La sua pelle era di un biancore quasi malato e aveva lunghi capelli color ebano belli e curati. Non era brutta, né fastidiosamente carina come Sandy, e probabilmente non erano gli occhi a essere sporgenti ma il viso troppo smagrito per degli occhi grandi e oggettivamente belli come i suoi. Sembrava una bellezza rovinata da qualche tragedia e chissà, forse lo era, e ogni volta che Michael parlava sorrideva istintivamente, mentre quando gli altri le rivolgevano qualche parola si avvicinava appena a lui e arrossiva, rispondendo sempre in modo molto gentile.

«Ci conviene salire sul treno ora. Tra poco partirà.» notò Michael guardando l'orologio, «Ragazzi, vi scrivo presto.»

«È stato un piacere conoscervi, finalmente.» aggiunse Monica con un sorriso, «Spero di rivedervi presto.»

«Anche noi!» esclamò Rent per tutti.

«Prendiamoci uno scompartimento per noi, facciamo smammare qualche deficiente.» propose Michael e Wayne alzò gli occhi al cielo.

«L'ho già sentita questa.»

«Se vuoi restare con loro non c'è problema.» mormorò Monica.

«Al massimo tutti assieme.» disse Georgia, «Potete restare con noi.»

Monica la guardò sorpresa, poi arrossì appena, «Forse...»

«Se non troviamo uno scompartimento per noi vi veniamo a cercare.» decretò Michael, prendendola per mano e trascinandola via. Lei salutò con un gesto della mano a cui tutti risposero.

«A dopo!» disse Sally-Anne acutamente, poi smise di sorridere, «Scarlatta da quattro soldi.»

«SALLY-ANNE!» urlarono tutti, increduli.

«In qualche modo me l'aspettavo.» commentò Stephen, che non si era scordato chi lei fosse.

«Eh.» convenne Wayne.

Sally-Anne poggiò una mano sulla spalla di Georgia e parlò a bassa voce: «La odierò anche per te.»

«Non ce n'è bisogno!» esclamò subito lei, allarmata.

«È brutta.» decretò Megan.

«Meg, non si dice...» tentò Wayne.

«Ma lo è! Perché devo dire che è bella se non mi piace?»

«Non ha tutti i torti.» convenne Rent.

«Io la trovo carina, è delicata.» ribatté Walter.

«Ma non è il tipo di bellezza che attirerebbe Michael.» disse Jack, «Quindi...»

«Quindi fa sul serio.»

«Oh, poveri noi.»

«Michael è stato fregato, alla fine.»

«Santa mucca!» esclamò Stephen, ignorando tutti, «È quasi ora! Correte!»

«Siamo qui da due anni e riusciamo comunque a salire in ritardo? Ma...» e cominciando ad imprecare Megan lo seguì.

Rent, Jack e Walter seguirono il treno e li salutarono, seguendolo mentre questo partiva. Charlotte fu l'ultima a scomparire, quasi in lacrime mentre salutava Jack.

«Poveretta, non la invidio. Senza di noi Hogwarts non vale niente.» disse infine Rent.

«Ci dimenticherà in un paio di mesi.» replicò Jack, realista.

«Spero che Wayne se la cavi.» sospirò Walter, «Beh, i draghi mi aspettano, quindi...»

«Vai, vai. Mi occupo io di tuo fratello.» ghignò Rent.

«Merlino» rise Jack.

 

Il treno era già in viaggio da un'ora quando Michael si mise in testa di parlare con Rowan di Monica. Ovviamente non aveva trovato scompartimenti vuoti così si erano tutti seduti nel vagone comune con tanti sedili divisi in coppie che permettevano ai gruppetti di guardarsi in faccia ma non di avere privacy, e Megan si era seduta davanti a loro trascinando Wayne prima che ci finisse Georgia. C'erano ancora due posti liberi, uno accanto alla coppia e uno accanto a loro, e prima che Michael chiamasse la strega Megan ordinò a Stephen di sedersi accanto a lui e a Sally di prendere posto accanto a lei, permettendo così a Georgia di sedersi nel sedile dal lato opposto al loro, insieme a Susan, Quill, Justin, e ai due posti liberi in attesa del ritorno di Hannah ed Ernie dalla ronda.

Charlotte era andata da Euan e Mary, i compagni del suo anno, abbandonandoli con aria molto affranta.

Quando Michael decise di fare il suo annuncio, quindi, Monica pensò che fosse il momento adatto per andare a cambiarsi, dato che era già abbastanza in imbarazzo così, e lui invece proclamò: «Georgia, per Rowan sei una sorellona, vieni con me!»

«Sorellona?» ripeté Wayne, suonando molto scettico.

«Se passa la signora col carrello prendetemi qualcosa di sostanzioso.» borbottò Georgia.

«Fottuta.» commentò Megan tra sé e sé, «Quando tornate vi racconto cos'è successo ieri.»

«Qualcosa di divertente?» domandò Michael.

«Da morirci

Un po' confuso dalla smorfia di Wayne, Michael uscì dal vagone, seguito dagli sguardi molto curiosi di un gruppo di Gryffindor seduti nei posti più vicini alla porta, si voltò subito verso Georgia con aria ansiosa: «Come ti sembra?»

«Non lo so ancora, Mike. Mi devo fidare del tuo giudizio.»

Lui rispose con l'aria da cane bastonato che la faceva sempre capitolare.

«Ma sembra molto dolce.» aggiunse lei.

«E noi siamo apposto, vero?» le domandò, abbassando la voce e arrossendo leggermente, «Con quello che è successo l'anno scorso...»

«Non avevamo già detto che non è successo nulla? Era uno sfogo, Mike.» ribatté lei con voce acuta per l'imbarazzo, «Anche io ho normali pulsioni umane, capita, ma è finito lì.»

«Sssht, Slytherin.» la zittì lui, guidandola via dalla porta scorrevole prima che lei potesse guardare chi era seduto in quello scompartimento.

Dopo qualche minuto trovarono Rowan, seduto con Helen, Lance, Sheldon, Amelia e un ragazzo di nome Liam che Georgia conosceva poco. Michael, invece, di sicuro aveva confidenza con tutti e spalancò la porta senza complimenti, facendoli sobbalzare.

«Buongiorno!» salutò allegramente e tutti per un momento lo fissarono sbalorditi, forse memori del comportamento che aveva tenuto l'anno scorso con loro. Poi Rowan fu il primo a ricambiare il saluto, raggiante, e gli altri dopo di lui.

«Cosa ti porta qui, maestro?» domandò scherzosamente e Michael ghignò.

«No, seriamente.» si corresse da solo, smettendo di farlo e sorridendo in modo normale, «Rowan, volevo dirti questo prima che lo sentissi da qualcun altro, ma non volevo farlo per lettera  e l'anno scorso ancora nulla era sicuro, così ho preferito aspettare di rivederti faccia a faccia e finalmente di buon umore.»

Tutti si tesero verso di lui, incuriositi.

«Suona melenso, ma era da tanto tempo che non ero così felicemente... felice, che me ne frego! Mi sono innamorato, ho trovato la donna della mia vita, la mia metà, mettetela come volete, fatto sta che per mia enorme fortuna lei ricambia, perciò sono fidanzato e appena finiremo la scuola ci sposeremo!» annunciò con entusiasmo, mostrando loro l'anello.

Rowan spalancò la bocca.

Caitlin, la ragazza dai capelli rossi che Georgia aveva sempre visto litigare con Rowan, era arrivata proprio alle sue ultime parole e guardò prima l'uno e poi l'altro: «Era ora che tu e Rowan vi dichiaraste!»

«Oi!» protestò il compagno, ancora troppo scioccato per mettere su una vera risposta.

Helen squittì: «Georgia?» e lei sentì un tuffo al cuore: «No, sono qui in qualità di migliore amica.»

«Già, questo confonde le cose. No, lei si chiama Monica ed è un anno più piccola di me. Beh, ora che sono bocciato del mio stesso anno.» spiegò lui, divertito.

«Oh, certo... Congratulazioni!» esclamò la ragazza, e i due si scambiarono un abbraccio.

Georgia incontrò per un istante lo sguardo di Rowan, che aveva la fronte aggrottata e quasi boccheggiava ancora, e poi lui stirò il viso in un sorriso beato: «Così si fa!»

«Allora si sposa davvero?» domandò Caitlin, incredula.

«A fine scuola.» ripete Michael, dando il cinque a Rowan che ghignava.

«Ah, l'amour! È sgiusto così, due anime sgemelle che si incontrono, porché aspottare?» convenne Sheldon con entusiasmo, ricevendo occhiate sconcertate dagli altri.

«Non avere bambini. I bambini fanno la cacca e poi devi pulire.» decretò Amelia.

«Giusto! I bombini! Una familiola felisce!»

«Sheldon, mi sta spaventano.» comunicò Rowan.

«È un po' presto per i bambini.» convenne Michael, sghignazzando e stringendo la mano a Lance, che era chiuso in un cupo silenzio, e poi baciando le guance di Caitlin e Amelia.

«Come sai che è vero amore?» domandò Liam, interessato.

Michael si strinse nelle spalle: «È la prima persona da cui voglio andare per sentirmi bene e poi se provo a pensare che passerò il resto della mia vita con lei non ho paura, anzi, non riesco ad aspettare. Certo, io sono cresciuto in una famiglia di purosangue e qualche valore come quello del matrimonio è rimasto, quindi non è una gran cosa, ma il fatto che senta che lei è quella giusta senza che la cosa mi spaventi, per come sono io...»

«Vero.» concordò lui.

«Rowan, sarei ovviamente onorato se tu fossi il mio testimone insieme alla mia Georgie. Sei il mio fratellino e uno dei miei migliori amici e vorrei averti lì.» disse infine Michael, facendosi serio e portandosi una mano al petto.

Rowan lo guardò ancora più sbalordito, poi sorrise, toccato, «Sono io quello onorato.»

«Bene. La mia fidanzata è un pochino timida ma ve la presenterò prestissimo, ora vado a cercarla, si stava cambiando.» riprese in tono di normale conversazione.

«Ci vediamo all'altare.» scherzò Georgia, ironica, e si sentì quasi a disagio all'occhiata di Rowan, che aveva appena realizzato che anche lei era appunto una testimone.

«A dopo!» salutò Michael, allegro.

Quando chiusero lo scompartimento subito il discorso cadde su Michael e su quanto alcuni di loro lo trovassero affrettato mentre gli altri lo capivano benissimo. Rowan e Lance non vi presero parte per motivi diversi, e il primo cominciò a guardare il paesaggio fuori dal finestrino con aria contrariata, tanto che neppure Caitlin lo stuzzicò.

 

«CHE COSA?» quest'urlo e diverse variazioni sullo stesso tema si accavallarono mentre tutti gli Hufflepuff che conoscevano Megan, compresi quelli un anno più piccoli e anche Charlotte e i suoi due amici, erano rannicchiati a terra o poggiati sui sedili mentre lei raccontava l'avventura del giorno prima.

Era l'ultima ora di viaggio quando lei aveva cominciato a raccontare e nessuno sembrava intenzionato a prepararsi a scendere.

«Ve lo ricordate Rent? Ecco, più grosso! E più alto! E aveva anche una cicatrice da qui a qui e i capelli grigi e i denti strani. Ed era fortissimo, mi ha sollevata con un braccio solo e mi ha lanciata via!»

«Ti ha lanciata via?» ripeté Michael, pallido.

«Come una bambola!»

«E non ti sei fatta male?» domandò Helen, tremando come una foglia. Rowan le diede qualche pacca sulla schiena, ma anche lui non era molto più tranquillo.

«Certo! Alla gamba! E poi mi ha dato un calcio quando ero a terra, dritto in faccia, e mi ha sfasciata da qui a qui, naso, labbra, anche un po' qui sulla guancia, e poi mi ha di nuovo tirata su e mi ha detto che l'avevo fatto eccitare o qualcosa del genere quando ho cercato di fargli male.» spiegò in tono cospiratorio.

«Ma eccitato proprio nel senso...» tentò Stephen, disgustato.

«Sì, sì! Voleva farmi male in ogni senso!» confermò lei con lo stesso tono deciso e serio di un bambino di tre anni che voleva raccontare di come aveva battuto il padre a braccio di ferro, «E io ho pensato “no, adesso muoio, non ho più niente da perdere”. E allora gli ho chiesto se anche sua madre si eccitava facilmente, perchè era un figlio di puttana.»

Quill rantolò qualcosa mentre c'era chi si copriva il viso con le mani e chi la guardava come se non l'avesse mai vista.

«Questa parte l'avevi saltata...» sussurrò Wayne con gli occhi spalancati, atterrito come non mai, «COSA DIAVOLO C'È DI SBAGLIATO IN TE!»

«POTEVA... Poteva...» cominciò Georgia, incapace di sgridarla per lo shock.

«Non era il momento! NON ERA IL MOMENTO PER ESSERE MEGAN!» ululò anche Michael. Monica, accanto a lui, stava scomparendo dentro il sedile.

«Sei fantastica.» decretò Rowan, «Pazza come un nargillo, ma fantastica.»

«Non complimentarti!» abbaiò Caitlin.

«Cos'è un nargillo?» domandò Mary, l'amica di Charlotte che era nascosta dietro la ragazzina.

«Una creatura... boh, c'era nel Quibbler.» rispose lui.

«Comunque poi gli ho quasi cavato un occhio.» continuò Megan tranquillamente, mimando il gesto con Stephen che quasi si buttò a terra di riflesso, «E gli ho dato una ginocchiata nelle palle, che magari gli passava la voglia. Solo che penso di averlo eccitato pure di più. E poi ho corso come una pazza.»

Michael si voltò per un secondo alla sua destra con un principio di sorriso divertito, pronto a far notare a Cedric la pazzia della sua protetta, e poi si ricordò che Cedric era morto e fece una smorfia, affondando il viso nei capelli di Monica e ascoltando a occhi chiusi.

«Era pieno di gente strana che aveva paura di lui, così mi sono infilata in uno spazietto fra due case e ho continuato a correre tra i muri, praticamente dietro i negozi che si affacciano su Diagon Alley. Alla fine mi sono dovuta fermare e ho preso la bacchetta, ma avevo il naso rotto e gli incantesimi non funzionavano. E ne è spuntato lui da una casa.»

«Da una casa?» ripeté Stephen, allarmatissimo, «È tranquillamente entrato nella casa non sua?»

«Sfido a fermare un tizio del genere.» borbottò Caitlin.

«Infatti.» convenne con lei Megan, «E lui ha iniziato a dire cose strane sul cedermi o meno al tizio che lo aveva morso per primo o se tenermi con sé... E io ero spacciata, no? E poi invece ne sbuca Goldstein che mi tira dentro un negozio e caccia via il tizio con la magia!»

«EH?» fecero tutti.

«Chi è Goldstein?» domandò subito Rowan.

«Ravenclaw del nostro anno.» rispose Georgia, «Ma cosa c'entra lui?»

«Sì, infatti!» esclamò Sally-Anne, indignata.

«Ero nel retro.» rispose direttamente Anthony, arrivando dall'altro vagone insieme a Terry Boot e Kevin Entwhistle, «Ho sentito le urla e mi sono affacciato. Ho capito cosa stava succedendo e l'ho tirata dentro. Poi sono andato a chiamare aiuto. Buona sera a tutti, ad ogni modo. Sally-Anne.» aggiunse con un cenno della testa.

«Sono Perks per te.» sibilò lei.

«E io sono Wayne per te.» disse Wayne, raggiungendolo e stringendogli la mano, «Grazie per averla salvata.»

«Il famoso Wayne.» disse lui con un sorriso, «Molto piacere, finalmente.»

Tutti gli amici di Megan si presentarono e lo ringraziarono; Sally-Anne invece fece solo un altero cenno della testa e incrociò le braccia. Terry arrossì nel trovarsi accanto a lei e lei abbozzò un sorriso.

«Passata una buona estate?»

«Sì, grazie, spero anche tu.»

Anthony li tenne d'occhio per un secondo, assicurandosi che lei non lo maltrattasse, e poi ricordò a tutti che stavano per scendere e conveniva che prendessero le valigie.

«Ho sentito che sei imbattibile a scacchi, mi farebbe piacere sfidarti.» disse poi a Wayne, appoggiandosi alla parete.

«Non so quanto io possa essere considerato imbattibile, viste le persone con cui gioco…» e guardò Stephen, che finse di lanciargli un'occhiataccia, «Ma certo, quando vuoi.»

«Non fraternizzate troppo, quello là non è cordiale come sembra.» sbottò Sally-Anne, tirando le proprie valigie, come sempre molto grandi e troppo pesanti.

«Sono cordiale solo con chi credo che lo meriti.» replicò Goldstein con un sorriso sicuro.

«Dall'alto del tuo piedistallo?» domandò lei, contrariata.

«Dall'alto del fatto che non mi fermo solo al bel faccino altrui, come ti ho già detto.»

«Anthony!» esclamarono Kevin e Terry, il primo entusiasta nel vederlo comportarsi in modo diverso dal solito e il secondo scioccato per lo stesso motivo.

«Meglio, non avrei voluto avere uno come te ai miei piedi, non sei degno neanche di strisciarmi dietro, tu e le tue arie da pavone spennato.» ringhiò Sally-Anne, aprendo con violenza la porta scorrevole e rischiando di incastrarlo. Terry arrossì di nuovo, pensando che lui in effetti le era strisciato dietro, e Anthony se ne accorse, poggiando una mano sulla porta che ora era contro il muro e chinando appena il viso per parlare con lei occhi negli occhi.

«Io invece credo che ti piacerebbe parecchio avermi ai tuoi piedi, ma non accadrà mai.» rispose serenamente, «Perché sarai anche una ragazza, ma sei più insidiosa e pericolosa di uno schiopodo sparacoda, e io non voglio scottarmi.» aggiunse con una punta di divertimento, facendole cenno di poter passare per prima.

«Te lo dico io dove ti puoi far bruciare da uno schiopodo!» sbottò lei, lasciando cadere le valigie e cercando le bacchette. Anthony corse indietro ridendo e quando la strega sollevò la bacchetta vide che si era già allontanato troppo e digrignò i denti cercando di ingoiare la rabbia, afferrando poi le valigie e attraversando la porta: «Stronzo!»

«Questo è uno dei più bei momenti della mia vita.» dichiarò Michael, che era rimasto addirittura seduto per lo shock.

«Non sci posso credere...» mormorò Sheldon, basito.

«Ha detto “stronzo”, vero? L'ha detto!» stava dicendo Megan a ripetizione.

«Ma si son visti quando? Una volta? Neanche con Walter era arrivata a quel livello!» esclamò Georgia, esterrefatta.

«Noi torniamo a... oh, vabbé.» commentò Kevin, stringendosi nelle spalle e tirando via Terry che stava ancora indicando i punti da cui erano usciti senza riuscire però a esprimersi.

«Quanto mi mancava Hogwarts...» sospirò Hannah e tutti risero.

 

Scesi dal treno Georgia si affiancò a Megan, tentando di sfuggire a Michael, e sbadigliò.

«Che fame... Ehi, alla fine eri andata a conoscere i tuoi suoceri, tu?»

«Li ho visti entrambi, non te l'ho detto?» ridacchiò lei.

«Perché quella faccia? È successo qualcosa di divertente quando eri a casa di Wayne?»

Wayne la sentì e si voltò a guardarle con espressione stranamente inorridita: «Non è successo niente! Muovetevi, ci sono le carrozze!»

Georgia lo guardò trascinare via Megan e scambiò un'occhiata sgomenta con Susan e Hannah, mentre Sally-Anne le aspettava avanti a braccia incrociate e con aria battagliera.

«Chissà perché, ma ho l'impressione che si stia divertendo.» commentò Stephen, «Perché Wayne corre?»

«Ho solo chiesto se è successo qualcosa quando Megan è andata a casa sua.» spiegò Georgia, «Ne sai niente?»

Stephen la guardò inespressivo.

 

«Di nuovo Gloria Rainor?» domandò Wayne, sedendosi a tavola per mangiare il sandwich mentre le note di “I will survive” echeggiavano per la casa.

«Cambio!» disse la madre, andando allo stereo.

«Tua madre fa i sandwich buonissimi...» constatò Michael, rubandone uno di mano a Stephen che gli lanciò un'occhiataccia e prese posto accanto a Megan.

«Barry White.» notò Walter, ascoltando la musica; lui e Michael erano rimasti in piedi davanti al piano cottura, accanto alla porta che dava all'esterno e si era messo a frugare in cerca di salse.

«Allora è di buon umore.» disse Wayne.

«Meglio così, vuol dire che mia suocera mi approva.» commentò Megan.

«Scherzi, cara? Ho sempre voluto avere un'altra donna per casa!» esclamò lei, danzando mentre andava a prendere la ciotola per il cane che aveva comprato qualche mese prima.

«Allora dovrà aspettare che se ne trovi una il nostro Walter.» sghignazzò Michael, prima che Megan lo colpisse con una violenta gomitata.

«Mamma... sembriamo a un concerto dal vivo.» si lamentò Walter, «Abbassa il volume!»

«Scusa, è che mi piace tantissimo questa canzone!»

«Ma chi sono?» domandò Michael.

«Cantanti babbani, mamma ne va pazza.» spiegò Wayne.

«Senza motivo apparente.» grugnì il fratello.

Sua madre rise mentre andava al salotto, «Non dire così, se non fosse per questa canzone non saresti neanche nato! L'ascoltavamo proprio quella sera, così romantica...»

La comprensione ci mise due secondi a filtrare nel cervello di Walter, che stava chiedendo un «Cos...» e poi si strozzò.

Wayne sputò il succo di zucca sul tavolo e si portò una mano alla bocca, prima di voltarsi bruscamente verso la porta e gracidare uno stridulo: «MAMMA!»

Megan cominciò a ridere accanto a lui mentre Stephen guardava la porta a occhi spalancati e Michael si mordeva le labbra per non ridere, anche se gli angoli puntavano inevitabilmente all'insù.

«Sei ancora sorpreso che abbia probabili danni mentali e tanti problemi nelle relazioni?» domandò gravemente Walter a quest'ultimo, che scosse la testa.

«No, non più. Vostra madre è fantastica, però! Voglio dire, già è una sexy-mamma single, se poi dice certe co...» si bloccò, notando le occhiate omicide dei due Hopkins, e si voltò verso la porta che dava all'esterno: «Sì?» esclamò, fingendo che lo avessero chiamato e uscendo di fretta.

Wayne sbatté la fronte contro il tavolo, ancora coprendosi la faccia con le mani.

«Fa sempre un sacco ridere.» commentò Megan, dandogli una pacca sulle spalle.

«Non toccarmi. Non farlo.» mormorò lui, distrutto.

«Non può averlo detto.» decretò Walter, «Questo non è successo. Lei non l'ha mai fatto.»

«Ne ha solo parlato, non è come se l'aveste beccata.» minimizzò Stephen con voce neutra; poi continuò: «Con vostro padre... Di giorno...»

Wayne sollevò lentamente la testa e si voltò a guardarlo, mentre gli altri facevano lo stesso; Stephen continuò a fissare dritto davanti a sé con espressione sempre più contratta, «Ho bisogno di bere!»

Megan lo guardò fuggire via e poi commentò debolmente: «Questo spiega un sacco di cose.»

«Oh Merlino!» gemette Walter ancora, scappando poi fuori.

Wayne sbatté di nuovo la testa contro il tavolo.

 

«No.» rispose Stephen, mentre la risata sguaiata di Michael faceva voltare più di una persona.

 

«È pieno di sangue!» constatò Georgia a bocca aperta, e subito tutti si voltarono a seguire il suo sguardo. Potter si stava velocemente sedendo accanto ai suoi amici e Michael, Rowan e Megan si alzarono in piedi, come altri, per cercare di vederlo. «Giù, giù!» sussurrò Georgia.

«Che gli sarà successo?» mormorò Ernie.

«Deve aver incontrato qualche Mangiamorte!» esclamò Michael.

«O forse qualche strana creatura...» azzardò Quill, rabbrividendo.

«È sempre così eroico...» sospirò Hannah.

Wayne notò Malfoy mimare un pugno e tutta la tavolata Slytherin a festa, ma preferì tacere.

«Uno scontro fisico? Fico.» commentò prevedibilmente Megan, tastandosi poi però l'addome.

«Ti fa male?» le domandò subito. Lei scosse la testa.

«È solo il ricordo.»

Mangiarono in fretta, affamati dopo il viaggio, e quando Dumbledore si alzò calò il silenzio.

«Auguro la miglior serata a tutti voi!» disse, allargando le braccia.

«Ommioddio la mano!» disse Stephen con voce stridula, «Cos'ha? È nera! È contagiosa?»

«Oh no.» mormorò Helen, accanto a lui.

«Moriremo tutti.» sussurrò Quill e Michael sentendolo si prese la testa tra le mani.

«Spero stia bene.» borbottò Georgia, lanciandogli un'occhiata e poi guardando per un momento Monica che stava seduta accanto a lui; non si era persa le occhiate sconvolte di Sandy, Cho e delle altre ragazze in sala quando la Ravenclaw si era unita a loro.

Il preside fece subito capire loro che non era il caso di preoccuparsi e proseguì col suo discorso.

Megan lo ascoltò soltanto a metà, pensando a quello che le era successo la sera prima. Guardò Goldstein al tavolo Ravenclaw, che seguiva attentamente con accanto a lui Kevin che si dondolava sulla sedia, e poi tornò a fissare il preside.

«Siamo lieti di dare il benvenuto ad un nuovo membro del personale insegnante per quest’anno, il Professor Slughorn.»

Si alzò un ometto grasso e pelato, e si scambiarono tutti un'occhiata.

«Che è un mio vecchio collega e che ha accettato di riassumere il suo vecchio posto di Professore di Pozioni.»

«Pozioni?» ripeté Megan, sbalordita.

«Pozioni?» ripeterono anche altri.

Wayne sbuffò; lui aveva smesso di seguire da quando aveva deciso di fare il giornalista.

«E Snape?» domandò Megan preoccupata.

«No.» mormorò Michael, «No, non può essere...»

«Il Professo Snape, invece, prenderà la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure.»

«No!»

L'urlo di orrore e dolore di Harry Potter fece voltare anche Wayne, mentre partivano gli applausi dal tavolo Slytherin.

«Sto per piangere.» disse Michael, annichilito.

«Avevamo deciso di seguire tutti, vero?» domandò debolmente Hannah, «Difesa. Può servire.»

Megan sorrideva e applaudì, insieme agli Slytherin e qualche riluttante Ravenclaw; Sally-Anne poteva vedere Kevin che si lamentava stava probabilmente tirando giù la buon'anima dei maghi defunti dal cielo, e capiva il suo stato d'animo.

«Ma la maledizione sulla cattedra?» si domandò Quill.

«Incrociando le dita magari schiatta anche lui.» commentò Rowan.

Megan tirò un frutto contro il tavolo con tanta forza e precisione che questo andò in pezzi esattamente davanti alla sua faccia. Rowan si voltò molto lentamente a guardarla, insieme a un gruppetto di Hufflepuff del quarto.

«Megan Jones è tornata!» disse qualcuno, non abbastanza a bassa voce.

«Scusa.» Rowan decise saggiamente di dire dopo un'occhiata di Michael. I suoi amici erano visibilmente indecisi se ridere o prenderne le distanze.

Dumbledore attese pochi secondi per assicurarsi che il silenzio fosse completo prima di continuare.

«Ora, come tutti in questa Sala sanno, Lord Voldemort e i suoi seguaci sono ancora una volta in libertà e stanno riacquistando potere.»

Quill abbassò lo sguardo. I suoi genitori non erano Mangiamorte forse, ma erano invischiati fino al collo nei loro traffici e nella corruzione del Ministero.

«Non potrò mai sottolineare con sufficiente forza quanto sia pericolosa l’attuale situazione, e quanta attenzione ognuno di noi debba porre per assicurarsi di rimanere al sicuro dentro Hogwarts. Le difese magiche del castello sono state rafforzate durante l’estate, e ora siamo protetti in nuovi e più potenti modi, ma dobbiamo ancora guardarci scrupolosamente dalla negligenza da parte di qualsiasi studente o membro del corpo insegnate. Vi esorto, quindi, ad attenervi ad ogni restrizione che i vostri insegnanti vi imporranno per la vostra sicurezza, per quanto seccante possiate trovarla… in particolare la regola di rimanere a letto oltre l’orario del silenzio.»

La faccia di Michael disse tutto ciò che pensava su questo, poi scambiò un'occhiata complice con Monica, che arrossì. Sally-Anne tornò a guardare il tavolo Ravenclaw cercando la Fawcett, e la vide spalancare la bocca e voltarsi verso Cho Chang. Poi incontrò lo sguardo di Goldstein, che le rivolse un sorriso che era più un ghigno beffardo, e voltò di scatto la testa.

«Vi prego vivamente, qualsiasi cosa strana o sospetta possiate notare dentro o fuori del castello, di riferirla

immediatamente ad un insegnante. Confido che vi comportiate, costantemente, con il massimo riguardo per la vostra ed altrui sicurezza... Ma ora i vostri letti vi attendono, caldi e confortevoli proprio come voi li desiderate, e so che la vostra principale necessità è di riposarvi bene prima delle lezioni di domani. Permettetemi quindi di augurarvi la buonanotte. Andate, andate!»

«Buonanotte.» borbottarono alcuni di loro.

Ci fu il solito baccano mentre gli studenti liberavano la Sala Grande, e arrivati al punto in cui Ravenclaw e Hufflepuff dovevano dividersi, Michael si fermò a baciare Monica e Georgia e Sandy Fawcett si scambiarono un'occhiata, la prima rassegnata e tentando di sembrare indifferente e la seconda come a chiedere spiegazioni prima di alzare gli occhi al cielo e sfrecciare via con Cho.

«Spero che la nostra camera sia un po' più grande di quella dell'anno scorso, non voglio ritrovarmi stretto perché qualcuno si è fatto bocciare...» brontolò Zacharias Smith.

«Ci devi solo dormire, Smith, non è che tu debba portarci qualche ragazza, e non mi sembra che tu abbia un baule in più degli altri solo per i vestiti, a giudicare da come ti conci, quindi tappati la bocca.» ribatté Megan.

Zacharias le lanciò un'occhiataccia, «Ti fai difendere dalla tua ragazza, Wayne?»

«Perché no? La cavalleria è a Gryffindor, e in ogni caso se tentassi di fermarla picchierebbe anche me. Mi basterà trarre soddisfazione dal modo in cui ti ridurrà senza neanche usare la bacchetta, considerato che tu non sei in grado di difenderti né con quella né senza. E per il futuro, gradirei che tu ti rivolgessi a me quando hai intenzione di lamentarti su situazioni che mi riguardano in prima persona in modo da darmi tempo di rispondere, altrimenti temo che dovrò essere io quello a difendermi, e Megan di certo non mi proverebbe a fermarmi come io invece farei con lei ma si unirebbe al pestaggio. Grazie.»

Zacharias parve restare senza parole per qualche secondo, poi accelerò il passo.

Megan diede il cinque a Wayne, poi i due ripresero a camminare a braccetto.

«Il fatto che ora siano una coppia rende tutto più inquietante.» constatò Stephen allegramente.

«Sono perfetti per stare assieme...» sospirò Susan.

«Neville! Ciao Neville!» si sbracciò Hannah, andando quasi a sbattere addosso a Justin ed Ernie, che la guardarono increduli, «Beh? Non lo vedo da mesi!»

«Ciao, Charlotte!» salutò anche Georgia, e la sorella le rivolse mezzo saluto prima di tornare a parlare con gli amici, «Ah beh...»

«Georgia!» salutò una voce familiare.

«Dorian! Ciao!»

Dorian si avvicinò raggiante, «Ehi, ho sentito che abbiamo davvero guadagnato anche Michael Stebbins in dormitorio...»

«Non so se è un guadagno, visto che avete perso Wayne.» commentò Sally-Anne, tirando dritta; Dorian rise.

«Sompre moravigliosa anche quando si limita a passore.» borbottò Sheldon.

«Non so neanche se lo vedrete, sarà di continuo con la fidanzata.» disse poi Georgia, lanciando un'occhiata indietro.

«Ci perde lui. No, in realtà no, quando comincio a parlare non smetto più.» ammise Dorian.

«Ehi!» li salutò anche Cindy, la ragazza che Georgia aveva conosciuto alla fine dell'anno scorso e che si era confidata con loro riguardo alla sua vita sentimentale. Si era creato uno strano legame di sorellanza tra tutte loro, grazie a questo, e lei fu lieta di rivederla; «Dorian, non sapevo la conoscessi! No, scherzo, non fa che parlare di te.»

«Grazie, Cin.» disse Dorian, arrossendo.

Georgia rise e Rowan, di passaggio, le lanciò un'occhiata perplessa, seguito da Sally-Anne che si era fermata ad aspettarle all'entrata del dormitorio femminile.

«Ehi, coso, tu, James.» lo chiamò, e Rowan si avvicinò senza neanche avere la voglia di prendersela, «Ma a te piace Monica?»

«È la fidanzata di Michael, ovvio che sì.» rispose lui.

Lei lo scrutò dall'alto in basso, quindi annuì tra sé. «Non ti piace per niente. Bene. Ti conosco ormai, quindi sappi che se ti metterai in mezzo quando discuterò con lei non avrò pietà.»

«Sally?» disse Susan nel tono che sottintendeva “non voglio sapere di che parli ma già lo so”.

«Sai... credo che il Maestro possa difendere la sua fidanzata da solo, dopotutto.» commentò Rowan a bassa voce, lanciando un'occhiata indietro.

«Bene, ci conto. Megan, sbrigati! Hai tempo per baciare il tuo schiavo, muoviti!»

Megan sospirò, «Vado, vorrà mettere a punto qualche piano per uccidere Anthony prima di addormentarsi.»

«Probabile. Prevedo che sarà divertente, quest'anno.» commentò Wayne.

«Ehi, Megan.» chiamò anche Stephen, e lei si voltò a guardarlo, «Credo che ora sappiamo che il lupo di Divinazione non era così metaforico. Era questo che mi volevi dire alla Stazione, vero?»

Lei rabbrividì, «Continuerai?»

«No. Sono sicuro che fosse soltanto una coincidenza, Divinazione è già penosa di per sé e dovrò seguire fin troppi corsi rispetto a quelli che volevo, per entrare in Magisprudenza: Storia della Magia, Antiche Rune, Aritmanzia, Difesa e far parte di almeno un club.»

«Se vieni in quello di Pozioni ti do una mano io, tanto non ho bisogno di seguire la materia ma il club lo frequenterò comunque.» fece spallucce lei, «Non vivrei tutto l'anno senza calderoni.»

«Ma il M.A.G.O. lo puoi prendere comunque?»

«Posso provare. Del resto c'è chi li prende dopo aver frequentato studiando da privatista e andando al Ministero, figurati se non posso senza frequentare, è solo molto difficile, ma mi applicherò al settimo anno e intanto studierò di mio per andare avanti col programma. La Sprout mi ha detto che posso perché Pozioni è il mio destino o qualcosa del genere...»

«Ma non volevi fare...» cominciò Wayne.

«Sì, infatti, ma ciò non toglie che nessuno è migliore di me in Pozioni e che mi piace imparare, quindi il club è mio.»

«Alla faccia della modestia.» commentò Michael di passaggio, arruffandole i capelli. Lei diede un calcio indietro.

«Allora ci vedremo al club.» salutò Stephen, sprofondando in una poltrona.

«Ci conto. Buonanotte!» salutò Megan e tutta la sala comune rispose.

 

«Come hai fatto a convincere Stebbins a uscire con te?» domandò Marietta, sconvolta.

«Non ti devo spiegazioni.» disse Monica, tirando le coperte.

«Ma era il fidanzato di Sandy!» protestò Cho, «Non si ruba il ragazzo alle amiche!»

«Amiche?» ripeterono sia lei che Sandy.

«Beh, compagne di stanza...»

«Mi dispiace se questo ti mette a disagio...» cominciò Monica.

«Non sono a disagio!» la interruppe immediatamente Sandy, «Sono solo sorpresa!»

«Eravamo così convinte che le piacesse quella Runcorn...» disse Marietta, lasciandosi cadere sul letto.

«Sono solo amici.» tagliò corto Monica, «È innamorato di me, ed io di lui. E ci sposeremo alla fine della scuola.»

«COSA

La loro quinta compagna di stanza, Eddie, quasi cadde dal letto: «Una cosa da Purosangue anche questa, lasciatemi indovinare.»

«Qualcosa del genere.» confermò Sandy con un filo di voce.

 

«Cos'era quello?» domandò Kevin a voce ben alta, puntando la candela contro il viso di Anthony.

«Se non vuoi bruciarmi con la cera, mettila dritta.» ordinò l'amico, «Quello cosa?»

«Quel modo di fare da disgraziato con la mia ex?» suggerì Terry.

«Chi? Cosa? Come?» domandò Michael Corner subito. Terry gli sorrise raggiante.

«Quando?» domandò Burt Chambers, che stava sistemando la scopa con cura maniacale.

«Perché?» aggiunse Kevin sghignazzando.

«Senti, Sally-Anne ti ha illuso e ti ha mollato, non mi piace. Fine del discorso.» spiegò lui rivolgendosi a Terry.

«Ma santo cracker di Merlino, tu sei sempre stato quello che alle ragazze apriva la porta e si chinava al loro passaggio, simpatiche o antipatiche non sei mai stato così inviperito!» sbottò Kevin, saltando poi in piedi sopra il letto raggiungere il suo baule e prendere il suo pigiama color porpora.

«Saresti più credibile se non inventassi esclamazioni.» fece presente Terry, «E poi ti ho detto di fregartene, io sono andato oltre! Che ti piaccia o no, quello era un attacco in piena regola!»

«L'ha attaccata? Dov'ero io?» domandò subito Burt, «Sai attaccare le donne?»

«Le ho solo fatto presente che non striscerò ai suoi piedi come tutti!» esclamò Anthony, esasperato.

«A me Perks sembra in certa di attenzione e affetto. A guardarla.» commentò Kevin, che si stava spogliando e lanciava gli abiti in giro.

Lo ignorarono.

«Cerca di contenerti, magari.»

«Terry, ti giuro che ci sto provando! È solo che quando la vedo mi va il sangue alla testa! È... così piena di sé e presuntuosa, perfida...»

 

«… Arrogante, presuntuoso, maleducato stronzo!» terminò Sally-Anne.

Megan era per terra e rideva, mentre le altre ascoltavano con aria grave e cercando di non seguire il suo esempio.

«Io ho sonno...» mormorò Susan.

«Non c'è altra parola per definirlo! E quel sorrisetto? L'avrei preso a schiaffi! Ma già dall'anno scorso! Se n'è uscito col “ti salvo io, oh oh!” ed io già pensavo “beh, avrò avuto una prima impressione sbagliata!” e poi comincia a lanciare frecciate perché ho offeso quella zoccola della Chang...»

«Cho non è...» cominciò Georgia.

«E loro sono amici! Capito? Ma chi se ne sbatte! Io ai suoi amici ci sputo sopra se mi gira, non sono fatti suoi!»

«Ma se lui attaccasse noi anche tu...» tentò Hannah.

«Lo odio! Non ho mai odiato tanto nessuno, proprio a pelle! Mi libererò mai di queste persone così irritanti e disgustose? Io lo distruggo! Schiopodo a me?»

«E dire che sembri tanto un unicorno...» sghignazzò Megan, prima di scoppiare di nuovo a ridere silenziosamente con le lacrime giù per le guance.

«Certo! Perché sono elegante, rara, splendida, di classe! È ovvio che io sia un fottuto unicorno! STRONZO!»

 

… quindi come vedi già il viaggio di andata è stato interessante. Spero di non incontrare nessun lupo mannaro, a parte quel famoso Lupin di cui Megan parla tanto, e di non litigare con nessuno come Sally-Anne e Anthony, perché io l'avrei buttato giù dal treno e avrei guardato le ruote maciullarlo.

Devo andare, è tardissimo!

Ti scriverò una lettera anche domani, se capita qualcosa!

Salutami Rent anche se non lo merita.

Baci, Charlotte.

P.S. Io e i miei compagni stiamo già discutendo su cosa tentare quest'anno, visto che dicono che ormai Harry Potter fa tutto e gli altri più piccoli non mantengono alto l'onore della casa. Io ho proposto di andare nella Foresta Proibita, anche se il preside ha fatto tutto quel discorso sullo stare al castello e non uscire la notte... Pazienza! Siamo Gryffindor, no?

Oppure potremmo sgattaiolare a Hogsmeade se troviamo qualche passaggio, ho sentito i fratelli Creveey parlarne ma non sono riuscita a origliare bene, tu che dici?

 

«Maciullarlo.» ripeté Rent lentamente dalle spalle di Jack.

«La Foresta Proibita? LA FORESTA PROIBITA?»

«Sì, leggi le righe prima, c'è scritto “le ruote maciullarlo” qui...»

«Meno male che le ho detto di scrivermi ogni giorno o mi sarebbe arrivata direttamente la lettera dal San Mungo il mese prossimo! Spostati, prendo subito la piuma!»

«Maciullarlo! Quella ragazzina è pazza!»

Jack si strinse nelle spalle, «È una bambina. Ricordi Megan?»

«Una bambina?» ripeté Rent perplesso, «Beh, forse è meglio se la vedi così, altrimenti poi ti ci faresti fin troppi pensieri visto con quanta ansia aspettavi la lettera in questi giorni...»

«Dovrei chiederle di liberarmi di te.» sibilò Jack, «Almeno sarei sicuro di non averti più qui a dire scemenze.»

«Quanto ti annoieresti...» ghignò Rent. Poi guardò la pergamena con aria preoccupata: «Però non dirglielo, ok?»

 

 

 

 

E questo è quanto per il pre-Hogwarts.

Qualche precisazione: il lupo mannaro non era Greyback ma solo uno del suo branco; Megan dice un sacco di parolacce, sempre, ma la maggior parte delle volte le censuro perché non voglio “infastidire” nessuno. In questo caso, però, credo che avesse tutto il diritto di sbottare e insultare come le veniva.

 

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Capitolo 6
*** 5 ***


Importante: nel precedente capitolo mancava l’inizio. È la prima volta che non controllo due volte ciò che posto e ovviamente non potevo che dimenticarmene proprio quando ne mancava una parte, in ogni caso chiedo scusa. Il capitolo era fortunatamente comprensibile senza quel pezzo, in ogni caso ho aggiunto il pezzo mancante.

Scusate ancora!

 

 

 

 

 

5

 

 

Megan guardò i propri compagni con aria particolarmente scioccata: «Mi prendete per le pluffe? Non abbiamo una classe in comune neanche ora che siamo nello stesso anno?»

Wayne si strinse nelle spalle e lanciò un’altra occhiata al suo orario: «Tu hai Incantesimi, Difesa, Antiche Rune, Erbologia e Demonologia. Io Storia della Magia, Trasfigurazione, Incantesimi, Babbanologia e… Difesa. Abbiamo Difesa.»

«Ma Difesa lo fanno tutti, bella scoperta!»

«Anche Incantesimi.»

«Ecco, così ragioniamo.»

«Ci tenevi a sederti con Wayne?» domandò Michael, divertito, «Aspetta… Storia della Magia, hai detto?»

«Certo che ci tenevo, avrei potuto copiare Antiche Rune e farlo lavorare a Erbologia…» borbottò Megan, allontanandosi.

«Romantica.» sbuffò Wayne, «Sì, per fare giornalismo servono basi storiche.»

«Io e Susan siamo tuoi compagni di sventura, dato che Storia della Magia serve anche per Magisprudenza.» disse Stephen, unico che non voleva suicidarsi alla prospettiva.

«Io ho un’ora libera, vado a prendere i libri per la lezione di Difesa.» dichiarò Ernie.

«Chi altri ha Aritmanzia, oltre a me, Susan e Quill?» domandò Stephen, incuriosito.

«Io, io!» esclamò Justin.

«Quill, Aritmanzia?» si stupì Hannah.

«Vorrei lavorare alla Gringott…» mugugnò il ragazzo.

«Quill se la cava alla grande coi numeri!» esclamò Susan e lui arrossì, «Probabilmente dovremo chiedere aiuto a lui!»

«Quando volete…» mormorò Quill.

«Oggi ho solo Difesa e oh! Cura delle Creature Magiche… E sono potenzialmente l’unica del mio anno a farla, perfetto.» commentò Sally-Anne, di passaggio, «Se non altro non avrò nessuna persona mediocre a cui dover spiegare che non si mettono le dita in bocca agli unicorni quando gli si vuole offrire il cibo, se dopo non si vuole ricorrere alla magia per poter scrivere…»

«Io seguo Megan ad Antiche Rune, abbiate pena per me.» li salutò Georgia avvilita.

«Ti accompagno, visto che devo fare la stessa strada! Che materie avrai?» annunciò la voce allegra di Dorian, che sembrò materializzarsi dal nulla e prese Georgia a braccetto. Lei sorrise, sollevata, e Wayne si voltò per guardare Michael, che seguì l’avvenimento senza mostrare alcun interesse e poi salutò tutti per dirigersi alla sua prima lezione di Incantesimi.

«Strano…» mormorò Wayne, abbassando lo sguardo sul proprio orario: aveva una lezione di Babbanologia alla seconda ora. Bighellonò un po’ per la scuola con gli altri e infine si avviò, mentre Ernie andava a Pozioni.

Andando verso l’aula e si accorse di essere in compagnia di uno degli amici di Anthony Goldstein, quello che aveva sentito chiamare Kevin, che al momento guardava fuori dalla finestra con l’aria di voler essere in giardino  accentuata dall’aspetto trasandato di chi pensava di essere ancora in vacanza: camicia fuori dai pantaloni, capelli neri lunghi portati con disinvoltura e trattenuti con una coda per la lezione, mani in tasca e borsa tenuta da una bretella troppo lunga e che gli sfiorava le ginocchia tanto era in basso, grossa e da cui spuntava un pezzo di copertina di quello che sembrava un fumetto.

«Ma tu…» disse Kevin, voltandosi a guardarlo con un sorrisetto, «Sei il fidanzato di quella che voleva mordere il lupo mannaro, no?»

«Credo la si possa definire così, sì. Sono Wayne Hopkins.»

Il sorriso di Kevin si allargò subito e lui gli porse la mano: «Kevin Entwhistle, piacere! Babbanologia… vuoi lavorare al Ministero o…?»

«Mi interessa il giornalismo.» spiegò lui con un’alzata di spalle.

«Ma piantala!» esclamò Kevin a voce alta, facendo voltare una coppietta che gli camminava davanti, «Anche io! Vuoi far fuori la Skeeter anche tu?»

«Non sarebbe male.» ammise Wayne.

«Ma com’è che non ti ho mai visto prima?»

«Bocciato.»

«Figo! Quindi ora sei al nostro anno e sei il fidanzato di quella tizia inquietante, Megan Jones, no? E lei diventerà amica di Anthony che è il mio migliore amico, quindi tu diventerai amico suo quindi anche amico mio. Bello, mi piace.»

Wayne aprì bocca per ribattere, poi ci rinunciò, del resto era tristemente abituato a conoscere la gente più strana: «Allora siamo amici? Va bene.»

«Sì, è stata una cosa inaspettata. Molto emozionale ma veloce, devo dire.» continuò lui, indisturbato, «Abbiamo anche le lezioni assieme. Che palle, non posso credere di dover fare Storia della Magia, ho sempre dormito a quell’ora…»

Wayne si fermò e lo guardò con aria sospettosa.

«Cosa?» domandò Kevin.

«Tu… sarai per caso quel Ravenclaw che non ha mai voglia di studiare e passa sempre all’ultimo per pura fortuna?»

«Oh mio Dio, sono famoso!»

 

Michael raggiunse Monica, che lo stava aspettando al piano di sopra.

«Eccoti qui! Potevi aspettarmi!» le disse, riprendendo fiato.

«Non volevo scocciarti mentre eri con i tuoi amici.» si giustificò lui, arrossendo leggermente alla sua occhiata severa.

«Sono i nostri amici da adesso, te l’ho detto. Sei di famiglia, ormai. Che stai bevendo?» le domandò, notando che aveva preso una piccola borraccia dalla borsa.

«Succo di mirtilli, ne vuoi un po’?»

« Ah, ovvio!» sorrise lui, prendendo prima la borraccia e poi la sua mano per farle fare una giravolta. Monica scoppiò a ridere ed entrambi sobbalzarono all’ oooh!” intenerito o divertito che seguì.

Gli amici di Michael del quinto anno erano tutti lì, Helen e Rowan in testa, la prima che li guardava con occhioni pieni di approvazione e il secondo che lo stava vistosamente prendendo in giro.

«Geloso.» gli disse Michael, ridendo e facendo fare un’altra piroetta a Monica per ritrovarsela tra le braccia e tenerla stretta col viso poggiato al suo. Monica diventò color mattone ma sorrise a Helen, nascondendosi dietro i capelli scuri.

«Smielato.» ribatté Rowan.

«Represso.»

«La piantiamo?» domandò Lance, alzando gli occhi al cielo.

«Un altro represso.» sghignazzò Michael, facendo un innocente occhiolino alle ragazze che ridacchiarono e guidando Monica via da loro.

«Devi sempre metterti in mostra?» domandò lei, suonando divertita.

«Sì, assolutamente.» confermò lui, bevendo un sorso del succo di mirtilli e porgendoglielo.

«No, grazie. Senti, forse dovremmo separarci prima di entrare in aula per evitarti problemi.»

«Tranquilla, non mi farò bocciare solo per un abbraccio, anche se l’abbraccio meriterebbe.» ridacchiò il ragazzo, lasciandola andare.

Monica gli rivolse un’occhiata penetrante, «Non mi riferisco al professore, mi riferisco che quest’anno sarai in aula anche con Sandy, Cho…»

«Oh, già. E quindi? Pensi che ti faranno l’interrogatorio?»

«Già fatto stanotte... Vorrei solo evitare il caos.» sospirò lei, giocherellando coi suoi capelli.

«Non hanno nessun diritto di darci fastidio, ci penserò io.» ribatté lui, più duro del solito, guadagnandosi per questo un’occhiata allarmata, «Non intendo affatturare delle ragazze, rilassati. Dico solo che non c’è ragione per cui si facciano i fatti nostri.»

«Un po’ hanno ragione, loro sono così perfette e io…» mormorò lei.

Michael la fermò e le poggiò una mano su una guancia, «Non c’è niente di più perfetto di te. Fidati di me, okay?»

Monica finalmente sorrise, rassicurata. Afferrò la borraccia, la mise in borsa e lo seguì prendendogli la mano.

«Ricordi quando abbiamo parlato davvero per la prima volta? Mi avevi offerto del succo anche allora.» commentò Michael, quasi nostalgico, «Walter aveva appena litigato malamente con Wayne per dei problemi di famiglia, io ero andato a cercarlo e ho trovato te. E ti ho anche trattata male.»

«Pazienza.» disse lei a bassa voce.

«Ma tu hai continuato a seguirmi in silenzio e poi mi hai offerto un succo di zucca da Aberforth. E mi sei rimasta in testa.» sorrise il ragazzo, «Anche se poi non ci siamo parlati per un mese ho sempre voluto ringraziarti, perché dopotutto sei una delle poche persone che mi accettava così com’ero l’anno scorso, un idiota insomma, e che ha aspettato che tornassi in me.»

«Sapevo che non eri così e sapevo che avresti reagito a quel modo, ti conosco troppo bene.» ammise lei, «Quindi non hai di ché stupirti.»

«Beh, mi stupisce che mi sia venuto così facile seguirti fino alla Testa di Porco, con tutte le cose che avevo per la testa.»

«Sono stata fortunata.» sorrise lei, aprendo la porta dell’aula e prendendo un respiro profondo. Sapeva che Sandy era più bella di lei, più popolare, e che era stata il primo amore di Michael o qualcosa del genere, ma non gliel’avrebbe data vinta, mai e poi mai.

 

Georgia si imbatté in Martin Travers proprio mentre scendeva l’ultima rampa di scale e per un momento ebbe paura nel vederlo in piedi da solo in mezzo al corridoio ormai deserto. Lui però non diede segno di volerla attaccare, si limitò a salutarla educatamente. Lei ricambiò, giustamente perplessa, ma il ragazzo non diede segno di volersi muovere.

«Senti… penso di dovermi scusare.» borbottò e Georgia lo guardò allibita, «Mi è stato fatto notare che mi sono comportato in modo piuttosto idiota con te.»

«Oh, okay.» mormorò lei, cercando di passargli attorno e quasi sbattendo contro il muro nel tentativo di prendere le distanze. Urtò invece un’armatura, il cui elmo evidentemente rotto precipitò a terra con uno schianto.

«Accidenti!» sbottò la ragazza, avvicinandosi per raccoglierlo. Martin fece lo stesso, e mentre si chinava mise mano alla bacchetta.

«Che succede?» domandò una voce autoritaria; Georgia sobbalzò e si ritrovò a guardare Ginny Weasley, la sorella di Ron Weasley.

«Niente.» rispose Martin Travers, «Che vuoi? Non sei neanche un prefetto.»

Ginny Weasley lo fissò torva: «No, ma tu hai la bacchetta in mano senza un valido motivo.»

Georgia si accorse che era vero e sobbalzò, cercando la sua. Martin sollevò le mani vuote.

«È un riflesso, Weasley. Dacci un taglio, le stavo solo dando una mano.»

Lei guardò Georgia, che annuì e raccolse l’elmo, «Grazie, Travers. Ora puoi andare.»

«Puoi chiamarmi anche Martin.» ribatté lui, per un momento supplichevole. La strega non seppe cosa rispondere e restò in silenzio mentre lui si allontanava, trucidando la Weasley con gli occhi.

Lei lo ignorò totalmente, avvicinandosi a Georgia, «Sicura che non ti stava dando fastidio? Mio fratello è prefetto, potrebbe fargli passare guai.»

«No, era stranamente gentile.» rispose lei, ed entrambe tentarono di mettere a posto l’elmo, «Grazie comunque. I ragazzi sono sempre strani, non si sa mai.»

«Nel caso degli Slytherin direi “pericolosi”, ma ho avuto l’impressione che stesse per attaccarti alle spalle e volevo evitare di dover rimediare al danno.» spiegò lei, spostando una ciocca di capelli dietro un orecchio. Georgia si accorse che l’ultima volta che le aveva prestato attenzione era al suo secondo anno, quando era stata salvata dalla Camera dei Segreti, e che ora era diventata davvero bella.

«Non so se l’avrebbe fatto. Uscivamo.» borbottò Georgia.

Ginny la guardò incuriosita: «Con uno Sl… Voglio dire… Ah. Beh, peggio ancora. Quando esci con un ragazzo e poi ci si molla lui tende sempre a diventare patetico.»

«Credo che questo riassuma bene il tutto, sì. Anche perché abbiamo già avuto uno scontro risultato con lui e il mio migliore amico che quasi si picchiavano e la mia migliore amica volata giù dalle scale. Ma dato che lui fa Travers di cognome preferisco pensare che siano solo le solite scemenze da ragazzo respinto che non si dà pace.»

«Non sarebbe il primo…» commentò lei, contrariata, e poi i suoi occhi si sgranarono: «Travers? Figlio del Mangiamorte Travers?»

«Sì, beh, all’epoca non si sapeva ancora… Per quel che può valere credo davvero che tutto questo dipenda dal fatto che sia solo un ragazzo stupido, non un delinquente.»

Lo sguardo dell’altra cadde sulla sua cravatta: «Hufflepuff, siete sempre troppo fiduciosi.»

«E voi Gryffindor sempre pronti a dar battaglia.» replicò lei bonariamente.

Il viso di Ginny si illuminò finalmente di un sorriso, che la rese ancora più bella e che fece sentire meglio anche lei, dissipando la tensione, «Sapessi. Beh, ci vediamo…»

«Georgia. Georgia Runcorn.»

«Ci vediamo, Georgia Runcorn. Io sono Ginny Weasley, comunque.»

«Lo so, sei piuttosto famosa.» le fece presente lei. Ginny rise come se avesse detto la cosa più divertente del mondo, e Georgia si chiese come fosse vivere come lei, con un fratello e degli amici sempre a salvare la situazione e lei stessa coinvolta in battaglie vere che lei non riusciva a immaginare nei suoi peggiori incubi. Si domandò anche se si rendesse conto di quanto lei, Longbottom, Lovegood e ovviamente il famoso trio fossero diventati non solo delle celebrità ma delle vere e proprie icone per tutti coloro che non li conoscevano se non di vista. Forse non era cambiato nulla per i loro compagni di stanza o forse anche loro erano in soggezione, ma di sicuro a lei faceva uno strano effetto parlare con quella ragazzina più piccola, lo stesso che avrebbe provato faccia a faccia con Merlino.

Si salutarono, e finalmente Georgia raggiunse l’aula di Antiche Rune, dove Megan le aveva salvato un posto dietro Hermione Granger. Poco dopo furono raggiunte anche da Stephen e Susan, e cinque minuti dopo arrivò Zacharias, che per un attimo diede l’impressione di volersi sedere accanto a Hermione Granger, poi captò il suo sguardo sconcertato e cambiò strada. Georgia soffocò una risata mentre Megan non fece alcuno sforzo per nasconderla, attirando l’attenzione della Granger che si voltò incuriosita.

«Ciao.» la salutò Georgia, dando una gomitata a Megan.

«Ciao.» salutò anche lei, un po’ confusa.

«Povero Smith, gli spezzi il cuore il primo giorno di scuola?»

«Megan.» disse Georgia in tono di rimprovero.

«Cosa? È divertentissimo!»

«Megan!»

«Spezzargli cosa?» domandò Hermione Granger, improvvisamente allarmata e rossa in viso.

«Posso?» chiese Terry Boot, per poi accomodarsi accanto a lei, «Comunque è vero, Zacharias ha una cotta per te, è per questo che si era unito al… tu-sai-cosa in un primo momento.»

Hermione Granger sembrò sul punto di svenire.

«Tutto ciò è stupendo!» sghignazzò Megan, «Tu-sai-cosa cosa, amico di Anthony?»

«Sono Terry, e comunque non è niente di importante.»

«Lo sanno.» disse Susan dal banco dietro al loro.

«Oh, okay, all’ex D.A. E a proposito, niente gruppo di Difesa quest’anno, vero? Con Snape a insegnarla…»

Hermione fece cenno di no con la testa, ancora sconvolta, poi si riprese di colpo e guardò le due ragazze con aria ancora più scioccata: «Voi sapete?»

«Gli altri Hufflepuff ce l’hanno detto e ci hanno un po’ allenate prima degli esami e ci hanno aiutato anche durante l’estate.» spiegò Megan, «Dopo che siete stati scoperti, e qualunque cosa tu avessi messo dove loro hanno firmato era già svanita. Ho visto Marietta Edgecombe, ha ancora qualche segno sul viso, che cos’hai usato?»

«Non dirglielo, lo userebbe per il male. È malvagia.» consigliò Georgia, suo malgrado divertita. Stava parlando con un’altra gigante della storia contemporanea, che peraltro sembrava un pochino più “vicina” rispetto a Ginny Weasley, forse perché la vedeva in classe da sei anni, con la mano sempre alzata per poter rispondere per prima, e per via del suo aspetto comune.

«Sei ancora destabilizzata per via di Zacharias, vero? Tranquilla, non è che ti pensi dal Ballo del Ceppo, ha avuto una ragazza nel frattempo.» la rassicurò Terry.

«E tu come lo sai?» chiese Georgia.

«Dal Ballo del Ceppo?» ripeté Hermione, persa.

«Chi è la pazza che è uscita con lui?» chiese Megan.

«Prima di tutto lo so non perché sono pettegolo.» cominciò Terry, sentendosi al centro dell’attenzione e inorgogliendosi, «Ho amiche pettegole, tipo Cindy, che mi ha detto che vi ha conosciute da poco, e tipo Kevin che invece che studiare guarda gli altri.»

Georgia annuì divertita, chiedendosi perché Sally-Anne avesse piantato un ragazzo con un sorriso così simpatico. Probabilmente, in effetti, proprio perché era così simpatico e onesto.

«Secondo, ti ha notata dal Ballo del Ceppo, Hermione. Eri veramente bella, persino Malfoy c’è rimasto male perché non ti poteva offendere.»

Hermione diventò rossa ma sorrise e ringraziò con voce fioca, prima di rendersi conto della prima frase, «No! Come “mi ha notata”?»

«E terzo, la pazza è…»

La professoressa entrò in quel momento, «Scusate il ritardo, cominciamo subito! Aprite il libro…»

Megan rantolò e sbatté la testa contro il banco.

Georgia e Hermione si sorrisero brevemente e poi entrambe si fiondarono sul primo capitolo del libro, che senza dubbio la Granger sapeva già a memoria.

 

«Hai intenzione di provare le selezioni per il Quidditch?» domandò Rose a pranzo, cogliendo Charlotte di sorpresa.

«Neanche per idea, non sono così brava e voglio che il team vinca. E tu?»

«Sì, come cacciatrice. Pensavo che ti avrei avuta come avversaria.» osservò lei con tranquillità, prendendo poi una fetta di crostata.

Charlotte valutò se tentare di parlarle ancora, come Jack del resto le aveva consigliato per lettera dato che non aveva praticamente amici ad eccezione di Euan e Mary, che peraltro non considerava un’amica quanto una presenza stupidamente ridacchiante al suo fianco, ma in quel momento fu quasi travolta da quest’ultima che subito l’abbracciò in segno di saluto.

«È un fiocco quello che hai in testa?» domandò Mary con occhi già sognanti, «Sei così carina…»

«Vero?» domandò Euan, sedendosi all’altro suo fianco e dando a Charlotte una pacca in testa come se fosse un cane, «Sei adorabile.»

«È come essere amici di una caramella gommosa particolarmente caruccia.» convenne l’altra.

«Vado a salutare mia sorella.» annunciò Charlotte, battendo in ritirata.

 

«Ho dovuto consolare Hagrid, stava praticamente piangendo…» mugugnò Sally-Anne, appoggiandosi ad Hannah.

«Ho l’impressione che abbia pianto anche tu.» fece presente Hannah, esitante.

Sally-Anne arricciò le labbra, indispettita, «Beh, vorrei vedere te se quel cretino andasse in giro a sgocciolare la sua tristezza su chi vorrebbe semplicemente imparare! Scommetto che sperava che Potter fosse uno dei suoi studenti! Lo ammazzerei!»

«A chi, a Harry?» rise Ernie, «Ma non è colpa sua, abbiamo già abbastanza lezioni così…»

«Se proprio dobbiamo dirla tutta, Stephen e Susan hanno sia Antiche Rune che Aritmanzia e Storia della Magia, quindi nessuno di noi si può lamentare.» fece presente Justin, sdraiato pigramente su una panca del cortile interno davanti all’aula di Trasfigurazione.

«Però abbiamo tutti molto più tempo libero.» osservò Quill, «A parte i compiti.» aggiunse depresso.

«E gli allenamenti di Quidditch.» aggiunse Megan, in arrivo con Wayne a braccetto.

«Uuh, che coppia…» li sfotté debolmente Justin, aggiustando poi la borsa che teneva come cuscino.

«Ma sta bene?» domandò Wayne.

«Non proprio, ha appena finito Aritmanzia.» spiegò Quill.

«Beh, allora vai e muori da un’altra parte.» disse Megan con tono risoluto, «Stephen, andiamo. C’è il club di Pozioni.»

«Da oggi?» domandò Stephen, che era già esausto per via delle altre lezioni e stava sbandando mentre arrivava con Susan.

Megan batté un pugno contro il palmo dell’altra mano, minacciosa.

«Su, in quanto mio migliore amico devi legare di più con la mia ragazza.» lo invitò Wayne, chiaramente beffardo. Stephen alzò il dito medio in risposta mentre veniva trascinato via da Megan.

«Salve!» salutò Michael, raggiungendoli per ultimo, «Com’è che Megan e Stephen vanno via assieme?»

«Club di Pozioni.» risposero tutti in coro.

«Oh, già, anche Monica ci va…»

«E com’è che ora voi due siete smielati?» aggiunse Sally-Anne interrogativamente, «Mi riferisco a te e Megan.»

«Beh, è naturale che due persone in coppia cambino e si addolciscano.» rispose Wayne, tirando fuori dalla borsa il libro di Babbanologia per cominciare i compiti. Alzò lo sguardo e notò che tutti lo fissavano scettici. «Voleva picchiare Buggin.» cominciò lui e vide parecchi di loro annuire, del resto tutti detestavano quel bullo e la sua pettegolissima gemella, «E volevo evitare che fosse espulsa il primo giorno.»

«Ah, ecco.» dissero tutti quanti.

«Questo ha molto più senso.» approvò Sally-Anne.

«Ehi, dov’è Georgie?» domandò Michael, spingendo via Justin, «Spazio, spazio!»

«Georgie l’abbiamo persa in mezzo ai Ravenclaw, sta decisamente prendendo a cuore l’idea di fare amicizia tra elementi di diverse case.» rispose Susan, «Dorian e Cindy l’hanno trascinata con loro da Burt, Terry, Anthony e Kevin e l’hanno mollata lì, credo abbia riscosso la curiosità di Kevin in qualche modo.»

Wayne annuì comprensivo.

«Anthony?» sibilò Sally-Anne, «Sta fraternizzando col nemico?»

«Guarda che anche Megan…»

«Megan è strana!»

Wayne annuì di nuovo, concordando con l’ultimo commento, e lanciò un’occhiata a Michael per capire come aveva preso la risposta di Susan, ma sembrava tranquillo, e lui aggrottò la fronte.

 

«Sei strana.» osservò Stephen, notando come buona parte dei gruppi di persone che normalmente gli sarebbero andati a sbattere addosso si aprissero al passaggio di Megan.

«Perché?»

«Lascia stare… Dove ci incontreremo con gli altri?»

«Biblioteca e poi ci spostiamo in un aula del settimo. Prima però passiamo per la Sezione Proibita e tu mi aiuterai e prendere i libri da passare agli altri, sei già stato promosso ad assistente, urrah per te.»

Il tono funereo con cui lei glielo spiegò non lo rassicurò affatto.

«Sezione Proibita? Hai il permesso, vero? E perché scegli tu i libri?»

«Perché sono io il capo.» rispose lei semplicemente, «E sì, il professor Snape mi ha dato carta bianca.»

“Irresponsabile!” fu la prima parola che balenò nella mente di Stephen: «Come hai fatto a ottenerlo?»

Lei lo guardò.

«Sì, domanda stupida da parte mia.» convenne il ragazzo.

«Sono la migliore in Pozioni.» disse lei, priva di modestia. «Non gli rispondo come Potter, magari. Anche se ammetto che “non c’è bisogno di chiamarmi signore” era splendida, stamattina.»

«Certo.» disse lui atono, senza capire a cosa si riferisse, «Chi altri c’è nel club?»

«La tipa di Michael, Seamus Finnigan, Travers, sì, quello, Neville… Non guardarmi così, ha scoperto che non fa schifo in Pozioni quando non c’è il professor Snape di mezzo e voleva provare, Dorian e Cindy del settimo, Charlotte, Euan che è un amico suo…»

«È incredibile che tu abbia veramente ricordato tutti i loro nomi!» esclamò Stephen in tono veramente sorpreso. Megan annuì compiaciuta.

«Perché comunque li conosco abbastanza bene e poi sono miei sottoposti.»

«Non so se tu possa davvero definirli così…»

«Ascolta, il professore che se ne sarebbe dovuto occupare è ovviamente il professor Snape, che appunto da’ il via libera ai libri e decide gli argomenti in generale  ma lo conosci, ha sbolognato il lavoro a me e ogni tanto fa visite a sorpresa per terrorizzare i membri del club, ma per il resto siamo praticamente indipendenti. Io gli chiederò conferma della scaletta che preparerò e lui dirà di fare come mi pare e togliermi di mezzo.»

«Non dovresti chiedere a Slughorn ora?»

«Forse… ma non lo considero. Non mi piace.»

Stephen pensò all’omaccione grasso seduto al tavolo degli insegnanti e rabbrividì, «Neanche a me.»

Alla fine non ci misero molto a trovare i libri adatti, né a decidere i gruppi: Charlotte ed Euan, sotto la supervisione diretta di Megan che si era autoproclamata subito compagna di Stephen, Cindy e Dorian, Seamus e Neville e Travers e Monica assieme per esclusione.

«Scegliete un progetto.» disse Megan a Charlotte ed Euan, «Sfogliate pure i libri e ricordate che le vostre conoscenze sono pur sempre quelle del secondo anno, quindi eviterei il Distillato della Morte Vivente. Se si parla di morte e sofferenze già nel nome, saltate. Quando avete deciso, fatemi sapere. Naturalmente potete venire da me quando volete, vi aiuterò anche passo passo.»

Stephen la guardò incredulo, perché Megan aveva un ché di materno in quel momento che avrebbe fatto piangere Walter di commozione.

«Voi del settimo avete i M.A.G.O, prendetevi pure il vostro tempo.» continuò Megan, rivolgendosi a Monica e poi fissando Travers con disprezzo, «Se Monica ha bisogno di aiuto sa dove trovarmi, ad ogni modo. Longbottom, se uccidi qualcuno la responsabilità è tua.»

Neville la guardò con orrore.

«Ma…» continuò lei, distogliendo lo sguardo, «Visto come ti è andata agli esami direi che non avrai davvero problemi.»

«Oh.» sfuggì al ragazzo, che poi assunse una colorazione più rosea e annuì con determinazione.

«Cindy e… tu.»

«Dorian.» l’aiuto lui.

«Lo sapevo, merda! E dire che oggi me li ero ricordati tutti! Comunque, anche voi due non fatevi troppi problemi coi tempi, ormai siete abituati, siete in questo club da più tempo di me.»

«Basilarmente qui si creano le pozioni che si vogliono sotto la supervisione dei compagni più bravi, aiutandosi a vicenda e con la possibilità di avere praticamente aiuto privato.» commentò alla fine Stephen.

«Sì, e non dimenticare le pozioni che non sono nel programma. Nel nostro caso, noi del sesto e del settimo, possiamo sperimentare quanto ci pare. Per Charlotte ed Euan sono invece approfondimenti, e stessa cosa per i ragazzini delle altre classi che si aggiungeranno man mano, vedrai, appena si abitueranno al carico di compiti delle classi normali ci sarà sempre qualcuno che vorrà tentare. A te l’onore di decidere la prima pozione.»

Stephen ringraziò con un cenno del capo e cominciò a sfogliare il primo libro:

«Pozione per colorare la pelle altrui?» lesse, e la guardò.

«Permanente.» aggiunse lei.

«Pozione per far parlare i libri!» lesse ancora, e gli brillarono gli occhi all’idea.

«Si leggono da soli, in pratica, se vuoi…»

«Aspetta, fammi continuare a leggere prima… Che strano libro, guarda questa! Ne versi un paio di gocce su un oggetto, meglio se una collana o un anello, e questo oggetto se indossato fa emergere completamente il tuo lato oscuro, praticamente diventi malvagio!»

«È difficilissima da preparare.» notò lei, «E meno male!»

«Questa fa crescere più velocemente le piante.»

«Scommetto che la prova Longbottom.»

«Con questa tu la versi in una bacinella d’acqua e diventa come un pensatoio… Solo che non vedi i tuoi ricordi ma chiedi di vedere il mondo con un “e se”.»

«E cosa vuol dire?» domandò lei, spingendolo via e leggendo, «AH! In pratica vedi come sarebbe il mondo con una differenza che scegli tu. Per esempio io potrei dire…»

Il pensiero di entrambi andò a Cedric.

«Potrei dire: e se fossi un’amica di Harry Potter.» terminò lei, «E poi guardare dentro e vedrei più o meno come sarebbe il mondo.»

«Qui c’è scritto che è molto pericolosa però, perché la persona che la usa potrebbe infatuarsi di quella fantasia e non volerla lasciare, o essere così terrorizzata dagli eventi possibili che potrebbe impazzire. O...»

«Saltala.» disse subito lei.

«Oh, questa… Leggere nel pensiero.»

«Può portare alla pazzia anche quella, immagino.» commentò Megan.

«Sì, però dura solo una settimana.» fece presente lui, e poi notò una nota scarabocchiata al margine, «E qui c’è scritto che se diminuisci le gocce di sangue di topo… Sangue di topo? Diminuisce anche la durata, il che permette di non avere ripercussioni gravi. A parte lo scoprire magari che la tua fidanzata ti tradisce o roba del genere.»

«Ah beh.»

«La proviamo?» domandò Stephen.

Megan lo guardò e poi sorrise radiosamente: «Certo! E tu la bevi!»

«Perché io?»

«Perché se sbagliamo qualcosa io non voglio morire!» rispose lei prontamente.

Stephen la guardò senza parole, poi annuì, per la verità molto curioso. «E Snape ci segnerà crediti alla fine dell’anno se non sbaglio.»

«Quello, ed eventualmente Dumbledore dopo aver letto il programma potrà segnare una sorta di raccomandazione… no, un attestato, ecco, che dice che abbiamo fatto il club e che quindi ne sappiamo parecchio di pozioni e affini, e poi ce lo danno a fine settimo anno.»

«A patto che io continui l’anno prossimo… Ma chi prendo in giro.» sbuffò lui, «Ovvio che continuo. Il libro lo prendiamo con noi?»

«Per ricopiare le istruzioni, poi lo mettiamo a posto.» rispose Megan.

«D’accordo… Copiamo anche le note sotto, magari questo tizio… L. E. sa di cosa parla.»

«Vedremo mentre la staremo facendo. Anche se è odioso pasticciare i libri…»

«Lo fai anche tu! Ti ho vista

«Sì, ma non di Pozioni!» ribatté lei, avvicinandosi alla prima pagina dopo la copertina, in cui ancora si notavano frasi tracciate calcando la matita e poi cancellate, appena leggibili contro luce. Non erano consigli, ma semplici annotazioni come quelle che lasciava lei, come “ne parliamo dopo”. In questo caso c’era un “ti amo.”, un “studia”, un “L e J” cancellato con una riga così pesante che aveva quasi rotto la pagina, un piccolo “ho sonno”, un omino stilizzato con i capelli dritti come raggi di sole disegnati da un bambino e occhiali tondi subito sotto, un “lo dico io dopo a Occhi D’Oro” dove quell’ “io” era sottolineato due volte e c’era un cuoricino finale, e un “dopo” al margine del foglio che non era neppure stato cancellato del tutto, evidentemente scritto di fretta. «Madama Pince non gira molto per il Reparto Proibito o avrebbe avuto un collasso. Che strano però… Ci pensi che queste scritte ci sono da anni e anni? Questo “ti amo” si vede benissimo che è stato scritto prima delle altre note, è molto più sbiadito anche se è praticamente l’unico non cancellato, a parte quel dopo, magari chi l’ha scritto è già bello che morto… E chissà chi sono L, J, Occhi d’oro…»

«“L” magari è il ragazzo che ha corretto il “siero del pensiero”. Leonard e Jane, magari.»

«Complimenti, hai beccato il nome di mio padre e della migliore amica di mia madre.» fece una smorfia lei, «Su, muoviamoci a ricopiare.»

Stephen annuì e si mise al lavoro, osservando Megan di tanto in tanto. Non si sarebbe mai aspettato osservazioni simili da parte sua e forse Wayne aveva ragione, era ora che la conoscesse meglio.

Tanto di sicuro quei due si sarebbero sposati, visto che litigavano come marito e moglie dal primo anno.

 

Georgia si ritrovò a ridere forte per via del racconto di Terry e Burt Chambers, che erano particolarmente bravi nell’imitare Kevin che si era addormentato durante Pozioni e il professor Snape che l’aveva mangiato vivo. Kevin rideva con lei, senza la minima vergogna, e Anthony si era coperto la faccia con le mani.

«Ma come avete fatto a diventare amici?» domandò lei alla fine, guardando Anthony.

«È accaduto questo: mi sono presentato e lui ha detto, testuali parole: “parli in modo strano e hai maniere strane, sei mio amico da adesso in poi”. E così non mi ha più mollato. Come un cane.»

«Parli in modo strano significa “educato”, ti faccio notare.» rise Terry.

Georgia pensò a Megan, «Sì, capisco bene.»

«E dopo che Terry ha avuto una disavventura-»

«Sono stato mollato per la prima volta, dillo pure.»

«Dopo che Terry si è preso una cotta al primo anno per una del terzo e già pensava al matrimonio, perché dopotutto aveva undici anni, e lei gli ha detto di no, Kevin ha pagato, non scherzo, ha pagato Fred e George Weasley che erano i suoi eroi, non so se li conosci, per andare a Hogsmeade e portargli cinque burrobirre. I gemelli non hanno accettato i suoi soldi, sono andati alle cucine e hanno preso le burrobirre e anche una torta, e lui ha tirato su di morale Terry in questo modo e siamo diventati tutti amici.» terminò Anthony con un sorriso che rivelava quanto in realtà tenesse a loro.

«Sensato.» commentò lei, guardando Kevin con divertimento.

Il ragazzo ghignò.

«Ora vado ad allenarmi un po’ a Quidditch prima di cena.» annunciò Burt.

«Di già?» domandò Georgia. Burt la guardò serissimo e annuì.

«No, non farlo!» gemette Terry, vedendola aprire bocca.

«Non fare domande a Burt sul Quidditch.» precisò Anthony.

«Burt è un Quidditchofilo.» commentò Kevin.

«Il Quidditch è la mia vita.» dichiarò Burt, sollevando la camicia e mostrando la canottiera con sopra stampata la frase che aveva appena pronunciato.

«Credevo che i Ravenclaw fossero sani e studiosi.» osservò infine Georgia, voltandosi dagli altri in cerca di aiuto.

«Anthony, Terry e Michael lo sono.» disse Kevin, ridendo, «Credo che ne troverai così anche negli altri anni, ma penso che il Cappello Parlante si fosse bevuto il cervello sei anni fa. Oh, si può usare questo modo di dire se parliamo di un cappello?»

«Sentite, ma posso chiedervi perché sono qui?» domandò alla fine lei, guardando Burt andarsene velocissimo.

«Non fissarlo, è già tanto se non torna indietro a mostrarti le mutande. C’è lo stemma dei Puddlemere lì.» disse Terry serissimo, «Comunque chiedi a Kevin. È lui che ha insistito.»

Kevin smise di sorridere e la guardò; Georgia si accorse che i suoi occhi erano più piccoli di quelli di Anthony ma ugualmente magnetici, specialmente ora che lui sembrava sul punto di dire qualcosa di serio.

«Cindy. L’anno scorso sembrava completamente allo sbando e dopo una sola serata in camera tua è improvvisamente tornata la mia… la nostra Cindy. Ha lasciato Jeremy, e quelli non sono affari miei, e in qualche modo è riuscita a non litigarci e a non farci litigare me, salvando il gruppo intero che rischiava di dividersi del tutto. Credo che tu possa capire se ti dico che il mio gruppo è un po’ come una famiglia, anche se ho due genitori e tanti fratelli e sorelle non riesco a non pensare a tutti i miei amici qui come tali: Anthony, Terry, Jeremy, Dorian e Cindy in particolare. Ora, Hannah Abbott e Susan Bones erano già sue conoscenti quindi non è proprio opera loro, Megan voglio lasciarla conoscere prima ad Anthony anche perché mi spaventa un po’ e Sally-Anne è apparentemente malvagia con tutti i miei amici, perciò tu sei l’unica che ho potuto chiamare per ringraziarvi e a nome di tutti. Senza contare che Dorian ha già deciso che ti adora, e che tu con Cindy non ci avevi mai parlato prima eppure anche lei ora canta le tue lodi. Non potevo non conoscerti.»

«Ho capito.» disse Georgia, «E ti ringrazio. Dovreste dare una chance a Sally-Anne, comunque. Quando non le si chiede di essere una fidanzata sa essere una buona amica.»

«Dillo ad Anthony.» borbottò Terry.

«Appunto, non pensi mai a te.» sorrise Kevin, «Comunque qualunque cosa ti servirà, io ci sarò. Ti devo un favore enorme, perciò non farti problemi per qualsiasi cosa.»

«Sembra che oggi non faccia che riscuotere successo.» commentò lei, sorridendo a sua volta, «E comunque, l’unica persona da cui vorrei essere approvata è da qualche parte a sbaciucchiare la sua futura moglie».

«Mi sembra giusto, sei bella, simpatica e buona. Se non fossi un disgraziato ci proverei subito con te.» approvò Kevin, tornato normale.

«Come sarebbe?» domandò Terry.

«Non chiedere.» si lamentò Anthony.

«Beh, io voglio le tipe strane, lo sapete.»

«Tu e Cindy non…» tentò Georgia, ricordando che Cindy sembrava innamorata del suo cosiddetto migliore amico.

Kevin fece subito cenno di no con la testa, «Migliori amici.»

«Ah. La sento spesso, questa.»

«Cosa?»

«Niente. Quindi Burt ha davvero le mutande del Puddlemere?»

 

«Impazzirò prima della fine dell’anno e non riesco a ricordare a cosa serva la telecamera.» annunciò Susan dopo la prima settimana, sbadigliando, «Inutile il panico.»

«Invece che scattare le foto e quindi prendere le immagini ferme, perché quelle dei babbani sono ferme, prende direttamente tutto quello che succede da quando la fai funzionare a quando la spegni. Con i suoni e i colori.» disse Hannah, che aveva gettato il libro a terra e stava studiando piegata in due sulla poltrona per leggere.

«Comodo avere un’amica che ha la madre babbana, eh?» commentò Sally-Anne, «A me servirebbe una mano in Erbologia, comunque.»

«Ci penso io. E mia madre non è babbana, è nata-babbana.» precisò lei, mettendosi più comoda.

«Come si chiamano i tuoi?» domandò Quill, emergendo da dietro il divano.

«Ignatus Abbott e Alexis River.» rispose lei, «Perché?»

«Perché ero convinto anche io che lei fosse babbana e tuo padre invece mezzosangue.»

«No, mio padre è purosangue! Anche se il cognome si estinguerà con me visto che non ho fratelli. Ormai la famiglia era ridotta a noi, ma c’è da secoli.»

«Sapete che mio padre era amico del padre di Goldstein?» domandò Michael, intromettendosi nel discorso, «Me l’ha detto Anthony Goldstein, erano inseparabili a scuola!»

«Triste che si siano separati e riprodotti, se si fossero fidanzati tra loro avrebbero fatto un favore al mondo.» commentò Sally-Anne e Megan sghignazzò, occupata a mescolare ogni dieci minuti la pozione a turno con Stephen.

«Non ti rispondo perché sono un signore.»

«Ma avessi la decenza di tapparti la bocca invece che uscirtene con cose simili…» commentò Georgia, facendogli poi l’occhiolino. Michael rise e fece cenno di volerle spettinare i capelli, lei gli sfuggì.

«Si sta bene però.» mormorò Stephen, che ora che toccava a Megan mescolare si era potuto sedere accanto a Susan e Quill. I due annuirono, rilassandosi con lui.

«L’hai più sentito tuo padre, Michael?» domandò Wayne, e il ragazzo fece segno di no con la testa.

«Ma aspetto una lettera o qualcosa del genere.»

«E tu e tuo fratello?» domandò Ernie a Georgia, tanto per parlare.

«Già, vedo meno lettere in arrivo.» convenne Justin.

«È molto occupato col lavoro, ma anche lui ha promesso di spedirmene presto. Sta facendo una specie di allenamento per rimettersi in forma e poter affrontare le missioni di persona, gli ci vorrà almeno un anno prima di tornare operativo.» spiegò lei, scambiando uno sguardo con Michael che diceva quanto lei fosse sollevata da ciò.

«Auror…» disse Ernie, sognante.

 

Robert stava uscendo dalla Gringott quando fu distratto dalla vista di una splendida ragazza dai capelli argentei che salutava un tizio dall’aria familiare e i capelli rossi come il fuoco. Si chiese se lei fosse una veela o qualcosa del genere, tanto era bella, e la guardò andare via piuttosto imbambolato prima di portare l’attenzione al ragazzo in questione e trasalire.

«Bill?»

«Rob

I due si strinsero la mano e si diedero qualche pacca sulla spalla a vicenda, non sapendo se abbracciarsi o meno, e Robert fu felice di trovare il vecchio amico così raggiante.

«Ma tu pensa, quanti anni sarà che non ci vediamo? Come stai?»

«Meno bene di te.» rispose Robert, lanciando un’occhiata alla ragazza che si allontanava.

«Ah, Fleur… Ci sposiamo l’anno prossimo.» rivelò Bill, cercando di non suonare troppo compiaciuto e fallendo.

«Mi stai prendendo in giro.»

«Fatico a crederci anche io quando la vedo. E non parlo solo della bellezza esteriore, sia chiaro.»

«Congratulazioni!» esclamò Robert, sorridendo felice.

«Grazie.» ridacchiò Bill, tenendolo d’occhio con fare incuriosito e ricevendo uno sguardo interrogativo per questo, «Sapessi quant’è strano vederti sorridere così… O sorridere e basta. Tra l’altro sei invitato, avrei chiamato comunque tutti, anche se siete così sfuggenti… Specialmente tu e Gabriel… E Sarah, certo. Li vedi ancora?»

«Solo Sarah.» rispose lui con un’alzata di spalle, «Ma Gah mi manda cartoline da tutto il mondo ogni tanto.»

«E tu e Sarah…»

«No! No, no, siamo solo migliori amici, proprio come allora.» rispose Robert con sicurezza.

«Diavolo, mi ricordi… beh, mi ricordi quasi tutti i miei fratelli.»

«In che senso?»

«Lascia stare…»

«E Tonks?» domandò poi Robert, «Lei non la inviti?»

«Ah, ma Tonks è già di casa.» rispose Bill, «Anche se dubito che oltre a Charlie qualcuno abbia realizzato quanto vicini fossimo a Hogwarts… Quando eravamo ragazzini chiamavamo Tonks “Dors” tutto il tempo per colpa di Gah, per fortuna, o mia madre l’avrebbe ossessionata perché si sposasse con Charlie o qualcosa del genere. E siamo tutti andati per la nostra strada dopo la scuola.»

«Ci siamo allontanati prima, con la morte dei miei.» lo corresse Robert, «Charlie è in Romania, Gah era scappato di casa subito dopo Hogwarts e chissà dov’è ora, Tonks fa l’Auror ma la vedo solo ogni tanto perché lei è sempre sul campo, tu alla Gringott e io e Sarah nella divisione d’ufficio.»

«Strano posto per una Slytherin.» sogghignò Bill, «Come stanno le tue sorelle?»

«Bene, bene. Charlotte mi ricorda inquietamente la piccola Tonks appena arrivata a Hogwarts, senza amici della sua età, tutta scontrosa e ribelle, ma pazienza. Troverà un Charlie, un Bill e un Gah, immagino.»

«Sei fiero di lei.»

«Ci puoi giurare. Georgia invece è tranquillissima, è più matura lei di me. E i tuoi? È tuo fratello quello che è finito a dar battaglia nel Dipartimento dei Misteri mesi fa, no?»

«C’era anche mia sorellina.» si incupì Bill, «Hai tempo per bere qualcosa?»

«E perché no…» accettò Robert, un po’ in pena per Bill. Se fossero state le sue sorelle, quelle finite sul giornale per aver affrontato dei Mangiamorte, lui avrebbe come minimo avuto un collasso nervoso.

Non riusciva più a non lottare per ciò che era giusto, ma d’altro canto cercava di correre meno rischi possibili, perché capiva la paura della sorella. Però, proprio per proteggere lei e Charlotte, sapeva che avrebbe dato anche la sua stessa vita con piacere e che avrebbe dovuto combattere per poter permettere loro di vivere vite normali.

«Quindi esistono altre bambine col carattere che aveva Tonks?»

«Beh, lei non odia davvero il mondo… spero.»

Bill sorrise e pensò che avrebbe dovuto spedire già quel giorno una lettera a Gah, nella speranza di trovarlo ovunque lui fosse, e invitare anche lui al suo matrimonio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda Zacharias Smith, c’è da dire che Hermione, al party, dice a Harry che non sapeva se invitare lui o McLaggen per infastidire di più Ron, e sembrava abbastanza sicura di poter ottenere un sì da entrambi.

Inoltre, se per curiosità volete sapere quali materie stanno seguendo:

 

Megan                    (club)                                                      incantesimi, antiche rune, demonologia, difesa

Wayne                                                          storia della magia, incantesimi, trasfigurazione, babbanologia, difesa

Michael                                                        storia della magia, incantesimi, trasfigurazione, difesa,  pozioni

Georgia                                                                                   erbologia, antiche rune, trasfigurazione, difesa

Stephen                  (club)                          storia della magia, babbanologia, antiche rune, aritmanzia, difesa

Susan                                                                 storia della magia, babbanologia, antiche rune, aritmanzia, difesa   

Justin                                                                               incantesimi, trasfigurazione, aritmanzia, difesa

Ernie                                                                    incantesimi, trasfigurazione, erbologia, difesa, pozioni

Hannah                                                                                                     incantesimi, erbologia , difesa

Quill                                                                                                        incantesimi, aritmanzia, difesa

Sally-Anne                                                        incantesimi,  erbologia, cura delle creature magiche, difesa

 

 

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Capitolo 7
*** 7 ***


Capitolo 6

 

«Come sono andate le selezioni?» domandò Wayne, restando chino sul suo libro. Nessuno dei ragazzi commentò il fatto che Megan fosse nel dormitorio maschile.

«Ovviamente sono in squadra. Zacharias avrebbe fatto di tutto per tenermi fuori, ma gli altri lo avrebbero picchiato perché senza di me non possono vincere.» rispose lei, sedendosi accanto a lui, «Che materia è?»

«Babbanologia

«Se qualcosa non ti è chiaro, avvisa.»

«Ho sempre pensato che nel Quidditch il ruolo più importante fosse quello del cercatore.» osservò Justin.

«Ho sempre osservato che devi stare zitto.» ribatté Megan, «Stephen, la pozione sarà pronta tra dieci giorni, dovrà solo riposare ora. E ci aggiungerò cose man mano.»

«Che pozione?» domandò Ernie, incuriosito.

Zacharias rientrò in quel momento e lui e Megan si scambiarono un’occhiataccia.

«La pozione “tua mamma”. Fatti i fatti tuoi.»

«Sei di buon umore?» domandò Wayne, ironico.

«Il nuovo cercatore andrebbe scuoiato vivo.» si lamentò lei, lasciandosi scivolare dal letto a terra. Zacharias grugnì dal suo baule.

«Vedo che concordate… Perché è in squadra allora?»

«È il più decente.» rispose il ragazzo, afflitto, «Come capitano dovevo sceglierne uno e persino Jones concordava sul fatto che perlomeno sapesse volare. Ora capisco perché hanno anticipato di tanto le nostre selezioni, così avremo più tempo per allenarli a restare seduti su una scopa senza cadere dopo tre secondi…»

«Stiamo per perdere così malamente…» commentò Justin, non troppo colpito dalla situazione.

«Tutto bene?» domandò Stephen.

Lui gli rivolse un pigro sorriso e giocherellò con una piuma, «Presto avremo finito il sesto anno-»

«Di già?» fece Wayne.

«-e poi il settimo e poi finalmente mai più libri, andrò in giro per il mondo a spezzare maledizioni, conoscere straniere e assaggiare i piatti migliori di ogni luogo che visiterò.»

«Justin, hai battuto la testa?» domandò Ernie cautamente.

«È solo che mi sembra ieri che siamo arrivati e invece son già passati giorni, anche l’anno passerà velocissimo!»

«Ti dirò…» cominciò Stephen, «Non è successo ancora niente di niente, se continua così sarà l’anno più tranquillo di sempre, considerato che non ci sono troll, camere leggendarie che si sono riaperte, tornei da affrontare, pazzi scappati da Azkaban o peggio di tutto i G.U.F.O.»

«Ma tutte queste cose sono quasi sempre cominciate ad Halloween e gli effetti si sono visti dopo.» fece presente Wayne.

Tutti gemettero.

Quill emerse dalle coperte sotto cui era accucciato per studiare: «E di solito coinvolgono i Gryffindor.»

«Dettagli…» borbottò Megan.

 

Georgia era di ritorno dalla sua lezione di Erbologia quando si accorse di Dorian, seduto nel cortile nonostante il freddo di quella sera di ottobre. Si sedette accanto a lui senza dir nulla, e il ragazzo le sorrise e tornò a guardare avanti.

Cindy, Kevin e Jeremy stavano passeggiando vicino al lago, capì che erano loro per via del modo in cui Dorian li guardava e per il fatto che fossero in tre, con la biondina in mezzo.

«Tutto bene?»

«Sì.» rispose Dorian dopo qualche secondo.

«E come mai non li raggiungi? Se posso chiedere…»

«Puoi chiedermi tutto.» disse lui con un breve sorriso che si spense subito. Georgia gli appoggiò una mano sulla spalla, esitante. «Di solito eravamo io, Cindy e Kevin. Jeremy si è aggiunto dopo, perché gli piaceva Cindy e lui e Kevin erano più o meno amici, stessa cosa con me… Poi, come sai, io e Cindy ci siamo baciati. È stato un enorme errore, ma non era neanche un bacio di quelli davvero romantici, era un modo strano di… Non te lo so spiegare, comunque non sono interessato a lei a quel modo, e lo sanno sia lei che Kevin. Ora lei ha lasciato Jeremy del tutto e sono rimasti comunque amici, perché Jeremy un po’ l’ha sempre saputo… Ma penso non reggeranno a lungo, penso che Jeremy prima o poi scoppierà perché vuole di più e li mollerà.»

«Ed è un problema?» chiese Georgia, confusa.

«Dipende.» Dorian sorrise di nuovo debolmente, «Perché so che tra Kevin e Cindy è tutto diverso… sin dal primo momento, al secondo anno, il primo treno, è come se le due persone più speciali del mondo si fossero incontrate… E sono come un fratello e una sorella per me. Mi preoccupa cosa accadrà tra loro, perché se le cose andassero male li perderei, e se anche andassero bene sarei escluso… è egoista da parte mia, lo so.»

«Non così egoista, è molto normale!» esclamò subito la ragazza, «Hai paura di perdere i tuoi migliori amici, è normalissimo! Io sono fortunata perché Megan e Wayne come coppia sono… perché sono una coppia dall’inizio, l’unica differenza è che ora si baciano. E Mike… Michael… Mike ha già dimostrato che non lo perderemo, sta invitando Monica anche nella nostra sala comune... anche voi troverete un vostro equilibrio. Kevin e Cindy sembrano superficiali a una prima occhiata, ma sanno cos’è importante mantenere.»

Dorian annuì, poi cominciò a ridere: «Dio, odi quella Monica così tanto…»

«Chi, tu?» si stranì lei.

«No, tu! Tu la vorresti uccidere!»

Georgia sbiancò e lo colpì subito a una spalla, «Non è affatto vero, è adorabile e-»

«Ed è quella che ti ha fregato Mike.» la interruppe lui.

«Michael non mi piace in quel modo!» negò subito la strega.

«Sai cosa? Io sono un ragazzo, si suppone che non debba fare la comare che convince la gente a non negare i propri sentimenti, ma possibile che io conosca solo gente repressa che dice “sei il mio migliore amico” a chiunque ami? E Kevin e Cindy, e tu e Stebbins…»

Georgia lo guardò basita.

«Ehi Georgie! Sanders…» salutò Michael allegramente, facendo sobbalzare entrambi. Stava arrivando con un braccio sulle spalle di Monica, e pareva che nessuno dei due, fortunatamente, avesse sentito di cosa lui stesse parlando.

«Stebbins.» salutò Dorian con un piccolo cenno della testa, «Ladgewolf.»

«Ciao.» mormorò Georgia, sorridendo ai due.

Una folata di vento fece stringere tutti nei mantelli. Michael si guardò attorno; Georgia sorrise debolmente a Monica, Dorian si fissò le mani e tutti e tre si chiesero se l’atmosfera potesse diventare più tesa di così.

 

Sally-Anne spedì la lettera a Gah e si affacciò a guardare il panorama. Sentì dei passi alle sue spalle e si voltò, trovandosi per la prima volta in compagnia di Terry Boot da quando l’aveva mollato.

«Oh, ehi! ‘sera!» salutò Terry, amichevole.

«Ciao.» salutò Sally-Anne, arricciandosi istintivamente una ciocca di capelli intorno alle dita.

Terry la tenne d’occhio mentre lei si tratteneva accanto al muretto, e dopo aver spedito la sua lettera si fermò accanto a lei.

«Sembra che quest’anno ci incontriamo più di quanto non facessimo in tutti gli altri anni messi assieme, eh?»

«Immagino sia perché tutte le persone con cui Megan e Georgia stringono amicizia finiscano sempre col contare nella vita di tutto il gruppo, a differenza di noi comuni mortali che abbiamo vite private.»

«Forse è perché danno più importanza a queste persone di quanto non ne dia tu.» osservò lui e Sally-Anne assottigliò lo sguardo, «Parlo anche di me. Anche Kevin è così, è che ci sono persone che coinvolgono tutti gli amici appena conoscono qualcuno perché reputano entrambi importanti, sia gli amici potenziali che quelli vecchi e vogliono che vadano d’accordo tra loro.»

«Non ci ho mai pensato.» ammise lei.

«Beh, a me invece ha dato molto da pensare tutto questo.» ribatté Terry onestamente, «Tranquilla, non ho intenzione di provarci con te, mi basta essere scaricato una volta sola. A proposito, posso sapere il perché?»

Sally-Anne lo squadrò e poi sbuffò.

«Te l’ho detto il perché, non sentivo niente.»

«Solo questo? Non è che stessimo insieme da tantissimo… Perché mi hai detto di sì allora, all’inizio, se non intendevi provare?»

«Sinceramente?» lo sfidò lei.

«Sì…

«Perché mi piaceva il modo in cui mi guardavi. Mi hai sempre detto che sono bellissima e mi piace sentirmelo dire. Sei un bravo ragazzo, ma non mi interessi minimamente.»

«Beh, te l’ho chiesto io.» commentò lui, stringendosi nelle spalle, «Però rischi di far soffrire qualcuno, in questo modo. Se qualcuno si innamorasse di te…»

«Non accadrà perché non lascio avvicinarsi nessuno, non abbastanza.» tagliò corto lei.

Terry la guardò disorientato: «E come fai a sapere allora chi è giusto per te?»

«Qui a Hogwarts? Non c’è nessuno alla mia altezza.» rispose lei sprezzante, ma si accorse di essere sforzata nel dirlo. Per la prima volta si rese conto di non essere più certa di ciò che aveva sempre proclamato e pensato.

«Ci stavamo chiedendo perché ci mettessi tanto.» disse Anthony, finite di salire le scale, e si sfregò le mani coperte dai guanti, «Perks.»

«Goldstein.» sibilò Sally, irritata.

«Noi andiamo.» disse Terry, rosso in viso, battendo in ritirata. Rallentò accanto ad Anthony, che gli fece cenno di proseguire e poi si avvicinò a Sally-Anne.

«Sei davvero come pensavo, quindi. Speravo di sbagliarmi.» commentò lui.

«Origliavi?»

«No, ma siete soli e ho sentito per forza mentre salivo gli ultimi gradini.» spiegò Anthony, stringendo i pugni al pensiero della faccia mortificata di Terry e costringendosi a respirare profondamente, «C’era bisogno di essere così dura?»

«Lui vuole stare con me solo perché sono bella.» ribatté Sally-Anne, «Posso avere di meglio.»

«Non lo so.» disse lui, guardando il cielo stellato. Poi estrasse la bacchetta; Sally-Anne sobbalzò, lui la ignorò e trasfigurò una bottiglia vuota appoggiata al muretto in una rosa di vetro, e glielo porse.

Lei accettò sorpresa.

«Sei sicuramente come questo fiore, ed è difficile trovare qualcuno giusto per te.» commentò, guardando avanti a sé.

Sally-Anne guardò prima lui e poi il fiore, confusa dal gesto.

«Sei bellissima come questa rosa.» spiegò Anthony, con un sorrisetto storto mentre si voltava a guardarla, il viso pallido illuminato dalla luna piena, «E altrettanto vuota.»

Lei spalancò la bocca, inorridita, ma il ragazzo si stava già allontanando.

 

«Tu non hai idea di cosa quel bastardo mi abbia detto!»

Tutti gli Hufflepuff del sesto e quinto anno, più Michael, Dorian, Cindy e Jeremy, seduti in sala comune per studiare assieme, sollevarono la testa verso Sally-Anne, che aveva il mantello aperto, gli splendidi e lunghissimi capelli biondi spettinati intorno al viso, che sembravano lasciati cadere e arricciati ad arte invece che dal freddo, le guance arrossate, gli occhi lucidi per via del freddo e stava ansimando per la corsa.

Non era mai stata così bella, e Stephen trasalì come se gli avessero dato uno schiaffo, Dorian spalancò la bocca e si lasciò cadere di mano il libro e Sheldon e Rowan caddero dalla doppia poltrona che stavano occupando, facendo crollare una pila di libri in testa a Quill che non emise neppure un suono, limitandosi a guardarla con gli occhi spalancatissimi. Wayne pregò sinceramente che stesse guardando Megan, che era poggiata a lui, e si distanziò appena.

«Chi è il bastardo?» domandò Michael in tono gentile, evidentemente atterrito.

Lance era strisciato dietro Amelia per nascondersi.

«ANTHONY GOLDSTEIN!» urlò lei, facendoli sobbalzare, «RAGAZZE, CON ME!»

E calpestando la pergamena di Jeremy, che non osò lamentarsi e la fissò andare via con aria parecchio ebete, si precipitò in dormitorio.

«Toh, se volete farmi i compiti non mi lamento.» disse Megan, lanciando la pergamena a Wayne e Stephen, «Ricordatevi di me.»

«Difficile scordarti.» replicò Wayne, beffardo.

«Perché ho la sensazione che non sia positivo, detto così? Devo colpirti?»

«Risparmia le forze per Sally.» mormorò Georgia, trascinandola via.

«Ciao ciao» salutò tristemente Hannah, e Susan si allontanò con lei un po’ depressa e un po’ preoccupata.

Stephen si accorse che Megan gli aveva lasciato la scatola dentro cui teneva il calice con la pozione sigillata al suo intorno e se la mise in tasca, mentre Rowan e Sheldon tornavano sul divano.

«Che diavolo di donna…» borbottò il primo.

«Bella, però.» commentò Helen serenamente.

«Bella?» ripeté Justin, sconcertato, «Prova con attraentissimamente sexy e stupenda!»

«E spaventosa.» aggiunse Ernie, «Ammettiamolo.»

«Povere ragazze, dubito che riusciranno a fare i loro compiti.» commentò Michael, ripresosi.

Tutti lo guardarono come se fosse pazzo.

 

Era il pomeriggio della settimana dopo quando Stephen decise di provare il “Siero del Pensiero”, che era diventato denso e blu scuro con un giorno di anticipo grazie alle “amorevoli” cure di Megan. Nessuno sapeva che intendeva provarlo eccetto lei e Wayne, ed entrambi sapevano che l’avrebbero fatto il giorno successivo, ma rendendosi conto che gli altri sarebbero fuggiti da lui pensò di tentare senza avvertirli.

Si preparò al sapore disgustoso e mandò giù il piccolo sorso, che sarebbe dovuto durare solo un giorno. Mise il piccolo calice a posto e aspettò, poi si alzò per andare in sala comune.

Quando rinvenne scoprì di essere steso sul letto in orizzontale, a metà del materasso.

Sentì Zacharias chiedersi se fosse quello il modo di dormire e si mise a sedere.

«Eh?»

«Cosa?» domandò Zacharias scorbuticamente.

«Hai detto qualcosa?»

«No.»

«Oh.»

Leggermente esaltato si affrettò a uscire in sala comune, dove tutti i compagni stavano facendo i compiti prima di cena, o nel caso di Michael e Monica se ne stavano in panciolle a chiacchierare.

Provò ad avvicinarsi a Wayne e Megan, che stavano leggendo un giornale. Inizialmente non sentì altro che il brusio di chi parlava più quello di tutti i pensieri, che erano lontani, come se le persone sussurrassero tra loro, poi concentrandosi su Megan sentì la sua voce senza che lei aprisse bocca.

“Mi sta sulle scatole questo tizio,” stava pensando. E un attimo dopo disse: «Mi sta sulle scatole questo tizio.»

«Ci avrei scommesso.» commentò Wayne, stiracchiandosi. “Dovrei prenderle la mano? Voglio prenderle la mano. Chissà da cosa deriva il voler prendere la mano della propria fidanzata, di sicuro non è qualcosa che aiuta il proseguimento della specie, non dovrebbe essere istintiva quanto dipendente dalla cultura, ma non mi risulta che nelle altre culture la gente non si prenda per mano, sarà…

Ho freddo,” pensò Megan, «Ho freddo, attaccati.»

«Voi due siete perfetti assieme.» commentò Stephen con sentimento.

Entrambi lo guardarono sorpresi.

“Cosa gli prende? Non è da lui,” pensò Wayne.

“Certo che lo siamo, pensò Megan.

«Okay.» disse Wayne.

“Vorrei cavarle gli occhi.”

Stephen si voltò verso la voce di Georgia, che era seduta per terra con le braccia appoggiate alla poltrona su cui stava Dorian, e guardava Michael e Monica che le davano le spalle e si baciavano.

“ Non lo dovrebbe toccare. Zoccola. No, no, no, sorridi, Michael è il tuo migliore amico, sorridi! Parla con Dorian, digli qualcosa!”

Dorian sfogliò una pagina del libro che teneva sulle gambe, e pensava ai suoi amici Ravenclaw, “Dovrei dire qualcosa a Kevin o starne fuori e vedere cosa fa?”

Sally-Anne si accorse del proprio riflesso in un bicchiere in quel momento e si aggiustò un ciuffo, “sono veramente bellissimi... Ho fatto bene a farli crescere ancora. I capelli di Georgia non sono male quest’anno, penso. Guarda Michael come si struscia con quella gatta morta davanti a Georgia, dovrebbero staccargli via il c-

«Steph, stai bene?» domandò Wayne, “Perché ride da solo? Cosa mi sono perso? Di solito ci accorgiamo di tutto assieme…

“Prima c’era Cedric, e quello andava bene, e Georgia, e quello andava meno bene. Ora prima di me viene anche questa tizia… i pensieri di Rowan erano decisamente cupi.

«Sì, stavo ricordando cose…» rispose Stephen vago.

“C’è Stephen! Dovrei chiamarlo? No, forse vorrà restare per conto suo, non posso sempre appiccicarmi a lui, lui non è venuto da me, magari non vuole parlarmi ora…” pensò Susan in quel momento e Stephen la cercò con gli occhi. Era rivolta al fuoco e stava pensando: avrà visto che lo stavo fissando?

«Devo andare.» disse a Wayne e Megan, che cominciavano a preoccuparsi. O perlomeno Wayne, Megan lo aveva semplicemente preso per scemo, ma non dubitava che presto avrebbe capito la verità anche lei.

Raggiunse Susan, e mentre percorreva la sala riuscì a sentire meglio parecchi pensieri, pur senza voltarsi a cercarne i proprietari.

Non finirò il compito in tempo, sono un cretino! Perché ho aspettato?”

“Michael è così bello… Sono così fortunata ad averlo!”

“La amo, senza dubbio.”

“Mi fa male la pancia, odio essere una donna!”

“Devo ricordare ad Hannah che abbiamo una ronda…

“Non devo piangere, non devo piangere… Ogni volta che la bacia, mi sento morire.”

“Ucciderò Anthony Goldstein!”

«Ciao, Susan.» salutò Stephen, sedendosi accanto a lei, un po’ scioccato dall’intensità dei pensieri di Georgia.

Susan gli sorrise subito. “Mi preoccupo sempre troppo!” «Ciao, Step!»

«Che fai da sola?»

Lei fece spallucce, «Mi riposo un po’ prima di cena. Non pensavo che il sesto anno fosse così difficile!» disse, fece una pausa e pensò: “Che begli occhi che ha”, «E tu?»

Stephen sentì la sua faccia ardere, chiedendosi se avesse capito bene: «Cosa?»

“Mi sta ascoltando?”

«Sì!» disse subito lui.

«Cosa sì?» chiese Susan, confusa.

“Mi sento spezzato a metà… Vorrei essere morto.”

Stephen si voltò lentamente verso Quill, che era sul divano e sembrava dormire.

«Quill, sei sveglio?» chiamò, ignorando involontariamente Susan.

“Stephen è strano, pensò lei.

Cosa faccio?” si chiese Quill, e poi aprì gli occhi e annuì pigramente.

«Stai bene, amico?» domandò preoccupato.

«Ho molta fame.» rispose Quill, balzando in piedi, «È quasi ora di cena, penso che andrò!»

«Ti accompagno?»

“Lasciami solo e basta!”, «Non ce n’è bisogno…» si schernì lui in tono molto tranquillo.

Stephen si ritrasse, sentendosi rifiutato, «D’accordo.»

Lo guardò andare via e così Susan.

«Qualcosa non va con Quill?» domandò poi lei.

«Credo non stia bene.»

«Allora dovresti parlargli.» suggerì la ragazza, che pensava lo stesso e aveva completamente messo da parte le sue insicurezze.

Stephen annuì e poi riportò la sua completa attenzione su di lei: «Dovremmo andare a Hogsmeade insieme, è da tanto che non parliamo.»

«Mi farebbe piacere.» sorrise lei, «Prima però occupati di Quill.»

Georgia si alzò in quel momento insieme a Dorian e quasi corse via dalla sala comune, pur cercando di mantenere un passo normale.

“Sta per piangere? Cosa dovrei fare se piange?” pensò freneticamente Dorian.

Michael non la notò, ma Monica sì.

“Staranno insieme? Lo spero, mi eviterebbe un sacco di problemi.

Si chiese quanto la fidanzata di Michael dovesse essere gelosa del rapporto tra lui e Georgia e quanto questo rapporto si fosse raffreddato a causa sua. In ogni caso era gentile a non darlo a vedere per non far soffrire nessuno e a limitarsi a sperare che lei uscisse con un altro, sicuramente più diplomatica dei pensieri che Sally-Anne e Megan le stavano indirizzando in quel momento.

“Georgia dev’essere gelosa marcia” stava pensando la prima, “la storia del migliore amico è la cazzata del secolo.”

“Se Georgia sta male per colpa di Monica giuro che le uccido entrambe.”

“Georgia sta per scoppiare, pensò anche Wayne, “perché Michael non se ne accorge? Sarà anche assorbito dal suo amore per Monica, però Georgia resta la sua migliore amica… Possibile che non abbia capito che lei ricambi? Ma dopotutto neanche lei c’è arrivata, continua a dirsi che è la sua migliore amica, quante volte l’avrà detto questo mese? Sono come fratello e sorella…

Cosa sta pensando?” si domandò Rowan. “La Signora Maestra stava lì per piangere e sono sicuro che è per lui… a cosa sta pensando? Maestro, girati! Girati!”

Conoscendo Rowan, dopo aver chiamato Michael in quel modo era naturale che lo pensasse ancora tale, ma era una novità per lui che anche Georgia avesse un appellativo e che fosse saltato fuori nel momento in cui metteva da parte la sua invidia verso di lei.

«Andiamo a cena anche noi.» propose Susan, “Com’è pensieroso, dev’essere per Quill... Vorrei poterlo aiutare…

Girando per i corridoi di Hogwarts, Stephen scoprì che tutti gli studenti avevano le loro grandi preoccupazioni e che molti vivevano le loro personali avventure che non diventavano di dominio pubblico come quelle di Potter e del trio. Certo, sapeva che ogni persona aveva una vita propria, ma essere improvvisamente e involontariamente parte per qualche secondo lo aiutava a rendersi conto di quanto la propria vita fosse una tra tante eppure irripetibile e quanto tutti fossero assorbiti dai loro problemi.

Alcuni pensieri poi lo colpirono più degli altri: Draco Malfoy lo sorpassò velocemente, pensando in maniera altrettanto frenetica e soprattutto disperata: Cosa farò? Cosa farò?”; il trio di Potter non era in condizioni migliori: Harry Potter camminava davanti a Ron Weasley ed Hermione Granger e pensava solo alla cena, la sua migliore amica stava minacciando Lavender Brown per qualche motivo e quasi contemporaneamente mischiava a questo la sua preoccupazione per Ron che la trattava male senza un vero motivo e una forte rabbia, mentre il Re Weasley era decisamente abbattuto: “Come portiere faccio schifo, né più né meno di quanto faccio schifo a lezione! Sono davvero lo scarto della famiglia!”

«Wow.» sussurrò tra sé e sé, entrando in Sala Grande. Barcollò per via dello sciame di pensieri che lo colpì in pieno: era come se ci fosse il doppio degli studenti, tutti impegnati a parlare contemporaneamente, e quando prese posto al tavolo Hufflepuff scoprì che Georgia si era seduta accanto a Dorian mentre nel loro tavolo c’era Monica.

“So che è meglio di ciò che mostra…stava pensando Goldstein, “deve esserlo se Georgia ne è convinta, da quel che ho visto lei capisce bene le persone. Però non sopporto che abbia umiliato Terry! Ma se dipendesse da quella frase? Non riesco a smettere di pensarci… se crede che la usino solo per la sua bellezza, forse…

“Non so se prendere l’agnello o il maiale”, fu il semplice pensiero di Kevin, che poi lo comunicò alla tavolata.

Sandy Fawcett era confusa: “Non avrei mai pensato di provare pena per la Runcorn.”

“Forse è Michael la persona giusta per me… devo smettere di pensare a lui, non tornerà più… pensava Cho Chang.

“Da quando Georgia si siede con noi e Bruttonica con loro? Beh, ci abbiamo guadagnato”, si disse Terry, servendosi.

“Vorrei capire cosa sta pensando Lance, mi sta evitando. Vorrei saper leggere nel pensiero”, era Helen, che sospirò.

“Helen è preoccupata per Lance”, fu il pensiero di Amelia.

 “Guardami! Guardami!”

“Un altro brufolo? Mi scorticherò la faccia!”

Stephen chiuse gli occhi per qualche secondo, cercando di liberarsi di tutti i pensieri che lo stavano assalendo senza permesso.

“Mi sento così sola… Vorrei che Jack fosse qui… anche Rent… mi mancano… loro parlavano sempre con me e ascoltavano quello che dicevo… Georgia non pensa mai a me… tutta colpa di quel Michael, anche se è più divertente adesso che è fidanzato, non può lasciarlo perdere? Euan sta solo dimostrando di essere coraggioso, altrimenti non resterebbe vicino a me… Perché nessuno si accorge che sono una persona? Non sono un animaletto a cui far indossare vestiti carini e a cui pettinare il pelo! Dovrei imitare Mary? Sono qui da due settimane e già non ne posso più!

«Georgia.» chiamò Stephen, tenendosi indietro con la sedia in bilico e rischiando di cadere per via di tutti i pensieri che lo stavano assalendo con più forza di quanto avesse immaginato. Lei si voltò subito, con gli occhi leggermente arrossati, «Se hai intenzione di cambiare aria, dovresti portare Charlotte con te. La vedo un po’ depressa.»

Georgia spalancò subito gli occhi e cercò la sorella, con una raffica di pensieri che costrinse Stephen a mettersi dritto per non cadere.

«Tranquilla!» disse, portandosi una mano a un orecchio, «Si fa per dire. Tu falle compagnia e basta!»

Nooo, mi piace Charlotte…” pensò Megan, che aveva quindi sentito, “Ci penserò anche io!

Che taglia avrà Hannah? Perché non posso averle io così? Stupida genetica, se fossi nata da due uomini e avessi preso da loro sarei meno piatta,” si lamentò Susan, e Stephen soffocò nel boccone di carne che aveva tentato di prendere.

Wayne gli diede qualche pacca sulle spalle, e i pensieri di Quill improvvisamente diventarono più allegri quando  lui notò che la camicia di Hannah aveva un bottone chiuso in meno.

«Ho bisogno d’aria…» borbottò lui, alzandosi in piedi.

“E se mi costringessero a diventare un Mangiamorte?”

“Vorrei tanto che mi notasse… Cos’ha Hermione più di me? È intelligente, va bene, ma snobba sempre me e Parvati e crede di essere…

“Quando il filtro d’amore avrà funzionato, Harry Potter sarà mio!”

“Vorrei che mio padre si degnasse di farsi sentire ogni tanto!”

“Chissà cosa succederà quando scoprirà che la sta tradendo con sua sorella!”

“Non ho voglia di fare il tema…

“Vorrei che la vita fosse un musical…

Cosa succederà a noi figli di babbani?”

Buono…

“Se qualcuno mi scoprisse…

“Mi starò innamorando?”

“Non ne posso più!”

Stephen quasi cadde a terra dopo aver varcato l’uscita, e poi cominciò a correre fino in fondo al corridoio, beandosi del silenzio. La testa gli pulsava e aveva la nausea, si dovette appoggiare al muro per essere sicuro di mantenere l’equilibrio. Alcuni pensieri era quasi sussurrati, altri urlati, e non c’era mai una pausa. Non avrebbe potuto resistere ventiquattro ore, sarebbe impazzito prima, considerato che dopo mezzora aveva già il voltastomaco.

“Avrà bevuto la pozione?”

Si voltò verso Megan e annuì, portandosi le mani alla testa: «Mi sta uccidendo. Dimmi che ti ricordi di qualche antidoto miracoloso.»

«Non c’è di certo nei miei appunti… Ti conviene chiuderti in camera e uscire fuori stanotte, così non sentirai nessuno. Eventualmente chiediamo a Snape.»

«No!» si allarmò subito lui, «Al massimo al professore nuovo!»

«Spediamo Ernie in quel caso.» borbottò lei, “Non ci parlo con lui.”

«Puoi non parlare anche con me, tanto tu dici esattamente ciò che pensi con un secondo o meno di scarto.» fece presente lui.

«Sono troppo abituata a parlare.» replicò lei, «Vattene, ti porto io da mangiare dopo.»

«Grazie.» mormorò lui, «Inventa una scusa con gli altri, se scoprono che ho letto i loro pensieri…»

«Cosa pensa Wayne?» domandò lei, inarcando un sopracciglio.

«Wayne riflette su qualsiasi cosa possibile e immaginabile.» disse Stephen, arreso.

E ti pareva…” pensò lei con affetto, «E ti pareva.» disse, ma la sua voce era molto più sprezzante, «Vado.»

Lui annuì.

 

Ma dopo un’ora Stephen stava peggio di prima, raggomitolato sul suo letto e bianchissimo in volto. I pensieri cominciavano a filtrare anche dalle altre stanze come se la pozione si stesse rafforzando, e quando i ragazzi rientrarono per dormire lo trovarono completamente coperto fin sopra la testa e pensarono che dormisse. I loro pensieri però lo fecero sobbalzare in modo visibile e Wayne gli tolse la coperta.

«Ti senti male?»

«Madama Pomfrey?» suggerì Justin senza neanche guardarlo.

“Ha un aspetto orribile. Sembra sul letto di morte.”

«Grazie, Wayne.» borbottò lui, sudando freddo.

«Ti ho solo chiesto se stai male.» fece presente l’amico.

«Sì, ma hai pensato che ho un aspetto orribile e che sembra che io stia per morire.»

Tutti si voltarono a guardarlo mentre Wayne si faceva sorpreso.

«Come lo sai?»

«Ho preso una pozione che fa leggere il pensiero, per provarla, e mi sta uccidendo. Mandami Megan, mi serve aiuto, altrimenti questo sarà davvero il mio letto di morte.»

«Sa leggere nel pensiero?» ripeté Zacharias.

«Sì, Smith.»

Un attimo dopo il ragazzo corse via.

«Vado a prendere Megan.» disse subito Wayne, allarmato.

«Io seguo l’esempio di Zacharias…» pensò Justin, allontanandosi.

“Non devo pensare alle mie amiche nude… Hannah nuda! Susan nuda! Oddio… Non le penso mai queste cose, Stephen, è solo che so che puoi sentirmi e non mi controllo! Non voglio lasciarlo solo, e se muore per colpa mia? Oh no!”

«Ernie…» gemette Stephen, «Puoi anche pensare di andare a letto con Hannah, non mi interessa… leggi un libro magari.»

«Buona idea…»

 

Megan, non appena Wayne le comunicò che Stephen era peggiorato, si precipitò nell’alloggio di Madama Pince e tentò il tutto per tutto; busso alla porta della bibliotecaria e quando questa aprì le disse di essere stata mandata da Snape con urgenza a prendere un libro della Sezione Proibita, lo stesso che aveva avuto il permesso di prendere il mese prima.

«La prego, è per un compagno che sta male a causa di una di quelle pozioni!» aggiunse, sperando di risultare disperata e non strafottente come al suo solito. Sperò anche che Snape la coprisse, nel caso, o che almeno non fosse espulsa per avere usato il suo nome.

«Domani voglio proprio chiedere al professore se è vero…» si lamentò la donna, «A quest’ora poi… E non lo puoi portare via.»

«Lo apro davanti a lei.» promise Megan, seguendola e cercando di farla camminare più veloce solo con la forza delle sue intenzioni. Se c’era una cosa che la terrorizzava era l’idea di diventare pazzi, peggio ancora che morire, e Wayne era più spaventato di quanto volesse dare a vedere, probabilmente giunto anche da solo alla conclusione che sentire i pensieri altrui non faceva bene alla salute.

«Di nuovo questo libro…» borbottò madama Pince quando lei glielo indicò.

«Sì, gliel’ho detto.» convenne Megan, cercando di non suonare indisponente nonostante i nervi.

«No, è che l’ha preso anche quell’altra ragazza del tuo club. Non dovreste usare libri così pericolosi.»

«Quale ragazza? Quella coi capelli neri o la biondina?»

«Capelli neri.»

Megan corrugò la fronte, chiedendosi cosa se ne facesse Monica di quel libro, poi giunse alla conclusione che aveva mollato la pozione scelta per prima a Travers e ne avesse presa un’altra per sé, come avrebbe di sicuro fatto lei.

Rilesse poi le istruzioni con attenzione, cercando di figurarsi cosa potesse annullare l’effetto e cercando di decifrare anche tutte le note nel caso queste potessero aiutarla. Alla fine si rese conto che con meno sangue di ratto si diminuiva la durata della pozione perché questo bilanciava l’erba rossa, e che più forte dell’erba rossa c’era solo la coda di granchio.

«Trovato! Grazie!» e sorrise genuinamente alla bibliotecaria, che la scacciò subito. Lei non se lo fece ripetere due volte, considerato che il coprifuoco era scattato da un’ora e lei non era un Prefetto.

 

Stephen sentì la voce di Megan prima che lei aprisse la porta: “Quel coglione…”, e poi la ragazza entrò in camera e lo apostrofò col medesimo aggettivo.

«Potevi chiamarmi prima! Che hai ora?»

«Comincio a sentire i pensieri di chi è nelle altre stanze, da qui a domani sentirò tutta Hogwarts.» rantolò lui.

«Non ci arrivi a domani. Nel senso che ti aiuto prima… oh, lascia perdere. Ernie, tu che fai pozioni, sai se ci sono code di granchio nelle scorte di Slughorn?»

«I granchi hanno code?» domandò lui, confuso.

«È una pietra, deficiente!»

«Vado… Vado…»

 «Devo ingoiare una pietra?» chiese Stephen a fatica.

«No, la devo mettere in un bicchiere d’acqua e aspettare dieci minuti. Hai scoperto molte cose interessanti?»

«Te le dirò quando non mi farà male esistere.»

 

Ernie scese subito nei sotterranei in cerca di Slughorn, e lo trovò ancora perfettamente sveglio e in vena di chiacchiere. Biascicò una spiegazione molto vaga sul fatto che una pozione avesse fatto un brutto effetto a un suo amico e che avesse bisogno di una coda di granchio, e il professore si complimentò con lui per la sua conoscenza della pietra, pur insistendo per capire chi fosse l’amico e che pozione avesse preso.

«A dire il vero mi ha suggerito Megan Jones, una mia compagna di anno, signore. Lei è nel club di Pozioni,  non ha bisogno del M.A.G.O. ma apprezza molto la materia…»

«Sarei curioso di conoscerla.» osservò l’insegnante, «Ed è sicura che serva proprio questa pietra? Generalmente è usata per cancellare l’effetto di poche, potenti pozioni…»

Ernie si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo, «È una pozione per leggere il pensiero, signore.»

«Oh, per la barba di Merlino! Allora la situazione è grave! Perché non l’hai detto subito? Se la coda di granchio non funziona significa che c’è stato qualche errore nella preparazione e dovrà recarsi subito in infermeria, capito? La tua amica Megan dovrebbe stare molto più attenta a ciò che fa…»

«Lei sembra abbastanza sicura che sia riuscita…» disse Ernie debolmente.

«Ecco qui. Deve metterla in un bicchiere d’acqua e aspettare dieci minuti.» lo interruppe Slughorn, «Tienila lontana dal ragazzo, ha un odore terribile per chi è sotto pozione. Più potente è la pozione e più sentirà un cattivo odore, si dovrà tappare il naso prima di berla!»

Ernie annuì e fece per andarsene, poi si voltò indietro: «Grazie. Professore, ma vale anche per le pozioni d’amore?»

«Non per cancellarne l’effetto, ma è ottimo per rivelare chi è sotto pozione d’amore, sì.»

«Se qualcuno fosse sotto amortentia…»

«Sentirebbe un odore abbastanza forte da fargli dare di stomaco, ovviamente. Anche se non è Amortentia,i filtri d’amore sono forti per definizioni, quindi in contrasto con la coda di granchio hanno un effetto molto potente. Perché?»

«Curiosità.» rispose Ernie, «Ora vado.»

«Fammi sapere come si sente poi il tuo amico!»

Ernie annuì e tornò a correre per il corridoio, rimproverato da qualche quadro. Entrò in sala comune e salì le scale, puntando però alla stanza più in alto della sua.

Gli aprì Jeremy, coi capelli rossi sugli occhi e in pigiama: «Che c’è?»

«Michael è qui?» domandò lui.

«Che c’è?» domandò Michael. Ernie gli mise la pietra in mano.

«Odora: non è l’odore più terribile che tu abbia mai sentito?»

«No.» rispose lui dopo aver ubbidito, perplesso.

«Ah.» disse Ernie, sentendosi vagamente deluso.

Michael fece per continuare ma Megan spalancò la porta della sua camera: «Macmillan, che diamine fai?»

«Arrivo!» esclamò lui, allarmato, «Scusate, notte!»

Jeremy e Michael lo guardarono correre via e chiudersi in camera, poi si scambiarono un’occhiata incredula.

«Non so se stupirmi della ragazza in camera loro o del fatto che abbia bussato per questo.»

«Non ci pensare…» ridacchiò Michael, «Io vado a lavarmi le mani comunque. Non era l’odore peggiore del mondo, ma era comunque come avere una caccobomba in mano… «Ehi, Dorian, non bere il mio succo di mirtilli o ti uccido. Prendi quello di zucca se vuoi, ma lasciami quello di mirtilli, l’ho quasi finito!»

«Okay, grazie!»

E Michael andò a lavarsi le mani di buona lena, pensando al succo di mirtilli che Monica gli faceva sempre avere, conoscendo i suoi gusti meglio di chiunque altro. Pensava sempre di amarla più di quanto fosse possibile, eppure ogni giorno gli sembrava che quel sentimento crescesse un po’.

 

«Ma che stavi facendo?» domandò Megan bruscamente, stracciandogli la pietra di mano.

«Controllavo… Michael...» borbottò Ernie, lanciando un’occhiata a Stephen.

Lei gettò la pietra in un bicchiere d’acqua e lo fece ondeggiare un po’, guardandolo in tralice: «E…?»

«Non sentiva nessun odore.»

«Quindi ora siamo certi che Monica sia una ragazza normale che l’abbia conquistato in modo normale e smetterla completamente coi sospetti… Che palle.»

«A me non dispiace, volevo solo essere certo che tutto fosse in regola.»

«Mi spiegate?» domandò Wayne.

«La pietra emana un odore orrendo per chi è sotto pozioni potenti, io sento la puzza da qui. Michael non ha sentito niente, quindi è proprio innamorato.» spiegò Megan, scocciata.

«Non riesco più a distinguere tutti i pensieri, inizio a sentire anche quelli delle ragazze e quelli vicini come i vostri sono tutti mischiati… ho a malapena sentito Michael che si smielava pensando a Monica e poi anche lui è svanito.» si lamentò Stephen, «È tutto un ronzio…»

«Reggi, ci vorrà poco. Cioè, no, ma dopo averti fatto bere ti schianto.» disse Megan.

«Lo faccio io.» la contraddisse Wayne, «Ci tengo ancora al mio migliore amico intero.»

«Come ti pare.» convenne lei.

 

Stephen fu innervato due ore dopo, e già quasi non sentiva più alcun pensiero. Riuscì anche ad addormentarsi, benché stremato, e fu grato che fosse venerdì e che avesse solo una lezione da seguire, perdipiù dopo pranzo. Decise comunque di fare almeno colazione e scese in Sala Grande, scoprendo che i ragazzi avevano mantenuto il segreto per loro, anche perché rassicurati dal fatto che il giorno prima non stessero pensando a nulla di particolare, e nel caso di Zacharias anche per evitare una vendetta sanguinosa da parte di tutti.

Quill non era in camera quando era stato avvertito di non salire e aveva scoperto tutto a tarda notte, rischiando l’attacco di panico. Quando però aveva visto Stephen sereno, si era fatto forza e si era avvicinato.

«Mi dirai cos’hai sentito?»

«Certo.» rispose subito Stephen, facendosi serio, «Dobbiamo parlare. So che stai male per qualcosa.»

Lui annuì subito, tirando mentalmente un sospiro di sollievo e chiedendo perdono alla buon’anima di Cedric perché lo avrebbe usato come scusa. «Dopo incantesimi.»

«Ehi tesoro!» chiamò Michael in quel momento, un po’ scherzoso e un po’ con affetto, «Non è che ti è rimasto un po’ di succo di mirtilli?»

Monica sbuffò altrettanto fintamente e poi si lasciò scappare un sorriso, «Mike, potresti berne meno? Fallo per me, se ti viene mal di pancia sai che mi sento in colpa… Un sorso al giorno è una cosa, ma se esageri…»

«Promesso, sì…»

Stephen fu distratto, con sua gioia, dalla coppia quando si accorse che Georgia era seduta nel posto davanti a quello di Charlotte, a pochi centimetri dalla sua schiena. La sorellina era seduta storta e stava parlando animatamente con lei, e Georgia rideva come Stephen non l’aveva vista fare da tempo.

Forse le cose stavano migliorando dopotutto, e non si pentiva di aver preso quella pozione se questo aveva aiutato le due Runcorn a riavvicinarsi un po’.

«Vorrei unormi anch’io al clùb di posions.» annunciò Sheldon.

«Oh, sì, d’accordo… lunedì alle sei e mezza sei libero?» domandò Megan distrattamente.

«Sì, io e Liam

«Bene, d’accordo…» disse lei, senza degnarlo di un’occhiata mentre finiva di copiare velocemente degli appunti su una pergamena e chiudeva il libro, «Bene, questo lo porto dal professor Snape.»

«Cos’è?» chiese Stephen.

«Il libro da cui abbiamo preso la nostra pozione, lo vuole esaminare.» rispose lei, «Mi ha quasi uccisa per il casino combinato, sono andata a parlargli quasi all’alba per anticipare la Pince.»

«Mi spiace…»

«Nah, mi ha dato cinque punti per la pensata della coda di granchio.» sogghignò Megan, «Quindi suppongo non fosse proprio deluso. Ma penso che questo libro non finirà più nelle mani di nessuno studente dopo che l’avrà bollato o qualcosa del genere.»

«E cos’hai copiato?» domandò lui.

Lei arrotolò subito la pergamena; «Solo un paio di pozioni. Non per provarle, tanto per averle…»

Stephen la guardò scettico, ma Megan fece finta di niente e mise tutto in borsa. Poi si alzò, pronta ad andare a Incantesimi, e per buona misura diede uno scappellotto a Wayne mentre passava.

«Violenta.»

«Donnicciola.»

Rasserenata dalla normalità del momento, Megan riuscì quasi a sorridere. In borsa aveva il libro da dare al professore, ma anche la pozione che le avrebbe permesso di vedere un mondo possibile, un mondo diverso. Non se ne sarebbe fatta ammaliare, di questo ne era sicura, perché sapeva che era tutto falso, ma voleva sapere, voleva almeno provare…

Cosa sarebbe successo se Rookwood non fosse mai passato a casa sua?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima di tutto parliamo del libro trovato nello scorso capitolo.

 

-“In questo caso c’era un “ti amo.”, un “studia”, un “L e J” cancellato con una riga così pesante che aveva quasi rotto la pagina, un piccolo “ho sonno”, un omino stilizzato con i capelli dritti come raggi di sole disegnati da un bambino e occhiali tondi subito sotto, un “lo dico io dopo a Occhi D’Oro” dove quell’ “io” era sottolineato due volte e c’era un cuoricino finale, e un “dopo” al margine del foglio che non era neppure stato cancellato del tutto, evidentemente scritto di fretta.

«Madama Pince non gira molto per il Reparto Proibito o avrebbe avuto un collasso. Che strano però… Ci pensi che queste scritte ci sono da anni e anni? Questo “ti amo” si vede benissimo che è stato scritto prima delle altre note, è molto più sbiadito anche se è praticamente l’unico non cancellato, a parte quel dopo, magari chi l’ha scritto è già bello che morto… E chissà chi sono L, J, Occhi d’oro…»”

 

Ora, in 70’s students c’era un capitolo in cui le ragazze e Frank dovevano creare assieme una pozione per Slughorn, e Lily decide di voler tentare e creare una pozione antilupo, quindi tutti se ne vanno in biblioteca a fare le ricerche. Qualche volta sarà capitato che andassero anche solo le ragazze, no? Del resto Remus, nel capitolo “L’ultima Partita di Quidditch” incontrare Mary che sta uscendo dalla biblioteca.

Ora, il ti amo è stato scritto molto tempo prima, anni, secondo Megan, prima delle altre scritte, e quindi non ha niente a che vedere con Lily. “Studia” l’ha scritto Lily, “L e J” l’ha scritto Mary ed è Lily ad averlo cancellato con una riga, “Ho sonno” è Alice, l’omino stilizzato è James disegnato da Lily e ovviamente “lo dico io a Occhi d’Oro” è Mary che vuole riferire qualcosa a Remus.

 

-Per ora non commenterò Monica e Michael nelle vostre recensioni perché onestamente mi diverto molto a leggere le vostre teorie (e le vostre paure XD), quindi mi limiterò ad ascoltare XD

 

-Sally-Anne ha volutamente la bellezza di una Mary Sue (una MarySue californiana di quelle per cui la gente si gira per strada a bocca aperta), che viene bilanciata dal fatto che il suo carattere è pessimo. E non solo perché i suoi “non c’erano”, ma perché lei è davvero snob e via dicendo. E gli amici stretti hanno smesso di notare quanto sia bella, come hanno fatto con Megan che, certo, non è bella quanto lei, ma è bella. Solo che a parte Wayne non credo che nessuno lo noterà mai davvero XD

 

-Cercate di vedere le cose dal punto di vista di Anthony (che sente sempre le frasi sbagliate), che si sta comportando come si comporterebbero Sally o Megan per difendere Terry (sbagliando a tutto spiano). La persona a cui spesso ispiro Sally-Anne è quella che mi ha suggerito quel genere di entrata da disgraziato, tra l’altro. Se pensate alla psicologia di Sally, che calpesta chiunque le faccia da tappeto e rispetta solo le persone di cui si è dovuta guadagnare l’apprezzamento strada facendo, noterete che non si può fare diversamente per diventare suoi amici!

 

-Vedrete altre pozioni in giro quest’anno, questa del pensiero immagino che la commenterò al prossimo capitolo, dopo aver letto cosa ne pensate voi.

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Capitolo 8
*** 7 ***


Capitolo 7

 

Michael stava ridendo; la testa rovesciata indietro e il sole a illuminargli il bel viso, sdraiato davanti al lago con soltanto i gomiti che gli impedivano di finire con la schiena sull’erba macchiandosi la camicia immacolata.

Georgia scosse la testa, portandosi un biscotto alla bocca e cercando di non seguire il suo esempio, ma lui le tirò un codino e lei ci rinunciò, finendo con l’accasciarsi contro di lui nel tentativo di schiacciarlo a terra.

«Sei pessima!» rise lui, e poi Georgia aprì gli occhi e si ritrovò a guardare il libro di Antiche Rune, con i ciuffi liberi dall’elastico a coprirle i lati del viso e una mano a nasconderle la fronte; se non fosse stato per il supporto dato da quella mano avrebbe sbattuto di faccia contro il banco nel momento in cui il braccio aveva ceduto per via del colpo di sonno.    

Hermione Granger era all’interrogazione, per fortuna, così la professoressa non sembrava aver notato nulla.

Quella notte non aveva fatto che rotolarsi sul letto tentando di addormentarsi, ma tutto ciò a cui era riuscita a pensare era proprio l’oggetto del sogno appena fatto. Le salirono le lacrime agli occhi e cercò in tutti i modi di ricacciarle indietro, lanciando un’occhiata a Megan che era seduta accanto a lei: l’amica stava prendendo appunti da ciò che Hermione diceva, evidentemente decisa ad impegnarsi.

Quando la campana suonò la fine dell’ora lei scivolò dalla classe a tutta velocità, andando a chiudersi nel bagno delle femmine del secondo piano per piangere in compagnia. Saltò Trasfigurazione, consapevole che Wayne le avrebbe fatto domande, ma pensò di tornare in sala comune prima che gli amici rientrassero e la vedessero con la faccia devastata dalle lacrime.

Si controllò allo specchio e vide che non andava troppo male: era pallida, aveva un po’ di occhiaie e gli occhi arrossati, ma aveva riguadagnato il peso perso l’anno prima e quindi il suo viso era tornato pieno, togliendole un po’ dell’aria da malata del san Mungo che Megan aveva sfoggiato con lei. Si sciolse i capelli per coprirsi un po’ e trasfigurò il legaccio in un cerchietto per tenerne parte indietro e non dare troppo nell’occhio, poi si sciacquò la faccia e poi domandò a Mirtilla se fosse passabile.

«Sei più bella di me.» rispose la fantasma, tirando su col naso.

«Non è vero.» sospirò Georgia, uscendo mestamente dal bagno.

Camminò a passo svelto ma al primo piano incontrò la McGonagall, rendendosi conto così di avere l’orologio indietro, perché contava di avere ancora dieci minuti prima che lei uscisse dall’aula e invece la lezione era appena finita.

«Runcorn! Per quale motivo ti sei assentata?» le domandò contrariata.

In quel momento passò anche il gruppo dei ragazzi del quinto anno e Georgia si chiese, frustrata, se per caso non sarebbero direttamente arrivati anche i suoi compagni del sesto e Michael, Monica e i Ravenclaw ad assistere.

«Mi sentivo poco bene, professoressa.» rispose, sollevando la testa e mostrandole il viso.

Il cipiglio della donna si ammorbidì, «Cerca di non perdere altre lezioni. E recati in infermeria quando non stai bene.»

Lei annuì e la donna la superò, lasciandola alla mercé degli altri Hufflepuff. Sentì la voce di Kevin in avvicinamento, seguita da risate che suonavano orribilmente come quelle di Wayne e Megan.

«Tutto bene?» domandò Helen, facendola sobbalzare.

Notò che tutti sembravano preoccupati, sia quelli con cui aveva parlato rare volte che le persone che le stavano più a cuore, come Rowan, e sentì gli occhi farsi lucidi di nuovo.

«Sì… Potreste trattenere Megan e Wayne? Per darmi un minimo di vantaggio.»

«Subito.» rispose Sheldon, partendo alla carica con Amelia, che le sorrise incoraggiante. Tutti si mossero tranne Rowan, che sembrava particolarmente a disagio.

«Senti… tu sei… Se vuoi parlare…» offrì lui, che da una parte odiava vedere una ragazza in difficoltà, specialmente se tanto amica di Michael e di solito allegra come lei, ma dall’altra, in qualità di altro migliore amico, non si era mai avvicinato a lei più del dovuto, perché si sentiva strano in sua presenza e perché Michael aveva sempre avuto occhi solo per lei.

«Parlare?» ripeté Georgia con voce tremante, sentendosi sempre più simile a Mirtilla.

«A proposito del Maestro.», stavolta fu volontario chiamarlo per soprannome, aveva la sensazione che lei sarebbe crollata solo a sentirne il nome e davvero non voleva ritrovarsi a passarle fazzoletti e darle pacche sulla spalla in mezzo al corridoio.

«Non posso.» sussurrò lei, voltandosi per un momento indietro: avrebbe voluto parlarne con Megan, ma non era il suo campo, in un certo senso, e non sapeva quanto Sally-Anne avesse veramente capito del suo rapporto con Michael o fosse sensibile all’argomento. Wayne era sempre stato una valida alternativa, ma era più vicino a lei che a Michael, come del resto gli altri due, e avrebbe finito col prendere le sue parti e litigarci di nuovo come l’anno prima, «Non voglio metterti in mezzo, lui è praticamente tuo fratello, non voglio farvi litigare.»

Fece per incamminarsi da sola, ma Rowan la seguì.

«Ehi, non litigheremo certo per una cosa così!» ribatté, «Non è neanche colpa sua se gli piace quella. Cioè… scusa, gli altri me lo dicono sempre che dovrei pensare prima di aprire bocca.» borbottò e Georgia quasi rise, passandosi una mano sulla guancia per raccogliere una lacrima che era appena sfuggita alle sue ciglia.

«No. Parlerei volentieri con te, ma gli altri se ne accorgerebbero e mi farebbero domande.» fece presente, avvilita. «E io non posso parlarne con nessuno perché loro sì che litigherebbero con Mike…»

«Vieni in camera mia.» offrì lui di slancio, «Abbiamo un’ora buca dopo pranzo e posso cacciare i miei compagni di stanza, basta che nessuno venga a sapere che siamo soli perché penserebbero che ci voglio provare, e non è questo il caso.»

«Non sono abbastanza carina?» scherzò lei debolmente, e Rowan arrossì di botto, «Non preoccuparti, puoi aspettarmi in sala comune e da lì possiamo farci un giro per la scuola. Ho pianto abbastanza per oggi, non penso lo farò ancora.»

«Okay. Però devo andare a lezione adesso.»

«E io ho Erbologia. Si vede così tanto…?» domandò, e si indicò il viso.

Rowan si strinse nelle spalle: «Dì che hai qualche allergia.»

«Ah beh, Hannah potrebbe cascarci, ma Sally-Anne…»

«È lì? Auguri.» disse lui, fosco, prima di invertire bruscamente direzione.

«Rowan!» lo richiamò lei.

«Sì?» domandò, voltandosi e camminando all’indietro.

«Grazie.»

«Non ho fatto ancora niente.» le fece presente, rallentando un po’ il passo e grattandosi la nuca, imbarazzato.

«Sì, invece.» ribatté lei, sorridendogli con un po’ più di convinzione, e poi si affrettò a raggiungere Erbologia.

 

«Miseriaccia, stramaledetta Tentacula del cavolo!»

«Weasley è stato quasi mangiato, vero?» domandò Sally-Anne a bassa voce, senza neanche voltarsi a controllare.

«Quasi.» confermò Hannah, alzando lo sguardo verso il ragazzo che stava imprecando, «Sai chi altri?»

«Chi?»

«Georgia, se non presta un minimo di attenzione.»

Entrambe guardarono la ragazza, che stava tagliando l’aria; Sally-Anne schioccò le dita davanti al suo viso e a Georgia caddero le cesoie: «Sì?»

«Non farti mangiare, mi servi per spettegolare.» ordinò la ragazza.

«A proposito di spettegolare, ma ho sentito bene o hai già un appuntamento per Hogsmeade il mese prossimo, Sal?» domandò Hannah, avvicinandosi.

«L’ho mandato al diavolo subito, l’ho sentito parlare con gli amici: pensava di potersi permettere di portarmi alla Stamberga Strillante per farlo… Va bene, ha diciotto anni, ma io ne ho sedici e sinceramente posso avere di meglio che una squallida prima volta in una catapecchia infestata da fantasmi con uno appena conosciuto!»

«Prima volta?» ripeté Georgia a voce alta, poi abbassò la voce: «Credevo l’avessi fatto!»

«E quando, al primo anno?» rise Sally-Anne, «Ti pare che vado col primo arrivato? Che mi nascondo in qualche auletta come i depravati che…»

Georgia aveva sgranato gli occhi, colpevole, e notando che le altre se n’erano accorte sentì il proprio viso andare a fuoco. Sally-Anne e Hannah la guardarono allibite e lei spostò subito lo sguardo: «No, hai ragione.»

«Le mutande di Merlino!» strillò Hannah.

«Va bene imprecare, ma contenete la voce.» la sgridò la Sprout.

«Scusi!»

«L’hai fatto!» sussurrò Sally-Anne con voce più acuta possibile a quel volume, «L’hai fatto! Con chi? Quando? Qui a Hogwarts? Oh santo cielo, credevo avessi detto che Travers mentiva!»

«Non con Martin!» protestò Georgia, poi si tappò la bocca e Sally-Anne la indicò rischiando di cavarle un occhio.

«L’hai fatto! Davvero! Con chi allora?»

«Quando? Quanti anni avevi?» si stranì anche Hannah.

«Oh no, non ve lo dico.» borbottò Georgia, «Dobbiamo concentrarci su-»

Sally-Anne le colpì la mano, facendole cadere di nuovo le cesoie.

«Sally! Non ve lo dico! Specialmente a te, eri così contenta di spettegolare…»

«Non spettegolerei mai su qualcosa detto dalla mia migliore amica!» protestò lei.

«Non vuol… Sono la tua migliore amica?» domandò Georgia, portandosi una mano al petto.

«Certo! Tu, Megan, Susan e Hannah siete le mie migliori amiche! E gli altri sono miei amici, più o meno, ma non diteglielo.» aggiunse dopo un ripensamento.

«Ooh!» esclamarono lei e Hannah, abbracciandola. Georgia si sentì particolarmente in colpa a non essersi voluta confidare subito con lei a proposito dei suoi sentimenti contrastanti.

Ernie e Neville, che lavoravano assieme, le guardarono incuriositi.

«Allora, chi è?» incalzò Sally-Anne, liberandosi dell’abbraccio impacciatamente e con le guance arrossate.

Georgia alzò gli occhi al cielo e poi lanciò un’occhiata attorno per essere sicura che ci fosse abbastanza baccano e che nessuno le ascoltasse. Fu in quel momento che si accorse della McGonagall che parlava con la Sprout in un angolo, e poi incontrò lo sguardo dell’ultima e fece finta di mettersi al lavoro.

«C’è la McGonagall.» avvisò a denti stretti.

«Perché?» domandò subito Hannah, interessata, poi sussurrò velocemente: «Si sta avvicinando la Sprout!»

«Siamo indietro col lavoro… Pazienza, resto comunque bella.» risolse Sally-Anne.

«Ma che c’entra!» rise Hannah.

«Sei veramente…» sospirò Georgia, lieta del cambio di discorso.

«Hannah?» chiamò la professoressa Sprout, esitante.

«Sì, lo so, devo stare attenta con quest-»

«No, Hannah.», Hannah la guardò, e Sally-Anne realizzò che tutta la classe ora le stava fissando, «Devi andare in presidenza. Prendi le tue cose.»

Hannah gelò: «Ho fatto qualcosa…

«No, no, cara, ma devi andare.» rispose Sprout, con lo stesso spaventoso tono dolce di poco prima.

La ragazza tolse in fretta i guanti, prese la bacchetta e il blocchetto per appunti con la piuma, diede un ultimo sguardo terrorizzato alle amiche e corse dalla McGonagall.

«Professoressa?» chiamarono tutti contemporaneamente appena lei si fu allontanata.

La donna, sempre di cuore tenero quando si trattava dei suoi alunni, si soffiò il naso in un fazzoletto.

«Purtroppo è accaduta una disgrazia, ragazzi.» li informò, e Sally-Anne afferrò il braccio di Georgia e ci conficcò le unghie senza che lei le dicesse una parola, «La madre di Hannah è stata trovata morta poco dopo l’alba.»

Georgia trasalì e poi scoppiò in lacrime, battendo le mani prima di portarsele al viso: il tonfo risuonò per tutta la serra silenziosa.

«Potete andare per oggi.»

 

«Voglio andare anche io!» protestò Sally-Anne, pallidissima ma ferma nella sua decisione.

«Per favore, chiamaci Justin.» ribadì Ernie, «So che siete amiche, ma Hannah è cresciuta con noi…»

«Anche con me!»

«Qualcuno deve avvertire gli altri, in modo che non la investano di domande quando rientra!»

«Sally…» mormorò Georgia, «Ha ragione.»

Lei lo scoccò un’occhiataccia, ma poi le sfiorò una guancia: «Forse dovresti andare tu. Tu sai cosa si prova.»

«Ero più piccola.» replicò lei stancamente, «È diverso. Ma non ce la faccio ad avvisare tutti.»

«C’è qualcosa che posso dirle in particolare?» le domandò Ernie, smarrito.

Georgia scosse la testa, mordendosi le labbra: «Non lo so… Mi dispiace così tanto per lei!»

Lui annuì, scuotendo la testa per cacciare via le lacrime, «Vado.»

«Vai.» mormorò Sally-Anne, prendendo Georgia per un braccio e trascinandola verso la sala comune, che era piena perché ormai mancava un quarto d’ora al pranzo. Entrambe erano terrorizzate a dare quella notizia, perché non sapevano come Megan, Michael e le persone più vicine a Cedric l’avrebbero presa, in particolare chi aveva parenti o amici non di sangue puro, che fossero anche loro amici di Cedric o meno.

«Siete in anticipo!» esclamò Justin, vedendole rientrare e aggiustandosi i capelli ricci mentre le raggiungeva per primo: «Dove sono Hannah ed Ernie? Gli devo dire… una cosa?» la frase terminò con una domanda alla vista delle loro facce stravolte.

Georgia e Sally-Anne si separarono e la prima proseguì spedita, dirigendosi verso Wayne che giocava a scacchi con Stephen.

Megan era seduta nella sua poltrona, quella che ormai tutti le lasciavano automaticamente, e stava parlando con Rowan dato che l’aveva trovato accanto al suo posto. Il gruppo del quinto anno era seduto per terra e i ragazzi stavano giocando a quello che sembrava un gioco da tavolo babbano, e accanto a loro c’era Michael, seduto con Monica sulle sue gambe, e Quill stava illustrando qualcosa a Susan con ampi gesti e passione che di solito non mostrava per nulla.

Megan alzò la testa in quel momento e vide Georgia, che li raggiungeva in lacrime, e Justin che, dopo aver parlato con Sally-Anne, correva via; fu scossa da un tremito violento e pensò a Cedric, rendendosi conto di aver chiamato l’amica con un urlo e di essere scattata in piedi solo dopo un secondo, tempo necessario perché tutti ammutolissero.

«Cosa?» continuò subito dopo, sentendo il cuore battere all’impazzata.

Georgia si fermò e si portò una mano alle labbra, mano che poi le scivolò al petto mentre tentava di parlare, perché sapeva che era proprio Megan quella che sarebbe stata più colpita di tutti, lei figlia di un nato-babbano come Hannah e già orfana di madre. Lei che non stava per niente bene, non lo sarebbe mai stata ovviamente, e che stava ancora costruendo una base solida grazie al loro aiuto ma che per il momento Georgia non poteva che vedere come in equilibrio su un ago.  

Sally-Anne la salvò dall’ingrato compito di portare il messaggio, parlando per prima con voce distaccata, quella che assumeva sempre quando era sulla difensiva, «Hanno convocato Hannah in presidenza, sua madre, che era una nata-babbana, è stata trovata morta.»

Alcuni trasalirono, Megan barcollò per la sorpresa e poi scoppiò il caos, con tutti parlavano e molti affermavano di avere genitori nati-babbani o di esserlo e si precipitavano a scrivergli.

Georgia avrebbe voluto chiedere a Sally perché avesse specificato cosa fosse sua madre, ma poi capì che l’aveva fatto perché tutti, anche chi non la conosceva, si rendessero conto della situazione. Si sentì abbracciare e pensò che fosse Dorian, ma riconobbe il profumo di Michael e lo strinse forte a sé, mentre Rowan attraversava la stanza di corsa per fare lo stesso con Helen, che era scoppiata in lacrime ed era seduta lontana dagli altri, forse per un litigio o semplicemente per ripassare; Georgia vide anche Megan aggrapparsi a Wayne e poggiare la testa sulla sua spalla, ma non vide Sally-Anne che doveva essere rimasta alle sue spalle, in piedi e da sola. Così si liberò della presa di Michael, dandogli un buffetto su una guancia per ringraziarlo, e si voltò, allungando un braccio verso di lei perché li raggiungesse. Fu superata da Susan, che gettò le braccia al collo a Sally, e poi Georgia fu trascinata da Dorian verso le poltrone e fatta sedere, mentre Michael salutava Monica che diceva di volerli lasciare soli.

«Devo scrivere a mio fratello, secondo te?» domandò a Stephen, che si era preso la testa tra le mani. Lui si riscosse e cercò di ricordare se il fratello di Georgia fosse in pericolo, poi annuì.

«Se ti fa stare meglio, fallo.» affermò debolmente, dando qualche pacca a Quill per fargli sentire che gli era vicino. Non la conoscevano, la madre di Hannah, ma era la madre di uno di loro e quindi era famiglia, oltre che un altro colpo andato a buon fine per i Mangiamorte.

 

«È la guerra, di nuovo.» disse Megan poco dopo, attirando qualche sguardo su di sé. Gli Hufflepuff che erano amici di Hannah avevano rinunciato al pranzo per aspettarla in sala comune, tutti uniti e silenziosi, «Prima tua zia,» continuò, e Susan annuì, «Ora la madre di Hannah, chiunque sia dalla parte del bene o non abbia sangue puro è sulla loro lista nera. Così in fretta… Mio padre è figlio di babbani, cercherà di farmi ritirare?»

«Hogwarts è il posto più sicuro, sarebbe pazzo farlo.» replicò Rowan.

«Dumbledore non è sempre presente.» fece presente Wayne, «Ma penso che tuo padre farebbe meglio a lasciarti qui e a nascondersi.»

«Justin neanche sa dove siano i suoi genitori.» convenne Susan e tutti la guardarono sorpresi, «Davvero. Ha spiegato loro tutto e li ha praticamente scacciati.»

«Anche il mio amico Kevin voleva allontanare la sua famiglia perché sono tutti babbani.» disse Dorian, «Noi non capivamo come gli fosse saltato in mente di pensare una cosa del genere, perché sembrava impossibile che accadesse qualcosa a uno di noi… Ma nessuno è al sicuro.»

«Beh, meno male che quelli del primo anno non sono qui, o ricomincerebbero a bagnare i letti a sentire i vostri discorsi.» sbottò Michael, «Questo deve semplicemente ricordarci che nessuno di noi è intoccabile e che dobbiamo batterci perché questo finisca. Se dovessimo finire come i nostri genitori, a combattere appena fuori da scuola, ma a questo punto non è più questione di dire “se”, sappiamo che abbiamo tutti qualcosa per cui farlo, ovvero la possibilità di vivere senza dover dimostrare di essere purosangue.»

«Facile parlare, ma tu sei il primo purosangue!» replicò Eloise Midgen, «Io non voglio rischiare che i miei genitori vengano uccisi solo perché voglio fare la Gryffindor come te!»

«Non si tratta di essere Gryffindor, si tratta di essere Hufflepuff, persone leali che non hanno paura di lottare per ciò che vogliono!» fu la replica a sorpresa di Helen, particolarmente accorata mentre lo diceva, «Stebbins ha perso più di me che sono, citando un’illustre compagna Slytherin, una quasi sanguesporco! Lui ha perso suo fratello e potrebbe benissimo rinunciare a combattere per questo, per paura di perdere la vita, ma è ancora qui e sta dicendo le cose come stanno, quindi non accusarlo di parlare a vuoto perché sappiamo tutti che crede in ciò che dice! Non importa il mio sangue, non importa la mia casa, importa il fatto che le persone che amo sono in pericolo e che è anche mio compito proteggerle, anche se sono spaventata a morte come tutti, quindi io sono con lui!»

«Ben detto.» sorrise Michael, «E quando ci sarà data la possibilità di scegliere, ricordiamoci proprio di mio fratello, come disse Dumbledore.»

«Era davvero carino.» sospirò Amelia, «Anche tu lo sei, però è vero che tu sembri sempre molto Gryffindor, senza mai paura.»

«Tu pensi che io non abbia paura? Figuriamoci!»

«Siamo tutti spaventati.» convenne Megan.

«Anche tu?» si stupì Liam, dal fondo, e non era l’unico a guardarla allibito.

«Ehi, il mio molliccio è un Mangiamorte.» replicò lei, un po’ compiaciuta dal fatto che tutti la pensassero senza paura, «Beh, o quello o un’ape. Comunque…» proseguì, confusa dai suoi stessi pensieri e con un sorriso da parte di Helen, «Solo perché mi piace picchiare la gente non vuol dire che non me la faccia sotto al pensiero di dovermi battere con Mangiamorte veri. Però so già cosa sceglierò di fare.»

«Battersi fino alla fine.» disse la voce di Hannah, facendoli sobbalzare. Era entrata senza che nessuno se ne accorgesse, con i due migliori amici al suo fianco, «Non per vendetta, ma per salvare altre persone come Cedric e come mia madre. Ragazzi, sta arrivando mio padre a prendermi, credo abbia intenzione di farmi ritirare da Hogwarts.»

«NO!» urlò Susan, saltando in piedi.

«Non mi opporrò, Susie, ha bisogno di me. Ma tornerò quando ce ne sarà bisogno.» replicò Hannah con calma, «Vado a fare i bagagli prima di crollare, venite?»

Le ragazze si alzarono in piedi contemporaneamente, e Hannah salutò tutti e abbracciò Helen, che aveva ripreso a piangere. Si diressero in camera e lì furono loro a prepararle i bagagli, perché Hannah sembrava troppo persa per poterlo fare.

«Non crollerò del tutto.» promise a Susan, che la guardava con apprensione, «Non lascerò che questo mi distrugga, perché mia madre non vorrebbe.»

«Brava.» disse Sally-Anne, piegandole una maglia.

«Se hai bisogno di noi, qualsiasi cosa…» cominciò Georgia.

«Ho sempre il galeone del DA con me, avviserei Susan così. E vi scriverò ogni volta che potrò.»

Megan annuì, tirando su col naso e tirando giù il suo poster delle Weird Sister: «Questo è per te. Così ci penserai quando lo vedrai in camera e ti sembrerà di dormire con noi.»

«Grazie, Meg.» disse lei con un sorriso tremolante.

Georgia aggiunse una delle sue magliette, Sally-Anne le donò un profumo e Susan un bracciale, che le mise subito al polso prima di abbracciarla stretta.

«Per favore, parlate di qualcos’altro, distraetemi.» le supplicò Hannah, «Voglio reggere prima di cominciare a piangere per i prossimi due mesi…»

«Stai andando bene, fattelo dire dall’esperta.» commentò Megan.

«Ho fatto sesso con Michael in un’aula del settimo l’anno scorso, per questo lui e Wayne hanno litigato.» disse invece Georgia, e tutte la guardarono sconcertate, compresa Megan che sapeva ma non si aspettava quella rivelazione all’improvviso in un momento simile.

Hannah spalancò la bocca e poi rise tra le lacrime: «Ecco, tipo questo.»

«Ne stavamo parlando a Erbologia.» spiegò Sally-Anne all’occhiata di Megan, arrossendo leggermente: lei aveva mentito ed ecco che invece Georgia si apriva.

«Ah, ecco.» borbottò l’altra.

«Bene, continua, dicci di più.» mormorò Hannah con voce soffocata, «È stato bello?»

 

E così Hannah se n’era andata, e un mese dopo tutti erano ancora piuttosto depressi, in particolare Ernie, Susan e Justin. Hannah scriveva ogni due giorni però, cosa che contribuiva a farli sentire meglio.

«Una ragazzina del primo anno è stata portata via dai genitori stamattina.» annunciò Wayne, «Non posso crederci.»

«Figlia di babbani, immagino.» commentò Sally-Anne distrattamente, impegnata ad aggiustarsi i capelli.

«Georgie, tutto bene?» domandò Michael, vedendola rientrare in quel momento in sala comune bagnata fradicia.

«Una favola.» ringhiò lei, «È stato Buggin.»

«E chi è?» chiese Charlotte, sbucando da dietro una poltrona. Poco ci mancò che Georgia svenisse per lo spavento, tanto aveva i nervi tesi.

«Cosa accidenti ci fai tu qui?» le abbaiò contro, attirando l’attenzione anche di Rowan, che la teneva d’occhio da quando l’aveva vista piangere, e di Amelia la Pazza, che sorrise comprensiva.

«Tua sorella?» le domandò quest’ultima.

«Sì, e non dovrebbe essere qui.» ringhiò Georgia.

«Ho incontrato Megan e sono venuta a farmi dare una mano in Pozioni visto che siamo nel club insieme.» rispose Charlotte infastidita.

«Di domenica? Vuoi farmi credere che stai studiando di domenica? Scommetto che sei venuta a rubarmi un’altra felpa.»

«Tu non le usi mai!» ribatté lei, lasciando perdere la commedia.

«E tu le usi per dormire e me le rovini! Quante volte ti devo dire di non prendermi la roba senza avvertire? Usa il pigiama!»

«Il mio pigiama è orribile, non lo voglio!» ribatté Charlotte, indignata, «È imbarazzante!»

«Imbarazzante?» ripeté Georgia, incredula, «Cos’è, adesso ascolti le tue compagne di stanza?»

«Qualcuno dovrò pur ascoltare, se non voglio restare da sola come l’anno scorso!» strillò lei, balzando in piedi, «Voglio un pigiama nuovo!»

«Prima la scopa, ora il pigiama! Credi che i soldi crescano sugli alberi?»

«Ma la scopa alla fine infatti non me l’avete comprata!» protestò Charlotte, arrossendo di rabbia, «Quindi voglio almeno il pigiama!»

«Dovresti prendergliene uno nuovo. Magari rosa, si adatta alla sua carnagione.» suggerì Sally-Anne.

«Stanne fuori tu!» sbottò Georgia.

Sally-Anne le scoccò un’occhiataccia mentre gli altri la guardavano increduli.

«Non mi piace il rosa.» precisò Charlotte.

«Non abbiamo i soldi per accontentare ogni tua richiesta. Il pigiama ce l’hai.» decretò sua sorella, incrociando le braccia e sfidandola con gli occhi.

«E come no, con le mucche disegnate… Odio essere povera» mugugnò lei.

«Te lo prendo io un pigiama.» offrì Michael.

«NO!»

Il ragazzo sobbalzò, «Georgie, guarda che mio padre mi ha-»

«Lasciato un sacco di soldi, lo so, ma non accettiamo l’elemosina di nessuno! Dammi la felpa, Charlotte! Anche io non ho vestiti, figurati se posso lasciare che tu mi rovini i pochi che ho!»

Charlotte la guardò con odio e poi lanciò la felpa a terra, che finì quasi dentro il camino, salvata solo dai riflessi pronti di Megan. Georgia trasalì e fece per colpire Charlotte, ma lei sgusciò via velocissima e scappò verso l’uscita.

«TI ODIO!»

«Se ti prendo ti gonfio di botte! Mi hai sentita?» le strillò dietro Georgia, strappando la felpa dalle mani di Megan e scappando in camera.

«Ma… credevo che avessero almeno i soldi per i vestiti…» mormorò Sally-Anne, confusa, «Come si può non averne abbastanza?»

«Non tutti hanno uno stipendio osceno come i tuoi, Sal.» disse Megan, stringendosi nelle spalle, «Credo non gli diano più la pensione dei suoi genitori perché suo fratello ora prende incarichi attivi e non so cosa esattamente questo comporti ma gli hanno tagliato i soldi che arrivavano dal Ministero per risarcimento. Ho detto bene?» aggiunse, rivolgendosi a Wayne.

«Qualcosa del genere, sì.»

«Risarcimento?» ripeté Rowan.

«È orfana.» spiegò Michael, cupo, «Sono orfani, cioè. Si è occupato di loro il fratello, che era appena maggiorenne, ma adesso sono tutti e tre sul suo stipendio che non è quella gran cosa. Non sapevo che le avessero tolto l’assegno. Proverò a parlare con mio padre per vedere se al Ministero si può fare qualcosa per dargli una mano, lui mi ha scritto anche l’altro giorno.»

«Tuo padre ti ha scritto?» si interessò subito Wayne.

«Sì, ha più libertà ora perché la mamma è andata.»

«Morta?» trasalì Megan.

«Ma no, solo bloccata a letto da tutte le medicine. È come una specie di pianta. Carnivora.»

«Non dovresti parlarne così…» si lamentò Sally-Anne. Anche Amelia sembrava molto turbata, una volta tanto.

«E chissene, per poco non mi cavava gli occhi l’ultima volta che ci siamo visti.» fece spallucce lui.

«Io…» tentò Rowan, con voce incerta, «Io non so niente di tutto questo.»

Tutti lo fissarono per qualche secondo, realizzando di non averne mai parlato davanti a lui. Per quanto non facessero mai mistero dei loro problemi, o perlomeno per ciò che concerneva Megan e Michael, tutto era sempre rimasto nel loro gruppo con qualche rara eccezione. Michael poi era sempre stato talmente tanto privo di vergogna e ironico nel commentare la sua vita che nessuno lo aveva preso mai sul serio. Certo, Rowan ne sapeva già molto di più, ma si era sempre perso i dettagli perché non aveva mai voluto forzarlo a parlare, non aveva mai fatto domande neppure su Wayne e non si era mai avvicinato troppo a Megan.

«I miei genitori sono divorziati, io vivo con mia madre e mio padre ha un’altra famiglia. Walter li odia entrambi, io soltanto lui perché è lui il porco, la donna con cui sta è semplicemente innamorata.» ruppe il ghiaccio Wayne, decidendo che Rowan era una delle poche persone che poteva rendere partecipe, e chiedendosi anche se Megan l’avesse contagiato con la sua assenza di censure di qualsiasi genere.

«Mia madre è morta quando avevo tre anni, torturata a morte, e mi hanno cresciuta i miei nonni.» disse Megan con noncuranza.

«I miei sono entrambi vivi. Anche se non li vedo molto più di quanto non faccia Megan.» lo informò Sally-Anne, facendosi distante. «In ogni caso loro mi amano. Solo che non ci sono.»

«Mio padre è un albero.» si aggiunse Amelia, riguadagnandosi l’appellativo “La Pazza” da parte di Michael, seppur in senso molto bonario, che le sorrise e poi parlò a sua volta.

«Mia madre è pazza, nel vero senso della parola però. Per questo ne parlo sempre così male, mi ha sempre voluto morto perché non sono un fissato del sanguepuro e di Tu-Sai-Chi. Lei lo era. Non Mangiamorte, ma sorella di un Mangiamorte. Tutta la nostra famiglia è nata da incesti e gente pazza, tranne giusto i miei perché mio padre l’ha messa incinta per sbaglio quando lui ancora frequentava Hogwarts, durante le vacanze di Natale, e lei ne ha approfittato perché era ricco.» raccontò Michael in tono divertito, «Peccato che non sia venuto fuori il figlio che voleva. Comunque ora è così pazza che non si può più muovere. Ah, mio padre era completamente sottomesso a lei, quindi la lasciava fare.»

«Mamma e papà sono morti.» dichiarò Charlotte, e tutti sobbalzarono presi di sorpresa, «Ho dimenticato qui gli appunti. Georgia è andata in camera, vero?»

«Hai un bel fegato a farti viva.» notò Sally-Anne.

Charlotte indicò la propria cravatta: «Gryffindor. Comunque i miei sono morti che neanche me li ricordo più e Robert e Georgia mi hanno fatto da papà e mamma, solo che Rob era sempre al lavoro, quindi era più lei, e quando era a Hogwarts c’erano i vicini. Evitiamo sempre lo zio perché anche lui è dalla parte di Tu-Sai-Chi e perché è viscido. E non abbiamo soldi, quindi non posso avere la scopa. Però a me di solito va bene, non mi servono una mamma e un papà. È Georgia quella a cui non va bene, lei dice che prima Rob era uno stronzo, che poi è cambiato ed è diventato il fratello perfetto, ma che lei non lo voleva forzare ad esserlo perché tanto già si occupava di me visto che mamma e papà erano sempre in missione. Comunque vabbé, sono morti, e quindi anche Rob ha incominciato a fare il genitore, però adesso va in missione anche lui e abbiamo paura che muoia. Ma io so che non succederà, perché lui è un Gryffindor e i Gryffindor se la cavano sempre.»

Il suo tono era assolutamente tranquillo, il tono di chi era totalmente abituato e non vedeva nulla di strano in tutto questo, con un tocco infantile sul finale, forse perché era impossibile accettare che anche suo fratello potesse morire dato che già i suoi genitori l’avevano fatto. Michael la raggiunse e l’abbracciò, accarezzandole la nuvoletta di capelli chiari.

«Tutto okay, tutto okay.» lo consolò Charlotte, dandogli qualche pacca sulla schiena. Era cresciuta un pochino, e ora gli arrivava quasi a metà petto.

«Gli altri invece hanno tutti famiglie normali.» terminò Wayne, che guardava Charlotte, «Ernie, Susan, Justin, Hannah fino a un mese fa, Stephen, Quill, Zacharias, Dorian e adesso che li conosciamo meglio posso dire con certezza anche Anthony Goldstein e Terry Boot… e credo anche Kevin Entwhistle

«Anche Monica.» aggiunse Michael, lasciando andare Charlotte, «E tu, piccoletta, pensa a quello che hai appena detto. Forse dovresti chiedere scusa a tua sorella, visto che lei fa il massimo e non è colpa sua se non avete i soldi.»

«Ma perché è sempre così cattiva con me?» protestò lei, «Potrebbe essere più gentile!»

«Era fradicia per colpa di quel bastardo di Buggin, tesoro.» le rispose Megan, «È un bullo, quel tipo un po’ grasso coi capelli rossi e le lentiggini all’ultimo anno; cambia strada quando lo vedi perché non gli importa che tu sia maschio o femmina, ti attaccherà comunque. È praticamente il mio nemico numero uno, lo ucciderò prima di diplomarmi. E poi siete sorelle, credo sia normale così.»

«Tua madre voleva ucciderti?» fiatò in quel momento Rowan. Gli altri si accorsero che era pallido e che non aveva aperto bocca dopo le loro dichiarazioni.

Michael gli andò accanto e gli buttò un braccio intorno alle spalle: «Non dirlo troppo in giro, per quanto mi faccia suonare tenebroso non è mai buona pubblicità. Amelia, mi posso fidare di te, vero?»

Le fece l’occhiolino e Amelia sorrise: «Certo.»

«E tua madre è stata torturata a morte?» mormorò Rowan rivolto a Megan.

«Davanti a me.» precisò lei, «Il che potrebbe spiegare molte cose, forse. Certo che siamo sfigati, eh?»

«Credevo di essere io il tuo nemico numero uno.» disse Wayne, come se non avesse ascoltato il resto del discorso.

«Non sei un nemico che mi disgusta. Non eri, cioè. Mi facevi arrabbiare. Hansel Buggin mi fa vomitare.»

«Ah, allora va bene.»

«Come potete parlarne così normalmente?» domandò Rowan alla fine, esasperato.

«Perché che ne parli bene o male, me lo sogno comunque la notte.» rispose Megan.

«Perché se ci rido sopra evito di piangere.» fu la risposta di Michael, e tutti lo guardarono: «Che? Non ho mai detto che non volevo una mamma normale, gente.»

«Puoi venire da me quando vuoi.» offrì immediatamente Rowan e Michael rise.

«Sono un po’ grandicello per questo, e poi la signora Diggory è un po’ una mamma per me. Grazie comunque, fratello.» disse, arruffandogli i capelli. Era quel genere di gesto affettuoso che ormai si concedeva solo con lui, Georgia, Charlotte e Megan, nonostante nel caso di Rowan fosse un po’ strano ora che il ragazzo lo aveva superato in altezza, «Di mamme se ne trovano in posti inaspettati, quando trovi donne che sembrano fatte apposta per farti rigare dritto e che ti vogliono bene, non lo sapevi?» e il suo sguardo cadde per un momento proprio su Megan, che aveva preso la spazzola di Sally-Anne e stava aiutando Charlotte a sciogliere un nodo tra i suoi capelli spettinati dalla corsa.

«Vi sentite bene a parlarne?» domandò Amelia, con voce spiritata e gli occhi spalancatissimi come se dalla risposta ne dipendesse la sua vita.

«Assolutamente sì, l’ho scoperto due anni fa. Prima non l’avevo mai detto a nessuno.» ammise Megan, «Ecco fatto. Vai da Georgia, ora.» disse poi alla ragazzina.

«Non io, odio pensarci.» rispose invece Michael, «Ma dovevo pur dirlo io a Rowan, prima o poi, visto che gli altri c’erano arrivati solo grazie a Cedric.»

Wayne percepì qualcosa di storto in quella frase, ma non riuscì subito a capire cosa.

«Non sforzarti.» mugugnò Rowan.

«Al contrario, mon ami, ti racconterò tutto. Susie, cucciola di zio Mike, ti unisci a noi coi due zombie?» la salutò Michael, alludendo a Ernie e Justin che si trascinavano con lei alle poltrone.

«Ci stiamo annoiando.» annunciò Ernie, demoralizzato, «Senza Hannah…»

«Non mi piace stare qui senza di lei.» commentò Justin.

«Come dicono loro.» gemette Susan, lasciandosi cadere sulla poltrona.

Tutti restarono in silenzio, mentre Charlotte tornava in compagnia di Georgia, che si era cambiata e sembrava più calma.

«Scusa se prima ti ho risposto male.» disse subito a Sally-Anne, che si strinse nelle spalle.

«Fa niente.»

«Io ho qualcosa che vi tirerebbe su di morale…» cominciò Michael.

«Droga?» domandò Justin.

«Alcol?» chiese Ernie.

«Donne?» azzardò Susan, per completare il quadretto.

«Tralasciando il fatto che ora ti immaginerò con una donna, niente di tutto questo. Sapete tutti che facevo parte del coro, no?»

«Quale coro?»

«C’è un coro?»

«Tu eri con gli sfigati del coro?»

«Il professor Flitwich e la Burbage lo dirigevano, ma ormai è più che altro diventato un momento ricreativo in cui la gente suona, balla e canta la domenica.» spiegò Michael, ignorando Megan, «Se venite con me, magari vi tornerà un po’ di allegria.»

«Non so cantare e non ho voglia di ballare.» replicò Susan, spenta.

«Io facevo danza classica e suonavo il piano, c’è qualcosa di tutto questo?» chiese invece Sally-Anne.

«C’è il piano, ma non intendevo portarvi a esibirvi.» ribatté Michael, «Se mi seguite, vi sorprenderò.»

Alla fine si lasciarono tutti convincere, incuriositi, e seguirono Mike per i meandri della scuola.

Susan sospirò pesantemente per la terza volta: «Mike, con tutto il rispetto, non capisco cosa ce ne fre-»

«Oh yeah, baby, io sarò il tuo mago nero… Il tuo mago nero… e unicorni e inferi cadranno dal cielo!»

Una ragazzina attaccò con la chitarra elettrica mentre Stephen saltava sul tavolo, con la giacca slacciata, i capelli sconvolti e quello che Justin e Megan riconobbero come un microfono in mano, «VIENI GIU’ CON ME, VIENI GIU’ CON ME! LE ARTI OSCURE NON SARANNO FORTI ABBASTANZA! SALI IN SCOPA CON ME, TI MOSTRERÒ COS’È, LA PASSIONE CHE UN IMPERIO NON TI DA’ QUINDI VIENI VIENI CON ME SENZA MAGIA PERCHÈÈÈÈ… IO SARÒ IL TUO MAGO NERO, SOLO PER TE!»

Wayne, Megan, Susan, Justin, Ernie, Rowan, Sally-Anne, Charlotte e Georgia lo fissarono con la bocca spalancata e gli occhi quasi fuori dalle orbite mentre lui, in grado di tirar fuori una voce roca a un volume allucinante, ballava sul tavolo, con tutti i ragazzi che urlavano come una folla a un concerto e ballavano tra loro.

Amelia si portò le mani al petto e cinguettò: «Io lo amo!»

«Potrei prendermi una cotta, sì.» convenne Charlotte senza cambiare posizione o espressione e parlando atona, «Se non fosse sempre pazzo.»

«Ve l’ho detto!» rise Michael, «Rock fine anni settanta... Tra l’altro avete intuito il senso volgare di “vieni giù” e di “scopa”?»

Stephen li notò in quel momento, dopo aver indicato la folla: «E… e… WO!»

Il che non era un verso dalla canzone, ma la testimonianza di come fosse caduto dai banchi come un sacco. La folla, imperturbata, continuò a fare il tifo.

«Era quasi sexy.» commentò Megan, anche lei sempre a occhi spalancati.

«Oh Merlino.» gemette Wayne.

«Sai cantare, Wayne?» domandò Ernie, cercando di vedere dove fosse finito Stephen, «Perché credo ti servirà.»

«Se anche sapessi farlo non mi esibirei…»

Stephen riapparve dalla folla, chiudendo la giacca nervosamente e scappando prima che qualcuno potesse abbracciarlo o prendergli la mano per complimentarsi.

Justin stava tentando di non ridere e si dovette allontanare, mentre Susan continuava a fissarlo incredula.

«Michael?» disse Stephen, accusatorio e stralunato.

«Volevo fargli sentire come canto io, Steph.» replicò lui con assoluta innocenza.

«Sei stato grande!» esclamò Georgia, «Non sapevo sapessi cantare! E ballare!»

«Io non so cantare! Questo non è mai accad-Perché sei qui?» domandò lui con orrore ad Amelia, impallidendo.

«Credo di essermi innamorata di te.» rispose lei enfaticamente.

Stephen scappò subito, come al solito spaventato da lei, e quando arrivò alla porta un ragazzo che stava portando uno scatolone soffiò via la polvere e questa quasi lo colpì; lui strillò come una donna e continuo a correre verso la salvezza.

Susan si voltò ridendo e abbracciò Michael: «Grazie!»

«Dovere!»

Wayne si rese conto all’improvviso di cosa avesse trovato di sbagliato nella frase di Michael che voleva rassicurare Rowan sul fatto che avesse già una madre: aveva nominato Cedric come se nulla fosse. Non aveva fatto una smorfia anche se stava già parlando di qualcosa che gli faceva male. Possibile che fosse così felice?

Scrollò la testa e per il momento decise di non pensarci.

«Nessuna delle ragazze è intonata?» domandò Ernie, interessato.

Tutte scossero la testa. «Ma manco per idea.» precisò Megan.

«Rowan, vieni.» lo chiamò Michael, e i due si separarono dal gruppo, mentre Amelia veniva afferrata da Megan e trascinata con loro.

«Dimmi.»

«Senti, Rowie… Se ti va vorrei parlarti un po’ meglio di me e della mia famiglia.»

Rowan lo guardò sconcertato: «Sei sicuro

Michael annuì, «L’avrei fatto da prima se l’anno scorso non fossi stato così preso da me stesso. Non è perché Cedric non c’è più che voglio parlarne con te, ho solo aspettato che tu fossi più grande. Tu andresti ora che sei al quinto a confidarti con uno che è al primo dei tuoi problemi più seri? Non potevo caricarti di una cosa simile. Ma ho sempre avuto intenzione di farlo.»

«Quindi…» mormorò Rowan, «Non è perché mi consideri un fratellino da tenere al sicuro, ma solo perché volevi aspettare che io capissi tutto appieno.»

«Esatto! Beh, aspetta, credo che mi vorrà sempre spontaneo considerarti un fratello minore, dopotutto sei più piccolo, ti ho visto crescere…» ridacchiò lui, «Ma tu sei appunto un fratello e un migliore amico come lo era Cedric, e questa, l’amicizia, è la cosa che conta di più al mondo, più della fama, dei soldi, del divertimento, dell’orgoglio. L’amicizia viene prima di tutto. Prima anche dell’imbarazzo nel parlare come donne.»

Rowan scoppiò a ridere: «Stavo giusto pensando più o meno allo stesso. E qualcosa sulle linee di: non piangere, non piangere, non piangere.»

Anche Michael cominciò a ridere forte.

«Se te la senti di parlarmene, allora, ci sono un milione di domande che voglio farti.» riprese Rowan, e lui annuì.

«Andiamo assieme a Hogsmeade, se non hai già impegni.»

«Io no, ma Monica?»

«Passiamo la mattina assieme e lei la vedo la sera. Anzi, potrei chiedere a Georgie se vuole passare la mattina con lei, così magari si conoscono meglio. Mi piacerebbe che andassero d’accordo…»

«NO!», Rowan si schiarì la gola, «Voglio dire, non puoi spingerle, devono farlo loro…»

«Oh, ma Monica è timidissima e Georgia è un po’ distratta in questo periodo, quindi credo mi convenga almeno suggerirlo o non si avvicineranno mai…» fece spallucce lui.

Rowan alzò gli occhi al cielo.

 

Il giorno prima dell’uscita a Hogsmeade Wayne aspettò Megan, che era di ritorno dal club di Pozioni.

Lei ufficialmente, e per ciò che ne sapeva il fidanzato, era occupata nel dare una mano a Stephen con una pozione che dava allegria – il ragazzo aveva colto l’insegnamento dato dal Siero del Pensiero, ovvero che tutti avevano i loro problemi e che ne erano così assorbiti da non notare quelli degli altri, e voleva qualcosa per tirarsi su dopo le cose orribili che aveva ascoltato il mese precedente che continuavano a ronzargli in testa – mentre ufficiosamente e segretamente era invece impegnata nel creare la difficilissima pozione per dare una sbirciata al mondo che avrebbe voluto conoscere; a trovarsi davanti Wayne la Hufflepuff sobbalzò e poi lo colpì con un pugno a una spalla.

«E ciao anche a te.»

«Mi hai fatto perdere vent’anni!»

«Ci vieni a Hogsmeade con me, domani? Noi due da soli?» domandò lui, serafico, massaggiandosi la spalla dolorante.

Megan sorrise subito: «Un appuntamento ufficiale? Certo!»

«Poi a pranzo se vuoi incontriamo anche gli altri, credo che Georgia ne avrà bisogno.»

Megan si incupì: «Hai saputo?»

«Non so come l’abbia convinta a uscire con Monica… C’è una parte di me che vorrebbe fargli aprire gli occhi e notare quello che sta succedendo e l’altra che sa di non potersi impicciare in una cosa simile.» disse Wayne, irritato, «Georgia non merita tutto questo, ma non dovrebbe neanche accettarlo così passivamente. Non è mai stata una persona incapace di imporsi, è sempre stata forte, indipendente, allegra…»

«Cedric…» soffiò Megan.

«No, è da prima. Dal quinto. Cioè, dal vostro quarto, da quando ci siamo tutti avvicinati gli uni agli altri… Sarà che stava bene perché ha trovato tante amiche, perché ci siamo tutti trovati, ma si è calmata e poi si è come spenta. Ti ricordi la battuta che aveva fatto e che aveva stupito tutti, quella sulla panna e i giochi erotici?»

Megan annuì.

«Ecco, lei era così di continuo prima. Io ero solo stupito di averla finalmente sentita tornare normale, mentre gli altri credo fossero sconvolti perché pensavano fosse innocentissima, e non capisco come sia possibile. È come se nessuno la conoscesse davvero.»

«Forse si vergognava davanti a persone che erano abituate a vederla come santa… si vergognava di essere se stessa perché sapeva che tutti avremmo reagito così. Guarda, io non sono brava a capire queste cose, non ho mai avuto amiche ragazze prima di lei. Non ho mai avuto amici in generale prima di voi e me ne sono resa conto giusto al quarto, del fatto che fossimo amici.»

Wayne la guardò incuriosito: «Mi sono sempre chiesto se non avessi amici alla scuola elementare, mi avevi detto che i tuoi nonni te l’avevano fatta frequentare.»

«Dovevo stare attenta a non usare magia accidentale, non è che potessi avvicinarmici troppo…»

«Quindi non ne avevi neanche lì.»

Megan alzò gli occhi al cielo, pensierosa.

 

Sollevò il bambino sopra la testa e lo scagliò contro il materasso appoggiato al muro della palestra, mentre gli altri scappavano urlando a pieni polmoni tutti attorno a lei.

Lei rise, alzando i pugni al cielo: «Megan è la più forte! Inchinatevi a lei! Inchinatevi a Megan Jones!»

 

«Nnno. Perché non ero neanche interessatissima ad averne.»

«Oh. Com’è che Stephen non è uscito, ora che ci penso?»

«Si è fermato a chiacchierare con Sheldon e Liam, credo.»

Wayne la guardò incredulo: «Ti sei ricordata i nomi!»

Anche Megan si illuminò: «Sono un genio!»

Lui rise, dandole un bacio, «D’accordo, genio, io invece mi sono appena ricordato che devo rendere un libro che ho in borsa a Stephen, quindi…»

«Quindi vai, credo di poter fare gli ultimi scalini da sola, nonostante io sia una fanciulla indifesa.»

«Certamente.»

Megan lo guardò allontanarsi sorridendo, poi si voltò e fece un respiro profondo: «Okay, vieni fuori. So che stavi spiando.»

Hansel Buggin si fece avanti, l’espressione compiaciuta e gli occhietti piccoli e azzurri fissi sui suoi. Era più alto di almeno venti centimetri e grosso il doppio di lei, con le braccia grosse come querce. Megan salì uno scalino per trovarsi in posizione più favorevole.

«Stavo solo pensando ai fatti miei, non montarti la testa, Jones. Anche se ero curioso di vedere la coppia più chiacchierata di Hufflepuff.»

«In pratica spiavi.» tagliò corto lei.

Hansel si strinse nelle spalle: «Voi eravate in pubblico. Dovreste anche stare attenti a quello che dite, sapete, la gente potrebbe sentirvi…»

Megan assottigliò lo sguardo: «Apri bocca e ti giuro che imparerai cosa vuol dire dolore.»

«Che paura, nana…» rise il ragazzo, «Non sono interessato alla tua compagna, ero più curioso di capire cosa ci fa Hopkins con te. Sembrava intelligente.»

«Oh, questo mi fa veramente male. Credo che andrò a piangere in qualche angolo, se vuoi scusarmi…»

Fece per scendere ma lui le diede una spinta. Lei saltò nel gradino più in alto per riprendere l’equilibrio e gli mollò un pugno che evitò per un pelo.

«Non sei abbastanza. Lo sai, vero?»

Megan si bloccò e lo guardò malissimo; se c’era una cosa che odiava di Hansel era che, a differenza del fratello maggiore che come bullo si limitava a picchiare, lui apriva bocca su tutto.

«Non crederai di convincermi a mollarlo?»

«Non ne ho bisogno, ti mollerà lui. Si vede che gli piace di più quella Georgia, dal modo in cui ne parla, e lo sai anche tu che starebbero meglio insieme. Cosa puoi offrirgli tu, a parte qualche litigata? Non sei neanche capace di aiutare la tua amica perché sei sempre stata sola, cosa puoi dare come fidanzata?» replicò Hansel, divertito, «Non hai quel granché di fisico, sei violenta e a quel che mi dicono fatichi ad andare bene a scuola, sei brava solo in Pozioni. Di cosa parlate, quando siete soli? O ti limiti a fartelo perché non avete niente da dire? Anche quello svanirà, comunque, e tu ti ritroverai sola come ti ho sempre detto che saresti stata.»

Megan lo fissò, ammutolita.

«È troppo per te. Fai bene a godertelo finché ce l’hai, perché prima o poi incontrerà una ragazza intelligente e più simpatica di te, e se ne innamorerà. Ho sentito che neanche tuo padre ti voleva, sai? Se persino tuo papà non vuole saperne di te, come pensi che possa durare con qualcuno?»

La ragazza aprì bocca e poi la richiuse. Ragionò un momento, valutando le opzioni, giunse a una soluzione e saltò giù dal gradino, dandogli contemporaneamente un calcio allo stomaco al volo e reggendosi al passamano mentre tornava a terra per evitare di cadere all’indietro. Hansel boccheggiò e si piegò in due; Megan si sentì molto bene per essere riuscita a dare un calcio volante.

«Mio padre mi ama, grazie tante, e Wayne è troppo per me. Sì. Beh, pazienza, perché vuole me. Chi è che vuole te, a parte tua madre? Se tua madre ti vuole, ovviamente. Forse dovrei dire a parte tua sorella.»

Hansel scattò in avanti e quasi la schiacciò contro il passamano e i gradini, lei scartò di lato e fu colpita dal dorso della sua mano che la spedì a terra. Si rialzò subito e gli diede un calcio tra le gambe; Hansel emise un suono soffocato e crollò in ginocchio.

«MEGAN!» urlarono Wayne e Stephen.

«Mi ha attaccata lui!» disse lei immediatamente, indicandolo e portandosi l’altra mano al viso colpito.

«Figlio di una cagna!» urlò Stephen, lasciandola sbalordita.

Wayne saltò gli ultimi gradini e si chinò, senza frenare, afferrando Hansel per il colletto e spingendolo avanti. Lo sbatté al muro, tenendogli una mano alla gola.

«Ti ammazzo!»

«Wayne!» strillò lei, incredula.

«Dagliele!» lo incitò Stephen, raggiungendola, «Stai bene?»

«Io sì! Wayne, fermo! Ti espellono se lo uccidi!»

Wayne lo tenne fermo qualche secondo e poi avvicinò il viso al suo: «Se dici una sola parola di quello che è successo oggi in giro, o se ti vedo anche solo guardarla per sbaglio, io ti uccido. Non sto scherzando. Mi hai capito?»

Hansel annuì e Wayne lo lasciò andare, «Sparisci.»

Il ragazzo non se lo fece ripetere e si allontanò zoppicante. Megan si accorse in quel momento che c’erano anche Sheldon e Liam con loro, entrambi pietrificati dalla sorpresa; non poteva che capirli.

«Come può pischiare un rasgozza?» l’accento del francese si era fatto ancora più forte, preso dall’indignazione.

«Già! Anche se è Megan Jones!» convenne Liam.

«Non è che mi abbia picchiata, eh, non è la prima volta che la finiamo a far rissa.» borbottò lei.

«Sì, ma Megan, una cosa è farlo quando siete ai primi anni e siete bambini entrambi, un’altra è questo!» protestò Stephen.

«Cosa ti ha fatto?» domandò Wayne, avvicinandosi solo ora che si era calmato e scostandole i capelli dal viso con una carezza per vedere meglio, «Hai un segno in faccia.»

«Non mi sono spostata abbastanza in fretta, comunque credo fosse diretto a un braccio. Non mi voleva ammazzare, eh. Lui mi ha dato una spinta, abbiamo parlato, mi ha insultata e io gli ho dato un calcio volante, e poi lui ha provato a colpirmi. Quindi era una cosa un po’ da entrambe le parti… Wayne, gli ho dato un calcio al volo! Mi sono lanciata dalle scale e bom!»

Il viso corrucciato di Wayne si distese appena e lui l’abbraccio: «Piccola idiota.»

«Tua mamma

«Potevate usare le bacchette, tra l’altro.» precisò Stephen, «Io non so come facciate a picchiarvi senza, mi fanno male le mani solo a vedervi.»

«Stephen, sbaglio o hai imprecato, tu?» domandò lei.

«Non ricordo nulla di tutto ciò.»

Sheldon, che invece stava maledicendo Buggin in francese, fu il primo ad andare via, seguito da Liam che cercava di calmarlo. Stephen li anticipò e Megan trattenne Wayne.

«È stata la cosa più eccitante di sempre vederti picchiarlo.» affermò gioiosamente.

«Sono un uomo d’azione.» disse lui sarcastico, «Anche quando non attacco bulli con calci volanti in un corridoio deserto.»

«Ti annoieresti un sacco senza di me.» ribatté Megan, saltandogli letteralmente addosso per baciarlo. Lui non poté che concordare mentalmente.

 

«BUGGIN COSA?» urlò Michael a colazione, attirando come al solito l’attenzione di tutta la Sala Grande.

Megan, notando la colorazione porpora assunta da Sally-Anne e le facce di Justin, Ernie, Dorian, Rowan, e praticamente tutti i ragazzi Hufflepuff del quinto e settimo anno, contando persino Quill, pensò che Buggin fosse stato veramente saggio nel non presentarsi.

Michael si alzò in piedi, sbattendo la sedia a terra, e la Sprout si alzò dal tavolo degli insegnanti.

«Scusi!» esclamò Susan implorante, «Michael!»

«Vado ad ammazzarlo!»

«Michael, ci ha già pensato Wayne.» lo informò Stephen, orgoglioso.

«E io! Io gli ho dato un calcio volante!» aggiunse Megan.

«Motivo per cui non possiamo denunciarlo subito al preside senza far passare casini anche a te.» aggiunse Georgia in tono di rimprovero, «Il che in un certo senso va anche bene, basterà incontrarlo da solo e massacrarlo.»

«Cos’hai fatto, Jonesy-Jones?» domandò Kevin, spingendo la sedia su due gambe e rovesciando la testa indietro per vederla dal loro tavolo.

«Hansel Buggin l’ha attaccata! Non hai visto il livido che ha in faccia?» sputò fuori Michael, e Monica gli diede qualche pacca sulla mano per calmarlo.

Kevin quasi cadde dalla sedia: «Non l’ha fatto!»

«L’ha fatto?» trasalì Terry, sconvolto.

«E Wayne l’ha… Wayne e Megan l’hanno malmenato!» si corresse Georgia alla occhiata dell’amica.

«Non l’ho malmenato.» precisò Wayne, «Gli ho suggerito di piantarla.»

«Dopo averlo sbattuto al muro e minacciato.» ribatté Megan in tono sognante, «La cosa più sexy di sempre.»

«Ma io ci divido la camera con quel pezzo di merda, come faccio a non ammazzarlo?» domandò Michael, disgustato.

«Infatti!» approvò Dorian, «Possiamo affogarlo nel sonno? Un buon aguamenti»

«Io ho visto che ignorarlo lo fa sentire ancora più frustrato.» ribatté Cindy, preoccupata che l’amico si mettesse nei guai.

«E la soddisfazione dov’è?» replicò Kevin. Cindy lo fulminò con un’occhiata piena di rimprovero, «Oh, giusto. No, Dorian.»

«Dai, se me ne frego io…» commentò “la vittima”.

«Megan…» gemette Susan.

«Jack ci raggiunge questo pomeriggio!» annunciò Charlotte, trottando da loro, «E anche Rent e Walter!»

«Cosa?» esclamarono tutti, rallegrandosi di colpo.

«Ragazzi, perché non venite anche voi a pranzo ai Tre Manici?» domandò Georgia, quasi implorante, a Dorian.

Dorian guardò gli altri Ravenclaw, che annuirono.

«Nessun problema.» accettò Anthony, più formale, e Sally-Anne sbuffò.

«Tu ci sei, no?» le chiese Georgia e Sally annuì di malavoglia.

«Ma prima ho un appuntamento.»

«Nuovo ragazzo?» indagò Megan.

«No, qualcuno di molto più importante.»

«Chi?» domandarono tutti. Lei non rispose.

 

 

«Ciao mamma, ciao papà.»

«Buongiorno, Sally-Anne.»

 

 

 

 

 

 

Oh, lo ammetto, la canzone di Stephen era per metà fanservice spietato per i lettori di 70’s, che dovrebbero aver riconosciuto la canzone cantata da Sirius e Mary. E sì, io so la musica e le parole ed è una cosa molto patetica. Ma per l’altra metà c’è da dire che è del tutto normale cantare canzoni anni 70/80/90 e lui ha semplicemente scelto una famosa hit.

L’ho detto, nello scorso capitolo, che Ernie era ispirato a Xander di Buffy, col suo automatico pensiero alle amiche nude?

Hansel Buggin è un personaggio che è stato in parte inventato da Akami, e il fratello e la sorella sono completamente suoi personaggi. C’è sempre stato, ma come capita leggendo i veri libri della saga, ci sono persone che a volte non vengono menzionate perché non ci sono nei momenti importanti o perché magari scrivo dal punto di vista di Megan ed è Georgia a incontrarlo e via dicendo. Ora, per quanto riguarda la violenza, ci sono persone che non si preoccupano che la persona colpita sia maschio o femmina, e tecnicamente lui le ha dato una spinta, è lei che ha esagerato col calcio, anche se ovviamente non è giustificabile e io l’avrei ucciso – ci sono passata XD – ma il punto era che di solito in qualunque storia l’ “eroina” viene affrontata verbalmente dal bullo o dalla tizia gelosa e le parole “non sei abbastanza per lui” scatenano un bel guaio in cui lei davvero non si sente abbastanza. Beh, volevo uccidere quel cliché, e con un calcio volante che è qualcosa molto da Megan. E sì, i due si sono già picchiati in passato, c’è un motivo se Megan ha quella reputazione. (Oltre a quello che ha fatto alle elementari, il pugno a Pansy e via dicendo).

Comunque: anche se Hansel sembra saltato fuori dal nulla io ho sempre saputo che c’era. Meritava le botte prese ma, come sempre, a Hogwarts i professori sono gli ultimi a sapere le cose e forse mai le sapranno tutte. Il fan-service credo non sia finito.

E amo far impazzire Wayne, anche se capita una volta l’anno o meno.

 

Ah, e Michael è cugino di primo grado di Dorcas da parte di madre. Sul gruppo di facebook c’è l’albero genealogico, per chi c’è e vuole ricontrollare.  

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Capitolo 9
*** 8 ***


8

 

«I Carphilly Catapults devono tutto al cercatore, ma dai…» si lamentò Megan, «Non si può fare affidamento su una squadra che non fa gioco di squadra

«Perché, le Holyheads adesso non dipendono assolutamente da tua cugina?» ribatté Wayne, calmo.

«Come osi

«Oso, oso. Vieni, devo comprare dell’inchiostro.»

«Fuori?» inorridì lei, «Con questo vento?»

«Capisco il tuo orrore. Georgia e Monica.»

«I-Cosa?»

«Fuori.» disse lui, indicando oltre la vetrina di Mielandia. Le due stavano passando, strette nei loro mantelli.

«Parlano?»

«No.»

«Wow. Immagina quanto Georgia sarà gioiosa ai Tre Manici.»

 

«Allora, volete dirmi o no perché volevate vedermi? State divorziando?» domandò Sally-Anne di punto in bianco, e suo padre quasi soffocò nella cioccolata calda.

«Che dici!» inorridì sua madre, «Stavamo chiacchierando così amabilmente, come ti salta in testa?»

«Appunto, non è normale! Allora?»

«Sei diventata insolente come tuo fratello…» borbottò lei.

«Lascia Gah fuori da questa storia.» ribatté Sally-Anne.

«Ora, ora, non litighiamo. Sono sicuro che Gabriel può aver avuto una buona influenza su di te, nonostante tutto. Non ti ho mai vista rilassata come dopo le tue vacanze con lui.»  disse suo padre, calmo.

Entrambe le donne lo guardarono sorprese.

«Quindi ammetti che anche lui ha lati buoni, no?»

Sua madre fece un gesto convulso con la mano: «Non essere ridicola, certo che tuo fratello ha lati buoni. Sarebbe carino se sapesse anche chiedere scusa, magari.»

«Ha preso da te.» borbottò suo marito da dietro la tazza.

«Reginald

«Il motivo per cui siamo venuti a parlarti è che abbiamo saputo quello che è successo alla tua amica Hannah ed eravamo preoccupati per te.» dichiarò infine l’uomo, «Abbiamo parlato con i Bones a cena, sappiamo che siete tutti molto…»

I due si scambiarono un’occhiata incoraggiante mentre la figlia attendeva con ansia.

«Perché non ci hai detto che eravate tutti molto legati a Diggory? Molto?» domandò infine sua madre e Sally-Anne si irrigidì, «È come se non ci conoscessimo. Con Gabriel era diverso, nonostante tu pensi che fossimo orribili con lui. Litigavamo, certo, ma sapevamo ciò che faceva, e pensavamo che tu fossi semplicemente introversa, ma ci siamo resi conto che non sappiamo nulla di te.»

«Mi state prendendo in giro?» sbottò lei, basita.

«Prego?»

«Come avrei potuto parlarvene se voi non ci siete mai?»

«A volte partiamo in viaggio, è vero, ma durante le vacanze di solito tentiamo di esserci il più possibile, e se avessimo saputo qualcosa…» cominciò sua madre, offesa.

«Anche quando siete a casa voi non… Non abbiamo mai parlato perché tutto ciò di cui vi importa è che io faccia bella figura con gli estranei importanti. Non ve ne importa nulla né di me né di Gah come persone, come figli.» disse Sally-Anne lentamente, fissando prima l’uno e poi l’altra, «E non fate quelle facce, ho accettato molto tempo fa che gli elfi domestici sono gli unici con cui posso parlare.»

«Ma… ma…» boccheggiò sua madre, «Ma io… Sei tu che non parli con noi! Sin da quando eri piccola, tu… tu ti sei sempre rifiutata persino di abbracciarci!»

«Perché voi parlavate soltanto di soldi e di gente importante, a me non interessa soltanto questo, io volevo parlare di me, di voi…»

«Allora perché non ce l’hai mai detto?» domandò il padre, incredulo.

«Io devo venirvi a dire di parlare con vostra figlia?»

«E noi dobbiamo capire che dobbiamo obbligarti a parlare quando tu vuoi evidentemente, o apparentemente, restare in silenzio? Volevamo rispettarti! Non volevamo sbagliare come abbiamo fatto con Gah, lo opprimevamo troppo-»

«Io non lo opprimevo.» sentenziò la moglie, ma lui la ignorò.

«E non volevamo perdere anche te, abbiamo deciso di rispettare il tuo volere! Credevamo che a te stesse bene così, non ti sei mai lamentata!»

«Non mi sono lamentata perché pensavo non vi importasse di me!» ribatté lei, altrettanto sorpresa.

«Come puoi dirlo? Noi amiamo te e tuo fratello più di ogni altra cosa al mondo!» esclamò sua madre con veemenza.

Sally-Anne batté le ciglia un paio di volte, cercando di realizzare ciò che aveva appena sentito. Sua madre non faceva che parlare male di Gah, perciò se ammetteva di amarlo doveva fare sul serio.

«Credo che siamo tutti un po’ confusi qui…» mormorò suo padre, «Che ci siano una serie di malintesi da chiarire. Sally-Anne, io ho sempre pensato che fossi tu a non voler parlare con noi per qualche motivo che non mi era chiaro… E ho sempre cercato di includerti nei nostri discorsi perché volevo che ti sentissi parte della famiglia. Forse siamo stati troppi duri nel tentare di farti piacere solo le persone giuste, ma non volevamo che tu ci lasciassi come Gabriel.»

«Perché non mi hai mai chiesto se ce l’avevo con voi, allora?»

«E tu perché non l’hai chiesto a noi?» ribatté sua madre, «Siamo umani, possiamo sbagliare anche noi, come vedi. Non puoi aspettarti che ti leggiamo nella mente o ci comportiamo come tu pensi che i genitori debbano fare, specialmente se non ci informi prima di come credi che stiano le cose.»

«Non ho chiesto perché siete sempre così fissati con Gah che…»

«Perché lo chiami sempre in quel modo?» la interruppe lei, aggrottando la fronte.

Sally la guardò perplessa: «Perché lui dice sempre di chiamarlo così. È come lo chiamavo io da piccola.»

«Tu e lui siete sempre molto legati… Ti scrive, vero?»

«Ogni volta che può.» confermò lei.

Sua madre guardò altrove: «Io e lui litigavamo in continuazione per via dei suoi amici, del suo rendimento, delle sciocchezze che faceva… E del fatto che io ero fin troppo rigida, a detta sua. Mi preoccupavo solo perché lui era il primo figlio e pensavo di poter decidere della sua vita come se fosse mia. È per questo che se n’è andato. Lo so, che è anche colpa mia.»

«Scappato è il termine giusto. Ha parlato con te, ma a noi ha lasciato solo un biglietto. È sparito da un giorno all’altro senza preavviso dopo una litigata come tante.» aggiunse suo padre, lasciandola di stucco, «Ad ogni modo, Sally, siamo solo persone anche noi e come tali possiamo sbagliare… Avremmo dovuto parlare in questo modo dall’inizio… Quando i genitori della tua amica Susan mi parlano di lei mi rendo sempre conto che non abbiamo quel rapporto e che mi dispiace, e molto.»

Sally sentì gli occhi bruciarle e cercò di non piangere, premendo le unghie nelle proprie braccia.

«Bando all’orgoglio, mi sono detto, se voglio amore posso anche chiederlo, del resto il troppo orgoglio non ha mai fatto bene a nessuno. Siamo venuti qui oggi perché vorremmo capire come stanno le cose tra noi, se è possibile recuperare. E anche capire perché tu ci abbia sempre escluso dalla tua vita. Certo, non ci aspettavamo che tu fossi convinta che noi avessimo escluso te.»

«Se nostra figlia non ci dice neanche che è un suo amico, il ragazzo ucciso, qualcosa è completamente storta. Non sapevo neppure che avessi invitato i tuoi amici l’altro Natale.» commentò sua madre.

«Io conoscevo solo Stebbins di nomea e mi sono informato dopo averlo trovato a casa… Era il migliore amico di Diggory, vivevano assieme, non è così?» si informò il padre, «Non ho mai avuto occasione di dirti quanto sono fiero di te per averli portati a casa e avergli dato un po’ di conforto.»

«Certo che siamo fieri!» convenne sua madre, «Sally, hai fatto tutto senza il nostro aiuto e guarda che persona sei diventata: qualcuno che ha buoni amici, brave persone, non importa da che famiglia provengano, e che non si fa problemi anche a invitarli a casa propria, a dividere tutto con loro… Ti ho sempre vista come la mia bambina e non mi sono accorta di quanto tu sia cresciuta mentre io ero via… Pensi di poterci dare una chance?»

«Siete fieri di me?» ripeté Sally in un pigolio, ignorando il resto.

«Ti amiamo, principessa, certo che siamo fieri di te.» disse suo padre con voce dolce mentre sua madre annuiva rigidamente, «Che ne dici di parlare un po’ con noi?»

 

«È triste che abbiano chiuso Zonko… Dev’essere per via dei gemelli Weasley.» commentò Georgia, a disagio.

Monica annuì e lei si fermò.

«Senti, non hai parlato tutta la mattina… Qualcosa non va?»

«No, scusami…» mormorò lei, abbassando lo sguardo.

«Non devi scusarti, vorrei solo capire che succede. Non vorrei che tu avessi problemi con me perché Mike mi considera la sua migliore amica, ci sono già passata e non mi è piaciuto.» mise subito in chiaro lei, scocciata.

Monica la guardò allarmata: «Quello non è un problema, è che non ci conosciamo bene e mi vergogno un po’… tutto qui. Non sono Sandy, io.»

«Bene allora.»

«Sei sempre così schietta?»

«Ci provo, cercando di non essere rude quanto Megan.» scherzò lei.

«Megan ha un carattere interessante… Non credo di piacerle.» commentò lei distrattamente

«Non farne un fatto personale, a Megan non piace praticamente nessuno.» ribatté lei, senza negare nulla, «Sai quando si dice “can che abbaia non morde”?»

«Vuoi dire che lei fa solo chiasso ma non è pericolosa?»

«No, no. Lei abbaia e morde. Ma non morderebbe te perché sei la fidanzata di Michael.» chiarì Georgia in tono rassicurante.

«Quando siete diventate amiche?» domandò Monica.

«All’inizio del quarto anno, prima non parlavamo quasi mai.» rispose lei con un sorriso, «Vuoi diventare sua amica?»

«Non so se a questo punto potrei diventare amica di uno qualunque di voi, sono arrivata tardi e avete vissuto tante cose assieme… Sapevo dall’inizio che anche avvicinandomi a Michael non avrei necessariamente conquistato il gruppo. Non che mi importi davvero, a me importa solo di lui.» ammise lei, con un tono di voce che ora aveva perso l’incertezza di poco prima.

Georgia si strinse nelle spalle: «Se ti sta bene così, bene. Sono felice che tu non sia gelosa comunque, è bello essere perlomeno civili tra noi.»

«Non ho bisogno di essere gelosa di te.» ribatté Monica serenamente, «Perché se anche mai Michael avesse avuto sentimenti diversi dall’amicizia nei tuoi confronti, ora ama me e vuole stare con me per sempre. Non lo lascerò andare perché io sento le stesso, perciò penso che tu ti debba solo preoccupare di riuscire a ritagliarti un po’ d’attenzioni, ma io no.»

«Oh. Beh, neanche io devo preoccuparmi, come sai Michael tiene ai suoi amici più di qualsiasi altra cosa al mondo, perciò… E poi io ho Dorian, lui e gli altri sono entrati nel gruppo quest’anno ma sono già praticamente amici di tutti, perciò non ho bisogno di dovermi ritagliare attenzioni come dici tu, non sono un animale da accudire. E non ho quel genere di sentimenti per Michael.»

«Spero di non averti offesa…»

«Affatto.» disse Georgia, sorridendo.

«E tu e Dorian siete una bella coppia.» riprese Monica, ricambiando il sorriso.

«Non so come le cose andranno tra noi ma penso che diventeremo amici molto stretti, ora che gli altri sono tutti in coppia ho bisogno di qualche amico single come me. Poi certo, è molto carino ed è anche molto buono, un punto fermo, insomma.» confermò lei, sincera.

«Ho visto.» affermò Monica, annuendo tra sé e sé con aria assorta. «Beh, a me fa piacere conoscerti un po’ meglio.»

«Già. Interessante.» approvò lei con un altro sorriso.

 

«Non siete obbligati a venire con me.» fece presente Kevin, «C’è la Perks, Anthony.»

«Non ho nessun problema con questo e Georgia sembrava aver bisogno di tutto il supporto possibile.» ribatté lui.

«Ci credo, era in giro con Bruttonica

«Terry, non chiamarla così…»

«Ma dai, persino noi Ravenclaw aspettavamo di vedere Georgia e Michael insieme, e neanche li conoscevamo! E abbiamo sempre tutti chiamato Monica “Bruttonica”, adesso non voglio certo diventare più gentile con lei solo perché Georgia è troppo buona!»

«Sì, è troppo buona e continua a dire che sono migliori amici.» precisò Dorian, «Cosa stupida. Se ami una persona è inutile che continui a dire che siete solo migliori amici.»

La frecciata andò a segno e Kevin e Cindy gli rivolsero un’occhiata sospettosa.

Poi lei annuì: «Sì, ma se lei dice che sono migliori amici magari lo crede davvero. Magari sono solo migliori amici per davvero e anche lei e Monica diventeranno amiche.»

«Cindy…» gemettero tutti.

«Ancora una volta: capita che la gente menta. Come quando Greta Buggin ti ha detto di aver ricevuto un Ordine di Merlino.» spiegò Terry.

«Veramente no, ne ha preso due, ma uno gliel’hanno portato via perché dovevano venderlo e dare il ricavato ai babbani bisognosi.» lo corresse lei, «Perché, non è così?»

Tutti si scambiarono un’occhiata e poi Kevin le mise un braccio intorno alle spalle: «Sei fortunata ad averci.»

«Sì, lo so.» convenne lei, «Ma cosa c’entra?»

 

«Jack!» strillò Charlotte, andando ad abbracciarlo, «E Walter e Rent. Ciao.»

«Sento l’amore.» commentò Walter allegramente; aveva una bruciatura su una guancia ma sembrava felicissimo, oltre che abbronzato come non mai.

«Vado a salutare Rosmerta.» annunciò Rent, già sognante, ma prima di andare tirò una guancia di Charlotte che rispose con un verso di protesta e un tentato pugno.

«Hai tempo fino all’arrivo degli altri. Sei in anticipo, pulce.» disse Walter.

«Lo so. Sally-Anne arriva tardi perché ci sono i suoi genitori!» cinguettò lei.

Rent si bloccò e tutti la fissarono sorpresi: «Cosa?»

«Ah, e ieri Buggin ha picchiato Megan e Wayne l’ha massacrato e l’ha minacciato di morte! O così ho sentito!»

«COSA?» ripeterono tutti.

«Georgia invece è a un appuntamento con Monica, gliel’ha organizzato Michael!»

«COSA?»

 

Rowan era seduto sullo steccato che delimitava la zona della Stamberga Strillante e batteva debolmente le mani contro il legno. Per quanto alto a Michael sembrava più giovane che mai, il quindicenne che era, con la testa incassata tra le spalle e la cuffia premuta sui capelli scuri.

«Ho capito perché non me ne hai mai parlato prima… Cioè, ti ha spinto giù dalle scale solo perché eri amico di Rent!»

«C’è un motivo se preferisco quando mi ignora.» ridacchiò Michael, il cui viso era pallidissimo. Rowan aveva già notato che invece che piangere Michael impallidiva sempre, aveva infatti pianto pochissime volte da quando lo conosceva, e sapeva quindi che l’amico stava soffrendo a parlarne così seriamente, lui che di solito si limitava a battute su quanto sua madre fosse mostruosa, commenti che la gente prendeva appunto solo per battute e che invece partivano da basi reali.

«Improvvisamente sento che la mia famiglia è meravigliosa.»

Michael rise sul serio: «Cedric lo diceva sempre. Anche Georgia.»

«Parlando di Georgia… Tutto apposto?» cambiò temporaneamente argomento lui, cercando di trovare qualcosa da dirgli per farlo stare meglio.

«Certo! Perché non dovrebbe?»

Rowan si strinse nelle spalle.

«Beh…» riprese Michael, «Devo ammettere che quest’estate mi stavo quasi convincendo di avere una cotta per lei e la cosa mi ha spaventato a morte.»

«Oh?»

«Già. Però poi ho capito che era Monica la persona che stavo cercando, che era sempre stata vicino a me senza che me ne accorgessi E tutti quei dubbi su Georgia sono spariti in un secondo. Georgia è rimasta solo un’amica normale, diciamo. Perché, mica ti piace?»

Rowan quasi cadde all’indietro: «NO!»

Ma Michael rideva già: «Lo so, ti prendevo in giro… Oddio, se ti piacesse, fa pure. Non sono geloso delle mie amiche.»

«Non c’è bisogno che tu lo sia, comunque.» borbottò lui, rosso in faccia.

«Su, non prenderla a male! Guarda che non c’è nulla di male a guardare le altre, specialmente quando hanno il fisico di Georgia!»

L’amico lo guardò confuso.

«Va bene, non è alta, ma sapessi com’è sotto quei maglioni…» sghignazzò lui, e anche Rowan rise a voce alta, una risata contagiosa che finì col far piegare in due Michael.

«E tu come lo sai, scusa?» domandò infine quando si calmarono, e l’altro si irrigidì.

«Beh, dopo anni e anni ho notato…» mugugnò, e Rowan assottigliò lo sguardo.

«Michael… Non avrai tradito Monica dopo tanti bei discorsi?»

«Non dirlo neanche per scherzo! Non lo farei mai!» protestò lui, «Vieni con me ai Tre Manici, ci sono Walter, Rent, Jack e gli altri.»

«Oh, Michael!»

Michael si fermò, passandosi una mano tra i capelli corti che sfuggivano al codino, ovvero quasi tutti.

«Guarda che se vuoi venire a casa mia per me non ci sono problemi. So che hai un tuo appartamento, ma mia madre cucina davvero bene…»

Lui rise di nuovo, annuendo: «Invito che non posso rifiutare, quindi. Magari una domenica durante le vacanze di Natale, tanto per terrorizzare i tuoi.»

«Guarda, i miei sanno così tanto di te che ormai ti conoscono.» replicò Rowan.

«Anche i Diggory sanno moltissimo di te.» ridacchiò lui, «Avrai notato che sono piuttosto chiacchierone.»

«Chi, tu?»

«Ed espansivo.»

«Io direi affettuoso.» lo stuzzicò Rowan e Michael fece una smorfia.

«Vero? Sono quasi gay. Voglio dire, Cedric ogni tanto faceva discorsi sull’amicizia ma solo perché io stavo male o cose così, Walter non è capace, Rent è un orso, a volte è di peluche, d’accordo, ma non è che sia il migliore nel capire i sentimenti della gente e Jack invece è bravo nel farlo ma non sta lì a parlarne. Il che è giusto, perché siamo ragazzi, non è che passiamo il tempo a farci le trecce. Io no, io parlo, parlo, e poi dopo mi accorgo di aver fatto la donna come stavo facendo oggi sino ad adesso.»

Rowan stava ridendo e annuendo assieme.

«Tu abbracci anche tutti, maschi e femmine!»

«Appunto! Tecnicamente non ho problemi neanche a baciare chiunque. Ma questo non è perché sono affettuoso, quello è perché sono così sicuro di quanto mi piacciano le ragazze che non ho problemi a scherzare sul fatto che possano piacermi gli uomini…»

«Ho notato che non sei esattamente omofobico, sì. Aspetta, chi hai baciato?»

«Cedric, un Natale. C’era vischio e l’ho traumatizzato! Ma solo a stampo, eh!»

Rowan stava ridendo di nuovo, adesso fin quasi alle lacrime, immaginando la scena: «Sai cosa, le ragazze ti vedono tutte come l’essere più virile e uomo di questa terra, ma tu sei una specie di cosa a metà…»

«Una specie di cosa a metà. Penso che dovrei farmi una maglietta con scritta questa frase… Penso che anche mia madre me la farebbe.» considerò Michael, a metà tra l’amaro e il divertito.

«A proposito… So come… funzioni e che quindi ti viene bene fare battute, ma ti offende quando le fanno gli altri?» indagò lui.

«Certo che no! Vuoi farne? Prego!»

«No, non voglio farne! Ero solo curioso, non conosco molta gente incasinata come te…»

«Se facessi un sondaggio tra i tuoi amici magari ne saresti sorpreso.» ribatté lui, «Hai visto Megan, Georgie e Sally-Anne, no? Non se ne salva una. E neanche Wayne e Walter, il loro padre si è fatto l’altra famiglia mentre stava ancora con la loro madre, l’ha scoperto Wayne coi suoi occhi!»

«Pure!» esclamò Rowan, che non sapeva di quest’ultimo dettaglio, «Che schifo! È per quello che Walter gli aveva dato un pugno l’anno scorso? Nel caos non si era capito bene cosa stesse succedendo…»

«Già. Ma ne sono usciti tutti bene e voglio fare lo stesso… Merlino, non che Megan sia venuta su sanissima, e Sally-Anne… Ma pazienza.»

«Ma come le hai conosciute?» domandò Rowan, «Quando ci siamo conosciuti noi eri già amico loro, eppure non mi sembrano facili da avvicinare…»

«Wayne e Megan si sono scontrati dal primo giorno… era il fratellino di Walter quindi ho provato a separarli e Megan mi ha detto qualcosa come: “come ti chiami? Stebbins. Bene, Stebbins, quando conoscerò le fatture ti verrò a cercare.”»

«Suona molto da Megan Jones.» ammise Rowan, non sorpreso.

«Con Georgia… Una volta, sempre al terzo, stavo prendendo in giro uno dei Gryffindor, non mi ricordo chi… un mocciosetto del primo. E lei, piccolissima e senza neanche conoscere nessuno dei due, si è messa a difenderlo e abbiamo quasi litigato. Lei ha litigato, io ero affascinato. Poi Wayne ci ha parlato qualche volta, dato che era sempre in mezzo per via di Megan, sono diventati amici subito e lei ha deciso di provare a conoscermi.»

«Georgia non la capisco bene.» dichiarò Rowan, «Sembra buona e dolce come Helen, ma a volte l’ho sentita zittire la gente in un modo che… Ti fa capire, praticamente, che se ci si mettesse minimamente di impegno ti schiaccerebbe a parole. E poi si vede che sta benissimo anche quando sta da sola…»

«È molto indipendente e sa arrangiarsi, sì.»

«Ecco, però non la capisco bene comunque. Tu hai detto che ha difeso uno sconosciuto, e per farlo ha praticamente attaccato te che eri un altro sconosciuto più grande di lei, ci vuole forza nel farlo. Però quando tu stavi male l’anno scorso lei senza di te sembrava persa, non sembrava forte affatto. Non capisco il suo carattere.»

«L’anno scorso ha fatto questa battuta sul fatto che Stephen è schizzinoso e che non poteva di certo fare giochi erotici col cibo, una cosa del genere…»

«Chi, lei?»

«Sì! E mi ha lasciato allibito! Poi però ho chiesto ad altri suoi amici, perché Georgia ha amici ovunque a Hogwarts, è peggio di me, e loro mi hanno detto che con loro fa sempre battute. Quindi devo ammettere che non la conosco completamente neppure io, è più misteriosa di quanto non sembri, non è solo la persona che si preoccupa per me quando faccio scemenze, è anche la prima che è rimasta fuori dopo il coprifuoco al primo anno solo perché l’avevano sfidata a farlo e se n’è andata a cercare le cucine. È strana.» Michael sorrise, «Mi è sempre piaciuta per questo… Dovresti conoscerla meglio.»

«Vedrò cosa posso fare…» mugugnò lui, pensieroso.

 

«Susan, ci sei?» chiamò Quill, facendola sobbalzare davanti alla vetrina.

«Sì, scusami… stavo pensando…»

«Ad Hannah?» suggerì Stephen, comprensivo.

«Pensa se Wayne fosse quello costretto a lasciare la scuola…» mormorò lei, difensiva, «Mi sento così confusa…»

«Grazie per aver chiamato in causa Wayne e non me.» commentò Quill, sarcastico.

«Oh, scusa! Non ci ho pensato!»

«Stavo scherzando…»

«Ti trovo allegro in effetti.» osservò Stephen, «Che è un bel cambiamento rispetto agli ultimi tempi.»

Quill si strinse nelle spalle: «I miei avevano problemi col lavoro ma adesso è tutto apposto più o meno.»

«Che genere di problemi?» si incuriosì Susan.

«Colleghi antipatici, semplicemente. Gente poco gentile. Ma quei colleghi ora li stanno ignorando perché hanno altro da fare e anche il loro umore è migliorato, così anche io sono più tranquillo.»

«Sei un bravo ragazzo.» commentò lei, sorridendogli.

Quill arrossì e si strinse nelle spalle.

 

«Buggin ti ha picchiata

«Hai picchiato Buggin?»

Jack, Walter e Rent avevano assalito Wayne e Megan appena li avevano visti entrare, con gli altri che se la ridevano alle loro spalle.

«Ancora? Non ho picchiato nessuno, è Megan quella.» rispose Wayne, annoiato.

«Gli ho dato un calcio volante! Volante!»

«Ah, fermi!» li bloccò Georgia, «Questi sono Terry, Anthony e Kevin. Credo che conosciate già Dorian e Cindy…» presentò, dopo essersi aggrappata a Dorian come se fosse un‘ancora di salvataggio.

«Ravenclaw, vero?» chiese Jack, «Sono amico di Burt. Beh, rivale forse è più corretto. Prende il Quidditch piuttosto seriamente.»

«Perché, lei no?» ribatté Terry, indicando Megan con aria divertita.

«Certo che tra lupi mannari e gente idiota tu stai sempre cercando di finire o al san Mungo o ad Azkaban…» commentò Walter, dando una pacca sulla testa a Megan.

«È un piacere.» salutò in quel momento Anthony, stringendo la mano a Rent.

«Che formali…» ridacchiò Justin.

«È Anthony, lo sai.» rise anche Terry.

Walter si rese conto di chi aveva accanto e cominciò a lamentarsi: «Rowan, piantala di crescere, facci il favore. Ci manca giusto che tu raggiunga Rent.»

«Non è che possa farci molto…»

«Oh, ehi, sapete che ho un sacco di successo con le babbane?» esclamò Rent, e più di una persona si voltò a guardare.

«Abbassa la voce, animale.» brontolò Jack.

«Sembri Sally-Anne… Dov’è la cara Perks? Sempre coi suoi?»

«Già… Monica, qui!» chiamò Michael, liberando il posto accanto a sé dalla giacca.

«Ma possiamo occupare i posti in questo modo?» domandò lei, raggiungendolo con aria felice.

«E chi se ne importa, purché paghiamo…» le rispose Rent allegramente.

«Ernie, risorgi…» chiamò Stephen, che stava estraendo un bicchiere dalla propria cartella.

«Non chiedere.» disse subito Wayne a Monica, che aveva notato e aveva corrugato la fronte.

«Germi?» tentò Cindy, e Stephen la guardò con profonda stima.

«Non voglio morire giovane.» le confermò.

«Mi sembra giusto.»

«Quindi non ne è migliorato uno da quando ce ne siamo andati…» commentò Walter a voce alta.

«Ma figurati…» commentò Wayne.

«Voglio una cioccolata calda!» annunciò Charlotte, aggrappandosi alla sorella.

«Aspettiamo Sally almeno dieci minuti.» le disse Georgia.

«Non ce n’è bisogno, sta arrivando…» ribatté Wayne, facedno un cenno verso la porta.

«Sempre bella.» commentò Rent, buttandosi sulla propria sedia.

«E in lacrime?» aggiunse Megan, alzandosi per vedere meglio.

Sally-Anne, appena entrata, si passò un fazzoletto sul viso, e lei notò che era stranamente trasandata, con la sciarpa attorno ai capelli e senza guanti.

«Buggin?» le domandò quindi.

«Che è successo?» domandarono anche le altre ragazze. 

«Chi ti devo picchiare?» chiese invece Michael in tono minaccioso.

«Oh, con questi Hufflepuff non ci si annoia mai.» commentò Kevin, e Terry lo zittì con una manata sulla testa, «Perché?» domandò, affranto.

Sally-Anne stava facendo segno di no con la testa.

«Sono lacrime di gioia?» azzardò allora Charlotte, vedendola sorridere appena.

Lei fece segno di sì e si sedette tra loro, «Mi sento così scema ma non riesco a non mettermi a piangere…»

«Cos’è successo di così bello?» domandò Megan, piegandosi verso di lei con partecipazione.

«Ai miei genitori importa di me, mi vogliono bene!» esclamò la ragazza, «Ci credi?»

«No, ma piantala!» ribatté lei, meravigliata, «È bellissimo! So cosa provi, ci son passata pure io proprio quest’anno…»

«Lo so, per questo so che mi capisci…»

«È bellissimo!» convenne Susan, abbracciandola, «Finalmente qualcosa di buono!»

«Mi hanno detto che sono fieri di me perché vi ho ospitato e che non gli dispiacerebbe rivedervi… Mio padre, lui l’ha detto, mia madre non vi ha visti.» farfugliò lei.

«Sì, lo sappiamo.» rise Michael, «Credevo che tuo padre fosse terrorizzato da noi.»

«A quanto pare quello è il suo modo di reagire standard, ci crederesti? Anche il tono di voce indifferente, sai, è quello che mia madre ha sempre, è stata educata così, ha detto, ma non è che non le importi… Ci sono stati un sacco di malintesi, hanno detto, e praticamente hanno detto che mi amano!»

I Ravenclaw e gli Hufflepuff che non la conoscevano bene si scambiarono un’occhiata preoccupata.

«Ma non è normale?» domandò Cindy, dando voce ai loro dubbi.

«Ti stupiresti di scoprire quanto non lo è.» le rispose Megan, «Non per noi almeno. Cos’altro ti hanno detto? Ti hanno dato altri soldi?»

«Megan!» protestò Susan.

«Lei sa perché glielo chiedo!»

Sally-Anne sorrise raggiante: «No, non me ne hanno dati! Abbiamo solo parlato! Mi hanno anche spiegato perché mio fratello non parla con loro… Anche loro avevano paura che con me succedesse come con lui, che l’hanno soffocato e lui è scappato di casa!»

«Spero sinceramente che ti si sistemi tutto.» affermò Jack sinceramente, «Mike ci aveva accennato qualcosina e comunque visto che persino Megan sta riuscendo a concludere qualcosa con suo padre, magari ce la farai anche tu.»

Sally ricominciò a piangere e ci fu una sorta di abbraccio collettivo, seguito da versi inteneriti.

Anthony non si mosse, ma la guardò con un mezzo sorriso, constatando quanto fosse immensamente più bella quando naturale, e anche capendo di non sapere troppe cose sul suo conto.

Madama Rosmerta passò a prendere le ordinazioni, cercando di non sembrare troppo incuriosita dal loro atteggiamento, e Sally-Anne si riprese in fretta per evitare un’ulteriore figuraccia.

«Quanto sei tenera… a volte, con l’allineamento dei pianeti…»

«Sta zitto, Hopkins. Peccato che i draghi non ti abbiano bruciato la lingua.»

«Appunto.»

«Voi Hufflepuff siete veramente particolari. La gente delle altre case non è così legata con persone delle altre, anzi, neanche tra i membri della stessa casa.» osservò poi Anthony, sorseggiando la sua cioccolata.

«Questo è il nostro tratto principale, no? Gryffindor voleva i coraggiosi, Slytherin i sanguepuro ambiziosi, voi Ravenclaw la ricerca di conoscenza e noi Hufflepuff tutto ciò che resta.» disse Georgia, «Non abbiamo, in teoria, pregiudizi, e accettiamo tutti. Siamo leali tra noi e non abbiamo paura di lavorare sodo, lo dice anche il Cappello Parlante, no? Sembra la cosa più stupida e scontata di tutte, ma in realtà è solo la meno appariscente.»

«Vero, noi Hufflepuff siamo una famiglia per chiunque ne voglia una.» convenne Michael, «Anche se a volerla è uno Slytherin.»

«O un figlio di Slytherin.» precisò Quill, «Tipo me, che non sono bravo a far niente e mi intimidisco per ogni scemenza. Eppure tutti loro mi hanno sempre trattato d’amico.»

«Certo che sì!» confermò Stephen con stupore, «Tu sei un amico!»

«Ma che hai oggi?» ridacchiò Susan.

«Mi sento speranzoso!» rispose Quill entusiasticamente.

«Eh, abbiamo visto!» confermò Rent, «Non sono sicuro di averti mai sentito parlare così… o dire più di due frasi…»

«Veramente c’è il momento in cui mi ha praticamente urlato contro in Sala Grande l’anno scorso.» precisò Michael e lui sbiancò, «No, ehi, resta felice!»

«Io sono del quinto e sono stato reclutato da Michael che ero al primo.» fece presente Rowan, tornando al discorso “Hufflepuff e famiglia”, e i Ravenclaw annuirono.

«Tecnicamente anche da Megan, al secondo.» precisò Michael.

«Chi?»

«Come “chi”? Io.» gli rispose Megan bruscamente, «Mi sei sempre piaciuto.»

Rowan fu così scioccato da risultare inespressivo, limitandosi a fissarla.

«Wayne, e così tu sei il fidanzato di Megan, eh? Che culo.» commentò Kevin e tutti risero allegramente.

«Non intendeva “piacere” in quel senso. Spero.»

«Non essere idiota, deficiente. È più piccolo di me, non mi piace nel senso che voglio farmelo, piace nel senso che mi piace il modo in cui risponde alla gente.»

«Tu sei meravigliosa.» commentò Terry di slancio, «E non lo dico come per flirtare, dico che sei una persona che mi piacerebbe essere.»

«In effetti parlare senza peli sulla lingua come lei non è per niente male.» concordò Dorian.

«No, il tatto secondo me non andrebbe sottovalutato.» ribatté Georgia, «Anche se la capisco ogni volta che mi arrabbio.»

«Come quando hai tirato quello schiaffo alla Parkinson!» esclamò Charlotte e Georgia avvampò.

«Cosa?» domandarono tutti, voltandosi verso le sorelle.

«Ah, sì, io la so quella storia!» ricordò Kevin.

«E quando mai, sei un tale pettegolo…» commentò Dorian, alzando gli occhi al cielo.

«Sei tu che le hai fatto crescere le corna l’anno scorso?» domandò Cindy, inclinando leggermente la testa con un dondolio di boccoli.

«Quella è Megan. Megan le ha anche tirato un pugno al terzo anno, quando si è messa a strillare che Lupin era un mannaro.»

«Povero professor Lupin, chissà che fine ha fatto!» esclamò Kevin, accorato, «Era l’unico professore per cui studiavo… A parte la McGonagall.»

«Ma come fai a farti promuovere se non studi?»

«Georgia, non tentare di cambiare argomento! Vogliamo sapere!» protestò Rent.

«Vogliamo sapere! Vogliamo sapere!» cominciò il coro Michael, seguito subito dagli altri che batterono le mani contro il tavolo.

«Ma dai… Eravamo al quarto e stava facendo battute su noi due perché mi avevi portato via dal Ballo del Ceppo in braccio… Non sono la tipa che riesce a dare pugni come se niente fosse, quindi le ho dato uno schiaffo e ho fatto l’errore di raccontarlo a Charlotte, tutto qui.»

«C’è chi dice che la sua testa ha girato un paio di volte.» precisò Terry.

Cindy lo guardò inorridita.

«Non è vero, lascialo perdere…» borbottò Dorian. «Lui ascolta sempre quello che si inventa Michael… Corner, intendo.»

«Georgia, com’è che tutti sanno le tue gesta e i tuoi amici no?» domandò Sally-Anne in tono di rimprovero.

«Ne stavo parlando proprio con Rowan prima.» confermò Michael.

«Ah, non lo so.» rispose lei, vaga, «E professor Lupin sta bene, credo, l’abbiamo visto l’anno scorso alla stazione, penso stesse parlando con Harry Potter.»

«Però davvero, come fai a farti promuovere?» domandò poi Megan a Kevin.

«Sono un genio. Letteralmente. I miei mi hanno fatto testare, pensavano fossi malato. Invece è venuto fuori che ho un Q.I. di 190. E praticamente basta che io mi metta d’impegno a metà maggio, per modo di dire, e posso passare gli esami tranquillamente.»

«Sei una persona odiosa.» gli comunicò Ernie serenamente, «Io devo studiare come un dannato.»

«Non solo tu.» rantolò Susan.

«Ah, io no. Io leggo una volta e ricordo a memoria.» si intromise Stephen, fiero della sua capacità. Molti gli rivolsero occhiatacce.  

«Ma Ravenclaw non è appunto “voler conoscere”?» domandò Sally-Anne a Kevin.

«Io voglio conoscere quello che dico io.» rispose lui, «E poi una cosa è conoscere, una è ammazzarsi di studio. Tra l’altro a undici anni studiavo molto di più, poi ho visto che non mi serviva e ho diminuito l’impegno… Si cambia. Non tutti i Gryffindor arrivano al settimo anno coraggiosi, non credo che tutti gli Hufflepuff siano come voi, basta pensare a Buggin…»

«A proposito, Wayne, ma l’hai picchiato o no?» riprese Walter, «Perché sarei fiero di te!»

«È stato molto eccitante.»

«Megan, spero tu intenda “entusiasmante”.» disse Stephen, fingendosi indifferente nonostante il leggero orrore.

«Stephen è nel coro.» dichiarò lei a mo’ di replica.

Lui quasi sputò il suo dolce.

«E canta benissimo!» aggiunse Georgia, pensando di essere d’aiuto.

«Ma perché, c’è un coro?» domandò Walter mentre tutti lo fissavano scioccati.

«Io ero nel coro! Suonavo anche il piano!» gli ricordò Michael.

«Tu eri nel coro?» ripeté Rent.

«Ma chi dirige il coro? Professori o studenti?» chiese Jack, interessato.

«C’è qualcuno in questa scuola che mi conosce?» si lamentò Michael, «Moni, tu lo sapevi, vero?»

«Certo! Venivo a sentirti cantare quando eri ancora al secondo!»

«Stalker.» tossì Sally-Anne, per fortuna coperta dal rumore di Kevin che strisciava la sedia e si alzava annunciando di stare andando a fumare.

«Puoi farlo?» domandò Wayne, chiedendosi perché Georgia e Megan ridessero e Sally-Anne avesse una poco credibile aria innocente.

«Nessuno può dirmi nulla se sono fuori dal castello. Vuoi venire? Te ne offro io.»

«Non fumo. Ero solo curioso.» spiegò lui.

«Sapete cosa dovrebbero mettere qui? Un karaoke.» decretò Megan.

«Lasciami in pace…» gemette Stephen, con la faccia sul tavolo.

«A me piace cantare.» affermò Cindy, «Una volta volevano farmi fare un’audizione, ma Kevin non me l’ha permesso…»

«Scusa?» fece Sally-Anne, oltraggiata.

«Cindy, dille dov’era l’audizione…»

«Nel retro del Paiolo. Ma quel tizio mi aveva assicurato che era un’audizione vera!»

«Oh, Cindy…» gemettero Dorian e Terry.

Justin si sbatté una mano in fronte: «Kevin, non lasciarla mai.» commentò.

Kevin annuì.

«E Jeremy dov’è?» chiese poi Rowan, guardandosi attorno.

«Con una ragazza, non lo so.» rispose Dorian.

«Non siete tutti amici?» chiese Sally-Anne con un’occhiata a Kevin che si stava allontanando.

«Sì, beh, soprattutto io, dividiamo la camera da anni…» rispose Dorian, suonando leggermente a disagio, «Anche se non è che io e lui siamo uniti quanto lo siamo io, Kevin e Cindy. O Kevin, Terry e Anthony.»

«Kevin fa parte di due trii.» notò Georgia, «Jeremy è un po’ la versione Hufflepuff di Michael Corner, no? Il quarto amico che ogni tanto manca.»

«Esattamente.» confermò Anthony.

«Però Michael è molto meglio di Jeremy.»  precisò Terry. «E io considero Michael uno dei miei migliori amici, quindi no, Jeremy è giusto un po’ fuori dal mondo, a volte.»

«Lasciate stare.» disse Sally-Anne a Quill, che stava mettendo mano al portafogli, «Pago io per tutti.»

«Oh, non credo proprio.» protestarono subito Anthony, Stephen e Wayne. Gli altri sapevano che era inutile insistere o non se ne curarono troppo.

«Offro io ho detto. Ho abbastanza soldi da comprare I Tre Manici interi e voglio festeggiare.»

«Non opponetevi, non c’è scelta con lei.» suggerì Megan.

«La prossima volta offro io allora.» precisò Anthony, «Non mi piace che sia la donna a pagare.»

«Cosa ti fa pensare che mangeremo ancora assieme?» ribatté Sally-Anne, ma il suo tono non era acido, bensì scherzoso.

«Georgia è già innamorata di noi.» rispose Terry per lui e lei annuì serissima.

«Allora mollerò Georgia.» replicò la Hufflepuff; l’amica la guardò e lei le fece l’occhiolino prima di andare al bancone.

«È così ricca?» domandò Cindy.

«Era per modo di dire…» disse Dorian.

«Tecnicamente no, lei avrebbe davvero i soldi per comprarsi Hogsmeade intera.» lo contraddisse Michael, «È ricca sfondata, peggio dei miei.»

«A proposito, ho visto tuo padre!» esclamò Rent, «Sono andato al Ministero per vedere se possono procurarmi un attestato che dica che ho un diploma babbano per trovare lavoro e c’era anche lui, aveva una cera…»

«In che senso?» si irrigidì Michael, «Era ferito? Sta morendo?»

«No! Cazzo, Mike! Ti pare che te l’avrei detto così? Era solo molto dimagrito, ma proprio molto.»

«Forse quella donna non lo lascia mangiare…» ipotizzò lui, «O si sta ammalando anche lui.»

«Tuo padre è un uomo adulto.» gli fece gentilmente notare Jack.

«No, mio padre è succube di mia madre e se quella pazza decidesse di pestarlo magari la lascerebbe pure fare perché secondo lui la ama… Forse dovrei aiutarlo a scappare come sono scappato io…»

«Se ti serve una mano noi ci siamo.» ribatté subito Walter, «Non per modo di dire, intendo se vuoi entrare in casa tua con la forza e sistemare le cose una volta per tutte…»

«Guarda che mia madre ha fatto mettere schiopodi in giardino, oltre ai cani da guardia. È diventata paranoica, l’ultima volta che ho cercato di entrare per prendere le mie cose c’erano più trappole lì che alla Gringott.»

«Appunto.»

«Ragazzi...» li chiamò Wayne, facendo cenno di guardare gli altri presenti.

I Ravenclaw, Dorian, Cindy, Justin, Ernie, Susan, Quill e Stephen li stavano fissando a occhi spalancati. Gli altri già sapevano, e Rowan era felice di non far parte della schiera di persone allibite per una volta; Charlotte, che invece era all’oscuro come gli altri, mantenne un cipiglio serio.

«Oh… Beh… Dimenticate quello che avete sentito, okay?» fece Michael con estrema disinvoltura, «Sapete che siete simpatici? Mi dimentico anche di stare attento a quello che dico.»

«Grazie?» rispose Anthony.

«Cosa mi sono perso?» domandò Kevin, appena rientrato e infreddolito.

Tutti si scambiarono un’occhiata.

«Parlavamo della cioccolata.» rispose Megan per tutti.

 

«Che giornata oggi…» commentò Dorian, precipitandosi al camino.

«Abituatici, se hai intenzione di stare spesso con noi.» disse Georgia, spingendolo per prendere il suo posto. Lui scoppiò a ridere e le rese la spinta.

Monica lanciò loro un’occhiata e si strinse a Michael.

«Dove sono finiti Wayne e Megan?» chiese Susan, guardandosi indietro.

«Da qualche parte a pomiciare di sicuro.» rispose Cindy.

«Avete sentito cos’è successo?» esclamò Zacharias Smith, attirando l’attenzione su di sé.

«No, cosa?»

«Katie Bell è finita in infermeria, le hanno dato qualcosa di maledetto, non ho capito bene cosa, ed è quasi morta, si è salvata solo perché aveva i guanti bucati e la sua pelle ha toccato pochissimo la cosa… Credo l’abbia salvata Harry Potter!»

«Ma chi è che gliel’ha dato?» domandò una del primo anno, terrorizzata.

«Non si sa! L’amica è sottoshock, non si è capito bene…»

«Noi abbiamo visto Hagrid che la portava al castello in braccio!» disse uno del secondo, «E li abbiamo seguiti, ma anche loro non sapevano bene cosa fosse successo!»

«Wayne non sarà contento…» commentò Stephen, allarmato, dato che l’amico aveva trascorso sei anni con Katie come compagna di classe.

«Beh, almeno la squadra di Quidditch ha perso un altro elemento valido.»

«SMITH!»

«Rowan, ti unisci a noi?» chiamarono i ragazzi del quinto.

«No, non ancora. Il dormitorio è vuoto?»

Tutti loro annuirono.

Rowan si trattenne ancora mezzora, assicurandosi che nessuno avesse intenzione di salire in camera prima di cena, e poi raggiunse Georgia che ora era rimasta sola accanto al camino.

«Vuoi parlare?»

Georgia si voltò lentamente a guardarlo e poi annuì.

«Camera mia è libera.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ora, non ho potuto rispondere alle recensioni perché sono veramente impegnata con l’università, ma mi è stato fatto notare che, per dimostrare quanto ci tengo a tutti voi lettori-recensori, è più carino pubblicare invece che aspettare di avere il tempo di rispondere a tutti!

Tra l’altro so che la media di persone con famiglie schifose è alta, ma A parliamo di Harry Potter, è normale e B, anche la mia classe era così alle superiori, sto un po’ riproponendo le situazioni vissute da me XD Sia chiaro che ne ho il massimo rispetto, non è che perché Michael ne parli a quel modo ciò che dico non sia comunque un abuso, e non è che non mi renda conto di quanto sia terribile, ma ho conosciuto una persona in una situazione simile che ne parlava esattamente così.

E al momento non mi viene in mente nulla, è mezzanotte passata e sono scioccata dallo studio, quindi vi abbandono fino alla settimana prossima!

Grazie come sempre!

 

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Capitolo 10
*** 9 ***


Capitolo 9

 

«Qual è il tuo letto?» domandò Georgia.

Rowan, senza ragione apparente, arrossì: «Perché?»

Georgia scostò i capelli indietro: «Vorrei sfogarmi in modo fisico.»

«Scu-scusa

Lei scoppiò a ridere: «Ma dai, magari è perché voglio sedermi, no?»

Rowan riprese a respirare e poi rise a sua volta: «Peccato, ci perdi tu. Quello.»

«Non fregherei mai il ragazzo di un’altra, come hai visto.»

Il ragazzo trasalì e la guardò di nuovo: «Cosa?»

«Che succede, Rownie? Hai cercato di parlarmi più volte in questo mese di quanto tu non abbia mai fatto prima.»

Lui arrossì di nuovo al modo in cui lo aveva chiamato e si sedette a più distanza possibile: «Perché tu non sei mai stata male prima. Di solito se ne occupa Michael, ma stavolta è colpa sua, quindi…»

«Sì, non capisco cosa succeda…» ammise lei, «Con Wayne non è così.»

«Beh, mi sembra ovvio.» ribatté Rowan, «Wayne è tuo amico.»

«Pensi che io e Mike non siamo più amici?» domandò lei, sgranando gli occhi, «Guarda che lui non se n’è accorto!»

«Non mi riferisco a… a… Georgia, scusami, perché pensi di stare male?»

«Perché sono molto protettiva e possessiva.» rispose lei prontamente. «Sono un’amica che si ingelosisce. Un po’ come Hannah.»

Lui fece una smorfia: «Come no.»

Georgia lo fissò e lui la guardò direttamente negli occhi, poi trasalì di nuovo.

«Ma tu ci credi sul serio!» esclamò sconvolto.

«Oh, per favore, non sono innamorata di Michael. Non posso esserlo, lo sarei dovuta essere da prima che si fidanzasse…»

«Ma infa… Voglio dire… Certo che tu somigli proprio tanto a Helen.» borbottò, sconfitto.

«Considerato che lei è più piccola, è lei che somiglia a me.» commentò Georgia, tranquillissima.

Rowan si alzò in piedi: «Vedi? C’è un motivo se non mi sono mai avvicinato prima! Tu sei sempre così perfetta in tutto che sei fastidiosa! Sei bella, sei buona, sei simpatica, sei gentile con tutti… Pensavo fossi noiosa!»

«Hai elencato anche qualità di Helen.» fece presente lei.

«Con lei è diverso.» ribatté subito Rowan, contrariato.

«Allora cos’è cambiato?» domandò Georgia, inclinando leggermente la testa, «Se mi trovavi noiosa e hai usato il tempo passato, devo aver fatto qualcosa di particolare.»

Rowan la guardò di sottecchi, dandole l’impressione di essere ancora in imbarazzo, cosa veramente strana da parte sua: «Michael mi ha raccontato di quanto tu non sia perfettina

«Co… Oh. Certo. Io l’ho detto alle mie amiche dopotutto.» mugugnò lei, avvampando, «Ma ehi, avevo sedici anni e siamo entrambi adulti e consenzienti…»

Rowan la guardò sbigottito e lasciò che lei continuasse a blaterare a vanvera. Quando lei si bloccò, evidentemente in pausa di riflessione, sbottò: «Di cosa accidenti stai parlando?»

«Di quando lo abbiamo fatto in un’aula! Va bene, non era il posto migliore, ma non vuol dire che io sia un ragazza che-»

«Fatto cosa

Si squadrarono sospettosamente e poi entrambi sobbalzarono e Georgia si portò una mano alla bocca. Rowan si alzò e cominciò a camminare in una direzione a caso.

«Non te l’aveva detto?»

«NO!»

«Ma allora tu di cosa parlavi?»

«Michael mi ha detto cose in generale! Motivo per cui mi piacevi ancora meno!»

«Mi stai confondendo.»

«Sono confuso anche io.» ammise Rowan con un sospiro, lasciandosi di nuovo cadere seduto accanto a lei, «Il fatto è che…»

«Che?» domandò lei, poggiando le mani sul letto e piegandosi verso di lui.

«Tu… Io potevo capire Cedric, ma tu… Tu sei sempre stata più un migliore amico di quanto non lo fossi io, anche se sei una ragazza.»

«Vuoi dire che eri…»

Preferì non dire “geloso” ad alta voce, e Rowan voltò la testa e annuì seccamente, fissando il muro.

«Senza offesa, ma questa è la cosa più carina che abbia mai sentito.»

Il ragazzo si portò una mano alla fronte con ostentata disperazione e poi tornò a guardarla: lei stava sorridendo terribilmente divertita.

«Ed è un po’ quello che provo io con Monica, suppongo.»

Rowan scelse di ignorare il paragone per un momento e continuò:  «Ma quest’anno Michael è impazzito.»

Il sorriso di lei si incrinò.

Lui prese un respiro profondo, «E io sarò sempre dalla sua parte, però avrei preferito che… avesse scelto un’altra persona.»

«Non te, vero?»

«NO, NON ME!»

Georgia stava ridendo di nuovo e Rowan si lasciò cadere all’indietro: «Sei impossibile. Però, vedi, sei divertente. Sei anche più cretina di quanto pensassi. Questo va bene. Questo posso accettarlo.»

«Grazie! Comunque Monica non ha ancora parlato con te, vero?»

Si era fatta seria, e Rowan la guardò mentre faceva cenno di no con la testa.

«Forse è questo che dà fastidio a tutti, il fatto che non fosse nel gruppo dall’inizio. Nei gruppi come il nostro è difficile accettare che uno di noi si leghi a una persona completamente estranea, è come se se ne portasse via una parte e lasciasse a noi solo metà amico… Però penso sia anche naturale.»

«Immagino…»

«Anche se sbaglia a non avvicinarsi a te. Ma è timida. Forse dovresti avvicinarti tu. Insomma, per quanto sia un’estranea, tu sei sempre stato un fratellino per Michael… Il che suona strano, chiamarti così, considerato che sei, tipo, quanto, venti centimetri più alto di me? Dicevo, sei sempre stato un po’ un fratello un po’ un migliore amico per lui, se una ragazza decide di stare con Michael deve fare conto col fatto che tu sarai sempre nella loro vita.»

Rowan si tirò a sedere e la fissò, cercando di capire se fosse sincera. Aveva sempre temuto che quando Michael si fosse fidanzato con Georgia ci sarebbe voluto poco perché loro entrassero nel loro mondo e scordassero tutti gli altri. Certo, ora questo non poteva succedere, ma ciò non toglieva che ora era curioso di sapere cosa lei ne pensasse.

«Se, solo per esempio, tu fossi la fidanzata di Michael… Mi avresti costretto a parlarci da prima? Con te?»

«No! Non ti avrei costretto a far nulla, credo.» rispose lei, «Certo, però, avrei sempre saputo che se ci fossimo sposati avremmo avuto una stanza per te a casa. O magari saremmo vissuti nella stessa strada e saresti stato spesso a pranzo da noi. No?» gli chiese conferma.

Rowan le sorrise e annuì: «Ovvio. Sai cucinare?»

«Da quando avevo otto anni.» rispose lei orgogliosamente. «Dovevo cucinare per mia sorella, sai.»

«Ho sentito qualcosa del genere…»

«Anche tu hai una sorellina, vero?» domandò lei e Rowan annuì entusiasticamente, «Ma nessun fratello o sorella maggiore.»

«A parte Michael.»

«Certo, a parte lui.» convenne Georgia in tono di chi aveva finito il suo discorso, guardandosi attorno, «Bel fermaglio.»

«Cosa?»

Lei lo indicò: «Bel fermaglio, quello col fiorellino. Nuovo tuo stile notturno che non ha niente a che vedere con la ragazza che penso io, vero?»

Rowan quasi sbiancò all’insinuazione: «È di Sheldon!» mentì velocemente.

«Di… Sheldon

«Sì!» si affrettò a confermare lui, lanciandosi a razzo per prendere il fermaglio e metterlo via, «Si veste da donna. È francese, lì hanno abitudini diverse.»

«Non dirlo a Cindy, lei ci crederebbe.» rise lei.

«Senti…» disse lui, dopo aver chiuso il baule ed essersi calmato, «Tutto bene stamattina con Monica?»

«Credo…» Rowan lo prese come un sì, ma Georgia continuò: «Che ci siamo dichiarate guerra, tra sorrisi e tutto.»

«Cosa

«Beh, ci siamo lanciate frecciate tutto il tempo, mascherandole da buoni consigli… A me non piace, te lo dico chiaro e tondo. Se vuoi andare a dirlo a Michael… Beh, evita.»

«Ovvio che non lo vado a riferire a lui, non piace neanche a me.» borbottò lui.

«C’è qualcosa di sbagliato in lei, che va oltre il fatto che io sia gelosa. Ma non mi crederebbe nessuno… Non sul serio, neanche io poi so cosa esattamente sia… Forse è solo che non sono abituata alla sua presenza… Ma so che quando lei è con lui non mi sento più la benvenuta accanto a Michael.»

«E c’eravamo noi prima.» l’assecondò Rowan, pensando che in effetti si sentiva allo stesso modo.

«Non voglio essere meschina, però sento che prima o poi finirò con l’affatturarla anche solo perché mi ha guardata nel momento sbagliato.»

«Chiedi a Megan di farlo.» le suggerì e Georgia rise.

«Lo farebbe. No, penso che proverò a passare un po’ di tempo con Dorian e con gli altri.»

«Non ti innamorerai di Dorian.» sentenziò lui.

Georgia lo guardò.

«Non riuscirai a farcela. Ti accontenterai e Dorian ci starà male.»

«Non preoccuparti, non ho intenzione di uscirci assieme in quel senso…» lo rassicurò lei, «E per quanto riguarda l’amore… Non mi capisco, lo ammetto. Non voglio neanche pensarci.»

«Ho provato a convincere Mike a non farti uscire con Monica ma niente.» ricordò Rowan, «Se gli farete pensare di aver legato, magari lui si convincerà che è così. Forse dovresti metterti d’accordo con lei. Prima che lei gli dica che la odi, o cose del genere. Non che sia una cattiva idea anche quella, magari si lascerebbero…»

«La vuole sposare, Rowan… Sceglierebbe lei. Ha scelto lei. Se voglio restargli amica devo sorridere.» replicò Georgia stancamente.

«Sì, beh, se sorridi come hai sorriso l’ultimo mese non inganni nessuno, ti avverto che eri agghiacciante. Lance non è più pauroso come al primo anno ma è stato tentato di cambiar strada più di una volta quando eri con quei due.»

Georgia sbuffò una mezza risata che sapeva di pianto: «Beh, ora ho un alleato in più.»

«Chi?»

Lei lo guardò male e Rowan rise.

In quel momento i suoi compagni di stanza rientrarono, fermandosi tutti alla vista di Georgia come se fosse un’apparizione.

«Sì, è esattamente come pensate.» disse lei, alzandosi in piedi.

«Io e Georgia ci amiamo.» concordò Rowan, poggiandole un braccio intorno alle spalle.

«Ma va là…» sbottò Geoffrey, andando al proprio letto. Gli altri si rilassarono e la salutarono.

«Beh, grazie per l’aiuto, co-testimone.» disse Georgia, andando alla porta. Lui l’accompagnò.

«Come farai a fargli da testimone, a proposito?» sussurrò lui.

«Mi drogherò prima della cerimonia. Nah, preferisco quello che finire col fare da damigella a tu-sai-chi.»

«Che detto così…»

«Grazie, Rowney.» disse lei, fermandosi a dargli un bacio su una guancia: «Sei un amico. Un amico strano che mi disapprovava fino all’anno scorso, ma comunque un amico.»

Lui arrossì appena e le sorrise: «Quando vuoi. E non ti disapprovo più.»

«Ci credo, guarda la mia concorrenza…» rise lei.

«Ah, ah, non è proprio Hufflepuff questo atteggiamento…» la bacchettò scherzosamente lui.

Georgia gli mandò un bacio e scese le scale di corsa, salutando chi era rimasto in sala comune, tra cui Megan che stava parlando con Stephen di una qualche pozione, Wayne che preparava la scacchiera e Quill che leggeva una lettera appena arrivata. Non notò neanche le occhiate delle ragazze più piccole, compresa la proprietaria del fermaglio in camera di Rowan che la seguì con uno sguardo omicida.

 

Megan si era infilata nel bagno dei Prefetti per poterne usare la vasca, dopo aver chiesto la parola d’ordine a Susan, che aveva dovuto prendere il posto di Hannah come Prefetto.

Aveva gettato la pozione nell’acqua e sapeva che sarebbe bastato immergerci il viso per potersi ritrovare in quel mondo diverso. In fondo tutto ciò che voleva era sbirciare, non c’era nulla di male in questo.

“Voglio vedere cosa sarebbe successo se Rookwood fosse stato fermato prima di arrivare a casa mia. Se i miei genitori fossero entrambi vivi…

«Voglio vedere cosa sarebbe cambiato se Rookwood fosse stato fermato prima che uccidesse mia madre!»

 

Era alla stazione nove e tre quarti ed era il primo settembre del primo anno. Megan si trovò subito, una bambina bassa e magrolina coi capelli legati in due codini. Accanto a lei c’erano i suoi genitori, entrambi, e i Goldstein. Anthony era poco più alto della replica di se stessa e stava dicendo qualcosa che lei non poteva sentire, immersa nel baccano com’era.

Megan si perse a guardare sua madre, alta, bella e coi capelli identici ai suoi e i suoi stessi occhi. Suo padre era molto più giovane e sorrideva come lei non ricordava di averlo più visto fare, mentre con una mano accarezzava distrattamente i capelli della piccola se stessa.

Megan si sforzò di smetterla di fissare sua madre e fece un giro veloce, cercando di vedere gli altri. Notò Wayne, imbronciato e stipato tra Walter e i genitori, e vide Harry Potter aiutato dai gemelli Weasley che gli stavano dando una mano a caricare il baule. Vide Malfoy che parlava a bassa voce con sua madre e Narcissa Malfoy che si piegava per sentirlo, distinta e splendida. Vide Cedric e distolse subito lo sguardo, cercando Georgia e Sally-Anne, e notando quasi per caso Neville Longbottom che quasi inciampava nei gradini del treno.

«Ma voglio andare anche io!»

«Charlotte, per favore… Georgia, scrivi

Megan si voltò così in fretta da rischiare di cadere e vide la piccola Georgia che salutava una coppia, e Charlotte, che era tenuta per mano dalla donna che aveva appena parlato. La donna aveva i capelli tra il castano e il biondo come Georgia e gli stessi occhi grandi, lo stesso sorriso. L’uomo era molto più alto e aveva i capelli scuri; accanto a lui c’era una donnina anziana che salutava agitando un fazzoletto.

«No…» sussurrò Megan, chiedendosi come fosse possibile, cosa c’entrassero loro con Rookwood, e poi si ritrovò sbalzata in Sala Grande, accanto al Cappello Parlante.

«GRYFFINDOR!» urlò il Cappello e l’altra Megan trotterellò al tavolo, salutando Anthony con un gesto della mano, lui che era già tra i Ravenclaw e che sembrava un po’ triste.

Si vide festeggiare con tutti per Potter, e poi anche Georgia fu smistata a Gryffindor, con sua enorme sorpresa, e si sedette vicina a lei.

«Anche mia madre e mio padre erano Gryffindor!» annunciò la piccola Megan, «Il Cappello era indeciso, ma io volevo essere come loro…»

«Anche i miei erano qui!» dichiarò Georgia, «Ehi, riesci a vedere la cicatrice?»

La piccola sé si sporse, cercando di ammirare il segno distintivo del Bambino Sopravvissuto. Megan restò a chiedersi quanto Georgia fosse cambiata dall’esistenza dei suoi genitori nella sua vita.  

 

Si vide dividere la camera con Hermione Granger - tutte le ragazze se ne stavano per conto proprio, tranne Lavender e Parvati che sembravano aver legato fin da subito – e si chiese se sarebbe diventata amica del trio. O se Georgia lo sarebbe diventata, molto più probabile visto il suo carattere. Improvvisamente tutto si mosse in modo brusco e nauseante e lei si ritrovò a guardare la stanza e loro che vi si muovevano dentro a tutta velocità, mentre il sole sorgeva e calava ogni due secondi. Pensò di aver rotto in qualche modo la vasca o che la pozione fosse già arrivata alla fine del suo lavoro, ma poi tutto rallentò di nuovo.

«Weasley è solo un antipatico, lascialo perdere» stava dicendo Georgia, mentre Hermione piangeva disperata. La piccola Megan le stava passando dei fazzoletti.

«Se vuoi te lo picchio.» le offrì, e la vera Megan sogghignò. Questo non era cambiato neanche con sua madre viva.

«N-no…»

«Hai un aspetto terrificante.» annunciò Georgia, mancando considerevolmente di tatto, «Vuoi che ti porti da mangiare in camera?»

«No, ho già passato il pomeriggio a piangere in bagno come una stupida, non mi nasconderò più…» borbottò Hermione, «È anche Halloween… Voglio vedere la festa.»

«Io devo andare da Anthony!» esclamò la piccola Megan, che sembrava esserselo ricordato solo in quel momento.

Lei pensò che non fosse comunque molto amica di quelle due, non ancora almeno, e che forse sarebbe stata lei quella appiccicata ai Ravenclaw.

 

Poi accadde qualcosa che Megan non comprese: invece che vedere se stessa si ritrovò in giardino accanto a Ron Weasley e Harry che si dividevano cioccorane. Il “Re” quasi soffocò e sollevò una figurina: «Harry! Trovato!»

«Cosa?» domandò subito lui, e poi Megan vide la Sala Grande. Mentre ancora si chiedeva cosa ci fosse di importante in quelle piccole differenze, come loro che consolavano Hermione e festeggiavano il primo Halloween assieme o Weasley che trovava una figurina nelle cioccorane, e quali grandi cambiamenti avrebbero comportato, dato che se gli era stato mostrato qualcosa doveva pur significare, la piccola se stessa andò a sbattere contro Wayne.  

«Scusa.» disse Wayne.

«Niente.» rispose inaspettatamente la piccola Megan.

«Ma noi eravamo così piccoli al primo anno?» si domandò Michael a voce alta e Cedric nascose un sorriso dietro una mano. Megan quasi svenne a rivederselo davanti vivo e felice.

«Come ti chiami?» domandò la piccola sé, con una voce innocente che non le apparteneva.

«Io? Michael Stebbins.»

«Michael Stebbins, quando imparerò le fatture ti verrò a cercare.»

Megan vide la faccia di Michael e scoppiò a ridere, senza neanche realizzare che fino a un attimo prima piangeva, poi sentì Walter dire: “Mi piace. Amichetta tua, Wayne?” e si ritrovò in infermeria di colpo, stavolta senza neanche avvertire lo spostamento.

C’erano Georgia, in uno dei letti, accanto a Ron che aveva la testa fasciata, Hermione e la piccola sé. Due letti accanto c’era anche Harry Potter, che dormiva ed era molto pallido.

«Il preside Dumbledore ha detto di non dirlo a nessuno.» stava spiegando Georgia a Ron, che si era evidentemente appena svegliato.

«Ma io non ho capito come tu ci sia finita in mezzo.» ribatté la se stessa più giovane.

«Colpa mia.» annunciò Neville, che Megan notò solo in quel momento nel letto accanto, «Io volevo seguire Hermione per darle una mano, Hermione ha seguito loro per fermarli-»

«Non ti fai mai i fatti tuoi, Granger.» precisò Ron Weasley, ma in un tono di pura simpatia che fece sorridere la ragazzina. Megan pensò che da quel momento sarebbero stati amici anche in quel mondo. Strano che non lo fossero diventati da subito, forse era colpa della presenza di altre ragazze decenti in camera con Hermione.

«E meno male che eri con noi! Solo tu avresti potuto sistemare la Tentacula Velenosa!» esclamò Georgia, rivolta a Neville. «Io sono andata subito a cercare aiuto, comunque. Per questo ci sono finita in mezzo.» rispose poi alla piccola Megan.

«Ma cos’è che c’era lì sotto?» domandò allora lei.

«Non lo sappiamo.» risposero tutti all’unisono.

Megan ebbe l’impressione che stessero tutti mentendo, Neville compreso.

«Comunque io ho chiuso con questo genere di avventure.» annunciò Georgia, che se aveva notato non aveva dato impressione di volerne sapere di più.

«A chi lo dici…» commentò Neville.

Hermione non aprì bocca; Ron la notò e il suo sorriso si fece più largo.

 

L’altra sé e Anthony erano seduti in una veranda, e lei stava facendo le bolle con un giocattolo babbano.

«A che ora arriva Kevin?» gli domandò.

«Tra mezzora. Si sta portando Cindy e Dorian.»

«E certo, perché non si porta dietro tutta Sfigapuff?» sbottò lei.

Megan si sbatté una mano in fronte.

«A me stanno simpatici tutti.» disse Anthony diplomaticamente, «A parte Perks.»

«A me stanno sulle scatole tutti, a parte Susan e Hannah che mi sono indifferenti. Soprattutto Wayne e quei suoi amici di merda. Tranne Diggory magari, lui si salva.»

«Sapevo che l’avresti detto, hanno tutte una cotta per lui.»

«Preferisco il professor Snape.» ribatté lei, facendo qualche altra bolla.

«Sicuramente meglio di Lockhart, lo ammetto.»

«Già.»

«Sai cosa dovremmo fare?» saltò su Anthony. Megan aspettò una spiegazione ma l’altra Megan stava già annuendo, avendolo capito al volo.

«Lo vado a dire a mamma!»

 

Ci furono altre scene, in cui Megan notò che Georgia sembrava più immatura di quella che conosceva: era naturale, del resto non aveva mai dovuto occuparsi della sorellina né prendersi cura di stessa; aveva una madre, un padre e potenzialmente un fratello maggiore, ecco perché era una persona diversa, che invece che il lavoro duro preferiva l’avventura, esattamente come tutte le persone adulte che conosceva. E se Georgia era cambiata, chissà com’erano diventati i loro amici senza averle praticamente mai conosciute…

 

«Bottom, preparati!» gridò Michael in mezzo al corridoio, causando non poche risa e un salto da parte di Neville.

Appunto, pensò Megan.

«Bottom è proprio un nome adatto a lui!» rise Rent.

Michael puntò la bacchetta verso Neville, che sbiancò.

«Non c’è bisogno di affatturarlo, è già un disastro ambulante…» commentò Malfoy di passaggio.

«Non voglio affatturarlo… Ti piacerebbero i capelli gialli e neri?» sghignazzò lui.

«Ma lascialo in pace!» gridò Georgia, sbattendo la porta dell’aula da cui era appena uscita, «Perché non te la prendi con uno della tua taglia?»

«Sto solo giocando!» protestò Michael, «E tu chi sei, la fidanzatina? Il bambolotto non si sa difendere da solo?»

Megan assottigliò lo sguardo e poi si rese conto che Michael non era mai stato tenuto a freno da Georgia né tenuto occupato da lei, era semplicemente cresciuto solo con gli altri ragazzi ed era più selvatico del loro Michael effeminato. Oltre che un imbecille ad un livello diverso e superiore.

«Non sono la sua fidanzata e non ha bisogno del mio aiuto, ma tu sei veramente irritante quindi stai infastidendo anche me.» sbottò Georgia, e Rent e Jack fischiarono. Loro due erano chiaramente ancora allo stadio di “persona unica divisa in due corpi”.

«Mike, che succede?» domandò Cedric, raggiungendolo. Megan si irrigidì ma notò che il ragazzo aveva fatto una smorfia, come se non volesse farsi vedere così.

«Una del terzo, credo, vuole pestare Michael!» annunciò Walter esilarato.

«Non bastava Megan Jones…» commentò Wayne e la sé più piccola fece la sua apparizione colpendolo con la cartella mentre passava.

«Tanto so che le piaccio già.» commentò Michael, tornato tranquillo, e Georgia lo fissò truce.

«Le persone arroganti come te mi fanno vomitare.»

«Cos’hai detto?» si mise in mezzo anche Sandy Fawcett.

«Calma, calma, è una ragazzina…» rise Michael, «Non te lo tocco il tuo amico, d’accordo? Voi Gryffindor dovete fare di tutto una causa…»

«E voi Hufflepuff dovreste essere brave persone… Sicuro di non aver sbagliato casa? Prendi sempre in giro Harry, anche lui più piccolo di te, e anche Neville che non ti ha fatto niente, solo perché sei più grande e puoi permettertelo…»

«Quanto sei permalosa!» protestò Michael, «Se sono così cattivo non ti conviene provocarmi, potrei affatturare anche te.»

Georgia sorrise malignamente: «Se non mi affatturi è perché sei furbo, non perché sei buono.»

«Diglielo!» rise ancora più forte Rent. Walter lo guardò con esasperazione.

Michael la stava guardando a metà tra l’ammirato e lo scioccato: «Ma chi sei? Amica di quella lì, vero?»

La piccola Megan sollevò il dito medio: «Quella lì ha un nome.»

«Il mio nome non sono affari tuoi. È maleducazione chiederlo prima di presentarsi, oltretutto.» rispose lei dignitosamente.

«E se infastidisci ancora Neville scriviamo a tua madre.» aggiunge la piccola Megan, che stava chiaramente scherzando.

«Ah beh, tanto vivo con Cedric.» fece spallucce lui, ignorando la folla che stava ascoltando.

«Scriverò alla signora Diggory.» ribatté Georgia, che non sorrideva affatto, «E prima di farlo cercherò un incantesimo castrante. Sei avvertito.»

E girò i tacchi.

Michael restò a bocca aperta mentre gli amici gli facevano le condoglianze, e poi sorrise a Cedric: «Chi diavolo è quella ragazzina?»

«Non lo so, ma hai smesso di infastidire quel povero ragazzino, quindi spero di rivederla presto. Non è dello stesso anno di Megan Jones?»

Michael cominciò a dire qualcosa, passando oltre a Sandy Fawcett senza neanche rivolgerle uno sguardo. Del resto lei e le sue amiche stavano già prendendo in giro una ragazza, e Megan riconobbe che era Monica. Né Michael né nessun altro vi badò.

 

Non ebbe troppo tempo per rifletterci sopra perché ebbe una rapida visione di Michael che cominciava a correre dietro a Georgia dappertutto, e poi si vide litigare con Wayne e uscire con Anthony e gli altri Ravenclaw.

«Potter puzza!» sentì urlare quando il cambio di scene si fermò, lasciandola in cortile.

«STEBBINS!» ululò Georgia.

Megan ebbe la netta impressione che lui stesse solo cercando di attirare la sua attenzione, a giudicare dalla sua espressione vittoriosa.

Poi si rese conto di che anno fosse, quello con gli slogan anti-Potter, e gelò.

 

«Runcorn! Ehi, Runcorn!»

Adesso le divise erano estive. Rabbrividì, sapendo cosa stava per succedere.

«RUNCORN!»

«Cosa, Stebbins, cosa?» sbottò Georgia, alzando gli occhi al cielo.

Megan si accorse che ora con loro due c’era anche Wayne, e che sia lui sia l’altra sé più giovane sembravano contrariati.

Evidentemente litigavano anche lì, tanto per far compagnia a Georgia e quella versione mezzo-Slytherin di Michael.

«Vieni con noi ad assistere alla terza prova? A sederti vicino a noi?» domandò Michael, allegro.

Lei sentì un dolore sordo all’altezza dello stomaco.

«Preferisco sedermi vicino alla piovra gigante.» rispose Georgia lapidaria.

«Eddai

«Tu cosa fai?» domandò Wayne e l’altra sé si strinse nelle spalle.

«Se il giorno porti tu da mangiare e bere, io mi siedo con voi.»

«Sei allucinante, Jones.»

«Ora che ci penso c’è Cedric, non è niente male come idea…»

Megan pensò di aver capito male, poi Michael si accodò al loro gruppo e Georgia sbuffò sonoramente.

«Secondo me Cedric sarebbe stato un gran Campione.» decretò.

«Mi stupisco che tu non l’abbia obbligato a partecipare.» commentò l’altra Megan.

«Beh, ci ho provato, ma mi sono annoiato subito…» rispose Michael con leggerezza.

«Mai sentito parlare di pazienza?» ribatté Georgia, alzando gli occhi al cielo.

«Tutta la mia pazienza è nell’aspettare che tu decida di uscire con me.»

Megan non riuscì a seguire il resto del discorso e si accasciò a terra: Cedric non era un Campione, non lo era diventato perché Michael non aveva insistito. Michael non aveva insistito perché era un Michael diverso senza di loro, meno innocente, per quanto fosse strano definirlo tale, meno dolce, più impulsivo e più distante.

E Cedric non sarebbe morto in questa realtà.

 

«Non sai altro allora?» domandò Georgia a Hermione, che era raggomitolata a letto e accarezzava il suo gatto.

«Non so nient’altro. So solo che se Harry dice che Tu-Sai-Chi è tornato, dev’essere vero.»

«I miei vogliono farmi ritirare, si sono convinti subito appena gli ho scritto quello che ha detto.» sbuffò l’altra Megan, «Perché mia madre e mio padre sono figli di babbani… Ma che c’entra? Chi li sta calcolando, vorrei sapere.»

«I miei per fortuna non stanno facendo storie, però mio fratello è rientrato dalla missione in anticipo, credo voglia essere a casa per quando rientro.» commentò Georgia.

«Già… Povero Harry però… e meno male che Angelina è svenuta prima di arrivare alla Coppa.» sospirò Hermione.

Megan chiuse gli occhi. Quando li riaprì sentì la propria voce stridula domandare:  «Stai uscendo con chi e vide che Hermione era sparita e c’era soltanto Georgia, vistosamente in imbarazzo.

«Con Kevin!»

«Con chi

«Megan!» protestò lei.

«Ti rendi conto del perché ci stai uscendo, vero? È ovvio che lui ti ricordi Michael!»

Georgia si incupì: «Non è così, Michael non è il mio tipo e lo sai.»

«Bah, non so quanto ci si può fidare dei “tipi”… Wayne sta uscendo con la Perks.» ribatté l’altra sé.

«CON CHI?» urlò Megan, quella vera.

«No, guarda che era Michael quello.» precisò Georgia.

«Oh… Cosa?» esclamò di nuovo la vera Megan.

«Oh. Con chi sta uscendo Wayne?» domandò la sé più piccola.

«Con Cindy.»

«Con chi?» bisbigliò la vera Megan, sconvolta.

«Sai che verrete piantati entrambi perché Kevin e Cindy finiranno assieme, sì?»

Georgia sbuffò, «Me ne rendo conto. Certo, ci ho messo più tempo di te. Tu hai questo sesto senso quando si parla di sentimenti…»

Megan, stralunata, guardò la sé più piccola: lei aveva cosa? Ma forse dipendeva dalla presenza di una madre, doveva essere quello…

E come evocata, la scena si spostò su un Natale, non sapeva se quello del quinto anno o quello del sesto, e lei e sua madre erano sedute su un divano di un salotto che Megan non conosceva ma che era pieno di oggetti che urlavano il suo nome e di foto. Suo padre stava parlando col padre di Anthony in cucina e c’era la sorellina di Anthony seduta per terra a guardare la televisione, mentre di Anthony e sua madre non c’era traccia. La vera Megan si sedette sul divano accanto alla madre, sapendo che non avrebbe potuto vederla né toccarla, ma che perlomeno l’avrebbe sentita vicina, anche solo per finta, e restò appoggiata accanto a lei per un po’, limitandosi a guardarla.

 

«Siamo anche noi nel DA!» esclamò Georgia, con le mani piantate sui fianchi.

Megan si guardò attorno: erano sul ponte e Harry e Hermione erano sporchi di sangue. Erano tutti malconci in realtà.

«Ma non… Senza offesa, Georgia, ma non sei esattamente la miglior duellante…»

«E allora? Se ci ritroveremo contro i Mangiamorte nessuno di noi avrà scampo a prescindere!» la difese Ginny.

Megan capì che era la fine del quinto anno e rabbrividì.

«Sentite, fate quello che vi pare.» sbottò Potter, «Megan, tu non vieni.»

«Co-»

«Vai a cercare Snape, lui è legato a… a Sirius in un certo senso. Digli che stiamo andando al Ministero! Georgia, accompagnala, nel caso la squadra di Inquisizione si sia ripresa. Gli altri vengano con me.»

«Non ha bisogno di aiuto, Megan è capacissima di difendersi!» protestò Georgia.

«D’accordo allora! Ma qualcuno deve avvertire Snape che…»

«Ho capito, vuoi meno gente possibile.» sbuffò l’altra Megan, «Vado. Buona fortuna.»

Megan la guardò correre via e pregò che Georgia non ci lasciasse la pelle.

Fu accontentata, ritrovandosi in infermeria. Michael era al capezzale di Georgia.

«Per fortuna sono arrivati subito il professor Lupin e altri amici di Harry…» stava dicendo lei, «Non posso credermi di essermi persa quasi tutto, però almeno Hermione è rimasta illesa.»

«È incredibile che non sia morto nessuno.» mormorò Michael, «Tu non hai idea di che paura abbia avuto quando Megan mi ha detto che eri andata via con loro!»

«Mike…» sussurrò Georgia, accarezzandogli il viso pallidissimo, «Sto bene, mi vedi?»

«Mi hai chiamato Mike.» sorrise lui, prendendole la mano, «Sono innamorato di te.»

Georgia restò a bocca aperta. Megan incrociò le braccia, pensando che questa non se la doveva perdere, visto che la sua realtà faceva schifo.

«Tu non sai cosa stai dicendo.» disse infine Georgia.

«Lo so invece, e credo che tu provi lo stesso per me.»

«Ti rendi conto che stai per lasciare la scuola, Michael? Che senso ha dirmi una cosa simile ora?» si lamentò lei, arrossendo e voltando il viso.

«Ha senso, perché che io sia a Hogwarts o meno non fa differenza. Voglio stare con te, non importa dove siamo e con chi siamo temporaneamente, voglio stare con te e se questo non è possibile voglio che almeno tu sappia che mi sono innamorato di te dal primo momento in cui abbiamo litigato. Te lo ricordi?»

Georgia ridacchiò: «Certo che me lo ricordo.»

«Così è come dovrebbe andare.» commentò Megan, pensando con fastidio a Monica.

E poi ci fu un’accelerata temporale, di nuovo, e si ritrovò a vedere se stessa che chiedeva a Wayne se sarebbe andato allo Slugclub.

«Io faccio pena in Pozioni.» confessò lui, «Tu sei invitata?»

«Già. Vuoi venire con me?» domandò lei, e, con grande orrore della vera Megan, arrossì.

«Se vuoi.» accettò lui, poi la guardò perplesso, «Come mai me lo chiedi?»

«Perché mi fa piacere andare con te.»

«Oddio…» gemette Megan, sentendola rispondere questo e facendosi un giro per la Sala Grande per non sentirsi parlare come l’eroina di una storia romantica. Fu in quel momento che notò che Quill era seduto da solo, lontano da tutti, mentre Stephen era accanto a Wayne ma impegnato a leggere.

Capì subito, dall’occhiata rancorosa di Quill, che il fatto che nella realtà lei avesse tenuto Wayne spesso occupato aveva permesso a Stephen di restare con lui, e che il modo in cui il gruppo si era unito dal quarto anno in poi aveva permesso a tutti di diventare più legati tra loro e di non lasciare nessuno escluso. Qui, invece, Quill non aveva probabilmente nessuno, considerato che non aveva una personalità ma solo un insieme di paure.

Si accorse anche che Anthony guardava verso l’altra lei e sorrideva sornione, mentre Kevin e Cindy, tenendosi per mano, facevano i fidanzatini appiccicosi.

Il tempo di girarsi e anche la scena era cambiata: sembrava fosse san Valentino e Quill aveva offerto dei fiori a Susan, che sembrava molto a disagio.

«Scusami, ma… Non posso. Non posso accettare, Rivers

«Capisco…» mormorò lui, e Megan pensò che non avesse capito affatto, a giudicare dalla sua faccia.

E poi si scatenò il finimondo e lei non comprese più nulla, sapeva solo di trovarsi in mezzo a delle macerie che non riuscì a riconoscere, troppo occupata a riprendersi dal capogiro che le aveva dato quel salto in avanti. Pensò che fossero passati molti anni se aveva preso un tale colpo.

«WEASLEY, VIA DI LÌ!» sentì urlare e riconobbe Cedric all’istante, com’era ovvio dato che quella voce la perseguitava nei suoi incubi. Poco dopo ci fu un’esplosione orribile e lei si coprì gli occhi, temendo di vedere cadaveri davanti a sé.

«FRED! PERCY! STATE BENE?»

«SÌ! GRAZIE, DIGGORY! RON?»

«TUTTO BENE!»

«STRAMALEDETTO ROCKWOOD! PER POCO NON CI AMMAZZA!»

Megan pensò con orrore che quella sembrava proprio Hogwarts; fu poi urtata da un bellissimo uomo coi capelli neri e gli occhi grigi, alquanto familiare, e fece per seguirlo, ma si ritrovò in una foresta, forse quella Proibita, e accanto a lei c’era Stephen col fiatone.

Ci fu un movimento tra le fronde e apparve Quill.

Stephen alzò le mani: «Quill, ragiona! Sono i tuoi genitori, non tu! Sono tuo amico!»

«TU NON SEI MIO AMICO!» urlò Quill, «Wayne è il tuo amico, io sono nessuno! Spiegami perché dovrei rischiare di morire per voi!»

«Perché è giusto lottare per il bene!»

«Il bene è quello della mia famiglia! Non lo sacrificherò per i miei compagni di scuola che a malapena mi parlano!»

Megan rabbrividì alla vista della disperazione di Quill, che era magrissimo e i cui occhi sembravano fuori dalle orbite. Di certo quello non era il Quill che conosceva lei, lo avevano cambiato in meglio, lui di certo non li avrebbe traditi, qualunque cosa stesse succedendo. Gliel’aveva letto in faccia, a Hogsmeade. Lo avevano completamente conquistato, genitori Slytherin o meno.

«Stupef-» cominciò Stephen, ma un fascio di luce viola gli attraversò l’addome e lui crollò a terra, forse senza vita. Quill strillò e scappò via.

Megan si accucciò accanto a Stephen e provò a sfiorarlo, ma le sue mani gli passarono attraverso. Quando si rialzò in piedi stava guardando un letto su cui l’altra se stessa riposava, e Wayne era accanto a lei. Sorrise, pensando al fatto che non importava quanto fossero diversi, riuscivano sempre a essere insieme.

Poi si accorse che Wayne piangeva ed ebbe paura per quella Megan che non aveva ancora conosciuto il dolore di sopravvivere a qualcuno. Ovunque e in qualunque momento fosse avvenuta quella battaglia dovevano aver lasciato da poco Hogwarts, erano giovanissimi…

 «Wayne?» chiamò l’altra Megan, mettendosi a sedere. Wayne la baciò senza il minimo preavviso, e fu strano vedersi arrossire come se ci fosse motivo per farlo.

«Volevo farlo ora perché voglio che tu sappia che mi sei sempre piaciuta, non è una conseguenza del volerti far sentire meglio.»

«Okay.» accettò l’altra Megan, perplessa, «Cos’è successo

«Stanno ancora contando i morti.» cominciò Wayne. Entrambe le Megan si irrigidirono. «Michael Stebbins è morto. Cedric è vivo e vegeto ma è sparito dopo che l’ha scoperto. Non abbiamo ancora trovato Stephen dei nostri e Lavender dei vostri…»

Megan sapeva benissimo che tutto questo sarebbe cambiato per il semplice fatto che lì Cedric era vivo e che erano persone diverse, eppure non poté impedirsi di doversi sedere di nuovo a terra per non cadere, prendendosi la testa tra le mani mentre i singhiozzi dell’altra sé riempivano la stanza.

«Georgia è sottoshock ovviamente…» continuò Wayne.

«Anthony?» domandò lei.

«Lui sta bene, per fortuna… Kevin l’ha salvato, ma ha perso una mano. È morto anche Rent, un amico di mio fratello, mentre Dean Thomas si è ferito aiutando Cho Chang e pensiamo che potrebbe aver perso l’uso di una gamba per colpa della magia oscura. Quando si usano certi incantesimi non ci sono cure che valgono.»

«Oddio… Gli altri Gryffindor che conosco?»

Megan si chiese se tutti quelli del DA si fossero radunati per dar battaglia, cosa probabile visto che erano stati nominati praticamente solo i membri e chi era vicino a loro, o se molti studenti di Hogwarts si fossero presentati per qualche motivo particolare. Forse erano stati richiamati da Harry Potter…

«I Weasley hanno perso la madre per colpa di Bellatrix Lestrange. Stava cercando di salvare Ginny, ma Bellatrix era troppo per lei.»

«Michael…» sussurrò Megan, quella vera, «Cedric e Georgia non si riprenderanno mai.»

«Anche se non avevo tutta quella confidenza con lui, mi sento comunque così male…» mormorò l’altra sé.

E senza alcun preavviso la scena cambiò, e l’altra Megan stava piangendo tra le braccia di sua madre, sempre nello stesso letto.

«Andrà tutto bene, tesoro, te lo prometto.» le disse sua madre, accarezzandole i capelli, «Ci sono io ora.»

«Siamo così fieri di te.» aggiunse suo padre, guardandola con affetto.

«Mamma…» chiamò la vera Megan, e Cordelia si guardò per un momento attorno, confusa, prima di continuare ad accarezzare i capelli dell’altra figlia.

Lei trasalì: «Mamma!»

«Leo, hai detto qualcosa?» domandò la donna.

Megan dimenticò completamente l’orrore appena provato, cancellò tutto ciò che non fosse sua madre che era viva e le rispondeva e si avvicinò a lei.

«Mamma!»

Tutto ciò che voleva era prendere il posto dell’altra Megan, per quanto egoista fosse. Quella Megan che non aveva mai perso alcun amico stretto, che poteva ancora conoscere Cedric, che aveva Anthony, Georgia e potenzialmente Sally-Anne e Stephen se non erano morti anche loro, che aveva già combattuto la sua battaglia e aveva una famiglia normale a darle forza.

 

Poi si ritrovò a tossire senza neanche sapere dove fosse e capì di essere sdraiata a terra solo dopo qualche secondo di confusione. I capelli erano appiccicati al suo viso e pensò di stare piangendo, ma si rese subito conto di essere semplicemente fradicia, oltre che gelata e nauseata.

«E lo sapevo che avresti fatto una stronzata!»

«Respira?»

«Sì, è anche sveglia.»

«Devo chiamare qualcuno allora?»

«No, se non vuoi farla espellere.»

Megan si guardò attorno e vide Wayne quasi sopra di lei, e con lui Stephen, Susan e Quill.

«Stephen ci aveva raccontato delle pozioni che avete visto, lo sapevo che l’avresti provata.» riprese Wayne, furioso, «Appena Susan ci ha detto dov’eri era ovvio che non ti stessi facendo solo un bagno.»

«Perché, di solito non mi lavo?» sbottò lei, mettendosi a sedere, «Che è successo?»

«Siamo entrati ed eri dentro la vasca, pensavamo fossi annegata!» esclamò Susan in tono accusatorio, prima di cominciare ad asciugarla con il getto d’aria calda della bacchetta. 

«Devo essere caduta dentro mentre cercavo di avvicinarmi a… Comunque perché non me ne hai parlato, se sapevi che l’avrei provata?» sviò Megan.

«Perché non posso nominare ogni pozione potenzialmente mortale al mondo per dirti di non provarla! Mi aspettavo che ne parlassi tu!»  ribatté Wayne seccamente.

«Noi andiamo.» disse Quill, tirando Stephen per una manica.

«Stephen!» esclamò Megan, saltando in piedi. Wayne la aiutò a tirarsi su.

«Cosa?» domandò lui, allarmato, «Non hai mai detto che avrei dovuto tenere segrete le pozioni!»

«Non volevo rimproverarti.» fece presente lei, chiedendosi perché avesse sentito il bisogno urgente di abbracciarlo. Cercò di ricordare cosa avesse visto ma sentì le ultime memorie sfuggire via come un sogno la mattina, perché l’essere finita completamente dentro la vasca ed essere quasi affogata aveva rovinato i ricordi di buona parte di ciò che aveva visto.

«E direi, visto che avresti una bella faccia tosta» borbottò Wayne.

«Vuoi che ti chieda scusa?»

«Anche!»

«E che palle, scusa!»

«Che razza di scuse sono queste?»

Si avviarono verso il piano terra litigando, anche se Megan ogni tanto si interrompeva per guardare Quill. Alla fine il ragazzo, terrorizzato, le domandò cosa avesse.

«Non riesco a ricordare molto di ciò che ho visto alla fine, ma so che tu c’entravi qualcosa.»

«Cos’hai visto, allora?» domandò Wayne, apertamente infastidito.

«Lo dico quando ci sono tutti perché non avrò la forza di ripeterlo.» rispose lei, cupa. Wayne le prese la mano, pur mantenendo l’aria alterata.

Quando passarono per il ritratto trovarono la sala comune piena.

«Cosa sono quelle facce scure?» domandò Michael allegramente, «Tra meno di un mese è Natale!»

«Non ricominciare con il conto alla rovescia.» lo pregò Ernie, ridendo.

«Dove lo passiamo?» chiese Justin, «Io direi non a Hogwarts, così invitiamo Hannah. Potremmo prenotare da qualche parte…»

«No, venite a casa mia.» decise Sally-Anne.

«Megan stava affogando nella vasca dei Prefetti perché ha deciso di usare una stupida pozione.» annunciò Susan, «E sì, andiamo a casa di Sally perché così rivedremo Hannah.»

«Che pozione?» domandarono subito tutti.

«Una pozione per vedere come sarebbe il mondo se qualcosa fosse diverso.» rispose Megan.

«Chiarissimo.» disse Georgia.

Lei sbuffò: «Se io dicessi che vorrei vedere come sarebbe il mondo se fossi stata smistata a Slytherin, me lo farebbe vedere. Solo che c’è qualche controindicazione.»

«Come il fatto che puoi cadere nella vasca e morire.» disse Wayne. «O anzi, che è sicuro che finirai con l’immergerti e l’affogare.»

«O che ti ci butti spontaneamente quando ti rendi conto che la tua vita fa schifo e che sarebbe potuta essere migliore se qualcosa fosse stato diverso, in parole povere.» aggiunse Stephen, «C’era scritto più o meno così nel libro.»

«MEGAN!» urlò Georgia, minacciosa.

«Volevo vedere i miei genitori vivi.» sbottò lei e calò il silenzio improvviso.

«L’avrei fatto anche io.» ammise Michael, «Pazienza. È sopravvissuta, no?»

«Non sei d’aiuto.» tagliò corto Wayne.

 

«Ricordo giusto un po’ l’inizio, poi diventa tutto confuso.» spiegò Megan, appoggiando la schiena contro il gradino dietro di sé. Si trovavano nelle scale che portavano alla torre Ravenclaw, giusto per evitare di essere sentiti in Sala Grande, e con loro ora c’era il trio di Anthony e Monica.

«Hai chiesto di vedere i tuoi genitori vivi.» le ricordò Georgia.

«Ma di ogni cosa che succede ne parlate sempre con tutti?» domandò Terry, interessato.

«Perché no? Tanto lo verrebbero a sapere.» rispose Megan, facendo spallucce, «E no, ho chiesto cosa sarebbe successo se Rookwood non fosse mai arrivato a casa mia.»

«Chi?» domandò Rowan.

«Quello che ha torturato mia madre e l’ha uccisa.»

A Kevin andò di traverso la Burrobirra.

«Rowan, ma la tua ragazza? Com’è che sei sempre con noi?» domandò Ernie, perplesso, «Non che non mi stia bene…»

I Ravenclaw si chiesero se volesse cambiare argomento di proposito o si fossero tutti abituati al modo di parlare di Megan.

«Stiamo litigando perché è gelosa.» rispose Rowan con un’occhiata a Georgia.

«Sì, lo so, l’ha fatto presente anche a me.» commentò lei.

Gli sguardi di tutti andarono dall’uno all’altra.

«Mi spiace…» borbottò lui.

«Stai scherzando?» esclamò lei, «Stavo pensando di abbracciarti subito dopo, se non fosse che non voglio creare problemi.»

«Creare problemi? Mi ha imposto di non parlarti! Ci possiamo abbracciare stasera!»

«Siete diventati amici!» si rallegrò Michael, «Dov’ero io?»

«Con Monica.» rispose Sally-Anne in tono tutt’altro che felice.

Monica arrossì e Michael le mise un braccio attorno alle spalle: «Giusto. Ne vale sempre la pena.»

«Comunque, tornando all’argomento, cos’è cambiato?» domandò Wayne.

«Allora ti interessa!» esclamò Megan, indicandolo con aria soddisfatta.

«No.» rispose lui per puro spirito di contraddizione.

«Beh, prima di tutto… non so quale sia il collegamento, ma, Georgia, i tuoi genitori erano vivi.»

Lei trasalì e si aggrappò a Dorian che era accanto a lei, come se la rivelazione avesse avuto il potere di farla cadere dalle scale.

«Ma come! I suoi sono morti anni dopo!» protestò Michael.

«Non lo so! Forse l’avrebbero catturato loro e sarebbero stati promossi per questo, o hanno rischiato la vita per colpa sua e hanno deciso di restare in casa con loro… O lui è rimasto in giro e quando è impazzito del tutto lo hanno arrestato loro invece che partire…»

«Com’erano?» la interruppe Georgia.

Megan assottigliò le labbra, vagliando le risposte e sapendo esattamente cosa lei stesse provando.

«Molto orgogliosi di te. Ho visto tipo una trentina di scene diverse, alcune con cose normali, altre con cose che non capivano, principalmente mi venivano mostrate le cose più importanti cambiate dal fatto che i miei erano vivi.»

«Eravamo amici.» disse Anthony, «Vero?»

Megan annuì, «Sì, passavamo le vacanze assieme, credo tutte, e ci conoscevamo da sempre. Io ero diversa, ero più come Susan. Arrossivo, ero sempre abbastanza schietta ma mi imbarazzavo…»

«Non riesco a immaginarlo…» commentò Wayne.

«Ero anche Gryffindor…»

«Che cosa?» la interruppe Sally-Anne, «Credevo avessi chiesto al Cappello di mandarti qui.»

«In questa realtà, nella realtà voglio dire, ho chiesto di mandarmi dove avrei fatto meno danni. Ma con una famiglia tutta Gryffindor e felice perché avrei dovuto preoccuparmene?» ribattè lei, «E anche Georgia ci è finita.»

«Gryffindor? Era indeciso anche con te?» si meravigliò Terry.

«No!» rispose Georgia, sorpresa, «Ma neanche per idea!»

«Se i tuoi fossero stati vivi non avresti dovuto fare da mamma a tua sorella, Georgie. Tuo fratello, cresciuto da loro, era Gryffindor, tua sorella cresciuta da voi due è Gryffindor… Evidentemente nella tua famiglia si coltiva quel genere di orgoglio. Tu sei Hufflepuff perché hai imparato soprattutto il lavoro duro e la lealtà dalle tue esperienze.» disse Michael.

«Ha ragione.» convenne Wayne, «È ciò che ho pensato subito anche io.»

«Ma questo significa che due ragazze Gryffindor erano qui ad Hufflepuff e che noi non ci siamo conosciuti?» domandò Stephen, pensoso, «Quindi anche noi saremmo stati persone diverse.»

«Infatti… Oddio, io e Wayne ci conoscevamo, stessa cosa poi con Michael. L’ho minacciato anche in quella vita la prima volta che ci siamo parlati.»

«È una persecuzione!» rise Michael.

«E litigavamo?» si informò Wayne, non riuscendo a nascondere l’interesse.

«Di continuo. Georgia invece non vi conosceva bene, finché Michael, che era particolarmente una merda-»

«Io

«Non ha preso di mira Neville, che era il migliore amico di Georgia, così come Hermione la sua migliore amica. Figo. E lei allora ti ha preso a urla e tu ti sei preso una sbandata per lei. Non sono sicura se perché ti ha trattato male o cosa.» spiegò Megan, insensibile al disagio causato dalle sue parole. Monica era sbiancata.

«E Sandy, scusa?» domandò Michael, ugualmente tranquillo.

«Mai uscito con lei perché era il terzo o quarto anno quando Georgia ti ha risposto male e tu ti ci sei fissato.»

«Quindi hanno fatto subito coppia?» domandò Cindy allegramente. Rowan si prese la testa tra le mani e Kevin guardò Monica e chinò la testa, ridendo silenziosamente.

«No, no. Georgia non lo poteva sopportare.»

«Oh.» fece la ragazza in questione, quasi sollevata.

«Beh, pazienza, in questo mondo di certo non ha il problema.» rise Michael.

Tutti gli altri gelarono, tranne Monica e Megan.

«Già, comunque io ero quella che andava dietro a Wayne ed ero gelosa perché lui stava con Cindy.»

«COSA?» fu l’urlo comune di Wayne, Kevin, Dorian e Stephen.

Cindy spalancò la bocca e poi guardò Wayne con sospetto.

«Non ho capito bene perché, se per farmi ingelosire o cosa…» continuò Megan.

«Ma quindi è perché tua madre è morta che tu e Wayne non siete normali!» sbottò Sally-Anne.

«SALLY!» strillò Susan e Michael si tappò la bocca per non ridere a voce troppo alta.

«Mentre Georgia usciva con Kevin.» proseguì Megan senza fare una piega.

«COSA?» ripeté Kevin, stavolta con Dorian, Georgia, e Terry.

«Mio Dio…» fu il commento sentito di Anthony.

«Credo perché le piacesse Michael, sotto sotto… Stiamo parlando del quinto anno ormai.» prosegì Megan.

«E io frequentavo senza di voi?» domandò l’Hufflepuff, sorpreso, «Credevo che dopo il mio sesto avrei mollato tutto…»

Lei restò in silenzio per qualche secondo, poi guardò Wayne come in cerca di aiuto.

«Comunque, poi, altre coppie strane?» domandò lui, sviando per lei.

«Michael è uscito… con Sally-Anne.»

«NO! NO, NO, NO, NO!»

«Sally, calma…» mormorò Georgia, più divertita che infastidita.

«No! Cosa c’è di sbagliato in me? Non ci siete voi due e sono impazzita?»

«Non è così strano.» constatò Rowan, «Siete entrambi belli e non c’è nessun altro per nessuno dei due.»

«Vero.» concordò Kevin.

«Entrambi belli…» ripeté Terry, dubbioso.

«Sì, Michael è bello e Sally-Anne è bellissima.» riprese Rowan tranquillamente.

«Come fai a dire se un ragazzo è bello?» si lamentò Terry, con le orecchie che gli si tingevano di rosso all’idea.

«Non far caso a lui, è un po’ omofobico…» commentò Kevin scherzosamente, guadagnandosi un’occhiata di fuoco che lo lasciò sorpreso. «Non volevo insultare! Scherzavo!»

«Omofobico ci sei tu…» borbottò lui.

«Bambini…» li richiamò Anthony.

«Continua, Megan, è molto interessante la vita amorosa dell’altro universo.» rise Rowan; Sally-Anne, appena gli altri si furono voltati per discutere tra di loro di questa notizia inaspettata, gli tirò un calcio. Una risata soffocata attirò la sua attenzione e si accorse che Goldstein l’aveva notata. Furiosa, voltò il viso dall’altra parte e si ripromise di soffocare Rowan nel sonno.

«A fine quinto anno Georgia e Michael si sono fidanzati dopo che lei è andata nel Dipartimento dei Misteri con Potter e gli altri.»

«Oh.» fu tutto ciò che Georgia riuscì a dire.

Monica scosse appena la testa, come a dire che era un’assurdità.

«Mi sarebbe venuto un colpo… Ecco perché ero lì, se Georgia fosse stata con Potter… anche come amico mi sarei sentito male.» ammise Michael, «Ma se ero già stronzo di partenza non oso immaginare come fossi dopo il sesto anno… Megan?» chiamò dopo che lei distolse lo sguardo ancora una volta.

«Cedric non ha partecipato al Torneo.»

Tutti la fissarono.

«Non so perché.» mentì, sapendo che dipendeva dall’insistenza di Michael, che evidentemente in quel mondo era troppo impegnato a piacere a Georgia per convincere Cedric a partecipare, «Ma Angelina Johnson l’ha fatto al posto suo ed è svenuta prima di arrivare alla Coppa.»

«Oh, Megan…» mormorò Georgia. Dorian l’abbracciò, sfregandole un braccio per farle forza.

Michael guardò lei, poi Monica e poi si prese la testa tra le mani, affondando le dita nei capelli e sembrando sul punto di crollare. Monica gli accarezzò il viso con dolcezza.

«Non ricordo bene cosa sia successo dopo, è tutto molto confuso, forse perché annegavo appunto, ma credo che un altro di noi abbia avuto un incidente o qualcosa del genere, forse al posto di Ced.» mormorò lei, che ricordava giusto che Quill li aveva traditi in qualche modo, ma che non doveva preoccuparsene in quella realtà, e poco altro. «So però che mia madre per un momento mi ha sentita parlare. La vera me che era lì, intendo, anche se so che in teoria niente di tutto ciò era reale. Io l’ho chiamata e lei si è guardata attorno.»

Wayne si sentì agitato senza capirne il perché, ma prese la mano di Megan, che aveva abbassato la testa.

«Forse era un modo di tua madre di farti sapere che ti sente.» suggerì Monica e Megan e gli altri la guardarono. Lei arrossì e si avvicinò maggiormente a Michael.

«Non mi dispiace l’idea.» ammise Megan.

«Ma non usarla più. Poteva anche ucciderti.» le ricordò Wayne.

«Okay.» acconsentì lei.

«Sono serio.» ribatté il ragazzo, «Giuramelo.»

«Giuro. Non la userei comunque, col senno di poi.»

«Perché no?» domandò Terry, incuriosito.

Megan sorrise tristemente: «Perché c’era Cedric, lì.»

Ci fu qualche momento di silenzio.

«Lo conoscevo.» disse infine Anthony, spezzando la tensione, «Ci ho scambiato solo qualche parola per congratularmi, più che altro…»

«È strano.» commentò Wayne, «Era come se fossimo destinati a conoscerti, Anthony. Saresti potuto essere il più caro amico di Megan, abbiamo visto, ma anche senza esserlo l’hai salvata da quel lupo mannaro a Nocturn Alley, ed eri nel DA con Susan e gli altri… io avrei comunque conosciuto Kevin perché seguiamo le stesse materie, e Kevin porta a te.»

«Che sfortuna.» sospirò teatralmente Sally-Anne.

Anthony la guardò e poi le sorrise, neanche lontanamente toccato. Sally-Anne voltò il viso dall’altra parte.

«Tutto ci porta sempre a dove siamo.» disse Kevin, guardando il soffitto.

«Cosa significa?» domandò Quill, confuso.

«Chissà…»

«Probabilmente voleva solo dire una frase ad effetto.» lo smontò Terry.

Megan lanciò un’occhiata a Quill: «Io credo che invece le scelte possano cambiare tutto.»

«A volte sì.» ammise Kevin, «Ma arrivi sempre al dover scegliere, comunque, non puoi seguire un’altra via troppo a lungo.»

«Vero.»

«Tu hai veramente capito cos’ha detto?» domandò Stephen, senza nascondere la sorpresa.

«Attento, Cornfoot.» lo ammonì Megan minacciosamente.

«Tra l’altro se ho potuto salvare Megan è grazie a Kevin,» precisò Anthony, «È lui che mi ha fatto entrare all’Emporio dei Gufi anche se stava chiudendo, e anche se sapeva benissimo che mio zio aveva intenzione di prendermene uno per il mio compleanno, come ha poi fatto.»

«Eh, cosa?» fece Kevin, «Io non ho idea di cosa parli. Io quel giorno me ne sono andato a casa e basta, ti ho rivisto giusto sul treno quando ci avete raccontato quello che era successo.»

Anthony, Terry e Dorian lo guardarono con pena.

«Avevi bevuto troppo, amico?» tentò Terry.

«Più probabile che avesse fumato qualcosa.» commentò Dorian.

Kevin ci pensò su un momento e poi fece spallucce: «Sarà.»

«Comunque noi Ravenclaw siamo neutrali, è normale che prima o poi conosciamo tutti. Voi Hufflepuff siete più vicini ai Gryffindor.» sentenziò Anthony, «Noi abbiamo amici in ogni casa.»

«Anche Slytherin?» domandò Michael, scettico.

«Zabini e Nott non sono male, del nostro anno. Un po’ snob…» commentò Terry.

«Io, in quanto figlio di babbani, mi sento di dissentire.» precisò Kevin. «Non ho problemi con gli Slytherin finché non mi chiamano con quella parola.»

«Al settimo c’è un Meadowes che non è male.» saltò su Michael.

«Io ho un’amica Slytherin.» aggiunse Rowan, «È un po’ stronza e molto ambiziosa… e a volte non sono sicuro che abbia un’anima, ma è comunque okay. Voglio dire, noi abbiamo Buggin.»

«Buggin uno e due. Tre, se contiamo quello che c’era qualche anno fa.» gemette Georgia.

«Ma perché, tu li conti separati i due gemelli?» domandò Sally-Anne, disgustata.

«Solo perché una è femmina.»

«Cosa?» domandò l’altra, confusa, «Scusa, quale sarebbe la femmina?»

«Greta!» rispose Rowan con un brivido.

«È una ragazza? Allora ho visto bene, ha davvero la gonna!»

Tutti scoppiarono a ridere, soprattutto quando si resero conto che Sally-Anne non stava scherzando.

«Sei crudelissima…» commentò Kevin, ammirato.

«Perché, non ha ragione?»

«Georgie!» rise Michael.

Lei si strinse nelle spalle.

«Ora che ci penso anche tu hai un amico Slytherin, quel Travers… più che un amico, anzi.» disse Kevin.

«No, guarda, l’errore più grande del mio quarto anno.» sbuffò lei.

«Neanche della sua vita, del quarto anno.» sghignazzò Megan.

«Ma io ho sentito appunto Greta dire che state uscendo di nuovo assieme.»

«Cosa?» lo aggredì Georgia, facendo sobbalzare tutti, «Quella…»

«No, gliel’ha detto lui! Lei ha chiesto a lui!» specificò Kevin.

Michael, Dorian e Rowan si scambiarono un’occhiata.

«Te lo dobbiamo affatturare?» domandò il più piccolo a nome di tutti.

«No, ci penso io.»

«Bene, perché faccio schifo nei duelli.» commentò Dorian.

Georgia rise, appoggiandosi alla sua spalla.

«Perché Travers dovrebbe mentire su questo?» domandò Cindy innocentemente.

«L’hai incoraggiato?» suggerì Monica.

«Ma neanche per idea!» inorridì la ragazza.

«Perché è un poco di buono, stella.» Kevin rispose a Cindy, «Vuole avere Georgia a tutti i costi e non si rassegna.»

«Non è male.» intervenne Monica di nuovo, «Io ci lavoro assieme al club di Pozioni ed è molto gentile.»

«Non fidarti.» replicò Georgia aspramente, «È così all’inizio, ma se gli dici di no diventa… sgradevole.»

«Appunto per questo, non andare a cercarlo da sola.» si raccomandò Michael, «Non fare la Megan Jones.»

Megan sollevò il dito medio.

«Tranquillo.» lo rassicurò Georgia, incrociando le braccia.

 

«Ehi! Ehi, Martin!»

Martin si voltò e Georgia quasi gli sbatté addosso, frenando all’ultimo.

«Sei andato in giro a dire che stiamo assieme?» domandò la ragazza, cercando di mantenere un tono calmo.

«Aha.» confermò lui con notevole faccia tosta.

«Perché?» domandò lei, leggermente isterica.

«Perché mi piaci!» rispose schiettamente Martin, lasciandola basita, «Tra Fawcett e Monica, Stebbins non ti guarderà mai! Perché non ti rassegni e mi dai un’altra possibilità?»

«Si può sapere perché sei così fissato con me?» sbottò Georgia, torva.

«Stavamo bene assieme! Anche tu non puoi negare che c’era feeling tra noi due!» esclamò lui.

«No, c’ero io che ero gentile e che mi divertivo con te quando pensavo tu fossi un bravo ragazzo, poi ho scoperto che eri diverso e che appena qualcuno ti contraddice diventi uno stronzo e lo resti finché ti gira, e ti ho mandato al diavolo!» replicò lei, dandogli le spalle e allontanandosi così che non vedesse che era la prima a stare male per quelle parole vere ma crude, «Smetti di inventare stupidaggini, noi non torneremo mai assieme! Anzi, erano solo un paio di appuntamenti, non siamo mai stati assieme!»

Martin la seguì tranquillamente: «Oppure speravi in Stebbins e hai mollato per questo.»

«La vuoi piantare?» abbaiò lei, ferita.

«So che non è per lui, è perché hai paura.»

«Credi che per dimostrarti il contrario uscirò con te? Scordatelo!»

Lui la superò e le si fermò davanti: «No. Sto dicendo che tu ti divertivi con me perché stai benissimo con le persone come noi. Tu sei repressa, sei anche brava a manipolare e, se pensiamo a Monica, sei abbastanza falsa o diplomatica, chiamalo come vuoi, da saperti mantenere neutrale agli occhi del tuo Stebbins. Ti divertivi con me perché potevi essere te stessa, onestamente maligna come vorresti sempre essere sotto quella falsa aria perbene. Ti sei spaventata solo perché ti sei accorta di come sei davvero e di quanto ti piace essere senza limiti, senza alcuna repressione.»

«Io sono come mi vedi, non sono come te!» ribatté lei, sconcertata, «Io sono davvero come mi mostro! Solo perché non dico tutte le cattiverie che mi passano per la testa non vuol dire che non son sincera, sono solo civile! Tu invece sei insostenibile, cambi umore ogni due secondi e mi vuoi con te solo perché ti ho detto di no e vuoi dimostrare a tutti che sai prenderti chi vuoi! Ma noi siamo due persone diverse, fosse anche solo perché per te conta chi ha il sangue puro e per me no! Non nego che abbiamo riso assieme, ma tu tiravi fuori il peggio di me e non voglio diventare quel genere di persona!»

«Sei già quel genere di persona! Sei solo ferma ai pregiudizi Hufflepuff secondo cui devi essere buona e farti calpestare!» protestò Martin, «Dammi un’altra chance!» le ordinò.

«No! Non mi piaci in quel modo!» si negò lei, stanca di ripeterlo praticamente una volta al giorno. Cercò di superarlo di nuovo ma lui la fermò per un braccio. Memore di quello che era successo a Megan lei si preoccupò per un momento, ma poi si rese conto che Martin si limitava a parlare, non metteva neanche mai mano alla bacchetta.

«Stai mentendo. Tu non sei come la gentaglia di cui ti circondi, tu sei migliore.»

«La gentaglia di cui mi circondo è qui in questo corridoio in questo momento!» ribattè Georgia, irritata, «E se c’è qualcuno di cui sono migliore sei tu!»

Lui la lasciò andare bruscamente: «Sangue puro o meno non puoi negare che i tuoi amici non sono normali. Noi due insieme potremm-»

«Ma cos’è questa fissa che hanno tutti? I miei amici sono perfettamente normali, grazie tante! Mi sono scocciata di sentire gente ignobile che si riferisce a loro come perdenti quando non è neanche degna di parlargli!» esplose Georgia, ormai al limite, «Non uscirò mai più con te, Martin, ficcatelo in testa. Tu non sei alla mia altezza!»

“Tu, Sandy, Monica potete tutti andare al diavolo!” pensò, finalmente libera di andarsene.

Martin la guardò allontanarsi e poi strinse i pugni. Gliel’avrebbe fatto vedere lei, chi era il più in basso dei due. Sarebbe tornata da lui strisciando.

 

«Non sei alla mia altezza!» trillò Megan, che era scivolata a terra e si piegava contro il letto per ridere forte.

«Ripetilo, con lo stesso tono!» la pregò Sally-Anne, «È una frase così…»

«Così da Sally-Anne…» terminò Susan, che cercava di non ridacchiare.

Georgia tentò di soffocarsi con la faccia contro il cuscino.

«Forse ha ragione lui, avrò un lato oscuro tutto da esplorare…» borbottò.

«Non più di quanto lo abbiano Megan e Sally-Anne.» commentò Susan. «O io.»

«Solo nel tuo caso è ancora da esplorare, Susan.» precisò Sally-Anne.

«Io non sono cattiva, sono solo schietta!» protestò Megan.

«E dici cose cattive.» tagliò corto Sally.

«Ragazze…» le richiamò Georgia.

«Comunque io dico che dovresti guardarti le spalle. Non sono cose da dire a uno Slytherin che ha spinto, volontariamente o meno, Megan giù dalle scale l’anno scorso.» disse Susan.

«Io starei attenta al veleno nel cibo.» commentò Megan.

«O agli agguati notturni.» aggiunse Sally-Anne.

Georgia annuì. Poi, contrariata, gettò via il cuscino.

«No! Non mi butterà fuori dalla scuola! Ho diritto quanto lui di restare e di essere lasciata in pace! Che vada al diavolo!»

«Così ci piaci!» rise Megan.

Susan tentò di fare da voce della ragione: «Ma stata facendo tutto voi…»

«Non lasciare che uno stupido maschio ti allontani dalla Sala Grande!» approvò Sally-Anne.

Susan gemette.

 

 

 

So che può confondere un po’ la dicitura “Altra Megan” o “piccola sé”, anche se si riferisce sempre e solo alla Megan non reale. La Vera Megan è chiamata solo Vera Megan o Megan.

Comunque, esami o meno, se avete domande sul capitolo, specialmente sulla parte AU, risponderò appena ho tempo o direttamente al prossimo capitolo. Tutto ciò che ha scritto ha un senso preciso nella mia testa, anche se non potevo mettere tutto per iscritto perché Megan certe cose non le poteva sapere ma solo provare a indovinare, quindi se qualcosa non vi torna, chiedete pure.

(Volevo davvero fare un AU, comunque, è stato molto divertente per me XD)

(Oh, e il primo esame è andato. E anche bene.)

Siamo in una scuola di magia, quindi anche se non ci saranno altri capitoli come questo, ogni tanto aspettativi incantesimi o pozioni non usati da Harry.

Inoltre non abbiamo visto TUTTO ciò che Megan ha visto, quindi qualcosa potrebbe essere menzionato in futuro, se utile ai fini della trama che si svolge nella realtà.

E l’uomo bellissimo che si scontra con Megan dopo che Fred non muore è Sirius, sì, Bella si è concentrata sia su di lui sia sulla sanguesporco che era ancora in piedi, e così Sirius non è morto, tanto per dirne una che non penso abbiate immaginato a meno che non siate super-fissati come me.

Grazie come sempre!

 

 

 

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Capitolo 11
*** 10 ***


Capitolo 10  Rent’s view.

 

 

I raggi del sole inondarono il cuscino di Rent, che aprì gli occhi e guardò il cielo chiaro dalla propria finestra. Un uccellino cinguettò sul davanzale.

Lui tirò il cuscino contro la finestra chiusa, facendolo fuggire, e si tirò le coperte sulla testa imprecando.

 

«Buongiorno, cucciolo.» lo salutò sua madre.

«Trovati un lavoro.» lo salutò il padre.

«Non chiamarmi cucciolo!» si lamentò lui, sedendosi a tavola e prendendo un giornale, «E tu dammi tempo, ho appena preso la patente!»

«Vuoi che aggiunga lo sciroppo alle cialde?» domandò sua madre, indaffarata.

«Sono un adulto!» le ricordò Rent, «Sì, però, per favore. Papà, lo mangi quel bacon?»

«No, l’ho lasciato da parte apposta per te.» rispose lui, gettandoglielo nel piatto, «Trovati un lavoro, Rent.»

«Oggi vado a chiedere al Ministero come possono aiutarmi coi lavori babbani, lo sai che non ho unvefodiblogma» disse Rent a bocca piena.

«Un diploma hai detto?» domandò sua madre, e lui annuì, «Hai idea di cosa ti piacerebbe fare, adesso?»

«Nfo.» cercò di mandar giù l’enorme pezzo di bacon per far spazio alle cialde, «Qualcosa coi bambini. Il maestro d’asilo. Però ci vuole una grande preparazione, dovrei andare all’università babbana credo… Non penso di riuscirci, non so niente.»

«Ehi, tu puoi fare qualsiasi cosa.» decretò suo padre, incoraggiante, «Ora mangia e poi vai a cercarti un lavoro che tu possa fare ora, o troverai il mio stivale nel tuo sedere.»

 

Rent si sbatté la porta alle spalle e urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni: «CIAO, JACK!»

«CIAO, RENT!» ululò Jack dalla finestra della sua camera.
Lui sorrise, aggiustandosi il giubbotto e salutando il postino. Gettò il giornale in un cassonetto e sorrise a una bella sconosciuta, prima di dare una mano alla signora Robosky con la spesa.

«Che bravo giovanotto… Prendi questi.»

«Si figuri, signora.» rise lui, non accettando i soldi e sfuggendo con un balzo dai gradini.

Si fermò davanti a un negozio di televisori e salutò il commesso, controllando che ci fosse ancora la tv che voleva comprarsi come regalo di Natale.

«Summers, guarda che oggi hanno riportato i dolci al miele dalla signora Anderson.» lo avvisò McGuire, il vigile del quartiere, mentre con una mano faceva cenno alle auto di fermarsi per permettere ai bambini di attraversare la strada.

«Grazie!» esclamò lui, avviandosi quasi di corsa e canticchiando tra sé e sé, finendo poi per il sollevare voce dopo aver acquistato i dolci che voleva per sé e per Jack. I passanti lo ignorarono, conoscendolo bene.

«Canterino oggi?» domandò il fioraio, divertito.

Rent fece spallucce: «Me la dà una rosa? Lo vuole un dolcetto?»

L’uomo rise, «No, tieni. Lascia stare, offro io oggi.»

«Oh, grazie!» esclamò lui allegramente, per poi tornare verso casa e portare tutto a sua madre.

«Ma» cominciò la donna, perplessa.

«Dai i dolci anche a Jack quando passa. Toh.» fece, passandole la rosa.

«Rent, che sciocco…» ridacchiò lei, dandogli un bacio su una guancia.

«Sei ancora qui? Non sei a lavorare?» domandò suo padre e Rent rise a voce ben alta in modo che lo sentisse anche lui.

«Ti voglio bene anche io, pa’!»

«Sparisci.» ribatté lui, «E porta dolci anche per me la prossima volta!»

«Certo! Prendo la tua macchina!»

«Stacci attento!»

Rent salutò con un gesto della mano e uscì, esclamando: «Che bella giornata oggi!»

«Parli da solo?» domandò Jack, affacciato alla sua finestra.

«Ti h portato dolcetti al miele! Stai studiando?»

Jack annuì, «Ha detto mia madre di dire a tua madre che sta facendo il caffè se ne vuole.»

«MAMMA! ZIA FA IL CAFFE’!»

«OKAY!» rispose lei con lo stesso volume.

Rent alzò un pollice verso Jack che rise.

«Ciao! Salve di nuovo!» aggiunse, rivolto alla signora Robosky che stava ripartendo alla carica.

Si infilò nell’auto del padre e mise dentro la cassetta con le canzoni dei film Disney, canticchiando insieme a Odette.

«A Natale assumono…» canticchiò sulle note di “Far Longer Than Forever”, svoltando con l’auto mentre si sporgeva per vedere un foglio appeso alla vetrina di un locale, cercando di capire se fossero in cerca di camerieri.

Quando riaprì gli occhi era steso su un letto e la faccia di Jack lo guardava dall’alto con espressione scettica.

«Un incidente?» domandò Rent, confuso.

«Un incidente. Sei un mago o cosa?  Come hai fatto?»

«Non ne ho idea.» rispose lui, mettendosi a sedere, «Non sento dolore. Sono morto?»

«Cosa stai come potresti essere morto se sono qui con te e sei in ospedale, idiota? Non senti dolore perché per fortuna l’altro non stava correndo troppo, quel deficiente…»

«Fregatene…» commentò Rent, «Posso alzarmi e andarmene?»

«No, vogliono tenerti per dei controlli alla testa. Non si sa mai che tu diventi più scemo…» borbottò Jack, «Tua madre sta parlando col dottore. Sei un mago, quindi sono sicuro che tu non ti sia fatto nulla, ma tuo padre era un po’ isterico ed è svenuto, quindi hanno deciso di tenerti qui per sicurezza tutta la notte.»

«Si è messo a piangere, vero?» sghignazzò lui.

«Sì, però tua madre gli ha dato uno schiaffo.»

«Ovvio.»

«Ah, domani siamo invitati a casa di Sally-Anne, passiamo la vigilia con loro se tu non hai altri incidenti.»

Rent ghignò, «Dipende da quanto sono belle le infermiere qua dentro.»

Ma le infermiere non erano belle e soprattutto non erano neanche molto gentili o presenti, considerato che volevano restare a casa loro per addobbare, quindi Rent se la filò serenamente dalla sua stanza appena si furono allontanate e fece un giro, cercando un po’ di compagnia.

Finì col girare due piani e poi si ritrovò in un reparto molto colorato, che notò essere pieno di bambini.

«Sei un gigante!» esclamò una vocetta acuta e lui si ritrovò a pensare a Charlotte per un momento. Ma ovviamente non era la piccola Runcorn, era una bambina sconosciuta, in vestaglia e con una cuffietta sulla testa.

«No, i giganti sono molto più alt…» Rent si interruppe e si schiarì la gola, «Voglio dire, certo! Sono un amico di Babbo Natale, sono venuto a vedere se vi state comportando bene.»

Tutti i bambini si voltarono verso di lui, improvvisamente sveglissimi. Rent sogghignò e fece l’occhiolino alla bimba.

«Sembra proprio di sì…»

«Posso avere la neve?» domandò un bambino, «A Natale? Qui non nevica mai!»

«Oh, fidati, domani nevicherà eccome.» promise Rent.

«Ci darai tutto quello che vogliamo?» domandò un altro.

Rent si inchinò a terra per parlargli, «Beh, non si può sempre dare tutto, altrimenti poi gli altri bambini restano senza niente. E poi se uno ha tutto non desidera più niente e si annoia. Però quest’anno, solo quest’anno, io darò una mano a Babbo e vedremo cosa portarvi. Ricordatemi cos’avete chiesto…»

 

«Perché stai comprando tutti questi giocattoli? Non volevi risparmiare i soldi per prenderti una macchina tutta tua e il televisore per la tua stanza?» domandò Jack, confuso e mezzo scocciato dall’essere spintonato da tutti i babbani in cerca di regali dell’ultimo minuto, «Stanotte arriva-»

«Arriva Walter e domani siamo tutti insieme da Perks, lo so.» finì Rent per lui, prendendo una bambola, «Ma come si fa a giocare con queste, mi son sempre chiesto. Cosa fai, le pettini? Oh, guarda che capelli morbidi!»

«Rent…»

«Ah già. Non posso dirti perché li sto comprando, è una missione top secret. Comunque ho trovato un lavoro.»

«Bene. Aspetta, cosa? Quando?»

«Stamattina, prima di essere dimesso. Farò l’animatore per il reparto infantile dell’ospedale, mi vestirò da clown e cose così, farò credere ai bambini di saper fare le magie.» e fece un gran sorriso a Jack, «Praticamente verrò pagato per giocare! Non è molto, ma penso che lo avrei fatto anche gratis…»

Jack abbassò lo sguardo sui giocattoli e sorrise. Rent sapeva che aveva già capito tutto.

«Hai gironzolato molto?»

«Nah, ho passato la notte a farli addormentare più che altro.»

«Pago metà.» decise l’altro, arrivati alla cassa.

«Ma non credo proprio, neanche tu hai un lavoro!»

«Ho una paghetta. E se Walter fosse qui pagherebbe un terzo anche lui, sapendo che è per i bambini dell’ospedale.»

La cassiera rivolse loro uno splendido sorriso.

«Sono qui!» esclamò Walter, facendoli sobbalzare.

«No, dai, ma come fai?» domandò Rent con tanto d’occhi. Poi si accorse dell’aria seria di Walter, «Che è successo?»

«Paghiamo e ve lo spiego. Quanto è un terzo di tutto questo?»

 

Saltò fuori che Michael appena arrivato da Hogwarts se n’era andato dai Diggory e aveva scoperto che suo padre non andava al lavoro da quattro giorni, dopo un periodo in cui ci si era trascinato più morto che vivo. Aveva quindi telefonato Walter, dicendogli di chiamare anche Jack e Rent se avessero voluto, per fare una sortita a casa sua.

«È convinto che sia opera di sua madre, che stava già dando i numeri più del solito.» spiegò Walter, «Ha detto che sarà pericoloso ma…»

«Ma figurati.» sbottò Rent, poggiando i regali sul letto di Jack, «Andiamo adesso.»

«È meglio aspettare ancora qualche ora perché sia notte.» suggerì Jack, «Magari la madre dorme… o è in giro a uccidere.»

Tutti sorrisero nervosamente.

«Non me la sento di ridere perché magari è vero.» ammise Walter.

«Che problema c’è, è solo una strega sola contro di noi. Andiamo, trasciniamo il padre di Mike in salvo e poi domani festeggiamo la vigilia a casa della Perks con tutti.» disse Rent, «E di notte io faccio una capatina dai bimbi.»

«Rent…» chiamò Walter, guardando fuori dalla finestra, «Ma tuo padre ha avuto un incidente? Che è successo alla macchina?»

 

«Che problema c’è, è solo una strega contro tutti noi…» borbottò Rent, mezzo congelato e fermo al buio tra i cespugli, saltando per aria ad ogni rumore, «Una strega che ha messo trappole in casa sua, che ha cani da guardia, un elfo psicotico e…»

Un basso ringhiare lo distolse dalle sue lamentele; si voltò e si trovò davanti due enormi cani neri che non riusciva a distinguere bene ma che avevano gli occhi rossi e i denti in vista.

Poi, tutto nello stesso momento, un esplosione arrivò dal piano più in alto, uno strillo da bashee dalla sua sinistra e un «JACK, ABBASSATI!» da qualche parte sempre in alto. I cani scattarono e Rent con loro, correndo a perdifiato verso la porta.

«Ci hanno scoperti

«Grazie al ca…» fu la gentile risposta di Walter, «Attento alle trappole!»

«Attento ai cani!» rimbeccò lui, lanciando loro le bistecche che si era portato. I cani le ignorarono. «Merda, nei film funziona!»

«Vogliono carne viva!» urlò Michael, «Aiuto!»

Rent si sbatté la porta alle spalle e corse per le scale a dargli una mano mentre l’amico trascinava il padre di peso, forse incosciente, e sembrava spaventato a morte. In effetti a lui quella non sembrava una casa in cui avrebbe potuto avere bei ricordi, sembrava piuttosto una villa un tempo abitata da persone ricche che poi erano tutte morte di morte violenta restando a infestarla.

«Ho legato l’elfo.» annunciò Jack in tono di scuse, con un occhio che si stava gonfiando.

«Tua madre butterà giù la porta appena trova la bacchetta.» disse invece Walter, guardandosi indietro, «Da dove usciamo?»

«La barriera anti-smaterializzazione finisce a diversi metri da qui e ci sono i cani.» ricordò loro Rent, «Mi sento male a colpirli.»

«Io no, prendi mio padre.» disse Michael, «È svenuto, te lo metto sulle spalle.»

«Ma cos’ha?» domandò Jack, ansioso.

«Credo, credo, che lo stesse avvelenando. Ricordatemi di non sposare una pazza.»

«Dove lo portiamo?» domandò Walter, «A casa mia va bene? Mia madre dovrebbe avere qualcosa per curarlo.»

«A casa tua sia.» accettò Michael, e poi sentirono il rumore di una porta scardinata, «ORA!»

Rent pensò di non aver mai corso tanto veloce con tanto peso addosso, o forse non era mai stato più consapevole di tutto quello che stava facendo, come quando, inseguito da una strega potenzialmente omicida, due cani altrettanto bendisposti e con il peso del padre di Michael sulle spalle, percorse tutto il giardino illuminato soltanto dalla luce della luna e dagli incantesimi lanciati da Michael e Walter, con Jack accanto a lui a controllare la strada davanti a loro.

Era ovvio che, smaterializzandosi a casa Hopkins, si fecero tutti male, chi perdendo un pezzetto di pelle di gamba, chi di braccia, chi quasi ci rimise le orecchie e, per lo spavento, ruzzolò violentemente a terra come Walter.

«MAMMA!»

«SIGNORA MAMMA DI WALTER!» ululò anche lui e, con enorme sollievo, vide le luci di due stanze accendersi.

«E che diavolo!» sbottò la voce di Wayne.

«Oh sì, Megan lo sta contagiando…» ridacchiò Michael; Rent sentì dalla sua voce che stava piangendo, così evito di guardarlo ma aggiustò la presa sul padre: «Walter, aprimi la porta che lo appoggio da qualche parte.»

«Che è successo?» strillò la signora mamma di Walter, apparendo in vestaglia pesante da notte.

Rent ormai era senza fiato quindi non poté neanche flirtare decentemente, ma pensò come al solito che era una donna veramente bella e il signor Hopkins era stato un immenso idiota, non importava quanti anni avesse la sbarbatella con cui aveva procreato di nuovo. Alla fine le sorrise languido dopo aver poggiato il padre di Mike sul divano e lei lo salutò con una piccola pacca sulla guancia. Notò distrattamente che Michael si asciugava il viso con aria stupita. Tipico di lui non accorgersi di stare piangendo l’unica volta all’anno in cui lo faceva.

«Sei dimagrito, Walter.»

«Mamma, non è il momento… Questo è il padre di Michael.» spiegò lui.

«Oh, Wayne mi ha raccontato.» disse subito la signora mamma di Walter, «Che gli è successo?»

«Lo stava… avvelenando… credo!» spiegò Michael, senza fiato.

«Ci penso io.» decise lei, e poi cambiò immediatamente modo di fare. «Walter, vai e prendi la cassetta del pronto soccorso che ho in camera mia, il secondo cassetto del comò. Wayne, portami una bacinella, avrà la nausea. Michael, avvisa i Diggory che resterai qui, vai a prendere le tue cose. Non credo ci sarà bisogno di portarlo al san Mungo, dovrei avere tutto ciò che serve qui. In ogni caso Jack, o Rent, o insieme, se vi scrivo un indirizzo, potreste andare e dire che vi mando io? Un mio ex collega abita qui vicino e potrebbe dargli un’occhiata anche lui, se non è al turno di notte.»

«Sissignora, signora!» saltò su lui, «Lavoravi al san Mungo?»

«Molti anni fa.» rispose lei nostalgica.

Il padre di Mike in quel momento gemette e aprì gli occhi, cercando di mettersi a sedere.

«Stai giù!» esclamarono tutti.

«Papà, Hydra ti stava avvelenando, non potevo lasciarti lì!» cominciò Mike, velocissimo.

«Lo so.» lo interruppe il padre, per poi sorridere, «Grazie, Mikey

Sembrava molto più giovane ora che i suoi capelli non erano tirati severamente indietro e che sorrideva, col viso pallido che sembrava già riprendere colore al pensiero di essere in salvo. Rent notò che Mike l’aveva chiamato papà senza neanche fare una smorfia.

La signora madre tornò dalla cucina insieme a Wayne che mise un secchio a terra. Lei asciugò il sudore dalla fronte del padre di Mike con un panno, ma il padre di Mike la fermò.

«Faccio io…» borbottò.

«Ma si figuri! Lei deve riposare!» esclamò lei, dolcemente severa.

Fu in quel momento che lui e lei si guardarono in faccia ed entrambi ammutolirono per qualche secondo, mentre la signora madre gli teneva ancora la mano col panno asciutto sulla fronte. Poi lui abbozzò un sorriso, «La madre di…

«Di Walter e Wayne.» rispose lei, ritraendosi. Rent notò che adesso le sue guance erano decisamente rosse, cosa che la rendeva ancora più attraente.

«Walter, sì…» ricordò lui.

Walter e Wayne spostarono lo sguardo dall’una all’altro, raccapricciati. Michael era incredulo e Jack affascinato.

«Noi andiamo…» mormorò Jack alla fine, trascinando anche lui quasi di peso.

«Ma hai visto?»

«Sshh

«Vado anche io!» sentirono esclamare a Michael.

«Io resto.» dissero contemporaneamente Walter e Wayne.

Al tono delle loro voci, Rent non poté fare a meno di ridere, rovesciando la testa indietro e ululando alla luna.

 

«Sei sicuro?» domandò per l’ennesima volta Wayne.

Rent sbuffò.

«Vi raggiungo il giorno di Natale, va bene?» ripeté Michael, «Oggi resto con mio padre, poi io e Monica veniamo per cena domani.»

«Sì, anche se mamma non sembra avere problemi a restare sola con lui anche se si conoscono appena.» puntualizzò Wayne, che non sembrava più disgustato all’idea.

Walter borbottò qualcosa di incomprensibile.

«Dobbiamo portare qualcosa?» domandò Jack.

«Boh.» rispose saggiamente lui, «Io so che dopo cena mi sposto un momento per mandare i regali ai bambini.»

«Che bambini, Rent?» domandò subito Michael.

«Ti spieghiamo domani.» rispose Jack di fretta.

«Secondo me vuole vedere subito la sua fidanzata…» commentò Walter.

«Non sono un pedofilo.» puntualizzò Jack.

«Sta per compiere tredici anni, eh.» fece presente Michael, cercando di non ridere.

«La finite?»

«Mike, hai già mandato gente a prendere tua madre?» domandò poi Rent.

Michael si incupì e annuì, «Ci ha pensato il signor Amos.»

«Dai, Mikey

«Non chiamarmi così.»

Rent rise: «Tuo padre l’ha fatto ieri.»

Michael si passò una mano tra i capelli, chiaramente imbarazzato, «Non mi chiamava così da quando ero un bambino.»

Alla fine si salutarono e si smaterializzarono tutti davanti a casa Perks, già addobbata come l’anno precedente. Rent fu il primo a bussare e quando Sally-Anne gli aprì, sempre splendida, le fece il baciamano.

«Principessa.»

«Finiscila, Summers.» lo rimbrottò lei, un po’ bonaria e un po’ altezzosamente compiaciuta, «Siete i primi, il che significa che mi darete una mano a prendere altre sedie, i miei mi hanno lasciato la casa libera ma non so più quanti siamo stasera. Michael?»

«È rimasto a casa mia con suo padre.» rispose Wayne.

Sally-Anne ci pensò un momento, poi scosse la testa: «Non ho capito.»

«Vieni, ti spieghiamo.» si intromise Walter, facendo capolino dalla porta.

«Hopkins.» lo salutò lei, non nascondendo un sorriso.

Rent pensò che fosse terribilmente cambiata dall’ultima volta che l’aveva vista, e commentò a modo suo: «Vado un attimo al bagno.»

«Al piano terra c’è Charlotte che fa la doccia, vai al primo. Seconda porta a destra.»

«Grazie.» rispose lui, felice che Charlotte fosse già lì.

Poi bussarono di nuovo alla porta, e mentre saliva le scale sentì Sally-Anne accogliere Megan e un altro gruppo di invitati, forse Stephen, Susan e Quill.

Si bloccò ad ammirare anche il bagno e la splendida vasca idromassaggio, e poi, una volta uscito, sentì chiamare il proprio nome.

«Sei tu, Rent?»

Si voltò e vide Georgia affacciata a una porta. Notò subito che i suoi capelli erano molto mossi, a differenza del solito, e che aveva qualcosa di diverso che inizialmente non riuscì a definire.

«Sì, sei tu. Ciao, buona vigilia.» lo salutò lei con un sorriso, i denti bianchi perfetti che spiccavano sotto le labbra rosse.

Rent capì in quel momento che era leggermente truccata, cosa che le donava molto. «Ciao e buona vigilia a te, cara.»

I denti di Georgia sparirono di nuovo sotto le labbra, arricciate ora in uno strano mezzo sorriso beffardo, uno che non era il suo solito sorriso da brava ragazza. Gli fece l’occhiolino, e Rent notò anche quanto i suoi occhi fossero belli sotto il trucco scuro, poi fece qualche passo sparendo dalla sua vista, lasciando la porta aperta.

Rent la raggiunse, incuriosito, trovandosi nella camera da letto che Sally-Anne le aveva preparato. Poi vide che Georgia indossava un vestito nero  senza maniche, per la sua gioia, e con una gonna un po’ più corta del solito, sempre per la sua gioia.

«Bellissimo vestito.» si complimentò infatti, entusiasta. Mike era un idiota di prima categoria, senza dubbio.

«Chiudi la porta.» ordinò lei, e Rent ubbidì, sorpreso.

«Che devi farmi?» le domandò scherzoso.

Quando si voltò Georgia si era già avvicinata di nuovo, muovendosi sinuosa come una gatta.

«Cosa vorresti che ti facessi?» domandò lei, scandendo bene le parole.

Lui si perse un momento tra il guardarle le labbra e il guardarle la scollatura, poi si fece forza.

«Sapessi… Ma penso dovremmo scendere, è arrivata Megan e…» tentò di dire, mentre lei continuava ad avanzare e lui a indietreggiare, pensando a se fosse una cattiva idea aprire la porta e scappare, piuttosto che approfittare del fatto che fosse ubriaca, «Quanto hai bevuto, gioia?»

«Neanche un goccio. Senti odore di alcol?» disse lei, mettendo le mani sui lacci del suo mantello e tirandolo giù, «Senti

E poggiando le labbra sulle sue, Rent poté constatare che diceva il vero e che le sue labbra erano molto, molto morbide.  

 

 

 

 

 

 

 

 

Il prossimo capitolo lo pubblico domani... perché non sono così disgraziata da lasciarvi una settimana con una cosa simile. Grazie come sempre!

 

 

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Capitolo 12
*** 11 ***


Capitolo 11 Prima di Natale.

 

«È il re Weasley quello che sta succhiando la faccia della Brown?»

«Kevin, sei disgustoso!»

«E guardalo!»

«Preferirei di no.»

Megan quasi soffocò, ridendo del discorso tenuto alle sue spalle da Anthony e Kevin. Non era l’unica, Michael Corner si era appoggiato a Terry e rideva, mentre Susan si era coperta il viso.

«Come accidenti sarebbe a dire che tu resti a scuola?» sbottò Sally-Anne in quel momento.

Wayne sospirò pesantemente: «Quando Megan è di buon umore cominciano gli altri…»

«Aspetta, ma stai parlando con Georgia?» si allarmò Michael, notando a chi Sally stesse indirizzando l’occhiataccia.

«Robert non rientra a Natale e Charlotte quindi resta qui…» cercò di dire Georgia.

«Venite a casa mia! Ho ospitato Megan e Michael l’anno scorso, figurati se non posso ospitare gente normale!»

«Hai invitato anche i Ravenclaw, Dorian e Cindy?» sussurrò Susan.

«Ho detto gente normale, casa mia non è un canile.»

«Georgia, resti qui a Natale?» domandò Rowan a voce ben alta, in modo che praticamente tutta la Sala Grande lo sentisse. «Allora festeggeremo assieme

«Ma...» cominciò Monica, dando un'occhiata di sfuggita a Dorian.

«Rowan sta cercando di far arrabbiare la sua ragazza.» sghignazzò Michael a bassa voce.

«Rowan James.» ringhiò Megan, «Ti darò questo calcio che rientrerai in dormitorio con i denti in tasca. Georgia viene con noi.»

«Di classe.» commentò Wayne. Megan gli urtò il bicchiere che teneva in mano facendogli cadere il succo di zucca addosso; Stephen la guardò con orrore inesprimibile a parole, Wayne fissò il bicchiere con aria tradita, e Rowan si nascose dietro Sheldon.

«Ti uccido, Georgia.» minacciò Sally-Anne, «Non puoi lasciarmi con gli incivili. E ti perderai Hannah.»

«Lo so...» mormorò lei, che però non voleva assistere alle smancerie delle varie coppie. E poi si divertiva parecchio sia in compagnia di Rowan sia rilassandosi con Dorian o ridendo con i Ravenclaw. «Vorrei restare con Dorian.» buttò lì come scusa.

Sfortunatamente i suoi amici avevano già attirato abbastanza la sua attenzione e la sua frase non passò inosservata al resto del tavolo, tranne a Dorian e Cindy stessi, che si erano seduti al tavolo Ravenclaw. Tutti quelli del quinto e qualcuno del settimo, tra cui i gemelli Buggin, si fecero attenti.

«Posso invitarlo!» propose Sally-Anne, improvvisamente disponibile, «Cindy e Dorian almeno. Magari anche Kevin.»

«No.» mugugnò lei, sia intuendo le intenzioni romantiche dell'amica sia notando tutti gli occhi del tavolo su di sé.

«Georgia e Dorian si amanooo...» canticchiò Charlotte sedendosi sulle gambe di Megan, che si era voltata apposta per farle da sgabello, e lasciandosi accarezzare i capelli da lei.

«TI SENTO!»

Dopo il pranzo, Greta Buggin, settimo anno, tanto trasandata quanto pettegola, fu fermata da Martin.

«Ehi, ti accompagno a lezione.»

Lei lo guardò sospettosa, ma lui le tolse i libri di mano e se li mise sottobraccio: «Cosa stavano dicendo i tuoi compagni di casa a pranzo? Georgia rimane a Hogwarts?»

«Perché ti interessa?» domandò lei, già emozionata dall’idea di un nuovo pettegolezzo.

Martin le sorrise di traverso. Greta deglutì nervosamente.

 

«Domani c'è mia cugina a scuola, per lo Slughclub.» annunciò Megan, «Gli ha chiesto di invitarmi perché vuole vedermi e mi serve un cavaliere. Vieni?»

«Perché no. Scacco matto.» rispose Wayne.

«No!» rantolò Stephen.

«Devo mettere qualcosa di elegante?» proseguì lui.

«Boh, penso. Anche io.»

«Vuol dire che ti vedremo con un bel vestito?» domandò Dorian, incuriosito.

«Guarda che ne aveva uno anche al Ballo del Ceppo. Forse non l'hai riconosciuta.» lo informò Georgia, seduta accanto a lui.

«Peccato non ci siano delle foto.» commentò Stephen.

Michael si schiarì gloriosamente la gola: «Si dà il caso che il sottoscritto ne abbia.»

«Vedere!» esclamò Megan. «Voglio farle vedere ai miei!»

«Cosa farai per Natale, allora?» sussurrò nel frattempo Dorian.

Georgia sospirò: «Torno con gli altri. Non dirlo ancora a nessuno però. Dovrò anche avvertire Rowan ora che ci penso.»

«Beh, alla fine avrò un po' di tempo per Cindy e Jeremy.»

«Kevin rientra, vero?»

«Si sente troppo lontano dalla famiglia... Sai, stando nel mondo magico, mentre loro sono babbani...»

«Scendiamo a cena tutti assieme? Mi sto scocciando di stare qui con le mani in mano.» disse Susan, che ormai non ne poteva più di stare senza Hannah e contava i minuti. Tutti acconsentirono e, a metà cena, furono raggiunti anche da Charlotte. Nel momento in cui la ragazzina stava arrivando si alzò anche uno Slytherin del suo anno, anticipandola poco prima che arrivasse al loro tavolo. Lui inciampò strada facendo, aggrappandosi con entrambe le mani alle sedie di Anthony e Megan che si davano la schiena e attirando l'attenzione di tutti loro, poi trotterellò da lei.

«R-Runcorn.» balbettò, arrossendo.

Lei lo squadrò con aria poco amichevole, «Che vuoi?»

«Volevo d-darti gli auguri di Natale, visto che io torno a casa.»

Charlotte annuì, disorientata: «Anche a te, allora.»

Michael, come prevedibile, rise a voce alta, e tutti si voltarono a zittirlo per sentire meglio. Nessuno guardava davanti a sé, quindi tanto meno videro il bicchiere di Georgia. O la bacchetta di Martin fuori dalla tasca della sua veste.

 

«Cos'era quello?» lo interrogò Monica, bloccandolo accanto a un'armatura.

«Il mio esperimento di Pozioni.» rispose lui, «Nulla di velenoso, non temere.»

«Un filtro d'amore?» domandò lei.

«Nah, solo qualcosa per scioglierla un po', è troppo repressa... E visto che io non sono alla sua altezza vedremo cosa farà quando tornerà da me strisciando solo perché l'ho resa più sincera...»

«Un filtro della verità? Uno della lussuria?»

«Esiste un filtro della lussuria?» sbottò Martin, «A saperlo... No, è solo un qualcosa che risveglierà tutti i suoi istinti. Vedremo chi è all'altezza di chi...»

«Dorian Varley ti ucciderà. E anche tutti i suoi amici.»

«Tanto non sapranno mai nulla, lei passerà il Natale qui e io le darò l'antidoto prima che lei faccia danni... Dopo che sarà venuta da me. E se dici una parola di ciò a qualcuno io rivelerò il tuo segreto.»

Monica sbiancò del tutto e vacillò: «Di cosa parli?»

«Lo sai... Ho visto che appunti hai preso dal libro di Pozioni che Jones ci ha portato via. Quella è magia oscura da Azkaban.»

«Sta zitto.» sussurrò lei.

«Toglie la coscienza delle persone stregando un oggetto da indossare... E non come la pozione che ho dato a Georgia, quella più che altro le toglierà la scopa dal culo, ma con la tua, la persona perde tutti i buoni sentimenti. Se la usi su un nemico lui ti darà la caccia e sarà il più pericoloso di tutti, se la usi contro un amico lo perderai, che senso ha? Non usarla, Ladgwolf

«Fatti gli affari tuoi.» sibilò lei, «Lo stavo solo studiando, comunque.»

«D'accordo... E questa discussione non è mai avvenuta.»

 

Quando Georgia andò a letto quella sera, non si sentiva minimamente stanca e finì con il rialzarsi di nuovo e andare a lavarsi i capelli. Rientrò con l'asciugamano a mo' di turbante e sbatté la porta con un po' troppa forza, svegliando Megan che aveva sempre il sonno leggero, incubi o meno.

«Cosa succede?» domandò l'amica, assonnata.

«Non riesco a dormire. Secondo te Sally-Anne si incavola se le prendo lo smalto? Domani c'è lezione solo la mattina, non dovrebbe essere un problema se ne metto un po'.»

«Sally-Anne se la prende solo se la svegli.» replicò la ragazza in questione, irritata.

«Posso prendere anche la crema per capelli ricci?»

«Vuoi fare colpo su Dorian?» domandò Susan, svegliatasi a sua volta.

«Veramente rientro con voi.»

«Evvai!» festeggiò Megan. Anche Sally sorrise.

«È nel mio baule.»

«Non avete caldo?» domandò Georgia.

«Ho sonno.» rispose lei. «Ma sei sicura di stare bene?»

Georgia tolse l'asciugamano e scosse i capelli bagnati, ravviandoli poi indietro e sorridendo al proprio riflesso: «Ti dirò... Era da tanto che non stavo così bene.»

 

Il giorno dopo Georgia saltò l'ultima lezione di Antiche Rune, dormendo fino a tardi e decidendo con calma che vestiti indossare. Alla fine scelse una gonna che era di un palmo più corta del ginocchio, e aprì due bottoni della camicia invece che uno solo, sciogliendo anche i capelli mossi e mettendo un po' di lucidalabbra e di mascara. Non era nulla di così eccessivo da allarmare la McGonagall, voleva solo sentirsi più carina per una volta, non infrangere qualche regola e finire in punizione, quindi scese le scale con leggerezza e andò direttamente verso la torre Ravenclaw per incontrare gli amici davanti al ritratto.

Si trovò così accanto a Sandy Fawcett che rientrava da una lezione e cercò di ignorarla.

«Devo chiamarti Goldstein e gli altri?» le domandò la Ravenclaw senza guardarla.

«No, arrivano loro.» rispose Georgia in tono divertito, «Da quando mi parli?»

Sandy quasi sbuffò. «Non ce l'ho con te ormai.»

«Ma eri gelosa...» le ricordò Georgia quasi cantando.

Lei arrossì e le rivolse un'occhiata gelida: «Sfacciata, eh? Più che altro pensavo al fatto che Monica si è accaparrata Michael anche alla faccia tua e che mi dispiace per te.»

«Anche alla faccia tua

«No, non è mai stato mio.»

«Io penso che lo fosse e che non si sarebbe mai accorto di nessuna ragazza al mondo se tu non fossi stata così idiota da costringerlo a mollarti. Quindi tu l'hai abbandonato convinta di cederlo alla tua nemica numero uno, io, mentre la tua nemica numero uno non te l'avrebbe mai toccato e lui non l'avrebbe mai guardata... Fai bene a non avercela con me, dovresti avercela con te stessa. È stato tutto inutile.» commentò Georgia.

Entrambe si fermarono davanti al ritratto; Sandy era sconvolta.

«Sei molto più insopportabile di quanto ti ricordassi.» osservò.

«Oggi non mi va di essere più gentile di quanto la gente non meriti.» commentò lei, «Mi sento… schietta.»

«Vedi di esserlo anche con Monica, allora.» ribatté Sandy, rinunciando anche a litigare. Aveva la sensazione che Georgia fosse su di giri e non voleva certo farle un favore.

«Quell'altra ha le ore contate.» ribatté la Hufflepuff.

Il ritratto si aprì, rivelando i tre Ravenclaw in arrivo. Sandy si chiese se avesse capito bene e se fosse il caso di chiedere ancora delucidazioni che, di sicuro, non sarebbero arrivate ora che loro non erano più sole.

«Quell'altra?» ripeté quindi senza aspettarsi davvero una risposta.

Georgia si strinse nelle spalle: «Monica non ha niente a che vedere con Michael ed io glielo porterò via. Sono meglio di lei, con lui, almeno mille volte. E se lui non sarà d'accordo allora è un idiota e lei se lo può tenere.»

Sandy spalancò la bocca mentre Anthony la guardava incuriosito. Kevin fischiò in segno di approvazione, mentre Terry rideva allegramente.

Alla fine la Ravenclaw sollevò un pugno mentre rientrava e disse: «Tra te e lei, se deve averlo qualcuno preferisco che sia tu. In bocca al lupo.»

«Oh mio Dio, che succede?» domandò Kevin, incredulo, poi notò, con la solita attenzione a quel genere di dettagli, qualche differenza nel suo modo di vestire. «Hai veramente delle belle gambe.»

«Non le stai guardando quelle. Le gambe sono più giù.» borbottò Terry.

«Grazie, lo so.» fu la risposta tranquilla di Georgia, invece.

«Mi piacciono i tuoi capelli così.» commentò Anthony, «Come mai questo cambiamento di stile?»

«Volevo sentirmi carina, una volta tanto.» rispose lei onestamente.

«Ma tu sei sempre carina.» obbiettò Kevin, «Non che la cosa mi dispiaccia. Anzi, se tu volessi sbottonare un altro bottoncino della camicia sarebbe cosa gradita.»

Georgia lo guardò, sorrise ammiccante e poi sbottonò il terzo; Kevin fischiò, finendo col ridere e l’applaudire festosamente: «Così si fa!»

«Georgia, sei sempre single?» s’informò Terry, scherzoso.

Anthony guardò galantemente altrove, pur sorridendo del loro modo di fare giocoso: «Ti sei decisa con Michael?»

«Mi sono decisa a fare quello che mi pare.» ribadì lei con fermezza, «E sì, sono single. Non so per quanto.»

«Sentito, Terry? Datti una mossa.» ridacchiò Kevin.

«Non è Terry quello che dovrebbe darsela.» replicò lei.

«È una proposta?» ribatté lui, sogghignando.

Georgia ricambiò con un ghigno molto più cattivo: «Non ho i capelli abbastanza chiari per te. Né gli occhi verdi o le lentiggini.»

Kevin incassò il colpo – il sorriso gli s’incrinò appena – e poi la guardò incuriosito.

«Sei sicura di non aver bevuto?»

«Al cento per cento!» esclamò lei, scompigliandosi i capelli con una mano.

Passarono la giornata a ridere e scherzare, seduti sulla scalinata dietro l’ingresso al castello, nel tepore della sala d’entrata illuminata da mille fiaccole, guardando il via vai dei ragazzi che si preparavano a lasciare il castello o a restare, aggiungendo qualche personale decorazione.

Cindy fece il suo naturale ingresso strabuzzando gli occhi alla vista di Georgia e indicandole il seno: «Le hai enormi! Vorrei averle anche io così!»

Dorian, che stava bevendo da una bottiglietta, sputò tutto addosso a Jeremy che gli diede un calcio alle gambe in risposta, mentre Terry e Kevin ridevano quasi rotolando sui gradini e Anthony si prendeva la testa tra le mani, nascondendo il fatto che fosse arrossito quanto Dorian.

Georgia abbassò lo sguardo sorpresa, «Non sono così grandi.»

«Rispetto alle mie sì! E a parte Hannah le altre non le hanno così. A proposito, come sta la Abbott?»

«Ecco, ottima domanda.» convenne Dorian, imbarazzato.

Jeremy rise con voce rauca: «A me andava bene anche l’altro argomento.»

«Vero. Il fatto che tu indossi sempre roba larga è tristissimo.» concordò Kevin tra sé e sé.

«Hannah… Lo scoprirò presto, stiamo per rientrare.» disse Georgia, un po’ persa. Poi si portò le mani alle tempie, «Wow, che mal di testa…»

«Madama Pomfrey?» suggerì Anthony.

«No, è solo stress, immagino… È tutto il giorno che ho caldo, anche. E mal di schiena.»

«Ormoni.» disse Cindy, «È quel periodo del mese?»

 Jeremy e Terry protestarono. Dorian fece un inutile giro in tondo giusto per allontanarsi mentre Anthony restava impassibile, come Kevin che aveva abbastanza sorelle da non mettersi problemi.

Georgia fece cenno di no con la testa, un po’ divertita. «Complimenti per la maturità, Anthony e Kevin esclusi. Magari sta per venirmi il raffreddore… No, aspetta, quello mi darebbe freddo…»

«Forse dovresti riposarti per non farti buttare giù dal viaggio in treno di domani.» le consigliò Anthony.

«Forse…» convenne lei, che ora iniziava a sentirsi parecchio distrutta, «Non penso ci vedremo a cena, semmai direttamente domani.»

«Che peccato, allora ti farò gli auguri ora?» domandò Cindy, immusonitasi, prima di abbracciare Georgia.

«Anche io! Passa buone feste!» le augurò Jeremy, saltando su e baciandole le guance.

«Ti accompagno in sala comune.» offrì Dorian.

Fecero la strada assieme e nessuno li fermò, considerandoli praticamente una coppia, salutandosi solo davanti al dormitorio femminile.

Georgia si tuffò a letto e si portò una mano alla fronte sudata, sentendosi particolarmente euforica senza una ragione valida. Era troppo su di giri per dormire e preparò i bagagli per il giorno dopo, poi crollò definitivamente e non si svegliò neanche all’arrivo delle altre in camera.

 

Quando si svegliò era ancora più su di giri di prima. Indossò un paio di jeans di Sally-Anne, sapendo che l’amica era più che contenta di condividere con lei le sue cose, un paio di stivali e un’altra maglietta, aderente e troppo leggera per la stagione.

«Come mai ti vesti di nero?» domandò Susan, «Sei di cattivo umore?»

«No, trovo solo che il nero mi si addica.» rispose lei. Sally-Anne la guardò speranzosa. «Pensate che le giacche di pelle siano volgari?» proseguì.

«No.» rispose subito Megan.

«Non lo so. Dipende.» rispose Susan.

«Sì.» rispose invece Sally-Anne. Le tre si scambiarono un’occhiata divertita.

A quel punto Georgia tentò di trasmutare in pelle la sua giacca.

«Vuoi essere volgare?» domandò Megan, perplessa.

«No, ho chiesto per capire cosa ne pensa la gente, a me piacciono. Voglio essere diversa anche fuori.» disse lei, sorridendo al proprio riflesso ancora una volta, «Non è male essere guardate.»

«Anche fuori?» ripeté lei, perplessa.

«Concordo.» fu la replica di Sally-Anne. «Ma non farti sgridare.»

«Saremo sul treno tra pochissimo!» protestò Georgia, mettendo mano ai trucchi, «Che c’è di male se mi trovo qualcuno da baciare nel frattempo?»

«Eh?» fecero tutte e tre.

Georgia rise, una risata quasi derisoria, «Andiamo, siamo quasi maggiorenni, non fate le bambine! Che male c’è a volersi divertire un po’? E poi una volta andate oltre si ha sempre un po’ voglia, sapete… È qualcosa che capirete quando non sarete più innocenti, suppongo.»

Ovviamente nessuna delle tre apprezzò il tono, ma Megan cominciò a rifletterci sopra, mentre Sally-Anne cercava ancora di decidere se ammettere o no di essere stata con Walter; Susan avrebbe potuto replicare quanto stesse bene così, ma non era nel suo stile battibeccare con le amiche per questioni simili ed era completamente stordita dall’atteggiamento da ‘cattiva ragazza’ di Georgia, che mai aveva apprezzato il genere, semplice com’era, e che oltretutto non era mai sembrata una persona così egocentrica. O antipatica, a dirla tutta.

«Ci vediamo a colazione?» chiese infine Megan, scocciata.

Georgia finalmente trovò la giacca di suo gusto e la infilò con aria soddisfatta: «Perché no, ho tempo da perdere…»

Quando fu uscita, Susan si rivolse alle altre: «Preferisco la Georgia normale.»

«Io non ne sono sicura. È divertente vederla così. Almeno finché non si rigirerà contro di noi.» ribatté Sally-Anne.

«Sì, ma se lei non si preoccupa più di trattar bene le persone, è tutto sulle spalle di Susan.» obbiettò Megan, «Io non lo capisco e tu lo fai apposta, quindi se adesso Georgia decide che lo fa apposta anche lei, Susan sarà sola soletta e si deprimerà.»

«Grazie della preoccupazione, Meg.» sospirò l’amica.

A pochi passi dall’ingresso della Sala Grande, Georgia incontrò Caitlin del quinto anno e una ragazza con la cravatta Slytherin, che doveva essere quella di cui Rowan le aveva parlato come di un’amica.

«Non starai civettando con troppi ragazzi in una volta sola?» le domandò quest’ultima, seccata, «Vuoi prendere in giro Rowan, quell’altro o entrambi?»

Georgia si fermò, ricambiando i loro sguardi con freddezza. Non aveva nulla contro di loro, ma se pensavano di poterla calpestare sbagliavano di grosso.

«E se fosse? Cosa mi faresti?» la sfidò.

«Non ho paura di te.» le fece presente la Slytherin.

«E fai male.»

«È una minaccia?»

«No, una mera constatazione.»

«Che succede?» domandò Rowan, in compagnia di Lance al portone. «Oh, ciao Edith! Ciao anche voi due, state litigando?» aggiunse, rivolto a Georgia e Caitlin che ora si fronteggiavano.

«Ovvio che no.» rispose Georgia con un sorriso. Guardando meglio Rowan si rese conto che era veramente, veramente attraente. Non se n’era mai resa conto prima, ma un ragazzo così ben piazzato, alto, con le spalle larghe e due splendidi occhi chiari…

Caitlin, furiosa per via dell’interruzione, diede una spallata a Rowan, anticipandolo e tornando in Sala Grande. Lance sospirò tetramente, borbottando che ci avrebbe parlato, ed Edith le scoccò un’occhiata ammonitrice prima di seguirla.

Restarono solo lei e Rowan, che le si avvicinò confuso; lei guardò dentro, notò che Travers stava per andare a prendere posto e sentì solo nausea.

«Sembrava steste litigan…do?» in quel momento Rowan si accorse di quello che gli altri avevano chiamato “il suo cambiamento di stile” – e dell’aderenza della maglietta - e la osservò incuriosito.

Georgia sollevò la testa per guardarlo meglio e sorrise.

«Tu saresti perfetto.» commentò pensierosa.

«Per cosa?» le chiese lui innocentemente.

La strega fece un altro passo avanti, arrivando quasi a sfiorarlo, e Rowan automaticamente fece un passo indietro.

«Timido, Rowan James?»

«Certo che no!» rispose lui di slancio senza neanche pensarci, e poi la guardò ancora più confuso. «Che succede?»

«Stavo pensando…» cominciò lei, costringendolo a finire con le spalle al muro senza smettere di avanzare, e infine poggiandogli una mano sulla cravatta, facendo scivolare le dita fino ad afferrarla, «Che la tua ragazza ti lascia di continuo, e non è bello.»

Rowan aveva smesso di respirare e la stava guardando completamente sconvolto. Fece cenno di no mentre lei parlava, rapito.

«Sei un ragazzo, non dovresti avere tanti problemi per un po’ di sano divertimento.»

Rowan annuì automaticamente. La mano di Georgia tornò a salire, aggiustandogli pieghe inesistenti della divisa che lui aveva continuato a indossare nonostante fossero finite le lezioni.

«G-Ge…» balbettò lui, «Signora Maestra, sarebbe meglio se tornasse indietro, appunto perché sono un ragazzo non mi sembra il caso di avvicinarsi tanto…»

Georgia sogghignò, avvicinando il viso al suo, che ora stava diventando rosso fiammante: «Mettimi le mani addosso… e allontanami tu.» gli sussurrò con voce allettante.

Rowan deglutì nervosamente, agitando per un momento le mani con l’intenzione di prenderla per le spalle, ma poi queste tornarono giù impotenti.

«Guarda che posso farlo, eh. Non dovresti provocarmi.» le fece presente per puro auto-convincimento. «Posso toccarti quando voglio senza problemi.»

«Fallo.» lo sfidò lei, sorridendo e sfiorandolo col proprio petto. Rowan s’irrigidì quanto un ciocco di legno. «Puoi farmi quello che vuoi.»

Il ragazzo a quel punto le sembrò molto combattuto e ne sorrise.

«Io potrei farti quello che vuoi.» rincarò la dose lei, «Dove vuoi, quando vuoi, per il tempo che vuoi…»

Allungò un braccio e gli sfiorò una ciocca di capelli, facendo scivolare le dita lungo il suo viso.

Rowan mosse impercettibilmente la testa per fare segno di no.

«Michael…» le sussurrò.

«Cosa?» domandò lei, sporgendo le labbra in un broncio, «Mike si sta sposando, ricordi? Lui si prende la sposa, noi testimoni possiamo far festa…»

«GEORGIA

Lei sobbalzò, separandosi di scatto da lui, non tanto infastidita per l’interruzione quanto sentendosi arrabbiata con Michael come non mai. Rowan espirò rumorosamente.

Wayne la raggiunse a grandi passi e la prese per una mano, trascinandola via. «Cosa stavi facendo… proprio con Rowan?»

«Un bel niente, non hai una ragazza a cui pensare?» si lamentò lei, guardandosi indietro.

Rowan era sparito.

«Ho anche una sorella.» ribatté Wayne in tono di rimprovero.

«Cosa c’entra lei?»

«Parlo di te, non di Jennifer!» sbottò lui, guardandola male e rallentando, «Animale!»

«Sono tua sorella?» ripeté lei, con voce fioca e gli occhi improvvisamente pieni di lacrime. «Oh, che cosa carina… Ti voglio bene, Wayney

«Ti voglio bene anche io…» mormorò lui, nello sconcerto totale, lasciandosi abbracciare e pensando che Georgia fosse scoppiata del tutto dopo quei mesi a guardare Michael.

 

«Sta dormendo?» ripeté Michael, guardando Georgia che riposava con la testa sulle gambe di Sally-Anne.

«Non penso stia benissimo.» disse lei, «Anche se ha mangiato qualunque dolce la signora avesse nel carrello, sembrava un animale affamato. Ora tornatene ovunque fossi nascosto, ti faremo sapere se ci sono novità.»

Michael sghignazzò e le spettinò i capelli, evitò per un pelo di essere accoltellato dalla sua bacchetta, e fuggì da Monica.

«Georgia sta tornando a casa?» gli domandò la fidanzata, che per qualche ragione sembrava inorridita all’idea.

«Che male c’è?» chiese Michael, «Ascolta, a proposito, ti raggiungo io dai tuoi e passiamo il Natale da Sally, va bene? Ho delle cose da sbrigare con Walter, Rent e Jack, d’accordo?»

Monica annuì, sembrando ancora piuttosto sottosopra.

 

E, una volta tornati ognuno dalla propria famiglia, non restò che attendere i pochi giorni che li separavano dalla vigilia di Natale prima di ritrovarsi a qualche ora dalla cena a casa di Sally-Anne.

«Stiamo aspettando Hannah.» spiegò Sally-Anne a Jack che si chiedeva perché nessuno si fosse ancora seduto. «Dovrebbe essere qui tra-»

In quel momento bussarono alla porta; tutti si precipitarono ad aprire e ritrovarono finalmente Hannah, che non sembrava affatto cambiata - non che sapessero cosa si aspettavano di trovarsi davanti - e che si gettò subito ad abbracciare Justin ed Ernie. Susan si fece strada praticamente a spintoni per piangerle su una spalla.

«Mi sei mancata tanto!»

«Anche voi! Sapete, forse l’anno prossimo riesco a tornare a Hogwarts! Non ce la stiamo cavando tanto male…»

«Sei così coraggiosa…» commentò Stephen con sentimento.

«Chi manca?» domandò lei, guardandosi attorno.

«Michael ha salvato suo padre dalla grinfie di sua madre ed è rimasto a casa nostra.» rispose Walter, «Te lo spiego a cena. Oh, e Monica ovviamente… e dove sono Rent, Georgia e Quill?»

«Quill è in bagno, Rent c’è andato prima e non è ancora tornato e Georgia si stava finendo di preparare…» rispose Sally-Anne, impensierita dall’assenza prolungata del più grande.

Charlotte era invece finalmente comparsa e si era appiccicata a Jack come da copione, mentre lui le dava qualche pacca sulla testa.

Rent fece la sua comparsa quasi di corsa e si aggrappò a Megan, che barcollò di conseguenza.

«Che c’è?» domandò lei scontrosamente.

«Georgia. Devono averle dato un filtro d’amore sbagliato e ci serve una mano, è impazzita.»

«Cosa?» esclamò buona parte dei presenti, mentre gli altri lo fissavano sbalorditi.

«Oh, questo spiega tutto.» fu il commento tranquillo di Wayne, unico rimasto impassibile, «Dov’è ora?»

«L’ho lasciata ammanettata al letto.»

«Allora prendiamo subito un antidoto e… L’hai lasciata dove? Cosa?» sbottò Hannah, sconcertata. «Mi siete mancati tutti, ragazzi! Davvero!»

«Non è qualcosa di cui essere felici questo, Hannah.» fece presente Justin.

«Dev’essere stato Buggin.» decretò Megan.

«Perché avrebbe dovuto farlo?» chiese Quill, tornato dal bagno appena in tempo per le novità, «Ciao Hannah!»

«Perché è Buggin.» rispose eloquentemente l’altra.

«Cos’era quella cosa che abbiamo usato per Stephen? La coda di granchio?» fece Ernie.

«Per Stephen?» si allarmò Susan; l’amico impallidì.

«Oh, ehm…»

Stephen fu salvato dalla suoneria del cellulare di Megan.

«È Michael… Ciao, cosa vuoi? Siamo occupati.»

«Megan…» si lamentò Wayne.

«Ma da dove hai preso le manette?» domandò Sally-Anne all’improvviso.

Rent fece spallucce: «Le ho trasfigurate. Georgia le voleva usare per…»

«Okay, okay.» lo interruppe lei subito, disgustata.

«Sì, auguri a tutti da parte di Michael… no… sì… ah, no, è che Georgia è sotto un filtro d’amore o qualcosa del genere e quindi adesso dobbiamo aiutarla, infatti era strana da un po’… Cosa?… No, non penso sia pericoloso… Oddio, tutti i filtri son pericolosi, di sicuro è stato Buggin…»

«O Travers.» suggerì Susan, voltandosi poi verso Hannah, «Sai, Georgia l’ha rifiutato malamente…»

«O Travers perché Georgia ha rifiutato le sue nuove molestie…» continuò Megan al telefono.

«Megan, non dirglielo così!» protestò Justin.

«Pronto? Michael? Pronto?»

«Appunto.» gemette lui.

Neanche un minuto dopo sentirono il rumore di una materializzazione, mentre Sally-Anne andava a chiamare Milpy, borbottando che i negozi erano chiusi a quell’ora del ventiquattro dicembre e che aveva bisogno di trovare un’altra coda di granchio, qualunque cosa fosse. Milpy assicurò che ci avrebbe messo un attimo.

«Praticamente, quindi, annulla l’effetto di pozioni mediamente forti.»

«Esatto, Hannah.» confermò Megan, «E poi se uno è sotto un filtro molto forte lo si scopre perché quell’odore è nauseante da morire. Uno vomita se è sotto Amortentia. Anche se in quel caso lo noti senza coda di granchio, perché un improvviso amore barra ossessione per qualcuno che prima non calcolavi si vede.»

«Dov’è?» domandò Michael, spalancando la porta.

Hannah lo indicò un gesto eloquente della testa e Megan sussurrò: «No, Ernie ha già provato a fargliene sentire l’odore ma lui non ha percepito nulla di puzzolente, quindi non c’è neanche la possibilità che Monica gli abbia dato qualcosa di leggero… E poi qualcosa di così leggero neanche avrebbe funzionato se di lei non gli fosse importato già da prima…»

«Non penso dovresti andare, Mike…» tentò di dire Jack in quel momento, distraendole.

«A dire il vero sono curioso anche io…»

«ERNIE!»

«Ho detto curioso!»

Michael li ignorò e guardò Sally-Anne con decisione. Lei sospirò, in realtà condividendo il sentimento di Ernie, e lo guidò per la stanza che aveva lasciato a Georgia, in compagnia degli altri, che però si mantennero a distanza.

Georgia era seduta sul letto, senza bacchetta, ammanettata per un polso alla spalliera e palesemente infastidita. Alla vista di Michael, che per un motivo o l’altro negli ultimi due giorni non aveva incontrato, si illuminò.

«Ciao, tesoro, vuoi unirti a me? Io sono comunque bloccata qui, quindi…»

«Se vuole farsi tutti è più una pozione della lussuria, no?» azzardò Wayne, avendola sentita dal corridoio.

«Ma non ha cercato di farsi te.» replicò Stephen, «O me l’avresti detto. No?»

Wayne annuì, pensando dipendesse dalla mancata attrazione sessuale tra loro, cosa che comunque non lo rassicurava: una pozione d’amore non spiegava perché ci avesse provato sia con Rent che con Michael, quindi non aveva idea di cosa potesse essere.  

«Ti prometto che tra poco starai meglio.» disse Michael, avvicinandosi alla finestra e restando a distanza nonostante lei fosse bloccata, «Georgia, ti ricordi se qualcuno ti ha dato da bere qualcosa di diverso dal solito? Buggin? O Travers?»

«No, perché?»

«Milpy è tornata!» esclamò l’elfo, trotterellando da loro. Tutti si affacciarono alla porta della camera da letto ora, sentendosi rassicurati dalla presenza dell’antidoto, e Charlotte fu spedita a prendere un bicchiere d’acqua.

«Hai chiamato supporto? A me sta bene. Più si è…» cominciò Georgia.

«Quanto starai male per aver detto una cosa simile…» ribatté Wayne, alzando gli occhi al cielo, «Tra l’altro vedo che peggiori di giorno in giorno… Avrei dovuto capire che non eri in te. Una cosa è tentare di fare la ribelle, cosa che tra l’altro non è per niente da te, un’altra è andare così oltre.»

«Non tentavo di fare la ribelle! Stavo solo provando a divertirmi un po’!» ribatté lei, infiammandosi.

«Anche questo è poco caratteristico.» commentò l’amico, notando quanto si fosse irritata facilmente.

«Nessuno sapeva che lei sarebbe dovuta tornare qui, si aspettavano che restasse a Hogwarts.» fece presente Stephen, tentando di non guardarla troppo. «Si aspettavano di poterla usare, forse?»

Justin ed Ernie non si fecero problemi ad affacciarsi alla porta per darle un’occhiata ora che indossava vestiti provocanti ed era in quella posizione “inappropriata”. Lei se ne accorse e gli fece l’occhiolino, e Susan li prese per le orecchie mentre gli altri trattenevano a stento le risate.

«Era solo uno sguardo…» mormorò Justin. Ernie non ebbe il coraggio di dire nulla, rosso in faccia.

«Volevano approfittare di lei.» ringhiò Michael, per nulla divertito.

«Oh, mi piaci quando ti arrabbi…» commentò la ragazza, suadente.

«Georgie…» si lamentò lui, andando alla porta mentre Charlotte tornava col bicchiere pronto.

«Cos’è quest’odore orrendo?» chiese subito Georgia, portandosi una mano al naso, «Non sarà qualcosa per me, vero? Sto per vomitare!»

«Michael, se vuoi andare da tuo padre puoi farlo, ci prenderemo cura noi di lei e manderemo una lettera alla Sprout per dirle cos’è successo.» offrì Ernie.

Michael lo guardò con espressione sofferente: «Immagino di non poter fare nulla. Volevo solo essere sicuro che stesse bene, sempre se quella bevanda immonda non la uccida invece che salvarla. Merlino, che puzza orrida, sembra che ci sia morto qualcuno in quel bicchiere!»

E con questo commento si allontanò a grandi falcate, ignaro della decina di occhi spalancati che lo fissavano.

 

 

 

 

 

 

 

 

Qualche piccola spiegazione: io amo i vestiti di pelle e non li trovo volgari, ma dato che parliamo di gironzolare per Hogwarts, dove anche tenere i capelli sciolti è esagerato, Georgia sta “mostrando il suo sentirsi diversa dentro” a modo suo, cambiando un po’ stile di vestiti e di capelli. Il che fa molto “ragazze dei film che si scoprono cattive e si vestono di nero come se ci fosse connessione”. No, nel suo caso è perché il nero le dona e di solito si veste in modo colorato.

Non che Georgia sia una persona “cattiva” secondo me, sia chiaro, ma è in una situazione difficile, e non avendo alcuna remora a dire ciò che pensa è normale che l’abbia finita con il mostrare “affetto” in modo spassionato a chi ama, come Wayne, a rispondere senza giri di parole alle amiche… e a saltare addosso al ragazzo carino che le sta facendo da migliore amico in vece di Michael e che già trova attraente. Rent ci è passato perché è quello tra i “grandi” ad aver mostrato meno simpatia verso Monica e più verso di lei, oltre che per il fatto che la pozione degenera e inizia a farle fare cose su cui non è mentalmente d’accordo, come volere solo “mangiare-dormire-riprodursi”. Alla fine non era più Georgia a parlare, era solo la sua parte animale che stava vincendo del tutto sul cervello. La vera Georgia a parlare era quella in compagnia di Sandy. E la ritroverete anche nel futuro, pozione o meno, perché ci sono momenti in cui una può smettere di essere diplomatica, e questo lo sa anche lei. Argomento correlato alla fine del capitolo, questo, considerato che sì, ora tutti SANNO di Michael. Quindi aspettate con calma il prossimo capitolo.
P.S. Greta è un prestito da Akami.

 

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Capitolo 13
*** 12 ***


 

12


Tutti erano seduti intorno al lungo tavolo apparecchiato da Milpy, ma nessuno aveva toccato cibo.

«Ripetimi cosa ti ha detto in giardino.» mormorò Justin ed Ernie sospirò per l’ennesima volta.

«Mi ha detto che l’altra volta lui ha risposto alla mia ingenua domanda “non senti l’odore peggiore del mondo” con un “no” perché sentiva solo un odore moderatamente cattivo. Ma lo sentiva. E ora ne sente tantissimo.»

«Il punto è che non ha senso!» sbottò Megan, «Se Monica gli avesse dato l’Amortentia, ed è quello che stiamo pensando tutti, prima di tutto avrebbe sentito subito un odore da vomito come quello che ha sentito stasera, e poi si sarebbe comportato da pazzo in amore dal primo momento, ma lui è tranquillo persino ora che non la vede da un paio di giorni!»

«Da ieri. Anche lei è tornata a casa per le vacanze.» la contraddisse Wayne; Megan lo guardò malissimo. «Comunque sì, hai ragione. E immagino che non c’entri la quantità della pozione.»

«C’entra solo un po’. Ma è talmente potente che comunque avrebbe preso possesso di lui e lui avrebbe appunto sentito l’odore orribile, non solo “moderatamente” cattivo.»

«E se non fosse Amortentia?» azzardò Hannah, rientrata nel clima del gruppo in un secondo, «Non esistono altre pozioni d’amore?»

«Sì, ma che lo spingano a sposare una sconosciuta? E che contemporaneamente non lo facciano diventare un maniaco dopo tutti questi mesi?» replicò Ernie, scettico.

«E invece qualcosa che si possa dare a poco a poco, aumentando poi la dose man mano, e lasciandola sempre uguale ora che lui è convinto di amarla?» tentò Walter, «Perché se uno si convince di amare una ragazza, a volte continua a esserne convinto anche quando il sentimento si affievolisce un po’.»

«Non possiamo neanche farlo testare da qualche guaritore, visto che potremmo sbagliarci.» commentò Sally-Anne, «Se la stiamo accusando di una cosa simile e poi si scopre che lei è innocente saremmo tutti in guai grossi, per non parlare di Michael che ci odierebbe a vita. Non che a me interessi, sia chiaro, ma le lagne di voialtri poi…»

«Dovremmo chiedere a Fred e George Weasley se qualcuno dei loro filtri d’amore sia forte abbastanza da volerlo farsi sposare ma non renda pazzi dopo mesi.» suggerì Jack.

«No, è da prima che si è fissato con Monica, ricordi? L’ha detto lui stesso che si frequentavano da prima di agosto.» ribatté Hannah, sconfortata, «Forse Michael ha solo preso una pozione per sentirsi meglio con quello che è successo a suo padre.»

«Mia madre ha lavorato al san Mungo come inserviente.» fece presente Wayne, «E ha studiato come guaritrice prima di restare incinta e mollare tutto. Conosce dottori che potrebbero visitare Michael, potremmo dirgli che Georgia era contagiosa o qualcosa del genere per convincerlo a sottoporsi a un controllo del sangue.»

«E al guaritore però cosa diremmo?» domandò Megan, «E se poi è andata così, se davvero è un filtro d’amore e Monica era pronta a sposarselo vuol dire che tanto sana non è, anzi. Dovremmo dirlo al preside.»

«Travers o Buggin o chiunque sia stato a dare a George questa pozione è un imbecille e deve pagare. » cominciò Rent, pensoso, «Ma sono abbastanza sicuro che non avesse in mente nessuna conseguenza pericolosa, era solo una specie di scherzo probabilmente, visto che lei stava bene fino a che non è tornata a casa, a quel che mi avete detto, e se il maniaco avesse voluto andarci a letto non gliel’avrebbe data sapendo che lei doveva rientrare e avrebbe cercato di farsi qualcun altro. Monica d’altro canto…»

«Non lo sapeva.» borbottò Sally-Anne, «Il maniaco non lo sapeva che lei doveva rientrare, è stata una cosa improvvisa. L’ho convinta io.»

«Oh.»

«Ma è brava con le pozioni? Monica?» domandò Susan.

Megan annuì: «Sì. Forse potrebbe aver preparato la pozione nel club stesso…»

«Non è colpa tua.» disse subito Stephen.

«Ovvio che non lo è! Ma non mi pare di ricordare una pozione che avesse quell’effetto nel libro di quest’anno, quello con la mia pozione per vedere quell’altra realtà… Eppure lei l’ha preso in prestito all’insaputa di tutti, proprio quel libro, non un altro che magari aveva pozioni d’amore.»

«Lei che cosa?» fecero tutti.

«Sì, l’ho scoperto poco tempo dopo. Questo dovrebbe darvi un’idea di quanto sia brava, ma anche così, non usando l’Amortentia…»

«L’Amortentia è troppo riconoscibile, lei voleva riuscire a prenderselo a vita, comprandosi anche noi. Ha giocato bene.» commentò Sally-Anne, la voce velenosa.

«Ma se ha usato qualcosa di debole come ha fatto a convincere Michael a fare tutto questo dall’inizio?» domandò Charlotte.

«Davvero non l’avete capito?»

Tutti si voltarono verso Quill, che stava tagliuzzando nervosamente un fazzoletto che teneva tra le mani.

«Illuminaci.» disse Wayne, perplesso.

«Immaginate ora il vostro migliore amico del sesso opposto. Quello di cui non siete innamorati, intendo. Wayne, tu pensa a Georgia e tu, Megan, pensa a Michael.»

«Non so se ho un migliore amico del sesso opposto.» fece presente Sally-Anne.

«Non importa se non è il tuo migliore amico in assoluto, basta che sia un caro amico maschio che vedi spesso.»

Susan e Stephen si sorrisero, Rent guardò Jack che scosse la testa con finto disgusto.

«Femmina, Rent.»

«Lo so.»

«Michael, infatti.» commentò Megan, ignorandoli.

«Non c’è bisogno di dirlo.» replicò Quill, «Fatto? Ora immaginate di scoprire che siete innamorati di lui o lei, senza sapere se lui o lei ricambia. Anzi, magari sapete che proprio non lo fa e che dovrete affrontarlo a vita, abbracciarlo a vita e guardarlo fidanzarsi con qualcun altro… a vita.»

«Va’ avanti…» borbottò Stephen, cupo.

«Ora immaginate una persona che si fa avanti e che, senza motivo particolare, vi piace. E vi rendete conto che potrebbe piacervi così tanto da annullare il vostro amore per il vostro migliore amico che non vi ricambia. Che fate?»

«Mi ci butto completamente, scappando il più veloce possibile dalla mia migliore amica.» disse Justin, «… Merda.»

«Vuoi dire che Michael…» cominciò Charlotte.

«Non dirlo a tua sorella, questo non spetta a noi.» la interruppe Jack, «Ma il punto è che se Monica ha fatto il tuo stesso calcolo-»

«E potrebbe averlo fatto perché nessuno l’ha mai guardata e ha avuto tutto il tempo per pensarci…» puntualizzò Quill.

«Potrebbe avergli dato una piccola spinta con una qualche pozione debole da due soldi e Mike ci si è tuffato, anche inconsapevolmente, innamorandosi come un deficiente giusto per cancellare i suoi sentimenti per la sua migliore amica. E Monica ha dovuto dargli la pozione spesso per essere sicura di mantenerlo accanto a sé, così se ha esagerato un pochino in previsione del periodo separati per le vacanze, sapendo che lui probabilmente sarebbe stato al capezzale del padre...»

«Michael ha sentito un odore orribile per questo.» concluse Megan, vittoriosa, «Ma come ha fatto, senza che nessuno si accorgesse della pozione? C’è qualcosa che Michael beve ed è di colore scuro?»

«Il succo di mirtilli, è il suo preferito.» rispose Georgia, scendendo le scale con addosso una grossa felpa e un paio di jeans, «Di cosa state parlando?»

«Stai bene?» domandò ansiosamente Charlotte, «Monica ha drogato Michael con una pozione, lui non è mai stato innamorato di lei.»

«COSA?»

 

«Ho recuperato il succo di mirtilli dalla borsa di Michael, ne ha una bottiglietta sempre con sé.» disse Walter, poggiandolo a tavola, «Megan, tutto tuo.»

«Datemi qualche minuto, devo vedere come reagisce al contatto con il pezzettino di coda di granchio rimasto.»

«Non possiamo disintossicarlo subito?» chiese Justin.

«Lo vuoi uccidere? Sarà così assuefatto che potresti fargli saltare qualcosa.»

«Se c’è una pozione dentro manderò Milpy direttamente dalla Sprout.» disse Sally-Anne.

«Credo che dovresti mandarlo dalla McGonagall invece, lei è la più vicina a Dumbledore. Senza contare che la Sprout passa le vacanze fuori, me l’ha detto lei l’anno scorso.» fece presente Hannah.

«Non posso crederci…» sussurrò Georgia, con le mani tra i capelli.

Rent le offrì un bicchiere di latte caldo: «Toglie il sapore di quella roba che ti abbiamo dato prima.»

Georgia arrossì miseramente: «Rent, non so quanto ringraziarti, non so quanti mi avrebbero bloccata senza approfittarne…»

«Sapevo che non eri in te, avevi gli occhi strani. Il nero degli occhi, come si chiama?»

«Pupilla.» suggerì Stephen.

«La pupilla grande, fissa. Come se ti fossi drogata con algabranchia.»

«Come sai che i drogati le hanno così?» domandò Charlotte.

«In ogni caso…» riprese lui in tono di rimprovero rivolto alla più piccola, «Nessun problema, davvero. Non ho bisogno di approfittare di una donna quando ne ho decine che vengono da me spontaneamente.»

«Vuoi dire uomini travestiti?»

«Charlotte, ti lancio dalla finestra. E poi secondo me il sesso non serve a niente, uno o fa l’amore o non ha senso. Impara, Charlotte, tu dovrai farlo solo dopo il matrimonio con l’uomo che ami.»

Charlotte rise e Jack le scompigliò i capelli con una mano, «Non vergognarti, George.»

«Eri terribilmente sexy, dovresti vestirti meno, a prescindere da come la penso.» convenne Rent.

«Grazie… immagino.» disse lei, sorridendo, «Non me lo dimenticherò, Rent.»

«Figurati… I BAMBINI!»

Tutti sobbalzarono.

«Scusate, devo andare a fare una cosa, torno presto!» vociò lui mentre correva già alla porta.

«Che stile…» commentò Sally-Anne, bonaria, poggiando una mano sul braccio dell’amica, «Tutto okay?»

«Un filtro d’amore.» ripeté Georgia, guardandola con occhi lucidi di gioia, «Michael non era in sé e… e… oh, MERLINO! ROWAN!»

Jack tappò le orecchie di Charlotte alle seguenti imprecazioni della sorella che correva a chiamare Wayne per chiedere consiglio su cosa fare con l’altro amico che aveva quasi violentato.

«C’è una pozione dentro.» disse Megan, sentendo i brividi al solo pensiero, «È davvero sotto pozione. Michael è davvero sotto pozione.»

«Oddio…» mormorò Justin.

«Ma che genere di pozione può farlo innamorare senza che lui appaia ossessionato?» domandò Georgia.

Nessuno ovviamente le riferì della teoria di Quill, tutti si limitarono a mugugni insensati.

«Milpy, vieni qui.» chiamò Sally-Anne.

 

Minerva McGonagall stava mettendo un delicatissimo strato di rossetto sulle labbra, giusto per festeggiare il Natale in grande stile, quando un elfo si smaterializzò accanto alla sua sedia facendole involontariamente sporcare una guancia.

«Oh santo cielo! Cos’ha fatto quel benedetto ragazzo stavolta?»

L’elfo, che poi era un’elfa con un adorabile grembiule rosa, la guardò perplessa.

«Voglio dire, che succede?» si corresse la donna, maledicendo il sidro offertole da Hagrid e pensando che Harry dovesse averne combinata una delle sue.

 

«Non riesce a stare fuori dai guai, signorina Jones?» sbottò Snape.

«Buon Natale anche a lei, professore.» ribattè lei, sorridendo smagliante mentre Michael veniva condotto in infermeria con la scusa di un controllo per via della presunta contagiosità della pozione di Georgia.

«Non posso credere che siamo tornati a Hogwarts…» mormorò Georgia, «Mentre gli altri sono a casa, intendo.»

«Tu dovevi venire per forza, sei stata praticamente drogata anche tu.» replicò Wayne, «Noi siamo supporto morale.»

«E testimoni.» aggiunse la fidanzata.

«Che ne sarà di Monica?» chiese lei, rivolgendosi a Snape.

«Ladgewolf è tenuta sotto controllo, non si preoccupi, Runcorn. Verrà condotta qui non appena Stebbins sarà di nuovo in sé, per evitare ulteriori problemi. Da questo momento non è più qualcosa che vi deve interessare in ogni caso.»

«Anche noi siamo vittime.» ribatté lei prepotentemente.

«Quello che Georgia intende dire…» si intromise Megan, «È che ci sentiremmo più al sicuro sapendo che fine farà.»

«Questo può saperlo soltanto il preside Dumbledore, che al momento non può presentarsi qui. Avrete notizie dopo le vacanze.»

«Non possiamo tornare per Michael?» chiese Georgia, addolcendo il tono.

«Il signor Stebbins resterà in infermeria, la disintossicazione dopo una tale assunzione prolungata di un qualsiasi filtro è una questione delicata. In ogni caso lui dormirà, sarebbe inutile passare.» rispose Snape freddamente.

«Vi farò sapere quando sarà tornato normale.» promise la McGonagall, più conciliante, «Vi chiedo però di non parlare con nessuno di ciò che è accaduto, non ancora almeno. Aspettiamo il preside prima di prendere qualsiasi decisione. Posso assicurarvi però che tale azione non resterà impunita.»

«Se ci smaterializzassimo a Hogsmeade potremmo passare a trovarlo?» domandò Wayne.

«Se il signor Stebbins sarà fuori Hogwarts senza dubbio. Potete chiedere il permesso al preside per entrare nel castello durante le vacanze, in ogni caso.»

«Scrivendogli?» chiese ancora Megan.

Snape alzò gli occhi al cielo: «Glielo chiederemo noi.» disse, con l’aria di chi voleva finirla in fretta, e la McGonagall gli rivolse un’occhiata incuriosita, «Ora via di qui, non vi terranno il camino aperto tutta la notte. Anche Aberforth festeggerà il Natale, suppongo.»

E dalla sua faccia era chiaro che fosse disgustato alla sola idea di come. La professoressa si schiarì la gola.

I tre la ringraziarono uscendo e poi percorsero la strada quasi di corsa, non vedendo l’ora di tuffarsi nel riscaldato soggiorno di Sally-Anne.

«A fine vacanze Michael starà bene.» si ripeté Georgia.

Gli altri due le sorrisero, dandogli qualche pacca sulla spalla.

Quando rientrarono a casa di Sally-Anne per cenare, nessuno sapeva bene come comportarsi, se essere felice, preoccupato o semplicemente scioccato. Rent era tornato, finalmente, con una traccia di rossetto su una guancia che non volle neanche spiegare, e fu lui a tirar fuori il tacchino dal forno.

«Ai filtri di chi vuole rendere ridicola Georgia che poi fanno scoprire che Michael è sotto filtro d’amore e gli salvano la pelle.» brindò il ragazzo, e tutti risero brindando con lui.

Dopo cena si dispersero per casa e Wayne si fermò a ritirare il proprio piatto del dolce. Megan si fermò accanto a lui, con le mani poggiate a tavola, fissandolo con aria pensosa.

«Andiamo, siamo quasi maggiorenni, non fate le bambine! Che male c’è a volersi divertire un po’? E poi una volta andate oltre si ha sempre un po’ voglia, sapete… È qualcosa che capirete quando non sarete più innocenti, suppongo.»

«Che c’è?» domandò Wayne, raccogliendo anche il piatto che aveva lasciato Stephen prima che l’amico tornasse e si mettesse a lavarli con gli elfi domestici.

«Dovremmo fare sesso.»

A Wayne cadde tutto di mano.

 

«SUMMERS!» urlò Sally-Anne da qualche parte della casa.

«NON SONO IO!» le urlò Rent. «NON HO PIATTI!»

Walter sorrise, poggiandosi alla ringhiera per guardare il paesaggio nevoso, «Ti trovo più allegra.» commentò.

«Andiamo, siamo quasi maggiorenni, non fate le bambine! Che male c’è a volersi divertire un po’? E poi una volta andate oltre si ha sempre un po’ voglia, sapete… È qualcosa che capirete quando non sarete più innocenti, suppongo.»

Sally-Anne si chiuse la porta alle spalle e arrossì: «Dì, tu. Siamo andati fino in fondo due Capodanni fa?»

Walter trasalì.

 

«Al momento non mi viene in mente niente. Qual è il tuo?»

«Eh?»

«Il tuo proposito per l’anno nuovo, Susan.»

«Andiamo, siamo quasi maggiorenni, non fate le bambine! Che male c’è a volersi divertire un po’? E poi una volta andate oltre si ha sempre un po’ voglia, sapete… È qualcosa che capirete quando non sarete più innocenti, suppongo.»

«Chiederò a Terry Boot di uscire con me.»

A Stephen andò di traverso l’acqua.

 

«Cosa?» domandò Wayne con voce leggermente stridula.

«Dovremmo fare sesso. Ho visto come hai guardato Georgia quando lei si stava atteggiando a zoccola del quartiere. Vuol dire che vuoi farlo e a me va bene, credo.» spiegò Megan pazientemente, «Dovremmo farlo adesso?»

Wayne si guardò intorno, aspettandosi che saltassero fuori Rent e Jack per dirgli che era uno scherzo, poi si sforzò di deglutire e ignorare il calore che stava prendendo possesso delle sue guance.

«Fammi capire, tu vuoi venire a letto con me perché mi è caduto l’occhio su Georgia in un unico momento in ci era stesa su un letto vestita provocante?»

«Non proprio, è che ho capito che anche tu sei un ragazzo come gli altri. Che hai organi maschili e tutto.»

Wayne abbassò per un momento lo sguardo come per controllare, poi guardò lei socchiudendo appena gli occhi: «Non te n’eri mai resa conto, di questo?»

«Me ne sono resa conto quando ci baciavamo a letto, ma tu non sembravi interessato ad andare oltre. Ma voglio evitare che tu vada a cercare soddisfazione con altre più aperte di me.» rispose Megan in tono ragionevole, cosa che rese Wayne ancora più incredulo.

«Che succede?» domandò Rent, affacciandosi a vedere.

«Stiamo parlando. Ciao.» lo cacciò lui senza tanti complimenti.

«Palloso.» fu la sua risposta mentre si allontanava.

Wayne si passò una mano sulla fronte, scostando i capelli indietro, e poi si avvicinò a lei e le poggiò le mani sulle spalle: «Ascolta, Megan. Prima di tutto non andrei mai a cercarmi un’altra, tu vai benissimo per me, okay? E sono sempre stato un ragazzo con impulsi da ragazzo anche se non li dimostro come Michael, ma questo non vuol dire che tu devi sentirti obbligata a fare niente. Devi farlo quando senti che è giusto.»

Megan giocherellò con una ciocca dei suoi capelli ormai lunga fino alla vita, «Ma io ho sempre sentito gli altri dire che quando uno è innamorato è tutto molto naturale, però noi siamo a Hogwarts e non possiamo certo essere naturalmente spinti a farlo in sala comune, perciò bisogna approfittare delle feste. E secondo Susan una ragazza deve aspettare, ma noi stiamo insieme da mesi ed io ogni tanto ci penso, quindi forse sono pronta. Anche Rent prima ha detto che si deve fare l’amore e non sesso, e quindi sembra giusto per tutti.»

«Sei innamorata di me?» le domandò Wayne, guardandola affascinato.

«Certo.» rispose Megan, facendo spallucce, «Tu non lo sei?»

Wayne la lasciò andare e le sue labbra si distesero in un sorriso: «Come potrei non esserlo? Sei pazza.»

«Questa non è una scoperta del momento.» precisò lei, inarcando le sopracciglia.

Il ragazzo scosse la testa: «No, non lo è. Mi ero solo dimenticato di quanto tu fossi socialmente… di quanto tu fossi una disadattata.»

«Ehi! Disadattato ci sarai tu!»

«Non ora.» la zittì lui poggiandole un dito sulle labbra: «Credo che dovremmo aspettare. È la prima volta per entrambi, direi, quindi come minimo deve essere speciale. Te lo devo. Ce lo devo. E lo faremo nel fantomatico momento giusto, ovunque e quando sarà non importa.»

«Sempre cavaliere lui…» borbottò Megan, «Dai, te li porto io i piatti e tutto. E guarda che non voglio trattamenti di favore quando cominceremo a giocare con gli altri.»

«No, promesso.» disse lui, aggiustando il piatto con un gesto della bacchetta e porgendoglielo insieme a quello di Stephen, che si era salvato per miracolo.

Appena la ragazza si fu allontanata, se ne andò direttamente alla porta.

«Dove vai?» domandò Jack, che stava giocando a carte con Rent nel salotto.

«A prendere aria!» esclamò lui, scappando in giardino.

«Ma c’è la neve, gelerai!»

«APPUNTO!»

 

«Ma cos’è, era davvero contagiosa la pozione?» domandò Walter, sbalordito.

«Non ti sto chiedendo di ripetere la cosa! Ma ero ubriaca e non ricordo bene cos’è successo!» replicò Sally-Anne.

«Beh, questo è parecchio lusinghiero.» commentò lui, divertito.

«Dimmelo, Hopkins!» ordinò lei.

Walter poteva vedere benissimo quanto lei fosse a disagio, e sospirò, «Mi togli il gusto di tenerti sulle spine così. Non siamo andati completamente in fondo, okay? In parte, ma non… Tu sei ancora… come se niente fosse successo.»

«Oh grazie a Merlino…»

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.

«Non perché sei tu, ma una prima volta da ubriaca è squallida per una come me. Certo, non mi aspetto che tu lo capisca perché…»

«Sally, Sally…» la bloccò lui, «È meglio se non specifichi. Fermati a “non perché sei tu”, grazie.»

«Oh, okay.» disse la strega, annuendo, «Bene. È un piacere rivederti, alla luce del fatto che non è successo nulla.»

«Sei stranamente pudica per essere una che ha baciato metà scuola.»

«Baciare non è certo dormirci assieme!»

«Okay, okay… Perché mio fratello sta girando in tondo sulla neve alta?»

 

«Perché mai dovresti fare una pazzia simile?» sbottò Stephen, «È un Ravenclaw! Non è… igienico!»

Susan rise, senza prenderlo minimante sul serio mentre porgeva un’altra scodella di budino a Quill che invece aveva perso l’appetito.

«Perché Terry è alla ricerca del vero amore, dice, e quindi sta uscendo con chiunque. Ed io voglio avere qualche appuntamento. Ora che c’è Hannah ho un sacco di tempo libero… E vorrei avere una vita da ragazza della mia età con appuntamenti e cose del genere ogni tanto.»

Hannah annuì, stesa sul divano a guardare Jack, Rent e Charlotte giocare a carte per terra, «Ha senso.»

«No che non ne ha!» protestò Stephen.

«È solo un tentativo, mi sono scocciata di essere quella che non sa niente della vita! Non ho mai neanche baciato un ragazzo!»

«Neanche io! Una ragazza, intendo!»

Susan, Hannah, Quill e il gatto di Charlotte lo fissarono.

«Da sobrio!» aggiunse lui.

«Beh, io né da sobria né da ubriaca, non ho strani alter-ego che saltano fuori quando bevo e voglio un po’ di esperienza in più rispetto a quella che può avere una pedina degli scacchi!»

«A dire il vero il mio re e la mia regina sembravano intendersela…» cominciò Hannah.

«Non stai aiutando.» le fece presente Stephen, «Susan, non puoi buttarti via giusto per avere esperienza…»

«Buttarmi via? Stephen, si parla di un appuntamento soltanto!» ribattè lei, divertita, «E Terry è veramente carino, non voglio usarlo, voglio davvero conoscerlo meglio, tutto qui.»

«Grandioso.» mugugnò Quill.

«Terry è orribile.» sentenziò Stephen, «Voi ragazze non avete senso estetico.»

«Secondo me è gay, guarda Michael Corner in modo strano.» aggiunse Quill.

«Ma finitela, pettegole!» li sgridò Georgia di passaggio, «Terry è solo un ragazzo affettuoso e dovreste prendere esempio da lui che non si vergogna di mostrarlo! Ed è anche mio amico!»

«Sì, ma Susan vorrebbe frequentarlo!» si lamentò Stephen.

«Hai tutto il mio appoggio, cara

«Mi piacciono le donne aggressive.» commentò Rent a voce alta.

«Ma dove diavolo è Wayne?» esclamò Megan, che stava aiutando Milpy a sparecchiare.

 

Michael era alla porta di casa di Sally-Anne già il ventotto di dicembre, mortalmente pallido e torvo quanto era stato l’anno precedente.

Sally-Anne, che si aspettava i suoi genitori, di ritorno quel giorno dal viaggio che gli aveva regalato per toglierseli di torno, si era tuffata alla porta mentre gli altri ancora dormivano e aprì con ancora i capelli raccolti in una coda spettinata, in vestaglia e lo spazzolino alla mano, che le cadde mentre lei spalancava la bocca.

«Michael?»

«Perché hai sempre tutto rosa

«Sono una donna, figlio di…» Sally-Anne fece una piccola pausa, riprendendosi dalla sorpresa, «Entra. Accomodati.»

Con l’ombra di un sorriso impressa sul volto, Michael obbedì: «Gli altri stanno qui, vero? Non ho molto tempo. È tornato Dumbledore e Monica è nel suo studio.»

«Michael?» chiamò Georgia, precipitandosi all’ingresso.

Michael sentì il suo cuore mancare un battito, la tipica sensazione da “presenza di Georgia”, e le andò incontro, abbracciandola e affondando una mano tra i suoi capelli. Ne sentì il profumo di shampoo e chiuse gli occhi, mentre lei lo stringeva allo stesso modo.

Quando si separarono anche gli altri li avevano raggiunti, ma lui non vi badò, assorto nella contemplazione del viso di Georgia, che da tanto non gli aveva dato nulla se non una sensazione di affetto. Lei ricambiava l’occhiata con curiosità, chiedendosi cosa le avrebbe detto.

«Ma con Dorian ci stai uscendo, adesso?»

Per un momento pensò di essersi sognata la domanda, poi sentì una risata malamente trattenuta da Megan.

«No, cosa c’entra?» sbottò lei infine, un po’ irritata.

«Era per capire quanto fosse cambiato lontano dai miei occhi coscienti.» mentì lui, un po’ più allegro, «Monica è in presidenza, voglio parlarci prima che se ne vada.»

«Vada dove?» domandò Walter, «Se non fosse una ragazza, io…»

«Credo che vogliano affidarla a un guaritore della mente, non sta bene. È troppo ossessionata e del resto neanche io mi sarei fidato tanto avendola a Hogwarts, per quanto mi senta ancora legato a lei. Tra l’altro non penso dipenda tutto dalla pozione, dopo tanti mesi probabilmente mi ci sono affezionato, anche se il pensiero di quello che stava facendo mi dà la nausea.» la giustificò, e poi si morse la lingua. Era ancora troppo facile cercare di darle ragione, e madama Pomfrey diceva che avrebbe dovuto darsi del tempo.

«Dev’essere orrendo…» commentò Charlotte.

«Mi sento un po’… violato?» cercò di dire lui, «Pazienza. Chi mi accompagna? Sono praticamente scappato dall’infermeria, vi avverto.»

«Io vengo. Dammi il tempo di prendere un cappotto.» disse Georgia subito.

«Oh oh… Vengo anche io.» disse Megan.

«Si ritorna…» sospirò Wayne.

«Oh, buon Natale, Michael!» salutò Hannah, con tanto innocente entusiasmo che Michael andò ad abbracciarla.

«Buon Natale! Come stai?» le domandò con dolcezza. Hannah arrossì sotto i suoi occhi penetranti.

«Tiro avanti…»

«Voglio venire anche io…» si unì a loro Quill.

«Ma tu come stai?» si intromise Stephen, «Che ti ha detto Madama Pomfrey?»

«Che per fortuna mi dava dosi abbastanza piccole e per questo ho fatto più in fretta di quanto si aspettassero.» rispose lui.

«Ma poi puoi tornare da noi?» chiese Jack, speranzoso.

Michael si strinse nelle spalle: «Non lo so ancora, ho bisogno di riposo… A proposito, posso andare via col camino? Passo per la Testa di Porco. Ho già rischiato abbastanza guai smaterializzandomi nel tuo giardino da solo.»

«Ma ovvio.» disse subito Sally-Anne, «Se mi dai il tempo di mettere qualche vestito più decente vengo anche io.»

«Corri allora.»

«Siediti, intanto che aspetti.» ordinò lei.

«Un guaritore della mente è tipo uno psichiatra?» domandò Justin, mentre Michael obbediva.

Tutti lo guardarono perplessi.

«A quel che ho capito sì.» rispose Megan.

«Sì.» rispose anche Rent, «A quella là ne serve più d’uno, penso.»

«Qualcuno sa che eri a scuola? Tipo Rowan?» domandò Georgia, arrossendo leggermente mentre infilava la sciarpa.

«No, ero praticamente in coma, figurati. Che c’è?» domandò Michael alle ragazze, che erano scoppiate a ridere, ad esclusione di Charlotte che le guardava con aria confusa.

«NIENTE!» strillò Georgia, facendoli sobbalzare.

«Sei pallidissimo.» constatò Rent, inchinandosi accanto a Michael che era affondato in una poltrona.

«Vorrei veder te…» commentò lui, ma gli poggiò una mano sulla spalla.

«Ecco, di Michael non lo dite che è gay solo perché è affettuoso, no?» commentò Susan come se nulla fosse, e Stephen e Quill arrossirono.

«Scusa?» domandò Michael.

«Ma anche perché del nostro anno l’abbiamo sempre detto di Jack e Rent.» precisò Walter, «Altrimenti…»

«Senza un motivo valido!» aggiunse Jack, «Michael è molto, ma molto meno virile di noi!»

«Grazie per il “ma molto”.» commentò lui.

«Ma è vero! Con Cedric eri…» Rent s’interruppe alla smorfia dell’amico, «Male da qualche parte?»

«No… è che… uno degli effetti del filtro era che ero così occupato a pensare a quanto ero felice che mi sentivo meglio mentre ora… sento tutto il peso addosso, tutto assieme, di nuovo.»

«Forse dovresti provare a pensare a quanto sei felice anche ora che non vuoi sposarti.» suggerì Megan seccamente, «Idiota.»

«Beh, in ogni caso sarò anche meno virile, ma sono l’unico che ha avuto due ragazze fisse tanto a lungo. Voi due avete solo voi stessi come ragazze fisse.»

«Che faccia da…» cominciò Rent.

Megan si avvicinò a Michael, si chinò e gli baciò una guancia. Era da quando aveva visto la realtà parallela coi suoi genitori vivi che sentiva di dover essere grata per averlo tra loro, pur non ricordando esattamente il perché, e saperlo tornato normale la riempiva di gioia. Michael sollevò la testa per guardarla e inarcò un sopracciglio, sorridendo appena.

«Perché?»

«Sono felice che tu sia qui.»

«Wayne, preoccupati.» disse Rent, fingendo di sussurrare.

«Nah… è il suo migliore amico gay

Michael rise: «Ma sentilo! E tu sei il fidanzato gay

 

Alla fine si misero tutti in marcia, causando non poche proteste di Aberforth per l’uso del suo camino come se fosse il Nottetempo e avviandosi verso il castello. Tutti avevano notato che Michael aveva preso a parlare dell’accaduto già con la stessa ironia e rassegnazione di quando parlava di sua madre, perciò cercarono di non forzarlo sull’argomento, limitandosi a chiacchiere leggere.

«È come se non ce ne fossimo mai andati.» commentò Walter, osservandolo con affetto.

«Professor Flitwick!» salutò Jack allegramente, mentre lui apriva il cancello.

«La sua vita non aveva più senso senza di noi, lo ammetta!» esclamò Rent, gettandosi ad abbracciarlo e sollevandolo da terra.

Stavano ancora ridendo quando finalmente entrarono dal portone principale e Michael urlò a qualcuno: «DOBBIAMO PARLARE!»

Georgia già sapeva che si sarebbe ritrovata Rowan davanti, era l’unico a cui Michael potesse essersi rivolto, e si girò con la morte nel cuore. Lui e i suoi amici stavano guardando il gruppetto con aria scioccata, e quando il ragazzo la notò arrossì di colpo; Georgia finse di non vedere le espressioni di tutti quelli del quinto anno e quasi spinse via Michael.

«Mi avevano dato una pozione e non ero in me, mi dispiace!»

Non era ben sicura del perché tutti i suoi amici fossero scoppiati a ridere quanto loro stavano facendo alla vista del professore di Incantesimi in aria, ma Rowan restò a bocca aperta e poi annuì.

«Sì… certamente… questo spiega molto…» mugugnò.

«Ma se avevi detto…» cominciò Lance.

«ZITTO!»

«Cosa… Cosa avete fatto?» domandò Michael, inorridito, «Voi due avete…»

«NO!» urlarono entrambi.

«Non l’avrei mai fatto!» saltò su Rowan mentre Georgia diceva: «Mi ha fermato Wayne!»

«Non l’avrei mai fatto un bel paio di calderoni.» commentò Megan a voce alta.

«Muoviti!» sentirono dire a Wayne.

«Dopo parliamo!» disse Michael, rincuorato, sollevando un braccio in segno di saluto. Il gesto però lo sbilanciò e finì quasi con lo sbattere contro Walter, fermato sia da lui che da Rent e Georgia, quest’ultima che gli aveva afferrato una manica con aria terrorizzata. Megan lo prese a braccetto per trascinarlo via.

«Mike, non svenirmi addosso.» lo minacciò l’amico.

«Cos’hai?» domandò subito Rowan.

«Vieni con noi.» disse Georgia senza guardarlo in faccia, «Dopotutto sei del gruppo.»

«Ci vediamo dopo.» salutò subito Rowan senza dare nessuna spiegazione agli altri e raggiungendo Michael, «Sei pallido come un morto.»

Michael gli lanciò un’occhiata eloquente e Rowan si morse la lingua, «Già, pensa prima di parlare, giusto?»

«Non importa.» lo rassicurò lui, «Dobbiamo salire fino al piano con la presidenza.»

«Ma stai bene?» riprese Rowan a voce più bassa, «Sembri depresso.»

«Mi sono svegliato da un bel sogno in cui non c’era più dolore…» mormorò lui, abbassando gli occhi sul polso di Megan, che lo teneva per il braccio, su cui spiccava il braccialetto con il quadrifoglio.

«Cosa?»

«Sapete la parola d’ordine?» domandò Wayne, raggiunti i gargoyle.

«Pallini acidi.» disse stancamente Michael.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ovviamente con Michael non si esaurirà tutto ora, solo perché fa finta di niente. E avrei altro da dire ma sono troppo, troppo stanca, quindi vi ricordo soltanto che Sally-Anne e Walter sono “stati assieme” in CF and the Goblet of Fire, capitoli di Natale e Capodanno.

In bocca al lupo a chi sta per affrontare la prima prova! (Non fate come me che ho portato i libri anche alla terza e quasi mi cacciavano, mi raccomando!)

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Capitolo 14
*** 13 ***


13

 

 

 «Parlo un momento con Monica e con il preside e dopo ci parlate anche voi, se volete.»

«Io sono venuta a farti da supporto morale, non per parlare con quella maniaca.» precisò Sally-Anne.

Michael la guardò, intuì ciò che Sally-Anne voleva dirgli e le sorrise.

«Monica?» ripeté Rowan, confuso.

«Ti spiego io.» disse Georgia, facendogli cenno di avvicinarsi.

«Mi raccomando, non parlatene in giro finché non ho finito con Dumbledore.» si raccomandò il ragazzo, liberandosi della mano di Megan; poi notò l’espressione innocentemente perplessa di Rowan e tornò indietro, abbracciandolo velocemente: lui gli diede due pacche sulla schiena, stupefatto ma sorridente, e poi Michael entrò nell’ufficio del preside.

Tutti si raccolsero attorno a Rowan e cominciarono a bisbigliargli l’accaduto.

 

«Signor Stebbins…» lo accolse Dumbledore. Monica era seduta davanti alla sua scrivania con le mani strette attorno a una tazza di tè e la testa bassa. Stava piangendo in silenzio e Michael si sentì male e pur sapendo che era ancora leggermente influenzato dal filtro d’amore pensò che fosse anche perché lei aveva dei problemi, e lui non era mai stato bravo a infierire contro una ragazza già a terra che aveva fatto del male solo a se stessa. E un po’ a lui, sì, ma non era solo a causa sua se stava da schifo.  

«Preside.» salutò.

«Ho parlato con Madama Pomfrey, spiegandole che hai chiesto a me il permesso di lasciare il castello per questi minuti. Non ne era molto felice.»

Le labbra del ragazzo si incresparono in un quasi sorriso, «Mi dispiace che si sia beccato un rimprovero per me.»

Dumbledore ridacchiò piano. «I tuoi amici sono fuori?»

«Sì, mi aspettano. Credo vorrebbero parlare anche loro con Monica. Anche a me piacerebbe parlarle prima di andare, e con lei, signore.»

«Devo andare a fare le valigie…» sussurrò lei, «Puoi parlare ora col preside.»

«Valigie?» ripeté Michael.

«La signorina Ladgewolf lascerà il castello di Hogwarts immediatamente.»

«Può dirgli tutto, signore.» mormorò Monica, «Io vado a fare le valigie, se posso.»

«Non lasciare il castello.» la ammonì Michael, «Non senza di me, dobbiamo parlare.»

«Parlare di cosa?» replicò lei, senza mai alzare la testa, «Mi dispiace, ma non posso offrirti altro che le mie scuse.»

«Non le voglio le tue scuse, voglio una spiegazione.» ribatté il ragazzo, sedendosi. Dumbledore si alzò e si spostò di qualche passo, come per dargli privacy. Michael gli lanciò un’occhiata preoccupata e il preside sfiorò la propria bacchetta con le dita; in quel momento lui si rese conto che Monica non aveva la sua, probabilmente sequestrata fino all’arrivo dei suoi genitori per evitare altri problemi, dato che era chiaro che la strega aveva qualche problema mentale.

«Non ho spiegazioni.»  ribadì lei.

«Guardami negli occhi.»

Lei scosse la testa e singhiozzò.

«Diamole qualche minuto. Vieni con me, Stebbins.» lo chiamò Dumbledore e lui si alzò.

Il preside aprì la porta del proprio ufficio e trovò tutti gli altri Hufflepuff stipati lì davanti; i ragazzi quasi caddero gli uni sugli altri e si allontanarono di tutta fretta.

«State uscendo? Possiamo parlare con Ladgewolf?» domandò Megan senza mostrare il minimo imbarazzo.

«A dire il vero vorrei parlare con voi e poi lasciare un po’ da soli il signor Stebbins e la signorina Ladgewolf, prima che lei lasci il castello.»

«Per Azkaban?» sbottò Georgia, «Onestamente non mi fido a lasciarli soli, vorrei poter entrare anche io. Le sue azioni hanno in ogni modo influenzato anche la mia vita, credo di avere il diritto di scambiarci due parole.»

«Georgia…» cominciò Rowan.

«No.» lo zittì lei, furibonda, «Se non fosse per chi mi ha versato quella roba nel cibo, cosa ne sarebbe stato di Michael e di tutti noi?»

«Non mi permetterei mai di lasciare un mio studente in una situazione di pericolo. La signorina Monica non ha la bacchetta, ed inoltre ha capito i propri errori e si è offerta spontaneamente di lasciare la scuola. Andrà in una struttura che l’aiuterà a guarire e, proprio per questo, vorrei chiedervi di non riferire quello che è successo in giro, di non farne un pettegolezzo, perché questo potrebbe distruggere le sue possibilità di un futuro e lei perderebbe anche la spinta a migliorarsi, sapendo che non troverebbe comunque un posto per sé una volta uscita.»

«Insomma, dobbiamo reggerle il gioco mentre è in manicomio così nessuno la prenderà per pazza quando sarà guarita.» tagliò corto Megan, «Dobbiamo avere pena per lei e cose del genere e non infierire. E ci sta. Non voglio infierire, vorrei solo capire cosa le è passato nella testa.»

«Megan…» mormorò Wayne.

Il preside le rivolse una lunga occhiate e, qualunque cosa avesse visto, dovette decidere che  il suo cuore era al posto giusto, anche se la sua lingua no.

«Non volevo insultarla, signor preside, non mi sognerei di dire che lei non prende tutte le sue dovute precauzioni, ma il solo pensiero di loro due ancora da soli mi fa stare male. Io non riferirò nulla a nessuno se questo è il suo ordine, ma vorrei comunque entrare.» ribadì Georgia, guardando Michael, che fece spallucce.

«Per me può far entrare anche tutti, ma Monica non parlerà comunque, non credo lo farà neanche con me.»

«A maggior ragione voglio esserci.» ribatté Georgia.

«La lasci entrare e facciamola finita, per favore…» disse Sally-Anne in tono annoiato.

«Georgia può parlare per noi.» approvò Stephen.

«Forse la presenza di Georgia la farà sentire meno inibita, andavano d’accordo.» ammise Michael.

Gli altri alzarono gli occhi al cielo.

La voce di Monica li raggiunse dalla scrivania: «Per me va bene.»

Georgia guardò il preside, che annuì distrattamente. Wayne, guardandolo, ebbe la sensazione che stesse già pensando a tutt’altro.

Michael e Georgia tornarono dentro e lei si chiuse la porta alle spalle e restò lì, mentre il ragazzo andava a sedersi.

«Ti senti meglio adesso?» le domandò gentilmente.

«Non mi sentirò mai bene.»

Georgia represse un commento su quanto la cosa la rendesse soddisfatta e incrociò le braccia. Michael invece si passò una mano tra i capelli.

«Perché l’hai fatto?»

«Perché sono innamorata di te!» pigolò lei con voce rotta. Georgia chiuse gli occhi, intimandosi di starne fuori.

«No! L’hai fatto prima ancora di conoscermi!» ribatté Michael, alzandosi di nuovo in piedi e facendo qualche passo, «Cosa ti è saltato in mente? Credevi che avrebbe funzionato per sempre? Ti sarebbe bastato?»

«Sì.»

«“Sì” cosa?»

«Sì, mi sarebbe bastato. So che non è giusto, ma tu eri finalmente di nuovo felice…»

«Non era reale!» la interruppe lui esasperato, «Mi innamorerò di nuovo, prima o poi, e sarò di nuovo felice senza bisogno di pozioni! Se volevi conoscermi meglio potevi provare in modo più tradizionale!»

«Credi che non ci abbia provato?» lo accusò lei con tanta forza che Georgia mise per un momento mano alla bacchetta, «Io ti conoscevo già, sei tu che non conosci me! Nessuno mi conosce! E ti ho sempre parlato ma tu non mi hai mai ascoltata e sapevo che non mi avresti mai dato alcuna chance! Però io sapevo anche che saremmo stati perfetti insieme, e lo eravamo!»

«Perché ero tuo schiavo d’amore!» urlò lui e Monica si ritrasse. Michael fece una smorfia e poi prese un respiro profondo, «Ascoltami, mi dispiace di non averti mai… calcolata prima. Sul serio. E mi dispiace anche di aver alzato la voce. Credo che tu però abbia bisogno di aiuto, perché devi capire che non puoi controllare le altre persone a tuo piacimento. E poi se hai bisogno della magia per farti amare da qualcuno significa che quel qualcuno non è la persona giusta.»

Monica strinse gli occhi: «Lo so che ho bisogno di aiuto. So anche di non essere abbastanza per te.»

«Non sei tu sbagliata in questo senso, è solo che non siamo compatibili come vorresti… Troverai di sicuro una persona che ti ami quanto tu la ami senza usare pozioni. Se vuoi io ti aiuterò, quando avrai finito di farti aiutare da persone che lo fanno di mestiere. Non dirò a nessuno quello che è successo e neanche gli altri lo faranno, ascolteranno Dumbledore, perciò non devi preoccuparti di niente se non di guarire.»

«Sei troppo buono…» singhiozzò lei, coprendosi il viso con le mani.

Michael lanciò un’occhiata a Georgia, la cui espressione era impassibile, e poi appoggiò una mano sulla spalla di Monica, «Non sono buono. Credo che tu mi abbia idealizzato fin troppo.»

«No, io ho visto come sei, l’ho sempre visto, ho sempre saputo come saresti stato se ti fossi innamorato di me, e anche se era per via di una pozione ho potuto constatare che era vero, che eri il fidanzato e l’amico migliore che si potesse desiderare…» replicò lei appena i singhiozzi furono diminuiti, «Io ho visto nel tuo cuore... Non mi stai neppure maltrattando dopo quello che ti ho fatto, sei davvero il ragazzo perfetto.»

«È inutile che mi arrabbi con te, sarei dovuto stare più attento prima, piuttosto, quando mi hai parlato. Io mi rendo conto che spesso eri vicina a me, ma ero troppo preso dalle mie cose e questo non è molto Hufflepuff…»

Georgia alzò gli occhi al cielo.

«Mi hai però sempre difesa da chi mi prendeva in giro, mi hai sempre sorriso, non mi hai chiamata Bruttonica e hai fatto smettere anche gli altri di farlo, tu hai fatto tutto quello che potevi… Mi dispiace tanto, Michael… Ero solo così felice con te che ho perso il controllo… E volevo davvero rendere felice anche te, liberarti da tutti i tuoi pensieri… quando ho visto che la pozione stava funzionando così bene anche se era pochissima ho pensato che già da prima fossi a un passo dall’innamorarti davvero, perché magari eravamo davvero perfetti assieme…»

«Quando hai capito che non era così?» sviò lui.

«Poco fa.» ammise Monica, con voce di nuovo rotta, «Quando hai detto di non conoscermi neppure. E anche prima, il preside aveva accennato qualcosa sul fatto che tu stessi trasferendo le tue emozioni nel finto amore per sentirti meglio.»

Michael si ripromise di chiedere spiegazioni a Dumbledore. «Ma i tuoi genitori verranno a prenderti, giusto?»

«Sì, stanno già arrivando. Devo fare i bagagli…»

«Ecco, hai smesso di piangere, brava.» disse lui, porgendole un fazzoletto e sorridendole, «Ascoltami ora, voglio essere sincero con te.»

Monica annuì, asciugandosi il viso.

«Io sono già innamorato di qualcuno e credo che tu lo sappia.» sussurrò lui in modo che Georgia non lo sentisse, e Monica annuì. «È parte di me. Sarei una persona diversa se non lo fossi.»

«Lo so, perché lo sei sempre stato…» mormorò lei.

Michael annuì e alzò la voce: «Comunque, penso davvero che tu sia una brava ragazza, nonostante tutto. Hai avuto i tuoi problemi e non ti sei resa bene conto delle conseguenze, ma hai intenzione di farti aiutare e so che ti riprenderai. Avrai tutto il mio supporto in questo. E credo anche che nessuno possa chiamarti Bruttonica perché sei molto carina, non esistono ragazze brutte, e soprattutto sei dolcissima e sei una fidanzata fantastica, pozione a parte. Ma non potrò mai innamorarmi di te, mi dispiace. Non è qualcosa che posso decidere né qualcosa su cui posso permettermi di mentire ora. E mi sento male se penso a questi mesi, anche se ero in pace, perché mi sento violato. Questo non vuol dire che io ti odi, te l’ho già detto, voglio solo essere sincero e spero che tu abbia capito fino in fondo quanto tutto questo sia sbagliato. Credo anche che tu debba capire meglio come funziona l’amore e che troverai la persona giusta per te. Ti aiuterò quando vorrai, ma solo come amico. Però prometto che sarò un buon amico, almeno.»

Monica abbozzò un sorriso: «So che lo sei.»

«So che sono stato un po’ ripetitivo e confusionario, ma questo non è qualcosa che succede tutti i giorni…» borbottò il ragazzo, stropicciandosi i capelli scuri.

«Non preoccuparti, sei stato chiaro. Grazie.» disse lei, alzandosi, «Però io devo davvero fare le valigie.»

«Ti accompagno.» annunciò Georgia. «Gli altri sono ancora qui fuori.»

Michael le lanciò un’occhiata apprensiva che lei ignorò.

Uscendo dallo studio trovarono tutti attorno al preside; gli Hufflepuff erano in silenzio, mentre Dumbledore parlava con Rowan di figurine delle cioccorane. La piccola folla sobbalzò al rumore della porta, rivolgendo l’attenzione ai tre.

«Avevamo finito il discorso serio…» spiegò Rowan, guardando Monica con palese irritazione.

Dumbledore aveva detto loro che dovevano mostrare tutto il loro tatto, la loro comprensione e la loro simpatia, perché Monica era una persona molto fragile e molto poco equilibrata che aveva preso l’importante decisione di lasciare la scuola e curarsi e che andava supportata per questo, e non condannata per le sue azioni passate di cui già si pentiva per quanto le era possibile. Ma era difficile non provare astio verso una persona che aveva rischiato di mandare all’aria la vita già problematica di un amico e aveva fatto soffrire un’amica per i suoi comodi.

Alla fine fu Megan a fare il primo passo, letteralmente: si piantò davanti a Monica e le porse la mano, che la ragazza accettò aspettandosi una stretta dolorosa. Megan invece si limitò a salutarla.

«Beh, cerca di non ammazzare nessuno ovunque tu vada. Riguardati.»

Monica la guardò sbalordita, così come gli altri, escluso Wayne che le sorrise quando lei tornò indietro – e Dumbledore che stava quasi ridendo – e commentò: «Molto dolce da parte tua.»

«Vero?» chiese conferma lei allegramente.

«No!» rispose Rowan scioccato, «Quello non era per niente-»

«Beh, spero che Michael non ci sia comunque andato troppo leggero.» commentò Sally-Anne, guardando altrove e incrociando le braccia.

«Io ti avrei uccisa.» confermò Megan, e Wayne non fece nulla per fermarla.

«Lo avresti davvero sposato?» domandò Stephen, diretto.

Monica sussultò e poi si morse le labbra. «Sì.»

«Dio…» borbottò Justin, chiaramente disgustato.

Susan si schiarì la gola e lui si affrettò a cambiare espressione.

«Mi dispiace per tutti i problemi che vi ho causato.» disse Monica, chinando la testa in segno di pentimento, «So che non è abbastanza ma non ho altro da offrire per il momento.»

«Sai qualcosa su chi ha avvelenato Georgia con una pozione per renderla più selvaggia?» domandò Rowan bruscamente, che era stato informato meglio dagli altri. Georgia arrossì.

«No.»

«Di sicuro è Buggin…» riprese Megan.

«Per te è sempre Buggin.» rise Rent. «Buona fortuna, Monica.»

Charlotte si voltò a guardarlo come se fosse un cretino e lui si strinse nelle spalle.

«Davvero.» concordò Jack, e Charlotte pensò che forse era giusto seguire le raccomandazioni di Dumbledore, se lui lo riteneva opportuno, «Andrai al san Mungo?»

«Non ne sono sicura, dipende anche dai miei.» rispose la ragazza, guardandoli con gratitudine.

«Facci sapere quando stara bene.» disse Ernie, «Puoi scriverci una lettera.»

Se si preoccupasse per lei o per loro stessi non era ben chiaro, ma Monica annuì e poi si congedò, tallonata da Georgia.

«Signore, posso parlarle?» chiese Michael, tenendo gli occhi puntati sulle due, «Solo un minuto.»

 

«Anche io credo che Michael sia stato troppo buono.» disse Georgia di punto in bianco, «Io non ti perdonerò mai. L’avresti sposato e lasciato legato a te con la forza senza il minimo rispetto per i suoi sentimenti e per i sentimenti umani in generale, per puro egoismo. Non volevi che lui stesse bene, volevi che lui stesse bene con te, forzatamente. E non mi interessa se apparirò cattiva, né che tu sia pentita, non cambia ciò che provo.»

«E cosa provi?» la incalzò Monica, assottigliando lo sguardo.

Le due si fronteggiavano davanti al ritratto della torre Ravenclaw, dopo aver percorso la strada in silenzio.

«Disgusto, rabbia, pena per te, e non credo minimamente che tu sia pentita, tu sei solo dispiaciuta che le cose siano andate male.»

«E tu sei fin troppo soddisfatta che le cose mi siano andate male, perché ora potrai averlo tu. È colpa tua del resto, se non fosse stato per te…» Monica si interruppe e Georgia la fulminò con un’occhiata velenosa, «Non importa ormai. Puoi anche goderti Michael ora, nessuna avrà più il coraggio di toccartelo. Meno male che era solo il tuo migliore amico…»

«Non devo certo rendere conto a te di come stanno le cose. Non sono arrabbiata con te perché sono gelosa di voi due ma perché sei stata meschina a livello di essere umano, non di rivale in amore. Fai bene a volerti curare, forse ti renderai conto di quanto tu sia stata malata a fare questo.»

«Ho sempre saputo che per quanto io fossi gentile con te e tu fossi falsa non saremmo mai diventate amiche. Anzi, che ci saremmo sempre detestate. La verità è che tu consideri Michael come tuo e al tempo stesso vuoi Dorian, vuoi i miei compagni di casa e vuoi pretendere che siete solo amici perché non hai neanche il fegato di provarci con lui. Io sarò malata, ma tu sei quella di cui si dovrebbe aver pena.»

«Tieni almeno Dorian fuori da questo discorso, considerato che sei gelosa del fatto che io abbia altri amici o eventuali spasimanti.» tagliò corto lei freddamente, «Mi chiedo perché tu non abbia mostrato questo lato di te a Michael, piuttosto.»

«Perché Michael non me lo fa tirar fuori, mentre tu…»

«E non sono falsa, sono gentile. Diplomatica, se vuoi.» puntualizzò Georgia, «Noterai che non sto fingendo che tu mi vada giù adesso, ti sto dicendo esattamente come la penso. Non so quanta pozione ci sia ancora in circolo, francamente mi chiedo quanta ancora ne avesse in corpo Michael per non sputarti in faccia, ma non posso negare che non mi dispiace poterti dire che sei stata orribile. Questa mattinata compresa, visto che hai fatto l’angioletto innocente solo per accaparrarti un po’ di compassione.»

Monica non rispose, si limitò a fissarla gelidamente per qualche secondo, come soppesando le sue opzioni. Infine disse: «Se hai finito, io me ne andrò. Sono comunque felice anche io di aver finalmente visto la vera te. Ho sempre pensato che ci fosse lei, sotto tutto quel “sono una Hufflepuff adorabile”. E hai ragione, non sono pentita. Non so quanto un guaritore mi possa aiutare, ma non ti augurerò alcun bene di certo.»

«Non voglio che tu mi auguri nulla.» replicò Georgia, «Addio.»

E detto questo se ne andò. Monica la guardò scendere le scale e poi sorrise.

 

«Quindi tutto ciò che provavo per Monica grazie alla pozione erano praticamente i miei sentimenti per un’altra persona buttati lì così nudamente… nudisticam… così brutalmente.» cercò di capire Michael, «Senza le mie paure, senza problemi, semplicemente ciò che sentivo incanalato verso la persona sbagliata, più qualche aiuto da parte della pozione messa nel mio succo di mirtilli che mi faceva diventare smielato.»

«In realtà i suoi amici giurano che lei fosse smielato anche prima.» precisò Madama Pomfrey con espressione stoica.

Michael la guardò male e poi si sorrisero; erano anni che si ritrovavano a chiacchierare, tra un incidente e l’altro.

«Vero. Quindi tutto questo c’era già, e la persona per cui li provo è quella che penso che sia, no?»

«Se pensi di sapere chi sia, sarà sicuramente lei.» confermò Dumbledore con un sorriso, «Se posso permettermi, tutto quell’amore non può che essere un bene per te, per quanto possa farti paura. La signorina Ladgewolf ha cominciato a somministrarti la pozione già alla fine dell’anno precedente, ma in dosi così piccole da stimolarti solo un leggero affetto nei suoi confronti con conseguente calo di sentimento verso la vera persona che ami, in modo da non destare sospetti. L’impennarsi improvviso invece è stato ad agosto.»

«Già un po’ a giugno avevo dubbi su Monica, forse perché ne ho avuti anche sull’altra persona che amo.» ammise Michael, «E ad agosto il dubbio si è trasformato, come ha detto lei, in paura, perché ho capito che non potevo farci niente e che ero innamorato. E improvvisamente mi sono ritrovato innamorato perso di Monica e pensavo di essermi confuso in qualche modo, non riuscivo a ragionarci bene sopra.»

«I sentimenti hanno trovato un’altra via di uscita per non essere più repressi e per sfogarsi senza problemi con qualcuno che ricambiava.» convenne la professoressa Sprout, «Ma ora non mi sembri più così spaventato, Michael.»

«Non lo sono.» confermò lui, sorridendo, «Sono ancora scombussolato forse, ma non mi tirerò indietro. Ora so come mi potrei sentire se quella persona ricambiasse, so che vale la pena di rischiare e so che forse, dopotutto, potrebbe anche ricambiarmi, e se lo facesse so anche che sarebbe la persona del “per sempre”. Cavolo, è vero che sono smielato…»

«Sei sempre stato smielato anche quando parlavi di lei come della tua migliore amica.» commentò Madama Pomfrey.

Michael arrossì: «Sapete tutti di chi parlo

«I quadri e i professori chiacchierano…» si giustificò Dumbledore, divertito.

«Beh, comunque, persino in un altro universo so che siamo metà.»

«Cosa?» domandò la professoressa Sprout, perplessa.

«NIENTE!» si affrettò a rispondere lui, allarmato, «In ogni caso ho ancora paura ma devo essere uomo e affrontarla. Vi ringrazio per avermi spiegato bene come sono andate le cose, comunque. Wayne mi aveva già parlato di una teoria simile, mentre venivamo qui

«Figuriamoci… E comunque saresti dovuto essere ancora a letto…» si lamentò Madama Pomfrey.

«Ma credo che Michael si troverà bene anche a casa con la sua famiglia.» la interruppe Dumbledore, che poi gli fece l’occhiolino, e Michael seppe che era a conoscenza della fuga di suo padre, «E specialmente con la compagnia delle persone che più ama.»

«Sì, la amo davvero, l’avrei anche sposata dopo qualche mese, anche senza sapere che era lei…» rise il ragazzo, alzandosi in piedi, «Anzi, sapevo che era Georgia sin da quando l’ho incontrata per la prima volta. È sempre stata lei e sempre lo sarà.»

«Deja-vù…» mormorò Madama Pomfrey.

«Vi farò sapere come va.» scherzò infine lui, «Buone feste!»

«Facci sapere davvero!» si raccomandò la professoressa Sprout senza alcuna vergogna.

«Buone feste a te!» lo salutò il preside.

«Come “buone feste”? Devi prendere ancora le medicine, Stebbins!»

Michael mandò un bacio all’infermiera.

«Svergognato!»

 

Qualche minuto dopo fu Georgia a parlare con Madama Pomfrey, rassicurata ancora sul fatto che Travers sarebbe stato severamente punito. A quanto pare il ragazzo aveva confessato appena li aveva visti arrivare al castello prima di Natale, come l’aveva informata il preside appena lei era tornata a cercare Michael e aveva saputo che era già uscito e l’aspettava con gli altri.

«Non era, in realtà, un filtro che doveva scatenare… ehm…» cominciò la McGonagall, e poi l’infermiera le venne in soccorso.

«Non solo la lussuria, perlomeno. Era un filtro che annullava il tuo autocontrollo, il ragazzo si aspettava che tu ti buttassi tra le sue braccia per rifiutarti. Il fatto che tu te ne sia andata non gli ha permesso di darti l’antidoto, chiaramente, e il filtro ha cominciato a degenerare, toccando diverse corde…»

«Ma quindi tutte le cose che ho cercato di fare erano cose che ho sempre voluto fare?» inorridì lei.

«No, in realtà, questo particolare filtro annulla la razionalità, per cui sei portata a fare ciò che vuoi sul momento e la tua fame aumenta. Fame di qualsiasi cosa, naturalmente, perciò in qualche giorno avresti finito col mangiare tutto ciò che desideravi, attaccare chi non ti piace con la violenza fisica, amare di più chi già ami, avere reazioni completamente sincere ed elementari… Ma quando si parla di attrazione fisica il discorso è un po’ diverso. Era già passato abbastanza tempo da portarti a cercare di avere rapporti più fisici con chiunque in quel momento ti andasse a genio o ti permettesse di trarre una minima soddisfazione.»

Georgia pensò al fatto che Rowan era sempre stato attraente per lei, anche se solo a un livello di apprezzamento che poteva paragonare a quello per un quadro, non per un ragazzo, una semplice constatazione, e che Rent era stato quello stranamente più sensibile riguardo i suoi sentimenti, con la faccenda di Monica, anche subito dopo averla incontrata alla stazione. Se se lo ricordava coscientemente ora era chiaro che quando gli era saltata addosso aveva proprio questo in mente… prima di offrirsi a praticamente qualsiasi essere respirante giusto perché voleva divertirsi.

Arrossì al ricordo.

«Naturalmente se fosse passato molto tempo, parliamo di settimane, i danni sarebbero stati tristemente immaginabili, considerato che ti saresti comportata come un animale selvaggio, uccidendo chi senti come minaccia e pensando soltanto alla sopravvivenza tua e della… specie.» precisò la McGonagall prima di borbottare: «Quel Travers…»

«Aveva l’antidoto sempre con sé.» aggiunse Dumbledore, «Abbiamo trovato anche una pergamena anonima nella sua borsa in cui confessava, in modo da poterti curare subito. Non ha avuto il coraggio di consegnarla ma ritengo che fosse sul punto di farlo quando vi ha visti arrivare e ha rinunciato all’anonimato andando a parlare con il professor Snape, che ha atteso il mio ritorno per parlarne, in quanto sapevamo già che eri stata curata dalla signorina Jones. Ciò non scusa il suo comportamento…»

Georgia pensò a ciò che aveva voluto: sentirsi donna, attraente e non solo lo stereotipo della Hufflepuff, uccidere Monica, far capire alle amiche che dovevano rispettarla, andare a letto con più di un ragazzo principalmente per ripicca e poi per divertimento, ma questo poteva essere attribuito al degenerare del filtro, comportarsi in modo un po’ più ribelle, ma anche questo poteva dipendere dal tempo trascorso… e avere la persona sbagliata, quella a cui non voleva pensare in quel modo perché non voleva perderla.

«Signorina Runcorn?» la chiamò la McGonagall, notando che si perdeva per la seconda volta.

«Ci sono. In ogni caso, se Martin ha capito ciò che ha fatto e se davvero voleva solo rifiutarmi, qualunque punizione scegliate per lui a me va bene, anche senza espellerlo come è successo con Ladgewolf. Ormai tanto sta per finire l’anno e credo che sia solo un…» e si bloccò, sia rendendosi conto di cosa stava per dire, biasimando Megan e il suo vocabolario, sia di quanto fosse ipocrita con Michael visto quanto fosse indifferente alla punizione che lo Slytherin avrebbe ricevuto.

«Irresponsabile?» suggerì Dumbledore con un luccichio malizioso negli occhi.

Georgia annuì, «Sì, diciamo che quell’aggettivo è più accettabile del mio.»

 

 

In realtà aveva pensato a Kevin, ma dopo l’ultimo commento di Georgia e visto il loro legame e la fortuna di averlo incontrato in corridoio, aveva finito col parlare con lui e dirgli che stava lasciando la scuola perché la sua famiglia aveva problemi, e che lei e Michael avevano rotto già da qualche tempo perché lui non l’amava.

«Mi dispiace…» mormorò lui, cercando qualche altra parola.

«Sei sempre stato il più gentile con me, tra tutti, non so come ringraziarti.» disse Monica, aprendo il proprio baule e fingendo di frugarci dentro, «Voglio farti un regalo.»

«Non ce n’è bisogno, ma ti pare!»

«No, no, voglio fartelo perché volevo farlo da sempre. Io non ho mai avuto molti amici… anzi, non ne ho mai avuti, e non ho mai incontrato nessuno caro come te.» la ragazza gli porse una collana del tutto anonima, «Questa me l’aveva regalata un mago anziano e molto potente ed è un portafortuna che funziona davvero. Non metterla ancora, d’accordo? Magari la puoi indossare a fine anno, dato che hai i M.A.G.O., oppure prima di un appuntamento con una ragazza…» gli suggerì, prendendo tempo, «Ti porterà davvero tanta fortuna, Dorian, e forza d’animo, e mi farebbe piacere se lo avessi tu perché sei davvero un bravo ragazzo. La persona più buona che io conosca, dopo Michael.»

«Se è così importante per te non so se posso accettarla… anche perché non ho fatto niente di speciale. Però se mi guardi così…» aggiunse con un sorrisetto, mettendola in tasca, «La metterò per gli esami.»

Monica sorrise a sua volta: «Tienila nascosta, è antica e… personale. Vedrai che ti cambierà letteralmente la vita.»

Dorian la guardò confuso, ma poi si strinse nelle spalle e promise che l’avrebbe tenuta per sé fino al momento in cui l’avrebbe indossata. Monica sapeva già che l’avrebbe fatto e sperava solo di essere abbastanza vicina da sapere esattamente cosa avrebbe fatto dopo. E abbastanza lontana da non esserne coinvolta, del resto era a questo che le serviva l’avere abbastanza tempo, per questo voleva che aspettasse almeno un po’.

«È Georgia che mi ha ispirata nel regalartela, sai? Parla sempre così bene di te… Quando la indosserai… faglielo sapere, d’accordo? Voglio che sappia che sarà anche grazie a lei che ti sentirai così bene.»

Il ragazzo le sorrise e le diede un breve abbracciò. Monica s’irrigidì ma poggiò per un momento il mento sulla sua spalla, fingendosi di abbandonarsi a quel gesto amichevole, e poi fece levitare i bagagli.

«Ci vediamo.»

«Ci vediamo!»

 

 

 

 

 

 

Il prossimo capitolo sarà un extra, come ormai metto praticamente in ogni anno.

Ora, venitemi a dire che Dumbledore non si comporterebbe così dopo aver letto gli ultimi due libri, specialmente occupato com’è con la ricerca degli Horcrux e sperando che Monica diventi una persona migliore e che Travers abbia imparato la lezione, venendo nei suoi pensieri che davvero non intendeva stuprare Georgia (drogare e andarci a letto grazie a questo è stupro, lui voleva solo che lei lo desiderasse per dirle di no e prenderla in giro per sempre. Non è cattivo, è deficiente). Tra l’altro non è praticamente mai stato espulso nessuno in quei sette anni, quindi…

Lo so che tutti vi state dicendo: “E chi se ne frega di Travers! Ci dirai di Monica, ora? Cos’era quella collana esattamente?” Beh, la risposta è NO. No, non ve lo dico, sto solo perdendo tempo.

 

Però questa settimana aggiornerò anche 70’s students, quindi non odiatemi.

 

Ringraziamenti.

Inoltre volevo ringraziarvi. So che ci sono tante persone che si lamentano di recensioni poco… sentite? E in effetti ci sono tante ficwriter che ricevono magari recensioni con solo “aggiorna”. Io volevo ringraziarvi tutti tantissimo perché le vostre recensioni sono sempre le più belle che si possono volere, non tanto (non solo) per i complimenti, ma soprattutto perché mi parlate di cosa vi piace e cosa no, che coppie tifate e quali odiate, che personaggi vi piacciono e non, tirate a indovinare quello che accadrà… Insomma, è un vero piacere pubblicare ciò che scrivo perché so che ci siete sempre tutti voi a dirmi tutto quello che voglio sapere a farmi anche divertire. Scrivo per me stessa, come credo tutti, però pubblico per avere un contatto con chi legge le mie storie, e non solo per sentirmi dire “brava” ma perché è bello divertirsi tutti assieme. Sono fondamentalmente una bambina che gioca con la tastiera, lo so, però io mi diverto ed è questo quello che conta, immagino. E poi c’è il fatto che mi date ispirazione e che spesso magari cambio qualcosina o scrivo parti nuove anche come “regalo” per chi legge.

Ci pensavo tutta la settimana, mentre leggevo le varie recensioni, e al fatto che ormai leggo i vostri nomi e sorrido d’istinto perché è come se vi conoscessi, e ho pensato di dirvi che so quanto sono fortunata ad avere lettori/recensori che si fanno prendere dalla storia quanto l’egocentrica sottoscritta e che lasciano sempre lunghe recensioni con qualsiasi cosa gli venga in mente, ritagliando il loro prezioso tempo e sforzandosi di dirmi sempre tutto Hufflepuff-style.

Quindi questo è tutto. Grazie ancora.      

  

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Capitolo 15
*** 14 extra ***


 

N.B. linguaggio più scurrile del solito nella prima parte.



Capitolo 14 Altri Natali, altri problemi.

 

Kevin lasciò cadere a terra un piatto, che si frantumò in mille pezzi, e tutti si voltarono a guardarlo.

«Kev, cosa…?» cominciò sua sorella maggiore Dana.

«Ross e Phoebe! Ross e Phoebe! Per poco non lo fanno!»

«Sta guardando le cassette?» domandò suo fratello minore, Russel, facendo capolino dalla porta. «Kev, dacci una mano a portare dentro le luci.»

«Kev, muovi il culo!» urlò sua sorella, Joey, «Che se passa la polizia non so come glielo spieghiamo stavolta!»

«Dove l’avete rubata tutta questa roba?» domandò Kevin, precipitandosi a dar loro una mano.

«Dal signor Rondell, penso sia morto. Non si è mosso neanche quando ce ne sono cadute.» rispose lei con indifferenza.

«Mo-to!» ripeté l’altra sorellina, Janet, battendo le manine e precedendoli con la sua andatura barcollante dovuta anche al pannolino troppo grande.

«Russel, hai portato Janet?» li raggiunse anche Dana, che coi lunghi e voluminosi capelli neri scompigliati e le gambe lunghe gli ricordò una pantera che si lanciava all’inseguimento della preda ormai spacciata, analogia in effetti non così casuale visto che era lei quella che comandava: «Non ha neanche due anni!»

«Joey ne ha otto, ed è lei che mi ha obbligato a venire.» precisò lui. «E prima la tenevo in braccio.»

«Se il vecchio è davvero morto possiamo prendergli il frigo.» suggerì Joey, dando un colpetto a Kevin per richiamarne l’attenzione.

«Hai dato fuoco alla casa?» domandò Jason, il fidanzato di Dana, affrettandosi a prendere Janet in braccio.

«No.»

«Joey, hai dato fuoco a qualcosa dentro o intorno o vicino alla casa?» indagò sua sorella, bloccandola.

«No! Ho detto che non brucio più niente!»

«Certo, adesso tortura…» commentò Russel, aggiustandosi gli occhiali storti sul naso prima di rivolgersi a Kevin, «Non puoi fare ancora magie fuori scuola, vero?»

«No, ma non avrei saputo far comparire un albero dal nulla.» rispose lui, osservando le decorazioni con aria scettica, «Ma sarà stato ubriaco anche quando le ha comprate? Qualcuno ha sigarette?»

«Ce l’abbiamo l’albero!» lo informò Joey, brandendo un coltello da cucina e tirando fendenti all’aria, «Con questo potrei sventrare qualcuno, come un pirata.»

«Non farlo.» disse lui, sapendo che era inutile; non tanto perché lei l’avrebbe fatto comunque, cosa vera, ma perché lei preferiva comunque fare a botte alla vecchia sana maniera. «Da dove sbuca? L’albero?»

«Chiedilo a Brittany

La quarta sorella comparve in quel momento, capelli biondi corti legati male, maglietta troppo larga e non sua e un grande sorriso: «Mi sono scopata Richard per averlo, ma ne è valsa la pena!»

«Cazzo, Brit…» borbottò lui, ma poi scoppiò a ridere: «Aspetta, ma non quel Richard con cui andavi al liceo? Quello che adesso tua madre se vi scopre ti farà sposare?»

«La mamma ci ha scoperto.» gli fece sapere lei, sogghignando.

«Ma piantala! E che ha fatto, ha provato a pugnalarti con una croce?»

«Apparentemente anche alla mamma piacciono le tette.» sghignazzò lei, «Mi sono fatta entrambi. Da dove pensi che arrivi il tacchino?»

«Ringraziamo che nostra sorella sia una facile, adesso…» fu il commento di Dana, che aveva tappato le orecchie a Joey, mentre Russell aveva fatto tutto da solo nell’inutile tentativo di non ascoltare le avventure amorose di sua sorella maggiore, «Guarda che se resti incinta-»

«E me ne vanto! Amore libero!» replicò contemporaneamente Brittany, ignorando l’inizio della minaccia.

«-Io non ti mantengo per un cazzo. Vai e chiedi i soldi a tuo padre, quello vero, se lo trovi.»

«Porca di quella…» la sequela di improperi di Jason che si era versato una lattina di birra addosso si fermò solo quando Janet cominciò a piangere, battendo le manine contro il seggiolone.

«Posso assaggiare la birra?» domandò Joey, prendendo uno straccio per pulire il pavimento.

«No!» risposero tutti in coro.

«Vado a cambiare il panno a Janet.» annunciò Jason, «Ne abbiamo?»

«Te ne procurò io!» esclamò Joey, infilando un tovagliolo a mo’ di bandana e mettendo il coltello tra i denti. Russel le diede un pugno sulla spalla e lei spalancò la bocca, facendolo cadere; Dana lo afferrò automaticamente al volo mentre passava e lo gettò nel lavandino, mentre Brittany porgeva la confezione di pannolini a Jason.

«Li ho comprati io, sai?» annunciò Russel fieramente.

«Hai trovato qualcuno che ti assume? A tredici anni e senza genitori che ti accompagnino per raccomandarti?» domandò Kevin, poco convinto.

«Bado alla nonna di una mia compagna. Praticamente la signora dorme tutto il tempo e io faccio i compiti.»

«Secchioneee…» canticchiò Joey.

Kevin ridacchiò e le fece posto, abbracciandola quando lei si sedette accanto a lui. Era una piromane violenta e maleducata e anche una bambina di otto anni, per cui potenzialmente l’essere più fastidioso in quella casa, ma gli era immensamente mancata. A volte la sorella di Georgia gliela ricordava un po’, perché anche Joey era minuta e aveva tantissimi capelli, anche se i suoi erano castani come il cioccolato e la sua pelle era più scura. In ogni caso la furbizia era negli occhi di entrambe, sebbene nel caso di Charlotte sembrasse meno pericolosa.

«Come va con i nuovi amici? Gli Hufflepuff?» domandò Brittany, gettandosi sul divano accanto a loro.

«E con Cindy?» aggiunse Jason, ovviamente nel tono più malizioso che riuscì a trovare.

La voce di Dana giunse dalla cucina: «Ah, Kevin, guarda che ti ho preparato le patate per stasera!»

«La mamma ha scritto.» disse Russel, sedendosi sulla sua poltrona con un libro grosso quanto la sua testa, «È di nuovo incinta.»

«Che culo!» rise Kevin, «Di chi, stavolta?»

«Boh. Comunque forse son gemelli.»

«Non vedo l’ora di giocarci!» cinguettò Joey.

«Ehm… Jo…»

«Non voglio dargli fuoco! Ho detto che ho smesso!»

«Ti rendi conto quanto sia inquietante che tu debba specificarlo?» domandò Russel.

Kevin li lasciò battibeccare e sbadigliò. Probabilmente i vicini pensavano che fossero solo una famiglia di disgraziati, ma Natali calorosi e felici come il loro erano rari da trovare. Secondo lui non era possibile che esistesse una famiglia unita quanto la loro, non una nelle loro condizioni almeno, con la madre in giro a cercare uomini ricchi con cui stare per un po’, giusto il tempo di restare incinta, e un padre spesso in prigione perché così fatto da combinare guai. Anzi, detto così sembrava scontato che stessero tutti soffrendo e che la gente dovesse avere pena di loro, ma la verità era che si divertivano da matti e che tutti contribuivano, chi lavorando e chi rubacchiando, e che l’unico problema era giusto il comportamento di Joey a scuola.

E a lui mancavano in ogni momento, sia quel secchione di Russel che la sua bella sorella maggiore che gli aveva anche fatto da madre, dieci anni più grande di lui, e la sua piccola piromane, e poi la dolce Janet che era ancora una piccola polpetta con le gambe, Jason che era come un fratello maggiore, Brittany che andava a letto con qualsiasi cosa respirasse ed era sempre pronta a ridere di sé e di tutto e il loro cane Bomba, ovunque fosse nascosto in quel momento, tutti loro. Gli scriveva ogni settimana e raccontava loro tutto, esattamente come loro facevano con lui.

E poi li aiutava anche con le “finanze”.

«Ecco, questi sono tutti quelli che sono riuscito a trovare.» disse Jason, porgendogli uno zainetto pieno di orologi rotti, cd, autoradio e altri oggetti ormai da buttare.

«È tutto nel mio baule come sempre.»

A Hogwarts la tecnologia babbana non funzionava, ma lui portava comunque con sé o si faceva mandare rottami di ogni genere, che aggiustava con incantesimi tra le mura del castello; una volta spediti di nuovo fuori la sua famiglia controllava che tutto fosse andato a buon fine e li rivendeva come se fossero nuovi; in questo modo non solo arrivavano alla fine del mese ma mettevano anche da parte i soldi per gli studi di suo fratello e delle sorelle.

«Cosa c’è che non va?» domandò infine Dana, a cena, puntando su di lui i suoi bellissimi occhi ambrati; Stranamente era l’unica ad averli ereditati dalla mamma e a volte faceva strano guardarla. «Lo so che c’è qualcosa.»

Tutti misero giù forchette e coltelli e lo fissarono in attesa.

Gli raccontava tutto perché avevano un legame fortissimo, ma aveva sempre evitato di nominare Tu-Sai-Chi dalla fine del suo quarto anno, preferendo credere che Potter si fosse inventato tutto, anche se sentendo dentro di sé che non era vero, che era tornato. Era più facile pensare che la sua famiglia interamente babbana non fosse davvero nei guai che non dir loro di doversi preparare al peggio.

«Me lo chiedi ogni volta…»

«E ogni volta menti.» lo anticipò Brittany, «Non sarò un genio come te ma fanculo, ti conosco.»

«Devo spaccare il culo a qualcuno?» domandò Joey, sollevandosi il colletto fino a coprirsi la bocca e infilando il cappuccio.

«Non dire parolacce.» la rimproverò distrattamente Dana, togliendole il piatto da davanti.

«Scusa.» pigolò lei.

«Come sono felice che non sia tu la strega in famiglia…» sospirò Russel.

Joey gli mostrò il dito medio e Dana sbuffò.

«Continui a dire che non è nulla?» domandò Jason, dando a Janet un piccolo assaggio di budino. «Tanto lo sappiamo che è per Cindy.»

«Pettegolo.» replicò Kevin.

«Tu osi dirlo a lui?» Dana scoppiò a ridere, aggiustando il bavaglino della sorella, «A proposito, sai con chi ha una tresca il fratello della moglie dell’infermiere che abita in fondo alla strada? Non ci crederai mai…»

«Aspetta.» la bloccò Kevin, seppur curioso, «Me lo dirai dopo, quando potrò concentrarmi. Prima vorrei parlarvi di una cosa seria e che non ha a che vedere con Cindy o con Dorian. Né con i Ravenclaw. Beh, non direttamente e non ora, almeno.»

«Riunione in salotto?» propose Dana.

«Mi devo alzare?» gemette Russel, massaggiandosi lo stomaco.

«Riunione in salotto.» confermò Kevin, sentendo che per qualche motivo era arrivato il momento. Non poteva pensare di aspettare altri sei mesi, dopotutto. «E mi sa che dopo questo ci toccherà pure pagare la cauzione a papà.»

«Ha di nuovo rubato una macchina.» lo informò Joey, «Da grande voglio fare la poliziotta e prenderlo a manganellate ogni volta che ne fa una.»

Tutti la guardarono impensieriti.

«Beh, meglio di quando diceva che voleva fare l’incendiaria.» commentò Russel.

Kevin annuì con sentimento e poi prese un respiro profondo.

«Cosa ricordate a proposito di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato

 

Terry rientrò in camera in anticipò e trasalì quando trovò il letto di Michael occupato dal suo proprietario; era convinto che si sarebbe ritrovato da solo in camera, il che era sempre un evento legato alle feste. I ragazzi Ravenclaw erano sei, invece che cinque come quelli delle altre case, e del resto non si potevano sempre avere quaranta ragazzi precisi ogni anno, ma ciò non toglieva che non potevano mandare il sesto in una camera da solo e quindi la loro era piuttosto affollata, specie considerando che Kevin offriva sempre burrobirre a tutti e quindi quelli degli altri anni passavano a trovarlo di continuo, bilanciando il fatto che l’altro ragazzo, di cui Terry non era amico e da cui si teneva alla larga per via della sua reputazione, fosse una presenza fantasma.

«Michael, che ci fai in camera?» gli domandò, inquieto all’idea che fossero soli senza neanche saperne il perché. Non era neppure la prima volta, del resto lui faceva parte di un trio, e com’era naturale c’era sempre una combinazione più compatibile, ovvero Kevin e Anthony, mentre lui, per quanto loro migliore amico, ogni tanto spariva in compagnia di Michael e i due si aggiornavano sulle rispettive vite. Anche quando Potter e Granger avevano avuto l’idea di creare un gruppo di difesa segreto era stato lui a unirsi a Michael, che seguiva la fidanzata, e Anthony si era quindi accodato a sua volta.

«Penso.» fu la risposta dell’amico, che suonava alquanto depresso. Terry conosceva tutte le inflessioni della sua voce e capì che non andava lasciato solo in quello stato.

«Pensi a cosa, Corner?» gli domandò, sedendosi sul suo letto con voluta forza.

Michael, che aveva le braccia incrociate a nascondersi il viso, fece capolino per lanciargli un’occhiataccia, «A Cho.»

Ecco, Terry non aveva voglia di sentire discorsi smielati, così si schiarì la gola e annuì, facendo per alzarsi.

«Abbiamo rotto.»

Lui spalancò la bocca: «Cosa? Ma andavate così d’accordo!»

«Lei dice che non si è data neppure un po’ di tempo per stare sola, che ha cominciato a frequentare Harry quando ancora stava male per Cedric e che dopo è uscita con me perché le piacevo, ma senza aver ancora elaborato il lutto e senza sapere cosa voleva davvero. Ha detto che voleva restare single per un po’.» Michael si mise a sedere e lo guardò con un sorriso strano, «A te non piaceva Cho, vero?»

Terry, colto di sorpresa mentre cercava qualcosa di intelligente da dire, si limitò a guardarlo sconvolto.

«Ti conosco.» riprese l’altro.

«Non è che non mi piaceva, è che mi è sembrato tutto molto veloce… come ha detto lei in pratica. Ma mi dispiace per te, sul serio. Tu meriti di meglio.» spiegò lui con convinzione, «Avrai di meglio. Posso fare qualcosa per aiutarti? Cioccolato?»

C’era questa cosa per cui le ragazze erano convinte che i ragazzi mollati prendessero bene le rotture o che perlomeno si arrabbiassero senza ridursi ad ammassi patetici che erano pronti anche a strisciare per riavere la loro donna, a corromperla con regali e a piagnucolare mentre gli amici tentavano di distrarli o alla peggio scappavano. Terry sapeva che questi uomini pieni di dignità esistevano, probabilmente, ma la verità era che nel corso della sua vita lui aveva incontrato – o era stato parte di – soltanto la seconda categoria.

«Nah… Non ho fame… Non ho neanche sete. Penso che mi lascerò morire.» borbottò Michael, lasciandosi cadere di nuovo indietro.

Lui, impacciatissimo, cercò di ricordare come Georgia avesse reagito quando lui le aveva raccontato di Sally-Anne, del fatto che non era un cuore spezzato vagante perché non ne era innamorato ma che ci fosse rimasto un po’ male quando lei aveva declinato la sua offerta di amicizia. Non che fosse ingiustificabile, del resto erano ex...

“Sto divagando,” pensò Terry, e poggiò una mano sul polso di Michael, senza prenderlo ma senza neanche ritrarsi, sebbene sentisse un fiotto di calore inondargli le guance. Anche le orecchie di Michael si colorarono, ma perlomeno erano orecchie, non era imbarazzante e visibile come la sua faccia.

«Devi pensare che sono proprio un idiota, vero?»

«Chi, io? Perché?»

Michael sospirò pesantemente: «Perché dopo tutto quello che mi hai detto riguardo a Cho io ci sono uscito lo stesso e adesso sono stato mollato come un cretino.»

«Non è andata così!» protestò Terry, dandogli qualche colpetto consolatorio al dorso della mano, «È colpa di Cho.»

«A dire il vero non ce l’ho con lei, ha senso ciò che ha detto.» mormorò lui.

«Col cavolo! La odierò io per te, allora! Da buon amico!» ribatté lui con intensità.

Michael ridacchiò, «Sei l’unica persona con cui posso parlare di questo senza vergognarmi… troppo. Sai, sentimenti e cose così. È come parlarne con una ragazza.»

La faccia di Terry prese quasi fuoco, e lui lo guardò offeso: «Grazie mille. Forse la prossima volta dovresti parlare con Burt allora.»

«Ma non è un’offesa!» replicò Michael, tornando a sedere e mettendogli un braccio intorno alle spalle prima di avvicinarlo a sé, «Vedi? Capisci cosa intendo?»

«C-cosa

«Questo gesto non lo potrei mai fare con un ragazzo… con Burt! Mi guarderebbe così male che non potrei mai più guardarlo in faccia dopo! Non posso neanche parlare di queste cose con Anthony perché non siamo così vicini come siamo invece noi due, né con Kevin perché quello non prende niente sul serio-»

«Kevin in realtà-»

«Con te è diverso. Non sei un ragazzo, sei Terry, non ti metti problemi idioti, quindi sono a mio agio anche facendo il cretino mollato o questo.» e diede una piccola stretta alla spalla di Terry, «Sei solo Terry, non è imbarazzante. E non starei mai a spiegare una cosa simile a nessuno degli altri ovviamente, ma so che tu mi capisci. E che apparentemente hai bisogno di fartelo spiegare.»

Terry lo guardò sbalordito: «Non sono un ragazzo?»

«Beh, fisicamente sì, però siamo più vicini di quanto non siano i ragazzi di solito, no?» replicò Michael, con un’alzata di spalle indifferente, «È una bella cosa. Ti ricordi quante volte abbiamo dormito assieme al primo anno, quando ti mancava casa e avevi gli incubi?»

Forse perché oltre il possibile livello di imbarazzo, invece che arrossire Terry si sentì sbiancare.

Michael rise invece, apparentemente senza accorgersi di nulla, «Ti pare che tu abbia sentito di altri ragazzi che lo fanno? Ma se tu avessi gli incubi non mi metterei problemi a farti dormire con me adesso, perché sei come un fratello. Basta non dirlo in giro, magari. E uccidere i compagni di stanza dopo.»

Terry scattò in piedi con tanta forza da mandarlo quasi a terra, «È esattamente come la penso anche io!» esclamò in tono di incredibile allegria ed entusiasmo, col cuore che stava battendo così forte da fargli venire male al petto, «Come fratelli! Sentimenti fraterni, no?»

«Sì, è quello che stavo dicendo.» rispose Michael in tono cauto, forse temendo che fosse impazzito.

«Sai cosa dovremmo fare? Andare a cena in Sala Grande con tutti quanti per dimostrare che stai bene!»

Michael distolse lo sguardo, perché preso dai ragionamenti su cosa gli convenisse di più, e Terry fece qualche respiro profondo cercando di darsi una calmata.

“Sono sentimenti fraterni ed io non ho una ragazza da un po’, è normale che mi senta strano, non devo mettermi strani dubbi proprio ora… è come al solito, Michael metterebbe dubbi a chiunque, non c’è niente di diverso dalla solita sensazione strana che…

«Non so se me la sento, a dire il vero. Non puoi scendere da solo? Magari mi rubi un dolcetto.» domandò Michael in tono supplichevole. Terry lo guardò negli occhi nocciola e deglutì.

«Se non scendi tu non scendo neanche io.»

Fu sorpreso nel vedere l’altro sorridere come se non aspettasse altro: «Mia madre mi ha mandato un sacco di roba, potremmo mangiarla insieme qui.»

“Adesso? Perché oggi hai dovuto dire cose che erano implicite, brutto idiota? Come ti aspetti che io sia a mio agio ora? Ma guardalo, felice e tranquillo… Ci sono cose che non c’è bisogno di dire! Perché sei diventato chiacchierone all’improvviso? Già era difficile prima! Era difficile prima?”

«… e anche i bastoncini di zucchero.» stava dicendo Michael, «Ti va?»

«Certo.» borbottò Terry in tono accusatorio, e Michael gli fece spazio nel letto.

 «Apri il mio baule, è la busta rossa.»

Lui ubbidì e depositò tutto sul letto, restandoci però seduto sopra senza distendersi mentre Michael mordicchiava un bastoncino con l’aria di essere a un picnic.

«Non sembri molto affranto.» commentò alla fine Terry, suonando fin troppo acido per i suoi gusti.

«Va’ a ondate.» replicò Michael, «Ti ricordi quando Burt è stato piantato da Patil?»

Terry ebbe una rapida visione dell’amico con la chitarra alla mano che, rannicchiato in un angolo della stanza buia, suonava qualche nota depressa e parlava ogni due giorni per dire che la sua vita era finita e cose simili.

«Aha

«Ogni tanto sprofondo in quello stato. Vado poi anche nella zona “sono sentimentale” come hai notato, e poi in quella “me ne frego”.»

«Capito.» mugugnò lui, finendo con l’avvicinarsi di più al cuscino per poter poggiare almeno la schiena.

«Grazie per aver saltato la cena per me.» disse Michael qualche tempo dopo, quando finalmente Terry si sentiva di nuovo in pace accanto all’amico come lo era di solito.

«Figurati.» mormorò lui, sforzandosi di ingoiare l’ennesimo cioccolatino nonostante non avesse minimamente fame, con gli occhi puntati verso il baldacchino. «Siamo come fratelli, l’hai detto.»

 

Dorian, Jeremy e Cindy erano rimasti per il loro ultimo Natale a Hogwarts, e per Dorian era piuttosto imbarazzante vedere Jeremy così cotto di Cindy mentre lei non se ne rendeva minimamente conto, specie considerato quanto lui fosse amico di Kevin, mentre quest’ultimo e Jeremy fingevano di esserlo ancora solo per non far male a Cindy. O così sembrava dal punto di vista di Jeremy, perché era difficile dire cosa Kevin stesse pensando, menefreghista com’era. Poteva anche darsi che fosse completamente tranquillo come sempre.

Non vedeva l’ora che Georgia fosse lì, anche se l’ultima volta che l’aveva vista era molto più aggressiva del solito e lui si era sentito a disagio per questo. Ma se Monica e Michael si erano lasciati forse avrebbe finalmente rivisto la solita Georgia gentile, quindi...

«Mi manca Kevin.» disse Cindy, sospirando pesantemente.

Dorian pensò che si sarebbe cavato gli occhi piuttosto che guardare Jeremy in quel momento, così si limitò a camminare dritto e rigido come un palo.

«Sarà a spassarsela con altre, non dovresti pensarci.» ribatté Jeremy cupamente.

«Tu credi?» domandò Cindy, e Dorian poteva immaginare gli occhi celesti sgranati come galeoni.

«No.» ammise Jeremy, perché non solo Cindy non vedeva le bugie, ma con la sua espressione faceva anche sentire i bugiardi in colpa. «Credo che l’unica donna della sua vita sia tu.»

«E sua mamma.» offrì lei allegramente.

«E le sorelle.» precisò Dorian, «Parlando d’altro…»

«Ha sorelle?» domandò Jeremy, «Non lo sapevo.»

«Mi pare ne abbia tre o quattro, ha anche due fratelli. O di più. Io ne ho incontrata solo una.»

«Guarda, sono Hermione Granger e Luna Lovegood!» squittì Cindy, «Anche lei era al Dipartimento dei Misteri, Luna! Con Harry Potter e l’altro!»

«Beh, frequentano Hogwarts anche loro dopotutto, quindi…» tentò Dorian, ma si rese conto di parlare con Jeremy perché Cindy le stava già raggiungendo a grandi passi. «Dovremmo metterle un guinzaglio.»

«So che vuoi dire…» borbottò Jeremy.

«Ciao!» salutò Cindy con voce alta e squillante.

Granger e Lovegood si fermarono, la prima perplessa e sospettosa, la seconda incantata. Dorian notò che la Granger sembrava aver appena pianto e guardò altrove.

«Ciao.» ricambiò il saluto quest’ultima, incerta.

«Tu sei la vera Hermione Granger e tu sei Luna Lovegood, vero? Ho sentito sempre parlare di voi, beh, almeno di te, Hermione Granger, però non mi sono mai avvicinata perché eri sempre con Harry Potter e l’amico e non volevo disturbarvi perché magari stavate pianificando come salvare il mondo! Posso stringervi la mano? Lo volevo fare dall’anno scorso ma siamo sempre lontanissime e alla fine mi dimentico sempre!»

Hermione Granger spostò lo sguardo sbigottito da lei a Dorian e Jeremy. Jeremy arrossì e abbassò la testa e Dorian si portò una mano al viso, mentre Lovegood le stringeva la mano con entusiasmo.

«Mi piacciono molto i tuoi orecchini! Sono cipolle?»

«Sì, ho anche ravanelli, sai?»

Cindy offrì la mano anche a Hermione Granger: «Sono una tua fan! Tu sei la strega più intelligente che si sia mai trovata a Hogwarts, lo dicono tutti! Su di me dicono il contrario!»

Hermione Granger arrossì e le strinse finalmente la mano, «La gente esagera per quanto riguarda me… e per quanto riguarda te sono sicura che sbaglia

«Oh, non credo proprio! È vero che hai preso undici G.U.F.O.? Una mia amica si chiama Georgia Runcorn e fa Antiche Rune con te, mi ha detto che segui tantissime materie!»

«Cindy, lasciale andare a pranzo…» disse Jeremy, tentando di allontanarla.

«Oh, scusatemi! Non volevo disturbarvi!»

«Nessun problema!» squittì subito Hermione Granger, ora molto rossa in viso.

«Ciao!» salutò Luna, decisamente più a suo agio.

Dorian rise a bassa voce mentre Jeremy trascinava via Cindy, anche lui ormai in imbarazzo, e ricambiò il saluto con un gesto della mano, pensando che Hermione Granger fosse più carina di quanto non ricordasse.

«Vado al bagno e vi raggiungo.» avvisò gli altri, e poi si avviò, canticchiando un jingle tra sé e sé.

Una volta in bagno gli sembrò di sentire un rumore ma non vi badò; un momento prima di tirare lo sciacquone però lo sentì ancora, e aprì la porta pianissimo, affacciandosi a vedere: il rumore, che sembrava un lamento, proveniva dal bagno più lontano, e Dorian fece qualche altro passo per sentire meglio.

Si rese conto che era qualcuno che piangeva, un ragazzo, e si tuffò nella prima porta libera quando l’altro tirò giù la propria maniglia e fece per aprire; si rese conto che sarebbe andato ai lavandini dal lato opposto e ne approfittò per coprirsi velocemente con la porta, lasciandola socchiusa per poter vedere chi fosse.

Il ragazzo in lacrime tirò su col naso e si lavò il viso e le mani, schiarendosi poi anche la gola. Dorian si appiattì contro lo spiraglio della porta, notò che aveva i capelli castani, quasi biondi, la figura familiare anche di spalle, e trattenne il fiato.

Quando Terry fu uscito dal bagno si chiese cosa accidenti stesse succedendo tra le file Ravenclaw per giustificare una cosa simile.

«Quest’anno tanti ragazzi piangono in bagno.» commentò una voce femminile.

A Dorian scappò un urlo, sbatté la testa contro il muro e poi si voltò in tempo per vedere un fantasma tuffarsi nello scarico ridendo.

 

Anthony stava leggendo sul proprio letto mentre sua sorella colorava qualcosa sul pavimento; quando finì il capitolo poggiò la testa contro il cuscino e cercò di pensare, dato che era inutile tentare di capire cosa aveva sotto gli occhi.

Aveva parlato con praticamente tutti i ragazzi che erano usciti con Sally-Anne, e tutti avevano detto le stesse cose: “è bella ma ha un carattere insopportabile” e simili. Così si era ritrovato a chiedere: “ma allora perché ci sei uscito?” e la risposta era sempre stata “perché è bella, no?”.

Una ragazza con un tale carattere e in quella situazione non poteva che finire col peggiorare e trattare tutti i ragazzi male, compreso Terry.

C’era anche il fatto che apparentemente la sua famiglia non era stata molto unita, e ciò lo provava il fatto che lei avesse pianto davanti a tutti solo perché i genitori avevano ammesso di volerle bene. Anthony era rimasto sbalordito dal cambiamento e anche dal modo in cui questo aveva influenzato anche lui, perché vederla così felice e sorridente, un po’ come alla stazione quando l’anno prima era venuto a prenderla il fratello, gli aveva tolto il fiato.

Non che biasimasse solo i genitori di lei, si capiva benissimo che era nel suo carattere quel fare l’arpia e quel fregarsene di chiunque non fosse nelle sue grazie, però Anthony doveva ammettere che non gli dispiaceva incontrare una persona così forte da non lasciarsi trascinare dagli altri pur di avere amici, considerato che prima del quinto anno sembrava non averne neppure uno, se non Susan e Hannah che erano occasionalmente gentili con lei.

Anthony si lamentò contro il cuscino e Mary Clare sollevò la testa dal disegno.

«Che c’è?»
«Sono confuso su cose che non puoi capire…» borbottò lui.

«Smetti di pensare tanto.» ribatté la sorella.

«A volte pensare fa bene, sai?»

Mary Clare lo guardò e poi fece semplicemente spallucce, riprendendo a colorare.

Anthony si tirò su lentamente, e poi sgranò gli occhi: «Stai colorando i miei libri?» 

Lei saltò in piedi, scappò verso la porta e Anthony le lanciò il cuscino e le corse dietro.

«MAMMAA!»

 

 

 

 

 

È tornato l’extra anche quest’anno.

Kevin è davvero felice, non si sta illudendo, sono una famiglia così. Tra l’altro è parzialmente ispirata a gente che conosco, non è così assurda, come penso anche molti di voi sapranno per esperienza.

Per quanto riguarda Terry penso che tutti abbiate capito qual è il suo problema, e sono mediamente preoccupata dalla vostra reazione (ormai l’ho già scritto ed era così dall’inizio, quindi…) in ogni caso ci tornerò, è ovvio.

A proposito Michael C. penso si sia capito che con chiunque altro non avrebbe parlato in quel modo, a voi il tirar le somme e decidere perché. E Cho Chang dal mio punto di vista in questo aveva ragione, detesto Marietta ma con lei non ho problemi XD

Parlando di Dorian, l’ultima volta che lui ha visto Georgia era quando lei era ormai all’estremo per via del filtro, quindi è normale che ne pensi così. E quando incontra Mirtilla è perché lei è saltata nei bagni maschili, visto che può andarsene in giro per le tubature. (Lei spia anche Cedric al quarto)

Hermione piangeva per Ron e Lavender, è ovvio, e non era alla Tana con loro perciò ho pensato di farla restare a scuola con Luna, che del resto è la stessa che l’ha consolata quando Ron l’ha sfottuta davanti a tutta la classe e fatta scappare in lacrime prima della festa da Slughorn.

E per quanto riguarda Anthony non c’è niente da dire, immagino, era una normale giornata di vacanza. E hanno urlato sia lui che la sorella, alla fine.

E sì, è un Ravenclaw, quindi ha indagato su Sally-Anne e i ragazzi usciti con lei per capirne di più.

 

E per quanto riguarda voi, al prossimo capitolo, che tornerà ai personaggi più conosciuti.

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Capitolo 16
*** 15 ***


Capitolo 15 Capodanno.

 

Michael era ben consapevole di non essere mai stato un ragazzo riservato, per quanto non sbattesse ai quattro venti la storia della sua vita come faceva Megan, o perlomeno non l’aveva mai fatto prima di quello strano anno, e non si era mai fatto problemi a chiedere aiuto, almeno in circostanze ordinarie che potevano spaziare dal tema di Pozioni a un litigio con un amico. In quel momento sapeva di voler parlare della sua situazione con qualcuno, e quel qualcuno sarebbero stati i suoi genitori in un mondo giusto in cui lui aveva una madre e un padre come quelli di Rent, per sentire i loro consigli, che erano quelli che voleva di più.

L’idea di parlarne con suo padre però era ridicola, e anche parlarne con gli amici non era nelle sue corde al momento: voleva prima essere più sicuro senza coinvolgere tutta la comitiva… Si sentiva un po’ come un bambino dimenticato in un negozio, poco importava che fosse l’ultimo giorno dell’anno e tutti si fossero prodigati per farlo sentire meglio sin da Natale.

Megan e Wayne, spariti dalla mattina precedente, entrarono in casa di Sally-Anne con disinvoltura come se fossero stati lì tutto il tempo, entrambi con aria particolarmente allegra: lui esibita un sorrisetto prontamente nascosto da una tazza di succo di zucca che si versò appena arrivato in cucina e lei che lo salutò con un ghigno sfrontato e un pugno sulla spalla.

«Walter cominciava a preoccuparsi.» fece presente Michael, «Non avete detto dove eravate diretti.»

Per qualche ragione a lui sconosciuta Megan rise.

«Eravamo a casa di Megan.» disse Wayne, «Dopo parlo con Walter.»

«Eri con la sua famiglia?» domandò Michael, sorpreso.

«No, loro sono dai Goldstein e tornano domani.» spiegò Megan per lui, «Cioè, papà è lì, i nonni sono a farsi un viaggio. Come i genitori di Sally-Anne, solo che a differenza sua non ce li ho spediti io per avere la casa libera.»

Michael annuì e poi andò a sputare le uova che gli erano andate di traverso nel lavandino.

«Stai bene?»

«Sì! Ma voi due… voi due…» boccheggiò lui.

«Non capisco cosa cerchi di dire.» disse Wayne, beffardo. Megan rise di nuovo.

«Da ieri mattina?» proseguì Michael in tono che suonò pettegolo anche alle sue orecchie.

«Bisogna far pratica dopo la prima, o così dicono alla tv.»

«Megan!» protestò Wayne.

Anche Michael scoppiò a ridere, «Fa strano pensare a voi due tutte quelle ore sotto le coperte. Anzi, a Wayne che lo fa e basta.»

«Ma infatti lui non voleva.» commentò lei.

Wayne e Michael si scambiarono un’occhiata sconcertata, poi, con le guance leggermente tinte di rosa, Wayne si riprese: «Non volevo farti pressioni!»

«Bravo ragazzo.» approvò l’altro, «Anche se poi sei crollato.»

«Non per colpa mia.» borbottò lui, non del tutto dispiaciuto.

Michael ebbe una rapida visione di Megan che lo spingeva con la forza dentro una stanza, peraltro non distante dalla realtà, «Gli sei saltata addosso?»

«Già.»

«Congratulazioni!» esclamò lui, mentre Wayne si copriva gli occhi con una mano.

«Non rendetelo pubblico già da ora, vorrei evitare Walter e Rent e anche di dover dare spiegazioni visto che siamo chiusi tutti nella stessa casa. E di dover rispondere a domande assurde fatte da gente assurda.»

Megan lo guardò perplessa e poi mimò un pugno come a suggerirgli cosa rispondere, ma Wayne scosse la testa abbassandole il braccio con una mano e sorridendo appena. Michael guardò l’uno e l’altra pensando a quanto quei due sembrassero già una famiglia, a quanto fossero vicini all’idea di genitori normali che lui aveva. Per quanto fosse osceno a dirsi, Megan era la persona più vicina a una madre per lui.

«I sentimenti che provavo per Monica…» cominciò debolmente, e l’attenzione di entrambi fu istantaneamente su di lui, «Erano i sentimenti che provo per Georgie. Il filtro spostava solo l’oggetto del mio amore ma il sentimento era reale, e più io mi rendevo conto di ciò che sentivo per lei e lo rifiutavo e più si cancellava l’immagine di Georgie dalla mia mente e veniva rimpiazzata con quella di Monica, cambiando anche la mia visione dei sentimenti passati.»

«Avevamo ipotizzato che funzionasse così.» ammise Wayne.

«E in parole povere tu ti sposeresti Georgia anche subito.» constatò Megan, «Dopo tutti questi anni a passare ogni giorno assieme. Perché volevi cancellarlo? Io quando ho deciso che Wayne mi piaceva ci ho provato subito.»

Wayne la fissò e lei si strinse nelle spalle: «Beh, il bacio veniva da entrambi.»

«Non tutti sono impulsivi come te.» fece presente Michael, «Non volevo perderla come migliore amica, ma ormai ho deciso che la convincerò a uscire con me e vedremo come va. Se fosse per me le direi subito che l’amo, ma vorrei evitare di farla scappare…» aggiunse in tono appena scherzoso, abbassando gli occhi sul bacon freddo e pensandoci sopra per un momento. L’amava eccome, l’aveva amata da sempre e Sandy lo sapeva. Quando guardò di nuovo gli amici, entrambi lo stavano osservando.

«Mi sembra giusto. Devi provarci.»

«Per una volta concordo in pieno con Wayne, mi sembra anche maledettamente ora!» esclamò Megan energicamente, e Michael si rese conto che Megan non aveva più usato “dannato” e “maledetto” negli ultimi due anni e che ora sembrava quasi tornata alle origini, non c’era traccia della ragazza che piangeva, se non il fatto che fosse appena più gentile, «Ti serve una mano?»

«No… non ancora… forse… tra un po’?»

«L’importante è che non perdi la tua determinazione.» commentò Wayne, chiaramente sarcastico.

«Non è che è troppo presto, con quello che è successo?» tentò Megan, «Non che non fosse chiaro che sbavassi dietro Georgia da tempo, persino nell’universo parallelo la corteggiavi, però forse ora dovresti riposarti un po’. Hai subito praticamente uno stupro.»

«Non l’ho mai considerato tale…» cominciò Michael, «Non abbiamo mai fatto nulla di… evidentemente si sentiva in colpa e non è mai voluta andare fino in fondo, e qualche bacio rubato con un filtro d’amore non mi disturba… a parte per il fatto che ora il succo di mirtilli mi dà la nausea.»

«Questo è già un segnale che…» cominciò Wayne, interrotto da Megan.

«Probabilmente sei già talmente devastato dentro perché tua madre non ti ama che non c’è più niente che si possa incasinare per mancanza di materia ancora intatta da distruggere dentro di te.»

«MEGAN!»

«Che?»

Michael scoppiò a ridere: «Dovrei aspettare, quindi?»

«Fa quello che ti senti.» suggerì Wayne, ancora un po’ traumatizzato dall’intervento della ragazza.

«Ma… se finissi per distruggere il gruppo invece?» tentò Michael, dando voce a una delle sue più grandi paure, «Se lei dicesse di no e dopo fosse troppo imbarazzata, o se dicesse di sì e poi ci lasciassimo…»

«Michael…» sospirò Megan, e poi continuò in tono stranamente gentile: «Se non hai sfasciato il gruppo comportandoti da grandissimo stronzo l’anno scorso, dubito che tu lo possa fare. Se le cose andranno male tra voi noi ne resteremo fuori e anche voi vi riabituerete l’uno all’altra, okay? Siamo una famiglia, deficiente, altrimenti avremmo già mollato Quill perché è troppo sfigato o Sally-Anne che rompe i bolidi, o Rent che è un idiota, o persino me perché siete tutti troppo deboli e mi temete. E via dicendo. Ognuno ha i suoi problemi, ma non per questo noi ci mettiamo in mezzo o lo isoliamo.»

A questa considerazione seguì qualche secondo di silenzio.

«E notare tu non abbia un difetto, siamo noi quelli troppo codardi per starti vicini.» commentò Wayne, atono.

«L’hai detto tu, non io.» replicò lei sogghignando.

«Ma era questo il senso, piccola presuntuosa.»

«Presuntuosa? Sono solo consapevole della mia forza.»

Michael appoggiò il viso contro il palmo della mano e li osservò battibeccare come al solito, pensando che dopotutto era esattamente questo ciò che voleva da una famiglia.

«Credo che stiano arrivando gli altri.» sussurrò Wayne, allontanandosi da tavola per controllare, «Possiamo continuare a parlarne dopo se vuoi.»

«Nah. Sono apposto.» borbottò lui.

Si ritrovò da solo con Megan, che lo stava fissando, e infine sospirò e disse quasi tutto d’un fiato: «Ho il terrore di svegliarmi tra dieci anni e scoprire che ho sposato una sconosciuta e che sono tornato in me troppo tardi, non faccio che sognare di aver perso Georgia e di essere intrappolato con Monica.»

Megan assunse l’aria corrucciata di quando stava riflettendo o cercando di ricordare qualcosa, e poi allungò una mano e gliela poggiò sui capelli, avvicinandosi in modo che la fissasse negli occhi e guardandolo con aria dolce. Lui si sentì di colpo confortato e si rese conto di avere la vista sfocata.

 «Andrà tutto bene, tesoro, te lo prometto.» gli assicurò con fermezza, «Ci sono io ora.»

Il ragazzo la fissò sconvolto e lei lo lasciò andare, annuendo tra sé: «Nessuno ti farà più male.» gli sussurrò.

Michael annuì a sua volta, senza parole, e poi si sciolse in un sorriso grato. Attese che lei si allontanasse per raggiungere Wayne e salutare Sally-Anne, e poi si asciugò furtivamente gli occhi, tirando fuori il suo miglior sorriso.

 

«Megan, c’è posta!» chiamò Charlotte.

«Oddio, cos’è, un’aquila?» sbottò Justin.

«Mostro!» esclamò Rent.

«È un gufo, cretino.» replicò Megan, «È quello che Anthony ha comprato al negozio, sicuramente… Dev’essere il mio regalo di comple-Natale!»

Sally-Anne sbuffò e guardò altrove, alterata.

Walter tolse il pacco dalle zampe dell’animale ed Ernie si avvicinò a scrutare il “mostro pennuto” con interesse misto a soggezione, poi tutti si raccolsero attorno a Megan che apriva il pacco stracciando avidamente la carta.

«Sarà un cucciolo?»

«Ma che dici!»

«Come fa un gufo a essere così grande?»

«È un gufo reale, dev’essere stato importato da qualche altro stato…»

«Steve, sei un’enciclopedia vivente.»

«Tecnicamente sì, ho una memoria grafica pressoché perfetta, ricordo qualunque cosa io legga con un minimo di attenzione.»

«Non è lui il genio, sei tu che sei demente… Ahia, Rent!»

«Una console!» strillò Megan, sovrastandoli.

«Una cosa?» domandò Quill, affacciandosi da dietro Stephen.

«Sally, hai corrente elettrica? Faccio prima a mostrarvela.»

«Sì, mio padre ha fatto mettere una presa in camera mia per caricare il cellulare.»

«Non è molto cara?» domandò Charlotte, incuriosita, «L’ho vista a casa di amici babbani.»

«Hai amici babbani?» replicò Georgia, sorpresa.

«Beh, non li chiamerei proprio amicissimi… Abbiamo legato quando hanno scoperto che mi porto sempre dietro un coltellino scozzese.»

«Come l’hanno scoperto?»

«Perché hai un coltellino con te?» inorridì Rent.

«Ce l’ho anche io.» fece presente Georgia, «Viviamo vicino a una brutta zona e poi può sempre servire. Se per esempio qualcuno ti lega con una corda puoi liberarti. E cose così.»

«Dove diavolo vivete, esattamente?»

«Sai che lo è?» disse Megan a voce alta, «I Goldstein non saranno i Perks ma hanno sicuramente un bel po’ di soldi. Comunque vado a chiamarlo per ringraziarlo.»

Walter, Wayne e Georgia, che erano i più suscettibili riguardo alla loro questione finanziaria, si scambiarono un’occhiata.

«Okay, io vado a portare la mia televisione.» decise Jack, «Potremmo anche portare qualche videocassetta.»

«Potrei portare IT!» propose Rent con un luccichio malvagio negli occhi, «È un film horror, se avete le palle…»

«Rent, linguaggio…» borbottò Hannah, indicando Charlotte con un cenno.

«Oh, no, tesoro, si vede che non la conosci bene… Aho! Nana! Fa male!»

Charlotte sogghignò, soffiandosi sulle unghie affilate.

«In ogni caso non solo horror.» riprese Rent, massaggiandosi il braccio, «Sarà divertente vedere la loro reazione davanti a, che ne so, Lilly e il Vagabondo. O Sailor Moon, una bella maratona fino alla fine della prima serie per vedere chi non piange, specie tra chi non ha mai visto un cartone e ha un doppio effetto assicurato.»

«Hai la prima serie di Sailor Moon?» ripeté Jack, sbalordito.

«No.»

«Hai appena detto-»

«Non ho detto niente.»

Walter e Wayne si scambiarono un’occhiata e poi, abbastanza non caratteristicamente, urlarono all’unisono: «STAR WARS!»

Tutti sobbalzarono e Megan si affacciò dalla stanza accanto, scioccata.

«Credo che Wayne voglia vedere Star Wars.» commentò Stephen, «E anche Walter.»

«Cos’è?» domandò Sally-Anne, «Un film? Un cartone?»

«Solo il più meraviglioso film di sempre, Sally-Anne.» rispose Wayne, serissimo.

«Penso che prenderò il mio mantello da Yoda.» commentò Walter, perso.

«E le spade laser

«E le spade laser.» concordò lui.

«Cos’è una spada laser?» domandò Quill, preoccupato.

«Mi ero scordato della vostra fissa…» commentò Rent, suonando abbattuto.

«Rent sarebbe un perfetto Chewbecca.» disse Wayne, divertito.

«Graz… Aspetta»

«Io chi sono?» domandò Megan.

«Darth Vader.» risposero contemporaneamente tutti coloro che conoscevano la saga.

«Ci dovremmo vestire come loro dopo il primo film.» suggerì Jack scherzoso. Purtroppo i due fratelli Hopkins lo presero in parola, agitando le bacchette e annuendo con aria misteriosa.

«Non l’ho mai visto, ma se Darth Vader è chi penso io, vi prendo a calci.»

«Anche io voglio avere un ruolo in questa cosa!» esclamò Michael.

«Tu sei Ian Solo e Georgia è Leila. E Jack è Luke.» decise Wayne.

Charlotte saltellò, alzando la mano per essere scelta. «Io?»

Wayne e Walter si scambiarono un’altra occhiata: «Mara Jade, poi ti prestiamo i fumetti.»

Jack si sbatté una mano sulla fronte: ovviamente avevano scelto la futura compagnia di Luke.

«Del resto ho sempre pensato che Megan sarebbe stata la tua morte in qualche modo.» commentò Stephen a bassa voce, e Wayne rise.

 

Megan osservò Wayne e Walter combattere con le spade laser e si voltò verso Georgia: «Spero che non sia una cosa ereditaria.»

Era sera tarda ormai, mancava poco all’ultima ora dell’anno e avevano visto la triologia, lasciando IT a dopo la mezzanotte.

«Penso di no, anche Hannah sembrava presissima e non l’aveva mai visto. Dipende dalla personalità.» la tranquillizzò lei, «Dov’è Michael?»

«Se ho capito bene si sono temporaneamente spostati a casa di Rent. Ha sfasciato la carrozzeria ma la sua macchina cammina ancora, quindi vogliono legarci un tavolo dietro e provare a viaggiare sulla neve.»

Georgia la guardò basita e poi cercò di dire qualcosa.

«Il fatto è che Rent ha dimenticato qui le chiavi mentre me lo spiegava, quindi è difficile che possano metterla in moto, incapaci come sono. Sto aspettando che tornino per seguirli.» continuò Megan.

«Questo spiega perché tutti siano ancora qui.» mormorò lei.

«Cercherai di fermarlo?»

«Non lo so… è bello che si stia divertendo, in questi giorni è stato così strano… È tornato com’era prima di Monica, ora che non ama nessuno.»

«Già… nessuno…» borbottò lei.

«Ho quasi la sensazione che mi stia evitando, ma immagino di essere paranoica.» commentò Georgia.

Megan incontrò lo sguardo di Wayne, che non si era perso una parola, «Sicuramente sì. Nel caso, puoi sempre chiederglielo.»

«Bel vestito.» commentò Sally-Anne raggiungendole. «Come mai sei in tiro, Georgia? Addirittura qualcosa che non faccia a pugni coi tuoi capelli.»

Lei e Megan la guardarono allibite: «È Capodanno e tu mi chiedi questo?»

«Mi sorprendo perché hai il rossetto. Tu non lo metti mai.» replicò lei con aria furba, «Stai cercando di fare colpo su qualcuno?»

Georgia arrossì e guardò altrove.

Sally-Anne ghignò; Megan scambiò di nuovo un’occhiata con Wayne prima di chiedere: «Sarà mica qualcuno che ora sta probabilmente cavalcando un tavolo senza rendersi conto che la macchina è spenta?»

«Cosa?» domandò Sally-Anne, confusa.

Georgia arrossì maggiormente.

«E c’è bisogno di truccarsi per lui? Voi due siete così stupidi…» proseguì Megan.

«Voi due?» ripeté George, tornando a guardarla perplessa.

«Oh. Voi… due persone nel mondo che ancora pensano che il rossetto serva!» concluse brillantemente lei, e sentì Wayne ridere sommessamente, «Hopkins, vaffanculo!»

«Io?» domandò Walter, sorpreso.

«No! Oh, sta zitto anche tu!»

«Ah, se non è questa una bellissima atmosfera festiva!» rise Michael rientrando.

«Le mie chiavi della macchina!» urlò Rent.

«Volete venire? Dobbiamo fare surf sulla neve!» disse Jack, affacciandosi alla porta.

«Non so cosa sia il surf, ne vale la pena?» domandò Susan, distogliendo per un momento la sua attenzione da Hannah.

«Sì, probabilmente Michael si spezzerà il collo.»  rispose Megan, dando un colpo a Wayne mentre passava.

Michael fece un passo avanti con aria molto fiera di sé e si ritrovò davanti a Georgia, «Pensavo…» cominciò, e poi mugugnò qualcosa.

«Come hai detto, scusa?»

«Niente!» esclamò lui con rinnovata energia, prima di darsela a gambe. Georgia restò a guardarlo e poi si voltò a cercare aiuto da Wayne.

«Quill, vai a prendermi cappotto, cuffie e guanti.» ordinò Megan, «Io vado a vedere se a Michael si è congelato il cervello.»

Wayne la seguì, porgendo la spada laser a Stephen, che disse: «Che la forza sia con me.»

«Per questo sei il mio migliore amico.» commentò lui, andando dietro alla fidanzata.

Michael era appoggiato all’albero su cui di solito si arrampicava e Megan aveva le mani sui fianchi e lo fissava. Wayne le poggiò il proprio cappotto sulle spalle.

«Ma stai bene?» domandò al ragazzo.

«Sono andato nel panico, volevo chiederle di cedermi il bacio di mezzanotte! E scherzosamente poi!» spiegò Michael con voce incredula, dando loro le spalle. «Non mi era mai successo! Neanche con Sandy!»

«Ma infatti, passi tutto il tempo a flirtare e adesso ti mancano le palle?» sbottò Megan.

Michael la guardò con aria sofferente: «Ma che ne so! Sia che fossi serio o scherzoso non mi sono mai trovato in questa situazione! Ho pensato a quando hai detto che io e Georgia eravamo fidanzati quando hai guardato in quella specie di altro mondo e che quindi forse era destino… e un attimo dopo stavo farfugliando.»

«Ma hai detto che l’avresti chiesto in modo scherzoso e non ti è mai mancata la faccia tosta, di che hai paura?» domandò ragionevolmente Wayne.

«Non lo so! Insomma, sono bello, simpatico, ricco, intelligente, forte, non vedo perché una ragazza dovrebbe dirmi di no! Eppure sono nel panico!»

Megan aprì la bocca ma Wayne le impedì di parlare e distruggerlo.

«Oh, caro, stavi cercando di dichiararti a Georgia?» domandò Sally-Anne alle loro spalle, facendoli sobbalzare. Aveva l’aria affettata di una donna con vent’anni di esperienza in più che parlava con un bimbo, «Con quei vestiti addosso?»

Michael quasi sbiancò: «Cos’hanno che non va?»

Sally-Anne lo indicò da capo a piedi, poi fece una smorfia: «Ma va bene, del resto non hai mai detto di avere classe…»

«Ci rinuncio!» strillò Michael, «E non mi stavo dichiarando a nessuno!»

«Perks, non torturarlo…» commentò Walter di passaggio.

«Penso solo che dovrebbe aver la decenza di mettere almeno una camicia…»

«C’è freddo per una camicia!» strillò Michael.

Gli altri stavano uscendo tutti assieme dalla casa, ben imbacuccati, e Quill arrivò da loro per porgere a Megan la sua roba. Wayne lo ringraziò per lei.

«Mike, non puoi fare salire Rent sul tavolo? Non voglio che tu ti faccia male…» disse Georgia, e gli altri scoppiarono a ridere mentre Rent alzava gli occhi al cielo.

«Secondo me la macchina non riuscirebbe a spostarlo…» affermò Charlotte con aria scettica.

Jack rise e le spettinò i capelli.

«Sapete cosa dovremmo fare per il bacio di mezzanotte?» esclamò Megan attirando l’attenzione di tutti, «Tutti dovrebbero baciare il migliore amico o amica, e visto che tutti ne abbiamo diversi tutti avranno un bacio. Tipo Stephen potrà scegliere se baciare Susan o Wayne.»

«Scelta ardua.» commentò Ernie, «Ma io e Justin dovremmo baciare Hannah? Contemporaneamente?»

«Quella sarebbe un’esperienza interessante, ma penso vada bene anche uno dopo l’altro.» rise la ragazza. «O un bacio sulle guance nello stesso momento, non dovete per forza baciarmi non si sa come, considerato che c’è anche Charlotte e di certo nessuno può rubarle il primo bacio.»

«Non tra voi cafoni.» commentò Sally-Anne a distanza.

«Ma Jack può-Aho

«Io Rent non lo bacio.» precisò Jack, dopo averlo colpito per interromperlo, «Bacerò la ragazza a me più vicina e stessa cosa dovrà fare lui.»

«Significa che posso baciare Megan?» domandò Walter, divertito.

«Ad esclusione ovviamente delle persone fidanzati qui presenti.» aggiunse Wayne tranquillamente, con il tono di chi lo diceva per caso, «Le persone già in coppia si baciano tra loro.»

«Chi dovrei baciare io, Stebbins?» inorridì Sally-Anne.

«Io sono il tuo migliore amico?» esclamò Michael.

«Lui è il tuo migliore amico?» esclamarono gli altri, che ancora non se ne capacitavano.

«Il maschio più vicino!»

«Tu bacerai Walter, va bene? O Jack o Rent, che non sanno chi baciare. Michael e Georgia si capisce che essendo sempre stati grandi amici del cuore possono baciarsi tra loro.» spiegò Megan, e Sally-Anne si illuminò di comprensione.

«Bene, suppongo di poter baciare Walter per portargli fortuna coi draghi.» commentò e Walter annuì.

«Meg…» tentò di chiamare Georgia.

«Quindi non ti posso baciare fino a mezzanotte?» chiese Wayne, interrompendo l’amica prontamente.

«Tu hai un permesso speciale per baciarmi prima.» disse Megan.

«Ooohh!» fecero tutti, ammiccanti.

«Quindi io devo baciare sulla guancia il mio migliore amico o la mia migliore amica?» borbottò Charlotte, che voleva baciare Jack sulle labbra e basta.

«Sì, piccolina, puoi baciarmi sulla guancia.» disse Rent.

Charlotte ridacchiò e gli diede un calcio per buona misura.

 

«Io l’avevo detto che era una cattiva idea.» commentò Georgia, accucciata vicino a Michael che era steso sulla neve e si massaggiava un fianco.

Rent stava imprecando a proposito del cofano della sua auto, che era l’unica parte che si era salvata dall’incidente e che ora aveva il tavolo sopra e una sua gamba che sfondava il finestrino.

«Quasi mezzanotte!» avvisò Megan, guardando l’orologio che suo padre le aveva regalato per i suoi diciassette anni, «Dieci… Nove…»

Michael si rizzò a sedere e guardò Georgia con aria esitante: lei aveva incrociato le braccia intorno alle gambe e aveva la testa appena inclinata, lasciando i capelli arricciati scivolare in avanti: erano bellissimi così mossi e di quel colore tra il castano e il dorato.

«Amo i tuoi capelli.» mormorò, incantato.

«Come?»

«Amo i tuoi capelli…» ripeté, e poi si sentì di nuovo nel panico, «Dal punto di vista di parrucchiere, ovviamente.»

Georgia rise, «Quale parrucchiere? È la prima volta che sento un ragazzo usare quel verbo riferito a capelli, sai?»

«Certo, ma io intendevo che sono fini al punto giusto.»

«Tre…»

Susan si avvicinò a Stephen: «Ti bacerò su una guancia, per evitarti malattie strane.» offrì con la solita divertita tenerezza.

«Uno… AUGURI!»

«Auguri!» urlarono tutti.

Michael baciò Georgia per la prima volta da quando aveva realizzato i suoi sentimenti per lei, e pensò che il cuore gli si sarebbe fermato. Si sentì così pieno d’amore in maniera così stupida che quando si separarono non poté fare a meno di sorridere radiosamente e pensare che fosse la ragazza più splendida che avesse mai incontrato, con quelle guance rosse e gli occhi che brillavano.

Stephen baciò Susan sulle labbra, un bacio casto ma troppo romantico per essere tra amici, coi fuochi d’artificio che li illuminavano e la dolcezza che le riservava sempre, e poi si allontanò da lei e si schiarì la gola: «Ho diviso la casa con Rent, ormai sto morendo. Inutile preoccuparsi di altre malattie.»

«Già…» mormorò lei, e poi gli sorrise, «Vado a dispensare qualche altro bacio.»

«Sì, vai.» disse lui nel medesimo tono estraniato.

Lei soppresse una risata e raggiunse subito Quill, che era rimasto in disparte, «Buon anno.» gli augurò, baciandogli una guancia.

Quill arrossì e la ringraziò sommessamente.

«Michael, NO!» strillò Jack in quel momento.

Megan e Wayne, impegnati a baciarsi, si voltarono e videro che Michael aveva infine afferrato Jack.

«Dai, Jackie, buon anno!» esclamò lui, stampandogli un bacio sulle labbra.

Rent rise così forte da cadere in ginocchio e Charlotte ne approfittò per avvicinarsi a lui e dargli un bacio su una guancia.

«Oh, che carina!» esclamò lui entusiasticamente, abbracciandola forte e ricambiando il bacio, «Buon anno!»

«Buon anno anche a te, Renty!» ribatté Michael, e Charlotte si spostò di scatto a tradimento per permettergli di baciare anche lui.

«Fanculo, Mike! Poi sono io quello gay

«Che idiota…» sghignazzò Georgia, andando a baciare Charlotte sulla fronte.

«E non farci l’abitudine.» disse in quel momento Sally-Anne a Walter.

«No, no. So che se ci fosse Goldstein qui io avrei baciato Georgia.» commentò lui amabilmente.

Lei lo guardò incredula: «Cosa c’entra quello lì?»

«Niente, niente. Dai, Mike, fallo...»

«Walter?» rise Justin, vedendolo arrendersi all’inevitabile.

«Tanto lo so che riuscirebbe a baciarmi in qualche modo. Sta baciando tutti.»

Michael rise e baciò anche lui, poi rubò un bacio a tradimento anche a Sally-Anne che lo colpì con un pugno sul braccio e che cercò di non ridere e fare l’offesa.

«Vieni qui, Meg!» chiamò poi.

«Se mi baci ti giuro, Michael, ti giuro che ti affatturo.»

Non era Megan, era Wayne. Stephen era già nascosto dietro di lui.

«Bacio Megan due volte allora?»

«Non mi interessa. Basta che non baci me.»

«Fidanzato da due soldi.» commentò lei, raggiungendo Michael con aria arresa come quella di Walter, «Fallo.»

«Grazie per avermi dato la possibilità di baciare Georgie.» sussurrò lui, «Magari non avrò più cali di mascolinità.»

«Impossibile. Non hai le palle.» ribatté lei e Michael chinò il capo sconfitto, poi ridacchiò e le diede un bacio veloce come un battito di ciglia sulle labbra, come quello dato a Jack; infine le prese una mano e ne baciò il dorso. «Sempre una lady.»

«Lo so.»

«CHARLIE, amore, vieni da zio Mike!»

«Aspetta, zio Mike…» disse Jack, lanciandogli un’occhiata di pura disapprovazione mentre ancora si passava una manica sulle labbra per pulirle, e poi afferrò Charlotte per la collottola, «Tocca a me. Buon anno.» disse, dandole un bacetto su una guancia.

Charlotte divenne color papavero e ricambiò, «Anche a te. Sei tu quello che deve sopportare Rent.»

«Megan, cosa le stai insegnando?» si lamentò il ragazzo in questione.

«Hannah, fatti baciare!» chiamò Susan, e poi notò le occhiate di tutti, «Sulle guance!»

«Nooo!» protestarono i ragazzi più grandi insieme ad Ernie e Justin.

«Wayne…» chiamò Megan.

Lui notò che era seria e si preoccupò: «Cosa c’è?»

«Ma tua madre avrà baciato il padre di Michael?»

«MEGAN!»

     

Rebecca aveva in effetti baciato James la notte di Capodanno, ma solo con un semplice bacio sulla guancia, e quando Michael entrò in casa per augurare buon anno al padre lei lo accolse con entusiasmo, nonostante avesse passato la notte sveglia a festeggiare.

«Avevate ospiti?» domandò, un po’ sorpreso dal fatto che lei avesse invitato altre persone con suo padre ancora convalescente.

«Sono venuti i genitori di Megan e i signori Diggory. A quanto pare loro e tuo padre volevano conoscersi.» spiegò lei con leggerezza.

A Michael mancò il fiato per un momento, poi scacciò via l’ansia, irragionevole, che l’aveva colto all’idea di quelle persone nella stessa stanza, e chiese dove fosse suo padre.

«Dovrebbe essere nel soggiorno a guardare la televisione. Non so come potesse vivere prima senza sapere cosa fosse, non ho mai ben capito bene la vita dei maghi così fuori dal mondo babbano…» commentò lei, con l’aria di aver dato a suo padre una lezione in merito, «Sarà che sono stata cresciuta in mezzo ai babbani…»

«Beh, chi non vive in mezzo ai babbani di solito può usare la magia per passare il tempo, i libri…» tentò lui, «Chi è figlio unico si annoia se non ha vicini maghi, probabilmente, ma di solito cominciata Hogwarts c’è sempre qualche amico che fa visita durante le vacanze.»

«L’ho notato.» convenne lei, pensando ai figli e ai loro amici. Poi sorrise a Michael, «Passato una bella vigilia?»

Lui annuì allegramente.

«E come stai? Intendo in generale.»

«Tutti gli effetti della pozione sono spariti. Ogni tanto mi sento un po’ disorientato, ma questo è tutto.» rispose lui, pensando che non ci fosse bisogno di dire anche a lei che ogni tanto lo coglieva il terrore di essere ancora sotto filtro d’amore. E che ogni tanto quasi gli mancava perché ci si era abituato.

Quando raggiunse suo padre, che era seduto piegato in avanti e guardava la tv con la concentrazione di chi stava prendendo i M.A.G.O., si sedette accanto a lui senza salutarlo, prendendo tempo. Suo padre si voltò appena e poi sobbalzò.

«Pensavo fossi Rebecca!»

«Immagino che il mio aspetto tragga in inganno. Saranno i capelli biondi.»

Suo padre sbuffò una mezza risata e fece per poggiargli una mano sulla spalla, ma ci rinunciò subito: «Come ti senti?»

«Sono stato meglio. Ma anche peggio.» rispose lui sinceramente.

«Non avevo dubbio.» constatò amaramente suo padre. Si scambiarono un’occhiata assorta e poi Michael appoggiò la schiena contro il divano.

«Credo che dopo la mia esperienza con Monica…» disse il ragazzo.

«Sì?»

«Credo di capirti un po’ meglio, anche se quella donna non usava un filtro d’amore su di te. Dopotutto, pazze o meno, rendevano la vita un po’ più semplice. A volte è più facile essere succubi, non ci si rende conto di cosa si perda. Questo non giustifica nessuno, né loro né te, perché tu sei mio padre e, se io avessi avuto un figlio, avrei rinunciato a tutto per lui… diavolo, avrei rinunciato a Monica anche per i miei amici! Sempre se lei non avesse usato un filtro d’amore più potente, perché in quel caso non avrei avuto scelta. Però, quello che voglio dire, è che ti capisco meglio. E non odio neanche Monica, tra l’altro, quindi capisco se tu non odi tua moglie.»

«Ex moglie.» precisò suo padre.

Michael sgranò gli occhi: «Davvero?»

«Ti aspettavi che non chiedessi subito l’intervento dei miei colleghi del Ministero? Come membro del Winzegamot ho molti benefici, non è stato necessario neppure sforzarmi di raggiungere fisicamente l’edificio. E io non odio tua… la mia ex moglie soltanto perché ormai lei è soltanto una povera donna malata da mente. Provo repulsione e pena per lei. Ma odio la donna che era prima di crollare del tutto. Lei non è mai stata una brava persona e sono stato stupido a cascare nella sua trappola. E odio me stesso per quello che ho lasciato che ti facesse, per quello che ho fatto io… e allo stesso modo tu non odi Monica per pena forse, ma questo non significa che necessariamente non dovresti… Preferisco che tu sia così, con un cuore grande che non so da chi tu abbia preso, ma io la odio anche per te, perché poteva condannarti a una vita senza libertà. Se tu la odiassi e odiassi tutti noi, io lo capirei. Lo capirei.» ripeté.

Michael capì come si doveva sentire Megan l’anno precedente quando non riusciva ad evitare di piangere, e cercò di schiarirsi la gola e non lasciarsi andare, «Cosa vuoi dire che sei caduto nella trappola di… Vabbé, di mia madre? La chiamo così giusto per fare in fretta.»

James s’impedì di sobbalzare e deglutì: come dire a Michael che lei era rimasta incinta durante le vacanze di Natale del suo settimo anno, quando era uscito con lei, più grande e bellissima, e che l’unico motivo per cui durante i primi anni era rimasto con lei, illudendosi di amarla, era perché voleva crescere suo figlio? Poi le cose erano cambiate e lui era diventato suo succube, in una relazione malata quanto lo era lei, e non era più stato in grado di proteggere suo figlio ma grato di vederlo allontanarsi sempre di più verso i Diggory, che erano persone meravigliose… Michael avrebbe pensato che era colpa sua se non l’aveva lasciata subito quando poteva, si sarebbe incolpato perché era un bravo ragazzo troppo incline al perdono.

«Credevo di amarla e lei si comportava in modo completamente diverso, sembrava fantastica e mi ha ingannato perché ero solo preso dal suo aspetto.» disse, non troppo lontano dalla realtà. «Il punto è che anche se non odi Monica devi stare attento, perché ciò che ha fatto è segno che la sua mente non funziona come dovrebbe. Aveva un’ossessione per te da tempo e guarda cos’è arrivata a fare. E che sono in un certo senso felice che tu possa capire meglio come mi sentivo e come mi sento, anche se davvero non mi volevo che ci passassi anche tu, hai subito fin troppo. E in futuro devi lasciare che sia il tuo cuore a guidarti ma senza perdere di vista il fatto che devi amare te stesso e la tua libertà, oltre che la persona che hai davanti. E che devi amare quella persona per come è dentro, non solo per come è fuori, e per come ti fa sentire.»

«Questo non c’è bisogno di dirlo.» bofonchiò Michael, «Non credo che farò i tuoi stessi errori.»

«Io sono sicuro che non li farai, tu sei già molto più buono e più intelligente di quanto non fossi io. Sei più forte di quanto io sarò mai.» replicò suo padre con onestà.

Michael annuì e si mise una mano in tasca, guardando per qualche secondo la televisione senza vederla davvero. «Non ti odio.»

Suo padre batté le palpebre: «Come?»

«Tu hai detto che capisci se ti odio, ma non ti odio. Sono furioso con te e sento che tu mi devi molto più di quanto tu possa darmi, ma non ti odio. Penso che…»

“Penso che potrei volerti bene un giorno…

«Ti darò qualunque cosa.» promise suo padre, col viso un po’ più felice e dall’aria meno sciupata. Era assurdo quanto potesse sembrare più giovane senza quella donna di mezzo, considerò Michael.

«Dovremmo pescare assieme.» disse infine.

«Dovre… cosa

«Ma sì…» borbottò Michael, facendo spallucce, «Sai, tipo padre e figlio. Quando è estate.»

«C-certo. Con molto piacere. Dammi il tempo di imparare a pescare, magari.»

E Michael rise.

 

Wayne e Walter, rientrati per salutare la loro madre dato che Walter sarebbe presto partito di nuovo per la Romania, la trovarono che si asciugava le lacrime accanto alle stoviglie sporche.

«Che succede?» domandarono subito entrambi, preoccupati.

«Oh, niente, stavo origliando Michael e James e sono così carini…»

«Mamma, non si origlia!» la sgridò Walter a bassa voce, ma lei ridacchiò soltanto.

«Ma il padre di Michael resterà qui?» domandò Wayne, tranquillo.

«Finché non starà completamente bene. E non intendo fisicamente, non soltanto, ha anni e anni di dolore da cui deve riprendersi e ha bisogno di aiuto e di compagnia. Vivere da solo non lo aiuterebbe di certo.»

Walter pensò che il padre di Michael non avrebbe potuto trovare una persona più solare di sua madre e annuì; Wayne la guardò: aveva le mani sui fianchi, compresa quella che reggeva un mestolo, l’aria pensosa ma allegra, i lunghi capelli mossi tirati indietro con una pinza e il grembiule da cucina; sembrava tornata indietro di cinque anni ed era evidente che la compagnia facesse bene anche a lei.

«Ha tentato di andarsene in effetti, dicendo che aveva abbastanza soldi per andare al Paiolo, ma l’ho convinto auto-commiserandomi e dicendogli che sono così sola che mi deprimo. O quello, o l’avrei dovuto obbligare, ma non volevo arrivare alle maniere forti subito

«Oh, mamma… è giocare sporco!» protestò il figlio maggiore, «Almeno tu devi lasciargli una scelta.»

«Lo farò appena starà abbastanza bene da decidere cosa fare della sua vita. E poi non sono una compagnia così insopportabile, sai, tesoro? Abbiamo giocato a carte, ballato, invitato persone, sai che sto facendo amicizia anche coi genitori dei tuoi amici?»

«Ballato?» ripeté Wayne.

«Non chiedere.» disse sua madre, vagamente civettuola.

Walter e Wayne la fissarono con sospetto.

«Ah, siete qui!» li salutò Michael.

«È ancora casa nostra.» fece presente Walter bonariamente.

«Ero venuto a dirti che domani torniamo tutti a casa.» disse Wayne, che ancora la fissava.

«Certo. Michael, puoi stare qui anche tu se vuoi!»

«Oh, ho il mio appartamento a cui badare…»

«Resti a vivere da solo?» domandò Rent e tutti sobbalzarono.

«Mi hanno seguito tutti?» sbottò Michael, «Comunque penso di sì, è solo per qualche giorno.»

«Perché sei qui?» chiese Walter.

Rent lo ignorò, andando direttamente dalla loro madre con un gran sorriso: «Volevo augurare buon anno alla bellissima madre dei miei amici, ovviamente.»

«Oh, caro!» rise lei, abbracciandolo.

«Ma guarda che…» cominciò Walter, oltraggiato.

Udirono qualcuno correre e poi Jack si affacciò alla porta con aria dispiaciuta: «Mi è sfuggito che eravate qui e ho tentato di fermarlo…»

«Ma che sciocchi, potete venire quando volete!» esclamò Rebecca e Rent annuì con aria molto compiaciuta, facendo poi la lingua a Walter, Wayne e anche Michael, che spalancarono la bocca scandalizzati.

«Comunque siamo riusciti a trasfigurare voi-sapete-cosa in voi-sapete-cosa, quindi rischiate di perdervi la sfida a chi salta più in alto tra Megan e Quill! Forse riusciamo anche a far incastrare Quill tra gli alberi!» aggiunse Jack, elettrizzato.

Tutti si scambiarono un’occhiata e poi salutarono frettolosamente la donna, scagliandosi fuori.

«Divertitevi e non spedite nessuno all’ospedale!» si raccomandò lei allegramente, agitando un braccio in segno di saluto.

 

Quell’anno si sarebbe rientrati a Hogwarts tramite metropolvere, così Kevin decise di andare a comprare qualcosa da mangiare per la sorella più piccola mentre gli altri andavano al lavoro o a scuola; uscì di casa ancora mezzo addormentato e inciampò su un corpo steso a terra.

«Papà?»

«Kevin?» fece lui, prima di sorridere raggiante: «Eeehi! Kevin! Ehi, hai visto una bottiglia?»

«Papà!» esclamò Russel, che stava prendendo la bicicletta per accompagnare Joey a scuola. La bambina corse ad abbracciare l’uomo, che rise sommessamente e si mise in piedi.

«Cosa stavi facendo?» domandò Kevin, perplesso.

«Dormivo!» rispose suo padre con ovvietà, ravviandosi i lunghi capelli sporchi e la barba. Indossava una camicia a fiori dai colori accecanti e dei pantaloni troppo larghi per essere suoi. I suoi occhi erano arrossati e sorrideva ebetemente.

«In giardino?»

«Pensavo di essere arrivato fino al bagno.» ammise lui, guardandosi attorno. Poi rise e gli diede una vigorosa pacca sulla spalla, «Buon Natale!»

Tutti scoppiarono a ridere.

«Cosa ci fai qui?» domandò Brittany con aria incuriosita, avvicinandosi ai fratelli.

«Cosa ci fai tu qui!» replicò lui.

«Noi ci viviamo, pa’. Ma eri in prigione?» domandò Russel.

Suo padre aprì la bocca e poi la richiuse. Poi si voltò verso la casa e disse: «Ah, già.»

«Pa’, come mai sei uscito così tardi? Di solito l’agente Standford ti lascia andare dopo una notte…» si intromise Brittany.

Suo padre ci pensò a lungo e poi rispose: «Mi sembra di essere fuori da un po’. Forse ero in giro.»

Joey gli porse un pacchetto di carta: «Credo sia tua

Russel gliela strappò di mano e la mise dietro la schiena, guardandosi attorno: «Papà, devi nasconderla questa roba!»

«Sei pronto?» chiamò Dana, uscendo in cortile per accompagnare Kevin in macchina e fermandosi di botto: «Papà! Russel, dammi qua!» afferrò la busta, guardo dentro, assunse un’aria perplessa e poi infilò due dita nelle busta e le tirò fuori per annusarle, «Papà… Questo è origano.»

Suo padre boccheggiò per qualche secondo, preso alla sprovvista. Poi rise: «Allora è meglio se non andate a mangiare la pizza da Al questa settimana.»

«Lo sai che la mamma è incinta?» saltò su Joey.

Lui spalancò la bocca e poi esclamò: «Che bello! Aspetta… ma è mio?»

«Ne dubito, la mamma è in Svizzera.» gli fece presente Russel, divertito.

«Mi sei mancato.» sospirò Kevin, battendogli una mano sulle spalle.

Suo padre annuì con aria colpita: «Anche tu, ragazzo. Sei come un padre per me.»

Quando Dana uscì dal quartiere Kevin stava ancora ridendo. Lei scosse la testa, accendendo la radio, e fecero metà del viaggio cantando e sorseggiando coca cola.

Non c’era più bisogno di parlare di Mangiamorte e di Tu-Sai-Chi, sapevano che qualunque cosa sarebbe successa se la sarebbero cavata; Jason e Dana erano pronti a fare i bagagli e scappare e la loro unica preoccupazione era che Kevin li seguisse presto se le cose si fossero messe male, pur sapendo che lui era abbastanza intelligente da non mettersi nei guai.

«Pensi che mamma sia ancora col padre di Janet?» domandò quindi lei.

«No, dopo tre anni? Sarà un altro ancora. Gli unici figli che ha avuto a distanza di anni dalla stessa persona siamo tu, Ryan ed io, giusto perché somigliamo tutti un po’ a papà. E io sono l’unico mago, quindi non è detto.»

«Ryan torna probabilmente per Pasqua, sai? Non è detto che tu sia l’unico mago.» aggiunse poi velocemente.

Kevin quasi soffocò: «Cosa?»

«Scusami ma devo dirlo a qualcuno o impazzisco! Tu facevi magie già da piccolino, quindi pensavo fosse solo la mia immaginazione perché è troppo tardi, ma ho visto Joey tagliarsi i capelli in bagno qualche mese fa, molto corti, perché ci si era appiccicata una gomma da masticare… E il giorno dopo è scesa coi capelli lunghi!»

Kevin sentì un brivido gelido lungo la schiena: non tanto perché erano figli di babbani, ma perché se Joey era una piccola strega, Tu-Sai-Chi sarebbe diventato l’ultimo dei loro problemi.

«Ci trasformerà in rane.» aggiunse lei in tono lugubre.

«Studierò meglio Trasfigurazione.» promise Kevin, allucinato. Poi non poté fare a meno di ridacchiare e infine ridere, e Dana si unì a lui.       

 

«Vi dispiacerà di non essere qui quest’anno.» disse Michael a Jack e Rent, che erano venuti a salutarlo a casa di Sally-Anne, dove era stato attivato il camino in modo da poter raggiungere Hogwarts e, per comodità, tutti erano stati cordialmente invitati a usare il suo. Poi il ragazzo notò Georgia avvicinarsi con il baule – lei si portava sempre tutto dietro per paura di perdere qualcosa - e le corse incontro a rotta di collo, slittando all’ultimo e finendo col dare un calcio al bagaglio di Quill che lo fissò allibito; lui roteò su se stesso evitando la caduta e si mise le mani in tasca con aria perfettamente tranquilla giusto in tempo perché Georgia si voltasse e lo trovasse in piedi dietro di lei senza apparentemente saper nulla del fracasso che lei aveva appena sentito; «Ehi!» la salutò con disinvolta svagatezza, «Ti serve una mano? Lascia che lo faccia io! Come sono andate le tue vacanze? Cioè, lo so fino a quando eravamo insieme, intendo le tue vacanze quando ci siamo separati. Ma questo è ovvio. Come va?»

Georgia si prese tempo per pensare dopo aver risposto un semplice: «Ehm…» e lo seguì, ignara delle facce sbalordite di tutti i presenti che avevano assistito.

«Oh, sì. Ci dispiacerà un sacco.» commentò Jack con un filo di voce.

 

Megan li aveva convinti a farsi un giro nelle cucine e avevano perso tempo, ma nonostante questo trovarono comunque Anthony e Kevin ancora fermi a parlare con Dorian davanti alla loro sala comune; lei scoppiò a ridere così forte da attirare la loro attenzione.

«Che c’è?» domandò Anthony, già sorridente.

«Niente. Bella camicia!»

Anthony abbassò lo sguardo sulla propria camicia, visibile attraverso il suo giaccone aperto dato che non indossava ancora l'uniforme, e poi la guardò perplesso: «Ha qualcosa che non va?»

«No, no, dico sul serio!» affermò lei, e Sally-Anne la strattonò con violenza verso i gradini mentre le sue risate attiravano anche l’attenzione di Michael, che individuò all’istante Anthony, i suoi vestiti, ricordò le parole di Sally-Anne la sera di Capodanno e sogghignò malignamente.

«Scusala, è caduta dalla culla da piccola.» commentò Stephen, perplesso quanto lui.

«O dalla cuccia.» borbottò Wayne.

«Cos’è quella?» domandò Kevin, indicando la camicia di Georgia, che abbassò lo sguardo e poi lo guardò di nuovo, confusa.

«La mia camicia, dici?»

«Cos’avete tutti oggi contro le camicie?» si chiese Anthony, alzando gli occhi al cielo.

«Ho che… è completamente abbottonata!» protestò l’amico.

A questo il Ravenclaw purosangue lo prese per il codino e lo trascinò via, mentre lui ancora si lamentava.

«Cosa ci siamo persi?» domandò Justin debolmente.

«Credevi che avessi dato spettacolo solo a casa di Sally-Anne?» borbottò Georgia, «Oh no! Devo spiegare tutto anche a loro! Forse dovrei spiegarlo anche a Sandy…»

«A chi?» esclamò Michael con voce stridula mentre lei chiamava indietro i due Ravenclaw.

«Questo sarà divertente…» commentò Megan.

«Ehi, Jeremy, Dorian!» salutò il ragazzo all’improvviso con voce normale, «Vi ricordate quando ho detto che mi volevo sposare con Monica e tutto quanto? Era una scommessa tra me e lei!»

«Che cosa?» si stranirono i due, che erano appena scesi a salutare i compagni tornati a scuola. Cindy li seguiva e Michael salutò anche lei con un occhiolino.

«Sì, lei ha perso perché alla fine ha detto ai genitori che non era vero, lunga storia, non parliamone più!»

«Michael…» gemettero gli amici.

«Oh, che peccato!» commentò Cindy sinceramente, «Adesso lei dov’è?»

«Ha dovuto lasciare la scuola per problemi familiari, spargete la voce.»

Kevin si portò una mano alla fronte: «Signorsì!»

«Lasciato Hogwarts?» ripeté Anthony, sbalordito.

«Sì, con i tempi che corrono non è l’unica.» fece presente Wayne, dandogli man forte.

Georgia sbuffò e borbottò qualcosa, poi disse: «Ah, comunque io ero intossicata da una pozione di Travers. Per questo mi avete vista sbottonata e maligna.»

«EH

 

 

 

 

 

 

E sì, un paio di cosette:

Quello che Megan dice a Michael per rassicurarlo, il “andrà tutto bene, tesoro, te lo prometto”. Rileggetelo. Suona familiare? Andate al capitolo col “mondo parallelo” e leggete la fine del pezzo riguardante il mondo parallelo. Ecco a cosa stava pensando lei quando si è fatta corrucciata prima di rispondergli.

Non avevo ancora visto Star Wars prima di scrivere questo capitolo, poi è scoperto che Michael, Georgia e Megan erano azzeccatissimi per i personaggi che gli ho scelto. E pure Rent.

Michael ha baciato tutti tranne Stephen e Wayne (ha beccato comunque Stephen di spalle e ha mandato un bacio a Wayne da lontano, per la cronaca. Guardate i ricordi di Jack dopo la morte di Cedric, Michael bacia tutti da sempre a Natale perché è un idiota e ha baciato anche Cedric sotto il vischio)

 

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Capitolo 17
*** 16 ***


16

 

«Voi Hufflepuff avete vite più interessanti di quello che sembra.» commentò Terry, il pomeriggio successivo, alla fine dei loro racconti su com’erano andate le vacanze.

Michael Corner, che non aveva ascoltato una parola e non se ne preoccupava, a differenza di Kevin che voleva sapere i dettagli, si infilò accanto a lui al tavolo Hufflepuff che si stava svuotando e gli appoggiò una mano sulla spalla. Terry sobbalzò e si voltò verso Susan, che stava ricontrollando il proprio tema per il giorno successivo e si era seduta accanto a lui.

«Hai fatto qualcosa ai capelli?»

Lei fece cenno di no con la testa, la piuma appoggiata alle labbra e la fronte corrugata, e poi si voltò verso di lui: «In effetti li ho spuntati, ma appena.»

«Beh, si nota comunque. Ti stanno bene.» buttò lì Terry, che sapeva che c’erano parecchie probabilità che una ragazza cambiasse anche di un minimo la propria pettinatura durante le vacanze natalizie e che aveva detto la prima cosa che gli era venuta in mente.

Sally-Anne lo guardò perplessa e poi sussurrò a Georgia: «Fosse stato così attento con me...»

«Grazie.» disse Susan, compiaciuta.

Stephen in quel momento sbatté con forza eccessiva il libro sul tavolo e tutti si voltarono verso di lui. «C’erano germi.» spiego lui con dignità.

«Certo.» lo assecondò Wayne, «Qualcuno sa quand’è la prossima uscita a Hogsmeade?»

«Non ne ho idea, ma non vedo l’ora, sono stanca di studiare.» rispose Megan.

«Ma se siamo rientrati ieri…» tentò Ernie. Lei lo freddò con un’occhiataccia.

«Oh!» esclamò Michael, voltandosi verso Georgia, «A proposito!»

«Sì?» lo invitò a continuare lei con tranquillità.

«A te piace Hogsmeade…?» cominciò lui, facendola suonare come una domanda.

«Sì, lo sai benissimo.» rispose lei con un mezzo sorriso e uno sguardo incuriosito.

«Già.» sorrise anche lui, «E piace anche a me. Quindi ho pensato che dovremmo riandarci. È ovvio, questo è ovvio, ci riandremo, ma volevo dire assieme.»

«Certo!» accettò lei e Michael si illuminò, «Non c’è problema, siamo sempre tutti assieme, no?»

Megan cominciò a ridere e gli altri abbassarono lo sguardo sulle loro cose o sul tavolo mordendosi le labbra per non seguire il suo esempio.

«Devo andare a prendere un libro.» annunciò Georgia in tutta innocenza, alzandosi da tavola e dandogli un buffetto sulla testa.

Michael prese un respiro profondo, ripetendosi che lui era meraviglioso e che sapeva essere più disinvolto di così, e poi si alzò in piedi spingendo la sedia indietro rumorosamente e attirando l’attenzione,  fortunatamente senza rendersene conto, anche dei pochi presenti agli altri tavoli. Rowan, distolta l’attenzione da ciò che Helen gli aveva dato da studiare per prepararsi ai suoi M.A.G.O., accennò ad alzarsi per raggiungerlo e l’amica glielo impedì prontamente.

«Georgia, aspetta!» chiamò Michael, di nuovo nel tono stridulo che lo perseguitava da Capodanno.

I professori gli gettarono un’occhiata ammonitrice, ma considerando chi fosse il soggetto e che il pranzo era finito e quindi lui se ne sarebbe andato presto, lasciarono correre in favore di un po’ di sano origliare. Georgia si voltò di tre quarti, con un piede quasi fuori dalla Sala Grande.

«A Hogsmeade…» cominciò lui e poi notò la situazione, ovvero tutti che lo fissavano e lei che non si era neanche girata del tutto, e si schiarì la gola, «Ti piacerebbe… ti piacerebbe… andarci con me? Da soli intendo, per parlare. Andare in giro.»

Sandy, dal tavolo Ravenclaw, fece cenno alle amiche di tacere e si mise in ascolto, divertita e ormai non più gelosa.

«Beh, sai, visto che andare da Mielandia ti rende felice e tutto.» aggiunse lui nella disperazione, dato che lei si era finalmente voltata del tutto verso di lui e lo guardava con aria concentrata come se stesse parlando in un’altra lingua, «E mi piace quando sei felice. Cioè, mi piace sempre. Cioè, mi piace sempre la gente che è felice, la gente triste non mi va aiutata a essere felice. Quindi, Hogsmeade? Andando in giro… camminando, intendo, come le persone. Oh Merlino, cos’ho oggi?»

«Oggi?» ripeté Sally-Anne a voce alta per la sua completa umiliazione.

Georgia gli scoppiò a ridere in faccia, ovviamente, e Michael si portò una mano agli occhi.

«Mi sembra davvero di essere tornata indietro di vent’anni.» commentò la McGonagall dal tavolo degli insegnanti. Slughorn e Flitwick annuirono con aria comprensiva mentre Snape sentiva di odiare Stebbins con l’intensità che di solito riservava ai Gryffindor con i capelli spettinati e gli occhiali. Non che fosse il primo studente dopo James Potter ad essere arrogante, stupido, e un cascamorto idiota con le studentesse che meritavano certamente di più, ma il fatto che avesse urlato in Sala Grande per richiamare l’attenzione della sua vittima prima di farfugliare stupidaggini e il commento di Minerva che era chiaramente affezionata al piccolo teppista non aiutavano i suoi sentimenti già del tutto negativi.

Slughorn invece aspettava che anche Harry facesse qualcosa del genere, sebbene fosse chiaro che avesse preso più dalla madre, e si dispiacque di non vederlo lì in Sala Grande a imparare.

«Almeno stai ridendo… è positivo, vero?» commentò Michael debolmente.

Georgia annuì tra le risate, «V-va bene! Mi piacerebbe molto!»

«Ti piacerebbe molto? Uscire con me, dici?» ripeté subito lui, «Perfetto, allora me ne vado prima di rovinare tutto!»

Dai tavoli, dove la gente rideva già da un pezzo, cominciarono ad arrivare anche applausi.

«Camminando… come le persone…» stava ripetendo Megan con le guance bagnate di lacrime.

«Epico.» commentò Kevin. «Non ho mai chiesto a una ragazza di uscire con me in quel modo, ma evidentemente far pena funziona.»

«È come se non ti conoscessi più.» commentò Rowan a voce alta, «Un tempo sapevi anche parlare come una persona normale.»

«Io la vedo come una cosa positiva.» interloquì Stephen, «Per una volta non è migliore di tutti in qualcosa.»

«Per una volta noi non siamo i peggiori in qualcosa.» precisò Quill, e poi si portò le mani al petto, «Oh, Merlino, mi fa sentire così bene!»

«Intanto io un appuntamento ce l’ho.» sbottò Michael, e poi lo sguardo gli cadde sul tavolo dei Ravenclaw, mezzo vuoto perché buona parte degli studenti se n’erano già andati; i Ravenclaw e i Gryffindor sparivano sempre per primi, ma quelli del settimo cercavano di fare le cose con calma perché già a rischio di esaurimento nervoso, e vide che Sandy e Cho lo guardavano.

Sandy gli sorrise e Michael ricambiò prima di scappare via.

Georgia si era seduta nella prima sedia libera e stava ancora ridacchiando rossa in faccia, non aiutata dalla risata sguaiata di Megan che arrivava fin lì.

«Già che si parla di andare a Hogsmeade insieme, ti piacerebbe venire con me?» domandò improvvisamente Terry.

Susan, Stephen e i Ravenclaw seduti con loro lo fissarono sbalorditi.

Poi la Hufflepuff sorrise e annuì.

«Molto!»

«Ha!» fece Stephen.

Tutti lo guardarono di sorpresa.

«Ho visto Travers! Sta lasciando la Sala Grande!» esclamò lui, notandolo in quel momento e indicandolo.

Wayne, Dorian, Anthony, Kevin, Megan e Sally-Anne si alzarono come un sol’uomo.

«Voi restate qui.» ordinò Megan agli altri, «Rowan!»

Lui si voltò a guardarla e lei scandì “Travers”.

«Scusate, torno subito.» disse lui agli amici, unendosi a loro.

«Georgia, mi aiuti a scrivere una lettera per Hannah?» strillò frettolosamente Susan, agitando un braccio per richiamare la sua attenzione, dato che per fortuna era abbastanza lontana da non aver sentito Stephen.

«Sì, arrivo! Dove andate tutti assieme?» domandò lei al passaggio degli altri.

«Io a pomiciare con Wayne.» rispose Megan serissima, «Loro vorranno guardare.»

«Abbiamo alcune cose da fare anche noi.» disse Anthony, alzando gli occhi al cielo.

«Io vado a parlare con Michael.» disse Rowan, ridacchiando con disinvoltura. Georgia rise di nuovo.

 

Travers si ritrovò con le spalle al muro prima di avere la possibilità di vedere in quanti fossero.

«Non sei stato espulso perché Georgia e il preside sono troppo buoni, ma se anche solo ti vedrò guardarla un’altra volta, anche per sbaglio, lascerò che siano lei e lui a occuparsi di te.» disse Wayne, indicando Megan e Rowan che venivano trattenuti da Sally-Anne, Anthony, Kevin e Dorian per non picchiarlo lì in quel momento. «E Michael, non dimentichiamocelo. L’unico motivo per cui non ti ha ancora fatto la pelle è perché Georgia non vuole che sia lui quello a finire espulso.»

«Sai già che conseguenze poteva avere quel filtro.» fece presente Megan, «Saresti stato uno stupratore.»

Travers sbiancò: «Non ne avrei mai approfittato! Volevo che lei ammettesse di volerlo e non era così, d’accordo, ma non ne avrei approfittato!»

«L’unico motivo per cui non sei morto è che il preside ti crede e lui dovrebbe capirne, quindi ti crediamo anche noi.» affermò Kevin, «Ma è stato comunque disgustoso da parte tua.»

«Ti terrò d’occhio.» sibilò Sally-Anne, «Una sola mosso sbagliata…»

«Io direi di dargli comunque una lezione, tanto per.» propose Rowan.

Megan annuì subito.

«Oh, pagherà.» convenne Anthony, «Ma non ora. Un giorno. Quando meno se l’aspetterà noi gli piomberemo addosso. Potrebbe essere domani o tra un mese o tra un anno, l’importante è che sappia che appena si rilasserà, appena sarà convinto che il pericolo è passato e penserà di avere davanti a sé una vita rosea e felice, noi saremo lì a vendicarci.»

Tutti lo guardarono sorpresi e Travers deglutì.

«Mi piace come pensi.» approvò Sally-Anne, «Ogni tanto ci vuole un po’ di più che due pugni.»

«Questo lo dici tu, se gli spezzassi tutte le ossa ora non avrebbe neanche la speranza di averla, la vita rosea.» sbottò Megan, «Fosse per me gli ammazzerei anche il gufo.»

«No, il gufo no!» protestò Dorian, «Ma povero animale!»

«Ovvio che non lo farei, ma prima o poi avrà qualcosa a cui terrà tantissimo e io verrò e gliela prenderò e lui non la vedrà mai più. E gli darò un calcio nelle pluffe dopo avergliela presa.» concluse lei perentoria, prima di indicarlo con aria minacciosa e andare via.

«Hai sentito la signora.» disse Wayne, indifferente.

«Non la guarderò neppure.» promise Travers, sudando freddo.

«Ti conviene.» ringhiò Rowan.

«Georgia ha molti, molti amici. Lei è una brava ragazza.» convenne Kevin, «Noi no.»

 

«Susan Bones? Sul serio?» domandò Michael Corner, allacciandosi i pantaloni. Burt fece capolino da dietro al letto, occupato a rovistarci sotto per cercare una maglietta pulita.

Terry, ancora in pigiama, sbadigliò. «È carina, no?»

«Sì, certo che è carina. Solo che non mi sembrava il tuo tipo.» commentò lui.

«E qual è il suo tipo?» chiese Anthony, dando una spinta a Kevin che ancora dormiva e che si arrotolò tra le coperte.

«Una persona molto più energica, direi. Terry è abbastanza tranquillo, secondo me c’è sempre bisogno di opposti. Guarda te e Kevin.»

«Ma io e Kevin non siamo fidanzati.» ribatté Anthony, «E non sempre il discorso “gli opposti si attraggono” è valido.»

«Come sarebbe non siamo fidanzati?» domandò Kevin con voce assonnata, prendendo poi a sbaciucchiare l’aria, «Io non mi alzo senza il bacio del buongiorno.»

Tutti scoppiarono a ridere e sobbalzarono al suono della porta che sbatteva.

«Ma che… Terry?» chiamò Michael, notando che era lui ad essersene andato di fretta.

«L’avremo offeso parlando di Susan?» azzardò Anthony, perplesso.

Kevin si mise a sedere sul letto con aria improvvisamente sveglia.

«Non credo. Forse si è ricordato che se non si fa la doccia non arriva a lezione.» commentò Burt, «E che se Kevin entra in bagno esce dopo due ore.»

«Mi piace l’acqua calda.» si giustificò lui con voce assente.

Anthony ne incrociò lo sguardo e si accorse che stava riflettendo su qualcosa; poi l’amico si tuffò di nuovo tra le coperte e a lui non rimase che il solito modo per tirarlo giù dal letto.

«Oh, Kevin, per l’amor… Aguamenti!»

E come al solito il “gavettone” di acqua gelida funzionò a meraviglia, le imprecazioni di Kevin puntuali come un orologio.

 

«Georgia!» urlò Michael, facendo spaventare mezza sala comune e arrivando di corsa, vestito pesante come se fosse stato all’esterno. Saltò una poltrona senza problemi, spaventando l’altra metà dei presenti, e si tuffò in ginocchio davanti alla ragazza, lasciandosi scivolare fino ai suoi piedi: «Cosa fai

«I… cosa? Oh, stavo ripassando Antiche Rune…»

«Butta via il libro e vieni con me in cortile.»

Tutti guardarono istintivamente verso la finestra.

«Mike, hai notato che è pieno di neve, vero?» domandò lei lentamente, pensando che forse aveva sbattuto la testa.

«Ma non sta più nevicando! Dai, metti qualcosa di pesante, ti aspetto qui!» la pregò, guardandola con occhi languidi.

Georgia guardò per un momento Dorian, che stava sogghignando a suo indirizzo, e poi notò anche Sally-Anne, Justin, Ernie e Megan appollaiati sullo schienale di due poltrone vicine per spiare, e il silenzio che regnava perché tutti, dopo l’entrata di Michael, si erano messi ad ascoltare.

«Va bene.» disse, alzandosi e scappando in camera.

Subito si levò un mormorio da cui potevano essere captate le parole “fidanzata” e “tradimento”.

«Okay, tanto per mettere le cose in chiaro, non ero veramente fidanzato con Monica. Siamo usciti assieme ma dopo abbiamo fatto una scommessa tra noi che non starò qui a spiegarvi ed era più che altro uno scherzo da fare ai miei amici.» spiegò Michael a voce alta, «Monica ha però dovuto lasciare la scuola come tanti altri ritirati e lo scherzo è finito lì.»

Si levò un coro di “ooohed Helen disse: «Comunque sei veramente un bravissimo attore.»

Michael le sorrise e poi ghignò a Rowan, che scosse la testa con aria divertita.

Georgia tornò con indosso il cappotto, una cuffia di lana, sciarpa e guanti. Saltò gli ultimi scalini, si fermò a dare un bacio sulla guancia a Rowan per salutarlo, cosa che lo fece voltare verso gli amici con una faccia da schiaffi esemplare, diede un pizzicotto a Dorian che la stava ancora sfottendo con gli occhi e che si buttò a terra fingendosi in preda al dolore e facendo ridere Cindy e Jeremy, e infine salutò gli amici presenti agitando una mano, mentre Michael l’afferrava per l’altra e la trascinava via.

«Tranquilla, rientriamo prima del coprifuoco.» le assicurò. «Conosci più gente di Dumbledore.»

Georgia, che non ci stava minimamente pensando, borbottò un assenso.

«Non potevo aspettare Hogsmeade e comunque è una cosa che puoi fare solo sulla neve.» continuò lui con entusiasmo.

«Spero per te che non sia come la brillante idea di rotolare sulla collinetta di neve dietro casa tua.» commentò lei e Michael ridacchiò imbarazzato, pensando alla ferita alla testa che si era procurato dopo Capodanno andando a sbattere di faccia contro una grata.

«Ma no, ma no! Niente di pericoloso! Sai che sono magnifico in… beh, in tutto, ma specialmente in Incantesimi, no?»

«Certo…» disse lei in tono sospettoso.

I due uscirono all’aperto e Michael puntò verso il lago ghiacciato.

«Mike?» tentò lei, preoccupata.

«Aspetta, quasi arrivati.»

Si fermarono soltanto alla riva del Lago Nero e Michael si spostò verso un albero. Tornò un attimo dopo con in mano due paia di pattini da ghiaccio babbani.

«No.» trasalì Georgia.

«Sì! Ho incantato tutta la superficie del lago o almeno tutta quella fino a parecchi metri da qui in modo che il ghiaccio non si rompa e sia completamente sicuro. E per questi ho chiesto la misura a tuo fratello, li ho presi dopo Natale.» spiegò lui con aria molto compiaciuta.

Georgia guardò i propri pattini e poi guardò lui senza parole.

«Oh, io non so minimamente pattinare…» continuò lui, «Però visto che non posso lasciarti sola a farlo ho pensato che potresti insegnarmi. Certo, non qui e non oggi, ci metterai vent’anni. Però magari dopo la scuola in qualche luogo apposta, se ne esistono…»

«Michael.» lo interruppe lei, «Tu non sai quanto io ami tutto questo.»

Indicò il lago ghiacciato e Michael sorrise.

«Sì che lo so, me l’avevi detto. Ti è sempre mancato il pattinare, ti ci portavano i tuoi genitori da piccola.»

«Esa… Aspetta, quando te l’avrei detto questo, scusa?» domandò lei, perplessa, prima di andare a sedersi su una grossa radice per infilare i pattini.

«Al primo anno! È stata la prima cosa che mi hai detto di te dopo mesi che ti tartassavo.»

«Al primo…» sussurrò lei.

«Bisogna tenersi stretti ciò che dici, ho capito subito che non eri una tipa che parlava molto di sé. Infatti tu ti confidi solo quando la gente ti fa domande o quando stai proprio scoppiando, altrimenti non c’è verso che tu arrivi e semplicemente parli di te quando stai male. Non sapevo che i tuoi genitori fossero morti prima del tuo secondo anno e solo perché Wayne ti ha fatto la domanda diretta: “dove sono i tuoi genitori?” dato che parlavi solo di tuo fratello.»

Georgia cercò di ricordare la prima conversazione a proposito del pattinaggio, ma le veniva in mente solo quella in cui aveva detto di non avere genitori, e le espressioni degli altri che non se l’aspettavano. E anche così non ricordava bene quanto lui.

«Parli solo con me e con Wayne. Cioè, parlavi solo con noi.» si corresse Michael, «Non che mi dispiaccia essere tra i pochi eletti, se non fosse che devo farti ogni possibile domanda per indovinare cosa non va.»

Georgia scoppiò a ridere: «E hai la faccia di dire questo? Tu hai sempre parlato della tua famiglia come se fosse una sciocchezza, ridendo e scherzando, praticamente nessuno sapeva quanto fosse seria la tua situazione, solo Cedric e Walter! E io solo dopo tantissimo tempo, anni! Perlomeno con me si capisce quando qualcosa non va!»

Lui fece spallucce e poi le sorrise e le porse le mani per aiutarla ad alzarsi.

«Oh, no, caro, vai e prendi i tuoi pattini, ti devo insegnare, no?»

Michael sbuffò: «Speravo te ne fossi scordata…»

«Figuriamoci.» commentò lei.

«O che volessi rinviare…»

«Neanche per idea.»

Insegnare a Michael, una persona così agitata e incapace di stare ferma, a pattinare, fu esilarante per Georgia, che dopo due ore era riuscita a fargli fare giusto due passi e almeno una cinquantina di cadute, anche perché entrambi continuavano a distrarsi guardando l’altro.

Alla fine tornarono a buttarsi sulla neve, ridendo forte.

«S-sono congelato… e mi fa male il sedere.» disse Michael, scatenando altre risate.

«Sarà meglio rientrare e buttarci direttamente dentro il cammino. Almeno per oggi.» disse lei in tono leggermente minaccioso, mettendosi a sedere e sorridendo raggiante. «Non posso comunque credere che ti sia ricordata una cosa così piccola detta più di cinque anni fa.»

«Io ricordo tutto dei miei amici e specialmente di te.» ribatté Michael, «Questo perché ti amo più di quanto tu ami me.» la stuzzicò scherzosamente.

«Non credo proprio.» rise lei, «Tu sei l’unico pensiero felice che mi ha lasciato creare un patronus.»

Michael smise di sorridere e la guardò sbalordito: «Io che cosa?»

Georgia lo guardò allarmata, temendo di essersi lasciata sfuggire troppo.

«Tu sai evocare un patronus?» riprese lui, «Credevo ci fossero riusciti solo quelli del D.A.

«Non ti ricordi che avevamo chiesto loro di insegnarcelo? Abbiamo continuato ad allenarci in tutti questi mesi e finalmente ci sono riuscita dopo Natale. La mattina noi ci svegliavamo a un’ora decente per provarci assieme.»

«“Voi” sarebbe…»

«Io, Megan, Stephen e Sally-Anne. Anche Charlotte, ma è troppo piccola e ovviamente non c’è riuscita. Per ora solo io e Stephen siamo capaci di evocarlo, credo.»

«Posso vederlo?» domandò Michael in tono concentrato. Georgia lo guardò incuriosita e poi si concentrò sul fatto che lui ricordava ancora ciò che aveva detto anni prima e sulla bellissima sorpresa che le aveva appena fatto.

«Expecto Patronus!» esclamò, così traboccante di gioia che il patronus prese subito la forma corporea di un coniglio. «Non esattamente l’animale più coraggioso, eh?»

«Lo sapevo che sarebbe stato un coniglio.» commentò Michael con affetto, guardandolo saltellare sulla neve e prendendo la propria bacchetta, «Lo sapevo.»

«Chissà cosa sarà il tuo… Ve li insegnano al settimo, vero? Ma tu non hai fatto molto l’anno scorso…»

«Figurati, non sarei mai riuscito a produrre un patronus con i miei pensieri...» mormorò lui, «Ma quest’estate, dopo l’arrivo di Monica, sono riuscito ad avere il cane che ho sempre voluto. Giusto un po’ più argentato dei soliti animali domestici.»

«Un cane?» ripeté lei con un sorriso. Il suo coniglio sparì in una nuvoletta di fumo al pensiero che fosse Monica il motivo per cui era riuscito a superare il suo problema.

«Expecto patronus.» sussurrò Michael.

Georgia si voltò a cercare il cane, ma vide un altro animale sfrecciare sulla neve. Spalancò la bocca e guardò Michael, cercando di capire.

«Però» continuò Michael, con le guance arrossate più di prima, «Dopo Natale ho avuto pienamente modo di realizzare i miei sentimenti e ho… è come se tutto il mondo che conoscevo si fosse rotto e ricostruito. Come se finalmente lo vedessi davvero. È un po’ come guardare un puzzle e vedere tutte le linee tra i pezzi e poi invece concentrarsi sull’immagine. E quando mi sono reso conto che solo pensare a te poteva darmi un vero patronus e ci ho provato… ed è cambiato. Ho sinceramente pregato che anche il tuo patronus fosse un coniglio, con tutte le volte che hai trasfigurato le cose in conigli perché eri nervosa, perché almeno avrei potuto dire “ehi, sapete come funziona, quando una persona è scioccata da qualcosa, specialmente dall’amore, il suo patronus prende la forma di quello di chi ama”… Che suona meglio di “Georgie trasfigura conigli, ho pensato a lei con i conigli e quindi il mio patronus è un poco virile coniglio mentre lei ne ha uno splendido che è un cavallo o qualcosa del genere”.»

Il coniglio tornò da lui e lui accarezzò la sua pelliccia, che era un po’ come toccare dell’acqua, «Beh, poco virile ma terribilmente carino. I conigli sono adorabili. Però avrei preferito continuare col cane perché così Rent non avrebbe potuto ridere di me fino alla fine dei suoi giorni.»

«Michael…» disse lei, guardandolo con gli occhi ancora spalancati, «Io…»

«Non voglio spaventarti. Non ti chiedo niente se non che resti mia amica. Se non ricambi resta almeno mia amica.» disse Michael, guardandola negli occhi, «Sai, il filtro funzionava perché spostava i miei sentimenti per te su Monica, e ha funzionato da subito così bene perché io volevo rifiutarli, ero terrorizzato all’idea di perderti per colpa di ciò che provavo. Quindi se devi dirmi che non te la senti o che non provi lo stesso va bene, però…»

«Michael, stai zitto.» sbottò lei, «Prima fammi dire quello che devo dire e poi mi chiedi di non lasciarti, cosa che tra l’altro non avevo comunque intenzione di fare.»

«Ah.» disse lui, trattenendo a stento un sorriso, «Dimmi.»

«Io… Ecco, avevo una bella frase da dire e adesso non me la ricordo!» protestò Georgia, mettendosi comoda e guardandolo con aria seccata, «Come ti salta in mente… Hai rifiutato i tuoi sentimenti? E il coniglio non è poco virile!»

Michael si chiese se fosse il caso di ricordarle il punto del discorso e aprì la bocca per parlare, ma Georgia gliela chiuse con un dito, ordinandogli di stare zitto.

«Se avessi visto il tuo patronus prima, ora anche il mio sarebbe stato un cane.» disse con calma, spostando il dito e appoggiandogli una mano sulla guancia, «Io t…»

«RUNCORN! STEBBINS!» chiamò la Sprout da lontano, facendoli sobbalzare, «IL COPRIFUOCO VI DICE NULLA?»

«Lo sapevo che sarebbe finita così.» disse Michael, che sembrava estasiato e creava uno strano contrasto tra parole rassegnate ed espressione, «O era lei o era Dorian o Megan.»

 

«È mio!» piagnucolò un mocciosetto del primo, mentre Hansel Buggin faceva il giocoliere con un pacchetto.

Rent, Jack e Michael aspettavano Cedric e Walter, entrambi a Cura delle Creature Magiche e si voltarono verso i due che litigavano, o meglio, verso Buggin che faceva il bulletto.

«No, era tuo, adesso è mio.» ribatté Buggin, allegro.

«Dovremmo aiutarlo?» domandò Rent, guardando Michael.

«E perché?Lo conosci?» replicò Michael. Cedric l’avrebbe fatto, ma non era lì e lui sapeva di non essere il bravo ragazzo della situazione, né gli interessava esserlo quando Cedric non era lì a fissarlo con rimprovero, quindi…

Guardò di nuovo la scena, ignorando le occhiate preoccupate degli altri due, e ricordò che Buggin era in camera col fratello di Walter e che era sempre stato descritto come un idiota dal normalmente indifferente Wayne.

Infatti, il bulletto scaraventò senza problemi il primino grassoccio contro il muro, facendo per andarsene e dicendo: «Ringrazia i tuoi genitori per i dolci.»

«Ehi, tu!» sbottò una voce femminile e Buggin andò a sbattere contro il muro dopo aver ricevuto una spinta, quasi investendo il moccioso che squittì di terrore. Michael pensò che fosse Scozia, la primina pazza che voleva uccidere il fratellino di Walter, ma con sorpresa si accorse che era un’altra, sempre del primo anno, a mettersi tra il mocciosetto grassoccio e il bulletto.

L’aveva già vista, aveva i capelli sempre legati in due trecce e la faccia di una bambina che sarebbe diventata prefetto, seria e sempre per conto proprio a leggere da quando aveva cominciato a frequentare Hogwarts; Michael l’aveva distrattamente notata a volte in sala comune e aveva pensato che fosse una futura Wayne. Adesso però sembrava quasi Scozia, con le mani sui fianchi e la faccia ben sollevata verso l’alto per guardare quella di Buggin che la superava di almeno una testa. Un’altra ragazzina coi capelli più scuri e l’aria molto più dolce si avvicinò al moccioso e gli chiese come stava.

«Dammi il pacco. Gliel’hanno mandato i suoi genitori, non hai il diritto di prenderlo. E non provare più a spingerlo o colpirlo, o lo dirò ai professori. Dopo averti gettato dalla finestra.»

«Il diritto?» ripeté Rent a bassa voce accanto a lui, facendo sobbalzare Michael, «Non ha undici anni? Io parlavo così a undici anni?»

«Tu non parli così neanche adesso, ecco perché ti sorprendi tanto.» fece presente Jack.

«Mi hai spinto!» esclamò Buggin, ancora scioccato.

«Sì.» decretò la biondina. «Dammi il pacco, è l’ultima volta che te lo chiedo.»

Buggin fece un passo avanti, sovrastandola ancora di più. Lei non si mosse di un millimetro e non sembrò neanche spaventata.

«Non mi sposto.» lo avvisò, «Lui non ti ha fatto niente, lascialo in pace o te la vedrai con me.»

Ovviamente Buggin scoppiò a ridere alla sola idea e allungò un braccio in cerca della bacchetta, mantenendo il pacco in alto con l’altra mano.  L’amica di lei si mise davanti al moccioso per proteggerlo e cercò di afferrare la ragazzina per un braccio.

Michael si alzò in piedi e Rent e Jack saltarono al suo fianco.

«Se la sfiori ti uccido.» lo avvertì serenamente, e Buggin si voltò, sorpreso: Rent e Jack, che al primo anno erano microscopici quanto il mocciosetto grasso davanti a loro, ora dopo due anni già superavano Buggin, e Michael aveva la bacchetta in mano e sorrideva non meno minaccioso. «Non te l’ha mai detto nessuno che le donne non si toccano neanche con un fiore?»

Buggins decise saggiamente di consegnare il pacco in mano alla biondina e battersela.

Lei sorrise con gratitudine ai tre e poi si voltò verso il grassoccio. «Tieni.»

Il mocciosetto prese il pacco, rosso in faccia, e la guardò con incredulità: «Non avresti dovuto farlo, ora se la prenderà con te.»

«Non ho certo paura di quello là! Mio fratello mi ha insegnato un paio di fatture… Quindi… com’è che ti chiami?»

Michael, Rent e Jack la fissarono sbalorditi mentre il moccioso balbettava che si chiamava Quill River.

«Non lo conosci?» sbottò Michael e la biondina si voltò, «E perché ti sei buttata ad aiutarlo?»

«Era nei guai.» rispose lei senza batter ciglio.

«Sì, ma perché aiutarlo?» replicò lui.

La biondina guardò Quill e poi lui prima di parlare più lentamente: «Perché era nei guai. Perché continui a chiederlo?»

Quill la guardò con ammirazione che neanche se avesse avuto davanti Harry Potter, e lei tornò a voltarsi e gli porse la mano: «Io sono Georgia Runcorn. Ti accompagno in sala comune?»

«Ah, io sono Susan Bones.» salutò l’altra, prendendo Quill a braccetto e facendolo arrossire. «Andiamo.»

Georgia si girò un’ultima volta verso di loro e li salutò con un cenno della mano: «Grazie per prima. Ciao!»

Poi sorrise, un sorriso che le illuminò il viso togliendo del tutto l’aria da prefettina, e si mise in cammino.

«Carina.» commentò Rent. «Andiamo a-»

«IO… Ehi, io sono Michael Stebbins!» esclamò lui, andandole dietro in fretta e mettendosi a camminare al suo fianco, «Sei al primo anno, vero? Io sono al terzo! Sei amica di Sco… di Megan Jones?»

«Per il momento sono amica solo di Susan.» rispose lei, stringendosi nelle spalle.

«Michael!» chiamò Jack alle sue spalle, sconcertato.

«Dite agli altri che sono già rientrato!» urlò lui di rimando.

«Perché mi accompagni?» domandò Georgia, corrugando la fronte.

«Perché vi serve una scorta adesso che avete pestato la coda a Buggin.»

«Non sembrava che la cosa ti preoccupasse quando era Quill quello nei guai.» ribatté lei in tono petulante.

Michael pensò che avrebbe dovuto mandarla al diavolo, che le stava solo facendo un favore, ma poi pensò anche che Cedric si sarebbe comportato come quella ragazzina e che lei aveva un bel fegato a rimproverarlo.

E sentì che gli sarebbe piaciuto essere un po’ più come lei e Cedric, sentimento che provava ogni volta che l’amico faceva qualcosa di buono, che gli sarebbe piaciuto piacere a persone come loro, perché voleva dire che anche lui era dalla parte dei giusti. Il che era particolarmente stupido visto che non era detto che lei fosse davvero come Cedric solo per una buona azione, magari l’aveva fatto solo perché aveva voglia di litigare o di mettersi in vista.

Però lo stava ancora guardando con aria di sfida, e lui adorava le sfide.

«Questo era cinque minuti fa, ora sono cresciuto. Lascia che te lo dimostri.» disse, sorridendo sfacciatamente.

«Hai cinque anni davanti a te per farlo.» replicò Georgia, ma stavolta le sue labbra si erano un po’ curvate verso l’alto.

 

Georgia stava tornando dal bagno quando Michael la investì come un tornado e la baciò, con la prepotenza e l’entusiasmo di chi si era vista negata la dichiarazione d’amore della sua vita per colpa di un coprifuoco e di una donna di mezza età che insegnava Erbologia e dirigeva una casa a Hogwarts. Le mise una mano sulla schiena per avvicinarla a sé mentre lei ricambiava con lo stesso entusiasmo, arruffandogli i capelli con una mano.

Quando lui la lasciò andare, col fiato corto e mordendosi per un momento le labbra, fece un piccolo cenno col capo come a dire che adesso andava tutto bene e poi le sorrise sfacciatamente. «Anche io ti.»

«Ti cosa?» chiese lei, ricambiando il sorriso.

«Beh, neanche tu hai finito di dirlo. Lascia che te lo dimostri ancora, piuttosto.»

«Devo tornare a lezione.» replicò lei, fermandolo con un dito sulle labbra come tre giorni prima, «Ma hai cinque mesi davanti a te per farlo.»

«Mi farò bastare un paio d’ore.» promise lui, ghignando e tirandole una guancia prima di scappare.

Georgia tornò in aula rossa in faccia e Megan, che non era mai sensibile né si accorgeva dei dettagli, ma quando non era il momento opportuno diventava una gazza ladra davanti a una moneta d’oro, la guardò per circa tre secondi e poi sollevò un pollice in segno di completa approvazione: «Ci hai dato dentro, eh?»

Tutta la classe di Antiche Rune, escluse Hermione e l’insegnante impegnati a discutere alla cattedra, si voltò a guardarla con la stessa faccia: un mix di speranza all’idea di sentire un pettegolezzo gustoso e di sorridente voglia di metterla in imbarazzo e approvare al tempo stesso.

Georgia si sedette e si coprì la faccia con le mani, tentando di ignorare il fatto che persino Zacharias Smith stesse ridendo di lei. Ma non poteva nascondere il suo sorriso a Megan, che le fece l’occhiolino e poi tornò a pasticciare gli appunti.

 

«Aiutami!» gridò Georgia, sbattendo i pugni contro il vetro. Stephen cercò di raggiungerla, ma il vetro era troppo spesso per essere distrutto.

Poteva vederla ma non poteva toccarla.

Lei smise di chiamarlo e si limitò a guardarlo con un’espressione terribile, decisa e terrorizzata al tempo stesso. Ci fu una folata di vento e, immerso in un silenzio spettrale, Stephen vide volare alle sue spalle ombre scure che non riusciva a definire, fluttuando verso l’alto come se non avessero peso.

Sentì dei passi di corsa e si voltò in tempo perché Michael gli mettesse una mano sulle spalle per poi indicargli la torre d’astronomia: qualcosa cominciò a cadere in quel momento.

«Cos’è?» mormorò lui.

«Merlino.» rispose Michael con ovvietà.

Stephen lo guardò incredulo, poi alzò lo sguardo e un gigantesco serpente lo inghiottì.

«STEPHEN!» urlò Justin, facendolo sobbalzare. «Oh, finalmente! Ti stavi lamentando! Ad alta voce!»

Stephen si guardò attorno, scoprendo che era mattina. Era congelato e si strinse nelle coltri, tremando come se si fosse appena gettato nel Lago Nero.

«Hai la febbre?» domandò Wayne, sentendolo sibilare da sotto il piumone.

«Forse…»

Wayne sospirò pesantemente e si alzò dal letto, avvicinandosi a lui e mettendogli una mano in fronte: «Sembri normale.»

«Ho sognato la morte di Merlino. C’erano anche Michael e Georgia.» ribatté Stephen, allucinato, «E Merlino cadeva dalla torre di Astronomia.»

«Perfettamente sensato.» commentò lui, «Torna a dormire, dai. Ricorda che se succede qualcosa di brutto c’è Megan.»

«Questa è una rassicurazione contro gli incubi?» domandò Ernie, con voce divertita, dal proprio letto.

«Con me funziona. Quando sogno che qualcuno vuole uccidermi compare sempre Megan che lo fa a fette.» rispose Justin, pensando al basilisco, «So che in teoria è Harry l’eroe, però lei ha un atteggiamento da assassina che è rassicurante se non ce l’ha con te

«Megan assassina non mi rassicura per niente.» borbottò Stephen, «Notte, va’

«Notte.» risposero tutti, Zacharias Smith lo fece mugugnando nervosamente, preoccupato all’idea di avere incubi sulla sua battitrice.

 

 

 

 

 

 

 

Ahem.

Faccio finta di non aver scritto l’ultimo paragrafo.

In ogni caso Michael e Georgia dovevano continuare con una specie di tira e molla ancora un po’ nella mia mente, ma poi mentre scrivevo lui ha fatto tutto da solo. Michael comanda qualunque cosa io voglia scrivere, non ci possa fare nulla.

Possiamo dire tutti assieme un “FINALMENTE!”? Perché sì, anche io li shippavo assieme da un sacco e mi ero rotta le scatole.

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Capitolo 18
*** 17 ***


17

 

«Tu e Michael siete i nuovi piccioncini della casa.» commentò Rowan, mettendo i maglioni più pesanti in fondo al baule. Georgia, che continuava a venirlo a trovare spesso con Michael o senza, sbuffò sedendosi sul letto di Sheldon.

«È terribile, non riesco a smettere di sorridere.»

Rowan ridacchiò: «A me suona come una cosa bella. Anche Michael sta impazzendo, l’altro giorno in corridoio si è quasi scontrato con la McGonagall e dopo le ha fatto fare una giravolta come se stessero ballando!»

«Ah… Quanti punti?»

«Venti. Però non l’ha punito, quindi lui ha deciso che ha una cotta per lui.»

«Ovviamente.»

«Come moi scei qui?» domandò Sheldon, che era invece sul letto di Lance a leggere, e quando la sua voce si fece piena di divertimento assunse anche un accento francese più marcato: «Non mi dispiasce ovviamons, abbiamo preso in sgiro Rowén per settimons grazie a te.»

Rowan diventò bordeaux e Georgia scoppiò a ridere. «Ovvio, ma avreste dovuto capire che ero sotto filtro. Se avessi voluto provarci con Rowan l’avrei fatto in questa stanza, non in corridoio.»

«Possiamo cambiare argomento?» si lamentò Rowan. «No, aspetta. Se avessi voluto provarci con me l’unica differenza sarebbe stato il posto? Adesso capisco perché Michael è felice, se sei sempre così focosa con lui!»

«Non è vero, siamo una coppia romanticissima.» rise Georgia; nessuno, neanche lei stessa, le credette.

«Sicuramons lo siete nei canoni della vostra stonza.» commentò Sheldon, «Megan Jones non dove esser tipa da rose rosse.»

«Secondo te perché sono venuta qui a parlare con Rowan invece che con Wayne? Perché la stanza di Wayne è perennemente occupata e i suoi compagni sono dispersi.»

«Ehi!» protestò Rowan ridendo, «È un onore per te poter essere qui!»

«Lasciomoli goder l’amour» sospirò Sheldon.

«Seh, amore… Di sicuro godere è il verbo giusto, ma…»

«GEORGIA!» la interruppero entrambi e lei rise di nuovo.

«Dai, dubito che stiano parlando!»

 

«Ti sto solo chiedendo di avvertirmi la prossima volta che decidi di usare una pozione che potrebbe ucciderti!» sbottò Wayne, «Come siamo tornati a parlare di questo?»

«Il punto è che se ti avessi avvertito tu non me l’avresti lasciato fare ma io dovevo farlo!» ribatté Megan.

«Io non vedo perché! Sei stata male dopo aver visto tua madre, sai benissimo che non era reale!»

«Sì, ma ora so che la morte dei genitori di Georgia c’entra qualcosa con Rockwood, so che Georgia e Michael ed io e te staremmo insieme a prescindere dalle case, so che…» Megan esitò.

“Il bene è quello della mia famiglia! Non lo sacrificherò per i miei compagni di scuola che a malapena mi parlano!

Non era sicura di ricordare chi l’avesse detto né se le parole erano esatte, ma sapeva che sarebbe stato un particolare vitale prima o poi.

«Anche se non ricordo praticamente niente della fine, ricordo giusto qual cosina della scuola e mia madre… so che c’è qualcosa che dovrei ricordare… Penso che questo potrebbe aiutarci in futuro, qualunque cosa accada… E in ogni caso io faccio quello che mi pare!»

Wayne alzò gli occhi al cielo, allargando le braccia: «Ecco lei… Ho mai cercato di limitarti? Non ti sto dicendo di chiedermi il permesso, non sto neanche facendo solo il fidanzato ora, sto facendo anche il migliore amico, la persona che vorrebbe essere sicura che tu non ti ammazzerai! Non c’è bisogno di andare sulla difensiva!»

«Non sono sulla difensiva, idiota! Tu sei sulla difensiva!»

Wayne la guardò con scetticismo.

«Oh, piantala! Non guardarmi come se fossi stupida! È solo che non mi pento di ciò che ho fatto! Hai sempre saputo che io non sto troppo tempo a pensare a cosa devo fare, non puoi cercare di cambiarmi ora!»

«Non voglio cambiarti, mi piaci come sei! Però sai quanto ci tengo a te! Cosa faresti se io partissi per un viaggio pericoloso non so dove senza neanche avvisarti prima? E se io mi ferissi in questo viaggio?» la incalzò Wayne, «Credo che sia giusto che entrambi avvisiamo l’altro quando stiamo facendo qualcosa di potenzialmente suicida!»

«D’accordo!» urlò lei, «Va bene! Come ti pare!»

«Potresti anche dire che ho ragione.» puntualizzò Wayne in tono calmo.

Megan gli diede uno spintone e poi si mise le mani sui fianchi: «Mai! Io ho ragione e tu hai torto, ma se ti do il contentino magari la finiamo con questo discorso.»

«Purché il contentino includa il fatto che tu mi avvisi realmente quando devi testare pozioni o incantesimi.» precisò lui con un mezzo sorriso.

«Va bene!» esclamò lei, esasperata, «Se rischierò di morire ancora ti avviserò prima, contento?»

«Estasiato.»

Megan inarcò un sopracciglio con l’irresistibile espressione di una moglie che valutava se fosse il caso di farlo dormire sul divano, poi fece spallucce e gli buttò le braccia al collo, saltandogli addosso e baciandolo. Wayne la resse per le gambe e camminò all’indietro verso il letto.   

 

«L’ultima volta che sono salito per vedere se era libero stavano litigando. E non ho bussato, me ne sono andato via e basta.» lo informò Quill, muovendo un pedone. Tutti gli scacchi cominciarono a protestare contro di lui e la regina minacciò di lanciarsi dalla scacchiera per una morte più onorevole. «Stephen, perché questi scacchi sono così irascibili?»

«Ti ricordi quando abbiamo fatto i bigliettini per Natale e abbiamo fatto il regalo a chi ci usciva in quello estratto? Questa me l’ha regalata Megan… dicendo che magari avrei smesso di fare schifo quando gioco con Wayne se mi fossi allenato. Non so dove l’abbia trovata. I pezzi sono come lei.» spiegò lui, «A dire il vero mi piace.»

«Solo perché non possono davvero ferirti.» commentò Susan con un sorriso, sedendosi accanto a loro.

«E tu dov’eri?» chiese Quill.

«A fare un giro per il castello con Terry. È davvero carino.» rispose lei, appoggiando la testa contro la poltrona.

«Spero sia anche un gentiluomo.» commentò Stephen, «Scacco matto.»

«Oh, andiamo!» pigolò Quill.

«Certo che è un gentiluomo! È veramente un bravo ragazzo… è divertente e molto gentile…» elencò Susan con aria persa.

«Meraviglioso!» cinguettò Stephen, «Però io devo andare alle prove del coro adesso. Sono obbligato.»

«Credevo fosse solo la domenica e solo quando volevi tu!» osservò Quill. L’amico lo trucidò con un’occhiata. «O no.» aggiunse.

«Sto dando una mano a un’amica.» spiegò il ragazzo, senza smettere di guardarlo male.

«Possiamo venire?» domandò Susan, guardandolo.

«No, mi spiace. Si vergogna a tirar fuori la voce se ci sono estranei. Ci vediamo!»

«Ciao!»

«A dopo!»

Stephen si tuffò verso il ritratto, poi fece tre piani di scale di corsa, deviò nel corridoio a sinistra ed entrò nell’aula vuota. Chiuse la porta, andò verso le sedie accatastate e cominciò a valutare la migliore.

Scelta quella giusta, la afferrò e la sbatté con tutta la forza che aveva nel muro, staccando un pezzo di intonaco e scaraventandola poi a terra. Poi si avvicinò al banchetto su cui stava un cesto di frutta lasciato la domenica precedente e buttò anche questo a terra. «GENTILUOMO UN ACCIDENTE!»

«Stephen?» gracchiò Michael, tirandosi a sedere. Fino a poco prima era rimasto steso a terra su dei cuscini per riposare tra una lezione e l’altra.

«Oh, ciao Michael.» lo salutò lui come se nulla fosse, «Bella giornata, vero? Tu non hai visto niente.» si raccomandò con leggerezza.

Girò a destra, fece tre piani di scale verso il basso, camminò fino al ritratto e tornò in sala comune.

«Avevate ragione, l’appuntamento era domenica.» dichiarò, tornando dagli amici. Liberò la scacchiera dai pezzi e ricominciò a metterli in ordine. «Chi vuole giocare ora?»

 

«MALEDIZIONE, HAGRID, FA QUALCOSA!» strillò Sally-Anne, che era dovuta salire su un albero per evitare di essere morsa dalle nuove creature del guardiacaccia.

«Tu stai lì!» esclamò lui frettolosamente, «Ci penso io!»

«Lo spero bene! Dannazione…» borbottò lei.

«Serve una mano?» domandò la voce - molto beffarda e molto vicina - di Michael.

Sally-Anne chiuse gli occhi dicendosi che no, non era veramente possibile che fossero passati a trovarla proprio quel giorno, non dopo mesi di assenza. Beh, certamente anche se fossero venuti la volta precedente l’avrebbero trovata a farsi quasi dare fuoco e quella prima ancora per poco non era svenuta all’idea di toccare vermicoli per dar da mangiare a…

«Ora mi ricordo perché non ho continuato con questa materia.»

Lei quasi cadde dall’albero quando riconobbe Kevin, voltandosi finalmente a guardare: c’erano Michael, Georgia, Megan, Wayne, Stephen, Susan, Terry, Kevin e Goldstein.

Imprecò a bassa voce.

«Serve una mano? Sul serio, intendo.» disse Stephen, guardando le bestiole correre tra l’erba. Una di loro diede un colpo di chela/bocca a una radice che spuntava dal terreno, spezzandola in due nonostante fosse grande quattro volte lui.

«Oh porca miseria.» sbottò Megan, «Ma sono pericolosi!»

«MA DAI?» strepitò Sally-Anne, «SONO SALITA QUI PER LA VISTA!»

«Ci hanno paura dell’acqua!» li avvisò Hagrid.

«AGUAMENTI!» esclamarono Michael, Georgia e Wayne assieme.

«Io tiro giù Sally-Anne.» disse Anthony, tornando indietro di corsa.

«Ma dove va?» si chiese Terry, «Cavolo, stanno andando verso il suo albero!»

«Aguamenti!» ringhiò Sally-Anne, il cui tono sembrava più adatto a una maledizione, «Hagrid, non ti perdonerò mai!»

«Su, su…» disse Hagrid, che sembrava quasi sul punto di ridere pur volendo apparire pentito e dispiaciuto, mentre gettava una secchiata d’acqua, «Fateceli andare verso il recinto!»

 

Anthony intanto era tornato da dove era arrivato, indeciso su cosa prendere per arrivare all’albero senza farsi colpire e trascinare la ragazza giù prima che si facesse male sul serio. Un verso particolare attirò la sua attenzione e, andando dietro la capanna di Hagrid, si trovò davanti un ippogrifo legato a un paletto di legno. Anthony si inchinò cautamente e attese finché l’animale non ebbe fatto lo stesso, dopo averlo squadrato con attenzione.

«Grazie.» disse il ragazzo, avvicinandosi e accarezzandolo sulla testa, «Alisecco, vero? Sei bellissimo… Mi permetti anche di salire?»

 

Le cose dall’altro lato della capanna non stavano migliorando, nel frattempo.

«Perché sono tutti qui sotto?» strillò Sally-Anne.

«Perché le tue urla li attirano, tesoro.» rispose Kevin, «Non parlare più, hanno già intenzione di buttare giù l’albero.» le suggerì, seduto sopra una roccia abbastanza alta da essere sicura e rigirandosi una foglia tra le mani.

«Grazie dell’aiuto, eh.» borbottò lei, e poi strillò sentendo il rumore di una radice che veniva fracassata sotto di lei. Michael e Stephen accorsero per bagnare il tronco e poi sentirono lo scalpiccio di qualcuno che arrivava al galoppo.

Megan si voltò in tempo per vedere Anthony arrivare sul dorso di un ippogrifo, che spiccò il volo con una lentezza che le fece pensare che sarebbe caduto per il troppo peso, sollevandosi delicatamente verso Sally-Anne che lo guardava strabiliata. Anthony si sollevò il più possibile, con l’elegante mantello blu scuro che gli sventolava alle spalle, e le offrì le braccia, dicendo qualcosa che lei non poteva sentire per via della distanza. Sally-Anne sembrò combattuta, guardandosi in torno come in cerca di un’altra via d’uscita, e poi si lasciò cadere, atterrando sul dorso dell’animale tra le braccia del Ravenclaw; poi l’ippogrifo deviò in modo da planare a terra con grazia.

«E la principessa è salva.» commentò Michael distrattamente. 

«Megan, perché ridi a quel modo?» domandò Georgia, già divertita al vederla.

Megan scosse la testa, con le lacrime agli occhi, e parlò solo quando il dolore allo stomaco le impedì di continuare a sganasciarsi: «T-tu non conosci le fiabe babbane abbastanza, sorella, credimi.»

Kevin affermò ad alta voce, rivolto a nessuno in particolare: «Il nuovo nomignolo di Anthony sarà Azzurro, d’ora in poi.»

Anthony scese dall’ippogrifo e poi aiutò Sally-Anne con delicatezza, aggrottando la fronte e voltandosi verso l’amico: «Per i vestiti?»

«Lascia stare.»

Lui pensò che fosse meglio seguire il consiglio, lieto di essere tornato con i piedi per terra, e poi tolse una foglia dai capelli di Sally-Anne, che erano spettinati, «Dovresti farti la coda quando vai a Cura delle Creature Magiche.» le suggerì.

Lei sollevò la testa per ribattere qualcosa di acido, scoprendosi a pochi centimetri da lui. Entrambi fecero un passo indietro, sorpresi.

«Sì, immagino.» mugugnò, persa ogni voglia di schiaffeggiarlo.

«Lo so, è un peccato.» commentò Anthony con un mezzo sorriso, «È sempre così? La lezione, intendo.»

«No, di solito è peggio.» rispose lei, ma sembrava gradire l’idea, «Dopotutto gli animali sono imprevedibili.»

«Forse dovrei venire a trovarti più spesso, nel caso ti serva un passaggio al volo.» replicò lui e l’ippogrifo lo guardò, «Grazie, sei stato bravissimo.»

«Sì, grazie.» disse Sally-Anne, voltandosi e accarezzando l’animale, «Grazie anche a te, anche se non ho chiesto l’aiuto di nessuno, tantomeno il tuo.»

Anthony ridacchiò a bassa voce, «Non avevo dubbi sul fatto che non volessi il mio aiuto, ma devo pagare per le parole scortesi che ti ho rivolto, quindi che modo migliore se non salvandoti da una caduta… o dall’essere mangiata alla prossima lezione.»

«Parole scortesi?» ripeté lei, rivolgendogli un’occhiata sospettosa.

«E non veritiere.» aggiunse il ragazzo, «Quindi, ogni tuo desiderio è un ordine perché tu mi possa perdonare.»

Sally-Anne incrociò le braccia e lo fissò con interesse: «Cos’è successo, Goldstein? Con chi hai parlato per ritrovare un po’ di salute mentale?»

«Io parlo con un sacco di persone, ma questo non c’entra.» rispose lui, vago, «Ti sto solo informando del fatto che se ti serve un passaggio o compagnia durante le lezioni di Cura delle Creature Magiche, io ho quelle ore libere.»

«Aha…» disse lei, continuando a fissarlo con gli occhi assottigliati.

«Ehi, Hag, hai mica firewhisky come l’altra volta?» domandò Kevin a voce alta.

«Cosa? Che altra volta? Io non so di cosa stai parlando tu, ragazzo! Ha! Firewhisky io! A uno studente! Non ci avete altre lezioni voi?» 

 

«Non trovate che oggi sia una bellissima giornata?» sospirò Michael, «Sono tornati persino gli uccellini fuori, li sentite cinguettare?»

«Mi fai paura.» lo informò Stephen.

«Ciao Michael…» lo salutò un gruppetto di ragazzine ridacchianti e lui fece un mezzo inchino.

«Salve splendori

«Hai sentito che l’uscita a Hogsmeade è stata annullata?» domandò cautamente una di loro, Laura.

Il sorriso di Michael si congelò: «Cosa diavolo stai inventando, orribile strega crudele?»

«È vero! Hanno annullato l’uscita! Però ci sono le lezioni di smaterializzazione.» confermò Dorian.

Michael lo guardò inespressivo per qualche secondo, poi si lasciò cadere sul divano: «Ma io il mio appuntamento…» cominciò lamentoso.

«Non sai neanche mantenere una promessa con la tua fidanzata, Georgia ti scaricherà per il primo belloccio che passa.» commentò Megan e Michael gemette.

«Megan…» la rimbrottò Georgia, ridendo sotto i baffi.

Michael si rizzò di nuovo in piedi: «Lo sai cosa? No!»

«Che cosa “no”?» domandò lei debolmente.

«No, non ci sto! Ti ho promesso una bella serata e avrai una bella… Devo andare!»

E corse via, lasciando la sala comune e gli sguardi degli altri Hufflepuff basiti dietro di sé.

«Si può dire tutto di Michael, ma non che non sappia come attirare l’attenzione…» osservò Dorian.

Così il tredici febbraio, dopo le lezioni, finì che tutti si ritrovarono nella sala del coro, non solo gli Hufflepuff amici di Michael, ma anche i Ravenclaw e diversi Gryffindor. Alcuni stavano portando strumenti musicali, giusto per lasciarli ancora più sconvolti.

«Cosa…» cominciò Georgia, inquieta.

«Ti ricordi quanto ci siamo divertiti al Ballo del Ceppo?» domandò Michael, saltando giù da un piccolo palco improvvisato, «I miei vecchi amici del coro si sono offerti di intrattenerci con la loro musica!»

«Offerti…» borbottò un Gryffindor contrariato.

«Minacce e ricatti non sono esattamente…» cominciò un Ravenclaw.

Michael gli diede una spinta e saltò davanti a Georgia, battendo le mani e allargando le braccia: «Tadà! Un ballo per noi!»

«Dove hai trovato il cibo?» domandò Kevin con voce piena di affetto e gratitudine.

«So come arrivare alle cucine.»

«Sei una persona meravigliosa.» disse Terry, estasiato.

«Lo so.» disse Michael sinceramente, poi, appena partì la musica, prese Georgia tra le braccia e le fece fare una giravolta mentre lei scoppiava a ridere e la gente si voltava a guardare e sorrideva.

«Sono una coppia adorabile…» commentò Cindy con le mani unite davanti al petto.

«Wayne, dai.» disse Megan, sbrigativa.

«Io non amo b…» cominciò Wayne, ma lei lo aveva già trascinato in pista.

«Anche loro.» commentò Stephen, inarcando le sopracciglia.

«Vuoi ballare?» domandò Terry a Susan.

Stephen cominciò a tossire e lo fissò con odio, ovviamente cominciando solo quando lui gli ebbe dato le spalle.

Michael Corner se ne accorse e cominciò a servirsi da bere, trovandosi accanto a Quill: «Al tuo amico Stephen non piacciono quei due assieme, eh?»

«E a chi piacciono…» borbottò Quill tra sé e sé, poi alzò la voce per farsi sentire: «È protettivo. E loro due sono stati… improvvisi.»

«So cosa intendi.» commentò lui, pensando al fatto che Terry non avesse mai parlato di lei fino a poco tempo prima; gli dava fastidio che l’amico non si fosse confidato e soprattutto che continuasse a non farlo quando invece non faceva che parlare delle sue altre ragazze. Sembrava che con Susan fosse una cosa seria, se non altro per via della riservatezza di Terry sull’argomento, e Michael voleva essere informato.

Si chiese, infastidito, se Terry ne parlasse con Anthony, e poi si guardò attorno realizzando che Anthony non era lì. Guardò indietro e lo vide con la schiena poggiata al muro a guardare Sally-Anne.

«Si è un po’ fissato.» osservò Burt, facendolo sobbalzare e poggiandogli un gomito su una spalla, «Capisco che è una strafiga, eh, ma lo sai cosa mi ha detto Terry?»

«Cosa ti ha detto Terry?» chiese Michael, seccato senza sapere il perché.

«Che l’altro giorno, per aiutarla, è salito su un ippogrifo ed ha volato fin sopra un albero per prenderla. A Cura delle Creature Magiche, Hagrid rischiava di ammazzarla com’è ovvio.»

Michael trasalì: «Anthony che si solleva da terra? Mi stai prendendo in giro?»

«No. Credo che neanche lui se ne sia reso conto in un primo momento, ma poi è tornato in camera, è crollato dal letto e non si è mosso più. È il giorno che non è venuto a cena, ti ricordi?»

«Non ci credo…» mormorò lui, «L’ha presa male questa cotta.»

«Chi ha una cotta per chi?» squittì Quill.

«Sssht!» fecero entrambi, ridacchiando mentre si zittivano l’un l’altro con gomitate.

Terry li notò e strinse un po’ troppo la presa sul braccio di Susan, che ne seguì lo sguardo e corrugò la fronte. Scambiò un’occhiata con Georgia, che danzava accanto a lei e che la guardò proprio in quel momento. Georgia si bloccò, fermando così anche Michael, e seguì con gli occhi la via indicatale da un cenno della testa di Susan, che puntò prima a Michael Corner e poi a Terry.

«Mh.» fece Georgia.

«Cosa?» sussurrò il suo Michael, guardandosi attorno.

«Niente che un maschio possa capire.» lo stuzzicò lei, «Avviciniamoci a bere qualcosa un momento.»

«Certo!» esclamò lui, sorridendole raggiante e accompagnandola per un braccio.

«Complimenti per la riservatezza.» commentò Sally-Anne alla vista di Michael che abbracciava Georgia da dietro mentre lei si versava da bere un po’ di succo di zucca.

«Perché dovrei essere riservato? Tutti devono sapere che finalmente stiamo… assieme.» il tono trionfante di Michael si spense in una nota d’incertezza.

Gli amici lo guardarono confusi e anche Georgia sollevò la testa cercando di vedere indietro, mentre lui non accennava a lasciarle andare la vita.

«Niente.» disse lui, scuotendo la testa.

«Dai, dì cosa c’è che non va e via.» sbottò Stephen impaziente. Tutti lo fissarono straniti e lui si mise uno spiedino in bocca.

«C’è qualcosa che non va se la gente sa che stiamo assieme?» tentò Georgia.

«No! Stavo appunto dicendo il contrario! Ma voglio evitare pensieri tristi ora, la serata deve restare allegra, quindi…»

«Michael.» sibilò lei.

Lui cedette all’istante, un po’ preoccupato dal gomito di lei che poteva piantarsi nel suo stomaco e lo stava in effetti punzecchiando.

«Quando fai quella faccia sappiamo a chi pensi.» precisò Rowan.

«No, è solo che… mi aspettavo che tutti avrebbero saputo… cioè che avrei potuto dire a tutti Mi giro sempre per parlare con lui e poi mi ricordo che non c’è, e sembra assurdo ma non riesco a non pensare che lui non lo saprà mai.»

Invece che incupirsi come si aspettava, gli altri si limitarono ad annuire comprensivi.

«Certo che sei veramente stupido.» saltò su Megan, di ritorno dalla pista e agguantando tre spiedini.

«Gra-»

«Cosa diavolo ti fa pensare che Cedric non lo sappia? E non lo dico perché penso che lui ci veda anche ora, cosa che sono sicura sia così, ma lo dico perché eravate così scontati che persino io me n’ero accorta, e questo è dire tutto. Cedric sapeva benissimo di voi. Diamine, sono quasi sicura che sapesse anche già di me e Wayne prima di noi!»

«Walter lo sapeva.» confermò Wayne, «Quindi anche Cedric se l’aspettava di sicuro. Lui lo sa, Michael.»

Michael si rese conto di stare trattenendo il respiro solo quando gli venne naturale sospirare di sollievo, e Georgia gli diede una gomitata giocosa, «Devi dirlo quando hai questi pensieri per la testa, così Megan ti tratta male e sistema tutto.»

«Bisogna amarla…» commentò Michael, ironico.

 

Dopo cinque minuti erano tutti piovuti a tavola, chiacchierando del più e del meno.

«No, Hermione e Ron non si parlano e non credo che abbiano notato che Harry Potter è strano.» disse Charlotte, «Ma tutti i Gryffindor sì, invece, siamo un po’ preoccupati perché a quanto pare quando lui è strano succedono sempre cose terribili. Però non ha altri amici, penso, quindi nessuno chiede perché si comporta così.»

«Meraviglioso.» commentò Megan, sprezzante.

«È normale. È il Bambino Sopravvissuto, non sa se la gente che si avvicina a lui vuole lui o la sua fama.» fece presente Wayne, «Per quanto sia poco sano, probabilmente quei due sono i suoi unici amici.»

«E Ginny Weasley e Neville.» puntualizzò Georgia.

«Perché poco sano? Io avevo anche meno amici fino al quarto.» fece presente Megan.

«Appunto, non mi vorrai dire che ti spacci come esempio di salute mentale.» replicò Michael.

«No, mi spaccio come vaffanculo, Stebbins.»

«Non ha neanche senso!»

«Neanche tu ne hai.»

Gli altri risero allo scambio di convenevoli affettuosi.

«Ma cosa aspettano Granger e Weasley a mettersi insieme, questo mi chiedo. Sono ridicoli, lui con Lavender Brown e lei gelida.» sbottò Sally-Anne.

«Hermione Granger è uscita con McLaggen, si dice.» interloquì Charlotte.

«Non Cormac?» domandò Dorian con una non caratteristica espressione irritata: «Odio quel tipo!»

«È un po’ arrogante…» convenne Wayne.

«Chi è? Quello figo?» domandò Megan, «Il…»

«Sì.» confermò Georgia.

Tutti le fissarono, poi Michael, Wayne e Dorian protestarono in successione.

«Georgie, tesoro, come hai fatto a capire di chi stava parlando?»

«McLaggen non è figo

«Megan, come fai a trovarlo figo? Non è per niente il tuo tipo, è arrogante, parla troppo, è stupido…»

«È il tipo di ragazzo che starebbe bene in una rissa da pub.» rispose Megan.

«Conosco come Megan ragiona.» rispose Georgia innocentemente, «Non mi vorrai dire che sei geloso!»

«Non posso permettermi di esserlo dopo tutto quello che ho combinato.» borbottò Michael.

«Però è interessante vedere che anche a te sta antipatico qualcuno…» continuò Stephen rivolto all’altro, ancora di malumore.

Le orecchie di Dorian si tinsero di rosso. «Non mi piace il modo in cui si rivolge a Cindy.»

«Balle.» disse Georgia.

«No, sul se-»

«Balle.»

Kevin seguì lo scambio con aria molto incuriosita, e fu quello che protestò più forte quando Dorian la portò via da Michael per parlarle in privato.

«L’anno scorso a Natale ci siamo divisi in gruppi per allenarci un po’ in Difesa, non ne sapevamo niente di quello di Potter, e io sono finito con McLaggen e un altro paio di persone perché eravamo gli unici a tornare a casa. Ho finito con l’invitare McLaggen a bere qualcosa con me e con gli altri che erano rientrati, tra cui Kevin… e c’era anche una sorella di Kevin…»

«Oh no.» disse Georgia.

«Esatto. McLaggen ovviamente non si è fatto problemi.»

«A provarci con la sorella di qualcuno?» domandò perplessa.

«Non solo “provarci”. È andato un po’ oltre.» bofonchiò Dorian, «Kevin non si è intromesso perché sai com’è fatto, ma in ogni caso non mi piace come si comporta con le ragazze e come l’ha sempre vinta.»

«Cioè ti piace la sorella di Kevin?» Georgia riassunse il tutto.

Dorian spalancò la bocca: «No! Brittany non è… Non è quello il punto! Il punto è che ho visto come lui si comporta, e non si comporta in modo umano!»

«Un porco.» lo aiutò lei, ma stava ridacchiando e Dorian la guardò ancora più torvo.

«Vogliamo sentire!» urlò Kevin, sbattendo una mano sul tavolo.

«Mi raccomando…»

«Non aprirò bo… Dorian, perché quando ti ho detto che Mike non era il mio fidanzato, la prima volta che ci siamo parlati, hai detto “meno male” ed eri tutto sollevato?»

Lui la guardò come se fosse ovvio: «Perché avevo paura che Michael mi uccidesse.»

«Sensato.»

«Dopo mi può riferire tutto, vero?» domandò Michael appena si avvicinarono, con un gran sorriso.

Dorian scosse la testa: «Sapevo che eri pettegolo quanto Kevin.»

«Li troviamo tutti noi.» sghignazzò Michael Corner.

«Non sono pettegolo! Sono una persona sensibile che è interessata ai problemi altrui! Oltre che incredibilmente affascinante, simpatico e…»

«Stebbins, piantala.» tagliò corto Megan. «Voglio ballare ancora.»

«Ricevuto.» sospirò Wayne.

«Lento! Facciamo suonare un lento!» esclamò Kevin, prendendo Cindy per mano, «Mi devi un ballo!»

«Buuh.» fu la sensata replica di Megan, «Tanto vale prendersi una camera!»

«È un lento! Abbracciarsi!» rise lui, «Non sei molto affettuosa, eh?»

«Lei passa dalle botte all’esatto opposto. O le due assieme.» disse Michael, e ovviamente Megan gli diede un pugno.

«È l’amour che la spinsge a ponsare di prondorsi una camora.» decretò Sheldon. Tutti i suoi compagni e compagne li stavano raggiungendo, vedendo la folla raggrupparsi lì.

Sally-Anne rise malignamente: «Come no.»

«È l’amour.» ribadì lui in tono minaccioso, «Non sci son altri motivi.»

«La spinta per scop-» cominciò Megan, visibilmente confusa.

«Per fare l’amore, dici?» la interruppe Wayne prima che lei si lasciasse andare a qualche frase imbarazzante per lui, «Per fare l’amore ci vuole l’amore, certo, andiamo a ballare, dai!»

«Shelly, lo sai che i bambini non li porta la cicogna, sì?» lo stuzzicò Sally-Anne.

«Lo so che l’amour e il sesso sono cose separote, grazie, ma non in una coppia.» ribatté Sheldon, gelido per via del nomignolo.

Georgia scoppiò a ridere e poi si morse le labbra per fermarsi. Michael la guardò stranito.

«Cosa? È vero! Tra noi due potrebbe essere solo amore perché ci amiamo, no?»

«Questo discorso sta prendendo una strana piega privata.» commentò Terry Boot, «Divertente.»

Georgia e Sally-Anne intanto si scambiarono un’occhiata.

«Aha. Hai perfettamente ragione.»

«Georgia! Mi stai dando ragione solo per zittirmi?»

«Si può fare l’amore per vendetta.» fece presente Sally-Anne sovrappensiero.

«Per vendetta contro di lui o contro una lei innamorata di lui.» precisò Caitlin, servendosi da bere.

«Siete un perfetto esempio di civiltà.» commentò Stephen, atono.

«Ma per favore!» rise Georgia, assicurandosi che Charlotte fosse a ballare con Ernie prima, «Sesso perché ti senti grassa, no?»

«Sesso perché non sei più grassa.» rilanciò Megan.

«Sesso con uno che era grasso perché sai che è abituato a dare il massimo perché quando era grasso era l’unico modo per farlo.» disse Caitlin e tutte scoppiarono a ridere.

Michael si portò una mano al cuore e Rowan, che per amor di orgoglio generalmente si dava dalla parte di chi faceva solo sesso e non amore, non provò neanche a incoraggiarle, silenziosamente d’accordo con lui.

«Sesso perché ho comprato biancheria nuova e voglio testarla.» aggiunse Georgia.

«Sesso perché mi annoio.» suggerì Megan.

«Sesso per sfogare la rabbia.» disse Sally-Anne, indicando lei e ridendo.

«Lo sanno già tutti?» sospirò Wayne.

Tutti lo guardarono sconvolti, tranne Michael, Georgia, Sheldon e Rowan che avevano intuito o saputo.

«Ma allora voi…» mormorò Helen e poi arrossì.

«Pensavi anche tu che lo facesse solo per amore?» domandò Kevin a Wayne senza alcun imbarazzo.

«No.» negò subito lui, «Figuriamoci. Da lei mi aspetto che lo faccia anche solo per zittirmi.»

«Oh, un altro motivo!» esclamò Megan contenta.

«Anche quando non sai come rispondere a una domanda.» sghignazzò Georgia.

Michael si stava nascondendo la faccia tra le mani: «Sono una persona così tradizionale io, guarda cosa mi tocca sentire…»

«Tu? Ma per favore, scommetto che tu l’hai fatto anche in qualche aula!» rise Kevin.

«Ehm…»

«Mi intristite.» commentò Rowan spassionatamente.

«Come, non ne approfitti per fare l’uomo di mondo?» lo provocò Caitlin.

«Non mi conviene.» disse lui, indicando le altre ragazze con un cenno della testa.

«Il sesso fa male.» decretò Amelia, zittendoli.

Poi Megan ribatté: «Se ti piace quel genere certo, ma è un male che appunto fa piacere.»

«Megan, puoi evitare?» si lamentò Wayne.

«Cosa? Non ho detto che a me piace quando uno fa male, o meglio, non l’avevo fatto finché tu non hai detto “Megan, puoi evitare?” facendo capire che dopo un paio di mesi so già che preferisco quand-»

Wayne le tappò la bocca velocemente.

«Noooo, continua!» protestò Kevin mentre tutti ridevano increduli.

«Fa piacere?» ripeté Amelia, un po’ persa nei ragionamenti.

«Te lo spiego io.» offrì Megan bonariamente, andando a metterle un braccio intorno alle spalle, «Ne so già un sacco.»

«NO, STALLE LONTANA!» urlarono tutti coloro che avevano a cuore il futuro della ragazza.

«Ma noi lo facciamo solo per amore, vero?» sussurrò Michael di nuovo.

Georgia annuì con l’aria di chi pensava il contrario e poi sorrise intenerita al suo broncio: «Non è che non ti ami, ma l’anno scorso non era proprio solo per amore, era anche per distrarci entrambi e stare meglio, no? Anche per amore.»

Lui annuì a malincuore.

«La prossima volta…» cominciò lei.

Lui sogghignò: «Cosa ti fa pensare che ci sarà? Magari io cerco una ragazza romantica…»

A Georgia scappò da ridere di nuovo: «Sei un ragazzo, non è che tu abbia esattamente scelta. Se ti saltassi addosso non riusciresti a resistere. Anzi, anche da single, se ti saltasse addosso una che non ti interessa, non riusciresti a resistere.»

«Nessun uomo può resistere a una donna che gli salta addosso.» concordò Caitlin, e le due si scambiarono un’occhiata complice che fece gelare Michael e Rowan.

«Ehi! Gli uomini non sono animali! Se una mi saltasse addosso le direi di piantarla, se non mi piace fisicamente o non è la mia ragazza!» protestò quest’ultimo a voce un po’ più alta. Questo commento fu accolto da risate denigratorie da parte delle ragazze presenti e un’occhiata molto scettica da parte di Wayne, mentre gli altri ragazzi concordavano con lui. Stephen restò in silenzio e finse di non esistere.

«Ma se tu non l’hai fatto solo grazie a me…» mormorò Wayne a voce bassissima.

«Io concordo con le signore, spiacente.» annunciò Kevin, «Ovunque, con chiunque, in qualunque modo.»

«No, no, no, pazzia.» decretò Dorian, tagliandosi un pezzo di torta che era sbucata dal nulla, «Ci sottostimate, non siamo tutti Kevin e Michael Stebbins

«Ehi!» fece Michael. «Tienimene fuori.»

Georgia sospirò, prese il ragazzo direttamente per la cravatta e lo trascinò in un angolo, seguita dagli sguardi incuriositi degli altri che si spostarono in modo appena percettibile verso di loro e cercarono di ascoltare.

«Okay, immagina questo. Chiudi gli occhi e cerca di figurartelo per bene.» disse lei una volta rimasta sola, prendendo l’aria da maestra, «Io e te non stiamo ancora assieme e siamo usciti come amici. Rientriamo a casa tua, tu vai a prendere due burrobirre e hai giusto il tempo di chiudere lo sportello che io ti salto letteralmente addosso: ti metto le braccia intorno al tuo collo e salto su di te. E tu sei lì, premuto tra i mobili e il mio corpo coperto solo da biancheria sexy. Io che ti dico “prendimi”.» e lo disse nel tono più seducente che poteva, «Ora, opzione a: tu mi fai scendere educatamente, mi porgi i vestiti che mi sono tolta e mi accompagni fuori spiegandomi che no, siamo solo amici. Opzione b: mi sollevi senza tanti complimenti e mi porti fino al tavolo o al divano dove lo faremo come animali sino alla mattina dopo. Poi, la mattina dopo, se non lo stiamo facendo di nuovo, mi ricordi che non sono il tuo tipo o che sono già fidanzata o che non è una cosa da ripetere perché “è sbagliato”. Quale scegli?»

Michael restò zitto e lei si accorse del fatto che tutti stavano cercando di ascoltare.

Kevin, Dorian, Rowan, Sheldon e Michael Corner fissarono di scatto i propri bicchieri vuoti fingendo di non aver origliato con ogni mezzo. Justin prese un respiro profondo tremolante odiandosi per non avere una ragazza e chiedendosi chi fosse quella che somigliava a Georgia e stava vistosamente provocando Michael.

«Penso che Stebbins abbia già scelto la B.» la informò Terry a voce alta in tono molto divertito.

«B cosa?» domandò Cindy, che con gli altri non aveva sentito nulla.

«Mike?» bisbigliò Georgia, arrossendo leggermente perché resasi conto che la stavano ascoltando e che suonava parecchio equivoco.

Lui annuì debolmente per confermare e si leccò inconsciamente le labbra, «Quindi...»

«Io vado a cercarmi una ragazza.» buttò lì Stephen, che evidentemente era stato influenzato da loro. Tutti scoppiarono a ridere, e Terry notò che la risata di Susan era più forzata delle altre.

«Puoi creare un altro scenario adesso?» domandò Kevin, «Facciamo che sei vestita da cheerleader.»

«Non dovevi andare a ballare?» domandò Anthony, dandogli una spinta mentre si avvicinava, «Cindy, portalo via.»

«Con piacere!» esclamò lei, voltandosi allegramente per afferrarlo per una mano e trascinarlo via in un turbine di corti boccoli biondi e vestito rosa. «Ballo, ballo, ballo!»

«È una forza della natura quella ragazza.» commentò Stephen, notando come riprendeva a scatenarsi dopo non aver fatto altro che quello per ore.

«Lascia che te ne dia un altro.» disse Anthony, prendendo il bicchiere vuoto di Sally-Anne. Lei annuì con aria molto dignitosa.

«Dove sono Georgia e Michael?» domandò all’improvviso Megan.

Tutti si guardarono attorno e poi si scambiarono un ghigno malizioso.

«Non hai sentito Georgia prima, vero?» domandò Michael Corner, e lei scosse la testa: «Lascia stare.»

Quando i due tornarono, allegri e a braccetto, lei indicò Charlotte che adesso stava ballando con Terry Boot. «Terry va pazzo per i bambini.» osservò.

«Tua sorella non è più una bambina, anche se lo sembra. Scommetto che crescerà di colpo come Rent e Jack. Ma sai che erano piccoli quanto lei al primo anno?»

«Eh? No! Non come lei!»

«Al primo sì! Sembravano bambinetti, al primo!»

Lei scosse la testa, incredula: «Comunque, volevo anche dire che Charlotte sembra un po’ meno depressa.»

«Le mancano ancora molto Rent e Jack. Soprattutto Jack, è ovvio. Non credevo avessero legato così tanto

«Ti sei perso un sacco di cose quell’anno. Beh, anche io, non sono stata esattamente una sorella super presente…»

«E pensa a quante me ne perderò ancora il prossimo.» sospirò Michael con una nota di malinconia. La presa di Georgia si fece più forte.

«Mi dimentico sempre che questo è il tuo ultimo anno.»

«Beh, non si può dire che sarà un anno facile da dimenticare. Ti sfido a battermi al prossimo.» scherzò lui, sciogliendo delicatamente la presa e poggiandole le mani sui fianchi mentre partiva un lento.

«Per come siamo messi, potrebbe anche succedere che io vinca.» ribatté Georgia, sollevando il viso e sorridendogli, «Chissà cosa succederà dopo.»

«Ah, noi staremo di sicuro insieme. Ora che finalmente ti ho acciuffata, non c’è forza in cielo o in terra che possa dividerci.»

«Ssshht!» fece subito lei, «Non si dice, Mike!»

Lui scoppiò a ridere. «Superstiziosa? Ma dai, io me lo immagino già: tutti a vivere vicini nella stessa strada, a parte Sally-Anne perché lei è snob, e tutti i marmocchi derivati andranno a Hogwarts assieme. Ovviamente non ci saranno più i Mangiamorte. E tu avrai questi capelli mossi che ti donano un sacco.»

«Ovviamente, due cose della medesima importanza.» acconsentì lei, divertita.

«Esatto. Megan sarà la prima ad avere figli, di sicuro. Si vede subito che è un sacco materna.» proseguì il ragazzo e fu il turno di Georgia di scoppiare a ridere.

«E dimmi, Walter troverà finalmente la ragazza?»

«Certo, anche Rent e Jack. Ma per Jack dovremo aspettare che Charlotte sia maggiorenne.»

«Non so, quell’Euan del suo anno è sempre con lei e sembra già pronto a dare la sua bacchetta per lei.» puntualizzò Georgia, scuotendo la testa, «Ma dov’è Charlotte adesso?»

 

Charlotte era in corridoio con Euan e Mary, a cercare la sua gatta che aveva portato con sé fuori dal dormitorio e che aveva abbandonato l’aula per i fatti suoi.

«Tra il gatto e la puffola siamo sempre per i corridoi…» si lamentò Mary a bassa voce. Euan le diede una gomitata.

«Dividiamoci.»

Charlotte annuì, preoccupata. «Tra poco c’è il coprifuoco, non fatevi beccare.»

«Appena scatta il coprifuoco io me ne torno in sala comune.» ribatté Mary tranquillamente.

«Grazie. Mefistofele!» chiamò Charlotte, gironzolando per i corridoi. «Mefistofele, dove sei?»

Dopo cinque minuti sentì dei passi in avvicinamento e poi un forte odore di ciliegia. Una professoressa voltò l’angolo con una bottiglia in mano e delle carte in un’altra e Charlotte fece un passo di lato per farle spazio. A giudicare dalla sua somiglianza con un insetto gigante doveva essere la famosa Trelawney che lei avrebbe conosciuto l’anno successivo a Divinazione; l’anno prima l’aveva vista solo da lontano mentre veniva licenziata e sembrava non avesse perso la voglia di bere.

La donna abbassò lo sguardo su di lei con aria assente e poi strinse le labbra in un’espressione di dispiacere: «Mi dispiace per la tua perdita, cara. Ma stia attenta, perché potresti perdere di peggio.»

Charlotte ricambiò l’occhiata con perplessità ma la donna non le disse altro, riprendendo a camminare nella stessa direzione da cui ora stava arrivando Euan con in mano la sua gatta.

«Oh, stupida palla di pelo, hai idea di quanto fossi preoccupata?» la rimbrottò Charlotte, prendendola in braccio, «Grazie, Euan. Hai visto la Trelawney?»

«Secondo me era sbronza.» rispose lui, divertito.

«Credo sapesse che non trovavo più il mio gatto.» replicò lei, ignorandolo. «Magari è davvero una con la Vista!»

«Chi, quella? Secondo mio padre è una truffatrice.»

«Anche secondo mia sorella.» disse lei, stringendosi nelle spalle, «E Mary?»

«Mary sta ancora cercando…»

«Andiamo a prenderla!»

Lui annuì e Charlotte abbassò lo sguardo su Mefistofele che stava facendo le fusa. Si accorse di avere la pelle d’oca e abbassò le maniche della propria divisa, decidendo che era per via del freddo.

 

La mattina dopo era San Valentino e Wayne e Susan sembravano particolarmente depressi.

«Devo fare il regalo a Terry se usciamo assieme da due mesi o no?»

«Devo dare il regalo a Megan o mi darà un pugno?»

Stephen li guardò entrambi, tentato di dire a Susan di non dare nulla a Terry e di spronare Wayne a tentare perché se fosse andato male sarebbero stati da schifo in due. Poi sospirò.

«Credo che tu debba chiedere a un amico di Terry se lui vuole darti un regalo, Suze. E credo che tu debba chiedere direttamente a Megan se vuole il suo.»

Susan annuì con aria determinata: «Scendo a fare colazione. Grazie.»

«Farò come dici tu… Dev’essere questo quello che la gente indica come impazzire per amore.» commentò Wayne.

«Veramente avevi solo un piccolo du… Sì, dev’essere.» concordò Stephen, guardando Susan uscire, «Dammi cinque minuti, ci vediamo giù.»

E anche Stephen andò via, a distruggere qualche altra sedia all’insaputa di tutti.

Susan, nel frattempo, si accostò a Michael Corner, felice di averlo incontrato prima di arrivare in Sala Grande: «Ciao, Michael, posso farti una domanda?»

«Dimmi.»

«Terry è il tipo da regali?»

Michael trasalì e poi le fece un largo sorriso, «Oh, sì. Terry è il tipo di ragazzo che impazzisce per qualsiasi genere di regalo. Pensavi di dargli qualcosa oggi?»

«Già, non ero sicura…»

Susan cominciò a chiacchierare e Michael si disse che doveva essere felice per Terry, perché Susan era una ragazza dolce e simpatica, e davvero, lui era felicissimo, se non fosse per il fatto che Terry non li calcolava più, né a lui né all’inseparabile duo, e mentre Anthony era tranquillo e Kevin si limitava a fumarci sopra, lui era tentato di chiedere a Susan se lei ne sapesse qualcosa. Terry era il suo migliore amico, e non era sicuro di chi fosse il migliore amico di Terry, ma in ogni caso pensava di avere qualche diritto davanti alla prima ragazza che durava più d’un mese ma non era certo la futura signora Boot.

«Che regalo mi consigli?»

«Qualcosa che ha a che vedere col Quidditch.» suggerì lui, cercando di mantenere lo stesso tono leggero.

Ovviamente Susan non era l’unica ad avere problemi e Wayne restò più zitto del solito per tutta la mattina, fino a quando, tornando dal pranzo in Sala Grande, Megan non lo mise con le spalle al muro.

«Cosa diavolo hai?»

«Cosa ti fa pensare che io abbia qualcosa?»

«Non prendermi in giro.» lo ammonì lei minacciosamente.

Wayne alzò gli occhi al cielo: «Visto che insisti ti ho preso un regalo di san Valentino. Non importa se tu non ne hai uno, ma non so se dartelo o meno. So che mi picchierai. Posso tenermelo, comunque.»

Megan sgranò gli occhi: «Dammelo.»

«È nella mia camera.»

«Andiamo allora!»

«Cos’è questo entusiasmo?» domandò Michael allegramente, tenendo Georgia per mano, «No, anzi, non lo voglio sapere.»

«Niente di perverso, animale.» disse Megan.

«Che lo dica tu…»

«Cosa vorresti dire con questo?»

«Regalo di san Valentino?» tentò Georgia, «Michael mi sta uccidendo perché ha deciso da solo di aspettare a stasera per darmi il suo e ora ha già cambiato idea perché vuole vedere il mio.»

«Avresti dovuto aspettare e farlo per la prima volta a san Valentino. Prima volta da quando state insieme.» suggerì Megan. «Almeno ti avrebbe dato tutto subito per poter avere il tuo.»

«Perché quando mi avvicino state sempre parlando di sesso?» domandò Kevin brillantemente, mentre Megan rispondeva “perché ho diciassette anni”, «Se la McGonagall vi sentisse potrebbe caderle l’impalcatura dallo shock.»

«Impalcatura?» ripeté Sally-Anne.

Kevin mimò una crocchia con le mani.

«Ah.»

«Spazio.» decretò la voce di Buggin davanti a loro, e voltandosi lo videro spintonare dei ragazzini del primo contro il muro per poter passare.

«Begli individui a casa vostra.» commentò Kevin serenamente, «Vado a dormire, a dopo.»

«A dormire?» ripeté Sally-Anne, sorpresa.

«Pisolino dopo il pranzo!»

«Dai, voglio vedere cos’è!» ruggì Megan, trascinando via Wayne senza troppi complimenti.

«In realtà sarei curioso anche io…» mormorò Michael.

Georgia alzò gli occhi al cielo, imitando Wayne senza saperlo, e gli diede qualche colpetto alla mano. «Andiamo, tanto glielo darà in sala comune.»

«Tu sai cos’è?»

«Mi ha chiesto un consiglio.»

«Perché non l’ha chiesto a me?» inorridì Michael.

«Perché io sono la sua migliore amica.»

Michael le regalò una finta occhiataccia e poi chiamò anche gli altri, tanto per infastidire un po’ la coppia. Alla fine c’era metà Casa in sala comune, quelli dal quinto anno in su, fingendo di pensare ai propri regali mentre assisteva in realtà allo spettacolo. Megan, ormai adeguatasi allo stare al centro dell’attenzione in queste situazioni, attese impaziente che il fidanzato tornasse dalla sua camera.

Wayne scese con un sacco e l’aria apparentemente impassibile, che all’occhio di chi lo conosceva meglio era quella trepidante.

«È un set per battitrice. Un libro di pozioni. Un set per pozioni. Un bambino. Cos’è?» domandò Megan, saltellandogli attorno.

«Per essere una che non ama San Valentino…» cominciò Ernie.

«È UN REGALO!» si difese lei, offesissima.

«Ehi, Meg, ora che ci penso, Georgie mi ha detto che tutti avete continuato ad allenarvi a creare Patronus, ci sei riuscita?» domandò Michael.

«Ah, sì!» mormorarono tutti quelli del sesto anno.

«Io sì.» rispose lei cautamente.

«E cos’è?» domandò subito Justin, interessato.

Wayne si schiarì la gola e Stephen si nascose dietro il proprio libro. Megan sbuffò con aria arrabbiata e incrociò le braccia, guardandosi attorno.

«È imbarazzante?» domandò Michael, speranzoso.

«No. È che io non capivo cosa fosse, ho dovuto chiedere a Stephen, lui con le sue enciclopedie…»

«E…?» domandò Sally-Anne, interessata. Il suo era davvero un pavone, ma non l’avrebbe detto neanche per aver salva la vita.

«È un tasso.»

«Oohh!» fecero tutti, un po’ delusi da quanto fosse normale.

«Che cosa carina! Per via del nostro stemma?» domandò Susan, che stava incartando il regalo che aveva preso per Terry: un abbonamento a tutte le partite estive della sua squadra. L’aveva comprato tempo prima per sé, ma si era detta che condividere era sempre la cosa migliore.

«Megan, digliela tutta.» ridacchiò Georgia.

«Un tasso del miele.» terminò Megan, scrollando le spalle.

«E che cos’è?» domandò subito Quill, guardando Stephen.

«Un tasso a cui piace molto il miele, ovviamente.» rispose Michael in tono saggio.

Wayne rise.

«Cosa? È sbagliato?»

«No, gli piace il miele. Ma è anche l’animale più aggressivo di tutti, tanto valeva avere un Patronus piranha. Apparentemente è l’animale più violento.»

Tutti scoppiarono a ridere, pensando che fosse molto, molto azzeccato.

«Wayne, mi hai preso un tasso del miele?» domandò Megan, punzecchiando il sacco.

Wayne scosse la testa e ci infilò un braccio dentro, «L’ho messo in un sacco perché con tutte le volte che vieni in camera avresti di sicuro trovato e aperto un pacco regalo.»

«Certo.» concordò lei.

Wayne le porse una scatolina rettangolare nera con due spuntoni metallici: «L’ho trovato a Diagon Alley, ripensando alla tua avventura col lupo mannaro. Hai presente le bancarelle che hanno messo quest’estate con tutti quei truffatori?»

Megan annuì, facendo per prendere la scatola. Wayne sollevò il braccio per tenergliela lontana.

«Alcuni vendevano cose funzionanti. Questa, in particolare, è una fulminatrice. Mi sono ricordato di quando l’hai nominata parlando delle ultime lezioni di Demonologia.»

Lei spalancò la bocca e poi si portò le mani al petto: «Per me?»

«Cos’è?» domandò Michael, interessato.

«Praticamente, se lei non ha la bacchetta a portata di mano e si trova davanti un Ghoul del nord o un lupo mannaro o qualsiasi altra cosa, e preme questa scatoletta che mi pare si chiami “fulmina belli” o qualcosa del genere, che sarebbe fulmini di guerra, questa dà una scarica elettrica. Che è come essere colpiti da un fulmine, solo meno letale a seconda del soggetto. È per difesa.»

«Fammi capire bene, tu le hai regalato un’arma? A lei?» domandò Justin, basito.

«La adoro! Mi servirà nel lavoro! O se qualcuno mi dà sui nervi come Flinch-Fletchey! Grazie!» miagolò lei, abbracciandolo.

«Ooohhh…» fece Michael in tono intenerito mentre prendeva le distanze velocemente e poi scappava per le scale.

«Ma come funziona?» domandò Georgia, interessata. «Sembra un taser

«Qualunque cosa sia un taser, tu sei sempre troppo informata sulle armi.» commentò Sally-Anne, «Davvero, Hopkins, un regalo che non mettesse le nostre vite a rischio?»

«Mi sa tanto che lo provo.» disse Megan, fissandola trucemente.

Michael tornò altrettanto di corsa, con in mano quello che sembrava un batuffolo bianco. «Questo è per te!»

Georgia scoppiò a ridere: «Definitivamente rinunciato all’aspettare? Oh mio Dio! È un coniglietto!»

«Uno vero, comprato a Diagon Alley.» fece presente lui, accarezzando le orecchie dell’animale.

«Un coniglietto!» squittì Sally-Anne.

«Che carino, un coniglietto, fa vedere!» esclamò anche Justin con voce acuta e lui, Georgia, Sally, Rowan, Helen, Liam, Lance e Sheldon si avvicinarono assalendolo di moine e richieste. Gli altri si limitarono a guardarli, aspettando che si rendessero conto di quanto fossero ridicoli, cosa che avvenne quasi subito; Justin si schiarì la gola e riprese, in tono molto maturo, a dire: «Cioè, ha, carino, un coniglio.»

«Già, interessante.» borbottò Rowan, fingendosi indifferente.

Michael lasciò il coniglio a Georgia e si appoggiò al muro, scosso da risa incontrollabili.

Megan, nel frattempo, rimasta fuori dalla ressa, porse un pacco a Wayne. «Non è una cosa sensata.» anticipò.

Lui la guardò incuriosito e aprì in fretta la carta regalo: dentro il pacco c’era una penna auto-scrivente, un blocco per appunti babbano, dell’inchiostro e una sciarpa nera.

«Quello è per il tuo lavoro come giornalista.» spiegò lei, «La sciarpa è perché ti ammali sempre. Va bene sia per maschio che per femmina, lo vedi.» la toccò debolmente senza guardarlo in faccia, «Era di mio padre, ma lui non l’ha mai messa, era un regalo di mia madre ma poi sono successe un sacco di cose… e l’ha lasciata a me. Io però non prendo freddo facilmente, sei tu quello, quindi ho pensato di darla a te. Almeno così una donna della nostra famiglia avrà dato la sciarpa a qualcuno che la userà davvero.»

Wayne restò a bocca aperta e poi la fissò sbigottito: «Tu non odiavi san Valentino e i sentimentalismi?»

«Quando sono diretti a me, non quando vengono da me.» spiegò lei tranquillamente, «E il tuo regalo è molto più figo.»

«Il mio regalo è dato a una persona che in teoria dovrebbe odiare le romanticherie, adesso non vale più. Dovresti ridarmelo, ti prenderò delle rose.» disse lui; entrambi sapevano che stava scherzando ma questo non gli impedì di allungare un braccio per prenderle la scatola, mentre lei strillava e scoppiava a ridere cercando di allontanarla.

«Sono una coppia davvero tenera, non pensavo l’avrei mai detto.» commentò Dorian a bassa voce.

«Io l’ho sempre detto.» puntualizzò Cindy, «Sono sicura che Megan sotto sotto è dolcissima.»

«No, Cindy, no.» la contraddisse Georgia debolmente, scuotendo la testa e accarezzando il coniglio.

«Con quello adesso puoi sederti dando le spalle a chi viene e poi girarti con la poltrona e il coniglio tra le manie fare una risata malvagia.» suggerì Michael eccitatamente.

«Perché mai dovrei fare una cosa simile con Sergente Brian?»

«Come l’hai chiamato?»

«Ma tu non hai già una civetta? Puoi tenerlo comunque?» sbottò Rowan, ancora in imbarazzo per lo smielarsi di poco prima, e Georgia annuì.

«Ernald, ma Neville ha un rospo e nessuno gli ha mai detto nulla, anche se la regola è di poter avere un animale soltanto e che questo sia un gatto o un gufo, quindi non credo che nessuno baderà al Sergente.»

«Ron aveva un topo fino al terzo anno, poi il gatto di Hermione l’ha mangiato.» ricordò Justin, «Dopo c’è stato il caos per settimane.»

«Lee Jordan aveva una tarantola.» aggiunse Michael, con un sospiro di nostalgia.

L’espressione di Sally-Anne si fece di puro orrore.

«Rompete le righe, truppe, lo spettacolo è finito!» annunciò lui al resto dei presenti, che ubbidì reclutante.

«Che pensiero meraviglioso…» sospirò Georgia, coccolando il coniglietto.

 Michael si perse a guardarla e poi, quando si accorse di essere ricambiato, annuì freneticamente. «Lo so, sono meraviglioso. Voglio il mio regalo.»

«Che moccioso. Mantieni il Sergente.» rise lei, dandogli il coniglietto e infilando una mano in tasca. Gli porse un piccolo pacchetto quadrato e Michael la fissò con sospetto.

«È un anello?»

«Sei l’unico che potrebbe chiederlo senza andare nel panico.»

«No, beh, è che ti ho detto già ieri che non ti avrei dato un anello solo perché da parte mia sarebbe poco credibile dopo il casino con Monica, ma non significa che tu non me ne possa dare uno. Ma non significa neanche che devi sentirti obbligata a darmene uno.»

«Mike, apri e basta.» lo zittì lei con un sorriso.

«Riprendi il Sergente.» disse lui, aprendo il pacchetto e sorridendo: «Beh, l’anello c’è.»

«È una collana. Da uomo, giuro. Ha l’anello perché il cerchio significa perfezione e anche per sempre, che è quello che mi viene in mente pensando a noi, e che non volevo davvero sentirti dire a voce alta perché adesso ci hai maledetti malamente sfidando il destino, però in ogni caso questi momenti saranno per sempre nei nostri ricordi, qualunque cosa accada… anche quando tu ci porti sfortuna. E poi certo, l’anello si può anche mettere, ma questo lo puoi fare quando sei pronto.»

Michael stava ridendo: «Io non ho maledetto un bel niente, sei davvero superstiziosissima! E certo che tutto questo è per sempre, ma io il per sempre lo intendo in ogni senso, non solo come ricordo. Comunque l’anello posso metterlo anche ora, io non ho problemi.» fece presente, infilando la collana, «Ne hai una uguale?»

«Sì, anche se il mio anello non è d’oro. E non mettere ancora l’anello. Non voglio privarti del momento in cui me ne farai avere uno in modo spettacolare.» disse lei, sollevando con un dito la piccola cordicella argentata che era invisibile sotto il suo colletto.

«Tu sì che mi conosci.» ghignò lui. «Grazie. Sai che adoro questo genere di cose.»

«Lo so, sei una donna.»

Lui trasalì rumorosamente con una mano al petto, tenendo la bocca spalancata; Georgia ne rise, lui approfittò della smorfia per fare la lingua a Rowan, che si era voltato a guardarli con aria divertita, e poi tornò a Georgia con un sorriso a metà tra l’allettante e il consapevole del fatto che nessuno potesse mai riprenderlo perché era troppo affascinante; infine la baciò, ridendo anche lui mentre si teneva a distanza per non rischiare di fare del male al Sergente Brian.

«Spero che il Sergente non cominci a scorrazzare per la sala comune, i conigli portano malattie.» commentò Stephen, seppellendosi dietro il libro.

«Tu odi Terry Boot, eh?» domandò Quill a voce bassa.

A Stephen quasi cadde il libro: «Cosa?»

«Anche io.»

«Anche io cosa?»

«Niente.» concluse Quill, afflitto.

Sally-Anne guardò Stephen porgere delle api frizzole a Quill e pensò che anche quell’anno quel giorno era finalmente passato, come lo era tutto il tremendo periodo di san Valentino in cui, se non usciva già con qualcuno, un sacco di ragazzi le facevano la corte e le mandavano regali. Aveva deciso di non accettare un corteggiatore a caso, come faceva di solito per essere lasciata in pace ed evitare di ricevere doni da semi-sconosciuti, e così si era dovuta sorbire persino un tentativo di abbordaggio da parte di uno del quarto anno, umiliante per entrambi.

Non sapeva esattamente il perché ma si sentiva ancora in colpa per come aveva trattato Terry, dato che il ragazzo non era stato altro che gentile da quando avevano rotto. Anche lui voleva frequentarla solo per il suo aspetto senza neanche conoscerla, vero, però la veemenza con cui Goldstein l’aveva difeso le aveva fatto notare che anche i suoi spasimanti avevano amici e sentimenti, e che accettando di uscire con persone a cui non era interessata rischiava di rendere un innocente tentativo di rimorchiare una bella sconosciuta in un bel sacco di speranze infrante e amici che dovevano poi consolare il perdente che lei aveva scaricato.

«Prinscipessa, ti vogliono fuori.» l’avviso Sheldon col solito tono sarcastico.

Lei gli pestò un piede passando, gli rivolse un’occhiataccia che entrambi sapevano poco sentita e poi si diresse al ritratto. Per un momento pensò che fosse quel Burt in camera con Terry e Goldstein, dato che aveva preso a lanciarle strane occhiate da parecchi giorni, ma scoprì che era proprio Goldstein.

«Cosa vuoi?» gli domandò sorpresa.

Lui le rivolse il solito sorriso da schiaffi che avrebbe davvero voluto strappargli via. «È San Valentino.»

«E noi non siamo una coppia.» aggiunse lei in tono impassibile.

«Vero, ma ti ho già regalato una rosa in passato, sarebbe strano non farmi vivo oggi.» fece presente il Ravenclaw.

Il ricordo della rosa di vetro, “bella e vuota come lei”, la fece arrossire di rabbia. Il sorriso di Goldstein si fece appena più pronunciato e il ragazzo le porse due fiori, veri questa volta. «Ho pensato di darti questi, invece.»

Sally-Anne non si mosse, fissandolo torva: «Ovvero? Cos’hanno in comune con me?»

«Beh, questo è un giacinto e questo è un tulipano.» cominciò lui, «E non hanno un significato offensivo, giuro.»

Lei prese i fiori, squadrandoli con ancora più sospetto; Goldstein fece per andarsene.

«E non mi dici cosa significano?»

Lui neanche si voltò: «Non sottovaluto la tua intelligenza, sono sicuro che preferisci scoprirlo da sola.»

La ragazza guardò lui, poi i fiori e poi di nuovo lui.

 

«Stephen, quest’anno tu non hai regalato fiori a nessuno?» domandò Megan in quel momento.

«Sai che li regalo solo alle donne che non hanno un fidanzato.» rispose lui, che aveva segretamente donato una rosa a Sally-Anne, una a Cindy e una a tutte quelle del quinto che non ne avevano già ricevuto una.

«Devi trovorti anche tu una ragazza da viziore.» commentò Sheldon, che approvava da sempre quel gesto.

«Io 

«Non dirlo così.» lo rimbrottò subito Susan con una dolorosa stretta allo stomaco, «Tu di sicuro saresti un ottimo fidanzato.»

«Cornfoot!» chiamò Sally-Anne, affacciandosi in sala comune senza però entrare, «Sei libero oggi, vero? Vieni con me.»

Tutti i presenti si voltarono basiti, Stephen compreso.

«Ma chi, io?»

«Lui?» gli fece eco Susan, incredula.

«Sì, tu! Andiamo!»

«Una ragozza, non una Banshee.» precisò Sheldon con voce incerta.

Stephen annuì debolmente, alzandosi in piedi e scambiando un’occhiata con Wayne che aveva l’espressione calcolatrice di chi voleva risolvere un problema di Aritmanzia. Uscì dalla sala comune e squadrò Sally-Anne, preoccupato.

«Hai un libro sul significato dei fiori?» sussurrò lei e Stephen notò in quel momento che ne aveva due in mano.

Sollevato, scosse la testa: «No. A casa, forse.»

«Allora andiamo in biblioteca, trovamene uno.» ordinò.

Stephen fece per ribattere, poi pensò a tutte le persone che lo aspettavano in sala comune e si strinse nelle spalle. «D’accordo.»

 

«Perché l’avrà chiamato?» domandò di nuovo Susan.

«Di certo non è stata molto tempestiva, sembrava davvero che lo stesse invitando a uscire.» scherzò Georgia.

Quill mandò un altro suono incredulo dalla sua postazione.

«Ma non è certo il suo tipo!» protestò Susan, articolando la loro posizione sulla questione.

«Lo so, lo so! Figurati se lo stava davvero invitando, lei non farebbe mai la prima mossa.»

«Al massimo soffocherebbe il suo interesse fino a costringerlo a farla.» convenne Michael, «Ma tu non dovresti essere con Terry, ora?»

Susan scattò in piedi come se l’avessero caricata a molla e partì di corsa. Michael e Georgia si scambiarono un’occhiata confusa e poi ripresero a chiacchierare.

 

«Chiunque te li abbia dati dev’essersi comportato male con te.» commentò Stephen.

«Perché, cosa dice?» domandò Sally-Anne, aggrappandosi alle sue spalle e spingendolo contro il tavolo.

«Stai… Tieni i fiori lontani da me, sono allergico.»

«Ovviamente lo sei.» sbuffò la ragazza. Lui la fissò. «D’accordo, d’accordo. Cosa significano

«Il giacinto porpora significa perdonami e quel tulipano giallo significa che il tuo sorriso è come il sole.» le rispose lui.

Sally-Anne quasi li lasciò cadere a terra, prima si avvicinò a leggere coi suoi occhi.

«Questa è la pagina del tulipano. C’è scritto qui. Il giacinto è indietro.»

«Lo conosco l’alfabeto!» sbottò lei in tono offeso e guance che stavano diventando pericolosamente rosse, «Il tuo sorriso è» lesse a bassa voce, e poi sorrise involontariamente, mordendosi le labbra per cercare di tenerle ferme al loro posto.

«Ammiratore?» domandò inutilmente Stephen.

Lei scosse la testa: «Credo non fosse quello il senso del regalo, una volta tanto. Credo fosse una cosa più generale, più importante.»

«Oh. Quindi smetterete di litigare di continuo alla Wayne e Megan?» chiese lui, che da quelle poche parole aveva capito chi fosse il mittente dei fiori.

Lei lo guardò e poi sorrise; Stephen dovette ammettere tra sé e sé che davvero il suo sorriso era splendido, quando era così sentito, almeno.

«Vuoi scherzare? Questo mai!»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un sacco di informazioni e un capitolo bello lungo, yes. I motivi per fare sesso-amore vengono elencati anche in HIMYM e in Scrubs, non sono un’idea mia, anche se a volte mi è capitato di parlarne.

Che ne dite, Michael si è fregato da solo stile James, sfidando il destino, o Georgia ha riequilibrato la situazione smontandolo?

Che Wayne si ammala facilmente non me lo sono inventata sul momento, e neanche Laura, che è la tizia con cui Stephen riesce ad andare a letto quando ancora fa il quarto anno – precoce, Step – e neanche che Anthony abbia paura di volare, e molto, peggio di quanta ne abbia Wayne. Tanto per chiarirvi che se avete l’impressione di aver già sentito questi nomi e cose è così.

 

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Capitolo 19
*** 18 ***


 

Le idee espresse in questo capitolo non sono mie, anche se ne condivido alcune, i cliché in testa a Terry non sono miei, il metodo scelto da Sally-Anne più avanti per chiudere la questione di cui starà parlando non è qualcosa che userei io. So che non funziona così. Del resto so che una persona non va giudicata dalla “purezza del suo sangue ma posso scrivere il punto di vista di un Mangiamorte, quindi non biasimate me per i pensieri/azioni dei personaggi.

 

 

18

 

 

 

Terry era sicuro che ci fosse una spiegazione logica a tutto questo.

Gli erano sempre piaciute le ragazze, era normale che fosse così, ed era sempre stato virile secondo gli standard degli studenti di Hogwarts, come lo erano anche i suoi compagni di stanza. Gli piaceva lo sport, gli piaceva bere Burrobirra, non gli piaceva il rosa, non gli piacevano i trucchi e le cose da donne. Era perfettamente normale.

Non era neanche più espansivo dei suoi amici e l’unica eccezione era con Michael, perché del resto anche Michael era sempre stato un tipo da contatto fisico, fosse per le botte o per consolarlo all’ennesima ragazza che lo lasciava. Ecco, Michael era un’eccezione più o meno in tutto, ma questo era perché era sempre stato un caro amico, un amico particolare con cui risultava normale fare così. Bastava guardare Stebbins, che a quel che Georgia aveva detto si era messo a baciare a tutti a Capodanno e non aveva neppure particolarmente bevuto.

Gli piacevano le donne.

Era felice con Michael perché erano grandi amici, probabilmente l’unica spiegazione per il fatto che gli piacesse quando si abbracciavano era che lui fosse una persona affettuosa e che Michael non lo facesse sentire a disagio per questo. Del resto Anthony e Kevin non l’avevano mai abbracciato – e figuriamoci – quindi era per pura abitudine.

Gli piacevano le donne e non poteva piacergli un uomo, quindi doveva essere quella che chiamavano crisi adolescenziale. Tecnicamente non gli piacevano ancora tantissimo le donne in sé, non fisicamente, perché le corteggiava da quando aveva undici anni per accorciare i tempi aspettandosi di avere ben presto la vita normale che avevano tutti: quella con una fidanzata, amici, voti nella media…

E non era neanche una cosa così strana che non fosse così interessato a farsele, le ragazze, del resto persino Harry, che era il Bambino Sopravvissuto, era uscito giusto una volta con Cho e non era mai parso consapevole le ammiratrici. C’era tempo per quello.

E il fatto che non gli piacesse Cho Chang era sacrosanto, lei non piaceva a molte persone e quindi non era per gelosia del fatto che stesse con Michael.

Terry era sicuro di essere solo un po’ confuso. Di esserlo lui e soltanto lui, almeno, quindi non si spiegava bene perché Michael lo avesse bloccato in quel corridoio e lo stesse guardando malissimo.

«Ma Bones ti sta mettendo contro di noi?»

I ragazzi non parlavano dei loro sentimenti, non piangevano, non chiedevano spiegazioni, anche. Sembrava quindi che anche Michael dovesse avere qualche problema col capire come dovesse funzionare tra loro.

Terry lo guardò basito e non rispose.

«Te lo sto chiedendo perché è da appena siamo tornati a scuola che praticamente non mi rivolgi la parola e ci eviti, a meno che non ci siano altre persone, e anche in quel caso te ne stai bene a distanza. Se ne sono accorti tutti.»

«Non ho idea-»

«Non dire che non hai idea di cosa sto parlando, giuro su Rowena che ti do un pugno.» lo minacciò Michael.

«Io… io non vedo perché parlare di questo.» sbottò Terry, «Da quando parliamo di questo genere di cose? Vuoi anche che ti faccia le trecce dopo?»

«Cosa

«Sto dicendo che si suppone che noi ragazzi evitiamo di parlare di chi ignora chi e di fare le dame ferite!» lo attaccò Terry, «Ti pare che quando uscivi con Cho andavo a lamentarmi con te del fatto che mi dedicavi meno tempo?»

«Ti d-» cominciò lui, scettico.

«Ci dedicavi!» si corresse rabbiosamente.

Michael lo guardò con la faccia di chi si era completamente perso: «Ma scusa, e tu da quando ti preoccupi di queste cose? Io e te abbiamo sempre parlato di tutto! Compresi sentimenti! Non siamo mai stati persone che parlavano solo di quello che ci si aspettava che parlassero, siamo Ravenclaw, dovremmo essere più intelligenti che fermi agli stereotipi!»

«Ma forse è anche ora di comportarci in modo un po’ più normale!» alzò la voce Terry, sentendo di perdere terreno sotto i piedi, «Susan non mi sta allontanando da nessuno, io sto benissimo così!»

«E io no!» ribatté Michael nello stesso tono, «E dato che si suppone che fossimo amici a Natale, quando sono stato scaricato e mi hai detto che ci saresti stato, mi sembrava assurdo che improvvisamente fossi cambiato e diventato uno che non parla di certe cose!»

Terry sentì una morsa allo stomaco al pensiero della promessa. Si era completamente dimenticato che Michael fosse stato lasciato da Cho Chang.

«Ma sei cambiato, eccome se lo sei.» continuò Michael, abbassando la voce e guardandolo con estrema antipatia, «Scusa tanto se ti ho disturbato con discorsi da femminuccia, tranquillo, non succederà più.»

Una serie di proteste si affollarono nella mente di Terry, che tenne la bocca sigillata e guardò la schiena dell’amico allontanarsi.

Era una bella schiena, che vedeva ogni mattina e a cui ora avrebbe voluto aggrapparsi per fermarlo.

Gli salì la nausea al pensiero e si sfiorò il collo; in quel momento si accorse di quanto gli tremassero le mani e gli venne voglia di piangere.

 

«Molto virile…» mugugnò prima di schiaffarsi un po’ d’acqua fresca sul viso dopo aver sul serio dato di stomaco e aver successivamente pianto come un disperato.

Cosa diavolo c’era di sbagliato in lui? Aveva tre fratelli maggiori, tutti felicemente fidanzati con donne, perché proprio lui doveva complicarsi la vita in ogni modo possibile immaginabile? Il D.A., il periodo stesso in cui stavano vivendo e ora quei sogni strani e sbagliati e i pensieri e dubbi che ne conseguivano ogni volta che si trovava da solo con Michael.

Qualcuno gli porse l’asciugamano e lui sobbalzò spaventato: era Kevin, con una sigaretta o forse un cioccolatino a forma di sigaretta in bocca e le sopracciglia sollevate. «Tutto bene?»

«Sì, devo aver fatto indigestione. Mal di stomaco.» spiegò lui, asciugandosi il viso e poi dandosi una non necessaria pacca sulla pancia.

«Meno tortine di zucca.» suggerì Kevin con un sorriso, «Saltiamo la prossima lezione assieme?»

«Non posso, Kev, io non sono un genio, non riesco a recuperare se perdo troppo.» gli ricordò lui mettendo a posto l’asciugamano, «Magari ci vediamo dopo.»

«Se non sei con Susan.»

Terry sbuffò: «Ma cos’è che avete tutti contro Susan? È normale che quando uno ha la ragazza ci esce!»

Kevin alzò le mani: «Calma, fratello. Non ti stavo accusando di nulla e Susan è carina. Certo, un po’ troppo piatta per essere il mio tipo ma sembra apposto, almeno non è pazza come Marietta. Li hai mai visti gli occhi di Marietta da vicino? Comunque, chi sono questi tutti che ce l’hanno con Susan?»

«Conosco le tue teorie su Marietta.» rispose cautamente Terry, andando alla porta, «Solo perché a dodici anni ti ha mandato una valentina o due non vuol dire che sia una maniaca. Ci vediamo dopo, okay?»

Kevin sollevò una mano in segno di saluto e Terry scappò.

Sapeva benissimo di non aver davvero sviato l’attenzione dell’amico così, non poteva farcela quando Kevin era sobrio e sveglio del tutto, ma di solito lui non insisteva per le confidenze altrui, anzi, quindi non gli avrebbe chiesto più nulla.

 

Ovviamente da quando aveva litigato con Michael e deciso quindi di evitarlo, possibilmente a vita, aveva cominciato a incontrarlo ovunque. Il modo in cui non si parlavano attirava l’attenzione più di una discussione accesa, perciò in poco tempo tutti se n’erano accorti, ma nessuno dei suoi compagni di stanza aveva chiesto nulla, forse perché non riuscivano a beccarlo da solo in un momento che non fosse lezione o forse perché avevano già parlato con Michael.

Terry aveva sempre avuto lo stomaco debole quando in ansia, quindi aveva cominciato a mangiare meno per evitare di dover correre al bagno ogni mattina dopo la notte passata a rigirarsi tra le coperte, e doveva evidentemente avere un aspetto terribile perché tutti gli chiedevano se fosse malato, compresi Hufflepuff e Gryffindor. In particolare Neville gli sorrideva sempre in modo incoraggiante e Ginny Weasley, con cui non aveva parlato dall’anno precedente quando la vedeva al D.A., si era fermata ad aiutarlo a raccogliere i libri che gli erano caduti a terra e gli aveva chiesto come andavano le cose.

Susan aveva stranamente adottato lo stesso atteggiamento dei suoi compagni di stanza, il che era confortante perché almeno non doveva sfuggire anche a lei, e si sentiva un po’ in colpa perché passavano poco tempo assieme; per la maggior parte della giornata infatti si chiudeva in biblioteca a studiare o in bagno a non avere attacchi di panico.

Era una notte qualunque, una in cui era rientrato più tardi del solito dalla sala comune, quando Terry realizzò che nessuno russava o si muoveva, e con i suoi compagni di stanza questo significava che erano tutti ancora svegli. Si mise a sedere di colpo, sorpreso, e si guardò attorno cercando di vedere al buio.

«Terry.» chiamò la voce di Anthony, facendolo sussultare.

«Sì?» sussurrò lui.

«Ti sei dimenticato che sono amico di Susan.»

Terry restò in silenzio per qualche secondo, poi chiese: «Cosa?», e si sentì raggelare quando comprese da solo il senso della frase.

«Mi ha detto che non ti vede da una settimana e che anche prima ti ha visto pochissimo, è tutto marzo che non ci sei. Ho finto di essermi sbagliato io quando ho dato per scontato che fossi con lei, senza ovviamente dirle che ad ascoltare te tu hai passato tutti i giorni in sua compagnia da un mese a questa parte.»

Terry non commentò.

«Qualunque cosa sia non importa se non ce l’hai detta subito… quando ti sentirai pronto a parlarne, noi ci siamo.» gli assicurò Anthony, che non aveva mai alzato la voce, e poi ci fu un fruscio che indicava che si stesse mettendo comodo per dormire.

A Terry stava tornando la voglia di piangere: era incredibile che i suoi amici fossero ancora tutti lì, forse anche Michael, e che non se la fossero presa con lui, o almeno non abbastanza da mollarlo.

Si portò le mani alla fronte e prese un respiro tremolante.

«I-io…» cominciò in un balbettio, e poi si schiarì la gola.

Non poteva dirlo, non poteva, non a tutti, non a loro specialmente, non con Michael sveglio ad ascoltare, non l’avrebbe mai detto, non c’era niente da dire… «Oddio.» gemette, premendosi le mani sugli occhi, «Non posso dirlo.»

«Non fa niente.» disse Anthony in tono confortante.

«E lo so che siete tutti svegli.» aggiunse lui debolmente.

«Non sono sveglio.» ribatté Kevin dal proprio letto, «Questa è la segreteria telefonica.»

Questo accese l’interesse babbano di Burt, che si tradì subito: «E cos’è una segrete… Oh, accidenti.»

«Non posso dormire se parlate.» fece presente Michael, in tono offeso ma poco credibile.

Una lucetta apparve tra le coperte del letto più lontano e un attimo dopo si accesero anche le altre quattro candele accanto ai letti dei suoi amici.

«Mi dispiace.» sussurrò Terry. Poi gettò via la coperta e annunciò: «Ho la nausea.»

«Oh, merda, lo sapevo, stai morendo?»

«Burt!» sbottò Kevin con una mezza risata.

«Non sto morendo. Ho solo la nausea.»

«Di nuovo?» domandò allora Kevin, ancora leggermente ilare.

«Indigestione.»

«Di nuovo?» ripeté lui, stavolta in tono scettico.

«Non l’ho mai curata.»

«Io lo so cos’hai.» ribatté Burt in tono certo, «Sei anorresico

Terry, preso di sorpresa, non riuscì a farne altro che scoppiare a ridere.

«Ma come ti viene in mente?» si chiese Anthony, sconvolto.

Kevin lanciò una scarpa che Burt parò con una mano: «Beh, immagino dalla reazione di essermi sbagliato.»

«Tu dici?» sghignazzò Terry, poi notò che anche Michael si era voltato a guardarlo e la risata gli morì in gola. La nausea però gli era fortunatamente già passata. «Dormiamo e basta.» tentò.

Tutti mugugnarono un assenso poco sentito.

«E si dice anoressico.»

 

«Ti ho chiesto di uscire perché dobbiamo parlare.» annunciò Terry, guardando i primi germogli primaverili fuori dalla finestra invece che la faccia di Susan.

«Ha qualcosa a che vedere col motivo per cui sei sempre triste, eviti tutti e sei sempre all’erta come se un Mangiamorte dovesse spuntare dal muro?»

Terry quasi sorrise, «No, è a proposito di noi due. Beh, anche di quello.»

«Mi vuoi lasciare.» disse lei, poggiandogli una mano sulla spalla, «Va bene, non c’era bisogno di essere così nervoso! Tanto non si può dire che fossimo proprio una tipica coppia… Siamo usciti poco e in ogni caso…»

«In ogni caso?» chiese lui, voltandosi finalmente a guardarla, sollevato.

«Beh, non si può dire che tu volessi proprio saltarmi addosso, era chiaro che non ti piacevo.» concluse lei, arrossendo graziosamente, «Non importa, davvero, è molto meglio se restiamo amici.»

«Non è che non mi piaccia tu… Cioè, non è che ci sia qualcosa che non va in te, è che ho troppi pensieri per la testa…» borbottò lui.

«Lo so!» si affrettò a dire lei, «Non voleva essere un rimprovero… E poi anche Sally-Anne diceva che eri molto… gentiluomo.»

Terry fu sul punto di ridere a quella definizione: «Quello è Anthony. Ne hai parlato con lei? Di noi?»

«Beh, tra ragazze si parla di questo genere di cose.»

«Anche tra ragazzi, suppongo.»

«Supponi?» ripeté lei divertita. «Sally è di nuovo abbastanza contro di te, comunque. È interessante il modo ipocrita in cui odia Anthony perché se la prende con lei quando lei ti maltratta, ma poi parla in modo poco carino di te quando secondo lei mi maltratti, agendo esattamente come farebbe lui.»

«Non ha esattamente detto gentiluomo, vero?» sghignazzò Terry.

Susan scosse la testa, «Per prima cosa ha decretato che dovevi per forza essere gay, poi…»

Scherzavano sempre su tutto, lui e Susan, e per questo lei non poteva che sentirsi tranquilla nel dirgli questo, sempre in tono giocoso. Ma la sua faccia doveva dire tutt’altro, perché la ragazza s’irrigidì.

«Oh.»

«Oh cosa? Niente “oh”! Sono solo sorpreso! Non sono gay

Si guardò attorno, preoccupato, e sentì il proprio cuore cadere di schianto a terra: Buggin, l’Hufflepuff bullo all’ultimo anno, stava giusto passando con in mano dolciumi che doveva aver rubato a qualche studente più piccolo. Era già una fortuna che non fosse la sorella, quella aveva la fama di pettegola delle pettegole, peggio di Kevin, ma questo non lo consolava molto.

«Certo che non sei gay, sei una ragazza.» disse serenamente Buggin, dandogli uno spintone mentre passava.

«Ehi!» protestò Susan.

«Non metterti in mezzo o ti lancio fuori.» sibilò il ragazzo più grande senza fermarsi.

«Susan, lascia stare.» mormorò Terry, aggiustandosi la divisa a testa bassa.

Lei lo guardò scandalizzata, «Lo lasci andare via così?»

«Io non sono Megan Jones, nel caso tu non l’abbia notato. E mettersi a litigare con lui in ogni caso non risolve niente.» rispose lui, «Non è la prima volta che mi dà della donna, eh, non so in base a cosa.»

Il che aveva qualcosa d’ironico, secondo lui.

«Forse perché sei così… esile.» suggerì Susan.

«Non c’è bisogno che adesso tu ti metta ad elencare tutto ciò che mi rende meno virile.» fece presente Terry severamente.

Susan sbuffò una mezza risata: «In ogni caso essere gay non vuol dire meno essere virile, tanto per. Chi ti piace non ti rende diverso, non ti comporti da donna solo perché ti piace un uomo.»

«Sì, ma io non sono gay.» ribadì lui, abbastanza allarmato da farle inarcare le sopracciglia.

«Non ho detto che lo sei tu, mi riallacciavo al discorso di prima. Anche se la cosa ti spaventa un po’ troppo per non essere sospetta.»

Terry la guardò a bocca aperta e lei sospirò.

«E io che pensavo che non capitasse nella vita reale…»

«Cosa?» domandò lui, inquieto.

«Un primo fidanzato che… Lascia stare. Senti, qualunque cosa sia puoi parlarne con me, se non te la senti di parlarne con i tuoi amici.»

Terry si passò una mano tra i capelli e fissò il muro, sentendo lo sguardo di Susan su di sé: «Giuri che non parlerai con nessuno di quello che ti sto per dire?»

«Giuro.» promise lei subito con una mano sul cuore.

«Conosci qualcuno che sia gay

Susan parve sorpresa dalla domanda: «Qui a scuola no… Oh, però uno dei miei zii lo era, e credo che il fratello di Sally-Anne sia bisessuale. Credo.»

«Il fratello di Sally-Anne?» ripeté Terry sbalordito.

«Sì.»

«E tuo zio sta con un uomo?»

«No. Mio zio si era sposato con un’amica perché lei era rimasta incinta e volevano dare una parvenza di rispettabilità alla cosa… Sai, erano altri tempi. Però era gay e aveva avuto un ragazzo o due, o così diceva zia Amelia.»

«E adesso è sempre sposato?» domandò Terry. L’idea che un uomo gay potesse avere moglie e figli non l’aveva mai sfiorato, ma era un po’ consolante. Se mai lui fosse stato… ma non lo era, avrebbe comunque potuto avere una parvenza di normalità. «È felice anche così?»

«È morto, adesso. L’hanno ucciso.» tagliò corto lei, «Ma comunque non dicevo che quello era un esempio da seguire, era una situazione estrema e in ogni caso lui riconosceva di essere gay e stava con uomini… era solo un favore, grande, a un’amica. Ma dovresti prendere esempio dal fratello di Sally-Anne invece, lui non si mette problemi quando qualcuno gli piace, lo dice e basta.»

«Anche se sono uomini?» domandò lui, interessato a questo sviluppo.

«Non ne sono sicura, bisognerebbe chiedere a Sally-Anne…»

«Non posso dire a Sally-Anne che ho dubbi.» fece presente lui, incupendosi. «Non posso rischiare che questa storia si sparga.»

«Allora hai dubbi.» fu tutto ciò che disse lei e Terry sobbalzò. «Stai calmo! Non lo dirò a nessuno! Però penso che parlarne con Sally-Anne potrebbe aiutarti. O con me, se vuoi.»

«Io non lo so se sono quella cosa.» dichiarò lui di punto in bianco, «So che c’è una persona, un maschio, che mi fa sentire come se mi piacesse. So che se fosse una donna lo sposerei, ma non è una donna. E ho paura di quello che succederebbe se lo dicessi ai miei amici, dividiamo una camera, non è così semplice.»

«Questa persona ti piace anche fisicamente? Vorresti mai, non so, baciarlo?» domandò lei.

Terry restò in silenzio.

«E sei sicuro di essere confuso? Forse non vuoi solo accettarlo. Voglio dire, non hai ancora risposto di no e non dici neanche quella parola…» proseguì lei.

Terry si mise a camminare, «Come faccio ad accettare una cosa del genere? Non avrò mai una vita normale! Una vita facile! Non avrò mai una moglie e dei figli, dovrò dare spiegazioni alla gente, dovrò trovare persone come me, dovrò dirlo ai miei amici e alla mia famiglia…»

«Cos’è normale, Terry?» domandò lei, «Li hai visti Megan e Wayne? Sono normali, loro? Solo perché uno è maschio e l’altra è femmina non vuol dire che sia per forza normale. E “facile”? Vedi Michael e Georgia? Tu non hai idea dei casini che hanno passato pur essendo maschio e femmina! E poi a chi devi rendere conto della tua vita se non a te? Perché dovresti reprimere te stesso per piacere ad altre persone che invece stanno vivendo come vogliono loro? So che tutti pensiamo di essere figure vitali nelle vite degli altri, ma ti assicuro che nessuno ne morirà e che la gente non ti indicherà per strada! Di questi tempi è peggio essere figlio di babbani, nessuno bada a chi è gay e a chi non lo è, almeno tra maghi!»

Terry si era fermato e la fissava sorpreso dall’impeto di rabbia. «Perché tu ti scaldi tanto?»

«Perché ci tengo a te.» rispose lei seccamente, «E i tuoi amici sono preoccupati. E perché tu lasci che Buggin faccia quello che vuole. E perché se non la pianti di evitare Michael Corner quel povero ragazzo si lancerà dalla torre di Astronomia.»

«Eh?»

«Michael Corner è venuto a parlare con me, pensa l’umiliazione. E ogni volta che vai via prima a pranzo o a cena i tuoi amici sono tutti di cattivo umore. Kevin non fa neanche il bis.»

«Kevin non fa il bis

 «Non ti dico di andare a dir loro che sei gay, specialmente se tu non sei sicuro di esserlo, ma potresti almeno inventarti qualcosa con loro.»

Terry annuì.

 

Nel momento in cui decise di non evitare più Michael, ovviamente non lo trovò più da nessuna parte. Alla fine riuscì a beccarlo quasi da solo il primo aprile, in un corridoio del settimo piano. Sentì la sua risata e avvicinandosi vide passare un ragazzo vestito da banana gigante.

«Ciao, Terry.»

«Ciao, Kevin.»

Terry proseguì ed entrò nell’aula da cui l’amico era uscito. Michael stava ripulendo alcuni coriandoli da terra. Lui decise di non chiedere niente.

Quando Michael alzò lo sguardo e lo vide tornò subito a guardare a terra. Terry si sedette su un banco e pensò che la parola “disagio” aveva acquistato tutto un nuovo senso nella sua mente.

«Così…» cominciò Terry e Michael smise subito di pulire e lo guardò sorpreso, «Perché pulisci?»

«Perché vorrei evitare di passarci io e prendermi un’altra punizione.» rispose lui.

«Tu sei stato in punizione?»

«Ho dimenticato di fare i compiti di Incantesimi per tre volte.»

«Ma tu ami Incantesimi!»

«Avevo la mente da un’altra parte.»

Il tono era accusatorio e Terry annuì debolmente. Alla fine saltò giù dal banco e lo raggiunse.

«Michael, mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto.»

«Cosa diavolo ti sta succedendo, Terry?» sbottò lui, poggiando la bacchetta sul banco. 

«Io… io non posso dirtelo. Però da adesso la smetterò di comportarmi da idiota, te lo giuro.» disse Terry velocemente, «Ti dirò cos’è, solo non adesso, non mi sento di farlo adesso… È una cosa troppo grande!»

Michael fece una smorfia: «Questo l’avevamo intuito tutti, grazie. Non fa niente se non mi dici cos’è, però vorrei capire se c’entro io, perché è con me che ce l’avevi più di tutti.»

Terry prese un respiro profondo, cercando di decidere cosa rispondere. «Me la sono presa soprattutto con te perché tu sei la persona più vicina a me quando ho problemi.»

«Più vicina di Anthony e Kevin?» domandò Michael, scettico.

«Mille volte più di loro.»

«Più vicina di Susan?»

«Soprattutto di lei.»

Michael sembrò pensarci su un momento, poi abbozzò un sorriso, «E adesso la pianterai e ti rimetterai anche a mangiare come un essere umano e fare cose pazze tipo dormire la notte? E smetterai di sparire?»

«Certo che sì!» annuì lui, speranzoso.

«Ma dov’è che ti nascondevi? No, sai una cosa, non mi interessa. Sono solo contento di riaverti qui, amico.» disse Michael, dandogli una pacca sulla spalla, «Mi sei mancato.»

Terry pregò con tutto se stesso di non stare arrossendo e quasi ringraziò il fato quando Buggin li interruppe, affacciandosi alla porta.

«Prendetevi una camera da letto, finocchi.»

Giunse una risatina femminile e anche Michael vi si unì.

«Due ragazzi parlano e sono finocchi? Non avrai la coda di paglia, Buggin?» commentò a cuor leggero.

Terry neanche lo ascoltò, prendendo la bacchetta e lanciandogli una fattura che Buggin evitò per un pelo.

«Terry!» esclamò Michael, incredulo.

«Hansel!» strillò la voce femminile, che era quella di Greta Buggin.

«Adesso ti polverizzo, checca.» disse Buggin con disprezzo, avendo capito il suo punto debole e facendo qualche passo verso di lui.

«E se evitassimo, invece?» propose Michael, che stava andando al fianco di Terry e ora aveva la bacchetta in mano.

«Rimangia quello che hai detto.» lo sfidò Terry, furioso, cominciando a fare qualche passo di lato verso la montagna umana di sesso femminile presente. Perché doveva chiamarlo così proprio davanti a Michael? E se Michael avesse capito?

Si ritrovò a terra con la mano premuta sul viso prima di rendersene conto, e capì solo dopo qualche secondo che Greta doveva avergli dato un pugno. Poi una sedia volò davanti al suo campo visivo e si schiantò contro la schiena di Buggin, riportando il silenzio.

«Lascia che ti spieghi una cosa, piccolo purosangue viziato.» disse la voce di Kevin e Terry lo cercò con gli occhi. Era difficile vederlo perché era caduto quasi sotto un banco, ma l’amico era lì, con un’altra sedia in mano e un’espressione che Terry non gli aveva mai, mai visto o immaginato che potesse possedere. «Tu sei cresciuto giocando con le scope, io sono cresciuto tra i babbani, pestando la gente con le mie sole mani, e non mi serve la bacchetta per ficcarti questa sedia intera su per il culo. Quindi tu adesso prendi la tua deliziosa sorella e te la batti di qui prima che decida di farti vedere cosa sanno fare i nati-babbani quando gli girano le scatole.»

Buggin si accorse evidentemente sia del fatto di essere in inferiorità numerica sia del fatto che Kevin non stesse scherzando - e sinceramente Terry stesso ne era un po’ spaventato - così prese davvero sua sorella e se la diede a gambe, non prima di un altro sguardo pieno di minacce a Terry. Michael lo aiutò a rimettersi in piedi, trattenendolo per un braccio.

«Ti verrà un occhio nero.» mormorò, lanciando un’occhiata all’altro Ravenclaw che stava mettendo la sedia a posto.

«Andiamo in infermeria.» suggerì Kevin, tornato scanzonato come al solito. Nessuna traccia del momento da teppista di strada di poco prima, e Michael e Terry si scambiarono un’occhiata.

 

Due ore dopo Terry, disperato e in fuga dalle premure degli amici, specialmente quelle di Michael che quando gli aveva sfiorato il sopracciglio colpito gli aveva dato i brividi, raggiunse l’aula di musica dove ormai gli Hufflepuff si ritrovavano spesso, e andò spedito da Sally-Anne che era seduta per conto proprio e guardava Stephen provare qualche accordo di chitarra.

«Ciao.» disse e si sedette accanto a lei.

La strega gli rivolse un’occhiata scettica, «Ciao?»

«Tuo fratello è gay

Gli occhi di Sally-Anne si spalancarono e lei gli concesse la sua completa attenzione: «Cosa?»

«Ho un amico…» borbottò Terry, consapevole di avere il fiatone e del fatto che “ho un amico” fosse un modo abusato e scontato di dire “io”, «che ha dubbi, e Susan mi ha detto che tuo fratello è probabilmente bisessuale e mi chiedevo se l’ha sempre saputo o se è possibile essere bisessuali per una persona sola o se magari gli piacciono solo i ragazzi o cose simili…»

«Sei gay?» squittì lei, «Oh, Morgana, potresti essere il mio migliore amico gay!»

«Ssshhht!» fece lui, tappandole la bocca e poi guardandola senza capire.

«Chi è gay?» domandò Megan Jones, facendolo trasalire e sedendosi alle sue spalle, «Tu? Lo sapevo.»

«Spero proprio di no, o Susan la prenderebbe male.» commentò Stebbins allegramente.

Questo perché ovviamente Sally-Anne aveva scelto di parlare a voce ridicolamente alta in un momento di silenzio, l’unico della serata probabilmente, considerato quanto Stebbins e Megan Jones stessero starnazzando fino a poco prima e che Stephen stava invece provando a suonare. Gli altri tre presenti - Georgia, Susan e Hopkins – si scambiarono un’occhiata, e poi tutti fissarono Susan, che si voltò verso la parete opposta con finta aria pensosa.

«Ci siamo lasciati.» disse Terry per cavarla dall’impiccio, cupo come non mai.

«Sì?» domandò Stephen, illuminandosi.

«E io non sono gay, sto chiedendo per un mio amico e non posso dirvi chi.»

«Chi è?» domandò Megan Jones, prevedibile.

«Wow, Megan, dovresti specializzarti in interrogatori, la tua tecnica è molto raffinata.» commentò Hopkins. Megan gli diede un calcio senza neanche alzarsi in piedi prima.

«Anche se fossi tu non ci sarebbe problema.» fece presente Stebbins, poi si indicò: «Io ti piaccio? Questo è un buon modo per capire se sei gay, se apprezzi la mia bellezza… No, aspetta, io piaccio a tutti.»

«Mike, tesoro, sta zitto.» disse Georgia bonariamente.

«Io non sono…» cominciò Terry stancamente. Poi si chiese perché si disturbasse a negare, visto che ovviamente nessuno lo prendeva in considerazione e Sally-Anne sembrava felice come se avesse appena ricevuto un regalo, «Cosa vuoi dire con “migliore amico gay”?»

«Oh, uno con cui posso fare shopping!»

«A me non piace fare shopping.»

Sally-Anne fece una smorfia, «Allora forse sei bisessuale.»

Tutti scoppiarono a ridere e Georgia si sbatté una mano sulla fronte.

 «Il tuo metodo è precisissimo, complimenti perché non generalizzi mai.» commentò Stephen.

«Questo spiegherebbe perché non mi hai mai messo le mani addosso.» continuò Sally imperterrita, «Quando uscivamo, dico.»

«Magari non gli piacevi tu.» la stuzzicò Megan Jones.

«Impossibile. Ah, quindi tu non sei uscito con me solo perché ero la più bella della scuola!» cominciò lei.

«Autoproclamatasi.» aggiunse sempre Megan Jones.

«… ma perché volevi dimostrare a te stesso che uscendo con la più bella della scuola eri etero come gli altri! E questo è stupido, perché è ovvio che io piaccia anche ai gay

«Ovvio.» ripeté Hopkins a bassa voce con aria esasperata.

«Tornando al punto…» mormorò Terry, terrificato, «Non parlerete con nessuno di tutto questo, vero?»

«Sono bravi a tenere segreti quando li sa tutto il gruppo.» lo rassicurò Susan, «Che è successo, comunque? Credevo non volessi parlarne con nessuno e ora sei qui… e sei tutto rosso e stravolto.»

«Un casino.» rispose lui seccamente, «A parte che ho fatto quasi a botte con Buggin…»

«Vuoi che te lo sistemi?» domandò Megan Jones, colpendo il palmo della mano destra col pugno sinistro.

«La Buggin femmina.» terminò lui avvilito.

Stephen abbassò la testa e Terry ebbe l’impressione che stesse ridendo.

«Dimentico sempre che l’altra Buggin è una femmina.» commentò Sally-Anne.

«Vuoi che te la sistemi?» offrì Megan Jones di nuovo.

«No, grazie, in ogni caso Hansel Buggin mi ha sfottuto chiamandomi finocchio davanti al ragazzo che…» Terry s’interruppe e sgranò gli occhi.

«Che ti piace?» indagò Sally-Anne gioiosamente.

Terry non poteva credere a ciò che aveva quasi detto e si limitò a guardarla senza trovare più parole.

«Hai provato a dire al ragazzo in questione che ti piace?» domandò Georgia gentilmente.

«È un ragazzo! Come può piacermi?» protestò Terry istericamente, «Tutto questo è sbagliato, lasciamo perdere»

«Sai, io penso…» disse Stebbins, sedendosi a terra e incrociando le gambe, «Che c’è a chi piace la carne, a chi il pesce e a chi entrambi. Ora, magari a te piace solo la carne, però puoi trovare quei bastoncini di pesce che ti prendono, e allora ti piace un tipo di pesce, uno solo. Oppure può succedere che assaggi il bastoncino e capisci che il pesce ti piace molto più della carne e invece la carne non ti è mai piaciuta davvero, o che ti piacciono entrambi. In ogni caso uno non deve aver paura di mangiare ciò che gli piace, anche se ai propri amici invece attira solo la carne. O se i propri amici sono pesci che mangiano solo carne. Perché se sono amici lo resteranno a prescindere. E nessun carnivoro dovrebbe sfottere un… pescivoro e viceversa, perché ognuno ha i suoi gusti. Se per caso anche al tuo bastoncino di pesce piace il pesce, il tuo pesce, poi, allora è tutto perfetto e puoi stare con lui.»

«Che… diavolo di analogia era?» domandò Megan Jones, basita.

«Mi sono persa.» ammise Georgia.

«Non vuole sentir dire ragazzo e ragazza, ho usato altre parole!» si difese Stebbins.

«Ero quasi sicura che fossi sul punto di sforare nel volgarissimo.» commentò Sally-Anne.

«Come faccio a capire se mi piace solo la carne o solo il pesce o entrambi? In questo momento tutto ciò che vedo è quel bastoncino di pesce…» disse Terry, sentendosi di nuovo arrossire.

«Facciamola semplice, per quanto volgare...» cominciò Megan Jones.

«Oh no.» gemette Hopkins. 

«Lì sotto ti si sveglia qualcosa quando baci Susan o una qualsiasi ragazza?» proseguì lei, senza un minimo di imbarazzo.

«Poteva dirla peggio.» commentò Stephen a mezza voce.

«Infatti.» convenne Hopkins, visibilmente sollevato.

Terry scosse subito la testa: «No, coi baci no. Ma forse è perché sono solo baci innocenti, no?»

«Oh, Terry, Terry, Terry…» cominciò Stebbins in tono comprensivo.

«Neanche quando baciavi me?» domandò Sally-Anne, «Perché se la risposta è no sei definitivamente un patito del Ma devo continuare con l’analogia del pesce?»

«Ma sono solo baci!» si lamentò lui, «Non si può dire!»

«Dipende…» cominciò Stebbins, «Ammetto candidamente che io e la maggior parte dei miei amici possiamo eccitarci solo al pensiero di quello che ci aspetta con le nostre ragazze.»

«Grazie, avevo veramente bisogno di saperlo.» disse Susan debolmente.

Terry guardò Sally-Anne con aria disperata e lei sbuffò, improvvisamente molto seccata.

«Adesso ti faccio provare una cosa. Stephen, vieni qui, è il tuo giorno fortunato.» chiamò, e Stephen si avvicinò con cautela. Lei prese una mano a entrambi e se le poggiò sul seno.

«Sally-Anne!» protestò Stephen, diventando rosso come un mattone.

Susan e Stebbins spalancarono la bocca.

«Ma!» tentò di dire Terry, allibito.

«Tenetele qui e pensate al sesso. Con me.» disse lei mentre Megan Jones rideva sonoramente.

Lei contò fino a cinque, poi chiese: «Sentite niente?»

«Questa non me l’aspettavo.» commentò Hopkins in tono tranquillo, mentre la fidanzata continuava a ridere.

«Sentire?» ripeté Stephen, che era sconvolto.

Sally-Anne puntò il suo sguardo in basso, al cavallo dei suoi pantaloni, e poi lo guardò di nuovo negli occhi.

«Considerato che sei quello con più esperienza non dovrei spiegartelo io…»

«Ah! Sì, certo!»

«Io… no?» esitò Terry. «È come se ti tenessi per mano.»

«Terry, sei per il pesce.» decretò Stebbins e Sally-Anne fece un passo indietro liberandosi di loro.

«Merda.» fu il sentito commento di Terry.

Stephen si fissò la mano.

 «In ogni caso non so se Michael Corner ricambi o meno, ma non dovresti trovarlo così indecente.» commentò Hopkins. «Non che questo fosse il metodo più razionale per decidere se sei gay o meno, ovviamente, ma già il fatto che tu ti sia convinto così facilmente…»

Terry quasi soffocò: «Cos… che…»

«È abbastanza palese se uno ci pensa.» disse lui, «Se uno sa quello che hai detto fin’ora, almeno. E Michael Corner potrebbe anche ricambiare, non lo so, ma avete sicuramente un rapporto particolare tra voi, magari lui non è gay ma è solo Terry-centrico, ma di sicuro qualcosa è. Tu ti sei mai interessato a un altro ragazzo o solo a lui?»

«Solo a lui…» sussurrò Terry, guardando il tizio che conosceva solo per via dei continui racconti di Susan e che ora stava parlando della sua vita come se fosse un libro aperto. L’aveva sempre descritto come molto bravo ad osservare la gente, e sembrava fosse proprio così.

«Forse sei Michael-centrico.» suggerì Susan, «E forse un giorno ti piacerà qualche altro ragazzo, ma non c’è nulla di cui vergognarsi.»

«Dev’essere il nome Michael.» commentò Stebbins.

Stephen si stava ancora guardando la mano.

«Ma voi risolvete sempre tutto assieme? Rendete sempre tutto pubblico?»  mormorò Terry, non sapendo se sentirsi umiliato, arrabbiato o solo scioccato.

«Pubblico solo tra noi.» precisò Hopkins, «E a quanto pare sì, la cosa è diventata routine.»

«Perché siamo Hufflepuff.» disse Megan Jones, «Il covo degli “strani ma uniti in modo inquietante e morboso”.»

Sally-Anne annuì con rassegnazione: «Io avevo deciso di vivere per conto mio, ma ormai ho capito che è più facile condividere con loro. Se non altro non ti fanno mai sentire strano, appunto, o sbagliato, perché se siamo tutti strani diventa la normalità. Immagino.»

«“Siamo così strani che siamo normali”…» mormorò Terry, «Questa va con quella di Anthony, “Ravenclaw: sembra che ne sappiamo a prescindere”.»

Megan Jones ghignò per qualche oscura ragione e Sally-Anne gli diede qualche pacca sulla spalla, stranamente rassicurante. «Vieni qui, ascolta.»

Lui la seguì mestamente, lasciando gli altri a parlare del fatto che gli Hufflepuff prendesse i resti delle altre case ma in ogni caso fosse il posto migliore, e si sedette di nuovo accanto a lei.

«Tu mi hai chiesto di mio fratello, e ammetto di averglielo chiesto anche io una volta, se fosse gay o magari bisessuale. Lui si è messo a ridere e mi ha detto che sarebbe stato più semplice se lo fosse stato, perché le donne non lo prendono mai troppo sul serio, credono che sia solo un gay che scherza.»

Terry la guardò perplesso.

«Vedi, mio fratello è quel tipo di persona che se pensa che il trucco sulle ciglia gli faccia risaltare gli occhi lo mette. Se pensa che appendere monetine alla sua veste per far rumore è divertente, lo fa. Se pensa che un giorno uscire vestito in giacca e cravatta sia l’ideale, lo fa. E non è che da questo dipendano le sue scelte in campo sessuale, o non è che si senta una donna, non è per questo che a volte impazzisce per il rosa, o per i peluche. Lui è un uomo, gli piacciono le donne e si sente un uomo. Se tu sei gay non significa che dovrai andartene in giro vestito di pailette.»

«Cosa sono?» si stranì Terry.

Sally-Anne fece una faccia strana: «Qualcosa con cui impari a convivere se sei sorella di mio fratello. Intendo dire brillantini. O un boa di piume. Se ti piacciono gli uomini…»

«O il pesce.» suggerì lui, vagamente divertito.

«O sei pescivendolo.» convenne lei con un sorrisetto, «… cosa probabile perché capisco se baciare Susan non ti ha dato niente, ma baciare me? Me? E poi andare con me in seconda base? Termine babbano che mi ha insegnato Megan, intendo quello che è successo poco fa. E tutte le ragazze con cui sei uscito? In ogni caso, se lo sei, non ci si aspetta che tu ti comporti in modo diverso. Lo so che ho detto che come migliore amico gay dovevi amare lo shopping, ma quella era solo una speranza, sai, un cliché, purtroppo tu sei inutile da quel punto di vista. Accetta ciò che sei e continua così, il fatto che tu sia gay o meno è irrilevante, ma sei tu il primo a doverlo pensare, non devi sforzarti così tanto uscendo con le ragazze.»

«Stavo provando a vedere-»

«Stavi provando a negare a te stesso qualcosa che già sai, e magari all’inizio era una cosa inconsapevole, uscivi con le ragazze perché ci si aspettava che tu lo facessi, e hai cominciato prestissimo forse perché dentro di te sapevi già che non ti interessavano. Ora però credo che tu sappia cosa stai facendo, a giudicare dal tuo aspetto tremendo.» Sally-Anne gli scostò i capelli dalla fronte con delicatezza.

Terry sentì di essere sul punto di piangere come un bambino, ma al tempo stesso lo confortava un po’ sentire queste parole e la solidarietà degli altri, che continuavano a dire sciocchezze per non intromettersi tra loro due.

«Ma i miei amici? La mia famiglia?»

«Questo è qualcosa che devi scoprire tu, caro. Parla con loro quando ti sentirai pronto, quando hai capito esattamente cosa vuoi.» suggerì Sally-Anne, «Puoi anche dire che ti ho lasciato palparmi il seno.»

Terry rise, a dispetto delle lacrime che gli premevano gli occhi: «La più grande dimostrazione di omosessualità di sempre. Guarda che c’è la possibilità che un ragazzo non si ecciti subito solo per una palpatina.»

«Per una palpatina a me? Ma stai scherzando?» sbottò lei, «E in ogni caso lì il punto era che non ti sei opposto al fatto che io abbia deciso che eri gay solo per questo. Dalla tua faccia sembrava non aspettassi altro. Neanche io sono così pazza da decidere che uno è davvero omosessuale solo perché non gli piaccio io, ma come ti comporti, ciò che hai detto, la tua espressione…»

«Ci ho provato davvero così tanto» mormorò lui; Sally-Anne gli strinse una mano.

 

Terry cercò di comportarsi in modo normale per il resto della settimana e, a onor del vero, gli Hufflepuff lo trattavano come se non fosse accaduto nulla. Solo Sally-Anne era un po’ più gentile, perché “almeno tu non volevi sfruttare il fatto che sono bellissima solo per fare il porco” e Stephen sorrideva di più, ma secondo Georgia era di buon umore con tutti, perciò non doveva essere legato alla sua confessione.

Alla fine si ritrovò in camera con Kevin, da solo, perché nessuno dei due aveva bisogno di studiare, il primo avendo dato il massimo nelle settimane precedenti per distrarsi e il secondo perché non lo faceva mai.

Kevin aveva le braccia incrociate dietro la testa e un cappello di paglia sulla faccia, e stava blaterando sul volersi fare i capelli come Lee Jordan e voler imparare a suonare una cosa chiamata bongo.

«Non farlo.» disse Terry debolmente, sedendosi nel proprio letto, «Kev, cos’era quell’attacco di pazzia contro Buggin, l’altro giorno?»

«Come sarebbe a dire cos’era? Ti stavo dando una mano.»

«Ma davvero voi babbani passate l’infanzia a picchiare la gente?»

Per qualche ragione Kevin rise, «Solo quelli fighi come me.»

«Mi ricordi Stebbins ogni tanto…»

«Ci sono un sacco di cose che non sai di me… e io di te, almeno secondo te.»

«Prego?» fece lui, inquieto.

«Tu perché hai lanciato una fattura a Buggin? Tu che lasci sempre correre tutto?»

«Mi ha dato del finocchio.» rispose lui miseramente.

«Ecco.» disse Kevin, «Motivo per cui anche io ho un po’ esagerato, ma non sopporto quell’espressione che ti viene quando stai molto male… e perché ha usato quella parola. Cioè, non perché ti ha dato del finocchio, quello lo sei, ma perché lo ha detto come se fosse una cosa sbagliata. Non mi piace che ti renda la vita difficile, tu sei mio amico. Mia sorella è bisessuale, lo sai? Brittany. Si è fatta molti meno problemi di te», lui lo guardò così sbigottito che Kevin scoppiò a ridere e si mise a sedere: «Dai che lo so da un po’…»

Terry cercò di ribattere e scoprì che gli si era tolto un peso enorme, perché Kevin stava ancora sorridendo imperturbabile e perché lo sapeva da un po’ ma non aveva mai smesso di essergli amico, e poi gli si riempirono gli occhi di lacrime e si coprì il viso con le mani.

«Oh, daai!» rise Kevin, e poi Terry sentì che scendeva dal letto, gli metteva un braccio intorno alle spalle e lo stringeva, «Terry-boy…»

«Non c-chiamarmi così!»

Kevin rise di nuovo, sfregandogli il pugno chiuso sulla testa, «Potevi venire a parlarne con me o con Anthony, ti avremmo dato una mano. Specie io con mia sorella.»

«Sono fottuto…» ribatté lui, cercando di smettere di piangere e scuotendo la testa. L’aveva praticamente detto a Kevin, non era qualcosa che poteva ritrattare o fingere che non fosse successo.

«No, io non sono gay, tranquillo.»

«Non è il momento di scherzare!»

«Perché no?» domandò Kevin, stringendogli il braccio intorno al collo fin quasi a fargli mancare l’aria e appoggiandogli il mento sulla testa, «Non farmi fare la mamma della situazione adesso, ma è tutto okay, non cambia niente!»

Terry si divincolò, «Certo che cambia! Dividiamo una camera, non ti mette a disagio cambiarti davanti a me?»

«No.» rispose lui semplicemente.

In quel momento si aprì la porta e Terry s’immobilizzò come se avesse guardato un basilisco negli occhi. Kevin si buttò in avanti in un triste tentativo di coprirlo col suo corpo, ma poi la forza di gravità lo trascinò giù, ovviamente.

Era Anthony, che si fermò sulla soglia e guardò prima Kevin, perplesso, e poi Terry, che sapeva di avere un aspetto orribile.

«Oh. Torno dopo.»

«No!» lo bloccò Terry.

Kevin rotolò di lato per guardarlo in faccia, sogghignando.

«Che c’è?» domandò Anthony, chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi per porgergli un fazzoletto appena estratto dalla sua tasca, «Cosa ti ha fatto Kevin?»

«Oi!»

«Sono gay.» rispose Terry in un impeto di coraggio e incoscienza completa.

«Visto? Io non c’entro.» concluse Kevin prima di sghignazzare allegramente sul pavimento.

Anthony non batté ciglio: «Okay. È un cappello di paglia quello?»

«Okay?» ripeté Terry, frustrato, «Questa non può essere la tua vera reazione!»

«Ne abbiamo già parlato e abbiamo deciso che se fosse stato vero non ci interessava.» spiegò Anthony tranquillamente.

Terry inorridì e lo afferrò per la camicia: «Chi? Chi ne ha parlato?»

«Io e Kevin.» rispose lui, ancora senza battere ciglio ma parlando più lentamente.

«Non Michael?»

«No. Solo noi due. E Dorian, a dire il vero, che ti ha visto piangere in bagno questo Natale.»

«Perché?» domandò Kevin e poi spalancò gli occhi e si batté una mano sulle labbra: «Noooo… ti piace Michael? Michael Corner?» domandò con lo stesso tono di Lavender Brown.

Terry mugugnò qualcosa e si buttò nel proprio letto con la faccia contro il materasso.

«Michael lo sa? Glielo devi dire? Quando glielo devi dire?» lo assalì Kevin, atterrandogli sulle spalle.

«Lasciami in pace… Michael non dovrà mai, mai saperlo… ora vattene…» disse lui atono.

«Ma non è positivo che non ci interessi? Non è tutto ciò che puoi volere, il fatto che i tuoi amici siano completamente disinvolti sull’argomento tanto da poterci persino scherzare e scommettere sopra?» insistette Anthony in tono incoraggiante.

«Certo che è positivo.» rispose lui, pensando che fosse anche difficile a credersi e che magari gli amici in questione si stavano anche sforzando.

«Merda.» commentò Kevin, «Ti devo un galeone allora.»

Terry si sollevò di scatto: «Avete davvero scommesso su chi avessi una cotta?»

«Anthony ha detto Michael, io avevo detto Anthony stesso.» rispose Kevin. Anthony ebbe la decenza di sembrare imbarazzato.

«Anthony?» ripeté Terry, basito, «Pensavi mi piacesse lui?»

«Una volta che io ho capito che eri gay, perché lui diceva di darti il beneficio del dubbio e aspettare che ce lo dicessi tu, ho pensato fosse lui perché diciamocelo, è un bel pezzo di ragazzo…»

«Sicuro di non essere gay anche tu?»

«E perché è più facile da gestire come fidanzato. Io sarò anche il ragazzo perfetto, ma se uno vuole una vita di coppia normale e noiosa allora sceglie Anthony. Secondo Anthony tu e Michael sareste stati una coppia a prescindere dall’essere gay o meno.»

«Una vita noiosa?» ripeté Anthony inarcando un sopracciglio.

«Non potrei mai vedere Anthony come nulla di diverso da un amico.» precisò Terry, «E tu non saresti mai il mio tipo, tu ti basti da solo come coppia.»

«Perché sono figo per due.»

«Merlino, davvero mi ricordi Stebbins.»

«Semmai Stebbins ti ricorda me

Terry sbuffò e Kevin si tirò su, sedendosi di nuovo sul letto: «Lo sai, mia sorella è davvero bisessuale. E credo anche mia madre a questo punto, non sono sicuro che abbia solo amanti uomini. Mio padre poi è per l’amore libero, cosa dimostrata dal fatto che entrambi si fanno qualunque cosa respiri, sai che mia madre è continuamente incinta? Lei non crede nelle precauz… Non è il punto. In ogni caso credo che tutta la mia famiglia potrebbe darti consigli, se te ne servono, visto che sembri un po’ confuso su tutta la questione gay. Non dico che avrai vita facilissima perché c’è sempre chi è imbecille e si mette problemi, e se mai deciderai di dirlo al resto della scuola non saranno solo gli Slytherin e Buggin a darti il tormento, però non sei tu che ti devi mettere problemi per questo. Tu non sei sbagliato né hai fatto nulla di sbagliato, e di certo non sei fottuto solo perché hai finalmente fatto un po’ di chiarezza con ciò che vuoi e con i tuoi amici. I tuoi veri amici non se ne vanno per stupidaggini simili.»

«Non ti ho mai sentito fare un discorso serio…» mormorò Terry, incredulo.

«Ci sono circa venti domande che vorrei farti.» aggiunse Anthony, «A proposito della tua famiglia, Kev.»

«Fine del momento profondo.» decretò lui, «Dov’è il mio cappello? E sì, era paglia, Anthony.»

«Non lo direte a nessuno, vero?» mormorò ancora Terry.

Anthony scosse la testa, «È una cosa che deciderai tu, questa.»

«Che poi mi devi spiegare come posso non essere il tuo tipo…» commentò Kevin, «Guarda che sono ben fornito.»

«KEVIN PIANTALA!»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un capitolo Terry-centrico, perché la sua era una questione importante, e perché mi diverto a mostrare gli Hufflepuff attraverso gli occhi altrui.

Ribadisco che Sally-Anne non ha davvero deciso che è gay solo perché lui non si è eccitato per un minimo di “seconda base”, ma il punto era il modo in cui lui la guardava pregando che qualcuno lo dicesse per lui e lo convincesse ad ammetterlo. E la visione di Terry “sono virile quindi non-gay” è ovviamente insensata, in quanto la virilità non ha niente a che vedere coi gusti sessuali, ma lui stava cercando di negare a se stesso.

Lo zio di Susan, Edgar, ha sposato la sua amica d’infanzia, e quello non era un modo di dire “anche se sei gay puoi reprimerlo tranquillamente”, sebbene Terry abbia tentato per due secondi di prenderla così.

In generale il mio punto di vista è lo stesso espresso dai personaggi quando erano impegnati a fare i seri.

E sì, Stephen era entusiasta.

 

P. S. Parole della Rowling, i maghi hanno meno problemi con l’omosessualità dei babbani. In compenso quando uno non è figlio di maghi rischia la morte, certo.

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Capitolo 20
*** 19 ***


19

 

Il tempo era scorso tranquillo, tra uscite di coppia (Kevin era un buon indicatore di ciò: “Georgia e Stebbins sono ancora a fare i piccioncini al lago?”, “Megan ha fatto scappare una ragazzina che si è avvicinata a Wayne, troppo divertente quella ragazza!”, “Ma lo sai che Dean Thomas e Ginny Weasley si sono lasciati? Michael ci stava quasi facendo un pensiero di nuovo, sicuro che non vuoi dichiararti a lui?” quest’ultima ovviamente detta a Terry, e: “Credo di aver visto Harry Potter sbavare dietro Ginny Weasley” che era stato accolto da un coro di risa sbeffeggianti da parte dei compagni di dormitorio e degli Hufflepuff), esami di smaterializzazione (Megan non era passata e c’era stata una semi-rissa con Buggin che l’aveva presa in giro per questo. Anche Stephen in ogni caso non c’era riuscito, ma solo perché era terrorizzato all’idea di spezzarsi come Susan. Apparentemente il problema di Megan era invece di non riuscire a concentrarsi per più di due secondi), e la preparazione per gli esami finali che coinvolgeva soprattutto Michael (Ernie e Justin giuravano di averlo trovato a studiare la mattina prestissimo prima delle lezioni, cosa che lui negava sentitamente salvo poi cascare dal sonno in una delle sue innumerevoli classi. Tutti si erano resi conto di non sapere che lavoro avesse intenzione di fare perché a tutti ne rispondeva uno diverso e addirittura mentiva su quali classi stesse seguendo. Quando l’avevano affrontato sull’argomento lui aveva soltanto detto che aveva già un posto sicuro grazie a una sua conoscenza e quando allora gli avevano chiesto quale posto lui aveva risposto “come no” e se n’era andato via ridendo, lasciandoli a chiedersi se fosse il caso di indagare o se rischiassero Azkaban come complici di qualcosa).

Kevin li informò anche che Potter era riuscito a farsi mettere in punizione per l’ultima partita di Quidditch e se Gryffindor avesse perso per più di cento punti Hufflepuff sarebbe stata al secondo posto, quindi Megan non faceva che augurarsi che qualcuno della squadra di Gryffindor seguisse la sorte del capitano o si spezzasse entrambe le braccia; Georgia non tentava neanche più di zittirla, sapendo quanto fosse inutile.

Ovviamente non tutto andava bene.

Terry era il più consapevole di questo, perché pur non avendone fatto parola con nessuno, ogni giorno sceglieva strade diverse pur di non incontrare Buggin. Non voleva rovinarsi l’anno con un duello nei corridoi, né rovinarsi la faccia con un pugno di Buggin, né dare occasione all’altro di mettere in giro altre voci sul suo conto, per cui preferiva una poco gloriosa fuga. Era sicuro che i suoi amici in ogni caso se ne fossero accorti, a giudicare dal modo in cui si offrivano volontari per accompagnarlo ovunque. Sapeva anche che non avrebbe potuto evitarlo per sempre: Buggin non gli aveva perdonato la figuraccia con Kevin.

 

Era il giorno prima della partita Gryffindor-Ravenclaw - e tra le altre cose nessuno sapeva più per chi tifare, tra i nuovi amici a Ravenclaw e Charlotte che era Gryffindor - quando Megan trovò una ragazzina del terzo che piangeva da sola vicino al camino e corse a chiamare Georgia, consapevole di non sapere come aiutare la gente. Georgia, dato che aveva convinto Michael a studiare a un orario decente, aveva del tempo libero ed era in camera a studiare Erbologia, così fu lei ad avvicinarsi alla ragazzina; saltò fuori che il padre era stato attaccato da Dissennatori vaganti qualche giorno prima e che era per pura fortuna se non aveva ricevuto il bacio. Questo rese Georgia distratta e irritabile tutto il giorno perché, dopo aver consolato la ragazzina come poteva, cominciò a preoccuparsi per il fratello che era tutto solo nel mondo esterno e dalla parte “sbagliata”, e soltanto l’arrivo di Michael riuscì a farla sorridere un po’.

«Sai cosa dovremmo fare? Chiamare i Ravenclaw e uscire tutti assieme a prendere un po’ d’aria al lago.» le propose.

Georgia appoggiò la testa contro la sua spalla, seduta accanto a lui, e borbottò: «Non voglio usare il tuo poco tempo libero condividendolo con gli altri. »

Michael ridacchiò, «Alla fine dell’anno non morirò, Georgie. Abbiamo l’estate tutta per noi, e poi dopo un altro anno ci sarà tutta la vita davanti a noi. »

Lei pensò che non poteva saperlo con certezza, ma per fortuna non disse nulla. «Va bene, li vado a chiamare io. »

«Sai la parola d’ordine? »

«No, ma domani c’è la partita, quindi ci sarà di sicuro qualcuno in giro. Altrimenti tenterò di indovinarla. Tu vai e chiama gli altri. »

«Non vuoi che ti accompagni?» aggrottò la fronte lui.

«Penso che riuscirò a farcela, il viaggio non è così lungo. » sorrise lei, dandogli un colpetto sulla fronte. Lui la afferrò di scatto per la vita e la tirò a sé.

«Ma io non so se io riuscirò a reggere così a lungo. » scherzò, e qualcuno fece finta di vomitare accanto a loro. Senza neanche voltarsi lui aggiunse, «Ciao, Meg. »

«Siete nauseanti. »

«Lo sappiamo. » rise Georgia, «Chiami i nostri, Meg? Mike, tu vai da Charlotte. »

«Perché non il contrario? È tua sorella, posso andare io alla torre.» domandò lui, perplesso.

«Perché tu non riusciresti a indovinare la parola d’ordine dei Ravenclaw. » rispose lei innocentemente, e Michael trasalì portandosi una mano al petto.

«Il mio amor proprio! »

Lei gli diede un altro colpetto, si alzò e insieme si avviarono al passaggio, dividendosi alle prime scale.

Terry in quel momento era diretto all’allenamento di Quidditch, Burt l’aveva obbligato, ed era già arrivato al primo piano quando era finito contro il muro. Buggin era lì, con un pacco di patatine in mano e l’aria lievemente seccata, la borsa abbandonata su un davanzale.

«Sei impazzito?» sbottò Terry, altrettanto irritato.

«Mi hai disturbato mentre mangiavo.» si difese Buggin, poggiando il pacchetto di patatine accanto alla borsa. «Mi fai venire la nausea.»

«Beh, sai una cosa? Tu non mi fai un effetto migliore. Si può sapere perché non mi lasci in pace?» esclamò lui, prendendo la bacchetta e sperando di non doverla usare.

«Perché mi annoio, perché sei contro-natura, perché i tuoi amici mi danno sui nervi…»

«Ah, ecco cos’è, hai paura di prendertela con Kevin e con Megan e quindi ti sfoghi con me! » commentò Terry, «E cosa vorrebbe dire “contro-natura”?»

Le sopracciglia rossicce di Buggin si sollevarono più in alto che mai, «Lo sai.»

«Ti ho già detto che non mi piacciono i maschi! » si infuriò lui, arrossendo, «E a te l’ha mai detto nessuno che di solito chi ha tutti questi problemi con questo genere di cose è perché sotto sotto è parte del problema?»

L’Hufflepuff lo guardò perplesso e Terry sospirò tetramente.

«Chi ha tanti problemi con la gente gay è un gay represso, di solito.»

Adesso Buggin aveva capito, e fece un passo avanti, minaccioso. Terry ne fece uno indietro, maledicendosi e cercando di ricordarsi che anche lui era stato nel D.A. e che sapeva come difendersi.

«No-io-so. » commentò una voce squillante. Entrambi si voltarono e videro Georgia, da sola in mezzo al corridoio, ferma e con le braccia incrociate. Quando lei parlò di nuovo lo fece col solito tono basso, «Quanti mesi sono che l’hai preso di mira? Non ti sei ancora stancato? Tanto ogni volta arriva qualcuno che ti ferma.»

«Fuori scuola non mi fermerà nessuno.» ribatté Buggin, poco impressionato.

Lei lo guardò scettica, e Terry spiegò: «Abitiamo nello stesso paese. Perché pensi che non molli l’osso, oltre che per il fatto che è un pazzo?»

Buggin gli diede un semplice spintone con un braccio grosso come una quercia, mandandolo a sbattere contro un’armatura. Georgia non si mosse, non sfiorò neppure la bacchetta.

«Ti spiacerebbe SCAPPARE?» sbottò Terry, massaggiandosi una spalla e chiedendosi quando grave per i professori fosse considerato uno schiantesimo a quel punto.

«Io potrei…» cominciò Georgia, facendo finalmente qualche passo. Solo che era nella direzione sbagliata, verso di loro, e Terry sbarrò gli occhi, cominciando a temere che l’influenza di Megan si fosse fatta sentire di nuovo anche in lei. «Lanciarti fuori dalla finestra.» concluse, sfiorando vistosamente la bacchetta.

Buggin stavolta si girò del tutto verso di lei, con una smorfia malevola, e aprì la bocca. Lei lo anticipò.

«Certo, tu potresti lanciare me fuori dalla finestra, non sono Megan, non sono brava quanto lei. Ma sai quale sarebbe la differenza? Che tu finiresti col dover ripetere l’anno, un altro anno con questa gente che odi e che ti odia. Oppure, se per caso io morissi, finiresti espulso e non troveresti uno straccio di lavoro tra i maghi. Se io ti spingessi, d’altro canto, potrei semplicemente dire che era per legittima difesa.» spiegò con calma, prima di portarsi le mani al viso e scoppiare in falsi, credibilissimi singhiozzi: «Bu-Buggin voleva fare… del male a me e-e Terry… la magia è parti… ta da sé…»

Buggin e Terry la guardarono sconvolti, lei smise con la sceneggiata e tornò calmissima. Georgia non aveva mai avuto un viso considerato “simpatico” a vista, come quello di Hannah, perciò al momento era più altezzosamente gelida di quanto Sally-Anne fosse mai stata, non facendo nulla per ammorbidire le sue parole. Terry ebbe una rapida visione di Charlotte, che al contrario di Georgia non sorrideva spesso e che lui aveva sempre reputato la più inquietante delle due se arrabbiata. Ora non ne era più sicuro.

«Io sono buona. Sono innocente, sono incapace di mentire, sono una perfetta studentessa e non sono un prefetto solo perché non ho mai dato l’impressione di voler controllare gli altri perché seguano le regole, e questo perché non mi sono mai esposta né in bene né in male. Ciò significa che potrei anche ficcarti la bacchetta in un occhio davanti ai professori e loro crederebbero a me. E non solo loro. Quindi parliamo un momento di ciò che hai detto, il tuo desiderio di torturare Terry ora e fuori da Hogwarts.»

Georgia si fermò davanti alla finestra, dove stava poggiata la sua borsa, e gli prese il pacchetto di patatine. «Ora, tu ti sarai reso conto di chi i miei migliori amici e fidanzato siano, vero? C’è Megan, che potrebbe ucciderti solo al mio ordine, c’è Michael Stebbins, che ha più potere di tutta la tua famiglia messa assieme, c’è Sally-Anne Perks, che ha abbastanza denaro da chiedere che tu e la tua famiglia veniate sbattuti fuori dall’Inghilterra, Susan Bones, i cui genitori hanno grande importanza per il Ministero, e inoltre ci sono gli Hopkins, Cornfoot, Goldstein e altri dal sangue preziosamente puro che nessuno, in un’era in cui Tu-Sai-Chi è tornato a uccidere, vorrebbe scontentare. Non ho mai avuto problemi neppure con Draco Malfoy, e scommetto che lo conosci, né con Harry Potter, inoltre ho uno Slytherin che mi deve più di un favore e sarebbe Travers, del tuo anno. E ci sono io, che sono Georgia Runcorn. Hai mai sentito parlare di un certo Runcorn al Ministero? Ce n’è uno soltanto, perciò ti chiedo un favore: quando questa conversazione sarà finita, chiedi ai tuoi genitori di parlarti di lui. Scoprirai che persino se non avessi amici ad Hogwarts non sarei una persona che vorresti nemica.»

Terry si sentì sbiancare, realizzando la rete di amicizie di Georgia, che piaceva letteralmente a tutti, e al potere che ne deriva. Lei si premurò di lanciare la borsa a Buggin, che l’afferrò senza una parola.

«Certo, ti ho sempre lasciato importunarmi per evitare noie, sei sempre stato troppo in basso perché mi preoccupassi della tua esistenza. Ma ora mi irriti, perciò lascia che ti dica cosa succederà. » proseguì lei in tono affabile, «Tu ti dimenticherai non solo di Terry, ma dell’esistenza di qualunque altro studente di Hogwarts. Passerai i tuoi M.A.G.O. e sparirai dalle nostre vite com’è giusto che sia. Oppure… continuerai a darmi sui nervi. A quel punto io farò in modo che tu venga bocciato e, viste le persone che conosco e le loro famiglie, potrò farlo e ti lascerò in questa scuola finché non sarai tu a decidere di mollarla senza M.A.G.O. Fuori da Hogwarts non troverai neppure un lavoro, i soldi dei Perks e l’influenza degli Stebbins e degli altri non te lo permetteranno e finirai col dover lasciare l’Inghilterra. Ma il mio amico Sheldon, un altro purosangue, ha contatti anche all’esterno, e così mio zio, perciò finirai in rovina ovunque andrai, tu, tua sorella e la tua famiglia intera. E io mi impegnerò per il resto della mia splendida vita a rendere la tua un inferno, semplicemente perché posso. E se pensi che il suicidio potrebbe salvarti, Megan saprà sicuramente trovare una maledizione che ti renderà un fantasma e che ti bloccherà qui in questo schifo di mondo per l’eternità. E per sempre, per sempre¸ dovrai soffrire in compagnia di qualche spirito veramente terribile che legheremo a te, tanto perché tu conosca l’inferno non soltanto da vivo. Il Barone Sanguinario fa paura a Peeves, vero?»

Georgia fece una pausa, e poi sorrise nel solito modo tranquillo e affettuoso, piegando leggermente la testa di lato: «E noi non vogliamo che questo accada, vero?»

Buggin infilò la borsa in spalla, passò accanto a Terry, spolverandogli leggermente la spalla con una mano, e poi proseguì per il corridoio, sparendo senza dire una parola. Terry lo guardò andare, a malapena consapevole di avere la bocca spalancata, e poi si voltò lentamente verso Georgia che stava mangiando le patatine.

«Dove devi andare?» gli chiese lei e Terry sobbalzò, «Perché io volevo chiamare voi Ravenclaw per andare insieme al lago. »

«I-io… al campo da Quidditch da Burt. Anthony è in biblioteca a studiare, comunque, e Kevin è con Michael. »

«Ah. Fa niente. » disse lei, facendo spallucce, «Facciamo la strada assieme. »

Terry annuì debolmente, prendendo a camminarle accanto in silenzio. Pensò a diverse domande da farle, e poi si schiarì la gola; Georgia lo guardò con la solita aria serena, come se niente fosse successo.

«Lo sa qualcuno? Che… a volte sei… così?»

Lei batté le ciglia, come chiedendosi a cosa si riferisse, poi sollevò gli occhi al cielo e ci pensò. «Mike. E credo che Megan, pur non sapendolo, lo percepisca. Intendo dire che non mi ha mai apertamente sfidata o minacciata in modo serio come fa con Sally, quindi forse a livello animale sa di avere una avversaria che rispetta. »

«A livello animale…» ripeté Terry a bassa voce, pensando che fosse una spiegazione valida.

«Ma che sia chiaro, io non mi scelgo gli amici in base al loro potere, se fosse così non sarei amica di Kevin, ti pare? E non mi comporto bene solo per avere gli adulti dalla mia parte quando invece mi comporto male. Quelle sono conseguenze, non cause delle mie azioni. Sei comunque pregato di non raccontare a nessuno ciò che è successo, rovinerebbe la mia immagine. Dopotutto sei in debito con me, eh?» gli disse, terminando in tono allegro e facendogli l’occhiolino.

Terry si ritrovò a metà tra l’ammirazione e il terrore.

 

«L’avevo detto io!» urlò due giorni dopo Kevin, irrompendo in mezzo al gruppo di amici seduti sull’erba accanto al lago, finalmente riusciti a trovare un po’ di tempo libero. Tutti si voltarono a guardarlo interrogativamente. «Fonti sicure mi dicono che Potter e la Weasley ora stanno assieme!»

«Beh, ce l’ha fatta allora…» mugugnò Michael Corner con un mezzo sorriso. Terry lo guardò interrogativamente e lui scosse la testa.

«E Ron?» domandò Ernie, sorpreso, «Mi ha sempre dato l’impressione di essere un po’ iperprotettivo con la sorella.»

«Voleva uccidere sia me che Dean Thomas.» convenne Michael Corner.

«Pare che Ron sia contento, o così mi ha detto Charlotte.»

«Charlotte mia sorella?» domandò Georgia, stupita, «Perché lo sai prima di me, allora?»

«Le ho parlato oggi a colazione e tu non c’eri. Mi sono avvicinato al tavolo Gryffindor per salutare un paio di amici lì.»

«Spettegolare.» tradusse Anthony.

«E così lei mi ha raccontato la cosa. Dov’è Stebbins?» domandò Kevin. Ormai per abitudine tutti i Ravenclaw chiamavano Michael “Stebbins” in presenza di Michael Corner, e spesso anche in sua assenza, così come gli Hufflepuff dovevano chiamare per cognome il Ravenclaw in modo da essere più chiari nei loro discorsi.

«Ha detto che andava a studiare.» rispose pigramente Rowan, che stava prendendo il sole accanto a Georgia e Dorian. I due ragazzi si erano fatti amici a forza di passare tempo con la stessa compagna e Kevin ne era molto felice, perché sapeva benissimo che Dorian risentiva della tensione tra lui e Jeremy e che aveva comunque bisogno di qualche altro amico di sesso maschile.

«M.A.G.O.» gli ricordò Stephen alla sua occhiata, «Ora che ci penso…»

«No, sei in pausa oggi.» tagliò corto Susan, «È domenica mattina.»

«Anche Stebbins dovrebbe prendersi una pausa.» sospirò Terry, facendo spazio tra sé e Michael per far sedere Kevin. Michael gli rivolse un’occhiata penetrante e Kevin guardò prima l’uno e poi l’altro per poi andare a buttarsi a terra accanto a Cindy, urtando Jeremy. «Scusa, amico.»

«Niente, compare

Cindy sorrise ad entrambi, «È vero, dovrebbero tutti prendersi una pausa oggi. L’anno prossimo non ci saremo più né io, né Dorian, Jeremy e Stebbins. Sarebbe carino aver speso un po’ di tempo tutti assieme.»

«Mi viene da vomitare.» annunciò Rowan.

«Bello.» commentò subito Sally-Anne in risposta.

«È il pensiero che Mike non sarà qui l’anno prossimo?» domandò Georgia, guardando il cielo.

«Già... Vado a chiamarlo.»

«Ci ho già pensato, ma non è in biblioteca.» lo avvisò Wayne.

«Né nell’aula di musica.» aggiunse Georgia.

«Allora è alla torre.» borbottò Rowan, incamminandosi verso la torre di Astronomia, che era deserta. Salì le scale lentamente, era domenica mattina e non aveva voglia di fare tutti quei gradini, e una volta arrivato cercò di non fare troppo rumore per non distrarre Michael, nel caso si stesse esercitando in qualcosa di pericoloso. Ma Michael era seduto sui mattoni che separavano il pavimento dal vuoto, con le gambe curvate in modo da appoggiarci i gomiti e le mani sul viso, i capelli di nuovo corti un po’ troppo sparpagliati perché fossero voluti così.

Rowan spalancò la bocca per un momento e poi si chiese come avvertirlo della sua presenza senza rischiare di farlo cadere dall’altra parte, o se magari fosse il caso di scendere di nuovo di sotto. Ma non era mai stato un gran pensatore né uno capace di far finta di nulla in una situazione simile, così fece un passo avanti e quello fu abbastanza.

La testa di Michael scattò verso l’alto, una maschera di sorpresa con ancora un’ombra dell’evidente dolore di poco prima, e poi il ragazzo saltò giù dal muretto e gli diede subito le spalle, strofinandosi le mani sul viso. «Ehi, Rowey, che ci fai qui?» domandò in tono assurdamente allegro.

«Sono venuto a chiamarti, tutti ti vogliono al lago.» rispose lui tetramente.

«Okay, un secondo per raccogliere il libro e arrivo.» disse Michael, aggiustandosi i capelli con un paio di colpetti che li resero di nuovo perfetti e che Rowan gli avrebbe invidiato se non fosse stato così terrorizzato.

«Pensi davvero di cavartela così?»

«Eddai, non puoi far finta di niente?» sbuffò Michael, guardandolo supplice e arreso al tempo stesso, «Non è niente.»

Rowan abbozzò un sorriso: «Maestro

«Sono stanco di parlarne sempre a tutti, è sempre lo stesso problema.» borbottò Michael, tornando a sedere. Rowan si avvicinò di qualche passo, scuotendo la testa e facendogli intendere di non aver capito, «Cedric.» specificò lui.

Rowan sentì la gola farsi arida e si limitò a fare un piccolissimo cenno.

Michael alzò gli occhi al cielo e poi fece in modo di girarsi un po’ verso l’esterno per tenere il viso rivolto in un'altra direzione: «È solo che anche se Megan dice che lui sapeva che io sarei finito con Georgia… io continuo a girarmi da lui, sai? Anche dopo che ne ho parlato con voi.»

«A girarti?» ripeté Rowan a bassa voce.

Lui si strinse nelle spalle, a metà tra la risata disperata e il pianto a giudicare dalla voce: «Tutte le volte che mi succede qualcosa di emozionante, tutte le volte che mi sento meravigliosamente con Georgia, e capita spesso, mi viene spontaneo cercarlo con lo sguardo per dirglielo. Mi dispiace, lo so che non dovrei parlarne proprio con te, tu sei un amico fantastico.» aggiunse, voltandosi a guardarlo, «Non voglio che tu ti senta come se non fossi abbastanza…»

«Lo so che non c’entra niente.» lo rassicurò subito Rowan, temendo che Michael si chiudesse di nuovo, «Mi sembra anche normale, il vostro rapporto era speciale e poi io ci sono sempre, lui no.»

Temette di aver detto troppo, ma Michael annuì con gratitudine. «Ecco. Sai perché ho pianto l’ultima volta?»

Rowan fece lentamente segno di no con la testa, perché sapeva che le lacrime di Michael erano rare. Lui impallidiva, quello era sempre stato il suo modo di esprimere paura, dolore e rabbia quando gli altri piangevano.

«A parte oggi, ma una settimana fa ho tolto la collana per controllare che la chiusura non si stesse danneggiando dato che la tengo sempre…» e sfiorò la cordicella che tratteneva l’anello datogli da Georgia, «E ho pensato di mettere l’anello per un momento, tanto per vedere se mi stava. E ho pensato che lui non metterà mai l’anello di nessuno né vedrà me con l’anello. E mi capita per ogni singola cosa a cui mi avvicino per la prima volta da quando è morto. La prima pizza, quest’estate, che mangiava dopo la sua morte, e ho pensato che lui non ne avrebbe più mangiata. È come una fissazione, sai? Ogni volta che tocco qualcosa che non ho toccato da quando è morto so che è la prima volta che lo ri-faccio o che lo faccio in assoluto e so che lui non lo farà mai. E non è neanche la parte peggiore. La parte peggiore è quella che riguarda Monica.»

Rowan si irrigidì; Michael ne parlava sempre come se fosse una persona normale e non sembrava aver nessun problema dato dalla storia della pozione, ma era impossibile che fosse così, era stato usato e praticamente abusato, non poteva essere normale.

«Tralasciando lo schifo di quella situazione… Quando ero con lei non mi faceva male pensare a Cedric. Credo fosse perché in qualche modo il mio cuore sapeva che non era vero nulla di quel sentimento, non nei confronti di Monica almeno, e perciò non stavo male all’idea che lui non ci fosse… O forse era l’euforia innaturale data dalla pozione, che aumentava anche i sentimenti in modo anormale, e allora non avevo proprio modo di stare male… E non hai idea di quanto io mi senta in colpa ma ero sollevato

Rowan lo guardò cautamente: Michael aveva stretto la mascella ed era bianco come il latte.

«Ero sollevato perché finalmente non ci pensavo più, l’avevo lasciato andare e mi stava bene così. L’ho lasciato andare. E non so se odio di più che io l’abbia fatto o che fossi felice di farlo o se odio di più che non mi stia bene che ora che è tutto reale non riesca a godermelo completamente, perché dovrebbe andarmi bene così, dovrei voler stare almeno un po’ male per non dimenticare Cedric, ma al tempo stesso vorrei essere come ero con Monica. Con Georgie, ovviamente, a cui non posso dire nulla di tutto questo perché se lo spiegassi male crederebbe che voglio ancora stare con Monica. E lo so che tutto questo è stupido, Cedric non avrebbe voluto che stessi male e anche piangerne non lo riporterà in vita, so anche che l’unico motivo per cui non odio Monica è quella poca pace che avevo e che non era reale, ma non posso fare a meno di sentire che manca qualcosa. Che manca lui. Una volta ho chiesto a Megan se secondo lei saremmo mai stati meglio di come ora.»

«E lei che ha detto?» domandò Rowan.

«Ha detto di no.» rispose Michael, stavolta con una punta di debolissimo divertimento, «Ha detto che non saremmo mai stati interi.»

Rowan cercò di ricordare come l’aveva vista poco prima, era in piena salute, sorridente e baciata dal sole, e si sentì abbastanza furioso contro di lei per quello che aveva risposto a Michael, che voleva solo sentirsi dire che sarebbe andato tutto bene. Poi si ricordò che Megan non riusciva a capire molto bene come ci si comportava in certe situazioni, lei agiva per istinto ed era molto sincera anche forse per via di quello che era accaduto a sua madre, chi lo sapeva cosa si agitava in profondità dentro quella testolina deviata, e Georgia gli aveva confidato che a volte l’amica si svegliava ancora urlando la notte, ma non parlava mai con nessuno di tutto questo come se ormai fosse qualcosa di normale, proprio come Michael.

«Beh, prima o poi avrai toccato tutto quello che devi toccare su questa terra e non potrai più pensare che lui non lo farà più.» tentò pateticamente. Se non altro questo strappò una risatina all’altro. «E hai già praticamente detto tutto tu, quanto è stupido non voler lasciare andare il dolore perché puoi non dimenticare Cedric anche senza impedirti di goderti la vita, e che Monica era schizzata e quella poca pace è l’unica cosa per cui non la odi, ma io la odio per te, e credo che tu prima o poi raggiungerai quella pace anche con Georgia. Magari ogni tanto penserai ancora a Cedric, ma non credo che sarà così doloroso.»

«E come fai a dirlo?» domandò Michael, suonando soltanto curioso.

«Perché sono passati solo due anni, è normale che tu stia da schifo, ma starai sempre meglio e questo non vuol dire dimenticarlo. È come dire che tu non hai mai amato Sandy solo perché ora non l’ami più. Quello che hai fatto e sentito resta anche se ora non c’è più, non hai bisogno di sentire ancora le stesse cose per renderle vere, credo.»

Lui lo guardò un po’ sperduto e per un momento Rowan si sentì più vecchio di lui. Poi improvvisamente troppo giovane davanti a quella montagna di dolore che non poteva capire davvero ma solo immaginare.

«Tu ci sei sempre stato per me, anche quando stavi male. Quindi lasciami ricambiare il favore, come stavi cercando di fare prima di chiuderti di nuovo e finendo col non dirmi tutte queste cavolo di cose che avresti dovuto raccontarmi subito. Non serve a niente tenertele dentro se poi scoppi, quindi tanto vale venire da me. Io non mi stanco.»

«Potrei anche confidarmi con Dorian.» ribatté Michael, guardando altrove con aria di falsa innocenza.

«Ti butto di sotto.» minacciò Rowan e lui sorrise, balzando in piedi.

«In realtà mi sento meglio ora, grazie. L’averlo detto a qualcuno mi fa sentire un po’ meglio.»

«Parlare fa bene.» approvò lui.

«Quello e anche stare a letto con Georgie, che distrae per bene.» ghignò Michael, sapendo l’effetto che avrebbe causato.

Rowan arrossì, non per timidezza ma perché Georgia era a metà tra una sorella e una bella, bella ragazza che gli si era offerta in modo molto suggestivo a Natale, e si sbatté le mani contro le orecchie: «Lalalalalala

Michael rise e mise le mani in tasca, aspettando che Rowan la smettesse.

Quando lo fece, il più giovane commentò: «Non posso credere che l’anno prossimo non ci sarai più.»
«Pensiamo a finire quest’anno prima, ho la sensazione che non abbia ancora smesso di essere interessante.»

 

Di tutto quello che Michael poteva dire, niente si sarebbe rivelato più tragicamente vero.

Era il ventitré giugno quando Stephen si svegliò di soprassalto, tutti i sensi che gli dicevano che era in pericolo, e un secondo dopo giunse un’esplosione dall’esterno e il pavimento tremò.

Slytherin e Hufflepuff furono quindi i primi a svegliarsi, per via della loro posizione al piano terra e sotto terra, ma soltanto questi ultimi si ritrovarono tutti in sala comune, tra il panico e la curiosità.

«Silenzio! SILENZIO!» urlarono i Prefetti, travolti dalla folla spaventata.

«Ho visto combattere dalla finestra!» esclamò Greta Buggin.

«Chiaro che bisogna chiedere a te per avere notizie.» borbottò Megan.

«Combattere?» ripeterono diverse voci.

Poi si udì un’altra esplosione che fece tremare il pavimento e molti strillarono.

«State fermi qui, io mi affaccio a vedere.» disse Michael, leggermente pallido.

«No!» strillò subito Georgia, che sarebbe andata volentieri, ma da sola in modo che gli altri potessero restare al sicuro.

«Apro soltanto per controllare se dalle finestre del corridoio si vede qualcosa!»

«Apriamo e basta.» disse Ernie, prendendo in mano la situazione.

«Gli altri studenti del settimo possono restare indietro e dare una mano ai più piccoli?» domandò Wayne a voce alta. «Noi diamo un’occhiata fuori.»

«E noi del quinto?» domandò Helen, cercando di rendersi utile.

«Restate tutti indietro.» rispose Susan. Ovviamente Rowan neanche l’ascoltò, già dietro Georgia che nonostante le proteste aveva superato Michael, consapevole di non poter fermare nessuno e volendo capire cosa stesse succedendo.

I più coraggiosi uscirono quindi in corridoio, avvicinandosi alle finestre.

«Io non vedo niente…» mugugnò Megan, cercando di sollevarsi sulle punte. Rowan e Michael, essendo molto più alti, si scambiarono un’occhiata e fecero qualche passo avanti.

«Cindy dice che dalla loro camera le è sembrato di vedere il Marchio Nero.» li avvisò Dorian con voce tremante.

Megan si fece frettolosamente indietro e più di una persona si sentì gelare. Anche dentro la sala comune era calato il silenzio.

Non durò molto, perché sentirono urla farsi più alte e poi un rumore di armature o qualcosa di simile cadere in lontananza. Megan fece un altro passo indietro e Wayne si mise davanti a lei.

Giunse un rumore di passi in corsa e, prima che chiunque potesse fare qualcosa, Harry Potter si fiondò per il loro corridoio con aria incredibilmente stravolta. Dal primo all’ultimo pensarono che stesse salvando la pelle a tutti come faceva di solito, e quando Ernie tentò di chiedergli informazioni lui continuò a correre ruggendogli di togliersi di mezzo.

 

Anche i Ravenclaw si erano svegliati ed erano usciti, come avevano fatto alcuni Gryffindor. Tutti erano automaticamente andati verso la Sala Grande, perché dalle loro torri avevano avuto una visuale perfetta del Marchio Nero e speravano nell’aiuto dei professori.

Ad arrivare di corsa però furono prima Snape, in compagnia di Malfoy, che non fu di alcun aiuto e ignorò tutti, e poi degli sconosciuti che fecero saltare il portone, alcuni quadri e, nel caso della donna tra loro, far esplodere la clessidra Gryffindor.

Nessuno osò fare nulla, neanche i Gryffindor, e Anthony sentì che molti cercavano Harry Potter e i suoi amici. Seamus, Dean e diverse ragazzine invece stavano cercando Neville e Ginny Weasley.

Poco dopo arrivò Harry Potter di corsa, anche lui senza neppure rallentare alla loro vista, e ci fu uno scambio di sguardi incerti.

«Usciamo anche noi?» tentò Cho Chang, scossa.

In quel momento videro arrivare gli Hufflepuff in blocco e anche diversi Slytherin giungevano dai sotterranei con aria scioccata. Evidentemente nessuno di loro era stato avvisato dell’arrivo dei Mangiamorte e tutti si chiedevano cosa fare.

«Hanno smesso di urlare.» fece presente un Hufflepuff.

«Abbiamo visto Harry Potter!» li avvisò un Ravenclaw.

«Anche noi.» annuì Ernie.

Ormai stavano arrivando tutti gli studenti, e i fratelli e sorelle che si trovavano in case diverse si stavano abbracciando come se fossero appena tornati da una battaglia. Sembrava uno scenario apocalittico, come se, per assurdo, ci fosse una vera battaglia a Hogwarts, e molti tremarono quando Stephen diede voce all’idea.

«Che facciamo?» domandò un ragazzino Ravenclaw, alzando la voce.

«Di solito lo chiederemmo a una qualunque delle persone che mancano.» disse Parvati Patil tristemente.

«Chi è che manca?» domandò subito Megan.

«Harry, Hermione, Ron, Neville e Ginny.»

«Andiamo.» disse Lavender Brown all’amica, e in generale alla folla, «Andiamo a vedere. E ad aiutare, se possibile.»

Era la cosa più Gryffindor che quelli del suo anno le avessero mai sentito dire, e ci furono alcuni assensi e anche qualche spintone tra le sue fila e quelle Slytherin. Le accuse contro questi ultimi restarono inespresse a parole ma ben chiare negli sguardi degli altri studenti mentre uscivano dal portone d’ingresso e gli Slytherin, compresi coloro che erano completamente innocenti e dopo essere arrivati a Hogwarts avevano smesso di badare alla purezza del sangue, si strinsero tra loro e ricambiarono con occhiate malevole.

«La Torre di Astronomia…» mormorò Stephen, notando che il Marchio Nero era proprio sopra di essa e che c’era del movimento; non sembrava una battaglia, in ogni caso. Altre voci ripeterono le sue parole a volume più alto e tutti si diressero verso di essa stringendo bene le bacchette tra i pugni.

Alcune figure stavano arrivando velocemente, facendo fluttuare quella che sembrava una barella. Molti studenti illuminarono la strada e Michael, che era tra i primi insieme a Dean Thomas, Anthony e alcuni insegnanti che li avevano finalmente raggiunti per guidare le loro case, trasalì: «Professor Lup-»

«Presto!» esclamò una donna e lui ci mise qualche secondo a riconoscere una sciupata Tonks, realizzando che fosse lei solo quando era già passata oltre. I due stavano accompagnando un uomo in barella che nessuno ebbe il tempo di riconoscere, ma qualcuno urlò notando il viso coperto di sangue.

«RON!» esclamò Dean guardando avanti, sollevato. Il sentimento non durò a lungo, vista l’espressione dell’amico che tirò dritto senza neanche salutarlo, seguito da Ginny che gli lanciò un’occhiata così spaventata da farlo star male.

Hermione li seguiva subito dopo; infine passò anche la McGonagall, che stava guidando un’altra barella su cui era steso Neville.

Altre voci si sovrapposero alle loro e ci furono altre urla; Michael si guardò indietro e vide che altri ragazzi stavano uscendo dal castello, i più piccoli che si erano trattenuti nel caso ci fossero ancora Mangiamorte e che ora si avvicinavano ancora in pigiama, centinaia di studenti erano ormai fuori, tutti che sapevano che il Marchio Nero significava che era morto qualcuno e che avevano paura di scoprire ci fosse. Il fatto che Neville e l’altro uomo fossero trasportati via con le barelle significava che erano vivi, e Michael procedette verso la torre e sperò, egoisticamente, che non fosse caduto nessuno che conosceva, per quanto il pensiero di un morto fosse comunque orribile.

«Credo stia tornando Harry Potter…» bisbigliò Charlotte, tirando una mano a Georgia che cercò di vedere attraverso il buio della notte.

«Cadavere!» esclamò un Gryffindor con voce stridula e molti si portarono le mani alle labbra o al petto o sussultarono, «Credo sia un Mangiamorte!»

«Bene.» decretò Megan, che stava tremando come una foglia. Wayne le prese una mano, limitandosi a seguire Michael che sembrava l’unico a sapere dove stesse andando.

Stephen guardò la Torre di Astronomia con un crescente senso di nausea e cercò tra l’erba, non sicuro di cosa esattamente si aspettasse di vedere. Poi scorse un altro corpo che per un momento gli parve quasi brillare di luce propria e cacciò un urlo strozzato.

Lentamente tutti si accorsero di Albus Dumbledore, con le braccia aperte e l’espressione serena di chi dormiva, steso sull’erba sotto la Torre di Astronomia. Anche gli Slytherin non sembravano avere nulla da commentare su questo, sui volti di tutti c’era lo shock, l’orrore, la realizzazione che la guerra era vera e che la stavano perdendo, perlomeno quelli dalla parte dei nati-babbani o contro Voldemort.

Gli amici di Cedric si sentirono catapultati alla fine del Torneo Tremaghi, con Cedric sull’erba nella medesima posizione, e Megan dovette sedersi a terra per non rischiare di svenire, singhiozzando forte come quella notte. Sapeva che sarebbe morta presto, toccava a lei, a Justin e forse anche a Rent, loro erano i sanguesporco, non avevano scampo se persino Dumbledore era caduto.

Georgia pensava anche a suo fratello mentre si stringeva a Michael, che non piangeva né diceva nulla, limitandosi a tenere un braccio intorno alle sue spalle e uno intorno a quelle di Rowan, che era rimasto immobile accanto a lui. Charlotte era ancora aggrappata alla sorella e cercava di non guardare, anche lei in lacrime come tutti.

«Non è possibile… siamo condannati…» mormorò Dean Thomas, scatenando un pianto isterico da parte delle sue amiche e di Justin, che era rimasto stoicamente in silenzio ma ora annuiva con disperazione.

«Jus…» mormorò Susan con voce soffocata, abbracciandolo.

Harry Potter si fece strada tra di loro, con Hagrid accanto che sembrava non credere ai propri occhi, e Sally-Anne si avvicinò automaticamente al guardiacaccia senza osare aprire bocca, fissando il loro preside, la persona che doveva tenerli al sicuro, che in teoria doveva essere più forte di qualunque cattivo. Hagrid non la notò, seguendo il Ragazzo Sopravvissuto e poggiandogli una mano sulla spalla.

E Harry Potter si chinò accanto al preside, sfiorandogli la mano, e prese qualcosa. Dopo aver guardato l’oggetto chinò la testa e Thor cominciò ad ululare.

Molti piansero con lui quella notte.

 

Non era finita, chiaramente, non lo era mai, e due giorni dopo Charlotte andò a trovare la sorella e gli amici Hufflepuff per dare loro qualche altra notizia.

«Che cos’hai detto?» mormorò Megan dopo le parole della ragazzina.

Calò di nuovo il silenzio e lei guardò Wayne con orrore.

«Che professor Snape era con lui nella Torre. Che l’ha ucciso lui. Ovviamente il Ministero vorrà interrogare Snape e per questo lo sta cercando. Harry Potter comunque dice che è stato lui.» le ripeté lui.

Megan lo fissò e poi gli altri, che invece cercarono di non incontrarne gli occhi, poi corse a chiudersi in camera, sbattendo la porta che dava ai dormitori femminili.

«Io l’ho sempre detto che era un mostro. Non pensavo anche assassino, ma…» borbottò Michael, scuotendo lentamente la testa.

«Robert mi porta via subito dopo il funerale.» disse Charlotte e Georgia annuì.

«Io vorrei fare il viaggio in treno invece…»

«Lo immaginavo.»

 

Non furono in molti ad accorgersi dell’ulteriore disastro avvenuto pochi minuti dopo il funerale di Dumbledore, quando la scuola era ancora quasi del tutto vuota.

Dorian stava terminando di stipare tutto ciò che aveva nel suo baule prima di raggiungere gli altri in giardino e, per sua sfortuna, restò completamente solo nel dormitorio. Fu controllando di aver messo via tutto che vide la collana che Monica gli aveva lasciato, e pensò di aver bisogno di un po’ di fortuna in quel momento.

Se la infilò al collo e un attimo dopo era a terra in preda alle convulsioni, senza neppure avere il tempo di urlare, e la sensazione che un Dissennatore lo stesse baciando.

Tutti gli altri stavano prendendo posto in giardino, e alcuni erano già in lacrime.

Wayne diede un colpetto alle spalle di Megan e le indicò suo padre in arrivo. Non era l’unico, molti altri ex studenti stavano arrivando da ogni luogo.

«Gah probabilmente non sa ancora che è successo, ovunque lui sia…» sospirò Sally-Anne, e fu Terry stavolta a stringerle la mano.

«Gah no, ma i tuoi genitori ci sono.» la avvisò Susan.

«Dove? Dove?»

«Vieni.»

«Mamma!» salutò Wayne, abbracciandola. Anche il signor Stebbins era con lei, ancora dall’aria un po’ malata ma decisamente migliorato.

Michael si avvicinò a lui e poi decise di stringergli la mano. Megan sembrò indecisa se fare lo stesso o meno e fu suo padre a toglierla dall’impiccio, abbracciandola sbrigativamente e poi appoggiando una mano sulla sua spalla.

«Come stai? Andiamo via assieme dopo il funerale?»

«Preferirei prendere il treno con gli altri. Sai, amici del settimo che vanno via…» mugugnò lei.

«Va benissimo. I tuoi nonni ti mandano un bacio.»

«Ehi!» esclamò Michael, notando i Diggory, «Datemi un minuto!» disse agli altri, e corse ad abbracciare i due.

«Walter! Jack! Rent!» salutò Georgia, raggiungendoli con Charlotte.

«Ciao! Finalmente!» li accolse Charlotte, e Rent la sollevò in un abbraccio da orso.

«Sei diventata un po’ più alta!»

«Vero?»

«Sai, pensavo che quando ci saremmo rivisti avrei potuto prendere in giro te e Mike…» commentò Jack, baciando una guancia di Georgia, «Pensavo a un momento molto più felice.»

«Già, è un vero peccato…» sospirò lei.

«Come va in Romania?» domandò Wayne al fratello.

«Lì a meraviglia. Qui piuttosto…»

«Ci stiamo chiedendo tutti cosa ne sarà di Hogwarts l’anno prossimo…» commentò Megan, guardandosi indietro.

«Se non chiude immagino che la McGonagall diventerà preside.» suggerì Rent.

«Questo non sarebbe male.» disse Charlotte.

«Hai qualcosa di strano.» annunciò Michael, che era tornato da loro.

«Chi?»

«Tu, Rent.»

Tutti guardarono il ragazzo, che si strinse nelle spalle.

«È l’aria di chi studia. Ci credereste che si sta dando da fare?» domandò Jack a voce bassa, mettendogli un braccio intorno al collo, «E lavora, anche.»

«Allora è davvero la fine del mondo…» borbottò Michael, sorridendo poi all’amico imbarazzato.

«Sta per cominciare…» disse Walter, «Oh, che schifo. Era Dumbledore. È ingiusto…»

«Questo riassume più o meno i sentimenti di tutti, tesoro.» convenne sua madre, che si era voltata a guardare la bara bianca.

«Era una brava persona.» disse Rent, «Ricordo che una volta avevamo preso il tè e i biscotti insieme, prima che ci desse una punizione per quel casino con gli Slytherin.»

«Avevate preso il tè e biscotti con Dumbledore?» ripeté la madre di Wayne e Walter, basita.

Michael guardò altrove con aria innocente.

«Perché non me ne stupisco?» domandò Robert.

«Rob!» esclamarono le due sorelle, lanciandosi su di lui in un abbraccio.

«Vado a sedermi.» disse Rebecca, accarezzando i capelli dei figli che non protestarono.

«A dopo, ma’.» salutò Walter, mettendo le mani in tasca.

«Ma è vero quello che si dice? È vero che è stato…» cominciò Jack.

«Se lo dice Harry Potter dev’essere vero.» rispose Michael brevemente, «Non ha mai mentito.»

Megan scosse leggermente la testa guardando a terra, e fu suo padre ad abbracciarla di nuovo e dirle che gli dispiaceva. Ci mancò poco che lei piangesse di nuovo. 

 

Appena il funerale fu finito Kevin balzò in piedi, asciugando un paio di lacrime: «Ma Dorian non è seduto neanche dietro?»

«Non è venuto.» disse Anthony, cercandolo, «Strano.»

«Forse all’ultimo non se l’è sentita.» suggerì Terry, sporgendosi verso di loro.

«Dorian?» domandò Jeremy scettico, «Non è da lui.»

«Ascolta, io e Anthony ci avviciniamo un attimo a vedere che fine ha fatto, tu e Michael accompagnate quel pover’uomo di Burt a bere qualcosa.» suggerì Kevin, dato che il ragazzo era parecchio sensibile e stava soffocando nelle lacrime.

Terry capì benissimo che volevano anche lasciarlo solo con Michael e gli rivolse un’occhiataccia, ma Kevin stava già chiamando Cindy e ignorandolo, pensando che Dumbledore amava l’amore e che questo era un buon modo per farlo sorridere ovunque fosse.

Sally-Anne decise di unirsi a loro, come anche Georgia, così automaticamente anche Michael, Megan, Stephen e Rowan li seguirono, quest’ultimo anche perché consapevole di aver scordato di mettere nel baule il libro che teneva sotto il letto.

Kevin trattenne Sally-Anne indietro con Anthony, lasciando gli altri Hufflepuff in testa, e poi sussurrò: «Grazie per Terry.»

«Non mi devi ringraziare di nulla.» disse subito lei.

«Mi ha detto il tuo metodo per capire se uno è gay. Senti, ho qualche dubbio…» cominciò lui e Anthony alzò gli occhi al cielo, «Ahia!»

«Imbecille!»

«Non posso toccare neanche una volta? Ahia! Smettila di essere violenta!»

«E tu smettila di esistere!» ribatté lei, «Oh, sto di nuovo diventando una Megan.»

I tre ridacchiarono, tornando però subito seri, e poi lei accelerò il passo, «Voi aspettate fuori?»

«Sì.» rispose Anthony, bloccando Kevin, «Non c’è bisogno di andare in massa.»

Jeremy fu il primo a entrare in camera, trovando l’amico a terra privo di conoscenza. Spaventato si precipitò da lui, scuotendolo e chiamandolo, e aveva deciso di correre a dire agli altri di raggiungerlo di corsa e chiamare anche aiuto quando Dorian spalancò gli occhi.

«Dorian!» esclamò lui, sollevato.

L’amico allungò una mano per tastarsi il viso come se fosse qualcosa di nuovo e Jeremy notò una collana che non aveva mai visto pendergli al collo, nera come la pece.

Poi Dorian guardò lui come se non lo conoscesse; anzi, Jeremy sentì il suo sguardo passargli attraverso, e poi la mano di Dorian scattò verso il suo collo se strinse la presa con tanta forza che lui lo sentì scricchiolare. Gli schizzarono quasi gli occhi fuori dalle orbite e aprì la bocca inutilmente.

«Che diamine fai?» urlò Michael, che era l’unico altro compagno di stanza rimasto a Hogwarts e grazie a Merlino lo aveva seguito.

Dorian lo lasciò andare e scattò indietro velocissimo, afferrando la bacchetta. Fu solo grazie ai propri riflessi che Michael evitò di farsi sventrare da un incantesimo tagliante come una lama che quasi aprì in due la porta, e Dorian rise pazzamente mentre correva fuori.

I due rimasti ebbero solo un istante per scambiarsi un’occhiata e poi andargli dietro.

«È uscito di testa!» gridò Jeremy, ancora scosso dalla tosse.

Cindy, che era stata la prima ad andargli incontro, si fermò perplessa. Dorian frenò di scattò, sogghignando.

«Mi divertirò così tanto con te.» commentò con sentimento. Lei aprì la bocca per parlare ma fu scagliata contro la parete opposta da un pugno di Dorian, che non aveva chiaramente più bisogno della bacchetta per avere una forza sovraumana.

Georgia e Sally-Anne strillarono mentre Megan si chinava dietro al proprio baule per evitare di essere colpita da una fattura scagliata da Jeremy.

«FERMALO, MIKE!» urlò Stephen davanti al ritratto aperto.

Anthony e Kevin, che erano in attesa nel corridoio, si avvicinarono di corsa.

«CI STO-GEORGIA!» urlò lui.

Lei parò il primo colpo con un braccio, cercando disperatamente di raggiungere la bacchetta con l’altro: «Dorian, che fai? Sono io!»

Lui ringhiò in risposta e lei fu sicura di aver visto i suoi occhi cambiare colore per un momento, poi Dorian abbassò di scatto il braccio, riuscendo ad afferrare il suo e lo torcendolo, costringendola a cadere in ginocchio con un urlo di dolore. «Grazie, Georgia, è grazie a te se sto così bene.» sibilò.

«NON COLPIRE!» Wayne gridò a Michael nello stesso momento in cui Jeremy urlava di farlo e si accasciava accanto a Cindy per vedere come stava.

Tutti strillavano qualcosa; Michael esitò, sapendo di rischiare di fare del male anche a Georgia visto come la stava trattenendo, e Dorian la colpì. Si udì il rumore dell’osso che si spezzava e lei urlò a pieni polmoni e i Ravenclaw si precipitarono dentro solo per fermarsi sconvolti.

«Dorian?» disse Kevin con un filo di voce e gli occhi spalancati, e poi notò Cindy.

«STUPEFICIUM!» urlarono Michael, Sally-Anne, Wayne e Rowan nello stesso momento, quest’ultimo in arrivo dalla sua stanza attirato dalle urla.

Dorian saltò di fianco evitandone due e parò il terzo con un incantesimo scudo. Usò un diverso incantesimo per parare il quarto e spedirlo direttamente contro Anthony, che lo fermò per un soffio.

«Siete troppo deboli.» osservò lui, e poi si chinò per evitare la poltrona che Michael gli aveva scagliato contro e Megan si lanciò contro di lui, premendo il fulmini belli che Wayne le aveva regalato contro la sua schiena.

Tutti si immobilizzarono e lei vide qualche piccola scarica azzurrina diffondersi sulla sua schiena, poi Dorian cadde in avanti con un tonfo.

Un attimo dopo rotolò di fianco, puntò la bacchetta e la colpì con uno schiantesimo, facendole perdere conoscenza.

Si alzò con un salto, lui che ha bisogno di aiuto per sollevarsi dalla sedia, pensò Kevin, assente, e diresse un colpo contro Michael, che si tramutò in una piccola ma accecante esplosione. Poi mirò a Kevin, che non si mosse, e un getto di luce arancione attraversò il Ravenclaw poco sotto le costole; Anthony si ritrovò schizzato del sangue dell’amico, che cadeva all’indietro con espressione incredula, e non riuscì a muovere un passo per lo shock per qualche secondo prima di lasciarsi cadere in ginocchio per dargli una mano.

Dorian gli passò accanto senza che lui, l’ultimo rimasto in piedi e non temporaneamente accecato, facesse nulla per fermarlo, troppo occupato ad aiutare il ferito, e Stephen, che si era fermato a metà strada tra la porta e Megan quando Kevin era stato colpito, non poté fare altro che guardare il pazzo correre e sparire verso la Sala Grande e l’uscita dalla scuola.

«Georgia…» chiamò Michael, con le mani ancora sugli occhi.

«Stephen, chiama aiuto!» supplicò lei, stesa a terra con una mano sul braccio spezzato.

«Cosa diavolo… cosa…» mormorò Jeremy, «Era Dorian, quello, vero?»

«I suoi occhi hanno cambiato colore…» li informò Georgia con voce soffocata, tentando di alzarsi in piedi e sibilando per il dolore. «Ha detto “grazie a me”…»

«Che cosa?» chiese Wayne, che camminava alla cieca, con le mani occupate a stropicciare gli occhi, e cercava Megan.

«Gli occhi hanno cambiato colore!» ripeté lei.

«Forse era sotto imperio.» suggerì Anthony, senza darle retta, «O forse era posseduto, non ha importanza ora! Datemi una mano!»

Kevin rise debolmente, con un rivolo di sangue che gli scivolava lentamente dalle labbra mentre l’amico si stracciava la camicia con forza per legargli la stoffa sulla ferita e fermare l’emorragia. «Relax, Anthony-bello…»

«Sta sragionando?» domandò Sally-Anne, chinandosi accanto a loro con aria terrorizzata.

«Non più del solito.» rispose lui, tetro.

«E Cindy?» domandò Kevin in un soffio.

Lei si voltò a controllare: «Credo svenuta. EHI, come sta Cindy?» strillò rivolta agli altri.

«Svenuta, forse ha qualche costola rotta!» rispose Rowan, «Cos’erano quegli incantesimi? Non li ho mai visti!»

«Innerva. Avrei giurato che alcuni fossero in stile magia accidentale, non sembrava controllare la bacchetta per davvero…» disse Wayne ad alta voce. Megan aprì lentamente gli occhi.

«Il fulminatore doveva come minimo abbatterlo.» fu la prima cosa che disse.

«Lo so.»

«Non era una resistenza umana.»

«Lo so

 

«Non ne posso più di essere interrogato…» si lamentò Jeremy a bassa voce, seduto al capezzale di Cindy. «Tantopiù che lui ha lasciato la scuola, non ha molto senso se non hanno intenzione di fare niente per aiutarlo.»

«Non… Stai fermo!» squittì Terry, cercando di tenere Kevin disteso.

«Devo andare a cercarlo!»

«Ma dove vuoi andare in quelle condizioni?» replicò Anthony duramente, «Pensa a Cindy, se sparirai anche tu prima del suo risveglio le verrà un colpo.»

«Vorrei esserci stata, per dare una mano…» borbottò Susan, sentendosi inutile.

Tutti gli assenti annuirono; l’unico a non essere lì in quel momento era Quill, che i genitori erano venuti a prendere il giorno dopo la tragedia.

«Non avreste potuto fare niente, era velocissimo, potentissimo e resistentissimo…» ribatté Georgia, «Jeremy…»

«Sembrava pazzo, ma questo l’avete visto tutti, e con me non ha neanche parlato. Appena si era svegliato era come un animale, dopo ha ripreso a comportarsi da persona… persona pazza e malvagia. E non c’era nient’altro di strano.» disse lui meccanicamente, «Odio tutto questo. Vorrei aiutarlo.»

«Il fatto è che se fosse soltanto pazzo non sarebbe così disumanamente forte…» commentò Stephen.

«L’unica cosa diversa dal solito era la collana che aveva al collo, ora che ci penso.» disse Jeremy, «E Georgia gli ha visto gli occhi rossi.»

Tutti ci pensarono un momento.

«Di quale collana parli?» domandò Kevin lentamente, con la mente che viaggiava a mille e ricordava ogni singola conversazione con Dorian.

«Quella che aveva al collo, magari?» rispose lui sarcasticamente, «Tutta nera.»

«L’unica collana di cui mi ha parlato non era tutta nera ed era un regalo di Monica, gliel’aveva data a Natale per ringraziarlo di essere sempre così gentile con lui, prima di andare via coi parenti.» ricordò Kevin. Poi notò le occhiate degli Hufflepuff. «Che c’è? Cosa sapete?»

«Hai detto Monica?» fece Michael, che stava impallidendo quanto era impallidito la notte della morte di Dumbledore.

«Grazie a me…» ripeté Georgia in un sussurro.

«Perché avrebbe dovuto dargli una collana maledetta? Proprio a lui, dico?» chiese Sally-Anne, «Maledetta come, poi?»

«Maledetta?» ripeté Anthony.

«Perché pensava che Dorian fosse più che un amico per me, e che in ogni caso fosse il mio migliore amico.» rispose Georgia con voce assente, guardando la parete bianca davanti a sé, «Credeva che lo fosse, credo avesse frainteso un mio tono scherzoso. L’avrà fatto per farmi del male.»

«Ma chi, Monica?» domandò Terry, nel tono di chi era sicuro che fosse uno scherzo.

Rowan lanciò un’occhiata ai suoi compagni di stanza, venuti a vedere come stava Georgia – e come stava lui, dato che era stato Stephen a chiamarli e non aveva specificato che lui era illeso – e notò che loro invece fissavano Michael in attesa di chiarimenti, non aspettandosi che lui ne sapesse qualcosa.

E così Michael raccontò loro la verità tutto d’un fiato.

«E non sappiamo esattamente in quale clinica sia perché a quanto pare lei voleva andare in qualche posto lontano. I Diggory hanno scritto ai genitori per saperne di più ma loro non hanno mai risposto, potrebbero aver cambiato casa, dato che lei aveva detto di voler lasciare l’Inghilterra, o chissà cosa, quindi dubito che potremmo trovarla e chiederle spiegazioni se non è al San Mungo.»

«E potrebbe essere che non sia mai neanche entrata nell’ospedale?» suggerì Anthony con voce atona.

«No, i genitori hanno detto che l’hanno accompagnata fino a dentro. Hanno mandato una lettera soltanto per confermare che era tutto apposto, così mi ha detto Dumbledore, e poi sono spariti.» 

«Fatemi capire bene.» disse Terry, in tono teso, «Questa qui era matta, matta da legare, ti ha tenuto sotto filtro d’amore per mesi pronta a sposarti, vuole probabilmente fare la pelle a Georgia, è bravissima in pozioni di ogni genere e potenzialmente in incantesimi e maledizioni, se n’è andata a chiudersi in una casa per matti e a nessuno viene in mente di avvertirci? Di non accettare i suoi stramaledetti regalini?»

«Dumbledore ci ha fatto promettere che non le avremmo distrutto la speranza di un futuro sociale andando in giro a dire che non era completamente sana di mente, perché è il genere di cosa per cui la gente ti guarda dall’alto in basso, specie se non hai l’aspetto o neanche una buona qualità su cui contare.» spiegò Sally-Anne in tono seccato, «Dato che l’adorabile Monica ha deciso di internarsi da sola ha pensato di darle una possibilità. Sapete com’è. Cioè, com’era.»

«E noi abbiamo rispettato il volere di Dumbledore, che lo volessimo o meno.» aggiunse Justin, frustrato.

L’espressione di Georgia fu eloquente, ed Ernie aggiunse: «E Georgia era assolutamente contraria. Più di tutti. Non si è mai fidata.»

Ci fu qualche secondo di silenzio e poi Kevin parlò: «Dobbiamo scoprire cosa gli ha fatto.»

«Lo sapevi?» domandò Lance a Rowan, che si limitò ad annuire.

«Ho promesso che non ne avrei parlato. Non sembrava davvero pericolosa.»

«Ditelo a Dorian!» sbottò Jeremy, «E a Georgia, perché se ha fatto questo per ferirla…»

«L’ha fatto per ferirmi. Dorian mi ha detto che era grazie a me se stava così bene, doveva essere un messaggio di Monica.» confermò lei.

«Ora si sta curando.» fece presente Cindy, aprendo gli occhi, «Quindi quella Monica non esiste più e Georgia non è più in pericolo.»

«Cindy!» esclamarono tutti.

«Come ti senti?» domandò Anthony, avvicinandosi a lei.

«Un po’ dolorante. Scusate se non vi ho salutati subito ma volevo sentire cosa stavate dicendo.» rispose lei, «Che si fa ora?»

«Io vado in biblioteca.» disse Megan di punto in bianco. Tutti la guardarono e lei aggiunse: «Penso di sapere dove trovare la possibile maledizione usata da Monica. Lei aveva preso in prestito un libro che io e Stephen avevamo usato tempo fa.»

«Snape l’aveva preso, il libro.» le ricordò Stephen, tentennante. Aveva subito capito dove lei voleva andare a parare.

Lei si irrigidì e poi disse: «Allora vado nell’ufficio di Snape.»

«E come entrerai? Penso che qualcuno sarà lì per fermarti.» le fece notare Anthony ragionevolmente.

Wayne pensò che non la conoscesse ancora abbastanza bene o che fosse troppo sconvolto, per affermare una cosa simile nella speranza che lei desistesse.

Le labbra di Megan si distesero in un lento sogghigno: «Spero che ci provino.»

 

«Quindi, ricapitolando…» cominciò Jeremy.

«Ricapitolando funziona così.» disse Megan, «Diciamo che la tua personalità è una torta, fatta di fette diverse. C’è la fetta simpatia, la fetta generosità, la fetta dolcezza, la fetta insicurezza. Tu metti la collana e la fetta simpatia diventa antipatia, generosità diventa egoismo e dolcezza diventa amarezza. Tutto ciò che c’è di buono diventa cattivo, tutto ciò che c’è di cattivo resta cattivo. All’inizio magari uno è un po’ scioccato dal cambiamento, come hai visto, ma in pochissimo raffina tutte le sue caratteristiche peggiori e se era intelligente o furbo prima lo resta anche dopo, diventando un maestro di cattiveria. Ovviamente tutte le persone che più amava prima diventano i principali target dopo, non si fermerà davanti a niente per farvi a pezzi. Nel caso di Dorian poi, che era un bravo ragazzo nel vero senso della parola, l’effetto è ancora più forte. Oltre a cambiare le fette si può dire che tolga proprio la coscienza, non c’è modo di avere ancora sentimenti buoni. E aumenta forza e resistenza fisica. Ci sono però due controindicazioni.»

«Solo due?» domandò Kevin, furibondo.

«La prima è che non ha molto senso di solito usare quella maledizione, perché un nemico che diventa in grado di usare la magia e la forza fisica più primordiale non fa comodo, e un amico diventa un nemico pericoloso, in più è molto difficile da preparare, quindi non è molto comune. La seconda è la presunta facilità con cui si può spezzare la maledizione.»

Tutti si sporsero verso Megan in attesa.

«Basta togliergli la collana.»

«Oh.» disse Jeremy, un po’ sollevato.

«E per togliergli la collana bisogna trovarlo e avvicinarglisi.» gli ricordò Kevin e tutti si incupirono di nuovo.

«Bisogna avvertire i professori e i genitori in modo che tutti sappiano che quello non è Dorian.» suggerì Anthony, «E loro stessi manderanno qualcuno a cercarlo, magari persino gli Auror potrebbero occuparsene.»

«Potrebbero, ma lo faranno? Ora che Dumbledore è morto che succederà?» si chiese Megan. «Se solo avessi capito prima che non aveva preso il libro per poter fare il filtro d’amore ma per questo motivo…»

«Era impossibile.» la consolò Kevin, «Arrivare a questo era veramente impossibile.»

«Resta da capire se qualcuno cercherà di salvare Dorian o no.» ribatté Jeremy, afflitto.

«Non mi interessa, io andrò a cercarlo anche per conto mio.» decretò Cindy.

In parecchi spalancarono la bocca, compresi i suoi amici più stretti e Kevin, davvero colto di sorpresa questa volta.

«Cin?» sussurrò Terry.

«Io ho finito il mio anno a Hogwarts.» gli ricordò lei.

«Anche io, e verrò con te. Dorian è mio amico.» decise Jeremy, «Tra l’altro non è che io abbia molto altro da fare, no?»

«Verrò anche io, ovviamente.» disse Kevin.

«No, invece.» ribatté Cindy, in un tono perentorio che non era da lei, «Tu sei figlio di babbani, non credo che sarà sicuro per te la fuori, inoltre sei solo al sesto anno, ti servirà seguire il settimo per poterti rendere utile, non è detto che riusciremo a trovarlo in un anno soltanto dopotutto. Abbiamo un mostro di intelligenza e probabilmente sadismo, considerato che Dorian era la cosa più lontana da esso, da affrontare, non credo che lo troveremo prima che lo voglia lui.»

«Noi andiamo fuori.» disse Wayne ad alta voce, facendo cenno agli altri di seguirlo.

«Sì, dobbiamo avvisare i professori…» borbottò Susan.

«E scrivere di nuovo ai genitori di Monica.» aggiunse Justin.

Terry sbuffò sonoramente, attirando le occhiate dei compagni di casa, e poi Anthony si chiuse la porta alle spalle dopo aver trascinato via Jeremy.

«Io non ho bisogno di frequentare e lo sai bene.» le fece notare Kevin cercando di restare calmo.

«Hai bisogno di essere al sicuro a Hogwarts, tu e la tua famiglia. Anzi, ora che Dumbledore è morto, forse dovreste lasciare proprio il paese.» ribatté lei.

Lui scosse la testa: «Questi discorsi non ti si addicono.»

«Perché sono stupida?»

Kevin la guardò sbalordito: «Sai che non lo penso.»

«So che lo pensano tutti. So che non sono la più sveglia del gruppo, so che mi fido troppo della gente e che è facile prendermi in giro, so anche che quando si tratta di te o di altre persone a cui sono troppo legata è ancora più facile che io non capisca la metà di quello che intendete quando parlate. Non sono eccezionale ma me la cavo con le varie materie, ho creduto al coniglio pasquale fino ai tredici anni, sono ancora convinta che i miei pesci rossi siano affogati e mi rendo conto che è assurdo che fossi così certa che Snape fosse in realtà una pianta, quando ero al secondo anno e Hansel mi prendeva in giro. Lo so che tu sei mille volte più intelligente e capace di me e che per me è più difficile degli altri capire quando uno mente. Però non sono stupida. Sarò poco furba a volte e troppo ingenua, ma non stupida, e so che il mio cuore è sempre stato al posto giusto, che se c’è qualcosa che può contrastare tutto questo odio è l’amore e io sono piena d’amore e voglio per una volta fare qualcosa che valga, qualcosa di giusto, qualcosa per i miei amici che hanno sempre fatto tutto per me, e voglio che questo qualcosa sia ritrovare Dorian. So di essere in grado di farcela e Jeremy sarà con me ma ho bisogno di sapere che tu che sei figlio di babbani sarai a finire di studiare, che tu e la tua famiglia sarete al sicuro, perché altrimenti non smetterò di pensarci e finirò col farmi uccidere in qualche modo stupido, anche solo investita da una macchina babbana mentre vado a comprarmi la colazione. Per favore, almeno tu, non trattarmi come se fossi un’incapace. Io so che ce la farò e devi crederci anche tu.»

Kevin non poté fare altro che annuire lentamente, prima di decidere che doveva assolutamente alzarsi e baciarla e al diavolo tutto.

Madama Pomfrey piovve su di loro come un avvoltoio.

«Domani dovete prendere il treno e non siete in condizioni accettabili, ora prendete queste, dormirete fino ad allora.» ordinò, porgendo loro dei bicchieri.

«Neanche solo d’estate?» domandò Kevin in fretta a Cindy.

«Devi sistemare i tuoi.» ribatté lei, e bevve tutto in un sorso.

«Lo sai che sei un esserino insopportabile, vero?» replicò lui, facendo lo stesso e sentendosi subito assonnato.

Cindy rise della sua risatina leggera: «È per questo che mi vuoi bene.»

«E tu ne vuoi a me.»

«Io ti voglio più che bene. Ma ora dobbiamo pensare a Dorian.»

Questo quasi strappò Kevin dal sonno: «Cos…»

E poi si svegliò la mattina dopo, Cindy se n’era già andata e Madama Pomfrey lo stava scrollando; lui si maledisse per la sua incapacità di alzarsi in orario a prescindere. Fece giusto in tempo a raggiungere le carrozze che Jeremy lo superò, andando all’ultimo posto libero in quella di Cindy.

Prima però si voltò e gli sorrise: «Ti prometto che ritroveremo Dorian. Sai, nel caso non ci sia il tempo di vederci quest’estate, cosa probabile.»

«Grazie.» disse Kevin.

«E… non mi tirerò indietro in nessun senso.» aggiunse Jeremy, indicando con un gesto la carrozza e la sua occupante bionda, «Giusto perché tu lo sappia.»

Kevin restò impalato, e pensò che era lui il vero stupido tra i presenti, nonostante la sua decantata intelligenza superiore alla media.

«Kev!» chiamò Burt, «Qui siamo liberi!»

Kevin lo raggiunse di malavoglia e Burt gli fece spazio. «Bene, anche tu di cattivo umore? Terry sta praticamente fumando.»

Terry lo salutò con un cenno della testa.

«Bene, proprio una bella fine dell’anno.» commentò lui, e si voltò per un momento a cercare Dorian con lo sguardo prima di darsi di nuovo dello stupido. Incontrò gli occhi di Michael Stebbins che stava nella carrozza accanto e i due si capirono alla perfezione.

Questo gli diede la nausea.

 

 

 

 

Penultimo capitolo in cui è successo il mondo, come si dice da queste parti.

Vorrei avvisare tutti che quando questa storia sarà finita mi prenderò una pausa per poter finire di scrivere l’ultimo anno o almeno arrivare ben avanti con esso, e ci vorrà un po’ visto tutto quello che già scrivo. Odio, ODIO far aspettare la gente e cercherò di scrivere ogni volta che ne avrò occasione, esami permettendo.

 

Avevo un sacco di note da aggiungere e non me ne ricordo neppure una.

Ah, la pozione era menzionata per davvero nel libro da cui Megan e Stephen avevano preso le loro, controllate per credere! Ed è quello di cui Travers e Monica avevano parlato a Natale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** 20 e epilogo ***


E questo è l’ultimo capitolo con epilogo.

Vi ringrazio ancora TUTTI, siete meravigliosi, e mi dispiace ribadire che ci sarà una lunga pausa per permettermi di scrivere l’anno successivo (e di dare esami nel frattempo).

Grazie, grazie davvero, e vi ricordo se siete su facebook che nel mio profilo c’è il link per il gruppo di facebook, nel caso vogliate comunicare con me a proposito di questa o altre storie o qualsiasi altra cosa.

Grazie davvero a tutti per le recensioni, il supporto e tutto!

Buona lettura!

 

 

 

 

20

 

«I Ravenclaw sono molto Gryffindor nel nostro anno.» osservò Megan, comprando i dolciumi dalla signora col carrello, «Qualunque cosa significhi.»

«Se non lo sai tu quello che significa…» commentò Wayne. «Quest’estate passerò spesso a trovarti.»

«Starò bene.» ribatté lei con un’occhiataccia che a lui ricordò i vecchi tempi e le valse una pacca sulla testa.

«Lo so, ma il padre di Michael è ancora sospettosamente a casa mia, e non voglio assistere a qualcosa di terribile come quello che penso che potrebbe accadere.»

Megan scoppiò a ridere, la prima risata dal ventitré giugno, e annuì comprensiva: «Fratellastro di Michael, ma te lo immagini? Minore, perdipiù.»

«Io sono qui, eh.» fece presente Michael, «Tra l’altro non ho capito cosa c’entra, mio padre è solo coinquilino di tua madre, sono diventati amici.»

«Oh, Michael…» sospirò Georgia, «Come farò l’anno prossimo senza la tua stupidità?»

«Ti scriverò! Ehi!»

Lei sorrise debolmente, col cuore a terra per via di Dorian. Era carino che tutti volessero tirarla su di morale distraendola, ma sentiva che in parte era colpa sua, che Monica non l’avrebbe usato come vendetta se non fosse stato per lei.

 

«Mi scriverai?» domandò Sally-Anne.

Terry la guardò storto: «Ti ho già detto che non mi interesserò di cose da donna all’improvviso solo perché ho capito che preferisco… il pesce alla carne. La mia personalità è identica.»

«Lo so, sei una scimmia come gli altri, non ne dubito.» disse lei e Terry aprì la bocca per ribattere, «È solo che può sempre servirti un consiglio femminile su quella questione. E non era male parlare con te sapendo che non puntavi a portarmi a letto.»

«Sì, e non era male parlare con te, quando non sapevo che mi nascondevi di una pazza.» commentò lui sarcastico.

Lei si mise le mani sui fianchi, scocciata, «Perché te la prendi tanto? Proprio tu?»

«Perché sono io che l’ho presa in giro gli anni passati, a Monica dico, perché sono io quello che si è fidato di tutti voi, persino più di quanto ha fatto Anthony, e voi non avete mai pensato di avvertirci. Perché anche io voglio bene a Dorian, anche se non posso permettermi di lamentarmi davanti agli altri perché Kevin fa tanto il tranquillo ma chiaramente è a pezzi e perché ci sono molti altri che hanno il diritto di stare da schifo più di me!» terminò alzando la voce e senza interrompersi neppure per respirare.

«Questo non è vero.» lo interruppe Michael Corner ed entrambi sobbalzarono. La faccia di Terry divenne una maschera di puro terrore all’idea che avesse sentito qualcosa di troppo. «Tu hai il diritto di stare male come tutti. In questi ultimi mesi hai passato moltissimo tempo con Dorian, oltre che con Kevin e Anthony, quindi…»

«Io devo andare.» disse Sally-Anne prontamente.

«Ti scriverò.» promise Terry prima che lei uscisse.

«Lo so.» rispose lei senza neanche voltarsi.

«Cos’era quel discorso di pesce, carne e scimmie?» chiese Michael, non commentando sul fatto che si fosse appena contraddetto del tutto con quella promessa.

Terry cercò freneticamente una scusa: «Oh, è un lungo discorso sul fatto che di solito i pesci piacciano di più alle donne e gli uomini siano più per la carne.»
Lui inarcò le sopracciglia, «Non ha molto senso. A me piacciono entrambi.»

Terry cercò di non ridere. Non fu difficile perché il pensiero di Dorian lo colpì di nuovo, e tirò un calcio al sedile davanti a sé, «Non ci posso credere!»

«A cosa?» domandò Michael, sbigottito.

«A Monica! Al fatto che nessuno ci ha detto niente! Al fatto che quella come minimo verrà ad ammazzarmi nel sonno per tutte le volte in cui l’ho presa in giro e non ne sono fiero, va bene, ma avevo tredici anni e vorrei poter fare qualcosa per rimediare che non sia morire! E guarda cos’ha fatto a Dorian solo per colpire Georgia, che adesso come minimo si starà anche dando delle colpe mentre io vorrei ammazzare Stebbins per aver difeso quell’altra, ma a che gioco stava giocando? Se fosse stato una donna l’avrebbe accusata di stupro ma lui no, lui deve fare il cavaliere anche con miss psicopatica!»

Michael ascoltò con crescente stupore le parole del migliore amico, che era rosso in faccia dalla rabbia e quasi non respirava. Non l’aveva mai visto così indignato, e da un po’ di tempo a quella parte non l’aveva neanche più visto coinvolto in una discussione mentre parlava con lui, si limitava a sfuggirgli con lo sguardo e ridere nervosamente di tanto in tanto, sembrava quasi Ginny prima che lui le avesse chiesto di uscire. Qualunque problema avesse ora però sembrava passato grazie alla rabbia che stava provando e lui non sapeva come sentirsi a riguardo.

«Come hanno potuto non dircelo?» sbottò alla fine, «Credevo fossimo amici! Mi sono fidato ciecamente di loro!»

«Ho visto.» concordò Michael senza riuscire a fermarsi, guardando poi fuori dal finestrino.

«Che vuoi dire?» domandò Terry, sgonfiandosi.

«Niente, continua.» disse subito lui, tornando a fissarlo.

Terry scosse la testa, «No, neanche per idea. Cosa non mi stai dicendo?»

Michael rise senza divertimento: «Io non ti sto dicendo qualcosa?»

L’amico incassò il colpo e il rossore sul suo viso si accentuò.

«Sono sicuro che qualunque cosa tu non mi stia dicendo, Terry, la sanno tutti. Specialmente gli Hufflepuff. Specialmente Susan.»

«Io e Susan ci siamo mollati!»

«Non sembra così!»

«Sei geloso?» sbottò Terry, che lo aveva detto con completa curiosità e divertimento, non come un’accusa, cercando di capire cosa ci fosse di sbagliato.

Fu il turno di Michael di arrossire e ribattere nervosamente: «Io non sono geloso di nessuno, non mi piace Susan, sto solo dicendo che non ti fa stare bene il fatto di essere all’oscuro di qualcosa che anche la gente conosciuta quest’anno sa già.»

«Non l’ho conosciuta quest’anno, eravamo nel D.A. assieme.» fece notare Terry perplesso.

«Grazie, c’ero anche io lì!» ringhiò Michael.

«Scusa, ma stiamo litigando tra noi due?» domandò lui, attonito, «Quando è successo?»

Michael emise un verso di frustrazione e si prese la testa tra le mani: «Non stiamo litigando, devi avere un cervello per litigare.»

«Ehi!»

«Mi dispiace per Dorian, sul serio.» riprese lui e Terry sobbalzò come se se ne fosse scordato e poi abbassò lo sguardo, «E devi stare molto vicino a Kevin perché è vero che sta crollando. Ma se ti senti crollare tu io ci sono. A meno che tu non preferisca gli Sfigapuff e Susan.»

Terry continuò a guardarlo con aria sorpresa e confusa e Michael alzò gli occhi al cielo. Ovvio che non era geloso del tempo che Susan passava con Terry, gli dava fastidio il tempo che Terry passava con quella quasi sconosciuta invece che con lui, e che avesse segreti e ora stesse svolazzando intorno alla Perks, di nuovo, nonostante lei l’avesse già lasciato malamente una volta.

«Lascia perdere. Comunque se vuoi sfogarti con me puoi farlo, come sempre.» offrì ancora Michael. Non avrebbe mai detto nulla del genere a nessun altro ragazzo, ma Terry era Terry, non un ragazzo, come gli aveva già detto. Lui non ci vedeva nulla di male nel considerarlo così, Terry era davvero delicato come una ragazza ma sapeva benissimo che era anche un uomo, l’aveva visto anche poco prima, nel modo in cui la sua espressione e persino il modo in cui teneva la schiena cambiava quando era arrabbiato, nel modo in cui si era messo a minacciare Buggin per quell’insulto rivolto a entrambi mesi prima, con la bacchetta ferma alla mano e, nonostante il suo apparente disprezzo per la galanteria, senza mai attaccare la sorella di Buggin e prendendosi un pugno per questo. Non si era neanche lamentato del sopracciglio spaccato, aveva stretto i denti e riso delle battute di Kevin, e non aveva esitato un momento a unirsi all’associazione segreta di difesa l’anno precedente. E anche adesso si stava trattenendo solo perché voleva essere presente per i suoi amici. Era quasi un uomo ed era più forte di lui, ma era anche Terry e lui voleva proteggerlo.

«Michael? Ho detto “grazie”.» disse Terry lentamente, agitandogli una mano davanti alla faccia.

«Sì, certo, scusa. Dovremmo andare dagli altri ora, mi avevano mandato a chiamarvi.» lo avvisò, grattandosi la testa con imbarazzo.

«Sì, certo.» borbottò lui, che lo stava ancora guardando un po’ preoccupato.

«Stavo solo pensando… Sai, anche se non mi dirai cos’è che ti ha tormentato tutti questi mesi prima di Dorian, penso che tu sia comunque una persona ammirabile.» disse, alzandosi in piedi.

Terry lo guardò allibito e arrossì di nuovo. Michael sorrise e pensò che, se non fosse stato un ragazzo, gli avrebbe davvero ricordato il modo di fare di Ginny quando le faceva i complimenti.

 

Anthony portò giù anche il bagaglio di Sally-Anne, che non aveva ancora diciassette anni e non poteva usare la magia per farlo senza sforzo. Tutti alla stazione erano molto più silenziosi del solito, non c’erano grandi riabbracci perché molti avevano visto i genitori due giorni prima, pur scegliendo di non tornare a casa con loro, e chi invece non li aveva incontrati veniva portato via in tutta fretta come se ci si aspettasse un attacco di Mangiamorte anche lì.

Anche Harry Potter, Ron ed Hermione erano tornati in treno e stavano scendendo mestamente dietro di loro, insieme a Ginny Weasley, Neville e Luna Lovegood.

Anthony notò che i primi quattro sembravano veramente a terra, più di chiunque altro avesse visto a scuola, e nessuno di loro parlò fino a che non ebbero raggiunto gli altri Weasley.

«Continuerai a frequentare?» domandò allora a Sally-Anne, anche lei rimasta in silenzio.

«Certamente.» si raddrizzò la strega, «Ce ne vuole per sbattermi fuori dalla mia scuola.»

«Ben detto.» approvò Megan, scendendo gli scalini con leggerezza dato che aveva lasciato i propri bagagli ad altri studenti perché li portassero per lei. Anthony si domandò per un momento se li conoscesse o li avesse obbligati con le minacce di ritorsioni.

«Malfoy non è davvero tornato.» constatò Ernie, che aveva fatto il giro del treno.

«Sei ossessionato.» sospirò Susan. «Io vado a cercare Hannah, ha detto che sarebbe passata!»

«Ehi, Cindy, Jeremy, ci vedremo ancora prima della vostra partenza?» domandò Georgia, che scendeva con Michael. I due stavano già andando via con i loro bagagli alla mano.

«Certo, dobbiamo sapere da dove partire… Chiederò a mio padre, lui saprà sicuramente da dove cominciare.» rispose Jeremy.

«Quindi abbiamo potenzialmente tutta l’estate davanti.» disse Cindy dopo averla abbracciata.

«Chissà cos’altro succederà…» sussurrò Georgia, cercando il fratello e la sorella con lo sguardo, «Mike, lo sai che ti voglio a casa mia praticamente ogni giorno, vero?»

«Tutto il tempo che vuoi. Dammi solo una settimana per sistemare il mio appartamento decentemente…» promise lui, conducendola fuori dalla folla, «Ragazzi, inutile salutarci qui, tanto entro due giorni minimo ci vedremo a casa di qualcuno.»

Gli altri annuirono, partendo alla ricerca delle loro famiglia.

«Manca ancora qualcosa…» mormorò Stephen, «Ho la sensazione che manchi qualcosa a concludere quest’anno.»

«L’allegria di aver finito la scuola, come gli anni scorsi?» suggerì Wayne, «Comprensibile.»

Stephen si strinse nelle spalle, «Credo proprio di sì.»

 

 

 

 

Sei mesi prima - 29 dicembre 1996

 

«Questa è la migliore comunità di guaritori della mente di tutta la Spagna.» disse Monica.

Sua madre annuì tra le lacrime e suo padre si guardò attorno con aria assente.

Monica terminò di firmare il tutto: «Non preoccupatevi, vitto, alloggio, si sta qui finché non sono certi che il paziente può vivere normalmente fuori e poi si è liberi di nuovo, e si è sani.»

«Ci servono le bacchette.» la avvisò una guaritrice e Monica annuì.

«Il tempo di salutarli o mia madre avrà un collasso.»

La donna sorrise comprensiva e poi li lasciò soli.

«Moni…» singhiozzò sua madre.

«È tutto okay. Abbiamo scritto la lettera a Dumbledore, no?»

«Credo che l’abbiamo scritta male.» piagnucolò lei.

Suo padre continuò a fissare il soffitto.

«No, l’abbiamo scritta bene. Adesso vi lasceranno tutti in pace, nessuno verrà a farvi domande fastidiose.» promise Monica, frugando tra le tasche di suo padre e tirando fuori la bacchetta, «Dammi la tua, mamma.»

La donna gliela consegnò con mani tremanti e Monica si avvicinò alla porta lasciata aperta dalla guaritrice e la chiuse alle sue spalle.

«Ora, non puoi andare in giro a parlare di quella lettera, lo sai, no? Non vuoi mettermi nei guai, mamma.»

Sua madre pianse più forte.

«Fidati di me, tu mi ami, sei la mia mamma, non vuoi mettermi nei guai. E io ti amo, non ti farò male. Devo solo renderti un po’ meno… coerente. Ti sentirai meglio comunque, non avrai nessun pensiero cattivo, sarà come essere tornata bambina.» disse Monica, poggiandole le mani sulle spalle. «Ti farò bene.»

E poi le puntò la propria bacchetta contro.

 

Quando la guaritrice tornò Monica aiutò i genitori ad avvicinarsi a lei e scosse la testa.

«Tornerò prestissimo a trovarli. Posso contare comunque sulla vostra discrezione…»

«Ma naturalmente, signora Stebbins. È molto coraggiosa, in ogni caso, a prendersi cura dei suoi genitori in questo modo. A separarsene, intendo. È senza dubbio la cosa giusta.»

«Dopo l’attacco dei Mangiamorte non potevo fare altro.» rispose Monica con tristezza, «Ciò che conta è che loro siano felici… E introvabili, ovviamente, non vogliamo che li vengano a cercare.»

«Ovviamente.» annuì la donna, e poi chiamò altri guaritori per aiutarla a portarli nelle loro stanze.

Monica li guardò allontanarsi e pensò che era fatta, nessuno li avrebbe più trovati e avrebbe saputo che lei non era mai entrata in quella casa per pazzi. Certo, se i suoi avessero capito il suo amore per Michael e l’avessero coperta invece che protestare come idioti non avrebbe dovuto sconquassargli il cervello, ma in questo modo li stava anche proteggendo, dopotutto. E ora lei poteva pensare al suo piano, a fare le sue ricerche e il resto prima di andare a riprendersi il suo futuro marito e rendere la vita di quella Runcorn un vero inferno. Se non fosse stato per lei Michael l’avrebbe amata, lui le aveva praticamente detto questo, era quella ragazza che lo costringeva a stare lontano da lei. E Runcorn stessa non le stava praticamente ridendo in faccia? Ma gli altri Hufflepuff stessi, era sicura di averli visti ghignare nella sua direzione, indicarla…

Lo facevano sempre tutti, solo Michael era sempre stato dalla sua parte.

Finse di guardare qualcosa all’esterno perché nessun’altro la vedesse in volto e poi strinse la bacchetta tra le dita, preparandosi a confondere la memoria della guaritrice perché non ricordasse la sua faccia.

«Può tornare ogni domenica.» le ricordò la donna e lei annuì prima di mormorare le parole dell’incantesimo. La guaritrice barcollò e poi si strofinò il viso con le mani.

Monica le diede le spalle e uscì all’aria aperta, alzando il viso verso il cielo azzurro e sospirando.

“Cosa non si fa per amore… pensò.

E sorrise.

 

 

 

 

 

 

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