How can I hold the moon

di Thumbelina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Toccata e fuga ***
Capitolo 2: *** La valigia e il granaio ***
Capitolo 3: *** Esperia ***
Capitolo 4: *** Kyle e Dominic ***
Capitolo 5: *** Danacea ***
Capitolo 6: *** Ospitalità e commenti ***
Capitolo 7: *** L'abito bianco ***
Capitolo 8: *** Il lupo cattivo ***



Capitolo 1
*** Toccata e fuga ***


Toccata e fuga

- Evans, a terra! – gridò uno dei suoi colleghi alla poco più che ventenne Lily Evans.
Questa si gettò all’istante a terra, cosa che le era terribilmente facile fare dato che era abituata a cadere spesso (a volte inciampando persino nei propri piedi). Schivò quindi l’incantesimo che un nemico le aveva appena lanciato e sbiancò vedendo il lampo verde prova che quel mangiamorte aveva tentato di ucciderla. Ringraziò mentalmente quel suo collega di cui ignorava al momento il nome e, gattonando, arrivò fino a un muretto e vi si nascose dietro.
Alastor Moody la raggiunse poco dopo gettandosi dietro il muro per evitare un anatema di un mangiamorte che alla bellissima Lily apparve irriconoscibile a causa della maschera che questo, come tutti gli altri, portava.
- Evans, stai bene? – le chiese l’auror bevendo qualche sorso di rum dalla sua borraccia e offrendone un poco alla roscia, che però rifiutò
- Sì, lei?
- Sì, diciamo
- Quanti sono?
- Quarantasette
- Chi c’è tra loro?
- Non ne abbiamo idea, dovrebbero esserci gli Avery, ma non ne siamo sicuri
- Sono troppi, forse dovremmo abbandonare
- No che non dovremmo abbandonare. Forse sei un po’ scossa, quell’incantesimo ti ha quasi colpito. Io torno in battaglia, aspetto che lei mi raggiunga fra poco
Ciò rimise nell’astuccio la sua borraccia chiusa e corse di nuovo fuori pronto a lanciare incantesimi a destra e a manca.
Lily respirò qualche secondo a pieni polmoni autoconvincendo se stessa che stare là dietro mentre i suoi colleghi rischiavano la vita non era la cosa giusta da fare. Sì, aveva ragione Alastor, loro non dovevano abbandonare.
Prese quindi coraggio e abbandonò il suo rifugio portandosi all’attacco. La bacchetta costantemente puntata verso il molteplice nemico. Scintille rosse, verdi, viola e argentee saettavano da tutte le parti.
- Reducto!
- Protego!
- Avadakedavra!
- Stupeficium!
- Bombarda!
- Crucio!
- Impedimenta!
E chi li schivava era bravo, ma chi non ce la faceva era a terra, a volte ferito, spesso morto.
Lily puntava non troppo sicura la bacchetta contro il nemico, parzialmente protetta dai corpi dei suoi colleghi più esperti che, al contrario di lei, che per paura rimaneva abbastanza indietro, duellavano in prima fila.
Forse aveva scelto il lavoro sbagliato. Forse ventidue anni erano troppo pochi per diventare un’auror.
Con questi pensieri nella mente si distrasse per l’ennesima volta da quando quella missione era cominciata e rischiò ancora una volta di venir colpita. Schivò la scintilla argentea buttandosi di lato e coprendosi il volto con le mani, gesto totalmente inutile e senza senso.
- Evans, un po’ d’attenzione, per l’amor del cielo! – la rimproverò uno dei suoi superiori.
La rossa mosse il viso con fare spiacente e fece qualche passo avanti, come a dar prova di quel suo (al momento assente) coraggio.
Al terzo passo che muoveva in avanti sentì un enorme boato e credette di aver pestato una bomba. Ipotesi sbagliata. Con un lampo di luce verde i mangiamorte avevano cominciato a saettare da tutte le parti, infilandosi fra le piccole vie, fuggendo e continuando a lanciare incantesimi.
- Stategli dietro, forza! – gridò uno dei veterani fra gli auror e i suddetti cominciarono a rincorrere i mangiamorte.
Forse non avrei dovuto fare l’auror, pensava Lily Evans mentre rincorreva insieme ai suoi colleghi quegli uomini mascherati.
Il gruppo dei mangiamorte si divise in due durante la corsa e gli auror fecero lo stesso: un gruppo proseguì quindi per dritto, e l’altro, di cui faceva parte anche Lily, si gettò in una stradina secondaria con diversi piccoli viali a denti di pettine.
Scelta sbagliata, pensò Lily.
Tre dei mangiamorte del secondo gruppo corsero in un vialino seguiti da cinque auror, ed un altro, a cui Lily era ormai abbastanza vicina, fuggì in una seconda stradina.
- Evans, seguilo! Non fartelo scappare! – le ordinò il capo di Lily e la timida ventiduenne si lanciò da sola all’inseguimento del suo nemico.
Era una cosa difficile un inseguimento in quelle vie, era una delle cose più difficili che la Evans avesse mai fatto. Lei e il suo “nemico” correvano ormai su strade diverse ma parallele, unite da vialini, ma lui era sempre in testa e la rossa sapeva che, se avesse perso tempo ad attraversare uno di questi, si sarebbe fatta scappare quella corrispondenza indispensabile alla cattura.
Chissà che cosa stavano facendo i suoi colleghi in quel momento… magari avevano già ripreso tutti gli altri mangiamorte e stavano per l’appunto aspettando solo lei per condurli tutti ad Azkaban, oppure avevano tutti perso la loro battaglia ed ora subivano le torture dei seguaci di Colui-che-non-deve-essere-nominato, oppure…
Completamente (e nuovamente) persa nei propri pensieri, la giovane Lily si ritrovò finalmente alla fine di quella strada, il suo mangiamorte ancora correva a pochi passi di distanza da lei.
Credette che si sarebbe fermato. Credette che si sarebbe arreso. Ma non fu così.
L’uomo (perché la Evans era ormai convinta che fosse un uomo) imboccò un secondo vialetto continuando la sua corsa, peccato però che fosse un vicolo cieco, chiuso da un muretto che il mangiamorte avrebbe impiegato troppo tempo a scavalcare.
Senza nemmeno interessarsi a scoprire chi fosse il suo avversario, il mangiamorte con un gesto veloce si girò verso l’impaurita Lily pronto a colpirla.
La ragazza si gettò a terra vedendolo voltare il braccio magro in sua direzione con fare così inaspettato ed attese che una scintilla colorata lo mancasse, come accadeva sempre.
Eppure dalla bacchetta di legno scuro del mangiamorte non sortì alcuna scintilla, e l’uomo rimase fermo immobile, la bacchetta ancora puntata, a guardarla.
- Lily? – chiese lei con espressione accigliata, stupefatta
La ragazza si rialzò puntandogli contro la bacchetta, tremante.
- non si fa così – disse ridendo l’uomo e le si avvicinò.
Lily rimase ferma immobile, terrorizzata. Paralizzata.
L’uomo le si posizionò dietro, il corpo a tre centimetri e nemmeno da quello della ragazza e, le afferrò il braccio tendendolo bene verso il vuoto.
- E’ così che si fa – le spiegò – niente esitazioni, niente distrazioni, braccio teso, bacchetta puntata, viso alto. È così che si fa.
La donna sentì quella frase così vicina a un ricordo così lontano che avvertì un brivido percorrerle la schiena.
Si allontanò quindi velocemente da lui, puntandogli contro la bacchetta come lui le aveva detto.
- Severus? – chiese all’uomo guardandolo incerta e sbalordita
L’uomo si tolse la maschera scura ridendo.
- Non credevo mi avresti riconosciuto, Lily – le disse.
- Quella frase – fece Lily come a spiegazione – la dicevi sempre quando mi aiutavi a scuola a Difesa Contro Le Arti Oscure
- Bella memoria – fece Severus
- Bel tatuaggio – commentò la Evans guardando il braccio del suo ex migliore amico alquanto disgustata
- Che ci fai qui, Evans?
- Stavo per farti la stessa domanda, Severus
- Sei diventata un’auror, notevole
- Sei diventato un mangiamorte
- Già…
- Ma bravo, credevo che alla fine non l’avresti fatto, credevo che un cervello
- Ed io che tu avessi imparato a puntare una bacchetta
- Ma che battute! Hai mai pensato di fare in comico in tv?
- Sei qui per chiacchierare o per catturarmi?
- Vuoi essere catturato?
- No, suppongo di no. Mi catturerai?
- Sì, suppongo di sì
- E allora che cosa aspetti?
- Vuoi che io ti catturi?
- No. Voglio che tu mi uccida.
- Che cosa? – chiese la Evans stupefatta
- Hai capito bene. Voglio che tu mi uccida
- E da quando sei diventato masochista?
- Da mai, semmai il contrario
- Che vuoi dire?
- Se tu non mi ucciderai i tuoi colleghi mi cattureranno, mi porteranno ad Azkaban, e il bacio del dissennatore io… diciamo che preferisco una morta indolore, e per mano tua, Evans…
- Mi chiamo Lily – lo interruppe lei
- Scusa, per mano tua, Lily, beh sarebbe davvero il massimo.
Lily lo guardò torva.
- A che gioco stai giocando, Severus?
- Nessun gioco. D'altronde non è quello che vuoi, Lily, non vuoi uccidermi?
- Sì. è quello che voglio.
Severus rise.
- Menti – le disse – e non sei mai stata brava a dire le bugie – fece avvicinandosi di nuovo a lei
- Non è vero – rispose Lily indietreggiando
- Ed allora perché non lo fai, Lily? Perché non mi uccidi? D'altronde ce l’hai la bacchetta.
- Aspetti che io sbagli un incantesimo per colpirmi, Severus?
- Oh no, assolutamente no. Questo te lo posso assicurare.
- Non ti credo.
Severus rise quasi beffardo in pieno contrasto con l’espressione preoccupata e serissima della Evans.
- Facciamo così – disse facendo cadere a terra la propria bacchetta.
Poi vi appoggiò sopra un piede premendolo contro il legno con forza al punto che la bacchetta si ruppe.
- Ora sei contenta, Evans? – le chiese avvicinandosi a lei e mettendo una mano attorno alla sua vita minuta. La ragazza tremò a quel contatto ma lui la strinse più forte a se – Sono disarmato adesso. Puoi colpirmi adesso.
- A che gioco stai giocando, Severus? – chiese lei nuovamente
- Te l’ho già detto, Evans: nessun gioco. Voglio solo che tu mi uccida. Nient’altro.
- Perché mi chiedi questo? Con che faccia lo avresti chiesto a qualsiasi mio altro collega, si può sapere?
- Oh no, Lily, no. Non avrei mai chiesto ciò a nessun altro, insomma, come avrei potuto? Ma tu, Evans, tu… insomma, eravamo compagni di scuola, noi…
- Che faccia tosta che hai!
- Hey hey hey, calma, calma. Tu non ti rendi conto dell’opportunità che ti sto offrendo, vero?
- Io…
- Una promozione, Evans. – disse togliendole una ciocca di capelli da davanti al viso – insomma, come potrebbero non promuovere la piccola auror, all’apparenza così timida e insicura, in grado poco e niente di puntare una bacchetta, che, tutta da sola, riesce ad uccidere un mangiamorte?
- Smettila, Severus
- E tutto questo senza contare che hai solo ventidue anni! Finiresti sicuramente su tutti i giornali!
- Ti ho detto si smetterla, io…
Ma un rumore bloccò le sue parole. Dei passi. Qualcuno, ancora lontano, stava correndo verso di loro.
- Avanti, Evans – fece Severus lasciandola e inginocchiandosi dinnanzi a lei, le braccia aperte – fallo! Uccidimi!
- È un’assurdità
- No, non lo è, fa presto. Uccidimi.
- No! Io non lo farò Severus
- Mi consegnerai a loro, Lily, è questo quello che farai?
- Io… io non…
- Ti prego, Lily, uccidimi.
Lily lo fissò negli occhi, poi, sempre tremando, gli puntò contro la bacchetta. Distese il braccio come le aveva detto lui. Lui sorrise.
- Sei un bastardo.
- Avanti, Evans, in fretta.
Lily strinse forse la stecca di ciliegio fra le dita prima di abbassarla completamente.
- Vattene! – disse al suo ex migliore amico
- Che cosa?
- Ho detto vattene. Che cosa c’è? Sei diventato anche sordo oltre che cattivo, Severus?
- No. Ci sento benissimo.
- Vattene.
- Perché?
- Ho detto che te ne devi andare, Severus, che c’è? Vuoi che ti prendano.
- No. Certo che no.
- Ed allora vattene, scappa, non farti mai più vedere da me.
- Che cosa?
- Non farti mai più vedere
- Non contarci, Lily
- Smettila, non mi sto divertendo
- Nemmeno io.
Ciò detto l’uomo si alzò e la strinse a se, come prima.
- Perché non vuoi uccidermi, Evans? – le sussurrò all’orecchio
- Ti prego, va via. – rispose lei con le lacrima agli occhi
- No. Non voglio perderti.
- Non puoi perdere ciò che non ti è mai appartenuto, Severus.
- Battuta sottile, Evans.
- Vai via.
- Non me ne andò prima che tu mi abbia ascoltato.
- Vattene.
- No.
Passi. Stavolta più vicini.
- Va via, ti prego, Severus, va via
- Ho sentito che stai per sposare James Potter
- Non sono affari tuoi
- Touché
- Va via
- No. Perché non vuoi che mi portino dentro?
- Non lo so. Per favore, Severus va via.
- Sei stupenda
- Va via
- Ti amo
- Smettila di dire cazzate, Severus, ti lascio andare anche senza che tu mi riempia di bugie. Va via.
- Non è una bugia.
- Sì che lo è. Va via
- No.
- Severus, va via
- No.
- Ti prenderanno. Avrai il bacio, non avevi paura? Non era per questo che mi imploravi di ucciderti?
- Una vita senza di te mi fa più paura, Evans.
- Sei un bastardo.
- Allora uccidimi.
- Va via.
- No.
- Ti prego.
- Ti amo.
- Smettila.
- Ti amo.
- Non ti credo. – disse la Evans, ormai con le lacrime agli occhi – ti prego, va via
- Non me ne andrò finché non mi crederai, Lily, dovessi morire per dimostrartelo.
- Smettila
- No.
- Ti prego, Severus – disse la Evans appoggiando il volto in lacrime al petto del suo ex compagno di scuola, più alto di lei – ti prego vai via. Io non voglio che ti prendano. Io ti…  Ma Severus Piton non la lasciò finire di parlare. Sorridendo, prese il volto della ventiduenne fra le mani e a quello avvicinò la propria bocca.
- Stai per baciarmi?
- Perspicace, Evans
E il bacio avvenne. Un bacio che voleva dire qualcosa, qualcosa che però quei due non avevano capito, ed era appena cominciato quando all’orecchio della Evans giunsero altri passi.
- Loro stanno arrivando – disse staccando la propria bocca da quella del mangiamorte – devi andartene
- Tu mi credi – le chiese questo senza toglierle le mani dal volto
- Sì, ti credo, ti credo ma ora devi andare
- Sì, credo che dovrei – fece lasciandola andare.
- La tua bacchetta…
- Posso vivere senza, almeno per ora, quando le acque si saranno un po’ calmate tornerò da Olivander
- Vuoi la mia?
- No. Credo che serva più a te, anche se non sai puntarla.
- Scemo! Dove andrai?
- Non lo so. Fra i campi, suppongo, non è lì che vanno i latitanti? Non è lì che vanno i profughi?
- Voglio venire con te.
- No.
- Severus io…
- No, Lily, è rischioso.
- Non me ne frega niente
- Hai paura di puntare una bacchetta ma non di diventare una ricercata?
- Sì esatto
- A volte proprio non ti capisco… devo andare.
- Ho detto che vengo con te
- Ho detto di no
- Non puoi impedirmelo
- Scommetti?
Altri passi, ancora più vicini.
- ora io devo andare, Lily, vagherò per un po’, cercherò un qualche posto abbandonato in campagna in cui rifugiarci e poi tornerò a prenderti
- Dici davvero?
- Certo - rispose lui sorridendo, accarezzando il viso preoccupato della ventiduenne
- Ok, allora vai, ma sappi che vivrò in ansia ogni singolo momento della tua assenza
- Non ti sembra di esagerare?
- Finiscila. Promettimi che starai bene, che non ti metterai in pericolo
- Non credo che ciò dipenda da me.
- EVANS! DOVE SEI? – gli urli dei suoi compagni auror giunsero vicini alle orecchie della Evans.
- Devi andare – disse la ragazza al suo mangiamorte
- Sì. – disse dandole un piccolo bacio a fior di labbra. – prometto che tornerò a prenderti.
E detto ciò corse via scavalcando il muretto e sparendo pian piano nel buio. E Lily si lasciò cadere a terra spingendo via la propria bacchetta.
Quell’immagine, pensò la Evans, non avrebbe turbato nessuno. Era normale che la Evans si trovasse a terra!

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Capitolo 2
*** La valigia e il granaio ***


La valigia e il granaio

Un uomo vestito di nero si muoveva furtivo nella notte in quelle strade inglesi. Il mantello scuro ne nascondeva la persona e il volto mentre Severus Piton avanzava svelto verso l’oggetto del suo desiderio. Bussò tre volte alla porta.
Ad aprirgli fu una donna di mezza età con dei capelli color ciliegio e una carnagione maledettamente rosea, le labbra perpetuamente sorridenti. La donna sembrò alquanto spaventata alla vista di quell’uomo in nero che le si presentava davanti ma Severus Piton vide bene di chiarire qualsivoglia malinteso.
- Niente paura, Fiordaliso – fece alla donna – sono io, Severus, il figlio dei Piton, dovrei parlare con vostra figlia.
- Oh, Severus, non ti avevo riconosciuto – fece la signora Evans – Lily è in salotto, stiamo ancora cenando. Ma tu entra, entra pure.
E ciò detto si fece da parte per permettere all’oscura persona di Severus Piton di mettere piede in quella dimora.
- Lily! – chiamò a gran voce la signora Evans – Lily, vieni: c’è una persona per te!
- Arrivo!
Sorridente come al solito, bella come al solito, la ventitreenne Lily Evans fece irruzione nell’atrio. Alla vista del suo amante la sua pelle rosea perse totalmente colore e le sue gambe corsero per lei verso l’uomo buttandosi letteralmente fra le sue braccia.
- Severus – scandì la ragazza fra lacrime e baci – Severus tu… tu sei qui e io… Severus… Severus… io avevo paura che… Severus…
- Va tutto bene, amore mio – rispose lui stringendola forte a se – non c’è nulla di cui aver paura. Sei con me adesso.
La ragazza gli sorrise asciugandosi le lacrime dagli occhi.
- Mi sei mancato. – confessò guardandolo negli occhi, la sua bella pelle aveva di nuovo preso colore
- Anche tu. – rispose lui dandole un piccolo bacio a stampo sulle labbra – Più di quanto pensi.
- Ho passato notti insonni, e non riuscivo a mangiare, e non riuscivo a pensare, e non… io non…
- Lo so, amore mio, anche io sono stato in pena, ma va tutto bene adesso, non c’è più nulla da aver paura.
La ragazza sorrise stringendosi nell’abbraccio del suo amante, appoggiando la testa dai folti capelli rossi sul suo petto.
- Ma che diamine sta succedendo qui? – chiese la voce urticante di Petunia entrando nell’atrio. Rimase allibita dinnanzi a quella scena, eppure erano solo due giovani abbracciati – Che cosa diamine ci fa LUI qui? – gridò furibonda, il dito puntato contro il mangiamorte.
- È il mio ragazzo, Petunia – rispose Lily senza staccarsi da lui, - torna in salotto
- No, - rispose quella – io non vado proprio da nessuna parte. È un ricercato, Lily, e lo voglio subito fuori da casa mia
- Non è casa tua, Petunia, è la casa di mamma e papà, e mamma lo ha fatto entrare
- Smettila di fare la stupida, Lily, e se arriva la polizia? Io non voglio condividere l’aria con un ricercato!
- Finiscila, Petunia, è la mia vita e non sono affari tuoi!
- Via di qui!
- No!
- Sì invece!
La lite delle due ragazze richiamò l’attenzione degli altri presenti alla cena, ciò portò Sergio e Fiordaliso Evans e Vernon Dursley a fare irruzione nella sala.
- Si può sapere che cosa sta succedendo? – chiese loro Sergio
- Lily ha portato in casa un latitante, un ricercato! – gridò Petunia
- È il figlio dei Piton, Petunia – spiegò lei Fiordalisa – non è un ricercato, è un amico di tua sorella, è un bravo ragazzo
- No, non lo è! La polizia lo sta cercando, è solo un fuorilegge e non può stare qui!
- Conosco Severus, Petunia – continuò Fiordaliso – lo conosco fin da quando era bambino. È della famiglia, non lo caccio via e non dovresti parlargli in questo modo
- Ma è assurdo! Vieni, Vernon, andiamo via: non voglio dividere neanche l’aria con gente come questa.
E ciò detto uscì dalla porta guardando male i suoi famigliari, seguita dal suo ragazzo, il tondo e grasso Vernon Dursley.
- Mi dispiace – commentò Severus – non era quello che volevo, non sarei dovuto venire qui
- Oh, no, caro ragazzo – fece materna la signora Evans – Petunia era solo un pochino scossa, nulla di più, non offenderti, per favore, siamo contenti che tu sia venuto, puoi restare qui quanto vuoi.
- Solo tre minuti – rispose il ragazzo – non rimarrò di più, se la polizia mia cerca non voglio che mi trovi qui
- Dove andrai? – chiese lui Lily tornando ad appoggiarsi sul suo petto
- Campagna. – rispose lui accarezzando i capelli rosse della sua amante – ho trovato un granaio che mi pare essere abbandonato lì. La campagna è vasta e lì non c’è pericolo che mi trovino.
Il silenzio invase la stanza.
- Te ne andrai di nuovo? – chiese lui Lily, accigliata
- Sì, esatto
- Ma… avevi detto che… tu… tu non puoi… non puoi lasciarmi sola, non di nuovo… Severus, io… io…
- Devo farlo, Lily, qui è rischioso per me. Devo andare.
- Ma…
- No. Non posso restare.
Io vengo con te, queste quattro parole scaturì la mente contorta di quella ragazza prima che la sua bocca le pronunciaste.
- Non puoi venire con me, Lily, non posso permettertelo
- Sì che puoi. È una mia decisione. Io vengo con te. Tu non puoi impedirmelo.
- Sì invece. Ma non lo capisci quanto sia rischioso, Lily, se ci trovano io… io non posso permettere che ti prendano.
- Sì che puoi. Io ti amo, Severus, e non puoi impedirmi di seguirti in capo al mondo, amore mio. Se mi ami non mi lascerai da solo.
Il ragazzo le dedicò uno sguardo impenetrabile, cercando a sua volta di entrare nella mente della rossa, invano.
- Vai a preparare la tua roba – le disse poi staccando il corpo da quello di lei.
- No. Non ci vado senza di te, so che cosa vuoi fare, Severus, so che scapperai se mi allontano.
- Wow, ammetto che non ti facevo così accorta. D’accordo. Verrò su con te.
E la seguì per la scatenata di legno duro fino ad arrivare alla camera della ragazza, e lì l’aiutò a prendere la sua valigia dal ripiano più alto dell’armadio, e la guardò mentre rovistava in cerca qualcosa da portare.
- Porta solo le cose più brutte – le disse come a farlo sembrare un ordine, - solo le cose che ti piacciono meno al mondo.
- Perché? – gli chiese sorridendo la ragazza
- Perché se arrivano e dobbiamo scappare non avremo tempo di raccare la roba e non voglio che tu perda qualcosa di bello.
La ragazza gli sorrise mettendo nella valigia una felpa azzurra.
- Ho due sacchi a pelo – continuò Lily, un sorriso d’infanzia stampato sul volto roseo – li usavamo io e Petunia quando andavamo l’estate in colonia.
- Non stiamo andando in vacanza, Lily – le disse il ragazza, troppo maturo per la sua età – è una cosa pericolosa.
- Ma i sacchi a pelo ci serviranno comunque, vero? – chiese lei come se non avesse sentito le ultime parole del suo discorso
- Vero.
- Allora è perfetto, li prendo.
- Non mettere troppa volta, più il bagaglio è pesante e più è faticoso portarlo, e forse dovremo spostarci spesso.
- D’accordo. Poca roba.
Severus Piton la prese per la vita portandola via da armadi e cassetti e la strinse forte a se.
- Sei sicura di quello che fai?
- Sicurissima – rispose lei sdraiandosi sul suo letto a una piazza e tirando il suo ragazzo sopra a se.
- Ti amo.
- Ripetilo.
- Ti amo.
- Ripetilo.
- Ti amo.
- Non smettere mai. Mai.
Lui le sorrise.
- Devo dire una cosa ai tuoi genitori, Lily, devo rassicurarli. Appena ai finito scendi. Ti giuro che sarò ancora qui.
Ciò detto si alzò da quella piucchè comoda posizione ed uscì dalla stanza della ragazza.

Dopo un quarto d’ora Lily lo raggiunse nell’atrio. Il manico della sua piccola valigia nella mano destra e il sacco con dentro sacchi a pelo e coperte nell’altra.
- Ho fatto – disse raggiante. – possiamo andare.
Fiordaliso la strinse forte a se.
- Promettimi che sarai prudente, promettimi che sarete prudenti tutti e due – le disse in lacrime prima di staccarsi da lei, e poi Lily corse ad abbracciare suo padre, e dopo l’ultimo saluto anche con questo uscì con il suo ragazzo da quella che era sempre stata la sua dimora.

Camminavano in quei prati da tre ore ormai, entrambi stanchi e affaticati, Severus portava in mano la valica e il sacco, entrambi pesanti, e Lily quasi gli dormiva sulla spalla, perché le già le mancavano le forze. Quando furono a pochi passi dal granaio Severus lasciò che la ragazza si stendesse a terra e corse a portare dentro i bagagli prima di tornare a prenderla. La prese fra le sue braccia come fosse una principessa e la portò dentro a quel minuto edificio, la stese in un sacco a pelo e la coprì con ambedue le coperte che la rossa aveva portato, temendo che questa potesse aver freddo. Poi infilò le gambe nel proprio sacco a pelo e le rimase vicino, senza dormire, continuando a cullarla, ad accarezzarla, a vagliare su di lei.

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Capitolo 3
*** Esperia ***


Esperia

Quando la bellissima ventitreenne Lily Evans si svegliò quella mattina la schiena ed il collo le facevano male, dolori causati sicuramente dalla nottata passata sul pavimento duro del granaio. Ma guardando il solco lasciato nel suo sacco a pelo dal suo amante sorrise e affondò la testa nel suo piccolo cuscino.
Ed ora dov’era Severus? Ah già, la frutta. Severus Piton lo faceva tutte le mattine dacché erano arrivati lì, ossia quasi una settimana. Faceva che cosa? Di mattina, appena sveglio, dopo averle rimboccato le coperte e averle dato un piccolo bacio sulla fronte, usciva nei campi per andare a prenderle un po’ di frutta per la colazione.
La ragazza si stropicciò ripetutamente gli occhi per mettere a fuoco. Vide i suoi vestiti appoggiati su un mucchio di spighe lì vicino ed allungò una mano per prendere la sua felpa, che indossò per coprire il petto nudo, e stava per metter mano anche agli slip e ai jeans quando ai suoi occhi arrivò l’immagine di una donna anziana e dall’aspetto cordiale con delle coperte in meno che la fissava della porta di entrata.
La reazione della Evans fu di comprensibilissima paura e sorpresa, ed emise un piccolo urlo.
- oh no, mia cara, - fece la donna – scusa, non volevo spaventarti.
- Llllllei ccccccchiiii è? – le chiese Lily nascondendosi nel sacco a pelo. Strano: di solito non balbettava mai.
- Ciao, il mio nome è Esperia e sono la proprietaria del granaio.
Cazzo.
- Hum, mi dispiace, - rispose la rossa – io non dovrei essere qui, mi dispiace, non volevo fare nulla di male ma…
- Oh no, non preoccuparti, non sono arrabbiata, anzi… mi sono accorta della vostra presenza il giorno stesso in cui siete arrivati, l’ho capito subito che eravate delle brave persone: sembrate cos’ innamorati!
Lily arrossì sorridendo.
- e fin ora non vi ho detto nulla perché non volevo che vi preoccupaste (per me potete rimanere fin quando volete) ma stanotte le previsioni del tempo hanno detto che farà particolarmente freddo e così mi sono chiesta se voi aveste o no delle coperte e ve ne ho portate alcune io
- lei è davvero gentile, signora Esperia – rispose Lily – ma non doveva preoccuparsi, dico davvero
- non dire sciocchezze, mia cara, è stato un piacere – rispose la donna – piuttosto dimmi, mia cara, cosa vi ha portato qui?
- Hum… fuga d’amore – inventò Lily considerando poi che ciò che diceva non era totalmente menzogna
- Oh che romantico! – commentò la signora – ed ora dov’è andato il tuo Romeo?
- A prendere della frutta, suppongo – rispose la ragazza - ma immagino che anche i giardini siano suoi, quindi mi scuso anche per questo
- Niente scuse, mia cara, ci sono così tanti frutti su quegli alberi che spesso si fanno cattivi, sono contenta che qualcuno se ne nutra
- Hum grazie, grazie davvero.
- Nulla mia cara. Comunque, come ho già detto, ero solo venuta ad assicurarmi che voi non aveste troppo freddo, tutti qui
- La ringrazio davvero per il pensiero, Esperia
- Beh, mi auguro che userai le mie coperte, mia cara, fa molto freddo qui di notte
Può darsi, pensò Lily, ma lei la notte, stretta al suo amante, quel freddo di cui la donna parlava non riusciva proprio a sentirlo.
- glielo prometto, Esperia, e la ringrazio davvero.
- Di nulla, mia cara, ora ti lascio. Per qualunque cosa di cui aveste bisogno puoi contare su di me. E non abbiate paura di venir fuori: la mia casa è casa vostra, sono stata chiara?
- Grazie, signora Esperia, grazie davvero.
E mentre l’anziana signora usciva dal granaio Lily pensò che, da vecchia, sarebbe diventata esattamente come lei:
Avrebbe sposato Severus ed i due avrebbero avuto dei bambini, e avrebbero vissuto in quella campagna, Verona del loro amore, e quando, da vecchia, avrebbe visto due innamorati infiltrarsi nel suo granaio, avrebbe portato loro due coperte, pur sapendo che non avrebbero sentito, stando insieme, poi così freddo…


Dedico questo piccolo capitolo a mia nonna Esperia, che ci ha lasciati un anno fa e che mi manca da morire. Che possa sorridere se da qualche parte riesce a leggere il primo scritto che dedico a qualcuno.

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Capitolo 4
*** Kyle e Dominic ***


Kyle e Dominic

- cosa intendi dire con “ha detto che eravamo carini insieme e ci ha lasciato le coperte”?? – chiese Severus Piton alla sua ragazza per quella che doveva essere l’undicesima volta
- quello che ho detto, - rispose la ragazza dandogli un bacio a fior di labbra – sai, non capisco perché tu non riesca a smettere di essere così sospettoso: è stata soltanto gentile
- no, c’è qualcosa di strano, insomma…
- Severus, ci ha dato delle coperte, non delle bombe, è stato un gesto di infinita gentilezza, nient’altro
- Tu non sei stata un mangiamorte, non puoi capire
- Spiegami allora
- È che… non lo so, non mi sento sicura, ho paura per te, ho paura che possa succederti qualcosa di male
- Io starò bene, tesoro, e tu dovresti smetterla di preoccuparti.
La Evans aveva appena finito di parlare che il rumore della porta del granaio si aprì. Severus Piton scattò subito in piedi, guardando sospettoso la porta.
Chi si aspettava che fosse? Un auror, suppongo, o la polizia, o uno dei suoi cari amici mangiamorte che avevano cercato di farlo fuori tre settimane prima.
- Allora era vero che c’era qualcuno! – esclamò un bambino di sei anni sorridendo nel vederli.
Era proporzionatamente alto per la sua età, abbastanza magro, con due grandi occhi castani e i capelli marroni a caschetto. Lo sguardo vivace di chi ha appena fatto una grande scoperta.
Severus tirò un sospiro di sollievo ributtandosi a sedere mentre Lily scoppiava in una sonora risata.
- aspetta a tranquillizzarti, amore mio – sussurrò al suo amante – potrebbero essere degli auror in borghese!
Severus la fulminò con lo sguardo.
- e tu chi sei? – chiese poi la ragazza rivolgendosi al bambino
- io sono Kyle – rispose il bambino con un sorriso vivace sul volto – ho sei anni e la nonna mi ha imparato [errore pienamente voluto dalla scrittrice] a scrivere il mio nome, vuoi che te lo faccio vedere?
- Certo, - sorrise la Evans ed al bambino corse verso di lei.
Solo allora Severus Piton, gli occhi ancora fissi sulla porta semiaperta, notò un altro paio di occhi scuri.
- Lily? - disse chiamando l’attenzione della sua amante
- Sì, tesoro? – rispose quella togliendo un momento gli occhi dal bambino che, seduto accanto a lei, scriveva con un gessetto a terra le sue quattro lettere
- Credo che gli ospiti non siano ancora finiti
Lily rivolse allora anch’essa lo sguardo all’entrata.
Sorrise.
Poi si alzò e si diresse verso l’antro.
Lì c’era un altro bambino, pressoché identico all’altro.
- ciao – fece Lily sedendosi sulle ginocchia per raggiungere l’altezza del bambino
- ciao – rispose arrossendo il maschietto, giocando con l’orlo della maglietta
- io mi chiamo Lily – fece la ragazza – e tu?
- Io Dominic – rispose il bambino
- Davvero? Dominic? Ma è un nome stupendo! E anche tu sei proprio bel ragazzo
- Lo so, la nonna me lo dice sempre
- Ah sì?
- Sì, me lo diceva anche quando ero piccolo
- E adesso sei grande invece?
- Sì, ho sei anni
- Allora sì che sei grande, ormai sei un ometto
- Sì
Lily sorrise.
- tuo fratello mi sta facendo vedere come si scrive il suo nome, vuoi farmi vedere come si scrive il tuo?
- Sì – rispose il bambino sorridendo – il mio nome è anche più difficile: ha sette lettere – continuò aiutandosi a contare con le dita
- Wow, e tu sai scriverlo tutto?
- Sì, sbaglio solo una lettera
- Ma allora sei davvero bravissimo
- Sì
- Allora ci vieni con me? – disse la Evans tendendogli la mano
- Sì – rispose il bambino afferrandola timidamente
La Evans lo condusse lì dove anche il suo gemello si stava impegnando per concludere una “E” un po’ storta e sbilenca.
- tu come ti chiami? – le chiese Dominic afferrando un gessetto fra quelli del fratello e cominciando a comporre una “D” e una “O”
- Lily – scandì la ragazza
- E come si scrive?
- Così – rispose sorridente mentre con un gessetto colorato scriveva il proprio nome sul pavimento del granaio
- Ah, sono solo quattro lettere – commentò il Dominic osservando attento il nome della Evans per poi tornare alla sua “M” e alla sua “I” il mio è più difficile. Tu lo sai scrivere il mio nome?
- Suppongo di sì – rispose la ragazza
- Senza fare nemmeno un errore?
- Sì
- Allora sei proprio brava – si complimentò il bambino
- Già – commentò Severus – le daranno il nobel prima o poi
Lily lo zittì con una leggera spinta.
- davvero ti daranno un premio? – le chiese eccitato Kyle
- ne dubito – rispose Lily
- che cosa è nedubito? – chiese Dominic completando il suo nome con le tre lettere mancanti
- vuol dire che non credo che prenderò alcun premio – spiegò la Evans sorridendo al bambino
- ah – rifletté quest’ultimo – e lo sai anche scrivere?
- Sì
- Tu come ti chiami? – esordì Kyle rivolto a Severus
- Severus – rispose il ragazzo
- È un nome strano – commentò il bambino
- Già – rispose il ragazzo
- E lo sai scrivere?
- Sì
- Davvero?
- Sì
- Sicuro?
- Sì, lo so scrivere il mio nome!
- Fammi vedere
Severus Piton prese con aria di rimprovero il gessetto fra le mani e scrisse in una grafia elegante il proprio nome.
- anche il tuo ha sette lettere – affermò Dominic dopo averlo squadrato a lungo – ma il mio è più difficile perché c’è la “N” e io la “N” non la so fare tanto bene
- io credo che tu la faccia benissimo – rispose Lily accarezzando il bambino. Questo le sorrise
- lo sai che noi due siamo uguali? – chiese Kyle a Severus andando a sederglisi vicino, la solita espressione pimpante sul viso
- già, l’avevo notato – commentò il ragazzo
- siamo gemelli omozoti – gli spiegò il bambino
- vuoi dire omozigoti? – lo corresse Severus
- sì, omozicoti, però non lo so dire tanto bene
- non è una parola così difficile
- hanno sei anni, Severus, per loro è una parola difficile
- Touché.
- Lo sai che so scrivere anche altre parole? – chiese Dominic tirando la maglietta di Lily per riattirare la sua attenzione
- Ah sì?
- Sì, ne so scrivere 5: “Dominic” “Kyle” “Nonna” “Esperia” e poi anche “Danacea” però non mi viene molto bene
- Danacea?
In quel momento la porta del granaio si spalancò completamente.
- Chi diamine siete voi? – chiese una donna anziana, l’espressione terrorizzata dipinta sul volto
- Signora, noi… - provò a spiegare Lily
- Non mi interessa, lasciate i miei nipoti, adesso.

Dedico questo capitoletto a Valerio e Lorenzo, i miei due nipotini o cuginetti (non so bene che cosa mi siano) a cui voglio un mondo di bene!

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Capitolo 5
*** Danacea ***


Danacea
Lily credette che alla donna sarebbe venuto un infarto. Rimaneva lì, ferma, in piedi, gli occhi puntati su di loro, la voce mozzata.
- Nonna! Nonna! – gridò Kyle correndole incontro sorridente
La donna accettò quell’abbraccio e strinse a se il bambino.
- Dominic – disse poi severa rivolgendosi all’altro bambino, che sostava ancora incerto fra le braccia di Lily – vieni qui immediatamente
- Sì nonna – rispose il bambino lasciando cadere i gessetti colorati a terra e dirigendosi verso di lei
La donna continuò a guardarlo con espressione severa e non lo abbracciò come aveva fatto con l’altro gemellino; si limitò a prenderlo per un braccio e a portarselo vicino, indietreggiando.
- chi siete voi? – chiese nuovamente
- signora noi… - cominciò Lily facendo per alzarsi ma un urlo della donna la fece nuovamente bloccare
- non ti azzardare ad avvicinarti o chiamo la polizia! – disse continuando ad indietreggiare con i bambini
- mi dispiace, - continuò Lily – lei ha capito male, io e il mio fidanzato…
- non mi interessa! – gridò la vecchia – lo so io cosa siete voi due: siete due ladri, due delinquenti, voi due volevate rapire i bambini!
- Mi creda, signora – le disse Severus – i suoi bambini non ci interessano neanche lontanamente
- Chi siete voi? – chiese la donna continuando ad indietreggiare
- Due fuggitivi – rispose secco Piton
- Severus! – lo rimproverò Lily
- Che c’è? – le chiese lui a bassa voce – ho detto solo la verità!
Lily, con una smorfia di disapprovazione sul volto, si rivolse nuovamente alla vecchia.
- siamo due ragazzi innamorati, signora, solo due ragazzi innamorati – cercò di spiegarle movendo qualche passo nella sua direzione
- sai, tesoro – le sussurrò all’orecchio Severus – non credo che della nostra storia d’amore gliene freghi un granché!
Lily, ovviamente, finse di non averlo sentito.
- signora, mi creda – riprese la roscia – io e il mio ragazzo non volevamo fare proprio nulla di male…
- e che cosa ci facevate qui? – chiese la vecchia, ignorando ciò che entrambi i ragazzi avevano detto fino ad allora
- hum… fuga d’amore – provò a rispondere Lily, qualcuno, fortunatamente, la interruppe…
- Danacea, – chiese Esperia arrivando al giardino – che cosa ci fai tu qui?
- Stavo cercando i bambini – spiegò la donna voltandosi verso di lei – e li ho trovati con questi due… - e rifletté un momento a cercare un termine adatto - … criminali!
- Non siamo criminali! – provò a discolparsi Lily
- Non sono criminali – l’appoggiò Esperia
- Ma come…? Cosa…? – balbettò Danacea
- Questi ragazzi sono innamorati – spiegò lei Esperia – e sono fuggiti dalle loro case perché le rispettive famiglie non accettano il loro amore…
- Non è proprio così… - provò a dire Severus prima che una gomitata di Lily lo bloccasse, ed Esperia poté continuare la sua spiegazione:
- E così sono scappati e, non sapendo dove andare, sono venuti qui. Io gli ho detto che potevano rimanere.
- Io credevo che fossero dei delinquenti – le spiegò Danacea – loro… loro stavano qui e… con i bambini e… ho avuto così paura. Comunque voglio che se ne vadano di qui all’istante: non voglio ospitare fuggitivi.
- Ma… - provò a ribattere Esperia
- Questa è anche una mia proprietà – continuò Danacea alludendo al granaio e al terreno in generale – e questi due non ce li voglio qui.

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Capitolo 6
*** Ospitalità e commenti ***


Ospitalità e commenti

E seppure dal, calma e tranquilla, cercava lei di far trasparire molta più serenità di quanta non ne avesse mai avuta in corpo, Severus Piton rimaneva comunque sospettoso.
Lo si vedeva lì, seduto al tavolo le gambe accavallate, mentre spalmava sulla sua fetta biscottata quell’a suo parere sospetta marmellata di more, mentre squadrava dubbioso la sua tazza di caffé latte, mentre incerto passava alla sua ragazza la zuccheriera.
Sembrava come se tutto, sia la marmellata, sua la sua tazza, sia il contenitore per lo zucchero, fossero lì lì per esplodere e che il ragazzo volesse tenerle lontane da se per paura dell’inevitabile scoppio, e pareva quasi star lì lì per chiudere gli occhi e tapparsi con le mani le orecchie per allontanarsi dal boato…
E quella inoltre doveva essere qualcosa tipo la ventunesima volta che portava incerto quella fetta biscottata alla bocca per poi riallontanarla sospettoso senza averne assaggiato nemmeno un morso.
- amore, – disse Lily cercando il suo sguardo dall’altro capo del tavolo – si fa così, guarda: - e ciò dicendo morse il suo pluncake come a mostrare al fidanzato come si mordesse un alimento, nascondendo una risata
Severus Piton evitò di alzare gli occhi uno sguardo che l’avrebbe fulminata e morse, finalmente, la sua pietanza, e, bomba o non bomba, le sue papille gustative mostrarono che quel cibo non era poi così male.
- Lily, mi aiuti a mettere la marmellata sui biscotti? – faceva Dominic dall’altro capo del tavolo, a bassa voce, come fosse un segreto.
Il bimbo sedeva al fianco della ragazza, e aveva letteralmente agganciato una mano alla maglietta rosa che la ragazza indossava, come a non volersi più separare da lei.
Era passato solo un giorno da quando Esperia e Danacea avevano chiesto ai due innamorati di trasferirsi da loro, di lasciare il granaio, solo un giorno dacché Dominic e Lily avevano fatto conoscenza, eppure quel bambino sembrava già essersi eccentricamente affezionato a lei. Non le si scollava mai di dosso, le chiedeva favori anche stupidi pur di stargli vicino, le parlava a bassa voce come se ogni cosa fra loro due dovesse sembrargli un segreto, e sorrideva quando era vicino a lei.
Kyle, dal canto suo, più vivace e vagabondo del fratello, non aveva provato tutta quest’attrazione per Lily, si divertiva anzi a fare domande su domande a Severus, che stentava a sopportarlo.
- come fai di cognome? – gli stava per l’appunto chiedendo il bambino
- Piton – rispose il ragazzo
- Piton. – ripeté il bambino per sentirne meglio il suono – e che cosa significa?
- Nulla. È un cognome, i cognomi non significa nulla. – rispose Severus
- E perché tu hai un cognome che non significa nulla? – domandò ancora il Kyle
- Mica me lo sono scelto io! era il cognome di mio padre – spiegò parzialmente paziente Severus Piton
- E perché tuo padre aveva un cognome che non significa nulla – insistette il bambino
E la cosa andò avanti così per un po’.
Ma aspetta, dove eravamo rimasti? Ah già, voi non eravate ancora arrivati qui, la mia narrazione si era infatti interrotta un giorno prima, con la litigata di Esperia e Danacea, giusto? Perfetto, dovrò allora, brevemente riattaccare da lì per spiegarvi cosa accadde quel giorno.
Allora, per farla breve, le due anziane signore avevano discusso per un po’, Esperia per li sì e Danacea per in no è chiaro, ed infine la prima aveva vinto, ed aveva inoltre invitato i due giovani a trasferirsi a casa, dato che la sorella era davvero molto contraria all’idea di farli rimanere nel granaio, temendo che i bambini volessero tornare lì.
E così Lily e Severus, fra l’euforia di lei e il sospetto di lui, si erano trasferiti nell’immensa casa delle due signore, ed ora, come ho già detto, stavano facendo, allegramente, colazione.
Finita che l’ebbero, Severus e Lily si ritirarono nella loro stanza, dove la ragazza poté finalmente rimproverare il suo ragazzo.
- sai, tesoro – fece dolce sedendosi sul letto – quando prendi in mano ogni oggetto squadrandolo come se fosse una bomba atomica la gente si sente a disaggio.
- Anche io mi sento a disaggio – ribatté lui
- Già e non ho ancora capito il perché – commentò la ragazza – insomma: Esperia a fatto in modo che ci trasferissimo qui, i bambini sono dolcissimi, Danacea nemmeno ci guarda male: che cosa vuoi di più?
- Andarcene di qui il più presto possibile – propose il ragazzo – questa situazione non mi piace per niente
- Ma perché devi essere sempre così sospettoso??
- Perché sono stato un mangiamorte e so che il Signore Oscuro ha contatti con tutto e tutti
- Già, anche con due vecchie babbane e con i loro nipoti?
- Può darsi
- Ma non farmi ridere! Ed in più credo che dovresti mostrare riconoscenza a quelle donne
- Non ho intenzione di farlo
- Severus!
- Che c’è?
- Per favore!
- Ok, ok, farò del mio meglio per fingermi contento di questa situazione che non approvo per niente, sei contenta?
- No, non proprio. Ed inoltre quel bambino, quel Kyle, beh, sembra che ti si sia affezionato, dovresti essere carino con lui
- È petulante
- È molto dolce, il minimo sarebbe rispondere cortesemente alle sue domande
- Mi ha chiesto che cosa significasse il mio cognome!!!
- A me sembra una domanda davvero molto carina
- A me sembra una domanda molto stupida invece
- Sev!
- Scusa. E invece quell’altro, quell’altro bambino, lui non ti si scolla più
- Già – commentò la ragazza sorridendo – sei geloso?
- Sì, terribilmente – rispose lui ironico
- Allora – fece lei avvicinandosi al suo ragazzo per poi baciarlo sulla bocca – cercherai di trovarti bene qui e di abbandonare tutti questi stupidi sospetti?
- Hum… - fece Severus cercando di nuovo le labbra della ragazza – ok, ci proverò
- Promesso?
- Promesso.

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Capitolo 7
*** L'abito bianco ***


L'abito bianco

Puoi prendere tutto quello che vuoi, cara, le aveva detto Esperia conduciendola in quella piccola stanza, tutto quello che vuoi.
Lily si era guardata intorno: il luogo in cui si trovava doveva essere una cantina, pensò, una vecchia cantina nella quale, a quanto sembrava, dovevano trovarsi anche alcuni abiti che la ragazza avrebbe potuto utilizzare per il tempo in cui sarebbe rimasta lì.
Aprì ad uno ad uno i cassetti di una vecchia cassettiera, divertendosi nello scoprire sottane bianco avorio e camicette ingiallite dagli anni.
Che strane cose trovò lì dentro! V’era un abito rosa che sembrava risalire al diciassettesimo secolo, un tanto di rete e bustino, ed un gonnone azzurro con dei grandi fiocchi gialli cuciti sopra. V’era un cappello da contadina e dei pantaloni bianchi che le davano un non so che di cowboy, ed una felpa di un rosso così atroce che alla ragazza sembrò quasi impossibile pensare che qualcuno avesse mai potuto indossarla davvero. V’era un cappello bianco che le fece subito tornare in mente il copricapo di pulcinella, ed un completo da funerale, tutto nero, con un cappello con il velo davanti agli occhi, una camicetta gialla canarino a fiori rosa salmone, un velo bianco, e quella che doveva essere una vecchia vecchissima camicia da notte.
Dopo qualche minuto di ricerca, la ragazza scelse un vestitino bianco, lungo fino alle caviglie, stretto dal collo fino alla vita, che si apriva poi, ma non troppo, senza maniche e con dei piccoli fiorellini bianchi anch’essi, ricamati sopra.
Si sorprese di aver trovato qualcosa di così fine ed elegante in quei cassetti, e sorrise guardandosi allo specchio, uscendo dalla stanza con quell’allegria ancora sulle labbra.
Scese in fretta le scale per raggiungere la cucina dove il resto della compagnia stava facendo colazione, e vi entrò contenta e presentandosi con un allegro:
- How I look?!*
Pensò che anche gli altri avrebbero sorriso, voltandosi verso di lei, che avrebbero sorriso nel vederla, ed invece vide il volto magro di Danacea impallidire, la vide arrabbiarsi, la vide sul punto di svenire, ne ebbe quasi paura:
- TOGLITI ALL’ISTANTE QUEL VESTITO! – le gridò la donna, mentre sua sorella Esperia tentava di calmarla trattenendola seduta al tavolo per il braccio, impedendole di alzarsi – Lasciami! Lasciami! Esperia, lasciami! – gridava ancora quella – non quel vestito, non quello! Toglilo! Toglilo! TOGLILO!
- Andate a letto, bambini, andate a letto – ordinò Esperia ai gemelli, sottraendoli da quella squallida scena
- Avanti, Lily, togli quel vestito – l’esortò Severus raggiungendola ed aiutandola a togliersi quell’indumento, pomo della discordia
Lily adagiò alquanto spaventata sul pavimento, allontandosi fra le braccia del suo amante.
- Raccoglilo! – gridò Danacea alla sorella – RACCOGLILO!
La donna si alzò, raggiunse svelta l’abito a lo raccolse, sussurrando a Severus e alla sua donna:
- E’ meglio se andate a chiudervi nelle vostre stanze, l’avete fatta grossa quest’oggi.
Tornata dalla sorella, poi, le diede il vestito, e questa lo strinse bagnandolo di lacrime.
- Susan – la sentirono singhiozzare Lily e Sev, mentre lasciavano svelti la sala – la mia Susan…

Severus barricò la stanza in cui lui e Lily si erano appena rifugiati, poi si sedette sul letto e lei gli cominciò a piangere fra le braccia.
- io non capisco – singhiozzava la ragazza – io non capisco cosa ho fatto. Quel, quel vestito era fra la roba che Esperia mi aveva detto di prendere, non credevo che… io non capisco in che cosa ho sbagliato stavolta
- Shhh, non piangere – disse Severus accarezzandole i capelli, come a calmarla, - quella donna è strana, secondo me è pazza, forse dovremmo andarcene via di qui…
E non aveva ancora finito di comporre quella frase che si sentì bussare alla porta, e le vocine di Kyle e Dominic arrivarono alle loro orecchie.
A Lily sfuggì una risata.
- vado io ad aprire, - le comunicò Severus, contento quantomeno che quella novità avesse regalato un sorriso alla donna della sua vita.
Kyle e Dominic, entrati nella stanza, si sedettero a indianina sul letto dei due ragazzi.
- Lily, perché piangi? – le chiese Dominic asciugandole una lacrima
- Nulla, piccolino – rispose lei sorridendo
- Quello doveva essere il vestito della mamma – commentò Kyle ad alta voce, - altrimenti la nonna non si sarebbe arrabbiata così
- “La mamma”? – chiese lui Severus,
- Sì, - rispose Kyle, con fare saccente – Susan, la mamma.
- E’ morta il giorno della nostra nascita – spiegò Dominic – è riuscita a malapena a concludere il parto, l’ho uccisa io: è per questo che la nonna non mi vuole bene
- Che cosa…? – provò a domandargli Lily
- La mamma è morta dopo avermi dato alla luce – spiegò il bambino – quindi è come se l’ho uccisa io e secondo me la nonna non mi vuole bene
- Ma non può essere vero! – lo corresse la rossa – sono sicurissima che tua nonna ti vuole un sacco di bene
- È una bugia – commentò Dominic – Susan era la sua unica figlia, e morì dopo una gravidanza che la nonna le aveva sconsigliato di sostenere: è naturale che la nonna non mi voglia bene.


*_scusate se ho usato una frase in inglese per dire "come sto?" ma in italiano non rendeva altrettanto bene!
Baci. Giulia.

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Capitolo 8
*** Il lupo cattivo ***


Il lupo cattivo.

Lily stava comodamente stesa in cortile, a intrecciarsi i capelli con la testa appoggiata alle gambe magre del suo ragazzo, che, mentre fungeva da cuscino, era impegnato nella lettura di un quotidiano babbano.
Non era solito leggere quotidiani babbani a dire il vero, non gli interessava molto infatti di ciò che accadeva in quel mondo, eppure evitava comunque di sfogliare giornali magici in presenza di Lily. Quando lei faceva qualche domanda, lui le rispondeva che non le faceva bene ripensare alle cose di un mondo da cui erano scappati ormai. E Lily non ribatteva, sapeva infatti a quante cose il suo ragazzo stesse rinunciando per starle accanto, per il suo amore, e lei, per lo stesso amore, era ben disposta a rinunciare a un giornale.
Comunque sia, quella lettura babbana non era comunque facilitata dal chiasso dei bambini, che, giocando poco distanti da lì, si divertivano a inseguire una farfalla.
Dopo aver sbuffato per quella che doveva essere l’ennesima volta ed aver lanciato l’ennesima occhiata di fuoco in direzione dei bambini (in risposta alla quale questi non smisero affatto di giocare, anzi, sorrisero cominciando a gridare ancora più forte), decise che probabilmente sarebbe stato meglio alzarsi.
Diede un leggero pizzicotto alla sua dolce metà, e questo era un segnale esplicito, cosa che alla quale la ragazza rispose con un sorriso, prima di alzarsi dalle sue gambe, e poi drizzarsi a sedere ed alzarsi infine, e seguire il suo ragazzo, che a quanto pare aveva appena scelto di godere un po’ della quiete del soggiorno.
Avevano quindi appena lasciato le scale di legno su cui erano stati a sedere per dirigersi verso la porta, superando quindi il tavolo di legno morbido su quale Danacea e Esperia stavano giocando a carte. Severus Piton e la giovane Lily Evans avevano appena raggiunto l’uscio e lui le aveva appena posato le labbra sulle labbra, quando un urlo di bimbo squarciò l’aria intorno a se, e tutti si girarono verso di lui, o meglio verso di loro… tre.
- DOMINIC! – aveva gridato danacea con le lacrime agli occhi – DOMINIC, NOO!
Lily non ne aveva mai visto uno dal vivo, non aveva mai visto un lupo. Non sapeva cosa fare, non sapeva come fare, e non aveva la bacchetta a portata di mano. Eppure, davanti a lei, c’erano due bambini in pericolo, e mentre il piccolo Dominic correva il lupo era ormai a un passo dal raggiungerlo. Kyle era quello che aveva urlato, e restava fermo immobile volenteroso di aiutare il gemello, ma anche di vivere. E Lily doveva fare qualcosa.
Senza pensare, senza neppure captare le grida di Esperia e Danacea, come se lei fosse l’unica in movimento in un fermo immagine di un film, corse veloce verso il bambino, prima che Severus riuscisse a fermarla.
Corse verso di lui veloce come non era mai stata, gridando a Kyle di andare via mentre gli passava a fianco e si fiondò letteralmente sul bambino, gettandosi a racchiuderlo in un abbraccio come a fargli da scudo, mentre l’animale le conficcava gli artigli nella carne, sbattendola da una parte e dall’altra.
Fortunatamente, nel tempo della sua corsa e del primo attacco, Severus, veloce, era corso dentro ad afferrare la bacchetta, e poi puntò veloce la bacchetta contro l’animale, scaraventandolo lontano dalla sua ragazza, che in men di un secondo si ritrovò priva di sensi.

- Bevi.
Una parola, due sillabe, questo fu il primo suono che arrivò alle orecchie di Lily nel momento esatto in cui riuscì ad aprire gli occhi.
- Bevi, ti farà stare meglio.
Ripeté Severus, dinnanzi a lei. E lei? E lei dov’era? Guardandosi intorno, Lily cercò di focalizzare la situazione. Era nel soggiorno, sì, doveva essere nel soggiorno, e sdraiata sul divano, probabilmente, e Severus era seduto sulla parte di sofà lasciato libero dal corpo di lei. I bambini non c’erano, dovevano essere andati in camera a riprendersi dallo shock subito, e non c’era neppure Danacea, probabilmente doveva essere con loro. Però c’era Esperia, in piedi davanti al fornello.
In breve, nei pochi minuti in cui Lily aveva il suo stato di mancata conoscenza, le cose erano andate più o meno così: Danacea era corsa, ancora in lacrime, da suo nipote, e lo aveva preso in braccio rassicurandolo, mentre Esperia aveva fatto lo stesso con il piccolo Kyle. Severus l’aveva presa fra le sue braccia accertandosi che non fosse nulla di grave, e poi, senza badare a nessuno l’aveva portata in casa stendendola sul divano.
- Ti ho detto di bere! – ripeté per la terza volta Severus, porgendole un bicchiere con una melmaglia strana dentro.
- Che cos’è? – gli chiese Lily prendendo il bicchiere e portandolo alla bocca.
- Un decotto, - le rispose Severus – avrei preferito prepararti una pozione antidolorifica ma niente unghie di drago, quindi mi son dovuto arrangiare. Comunque bevi, ti farà stare meglio. La ragazza bevve un sorso. Il sapore terribile della bevande le invase la bocca da parte a parte, e Lily pensò che avrebbe voluto vomitare, ma fece buon visto a cattivo gioco e mandò giù. E poi porse al suo ragazzo il bicchiere ancora pieno.
- Bevilo tutto, Lily – la rimproverò Severus – devi rimetterti in forze; dovremo andarcene al più presto da qui.
- Che cosa intendi dire? – chiese lui la ragazza, mandando giù a fatica un altro sorso.
- Ho usato un incantesimo per liberarti dal lupo, Lily. – le spiegò Severus – Ma ci sono grandi probabilità che la tua bacchetta sia stata messa sotto sorveglianza, che possano rintracciarci. Dovremo andar via di qui il prima possibile, stasera stessa. Quindi bevi veloce, non abbiamo molto tempo.
- Ma noi… come? – aveva balbettato Lily.
- Noi non diremo nulla, lo giuro – le aveva detto Esperia, avvicinandosi al divano – cioè, Severus ci ha spiegato un tantino come stanno lei cose, che lui è un mago e che tu sei una strega, che vi cercano e dovete scappare, noi non abbiamo capito tutto, ma fa lo stesso. Noi non diremo nulla, e se qualcuno dovesse chiedere di voi diremo che non vi abbiamo mai visto, che non abbiamo la più pallida idea di chi voi siete, promesso. E poi posso pensare io ai vostri bagagli dato che tu è meglio che non ti affatichi per un poco, e ci metterò anche degli altri vestiti, e della roba da mangiare, e della biancheria, insomma voi… io non voglio neppure immaginare cosa sarebbe successo ai bambini se solo voi non foste intervenuti…
- Dove sono i bambini? – chiese Lily – Loro stanno bene?
- Sì, benone, - rispose lei Esperia – erano solo spaventati, Danacea le ha messi a letto, ora dormono tranquilli. Credo che gli dispiacerà sapere che ve ne siete andati, dispiacerà a tutti noi.
- Dispiacerà anche a me – rispose Lily – avrei voluto almeno salutarli…
- Penseremo anche a questo – commentò Severus, prima di accarezzarle la fronte con fare paterno – ora vedi di riposare, al resto penso io.
Lily pensò che avrebbe voluto protestare, e riflettè su qualcosa da dire mentre Severus le spingeva verso la bocca al bicchiere per costringerla a bere ancora un altro sorso, e lo aveva appena portato alla gola che si sentì pervadere dalla stanchezza, quindi scartò l’ipotesi dell’obiezione e si rimise a riposare, mentre il suo ragazzo s’accordava con Esperia circa gli ultimi preparativi per la partenza.


Salve, sono tornata con questa storia dopo circa un anno, ma a mia discolpa devo dire che non mi ero davvero resa conto di quanto tempo fosse passato, chiedo umilmente perdono. Prometto di aggiornare al più presto, dato che tra l'altro il prossimo capitolo so già che sarà stupendo, quindi non vedo l'ora di farvelo leggere! Inoltre, piccola informazione per voi lettori di questa come di tutte le mie altre storie, volevo dirvi che se vi interessa potete facilmente seguire la stesura ed il work in progress delle mie storie nella mia nota di introduzione, abilmente trasformata in nota di introduzione... altre informazioni... altre informazioni... ah, sì, se vi interessano le Snevans, ed in particolare le mie, sarei molto contenta se voleste dare un'occhiata a una quattromani scritta in coppia con VULNERARIA (che fra l'altro ha scritto da sola una bellissima Snevans chiamata Desideri Proibiti che vi consiglio assolutamente di leggere!) che parla della coppie Draco Hermione, Rose Scorpius e, ultima e non ultima anche Lily Sev. E' una storia un pò complessa ma dovrebbe venir fuori proprio bene, quindi vi lascio il link, spero che vogliate leggerla: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=803289. E poi che dire? Vi aspetto numerosi al prossimo capitolo. Bacioni. Giulia.

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