Stelle remote di Saralasse (/viewuser.php?uid=32399)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
“E’
stato un errore Lu…
noi siamo compagni… nakama della stessa gilda, tra noi non
può esserci…
questo!”.
Un errore. Aveva
definito così quello che c’era stato fra
loro prima di uscire dalla sua casa, deciso, senza voltarsi. A nulla
era
servito richiamarlo, scongiurarlo di non lasciarla sola, piangere tutto
il suo
dolore; la sua schiena mentre si allontanava era l’ultimo
ricordo di lui prima
di lasciare la sua amata Fairy Tail e la città di Magnolia,
i luoghi che aveva
definito casa e che cinque anni or sono aveva abbandonato fuggendo come
una
ladra.
“Mamma?”.
Una vocetta
infantile la riscosse dai suoi pensieri e Lucy
sfoderò il suo sorriso più dolce chinandosi a
prendere la sua bambina fra le
braccia.
“Lázuli [1]! Cosa
fai da sola, Hibiki
dov’è?”.
“Sono
qui”.
La voce gentile
di Hibiki la raggiunse mentre il ragazzo
entrava nella stanza e le si avvicinava, baciandole la fronte.
“Ti
siamo mancati?”.
“Moltissimo…
ma dimmi, hai scoperto qualcosa?”.
Hibiki
lasciò andare un sospiro scuotendo la testa con fare
scoraggiato. “Il master Bob non ha saputo darmi nessuna
spiegazione”.
Lucy strinse
appena un po’ di più la piccola Lázuli, voltandosi
a guardare il giardino attraverso la grande
vetrata che illuminava la stanza.
“So
che non vuoi considerare l’idea e nemmeno sentirtelo dire
ma… dovremmo andare a cercare il master Makarov”.
“Se
sai che non voglio tornare perché continui a
proporlo?”.
“Perché
voglio che Lázuli stia bene,
ti sembra strano?!”.
Hibiki si era avvicinato e adesso teneva le mani posate sulle spalle di
Lucy.
“Dobbiamo capire Lucy. Altrimenti non sarà mai al
sicuro”.
Lucy si
liberò della sua stretta con una delicata ma decisa
scrollata di spalle.
“Io
non voglio tornare a Fairy Tail. Non voglio rischiare di
rivederlo… farebbe troppo male”.
“Ma
Lucy…”.
“Niente
ma, Hibiki. Io non tornerò a Magnolia, tanto meno
rimetterò piede a Fairy Tail. Adesso conta solo Lázuli”.
“Tu
proprio non capisci. Se non scopriamo come stanno le
cose, è lei che perderai, vuoi mettertelo in
testa?!”.
Lucy
abbracciò forte la piccola Lázuli che la
guardò smarrita; la giovane madre sapeva bene che
Hibiki aveva ragione, il vecchio master Makarov era l’unico
che avrebbe potuto
spiegarle cosa stava accadendo e chi o cosa stesse minacciando
l’incolumità di
sua figlia. Da qualche tempo la bambina trascorreva la notte preda di
strani
incubi che la lasciavano oltremodo spossata e soltanto di giorno poteva
riposare tranquilla; in altre circostanze, Lucy avrebbe chiesto
piuttosto il
parere di un medico ma i sogni che Lázuli raccontava
sembravano troppo
particolareggiati perché fossero semplicemente le fantasie
di una bambina di
quattro anni. E per una madre cresciuta a stretto contatto con la
magia, tutto
ciò acquisiva un senso ben definito: qualcuno tentava di
giungere a sua figlia
nella maniera più subdola, insinuandosi nella sua mente
infantile.
“Non
posso, Hibiki. Aiuterò mia figlia da sola, io non posso
tornare. Rivederlo significherebbe morire”.
Lucy
lasciò la stanza tenendo Lázuli stretta fra
le braccia e uscì in
giardino, dove la posò a terra perché potesse
giocare e godersi le ultime
giornate di quella lunga estate, prima che le avanguardie
dell’inverno
raggiungessero Hybiscus, la città in cui vivevano. Era un
borgo piccolo e piuttosto
isolato, ai piedi delle montagne, ma tranquillo abbastanza da poter
crescere
una bambina senza eccessivi timori. La loro casa si affacciava sulla
via
principale e pur non essendo un palazzo signorile era abbastanza grande
da
poter disporre di un giardino nel quale lasciar giocare tranquilla la
piccola. Un
tuffo al cuore la sorprese quando Lázuli le rivolse
quel sorriso così
familiare da farle male.
C’era
stato un tempo, anni prima, in cui l’inverno per lei
non esisteva, annientato dal sole che lui si portava dentro.
C’era
stato un tempo in cui tutte le stagioni per lei erano
una: Natsu[2].
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Rieccomi in
questo fandom, stavolta con una storia a capitoli…
NaLu naturalmente!
Troverete i
nostri protagonisti un po’ più adulti rispetto
all’originale, si tratta di un espediente letterario ai fini
del racconto :P Ho inserito la nota OOC dal momento che non so quanto
riuscirò a mantenere i personaggi IC date le situazioni a
volte esasperate in cui li porrò, soprattutto trattandosi di
una what if.
Vi dico sin
d’ora che gli aggiornamenti non saranno
frequentissimi; in genere aggiorno molto velocemente ma in questo
periodo il
tempo è tiranno, farò il possibile per non
distanziare troppo i capitoli uno
dall’altro e non farvi perdere il filo del racconto, promesso
;)
Un paio di
piccole note:
[1] Da alcune
fonti sul web Lázuli risulta
essere il nome di una
fata, il che mi sembrava appropriato per la figlia di una maga di Fairy
Tail;
inoltre, leggendolo con l’accento sulla prima sillaba (sulla
“a” praticamente) ne
deriva un’assonanza con Natsu, particolare che mi ha fatto
subito amare
questo nome XD
[2]
Probabilmente lo sapete già tutti ma Natsu significa
“estate” :)
Un
ringraziamento grandissimo a chi ha letto questo capitolo
e deciderà di seguirmi in questa pazzia, e un grazie ancora
più grande se
avrete la bontà di dirmi cosa ne pensate :)
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Quella
notte per Lázuli fu la
peggiore che Lucy ricordasse da quando quella storia era iniziata: la
bambina
strillava e si dimenava, i capelli incollati alla fronte dal sudore che
le
scendeva lungo il visino, e né Lucy né Hibiki
riuscirono a riscuoterla da
quell’incubo tremendo.
Quando
finalmente riuscì a
svegliarla, Lucy tirò un sospiro di sollievo ma questo ben
presto si tramutò
nel terrore più nero, alla vista degli occhi ottenebrati di
sua figlia. La
‘crisi’ non durò troppo per fortuna e
dopo qualche secondo la giovane madre potè
rispecchiarsi in un paio d’occhi identici ai suoi ma ancora
scossi dalla paura.
“Mamma…
portami via, quell’uomo
cattivo mi prende!”, esclamò in lacrime, posandosi
i piccoli pugni sugli occhi.
Lucy
la strinse fra le braccia,
cullandola piano. “Sh… calmati tesoro,
è tutto finito, era solo un sogno… solo
un brutto sogno”.
“C’era
quell’uomo cattivo… e tanti
mostri, tutti cattivi”, continuò la piccola tra un
singhiozzo e l’altro. “E zio
Loke ci provava a fermarli ma non ci riusciva… tu non mi
trovavi!”.
Hibiki
si chinò vicino a Lucy. “Non
possiamo più rimandare Lucy. E’ necessario parlare
con Makarov, questa storia
sta peggiorando notte dopo notte, di questo passo Lázuli si
ammalerà
seriamente”.
La
giovane maga strinse più forte la
sua bambina, rifiutandosi di versare le lacrime che le riempivano gli
occhi;
per cinque anni era riuscita a vivere lontano da Fairy Tail, facendo
perdere le
sue tracce a chiunque e ora, un crudele scherzo del destino la
costringeva a
tornare portando con sé l’ultima persona che
avrebbe voluto varcasse quella
soglia: sua figlia.
“Va
bene”, mormorò alla fine.
“Porterò Lázuli al master Makarov. E
quando tutto questo sarà finito, sparirò
di nuovo dalle loro vite”.
“Pensi
che ci riuscirai?”.
“Che
cosa vuoi dire?!”, esclamò Lucy,
il tono improvvisamente stizzito.
“Hai
mai chiesto a Lázuli cosa la
aiuta a svegliarsi da questi incubi? O meglio, chi?”
Lei
puntò lo sguardo smarrito in
quello di Hibiki, tentando di ignorare la verità che vi
leggeva. “Lázuli
tesoro, vuoi dire anche alla tua mamma chi è che ti salva
dall’uomo cattivo?”.
Lázuli
annuì in direzione di Hibiki e
tornò a osservare sua madre. “Un signore strano,
però è tanto buono! Ha sempre
una lunga sciarpa al collo, secondo me ha anche caldo, anche se sputa
il fuoco
dalla bocca! E poi mi sorride prima di andar via…
però non si ferma mai,
nemmeno quando gli dico che tu fai delle torte buonissime”,
concluse ostentando
un leggero broncio.
Lucy
invece non rispose, incapace di
pronunciare una sola parola. La gola si era seccata secondo dopo
secondo mentre
ascoltava la piccola e ora aveva la sensazione di avere in bocca della
sabbia
che graffiava impedendole di replicare. La descrizione che aveva fatto
la
bambina era essenziale ma inequivocabile, non poteva ignorare chi fosse
l’eroe
dei sogni della sua Lázuli.
Natsu.
La sola ragione per cui aveva
lasciato la gilda che aveva sognato per anni e aveva abbandonato quelli
che
erano diventati i suoi amici più cari, la sua famiglia.
Lo
aveva amato. Se tornava indietro
nei ricordi, non riusciva a individuare il momento in cui il suo cuore
aveva
iniziato a battere, curiosamente, solo per lui; doveva averlo amato sin
dal
primo momento in cui i suoi occhi si erano posati in quelli puri e
sinceri del
Dragon Slayer.
L’esame
per diventare maghi di classe
S sull’isola Tenrou, la terra sacra di Fairy Tail, quello era
stato il momento
in cui si erano resi conto di quanto fosse prepotentemente forte il
legame fra
loro; insieme erano più potenti, insieme vincevano ma il
rischio corso era
stato altissimo e il sollievo per esserne scampati talmente impetuoso
da
spingerli a cercarsi, a guardarsi, a isolarsi dal resto del mondo
allontanandosi dal campo di Fairy Tail.
Suo
malgrado, Lucy si ritrovò a
sorridere ripensando a quella sera, mentre coccolava la piccola
Lázuli
addormentata fra le sue braccia. Le accarezzava i capelli, ripetendo lo
stesso
gesto che tanto aveva rilassato Natsu in quella circostanza; aveva
tentato di
scansarsi, imbarazzato, ma non aveva potuto che apprezzare quelle
delicate
carezze, le sue dita sottili intrecciate in quella chioma insolita e
ribelle.
Con la testa abbandonata sulla sua spalla, le aveva rubato un casto
bacio,
sollevando il viso nel momento in cui lei, gli occhi chiusi, si
apprestava a
posare le labbra sulla sua fronte. Lucy aveva subito socchiuso gli
occhi,
stupita di sentire quel suo sorriso mefistofelico dove doveva esserci
la pelle
liscia del viso; e aveva sorriso a sua volta, abbracciandolo e
tramutando quel
semplice contatto in un bacio più profondo.
Avevano
continuato a scambiarsi baci
e tenere effusioni fin quando la stanchezza e soprattutto la sofferenza
che
causava a Natsu l’aver mangiato ancora una volta i fulmini di
Luxus, avevano
avuto la meglio, facendoli crollare addormentati, felici
l’uno fra le braccia
dell’altra. Il sole e le urla sgomente dei loro nakama li
avevano svegliati non
troppo delicatamente; eppure, nonostante l’imbarazzo, Lucy
non aveva potuto
fare a meno di scoppiare a ridere, divertita dalle loro espressioni
attonite.
Lo
stesso sole la riscosse dai
ricordi facendola ripiombare crudelmente nel triste presente che stava
vivendo;
finché Lázuli era stata bene, non le era stato
troppo difficile vivere e andare
avanti, pur sapendo dentro di sé che non avrebbe mai smesso
di amare Natsu. La
sua bambina, però, era diventata oggetto delle mire di
qualcuno che certamente
non intendeva semplicemente giocare con lei.
Lucy
sbuffò stancamente, deponendo la
piccola nel suo lettino e la coprì con le lenzuola,
perché non risentisse
dell’aria fresca dell’alba. Il master Makarov
avrebbe forse potuto aiutarla a
scoprire chi fosse questo qualcuno e soprattutto per quale motivo
avesse preso
di mira proprio sua figlia; sapeva già che Lázuli
disponeva per dote naturale
di un gran quantitativo di potere magico, tuttavia ciò non
bastava a renderla
oggetto delle mire di una qualsiasi gilda oscura.
“Lucy?”.
Hibiki
entrò nella stanza
avvicinandosi cautamente al letto di Lázuli. Si
chinò a baciarle la fronte,
accarezzandole i capelli ribelli.
“Si
è addormentata alla fine”.
“Sì,
ma ho dovuto tenerla fra le
braccia finora. Non riusciva proprio a calmarsi questa volta”.
“E’
stato peggio delle altre volte”.
“Lo
so”.
“Non
puoi più evitarlo. Dobbiamo
andare dal master Makarov, Lu”.
“So
anche questo, Hibiki. E mi
sembrava di averti detto che non mi piace quel nomignolo”.
Hibiki
si fece più vicino, prendendo
il viso di Lucy fra le mani. “Non ti ho mai chiesto nulla, lo
sai bene.
Pretendere che tu provi qualcosa che non senti sarebbe stupido, ma non
riservarmi questo gelo. Non credo di meritarlo”.
Lucy
sussultò a quelle parole e alzò
le braccia a sua volta, stringendo a sé Hibiki.
Ciò che lui aveva appena detto
corrispondeva al vero, si era preso cura di lei senza chiederle nulla,
pur
avendo probabilmente intuito la realtà dei fatti; e sin
dalla nascita di Lázuli
non aveva mai lasciato la bambina, come fosse stata sua figlia.
“Hibiki,
scusami. Questa storia mi
sta rendendo intrattabile, però voglio che tu sappia che ti
sono molto grata
per quello che hai fatto per me e Lázuli, e nutro un affetto
sincero per te…
entrambe ti vogliamo bene”.
“Però,
io non sono suo padre”.
Lucy
si scostò da Hibiki quel tanto
che bastava per guardarlo negli occhi e sfiorargli leggera il viso.
“Mi
dispiace. Credimi, mi dispiace, per te e per me stessa;
perché non potrò mai
amare nessuno che non sia lui”.
Quando
Lázuli si svegliò era già
mattino inoltrato. La bambina si stiracchiò, sfregandosi gli
occhi con i
piccoli pugni chiusi e saltò giù dal letto
vedendo Lucy che preparava i suoi
bagagli.
“Mamma!”,
esclamò correndo da lei e
stringendole una gamba. “Andiamo a cercare il mio
papà?”.
Lucy
la fissò a bocca aperta per
qualche secondo; accidenti, sua figlia aveva la sua stessa ottima
memoria, pur
così piccola ricordava bene quando le aveva promesso che un
giorno sarebbero
partite a cercare il papà di cui chiedeva sempre
più spesso. Cosa dirle senza
mentire?
“Ecco…
non so se lo troveremo tesoro.
Adesso andiamo da un vecchio signore molto buono che farà
sparire quei brutti
sogni che non ti lasciano dormire”.
Lázuli
stirò la boccuccia in uno
splendido sorriso, salvo accigliarsi qualche istante dopo.
“Però… mammina, se
non faccio più i brutti sogni non vedo più quel
signore buffo che caccia via i
mostri… lui mi vuole bene, lo sai?”.
Lucy
strinse più forte il golfino che
teneva fra le mani, sino a farsi sbiancare le nocche. Lui non
poteva… non aveva
nessun diritto su Lázuli, come osava prendere corpo nei suoi
sogni, e con quale
oscura magia riusciva a farlo?!
“Lázuli
devi dimenticare quel
signore. I brutti sogni spariranno e solo questo conta; lui non
è nessuno di
importante”.
La
piccola pestò i piedi per terra,
fissando accigliata la sua amata mamma. “Non devi dire
così, tu non lo conosci!
Lui è mio amico e io non voglio che va via!”.
Lucy
si voltò di scatto, pronta a
sgridare sua figlia ma ciò che vide abbattè in un
lampo tutte le intenzioni di
essere severa: Lázuli la guardava fisso, piangeva ma non
distoglieva lo sguardo
dal suo. Era la determinazione a illuminarle gli occhi, la stessa che
aveva
visto tante volte brillare in altri occhi. E d’un tratto
capì. Non poteva
nascondere per sempre Lázuli a suo padre, per quanto male
avesse fatto a lei,
era suo diritto sapere di avere una figlia, così come la
bambina aveva tutto il
diritto di conoscere l’uomo che l’aveva generata. E
purtroppo, Lucy era sicura
che si sarebbero amati alla follia.
“Va
bene, Lázuli. Andremo dal tuo
papà”.
“E
il mio amico buffo?”.
“Vedrai
che non andrà via”.
Lázuli
tornò immediatamente a
sorridere felice e prese a saltellare in giro per la stanza, aumentando
il caos
che regnava tra una valigia e l’altra. Lucy rise con lei,
contagiata da tanta
allegria, mentre una parte sepolta del suo cuore riprendeva a battere
furiosamente.
Lucy
riuscì a calmare Lázuli soltanto
quando, poche ore più tardi, salirono sul treno che in capo
a poche ore le avrebbe
portate a Magnolia; Hybiscus non distava molto dalla città
di Fairy Tail e in
realtà si era sempre chiesta come avesse potuto nascondersi
dai suoi compagni
pur essendo così vicina. Hibiki era rimasto a casa, non
potendole seguire per
via di un incarico assegnatogli dal master Bob e lei si era sentita
stranamente
sollevata di questo: sebbene ritenesse di non dover giustificarsi in
nessun
modo agli occhi di Natsu, fare la sua comparsa dopo cinque anni con
Hibiki e
una bambina al seguito, avrebbe sicuramente provocato le ire del Dragon
Slayer.
La
perspicacia non era di certo la
sua dote preminente e sebbene chiunque avrebbe potuto capire che
Lázuli non
aveva in effetti nessun legame di parentela con il mago di Blue
Pegasus, Lucy
era certa che Natsu avrebbe finito per aggredirlo, nella convinzione
che avesse
osato avvicinarsi a qualcuno che era stato suo e reputava ancora tale.
La
possessività di Natsu era qualcosa che le era sembrato
subito evidente nei
pochi giorni in cui erano stati insieme.
Il
sole era ormai al tramonto quando
in lontananza potè vedere le prime case e la mole imponente
della cattedrale di
Magnolia, a breve distanza dall’altrettanto enorme edificio
di Fairy Tail;
Lázuli dormiva con la testa sulle sue gambe e Lucy
sentì un senso di familiarità
espandersi dentro di lei, andando a riempire ogni angolo della sua
anima. Era
stata lontana ma adesso era finalmente a casa.
Non
appena il mezzo entrò in
stazione, la bambina aprì gli occhi, guardandosi intorno
disorientata.
“Mamma,
siamo arrivate?”.
“Sì
Lázuli, dobbiamo scendere,
vieni”.
Lucy
prese per mano la sua
figlioletta ancora assonnata e recuperò il loro bagaglio,
trascinandoselo
dietro lungo la strada. Ogni passo che compiva verso Fairy Tail le
faceva
sentire i piedi di piombo ma non avrebbe ceduto adesso. Per il bene di
Lázuli
avrebbe affrontato tutti i demoni dell’inferno.
“Mamma…
che posto è questo?”.
La
ragazza seguì lo sguardo di sua
figlia e fu allora che la vide: la gilda. Si stagliava in tutta la sua
altezza
contro il cielo stellato, oscurato quasi dalle luci che provenivano
dall’interno delle finestre. Urla e improperi erano
chiaramente udibili anche
dalla strada, accompagnati dai rumori sordi delle scazzottate e da
quelli
decisamente più forti degli oggetti che inevitabilmente
finivano distrutti. Per
un attimo, Lucy si chiese se fosse il caso di portare Lázuli
in un posto
simile; e non potè impedirsi di chiedersi se per caso anche
Natsu stesse
facendo a botte con Gray o qualcun altro, proprio in quel momento.
Strinse
saldamente la mano della
piccola e avanzò fino al pesante portone
d’ingresso; lo spinse discretamente ma
non appena la sua capigliatura bionda fece capolino
all’interno, le urla, i
rumori e le risse si quietarono all’istante. Il cuore le
balzò in gola notando
gli sguardi di tutti passare da lei a Lázuli e viceversa, le
parole d’un tratto
sparite dalle bocche di ognuno.
“Sono
tornata”.
***********************************************************************************************************
Buonasera
ragazzi/e ^^
Ebbene,
contrariamente a quello che
pensavo, sono riuscita a trovare il tempo e l’ispirazione per
scrivere il
secondo capitolo della fic, siete contenti/e :P?
Chiedo
scusa a Rose1487 per aver
utilizzato la sua definizione del sorriso di Natsu; tesoro, davvero,
scusami ma
me ne sono accorta dopo aver aggiornato, è che mi
è rimasta impressa perché la
trovo perfetta! Ovviamente se riterrai sia il caso, la
cambierò immediatamente
:)
Lucy
è finalmente tornata a Fairy
Tail e si è cominciato a svelare qualcosa di ciò
che l’ha portata a fuggire e
del perché abbia inserito l’avvertimento What
if… cosa sarebbe successo se dopo
la battaglia all’isola Tenrou, Natsu e Lucy fossero andati
oltre l’amicizia? E
come si sarebbe evoluta la situazione? Portate pazienza e saprete il
resto ;)
Grazie
per aver letto fin qui e un
grazie un po’ più speciale alle gentili persone
che hanno recensito il primo
capitolo , mi piacerebbe sentire le voci anche degli altri lettori, non
pretendo che tessiate le mie lodi eh, scrivete quello che sentite,
sempre se vi
va :P
Al
prossimo capitolo <3
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Persino
l’aria sembrava immobile all’interno della gilda in
quel momento. Lucy sudava freddo, guardandosi intorno freneticamente
per
sincerarsi che Natsu non ci fosse; quando si fu assicurata che fosse
effettivamente così, riuscì a rilassarsi un
pochino. Almeno quell’incontro era
rimandato per il momento, sebbene gli sguardi di quelli che erano stati
i suoi
nakama non promettessero niente di buono.
“Mamma…
queste persone sono strane”, piagnucolò Lázuli
nascondendosi dietro le sue gambe. Fu il momento
critico.
“Mamma?!”.
Un coro di voci
si era levato nella stanza, come se le parole
dei maghi fossero tornate tutte nello stesso istante, e Lucy
arretrò di un
passo, quasi spaventata, quando li vide avvicinarsi tutti insieme e
tempestarla
di domande, dalla più ovvia “Che fine avevi
fatto?!”, ad altre decisamente più
indiscrete, del tipo “E il papà
dov’è?”.
“Ragazzi…
uno alla volta, vi prego”, balbettò, tentando
inutilmente di calmarli, quando una voce acuta si levò sopra
le altre.
“Lu-chan!”,
esclamò un piccolo tornado dai capelli azzurri
lanciandosi fra le braccia di Lucy. “Dove sei stata, ero
tanto in pensiero!”
Lucy si
irrigidì per una frazione di secondo, prima di
ricambiare in lacrime l’abbraccio di Levi. Quanto le era
costato stare lontana,
solo ora lo capiva! Lì, in quel momento, fra le braccia di
quella che era stata
la sua amica più cara a Fairy Tail, tornava a sentire quel
senso di calore e
affetto che l’aveva portata ad amare la gilda come fosse
sempre stata la sua
famiglia, come se la sua vita prima di incontrarli non avesse avuto
senso.
“Levi-chan…
scusami! Io… non potevo restare, perdonami!”,
riuscì a dire dopo qualche minuto di pianto liberatorio. Si
guardò intorno,
incontrando gli sguardi felici dei suoi compagni; qualcuno si era
commosso,
qualcun altro sorrideva semplicemente, ma una persona la guardava in
maniera
tutt’altro che amichevole: Lisanna non sembrava felice di
vederla. Tentando di
ignorare la sensazione di disagio che le provocavano quegli occhi
azzurri
freddi come ghiaccio, prese in braccio Lázuli.
"Ragazzi, voglio
che conosciate una persona, anche se
avrete capito tutti che lei è mia figlia! Si chiama Lázuli”.
Levi
ridacchiò, accarezzando la testolina della bimba.
“Ti
sono sempre piaciuti i nomi di fata”.
Lucy sorrise
annuendo. “Hai ragione Levi-chan!”. D’un
tratto
si rabbuiò, ricordando il motivo principale per cui era
tornata. “Il master è
qui? Ho bisogno di parlargli molto urgentemente, Lázuli
è in pericolo”.
“Il
master non è qui”, intervenne la voce perentoria
di Erza.
“Ma qualsiasi cosa minacci tua figlia, dovrà
vedersela con noi, giusto
ragazzi?”.
Un altro coro,
questa volta di frasi affermative, riempì le
pareti della gilda e il cuore di Lucy che non potè fare
altro che chinare la testa
per nascondere le lacrime di gioia che minacciavano di scorrere ancora
sul suo
viso.
“Grazie
ragazzi… siete dei veri amici,
però…”, si morse il
labbro per frenare il pianto. “Io non so cosa minacci la mia
bambina. E
qualsiasi cosa sia, la aggredisce nel sonno, mentre dorme”.
“Però
il signore buffo mi salva sempre!”, rispose a quel
punto la piccola Lázuli.
“Chi
è il signore buffo?”, chiese incuriosita Levi.
“Non
so come si chiama… ha sempre una sciarpa lunga, lunga e
sputa fuoco dalla bocca!”, esclamò la bambina con
il suo tipico entusiasmo
infantile.
Lucy non aveva
detto una parola né accennato una smorfia da
quando la bambina aveva cominciato a parlare dello strano signore, e a
quel
punto, ai più perspicaci fra i suoi compagni, non poterono
sfuggire il sorriso
sornione e i capelli particolarmente ribelli di Lázuli; ma persino
i più tardi fra
loro, avevano intuito perfettamente che a salvare la bambina, in
qualche modo,
era Natsu.
“Lázuli ma lo sai
che il signore buffo
vive qui anche lui?”, sorrise Levi chinandosi a guardare la
bambina.
“Davvero?!”.
“Si,
davvero, vedrai che tornerà da un momento
all’altro”.
A quelle parole,
Lucy cominciò a tremare e guardò Levi con
un’espressione quasi spaventata.
“D-dov’è…
dov’è N-Natsu?”.
Lo aveva detto.
Dopo cinque anni trascorsi nel tentativo di
dimenticare la sua esistenza, tornava a pronunciare ad alta voce il
nome di
Natsu. Suonava ancora così dolce! Aveva cercato di
cancellare tutto di lui, una
figlia che gli somigliava così tanto era sufficiente a
ricordarle in ogni
momento suo padre; eppure, ora più che mai, era evidente che
non era
minimamente riuscita nell’intento.
“E’
partito per una missione ma si è detto sicuro di riuscire
a tornare entro stasera. Lu-chan, lui… non fa altro che
lavorare da quando sei
andata via, non litiga più nemmeno con Gray…
qualsiasi cosa sia successa fra
voi, resta; sono certa che tornerebbe il vecchio Natsu”.
Lucy
abbassò lo
sguardo, fissando il sorriso fiducioso di Lázuli.
“Mi dispiace Levi-chan ma
adesso conta solo Lázuli per me.
Natsu sa cavarsela da
solo”.
Natsu scese di
malavoglia dal treno quella sera; odiava i
mezzi, stava malissimo quando doveva prenderne uno ma negli ultimi
cinque anni
aveva decisamente rivalutato la spossatezza che quel malessere gli
causava.
Stava così male da mantenere appena un barlume di coscienza,
troppo poco per
pensare, troppo poco per ricordare; per ricordare quanto era stato
felice
quando aveva lei accanto, lei e i suoi occhi che sapevano parlargli
prima delle
labbra e sapevano udirlo, prima che qualsiasi suono fuoriuscisse dalla
sua
bocca.
Un mese. Tanto
era durata la sua gioia più grande, per un
mese aveva amato Lucy e lei lo aveva ricambiato ma poi… poi
si era lasciato
prendere dalla paura, il terrore nero di perderla, di vederla un giorno
mira
dei suoi nemici, il timore insensato che morisse fra le sue braccia
durante
l’ennesima missione in cui la trascinava.
“Che
idiota!”, sbuffò mettendosi le mani nei capelli.
“Aye!”,
sentenziò Happy che lo seguiva come sempre.
L’exceed
non aveva mai saputo cosa fosse accaduto tra Natsu e
Lucy; nonostante il Dragon Slayer lo considerasse a tutti gli effetti
il suo
migliore amico, non aveva voluto rivelargli cosa avesse fatto a Lucy
per
spingerla a fuggire da Magnolia e sparire nel nulla ma a lui mancava
così tanto
la sua amica!
“Cosa
vorresti dire?!”, ruggì Natsu, reagendo alla sua
provocazione.
“Natsu
lo hai detto tu, io non ho detto nulla, aye”.
“Senti
un po’, da quando sei co…”.
Natsu si
interruppe di colpo, e prese a guardarsi intorno
freneticamente, cercando una ben nota capigliatura bionda fra le decine
di
persone che affollavano le strade di Magnolia a quell’ora. Da
cinque anni non
sentiva quel profumo ma lo avrebbe riconosciuto fra mille; Lucy era
tornata in
città e forse era andata proprio alla gilda… non
c’erano dubbi, quella era la
strada che portava a Fairy Tail!
“Natsu?”.
“Happy
tu… non lo senti? Non senti il profumo di Lucy
qui?”.
Happy rivolse
un’occhiata scettica a Natsu, pur annusando
anche lui l’aria circostante. “Non
c’è proprio nessuno qui… hai le
allucinazioni al naso?”.
“Non
l’ho immaginato! Lucy è tornata ti dico, ed
è andata a
Fairy Tail!”.
Natsu
cominciò a correre verso la gilda, inebriandosi a ogni
passo del profumo che lei aveva lasciato dietro di sé;
profumava di buono Lucy,
e aveva quella nota particolare che derivava dal contatto con gli
Spiriti
Stellari. Profumava di stelle, stelle remote che non tutti possono
vedere. Lui
li aveva visti quegli astri, e aveva stupidamente chiuso gli occhi
lasciando
che tornassero ad allontanarsi.
Avvicinandosi
alla gilda, la fragranza di lei divenne più
forte e Natsu rallentò improvvisamente, decine di domande
che gli vorticavano
in testa. Lucy era tornata ma se non fosse tornata per lui? Sentiva il
profumo
di un’altra persona con lei, perché non era sola?
Possibile che non fosse
riuscita a perdonarlo, che dopo cinque anni si fosse rifatta una vita?
Che non
avesse capito quanto lui fosse soltanto terrorizzato all’idea
di perderla?
Strinse i pugni
fino a farsi sbiancare le nocche. C’era un
solo modo per avere delle risposte: entrare e vedere con i propri occhi
chi
accompagnasse Lucy, chi avesse osato avvicinarsi a lei, che era sua e
di nessun
altro. Natsu Dragneel non si tirava mai indietro davanti a una sfida; e
avrebbe
dato battaglia persino a Zeref se solo avesse osato guardare la sua
Lucy.
Spalancò
il portone con malagrazia e vide le teste dei suoi
nakama voltarsi tutte verso di lui nello stesso istante. Una sola
persona gli
dava ostinatamente le spalle ma non aveva bisogno di vederla in viso
per avere
la conferma che quella fosse lei. Gli altri maghi guardavano ora uno
ora
l’altro, nello stesso identico movimento che avevano compiuto
alla vista di
Lucy accompagnata da Lázuli. Fu proprio
la bambina a
interrompere quel moto perpetuo, sporgendosi dalle braccia della madre
per
vedere anche lei chi avesse suscitato tanta curiosità.
“Il
buffo signore! Mamma è lui, il mio amico!”.
Natsu rimase
gelato dove si trovava, sicuro di aver sentito
il proprio cuore andare in mille pezzi e temendo che se avesse compiuto
un solo
passo le gambe non lo avrebbero retto. I suoi timori erano reali, Lucy
lo aveva
dimenticato e si era rifatta una vita con una persona che non era lui,
con una
persona che le aveva dato una figlia.
“Lu…”,
riuscì a dire, con pochissima voce ma abbastanza
perché la diretta interessata lo udisse.
Lucy
lasciò scendere Lázuli e si
voltò lentamente, tanto
lentamente che a Natsu sembrava avesse impiegato giorni per mostrargli
nuovamente il suo viso.
“C-ciao
Natsu”.
Mosse un passo
avanti, verso Natsu; nonostante ciò che era
accaduto, nonostante tutto il dolore, nonostante la solitudine patita,
sentiva
l’impulso di correre da lui, abbracciarlo e finalmente fargli
conoscere Lázuli. Fu Lisanna
a ricordargli dolorosamente quanto non
esistesse più nulla tra loro, correndo ad abbracciare Natsu
al suo posto.
“Natsu!
Ci hai messo tanto questa volta, va tutto bene?”.
Natsu la
fissò smarrito, non meno di ogni mago della gilda,
Mirajane compresa. Velocemente, tornò a posare lo sguardo su
Lucy ma ciò che
vide era inequivocabile: gli dava di nuovo le spalle e si era
avvicinata a
Mira.
“Mira,
pensi che potremo restare qui, io e Lázuli? La casa
dove vivevo non è più mia da molto
tempo”.
Mirajane
annuì appena. “Certo Lucy ma…
Natsu?”.
“Non
è affar mio, evidentemente”, disse la maga
rivolgendo
un’ultima, furente occhiata al Dragon Slayer, prima di
incamminarsi verso gli
alloggi. “Andiamo Lázuli”.
“Lu,
aspetta!”, tentò inutilmente di fermarla Natsu,
stendendo un braccio come a volerla trattenere.
“E’
meglio che non la chiami così, mamma non vuole! Nemmeno
Hibiki può farlo”, disse Lázuli prima di
correre dietro a Lucy,
inconsapevole di quanto quelle parole stessero straziando il cuore
malconcio di
Natsu.
‘Hibiki
di Blue Pegasus… allora è lui che ha
osato… no, che è
riuscito a renderla felice’. Salamander non rispose,
lasciò cadere le braccia
lungo il corpo, restando immobile a fissarsi ostinatamente i piedi.
“Puoi
anche smetterla adesso Lisanna. Come hai potuto vedere
a Lucy non interessa più nulla di me”.
Lisanna
abbracciò piano Natsu. “Voglio solo proteggerti.
Da
cinque anni soffri per lei, basta”.
“Non
è stata colpa sua… sono io che ho rovinato
tutto”.
Natsu sedette
mestamente a uno dei tavoli, fissando
ostinatamente il legno davanti a sé. Aveva creduto che
nessuna mancanza potesse
essere più forte di quella di Igneel e che se sopravviveva a
quella, nessun
sentimento lo avrebbe ferito; quanto sbagliava, non c’era
assenza che gli
pesasse di più di quella della donna che aveva stupidamente
allontanato e
spinto fra le braccia di un altro.
***********************************************************************************************************
Buonasera ^-^
Eccomi qui anche
stasera con un nuovo capitolo; a dire il
vero non sono molto convinta di questo capitolo, sebbene lo legga e
rilegga da
stamani, non riesco a ottenere ciò che voglio :s
Spero che non
odiate Lisanna, non è per gelosia che si
comporta a quel modo ma solo per il grande affetto che porta al suo
amico
Natsu, spero di essere riuscita a trasmetterlo!
Ho anche
rimandato, per il momento, il confronto tra Natsu e Lázuli, non volevo
mettere troppa carne al fuoco, il capitolo
ne sarebbe stato appesantito altrimenti.
Grazie come
sempre a chi legge e due volte grazie a chi legge
e recensisce, grazie ^-^
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Meno di
un’ora dopo il rientro di Natsu, la gilda era ormai
completamente vuota. Tutti i maghi erano tornati alle loro abitazioni
oppure ai
dormitori e Lucy decise di approfittarne per scendere a bere qualcosa; Lázuli dormiva
tranquilla, almeno per il momento, mentre lei
non riusciva a chiudere occhio, nonostante fosse decisamente stanca.
Rivedere Natsu
l’aveva provata più di quanto avrebbe
immaginato: ma non aveva sentito nulla di ciò che avrebbe
creduto prima che
accadesse. Non lo aveva odiato, non lo aveva detestato, non aveva
desiderato
fargli del male. Aveva desiderato, desiderava
soltanto correre da lui e farsi abbracciare, lasciare di nuovo il resto
del
mondo fuori da loro due, come era stato e non sarebbe stato
più.
Sospirò
stancamente guardandosi intorno nella grande sala
della gilda, quando un movimento nei pressi di un tavolo
attirò la sua
attenzione; aguzzando la vista, si rese conto che si trattava proprio
di Natsu.
Che ci faceva lì, perchè non era tornato a casa
sua come tutti gli altri? Prima
che potesse impedirselo, le gambe la portarono vicino a lui, a
guardarlo da
vicino, non vista. Stava dormendo con la testa sugli avambracci piegati
sul
tavolo e Lucy sedette sulla panca accanto a lui, osservandolo; non
sembrava
felice. Forse era soltanto stanco ma il suo viso sembrava molto
sofferente.
Istintivamente
allungò una mano verso di lui, con
l’intenzione di accarezzargli i capelli ma
all’ultimo istante la ritrasse;
poteva dimenticare tutto per l’espressione triste che gli
vedeva sul viso? Sì,
si disse: in quel momento, nel bel mezzo della gilda vuota, nel cuore
della
notte, poteva dimenticare gli ultimi cinque anni, Lisanna, Hibiki e
chiunque
tentasse di mettersi tra lei e Natsu. In quell’istante,
mentre lui dormiva,
poteva tornare a essere la maga allegra e un po’ svampita che
lo aveva seguito
a Fairy Tail e tentare di riportargli il sorriso.
Aprì
la mano, lasciando che compisse la carezza e quasi
sospirò di sollievo nel risentire i capelli di Natsu sotto
le dita; si chinò
leggermente in avanti, cingendolo in un abbraccio delicato che non lo
svegliasse, e posò anch’ella il capo sul tavolo,
guardandolo in viso. Non
avrebbe saputo dire se fosse effettivamente per la sua presenza ma era
di nuovo
rilassato e sembrava dormire tranquillo.
‘Natsu…
se solo non mi avessi fatto tanto male… se Lázuli non fosse
cresciuta senza suo padre, se non ci fossero
Hibiki e Lisanna… troppi se
si
frappongono fra noi perché possa tornare come
prima’.
Sospirò,
chiudendo gli occhi per qualche istante, e nel
riaprirli si trovò davanti quelli scuri e ardenti di Natsu:
la fissava, senza
dire una parola, un accenno di sorriso a curvargli le labbra.
“Mi
sei mancata Lu”.
“Natsu…”.
Lucy fece per
andarsene colta alla sprovvista ma Natsu fu più
veloce e l’afferrò per le braccia, stringendosela
contro, il viso affondato nei
suoi capelli.
“Ti
prego… non andartene, lascia che ti spieghi…
questi
ultimi cinque anni sono stati un inferno”.
“Anche
per me è stato difficile. È stato atroce averti
visto
lasciare casa mia dichiarando che fra noi era tutto un errore
Natsu!”.
Natsu
rafforzò la presa attorno al suo corpo, temendo che
sgusciasse via.
“Lo so
che sono stato stupido… più del
solito… ma non voglio
che tu vada via di nuovo”.
“E
Lisanna cosa ne pensa? Potrebbe avere qualcosa in
contrario, mi siete sembrati piuttosto intimi poco fa”.
Il mago
lasciò andare Lucy, ferito da quelle insinuazioni;
incrociò le braccia al petto, osservandola con fare
accigliato.
“Io
non ho dato un figlio a Lisanna, però, mi pare; invece
Hibiki ha una splendida bambina”.
Lucy
sbarrò gli occhi e levò la mano, schiaffeggiando
violentemente Natsu. “Razza di idiota! Lázuli
è t…”.
Le urla della
bambina riecheggiarono nella gilda, facendo
scappare Lucy verso la loro stanza, improvvisamente dimentica di Natsu
e dei
problemi fra loro; il Dragon Slayer l’aveva seguita e ora,
ritto sulla soglia,
l’osservava impotente mentre tentava disperatamente di
svegliare Lázuli.
Lucy continuava
a chiamare Lázuli, sperando
di riuscire a
svegliarla ma senza risultato; d'un tratto si voltò
verso Natsu,
l’espressione più affranta che lui avesse mai
visto sul suo bel viso.
“Vieni
qui, per favore, prova tu a svegliarla!”.
Natsu
guardò dubbioso Lucy ma si avvicinò lo stesso;
non
aveva idea del perché stesse chiedendo a lui di svegliare la
bambina, tuttavia
non le avrebbe certo rifiutato il suo aiuto. Anche se la guancia
bruciava
ancora.
“Ehi
piccola, andiamo, svegliati! Lu, come si chiama?”,
chiese prendendo in braccio Lázuli.
“Lázuli…
si chiama Lázuli”.
Lucy sedette sul
bordo del letto dove fino a pochi momenti
prima si trovava Lázuli,
osservandola fra le braccia di
Natsu; una stretta al cuore la sorprese vedendo come, pur se ancora
dormiente,
si fosse improvvisamente calmata. Di nuovo, la consapevolezza che si
sarebbero
amati più di chiunque altro la investì con tutta
la sua vividezza.
“Natsu…
non svegliarla, tienila così… per
favore”.
Il Dragon Slayer
annuì, sedendosi accanto a Lucy con la
bambina fra le braccia; non avrebbe saputo spiegare il motivo ma gli
pareva che
un senso di calore emanasse dal corpicino che stringeva contro il suo,
da quel
visino atteggiato in una smorfia che trovava tanto familiare. Chiuse
gli occhi,
annusando il profumo di Lázuli: era senza
dubbio la fragranza
che aveva sentito mischiata a quella di Lucy quando aveva raggiunto la
gilda.
Non sentiva altri odori. Forse, alla fine, tra Lucy e Hibiki non
c’era quello
che lui aveva immaginato, che aveva temuto. Ma se le sue speranze si
fossero
rivelate esatte… chi era il padre di Lázuli?
Un lieve peso
sulla spalla lo spinse a riaprire gli occhi,
trovandosi i capelli di Lucy a una distanza minima dal viso. Aveva
posato
delicatamente la testa contro di lui, gli occhi chiusi, ma non dormiva.
Natsu
fece per parlare ma lei lo precedette, grazie a quella strana
capacità, che era
tutta sua, di capirlo senza parole.
“Natsu,
non parlare. Solo per stanotte… fingiamo che sia
tutto come prima”.
Natsu
annuì e stese il braccio libero a cingere Lucy,
stringendosela contro, posando la testa sulla sua; che strana
sensazione
sentire quelle due persone fra le proprie braccia, da quanto tempo non
sentiva
Lucy così arrendevole sotto il suo tocco! Badando di non
svegliare Lázuli, si stese
all’indietro sul letto, senza sciogliere il
contatto fra i loro corpi, e voltò il viso verso la donna
che si stringeva a
lui.
“Mi
sei mancato anche tu Natsu”, sussurrò Lucy prima
che la
ragione potesse impedirglielo.
Avrebbe voluto
essere più rigida, inflessibile, cattiva se
necessario, per fargli comprendere quanto l’avesse ferita ma
non ci riusciva;
stretta fra le sue braccia, forti come le ricordava, avvolta dal suo
odore un
po’ selvatico, non poteva far altro che lasciar parlare il
cuore. E nonostante
i suoi propositi, il suo cuore non aveva mai smesso di battere
unicamente per
Natsu.
Lui sorrise
appena avvicinandosi fino a sfiorarle la fronte
con la sua, posandole delicati baci sul viso, stringendo più
che poteva il suo
corpo morbido. “Resterai, vero?”.
Lucy
sembrò risvegliarsi di colpo da un bel sogno e
sollevò
il viso per poterlo guardare negli occhi; avrebbe desiderato poter
restare
davvero… ma se Natsu l’avesse rifiutata di nuovo
come sarebbe sopravvissuta
questa volta? Senza contare che temeva la sua reazione nel momento in
cui gli
avrebbe rivelato la paternità di Lázuli. Lui
l’aveva ferita ma non era
stato corretto da parte sua nascondergli sua figlia, tanto
più che la piccola
sembrava avere scolpita nei geni l’immagine del suo
papà e non faceva che
chiedere di lui.
“Natsu…
le cose non sono come prima”.
“Perché?!”,
la interruppe lui con veemenza. “Lisanna non è
niente più che un’amica per me e sono certo che lo
stesso sia Hibiki; se fra
voi ci fosse qualcosa, avresti il suo odore addosso ma non è
così… e non mi
interessa chi sia il padre di Lázuli”.
“Invece
dovrebbe”.
“Lu…”.
“Mamma…”,
li interruppe la voce di Lázuli. La piccola
si tirò su, seduta sullo stomaco di Natsu,
stropicciandosi gli occhi. “Stavolta il signore buffo
è arrivato subito…
signore buffo!”.
Esclamò
vedendo Natsu sotto di lei; Lucy e Natsu non
riuscirono a trattenere le risate alla sua espressione raggiante.
“Lui si
chiama Natsu, Lázuli”.
Lázuli
gonfiò le guance, indispettita. “A
me piace di più signore buffo!”.
Lucy
ridacchiò nervosamente, tirandosi a sedere anche lei.
“Lázuli tesoro, non
puoi chiamare le persone nel modo che piace
a te, devi usare i loro nomi”. Ancora non capiva come potesse
Natsu non essersi
reso conto che fosse sua figlia.
Il Dragon Slayer
rideva, divertito da quel piccolo alterco. “Dai
Lu, lasciala stare! Questa piccoletta è
simpatica!”.
Lucy decise di
ignorare la fitta di rimorso che le stava
pungolando il cuore, mentre Lázuli li guardava
perplessa. “Mamma… perché
Natsu può chiamarti ‘Lu’? Hibiki non
può!”.
Natsu e Lázuli
osservarono entrambi Lucy mentre si alzava dando loro le spalle; fece
qualche
passo nella stanza, restando voltata e si fermò nei pressi
di un tavolo,
appoggiandovi le mani, come a sostenersi.
“Perché
solo il tuo papà mi chiama così”.
Il
Dragon Slayer scattò dalla sua posizione, posando
delicatamente Lázuli sul
letto; non poteva crederci, Lucy non aveva potuto fargli una cosa del
genere…
nascondergli sua figlia?! Tornò a guardare la bambina,
trovando improvvisamente
semplice rintracciare se stesso nei suoi lineamenti o in alcune
espressioni. Non
aveva frainteso; per quanto fosse stupido, chiunque avrebbe realizzato
il
significato delle parole di Lucy.
“Lucy”,
ringhiò alzandosi in piedi. “Dimmi che ho capito
male. Dimmi che non mi hai tenuto
nascosta mia figlia per cinque anni!”.
Sbraitò
rivolgendosi alla maga che si voltò per fronteggiarlo;
sapeva che doveva essere
difficile per lui ma non aveva il diritto di trattarla in quel modo,
non dopo
quello che lei aveva passato per colpa sua.
“Invece
è così! Lázuli è tua
figlia, quell’ultima volta in cui…”, si
bloccò temendo di
dire qualcosa di eccessivo per le orecchie della bambina.
“Quell’ultima volta
mi hai dato una figlia, che ho dovuto crescere da sola! Sono stata da
sola
durante la gravidanza ed ero sola quando è nata!”.
Natsu
si avvicinò a Lucy, percorrendo la breve distanza in un
attimo. “Tu non avevi
il diritto!”, urlò, afferrandola per le spalle.
“Io dovevo sapere di lei, è
mia, è… nostra…
se tu mi avessi detto
la verità, io…”.
“Tu
cosa?! Saresti tornato sulla tua decisione soltanto perché
c’era una bambina di
mezzo, per assolvere i tuoi obblighi di padre? No, grazie Natsu ma
preferisco
crescerla da sola allora! Devi amarci perché lo senti, non
per dovere!”.
Lázuli
osservava i genitori in silenzio, terrorizzata di dire qualcosa di
sbagliato. “Papà…”,
azzardò alla fine, fissando con gli occhi sbarrati Natsu.
Il
suono di quella vocina ebbe il potere di calmare immediatamente sia
Natsu che
Lucy, i quali si voltarono a guardare la bambina come se si fossero
ricordati
solo in quel momento che lei si trovava lì. Il Dragon Slayer
si avvicinò a lei
e si inginocchiò davanti al letto, portandosi alla sua
altezza.
“Dimmi
Lázuli… hai un bel nome, sai? Non avrei saputo
scegliere di meglio”, sorrise
togliendosi la sciarpa per metterla attorno al collo della piccola.
“Cosa posso
fare per te?”.
“Non
litigare con la mamma, per favore… io vi voglio tutti e due
con me ma se
litigate come facciamo?”.
Natsu
avvicinò il volto al suo, baciandole la fronte.
“Mi dispiace piccoletta. È la
mamma che non mi vuole qui”.
Disse
rialzandosi e carezzandole i capelli. Voleva andar via ma non trovava
il
coraggio di lasciare quella figlia appena conosciuta; adesso capiva
perché il
suo profumo gli era sembrato tanto dolce, l’aveva
immediatamente riconosciuta
come sua anche se non lo capiva razionalmente. Lázuli era la
perfetta unione
sua e di Lucy, assomigliava a entrambi con un equilibrio tale che
sembrava l’avessero
scelta.
“Papà,
per favore, non andare via, resta con me! Se te ne vai
quell’uomo cattivo torna
a prendermi, e la mamma non riesce mai a trovarmi”.
Natsu
si voltò a guardare Lucy con una muta domanda negli occhi.
“E’ per questo che
sono tornata. Qualcuno tenta di farle del male mentre dorme ma a quanto
pare l’hai
sempre salvata tu nei suoi sogni. È merito tuo se
è sempre riuscita a
svegliarsi. Non lasciarla sola, tienila con te stanotte… ti
scongiuro, sono
terrorizzata da quello che potrebbe accaderle!”.
Lui
la guardò dritto negli occhi, la rabbia ancora evidente dal
tremito delle mani
che stringeva a pugno. “Non lascerò certo che
qualcuno le faccia del male. È ovvio
che resterò con lei; non la lascerò
più, mai più”.
Lucy
annuì, evitando di scatenare una nuova accesa lite;
certamente, non era d’accordo
con il fatto che Natsu asserisse di non lasciare più
Lázuli, qualsiasi cosa ne
pensasse lui, sarebbero ripartite una volta messa la piccola al sicuro.
Tuttavia,
preferì lasciare che padre e figlia trascorressero del tempo
assieme, così
quando lui si fu disteso sul letto tenendo Lázuli fra le
braccia, si infilò
sotto le lenzuola, dall’altra parte, e gli diede le spalle,
sperando così di riuscire
a dormire. Dopo pochi minuti, sentì due respiri simili e
rilassati, appesantiti
dal sonno; sorrise, nonostante tutto, disponendosi a trascorrere la
prima notte
con la sua famiglia.
***********************************************************************************************************
Rieccomi
anche stasera ^-^
Sembra
che l’ispirazione abbia voluto farmi un regalo negli ultimi
giorni di questa
settimana, i capitoli stanno venendo su a tempo di record!
Però, vi dico da
adesso che per il prossimo aggiornamento dovrete aspettare qualche
giorno temo;
mi aspetta un week-end tutt’altro che rilassante,
sarà un tour de force @.@
Tornando
al capitolo… lo definirei dolceamaro; non sono sicura delle
reazioni di Natsu e
Lucy ma soprattutto lui mi da l’idea di un tipo che passa
repentinamente da un
sentimento all’altro senza mezze misure (e negli ultimi
capitoli del manga
anche lei mi da la stessa identica sensazione U.U”).
Mi
rendo conto che passare dal fluff delle prime righe alla doccia fredda della
fine
possa aver suscitato in voi istinti omicidi ma ricordatevi che se mi
uccidete
non saprete mai come va a finire ^^”
Come
al solito, ringrazio tantissimo chi legge questa storia e doppiamente
chi ha la
bontà di recensire facendomi sapere cosa ne pensa,
è importante per me e per chiunque
scriva! Grazie mille (_ _)
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Il sole che
filtrava dalle persiane svegliò Lucy che
socchiuse gli occhi di malavoglia, stava dormendo così bene!
Sbattè le palpebre
un paio di volte per abituarsi alla luce e ciò che vide la
fece sorridere:
Natsu e Lázuli dormivano
beatamente, stretti l’uno all’altra come se
non avessero fatto altro tutte le notti della loro vita. Lei doveva
essersi
voltata nel sonno perché ricordava bene di aver dato loro le
spalle dopo la
violenta lite con Natsu; ma lui evidentemente non voleva proprio cedere
le sue
pretese su quella che considerava la sua donna, dal momento che aveva
steso una
mano a cingere un fianco di Lucy.
La maga fece
scorrere la propria mano su quella di Natsu che
la strinse, sebbene stesse ancora dormendo profondamente. Lucy sorrise,
portando le loro mani intrecciate all’altezza del proprio
viso, baciò le dita
di Natsu, appoggiandovi la guancia e chiuse gli occhi.
Quanto avrebbe
desiderato che il mondo si fermasse lì, su
quel lettone, alle prime luci dell’alba; le due persone
più importanti della
sua vita erano con lei finalmente, e il suo desiderio più
grande era che non la
lasciassero mai. Sapeva che avrebbe dovuto riconquistare la fiducia di
Natsu,
non le avrebbe fatto passare liscia l’avergli nascosto Lázuli; ma sperava
che anche lui, come aveva deciso di fare
lei, lasciasse che fosse il cuore a guidarlo. Si avvicinò
ancora un poco,
intrecciando le gambe a quelle di Natsu e posando il capo sullo stesso
cuscino
che già condividevano lui e Lázuli.
Era stata
vigliacca a fuggire. Avrebbe potuto restare,
convincere Natsu che non era un errore fra loro, e vivere insieme la
nascita di
Lázuli; scappare e
piangersi addosso era stato più semplice che
combattere per avere lui. Persino quando combattevano i loro nemici,
era sempre
grazie a lui che restava, sostenuta dal suo coraggio che non mancava
mai: nel
momento in cui quel sostegno le era mancato, aveva fatto la cosa che le
riusciva meglio, era andata via.
Stava per
riaddormentarsi quando sentì la mano di Natsu
sfilarsi dalla sua e il mago si scansò dal suo corpo,
mettendosi seduto sul
letto. Doveva essere sveglio già da un po’, a
differenza di quello che credeva.
“Mi dispiace Lu…”, disse fissandola
dritto negli occhi. “Mi hai fatto troppo
male, lei è mia figlia ed io non la conosco
neppure”.
Lucy si
sollevò anche lei, ricambiando lo sguardo di Natsu.
“Hai ragione Natsu. Non ho scuse, qualsiasi cosa tu avessi
fatto, avrei dovuto
farti sapere di Lázuli.
Però, credimi, non farò più
nulla per dividervi. Quando sarà al sicuro, starete assieme
tutto il tempo che
vorrete”.
Natsu
assottigliò gli occhi, indagando lo sguardo di Lucy;
sicuramente non era un genio ma la conosceva bene e c’era
qualcosa di non detto
in quella frase. “E tu cosa farai?”.
“Io…
io ripartirò se ti do fastidio. Non ha senso che resti
se tu non mi vuoi ma… non porterò via Lázuli, hai molto
tempo da recuperare
con lei”.
“Che
stai dicendo?!”, sibilò Natsu afferrandola per le
braccia. “Non puoi lasciare Lázuli, sei sua
madre!”.
“E tu
sei suo padre, lei è tua quanto è mia”.
“Lu…
non voglio sentirti dire sciocchezze del genere,
resterete entrambe o la riporterai con te”.
Natsu si
alzò dal letto, dirigendosi a grandi falcate verso
la porta. “Vi aspetto giù, il nonnetto dovrebbe
essere arrivato”.
Lucy
continuò a fissare la porta dietro cui era sparito Natsu
per qualche minuto; possibile che fosse ancora tanto arrabbiato? Che
proprio
non riuscisse ad andare oltre quel torto, godendosi finalmente la sua
famiglia?
Sospirò voltandosi a guardare Lázuli che dormiva
beata, avvolta nella
sciarpa di Natsu, troppo grande per lei, e stese una mano a toccare la
stoffa.
Quante volte l’aveva lavata per lui, al termine di battaglie
che lo portavano
spesso a un passo dalla morte; chissà quanti altri rischi
aveva corso negli
ultimi anni… e se avesse perso la vita in qualche assurda
missione, lei non lo
avrebbe saputo forse mai.
“Non
ti lascerò più Natsu, qualsiasi cosa pensi tu.
È giunto
il momento di tirar fuori il coraggio che tu mi hai
insegnato”, disse ad alta
voce alzandosi e prendendo in braccio Lázuli per
portarla a Makarov.
Il master
Makarov sedeva come di consueto sul bancone della
gilda, mentre Mirajane, al solito, lavava tazze e bicchieri; Lucy si
era sempre
chiesta quanto lavoro ci fosse per lei in gilda da essere
già tanto indaffarata
di prima mattina. Natsu sedeva davanti a Makarov e a giudicare dalla
sua faccia
scura, doveva essere ancora molto arrabbiato.
“Lucy
mia cara! Stai sempre bene come quando sei partita!”,
esclamò il vecchietto allungando una mano verso il sedere di
Lucy.
“Smettila
nonnetto!”, ringhiò Natsu colpendogli la mano
senza
troppi riguardi.
Lucy rise a
quella scena e si avvicinò al bancone sedendosi
accanto a Natsu e passandogli Lázuli ancora
addormentata. “E’ un
piacere rivederla master, la trovo bene”.
“Bando
alle ciance Lucy. Tu dovresti essere punita per aver
lasciato Fairy Tail senza attendere alla cerimonia”, disse
Makarov aprendo un
occhio solo. “Ti rendi conto che non si può
lasciare una gilda come hai fatto
tu, fuggendo in piena notte? Non ti abbiamo cercata solo
perché Natsu ci ha
pregati di non farlo”.
“Come?!”.
Natsu
abbracciò la piccola Lázuli, fissando
il bancone. “Pensavo
che se ti avessero costretta a tornare saresti stata male
qui… e io non
volevo”.
Lucy
allungò la mano a dare un pizzicotto tutt’altro
che
delicato sul suo viso. “Sei proprio scemo!”.
Il Dragon Slayer
borbottò qualcosa di incomprensibile
massaggiandosi la parte offesa. “E comunque…
master, mi dispiace per quello che
ho fatto ma avevo i miei motivi. E uno di quei motivi era questa
bambina, mia
figlia. Ed è sempre lei il motivo per cui sono tornata,
qualcuno la aggredisce
mentre dorme, approfittando dei suoi sogni, e il master Bob di Blue
Pegasus non
ha saputo darmi informazioni. Speravo che lei sapesse dirmi di cosa si
tratta”.
Makarov si
rimise a braccia conserte, gli occhi chiusi, come
stesse ponderando la situazione. “Io non ne ho
idea!”. Esclamò alla fine,
facendo restare Natsu e Lucy a bocca aperta per lo stupore.
“Com’è
possibile che tu non ne sappia nulla nonnetto?!”,
sbraitò
Natsu mentre Lucy piagnucolava con la testa e le braccia sul bancone.
“E
adesso come farò a salvare la mia bambina?”.
“Dai,
dai Lucy, vedrai che troveremo una soluzione”, sorrise
Mira tentando di risollevare il morale della bionda. “Forse
Porlyusica potrebbe
avere la risposta”.
Lucy
tornò immediatamente seria, fissando la ragazza oltre il
bancone. “Ma Porlyusica è una maga medico, come
potrebbe?”.
“Porlyusica
è prima di ogni cosa una maga molto potente e
dalla vasta conoscenza”, intervenne Makarov. “In
effetti, potrebbe darci un
indizio, a volte i maghi, soprattutto giovani, sono vittima di strane
malattie”.
Lucy si
voltò a guardare Lázuli fra le
braccia di Natsu e si
chinò a baciarle la fronte. “Natsu, tu cosa ne
pensi?”.
Natsu la
guardò stupito: evidentemente Lucy aveva intenzione
di mantenere la promessa e non escluderlo dalla vita della loro bambina
se gli
chiedeva opinione su una faccenda tanto delicata.
“Io… penso che vada bene Lu,
forse lei saprà davvero aiutarci”.
Mirajane li
guardava con un sorrisetto furbo stampato in
volto. “Natsu, per quale motivo Lucy ti chiede pareri sulla
piccola Lázuli?”.
Il Dragon Slayer
arrossì di botto, voltandosi dall’altra parte.
“Come se non lo avessi capito, stupida!”.
Lucy
scoppiò a ridere assieme a Mira, tanto che finirono per
svegliare proprio la personcina in questione.
“Papà…”,
piagnucolò strusciando il viso contro la casacca di
Natsu. “Buongiorno!”, sorrise alla fine alzandosi
sulle sue gambe per potergli
stringere le braccine al collo.
“Bu-buongiorno”,
sorrise Natsu un po’ impacciato, sotto lo
sguardo divertito di Mirajane. “Come stai Lázuli?”.
“Benissimo!
Stanotte l’uomo cattivo non è più
tornato dopo
che ho dormito con te!”, disse trionfante. “Si vede
che ha paura del mio
papà!”.
Natsu strinse la
piccola Lázuli baciandole
la fronte. “Sono
contento. Più tardi andremo da una persona che
può farlo andare via per
sempre”.
“Solo
io e te?”.
“Anche
la mamma”, disse Lucy avvicinandosi a lei che non
perse tempo e le saltò fra le braccia. “Piano
piccola, ti ho detto tante volte
di non saltare, puoi farti male”.
“Non
mi faccio male, io!”.
“Già,
chissà da chi hai preso così testarda,
eh?”, ridacchiò
Lucy abbracciandola.
“E
quel vecchio signore chi è? Non c’era ieri
sera”, chiese Lázuli puntando
contro Makarov il dito indice, che Lucy abbassò
prontamente.
“Non
sta bene indicare, mi pare di avertelo detto. Questo
signore è il master Makarov, il mago più potente
di questa gilda”.
“Più
di master Bob?”.
“Certo
che sono più forte io, non dubitarne Lázuli!”,
esclamò Makarov saltando in piedi sul bancone.
“Piano,
piano maestro, lo sa che non ha più
l’età”, disse
Mirajane col solito dolce sorriso stampato in volto.
“Come
sarebbe a dire che non ho più
l’età?!”.
Lucy sorrise
lasciando che Mira e il maestro continuassero il
loro alterco, se così poteva chiamarsi visto il carattere
della maga, e tornò a
prestare attenzione a Lázuli.
“Dovremo
andare a cambiarci tesoro, che ne dici?”.
“Soltanto
se viene anche papà”, rispose la piccola
incrociando le braccia al petto. “Non voglio più
che papà va via”.
Natsu
guardò Lázuli e
successivamente Lucy, per poi
tornare a fissarsi le mani. “Piccoletta, non so se la mamma
è d’accordo”.
Lucy si
alzò tenendo Lázuli e
allungò la mano a stringere
quella di Natsu. “Certo che la mamma è
d’accordo”. Sorrise tirandoselo dietro
verso le scale.
Aveva appena
percorso i primi gradini che qualcosa di molto
simile a un’esplosione le fece chiudere gli occhi per il gran
polverone e sentì
che Lázuli le veniva
strappata via.
“Lázuli!”,
strillò tentando di vederla
nonostante le lacrime le appannassero gli occhi irritati. “Lázuli dove
sei?!”.
D’un
tratto, Natsu la tirò verso di sé evitando che
venisse
colpita; quando la polvere si fu diradata videro uno strano essere, una
sorta
di demone-leonessa, sicuramente un’evocazione. Teneva Lázuli sotto un
braccio e la piccola piangeva disperata,
tendendo le mani a Natsu e Lucy.
“Mamma,
papà, venitemi a prendere!”, strillava a
squarciagola.
Natsu, che non
aveva certo bisogno di sentirselo dire, si
scagliò contro il mostro per riprendere la sua bambina ma
quella fu più veloce
e saltò di lato, evitando il suo colpo.
“Il
mio signore, duca di Everlue vi attende”, disse con una
strana voce metallica, chinando lievemente il capo per poi sparire
attraverso
lo squarcio che lei stessa aveva creato nel muro della gilda.
“Lázuli!”,
urlò Lucy tentando di
seguirla e Natsu fu lesto ad afferrarla prima che saltasse anche lei.
“Lasciami
Natsu, devo andare da lei!”.
“Ammazzandoti?!
Non puoi saltare da quassù, Lucy!”,
esclamò
il Dragon Slayer stringendosi contro la giovane donna in lacrime.
“Andremo
insieme a riprendere la nostra bambina. Siamo ancora il team
più forte di Fairy
Tail io e te”.
***********************************************************************************************************
Buongiorno ^-^
Sono riuscita a
scrivere il capitolo prima di quanto pensassi,
nonostante gli impegni!
Ebbene, i nodi
cominciano a sciogliersi, Lucy ha deciso di
combattere per il suo drago e abbiamo scoperto chi fosse a puntare Lázuli. Dal
prossimo capitolo vedremo mamma e papà al
salvataggio!
Penso che non
manchino molti capitoli alla fine, vedremo ;)
Grazie come
sempre a chi legge e recensisce, siete
fantastiche ragazze! E un grandissimo grazie anche ai lettori
silenziosi, mi
piacerebbe sentire le vostre voci :)
Al prossimo
capitolo <3
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Natsu strinse a
sé Lucy più forte che potè, tentando
di
calmare almeno in parte quel pianto inconsolabile. La capiva; non
avrebbe mai
creduto di poter amare qualcuno così immediatamente e in una
maniera tanto
profonda da raggiungere l’anima, eppure era così.
Non appena aveva sentito il
tenero profumo di Lázuli, aveva
cominciato ad amarla,
anche se non lo aveva compreso. E sentirsi privato del soggetto di un
tale
sentimento, era un dolore che nessuna parola avrebbe saputo esprimere,
nemmeno
dopo aver letto tutti i libri di Levi.
“Lu…
chi è il duca di Everlue?”.
Lucy, nonostante
tutto, trovò la forza di pizzicargli di
nuovo la guancia. “Ma dove hai la testa? È quel
tizio che aveva la chiave di
Virgo prima che io e te lo sconfiggessimo, il proprietario del volume
Day
Break”.
“Ahia
Lu, guarda che non sono di pezza!”, protestò Natsu
massaggiandosi la guancia. “Non mi ricordo di lui,
comunque”.
La maga
sospirò, appoggiando il viso sulla sua spalla.
“Lascia perdere… andiamo a riprenderci Lázuli, sto
impazzendo”.
Natsu
annuì, voltandosi a baciare sulla fronte Lucy.
“Partiamo immediatamente, prendi le tue cose”.
Disse aiutandola a salire le scale
danneggiate. “Fai presto”.
Lucy
annuì correndo via e lui si avvicinò a Makarov e
Mira.
“Ehi Mira, sai dirmi dove si trova adesso quel
maledetto?”.
Mira
annuì, tirando fuori un grosso registro e lo scorse
attentamente,
senza perdere nemmeno una voce, fin quando non trovò quello
che cercava.
“Eccolo. Hybiscus, la città si chiama
così”. Disse picchiettando col dito su
una riga precisa.
“Hybiscus?!”,
esclamò Lucy che sopraggiungeva con il suo
bagaglio. “Mira, ho capito bene, hai detto che Everlue si
trova a Hybiscus?”.
“Si,
è così Lucy, ne sono assolutamente
certa”.
“Cosa
c’è Lu?”.
“E’
la città dove abbiamo vissuto io e Lázuli, credevo
fosse un piccolo paradiso… invece è il nido del
peggior demone che abbia mai incontrato!”.
Natsu le strinse
la mano e le sorrise. “Tornerà a essere un
paradiso, vedrai. Non permetto a nessuno di far del male a mia
figlia!”.
Lucy
ricambiò la stretta guardandolo negli occhi.
“Andiamo
Natsu, ci vuole qualche ora per arrivare a Hybiscus e…
dovremo prendere il
treno”, concluse ridacchiando nervosamente.
Il Dragon Slayer
scosse la testa, trascinandola verso
l’uscita. “Non importa Lu. M’importa solo
riavere Lázuli”.
Lucy sorrise
guardando la sua espressione decisa e affrettò
il passo per stare al suo; lo aveva sempre saputo che sarebbe stato un
ottimo
padre.
Non appena Natsu
e Lucy si furono allontanati, Mirajane si
voltò a guardare Makarov. “Per quale motivo non ha
fermato quel mostro,
master?”.
“E’
necessario che Natsu e Lucy affrontino questa cosa da
soli, se vogliono andare avanti. È la cosa migliore che
possano fare per il
bene di quella bambina”.
“Ma
master!”, protestò Mira. “Le sue
intenzioni sono le migliori,
ma ha pensato a cosa potrebbe accadere a Lázuli?!”.
“Lázuli
starà benissimo, Everlue vuole
attirare Natsu e Lucy in una trappola, è evidente. Non le
farà del male, ci
tiene alla propria vita, altrimenti non si servirebbe di evocazioni per
attaccare”.
Mirajane
ascoltò la spiegazione di Makarov, per niente
convinta delle sue ragioni; temeva che la piccola Lázuli finisse per
farsi male seriamente prima che i suoi
genitori potessero impedirlo.
“Spero
che lei abbia ragione, master”.
Lucy osservava
il panorama fuori dal finestrino senza vederlo
veramente. Natsu era disteso sul sedile, la testa sulle sue gambe, a
contorcersi come al solito per gli spasmi dovuti al malessere che gli
causavano
i treni, e lei gli accarezzava i capelli tentando se non altro di
calmarlo.
“Lu…
com’era Lázuli? Quando
è nata intendo”.
“Era
piccola. Piccola e prepotente, ho pensato quando la
levatrice me l’ha messa fra le braccia! Aveva un solo ciuffo
di capelli sulla
fronte, strillava e si dimenava pretendendo di mangiare e aveva
un’espressione
corrucciata che mi ha fatto male per quanto mi ricordava te”.
Disse chinandosi
per poterlo vedere in viso. “Ma è sempre stata
molto dolce e ubbidiente,
persino quando aveva pochi mesi di vita, dormiva tranquilla senza mai
svegliarmi
di notte; ho sempre pensato che in qualche modo dovesse aver capito che
avevo
tanto bisogno di tranquillità per riprendermi ed essere una
buona mamma”.
“Sei
un’ottima madre Lu… nonostante tutto è
venuta su
benissimo. Anche se non ero io a farle da padre”.
“Hibiki
non è mai stato un padre per lei. Questo l’ho
chiarito subito a lui, e anche a lei quando è stata in grado
di capire. Dentro
di me ho sempre saputo che l’avrei riportata da te prima o
poi; anche se ero talmente
arrabbiata che non volevo ammetterlo nemmeno a me stessa”.
Natsu
lasciò andare un sospiro. “Mi dispiace
così tanto… se
non fossi lo stupido che sono, non saremmo arrivati a questo”.
“Tu
non sei stupido”.
“Si
che lo sono! Mi sono fatto prendere dalla paura che a
furia di trascinarti per tutto il continente di Fiore nelle missioni
più
pericolose avrei finito per farti ammazzare! E io non potevo sopportare
l’idea,
Lucy”.
Lucy sorrise
comprensiva, sfiorando il viso di Natsu con una leggera
carezza. “E non hai pensato che avrei potuto farmi ammazzare
più facilmente
lontana da te?”
Natsu
sussultò e distolse lo sguardo. No, non ci aveva
pensato, accidenti a lui e a quanto era idiota! Possibile che non
avesse
pensato che lasciarla andar via avrebbe significato non poterla
più proteggere?
Se le fosse accaduto qualcosa, lontana da lui, Lázuli avrebbe
perso sua madre e lui
non avrebbe più sentito quel profumo di stelle remote che
tanto amava.
“No”,
ammise alla fine.
“Non
pensarci più, dobbiamo concentrarci su Lázuli adesso.
Cerca di dormire se ti riesce, altrimenti non ti
reggerai in piedi una volta a Hybiscus”.
Il Dragon Slayer
si voltò su un fianco, abbracciando Lucy per
la vita. “Andrò a salvare Lázuli ed
eliminerò Everlue a costo di
trascinarmi sulle dita. Nessuno tocca la mia piccoletta e la passa
liscia”.
“Andremo a salvare
nostra figlia. Non penserai mica di lasciarmi indietro”.
“No,
non ti lascerò più indietro, e comunque Lázuli
vorrà vederci entrambi”, disse Natsu sorridendo
contro
l’addome di Lucy. “Mi manca già averla
intorno”.
Lucy
continuò ad accarezzare Natsu tornando a prestare
attenzione al mondo che scorreva sotto i binari del treno; era
tremendamente in
ansia per la sua piccola Lázuli ma qualcosa
le diceva che doveva
star bene, altrimenti lo avrebbe sentito. Non erano mai state lontane
per più
di un pomeriggio e ogni volta aveva preteso di sapere, con esattezza,
dove si
trovasse la bambina e in compagnia di chi.
Le mura di
Hybiscus in lontananza la distolsero dai suoi
pensieri, e prese a scrollare delicatamente Natsu perché si
svegliasse. “Natsu
siamo arrivati”.
Il Dragon Slayer
si rimise subito in piedi, veloce per quanto
il suo ‘problema’ gli permettesse, e tese la mano a
Lucy. “Andiamo, presto.
Mira dice che la casa di quel pazzo è poco fuori Hybiscus ma
non mi ha detto
precisamente quale sia”.
“Potremo
chiederlo a Hibiki, se è a casa”.
Natsu
sentì la gelosia pungergli fastidiosamente il cuore ma
non obiettò: pur di salvare la sua bambina, era pronto anche
a sopportare la
presenza di quel bellimbusto.
Lucy gli strinse
la mano, intrecciando le dita alle sue.
“Seguimi”, disse scendendo dal treno e
incamminandosi decisa lungo le strade
affollate della cittadina.
A casa di Lucy
non trovarono nessuno ad accoglierli e lei si
lasciò cadere stancamente sulla poltrona di fronte al camino.
“Come
lo troviamo adesso?”.
“Distruggerò
tutte le ville di Hybiscus se necessario, Lu. Lo
troveremo e sarà meglio per lui che Lázuli stia bene e
non sia troppo
spaventata”. Natsu si inginocchiò davanti a Lucy e
le strinse le mani nelle
sue, portandosele alle labbra. “Ti giuro che la riavrai con
te, fosse l’ultima
cosa che faccio”.
Lucy si
chinò leggermente in avanti, fino a toccargli la
fronte con la sua. “Non voglio sia l’ultima cosa
che fai”. Si avvicinò ancora,
sino a respirare il medesimo respiro. “Natsu,
io…”.
“Lucy!”.
La voce di
Hibiki che entrava nel salotto la fece sobbalzare
e Lucy si alzò immediatamente, rischiando di far finire
lungo disteso Natsu. Il
mago in questione scoccò un’occhiata
tutt’altro che amichevole al nuovo
arrivato, soprattutto quando vide che abbracciava la
sua Lucy.
“E’
bello rivederti, Lucy. ma dov’è Lázuli?”.
“Lo
è anche per me, Hibiki. Lázuli
è stata portata via, è per
questo che siamo qui, ma tu devi aiutarci a trovare una certa
villa”.
“Siamo?”.
“Si,
siamo. Non ci vediamo da un po’, eh Hibiki?”.
Natsu raggiunse
Lucy alle spalle e le cinse la vita
trascinandola contro di sé: lei non oppose resistenza pur
perplessa
dall’atteggiamento del suo drago.
“Già.
Non ci vediamo da moltissimo tempo Natsu, da quella
battaglia contro gli Oración Seis”.
Hibiki
ricambiava lo sguardo di Natsu con una punta d’astio:
non aveva mai potuto avvicinarsi a Lucy oltre un confine che lei stessa
aveva
tracciato per evitare di essere di nuovo ferita come aveva fatto lui e
adesso
lo vedeva abbracciarla e stringerla come se non l’avesse
abbandonata negli
ultimi cinque anni.
“Puoi
aiutarci a ritrovare Lázuli?”,
chiese Natsu con un tono più
dimesso. “E’ stata rapita stamattina e non abbiamo
idea di dove si trovi e
soprattutto come stia”.
Hibiki
annuì evocando la sua magia, Archive, e si mise subito
al lavoro per trovare la villa di Everlue. “Siamo fortunati,
non ci sono molte
ville extraurbane qui a Hybiscus”.
A quella
notizia, Natsu sentì Lucy rilassarsi fra le sue
braccia e rafforzò appena un po’ la stretta
attorno a lei; presto avrebbero
riavuto Lázuli con loro. E
lui non avrebbe più lasciato andare lei né
la sua mamma.
“Dacci
l’indirizzo Hibiki”, disse Lucy osservando i tasti
creati dalla magia sui quali Hibiki batteva le dita.
“Partiamo subito”.
“Vengo
anch’io con voi”, disse il mago di Blue Pegasus
mentre
trasferiva le informazioni necessarie ai giovani genitori.
Natsu si
irrigidì, digrignando leggermente i denti: era
più
forte di ogni sua volontà, sebbene Lucy gli avesse confermato
più volte di non
avere con Hibiki il rapporto che temeva, non poteva fare a meno di
essere
dannatamente geloso di lui. Non era certamente cieco e non gli erano
sfuggiti
gli sguardi che le rivolgeva quando Lucy era voltata altrove; non
tollerava
nemmeno il pensiero che lui avesse potuto sognarla in vesti diverse da
quelle
di amica. Credette quasi di essere stato lui a parlare quando
sentì un ‘no’
opporsi alla richiesta di Hibiki.
“Mi
dispiace Hibiki”, continuò Lucy. “Questa
è una cosa che
dobbiamo risolvere io e Natsu. È il primo passo
perché Lázuli abbia
finalmente la famiglia che merita”.
Il Dragon Slayer
strinse la mano di Lucy, guardandola
intensamente negli occhi; non fosse stato che la loro piccola li
aspettava, le
avrebbe fatto totalmente dimenticare la presenza dell’altro.
“Andiamo
Lu”.
Lei
annuì e rivolse un ultimo sorriso a Hibiki prima di
correre via assieme a Natsu e non appena furono fuori, lui la
afferrò e la baciò,
lasciandola confusa e senza fiato.
“Ti
amo Lu… vediamo di dare un fratellino a Lázuli quando
torneremo!”, rise riprendendo a correre verso la
villa di Everlue.
“Natsu!”,
esclamò Lucy correndogli dietro, arrossita
d’imbarazzo
ma sorridente come non era stata negli ultimi cinque anni.
‘Chissà, magari…’,
si ritrovò a pensare.
***********************************************************************************************************
Eccomi, ce
l’ho fatta :P
Scusate se non
sono puntuale con gli aggiornamenti ma ho
altri scritti che attendono di essere terminati e quelli riguardano lo
studio
^^”
Dunque…
un capitolo di passaggio direi, non è il mio
preferito ma si fa quel che si può! Spero che i nostri non
siano apparsi come
genitori snaturati, non era mia intenzione, volevo solo che si
riavvicinassero
di un altro passo prima di correre a salvare la loro bambina; senza
contare che
in qualche modo dovevano pur trovarlo quello scemo di Everlue, non mi
sembrava
credibile che uscissero e lo ritrovassero dopo due passi!
Come sempre,
ringrazio le gentilissime lettrici/recensori, vi
assicuro che avere il vostro sostegno è davvero importante
per me! Un enorme
grazie anche ai lettori silenziosi, spero sia di vostro gradimento :)
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Quando
finalmente giunsero in vista della villa di Everlue,
Natsu e Lucy poterono constatare che le inclinazioni
dell’uomo non erano
affatto cambiate: in giardino si aggiravano le solite cameriere
mostruose che
egli trovava splendide e le mura di cinta erano sorvegliate da
mercenari.
“Dovremo
aprirci la strada Lu”.
“A
questo può pensarci Virgo, non è necessario che
sprechi
potere magico. È bene che siamo preparati ad affrontare
qualsiasi cosa per
riprenderci Lázuli”.
“Ma
Lu…”, piagnucolò il Dragon Slayer,
ansioso di menare le
mani.
“Ho
detto di no!”, esclamò Lucy trattenendosi dal
gridare.
“Apriti portale della Fanciulla! Virgo!”.
Virgo si
esibì in un perfetto inchino davanti ai due maghi.
“Ai suoi ordini principessa. Desidera punirmi?”.
“Non
cominciare anche tu! Abbiamo bisogno che ci crei un
varco fino all’interno di quella residenza, devi trovare Lázuli e portarci
da lei”.
“Ai
suoi ordini principessa”, disse Virgo prima di sparire
sotto terra.
“Spero
che non ci metta troppo”.
“Mi
hai tolto tutta la parte divertente!”.
“Natsu
adesso smettila! La cosa importante è riprenderci Lázuli ed io non
conosco il tipo di evocazione che usa adesso
Everlue; potrebbe volerci molto potere magico per avere ragione di
quell’essere
e potrebbe anche non essere l’unico a sua
disposizione”.
Natsu
lasciò andare un sospiro abbracciando Lucy.
“Scusami
Lu”, le disse fra i capelli. “Hai ragione, dobbiamo
riprenderci la nostra
piccoletta, solo questo conta”.
La maga scosse
la testa, sollevando il volto per posare un
lieve bacio sulle labbra di Natsu. “Non ti scusare.
Nonostante tutto, sono
felice; mi mancavi troppo, non mi ero nemmeno resa conto
quanto”.
Le labbra del
Dragon Slayer si stirarono nel solito sorriso
furbo, nel momento in cui Virgo riemergeva davanti a loro.
“L’ho
trovata principessa. Ma è sorvegliata da strane
creature”.
“Non
sono di questo mondo e nemmeno del Piano Stellare”,
risuonò improvvisa la voce di Loke. “Dovrete stare
molto attenti, non ho idea
di come si possano sconfiggere tali creature”.
“Intendevi
dire dovremo,
tu vieni con noi insieme agli altri Spiriti Stellari”,
sentenziò Lucy entrando
nel tunnel subito dopo Natsu che utilizzava i suoi poteri per
illuminarlo.
Loke li
osservò sparire rassegnato. “Sapevo che sarebbe
tornata la solita quando avesse deciso di rientrare a Fairy
Tail”, sorrise alla
fine.
Natsu avanzava
spedito nel tunnel creato da Virgo, nonostante
Lucy continuasse a raccomandargli prudenza, fin quando giunsero al
punto in cui
si risaliva.
“Ce la
fai Lu?”.
“Si…
però tu stai attento, non uscire così, senza
sapere cosa
ci sia”.
“Non
posso pensare alla prudenza, c’è Lázuli
lì”, si voltò a guardarla sorridendole
sicuro di sé. “Stai
tranquilla, non voglio certo rimetterci la pelle!”
Lucy sorrise di
rimando e riprese ad arrampicarsi dietro di
lui, fin quando tornarono all’aperto: quella in cui erano
sbucati era una
stanza ampia ed elegante, illuminata dal fuoco che giungeva da un
enorme camino
che occupava quasi interamente una delle pareti. Everlue sedeva su una
specie
di trono, in fondo proprio davanti a loro, e la piccola Lázuli era accanto
a lui, trattenuta dalla stessa demone che l’aveva
portata via.
“Mamma,
papà!”, strillò quando li vide uscire.
Doveva essere
molto spaventata e a giudicare dal suo aspetto, aver pianto
praticamente tutto
il tempo. Natsu strinse i pugni, trovando comunque la forza di
sorriderle.
“Stai
tranquilla piccoletta, ti veniamo a prendere subito!”,
esclamò, lanciandosi all’attacco senza ulteriori
indugi.
Puntò
direttamente la demone-leonessa mentre Lucy si scagliava
verso Everlue, Fleuve d’Étoiles pronta a
essere utilizzata. Com’era
prevedibile il duca, codardo come non mai, si spostò
immediatamente lasciando
che la maga riprendesse Lázuli.
“Mamma!
Mamma non mi lasciare più, ti prego!”.
Lucy
lasciò cadere la frusta stringendo a sé la
bambina che
le si era letteralmente aggrappata addosso; la cullò
leggermente, tentando di
calmarla.
“Sh…
tranquilla tesoro mio, è tutto finito… appena
papà avrà
sistemato quel mostro torneremo a casa… è tutto a
posto”.
“Ne
sei proprio sicura signorina Heartphilia?”,
gracchiò
Everlue guardandola con un ghigno dipinto sull’orribile viso.
Lucy riprese la
sua arma guardandolo con astio. “Che vorresti
dire?!”, sibilò nel momento in cui il duca faceva
un cenno con la testa a
indicare Natsu.
Quello che vide
la fece impallidire di terrore: il Dragon
Slayer era in evidente difficoltà, la demone sembrava essere
troppo veloce e lui
non riusciva a colpirla mentre lei non faceva che morderlo e graffiarlo.
“Natsu!
Apriti, portale del Capricorno! Capricorn!”. Senza pensarci,
evocò uno dei suoi Spiriti più forti
perché aiutasse Natsu, non lo avrebbe
certo perso adesso! “Capricorn, devi proteggere Natsu, per
favore!”.
Lo Spirito non
se lo fece ripetere, e si scagliò all’attacco
della demone ma Natsu lo fermò. “Lucy! Non ho
bisogno d’aiuto, posso farcela da
solo! E tu torna da lei, sottospecie di capretto!”.
“Ma
Natsu! Non essere testardo, lascia che ti aiuti!”.
“Pensa
a te e a Lázuli!”.
“Il
tuo ragazzo ha ragione signorina, dovresti pensare a te
stessa e alla tua bambina”.
Everlue era
ritto in piedi a pochi passi da Lucy e teneva quello
che sembrava un cristallo di Lachryma nel palmo della mano destra, tesa
davanti
a lui, come a mostrare il contenuto. L’oggetto mandava
bagliori sinistri e la
maga ebbe davvero paura: che razza di magia racchiudeva quel prisma?
Non ebbe
nemmeno il tempo di formulare questo pensiero che qualcosa ne
balzò fuori: un
altro essere mostruoso, sembrava essere un pesce ma aveva la testa di
un leone.
Inizialmente,
Lucy diede dell’idiota a Everlue per averlo
evocato in un luogo totalmente privo d’acqua; ma dovette
ricredersi quando
scoprì che, a differenza di Aquarius, l’essere non
aveva nessun bisogno di
liquidi per muoversi, potendo spostarsi in aria come fosse
nell’oceano. Ed era
talmente veloce anche lui, che il primo colpo andò a segno e
Lucy si ritrovò il
braccio intrappolato nelle sue fauci prima ancora che potesse vederlo
arrivare.
Temendo di spaventare Lázuli, strinse i
denti e abbracciò la
piccola col braccio sano, pur sentendo la necessità
impellente di urlare di
dolore.
Capricorn
calciò la creatura, scagliandola lontano e
liberando il braccio di Lucy che mise subito in moto il cervello: le
evocazioni
di Everlue sembravano essere talmente veloci da non poter essere
evitate e
allora come aveva potuto il suo Spirito Stellare colpire il pesce-leone?
“Natsu!
È lo stesso tipo di magia di Racer degli Oración Seis! Non sono
loro a essere veloci, rallentano noi!”, urlò
in direzione di Natsu, evocando contemporaneamente Loke.
“Lasciati aiutare, non
essere testardo!”.
“Tu
parli troppo signorina, lo sai?!”, sbraitò il duca
spingendo nuovamente la sua creatura all’attacco.
Ma ormai il
trucco era svelato e quando questa azzannò
Capricorn che faceva da scudo a Lucy, lei afferrò la sua
frusta e l’attaccò,
stringendola fra le spire d’acqua fino a stritolarla. Il
pesce-leone sparì, nel
momento in cui Natsu metteva la parola fine sulla demone-leonessa ma
Everlue
non si diede per vinto ed evocò altre creature, un demone
che sembrava la
controparte maschile dell’essere sconfitto da Natsu e una
sorta di centauro che
aveva il corpo di leone anziché equino. Il duca cadde in
ginocchio, sfinito da
una pratica che era troppo per le sue limitate capacità
magiche, e il cristallo
rotolò sul pavimento.
Pochi minuti
dopo, anche le ultime evocazioni erano
sconfitte: svelata l’origine della loro velocità,
non erano poi così letali o
coriacee ed eliminarle era diventato semplice.
Natsu si
avvicinò a Lucy e Lázuli e le
abbracciò stancamente. “State
bene, vero? Non siete ferite?”.
Lucy gli sorrise
e appoggiò la testa alla sua spalla, non
potendo ricambiare l’abbraccio. “Niente di grave
Natsu, tu sei messo peggio”.
Il Dragon Slayer
si scansò un poco e realizzò solo in quel
momento che la sua compagna era gravemente ferita al braccio.
“Everlue…”,
ringhiò voltandosi verso il duca.
“Come… come hai osato?! Hai rapito mia figlia
e hai osato addirittura ferire la mia donna! Tienimi un posto
all’altro mondo!”
Fece per
attaccare il duca ma ciò che vide lo immobilizzò
sul
posto: Everlue si era reciso i polsi e lasciava scorrere il sangue sul
cristallo che aveva lasciato cadere pochi minuti prima. Rideva, come
impazzito,
e i lineamenti trasfigurati del viso davano la stessa impressione.
“Non
cantate vittoria troppo presto! La mia signora, Istaria,
vi darà ciò che meritate, non potete
fermarla!”.
Il cristallo
cominciò a creparsi e a frantumarsi, assorbendo
il sangue che Everlue aveva sacrificato come fosse una spugna; quando
l’uomo
ebbe perso i sensi e il sangue fu racchiuso nel prisma, questi implose,
richiudendosi in un puntino estremamente luminoso. Ruotò su
se stesso per dei
secondi che ai maghi parvero interminabili e infine, questa volta,
esplose, lasciando
al suo posto una figura ammantata di luce.
Quando
riuscirono a guardarla senza essere accecati dalla
luminosità,
videro una donna, bellissima e terribile, armata di una spada per ogni
mano;
una tiara d’oro risplendeva sul suo capo e d’oro
erano i suoi indumenti e i
leoni sui quali poggiava i piedi. Natsu e Lucy restarono qualche
momento
incantati a guardarla: sebbene fosse spaventosa, non si poteva evitare
di
essere affascinati da lei. Lázuli li
riscosse, piagnucolando alla
sua vista.
“Quella
donna è cattiva, andiamo via, per favore!”.
Natsu
annuì, stringendo i pugni che cominciavano a emanare
fiamme. “Tranquilla piccoletta. Risolviamo
quest’ultima faccenda e andiamo a
casa!”.
Lucy si
lasciò scivolare a terra e fece sedere Lázuli sul
pavimento accanto a sè, ansimando per la fatica di
aver aperto due Portali d’Oro contemporaneamente; Loke
dovette forzare il
portale per tornare sulla Terra e aiutarla.
“Lu!”.
“Sto
bene Natsu, sono solo stanca… pensa a eliminare quel mostro
adesso!”.
Il Dragon Slayer
e Loke attaccarono Istaria che tuttavia
sembrava essere troppo forte per loro; Lucy seguiva lo scontro solo con
lo
sguardo, sebbene la sua vista cominciasse a sfocarsi, fin quasi a non
farle
distinguere nulla.
Una voce
preoccupata che chiamava il suo nome la costrinse a
stringere gli occhi per tentare di mettere a fuoco qualcosa; non
ottenne nulla,
se non vedere sangue… troppo sangue, prima che qualcuno le
crollasse addosso. E
un odore un po’ selvatico misto a quello del sangue le giunse
alle narici.
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Ehm…
ok, non pensavo che sarei arrivata a questo ma la scena
l’ho vista così nella mia testa e così
l’ho scritta, non abbiatemene a male
ragazze ^^”
Sono un
po’ di fretta ma non posso non ringraziare le
gentilissime ragazze che recensiscono puntuali ogni capitolo, grazie,
grazie e
ancora grazie, vi adoro *-*
E tante grazie
anche a chi legge soltanto ^-^
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
L’odore
pungente del sangue ebbe su Lucy l’effetto di una
doccia fredda, facendola riprendere all’istante; ma
ciò che vide le fece
pensare che avrebbe preferito essere cieca. Natsu si era parato davanti
a lei,
venendo orribilmente ferito su un fianco da Istaria. Era a malapena
cosciente
ed era crollato sulle ginocchia, finendo fra le braccia di Lucy che lo
fissava con
gli occhi sbarrati.
“Stai…
stai bene… Lu?”, biascicò, la bocca
impastata di
sangue.
Lei non rispose,
si limitò a stringerselo contro,
sorreggendolo perché non cadesse, accarezzandogli il viso
per accertarsi che
non fosse un’ombra. “Natsu… ma che ti
è saltato in mente, vuoi farti ammazzare
proprio adesso…?!”.
Natsu
sollevò appena il viso, trovando la forza di
sorriderle, sebbene il dolore dovesse essere lancinante.
“No… te l’ho detto
che… voglio un… maschietto”.
Lucy, nonostante
le lacrime le scorressero copiose sul viso,
non trattenne un sorriso, chinandosi a baciarlo, piano, per non fargli
male; un
bacio amaro, intriso di lacrime e sangue e che per lei aveva il triste
sapore
dell’addio.
“Cerca
di resistere Natsu. Io sistemo quella strega e torno
da te”, sussurrò sulle sue labbra, tentando di
dargli fiducia, di darne a se
stessa.
Approfittando
del fatto che Loke stesse ancora tenendo
occupata Istaria, fece stendere piano Natsu sul pavimento, attenta a
non
muoverlo troppo. Lázuli li guardava
con gli occhi
sbarrati, spaventata per le sorti del suo amato papà.
“Lázuli non avere
paura, papà starà
bene”, disse Lucy, sforzandosi di sorriderle. “Mi
dai la sua sciarpa per
piacere?”.
La piccola
annuì, porgendo la sciarpa di Igneel a Lucy che la
usò per tamponare la ferita al fianco di Natsu; perdeva
troppo sangue, in
qualche modo doveva arrestare l’emorragia. Il mago strinse i
denti quando si
sentì fasciare con forza ma non si lamentò,
temendo di spaventare Lázuli.
“Natsu,
cerca di restare sveglio, parla con Lázuli…
raccontale di Igneel!”, disse Lucy accarezzando il viso
di Natsu mentre si rialzava.
La bambina si
avvicinò al padre, inginocchiandosi vicino a
lui. “Papà… ti senti male? Aspetta che
torni mamma, quando sto male mi da un
bacino e passa tutto, io dico che funziona anche con te!”.
Natsu
accennò un sorriso sfiorandole piano il visino con il
dorso della mano. “Lo penso… anche io…
piccoletta”.
Ignorando il
dolore sordo al braccio, Lucy impugnò la frusta,
attaccando anche lei Istaria, assieme a Loke. Quell’essere
terribile e
affascinante, evocato dalla follia di un uomo meschino, le aveva
portato via
tutto con un solo colpo, poichè dubitava che Natsu potesse
sopravvivere.
Proprio adesso
che Lázuli aveva di
nuovo il suo papà.
Proprio adesso
che loro erano tornati vicini.
Proprio adesso
che il suo cuore aveva ricominciato a battere.
“Sonda
i cieli, spalancali… fatti riconoscere da me
attraverso il bagliore di tutte le stelle del cielo… Oh
Tetrabiblos… sono colei
che domina sopra le stelle, rilascia il tuo aspetto, una porta
maligna… Oh 88
segni… Riluci![1]”.
Com’era
accaduto durante la battaglia contro gli Oración Seis, Lucy
riuscì a evocare e utilizzare tutto il potere
magico che le era rimasto in corpo, scatenando contro Istaria la
potenza del
cosmo, la forza dirompente delle stelle più remote
dell’universo. Ora, come
allora, riuscì ad avere ragione del suo avversario per
proteggere Natsu, il suo
drago, la persona per la quale viveva da cinque anni sebbene lo avesse
capito
solo ora che rischiava di perderlo.
Le forze la
abbandonarono di colpo, aveva chiesto troppo al
suo fisico già provato; non potè vedere il
sorriso che addolcì i lineamenti di
Istaria prima che sparisse nel nulla da cui era venuta.
Quando si
risvegliò, Lucy si trovò a osservare una stanza
sconosciuta, illuminata dai raggi del sole nascente. Il dolore acuto al
braccio
la risvegliò immediatamente e anche se a fatica,
riuscì a mettersi seduta sul
letto.
Nonostante
prendesse mentalmente nota di ogni particolare,
sperando che ciò la aiutasse a capire dove si trovava, fu
tutto inutile: la
stanza con le pareti di legno chiaro in cui si trovava le era del tutto
estranea. Si trattava di un ambiente semplice, del tutto privo di ogni
personalizzazione, come si trattasse della stanza di un ospedale.
Persino le
lenzuola, bianche e immacolate, contribuivano a quel senso di
asetticità, non
meno della semplice coperta color panna e del mobilio interamente
costruito con
lo stesso legno chiarissimo delle pareti.
Attraverso i
vetri della finestra aperta vedeva soltanto
degli alberi e si perse nell’osservazione di ogni singola
foglia, immersa nei
suoi pensieri. Non aveva il coraggio di alzarsi da quel letto e cercare
qualcuno che le desse notizie di Natsu e Lázuli. Temeva
che, per qualche strana
ragione, li avesse persi entrambi salvando solo se stessa e nessuno
avesse il coraggio
di riferirglielo; sapeva che rimandare il momento non avrebbe lenito il
dolore
se così fosse stato ma lo sforzo di volontà
necessario ad abbandonare le coltri
era troppo per lei in quel momento.
“Ti
sei svegliata finalmente!”.
Lucy si
voltò al suono di quella voce che aveva sentito pochissime
volte nella vita: Porlyusica. La maga medico si avvicinò al
letto e senza
troppi preamboli le sollevò il braccio ferito, togliendo le
fasciature, tutto
sotto lo sguardo scioccato di Lucy.
“Sta
guarendo bene. Fra pochi giorni potrai muoverlo senza
nessun problema. Perché mi guardi
così?”.
Lucy
sussultò, sentendosi scoperta e scosse la testa,
voltandosi dall’altra parte e lasciando che la maga
terminasse la medicazione.
Sperava che non ci mettesse troppo, desiderava solo restare sola.
“Ti
è andata bene”, continuò la donna, con
sommo rammarico di
Lucy che si ritrovò a chiedersi da quando Porlyusica fosse
diventata tanto
loquace. “Hai affrontato un avversario troppo potente per te,
fortunatamente ha
deciso di ritirarsi. Istaria è una divinità del
mondo antico e il cristallo
tramite cui è stata evocata doveva essere un artefatto di
Lost Magic. Mi chiedo
come abbia potuto Everlue entrarne in possesso”.
“Ritirarsi?”,
non parlava da troppo tempo Lucy e la voce era
solo un sussurro gracchiante fuoriuscito dalla sua gola secca.
“Si.
Istaria era la signora della guerra, niente e nessuno
poteva fermare i suoi eserciti inarrestabili; per assurdo, era anche
colei che
proteggeva l’amore. Penso che vedendo quanto sia grande il
sentimento che ti fa
battere il cuore, abbia deciso di tornare nel luogo da dove era stata
evocata”.
Lucy
tornò a guardare Porlyusica negli occhi, il panico
evidente dal movimento frenetico delle pupille che studiavano il volto
della
donna, alla ricerca di risposte alle sue domande.
“Se ti
stai chiedendo di Natsu…”.
“Non
voglio saperlo!”, strillò Lucy buttandosi sul
letto, i
palmi delle mani a coprire le orecchie. “Non voglio sapere
niente, lasciami
sola!”.
“Ragazzina
viziata!”, borbottò Porlyusica alzandosi.
Lucy piangeva,
dandosi della stupida per quella reazione del
tutto fuori luogo ma non riusciva a fare diversamente. Temeva che la
maga
medico le dicesse che Natsu non ce l’aveva fatta, che non
avrebbe rivisto quel
sorriso così particolare né l’avrebbe
più osservato dormire con Lázuli. Soltanto
quando Porlyusica fu vicina alla porta tolse
le mani dalle orecchie, portandole sul viso a coprire le lacrime.
“E’
sveglia e sta bene, potete vederla”, sentì dire
alla maga
mentre usciva.
“Mamma?”,
la voce di Lázuli che si
avvicinava fu una
stilettata al cuore. Come avrebbe potuto guardarla in faccia quando
aveva
lasciato morire suo padre?
“Andiamo
Lu, voltati! E smettila di piangere, lo sai che non
lo sopporto”.
Natsu. Quella
era senza dubbio la voce di Natsu, non poteva
sbagliare. Si voltò immediatamente, sedendosi sul letto e li
vide, insieme,
sani e salvi. Lui aveva delle fasciature ma stava in piedi e le
sorrideva, come
sempre. E Lázuli sembrava
avere completamente dimenticato quella brutta
avventura fra le braccia del suo papà. Prima che potesse
rendersene conto
appieno, Lucy era saltata giù dal letto correndo ad
abbracciare i suoi due
grandi amori.
Qualche ora dopo
si trovavano tutti e tre stesi sul letto; Lázuli si era
addormentata, sfinita dopo aver raccontato a Lucy
ogni dettaglio delle giornate trascorse con Natsu. La giovane maga
aveva così
scoperto di essere stata priva di conoscenza per quasi una settimana,
con
grande preoccupazione del suo compagno e di sua figlia che temevano di
non
vederla più sveglia. Avevano praticamente tampinato
Porlyusica e spiato dalla
porta ogni volta che non era nei paraggi, sperando di risentire la voce
di Lucy
ma ogni volta erano tornati indietro delusi.
“Mi
spiace Natsu… dovete essere stati molto
preoccupati”.
“E’
così. Pensavo che non volessi svegliarti per non dover
fare un altro figlio con me!”.
Lucy
arrossì di sdegno e imbarazzo, colpendo Natsu in testa.
“Ma come ti viene in mente di dire certe cose, a volte sei
proprio un animale!”.
“Ahia
Lu! Ma insomma, da quando ci siamo ritrovati non fai
che alzare le mani, sei diventata manesca?!”.
Lei
fissò ancora per qualche secondo Natsu, fingendosi
accigliata, fino a scoppiare a ridere divertita prima di baciarlo.
Quando si
staccarono, posò la fronte contro la sua, sospirando di
sollievo.
“Ho
temuto che fossi morto Natsu; pensavo che quella ferita
fosse stata letale, era davvero brutta… e non ho nemmeno
lasciato parlare
Porlyusica, pensavo mi dicesse che non ti avrei rivisto
più… ero così
disperata!”
Lucy si morse il
labbro per evitare di ricominciare a
piangere e Natsu si spostò per baciarle la fronte.
“Va tutto bene Lu, sono in
perfetta forma… beh quasi ma ho solo qualche graffio rimasto
dallo scontro con
quella demone che aveva portato via la piccoletta”.
“Cosa?!
Ma Istaria ti ha colpito, ti sei messo in mezzo per
proteggere me ed eri ferito molto gravemente!”.
“Lázuli mi ha
raccontato che dopo aver
scagliato Uranometria sei svenuta; e che Istaria ha sorriso ed
è sparita e in
quel momento è scomparsa anche la ferita che mi aveva
procurato. A quel punto
io mi sono ripreso, e infatti ricordo bene di averti vista distesa sul
pavimento della sala e di essere corso da te, per vedere come
stavi”.
Lei sorrise
posando il capo sulla sua spalla mentre gli accarezzava
il braccio; inalò il profumo selvaggio di Natsu, solo
quello. “Natsu, io… io ti
amo. Non ho mai smesso, anche se ci ho provato, ci ho provato tanto,
perché ero
così arrabbiata!”, sentì la sua presa
farsi più salda intorno al proprio corpo,
come se temesse che da un momento all’altro sarebbe fuggita
da lui. “Però… più
guardavo Lázuli,
più nonostante tutto il mio amore per te cresceva e
cresceva la rabbia; ho passato cinque anni all’inferno per
quest’ira. Non
voglio più essere arrabbiata, più di ogni cosa
desidero tornare a Magnolia con
te, e portarci Lázuli,
perché cresca a Fairy Tail, con
i suoi genitori!”.
Così
dicendo aveva sollevato il viso per poter osservare la
reazione di Natsu e ciò che vide la compiacque e
spaventò al tempo stesso. Gli occhi
del Dragon Slayer ardevano, per la gioia e l’amore che le
portava; ma c’era
sicuramente dell’altro in quegli occhi così scuri,
il desiderio di unirsi a lei
nella maniera più profonda. Lucy arrossì,
sentendo le braccia di Natsu cingerla
fino a trascinarla su di sé e accarezzarla in maniera
tutt’altro che innocente.
“Natsu…
c’è Lázuli qui, non
è il momento…”,
protestò debolmente, osservando di sottecchi la piccola Lázuli che dormiva
placidamente, raggomitolata accanto a loro. “Potrebbe
svegliarsi da un momento all’altro…”.
Natsu le rivolse
il suo sorriso più diabolico, prendendo
possesso del suo collo. “E’ mia figlia, non si
sveglierà tanto presto”, le
disse sulla pelle fra un bacio e l’altro. “E poi
voglio solo farti le coccole,
a cosa pensavi tu, eh?”.
Lucy
arrossì ancora di più, oltre quello che avrebbe
creduto
possibile in un essere umano. “E’-è
colpa t-tua! M-mi guardi in q-quel modo!”.
“In
quale modo?”.
“Lo
sai!”.
“No,
non lo so… io sono stupido”, disse azzannandole
lievemente la pelle delicata del collo.
“T-tu
non sei stupido… stai f-facendo sentire st-stupida
me!”,
sbottò Lucy, sollevandosi sui gomiti per tentare di mettere
distanza tra lei e
la bocca famelica di Natsu. “Balbetto come se fossi alla
prima cotta ed è tutta
colpa tua!”.
Natsu
ridacchiava, divertito da quella reazione esagerata. “Ma
scusa, colpa mia di cosa? Io sto solo facendo le coccole alla mia
compagna,
niente di nuovo o strano”.
Lucy protese
leggermente il labbro inferiore in un tenero
broncio. “Invece è nuovo. È nuovo
perché sono passati cinque anni e da allora
non ho lasciato che mi toccasse nessuno”.
Natsu la strinse
a sé, costringendola a stendersi sul suo
petto, la guancia sul suo cuore. “Lo senti Lu? Senti come
batte veloce, solo
all’idea di riaverti con me? Mi ha appena tenuto in vita da
quando te ne sei
andata e adesso che sei con me… non riesco a starti lontano,
è strano?”.
Lei sorrise,
chiudendo gli occhi e concentrandosi su quel
suono regolare e rassicurante. “Non è strano.
Credo sia lo stesso che provo io”,
disse tendendosi a baciarlo e questa volta fu un bacio dolce e senza
fretta,
carico di aspettative per il futuro insieme.
“Allora
Lu, lo facciamo adesso questo bambino?”.
“Natsu!”.
***********************************************************************************************************
Ehm,
ehm… ebbene come potete vedere il nostro Natsu non
è
morto, per un attimo l’idea mi aveva sfiorata ma sono una
grande sostenitrice
dei lieto fine *-*
[1] Naturalmente
questa frase non è opera mia, è soltanto il
testo dell’incantesimo Uranometria ;)
A questo punto
vi posso dire che la storia è conclusa, manca
solo l’epilogo; come sempre, grazie alle gentili lettrici che
mi lasciano i
loro pensieri, grazie!
E un grande
grazie anche a chi sta solo leggendo ma segue comunque
questo mio piccolo delirio, siete splendidi ^-^
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
“Natsu,
Gray, smettetela di litigare e portate su quel
letto!”, strillò Lucy vedendo i due maghi intenti
ad accapigliarsi mentre
portavano il mobile in questione sulle spalle. “Siete peggio
di due bambini,
muovetevi!”.
Natsu si
fermò come folgorato, smettendo immediatamente di
stuzzicare Gray; aveva imparato che la sua compagna poteva essere
davvero
terribile quando si arrabbiava e non aveva nessuna intenzione di
provarlo di
nuovo.
“S-stai
calma Lu, arriviamo!”, sorrise ricominciando a salire
le scale.
Erano passate
due settimane da quando Lucy si era ripresa, ed
erano tornati a Magnolia; lei però rifiutava categoricamente
di portare Lázuli a vivere
nella casa di Natsu e Happy, e così lo aveva
praticamente costretto a trovare un nuovo alloggio per tutti e quattro.
“Non
capisco perché non possiamo stare da me”, aveva
protestato Natsu. “E’ disordinato ma si
può pulire”.
“Perché
oltre a essere disordinata, casa tua cade a pezzi, ci
è anche cresciuto un albero dentro!”, gli aveva
fatto gentilmente notare Lucy.
“E poi è troppo lontana dalla città,
non
mi sentirei sicura a farci vivere Lázuli”.
La bambina si
era letteralmente innamorata dell’exceed, il
quale non poteva che apprezzare tutte le attenzioni che gli riservava,
concedendole in cambio di tenerle compagnia durante la notte. La qual
cosa
rendeva particolarmente felice Natsu, che poteva finalmente avere Lucy
tutta
per sé.
“Ehi
Lucy, abbiamo finito!”, esclamò Gray richiamando
l’attenzione della maga. “Hai
qualcos’altro da portare quassù?”.
“No
Gray, ti ringrazio, quello era l’ultimo”, sorrise
Lucy
affacciandosi alla porta di quella che sarebbe stata la stanza di Lázuli.
Avere
un’intera gilda a sua disposizione le aveva reso molto
più semplice sistemare la nuova casa ed era sinceramente
grata a tutti loro per
questo. Nonostante fossero in genere tutt’altro che discreti,
nessuno dei suoi
nakama le aveva domandato perché fosse andata via;
naturalmente, avevano
intuito che la cosa doveva avere a che fare con Natsu e col fatto che
lei fosse
tornata con una figlia, eppure non avevano osato chiedere nessun
dettaglio.
Quando erano
tornati, dopo essere stati curati da Porlyusica,
avevano dovuto subire i rimproveri di Erza che continuava a sostenere
che
avrebbero dovuto avvisarla e portarla con loro; stranamente, il master
era
intervenuto a loro favore, sostenendo che quella faccenda avrebbero
dovuto
risolverla da soli. Anche convincere Lisanna non era stato affatto
facile; la
ragazza era ancora sicura che Lucy avrebbe finito col far soffrire
Natsu, e ci
erano volute raccomandazioni su raccomandazioni perché si
sentisse finalmente
rassicurata. Hibiki invece, per il momento aveva preferito non rivedere
nessuno
di loro, e Lucy aveva deciso di rispettare la sua decisione.
Successivamente,
in privato, Makarov aveva rivelato loro di
averli lasciati imbarcarsi in quella missione perché
capissero e risolvessero
ciò che li teneva lontani, guadagnandosi un abbraccio di
gratitudine da parte
di Lucy e un pugno in testa senza preamboli da Natsu quando aveva
tentato di
palparle il sedere.
“Mamma!”.
“Cosa
c’è Lázuli?”,
sorrise lasciando perdere
l’armadio dove stava sistemando le sue cose.
“Papà
mi ha detto che mi darete un fratellino, quando
nasce?”.
Lucy
restò a bocca aperta per qualche secondo, fissando Lázuli come se si
aspettasse che da un momento all’altro
tornasse indietro e dicesse qualcosa di diverso.
“Tesoro…
il tuo papà è adorabile ma a volte dice delle
cose
che non sono proprio vere”, disse, cercando di spiegare la
cosa nel modo
migliore possibile. “Quando ti dice qualcosa di strano,
chiedi anche alla
mamma, d’accordo?”.
Lázuli
guardò Lucy, un po’ delusa da
quella risposta. “Ah… quindi non è vero
che avrò un fratellino”.
“No,
per adesso no tesoro ma chi lo sa!”. Lucy sorrise
chinandosi a baciare sulla fronte la bambina. “Goditi il tuo
papà!”.
“E la
mamma!”, aggiunse Lázuli con un
sorrisone,
abbracciandola.
“Certo,
anche la mamma”.
Lázuli
baciò Lucy sulla guancia e si
sciolse dall’abbraccio. “Vado a cercare Happy,
mammina!”, esclamò correndo via
sotto lo sguardo intenerito della madre.
‘Non
era mai stata tanto felice… Natsu, sei davvero
unico!’.
Circa
mezz’ora più tardi, Lucy aveva ormai sistemato
ogni
cosa nella nuova stanza di Lázuli e decise di
andare a controllare
cosa stesse combinando Natsu in quella che sarebbe stata la loro
stanza.
Arrossì vistosamente al solo pensiero e non potè
che darsi mentalmente della
stupida.
‘Insomma
Lucy! Hai una figlia con lui e arrossisci al
pensiero di dividere un letto, ma sei seria?!’.
Borbottando
contro se stessa raggiunse la camera ed entrò,
cercando Natsu con lo sguardo ma senza risultato. “Dove si
è cacciato adesso…
Natsu! Ehi Natsu, dove sei?”.
“Sono
qui Lu!”.
La voce
proveniva da una stanzetta adiacente e Lucy trovò
Natsu impegnato ad attaccare sul muro le richieste di incarico che
aveva svolto
nel corso degli anni a Fairy Tail, naturalmente senza dimenticare
quelle svolte
con lei e i relativi souvenir! Era a torso nudo, per via del caldo, e
Lucy si
sentì improvvisamente gelosa delle goccioline di sudore che
gli scorrevano sul
corpo.
“Natsu
ma cosa stai facendo… è proprio necessario
conservare
tutta questa roba?”, avrebbe voluto che il suo tono fosse di
rimprovero ma in
realtà era stato dolce come sapeva essere lui anche con un
piccolo gesto. Sorrise
raggiungendolo per poi abbracciarlo alla schiena, il mento sulla sua
spalla. “Non
ti piaceva nemmeno, quel
vestito da cameriera”.
Natsu sorrise a
sua volta, posando le mani sulle sue. “E’
tuo, ed è questo che conta. E poi non è che non
mi piacesse… però, non hai
bisogno di quello per essere desiderabile ai miei occhi e se ti
desiderano gli
altri non sono certo contento”, borbottò voltando
la testa per guardarla.
“Sei
proprio uno sciocchino, che ti importa degli altri? Il
fatto che mi guardino con desiderio non significa certo che possano mai
avermi,
non trovi?”.
“No
Lu… non riesci proprio a capire, tu sei mia, mia soltanto
e non sopporto nemmeno l’idea che qualcuno possa pensarti in
modo… ecco… in
quel modo!”.
Lucy lo fece
voltare, stringendogli le braccia al collo e
baciandolo dolcemente. “Anche tu sei mio. Ma non posso
pretendere che nessuna
ti guardi, trovi?”. Natsu continuava a brontolare e non
potè trattenersi dal
ridere. “La vuoi smettere, sembri una locomotiva!”.
Lui la strinse
contro di sé, sorridendole sulle labbra. “Se
continui a ridere così, sì, la smetto”,
disse sfiorandole la fronte con la
propria. “Non voglio più vederti
piangere”.
“Non
ho nessun motivo di piangere, caro il mio Dragon Slayer.
Ho una figlia splendida che mi rende felice ogni momento della sua
vita”.
“Sei
felice solo perché c’è Lázuli?”.
“Esatto”.
“Bugiarda”.
“In
effetti… anche il suo papà mi rende molto
felice”.
Natsu rise
trionfante, catturando le labbra di Lucy in un
bacio profondo e passionale, l’ennesimo da quando
l’aveva di nuovo con sé. Lei
lo ricambiava con entusiasmo, passando le delicate manine sul suo
torace
solido. “Ne Natsu… dov’è Lázuli?”.
“Con
Happy… l’ha portata alla gilda”, rispose
lui
accarezzandole la schiena mentre si dedicava al suo collo.
“Siamo
soli?”.
“Soli”.
Era la conferma
che Lucy aspettava: gli saltò letteralmente
in braccio, allacciando le gambe dietro la schiena muscolosa di Natsu,
e gli
strinse le braccia al collo. “Lo vuoi ancora il
maschietto?”.
Lui sorrise, i
canini in bella mostra e la baciò di nuovo,
con foga, mentre la portava verso la loro stanza e chiudeva la porta
con un
calcio. La depose sul letto, reggendosi sui gomiti per non pesarle
addosso e
senza smettere di baciarla cercò con mani febbrili il fiocco
che chiudeva il
vestito di Lucy, stracciandolo quasi quando se lo ritrovò
sotto le dita.
Le
sfilò lentamente il vestito, cominciando a sollevarlo
sulle gambe, mentre lei gli strappava letteralmente di dosso i
pantaloni. Natsu
ridacchiò mentre faceva scivolare l’abito di Lucy
oltre la sua testa e lei
tornò ad abbracciarlo, riprendendo possesso delle sue
labbra. Lui interruppe il
bacio tracciando una scia di baci lungo il suo collo fino a fermarsi
sul seno
che prese a torturare con baci e piccoli morsi, togliendo il respiro a
Lucy che
ansimava, le mani infilate fra i capelli di Natsu, ignara di quanto
quei gemiti
di piacere stessero aumentando la sua eccitazione.
“Natsu…”,
sussurrò, gli occhi socchiusi, lucidi di piacere, e
lui esaudì quella tacita richiesta, tornando sulle sue
labbra mentre si
liberava degli ultimi indumenti che ancora ostacolavano il contatto fra
i loro
corpi.
Risentire di
nuovo Lucy sotto di sé senza alcuno strato di
stoffa, pelle contro pelle, fece perdere gli ultimi brandelli di
lucidità a
Natsu che scivolò dentro di lei con un sospiro di godimento.
Lucy gemette più
forte, stringendolo a sé, finalmente dopo cinque anni,
incapace di distinguere
il confine fra i loro corpi, uniti in un movimento sincrono. Dopo un
tempo che
parve infinito e troppo breve, le movenze di Natsu si fecero
più forti e
frequenti; pochi altri gesti e raggiunsero insieme l’apice
del piacere.
Tanto tempo e
tanto amore dopo, Natsu sonnecchiava
placidamente con la testa sul seno di Lucy e le braccia allacciate
attorno alla
sua vita. Lei, come sempre, gli accarezzava i capelli, posandovi un
bacio di
tanto in tanto. Era felice, assolutamente, totalmente felice: si
chiedeva
ancora come avesse vissuto lontana da lui per cinque anni, come avesse
potuto precludersi
la possibilità di fare ancora l’amore con lui. Non
era per l’aspetto carnale,
sì appagante; ma per ciò che quell’atto
significava quando c’era un sentimento
come il loro a unirli, a veicolare quel piacere profondo. Unirsi
fisicamente
era la maniera più vera di dimostrarsi il reciproco amore.
Natsu
mostrò di essersi svegliato posandole un bacio fra i
seni. “Lucy?”.
“Ehi
Natsu… ti ho svegliato?”.
“No
Lu, ho fatto tutto da solo”, sorrise sornione strusciando
la guancia sul suo petto.
“Natsu…
ascoltami, io…”, s’interruppe, come
senza parole.
“Cosa
c’è?”.
“Non
cambierà niente fra noi, vero?”, chiese
d’un fiato, una
vecchia paura a tormentarla. “Non scapperai via di
nuovo… giusto?”.
Natsu si
sollevò su un gomito, accarezzandole il viso, e si
chinò a posarle un bacio sul nasino. “Sono stato
stupido, Lu. Però, te lo prometto,
non lascerò più che sia la paura a farmi agire;
non mi vedrai più andar via da
te, è un giuramento solenne che ti faccio”.
Lucy sorrise
commossa e gli strinse le braccia al collo,
tirandolo giù con sé. “Grazie
Natsu… ti amo, ti amo da morire!”.
“Ti
amo anch’io Lu”.
Lei si
rannicchiò contro Natsu, sospirando beata. Immaginava
che alcune cose fra loro sarebbero cambiate; ma sperava che
l’amore che li
univa non fosse una di quelle. Stava per appisolarsi, quando la sua
voce la
riscosse.
“Ehi
Lu?”.
“Cosa
c’è Natsu?”.
Natsu si
grattava i capelli, confuso. “Ma… ogni volta che
faremo l’amore avremo un bambino? Perché se
è così sono già quattro o
cinque…”.
Lucy
arrossì violentemente e si sbattè una mano sul
viso,
scioccata da quella domanda; certe cose non sarebbero cambiate proprio
mai!
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Ed eccomi qui
con l’epilogo! Scusate se ci ho messo tanto ma
le scene “calde” non sono proprio il mio forte
^^”
Spero di non
essere risultata volgare e non aver offeso
nessuno con quelle poche righe ma se così fosse vi chiedo
umilmente scusa, non
era mia intenzione :(
Detto questo, i
soliti ringraziamenti; come posso ringraziare
tanto, tantissimo, infinitamente, le gentili donzelle che hanno seguito
la
storia e recensito ogni capitolo? Siete davvero uniche, il vostro
sostegno è
stato fondamentale, grazie!
E tantissime
grazie anche a chi ha soltanto letto, grazie
davvero! Spero di sentire le vostre voci se mai scriverò
qualcos’altro su Fairy
Tail, anche se mi farebbe piacere sentirvi ora che siamo giunti
all’epilogo,
per avere un’opinione generale!
Grazie a tutti
(_ _)
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