Stelle remote

di Saralasse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


“E’ stato un errore Lu… noi siamo compagni… nakama della stessa gilda, tra noi non può esserci… questo!”.

Un errore. Aveva definito così quello che c’era stato fra loro prima di uscire dalla sua casa, deciso, senza voltarsi. A nulla era servito richiamarlo, scongiurarlo di non lasciarla sola, piangere tutto il suo dolore; la sua schiena mentre si allontanava era l’ultimo ricordo di lui prima di lasciare la sua amata Fairy Tail e la città di Magnolia, i luoghi che aveva definito casa e che cinque anni or sono aveva abbandonato fuggendo come una ladra.

“Mamma?”.

Una vocetta infantile la riscosse dai suoi pensieri e Lucy sfoderò il suo sorriso più dolce chinandosi a prendere la sua bambina fra le braccia.

“Lázuli [1]! Cosa fai da sola, Hibiki dov’è?”.

“Sono qui”.

La voce gentile di Hibiki la raggiunse mentre il ragazzo entrava nella stanza e le si avvicinava, baciandole la fronte.

“Ti siamo mancati?”.

“Moltissimo… ma dimmi, hai scoperto qualcosa?”.

Hibiki lasciò andare un sospiro scuotendo la testa con fare scoraggiato. “Il master Bob non ha saputo darmi nessuna spiegazione”.

Lucy strinse appena un po’ di più la piccola Lázuli, voltandosi a guardare il giardino attraverso la grande vetrata che illuminava la stanza.

“So che non vuoi considerare l’idea e nemmeno sentirtelo dire ma… dovremmo andare a cercare il master Makarov”.

“Se sai che non voglio tornare perché continui a proporlo?”.

“Perché voglio che Lázuli stia bene, ti sembra strano?!”. Hibiki si era avvicinato e adesso teneva le mani posate sulle spalle di Lucy. “Dobbiamo capire Lucy. Altrimenti non sarà mai al sicuro”.

Lucy si liberò della sua stretta con una delicata ma decisa scrollata di spalle.

“Io non voglio tornare a Fairy Tail. Non voglio rischiare di rivederlo… farebbe troppo male”.

“Ma Lucy…”.

“Niente ma, Hibiki. Io non tornerò a Magnolia, tanto meno rimetterò piede a Fairy Tail. Adesso conta solo Lázuli”.

“Tu proprio non capisci. Se non scopriamo come stanno le cose, è lei che perderai, vuoi mettertelo in testa?!”.

Lucy abbracciò forte la piccola Lázuli che la guardò smarrita; la giovane madre sapeva bene che Hibiki aveva ragione, il vecchio master Makarov era l’unico che avrebbe potuto spiegarle cosa stava accadendo e chi o cosa stesse minacciando l’incolumità di sua figlia. Da qualche tempo la bambina trascorreva la notte preda di strani incubi che la lasciavano oltremodo spossata e soltanto di giorno poteva riposare tranquilla; in altre circostanze, Lucy avrebbe chiesto piuttosto il parere di un medico ma i sogni che Lázuli raccontava sembravano troppo particolareggiati perché fossero semplicemente le fantasie di una bambina di quattro anni. E per una madre cresciuta a stretto contatto con la magia, tutto ciò acquisiva un senso ben definito: qualcuno tentava di giungere a sua figlia nella maniera più subdola, insinuandosi nella sua mente infantile.

“Non posso, Hibiki. Aiuterò mia figlia da sola, io non posso tornare. Rivederlo significherebbe morire”.

Lucy lasciò la stanza tenendo Lázuli stretta fra le braccia e uscì in giardino, dove la posò a terra perché potesse giocare e godersi le ultime giornate di quella lunga estate, prima che le avanguardie dell’inverno raggiungessero Hybiscus, la città in cui vivevano. Era un borgo piccolo e piuttosto isolato, ai piedi delle montagne, ma tranquillo abbastanza da poter crescere una bambina senza eccessivi timori. La loro casa si affacciava sulla via principale e pur non essendo un palazzo signorile era abbastanza grande da poter disporre di un giardino nel quale lasciar giocare tranquilla la piccola. Un tuffo al cuore la sorprese quando Lázuli le rivolse quel sorriso così familiare da farle male.

C’era stato un tempo, anni prima, in cui l’inverno per lei non esisteva, annientato dal sole che lui si portava dentro.

C’era stato un tempo in cui tutte le stagioni per lei erano una: Natsu[2].

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Rieccomi in questo fandom, stavolta con una storia a capitoli… NaLu naturalmente!

Troverete i nostri protagonisti un po’ più adulti rispetto all’originale, si tratta di un espediente letterario ai fini del racconto :P Ho inserito la nota OOC dal momento che non so quanto riuscirò a mantenere i personaggi IC date le situazioni a volte esasperate in cui li porrò, soprattutto trattandosi di una what if.

Vi dico sin d’ora che gli aggiornamenti non saranno frequentissimi; in genere aggiorno molto velocemente ma in questo periodo il tempo è tiranno, farò il possibile per non distanziare troppo i capitoli uno dall’altro e non farvi perdere il filo del racconto, promesso ;)

Un paio di piccole note:

[1] Da alcune fonti sul web Lázuli risulta essere il nome di una fata, il che mi sembrava appropriato per la figlia di una maga di Fairy Tail; inoltre, leggendolo con l’accento sulla prima sillaba (sulla “a” praticamente) ne deriva un’assonanza con Natsu, particolare che mi ha fatto subito amare questo nome XD

[2] Probabilmente lo sapete già tutti ma Natsu significa “estate” :)

Un ringraziamento grandissimo a chi ha letto questo capitolo e deciderà di seguirmi in questa pazzia, e un grazie ancora più grande se avrete la bontà di dirmi cosa ne pensate :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Quella notte per Lázuli fu la peggiore che Lucy ricordasse da quando quella storia era iniziata: la bambina strillava e si dimenava, i capelli incollati alla fronte dal sudore che le scendeva lungo il visino, e né Lucy né Hibiki riuscirono a riscuoterla da quell’incubo tremendo.

Quando finalmente riuscì a svegliarla, Lucy tirò un sospiro di sollievo ma questo ben presto si tramutò nel terrore più nero, alla vista degli occhi ottenebrati di sua figlia. La ‘crisi’ non durò troppo per fortuna e dopo qualche secondo la giovane madre potè rispecchiarsi in un paio d’occhi identici ai suoi ma ancora scossi dalla paura.

“Mamma… portami via, quell’uomo cattivo mi prende!”, esclamò in lacrime, posandosi i piccoli pugni sugli occhi.

Lucy la strinse fra le braccia, cullandola piano. “Sh… calmati tesoro, è tutto finito, era solo un sogno… solo un brutto sogno”.

“C’era quell’uomo cattivo… e tanti mostri, tutti cattivi”, continuò la piccola tra un singhiozzo e l’altro. “E zio Loke ci provava a fermarli ma non ci riusciva… tu non mi trovavi!”.

Hibiki si chinò vicino a Lucy. “Non possiamo più rimandare Lucy. E’ necessario parlare con Makarov, questa storia sta peggiorando notte dopo notte, di questo passo Lázuli si ammalerà seriamente”.

La giovane maga strinse più forte la sua bambina, rifiutandosi di versare le lacrime che le riempivano gli occhi; per cinque anni era riuscita a vivere lontano da Fairy Tail, facendo perdere le sue tracce a chiunque e ora, un crudele scherzo del destino la costringeva a tornare portando con sé l’ultima persona che avrebbe voluto varcasse quella soglia: sua figlia.

“Va bene”, mormorò alla fine. “Porterò Lázuli al master Makarov. E quando tutto questo sarà finito, sparirò di nuovo dalle loro vite”.

“Pensi che ci riuscirai?”.

“Che cosa vuoi dire?!”, esclamò Lucy, il tono improvvisamente stizzito.

“Hai mai chiesto a Lázuli cosa la aiuta a svegliarsi da questi incubi? O meglio, chi?”

Lei puntò lo sguardo smarrito in quello di Hibiki, tentando di ignorare la verità che vi leggeva. “Lázuli tesoro, vuoi dire anche alla tua mamma chi è che ti salva dall’uomo cattivo?”.

Lázuli annuì in direzione di Hibiki e tornò a osservare sua madre. “Un signore strano, però è tanto buono! Ha sempre una lunga sciarpa al collo, secondo me ha anche caldo, anche se sputa il fuoco dalla bocca! E poi mi sorride prima di andar via… però non si ferma mai, nemmeno quando gli dico che tu fai delle torte buonissime”, concluse ostentando un leggero broncio.

Lucy invece non rispose, incapace di pronunciare una sola parola. La gola si era seccata secondo dopo secondo mentre ascoltava la piccola e ora aveva la sensazione di avere in bocca della sabbia che graffiava impedendole di replicare. La descrizione che aveva fatto la bambina era essenziale ma inequivocabile, non poteva ignorare chi fosse l’eroe dei sogni della sua Lázuli.

 

Natsu. La sola ragione per cui aveva lasciato la gilda che aveva sognato per anni e aveva abbandonato quelli che erano diventati i suoi amici più cari, la sua famiglia.

Lo aveva amato. Se tornava indietro nei ricordi, non riusciva a individuare il momento in cui il suo cuore aveva iniziato a battere, curiosamente, solo per lui; doveva averlo amato sin dal primo momento in cui i suoi occhi si erano posati in quelli puri e sinceri del Dragon Slayer.

L’esame per diventare maghi di classe S sull’isola Tenrou, la terra sacra di Fairy Tail, quello era stato il momento in cui si erano resi conto di quanto fosse prepotentemente forte il legame fra loro; insieme erano più potenti, insieme vincevano ma il rischio corso era stato altissimo e il sollievo per esserne scampati talmente impetuoso da spingerli a cercarsi, a guardarsi, a isolarsi dal resto del mondo allontanandosi dal campo di Fairy Tail.

Suo malgrado, Lucy si ritrovò a sorridere ripensando a quella sera, mentre coccolava la piccola Lázuli addormentata fra le sue braccia. Le accarezzava i capelli, ripetendo lo stesso gesto che tanto aveva rilassato Natsu in quella circostanza; aveva tentato di scansarsi, imbarazzato, ma non aveva potuto che apprezzare quelle delicate carezze, le sue dita sottili intrecciate in quella chioma insolita e ribelle. Con la testa abbandonata sulla sua spalla, le aveva rubato un casto bacio, sollevando il viso nel momento in cui lei, gli occhi chiusi, si apprestava a posare le labbra sulla sua fronte. Lucy aveva subito socchiuso gli occhi, stupita di sentire quel suo sorriso mefistofelico dove doveva esserci la pelle liscia del viso; e aveva sorriso a sua volta, abbracciandolo e tramutando quel semplice contatto in un bacio più profondo.

Avevano continuato a scambiarsi baci e tenere effusioni fin quando la stanchezza e soprattutto la sofferenza che causava a Natsu l’aver mangiato ancora una volta i fulmini di Luxus, avevano avuto la meglio, facendoli crollare addormentati, felici l’uno fra le braccia dell’altra. Il sole e le urla sgomente dei loro nakama li avevano svegliati non troppo delicatamente; eppure, nonostante l’imbarazzo, Lucy non aveva potuto fare a meno di scoppiare a ridere, divertita dalle loro espressioni attonite.

Lo stesso sole la riscosse dai ricordi facendola ripiombare crudelmente nel triste presente che stava vivendo; finché Lázuli era stata bene, non le era stato troppo difficile vivere e andare avanti, pur sapendo dentro di sé che non avrebbe mai smesso di amare Natsu. La sua bambina, però, era diventata oggetto delle mire di qualcuno che certamente non intendeva semplicemente giocare con lei.

Lucy sbuffò stancamente, deponendo la piccola nel suo lettino e la coprì con le lenzuola, perché non risentisse dell’aria fresca dell’alba. Il master Makarov avrebbe forse potuto aiutarla a scoprire chi fosse questo qualcuno e soprattutto per quale motivo avesse preso di mira proprio sua figlia; sapeva già che Lázuli disponeva per dote naturale di un gran quantitativo di potere magico, tuttavia ciò non bastava a renderla oggetto delle mire di una qualsiasi gilda oscura.

“Lucy?”.

Hibiki entrò nella stanza avvicinandosi cautamente al letto di Lázuli. Si chinò a baciarle la fronte, accarezzandole i capelli ribelli.

“Si è addormentata alla fine”.

“Sì, ma ho dovuto tenerla fra le braccia finora. Non riusciva proprio a calmarsi questa volta”.

“E’ stato peggio delle altre volte”.

“Lo so”.

“Non puoi più evitarlo. Dobbiamo andare dal master Makarov, Lu”.

“So anche questo, Hibiki. E mi sembrava di averti detto che non mi piace quel nomignolo”.

Hibiki si fece più vicino, prendendo il viso di Lucy fra le mani. “Non ti ho mai chiesto nulla, lo sai bene. Pretendere che tu provi qualcosa che non senti sarebbe stupido, ma non riservarmi questo gelo. Non credo di meritarlo”.

Lucy sussultò a quelle parole e alzò le braccia a sua volta, stringendo a sé Hibiki. Ciò che lui aveva appena detto corrispondeva al vero, si era preso cura di lei senza chiederle nulla, pur avendo probabilmente intuito la realtà dei fatti; e sin dalla nascita di Lázuli non aveva mai lasciato la bambina, come fosse stata sua figlia.

“Hibiki, scusami. Questa storia mi sta rendendo intrattabile, però voglio che tu sappia che ti sono molto grata per quello che hai fatto per me e Lázuli, e nutro un affetto sincero per te… entrambe ti vogliamo bene”.

“Però, io non sono suo padre”.

Lucy si scostò da Hibiki quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi e sfiorargli leggera il viso. “Mi dispiace. Credimi, mi dispiace, per te e per me stessa; perché non potrò mai amare nessuno che non sia lui”.

 

Quando Lázuli si svegliò era già mattino inoltrato. La bambina si stiracchiò, sfregandosi gli occhi con i piccoli pugni chiusi e saltò giù dal letto vedendo Lucy che preparava i suoi bagagli.

“Mamma!”, esclamò correndo da lei e stringendole una gamba. “Andiamo a cercare il mio papà?”.

Lucy la fissò a bocca aperta per qualche secondo; accidenti, sua figlia aveva la sua stessa ottima memoria, pur così piccola ricordava bene quando le aveva promesso che un giorno sarebbero partite a cercare il papà di cui chiedeva sempre più spesso. Cosa dirle senza mentire?

“Ecco… non so se lo troveremo tesoro. Adesso andiamo da un vecchio signore molto buono che farà sparire quei brutti sogni che non ti lasciano dormire”.

Lázuli stirò la boccuccia in uno splendido sorriso, salvo accigliarsi qualche istante dopo. “Però… mammina, se non faccio più i brutti sogni non vedo più quel signore buffo che caccia via i mostri… lui mi vuole bene, lo sai?”.

Lucy strinse più forte il golfino che teneva fra le mani, sino a farsi sbiancare le nocche. Lui non poteva… non aveva nessun diritto su Lázuli, come osava prendere corpo nei suoi sogni, e con quale oscura magia riusciva a farlo?!

“Lázuli devi dimenticare quel signore. I brutti sogni spariranno e solo questo conta; lui non è nessuno di importante”.

La piccola pestò i piedi per terra, fissando accigliata la sua amata mamma. “Non devi dire così, tu non lo conosci! Lui è mio amico e io non voglio che va via!”.

Lucy si voltò di scatto, pronta a sgridare sua figlia ma ciò che vide abbattè in un lampo tutte le intenzioni di essere severa: Lázuli la guardava fisso, piangeva ma non distoglieva lo sguardo dal suo. Era la determinazione a illuminarle gli occhi, la stessa che aveva visto tante volte brillare in altri occhi. E d’un tratto capì. Non poteva nascondere per sempre Lázuli a suo padre, per quanto male avesse fatto a lei, era suo diritto sapere di avere una figlia, così come la bambina aveva tutto il diritto di conoscere l’uomo che l’aveva generata. E purtroppo, Lucy era sicura che si sarebbero amati alla follia.

“Va bene, Lázuli. Andremo dal tuo papà”.

“E il mio amico buffo?”.

“Vedrai che non andrà via”.

Lázuli tornò immediatamente a sorridere felice e prese a saltellare in giro per la stanza, aumentando il caos che regnava tra una valigia e l’altra. Lucy rise con lei, contagiata da tanta allegria, mentre una parte sepolta del suo cuore riprendeva a battere furiosamente.

 

Lucy riuscì a calmare Lázuli soltanto quando, poche ore più tardi, salirono sul treno che in capo a poche ore le avrebbe portate a Magnolia; Hybiscus non distava molto dalla città di Fairy Tail e in realtà si era sempre chiesta come avesse potuto nascondersi dai suoi compagni pur essendo così vicina. Hibiki era rimasto a casa, non potendole seguire per via di un incarico assegnatogli dal master Bob e lei si era sentita stranamente sollevata di questo: sebbene ritenesse di non dover giustificarsi in nessun modo agli occhi di Natsu, fare la sua comparsa dopo cinque anni con Hibiki e una bambina al seguito, avrebbe sicuramente provocato le ire del Dragon Slayer.

La perspicacia non era di certo la sua dote preminente e sebbene chiunque avrebbe potuto capire che Lázuli non aveva in effetti nessun legame di parentela con il mago di Blue Pegasus, Lucy era certa che Natsu avrebbe finito per aggredirlo, nella convinzione che avesse osato avvicinarsi a qualcuno che era stato suo e reputava ancora tale. La possessività di Natsu era qualcosa che le era sembrato subito evidente nei pochi giorni in cui erano stati insieme.

Il sole era ormai al tramonto quando in lontananza potè vedere le prime case e la mole imponente della cattedrale di Magnolia, a breve distanza dall’altrettanto enorme edificio di Fairy Tail; Lázuli dormiva con la testa sulle sue gambe e Lucy sentì un senso di familiarità espandersi dentro di lei, andando a riempire ogni angolo della sua anima. Era stata lontana ma adesso era finalmente a casa.

Non appena il mezzo entrò in stazione, la bambina aprì gli occhi, guardandosi intorno disorientata.

“Mamma, siamo arrivate?”.

“Sì Lázuli, dobbiamo scendere, vieni”.

Lucy prese per mano la sua figlioletta ancora assonnata e recuperò il loro bagaglio, trascinandoselo dietro lungo la strada. Ogni passo che compiva verso Fairy Tail le faceva sentire i piedi di piombo ma non avrebbe ceduto adesso. Per il bene di Lázuli avrebbe affrontato tutti i demoni dell’inferno.

“Mamma… che posto è questo?”.

La ragazza seguì lo sguardo di sua figlia e fu allora che la vide: la gilda. Si stagliava in tutta la sua altezza contro il cielo stellato, oscurato quasi dalle luci che provenivano dall’interno delle finestre. Urla e improperi erano chiaramente udibili anche dalla strada, accompagnati dai rumori sordi delle scazzottate e da quelli decisamente più forti degli oggetti che inevitabilmente finivano distrutti. Per un attimo, Lucy si chiese se fosse il caso di portare Lázuli in un posto simile; e non potè impedirsi di chiedersi se per caso anche Natsu stesse facendo a botte con Gray o qualcun altro, proprio in quel momento.

Strinse saldamente la mano della piccola e avanzò fino al pesante portone d’ingresso; lo spinse discretamente ma non appena la sua capigliatura bionda fece capolino all’interno, le urla, i rumori e le risse si quietarono all’istante. Il cuore le balzò in gola notando gli sguardi di tutti passare da lei a Lázuli e viceversa, le parole d’un tratto sparite dalle bocche di ognuno.

“Sono tornata”.

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Buonasera ragazzi/e ^^

Ebbene, contrariamente a quello che pensavo, sono riuscita a trovare il tempo e l’ispirazione per scrivere il secondo capitolo della fic, siete contenti/e :P?

Chiedo scusa a Rose1487 per aver utilizzato la sua definizione del sorriso di Natsu; tesoro, davvero, scusami ma me ne sono accorta dopo aver aggiornato, è che mi è rimasta impressa perché la trovo perfetta! Ovviamente se riterrai sia il caso, la cambierò immediatamente :)

Lucy è finalmente tornata a Fairy Tail e si è cominciato a svelare qualcosa di ciò che l’ha portata a fuggire e del perché abbia inserito l’avvertimento What if… cosa sarebbe successo se dopo la battaglia all’isola Tenrou, Natsu e Lucy fossero andati oltre l’amicizia? E come si sarebbe evoluta la situazione? Portate pazienza e saprete il resto ;)

Grazie per aver letto fin qui e un grazie un po’ più speciale alle gentili persone che hanno recensito il primo capitolo , mi piacerebbe sentire le voci anche degli altri lettori, non pretendo che tessiate le mie lodi eh, scrivete quello che sentite, sempre se vi va :P

Al prossimo capitolo <3

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Persino l’aria sembrava immobile all’interno della gilda in quel momento. Lucy sudava freddo, guardandosi intorno freneticamente per sincerarsi che Natsu non ci fosse; quando si fu assicurata che fosse effettivamente così, riuscì a rilassarsi un pochino. Almeno quell’incontro era rimandato per il momento, sebbene gli sguardi di quelli che erano stati i suoi nakama non promettessero niente di buono.

“Mamma… queste persone sono strane”, piagnucolò Lázuli nascondendosi dietro le sue gambe. Fu il momento critico.

“Mamma?!”.

Un coro di voci si era levato nella stanza, come se le parole dei maghi fossero tornate tutte nello stesso istante, e Lucy arretrò di un passo, quasi spaventata, quando li vide avvicinarsi tutti insieme e tempestarla di domande, dalla più ovvia “Che fine avevi fatto?!”, ad altre decisamente più indiscrete, del tipo “E il papà dov’è?”.

“Ragazzi… uno alla volta, vi prego”, balbettò, tentando inutilmente di calmarli, quando una voce acuta si levò sopra le altre.

“Lu-chan!”, esclamò un piccolo tornado dai capelli azzurri lanciandosi fra le braccia di Lucy. “Dove sei stata, ero tanto in pensiero!”

Lucy si irrigidì per una frazione di secondo, prima di ricambiare in lacrime l’abbraccio di Levi. Quanto le era costato stare lontana, solo ora lo capiva! Lì, in quel momento, fra le braccia di quella che era stata la sua amica più cara a Fairy Tail, tornava a sentire quel senso di calore e affetto che l’aveva portata ad amare la gilda come fosse sempre stata la sua famiglia, come se la sua vita prima di incontrarli non avesse avuto senso.

“Levi-chan… scusami! Io… non potevo restare, perdonami!”, riuscì a dire dopo qualche minuto di pianto liberatorio. Si guardò intorno, incontrando gli sguardi felici dei suoi compagni; qualcuno si era commosso, qualcun altro sorrideva semplicemente, ma una persona la guardava in maniera tutt’altro che amichevole: Lisanna non sembrava felice di vederla. Tentando di ignorare la sensazione di disagio che le provocavano quegli occhi azzurri freddi come ghiaccio, prese in braccio Lázuli.

"Ragazzi, voglio che conosciate una persona, anche se avrete capito tutti che lei è mia figlia! Si chiama Lázuli”.

Levi ridacchiò, accarezzando la testolina della bimba. “Ti sono sempre piaciuti i nomi di fata”.

Lucy sorrise annuendo. “Hai ragione Levi-chan!”. D’un tratto si rabbuiò, ricordando il motivo principale per cui era tornata. “Il master è qui? Ho bisogno di parlargli molto urgentemente, Lázuli è in pericolo”.

“Il master non è qui”, intervenne la voce perentoria di Erza. “Ma qualsiasi cosa minacci tua figlia, dovrà vedersela con noi, giusto ragazzi?”.

Un altro coro, questa volta di frasi affermative, riempì le pareti della gilda e il cuore di Lucy che non potè fare altro che chinare la testa per nascondere le lacrime di gioia che minacciavano di scorrere ancora sul suo viso.

“Grazie ragazzi… siete dei veri amici, però…”, si morse il labbro per frenare il pianto. “Io non so cosa minacci la mia bambina. E qualsiasi cosa sia, la aggredisce nel sonno, mentre dorme”.

“Però il signore buffo mi salva sempre!”, rispose a quel punto la piccola Lázuli.

“Chi è il signore buffo?”, chiese incuriosita Levi.

“Non so come si chiama… ha sempre una sciarpa lunga, lunga e sputa fuoco dalla bocca!”, esclamò la bambina con il suo tipico entusiasmo infantile.

Lucy non aveva detto una parola né accennato una smorfia da quando la bambina aveva cominciato a parlare dello strano signore, e a quel punto, ai più perspicaci fra i suoi compagni, non poterono sfuggire il sorriso sornione e i capelli particolarmente ribelli di Lázuli; ma persino i più tardi fra loro, avevano intuito perfettamente che a salvare la bambina, in qualche modo, era Natsu.

“Lázuli ma lo sai che il signore buffo vive qui anche lui?”, sorrise Levi chinandosi a guardare la bambina.

“Davvero?!”.

“Si, davvero, vedrai che tornerà da un momento all’altro”.

A quelle parole, Lucy cominciò a tremare e guardò Levi con un’espressione quasi spaventata. “D-dov’è… dov’è N-Natsu?”.

Lo aveva detto. Dopo cinque anni trascorsi nel tentativo di dimenticare la sua esistenza, tornava a pronunciare ad alta voce il nome di Natsu. Suonava ancora così dolce! Aveva cercato di cancellare tutto di lui, una figlia che gli somigliava così tanto era sufficiente a ricordarle in ogni momento suo padre; eppure, ora più che mai, era evidente che non era minimamente riuscita nell’intento.

“E’ partito per una missione ma si è detto sicuro di riuscire a tornare entro stasera. Lu-chan, lui… non fa altro che lavorare da quando sei andata via, non litiga più nemmeno con Gray… qualsiasi cosa sia successa fra voi, resta; sono certa che tornerebbe il vecchio Natsu”.

 Lucy abbassò lo sguardo, fissando il sorriso fiducioso di Lázuli. “Mi dispiace Levi-chan ma adesso conta solo Lázuli per me. Natsu sa cavarsela da solo”.

 

Natsu scese di malavoglia dal treno quella sera; odiava i mezzi, stava malissimo quando doveva prenderne uno ma negli ultimi cinque anni aveva decisamente rivalutato la spossatezza che quel malessere gli causava. Stava così male da mantenere appena un barlume di coscienza, troppo poco per pensare, troppo poco per ricordare; per ricordare quanto era stato felice quando aveva lei accanto, lei e i suoi occhi che sapevano parlargli prima delle labbra e sapevano udirlo, prima che qualsiasi suono fuoriuscisse dalla sua bocca.

Un mese. Tanto era durata la sua gioia più grande, per un mese aveva amato Lucy e lei lo aveva ricambiato ma poi… poi si era lasciato prendere dalla paura, il terrore nero di perderla, di vederla un giorno mira dei suoi nemici, il timore insensato che morisse fra le sue braccia durante l’ennesima missione in cui la trascinava.

“Che idiota!”, sbuffò mettendosi le mani nei capelli.

“Aye!”, sentenziò Happy che lo seguiva come sempre.

L’exceed non aveva mai saputo cosa fosse accaduto tra Natsu e Lucy; nonostante il Dragon Slayer lo considerasse a tutti gli effetti il suo migliore amico, non aveva voluto rivelargli cosa avesse fatto a Lucy per spingerla a fuggire da Magnolia e sparire nel nulla ma a lui mancava così tanto la sua amica!

“Cosa vorresti dire?!”, ruggì Natsu, reagendo alla sua provocazione.

“Natsu lo hai detto tu, io non ho detto nulla, aye”.

“Senti un po’, da quando sei co…”.

Natsu si interruppe di colpo, e prese a guardarsi intorno freneticamente, cercando una ben nota capigliatura bionda fra le decine di persone che affollavano le strade di Magnolia a quell’ora. Da cinque anni non sentiva quel profumo ma lo avrebbe riconosciuto fra mille; Lucy era tornata in città e forse era andata proprio alla gilda… non c’erano dubbi, quella era la strada che portava a Fairy Tail!

“Natsu?”.

“Happy tu… non lo senti? Non senti il profumo di Lucy qui?”.

Happy rivolse un’occhiata scettica a Natsu, pur annusando anche lui l’aria circostante. “Non c’è proprio nessuno qui… hai le allucinazioni al naso?”.

“Non l’ho immaginato! Lucy è tornata ti dico, ed è andata a Fairy Tail!”.

Natsu cominciò a correre verso la gilda, inebriandosi a ogni passo del profumo che lei aveva lasciato dietro di sé; profumava di buono Lucy, e aveva quella nota particolare che derivava dal contatto con gli Spiriti Stellari. Profumava di stelle, stelle remote che non tutti possono vedere. Lui li aveva visti quegli astri, e aveva stupidamente chiuso gli occhi lasciando che tornassero ad allontanarsi.

Avvicinandosi alla gilda, la fragranza di lei divenne più forte e Natsu rallentò improvvisamente, decine di domande che gli vorticavano in testa. Lucy era tornata ma se non fosse tornata per lui? Sentiva il profumo di un’altra persona con lei, perché non era sola? Possibile che non fosse riuscita a perdonarlo, che dopo cinque anni si fosse rifatta una vita? Che non avesse capito quanto lui fosse soltanto terrorizzato all’idea di perderla?

Strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche. C’era un solo modo per avere delle risposte: entrare e vedere con i propri occhi chi accompagnasse Lucy, chi avesse osato avvicinarsi a lei, che era sua e di nessun altro. Natsu Dragneel non si tirava mai indietro davanti a una sfida; e avrebbe dato battaglia persino a Zeref se solo avesse osato guardare la sua Lucy.

Spalancò il portone con malagrazia e vide le teste dei suoi nakama voltarsi tutte verso di lui nello stesso istante. Una sola persona gli dava ostinatamente le spalle ma non aveva bisogno di vederla in viso per avere la conferma che quella fosse lei. Gli altri maghi guardavano ora uno ora l’altro, nello stesso identico movimento che avevano compiuto alla vista di Lucy accompagnata da Lázuli. Fu proprio la bambina a interrompere quel moto perpetuo, sporgendosi dalle braccia della madre per vedere anche lei chi avesse suscitato tanta curiosità.

“Il buffo signore! Mamma è lui, il mio amico!”.

Natsu rimase gelato dove si trovava, sicuro di aver sentito il proprio cuore andare in mille pezzi e temendo che se avesse compiuto un solo passo le gambe non lo avrebbero retto. I suoi timori erano reali, Lucy lo aveva dimenticato e si era rifatta una vita con una persona che non era lui, con una persona che le aveva dato una figlia.

“Lu…”, riuscì a dire, con pochissima voce ma abbastanza perché la diretta interessata lo udisse.

Lucy lasciò scendere Lázuli e si voltò lentamente, tanto lentamente che a Natsu sembrava avesse impiegato giorni per mostrargli nuovamente il suo viso.

“C-ciao Natsu”.

Mosse un passo avanti, verso Natsu; nonostante ciò che era accaduto, nonostante tutto il dolore, nonostante la solitudine patita, sentiva l’impulso di correre da lui, abbracciarlo e finalmente fargli conoscere Lázuli. Fu Lisanna a ricordargli dolorosamente quanto non esistesse più nulla tra loro, correndo ad abbracciare Natsu al suo posto.

“Natsu! Ci hai messo tanto questa volta, va tutto bene?”.

Natsu la fissò smarrito, non meno di ogni mago della gilda, Mirajane compresa. Velocemente, tornò a posare lo sguardo su Lucy ma ciò che vide era inequivocabile: gli dava di nuovo le spalle e si era avvicinata a Mira.

“Mira, pensi che potremo restare qui, io e Lázuli? La casa dove vivevo non è più mia da molto tempo”.

Mirajane annuì appena. “Certo Lucy ma… Natsu?”.

“Non è affar mio, evidentemente”, disse la maga rivolgendo un’ultima, furente occhiata al Dragon Slayer, prima di incamminarsi verso gli alloggi. “Andiamo Lázuli”.

“Lu, aspetta!”, tentò inutilmente di fermarla Natsu, stendendo un braccio come a volerla trattenere.

“E’ meglio che non la chiami così, mamma non vuole! Nemmeno Hibiki può farlo”, disse Lázuli prima di correre dietro a Lucy, inconsapevole di quanto quelle parole stessero straziando il cuore malconcio di Natsu.

‘Hibiki di Blue Pegasus… allora è lui che ha osato… no, che è riuscito a renderla felice’. Salamander non rispose, lasciò cadere le braccia lungo il corpo, restando immobile a fissarsi ostinatamente i piedi.

“Puoi anche smetterla adesso Lisanna. Come hai potuto vedere a Lucy non interessa più nulla di me”.

Lisanna abbracciò piano Natsu. “Voglio solo proteggerti. Da cinque anni soffri per lei, basta”.

“Non è stata colpa sua… sono io che ho rovinato tutto”.

Natsu sedette mestamente a uno dei tavoli, fissando ostinatamente il legno davanti a sé. Aveva creduto che nessuna mancanza potesse essere più forte di quella di Igneel e che se sopravviveva a quella, nessun sentimento lo avrebbe ferito; quanto sbagliava, non c’era assenza che gli pesasse di più di quella della donna che aveva stupidamente allontanato e spinto fra le braccia di un altro.

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Buonasera ^-^

Eccomi qui anche stasera con un nuovo capitolo; a dire il vero non sono molto convinta di questo capitolo, sebbene lo legga e rilegga da stamani, non riesco a ottenere ciò che voglio :s

Spero che non odiate Lisanna, non è per gelosia che si comporta a quel modo ma solo per il grande affetto che porta al suo amico Natsu, spero di essere riuscita a trasmetterlo!

Ho anche rimandato, per il momento, il confronto tra Natsu e Lázuli, non volevo mettere troppa carne al fuoco, il capitolo ne sarebbe stato appesantito altrimenti.

Grazie come sempre a chi legge e due volte grazie a chi legge e recensisce, grazie ^-^

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Meno di un’ora dopo il rientro di Natsu, la gilda era ormai completamente vuota. Tutti i maghi erano tornati alle loro abitazioni oppure ai dormitori e Lucy decise di approfittarne per scendere a bere qualcosa; Lázuli dormiva tranquilla, almeno per il momento, mentre lei non riusciva a chiudere occhio, nonostante fosse decisamente stanca.

Rivedere Natsu l’aveva provata più di quanto avrebbe immaginato: ma non aveva sentito nulla di ciò che avrebbe creduto prima che accadesse. Non lo aveva odiato, non lo aveva detestato, non aveva desiderato fargli del male. Aveva desiderato, desiderava soltanto correre da lui e farsi abbracciare, lasciare di nuovo il resto del mondo fuori da loro due, come era stato e non sarebbe stato più.

Sospirò stancamente guardandosi intorno nella grande sala della gilda, quando un movimento nei pressi di un tavolo attirò la sua attenzione; aguzzando la vista, si rese conto che si trattava proprio di Natsu. Che ci faceva lì, perchè non era tornato a casa sua come tutti gli altri? Prima che potesse impedirselo, le gambe la portarono vicino a lui, a guardarlo da vicino, non vista. Stava dormendo con la testa sugli avambracci piegati sul tavolo e Lucy sedette sulla panca accanto a lui, osservandolo; non sembrava felice. Forse era soltanto stanco ma il suo viso sembrava molto sofferente.

Istintivamente allungò una mano verso di lui, con l’intenzione di accarezzargli i capelli ma all’ultimo istante la ritrasse; poteva dimenticare tutto per l’espressione triste che gli vedeva sul viso? Sì, si disse: in quel momento, nel bel mezzo della gilda vuota, nel cuore della notte, poteva dimenticare gli ultimi cinque anni, Lisanna, Hibiki e chiunque tentasse di mettersi tra lei e Natsu. In quell’istante, mentre lui dormiva, poteva tornare a essere la maga allegra e un po’ svampita che lo aveva seguito a Fairy Tail e tentare di riportargli il sorriso.

Aprì la mano, lasciando che compisse la carezza e quasi sospirò di sollievo nel risentire i capelli di Natsu sotto le dita; si chinò leggermente in avanti, cingendolo in un abbraccio delicato che non lo svegliasse, e posò anch’ella il capo sul tavolo, guardandolo in viso. Non avrebbe saputo dire se fosse effettivamente per la sua presenza ma era di nuovo rilassato e sembrava dormire tranquillo.

‘Natsu… se solo non mi avessi fatto tanto male… se Lázuli non fosse cresciuta senza suo padre, se non ci fossero Hibiki e Lisanna… troppi se si frappongono fra noi perché possa tornare come prima’.

Sospirò, chiudendo gli occhi per qualche istante, e nel riaprirli si trovò davanti quelli scuri e ardenti di Natsu: la fissava, senza dire una parola, un accenno di sorriso a curvargli le labbra.

“Mi sei mancata Lu”.

“Natsu…”.

Lucy fece per andarsene colta alla sprovvista ma Natsu fu più veloce e l’afferrò per le braccia, stringendosela contro, il viso affondato nei suoi capelli.

“Ti prego… non andartene, lascia che ti spieghi… questi ultimi cinque anni sono stati un inferno”.

“Anche per me è stato difficile. È stato atroce averti visto lasciare casa mia dichiarando che fra noi era tutto un errore Natsu!”.

Natsu rafforzò la presa attorno al suo corpo, temendo che sgusciasse via.

“Lo so che sono stato stupido… più del solito… ma non voglio che tu vada via di nuovo”.

“E Lisanna cosa ne pensa? Potrebbe avere qualcosa in contrario, mi siete sembrati piuttosto intimi poco fa”.

Il mago lasciò andare Lucy, ferito da quelle insinuazioni; incrociò le braccia al petto, osservandola con fare accigliato.

“Io non ho dato un figlio a Lisanna, però, mi pare; invece Hibiki ha una splendida bambina”.

Lucy sbarrò gli occhi e levò la mano, schiaffeggiando violentemente Natsu. “Razza di idiota! Lázuli è t…”.

Le urla della bambina riecheggiarono nella gilda, facendo scappare Lucy verso la loro stanza, improvvisamente dimentica di Natsu e dei problemi fra loro; il Dragon Slayer l’aveva seguita e ora, ritto sulla soglia, l’osservava impotente mentre tentava disperatamente di svegliare Lázuli.

 

Lucy continuava a chiamare Lázuli, sperando di riuscire a svegliarla ma senza risultato; d'un tratto si voltò verso Natsu, l’espressione più affranta che lui avesse mai visto sul suo bel viso.

“Vieni qui, per favore, prova tu a svegliarla!”.

Natsu guardò dubbioso Lucy ma si avvicinò lo stesso; non aveva idea del perché stesse chiedendo a lui di svegliare la bambina, tuttavia non le avrebbe certo rifiutato il suo aiuto. Anche se la guancia bruciava ancora.

“Ehi piccola, andiamo, svegliati! Lu, come si chiama?”, chiese prendendo in braccio Lázuli.

“Lázuli… si chiama Lázuli”.

Lucy sedette sul bordo del letto dove fino a pochi momenti prima si trovava Lázuli, osservandola fra le braccia di Natsu; una stretta al cuore la sorprese vedendo come, pur se ancora dormiente, si fosse improvvisamente calmata. Di nuovo, la consapevolezza che si sarebbero amati più di chiunque altro la investì con tutta la sua vividezza.

“Natsu… non svegliarla, tienila così… per favore”.

Il Dragon Slayer annuì, sedendosi accanto a Lucy con la bambina fra le braccia; non avrebbe saputo spiegare il motivo ma gli pareva che un senso di calore emanasse dal corpicino che stringeva contro il suo, da quel visino atteggiato in una smorfia che trovava tanto familiare. Chiuse gli occhi, annusando il profumo di Lázuli: era senza dubbio la fragranza che aveva sentito mischiata a quella di Lucy quando aveva raggiunto la gilda. Non sentiva altri odori. Forse, alla fine, tra Lucy e Hibiki non c’era quello che lui aveva immaginato, che aveva temuto. Ma se le sue speranze si fossero rivelate esatte… chi era il padre di Lázuli?

Un lieve peso sulla spalla lo spinse a riaprire gli occhi, trovandosi i capelli di Lucy a una distanza minima dal viso. Aveva posato delicatamente la testa contro di lui, gli occhi chiusi, ma non dormiva. Natsu fece per parlare ma lei lo precedette, grazie a quella strana capacità, che era tutta sua, di capirlo senza parole.

“Natsu, non parlare. Solo per stanotte… fingiamo che sia tutto come prima”.

Natsu annuì e stese il braccio libero a cingere Lucy, stringendosela contro, posando la testa sulla sua; che strana sensazione sentire quelle due persone fra le proprie braccia, da quanto tempo non sentiva Lucy così arrendevole sotto il suo tocco! Badando di non svegliare Lázuli, si stese all’indietro sul letto, senza sciogliere il contatto fra i loro corpi, e voltò il viso verso la donna che si stringeva a lui.

“Mi sei mancato anche tu Natsu”, sussurrò Lucy prima che la ragione potesse impedirglielo.

Avrebbe voluto essere più rigida, inflessibile, cattiva se necessario, per fargli comprendere quanto l’avesse ferita ma non ci riusciva; stretta fra le sue braccia, forti come le ricordava, avvolta dal suo odore un po’ selvatico, non poteva far altro che lasciar parlare il cuore. E nonostante i suoi propositi, il suo cuore non aveva mai smesso di battere unicamente per Natsu.

Lui sorrise appena avvicinandosi fino a sfiorarle la fronte con la sua, posandole delicati baci sul viso, stringendo più che poteva il suo corpo morbido. “Resterai, vero?”.

Lucy sembrò risvegliarsi di colpo da un bel sogno e sollevò il viso per poterlo guardare negli occhi; avrebbe desiderato poter restare davvero… ma se Natsu l’avesse rifiutata di nuovo come sarebbe sopravvissuta questa volta? Senza contare che temeva la sua reazione nel momento in cui gli avrebbe rivelato la paternità di Lázuli. Lui l’aveva ferita ma non era stato corretto da parte sua nascondergli sua figlia, tanto più che la piccola sembrava avere scolpita nei geni l’immagine del suo papà e non faceva che chiedere di lui.

“Natsu… le cose non sono come prima”.

“Perché?!”, la interruppe lui con veemenza. “Lisanna non è niente più che un’amica per me e sono certo che lo stesso sia Hibiki; se fra voi ci fosse qualcosa, avresti il suo odore addosso ma non è così… e non mi interessa chi sia il padre di Lázuli”.

“Invece dovrebbe”.

“Lu…”.

“Mamma…”, li interruppe la voce di Lázuli. La piccola si tirò su, seduta sullo stomaco di Natsu, stropicciandosi gli occhi. “Stavolta il signore buffo è arrivato subito… signore buffo!”.

Esclamò vedendo Natsu sotto di lei; Lucy e Natsu non riuscirono a trattenere le risate alla sua espressione raggiante. “Lui si chiama Natsu, Lázuli”.

Lázuli gonfiò le guance, indispettita. “A me piace di più signore buffo!”.

Lucy ridacchiò nervosamente, tirandosi a sedere anche lei. “Lázuli tesoro, non puoi chiamare le persone nel modo che piace a te, devi usare i loro nomi”. Ancora non capiva come potesse Natsu non essersi reso conto che fosse sua figlia.

Il Dragon Slayer rideva, divertito da quel piccolo alterco. “Dai Lu, lasciala stare! Questa piccoletta è simpatica!”.

Lucy decise di ignorare la fitta di rimorso che le stava pungolando il cuore, mentre Lázuli li guardava perplessa. “Mamma… perché Natsu può chiamarti ‘Lu’? Hibiki non può!”.

Natsu e Lázuli osservarono entrambi Lucy mentre si alzava dando loro le spalle; fece qualche passo nella stanza, restando voltata e si fermò nei pressi di un tavolo, appoggiandovi le mani, come a sostenersi.

“Perché solo il tuo papà mi chiama così”.

Il Dragon Slayer scattò dalla sua posizione, posando delicatamente Lázuli sul letto; non poteva crederci, Lucy non aveva potuto fargli una cosa del genere… nascondergli sua figlia?! Tornò a guardare la bambina, trovando improvvisamente semplice rintracciare se stesso nei suoi lineamenti o in alcune espressioni. Non aveva frainteso; per quanto fosse stupido, chiunque avrebbe realizzato il significato delle parole di Lucy.

“Lucy”, ringhiò alzandosi in piedi. “Dimmi che ho capito male. Dimmi che non mi hai tenuto nascosta mia figlia per cinque anni!”.

Sbraitò rivolgendosi alla maga che si voltò per fronteggiarlo; sapeva che doveva essere difficile per lui ma non aveva il diritto di trattarla in quel modo, non dopo quello che lei aveva passato per colpa sua.

“Invece è così! Lázuli è tua figlia, quell’ultima volta in cui…”, si bloccò temendo di dire qualcosa di eccessivo per le orecchie della bambina. “Quell’ultima volta mi hai dato una figlia, che ho dovuto crescere da sola! Sono stata da sola durante la gravidanza ed ero sola quando è nata!”.

Natsu si avvicinò a Lucy, percorrendo la breve distanza in un attimo. “Tu non avevi il diritto!”, urlò, afferrandola per le spalle. “Io dovevo sapere di lei, è mia, è… nostra… se tu mi avessi detto la verità, io…”.

“Tu cosa?! Saresti tornato sulla tua decisione soltanto perché c’era una bambina di mezzo, per assolvere i tuoi obblighi di padre? No, grazie Natsu ma preferisco crescerla da sola allora! Devi amarci perché lo senti, non per dovere!”.

Lázuli osservava i genitori in silenzio, terrorizzata di dire qualcosa di sbagliato. “Papà…”, azzardò alla fine, fissando con gli occhi sbarrati Natsu.

Il suono di quella vocina ebbe il potere di calmare immediatamente sia Natsu che Lucy, i quali si voltarono a guardare la bambina come se si fossero ricordati solo in quel momento che lei si trovava lì. Il Dragon Slayer si avvicinò a lei e si inginocchiò davanti al letto, portandosi alla sua altezza.

“Dimmi Lázuli… hai un bel nome, sai? Non avrei saputo scegliere di meglio”, sorrise togliendosi la sciarpa per metterla attorno al collo della piccola. “Cosa posso fare per te?”.

“Non litigare con la mamma, per favore… io vi voglio tutti e due con me ma se litigate come facciamo?”.

Natsu avvicinò il volto al suo, baciandole la fronte. “Mi dispiace piccoletta. È la mamma che non mi vuole qui”.

Disse rialzandosi e carezzandole i capelli. Voleva andar via ma non trovava il coraggio di lasciare quella figlia appena conosciuta; adesso capiva perché il suo profumo gli era sembrato tanto dolce, l’aveva immediatamente riconosciuta come sua anche se non lo capiva razionalmente. Lázuli era la perfetta unione sua e di Lucy, assomigliava a entrambi con un equilibrio tale che sembrava l’avessero scelta.

“Papà, per favore, non andare via, resta con me! Se te ne vai quell’uomo cattivo torna a prendermi, e la mamma non riesce mai a trovarmi”.

Natsu si voltò a guardare Lucy con una muta domanda negli occhi. “E’ per questo che sono tornata. Qualcuno tenta di farle del male mentre dorme ma a quanto pare l’hai sempre salvata tu nei suoi sogni. È merito tuo se è sempre riuscita a svegliarsi. Non lasciarla sola, tienila con te stanotte… ti scongiuro, sono terrorizzata da quello che potrebbe accaderle!”.

Lui la guardò dritto negli occhi, la rabbia ancora evidente dal tremito delle mani che stringeva a pugno. “Non lascerò certo che qualcuno le faccia del male. È ovvio che resterò con lei; non la lascerò più, mai più”.

Lucy annuì, evitando di scatenare una nuova accesa lite; certamente, non era d’accordo con il fatto che Natsu asserisse di non lasciare più Lázuli, qualsiasi cosa ne pensasse lui, sarebbero ripartite una volta messa la piccola al sicuro. Tuttavia, preferì lasciare che padre e figlia trascorressero del tempo assieme, così quando lui si fu disteso sul letto tenendo Lázuli fra le braccia, si infilò sotto le lenzuola, dall’altra parte, e gli diede le spalle, sperando così di riuscire a dormire. Dopo pochi minuti, sentì due respiri simili e rilassati, appesantiti dal sonno; sorrise, nonostante tutto, disponendosi a trascorrere la prima notte con la sua famiglia.

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Rieccomi anche stasera ^-^

Sembra che l’ispirazione abbia voluto farmi un regalo negli ultimi giorni di questa settimana, i capitoli stanno venendo su a tempo di record! Però, vi dico da adesso che per il prossimo aggiornamento dovrete aspettare qualche giorno temo; mi aspetta un week-end tutt’altro che rilassante, sarà un tour de force @.@

Tornando al capitolo… lo definirei dolceamaro; non sono sicura delle reazioni di Natsu e Lucy ma soprattutto lui mi da l’idea di un tipo che passa repentinamente da un sentimento all’altro senza mezze misure (e negli ultimi capitoli del manga anche lei mi da la stessa identica sensazione U.U”).

Mi rendo conto che passare dal fluff delle prime righe alla doccia fredda della fine possa aver suscitato in voi istinti omicidi ma ricordatevi che se mi uccidete non saprete mai come va a finire ^^”

Come al solito, ringrazio tantissimo chi legge questa storia e doppiamente chi ha la bontà di recensire facendomi sapere cosa ne pensa, è importante per me e per chiunque scriva! Grazie mille (_ _)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il sole che filtrava dalle persiane svegliò Lucy che socchiuse gli occhi di malavoglia, stava dormendo così bene! Sbattè le palpebre un paio di volte per abituarsi alla luce e ciò che vide la fece sorridere: Natsu e Lázuli dormivano beatamente, stretti l’uno all’altra come se non avessero fatto altro tutte le notti della loro vita. Lei doveva essersi voltata nel sonno perché ricordava bene di aver dato loro le spalle dopo la violenta lite con Natsu; ma lui evidentemente non voleva proprio cedere le sue pretese su quella che considerava la sua donna, dal momento che aveva steso una mano a cingere un fianco di Lucy.

La maga fece scorrere la propria mano su quella di Natsu che la strinse, sebbene stesse ancora dormendo profondamente. Lucy sorrise, portando le loro mani intrecciate all’altezza del proprio viso, baciò le dita di Natsu, appoggiandovi la guancia e chiuse gli occhi.

Quanto avrebbe desiderato che il mondo si fermasse lì, su quel lettone, alle prime luci dell’alba; le due persone più importanti della sua vita erano con lei finalmente, e il suo desiderio più grande era che non la lasciassero mai. Sapeva che avrebbe dovuto riconquistare la fiducia di Natsu, non le avrebbe fatto passare liscia l’avergli nascosto Lázuli; ma sperava che anche lui, come aveva deciso di fare lei, lasciasse che fosse il cuore a guidarlo. Si avvicinò ancora un poco, intrecciando le gambe a quelle di Natsu e posando il capo sullo stesso cuscino che già condividevano lui e Lázuli.

Era stata vigliacca a fuggire. Avrebbe potuto restare, convincere Natsu che non era un errore fra loro, e vivere insieme la nascita di Lázuli; scappare e piangersi addosso era stato più semplice che combattere per avere lui. Persino quando combattevano i loro nemici, era sempre grazie a lui che restava, sostenuta dal suo coraggio che non mancava mai: nel momento in cui quel sostegno le era mancato, aveva fatto la cosa che le riusciva meglio, era andata via.

Stava per riaddormentarsi quando sentì la mano di Natsu sfilarsi dalla sua e il mago si scansò dal suo corpo, mettendosi seduto sul letto. Doveva essere sveglio già da un po’, a differenza di quello che credeva. “Mi dispiace Lu…”, disse fissandola dritto negli occhi. “Mi hai fatto troppo male, lei è mia figlia ed io non la conosco neppure”.

Lucy si sollevò anche lei, ricambiando lo sguardo di Natsu. “Hai ragione Natsu. Non ho scuse, qualsiasi cosa tu avessi fatto, avrei dovuto farti sapere di Lázuli. Però, credimi, non farò più nulla per dividervi. Quando sarà al sicuro, starete assieme tutto il tempo che vorrete”.

Natsu assottigliò gli occhi, indagando lo sguardo di Lucy; sicuramente non era un genio ma la conosceva bene e c’era qualcosa di non detto in quella frase. “E tu cosa farai?”.

“Io… io ripartirò se ti do fastidio. Non ha senso che resti se tu non mi vuoi ma… non porterò via Lázuli, hai molto tempo da recuperare con lei”.

“Che stai dicendo?!”, sibilò Natsu afferrandola per le braccia. “Non puoi lasciare Lázuli, sei sua madre!”.

“E tu sei suo padre, lei è tua quanto è mia”.

“Lu… non voglio sentirti dire sciocchezze del genere, resterete entrambe o la riporterai con te”.

Natsu si alzò dal letto, dirigendosi a grandi falcate verso la porta. “Vi aspetto giù, il nonnetto dovrebbe essere arrivato”.

Lucy continuò a fissare la porta dietro cui era sparito Natsu per qualche minuto; possibile che fosse ancora tanto arrabbiato? Che proprio non riuscisse ad andare oltre quel torto, godendosi finalmente la sua famiglia? Sospirò voltandosi a guardare Lázuli che dormiva beata, avvolta nella sciarpa di Natsu, troppo grande per lei, e stese una mano a toccare la stoffa. Quante volte l’aveva lavata per lui, al termine di battaglie che lo portavano spesso a un passo dalla morte; chissà quanti altri rischi aveva corso negli ultimi anni… e se avesse perso la vita in qualche assurda missione, lei non lo avrebbe saputo forse mai.

“Non ti lascerò più Natsu, qualsiasi cosa pensi tu. È giunto il momento di tirar fuori il coraggio che tu mi hai insegnato”, disse ad alta voce alzandosi e prendendo in braccio Lázuli per portarla a Makarov.

 

Il master Makarov sedeva come di consueto sul bancone della gilda, mentre Mirajane, al solito, lavava tazze e bicchieri; Lucy si era sempre chiesta quanto lavoro ci fosse per lei in gilda da essere già tanto indaffarata di prima mattina. Natsu sedeva davanti a Makarov e a giudicare dalla sua faccia scura, doveva essere ancora molto arrabbiato.

“Lucy mia cara! Stai sempre bene come quando sei partita!”, esclamò il vecchietto allungando una mano verso il sedere di Lucy.

“Smettila nonnetto!”, ringhiò Natsu colpendogli la mano senza troppi riguardi.

Lucy rise a quella scena e si avvicinò al bancone sedendosi accanto a Natsu e passandogli Lázuli ancora addormentata. “E’ un piacere rivederla master, la trovo bene”.

“Bando alle ciance Lucy. Tu dovresti essere punita per aver lasciato Fairy Tail senza attendere alla cerimonia”, disse Makarov aprendo un occhio solo. “Ti rendi conto che non si può lasciare una gilda come hai fatto tu, fuggendo in piena notte? Non ti abbiamo cercata solo perché Natsu ci ha pregati di non farlo”.

“Come?!”.

Natsu abbracciò la piccola Lázuli, fissando il bancone. “Pensavo che se ti avessero costretta a tornare saresti stata male qui… e io non volevo”.

Lucy allungò la mano a dare un pizzicotto tutt’altro che delicato sul suo viso. “Sei proprio scemo!”.

Il Dragon Slayer borbottò qualcosa di incomprensibile massaggiandosi la parte offesa. “E comunque… master, mi dispiace per quello che ho fatto ma avevo i miei motivi. E uno di quei motivi era questa bambina, mia figlia. Ed è sempre lei il motivo per cui sono tornata, qualcuno la aggredisce mentre dorme, approfittando dei suoi sogni, e il master Bob di Blue Pegasus non ha saputo darmi informazioni. Speravo che lei sapesse dirmi di cosa si tratta”.

Makarov si rimise a braccia conserte, gli occhi chiusi, come stesse ponderando la situazione. “Io non ne ho idea!”. Esclamò alla fine, facendo restare Natsu e Lucy a bocca aperta per lo stupore.

“Com’è possibile che tu non ne sappia nulla nonnetto?!”, sbraitò Natsu mentre Lucy piagnucolava con la testa e le braccia sul bancone.

“E adesso come farò a salvare la mia bambina?”.

“Dai, dai Lucy, vedrai che troveremo una soluzione”, sorrise Mira tentando di risollevare il morale della bionda. “Forse Porlyusica potrebbe avere la risposta”.

Lucy tornò immediatamente seria, fissando la ragazza oltre il bancone. “Ma Porlyusica è una maga medico, come potrebbe?”.

“Porlyusica è prima di ogni cosa una maga molto potente e dalla vasta conoscenza”, intervenne Makarov. “In effetti, potrebbe darci un indizio, a volte i maghi, soprattutto giovani, sono vittima di strane malattie”.

Lucy si voltò a guardare Lázuli fra le braccia di Natsu e si chinò a baciarle la fronte. “Natsu, tu cosa ne pensi?”.

Natsu la guardò stupito: evidentemente Lucy aveva intenzione di mantenere la promessa e non escluderlo dalla vita della loro bambina se gli chiedeva opinione su una faccenda tanto delicata. “Io… penso che vada bene Lu, forse lei saprà davvero aiutarci”.

Mirajane li guardava con un sorrisetto furbo stampato in volto. “Natsu, per quale motivo Lucy ti chiede pareri sulla piccola Lázuli?”.

Il Dragon Slayer arrossì di botto, voltandosi dall’altra parte. “Come se non lo avessi capito, stupida!”.

Lucy scoppiò a ridere assieme a Mira, tanto che finirono per svegliare proprio la personcina in questione.

“Papà…”, piagnucolò strusciando il viso contro la casacca di Natsu. “Buongiorno!”, sorrise alla fine alzandosi sulle sue gambe per potergli stringere le braccine al collo.

“Bu-buongiorno”, sorrise Natsu un po’ impacciato, sotto lo sguardo divertito di Mirajane. “Come stai Lázuli?”.

“Benissimo! Stanotte l’uomo cattivo non è più tornato dopo che ho dormito con te!”, disse trionfante. “Si vede che ha paura del mio papà!”.

Natsu strinse la piccola Lázuli baciandole la fronte. “Sono contento. Più tardi andremo da una persona che può farlo andare via per sempre”.

“Solo io e te?”.

“Anche la mamma”, disse Lucy avvicinandosi a lei che non perse tempo e le saltò fra le braccia. “Piano piccola, ti ho detto tante volte di non saltare, puoi farti male”.

“Non mi faccio male, io!”.

“Già, chissà da chi hai preso così testarda, eh?”, ridacchiò Lucy abbracciandola.

“E quel vecchio signore chi è? Non c’era ieri sera”, chiese Lázuli puntando contro Makarov il dito indice, che Lucy abbassò prontamente.

“Non sta bene indicare, mi pare di avertelo detto. Questo signore è il master Makarov, il mago più potente di questa gilda”.

“Più di master Bob?”.

“Certo che sono più forte io, non dubitarne Lázuli!”, esclamò Makarov saltando in piedi sul bancone.

“Piano, piano maestro, lo sa che non ha più l’età”, disse Mirajane col solito dolce sorriso stampato in volto.

“Come sarebbe a dire che non ho più l’età?!”.

Lucy sorrise lasciando che Mira e il maestro continuassero il loro alterco, se così poteva chiamarsi visto il carattere della maga, e tornò a prestare attenzione a Lázuli.

“Dovremo andare a cambiarci tesoro, che ne dici?”.

“Soltanto se viene anche papà”, rispose la piccola incrociando le braccia al petto. “Non voglio più che papà va via”.

Natsu guardò Lázuli e successivamente Lucy, per poi tornare a fissarsi le mani. “Piccoletta, non so se la mamma è d’accordo”.

Lucy si alzò tenendo Lázuli e allungò la mano a stringere quella di Natsu. “Certo che la mamma è d’accordo”. Sorrise tirandoselo dietro verso le scale.

Aveva appena percorso i primi gradini che qualcosa di molto simile a un’esplosione le fece chiudere gli occhi per il gran polverone e sentì che Lázuli le veniva strappata via.

“Lázuli!”, strillò tentando di vederla nonostante le lacrime le appannassero gli occhi irritati. “Lázuli dove sei?!”.

D’un tratto, Natsu la tirò verso di sé evitando che venisse colpita; quando la polvere si fu diradata videro uno strano essere, una sorta di demone-leonessa, sicuramente un’evocazione. Teneva Lázuli sotto un braccio e la piccola piangeva disperata, tendendo le mani a Natsu e Lucy.

“Mamma, papà, venitemi a prendere!”, strillava a squarciagola.

Natsu, che non aveva certo bisogno di sentirselo dire, si scagliò contro il mostro per riprendere la sua bambina ma quella fu più veloce e saltò di lato, evitando il suo colpo.

“Il mio signore, duca di Everlue vi attende”, disse con una strana voce metallica, chinando lievemente il capo per poi sparire attraverso lo squarcio che lei stessa aveva creato nel muro della gilda.

“Lázuli!”, urlò Lucy tentando di seguirla e Natsu fu lesto ad afferrarla prima che saltasse anche lei. “Lasciami Natsu, devo andare da lei!”.

“Ammazzandoti?! Non puoi saltare da quassù, Lucy!”, esclamò il Dragon Slayer stringendosi contro la giovane donna in lacrime. “Andremo insieme a riprendere la nostra bambina. Siamo ancora il team più forte di Fairy Tail io e te”.

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Buongiorno ^-^

Sono riuscita a scrivere il capitolo prima di quanto pensassi, nonostante gli impegni!

Ebbene, i nodi cominciano a sciogliersi, Lucy ha deciso di combattere per il suo drago e abbiamo scoperto chi fosse a puntare Lázuli. Dal prossimo capitolo vedremo mamma e papà al salvataggio!

Penso che non manchino molti capitoli alla fine, vedremo ;)

Grazie come sempre a chi legge e recensisce, siete fantastiche ragazze! E un grandissimo grazie anche ai lettori silenziosi, mi piacerebbe sentire le vostre voci :)

Al prossimo capitolo <3

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Natsu strinse a sé Lucy più forte che potè, tentando di calmare almeno in parte quel pianto inconsolabile. La capiva; non avrebbe mai creduto di poter amare qualcuno così immediatamente e in una maniera tanto profonda da raggiungere l’anima, eppure era così. Non appena aveva sentito il tenero profumo di Lázuli, aveva cominciato ad amarla, anche se non lo aveva compreso. E sentirsi privato del soggetto di un tale sentimento, era un dolore che nessuna parola avrebbe saputo esprimere, nemmeno dopo aver letto tutti i libri di Levi.

“Lu… chi è il duca di Everlue?”.

Lucy, nonostante tutto, trovò la forza di pizzicargli di nuovo la guancia. “Ma dove hai la testa? È quel tizio che aveva la chiave di Virgo prima che io e te lo sconfiggessimo, il proprietario del volume Day Break”.

“Ahia Lu, guarda che non sono di pezza!”, protestò Natsu massaggiandosi la guancia. “Non mi ricordo di lui, comunque”.

La maga sospirò, appoggiando il viso sulla sua spalla. “Lascia perdere… andiamo a riprenderci Lázuli, sto impazzendo”.

Natsu annuì, voltandosi a baciare sulla fronte Lucy. “Partiamo immediatamente, prendi le tue cose”. Disse aiutandola a salire le scale danneggiate. “Fai presto”.

Lucy annuì correndo via e lui si avvicinò a Makarov e Mira. “Ehi Mira, sai dirmi dove si trova adesso quel maledetto?”.

Mira annuì, tirando fuori un grosso registro e lo scorse attentamente, senza perdere nemmeno una voce, fin quando non trovò quello che cercava. “Eccolo. Hybiscus, la città si chiama così”. Disse picchiettando col dito su una riga precisa.

“Hybiscus?!”, esclamò Lucy che sopraggiungeva con il suo bagaglio. “Mira, ho capito bene, hai detto che Everlue si trova a Hybiscus?”.

“Si, è così Lucy, ne sono assolutamente certa”.

“Cosa c’è Lu?”.

“E’ la città dove abbiamo vissuto io e Lázuli, credevo fosse un piccolo paradiso… invece è il nido del peggior demone che abbia mai incontrato!”.

Natsu le strinse la mano e le sorrise. “Tornerà a essere un paradiso, vedrai. Non permetto a nessuno di far del male a mia figlia!”.

Lucy ricambiò la stretta guardandolo negli occhi. “Andiamo Natsu, ci vuole qualche ora per arrivare a Hybiscus e… dovremo prendere il treno”, concluse ridacchiando nervosamente.

Il Dragon Slayer scosse la testa, trascinandola verso l’uscita. “Non importa Lu. M’importa solo riavere Lázuli”.

Lucy sorrise guardando la sua espressione decisa e affrettò il passo per stare al suo; lo aveva sempre saputo che sarebbe stato un ottimo padre.

 

Non appena Natsu e Lucy si furono allontanati, Mirajane si voltò a guardare Makarov. “Per quale motivo non ha fermato quel mostro, master?”.

“E’ necessario che Natsu e Lucy affrontino questa cosa da soli, se vogliono andare avanti. È la cosa migliore che possano fare per il bene di quella bambina”.

“Ma master!”, protestò Mira. “Le sue intenzioni sono le migliori, ma ha pensato a cosa potrebbe accadere a Lázuli?!”.

“Lázuli starà benissimo, Everlue vuole attirare Natsu e Lucy in una trappola, è evidente. Non le farà del male, ci tiene alla propria vita, altrimenti non si servirebbe di evocazioni per attaccare”.

Mirajane ascoltò la spiegazione di Makarov, per niente convinta delle sue ragioni; temeva che la piccola Lázuli finisse per farsi male seriamente prima che i suoi genitori potessero impedirlo.

“Spero che lei abbia ragione, master”.

 

Lucy osservava il panorama fuori dal finestrino senza vederlo veramente. Natsu era disteso sul sedile, la testa sulle sue gambe, a contorcersi come al solito per gli spasmi dovuti al malessere che gli causavano i treni, e lei gli accarezzava i capelli tentando se non altro di calmarlo.

“Lu… com’era Lázuli? Quando è nata intendo”.

“Era piccola. Piccola e prepotente, ho pensato quando la levatrice me l’ha messa fra le braccia! Aveva un solo ciuffo di capelli sulla fronte, strillava e si dimenava pretendendo di mangiare e aveva un’espressione corrucciata che mi ha fatto male per quanto mi ricordava te”. Disse chinandosi per poterlo vedere in viso. “Ma è sempre stata molto dolce e ubbidiente, persino quando aveva pochi mesi di vita, dormiva tranquilla senza mai svegliarmi di notte; ho sempre pensato che in qualche modo dovesse aver capito che avevo tanto bisogno di tranquillità per riprendermi ed essere una buona mamma”.

“Sei un’ottima madre Lu… nonostante tutto è venuta su benissimo. Anche se non ero io a farle da padre”.

“Hibiki non è mai stato un padre per lei. Questo l’ho chiarito subito a lui, e anche a lei quando è stata in grado di capire. Dentro di me ho sempre saputo che l’avrei riportata da te prima o poi; anche se ero talmente arrabbiata che non volevo ammetterlo nemmeno a me stessa”.

Natsu lasciò andare un sospiro. “Mi dispiace così tanto… se non fossi lo stupido che sono, non saremmo arrivati a questo”.

“Tu non sei stupido”.

“Si che lo sono! Mi sono fatto prendere dalla paura che a furia di trascinarti per tutto il continente di Fiore nelle missioni più pericolose avrei finito per farti ammazzare! E io non potevo sopportare l’idea, Lucy”.

Lucy sorrise comprensiva, sfiorando il viso di Natsu con una leggera carezza. “E non hai pensato che avrei potuto farmi ammazzare più facilmente lontana da te?”

Natsu sussultò e distolse lo sguardo. No, non ci aveva pensato, accidenti a lui e a quanto era idiota! Possibile che non avesse pensato che lasciarla andar via avrebbe significato non poterla più proteggere? Se le fosse accaduto qualcosa, lontana da lui, Lázuli avrebbe perso sua madre e lui non avrebbe più sentito quel profumo di stelle remote che tanto amava.

“No”, ammise alla fine.

“Non pensarci più, dobbiamo concentrarci su Lázuli adesso. Cerca di dormire se ti riesce, altrimenti non ti reggerai in piedi una volta a Hybiscus”.

Il Dragon Slayer si voltò su un fianco, abbracciando Lucy per la vita. “Andrò a salvare Lázuli ed eliminerò Everlue a costo di trascinarmi sulle dita. Nessuno tocca la mia piccoletta e la passa liscia”.

Andremo a salvare nostra figlia. Non penserai mica di lasciarmi indietro”.

“No, non ti lascerò più indietro, e comunque Lázuli vorrà vederci entrambi”, disse Natsu sorridendo contro l’addome di Lucy. “Mi manca già averla intorno”.

Lucy continuò ad accarezzare Natsu tornando a prestare attenzione al mondo che scorreva sotto i binari del treno; era tremendamente in ansia per la sua piccola Lázuli ma qualcosa le diceva che doveva star bene, altrimenti lo avrebbe sentito. Non erano mai state lontane per più di un pomeriggio e ogni volta aveva preteso di sapere, con esattezza, dove si trovasse la bambina e in compagnia di chi.

Le mura di Hybiscus in lontananza la distolsero dai suoi pensieri, e prese a scrollare delicatamente Natsu perché si svegliasse. “Natsu siamo arrivati”.

Il Dragon Slayer si rimise subito in piedi, veloce per quanto il suo ‘problema’ gli permettesse, e tese la mano a Lucy. “Andiamo, presto. Mira dice che la casa di quel pazzo è poco fuori Hybiscus ma non mi ha detto precisamente quale sia”.

“Potremo chiederlo a Hibiki, se è a casa”.

Natsu sentì la gelosia pungergli fastidiosamente il cuore ma non obiettò: pur di salvare la sua bambina, era pronto anche a sopportare la presenza di quel bellimbusto.

Lucy gli strinse la mano, intrecciando le dita alle sue. “Seguimi”, disse scendendo dal treno e incamminandosi decisa lungo le strade affollate della cittadina.

 

A casa di Lucy non trovarono nessuno ad accoglierli e lei si lasciò cadere stancamente sulla poltrona di fronte al camino.

“Come lo troviamo adesso?”.

“Distruggerò tutte le ville di Hybiscus se necessario, Lu. Lo troveremo e sarà meglio per lui che Lázuli stia bene e non sia troppo spaventata”. Natsu si inginocchiò davanti a Lucy e le strinse le mani nelle sue, portandosele alle labbra. “Ti giuro che la riavrai con te, fosse l’ultima cosa che faccio”.

Lucy si chinò leggermente in avanti, fino a toccargli la fronte con la sua. “Non voglio sia l’ultima cosa che fai”. Si avvicinò ancora, sino a respirare il medesimo respiro. “Natsu, io…”.

“Lucy!”.

La voce di Hibiki che entrava nel salotto la fece sobbalzare e Lucy si alzò immediatamente, rischiando di far finire lungo disteso Natsu. Il mago in questione scoccò un’occhiata tutt’altro che amichevole al nuovo arrivato, soprattutto quando vide che abbracciava la sua Lucy.

“E’ bello rivederti, Lucy. ma dov’è Lázuli?”.

“Lo è anche per me, Hibiki. Lázuli è stata portata via, è per questo che siamo qui, ma tu devi aiutarci a trovare una certa villa”.

Siamo?”.

“Si, siamo. Non ci vediamo da un po’, eh Hibiki?”.

Natsu raggiunse Lucy alle spalle e le cinse la vita trascinandola contro di sé: lei non oppose resistenza pur perplessa dall’atteggiamento del suo drago.

“Già. Non ci vediamo da moltissimo tempo Natsu, da quella battaglia contro gli Oración Seis”.

Hibiki ricambiava lo sguardo di Natsu con una punta d’astio: non aveva mai potuto avvicinarsi a Lucy oltre un confine che lei stessa aveva tracciato per evitare di essere di nuovo ferita come aveva fatto lui e adesso lo vedeva abbracciarla e stringerla come se non l’avesse abbandonata negli ultimi cinque anni.

“Puoi aiutarci a ritrovare Lázuli?”, chiese Natsu con un tono più dimesso. “E’ stata rapita stamattina e non abbiamo idea di dove si trovi e soprattutto come stia”.

Hibiki annuì evocando la sua magia, Archive, e si mise subito al lavoro per trovare la villa di Everlue. “Siamo fortunati, non ci sono molte ville extraurbane qui a Hybiscus”.

A quella notizia, Natsu sentì Lucy rilassarsi fra le sue braccia e rafforzò appena un po’ la stretta attorno a lei; presto avrebbero riavuto Lázuli con loro. E lui non avrebbe più lasciato andare lei né la sua mamma.

“Dacci l’indirizzo Hibiki”, disse Lucy osservando i tasti creati dalla magia sui quali Hibiki batteva le dita. “Partiamo subito”.

“Vengo anch’io con voi”, disse il mago di Blue Pegasus mentre trasferiva le informazioni necessarie ai giovani genitori.

Natsu si irrigidì, digrignando leggermente i denti: era più forte di ogni sua volontà, sebbene Lucy gli avesse confermato più volte di non avere con Hibiki il rapporto che temeva, non poteva fare a meno di essere dannatamente geloso di lui. Non era certamente cieco e non gli erano sfuggiti gli sguardi che le rivolgeva quando Lucy era voltata altrove; non tollerava nemmeno il pensiero che lui avesse potuto sognarla in vesti diverse da quelle di amica. Credette quasi di essere stato lui a parlare quando sentì un ‘no’ opporsi alla richiesta di Hibiki.

“Mi dispiace Hibiki”, continuò Lucy. “Questa è una cosa che dobbiamo risolvere io e Natsu. È il primo passo perché Lázuli abbia finalmente la famiglia che merita”.

Il Dragon Slayer strinse la mano di Lucy, guardandola intensamente negli occhi; non fosse stato che la loro piccola li aspettava, le avrebbe fatto totalmente dimenticare la presenza dell’altro.

“Andiamo Lu”.

Lei annuì e rivolse un ultimo sorriso a Hibiki prima di correre via assieme a Natsu e non appena furono fuori, lui la afferrò e la baciò, lasciandola confusa e senza fiato.

“Ti amo Lu… vediamo di dare un fratellino a Lázuli quando torneremo!”, rise riprendendo a correre verso la villa di Everlue.

“Natsu!”, esclamò Lucy correndogli dietro, arrossita d’imbarazzo ma sorridente come non era stata negli ultimi cinque anni. ‘Chissà, magari…’, si ritrovò a pensare.

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Eccomi, ce l’ho fatta :P

Scusate se non sono puntuale con gli aggiornamenti ma ho altri scritti che attendono di essere terminati e quelli riguardano lo studio ^^”

Dunque… un capitolo di passaggio direi, non è il mio preferito ma si fa quel che si può! Spero che i nostri non siano apparsi come genitori snaturati, non era mia intenzione, volevo solo che si riavvicinassero di un altro passo prima di correre a salvare la loro bambina; senza contare che in qualche modo dovevano pur trovarlo quello scemo di Everlue, non mi sembrava credibile che uscissero e lo ritrovassero dopo due passi!

Come sempre, ringrazio le gentilissime lettrici/recensori, vi assicuro che avere il vostro sostegno è davvero importante per me! Un enorme grazie anche ai lettori silenziosi, spero sia di vostro gradimento :)

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Quando finalmente giunsero in vista della villa di Everlue, Natsu e Lucy poterono constatare che le inclinazioni dell’uomo non erano affatto cambiate: in giardino si aggiravano le solite cameriere mostruose che egli trovava splendide e le mura di cinta erano sorvegliate da mercenari.

“Dovremo aprirci la strada Lu”.

“A questo può pensarci Virgo, non è necessario che sprechi potere magico. È bene che siamo preparati ad affrontare qualsiasi cosa per riprenderci Lázuli”.

“Ma Lu…”, piagnucolò il Dragon Slayer, ansioso di menare le mani.

“Ho detto di no!”, esclamò Lucy trattenendosi dal gridare. “Apriti portale della Fanciulla! Virgo!”.

Virgo si esibì in un perfetto inchino davanti ai due maghi. “Ai suoi ordini principessa. Desidera punirmi?”.

“Non cominciare anche tu! Abbiamo bisogno che ci crei un varco fino all’interno di quella residenza, devi trovare Lázuli e portarci da lei”.

“Ai suoi ordini principessa”, disse Virgo prima di sparire sotto terra.

“Spero che non ci metta troppo”.

“Mi hai tolto tutta la parte divertente!”.

“Natsu adesso smettila! La cosa importante è riprenderci Lázuli ed io non conosco il tipo di evocazione che usa adesso Everlue; potrebbe volerci molto potere magico per avere ragione di quell’essere e potrebbe anche non essere l’unico a sua disposizione”.

Natsu lasciò andare un sospiro abbracciando Lucy. “Scusami Lu”, le disse fra i capelli. “Hai ragione, dobbiamo riprenderci la nostra piccoletta, solo questo conta”.

La maga scosse la testa, sollevando il volto per posare un lieve bacio sulle labbra di Natsu. “Non ti scusare. Nonostante tutto, sono felice; mi mancavi troppo, non mi ero nemmeno resa conto quanto”.

Le labbra del Dragon Slayer si stirarono nel solito sorriso furbo, nel momento in cui Virgo riemergeva davanti a loro.

“L’ho trovata principessa. Ma è sorvegliata da strane creature”.

“Non sono di questo mondo e nemmeno del Piano Stellare”, risuonò improvvisa la voce di Loke. “Dovrete stare molto attenti, non ho idea di come si possano sconfiggere tali creature”.

“Intendevi dire dovremo, tu vieni con noi insieme agli altri Spiriti Stellari”, sentenziò Lucy entrando nel tunnel subito dopo Natsu che utilizzava i suoi poteri per illuminarlo.

Loke li osservò sparire rassegnato. “Sapevo che sarebbe tornata la solita quando avesse deciso di rientrare a Fairy Tail”, sorrise alla fine.

 

Natsu avanzava spedito nel tunnel creato da Virgo, nonostante Lucy continuasse a raccomandargli prudenza, fin quando giunsero al punto in cui si risaliva.

“Ce la fai Lu?”.

“Si… però tu stai attento, non uscire così, senza sapere cosa ci sia”.

“Non posso pensare alla prudenza, c’è Lázuli lì”, si voltò a guardarla sorridendole sicuro di sé. “Stai tranquilla, non voglio certo rimetterci la pelle!”

Lucy sorrise di rimando e riprese ad arrampicarsi dietro di lui, fin quando tornarono all’aperto: quella in cui erano sbucati era una stanza ampia ed elegante, illuminata dal fuoco che giungeva da un enorme camino che occupava quasi interamente una delle pareti. Everlue sedeva su una specie di trono, in fondo proprio davanti a loro, e la piccola Lázuli era accanto a lui, trattenuta dalla stessa demone che l’aveva portata via.

“Mamma, papà!”, strillò quando li vide uscire. Doveva essere molto spaventata e a giudicare dal suo aspetto, aver pianto praticamente tutto il tempo. Natsu strinse i pugni, trovando comunque la forza di sorriderle.

“Stai tranquilla piccoletta, ti veniamo a prendere subito!”, esclamò, lanciandosi all’attacco senza ulteriori indugi.

Puntò direttamente la demone-leonessa mentre Lucy si scagliava verso Everlue, Fleuve d’Étoiles pronta a essere utilizzata. Com’era prevedibile il duca, codardo come non mai, si spostò immediatamente lasciando che la maga riprendesse Lázuli.

“Mamma! Mamma non mi lasciare più, ti prego!”.

Lucy lasciò cadere la frusta stringendo a sé la bambina che le si era letteralmente aggrappata addosso; la cullò leggermente, tentando di calmarla.

“Sh… tranquilla tesoro mio, è tutto finito… appena papà avrà sistemato quel mostro torneremo a casa… è tutto a posto”.

“Ne sei proprio sicura signorina Heartphilia?”, gracchiò Everlue guardandola con un ghigno dipinto sull’orribile viso.

Lucy riprese la sua arma guardandolo con astio. “Che vorresti dire?!”, sibilò nel momento in cui il duca faceva un cenno con la testa a indicare Natsu.

Quello che vide la fece impallidire di terrore: il Dragon Slayer era in evidente difficoltà, la demone sembrava essere troppo veloce e lui non riusciva a colpirla mentre lei non faceva che morderlo e graffiarlo.

“Natsu! Apriti, portale del Capricorno! Capricorn!”. Senza pensarci, evocò uno dei suoi Spiriti più forti perché aiutasse Natsu, non lo avrebbe certo perso adesso! “Capricorn, devi proteggere Natsu, per favore!”.

Lo Spirito non se lo fece ripetere, e si scagliò all’attacco della demone ma Natsu lo fermò. “Lucy! Non ho bisogno d’aiuto, posso farcela da solo! E tu torna da lei, sottospecie di capretto!”.

“Ma Natsu! Non essere testardo, lascia che ti aiuti!”.

“Pensa a te e a Lázuli!”.

“Il tuo ragazzo ha ragione signorina, dovresti pensare a te stessa e alla tua bambina”.

Everlue era ritto in piedi a pochi passi da Lucy e teneva quello che sembrava un cristallo di Lachryma nel palmo della mano destra, tesa davanti a lui, come a mostrare il contenuto. L’oggetto mandava bagliori sinistri e la maga ebbe davvero paura: che razza di magia racchiudeva quel prisma? Non ebbe nemmeno il tempo di formulare questo pensiero che qualcosa ne balzò fuori: un altro essere mostruoso, sembrava essere un pesce ma aveva la testa di un leone.

Inizialmente, Lucy diede dell’idiota a Everlue per averlo evocato in un luogo totalmente privo d’acqua; ma dovette ricredersi quando scoprì che, a differenza di Aquarius, l’essere non aveva nessun bisogno di liquidi per muoversi, potendo spostarsi in aria come fosse nell’oceano. Ed era talmente veloce anche lui, che il primo colpo andò a segno e Lucy si ritrovò il braccio intrappolato nelle sue fauci prima ancora che potesse vederlo arrivare. Temendo di spaventare Lázuli, strinse i denti e abbracciò la piccola col braccio sano, pur sentendo la necessità impellente di urlare di dolore.

Capricorn calciò la creatura, scagliandola lontano e liberando il braccio di Lucy che mise subito in moto il cervello: le evocazioni di Everlue sembravano essere talmente veloci da non poter essere evitate e allora come aveva potuto il suo Spirito Stellare colpire il pesce-leone?

“Natsu! È lo stesso tipo di magia di Racer degli Oración Seis! Non sono loro a essere veloci, rallentano noi!”, urlò in direzione di Natsu, evocando contemporaneamente Loke. “Lasciati aiutare, non essere testardo!”.

“Tu parli troppo signorina, lo sai?!”, sbraitò il duca spingendo nuovamente la sua creatura all’attacco.

Ma ormai il trucco era svelato e quando questa azzannò Capricorn che faceva da scudo a Lucy, lei afferrò la sua frusta e l’attaccò, stringendola fra le spire d’acqua fino a stritolarla. Il pesce-leone sparì, nel momento in cui Natsu metteva la parola fine sulla demone-leonessa ma Everlue non si diede per vinto ed evocò altre creature, un demone che sembrava la controparte maschile dell’essere sconfitto da Natsu e una sorta di centauro che aveva il corpo di leone anziché equino. Il duca cadde in ginocchio, sfinito da una pratica che era troppo per le sue limitate capacità magiche, e il cristallo rotolò sul pavimento.

 

Pochi minuti dopo, anche le ultime evocazioni erano sconfitte: svelata l’origine della loro velocità, non erano poi così letali o coriacee ed eliminarle era diventato semplice.

Natsu si avvicinò a Lucy e Lázuli e le abbracciò stancamente. “State bene, vero? Non siete ferite?”.

Lucy gli sorrise e appoggiò la testa alla sua spalla, non potendo ricambiare l’abbraccio. “Niente di grave Natsu, tu sei messo peggio”.

Il Dragon Slayer si scansò un poco e realizzò solo in quel momento che la sua compagna era gravemente ferita al braccio. “Everlue…”, ringhiò voltandosi verso il duca. “Come… come hai osato?! Hai rapito mia figlia e hai osato addirittura ferire la mia donna! Tienimi un posto all’altro mondo!”

Fece per attaccare il duca ma ciò che vide lo immobilizzò sul posto: Everlue si era reciso i polsi e lasciava scorrere il sangue sul cristallo che aveva lasciato cadere pochi minuti prima. Rideva, come impazzito, e i lineamenti trasfigurati del viso davano la stessa impressione.

“Non cantate vittoria troppo presto! La mia signora, Istaria, vi darà ciò che meritate, non potete fermarla!”.

Il cristallo cominciò a creparsi e a frantumarsi, assorbendo il sangue che Everlue aveva sacrificato come fosse una spugna; quando l’uomo ebbe perso i sensi e il sangue fu racchiuso nel prisma, questi implose, richiudendosi in un puntino estremamente luminoso. Ruotò su se stesso per dei secondi che ai maghi parvero interminabili e infine, questa volta, esplose, lasciando al suo posto una figura ammantata di luce.

Quando riuscirono a guardarla senza essere accecati dalla luminosità, videro una donna, bellissima e terribile, armata di una spada per ogni mano; una tiara d’oro risplendeva sul suo capo e d’oro erano i suoi indumenti e i leoni sui quali poggiava i piedi. Natsu e Lucy restarono qualche momento incantati a guardarla: sebbene fosse spaventosa, non si poteva evitare di essere affascinati da lei. Lázuli li riscosse, piagnucolando alla sua vista.

“Quella donna è cattiva, andiamo via, per favore!”.

Natsu annuì, stringendo i pugni che cominciavano a emanare fiamme. “Tranquilla piccoletta. Risolviamo quest’ultima faccenda e andiamo a casa!”.

Lucy si lasciò scivolare a terra e fece sedere Lázuli sul pavimento accanto a sè, ansimando per la fatica di aver aperto due Portali d’Oro contemporaneamente; Loke dovette forzare il portale per tornare sulla Terra e aiutarla.

“Lu!”.

“Sto bene Natsu, sono solo stanca… pensa a eliminare quel mostro adesso!”.

Il Dragon Slayer e Loke attaccarono Istaria che tuttavia sembrava essere troppo forte per loro; Lucy seguiva lo scontro solo con lo sguardo, sebbene la sua vista cominciasse a sfocarsi, fin quasi a non farle distinguere nulla.

Una voce preoccupata che chiamava il suo nome la costrinse a stringere gli occhi per tentare di mettere a fuoco qualcosa; non ottenne nulla, se non vedere sangue… troppo sangue, prima che qualcuno le crollasse addosso. E un odore un po’ selvatico misto a quello del sangue le giunse alle narici.

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Ehm… ok, non pensavo che sarei arrivata a questo ma la scena l’ho vista così nella mia testa e così l’ho scritta, non abbiatemene a male ragazze ^^”

Sono un po’ di fretta ma non posso non ringraziare le gentilissime ragazze che recensiscono puntuali ogni capitolo, grazie, grazie e ancora grazie, vi adoro *-*

E tante grazie anche a chi legge soltanto ^-^

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


L’odore pungente del sangue ebbe su Lucy l’effetto di una doccia fredda, facendola riprendere all’istante; ma ciò che vide le fece pensare che avrebbe preferito essere cieca. Natsu si era parato davanti a lei, venendo orribilmente ferito su un fianco da Istaria. Era a malapena cosciente ed era crollato sulle ginocchia, finendo fra le braccia di Lucy che lo fissava con gli occhi sbarrati.

“Stai… stai bene… Lu?”, biascicò, la bocca impastata di sangue.

Lei non rispose, si limitò a stringerselo contro, sorreggendolo perché non cadesse, accarezzandogli il viso per accertarsi che non fosse un’ombra. “Natsu… ma che ti è saltato in mente, vuoi farti ammazzare proprio adesso…?!”.

Natsu sollevò appena il viso, trovando la forza di sorriderle, sebbene il dolore dovesse essere lancinante. “No… te l’ho detto che… voglio un… maschietto”.

Lucy, nonostante le lacrime le scorressero copiose sul viso, non trattenne un sorriso, chinandosi a baciarlo, piano, per non fargli male; un bacio amaro, intriso di lacrime e sangue e che per lei aveva il triste sapore dell’addio.

“Cerca di resistere Natsu. Io sistemo quella strega e torno da te”, sussurrò sulle sue labbra, tentando di dargli fiducia, di darne a se stessa.

Approfittando del fatto che Loke stesse ancora tenendo occupata Istaria, fece stendere piano Natsu sul pavimento, attenta a non muoverlo troppo. Lázuli li guardava con gli occhi sbarrati, spaventata per le sorti del suo amato papà.

“Lázuli non avere paura, papà starà bene”, disse Lucy, sforzandosi di sorriderle. “Mi dai la sua sciarpa per piacere?”.

La piccola annuì, porgendo la sciarpa di Igneel a Lucy che la usò per tamponare la ferita al fianco di Natsu; perdeva troppo sangue, in qualche modo doveva arrestare l’emorragia. Il mago strinse i denti quando si sentì fasciare con forza ma non si lamentò, temendo di spaventare Lázuli.

“Natsu, cerca di restare sveglio, parla con Lázuli… raccontale di Igneel!”, disse Lucy accarezzando il viso di Natsu mentre si rialzava.

La bambina si avvicinò al padre, inginocchiandosi vicino a lui. “Papà… ti senti male? Aspetta che torni mamma, quando sto male mi da un bacino e passa tutto, io dico che funziona anche con te!”.

Natsu accennò un sorriso sfiorandole piano il visino con il dorso della mano. “Lo penso… anche io… piccoletta”.

Ignorando il dolore sordo al braccio, Lucy impugnò la frusta, attaccando anche lei Istaria, assieme a Loke. Quell’essere terribile e affascinante, evocato dalla follia di un uomo meschino, le aveva portato via tutto con un solo colpo, poichè dubitava che Natsu potesse sopravvivere.

Proprio adesso che Lázuli aveva di nuovo il suo papà.

Proprio adesso che loro erano tornati vicini.

Proprio adesso che il suo cuore aveva ricominciato a battere.

“Sonda i cieli, spalancali… fatti riconoscere da me attraverso il bagliore di tutte le stelle del cielo… Oh Tetrabiblos… sono colei che domina sopra le stelle, rilascia il tuo aspetto, una porta maligna… Oh 88 segni… Riluci![1]”.

Com’era accaduto durante la battaglia contro gli Oración Seis, Lucy riuscì a evocare e utilizzare tutto il potere magico che le era rimasto in corpo, scatenando contro Istaria la potenza del cosmo, la forza dirompente delle stelle più remote dell’universo. Ora, come allora, riuscì ad avere ragione del suo avversario per proteggere Natsu, il suo drago, la persona per la quale viveva da cinque anni sebbene lo avesse capito solo ora che rischiava di perderlo.

Le forze la abbandonarono di colpo, aveva chiesto troppo al suo fisico già provato; non potè vedere il sorriso che addolcì i lineamenti di Istaria prima che sparisse nel nulla da cui era venuta.

 

Quando si risvegliò, Lucy si trovò a osservare una stanza sconosciuta, illuminata dai raggi del sole nascente. Il dolore acuto al braccio la risvegliò immediatamente e anche se a fatica, riuscì a mettersi seduta sul letto.

Nonostante prendesse mentalmente nota di ogni particolare, sperando che ciò la aiutasse a capire dove si trovava, fu tutto inutile: la stanza con le pareti di legno chiaro in cui si trovava le era del tutto estranea. Si trattava di un ambiente semplice, del tutto privo di ogni personalizzazione, come si trattasse della stanza di un ospedale. Persino le lenzuola, bianche e immacolate, contribuivano a quel senso di asetticità, non meno della semplice coperta color panna e del mobilio interamente costruito con lo stesso legno chiarissimo delle pareti.

Attraverso i vetri della finestra aperta vedeva soltanto degli alberi e si perse nell’osservazione di ogni singola foglia, immersa nei suoi pensieri. Non aveva il coraggio di alzarsi da quel letto e cercare qualcuno che le desse notizie di Natsu e Lázuli. Temeva che, per qualche strana ragione, li avesse persi entrambi salvando solo se stessa e nessuno avesse il coraggio di riferirglielo; sapeva che rimandare il momento non avrebbe lenito il dolore se così fosse stato ma lo sforzo di volontà necessario ad abbandonare le coltri era troppo per lei in quel momento.

“Ti sei svegliata finalmente!”.

Lucy si voltò al suono di quella voce che aveva sentito pochissime volte nella vita: Porlyusica. La maga medico si avvicinò al letto e senza troppi preamboli le sollevò il braccio ferito, togliendo le fasciature, tutto sotto lo sguardo scioccato di Lucy.

“Sta guarendo bene. Fra pochi giorni potrai muoverlo senza nessun problema. Perché mi guardi così?”.

Lucy sussultò, sentendosi scoperta e scosse la testa, voltandosi dall’altra parte e lasciando che la maga terminasse la medicazione. Sperava che non ci mettesse troppo, desiderava solo restare sola.

“Ti è andata bene”, continuò la donna, con sommo rammarico di Lucy che si ritrovò a chiedersi da quando Porlyusica fosse diventata tanto loquace. “Hai affrontato un avversario troppo potente per te, fortunatamente ha deciso di ritirarsi. Istaria è una divinità del mondo antico e il cristallo tramite cui è stata evocata doveva essere un artefatto di Lost Magic. Mi chiedo come abbia potuto Everlue entrarne in possesso”.

“Ritirarsi?”, non parlava da troppo tempo Lucy e la voce era solo un sussurro gracchiante fuoriuscito dalla sua gola secca.

“Si. Istaria era la signora della guerra, niente e nessuno poteva fermare i suoi eserciti inarrestabili; per assurdo, era anche colei che proteggeva l’amore. Penso che vedendo quanto sia grande il sentimento che ti fa battere il cuore, abbia deciso di tornare nel luogo da dove era stata evocata”.

Lucy tornò a guardare Porlyusica negli occhi, il panico evidente dal movimento frenetico delle pupille che studiavano il volto della donna, alla ricerca di risposte alle sue domande.

“Se ti stai chiedendo di Natsu…”.

“Non voglio saperlo!”, strillò Lucy buttandosi sul letto, i palmi delle mani a coprire le orecchie. “Non voglio sapere niente, lasciami sola!”.

“Ragazzina viziata!”, borbottò Porlyusica alzandosi.

Lucy piangeva, dandosi della stupida per quella reazione del tutto fuori luogo ma non riusciva a fare diversamente. Temeva che la maga medico le dicesse che Natsu non ce l’aveva fatta, che non avrebbe rivisto quel sorriso così particolare né l’avrebbe più osservato dormire con Lázuli. Soltanto quando Porlyusica fu vicina alla porta tolse le mani dalle orecchie, portandole sul viso a coprire le lacrime.

“E’ sveglia e sta bene, potete vederla”, sentì dire alla maga mentre usciva.

“Mamma?”, la voce di Lázuli che si avvicinava fu una stilettata al cuore. Come avrebbe potuto guardarla in faccia quando aveva lasciato morire suo padre?

“Andiamo Lu, voltati! E smettila di piangere, lo sai che non lo sopporto”.

Natsu. Quella era senza dubbio la voce di Natsu, non poteva sbagliare. Si voltò immediatamente, sedendosi sul letto e li vide, insieme, sani e salvi. Lui aveva delle fasciature ma stava in piedi e le sorrideva, come sempre. E Lázuli sembrava avere completamente dimenticato quella brutta avventura fra le braccia del suo papà. Prima che potesse rendersene conto appieno, Lucy era saltata giù dal letto correndo ad abbracciare i suoi due grandi amori.

 

Qualche ora dopo si trovavano tutti e tre stesi sul letto; Lázuli si era addormentata, sfinita dopo aver raccontato a Lucy ogni dettaglio delle giornate trascorse con Natsu. La giovane maga aveva così scoperto di essere stata priva di conoscenza per quasi una settimana, con grande preoccupazione del suo compagno e di sua figlia che temevano di non vederla più sveglia. Avevano praticamente tampinato Porlyusica e spiato dalla porta ogni volta che non era nei paraggi, sperando di risentire la voce di Lucy ma ogni volta erano tornati indietro delusi.

“Mi spiace Natsu… dovete essere stati molto preoccupati”.

“E’ così. Pensavo che non volessi svegliarti per non dover fare un altro figlio con me!”.

Lucy arrossì di sdegno e imbarazzo, colpendo Natsu in testa. “Ma come ti viene in mente di dire certe cose, a volte sei proprio un animale!”.

“Ahia Lu! Ma insomma, da quando ci siamo ritrovati non fai che alzare le mani, sei diventata manesca?!”.

Lei fissò ancora per qualche secondo Natsu, fingendosi accigliata, fino a scoppiare a ridere divertita prima di baciarlo. Quando si staccarono, posò la fronte contro la sua, sospirando di sollievo.

“Ho temuto che fossi morto Natsu; pensavo che quella ferita fosse stata letale, era davvero brutta… e non ho nemmeno lasciato parlare Porlyusica, pensavo mi dicesse che non ti avrei rivisto più… ero così disperata!”

Lucy si morse il labbro per evitare di ricominciare a piangere e Natsu si spostò per baciarle la fronte. “Va tutto bene Lu, sono in perfetta forma… beh quasi ma ho solo qualche graffio rimasto dallo scontro con quella demone che aveva portato via la piccoletta”.

“Cosa?! Ma Istaria ti ha colpito, ti sei messo in mezzo per proteggere me ed eri ferito molto gravemente!”.

“Lázuli mi ha raccontato che dopo aver scagliato Uranometria sei svenuta; e che Istaria ha sorriso ed è sparita e in quel momento è scomparsa anche la ferita che mi aveva procurato. A quel punto io mi sono ripreso, e infatti ricordo bene di averti vista distesa sul pavimento della sala e di essere corso da te, per vedere come stavi”.

Lei sorrise posando il capo sulla sua spalla mentre gli accarezzava il braccio; inalò il profumo selvaggio di Natsu, solo quello. “Natsu, io… io ti amo. Non ho mai smesso, anche se ci ho provato, ci ho provato tanto, perché ero così arrabbiata!”, sentì la sua presa farsi più salda intorno al proprio corpo, come se temesse che da un momento all’altro sarebbe fuggita da lui. “Però… più guardavo Lázuli, più nonostante tutto il mio amore per te cresceva e cresceva la rabbia; ho passato cinque anni all’inferno per quest’ira. Non voglio più essere arrabbiata, più di ogni cosa desidero tornare a Magnolia con te, e portarci Lázuli, perché cresca a Fairy Tail, con i suoi genitori!”.

Così dicendo aveva sollevato il viso per poter osservare la reazione di Natsu e ciò che vide la compiacque e spaventò al tempo stesso. Gli occhi del Dragon Slayer ardevano, per la gioia e l’amore che le portava; ma c’era sicuramente dell’altro in quegli occhi così scuri, il desiderio di unirsi a lei nella maniera più profonda. Lucy arrossì, sentendo le braccia di Natsu cingerla fino a trascinarla su di sé e accarezzarla in maniera tutt’altro che innocente.

“Natsu… c’è Lázuli qui, non è il momento…”, protestò debolmente, osservando di sottecchi la piccola Lázuli che dormiva placidamente, raggomitolata accanto a loro. “Potrebbe svegliarsi da un momento all’altro…”.

Natsu le rivolse il suo sorriso più diabolico, prendendo possesso del suo collo. “E’ mia figlia, non si sveglierà tanto presto”, le disse sulla pelle fra un bacio e l’altro. “E poi voglio solo farti le coccole, a cosa pensavi tu, eh?”.

Lucy arrossì ancora di più, oltre quello che avrebbe creduto possibile in un essere umano. “E’-è colpa t-tua! M-mi guardi in q-quel modo!”.

“In quale modo?”.

“Lo sai!”.

“No, non lo so… io sono stupido”, disse azzannandole lievemente la pelle delicata del collo.

“T-tu non sei stupido… stai f-facendo sentire st-stupida me!”, sbottò Lucy, sollevandosi sui gomiti per tentare di mettere distanza tra lei e la bocca famelica di Natsu. “Balbetto come se fossi alla prima cotta ed è tutta colpa tua!”.

Natsu ridacchiava, divertito da quella reazione esagerata. “Ma scusa, colpa mia di cosa? Io sto solo facendo le coccole alla mia compagna, niente di nuovo o strano”.

Lucy protese leggermente il labbro inferiore in un tenero broncio. “Invece è nuovo. È nuovo perché sono passati cinque anni e da allora non ho lasciato che mi toccasse nessuno”.

Natsu la strinse a sé, costringendola a stendersi sul suo petto, la guancia sul suo cuore. “Lo senti Lu? Senti come batte veloce, solo all’idea di riaverti con me? Mi ha appena tenuto in vita da quando te ne sei andata e adesso che sei con me… non riesco a starti lontano, è strano?”.

Lei sorrise, chiudendo gli occhi e concentrandosi su quel suono regolare e rassicurante. “Non è strano. Credo sia lo stesso che provo io”, disse tendendosi a baciarlo e questa volta fu un bacio dolce e senza fretta, carico di aspettative per il futuro insieme.

“Allora Lu, lo facciamo adesso questo bambino?”.

“Natsu!”.

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Ehm, ehm… ebbene come potete vedere il nostro Natsu non è morto, per un attimo l’idea mi aveva sfiorata ma sono una grande sostenitrice dei lieto fine *-*

[1] Naturalmente questa frase non è opera mia, è soltanto il testo dell’incantesimo Uranometria ;)

A questo punto vi posso dire che la storia è conclusa, manca solo l’epilogo; come sempre, grazie alle gentili lettrici che mi lasciano i loro pensieri, grazie!

E un grande grazie anche a chi sta solo leggendo ma segue comunque questo mio piccolo delirio, siete splendidi ^-^

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


“Natsu, Gray, smettetela di litigare e portate su quel letto!”, strillò Lucy vedendo i due maghi intenti ad accapigliarsi mentre portavano il mobile in questione sulle spalle. “Siete peggio di due bambini, muovetevi!”.

Natsu si fermò come folgorato, smettendo immediatamente di stuzzicare Gray; aveva imparato che la sua compagna poteva essere davvero terribile quando si arrabbiava e non aveva nessuna intenzione di provarlo di nuovo.

“S-stai calma Lu, arriviamo!”, sorrise ricominciando a salire le scale.

Erano passate due settimane da quando Lucy si era ripresa, ed erano tornati a Magnolia; lei però rifiutava categoricamente di portare Lázuli a vivere nella casa di Natsu e Happy, e così lo aveva praticamente costretto a trovare un nuovo alloggio per tutti e quattro.

“Non capisco perché non possiamo stare da me”, aveva protestato Natsu. “E’ disordinato ma si può pulire”.

“Perché oltre a essere disordinata, casa tua cade a pezzi, ci è anche cresciuto un albero dentro!”, gli aveva fatto gentilmente notare Lucy. “E poi è troppo lontana dalla città, non mi sentirei sicura a farci vivere Lázuli”.

La bambina si era letteralmente innamorata dell’exceed, il quale non poteva che apprezzare tutte le attenzioni che gli riservava, concedendole in cambio di tenerle compagnia durante la notte. La qual cosa rendeva particolarmente felice Natsu, che poteva finalmente avere Lucy tutta per sé.

“Ehi Lucy, abbiamo finito!”, esclamò Gray richiamando l’attenzione della maga. “Hai qualcos’altro da portare quassù?”.

“No Gray, ti ringrazio, quello era l’ultimo”, sorrise Lucy affacciandosi alla porta di quella che sarebbe stata la stanza di Lázuli.

Avere un’intera gilda a sua disposizione le aveva reso molto più semplice sistemare la nuova casa ed era sinceramente grata a tutti loro per questo. Nonostante fossero in genere tutt’altro che discreti, nessuno dei suoi nakama le aveva domandato perché fosse andata via; naturalmente, avevano intuito che la cosa doveva avere a che fare con Natsu e col fatto che lei fosse tornata con una figlia, eppure non avevano osato chiedere nessun dettaglio.

Quando erano tornati, dopo essere stati curati da Porlyusica, avevano dovuto subire i rimproveri di Erza che continuava a sostenere che avrebbero dovuto avvisarla e portarla con loro; stranamente, il master era intervenuto a loro favore, sostenendo che quella faccenda avrebbero dovuto risolverla da soli. Anche convincere Lisanna non era stato affatto facile; la ragazza era ancora sicura che Lucy avrebbe finito col far soffrire Natsu, e ci erano volute raccomandazioni su raccomandazioni perché si sentisse finalmente rassicurata. Hibiki invece, per il momento aveva preferito non rivedere nessuno di loro, e Lucy aveva deciso di rispettare la sua decisione.

Successivamente, in privato, Makarov aveva rivelato loro di averli lasciati imbarcarsi in quella missione perché capissero e risolvessero ciò che li teneva lontani, guadagnandosi un abbraccio di gratitudine da parte di Lucy e un pugno in testa senza preamboli da Natsu quando aveva tentato di palparle il sedere.

“Mamma!”.

“Cosa c’è Lázuli?”, sorrise lasciando perdere l’armadio dove stava sistemando le sue cose.

“Papà mi ha detto che mi darete un fratellino, quando nasce?”.

Lucy restò a bocca aperta per qualche secondo, fissando Lázuli come se si aspettasse che da un momento all’altro tornasse indietro e dicesse qualcosa di diverso.

“Tesoro… il tuo papà è adorabile ma a volte dice delle cose che non sono proprio vere”, disse, cercando di spiegare la cosa nel modo migliore possibile. “Quando ti dice qualcosa di strano, chiedi anche alla mamma, d’accordo?”.

Lázuli guardò Lucy, un po’ delusa da quella risposta. “Ah… quindi non è vero che avrò un fratellino”.

“No, per adesso no tesoro ma chi lo sa!”. Lucy sorrise chinandosi a baciare sulla fronte la bambina. “Goditi il tuo papà!”.

“E la mamma!”, aggiunse Lázuli con un sorrisone, abbracciandola.

“Certo, anche la mamma”.

Lázuli baciò Lucy sulla guancia e si sciolse dall’abbraccio. “Vado a cercare Happy, mammina!”, esclamò correndo via sotto lo sguardo intenerito della madre.

‘Non era mai stata tanto felice… Natsu, sei davvero unico!’.

 

Circa mezz’ora più tardi, Lucy aveva ormai sistemato ogni cosa nella nuova stanza di Lázuli e decise di andare a controllare cosa stesse combinando Natsu in quella che sarebbe stata la loro stanza. Arrossì vistosamente al solo pensiero e non potè che darsi mentalmente della stupida.

‘Insomma Lucy! Hai una figlia con lui e arrossisci al pensiero di dividere un letto, ma sei seria?!’.

Borbottando contro se stessa raggiunse la camera ed entrò, cercando Natsu con lo sguardo ma senza risultato. “Dove si è cacciato adesso… Natsu! Ehi Natsu, dove sei?”.

“Sono qui Lu!”.

La voce proveniva da una stanzetta adiacente e Lucy trovò Natsu impegnato ad attaccare sul muro le richieste di incarico che aveva svolto nel corso degli anni a Fairy Tail, naturalmente senza dimenticare quelle svolte con lei e i relativi souvenir! Era a torso nudo, per via del caldo, e Lucy si sentì improvvisamente gelosa delle goccioline di sudore che gli scorrevano sul corpo.

“Natsu ma cosa stai facendo… è proprio necessario conservare tutta questa roba?”, avrebbe voluto che il suo tono fosse di rimprovero ma in realtà era stato dolce come sapeva essere lui anche con un piccolo gesto. Sorrise raggiungendolo per poi abbracciarlo alla schiena, il mento sulla sua spalla.  “Non ti piaceva nemmeno, quel vestito da cameriera”.

Natsu sorrise a sua volta, posando le mani sulle sue. “E’ tuo, ed è questo che conta. E poi non è che non mi piacesse… però, non hai bisogno di quello per essere desiderabile ai miei occhi e se ti desiderano gli altri non sono certo contento”, borbottò voltando la testa per guardarla.

“Sei proprio uno sciocchino, che ti importa degli altri? Il fatto che mi guardino con desiderio non significa certo che possano mai avermi, non trovi?”.

“No Lu… non riesci proprio a capire, tu sei mia, mia soltanto e non sopporto nemmeno l’idea che qualcuno possa pensarti in modo… ecco… in quel modo!”.

Lucy lo fece voltare, stringendogli le braccia al collo e baciandolo dolcemente. “Anche tu sei mio. Ma non posso pretendere che nessuna ti guardi, trovi?”. Natsu continuava a brontolare e non potè trattenersi dal ridere. “La vuoi smettere, sembri una locomotiva!”.

Lui la strinse contro di sé, sorridendole sulle labbra. “Se continui a ridere così, sì, la smetto”, disse sfiorandole la fronte con la propria. “Non voglio più vederti piangere”.

“Non ho nessun motivo di piangere, caro il mio Dragon Slayer. Ho una figlia splendida che mi rende felice ogni momento della sua vita”.

“Sei felice solo perché c’è Lázuli?”.

“Esatto”.

“Bugiarda”.

“In effetti… anche il suo papà mi rende molto felice”.

Natsu rise trionfante, catturando le labbra di Lucy in un bacio profondo e passionale, l’ennesimo da quando l’aveva di nuovo con sé. Lei lo ricambiava con entusiasmo, passando le delicate manine sul suo torace solido. “Ne Natsu… dov’è Lázuli?”.

“Con Happy… l’ha portata alla gilda”, rispose lui accarezzandole la schiena mentre si dedicava al suo collo.

“Siamo soli?”.

“Soli”.

Era la conferma che Lucy aspettava: gli saltò letteralmente in braccio, allacciando le gambe dietro la schiena muscolosa di Natsu, e gli strinse le braccia al collo. “Lo vuoi ancora il maschietto?”.

Lui sorrise, i canini in bella mostra e la baciò di nuovo, con foga, mentre la portava verso la loro stanza e chiudeva la porta con un calcio. La depose sul letto, reggendosi sui gomiti per non pesarle addosso e senza smettere di baciarla cercò con mani febbrili il fiocco che chiudeva il vestito di Lucy, stracciandolo quasi quando se lo ritrovò sotto le dita.

Le sfilò lentamente il vestito, cominciando a sollevarlo sulle gambe, mentre lei gli strappava letteralmente di dosso i pantaloni. Natsu ridacchiò mentre faceva scivolare l’abito di Lucy oltre la sua testa e lei tornò ad abbracciarlo, riprendendo possesso delle sue labbra. Lui interruppe il bacio tracciando una scia di baci lungo il suo collo fino a fermarsi sul seno che prese a torturare con baci e piccoli morsi, togliendo il respiro a Lucy che ansimava, le mani infilate fra i capelli di Natsu, ignara di quanto quei gemiti di piacere stessero aumentando la sua eccitazione.

“Natsu…”, sussurrò, gli occhi socchiusi, lucidi di piacere, e lui esaudì quella tacita richiesta, tornando sulle sue labbra mentre si liberava degli ultimi indumenti che ancora ostacolavano il contatto fra i loro corpi.

Risentire di nuovo Lucy sotto di sé senza alcuno strato di stoffa, pelle contro pelle, fece perdere gli ultimi brandelli di lucidità a Natsu che scivolò dentro di lei con un sospiro di godimento. Lucy gemette più forte, stringendolo a sé, finalmente dopo cinque anni, incapace di distinguere il confine fra i loro corpi, uniti in un movimento sincrono. Dopo un tempo che parve infinito e troppo breve, le movenze di Natsu si fecero più forti e frequenti; pochi altri gesti e raggiunsero insieme l’apice del piacere.

 

Tanto tempo e tanto amore dopo, Natsu sonnecchiava placidamente con la testa sul seno di Lucy e le braccia allacciate attorno alla sua vita. Lei, come sempre, gli accarezzava i capelli, posandovi un bacio di tanto in tanto. Era felice, assolutamente, totalmente felice: si chiedeva ancora come avesse vissuto lontana da lui per cinque anni, come avesse potuto precludersi la possibilità di fare ancora l’amore con lui. Non era per l’aspetto carnale, sì appagante; ma per ciò che quell’atto significava quando c’era un sentimento come il loro a unirli, a veicolare quel piacere profondo. Unirsi fisicamente era la maniera più vera di dimostrarsi il reciproco amore.

Natsu mostrò di essersi svegliato posandole un bacio fra i seni. “Lucy?”.

“Ehi Natsu… ti ho svegliato?”.

“No Lu, ho fatto tutto da solo”, sorrise sornione strusciando la guancia sul suo petto.

“Natsu… ascoltami, io…”, s’interruppe, come senza parole.

“Cosa c’è?”.

“Non cambierà niente fra noi, vero?”, chiese d’un fiato, una vecchia paura a tormentarla. “Non scapperai via di nuovo… giusto?”.

Natsu si sollevò su un gomito, accarezzandole il viso, e si chinò a posarle un bacio sul nasino. “Sono stato stupido, Lu. Però, te lo prometto, non lascerò più che sia la paura a farmi agire; non mi vedrai più andar via da te, è un giuramento solenne che ti faccio”.

Lucy sorrise commossa e gli strinse le braccia al collo, tirandolo giù con sé. “Grazie Natsu… ti amo, ti amo da morire!”.

“Ti amo anch’io Lu”.

Lei si rannicchiò contro Natsu, sospirando beata. Immaginava che alcune cose fra loro sarebbero cambiate; ma sperava che l’amore che li univa non fosse una di quelle. Stava per appisolarsi, quando la sua voce la riscosse.

“Ehi Lu?”.

“Cosa c’è Natsu?”.

Natsu si grattava i capelli, confuso. “Ma… ogni volta che faremo l’amore avremo un bambino? Perché se è così sono già quattro o cinque…”.

Lucy arrossì violentemente e si sbattè una mano sul viso, scioccata da quella domanda; certe cose non sarebbero cambiate proprio mai!

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Ed eccomi qui con l’epilogo! Scusate se ci ho messo tanto ma le scene “calde” non sono proprio il mio forte ^^”

Spero di non essere risultata volgare e non aver offeso nessuno con quelle poche righe ma se così fosse vi chiedo umilmente scusa, non era mia intenzione :(

Detto questo, i soliti ringraziamenti; come posso ringraziare tanto, tantissimo, infinitamente, le gentili donzelle che hanno seguito la storia e recensito ogni capitolo? Siete davvero uniche, il vostro sostegno è stato fondamentale, grazie!

E tantissime grazie anche a chi ha soltanto letto, grazie davvero! Spero di sentire le vostre voci se mai scriverò qualcos’altro su Fairy Tail, anche se mi farebbe piacere sentirvi ora che siamo giunti all’epilogo, per avere un’opinione generale!

Grazie a tutti (_ _)

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