Lei era miss indipendenza.

di Nhora
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Dove tutto è finito. ***
Capitolo 2: *** -Inizio. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Preparativi. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Il costume, il maniaco e la casa degli orrori. ***
Capitolo 5: *** -Capitolo 5: Troppi forse e se. ***



Capitolo 1
*** -Dove tutto è finito. ***


wow

 

 

Ghiaccio di fuoco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Solo per una volta, vorrei trovare un ragazzo normale.

Una cosa semplice del tipo io piaccio a lui e lui piace a me. Risate, ottimi baci, e nessuno che si metta in mezzo.

E' forse chiedere troppo? Le altre persone sembrano riuscirci senza problemi, allora perchè io no?

Forse sulla testa, ho un trasmettitore radar che emette segnali captati solo ed esclusivamente da ragazzi con gravi problemi emotivi.

 

 

 

 

-Ripetilo-

Risi, quanto adoravo prenderlo in giro.

-Bieberon. Bie-ber-on-. Vuoi lo spelling? B… I… E… B… E….-

-So come si scrive quel dannato nome!-  esclamò irritato lui.

-R… O…-

-Prova a dire l’ultima lettera Scarlett, l’ultima lett…-

-N…- Poi la mia espressione da bastarda mutò. -Ooops!- feci portandomi una mano alla bocca, come una bambina che si era appena fatta scappare una parolaccia. –Troppo tardi!-.
Gli sorrisi amabilmente.

-Tu! Piccola…- Mi cinse i fianchi e mi montò sulla sua spalla destra in modo davvero poco fine.

-Ehy! Ma sei ancora più idiota di quello che pensavo?-. Dopo averlo detto mi soffocai con la mia stessa saliva, quindi l’offesa risultò alquanto patetica.

-Perché? Sai anche pensare?- Mi chiese lui divertito, scimmiottandomi.

Battei i pugni contro la sua schiena –Vaffanculo Bieber, okay? VAFFANCULO-.

-Justin!- Meredith, la mia migliore amica, nonché super sfigatissima fidanzata di Justin, ci seguiva, preoccupata, correndo.

Intanto mezza scuola si girava a guardare e quella che probabilmente vedeva non era da tutti i giorni, infatti ai loro occhi si prometteva uno spettacolino davvero interessante: Un ragazzo con gravi problemi emotivi con sopra le spalle una ragazza isterica e una bionda affannata e mezza zoppicante che li rincorreva; era raro da vedere.

 -Metti giù Scar!- gridò Dith, sembrava stesse per svenire.

-Scusa amore, prima gliela faccio pagare, poi te la ridò d’accordo?- Justin si girò un secondo verso la sua ragazza, scoccandole una delle sue tipiche occhiate da bell’imbusto, per poi ripartire alla carica con una me davvero scazzata sulle spalle.

-Ma non ho fatto nulla di cattivo! Dai Biebz, faccio la brava-. Cercai di fare la carina, magari avrebbe funzionato…
Intanto dentro di me immaginavo una me stessa stile cartoon vomitare o sbattere la testa contro un muro di cemento armato. Che cosa mi toccava fare…

Intanto Justin rise, -Sfortunatamente Scar ti conosco davvero bene, so che lo stai cercando di manipolarmi-. Mi diedi una pacca su culo.

-Non toccarmi con quelle mani da maniaco psicopatico-. Urlai battendo con un pugno sulla sua schiena.

La povera Dith rinunciò a rincorrerci, e si fermò riprendendo fiato e limitandosi a fulminarmi con lo sguardo.
Mimai uno scusa con le labbra prima che Bieber svoltò l’angolo ma dubito l’avesse visto e anche se l’avesse fatto non ci avrebbe dato peso.

 

 

Caddi rumorosamente sul pavimento, e mi ci vollero un po’ di secondi per capire dov’ero.
-Mmmh…- fu l’unico rumore che riuscii ad emettere, massaggiandomi la testa dolorante.

Ero nello spogliatoio vuoto della palestra, affianco le docce, Justin mi stava davanti, in piedi, intento a massaggiarsi le spalle.

-Coglione esalato che non sei altro- Lo accusai. -… Che bisogno c’era di portarmi qui?-. Esclamai incazzata.

-Zitta brutta stronza. Se non mi avessi provocato non saremo qui…- Aggiunse fulminandomi con lo sguardo.

-Provocarti? Io ti ho solo chiamato per nome, Bieberon—. Gli sorrisi.

-Adesso te la faccio pagare…-.

-Me l’hai detto anche prima, ma sembra che tu sia troppo piccolini per farla pagare a qualcuno- ridacchiai.

Justin stava letteralmente per esplodere, un motivo in più per punzecchiarlo ancora.

-Quanto sei alto? Un metro meno un succo di frutta?!-. Sbattei le palpebre, dolcemente.

A questo punto non resistette più, mi prese in braccio e mi portò alle docce, ci infilammo dentro una e aprì l’acqua. Ci volle più di qualche secondo per realizzare dove mi trovavo e cosa mi stava accadendo.

Gelida.

Così fredda che dovetti appoggiarmi al suo petto per riscaldarmi, lui ridacchiò, l’aveva fatto apposta quel brutto bastardo.

Alzai il viso, a pochi centimetro dal mio, i nostri occhi in contrasto, il mio castano scuro contro il suo miele fuso.

Il suo sguardo calò sul mio petto, e arrossì.

-Che c’è?-. Chiesi mezza rincretinita, e non chiedetemi il perché.

-Niente.- scosse la testa lui, imbarazzato e guardando altrove.

Mi guardai il petto… -MERDA!- non seppi trattenere quest’urlo.

Perché, dico PERCHE’, dovevo mettere l’unica maglietta aderente bianca che avevo e il reggiseno di pizzo nero che mi aveva regalato la mia cara dolce e fuori come un balcone nonnina?

-NON GUARDARE TU!-. Esclamai agitata.

-Non guardo, non guardo!-. Rise studiandomi negli occhi.

Silenzio mentre mi raggomitolavo la maglietta per non far vedere la biancheria intima.

-STAI SBIRCIANDO!-. Lo accusai poco dopo averlo visto scrutare verso dove avevo chiesto esplicitamente di non fare.

-Ehy no, non è vero!-. Si giustificò ridendo come un cretino.

Alzai una mano, stavo per dargli uno schiaffo quando mi prese il polso bloccandomi.

Ci fu qualcosa di particolarmente speciale in quel gesto.

Riuscì a cambiare tutto.

Cambiò le nostre espressioni, i nostri stati d’animo, i nostri sentimenti.

Eravamo entrambi seri, non ci provocavamo più, non ne avevamo la forza.

Ed ecco che si accendeva la magia, i nostri occhi di nuovo in contrasto, forse erano questi la fonte di quel sentimento.

-E’ una posizione un po’ imbarazzante...- ridacchiai, per sciogliere un po’ la tensione, visto che mi teneva ancora in braccio appoggiata al muro della doccia.

-Lo è… ma non mi da fastidio- sorrise beffardo lui.

-Neanche a me…-.

Non resistemmo più, era il momento, le nostre labbra si unirono, le sue braccia mi sfiorarono le gambe dorate, mi spinse voracemente contro il muro della doccia, mentre la sua lingua s’insinuava nella mia bocca.

L’eccitazione saliva.

-Sarebbe questo, il tuo modo di farmela pagare, Bieberon?-. Lo provocai continuando ad assaporare i suoi  soffici baci sul mio collo.

-Stai zitta o ti infilo qualcos’altro in bocca-. Aggiunse sorridendo tra la mia pelle.

-Spero non sia una citazione sessuale- risi maliziosa.

-Beh potrebbe esserlo… chissà…- le sue mani mi presero il seno, la maglietta era caduta a terra, bastava solo…

-Meredith- spalancai gli occhi. -Meredith… io… non posso farle questo!- continuai, mi staccai dal ragazzo e mi liberai dalla sua presa.

Girai la manopola e chiusi l’acqua.

Eravamo entrambi con lo sguardo nel vuoto, come pieni di rancore, pentiti, bagnati e gocciolanti.

-Dith…- sussurrai. -Questa storia non può continuare…-. Soffocai il senso di colpa che mi pesava in petto.

-Lo dici da mesi oramai- rise isterico lui.

-Questa è l’ultima-. Lo guardai dritto negli occhi.

-Dici sempre anche questo quando succede-. Sussurrò accarezzandomi la guancia.

-Be questa è DAVVERO l’ultima!-. Mi scansai dal suo tocco morbido, uscendo dalla doccia e prendendo la maglietta fradicia.

-Dobbiamo smettere di frequentarci Justin-. Sussurrai più a me stessa che a lui.

-E come?-. Chiese flebile lui.

-Lo dobbiamo fare e basta-. Lo guardai negli occhi.

-Come?!-

Mi prese per un braccio e mi trascinò a se con violenza, i miei capelli castani sfiorarono le sue spalle, dove lui vi affondò il capo.  –Come, se ogni santo giorno siamo costretti a vederci tramite Meredith? Come, se ogni santo giorno siamo nella stessa classe, per di più in banco assieme? Come, se ti vedo tutti i giorni in pista da ghiaccio?  Ma soprattutto- mi scosse con il braccio, perché guardavo altrove e mi costrinse a guardarlo negli occhi. –Come, se io sono innamorato di te?-. Era sincero, Dio.

Lo guardai negli occhi, mordendomi il labbro inferiore.

-Come…?- mi chiese disperato.

Silenzio.

-Come?-

Ancora silenzio.

-COME?! -.

-Non lo so! Non lo so Justin, okay? Non ne ho idea… ma lo faremo, lo dobbiamo fare,  per Dith, per la nostra amicizia,  ha fatto tanto per noi, non si merita questo…-.

-Scarlett-. Aggiunse prendendomi per le spalle, -Perché io me lo merito? Perché mi tratti così di merda? Io ti amo, non farmi questo-. Sussurrò guardandomi negli occhi, i suoi erano così belli, belli e persi in qualcosa di troppo grande e doloroso per lui.

-Scusami-.

Lo spinsi via e me ne andai per i corridoi.

Questa, questa è la mia storia, ma per saperla bisogna incominciare dal principio, dalla prima volta che vidi Justin Bieber in vita mia.

 

 

 

 

 

Arrivata a scuola parcheggiai il motorino e vidi Meredith correre verso di me, con quei capelli biondi e le guance rosse sembrava appena una ragazzina e non una quasi diciottenne.

 -Scar, Scar!-.

Presi Meredith per le braccia in modo da fermarla -Dith piano, respira!-. Le ricordai.

Fece un respiro profondo. -Hel ho il ragazzo-. Urlò su di giri come una che aveva appena sniffato una dose elevata di nesquik.

La mia faccia in quel momento doveva essere un misto tra ah e oh.

La cosa infatti non era una novità, Merdetih era una tipa molto superficiale, in senso buono giustamente. Forse un po’ ingenua, ma anche molto dolce. E ovviamente aveva uno stuolo di ragazzi ai suoi piedi, nonostante non fosse una di quelle bellezze da star del cinema. Quindi il fatto che avesse un nuovo ragazzo non mi stupiva molto.

-Ehi!...Grande Dith...E com'è?-. Dissi fintamente entusiasta.

-Oh- batte le mani come le foche. -E' un figo terribile, ha i capelli di un castano chiara e gli occhi dello stesso colore del miele- . La cosa iniziava a spaventarmi…

-E magari si chiama Justin-. Esclamai ridendo isterica.

La sua mandibola toccò metaforicamente il pavimento. –Esatto, come hai fatto?-.

-Hockey….-. La buttai sul vago, e fortunatamente lei sembrò accontenta sene.

La cosa però non era che mi piacesse molto…
Bieber era uno di quei tipi rozzi che dividevano la pista di ghiaccio con me e le altre ragazze del gruppo di pattinaggio. Tra noi e loro le cose che potevano capitare erano due: o amore incondizionato o odio profondo e competitivo per l’altro.
Eh già. Tra me e Justin non era scoccata la scintilla, quindi non era difficile dedurre i nostri rapporti amorevoli.

 

E per mia sfortuna fu a ricreazione che incontrai di nuovo Meredith, tutta emozionata e saltellante.

-Corri, corri!- e detto questo mi prense per un polso e mi trascinò verso i bagni maschili.

-Eccoci qui- mi stava davvero per spingere dentro al bagno maschile quando riuscii a liberarmi dalla sua stretta.

-Ehy Dith, sei matta? Questo è il bagno maschile, non possiamo mica entrarci!-. Aggiunsi con sguardo ovvio.

-Oh- Sembrò che la mia amica se ne accorse solo in quell’istante. -Si è vero- mi riprese per il polso e tentò di trascinarmi dentro il bagno, di nuovo.

-Dith! Se è maschile significa per maschi!-. Esclamai spazientita.

Mi guardò con fare interrogativo.

-Possono entrarci solo maschi-. Aggiunsi lentamente e scandendo bene le parole.

Ancora il fare interrogativo.

-Dith… noi NON SIAMO MASCHI-. Urlai isterica.

-Oh!- fece lei, decisamente sorpresa (come se avesse scoperto il suo sesso solo in quel momento) poi si strinse nelle spalle.

-Ma Justin tanto ci va sempre nei bagni femminili quindi per una volta possiamo entrarci anche noi!-

“Bieber in un bagno femminile? Santi numi….” pensai irritata mentre entravo per la prima volta in vita mia in un bagno maschile. “Perfetto. L’avevo giudicato anche troppo bene. E’ anche un maniaco con gravi problemi di personalità”, considerai.

Sbuffai, ero ancora in tempo per tornare indietro…

-Dith!-. Una voce frantumò i miei progetti di fuga.

Quando lo vidi, esattamente come me l’ero immaginato, mugugnai in maniera poco femminile.

-Ciao, io sono Justin Bieber. Alcuni fanno gli spiritosi chiamandomi “Bieberon” o cose simili. Non sono divertenti…-. Storse il naso.

-Nano da giardino ti sta già bene- commentai sarcastica.

I due mi guardarono a bocca e occhi spalancati, sarebbe stato divertente se anche le loro orecchie lo avessero fatto, ma okay, okay.

Justin, povero Justin, cercò di rimediare e arrossì un po’.

-Ehm.. dicevo io sono Justin Bieber… gli amici mi chiamano Biebz-.

-Per ma va bene anche Bieberon-. Gli sorrisi.

Di nuovo l’atmosfera imbarazzata.

-Non è solito chiamarmi per cognome, soprattutto dalle ragazze- ribatté infastidito lui.

-Giusto giusto… scusami profilattico-.

-Scarlett!- gridò Meredith, incredula.

-Tsk!- sbuffai e me ne andai.

-Ciao Dith!- diedi un’ultima occhiata sprezzante a Justin. –Nano da giardino…- fu il mio saluto amorevole e pieno di calore.

 



Justin qui non è famoso.

E inoltre ho deciso che il tema principale sarà il ghiaccio.
Scar è una pattinatrice temeraria, e Justin un giocatore di Hockey orgoglioso che ha bisogno di una borsa di studio per il collage.
Oltre a questo c’è il loro odio-amore che li lega e li accumuna.
L’unico problema è Meredith la ragazza di Justin e la migliore (e unica e sola) amica di Scar.

 

Ci vediamo al prossimo capitolo, un bacio.

 

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Capitolo 2
*** -Inizio. ***


up bib

Sogni di ghiaccio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oggetto: jjkdjkdlksjhfhd.

Data: 23 maggio, 03.19.

 

 

 

 

 

 

 

Scarlett.

Porco cazzo, mi stai facendo impazzire.

Mi eviti in continuazione, in corridoio non mi saluti, in classe ti sei fatta cambiare di posto quasi mettendoti a piangere, in mensa ti siedi con quello sfigato di Tanner e la sua troia pur di non stare con me e Dith, e come se non bastasse non ti vedo più in pista...

Non solo stai facendo male a me, ma, andiamo, lo stai facendo pure a te!
Il pattinaggio è la tua passione, me l'hai detto tu stessa quando siamo stati a quella cazzo di gita.

Quanti anni hai? Quattro?
Dio.
Non ce la faccio più.

Sto male Sky.

E...Si, so che a te non ti interessa e che scriverti alle tre di notte è una cosa da idioti masochisti e che non avrei dovuto farlo, ma non mi interessa perchè ti amo.

E ti giuro che per te farei di tutto.

Mollerei Dith, picchierei a sangue Jack e Dio... L'avrei già fatto due mesi fa se tu non fossi così testarda.

Non capisco cos'è che ti blocca.

Dimmi Scarlett, perchè lo voglio sapere, qual'è il tuo problema?
Non sono alla tua altezza? Non mi sembra che dopo il ballo tu la pensassi così...

Hai paura di rimanere ferita? Ma da cosa? Ciò  che potrebbe ferirti è solo fare finta che tutto questo non sia mai successo, che il noi non sia mai esistito..

O forse, beh, e questo spiegherebbe tutto... Che non mi ami.

So che me l'hai ripetuto un sacco di cazzutissime volte ma io non ti credo. Non voglio crederci.

Ti prego Sky non farmi questo...

Fammi entrare nella tua testa.

Non voglio continuare così, sto da cani, Dio.

Pensaci, almeno questo.

 

Grazie di tutto,

 

 

Justin.

 

 

 

 

Sono una cogliona.

Una cogliona forte.

Una cogliona forte, idiota, stronza, troia, rincretinita e inutile.

Rileggo l'email altre tre o quattro volte.

Sono le sue parole, già me lo immagino a concentrasi davanti al pc con quell'espressione accigliata e mezza frustrata non riuscendo a trovare le parole giuste per lasciarmi spiazzata.

E ci è riuscito.

Tan tan, Justin. Hai vinto una ragazza distrutta, complimenti.

Ma sappi che tutto quello che hai scritto è sbagliato.

Almeno in parte.

No, okay...

Solo una cosa hai sbagliato, Jey.

Io ti amo.
E vaffanculo a me e alla mia testardaggine.

Ma non tu non devi saperlo, devi dimenticarti di me.

Dith ne starebbe troppo male, e mi odierebbe...Lasciandomi sola.
Sì, sola come un cane.

Ho bisogno di lei, Justin. Capiscimi.

Siete importanti tutti e due per me, ma... Justin per favore, pensaci tu.

So che stai male ma...scusa, hai perfettamente ragione.

Sono una stronza, non ti meriti tutto questo.

Mi soffio il naso, alzandomi dalla sedia e chiudendo il portatile con foga.

Cerco di farmi una coda alta, ma non ci riesco, non ne ho le forze.

Gli occhi tristi di Justin mi tormentano, dovunque vado li vedo.

Mi dirigo in bagno, e mi guardo allo specchio, sono uno straccio.

Il viso è pallido, troppo pallido.

Gli occhi sono gonfi e arrossati, il verde è sbiadito. Stupide lacrime.

Guardo la ragazza di fronte a me, sta urlando.

Da qualche parte ho letto che urlare serve per non scaricare tutta la pressione nel cuore, fico.

Rido, tirando su con il naso poco dopo.

Sono una cretina.

E mi manca, mi mancano da morire i suoi baci.

I ricordi mi sconquassano e iniziano a proiettarsi nella mente...

 

 

 

 

 

Sono sempre stata quel genere di ragazza che sa quello che vuole, e che fa di tutto per averlo. Sono tutt'ora consapevole di sembrare fredda o insensibile agli occhi degli altri, ma francamente la cosa non mi interessa. Di amiche fidate ne ho solo una; Dith.
Ma non mi va di parlarne così apertamente, il nostro legame non può essere descritto, ma solo vissuto.

Sicuramente starete pensando che sono una di quelle "reginette" della scuola che si vedono in quelle sfigatissime commedie americane, ma mi dispiace deludervi, sono una ragazza alquanto anonima.

Soliti capelli neri, soliti occhi verdi, solito fisico slanciato, soliti falsi sorrisi.

C'è solo una cosa che mi distingue da tutte le altre ragazze della Forkes High School; la passione per il pattinaggio.

 

-Mia alza di più quella gamba! Veronique trova l'equilibrio! E, Dio, Scarlett! Tieni il mento alto!-. Urlò una donna con biondi capelli cotonati e una tutina coordinata viola, felpata.

Annuii concentrata, e alzai il capo.

Feci scivolare le lame pesanti nel massiccio ghiaccio, e mi sporsi in avanti, spostando il mio baricentro verso destra, cercando di fare una curva stretta.

Alzai il mento, e portando in avanti il braccio destro  elegantemente, fissai un punto fermo dell'arena sollevando lentamente la gamba sinistra.

Respirai profondamente, ce la potevo fare.

La determinazione annebbiò il mio cervello, questa volta ce l'avrei fatta.

Presi la rincorsa, i piedi filavano fluidi nel ghiaccio, caricai forza negli arti inferiori e mi preparai a saltare, uno, due, questione di secondi, la gamba sinistra prese a ruotare, facendo girare il mio bacino. Velocemente unii le due gambe e l'impatto con il ghiaccio fu meno doloroso per le caviglie del solito.

Continuai a far scivolare le lame nel ghiaccio, per cercare di smorzare l'adrenalina e il batticuore che mi avevano invaso poco prima.

-Ragazze, è ora di andare! Dobbiamo lasciare la pista libera per i ragazzi. Su, andatevi a cambiare-. Sbottò Alex, l'allenatrice della squadra.

Ci fu un gruppetto di ragazze tutte vestite noiosamente uguali che iniziò a sghignazzare, portai lo sguardo al cielo, fantastico, ci mancavano solo le ragazzine in fase pubertale che sbavavano per i ragazzi palestrati.

Appena uscita dalla PISTA mi levai i pattini e disfai la coda alta, che iniziava a tirarmi e a darmi fastidio.

Infilai un paio di Ugg e mi diressi in spogliatoio.

Svoltai poco dopo e, trovato il mio armadietto, lo aprii inserendo la combinazione "1234" e presi l'asciugamano e il beautycase con le mie cose dirigendomi alle docce.

Lasciai l'armadietto aperto, tanto di valore non c'era nulla, solo vestiti, e poi ero di fretta...

Mi accaparrai la doccia migliore, ovvero quella con l'acqua calda più grande.

Sotto lo scroscio d'acqua bollente tutta la tensione e il freddo andò via, lasciando posto a una sana dose di relax, mi insaponai per bene, lasciandomi avvolgere da quel grande profumo di albicocca che sapeva il mio shampoo.

Dieci minuti dopo dovetti sgomberare la doccia per lasciarla a una tizia alta un metro meno un succo di frutta e piuttosto lagnosa.

Quando arrivai all'armadietto mi accorsi con orrore che i vestiti erano scomparsi.

-Chi cazzo ha preso i miei vestiti?-. Sbottai incazzata.

Due ragazze scoppiarono a ridere, le fulminai con lo sguardo, e obbligai quella rossa a dirmi chi era stato.

-Sono entrati due ragazzi, hanno chiesto qual'era il tuo armadietto e...-. Farfugliò lei abbassando lo sgurdo.

Che morte di cazzo, così disperate a fare di tutto per avere un briciolo di attenzione dall'altro sesso.

-E chi erano?-. Le urlai contro.

-Non lo so..-. Sussurrò.

Così mi rivolsi all'amica. -Tu-. La indicai. -Ti conviene dirmelo, altrimenti le uniche persone che ti calcoleranno quest'anno saranno i bidelli-. Le sorrisi stronza.

-Justin Bieber. L'altro non so il nome-. Quasi scoppiò a piangere.

E senza dire nulla uscii in corridoio.

-BIEBER-. Urlai incazzata nera quando lo adocchiai spalmato sul muro, paonazzo.

-Johsnon-. Rise, beffardo.

-I miei vestiti, prego-. Lo fulminai con lo sguardo.

-Nah-. Mi squadrò da capo a piedi. -Stai molto meglio così, l'asciugamano ti dona-. Mi fece l'occhiolino.
Poi notai un particolare. -Quello non è uno scaldacervello, sai?-. Dissi sarcastica. -Anche se tu ne avessi uno, certo...-.

-Simpatica-. Sputò.

-Seriamente, mi servono i vestiti, e anche quello-. Allusi al reggiseno che aveva legato in testa a modo di cerchietto.

-Se io te lo do, tu cosa mi dai in cambio?-.

Rimasi spiazzata.

Pure il coraggio di chiedermi qualcosa aveva...

-Ti sto parlando, è già tanto-. Dissi secca guardandolo negli occhi.

Sorrise.

Era carino, davvero carino..

Stava per dire qualcosa, quando Matt Tamalo lo chiamò dicendogli che il prof. Nattal, nonché allenatore di hockey della squadra, lo cercava.

Bieber si stacco dalla parete con un colpo di anche e mi porse i vestiti insieme al suo "paraorecchie".

-Continuiamo la prossima volta-. Mi scoccò la sua occhiata da sonofigoguardamiesognami.

-Non contarci troppo, ne rimarrai deluso-. Commentai acida.

Rise.
La sua risata mi faceva venire i nervi.

Si allontanò un poco quando mi accorsi, frugando nella tasca della mia felpa, che il mio braccialetto portafortuna era sparito.

-BIEBER IN BRACCIALETTO-. Urlai.

Ma ormai era troppo tardi, se ne era andato.

Perfetto, ora si che lo avrei dovuto vedere per forza, dovevo avere il mio portafortuna.

A tutti i costi.

 

 

 

 

 

 

Lllomòl

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ALICE'S NOTES:

 

 

WEEEELLAAAAA' RAGAAAA.

no ok. °-°

grazie per le recensioni, siete state davvero gentili.

spero questo capitolo vi piaccia, non so se continuare perchè leggendo le altre fic e confrontandole con questa mi sento una scrittrice imbranata. çç
ORA PERO' POSSO QUALCHE RECENSIONE IN PIU'? MAGARI 7 O 8. çç

capitemi, mi sento una SFIGGHY. xdxd 23 kuore kuore.

no,ok.

bast.

 

alla recensioni rispondo per messaggio. (?)

grazie per il supporto,

siete gentilissime.

 

Alicee.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Preparativi. ***


bubu

 

 

 

 

Terzo capitolo: -Preparativi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oggetto: ...

Data: 24 maggio, ore 22.45.

 

 

 

 

 

Ciao Jay,

 

scusami.

Scusami per tutto.

Scusami se ultimamente con te sono stata fredda, scusami per tutte le volte che ti ho ignorato in corridoio e scusami per il fatto dei banchi, ma soprattutto, scusami se ti ho illuso.

E'solo che probabilmente hai ragione tu.
Sono una stronza.

E non ho il diritto di farti questo.

Cazzo Justin, vorrei davvero avere il coraggio che hai tu, sai?

Vorrei dirti che ti amo e al diavolo Dith e Jack, ma sai una cosa?
Non posso.

Non mi permetterò di fare star male altre persone per colpa del mio bisogno egoistico di essere felice.

Dimenticami.

Lo dico per te, te lo meriti.

Sai com'è, no? A volte dobbiamo semplicemente accontentarci di quanto la gente può offrirci, non credi? Anche se la maggior parte delle volte è quello che noi non vogliamo, almeno è qualcosa, no?
Quindi, per favore, dimenticami.
E grazie per tutto.

Ora sono sicura di una cosa: E' molto più facile essere persi che trovati. Per questo siamo sempre alla ricerca di qualcosa ma di rado ci lasciamo scoprire: tantissime serrature, ma mai abbastanza chiavi per aprirle.

Mi sento tanto cretina a scrivere ste cazzutissime frasi filosofiche perchè le cose non sono poi così tanto difficili da capire ed io ci sto girando semplicemente attorno perchè non voglio che finisca qui, ma la vita avanti, e con lei dobbiamo andare anche noi.

Grazie per tutto l'amore che mi hai dato, ma ora finiamola qui, perchè si, Justin, io non ti amo.

 

 

 

 

 

 

 

Non l'ha nemmeno firmata.

In questo momento vorrei prendere il pc e scaraventarlo fuori dalla finestra, ma mi limito ad incassare il colpo silenziosamente e a buttarmi nel letto.

Sono un coglione.

A quanto pare l'unico a starci da cani sono io.

Perchè, Dio, io la amo.

Nonostante mi abbia, e stia continuando, a farmi soffrire, per lei farei di tutto.

Però a quanto pare non ne vale la pena.

Forse ha ragione, devo andare avanti e dimenticarla, ma come?

Dio, come sono patetico.

Mi faccio pena da solo.

Devo rassegnarmi.

Scarlett, perchè mi stai facendo questo?
Io so che tu mi ami.

L'ho notato dal modo in cui mi sorridevi, dal modo in cui reagivi quando ti toccavo e in cui ti baciavo.

Ma perchè allora menti?

Dio, quanto vorrei avere un pulsante "rewind" e riavvolgere tutto e impedire al me stesso di un tempo di provare interesse per te.

O forse no.

Forse conoscerti ed essere abbagliato dai tuoi modi di fare è stato una delle cose migliore che mi potesse capitare.

Perchè io ti amo, e ho intenzione di essere felice almeno questa volta, che tu lo voglia o no, Scarlett Plum.

 

 

 

 

 

 

 

 

-Dunque- esclamò il prof. Conyers, chiudendo il cassetto della cattedra -oggi inizierete a lavorare al vostro progetto individuale per la raccolto di fondi di Halloween. Non prendetelo sotto gamba questo incarico, dopo dovrete fare una relazione su quanto appreso,perchè varrà un quarto del voto finale che vi spetterà-.

Si avviò lungo il passaggio tra i banchi e notai che aveva in mano una ciotola di plastica, che poi porse a una ragazza robusta con la coda. Lei ci infilò la mano e tirò fuori un foglietto di carta, che il prof le chiese di leggere a voce alta.  Anna, così si chiamava,  ripeté strizzando gli occhi: -Contabilità-.

-Contabilità-. Ripetè il professor Conyers passando alla persona accanto, un tipo con gli occhiali, e tendendogli la ciotola, spiegò: -Ovvero devi gestire il denaro che verrà usato per gli addobbi e cibi, ma anche che riceverai dalle famiglie-.

Pochi minuti dopo erano in tanti ad avere un foglietto e, mentre iniziavano a discuterne, si incominciò a sentire un leggero mormorio.

Il prof, paratosi davanti a me, mi riprese, al che smisi di stiracchiarmi e allungai la mano di malavoglia verso la ciotola, afferrando il primo biglietto che mi capitava a tiro.

Lo estrassi senza aprirlo e lui oltrepassò l'enorme zaino per dirigersi a quello che mi stava dietro.

Così abbassai gli occhi nel mio biglietto, aprendolo lentamente. OCCUPARSI DEI DOLCI. Era scritto in stampatello e più in piccolo c'era una piccola parentesi con in mezzo una A. "Ottimo" pensai.

Ma la "A" che significava?

-Mi scusi professor Conyers ma cosa significa la "a" tra parentesi?"-. Sentii dire. Girai lo sguardo verso chi avevi parlato.

Scarlett.
Il prof sembrò accorgersene dopo qualche istante, -Significa che chi ha un'altra "a" tra parentesi del tuo stesso incarico farà coppia con te, e quindi il voto che prenderai tu se lo prenderà anche lei-. Disse lui con semplicità.

-Quindi io che devo "RISCUOTERE LE DONAZIONI" sarò accompagnata da qualcun altro?-. Chiese circospetta. - Esatto-, ribatté secco lui.

Mi era venuta un'idea.
Mi guardai attorno e notai che la ragazza alla mia destra doveva essere la "futura collaboratrice" di Scarlett.
E per mia fortuna era anche una sfigata.

-Ehi-. Le sussurrai sorridendole, al che lei arrossì violentemente.

-Ciao Justin-. Balbettò lei.

Con il mento indica il suo foglietto -Che devi fare tu?-. Chiesi, sempre sorridendole.

-Riscuotere  le tasse con Scarlett-. Abbozzò un sorriso. -Tu?-.

Bingo.

-Occuparmi del cibo, peccato, mi sarebbe piaciuto andare in giro per le strade a divertirmi come una volta, come facevo con mio fratello prima che venisse operato-. Abbassai lo sguardo, triste.

-Beh-. Balbettò. -Se vuoi...Si insomma se vuoi, possiamo fare scambio-. Sorrise, sfoggiando un grande apparecchio.

C'era cascata.

-Sarebbe fantastico-. Esclamai sorridendole a mia volta.

-Tieni-. Mi porse il biglietto al che io le diedi il mio.

-Grazie...-. La guardai imbarazzato.

-Carly-. Disse lei, contenta che nonostante non mi ricordassi il suo nome le avessi rivolto la parola.

-Già Carly-.


-Ragazzi-. Richiamò il prof. -Sedetevi accanto al vostro compagno di ricerca in modo che possiate chiarirvi per domani sera-.

Mi alzai lentamente dalla sedia, strisciandola nel pavimento, dirigendomi verso la bruna.

Al che quando vide che mi stavo dirigendo verso di lei iniziò a sbattere la testa contro il banco.

-Risparmia tutta questa aggressività per domani sera, piccola-. Sussurrai sedendomi accanto a lei.

Un profumo di rose e menta mi avvolse, inebriandomi.

-Perchè? Dimmi Signore cos'ho fatto di male per meritarmi questo?-. Si lamentò osservando il soffitto.

-Simpatica-. Sbottai prima di iniziare a giocare con il braccialetto che le avevo fregato dalla felpa due pomeriggi passati.

-Ah, a proposito-. Disse raddrizzandosi nella sedia. -Il braccialetto. Dammello-. Disse fredda.

La squadrai.
Indossava una felpa rosa di due taglie più grandi come minimo e un paio di jeans che le fasciavano in modo molto sensuale le gambe. -Non credo, mi piace-. Arricciai il naso.

-Non mi interessa, è mio-. Si allungò verso di me, cercando di strapparmelo dalla mano. Al che la spostai, mettendomi il braccialetto nella tasca dei pantaloni. -Magari, forse, e solo forse, se me lo chiedi con gentilezza, te lo posso dare-. Le sorrisi.

Si ritrasse infastidita per qualche oscuro motivo.

-Stronzo, piuttosto tienitelo, Frocio-Bieber-. Sbottò acida.

Le sorrisi, non volendo rispondere alla sua frecciatina.

-Bene, allora qual'è il piano per domani?-. Chiesi sfregandomi le mani nei jeans.

-Mh?-.

-Domani è Halloween.- Ripetei lentamente. -Che facciamo?-.

-Ah-. Scosse la testa. -Giusto. Ci troviamo davanti a casa mia e facciamo il giro dell'isolato, immagino tu sappia dove abito,no?-. Fece ondeggiare le spalle.

-Ho una vaga idea, ma posso informarmi-. Chiarii. -Va bene intorno alle nove?-.

-Veramente per quell'ora volevo tornare a casa. Io e Dith pensavamo di andare alle sette...-.

-Dith?-. Chiesi frustrato.

-Si-. Mi guardò perplessa. -Qualche problema?-.

Già Justin, qualche problema?

-Si-. Conclusi. -Il lavoro dobbiamo farlo io e te, mi sembra di barare altrimenti se ci aiuta anche Meredith-. Abbozzai.

Mi guardò shoccata. -Justin è la tua ragazza-.
-E questo è un progetto per me molto importante visto che comporta il voto d'uscita-.

-Okay-. Alla fine si arrise. -Ma lo dici tu a Dith-. Disse alzandosi e prendendo la cartella, dirigendosi verso il corridoio visto che ormai suonata la campanella.

Già.

Ora volevo vedere chi la sentiva Meredith.

Ma d'altronde ne sarebbe valsa la pena.

Scarlett mi aveva colpito.

Nulla a confronto dell'attrazione che mi legava alla sua amica.

Era qualcosa di elettrizzante e contorto.
Come una sfida impossibile.
Sky era una ragazza complicata e alquanto difficile da domare.
Ma, ehi, io ero Justin Bieber, e lei sarebbe stata mia, a tutti i costi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TU. LEGGI. QUI. ORA.

 

 

SOLO DUE RECENSIONI. t.t

ma fa così schifo sta storia?

mi sono impegnata così tanto...

 

NON CONTINUO SE NON NE TROVO  PIU' GRATIFICANTI.
SCUSATE, MA MI RIFIUTO DI PERDERE TEMPO PER NULLA. t.t

 

i ringraziamenti saranno fatti per posta.

grazie a chi segue e mette tra i preferiti.

 

 

vi voglio bene.

sarettalice.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Il costume, il maniaco e la casa degli orrori. ***


fott pop

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Capitolo 4: Il costume, il maniaco e la casa degli orrori.























Mi vedo riflessa nella finestra, appoggio le mani su quelle della ragazza di fronte a me e premo la fronte contro il fresco vetro.

Sospiro.

Un piccolo alone si appoggia alla lastra trasparente, vicino alla mia bocca.

Mi manca.

Justin  mi manca.

Indietreggio e mi siedo nella sedia di fronte alla scrivania, accendo il pc; mi ha scritto.

Non riesco a respirare.

Prima di aprire l'email ripeto a voce alta il suo indirizzo, come se facendo così l'avrei visto comparire davanti ai miei occhi.

<< Kidrauhl@hotmail.it >>. Sorrido.

Kidrauhl.

Non mi ha mai spiegato il perchè di quel nomignolo.

Una lacrima scende lungo la mia guancia, rovente.

"mi hai promesso che mi avresti protetta da tutto ciò che avrebbe messo a repentaglio la mia felicita, ma Justin, sei tu quello che mi fa piangere tutte le notti, sei tu quello che non mi fa dormire, sei tu quello che cerca di sabotare la mia felicità".

Mi faccio forza, preparata a insulti e un "vaffanculo", e, con mano tremante, apro l'email.

 

 

 

 

 

 

Oggetto:.....

Giorno: 25 maggio, ore 15.43.

 

 

 

Ho lasciato Meredith.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oh.

 

 

 

 

 

Tre parole.

Solo tre parole.

 

 

 

 

 

L'ha lasciata.

 

 

E io sono felice.

 

 

 

Dio, come sono patetica.

Dovrei odiarlo per tutto il male che mi ha fatto, solo che non è colpa sua.

Non è colpa sua se lo amo.
E' solo mia.

Con lui mi sono sempre sentita a casa, amata, e non più sola.

Forse dovrei chiamare Dith.

Magari vuole sfogarsi…

Sto male, a scuola cerco di parlare meno possibile ,e evito ogni genere di contatto.

Ma una delle cose che mi fa più mi fa star male è il fatto che Meredith non si sia accorta di nulla.

Per lei non esisto più.

E' da una settimana che non ci parliamo.

Forse per lei non sono così importante come mi aspettavo di essere.

Mi odio.

Odio tutti.

E odio il silenzio.

Mi butto nel letto e chiudo gli occhi.

Piango.

Non come al solito...In una maniera quasi liberatoria, come a pulirmi di tutto la cattiveria che c'è in me.

E penso.

Penso al fatto che gli altri sono sempre migliori di me nonostante tutto l'impegno che ci metto nel fare le cose.
Penso ai miei genitori sempre assenti e al silenzio che mi ha allevato in una casa deserta.

Penso alla mia migliore amica, troppo presa da se stessa per accorgersi che ho bisogno di lei.

E a lui, penso a lui.

Lui che per me c'è sempre stato e che sempre ci sarà se gliene darò l'occasione.

Penso al fatto che lo amo, e che probabilmente sono una stupida a dimostrargli il contrario.

E penso anche a...

 

 

 

 

 

 

 

 

-Sei in ritardo-. Sbottai, infastidita più del solito alla sua vista.

Rise, porgendomi un sacchetto. -Magari ti addolcisci un po'-. Spiegò lui.

Sbircia nel sacchetto; caramelle.

-Sono allergica al cioccolato-. Replicai, restituendogli il sacco. -Piuttosto-. Lo esaminai meglio. -Il tuo costume dove sta?-.

-Come dove sta?-. Mi chiese torvo. -Sono vestito da me stesso-.

-Ammetto che il tuo costume è davvero terrificante- sghignazzai divertita. -Ma forse è meglio se ti cambi, altrimenti rischi di bloccare la crescita ai bambini-.

-Anche tu sei vestita come al solito-. Notò.

-Sono vestita da un vampiro cheerleader, pronto?-. Sbottai infastidita. -I canini non gli ho messi, mi cadevano giù ogni due secondi-. Sbuffai.

-Se, okay-. Disse scocciato, -ora possiamo andare?-.

-Ma anche no, vieni su che ti sistemo un po'-.

Gli tenni la porta aperta, facendolo entrare in casa.

Accesi la luce e notai che era davvero carino quella sera.

-Sei sola?-. Chiese guardandosi intorno.

-Si, i miei tornano tra due settimane-. Risposi salendo le scale.

-E non ti da fastidio?-. Domandò scrutandomi.

Mi girai stanca di quell'interrogatorio, -No, so badare benissimo a me stessa. Ora vieni, non abbiamo molto tempo-. Sbottai.


-Promettimi che non riderai-. Scongiurò.

-E dai Justin!-. Esclamai esasperata. -Esci o sfondo la porta-.

Lo sentii sghignazzare. -Va bene, va bene-.

La porta si aprì lentamente e ne usci un Bieber imbarazzato.

Indossava un maglioncino a "V" rosa di mia madre, con il mio reggiseno rosso e della cartaigienica per imbottirlo, il suo paio di jeans che aveva indosso prima e le mie scarpe che avevo usato per il matrimonio di mia cugina, uno stiletto tacco otto, non molto alto.

Il primo impulso fu quello di scoppiare a ridergli in faccia come una cretina, ma mi trattenni.

-Non è poi così male-. Dissi divertita.

Mi incenerì con lo sguardo. -Sembro un trans-. Si lamentò.

Effettivamente...

-Ma dai, è buio, si vedrà a malapena come sei vestito-. Lo rassicurai.

-Allora mi rimetto i miei vestiti-. Borbottò.

-Dai Jei, siamo in ritardo-. Lo pregai.

Mi guardò profondamente negli occhi, e la cosa non mi piacque per nulla.

-Come mi hai chiamato?-. Sussurrò avvicinandosi lentamente.

-Jey...-. Borbottai guardando oltre le sue spalle.

-Nessuno mi ha mai chiamato così-. Sembrava stesse parlando da solo.

-Si okay, okay. Ora andiamo-. Dissi per poi voltarmi.

-Scar?-. Mi chiamò.

-Si?-.

-Me le regali queste scarpe? Mi fanno delle gambe davvero sexy-. Esclamò.

Scoppiammo a ridere per poi scendere in cortile.



-Ma come fate voi ragazze a tenere addosso queste scarpe?-. Si lamentò Justin.

-E' come un grande amore, ci fanno soffrire ma continuiamo ad amarle e ad indossarle-. Spiegai.

-Sarà, ma mi rimetto le mie, ho i piedi doloranti-. Sbuffò.

Risi e lui per tutta risposta fece una faccia buffa.

Ci sedemmo su una panchina, e si mise le sue All Star americane.

Sospirò. -Ora si che si ragiona-.

Gli sorrisi.

Mi stavo divertendo, e la cosa non andava affatto bene.

-Bieber è meglio se ci muoviamo...-.

-Bieber?-. Si irrigidì. -Pensavo avessi superato la fase di distacco completo verso di me-.

Scossi le spalle, infilandomi in bocca una caramella che avevo trovato nel sacchetto. -Evidentemente no-.

Sospirò e guardò il cielo.

Lo osservai. Era davvero bello.

La bocca era dischiusa, gli occhi parevano quasi gialli e i capelli sembravano così morbidi...

-Stai bene?-. Mi chiese irrequieto notando che lo stavo fissando più del solito.

Le sue labbra erano meravigliose e ben definite.

E soffici.

"Non ti viene voglia di assaggiarle?". Mi chiese una voce dentro la mia testa.

Scossi la testa, interrompendo il mio filmino mentale degno di un oscar.

-Muoviamoci-. Sussurrai alzandomi e dirigendomi verso un parco molto buio.

-Scar, aspetta!-. Mi urlò lui prima di raggiungermi.

-Che è successo? Pensavo ci stessimo divertendo...-. Ammise.

-E' tardi e sono stanca, ci manca una casa e poi puoi tornartene da Dith-. Conclusi secca.

Stette in silenzio e mi seguì.

 

-Justin, non lasciarmi sola-. Sussurrai spaventata.

Eravamo a casa mia, precisamente nella mia camera.

E si, non stavo delirando.

Davvero non volevo rimanere da sola.

Il mio vicino di casa era un maniaco.

-Scarlett,non è un maniaco!-. Rise.

Scossi la testa, testarda.

-Justin ho paura-. Ammisi guardandolo negli occhi.

Sospirò e si sedette nel mio letto. -E allora starò qui con te finchè non ti addormenti-. Si arrese.

Gli sorrisi. -Grazie, sei fantastico-.

Le parole mi uscirono di bocca senza che il cervello le avesse approvate, quindi chiusi gli occhi, timorosa di essermi lasciata andare troppo.

-Questo e altro per un'amica-. Mi sorrise.

Merda.

-E' proprio questo il punto-. Dissi sedendomi vicino a lui. -Io non voglio esserti amica, ti odio-.

-Mi odi?-. Sussurrò.

Annuii.

-E perchè? Perchè se è uno dei vostri giochetti da ragazzine immature puoi anche risparmiarteli certi discorsi-. Sbottò guardandomi negli occhi.

-In che senso?-. Chiesi infastidita.

-Se fai finta di odiarmi per boh, ammaliarmi o casini del genere, risparmiami-. Spiegò.

-No!-. Sbottai inorridita. -Dio! No!-.

-E allora spiegati Scarlett, perchè proprio non ti capisco. Hai iniziato a sfottermi appena ti ho detto "ciao" e non ti ho fatto assolutamente nulla!-. Esclamò isterico.

-E' complicata come cosa...-. Sussurrai.

-Spiega, voglio solo capirti-.

-E' solo tempo perso, Justin. Davvero...-. Feci per alzarmi quando lui mi afferrò la mano e mi tirò delicatamente verso di lui.

I nostri orgogli lottarono un altro po', finchè io non mi arresi, e mi sedetti di nuovo vicino a lui.

-E' che Meredith è la mia migliore amica. Anzi, è l'unica persona che mi sopporta o mi chiede come sto al mattino quando mi vede...-. Lo guardai, mi stava osservando attentamente, come a scrutarmi dentro. -E poi sei arrivato tu. E me l'hai rubata. Già stavamo poco insieme, e ora sta sempre con te...-. Sussurrai. -Sono tornata sola-. Ammisi, mordendomi il labbro superiore e ricacciai indietro le lacrime.

Poi sentii qualcosa di pesante posarsi sulle mie spalle, e mi ritrovai a singhiozzare nel petto di Justin.

Le sue braccia mi circondavano completamente, l'odore di cioccolato mi inebriò i sensi,  "che bella sensazione" pensai.

Era la prima volta che ricevetti un abbraccio del genere, nemmeno mia madre o mio padre avevano dimostrato tanto affetto per me.

-Grazie-. Biascicai staccandomi da lui.

Mi sorrise.

-Ora non sarai più sola, ci sono io-. Mi diede un buffetto sulla guancia.

-Non devi, Justin...-. Abbassai lo sguardo. -Non voglio compassione-. Aggiunsi guardandolo negli occhi.

-Non è compassione Scar-. Disse alzandosi e tendendomi una mano. -E' amicizia-.

Accettai la sua mano e ci abbracciammo ancora.

Di nuovo un profumo dolce, di cioccolato e qualcos’altro mi invase, insieme a una sensazione di scottante calore.

-Vai a risciacquarti il viso, io intanto mi metto i miei vestiti e ti aspetto qui, sta sera non ti lascio in balia di quel maniaco-.

Risi. -Sbaglio o prima mi hai dato della paranoica quando ti ho detto che il mio vicino è un maniaco?-.
-Hai visto come mi ha guardato?- Chiese spaventato. -Se esco mi rapisce e mi stupra-.

Risi così tanto che quasi mi scappò la pipì.

-Okay, grazie Justin-.

-Ti voglio bene Scarlett-. Disse prima di scomparire nel suo grande felpone.

Corsi in bagno sbattendo la porta.

Mi appoggiai al lavello e mi guardai allo specchio.

Gli occhi erano sgranati e le guance rosse.

Ero felice.

Non ero più sola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ALICEEEEEE:

 

 

Belle ragazze. *-*
Siete state hfojhogjopfjdosjogfjsojfos. *-*
No,ok.

Grazie, davvero.
Vi voglio bene.

 

Nel prossimo capitolo ci sarà il tema natalizio. (?)
Grazie per le recensioni, se continuate così mi muoverò ad aggiornare, promesso. <3

 

Un ringraziamento speciale va a Mia, la mia migliore amica, che mi ha dato l'ispirazione per il maniaco.
Non sapevo dove metterlo però. çç

 

 

Coooomunque, RAGAZZE SIETE FANTASTICHE.

Grazie di cuore,

un bacio.

Ali

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Capitolo 5
*** -Capitolo 5: Troppi forse e se. ***


 

 

 

Lei era Miss Indipendenza

 

 

 

 

Capitolo 5: -Troppi forse e se.

 

 

 

 

 

-Secondo me dovresti parlarle-. Jasmine mi inchioda con i suoi profondi occhi scuri.

Scuoto la testa. –Ho provato-. Sussurro. –Mi evita, se mi incrocia in corridoio fa finta di non vedermi, si comporta come una bambina…-.

Stiamo in silenzio tutti e due, gli unici rumori che sentiamo sono lo scomodo risucchio che fa il condizionatore e la TV di sottofondo.

-Sarà Justin, ma non puoi continuare così, io e gli altri ci stiamo davvero preoccupando-.

Le sorrido, non sapendo che altro fare, e solo ora noto quanto è bella, nonostante quel pigiamo di Hello Kitty azzurro e le occhiaia che le incorniciano gli occhi.  –Lo so, ma è…-. Risucchio l’aria tra i denti. –Difficile dimenticarla-. Concludo.

La mia amica sospira, spaparanzandosi meglio sul divano.

-Parlale-. Biascica appoggiando il capo sulla mia spalla. –Devi farlo, altrimenti non risolverete nulla-.
Sorrido tristemente, quello che mi aveva detto già lo so.

E forse non mi dispiace la situazione che si è creata, probabilmente perché non ho  alcuna intenzione di essere rifiutato direttamente.

-Jus?-. Domanda la bruna. Mugugno, così lei contina. –Sente la tua mancanza-. Sbuffa. –E per quanto la trovi insopportabile, penso che sia una brava persona, e non vorrebbe mai che tu soffrissi-. Finisce strofinando il suo viso nel mio braccio.
-Grazie-. Sussurro, allora, dandole un soffice bacio sulla testa.
Ride, stanca. –Ora dormi, scemo. Domani è il grande giorno-.
-Notte Jas-.

-Notte Jus-.

-Jasmine?-.

-Mh?-.

-Ti voglio bene-.

-Anche io, ora però davvero, dormi-.  Conclude con l’ultimo briciolo di serietà che le è rimasto in corpo prima di cadere nel mondo dei sogni.

Stando attento a non fare movimenti bruschi, sfilo dalla tasca dei Jeans il mio IPhone ormai tutto ammaccato, e cerco il suo nome in rubrica.

Scrivo velocemente quello che penso e indugio un po’ prima di premere “invia”.

Tutti quei “e se…” mi affollano la testa e cercano di mandarmi in paranoia, poi decido che non me ne frega una sega, e che alla peggio me la sarei presa nel culo.
In soccorso dei pro mi balena in mente quel detto “la vita si vive rischiando” e quindi mando tutto al diavolo e premo quel cazzo di pulsante.

Lo schermo lampeggia e la scritta “invio messaggio, attendere…” si evidenzia, come se mi stesse avvertendo che  ormai non potevo più tornare indietro, ma la mia scelta l’avevo già fatta, ed ero pronto alle conseguenze, brutte o belle che fossero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Justin?-.

-Mh?-.

-Che ore saranno?-.

-Non lo so-. Sbadigliai, cercando di visualizzare la finestra. –E’ ancora buio-. Mugugnai.

-Non riesco a dormire-. Sussurrò lei.
Le appoggiai una mano su un fianco, cercando di avvicinarla a me.

Ero timoroso della sua reazione, quindi feci tutto lentamente. Poi, notando con mia grande sorpresa, che non le dispiaceva quel contatto, ne approfittai, iniziando a disegnare con le dita piccoli cerchi sulla schiena.
-Conta le pecorelle…-. Mormorai divertito.  

-E se non sapessi contare?-. Azzardò lei. 
La vidi sorridere nel buio, i suoi bianchissimi denti sembravano illuminarsi di luce propria.

Strinsi la presa sulle sue anche e l’avvicinai di più al mio corpo, non sapevo per quale ragione, ma avevo un bisogno quasi fisico di starle vicino il più possibile, forse per sentirne il calore o forse perché senza preavviso cominciavo a provare qualcosa per lei. Scacciai immediatamente quella possibilità dalla testa; era impossibile che fosse così, impensabile.
Non è possibile, è troppo oca, non è il mio tipo.
‘Ah no? E Meredith non lo era?’

Chi cazzo sei tu?

“Sono la tua coscienza”.

Ma che cazz. Di,o ho qualche grave problema davvero, Scar aveva ragione.

“Smettila cretino. Piuttosto, lei ti piace”.
Ma ci conosciamo da così poco…

‘Non è detto che una persona non ti piaccia se la conosci da poco.’

Basta! Smettila di avere ragione!
Scarlett, intanto, continuava a guardarmi, leggermente divertita,  in cerca di qualcosa da scoprire.
Sembrava che stesse pensando a qualcosa.
‘Perché non provi a baciarla?’

Cosa?!
‘Prova… così magari capisci se ti piace oppure no.’
Sei scemo? Non lo farò mai.
‘Ma come? Fai tutti quei discorsetti sul “un giorno sarà mia” e poi quando hai l’occasione di baciarla per qualche cosa seria ti tiri indietro?’.
Quali sarebbero le cose serie?
‘Per esempio cercare di capire se provi davvero qualcosa per lei.’
Lo so già che per lei non sento niente, forse solo compassione.
‘Come vuoi… poi non dirmi che non ti avevo avvertito.’
… Al diavolo!
Cosa costava provarci in fondo? Magari mi sarei preso uno schiaffo, ma di certo una prova per far tappare quella boccaccia a Osvaldo, si avevo chiamato così quella vocina snervante nella mia testa,  non avrebbe fatto male a nessuno. 
In fondo era solo un bacino

-Sai Justin?-. Scarlett attirò la mia attenzione. –Cosa?-.

-E’ bello che tu  sia qui-. Prese la mia mano, stringendola.

-Probabilmente senza di te ora mi sentire davvero sola…-. Sussurrò.

-Ehi, ehi-. L’abbracciai, per quanto la posizione e il letto mi permettesse.

‘Baciala’.

No, non è il momento.

‘Te ne pentirai’.

Soffocai quell’odiosa voce, e affondai la testa nei suoi capelli. Un profumo di vaniglia mi colpì in pieno.

-Grazie Justin-.

-Ci sarò sempre per te, Scar. Te lo prometto-.

Sussurrai, dandole un bacio sulla fronte.
L’avvolsi tra le mie braccia, e quando la sua testa si posò nel mio petto, potei giurare di aver pensato che nulla l’avrebbe fatta soffrire finchè ci sarei stato io.

 

 

 

 

 

 

 

Dal sesto capitolo:

-Non dare mai nulla per scontato, tutto può cadere come può nascere, anche in un secondo-.

E lo baciai. 
Fregandomene di tutto, a partire dai miei propositi da quattro soldi. […]

 

Il prossimo capitolo sarà decisamente migliore.
Questo non mi è piaciuto nemmeno un po’.

Volevo introdurre il padre  di Scarlett ma ho deciso di ritardare la sua comparsa, quindi l’unico tema in questo capitolo è il Justin innamorato perso e il Justin troppo preso da se stesso per capire che sta iniziando ad infatuarsi della bella Scar.


Voi. Domanda. Qui. Ora.

Cosa ne pensate se Justin fosse Gay?
Perché ho un’idea per una nuova storia. AHAHAH.

Ditemi cosa ne pensate.



Grazie per tutto il supporto che mi avete dato. E che continuate a fare, beh.


Vi voglio bene.
Sara

 

 

 

 

 

 Lolaaa xD [Nuovo recensore]

Segnala violazione
Rispondi

 05/09/11, ore 16:23 - Capitolo 4: Capitolo 4: Il costume, il maniaco e la casa degli orrori.

 

Oddiooo. *-*
Grazie, sei stata gentilissima!
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto…
Un bacione:)

 Ibelieveinhim [Nuovo recensore]

Segnala violazione
Rispondi

 19/08/11, ore 13:56 - Capitolo 4: Capitolo 4: Il costume, il maniaco e la casa degli orrori.

 

Grazzzzzzzzzzie. :))


Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e, per quanto riguarda l’altra storia, non ho nessuna ispirazione. .ç_ç
Prometto però che mi inventerò qualcosa prima o poi. (?)
Un bacio. <3

 xstaystrongandsmile [Recensore Junior]

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Rispondi

 19/08/11, ore 00:55 - Capitolo 4: Capitolo 4: Il costume, il maniaco e la casa degli orrori.

 

Ma sta zitta ce. ç_ç
Sei tu la Scrittrice, qui.

E ti ammiro davvero tantissimissimo. .u.u

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, anche se a me non ha fatto impazzire scriverlo..
Cooomunque al prossimo capitolo,
un bacio,
Sara




Ps.

Ora voglio un’altra tua storia. e.e

 Shawty_92 [Nuovo recensore]

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Rispondi

 19/08/11, ore 00:25 - Capitolo 4: Capitolo 4: Il costume, il maniaco e la casa degli orrori.

 

Awwww. :)
Ammetto che questo capitolo l’ho scritto davvero di cacca, l’ho fatto più per obbligo che per piacere, ma nonostante tutto spero ti sia piaciuto.
Per quanto riguarda il maniaco è stata una mia amica a darmi l’ispirazione. :)
Al prossimo capitolo allora,
un bacioo.

 remattina [Nuovo recensore]

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Rispondi

 18/08/11, ore 23:20 - Capitolo 4: Capitolo 4: Il costume, il maniaco e la casa degli orrori.

 

Oddiuu. :3
Grazie! Spero ti piaccia questo capitolo allora:))

 Gei [Nuovo recensore]

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Rispondi

 18/08/11, ore 18:05 - Capitolo 4: Capitolo 4: Il costume, il maniaco e la casa degli orrori.

 

Cia Gei io sono Alicee e mi dispiace un sacco di aver continuato così in ritardo. Ç_ç
E’ che sono partita e poi sono stata impegnata con i compiti. Ç_ç
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto,
un bacione. <3

 MartyJAX [Recensore Junior]

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Rispondi

 18/08/11, ore 17:47 - Capitolo 4: Capitolo 4: Il costume, il maniaco e la casa degli orrori.

 

Che sei tenera. *-*
Al prossimo capitolo allora!
Grazie ancora:))

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