goodmorning sunshine

di joestambourine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** goodmorning sunshine ***
Capitolo 4: *** chapter 2. ***



Capitolo 1
*** goodmorning sunshine ***


"grazie, arrivederci" ripetevo quella frase, trenta, quaranta volte al giorno? ormai era diventata un'abitudine. Era così che salutavo i clienti di quello starbucks dove lavoravo. porsi il sacchetto con su disegnato il logo del bar, e aspettai che il prossimo cliente facesse la sua ordinazione. 
Lavoravo lì per pagarmi la casa e l'università, e anche se lo stipendio non fosse niente male, a malapena riuscivo ad arrivare a fine mese, ma ero disposta a tutto questo pur di realizzare il mio sogno. Studiavo all'università da già due anni, volevo diventare un'attrice. Avevo sempre avuto la passione per la recitazione, fin da piccola. Così, dopo aver terminato gli studi nel mio paese natale, l'italia, mi trasferii a New York, ed è così che mi ritrovai a lavorare qui.
« un doppio decaffeinato senza... » bloccai la persona prima che potesse finire la sua ordinazione.
« un doppio decaffeinato senza schiuma con doppia mousse e latte alla cannella a parte, lo so joseph, lo so.>> ogni mattina era la stessa storia. Joseph, un ragazzo sulla ventina, veniva ogni giorno a far colazione qui, e preciso come un orologio svizzero, arrivava a quell'ora ordinando sempre la stessa cosa. per quanto quell'ordinazione fosse così lunga e contorta, ero riuscita ad impararla a memoria, tanto che durante la giornata la ripetevo nella testa quasi fosse una filastrocca.
« andiamo ser, sai che odio essere chiamato joseph, mi sa di vecchio. » disse appoggiando i gomiti sul bancone.
« beh, è quello che sei infondo. » dissi sorridendo per poi voltarmi a preparare il suo caffè.
« oh, ma quanto sei simpatica oggi. » disse sorridendo sarcasticamente.
« grazie, nonnino. » dissi girandomi e porgendogli la grande tazza di caffè, potendo vedere la sua faccia in quel momento e scoppiai a ridere.
« nonnino a chi? »  disse prima di correre dietro al bancone e cominciare a farmi il solletico. cominciai a ridere all'impazzata mentre tutti i clienti ci guardavano divertiti, ma la voce autoritaria di Katherine mi riportò alla realtà.
« SERAPHINE- urlò così tanto che credo l'avessero sentita anche in Patagonia.- quante volte ti ho detto che non devi distrarti mentre lavori? questo ragazzo è la tua rovina, sai che potrei abbassarti lo stipendio » disse rientrando nel privé e sbattendo la porta rumorosamente.
« si, scusami Katherine » dissi sussurando, come se potesse sentirmi. mi voltai verso joseph per far si che non si scusasse, ma mi precedette.
« scusami ser, non avrei dovuto. » commentò dispiaciuto, portandosi una mano dietro la nuca.
« è tutto okay, joe. non preoccuparti. » gli dissi sorridendo.
« beh, forse è meglio che vada. oh, quasi dimenticavo. Buongiorno raggio di sole. » mi salutò con un bacio sulla guancia e uscì da quella porta dopo aver preso il suo caffè, lasciando il suo profumo sparso per il locale, mentre io ricominciavo ad armeggiare con quelle macchinette produci caffè.

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Capitolo 4
*** chapter 2. ***


entrai in casa sbattendo la porta e buttando con poca delicatezza la mia borsa sul divano di quel piccolo appartamento in cui vivevo da ormai due anni. mi fiondai diritta in bagno e dopo essermi spogliata dei miei vestiti mi buttai sotto il getto d'acqua calda della doccia, uscii e mi avvolsi in un asciugamano mentre mi spazzolavo i capelli. pensavo a cosa avrei dovuto fare domani, giornata libera dal lavoro finalmente. ma i miei pensieri furono interrotti dallo squillo del telefono, che mi fece correre fuori dal bagno correndo, facendomi quasi prendere una caduta stratosferica, ma con i miei riflessi degni di un ninja riuscii a rimanere con i piedi per terra. no, in realtà non sapevo neanche io come ci ero riuscita.
«  pronto? » risposi al telefono con voce squillante
«  non ci pensi proprio a chiamare la tua mammina eh! » la voce di mia madre arrivò dall'altra parte del telefono quasi stonandomi un orecchio.
 
«  ciao anche te, mamma. e si, sto bene, grazie per averlo chiesto. » le risposi di rimando.
«   lo so, lo so. non avrei dovuto risponderti così, ma cosa ci posso fare se mi preoccupo? » disse, addolcendo la sua voce.
« dai mamma, sai che se mi rapissero e mi portassero in un covo nascosto nel sud dell'India le mie urla si sentirebbero anche fino a lì!»  risposi ridendo.
«   non scherzare Seraphine! come va il lavoro? »
«   tutto bene mamma, Katherine è sempre la solita rompiscatole, ma va tutto bene. » dissi pensando alla figura autoritaria di quella donna che ogni santo giorno non faceva altro che ripetermi "sorridi Seraphine, per bacco, sembri un zombie! che impressione vuoi dare ai nostri clienti?" feci una piccola smorfia ripensando a quelle parole.
«  oh, andiamo Ser, quanto può essere irritante questa Katherine? » mi disse ingenuamente. non lo sai cara mammina, non lo sai.
«  lasciamo perdere » dissi sedendomi sul divano.
« e invece con quel ragazzo? com'è che si chiama? Jonatan? » scoppiai a ridere sentendo le sue parole e poi risposi.
«  Joseph, mamma si chiama Joseph. e comunque, come vuoi che vada? sai benissimo che è solo un cliente. » dissi sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
« certo Ser, continua a mentire a te stessa, lo sappiamo tutte e due che è innamorato pazzo di te. » quell'affermazione mi fece arrossire.
«  mamma! sai che non è così. va bene, magari viene molto spesso al cafè ma non significa che io gli piaccia! » dissi muovendo freneticamente le mani.
«   mi darai ragione quando lui ti chiederà di uscire e dopo qualche mese sarete una coppia! » se prima le guance avevano assunto un colorito tendente al rosa, questa volta erano diventate completamente rosse al pensiero di me e Jospeh insieme.
«  si si, va bene mamma hai ragione. adesso devo andare però, ti prometto che ti chiamo!» dissi dirigendomi verso il bagno pronta ad asciugare i capelli.
«  voglio credere che mi chiamerai questa volta! ci sentiamo presto, ciao tesoro. » sorrisi e la salutai.
«  ciao mamma, ti voglio bene. »  dissi posando il telefono sulla mensola e accendendo il phon. pochi minuti dopo mi vestii e mi fiondai in quel piccolo salone, estraendo dal cassetto del mobiletto il mio album da disegni. mi sedetti sul divano e aprii il disegno non ancora finito. oltre alla passine per la recitazione, avevo sempre amato il disegno e l'arte, in ogni sua forma. la figura del bel volto di Joseph era su quel foglio. avevo deciso di ritrarlo quando per la prima volta entrò nel bar, forse per la sua strana ordinazione e il modo in cui mi guardò quando se ne andò, o per i suoi tratti del viso così particolari e belli, quasi fossero stati disegnati da chissà quale pittore famoso.
prima che potessi appoggiare la matita sul quel foglio il mio telefono squillò di nuovo, e sicura che mia madre si fosse dimenticata di farmi le solite raccomandazioni, risposi in italiano.
«  cosa c'è mamma? » dissi appoggiando il telefono sulla spalla e tenendolo fermo con la testa. la risposta dell'altro interlocutore ci mise un po' ad arrivare.
«  oh, ehm, Seraphine? » riconobbi la sua voce e saltai giù dal divano, rischiando di rompermi la testa.
«  si Joseph?» dissi cercando di assumere il tono più calmo e deciso che in quel momento potessi avere.
«  scusami se ti disturbo a quest'ora, è tutto okay? ».
«  oh no no, non mi disturbi affatto, è tutto okay. » dissi mentre il cuore cominciava a dare segni di squilibrio, quasi quanto il mio stupido cervello.
«  volevo chiederti se ti va di venire a pranzo insieme a me, domani. » morta. credevo di essere morta per davvero, e non so da dove trovai la forza di rispondere.
«
 certo, va bene. » mi limitai ad acconsentire in quel modo.
«  fantastico! allora ti passo a prendere io. » disse. avrei giurato di sentire un pizzico di entusiasmo nella sua risposta.
«  va bene, ci vediamo domani. buonanotte. »  dissi aprendo la finestra e cercando di respirare aria pura.
«  buonanotte anche a te. »  prima che potessi rispondere chiuse la chiamata. chiusi la finestra prima che tutta quell'aria fresca potesse farmi prendere un accidente, e mi rituffai sul divano a completare quel disegno, con un sorriso da ebete disegnato sul mio volto.

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