E' inutile Teme, io da qui non me ne vado!

di Hikari93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E' inutile Teme, io da qui non me ne vado! ***
Capitolo 2: *** La punizione ***
Capitolo 3: *** Verità: meglio di mille bugie ***
Capitolo 4: *** L'incontro: non poteva andare meglio di così! ***
Capitolo 5: *** -Amici?- ***
Capitolo 6: *** Sei un inetto... ***
Capitolo 7: *** -Opporsi al fato? Inutile.- ***
Capitolo 8: *** Alla ricerca della chiave... accadrà qualcosìaltro? ***
Capitolo 9: *** -O dobe, dobe, perchè sei tu dobe?- ***
Capitolo 10: *** Ho avuto un'idea geniale, Sas'ke-kun! ***
Capitolo 11: *** Tra libri e... ***
Capitolo 12: *** Il primo passo ***
Capitolo 13: *** Non mi sono mai piaciuti gli smeraldi! ***
Capitolo 14: *** Pericolo in giacca e cravatta ***
Capitolo 15: *** Rivelazioni di vario tipo ***
Capitolo 16: *** Non ti parlo più ***
Capitolo 17: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 18: *** Genitori ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: Non provare a rimuovermi dal tuo cervelletto! ***



Capitolo 1
*** E' inutile Teme, io da qui non me ne vado! ***


-E’ INUTILE TEME, IO DA QUI NON ME NE VADO!-


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-QUESTI NON SONO AFFARI TUOI, NEMMENO MI CONOSCI COME TI PERMETTI DI DIRMI COSA DEVO O NON DEVO FARE!!!-
Il moro mi sputò in faccia le parole tutte d’un fiato. Si trovava a pochi centimetri dal mio viso, potevo percepire il suo respiro, caldo e affannoso a causa della nostra discussione, sul mio viso.  
-Razza di teme che non sei altro, devo spiegarti proprio tutto?- domandai ridacchiando. Una domanda retorica ovviamente, che aveva come unico obiettivo quello di fare irritare ancora di più il mio interlocutore.
Di tutta risposta mi afferrò per il maglione che indossavo.
-Se questo locale non è di tuo gradimento puoi tranquillamente uscire e dimenticare tutto quello che hai visto.-
-Sai bene anche tu che non è questo il punto!-
Come mi aspettavo sbuffò, rafforzando la stretta. Se puntavo a farlo arrabbiare, ci stavo riuscendo, e molto bene anche.
-Te lo ripeto.- mi disse cercando di nascondere la rabbia che invece gli leggevo negli occhi –Puoi andartene. La porta è da quella parte. Non costringermi a chiamare chi di competenza per cacciarti in malo modo.-
-Tranquillo teme, non ho paura di un paio di gorilla.-
-E se passassi io alle maniere forti? Ti assicuro che non riusciresti nemmeno a reggerti in piedi!-
Mi limitai a ridere. Anche se non ero a conoscenza nemmeno del nome del ragazzo moro che avevo davanti, mi stavo divertendo molto a stuzzicarlo. Ma infondo c’erano delle reali motivazioni nel mio interesse verso di lui.
 
*INIZIO FLASHBACK*
 
Successe tutto un Sabato sera, quando decisi di uscire con “la mia comitiva” “capitanata” dal mio migliore amico, Neji Hyuga, un ragazzo di 18 anni, più grande di me di un anno, molto più che benestante, abituato a frequentare ristoranti lussuosi ma propenso anche a recarsi in locali di serie B. Dunque, quello stesso pomeriggio, la nostra attenzione fu catturata da un volantino pubblicitario, che rendeva nota la data di inaugurazione di un nuovo pub. Non sono solito visitare questi luoghi ma, considerato che i miei avevano intrapreso un  lungo viaggio di lavoro da poco e che Kiba, un mio piuttosto esuberante cugino, affermava che ne valesse la pena, mi ritrovai in questo posto. Ci terrei a precisare che nonostante la mia disponibilità economica sia al di sopra della media, dato che sono il figlio di un personaggio parecchio illustre ed influente a Tokyo, la mia città,  non sono uno spaccone, tantomeno mi vanto della mia fortuna. Più che altro odio le persone che si avvicinano a me soltanto per quello che possiedo e non per quello che sono, dunque preferisco non farmi riconoscere e stare a contatto con quanta più gente possibile, a prescindere che sia ricca o meno. Non sempre è semplice, assomiglio molto a mio padre sia fisicamente che caratterialmente, perciò è facile che la gente mi riconosca e che cominci a trattarmi con tutti i riguardi… cosa che mi infastidisce.
 
 Ammetto che il luogo mi piacque a primo impatto. Confortevole, elegante, raffinato…  ma soprattutto i camerieri che servivano ai tavoli, si facevano gli affaracci loro, senza indagare troppo sulla mia persona, cosa che non sempre succede in altre parti. Inoltre la sensazione di allegria, di serenità e di vicinanza l’un l’altro, è quasi palpabile.
Fui subito attratto da un ragazzino, più o meno della mia stessa età, che venne a prenderci l’ordinazione. Quei suoi occhi… cupi, tetri, tristi… quel suo sguardo scocciato... mi fecero capire che non era questo quello che voleva.
-Desiderate?- Chiese con un tono per niente interessato. Poco professionale da parte sua.
-E tu Naruto? Naruto?-
-Cosa?- Mi ero talmente incantato ad osservare quel moro che mi ero perso nei miei pensieri. La sua pelle chiara e sopraffina, non adatta a quel lavoro, i capelli che gli cadevano ripetutamente davanti agli occhi, il modo in cui li spostava, inarcando le sopracciglia perché era stufo di rimetterseli a posto e… la stessa espressione irata con cui guardava il sottoscritto… ops! Avevo fantasticato di nuovo troppo.
-Mi scusi, ma non posso restare qui tutta la serata, ho del lavoro da sbrigare. Che cosa desidera?-
La lentezza con cui mi parlò, accompagnata dall’intensità del suo sguardo mi fecero arrossire. Cosa desidererei… nella mia mente una vocina si faceva avanti, superando tutto il razionalismo e il buon senso che potevo avere.
Desidererei il tuo numero di cellulare
Cominciai a prendermi a schiaffi da solo e a scuotere la testa ad una velocità inaudita, come per scacciare quelle voglie assurde e senza senso. I miei amici, ovviamente, mi stavano guardando con un’aria sorpresa: ero sempre stato vivace e vitale ma tanto assente e distratto no.
Il moro tamburellava con le dita sul tavolo, segno evidente che la sua pazienza era giunta al limite, per cui, afferrato il menù dalle sue mani, conclusi con uno sciocco “Mi va bene quello che hanno preso loro!”
Tutto rosso e imbarazzato, dato che “non ero soddisfatto” della figuraccia che avevo già fatto, cominciai a ridere come un babbeo.
-Ma che ti è preso, testone?- Mi fece Kiba quando il moro si era allontanato.
-Ero soprappensiero, ma tu questo non lo puoi capire, visto che ti manca il cervello!- Lo schernii. Litigare con Kiba era nella norma per me. Come risposta lui non fece altro che ridere e tirarmi un delicato pugno in testa.
-Sarà, ma a me sembra che quello con qualche rotella fuori posto sia tu, Naruto!- Era stato Shikamaru a parlare, un altro dei miei migliori amici. Non mi piaceva come mi stava guardando. Shikamaru era un tipo molto intuitivo, capiva tutto al volo, ma io non avevo fatto niente oltre che arrossire davanti al giovane cameriere…
ARROSSIRE DAVANTI AL GIOVANE CAMERIERE!!!!!
Oh cavolo, ma cosa mi stava succedendo? Sentivo il cuore cominciare a battermi forte, le orecchie farsi rosse, cosiccome le mie guance, ormai paonazze.
-Vado… un attimo in bagno…- Sorrisi. Avevo bisogno di una lavata di faccia. Intanto avevo visto Shikamaru continuare a guardarmi in quel modo strano… ma perché mi sono lasciato trasportare?
 
Quando il cameriere venne a portarci ciò che avevamo ordinato decisi di far finta che non fosse successo niente prima.
Parlai con Kiba, facendo apprezzamenti sul cibo, sulle bevande, sui camer… NO SUI CAMERIERI NO!
Mangia, bevvi, accusai il troppo caldo dell’ambiente del mio colore rossiccio, e, tra una battuta e l’altra, tra una chiacchiera e l’altra, il tempo passò. Si fecero le 23:30, era tempo di ritornare a casa.
Niente limousine, niente macchine lussuose, solo e soltanto i piedi, come facevano tutti.
Arrivati ad un certo punto le nostre strade si divisero, ed ognuno si recò verso casa propria…
 
Non feci nemmeno dieci passi, dopo essermi separato dal mio gruppo, che presi la decisione di ritornare indietro. Volevo scambiare almeno qualche parola con quello lì! La solita vocina nella mia testa pensò bene di farmi notare che in realtà non volevo scambiare qualche parola, ma che i miei veri intenti erano altri… e per niente casti!
Corsi a perdifiato verso il locale in cui ero stato meno di venti minuti prima, come se l’oggetto del mio interesse, potesse dileguarsi ed io rischiassi, così, di non vederlo mai più. Mi fermai solo un istante per riprendere fiato, dopo un’estenuante corsa, prima di riaprire la porta. Lo spettacolo che mi ritrovai innanzi fu indescrivibile.
Accogliente, comodo, amichevole… mi era parso così una mezz’ora fa.
Adesso, invece, mi appariva un luogo del tutto diverso, una sorta di discoteca, con tanto di luci e di effetti “speciali”.
Ubriachi, donne, uomini… spogliarelliste…
La cosa che più mi infastidì era vedere proprio quella persona comportarsi a mo di cubista al maschile. Rimasi intontito, fermo al mio posto, con la bocca spalancata, per più di cinque minuti.
-Ehi ragazzino, che ci fai qui imbambolato? Vatti a sedere se ci tieni a restare, altrimenti esci, perché c’è chi deve passare!-  E così dicendo, un uomo grosso, mi afferrò per la maglia spostandomi di lato. Ma non mi importava.
Andai a sedermi, prendendo posto in prima fila ma NON perché mi interessasse questo spettacolo osceno, ma perché così, alla fine di tutto avrei potuto parlargli. Non c’era un motivo preciso per cui volessi farlo, ma capivo che il moro aveva altre aspirazioni, che non voleva restare a marcire lì dentro… sentivo che aveva dei problemi…
 
Non sapevo da quanto tempo ero seduto lì, su quella sedia, rapito, mio malgrado, da quel giovane dalla pelle diafana in contrasto con i capelli e gli occhi scuri. Ma ne era valsa la pena: l’esibizione era finita, ora toccava a me! Avevo preparato un discorsetto da fargli, ma già sapevo che come me lo fossi trovato davanti non avrei ricordato più nulla.
Come sparì dalla mia vista, cominciai a cercarlo. Il chiasso nel locale era tanto, quindi l’attenzione su di me era a dir poco nulla e il che mi permetteva di muovermi abbastanza liberamente.
Eccolo lì, in bagno: la porta era aperta.
Non aveva la maglia. Le mani erano appoggiate all’enorme specchio che era posizionato di fronte a lui. Senza indugio stavo per parlare ma lui mi anticipò.
-Ecco che cosa dovrò fare nella mia vita, non posso aspirare ad altro. Sono sicuro che… i miei genitori non avrebbero voluto questo… e nemmeno mio fratello! Ma dopo che mi hanno lasciato solo, che altro mi rimarrebbe da fare per sopravvivere? Ma io mi riscatterò, riuscirò a trovare un altro lavoro e ad intraprendere gli studi che voglio!-
La sua voce, quella che era stata lenta e sensuale poco prima, ora lasciava trasparire tutta la tristezza che provava.
Avrei giurato che stesse per piangere.
 
Quello che feci poi fu del tutto irrazionale.
 
-Non dovresti fare questo lavoro se non è quello che vuoi!-
Lui sobbalzò, poi mi guardò, dedicandomi un’occhiataccia tutt’altro che amichevole.
-Chi sei?-
-Ti posso aiutare se vuoi! Ti fornirò un nuovo impiego!-
-CHI SEI?-
-Naruto, mi chiamo Naruto.-
-Giusto, sei quel ragazzetto idiota che ho servito questa sera…- Al suo insultò strinsi i pugni, ma non risposi. Capì che era solo una provocazione, quindi preferii continuare a sentire cosa avesse da dirmi.
-Perché sei qui?-
-Non ci vuole certo un genio per capire che questo non è quello che vuoi!-
-E cosa ne sapresti tu? Mi hai visto una sola volta!-
-Dammi torto allora…-
Rimase in silenzio, l’avevo fregato.
-Allora?- Rincarai la dose.
-Vattene!-
-Perché non vuoi che ti aiuti?- Quasi gli urlai addosso.
-Semplicemente perché non ne ho bisogno.-
-Hai detto tu stesso che vuoi riscattarti e che vuoi darti da fare… credimi, io posso aiutarti!-
-Basta, basta! SMETTILA, NON VOGLIO ASCOLTARTI!-
-Da qui non me ne vado se non mi dici cosa ti affligge!-
-Sei ridicolo- aveva abbassato lo sguardo –non sono tenuto a spiegarti la mia situazione!-
-Ma…- mi zittii, per poi ripartire all’attacco con un’altra domanda  -Perché vendi il tuo corpo così?- arrossii pensando al suo corpo…
-Allora hai la testa dura! Non sono tenuto a raccontarti qualcosa di me! Non voglio aggiungere altro!-
-Allora ti piace farlo, suppongo!- Da quel po’ che avevo capito di lui, provocarlo era l’unica opzione.
Nel suo sguardo ora vedevo solo odio. Si stava avvicinando a me… era molto vicino.
 
*FLASHBACK*
 
E fu così che mi ritrovai inchiodato al muro, con lui che minacciava di picchiarmi seriamente.
-Non riuscirei più a tenermi in piedi?- Sorrisi beffardo –E fammi vedere, allora!-
-Come vuoi tu!-
 
E così cominciò a picchiarmi, dandomi cazzotti su cazzotti, facendomi sputare sangue e rendendomi irriconoscibile. Io però resistetti in silenzio, senza lamentarmi dei colpi subito, senza gemere dal dolore: in silenzio. E lui intanto continuava a colpirmi, macchiandosi le nocche delle mani di sangue e anche i pantaloni. Inutile dire che i miei vestiti erano tutti impasticciati: ci sapeva fare, quel teme! Ad un certo punto si fermò, cominciando a respirare a fatica.
-Ma come…- anch’io respiro affannosamente –ti sei… già… stancato?-
-Tranquillo dobe… adesso riprendo…-
Non concluse nemmeno la frase che me lo ritrovai tra le braccia ma anch’io ero stanco a causa dei colpi ricevuti, ragion per cui crollai, con quel moro che cadde proprio sopra di me. Lo sentivo respirare intensamente.
-Ora che ti sei sfogato, mi spieghi cos’hai?-
Silenzio, solo silenzio.
-Cominciamo dall’inizio allora, come ti chiami?
-Sasuke… Uchiha…-
Gli stavo accarezzando i capelli. Mi venne spontaneo.
-Dunque Sasuke, che ti è successo? Davvero… voglio solo aiutarti…-
-Sei testardo…- stavolta sorrideva però –va bene, mi hai convinto. Ti racconterò la mia storia, tanto non c’è molto da dire su di me.-
 
Mi disse che i suoi erano morti in un incidente quando lui aveva solo 12 anni e che era l’unico sopravvissuto e perciò da allora aveva dovuto rimboccarsi le maniche per andare avanti. Andava bene a scuola, prima, aveva sempre provato interesse per la matematica e le materie scientifiche ma, da quando aveva cominciato a lavorare in quel posto, sotto la guida del suo unico tutore, un lontano zio di non so quale grado lontano di parentela, di nome Orochimaru, aveva dovuto smettere. Ciononostante sperava di potersi liberare da questa schiavitù e di poter iniziare gli studi di medicina.
 
Lo aiutai a mettersi a sedere. Chissà da quanto tempo lavorava, giorno e notte, e di sicuro non reggeva più la situazione. Aveva gli occhi umidi, voleva piangere ma forse da troppo tempo gli era mancata una spalla su cui farlo.
Senza pensarci due volte lo abbracciai forte a me. Volevo stargli vicino, volevo averlo per me!
Era completamente abbandonato al mio abbraccio, perciò, forse un po’ vigliaccamente, ne approfittai per baciarlo, per sentire le sue labbra sulle mie. Avevo chiuso gli occhi, non volevo vedere l’espressione sicuramente sorpresa, sul suo volto. Dopo pochi attimi sentii le sue mani che cercavano di allontanarmi da lui.
Non opposi resistenza, infondo ero stato impulsivo.
-Scusa… io… non so cosa mi sia preso!- Fu l’unica cosa che riuscii a dire.
-Ho deciso che accetterò il tuo aiuto…- Mi fece lui, dopo un iniziale silenzio, contro ogni mia aspettativa. Da come si era mostrato mi aspettavo una bella lavata di capo da parte sua.
-Ottimo!- Risi di buon grado. Ero felice che avesse capito che non poteva fare tutto da solo.
-Sasuke… mi dispiace del disturbo, del disagio, insomma di tutto…-
Feci per andarmene quando mi sentii afferrare il polso.
Era lui.
E mi baciò.

 




 
 
 
Ok, ecco la stronzata del giorno! -.-“
Non so se continuarla o meno, anche perché non saprei CHE COSA scrivere. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi piacerebbe! ^___^
Grazie anche solo a chi ha letto! (vi prego, non siate troppo crudeli >__>)
 
 

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Capitolo 2
*** La punizione ***


Alla fine ho deciso di continuarla! Spero che vi faccia piacere! ^___^

 

LA PUNIZIONE


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-MI STAI FACENDO MALE!!!-
Il dottore personale della mia famiglia era intento a curarmi le ferite, non senza procurarmi dolore. Dal canto mio, però, non gli rendevo certo le cose semplici! Anzi, mi muovevo in continuazione, come un bambino.
-Naruto, ma si può sapere che cosa ti è successo? Chi è stato a conciarti così?-
Tacqui. Non avevo la minima intenzione, tantomeno la voglia, di raccontare ciò che mi era accaduto al mio padrino, Jiraiya, il quale aveva concordato con mio padre che si sarebbe preso cura di me durante il suo viaggio di lavoro e perciò si era trasferito, qualche giorno prima, a casa mia,
-Penso sia il caso di avvisare la polizia…-
-NO!- Urlai. –Cioè, non mi pare il caso…- conclusi abbassando lo sguardo.
-Non devi temere!- aggiunse Jiraiya, abbassandosi alla mia altezza. –E’ giusto che chi sbaglia debba pagare!-
-Sì, ma l’errore è stato mio!- Dissi con quanta più convinzione possibile.
-Perché?- Insistette lui.
Ancora silenzio da parte mia. Avrei dovuto inventarmi una scusa efficace, ma improvvisare non era mai stato il mio forte.
-Naruto, perché ti comporti così!?- Esasperato, il mio padrino sospirò.
-Sono stato io a cominciare, ecco tutto!- Sperai che, avendo usato un tono decisamente scocciato, potessi convincerlo che la cosa che mi dava veramente fastidio e che mi faceva restare in un ostinato silenzio, non era tanto di  “aver combattuto” contro un altro ragazzo, quanto di averle prese da lui e aver fatto una macabra figura. Considerando che il mio interlocutore conosceva il mio carattere ostinato, questa scusa avrebbe potuto reggere.
Al fine di rendere la mia sceneggiata ancora più credibile, presi a sbuffare a e lamentarmi.
-Quel dannato! Ha avuto solo fortuna… la prossima volta però…-
-NARUTO!-
Come supponevo mi rimproverò. Eccellente, voleva dire che ci stava cascando. Nascosi questa mia felicità, girando la testa di lato e mantenendo un’espressione arrabbiata.
-Non devi mai cedere alle provocazioni, quante volte devo ripetertelo!- continuò Jiraiya.
Proprio perché avevo sempre ascoltato le sue parole, anche se non l’avevo mai dato a vedere, avevo saputo come comportarmi contro Sasuke… questo mi aveva permesso di arrivare a lui.
-A volte è impossibile! La rabbia è un sentimento irrazionale, la colpa non è mia!-
-Certo, a sentirti parlare la colpa non è MAI tua!-
Non mi piaceva mentire, ma qualche volta era necessario. E poi non avrei mai voluto che se la prendesse con Sasuke… infondo parte di ciò che avevo detto era vero: io avevo cominciato!
-Mi ha preso in giro!-
-Hai o no 17 anni!?- Proclamò alzando decisamente il tono di voce. –Non puoi farti trascinare da sciocchezze simili! Alle parole si risponde con le parole… non si deve mai ricorrere alle mani!-
Proprio quello che avevo fatto io.
-Ho capito, ho capito! Ho sbagliato! Vuoi processarmi, forse?- Continuai la mia farsa, dando man forte alla mia falsa posizione.
-Non voglio martoriarti…- Si era calmato. –E’ solo che mi preoccupo per te, Naruto! Sei come un figlio per me, è ovvio che non voglia che corra rischi inutili! Non lo so se ti sei trovato contro un solo ragazzo o contro una banda di mascalzoni… ma questa gente potrebbe chiamare rinforzi, potrebbe denunciarti… insomma, potresti passare grossi guai e non ne vale la pena! Anche perché se è vero che hai iniziato tu, hanno loro il coltello dalla parte del manico!-
Lo guardai allibito. Il mio padrino era un donnaiolo, talvolta strambo, ma ne sapeva di cose! E in cuor mio avevo cognizione che tutto ciò che mi stava trasmettendo era giusto; infondo erano discorsi sentiti e risentiti sia da parte sua che da mio padre e mia madre, ma ogni volta che avevo l’occasione di udirlo parlare, mi incantava… senza contare che mi aveva appena detto che mi considerava come un figlio: che gioia per me.
Inizialmente rimasi in silenzio, indugiando su cosa dire. Per fortuna fu lui a proseguire.
-E allora?- Ribadì mettendomi una mano sulla testa e riprendendo ad accarezzarmi i capelli.
-Allora niente…- Gli risposi io senza guardarlo negli occhi . –Posso solo prometterti che cercherò di stare più attento!-
-Penso di averti insegnato a mantenere le promesse… tutto sommato potrei anche concederti la mia fiducia!- Rise divertito.
Di tutta risposta risi anch’io.
Il mio padrino era un uomo d’oro! Non avrei mai smesso  di pensarlo, anche se non credevo che sarei stato mai in grado di rendergli noto questo mio pensiero. Tutti sapevano che tra noi due non correva buon sangue, ovviamente in senso buono! Io, infatti lo criticavo sempre e lo prendevo in giro per il suo vizio, orribile vizio, di spiare le donne, mentre lui, da parte sua, mi accusava, spesso e volentieri, di essere caparbio e imprudente: troppo impulsivo. Ma era questo il bello del nostro rapporto, non era normale come quello di altri. Non l’avrei cambiato con nessuno!
-Tuttavia una punizione non te la toglie nessuno!- Asserì beffardo.
-Eeeeeh? Ma ho chiesto scusa!- Cercai di difendermi.
-E io ti ho perdonato!- Sorrise furbamente.
-Ti preeeeeeeeego!!!! Mettici una pietra sopra!- Incurante del medico che mi curava le ferite, cercando di far sgonfiare quell’enorme bernoccolo in fronte, mi buttai, letteralmente, ai piedi di Jiraiya, inchinandomi, come se lo stessi lodando.
Lui però fu inflessibile.
-Niente da fare, Naruto! Questa volta non la scampi!-
-Anzi!- Continuò dopo aver riflettuto alcuni secondi –Se mi dici perché ti trovavi da solo e non con gli altri, ti perdono del tutto! Mi pare che foste usciti insieme…-
-Vada per la punizione!- Conclusi secco io. L’immaginazione mi era finita per quella sera.
 
Meno male che era casa mia!
Mi trovavo rinchiuso a chiave in camera con la solo compagnia dei libri.
 
-Ne approfitterai per studiare, oltre che per riflettere! Pensaci, la scuola comincia a breve, tra due settimane, se non sbaglio e scommetto che tu non hai ancora finito di studiare… ammesso che abbia cominciato! Quindi, a patto che dovresti ringraziarmi, resterai chiuso in camera tua a studiare, di pomeriggio studierai con degli insegnanti privati e potrai uscire solo quando mi risponderai all’ultima domanda che ti ho posto!-
 
Mi rimangiai tutto ciò che avevo detto prima sul suo conto: era decisamente sadico!
Odiavo studiare, non faceva per me, andavo bene solo in educazione fisica… mai capito nulla di matematica o di fisica né di latino o chimica. L’unica cosa che mi rendeva felice era che frequentavo una scuola pubblica e non privata.
Dovevo stare chiuso qui dentro? Mi voleva vedere marcire qui? Molto bene, glielo avrei fatto credere fin quando non fossi riuscito a trovare una via di fuga! dovevo trovarla: avevo un conto in sospeso con Sasuke!
Ebbene no! Non era finita tutta rose e fiori, sarebbe stato troppo bello! Sasuke doveva averne passate tante, troppe per fidarsi di uno sconosciuto…
 
*INIZIO FLASHBACK*
Mi trovavo in una situazione decisamente insolita.
Sentivo ancora la sua presa, forte, sul mio braccio: me lo stava stritolando! Mi aveva già combinato male a causa dei pugni, ci mancava solamente che impedisse al mio sangue di fluire!
Pensavo che mi avesse baciato, infatti i miei occhi erano già chiusi e le mie labbra già pronte per ricevere questo piccolo pegno d’amore, ma non feci altro che una figuraccia.
Io, come il bello addormentato nel bosco, attendevo di sentire la sua bocca sulla mia, non volevo altro in quel momento: ci avevo sperato.
Dopo istanti che parvero lunghi ore, non percepii alcunché e mi decisi, quindi, ad aprire gli occhi.
Avrei preferito non farlo!!!
Ciò che mi trovai dinnanzi non fu altro che la faccia di Sasuke, arrabbiato come non mai, molto più di poco prima, che mi osservava.
-A questo volevi arrivare?- Non l’aveva gridato, si era contenuto, ma nella sua voce si avvertiva , ancora più che nel suo sguardo forse, tutto il sentimento ostile che provava verso i miei confronti.
Lo guardai sorpreso e confuso allo stesso tempo. Diventai rosso, sempre più rosso mano a mano che il tempo trascorreva, sia perché me lo ritrovavo ad un palmo dal naso e sia perché ero imbarazzato.
Rimasi completamente immobile e a bocca aperta.
Rafforzò la morsa sul mio braccio e con l’altra mano mi afferrò per la spalla, stringendola tra le sue dita tanto da farmi gemere di dolore.
-Non capisco cosa ti prenda!- tartagliai.
-Sei venuto qui con la presunzione di poter fare chissà cosa, di potermi aiutare, quando invece badavi solo ai tuoi interessi!!! Non sei il primo che mi fa proposte del genere!-
Velenoso come un serpente, continuava a guardarmi e più mi parlava e più alzava il tono di voce e di conseguenza aumentava la stretta su di me, quasi come se volesse stritolarmi.
-Proposte di lavoro intendi?- Mi feci coraggio e, tra una pausa e l’altra, riuscii a terminare la frase.
-Mi hai baciato… credi di essere il primo che si avvicina con l’intenzione di offrirmi un altro lavoro ma che poi ha altre prospettive?-
Capivo che non mi aveva raccontato tutto di sè… comprensibile, in effetti si trovava davanti ad uno sconosciuto di cui sapeva soltanto il nome, nemmeno io l’avrei fatto!
-Io non sono così! Credimi non sono proprio il tipo e per il bacio…- Non seppi concludere.
-TI DISPIACE VERO?-  Finì lui per me, spingendomi fino a farmi cadere a terra.
In quel momento non capii più nulla.
Ricordavo di tenermi in piedi a stento, che lui stava per baciarmi ma che poi si era arrabbiato perché pensava che avessi voluto approfittarmi di lui. Da questa situazione iniziale, mi ritrovai a gambe all’aria, andando a sbattere con la testa contro il muro, procurandomi un grosso livido e sporcando il pavimento col mio sangue. Non tutti i mali vengono per nuocere: se fossi stato lanciato una decina di centimetri più a sinistra, sarei finito contro il secchio contenete l’acqua per lavare il pavimento e non sarebbe stato troppo piacevole!
-Non voglio più vederti.- Concluse gelido.
-Ma avevi detto…- Provai io, incurante del dolore lancinante alla testa.
-Quel che avevo detto non ha più alcuna importanza… e ora vattene!-
-Aspetta…-
-VATTENE!-
Lo vidi allontanarsi da me, imboccare quella maledettissima porta che lo riportava al locale, che lo riportava da quel suo dannato tutore che gli stava rendendo la vita infernale. Intanto, a causa del sangue che scorreva, dell’ora, del dolore… persi i sensi.
 
Quando rinvenni mi trovavo già a casa mia, bendato e fasciato alla meno peggio. Il mio padrino mi aveva raccontato che, preoccupato del fatto che a notte tarda, verso le 1:30 circa, non ero ritornato, aveva pensato, giustamente, di chiamarmi sul cellulare. Ovviamente non aveva ricevuto risposta.
Quindi aveva tentato di telefonare Neji, il quale gli confermò che mi aveva visto l’ultima volta circa due ore prima: a questo punto si era messo in moto.
Mi aveva ritrovato al parco, non troppo lontano dal pub dove lavorava Sasuke, disteso su una panchina. Chissà, forse era stato il teme a portarmi lì…
 
Inutile aggiungere che, una volta ripresomi, Jiraiya volle sapere tutto senza esclusione di dettagli. Ma io non gli dissi nulla…
 
*FINE FLASHBACK*
 
Non sapevo qual era la cosa giusta da fare. Era mattina e finchè non fosse arrivato il mio professore, che Jiraiya stava scegliendo accuratamente tra quelli a disposizione per trovarne uno che davvero mi mettesse in riga, non avrei potuto fare nulla, avevo le mani legate.
Ma qui non volevo restarci! Era troppo importante andare da Sasuke! Non volevo che pensasse che io fossi un maniaco, cosa non vera del resto. L’approccio, però, era stato sbagliato da parte mia: avrei dovuto pensare che, dopo tutte le cose che mi aveva narrato, non riponesse troppa fiducia negli altri. Che babbeo ero stato!
Era ora di riscattarsi, di mettere in moto quel poco di cervellino che avevo, per trovare una soluzione ed uscire di qui. Da quanto detto prima, l’unica cosa che potevo fare, l’unico momento in cui avevo davvero la possibilità di scappare era durante la lezione. Ma per farlo mi sarebbe servito l’aiuto di qualcuno… Neji o Shikamaru?
Magari Kiba! Forse era più affidabile!
Presi il cellulare in mano, ringraziando il cielo che questo non mi fosse stato tolto dal mio padrino, e cominciai a comporre il numero.
-Kiba, mi senti? Ho bisogno di una mano…-





 
 
 
Questa storia mi convince sempre di meno! >////<
Non lo so perché!!! Mah, voi che ne dite?
Grazie a tutti!
Hikari93 

  

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Capitolo 3
*** Verità: meglio di mille bugie ***


VERITA’: MOLTO MEGLIO DI MILLE BUGIE


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Avevo preferito chiamare Kiba anziché Neji o Shikamaru.
Apparentemente questa sarebbe potuta sembrare una decisione stupida e illogica, ma c’era un vero motivo dietro questa mia scelta. Come già dissi, Shikamaru era una persona che non si lasciava sfuggire alcun particolare in una discussione, bastava una virgola fuori posto affinché si rendesse conto di qualcosa che non andava, mentre Neji… beh! Neji non sarà stato della stessa intelligenza dell’altro ma non scherzava mica! Inoltre, considerando che era il mio migliore amico, riusciva a capirmi al volo. Quindi, entrambi avrebbero cominciato a pormi domande più o meno compromettenti, dunque, onde evitare, avevo optato per Kiba.
Mio cugino non si faceva troppe domande sul da farsi. Agiva e basta, soprattutto se si trattava di dare una mano agli altri.
 
-Kiba mi senti? Ho bisogno di una mano…-
-Sì, che ti sento! Che domanda stupida ch..-
-NON E’ AFFATTO IL MOMENTO DI FARE BATTUTE!!- Gli urlai, interrompendolo.
Non era proprio il momento giusto per farlo. Il mio pensiero andava completamente a Sasuke che, indubbiamente, in quel momento non mi stava nemmeno pensando e che forse non ricordava nemmeno una sillaba di quello che gli avevo detto: tutto era stato spazzato via da un gesto irrazionale che, in altri casi, non avrebbe comportato alcuna conseguenza terribile ma se era di Sasuke che si parlava non si poteva dire lo stesso.
-Datti una calmata!!- Replicò –Si può sapere che ti è successo di tanto grave?-
Il punto fondamentale era proprio questo: se avessi chiamato uno qualsiasi degli altri due, non li avrei ingannati tanto facilmente con una frottola qualunque! Tuttavia non avevo pensato cosa dire a Kiba di preciso, ma ritenei che forse sarebbe stato meglio continuare con la farsa inventata per Jiraiya: avevo ingannato il mio padrino, avrebbe funzionato anche con Kiba! Oltretutto se mettevo in circolazione troppe versioni, avrei potuto confondermi.
-Mah… mi hanno messo in punizione!- Sbottai.
Una fragorosa risata mi fece fischiare l’orecchio su cui tenevo appoggiato il cellulare.
Effettivamente non avevo considerato quanto le mie lamentele potessero sembrare sciocche alle orecchie di altri. Lamentarsi per una punizione come un moccioso? Indubbiamente era comico.
Mettersi in ridicolo per aiutare una persona conosciuta meno di ventiquattrore prima, la quale non aveva fatto altro che ridurmi in uno stato pietoso? Ne valeva la pena.
-Grazie per il sostegno…- Sbuffai.
-Scusami… non volevo deriderti Naruto, ma… sei stato messo in punizione? A… a diciassette anni?-
La frase era sconnessa, interrotta ogni tre e due dalle sue sghignazzate.
-Posso sempre rivolgermi a qualcun altro se la cosa ti fa tanto ridere!- Continuai facendo l’offeso.
Certo che mi stavo mettendo davvero in ridicolo e mai avrei pensato di farlo.
-No, no! Scusami!- Tossì, cercando, forse, di recuperare un po’ di contegno.
-Allora? Mi aiuti?- Gli chiesi. Stavo perdendo solo tempo!
-Beh… innanzitutto posso sapere perché sei…- sentii un risolino –in punizione?-
-Ti ricordi ieri, quando ci siamo separati dopo la serata che abbiamo passato insieme?-
Mano a mano che pronunciavo le parole, mi passavano dinnanzi tutti gli avvenimenti di quelle  poche ore fa che, sebbene fossero relativamente recenti, mi sembravano ricordi lontani, tanto che ci avevo rimuginato sopra.
-Sì e allora?-
-Dunque…-
Provavo un po’ di vergogna nel raccontargli una menzogna. L’avevo fatto senza problemi col mio padrino anche se, avendoci riflettuto in seguito, non avevo potuto fare a meno di sentirmi in colpa. Ma le bugie dette a fin di bene potevano essere considerate delle vere bugie? Se poi gli avessi detto la verità, avrei tradito la fiducia che Sasuke, seppure per breve tempo, aveva riposto in me raccontandomi del suo passato. E poi chi ero io per mettere a nudo tutta la verità su di lui parlandone con altri?
Sempre, nella mia vita, ero stato un ragazzo altruista e desideroso di aiutare chi in difficoltà, ma mai mi era successo che fossi io ad essere convinto che qualcuno avesse bisogno di me. Mai mi ero immischiato in affari che non mi riguardavano da vicino.
-Naruto? Ci sei ancora?-
Giusto. Kiba era ancora al telefono!
Da quando lo avevo visto per la prima volta al locale, quel teme occupava gran parte dei miei pensieri: l’avevo addirittura sognato quando ero svenuto… ma preferii non perdermi in questi particolari.
Arrossi solo all’idea di cosa mi era apparso in sogno.
-NARUTO!!- Mi richiamò Kiba, alzando il tono di voce.
-Sì, ci sono, ci sono, scusami!- Balbettai.
-Vuoi dirmi cosa ti è successo? Stavamo tornandocene a casa, quando… su, continua!-
-Sì, giusto! Come ti stavo per dire, mentre tornavo a casa, mi sono imbattuto in alcuni ragazzi di strada, che mi hanno provocato, accusandomi di essere un ragazzino ricco, incapace persino di tirare un cazzotto!- Inventai tutto al momento, sperando che funzionasse come scusa.
In realtà l’idiozia di fondo l’avevo già detta a Jiraiya, ma i dettagli, tipo cosa mi avessero detto per spingermi ad usare le mani, era stato il frutto di una sfrenata fantasia mal funzionante.
Se avessero raccontato a me queste cose… chissà se ci avrei creduto.
-E quindi?- Non riuscivo a capire dal suo tono se la sua era vera curiosità o meno. Incurante di ciò, continuai.
-E quindi niente! Cioè, niente di diverso da quello che avresti fatto anche tu suppongo!- Con un tono di falsa innocenza cercai di coinvolgere ancora di più il mio interlocutore nel racconto.
-Vediamo- gli dissi –tu che cosa avresti fatto?-
-Li avrei ignorati… credo.-
Quel credo… sì, era già sulla buona strada! Se volevo che il mio piano funzionasse non dovevo commettere alcuno sbaglio.
-Ed è esattamente quello che ho fatto anch’io! Solo che poi…- Feci una breve pausa per vedere la sua reazione.
-Poi?-
Molto bene, lo avevo incuriosito.
-Io me ne stavo tranquillamente tornando a casa, ignorandoli, quando hanno cominciato a imitarmi buffamente e a darmi del vigliacco!-
-Ma vigliacco cosa! La tua non è stata altro che superiorità!- Mi fece lui, quasi rimproverandomi.
Continuavo a sentirmi in colpa.
 
Tranquillo Naruto, quando tutto ciò sarà finito, gli dirai la verità.
 
-E’ quello che, riflettendoci adesso, penso anch’io! Ma chissà cosa debba essermi preso ieri sera! Infatti ho agito in un modo che non avrei mai pensato.- Passai dalla rabbia al rammarico.
-Si può sapere in sostanza che hai fatto? Suvvia, non tenermi sulle spine!-
-Li ho picchiati!- Sputai fuori tutto d’un fiato.
-Cosa?- Lo sentii estremamente sorpreso.
-Ma non era mia intenzione! Te l’ho appena detto: non riesco a capire cosa mi sia preso! Anche perché poi sono stato io a prenderle, tanto per la cronaca.!- Sbuffai pronunciando l’ultima frase, al fine di essere quanto più credibile possibile.
-E, se ti interessa saperlo, mi hanno conciato pure male!- Continuai, tentando di fare la vittima.
Silenzio. Kiba non aggiunse nulla a quanto avevo detto.
-E io? Cosa dovrei fare?- Chiese dopo un po’.
-Semplice!- Finalmente eravamo arrivati al dunque e per fortuna senza nemmeno troppi intoppi!
-Devi riuscire a farmi uscire di qui!-
-Naruto… ma qui dove?-
-Sono stato rinchiuso in camera da Jiraiya…- Il mio tono lasciava trasparire tutta la noia che la situazione mi comportava. Questa volta non dovetti fare troppi sforzi: era esattamente quello che pensavo. –E ciò che è peggio…- Continuai, tremandone solo all’idea. –E’ che il mio padrino sta cercando un professore, di quelli tosti, che mi metta in riga e che… MI FACCIA STUDIARE!!!-
A queste parole simulai una sottospecie di pianto desolato.
-Ma… ma… è terribile!- Mi diede corda Kiba.
Esattamente come supponevo.
Proprio come me, mio cugino ODIAVA studiare. Forse questo era l’unico caso in cui ricorrevamo alla nostra posizione economica, dicendo che, dato che avevamo un futuro quasi assicurato, non aveva alcun senso sprecare giornate sui libri. Pensiero decisamente egoistico: me ne ero reso conto dopo aver parlato con Sasuke.
-Quindi i aiuti?- Feci io speranzoso. La sua risposta ormai era scontata.
-No!- Rideva. Aveva pronunciato quel solo, unico monosillabo nel tono, giurerei, più divertente che gli avessi mai sentito utilizzare.
-Smettila di scherzare!- Mi stavo seriamente arrabbiando.
-Non sto scherzando! Te lo sei meritato!- Continuava a ridere.
-Sul serio?- Ero ancora incredulo.
-Mai stato tanto convinto in vita mia, Naruto. Anche perché…- Si era bloccato all’improvviso
-Perché?- Lo incitai ad andare avanti.
-Perché così ti perderai gli ultimi giorni di vacanza!- Sghignazzò.
-Non riesco a crederci! Sei davvero subdolo!- Lo accusai.
-Credimi, è solo per il tuo bene! Tanto che avresti da fare se uscissi di lì?-
-Dannazione, io devo uscire da qui!-
-Andresti a cercare vendetta?- Più che chiedermelo, mi accusò.
-Niente affatto!- Non ero più in grado di rimanermene calmo. Il suo atteggiamento mi stava innervosendo.
-Credimi Naruto, ti conosco bene! Non credo che tu abbia fatto ciò che hai detto, almeno non del tutto.- Era diventato serio, un’altra persona da quella che conoscevo.
Questa poi! Non mi aspettavo che riconoscesse la mia bugia. Avevo fatto un errore: anche Kiba sapeva molto bene il mio modo di comportarmi: avrei dovuto immaginare che questa farsa non avrebbe retto troppo a lungo.
Non sapevo cosa rispondergli, ma limitarmi a chiudere la conversazione, staccando il telefono, mi sembrava scorretto.
-E ALLORA NON CREDERMI!- Scoppiai, staccando immediatamente la chiamata.
Bugie su bugie, ecco cosa gli avevo detto. Avevo ingannato due delle persone più importanti della mia vita per un perfetto sconosciuto.
Più tardi avrei mandato un sms a mio cugino per scusarmi, mentre ora dovevo andare dal mio padrino, sentivo il bisogno di parlargli, sentivo che lui avrebbe capito senza il bisogno di troppe spiegazioni.
Non mi restava che aspettare che venissero a chiamarmi per studiare.
 
Non dovetti aspettare molto che udii la serratura scattare e un cameriere che veniva “a salvarmi” dalla mia triste prigionia.
-Dov’è il mio padrino?- Gli chiesi prima che potesse rivolgermi la parola.
-E’ di sotto, signorino. Nella sala da pranzo.-
Odiavo tutti quei riguardi. Più e più volte avevo detto loro di chiamarmi Naruto, ma niente da fare.
Ringraziai e mi lanciai verso i piani inferiori, ignorando lo sguardo allibito di tutti gli altri abitanti della mia abitazione (ovvero i camerieri) che, esterrefatti, osservavano il mio modo di scendere.
 
-Jiraiya!- Urlai, entrando nella sala indicatami.
-Naruto, volevo presentarti il…-
-Non c’è tempo per queste cose!- L’avevo interrotto.
-Ti ricordo, giovanotto, che sei in punizione.-
Non c’era bisogno di ricordarlo, ne avevo perfettamente memoria. Ma non c’era tempo per perdersi in chiacchiere inutili quindi, evitando questo punto, proseguii.
-Non ti ho detto la verità riguardo quello che è successo ieri…-
Bando alle ciance, basta frottole e menzogne non facevano per me.
-Lo supponevo, ma non capisco perché!- Mi fece serio.
Ero indeciso su come proseguire senza mettermi troppo nei guai.
-Non posso dirtelo!- Scelsi il modo più diretto, senza giri di parole.
-E perché?-
-Non è… non è una cosa che riguarda me! Una persona ha riposto nel sottoscrittola sua fiducia e io non posso tradirla!- Lo guardai dritto negli occhi.
Di tutta risposta mi pose una mano sul capo, cominciando ad accarezzarmi la testa. Sulle sue labbra si andava dipingendo un largo sorriso.
-Dove vuoi arrivare?- Domandò, sempre sorridendo.
-Devo verificare una cosa… anzi, per l’esattezza… devo aiutare questa persona! DEVO! Perciò, vorrei chiederti di darmi il permesso per uscire!-
Può essere considerato stupido un ragazzo che a diciassette anni preferisce la sincerità e che soprattutto chiede il “permesso” per compiere una determinata azione? E’ un babbeo il ragazzo che, diversamente dalla maggior parte degli adolescenti, ha ancora dei rimorsi a mentire alle persone care? E’ importante la risposta alle domande siffatte?
-E’ importante per me!- Aggiunsi abbassando lo sguardo, tanto da arrivare a chinare persino la testa.
-E che ci fai ancora qui allora?- Disse lui.
Annuii convinto senza dimostrare con gesti o parole tutta la gioia e la gratitudine che provavo. Sussurrai solo un “grazie” mentre mi voltavo, ma non capii se fossi stato udito o meno.
-Ricordati che però poi dovrai studiare!- Aggiunse.
-Certo!- Risi, iniziando a correre verso la porta di uscita.
 
Fu così che la vera storia cominciò.




 
 
L’ultimo rigo sta a significare il fatto che molto probabilmente narrerò la storia (a partire dal prossimo capitolo) al presente. Mi rivolgo a chi ne capisce più di me in grammatica: secondo voi posso? Perché al passato non mi trovo troppo bene! -__-
 
Scusate per il capitolo, per i dialoghi stupidi e scontati per il “caratteraccio” di Kiba… ma è il meglio che sono riuscita a fare! xD
Alla prossima!
Hikari93
  

  

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Capitolo 4
*** L'incontro: non poteva andare meglio di così! ***


L’INCONTRO: NON POTEVA ANDARE MEGLIO DI COSI’!

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<< No Naruto, no! Quello che stai facendo non è affatto spiare! E il fatto che tu ti trova dietro un cartello stradale, che, a dirla tutta, non riesce a nasconderti nemmeno per un quarto, e che stia accidentalmente percorrendo la stessa strada di un moro di tua conoscenza non significa nulla. Appunto Naruto! Non si tratta di seguire: è solo un caso che Sasuke si trovi davanti a te! Piuttosto potremmo metterla così: siccome, casualmente, ti sei ritrovato a percorrere la sua stessa strada, ti stai soltanto assicurando che le cose stiano andando per il verso giusto. Oltretutto fa sempre piacere rivedere “un amico”. >>
 
Continuo a ripetermi queste parole da quando sono uscito.
La mia prima intenzione era stata quella di recarmi di filato al locale e di raccontargli tutta la verità.
Non avevo preparato alcun discorso perché tanto lo avrei dimenticato non appena formulato, mi sarei affidato solo e soltanto a ciò che il mio cuore mi suggeriva ma senza lasciarmi trasportare troppo come, invece, era accaduto l’ultima volta. Mi sarei limitato a scusarmi, a riproporgli la mia sincera proposta di aiuto e lo avrei fatto anche più volte se fosse stato necessario.
Fantasticando, avevo già idealizzato un Sasuke buono e gentile che, sorridendo, mi perdonava.
Che sciocchezza! Lo conosco pochissimo, anzi diciamo che di lui so soltanto il nome, ma non mi sembra proprio il tipo di ragazzo da fare una cosa del genere!! Stupido di un Naruto!
Il mio livello di sana deficienza sta superando i limiti consentiti… non credo che sia normale tirarsi cazzotti da soli, come sto facendo in questo momento, per allontanare pensieri troppo insensati.
Se a questo aggiungiamo il fatto che comincio ad azzittirmi da solo, portandomi un dito alle labbra e sussurrando un quanto più silenzioso possibile “Sssssh”, posso affermare con estrema convinzione di avere qualche patologia a livello mentale.
Ma non perdiamoci in ciance.
Come dicevo… inizialmente avevo pensato di andare direttamente da lui, al locale, ma poi, proprio mentre mi stavo avvicinando all’entrata, l’avevo visto uscire. Un’espressione indecifrabile dipinta sul viso. Stava controllando attentamente una lista... forse andava a fare compere.
Per una frazione di secondo il mio cervellino aveva optato per “aspettare tranquillamente il suo ritorno, facendo colazione in quel locale e quindi farsi trovare comodamente seduto ad uno dei tavoli, per poi parlare da persone civili”. Nemmeno il tempo di valutare questa ipotesi che i miei piedi si mossero da soli, andando a percorrere lo stesso tragitto del moro.
Per quanto mi sia imbottito di film riguardanti lo spionaggio, mi ritrovo ad ammettere, mio malgrado, di essere una vera e propria frana nel pedinare. Fortunatamente, però, sembrerebbe che l’oggetto delle mie attenzioni sia perso in un modo tutto suo e che quindi è poco disposto all’udirmi. Altrimenti sarei già stato beccato, ne sono sicuro.
Al momento si trova all’entrata di un negozio, una specie di supermarket: si è fermato all’improvviso e il che mi ha costretto a “nascondermi” alla velocità della luce. Non ho la più pallida idea di cosa stia pensando, fatto sta che si è totalmente incantato davanti all’insegna, come se fosse combattuto tra l’entrare e il rimanere fuori.
Mi sporgo quanto è necessario affinché possa vederlo: quanto è bello!
Sento le guance diventare sempre più calde, fino a quando il calore non si trasmette alle orecchie, fin sopra la punta. Mi sento ridicolo! Come ho fatto ad… innamorarmi… a prima vista di un perfetto sconosciuto? E poi di un ragazzo!
Vergognandomi come non mai, ritorno a schiacciarmi contro il muro, sperando che “il mio amico palo” possa nascondermi.
-Ehi, ragazzo! Cosa st…-
-Shhhh!-  Ammonisco l’anziana signora che, forse insospettita dal mio comportamento, stava tentando di capire il mio atteggiamento equivoco. Di tutta risposta ricevo un’occhiataccia da parte della vecchietta che, guardandomi di sottecchi, riprende la sua lieta passeggiata.
C’è mancato poco!
Mi porto le mani al volto, cominciando a strofinarmele sulla pelle, sperando che il rossore, accentuato ancora di più dalla figura da quattro soldi che ho appena fatto, vada via velocemente così com’è venuto.
 
La lista è tra le mie mani: ci sono alcuni negozietti in cui devo dirigermi per fare la spesa, come tutte le mattine. Sembrerà strano, ma è l’unico momento della giornata in cui mi sento meglio, quasi libero… almeno, questo è valso per tutti gli altri giorni.
Oggi, invece, c’è un pensiero che mi turba e che non mi ha fatto riposare decedente stanotte.
Quel ragazzo biondo, quel Naruto.
E’ entrato precipitosamente nella mia vita, senza che io glielo avessi chiesto. Si è proposto di aiutarmi, voleva darmi una mano, voleva sottrarmi dalla “schiavitù” cui sono sottoposto a causa della legge, che mi assicura ad Orochimaru fino alla mia maggiore età,  e tutto senza nemmeno conoscermi.
Non so se mi fa rabbia o pena!
Non voglio passare per quello che ha bisogno della compassione altrui, perché io sono forte, io devo esserlo per andare avanti. Otterrò quello che voglio senza l’aiuto di nessuno!
Sbuffando, entro nel negozio per comprare quanto mi hanno, ahimé, ordinato.
 
Dopo aver attirato l’attenzione di altre due o tre vecchiette curiose –più una bambina- mi decido ad uscire un po’ più allo scoperto. Abbandono il mio amato rifugio, pronto, più o meno, ad affrontare Sasuke a viso aperto: tanto prima o poi dovrò chiedergli scusa!
-SASUKE!- Urlo, facendo girare i passanti.
Rimango in una posizione ridicola per quelli che mi sembrano minuti, con dito puntato ad indicare il vuoto e faccia da stoccafisso. Ehm.. qualcosa deve essere andato storto. Magari ho indugiato troppo e lui… si è dileguato!
Sorridendo nervosamente mi guardo intorno, beccandomi le risatine divertite della gente e le occhiate di meraviglie a me rivolte. Il mio sorriso si trasforma, ben presto, in una risata nervosa, per poi scoppiare in un allegro sghignazzo immotivato. Resto lì, impalato e imbarazzato, a ridere come un ossesso, frattanto che i curiosoni distolgano lo sguardo dal sottoscritto.
Poco a poco la smetto, passando da un’espressione gioiosa ad una di collera.
-Dannato teme!- Sussurro tra i denti, stringendo i pugni. –So solo il nome di te ma mi stai facendo fare le peggiori cose! Prima mi fai mentire al mio padrino, poi mi fai essere protagonista di scenette comiche! Adesso sarai obbligato ad ascoltarmi, dovessi inseguirti fin sotto casa!-
La voce della mia coscienza mi informa che, in realtà, sono stato io a prendere tutte le iniziative, ma, tirandomi un violento ceffone, la schiaccio.
I miei dubbi stanno divenendo realtà: sono ad un passo dalla follia!
 
Per fortuna c’è poca gente alla cassa, perciò non ci metterò molto.
Prenderò tutto in fretta e furia, sforzandomi di parlare quanto meno possibile con la gente che, abituata ormai a vedermi lì, mi saluta amichevolmente, prima che si formi una fila troppo lunga.
Se ognuno si facesse gli affari propri si vivrebbe meglio.
Ci risiamo! Nemmeno a farlo apposta ho tirato, anche se involontariamente, di nuovo in ballo il dobe.
Ma è inutile che ti preoccupi, Sasuke, è impossibile che lo ritroverai. Per quanto stupido, cocciuto e rompiscatole possa essere, deve pur avere un briciolo di cervello per arrivare a capire di non doversi più farsi vedere! Insomma, dopo la batosta che ha ricevuto, e dopo che hai espresso chiaramente la volontà di non volerlo più tra i piedi, è improbabile, anzi, mi correggo, impossibile  che ritorni.
Sospirando, mi aggiro tra gli scaffali, prendendo tutto senza badare troppo alla qualità: tanto non sarà servita a me.
 
Ed ora? Sarà entrato? Che faccio: lo seguo o lo aspetto qui?
Il fatto è che non sono un codardo, ma se cominciassimo a discutere finirebbe sicuramente male. L’ultima volta mi ha massacrato –ed ho ancora i segni- se mi vede per la seconda volta? Che potrà farmi? Tuttavia stavolta non gliela farei passare liscia! Ho già provato con la tattica “fai il buono e il gentile, lasciandolo sfogare” e come risultato ho ottenuto solo ferite e lividi doloranti.
Bene, allora ho deciso! Continuerò a pedinarlo!
Inizio a saltellare sul posto, ad occhi chiusi, mandando al diavolo la mia sanità mentale e l’opinione della gente, finchè non vado a sbattere addosso a qualcuno.
 
-Grazie e arrivederci!- La voce insopportabilmente squillante della cassiera mi perfora i timpani, ricordandomi che, per mia sfortuna, mi ritroverò qui, forse domani, forse tra un paio di giorni, immerso nella mia solitudine e nei miei cupi pensieri. Senza salutare, come è mio solito, mi avvio verso l’uscita, pronto ad imboccare la fastidiosa via di casa.
Senza degnare alcuno di una mia occhiata e tenendo, quindi, gli occhi puntati verso il basso, consapevole della porta scorrevole che si aprirà al mio passaggio, cammino silenzioso come sempre, dando inizio ad un sogno ad occhi aperti, riguardante me e la mia famiglia…
Ritorno presente a me stesso solo quando una manata mi colpisce in pieno volto, procurandomi un gran male al naso –tant’è che mi porto una mano alla parte lesa- e facendomi cadere tutte le buste.
-Ma che cazz…- Mugugno, terminando la frase sottovoce. –Dovresti stare atte… Cosa? Ancora tu?-
Il mio tono tra il sorpreso e il meravigliato mi appare del tutto giustificato, considerando che ai miei occhi è apparso proprio lui.
 
Sento l’altro imprecare, mentre io, dal canto mio, comincio una patetica richiesta di scuse, inchinandomi, abbassando la testa, a mo di bambina sgridata.
-Mi scusi, mi scusi, mi scusi, mi scusi…-
Decisomi a guardare in faccia il malcapitato non posso che stupirmi.
Ma accidenti! Tra tanti dovevo proprio incrociare Sasuke?





 
 
Finalmente l’ispirazione è tornata a trovarmi! *^*
Avevo scritto l’inizio da tanto tempo, ma non riuscivo proprio a concentrarmi per concluderlo (il capitolo). Però stasera mi ci sono messa e mi sono detta: “Come va, va DEVI finirlo e postarlo!” Anche perché non mi piace lasciare le storie a metà!  ù__ù
Spero sia di vostro gradimento e, se vi va, lasciate (per favore *^*) una piccolissima recensione! ^-^
Grazie mille!

  

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Capitolo 5
*** -Amici?- ***


AMICI?


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E’ imbarazzante: è assolutamente imbarazzante.
Anche se non vedo personalmente la mia faccia, immagino benissimo come possa essere. Avrò gli occhi quasi fuori dalle orbite per la meraviglia, accompagnati da un dito puntato verso il moro e sostenuto da un braccio flaccido, con la bocca aperta a mo di stoccafisso: insomma, sto facendo un’emerita figura da poco.
Lui, intanto, è sorpreso quasi quanto me, con una mano poggiata sul naso, dove è stato colpito, e l’altra lungo il fianco, quasi abbandonata a sé stessa. Le sopracciglia sono inarcate, cosiccome le labbra, che vanno a conferirgli un’espressione truce.
Tutto intorno il silenzio è sovrano. L’atmosfera è pesante, come se prevedesse pioggia, ed ogni occhiataccia che mi rivolge è fulminante. Cavolo, devo sbloccare questa situazione!
-Ti serve una mano?- Azzardo, abbassando l’indice, che prima indicava lui, verso le buste cadute a terra. Certamente non è stata la cosa più sensata da fare, tantomeno la più intelligente.
Mi osserva un nanosecondo, che a me sembra eterno, per poi distogliere lo sguardo dalla mia figura. Poi stringe i pugni con forza -forse per reprimere tutta la rabbia e per indursi a stare calmo-  prima di decidersi a parlarmi. –Vuoi forse combinare altri guai?- Sussurra, senza guardarmi in viso.
-Volevo solo essere gentile!- Offeso, porto le braccia dietro la nuca, intrecciando le mani e puntando col naso all’insù.
-Ti ho incontrato solo due volte ed è stata l’una peggio dell’altra, non so se mi spiego.- Ghignando a conclusione di tale frase, si abbassa, iniziando a raccogliere il tutto.
-Ma che razza di scontroso che sei!- Riparto all’attacco, continuando a fare la vittima con le parole, mentre con i gesti, gli faccio intendere, o almeno cerco di fargli capire, che so perfettamente di essere dalla parte del torto; infatti imito il suo gesto, riparando, parzialmente, al danno che ho combinato. Lui tace, immerso in non so quali pensieri.
 
-Ho già detto che mi dispiace, insomma!- Come un bambino capriccioso, mi ostino a rincorrere il moro che, dopo aver ripreso le sue cose, si è precipitato verso una destinazione a me sconosciuta, presumo casa sua, senza degnarmi di un minimo di attenzione: niente prediche, né ceffoni, né risse. Come se niente fosse stato, infatti, mi ha distanziato, lasciandomi, ancora una volta, imbambolato e rincitrullito, incollato al mio posto. Quando poi, vedendo la sua schiena farsi sempre più lontana, ho giustamente ipotizzato che “il bel tenebroso” stesse andando, mi sono deciso a seguirlo.
E da lì ho iniziato a porgergli le mie scuse, dapprima scandendo ogni sillaba a ritmo cadenzato dei passi e successivamente, in seguito alla sua strafottenza, sempre più lamentandomi.
-Sasuke!- Lo chiamo annoiato, come se volessi davvero verificare che il corpo che si muove dinnanzi a me sia quello stesso ragazzo che ho incontrato da poco o che meglio sia davvero un essere animato e non una carcassa senza vita! Sai com’è, mi sorge il dubbio! Non parla, non brontola, non fischietta, non mi considera… cammina soltanto, come un robot programmato solo per fare quell’unica, ripetitiva, monotona azione.
Prendo a sbuffare, cercando di accelerare il passo e di superarlo così da piantarmi davanti a lui e farmi ascoltare, ma il teme, intuendo le mie intenzioni forse dal diverso rumore causato dai passi sul terreno, mi imita, allungando le distanze tra noi.
-Uffa! Non mi è mai piaciuto giocare a rincorrersi!- Enuncio sarcastico.
Niente di niente. Io parlo ed io mi sento.
Mi aspettavo che erompesse con qualcosa del tipo “E a me non è mai andata a genio essere pedinato”. Qualche frase simile, perlomeno. Era troppo chiedere a Sasuke Uchiha di aprir bocca?
-Quando ti deciderai ad interrompere il tuo stato di mutismo?- Continuo sconsolato, prendendo a massaggiarmi la testa. –Se ti scoccio,puoi dirmelo, non mi offendo mica!- Azzardo.
Finalmente una risposta: lo sento sorridere.
-Servirebbe?- Chiedo retorico, preso sempre dalla sua “marcia”.
Wow! Addirittura un sorriso e una parola dopo minuti e minuti di silenzio: pensavo che avesse perso l’uso della parola!
-Certo! Non sono così ostinato!- Torno sulla difensiva, parlando con naturalezza a sostegno delle mie parole. Il primo passo è fatto: da una parola ad un intero discorso la strada è breve! L’importante è che io continui a  dargli corda e a stargli addosso senza permettergli di porre fine alla nostra neonata discussione. Ghigno tra me e me, emettendo risatine sadiche e complimentandomi, interiormente, con me stesso.
“Complimenti Naruto! In fondo è risaputo che vince chi non molla e tu non hai mollato! Il caro teme ha ancora tanta strada da fare prima di arrivare al tuo livello di furbizia e conoscenza! E’ vero, non sarai un asso con i numeri e con le formule, ma quanto posso contare queste nella tua vita? Con i tuoi soli mezzi, con la tua sola cocciutaggine, hai ottenuto quanto volevi, perché è ormai chiaro che il discorso è aperto: è solo da sviluppare!”
-Allora và via. Sono stufo di essere seguito!- Sbotta, girandosi verso di me.
Il sorriso che fino a poco fa era ampio sul mio viso è del tutto sparito, lasciando spazio solo ad un’immensa tristezza. Sono solo un buffone che pensa di poter fare tutto, sconvolgendo le vite degli altri, quando in realtà… sono poche le cose in cui davvero riesco. Finora, però, non mi ero mai trovato a dover affrontare una situazione del genere: si era sempre trattato di cose futili, che non avevo nemmeno troppo a cuore, ma quanto è diversa la questione quando si tratta di una persona?
Scioccamente sorrido, ma è un sorriso malinconico, seguito da una lacrima silenziosa e del tutto inaspettata che mi coglie del tutto impreparato. Prendendo a ridere nervosamente, me la asciugo, sentendo gli occhi diventare sempre più rossi.
-Tranquillo! L’unica cosa che volevo…- Non riesco a concludere la frase che un’altra lacrima mi riga il volto. –E’.. è… così… stano! Gli occhi hanno cominciato a lacrimare senza un perché! E’ davvero insolito, no? A te è mai capitato? No, perché a me non era mai successo….- Imbarazzato e confuso, oltre che immensamente giù di corda, lascio uscire fiotti di parole a casaccio, cercando di mascherare il mio stato d’animo alla meno peggio, sommergo il mio (non)interlocutore di parole confuse e frasi senza alcun senso.
Capendo che la situazione mi sta sfuggendo di mano, mi giro di scatto, deciso più che mai ad andarmene. -Non disturberò più, promesso!- Concludo, mostrando, per quanto mi è possibile un po’ di allegria. -E’ stato un piacere conoscerti Sasuke… almeno per me. Ma prima di andarmene voglio dirti almeno… anzi no, basta ciance.- Detto questo, i piedi si muovono contro la mia volontà, pronti a dirigersi nell’unico luogo in cui, in questo momento, potrei sentirmi davvero bene, ossia casa mia. Per quanto possa essere sorvegliato dai diversi camerieri, per quanto possa sentirmi braccato è lì che voglio stare in questo momento. Di certo non avrò il coraggio sufficiente per guardare in faccia Jiraiya, anche perché lui capirebbe all’istante il mio tormento, ma qualcosa mi invent… ah no! Niente più bugie.
Ecco la fine che ho fatto. Mi ero messo tanto di impegno, ma non ho portato a termine nulla di quanto mi ero prefisso. Sono destinato ad essere un fallito?
 
Ma perché fa così? Perché ci tiene tanto a me? Che cos’è che lo lega?
Eppure per quanto abbia odiato il suo atteggiamento nei miei confronti, il suo insinuarsi prepotentemente nella mia esistenza, volendola modificare in tutto e per tutto, non resto indifferente davanti alle sue lacrime. Vorrei voltarmi, lasciarlo lì dov’è, tutto preso a cincischiare, cacciando parole su parole, ma qualcosa mi blocca. Sarà che mi ricorda me stesso? Quando, dopo la morte dei miei, non potevo che sentirmi impotente, abbandonato… un fallito. Non ho la minima idea di cosa passi per la mente a questo dobe confusionario, mio malgrado, mi ero abituato alle sue chiacchiere allegre e insensate, tanto da non poterne farne a meno. Certamente non davo segno di stare ad ascoltarlo, però, ho sentito ogni singola sillaba. La sua presenza mi stava gradualmente rincuorando e tutto il sentimento collerico che pensavo di provare si stava dissolvendo.
E’ vero che si trattava di musica frastornante, tuttavia il suo singhiozzare equivale a qualcosa di brutto, ad un suono sgradevole: a qualcosa che non mi piace.
Vuole andarsene via: mi ha girato le spalle.
Il cuore comincia a farsi sentire, a battere di nuovo per qualcun altro. Non so di preciso cosa mi stia succedendo, ma non voglio che faccia nemmeno un altro passo.
 
Non lasciarmi da solo anche tu… se ne sono andati via già tutti. Tu devi restare.
Ma il problema lo sai qual è, Sasuke? E’ che tu pretendi che siano gli altri a capirti, perché per te scoprirti sarebbe una concessione troppo grande, impossibile. Ed è per questo che se non ti sbrighi lo perderai.
 
-Aspetta!- Grido, afferrandolo al braccio e stringendolo con forza.
 
Ed ora? Ed ora che gli dirai?
 
-Cos’è che vuoi dirmi prima di andartene?- Mai come in questo momento è stato tutto spontaneo.
Stavolta gli ho domandato ciò che veramente desidero sapere, quello che, allo stesso tempo, bramo e temo.
 
Non me lo sarei mai aspettato: mi ha fermato! Il suo braccio sta stringendo il mio. Mi sta chiedendo di proseguire con ciò che stavo dicendo… e come potrei fare a dirglielo? Volevo spiegargli che quella sera, al locale, non era mia intenzione fargli del male e che si era fatto un’idea sbagliata di me. Poi veniva il resto, quello che veramente avevo voglia di fargli sapere, cioè quanto mi sentivo legato a lui dopo un solo incontro durato pressappoco un paio d’ore, quanto era intenso ciò che provavo, più di una semplice amicizia…
Ora come ora, però, mi manca totalmente il coraggio. Ripensandoci, potrei risultare ridicolo.
Lui aumenta la stretta sul mio arto indolenzito, come se volesse spronarmi a parlare.
-Prosegui.- Un’unica parola che sa di obbligo misto a curiosità.
E’ buffo come la situazione si sia rovesciata: prima ero io a fare di tutto affinché parlasse! Ma di certo io non starò a fare l’imbronciato, anche perché forse non mi ricapiterà più l’occasione-
Cogli l’attimo, no?
-Mi dispiace…- Mormoro. –Che tu ti sia fatto un’idea sbagliata di me. Non sono per niente come ti ostini a disegnarmi. Mi sono avvicinato a te perché…- Mi fermo per un attimo a riflettere. Esatto, per quanto strano posa sembrare, voglio pensarci tre secondi prima di riprendere. Non posso dirgli “Perché ti amo…”. Riprendo: -Perché ti ho visto in difficoltà e volevo aiutarti. Se libero di no credermi.- Termino serio. Spero che così capisca le mie buone intenzioni una volta per tutte.
Segue un’interminabile minuto di silenzio, rotto poco dopo da Sasuke.
-In fondo ho la mia parte di colpa.- Afferma, allentando la presa.
-Eh?- Non credo di aver sentito bene.
-Ho fatto di tutta l’erba un fascio e te ne domando perdono.-
Sono talmente sorpreso da non proferire alcunché. E chi se lo sarebbe mai immaginato!
-Quindi… siamo amici ora?- Esuberante, come al mio solito, do vita ai miei pensieri senza preoccuparmi per le conseguenze. Tento di abbracciarlo, per quanto avventata possa essere come mossa, ma vengo bloccato da una mano di Sasuke, alzata a simboleggiare lo stop, frapposta tra me e lui.
-Non così presto dobe, non così presto!-



 



 
 
Elenchiamo il mio primo difettuccio: prendo la storia sempre per le lunghe! “-___-
Avrei potuto far confessare i sentimenti a Naruto ma mi sembrava TROPPO presto! (Ecco che comincio a crucciarmi!!!). Vabbè, lascio decidere a voi… se vi va, lasciate un commentino a questa (semi)scrittrice (semi/tutta)fallita.
Grazie mille! 

  

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Capitolo 6
*** Sei un inetto... ***


SEI UN INETTO…


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Sono al settimo cielo per la svolta che ha preso la situazione! Nonostante il moro stia facendo il duro, qualcosa, non so di preciso cosa sia, mi dice che sta abbassando le difese. Ed è proprio qui che non posso permettermi errori o rischierei di mandare tutto all’aria.
-Ed ora? Dove andrai?- Gli domando, tra il sorpreso ed il curioso, permettendomi di accompagnare la mia domanda con una sonora pacca sulla spalla di lui.
-Me ne torno a casa, semplice.- Non mostra sentimenti in quanto ha detto. Non mi fa capire se è triste, preoccupato, infastidito… o semplicemente rassegnato a dover condurre la sua solita vita.
-Per casa intendi quello schifo?- La mia faccia decisamente disgustata non deve essergli sfuggita, infatti mi fissa intensamente, con quei suoi occhi scuri ed indecifrabili.
-Ma se non fosse per quello schifo a quest’ora chissà dove sarei.- Afferma serio.
Forse mi sono lasciato prendere la mano. Cerco di scusarmi, ma nel provarci non riesco a far altro che emettere alcuni suoni scombussolati, derivati dalla sovrapposizione di parole su parole ripetute a raffica. Va bene: sono un disastro.
Per fortuna ci pensa Sasuke ad interrompere la mia imbarazzante esibizione, alzando una mano dritta davanti al mio volto, al fine di farmi capire che posso smetterla di tartagliare.
 E come un robot a comando, mi fermo, dirigendo lo sguardo verso un punto indefinito. Comincio a muovere freneticamente un piede, segno evidente del mio crescente nervosismo: ma perché è così difficile comportarsi adeguatamente con lui? Non si può sgarrare di una virgola che è tutto finito! Dovrò abituarmici.
Intanto avverto che mi sta ancora guardando profondamente. Ho quasi paura che possa mettermi a nudo, scoprendo ogni minimo dettaglio della mia persona, facendosi libera strada nella mia anima.
 
…mettermi a nudo…
 
Oh cavoli! No, Naruto.
Non cominciare a pensare a cose sconce! Non come Jiraiya, Naruto… NON COME LUI!
Per quanto voglia impedirlo non posso fare a meno di riflettere sul significato letterale di quanto ho appena detto e il peggio è che la mia mente perversa, sicuramente plagiata dalla filosofia di vita del mio padrino, immagina tutta una bella scenetta poco pura tra me e il teme.
 
Certo che… non mi dispiacerebbe se non fosse solo  pura fantasia.
 
-Naruto che cos’hai?- La voce quasi preoccupata di Sasuke mi fa sobbalzare, portandomi via da quel mondo tutto mio in cui mi ero perso con piacere. -Sei arrossito all’improvviso anche se non comprendo quale possa essere stato il motivo.-
Molto meglio che tu non sappia il motivo. Non mi avresti più parlato e saremmo ritornati alla situazione di partenza.
-Niente di preoccupante! E’ stato un colpo di Sole!- Emetto, ridacchiando e portandomi le braccia incrociate dietro la testa. Tutto questo prima di accorgermi dei nuvoloni neri all’orizzonte che minacciano pioggia e del leggero venticello di fine estate che mi scompiglia i capelli.
Oh cazzo. Ne ho fatta un’altra.
-Potente questo “Sole”.- Mi deride, mostrandosi quasi scocciato dalla mia bugia.
-Sai com’è, il Sole… accumulato in questi caldi e afosi mesi.- Azzardo, già sapendo che nessuno potrebbe credere ad una fesseria di tali dimensioni.
E allora perché l’ho detta? Io ho qualche serio problema, più passa il tempo e più me ne convinco! Sputo fuori le prime chiacchiere che mi sovvengono senza pensare alle conseguenze.
Dannazione, Naruto! Rifletti tre secondi in più prima di parlare, soltanto tre!
Mi sto rendendo finalmente conto di perché mio padre mi ripete sempre queste raccomandazioni che io stesso, fino a pochi secondi fa, ritenevo inutili e controproducenti: più in fretta parli e più ti mostri sicuro! Questo credevo.
-Sei un babbeo! Non ti obbligo certo a dirmi quello che senti se non vuoi, ma non sopporto di essere preso per stupido!- Ad ogni sillaba pronunciata il tono di voce aumenta. Ciò significa solo una cosa: Sasuke si sta arrabbiando con me… di nuovo.
-Uffa!- Sbotto. –Non è come pensi!-
-Non è mai come penso!- Urla di rimando. -A parlare con te finisce sempre che hai ragione tu!-
In effetti è vero, anche se non totalmente.
-Il problema è che quando ci sei tu, volente o nolente, mi ritrovo sempre a fare figuracce!-
-Sei tu che mi hai seguito, quindi assumiti le tue responsabilità!- Mi rinfaccia.
-No ti prego, non tirare in ballo questo discorso!- Il mio tono è supplichevole. Non saprei come comportarmi davanti a questo argomento. Ho fatto tanta fatica per superarlo una volta, non potrei riuscirci di nuovo. Ed io che pensavo che si sarebbe tutto risolto facilmente. Macchè! Ce n’è di strada da fare per piacere a Sasuke Uchiha!
 
… piacere…
 
Ci risiamo.
-Sei tu che hai voluto cominciare a discutere!- Mi incolpa il teme.
-Va bene, va bene! Scusami!- Comincio a capire quale sia il nostro problema. Evidentemente non riusciamo proprio ad andare d’accordo perché ognuno di noi, con le proprie idee e convinzioni, troppo diverse da quelle dell’altro, cerca di imporsi sull’altro.
Un bell’ostacolo da superare per raggiungere una convivenza civile.
Un silenzio ricco di significato incombe sovrano, assistito da un vento freddo che mi scompiglia i capelli. Mai questo mi è sembrato tanto rumoroso.
-Davvero.- Sussurro. -Scusami. Non era mia intenzione, come dire, prenderti in giro. E’ solo che non riesco a dar vita ai miei pensieri troppo facilmente.-
Lui mi guarda senza capire, prima di sospirare, pronto a ricominciare a parlare.
-Lasciamo perdere?- Più che una richiesta la sua è un’imposizione.
Annuisco con convinzione, mentre dentro di me si fanno strada quelli che ritengo possano diventare dei seri problemi. Se, dunque, non sono sincero con lui e non mi apro completamente, come posso pretendere che lui lo faccia con me, che mi renda partecipe della sua vita? Ma se, invece, gli dicessi ciò che sento, senza mentirgli reagirebbe sicuramente male! Ritorneremo daccapo!
E’ perciò perdonabile una bugia se detta a fin di bene? Ero arrivato alla conclusione che non bisogna mai mentire, in nessuna circostanza. Ma se provassi a considerare la situazione come una “falsa bugia”? Insomma, come una bugia momentanea! Se un giorno riuscirà a considerarmi una persona di fiducia magari potrei rivelargli tutto, cancellando queste menzogne… forse.
-Se non hai altro da dire me ne torno da dove sono venuto.- Nessun tono alterato, nessuna rabbia nascosta. Sembrerebbe quasi che ciò che è accaduto non sia mai successo per davvero.
-Di già?- Non nascondo la meraviglia nel mio tono di voce. -E’ ancora presto, potremmo fare una passeggiata!- Tutto. L’importante è che non te ne vai.
-Non mi sembra un’idea sensata considerato questo tempaccio.- Mentre parla, alza lo sguardo verso il cielo ed io con lui. In effetti non ha tutti i torti. E dire che, quando sono uscito di casa, le condizioni atmosferiche sembravano buone: si vede che l’estate è quasi finita.
Una goccia d’acqua sulla guancia mi fa sussultare.
-Perché allora non vieni a casa mia?- Lo so, è un azzardo bello e buono, ma dovevo provarci.
-Ti sembro il tipo da andare a casa del primo che incontra?- Mi fa acido, infastidito da una goccia di pioggia che gli è arrivata sul naso.
-Ma tra di noi c’è un rapporto speciale!- Sorrido sornione. –E poi è la seconda volta che ci incontriamo!- Cerco di essere convincente al massimo, sottolineando la parola “seconda”.
A prima vista parrebbe che la mia battuta, se così la si può definire, non abbia fatto troppo effetto. Chissà che pensa!
 
Ammetto che non mi dispiacerebbe andare con lui. E’ pur vero che si tratta di un tipo strambo, ma sotto sotto comincia ad essermi… simpatico? Non lo so. Rappresenta una sorta di appiglio su cui sto capendo di poter contare. Non vorrei illudermi, ma mi sembra onesto.
Non ho gradito la sua bugia di prima, ma si vede chiaramente che è un tipo sincero, ma soprattutto ingenuo e fondamentalmente buono: se avesse voluto ideare una sciocchezza credibile, si sarebbe impegnato di più, ma a quanto pare non è riuscito nel suo intento. Forse perché è incapace di mentire per davvero.
Ho trovato il mio opposto.
Magari ne guadagnerò qualcosa cominciando a fidarmi di qualcuno oltre me stesso. Da quando ho perso tutti la mia vita è cambiata radicalmente, il mio carattere è diventato il contrario di ciò che era.
Io, Sasuke Uchiha, ero un bambino solare e allegro, anche se non ai livelli dell’Ukumaki. Mi piaceva stare in compagnia degli altri e dare il meglio di me per essere il più bravo di tutti in tutto e sempre con risultati eccellenti. Non c’è molto da dire: mi comportavo come un normale bambino.
Finché non c’è stato quello che c’è stato.
Sono venuti a mancare tutti i miei punti di riferimento, cosicché sono diventato io stesso la mia guida e il mio sostegno. Non ho mai voluto dipendere da nessun altro, ho alzato difese invalicabili davanti alle quali chiunque, prima del dobe, si era arreso, lasciandomi nel mio piccolo mondo formato da me solo. E questa situazione mi è andata bene, finora, perchè non mi si è mai aperta la possibilità di evadere dalla mia situazione.
 O forse sono stato io a non volere che ciò accadesse…
Forse ricominciare a fidarsi non è così difficile. L’importante è non abbassare mai la guardia.
-Però dobbiamo sbrigarci, oppure ci bagneremo da capo a piedi!- E’ il mio modo di rispondergli di sì e, a quel che vedo, il biondo mi ha capito. Scoppia a ridere, mostrandomi il pollice alzato all’insù.
-E allora seguimi!-  Comincia a camminare a passo svelto, mentre la pioggia, che sta aumentando di intensità, ci bagna i capelli. Da canto mio cerco di ripararmi alla meno peggio con le mani, senza dare troppa importanza alle buste. Che si bagnino pure! Al massimo ritorno a fare la spesa!
-Sei buffo! Dovresti vederti!- Ma senti da che pulpito viene la predica! Lui che, sollevata la maglia sul capo, quasi non si strozza per girarsi verso di me. Senza contare che non risolve granché.
-E tu sei un incompetente, dobe.-
Mi becco una linguaccia dal biondo che, una volta giratosi, si perde un abbozzo di sorriso da parte mia.
Stupido Naruto Uzumaki. In poco tempo già mi stai facendo strani effetti!
Ho detto proprio bene: stupido.
Infatti, neanche abbassati gli occhi per mezzo secondo, che mi ritrovo ai piedi l’Uzumaki che, inciampato in non so cosa, è comicamente faccia a terra.
-Lo ripeto: sei un incompetente, dobe.- Gli dico prima di aiutarlo ad alzarsi. Quasi quasi lo lascio lì, a farfugliare parole senza senso, probabilmente insulti contro di me, più inghiottendo terra che concludendo qualcosa di concreto. Va bene, dai. Porgiamogli la mano. Inizialmente mi sembra stupito per il mio gesto ma poi lo accetta, avvinghiandosi al mio braccio prepotentemente.
-Ma che… vuoi strapparmelo per caso?- Lo rimprovero, staccandomelo di dosso.
-Non riuscivo a rialzarmi!- Si lamenta lui, massaggiandosi il naso.
-E perché dovrei stupirmi? Sei o non sei un inetto!?- Prenderlo in giro sta divenendo molto, ma molto divertente. Anche solo per questo, Naruto merita la mia vicinanza.
E’ “salutare”.
-Sei fortunato che sono tutto infreddolito ed ho i muscoli inutilizzabili, altrimenti…-
-Altrimenti?- Lo interrompo, sebbene so che avrebbe continuato di sicuro anche senza una mia esortazione.
-Meglio per te se non lo sai!- Mi informa, prima di riprendere a camminare a tutta velocità, dandomi le spalle e distanziandosi leggermente da me.
-Sai dare solo aria alla bocca.- Mugugno per non farmi sentire, riprendendo a camminare dietro di lui.






Spero che il capitolo vi sia piaciuto! ^__^
Se vi va, magari, lascereste un piccolo commentino? Grazie mille! :)
 
 

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Capitolo 7
*** -Opporsi al fato? Inutile.- ***


OPPORSI AL FATO? INUTILE


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-Certo che siete bagnati fradici, ragazzi!- Jiraiya sorride, beffandosi della nostra immagine. Effettivamente dobbiamo essere veramente ridicoli. Sento i piedi inzuppati e gocce fredde di acqua scivolare dai capelli sul pavimento e, laddove la situazione lo consenta, introdursi nella mia maglietta, facendomi tremare per il contatto di queste con la mia pelle calda. Sasuke non sta meglio di me, anche se non lo dimostra affatto. Cerca di farsi calore strofinandosi le mani sulle braccia senza, però, dare troppo nell’occhio. In effetti lo guardo di sottecchi, alternando lo sguardo tra il mio padrino e la sua figura. I capelli bagnati gli ricadono sulla fronte, attaccandosi ad essa e rendendolo, ai miei occhi, il ragazzo più bello che abbia mai visto. Se non fosse per il suo caratteraccio…
-Non mi sembra il caso di ridere!- Sbuffo, tremando dalla testa ai piedi e abbracciandomi per avvertire quanto meno possibile il freddo.
-Invece di fare il solito lamentoso, non credi che dovresti presentarmi qualcuno?- Ammicca. E questo gesto cosa rappresenterebbe? Spero non si sia accorto, dopo una sola occhiata, del mio interesse particolare verso il ragazzo in questione! Cavolo, mai sgarrare davanti a Jiraiya! Un passo falso e sei fritto! Scopre subito quello che pensi. Tuttavia avevo proprio rimosso di dover presentare il moro al mio esuberante padrino. Ci siamo precipitati, in fretta e furia, a casa mia. Intrufolatoci, siamo stati accolti da Jiraiya, che se ne è uscito con la sua simpatica, per modo di dire, affermazione.
-Non posso farlo dopo?- Lagno, osservando il mio stato. Poi osservo Sasuke dal solito sguardo indecifrabile. Forse per lui le cose non sono semplici quanto per me. Magari non sarebbe una cattiva idea fornire a Jiraiya almeno il suo nome. -Per il momento ti basti che si chiama Sasuke e che ha bisogno di un bel bagno caldo!- Sorrido sornione, volendo far valere la mia ultima frase più per me stesso che per l’Uchiha. E questo al teme non è sfuggito.
-Non parlare per me!- Risponde acido. –Non ho mai detto di necessitare di qualcosa! Pensa per te!-
-Hai un bel caratterino… Sasuke!- Ride Jiraiya, ignorando le mie evidentissime suppliche che lo inviterebbero a tacere. Ho già fatto tanto di mio per guadagnarmi quel po’ di fiducia, non ti ci mettere tu a rovinare tutto! D’altronde il vecchietto, come affettuosamente lo chiamo, non è il tipo da tenersi le cose per sé. E’ schietto e molto.
Sasuke gira la testa di lato, leggermente infastidito dal commento sulla sua personalità.
-Tutto sommato la tua è una buona caratteristica, ragazzo! Sei diretto!- Afferma Jiraiya, sempre ridendo.
-Troppo.- Sussurro, sufficientemente forte, tanto da farmi sentire, seppure involontariamente dal moro al mio fianco che, a dirla tutta, sembra parecchio innervosito per quest’unica, dannata parola che mi sono lasciato sfuggire. Maledetto me!
-Non che tu sia il massimo della simpatia, dobe.- Afferma, tranquillo lasciando spazio, più che a quell’espressione truce che gli ho visto giusto un istante fa, ad una serena e sicura di sé, come non l’avevo mai scorta.
-Ora basta con tutti questi preamboli, su!- Comanda Jiraiya in un tono che definirei serio, considerando che di solito è tutto scherzoso. –Ammesso che non vogliate prendervi una brutta influenza.- Conclude, facendo segno a due inservienti di avvicinarsi.
Un mio starnuto, abbastanza rumoroso, rafforza la sua tesi.
-Ho detto che io non ho bisogno di nulla.- Riafferma Sasuke, facendo per afferrare le buste, appoggiate lì a terra, e per andarsene.
Cerco di fermarlo, ma vengo fermato dal mio padrino prima che potessi emettere alcun suono, rimanendo a bocca aperta. Come un baccalà. Solita figuraccia.
-Il temporale sta aumentando e dubito che tu possa andartene così come stai. Non arriveresti nemmeno a destinazione. Perché non accetti la mia offerta, dunque?-
Il moro si ferma, ascoltando attentamente le parole di Jiraiya, cosa che con me, a quanto mi è parso di capire, non fa mai o quasi mai, poi, giratosi, annuisce, terminando lì il discorso.
-Molto bene! Allora il bagno è a vostra disposizione!- Ci fa, ritornando il burlone di sempre.
-No, non ce n’è bisogno!- Dico, avendo intuito le sue intenzioni. -Lascerò andare prima Sasuke e poi toccherà a me.- Caspita. Mi sa tanto che davvero il mio padrino ha capito l’interesse che nutro per il moro. Oh cavolo! Ho paura persino di rivolgere lo sguardo a Sasuke, perché sono quasi sicuro di trovare nei suoi occhi un fare cattivo. Anche lui avrà inteso che Jiraiya vuole farci fare il bagno insieme. D’altronde che male ci sarebbe? Siamo due maschi… -Oppure.- Aggiungo, appellandomi a questa futile speranza. -Potremo semplicemente usare bagni diversi! La casa è grande, del resto!-
Jiraiya mi osserva ghignando e io sento le orecchie diventare sempre più rosse per l’imbarazzo.
-E va bene. Dai, andate, prima di buscarvi l’influenza!- Sorride.
-Seguimi, Sasuke!- Intimo al moro, mentre scruto Jiraiya ordinare ai due inservienti di prendere le buste di Sasuke e di posarle momentaneamente.
L’interpellato mi fissa, con la solita espressione indecifrabile, ed esita un po’ di tempo prima di decidersi a venirmi dietro.
-Poi ti mostrerò il resto della casa. Per ora è necessario sciacquarsi o ci ammaleremo, quindi ti faccio vedere il bagno.- Spiegò, balbettando lievemente. Di solito sono tranquillo e sicuro di me, ma solo in sua compagna divento simile ad Hinata. Dalle mie spalle non mi giunge altro che silenzio. –Allora.- Riprendo, dopo aver atteso inutilmente una risposta. -Questi sono i bagni. Io vado a lavarmi nell’altro e poi, magari, ti porto qualcosa da indossare, sempre che non ti dispiaccia mettere qualcosa di mio.- Lo punzecchio, sperando in una sua qualsiasi parola.
-Tranquillo dobe. Provvederò a disinfettarmi in un secondo momento.- Sorride odiosamente, cercando di provocarmi.
Lo guardo storto, preferendo non rispondere per non riscaldare gli animi e litigare nuovamente.
-A dopo, allora.- Dico, imboccando la strada per l’altra stanza da bagno. -Le asciugamani sono pulite. Prendi pure quella che preferisci.-  Aggiungo, prima di andarmene.
 
Chiudo la porta alle mie spalle, sollevato di essere rimasto, finalmente, da solo. Il vecchio non mi ha fatto una cattiva impressione, almeno non esageratamente. Insomma, sarà anche un po’ impiccione, ma mi sembra un tipo che preferisce dire le cose in faccia e questo è meglio, non come quel babbeo. Ammetto che la sua presenza comincia a farmi piacere, nel senso che, mio malgrado, l’ho giudicato troppo in fretta, sbagliando. Cerca di attirare la mia attenzione continuamente, stuzzicandomi in ogni occasione. Mi diverto a dargli corda, anche se non lo dimostrerò mai.
Mi osservo intorno: è un bagno enorme, per non parlare della vasca. Ormai mi è chiaro che quel dobe è uno dei cosiddetti figli di papà. Un po’ mi innervosisce che lui non me l’abbia detto, pretendendo, però, di conoscere tutto dal sottoscritto. Chissà quando, e se, riuscirò a capire che cosa gli frulla per la mente. Un fremito mi riscuote da questi pensieri, ricordandomi di dovermi lavare. Giro il rubinetto al massimo, impostandolo sull’acqua calda, sperando che si riempia presto. Nonostante il getto potente, dovrò aspettare un po’.
Ritorno ad immergermi nei miei discorsi mentali. Non avrei mai pensato di ritrovarmi in una casa di queste dimensioni. Se Orochimaru lo venisse a sapere, vorrebbe di sicuro che io mi avvinghiassi al proprietario. Che viscido schifoso! Ma è meglio non pensarci. Già starà su tutte le furie perché non mi ha visto far ritorno, ma l’affronterò in un secondo momento: non mi spaventa per niente.
Tamburellando con le dita sul braccio, mi perdo a pensare un qualcosa di indefinito mentre, con lo sguardo, sono volto verso la fontana, dalla quale sgorga il liquido trasparente che, nel frattempo, ha quasi riempito metà vasca.
 
Mi sono appena immerso nell’acqua: che sollievo! Mi risana ogni membra indolenzita del mio corpo. Chiudo gli occhi appoggiando la testa alla vasca dietro di me. Sospiro. Chissà Sasuke…
Scioccamente mi ritrovo a pensare alla sua figura. Sto ancora cercando di capire i miei sentimenti verso di lui: di certo non gli sono indifferente e non mi dispiacerebbe stringerlo tra le mie braccia. Ma suppongo che non vada a genio a lui. Questo mio desiderio, quindi, sta a significare che…
... me ne sono innamorato?
Dannazione! Oltre al fatto che siamo due ragazzi, lui non sembra minimamente interessato a me, anzi! Sembrerebbe quasi che la mia presenza lo infastidisca, perciò, sebbene io provi a non darlo a vedere, ne sono addolorato. Tutto sommato cerco di far emergere quelle mie solite qualità, come l’esuberanza, la simpatia, la vivacità, che mi contraddistinguono. Tuttavia, quando sono solo, non posso fare a meno di lasciarmi andare, di lasciar spazio ai miei sentimenti più repressi: proprio come sta avvenendo in questo istante.
Avverto una lacrima silenziosa solcarmi la guancia, seguita senza esitazione, da altre calde e maledettissime. Odio essere così debole perché non è così che io sono. Il sottoscritto è forte e non avrei mai pensato di abbattermi per così poco.
E’ questo che significa innamorarsi?
Non sopporto non poter gestire le mie emozioni, ma non si tratta di oggetti che, fastidiosi, possono essere buttati e cancellati: è tutt’altra cosa.
Preferisco rimanere a mollo nell’acqua per un periodo abbastanza lungo. Non vorrei che il moro mi vedesse in queste condizioni: ho già pianto davanti a lui e non mi sembra proprio il caso di riproporgli questo vergognoso, orripilante, patetico spettacolo. Meglio sorbirmi le prediche di Sasuke riguardanti il mio ritardo che probabili risatine di scherno, anche se, a quanto mi pare di aver capito, non è per niente il tipo da fare queste cose. Mi sciacquo la faccia, tentando di cancellare quanto è appena successo. E’ impensabile soffrire tanto per una persona. Presumibilmente se spiegassi al moro il motivo del mio stato d’animo, oltre che ad odiarmi a morte, mi prenderebbe in giro, forse non capirebbe la mia sofferenza.
E come potrebbe? La mia non è minimamente paragonabile alla sua, che ha perso tutti.
Quanto vorrei occupare quel vuoto lasciato dai suoi.
Potrei provarci. Ma so già che non ci riuscirei. Com’è insensato tutto ciò. Naruto Uzumaki, sempre sicuro di sé, si perde in un bicchiere d’acqua per le questioni di cuore: del resto a queste non mi sono mai interessato.
Ora basta ciondolarsi in queste inutili riflessioni. Non è certo scervellandomi che risolverò la questione. Sbrighiamoci che devo recuperare qualche indumento per Sasuke perché, sbadato come sono, ho preso nuovi vestiti per me ma non per lui.
 
Sto aspettando davanti alla porta del bagno da un po’. Ma quanto ci mette? Mi sembra di essere stato qui vicino da una mezz’oretta circa, ma dal moro alcuna traccia. Finora ho esitato ad aprire la porta ma più passa il tempo e più quella maniglia diventa invitante, come se mi volesse dirmi di metterle una mano sopra e spingerla giù. Prima, però, di passare a queste maniere “forti”, ossia di sfondare la porta a suo di calci, potrei provare civilmente a bussare.
Toc toc toc.
Le nocche della mia mano producono un suono forte a contatto con la superficie dura della porta. Ma dall’interno non odo rumori, se non lo scrosciare della pioggia che proviene da fuori, accompagnato dai tuoni di un fragoroso temporale.
Mi sono stufato: aprirò la porta, usando il meccanismo lì vicino, col quale potrò sbloccare la serratura. Non mi è sembrato il caso di informare Sasuke, anche perché non credevo di doverlo usare. Premo il pulsante coincidente con la porta della suddetta stanza ed odo un crack: aperta.
Indiscretamente mi faccio avanti per la grande stanza, avanzando verso il luogo in cui, deduco si trovi il moro. Sorpresa delle sorprese: è appollaiato sul bordo della vasca e sonnecchia.
Stupidamente, o forse no, mi ritrovo a pensare che, se avessi tardato, lo avrei ritrovato annegato.
Purtroppo non sono il tipo da fare troppe mosse, per cui mi accosto ancora di più al suo corpo immerso, con l’intenzione di svegliarlo senza considerare le possibili conseguenza ma, nel farlo, mi trovo rapito dal suo viso. E chi direbbe che si tratta del Sasuke brusco e scontroso? Il suo volto, ai miei occhi, ha assunto le sembianze di una creatura paradisiaca, una specie di angelo sceso in terra.
Quale tentazione di baciarlo, di sentire le sue lavora sulle mie. Solo al momento del nostro primo incontro ho potuto sentire il suo respiro e solo quello mi è piaciuto, ha aumentato in me la voglia di volerlo per me.
Faccio per appoggiargli una mano sul viso, senza pensare più a niente, se non alla sua pelle morbida e chiara e ai suoi occhi scuri che, anche se non posso vedere ora, mi sono impressi nella mente dalla prima volta che hanno incrociato i miei azzurri. Mi sporgo un tantino, allungandomi in direzione delle sue labbra.
E’ così vicino.
Finalmente posso risentire il suo respiro, stavolta calmo e regolare.
Giurerei di poter quasi avvertire il battito del suo cuore.
Che sensazione stupenda.
Avverto le sue labbra, sfiorate dalle mie.
 
Ed è tutto un attimo: all’improvviso un tuono fragoroso mi fa sbandare, distogliendomi dai miei compiti e facendomi finire addosso a lui.
Il moro sobbalza, guardandomi con un’espressione allibita, ma non ha tempo di dire alcunché. Un nuovo tuono, infatti, molto più forte del normale, oltre che farmi chiudere gli occhi dalla paura, fa scattare l’allarme. E con questo scatteranno, automaticamente, tutte le serrature, sigillando le porte.
-Che succede?- Chiede, irritato, lui.
-Niente.- Tartaglio. –Si sono solo chiuse le porte ma, tranquillizzati, possiamo aprirle con la chiav…- Non riesco a concludere la frase che un nuovo tuono fa saltare la corrente.
Ora siamo al buio, da soli, chiusi dentro.
Certo, potremmo ancora utilizzare la chiave… a patto che nel buio della stanza immensa riesca a trovarla.
 
Ero riuscito ad evitare di fare il bagno con l’Uchiha, ed era stato facile. Ma quando una cosa deve succedere, succede: opporsi al fato? Inutile.



 



 
 

 
Cominciamo dalle scuse? Forse è meglio, anche perché ne ho di doppie da farne.
Innanzitutto mi scuso per il ritardo. Stavolta il problema non è stato la mancanza di tempo, quanto la mancanza di ispirazione. Più o meno avevo tutta la parte in mente, ma non la trovavo soddisfacente, infatti poi l’ho modificata un po’.
Le mie seconde scuse vanno per la banalità/bruttezza del capitolo. E’ venuto malissimo, lo so, ma ho fatto del mio meglio! ç___ç

 

Vi prego di scusarmi!!!
Spero, comunque, che sia stato di vostro gradimento e sarai super felice se mi lasciaste qualche piccolissimo commento (sempre se avete tempo per recensire questo obbrobrio).
Grazie in anticipo e perdonate eventuali errori.
 

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Capitolo 8
*** Alla ricerca della chiave... accadrà qualcosìaltro? ***


ALLA RICERCA DELLA CHIAVE... ACCADRA' QUALCOS'ALTRO?


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-Che succede?- Ripete, Sasuke, con un tono che sembra tutto fuorché calmo. Non oso immaginare cosa possa succedermi se gli dicessi che non ho la più pallida idea di dove sia finita la chiave.
-Non lo vedi anche tu?- Ribatto, nervoso. -Siamo al buio, la porta serrata e l’unica cosa che potrebbe farci uscire…- Permetto al silenzio di diventare il padrone incontrastato della scena, aspettando, inutilmente, che il coraggio prenda il sopravvento. Ma col teme non si può indugiare troppo! Ecco infatti che, senza nemmeno concedermi il tempo necessario per riflettere, riprende a parlare: -Concludi.- Dice, gelido.
-Secondo te, genio?- Gli faccio, sentendo l’ansia crescere a dismisura. -Purtroppo per noi, sarà difficile trovare la chiave al buio!- Ammetto, esasperato, preparatomi alla meno peggio per sentirmi un suo rimprovero nelle orecchie.
E invece nulla.
-Dove l’hai messa?- Ricomincio, sperando che il moro si ricordi, almeno orientativamente, dove l’abbia poggiata.
-Innazitutto togliti di dosso.- Ringrazio il blackout e tutte le divinità, perché sono arrossito tanto da far invidia alle mele più mature di questo universo conosciuto. Tra una cosa e l’altra, avevo completamente rimosso di occupare una posizione alquanto imbarazzante e inopportuna.
Ma forse non l’avevo proprio rimosso… volevo che fosse un attimo che durasse quanto più a lungo possibile. Ahimé, tutte le cose belle finiscono o non sarebbero più tali, ma diventerebbero solo noiose.
Ancora su di giri e con delle guance bollenti, cerco di alzarmi: non pensavo che un semplice gesto, come quello di mettersi in piedi, avrebbe potuto farmi combinare tanti guai tutti in una volta. Difatti, prima ho pestato un piede a Sasuke, gesto compreso più dal sonoro “Ahi” che gli ho sentito pronunciare, che da un qualcosa di duro che ho avvertito sotto i piedi, dopodichè, per concludere in bellezza come solo io so fare, sono caduto, di nuovo, addosso all’altro. Ma stavolta è stato un contatto maggiore, tanto da poter sentirlo sotto il mio corpo.
Il mio rossore aumenta ai limiti del possibile.
-Sc… scusa.- Farfuglio, aggrappandomi al bordo della vasca per evitare altre figure da poco. Avverto un sospiro infastidito da parte dell’altro che, per mia fortuna, non aggiunge altro se non uno spintone abbastanza violento, che quasi mi fa ruzzolare sul pavimento. Sarebbe stato il massimo: non so quante volto sono caduto nell’arco di una sola giornata!
-Dov’è il mio asciugamano?- Chiede, apparentemente tranquillo.
-Non per qualcosa, ma non credi che la priorità sia uscire di qui?- Emetto, senza nascondere la voglia di mettere fine a tutto quel buffo teatrino. Come è possibile che mi stia accadendo sul serio? Nemmeno nei miei sogni più vivaci, avrei potuto immaginare ciò… o magari sì…
-Fa silenzio!- Intima, tastando il bordo della vasca per cercare il tanto agognato pezzo di stoffa. Non posso vederlo, è vero, ma lo capisco dal battere continuo della sua mano sulla superficie. -Hai combinato già abbastanza danni!- Continua, irato.
-Questa è bella!- Ricomincio, punto nel vivo. -E che colpa avrei?-
-La colpa di essere rompiscatole, di esserti avvicinato troppo a me, di non farti i fatti tuoi…- Elenca, con fare di chi la sa lunga. Non riesco, però, ad offendermi: anche se mi conosce da pochissimo, ha c’entrato in pieno alcuni “problemucci” del mio carattere. In fondo potrebbero essere visti come pregi… se solo lui ne capisse qualcosa di spirito di collaborazione e aiuto reciproco.
-Bla, bla, bla…- Scimmiotto io, prendendo a gesticolare per rendere la mia “esibizione” quanto più reale possibile, sebbene l’Uchiha preso in giro, non possa vedermi. -Piuttosto.- Riprendo, cercando di riacquistare un minimo di serietà che non ho mai avuto. -Vuoi venire a darmi una mano?-
-Non potrei fare diversamente! Da solo non ci riusciresti mai!- Ghigna, provocandomi. O almeno a me risulta una provocazione. -Scommetto che nemmeno alla luce del Sole, con tanto di cartello ad indicartela, la troveresti.-
-Trovatela da solo, allora!- Lamento, stavolta più che incollerito. “Tanto a me non dispiace la situazione” Avrei voluto dirgli. Ma, come al solito, per il bene comune, sarò costretto a tacere.
-Sei proprio un dobe.- Conclude, afferrando qualcosa. Finalmente, più per lui che per me,  ha trovato l’asciugamano, suppongo. -Sta calmo.- Riprende. -Non ci impiegherò più di un secondo.-
“Staremo a vedere!” Penso tra me e me, innervosito dalle sue parole.
 
-E allora, teme?- Sorrido. Non so quanto pagherei per vedere la faccia di quello sbruffone in questo momento. Non ho la più pallida idea di quanto tempo sia trascorso, ma all’incirca più di dieci minuti buoni. -Non ho ancora visto la chiave!- Lo derido, trattenendo, volutamente, quella che era una sonora risata.
Da parte sua silenzio. Magari si era fatto trasportare troppo dalla voglia di dimostrarmi quanto è più in gamba di me… o, molto più probabile, semplicemente avrebbe provato piacere nell’aver ragione sul sottoscritto.
-Va bene, su!- Esclamo, felice e alquanto soddisfatto. -Ti aiuto anch’io!- Infatti nel tempo appena trascorso, in cui Sasuke ha evitato, secondo me per miracolo, i diversi mobili presenti nella stanza, io mi sono accomodato in un angolino, immaginandomi la scena. A dirla tutta, e di certo non per pavoneggiarmi, se tra i due qualcuno ha una speranza di ritrovare l’oggetto scomparso, quello sono io: non è, per caso, casa mia questa?
Con la stessa espressione compiuta, che da qualche minuto fa mi adorna il volto, mi alzo in piedi, prendendo a girare per l’ambiente a mo di sonnambulo: mani avanti e passi sicuri. Però, mio malgrado, devo ammettere che non è troppo semplice come immaginavo… Sasuke è stato un grande a non cascare giù nemmeno una volta pur non conoscendo il posto.
Intanto, però, il mio compagno non si sente più: mi è apparso, sin dalla prima volta che l’ho visto, un personaggio molto cupo e soprattutto taciturno. Però lasciarsi andare in un silenzio del genere! Non credo di averlo offeso! Insomma, la mia è stata solo una battuta innocente! Ed io, allora? Con tutto quello che mi dice sarei dovuto mettermi a piangere? Ma forse sto correndo troppo. Magari sta… pensando?
-Teme?- Alla fine l’ho chiamato, essendo un tantino preoccupato del suo non proferire parola.
-Che cosa vuoi? Hai trovato la chiave per caso?- Esordisce, per niente infastidito da ciò che ho detto prima. Sarà che sta imparando a conoscermi e, di conseguenza, come comportarsi con me.
-Ehm… no!- Ammetto, sconfitto. -Ad ogni modo…- Riprendo un po’ più serio. –Mi dispiacerebbe averti offeso in qualche modo, prima. Volevo solo riderci su.-
-Lasciatelo dire.- Inizia il teme. -Tu ti fai troppi problemi.- Sorrido, senza emettere alcun suono, affinché lui non possa saperlo e, contento, riprendo la ricerca. Purtroppo il mio ottimismo viene stroncato nel momento stesso in cui Sasuke apre bocca. -Femminuccia.-
Resto a bocca aperta: femminuccia? A me?
-Razza di teme, se ti acchiappo ti distruggo!- Urlo, perdendo di vista tutta la calma e la “serietà” che mi sono sempre imposto in sua presenza. Non mi conosce per niente! Sono pericoloso quando mi trattano male! Ma, per mia sfortuna, la rabbia non è accompagnata solo da un innalzarsi dei toni, ma anche da un vagabondare al buio, infischiandomene delle possibili conseguenze.
Avrei fatto meglio a tenerle in considerazione… o forse no?
E’ destino che il sottoscritto, Naruto Uzumaki, cada per la terza volta tra le braccia di un moro dai modi non troppo garbati. Per la mia incolumità, sarebbe stato meglio abbracciare le mattonelle o procurarsi un bel bernoccolo in faccia. Invece l’unica cosa che ho di fronte e il suo viso. Sento il suo respiro, cosiccome, immagino, lui senta il mio.
Non ho il coraggio di parlare e, a quanto pare, nemmeno lui ha qualcosa da dire.
Tuttavia tento di spiaccicare qualche parola, anche frase sconnessa andrà bene, ma di nuovo il destino deve intervenire per fare accadere ciò che, se fosse dipeso solo da me, sarebbe già accaduto. Difatti la luce ritorna all’improvviso, illuminando il suo volto, ancora bagnato, e, di sicuro, facendogli notare l’espressione da baccalà che ho sul viso.
Ormai, però, anche volendo non potrei più fermarmi. Sarà assurdo, irrazionale, magari inarcherà anche la già flebile amicizia appena formatasi, ma devo farlo: per una volta voglio che sia l’istinto a guidarmi, anche perché, affidandomi a lui negli anni passati, non ho quasi mai fallito. O almeno, anche se ho fallito, non mi sono mai pentito delle scelte che ho fatto.
E perciò, senza pensare più a niente se non ala figura di Sasuke, gli stringo i polsi, per impedire che mi scappi, e poggio le mie labbra sulle sue, gustandomi l’infinitesimo attimo prima che le nostre bocche entrassero in sintonia. Probabilmente è come se lo stessi costringendo e, forse, sarei ancora in tempo a fermarmi, ma non voglio assolutamente farlo. Aspetto per un attimo la sua reazione, senza aspirare a nulla di troppo spinto, godendo del contatto tra le nostre carni.
Percepisco lui, sotto di me, che, piuttosto confuso, cerca di assecondarmi. Sorrido dolcemente, prima di infilare la lingua nella sua bocca e percorrere tutto il suo interno. Intanto, sento crescere in me l’eccitazione, tant’è che mi aggrappo maggiormente alle sue braccia: tanto da farlo gemere dal dolore. Se mo fossi visto dall’esterno, avrei negato fino alla morte di essere io a fare quelle cose. Eppure godo, vivo per quei gemiti di dolore, misto a piacere, che Sasuke mi regala.
Decido di procedere, perché questo contatto non mi basta più. Ed allora prima gli afferro entrambe le braccia con una sola mano, in un’unica, potente stretta, mentre con l’altro arto libero, mi dirigo più in basso. Trovo la strada spianata perché, dato che stava facendo il bagno, è già nudo e pronto per me: mi basterà liberarlo dall’asciugamano: lo faccio con un gesto secco.
Poi, vogliosamente, comincio a massaggiarlo sempre più veloce e, allo stesso tempo, staccatomi dalle labbra di Sasuke, osservo la sua espressione: mostra di voler opporre resistenza, ma non credo che lo stia facendo sul serio. Più che altro è una buffonata per mantenersi attorno quel velo di oscurità e mistero. Prende a mordersi il labbro inferiore mentre, da parte mia, continuo la mia opera.
-Na… Naruto…- Geme, aumentando al massimo la mia eccitazione, tant’è che, dopo avergli fatto raggiungere l’orgasmo, mi assicuro di ottenere lo stesso da lui: afferro, con forza, la sua mano e la dirigo all’interno dei miei pantaloni. Sento il mio membro già eretto, pronto a farmi gioire ad un solo suo tocco.
E, infatti, così è.
Stanco e soddisfatto, mi accascio su di lui, socchiudendo gli occhi, senza pensare, minimamente, a quello che potrà succedermi di lì a pochi minuti… non vorrà più vedermi? Purtroppo non lo so, ma ci penserò dopo.
 
Non so come descrivere il mio stato d’animo.
Non ho idea di cosa sia quello che sto provando, avvertendo il corpo morbido e caldo del dobe, sul mio ancora bagnato.
E’ una sensazione insolita, che non ho mai provato prima.
Non ho ancora fatto chiarezza in me stesso.
 
Fatto sta che…
 
… non è stato così male...
 



 



 
Mi sento morire! >.<
Non sono una cima nel descrivere scene di questo tipo! (oltretutto provo un imbarazzo pazzesco!)
E poi… Naruto seme? Io che adoro il SasuNaru??? Più ci penso e più non capisco come abbia potuto scrivere una fic on un Naruto seme! >.<

 

Va bene, scherzi a parte, ringrazio chi ha avuto lo stomaco di leggere fin qui e chi avrà lo stomaco/la forza/il coraggio di commentare. Grazie in anticipo! 
 

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Capitolo 9
*** -O dobe, dobe, perchè sei tu dobe?- ***


O DOBE, DOBE, PERCHE' SEI TU DOBE?


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La luce mi avvolge all’improvviso, ferendomi gli occhi socchiusi. Sia io che Sasuke siamo stesi a terra, l’uno sull’altro, dopo che il sottoscritto ha preso l’iniziativa. Stranamente, finora il teme è stato zitto, ma ammetto che la cosa mi preoccupa. Che si trattasse della quiete prima della tempesta? Sarei capace di affrontare quel turbine di eventi che si potrebbero susseguire? Ho paura di darmi una risposta. L’atmosfera è cambiata, il blackout è terminato: l’oscurità che ci circondava, simbolo della serenità del luogo, è stata sostituita da un bagliore forte, causato dal ritorno della corrente. Che questo stesse a significare una qualche imminente svolta?
Il moro è sopra di me ed è affannato. Avverto il suo respiro sul mio corpo, mentre i suoi capelli mi provocano un fastidioso, ma al tempo stesso desiderato, solletico. Sebbene volessi che questo momento non finisse mai, non posso che farmi coraggio e farlo rialzare.
Uno, due, tre… via. Tanto prima o poi dovrò affrontarlo.
-Ehm… teme?- Tuttavia l’approccio non è quello che desideravo, o meglio, nutrivo la speranza di poter ottenere qualcosa di meglio, qualcosa di serio. Chiudo gli occhi, attendendo il peggio.
Non odo alcuna risposta. Non so se spaventarmi maggiormente oppure tirare un sospiro di sollievo. Probabilmente si è assopito! D’altronde non saprei dire quanto tempo è passato da quando -arrossisco solo al ricordo- lo abbiamo fatto. Sarà stato per la gioia di non aver incontrato resistenza da parte sua, o per la foga del momento, ma ho decisamente perso la cognizione del tempo.
Secondi, minuti, ore… quando si sta bene non fa molta differenza.
Mi rendo perfettamente conto, però, di non poter continuare ad alienarmi dal mondo esterno e di considerare il tutto che mi circonda, come una realtà a sé stante e che non mi è appartenente. Dunque, armato di quanto più coraggio possibile, comincio a scuoterlo.
Il solo contatto tra la mia mano e la sua pelle calda, fa accelerare i battiti del mio cuore.
Tum, tum, tum… vuoi forse uscire dal petto?
-Sasuke?- Riprovo, sussurrandoglielo nell’orecchio che si trova ad una distanza quasi impercettibile dalle mie labbra. La voglia di baciarlo e di ripetere, di conseguenza, tutto quello che c’è stato prima, è forte, ma la consapevolezza che potrei essere in pericolo di vita se lo facessi, mi acquieta.
Mugugna, pronunciando qualcosa di indecifrabile, sebbene gli sia così vicino. E’ ora di chiudere gli occhi e di aspettare. Però spero che lui si ricordi che l’omicidio è un crimine.
Mano a mano mi sento più leggere, segno evidente che il moro si sta alzando.
-Dobe?- Eccolo, adesso è giunta la mia fine! Il suo tono non è nulla di rassicurante: mi sembra profonda, seria, irata. Quanto spero di sbagliarmi! Sollevo una palpebra, mostrando uno solo dei miei due occhi azzurro cielo. Mai, prima che lo conoscessi, quel colore era stato tanto scuro.
Restai a guardarlo, incapace di proferire qualsiasi parola.
Avrei voluto urlagli contro uno scusa, nonostante servisse a ben poco.
Avrei voluto darmi dello stupido davanti ai suoi occhi, per fargli capire quant’ero pentito del mio gesto, anche se, in realtà, sarei pronto a rifarlo.
Sarei stato capace persino di inginocchiarmi ai suoi piedi, di promettere qualcosa di assurdo pur di ottenere il suo perdono. Umiliarsi per amore? Prima d’ora non avevo nemmeno mai considerato questa opzione. Quante cose cambiano quando si sente il cuore battere forte innanzi alla voce, alla figura o ad un qualche cosa che ricordi la persona amata. Ma è amore vero quello scaturito da un colpo di fulmine? Perché questo è stato col teme. Non vorrei mai che lui percepisse il mio sentimento come ridicolo o infondato soltanto perché l’ho provato non appena l’ho visto.
Nemmeno lui parla ed io, dal canto mio, non riesco più a tenere puntate le mie iridi brillanti -perché, intanto, avevo spalancato anche l’altro occhio, abbandonando l’aspetto da cucciolo ferito- per cui giro la testa di lato, sentendo le guance farsi rosse dalla vergogna.
-Ti sei pentito, vero?- Mi dice, senza nascondere una punta di ironia. -Se ho capito bene come sei fatto, stai pensando proprio questo.- Un mezzo ghigno gli si dipinge sul volto. Almeno qualcosa di positivo c’è: non mi ha ancora urlato contro o sferratomi un pugno.
Decido di non rispondere, di serrare le labbra, perché non voglio ammettere che ha ragione. Nutro per lui un sentimento che va aldilà della semplice amicizia, ma, chissà per che, non mi piace dovergli dare ragione. E’ una cosa che non sopporto! In genere è sempre orribile dover ammettere di essere dalla parte del torto, ma con Sasuke questa sensazione è centuplicata.
Lui partecipa al mio silenzio per alcuni istanti, per poi proseguire, rivolto più a sé stesso che a me: -E’ come dicevo io, dobe.-
Un pensiero terribile scatta dentro di me: avverto una paura crescere, la paura di poterlo perdere. Quel suo tono da saccente, quell’espressione accigliata, insomma, tutto di lui mi suggerisce di dover fare qualcosa, di dover agire in modo diverso perché altrimenti potrei vederlo uscire da quella porta e non tornare mai più. Purtroppo, Sasuke, sei diventato troppo importante per me, perciò non puoi sperare che io ti lasci andare così, senza reagire. Cerco di formulare, repentinamente, una specie di scusa, o per meglio dire, di spiegargli i miei sentimenti per quelli che sono, anche se non è facile esprimere a parole quello che si sente quando si è innamorati.
Mi ha dato le spalle. Lo guardo mentre si riveste, indossando dei miei vestiti che, dato che sicuramente me li restituirà, non vorrei diventassero il mio suo unico ricordo.
-Teme!- Mi alzo di scatto, afferrandolo per un braccio e stringendo quest’ultimo forte. Per tutta risposta, l’Uchiha si volta, fissandomi con quegli occhi pieni di in espressione. –Vuoi andartene, vero? Sei arrabbiato con me per quello che ho fatto.- Segue un istante di silenzio, silenzio carico di significato. Il moro, evidentemente pensando che io abbia finito, tenta di replicare ma io, prontamente, lo fermo, tappandogli la bocca. -Aspetta, fammi continuare.- Gli intimo. -Era già successo e ricordo cosa mi facesti.- Dichiarai, mostrandogli un livido che ancora era visibile sotto i capelli biondi. -Ma stavolta non sarà come in passato, non ho la minima intenzione di chiederti scusa, perché non c’è niente che tu debba perdonarmi. Ti sembrerà strano, lo so -del resto anche per me è lo stesso- ma io non ho fatto altro che seguire il mio cuore, i miei sentimenti. L’unica cosa che puoi imputarmi è di averlo fatto nel modo sbagliato, in una maniera che, sapevo, a te non piace. Non ti dico questo per ricevere le tue scuse, ma voglio che tu sappia che è la prima volta che quando osservo una persona mi sento così impacciato e stupido. Anche se ti ho conosciuto da poco, mi sento legato a te in un modo indissolubile, come se fossimo una cosa sola.- Ormai ero più rosso di un peperone. Non era facile fare uscire fuori tutto quel fiume di parole e, inoltre, gesticolavo maledettamente con l’unico braccio che mi rimaneva libero, perdendo, forse, quel minimo di credibilità che con la mia stupida, semi-dichiarazione sdolcinata era andata a farsi friggere. Caspita non sono bravo con le parole e dire che sto andando in panico è poco! Tutto ciò che mi esce da bocca mi sempre maledettamente stupido e infantile, oltre che impossibile da  credere.
Non mi aspetto altro che un ghigno di sdegno da parte sua però, nell’attesa che ciò si verifichi, non posso non dar voce anche agli altri pensieri che mi assillano: -Sono stato egoista, ho pensato solo a me stesso. Avevo provato ad avere la tua fiducia e, in un modo o nell’altro, forse ci stavo riuscendo. Ma io sono bravo solo a sprecare le occasioni che la vita mi offre. Ma che colpa ne ho se mi sono innam…-
-Smettila, dobe, sei ridicolo!- Urla, fermando addirittura le prima lacrime che cominciavano ad uscire. Purtroppo avevo visto giusto: tra noi non può esserci nulla.
 
Fastidio. Non riesco a provare altro che fastidio.
Il biondo blatera, sputando parole su parole: frasi che mi irritano, alle quali non sono capace di dare un senso. Odio com’è fatto: perché si fa tanti problemi che non lo riguardano? Perché non mi lascia in pace? Perché, anche se se ne andasse, so che lo cercherei? La sua petulanza mi è diventata indispensabile, e questa è una sensazione che non posso spiegarmi.
Ha abbassato lo sguardo, gli occhi sono tristi… ed io odio vederli così. E’ già la seconda volta che mi si presenta davanti un’immagine del genere e, ora come allora, vorrei non trovarmela innanzi.
“Stupido, dobe, non piangere” Vorrei gridargli, ma resto muto, ad ascoltare fino in fondo quello che vuole dirmi. Perché non riesco a dichiarargli che quello che ha fatto non l’ho considerato tanto grave? Forse perché, dopo averne dette tante a proposito, non voglio perdere quel velo di perfezione e di intangibilità che mi sono costruito.
E perché, poi, non ammetto -sia a me stesso che a lui- che non ho trovato il suo tocco possessivo e che ho fatto, erroneamente, di tutta l’erba un fascio solo e che, inoltre, con i suoi gesti, con le sue carezze, mi ha trasmesso tutto l’affetto e tutto il sentimento che prova? Il punto è sempre quello precedente: l’orgoglio.
Figuriamoci, dunque, come potrei svelargli di averlo pensato spesso da quando l’ho incontrato per la prima volta, di aver percepito, quella notte, un feeling speciale con lui. Nessuno, infatti, aveva mai indagato tanto a fondo nel mio passato, ed è stato questo che mi ha colpito del dobe: caparbio e sincero. Forse devo ricredermi su alcune frasi che gli ho detto in precedenza.
Si sta dando dell’egoista e dell’insensibile, quando, in verità, sono io a corrispondere a queste caratteristiche. Non voglio più sentire la sua voce, voglio che stia zitto! Il suo tono è rotto, talvolta, da singulti più o meno forti e tutto questo a causa del mio essere tremendamente caparbio.
Per questo urlo, ordinandogli di tacere: -Smettila, dobe, sei ridicolo.-
Di certo non sono le parole migliori da usare, ma io sono fatto così.
Lui mi osserva avvilito, come se fosse stato colpito ed affondato dalle mie parole, come se queste fossero diventate all’improvviso, come delle lame taglienti, capaci di lacerare l’anima.
Accenna ad un lieve sorriso, per poi asciugarsi le lacrime. Ma più ne asciuga e più ne cadono.
-Sapevo avresti detto così.- Ammette,inarcando le labbra a formare un ghigno sghembo. -Anzi, mi sorprende che tu sia resistito tanto.- Continua, ridendo malinconico.
-Sei uno stupido.- Ribadisco, a testa bassa.
-Senti chi parla.- Esordisce l’Uzumaki, mostrandosi spavaldo, ma senza riuscire nel suo patetico intento. Come uscirne da questa situazione? Che fosse giunto il momento di dichiarami a mia volta? No, non sarebbe da me. Magari è meglio farsi passare tutto addosso e terminare lì quell’insulsa amicizia. Anche perché con entrambi in queste condizioni –lui più di me- non è possibile restare amici.
-Usciamo?- Chiede lui, immobile al suo posto.
Avevo quasi dimenticato che la luce era tornata e che, di conseguenza, tutto il complesso meccanismo che aveva sbarrato le porte, era sparito, rendendo libera l’uscita. Tuttavia nella mia mente, adesso, alberga soltanto quell’”usciamo”, al quale tanto vorrei oppormi.
Uno scatto d’orgoglio per una volta?
Ho perso molto nella mia vita, non voglio perdere anche lui. Ovviamente non glielo direi mai così.
-Credo che dovremmo chiarire.- Rispondo, non credendo nemmeno io a quanto ho appena detto.
L’altro è incredulo e, infatti, ha sbarrato gli occhioni azzurri, che riflettono un misto di preoccupazione e felicità. Chissà che cosa pensa…
Gli impedisco di parlare, come ha fatto prima con me, alzando l’indice vicino alle sue labbra.
-Tu sei un babbeo.- Comincio, cercando le parole che più mi rispecchiano per dirgli che, in pratica, anch’io provo -o almeno penso di provare- i suoi stessi sentimenti. -Ma insieme a te, è certo che non mi sentirò mai inferiore. Dovrò solo stare attento ad inevitabili brutte figure, quando usciremo di casa, ma cercherò di sopportare.-
Naruto Uzumaki è ufficialmente azzittito e sul suo viso non c’è spazio ad altro se non che un’espressione da ebete totale, da vero dobe qual è.
-Faccio bene a chiamarti dobe.- Concludo, prima di stampargli un bacio sulle labbra per fargli capire quello che intendevo esprimere a parole. E dire che ho fatto tanto per organizzare un discorso “per bene”. Tuttavia quando si ha a che fare con i “dobe” bisogna sempre essere diretti.
Altrimenti perché si chiamerebbe dobe?


 



 
 
Coraggio, linciatemi! So che volete farlo! ç__ç
Ho reso Naruto uno dei più frignoni dell’intero gloco e Sasuke… beh Sasuke è super mega ultra OOC!!!! TT^TT
Chiedo perdono, perdono! *si prepara a ricevere tutte recensioni negative*
*sigh*
Chiedo venia, per favore, siate buoni! ç__________ç
 
ANGOLINO PUBBLICITA’
 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=609605&i=1
Ovvero, la mia SasuNaru, scritta per consolarmi di un quattro in fisica (brillantemente recuperato con un sette! >w<)
 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=686542&i=1
E’ partita come una raccolta ma, per mancanza di idee, è formata da due sole fic!
 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=701403&i=1
Scritta a Pasqua 8sì, è passata da molto >///>)
 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=714250&i=1
Minato e un pucciosissimo Nacchan? Qui.
 
 
Un’ultima cosa! Sono stata molto felice che, dopo l’ultimo chappy, ben 5 persone hanno messo la fic tra le preferite! *^*
Grazie mille, per me è tantissimo!!!! 

 

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Capitolo 10
*** Ho avuto un'idea geniale, Sas'ke-kun! ***


HO AVUTO UN'IDEA GENIALE SAS'KE-KUN!!


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-Hai proprio deciso di andartene?- Mi informo, seguendo il teme che si appresta a riprendersi le buste della spesa.
Annuisce: -Purtroppo sai qual è la mia situazione.- Lo dice senza lasciar trapelare emozioni di sconforto o inferiorità. Non credo sia entusiasta di tornare a “casa”… chi lo sarebbe?
-Sasuke, se vuoi, ci parlo io!- Azzardo, stringendo, furioso al sol pensiero di cosa potrebbe succedere, un pugno e alzandolo davanti a me.
-Sono capace di difendermi, dobe. Purtroppo, se non voglio avere problemi, sono costretto a ritornare da quello schifoso.- Sottolinea quello “schifoso” con una tale calma rabbiosa che mi spaventa quasi. Deve odiarlo parecchio!
-Potremmo far parlare Jiraiya, se ti va!- Riprovo, sperando che accetti. Desidererei tanto che restasse qui a dormire con me ma, maggiormente, mi piacerebbe riuscire a liberarlo da quel dannato. Devo pur fare qualcosa per dargli manforte! In un certo senso, gli avevo dato la mia parola.
-No.- Si limita a dire, muovendo il capo in segno di diniego. -Non mi serv…- Si interrompe, come se volesse riflettere su quanto stava dicendo poi, guardandomi fisso, riprende: -Lui no. Ma magari tu potresti aiutarmi.-
Non mi sorride ma suppongo che se fosse stato il tipo di persona che esterna i propri sentimenti, l’avrebbe fatto. Per questo gli sorrido a mia volta.
-Finalmente hai davvero capito che non sei solo!- Dichiaro, portandomi le mani dietro la testa e mostrando un sorriso talmente largo che si trasforma in un batter d’occhio in una risata fragorosa.
-E spero che tu impari a non frignare come un moccioso quando le cose non vanno bene.- Mi sussurra, avvicinandosi al mio orecchio. La sua voce è penetrante a tal punto da farmi arrossire e non solo perché mi sta ad un palmo dal naso ma, più che altro, perché, ripensando a come mi sono, per così dire, “dichiarato”, mi viene voglia di seppellirmi talmente in profondità da non farmi trovare più da nessuno, tantomeno da Sasuke.
-Baka!- Urlo, spingendolo lontano. Sebbene sia più simile ad un pomodoro che ad un umano, continuo a sostenere il suo sguardo come se volessi dimostrargli che sono tutto benché meno una femminuccia. Non che mi abbia definito così, ma, secondo me, implicitamente lo ha fatto. -Quelli sono stati solo momenti di debolezza ma ti assicuro, anzi no, te lo giuro sul mio onore che non accadrà mai più!- Esprimo, risoluto, puntandomi il pollice contro.
-Sei solo uno sbruffone.- Dice, deformandosi il volto in una sottospecie di ghigno. -Ma è meglio così.- Conclude, dandomi un bacio sulle labbra prima che potessi rendermene conto.
Posso considerarlo come il mio ragazzo? Il solo pensiero mi riempie di gioia.
-Sasuke, scusami…- Comincio, afferrandolo per le braccia in modo da poterlo continuare a fissare negli occhi. Gli occhi sono lo specchio dell’anima – o almeno così dicono – e saranno sinceri, in loro potrò scrutare la verità. -Ma io e te… insomma… tu che provi... come pensi…-
Avrei voluto evitarlo, ma non ce l’ho fatta: ho ripreso a balbettare.
-Dobe, dobe… cominci ad essere nuovamente ridicolo.- Afferma, scuotendo il capo e liberandosi dalla mia stretta. -Oltretutto sei un tonto: ti avrei baciato, altrimenti? Guarda che non sono il tipo che bacia il primo che capita!- Termina, dandomi le spalle.
Sono io il ridicolo, teme? E tu, invece? Ti nascondi dietro quella patetica maschera di freddezza, come se tu fossi una marionetta, ma non sei capace di dire a parole un semplice ti amo o con te sto bene. Mi fai proprio ridere, razza di teme.
 
-E’ importante che a parlare sia io!- Affermo, mentre ci dirigiamo verso il pub in cui l’ho incontrato. -Ho in mente un piano!- Gli faccio l’occhiolino, esibendomi in uno dei miei coinvolgenti sorrisi. O, almeno, riesco a fare ridere gli altri: sto imparando – mano a mano – che l’Uchiha è uno stupido caso a parte, infatti, mi guarda stizzito ed ha un sopracciglio inarcato.
-Qualunque cosa sia, dobe, lascia perdere!-
-Perché? Non vuoi almeno sentire cosa ho da proporre?- Ribatto, infastidito di essere snobbato senza nemmeno essere ascoltato. Mi sembra un’idea, non di cui andare troppo fieri, ma fattibile.
Sasuke sbuffa, segno che posso spiegargli cosa ho in mente.
-Premetto che, forse, non sarai troppo d’accordo! A dire la verità nemmeno io ne sono entusiasta.- Comincio, deciso ad introdurmi pian piano nell’argomento principale. Vorrei creare una sorta di tensione, per fare incuriosire il moro. Rido sotto i baffi, immaginandomi come possa rodergli il non sapere cosa voglio dire.
Invece mi sbaglio: l’Uchiha continua a filare dritto, incurante – o quasi – del fatto che gli stessi parlando: -Su, continua. Potrebbe non sembrare ma ti stavo ascoltando.- Confessa, non troppo sicuro di sé. Anzi, sembra che mi stia prendendo volutamente in giro.
-Se non ti interessa lascio perdere!- Metto il broncio, voltandomi dal lato opposto al suo ma continuando, lo stesso, a marciare convinto.
-Chiedo venia.- Riprende lui, annoiato. -Prosegui. Muoio dalla voglia di sapere della tua “genialità”. Sono convinto che riuscirai a stupirmi. Va bene, adesso?-
-No che non va bene, ma dimostrerò di essere più maturo di te e, perciò, te lo dirò!- Porto le braccia al petto, annuendo convinto allo scandire di ogni singola sillaba. Da parte sua silenzio.
-Allora, Sasuke, innanzitutto, affinché il mio piano vada in porto, è necessario che tu risponda alla mia domanda!- Incomincio, alzando un indice davanti a me e incrociando le dita dell’altra mano. Non avevo, infatti, considerato un dettaglio molto importante. E’ necessario che quel tizio – di cui non conosco o, comunque, mi sfugge il nome, corrisponda alla caratteristica che mi occorre, altrimenti va tutto in fumo.
-Dimmi.- Fa lui, con poco interesse. Probabilmente non crede che io possa veramente tirarlo fuori dai guai… o, semplicemente, si diverte – anche se per lui “divertirsi” non significa nulla – nel vedermi cercare di mantenere la calma davanti alla sua noncuranza.
-Questo tuo zio, insomma, tuo tutore, che rapporto ha con i soldi?-
Sasuke si blocca all’improvviso, guardandomi curioso: finalmente un po’ dell’interesse che merito!
-In che senso, scusa?-
-Beh, nel senso letterale, no? Nel senso che è un tipo tirchio, spendaccione…-
-Né l’uno, né l’altro, direi.- Cavolo, sono fritto! Farei di certo una figura da poco! La pausa che segue mi lascia pensare – o meglio sperare – che il moro possa proseguire o, addirittura, cambiare idea. -Però se dovessi scegliere tra le sue cose… direi più avaro!-
-Evvai!- Esclamò, senza riuscire a trattenermi dal fare un saltello e portare la mano verso il cielo, simulando il simbolo di vittoria.
-Non vedo come questo possa c’entrare con me!- Dichiara, arricciando il naso. Questo suo gesto mi fa sorridere. In fondo, per quanto provi ad essere “un uomo vissuto e pasciuto” è pur sempre un ragazzino, magari è molto – e davvero molto – più maturo di me-  ma ha sempre più o meno la mia stessa età: non può mascherarsi da chi non è. Meglio non farglielo notare: sarebbe solo il motivo di un’altra, stupida lite.
-Dato che il tuo cervellino non ci arriva, te lo dico io- Mi diverto ad osservare la sua reazione a questa mia semplice frase: alza gli occhi al cielo e, silenziosamente, mormora qualcosa tra le labbra che, secondo la mia personale interpretazione, dovrebbe essere “Dobe, non prenderla per le lunghe”. –Immagino ti sarai accorto che le possibilità economiche non mi mancano…-
Non ho mai voluto fare affidamento sul mio “essere più fortunato degli altri”. Ma, se fosse per sorreggere lui, sarei disposto a questo ed altro.
-Certo che me ne sono accorto. Persino un neonato se ne renderebbe conto.-
-Bene e allora che ne pensi se lo pagassimo per lasciarti andare?- Emetto, spalancando le braccia.
Fino ad ora mi sembrava un’idea, non proprio intelligente, ma almeno accettabile, che poteva essere portata a termine. Ma allora perché il viso disgustato di Sasuke mi fa pensare al contrario?
-Dimmi che non fai sul serio.- Proferisce, scuro in volto.
-Non credi sia una buona idea?- Domando, sudando nervosamente. Mio padre me lo ha sempre detto – anzi, non solo lui – di pensarci dieci secondi prima di aprire bocca: ma quando imparerò questa utile lezione di vita?
Sospira, guardandomi fisso: -Facciamo come dico io, che è meglio.-
 
-E questo è tutto.- Conclude Sasuke, guardando con disprezzo il suo tutore.
Inutile dire che io, dal canto mio, manderei all’aria tutta questa bella chiacchierata che stiamo facendo e lo prenderei a pugni fino a fargli sputare sangue. Chissà come sto facendo per resistere.
L’uomo – di nome Orochimaru – ghigna, mostrando i denti bianchissimi, per poi aggiungere: -E come mai ci tieni così tanto, Sasuke?-
-Non ho mai fatto mistero della mia volontà di andarmene da questo postaccio.- Risponde l’Uchiha, con disinteresse, suscitando l’ilarità del suo interlocutore.
Questi allarga maggiormente il suo “sorriso”, come se volesse farci intendere che Sasuke era nient’alto che un povero babbeo destinato a condurre, ancora per molto, quel tipo di vita.
-E allora? E’ d’accordo?- Mi intrufolo nel discorso, trattenendomi dall’usare un tono acido, tono che da oggi definirò “alla Sasuke”.
-Direi che si può fare, sotto un giusto pagamento, s’intende.-
-Ovviamente!- Dico, pronto già in precedenza a questa sua risposta.
-Bene, dunque, Naruto, da oggi sarò il tuo insegnate privato.- Mi fa Sasuke, freddo.
Ammetto che nemmeno la sua idea è stata tanto maluccia, anche se non è del tutto paragonabile alla mia! Avrei preferito poterlo liberare definitivamente, anziché solo per dei pomeriggi o mattinate.
Beh, meglio di niente.
 
“Io non ho studiato granché, mi sono limitato a farmi da autodidatta ma sono sicuro di poterti insegnare lo stesso” i aveva detto Sasuke, prima che arrivassimo.
 
-Ora puoi andare, Naruto.- Conclude Orochimaru. Sembra quasi che voglia cacciarmi. Silenzioso, mi limito a fare un breve inchino – anche se non se lo meriterebbe – e ad imboccare la porta.
Studiare non mi era mai piaciuto ma, chissà perché, non vedevo l’ora di cominciare.
 
-Ottimo partito, Sasuke. Vedo che te li sai scegliere gli amici.- Dichiara Orochimaru, mettendomi un braccio intorno al collo.
-Non capisco.- Lo squadro per quanto mi è possibile, data la sua stretta, stringendo gli occhi.
-Ma come! Credi che non me ne sia accorto? Quello lì è Naruto Uzumaki, nonché figlio di un uomo molto potente. Pensaci, potresti ricavare molti benefici dalla sua amicizia… e chissà! Potresti anche esaudire il tuo assurdo desiderio di andartene.- Ghigna.
Me lo scrollo di dosso con un gesto violento.
Non sopporto che parli così di Naruto: non me ne approfitterei mai… della sua amicizia


 



 
 
Che ve ne pare? Sono migliorata un tantinello o andiamo peggio? TT^TT
A voi le sentenze! 
 

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Capitolo 11
*** Tra libri e... ***


TRA LIBRI E...


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Le lezioni sono cominciate già dal giorno seguente. Ho fatto in modo che potessimo stare in una stanza lontana dalle altre. In pratica totalmente da soli.
“Andrà tutto a mio vantaggio, Jiraiya. Mi concentrerò meglio, stanne certo!”, avevo detto a Jiraiya, pensando, però, a tutt’altro. Ovvio. Il mio pensiero fisso non è di certo la matematica, o per le lingue, o impegnarmi a scuola. Una e una sola cosa mi tiene con la testa tra le nuvole a fantasticare: Sasuke. Da quando l’ho incontrato, la mia vita è tutta un susseguirsi di emozioni diverse e, talvolta, persino contraddittorie. Piango, rido, sono felice e poi triste. Cavolo. Solo a pensare a tutto ciò mi viene il mal di testa. Non mi spiego come nel mio piccolo corpo possano trovarsi tante sensazioni differente. Oh, teme. Mi stai scombussolando la vita proprio per benino.
-Possibile che tu non abbia ancora finito, dobe?-
La voce di Sasuke mi arriva come un’unghiata su una lavagna, acuta e raggelante. Mi distoglie con forza dai miei pensieri, riconducendomi alla dura e cruda realtà che ho di fronte: un bellissimo e simpaticissimo libro di matematica, con tanto di esercizi non segnati che dovrò svolgere. Il nostro adorato professore di matematica, infatti – un certo Kakashi Hatake – ci assegnato il “semplice” compito di svolgere tutti gli esercizi che non avevamo fatto durante l’anno. Una vera seccatura, come avrebbe detto Shikamaru.
Il sottoscritto, suo malgrado, è una vera schiappa nelle materie scientifiche, soprattutto matematica. Con la fisica me la cavicchio: non sono un genio – anzi, magari lo fossi – ma mi applico maggiormente. Nonostante tutto il qui presente si sta impegnando molto. Anche se forse non abbastanza. Sto seguendo le lezioni di Sasuke da quattro giorni e alla scuola, ormai, mancano solo una settimana e qualche giorno. Coraggio, ce la posso fare!
O forse no.
Alterno lo sguardo da Sasuke al libro di testo, facendo intendere al mio insegnante di non sapere minimamente cosa fare per far apparire quel diavolo di risultato corretto sul mio quaderno. Vorrei vedermi allo specchio: di sicuro sarei il ritratto personificato dello sconforto.
Sasuke prima mi guarda poi, abbassando lo sguardo sul libro, sospira.
-Possibile che tu non riesca nemmeno con qualcosa di così semplice?- dichiara.
Scuoto la testa, come se fosse la cosa più normale da fare in quel momento.
-Non ho mai detto che sarebbe stato facile.- annuncio, gli occhi azzurri fissi sulla sua figura. Voglio scorgere ogni cambiamento del suo viso. Voglio godermelo.
-Non mi avevi detto nemmeno che sarebbe stato impossibile.- sentenzia.
La sua semplice frase mi arriva come un pugno dritto nello stomaco. Mi sento un tantino offeso: indirettamente mi ha dato dell’incapace. Sono solo duro di comprendonio, di certo non stupido. Ma, se ho capito almeno un po’ come è fatto, so quale tasto andare a toccare.
-Sai cosa? Credo che sia tu a non essere in grado di insegnarmi!- affermo, sporgendomi verso di lui, quasi allungandomi sul tavolo. Gli occhi stretti, un sorriso da saputello sul mio volto.
Lui, invece, resta impassibile. Ma come? Mi ero abituato a sentirlo sbraitare ad ogni minima parola che lo intaccasse in qualche maniera…e  invece nulla?
Sono io, invece, a rimanerci di sasso.
-Se ti impegnassi almeno la metà di quanto ti impegni per dire stupidaggini, dobe, capiresti in un lampo.- replica l’Uchiha, sogghignando. Evidentemente  gode nel vedermi allibito.
Gode.
Involontariamente mi soffermo su questa parola. Forse anche troppo.
In un lampo mi passa per la testa la nostra prima volta, nel bagno di casa mia. Da quando è accaduto quel piacevole imprevisto non riesco ad entrare in quella stanza senza sentirmi terribilmente eccitato. Divento tutto rosso, fino a quasi sentirmi male, e tante farfalline colorate prendono ad alloggiare nel mio stomaco. Oltretutto, la testa comincia a girarmi vertiginosamente e la voglia di ripetere quell’esperienza non ne vuole sapere di sparire.
In breve? Mi sento proprio come in questo momento.
-Dobe, non ti senti bene?- mi fa Sasuke, un sopracciglio inarcato, come se mi stesse scrutando. Sembra che voglia capire se davvero mi sto sentendo  male o gli sto propinando una scusa per finire quella giornata di studio.
-Sto bene, teme. Bene.- balbetto.
-E allora basta perdere tempo. Non sono qui per fare chiacchiere senza senso. Il mio è un lavoro.- dice, alzando progressivamente il tono di voce.
Ecco cosa avevo dimenticato. Non che l’avessi proprio rimosso, più che altro, mi era sfuggito per… gli ultimi quattro giorni? Da quando nella mia mente non c’era stato altro posto che me e Sasuke, chiusi in una stanza a… studiare? Forse è meglio che mi dia a fare e che mi impegni. Potrei fare una specie di scommessa tra me e me! Pensandoci, se lo studio con Sasuke non darà buoni risultati, io perderò non solo l’occasione di vederlo tutti i giorni, ma dovrò anche sopportare un insegnante privato – di quelli con tanto di baffi arricciati e di bacchette per punire gli alunni poco diligenti – che mi metterà alle costole Jiraiya. La prospettiva è tremenda! Suvvia. Adesso non è più “posso farcela”, ma “devo farcela”.
-Va bene. Mi rispiegheresti questo esercizio?- chiedo, quanto più serio riesco ad essere.
Chissà. Forse l’amore che provo per Sasuke, oltre che farmi bene al corpo e alla mente, può giovarmi anche a livello disciplinare. Non mi è mai importato troppo della scuola: che l’Uchiha possa compiere un miracolo?
Il teme osserva la traccia, afferra la penna e comincia a scrivere. Contemporaneamente spiega. Si tratta di un semplice – a suo dire – esercizio di calcolare la distanza di un punto da una retta.
-Basta che applichi la formula, dobe. E’ una vera stupidaggine.- declama, facendo scorrere leggera la penna sulla superficie liscia e bianca del foglio.
-Tieni, adesso prova tu.- mi incita, porgendomi la penna.
Nervoso, e con tanto di gocciolina al lato della fronte, afferrò l’oggetto e mi appresto a copiare la traccia dell’esercizio successivo. Sotto lo sguardo contemplatore di Sasuke, osservo quelle maledettissime x e y che da anni, ormai, mi stanno rovinando l’esistenza. Penso intensamente a quanto mi è appena stato detto da Sasuke. Sposto gli occhi sulla formula, guardandola con disprezzo, maledicendola con tutto me stesso. E con lei anche tutta la matematica.
-Almeno provaci.- mi sussurra il teme.
Lo sento così vicino al mio orecchio, così… non so! Ma perchè mi sembra ch abbia addosso un cartello con scritto “Naruto, saltami addosso, sono qui”? Le guance si fanno sempre più rosse, mentre il mio cervello sta andando in fumo, sia per Sasuke che per la materia.
Ma non è da me arrendermi, no? Chiudo gli occhi e sospiro. Poi procedo.
Inizio a scrivere qualcosa, ritenendolo giusto. Faccio tutti quelli che dovrebbero essere i passaggi necessari e mi appresto a vedere il risultato. Niente, non si trova.
Sconfortato, mi appello alla mia unica ancora di salvezza.
-I segni!- mi rimprovera Sasuke, per l’ennesima volta. Il gesto, in quest’occasione, è accompagnato da un sonoro pugno in testa, ma di quelli che non fanno troppo male. Mi corregge, frattanto che io mi porto le mani alla parte ferita, tanto per fare un po’ di scena.
-Quante volte ti ho detto di prestare attenzione ai segni!- ribadisce.
-Su, fammene fare un altro. Sono sicuro che non sbaglierò!- scatto in piedi dall’enfasi.
Sì, non pretendo di diventare un genio all’improvviso – non pretendo nemmeno si prendere sette ai compiti invece del mio consueto cinque scarso – ma voglio impegnarmi almeno un po’.
-Strano dobe.- osserva Sasuke, guardandomi. -E’ la prima volta che ti vedo tanto entusiasta. Non è che stai male sul serio?- mi deride visibilmente.
Sbuffo, accovacciandomi, di nuovo, sul mobile.
-Se tu stronchi sul nascere tutta la mia voglia di fare è ovvio che non concluderò nulla.- lamento, la testa pesantemente poggiata sulle mani incrociate.
-Come non detto. Vediamo che sai fare.- afferma, dettandomi un’altra traccia.
Vedrai Sasuke, ce la farò. Non sono un incapace.
 
-Resti a dormire a casa mia?- mi faccio coraggio un giorno.
Sono passati altri tre giorni da quando ho capito di dovermi applicare maggiormente e, devo dire, che qualche risultato in più si vede. Ripeto: non sono un genio, e tantomeno volevo diventarlo, ma diciamo che le cose più facili si trovano. A momenti facevo un salto sul lampadario dalla gioia quando tre esercizi – di media difficoltà – si trovarono.
-Merito dell’insegnante.- dissi a Sasuke, sperando che mi lodasse un po’.
-Ovviamente.- rispose lui.
Da un po’ di tempo avevo in mente di proporgli di restare qui proprio tutta la giornata. Jiraiya aveva acconsentito subito. A proposito del mio padrino, sospetto che abbia capito che tra me e Sasuke c’è di più, anche se il moro non si lascia mai andare quando siamo a studiare. L’ha presa molto sul serio. E comunque, avevo ritenuto di potermene approfittare anche perché ormai siamo agli sgoccioli e io… beh, sono inguaiato come tutti gli altri anni che hanno preceduto questo.
-Da te?- ripete lui, guardandomi accigliato.
Annuisco. Sento il cuore che mi batte come un forsennato nel petto. Perché non ha detto subito di sì? L’attesa è snervante, l’ho sempre odiata.
-Non so se si può fare.- confessa, riflettendo.
-Ovviamente ti aumenteremo la paga!- affermo, afferrandogli un braccio.
-Non è questo il problema. Sai che non sono qui per i tuoi soldi.- replica, inviperito.
Avrei fatto meglio a porgli la domanda in un altro modo, cioè, a presentargli la questione in maniera diversa. Sono sempre troppo avventato. Ma più che autocommiserarmi, ciò che mi preme per davvero, è di sapere perché è qui. Ha detto che non lo è per il soldi. Qualcosa dentro di me crede di sapere la risposta, ma ha troppa paura di rimanerci male nel sperarci.
Codardo, ecco cosa sono.
Alla fine la curiosità è più grande di tutto. Assume le sembianze di un mostro gigantesco che divora sia la paura che qualunque altra sensazione e si fa spazio, imponendosi. Quindi, mi pronuncio.
-E perché sei qui?- chiedo, trattenendo il tremolio delle mani.
La testa di Sasuke si gira di scatto, manco fosse il collo di una vipera. Un’occhiata nervosa è tutto ciò che vedo.
-Per questo, stupido dobe.-
Sulle prima non capisco quelle parole. Rimango come un imbambolato, inchiodato sulla sedia. Poi, però, quando le labbra di Sasuke incontrano le mie, mi diventa tutto estremamente chiaro. Sasuke non avrebbe mai ammesso di amarmi. Non mi ha mai detto nemmeno “ti voglio bene”, figuriamoci qualcosa di più. A guardarci potremmo sembrare ridicoli, ci ho riflettuto. Ci conosciamo da poco ma già siamo coinvolti tanto, uno nelle faccende dell’altro. Sono sempre stato un tipo che non ha creduto all’amore a prima vista. Ed eccomi qui: avvinghiato come una sanguisuga alla persona che mi ha dannatamente fatto perdere la testa. Come si dice? Provare per credere. E così è stato.
Il contatto con Sasuke non mi basta mai. Gli passo le mani tra i capelli, facendo scivolare le dita al loro interno. Sono così morbidi. Dal rumore che percepisco sommessamente – perché tutti i miei sensi sono occupati a gestire l’Uchiha, ne sono totalmente coinvolti – lui si è alzato dalla sedia. Mi lascio trasportare da quel bacio tanto passionale, da quell’incontro scontro di lingue senza fine, finchè non mi ritrovo quasi sdraiato, un’altra sedia a fianco alla mia – dove erano appoggiati dei libri – a farmi da guanciale. Rovinosamente, quei libri cadono a terra. Pazienza. Erano decisamente di troppo. E’ in momenti come questi che mandi letteralmente a quel paese la scuola e ciò che ne deriva, libri e quaderni compresi. Nonostante le sedie siano scomode, nessuno dei due ci fa caso. Sento Sasuke stendersi addosso a me e cominciare a sbottonarmi la camicia che indosso. Prendo a fare lo stesso.
Con lamia goffaggine, mentre dirigo la mano verso il primo bottone della camicia dell’Uchiha, afferro anche la tovaglia della tavola, tirandomela addosso. E, quel che è peggio, con essa cade anche il vaso che era disposto al centro, facendo un gran fracasso.
E la magia finisce, cosiccome era cominciata.
Sasuke si ferma. Percepisco le sue labbra stopparsi e le sue mani allontanarsi dai miei capelli e dalla mia pelle. Poi si alza e fa per sistemarsi i vestiti sgualciti.
Un paio di camerieri arrivano preoccupati. Di sicuro si saranno preoccupati per il rumore che ha provocato quello stupidissimo vaso. Ripensandoci, proprio un paio di giorni prima che i miei partissero, avevo detto loro di buttarlo, perché stonava con la stanza. E stona, eccome. Mi ha rovinato tutto.
-Tutto bene?- chiedono, prima di spalancare la bocca nell’osservare il vaso a terra, ridotto in cocci.
Io rimango muto, perso nella mia mancata prestazione con l’Uchiha. E’ come se voci mi arrivassero troppo attutite per sentirle. Ci sono rimasto male. E’ così difficile riuscire ad ottenere attenzioni da lui, ed ora che c’eravamo…
-Naruto è caduto. E’ inciampato nei suoi stessi piedi ed ha combinato un macello.- spiega Sasuke al posto mio.
Solo sentendo la sua voce mi riprendo. Mi volto all’indietro, guardando il casino che ho provocato. Guardo i camerieri che, armati di paletta e scopa, prendono i cocci di vetro. Dopodichè, quando hanno il tutto, spariscono velocemente.
-Ho combinato un guaio.- ammetto, le mani tra i capelli.
Sasuke, intanto, raccoglie i libri caduti durante il fastidioso incidente. Sembra tornato tutto come prima. Riavverto quel distacco tra noi. Non mi pare che il teme voglia accennare a qualcosa di quello che c’è stato. Faccio anch’io così, aiutandolo a recuperare foglietti, con le sue spiegazioni appuntate, sparsi qua e là.
-Resti?- domando, insistente, facendo finta che non ci sia stato niente da quando gliel’ho chiesto la prima volta.
-Fammi almeno chiamare.- sussurra.
 
E’ sera, ma io e Sasuke siamo ancora chini sui libri. A quanto ho capito, Orochimaru non si è lamentato granché. Alla fine è stato Jiraiya a chiamare. In quanto “datore di lavoro” di Sasuke, doveva essere così. Ricordo come Sasuke ha strizzato gli occhi dal nervosismo quando ha sentito dire dal mio padrino: “certo, la paga sarà aumentata”. Sembra avere un odio incredibile verso i soldi, anzi no. Verso i miei soldi. Spero che non pensi che io pensi  – com’è complicato – che lui mi voglia – che parola grossa – solo per quel che ho. Sarebbe un pensiero stupido, e io ritengo quel teme una persona intelligente.
Sbadiglio, attirando l’attenzione del mio compagno.
Ci stiamo dedicando alle versioni di latino, altra materia in cui sono una frana. Cioè, più o meno me la cavo a cercare parole e sciocchezze simili, ma proprio non riesco a dare un senso alla frase. Sasuke mi ha detto che ce ne vorrà di tempo, forse molto più che per la matematica. Per cui, si è offerto – l’ho supplicato, in pratica – di darmi una mano nel svolgerle… almeno quelle più complesse. Quindi, mentre io scribacchio qualche frase più semplice, lui se ne traduce una di difficoltà maggiore. Ogni tanto sussurra: “Solo per questa volta, dobe. Perché la tua è una situazione non complicata, ma disperata. Ritrovarsi con tutta questa marea di compiti a pochi giorni dall’inizio? Ti meriteresti una bella punizione!”.
-Coraggio, non possiamo fermarci.- mi ordina, sfogliando le pagine del vocabolario ad una velocità pazzesca. Io, invece, ne giro una ogni dieci anni. Sento gli occhi pesanti ed ogni singolo muscolo indolenzito. La voglia di dormire è troppa.
-Ti prego, basta.- cedo, infine, adagiandomi sul vocabolario apertomi dinanzi.
-Non ce la farai se ti fermi.- continua lui. Sembra instancabile.
-Non arriverò nemmeno alla settimana prossima, se vado di questo passo!- lagno, chiudendo gli occhi.
-Vattene a dormire, allora. Io concludo questa.- dice scocciato dalle mie chiacchiere.
-E va bene, ti aspetto. Tanto mi mancano solo…- guardo la versione. -Altri tre righi!-
La testa ricade, come se fosse animata da volontà propria, sul dizionario, con un tonfo.
Sasuke mi ignora, continuando a scrivere. Lo osservo negli occhi. Altro che instancabile. Anche lui mi appare morto e spossato dalla stanchezza. Accidenti, non so che pensare. Da un alto mi sento dispiaciuto per come si dà da fare lui, mentre io lamento e  invece dall’altro resto ammaliato nel vederlo così affaccendato… solo per me.
Sorrido, stanchissimo, quasi addormentato, rituffandomi nell’adorato mondo del latino.
-Io continuo, però, poi tu vieni a dormire in camera mia.- dichiaro divertito, facendo passare le mie parole come finzione, una burla, mentre in realtà vorrei che le prendesse sul serio. Non ci spero nemmeno.
-Primo. Non sei nella condizione di darmi degli ordini e, secondo, ricordati che sei stanco.- mi risponde, tra una pagina sfogliata e una scritta sul foglio.
Che avrà voluto dire? Arrossisco. Il mio corpo l’ha capito prima della mia mente.
 
Non so cosa mi stia succedendo in questa casa. Da quando l’ho incontrato sta entrando a far parte della mia vita senza che possa impedirglielo, quasi con prepotenza. E, poi, cosa mi è successo oggi pomeriggio? Ho, forse, ceduto alle sue provocazioni? Voleva che gli dichiarassi di amarlo, forse, ma di sicuro, può scordarselo. Però, mi sono contraddetto con i gesti: l’ho baciato e fino a quando sarei andato oltre se avessi potuto? Da quando si è verificato quell’episodio in bagno, non faccio che pensare a quantomaledettamente mi sia piaciuto e a quanto sono ridicolo per essermi preso una stupida cotta per uno stupido ragazzino viziato. Ma, probabilmente, sono io a volerlo vedere come tale – cioè, come stupido ragazzino viziato. Infatti, l’Uzumaki non ha mai dimostrato di essere così.
Ed ora, impegnato in questa fastidiosa versione di latino, ho sentito il cuore, quel dannatissimo muscolo che si ostina a battere con forza, accelerare quando mi ha detto di andare a dormire con lui.
Ovviamente quello che è il mio orgoglio mi impedisce di rispondere direttamente. Quindi mi sono accontentato di una risposta “a metà”.
“Ricordati che sei stanco”, gli ho detto.
Mi è uscito di bocca senza che potessi farne a meno. Io, sempre così razionale, ho agito d’istinto. Cosa volevo dirgli? Mi dispiace, mio caro, ma stanotte non si fa niente dato che ti stai lamentando perché sei stanco? Ma cosa diavolo mi sta accadendo?
Se prima avevo dubbi, ora ne sono certo.
Quell’Uzumaki, dobe di un Naruto ha insistito così tanto, ma così tanto da farmi innamorare di lui.
 
Non ci credo di stare nel mio letto. Finalmente! In pratica è da quando mi sono alzato che sognavo di potermi rimetterci dentro. Sono girato di spalle e, anche se voglio darlo a vedere, aspetto trepidante che la luce del bagno – visibile da camera mia – si spenga, così da poter sapere se il teme verrà qui oppure no.
Eccola. E’ spenta. Rumore di passi in avvicinamento. Un’ombra sulla mia figura.
-E allora, dobe, fai spazio?- dichiara, accigliato Sasuke.
Mi giro felice e, col favore del tenebre, riesco a nascondere un ghigno di soddisfazione.
-Prego.- dico, sollevando le coperte.
Dopo che si è sistemato – devo ammettere che il pigiama che gli ho prestato gli sta davvero bene – mi giro di nuovo, aspettando di addormentarmi. Sogghigno. Chissà perché, ma ora il sonno mi ha abbandonato.
Le braccia di Sasuke mi cingono, facendomi quasi sobbalzare. Qualcosa è sobbalzato, però, ed è il mio cuore che fa capriole a destra e a sinistra. Ringrazio il cielo, perché Sasuke non può vedere quanto sono rosso.
-Buonanotte.- mi sussurra in un orecchio, prima di scoccarmi un bacio sul collo. Poi, si corica con la testa nell’incavo del mio collo – immagino il dolore di domani mattina –, sprofondando in un sonno tranquillo. Afferro le sue mani e le porto alle labbra, baciandole.
Dopodichè, soddisfatto per la piega interessante che stanno prendendo le cose, mi abbandono tra le braccia di Morfeo, rassicurato e rasserenato dalla presenza di Sasuke dietro di me.
Se prima avevo dei dubbi, ora non so nemmeno cosa significhi quella parola.
Amo Sasuke Uchiha, ne sono certo.

 

 


 



 
Che capitolone! *___*
Giuro, non mi è MAI successo di essere soddisfatta di qualcosa di mia produzione prima d’ora. Ovviamente l’ultima parola spetta a voi!! (considerate che l’ho scritto all’una ç__ç. Su siate gentili, lasciatemi un righetto di recensione) *si sente ridicola*
Comunque, questo è il capitolo più lungo che io abbia mai scritto!! Se vi piacciono di questa lunghezza,mi impegnerò per farli tutti così! *__*
Dipende da voi! ;)
Grazie a chi legge (circa più di 200 visualizzazioni per capitolo), chi recensisce, chi l’ha messa tra le preferite (6 persone), tra le ricordate (7 persone) e tra le seguite (27 persone). Grazie! ^.^

 
  

 

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Capitolo 12
*** Il primo passo ***


IL PRIMO PASSO


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Che pace! Nonostante l’estate sia quasi giunta a termine e nonostante alcune giornate di pioggia che ci sono state, il clima è generalmente caldo. Sento un calore maggiore in prossimità delle guance, sensazione abbastanza fastidiosa. Sono ancora frastornato, ma qualcosa mi dice che è ora di spalancare gli occhi e di far cominciare un’altra giornata. Però il mio corpo non mi dà ascolto, lasciandomi in balia del tepore che sfianca ogni mia singola membra. Mi giro e mi rigiro nel letto, sperando che sia ancora notte, desiderando che la sveglia che ho dovuto poggiare sul comodino non suoni mai. Abbraccio il cuscino, alla ricerca di un’inesistente freschezza. Tutto ad un tratto, nella mia mente, l’oggetto diventa una persona. Ma non è un individuo normale, bensì è lui. Sasuke.
Quanto è cambiata la mia vita da quando l’ho conosciuto? Spesso mi sono fatto questa domanda e altrettante volte mi sono risposto. E’ strano pensare che una sola aggiunta nella propria vita possa comportare certi cambiamenti. Mi appaiono le immagini degli ultimi giorni che abbiamo passato insieme. Ci siamo dedicati soprattutto allo studio, ma non sono mancati altri gesti. Sasuke non è il tipo da baci e carezze in ogni momento, e non è nemmeno il tipo da confessare i suoi sentimenti apertamente. Però ho visto qualcosa di più in lui. So che si è innamorato di me anche lui. No, non è solo una mia fantasia. E’ soltanto un giro di pensieri inutile, anche perché capita molto spesso che sia lui a prendere l’iniziativa. Dopo l’orario di lavoro, si intende. Perciò è quasi ovvio che mi ami, no? Non mi sembra il tipo da sfruttare la gente. Proprio lui, poi! Me lo ricordo eccome il nostro primo incontro, così come mi ricordo quello che siamo detti in seguito, quello che mi ha detto. Pensava che io volessi in qualche modo approfittarmi di lui, prenderlo in giro. Sono felice che col tempo abbia iniziato a fidarsi di me. Sorrido, strusciando la faccia vicino al piumoso e morbido cuscino, biascicando un “Sasuke” di tanto in tanto.
Mi sembra di stare in Paradiso. Mi sento anche abbastanza ridicolo per il sentimento che provo. Mi vedo come una ragazzina innamorata, che non sa fare altro che smancerie davanti alla persona di cui è innamorata. Per fortuna, sto imparando a “trattenermi” davanti a Sasuke e a comportarmi un po’ meno da idiota. Purtroppo, però, non riesco a fare lo stesso quando sono da solo. I pensieri mi attaccano, quasi obbligandomi ad essere stupidamente felice per la mia relazione. E’ una sensazione facile da provare, ma difficile da descrivere. Chissà… forse reagisco così soltanto perché sono i primi tempi. Lascio che un sorriso mi si disegni in faccia.
Il suono della sveglia mi fa letteralmente saltare in aria. Ero talmente concentrato a pensare all’Uchiha e a me, che avevo rimosso tutto il resto. Spalanco gli occhi, quasi come stessero per uscirmi dalle orbite, scatto in piedi come una molla. Tutto il piacere provato fino a pochi secondi fa si dissolve. Come potrei, infatti, essere felice? Oggi si torna a scuola, dannazione.
 
-Senti un po’ teme, perché non vieni anche tu a scuola con me?- mi disse Naruto, qualche giorno fa. Girò la testa di lato e mi guardò innocentemente, ancora una volta sottovalutando la mia situazione.
Non gli risposi.
-Teme!- mi richiamò all’attenzione.
-Dobe, hai finito l’esercizio?- cambiai argomento, cercando di distoglierlo dal suo intento. Avevo imparato a mie spese come poteva essere insistente Naruto. Se si volevano evitare degli assurdi mal di testa, era meglio non destare la curiosità dell’Uzumaki. Quando si impuntava, era la fine: finché non veniva a conoscenza dei tuoi problemi, o di quello che si era prefisso di sapere, ti perseguitava.
-Non cambiare discorso, teme!- continuò, puntandomi la matita contro.
Guardai suddetti oggetto e proprietario con indifferenza, alternando lo sguardo dall’uno all’altro.
-Torniamo a te e ai tuoi disperati problemi. Ai miei ci bado io.- dissi, dato che i miei occhi non erano riusciti a fare nulla per zittire il dobe. Mi avevo visto con curiosità, come se non capisse dove volessi andare a parare.
-Problemi? Che tipo di… ah, giusto.-
Diversamente da come avevo supposto, Naruto non si era avvilito, non era diventato scuro in volto come in altre occasioni. Aveva semplicemente smesso di parlare – beh, un miracolo in pratica – e iniziato a… pensare? Cosa ancora più strana della prima.
-Potresti seguire sui miei libri!- partì all’attacco. Non si sarebbe arreso finché non avesse trovato la soluzione al problema. Il mio udito e la mia pazienza sarebbero state messe a dura prova.
-Lascia stare, è meglio.-
Mi limitai a questo, senza aggredirlo. Tempo fa, probabilmente, gli avrei urlato contro, dicendogli di non essere un poveraccio: non avevo mai accettato la mia situazione economica, avevo fatto di tutto per sfuggirle. E, ora, ci stavo riuscendo solo grazie a Naruto. Orochimaru aveva trovato molto fruttuoso il mio impiego di “insegnante privato” ad una delle persone più ricche del Paese, quindi aveva acconsentito a farmi intraprendere quell’attività invece del mio solito “lavoro notturno”… che, poi, sarebbe comunque terminato con l’inizio dell’autunno.
-Se ti pago io i libri e poi mi restituisci tutto man mano?.- propose speranzoso. Gli brillavano gli occhi dalla gioia, come succedeva sempre quando gli sembrava di avere un’idea geniale. Beh, peccato che il suo sentimento non era condiviso dal sottoscritto.
-Non è solo questo il punto.-
Sperai vivamente che la smettesse di torturarmi. Del resto, sperare non mi sarebbe costato nulla.
-Ovviamente ti pagherei anche le altre cose che servono!- insistette.
-Naruto smettila.- lo avvertii. Avrei potuto perdere la calma da un momento all’altro. Percepivo già il sopracciglio inarcarsi quasi autonomamente.
-Potresti insegnarmi più cose seguendo le mie stesse lezioni! Senza contare che seguirei meglio!- sbuffò, mettendo il broncio come un bambino capriccioso. E per completare il tutto, si portò anche le braccia al petto e girò leggermente la testa di lato, come se volesse fare l’offeso. Forse voleva “farsi credere”.
-E perchè seguiresti meglio, di grazia?- lo provocai, sporgendomi più in avanti. Non mi ero mai fatto gli affari degli altri, non mi era mai interessato cosa pensassero. Con Naruto era diverso, e in questo caso lo era ancora di più.
-Perché tu sapresti infondermi fiducia in me stesso. Ed io ho tanto bisogno di fiducia in me stesso per quanto riguarda la scuola.- sorrise malizioso, avvicinandosi e baciandomi il collo.
Nonostante la sensazione di umido sulla pelle mi fosse piaciuta, lo allontanai da me, ma non molto. Giusto quel po’ di spazio necessario per guardarci negli occhi.
-Io credo che ti distrarresti, invece. Non riesci a mantenere la concentrazione per poche ore di studio- dicendolo, indicai il mio collo, piegando la testa -figuriamoci per una mattinata intera. Senza contare lo studio pomeridiano che dovremmo fare. Perderesti tempo a guardarmi. Pensi che non me ne sia accorto che lo fai?- chiesi, sfiorando le sue labbra con le mie.
-Saresti sempre più interessante delle lezioni, teme. Oltretutto, se fossi attento e diventassi troppo bravo, tu non mi faresti più da insegnante.- dichiarò, cingendomi la vita con le braccia e facendo aderire il suo corpo al mio.
-Non riusciresti mai a superarmi, dobe. Avresti sempre bisogno di me.-
Lo baciai, e questa volta non fu solo di sfioro. Non volevo che il mio impiego si perdesse in altre sciocchezze – come lo scambio di “effusioni amorose” col dobe – anche perchè venivo pagato, ma a volte era più forte di me. Mi lasciavo guidare dall’istinto, dalla voglia crescente che sentivo di lui. Purtroppo, però, dovevo mettere fine a quel momento, prima che fosse sfociato in qualcosa di più.
-Basta.- dissi convinto, allontanandomi.
Ci rimase un po’ male, lo capii dalla sua faccia. Ma subito si riprese, difatti, ricominciò a ciarlare quasi subito.
-Ma allora ci vieni a scuola con me?-
Rotai gli occhi, infastidito dalla sua insistenza.
-Parlerò con Orochimaru.- esclamai, arresomi, ormai, alla capacità di persuadere del mio compagno. Ci tenevo ancora alle orecchie.
-Evvai!- gridò, abbracciandomi. Anzi, stritolandomi, e facendomi cadere dalla sedia. E lui addosso a me. Il dobe era un vulcano in eruzione, sempre e comunque. Con lui nei paraggi, proprio non si sapeva come sarebbero finite le cose. Pensai che alla fine riuscisse a portarti sempre dove voleva.
-Però ci vengo anch’io!- affermò.
Mi limitai ad annuire, avvilito. Non me la sentivo di sostenere un’altra battaglia contro la sua testa dura.
Così, dopo aver terminato la lezione pomeridiana che dovevamo svolgere, ci decidemmo ad andare a parlare col mio tutore. Per strada, Naruto mi teneva per un braccio, sogghignando. Era ancora felice per essere riuscito nel suo intento. Giunti dove abitavo, trovai Orochimaru in compagnia di Jiraiya. L’Uzumaki rimase sbalordito quanto me, solo che lui spalancò occhi e bocca in un modo incredibile.
-Ma… che ci fai qui?- cominciò il biondo, indicando il suo padrino.
L’interpellato rise, portandosi alla bocca un bicchierino di saké.
-I casi della vita!- disse poi, continuando a ridere. -Sai che io e Orochimaru ci conoscevamo già?-
A quell’affermazione, mossi impercettibilmente l’occhio, in segno di nervosismo. Non sapevo perché il mio corpo avesse agito così.
-E dove?. Domandò Naruto, curioso. Si era calmato all’improvviso. Sempre più spesso, pensavo che avesse problemi di doppia personalità. O tripla, perché no. Passava da un’emozione all’altra senza difficoltà. Io, invece, ero restio persino ad ammettere che mi piaceva la compagnia di qualcuno. Proprio l’opposto, in pratica.
-Vecchi compagni di scuola.- rispose il mio tutore, dopo aver bevuto.
Jiraiya annuì.
Io rimasi in silenzio, pronto ad ascoltare qualunque tipo di richiesta da parte di Naruto, tipo ulteriori informazioni o quant’altro: avevo capito che era un tipo a cui piaceva farsi gli affari degli altri. Ma non mi arrivò nessun suono, per cui mi volsi verso il biondo, scoprendo che mi stava guardando.
Strinsi gli occhi, cercando di capire cosa volesse significare quell’occhiata. Poi, una sua gomitata risvegliò i miei sensi, che sembravano essersi assopiti.
Quasi all’improvviso, mi ricordai il motivo per cui ci trovavamo lì.
-E’ mia intenzione riprendere gli studi.- cominciai, vedendo con la coda dell’occhio che Naruto annuiva. -Dalla prossima settimana ritornerò a scuola.-
Mi sentii quasi libero, dopo aver pronunciato quella frase. Non che io non avessi mai avuto la forza di alzare la testa da solo, ma probabilmente mi ero sempre fidato troppo poco degli altri. Avevo sempre voluto fare di testa mia, rifiutando le molte mani che mi venivano offerte. Ma mi sembravano tutte degli appigli insicuri. Solo quella di Naruto mi era apparsa diversa.
-Così potrà continuare a farmi da insegnante privato! Anzi, sarà ancora più efficiente!- rincarò l’Uzumaki. Apprezzai il suo gesto, ma nello stesso momento in cui gli fui riconoscente, seppi che non glielo avrei mai confessato.
I due ci rifletterono sopra. Del resto, la situazione riguardava un po’ entrambi.
-Mi sembra un’ottima idea!- esclamò Jiraiya. -Tu che ne dici?- fece, rivolto all’altro, all’unico che non aveva messo voce in capitolo.
Questi si fece sì col capo, dopodichè mi squadrò.
-Spero ne valga almeno la pena.- sibilò.
Lo guardai con odio, infine mi voltai. Non avevo la minima intenzione di restare a parlare troppo con lui.
-Bene.-
Mi concessi solo un’ultima parola, poi mi incamminai verso camera mia, trascinandomi dietro anche Naruto. Sentii gli altri due continuare a parlare.
-Stanno diventando proprio buoni amici.- disse Jiraiya, il tono allegro che gli avevo sempre sentito usare.
-L’ho notato.- rispose l’altro, la solita voce che detestavo.
Durante il tragitto, sia io che il dobe restammo in silenzio. La casa non era troppo grande, quindi non ci impiegammo molto per arrivare a destinazione. Naruto si sedette sul letto, mentre io restai alla finestra.
-Contento ora?- esclamai, leggermente irato. Ma non ce l’avevo col dobe. Più che altro era la sua presenza del mio tutore a mandarmi in escandescenza. Non vedevo l'ora di potermi liberare della sua dannata presenza.
-E come potrei non esserlo!- ridacchiò, portandosi le mani dietro la testa e cominciando a dondolarsi, fino a stendersi del tutto. -Non credi che questo sia il primo passo?- chiese, improvvisamente più serio.
Io capii all’istante. Si riferiva alla libertà che da tanto desideravo ottenere, e in un certo senso, sì, aveva ragione. Ma non volevo perdermi troppo in quell’angosciante discorso. Quindi, risposi con un sì veloce e diretto. Ma c’era una cosa che dovevo necessariamente fare.
-Approposito di questo Naruto, c’è una cosa che vorrei dirti.-
Si alzò, facendosi forza con le braccia.
-Grazie.-
 
Ed è stato proprio a causa di quel giorno – circa una settimana fa – che sono appena uscito di casa, diretto verso la scuola. Comincio a camminare piano, anche perché sono in largo anticipo. Non dico di essere emozionato come uno studentello al suo primo giorno, ma di certo quello che sto facendo è un passo importante. Pian piano, riuscirò ad ottenere tutto il resto.
Mi sono dato appuntamento con Naruto presso una panchina, che si trova poco distante dall’edificio scolastico che dobbiamo raggiungere. Come ho già detto, sono in anticipo. Mi aspetto, invece, che il dobe arrivi almeno puntuale. Del resto, l’ho avvisato: se non si presenterà in orario, me ne andrò senza di lui. Mi siedo sulla panchina, appoggiandomi, completamente rilassato, ad essa. Manca esattamente un quarto d’ora alle otto. Naruto dovrà stare qui al massimo per le otto meno cinque.
Nell’attesa, non riesco a fare a meno di pensare a come sarà quest’anno scolastico. Non sono una persona socievole, perciò dubito che mi farò qualche amico… almeno inizialmente. Poi, ci sono i libri: per i primi tempi studierò con quelli di Naruto, ma solo il tempo che i miei siano disponibili. Chiudo gli occhi, deciso a rilassarmi e a non pensare a niente, a godere della tranquillità che c’è. Non c’è uno spiffero di vento, una fine estate decisamente troppo calda. Persino la camicia a maniche corte che indosso sembra essere un maglione di lana. Mi faccio aria con una mano.
-Sasuke!-
La voce squillante di Naruto mi porta ad aprire un occhio. E’ tutto trafelato. Sebbene non sia in ritardo – ma quasi in anticipo – si sta muovendo a passi svelti. Avrà capito che le mie non erano solo parole: me ne sarei andato davvero senza di lui.
-Hai fatto un nodo terribile alla cravatta.- affermo, guardandolo dalla testa ai piedi. Ovviamente i “buongiorno” non fanno per me, per cui non potevo non iniziare la prima conversazione giornaliera in uno dei miei modi bizzarri. Ciononostante, non posso fare a meno che trovarlo attraente anche così.
-Ops.- ridacchia. -Sarà stata la fretta.- si scusa, cacciando la lingua.
-Non hai messo la sveglia all’ora che ti ho detto?- indago.
-No. Era impossibile svegliarsi a quell’ora!- si lamenta, aprendo le braccia per sottolineare l’immensità spaventosa della cosa.
Snobbo le sue ultime parole, sarebbero solo motivo di discussioni inutili.
-Vieni qua, fattela aggiustare.-
Senza aspettare risposta né altro, lo tiro verso di me, intenzionato a legargli l’indumento in modo decente, ma lui è più veloce di me. Difatti, mi scocca un veloce bacio a stampo, beccandosi una mia occhiataccia.
-Era solo il buongiorno!-
 
-Sasuke, non ti senti emozionato?-
Lo guardo come se avesse detto la cosa più stupida del mondo. Beh, in effetti…
-Dovrei?- domando, retoricamente. -Mi sento… normale. Tu invece?-
Non riuscirei a confessargli che avverto una leggera punta di agitazione, in me. Sarebbe svelarmi completamente ai suoi occhi, rendergli noto tutto. E non è questo che voglio.
-Io?- mi fa, senza nascondere un pizzico di terrore. -Ogni anno è la stessa storia, Sasuke! Ogni anno è terribile, sempre più terribile. Odio la scuola e vorrei starmene ancora in vacanza, così da dormire fino a tardi e fare quello che voglio! Però, a differenza degli anni precedenti, ci sarai tu ad assistermi!- sorride, poggiandosi a me.
Me lo scrollo di dosso.
-Non ora.- ordino. -Non è il momento.-
-E più tardi?- bisbiglia, vicino al mio orecchio, cercando di essere il più malizioso possibile.
Non rispondo, ma arrossisco lievemente. Per fortuna ho accelerato il passo, ragion per cui Naruto non mi ha visto.
 
-Ecco a te! Ti presento il cortile della scuola!- esclama il dobe, con evidente sarcasmo.
-Non fare l’idiota.- ribatto, infastidito.
Lui sbuffa. Poi, d’improvviso – più esattamente, proprio mentre mi sta sorpassando – lo sento gridare.
-Ciao Kiba!-
Inutile dire che le mie orecchie sono andate a farsi friggere.
-Non gridarmi nelle orecchie!- tuono, ancora più innervosito, afferrandolo per un braccio e stritolandoglielo.
Lui accenna ad un sorriso preoccupato, prima di essere sopraggiunto da quel Kiba che ha chiamato. Forse quando mi ha telefonato ieri sera me ne ha accennato, ma non avevo voglia di ascoltarlo.
-Buongiorno! Come fai ad essere così pimpan…-
Al nuovo arrivato muoiono le parole in bocca quando mi vede.
-E lui chi è?- chiede a Naruto.
-E’ un mio amico! Da quest’anno, frequenterà la nostra stessa classe!-
-Uno studente nuovo? Quando lo sapranno le ragazze, faranno la fila per vederlo!- rise quello, per poi girarsi verso di me.
Con la coda dell’occhio, scorgo negli occhi azzurri di Naruto un lampo di rabbia. O, forse, gelosia?
-Piacere, io sono Kiba Inuzuka! Sono il cugino di Naruto.- allunga una mano verso di me.
All’inizio non faccio altro che guardarla, ma poi la stringo. Un semplice gesto, dopotutto.
-Sasuke Uchiha.- spiego. Non direi mai “piacere della tua conoscenza”, né altro. Anche perché non sarebbe troppo vero.
-Su dai, Shikamaru ci sta aspettando all’ingresso con tutto il resto della combriccola! Li avevo visti prima che mi chiamassi.- sorride l’Inuzuka, scattando in avanti. -Muovetevi!-
Il dobe sorride, un sorriso tirato, che non gli appartiene.
-Che hai Naruto?- domando, squadrandolo.
-Niente. Solo che mi dà fastidio.- replica, dicendomi tutto e niente.
-Cosa?- chiedo, sapendo che altrimenti non aggiungerà altro.
-Che altri o altre che siano, possano innamorarsi di te.- confessa, leggermente rosso.
Accenno ad un sorriso – strano da parte mia – e mi avvio, lasciandolo a farsi i complessi da solo. Anche se qualcuno si innamorasse di me, io mi sento solo di una persona. E quanto è stupido il dobe, per non arrivarci?
-Aspettami Sasuke!- urla, cercando di ricomporsi e di raggiungermi.
Arrivati “al cospetto” degli appartenenti del gruppo, scruto ogni faccia: c’è proprio di tutto. Dall’annoiato, alle ragazzine sbalordite. Chissà cosa succederà in questo lungo anno scolastico. Tuttavia, prenderò tutto come verrà, mettendoci mano dove non mi andrà bene.
-E allora.- esclama Kiba. -Ragazzi e ragazze, e soprattutto ragazze, ecco a voi il nostro nuovo compagno di classe!-
Tutti mi osservano, ma la cosa non mi tocca. Del resto, non ero abituato ad essere, mio malgrado, sempre al centro dell’attenzione?
Naruto, però, sentendo che il cugino continua ad associare la parola “ragazze” al mio nome, si innervosisce. Lo intuisco dal fatto che mi sta stritolando la camicia.
-Lui è Sasuke Uchiha!- mi presenta l’Inuzuka, prima che potessi farlo io.
Tanto non ne avevo alcuna voglia.

 



 



 
 
Mamma mia e che sudata per scrivere queste 3108 parole! Ci ho messo ben due ore e quaranta! (wow, ce l’ho fatta a mantenere questa lunghezza >w<)
Personalmente il capitolo non mi soddisfa. Beh, dato che quello precedente mi era piaciuto, questo doveva farmi pur schifo, era normale! -__-“
Una piccola precisazione (forse anche inutile): la parte in corsivo è una sorta di flashback, gestito dal punto di vista di Sasuke, per questo i tempi sono al passato. Spero di non aver sbagliato nulla, ma qualche errore mi sarà capitato e per questo mi scuso.
Mi impegno per mantenere i personaggi IC, ma sono consapevole di non riuscirci. Mi scuso anche per questo.
 
Se avete del tempo da perdere e vi va di leggere qualcosa di demenziale su questi due, fate pure! ^__^
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=730504&i=1
 
P.S. Ovviamente le recensioni non dispiacciono mai! ;)

 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Non mi sono mai piaciuti gli smeraldi! ***


NON MI SONO MAI PIACIUTI GLI SMERALDI!


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Per me è stato sempre orribile salire questi infiniti gradini, ma avevo pensato che questa volta, con Sasuke al mio fianco, sarebbe stato diverso. Annoiato, con un broncio da far paura e l’aria da sconfitto, mi accingo a terminare l’ennesima rampa di scale che mi separa dalla mia classe. Sono l’ultimo della fila e, diversamente dal mio solito atteggiamento, sono chiuso in me stesso, preferisco mettere in moto il cervello e pensare e – soprattutto – sbuffo ad intermittenza. Le mani in tasca e il capo basso sottolineano questo mio comportamento.
Davanti a me la schiena di Sasuke. Anche lui è piuttosto taciturno, sebbene le circostanze lo porterebbero ad aprirsi.
“Poteva mai essere diversamente? Parla a stento con me, con me che sono il suo  ragazzo, non potrebbe farlo con Ino e Sakura che lo stanno tempestando di domande da quando l’hanno visto! Lui le conosce a malapena. Più di un’occhiata non potrebbe dedicare loro, anzi, nemmeno quella.”
-Dobe?-
Sobbalzo quando la voce dell’Uchiha mi richiama all’attenzione. Mi rendo conto di essermi perso in film mentali decisamente inutili, a tal punto da non aver visto la porta di quella che sarà la mia “nuova” classe. Se il teme non mi avesse fermato, avrei continuato a rigare dritto, fino ai bagni.
-La classe è questa.- mi schernisce, indicandomi la stanza con un gesto del capo. Sul volto un ghigno da superiore che mi fa andare in bestia.
Superata, infatti, la fase iniziale dell’innamoramento – vale a dire tutti i giorni prima di questo – dentro di me sta prendendo vita una nuova emozione, un misto tra amore e odio per Sasuke Uchiha. A dirla tutta, sebbene il mio modo di fare abbia sempre detto il contrario, non ho mai sopportato la sua aria da migliore. Di sicuro, i primi tempi gliel’ho concesso senza fiatare, anche perché ci tenevo ad avvicinarmi a lui e a conquistarlo, ma ora… ora comincia ad irritarmi. Non ho più paura di perderlo, non voglio più dosare le parole in sua presenza – anche se questo punto non è mai stato il mio forte – ma desidero che lui sappia tutto di me e io di lui. Compresi i suoi atteggiamenti che non mi vanno a genio.
-Teme, smettila.- sbuffo, entrando, la faccia di un condannato a morte al posto della mia sempre vivace.
Sento l’altro sogghignare dietro di me, ma tutta l’energia che avevo trovato per affrontarlo, mi abbandona rapidamente, lasciandomi in balia della disperazione e l’incredulità di essere tornato a scuola.
 
Scruto la classe, osservando tutti i banchi disponibili.
Come supponevo, in prima fila si trova Sakura. E’ una studentessa in gamba, ed è anche una delle mie migliori amiche. Chissà perché, però, quando cercava di attaccar bottone con Sasuke con quella luce che le brillava negli occhi, prima, quando salivamo, non l’ho più riconosciuta come tale.
Per il resto, tutti i miei compagni di classe hanno occupato gli altri posti e, quel che è peggio, si sono seduti dietro, dove volevo mettermi io.
“Dannazione alla gelosia, uffa! Se non mi fossi perso tra me e me, a quest’ora mi sarei sistemato per benino, così da potermi rifugiare dietro la spalle degli altri!”
Incredulo, mi accingo a sistemarmi in seconda fila, se possibile, ancora più avvilito di poco fa.
-Ehi Naruto, vieni qui, ti abbiamo conservato il posto nell’angolo!- urla Kiba.
Non appena le orecchie vengono a contatto con quella melodia, composta solo da due dolcissime parole – posto e angolo, per la precisione – sento i sensi risvegliarsi, come se la maledizione che li tenesse assopiti, venisse spezzata dalle paroline magiche.
Tipo un “apriti sesamo”, per capirci.
Le gambe cominciano a muoversi quasi da sole, il cervello completamente scollegato, un’espressione allucinante sul volto, come di chi ha ritrovato qualcosa di prezioso dopo tanto tempo. Kiba mi appare come un’ancora di salvezza che non posso ignorare. La sua l’offerta è la più allettante che mi sia mai stata fatta.
Lancio lo zaino sul banco e mi stravacco sulla sedia. Le mani incrociate dietro la testa, prendo a dondolare, godendo del panorama che avvisto. Già, le teste degli altri sono davvero un bel panorama. Sogghigno, divertito.
-Grazie Kiba!- rido, scoccando una pacca affettuosa sulla sua spalla.
Proprio quando la mia risata si diffonde in tutta l’aula, mi rammento di Sasuke.
“Oh cavolo!”, mi rimprovero mentalmente, maledicendomi “Come ho fatto a… dimenticarmelo?”
Scatto in piedi, facendo sobbalzare Kiba, che nel frattempo parlava con Shikamaru e Choji. Poi, facendomi fare spazio, cerco la chioma nera dell’Uchiha.
 
Ad una prima occhiata superficiale, non lo vedo.
Poi, chissà come mai, sarà il contrasto del nero vicino al rosa, lo localizzo, nell’unico posto in cui NON doveva stare. Vicino a Sakura.
Quel testone ha preso posto in prima fila. Del resto, che altro potevo aspettarmi?
Ma perché proprio vicino a lei?
Avanzo verso di lui. Mi vengono i brividi: non sono mai stato così vicino alla cattedra se non durante le – disastrose – interrogazioni. Rivolgo lo sguardo prima alla lavagna e poi al mio ragazzo.
Saluto l’Haruno con un sorriso, prima di dedicarmi solamente al teme.
-Vieni con me, ti mostro i bagni.- improvviso, afferrandolo per mano e conducendolo fuori dalla classe, prima che possa opporre resistenza.
Non mi importa nemmeno dello sguardo stranito di Sakura.
-Che caspita fai?- domanda, una volta fuori. Si libera della mia mano velocemente.
-Che caspita fai tu!- lo accuso, lasciandomi vincere dall’istinto.
-Mi sono soltanto seduto, ecco tutto, dobe. Ma bisogna spiegarti proprio tutto!-
Eccolo ripartito all’attacco. Eccolo con quel tono da saccente, quello a cui non riesco ad oppormi. Non perché mi manchi il coraggio – sia ben chiaro – ma perché mi sono accorto di amare quel sorriso che accompagna le sue parole.
-Non mi importa cosa, ma chi!- confesso, leggermente rosso in viso. Il cuore comincia a battere più forte, la voglia di farlo rallentare è presente, ma fallisce la sua impresa.
I pugni stretti e lo sguardo determinato, debbono tradire la calma che voglio far trasparire.
-Perché?- fa, innocentemente. -C’entra, forse, quella ragazzina?-
Annuisco, nonostante sappia che non ce n’è alcun bisogno, e che Sasuke me lo chiede soltanto per farmi saltare i nervi.
-Vieni con me!- esclamo, dopo alcuni istanti di silenzio.
Lo afferro, di nuovo, con la mano e me lo trascino dietro.
Imbocchiamo la strada contraria a quella che avevamo percorso per arrivare in classe, soltanto che invece di scendere le scale, le saliamo. Dietro di me, Sasuke tace, la mano ancora strettamente avvinghiata alla mia.
-Perché mi hai portato qui?- domanda, osservando la desolazione del luogo con fare indagatore.
In effetti si tratta di quello che era l’ultimo piano della scuola, ormai dedicato a laboratori e ad attività extrascolastiche che si svolgono durante l’anno. Quindi, ora è pressoché vuoto.
Scrollo le spalle, vergognandomi a morte al sol pensare di averlo fatto per passare un po’ di tempo – anche pochi minuti – da solo con lui. Perché, seppur ci abbia passato giornate intere, non mi sembra mai abbastanza. Ogni volta che si allontana, sento il bisogno di stargli accanto di nuovo, come se altrimenti qualche pezzo vitale di me mancasse.
Eppure, me ne sono dimenticato. Nonostante fossi stato così felice di averlo accanto anche nell’ambiente scolastico, avevo badato soltanto ai miei interessi, alla mia non voglia di studiare. Se confessassi queste cose a Sasuke, sono sicuro che mi troverebbe decisamente ridicolo. Non potrei biasimarlo. Scommetto che, mentre io mi faccio tutti questi complessi, lui nemmeno se l’è presa per non essermi seduto vicino.
-Uzumaki!- comincia, imperioso. -Si può sapere perc…-
Non saprò mai cosa volesse dirmi, perché l’ho abbracciato fortissimo e, allo stesso tempo, gli ho stampato un passionale bacio sulle labbra.
Grazie a Sasuke, ho capito che le parole a volte non servono a nulla. Fare discorsi su discorsi è solo una perdita di tempo. Però – e questo è un insegnamento di Jiraiya – bisogna affidarsi all’istinto, facendo ciò che il cuore comanda.
Per questo l’ho baciato. Lo sentivo mio, ma al contempo, avvertivo che era distante, che ci stavamo allontanando.
In questo momento, con l’Uchiha stretto a me, non temo nulla e di nulla sono sicuro. Non ho paura che possa staccarsi, arrabbiarsi o dirmi “siamo a scuola, dobe; non ora”. Non esiste scuola, né altro oltre a noi due. Esiste solamente la mano del teme che preme contro la mia nuca, quasi a volere un contatto che più profondo di questo non può essere. Avverto la sua lingua entrare nella mia bocca e i suoi capelli solleticarmi il viso.
Passerei una vita in questo modo.
Il trillo fastidiosa della campanella ci informa che è ora di scendere giù.
Le mani di Sasuke spingono contro il mio busto, al fine di dividerci, ma il sottoscritto persevera, afferrando un braccio del ragazzo e portandoglielo dietro la schiena, accorandosi di non fargli del male. Per un attimo, sembra che l’Uchiha si sia calmato e che sia pronto per vivere ancora e ancora quel contatto. Ed è questo che permette alle mie membra di rilassarsi. Erroneamente.
Uno spintone mi fa indietreggiare: non cado a terra per miracolo.
-Dobbiamo. Andare.- scandisce, ripercorrendo la strada che avevamo fatto per arrivare fin lì.
Sorrido, grattandomi nervosamente la guancia con un dito.
-Mi sono lasciato prendere un po’ troppo la mano.- ammetto, in imbarazzo.
-Con te finisce sempre così, ci sono abituato.- sbuffa. -Credimi, però, il bello deve ancora venire. A meno che non ti accontenti di questo po’.-
Improvvisamente, il moro ha cambiato tono. Ciò che mi ha detto mi suona alle orecchie come una minaccia. Ma non una minaccia qualsiasi, ma come la più maliziosa che abbia mai sentito.
Non posso fare a meno di sorridere ambiguo, pregustando in anticipo il momento che sarà.
-Ora muoviamoci, però.- ritorna serio e affretta il passo.
Annuisco. Arrivare tardi non è nei programmi. Far fare tardi anche  Sasuke è ancora peggio. So che non me lo perdonerebbe mai.
 
Alla fine ci siamo ritrovati a correre silenziosamente. Lo so, sembrerebbe quasi un paradosso, ma è così. Alcune aule erano già chiuse, mentre in altre si potevano vedere ancora gli studenti alzati a far confusione. Sperai con tutte le mie forze che nella nostra classe non fosse ancora arrivato nessuno.
-Dobe, se un professore è in classe, ti ammazzo.- sibilò Sasuke.
Ridacchiai come risposta, stringendo le dita.
-Al massimo ci sarà un bidello.- azzardai.
-E allora ti torturerò fino alla fine dei tuoi giorni.-
Deglutisco, ricordandomi cosa il qui presente mi ha fatto la prima volta che l’ho incontrato. Questo lato da Sasuke vendicativo non mi piace molto. Anche perché so che non scherza.
Nonostante sia stato dietro all’Uchiha per tutto il tempo, affretto all’ultimo tratto, superando l’altro. Se mai la porta fosse aperta, vorrei vederlo in anticipo, così da  sapere di star quasi per morire. Almeno, avrei il tempo per dedicare un ultimo pensiero alla mia famiglia e agli amici.
Una gioia immensa mi pervade quando sento che lì dentro si parla ancora, segno evidente che non si sta facendo lezione. Traggo un sospiro di sollievo.
-Visto? E tu che ti allarmavi tanto! Non c’è nessuno.- affermo, varcando la soglia.
 
Soltanto quando sono dentro mi ricordo di cosa mi aveva fatto uscire, prima: Sakura.
Ma forse sono ridicolo, forse mi sono lasciato influenzare troppo dalle parole di mio cugino. Probabilmente, è solo una mia fantasia e l’Haruno non prova assolutamente nulla per il mio ragazzo. D’altronde, è normale che ci sia un po’ di curiosità verso i nuovi arrivati.
Sì, sarà così, il discorso fila.
Perché, però, non ne sono convinto nemmeno io?
Osservo l’Uchiha superarmi e dirigersi verso il posto che ha scelto. Sakura mi sorride – avrà visto con quale faccia da baccalà la stessi fissando – per poi rivolgere le attenzioni all’unica persona con cui non deve parlare. O, se vuole, deve farlo poco, ossia Sasuke.
Ops, mi sa che ho ricominciato con le scenate interiori di gelosia, di quelle che comprendono me e solo me, con un Sasuke che non ne sa nulla, nonostante sia il diretto interessato.
Impalato davanti alla porta, mi riprendo soltanto quando una voce alle mie spalle me lo ordina.
-Che ci fai qui fermo, Naruto?- domanda Kakashi, il fantomatico professore della materia che più odio.
Dapprima confuso, poi spaventato ma, infine, con un po’ di coraggio, mi volto.
Il professore non è cambiato una virgola dall’anno scorso. Ha i capelli grigi, sistemati in un modo che va contro ogni legge delle fisica conosciuta, e un occhio nero scoperto. L’altro è ricoperto da una maschera, così come tutto il volto. E’ un tipo abbastanza strano, già per questo aspetto. Suppongo che nasconda qualcosa sotto quella maschera nera.
-Niente, niente.- biascico. -Vado a sedermi, professore.-
Mi sarei seduto al posto scelto per me dall’Inuzuka, per poi convincere Sasuke a passare alla fila davanti alla mia. In ogni altro posto, purché non lì. Però, mentre mi sto girando, rimango colpito dal modo in cui l’Haruno fissa con insistenza il mio Sasuke. Anche se il suddetto sembra non calcolarla minimamente, lei appare assorta, come se stesse contemplando una divinità. Stringo i pugni e, fermatomi, do uno sguardo a Kiba e a Shikamaru ed uno a Sasuke, a quel maledetto posto vuoto accanto a lui. Il problema è che questo banco si trova proprio davanti alla cattedra, dove sarei stato la vittima preferita da tutti.
Con uno slancio – che sicuramente Kakashi non dovette accettare – recupero quel po’ di zaino che avevo lasciato in fondo, e mi accomodo a fianco di Sasuke. Gli sorrido soddisfatto, ma lui ricambia con un’occhiata indifferente. Più sbalorditi sono i miei compagni. Io e la sedia nell’angolo, ormai, eravamo sposati. Era impossibile che mi mettessi da un’altra parte se non lì.
Quello che loro non sanno, però, è che non lascerei mai il mio ragazzo in balia di un’altra.
Rivolgo lo sguardo a Kakashi, l’occhio nero spalancato. Senza dubbio, è il più stupito di tutti.  Mi guarda come se avessi fatto a cosa più proibita del mondo, come se avessi bruciato un mucchio di soldi solo per divertimento. Stupidamente, penso a che occhiata mi dedicherebbe se baciassi Sasuke in sua presenza. Scaccio questo pensiero.
L’insegnante cerca di riprendere un tantino di contegno, ricomponendosi e simulando alcuni colpetti di tosse.
Poi, comincia a parlare.
 
Abbiamo udito la solita premessa di inizio d’anno.
Come la solito, ci ha ripetuto che dovremmo impegnarci, che dovremmo fare del nostro meglio. Insomma, le solite cose. Non mi è sfuggito che mentre parlava, guardava me. Poi, ha iniziato a parlare con Sasuke, facendolo conoscere meglio alla classe. Gli ha chiesto a che punto del programma era arrivato, quale scuola frequentasse prima. Per farla breve, ho temuto che il teme potesse dar di matto da un momento all’altro, invece ha risposto tranquillamente, indugiando sui particolari, ma chiaro e conciso. Sarebbe inutile negare che per tutto il tempo ho tenuto gli occhi fissati su Sakura, infastidito da ogni minimo segno sospetto. Cioè, di ogni piccolo atteggiamento che potrebbe farmi sospettare di una sua presunta cotta per il mio lui.
Poi, è venuto il peggio.
-Naruto, visto che quest’anno mi sembri tanto intraprendente da esserti messo al primo banco, ti dispiacerebbe portarmi il quaderno con gli esercizi svolti durante l’estate?-
Un risolino identificato mi fa digrignare i denti: Kiba.
Mi alzo e, contro le aspettative di tutti, porgo al maestro quanto mi ha richiesto. Osserva gli esercizi, inarcando di tanto in tanto un sopracciglio.
-Bene, Naruto. Ottimo lavoro.- sentenzia, sorridendo.
Sorrido di rimando, ma più che rivolto a lui, è indirizzato al moro mio vicino di banco.
-Naruto, sai perché ti ho chiesto il quaderno?- chiede Kakashi, all’improvviso.
-Perché voleva controllare se avevo svolto i compiti della vacanze?- domando retoricamente, supponendo già quale sia la risposta giusta.
-Esatto. Ma non è tutto.-
Strabuzzo un occhio, per poi appoggiare il mento sulle mani incrociate. Continuo a non capire.
-Quest’anno, io vi insegnerò soltanto fisica. Avrete un nuovo professore di matematica.-
Spalanco gli occhi dalla meraviglia, già immaginandomi un tizio poco severo e che mi dia la libertà di fare quello che voglio, che magari assegni poco… insomma, mi immagino il mio professore ideale – senza contare Sasuke.
-Volevo solo assicurarmi che tu non gli facessi una cattiva impressione.- continua, sorridendo. -Ma ora andiamo avanti. Già che ci sei, mi porti anche quello con gli esercizi di fisica?- ridacchia, scherzoso.
Scoppio a ridere, lasciando scivolare la testa sul banco.
-Naruto, non sto scherzando.- ritorna serio, all’improvviso.
Avvilito e – già – distrutto, afferro l’ennesimo quaderno e glielo consegno.
-Prendi il gesso, così ne faremo uno alla lavagna.- enuncia.
A quelle parole, il mio viso diventa blu dalla paura. Prendendo per esempio il legame “Naruto-ultimo posto”, quello “Naruto-lavagna” è praticamente l’opposto. Però – già sapendo che ogni tentativo di resistenza sarebbe inutile – mi accingo a fare quanto mi è stato ordinato.
Sotto dettatura, scrivo la traccia di quello che mi appare un problema complicatissimo. Resto a guardare i dati come se fossero alieni.
 
-Quale formula puoi applicare con i dati a tua disposizione? La fisica, dobe, è perlopiù questione di numeri e formule, oltre che ragionamento. Se ti sforzi, sono sicuro che riuscirai a venirne a capo!-, mi ripeteva Sasuke durante le nostre lezioni.
 
“Pensa, pensa, pensa. Oltretutto è un problema che abbiamo fatto insieme meno di due settimane fa. Coraggio!” cerco di stimolare il mio cervello fuso. E dire che me la cavicchio in fisica!
Guardo di sottecchi la mia unica speranza di uscire da questo macello.
Lo vedo appoggiato al banco, un gomito a sorreggerlo, la mano davanti al volto, tre dita alzate.
-Perché guardi Sasuke? Non potrebbe suggerirti nulla. Piuttosto, cerca di risolverlo da solo.-
Ma le parole del professore mi hanno aperto una strada: suggerire. Ed io so che è proprio quello che sta facendo il teme.
Tre dita alzate.
 
-Quanto deve uscire a questo esercizio?- chiese Naruto, esasperato.
-Tre, dobe, deve uscire tre.- rispose l’Uchiha.
-Uffa, non si trova!-
-Non mi aspettavo il contrario.-
Così dicendo, Sasuke strappò il foglio dalle mani dell’allievo, controllando e correggendo l’errore. Dopodichè, lo rifece corretto, ordinando a Naruto di farlo di nuovo, ma da solo.
-Teme, si trova tre!- esultò.
L’altro rimase indifferente.
-Certo che questo era difficile, però!- si lamentò l’Uzumaki.
-Ebbene, non ti farà male dargli un’altra occhiata.- disse il moro, gli occhi puntati sugli esercizi precedentemente svolti dall’altro.
Il biondo sbuffò, ma poi lo ricontrollò.
 
Che quel tre significhi che sia proprio quell’esercizio? In fondo, ho riscontrato qualche somiglianza. Pazienza, tanto non saprei comunque che fare.
Inizio a scrivere, mentre – miracolosamente – riaffiora tutto ciò che avevo studiato con Sasuke.
Svolto l’esercizio, ed osservando il risultato corretto, mi giro entusiasta verso Kakashi.
-Perfetto, Naruto. Puoi andare a sederti!-
Mi passo una mano sulla fronte, suscitando l’ilarità dei miei compagni.
“C’è mancato poco! Ma questo non è che l’inizio. Se non fosse stato per Sasuke, sarei rimasto inchiodato alla lavagna come un baccalà!”


 



 
 
 
Eccomi, io e le mie 3117 parole di questo capitolo! Forse l’ho già detto, ma purtroppo la storia mi prende tanto tempo quando la scrivo, quindi gli aggiornamenti saranno più lenti. Cercherò, comunque, di aggiornare entro dieci, undici giorni circa.
Grazie! ^__^
 
Un po’ di SasoDei? (accenni) Vi andrebbe?
(ovviamente, inutile che lo dica, la SasuNaru (o NaruSasu XD) sarà sempre la principale)

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Capitolo 14
*** Pericolo in giacca e cravatta ***


PERICOLO IN GIACCA E CRAVATTA

 

 

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Il professor Kakashi esce dall’aula, così posso finalmente tirare un sospiro di sollievo.
-Credevo che non la smettesse più di torturarmi!- lamento, allungandomi sul banco verso la direzione di Sasuke.
-Bravo, Naruto-kun! Non pensavo che saresti riuscito in quell’esercizio.- mi sorride Sakura.
Mi volto verso di lei, di scatto, e rivedo quella mia amica d’infanzia che ho detestato fino a pochi minuti fa. Dandomi dello stupido, le sorrido a mia volta.
-Che vuoi farci! Vedrai, quest’anno ti stupirò!- ridacchio, le mani dietro la testa, la sedia sollevata da un lato mi permette di dondolarmi.
-Sasuke, tu come te la cavi?- chiede, dimentica di me.
L’Uchiha scrolla le spalle, mantenendo la sua solita espressione indecifrabile, come se la domanda di Sakura non avesse bisogno di una vera e propria risposta.
Per quanto voglia evitare di avvertire una sensazione di fastidio allo stomaco, ogni qualvolta che qualcuno parla col mio ragazzo, sento tale torpore sempre lì, che mi fa dare i numeri. Se Sakura continuasse, potrei addirittura non ricordarmi più che è mia amica.
-Sei fidanzato?- domanda, poi, l’Haruno.
Ecco la domanda che non doveva assolutamente fare. Mi giro nella direzione opposta, cercando di nascondere il colore rosso delle mie guance. Batto nervosamente un piede sul pavimento, cominciando a fischiettare aritmicamente.
Il tutto è interrotto dall’entrata in scena di un altro insegnante. Nuovo.
-Deve essere lui. Quello di cui ci parlava il maestro Kakashi!- sussurro all’orecchio di Sasuke.
Il nuovo tizio ha i capelli rossi e due occhi che sembrerebbero simili al ghiaccio. Non è troppo alto, e sembra molto giovane, sebbene ricopra già il ruolo di insegnante. Chissà, sarà alle prime armi!
Resto intimorito quando, entrando, punta il suo sguardo glaciale proprio su di me. “Perché proprio quest’anno ti dovevi mettere in prima fila, giusto Naruto-chan?”, mi dico, intimorito dal nuovo professore. Poi, dopo gli iniziali secondi di silenzio – secondi che a me sono parsi infiniti – comincia a parlare.
-Mi chiamo Sabaku No Gaara e da oggi sarò il nostro nuovo professore di matematica.- enuncia, gli occhi ancora posati su di me.
Impacciato, incapace di sapere cosa stia pensando questo tizio, e soprattutto cosa gli abbia fatto io che nemmeno lo conosco, trovo rifugio abbassando lo sguardo sul banco scarabocchiato.
-Facciamo l’appello.- dice, infine.
 
-Mamma mia! Sembrava che l’ora non finisse più!- reclamo.
Finalmente posso concedermi un secondo per respirare dato che è intervallo.
-Ehi Naruto, ma lo conosci già?- si avvicina Choji.
Scuoto la testa.
-No, perché?-
-Non hai visto come ti guardava?-
-Davvero? No, non ci ho fatto caso!- e scoppio a ridere.
In realtà me ne sono reso conto, ma per qualche motivo ho preferito negarlo. A dirla tutta, sulle prime ero arrivato persino a pensare di essermelo immaginato, di voler sembrare sempre “al centro dell’attenzione”, come dice Sasuke.
-Ma, lasciando perdere questo- si intromette Kiba -Come mai non t sei seduto con noi all’ultimo banco? Te l’avevamo lasciato apposta!-
-Non potevo mica lasciarlo da solo!- sorrido, dando una gomitata a Sasuke che mi è di fianco. Sembra più silenzioso del solito – e il che è tutto dire -. Che sia per colpa di questo Gaara? Non oso nemmeno immaginare una scenata di gelosia da parte di Sasuke Uchiha. Non saprei se considerarmi onorato per tale privilegio, oppure in un mare di guai.
-Sasuke! Perché non usciamo questa sera? Così ti conosceremo meglio!- propone mio cugino, scoccando un’occhiata divertita a Sasuke.
Ah Kiba! Se sapessi che tipo sofisticato che è, non lo faresti di certo!
Attendo con ansia una risposta dell’Uchiha chiamato in causa. Riuscirà ad essere gentile?
-No. Questo testone ha ancora tanto da recuperare.- afferma serio, indicandomi con un movimento preciso del capo.
Le facce sbalordite di Kiba e degli altri mi fanno capire che devo spiegare alcune cosette. Aspettare che lo faccia l’Uchiha è come pretendere la Luna.
-Mi fa da insegnante privato.- ridacchio, grattandomi la testa con un dito.
-Allora Sabato sera?- ritorna all’attacco Kiba.
Per tutta risposta, Sasuke si alza dalla sedia e si dirige fuori, perdendosi per la folla che regolarmente di distribuisce per i corridoi durante l’intervallo. Si muove lentamente, con sicurezza, segna voltarsi nemmeno un istante verso di noi.
-Ma che ho detto?- fa mio cugino, risentito.
-Prendilo per un sì. Devi sapere che Sasuke è tutto particolare.- lo giustifico, poggiando la mano sulla spalla di Kiba che, sicuramente, si sarà un tantino offeso. Normale: chi non conosce il teme resta rattristato dalle sue parole. Questo pensiero mi riempie di orgoglio, perché mi rendo conto di cominciare a capirlo sul serio.
-E’ da quando siamo giù che te lo volevo chiedere.- comincia Shikamaru, facendomi voltare alla velocità della luce. Ha un tono serio – suo tipico, sì – ma che comunque mi fa pensare. A Shikamaru Nara non sfugge mai nulla. E’ molto meglio di una telecamera, di un registratore: ha una mente brillante e perfetta che gli consente di ricordare quasi qualsiasi cosa.
-Ma non è il tizio che abbiamo incontrato a quel locale?-
Ammutolisco. Non è passato poi tanto tempo, però io me ne ero già dimenticato, preso com’ero da tutti questi nuovi eventi.
-Accipicchia, è vero!- continua Kiba, dandogli corda. -E’ il cameriere davanti al quale facevi tutte quelle smancerie! E pensare che mi ero giurato di prenderti in giro fino alla morte, per quella sera! E, invece, se non fosse stato per Shikamaru, me ne sarei scordato completamente!- ride.
Sorrido anch’io tentando di tenere la situazione sotto controllo. Non so precisamente cosa voglia fare Sasuke, cosa voglia far sapere di sé, per cui mi serve necessariamente qualche scusa da inventare, qualche cosa per distrarli da tale argomento… con Shikamaru non sarà semplice, ma per Kiba… ho un’idea!
-E dopo mi hanno messo in punizione, ricordi?- metto il broncio, osservando mio cugino che scoppia a ridere ancora di più, raccontando a Shikamaru tutto l’accaduto. Ne approfitto per dileguarmi, per andare alla ricerca del mio Sasuke.
Sospirò: sono stato abbastanza fortunato.
 
Cammino per il corridoio, infastidito dalle troppe persone che mi circondano, che ridono allegramente. Stamattina, ero entusiasta di cominciare una nuova vita, ma adesso non ne sono più così convinto. Credo di essere stato immerso troppo tempo nell’oscurità e nell’oblio chiamato solitudine: non so se sarò capace di uscirne del tutto. La mia unica luce è lui, Naruto. Mi sento bene ogni volta che mi è accanto, che mi sorride… ma forse non avevo considerato che il mondo vero non è formato solo da me e dal dobe, ed è qui che entra in scena quel Sabaku.
Sebbene abbia nascosto la rabbia che mi ribolliva dentro, non ho potuto fare a meno di guardarlo con odio ogni qualvolta il suo sguardo si posasse troppo a lungo sul mio dobe. So di sicuro che la mia non è stata tutta un’allucinazione, o un attacco ingiustificato di gelosia. No, io sono abituato agli sguardi di chi ti guarda perché ti vuole, lo capisco all’istante. Per una volta, dovrei ringraziare Orochimaru per avermi messo a fare quel lavoro.
Ghigno. Le mani in tasca, le dita che cominciano a torturare la stoffa dei pantaloni.
Una mano mi si posa sulla spalla, facendomi sussultare.
Naruto.
 
-Teme, ma si può sapere perché te ne sei andato di colpo?- gli chiedo, inarcando un sopracciglio.
-I tuoi amici sono noiosi, dobe.- mi fa, una calma insopportabile.
Gira i tacchi e riprende a camminare, intenzionato a non ascoltarmi oltre.
Sorrido. Sa già che lo seguirò. Non sono il solo che ha imparato a conoscere l’altro, ma anche lui – ormai – sa bene come sono fatto.
-Comunque, Sabato sera si esce!- gli dico, camminandogli dietro.
-Scordatelo.-
-Non puoi restare confinato in un mondo dove ci sei solo tu!- lo rimprovero.
Silenzio.
-Non puoi cominciare a startene zitto ogni volta che non sai cosa dire.- non sopporto questo lato del suo carattere.
-Non è che non so cosa dire, ma capisco che l’altro non potrebbe capire ulteriormente. In pratica, mi rendo conto di essere in presenza di un caso perso.- spiega, accelerando il passo.
Lo imito.
-Ripeto: nel tuo mondo non puoi viverci solo tu!- urlo, facendo girare qualche curioso.
Sasuke si muove verso il bagno, rifugiandosi dentro e bloccando la porta. Non capisco cosa possa aver causato un suo atteggiamento di chiusura. Bussò con forza.
-Sarei capace di sfondare la porta se non mi apri!- grido, continuando a dar colpi.
-E’ aperta, dobe!- mi rileva, facendomi gelare sul posto per la vergogna.
Evitando di dire altro, per non incappare in figuracce, abbasso la maniglia, ed entro. Lo trovo seduto sul lavandino, intento a guardare verso il muro.
-Perché fai così?- chiedo, avvicinandomi ed accarezzandogli la guancia.
Mi scosta con una violenta manata.
-Nel mio mondo non posso fare altro che vivere solo io.- dichiara, lo sguardo basso -Mi sbagliavo. Non sono fatto per una vita “normale”.-
-Ma che ti è preso stavolta? E dire che stamattina mi sembravi entusiasta!- lo scuoto per le spalle, costringendolo a guardarmi. Perché i suoi occhi mi sembrano più neri del solito? Sono quasi… tristi.
-Te l’ho detto, mi sbagliavo. Pensavo di poter ottenere l’impossibile.-
-Niente è impossibile, teme!- gli dico, scuotendolo ancora. Mi sembra di aver tra le mani un corpo senza vita, che si fa cullare dai miei movimenti.
-La solita frase fatta.- ghigna, tristemente.
-Non è una frase fatta! Sei riuscito ad insegnarmi la matematica, che vuoi che sia affrontare la vita!- rido, appoggiandomi nell’incavo del suo collo.
Attendo già un colpo in testa da parte dell’Uchiha, perché sono consapevole di aver fatto un paragone assurdo. Ma il pugno non arriva. Incuriosito, alzo la testa.
Sgrano gli occhi, tant’è che lo spettacolo che mi trovo davanti mi colpisce. E’ meglio di un dieci a scuola, o di una macchina di lusso. In questo momento, non credo di poter desiderare qualcosa di maggiore di ciò che sto vedendo.
Un sorriso da parte sua. Appena accennato, ma pur sempre un sorriso. Capisco che questa è la mia opportunità di continuare.
-E, poi, nel tuo mondo ci sono anch’io! Ma lo vuoi capire che non ti libererai mai di me, zuccone!- lo insulto divertito, regalandogli il pugno che tanto mi aspettavo da lui. Continuo a sorridere.
Osservo la sua espressione, quella tipica di chi vorrebbe ringraziarti, ma da Sasuke questo non me lo aspetto. E’ stato già tanto un sorriso, un grazie sarebbe troppo. Due cose anti-Sasuke in una giornata? No, per carità.
Lo tiro per la cravatta, conducendolo verso il bagno. Lo appoggio alla parete, senza voler sentire alcun tipo di obiezione. Tenta di aprire la bocca, ma lo zittisco posandogli un dito davanti alle labbra.
-E no.- sussurro -Voglio continuare quello che ho iniziato stamattina.-
-Non mi sembra il luogo adatto.- ribatte.
-Ogni luogo è adatto quando ci si ama.- sparo la prima cavolata che mi viene in mente. O meglio, la faccio passare come tale, quando in realtà lo penso sul serio.
Sasuke distorce le labbra, ma non mi impedisce più di continuare con quanto mi sono prefisso.
Lo bacio con passione, sbottonandogli la camicia. Sento che oppone resistenza, perché si muove cercando di liberarsi del mio corpo che lo inchioda al muro.
-Credevo di aver di essere stato chiaro.- bisbiglio, cominciando a togliergli il fastidioso indumento e a leccargli il collo, godendo dei leggeri spasmi che gli procura il mio gesto.
-Smettila, c’è troppa gente, dobe rimbambito!- proclama, cercando ancora di allontanarmi.
-Non mi pare, sono tutti fuori.- soffio, dirigendomi alle labbra.
Come se mi fossi portato sfortuna da solo, ecco che la porta si apre facendomi raggelare. Sasuke è ancora più preoccupato di me. Sento la fontana aprirsi e qualcuno che si lava le mani. Deglutisco nervosamente, sperando che quel qualcuno non abbia visto i nostri piedi sotto la porta. Beh, purtroppo, i nostri bagni hanno delle porte terribili: quelle che, se abbassi lo sguardo, vedi i piedi di chi c’è dentro. Prego, ma un brutto presentimento non mi abbandona. Per precauzione, Sasuke mi ha tappato la bocca con una mossa veloce e quasi mi ha bloccato il respiro.
-Chi c’è?- domanda una voce sicura, identificata come una voce ascoltata poco tempo prima.
Sasuke strabuzza gli occhi e aumenta la presa sulla mia bocca. Sarà per il nervosismo, sarà per quello che vuole, fatto sta che mi soffoca. Gli do un pizzicotto al braccio, tanto forte che è costretto a lasciarmi. Un respiro rumoroso di sollievo mi fa beccare un’occhiata assassina dall’Uchiha, come se volesse dire: “Se non ci aveva visti, ora è sicuro”.
Infatti, la voce ritorna con quella sua domanda.
Sasuke mi spinge avanti obbligandomi ad uscire. Sono d’accordo con lui: continuare a nascondersi è inutile. Lui si riabbottona la camicia.
Esco, la mano dietro la testa, l’espressione sorridente.
Come se non bastasse, l’essere lì davanti non era un alunno, ma un professore. Ma gli insegnanti non hanno il loro bagno personale?
-Uzumaki, che ci facevi lì dentro?- chiede, un tono abbastanza rassicurante. Per fortuna non mi sembra nemmeno arrabbiato. Mentalmente, mi rincuoro. L’espressione del professor Gaara cambia non appena vede uscire anche Sasuke.
-Uchiha… ci sei anche tu.- osserva.
Sasuke non proferisce parola, mentre io rimango stupito dal fatto che si ricordi già i nostri cognomi.
-Dunque, che ci facevate chiusi in bagno?- domanda.
Inutile dire che il sottoscritto va in panico. L’ultima volta che ho avuto un approccio con le bugie, mi ha scoperto anche Kiba! Come potrei ingannare un professore? Arrossisco, abbassando lo sguardo.
-Stavamo litigando.- spiega il teme.
-Litigando?- ripete Gaara.
-Esatto. – ribadisce lui, sicuro.
-Per quale motivo?-
-Questioni personali se permette.- replica l’Uchiha, un tono tutt’altro che amichevole. Mi sa tanto che avevo ragione. A Sasuke il nuovo insegnante non va tanto a genio e qualcosa mi dice che in parte ne sono la causa.
Senza che nemmeno me ne renda conto, vengo trascinato all’esterno. Mentre passiamo davanti al docente, mi limito a scusarmi, sorridendo ridicolmente. Percorriamo tutto il corridoio, ormai quasi vuoto. Solo quando torniamo presso la nostra classe, riesco a parlargli.
-Ma si può sapere perché ti sei rivolto in quel modo ad professore?- lo rimprovero. –Non era il caso!-
-Non mi piace quel tipo.- ammette. -Non mi piace come ti guarda.- risponde prima che io glielo chieda. Arrossisco, colpito dalle parole di Sasuke. Niente di speciale a dire il vero, ma detto da lui è come se mi fosse stato confessato di essere la persona più importante di tutti… per lui.
-Grazie.- gli dico, guardando dritto innanzi a me.
Mi fissa, non capendo l’utilità di quella parola in quel momento.
Sorrido di nuovo, dirigendomi verso il mio posto, ed alzandomi a comando quando entra il prof di educazione fisica.



 



 
 
Mi scuso perché questo capitolo è un po’ più breve degli altri. Ovvero 2419. Però, pensavo che mettendoci altro sarebbe stato pesante. Spero di rifarmi col prossimo! ^__^
Ribadisco che l’aggiornamento della fic avviene ogni dieci giorni. Spero di poter essere puntuale. Grazie!
 
 
L’altra volta mi sono dimenticata di dire che gli smeraldi erano un riferimento agli occhi di Sakura! ^__^


Vi va una drabble? http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=753508&i=1

  

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Capitolo 15
*** Rivelazioni di vario tipo ***


RIVELAZIONI DI VARIO TIPO

 

 

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-Non è il momento adatto per parlarne.- sbotto, abbottonandomi la camicia.
-Sì che lo è, usuratonkachi.-
-Bene, allora ti ascolto.- mi passo velocemente la mano tra i capelli, aggiustandoli per quanto possibile.
-Se quel Gaara non la smette lo massacro fino alla morte.- enuncia, digrignando.
-Ed io? Cioè, cosa dovrei fare?-
-Non lo so, ma fallo smettere o si ritroverà con il naso sanguinante… come minimo.-
 
La situazione va avanti così già da una settimana: relativamente poco tempo se consideriamo quanto durerà tutto l’anno scolastico. La gelosia di Sasuke inizialmente cominciava a farmi piacere, perché mi faceva davvero sentire importante, ma adesso si sta esagerando. Ricomincio a non capire cosa vuole Sasuke da me, cosa pretende che io faccia per far cambiare atteggiamento all’insegnante. Per il professor Sabaku, sono diventato come il cosiddetto cocco, solo che non ho proprio idea di come fargli smettere di considerarmi tale. E a Sasuke questo non va affatto a genio. Gli credo quando mi dice che sarebbe pronto a farlo a pezzi, perché so di cosa è capace – ricordo benissimo il bernoccolo che ho ricevuto dopo il nostro primo incontro. Ovviamente, vorrei evitare che la situazione sfociasse in qualcosa di irrisolvibile o di troppo grave. Non voglio che le cose gli sfuggano di mano solo per una gelosia ingiustificata. Sì, perché il professor Sabaku non fa nulla, oltre che guardarmi in modo fisso o chiamarmi per fargli delle commissioni, come prendergli il caffé o recuperargli dei documenti in segreteria.
 
-Ad ogni modo, è molto meglio che tu non faccia nulla di quel che dici, teme. Senti, non vorrai cacciarti nei guai per una sciocchezza del genere!- mi avvicino al suo volto e gli sfioro la guancia col dorso della mano. Gli sorrido e gli stampo un bel bacio in fronte. Si ritrae al contatto, mettendo su un broncio che lo rende la persona più adorabile che abbia mai visto.
-Và. Via.- scandisce, spingendomi con poca forza.
-Ma quanto sei carino quando alzi il nasino all’insù.- lo schernisco, toccandogli il suddetto naso con un dito. Questo gesto deve averlo infastidito ancor più del precedente, perché mi arriva una pacca violenta sulla mano.
Duro a morire, come mi definisce anche lui, mi azzecco di nuovo alla mia preda preferita e gli cingo le spalle, stringendolo così in un abbraccio. Lo tiro verso di me, poggiando la fronte sulla sua. Riesco a tenerlo fermo grazie all’ausilio della mano dietro la sua testa. La distanza tra i nostri volti è talmente poca che i miei occhi azzurri si riflettono nei suoi scuri. Più di una volta ho pensato che quello sguardo – che sembra perennemente triste e cupo – rappresenti perfettamente il mio teme e rappresenta, anche, una visibile contraddizione con le mie iridi, che invece, caratterizzando il sottoscritto in modo impeccabile. Siamo complementari, in pratica, e non solo in quanto ad occhi, ma anche per quanto riguarda le nostre personalità e i nostri modi di fare. Beh, gli opposti si attraggono e più opposti di noi ci sono soltanto il bianco e il nero. Anzi, nemmeno loro.
Sorrido, avvicinando stavolta le labbra.
Lui non si sposta, lasciandomi fare, permettendomi di far combaciare il mio sorriso alla sua espressione imbronciata: l’ennesimo contrasto. Capisco che, anche se lo tengo stretto stretto,  lui potrebbe liberarsi da me, perché ne ha di forza. Se non lo fa, vuole dire che non ne ha voglia, che anche lui desidera ciò che voglio io.
-Idiota di un teme stupido e gelosone.- sussurro al suo orecchio, prima di avvinghiarmi nuovamente alla sua bocca, avido da far paura. La mano messa dietro la sua testa comincia a scendere, vadano libera per tutto il suo corpo – sfortunatamente protetto dalla camicia che indossa – percorrendo tutta la schiena, fino a scendere al sedere. Quando il mio tocco diventa più avido, lo sento sussultare lievemente, prima che si lanci addosso al sottoscritto, facendomi cadere sul letto.
Non mi sono mai piaciute le cadute. Per usare i termini di Shikamaru, sono seccanti, ma questa si prospetta davvero interessante… o almeno lo sarebbe stata se non avessimo da fare.
-Teme, ricordi. Oggi è Sab…- vengo interrotto da un suo bacio.
-Zitto.- sussurra, baciandomi sempre con più foga e sgualcendomi anche la camicia appena messa.
Al diavolo la camicia! Se non fosse per l’ora, potrei continuare per sempre, mandando allo sbaraglio anche centomila magliette e vestiti vari.
-E’ Sabato.- ribadisco, lottando per staccarmi dalla sua bocca, che purtroppo mi crea una certa dipendenza. Più che altro, combatto contro il me stesso “amico di tutti”, che non vorrebbe mancare per nulla al mondo alla festa di Shika – oggi, infatti, è il 22 settembre –, mentre il me stesso “amante di Sasuke Uchiha teme, alla follia, non vorrebbe staccarsi di lì.
Lo afferrò per le spalle, guardandolo dritto negli occhi.
-Cerca di capire.- scandisco -è il compleanno di Shikamaru, uno dei miei migliori amici.-
Sasuke mi guarda, senza accennare ad un minimo cambiamento di espressione. Beh, non che la cambi almeno qualche volta: è sempre la stessa.
-Cerca di capire.- ripeto, sorridendogli quanto meglio mi riesca.
-E’ un tuo amico, non mio, Potrei benissimamente decidere di non lasciarti andare.- bisbiglia, in un modo dannatamente sexy, che non lo avevo mai sentito parlare così.
Arrossisco fino alla punta dei capelli, mentre il cuore comincia a farsi sentire – sempre più forte, lui e qual suo fastidioso tum,tum – lasciandomi immobilizzato al mio posto. Il viso comincia a bruciarmi con forza, facendomi quasi male. Un caldo del tutto anomalo comincia ad avvolgermi, facendomi desiderare con tutto me stesso che Sasuke si sposti da dove si trova – ovvero sopra di me. In realtà, gradirei più che… si spogliasse, ma non posso abbandonare gli amici… o no?
-Naruto, sei in camera?-
La mia mente non riesce nemmeno a formulare un classico “oh cazzo” che la porta si apre, rilevando il proprietario della voce che ho appena sentito: Jiraiya. L’avevo già identificata, ma non ho avuto il tempo necessario per rimuovere un certo tizio dal mio corpo. Probabilmente, nemmeno Sasuke se ne era reso conto.
Vedo l’Uchiha che chiude gli occhi, mentre un leggero rossore gli colora le gote pallide.
Dal canto mio, porto la testa all’indietro, a significare la sconfitta di essere stato colto in flagrante. Sospirò rumorosamente, cominciando a pensare a qualche spiegazione credibile da potergli propinare. Anche se credo che ormai non possa fare più nulla. La prima impressione deve essere stata quella giusta, per il mio padrino. Ma dico, non si usa bussare? Se l’avesse fatto, di certo non si sarebbe trovato il suo figlioccio insieme ad una sottospecie di nipote di un amico di infanzia in una situazione più che compromettente. Ambigua è dir poco.
Praticamente io e Sasuke siamo quasi diventati una cosa sola. Io, buttato sul letto, i capelli scompigliati e la camicia semiaperta. Lui, le labbra ad un soffio dalle mie, il corpo completamente aderente al mio e la fronte sulla mia. Bene, molto bene.
-Non è come sembra!- balbetto, scostando Sasuke e facendolo lentamente alzare. Non sono mai stato in gamba ad inventare scuse, ormai si è capito. Quando si tratta del mio padrino, poi, la situazione è di tre punti peggio, si sapeva anche questo. E se c’entra Sasuke, sono a malapena capace di spiccicare parola.
Quindi, sono proprio fottuto. Anzi, siamo.
Alterno lo sguardo tra Jiraiya, che ci guarda impassibile e Sasuke, che si aggiusta gli indumenti con gesti secchi della mano. L’Uchiha sembra essersi alienato in un altro mondo, come se non volesse aiutarmi a far capire a Jiraiya che ciò a cui sta assistendo è tutto un terribile equivoco. Cioè, non che lo sia, ma dovremo fare il possibile – per quanto sia improbabile – per farglielo credere tale.
-E come sarebbe, eh?- proferisce infine, facendomi chiudere gli occhi, come reazione naturale.
-Ecco…- rosso come un pomodoro – o forse anche di più – alzo lo sguardo verso di lui, rimanendo sbalordito dalla sua espressione né arrabbiata, né dispiaciuta, né alcuna altra reazione che mi sarei aspettato.
-Ammetto che mi dispiace… ma se tu dici che non è come credo…-
Cosa? Credo di non aver bene afferrato cosa voglia dire.
-Che intendi?- chiedo, diventando piccolo piccolo. E dire che di solito sono in grado di affrontare una qualsiasi situazione con lui. Mi sa tanto che da ora in poi, da ora che c’è Sasuke, non devo più considerare il prima, ma pensare solo al presente.
-E’ semplice, zucca vuota, dico solo che a me Sasuke piaceva.-
Anche l’altro diretto interessato alza un sopracciglio, cominciando a detestare il modo di parlare di Jiraiya: ovvero dire le cose a metà.
-Non le dispiace, quindi, se stiamo insieme?- Sasuke si avvicina, rendendo noti quelli che erano anche i miei pensieri. Solo che io non l’avrei mai espresso: almeno, non prima di una mezz’oretta di silenzio imbarazzante.
-Dovrebbe?- sorride lui, camminando a passi lenti verso entrambi e posando, su ognuno, le sue grandi mani affettuose -A dire la verità lo sospettavo già. Naruto, credimi, ti conosco bene, troppo bene. Potrei vantarmi di essere la persona che più ti conosce più di tutti. Ho visto come guardavi Sasuke, mi sono accorto fin da subito degli sguardi che gli lanciavi.-
Arrossisco, abbassando lo sguardo. Chissà come ha reagito Sasuke. Vinto dalla curiosità, sbircio la sua espressione, trovandolo leggermente rosso, ma gli occhi scuri riescono – a differenza mia .- ancora a sostenere lo sguardo del mio padrino.
-Grazie.- riesco a sussurrare, tra un momento di assoluta vergogna e l’altro.
-Ti sei trovato un ragazzo duro tanto quanto te, Naruto Uzumaki Namikaze, eh?- mi scompiglia i capelli, per perdersi, poi, in una risata tale che ha il potere di sciogliermi il cuore  e di farmi recuperare quella sicurezza in me stesso e quella spavalderia che sembravo aver perso.
-A dire la verità ha la testa ancora più dura della mia.- ridacchio, ammiccando in direzione di Sasuke.
-Non proprio.- sussurra lui, facendo l’offeso.
-Ad ogni modo, non dovete andare? Farete tardi altrimenti.- ci ricorda il mio padrino, gettando un’occhiata all’orologio che segna già le nove meno un quarto.
-Caspita siamo in ritardo già di un quarto d’ora, senza contare il tempo che ci metteremo per arrivare!- mi metto le mani tra i capelli, facendomi prendere da un panico che non sembra minimamente sfiorare il rigido Uchiha.
-Avreste dovute pensarci prima…- Jiraiya richiama la mia attenzione –Beh, prima di fare ciò che stavate facendo.- ammicca.
-Stai zitto!- lo rimproverò, rosso di nuovo, facendogli la linguaccia -Su andiamo.- mi rivolgo a Sasuke, afferrandolo per mano.
-Siete proprio carini!- osserva l’uomo -Giusto, non ve l’ho ancora detto: congratulazioni, e che la vostra unione possa durare!-
La risata che segue viene rinchiusa nella mia camera, insieme a chi l’ha prodotta.
 
-Scusateci per il ritardo!- esclamò appena arrivati.
-Come mai avete tardato?- chiede Sakura, inarcando un sopracciglio.
-Discussione con Jiraiya!- ammetto, optando per una mezza verità. Non credo sia ancora il caso di confessare ai miei amici di essere gay. Senza dubbio, dovremo – sì, anche Sasuke – stare molto più attenti per non farci più beccare. E’ già un bene che Jiraiya non abbia detto nulla, che non si sia opposto. Se non avesse accettato, e avrebbe escluso Sasuke dalla mia vita, non so dire come avrei reagito. Probabilmente, mi sarei opposto con tutto me stesso.
-Ad ogni modo, andiamo su.- s’intromette Ino, prendendo Sasuke per un braccio.
Il mio sopracciglio scatta automaticamente e inizia a tremolare contro la mia volontà. Prego interiormente che Sasuke si stacchi all’istante quella piovra da dosso, altrimenti a casa mi sentirà. E’ inutile: quando c’entra Sasuke, non riconosco più gli amici.
-Staccati, Yamanaka.- dice lui, deciso, colpendo Ino con uno schiaffetto e prendendo a camminare più isolato dagli altri.
La direzione che stiamo prendendo mi risulta abbastanza casuale… dove saremo diretti? Beh, sull’invito c’era indicata solo il luogo dove ci saremo incontrati e non il locale dove saremmo andati.
Sasuke si blocca all’improvviso, ma soltanto per un minimo istante, dopodichè riprende a marciare come se nulla fosse. Lo osservo di sottecchi, al fine di notare qualche altra anomalia nel suo comportamento. Si gira verso di me, come se volesse comunicarmi qualcosa con gli occhi, qualcosa che, però, non mi arriva. Soltanto quando voltiamo l’angolo capisco.
-Dove stiamo andando?- chiedo a Shikamaru.
-Allo stesso locale dove lavorava Sasuke.- risponde Kiba, sorridendomi.
Credo di essere sbiancato di colpo. So che il teme ci ritorna quando deve rincasare, so che vedere Orochimaru forse non è più un problema, ma non voglio andare lì. Probabilmente nemmeno Sasuke vorrebbe, ma non lo darebbe mai a vedere.
-Come mai lì?- insisto.
-Abbiamo mangiato bene l’ultima volta, no? Perché non dovremmo tornarci?-
-Era solo per chiedere, Shika.- sorrido.
Ciò non toglie che non mi piace troppo l’idea di andarci.
 
Una volta entrati prendiamo posto al primo tavolo libero che troviamo, uno che possa essere sufficientemente spazioso per farci stare tutta la combriccola. Sistemati, attendiamo l’arrivo di un cameriere. Chissà chi sarà. Sasuke è qui, vicino a me, perciò deve essere per forza qualcun altro. Che so, un suo ex collega.
A servirci giunge un tipo strano. Non so perché mi è venuta in mente questa prima denominazione, forse per i denti incredibilmente appuntiti o per gli occhi fucsia.
-Desiderate?- chiede, un sorriso largo sulle labbra, che fa intravedere i suddetti denti.
Ognuno comincia a dire ciò che vuole – perlopiù pizze e bibite –, io compreso. Manca solo Sasuke.
-E tu, Sasuke?- il ghigno si allarga.
-Il solito.- si limita a dire -Sai quali sono i miei gusti.-
 Strabuzzò un occhio davanti a quell’affermazione, e mi sorge spontanea una domanda, forse alquanto stupida: perché io non conosco i suoi gusti?
-Oh Sasuke lo conosci… chi è?- chiedo, facendomi passare come uno dei tanti curiosi.
-Si chiama Suigetsu Hozuki. Lavoravamo insieme.-
-L’ultima volta non c’era.- insisto, facendomi prendere troppo la mano. Difatti, sto usando un tono troppo geloso e insistente per essere un semplice amico. Cercherò di contenermi più in avanti.
-Malattia.-
Odio quando risponde così, quando non mi dedica più di poche parole. So che davanti agli altri probabilmente non vuole, ma perché la situazione non cambia quando siamo soli? Mi mordo il labbro, stando attento a non farmi vedere.
-Come mai diventi sempre strano quando entri qui dentro? Che c’è, una sorta di maledizione?- mi schernisce Kiba, suscitando l’ilarità di tutti i presenti. Beh, tutti meno il teme.
-Sarà l’aria del posto.- mi unisco al coro di risate, ma con la mente sto già a casa mia, insieme a Sasuke, a discutere.
 
-Mi spieghi il ruolo di quel Suigetsu, o come si chiama, nella tua vita?- sbotto, una volta che ci siamo separati dal resto del gruppo.
-Dobe, abbiamo trascorso del tempo a lavorare insieme.-
Vorrei chiedergli anche fino a quando hanno lavorato insieme, se magari anche dopo le normali attività di cameriere… ma sembrerei quasi indiscreto, oltre che indelicato, perciò taccio.
-Nient’altro?-
Il suo silenzio non presagisce nulla di buono.
-Una sorta di mio ex.-
Spalanco la bocca al punto tale che tocca quasi a terra. Mi sento un po’ ferito. Avrei voluto che me lo dicesse, che fosse sincero fino in fondo, e invece non l’ha fatto.
-Perché non me lo hai detto?-

 


 



 
 
Salve! ^___^
Dopo dieci giorni (stranamente puntuale XD) eccomi qui con un capitolo (spero) abbastanza sostanzioso. Ringrazio chi legge, chi commenta, chi ha messo la fic tra le preferite (10), tra le ricordate (9) e le seguite (38).
Grazie! ;)
 
Ci rivediamo tra 10 giorni! (saprete anche se ho passato l’esame dei quiz della patente >////>)  

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Capitolo 16
*** Non ti parlo più ***


 NON TI PARLO PIU'

 

 

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 Resto a bocca aperta, le guance che mi si colorano leggermente solo a pensare a Sasuke insieme a quel tipo dagli strani occhi fucsia. Il mio ragazzo mi ha appena rivelato di aver avuto un ex ed io ne sono rimasto colpito. Offeso? Arrabbiato? Geloso? A dirla tutta, non so nemmeno io come dovrei sentirmi. Fatto sta che immaginare le labbra del mio Sasuke, poggiate su qualcuno che non sia io, mi fa andare in bestia, mi innervosisce. Stringo i pugni, imponendomi di respirare e di mantenere la calma. La strada affollata non è certo il posto migliore per farsi sopraffare dalle emozioni. E’ sera, ma non una sera qualsiasi: è Sabato. E di Sabato le strade sono piene di gente: no, non è proprio il caso di arrabbiarsi. Almeno non qui.
-Dormi da me?- domando, pizzicandomi una la coscia da sopra i pantaloni, per resistere alla tentazione di urlargli contro. Vorrei anche evitare di voltarmi verso di lui, ma, alla fine, non posso fare a meno di guardarlo negli occhi. Mi fissa con un sopracciglio inarcato, come se si stesse chiedendo come mai ho rinunciato al discorso di poco prima. Non è che l’ho lasciato correre, ma semplicemente l’ho rimandato, teme.
-Mh, posso.- bisbiglia, cominciando a incamminarsi verso casa mia. Ormai, ne conosce la strada a memoria.
Lo seguo a ruota, perdendomi nei miei pensieri, rimuginando su tutto ciò che gli dirò non appena saremo arrivati. Ma, forse, prima dovrei chiarire quelli che sono i miei veri sentimenti. Di sicuro, la notizia ha fatto scattare qualcosa dentro di me, qualcosa che, però, non è del tutto definito. Si tratta di un torpore alla pancia che mi porta a digrignare i denti e a stringere forte i pugni, tanto da farmi del male con le unghie nella carne. Deglutisco, alzando la testa, che avevo tenuto bassa, e osservando la figura snella di Sasuke che mi distanzia sempre di più. Senza intimargli di fermarsi, accelero, mogio e chiuso in me stesso. Dannazione! Pensare il suo corpo tra le mani di quel Suigetsu mi sta facendo impazzire: eppure, non mi servono conferme per provare l’amore del teme per me – quelle, infatti, credo di averle già avute, viste come si è consolidato il nostro rapporto –, tantomeno credo che ci sia qualcosa tra il mio lui e quello lì… e, allora, perché non riesco semplicemente a starmene calmo? Cos’è che mi ha infastidito? E’ questo che non riesco a capire. Forse che Sasuke non è stato chiaro con me? Ma che sarebbe cambiato se me l’avesse detto?
Mah, a furia si scervellarmi troppo, potrei uscire di testa. E dire che non è da me ragionare troppo, né mantenere il broncio. Sospiro, tanto forte da farmi udire anche da Sasuke.
-Aspettami, teme.- lo richiamo, correndo verso di lui.
 
Che fosse stato meglio non dire niente al dobe? Beh, tutto sommato non mi sembra qualcosa di esagerato, qualcosa per cui prendersela. Suigetsu è il mio ex, cioè è stato il mio ragazzo. Prima, non ora. E’ tanto difficile capirlo per quel dobe? Non è certo la prima volta che me lo ripeto, ma faccio proprio bene a chiamarlo dobe. Inoltre è stranamente lunatico, chissà che gli salta per la testa.
Entro dieci minuti ha cambiato più volte umore: non appena gli ho rivelato la verità, se l’è presa con me. Dopo appena cinque secondi si è calmato, chiedendomi se volessi andare da lui. Poi, se ne è restato mogio mogio alle mie spalle, riflettendo – parola grossa, per lui – su chissà che. Ed ora, come se non bastasse, mi ha richiamato all’attenzione, utilizzando il suo solito e allegro modo di fare. Pensavo di aver minimamente capito come fosse fatto e come dovessi comportarmi con lui: mi sbagliavo, mi duole ammetterlo, anche perché un Uchiha non sbaglia mai.
-Teme, che cosa vorresti fare domani?- la sua voce mi arriva squillante ai timpani, e quasi mi prende alla sprovvista.
-Mh, per me è indifferente.- rispondo senza voltarmi, le mani in tasca e il passo deciso. Talvolta alzo la testa per osservare alcuni moscerini intenti ad avvicinarsi pericolosamente alla luce dei lampioni.
-Ci deve essere qualcosa che vuoi fare!- insiste, avvicinandosi e mettendomi un braccio intorno al collo.
-Non ho particolari preferenze.- ribadisco, sperando di poterlo far tacere. Ma che vana speranza! Far star zitto Uzumaki equivale ad un miracolo. Sebbene abbia tentato di mettere un punto a questa patetica e improvvisata discussione, so bene che il dobe non sarà del mio stesso pensiero e che ritornerà presto all’attacco. Secondo me, ha sparato la prima sciocchezza che gli è venuta, solo per distrarsi da Suigetsu. Quanto è amorevolmente ridicolo il mio dobe?
-Certo che parlare con te è inutile. E uno cerca di darti un minimo di spazio, di farti decidere.- sta zitto per… un istante infinitesimo? –E, invece, tu stai sempre rintanato dentro di te, a pensare chissà cosa e chissà chi.- sottolinea quel chi in modo eloquente: proprio la conferma che mi serviva.
-Naruto Uzumaki Dobe, smettila con questa storia.-
-Quale storia? Non c’è alcuna storia che sto tirando in ballo, solo perché il ragazzo, che ha attualmente una storia con me, non mi ha detto della storia che ha avuto con un altro.- sbotta, accompagnando le parole ai gesti.
-Sei alquanto ridicolo, testa quadra.- è l’unica affermazione che riesco a dire, davanti alla sua cocciutaggine a alla sua infondata gelosia.
-Certamente, perché tu non lo sei, Uchiha, quando diventi verde dalla rabbia per il professor Sabaku!- dice, col tono di chi la sa lunga.
-E’ un discorso diverso: è evidente che quello lì dai capelli rossi ti sbava dietro.- digrigno i denti e stringo i pugni, mentre lo dico -Mentre Suigetsu è acqua passata. Punto.-
-Forse il signorino perfettino non ha notato come è stato guardato da “acqua passata”.-
Accelero il passo, sperando così di non sentire più la sua voce.
-E’ solo la tua fervida fantasia, dobe.- ci provo di nuovo: potrei definitivamente perdere le staffe se non se ne sta zitto.
-Anche con Gaara è la tua fervida fantasia.- mi fa lui, sicuro di sé stesso.
Una vena comincia a pulsare fortemente sulla mia tempia, mentre le nocche diventano bianche tant’è che lo sto stringendo. Di impulso, mi girerei e afferrerei il dobe per le spalle, costringendolo a guardarmi, per fargli capire che davvero lo amo e che nessun altro esiste per me, oltre lui. Ma non posso arrendermi così facilmente, non posso fare quello che voglio: non davanti alle persone e non con Naruto che ancora non capisce ciò che sto gentilmente cercando di dirgli.
-Dobe, conosci il significato della parola ex? Comincio ad avere dei seri dubbi, a riguardo.- lo punzecchio: in un certo senso, non riesco nemmeno più ad essere arrabbiato con lui. Anzi, ammetto che mi sto proprio divertendo a sentire come reagisce.
-Certo che la conosco, e anche bene! E tu, invece, lo sai che le relazioni passate si devono dire ai propri ragazzi?- domanda, ostentando sicurezza, ma mi sembra piuttosto impacciato.
-Non mi sembra che sia d’obbligo.- mantengo un’andatura regolare, permettendo al biondo di raggiungermi ed affiancarmi. Però non sollevo lo sguardo, perché so che a lui dà fastidio questo mio atteggiamento. E vederlo irritare mi diverte, mi affascina, mi eccita.
-Ma sarebbe corretto, teme dei miei stivali!- sbotta, imbronciandosi, divenendo tenero come un bambino capriccioso.
-Non mi pare che tu mi abbia parlato delle tue storie passate, dobe.- parlo con calma, guardandolo in viso. Lui ha lo sguardo rivolto altrove, ma non mi sfugge il rossore che gli arriva fino alla punta delle orecchie.
-Beh, ecco, non ne ho avute, perciò. Tu sei il primo… che avrei dovuti dirti?- è in imbarazzo, ed è semplicemente adorabile. Ha balbettato tutto e, se ne fossi stato capace, sarei scoppiato a ridere.
-Oh, scapolo prima di incontrare me, mh?- lo stuzzico.
-Perché scommetto che tu ne hai avute di relazioni, prima di me, vero?- antepone una risata leggermente nervosa, prima di buttare tutto fuori. Devo ammettere che questo gioco mi sta divertendo.
-Oh sì, ma considerando come hai reagito sapendo solo di Suigetsu… credo che non sopporteresti se ti parlassi anche di altre, eventuali relazioni.- mento, sapendo che il mio dobe diventerà matto.
-Teme, non prendermi in giro.- urla, afferrandomi per la spalla. Mi libero dalla sua presa con un semplice gesto, per poi ricominciare a marciare. La strada per casa sua non mi è mai sembrata tanto lunga. Beh, tanto meglio: potrò divertirmi ancora un po’.
-Cambiando discorso: allora, che faremo domani? Insomma, cos’hai deciso?- continuo a mantenere un tono ed un’espressione neutrale, ma è inutile dire che ho cambiato argomento di proposito e che sono curioso di conoscere la prevedibilissima reazione di Naruto.
-Non cambiare discorso tu! Adesso mi elencherai tutti quelli con cui sei stato!- mi supera con una breve corsa e mi punta il dito contro, costringendomi a fermarmi. Osservo scocciato il suo indice contro il mio stomaco, scostandolo stizzito.
-Non c’è altro da dire su di me. Se anche volessi raccontarti della mia vita privata – prima d’ora, s’intende -  non la finiremo mai. Lascia stare, credimi, è meglio.- lo scarti di lato.
-Se non me lo dici non ti parlo più.-
Mi fermo, basito, girandomi verso di lui con un’espressione molto più che sorpresa. La bocca semiaperta e gli occhi che lo scherniscono per quanto ha appena detto.
-Non hai tre anni, dobe.- lo riprendo, pensando che stia scherzando. Perché non può essere altrimenti. Un ragazzo della sua età non può decidere di non parlarmi più per una sciocchezza del genere. E’ una cosa ridicola ed infantile.
-Nessuno mi vieta di fare questo, no?- mi scimmiotta, sorridendo soddisfatto –Non ti parlerò più.- inspira forte, per poi gonfiare le guance. Mi chiedo quanto tempo riuscirà a non aprir bocca: stiamo pur sempre parlando del tipo più loquace che abbia mai visto.
-Te lo dico una sola volta: Naruto Uzumaki non fare il bambino.- così dicendo, riprendo a camminare, seguito a ruota dal biondo, che rimane nella stessa, identica espressione facciale di come l’avevo lasciato.
Muovo alcuni passi, abbastanza innervosito dall’atteggiamento dell’Uzumaki. Non pensavo di arrivare al punto da ammetterlo: ma odio non sentire la sua voce. Ci sono tante cose che non sopporto – qualcuno mi ha detto che sono troppe – e una di queste è il non udire la voce squillante e rasserenante di un certo dobe biondo.
-Lo sai che sei ridicolo?-
Silenzio, anche se non è da lui.
-Sei la persona più scema che esista sulla faccia della Terra, dobe.-
Niente.
-Vado a dormirmene a casa mia.- sono sicuro che questa minaccia – mio malgrado, anch’essa infantile – lo smuoverà. Prima parlavo delle cose che odio: non voglio dimenticarmi di quella che recita: essere ignorato. Esatto, odio chi non mi presta attenzione.
Mi sento afferrare il polso e condurre a forza verso casa Uzumaki. Neanche così Naruto mi ha parlato, ma almeno ha dimostrato di starmi a sentire.
-Sappi che se non oppongo resistenza, scaraventandoti a terra, è solo perché sono io stesso a non volerlo fare.- gli ricordo: non sia mai che pensasse che sono più debole e flaccido di lui, a tal punto da farmi trascinare dove non voglio: giammai.
Trascinato dal dobe, a passo più svelto del normale, finiamo per arrivare a casa sua. Prende le chiavi dalla tasca, apre la serratura e siamo dentro.
 
Senza troppi preamboli, Naruto mi consegna uno dei suoi pigiami e, mentre io indosso il mio, lui si mette il suo. Il dobe si infila a letto e mi dà le spalle, senza nemmeno augurarmi la buonanotte. Non che mi interessi o quant’altro, nemmeno io sono abituato ad augurarla agli altri.
Lo osservo mentre si appresta a premere l’interruttore della luce. Poi mi scocca un’occhiata, che non so cosa dovrebbe significare, e si fionda sul cuscino, continuando a fare l’offeso.
-Patetico.- sussurro, ma senza girarmi a mia volta, anzi, mi avvicino a lui. -Vuoi vedere come ti faccio parlare subito?-
Lo afferro, tirandolo verso di me fino a fare aderire i nostri corpi. Comincio a baciarlo sul collo, fino a che uno dei baci non diviene un leggero morso. Si agita tra le mie braccia. Come se volesse liberarsi: in realtà, so benissimo che non è così.
-Questo non basta, eh? Ma me lo aspettavo.- sibilo, leccandolo dove prima lo stavo baciando. Lo sento sussultare, ma comunque non spiccica parola.
-Proviamo così, allora.- infilo le dita all’interno delle sue mutande, andando a toccare il suo sesso e prendendo a giocherellarci. Ovviamente, questo gesto non lascia indifferente nemmeno me.
Naruto inizia a gemere e, ora come ora, mi appare come un suono meraviglioso, tanto da non sapere come ho fatto a vivere tutto questo tempo senza di esso. Stringo il suo membro fra le mie dita, mentre con l’altra mano gli sfilo il pigiama. Con un po’ di fatica, riesco a fare lo stesso con il mio, cosicché restiamo tutti e due nudi sul letto.
Naruto non demorde: continua a gemere e ad ansimare, ma alcuna parola fuoriesce dalle sue labbra. Che razza di cocciuto. Non sa che, così facendo, non fa altro che prolungare questo mio divertimento? Anche se so bene che anche lui se la sta spassando, anche se, testardo com’è, fa di tutto per non darlo a vedere. Percepisco che è al limite – come me, del resto – perché si agita più velocemente e i gemiti che emette sono sempre più forti. Stringo gli occhi, perché anch’io provo la sua stessa sensazione, e serro i denti, per non farmi scappare troppi gemiti. D’un tratto, avverto che Naruto si rilassa, frattanto che la mia mano viene ricoperta dal suo seme. Ma ciò che mi ha reso più soddisfatto, è stato che ha pronunciato una parola, ovvero il mio nome, Sasuke.
-Alla fine hai perso, dobe.- sussurro, tra un respiro e l’altro. A differenza sua, io sono ancora eccitato, per cui non posso permettermi di perdere tempo; solo che non voglio che sia passivo, per cui è meglio risolvere questo diverbio stupido alla svelta.
-Stupido dobe, non c’è stato nessun altro, oltre Suigetsu.-
Si gira, tutto sudato, guardandomi allibito.
-Sei un allocco, era solo una presa in giro, babbeo.- gli tocco le labbra con le mie.
-Sei un idiota, teme.- sorride, respirando affannosamente -Ma lasciamo perdere questo, adesso. Credo tu abbia un’urgenza più importante.-
-Decisamente.- sussurro, attirandolo a me.
 

 


 

 




 
E’ tardi, lo so, ma sono trascorsi esattamente i dieci giorni.
(se vi interessa, ho passato l’esame XD)
 
So che questo capitolo non è granché e che la parte finale fa schifo, ma mi sto appena rendendo conto di non saper scrivere lemon. Chiedo venia.
Non assicuro la puntualità al prossimo aggiornamento, cercherò di fare il possibile (e l’impossibile XD) 

 

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Capitolo 17
*** Faccia a faccia ***


FACCIA A FACCIA

 
 

 

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-Oggi gli parlerò.-
-E’ un suicidio, teme!-
-Al massimo mi ritrovo con un’insufficienza ingiustificata.-
-Se ne sei così sicuro.-
Sasuke Uchiha è l’unico individuo del pianeta a essere tanto stupido da volersi rovinare l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale. Non so come né perché, ma ha deciso di parlare direttamente al professor Sabaku e di risolvere la questione, come la chiama lui, una volta per tutte. Dal mio punto di vista, però, non penso che sia la cosa giusta da fare, anche perché conosco i modi di fare di Sasuke che, diciamocela tutta, non sono per niente sgarbati. L’Uchiha è fatto così: o si chiude nel suo mutismo da interpretare o ti urla contro, e, di certo, per intrattenere un semplice colloquio con un insegnante non dovrà starsene sulle sue, a meno che non voglia fargli capire il suo punto di vista a furia di occhiatacce. Fino a ieri, ero riuscito a desisterle dal suo intento ma, a quanto pare, oggi non c’è alcunché che io possa fare, oltre che stare in disparte a guardare. D’altronde, a sentirglielo dire, l’unica cosa che può beccarsi è un quattro ingiustificato.
-Durante la festa, allora?- gli chiedo, affiancandolo, mentre camminiamo diretti verso scuola. L’aria è pungente: si sente proprio che è il 22 Dicembre. Le buste che tengo in mano – contenti patatine, dolcetti e bibite varie – cozzano contro le mie gambe aritmicamente, facendomi anche del male quando lo spigolo della scatola dei biscotti mi urta.
-Sarà la centesima volta che te lo dico: sì.- risponde, piccato. Osservo le nuvolette di fumo bianche che escono dalle sue labbra, quando parla. Sono adorabili, in netto contrasto col tono acido con cui mi si sta rivolgendo.
-Dobe, che fai, guardi le nuvole?- sibila.
-In un certo senso. Diciamo che sei vuoi metterla così, ci potrebbe anche stare.- rido, gustandomi l’espressione confusa sul volto del mio Sasuke. Senza fornirgli ulteriori spiegazioni, accelero il passo, superandolo –Non posso che augurarti buona fortuna, dato che non vuoi saperne di lasciar perdere! Ad ogni modo, ora è meglio sbrigarsi, così prepariamo già tutto!-
 
-Allora, Shikamaru, sistema quel banchetto a sinistra, e no, non voglio sentire lamentele. Shikamaru, ho detto a sinistra è vero, ma non troppo! Kiba, a te tocca tirar fuori ogni cosa dalle buste, così che, non appena il nostro caro Shika avrà finito, potrai iniziare a posarle sui banchi…-
-Scusami, Ino, e voi ragazze che fate?- borbotta Kiba, mentre obbedisce agli ordini ricevuti dalla Yamanaka.
-Chi noi? Beh, oltre a portare un tocco di stile in questa classe- si sente una risatina provenire dal fondo dell’aula, risatina che viene subito zittita da un’occhiata di Ino –Dicevo, oltre lo stile, abbiamo anche il compito di assicurarci che tutto vada bene.- conclude la ragazza, che più che una femmina sembra il capitano di un esercito.
Quando entriamo io e Sasuke, la situazione che vediamo è pressoché questa. Il ragazzo al mio fianco sbuffa impercettibilmente, quasi non emettendo suono, tant’è che credo di essere stato l’unico ad averlo sentito. A quanto ho capito, non sopporta tanto né Sakura né Ino – capirai, chi sopporta lui? A parte me, s’intende –, perché le ritiene troppo appiccicose, per i suoi gusti. Come se le due dirette interessate avessero sentito i miei pensieri, interpretandoli a modo loro, si girano di scatto verso di noi, focalizzando la loro attenzione completamente sul bell’Uchiha, ignorando del tutto i miei cordiali saluti.
-Ah, Sasuke, come stai oggi?- gli si avvicina Sakura, gli occhi che le luccicano e la voce maledettamente e insopportabilmente mielosa. Ino le scocca un’occhiata omicida, ma poi si comporta esattamente allo stesso modo, come tutte le mattine del resto: ogni momento è buono per cercare di accaparrarsi il mio ragazzo. Lo salutano, gli chiedono come sta, si seggono vicino a lui e, ovviamente, vengono palesemente ignorate. Ammetto che è l’unico momento in cui il carattere distaccato e seccante di Sasuke mi piace. Anche oggi è la stessa cosa: Sasuke le guarda dall’alto in basso, come se le ritenesse esseri inferiori, per poi dribblarle semplicemente.
Sorrido soddisfatto.
-Anch’io ho portato qualcosa.- alzo la mano, esponendo la dannata busta che, durante il tragitto casa-scuola, mi ha fracassato un punto impreciso della gamba –Sistemo tutto sul banco lì?- indico un punto dove vedo accantonate le altre pietanze.
-Sì, lì può andare, Naruto-kun.- mi sopraggiunge la voce flebile di Hinata. La fisso, rivolgendole un sorriso di ringraziamento e distolgo lo sguardo dalla sua figura quando la vedo diventare rossissima. Per inciso: questa è un’altra cosa che, oltre Gaara, a Sasuke non piace. Ma approposito del professore… dovrebbe arrivare a momenti, quindi ciò significa guai per tutti, ma soprattutto per me, anzi, per noi. Non mi sembra il caso che Sasuke vada da Gaara e gli racconti per filo e per segno della nostra relazione, cioè, non mi sembra proprio il caso. Che cosa dirà? Gliel’ho chiesto, ho preteso i dettagli, ma mi ha zittito, intimandomi di non dovermi preoccupare perché avrebbe pensato a tutto lui. Credo sia inutile domandare altre spiegazioni proprio ora, quindi è meglio starsene in silenzio e aspettare che avvenga l’inevitabile. Nel frattempo, non sarà male aiutare questi poveretti dei miei compagni – maschi – di classe, a sfuggire dalle grinfie delle arpie.
 
Sebbene mi abbiano concesso la facoltà di restarmene seduto a guardare invece che dare una mano, ma non ho ritenuto saggia tale opzione. Stranamente, sembra che Gaara, questa mattina, ci stia mettendo più del dovuto per arrivare, dato che sono già le otto e un quarto. Chissà come mai… proprio oggi che ho l’occasione di parlargli…
-Buongiorno ragazzi.- lupus in fabula, direi –Ho avuto un contrattempo a causa del preside.- si accomoda sulla cattedra, sistemando borsa e registro, poi apre quest’ultimo e fa l’appello. Quando chiama il mio nome, rispondo con un secco “presente”, come se volessi preparare il terreno per la sfuriata che – sicuramente – gli farò poi. Ormai è inutile che lo neghi: Naruto mi ha proprio coinvolto fin dentro le viscere e non sopporto che qualcuno che non sia io lo affianchi o gli dedichi troppa attenzione.
-Professore posso parlarle?- non mi piace perdere tempo, quindi è meglio sbrigarsi. Giurerei di aver visto, con la coda dell’occhio, il dobe sussultare. Fosse dipeso da lui, non sarei dovuto mai farmi avanti.
-Certamente.- firma velocemente in prossimità della sua ora, poi mi guarda, fissando le sue iridi verdemare nelle mie scure –Dimmi pure.-
-No, non qui. In privato, se è possibile.- il mio tono è nettamente in contrasto con quanto ho detto: quel “se è possibile” è stato pronunciato con talmente tanta enfasi, da trasformarsi in un “deve essere possibile: andiamocene fuori di qui”.
-Andiamo.- si alza, dirigendosi all’esterno, e io lo seguo.
 
-Ehi, Naruto, ma cos’ha Sasuke?- la voce di Ino è piena di preoccupazione. A farle da manforte, si aggiunge Sakura che, tanto per “distinguersi” dalla sua “rivale in amore”, mi chiede la stessa cosa.
-Non ne ho idea, non me ne ha parlato.- scrollo le spalle, ostentando una sicurezza che non ho. In questo momento, non so nemmeno cosa significhi sicurezza. Sento solo il cuore che batte all’impazzata, quasi a volermi uscire dal petto e lo sguardo accusatore di Shikamaru. Mi sa che, prima o poi, dovrò affrontare lui, così come Sasuke sta affrontando Gaara. Non credo di poter far altro, oltre che sperare.
 
-Allora, cosa vuoi dirmi?- il suo tono è calmo, come quello di un normale docente pronto a sentirsi dire di rispiegare la lezione passata. O qualcosa di simile, almeno.
-Non che sia qualcosa di personale, ma ho notato che il suo sguardo si posa un po’ troppo su Naruto Uzumaki.- odio i giri di parole. Meglio arrivare subito al sodo, evitando sproloqui inutili che renderebbero soltanto la questione più complicata. –Sbaglio, forse?-
-Perché ti interessa, Uchiha?-
Scrollo le spalle, mostrando indifferenza. Per mia fortuna, esprimere i miei sentimenti non mi riesce bene. Dovrebbe vedermi quel dobe! E lui che si lamenta sempre per la caratteristica della mia personalità che mi sta salvando la vita.
-Nulla di personale, come le avevo già detto, è soltanto che non sopporto i favoritismi.- avevo già preparato questa scusa in precedenza, ma non ne avevo parlato a Naruto. Non volevo che le sue opinioni mi rendessero meno sicuro di me, per quanto ciò sia impossibile.
-I miei non sono favoritismi, Uchiha, mi limito solo a osservare il carattere del figlio di una mia conoscente, oltre che alcuni tratti fisionomici pressoché identici.- esclama, calmo. Una calma che mi sa di verità.
-Una sua conoscente?- ripeto, allibito.
-Esattamente. Anzi, proprio ora, approfittandone della festa, volevo chiedere a Naruto di raccontarmi un po’ di sua madre, una mia cugina per l’esattezza.-
Trattengo un “eh?” che, a chiunque, sarebbe venuto spontaneo, e mi limito soltanto a impedire alla bocca di spalancarsi “alla Naruto”.
-Non te lo rubo il tuo Naruto, tranquillo.- a tali parole arrossisco. Non ho uno specchio, ma so di averlo fatto. Mi sento come non mi ero mai sentito prima, con le guance che vanno in fiamme e le mani che mi tremano leggermente. Capisco dal suo sguardo, che sarebbe vano ogni tentativo di protesta, qualunque cosa dica, non servirebbe a distoglierlo. Questo tizio ci ha scoperti e magari… magari lo dirà alla madre di Naruto. Non so se essere felice perché lui non è interessato al dobe o preoccupato perché potrebbe far saltare la nostra copertura.
-So cosa stai pensando. Ma tranquillo, non dirò nulla.- si incammina, lasciandomi imbambolato al mio posto, non più padrone di me stesso –Solo una cosa. Evitate atti osceni in bagno.- il mio pensiero vola immediatamente a quel primo giorno di scuola.
 
Il professor Gaara rientra in classe e, al seguito, Sasuke, più bianco di un cencio. L’insegnante mi scocca delle occhiate che non so come interpretare, per cui, non posso – né so – far altro che alternare lo sguardo dall’uno all’altro, senza capire.
-Non ti senti bene?- domando, prima che possano farlo le ragazze.
-No… sto bene.- risponde, sempre pallido, ma almeno più padrone di sé –Andiamo in bagno.- mi afferra per il braccio e mi trascina via. Mentre cammino, tirato a forza dell’Uchiha, mi sovviene la voce ferma del professore: -Uchiha, ricorda l’ultima cosa che ti ho detto.- la stretta del moro diventa più forte, per un breve istante.
Al trotto, alla fine giungiamo dove dovevamo e solo allora Sasuke mi lascia e mi osserva. Stranamente, per tutto il tragitto non ho posto domande: ebbene, anche io ero piuttosto preoccupato, volevo sapere il peggio quanto più tardi possibile.
-Allora che ti ha detto?- a questo punto, però, esigo delle spiegazioni.
-A quanto pare è parente di tua madre.- afferma, diretto, tipico di lui.
-Pa-parente?- non ci credo.
-Così ha detto: una sottospecie di cugino, se ho capito bene.-
-Cugino?- la storia si fa sempre più… interessante.
-Dobe, smettila di ripetere ogni cosa che dico!-
-Ah, giusto, scusami.- non mi ero accorto di star facendo il pappagallo. Ma il problema è che questa questione sta diventando un po’ inverosimile. –Quindi avevi preso un granchio?-
-Avevamo, al massimo.- replica, innervosito. Se si scalda, vuol dire che sta ritornando in forma. So che non ha senso discutere ancora su questo punto, quindi gliela do buona.
-Quindi non c’è nulla di cui dobbiamo preoccuparci?- sorrido, abbracciandolo –Escluso il tuo ex.-
-Il mio ex non ha importanza, come ti ho già detto è “ex”. Ma toglimi le mani di dosso, ora!- m scosta in modo alquanto brusco e muove alcuni passi verso la porta.
-Mi sa che non mi hai detto tutto, eh?- in questi mesi ho imparato alcune cosette su di lui. –E dai, dimmelo!- il suo silenzio mi fa spazientire. Cerco di usare un tono da cucciolo, ma so che lui non sortisce l’effetto desiderato.
-Niente atti osceni in bagno.- proferisce, in modo quasi solenne.
-Come?- non credo di aver ben capito. In questo periodo, Sasuke ha mostrato di amare le mie attenzioni – in tutti i sensi, anche quelli più spinti, e soprattutto quelli – allo stesso modo in cui io amo le sue.
-L’ha detto il professore, e ora andiamo.- sta per incamminarsi, quando lo blocco.
-C’è un’altra cosa che devi sapere.- gli dico.
Non mi risponde, ma so che l’ho incuriosito.
-Per Natale tornano i miei, e credo sia ora che tu li conosca. Oltretutto…- indugio, non so come la prenderà –Non pensi che sia il caso di uscire allo scoperto?-

 
 

 




 
Chiedo scusa per il capitolo più breve del solito, ma “uno” la questione Gaara si era chiusa e “due” mi piaceva questo po’ di suspance finale è///è
Per la parentela di Gaara e Kushina, non chiedetemi come mi sia venuto, perché non lo so! XD
Mentre scrivevo, ho pensato che Gaara e Kushina hanno i capelli dello stesso colore e gli occhi più o meno entrambi verdi. Spero di non avervi deluso >////>
Beh, ci rivediamo tra 11 giorni, perché il 19 è festa al mio paese, e non credo che avrò il tempo per scrivere! XDD
 
 
Se vi va: MinaNaru ~ All'insegna del fluff 

 

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Capitolo 18
*** Genitori ***


GENITORI

 
 

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-Non me lo aspettavo- esclamo soddisfatto. Sorrido, perché non riesco a credere che tutto stia andando per il meglio. Innanzitutto, le adorabili vacanze di Natale ci hanno accolti, strappandoci, almeno per alcuni giorni, alle pressioni della scuola. Senza contare che posso dormire di più fare colazione di mattina senza strozzarmi per evitare ritardi, trascorrere più tempo con Sasuke e, soprattutto, dedicare la mia attenzione anche ai miei genitori.
-Nemmeno io.- Sasuke scrolla le spalle, ma sul suo volto resta dipinta un’espressione indecifrabile. Non riesco a capirlo.
-Pensavo fossi contento.-
-Non mi sembra di aver detto il contrario.-
Lo fisso, un sopracciglio alzato. Seduto sul mio letto, accanto a me, a gambe incrociate sembra perso a contemplare il vuoto, come se volesse riuscire a scrutare ciò che si trova aldilà dell’arancione della mia calda coperta. Le dita si torturano continuamente, in cerca di una quiete che sembrano non trovare.
-Sasuke, ma ti rendi conto o no che è andato tutto bene, mh?- sbotto infine, senza smorzare il mio entusiasmo più del necessario. Inclino la testa di lato, finchè non riesco a scrutarlo per bene negli occhi. Prendendolo alla sprovvista, gli imprimo un bacio veloce sulle labbra. Solo così ottengo un minimo di considerazione.
-Sì, è andato tutto bene- conclude.
Sospiro.
 
Proprio ieri, i miei genitori sono ritornati dal loro viaggio di affari, tanto per festeggiare il Natale con noi. Ovviamente, ne sono stato felice, anche se i miei, mio padre in particolare, hanno notato qualcosa a loro dire di diverso nel mio sguardo, come un pensiero fisso, simile a nebbia, che mi oscurava gli occhi azzurri e vispi. Lì per lì li ho rassicurati, buttandola sul ridere e dicendo loro che no, non c’era nulla. Poi, ho presentato Sasuke, come mio nuovo amico. Non mi sono sfuggite le occhiate di Jiraiya: sembrava che mi stesse  perforando la schiena, grazie a quelle sue iridi nere. Tutto sommato, sono riuscito a trascorrere normalmente il resto della giornata, con quell’unico pensiero fisso che mi logorava dall’interno. “Mi sento morire: voglio dirglielo immediatamente”, pensavo, e resi partecipe anche l’Uchiha delle mie riflessioni. Tuttavia, non ricevetti un vero e proprio cenno di assenso o di diniego. Ma oggi pomeriggio, dopo pranzo, non ce l’ho fatta più e, inconsapevole dei pensieri di Sasuke – e come si fa a capirlo? – mi sono fatto avanti. L’ho preso per il braccio, e me lo sono trascinato dietro.
-Mamma, papà, devo parlavi- ho esordito, attirandomi gli sguardi gentili di tutti e due. Dietro di me, Sasuke ha sussultato.
-Dicci pure, caro.- A parlare, mia madre. Sempre con quel tono apparentemente calmo e un sorriso rassicurante stampato sulle labbra. Tremai interiormente al pensiero di poterli deludere. Come avrei reagito se non avessero accettato ciò che ero? Non pensavo ad altro che a questo.
Mio padre, al suo fianco, sorrideva.
Ho pensato, in quegli interminabili istanti, dove sono stato oggetto degli sguardi di tutti, a cosa fosse meglio dire, a come sarebbe stato meglio esprimersi, se ci fosse un modo logico per dire una cosa del genere, per esternare i propri sentimenti. Non credo di aver mai riflettuto tanto.
-Lui è Sasuke Uchiha, ma è un semplice amico: è il mio ragazzo.- ho detto. Sentire la mano di Sasuke tremare mi ha turbato. E’ stato come se l’Uchiha mi avesse trasmesso tutta la sua insicurezza, quella che ogni volta tenta di nascondere. Ho sorriso, sperando di confortare prima me stesso, e poi i miei genitori dei quali non capivo la reazione.
Mia madre mi è sembrata leggermente imbambolata, ecco… come se anche lei fosse presa dal dubbio e dalla paura di essere indelicata.
-Lo ami?- mio padre.
Non esiste domanda più semplice di questa: ho annuito con convinzione, neppure il minimo dubbio ha solcato il mio volto.
E lui ha sorriso, a significare che andava tutto bene.
E con lui, anche mia madre.
-Benvenuto in famiglia, Sasuke Uchiha.-
All’affermazione di mia madre, e più precisamente della parola “Uchiha”, mi è sembrato di vedere mio padre storcere il naso.

 


 




 
Scusatemi per il capitolo cortissimo (prometto: mi rifaccio la prossima volta!)! Figuratevi che ho scritto questa cosa abbastanza velocemente, e penso proprio di aver fatto un casino con i verbi! ç__ç
Comunque, ci avviamo alla conclusione, credo al massimo altri due o tre capitoli, di questa storia senza senso. Penso di essere migliorata un po’ da quando l’ho iniziata, per cui spero di poterne, un giorno, scrivere un’altra, scritta meglio e con un senso 8scusate il gioco di parole XD).
Scusatemi anche per il ritardo, per eventuali errori (perché SO che ce ne sono, anche se non riesco a trovarli).
Ho voluto comunque aggiornare, perché era quasi un mese che non lo facevo. Spero di poter fare prima, la prossima volta! TT___TT
Solo una cosa: siate buoni <3
 
P.S. Non mi esprimo proprio sul senso che dovrebbe avere – ma che non ha – questo capitolo. 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19: Non provare a rimuovermi dal tuo cervelletto! ***


Capitolo 19: Non provare a rimuovermi dal tuo cervelletto!


 

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 Non riesco a crederci nemmeno ora che ho visto e sentito con i miei occhi e le mie orecchie. Sasuke, al mio fianco, è stupito tanto quanto me. Non gli ho mai visto un’espressione del genere sul volto. Mai. Tiene gli occhi spalancati e la bocca semiaperta. Non è mai stato il tipo –almeno per quanto e per come l’ho conosciuto- che si lascia dominare dalle emozioni, ma adesso è diverso: semplicemente non mi pare lui.
Non so se essere più sorpreso per le parole di mio padre o per il viso, a dir poco sconcertato, dell’Uchiha.
“Itachi Uchiha”, questo ha detto mio padre.
Uchiha. Non riesco a fare a meno di osservare il tizio, che affianca il mio genitore. E’ alto, moro, occhi neri. Insomma, tutte le caratteristiche, anche fisionomiche, per definirlo “parente di Sasuke” a tutti gli effetti.
Accipicchia! Non si fa in tempo a rilassarsi per mezzo secondo, che subito accade il finimondo. Mi sono successe più cose in questi ultimi mesi, che in anni e anni della mia vita. Ho conosciuto Sasuke, mi sono innamorato e, successivamente, fidanzato con lui e ora… e ora scopro che il ragazzo che pensavo a dir poco orfano ha una famiglia. A quanto ho capito, il qui presente Itachi Uchiha è suo fratello, colui che Sasuke pensava di aver perso.
Mio padre mi guarda, e sorride. Sembra felice di aver potuto aiutare Sasuke, anche se quasi non lo conosceva. Poi, rivolge lo sguardo a lui. –Immagino che vogliate parlarvi.-

 Sasuke scrolla le spalle, mentre il suo viso ritorna più o meno composto e sereno.
Sento che l’aria, che si era fatta un tantino pesante, diventa man mano più leggera, più respirabile, intangibile come avrebbe dovuto essere dall’inizio.
Papà avanza qualche passo verso di me e, giunto al mio fianco, mi poggia una mano sulla spalla. –Vieni, Naruto. Andiamocene.-
Vorrei restare a dire il vero, ma capisco che in questo momento non c’è posto per me. Probabilmente è meglio che parlino e capiscano cosa è successo. Lancio un’occhiata di sbieco a Sasuke, rimanendoci un tantino male quando lui non si volta nemmeno, ignorandomi completamente.  Chissà a cosa sta pensando… ritrovare uno straccio di famiglia, quando si pensava di essere soli al mondo, deve essere una bella sensazione. Ma a dirla tutta non ho ancora capito come reagisce Sasuke Uchiha davanti alle belle notizie.
Chiudo la porta alle mie spalle e mi allontano verso camera mia.
I miei tentativi di origliare vengono troncati sul nascere: mio padre pensa, giustamente, che non sia buona educazione. Ma io voglio assolutamente sapere cosa si stanno dicendo: ma perché ho un brutto presentimento?
 
Il tempo passato tra le quattro mura di camera mia sta sembrando infinito. Ho provato a distrarmi in ogni modo possibile e immaginabile, ma niente. Ogni cosa mi ricollega a Sasuke, o forse il mio pensiero non si è mai distaccato da lui.
Spengo con malagrazia la playstation e mi stendo sul letto, con le mani dietro la testa e gli occhi rivolti al soffitto. Sbuffo.
La gamba trema nervosa e le dita si muovono incontrollate. Ma quanto può essere soffocante una semplice attesa? L’idea di dirigermi a passo di marcia verso il salotto e di aprire la porta, facendomi partecipe della loro conversazione, è forte. Ma deve essere placata.
A furia di attendere sto anche diventando un visionario. Mi pare di sentire il rumore di passi ogni paio di minuti, mentre in realtà è solo la mia mente che corre troppo.
-E Sasuke, sbrigati!- sbotto, a voce particolarmente alta. Ho emesso tutta la frustrazione e l’angoscia che sento dentro in un’unica, imponente emissione vocale.
-Dobe non urlare, sono qui.-
Alzo la testa, restando stupito nel sentire il cigolio della porta.
-Allora gli ultimi passi che ho sentito non sono stati casuali!- dico meravigliato.
Non devo avere una faccia né un’espressione troppo intelligente, perché l’Uchiha mi guarda con un sopracciglio inarcato, come se volesse dire “che diavolo stai dicendo?”.
Ma me ne infischio altamente di tutto, perché una sola è la mia priorità. Facendomi forza con le braccia, mi alzo di colpo. -Come è andata? Che ti ha detto?-
Dalla sua espressione non riesco a capire alcunché.
-E’ andata, semplicemente.-
-Senti teme, non significa nulla quello che hai detto- gli faccio presente, sventolandomi la mano davanti al naso con un’aria da saccente. In realtà sto morendo dalla curiosità.
Nessuna risposta.
Sospiro. –Siediti e racconta con calma.-
Fa quanto gli ho chiesto.
 
Non so come definire quello che ho scoperto. Forse strano. Improbabile, un vero e proprio miracolo. Probabilmente se non me l’avesse detto Sasuke, non ci avrei creduto.
-E quindi tuo fratello Itachi non era realmente morto?- chiedo a conferma, stupito. Non ci sto capendo niente, mi pare un film di fantascienza.
Sasuke annuisce.
-E in tutto questo tempo non è riuscito a rintracciarti?-
Annuisce di nuovo, poi aggiunge: -Ricordati pur sempre che ha subito gravi danni, e soprattutto che ha recuperato la memoria da poco. Ne consegue che ha cominciato a cercarmi solo dopo essersi ripreso del tutto.-
Resto in silenzio per un po’, cercando di assemblare tutti i pezzi di questo dannatissimo e complicato puzzle della vita di Sasuke Uchiha. Poi scrollo le spalle, permettendo a un sorriso largo di farsi spazio sulle labbra. –Beh, l’importante è che si sia risolto tutto bene, no?-
-Mh.-
-Non mi sembri troppo entusiasta- osservo.
-No, ti sbagli. Mio fratello una delle persone più importanti per me, è ovvio che ne sia felice.-
Chissà quanto gli sarà costato farmi questa “ confessione”. Lui è proprio il mio opposto, dunque non riesce a esprimersi in questi campi. Ripassando nella mente le sue parole, mi accorgo che ha detto “una delle più importanti”. Non mi azzardo a chiedergli se una delle altre sono io: so che non me lo direbbe.
-Però c’è qualcosa che non va- dico infine. E’ palese che c’è qualcosa che lo preoccupa. Potrebbe essere legata alla stessa malinconia che sento crescermi in petto? Forse credo che ora che ha una vera famiglia, una famiglia che in un certo senso non mi comprende, non mi consideri più.
Che sciocco bamboccio che sono!
-Esattamente.-
Sgrano gli occhi: è stato fin troppo serio per i miei gusti. –E cioè?- incalzo.
-Io e Itachi partiamo. Ci trasferiremo in America, almeno per un paio di anni.-
Dentro di me avverto che qualcosa si rompe, si frantuma in diecimila pezzettini minuscoli. E’ una sensazione strana, orribile, che non vorrei più provare. Sorrido, amaro. –Bene.-
Idiota, sono un idiota, ma che cavolo ho detto?
-Bene- tento di dire qualcosa in più, ma ogni parola pronunciata è come una ferita dolorosa. So che Sasuke ha il diritto di stare con suo fratello, ora che l’ha ritrovato, ma non vorrei negarmi il diritto di stare con lui. –E’ giusto così.- do vita ai miei pensieri.
-Giusto?- mi fa eco.
Annuisco, ma non so specificare a voce questo concetto. –Tanto saranno solo un paio di anni, che vuoi che sia.-
Non sarò sdolcinato, non gli dirò che l aspetterò, perché lui lo sa già. E so che lui non me lo chiederà, perché queste cose non gli piacciono, tantomeno gustano a me. Non più, almeno. Non troppo.
Però non posso evitare di stringerlo a me in un abbraccio forte. Sarebbe stata dura stare senza di lui per un po’ -molto, inutile negarlo- tempo, ma mi sarei accontentato del ricordo, che avrei mantenuto sempre vivo, come se fosse costante la sua presenza su di me. Perché noi non ci diciamo addio, ma si tratterà solo di un temporaneo arrivederci.
C’è una differenza abissale.
Passo la mano tra i capelli di Sasuke, e lui segue il movimento delle mie dita che vanno all’indietro. Non lo osservo negli occhi, perché sono quelli a parlare in Sasuke. Non voglio vederci sofferenza dove non dovrebbe assolutamente esserci, non voglio notarci tristezza e malinconia. No, perché lui starà con la sua famiglia, come io ho sempre avuto la fortuna di poter fare.
Lo bacio, cercando di imprimermi il suo sapore.
Sarà una fragranza che mi resterà dentro.
 
Alcuni giorni dopo, mi sono costretto ad andare ad accompagnare Sasuke e suo fratello Itachi -tizio che non ho ancora inquadrato per bene, e di cui Sasuke non mi ha parlato granchè- all’aeroporto. Da un lato non volevo andarci, perché per quanto mi fossi sforzato, non sarei stato capace di nascondere una punta di malinconia, e non volevo che Sasuke avesse come temporaneo e ultimo ricordo del sottoscritto qualcosa che non fosse la nostra felicità. Dall’altra parte, invece, non potevo non essere presente nel momento in cui, valigia alla mano, avrebbe voltato le spalle a ciò che aveva costruito.
Come un’adolescente innamorata, stavo ricordando la prima volta che lo conobbi, i lividi che mi fece, le bugie che mi fece dire, le figuracce, la nostra prima volta. Tutto, insomma. La gelosia mia e sua…
Sospiro per non mettermi a piangere come un “dobe”.
-Sasuke Uchiha- dico, fermando i suoi passi lenti verso l’America.
Non si gira, ed è meglio così.
-Ti starò addosso in spirito. Non provarci a rimuovermi da quel tuo cervelletto!- rido.
-Tsk, impossibile. Sei una presenza troppo seccante.- La sua voce non tradisce emozioni, ma chissà cosa sta pensando in realtà.
Ho l’impulso di dirgli che lo amo, di ricordarglielo, ma a che servirebbe? A nulla, sicuramente, perché lui lo sa già, è un concetto che non potrà dimenticare nemmeno tra cento anni.
-Sasuke?-
-Che c’è ancora?- Vuole partire, perché gli addii sono sempre troppo dolorosi. Ma, l’ho già detto, il nostro è un arrivederci.
-Ti amo, teme- sussurro.
Perché, come mi ha insegnato lui durante una delle nostre lezioni, non fa mai male riprendere un concetto che già si conosce.
 

 
 
 



 
 

La fine è deludente, terribile, orribile, come ogni finale, ma -perché c’è sempre un “ma”- *rullo di tamburi* ci sarà un seguito! Non so come sarà, ma ci sarà!!! *piovono pomodori*
Intanto ringrazio le 14 persone che l’hanno messa tra le preferite, le 8 che l’hanno ricordata e le 50 che l’hanno seguita! ^.^
Grazie a tutti!!!
Prometto che il seguito sarà migliore, anche perché ho imparato a scrivere un po’ meglio, e gestirò –o almeno cercherò di farlo- in modo migliore il tutto! ^___^

 

 
  
 

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