The Princess in a Real Life

di Sayu e Tak
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 01 ***
Capitolo 2: *** capitolo 02 ***



Capitolo 1
*** capitolo 01 ***


Titolo

The Princess in a Real Life

 

Capitolo 1

 

PdV Nami

 

Se la mia vita fosse una fiaba inizierebbe con “C’era una volta tanto tempo fa…” ma non è così.

La mia vita è una noia. Una routine, che si ripete, giorno dopo giorno.

La mattina sveglia presto. Doccia veloce. Andare in cucina e preparare la colazione per mio fratello Sam. Fare colazione, uscire di casa correre alla fermata dell'autobus e andare a scuola.

Seguire le lezioni e tornare a casa, pranzare e fare i compiti.

Così, tutti i giorni.

Una noia di vita.

Sono all'ultimo anno, e quest’anno ho anche gli esami. Ho poco tempo per vedere le amiche, i ragazzi invece, non ci sono neanche nella mia vita. I professori invece, non fanno altro che deprimermi, con i loro buoni propositi di farci arrivare preparati all’esame.

-Ehi Nami- mi sussurrò la mia compagna di banco, mentre cercavo qualcosa di meglio da fare che seguire la lezione di chimica, e appena alzai leggermente lo sguardo su di lei continuò a proferire –La tua compagnia fa la mega festa per Halloween vero?

-Credo di si- le risposi annoiata continuando a scribacchiare sull’angolo del libro.

-Ci vai vero? E mi presenti qualcuno dei fighi che ci sono li?- continuò.
-No, non ci vado- le risposi alzandomi attirando l’occhiata del professore, ma appena provò a dire qualcosa suonò la campanella. Io gli feci un mezzo sorriso e alzai le spalle. Presi così il libro e la cartella e fui la prima a uscire dalla classe.

Camminando misi il libro dentro alla cartella e uscì di fretta dalla scuola.

Appoggiata al cofano di una macchina sportiva, dalla carrozzeria azzurro metallizzata, c'era Giada. Aveva un aspetto impeccabile come al solito, con una camicia nera dal collo di pizzo e una gonna della stessa tinta che le arrivava ai piedi, mentre delle scarpe a punta ricamate con un filo d'argento completavano il quadro. Era sempre stata impeccabile, e ora che era costretta ad abitare con la zia e la cugina era diventata ancora più pignola. Forse era per il fatto che la zia era decisamente insopportabile.

In ogni caso si dedicava alla sua attività di restauro di quadri in tutta tranquillità. Tuttavia non capii per quale motivo fosse lì.

-Buongiorno- le dissi avvicinandomi. Io in confronto a lei sembravo uno spaventapasseri. Indossavo i miei soliti jeans larghi con ai piedi le mie affidabilissime scarpe da tennis arancione, come maglia quel giorno avevo scelto la felpa nera, lasciata aperta con la maglietta gialla a collo alto, e per completare il bel quadretto una matita che teneva i capelli fissati in alto e il lettore mp3 al collo.

-Buongiorno- mi sorrise mentre scostava una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi dietro le spalle -ero da queste parti, mi chiedevo se ti andava un passaggio...- sapeva cosa le avrei risposto ma credo provasse gusto nel chiedere lo stesso. Si poteva leggere una nota di divertimento nei suoi occhi scuri.

-Non saprei- ghignai scuotendo la testa -Di certo è un'offerta allettante, ma io avrei anche fame- massaggiai lo stomaco accentuando quello che avevo detto. In quel momento passò di fianco a noi la professoressa di Storia dell'Arte.

-Nami, buongiorno, si ricordi che il due la interrogo- mi disse col suo solito modo lascivo -Oh Giada- le si illuminarono gli occhi a quella megera -Che bella sorpresa, come vanno i suoi studi? E il lavoro? E la sua adorabile zia sta bene?

-Buongiorno professoressa!- sul suo volto si dipinse un sorriso radioso che avrebbe ingannato chiunque... non la conoscesse bene! -Certo, mia zia sta molto bene e il lavoro prosegue altrettanto piacevolmente, per quanto riguarda lo studio all'accademia è tutto a posto, forse un po' complicato conciliare il tutto, ma sono soddisfatta- era incredibile come fosse brava a recitare...

-Bene bene- la professoressa portò il suo sguardo su di me -Nami, lei dovrebbe proprio imparare da Giada, era la migliore della mia classe- annui convinta.

-Si professoressa, ha perfettamente ragione- le sorrisi e presi a braccetto la mia amica -Infatti la buona Giada è venuta a prendermi e prima le offro il pranzo e poi mi da ripetizioni di Storia dell'Arte ora ci scusi- iniziai a spingere Giada  in modo che capisse di salire in macchina e aprii la portiera dal lato del passeggero salendoci velocemente sempre sorridendo cordialmente alla professoressa.

Una volta salite in macchina, mentre Giada si sistemava si voltò a guardarmi -Allora che hai fatto di bello?- mi chiese inserendo la chiave e accendendo la macchina mentre la radio inondava l'abitacolo con una canzone straniera del momento.

-Sono sfuggita ai ragazzi petulanti che chiedevano della festa tutta la mattina- tolsi la penna dai capelli e feci cadere i miei lunghi ricci neri con le punte rosse -Parti ti prego...- le sussurrai vedendo arrivare Claudia e Teresa.

Senza farselo ripetere partì a tutto gas facendo finta di non vedere le due che già da lontano parevano essere intenzionate ad avvicinarsi. -Per un pelo siamo salve... comunque dicevi della festa... non ho ancora capito che cosa hanno in mente quelle disgrazie... ma suppongo niente di buono- sospirò mentre accelerava lungo un rettilineo.

-Sesso, droga e rock and roll immagino- dissi annuendo con la testa -Speriamo solo non facciano cavolate. Fortunatamente io non ci andrò. E tu neanche visto che sei stata invitata alla festa che darà mio fratello- ghignai tirando fuori l'invito dalla tasca.

-Più che rock and roll oserei dire pessima musica da discoteca- mi fece una smorfia, era sempre stata in conflitto con gli amanti di quel genere, per poi prendere l'invito e tornare a guardare la strada lasciandosi sfuggire un sorriso divertito -grazie, mi avete salvato-

-Non tirerei subito un sospiro di sollievo.- sbuffai guardando l'ora e tirando fuori il cellulare -Ci saranno quelli dello studio dove lavora mio fratello, e quelli del corso universitario di giurisprudenza. Quindi gli invitati saranno dai 19 ai 40 anni e forse più. Una festa noiosa di avvocati.

-L'alternativa è andare a cercare beghe con quelli della compagnia, ti sembrerà stupido ma di recente preferisco la tranquillità di una festa di lavoro a quelli lì...- rispose con uno sguardo decisamente irritato.

-In effetti hai ragione- appena finì di pronunciare quella frase squillò il mio cellulare -Puntuale come un orologio svizzero... Pronto Fratellone!- risposi al telefono e iniziai a conversare con mio fratello. Sapevo gia cosa voleva dirmi, e tirai fuori la carta di credito mostrandola a Giada con un ghigno perfido in volto.

Lei ricambiò con un sorriso malizioso per poi voltare con l'auto a sinistra, verso il centro del paese.

Appena chiusi la chiamata misi via il mio cellulare e con un gesto di vittoria iniziai a fare un miniballetto.

-"passa dal parrucchiere e datti una sistemata ai capelli, vai a comprarti un abito da sera, vai dall'estetista e fatti dare una sistemata alle unghie, fai tutto ciò che ritieni necessario per essere in ordine entro domenica. Usa la mia carta di credito" ha detto esattamente questo- dissi terminando il mio balletto.

-Bene, solito negozio di fiducia?- chiese guardandomi con la coda dell'occhio. -Dovrei fare acquisti anche io- aggiunse.

-Prima andiamo a pranzo ti prego- dissi quasi piangendo -Offre Sam!- e sventolai vittoriosa la carta di credito.

-Certo, fast food, tavola fredda o take away?- sorrise mentre l'auto era ferma ad un semaforo.

-Take away...- dissi annuendo cambiando stazione radio senza trovarne nessuna decente -Hai qualche disco?

Con un gesto indicò lo scompartimento sotto il cruscotto... al suo interno c'erano diverse custodie tutte piene di dischi che variavano dal punk al rock al metal catalogati in ordine alfabetico a seconda dell'artista. Era quasi nauseante a volte quella sua pignoleria.

-Un giorno o l'altro, senza che tu te ne accorga, modificherò tutto e metterò in disordine tutti i tuoi dischi, libri e vestiti- sbuffai prendendo il disco degli Slipknot, e quasi subito Prelude 30 iniziò a inondare l'auto.

-E poi te li faccio ricatalogare tutti quanti anche meglio di prima- mi guardò con un sorriso perfido che lasciava intendere una minaccia. Svoltò nuovamente con l'auto fino ad entrare in un parcheggio alla ricerca di un posto dove sostare. Non riuscendo a trovare nulla si arrestò in doppia fila. -Tesoro, temo dovrai scendere da sola, intanto vedo se si libera qualcosa... per me ordina il solito-

-Va bene- dissi tirando fuori delle monetine -Per il parcheggio- le lasciai sul cruscotto e mi avvicinai al take away mentre Giada andava a parcheggiare.

PdV Giada

 

Passai diversi minuti prima di riuscire a trovare parcheggio, e, una volta trovato, mi diressi all'interno. Dopo aver consumato velocemente il pasto partimmo alla volta del negozio di vestiti per comprare un abito da sera a Nami. Il negozio dove andava abitualmente era situato vicino al centro, esattamente di fianco ad una vecchia libreria dove in passato adoravo passarci metà del mio tempo libero.

Il negozio era semplice, con un'ampia vetrina doppia che mostrava da un lato dei modelli maschili e dall'altro le ultime tendenze femminili. La moda di quell'anno la preferivo alla precedente: finalmente era scomparso quel rosa odioso! Non che il verde mela fosse tanto meglio però... attraversammo la porta ricoperta da adesivi d'ogni genere ed entrammo nel piccolo locale. Le luci erano basse ed era disseminato di manichini. Ci avviammo verso le commesse per chiedere informazioni e Nami andò avanti.

-Buongiorno, stavo cercando degli abiti da sera- disse lei cortesiemente alla commessa.

-Prego da questa parte- disse avviandosi verso il piano di sopra -Guardate quello che volete- torno al piano di sotto lasciandoci sole. Eravamo clienti abituali e si fidavano di noi.

-Allora... direi qualcosa di nero o arancione- disse Nami iniziando a girare per i manichini.

-Credo proprio che se sceglierai l'arancione tuo fratello ti strangola- dissi maliziosa sapendo che indipendentemente dai gusti del fratello adorava l'arancione più di ogni altro colore.

C'erano diversi abiti. La maggior parte neri ma ance con colori appariscenti.

Ne vidi uno che mi incuriosì molto, solo che era troppo scollato, lasciava scoperto praticamente tutto il petto fino all'ombelico, bastava piegarsi di poco e tutti avrebbero ammirato il mio decolletè. Passai oltre, un altro abito interessante, se non fosse stato per la stoffa che mancava, sulla schiena, specialmente alla base, altri abiti simili, molti pieni di strass e perline accecanti che quasi davano la nausea. Ce ne era uno addirittura rosa confetto, nel vederlo emisi un gemito di disgusto e feci una faccia terrificante, odiavo il rosa e lo evitavo come la peste! Altri abiti su abiti, non che ce ne fossero di interessanti.

Vidi Nami avvicinarsi a un vestito fatto in pizzo e in veli trasparenti neri, con tante roselline minuscole cucite sulla gonna. Al posto delle maniche aveva un copri spalle, le maniche erano strette sino a poco più in basso della spalla e si allargavano sempre di più avvicinandosi alla mano. Il tutto aveva un aspetto esotico, decisamente un abito nel suo stile.

Io continuai a vagare fino a raggiungere il fondo della sala. Avevo gusti troppo difficili, ma avevo anche bisogno di un abito. Svoltai l'ennesimo abito rosa fino a trovarmi davanti a quello che cercavo. Era un abito lungo, pareva quasi da principessa, il colore era nero, di una stoffa lucida con riflessi verde scuro. La parte superiore era composta da un corpetto che lasciava libere le spalle e si allacciava sul retro con un nastro verde smeraldo, mentre le maniche ricadevano sulle braccia allargandosi. La gonna era larga, lunga fino ai piedi e sfociava in una serie di strati di morbide piume verde e nere con un leggero strascico velato. Le scarpe abbinate erano anch'esse nere con un ricamo sempre verde che raffigurava una piuma di pavone. Era semplicemente perfetto.

-Io ho scelto- disse Nami apparendomi alle spalle con l'abito nero in mano -Vado a provarlo- entrò poi nel camerino.

-Anche io- risposi tastando la stoffa liscia, guardai il cartellino del prezzo. La mia anima tirchia, ereditata senza dubbio, ebbe un leggero sussulto nel vedere le cifre, tuttavia non mi regalavo qualcosa da diverso tempo e decisi di provarlo infilandomi nel camerino di fianco a quello di Nami. -Come ti sta il tuo?- chiesi attraverso la sottile parete in legno.

-Giudica tu stessa- disse sentendola uscire dal camerino e bussare poi al mio -Come ti sembro?

Mi voltai a guardarla, anche io avevo appena terminato di allacciare l'abito -Farai strage- le sorrisi maliziosa facendole poi l'occhiolino.

-Tu più di me direi- tornò dentro al camerino -Visto che io avrò un'arpia alle spalle- commentò ridendo.

-Consolati, tu almeno non hai come fidanzato Daniel... non riesco a liberarmene, ci ho provato in ogni modo ma non lo capisce che non ci voglio stare con lui...- slacciai il vestito per reindossare i miei.

-Almeno non stai con persone come il ragazzo di tua cugina...- commentò a bassa voce.

-Questo è vero... Dan non sarà l'uomo più adorabile della terra, ma c'è chi sta peggio...- risposi con la voce altrettanto bassa. -Non capisco come faccia a non capire che razza di persona è quello...- sospirai.

-Non pensiamoci- la sentì uscire dal camerino, e la suoneria del suo cellulare iniziò a suonare -Pronto? Oh ciao... no, non l'ho ancora vista oggi. Ok appena la sento vi faccio chiamare. Ciao.- chiuse la chiamata e sospirò -O il tuo cellulare non prende, o lo hai in silenzioso. Edo ti sta cercando.

-E' spento... l'ho fatto di proposito- tirai un altro sospiro e alzai gli occhi al cielo mentre lo estraevo dalla tasca e lo accendevo. Squillò immediatamente segnalando i messaggi della segreteria. Poco dopo prese a squillare.

-E' lui- guardai Nami disperata per poi rispondere -Ciao!- dissi allegra -Davvero mi hai cercato? Strano il mio cellulare era acceso! Magari non c'era campo!- dissi con un finto tono distratto.

Guardai Nami lanciandole un sorriso diabolico. -Scusa ma al momento sto lavorando, ti spiace richiamare magari sta sera?- ascoltai la voce dall'altro capo quasi senza prestare attenzione. -La festa? Mi spiace ma non posso venire... Mi hanno invitato ad una cena di lavoro importante.... Nami? No non l'ho vista... non so che programmi abbia. Ok.... Ciao!- richiusi lo sportello e feci una smorfia.

-Come sono stata?- chiesi fingendomi presuntuosa e lucidandomi le unghie.

-Perfetta. Ma non poteva chiedermelo quando mi ha chiamato?- mi chiese ironicamente –Che idiota- sbuffò.

-Cosa ti aspetti da persone simili... comunque è proprio vero che quando parli del diavolo...- ci dirigemmo al piano da basso per pagare gli abiti e le scarpe.

-Non pensiamoci...- commentò sorridendo alla commessa e allungandole la carta di credito di Sam.

-Sei diabolica... ti diverti proprio a spendere i soldini che il tuo fratellone guadagna con tanto impegno e fatica- portai il dorso della mano alla fronte fingendo una falsa aria affranta non appena fummo fuori dal negozio.

-Si mi diverto tantissimo- rise sventolando la borsa con i suoi acquisti -Ma ora parliamo d'altro. Che si fa?- chiese osservandomi.

-Caffè? offro io però, altrimenti tuo fratello poi se la prende anche con me- sorrisi invitandola.

-Va bene- annuì dirigendosi verso uno dei bar che quelli della nostra compagnia non frequentavano.

-Questo l'ho scoperto da poco- dissi mentre parcheggiavo e ci dirigevamo verso il locale. L'arredamento era molto semplice, c'erano dei piccoli tavolini sparsi per la grande sala mentre il banco aveva a parte lo spazio dei gelati che in quel momento era poco fornito, visto l'arrivo dei primi freddi invernali. Ci sedemmo in un angolo in fondo, vicino alla finestra e ordinammo.

-E così Katy è finita in accademia militare....?- chiesi mentre attendevamo le ordinazioni.

-E si… ma a quanto pare è stata una sua scelta. Ovviamente continua a frequentare Dom, ma sembrano siano felici insieme ora che non hanno più niente a che fare con Edo e suo fratello.

-In un certo senso la invidio, almeno lei è libera da quei due adesso... anche Tamara in Spagna, tutta presa dai suoi studi....- sorrisi con un po' di nostalgia.

-Eddai, le sentiamo sempre la sera in internet. Se quei due vengono a saperlo però... siamo morte- ammise mentre aspettavamo i nostri caffè che poco dopo arrivarono -Grazie- disse al commesso e tornò a guardarmi -Ce ne libereremo pure noi vedrai.

-Senza dubbio... il problema è farlo nel modo giusto... e a giudicare dalla voce di Edo... non gli è piaciuto sapere che non ci sarei stata alla loro "festa"- evidenziai l'ultima parola facendo segno delle virgolette con le dita. Poi mi dedicai al mio tè caldo.

-Si attacca al tram- bevve un sorso del suo caffè -Ultimamente è incazzato anche perchè passiamo il tempo a studiare.- scosse il capo -Poco importa.

-Ma non è mica colpa nostra se lo studio e il lavoro ci richiedono troppo tempo per poterli frequentare- dissi fintamente indignata, in realtà il tempo libero ce lo avevamo, semplicemente facevamo credere loro di avere impegni "improrogabili".

Scostò con no-chalance i capelli dietro alle spalle e disse con un'aria da diva -Esattamente Cara, noi abbiamo anche una nostra vita- ghigno subito dopo.

Scoppiai a ridere perfettamente d'accordo con lei.

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Capitolo 2
*** capitolo 02 ***


The Princess in a Real Life

The Princess in a Real Life

 

Capitolo 2

 

PdV Nami

 

Appena finito il caffè Giada mi accompagnò a casa, e da li stetti tutto il tempo a studiare. Il giorno dopo andai dall’estetista e poi dalla parrucchiera, proprio come voleva mio fratello, e ricevetti anche una telefonata da Edo, che mi chiedeva per la festa e tutto quando.
Ma fortunatamente avevo altri impegni.
Arrivò così il giorno della festa di mio fratello.

La casa era perfetta, il cibo era perfetto, e io ero perfetta.

Sam, per una volta, non aveva storto il naso riguardo al mio abito, e aveva detto che in fondo erano soldi spesi bene.

Quella sera mi avrebbe presentato Silvia, la sua fidanzata. Per quel che sapevo era una ginecologa della sua stessa età.

Passai anche quella giornata sui libri fino alle cinque, quando andai a farmi un bagno senza rovinare i capelli, poi mi vestì e mi truccai e andai ad accogliere gli ospiti con mio fratello, la prima ad arrivare fu Giada, fortunatamente per me. Poi piano, piano arrivarono tutti gli altri.

-Buonasera- Giada con il suo abito nuovo e i capelli raccolti dava uno strano effetto. Salutò educatamente entrando e dietro di lei comparve anche il suo fidanzato, Daniel. Non era bellellissimo, aveva un naso che faceva quasi paura da tanto che era storto, e non aveva nemmeno un carattere dei migliori. Era presuntuoso e snob. Nell'entrare Giada alzò gli occhi al cielo mentre lui la seguiva a ruota decisamente scocciato.

-Ma chi lo ha invitato- le chiesi a bassa voce mentre sorridevo ad altri invitati.

-Non ne ho idea, me lo sono ritrovato davanti alla porta di casa- rispose lei a denti stretti sorridendo a sua volta.

-Nami- sentì mio fratello chiamarmi e si avvicinò con due ragazzi. Mi afferrò il braccio e mi sussurrò all'orecchio -Tenete compagnia a questi due, poi ti spiego.- annuì a Sam e sorrisi ai due ragazzi. -Andrea, Ruben, loro sono mia sorella Nami e la sua amica Giada.

-Piacere- dissi chinando leggermente il capo.

-Salve a voi belle fanciulle- disse maliziosamente il ragazzo dai capelli scuri che doveva essere Ruben.

-Piacere di fare la vostra conoscenza- rispose più pacato l'altro che per esclusione era Andrea.

-Piacere- rispose sintetica Giada, che in fatto di convenevoli era molto stringata, a volte arrivava anche ad esprimersi semplicemente a monosillabi.

-Allora... come mai mio fratello vi ha dato la baby-sitter?- chiesi osservandoli.

-Non so, ma di certo la compagnia si preannuncia interessante- ammiccò Andrea nella mia direzione. Mi scrutò attentamente da capo a piedi, indugiando sui particolari.

Nel frattempo Giada stava scrutando con il suo solito sguardo di sufficienza Ruben.

-Volete qualcosa da bere?- disse Ruben senza dar molto peso al dire dell'amico, si avvicinò così a Giada offrendole il suo braccio -Sarei lieto di farle da cavaliere, se voi accettate- disse in tono gentile.

Io da parte mia ignorai la battuta del rosso e osservai con la coda dell'occhio Daniel, rimasto indietro a mangiare tartine, senza che si accorgesse di noi, fortunatamente.

Giada parve leggermente riluttante ma accettò il braccio offertale e ben presto si ritrovò a trascinarci tutti dietro un gruppo affollato, evidentemente doveva aver intuito la vicinanza di Daniel.

Andrea continuava ad osservarmi, era alto e imponente con i capelli rossi arruffati e ordinati allo stesso tempo. Indossava un completo classico e pareva stare in attesa di un mio cenno.

-E così, sei tu che devi farmi da cavaliere- disse accostandomi a Andrea.

-Il destino ha voluto ciò... evidentemente era scritto- sorrise gentile mentre ci avvicinavamo a Giada e Ruben.

-Credi nel destino?- chiesi circondando il suo braccio con il mio.

-Forse... tu?- chiese guardandomi negli occhi.

-Ci credo abbastanza...- risposi facendo un mezzo sorriso malizioso.

-Abbastanza è vaga come affermazione- rispose malizioso a sua volta.

-Perchè forse non lo è?- spostai lo sguardo sulla mia amica. Lei e Ruben erano andati avanti parecchio, prevedevo guai per loro, visto che Daniel si era messo a cercarla, e sicuramente l'avrebbe trovata. Magari è la volta buona che Daniel decide di lasciarla in pace.

Lui notando la direzione del mio sguardo cercò di attirare la mia attenzione schiarendosi la voce, poi guardando anche lui Daniel parlò:-è il tuo ragazzo?- chiese indicandolo.

-No- mi limitai a rispondergli -E la tua ragazza dove l'hai lasciata?- chiesi riportando lo sguardo su di lui.

-Questo è vero- risposi avvicinandomi al tavolo delle bevande dove mi feci servire un bicchiere di Coca Cola -Ma potresti anche essere uno di quelli che tradisce la propria ragazza alle feste.

-E' vero... può essere, ma tu puoi solo riporre fiducia nella mia parola di sconosciuto e continuare a pensare che sia la prima ipotesi detta quella vera- fece cenno al cameriere di porgli un bicchiere di champagne.

-Potrei farlo, dopotutto sei uno sconosciuto che per la maggior parte delle percentualità non rivedrò più- dissi sorseggiando il bicchiere di coca cola.

-Anche questo è vero... tuttavia non si sa mai cosa possa nascondere il destino, no?- ammiccò per poi sorseggiare a sua volta lo champagne e alzare lo sguardo verso gli ospiti.

In quel momento seguendo il suo sguardo vidi qualcuno aggirarsi tra gli ospiti vestito di jeans e camicia, decisamente fuori luogo in una festa mondana come quella.

-Santi numi...- esclamai riconoscendo quella figura -Vieni...- lo presi per mano spostandoci sino ad arrivare alla porta della cucina -Presto entra- lo spinsi dentro il più in fretta possibile.

Evidentemente non era abbastanza in fretta, lui mi prese per un braccio senza capire il perchè lo spingessi in cucina e dall'altro lato Simo, la persona che era appena entrata mi aveva notato e si avvicinava decisamente furioso verso di me.

-Certo che tu ci tieni agli amici! Potevi venire alla festa! E' così che tieni al gruppo?- mi chiese sprezzante una volta giunto ad un metro da me.

Andrea stette in silenzio alle mie spalle, ma in quel modo mi tagliava anche la fuga.

-Ciao Simone- dissi afferrando una mano di Andrea e stringendola dietro alla mia schiena -Ve lo avevo detto che non potevo venire. Lo sai com’è fatto Sam.- gli spiegai rimanendo apparentemente tranquilla.

-Per una volta potevi fare eccezione, ma tanto tra te e l'altra ve ne fregate! Pensavo ci tenevate al gruppo!- rispose nel suo solito italiano pessimo. Se ci fossero state Tamara o Giada lo avrebbero rimbeccato subito...

-Simo, non dire scemenze- scossi la testa -Lo sai che ci teniamo, ma ci sono proprio cose che non si posso evitare, ci sono delle responsabilità a cui devo per forza badare.

-Si certo, come no!- era nervoso, non ammetteva il fatto che avessimo ragione, non riuscivano a sopportarlo lui e suo fratello, non erano uguali solo nell'aspetto ma anche nel modo di pensare, ottuso e testardo.

Dovevo riuscire a liberarmene. Non potevano rovinare così la festa di mio fratello, o lui avrebbe rovinato me. Mi morsi il labbro inferiore cercando di trovare una soluzione.

-Eddai Simo...- gli sorrisi -Ci faremo perdonare- intanto stringevo sempre di più la mano di Andrea.

Lui lo notò e lo guardò da testa a piedi, fu allora che gli rivolse la parola. -Tu chi saresti? State assieme?- lo squadrò con sufficienza da capo a piedi.

Evidentemente ad Andrea quell'atteggiamento non piacque. -Non sono affari che ti riguardano, non hai sentito Nami, si farà perdonare...- rispose cercando di mantenere un tono gentile, per poi chinare lo sguardo su di me e guardarmi.

Sorrisi ad Andrea e riportai lo sguardo si Simo -Ma non avevate una festa?- gli appoggiai una mano titubante sul braccio -E avete lasciato tutti gli altri da soli?- scossi il capo -Distruggeranno tutto...

-Ci sono Tere e Cla che sono rimaste con loro a controllare la situazione- rispose lui in tono acido.

-Si lasciano tasportare troppo alle feste, lo sai, le conosci. E hai lasciato le tue cose di marca incustodite. Non è da te- scossi il capo -Tutti quei vestiti deturpati da quella gente.

-Non toccheranno i vestiti, comunque dovrete ripagarci per bene per non essere venute, sai cosa intendo...- mi guardò storto prima di allontanarsi alla ricerca del fratello.

-Che razza di persone frequenti?- mi chiese Andrea non appena Simo fu lontano.

Mi girai verso di lui e gli lasciai la mano.

-Non sai cosa darei per smettere di frequentarle...- sbuffai

-Digli chiaramente che non vuoi uscire con loro... tuo fratello lo sa? E poi... cosa intendeva con quello che ha detto prima di andarsene?- mi guardò perplesso.

-Non è così semplice digli che non voglio uscire con loro... mio fratello lo sa e infine non intendeva niente- scossi la testa e le spalle -Sono le loro solite minacce senza senso che si dimenticano dopo un giorno- gli risposi -Mi spiace solo che hai dovuto assistere a questo spiacevole inconveniente.

-Ma che importa ora- gli dissi prendendogli le mani -Forza, invitami a ballare...- lo trascinai sulla pista improvvisata nel salotto, e ci ritrovammo a ballare un lento -Allora, non mi hai ancora detto cosa ci fai a questa festa.

-Sono il nuovo assistente personale di tuo fratello... sono qui più per dovere che per altro- rispose lui alzando le spalle e approfittando del contatto per avvicinarsi a me. Aveva un profumo decisamente gradevole.

-Quindi deduco che studi giurisprudenza, e per essere gia il suo assistente personale dovrai avere un padre ricco...- dissi guardandolo in volto -E ora si spiega perchè mio fratello ti ha affidato a me.

-Sei perspicace, è evidente che mi vede come un buon partito per la sorellina minore. Ma non ti preoccupare io non bado a questo genere di cose- ammiccò.

-Se è per questo non ci bado neanche io. E' da quando sono diventata maggiorenne che Sam mi presenta ragazzi ricchi dai diciannove ai venticinque anni- piegai la testa di lato -Persone con cui parlo una sera e basta.

-Quanti altri assistenti personali ti ha presentato prima di me?- chiese divertito.

-Una decina- risposi sorridendo -Non ne ho più rivisto nessuno. E mi spiace dirlo ma mi sa che non rivedrò neanche te.

-Posso sempre lasciarti il mio numero di telefono- mi sussurrò in un orecchio.

-E cosa mi spingerebbe a telefonarti- gli sussurrai di rimando.

-Non so, ma almeno così potrai dire che hai rivisto qualcuno tra i tanti che ti sono stati presentati- sorrise.

Mi morsi il labbro inferiore e sorrisi.

-Vero, allora lasciamelo, vedremo che si può fare-

 

PdV Giada

 

Non feci in tempo a raggiungere la festa che mi ritrovai davanti alla porta di casa quello scocciatore di Daniel.

Imprecai quando lo vidi fuori dalla porta, e mi seguì fino a casa di Nami e Sam.

La casa come al solito era impeccabile, il salone dove si teneva la festa era enorme e gli invitati sarebbero arrivati a momenti. Seminai velocemente quella seccatura di Dan, ma come mi voltai fu Sam a braccare me e sua sorella.

Ci presentò due ragazzi di qualche anno più grandi di noi, uno, Andrea, si appiccicò a Nami, mentre l'altro, Ruben dopo avermi preso per un braccio mi trascinò al tavolo per prendere qualcosa da bere.

Daniel mi stava fastidiosamente alle costole e cercai di trascinare anche Nami e l'altro con noi.

Senza nemmeno accorgermene, in un attimo, sparirono dalla mia vista.

-Ho perso di vista Nami... non la vedo- mi sporsi mentre il mio cavaliere, decisamente più alto di me mi trascinava avanti.

-Non è sola, è in buona compagnia- disse il mio cavaliere porgendomi una coppa di champagne.

-E questo chi me lo assicura?- lo guardai torva. Quel giorno avevo decisamente la luna storta ed ero poco di compagnia.

-Lo stesso fratello della tua amica. Pensi che avrebbe lasciato la sorellina nelle mani di uno sprovveduto?- mi chiese sempre in tono gentile.

-Non l'ho mica avvelenata, questa coppa è di proprietà della tua amica, e a meno che non vuole avvelenarti lei...- lasciò la frase in sospeso riprendendo il mio braccio e avviandosi verso il balcone.

-No... è che... ehm... sono astemia- abbassai lo sguardo per nascondere con la frangetta il rossore che stava comparendo sulle mie guance.

-Allora vieni...- mi prese la coppa e la porse a un cameriere che passava vicino a noi -Porti alla signorina un analcolico per favore- mi guardò poi sorridendo.

-Grazie- risposi, chinando leggermente il capo al cameriere. -Allora... come mai ti hanno incastrato con un'asociale come me?- chiesi per attaccare un po' di conversazione e non rendere la festa troppo noiosa.

-Credo per tenermi buono. Mio padre è un socio dello studio del fratello della tua amica, e ha abbastanza soldi per potersi permettere di far chiudere lo studio.

-Perchè dovrebbe chiuderlo? Almeno così ha qualcosa da fare... io mi annoierei senza il mio lavoro...- commentai.

-Era solo un esempio. Ma comunque...- alzò lo sguardo e notò avvicinarsi Daniel -Sei venuta con quello?- mi chiese facendo un cenno del capo nella sua direzione.

-No! E' lui che mi perseguita! Non riesce a capire che non mi interessa- guardai preoccupata Daniel che si stava avvicinando pericolosamente e feci una smorfia di disgusto.

-C'è decisamente di peggio... però... è troppo snob e superficiale, non è il mio tipo, pensa solo al suo lavoro e adora ribadire che la mia condizione sociale non è alla pari della sua- lo guardai in tralice da lontano mentre sorseggiavo l'analcolico che mi era stato servito.

-Brutta gente quella- ammise dirigendosi verso il balcone.

-Già... ma credimi... ci sono poveracci che sanno essere ancora più.... meglio non dire l'aggettivo, potrei sembrare molto sgarbata- sorrisi per poi sorseggiare nuovamente dal bicchiere

Arrivammo così in balcone e lui si appoggiò al muro osservando senza avvicinarsi al bordo.

Rimanemmo li a chiaccherare per un po finche una voce sgradevole non raggiunse le mie orecchie.

-E così invece che venire alla nostra festa stai qui a civettare con un pomposo avvocato-

-E tu cosa diavolo ci fai qui?- chiesi stupita di trovarmelo davanti all'improvviso.

-Cos'è? Stupita di vedermi?- ghignò Edo -Sono venuto con il mio fratellino a vedere cosa combinava la mia migliore amica, abbandonandomi per un avvocatuccio da quattro soldi.

-Ti avevo detto che era una questione di lavoro, qui ci sono anche i miei committenti, non sto giocando- dissi indignata delle sue offese, ovviamente era una frottola, ma mi veniva praticamente automatico. -Mi stupisce piuttosto che tu abbia così poca considerazione di me, da venire qui a controllarmi.- lo guardai gelida fronteggiandolo a testa alta.

-Come se io ci credessi- si avvicinò guardandomi minaccioso -Tu vuoi tradirmi, vuoi tradire tutto il gruppo insieme alla tua amichetta.

-Ma cosa stai dicendo? Non è affatto vero!- risposi offesa. Dovevo pensare in fretta a qualcosa che lo convincesse ad andarsene.

-E così tu sei il suo nuovo amichetto- si avvicinò a Ruben -Cosa ci trova di speciale in uno scialbo come te dovrei capirlo- gli tastò il culo -Ma forse sei solo bravo a letto.

Ruben gli bloccò la mano -Invidioso?- chiese divertito dalla cosa.

Rimasi scandalizzata a fissare Edo, che in quel momento avrei voluto strangolare per la sua maleducazione.

-Edo ma cosa diavolo stai facendo!- esplosi indignata.

Ma i due si stavano fissando malissimo e l'ospite indesiderato pareva non aver sentito una parola.

-Ritengo, che tu preferisci la compagnia altrui che la mia e quella degli altri- proferì Edo nella mia direzione –Mi avete deluso profondamente tu e Nami.

-Non preferisco la compagnia di nessuno! Sono ad un incontro di lavoro te lo ripeto: non_sto_giocando- evidenziai le ultime parole per stampargliele bene in quella testaccia dura, anche se sicuramente non avrebbe funzionato.

-Non sto giocando- mi fece il verso -Ma smettila di prendermi in giro.

-Ti reputavo una persona più matura, ma in questo momento ti stai comportando solo da bambino viziato- lo guardai gelida.

Poi vidi avvicinarsi il gemello e portai la mano alla testa disperata.

Simo senza dire nulla trascinò via il fratello guardandomi male. poi mi apprestai a rispondere a Ruben -Frequento? Non vedo l'ora di liberarmi di quella gente!- risposi a denti stretti una volta che i due furono fuori portata.

-E allora perchè li frequenti?- mi chiese. Alzò poi lo sguardo sulle persone che ballavano -Ho visto la tua amica...

-Vorrei tanto saperlo anche io...- risposi distratta per poi proseguire -Dov'è?- alzai lo sguardo per cercarla.

-Li, che balla con Andrea- fece un cenno con la mano -Andiamo a ballare anche noi?

-Oh... ok- annuii e lo seguii in mezzo alla sala.

-Mi occupo di restauro di opere d'arte moderne e di decorazioni varie, a seconda di chi mi commissiona, tu invece? Mi hai detto di tuo padre ma non di te- sorrisi a mia volta alzando il volto.

-Commercialista di un'azienda che si occupa di pubblicità- mi rispose.

-Pubblicità, la detesto dopo aver studiato grafica pubblicitaria per cinque anni- esclamai simulando una persona con la nausea.

-Non mi occupo io di fare le pubblicità, ma pagano molto bene, quindi non mi lamento.

-Si immagino- Sorrisi. Poi cadde il silenzio, non sapevo cosa dire, mi limitavo a seguire i passi che conoscevo stando attenta a non far inciampare nessuno nell'ampio abito.

Quella sera tornammo a casa, non pensai nemmeno di chiedergli il numero di telefono, sapevo che non l'avrei più rivisto... o almeno così pensai.

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