The Princess in a Real Life
Capitolo
2
PdV Nami
Appena
finito il caffè Giada mi accompagnò a casa, e da li
stetti tutto il tempo a studiare. Il giorno dopo andai dall’estetista e poi
dalla parrucchiera, proprio come voleva mio fratello, e ricevetti anche una
telefonata da Edo, che mi chiedeva per la festa e tutto quando.
Ma fortunatamente avevo altri impegni.
Arrivò così il giorno della festa di mio fratello.
La casa era perfetta, il cibo era perfetto, e io ero perfetta.
Sam, per una volta, non
aveva storto il naso riguardo al mio abito, e aveva detto
che in fondo erano soldi spesi bene.
Quella sera mi avrebbe presentato Silvia, la sua
fidanzata. Per quel che sapevo era una ginecologa della sua stessa età.
Passai anche quella giornata sui libri fino alle cinque,
quando andai a farmi un bagno senza rovinare i capelli, poi mi vestì e mi
truccai e andai ad accogliere gli ospiti con mio fratello, la prima ad arrivare
fu Giada, fortunatamente per me. Poi piano, piano arrivarono
tutti gli altri.
-Buonasera- Giada con il suo abito nuovo e i
capelli raccolti dava uno strano effetto. Salutò
educatamente entrando e dietro di lei comparve anche il suo fidanzato, Daniel.
Non era bellellissimo, aveva un naso che faceva quasi
paura da tanto che era storto, e non aveva nemmeno un carattere dei migliori.
Era presuntuoso e snob. Nell'entrare Giada alzò gli occhi al cielo
mentre lui la seguiva a ruota decisamente scocciato.
-Ma chi lo ha invitato-
le chiesi a bassa voce mentre sorridevo ad altri invitati.
-Non ne ho idea, me lo sono
ritrovato davanti alla porta di casa- rispose lei a denti stretti sorridendo a
sua volta.
-Nami-
sentì mio fratello chiamarmi e si avvicinò con due ragazzi. Mi afferrò il
braccio e mi sussurrò all'orecchio -Tenete compagnia a
questi due, poi ti spiego.- annuì a Sam e sorrisi ai
due ragazzi. -Andrea, Ruben, loro sono
mia sorella Nami e la sua amica Giada.
-Piacere- dissi chinando
leggermente il capo.
-Salve a voi belle fanciulle- disse
maliziosamente il ragazzo dai capelli scuri che doveva essere Ruben.
-Piacere di fare la vostra conoscenza- rispose
più pacato l'altro che per esclusione era Andrea.
-Piacere-
rispose sintetica Giada, che in fatto di convenevoli era molto stringata, a
volte arrivava anche ad esprimersi semplicemente a monosillabi.
-Allora... come mai mio fratello vi ha dato la baby-sitter?- chiesi osservandoli.
-Non so, ma di certo la compagnia si preannuncia
interessante- ammiccò Andrea nella mia direzione. Mi
scrutò attentamente da capo a piedi, indugiando sui particolari.
Nel frattempo Giada stava scrutando con il suo
solito sguardo di sufficienza Ruben.
-Volete qualcosa da bere?- disse
Ruben senza dar molto peso al dire dell'amico, si avvicinò così a Giada
offrendole il suo braccio -Sarei lieto di farle da cavaliere, se voi accettate-
disse in tono gentile.
Io da parte mia ignorai la battuta del rosso e
osservai con la coda dell'occhio Daniel, rimasto indietro a mangiare tartine,
senza che si accorgesse di noi, fortunatamente.
Giada parve leggermente riluttante
ma accettò il braccio offertale e ben presto si ritrovò a trascinarci
tutti dietro un gruppo affollato, evidentemente doveva aver intuito la
vicinanza di Daniel.
Andrea continuava ad
osservarmi, era alto e imponente con i capelli rossi arruffati e
ordinati allo stesso tempo. Indossava un completo classico e pareva stare in attesa di un mio cenno.
-E così, sei tu che devi farmi da cavaliere-
disse accostandomi a Andrea.
-Il destino ha voluto ciò... evidentemente era
scritto- sorrise gentile mentre ci avvicinavamo a
Giada e Ruben.
-Credi nel destino?- chiesi
circondando il suo braccio con il mio.
-Forse... tu?- chiese guardandomi negli occhi.
-Ci credo abbastanza...-
risposi facendo un mezzo sorriso malizioso.
-Abbastanza è vaga come
affermazione- rispose malizioso a sua volta.
-Perchè
forse non lo è?- spostai lo sguardo sulla mia amica.
Lei e Ruben erano andati avanti parecchio, prevedevo guai per loro, visto che
Daniel si era messo a cercarla, e sicuramente l'avrebbe
trovata. Magari è la volta buona che Daniel decide di lasciarla in pace.
Lui notando la direzione del mio sguardo cercò di
attirare la mia attenzione schiarendosi la voce, poi guardando anche lui Daniel
parlò:-è il tuo ragazzo?- chiese indicandolo.
-No- mi limitai a rispondergli -E la tua ragazza
dove l'hai lasciata?- chiesi riportando lo sguardo su
di lui.
-Questo è vero- risposi avvicinandomi al tavolo
delle bevande dove mi feci servire un bicchiere di Coca Cola
-Ma potresti anche essere uno di quelli che tradisce la propria ragazza
alle feste.
-E'
vero... può essere, ma tu puoi solo riporre fiducia
nella mia parola di sconosciuto e continuare a pensare che sia la prima ipotesi
detta quella vera- fece cenno al cameriere di porgli un bicchiere di champagne.
-Potrei farlo, dopotutto sei uno sconosciuto che
per la maggior parte delle percentualità non rivedrò più- dissi sorseggiando il bicchiere di coca cola.
-Anche questo è vero... tuttavia non si sa mai
cosa possa nascondere il destino, no?- ammiccò per poi
sorseggiare a sua volta lo champagne e alzare lo sguardo verso gli ospiti.
In quel momento seguendo il suo sguardo vidi
qualcuno aggirarsi tra gli ospiti vestito di jeans e
camicia, decisamente fuori luogo in una festa mondana come quella.
-Santi numi...- esclamai riconoscendo quella
figura -Vieni...- lo presi per mano spostandoci sino
ad arrivare alla porta della cucina -Presto entra- lo spinsi dentro il più in
fretta possibile.
Evidentemente non era abbastanza in fretta, lui
mi prese per un braccio senza capire il perchè lo
spingessi in cucina e dall'altro lato Simo, la persona che era appena entrata
mi aveva notato e si avvicinava decisamente furioso verso di me.
-Certo che tu ci tieni agli amici! Potevi venire
alla festa! E' così che tieni al gruppo?- mi chiese
sprezzante una volta giunto ad un metro da me.
Andrea stette in silenzio alle mie spalle, ma in
quel modo mi tagliava anche la fuga.
-Ciao Simone- dissi
afferrando una mano di Andrea e stringendola dietro alla mia schiena -Ve lo
avevo detto che non potevo venire. Lo sai com’è fatto Sam.-
gli spiegai rimanendo apparentemente tranquilla.
-Per una volta potevi fare eccezione, ma tanto
tra te e l'altra ve ne fregate! Pensavo
ci tenevate al gruppo!- rispose nel suo solito italiano pessimo. Se ci fossero state Tamara o Giada lo avrebbero rimbeccato subito...
-Simo, non
dire scemenze- scossi la testa -Lo sai che ci teniamo,
ma ci sono proprio cose che non si posso evitare, ci sono delle responsabilità
a cui devo per forza badare.
-Si certo, come no!- era nervoso, non ammetteva il fatto che avessimo ragione, non riuscivano a
sopportarlo lui e suo fratello, non erano uguali solo nell'aspetto ma anche nel
modo di pensare, ottuso e testardo.
Dovevo riuscire a liberarmene. Non potevano
rovinare così la festa di mio fratello, o lui avrebbe
rovinato me. Mi morsi il labbro inferiore cercando di trovare una
soluzione.
-Eddai
Simo...- gli sorrisi -Ci faremo perdonare- intanto stringevo sempre di più la
mano di Andrea.
Lui lo notò e lo guardò da testa a piedi, fu
allora che gli rivolse la parola. -Tu chi saresti? State
assieme?- lo squadrò con sufficienza da capo a piedi.
Evidentemente ad Andrea quell'atteggiamento
non piacque. -Non sono affari che ti riguardano, non hai sentito Nami, si farà perdonare...- rispose
cercando di mantenere un tono gentile, per poi chinare lo sguardo su di me e
guardarmi.
Sorrisi ad Andrea e riportai lo sguardo si Simo -Ma non avevate una festa?- gli appoggiai una mano
titubante sul braccio -E avete lasciato tutti gli altri da soli?- scossi il
capo -Distruggeranno tutto...
-Ci sono Tere e Cla che sono rimaste con loro a controllare la situazione- rispose lui in tono acido.
-Si lasciano tasportare
troppo alle feste, lo sai, le conosci. E hai lasciato
le tue cose di marca incustodite. Non è da te- scossi il capo -Tutti quei
vestiti deturpati da quella gente.
-Non toccheranno i vestiti, comunque
dovrete ripagarci per bene per non essere venute, sai cosa intendo...- mi
guardò storto prima di allontanarsi alla ricerca del fratello.
-Che
razza di persone frequenti?- mi chiese Andrea non appena Simo fu lontano.
Mi girai verso di lui e gli lasciai
la mano.
-Non sai cosa darei per smettere di
frequentarle...- sbuffai
-Digli chiaramente che non vuoi uscire con
loro... tuo fratello lo sa? E poi... cosa intendeva
con quello che ha detto prima di andarsene?- mi guardò perplesso.
-Non è così semplice digli
che non voglio uscire con loro... mio fratello lo sa e infine non intendeva
niente- scossi la testa e le spalle -Sono le loro solite minacce senza senso
che si dimenticano dopo un giorno- gli risposi -Mi spiace solo che hai dovuto
assistere a questo spiacevole inconveniente.
-Ma che importa ora- gli dissi prendendogli le
mani -Forza, invitami a ballare...- lo trascinai sulla pista improvvisata nel
salotto, e ci ritrovammo a ballare un lento -Allora, non mi hai
ancora detto cosa ci fai a questa festa.
-Sono il nuovo assistente personale di tuo
fratello... sono qui più per dovere che per altro- rispose lui alzando le
spalle e approfittando del contatto per avvicinarsi a me. Aveva un profumo decisamente gradevole.
-Quindi deduco che studi giurisprudenza, e per
essere gia il suo assistente personale dovrai avere un
padre ricco...- dissi guardandolo in volto -E ora si spiega perchè mio fratello
ti ha affidato a me.
-Sei perspicace, è evidente che mi vede come un
buon partito per la sorellina minore. Ma non ti
preoccupare io non bado a questo genere di cose- ammiccò.
-Se è per questo non ci
bado neanche io. E' da quando sono diventata
maggiorenne che Sam mi presenta ragazzi ricchi dai
diciannove ai venticinque anni- piegai la testa di lato -Persone con cui parlo
una sera e basta.
-Quanti altri assistenti personali ti ha presentato prima di me?- chiese divertito.
-Una decina- risposi
sorridendo -Non ne ho più rivisto nessuno. E mi spiace dirlo
ma mi sa che non rivedrò neanche te.
-Posso sempre lasciarti il
mio numero di telefono- mi sussurrò in un orecchio.
-E cosa mi spingerebbe a
telefonarti- gli sussurrai di rimando.
-Non so, ma almeno così potrai dire
che hai rivisto qualcuno tra i tanti che ti sono stati presentati- sorrise.
Mi morsi il labbro inferiore e sorrisi.
-Vero, allora lasciamelo, vedremo che si può fare-
PdV
Giada
Non feci in tempo a raggiungere la festa che mi ritrovai davanti alla porta di casa quello scocciatore di
Daniel.
Imprecai quando lo
vidi fuori dalla porta, e mi seguì fino a casa di Nami
e Sam.
La casa come al solito
era impeccabile, il salone dove si teneva la festa era enorme e gli invitati
sarebbero arrivati a momenti. Seminai velocemente quella seccatura di Dan, ma come mi voltai fu Sam a braccare
me e sua sorella.
Ci presentò due ragazzi di qualche anno più
grandi di noi, uno, Andrea, si appiccicò a Nami, mentre l'altro, Ruben dopo avermi preso per un
braccio mi trascinò al tavolo per prendere qualcosa da bere.
Daniel mi stava fastidiosamente alle costole e
cercai di trascinare anche Nami e l'altro con noi.
Senza nemmeno accorgermene, in un attimo,
sparirono dalla mia vista.
-Ho perso di vista Nami...
non la vedo- mi sporsi mentre il mio cavaliere,
decisamente più alto di me mi trascinava avanti.
-Non è sola, è in buona
compagnia- disse il mio cavaliere porgendomi una coppa di champagne.
-E questo chi me lo assicura?-
lo guardai torva. Quel giorno avevo decisamente la
luna storta ed ero poco di compagnia.
-Lo stesso fratello della tua amica. Pensi
che avrebbe lasciato la sorellina nelle mani di uno
sprovveduto?- mi chiese sempre in tono gentile.
-Non l'ho mica avvelenata, questa coppa è di
proprietà della tua amica, e a meno che non vuole
avvelenarti lei...- lasciò la frase in sospeso riprendendo il mio braccio e
avviandosi verso il balcone.
-No... è che... ehm... sono astemia- abbassai lo sguardo per nascondere con la frangetta il
rossore che stava comparendo sulle mie guance.
-Allora vieni...- mi prese la coppa e la porse a un cameriere che passava vicino a noi -Porti alla
signorina un analcolico per favore- mi guardò poi sorridendo.
-Grazie- risposi,
chinando leggermente il capo al cameriere. -Allora... come mai ti hanno incastrato con un'asociale come me?- chiesi per
attaccare un po' di conversazione e non rendere la festa troppo noiosa.
-Credo per tenermi buono. Mio padre è un socio
dello studio del fratello della tua amica, e ha abbastanza soldi per potersi permettere di far chiudere lo studio.
-Perchè
dovrebbe chiuderlo? Almeno così ha qualcosa da fare... io mi
annoierei senza il mio lavoro...- commentai.
-Era solo un esempio. Ma comunque...-
alzò lo sguardo e notò avvicinarsi Daniel -Sei venuta con quello?- mi chiese
facendo un cenno del capo nella sua direzione.
-No! E' lui che mi perseguita! Non riesce a
capire che non mi interessa- guardai preoccupata
Daniel che si stava avvicinando pericolosamente e feci una smorfia di disgusto.
-C'è decisamente di peggio... però... è troppo snob e
superficiale, non è il mio tipo, pensa solo al suo lavoro e adora ribadire che
la mia condizione sociale non è alla pari della sua- lo guardai in tralice da
lontano mentre sorseggiavo l'analcolico che mi era stato servito.
-Brutta gente quella- ammise dirigendosi verso il
balcone.
-Già... ma credimi... ci sono poveracci che sanno
essere ancora più.... meglio non dire l'aggettivo,
potrei sembrare molto sgarbata- sorrisi per poi sorseggiare nuovamente dal
bicchiere
Arrivammo così in balcone e lui si appoggiò al
muro osservando senza avvicinarsi al bordo.
Rimanemmo li a chiaccherare per un po finche una
voce sgradevole non raggiunse le mie orecchie.
-E così invece che venire alla nostra festa stai
qui a civettare con un pomposo avvocato-
-E tu
cosa diavolo ci fai qui?- chiesi stupita di trovarmelo davanti all'improvviso.
-Cos'è? Stupita
di vedermi?- ghignò Edo -Sono venuto con il mio
fratellino a vedere cosa combinava la mia migliore amica, abbandonandomi per un
avvocatuccio da quattro soldi.
-Ti avevo detto che era
una questione di lavoro, qui ci sono anche i miei committenti, non sto
giocando- dissi indignata delle sue offese, ovviamente era una frottola, ma mi
veniva praticamente automatico. -Mi stupisce piuttosto che tu abbia così poca
considerazione di me, da venire qui a controllarmi.-
lo guardai gelida fronteggiandolo a testa alta.
-Come se io ci credessi- si avvicinò guardandomi
minaccioso -Tu vuoi tradirmi, vuoi tradire tutto il
gruppo insieme alla tua amichetta.
-Ma cosa
stai dicendo? Non è affatto vero!- risposi offesa.
Dovevo pensare in fretta a qualcosa che lo convincesse ad andarsene.
-E così tu sei il suo nuovo amichetto- si
avvicinò a Ruben -Cosa ci trova di speciale in uno scialbo come te dovrei capirlo- gli tastò il culo
-Ma forse sei solo bravo a letto.
Ruben gli bloccò la mano
-Invidioso?- chiese divertito dalla cosa.
Rimasi scandalizzata a fissare Edo, che in quel
momento avrei voluto strangolare per la sua
maleducazione.
-Edo ma
cosa diavolo stai facendo!- esplosi indignata.
Ma i
due si stavano fissando malissimo e l'ospite indesiderato pareva non aver
sentito una parola.
-Ritengo, che tu preferisci la compagnia altrui
che la mia e quella degli altri- proferì Edo nella mia direzione –Mi avete
deluso profondamente tu e Nami.
-Non preferisco la compagnia di nessuno! Sono ad
un incontro di lavoro te lo ripeto: non_sto_giocando- evidenziai le ultime
parole per stampargliele bene in quella testaccia dura, anche se sicuramente
non avrebbe funzionato.
-Non sto giocando- mi fece
il verso -Ma smettila di prendermi in giro.
-Ti reputavo una persona più matura, ma in questo
momento ti stai comportando solo da bambino viziato-
lo guardai gelida.
Poi vidi avvicinarsi il gemello e portai la mano
alla testa disperata.
Simo senza dire nulla trascinò via il fratello
guardandomi male. poi mi apprestai a rispondere a
Ruben -Frequento? Non vedo l'ora di liberarmi di quella gente!- risposi a denti
stretti una volta che i due furono fuori portata.
-E
allora perchè li frequenti?- mi chiese. Alzò poi lo sguardo sulle persone che
ballavano -Ho visto la tua amica...
-Vorrei tanto saperlo anche io...- risposi
distratta per poi proseguire -Dov'è?- alzai lo sguardo per cercarla.
-Li, che balla con Andrea- fece un cenno con la mano -Andiamo a ballare anche noi?
-Oh... ok- annuii e lo
seguii in mezzo alla sala.
-Mi occupo di restauro di opere
d'arte moderne e di decorazioni varie, a seconda di chi mi commissiona, tu
invece? Mi hai detto di tuo padre ma non di te-
sorrisi a mia volta alzando il volto.
-Commercialista di un'azienda che si occupa di pubblicità- mi rispose.
-Pubblicità, la detesto dopo aver
studiato grafica pubblicitaria per cinque anni- esclamai simulando una
persona con la nausea.
-Non mi occupo io di fare le pubblicità,
ma pagano molto bene, quindi non mi lamento.
-Si immagino- Sorrisi. Poi cadde il silenzio, non
sapevo cosa dire, mi limitavo a seguire i passi che conoscevo stando attenta a
non far inciampare nessuno nell'ampio abito.
Quella sera tornammo a casa, non pensai nemmeno
di chiedergli il numero di telefono, sapevo che non l'avrei più rivisto... o
almeno così pensai.