I'm proud of him.

di chiupetta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quegli occhi color miele. ***
Capitolo 2: *** Tutta colpa del destino. ***
Capitolo 3: *** Colpita e affondata. ***
Capitolo 4: *** Aria di sfida. ***
Capitolo 5: *** Quel dolore era tornato. ***
Capitolo 6: *** Rimuginando su... ***
Capitolo 7: *** Ero letteralmente sua. ***
Capitolo 8: *** La casa sul lago. ***
Capitolo 9: *** Un picnik al chiaro di luna. ***
Capitolo 10: *** Sentimenti nascosti. ***
Capitolo 11: *** Condividevamo, ora, lo stesso respiro. ***
Capitolo 12: *** La verità fa male. ***
Capitolo 13: *** Serata romantica in vista. ***
Capitolo 14: *** "Io adoro i guai e i guai adorano me" ***
Capitolo 15: *** Troppa attenzione. ***
Capitolo 16: *** Quella voce. ***
Capitolo 17: *** Sull'orlo del male. ***
Capitolo 18: *** Into you. ***
Capitolo 19: *** The day of the concert - part.1 ***
Capitolo 20: *** The day of the concert - part.2 ***
Capitolo 21: *** Ti amo, pronunciò rompendo con sincerità quel bacio. ***
Capitolo 22: *** Una fifa da... Bieber! ***
Capitolo 23: *** His world. ***
Capitolo 24: *** Wake up! ***
Capitolo 25: *** "Io e te" ripetei immersa nei suoi occhi. ***
Capitolo 26: *** Indonesia 'We are here' ***
Capitolo 27: *** I'm not ready. ***
Capitolo 28: *** I want you, now. ***
Capitolo 29: *** In the drops of pleasure. ***
Capitolo 30: *** I'm proud of him. ***



Capitolo 1
*** Quegli occhi color miele. ***



Si è vero: la maggior parte delle volte i sogni sono migliori della realtà stessa.
Ma per fortuna mia, almeno in questo racconto, la realtà supera di gran lunga i sogni.
Perché tutto quello di cui ho bisogno è al mio fianco, e fa di me la persona più felice sul pianeta terra.
L'amore?
Cosa è l'amore?
Il dizionario alla voce '"amore" riporta le seguenti frasi: sentimento di affetto vivo, trasporto dell'anima verso un oggetto o una persona. Sentimento ed istinto naturale che lega due persone.
Proprio così: lui è mio e io sono sua.
Attenzione, o voi che entrate, se avete appena capito che la mia storia è tutta nastri e fiori vi state sbagliando.
Perché la vita è una cosa reale che va combattuta se necessario.
Proprio come abbiamo fatto l'un l'altro per averci.
Metto ufficialmente la parola "inizio" al mio racconto.
Tutto comincia così: io, i miei ricordi e i miei fottuti rimorsi che perseguitano i miei giorni.
Giorni bui, nei quali passavo le ore buttata sul letto a impregnare il cuscino di lacrime.
impregnarlo delle mie urla, dei miei singhiozzi e dei miei "perché".
Ero e sono una ragazza che crede nelle proprie idee, nelle proprie opinioni e vicende.
Vicende impossibili da scordare.
Proprio questo la vita mi ha fatto capire che l'amore è solo un falso sentimento, e non vale la pena provarlo.
Esatto io non credo nell'amore, e mai lo farò.
Soffrire per qualcuno di passaggio che nel giro di una settimana ti abbandona come fossi un cane randagio, no, non fa per me.

'Ed ecco che squilla il telefono, per la centesima volta è lei'
-Ciao tesoro come stai?-
-Ciao mamma, me la cavo come ogni giorno. E tu?-
-Devi smetterla di rinchiuderti in casa a piangere, mangiare marshmallow confezionati e guardare film d'amore.-
-E questo come lo sai tu? Dimmi mi spii anche?-
-No, ma sei mia figlia e ti conosco fin troppo bene. Anche io me la cavo, ma a differenza tua esco e respiro aria pulita.-
-D'accordo. Non ti prometto niente, ma ci proverò. Ciao mamma ti voglio bene.-
-Un bacio tesoro.-
Ed ecco un'altra conversazione inutile della mia vita, tenuta con mia madre.
Nettamente convinta che segua i suoi consigli.
Sprecare dieci minuti della mia vita non è il massimo,  riesco a sentirmi bene quando sento la sua voce.
Mi rassicura come poche persone sanno fare.
Insomma questa volta volevo proprio seguire il suo suggerimento.
Esco per qualche ora magari faccio una passeggiata al parco.
Così mi dirigo verso l'ingresso, prendo la borsa gli occhiali e il mio Ipod, che di fretta metto dentro la mia tracolla.
Infine chiudo la porta di casa alle mie spalle.
Finalmente sole!
Non ricordavo la sensazione del calore sulla pelle, era così bella.
Mi accarezzai le braccia, come per abituarmi ai 30° gradi che mi avrebbero accompagnato in quelle poche ore.
Annusai l'aria per bene: era pulita e fresca. Come aveva detto la mamma.
Mi diressi verso il parco, e andai a piedi poiché distava una manciata di minuti dalla mia piccola dimora.
Mi tirai i capelli dietro le spalle e sistemai la mia ciocca bionda dietro l'orecchio destro.
Mi ripetevo spesso che dovevo andare dal parrucchiere, ma ciò non accadeva, e quella stupida ciocca continuava indisturbata la sua crescita.
Non l'avrei mai detto: stavo sudando, il caldo era insopportabile.
Finalmente arrivai al parco, tra la frescura degli alberi e le loro piccolissime foglie verdi.
Mi sedetti su una panchina, quella più pulita e prima di graffiti e presi il mio Ipod.
Misi gli auricolari nelle orecchie e feci partire la prima canzone che capitò: Ligabue Niente paura.
Chiusi gli occhi, incrociai le gambe e alzai la testa verso il cielo, come se stessi aspettando un segno.
Stavo per entrare nel mondo dei sogni quando....
Un ragazzo dagli occhi color miele e un capello con su scritto NY si sedette vicino la sottoscritta.
Sentì che mi diede un colpetto sulla spalla e così spalancai gli occhi.
Mi aveva definitivamente infastidita, chi era che cosa voleva da me?
Mi tolsi gli auricolari dalle orecchie senza badare a stoppare la canzone.
-Che vuoi ragazzo?- dissi con aria superficiale.
-Ciao baby, li vedi quei due ragazzi nascosti dietro l'albero?- mi girai per vedere.
-Si li vedo, quindi?- con aria quasi scioccata, continuò indisturbato.
-Ho fatto una scommessa con loro: vogliono che sia tu a chiedermi il numero di telefono.-
-Ma questo io non lo farò, quindi vai via.-
-Lo so, io sono un gentiluomo, quindi ora farai finta di darmi un biglietto e poi me ne andrò.-
-Ma perché proprio io?! Ci sono altre cinquanta ragazze qui al parco!-
-Perchè i tuoi occhi sono speciali, hanno qualcosa da raccont...raccont.. si insomma ci stai o no?-
-D'accordo, basta che poi sparisci!-
Mi guardò come pietrificato e poi alzò il sopracciglio sinistro.
Feci quello che mi aveva chiesto, infine si alzò e mi fece l'occhiolino.
Ci guardammo fino a quando arrivò dai suoi amici, poi mi girai e ripresi da dove mi aveva interrotto.
Che strano... anche i suoi occhi, gli occhi color miele, avevano tanto da raccontare, persino più dei miei.
To be continued. 











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Capitolo 2
*** Tutta colpa del destino. ***


Sarah's Chapter.

Ecco fatto vi ho rivelato il mio nome.
Mi chiamo Sarah Hill e ho 16 anni.
Ma questo poco importa... 
Perché il cuore era impegnato a far venire i rimorsi alla coscenza, la quale pensa che andare al parco per rincontrare quel ragazzo sia totalmente errato.
Eppure no, il cuore no, lui è fermamente convinto che "gli occhi color miele" abbia qualcosa da noscondere.
O raccontare dipende.
Ma che dico Sarah? Smettila! Smettila di far uscire strane idee da quella testolina, cosa ti salta in mente?
Sei bevuta? No. Allora smettila di pensare a quel ragazzo, non lo rivedrai mai più, lui non esiste.
E' corretto: lui non esiste. Almeno non nella mia vita.
Ho già sofferto abbastanza, non ho bisogno di altro in questo momento.

Justin's Chapter.

-Cavolo se la ragazza era bella, l'ho vista anch'io!-
-Ryan per favore, riesci solo a pensare quanto sia bella una ragazza? Amico, fatti una vita!-
-Non dirmi che non ti piace!-
-Si certo che mi piace, ma al contrario tuo non mi soffermo solo alla sua bellezza.-
-E allora a cosa?!-
-Lei, lei è diversa. Non sa chi sono, non sa della mia esistenza. In quei pochi istanti mi ha fatto sentire diverso, normale.-
-Sbrigati altrimenti te la prenderanno...vedila come una caccia al tesoro!-
-Ma stai zitto! Ha espresso il parere il ragazzo che a 14 anni, per farsi notare da una ragazza, si è rovesciato il gelato sulla camicia!-
Le nostre risate si unirono, proprio come avrei voluto fare con quella ragazza.
Chissà qual è il suo nome.
Forse inizia con la L: Linda? Lydia? Nono.
O forse con C: Caitlin? Camryn? No, non mi convincono.
Forse è questo il motivo per continuare a cercare, non smettere di crederci.
Devo scoprire il suo nome.
-Insomma Ryan, l'ho detto e sempre lo dirò: Never say never!-
-Ah si, Justin, sei proprio montato.-
Accennai un sorriso ironico, non volevo ascoltare le sue lamentele inutili.
Non è mai stato competente sul fattore "ragazze" al contrario del sottoscritto.
Poi, ora come ora, sono tutte ai miei piedi ma non gli do colpa.
Forse, forse, forse e ancora forse! Basta Justin alza quel culo dalla poltrona e non pensarci più.
-Ryan io vado dal meccanico, la macchina fa capricci ultimamente.-
-Buon divertimento ruba cuori!-
Lo lasciai cuocere nel suo brodo, a conti fatti è soltanto quello sfigato del mio migliore amico.
Sbattei la porta alle mie spalle e presi le chiavi della macchina, che giacevano incustodite sul mobiletto a destra della tv.
Le guardai bene: sempre più usate e di conseguenza rovinate.
Dio Justin usa ogni tanto la bicicletta non ti fa di certo male!
Mhhh, no in effetti meglio la macchina, troppo vulnerabile per le fans.
Risi tra me e me come uno stupido.
E per concludere presi una brioche dalla dispensa, la liberai dalla pellicola trasparente e tenendola sotto braccio, richiusi la porta di casa.
To be continued.

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Capitolo 3
*** Colpita e affondata. ***


Sarah's Chapter.

Quel pomeriggio tuttavia non avevo voglia di stare sola in casa.
Il consiglio di mamma mi aveva invogliato e non penso me ne pentirò.
Eccetto per aver incontrato lui: "gli occhi color miele".
Così pensai: era da tanto che non davo una sbirciatina alla macchina, ma forse era meglio farla vedere ad un esperto.
Certamente più competente di me.
E senza farmi troppi problemi salì in macchina che a fatica si accese, e mi diressi verso il meccanico.
Dopo poco arrivai, e bella pimpante scesi dal veicolo, che a prima impressione si "lamentò".

Justin's Chapter.

Finalmente arrivai dal meccanico, è sempre una fatica trovarne uno.
Abitare lontano dalla civiltà non è il massimo, soprattuto se lo fai per sfuggire alle fans.
Ma io, impavido e cattivo, Justin Bieber ce l'ho fatta! Come sempre alla fine.
Aprì leggermente la portiera e poi...sentì un tonfo sordo appena dietro lo sportello.
Cosa avevo combinato questa volta?!
Uscì immediatamente facendo attenzione.
Ed eccola lì: quella bellissima creatura dai capelli biondo scuri e gli occhi nocciola, giaceva proprio sotto la portiera.
La portiera della mia Range Rover.
-Merda Justin!-
Esclamai di getto, l'avevo combinata grossa, il miglior modo possibile per rincontrarci sarebbe questo?
Mi buttai accanto il suo corpo e notai che era ansimante, per fortuna non aveva perso i sensi.
Le slacciai il giacchino.
Cosa faceva con un giacchino in piena estate con minimo 37° gradi?
Non ci pensai molto, ora dovevo concentrarmi a riparare questo danno.
Le tirai su il busto e le appoggai la testa sulla mia spalla, e vidi che era ferita.
Aveva sbattuto la tempia e il sangue rosso acceso le colova sopra il labbro superiore.
Non chiesi aiuto, semplicemente la presi in braccio e la caricai sul sedile passeggero.
Chiusi violentemente il suo sportello, poi schizzai dal mio lato e accesi la macchina, per scomparire nel giro di pochi istanti.
Durante il viaggio la osservavo, era bellissima...forse la cosa più bella che abbia mai visto nei miei diciasette anni di vita.
Volevo aiutarla in qualche modo, volevo tenerle la mano ma forse era esagerato come gesto.
Mi limitavo a non avere pensieri troppo "spinti" tutto qui e almeno ci ho provato.
Ogni tanto mi fulminava con lo sguardo, io abbassavo la testa imbarazzato, poi riprovavo a fissarla scoprendo sempre più particolari.
Dopo quasi mezz'ora arrivammo all'ospedale e con cautela l'aiutai a scendere dalla macchina, anche se sembrava non volesse collaborare.
Per mia sfortuna si rifiutava di toccarmi, anche solo aggrapparsi alla mia mano, le dava fastidio.
Pensai che era meglio lasciarla fare, mi sarei guadagnato qualche punto in più.
Quando arrivammo all'infermeria ci fecero passare e poco dopo la medicarono, lei disse che non mi conosceva, così rimasi in sala d'attesa.
Da quanto ho capito non è stato nulla grave, per mia fortuna.
To be continued.


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Capitolo 4
*** Aria di sfida. ***


(Nota dell'autrice: quando l'ispirazione supera le aspettative, non mi fermo più. Grazie a chi mi ha inviato le recensioni, sempre sincere dritte al punto.)

Sarah's Chapter.


Quel ragazzo, si proprio lui, vorrei affogarlo con le mie mani, o tagliarlo in due con una motosega.
Pensieri troppo affrettati? Oh no, non credo proprio.
Non riesco a capacitarmi sul fatto che abbia avuto le sue mani luride sul mio corpo.
Com'è potuto accadere una cosa simile?
Spero proprio di non incontrarlo più, o finirà male con me tra i piedi.

Uscì dall'infermeria accompagnata dal dottore, e aprì la porta della sala d'attesa chiamando il sig. Justin Bieber.
Si chiama così pensai, in effetti è un bel nome, troppo affascinante per uno come lui.
E Bieber? No, questo è proprio adatto alla sua faccia scomposta.
Chissà quali pensieri avrà avuto su di me in quella macchina, io inerme e incapace di tenere aperte le palpebre per più di tre minuti.
-Salve dottore, come sta?- chiese "l'apparentemente" preoccupato Justin Bieber.
-Sto bene!- sputo io di getto.
-Si a quanto pare si.- mi rivolge un mezzo sorrisetto sarcastico, insopportabile.
-Si ragazzi, potete andare e forse è meglio che vada anch'io...- si allontana il dottore con un filo di sorpresa nella voce.
-Su andiamo ragazza, qual..qual'è il tuo nome?-
-Mi chiamo Sarah.- rispondo seccata.
-Bene Sarah, andiamo, dobbiamo recuperare l'auto dal meccanico.-
-Quale auto?!-
-La tua auto, quella che ho lasciato nel bel mezzo del nulla per salvarti la vita.-
-Oh, ti ringrazio mio eroe, quanto sei esagerato!- rispondo così ironicamente da farmi paura.
Mi sorride e mi blocca per i polsi, come se fossi una prigioniera, e mi fa salire sull'auto.
A quanto pare una Range Rover.
Di sicuro non erano certo i soldi a mancargli, di questo ne ero più che certa.

Justin's Chapter.

Tosta la ragazza, ma di certo non sarà questo a interrompere i sogni.
Ricorda: per lei sei Justin, e non Justin Bieber, non devi perderla.
-Allora ti fa male? Intendo la testa?-
-Non molto.- risponde secca lei, almeno è meno infastidita di prima.
-Dove ti porto?-
-Alla mia auto, grazie tante.-
-No a quello pensiamo dopo, magari andiamo a prendere qualcosa da mangiare.-
Lei non rispose, a quanto pare era un "sì", così la portai in una gelateria sperduta chissà dove.
Almeno il gelato era buono.
Nel lasso di tempo che va dalla gelateria al viaggio per recuperare la sua auto, nè io nè lei spiccicammo una parola.
Silenzio dell'oltre tomba, e in effetti non era del tutto a suo agio con me.
Pensavo che dirgli chi ero veramente magari avrebbe incupito di più la situazione, così me ne rimasi zitto concentrato sulla strada.
Ogni tanto mi fissava di scatto, quatta quatta come una gatta, furtiva.
Semplicemente meraviglioso.

Quando arrivammo dal meccanico, ed era pronta a lasciarmi, ebbi il coraggio di chiederle un appuntamento.
In effetti ero abbastanza nervoso, e lo intuì anche lei.
-Allora Sarah, emh ti va se facciamo una passeggiata al parco domani pomeriggio?-
-Mi sembra una buona idea.- mi sorrise...e che sorriso.
Le sfiorai la mano con un dito e sentì che provò un brivido lungo il braccio e l'avambraccio, trasalì al mio tocco.
Poi indietreggiò e apparentemente sembrò impacciata, ma ho detto apparentemente.
Feci un passo e le cinsi i fianchi con le mie braccia, e le diedi un bacio sulla guancia.
Una pelle così morbida e delicata mai vista, era fredda, ma morbida come la seta.
Le mie labbra l'assoporarono per bene e quando mi ritenni soddisfatto mi staccai.
Era tutta rossa, la ragazza.
Così le feci l'occhiolino e salì sulla macchina, per scomparire un'altra volta.
To be continued.

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Capitolo 5
*** Quel dolore era tornato. ***


Sarah's Chapter.

Cosa pensate? Che tra me e quel Justin sia nata la scintilla? No.
Il fatto è che forse sono fin troppo orgogliosa per ammettere che mi interesso di quello sconosciuto.
Il fatto è che ho sofferto troppo, e nel mio cuore non c'è spazio per nessuno.

Era arrivata quasi l'ora del così detto "appuntamento" anche se io non lo ritenevo tale.
Non vi sto ad elencare cosa indosso, come mi concio e robe varie, a voi non interessa.
Di certo non mi ero preparata per una serata al circo in compagnia di Moira Orfei, ma il più semplice possibile.
Quindi indossai il mio tacco dodici (non è vero vi prendo per il culo), rifacciamo.
Quindi indossai delle converse azzurre e lasciai casa.

La giornata non era delle migliori: le nuvole erano fitte e grigie, neanche un raggio di sole, e c'era un filo di vento al quanto fastidioso.
Ma di certo non era questo a fermarmi.
Le strade erano deserte, solitamente popolate da noi adolescenti, quell'oggi erano inabitate.
Mi diedi una o due ipotetiche spiegazione, alla fine ci rinunciai, il fatto era strano.
Quelle piccole vie inquadravano una ragazza bionda e sola, dirigersi verso la vegetazione fitta.
Sì, per me il parco è sempre stato quasi come un bosco se non peggio.
Anche se tuttavia da piccola amavo giocare lì con mio... amavo giocare lì.
Quando arrivai al parco e mi addentrai nella folta vegetazione, vidi Justin appoggiato ad un albero, che fissava il vuoto.
Di colpo mi bloccai, volevo osservarlo.
La mia mente mi suggeriva di essere superficiale, disinvolta, poco interessata.
Il cuore, invece, dal canto suo, mi diceva: quel ragazzo è qualcosa di stupefacente, sublime, splendido se non strabiliante.
Nessuno in quel momento avrebbe mai potuto competere con tale bellezza.
Mi mancò il respiro ed ebbi un momento di confusione, per poi ritornare alla realtà.
Così misi la mano sul cuore: batteva davvero forte, troppo forte per i miei gusti. 
E così strizzai gli occhi, feci un corpulento respiro, e cominciai a dirigermi verso lui.
-Ciao Sarah, finalmente sei qua.-
-Si eccomi qua.- che idiota, mi uscirono le prime parole che pensai. Non volevo dire quello.
Mi squadrò per bene da capo a piedi, e io in effetti mi sentì nel panico, poi disse.
-Wow, se...sei bellissima.-
Io sorrisi e arrossì, sentì un fuoco dentro cominciare ad ardere. 
Lui fece un passo verso me e io non ebbi la minima intenzione di muovermi.
-Quanti anni hai Sarah?-
-Sedici, ne ho sedici.-
-Ah bene, la giusta differenza, io diciassette.- mi sorrise, un sorriso mai visto, paragonabile ad una divinità.
Se non fosse stato per la mia coscienza, la quale sarà ringraziata prossimamente, gli sarei decisamente saltata addosso.
Cosa molto sbagliata, specialmente da parte mia.
-Avanti che cosa vuoi fare?-
-Decidi, tu ti prego.- Decidi tu ti prego? Sarah ti sei per caso bevuta il cervello?
-Voglio dire... per me va bene qualunque cosa.- MI CORRESSI.
-Bene allora andiamo a mangiare una pizza? E' quasi ora di cena.- fece lui massaggiando il suo ventre.
-Certo andiamo.-

Justin's Chapter.

Quella ragazza, cos'era quella ragazza?
Era diversa dalle altre, mi accettava per quello che ero, non per quello che sono diventato.
E poi lei non lo sapeva.
Era questo il pensiero che mi tormentava, dovevo dirglielo? No, meglio di no.
I suoi occhi mi trasmettevano emozioni che nessuno prima d'ora aveva mai fatto.
Se non fosse che sono un "bravo" ragazzo le sarei già saltato addosso.
Vorrei proprio sapere cosa pensa di me, e se mi pensa.
Cacchio quanto è bella.
Dai Justin, basta, cerca di ritornare alla realtà.
Il desiderio c'è, devi soltanto aspettare aspettare e ancora aspettare.

Sarah's Chapter.

-Hei Justin, cosa ti piace fare?- per parlare un po', dissi la prima cosa che mi venne in mente.
-Si...io...beh non... mi piace cucinare! Molto!- mentiva, lui mentiva, glielo leggevo negli occhi. Era nervoso a quella domanda, persino più di me.
-Ah quindi sei un cuoco, complimenti.- sorrisi.
-Esattamente.- ricambiò il sorriso, Dio quanto è bello.
-E dove vai a scuola?- 
-Io veramente...oh guarda siamo arrivati alla pizzeria, dista davvero poco a piedi.- disse con la voce tremante. Era strano il ragazzo.
Ordinammo della pizza, io una margherita semplice, lui una super condita.
A quanto pare era il suo piatto preferito.

Quando finimmo di cenare ritornammo al parco per passeggiare, alla fioca luce dei lampioni.
Era sera.
Il freddo bruciava quasi, era come una lama affilata, stavo congelando.
Justin se ne accorse e si avvicinò, io immobile stetti a vedere.
Si tolse la felpa con il cappucco che indossava e me la fece mettere, poi mi guardò divertito.
Che profumo meraviglioso, così dolce, letteralmente da baciare.
Mi cinse le spalle con il braccio e poi accennò una melodia, non capivo quale fosse, ma era bravo a cantare.
Caspita se lo era.
I suoi occhi luccicavano ad ogni lampione che superavamo, era uno spettacolo.
Poi d'un tratto mi fermai, e Justin di scatto con me facendo una smorfia di confusione.
-Che succede Sarah?- io non risposi.
Sapevo sarebbe arrivato quel momento.
Mi scese una lacrima silenziosa dal volto, rigandomi la guancia, così istintivamente calai la testa.
Poco dopo uscirono i singhiozzi, il mio petto sussultava a ogni lacrima abbandonata.
-Hei, hei piccola cosa hai?- che dolce Justin, mi ha chiamato piccola, si preoccupa per me.
-Niente sto bene.- non era vero, dopo quella frase la situazione si aggravò ulteriormente.
-Non è vero, tu non stai bene.- mi attrasse verso il suo petto e lo abbracciai nascondendo la faccia nelle pieghe della sua T-shirt.
Poi con forza, mi girai, e indicando la foto che giaceva sotto il pino cominciai il mio racconto.
-Ti ascolto.- disse Justin.
-Vedi quell'uomo in foto, laggiù?.-
-Si.- rispose lui secco.
-Era mio padre, proprio lui.- alla parola padre mi uscì un singhiozzo secco e sordo, poi misi la mia piccola mano sulla fronte per cercare di tranquillizzarmi. Ovviamente non riuscivo nell'intento.
Guardai verso il cielo, e senti le sue mani avvolgermi la pancia.
Mi baciò la fronte.
-Continua.- disse.
-Quel giorno ero con lui al parco.
Mio padre aveva appena diagnosticato un tumore al cuore, ma io non lo sapevo.
I miei genitori mi dissero che aveva solo dei problemi causati dall'alimentazione, e che dovevamo evitare di farlo stancare il meno possibile.
Stavamo giocando a fresbee, poi cominciai a fare l'idiota.
Così gli dissi: -Papà prendimi se riesci.- e lui non si tirò indietro.
Poco dopo, non sentendo più le sue risate mi girai, e lo vidi accasciato nel prato.
I medici hanno provato ma.. non c'è l'ha fatta.-
Justin mi strinse più forte a se.
-Quanto tempo fa?- disse.
-Otto mesi.- risposi sofferente.
-Piccola, ci sono io con te, non ti deluderò mai.- mi sussurò all'orecchio.
-E' stata colpa mia.- dissi con un filo di voce.
-Oh no! Perchè pensi questo?! Non è stata colpa tua. Tuo padre stava già male, sarebbe successo prima o poi.-
Non mi reggevo in piedi, quel dolore era tornato, mi stava divorando il petto.
Mi accasciai in ginocchio.
Justin mi copiò e mi invitò ad accocolarmi sul suo petto.
Io lo feci, come se il mio unico desiderio in quel momento fosse quello, stare con lui.
Mi accarezzò i capelli per un lasso di tempo a me sconosciuto, ma ricordo che dissè qualcosa come 'i tuoi capelli sono irresistibili.'.
Non me ne accorsi subito e non diedi peso alla cosa.
Eravamo io e lui, in quel parco freddo e tagliente, avvolto dalla notte e le sue creature.
To be continued.

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Capitolo 6
*** Rimuginando su... ***


Sarah's Chapter.

Quella sera io e Justin provammo una certa intesa.
E' chiaro niente di serio, l'amore non esiste.
Eppure tra me e lui era nato qualcosa, forse non troppo importante forse non troppo significativo, era nato un sentimento.
Forse in un futuro saremmo diventati buoni amici, così potrebbe aiutarmi a superare il mio piccolo incidente di percorso.
Quello che mi pietrificò il cuore esattamente otto mesi fa.
Justin era diverso dagli altri: non sembrava uno stronzo o un cazzone qualunque.
Lui aveva una luce negli occhi, qualcosa di speciale.
E poi sì cazzo: sembrava fosse uscito da uno studio di registrazione.
Tutto questo non aveva senso, ma a me ovviamente piaceva.
I suoi occhi erano una calamita, il suo sorriso era paragonabile a quello di un angelo, ma questo lui lo sapeva già.
Così maledettamente sicuro di se, impassibile davanti il minimo problema.
Ecco chi era per me "gli occhi color miele".

Justin dice che vuole vedermi, ora a casa sua, ha comprato delle ciambelle che vuol condividere con tutti.
Quel TUTTI sarei io.
Ovviamente accettai l'invito e mi presentai.

Justin's Chapter.

Era giunto il momento di finire questa farsa.
Se devo agire, lo faccio.
Dopo tutto non conosce niente sul mio conto.
Eccetto che ho 17 anni, amo la cucina e la pizza super condita.
Io non sono "l'Edward Cullen" dell'altra sera, essere silenzioso, impassibile, sicuro al cento per cento non fa per me.
Devo scrostare per bene e ripulire l'immagine che ho dato di me.
Insomma siamo seri: sono Justin Bieber, il ragazzo più famoso al mondo nonchè conosciuto come quello più rompi balle dell'universo.
Se schiattassi sotto un camion non mancherei a nessuno: Sarah si troverebbe un altro, Mamma si dispererebbe ma andrebbe avanti, la mia troupe saltellerebbe dalla gioia e Kenny e Scooter se ne farebbero una ragione.
Dimenticavo le mie fans, loro come mamma, ma poi finirebbero per amare Zac Efron e Joe Jonas.
Quindi tanto vale che ci provi ora...prima di finire ammazzato.
No sul serio, scherzo.
All'opera!

Ora devo soltanto aspettare che Sarah bussi alla porta, alla mia porta.

Nota dell'autrice:

Carissime  lettrici e  lettori, se ci siete vorrei chiedervi un favore.
Non ricevo molte  recensioni,   e siccome la mia storia la continuo per voi, vorrei sapere il 
vostro parere.
Questo capitolo è più dedicato a Justin e al suo umorismo, stasera posterò il 7° capitolo.
Mi raccomando recensite!
C-


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Capitolo 7
*** Ero letteralmente sua. ***


Sarah's Chapter.

Suonai il campanello di casa di sua.
Ero parecchio in tenzione, il cuore colpiva dall'interno il petto con violenza, e sentivo una morsa alla stomaco.
In effetti lasciai andare un po' l'emozione e riflettei su ben altro.
La casa, il posto in cui mi trovavo, era qualcosa di decisamente enorme.
Sembrava più un castello moderno, e magari al suo interno si celavano nascondigli e cunicoli.
E' troppo questo per me, troppe fantasie, meglio metterci una pietra sopra.
Al di fuori della dimora erano state costruite ben due piscine, una grande e una piccola...beh piccola per modo di dire.
Una delle due però era illuminata al contrario dell'altra.
Dall'acqua si intravedevano i bagliori delle luci, molto soft e ben posti.
L'ideale per una serata a lume di candela.
Il prato non poteva che essere all'inglese e pensai subito che non era opera di Justin.
Con il denaro che possiede avrà ingaggiato parecchio personale per tenere curata la villa.
L'aria era umida, fredda come la scorsa notte, e mi dava i brividi.
Ad intermittenza la schiena veniva attraversata da piccoli e lancinanti brividi.
Mi spostai i capelli in modo che coprissero per bene le spalle, che quasi quasi tremavano.

Ripetei il "dlin dlon" parecchie volte ma evidentemente Justin era impegnato.
Dopo svariati tentativi si decise ad aprire.
-Scusa piccola, ma stavo facendo la doccia eh..vuoi entrare?- accennò un sorriso, si in effetti si era presentato con dei pantalonini lunghi e beige, ma della maglietta niente traccia.
Un po' sorpresa e incantata ritornai al discorso, e accenando un sorriso mi feci avanti trovandomi nel centro preciso del soggiorno.
-Allora, che hai fatto?- cominciò lui tambulerrando sulle mie spalle e fischiettando come un bambino.
-Oh niente di importante, ho solo aspettato un'ora fuori che mi aprissi.- dissi facendo un falso sorriso.
-Oh sì l'ho fatto apposta, così saresti stata più contenta di vedermi.- ribbattè lui, per poi accennare un piccolo movimento con i capelli.
Qualcosa di veramente...ah insomma rimasi a bocca aperta.
-Ma non eri sotto la doccia?.-
-Chi ha mai detto una cosa del genere?!-
-Ma sei bevuto?.- gli diedi un colpo sul braccio.
-Solo fatto, di te.- 
-Ah certo non ci provare.-
-E chi ci prova?.- mi accennò un sorriso furbo, nel quale intravisi i canini perfetti.
-Allora vogliamo mangiare le ciambelle?-
-Subito baby!- disse lui facendo una mossa di pugilato verso di me e dando pugni all'aria. Poi si girò e scomparì dietro il muro.
Così decisi di seguirlo e silenziosa cominciai a camminare.
Mi ritrovai in una cucina ampia e luminosa, davvero all'ultimo "grido".
Non mancava nulla, era troppo fornita anche per un cuoco professionista.
-Justin scusa ma tu cucini, non è così?-
-Emh..sì.- rispose tranquillamente.
-Sarai un esperto allora, qui non manca nulla.- sfoderai il mio sorriso migliore.
Si bloccò per un secondo e mi osservò ammaliato, poi scosse la testa e riprese.
-Veramente no. Mi limito a prepararmi la colazione e qualche volta uno spuntino pomeridiano.- lo guardai decisamente scioccata, ma forse era meglio lasciar perdere.
Poggiai la mano su uno dei tanti piani della cucina, non accorgendomi della presenza della farina.
Quando la portai al volto per grattarmi il naso, era troppo tardi e il guaglio era fatto.
-Hahaha ma che cosa hai fatto?- ridacchio lui indisturbato piegandosi in due.
-Perchè, cosa ho?!- lo guardai ad occhi spalancati, accenando un mezzo sorrisetto. Ma questo lo fece ancor più divertire tanto che cominciò a uscire qualche lacrima. Qualche lacrima
dai suoi meravigliosi occhi.
-No è che, hai della farina sulla faccia, sei davvero buffa.- continuò a ridere.
-Se sua signioria vuole, non è che mi potrebbe aiutare a toglierla?- e senza pensarci due volte fece due grandi passi che...
-Ops!- sibilò lui scivolando su della farina a terra, e finendo col naso a pochi centimetri dal mio.
-L'hai fatto di proposito cretino.- mormorai io pietrificata.
Sbattè gli occhi più volte e si leccò le labbra quasi secche.
Mancava davvero davvero poco.
Poi se le morse, infine avanzò per pochi centimetri verso le mie labbra, per poi allontanarsi definitivamente.
-Non so di cosa tu stia parlando!- Annunciò facendo le spalluce e assumendo un'espressione indifesa.
Ero letteralmente sua.
Se mi avesse chiesto di mettermi in viaggio per il mondo, alla ricerca dell'elisir per l'eterna giovinezza, gli avrei risposto si.
Senza pensarci due volte.
-Ah si.- conclusi io con la testa tra le nuvole.
>To be continued.


Nota dell'autrice:
Grazie per le recensioni, ma vorrei riceverne di più.
Vi sono comunque grata per le visualizzioni, sono davvero tante.
A domani con il prossimo capitolo!
C-


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Capitolo 8
*** La casa sul lago. ***


Justin's Chapter.

Non avevo voglia di darle soddisfazione.
Non sono un tipo facile io, quel bacio dovrà attendere.
Intanto l'ho riscaldata un po' solo come io, Justin Bieber, so fare.

Presi le ciambelle dal ripiano più alto della cucina, le avevo messe al sicuro, chissà Jazmine le avesse puntate.
Alzandomi in punta di piedi recuperai il cartone e lo aprì davanti i suoi occhi.
Si illuminarono.
-Vaniglia! La mia preferita.- esclamò lei battendo le mani.
-Complimenti, io cioccolato.-
Stettimo lì in piedi per parecchi secondi come due imbranati,  poi lei interruppe il silenzio.
-Allora mangiamo o no?- disse quasi lagnata.
-Ok.-
E ci ingozzammo.
Passammo un pomeriggio a ridere e scherzare, e scoprire sempre più sull'altro.
Quando mangiava era ancora più bella di quanto non lo fosse già.
Ogni volta che i suoi denti affondavano nella pasta zuccherina, mi venivano i brividi.
Poi l'idea.
-La casa sul lago, io..h..ho una casa sul lago, vuoi venire?- cominciai io più impacciato che mai.
-Sì, perchè no.- mi lanciò un'occhiata troppo dolce.
-Benissimo allora. Sali su per le scale e dirigiti alla terza porta a destra, è la stanza di mia madre, frega qualche costume e ritorna da me.-
Senza fare obbiezioni si alzò dalla poltrona e cominciò a salire il piano superiore in silenzio.
Dopo pochi minuti scese con un paio di costumi che le penzolavano dal braccio.
-Justin questi vanno bene?-
-Certo piccola.- le sorrisi e lei ricambiò.
-Ok allora andiamo?-
La presi per mano e ci chiudemmo la porta di casa alle nostre spalle, poi beati ci incamminammo verso l'auto.
-Sarà bello vedrai.- le feci segno di "ok".
Lei accennò affermazione con una cantilena.

Durante il viaggio non parlammo molto, evidentemente sia io che lei eravamo troppo in tensione.
Ci limitammo ad ascoltare buona musica, ed evitai di beccare radio che trasmettessero le mie canzoni.
Andò liscio come l'olio.

Sarah's Chapter.

Che mi colpisca un fulmine se non sono nervosa.
Ogni minuto che passava diventava sempre più bello, forse impressione mia.
Volevo che quella serata rallentasse, lo volevo solo per me unicamente per me.
Quando mi guardava fisso negli occhi era sempre la fine, mi scioglievo come un cubetto di ghiaccio appena uscito dal freezer.
C'era ancora un ostacolo.
Come una barriera.
La quale ci impediva di non toccarci o sfiorarci troppo animatamente, ma dentro di me sapevo che prima o poi si sarebbe frantumata.
E questo lo sapeva anche lui ne ero certa.

Quando arrivammo e scesi dalla macchina sentì sotto i piedi un leggero vuoto.
Il terreno era ghiaglioso e umidiccio, fragile a mia impressione.
E alzati gli occhi rimasi immobile meravigliata da quella che distava pochi metri dalla sottoscritta.
Uscì uno "wow" dalla mia bocca spalancata.
-Ti piace?- fece Justin mordicchiandosi le labbra.
-Come non può non piacermi.- dissi io con pochissima attenzione. Justin se ne accorse e avvicinandosi furtivamente mi baciò la guancia.
Staccandosi e riattaccandosi alla mia pelle, come un polipo, mie dede tanti piccoli baci.
Cominciai a ridere a più non posso, la sua espressione da cucciolo indifeso era impagabile.
E di colpo mi afferrò i fianchi portandomi al suo petto.
-Davvero ti piace?- disse quasi con le labbra sulle mie, alzando un sopracciglio quasi ridendo. Sentivo il suo respiro. 
-Si.- dissi con cautela, non volevo stuzzicarlo.
-Bene.- si allontanò di scatto. Tirai un sospiro e buttai fuori tutto il nervosismo di quel momento.
Era davvero bravo a farmi impazzire, farmi mancare il terreno sotto i piedi. 
Proprio come un gatto e la sua preda: prima ci gioca poi, stanco, la uccide.
Solo che a differenza della preda io non sarei morta... e a quel pensiero feci segno di vittoria con il braccio.
Quando ritornai al presente Justin mi prese nuovamente la mano e mi portò in giro per la casa.
Quella bellissima casa sul lago.
Io ero contenta di visitarla, volevo sapere come e dove avessi trascorso la notte.
E soprattutto... con chi l'avessi trascorsa.
Ma più o meno lo immaginavo già e tutti voi sapete la risposta.
I muri erano tutti rigorosamente di un viola acceso e molto scuro, il pavimento di un tenero parquet chiaro, e lo stile della casa era più o meno countrie.
Il soggiorno ospitava al centro un tavolino di vetro molto spesso, e a lato di esso tante piccole poltroncine color rosa carne.
Un solo divano a tre posti posizionato verso una vecchia televisione, per niente moderna.
Tutto sommato era molto graziosa e accogliente.
Mi avvicinai ad uno scaffale di legno verniciato in nero, e ammirai tante belle foto di famiglia.
-Justin questa donna chi è?- 
-E' la mia mamma si chiama Pattie.-
-E' proprio una bella signora, ora capisco da chi hai ereditato la tua bellezza.-
-Mi hai rincuorato, pensavo fossi brutto.- si concentrò ridacchiando e poi buttandosi sul divano a tre posti.
-E questi bambini?-
-Mia sorella Jazmine e mio fratello Jaxon.-
-Sono davvero dolcissimi!- finì li i complimenti.
-Vieni Sarah, e non fare storie.- mi indicò il posto sul divano accanto a lui. Non avevo voglia di discutere.
Mi sedetti, e mi portai le mani al volto, ero davvero troppo stanca anche per essere emozionata.
Mi stropicciai gli occhi, poi lo sentì.
Si era disteso sulle mie gambe e mi stava osservando indisturbato.
-Justin! Cosa fai?!- urlai (quasi) io.
-Sono stanco e tu sei comoda.- scoppiai a ridere.
-Quindi?- chiesi.
-Cantami la ninna nanna e fammi fare sogni belli.- si abbracciò alla mia vita poggiando la testa sulla mia pancia. Non sapevo come reagire.
Si sistemò la testa per bene, poi si stiracchiò e chiuse gli occhi.
-Come vuoi tu.-
Cominciai a simulare una ninna nanna che mi cantava mio padre da piccola.
A Justin a quanto pare non diede alcun disturbo, che in men che non si dica ci addormentammo entrambi.
Quando aprì gli occhi avevo una mano tra i suoi capelli, e l'altra intrecciata con la sua.
Justin era sveglio e mi stava osservando con tutta la dolcezza possibile.
-Ben svegliata.- mormorò lui.
-Che ore sono?- 
-Sono le 19:30 del pomeriggio.- rispose girandosi verso il grande orologio piazzato in cucina.
-Cacchio che fame.- mi lamentai.
-Anche io, cosa vuoi: giapponese o cinese?- domandò alzandosi e sedendosi sul divano, successimanete cominciò a battere la testa contro il  mio braccio.
Così tante volte che rinunciai e persi il conto.
-Perchè picchi la testa sul mio braccio?- domandai io incuriosita.
-Così mi sveglio prima.- gli uscì una risata più o meno da abete, ma sempre bellissima.
-Comunque preferisco giapponese grazie.- 
Si alzò di scatto dal divano, prese le chiavi dell'auto dal tavolo, gli fece fare un giro in aria e infine uscì di casa tutto sorridente.
To be continued.

Nota dell'autrice:
Recensite come sempre grazie.
Posterò il prossimo capitolo quando avrò abbastanza commenti.
Saluti!
C-





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Capitolo 9
*** Un picnik al chiaro di luna. ***


Ok sul serio sta volta. (Nota dell'autrice: GRAZIE ai commenti di Giulilla che è stata fin troppo gentile, ho deciso di ribbuttarmi nella mischia e continuare lo stesso giorno il seguito del capitolo. Lo sapete anche voi che non posso stare senza scrivere. Saluti! Recensite recensite recensite :) )


Sarah's Chapter. 

Tutto ciò che ricordo era un pensiero, troppo sdolcinato per tutti tranne che per Justin.
Non ricordo cosa mi passò per la testa in quell'istante.
Ma so per certo che dopo mi addormentai, ancora più scossa ed esausta di prima.

Justin's Chapter.

Svegliarmi con il suo volto a pochi centimetri dal mio non aveva prezzo.
Era sempre più bella, ogni istante che passava lo era di più.
Ma forse per me, un innamorato senza ritegno, era più che plausibile.


Quando arrivai al ristorante giapponese non badai a spese.
Presi di tutto e di più: dai nuggets (crocchette di pollo) a involtini con riso e paste di tutti i generi.
Ci fu anche il momento paparazzi che come sempre cercai di evitare, e puntualmente come sempre non ci riuscì.
Ragazzine che borbottavano ai tavoli.
Tra queste mì colpì maggiormente una coppia di amiche.
Li ascoltai con interesse impiegando il tempo della fila per ordinare.
-Ma quello è Justin Bieber!-
-Justin chi?-
-Il fidanzato della Gomez idiota, come fai a non conoscerlo.-
Che stupida quella, io e la Gomez non stiamo più insieme già da parecchio, ma i giornali mettono a tacere dopo tempo le relazioni.
-E scusa allora se lo conosci così bene fatti avanti e chiedigli un autografo.-
A quelle parole mi si gelò il sangue.
Non avevo voglia di essere assalito, dopo tutto non ero stato ancora notato.
-Non sono una sua grande fan, non mi interessa. E poi non è neanche così tanto affascinante.-
Disse la riccia alla liscia.
Si illuminò una luce, proprio sopra la mia testa.
Non resisto alla tentazione di mettere in atto uno scherzo.
Così dopo aver ritirato il cibo alla cassa mi avviai all'uscita; quando arrivato al tavolo delle due mi voltai verso la riccia.
-Hei ciao, sei sporca proprio qua.- e le indicai il punto.
Lei mi guardò paralizzata con lo sguardo perso nel vuoto, poi continuai.
-Te lo tolgo io.- e così levai con l'indice la macchia di Ketchup dalla maglia della ragazza, poi portai il dito in bocca.
Le due mi guardarono sbigottite.
Infine feci uno dei miei mezzi sorrisetti irresistibili, lasciandole con il fiato spezzato.

Quando varcai la soia di casa cercai subito Sarah.
Era distesa, beata che dormiva sul divano... proprio come l'avevo lasciata.
Ne approfittai per preparare la cena più romantica di tutta la nostra vita.
Quando ebbi finito mi inginocchiai davanti il suo volto, e le sbuffai davanti il naso, magari si sarebbe svegliata.
Dapprima non emetteva alcun segno, cercai di diminuire la distanza e le sbuffai davanti le labbra.
Niente.
Così cominciai a darle piccoli colpetti sulla fronte, premendola contro la mia.
Finalmente aprì gli occhi.
-Cosa diavolo fai?!-
Si alzò di scatto guardandosi in torno.
-Tu non ti decidevi a svegliarti.- le risposi con aria scherzosa.
-Mi hai fatto venire un colpo, non provarci mai più.- 
-D'accordo.- 
Lei non ostante tutto mi sorrise, sempre in quel modo troppo dolce.
La vidi scomparire al piano superiore e la lasciai fare.
Meglio dare libertà alle donne chissà altrimenti come va a finire! *pensai*.

Ritornata al piano inferiore da me, si risedette sul divano pronta a riprendere il sonno.
-Oh no cosa pensi di fare!?- esclamai io divertito.
-Riprendo il sonno che tu hai interrotto.-
-Assolutamente no vieni con me.-
-Non voglio venire sono stanca Justin.- si lagnò lei.
-Non era una domanda.- la presi per il polso e la sollevai su, poi le dissi di aspettare in quel punto. Dovevo prendere una cosa.
Quando la trovai mi diressi verso Sarah e le legai una benda a quadrucci sugli occhi.
-Cosa hai in mente?- domandò lei ridendo, mostrandomi per pochi istanti il suo sorriso meraviglioso. Era divertita si intravedeva benissimo, sprizzava felicità da ogni poro della pelle.
-Lo scoprirai presto.-
Uscimmo da casa e percorremmo qualche metro a piedi verso il lago, il quale rifletteva benissimo la luce della luna.
Era la serata perfetta.
-Eccoci arrivati!- annunciai io.

Sarah's Chapter.

Sciolse il nodo che aveva fatto alla benda, poi quest'ultima cadde ai miei piedi.
-Caspita...- non riuscì a dire nient'altro.
-Allora?- domandò impaziente.
Justin aveva preparato un vero e proprio picnik al chiaro di luna.
Un qualcosa di dolcissimo e romantico.
Mi girai verso il suo volto e per la prima volta gli stampai un bacio sulla guancia.
Gli apparve sulle labbra un sorriso a trentadue denti.
Poi ritornai ad osservare la tovaglia colma di tante pietanze, e al centro un vaso straripante di rose rosse e bianche.
Feci il primo passo e mi sedetti sopra il telo seguendo con lo sguardo Justin, che lo fece poco dopo la sottoscritta.
Prima di iniziare a mangiare scherzammo un po' sull'atmosfera un po' troppo seria.
Ma in effetti non faceva una piega: piaceva a tutti e due.
Cominciò a servirsi lui gustando per prima i nuggets, poi lo seguì io a ruota libera.
Il cibo era tutto buonissimo e mi domandai se non fosse stato lui a prepararlo.
Dopo aver visto le scatole contenti il cibo con su il nome del ristorante, ebbi la conferma dell'idea totalmente sbagliata.
Passamo momenti troppo veloci altri troppo lenti , ma la serata stava proseguendo a gonfie vele.
To be continued.






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Capitolo 10
*** Sentimenti nascosti. ***


Justin's Chapter.

Era felice: quella bellissima cratura dai capelli biondo scuro, gli occhi nocciola contornati da lunghissime ciglia nere, e il suo sorriso sincero; era felice. Proprio con me.
Certo ancora non potevo permettermi di stringere il suo corpo esile al mio.
Ancora non avevo avuto il suo "consenso", e dopo tutto lo desideravo ardentemente.
Durante il picnik al chiaro di luna ci lanciammo sguardi senza precedenti.
Ogni qual volta la propria pupilla incontrava quella dell'altro, eravamo capaci di leggerci nell'anima.
Avevamo il dono di scavare in fondo, e trovare ciò che ancora non era stato portato alla "luce".
Era mia, come io ero suo.

Appena finimmo di mangiare mi avvicinai con cautela al suo corpo intento a fissare la luna.
E mi accostai al suo volto pian piano fino a sentire il suo respiro.
Era troppo concentrata sul pianeta, che non aveva fatto caso a ciò che stavo per commettere. Proprio così: un reato, almeno per lei.
Mi levai la maglietta e la posai dietro di me.
Poi...
-Sono le 00:00, il lago aspetta solo noi! Non possiamo fargli un torto del genere!- quando si voltò verso il mio volto abbassò subito gli occhi dando attenzione al fisico. Sgranò gli occhi e vidi un rossore sulle sue guance.
Poi riprese conoscenza.
-Oh no Justin, no ti supplico!- si alzò allontanandosi qualche metro, aveva un'espressione terrorizzata. Congiunse anche le mani al petto, a mo di preghiera.
-Su non rendere le cose ancora più difficili...- scoppiai a ridere mentre avanzavo lentamente verso lei.
-Justin per favore ti supplico non farlo!- ma le sue parole entravano da un orecchio e uscivano dall'altro.
Di colpo iniziò a correre da tutte le parti, che mi fece venire quasi un giramento di testa.
-Sarah ferma! Altrimenti non riesco a prenderti.-
-Sai è questo l'intento!- rise.
Poi rallentò e a quel punto la raggiunsi in pochissimi istanti.
-Pronta?!- la presi sulla spalle come un sacco di patate, scalciava e mi pregava di non farlo. Ma nessuno può fermarmi quando mi metto una cosa in testa.
-No Justin! Non sono pronta! Per niente! Lasc....- non le feci finire la frase che già sentimmo il tonfo sordo dell'acqua.
Quando fui dentro udì quello che udiva lei: la pace. Un silenzio che nessuno poteva darci.
Lo interrompeva ogni tanto qualche bollicina d'aria, che scappava esultando verso la superficie.
L'acqua era salata, forte anche troppo, ma questo poco importava.
La temperatura era perfetta, il mio corpo stava meglio più dentro che fuori, ma prima a poi tutto questo sarebbe finito.
Poi l'ossigenò terminò e fui costretto a risalire.

Sarah's Chapter.

In futuro ci sarebbe stata una vendetta per questo! *pensavo*.
Poi fu lui ad interrompere i miei film.
I capelli appicicaticci alla fronte e le ciglia bagnate gli regalavano ancora più bellezza.
Come se ne avesse bisogno.
Le goccioline scendevano caute sulle labbra lievemente aperte, e nei suoi occhi potevo addirittura specchiarmici.
Era indiscrivibile.

-Justin sento freddo.- dissi tremando al centro del salone, poi continuai -riesci a far partire la corrente?-
-Piccola i fusibili sono morti, non sono esperto in questo tipo di situazioni.- disse avvicinandosi al mio corpo tremante.
-Allora?- lo pregai quasi stavo congelando.
-Andiamo. Ci dovrebbero essere delle coperte al piano superiore.- mi prese per mano.

Ognuno sistemò un paio di coperte nella propria stanza, poi ci ritrovammo faccia a faccia nel corridoio.
Cominciai io.
-Allora forse è meglio, è meglio che vada.- feci indicando la "mia" stanza.
-Si forse è meglio.- mi copiò.
Ci aviammo scontenti in camera, poi chiusimo la porta.
Una notte lontani, dopo quello che avevamo trascorso, impossibile.
Ma ahimè questa è la realtà, forse era meglio così.
Mi distesi sul letto e mi rannicchiai tra le coperte.
Purtroppo erano troppo leggere e non emanavano abbastanza calore, lo desideravo lo chiamavo.
Ma lui non arrivava.
Rimasi a fissare il soffitto fino alle 4:00 del mattino, tremavo e supplicavo che l'ambiente si riscaldasse un po'.
Quanfo poi, finalmente, qualcuno dall'altò ascoltò le mie preghiere.
Entrò a passo felpato dalla porta bianca.
-Non mi sembra corretto ospitare una ragazza in casa, e non invitarla nel proprio letto.- 
-Si lo penso anch'io, è proprio da maleducati.- dissi sfoderando un sorriso provocante, e saltellai fuori dalle coperte.
To be continued.

Nota dell'autrice:
Gradirei moltissimo sapere cosa ne pensate di questo capitolo.
Ho fatto del mio meglio...ci rincontriamo al prossimo!
Suspanse suspanse..
C-

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Capitolo 11
*** Condividevamo, ora, lo stesso respiro. ***


E così siamo all'undicesimo capitolo e ne sono così fiera. Recensite ovviamente, sono felice quando qualcuno di voi utenti lo fa. Buona lettura.

Justin's Chapter

Ok Justin questa volta non puoi perdere l'occasione.
Dopo tutto lo desidera anche lei puoi leggerlo nei suoi occhi.

La presi per mano e la feci entrare nella mia stanza e con un calcio chiusi la porta.
Mi sedetti sul letto e martellai il posto accanto a me con la mano, per farle segno di accomodarsi.
Non lo fece subito, però, e così mi decisi a parlarle.
-Senti freddo?-
-Si.- ribbattè senza aggiungere altro.
In effetti tremava, batteva i denti e li digrignava.
Indossava solo una canottiera e degli slip, era sexy dovevo ammetterlo, non potevo mentire a me stesso.
Alzai la coperta così si infilò delicatamente accanto il mio petto nudo.
-C-caldo..- disse tremando.
Mi venne spontaneo abbracciarla e stringerla a me, che lei si sistemò il volto con naturalezza sotto il mio mento.
Doveva riscaldarla, doveva aiutarla, mi faceva soffrire vederla così.
Buttava fuori dalle labbra respiri affannosi, e ogni qual volta lo facevo la stringevo sempre più.
Consapevole che quella notte non sarebbe accaduto niente, mi decisi comunque a fare la seconda mossa.
Le passai la mano lungo la schiena per pochi minuti... regalandole brividi soffocati.
Poi le baciai la fronte, e finalmente ci addormentammo beati abbracciati l'uno con l'altro.

Sarah's Chapter.

Cazzo.
E ancora cazzo.
Io e Justin insieme a letto, cioè non in quel senso, ma insieme a letto.

Si esatto ero nel panico più totale.
Poi quando ebbi il coraggio di aprire gli occhi, trovai la sua bocca a pochi centimetri dalla mia.
Mancava davvero così poco!
Lui dormiva silenzioso, con un'aria decisamente felice.
L'angolo della bocca era rivolto in su, donandogli un sorrisetto provocatore.
Mi allontanai subito non era il momento giusto.
E poi vi è mancata il mio cavallo di battaglia? Si? L'amore non esiste, almeno per me.
Così sgusciai furtivamente dal materasso e mi diressi verso il piano di sotto, volevo vedere l'alba.
Quando uscì di casa andai dritta verso il porticioccolo del lago.
Il vento mi scompigliava i capelli ancora mezzi-bagnati e questo mi dava parecchio fastidio.
Mi leccai le labbra per assaporare il dolce sapore del mattino.
Mhhh. Perfetto.
Quando arrivai al limite del porticciolo mi sedetti con le gambe a penzoloni, che quasi sfioravano l'acqua salmastra.
Alzai leggermente la testa .
Era nuvoloso, quello che fino a ieri era un cielo azzuro e limpido, oggi era colmo di minacce.
Chiusi gli occhi e inspirai l'aria tanto pulita.

Vidi l'alba.
Così bella.
Mi regalò momenti di pace e serenità.
Poi il colpo allo stomaco.
Come se dall'interno mi stessero legando le viscere.
Dal mio occhio destro uscì una lacrima abbondante che poi scomparì dentro la mia bocca, attraverso le labbra.
Si dice che quando l'occhio destro piange, significa che sei orgogliosa/o di quel qualcuno.
Io lo ero e lo sono tutt'ora di mio padre, pienamente.
Poi sentì due braccia stringermi la vita.
Dì lì a poco le gocce cominciarono a scendere ma sta volta dal cielo oscuro.
Pioveva e non poco direi.
-Cosa fai a quest'ora qui? A piangere?-
-Mio padre.-
Mi uscì qualche lacrima silenziosa, che Justin seppe distringuere senza alcun problema.
Mi tese la mano per alzarmi e seguì le sue intenzioni.
Poi gli misi le mani al collo e lui mi avvicinò al suo petto, cingengodomi i fianchi con le sue calde mani.
Baciandomi la fronte concluse.
-Non m'importa se mi consideri un perfetto conosciuto, o un imbecille o un masochista. Ti voglio per me, ti desidero con tutto me stesso. Dammi quest'opportunità, ti prego. Ti renderò felice giorno dopo giorno.-
Uscì leggermente la lingua poi la rientrai.
Accennai un piccolissimo sorriso infine il bacio.
Quel bacio.
Quel bacio sotto la pioggia.
Assaporai la sua carne mentre lui era intento a mordicchiarmi il labbro inferiore.
Condividevamo, ora, lo stesso respiro.
Eravamo felici.
To be continued.

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Capitolo 12
*** La verità fa male. ***


Non riesco a fermarmi. Meglio no? Meno attesa per voi, più soddisfazione per me.
Continuo così rapidamente perchè mi è venuta un'idea pazzesca che ribalterà totalmente la storia.
Non ora, più avanti.
Buona lettura e recensite vi prego! Mi si illuminano gli occhi quando lo fate grazie.


Justin's Chapter.

Quel bacio, fu qualcosa di indescribile.
Gustare il sapore delle sue labbra, era la cosa che desideravo più al mondo, e finalmente l'ottenni.
Era morbide, quasi fragili e sapevano di vaniglia.
Diamine che piacere!
Ora ero sicuro, nessuno mi avrebbe più fermato.
Eravamo noi e l'amore, amore incondizionato.

Quando ci staccamo dal bacio ci fu un leggero imbarazzo.
Sorridevamo e ci guardavamo negli occhi.
Ma c'era disagio e lo percepivamo entrambi.
Poi lei sciolse la mani dal mio collo e rientrò in casa, tutta bagnata come un pulcino.
Mi guardai. Come me dal tronde. E risi.

Sarah's Chapter.

Senza dubbio quel bacio lo desideravo.
Ma no..dovevo convincermi che non era amore.
Come poteva esserlo insomma?
Non mi ci vedevo accanto a quel ragazzo, così perfetto.

Salì per la mia stanza, entrai e richiusi la porta con dolcezza.
Ero felice, felicissima, cantavo anche.
Così quando girando per la camera trovai una piccola radio l'accessi all'istante.
Sentì la voce del conduttore.
-Beh allora Alexandra cosa abbiamo oggi da servire ai nostri ascoltatori?- 
-Una notizia speciale sul 17enne più famoso al mondo.- chi sarà mai? Non ho seguito ultimamente le stelle hit del momento, così stetti ad ascoltare.
-I ragazzi a casa saranno curiosi! Racconta racconta.- disse l'uomo con un filo di impazienza.
-Il nostro hotboy è stato avvistato nei pressi di una piccola cittadina ad ordinare giapponese.
L'avrà condiviso con qualcuno...o qualcuna?- che strano...giapponese.
-Cosa riportano le riviste?- chiese l'uomo.
-Bieber pare abbia scambiato due parole con delle ragazzine ad un tavolo, poi il cantante è uscito dal ristorante e...- C-come? cosa aveva detto quella?  B-Bieber?!
continuò la donna e a malincuore capì la realtà. -sembra che Justin si stesse dirigendo verso il lago Erie.- concluse.
Il mondo, in quel preciso istante, mi crollò addosso.
Tutto attorno a me scomparve all'improvviso, e mi ritrovai sola in un abisso profondo e senza uscita.
Come poteva aver mentito a me? Proprio a me?
Poteva benissimo farsi avanti e dirmelo.. dirmi "Hei senti sono Justin Bieber il ragazzo più famoso al mondo, e sai canto anche".
Tutto spiegato.
La sua voce, le sue risposte incerte, il suo "sono un po' vago ma non troppo".
La risposta era lì davanti il mio naso ora.
Volevo davvero sapere la verità, questa verità?
Si volevo.
Presi tutto le forze che avevo in corpo e le rivoltai come un calzino, così sarebbe stato più facile affrontarlo.
Uscì nuovamente di casa e lo ritrovai ancora nel punto in cui accadde il bacio.
-Tu!- gli puntai il dito contro con le lacrime agli occhi -lurido bastardo! Come hai potuto farmi questo?!- 
Justin sgranò gli occhi. Si guardò in torno, mi squadrò più e più volte ma non riuscì ad arrivare alla risposta; così continuai.
-Pare che Justin Bieber il 17enne più famoso al mondo, nonchè cantante anche, pare sia stato visto uscire da un ristorante giapponese...- imitai la voce della conduttrice alla radio, con la voce smorzata e colma di ironicità.
- e dirigersi verso il lago Erie.- sta volta conclusi il mio discorso, ero a pezzi.
Justin mi guardava nei suoi occhi c'era il panico.
-Te l'avrei detto prima o poi, Sarah, tu sei importante per me! Non ti avrei mai mentito.- 
-L'hai fatto. Non te ne rendi conto ma sì, tu l'hai fatto.-
-Si è vero l'ho fatto, ma non con intenzioni cattive.-
-Oooh!- esclamai -voi star tutte convinte di essere al centro del mondo. So come va a finire, so come la ragazza di turno viene scaricata in men che non si dica.- 
-Ma io non ti avrei mai scaricata cazzo! Fino a dieci minuti fa ho condiviso con te il bacio più bello della mia vita. Ha significato questo? Significa qualcosa per la ragazza che ho di fronte?-
-Purtroppo significa anche troppo.- lo guardai sincera sull'orlo di uscire pazza.
-Tu, tu, tu non capisci! Io sono diverso dagli altri! E tu sei diversa dalle altre, tu mi piaci perchè per te sono Justin e non Justin Bieber.-
Scossi la testa infastidita più del dovuto.
-Non è vero! Cazzate Justin! Hai migliaia di ragazzine ai tuoi piedi da quanto immagino, hai deciso di spassartela con me. Sono stata il tuo giocattolo personale per questi quattro giorni.-
Gli feci un sorriso più che malefico, ironico, infastidito...e gli lacerai il cuore. E provai anche del piacere in questo devo ammetterlo.
-Sarah ti prego ascolta- si avvicinò al mio viso, ma indietreggiai all'istante. - sei importante per me, non ho nessuna voglia di perderti. Con te mi sento un ragazzo normale. Non ho paura di fare qualche brutta figura perchè la gente potrebbe saperlo in meno di cinque minuti, tutto questo quando sono con te. Sei riuscita a farmi vivere attimi che nessuna ragazza era riuscita a farmi provare.
Perchè tu sei la mia piccola. Perchè io per te sono Justin, e non il cantante famoso che desiderano tutte le ammiratrici.-
A quelle parole mi si spezzò il cuore. E non per il fatto che aveva ragione, ma perchè quella che glielò spezzò per prima fui io. Proprio pochi istanti prima con quel sorriso.
-Baciami.- riuscì a dire solo questo.
-Come scusa?- 
-Ho detto baciami. E sbrigati prima che cambi idea.-
To be continued.



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Capitolo 13
*** Serata romantica in vista. ***


Sarah's Chapter.

-E cosi ce l'hai fatta, un'altra volta.- dissi staccandomi dalle sue labbra.
-A fare che?- 
-Ad incantarmi.- accennai un sorriso sforzato, a conti fatti era la pura verità.
-Non è colpa mia se sono irresistibile Sarah...- mi venne spontaneo ridergli in faccia.
-E io come sono?- 
-Una droga.- mi baciò la guancia.

Eravamo in salone, distesi ad ascoltare la tv.
Ad ascoltare l'ultima sul ragazzo che avevo accanto, su mtv.
-Come hai fatto ad arrivare così in alto?- gli chiesi.
-Sono stato semplicemente me stesso, il resto l'ha fatto la mia voce...- poi finì. - e il mio bel faccino.- ridemmo insieme.
-In effetti ora che ti osservo bene capisco tutte le ragazzine che ti corrono dietro.-
-Ah davvero? sei perspicace.-
-Mai quanto te.- appoggiai la faccia sulla sua spalla.
-Ti sbagli, non è come credi, è difficile vivere la mia vita. Non hai mai un momento per goderti pienamente qualcosa.-
Mi rattristai a quelle parole.
-E con me è lo stesso? Ti godi questo momento?-
-Questo sì, anche troppo. Quando sono con te posso definirmi felice.- e rise sfoderando i suoi canini perfetti.
-Anche se non ti manca assolutamente niente.-
-E' vero, hai ragione, non mi manca nulla.- e mi baciò la fronte.
Restammo in silenzio per poco, poi ricominciò a parlare lui.
-Sarah, so che è un po' presto, ma voglio farti conoscere la mia famiglia. I miei amici e le persone che mi supportano ogni giorno della mia carriera.-
-Con piacere!- mi tirai su dal divano, ero contentissima.
-Davvero?- fece qualche mossa da figo, e in effetti gli riuscirono proprio bene.
-Si davvero Justin.-
-E, e desidero anche tu mia stia vicino nei preparativi del concerto più importante della mia vita, se per te va bene.-
-Quale concerto?-
-Tra una settimana mi esibirò al Madison Square Garden. Sono molto emozionato, e tu potresti aiutarmi a superare la paura.-
-Wow è fantastico! Certo ci sarò!-
-Benissimo.- mi rubò un piccolo bacio a stampo sulle labbra, ma niente più.


6 ore dopo.

Justin's Chapter.


-Beh allora, usciamo stasera?- le chiesi.
-Si va bene.-
-Dove ti porto?-
-Dove vai tu vado io, qualunque posto va bene a patto che ci sia tu.- mi ammiccò facendo l'occhiolino per la prima volta a me, proprio a me.
-Conosco un ristorante con una terrazza bellissima, e una vista niente male.-
Fece segno di sì con la testa, poi salì sopra a prepararsi per la serata.
Lo stesso feci io.

Quando fummo pronti ci ritrovammo al piano di sotto.
Lei era bellissima, ma bellissima è dire poco quando si tratta di Sarah.
-W..wow sei stupenda.- balbettai all'inizio, poi ripresi possesso della mia mente.
-Anche tu, Justin, sei sexy.- alzò il sopracciglio e mi guardò come per correggere la mia frase precedente.
-Se la metti così...- farfugliai qualcosa, ma Sarah era già uscita di casa.
Durante il tragitto ci sfiorammo poche volte le mani, e quando succedeva scattavano ampi sorrisi.
Era importante quello che stava accadendo.

Nota dell'autrice:
Salve a tutti lettori. Scusate se il capitolo non è molto interessante,
e personalmente non ne sono affatto soddisfatta.
Ma dovevo legare alla storia l'elemento chiave che sconvolgerà tutto.
Eh si! Grazie per le recensioni ricevute :D vi adoro.
C-

 

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Capitolo 14
*** "Io adoro i guai e i guai adorano me" ***


Justin's Chapter.

Entrammo nel locale quando...
-Oh merda Justin!- esclamai mettendomi le mani ai capelli. Poi mi girai verso Sarah che guardava diritto verso se.
Aveva gli occhi spalancati e una leggera aria sul terrorizzato e meravigliato.
Poi sentimmo i gridi di almeno una quarantina di ragazzine sedute ad un lungo tavolo, il guaio era fatto.
-Justin Bieber! Addosso!- urlarono in coro.
La scena, o meglio, quello che accadde dopo, non fu ben chiaro.
Afferrai la mano di Sarah prima che le ragazze potessero finire la frase, e con foga la trascinai fuori la porta del locale.
Correvamo per la strada come se avessimo perso l'aereo.
Notai che la gente in macchina ci guardava scioccata. E molte, anzi troppe, ragazze in auto scesero per aggregarsi alla folla.
Quella di almeno quaranta persone contro due.
Percorremmo due chilometri senza esagerare, correndo e urlando.
Parecchie volte rallentavamo, e temevamo che andasse a finire male.
Poi la mia, anzi la nostra, salvezza.
-Justin! Presto salite!- 
Catapultai nel vero senso della parola Sarah nel veicolo così familiare, poi venne il mio turno.
Con la portiera ancora aperta partimmo in quarta, lasciando le fans dietro a dircene di tutti i colori.
Ricordai anche una frase ben precisa, che nonostante la folla numerosa, si sentì abbastanza bene.
-Ragazze guardate! Justin ha la ragazza! Quella è la ragazza di Bieber!- 
e poi seguirono varie minacce, e sperai che Sarah non ci avesse fatto caso.
In effetti mi fece piacere quello che urlò una delle tante fan. E' vero lo desideravo troppo.

Sarah's Chapter.

Eravamo più o meno seduti in quell'auto nera e decisamente enorme.
Dico più o meno perchè ci fiondammo a cazzo senza pensarci due volte, e io e Justin eravamo forse troppo "attaccati".
Quando ci sistemammo parlò l'uomo alla guida.
-Ma sei un cretino!? Cosa ti è saltato in mente!? Non vuol dire che l'avvenuta nella tua città non comporti fans urlanti pronte ad ucciderti!- l'ultima frase suonò divertente.
Justin rise fragorosamente.
-Calmati amico sono sopravvissuto anche 'sta volta.- ammicò.
-Sei sopravvissuto grazie alla mia perenne presenza, altrimenti vedi! A quest'ora ti ritrovavi in qualche casa, senza pantaloni e incatenato ad una sedia.- rise anche l'uomo.
-Hai ragione.- concluse Justin sorridendo.
-Chi è questa bella signorina? Come mai così silenziosa? Ti sei fatto la ragazza Bieber?-
-Lei è Sarah, e no, non è la mia ragazza.- a quella frase sentì una morsa allo stomaco, ma cercai di farla sparire all'istante.
-Piacere Sarah.- salutai allo specchietto. Gli occhi di quell'uomo erano dolci, sorridenti, umani. 
Mi trasmetteva buoni presentimenti.
-Piacere Scooter, il manager di quel cretino che ti ritrovi accanto.- mi sorrise.
-Ma stai zitto!- Justin gli lanciò il  cappellino che aveva in testa.
-Attento Bieber finarai per farti male- fece l'occhilino, poi riprese a parlare con me. -allora Sarah, dove hai conosciuto Justin? Sei una sua fan?-
-No, devo dire che prima di quattro giorni fa non sapevo chi fosse.- lui mi guardò stranito, e sgranando gli occhi.
Poi ritornò alla sua espressione.
-Un buon modo per iniziare.- 
-Assolutamente sì.- finì Justin.

3 ore dopo.

-Allora siamo arrivati al tour bus. Justin vedi di non far saltare in aria tua madre, come tuo solito. E saluta Kenny.-
disse Scooter. Poi si diresse verso non so dove, sparendo dietro una curva.
Justin mi prese per mano e mi guidò verso un grande pullman, adornato da luci e una sua foto in grande.
Beh era decisamente suo.
-Mamma sono qua! E' stato Scooter a trovarmi, ma stavo giusto ritornando quando...- urlò Justin facendomi una smorfia
della serie "stai al gioco".
-Ah eccoti ragazzino! Quando?- poi la donna si accorse di me e si aprì in un grande sorriso.
-Quan...quando le fans si sono accorte della mia presenza e... - disse gesticolando -lei è Sarah!- mi presentò stringendomi a lui.
-Ciao Sarah, io sono Pattie, la madre del cretino che ti ritrovi a fianco.- e si riaprì in un altro meraviglioso sorriso.
-Ma insomma che avete tutti quanti stasera!?- disse sbuffando Justin alla madre.
Poi il giovane si buttò su un divano di pelle purissima, bianco e lucido.
Osservai per bene ciò che mi circondava.
Era praticamente una casa se non più bella.
La cucina era difronte il piccolo salottino e a lato della tv.
Un ampio tavolo invece era alla mia sinistra quasi davanti ad una porta laccata color beige.
-Cosa abbiamo stasera? Da questa tua frase deduco che il papà ti ha sgridato per bene.- alla parola papà Pattie accennò le "virgolette" immaginarie nell'aria, con le sue piccole mani.
-Da questa tua frase deduco che il papà ti ha sgridato per bene.- gli fece il verso Justin, ridendo e accenando smorfie così...così adorabili.
-Justin, quante volte te l'ho detto che non devi andare in giro senza Kenny?-
-Mamma sai come sono fatto: io adoro i guai e i guai adorano me.- 

To be continued.

Nota dell'autrice:
Si ragazze si! Sta volta voglio parecchie recensioni.
Voglio sapere se vi è piaciuto.
Lo trovo davvero molto divertente, ora tocca a voi giudicare!
Grazie tante per le tantissime visualizzazioni sono davvero contenta.
C-

 

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Capitolo 15
*** Troppa attenzione. ***


Sarah's Chapter.

-Justin per favore, smettila di fare il bambino, non ti vergogni davanti la tua fidanzata?- a quella parola io e lui ci guardammo sull'orlo di sputare una risata. In effetti è ciò che accadde, ma a differenza di Justin io mi scusai subito con la madre.
-S-scusi ma vede io e Justin non stiamo in-insieme cioè non proprio insomma e che..-
-Tranquilla, è sempre così quando c'è di mezzo mio figlio.-
Mi strinse in un abbraccio e poi mi sorrise con i suoi occhi color miele.
Esattamente gli occhi di Justin.
-Mamma mamma cosa ti ho insegnato in questi anni? Tu gestisci la mia carriera e io la mia vita.- fece spallucce assumendo, ancora una volta, un'aria terribilmente indifesa.
-Non ti ascolto più!- finì la madre, facendomi accomadare accanto a Justin.
Lui, però, mi fece alzare subito prendendomi per mano.
-Sarah ti faccio conoscere una persona.- mi disse, io lo seguì..altro non potevo fare.

-Fratello! Guarda un po' che splendore. Sarah Kenny, Kenny Sarah.- mi trovai davanti un uomo grande e imponente, con la pelle scura e un occhiale nero Ray-ban.
Gli diedi la mano, poi sul volto dell'uomo apparve un gran sorriso. Denti perfettamente bianchi, che a paragone con la pelle creavano un bellissimo contrasto.
-Hei signorina devi essere la fidanzata di Justin!- 
-No.- accennai un risolino nervoso, non volevo alzare altre polemiche inutili.
-Hei Bieber, muoviti! Aspetti che faccia le radici?- a quel punto ero davvero in imbarazzo.
-Kenny...- Justin lanciò una frecciatina all'uomo, che si ritirò gli occhiali sul volto, poi continuò con me -scusalo ma qualche volta 
non sa trattenersi. Lui è la mia guardia del corpo, quella che in pratica dovrei portarmi sempre dietro. Lo considero come un fratello, o uno zio, qualcosa del genere.- mi sorrise.
-E' molto...spontaneo.- mi uscì nient'altro che quello.
-Ti andrebbe di cenare sul mio tour bus stasera? Dopo mangiato devo tenere la mia lezione con Mama Jan e ...-
-Chi sarebbe Mama Jan?- gli smorzai la frase.
-tu potresti assistere per la prima volta, al sublime- fece una faccia estasiata ma divertita -momento in cui canto. Comunque è la mia tutrice, mi aiuta a tenere in forma la voce durante i concerti.-
-Justin- gli presi il volto tra le mani -sarebbe stato un si comunque. Punto primo perchè senza te non riesco a stare, punto secondo non abbiamo mangiato, e punto terzo senza te non riesco a stare.-
-Mi sa che il punto primo e il punto terzo sono molto simili.- l'angolo delle sue labbra si alzò in su, creando un sorrisetto malizioso. Il mio preferito.
-Dimostramelo.- l'adrenalina era alle stelle.
Mi afferrò i fianchi, spingendomi verso il muro.
Si avvicinò lentamente al mio naso e girò la testa da destra verso sinistra e da sinistra verso destra, più e più volte.
Come per trovare la giusta posizione.
Poi a bocca aperta, sorridendo, poggiò delicatamente le labbra sulle mie.
Questa volta superammo di poco il limite.
Non fu un bacio a stampo, bensì le nostre labbra si muovevano all'unisono.
Erano in perfetto sincronio, e come se non bastasse ad intermittenza mi accarezzava la schiena.
Provocandomi piccoli e lancinanti brividi.
Poi il momento che speri non accada mai.
-Emh emh ragazzi non qua.- tossì Kenny? Si chiama così no? 
Lo spinsi subito via, sistemandomi i capelli e  cercando di non apparire troppo imbarazzata.
Ma diamine perchè?! era perfetto quel bacio. 
-Hei dai, non era neanche mia madre!- mi prese in giro Justin, toccandomi le guancie color porpora.
Poi dall'altra stanza, sentimmo una voce alzare di qualche decibel.
-Io comunque vi ho visto! Siete bellissimi!- urlò Pattie.
-Perfetto.- accennai una faccia della serie "meglio di così non può andare".
-Cazzo mamma, una manciata di affari tuoi no?!- e riprese a baciarmi. Si lo fece davvero, e io lo seguì con tutta me stessa.
Mi lasciai trasportare, e quando ci staccammo avevo lo sguardo perso nel vuoto.
-Capisco che sono irresistibile, però anche tu non scherzi piccola.- e si morse le labbra, quelle seducenti labbra.
To be continued.

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Capitolo 16
*** Quella voce. ***


Justin's Chapter.

ore 21.00

-Allora sei pronta?-
-Si certo Justin non vedo l'ora di conoscerla.-
-Vedrai ti piacerà è una donna in gamba, decisamente alla tua altezza.- ammiccai.
-Oh ma per favore! La sfigata in questo contesto sono io, una qualunque.- scosse la testa al cielo.
-Tu non sei una qualunque! Sei la mia Sarah, e questo mi basta.- le sorrisi e lei ricambiò
L'abbracciai e ci incamminammo in un edificio non molto lontano dal tour bus.
Percorremmo un bel po' di metri a piedi, poi ci ritrovammo davanti un imponente portone.
L'edificio all'apparenza non era di lusso, così se ci fossero state complicazioni, non avremmo attirato l'attenzione di occhi indiscreti.
-Eccomi qua! Vi sono mancato?- annunciò Scooter scendendo dalla sua macchina.
-Ben arrivato pigrone.- lo salutò Mama Jan.
-No che non ci sei mancato.- intervenni dandogli una pacca sulla spalla.
-Ah zitto ragazzino.- mi smontò subito lui. Così gli lanciai uno sguardo degno di un assassino.
In seguito Mama Jan si parò davanti me e Sarah, con un'aria non molto rassicurante, ebbi paura.
-Beh?- bisbigliai, quasi impercettibile, a Mama.
-Chi è questa ragazza?- sul volto di Sarah apparve un filo di imbarazzo e di nervosismo, non sapevo cosa dire o cosa fare.
Generalmente non è permesso portare "gente conosciuta" alle prove, ma io ci sarei riuscito. 
-Sono un'amica di Justin.- mi precedette lei.
La coprì con il mio corpo. Avevo l'impressione che con quel gesto avessi dichiarato sfida a Mama.
Ma non era il mio pensiero principale.
Così la presi per mano, e seguiti dallo sguardo pietrificato della donna, varcammo il portone.
Camminavamo in un lungo corridoio bianco, simile a quelli dell'ospedale, con luci fioche e quasi spente.
Poi la magia.
Una stanza ultra moderna, con divani di lusso e tv al plasma.
Dimenticai: la mia Xbox.
-Allora Justin? Un bel posto eh?- sentì la voce che più adoravo al mondo, quella della mamma, provenire dietro il nostro passo.
Ancora intenta a proseguire il corridoio.
-Accidenti mamma si! Posso giocare con la console?- la pregai mettendo in atto la faccia da cucciolo.
-Scordatelo.- interruppe i miei pensieri Mama Jan, con uno sguardo gelido.

-Concentrati ora dobbiamo fare gli acuti. Sei pronto Justin?- mi parlò chiaramente Mama.
-Si.- gli risposi secco.

Sarah's Chapter.

Poi la stanza si riempì della sua voce.
Qualcosa di stupefacente.
D'un tratto sentì una vampata, un calore lungo le braccia e le gambe.
Mi sentivo a casa.
Le sue corde vocali inebriarono la mia mente.
Era ipnotico il modo in cui cercava di superare l'impossibile.
Almeno per me.
Ero seduta in una poltroncina rossa, accanto a me Pattie, che sorrideva orgogliosa del figlio.
Ogni tanto mi rivolgeva sguardi affettuosi e sinceri, poi ritornava alla voce che in quell'attimo, proprio in quello, aveva sconvolto tutti.
Nessuno escluso.

-La situazione è questa:- guardò tutte le persone presenti in "sala", tutte tranne me, poi Mama Jan riprese a parlare. -Justin è nella fase della pubertà, la sua voce sta cambiando, e stasera ne abbiamo la conferma. 
La sua voce non deve sforzarsi più di tanto in questa settimana..- poi si rivolse al giovane entusiasta -stai per intraprendere il primo passo verso l'eternità, figliolo, la tua eternità.-
-Sono un mito.- conluse Justin "sistemandosi" la cravatta inesistente.
Ci fu un coro di risate sincere, intente a congratularsi con la loro scoperta.
Poi si alzò e si diresse verso me, ancora estasiata.
-Grazie.- pronunciò lentamente.
Decisi in quel momento che dovevo essere io a ringraziarlo, e non il contrario.
Mi lasciai andare e gli stampai un bacio sulle labbra.
Lui mi strinse a se, continuando il bacio.
Quel bacio, che ancora una volta, mi fece rimanere con occhi sognanti.
To be continued.

Vi dico soltanto questo: recensite! Forever alone. :')









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Capitolo 17
*** Sull'orlo del male. ***


Nota dell'autrice: Sta volta metto la nota in primo piano, prima che iniziate a leggere il capitolo. Insomma ragazze/i ci sono rimasta troppo male. Nessuna e dico NESSUNA recensione. Scrivo per l'aria io? Questa volta vorrei davvero vedere i vostri pensieri. Forever alone. C-

Justin's Chapter.

-Beh dobbiamo decisamente festeggiare allora!- annunciò Scooter. Io e Sarah fummo costretti ad allontanarci, a staccare le proprie labbra dall'altro.
-Mi sembra una buona idea.- disse la mamma, incitando con le braccia a farci uscire dalla stanza.
Diciamo che la serata si presentava bene.
Anzi, forse anche troppo.
Così bene che cominciai a fare il cretino, prendendo per il culo un po' tutti. La cosa più bella era che non me ne rendevo assolutamente conto.
Ci appartammo in un locale più o meno protetto per me.
La gente, nonostante le pochi luci e la musica ad alto volume, riusciva a riconoscere da lontano la mia voce.
Speranzosa si avvicinava con carta e penna.
Ma non ero in vena di firmare autografi, che uno dopo l'altro li cacciavo dalla mia vista.
Fu decisamente la fine.
Specialmente io iniziai la notte ingurgitando più schifezze possibili, per poi aggiungere per bene alcolici vari.
Insomma mi ubriachai, e anche di brutto.
Erano le 02:00 del "mattino" quando trascinai Sarah nella mia macchina, per tornare nel tour bus.
Non mi interessava granchè lasciare gli adulti nel locale... dopotutto erano più lucidi del sottoscritto.

-Mi voglio divertire!- esclamai entrando nel pullman.
Sarah si girò di scatto verso il mio volto, assumendò un'aria spaventata e per niente desiderosa.
-Justin sei ubriaco fradicio. Vai a letto su.- mi indicò con il dito la porta, una porta, ma che di certo non era la mia camera.
In fondo non l'ha ancora visto il letto.
Pensai.
L'afferrai con foga dai fianchi avvicinandomi vertiginosamente alle sue labbra.
Lei, per tutta risposta, mi diede una spinta notevole al petto, facendomi quasi cadere.
Non riuscivo a controllarmi.
-Justin non sei in te! Vai a letto ho detto!- ancora quel dito.
-Mamma basta urlare...- con uno scattò imprevisto persino dalla mia mente, le avvinghiai il collo baciandolo.
Quasi mordendolo, dal troppo desiderio di possederlo.
-J-justin mi fai male.. ti pr-prego..- supplicava la ragazza inutilmente.
-Ferma!- le urlai ancora impegnato a morderle il collo.
Poi decisi sul momento.
Cercai di infilare le mani tremanti sotto la maglietta, ci riuscì, così cercai la chiusura del suo reggiseno.
Lottavo contro me stesso.
Le mie labbra cercavano le sue con voracità, e quando le trovarono cercai con tutta la forza che avevo in corpo di attaccarle alle mie.
Volevo sentire il sapore della sua carne, della sua bocca.
In un momento riuscì pure ad azzannarle sentendo un gemito soffuso.
Purtroppo la parte cattiva stava avendo il sopravvento su quella lucida e decisamente coscente.
Mai capace di fare una cosa simile.
Poi, prima ancora di riuscire a slacciarle l'intimo, sentì una fitta alla gamba.
-Cazzo!- urlai allontanandomi all'istante.
Tenevo le mani pressate sul punto dolorante, ma non capivo ancora cosa stesse succedendo.
Quando alzai gli occhi notai subito l'espressione sconvolta di Sarah.
Le lacrime le scendevano veloci sulle guancie, una due tre quattro..avevo perso ormai il conto.
In mano teneva un coltellino piccolo ma affilato, di quelli da cucina per sbucciare la frutta.
Solo in quell'istante realizzai il danno.
Era buio.
Il veicolo non era illuminato, lì regnavano le tenebre, almeno prima che Sarah cliccasse l'interruttore.
Inizialmente sentivo soltanto un forte odore di ferro.
Infine, quando l'ambiente si illuminò, vidi immediatamente il mio jeans macchiato.
Lì, nel punto in cui il dolore era atroce, sgorgava un rivolo di sangue.
Del tutto silenzioso e indisturbato.
-Cosa ho fatto?- bisbigliò la giovane appoggiata al muro, con la maglietta ancora sollevata.
-Cosa hai fatto tu?!- urlai, dando pugni al tavolo e lanciando qualunque cosa mi capitasse sotto tiro.
-Stai sanguinando...- 
-Mi sta bene.- dissi quasi sull'orlo di piangere.


Sarah mi medicò la ferita, fece un po' male.
Poi mi trascinò a letto con cautela.
-Sarah, perdonami.- 'sta volta ero in me stesso, sapevo cosa avevo fatto, sapevo di odiarmi sufficentemente.
Lei si morse le labbra, portando gli occhi al cielo e sbattendoli innumerevoli volte.
-Non meritavo tutto questo.- disse portandosi le mani tra i capelli.
-Vieni. Qui con me. Prometto sto buono, sono lucido.- le feci segno di distendersi accanto al mio corpo.
Lo fece e senza esitare una sola volta. Ne rimasi abbastanza sorpreso.
-Non volevo ferirti.- sussurrò nell'incavo del mio collo.
-Non oso pensare cosa sarebbe successo se non l'avessi fatto.- 
-Bere è pericoloso, Bieber.-
-Usi il cognome adesso?-
Emise un suono tra un lamento e una risata.
Non ci feci molto caso, continuai.
-Non voglio perderti Sarah, lo sai bene anche tu, perdonami.-
-L'ho già fatto.- mi diede un bacio sulla guancia, poi ci addormentammo, consapevoli che la nostra non era solo amicizia.
To be continued.


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Capitolo 18
*** Into you. ***


Nota dell'autrice: Voglio ringraziare le tre rencensioni di Giulilla, SparksBieber e Lovely. Grazie mille davvero. Buona lettura!

Sarah's Chapter.

Mi svegliai con la testa dolorante.
Poi realizzai per bene l'accaduto della scorsa notte.
Era vero: io avevo già perdonato Justin.
Ma al solo pensiero sentivo un dolore alla pancia, temevo mi salissero le budella in bocca.
-Justin dai svegliati.- gli sussurai nell'orecchio, scuotendogli leggermente il mento.
Lui, per tutta risposta, sistemò la mano sulla mia bocca impedendomi di parlare.
-J-Justin insomma svegliati- riuscì a mormorare tra le dita.
-Ma un po' zitta no eh?- mi saltò addosso, finendo sul mio corpo gelato, che a contatto col suo petto mi provaca piccolii brividi lungo la schiena. 
Poi mi baciò il collo, questa volta delicatamente, come se avesse paura di provocarmi dolore.
Infine scese giù al petto, poggiando la testa sul mio cuore, e rivolgendomi uno sguardo dolce e quasi mortificato.
-Hai paura che possa succedere di nuovo, non è così?-
-Se non berrai un bicchiedere di Vodka per i prossimi vent'anni, non vedo il motivo di averla.-
-Te lo prometto allora.- mi sorrise angelico.
-Sei serio giusto?-
-Non ti fidi di me?!-
Volevo proprio provocarlo, adoravo quando si scervellava per mettere in atto qualche vendetta.
L'angolo della sua bocca si piego in su, creando il sorrisetto malizioso che tanto amavo.
-Mai sfidare Bieber.-
-Sto tremando come una foglia!- gli sorrisi sarcastica. 
Poi la mossa che aspettavo.
Mi prese in braccio, legandomi le mani tra le sue.
Camminava nel pullman in cerca di qualche "tortura"...se così vogliamo chiamarla.
-Ah si, e ora cosa pensi di fare?- dissi con aria annoiata, era quasi fatta. Stava esplodendo.
-Ho proprio voglia di una bella doccia gelata! E' da tanto che non ne faccio una.- sorrise soddisfatto.
Poi il panico. Le urla. I calci.
-Oh no! Justin Drew Bieber non farebbe mai una cosa del genere! G-giusto?- improrai terrorizzata.
-Mai sfidare Bieber.- ripetè terribilmente soddisfatto.
Mi catapultò nella doccia, finendo con le spalle al muro.
Il mio corpo combaciava perfettamente con il suo, ci completavamo.
Cominciò a baciarmi il petto andando sempre più giù.
D'istinto inarcai la schiena, portandogli la gamba al fianco.
Lui l'afferrò accarezzandola delicatamente.
E infine il getto terribilmente gelido.
Lo scroscio dell'acqua contro le pareti semi trasparenti della doccia era piacevole.
-Dio quanto sei bella.- urlò quasi.
Smise di baciarmi.
Così ebbi l'opportunità di abbracciarlo,e affondare il viso nella sua T-shirt, ormai fradicia.
Quando mi staccai notai la perfezione di quell'essere, per la prima volta, la impressi nella mente.
Non l'avrei mai più dimenticata.
La maglietta gli aderiva perfettamente al corpo, mettendo in risalto tutte le sue forme.
Qualcosa di indescrivibile.


-Sei annoiata?- mi rivolse uno sguardo confuso. 
Eravamo seduti nel suo letto, accanto, ma immobili e inespressivi.
-Che scelte ho?- ritornai a galla dal coma, rivolgedogli un sorriso.
-Una passeggiata sulla spiaggia ammirando il tramonto, o un' irritante pomeriggio con la mia troupe. A te la scelta baby.-
-Vada per la seconda.- lo guardai apparentemente contenta.
-Davvero?- mi guardò incredulo, era davvero buffo.
-Si. Qualche problema per caso?- gli misi la mano sulla coscia, avevo propria voglia di vedere la sua reazione.
-O-oh no certo che no.- balbettò. Si alzò dal letto facendo segno di uscire dalla stanza.
-Sei proprio un'idiota. Sbrigati altrimenti ci perdermo il tramonto.- gli sorrisi io, questa volta, soddisfatta.
Non esitò un attimo, che si diresse verso la Range Rover per portarla davanti al tourbus, poi salì io tutta sorridente.
-Tesoro sei sexy quando balbetti.- alzai il sopracciglio.
Lui concentrato alla guida si girò sbalordito verso il sedile passeggero.
-Come mi hai chiamato Sarah?-
-Zitto e guida! Mi sembra che quello che è successo ieri, basta e avanza.- finì la frase sghignazzando.
To be continued.

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Capitolo 19
*** The day of the concert - part.1 ***


The day of the concert - part. 1

Ore: 06.00

Justin's Chapter.


Diamine che casino... mi scoppia la testa!
Mi alzai stordito dal letto.
Mi stropicciai gli occhi per bene con la mano, poi uscì dalla mia stanza, ritrovandomi nel caos più totale.
-Ma insomma! Cosa sta succedendo?!- urlai spazientito tra uno sbadiglio e l'altro.
-Justin corri a vestirti! Non vorrai andare al concerto in boxer?- rise mamma Pattie.
Poi mi rivolsi uno sguardo, mi scrutai per bene come per realizzare, infine ricambiai la risata.
Scooter, Mama e due musicisti della troupe erano intenti ad accordare alcuni strumenti.
-Grazie mille per avermi svegliato!- annunciai sarcastico ai quattro.
-Di niente.- ammiccò Scooter...il solito insopportabile burlone.
Ritornai in camera sbattendo con violenza la porta.
No, aspetta, riavvolgiamo.
Ritornai in camera, aspettando che quella pallosa porta del cavolo (automatica) si chiudesse da sola.
Santa pace!
Pensai quasi gridando.



Mi vestì indossando un qualcosa di semplice.
Non ero dell'umore adatto per cercare l'ultimo capo alla 'OH WOW' da metter su.
Non ricordai neanche di infilare il mio solito fazzoletto trendy nel culo, non ero in vena.
Per far rinascere il mio sorriso dovevo vedere lei.
La mia lei.
Che avrei abbracciato tra poche ore.
Il viaggio era vicino.
Quando finalmente fui pronto uscì ancora una volta verso quel trambusto insopportabile.
-Allora si parte?- domandai inserendo un sorrisetto forzato.
Eravamo ancora fermi e stazionari a Strasford.
-A breve Justin. Sai che Yan non riesce a sistemare la batteria in viaggio.- rispose Mama Jan, che precedette la mamma.
Yan...Yan.... si il mio vice-tutore agli strumenti, se ci tenete a saperlo.
Quando il pullman partì mi sentì decisamente sollevato.
Le farfalle che fino a pochi istanti prima mi sconquassavano lo stomaco, ora erano a riposo.
-Destinazione casa Hill.- ordinai all'autista deciso più che mai.


Arrivati davanti il piccolo vialetto, feci partire due colpi di clacson abbastanza potenti.
Abbastanza potenti per dar segno a Sarah.
La vidi uscire uscire dalla porta.
Così terribilmente bella e così maledettamente impacciata.
-Ma guarda te...- borbottai scendendo dal veicolo, poi continuai sorridendole -anche con un solo borsone sei sempre una frana.- le baciai dolcemente la guancia.
-Dovevi proprio ricordarmelo?- mi chiese dandomi un leggero colpetto al braccio.
-A cosa servo allora?- 
-Ma stai zitto!- mi diede un bacio sulle labbra, uno dolce, uno dei suoi.
Di quelli che, per esempio, danno ancora una volta vita alle farfalle.



Ore 07:45 

Io e Sarah eravamo distesi nel divano, davanti il tavolino, a contemplare la tv.
-The vampire diaries! La seconda stagione Justin! J-Justin!?- mi urlò nelle orecchie, visto che non la stavo a sentire.
-C-cosa c'è?!- sgranai gli occhi sintonizzandomi alla realtà.
Sarah prese il telecomando e spense l'apparecchio più o meno con un'aria da "mamma".
-Sei emozionato?- mi accarezzò la guancia.
-Ho paura che vada storto...qualcosa.-
-Nah. Tu sei il ragazzo più bravo e dolce della terra, andrà bene.- si aprì in un sorriso stupefacente.
-E non sono il più affascinante?- alzai il sopracciglio sinistro accarezzandomi il mento, assumendo un'aria divertita.
-Oh no! Scherzi!? Quello è Ian Somerhalder.- mi guardò appagata.
-Ah.- finì un po' scazzato.
-Una parola? Idiota..- si accoccolò nel mio petto e poi continuò. -sei un idiota Bieber!-.
Mi uscì una specie di risata accompagnata da una faccia da ebete.
Ma a quanto pare la ragazza la apprezzò.
Le circondai il bacino con le mani, poi le baciai la fronte, inalando il suo profumo.
Quel profumo la mia droga.
Vorrei perdermi tra le sue braccia, vorrei inebriarmi del suo profumo, vorrei essere il suo amore più grande.
Poi ci addormentammo, facendo scorrere il tempo.
Il più velocemente possibile.



-Mhhh..- mugugnò lei ancora in dormiveglia.
Avevo gli occhi impastati e la bocca secca.
-Ragazzi benvenuti a New York!- comunicò Scooter non molto lontano da noi.
Sarah era intenta e leccarsi le labbra e tossicchiare un po'.
A quanto pare non era solo la mia bocca ad avere qualche problema.
-Ho le labbra secche- le tamponò con l'indice -diamine...ahia!-
-Se vuoi te li inumidisco io.- accennai un sorrisetto da maniaco.
-Fai pure.- alzò la testa verso le mie labbra, sistemando la sua schiena contro il mio petto, poi chiuse nuovamente gli occhi.
Le accarezzai il labbro inferiore con il pollice, poi mi avventai con dolcezza sempre su quest'ultimo baciandolo.
Uscì per un momento la lingua.
Fui sopraffatto dal desiderio di averla, di sentire il suo sapore.
Ma sbagliando si impara.
Riflettei.
Così le schiusi le labbra, andando alla ricerca del suo gusto.
Non avendo alcun segno di disapprovazione continuai imperterrito.
Quando la punta della mia lingua incontrò la sua, provai un leggerissimo brivido.
Poi il bacio, quel bacio.
Altrochè che se meraviglioso.


Ore 18:30  

Sarah's Chapter.

-Justin ricordi la scaletta vero?- gli chiese un uomo, a fianco a lui una donna intenta a reggere dei fogli.
-Love me, Bigger, Runaway love...- continuò il biondo con le mani ai fianchi.
-Perfetto. Allora corri in camerino. Che lo show cominci!- l'uomo diede una pacca al giovane, poi Justin mi prese per mano, trascinandomi dentro il suo camerino.
Una volta all'interno sbarrai gli occhi tanta la meraviglia.
-Stai male Sarah?!- mi corse in aiuto, io ero decisamente sconvolta, ma no non stavo male.
-Justin tranquillo sono soltanto un po'...ecco...sorpresa.- feci un giro su me stessa ammirando la camera.
-Cosa intendi?- faccia da completo imbecille.
-Insomma quanti capi hai? E le scarpe?- mi scappò una risata.
Aveva almeno tre copie identiche di ogni maglietta, di ogni pantalone e di ogni giubotto. 
Penso anche di ogni cappello, ma non azzardo stronzate.
Le scarpe poi: armadi interi straripanti di Supra tutte uguali.
-Quando sono in concerto mi cambio spesso.- si grattò la testa quasi imbarazzato.
Poi di colpo fece un agile movimento con le braccia, ritrovandosi a petto nudo di fronte la sottoscritta.
-A..ah si..b..beh capisco.- biascicai incantata.
Il cuore stava adando decisamente a puttane.
Temevo che da un momento all'altro l'avrei vomitato.
-Adoro l'effetto che ho su di te.- si avvicinò alle mie labbra.
-Anche io.- sussurrai totalmente persa nei suoi occhi.
Si allontanò di scatto, rovistando nell'armadio e borbottando tra se e se "Love me, Love me".
Poi pescò una una maglietta bianca e un giubotto con il cappuccio viola.
-Vedrai che urla- gli sorrisi -sei così bello.- conclusi.
-E' sempre così, ci ho fatto l'abitudine. Però le urla le vorrei sentire d-da..... no niente eh eh.- accennò un risolino nervoso.
-Come hai detto Justin?!- splancai gli occhi.
-Lascia perdere.- in quel momento stava lottando con la cintura dei jeans.
-Spero soltanto che non fosse un doppio senso, eh?- 
-Lo spero anch'io.- tartagliò tra se e se.
Una volta vestito si avvicinò alla specchio, io lo seguì finendo dietro la sua immagine.
Ammiravo il suo fisico con occhi sognanti.
Desideravo con tutta me stessa poterlo scoprire, poterlo esplorare.
Le mani tremavano in silenzio e in tranquillità, per niente vogliose di fermarsi.
In quel momento ero in pace con me stessa, sentivo di avere accanto qualcuno di significante.
Qualcuno che, anche involontariamente, mi rivolge un insignificante pensiero.
E questo mi riempiva di gioia.
-Godiamoci questa serata piccola.- mi prese dalle spalle, ritrovandomi in primo piano, davanti il riflesso.
-Lo stiamo facendo.- socchiusi gli occhi, e gli rivolsi un sorriso troppo tenero anche per me.
Per mettere la parola "fine" a quel momento, mi diede un bacio.
Un bacio tra l'incavo del collo e della spalla.
Trasalì.
Ma fu sempre indescrivibile.
E' nato per farsi amare dannazione.
Pensai, pronta ad affrontare il presente.


It's me!
Ok, ok lo ammetto è un romanzo.
Ma vi ho fatto aspettare così tanto per un preciso motivo.
Ed eccovelo davanti al naso.
Io personalmente ne sono abbastanza fiera.
Se riceverò abbastanza recensioni posterò ben presto il prossimo capitolo.
E vi assicurò sarà qualcosa di molto "WOW" *--* quindi.... enjoy! (: #swag.


 

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Capitolo 20
*** The day of the concert - part.2 ***


The day of the concert - part. 2

Ore 20:00 "First step to eternity, Justin"

Justin's Chapter.

"Dai ci vuole coraggio, sei qua. Dai Justin! Cazzo! Muovi quel culo e sali sulla piattaforma.
Primo passo verso l'eternità...primo passo verso l'eternità.
Che lo show abbia inizio."


Captai il movimento del ripiano.
Si stava sollevando e anche molto velocemente.
Alzai per una frazione di secondo la testa.
Vidi il globo di metallo avvicinarsi sempre più.
Poi il fumo, i laser, le scintille e infine io.
Finalmente ero dentro.
Il cuore era impazzito, riuscivo persino a sentire i battiti rimbombare nelle orecchie.
Le mani tremavano.
Mi leccai le labbra e con molta accortezza schiarì la voce.
Nell'arena riecheggiò secco "JB JB JB JB..."
Ed ecco la risonanza della sfera.
Si stava sollevando.
Il fumo cessò di oscurare la vista, ero fuori.
Ed improvvisamente sentì il boato.
Sentì le voci.
Sentì l'adrenalina fluttuare nell'aria.
Chi piangeva, chi rideva, chi saltava, chi si abbracciava con l'amica a fianco.
Tanta gente era lì, per me.
Presenti migliaia di persone, e io.
Uno soltanto.
Osservai per pochissimi palpiti il fumo galleggiare ai miei piedi, le luci accecare la gente, la gioia inondare lo stadio.
Le telecamere compirono parecchi giri attorno al mio corpo.
Io me ne stavo immobile, a fissare una platea in totale esaltazione.
Restai in quella posizione più o meno per due minuti.
Sì, tanto tempo, forse anche troppo.
Ma furono istanti preziosi per far calmare la folla.
Infine, nelle mie orecchie, risuonò la batteria.

Che lo show abbia inizio.
Ripensai più pronto che mai.

"My friends say I’m a fool to think 
That you’re the one for me 
I guess I’m just a sucker for love 
‘Cuz honestly the truth is that 
You know I’m never leavin’ 
‘Cuz you’re my angel sent from above 
Baby you can do no wrong 
My money is yours 
Give you little more because I love ya, love ya. 
With me, girl, is where you belong 
Just stay right here 
I promise my dear I’ll put nothin above ya, above ya.
Love me, Love me 
Say that you love me 
Fool me, Fool me 
Oh how you do me 
Kiss me, Kiss me 
Say that you miss me 
Tell me what I wanna hear 
Tell me you love me..."

 

Sarah's Chapter.

Lo stadio fu inondato dal suono secco e deciso delle inzialipoi la sfera di metallo cominciò a sollevarsi,
scoprendo completamente Justin.
Io ascoltavo incredula le urla strazianti delle fans.
Le ragazze in prima fila erano intente a piangere e cercare di spogersi oltre la ringhiera.
La ringhiera che separava il "popolo" dal "re".
Il cantante era immobile, con la testa rivolta a sinistra.
Non emetteva un solo respiro.
Sembra una statua.
Pensai.
Io ero oltre la ringhiera, proprio sotto il palco.
Pattie, invece, avvinghiata al mio braccio, era impegnata a far scolare il trucco per tutta la faccia.
Lacrime... lacrime di gioia.
Lacrime di una mamma decisamente troppo orgogliosa del suo capolavoro.
Alla mia sinistra invece Jeremy, il padre di Justin, seguito da Scooter e Kenny, a loro volta accompagnati da un uomo e la sua fidanzata.
Quest'ultimi reggevano urlanti un cartello con su scritto "I got the Bieberfever".
Quanta felicità mi era attorno.
Ed infine ecco: il ragazzo cominciò a cantare, facendo vibrare l'anima a quelle poche migliaia di persone.
Si muoveva come un dio, nessuno poteva batterlo.
Così deciso, così aggrazziato, così...Justin Bieber.


Ore 21:25 "One Less Lonely Girl"

Mi avvicinai dietro il palco.
Gli erano stati concessi esattamente cinque minuti di pausa.
Lo vidi: così perfettamente concentrato, così perfettamente carico e così perfettamente...agitato?
Grondava di sudore, povero ragazzo.
In effetti il caldo era insopportabile.
Forse il clima era più tollerabile persino in un deserto.
-Justin non ho parole sono fiera di te.- cercai di abbracciarlo.
Il viso era paonazzo e le mani sudate, ma non ostante questo mi accolse nel suo petto.
Dopo aver sciolto la presa mi guardò dritta negli occhi.
Aveva bisogno di me.
-Piccola, vorresti diventare la mia One Less Lonely Girl?- mi guardò impaziente.
Poi decisa gli accarezzai la guancia.
-No, Justin.-
-Perchè no?- disse frettoloso rivolgendo uno sguardo verso il palco.
-Guarda lì fuori. C'è chi merita questo posto più della sottoscritta.- 
lo guardai dolcemente negli occhi e, allantanandomi, mi cadde una leggera lacrima dall'occhio sinistro.
Ne ero certa: sono orgogliosa di te, Bieber.
Mi afferrò con cautela il polso, sussurrando tra un sussulto e l'altro.
-Sarah, voglio che la scelga tu, non deludermi.- si aprì in un sorriso, poi mi lasciò andare.

Quando mi ritrovai sotto il palco la canzone era già iniziata.
Le ragazze stavano assumendo una dopo l'altra, la posizione a mo di invocazione.
Pregavano quel che pregavano: "fa che sia io la OLLG".
Dicevano.
Mi posizionai in un angolino e cercai di focalizzare nei migliori dei modi.
Tutte queste anime e un posto solo.
E' un'ingiustizia.
Ma ormai era ora e non c'era più tempo.
Dovevo scegliera e infretta!
aveva detto Justin.
Quando alla fine, per qualche buona veduta del destino, i miei occhi si adagiarono dolcemente su una sola ragazza.
Le palpebre serrate, la bocca schiusa in un sorriso, le mani unite.
Silenziose le lacrime impegnate a rigarle il volto.
E come se non bastasse, era anche bella.
Farfugliava qualcosa tra le labbra...forse una supplica?
Ero più che decisa: sarebbe stata lei a salire sul palco, e avere il privilegio di vederlo.
Mi diressi con un passo veloce verso la ragazza.
Da lei mi separava soltanto la sbarra di metallo.
Le diedi un buffetto sulla spalla sorridendole automaticamente.
All'inizio non mi notò subito, poi buttò lo sguardo sul tesserino attaccato alla giacca: "team Bieber".
Di lì a poco le lacrime aumentarono.
Abbozzai un sorriso all'amica e alla madre, poi la presi per mano guidandola dietro il palco.
Oramai mancava poco...davvero poco.
Ci fermammo dietro la scala, quella che l'avrebbe condotta direttamente al suo sogno.
-Ascoltami bene ok?- fece un leggero segno con la testa, era incerta se prestarmi ascolto oppure no.
Intrecciai le sue mani tremanti con le mie.
E proseguì.
-Goditi questo momento, perchè sarà irripetibile. Devi concentrarti e cercare di restare con i piedi per terra.
So che Justin è qualcosa di meraviglioso, e ti sarà difficile cercare di realizzare. Ma diamine non ti capiterà mai più!
Accetta i fiori che ti porgerà e cerca di percepire al massimo il suo tocco- ormai piangevo con lei, ero davvero felice
-e...In bocca al lupo!- l'abbracciai con tutto l'amore che potevo donarle in quel momento.
Arrivate dietro le enormi tende nere, le augurai ancora con un filo di voce buona fortuna, infine la spinsi fuori.

 

 

"I can fix up your broken heart 
I can give you a brand new start 
I can make you believe 
I just wanna set one girl free to fall (free to fall) 
She's free to fall (fall in love) 
With me 
My hearts locked and nowhere that I got the key 
I'll take her and leave the world 
With one less lonely girl 

There's gonna be one less lonely girl 
One less lonely girl 
There's gonna be one less lonely girl 
One less lonely girl 

One less lonely girl 
One less lonely girl 
One less lonely girl 
There's gonna be one less lonely girl 
I'm gonna put you first 
I'll show you what you're worth 
If you let me inside your world 

There's gonna be one less lonely girl 
One less lonely girl 
One less lonely girl 
One less lonely girl 
There's gonna be one less lonely girl 
I'm gonna put you first 
I'll show you what you're worth 
If you let me inside your world 
There's gonna be one less lonely girl."


 

It's Me!
Anche qui ci ho messo tutta me stessa, perciò vi chiedo con il cuore in mano di ricevere
non dico molte (sti cazzi! eheh) ma buone recensioni.
Vi voglio bene so....... enjoy! #swag (:


 

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Capitolo 21
*** Ti amo, pronunciò rompendo con sincerità quel bacio. ***


 

Nota dell'autrice: Ma che cavolo ragazze/i! Per il capitolo precedente 100 visualizzazioni in una sera, e 1 recensione (grazie ad Anita ♥) in cinque giorni?! Che delusione, mamma che delusione. Dire ci sono rimasta di merda è dire poco. Io ovviamente sono troppo buona e vi posto il seguente. Ps: mi odio profondomante. Dopo averlo scritto, premo sulla tastiera ctrl + v che incolla un testo, cancellando tutto il capitolo. Mi odio mi odio mi odio.
Mi raccomando... *sguardoomicida*.

Sarah's Chapter.

-Sei stato un figo da paura.- ridacchiai sorridendogli.
-Grazie signorina.-
Avvicinò le sue labbra al mio naso, riempiedolo di piccole attenzioni.
Trasalì.
Quando si staccò per riprendere fiato, mi avvicinai al suo collo, stringendomi con foga dalla T-shirt.
Facevo scorrere su e giù il naso, lungo la spalla.
Ma, tirato su un respiro, mi allontanai all'istante.
-Justin non so come dirtelo.- lo guardai seria, sull'orlo di vomitare.
-Che cosa?- era impaziente.
-J..Justin tu...puzzi.- scoppiai in una risata fragorosa, portandomi la mano alla bocca.
Per istinto premetti le mani al ventre, i polmoni pretendavano aria.
Lui sgranò gli occhi, inarcando le sopracciglia in uno sguardo confuso.
-Non fare quella faccia!- sussultai tra una risata e l'altra.
-Sarah, 'sta volta quella bevuta sei tu.-
-Fidati sono sobria.- dissi. Sebbene continuassi a ridere.
-Ti credo allora.- scrollò le spalle accenando un sorriso.
Nonostante la confessione di pochi secondi prima, si avvicinò avido ai miei fianchi, cingendoli con le mani.
Ma, prima che le nostre labbra potessero assemblarsi, lo scostai con insofferenza.
-Justin ascolta. Hai cantato e ballato quasi per tre ore, in questo momento preferirei baciare un morto.- risposi a narici chiuse.
-Va bene va bene.- ripetè intrecciando le mie dita con le sue, guidandomi all'esterno del Garden.
Lo stadio oramai era vuoto, era sera se non notte.
Il tempo era passato troppo infretta, non ne avevo la cognizione.
Sentivo i nostri passi rimbombare lungo il corridoio d'uscita, poi Justin mi sfiorò velocemente la guancia, infine scappò correndo.
-Non ho intenzione di venirti a cercare!- urlai, mettendo le mani al viso.
-Allora non farlo!- la voce era fievole, era già lontano.



Mi trovai ad aspettare davanti l'entrata del tourbus.
Ero sola, incazzata e per di più in un parcheggio sperduto chissà dove.
-Justin dove sei?- parlai a bassa voce. 
Genia così ti sente sicuro.
-Justin dove sei?!- 'sta volta alzai il tono, convinta mi avesse sentito.
Nessuna risposa, nessun movimento, niente di niente.
La mia pazienza ha un limite super star.
-Justin Bieber dove caspita sei finito?!- mi pentì all'istante di aver pronunciato quelle parole.
Sentì un brivido attraversarmi la schiena, sentì il sangue congelarmi nelle vene.
Sentì un secchio d'acqua addosso.
Ecco cosa sentì.
-C-cosa hai fatto?! Cretino! Tu! Idiota! Se ti prendo ti spezzo le gambe e poi...- si d'accordo, ok, stavo blaterando.
Ma ero fradicia come un pulcino, e i ciuffi biondo scuro erano appicicati alla fronte.
-Ooooh!- si alzò un coro di voci, nascoste dietro le colonne, appena davanti l'entrata dell'arena.
Poi uscirono tutti allo scoperto, applaudendo e fischiando come un branco di scimmie.
-Se ha intenzione di restare con il famosissimo Justin Bieber- fece le virgolette nell'aria, rivolgendosi un po' a quel "tutti" e un po' a me, infine continuò -Sarah Hill dovrebbe imparare che dopo ogni concerto, c'è la super stra exstra mitica battaglia con l'acqua.-
-Super stra exstra... insomma quella, un corno!-
Ok ero incazzata, e di brutto.
Diedi per pochissimo attenzione al suo torace, del tutto scoperto.
Il ragazzo era rivestito solo da un semplicissimo costume, lungo fino al ginocchio.
Ma, con malavoglia, mi distrasse lanciando a destra il secchio adesso vuoto.
Mi si avvicinò Kenny, porgendomi una pistola ad acqua, indicandomi di caricarla.
Lo feci e senza esitare un momento.
-Preparati alla sconfitta mezza calzetta!- gli urlai contro.
-Non conosci insulti migliori?- si rivolse alle persone presenti, come per una conferma, alzando un'altro coro di voci.
-Justin?- 
-Si?- domandò sicuro di se.
-Vai a fare in culo.- dissi con calma, scandendo per bene le parole. 
Non mi interessava un emerito cavolo se attorno alla sottoscritta c'erano spettatori adulti.
Lui mi aveva provocato, e io, rispondo sempre alle provocazioni.
-Ok vado.- fece spalluce, indietreggiando di poco.
-Dove?- ora ero confusa.
-A fare in culo!- cazzo, mi aveva fottuta, un'altra volta!
Si sentirono fragorose le risate della gente, in particolare quella del biondo, in costume.
-Corri!- mi fiorì un sorriso malefico.
-Si salvi chi può!- urlò il ragazzo, girando per tutto il parcheggio come una trottola.
Le mie gambe cominciarono a muoversi frettolose.
Poche volte sbattei contro tutte quelle persone, impegnate a colpirsi con gavettoni e pistole ad acqua.
Era divertente, lo ammetto.
La maggior parte si nascondeva dietro le macchine o i pullman, così il gioco si faceva sempre più interessante per loro.
Sempre più difficile per me.
Posso farcela è lì. Ti ho visto Bieber!
Mugugnavo soddisfatta tra me e me.


-Alza le mani, da bravo.- ridacchiai diabolica.
-Agli ordini!- Justin deglutì rumorosamente, alzando le mani al cielo, finendo con le spalle al muro.
-Se chiudi gli occhi farà meno male.- lo incitai.
Puntadogli la pistola contro.
Ma, d'un tratto, abbassò le braccia, provocando in me una reazione molto alla Chuck Norris (?).
Avanzò verso "il pericolo" facendo due o tre passi.
Poi mi baciò il collo.
Il cuore andò a puttane, con il suo amico "cervello".
Alzò il volto verso le mie labbra.
Potevo sentire il suo respiro sulla bocca.
Prese a mordermi il labbro superiore, solleticandolo leggermente.
Infine schiusi le labbra accogliendo la sua lingua.
Intrecciai le mani tra i suoi capelli, insiprando il suo profumo, così dannatamente inebriante.
Un gioco d'amore.
-Ti amo.- pronunciò.
Rompendo con sincerità quel bacio.

To be continued.


 



 

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Capitolo 22
*** Una fifa da... Bieber! ***


Justin's Chapter.

-Ti amo.- uscì una sottospecie di confessione.
Era vero: l'amavo, la desideravo, la volevo per me.
La ragazza mi guardò inerme, immobile, gli occhi persi nei miei.
-La prima volta che ti vidi decisi che dovevi entrare a far parte del mio mondo, per cambiare ciò che era la mia
esistenza ed iniziarla a chiamare vita.-
Persi parecchi battiti, battiti preziosi, purchè fossero sprecati per lei.
-Sei un poeta.- sussurrò intrecciando le sue dite con le mie.
Le scostai il ciuffo biondo scuro dal viso, accostandolo con delicatezza dietro l'orecchio.
-Tu e io.- conclusi baciandole la fronte.



-Pronta?- le chiesi torturandole la mano.
-Insomma super star non è niente di speciale. Piuttosto la domanda è: tu, sei pronto?- 
-Una sciocchezza.- 
-Non mi sembra.- ghignò compiaciuta.
-Sarah l'ho già fatto altre vol.... aiuto!- urlai come una femminuccia.
-Justin mi fai male! Lasciami!- che bella quando rideva. 
Che bella quando lo faceva di gusto.
-Stiamo salendo cazzo.- sussurrai calando nel sediolino rosso porpora.
-E' una stupida giostra! Non ti succederà nulla te lo prometto.-
-Sembri poco convincente.-
-Dopo tutto sei voluto salire tu fin qui.-
Balbettai qualcosa di incomprensibile, mentre combattevo con la voglia di aprire gli occhi.
Sentivo le urla dei passeggeri, sentivo le risate di Sarah.
Dio come non fa ad avere paura? Io me la sto facendo sotto.
Pensavo rassegnato.
-Preferirei di gran lunga una gita alla casa degli orrori.-
-Perfetto scesi da qui sarà la prossima tappa!- sghignazzò lei, mimando un segno di vittoria.
-Tu sei pazza!- gli urlai contro, ancora con gli occhi serrati.
-Sono Justin Bieber il 17enne più famoso al mondo, e sono figo perchè vengo da Stratford un paese piccolo quanto una caccola; ma nonostante questo ho realizzato il mio sogno! Never say never gente, never say never! Ah si dimenticavo: me la faccio sotto su una montagna russa. Ma questi sono dettagli. Viva Chuck Norris!- mi imitò lei alla perfezione.
Era più vera del sottoscritto.
-Che ne hanno fatto della vecchia Sarah?-
-K-O super star.- battè le mani.
Decisamente brutto segno.
-Si parte!- urlarono all'unisono i passeggeri in prima fila.
Cazzo cazzo cazzo cazzo merda porco cazzo! Mamma!
Il vagone cominciò ad emettere rumori secchi e scarni, per niente rassicuranti.
Iniziammo ad avviarci lenti come dei muli, forse l'intento era far morire le persone prima ancora che iniziasse la corsa.
Eravamo arrivati sopra la montagna metallica.
Una piccola pausa -interminabile- poi eccomi lì.
Cagato nei pantaloni.
Introdussi ogni tanto dei gridolini da parfetto gay.
E speravo con tutta l'anima che nessuno ci avesse fatto caso.
Soprattutto se quel nessuno era una fan, una mia fan.
Sarah? Quella mi faceva addirittura paura.
Definirla: felice come una pasqua, non bastava affatto.



-Sai con chi riverrai sulla montagna russa?- chiesi io scettico.
-Non penso.- rispose lei distratta, guardava i tipi in canottiera e rayban, impegnati a flertare con la ragazza di passaggio.
-Con il tuo prossimo fidanzato!- annunciai fiero di me.
-Ti ricordo che non sei ancora il mio ragazzo.-
-B-beh m-ma io veramente...- 
-Justin stai balbettando.- ridacchiò sfiorandomi la guancia con il naso.
Stavamo bighellonando in giro nel parco divertimenti.
Io e lei.
-Chiedo umilmente perdono.- 
Diamine era tutto vero.
"Datti una mossa Justin, o metterà le radici." aveva detto Kenny, qualche giorno prima del Garden.
Perchè diavolo quell'uomo ha sempre ragione?

To be continued.

It's me!
3 fottutissime recensioni per il capitolo predecente!
Vi amo non è esattamente la parola che vi meritate, ma siamo passati a 0 di quello ancora prima a 3.
Andate bene.
Se non recensite vi mangio eh! Su che vi costano due paroline a cazzo? :'D enjoy ♥


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Capitolo 23
*** His world. ***


 6 mesi dopo...


Sarah's Chapter.

-E' impossibile. Non so se posso...- mi guardava impazientito. 
Camminavo sul filo del rasoio.
Sapevo che accettare quella richiesta avvrebbe condizionato la mia vita.
Lui era troppo per me, io troppo poco all'altezza, per lui.
Solo al pensiero di ritrovarmi in prima pagina su questi sottospecie di giornalini tutto gossip, mi faceva rivoltare le budella.
Anche l'idea di unire le mie iniziali a quelle di Justin, formando uno stupidissimo nome era rivoltante.
E lo facevano loro.
Le belieber.
Non che li odiassi.
E anche volendo non ho neppure voce in capitolo.
Non l'ho mai avuta e mai l'avrò.
Meglio così Sarah.
Andare contro le fans di Bieber è come puntarsi una pistola alla fronte.
Come giocare con il fuoco...finisci per bruciarti.
-Sarah vuoi diventare la mia ragazza?- ripetè fremendo.
Era allucinato, quasi.
Suscitava l'impressione di essere troppo ansioso, troppo insofferente, troppo irrequieto.
Justin Bieber era smanioso, ecco cosa.
Smanioso al solo pensiero di pronunciare quelle sei parole.
Per la sottoscritta era banale.
Il privilegio è stato il mio.
Quale privilegio? Ho potuto ammirare con tanta gioia la differenza dall'essere Justin Bieber, all'essere Justin.
La verità? E' un solo ragazzino e nient'altro, forse cresciuto troppo infretta.
Sul palco avviene come una magia. Come se avvenisse una trasformazione.
Ne vado fiera.
E' vero: Justin non è niente male, -è anche troppo- ma la maggior parte delle volte tende ad assumere comportamenti non idonei.
Lui non è un uomo, almeno non ancora.
L'ultima gaffe è avvenuta a Buffalo, in uno dei suoi concerti.
Mi aveva chiamata sul palco insieme a lui.
Voleva presentarmi -anche se su twitter ero quasi un trend, e persino la roccia sapeva il mio nome- e  gentilmente mi aveva domandato di duettare con la troupe "Speaking In Togues".
Il tutto finì ancora prima di cominciare.
Visti gli insulti e le critiche sulla mia persona.
Avevo paura di non essere accettata.
Così Justin sdrammatizzò l'atmosfera, accompagnandomi dietro le quinte, e scusandosi mortificato.
Ma la colpa non era sua, forse mia?
Non so rispondere.
In questo momento la situazione è seria, è complicata.
-Sarah?- i suoi occhi erano lucidi e umidi. Non poteva versare una sola lacrima per me.
Non l'avrei permesso.
Io me ne stavo in silenzio, accovacciata nella sedia, accanto al tavolo più lussuoso del ristorante.
Centouno occhi ci osservavano con il fiato spezzato.
Avrei scommesso l'intera collezione di calzini porchi, che gentilmente Justin mi aveva donato: era più sotto shock la folla, che Sarah.
-Si.- mi liberai dal groppo che mi torturava la gola.
Come se la presenza cattiva, avesse abbandonato per l'eternità il povero corpo stremato.
Libera...o meglio dire impegnata.
Pensavo confusa.
Si alzò con destrezza, avvicinando le mie labbra alle sue.
Unendole ancora una volta.

To be continued.

It's me!
Questo capitolo mi fa al quanto schifo.
Ma dovevo scriverlo.
Guai a voi se non recensite! Vi mangio vive è_é
Enjoy ♥



 

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Capitolo 24
*** Wake up! ***


It's me!
Allora questo capitolo mi piace proprio tanto.
E' notevole.
Nel seguente vi aspettano tante novità...piccanti.
Quindi recensite o vi faccio il brodo!
Me lo merito no? Enjoy! (: ♥


Stratford.
In un pomeriggio d'estate qualunque...


Justin's Chapter.

Ok, ok. Il belloccio colpisce ancora.
Sarah è la mia ragazza -ovviamente-. Nessuno resiste al mio fascino!

-La smetti di mangiarti le unghia?-
-Eh?- chiesi io, ritornando a galla dai sogni.
-No dicevo: buona merenda Bieber.- 
Mi portai all'istante le mani sulle gambe torturandole l'una con l'altra.
Mi facevo terrore da solo, troppo nervosismo.
Così guardai il salotto, stiracchiandomi contro il petto della mia ragazza, impegnata a poltrire sul divano del bus.
-Non hai niente di meglio da fare? Oltre che impossessarti del mio divano?- la guardavo entusiasta.
-Direi proprio di no. Anzi ora che ci penso Scott doveva farmi vedere una cosa.-
-Chiamalo Scooter dio!- esclamai. Oramai non faceva altro che usare Scott, cosa per me totalmente sconosciuta.
-Ti piacerebbe se ti chiamassi Il mio cucciolotto Jeibi?- fece una smorfia compiaciuta.
-Vomito.- sgranai gli occhi aggrottendo la fronte.
-Bene e allora non ti lamentare di Scott. Taci.- mi diede un colpetto sulla nuca.
Biascicai qualcosa di incomprensibile, visto che lei aveva ragione, come sempre.
Sarah Hill equivaleva ai timidi raggi di sole subito dopo una tempesta.
Era tutto per me.


Sarah's chapter.

M-ma cosa diavolo....?
Ti prego fa che sia per una buona causa.
Imploravo nella mia mente.
Avevo imparato -a malincuore- che Justin non aveva mai una scusa plausibile per romperti le palle.
Lo faceva per puro divertimento.
Mi girai dall'altro lato, poggiandomi con la spalla al braccio del divano, tentando di aprire gli occhi.
La mia bocca ancora impastata di sonno.
-Sarah! Svegliati dai dai dai!- Ora gli tiro un cazzotto.
Non gli diedi risposta ero ancora in dormiveglia.
La testa vedeva solo un buio profondo, e sentiva con dispiacere la voce di un tipo urlante.
Del tipo urlante.
-Non costringermi ad ucciderti!- Si, certo, convinto.
Decisi che era meglio accontenatarlo.
Dopo tutto si soddisfano sempre i bambini.
Mi ritrovai in posizione supina, con gli occhi immersi nei suoi.
-Cosa diavolo V-U-O-I?!- 
Mi sventolò con foga un giornaletto davanti la faccia, imitando un verso al quanto inquietante, simile a quello di una scimmia.
Bene ora è anche drogato.
-Guarda che sono figo su gossip teenager!- urlò scuotendo la testa.
No Dio ti prego, trattienimi tu!
-Justin confessami che è tutto uno scherzo e che non mi hai svegliata per vantarti di essere su un fottutissimo giornaletto!- dissi tutto d'un fiato, ero sull'orlo di prenderlo a calci.
-Mai stato così serio in vita mia.-
-Si certo superstar. Manifesta questa tua verità, nel frattempo ammiro le tue dita incrociate.-
Sbuffò sistemandosi il ciuffo.
-Insomma ti piaccio o no?- 
Idiota sei sempre bello. Anche se un piccione ti cagasse in testa.
-Si Justin si ora lasciami dormire.- mi girai dall'altro lato, sperando che mi lasciasse fare.
-Wake up!- 
Mi ritrovai, sorpresa, perfettamente all'impiedi, davanti le sue labbra.
Sbuffava con dolcezza sul mio mento.
-Non sono così stronzo....almeno credo.- gli fiorì un sorrisetto malizioso.
-Arriva al punto, qui c'è gente che vuole dormire!- cominciai a battere a ritmo il piede sul pavimento.
-Ok ok.- Con una prontezza persino invidiata da un dio, il ragazzo sfoderò due biglietti, direttamente dalla tasca del jeans.
Si fece largo sul suo volto un sorriso sincero.
Arrivava da un orecchio all'altro, e gli illuminava dolcemente gli occhi.
-Cosa sono?- domandai curiosa, sporgendomi verso la sua mano.
-Non ti avrei mai svegliata senza un motivo più o meno considerevole.-
-Già fatto.- sghignazzai io.
-Insomma non rovinare sempre tutto!- unì la sua risata alla mia. Poi ritornò inspiegabilmente serio.
Riprese il discorso tutto trepidante.
-Sono dei biglietti aerei....- 
-Chi, dove, quando e perchè?- sentì una morsa allo stomaco.
-Io e tu, Indonesia, nell'isola di Bali, da soli per un'intera settimana.- ero commosa, cazzo.
Si mordeva le labbra e aspettava con impazienza la mia risposta.
Mi aveva reso felice. O forse il contrario.
Il solo pensiero di essere con lui, in un posto magico come l'Indonesia, mi fece venir voglia di viverlo il prima possibile.
Ed eccolo: cominciai a sentire il cuore sussultare. Il mio cuore, adesso di sua totale proprietà.
-Perchè Justin?- chiesi, facendomi scappare una lacrima.
-Perchè io ti amo, Sarah.-

To be continued.










 

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Capitolo 25
*** "Io e te" ripetei immersa nei suoi occhi. ***


It's me!
Questo capitolo è piuttosto lungo, ma vedrete vi piacerà.
Ci ho messo quattro ore per scriverlo e alla fine potrebbero anche esserci errori.
Non ho potuto rileggerlo.
E' scontato dire recensite no?
Vorrei ringraziare tutte quelle che lo fanno, partendo da Neverlethimgo e continuando con Anitarosa98, VallyPalace, Giulyy_Belieber97, L o v e l y  (e molte altre) e finendo con fan_97. 

Vi ringrazio di cuore.
Ringrazio anche le 22 che segueno la mia storia e le 13 che l'hanno inserita tra le preferite.
Mille mille grazie Enjoy! (:

Sarah's chapter.


Ero fermamente convinta che l'amore, fino a poco tempo fa, fosse qualcosa di insensato.
Magari stupido e senza filo logico.
Perchè le cose belle sono destinate a finire prima o poi.
Oggi, invece, ho imparato che esso è impercettibile e percettibile nello stesso istante.
Che ti colpisce in pieno petto come una lama tagliente.
Che puoi assimilarlo attraverso la pelle e farlo tuo.
Probabilmente, se la mamma vedesse come mi sono ridotta, mi prenderebbe a sprangate sulle gengive.
Non posso contraddirla.


-Sarah vengo a prenderti!- sbraitò Justin dirigendosi verso il bagno.
-Sono in reggiseno non fare un altro passo!- chiusi all'istante la porta a chiave.
-Porca merda arrivo!- 
-Provaci e ti spezzo le gambe. Comunque sei arrivato tardi, ho chiuso a chiave.-
-Perchè devi privarmi della mia gioia? Si può sapere?- tuonò sarcastico dietro il bagno.
-Smettila che non sei affatto divertente.- pronunciai poco credibile la frase.
Adesso mi ero accampata sul bus del mio ragazzo, e nonostante la mia perenne presenza, nessuno provava a lamentarsi.
Evidentemente non avevano voglia di affrontare l'ira funesta di Justin.
Indubbiamente ero simpatica a tutta la troupe, chiunque era sempre dalla mia parte.
E molto palesemente sapevo che alla superstar questo non andava granchè giù.
A volte mi toccava persino consolarlo...e tutti sappiamo che non tengo nessuna propensione per questo.
Sono passati due giorni da quando Drew mi ha regelato un viaggio in Indonesia.
Ci tocca soltanto salire su un maledetto aereo e toccare terra.
Niente più.
Proprio per questo motivo, nel bus, vagava continuamente uno spiritello, che porta il nome Pattie.
Costantemente impegnato a ripeterci di non combinare guai e di non spingerci troppo.
"Siete giovani, avete tempo, mi raccomando!" ululava seguendoci per le stanze.
Devo dire che ero contenta di averla al mio fianco, era una donna speciale e piena di forza.
Tutto il contrario pensava il figlio, che non faceva che ribadire quanto fosse impicciona.



-Insomma se non esci chiamo Kenny e faccio sfondare la porta!- enunciò tutto d'un fiato, battendo i pugni contro il muro.
-Sono quasi pronta giuro.- in realtà le lamentele di Justin erano più che giustificate, visto che andavo avanti con questa frase ormai da minuti.
-Devi uscire da questo bagno sub...-
Spalancai la porta trovandomi davanti un Justin stupefatto.
Si grattava la testa e girava gli occhi, cercando di distogliere lo sguardo dal mio vestito.
A intermittenza arricciava il naso socchiudendo gli occhi.
Infine posò lo sguardo sulle ginocchia scoperte.
-Oh no troppo corto!- disse scuotendo la testa.
-Justin?-
-Mhh?-
-Smettila e cammina!- lo trascinai per il polso fuori il veicolo, mugugnando soddisfatta qualche parola.
Lui camminava ancora scrollando la testa, ammirando le mie cosce nude.
Delle volte rimuginavo sul fatto che il proprio fidanzato fosse geloso, e non me ne capacitavo.
Perchè a conti fatti non penso lo sarò mai.
Nonostante le migliaia di fans, pronte a sacrifare su un altare il proprio animale
domestico solo per dirgli "ciao" o sfiorargli una mano.
Ero sufficientemente fortunata su questo punto di vista, considerando che a volte ero così eccitata da spingermi oltre un bacio.
Tranquilli no. Cancellate quello che vi si è parato davanti. Solo coccole e qualche inciucio spinto; oltre questo il nulla.
Interruppe i miei pensieri una vocina squittente.
-Ragazzi so che vi sto sconquassando le scatole...- Justin sorrise contro la mia spalla, fiero della sua teoria.
Poi mamma Pattie continuò.
-ma state attenti e mi raccomando non...- 
-Si signora stia tranquilla! Lo sappiamo.- non le feci finire la frase.
-bene allora buon viaggio!- comunicò felice.
Io e Justin l'abbracciammo calorosamente.
-Yo fratelli dateci dentro!- urlò fiero Ryan, smontando il discorso di Pattie, tenuto pochi secondi prima.
Ci scappò una risata soffocata.
-Buon viaggio.- si militò Kenny, impegnato a giocare con il cellulare.
-Grazie.- rispondemmo all'unisono.
-Justin trattala bene. Se vengo a sapere che hai rimorchiato un'altra che non sia Beyoncè, giuro che ti prendo a calci in culo!- 
Scooter. Quanto potevo adorarlo?
-Sarà fatto.- rispose lui abbracciandomi.
-Scott lo sappiamo tutti: sono io che devo rimorchiare e non il contrario!- dissi io compiaciuta.
Quell'uomo era eccezionale se non impareggiabile.
Fin da subito, dal momento in cui l'ho visto, è nato un certo feeling stile zio e nipote.
E' davvero singolare e non trovo parola più giusta.
Il ragazzo mi diede uno scappellotto sulla spalla, facendomi sorridere.
Ci catapultammo nella Range Rover nera, salutando con un movimento rapido la flotta radunatasi.
-Io e te.- sorrise Justin.
-Io e te.- ripetei, immersa nei suoi occhi.

To be continued.

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Capitolo 26
*** Indonesia 'We are here' ***


Justin's chapter.

L'attesa stava diventando abbastanza snervante.
Quel maledetto apparecchio smorzava l'aria annunciando tutti i voli.
Tutti tranne il nostro.
-Uccidetemi!- urlai alzandomi dalla sedia e gesticolando come un pazzo da manicomio.
-Santo Dio calmati! E' solo questione di aspettare e aspettare e aspettare...e aspettare ancora.- glielo leggevo in faccia: era nervosa quanto me, se non di più.
-Sarah avevano detto che il volo sarebbe ritardato di un paio d'ore. Qui è già passata la terza guerra mondiale!- mi misi le mani tra i capelli, spettiandoli leggermente. Poi portai quest'ultime sul viso, strofinandolo con violenza, come se volessi cancellare delle prove.
-Esagerato.- digrignò tra i denti.
-Affatto.- risposi ancora intento a strofinarmi la faccia.
Di colpo, poi, si addolcì dal nulla.
-Vieni qui su.- mi fece segno si sedermi sulle sue gambe.
Le ubbidì all'istante, accovacciandomi con leggerenza sulle ginocchia.
-Voglio partire ora.- le sussurrai nell'orecchio. Poi presi a morderle il lobo, provocandole piccoli brividi di piacere.
-Partiremo vedrai e...- completai la frase al posto suo -ci divertiremo.- glielo cantai quasi, sfoderando la mia più sfacciata sensualità.
Lei sorrise, baciandomi dolcemente la mascella.


-Non voglio partire!- si strinse forte al mio braccio, affondando la faccia nelle pieghe del mio gilet.
Mi guardai attorno, realizzando per la centesima volta si essere -finalmente- sul veicolo.
-Piccola ho preso l'areo così tante volte che lo ritengo più sicuro dell'auto. Vedrai andrà bene.- appoggiai la testa sopra la sua, chiudendo gli occhi, e aspettando di lasciare Stratford.
Infine i motori, il rumore afoso e burbero delle ruote sull'asfalto.
In cielo.




Sarah's chapter.

Scesi le lunghe scale d'acciaio bianche, e abbandonai la prima classe con un pizzico di dispiacere.
Non avrei mai scordato così tanto lusso.
E finalmente terra.
Le mie ballerine nere lucide si schiantarono con forza sulla strada, come se volessero impossessarsi dell'asfalto, e mi trascinai con foga inaspettata il bagaglio arancione mandarino -alle star permettono di ritirare i borsoni appena atterrati, beh niente male-.
Aspettai ad occhi socchiusi Justin, ai piedi della scala mobile, che ancora non aveva ritirato la sua valigia.
Quando mi girai per dare un'ultima occhiata all'ereo, lo vidi al mio fianco, intento a sorridermi con sguardi poco rassicuranti.
-Con calma superstar.- biascicai superandolo con il bagaglio.
Possibile mai che pensa soltanto a quello?
Oh si, possibile eccome.
-Comunque ben venuta in Indonesia!- si accostò alla valigia da me trascinata, camminando a passo svelto, e allargò le braccia verso il panorama....del nulla (?).
Beh contento lui.
-Grazie Justin.- ridacchiai sfiorandogli una guancia.
Percorremmo parecchia strada solo per uscire dall'aereo porto, facendo con disgusto slalom tra i paparazzi.
E quando ne ebbi l'opportunità annunciai fiera:
-Quanto li odio!- 
-E' il prezzo da pagare, purtroppo, se vuoi stare con me.- intravedetti nei suoi occhi un riflesso di dispiacere, e nella sua voce un filo di amarezza. Odiavo vederlo così.
-Ma se vuoi posso sempre mandarli via.- disse ancora più mortificato.
-Non devi Justin, non per me.- gli ulliminai il volto con un sorriso, facendolo scattare in fibrillazione, lasciandolo con una gioia stentata, con una beatitudine piuttosto insolita.


Spalancò la porta con forza e si appoggiò fiero alla maniglia.
-Questa è la nostra camera baby.- gli spuntò un sorriso accattivante sulle labbra schiuse.
-E' bellissima!- gemetti a codesta bellezza.
Il colore predominante era un rosso sangue, vivo e accecante, mentre le pareti erano rivestite da quadri d'epoca antichissimi.
Sotto un dipinto vi era impolverato un comodino.
Sopra il quale erano riposti dei dolcetti finti, accompagnati con un tazza di caffè, anche quest'ultima di plastica.
Mi girai sotto shock verso Justin, ancora impegnato a girare la camera.
-Spero che mi porterai a mangera qualcosa di...vero?- indicai interrogativa gli oggetti.
-Cavolo che cosa strana! Mai vista! Che figo!- lanciò in aria la tazzina e poi esclamò -Non ho fatto rovesciare il caffè! Sono un mito.- concluse improvvisando qualche mossa da rapper.
-Che idiota.- bisbigliai scuotendo la testa vanti e indietro.
-Come mi hai chiamato?- sentì afferarmi i fianchi dalle sue grandi e calde mani, che ormai conoscevo fin troppo bene.
-Idiota.- sgnignazzai tra le sue braccia.
-Mai!- mi trascinò di scatto al centro del letto, posizionandosi sicuro a cavalcioni, poi prese a biaciarmi il collo.
Sentivo le sue labbra scorrere sicure sulla mia pelle morbida e delicata, lasciando tracce umide e sparse per tutta la gola.
Ero in estasi.
Non reagivo.
Ero sua.
Infine ecco la mossa.
Quella che aspettava.
Infilò le mani nel colletto della T-shirt, cercando di sollevarla con pochi sforzi, visto che cedetti subito.
Rimasi in una canottiera bianca e del tutto trasparente. Riusciva con facilità ad intravedere tutte le mie forme.
Continuò a baciarmi, 'sta volta però scendendo giù al petto, e poi ritornando nuovamente al collo, bagnandomi quest'ultime parti.
Ad intervallo inarcavo la schiena facendomi scappare piccoli gemiti soffusi.
Di tutta risposta le sue labbra cercavano le mie, dischiudendole con ardore e incrociando la mia lingua.
I nostri respiri si completavano, proprio come i nostri corpi in quell'istante.
Lanciai un ultimo sguardo al capo trasparente, che giaceva arrotolato sul pavimento, poi lo guardai negli occhi.
Eravamo al limite. Non poteva succedere. Almeno non ora.

To be continued.






It's me! 
Hahahahaha si sono stronza e me ne vanto!
Visto che e considerato che la lezione non l'avete ancora imparata.
Per il capitolo precedente solo 2 misere recensioni (e ringrazio chi ha commentato il capitolo).
Io comincio a pensare che la mia storia non piaccia, o che continuo a scrivere per l'aria.
Amatemi vi supplico!
Se riceverò abbastanza recensioni pubblicherò no presto, prestissimo il capitolo seguente.
Enjoy! 






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Capitolo 27
*** I'm not ready. ***


Justin's chapter.

Era mia.
Per la prima volta in tutta la mia vita, era mia
Nessuno avrebbe potuto interrompere quel momento.
Stava succedendo davvero, e senza alcuna obiezione mi lasciava fare.
Continuavo senza insicurezza.
Ero Justin e nessun altro.



-Fermati!- Come? Cosa ha detto?
-Justin fermarti!- Cazzo no...
Fui normalmente impedito dai miei istinti, tanto che lei mi tirò un pugno sul petto, facendomi accasciare al suo fianco.
Ricacciai indietro le lacrime.
-Dio mi hai fatto male!- sbraitavo massaggiandomi il torace nudo.
-Era questo l'intento.- pronunciarono le sue labbra, ancora tinte della mia saliva.
-Perchè Sarah? Perchè? Vuoi per caso farmi morire?- gesticolavo fissando il soffitto rosso sangue.
-Non ora.- 
-E quando allora?-
-Ascolta bene ragazzino: Non sono qui per farmi portare a letto! detto ciò vado a farmi una doccia.- scandì bene le parole, puntandomi contro l'indice.
Successivamente si alzò dal letto, con la maglietta ancora sollevata, percorrendo un largo ma breve corridoio verso il bagno.

Non può giocare con i miei sentimenti, non può giocare con i miei istinti, non ne ha il diritto.
Ma era troppo tardi, l'aveva già fatto.
-Al diavolo! Non sono una stupida bimbaminchia con gli ormoni a mille!- sputai fuori una risata sconcertante, tanto che mi feci paura da solo. Sapevo bene di aver mentito spudoratamente.
Desiderare così ardentemente una persona è forse peccato?
Sono un essere umano, non l'orsetto di pezza in asta da
“Super toy”.
Pensieri inutili pensieri privi di logica.

Sarah's chapter.

Idiota! Idiota! Idiota! Sarah Hill ha appena rifiutato di andare a letto con Justin Bieber.
Pensavo, sbranata viva dai rimorsi.
In quel momento l'unico desidero era gridare. Sì, gridare.
Gridare al mondo quanto fossi stata stupida, quanto fossi stata indegna, quanto fossi stata me stessa.

E se essere se stessi è sbagliato, beh ne sono felice.
Aprì l'acqua della doccia, incurante di togliermi i vestiti. Ero abbondantemente assorta nei miei pensieri, tanto che ricordai solo di togliermi le scarpe.
Mi tuffai dentro, affondando il viso sotto il getto bollente.
Volevo dimenticare tutto o magari metterlo a tacere per un po'.


 

-Justin....- non avevo una bella cera. Ero stanca, sfinita, demoralizzata.
Avevo bisogno di conforto. Come potevo chiederlo al ragazzo che cinque minuti prima avevo liquidato nel bel mezzo di una quasi-scopata?
Beh si Sarah sei messa proprio male.
Non avevo altra chance. O Justin o Justin, scegli.
E ironia della sorta scelsi proprio lui.
-Che cosa vuoi?- mi chiese inespressivo, squadrandomi da capo a piedi. Era disteso sul letto e posava scomodamente la testa contro la spalliera.
-Mi dispiace.- mi morsi il labbro inferiore dall'impazienza, ero disgustata dal mio comportamento.
-Come vuoi.-
-Come vuoi?-
-E se pensi di farmi sclerare presentandoti in accappatoio, hai sbagliato di brutto.- ignorò completamente la mia domanda.
-Cosa vuoi che ti dica? Non ero pronta. Ok? Non ero pronta perchè non volevo succedesse così va bene? E sì, sarebbe stata la mia prima volta, Justin.- mi guardò incredulo, tenendo la bocca spalancata come un ebete.
Le sue azioni non seguivano un percorso razionale: sgranava gli occhi, contorceva le labbra in una smorfia, arricciava il naso. Non riusciva a credere alle mie parole. Mi guardava come se provenissi dalla luna.
-La t-tua prima volta?- balbettò lievemente per poi deglutire rumorosamente.
-Si.- confessai amareggiata.
Fece un abile balzò giù dal letto, e me lo ritrovai a pochi centimetri dal viso.
-Scusa..- mi attrasse al suo petto facendomi affondare la faccia nell'incavo del collo.
Lui si strinse al cappuccio della vestaglia, che poi cadde con un tonfo sordo.
Justin si allontanò di scatto portandosi le mani alla testa e girandosi di spalle.
-Non sono nuda!- urlai divertita
-Ah no? Cavolo sarebbe stato un guaio!- si girò nuovamente verso le mi labbra, annullando con destrezza la distanza tra quest'ultime.


 

 

It's me!
Wow
ragazze e ragazzi ebbeni si ho pubblicato
il capitolo 27!
Cosa ho da dirvi? VI AMO!
Non riesco ancora a credere di avere avuto 6 recensioni per
il capitolo precedente! Grazie tantissimissimi (ssimissimissimo) (:
Spero con tutto il che questo sia di vostro gradimento.
#swag e come sempre Enjoy! 

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Capitolo 28
*** I want you, now. ***


                  Salve Ragazze. Ho l'onore di presentarvi Sarah Hill!  
                                            Che ne dite? Vi piace? Lo spero. Fatemi sapere nelle recensioni ;)    
                                        

                      




Justin's chapter.

Non volevo succedesse così” aveva detto.
Caspita cosa vuol dire? Che affitti una piscina con fuochi d'artificio e camerieri che ci servono mentre lo facciamo?
Ah diamine, le donne.
E pensare che ci sono ragazze che pagherebbero oro per andare a letto con me.
Ma no, io amo lei, io vivo per lei.
In conclusione mi devo grattare un po' e pensare come comportarmi quando arriverà il momento.
Sono in tensione lo ammetto. Ho paura che qualcosa vada -nuovamente storto.


-Oggi si va a Denpasar!- saltellò per la stanza improvvisando qualche piroetta.
-Andiamo a trovare un pokemon?- Mi chiedevo se fosse una persona o un supermercato.
Ma dato che il nome mi faceva ricordare vagamente un pokemon, quindi optai per l'ultima.
-No Justin.- mi guardò sconcertata, quasi sconvolta.
-Dovrei sapere di cosa stiamo parlando?-
-Denpasar è il capoluogo di Bali, Justin.- ripeté più affranta di quanto non lo fosse già.
-Andiamo! Stavo scherzando! So benissimo cos'è Denpasar!- bugiardo bugiardo bugiardo.
Lei si voltò di scatto verso la figura gesticolante. Dovevo pur articolare la figura di merda, com'è vero Iddio.
Roteò gli occhi al cielo, rovesciandoli leggermente all'indietro, bellissima.
-Allora? Non mi credi?- continuai senza avere risposta.
-Non sai proprio mentire Bieber.- il suono della sua risata riecheggiò armonioso per l'appartamento.
Sembrava quasi cantassero degli angeli, tanto era delicata.
-Mi piaci quando ridi.- interruppi il canto.
-Mi piaci quando sei sincero.-
-Che modestia!- l'avvicinai bruscamente alle mie labbra, disserrando le sue e introducendo con dolcezza la lingua.
Lei mi strinse forte a se, accarezzandomi le guance con le dita cocenti.
-Mai stato così bene.- parlai sulle sue labbra.
-Idem.- rispose sorridendo.
Ci riunimmo di nuovo, ma questa volta fu lei ad instradare la lingua nella mia bocca, tanto che gemetti.
Era un gioco di puro piacere.


 

-E questo è...- girò la guida turistica tra le mani, incurante del fatto che tenesse contemporaneamente un cappuccino, dei crackers e un altro libro sull'Indonesia.
Di certo non era la voglia a mancarle.
-il Glawatu!- esclamò fiera, annuendo sicura alla statua dinanzi a noi.
-E quello?- indicai un grande elefante in pietra, appena sopra un'ampia fontana.
Era stato costruito con una lunga proboscide e la bocca dischiusa leggermente.
Il capo era ornato da vari gingilli. Solitamente quelli che si vedono nelle sfilate qui in Indonesia.
Compì una seconda volta i passi precedenti.
-Dovrebbe essere...- sfogliò nuovamente e rapidamente le pagine della guida, ma la richiuse insoddisfatta.
-qui dice che l'elefante equivale a un dio.-
-Buono a sapersi!- le avvolsi le spalle con un braccio e continuammo il giro turistico.
La città era molto più affascinante di quanto immaginassi già.
I palazzi, i monumenti, anche le persone, avevano un che di profondo.
Come se ogni particella avesse una storia.
Io e lei passeggiavamo mano nella mano osservando i bambini rincorrersi per strada.
Alcuni disegnavano dei grandi quadrati sull'asfalto, poi iniziando una conta, cominciavano a saltarci dentro.
-Se mai avrò una figlia voglio chiamarla Lilly.- le sussurrai all'orecchio.
-Ma davvero?- mi baciò dolcemente la mandibola.
-Sarà orgogliosa di chiamarti mamma.-
-Ti amo.-
-Ti amo anch'io, Sarah.-

*

Sarah's chapter.

Quella di oggi è stata decisamente una giornata stancante.
Forse sarà meglio che faccia un bagno. Dopotutto Justin dorme e sono le 2:00 del mattino.
Riuscirò a conciliare il sonno.

Mi alzai dal letto, facendo attenzione a non svegliarlo, e infilai le pantofole.
Mi diressi frustata alla parta del bagno che aprì con un certo nervosismo, e la richiusi in silenzio.
Feci scaldare l'acqua e inizia a riempire la vasca circolare, poi buttai sotto il getto il bagnoschiuma alla vaniglia, che cominciò a frastagliare l'acqua di bolle, fino a creare una fitta nuvola di schiuma.
Infine buttai dei sali profumati.
-Pace.- sussurrai tra me e me.
Mi levai i vestiti e mi immersi con cautela.
Appoggiai, poi, la testa al bordo della vasca, sbarrando gli occhi.
La schiuma era calda e mi copriva dolcemente il corpo accarezzandolo.
-Sarah ma d-dove sei?-
Justin. Oh no.
La sua voce impastata ancora dal sonno mi cercava vagante, poi lo vidi aprire la porta.
Ci fu una reazione inaspettata persino dal mio cervello.
Nelle viscere cominciò a nascere un fuoco ardente, che si trasmise in pochissimo tempo al resto del corpo.
Quando il biondo realizzò, si mise di scatto le mani a coprire gli occhi.
-Justin?-
-Si?- rispose con voce tremante.
-Ti voglio.- sentì un gemito -Ora.- aggiunsi pronta.

It's me!
OK OK nonostante le 4 recensioni per il capitolo
precedente che devo dire mi hanno soddisfatta (huhuhu oooh si!)
ho deciso di postarvi questo! E sono sicura che vi piacerà

perchè piace anche a me.
Anyway pace u.u

Quindi recensite come sempre, che mi fate felice :3 ♥
Vi voglio bene #enjoy!

 

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Capitolo 29
*** In the drops of pleasure. ***


Justin's chapter.

-

-Ti voglio- disse imitando un gesto con la mano -ora.- aggiunse sicura.
Non potevo crederci, era un sogno.
Forse ero diventato improvvisamente sonnambulo, o magari visto e considerata la dormiveglia, avevo sentito male.
Se ne stava lì: come una dea in procinto di ammaliarti e farti suo per sempre.
Il suo corpo candido era avvolto da un soffice strato di schiuma e i suoi occhi di ghiaccio mi pietrificavano ancora prima
di incontrarli. I capelli biondo scuro erano raccolti in una coda alta, mentre la lunga frangia ricadeva morbida sulla spalla, finendo a mollo. Le sue labbra erano bianche con sfumature leggermente rosee ed erano maledettamente invitanti.
Nella stanza calò il silenzio.
-Dici sul serio?-
-Non desidero altro.- mi sorrise dolcemente.
Mi sfilai con calma la maglietta, poi i pantaloni ed infine i boxer, rimanendo completamente nudo.
Sul viso di Sarah apparve inspiegabilmente un'espressione rilassata e beata. Faceva sul serio.
Infilai nella vasca prima un piede, poi un altro, inserendo tra quest'ultime mosse dei gemiti, provocati dal calore penetrante dell'acqua. Nella stanza regnava una leggera luce soft. Pensai di non poter desiderare di meglio.
Mi sedetti difronte alla persona che desideravo così ardentemente da troppo tempo.
-Sono felice.- bisbigliai avvicinandomi al suo collo.
Iniziai lieto a baciarlo e cingerlo con le mani, che poco dopo si fecero strada nelle sue spalle nude.
La mia lingua frenava tranquilla nella sua bocca e i miei occhi si chiudevano dal piacere.
Era come l'avevo sempre desiderato. Tutto.
Lei si limitava a stringere i capelli tra le fredde dita affusolate, e io venivo prontamente attaccato da brividi
lancinanti lungo la schiena.
Di nuovo cercavo le sue labbra che schiudevo con trasporto e Sarah chiudeva a mo' di pugno le unghia sulla mia nuca, provocandomi singhiozzi di gioia.
-Ti ho fatto male?- sussurrò dopo l'ennesimo attacco.
-No, mi piace.- continuai da dove avevo interrotto.
Presi adagio ad accarezzarle la coscia destra, che sotto il mio tocco rabbrividiva; che pian piano stringeva
le mie costole.
Le dita scorrevano sicure nell'inguine scoperto.
Era un gioco di carezze, di baci, un gioco d'amore, un gioco di passione.
Sia che lei eravamo inebriati dal piacere del momento, avevamo tutta la voglia di arrivare al dunque.
Così realizzai di dover andare avanti, e il mio viso scese lentamente al suo petto, baciandolo con discrezione.
Arrivai ai seni.
Quella notte non solo persi la verginità con la persona che amo, ma fu l'esperienza più bella e passionale di
tutta la mia intera esistenza.


 

 

Sarah's chapter.

Fu meglio di quel che avevo immaginato, fu meglio di quel che avevo previsto.
Questa notte Justin mi ha reso felice. Ha scatenato in me sensazioni impareggiabili, mi ha insegnato ad amare.
Ci completiamo, siamo fatti per stare l'uno al fianco dell'altra.

Mi svegliai nell'acqua ormai fredda, abbracciata contro il petto nudo di Justin.
Avevo i muscoli doloranti e intorpiditi e nell'aria vagava un curioso odore di caldarroste.
Poi ricordai il venditore appollaiato sotto l'hotel.
Cercai di allontanarmi da quel dolce ricordo che mi aveva fatto sognare, che mi aveva reso la donna
più fortunata al mondo.
-Grazie, grazie di cuore.- sussurrai al suo orecchio.

 


It's me!
OOOOk il capitolo è molto corto, ma la colpa è stata della mia
migliore amica che ha scassato le palle dicendo di pubblicarlo 100
volte al secondo.

RECENSITE
Così beh accontentatevi.
RECENSITE
Sarah la sfigata e Justin il masochista insieme per sempre ♥ 
(No ok, non è Twilight) comunque spero vi sia piaciuto.
RECENSITE #swag enjoy! (:

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Capitolo 30
*** I'm proud of him. ***


Ringraziamenti speciali *vi voglio bene*: ciao a tutti lettori -iniziando con un'introduzione pessima- siamo arrivati alla fine di questa -si spera- meravigliosa avventura. 
Ringrazio di cuore le (ormai) 2.000 visualizzazioni per il primo capitolo, e le altre per quelli seguenti.
Ringrazio chi ha recensito: è stato un tesoro! veramente mille grazie, ve lo dico con il ♥.
Spero che vi piaccia quest'ultimo capitolo, spero anche che recensirete in tanti per l'ultima volta.

Vi voglio un mondo di bene e ringrazio anche efp per aver permesso al mio sogno di scrittrice in erba, di realizzarsi. Buona lettura e alla prossima! -chiupetta.


I'm proud of him



Sarah's chapter(s).

-Vedrai che te la caverai, come sempre.- mi disse sfiorandomi con i pollici la guancia sinistra.
Era tutto confuso: gli occhi appannati e ricurvi in un immenso dolore, le labbra schiuse pronte a straziarsi.
-Mi ero ripromessa di non piangere Bieber.- un filo di ironia mi attraversò la voce.
Mi guardò per istanti infiniti, istanti preziosi e unici.
La gente intorno a noi teneva stretti i cellulari, mentre i flash ci immortalavano in tutto quel dolore.


 

Cosa è per me l'amore?
L'amore è uno stato, un modo di essere, è benessere.
Justin mi aveva insegnato il significato di amare sin dal primo istante.
Come se i nostri occhi fossero stati progettati per inabissarsi gli uni negli altri, come se le nostre labbra fossero state inventate per assemblarsi giorno dopo giorno con più facilità, come se i nostri sospiri fossero stati brevettati per combaciare perfettamente.
Se era gioia, se era dolore o impazienza, condividerla con lui era il regalo più grande.
Un regalo per cui avrei combattuto sino all'ultimo soffio.
Ed io, Sarah Hill, ero pronta per abbandonare la mia droga? La ragione per la quale continuavo a contare i battiti, ad ascoltare i respiri ed assaporare le lacrime?
No, non lo ero.
Ma la vita era sua e non potevo farne parte anch'io almeno fino a quel momento.
I suoi occhi mi parlavano e mi pregavano di non lasciarlo.
Mi supplicavano di immobilizzarmi per l'eternità, cosicché potessero immergersi nei miei, per un'ultima e dilaniante volta.
Erano i loro riflessi dorati e ambrati a portare avanti le mie monotone giornate.
Era il suo sorriso perfetto ad illuminare il cielo spento.
Erano i suoi baci a trasportarmi nella realtà, la quale era anche meglio dei sogni.
Il cuore gridava e scalciava dentro il mio debole petto, anch'esso in mille piccoli pezzi.
Sentivo un penetrante buio avvolgermi pian piano e intrappolarmi agevolmente.
Come se una mesta presenza mi stesse chiudendo sotto una grande campana di vetro, da dove, molto probabilmente, non sarei riuscita a fuggire.
Nelle mie orecchie non penetrava più alcun rumore.
L' oscurità faceva ormai il suo ruolo da protagonista e io ero la vittima, tormentata e afflitta da quella crudele sofferenza.
Si creò un'atroce voragine che mi avvolse lo stomaco, facendolo fendere e squarciare dal dolore.
Mi piegai in due accasciandomi quasi a terra, stringendomi debolmente al petto di Justin.
-Sarah non ti abbandonerò mai hai capito? Pensami, pensami e sarò con te!- lo intravidi piegare all'indietro il capo, lasciando scivolare lacrime roventi.
L'ambiente circostante si andò frantumando poco per volta, sino a quando riuscì a distinguere solo le fioche luci dell'aeroporto.
Sentì il suo respiro affannato sulla guancia.
-Ti prego non farmi questo. I-io ti amo non devi scordarlo. Mai.- gemette singhiozzando.
Le mie gambe cedevano e pian piano si abbattevano al pavimento, insieme ai miei sogni, che poco tempo prima avevo progettato con lui.
Le mie braccia, avvolte al suo collo, erano ormai inermi e fredde come il ghiaccio.
Ero in un stato tristemente catatonico.
-Non lasciarmi Justin, non lasciarmi, non lasciarmi.- ripetevo annientata.
Ad ogni parola, ad ogni lacrima e ad ogni sussulto, mi stringeva a lui, sempre più forte.
Mi accarezzava i capelli, sbuffando pesantemente contro la mia fronte.
Sembrava quasi stesse tremando.
Non eravamo più in grado di vederci l'un l'altra in quello stato di assoluta disperazione.

Poi, di colpo, separò il mio viso tormentato dalle lacrime e dai singhiozzi, circondandolo con le sue grandi e calde mani.
-Devo andare piccola.- si torturò il labbro quasi sanguinante, infine posò le sue labbra sulle mie.
Assaporai quel bacio con passione. Volevo ricordarlo e volevo farlo mio.
Avrei cliccato il tasto “rewind” troppe volte purché potessi rimanere con lui.
Ma ciò non accadde e poco dopo ci ritrovammo distanti, a guardare la sagoma dell'altro rimpicciolirsi sempre più.
Era davvero tutto finito?
-Il volo Stratford - Los Angeles attende i passeggeri.- riecheggiò nell'aeroporto una voce meccanica.
E' il suo lavoro, è la sua vita. Il My world tour va continuato, ora.
Pensai ancora tra le lacrime.
-Fai vedere chi sei...ti amo.- pronunciai guardando Justin allontanarsi.
Lesse con un'imprevista maestria le mie labbra.
-Non è un addio.- accennò un sorriso angosciato, poi ammiccò, voltandosi per l'ultima volta.
Voltandosi e sparendo, forse per sempre.


 


 


«7 years later »


 


-Justin?-
-Mhhh.- rispose alzando gli occhi al cielo e roteando il capo, ammirando la penombra che innalzavano i pini.
Il suo passo, il nostro passo, era calmo e regolare.
Regolare, per la prima volta, come i nostri battiti.
Il venticello di primavera ci scompigliava leggermente i capelli, trasportando con se una leggera aroma di resina.
Il cielo era chiaro e limpido, le nuvole spumeggianti vagavano tranquille senza una meta.
Si potevano udire solo le fievoli risatine dei bambini, impegnati a saltare la corda o dondolarsi sull'altalena.
Nel parco solo noi. Quei due ragazzi sconosciuti di all'ora, tutt'ora diversi e appartenenti a due mondi del tutto opposti.
Troppo insolito per crederci.
Il sentiero continuava, insinuandosi tra la vasta vegetazione, facendosi sempre più luminoso. Potevamo, quasi, intravedere la strada.
Camminavamo di fianco, vicini, così vicini da sfiorarci la pelle.
E sorridevamo beati senza alcuna ragione.
Lui si bagnava ripetutamente le labbra, accompagnando il gesto con una risatina.
Poi scuoteva i capelli, creando dei riflessi persino invidiati dagli angeli.
Color oro, da mozzare il fiato.
Di lì a poco mi era mancata Stratford: vedere i postini sbottanti in bici, i ragazzi allegri giocare a basket, e i vecchini con il bastone per strada.
Mi era mancato, mi era mancata.
La mia piccola grande città.
Non faceva più parte della mia vita già da troppo tempo.
Ritornarci con la persona che amavo, quella a cui avrei donato la mia anima se necessario, era un'emozione nuova se non unica.
Ma, ehi, ero con lui, aspettavo questo momento da tutta una vita.
Dovevo parlare, dovevo dirglielo, doveva sapere a cosa saremmo andati in contro.
-Ricordi quando mi portasti in Indonesia?- pronunciai lentamente, così da incidere ogni attimo nel mio cuore.
-Come no, Bali.- rispose trotterellando.
-Già.- feci una pausa, ero nel panico. Non riuscivo più ad immagazzinare i concetti.
-Ricordo anche quanto eri sexy....oh si maledettamente sexy.- disse con naturalezza, socchiudendo gli occhi e leccandosi le labbra, come per riportare quel ricordo al presente.
-Ero?-
-Si! Volevo dire no, cioè non proprio...tu...insomma tu sei sempre bellissima...però io...io non volevo... che...-
-Adoro farti questo effetto.- soffocai una risata, non volevo rovinare il momento.
Lui scrollò le spalle, assumendo un'aria tranquilla, era abituato a questo genere di figure, soprattutto con la sottoscritta.
-Allora- continuai -ricordi quando visitammo insieme Denpasar.-
-Il Pokemon.- gli fiorì un'espressione da abete sul volto, sempre magnifico.
-Non è questo il punto!- scossi la testa violentemente, fermando il passo e bloccandomi.
-Ti ascolto.- sospirò.
-Il punto è...è...-
-Di qualunque cosa si tratti l'affronteremo insieme, Sarah, come abbiamo sempre fatto.-
dichiarò fermandosi subito dopo, accarezzandomi una guancia.
-Quel giorno camminavamo mano nella mano per le vie della città, fantasticavamo sul nostro futuro, su come sarebbero diventate le nostre vite, su come saremmo diventati noi.-
-Si.- disse incupendosi.
-Mi dicesti, anche, che se avessi avuto una figlia l'avresti chiamata Lilly.-
Feci due o tre passi, posizionandomi proprio davanti al suo corpo immobile.
La luce del sole ci accarezzava dolcemente la pelle, riscaldandola.
Il suo viso era illuminato dal brillante bagliore, che filtrava impetuosamente dalle piccole foglie degli alberi.
Un dio o niente di più perfetto, sempre che, quest'ultimo, lo sia.
Conoscevo Justin oramai da otto anni, sapevo bene quanto forti erano le sue emozioni, e di come era suo solito amplificarle.
Non avrei mai commesso un errore, uno solo, nei suoi confronti.
Non l'avrei mai fatto soffrire, mai.
Ma la realtà era quella, lo sapevamo bene, e dovevamo aprire gli occhi e cominciare ad immaginare una vita migliore, insieme.
D'un tratto gli uscì una lacrima, limpida e giuliva, scendendo silenziosa lungo la guancia; sino ad arrivare al mento e smaterializzarsi sul prato.
Curvando le labbra, roteò gli occhi, come per fermare o rallentare il pianto.
Aveva già capito.
Il mio sguardo, solo quello, parlò al posto mio.
Non vi era tristezza, non vi era delusione in quel momento.
Solo amore: amore incondizionato.
Eppure trovai la forza di aprire bocca, sillabando, forse, le parole più dolci di tutta la mia intera esistenza.
-Ciao, Lilly.- dissi fiera, prendendo con dolcezza la mano di Justin e appoggiandola sul mio ventre.
Sarebbe stato l'inizio di una vita, di un amore senza fine, di una felicità sfrenata.
-Ci apparteniamo.- sussurrai, in attesa del futuro.




 


 


 




 


 

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