Felis.

di the ghost of Bonnie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Edmund era appoggiato con la testa sul freddo vetro del finestrino sporco del treno, aveva appena chiuso gli occhi che si trovava già a casa sua, con sua madre pronta ad abbracciarlo, e suo fratello Peter sfumato nel dimenticatoio. Ma una voce sconosciuta lo aveva svegliato da quel sogno così bello per lui. Aprì gli occhi di colpo, ed il viso di una bambina poco più piccola di lui gli disse che non l'aveva mai vista prima. Aveva i capelli castano chiaro fino alle spalle o poco più corti, gli occhi verde chiaro e un sorriso stampato sul volto, e soprattutto un sorriso candido e aperto. Lui si strofinò gli occhi ancora assonnati, poi la bambina ripeté ad alta voce la domanda che già tre volte gli aveva fatto:

- E' libero?

- Eh? Si si.. sono da solo.. cioè, c'è mio fratello..

Farfugliò Edmund. La bambina si sedette si fronte a lui. Stringeva un peluche con un occhio che dondolava e a momenti si sarebbe staccato. Edmund sinceramente era già scocciato dal nuovo individuo che si ritrovava di fronte. Appoggiò nuovamente la testa al finestrino quando un ragazzo alto e biondo entrò nello scompartimento del treno:

- Edmu.. Oh, e tu chi sei?

Peter si rivolse alla bambina che poco prima aveva fatto la conoscenza di Edmund. Lei sorrise al biondo dagli occhi verdi, e rispose ad alta voce:

- Mi chiamo Lucy e ho dieci anni.

- Piacere, io sono Peter - così il biondo si sedette vicino a lei - e ho quindici anni. Lui, - poi indicò Edmund - è Edmund e ha und..

Una voce vicina a loro lo interruppe: qualcuno, una ragazza, chiamava ad alta voce Lucy. Poi Lucy si rimise in piedi di scatto e uscì dallo scompartimento.

- Susan! Susan, sono qui! Ho trovato posto!

- Ah, eccoti!

Vicino a Lucy venne una ragazza di quattro anni più grande, dai capelli lunghi e del suo stesso colore, tranne per gli occhi, di poco più scuri. Aveva le guance rosse, e le labbra completamente rosse. Era alta, ma più bassa di Peter.

- Piacere, sono Susan.

Disse sorridendo.

- Ehm.. io sono Peter.. e lui è mio fratello Edmund..

Edmund guardò quasi schifato le due ragazze e si girò verso il finestrino. Peter lo guardò esasperato, poi si rigirò verso le due.

- Accomodatevi.

Peter si sedette vicino a Edmund, e le due sorelle opposte a loro. Peter e Susan cominciarono a fare subito amicizia, mentre Lucy guardava sospettosa Edmund, che con la coda dell'occhio sapeva che Lucy lo guardava, ma continuava a far finta di nulla.

- Come mai non dici niente?

Edmund si voltò verso di lei.

- Dici a me?

- Si.

- Beh.. non so di cosa parlare.

- Da dove vieni

Finchley.

- Anch'io!

Poi Edmund con aria indifferente si riappoggiò al finestrino, lasciando Lucy a disperarsi. Aveva capito che provare a farlo parlare era inutile. Così, iniziò a parlare con i più grandi, mentre Edmund osservava il mondo dall'altra parte del vetro.

- Immagino anche voi siate qui per via.. ehm.. della guerra.

Chiese Susan a Peter ed Edmund, ma la domanda era rivolta in particolare a Peter, dato che Edmund era perso fin dall'inizio nei suoi pensieri.

- Si.. ehm.. si. Da chi andate voi?

- Dal professor Kirke. Voi?

- No! - esclamò Peter, sorpreso - Anche noi!

- Non ci credo!

Sorrisero tutti e tre, ma Lucy non era così distratta da non sentire Edmund che sussurrava un "fantastico" ironico.

- Qual è il tuo problema?

Chiese Lucy a bassa voce a Edmund, avvicinandosi a lui, in modo che i due fratelli maggiori non sentissero.

- Non capisco..

Mentì Edmund.

- Ti ho sentito! Non ti siamo simpatiche?

- E come potreste? Non ci siamo nemmeno parlati!

- E se non ci parli come possiamo fare amicizia?

- Perchè dovremmo fare amicizia?

- Beh.. dato che vivremo sotto lo stesso tetto.. pensavo fosse normale..

- Non necessariamente.

- Va bene.

E Lucy tornò a sedersi al suo posto, fingendo di non provare la delusione che Edmund le aveva provocato.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Lucy continuò a guardare ancora per qualche istante il bambino moro, che ormai si era perso nei suoi pensieri.. chissà poi a cosa stesse pensando di così importante. Lucy stringeva tra le braccia il suo orsacchiotto, non rendendosi conto che, se fosse stato vivente, sarebbe morto per asfissia. Susan e Peter, invece continuavano la loro conversazione, non badando a Lucy ed Edmund, che invece non si rivolgevano la parola e nemmeno si guardavano negli occhi. Nonostante il fracasso che i fratelli maggiori stavano facendo con le loro risate e la voce alta, i minori sentirono delle voci che si avvicinavano di ragazzi poco più grandi, che ridevano e parlavano ad alta voce. Aprirono poi bruscamente la porta ed entrarono nello scompartimento del treno:

- E voi chi siete?
Chiese Peter, alzandosi subito, in veste di padre protettivo.

- Non ti importa, non sono affari tuoi. Oh, ma guarda che bella bambina - e con queste parole uno del "branco" si avvicinò a Lucy, che, confusa, lo guardava dritto negli occhi, alzando la testa per non sentire il terribile alito del ragazzo - come si chiama il tuo peluche?

- Non si chiama. Non ha un nome.

- Posso vederlo?

Lucy avvicinò l'orsacchiotto al ragazzino sconosciuto, che preso in mano l'orsacchiotto, estrasse un coltello e Susan squittì. Poi, Lucy, vide caderle fra le mani la testa del suo amato peluche, che poco prima stava accarezzando. A vedere il cotone all'interno del peluche, Lucy iniziò a piangere. A quel punto, si alzò Edmund, sempre con espressione seria e annoiata, spinse di lato suo fratello Peter e sfrecciò un pugno in faccia al ragazzino sconosciuto. Lucy sbarrò gli occhi, come se stesse guardando qualcosa che non doveva vedere, ma non smise di tenere gli occhi fissi su Edmund. Non passarono nemmeno pochi secondi che l'altro rispose con la stessa moneta, anzi, alzò il prezzo, tirandone tre o quattro dritti nello stomaco di Edmund. Il moro cadde a terra, contorcendosi e stringendosi la pancia.

- Edmund!

Gridò Peter. A quel punto, Peter iniziò a prendere a pugni il ragazzo sconosciuto, e, vedendo in pericolo il loro compagno, altri amici saltarono addosso a Peter. Lucy osservava la scena, sentendosi terribilmente in colpa, mentre vide Susan alzarsi, prendere Peter dalla camicia e spostarlo indietro, e tirare una sfilza di pugni e calci che fece arrendere i ragazzi.

- Ma chi te lo ha insegnato?

Chiese Peter, ironico a Susan.

- Vedi Lucy che gli anni di allenamento con papà non sono stati inutili?Accennò Susan a Lucy, giusto per tirarla un po' su di morale.

Edmund era ancora a terra, e piangeva dal dolore. Il ragazzo che lo aveva colpito non scherzava, e lo aveva colpito anche sul labbro inferiore, facendo uscire parecchio sangue. Peter prese il fratello, che per quanto era debole sembrava un sacco di patate, e lo mise accanto a sè. Susan tirò fuori dalla borsa un fazzoletto e uscì dallo scompartimento, e quandò tornò quello era bagnato. Lo diede a Edmund che se lo mise sul punto graffiato della bocca. Accennò un "grazie" a Susan. Nel guardare Susan, con la coda dell'occhio vide Lucy che lo guardava sorridendo e con ammirazione, ma lui la guardò male a tal punto che la piccola abbassò lo sguardo, smise di sorridere e cercò di attaccare la testa del peluche al resto del corpo, inutilmente.

- Ehi Ed, sei stato grande.

Lo lodò Peter, cercando di consolare Edmund, che ancora aveva le lacrime agli occhi. Susan sorrise ai due ragazzi, poi si avvicinò a Lucy, dicendo:

- Dai Lu, quando arriviamo a casa del professor Kirke, te lo sistemo io.

Lucy sorrise a Susan, poi, diede uno sguardo ad Edmund, che per la prima volta, aveva ricambiato.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 Black-out. Il treno si fermò, ed Edmund fu il primo a sapere il perchè: un paio di gocce, che poco prima sarebbero sembrate una pioggia leggera, si trasformarono in un temporale. Ma il temporale non si era fermato solo alla pioggia: arrivarono tuoni e lampi, e le nuvole che giocavano nel cielo si avvicinarono come per creare un mosaico naturale. Il cielo era di colpo grigio piombo, e pensare che fino a poco tempo prima c'era il sole!  Il buio nella stanza fece sussultare Lucy, che aveva ancora una terribile paura del buio. Stringeva il suo orsacchiotto decapitato, e guardava tutto da una parte all'altra come per cercare di vedere qualcosa, ma sapeva che era tutto inutile. Quindì, decise che l'unica cosa da fare era affidarsi al suono delle voci dei suoi compagni:

- Ragazzi ?! Siete qui ?!

- Certo Lu, dove potremmo essere?

Rispose Susan, prendendo, o meglio, cercando di prendere la mano di Lucy nell'oscurità.

- Sentite, - intervenne Peter - io e Edmund andiamo a cercare qualcosa per far luce.

- Cosa?!

Domandò Edmund esterrefatto a Peter.

- Dai, Ed.

Peter ed Edmund si alzarono. Susan e Lucy non li videro, però Lucy sentì Edmund pestarle i piedi e capì che si stava alzando. Ha la finezza di un ippopotamo pensò. Rimasero da sole Susan e Lucy, così Lucy si avvicinò a Susan e la abbracciò.

- Dimmi che non ci stanno attaccando.

- Non ci stanno attaccando! E' solo un temporale.

- E perchè ci siamo fermati?

- Beh.. io non lo so. Penso sia un problema tecnico del treno.

- Si.. certamente. Mi dispiace per prima.. diciamo.. mi sento in colpa.

- Oh, Lucy! Non è colpa tua! Dai, sorridi. Stai sorridendo? Sai, non ti vedo.

- Ahahahahah.

- Ora so che stai sorriden..

Venne interrotta da Edmund e Peter che entrarono con una candela.

- Ohh, finalmente un po' di luce!

Esclamò Lucy.

- Si, davvero!

Rispose Edmund. Si sedette al solito posto ed esclamò

:- Amo il temporale!

- Come?!

Chiese Lucy esasperata.

- E' bellissimo. - spiegò Edmund - Guarda i colori, la pioggia, e pensa che dopo ci sarà l'arcobaleno!

- A me non piace lo stesso.

- Fa' come vuoi.

Edmund si appoggiò con la testa sul finestrino, sperando che sarebbe riuscito a dormire un po', senza nessuno che entrasse con un coltello, magari. E questa volta ci riuscì, stranamente. Peter si sedette di fianco a Susan per riuscire a parlarle della vera guerra senza che Lucy sentisse. La piccola però, sentendosi abbandonata e leggermente stretta, si sedette vicino a Edmund, che, addormentato non se ne accorse. Si addormentò anche lei, e le ore trascorsero così velocemente che Edmund si svegliò, e quando riaprì gli occhi, li ritrovò tutti e tre addormentati, ma un peso sulla spalla destra lo fece girare: Lucy aveva la testa sulla sua spalla. Edmund, schifato o quasi infastidito, gliela spostò gentilmente e poi se la scrollò di dosso. Lei si schiantò contro il posto di Edmund e si svegliò:

- Ma sei idiota?

- Mmm.. mai quanto te.

Edmund alzò gli occhi al cielo esasperato e chiuse gli occhi.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


- Potremmo giocare a nascondino!

Propose Lucy: la noia la stava divorando pezzo per pezzo, e non era la sola. Era seduta davanti alla finestra, dove sul vetro scorreva lenta la pioggia, e lei la guardava, la guardava incontrarsi con le altre gocce e insieme fondersi. Si voltò, Edmund era spaparanzato sulla poltrona, una mano sui capelli spettinati, giusto davanti a Susan e Peter che facevano uno strano gioco sul latino.

- Ma no, perché? - rispose Peter, voltandosi verso Susan - Ci stiamo già divertendo un mondo, non vedi?

Susan emise un verso simile allo sbuffare, aveva intuito l'ironia di Peter.

- Peter, ti prego!

Lucy fece gli occhioni da cerbiatto, che Susan conosceva bene: faceva sempre quello sguardo a sua madre quando voleva qualcosa. Però, a Lucy non sfuggì l'espressione di Edmund, come scocciata, ma decise di far finta di non aver visto e proseguì.

- Lo fai per me?

Peter la guardò, poi non riuscì a nascondere un mezzo sorriso:

- Uno, due, tre...

Lucy sorrise e corse a nascondersi, non sentendo Edmund che esclamava esterrefatto:

- Cosa?!

Ma anche lui andò a cercare un posto dove nascondersi. Lucy correva senza meta in cerca di un nascondiglio. Si trovò davanti a due porte. Provo ad aprirne una ma era in qualche modo bloccata: si arrese. Fece qualche passo e si diresse verso l'altra, girò la maniglia ed entrò. Un velo bianco era steso su un qualcosa di molto grande. Mentre lo osservava chiuse la porta badando bene di non fare rumore. Si diresse verso il velo, ne afferrò un punto imprecisato e lo tirò verso terra, fino a svelare un armadio. Non seppe per quale motivo, ma decise di aprirlo. Inutile, nascondere l'emozione nel vedere così tanti vestiti era inutile, e poi l'armadio era così grande! Entrò dentro, decise che quello sarebbe stato il suo nascondiglio. Percorse nel buio l'armadio, quando inciampò su un sasso. 'Aspetta' pensò 'un sasso dentro ad un armadio?' Così si voltò, e per poco un ramo innevato non le finì nell'occhio. Rimase meravigliata dal paesaggio che e si presentò davanti. Sorrise istintivamente, e proseguì, senza assicurarsi che la porta dell'armadio fosse aperta o chiusa. Si diresse verso un lampione, l'unica fonte di luce in quel bosco innevato. Un rumore. La felicità scomparve, e la sostituì la paura. Si voltò, cercando la provenienza di quel rumore di passi che si faceva sempre più vicino, non sapeva nè dov'era nè chi fosse colui che si avvicinava, rimase a fissare un punto impreciso del bosco, quando un puntino lontano prese forma e comparve un fauno, che alla vista della bambina urlò, fece schizzare il pacco che aveva in mano e per buona misura anche Lucy urlò. Lo guardò per un istante, poi decise che non era cattivo.

- Piacere, io sono Lucy.

E tese la mano. Il fauno la guardò, non capendo cosa ci dovesse fare con quella mano. Lucy, notando il suo disagiò, lo aiutò:

- Devi stringerla.

- Perché?

Balbettò il fauno, scosso.

- Io.. io non lo so.

Il fauno strinse la mano, anzi, la scosse violentemente, poi lasciò la presa.

- Io sono Tumnus.

- Molto piacere.

Sorrise Lucy. Passò tutto il pomeriggio a casa del fauno, ancora incredula. Tornò fino al lampione, poi cercò la porta dell'armadio e vi entrò. Ad aspettarla c'erano Susan, Peter ed Edmund. Il suo sguardo si soffermò su quest'ultimo, che si voltò verso Peter, tanto per fare qualcosa.

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