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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII (Parte 1) ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII (Parte 2) ***
Capitolo 1 *** Capitolo I ***
Sedeva
su una panchina della metropolitana londinese , in attesa del treno che
in una
manciata di minuti l’avrebbe condotto allo studio della BBC
Radio 1, per
un'altra esibizione.
L’ennesima
di una lunghissima serie.
Una
scelta poco convenzionale, e probabilmente azzardata, quella di
muoversi con un
mezzo di trasporto pubblico, soprattutto per un artista di fama
internazionale
come lui. Ma quando trascorri metà del tuo tempo a
condividere gli spazi con
almeno altre sei persone, all’interno di un tourbus, il
bisogno di rimanere
solo con te stesso diventa talmente forte che la prospettiva di stare
seduto, o
in piedi, in un ambiente poco sterile non sembra poi così
terribile.
E
lui
aveva bisogno di rimanere solo.
Voleva
essere un volto tra migliaia di volti.
Uno
sconosciuto.
Nessuno.
Solo
Jared.
Osservava
il suo caffè come se nascondesse un universo inesplorato di
risposte che
aspettavano solo di essere trovate. L’inusuale freddo di
quella mattina di metà
settembre ne condensava il calore, andando a formare una nube di vapore
che
assumeva le forme più disparate, per poi disperdersi
nell’aria, nel vuoto.
Lo
stesso vuoto che adesso colmava la sua
assenza.
La
fama lo stava logorando, lentamente,
più di quanto egli stesso
avesse mai immaginato.
Eppure
doveva essere abituato alla scostante realtà che da anni
aveva deciso di
vivere. Non era un ragazzino che si era improvvisamente ritrovato al
centro
dell’attenzione dei media, bensì un uomo che aveva
sudato per costruirsi una
carriera. Aveva sacrificato molto: amici, parenti, affetti. Aveva
testato più
volte l’obbligo della separazione e il dolore che comportava.
Ma
questa volta era diverso.
Dopo
più di tre anni aveva deciso di concedere a se stesso
un'altra possibilità di
amare ancora. Aveva aperto il suo cuore ad un’anima gentile e
comprensiva, che
in punta di piedi si era fatta spazio tra la moltitudine di corpi che
fino a
quel momento avevano saziato i suoi appetiti.
A
suoi
occhi era un angelo. Un angelo che conosceva quasi ogni aspetto della
sua vita
da rockstar e che ne accettava le conseguenze.
Vivere
con lui, per lui, significava rinunciare a tutto e seguirlo ovunque per
il
mondo, oppure trascorrere la maggior parte delle notti inebriandosi del
profumo
che aveva lasciato sul cuscino, fino a quando anche questo non fosse
andato
via. Fino a quando lui non fosse tornato a riaffermare la sua presenza.
E
lei
aveva deciso di condurre la sua vita nella più totale
normalità anziché
seguirlo per il mondo, correndo il rischio di perderlo.
Gli
aveva lasciato carta bianca.
“Sarebbe
tutto più semplice se partissi con me.”, le disse
addentando un pancake.
Kate
gli dava le spalle, impegnata a trafficare con la macchinetta del
caffè.
“Dio
solo sa quanto vorrei venire via con te Jared, ma non posso.
C’è tutta la mia
vita qui a Los Angeles…e poi
l’Università… - si girò
verso di lui con due tazze
di caffè fumante- …non posso assentarmi dalle
lezioni.”
Gli
si sedette accanto, passandogli la sua tazza. Gli spostò un
ciuffo di capelli
dietro l’orecchio, si avvicinò di più a
lui e gli lasciò un leggero bacio sulla
spalla.
“Ci
sentiremo tutti i giorni, in qualsiasi momento tu abbia bisogno di me,
che sia
notte fonda o l’alba…- lo fece voltare
delicatamente con una mano-…ci sarò
sempre.”
“Ma
non sarà come averti accanto…”, rispose
lui, puntanto il
suo sguardo ghiacciato in quello
luminoso di lei. Cosa dominava quegli occhi cerulei: tristezza?
delusione? O
entrambi?
Kate
abbassò lo sguardo, sentendosi colpevole del turbinio di
emozioni che
traspariva dagli occhi di Jared. La sua scelta ne era la causa, ma lei
non
poteva partire con lui. Sarebbe stato troppo rischioso.
“Non
sono stupida, Jared. So benissimo quanto sia difficile per voi uomini
stare
senza una donna per troppo tempo.”
Si
alzò dallo sgabello e fece per allontanarsi, ma lui la
fermò prendendola per il
polso.
“
Non è solo questo Kate...”
“Sì,
lo so, lo so…mi ami e ti mancherò
terribilmente.”, rispose ironica, quasi
stesse recitando una battuta. La cosa non sfuggì a Jared.
“Lo
dici come se non mi credessi davvero!”, sbottò
irritato.
“
Vorrei crederti, ma… non mi piace illudermi.”,
disse triste, abbassando nuovamente
lo sguardo. Jared si alzò dallo sgabello, facendo attenzione
a non mollare la
presa sul polso, e le si parò davanti. Le prese in mento tra
le mani.
“Kate…guardami…negli
occhi, non le scarpe, sciocchina. Ecco. Dio, sei così bella
quando
sorridi...Adesso ascoltami, con attenzione. Io. Ti. Amo. E
né il tempo, né le
distanze, cambieranno quello che provo per te. È un dato di
fatto…è una
promessa.”
Kate
si accoccolò tra le sue braccia e poggiò la testa
sull’incavo tra il collo e la
spalla.
“
Jared, io…- lo guardò in quei pozzi di acqua
cristallina- …ti amo così tanto.
Farei qualsiasi cosa per vederti sereno…ed è per
questo che ti lascio libero.”
C’era
della disperazione in quelle parole, come se in cuor suo avvertisse
l’inevitabile.
“Kate…”,
Jared sospirò esasperato.
“
Sei libero, Jay. Puoi fare
quello che
vuoi. Andare con chi vuoi. Non ti fermerò.”
“Santo cielo Kate,
finiscila con questa
storia!”
Distolse
lo sguardo da quelle pietre preziose che Kate aveva per occhi. Era
incredibilmente infastidito. Per lui, il suo non era un atto
d’amore
incondizionato, ma una semplice dimostrazione di sfiducia. Non riusciva
a
sopportarlo. Soprattutto perché sapeva che se anche avesse
sbagliato, lei
l’avrebbe perdonato, ma che se le parti fossero state
invertite, lui non le
avrebbe mai concesso la stessa grazia.
Lui era egoista, lei no.
“No,
Jared, ascoltami.- gli prese il volto tra le mani, costrigendolo a
guardarla -
Sarò ancora qui quando tornerai! Ti prego solo di essere
discreto. Fai che non
si diffondano notizie. Fai in modo che io non lo venga mai a
sapere.”
Kate
non si era sbagliata: Jared non avrebbe resistito, e così
era stato. Ma era
anche riuscito a non far trapelare nulla delle sue avventure, a parte
quell’episodio, che non era dipeso da lui. E allora
perché gliene aveva fatto
una colpa? Cos’era cambiato? Perché si era arresa
se lo amava così tanto?
Domande
su domande, e nessuna risposta.
E
intanto erano passati ottantotto giorni, ottantotto fottutissimi
giorni, ma le
parole di lei gli rimbombavano ancora in testa, come se fosse
lì, ad
urlargliele con le lacrime agli occhi...
“
Ti avevo chiesto una
cosa, Jared, una sola! Nessun vincolo, nessun obbligo, ma un semplice
atto di
rispetto nei miei confronti: non farmi venire a conoscenza delle donne
con cui
vai a letto…”
“Non ci riesco
Jay…non ce la faccio…io…”
“…La
verità è che la fama ti sta
logorando…”
“Non siamo fatti
per stare insieme. Due mondi
troppo diversi…Noi…”
“Mi dispiace
Jared. È finita.”
Se
n’era andata. Così com’era arrivata.
All’improvviso. Ma quella volta non era
l’aveva fatto in punta di piedi. No. Lui aveva sentito forte
e chiaro quel
rumore. Quello di due cuori che si spezzano.
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Capitolo 2 *** Capitolo II ***
Eccomi
qui
con un altro capito!
Questo è
più lungo del precendente, e
scopriremo qualcosa sulla vicenda che tormenta il nostro adorato
frontman.
Ed
entrerà in
scena un personaggio un po’, come dire, particolare.
Bene,
non
anticipo nient’altro.
Fatemi
sapere
che ne pensate (nessun obbligo eh! XDDD)!
Vi
lascio alla
storia…buona lettura!
Continuava a
fissare il suo caffè,
ormai freddo. Aveva già perso due coincidenze, e ne avrebbe
perse ancora, se
non avesse avvertito una presenza accanto a lui. Un uomo dalla pelle
scura e la
barba grigia era sbucato quasi dal nulla.
Indossava un
cappotto nero, un
cappello un po’ demodé, e una sciarpa rossa.
Teneva un bastone con entrambe le
mani. I suoi occhi erano talmente scuri da risucchiarti dentro, come un
buco
nero.
Jared non
riusciva a distogliere il
suo sguardo da quella figura che sembrava racchiudere in sé
una saggezza
millenaria.
“Salve
Jared.”
Il tono
confidenziale di quell’uomo
turbò il cantante, che per lo stupore sbarrò gli
occhi.
“Scusi?”
“Non
sei tu Jared Leto?”
“Sì
ma…come fa a conoscermi?” chiese,
corrungando la fronte.
La risata
cristallina dell’uomo
spezzò la tensione che si era creata.
“Semplice
figliolo, sono un amante
del rock! – esclamò accompagnando la parola rock
con il tipico gesto della mano – Ammetto di non seguirlo
assiduamente dai tempi
d’oro dei Beatles e dei Rolling Stones, ma le mie orecchie, -
e le indicò -
nonostante l’età, funzionano perfettamente. Riesco
ancora a riconoscere il
talento quando lo sento, e la tua band, caro mio, è davvero
eccezionale.”
“Oh,
beh…la ringrazio signor?”
“Jeremia…Spencer”
Lo disse come se
l’avesse pensato sul
momento, ma Jared pensò semplicemente che
l’età gli avesse giocato un brutto
scherzo.
“La
ringrazio Signor Spencer.”
“Chiamami
pure Jeremia, figliolo!- e
gli diede una pacca sulla spalla- Senti, è da un
po’ che ti tengo d’occhio…ti
ho visto fissare per minuti infiniti quel caffè, che con
tutta franchezza io
getterei nel cestino, ma vabbè, de
gustibus…Comunque, la mia domanda è:
“Cosa
ti turba?””
Ma che diavolo
voleva da lui
quell’uomo? Non poteva semplicemente salutarlo, chiedergli un
autografo per la
nipote, se ne aveva una, e andarsene? Jared era infastidito, ma decise
comunque
di rimanere rispettoso. Era pur sempre un uomo più grande di
lui, nonostante
l’invadenza.
“Nulla.”
“Nulla
è sempre sinonimo di donna.
Non è così?”
Bingo. Il
vecchio aveva centrato il
punto. Ma questa volta il tono comprensivo di quell’uomo non
lo infastidì, e i
suoi occhi tornarono ad esercitare la loro attrazione su di lui.
Jared
annuì.
“Ti va
di parlarne?”
Quella domanda,
quel modo quasi
paterno di pronunciarne le parole, distrusse ogni barriera e
vanificò ogni
tentativo del frontman di rimanere solo con il proprio dolore.
Le parole
uscirono da sole.
“Si
chiama Kate, ed è…bellissima. La
creatura più meravigliosa che abbia mai visto. Mi ha rubato
l’anima
nell’istante stesso in cui ha incrociato i miei occhi. Mi
seguiva da tempo. Era
un’Echelon. In un certo senso l’ho vista crescere,
ma il ricordo di lei da
ragazzina è così flebile che quasi non esiste.
Il mio primo,
vero, ricordo di lei
sono i suoi occhi, luminosi e pieni di vita, che cercavano i miei
quella notte
di un anno e mezzo fà a Santa Cruz, in California, durante
lo show.
Mi
aveva aspettato fuori nonostante la
stanchezza.
Era insieme ad
altre ragazze,
groupies forse, molto belle ma mai quanto lei. Lei era come un diamante
tra i
rubini, non so se mi spiego. Ero accecato.
Quella stessa
notte avrei rotto il
patto che avevo stipulato con me stesso tempo addietro, se non mi
avesse
rifiutato: sesso con chiunque ma non con le Echelon.
Ciò
nonostante non mi arresi.
La
desideravo più di qualsiasi altra cosa e il
suo no era un motivo sufficiente
per
continuare a provare.
Mi
disse che sarebbe stata presente a molti
altri show della California.
Finii col
contare i giorni che mi
separavano da lei.
Cercavo
i suoi occhi, la sua bocca, e suoi
capelli lunghi e setosi, nelle mie amanti. Tutto inutile.
Ogni volta che
la rivedevo mi rendevo
conto di quanto quelle donne fossero distanti dalla sua bellezza.
Mi stavo
innamorando
irrimediabilmente.
Lei
era unica. E labile.
Mi
sfuggiva dalle mani come acqua cristallina.
Ero talmente
abituato a perderla che
non mi resi nemmeno conto di averla conquistata. Probabilmente fu anche
colpa
dell’alcol che avevo deciso di trangugiare quella notte.
La notte del
nostro primo bacio.
Il suo sapore,
sulle mie labbra, era
afrodisiaco.
Una droga.
Più
ne avevo, più ne volevo.
E il suo corpo.
Dio, se solo
avessi potuto possederlo
ogni attimo della mia vita.
Se fosse stato
possibile vivere
unicamente di passione, l’avrei fatto.
Ma
tutto era sul punto di cambiare.
“The
Kill” aveva varcato i confini dell’America,
e con essa si erano aperte nuove possibilità.
I Thirty Seconds
To Mars sarebbero
sbarcati in Europa, e poi in Oceania, Asia e Sud America.
Gli ultimi tre
show americani, prima
del tour europeo, si tenevano in California.
La
portai via con me.
Mi
ci erano voluti cinque giorni e un
centinaio di dollari di telefonate per convincerla ad usufruire del
tourbus
della band, per quel minitour californiano.
Sa
essere così testarda a volte.
Le
parlai della nuova avventura che ci
aspettava e le chiesi di venire con me.
Disse
che non poteva.
Potevo leggere
nei suoi occhi il
desiderio di seguirmi e il peso della sua scelta.
Ero triste e
deluso, ma non potevo
biasimarla
. È
giovane ed impegnata nella
costruzione del suo futuro. Il College. La sua amata Medicina.
Diventerà un
grande medico, ne sono sicuro.
La fine di
gennaio arrivò in fretta,
forse anche troppo.
Le
chiesi nuovamente di partire con me. Non
avevo nulla da perdere in fondo.
Ricevetti un
altro no e una nuova
chance: mi aveva concesso la libertà di andare con altre
donne se l’avessi
reputato necessario.
Sapeva quanto
gli uomini potessero
essere deboli, e io non facevo eccezione.
C’era
una sola condizione: lei non
avrebbe mai dovuto saperlo.
Nessuna
voce. Nessun sospetto.
Notti segrete in
cui ero solo un corpo
senz’anima che soddisfava i suoi bisogni più
impuri.
I primi due mesi
non furono
difficili.
Le date erano
poche ed intervallate
da lunghe pause che mi permettevano di tornare a LA, e di stare con lei
abbastanza a lungo da imprimermi nella mente l’odore della
sua pelle e il
calore del suo corpo.
Ma poi
arrivò aprile, che avrebbe
portato con sé tre settimane di astinenza dalla mia droga
preferita.
Provai
a restarle fedele, ma con il passare
del tempo l’intensità dei miei propositi si
affievoliva. Insomma, certe
abitudini non muoiono mai, e l’essere circondato da belle
donne che avrebbero
fatto qualsiasi cosa per una notte con me non mi aiutava.
Era un circolo
vizioso: più passava
il tempo, più cresceva la mia fama;
più
cresceva la mia fama, più aumentavano le donne;
più passava il tempo, più
saliva il mio desiderio.
Cedetti una
volta, poi due, poi tre,
e così via, ogni notte; come un assassino al quale non
cambiava nulla uccidere
una persona, o ucciderne cento.
Avevo il suo
benestare, ed ero sempre
stato bravo a nascondere alla gente le mie avventure.
Di me si
è sempre e solo saputo ciò
che volevo si sapesse.
Continuavo ad
amare Kate ma qualcosa
si era rotto.
“Lontano
dagli occhi, lontano dal cuore”.
Riuscivo a
gestire fin troppo bene la
sua mancanza, e Kate tornava ad essere il centro del mio universo solo
per il
tempo di una telefonata.
Se fossi stato
abbastanza bravo,
avrei avuto tutto: la musica, i viaggi, il sesso promiscuo e
l’amore di Kate.
Ero cambiato, o
forse ero
semplicemente tornato quello di sempre.
Mi
sentivo una versione romantica di Dr Jekill
e Mr Hyde : fidanzato perfetto in America, bastardo senza cuore
all’estero.
Ma
la situazione mi sfuggì di mano: non avevo
previsto la vendetta di una donna.
Era la
più tenace di tutte.
Quella
modella bionda sarebbe stata capace di
conquistare qualunque uomo. Ammaliatrice per passione, voleva essere
unica per
chiunque la tenesse tra le sue braccia. Ma io appartenevo a
qualcun’altra e lei
non riusciva a sopportarlo.
Così
decise di intervenire.
Si
presentò a casa mia in una calda
giornata di giugno, mentre ero impegnato per un altro giorno in Europa,
e
raccontò a Kate della notte che avevamo trascorso insieme
dopo il NovaRock, in
Austria, descrivendola come l’ultimo di una lunga serie di
incontri.
Kate
avrebbe voluto non crederle, ma i
dettagli del mio tatuaggio nascosto* erano una prova sufficiente.
Il mio ritorno a
Los Angeles fu
semplicemente terribile.
Non era venuta
in aeroporto sebbene
sapesse l’ora del mio arrivo. La chiamai al cellulare ma era
spento.
Avevo un
terribile presentimento,
così mi diressi il più velocemente possibile a
casa.
Uno strano
silenzio mi accolse.
Nessun
abbraccio.
Nessun bacio
appassionato.
Mi catapultai in
camera mia.
Kate
sedeva ai piedi del letto, con una nostra
foto in mano. Aveva il volto distrutto, come se avesse trascorso una
notte
insonne. O forse due.
Mi avvicinai
lentamente. Non volevo
spaventarla. Sembrava sconvolta, e non ne conoscevo il motivo.
“Kate,
tesoro, sono
qui…sono tornato.”
Passai
una mano sui suoi lunghi capelli. Si
irrigidì ancora di più. Pensai subito al peggio.
“
È successo qualcosa?
Ti hanno fatto del male mentre io non c’ero?”
La sua risposta
fu il silenzio. La
strinsi forte a me.
“Parla.
Dì qualcosa.
Qualunque cosa sia, la supereremo insieme amore…”
A quelle parole
si voltò di scatto
verso di me. Potevo leggere la rabbia nei suoi occhi.
“Non.
Chiamarmi.
Amore.”
Sbarrai gli
occhi per la sorpresa.
“C-Cosa?”
“Non
chiamarmi Amore!
Smettila di mentirmi! E lasciami! Mi fai schifo!”
Mi spinse
lontano da lei, strappò la
foto e si alzò dal letto.
“Ma
che ti prende?”
“Lo
sapevo. Lo sapevo.
Lo sapevo. Lo sapevo!”
Camminava
nervosamente avanti e
indietro, portandosi le mani tra i capelli.
“Cosa
sapevi Kate?
Spiegati! Fammi capire!”
Si
fermò e puntò i suoi occhi nei
miei.
“ Che
dovevi rimanere
chiuso in quel fottuto cassetto. Che avresti dovuto continuare ad
essere
soltanto la voce di un cd. Un poster. Il mio idolo.
Che tutto questo
era
sbagliato.
Che noi due
eravamo
sbagliati.
Che
io ti avrei amato sempre e comunque, senza
ricevere nulla in cambio. Che tu mi avresti amata per un’ora
o due al massimo,
ricevendo tutta me stessa.
Che saresti
partito.
Che non avresti resistito.
Che
non avresti tenuto fede alle tue
promesse.”
Ecco
perchè continuava a mantenere
delle distanze fra di noi: aveva paura di quello che rappresentavo.
Dell’uomo
che ero.
Darmi
totale fiducia e abbandonarsi
completamente alla mia vita, rinunciando alla sua, era un rischio che
non
poteva correre. Non c’erano garanzie nel mio modo di amarla.
L’avrei
distrutta lentamente.
Questo
pensiero mi raggelò il sangue. Ero
pietrificato, attonito. Non riuscivo a proferire parola. E lei
continuava a
parlare con le lacrime che le offuscavano la vista.
“ Ti
avevo chiesto una cosa, Jared, una sola!
Nessun vincolo,
nessun
obbligo, ma un semplice atto di rispetto nei miei confronti: non farmi
venire a
conoscenza delle donne con cui vai a letto.
E invece, ecco
che mi
ritrovo una modella bionda davanti alla porta di casa, che mi vomita
addosso i
dettagli della vostra pseudorelazione!”
Capii subito a
chi si riferiva.
Quella
puttana le aveva mentito, ma ciò non
annullava le mie colpe. Avrei voluto urlare la mia rabbia a causa di
quella
maledetta donna, ma mantenni la mia stoica calma. Avevo una buona carta
da
giocare per uscire indenne da quella storia.
Per
risolvere tutto.
“Non
c’è nessuna
“pseudorelazione”.
Una
notte, una sola notte insieme. Sesso e
nient’altro.
Sapevi che
l’avrei
fatto, no? Sapevi che non avrei resistito a lungo senza di te.
Me
l’hai detto tu
stessa, o l’hai dimenticato?”
Senz’alcun
dubbio la miglior difesa rimane l’attacco.
Ero
stato semplice, diretto, e apparentemente
disinteressato. Come se non fossi stato io. Come se non
l’avessi tradita.
“
Sì…ma…”
Non sapeva cosa
dirmi. Era tutto
vero: era consapevole che io, come tutti gli uomini, fossi un debole
con dei
bisogni e mi aveva dato il permesso di soddisfarli. Non le lasciai il
tempo di
replicare, e continuai ad infierire.
“ E
allora perché te la
prendi così tanto??
Io
non posso controllare le azioni degli
altri!
Non le ho mica
detto io
di venirti a cercare! Non ne sapevo nulla.
Io
ho fatto il mio dovere.
Nessun
paparazzo,
nessun giornale, nessuno sa di lei.
Il tuo onore
è
intatto.”
“E il
tuo? Il tuo lo
è?”
No. Non lo era.
Mi facevo schifo, ma
che senso aveva ammetterlo? Ormai il danno era fatto.
Rimasi sulla
difensiva.
“Non
è di me che stiamo
parlando.”
“No,
hai ragione. Stiamo
parlando di noi e del fatto che non te ne importa nulla.”
Forse era
davvero così, ma la sua
presenza mi confondeva. Negai.
“Non
è vero…e lo sai.”
“Io
non so più niente…”
Le sue lacrime
mi facevano
maledettamente male. Era tutta colpa mia.
“
Kate…Dio, Kate,
smettila di piangere, non sopporto vederti in questo modo.”
“Non
ci riesco Jay…non
ce la faccio…io…”
“
Shhhh, vieni qui…”
L’abbracciai.
Non mi ero reso conto
di quanto mi fosse mancato tenerla tra le mie braccia. Non si oppose.
Era
troppo stanca per farlo.
“Io
credevo di
riuscirci, di essere forte abbastanza per sopportare le distanze, i
tradimenti,
la solitudine, la tua fama, ma…mi sento così
debole adesso…”
Sentivo le sue
lacrime attraverso la
maglietta. La stringeva come se fosse l’unica cosa che le
permetteva di tenersi
in piedi. Le presi il volto tra le mani e la guardai dritto negli occhi.
“Sono
io ad essere
debole Kate.
Sono io che non
riesco
a dare un freno ai miei istinti e mi dispiace…non sai
quanto…ma è la mia vita:
è smodata e apparentemente senza senso, ma è
quello che ho sempre voluto.
È
un sogno che si sta avverando.
Dopo anni di
sacrifici
le porte si sono finalmente spalancate…e mi dispiace che le
implicazioni
colpiscano soprattutto te. Dovrei lasciarti andare via, ma sono troppo
egoista
per farlo.
Non
riesco a sopportare l’idea di non averti
accanto al mio ritorno.”
Ero sincero. E
Kate aveva smesso di
piangere. Si sarebbe risolto tutto…o almeno così
credevo.
“È
così difficile per
me, Jay. Sono costantemente divisa tra ciò che sono e
ciò che vorrei…per
entrambi.
Da
Echelon urlerei con quanto fiato ho in gola
l’orgoglio e la felicità per il successo che state
ottenendo. Ve lo meritate,
siete così bravi! Non c’è stato un
momento in cui ho pensato che non ce
l’avreste fatta.
Ma da donna,
quella che
ha scelto di essere la tua compagna, tremo all’idea di
ciò che potrebbe
accadere.
Ho paura che un
giorno
tu non tornerai…”
Osservavo le sue
labbra rosse e
martoriate. Quanto desideravo quei morbidi petali di rosa.
“
Tornerei sempre e
comunque…da te…”
Mi avvicinai.
Ero distante un soffio
dalla sua bocca. Lei scosse il capo in segno di diniego e tolse le mie
mani dal
suo viso.
“No,
Jared.
La
verità è che la fama
ti sta logorando, e che un giorno farà ritorno un uomo che
avrà le tue stesse
mani, le tue stesse labbra e i tuoi stessi occhi…ma non
sarai più tu.
E io non potrei
sopportarlo. Sarebbe troppo per il mio povero cuore.”
Acqua
cristallina via dalle mie mani.
Di nuovo.
“No…”
“
È così Jay…è chiaro
come il sole.”
“No!”
“ Non
siamo fatti per
stare insieme. Due mondi troppo
diversi…Noi…”
Dovevo fare
qualcosa.
“Basta,
smettila! So
già dove vuoi andare a parare. Non dirlo, non pensarlo! Non
farlo!”
“È
la cosa più giusta da fare.”
“Non
lasciarmi Kate! Ti
prego!”
Avrei voluto
fermarla.
“Mi
dispiace Jared. È
finita.”
Ma non lo feci,
e così Kate uscì da
quella porta e dalla mia vita.
In un attimo
l’avevo persa.”
Jared
tornò a guardare l’uomo accanto
a lui.
“È
andata via così, Jeremia. E io le ho
permesso di farlo.
La paura aveva
battuto il mio
egoismo.
No,
ma che dico? Ero semplicemente troppo
codardo per prometterle che sarei cambiato, e troppo egoista per fare
qualcosa
per riuscirci davvero.
Sono
una fottuta rockstar, con fottuti vizi. E
la fama mi sta logorando.
Ma
la sua assenza, adesso, mi sta distruggendo
l’anima.”
*Si
vocifera che Jared abbia un tatuaggio in una zona del
corpo nascosta alla vista.
Non
so quanto ci sia di vero in questa storia, ma nel
dubbio, ho comunque utilizzato questa informazione come prova della sua
colpevolezza.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo III ***
Oh,
ma salve
mie prodesse???
Esisterà
mai
questo termine?? Mmmmh, mi sa che l’ho appena
inventato…
Ma
va bene! Avrete
comunque recepito il messaggio, per cui la smetto subito e torno seria!
Non
anticiperò
nulla del capitolo, ma
volevo
ringraziare tutte le fanciulle lì fuori che seguono e
preferiscono la mia
storia, e in particolar modo __Jude
che
puntualmente lascia il suo parere, incoraggiandomi!^_^
Bene,
vi
lascio alla lettura, nella speranza che qualcun altro si faccia avanti
e lasci
un commentino!
Jared disse
tutto di un fiato, come
se fosse in trance. Si voltò verso Jeremia che lo guardava
con quegli abissi che
aveva per occhi.
“Beh
figliolo, il primo passo per
risolvere un problema è ammetterlo. Sei ancora innamorato di
lei. Cos’hai
intenzione di fare a riguardo?”
Cosa avrebbe
dovuto fare?
Andare
da lei e dirle che era un bastardo, che
non la meritava affatto ma che la desiderava più di
qualsiasi altra cosa?
Era
da stupidi.
E soprattutto,
era vero solo a metà.
Non
avrebbe mai potuto rinunciare totalmente
alla sua vita da star.
“Com’è
che si dice in questi casi? Se la ami,
lasciala andare. Ha preso la
sua decisione, e la rispetterò fino alla fine.”
“Vuoi
scegliere la strada più
semplice, dunque?”
Era quella la
strada più semplice?
Soffrire ogni
santo giorno perché di
lei non ne restava che il ricordo era la strada più
semplice?
No. Non era
possibile.
Cosa voleva dire
quel vecchio?
“La
strada più semplice?”
“Sì
figliolo. Da che mondo è mondo, è
più facile non fare nulla che fare qualcosa. E tu hai scelto
di non fare
nulla.”
“Io ho
scelto di fare la cosa più
giusta. Per lei.”
“Per
te, semmai.”
“Cosa?
No! È la cosa migliore per
entrambi.
ENTRAMBI.
Insomma
Kate ha ragione: veniamo da realtà
diametralmente opposte.
Siamo come gli
abitanti di due
pianeti diversi, come potremmo funzionare insieme? Sarebbe difficile,
se non
impossibile.”
“Nessuno
ha detto che sia semplice,
Jared. Ma niente è impossibile se lo si desidera veramente.
Guarda lì…”
L’uomo
indicò qualcosa davanti a sé.
“
Cosa? Vedo solo binari.”
“Proprio
quelli.”
Jared
corrugò la fronte, confuso. Poi
scoppiò in una risata sarcastica.
“E che
c’entrebbero i binari con
tutta questa storia??”
“
L’hai detto tu che le distanze e la
diversità rendono impossile ogni cosa, no? Hai la prova del
contrario proprio
sotto al tuo naso.”
“Due
semplici aste parallele in lega
metallica non fanno una prova.”
“Non
se le vedi come semplici aste
parallele in lega metallica.
Prova
ad andare oltre, figliolo.
I binari sono
molto di più.
Sono due amanti
vittime di un destino
crudele.
Non posso
toccarsi, non posso
sfiorarsi. Sono congelati in una distanza che non può
variare, a causa di una
necessaria ed intrinseca diversità.
Percorrono
cammini che non si incroceranno
mai, ma che portano ad una stessa meta.
Ciò
che è separato e diverso non dovrebbe
funzionare, eppure osserva il miracolo di due essenze che si sono fuse
insieme,
pur mantenendo la loro individualità.
Due elementi,
due strade, un solo
viaggio.
Hai
davanti a te l’impossibile che diventa
possibile.”
Binari.
Jared e
Kate erano due binari.
Due
anime distinte e separate accumunate da un
unico destino: amarsi.
Era giunto il
momento di camminare
insieme. Di fare parte della medesima stazione. Di sacrificare tutto
ciò che
non aveva importanza.
Ma era davvero
pronto a cambiare per
lei?
“
Sì, figliolo, lo sei. Sei pronto.”
La voce di
Jeremia ruppe il silenzio
meditabondo di Jared, che si voltò di scatto con
un’espressione confusa.
Aveva per caso
pensato ad alta voce?
“Come…?”
“Come
faccio a saperlo? Semplice
ragionamento deduttivo.”
“No,
cioè,
sì…insomma…io…non ho
parlato…almeno credo.”
“Figliolo,
sono abbastanza vecchio da
sapere quali dubbi possono attanagliare un uomo in momenti come questi,
anche
se non mi vengono riferiti.”
Il discorso di
Jeremia non faceva un
piega.
Ma se anche
fosse stato pronto, chi
gli assicurava che non fosse già troppo tardi?
“Non
è mai troppo tardi.”
Ok, gli
interventi di quell’uomo
cominciavano ad inquietarlo.
Ma chi era? Da
doveva veniva?
Qualunque
fosse la risposta, il vecchio aveva
ragione: non tutto era perduto.
Ma
cosa fare per riaverla indietro, per
convincerla a riprovare?
Non
poteva mica presentarsi a casa sua, con un
mazzo di rose in mano, e uscirsene con qualcosa del tipo:
“Ciao
Kate, sono quel coglione che ti
ha spezzato il cuore perché non sa tenere
l’uccello nei pantaloni per due
giorni di fila.
So di non
meritare il tuo perdono, né
tanto meno di meritare te, ma ti amo da impazzire e il pensiero di non
averti
mi sta uccidendo.
Sono un
imbecille, ma anche gli
imbecilli hanno il diritto di vivere, no?
Allora, per il
bene di tutti gli
imbecilli di questo mondo, mi daresti un’altra
chance?”
…e
pretendere pure che non gli
sbattesse la porta in faccia.
No,
probabilmente, non sarebbe andata così.
Conoscendola, le
avrebbe prima riso
in faccia e poi gli avrebbe sbattuto la porta.
Fu distratto da
Jeremia che rideva
sommessamente, come se stesse cercando di trattenersi.
“Cosa
c’è di così divertente?”
A quel punto
Jeremia scoppiò a
ridere.
“Ma
no, niente figliolo! È solo
che…sei uno spasso!”
“Eh??”
Era per caso
impazzito quel vecchio?
O forse era sotto effetto di qualche stupefacente?
“Ma
no, figliolo…lascia perdere!
Senti, mai pensato di ricorrere alla musica?
Hai un enorme
talento dalla tua
parte, perché non sfruttarlo?
Ai miei tempi le
serenate
funzionavano sempre.”e gli fece l’occhiolino.
“Dovrei
presentarmi sotto casa sua
con una chitarra in mano e strimpellarle un’improbabile
canzone d’amore? Oh,
andiamo!”
Il sarcasmo di
Jared poteva essere
davvero irritante a volte.
“Siamo
nel ventunesimo
secolo…esisteranno pure mezzi più rapidi ed
efficaci! Cosa sei venuto a fare a
Londra?”
“Lavoro.
Ho un’esibizione in una
radio e un concerto stasera*.”
“Bene,
comincia da qui.”
“Lei
non sarà presente al concerto.”
“C’è
sempre la radio.”
“Vive
a Los Angeles. Dubito che si
prenda la briga di ascoltarmi in diretta, non dopo quello che
è successo.”
“ Se
era tua fan da tempo, avrà
sicuramente qualche amica che segue la tua band, no?
Glielo
riferiranno.
E
poi, non c’è quel sito dove mettono di
tutto…com’è che si chiama?
YouSub…no, aspetta, forse era YouCube…”
“YouTube.”
“Ah
sì! YouTube! Grabriel** lo nomina
in continuazione.
Quindi, problema
risolto!”
Jared doveva
ammette che l’idea di
quell’anziano uomo non era poi così male.
Anzi, era
geniale.
Qualunque cosa
si fosse inventato,
con molta probabilità avrebbe raggiunto le orecchie di Kate.
“Dovrei
scriverle una canzone?”
“Ah
figliolo, potrei dirti di sì, ma
sinceramente è un campo di cui non mi occupo.
La musica
intendo.
Ho un unico
consiglio: “Lascia che il
cuore e la mente ti guidino verso la scelta
migliore.””
La scelta
migliore.
Il concerto. La
radio…ma sì certo!
Jared
prese il cellulare.
Con sua enorme
sorpresa vide tre
chiamate perse e cinque messaggi da parte di Emma e Shannon.
Non si era
accorto di nulla.
Il Blackberry
cominciò a vibrare: era
suo fratello. Rifiutò la chiamata e gli inviò un
messaggio in cui gli
comunicava che stava arrivando.
Controllò
l’ora: erano le nove e
trentacinque. Sarebbe andato in onda alle dieci e mezza.
Doveva scappare
se voleva avere il
tempo di attuare le nuove disposizioni, quelle che aveva appena
elaborato nella
sua testa e che quindi conosceva solo lui.
“Io
devo andare.”
Jeremia
annuì.
Jared ripose il
cellulare in tasca,
mentre cercava le parole giuste per ringraziare quell’uomo.
Lo guardo dritto
in quegli occhi neri
come la pece, abbassò lo sguardo un po’
imbarazzato e cominciò a parlare.
“Jeremia,
non credo esistano parole
adeguate per esprimere la mia gratitudine.
Se non fosse
stato per te, avrei
continuato a struggermi l’anima senza trovare la forza di
reagire.
Avrei proseguito
il mio cammino,
trascinandomi a forza, per non soccombere.
Per non deludere
chi ha sempre
creduto in me.
Mi
sentivo un naufrago che in un mare di sofferenza
viene spinto a riva da onde generate da correnti salvifiche.
Ma sopravvivere
non mi basta, ora lo
so.
Per cui, ti
ringrazio Jeremia.
Grazie.
Hai salvato il
mio cuore. Stai
salvando la mia vita.”
Il silenzio che
seguì le parole di
Jared, costrinse quest’ultimo ad alzare lo sguardo. Con sua
enorme sorpresa, al
posto degli occhi scuri di Jeremia, si ritrovò di fronte
quelli sconvolti di un
bambino, che cercava di attirare l’attenzione della madre
tirandole la gonna.
“Mamma…Mamma!
Quell’uomo parla da
solo! Mamma!”
Da solo??
Si
voltò a destra e a sinistra in
cerca dell’anziano uomo che sedeva accanto a lui fino a
qualche secondo prima,
ma di lui nessuna traccia.
Si
era come volatilizzato.
Che il bambino
avesse ragione?
No,
non era possibile.
Era un uomo
lacerato dal dolore, non
un pazzo che parlava da solo…o forse sì?
Jared,
incrociò lo sguardo della
madre del bimbo, una tipica donnina inglese dai capelli rossi e gli
occhi
chiari, e con sommo piacere notò un leggero rossore colorare
le sue guance.
Poteva anche
essere un folle, ma di
sicuro era un folle attraente.
“Tom,
ti ho detto mille volte che le
bugie non si dicono! Mi scusi tanto signore, ma mio figlio ha una
fervida
immaginazione!”, esclamò con imbarazzo.
“Tipico
dei bambini signora, non si
preoccupi!”, disse Jared, sfoderando uno dei suoi sorrisi
migliori.
“Ma
io non me lo sono immaginato, mamma! Io
l’ho visto! Parlava con un certo Jeremia! Diceva :
“Grazie, grazie…” e poi
altre cose!”
“Tom,
smettila immediatamente e
chiedi scusa al signore!”
“Ma
io…”
“Niente
ma! Vai. A. Chiedergli.
Scusa. Forza!”
Il bimbo,
rassegnato, si avvicinò a
Jared.
“Mi
scusi tanto signore.”
Jared gli
scompigliò i capelli.
“Non
preoccuparti. Non è successo
niente!”
Vide la metro
avvicinarsi e si alzò
dalla panchina.
La madre del
bambino si scusò
nuovamente prima di andare via, trascinando il figlio per mano.
Jared fece per
entrare nel mezzo, ma
non prima di dare un’ultima occhiata in giro.
E
lo vide, in una zona in penombra.
Jeremia lo
guardava sorridente.
Stava dicendo
qualcosa. Forse “Buona
fortuna”.
Jared
mimò un “Grazie”, mentre le sue
labbra si allargavano in un meraviglioso sorriso.
Jeremia rispose
con un cenno del
capo. Diede le spalle a Jared con la lentezza tipica degli anziani, e
scomparve
nel buio.
No, Jared non
era pazzo.
Quell’uomo
esisteva davvero.
Era il suo
angelo.
*In
realtà, l’esibizione
alla radio è stata subito dopo il concerto alla Brixton
Academy (così ho letto
in giro), ma per questioni di tempistica, ho invertito
l’ordine cronologico
degli eventi (perché ME può U_U XDDDDD).
**Gabriel
è l’Arcangelo
Gabriele (giuro di
non aver fumato nulla
durante la stesura del suddetto
capitolo!^_^”””)
|
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Capitolo 4 *** Capitolo IV ***
Salve
fanciulle!
Questo
sarà
un capitolo pieno di ricordi e in più scopriremo(in parte)
cosa Jared ha in
mente di fare per riconquistare Kate…
Bene,
enjoy
it!^_^
Gli ci vollero
venti minuti per
giungere alla sede della BBC Radio 1.
Una piccola
folla di fan attendeva il
suo arrivo davanti all’ingresso.
Riuscì
miracolosamente a liquidarli
con un: “ Ragazzi, mi dispiace tanto, ma vado di fretta!
Prometto che mi farò perdonare
al termine della trasmissione!”, rigorosamente accompagnato
dal suo solito
sorriso sghembo e un occhiolino.
Si
affrettò a raggiungere gli altri,
che nonostante fossero decisamente arrabbiati, non appena lo videro
tirarono un
sospiro di sollievo. Shannon fece per dire qualcosa ma Jared non gli
diede il
tempo.
“Rimandiamo
i rimproveri, o gli
insulti, a più tardi ok? C’è un cambio
nella scaletta e abbiamo poco tempo per
organizzarci.”
“Di
che diavolo parli Jared?? Quale
cambio di scaletta?”
Shannon riusciva
a malapena a
trattenersi dal prenderlo a sberle.
“Quello
che ho deciso stamattina,
mentre ero in metropolitana. – rispose Jared imperturbabile - La cover di Stronger al
posto di Message in a
bottle.”
“Porca…Ti
è per caso andato di volta
il cervello nel giro di qualche ora??
Cristo santo,
Jared!
Non pretenderai
mica che te
l’accordiamo?? L’avremmo provata sì e no
due volte quella canzone!
Non siamo
pronti. La faremo un’altra
volta!”
“Ce le
faremo bastare Shan.
Io devo cantare
quella canzone. Oggi,
non un altro giorno!
Prima che sia
troppo tardi.”
Aveva uno
sguardo deciso e
supplichevole, come se per lui fosse una questione di vita o di morte.
Il tono di
Shannon si addolcì
repentinamente.
“Troppo
tardi per cosa, Jared?”
chiese confuso.
“Per
riaverla indietro, Shan.”
Non fu
necessario aggiungere altro.
Il fratello maggiore capì.
“Bene.
Tomo, Tim,
andiamo di là. Abbiamo
circa 10 minuti per provare Stronger un’ultima volta prima di
andare in onda.”
I due annuirono.
Jared
sorrise al fratello e lo seguì, mentre
nella sua mente riaffioravano i ricordi di quel freddo pomeriggio di
metà
febbraio…
“Amo i
Black Sabbath.”
Avevano deciso
di
rimanere in casa.
Troppo
freddo per uscire.
Giacevano
entrambi sul letto di Jared.
Quest’ultimo aveva la testa poggiata sulle gambe di Kate.
“I
Black Sabbath??”
chiese voltandosi verso di lei, smettendo di giocare con una ciocca dei
suoi
lunghi capelli.
“Esatto.
Perché ti
stupisci tanto?” rispose lei sorridendogli, mentre gli
spostava un ciuffo
ribelle dal volto.
“Non
sembri un tipo da
Black Sabbath.”
Kate rise.
“Non
sembro tante cose
Jared.
Non sembro
un’amante
dell’arte e della filosofia. Non sembro una cultrice di
cinema. Non sembro un
futuro medico.
E
nessuno direbbe mai che una con questo
faccino, e con neanche l’ombra di un tatuaggio, adori i
Nirvana, gli Iron Maiden,
gli AC/DC, i Linkin Park, i Muse, gli Avenge Sevenfold, gli Slipknot e
che
soprattutto idolatri Ozzy Osbourne come l’ultimo dei grandi
rocker…eppure sono
tutte queste cose.”
In effetti
quella
ragazza era una continua sorpresa.
Era come uno
strano
rebus, a tratti semplice e a tratti impossibile.
Questo era uno
dei
motivi per cui aveva cercato in tutti i modi di fare parte della sua
vita.
Lo teneva
sveglio. Con
lei non si annoiava, mai.
Ma
aggrottò le
sopracciglia non appena si accorse che qualcosa non quadrava nelle
parole di
lei.
“Non
credi di aver
dimenticato qualcuno?” chiese Jared alzando un sopracciglio.
Kate
assunse un’espressione meditabonda, e si
morse il labbro inferiore facendolo impazzire.
“Mmmh…sì,
hai ragione…-
Jared si preparava a sorridere vittorioso, sicuro della sua risposta-
…ho
dimenticato i Nine Inch Nails.” ma il sorriso gli
morì sulle labbra.
Decise di
riprovare.
Avrebbe dovuto ammetterlo prima o poi.
“Nessun’altro?”
“Gli
U2. Mi piacerebbe
essere adottata da Bono.” disse con aria sognante.
“Manca
ancora
qualcuno…”
“No,
non mi pare…”
Jared si mise a
sedere
e puntò i suoi occhi in quelli di Kate.
“Sicura?”
Lei
annuì.
Lui
si avvicinò fino ad incastrarla tra il suo
petto e la testata del letto.
“Davvero?”,
sussurrò a
pochi centimetri dalle sue labbra, sistemandosi meglio tra le sue gambe.
“Sì…”
biascicò lei, con
il respiro accelerato.
Con un gesto
rapido ed
esperto, la stese completamente sotto di lui reggendosi sui gomiti per
non
pesarle troppo.
Con la mano
destra
sfiorava la sua coscia.
Kate
portò le sue mani
tra i capelli di lui, lunghi e con ancora qualche residuo di rosso alle
punte,
e cercò di avvicinarlo a sé per baciarlo.
Ma Jared
portò la testa
indietro, facendola gemere di frustrazione.
“Ah
ah, sarebbe troppo
semplice non credi? Dillo.”
“Neanche
per sogno.”
Lei si
contorceva mente
lui continuava a sfiorarla e a salire sempre più
sù con quella maledetta mano,
facendola ansimare lievemente.
Era quasi
arrivato
all’altezza della sua intimità.
“Kate…”
La stava
sfiorando
proprio lì, dove era più sensibile.
Lei si arrese.
Vittoria.
“ I
Thirty Seconds To
Mars sono i migliori!
Talmente bravi
da
creare dipendenza, talmente straordinari da non poter essere paragonati
a
nessun’altro!
Sei contento
adesso?”
“Molto…”
e scese a
baciarla, ormai anche lui al limite della sua resistenza.
Erano ancora
nudi in
quel letto sfatto.
Kate teneva la
testa
poggiata sul petto di Jared che le stava accarezzando una spalla.
“Jared?”
“Mmh?”
Alzò
la testa per
guardarlo negli occhi.
“Ora
che ci penso…ho
dimenticato di annoverare qualcuno…”
“E chi
sarebbe?
Sentiamo…”
“Kanye
West.”
“Un
rapper? Credevo che
amassi solo il rock et similia…”
“Ed
è così, ma lui è
incredibile.
È uno
di questi artisti
che mettono anima e cuore in tutto quello che fanno.
Non lascia mai
nulla al
caso…mi ricorda te, in un certo senso.”
“Le
dimensioni ci sono
in effetti…” sorrise sornione.
“Jared
sei…un porco!” e
si alzò, scuotendo la testa con un’espressione tra
lo schifato e il divertito.
“Oh
avanti! Scherzavo!
Torna qui!”
La
tirò nuovamente a sé
e le baciò la fronte.
“Qual
è la sua canzone
che preferisci?”
“Dici
di Kanye?”
Jared
annuì.
“Senza
dubbio Stronger…
N-n-now
th-that don’t kill me, can only make me stronger…I
need you to
hurry up now, cause I can’t wait much
longer…”
“I
know I got to be right now, cause I can get much
wronger…Man, I been
waiting all night now, that’s how long I been on
ya…”, continuò Jared.
“I
need ya right now”
cantarono insieme, scoppiando a ridere.
“La
conoscevi allora?” disse
lei mettendosi a cavalcioni su di lui,
trascinando con sé le lenzuola.
“Non
sei l’unica fan di
Kanye.”
“Questa
me la segno,
cara la mia rockstar…” e scese a baciargli la
clavicola, salendo piano sul
collo, godendo del suo odore unico e inconfondibile.
“Ne
verrebbe fuori una
cover interessante…” riflettè Jared con
apparente indifferenza, mentre le sue
mani scorrevano sulla pelle nuda di Kate, che a quelle parole si
staccò da lui
per guardarlo nelle iridi ghiacciate.
“Oddio,
la faresti
davvero?”
Quel sorriso,
quegli
occhi così luminosi e vivi.
Avrebbe fatto
qualunque
cosa pur di vedere sempre quella luce nei suoi occhi.
“Chiedimelo.”
Kate
portò una ciocca
di capelli dietro l’orecchio e, com’era sua
abitudine quando era leggermente in
imbarazzo, si morse il labbro prima di parlare.
“Canteresti
Stronger,
per me?”
Jared si strinse
a lei,
avviluppandola con le sue forti braccia.
“Oh
no, farò molto di
più…- era ad un soffio dalle sue labbra
-…la riarrangerò solo per te.”
La
baciò come se solo
grazie al suo respiro riuscisse a sua volta a respirare. E si amarono
come se
quel giorno potesse essere l’ultimo.
Dopo qualche
settimana
Jared si decise finalmente ad andare in studio e a mettersi al lavoro
sulla
canzone, con sommo dispiacere del fratello maggiore reduce da una
serata, come
dire, movimentata.
“Si
può sapere perché
ci hai trascinati tutti qui alle nove del mattino? Non mi pare che
avessimo
parlato di metterci al lavoro su un nuovo album.” chiese
Shannon, stravaccato
su uno dei divanetti dello studio, ancora mezzo addormentato.
“Infatti
non siamo qui
per un nuovo album…”
“Ah
no?”
“No.
È da un po’ che ho
quest’idea in testa. Vorrei riarrangiare il nuovo singolo di
Kanye West:
Stronger.”
“E
perché ci tieni così
tanto a fare una cover di West?”,
“ Una
cover?? Questa
sarà LA cover, Shan.”, risposte Jared da dietro al
suo mac, impegnato nella
ricerca di un riarrangiamento decente.
“Per
l’esattezza sarà
LA cover di una cover.” disse Tomo, mentre strimpellava la
sua amata Gibson,
guadagnandosi un’occhiata truce da parte di Jared.
Tomo
alzò le braccia a
mo’ di resa.
“Era
giusto per essere
precisi, amico!”
“Taci
croato.”
Tomo
bofonchiò qualcosa
e tornò a concentrarsi sulla sua chitarra.
“Non
hai comunque
risposto alla mia domanda, Jay.”, riprese Shannon.
“Ho
deciso di darmi al
rap. Non posso?” sbottò
irritato.
“E
sentiamo…quando avresti deciso di diventare
il nuovo Dr Dre?”
“È
una passione
maturata col tempo.”
Shannon
si tolse gli occhiali da sole da sopra
il naso, e lo guardò inarcando le sopracciglia.
“Jared…”
disse
canzonatorio.
Il minore dei
Leto
sbuffò per la frustrazione.
“E va
bene! L’ho
promesso ad una persona.”
“
Fammi indovinare…è una persona slanciata,
con i capelli lunghi, decisamente carina, anzi anche troppo, e di nome
Kate?”
Jared
deglutì a vuoto,
serrando le mascelle in evidente imbarazzo.
“Ah lo
sapevo! Ti stai
rammollendo fratellino!”
Tim
e Tomo sogghignavano divertiti dalla
comica scenetta offerta dai Leto Bros.
“Shannon
smettila di sparare cazzate!
E
poi la canzone piace anche a me. È un genere
nel quale non mi sono mai cimentato.
Voglio dire,
è evidente
che non sono un rapper.
Questa cover si
dimostrando una sfida alquanto interessante.”
“Tzè,
sfida alquanto interessante…”gli
fece il verso Shannon.
“Senti,
ho di meglio da
fare che farmi prendere per il culo dal sangue del mio sangue. Se non
ti
dispiace…” e si infilò le cuffie,
immergendosi totalmente nella musica che
stava tentando di creare, o meglio, ricreare.
Nonostante
l’aiuto del resto della
band, gli ci volle più tempo del previsto per ottenere il
risultato sperato, e
a causa del tour e di quella serie di eventi che portarono alla rottura
con
Kate, non riuscì a farle ascoltare quello che aveva
preparato per lei…almeno
fino a quel 14 settembre del 2007.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo V ***
Holaaaaaaaaaaa! Sono tornata! Scusate
l’enorme ritardo ma ho
avuto una piccola crisi artistica…spero che con la lunghezza
di questo capitolo
mi
perdoniate!^_^’’’’’’’’’
Qui
scopriremo (fingiamo pure che non l’abbiate già
capito XD) cosa Jared aveva in mente
di fare per la nostra Kate…Buona lettura!
P.S:
Le parti
scritte in corsivo (ad esclusione naturalmente del testo della canzone)
sono
Flashback…specifico per evitare che vi confondiate.
Erano in onda.
The Kill
scorreva fluida, trasportata
dalla meravigliosa e a tratti graffiante voce di Jared, dalla batteria
appositamente addomesticata di Shannon, dalla raffinata chitarra di
Tomo, dal
profondo basso di Tim e dalla meravigliosa sinfonia di un quartetto
d’archi.
Giunse poi il
momento della cover.
“ Ok
ragazzi, saprete ormai che è
nostra abitudine chiedere agli artisti che si esibiscono qui di
eseguire una cover
di un altro artista, ed ovviamente non potevamo fare
un’eccezione con i Thirty
Seconds To Mars.
Allora Jared,
cosa canterete?”
“Beh
Fearne, c’è venuto in mente di
tutto: dai Depeche Mode agli U2, dai Police agli
N’Sync…”
“Ma
dai, gli N’Sync? Mi prendi in
giro?”
“Ehi
gli N’Sync hanno fatto la storia
della musica pop!
Insieme
ai Backstreet Boys!
You
are my
fire…the one desire…
No ok,
più seriamente! Non sapevamo
davvero cosa scegliere e alla fine abbiamo optato per la cosa
più improbabile…
Canteremo
Stronger di Kanye West.”
“Rap,
caspita! Una scelta molto
interessante!”
“O
molto stupida, a seconda dei punti
di vista.”, concluse Jared, affabile come sempre.
“Ok,
direi di non indugiare oltre!
Signore e
signori, ecco a voi i
Thirty Seconds To Mars e la loro cover di Stronger!”
Scese il
silenzio mentre i ragazzi
prendevano posto ai rispettivi strumenti e poi
inziò…
Note cariche di
aspettativa si diffusero
per tutto lo studio.
Un basso, una
chitarra e un
sintetizzatore, in trepitante attesa di una voce…che non
tardò ad arrivare.
N-n- now th- that don’t kill me
Can only make me stronger
I need you to hurry up now
Cause I can’t wait much longer
Un cuore
cominciò a battere.
Shannon e la sua
batteria
completarono quell’armonia in grado di incantare chiunque
l’ascoltasse.
I know I got to be right now
Cause I can’t get much wronger
Man I’ve been waiting all night now
That’s how long I’ve been
on ya
Jared si
ritrovò a chiedersi quanto
poteva esserci della sua vita in quella canzone.
Una
canzone che non aveva scritto lui e che
era stata scelta da qualcun altro, quando i sospetti e i dolori erano
lontani…
I need you right now
I need you right now
…e si
rese conto che probabilmente
c’era fin troppo di lui…di lei…e delle
altre…
Let’s get lost tonight
You could be my black Kate Moss
tonight…
Ah ricordava
perfettamente quella notte…era
stata la prima.
La prima caduta.
Il
primo tradimento.
E Parigi ne
nascondeva ancora il
segreto…
“Allora
è proprio vero
che sei una diva…”
Jared si era
appena
seduto al bar dell’hotel, nel tentativo di affogare il suo
opprimente desiderio
nell’alcol.
“Come
scusa?”
La ragazza dal
forte
accento francese, che racchiudeva in sé la bellezza dei
tramonti africani, si
girò verso di lui incrociando sensualmente le lunghe gambe
sullo sgabello.
“Ti
aspettavo…”
Jared sorrise
scuotendo
la testa.
Le rivolse una
veloce
occhiata, ritornando poi a guardare dritto di fronte a sé.
“Ah
davvero? Non
ricordavo che noi due avessimo un appuntamento…”
“L’ho
deciso all’ultimo
momento…Mi facevi così tenerezza al
locale…tutto triste e solo, mentre tuo
fratello e gli altri se la spassavano con le mie amiche…ti
ho osservato per
tutto il tempo, sai? Ma eri troppo impegnato a mandare giù
alcolici per
notarmi…E quando finalmente mi ero decisa ad avvicinarmi,
puff, tu eri
sparito…”
“Non
credi che sia
stata una mossa un po’ stupida quella di venire nel mio
hotel? Voglio dire, non
avevi alcuna garanzia che io scendessi al bar…”
“Tesoro,
conosco voi
uomini…quando nemmeno la solitudine riesce a calmarvi,
ricorrete sempre
all’alcol e, prima o poi, quello offerto dall’hotel
finisce…e comunque…- si
avvicinò al suo orecchio -…conosco metodi
più efficaci per risolvere certi
problemi”, sussurrò provocante, sfiorandogli la
coscia destra.
Jared
deglutì a vuoto.
“Mi
dispiace ma non
posso…” disse automaticamente, come ormai era sua
abitudine da quando era ripartito
in tour lasciando la sua amata Kate a Los Angeles.
Ma quella volta
era
diverso.
Quella volta non
aveva
la forza di togliere la maliziosa mano che vagava sulla sua coscia alla
ricerca
di un contatto più intimo.
Il desiderio lo
stava
facendo impazzire.
“Ah
sì che puoi,
tesoro…stasera si gioca…sarà il nostro
piccolo segreto…te lo prometto.”
…Play secretary, I’m the
boss tonight
And you don’t give a damn what they
all say, right?
Awesome, the Christian and Christian Dior
Damn, they don’t make ‘em
like this anymore
I ask, cause I’m not sure
Anybody out there real anymore?
Bow in the presence of greatness
Cause right now thou has forsaken us…
Erano in camera
da meno
di dieci minuti…
“Vuoi
qualcosa da bere?”, chiese Jared.
“Preferirei
passare al
sodo se non ti dispiace.”
“Non
dovresti usare
quel tono con me…non sei nella posizione di farlo.”
“Ma
certo! Sua maestà,
Jared Leto, mi ha concesso la grazia di entrare nel suo talamo! La
prego di
perdonarmi se l’ho offesa con la mia insolenza.”
“Hai
tutta la notte per
farti perdonare…- si verso un po’ di gin-
…ma c’è una cosa che non ho mai
capito…Perché lo fate?
Non vi preoccupa
ciò
che la gente potrebbe pensare di voi se si venisse a
sapere?”, si portò il
bicchiere alla bocca.
“Beh,
se c’è qualcuno
che deve preoccuparsi qui dentro, di certo non sono io”
rispose furba.
Jared
mandò giù il gin,
deglutendo rumorosamente.
“E
comunque - continuò lei
- non mi è mai importato molto dell’opinione degli
altri…personalmente, lo
faccio solo perché nove volte su dieci, voi artisti, siete
più bravi degli
altri uomini a letto.”
“Ah.”
“Hai
finito con le
domande? Sai,
odio
aspettare…”
…You should be honored by my lateness
That I would even show up to this fakeness
So go ahead, go nuts, go ape bitch
Especially in my best stand and my
bapeness
Act like you can’t tell who made this
New gospel homey, take six, and take this,
haters…
Jared si
avvicinò a lei,
che in piedi lo osservava in attesa di una sua mossa, e
posò il bicchiere sul tavolinetto da caffè.
Erano distanti
un
soffio.
“Oh
dolcezza,
sbagli…- le
sfiorò l’incavo del collo
con il dorso di due dita -…la parte migliore è
proprio l’attesa…- scese sulla
profonda scollatura-…l’attimo prima del
soddisfacimento…”
La ragazza
cercava di
mantenere il controllo di sé, nonostante il lieve tocco di
Jared avesse
accelerato il suo respiro.
“Un’ora
e mezza di attesa in un bar sono più
che sufficienti…”
Jared rise.
“Non
sapevo di essere
in ritardo, e in ogni caso dovresti sentirti
onorata…è già tanto che abbia
acconsentito a questa pagliacciata.”
“È
questo ciò che pensi
dei giochi di ruolo?”
“In
realtà sto solo
pensando che questo tailleur Dior è un
incanto...”, rispose passando la mano
sul colletto della sua giacca, proprio all’altezza del suo
seno.
“Parli
così solo perché
non hai ancora visto quello che c’è
sotto…” lo provocò lei, liberandosi
della
giacca con calma misurata.
“A
questo si può sempre
rimediare.”
Avvolse la vita
della
ragazza con un braccio, facendo aderire i loro corpi, e con la mano
libera le
afferrò un ginocchio prendendola poi di peso.
In un attimo
furono a
letto.
Le
strappò la camicia bianca di dosso,
beandosi della visione dei suoi seni sodi coperti da un succinto
reggiseno di
pizzo nero.
Istintivamente
portò le
mani sull’incavo dei suoi seni, e li sfiorò
facendo sospirare la donna che si
contorceva per l’eccitazione e l’impazienza.
Jared sorrideva
sghembo
mentre con le mani scendeva più giù, sul ventre,
i fianchi e le gambe.
Nella risalita
le alzò
la gonna fino a quando le sue dita non incontrarono il pizzo dei suoi
slip.
La
sovrastava tenendo un braccio teso al lato
del suo orecchio destro, e con la mano libera stuzzicava la sua
intimità.
“Stanotte
perdiamoci,
dimentichiamo quello che siamo…io non sono una rockstar e tu
non sei una fottuta
groupie…
Io
sarò il Capo e tu la
segretaria che esegue tutti i miei ordini.”
Le
infilò la lingua in
bocca, in una maniera vorace, quasi violenta, senza lasciarle il tempo
di
comunicargli il suo sì.
…N- n- now th-that don’t
kill me
Can only make me stronger
I need you to hurry up now
Cause I can’t wait much longer
I know I got to be right now
Cause I can’t get much wronger
Man I’ve been waiting all night now
That’s how long I’ve been
on ya
I need you right now
I need you right now…
I ricordi dei
suoi tradimenti gli
facevano male.
Erano la prova
della sua debolezza e
del fatto che lui non la meritasse affatto…
Kate…non
ne era all’altezza, ma la
necessitava come l’aria.
…I don’t know if you got a
man or not
If you made plans or not…
Perché
continuava a
sfuggirgli? Aveva forse un ragazzo? Aveva pianificato un futuro insieme
a lui?
Quelle domande
gli avevano dato il
tormento nei giorni successivi al loro primo incontro, un anno e mezzo
prima.
Kate aveva lo
straordinario dono di
confonderlo.
Non aveva
problemi ad accettare i
suoi inviti e di fatto non gli aveva mai negato un incontro.
Bastava una
semplice telefonata e lei
correva da lui, nonostante avesse capito il desiderio che animava le
richieste
del cantante.
La dita di Jared
tra i suoi lunghi
capelli mentre le portava una ciocca dietro
l’orecchio…i suoi occhi che la
studiavano in ogni minimo gesto, nel tentativo di comprendere la chiave
di
lettura della sua anima…le braccia di lui sempre pronte ad
accogliere il suo
corpo infreddolito quando i brividi ne rivelavano il bisogno di calore
umano…le
sue grandi mani che scorrevano lente sulla sua schiena, o le sue labbra
che ad
ogni bacio sulla guancia si facevano sempre più vicine alla
sua bocca…
Gliela sussurava
la passione che aveva
dentro, perché era sempre stato un gentiluomo nonostante le
apparenze e la
cattiva fama, e aveva capito che con Kate la fretta non serviva a nulla
se non
ad allontanarla.
E lei gli
lasciava condurre il gioco,
si lasciava sfiorare godendo dei limiti che aveva imposto con la sua
peculiare
serietà, dandogli ogni volta l’illusione di essere
ad un passo dalla vittoria
per poi fuggire via da lui con una banale scusa.
Sfuggiva,
sfuggiva, sfuggiva.
Come se qualcosa
o qualcuno la
trattenesse o le impedisse di concedergli qualcosa di più
che qualche carezza.
Avrebbe potuto
fare chiarezza
chiedendole semplicemente il perché del suo strano
comportamento, ma gli
mancava il coraggio di farlo.
Aveva paura
della sua risposta.
Aveva paura
della verità, mentre il
dubbio gli avrebbe permesso di vederla fino a quando lei avesse
voluto…fino a
quando non l’avesse conquistata.
…God put me in the plans or not
I’m tripping, this drink got me
saying a lot
But I know
that
God put you in front of me
So how the hell could you front me?
There’s a thousand you’s,
there’s only one of me
I’m tripping, I’m caught up
in the moment, right?
Ma la
curiosità risulta abbastanza
difficile da assopire, specialmente di notte, quando la solitudine e il
silenzio ti spingono a fare i conti con te stesso.
Così
aveva trascorso ore insonni cercando la
soluzione al suo enigma tra i possibili indizi e tutte le volte
giungeva alla
conclusione che il destino, Dio, Buddha, o qualunque fosse
l’essere superiore
che aveva stabilito le leggi che governano le nostre misere esistenze,
non
poteva essere così crudele da mettergli davanti al suo
cammino quella creatura
solo per il piacere di farlo soffrire.
E una notte di
giugno del 2006, in un
locale di Los Angeles, accadde ciò che fino ad allora aveva
evitato…
“In
vino veritas.”
“Jared,
non credi di
stare esagerando un tantino?”
“Ho
superato i
ventun’anni già da un pezzo, non ho bisogno di
prediche.” rispose lui,
continuando a sorseggiare il suo drink con lo sguardo dritto davanti a
sé.
“ Mi
stai dimostrando
il contrario…”
Si
voltò verso di lei
con un’espressione che la diceva lunga sul suo
umore…era incredibilmente
irritato.
“Senti,
sono stanco e
ho bisogno di rilassarmi, ok? Posso anche permettermi un
drink…o due...”
“È
il quarto.”
puntualizzò Kate con calma.
“Fa lo
stesso.”
“Questa
sarà la settima
o ottava volta che ci vediamo e non l’avevi mai fatto
prima…c’è qualcosa che
non va?”
“No.”
“Sicuro?”
“ Hai
un ragazzo.”
Non era una
domanda.
“Cosa?
No!”
“Stai
con un altro, non
è così? No, perché se non è
così, io davvero non capisco…”
Nonostante il
buio e la
musica, Kate non riuscì a non notare
l’esasperazione e la confusione che
dominavano lo sguardo e la voce del frontman. Sospirò.
“Jared
non mi sembra né
il momento né il luogo adatto per parlarne.”
“Invece
lo è!
Dannazione Kate! Spiegami perché tu…”
Kate lo
interruppe.
“Vieni,
usciamo in
giardino.”
L’aria
fresca della
notte colpì i loro visi, liberandoli dal malsano torpore del
locale.
Distavano
qualche passo
l’uno dall’altra.
La musica
giungeva
attutita, ma non turbava lo strano silenzio che era sceso tra loro.
Fu Jared il
primo a
parlare.
“Allora?
Sto
aspettando…”
Aveva incrociato
le
braccia al petto e la guardava con uno sguardo duro.
Kate si
voltò verso di
lui.
“Io
non sono impegnata
con nessuno.”
Jared
annuì mordendosi
la guancia.
“
Bene. Devo quindi
dedurre che ti faccio schifo.”
“Non
essere stupido,
Jay.”
“E
allora perché fai
così, Kate? Perché ci sei sempre quando te lo
chiedo, ma poi mi lasci solo
quando provo a farmi avanti? Cos’è che ti
blocca?”
“Hai
mai pensato a
quanto assurdo possa sembrarmi tutto questo? Hai per caso dimenticato
chi sono
io e chi sei tu, Jared?”
“La
vita me lo ricorda
ogni santo giorno Kate…ma non posso accettare che sia questo
il problema.”
“Jared,
mettiti solo
per un istante nei miei panni…prova ad immaginare cosa
significhi avere di
fronte a sé il proprio idolo e avere pure la
possibilità di…conoscerlo. Fino a
poche settimane fà non eri altro che un sogno
irrangiungibile, ma una sera,
dopo un TUO concerto, mi noti e mi chiedi un numero di telefono che Dio
solo sa
come ho avuto la forza di darti…un numero che tu usi davvero
per chiedermi di vederci
e io mi ritrovo a pensare: “Cavolo! Jared Leto vuole portarmi
a letto, e adesso
che faccio?”… perché di questo si
tratta Jared, non ho la presunzione di
credere che cerchi qualcosa di più da
me…” lo vide scuotere il capo in segno di
diniego.
“In
realtà io…”
“Shhh
ti prego non
interrompermi, è già abbastanza difficile per me
dirti queste cose…”
“Scusa.”
Kate prese un
profondo
respiro.
“Tu mi
chiedi di
vederci e io decido di darmi una possibilità e di mettere da
parte le mie paure
nella speranza di sbagliarmi sulle tue intenzioni…Accetto
benchè io sappia
esattamente quale sia il limite consentito per rimanere sani di mente e
quanto
possa essere semplice con te superarlo e perdersi per
sempre…Capisco cosa
desideri dai tuoi gesti, dal modo che hai di sfiorarmi e di modulare la
voce,
ma è qualcosa che non posso darti perché
significherebbe andare contro i miei
principi…ho deciso di trattarti come un qualsiasi altro
uomo, sebbene il tuo
volto mi ricordi ogni santa volta chi sei…dovrei dirti addio
e tornare alla
vita di sempre, quella in cui esiste solo la tua voce, ma non avevo
messo in
conto la possibiltà che tu mi concedessi un pizzico della
tua anima invece di
lasciarmi perdere…e sei anche meglio di qualunque mia
fantasia, Jared, ed è per
questo che sono ancora qui nonostante tutto mi dica che sto
sbagliando…-
sospirò, dando le spalle a Jared per evitare che notasse i
suoi occhi lucidi -...e
mi chiedo perché continui a volermi…Cosa posso
offrirti che tu già non abbia?”
Kate
udì dei passi e
poi delle braccia l’avvolsero da dietro.
Il calore del
corpo di
Jared contro il suo la fece rabbrividire.
“Tutto.”
sussurrò lui melodioso.
Kate sentiva il
cuore
scoppiarle dentro al petto, ma riuscì comunque a vincere la
battaglia contro il
turbinio di emozioni che stava provando.
“Niente…”
Jared la fece
voltare
delicatamente verso di lui e le accarezzò il viso.
“Kate,
tu…- le sollevò
il mento - …hai quell’onestà che ho
sempre cercato nelle persone. Quell’onestà
che mi permetterebbe di avere di nuovo fiducia in questo mondo assurdo
e falso…Io
ho bisogno di credere.”
Kate
sospirò.
“Temo
che sia l’alcol a
parlare…non tu…”
Jared
sbuffò scuotendo
il capo.
Quella ragazza
era così
testarda.
“Senti,
può anche darsi
che quei drink mi stiano facendo dire più del dovuto, ma
sono certo che il
nostro incontro sia stato voluto. C’è sicuramente
un motivo se tu, in questo
preciso istante, sei qui, di fronte a me, e non da un’ altra
parte.
Quanto ancora a
lungo
pensi di poter combattere contro di me? Contro quello che
proviamo?”
La risposta gli
arrivò
forte e chiara quando sentì le labbra di Kate sulle sue.
Era durato un
attimo,
un attimo in cui si era perso e poi ritrovato.
I loro nasi si
sfioravano ancora e per lui fu facile riappropriarsi delle sue labbra,
e darle
finalmente il bacio che aspettava.
…This is Louis Vuitton Don night
So we gon’ do everything
Jay’ll like
Heard they’d do anything for a
klondike
Well I’d do anything for a blonde-dike
And we’ll do anything for the
limelight
We’ll do anything when the
time’s right
Baby, you’re making it harder,
better, faster, stronger…
Un altro
flashback…un altro errore…
“Noi
faremmo qualsiasi
cosa per la fama e si sa che andare a letto con la gente famosa
dà una bella
spinta…”
Le due biondine
svizzere
erano ancora in piedi davanti alla porta della sua camera.
Due
bamboline dal profumo costosto, vestiti
costosi, accessori costosi.
Stupide?
Frivole?
No.
Erano solo
molto…intraprendenti.
“Apprezzo
molto la
vostra onestà, ma se siete venute per quello potete anche
andarvene.”
“Come
scusa?”
“Avete
capito bene. Non
ho alcuna intenzione di prestare il mio nome per farvi
pubblicità. Nessuno
scambio di favori. O lo fate senza chiedermi nulla in cambio o procedo
subito a
chiamare l’escort service e voi vi levate dai
piedi.”
“Credi
che
acconsentiremmo solo perché sei innegabilmente bello e
sexy?”
Jared
incrociò le
braccia davanti al petto, poggiando una spalla allo stipite della
porta.
Le
guardò con
attenzione.
Quella che aveva
parlato aveva un caschetto di capelli biondo platino e due occhi
azzurri come
il mare, l’altra aveva dei boccoli color del miele che
scendevano sulle sue
spalle e due occhi che gli ricordavano gli smeraldi.
Erano
decisamente
belle.
Indossavano
entrambe un
impermeabile nero che lasciava le gambe sode scoperte.
Probabilmente
sotto
portavano solo l’intimo.
Assunse
un’espressione maliziosa e si passò la
lingua sulle labbra.
Qualche secondo
dopo la
platinata si avvicinò a lui.
Passò
una mano sui suoi
addominali, salendo poi sui pettorali scultorei.
“Hai
proprio ragione…Leto.” gli sussurrò
sensualmente all’orecchio, ed entrò senza chiedere
il permesso.
Sorrise sghembo,
e fece
cenno all’altra di entrare. Chiuse la porta dietro di
sé e le osservò mentre si
accomodavano sullo stesso divano.
Lui si sedette a
gambe
larghe di fronte a loro, su una poltronicina di velluto rosso.
“Sia
chiaro, stasera si
fa tutto quello che piace a Jay.”
Le ragazze
annuirono
obbedienti.
“Sapete,
sono proprio
curioso di vedere cosa sono in grado di fare due belle bamboline come
voi…”
“Non
ci chiedi nemmeno
come ci chiamiamo?”, chiese la platinata.
“Non
mi interessano i
vostri nomi.”
“Oh,
sei proprio un
bastardo senza cuore…” disse con tono fintamente
drammatico quella che non
aveva ancora parlato.
“Allora
ce l’hai la
lingua.”
“Sì…e
la so usare molto
bene…”
“Dimostramelo.”
La bionda fece
per
alzarsi ma lui la fermò con un gesto della mano.
“Non
su di me,
bambolina…” e con lo sguardo indicò la
sua amica.
La ragazza dagli
occhi
verdi gli rivolse un’occhiata perplessa, poi tornò
a sedersi accanto all’amica e
cominciò ad accarezzarle una coscia con la solita malizia.
“Leto
veut se donner au
voyeurisme, Béatrice [trad. Leto vuole darsi al voyeurismo]
…” , disse la
bionda all’amica.
“ Il
paraître que oui…
[trad. Pare di sì]”
Jared le
osservava
mentre si facevano sempre più vicine, fino a sfiorarsi le
labbra.
Si comportavano
come se
lui non ci fosse, come se si stessero studiando, o meglio, corteggiando.
Le vide
togliersi gli
impermeabili a vicenda, rimanendo in intimo, mentre si toccavano e si
scambiavano qualche bacio delicato, quasi casto.
Il cantante
sentì
l’eccitazione invadergli la mente e il corpo e
liberò l’erezione dall’ingombro
dei pantaloni, cercando in qualche modo di soddisfare il suo crescente
desiderio.
“Donnons-lui
ce qu’il
désire, Monique… [trad. Diamogli quello che
desidera]” e fu proprio la
platinata ad approfondire il bacio, dando inizio ad una danza spietata
di
lingue e di corpi che fece perdere totalmente il controllo a Jared, il
quale,
liberatosi degli ultimi indumenti, raggiunse le ragazze e prese in mano
le
redini del gioco.
In fondo, non
gli era
mai piaciuto rimanere passivo…
…N-n-now th- that don’t
kill me
Can only make me stronger…
No, il dolore
per i suoi sbagli, per
la sofferenza inflitta a Kate e per la sua perdita, non lo aveva
ucciso, ma
l’aveva reso più forte.
E adesso sarebbe
riuscito a
rimediare.
Avrebbe lottato
contro se stesso per riaverla
al suo fianco.
…I need you to hurry up now
Cause I can’t wait much
longer…
Sì,
non era più in grado di aspettare.
Era un appello
alla sua infima
natura…un invito ad accettare il cambiamento fin da subito.
Sarebbe stato un
uomo nuovo.
I know I got to be right now
Cause I can get much wronger
Man I’ve been waiting all night now
That how long I’ve been on
ya…
Lo credeva. Lo
sentiva. Ne era certo.
Era lui
l’uomo che il destino aveva
scelto per Kate.
…I need you right now
I need you right now…
Era un messaggio
per lei…
…I need you right now!
I need you right now!
…urlato
nel tentativo di farle
comprendere fino in fondo quanto agognasse la sua presenza nella sua
vita.
Don’t act like I never told you
Don’t act like I never told you
Don’t act like I never told you
Don’t act like I never told you
Don’t act like I never told you
Don’t act like I never told you
Don’t act like I never told you
Don’t act like I never told you!
E lei non poteva
ignorarlo.
“Questa
è per Kate…”*
No, non poteva
ignorarlo.
*Nei
primi
video di Stronger che passavano su Youtube, si sentiva chiaramente un
“This one’s
for Kate.” pronunciato da Jared (ora circola solo la versione
tagliata).
Diciamo
che
proprio da questo ricordo è nata l’ambientazione e
il nome della protagonista
femminile.
|
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Capitolo 6 *** Capitolo VI ***
Mi
scuso per
il ritardo e per questa misera introduzione, ma devo cogliere
l’occasione in
fretta visto che l’adsl non è molto collaborativo
ultimamente!-.-“
Questo
capitolo forse vi lascerà insoddisfatti, ma era
assolutamente necessario per
andare avanti…è un assaggio di ciò che
verrà ;)
Buona
lettura!
Chiunque abbia
avuto l’occasione di
assistere al concerto del 14 settembre del 2007 alla Brixton Academy di
Londra,
lo ricorderà sicuramente come una delle esibizioni migliori
dei Thirty Seconds
To Mars.
La combinazione
perfetta tra la
dinamicità di uno spirito in fermento e la peculiare
solennità che caratterizza
la vera musica, quella che tocca le corde dell’anima.
La voce di Jared
dava espressione ad
un cuore carico di rinnovata forza e vita.
Era
un’ode ad una musa lontana e
incerta che, inconsapevole, ispirava il suo animo.
Un animo che,
come un animale ferito,
tentava di curare le ferite autoinflittasi a causa dei suoi stupidi
errori.
L’energia
di quel momento di pura
arte era palpabile nella sua intensità e travolgeva il
pubblico, che per un
momento si sentì davvero catapultato su Marte.
Ma sarebbe
sbagliato attribuire solo
a Jared il merito di una tale perfezione.
Tutto rese
quella notte incredibile e
unica:
il violino di
Tomo in A Moder Myth,
il quartetto d’archi in The Kill, la batteria di Shannon, il
basso di Tim.
E una nuova
canzone.
Una di quelle
che struggono l’anima
per la sua intensità.
Una di quelle
che nessuno si sarebbe
mai aspettato.
Do you tear under pressure?
On fire, you’re tearing me apart
Do you tear under pressure?
This
love's become a war
Poche
frasi che
raccontavano un amore durato un anno e mezzo.
Un
amore che
aveva testato quanto pressante potesse essere il bisogno di una persona
accanto.
Un
amore che era
ceduto sotto il peso di chilometri di distanza.
Un
amore che
bruciando sotto il fuoco della passione aveva lacerato entrambi gli
amanti,
indipendentemente dalle colpe e dai colpevoli.
Un
amore che era
diventato una guerra tra volontà, possibilità e
desiderio.
A thousand mistakes Heaven made
Only a miracle could save you today
A thousand mistakes Heaven made
Only a miracle could save you today
E
la paura che il
loro incontro fosse stato l’ennesimo errore del destino.
Perché
ogni passo
in avanti nella vita di lui comportava dieci passi indietro nella vita
di lei.
Una
corsa
infinita verso il nulla.
Una
strada
disseminata da arrivederci carichi
del dolore di un addio.
Un
inevitabile
addio.
Un
addio dal quale
solo un miracolo avrebbe potuto salvarli.
Un
miracolo che
forse era avvenuto, oggi*.
Do you tear under pressure?
On fire you’re tearing me apart
Do you tear under pressure?
This love's become a war…
Poche
frasi che
racchiudevano tre mesi di solitudine.
La
sensazione di
dover reggere la pressione di un mondo intero sulle sue spalle.
Un
mondo di sogni
e di speranze alimentate dalla loro musica.
La
consapevolezza
di avere nelle mani la responsabilità di due vite, oltre
alla sua.
La
voglia di
cedere e l’impossibilità di farlo.
Il
fuoco di futili
passioni e distrazioni.
La lacerazione della sua
anima.
This love's become a war.
E
un amore che
era diventato una guerra contro se stesso.
Tutto
questo era Pressure.
****************
Le ore di volo
che lo separavano da
Kate erano inquiete.
Era
un’inquietudine strana, carica di
speranze e aspettative, ma anche di timori e dubbi.
Ci sarebbe
riuscito o avrebbe
miseramente fallito?
Era tutto
così maledettamente
incerto, e Jared odiava non riuscire a prevedere il corso degli eventi.
Continuava a
guardare le nubi dal
finestrino dell’aereo, in religioso silenzio.
“Sento
gli ingranaggi del tuo
cervellino fin da qui.”
Jared si
voltò verso Shannon che, con
le braccia incrociate al petto e un cappellino da baseball con la
visiera
abbassata sugli occhi, cercava di prendere sonno.
“Ti va
di parlarne o preferisci
tormentarti per tutto il volo?” chiese alzando il cappellino
e puntando il suo
sguardo felino in quello ghiacciato di Jared.
Il cantante
sospirò.
“Ok,
tirerò ad indovinare…Si tratta
di Kate, vero?”
Jared
fissò lo sguardo nel vuoto.
“Prima
la cover alla radio, poi la
nuova canzone al concerto…Hai esposto quella parte di te che
hai sempre
nascosto al mondo pur di riconquistarla…”
Il cantante
guardò il fratello.
“E
adesso hai paura che sia stato tutto
inutile…temi che ti
rifiuterà…”
“Ho
paura che non mi crederà,
Shannon…che non crederà alla
veridicità dei miei sentimenti, alla solidità
delle mie intenzioni…”
“Tu ci
credi?”
“Sì,
altrimenti non ci proverei
nemmeno.”
“E
allora andrà tutto bene, Jay…Kate
non è stupida. Capirà se sei sincero.”
“Spero
che tu abbia ragione.”
“Io ho
sempre ragione.”, disse il
batterista, guadagnandosi un’occhiata carica di sarcasmo dal
fratello minore.
“Ok,
quasi sempre…”
Jared scosse il
capo sorridendo.
“Senti,
che ne dici di dormire?
Undici ore sono tante. Non vorrai mica presentarti da lei in uno stato
cadaverico? Rischieresti di dire cose di cui potresti
pentirti…”
“Proverò
a riposare un pò…”
“Fallo
e basta, Jay.”disse Shannon
sistemandosi meglio sul sedile.
Jared
tornò a guardare al di là del
finestrino.
“Shan?”
“Mmh?”
“E se
fosse la fine?”
Shannon
sospirò, alzando la visiera
del cappello, e si voltò verso il fratello.
“Tutto
va bene alla fine, Jay…se non
va bene, allora non è la fine**.”
“Molto
saggio…”
“Trentasette
anni serviranno pure a
qualcosa, no? E adesso dormi.”
Shannon
ritornò ai suoi tentativi di
prendere sonno, obiettivo che raggiunse in una manciata di minuti.
Jared rimase
sveglio un altro po’,
poi si decise a chiudere gli occhi e si abbandonò ad un
sonno profondo e senza
sogni.
****************
Los Angeles li
accolse con un cielo
nuvolo che prometteva pioggia.
“Che
cazzo di tempo! E io che speravo
in un po’ di sole californiano.” esclamò
deluso il batterista, mentre metteva
finalmente piede sull’asfalto.
“Tipico
di settembre, amico.” disse
Tomo sistemandosi meglio la chitarra sulla spalla.
“Ehi
Tim, nemmeno il tempo di
scendere che già hai la sigaretta in bocca?”
La risposta di
Tim a Shannon fu una
semplice alzata di spalle e il rumore del suo accendino davanti alla
sigaretta.
“
Esistono dei limiti, sai? E lo dico
da fumatore.”
“Ognuno
ha i suoi vizi, Shannon.”
rispose il bassista buttando fuori il fumo.
“Sei
proprio una causa persa. Ehi, ma
dove…Jared! Muoviti a scendere da quel fottuto aereo! Non
vorrai mica
trascorrere tutto il tempo in questo cazzo di aereoporto?!”
Il frontman era
ancora in cima alla
scala che contemplava ciò che gli si parava davanti.
C’era
una strana tristezza in ciò che
vedeva, ma decise di non dare troppo peso alla cosa.
Non era il
momento di farlo.
Raggiunse
velocemente gli altri e
riservò un’occhiata di rimprovero al fratello
maggiore.
“Shan,
le buone maniere no, eh?”
“Non
quando sono incazzato.”
“E
perché saresti arrabbiato?”
“Lo
sai che sono metereopatico.”
“So
solo che sei un coglione…”
Quando si dice
che il frutto non cade
mai lontano dall’albero.
“Devo
per caso ricordarti chi è il
maggiore qui?”
“Hai
bisogno di caffeina, vero?”
“Sì,
e anche urgentemente.”
“E
allora sbrighiamoci.”
La band
raggiunse il terminal, prese
i bagagli e si recò in uno dei coffee shop
dell’aereoporto.
“Ah,
ah, tu no caro fratellino!”
“Che
significa ‘io no’, Shannon?”
“Significa
che tu hai qualcosa di
importante da fare e che il caffè non lo puoi
prendere.”
Jared lo
guardò confuso.
“Jared,
se rimani un altro minuto qui
insieme a noi, finirai col rimandare, rischiando così di
perdere il coraggio di
andare da lei. E io so benissimo che non lo vuoi.”
Shannon aveva
perfettamente ragione.
Jared
annuì.
“Ci
pensate voi ai miei bagagli?”
“Sì,
non preoccuparti. Tu vai, ora.”
Il frontman
sorrise al fratello.
“Grazie
Shan.” disse allontanandosi
da lui.
“Guarda
che la voglio rivedere!” gli
urlò dietro Shannon.
Jared si
voltò verso il fratello
un’ultima volta, gli annuì e poi corse fuori
dall’aereoporto.
Entrò
in un taxi e diede l’indirizzo
di Kate all’autista.
****************
Erano in
macchina da almeno mezzora.
Il traffico losangelino rendeva lenta la corsa.
“Senta,
non potrebbe andare un po’
più veloce o prendere una strada alternativa? Mancano solo
un paio di isolati.”
“Mi
dispiace signore, ma a quest’ora
è quasi impossibile…la situazione è
così un po’ ovunque.”, rispose
l’indiano
alla guida.
Jared
sbuffò passandosi una mano tra
i capelli castani.
“Va
bene, procederò a piedi...ecco a
lei i soldi…tenga pure il resto.”
“La
ringrazio signore.”
Jared scese dal
taxi e si diresse
verso casa di Kate.
Durante il
tragitto, qualche goccia
di pioggia bagnò il suo viso.
Una
pioggerellina leggera, di quelle
che fanno odorare la terra e che cullano i pensieri di chi sta a
guardare
dietro una finestra.
Una pioggia che
presto si trasformò
in un temporale.
“Ecco,
ci mancava solo questa!”
Alzò
il cappuccio della felpa e
aumentò il passo fino a trovarsi di fronte ad una villetta
gialla a due piani,
con un piccolo giardino curato che dava sulla strada.
Semplice e
composta, proprio con
Kate.
Percorse il
vialetto di ghiaia e
giunse davanti alla porta.
Rimase qualche
minuto ad osservare il
campanello, combattendo contro l’impulso di tornare indietro.
Arretrò di un
passo ma poi sentì una voce provenire da quella casa. La sua
voce.
“No,
no, l’ho finita
finalmente…aspetto solo che il professore confermi la
data…in teoria il 23,
sì…Oh diamine, hai visto? Sta venendo
giù il diluvio!”
Sembrava che
parlasse al telefono.
“Dici
che se faccio la danza della
pioggia, ho maggiori possibilità di passare Burk?- rise
– Nuda, certo, come
vuole la tradizione!”
La voce era
sempre più vicina.
“Beh
tentar non nuoce! Anzi vado
subito a controllare…”
La porta si
aprì di scatto, rivelando
a Kate la figura incappucciata di Jared. Le parole le si bloccarono in
gola e
il sorriso le morì sulle sue labbra.
All’improvviso
scese il silenzio
attorno a loro.
Solo i battiti
dei loro cuori
colmavano il vuoto che si era creato.
Il tempo
sembrò congelarsi e i loro
sguardi rimasero incatenati per un istante eterno.
Il mare che
bagnava la terra più
scura.
Il naufrago si
sarebbe
salvato?
*L’
“oggi” è
ovviamente quello del concerto e dell’incontro con Jeremia.
**
Quella è
una delle perle di saggezza del nostro Shannone. Sì, anche
il maggiore dei Leto
è dotato di una certa intelligenza XDDD
|
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Capitolo 7 *** Capitolo VII ***
Un saluto a
chiunque voglia ancora leggere questa storia :)
Ebbene
sì: chi non muore si rivede! Vi chiedo perdono per l'assenza
durata più di un anno, ma l'università ha
risucchiato tutte le mie energie! Sono comunque lieta di annunciarvi
che la sottoscritta è ufficialmente una Dottoressa ERGO
riuscirò finalmente a concludere le FF che ho lasciato in
sospeso, Binari in primis. ALLELUJAAAAAAAAAAAA XDDDDDD
Vi
lascio al capitolo! Enjoy it!;)
Fu la voce
femminile che proveniva
dal telefono a risvegliarli.
“Kate!
Kate, ci sei?!
Sei ancora in linea?!”
“Ehm
sì...scusami Milly. Ti richiamo
più tardi, ok?...No, no, niente di preoccupante,
tranquilla!...Va bene, a dopo,
ciao.” chiuse la chiamata.
“
Che…che ci fai qui, Jared?”
“Volevo
parlarti.”
Kate lo
guardò confusa, mordendosi la
guancia. Poi sospirò.
“Ok,
ma vieni dentro…Sei tutto
bagnato, rischi di prendere un raffreddore…”,
disse aprendo di più la porta,
invitandolo ad entrare.
Appena mise
piede dentro la sua
abitazione, Jared fu invaso dal dolce profumo di Kate.
Era incredibile
come ogni cosa lì
dentro portasse il marchio della sua presenza.
E lui si
sentì a casa.
Tornò
a guardare Kate che intanto
aveva chiuso la porta e si stava dirigendo verso le scale che portavano
al
piano di sopra. Era più magra di come la ricordasse.
Indossava delle calze
lunghe fino ai polpacci, dei pantaloncini bianchi, una canottiera verde
smeraldo, e una felpa grigia slacciata. I capelli erano raccolti in una
lunga
treccia laterale.
“Mettiti
pure comodo, vado a
prepararti qualcosa con cui cambiarti.”
Jared
annuì, e si diresse in salotto.
Era esattamente
come lo ricordava,
tranne che per una cosa: il tavolinetto su cui un tempo giacevano le
loro foto,
adesso era colmo di immagini che la ritraevano insieme ad amici e
familiari.
Tutte tranne una.
La prese in mano.
Era una loro
vecchia foto…con la famiglia.
Un Jared
circondato di fan faceva lo
stupido davanti all’obiettivo, tenendo sottobraccio una Kate
sorridente e
sporca di sangue finto.
Sorrise al
ricordo di quella notte di
aprile…la notte del loro primo incontro...
Jared si
era fermato a chiaccherare con un gruppo di Echelon alla fine del
concerto di
Santa Cruz.
“Che
ne dite di una
foto di gruppo?- chiese, ricevendo urla di approvazione da parte dei
fan - Bene,
allora uscite fuori le vostre fottute macchine fotografiche,
forza!”
Alzò
lo sguardo dopo
aver firmato l’ultimo autografo e la riconobbe: la ragazza
con lo sguardo più
bello che avesse mai visto, uno sguardo talmente luminoso e pieno di
vita da
averlo colpito anche nel buio della location.
Finalmente
poteva
godere della visione della sua figura slanciata: forme aggraziate e
femminili e
un viso da bambola contornato da una cascata di capelli ondulati.
Bella,
nonostante il sangue finto e gli abiti strappati. Era accanto ad un
paio di
ragazze poco vestite, con le quali sembrava avere davvero poco a che
fare, e lo
osservava, come se non aspettasse altro che un cenno da parte sua.
Cenno che le
diede non
appena i loro sguardi si incrociarono.
“Hey
ragazze che fate
lì in fondo?- le ragazze si indicarono - Sì, voi
cinque! Perché non vi unite a
noi? Avanti!”
Le ragazze
squittirono
eccitate in direzione di Jared, il quale teneva lo sguardo fisso su
quella
sconosciuta che in maniera composta raggiungeva gli altri.
Avanzò verso di lei
e, sorprendendola, la prese sottobraccio quasi per accettarsi che non
si
allontanasse di nuovo.
“ E
allora, queste
macchine fotografiche? Ah perfetto. Bene, al mio tre
‘Cheese’, ok?”
I ragazzi
esclamarono
‘sì’ all’unisono.
“Uno,
due…”
Si
avvicinò
all’orecchio di Kate.
“Sorridi,
dolcezza.”
La ragazza
accennò un
sorriso sghembo mentre incrociava gli occhi del cantante, poi si rimise
in
posa, le labbra aperte un sorriso meraviglioso.
Il cantante
trattenne
lo sguardo per qualche istante sulla delicatezza del suo profilo, prima di tornare a
guardare l’obiettivo.
“Tre!
Cheese!”
Decine di flash
partirono simultaneamente e Jared passò dal sorriso
più seducente
all’espressione più buffa.
“Vedi
il tourbus a
sinistra?”le sussurrò una volta cessati i flash.
Lei
annuì.
“
Aspettami lì dietro, io ti raggiungo fra un
attimo.”
La sconosciuta
si voltò
verso di lui con aria perplessa.
“Non
preoccuparti, non
mordo…voglio solo parlare.”mentì il
frontman, con espressione innocente.
La ragazza
inarcò le
sopracciglia, poi sorrise scuotendo il capo.
“Farò
finta di credere
ai tuoi occhi, Leto.”
Jared sorrise
sghembo
nel tentativo di dissimulare la sorpresa.
Quella ragazza
era
decisamente interessante. Non sembrava particolarmente turbata dalle
sue
attenzioni e di sicuro non si faceva problemi a dire quello che
pensava. Sì,
decisamente molto interessante.
L’uomo
è cacciatore per natura, e lui aveva
imparato a riconoscere le prede per cui valeva un piccolo sforzo, e
sebbene le
Echelon fossero intoccabili per suo stesso volere, si disse che avrebbe
potuto
fare un’eccezione con lei.
La
lasciò andare e la
seguì con lo sguardo fino a che scomparve dietro al bus.
Dedicò
qualche altro
minuto ai fan e poi si congedò per raggiungerla.
“Hey.”
La ragazza si
voltò
verso di lui e gli sorrise.
“Ciao
Jared.”
“Non
ci siamo nemmeno
presentati prima…”
“Io
sono Katherine, ma
puoi chiamarmi Kate.”
“Kate…-
sussurrò
scrutandola con i suoi occhi di ghiaccio - Ti ho notata in transenna,
sai?”
“Ah
davvero?” chiese
scettica Kate, sorridendogli poi.
“Era
praticamente
impossibile non notarti…non passi inosservata.”
“Se ti
riferisci alla
mia maglietta strappata e sporca di sangue, sì credo di
avere un tantino
esagerato con i tagli e le macchie…” disse
allargando la giacchetta di pelle e mostrandogli
la T-shirt che in più punti lasciava scoperta la sua pelle.
Lo sguardo di
Jared si
soffermò su uno strappo dal quale si intravedeva la
rotondità del suo seno
coperto da un reggiseno di pizzo.
Sorrise sghembo.
“Ma io
non mi riferivo solo
alla maglietta...” asserì Jared con tono allusivo.
Kate
seguì la direzione
dello sguardo del cantante, e rossa in viso, si affrettò a
chiudere la giacca.
“Giuro
che non era così
grande prima…lo strappo, intendo…”
Jared rise della
sua
espressione imbarazzata.
“Incidenti
di percorso…E’
la prima volta che vieni ad un nostro concerto?”
La ragazza
scosse
lentamente il capo, arricciando le labbra rosee e piene.
“Mmmmh
non direi, no…a
dire la verità, vi seguo dagli esordi.”
“Davvero?
Eppure non ti
ho mai vista prima…”
“Non
avrai prestato la
giusta attenzione al tuo pubblico, allora…- rispose ironica
- Vanto un cospicuo
numero di transenne, sai?”
“Oh,
quindi sei una
tosta…oltre ad essere bellissima.”
Kate
abbassò il capo, mordendosi
il labbro inferiore, poi tornò a guardarlo coi suoi occhi
luminosi ed
espressivi.
Era imbarazzata
ma
compiaciuta.
Jared trovava
incredibile come quella ragazza riuscisse a comunicare le sue emozioni
attraverso il viso.
Sarebbe potuta
essere
un’ottima attrice.
“E che
saranno mai un
paio di lividi e due, tre costole incrinate, quando
c’è in ballo dell’ottima
musica?” rispose lei, facendogli l’occhiolino.
Il cantante
rimase
colpito dal cambiamento repentino di Kate: ora era affabile e sicura.
Ed aveva
glissato sul suo complimento con una semplicità disarmante.
Doveva passare
alle
maniere forti.
“Meriteresti
un
ringraziamento speciale per questo…” disse
malizioso avvicinandosi di più a lei.
“Il
complimento di
prima era compreso?” scherzò la ragazza.
“No,
so fare di
meglio.”
Jared
passò un braccio
attorno alla vita di Kate, che automaticamente portò la mano
sinistra sulla sua
spalla e la destra proprio all’altezza del suo cuore.
Il suo sguardo
parlava
più di mille parole, ma la ragazza sembrava voler tirare la
corda, facendo un
intelligente uso della propria ironia.
Scrutava Jared
con un’espressione
beffarda e soddisfatta per il modo in cui aveva deciso di palesare le
sue
intenzioni, ma quando lui cercò di annullare del tutto le
distanze, lei lo
bloccò ponendo una mano davanti alle sue labbra.
“ In
realtà, Jared, credo
di essere io a doverti ringraziare… - disse con lo sguardo
fisso negli occhi
cerulei del cantante- …e non solo per il complimento, ma per tutto. Forse non siete
ancora pienamente
consapevoli di ciò che i Thirty Seconds To Mars stanno
diventando. È un culto,
Jared, fatto di musica e di persone accomunate da una medesima
passione, gli
Echelon. Avete ridato la speranza a chi credeva di averla persa, e una
famiglia
a chi pensava di essere solo. Sarei una stupida se non ti dicessi
queste cose
adesso che ne ho l’occasione, e sono convinta di parlare a
nome di molti altri
Believer quando dico: grazie per tutto quello che avete fatto, grazie
per tutto
quello che fate e grazie per qualunque cosa farete in
futuro…Grazie.”
Jared era
paralizzato;
c’era una tale trasparenza in ciò che Kate gli
aveva detto che per un attimo si
sentì quasi mancare l’aria. Erano rare le volte in
cui percepiva sincerità
nelle parole che gli venivano riservate e tutte le volte il suo
cervello non
riusciva ad elaborare un pensiero coerente.
Cosa stava
provando?
Gratitudine?
Imbarazzo?
Orgoglio per sé e per i suoi compagni?
O vergogna per
quello
che voleva da lei?
Era intelligente
e
simpatica, ma lui non riusciva a smettere di desiderare il suo corpo e
le lue
labbra.
“Io…Tu…mi
hai lasciato senza parole, Kate…davvero
io…si vede che non so cosa dire?”, chiese
grattandosi la nuca, ma mantenendo
salda la presa sul corpo della ragazza.
Kate rise
dell’espressione
ingenua del cantante.
“Just’un
peu.” risposte
mimando il gesto con le dita.
“Parli
anche francese?”,
chiese divertito.
“Oddio,
‘parlare’ è una
parola grossa…- disse giocando con un bottone della giacca
di Jared - L’ho
studiato al liceo e la mia coinquilina, che è canadese, ogni
tanto mi costringe
ad usarlo. Dice che fa sempre bene conoscere una lingua in
più.”
“Concordo.
E poi io ho
origini francesi.”
“Questo
lo sanno anche
i muri, caro il mio creolo”
Le
spostò una ciocca
ribelle dietro l’orecchio.
“Certo
che non vi si
può nascondere nulla. Voi Echelon siete davvero
terribili.”
“E non
è per questo che
ci adori?”
“Mais
oui…”
Kate rise.
“Sai
dire qualcos’altro
a parte questo?”
“Mmmmh...Bonjour,
merci…croissant, baguette,
bonsoir…silence…amour…- e
sottolineò quest’ultima
parola, facendo sorridere Kate - Ah, e mio nonno mi ha insegnato
l’ Alouette
quando ero bambino.”
“Certo,
l’Alouette è indispensabile per andare
in Francia…”, commentò la ragazza,
soffocando una risata e guadagnandosi
un’occhiataccia di Jared, che la strinse di più a
sè.
“Mi
prendi giro?” le
sussurrò roco.
“Assolutamente
no.”
affermò seria, scoppiando poi in una fragorosa risata.
“ Ma
brava, ridi pure
di me…” disse imbronciato Jared, mentre Kate
continuava a ridere.
Il cantante
avvicinò il
viso al suo orecchio.
“Potrei
anche punirti per questo…- le sussurrò
con voce profonda, facendola smettere di ridere - …e non
sono sicuro che ti
piacerebbe.”
Tornò
a guardarla nei
suoi occhi sorpresi e un po’ confusi, per spostarsi poi sulle
sue labbra
dischiuse ed invitanti. Un attimo dopo l’espressione di Kate
cambiò,
caricandosi di un’irresistibile malizia.
“E chi
ti dice che non correrei
comunque il rischio? L’hai detto tu che sono una tosta,
no?”
Il frontman
sorrise
sghembo.
“Devo
prenderlo come un
sì?”
“No,
nient’affatto…-sussurrò
avvicinandosi alle labbra di Jared -…semplicemente, non
sottovalutare chi hai
davanti.” e si allontanò da lui, sciogliendosi dal
suo abbraccio.
Era riuscita a
spiazzarlo per l’ennesima volta.
“Ehi,
dove pensi di
andare?” si affrettò a chiederle, afferrandola per
un polso.
“Nel
mio hotel, a dormire…da sola.”
specificò la
ragazza.
“E mi
lasci così?”
“Domani
ho un esame importante all’università,
quindi devo svegliarmi presto per tornare a Los Angeles. Mi dispiace
Jared.”
Cos’era
quella? Una
scusa? Lo stava davvero rifiutando?
Per lui era
inconcepibile. Era abituato a ottenere sempre ciò che
voleva, almeno dalle
donne. E ci sarebbere riuscito anche con lei…prima o poi.
“Dammi
almeno il tuo
numero di telefono.”
Kate si
fermò un attimo
a pensare.
“Facciamo
così: se al
prossimo concerto ci incontreremo di nuovo, il mio numero
sarà tuo.”
Era una
condizione
assurda. Non poteva affidare la sua decisione al fato.
“Stai
scherzando?”
“Assolutamente
no.”
“Vuoi
davvero sfidare
il destino, Kate?” chiese allibito.
“La
fortuna mi ha
sorriso questa sera, non vedo perché non dovrei
ritentare.” gli rispose, scrollando
le spalle.
“Perché
nessuno ha la
certezza del futuro.”
“Appunto,
Jared. Al momento nulla mi vieta di pensare che ci rivedremo
un’altra volta, se non il futuro stesso.”
Il cantante scosse il capo
incredulo.
“Sei…sei
pazzesca, davvero.”
“Apprezzo
il tuo tentativo di dirmi in maniera gentile che sono
folle...Grazie.” disse, facendolo ridere.
“E
quando sarà il prossimo concerto?”
“Sarebbe
troppo facile se te lo dicessi, non credi?” rispose furba.
Jared
rivolse gli occhi al cielo.
“Ma…-
aggiunse Kate, guadagnandosi nuovamente la sua attenzione-
…voglio
essere buona, quindi ti dirò una cosa.”
“Sentiamo.”
“Sarò
presente a molti dei vostri show qui in California, il che aumenta il
numero di probabilità.” disse, sorridendogli.
“E
questa notizia dovrebbe sollevarmi?” commentò
ironicamente.
Kate
si avvicinò a lui e gli sfiorò il viso con una
mano, facendolo
rabbrividire.
“Direi
di sì. Buonanotte, Jared.”
Fece
per allontanarsi ma Jared le strinse la mano che fino a poco prima
era sul suo volto, cogliendola di sorpresa.
Rimasero
in quella posizione per un tempo che parve infinito, occhi negli
occhi, sospesi tra il desiderio di un contatto più intimo e
la necessità di
andare via. Ma Jared aveva capito che non era il caso di insistere per
quella
notte.
“A
presto, Kate.” disse, mollando lentamente la presa.
Kate
gli sorrise un’ultima volta, prima di lasciargli un delicato
bacio
sulla guancia che gli fece provare più emozioni del dovuto.
Poteva
un semplice contatto con le sue labbra scombussolarlo in quel
modo?
Non
era affatto un buon segno per uno come lui, che non voleva
impegnarsi…nè tantomeno innamorarsi.
Aveva
conosciuto l’amore così come il dolore della sua
fine, e si era
ripromesso che non sarebbe successo una seconda volta. Gli era bastato
cadere
una volta per apprezzare la libertà di cuore e di spirito e
l’instabile piacere
del cambiamento.
Ma
mentre la guardava indietreggiare, per un attimo non si
sentì libero,
ma solo.
Avrebbe
dovuto lasciar perdere quella ragazza e sperare di non rivederla
mai più, invece di desiderarla con maggiore
intensità.
Ma
un uomo con l’orgoglio ferito dal rifiuto non fa mai la
scelta giusta
per se stesso: mira sempre all’obbiettivo, senza curarsi
delle conseguenze.
|
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Capitolo 8 *** Capitolo VIII (Parte 1) ***
Eccomi
di nuovo qui! Il giorno della Liberazione mi sembrava ottimo per
aggiornare. Vi chiedo scusa ma il capitolo è stato diviso a
metà perchè
era troppo lungo! Prometto di aggiornare quanto prima ;) Enjoy it!
“Ho
sempre amato quella foto.”
Kate fece
ritorno in salotto,
facendolo sobbalzare.
“È
davvero molto bella. Beh, io
sembro uno psicopatico con un cappellino in testa, ma tu, in compenso,
sei
meravigliosa…”
Si
avvicinò a lui.
“A me
piacevi anche così.” disse,
guardandolo negli occhi e facendolo deglutire a vuoto. Gli prese
delicatamente
la foto dalle mani e la rimise a posto, lisciandone la cornice.
“Hai
lasciato solo quella…perché?”
“È
la prima foto che abbiamo fatto
insieme. Fa parte di un passato in cui tu eri soltanto Jared Leto e io
ero solo
un’Echelon. Non aveva senso metterla via. Non ho mai
rinnegato quella parte
della mia vita.” rispose, accarezzandone la cornice.
“Quindi
hai rinnegato tutto il
resto…”
Kate
incrociò nuovamente il suo
sguardo.
“È
la prassi, Jared. Quando una
relazione finisce, provi a liberarti anche dei ricordi felici per
evitare di
soffrire.”
“E ci
sei riuscita?”
Questa volta fu
lei a deglutire.
“Credevo
di sì.”
Di nuovo quel
pesante silenzio,
alleggerito solo dallo scroscio della pioggia.
Credeva di
sì. Quindi non
l’aveva cancellato dalla
sua vita.
“Ti
ho lasciato un cambio pulito in camera
mia…- disse indicandogli il piano di sopra-Puoi anche farti
una doccia se
vuoi.”
“Ti
ringrazio, Kate.”
Lei
accennò un sorriso.
“Ti
aspetto qui sotto.”
Jared
salì in camera di Kate. Si
soffermò a guardare i dettagli di quella stanza che per
diverse notti era stata
testimone del loro amore.
Le lenzuola
lilla, i collage di foto
che ritraevano Kate in compagnia delle sue amiche e colleghe di
università e
della sua famiglia, appesi alle pareti bianche, la libreria colma di
libri e
cd, il portatile sulla scrivania, il camice e lo stetoscopio appesi
dietro la
porta. Fu colto da un improvviso moto di nostalgia per i ricordi che,
uno
dietro l’altro, riaffioravano per dargli il tormento.
Carezze.
Sospiri.
Gemiti.
Baci.
Sospirò,
passandosi una mano sul volto, e
prese i vestiti perfettamente piegati sul letto: maglietta bianca,
pantaloni
blu di una tuta, dei boxer e delle calze di spugna. Riconobbe che erano
i suoi.
Le lasciava
sempre qualcosa di suo
nel caso passassero la notte insieme. E lei non li aveva gettati via,
nonostante tutto.
Decise di farsi
una doccia, per
scrollarsi via di dosso la stanchezza del viaggio e i residui di
pioggia sulla
sua pelle. Scese con i capelli ancora umidi e vide Kate, seduta accanto
alla
finestra.
La ragazza
guardava la pioggia cadere
con una tazza fumante in mano, talmente persa nei suoi pensieri da non
accorgersi della presenza di Jared, che godeva in silenzio della sua
figura
ranicchiata: la testa poggiata al vetro, le ginocchia incrociate
davanti al
petto, lo sguardo impegnato a seguire le gocce che scivolano lente.
C’era
l’immediata bellezza di un
quadro impressionistico nel suo modo di contemplare la vita che
scorreva fuori,
ma il cantante percepì che dietro tutta quella quiete si
nascondeva un lotta
senza eguali tra ragione e sentimento.
Vide il suo
petto alzarsi e
abbassarsi liberando un sospiro, e i loro occhi si incrociarono.
“Ah,
sei qui, non ti avevo sentito
arrivare. La tua tazza è in infusione, aspetta che vado a
prenderla…” si alzò e
si diresse in cucina tornando poi con la sua tazza.
“Thè
alla vaniglia e caramello. Ho
messo anche un po’ di miele, come…”
“Come
piace a me…- le sorrise -
Grazie.”
Kate fece un
cenno del capo e andò a
sedersi sulla poltroncina davanti al tavolino da caffè,
prese la sua tazza e si
ranicchiò.
Jared si sedette
sul divano accanto e
prese un sorso di thè.
Si era creata
una strana atmosfera: imbarazzo
misto ad intimità. E quel silenzio stemperato solo dalla
pioggia.
“Che
significavano?”, chiese all’improvviso
Kate, posando la tazza ormai vuota.
“Cosa?”
“La
canzone alla radio, la dedica, il
concerto…tutto.”
“Allora
le hai ascoltate?”
“Siamo
nel ventunesimo secolo, Jared,
le notizie corrono.”
Esattamente come
aveva previsto
Jeremia.
“La
cover era per te…io te l’avevo
promesso…e la canzone…beh, sono un artista,
scrivo di ciò che sento…”
“E
cosa senti?”
Il cantante
guardò dritto negli occhi
Kate e si inumidì le labbra prima di parlare.
“Mi
sei mancata.”
Kate sorrise
incredula e gli rivolse
uno sguardo affilato.
A Jared
bastò un secondo per
riconoscere quell’espressione, perché mille volte
l’aveva vista nascere sui visi delle
donne che non aveva saputo amare: era il preludio di
un’ironia carica di
sospetto.
“Non
hai trovato di meglio in giro
con cui sostituirmi?”
Fredda.
Lapidaria.
“Non
avrei potuto sostituirti nemmeno
volendo. Sei unica per me, Kate.”
Vide
un’ombra attraversare quegli
occhi scuri: era l’ombra dei ricordi, della delusione e
dell’amarezza.
“Quanto
vorrei poterti credere, Jared, ma…i
fatti mi raccontano un’altra di verità.”
“Kate,
io…”
“Perché?-
lo interruppe - Perché dopo
tre mesi ti fai vivo così, Jared?”
Il cantante si
aspettava quella
domanda da un momento all’altro. Si avvicinò a
Kate, in cerca di un contatto.
“Perché
credevo che la scelta migliore
fosse sparire per sempre dalla tua vita e dimenticarti, ma non ci sono
riuscito…- le prese una mano e la portò alle
labbra – E’ stato tutto inutile,
Kate...”
“Pensavo
di non avere alcuna importanza per
te…” sussurrò lei, ritraendosi da quel
contatto e alzandosi.
Jared la
osservava attonito mentre
Kate, stringendosi nella sua felpa, si avvicinava alla finestra ad
ammirare la
pioggia.
“È
la cosa più stupida che tu potessi
pensare.”
Una risata amara
fu la risposta di
Kate, prima di voltarsi a guardarlo.
“Non
mi hai dato poi così tanti
motivi per pensare il contrario, Jared. Tu mi hai lasciata
andare…non hai
nemmeno provato a fermarmi quel giorno, non hai fatto niente. Niente.
Sei
sparito. Hai ripreso la tua vita sregolata, i tuoi viaggi per il mondo.
E io ho
dovuto rimettere insieme i pezzi del mio cuore infranto…da
sola. Cominciavo ad
abituarmi alla tua assenza. Ho ripreso ad uscire, a frequentare gente,
e poi…tu
urli il bisogno che hai di me in una canzone alla radio, piombi qui e
io…”
La vide esitare.
“E
tu?”
“E io
ti lascio entrare, anziché
sbatterti la porta in faccia.”
Jared la
osservava in un silenzio che
prometteva una pioggia di parole.
“E sai
anche il perché?”, chiese con
tono quasi di sfida.
“Mi
piacerebbe saperlo.”
Il cantante si
alzò dal divano e la
raggiunse. Indugiò sul suo viso triste prima di accarezzarle
piano la guancia morbida.
Con sua enorme enorme sorpresa, la ragazza non si ritrasse dal suo
tocco.
“Perché
quando il destino bussa alla
tua porta non può fare altro che lasciarlo
entrare.”
Kate sembrava
essersi persa
nell’azzurro degli occhi di Jared che le sorrideva. Poi
sospirò stanca.
“Un
destino decisamente inaffidabile
se viene, se ne va, e poi si ripresenta dopo tre mesi.”
disse, mentre toglieva
la mano di Jared dal suo viso.
Il cantante
cambiò espressione.
“Sei
stata tu a lasciarmi.”
“Sei
stato tu a tradirmi.”
Jared
chiuse gli occhi serrando le mascelle.
La
verità, pronunciata dalle sue
labbra, era una tortura.
Rimase immobile,
quasi in apnea,
mentre lei si allontanava da lui.
Poi una frase
gli ritornò in mente
come un doloroso boomerang.
Ho ripreso ad
uscire, a
frequentare gente…
“Kate,
esci con qualcuno?”
Kate si
voltò verso di lui.
“Non
credo tu voglia saperlo.”
“Questo
sarebbe un sì?”
“Sono
state le mie coinquiline a
presentarmelo, fa parte del loro gruppo di amici. Ci siamo incontrati
spesso
nell’ultimo periodo, ma non saprei proprio come
definirci.”
“Da
quanto vi vedete?”
“Jay...”,
sussurrò come ad implorarlo
di smetterla con le domande.
“Ripondi
e basta…per favore.”
Kate
sospirò rassegnata, notando lo
sguardo duro di Jared.
“Quasi
tre settimane.”
“Tre
settimane…- ripetè, annuendo col
capo- E ne sei innamorata?”
Kate rise per
l’assurdità della sua
domanda.
“Non
lo so, Jared. È presto, ci
stiamo conoscendo.”
Jared prese un
respiro profondo e si
passò una mano sul volto.
Si sentiva
tradito, sebbene non ne
avesse il diritto.
Rise amaramente.
“Cosa
c’è da ridere?”, chiese confusa
Kate.
“Oh
niente, è solo che…è tutto
così
assurdo. Io che torno qui per rimediare, tu che sei già
impegnata con un
altro…avrei dovuto immaginare che non ci avresti messo molto
a rimpiazzarmi…”
Kate
sbarrò gli occhi, incredula,
capendo esattamente cosa Jared volesse insinuare.
“Non
hai alcun diritto di sentirti ferito.- ribattè
dura, avvicinandosi a lui –
Non sei tu
quello che per settimane ha atteso il ritorno della persona che amava,
perso
tra ricordi così vividi da squarciare l’anima con
la loro bellezza. Non sei tu
quello che ha sperato con tutto se stesso di riuscire a sopportare il
dolore,
se mai ci fosse stato un pentimento sincero. Non sei tu quello che ha
dovuto
arrendersi all’evidenza e convivere con la delusione delle
proprie speranze
infrante. Ero IO, ero solo io. Tu hai proseguito per la tua strada,
rispettando
gli standard che la tua vita da rockstar ti impone, spostandosi da una
città
all’altra, e probabilmente passando da un letto ad un altro.
Me ne sono fatta
una ragione e ho provato ad andare avanti. Se può farti
stare meglio, sappi che
ho smesso di odiarti tempo fà…-
abbassò lo sguardo- …insieme a tutto il
resto.”
Jared si
sentì distrutto, schiacciato
sotto il peso di quelle parole. Sebbene odiasse manifestare le sue
emozioni,
avrebbe voluto piangere per lei…per lui…e per il
dolore che si stavano
provocando a vicenda.
Kate diceva di
non amarlo, ma il modo
in cui aveva evitato il suo sguardo mentre concludeva il discorso lo
convinse
del contrario.
“Mi
pento ogni giorno di quello che
ho fatto, Kate. Se solo…”
Kate prese un
respiro profondo e
portò la lunga frangia dietro l’orecchio,
scuotendo il capo.
“Non
importa, Jared…non più almeno.”
Il tono che
aveva usato non ammetteva
repliche.
Jared
osservò la ragazza che aveva di
fronte, e si rese conto che ciò che ricordava di Kate
rischiava di venire
soffocato dalla fredda donna che aveva contribuito a creare. Nei suoi
occhi non
c’erano più l’innocenza e
l’entusiasmo che l’avevano fatto innamorare, ma
solo
dolore e tristezza. Il senso di colpa lo colpì come un pugno
nello stomaco.
Si
passò una mano dietro la nuca e
sospirò.
“Vuoi
che apra quella porta ed esca
definitivamente dalla tua vita?”, chiese indicando
l’ingresso.
“No,
non è questo che voglio…- scosse
il capo stanca - Voglio che mi spieghi il perché della tua
presenza qui…e che
poi esci definitivamente dalla mia vita.”
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Capitolo 9 *** Capitolo VIII (Parte 2) ***
TA
DAAAAAAAAAAAAAAN! Rieccomi qui con la seconda parte!
Non sono
buonissima?? Dite la verità *sfodera lo sguardo da cerbiatta*
Avrei
voluto aspettare un pò, ma poi mi sono messa nei panni di
voi lettori e ho immaginato il senso di insoddisfazione tipico delle
cose lasciate a metà. Tratta il prossimo tuo come te stesso,
giusto? ;)
Vorrei
dedicare questo capitolo ad una persona per me molto speciale, un'autrice di
FF ineccepibile che con la
sua creatività e sagacia mi ha travolta diventando un punto
fermo della mia vita. Questo è per te, Sssoru <3
Era diventato
tutto così veloce, come
se qualcuno avesse premuto il tasto di avanzamento e portato quello
strano film
in cui si era trasformato il loro amore vicino all’epilogo.
Il cantante si
rese conto di non
essere pronto ad affrontare un altro addio, non prima di aver chiarito
la sua
posizione e di aver lasciato almeno un’impronta nel cuore di
Kate, attorno al
quale sembravano esserci mura inespugnabili.
Doveva darle delle
ragioni per non
lasciarlo andare via.
“Sono
venuto qui semplicemente perché ti amo,
Kate. Ti amo più di qualsiasi cosa, e pensare al modo in cui
ti ho persa mi
uccide. Puoi anche non credermi, ma non è passato un solo
giorno, o una notte,
in cui i fantasmi di ciò che ho fatto non siano venuti a
tormentarti. Mi sono
trasformato in una maschera di sicurezza e carisma, che da un momento
all’altro
può cadere ed infrangersi in mille pezzi, rivelando
ciò che sono veramente: una
nullità. È così che mi sento senza di
te: vuoto ed inutile. Non meritavi il mio
tradimento, né di essere umiliata da una donna che non ha
nemmeno la metà del
tuo valore, eppure ho permesso che la parte peggiore di me realizzasse
tutto
questo. Sarei dovuto rimanere con te e tentare in mille modi di
rimediare,
invece di nascondermi dietro l’alibi che mi avevi fornito
concedendomi una
libertà che non meritavo. Non riesco più a vivere
con il rimorso di non aver
nemmeno provato a fermarti. Non riesco più a vivere senza di
te. Sono tornato
perchè sento di essere l’unico che possa
cancellare le tue sofferenze.”
Disse quelle
parole tutte di un
fiato, perso com’era nelle sue paure e nelle sue speranze.
“Come?”
La voce
carezzevole della ragazza gli
arrivò come un sussurro. Jared sembrò ridestarsi
e solo in quel momento si
accorse delle lacrime che solcavano il volto di Kate.
“Cosa?”
“Come
pensi di riuscirci?”
Il cantante
capì a cosa si riferiva.
Si avvicinò a lei e le asciugò le lacrime con una
mano.
“Diventando
l’uomo che meriti di
avere accanto: un uomo che sappia amarti e sacrificare se stesso per
renderti
felice. Un uomo che sappia mantenere le sue promesse e che non ti
deluda mai.”
“Io
voglio un uomo che posso vedere e
toccare quando ne ho bisogno, Jared. Un uomo con cui possa condividere
le mie
gioie e i miei successi, e che possa asciugare le mie lacrime nei
momenti di
sconforto. Voglio TE in carne ed ossa, anima e cuore. Non voglio
l’attore e il
cantante che entra ed esce dalla mia vita. Non voglio la rockstar che
mi
concede un po’ di sé stesso tra una pausa e
l’altra dalla sua frenetica
routine. L’ho già provato una volta, e ne sono
uscita devastata.”
Jared prese il
volto di Kate tra le
mani.
“Lo
so, lo so, ma stavolta sarà
diverso.”
La ragazza
scosse il capo.
“No,
Jay, non sarà diverso. Non può
essere diverso perché non ti priverei mai di ciò
di cui hai più bisogno.”
“È
solo di te che ho bisogno.”
“No e
lo sappiamo entrambi: è della Musica
che hai bisogno.Vivi di essa e delle sue sequele. È la
condanna di ogni
artista, e io non posso salvarti da questo, perché facendolo
ti distruggerei…e
distruggerei il sogno di molti.”
Jared
allentò la presa sul suo viso.
“Non
puoi credere sul serio che sia
la Musica il problema. È stata Lei a farci incontrare,
è stata Lei a farti
innamorare di me.”
Kate sorrise.
“Sei
stato TU a farmi innamorare di
te, Jay, ma Le sarò sempre grata per averti messo lungo la
mia strada…- gli
accarezzò il viso- Il
dolore che ho
provato non è nulla se confrontato alla gioia che mi hai
regalato nei pochi
attimi in cui sei stato mio…”
“Kate,
ti prego…”
“Avrei
voluto dirtelo quel giorno…-
la voce era calma, nonostante le lacrime – Avrei voluto
confessarti che ero
stanca di dividerti col mondo, che volevo restassi con me per sempre, e
consentirti di fare una scelta. Ma avevo paura che avresti fatto la
scelta
sbagliata…”
Il cantante
sbarrò gli occhi, colto
da un’illuminazione improvvisa: per mesi si era chiesto il
perché della resa di
Kate, nonostante si fosse dichiarata in grado di sopportare il dolore,
le
distanze e di tradimenti, e solo in quel momento tutto gli fu chiaro.
“E
così hai scelto tu per me.”
Il cantante si
allontanò di un passo,
lo sguardo perso nel vuoto.
“Ti
conoscevo abbastanza da sapere
che non mi avresti mai fermata.”
Questa volta fu
lei ad avvicinarsi.
“ Non
potevo permetterti di sbagliare,
Jay. Tu…tu sei quello che sogni, e ciò che sogni
ti porterà sempre lontano da
qui...lontano da me. Sei destinato a scontrarti con realtà
diverse e a trarne
insegnamento e ispirazione. Hai un’anima grande quanto
l’universo e mi sentirei
in debito col mondo se ti intrappolassi in una stabilità che
non vuoi e non
puoi darmi.”
“Non
posso crederci…- disse,
scuotendo il capo – Non posso crederci! Sono davvero
colpevole del fardello dei
miei sogni?”
“Non
esiste grandezza senza
sacrificio.”
“Io
non la voglio più se il prezzo da
pagare è la tua assenza.”
Kate sorrise
mesta.
“È
troppo tardi per tornare indietro. C’è
troppo in gioco e io non valgo la pena di distruggere tutto.
È così che deve
andare.”
“No,
cazzo! Non è così che deve
andare! Noi due dovremmo stare insieme, Kate! Sposarci, aver dei figli,
essere
felici!”
Kate riusciva a
malapena a trattenere
le lacrime.
“Basta,
Jared! Ti prego, smettila. -
respirava a fatica tra i singhiozzi - Adesso uscirai da quella porta e
realizzerai il sogno per il quale lotti con tuo fratello da quando eri
un
ragazzino. Io non ti servo per essere felice.”
Il cantante si
sentì sopraffatto da
quella parole, e non seppe più cosa dire.
“Fa
male, lo so, ma sopravviveremo, Jay.”
I loro sguardi
lucidi erano
incatenati in un silenzio doloroso.
Poi Jared
sospirò rassegnato.
“È
un addio quindi?”
“Credo
di sì…solo il tempo saprà
dircelo.”
Il cantante
chiuse gli occhi, cercando
di trattenere le lacrime.
Era finita,
aveva fallito.
Nulla di
ciò che gli era stato detto si
era rivelato vero: nessun destino, nessun lieto fine. Non
c’erano binari, né
stazioni.
Ciò
nonostante dentro di sé trovò la
forza di soddisfare un desiderio che da mesi lo tormentava con la
dolcezza del
ricordo.
“Ti
chiedo scusa, Kate.”
“ Per
cosa?” chiese confusa la
ragazza.
“Per
questo…”
Le prese il
volto tra le mani e annullò
ogni possibile distanza.
Premette le sue
labbra su quelle
chiuse di Kate, rigida per la sorpresa.
Si
staccò per incrociare gli occhi
della ragazza, che lo osservava con stupore e curiosità.
La
baciò di nuovo per scatenare una
qualsiasi reazione della ragazza, anche violenta.
Ma
con sua enorme sorpresa Kate dischiuse le
labbra, permettendogli di approfondire il bacio.
Sentì
lo sfregare delle braccia della
ragazza sui suoi abiti prima di avvolgergli il collo, e istintivamente
la
strinse forte a sé.
Quel bacio,
dolce come il miele,
divenne presto passionale e intenso.
Era un bacio che
trasmetteva la
mancanza e la sofferenza provata in quei mesi di distanza,
così come l’amore
che sentivano ancora l’una per l’altra.
Era un bacio
carico di sentimenti
inespressi, tra i quali dominava il dolore per il passato.
Era un bacio che
aveva il sapore
salato delle lacrime che scendevano dai loro occhi e che non lasciava
alcuna
speranza per il futuro.
I loro corpi
reagirono a quel
contatto ancor prima delle loro menti:
con movimenti fluidi e inconsapevoli si erano liberati di
buona parte
dei vestiti.
Jared
guardò il viso di Kate, che
aveva le labbra rosse e gonfie dei suoi baci, e gli venne in mente una
famosa
canzone dei Queen: Too much love will
kill you. Niente di più vero.
Le
accarezzò il viso, come se potesse
imprimerne la bellezza nei suoi ricordi, e lasciò che la
mano vagasse lungo
tutto il suo corpo: la linea flessuosa del suo collo, la
rotondità dei suoi
seni, il ventre piatto. Raggiunse l’orlo dei pantaloncini e,
mentre si
inginocchiava, li tirò giù insieme alle
mutandine, lasciandola completamente
nuda e alla sua mercè. La sentì sussultare quando
la sua lingua andò a sfiorare
proprio il centro della sua femminilità. Sorrise tra
sé, e approfondì la sua
esplorazione mentre Kate intrecciava le dita tra i suoi capelli, in un
gesto
d’amore e necessità.
“Jay…”
I suoi gemiti
riempirono il silenzio
della stanza, rendendogli insopportabile l’attesa di
possederla. Ciò
nonostante, trattenne l’impulso di darsi piacere da solo, e
la penetrò con due
dita, muovendosi con studiata calma, per farla impazzire…ed
impazzire.
“Jay…Jay,
ti prego…”
Percepì
la debolezza che si irradiava
nelle gambe di lei, e per un attimo temette che le sarebbe rovinata
addosso. Tirò
fuori le dita da lei e lasciò un ultimo bacio laddove era
più sensibile, prima
di rimettersi in piedi. Si leccò le dita, e la
baciò, lasciando che i loro
sapori si mischiassero. Kate percorse sicura la linea dei suoi
addominali,
slacciò i pantaloni della tuta, che caddero silenziosi a
terra, e liberò
l’erezione dall’ingombro dei boxer. Senza staccarsi
dalla sua bocca, Jared
sollevò Kate da terra, lasciando che gli intrecciasse le
gambe alla vita, e
fece aderire la schiena di lei al muro accanto alla finestra.
Quando la
penetrò gli fu chiaro che
non sarebbe più riuscito ad amare di nuovo. C’era
qualcosa di sacro nel modo in
cui combaciavano i loro corpi: le pelli, imperlate di sudore, che
aderivano
fino a sembrare l’una l’espansione
dell’altra; le mani intrecciate, nel
tentativo di non perdersi; gli sguardi incatenati, spinti dalla
necessità di
condividere il momento e di viverlo nella
sua interezza.
Jared si
spingeva in lei seguendo il
ritmo dettato dal suo cuore, che batteva forte contro la gabbia
toracica,
modulandolo secondo i sospiri e i gemiti e le urla di lei, accelerando
quando
la voce di Kate si affievoliva, e rallentando quando erano sul punto di
raggiungere il limite.
La ragazza si
sentiva uno strumento
nelle mani del cantante, e gli fu grata per il modo in cui la stava
amando. Sta creando, si disse, sta trasformando la passione e il dolore in
arte. Ce la farà, vivrà il
sogno…diverrà il sogno.
E
arrivò. Intenso, inarrestabile,
travolgente: il piacere che ti fa dimenticare chi sei, dove vivi e
cos’hai
fatto fino a quel momento, e che ti rivela le verità che si
nascondono dietro i
gesti.
Si persero
insieme e si ritrovarono
insieme, fronte contro fronte, i respiri affannati e le lacrime che non
smettevano di scorrere sui loro visi.
Non si erano
accorti di piangere.
“Jay…-
sussurò Kate, lasciandogli
delicati baci sulle tempie, le guance e le palpebre chiuse –
Apri gli occhi.”
Il cantante
obbedì, silenzioso. Kate
gli sorrise, con tutta la dolcezza e l’amore di cui era
capace, mentre gli
asciugava le lacrime, e Jared capì che era giunta la fine.
“Ricorda
che non amerò nessuno come amo
te, e che non ci sarà nessuno che
varrà quanto te nella mia vita. Mai, nemmeno tra mille anni.
– gli diede un
bacio a fior di labbra- Perdonami, se puoi.”
Jared non
riuscì a proferir parola.
Era qualcosa che non poteva nemmeno concepire. Il perdono.
Lui non sapeva nemmeno se sarebbe mai riuscito ad odiarla.
La baciò di nuovo, con trasporto, prima di sciogliersi dal
suo abbraccio.
Si
rivestì in silenzio, mentre Kate
lo osservava immobile davanti al muro contro cui si era consumato il
loro
amore, completamente nuda se non per i capelli che scendevano morbidi a
coprirle i seni.
Non
c’era più nulla da dire, così il
frontman prese le sue cose e, senza guardarsi indietro, uscì
da quella casa,
chiudendosi la porta alle spalle.
Sollevò
il cappuccio della felpa e si
allontanò dalla proprietà di Kate, che si era
lasciata scivolare a terra
scoppiando in un pianto disperato.
Le lacrime di
lui si confondevano con
la pioggia, quelle di lei impregnavano le maniche della felpa.
Avrebbe voluto
seguirlo e riportarlo
indietro, nonostante tutto…contro ogni logica.
Avrebbe voluto
tornare indietro e
supplicarla di accoglierlo nuovamente nella sua vita, nonostante
tutto…mettendo
a tacere gli ultimi stralci di orgoglio.
Ma nessuno dei
due fece un passo
verso l’altro e la loro storia venne messa nelle mani del
destino per
l’ennesima volta.
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