Mani e strani presentimenti.

di N i s h e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Feeling Good Muse Primo capitolo di quattro, è una storia che pubblicai tempo fa. Ho riscritto e modificato le cose che non mi avevano soddisfatto, allora.
Spero non sia tutto da buttare (di nuovo), buona lettura.



Un tardo pomeriggio nuvoloso. Un tour bus. Una camera. Una stanza disordinata. Un ragazzo. O meglio un uomo.

Il suo viso è diretto verso il grande finestrino oscurato dall'esterno, dove i suoi occhi fissano il vuoto, nonostante la vita che freneticamente gli passa davanti senza senza sapere che il suo cervello si è fermato.
E' nervoso. Angosciato. I suoi occhi fissano nervosamente quell'enorme finestrino da ore. Le sue dita tamburellano sulle gambe allungate verso qualcosa che le sostiene. Ogni tanto si tormenta i capelli.
Il tour bus è in un silenzio assolutamente innaturale, diverso dal solito quando si urla quasi tutto il tempo per ogni sciocchezza, ma non è solo. Ci sono anche Dom e Chris dall'altra parte della porta che Matt si è chiuso alle spalle. Hanno provato a parlare con lui. Hanno bussato tante di quelle volte che alla fine hanno deciso di lasciare perdere, rassegnati. Lui è voluto rimanere da solo, senza la compagnia delle persone che ritiene due fratelli di sangue. In compagnia dei suoi timori, ha preferito restare.
Per ore a fissare il vuoto e a tormentarsi, ansioso. In silenzio.
Matthew Bellamy non era mai stato in silenzio.

Cinque ore prima, il mondo in una stanza d'albergo.

Dom sta bussando alla porta di una camera da cinque minuti, l'umore decisamente incazzato e scontroso. L'ennesimo tonfo è accompagnato dalle imprecazioni quasi sommesse del batterista: si è fatto male alla mano.
-Matt! Maledizione, quanto ancora dobbiamo aspettare? Cazzo se ti svegliassi faresti un favore all'intera umanità!
Sbotta il batterista, gesticolando contro la porta, inesorabilmente chiusa.
La voce di Dom lo raggiunge parecchio innervosita, quasi ovattata, nella camera. Bussa come un dannato per svegliarlo ma Matt non ne ha voglia, la sbronza della sera prima dopo il secondo concerto della giornata, sembra pesargli addosso come un macigno e gli occhi non ne vogliono sapere di aprirsi. Però è già sveglio anche se non si decide ad alzarsi, gli mette allegria sentire Dom incazzarsi per ogni cavolata che gli combina.
-Se vieni a bussare di nuovo ti stacco le orecchie e me le mangio...! Mormora Matt mentre cerca di capire dove si trova. Ma Dom l'ha sentito lo stesso.
-Si, dai! Magari! Staccami anche le mani prima che te le possa mettere al collo e farti schiattare!
Il biondo è sempre più nervoso. Oltretutto Chris sta ancora facendo colazione in camera, collegato su  Skype per vedere la sua famiglia e lui è l'unico che è pronto. Ci tiene alla puntualità, stranamente. Ma sa che solo quando Matt uscirà da quella dannata porta, Chris si deciderà a chiudere Skype e finalmente potranno andare a fare la prima stramaledetta intervista della giornata.
-Si, magari... Così la smetti di cazzeggiare con quella batteria, che sarebbe anche ora.
Matt si è finalmente alzato. Un'occhiata alla finestra gli mostra un sole quasi coperto dalle nuvole. Meglio tenerla chiusa.
Si dirige, con difficoltà, verso quello che sembra il bagno e gli basta un' occhiata allo specchio per capire che non è il ritratto della salute.  Si fissa le mani, sopra il lavandino. Qualcosa simile a uno strano presentimento si mescola al sonno ancora fresco nei suoi occhi. Sarà stata la sua faccia a farglielo venire? Cerca di non pensarci.
Accigliato inizia a lavarsi mentre la voce di Dom gli scaglia ogni insulto che conosce. E' un pò permaloso quando non gli viene riconosciuto il suo talento alla batteria.

-Ah, finalmente! Ciao, testa di cavolo! Siamo ufficialmente in ritardo di tre ore e con te faccio i conti dopo ora muovi quel culo, Chris aspetta noi.
Che bel buongiorno.
Dom lo precede giù nella Hall, lasciandosi dietro un Matt vestitosi con le prime cose che ha trovato, ancora insonnolito.
Vorrebbe digli che loro se lo possono permettere di essere in ritardo di tre ore ma si annoia anche di aprire bocca, è troppo stanco. Cerca di dormire mentre cammina, tanto ci sono gli occhiali da sole a proteggerlo dall'ira di Dom, ma non ha mai funzionato, sbanda sempre dappertutto.
Decide di lasciare perdere quando incontra le scale. Non vuole morire prima dell'intervista, Dom e Chris troverebbero il modo per ucciderlo lo stesso.

Un'ora e mezza dopo, il sonno sempre vivo.

-Quella giornalista te le doveva cavare col cucchiaino le parole, eh Matt?
Dom è più rilassato adesso, l'abituale ghigno è ritornato al suo posto, mentre escono da quello studio televisivo.
-Che hai oggi, amico? Gli chiede Chris girandosi a guardarlo.
-Secondo te, Chris? Sarà la sbronza di ieri o il sonno, o questa cacca vivente di Blond Girl che non mi lascia dormire; forse perchè ho avuto un brutto presentimento prima, mentre mi lavavo...  
Matt, si toglie gli occhiali. Si passa una mano sugli occhi, stanco, e sbadiglia vistosamente davanti alla faccia di un Chris che lo guarda perplesso. Ha anche uno sguardo che dice: "Non basta spazzolarsi i denti un minuto, per eliminare la puzza di tutto quell'alchool dalla tua bocca."
-Comunque su, amico, le rockstar campano anche con le interviste. Beviti una tazzona di caffè o non reggerai ancora per molto.
Chris gli batte una mano sulla spalla prima di raggiungere Dom nel tour bus. Matt si guarda le scarpe assonnato e all'improvviso odia l'intero mondo universo: non riesce a dormire decentemente da settimane, ormai. Con uno sforzo sovrumano di staccare i piedi da terra, si avvia dietro agli amici.
Si lascia cadere su una poltrona lì vicino, appena dentro.
E' quando il tour bus inizia a muoversi che il cellulare di Matt squilla.
Con fatica si contorce mentre tenta di tirarlo fuori dalla tasca dei pantaloni, praticamente un tutt'uno con la pelle.
Riesce a strappare una risata a Dom e Chris mentre lo guardano sconsolati... Ride anche lui. La prima risata della giornata.
Sbadiglia ancora.
-Uhm... Si, pronto? Chi è che rompe?
Domanda Matt sfumando il suo sbadiglio tra le parole quasi incomprensibili.

-Matt, grazie al cielo ti sei deciso a rispondere. 
Una voce maschile proviene dall'altra parte del cellulare, è suo fratello, è una vita che non lo sente. Ha una strana frenesia nella voce.
Paul?!
-Paul? Cosa diavolo è successo? Stai male?
Paul non l'ha mai chiamato, quando si trovava in tour. Non lo chiama praticamente mai al cellulare.
-No. Non si tratta di me, Matt. Sono ore che cerco di rintracciarti ma non riesco mai a parlarti.
E' irritato. Preoccupato, anche. Matt si mette a sedere, mentre le tracce di sonno spariscono pian piano. Cerca di capirci qualcosa.
-Perchè? Cos'è successo, Paul?
Sono fratelli, ora, uniti dalla preoccupazione. Anche se non ha un nome, per Matt. Non ancora, è qualcosa di indefinibile ancora per lui. Un sospiro, lento e rassegnato, dall'altra parte del telefono.
-La mamma, Matt. E' la mamma... è peggiorata all'improvviso, ieri.
Finalmente gliel'ha detto; finalmente divide la preoccupazione e qualcosa di più, insieme a suo fratello. Non è più il solo a doversi mangiare il cuore dalla paura.
Il rumore ipnotico del tour bus invade le orecchie di Matt. Forse il suo cuore ha deciso di fuggire senza far rumore, inizia ad avere le mani intorpidite. Rimane in silenzio, attonito  e incredulo, non vuole sapere altro. Dom alza lo sguardo dalla rivista che sta svogliatamente sfogliando. Chris si avvicina piano, una muta preoccupazione negli occhi.
Matt vuole solo chiudersi in una camera buia e dormire.

Suo fratello riprende a parlare, fa fatica.
-E' stata operata d'urgenza. Non è andato come avevamo previsto, lei... Non le rimane che poco tempo da vivere, io...
Paul è sempre stato quello responsabile. Paul è il più grande dei due, si è messo ad incollare i cocci rotti della sua famiglia, quando suo padre se n'è andato di casa. Paul ha regalato la sua prima vecchia chitarra al fratello, quando si era reso conto che lui non l'avrebbe di certo trascurata. Vorrebbe abbracciarlo, adesso, ma mantiene la calma.
-Matt...?
E' precisamente in quel momento che Matt si alza. Confuso, il fiato corto. Cerca di farsi largo in quel casino per raggiungere la prima camera più vicina a lui.
Il cellulare a terra, ancora aperto alla conversazione con Paul... Chris cerca di afferrarlo per un polso, ma agilmente lui gli sfugge. Gli ha già sbattuto una porta in faccia.
Dom ha raccolto il cellulare da terra, si fa dire l'ospedale dove si trova Marilyn e annulla tutto. Interviste, session fotografiche, tutto.
Ora nel Tour Bus regna il silenzio.



Well, hi. Ho voluto riscrivere l'intero primo capitolo (probabilmente farò così con gli altri tre) e pubblicarlo.
Capite da soli il motivo del perchè cancellai questa storia, non ci vuole molto.
Spero non sia stato un mattone da leggere, fatemi sapere se posso pubblicare - di nuovo - tutto il resto.

N.

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Capitolo 2
*** 2. ***



Un tardo pomeriggio nuvoloso. Un tour bus. Una camera. Una stanza disordinata. Un ragazzo. O meglio un uomo.
Il suo viso è diretto verso il grande finestrino oscurato dall'esterno, dove i suoi occhi fissano il vuoto, nonostante la vita che freneticamente gli passa davanti senza senza sapere che il suo cervello si è fermato.
E' nervoso. Angosciato. I suoi occhi fissano nervosamente quell'enorme finestrino da ore. Le sue dita tamburellano sulle gambe allungate verso qualcosa che le sostiene. Ogni tanto si tormenta i capelli.
Il tour bus è in un silenzio assolutamente innaturale, diverso dal solito quando si urla quasi tutto il tempo per ogni sciocchezza, ma non è solo. Ci sono anche Dom e Chris dall'altra parte della porta che Matt si è chiuso alle spalle. Hanno provato a parlare con lui. Hanno bussato tante di quelle volte che alla fine hanno deciso di lasciare perdere, rassegnati. Lui è voluto rimanere da solo, senza la compagnia delle persone che ritiene due fratelli di sangue. In compagnia dei suoi timori, ha preferito restare.
Per ore a fissare il vuoto e a tormentarsi, ansioso. In silenzio.
Matthew Bellamy non era mai stato in silenzio.

Rendersi conto che quel cuore che adesso urla di dolore, sta per spezzarsi, l'ha sconvolto.
Ricordarsi di avere una madre alla quale non ha dato abbastanza prima che fosse troppo tardi, è una cosa che gli perfora l'anima.
Non ha pianto quasi mai, crescendo. Non piange nemmeno adesso. Non ci riesce. E' qualcosa, quello che prova, di intensamente doloroso.  Come se gli togliessero il terreno sicuro da sotto i piedi, come se abbattessero la sua casa. Quella casa dove poteva sempre tornare e che adesso, lo sa, non sarà più come prima.
Come se qualcuno dalle lunghe dita gli rubasse i ricordi felici, addormentati dentro i suoi occhi. Non vuole questo. Vuole urlare al mondo che la vita è una fottuta fregatura. Ma crede che non sarà mai abbastanza per far lenire all'istante quel senso di angoscia opprimente. L'ultimo ricordo che ha di sua madre è l'ultimo natale passato insieme. In quel periodo la sua malattia iniziava a peggiorare e lei aveva fatto tutto il possibile per non farlo pesare a loro. Era sempre stata così. E' sempre stata così: un vulcano. Lui si era quasi dimenticato che stava morendo già da allora.

Il tour bus procede spedito, non sa dove stiano andando, non gliene frega niente. Quello che aleggia nella sua testa, da un tempo che gli sembra infinito, sono le parole del fratello. Quelle parole che stanno distruggendo laboriosamente una parte del suo essere.
-La mamma, Matt. E' la mamma... è peggiorata all'improvviso, ieri.
 Come farà senza sua madre?
Si vergogna anche di pensare una cosa simile.
Magari la domanda giusta è "Come ha fatto mia madre senza di me? Come farà senza di me?"
E' sicuro Matt: quella donna non ha mai saputo - mai -  di quanto avesse veramente bisogno di lei, nella sua frenetica vita.

Iniziano a intravedersi le stelle. E' già quasi sera e Dom bussa di nuovo. Più insistente di prima. Si sta quasi scocciando: vorrebbe entrare lì dentro e stringerlo, per rubargli una dose di dolore. Vorrebbe che qualcuno lo facesse con lui, se si trovasse in quella stessa situazione. Ma deve trattenersi perchè, come le altre volte, esiste solo silenzio. E il silenzio è meglio non disturbarlo.
-Forse si è addormentato... Mormora Chris, seduto sulla poltrona.

Gli occhi iniziano a chiudersi, sente che non ce la fa più a tenerli aperti e stare sveglio.
La monotonia del tour bus inizia ad assopirlo, in più non ha mangiato nulla a parte la colazione di quella dannatissima mattina.
Ormai si è addormentato e ha le gambe in un' angolazione scomoda ma non gli importa nulla. Vuole solo dimenticare e non ha nemmeno bottiglie di Alcolici in camera.

-E' stata operata d'urgenza. Non è andato come avevamo previsto, lei...

*

"-Come stai male? Credevo che la malattia fosse sotto controllo, adesso. Manco qualche mese e tu ti ammali di nuovo?"
"-Sai, Matt, la prossima volta mi sentirò male quando ci sei anche tu."
"-Mamma, ti prego, non iniziare a sfottere i miei sentimenti. Sono preoccupato, dannazione."
"-Matthew James Bellamy, contieniti."
"-Mamma..."
"-Tesoro... stai tranquillo, ti prego. Io sono tranquillissima vedi? Non sarà una sciocchezza del genere ad abbattermi, lo sai"
"-Non sono tranquillo..."
"-Dovresti, sai? Adesso basta parlare di queste stupidaggini. Hai visto Paul con quella ragazza? Non sono assolutamente carini insieme?"
"-Non so. Assomiglia a tutte le ragazze che ha avuto Paul: una più scema dell'altra."
"-Uhm. Chissà se sarà quella giusta... Su, andiamo a guardare la neve, là alla finestra. "
"-Okay."
"-E con Gaia? Come sta la mia Gaia?"
"-Procede alla grande, grazie mamma. E'... sempre più stupenda."
"-Ma guardati... nessuna ragazza ti aveva fatto venire gli occhioni felici."
"Senti, okay. La amo e tra qualche giorno scapperò in Italia da lei, contenta?"
"-Da morire..."
"-Ecco.Ehi la neve! Ah, dimenticavo... Buon Natale, mamma."
"-Buon Natale anche a te, tesoro mio.."

*

"-Mamma, ci sei? Sono tornato un momento"
"-Si, tesoro! Vieni un po' qui..."
"-Che c'è? "
"-Ehi cos'è quell'espressione? Vieni."
"-...uff...Dimmi."
"-Che ne dici di questa marmellata?"
"-Cosa? Non ne ho voglia! E poi scotta quella cosa là!"
"-Non scotta. Apri la bocca... Allora?"
"-E' buona. Posso andare adesso?"
"-Ma dov'è che devi andare così in fretta? Non stai quasi mai a casa!"
"-Sono venuto solo per prendere le mie cose, oggi prove con Dom e Chris."
"-Perchè non facciamo un duetto noi due eh? Dai balliamo."
"-Ahia mamma! Ma ce l'hai con i miei piedi?! Okay basta. Adesso scusami - tantissimo - se non posso stare qui a parlare di marmellate varie con te ma sono in fottuto ritardo, mammina!"
"-Matt! Non ti voglio sentir dire parolacce o ti tiro questo cucchiaio in testa."
"-Certo. posso andare?"
"-Certo, vai pure."
"-Finalmente... Ogni volta sto teatrino."
"-Ti sento! Ho messo poco zucchero nella marmellata?"
"-No, è perfetta! Ti voglio bene, a stasera!"
"-Divertiti, piccolo..."

*

"-Ehi... E queste lacrimucce?"
"-Niente, lasciami stare..."
"-Piccolo, lo sai che non lo faccio. Dimmi tutto, a me puoi."
"-Le prove della recita sono andare male..."
"-E perchè mai?"
"-Per colpa mia, mi prendono tutti in giro..."
"-Cosa? Per quale assurdo motivo?"
"-Perchè sì!  Non voglio più cantare, basta!"
"-Ehi ehi.. Perchè non vuoi più cantare? Che sciocchezza è questa?"
"-Mi prendono in giro per la mia voce! Cos'ho che non va?"
"-Oddio, amore... Ma perchè devi credere che ci sia qualcosa di sbagliato in te? Non c'è assolutamente nulla di sbagliato, anzi. Tu hai un dono, Matthew. Un bellissimo dono e lo sai. Se gli altri bimbi dicono questo, ti dico io una cosa: sono estremamente gelosi di te. Loro vorrebbero ritrovarsi una voce unica come la tua e siccome non ce l'hanno, ti danno fastidio. A te piace cantare?"
"-Si, tantissimo..."
"-Bene, anche a me. E ti piace la tua voce?"
"-Credo di si."
"-Allora non c'è nessun problema! Lasciali stare, continua per la tua strada e arriverai lontano... Mi hai sentita?"
"-Sì."
"-Dai fammi un bel sorrisone, ho deciso che stasera si va tutti a mangiare una bella pizza da Joe! Contento?"
"-Grazie, mamma..."
"-Di cosa? Sarò sempre qui per te."



Ore O.36, dopo quattro giorni pazzeschi.
Stanchissima, ho riscritto questa. Grazie a chi si è interessato/interesserà di lei, in un modo o nell'altro. I tre momenti descritti, sono ricordi dall'infanzia/adolescenza/maturità di Matt. Spero non ci siano stati problemi nel capirci qualcosa.
Nishe.

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Capitolo 3
*** 3. ***



Sono cinque minuti da quando Dom si è svegliato e ha visto che la porta è ancora chiusa... Sarà perchè ancora non ha messo nulla sotto i denti ma è di un nervosismo più grande di lui. Per cui sono cinque minuti che bussa a intermittenza alla porta di Matt ma sta per perdere le staffe anche lui, a quanto pare.
-Dom! Cosa cavolo strilli a quest'ora?
Chris si alza bruscamente dal divano dove ha dormito, la testa rischia di scoppiargli.
-E' ancora lì dentro Chris!
Il biondo gli indica la porta. Esasperato, tira un calcio a qualcosa di troppo ingombrante, per terra.
-Forse si è sentito male...
Aggiunge, stranamente preoccupato.
-Senti, manteniamo la calma. Prova a cercare qualcosa per aprire questa serratura e forse riusciamo ad entrare.
 Il bassista si è alzato a stento e si è avvicinato cautamente alla porta.
-Dove te la cerco qualcosa per aprire la serratura?! Uff. Okay, provo a chiedere ai ragazzi.
-Ecco, bravo. Io sto qua...
Chris è ancora frastornato: il risveglio brusco è un mattone in testa, ma cerca di mirare la porta con il pugno chiuso e bussa.
Un colpo.
Due colpi.
Tre colpi.
-Ehi amico siamo fottutamente in pensiero per te, puoi aprire?
Nessuna risposta.
Chris sospira, rassegnato.
-Ascoltami. Ci sono passato anch'io, credimi e... ti capisco. E' stato come se mi strappassero il cuore dal petto.
Sono andato avanti solo perchè avevo qualcuno per cui valeva la pena continuare a sorridere. Vuoi che ti elenchi le persone che ti stanno vicino, in questo momento?

Nel disordine più totale, al di là della porta.

Matt ha aperto gli occhi come se fosse la cosa più naturale del mondo, dopo aver passato una notte rivisitando i suoi ricordi più nascosti. Addormentato in un'angolazione davvero troppo scomoda, ormai non sente più il sangue circolargli alle gambe ma non gli importa.
Qualcuno sta bussando alla porta, forse da un po' di tempo. Ma non se n'è accorto. O forse, semplicemente, non voleva dar retta al mondo là fuori.
Un colpo.
Due colpi.
Tre colpi.
Una voce che lo chiama, Matt attiva i sensi. Ascolta.
Quando Chris parla, vale sempre la pena ascoltarlo. E' ciò che pensa di lui, Matt. E anche se il suo cuore urla come prima, è per questo che si è alzato da quel letto disordinato e si è avvicinato alla porta. Lentamente, pesantemente.
Una mano allungata a quel pomello che lo separa dall'amico. Vorrebbe solo guardarlo negli occhi perchè spiegare quello che prova a parole, è troppo per lui in quel momento.

Sente qualcuno aprire una porta esterna, entrare nel camper.

-Non risponde neanche a me, Dom. Hai trovato...Cosa c'è?

-Ha...chiamato Paul.

-...cosa? E'...?

-Sì...

-No, cazzo! Perchè ci siamo dovuti fermare a questa maledetta sosta?!

-Chris...Ormai è inutile.

-Avrebbe potuto salutarla, almeno, Dom...

-Ehi. Dove vai, amico?

-Non ce la faccio a restare qui dentro, non ho il coraggio di guardarlo negli occhi.

La camera di Matt è diventato un posto freddo e troppo oscuro, adesso. Ha ascoltato inorridito le parole di Dom. L'incredulità è sul suo viso, lo stupore, la meraviglia che sia successa sul serio una cosa del genere lo abbattono come onde. Il dolore. La rabbia.
Non ha salutato sua madre per l'ultima volta. Non l'ha pregata di restare per lui. Non ha potuto farlo. Non le ha potuto dire quanto l'amasse.
Rabbia.
Odio.
Si odia.

Dom è rimasto dall'altra parte della porta col cellulare ancora in mano. Non sa cosa provare, non sa perchè si sente mancare l'aria come se fosse successo a lui.
Pensa a come dirlo a Matt. Pensa che debba essere lui a dirglielo, a questo punto. Un rumore dietro quella porta chiusa.

"Ha sentito tutto..."

Qualcosa inizia a perforargli piano il petto, l'ansia lo assale. Si avvicina precipitosamente alla porta e vi appoggia un orecchio sopra.
-Matt? Per favore, apri...
E' proprio mentre alza la mano per bussare ancora, che la porta si spalanca davanti ai suoi occhi.
-Matt... Dom è senza fiato. Eccolo, pieno di dolore fino all'orlo di sè. Pieno di odio, rabbia. Ormai lo conosce come se ci fosse lui dentro al suo corpo così freddamente rigido.
-Cosa diavolo ne sarà di me, Dom? Matt lo guarda, sfinito da tutto quello che è successo, desiderando fortemente di sentire la risposta dell'amico. Qualsiasi risposta. Pronuncia quelle prime parole dopo ore, come se fossero la sua ancora di salvezza: si è perso.
-Io... Non lo so, Matt. Vorrei poterti dire quello che vorresti sentire ma non lo so. Posso dirti che se hai bisogno di me sai dove cercarmi, come sempre.
Silenzio.
Matt abbassa il viso. Non era quello che voleva sentirsi dire. Quelle cose le sa già.
Dom inizia a muoversi in direzione dell'amico. Vorrebbe abbracciarlo, sentirlo vivo di nuovo sotto le sue braccia.
Ma Matt non ce la fa.
Lo scansa, prima che possa avvicinarsi a lui, cercando di non essere troppo brusco.
-Vado a farmi una doccia, scusa.

Punta in direzione del bagno.
Un altra porta chiusa. Di nuovo.




Oddio, mi rendo conto che sta diventando una cosa troppo deprimente, questa storia.
Non ho idea di quello che mi vagava nella mente, allora. Chiedo scusa a tutti in anticipo, ma siccome l'ho ri-iniziata adesso la ri-finisco.

Mi rendo conto anche che non ringrazio quasi mai le persone che mi recensiscono e mi seguono. Sono una scema colossale, che legge "pescio tutto rosa" invece di "pesco tutto rosa", rendetevi conto. In realtà ogni recensione, ogni vostra parola, mi spinge a scrivere ancora e ancora e questa "ossessione" sembra non voler finire. Quindi, GRAZIE mille.

Nishe.

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Capitolo 4
*** 4. ***



Matt inizia a togliersi i vestiti, lentamente. Lo sguardo assente rivolto ai suoi piedi, lontano dallo specchio davanti a lui.
Vede i suoi indumenti cadere uno sopra l'altro come i pezzi di quella vita vissuta fino a quel momento, che con malinconia e lentezza scompaiono, attraversano il suo corpo e lo abbandonano... Per sempre? Probabile.
Sotto la doccia, lascia che il getto di acqua bollente lo bagni tutto senza curarsi del dolore che gli provoca. Si limita a girare un po' la manopola quando il calore è troppo, ma resta in quella posizione: la fronte appoggiata alla parete, le mani di lato alla testa, gli occhi chiusi... Vorrebbe sparire, essere spazzato via da quell'acqua che scorre  ininterrottamente, o vorrebbe essere un sasso: inerte e senza vita, per non provare tutto quel maledetto dolore.
Ma non piange. Non ci riesce e si odia sempre di più.
Quando era ancora un bambino, una volta sua madre prima di dormire gli aveva letto "Il Piccolo Principe" tutto in una notte, tanto erano poche le pagine... Matt aveva ascoltato dalla prima all'ultima parola, stupito da quella incredibile storia, avido di conoscere il destino di quel misterioso bambino e del suo grande amico.  C'era una frase, che chiudeva un capitolo, che Matt non aveva mai compreso fino in fondo: "Il paese delle lacrime è così misterioso"
La prima volta che l'aveva sentita aveva chiesto a sua madre cosa significasse; lei gli aveva spiegato che il pilota non sapeva come consolare il Piccolo Principe, non sapeva come raggiungere il suo dolore per aver abbandonato la rosa e riuscire a piangere con lui. 

Ne era rimasto, inevitabilmente, colpito. Era impensabile quanto dolore avesse provato quel bambino indifeso, solo per aver abbandonato una rosa: divenne il suo primo libro preferito.
Adesso, sotto l'acqua che continua a cadere, capisce che non doveva dubitare di quel dolore perchè è esattamente come si sente lui: impenetrabile, indifeso e arrabbiato per aver dimenticato la sua rosa.

Sente delle voci provenire dall'altra stanza, che si riempie piano piano. Non riesce a tollerarlo, vorrebbe silenzio e basta.
Capisce che non può rimanere tutta la vita lì, anche se sarebbe la cosa migliore in quel momento. Sente come se tutto si stesse muovendo al rallentatore, avverte il peso del suo respiro, grave e lento.
Esce dalla doccia e prende il primo accappatoio che gli capita. Dal profumo capisce che è di Dom, per questa volta non si arrabbierà, ne è sicuro.
Due lunghi sospiri. Apre quella porta che gli sembra di ferro, enorme e minacciosa e li vede la: tutti i ragazzi in viaggio con loro, ancora assonnati. Abbassa gli occhi: non capirebbero mai se dicesse loro di sparire da quella camera. D'altronde sono dispiaciuti per lui, si vede.
Pacche sulla spalla, qualcuno lo tira a se e lo abbraccia, parole di comprensione, di affetto. Matt si sente sballottato tra decine di braccia, o così gli sembra, mormora qualcosa del tipo :"Mi devo vestire." e risparisce nella sua camera. Un vortice di nulla in mezzo al nulla.
Gli sembra di non aver mai desiderato così tanto in vita sua, di essere di nuovo solo.

Dopo ore che gli sono sembrati mesi, raggiungono quella casa che assomiglia quasi un ricordo lontano, in quella cortina di grigio malinconico che è Teignmouth.
Paul lo ha avvertito che sono andati via dall'ospedale: "L'abbiamo... l'abbiamo portata a casa.", ha mormorato al cellulare.
Matt ha annuito e ha chiuso la conversazione. Si sono imbarcati sul primo volo per il Devon e ha raggiunto il posto dove è cresciuto.

La strada gli sembra sempre uguale, il Den sempre malinconicamente verde, il lungomare di un grigio che ha imparato a fare suo...
Non cambia mai nulla, qui.
Adesso è davanti alla porta di casa. Dom e Chris dietro di lui, lo accompagnano. Hanno un aspetto tristemente serio, nei loro vestiti per l'occasione.
Dom gli poggia una mano sulla spalla, cerca di fargli coraggio come dall'inizio di tutto questo, Matt sospira.
Cauto, bussa alla porta davanti a sè.
Dopo qualche minuto qualcuno oltre la porta, arriva quasi correndo, è sua sorella. Non la sente da un sacco di tempo, nemmeno nelle ore passate le ha telefonato. Anche se non sono fratelli di sangue, lei c'è sempre stata quando da adolescente, credeva di non farcela a sopportare il mondo. Gli fa piacere che sia lei ad aprire la porta, ha pianto e Matt, per la prima volta dopo ore e ore si lascia abbracciare. Sua sorella lo stringe forte, singhiozzando sulla sua spalla, gli accarezza la testa. Lui cerca di ricambiare la stretta  ma non ci riesce fino in fondo.
Non ci riesce.
Quella casa gli sembra sempre la stessa, come se lui e i suoi fratelli non fossero mai cresciuti, come se il tempo si fosse fermato...
Vorrebbe fuggire di nuovo, adesso che è appena entrato in quel luogo che è stato teatro di tanti momenti allegri e spensierati.

Gli sembra così irreale che non ha il coraggio di proseguire oltre la soglia, ma Paul lo raggiunge e lo stringe a sè. Per l'ennesima volta cerca di ricambiare la stretta, ma l'unica cosa che vuole è che lo lascino solo perchè mille interrogativi lo assalgono mentre suo fratello, un braccio sulla sua spalla, lo accompagna nell'altra camera.
-Paul... il funerale. Quando sarà? Mormora parole come se le ricacciasse con forza dal suo cervello.
-Alle sei, tra qualche ora...
 Gli risponde il fratello, versandogli da bere.
-Cosa? Così presto? Chris anticipa le domande che il cuore di Matt fa fatica a formulare.
-E' già passato un giorno, quasi.
Fa notare Paul, malinconico. Continua a fissare Matt, come se temesse che da un momento all'altro cedesse anche lui di vivere, tanto è pallido e fragile. Si rende conto che non l'hanno mai vissuta una situazione del genere, non sa come comportarsi.
-E' successo tutto così in fretta... Lo sguardo di Matt è perso nel vuoto, sente quelle parole uscire debolmente dalla sua bocca anche se non sa come siano riuscite a farlo.Perchè lui si sente in quel modo? Come se una parte della sua anima scomparisse nel buio; perchè non riesce a reagire? Sua madre non avrebbe mai voluto vedere nessuno di loro in quello stato. Lei era l'allegria.
-Lo so, Matt. Paul gli prende il bicchiere dalle mani, lo guida al piano di sopra, lui non oppone alcuna resistenza.
Una cassa mortuaria si intravede appena dalla porta semichiusa, Matt si arresta inorridito, non ce la fa ad oltrepassarla: qualcosa dentro di lui lo trattiene e gli stringe le viscere così fortemente che gli viene quasi da vomitare l'anima.
-Matt! Ehi... Ti sto solo portando in camera tua, non vedrai nulla se non vorrai okay? Okay?
Paul gli regge le spalle e lo scuote appena, mentre Dom e Chris lo reggono dall'altra parte, tenendolo in piedi.
-O-Ok...
Bisbiglia Matt, la mente annebbiata. Gli occhi si rigirano al loro interno. L'ultima cosa che vede prima di cadere, sono le facce preoccupate dei suoi compagni di vita.


- Ehi, Matt. Sono io amico, mi senti? Cavoli questa camera è esattamente come quando passavamo le serate a provare.
Dom si guarda intorno, sgranocchiando distrattamente delle patatine. E' seduto sul letto dove hanno steso Matt, si volta ancora verso di lui, lo sente muoversi.
Matt si sta riprendendo, si sente debole, come se qualcuno gli avesse tirato una massa da baseball sul petto. Cerca di aprire gli occhi, di distinguere il viso davanti a lui.
E' Dom, lo aveva immaginato.
-Cosa... Cosa è successo? Domanda, debole, mentre si tasta il petto.
-Sei svenuto, Matt. Hai  mangiato poco o niente in questi due giorni, tua sorella ti ha portato un panino, è sul tuo comodino se lo vuoi.
-Lei... mia sorella dov'è? Dove sono gli altri?
Gli occhi di Matt mettono a fuoco la sua camera, non sa se sta vivendo un déjà vu, tanto gli sembra strano trovarsi di nuovo lì.
Riconosce quel porto di sogni, le chitarre, i poster che ci ha appeso da giovane, la sua collezione di plettri... ma vede solo Dom, accanto a lui.
-Sono scesi sotto perchè era arrivata gente, Chris è andato a dare una mano per - per portare la...
Dom non finisce la frase, appoggia il pacchetto di patatine, Matt inizia a intuire tutto.
-Cosa? Dove sono adesso? Come...? Che ora sono?! Il panico si insinua di nuovo nel suo petto, cerca di alzarsi,  scavalcare Dom.
Si accorge che non ha le scarpe ai piedi...
-Sono quasi le sei e mezza, Matt.
Dom cerca di aiutarlo: Matt sembra sul punto di svenire di nuovo, tanto è agitato. I capelli e il vestito stropicciati, ormai.
-Come... Come le sei e mezza?! Il funerale, io...
Matt è riuscito a infilarsi le scarpe nei piedi giusti, si precipita alla porta con Dom alle sue spalle. Si aggrappa al muro mentre scende velocemente quelle scale che da adolescente saltava, mancando i gradini. Arriva al piano di sotto.
Silenzio. Avverte solamente una dolorosa, vuota sensazione che sa di silenzio.
Non c'è nessuno in casa, se ne sono andati senza di lui. Onde di incredulità si mescolano ai suoi occhi spalancati e ansanti.
-Matt, prendiamo la macchina di Paul e li raggiungiamo. Va bene?
Dom è davanti a lui e ora gli appoggia una mano sul viso,  straziato di vederlo realmente in tutto e per tutto nel suo dolore.
Matt l'allontana brusco.
-NO! VA BENE UN CAZZO! NON MI VA BENE! NON E' GIUSTO, NON ME LO MERITO TUTTO QUESTO DOLORE! NON HO POTUTO SALUTARE MIA MADRE, DOM! NON HO POTUTO VEDERLA PER L'ULTIMA VOLTA PERCHE' ERO TROPPO PRESO DAL MIO CAZZO DI TOUR! SE SOLO FOSSI STATO PIU' VICINO A LEI, AVREBBE SAPUTO CHE IO DIPENDEVO TROPPO DAL SUO SORRISO! Non ho potuto stringerle le mani, Dom... Aveva bisogno di me e io non c'ero, non me lo perdonerò mai. Mi sento uno schifo, Dom...
Si sta sfogando, quel momento è arrivato. La verità che tutto è successo davvero, gli si rovescia addosso come mai prima di allora: brusca e risoluta. Aveva sentito il petto scoppiargli di una rabbia troppo tempo repressa e tenuta prigioniera dentro di lui.
Quelle lacrime che si erano rifiutate di scendere, furono finalmente lasciate libere di correre sul suo viso per bagnarlo tutto. Non aveva avuto più la forza di trattenersi e ogni parola che aveva gridato, era come se delle funi si rompessero dentro di lui e liberassero tutto il suo rancore facendolo respirare di nuovo. Ogni respiro sempre più lungo e straziante, ma almeno respirava ancora.
Dom aveva lasciato che le mani di Matt si dibattessero sul suo di petto, pugni chiusi sulla sua camicia nuova, tanto da stropicciarla e strapparla: Matt aveva strattonato l'amico stringendo ancora di più i pugni sulla camicia, mentre gli riversava addosso il suo fiume di dolore, prima di scivolare lentamente contro il muro in lacrime, portandoselo con se.
Si erano ritrovati uno sopra l'altro, a piangere insieme abbracciati, come succedeva da ragazzi dopo essersi presi a pugni per l'ennesima opinione diversa.

-Mi mancherà, Dom... E non ci sono nemmeno adesso che sta per essere... Come farò senza di lei? Pensavo esistesse per sempre.
Non l'ho salutata, Dom. Non so se ha sofferto troppo, non so se si ricordasse ancora di me prima di andare.

Non lo so, Dom.
Non lo so.



Mancano sei giorni al mio trasferimento causa Università e questo è il capitolo che ho ritoccato di meno.
Grazie a chi, in un modo o nell'altro, segue questa storia.
Un abbraccio, Nishe (dal sapore malinconico).


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Capitolo 5
*** 5. ***


Feeling Good 4
Ultimo capitolo.
(Non l'ho mai precisato, scema come sono: l'intera vicenda si svolge nel periodo dell'Origin Of Symmetry's Tour. Diciamo pure verso la fine.)


-Dom, si è svegliato mio fratello?
Il mormorio delle parole di Paul giungono, preoccupate, dall'altra parte del telefono che Dom tiene in mano.

Hanno lasciato che squillasse a vuoto per più di due volte, lui e Matt. Nessuno dei due si era degnato, o aveva avuto la forza di alzarsi e afferrare la cornetta. Erano preoccupati a consolarsi e farsi consolare o almeno a lenire quella ferita che dilagava nel cuore di uno di loro due. Ma quando il rumore fastidioso del telefono,  si fece più insistente, fu con estrema riluttanza che Dom sciolse l'abbraccio di Matt e si alzò da terra, lo sguardo puntato sull'amico, passandosi una mano davanti agli occhi per asciugare quelle poche lacrime che il suo dolore tanto grande gli avevano strappato.
E ora sta li in piedi, con le spalle contro il muro, gli occhi su di Matt. Ha avuto il tempo di dire solo un roco "Pronto?", prima di scoprire chi fosse già dal tono di voce che tanto gli è familiare. E' Paul.
-Si, Paul. Si è svegliato. Vorrebbe fare qualcosa di più per loro due ma non riesce a pensare altro che a stargli vicino.
Dopo tutto cosa può funzionare in una situazione del genere, se non la vicinanza?
Si domanda Dom, distratto.
-Perchè non avete risposto al telefono, allora? Mi stava venendo un colpo.
Paul ha subito pensato che fosse successo qualcosa a Matt, che si fosse sentito male sul serio.
-Scusami, Paul ma... Matt si stava sfogando.
Cerca di non farsi sentire dall' amico, ancora seduto a terra, la testa tra le ginocchia.
-...Oh. Lui sta bene? Intendo fisicamente, sta bene?
Ha capito che Matt è riuscito a tirare fuori tutto quel buio che riempiva il suo petto in quei giorni, intuisce che sia stato molto più doloroso di quanto immagina se Dom non ne parla volentieri.
-Si. Più o meno... Senti, Paul... Capisco che è passato un giorno e tutto, ma non è stata una scelta geniale andarvene e lasciarlo solo qui.
Procede Dom a bassa voce, le spalle voltate alla figura esile di Matt a terra.
-Hai visto anche tu in che stato stava, vero? E' stato un duro colpo per tutti noi, credimi, e non so nemmeno se sto facendo bene a decidere ancora per lui, visto che non è più un bambino ma non me la sentivo di vederlo di nuovo crollare davanti a me. Non sa reggere emozioni tanto dolorose. E' fatto così, Matt, lo sai. Ma non mi sarei mai sognato di seppellire mia madre senza mio fratello, questo no. Sto facendo di tutto per rinviare di qualche minuto: dovevamo rispettare l'orario stabilito, non so che altro fare. Vengo a prendervi.

Dom rimane con la cornetta all'orecchio, anche se Paul ha chiuso la conversazione, lo sguardo assorto nel vuoto come se lui gli stesse ancora parlando e non avesse interrotto la telefonata. Capisce che riesce a mettersi perfettamente nei suoi panni perchè le sue parole sono state vere: la pensa come lui.
Mette giù la cornetta e con un sospiro ritorna lentamente ad inginocchiarsi davanti all' amico.

-Paul sta venendo a prenderci. Te la senti di andarci? Io posso rimanere qui con te, altrimenti.
Matt si rende conto che probabilmente Paul è stato costretto a fare in quel modo, ma quel buio che si estende dentro la sua testa non riesce ancora a trovare la luce necessaria perchè i suoi occhi tornino ad illuminarsi con l'abbaglio di un sorriso. Sente ancora il cuore pulsare fastidiosamente, freneticamente, come se lo sentisse per la prima volta e non gli piacesse affatto il suo suono.
Ma ancora non si alza da terra, rimane in quella posizione che da piccolo assumeva quando aveva paura degli spettri in camera sua, come se sperasse di trovarsi altrove. Gli occhi chiusi, la mente al sicuro.
-No. Non me la sento. Non me la sento per niente, anzi. Ma non me ne starò qui a frignare inutilmente mentre mia madre sta per lasciare definitivamente questa merda di mondo. Glielo devo. Per tutte quelle volte che si è preoccupata per me, per quando mi ha consolato, per quando era felice che stavo provando a farcela, per tutti gli schiaffi che avrebbe dovuto darmi; per tutto il suo amore incondizionato, per i suoi baci, le carezze. Dom, le dispiacerebbe parecchio se me ne restassi qui a crogiolarmi senza darle un ultimo bacio nel nulla, lo so. E anche se mi sentirò esattamente come due giorni fa, perso e disperato e rischierei di perdere la testa e  ammazzare qualcuno, ti giuro che mi alzo da qui e la smetto con questi piagnistei.
Non alza ancora la testa dalle ginocchia, ha la voce più ferma, attutita dalle lacrime, fredda.

E' la seconda volta che dice più di qualche parola in quei due giorni e Dom non ci ha pensato due volte a starsene zitto.
Probabilmente per l'amico è stato più che un semplice sforzo di aprire e chiudere la bocca, ma Dom non riesce a  trattenere il principio di un  sorriso aprirsi sulle sue labbra: goffamente e incerto, Matt sta reagendo. E anche se non sta ancora bene, l'unica cosa che promette a se stesso è che riuscirà a fargli dimenticare quella sensazione di dolore profondo che prova. Non ci pensa due volte, ancora, prima di allungarsi verso l'amico e abbracciarlo, le labbra sulla testa di lui appoggiata a quelle ginocchia fragili. E sussurra, Dom.
-Ti voglio bene, Bells e non lo dico solo perchè non so che altro dire. Non ce lo diciamo mai, me ne rendo conto, perchè spesso non servono le parole, perchè tu me lo dimostri anche quando mi fai bere dalla tua bottiglietta. Quindi, anche se non è molto, sappi che io non vado da nessuna parte finchè mi vorrai al tuo fianco, anche solo per insultarmi come al solito. Puoi tirarmi tutti i pugni e strapparmi le camice che vorrai se ti vuoi sfogare perchè ti voglio bene, ok? Non te la offrirebbe mai nessuno un'offerta simile, pensaci su.
E sarebbe stranissimo, per me, se tu non ritornassi a sorridere, ti avverto.
Non gliele dice quasi mai cose simili, tra di loro c'è un'amicizia che va oltre alle parole, oltre ai legami semplici e duraturi che hanno due amici l'ha sempre saputo, Dom. E', in un certo senso, sollevato che non possa guardarlo negli occhi: probabilmente non gli avrebbe detto tutto quello che è riuscito a dirgli. Ma ci avrebbe provato, quello si.
-Già, non me la offrirebbe mai nessuno una simile offerta.
Mormora Matt, tirando su col naso. Sicuramente è rosso in viso, probabilmente le lacrime sono quasi tutte asciutte sulla sua faccia, forse addirittura sorride o immagina di sorridere quando sente le parole di Dom, ma non se ne preoccupa.
Adesso si trova altrove, gli occhi chiusi, la mente al sicuro.

Qualche Tempo Dopo

-Matt, sai dove diavolo è finito Dom?!
Chris saluta così l'amico, che si è appena svegliato ed è entrato in cucina diretto verso il frigorifero, in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti.
-No, stavo dormendo, cosa ne so di dove è finito quello lì?
 Mormora assonnato. Uhmm. Barretta alla nutella.
-Hendrix a quanto pare gli ha dato retta, alla fine: si è fatto una bella cagata nelle mie pantofole e per essere certo che il lavoro fosse completo si è messo anche a rotolarsi nel mio letto. Immagina che dolce profumo.
-Ugh! Quel cane è micidiale, ho perso l'appetito.
Apparentemente disgustato, Matt,  appoggia quella che sarebbe dovuta essere la sua colazione e lancia uno sguardo più attento all'amico.  
E' già al pc per collegarsi con la sua famiglia, sul viso un'espressione parecchio scocciata. Non riesce a trattenere le risate: Chris arrabbiato è insolito come un' Hendrix educato. Una contraddizione.
-Non dirmi che hai messo i piedi nelle pantofole?! Chiede divertito Matt, riprendendo la barretta alla nutella.
-Senti, non ci trovo nulla di divertente. Probabilmente l'ha fatta anche nelle tue solo che tu non le metti mai.
Non è stato un risveglio piacevole per il bassista. Decisamente.
-No... Ucciderò quell'idiota, se non tiene Hendrix lontano dalle mie pantofole!
Esclama Matt, fissando il finestrino del tour bus, pensieroso.
-Buongiorno, ragazzi. Ho portato qualcosa di decente per colazione, tutto bene il risveglio?
Chiede il batterista, qualche minuto dopo, un sorriso innocente sul viso mentre Chris lo fulmina con lo sguardo. Ne aveva abbastanza di barrette alla nutella per colazione e prima che si fossero svegliati gli altri due, si era alzato presto e aveva fatto un giro in zona in cerca di un bar.
-Sai che Hendrix ha cagato nelle pantofole di Chris, Dom? Chiede Matt masticando la sua barretta. Il disgusto gli è passato, evidentemente.
-Ah, si. Me l'ha accennato. Ascolta sempre quello che gli dico, è un bravo ragazzo il mio Hendrix.
E' orgoglioso Dom mentre si siede a tavola, gli occhi dolci e fieri fissi sul suo piccolo "bimbo".
-E' un porco, come il padrone. Mormora Chris acido, senza staccare gli occhi dal pc.
-Nah! E' solo vivace! Il batterista non sente ragioni mentre addenta la sua brioche sorridendo.
-Ah Matt, mi hanno dato quel pacco per te. Si ricorda Dom, indicando un pacchetto che ha appoggiato sul tavolo, entrando.
-Per me? Chiede un po' sorpreso, mentre afferra il pacchetto ed esce dalla stanza sovrappensiero.

Legge l'indirizzo mentre si lascia cadere su una delle poltrone di pelle: è quello di Paul.
Rimane lì a guardarlo per qualche minuto, chiedendosi cosa mai gli abbia voluto spedire suo fratello. Un po' insolito.
Non ci pensa più, lo apre attento a non rovinarne l'apertura, preciso com'è. Il pacchetto è un po' voluminoso...

"Oh." Solamente una parola: dall'apertura è scivolata fuori una piccola cornice.
Gli occhi gli pizzicano leggermente. Forse una lacrima è pronta per compiere il suo tragitto.
Nostalgia. Dolore.
L'aveva dimenticata, quella foto. Ricorda che da piccolo se ne vergognava un po' perchè i capelli erano più sparati del solito: si era appena svegliato e qualche ciuffetto ribelle era ancora fuori posto. A sua madre, invece, piaceva da morire.
Nostalgia. Ricordi:
Si era appena svegliato e girovagava per casa, inseguendo sua madre che preparava lo zaino a Paul, come sempre in ritardo.
Con i suoi passi incerti dal sonno, la seguiva senza un preciso motivo, mentre cucinava una frettolosa colazione a suo fratello.
E quando finalmente il rompiscatole se n'era andato, sua mamma si era voltata, lo aveva preso in braccio e gli aveva dato, finalmente, il bacio che gli spettava.
E rimasero abbracciati in quel modo, per sempre, dentro una cornice.

Tira su col naso, silenziosamente. Non stacca un attimo gli occhi dalla foto. E' stato una vita fa. Milioni di momenti felici prima.
Accarezza il viso di sua madre, sorridente come solo lei sapeva essere.
Nostalgia. Tanta nostalgia.

"Te ne sei andato quasi subito, dopo il funerale, non abbiamo avuto un momento per parlarci. Forse è stato meglio così. Ti capisco. Probabilmente non sarebbe stato facile per tutti e due, parlarci. La mamma mi ha chiesto di te, prima di morire. Quando le ho detto che stavi arrivando è sbiancata. A malapena è riuscita a dirmi che non dovevi venire, saresti stato troppo male. Qualche ora dopo mi hanno detto che se n'è andata. E aveva il sorriso sulle labbra. Non l'ho mai capita, forse, ma mi manca talmente tanto il pensiero di lei che mi sento gelare dentro. Ogni tanto alla radio becco Feeling Good, ti ricordi che la cantava sempre? Questa era in camera sua, sul comodino. Ho pensato che dovessi averla.
Mi manchi tanto anche tu, ti voglio bene.
Paul."
Un sorriso si apre, finalmente sul volto di Matt. E' felice di avere un fratello come Paul.
Una nuova consapevolezza striscia piano dentro di lui: sua madre gli sarà sempre vicino, ovunque si trovi.
Perchè alla fine conta quello che una persona ci ha lasciato, nel bene e nel male. Conta il tempo che quella persona ha speso per noi. Conta il privilegio di averla amata. Contano le fotografie, pezzi di immortalità. Contano le parole: in quel mondo schifoso una luce ci sarà sempre.

Canterà per lei, solamente. Finalmente.








Come l'altro capitolo, anche questo ha conosciuto poche nuove modifiche. Diciamo che era impostato bene, dai.
Ho deciso che vi dirò semplicemente grazie. A quelle belle personcine, sempre adorabili e ben accette, che mi hanno accompagnato in questa  nuova revisione di una storia che ho adorato sempre tanto.
Se sono andata avanti e l'ho rivista e rifinita è ovviamente grazie a voi.
Vi adoro un casino.

A presto, spero.
Vostra, Nishe.
 

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