under the rain

di londra555
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 
Aprì gli occhi di colpo, trovandosi a fissare incessantemente il soffitto bianco. Sentiva la testa scoppiarle e il corpo dolorante. Richiuse appena le palpebre ascoltando il leggero rumore della pioggia. Cercò di ricordare quello che era successo la notte prima sperando che il suo stato fosse dovuto ai postumi di una terribile sbronza. Ovviamente sapeva che non era così. Aprì di nuovo gli occhi ma senza muoverli dal soffitto, non voleva vedere nient’altro. Sapeva che ciò che avrebbe visto non le sarebbe piaciuto. Questa storia andava avanti da troppo tempo ormai. Il rumore incessante della pioggia cullò il suo pensiero che andò a ricostruire gli avvenimenti della sera prima. Ricordava chiaramente di aver mandato via Puck da casa sua di malo modo, mentre lui cercava disperatamente di convincerla ad andare alla festa organizzata da Kurt per l’imminente nuovo anno scolastico. Ricordava di aver cancellato, senza rispondere, tutti i messaggi che arrivavano dagli altri membri del glee che insistevano perché andasse anche lei. Ricordava di non aver risposto alle telefonate di Brittany che non si era data per vinta tanto da costringerla a spegnere il cellulare. Ricordava chiaramente di essersi messa a letto dopo aver chiuso la finestra a causa della pioggia che iniziava a battere sul vetro. Merda non di nuovo, cosa cazzo mi succede? pensò disperatamente mentre chiudeva gli occhi cercando di evitare che le scappassero le lacrime che sentiva pizzicarle sotto le palpebre sigillate mentre il cuore battere all’impazzata. Appena riprese un po’ di controllo su se stessa diresse lentamente lo sguardo verso i suoi piedi. Sapeva cosa aspettarsi ma cercava di convincersi che questa volta sarebbe stato diverso. Merda no, no, no la sua testa quasi urlava mentre aveva la conferma di quello che sospettava. Aveva addosso un paio di jeans e ai piedi delle semplici scarpe da ginnastica, ed era sporca di fango sin sotto le ginocchia. Si sedette di scatto sul letto portandosi le mani sul viso. Rimase così per alcuni minuti, inconsciamente sperava ancora che fosse un sogno. Si alzò per andare al bagno e farsi una doccia, mentre passava al lato della sveglia che indicava le sette della mattina. Sapeva di essere sola a casa come le succedeva spessissimo e, per l’ennesima volta nell’ultimo mese, ringraziò il lavoro che manteneva i genitori lontano da lei in quei momenti. L’acqua calda che batteva sui suoi muscoli tesi e doloranti aveva un effetto rigenerante per il fisico ma non per la sua mente stremata. Non era la prima volta che si svegliava la mattina con segni evidenti di essere uscita la notte. Ma allora perché non ricordava niente? Perché sentiva il corpo dolorante come se avesse sollevato enormi pesi per ore e ore. Sapeva che avrebbe dovuto parlare con suo padre, ma una paura folle e irrazionale la bloccava. Allora faceva l’unica cosa che le aveva sempre dato sollievo: si allontanava da tutti e si chiudeva in se stessa. Chiuse l’acqua e uscì dalla doccia fermandosi davanti allo specchio e accorgendosi che delle lacrime le solcavano il viso, non si era nemmeno accorta di aver iniziato a piangere. Si cambiò in fretta cercando di non pensare a niente anche se, di nuovo, cupi pensieri si inseguirono nella sua mente mentre metteva i jeans e le scarpe piene di fango nella lavatrice. Aprì la finestra della sua camera e buttò un’occhiata distratta al cielo ancora plumbeo, infine decise di andare in cucina e prepararsi un caffè. Cercava di concentrarsi davanti alla tazza fumante ma decisamente non era la giornata ideale. La testa le scoppiava ancora, tanto che prese una pastiglia del primo antidolorifico che incontrò per cercare di farselo passare. Mentre si trovava davanti all’armadietto dei medicinali pensò che, in quei casi, era una fortuna avere un padre medico e una scorta infinita di pastiglie e gocce per ogni evenienza. Per un attimo si fermò a leggere tutti quei nomi spesso impronunciabili, ripetendo tra se e se a cosa servivano e gli effetti collaterali che potevano avere. Era sempre stato il suo gioco preferito, o per meglio dire l’unico gioco, che divideva con il padre. Lui non le aveva mai letto una favola, non aveva mai visto un film al suo fianco, non l’aveva mai consolata quando piangeva. Solo quello la univa a lui e lei si era aggrappata tanto a quei momenti che adesso poteva far invidia a un enciclopedia medica. Era ancora presa dai suoi ricordi quando bussarono alla porta. Santana guardò l’orologio, le dieci di mattina dell’ultima domenica prima della scuola. Chi poteva essere? Pensò di non aprire, però la persona fuori dalla porta continuava insistentemente a bussare e lei non voleva che quel rumore risvegliasse il terribile mal di testa che aveva appena iniziato a sopirsi. Così si diresse verso la porta e l’aprì di scatto con la sua miglior espressione infastidita stampata nel volto, espressione che subito, anche se involontariamente, si addolcì alla vista di due enormi occhi azzurri.
-Perché non sei venuta ieri?- disse Brittany mentre entrava senza aspettare che l’altra la invitasse a farlo.
-Non devo dare spiegazioni a nessuno, tantomeno a te!
Brittany camminava nervosamente avanti e indietro, senza guardarla. Poi, di colpo, si fermò davanti a lei fissandola con occhi velati di tristezza.
-Perché fai così?
-Così come?
Brittany le si gettò al collo stringendola forte a se. Quando parlò la voce era spezzata e causa del pianto trattenuto
-Perché sei sparita? Non rispondi alle mie chiamate e praticamente non ti vedo da un mese! Un mese, San!
Santana chiuse gli occhi e, mentre ispirava profondamente il suo profumo, la strinse per consolarla. Ma fu solo un attimo. Doveva allontanarla sinché non avesse saputo cosa le succedeva esattamente. Aveva una paura folle che, quei momenti di vuoto, nascondessero qualcosa di terribile. Ma doveva affrontarlo da sola, non l’avrebbe mai fatta preoccupare, preferiva allontanarla piuttosto che immaginarla al suo capezzale in lacrime se qualcosa fosse andato davvero storto.
-Voglio solo stare per i fatti miei. Non mi sembra tanto difficile da capire! Magari puoi dirlo anche agli altri così evito di ripeterlo altre dieci volte?
Brittany la guardava, colpita dalla freddezza di quelle parole. Le mancava stare con lei e non capiva cosa stesse succedendo. Tutto era così confuso. Sapeva solo che, ultimamente nel suo giardino si inseguivano ombre spaventose e che Santana non era mai con lei per proteggerla come succedeva sempre. Poi c’era la pioggia. Quella pioggia continua e incombente che trasformava il suo mondo interiore di fate e folletti in un inferno di banshee e farshee urlanti.
-San… Io vorrei stare con te.
Santana si fermò di colpo, quella frase poteva significare tutto per lei, ma quello non era il momento opportuno.
-Vai via per favore.
Fu solo un sussurro, l’unica cosa che poteva dire in quel momento. Sapeva che le stava facendo male, ma non riusciva a fare altrimenti. Il mal di testa si faceva sentire di nuovo, pulsava con maggior violenza a ogni secondo che passava.
Brittany abbassò la testa, poi le prese la mano mentre si dirigeva verso la porta chiusa e se la portò sino alle labbra posando un lieve bacio, infine uscì senza voltarsi e senza aggiungere altro. Santana chiuse la porta e vi poggiò la schiena lasciandosi scivolare per sedersi al suolo. Manteneva gli occhi chiusi, sentiva la pelle della mano bruciarle. Sapeva che se avesse aperto la porta l’avrebbe trovata ancora li che aspettava. Passarono diversi minuti prima di sentire il rumore dei passi dell’altra che si allontanava sconfitta.
Allora prese coraggio e si alzò per raggiungere il telefono, digitò il numero del padre che le rispose dopo un paio di squilli.
-Buongiorno, cosa fai già sveglia a quest’ora di domenica?
-Ciao papà, senti ho bisogno di un favore.- rispose un po’ esitante.
-Dimmi.
-Ultimamente non mi sento molto bene, dormo male e mi sento stanca.
Dall’altro lato del telefono l’uomo rise.
-Stai tranquilla, è normale! Le vacanze stanno finendo e domani inizia il tuo ultimo anno. Credo che si possa chiamare stress!
Santana sospirò rumorosamente, non era stata troppo precisa con i sintomi, ma i suoi non c’erano quasi mai a casa non poteva dirgli che mentre la lasciavano sola lei se ne andava in giro di notte per poi ritrovarsi la mattina dopo distrutta come se avesse scaricato un intero camion di casse di frutta ma senza ricordare assolutamente niente. Ma il padre percepì in quel sospiro una reale preoccupazione e, ben sapendo che la sua unica figlia non era certo ipocondriaca, decise di aggiungere:
-Senti, facciamo così, prendi la macchina e vieni qui. Ho un’ora di tempo. Facciamo un paio di prelievi e vediamo se qualcosa non va.
-Ok, ci vediamo in un quarto d’ora.
Santana chiuse la conversazione e si diresse verso la macchina, era arrivato il momento di fare qualcosa.
 
 
Note: solo un paio di cose. Nonostante il primo capitolo molto Santana-centrico la storia non è solo su di lei. L’idea era di fare un thriller ispirato per l’atmosfera a un famoso videogioco (dieci punti a chi l’ha già indovinato!!) ma con i personaggi di glee! Ovviamente è una follia e ne sono consapevole, è venuta fuori questa storia che pubblico adesso che si sta avvicinando Halloween! Sono solo 13 capitoli quindi fatemi sapere se vi interessa e siete curiosi di sapere cosa diamine mi è passato per la testa!   
 
 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
 
Kurt parcheggiò la macchina davanti alla scuola, in anticipo come sempre. Non poteva certo arrivare tardi il primo giorno del suo ultimo anno soprattutto perché sapeva cosa lo aspettava, o meglio chi lo aspettava! Poi guardò fuori dal finestrino e si incupì. Pioggia, maledettissima e fastidiosissima pioggia. D’accordo che l’Ohio non era la California, ma adesso si esagerava, sembrava di essere in un film horror, mancava solo il pazzo con una motosega al posto della mano destra! Le reti locali non facevano altro che parlare del tempo completamente fuori controllo, l’anno più piovoso degli ultimi secoli, o qualcosa del genere. Addirittura la CNN gli aveva dedicato un servizio, certo questo semplicemente indicava che non c’erano notizie più interessanti nel mondo. Kurt sbuffò rumorosamente ripensando a tutto il tempo che aveva perso quella mattina per apparire perfetto e adesso quell’acqua avrebbe rovinato tutto. Alla fine, rendendosi conto che la situazione non sarebbe cambiata a breve, scese dalla macchina aprendo l’ombrello e si diresse verso la porta d’ingresso dove ad attenderlo c’era il suo ragazzo che sorrideva come un bambino. Kurt cercò di mantenere un po’ di dignità ma con risultati pessimi visto che litigava con i suoi muscoli facciali che volevano stampargli in faccia un sorriso. Quando fu a pochi metri, Blaine gli saltò addosso baciandolo dolcemente davanti allo sguardo stupito dei primi studenti che entravano alla spicciolata. Kurt si mosse lievemente nervoso in attesa di rappresaglie ma la situazione sembrava abbastanza tranquilla sinché una voce lo fece sobbalzare.
-Non vi vergognate voi due?
Si voltò di scatto pronto a saltare sulla difensiva quando si accorse che si trattava solo di Quinn che sorrideva accompagnata da Puck. Subito l’abbracciò ricambiando il sorriso.
-Piano Kurt, sembra che non ci vediamo da un secolo! Ci siamo visti solo due giorni fa!
-Lo so, lo so! Ma oggi è diverso.
-Cercate di non dare troppo spettacolo, lo so che le cose sembrano cambiate dopo l’anno scorso ma potreste avere problemi. Vi copro le spalle comunque.- intervenne Puck mentre si dirigeva dentro l’edificio e salutava Blaine.
-Cercate di non dare spettacolo e basta.
Kurt e Blaine si voltarono contemporaneamente accorgendosi che era appena arrivata anche Santana, con un aspetto assolutamente terribile e un umore che poteva essere comparato con il clima che attanagliava Lima negli ultimi tempi.
-Potresti almeno salutare prima di iniziare a trattar male la gente. Che fine hai fatto? Non ti si vede da quando sono iniziate le vacanze.- domandò Kurt.
-Non sono affari tuoi Hummel. Tu e il damerino cercate di starmi lontana, non vorrei essere vicino a voi quando inizieranno a piovere anche granite!
I due ragazzi rimasero totalmente sorpresi, certo avevano davanti Santana Lopez, ma non l’avevano mai vista così aggressiva e soprattutto senza nessun motivo apparente. La videro allontanarsi senza aggiungere parola. Poi quando fu abbastanza lontana Blaine rivolse uno sguardo allibito al suo ragazzo e poi gli chiese:
-Ma è sempre così?
-Veramente è peggio del solito. Molto peggio. E poi ha un aspetto orribile.
-Pensi che possa star male?
-Non so ma aveva delle occhiaie paurose.
Blaine scosse la testa mentre prendeva per mano Kurt e si dirigeva verso gli armadietti gettando uno sguardo distratto al proprio orario. Ognuno prese le proprie cose per poi dividersi dopo un rapido saluto. Non avrebbero avuto classi insieme per quel giorno almeno sino al pomeriggio quando si sarebbero trovati nell’aula canto per le audizioni del nuovo corso del glee. Blaine entrò nell’aula per la sua classe di storia americana e si guardò intorno velocemente. Al fondo vide l’unica persona che conosceva e si diresse verso il posto libero al lato della ragazza, lei sembrò non accorgersi di niente, persa in chissà quali pensieri mentre disegnava strane linee in un quaderno.
-Ehi Brit!- la salutò lui per attirare la sua attenzione.
Lei sollevò lo sguardo e si illuminò in un sorriso sincero.
-Ciao Blaine.
-Come stai? Sabato alla festa sembravi triste e sei andata via prestissimo.
Gli occhi azzurri si velarono per un attimo prima di rispondere.
-Si, non avevo molta voglia di festeggiare. Sono un po’ giù.
Blaine le prese appena la mano prima di chiederle:
-Posso fare qualcosa per te?
Lei scosse solo la testa. Allora il ragazzo decise di provare a farla parlare in un altro modo e le disse:
-Ho visto Santana poco fa. Ha un aspetto orribile stamattina.
La ragazza si incupì ancora di più e non disse niente.
-Va tutto bene tra voi?
Di nuovo solo scosse la testa, questa volta abbassando lo sguardo al suolo.
-Vedrai che andrà tutto bene. Devi solo avere pazienza.
-Tu credi? Ho paura. Io la conosco bene, c’è qualcosa che non mi dice.
Blaine le sorrise incoraggiante.
-Non preoccuparti. Vuoi che provi a parlarle io?
Brittany lo guardò con un espressione strana, un incrocio tra estremo stupore e paura, prima di chiedergli:
-Vuoi provare a parlare con Santana con questo umore?
-Non credo che possa succedermi niente di male!
-Dici?
Un brivido irrazionale percorse la spina dorsale del giovane, che forzò un poco il suo famoso sorriso, mentre dava leggere pacche d’animo sulla schiena dell’amica. Era evidente che cosa succedeva tra quelle due, solo un cieco non se ne sarebbe accorto. E lui non era certo cieco!
Le ore passarono lentamente, per fortuna in tutte le sue classi c’era almeno un componente del glee e questo facilitò molto la sua giornata. Quello che lo sorprese fu l’assoluta tranquillità che si respirava. Non c’erano state aggressioni né verbali né, tantomeno, fisiche. Quando incrociava Kurt nei corridoi passando da una lezione all’altra gli sorrideva raggiante e si beava del vederlo tanto allegro e felice. Gli piaceva essere lui il motivo di quella felicità. Nonostante tutto, quando finalmente si trovò davanti alla porta della sala canto per quella che era la lezione che aspettava dal momento in cui aveva deciso di trasferirsi al McKinley, tirò un sospiro di sollievo rendendosi conto di essere sopravvissuto al suo primo giorno.
Entrò con passo deciso e, in un primo momento, pensò di essere il primo ad essere arrivato. Poi, scorrendo lo sguardo si accorse di una ragazza seduta nell’angolo più remoto con gli occhi chiusi. Decise di avvicinarsi, era una buona occasione per parlarle. La raggiunse in pochi passi e si sedette alla sua sinistra.
-Tutto bene Santana?
Lei sembrò non aver nemmeno sentito, manteneva gli occhi serrati e non muoveva un muscolo. Dopo qualche tempo si voltò verso di lui dedicandogli uno sguardo freddo e distante.
-Cosa vuoi?
-Buoni rapporti!- rispose semplicemente allargando le braccia con fare ovvio.
-Sai in quanti siamo in questo dannato club? Stammi lontano.
Lui sollevò un sopraciglio pensando che quella ragazza avesse davvero un caratteraccio, ma non si diede per vinto.
-Si, ma tu sembri quella che ha maggior bisogno di sfogarsi. O magari di un aiuto!
Gli occhi di Santana si chiusero in due fessure nere e terribili.
-No me jodas! E, anche se fosse vero, cosa ti fa credere che voglia accettare l’aiuto di un merlo fastidioso?
Blaine deglutì a fatica ripensando alla sua conversazione con Brittany di poche ore prima, poi scosse la testa e fece l’ultima cosa che Santana si aspettava: gli tenne testa.
-Senti un po’. Sarai anche abituata a fare le cose da sola e senza nessuno, ma non mi sembra che ti stia dando buoni risultati. Quindi fammi un favore: smettila!
Lei spalancò gli occhi scossa e sorpresa.
-Tu non hai idea di quello di cui parli.
-Ah si? E magari non ho idea del perché Brittany sia tanto triste, vero?
Lei sollevò gli occhi al cielo, pensando che le sarebbe davvero piaciuto che fosse solo quello il problema.
-Lascia perdere Blaine.
-Ho parlato con lei questa mattina. Non è solo triste, è anche preoccupata.
-Credi che non lo sappia?
-Ascoltami, lo so che hai paura, ma ci siamo noi.
Vide Santana scuotere la testa e cambiare espressione, sembrava un’altra persona, quasi rassegnata a quello che stava per dire:
-No Blaine, non è quello il problema. L’anno scorso non volevo farlo. Adesso non posso.- poi si guardò intorno con uno sguardo confuso e si avvicino lievemente al ragazzo che la guardava stupito aspettando che proseguisse- Ho un problema e non voglio che lei si debba trovare invischiata.
Poi si fermò per prendere fiato e quasi indecisa se continuare o meno. Infine lo guardò negli occhi pronta a proseguire. Ma in quel momento entrarono tutti gli altri ragazzi chiacchierando rumorosamente, Santana reagì immediatamente alzandosi e allontanandosi da Blaine di colpo. Lui sospirò conscio che aveva appena perso una buona occasione per scoprire qualcosa in più di cosa stava succedendo.
Sentì Kurt sedersi al suo fianco e gli strinse la mano.
-Pronto per l’audizione? Sembri strano?
-Solo un po’ nervoso.
In quel momento entrò il professor Shuester che parlava animatamente con una ragazza sconosciuta. Tutti gli occhi si fissarono su di lei che sorrideva mentre rispondeva al professore prima di accomodarsi salutando con la mano gli altri ragazzi che la fissavano sorpresi. Era una giovane alta con lunghi capelli scuri che portava legati, sembrava una persona abbastanza comune ma con un sorriso contagioso.
-Bene ragazzi. Quest’anno abbiamo due persone che faranno l’audizione. Praticamente è un record!- Shuester non aveva perso il suo entusiasmo durante l’estate- Blaine lo conosciamo già quindi vi presento Kate, si è appena trasferita a Lima, cercate di essere gentili.
Un timido applauso di benvenuto si levò dai ragazzi. Blaine si alzò per andare al centro della sala e iniziare a cantare, seguito immediatamente dalla nuova ragazza.
-Kate, Blaine come capitana è un orgoglio darvi il benvenuto nelle Nuove Direzioni!
La frase di Rachel fu seguita da grida di gioia e pacche sulle spalle.
-Ragazzi, grazie mille. Spero di riuscire a ricordarmi tutti i vostri nomi entro la fine della settimana.- disse Kate stringendo varie mani che si congratulavano con lei.
-Ehi che stretta ragazza! Vacci piano- disse Puck sorridendo.
-Eh? Oh scusa, faccio pugilato e a volte non mi controllo!
-Ecco Puck quindi fai attenzione a come ti comporti con lei!- lo prese in giro Finn.
-Allora Kate cosa fai in questo paese perso nel nulla?- domandò Kurt.
-I miei sono medici, ci siamo trasferiti due settimane fa perché qui vive la sorella di mio padre. E serve qualcuno che mi controlli!
-Come scusa?- domandò sempre più curioso Kurt.
-Si entrambi partiranno per l’Africa tra poco più di una settimana con Medecins sans Frontieres. Il loro sogno è sempre stato quello di aiutare chi ha più bisogno e adesso pensano che io sia abbastanza responsabile per stare sola a casa sei mesi!
-Ma è meraviglioso! Avremmo un posto dove fare festa tutte le volte che vogliamo!- Puck era entusiasta, quella ragazza gli piaceva sempre di più.
-Mi dispiace distruggere i tuoi sogni ma forse non hai sentito la prima parte… mia zia vive a meno di cento metri di distanza! Credo che si presenterà a casa tutte le domeniche mattina per assicurarsi che ci sia ancora una casa!- rispose Kate ridendo per la faccia delusa del ragazzo.
-Che dite di continuare questa conversazione davanti a un caffè? Dobbiamo festeggiare!- aggiunse Quinn che si dirigeva già verso l’uscita.- Andiamo Santana, così ci racconti cosa hai fatto quest’estate!
-Non sono affari tuoi.
-Ehi San, non ti sembra di esagerare?- intervenne Puck.
-Sparisci Puck.- gli rispose irata Santana mentre usciva a grandi falcate dall’aula.
Tutti gli altri si guardarono imbarazzati per quella reazione esagerata, ma nessuno ebbe il coraggio di aggiungere niente a causa dello sguardo triste di Brittany che guardava la porta come se sperasse che Santana tornasse sui suoi passi da un momento all’altro.
-Allora chi vuole questo caffè?- disse infine Mike mentre passava un braccio sulle spalle della ballerina per cercare di consolarla.
 
 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Note: un grazie a chi sta seguendo, leggendo e soprattutto a chi recensisce! Da questo capitolo iniziano a delinearsi un po’ i contorni di questa storia! O almeno spero!
Grazie ancora!
 
CAPITOLO 3
 
Santana parcheggiò la macchina davanti all’ospedale. Il padre l’aveva chiamata a metà mattinata per dirle di raggiungerlo dopo la scuola, così avrebbero potuto parlare dei risultati degli esami. Raggiunse l’ingresso di corsa cercando di stare il meno possibile sotto la pioggia, che continuava a non dare tregua, si diresse spedita verso l’ascensore per poter arrivare al terzo piano e raggiungere l’ufficio del padre. Bussò alla porta mentre l’apriva senza aspettare risposta. Il dottor Lopez sollevò lo sguardo con un sorriso stampato in viso mentre salutava la figlia. Quel sorriso ebbe il potere di rilassare un po’ l’animo di Santana.
-Allora, com’è andato il tuo primo giorno?
-Come tutti gli altri.
-Andiamo diretti al sodo. Ho qui i tuoi esami.- disse sventolando dei fogli- Come ti avevo detto al telefono non c’è niente di preoccupante.
Santana riprese a respirare solo in quel momento e si accomodò meglio sulla sedia.
-Non c’è niente che non va?
-Si, più o meno, hai un po’ di carenza di ferro ma è una cosa assolutamente normale. Prendi una di queste tre volte al giorno.- disse dandole delle pastiglie rosse.
Poi la guardò negli occhi per qualche secondo prima di aggiungere:
-Senti, dal tuo viso si vede che non stai riposando bene. Te lo ripeto deve essere qualcosa di psicologico. C’è qualcosa che ti ha turbato negli ultimi mesi? Un cambio nella tua vita, nelle tue amicizie? Puoi parlarmi di tutto ciò che vuoi.
-No, non preoccuparti. Deve essere per l’inizio dell’ultimo anno. - disse mentre abbassava gli occhi per fissarli sul pavimento.
Il padre la fissò per un momento, decise di non insistere. Si appoggiò alla comoda spalliera della sua poltrona di pelle nera e sorrise.
-Contramal.
Santana sorrise a sua volta, conosceva quel gioco.
-Antidolorifico, è un oppiaceo in gocce.
-Prendilo in caso di mal di testa al posto di quello che prendi di solito, non viene smaltito per via epatica, è meglio ma cerca di non esagerare.
-Gli effetti collaterali sono una forte sonnolenza con poco controllo del corpo.
-Esatto, per te sono sufficienti 20 gocce. Lo trovi nell’armadietto dei medicinali nel bagno della stanza matrimoniale. Credo che ti basterà, il mese scorso un rappresentante mi ha dato tanti “campioni omaggio” che potrei addormentare tutta Lima!
Santana gli sorrise e poi si alzò.
-Grazie, ci vediamo a casa?
-Mi spiace, dormo fuori. Anche tua madre credo. Mi ha detto che ti ha lasciato la cena in frigo.
Santana uscì senza aggiungere altro, quei due avevano due vite parallele. A volte si domandava perché stessero ancora insieme quando era evidente che entrambi avessero un amante che era più importante di qualunque cosa, anche della loro unica figlia. Comunque adesso si sentiva un po’ meglio mentre si dirigeva verso la macchina. Gli esami non avevano dato nessun risultato terribile come lei si aspettava e, se davvero era un problema psicologico, l’avrebbe risolto in fretta. Decise di stare tranquilla per un paio di settimane, magari il problema sarebbe sparito da solo. Anche la pioggia le sembrava meno fastidiosa e il tragitto di ritorno verso casa fu più breve e leggero dell’andata. Dopo aver parcheggiato la macchina nel garage scese per dirigersi dentro casa e vide un ragazzo che l’attendeva seduto scomodamente sui gradini d’ingresso.
-Ti avevo detto di sparire Puck!
-Mi vuoi dire cosa ti succede?
-Niente, solo un brutto periodo, sono sicura che tutto si sistemerà adesso.
-Un brutto periodo? Scherzi vero? Sei sparita tutta l’estate, sabato mi hai trattato come una pezza da piedi e quasi mi sbatti fuori a calci e guarda come ti comporti con gli altri! Anche con Brit!
-Entra Puck che piove, vuoi qualcosa?
-Una birra e delle spiegazioni.
Santana prese una birra dal frigo e la porse al ragazzo che si era accomodato sul divano.
-Togli i tuoi piedi dal tavolo!
Lui sollevò gli occhi al cielo ma ubbidì.
-Allora San, cosa ti succede?
-Senti, davvero. Mi sono trovata in un brutto periodo ma andrà meglio.
-Siamo preoccupati, tutti. Mi ha spedito qui Quinn.
-Quella Quinn? E perché non è venuta lei?
-Suppongo perché io sono fisicamente più forte.- rispose con fare ovvio.
Santana gli rivolse un’occhiataccia.
-State tranquilli. Tornerò più in forma di prima. Dammi tempo.
Lui la guardò negli occhi e le prese le mani.
-Sai che puoi contare su di noi vero? Cerca di fare la cosa giusta, noi staremo sempre dalla tua parte.
Santana finse di non capire a cosa si riferisse mentre lo sollevava di peso e lo accompagnava fuori di casa salutandolo e chiudendogli la porta in faccia. Si passò una mano sul viso e si diresse verso il bagno della camera matrimoniale che, una volta era stata dei suoi genitori, adesso non riusciva a ricordare l’ultima volta che li aveva visti dormire li insieme. Aprì l’armadietto dei medicinali e vide le boccette di Contramal con la caratteristica etichetta bianca e verde, ne prese una e sorrise. Suo padre aveva ragione: ce n’erano tante da poter addormentare tutta Lima.
 
 
 
Quella notte era più scura del solito, Brittany non riusciva a dormire. Il rumore della pioggia continuava a infastidirla e non l’aiutava a rilassarsi. Accese la luce e si sedette sul letto. L’assenza di Santana la stava sfinendo, voleva che tutto tornasse come prima. Non riusciva a capire cosa le fosse successo, sapeva che c’era qualcosa che le voleva nascondere. Si alzò per prendere il telefono e cercò di scriverle un messaggio. Poi ci ripensò e cancellò tutto gettando il cellulare sul letto con uno sguardo disgustato. Allora fece qualche passo verso la finestra e buttò un occhiata al giardino. Tutto era oscuro, ombre spaventose si allungavano sotto il suo sguardo, la pioggia incessante creava in lei un atmosfera di aspettativa come se, da un momento all’altro, potesse succedere qualcosa di terribile. La ragazza si strinse nelle spalle cercando di non pensare al brivido di paura che le correva lungo la schiena. Fece per girarsi e tornare a letto e fu allora che lo vide. Fu solo un attimo ma, con la coda dell’occhio, vide un’ombra muoversi. Si girò di scatto tremando e fissò lo sguardo per cercare di vedere se ci fosse qualcuno. Poi si catapultò sul letto afferrando il cellulare per chiamare l’unica persona che poteva tranquillizzarla. Ti prego San rispondi, ti prego pensava mentre ascoltava gli squilli. Ma non ci fu risposta. Brittany si gettò tremante sotto le coperte lasciando la luce accesa e abbracciando il cuscino. Poteva solo sperare che quella notte finisse presto.
La mattina dopo, quando varcò la porta della scuola fu accolta da uno sguardo stupito e preoccupato di Quinn che le corse incontro.
-Brit, cosa ti è successo?
-C’era un mostro ieri notte.
Quinn la guardò sorpresa, ma poi si ricordò con chi stava parlando e non si stupì più di tanto decise di consolarla senza fare troppe domande.
-Tranquilla se dovesse succedere di nuovo puoi chiamarmi.
Brittany sollevò lo sguardo e la fissò con occhi tristissimi.
-Quando succede che ho paura o faccio un brutto sogno chiamo San. Ma ieri non mi ha risposto.
Quinn l’abbracciò e l’accompagnò in classe prima di voltarsi per cercare Santana, aveva un paio di cose da dirle. La vide di spalle mentre stava per entrare in classe, senza nemmeno guardarla le prese per un polso e la trascinò fuori dall’istituto ignorando le sue lamentele che si dimostravano sempre più violente. Arrivate in un posto tranquillo le si piazzò davanti con uno sguardo omicida che subito si trasformò in un espressione preoccupata quando vide il volto dell’amica davanti a lei.
-Santana? Cosa ti è successo?
-L’unica cosa che è successa è che mi hai trascinata via dalla mia classe. Cosa diavolo vuoi Fabray?
-Hai un aspetto terribile. Non ho mai visto occhiaie così! San, stai bene?
Santana sospirò portandosi una mano a nascondere il viso mentre cercava di far passare il terribile mal di testa che l’accompagnava da quando aveva aperto gli occhi di colpo quella mattina.
-Quinn mi hai fatto perdere la prima lezione del giorno solo per dirmi che ho un aspetto orribile?
-No San. Hai visto Brit stamattina?
Santana la guardò, decisamente aveva ottenuto la sua completa attenzione.
-No, cosa è successo? Sta male?
-In realtà non è successo niente, credo che abbia avuto un incubo con un mostro o qualcosa del genere. Ti ha chiamata e non le hai risposto per tranquillizzarla. Perché ti comporti così?
Santana sospirò di sollievo.
-Senti lasciami in pace. Anzi lasciatemi tutti in pace!
-Lo sai che se hai bisogno noi ci siamo.
-Anche tu? Cos’avete tutti quest’anno? La sindrome dell’angelo custode. I miei problemi li risolvo io da sola.
-Si? E nel frattempo chi aiuta Brit?
Santana si bloccò guardandola negli occhi.
-Neanche lei mi può aiutare adesso. Ma quando tutto finirà sarà la prima a saperlo.
Detto questo si voltò per andarsene mentre sentiva la voce di Quinn che voleva l’ultima parola.
-Potrebbe essere troppo tardi.    
Quinn sospirò infastidita per l’atteggiamento incomprensibile dell’amica e si incamminò per il corridoio, mentre pensava a cosa avrebbero dovuto fare per convincere quella testona a non chiudersi in se stessa. Ma una persona che si guardava intorno con aria persa attirò la sua attenzione, così decise di chiederle se le serviva aiuto.
-Buongiorno Kate, tutto bene?
L’altra si girò di colpo e le dedicò un enorme sorriso.
-Quinn vero? Ho lezione di chimica e non trovo l’aula!
-Tranquilla anche io, ti accompagno.- rispose ridendo.
-Meno male, questo posto è enorme. Ho perso anche la prima lezione!
-Com’è andato il tuo primo giorno?
-Bene, insomma sono contenta di essere entrata nel glee. Anche se quando il professor Shuester me ne ha parlato ero un po’ scettica.- disse Kate mentre Quinn rise immaginando l’entusiasmo incontrollato del suo professore. -Si, mi avete fatto tutti una buona impressione, a parte quella Santana.
-Lo so, ma non fermarti alla prima impressione. Si trova solo in un brutto periodo.
L’altra sollevò le spalle e poi disse:
-Non la stavo giudicando. Anzi magari potrei aiutarla.
-Fossi in te eviterei di avvicinarmi finché non torna normale. Ti assicuro che è difficile anche per chi la conosce riuscire a parlarle, con te non avrebbe pietà! E poi non credo che possa fare molto.
Kate si fermò e la guardò sorridendo, poi allungò la mano e le disse:
-Dammi la tua mano sinistra!
Quinn, sorpresa fece quello che le era stato chiesto. Allora Kate passò due volte la sua mano sul palmo come a voler pulirlo da uno strato immaginario di polvere e prese a fissarlo intensamente.
-Vedi questa linea? Rappresenta il tuo passato. Tutto andava bene poi, quasi improvvisamente c’è un cambio brusco. Questa piccola imperfezione indica una separazione, quella dei tuoi genitori. Poi però tutto migliora di nuovo. Guarda, avrai tre figli, anche se sembra che uno l’hai già avuto.
Quinn ritrasse violentemente la mano mentre la guardava con occhi grandi come piatti, infine sentì una voce che la riportò violentemente alla realtà.
-Andiamo Quinn, queste notizie le sanno tutti al McKinley, non crederai davvero a queste cose.
-Smettila Blaine! Kate ti piacciono queste cose?- disse un Kurt super entusiasta della nuova scoperta.
-Si, leggo la mano, i tarocchi e mi occupo anche di spiritismo. Posso dire che è la mia passione. Ho una biblioteca incredibile di libri del genere a casa.
-Ma è una cosa interessantissima. Dovremmo fare una festa con questo tema. – aggiunse Kart mentre batteva le mani per l’eccitazione.
-Una festa non posso farla ma potreste rimanere a dormire nella mia casa di campagna venerdì.- rispose Kate – Si trova poco fuori Lima. Sicuramente i miei non ci lasceranno soli ma è un posto enorme. Potremmo stare al piano terra e loro al primo piano e non verrebbero a disturbare.
-Si è un idea geniale. Più tardi organizziamo con gli altri. Adesso muoviamoci prima di arrivare tardi.
Blaine sollevò gli occhi al cielo infastidito da quella proposta, non gli erano mai piaciute quelle cose ma sapeva che Kurt le adorava. Ogni mattina non usciva di casa senza prima leggere il suo oroscopo. Così passò la mattinata tra una lezione e l’altra aspettando che anche quella giornata finisse.
Qualche ora dopo, mentre si dirigeva solo verso l’aula canto vide Santana che metteva alcune gocce in un bicchiere d’acqua. Decise di avvicinarsi.
-Ciao Santana. Che fai?
La ragazza, che non si era accorta della sua presenza, si spaventò e quasi le cadde il bicchiere dalle mani.
-Blaine! Cosa vuoi?
-Cosa stai prendendo?
-Medicine, contro il mal di testa. Mi sta uccidendo.
Lui le prese la boccetta del medicinale dalle mani e disse ridendo.
-Mai sentita, sembra un nome finto! Contramal?
Santana le strappo il medicinale con ira.
-Certo che non l’hai mai sentito è un oppiaceo, lo danno solo su ricetta di un anestesista. O se tuo padre è medico.
-Oppiaceo? Ma sai che effetti collaterali può avere?
-Pensavo che da grande volessi fare il canarino non il medico.
Blaine decise di cambiare argomento per evitare di infastidirla più di quanto già lo fosse.
-Ti andrebbe un caffè dopo il glee?
-Certo un caffè è una buona idea.
Lui la guardò stupito, non pensava sarebbe stato così facile dopotutto.
-Oh, bene. Andiamo alla caffetteria qui vicino allora? O preferisci qualche altro posto?
-Non andiamo da nessuna parte. Ho detto che un caffè era una buona idea ma non con te.
Blaine sollevò gli occhi al cielo cercando di sopprimere la voglia di strangolarla, prese un respiro profondo prima di continuare a parlare.
-Santana, hai bisogno di qualcuno che possa aiutarti. Anche solo per parlare!
-Ascoltami bene Blaine, ti dico una cosa che vorrei rimanesse tra noi. Grazie, davvero. Grazie per cercare di aiutarmi. Ma posso risolverlo da sola. Ho solo bisogno di tempo.
-Ok. Ma sai dove trovarmi per qualunque cosa. E ti terrò d’occhio.
Entrambi presero a camminare verso l’aula in silenzio, poi lui le chiese:
-Verrai venerdì?
-A uno stupido pigiama party spiritista? Vorrai scherzare spero!
L’altro rise di gusto.
-Hai ragione! Io dovrò andare per Kurt.
-Bene allora hai tre giorni per lasciarlo prima che sia troppo tardi!
Lui la guardò sorridere, per la prima volta sembrava essersi rilassata. Poi si spostò di lato facendo un inchino per farla entrare per prima nell’aula canto e mentre gli passava accanto le mormorò:
-Sei anche simpatica quando non cerchi di uccidere nessuno.
Lei lo guardò storto ma con ancora il sorriso stampato sulle labbra.
-Sparisci piccione!
 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Note: non ho molto da dire, semplicemente grazie a chi sta seguendo questa storia. Spero che mantenga viva la vostra curiosità sino alla fine! Un abbraccio a chi recensisce!
 
CAPITOLO 4
 
La prima settimana era appena finita. Blaine si dirigeva in macchina verso casa Hummel-Hudson per prendere Kurt e raggiungere gli altri nella villa di campagna di Kate. Continuava a pensare che non sarebbe stata una serata divertente. Quando raggiunse il vialetto d’ingresso suonò un paio di volte il clacson per indicare che era arrivato. Non aveva voglia di scendere, la pioggia negli ultimi giorni aveva dato un poco di tregua però adesso aveva ripreso a cadere, sottile e implacabile. Sembrava che piovessero spilli. Si sorprese quando vide uscire Kurt accompagnato da Finn, così, appena entrarono nell’auto, chiese:
-Ehi Finn, avevi detto che non saresti venuto.
-Si ma Puck mi ha fatto cambiare idea. Tanto con questo tempo non possiamo fare niente. Kate ci ha assicurato la presenza di una xbox!
Blaine sorrise a questa buona notizia. Forse non sarebbe stata una notte così lunga, dopotutto.
Arrivare alla casa di Kate non fu un impresa semplice. La pioggia diminuiva la visibilità già scarsa visto che quella zona non era illuminata. Alla fine trovarono l’ingresso grazie alle indicazioni precise che la padrona di casa gli aveva disegnato in un pezzo di carta durante la lezione di matematica della mattina.
Finalmente parcheggiata la macchina entrarono in casa accolti da Brittany che aveva aperto la porta.
-Siete gli ultimi ragazzi! Anche Puck è già qui!
Li accompagnò verso un grande salone. Era un posto incredibile, Blaine rimase colpito dall’enorme parete piena di libri che si trovava sul lato ovest, Puck e Finn si fissarono su una tele collegata alla promessa xbox dove giocavano Kate e Sam. Quest’ultimo si disperava mentre l’altra festeggiava per un touchdown appena segnato.
-E con questo siamo 48 a 6, hai perso di nuovo schiappa!
Sam si teneva il viso tra le mani mentre si rivolgeva supplicante ai nuovi arrivati.
-Vi prego qualcuno la sostituisca, è una macchina in questo gioco!
Lei rise mentre passava il joypad a Puck e salutava i nuovi arrivati, accompagnandoli verso il grande tavolo di legno dove le ragazze chiacchieravano del più e del meno davanti a un paio di bottiglie di bibite.
All’improvviso entrarono i genitori di Kate, appena arrivati con le pizze. I ragazzi si presentarono educatamente ringraziando per l’ospitalità. Dopo un paio di minuti la donna prese la mano del marito per portarlo via e salutò i nuovi amici della figlia.
-Ragazzi non fate troppo rumore. Non c’è problema con i vicini visto che siamo nel mezzo del nulla ma io domani devo alzarmi presto! Divertitevi!
Così tutti si sedettero intorno al tavolo per la cena, soprattutto parlavano di cosa si aspettavano per quell’anno. Era una serata perfetta, Kate non poteva credere di essersi integrata così bene con quei ragazzi in così poco tempo. Ringraziava mentalmente Shuester per averle dato quell’opportunità, il glee era la cosa migliore che le potesse succedere. Prima di trasferirsi li era preoccupata per il cambio che supponeva passare da una grande città a quel piccolo paesino di provincia, ma adesso iniziava a ricredersi. Dopo la cena e dopo aver messo un po’ d’ordine nel salone i ragazzi tornarono alla loro televisione mentre Kate accendeva un incenso e prendeva un grosso mazzo di tarocchi.
-Ehi Kate non puoi spegnere quella cosa? Ha un odore terribile!- disse Puck con un aria schifata.
-Non è orribile.- rispose Kurt mentre si accomodava al lato della padrona di casa.
-Mi spiace Puck ma i tarocchi si dovrebbero leggere solo di giorno, visto che lo facciamo di notte ho bisogno di purificarli.
Blaine sollevò gli occhi al cielo con un espressione scettica in volto ma non disse niente per evitare di infastidire il suo ragazzo che sembrava completamente affascinato da quelle storie. Decise di avvicinarsi anche lui al tavolo per vedere cosa sarebbe successo.
-Allora chi vuole essere il primo?- chiese Kate entusiasta.
Naturalmente Kurt scattò in piedi con entrambe le mani sollevate. La ragazza gli sorrise e mischiò i tarocchi per poi far dividere il mazzo dallo stesso Kurt. Iniziò a disporli in tre file e li guardò per qualche secondo con aria concentrata.
-Allora, la prima fila riguarda il passato, quella centrale il presente e l’ultima il futuro. Vediamo, hai un passato difficile e hai avuto difficoltà a scuola per le violenze delle altre persone che non ti accettavano. Adesso però stai molto meglio, sei innamorato e hai amici. Però nel futuro prossimo vedo un momento di grande difficoltà che ti porterà ad avere problemi con il tuo ragazzo anche se sembra che lo supererete. Oh guarda quest’ultima carta indica che adotterai un bambino. Un maschietto!
Kurt la guardava adorante come tutte le ragazze intorno. Blaine non ci poteva credere, certo era stata molto brava a creare l’atmosfera, ma possibile che nessuno si rendesse conto che non aveva detto niente che non fosse di pubblico dominio? Stava per allontanarsi per buttare un occhiata alla partita tra Finn e Sam quando si rese conto che la successiva sarebbe stata Brittany. Decise di fermarsi ancora un attimo per vedere cosa avrebbe detto a lei. Era decisamente curioso. Kate, nel frattempo procedeva a ripetere quella sorta di rituale, finalmente, dopo aver studiato le linee un po’ troppo a lungo disse:
-Che strano. Le carte mi dicono che sei innamorata ma che la situazione è molto difficile. Però quello che mi stupisce sono le carte del futuro.- fece una pausa drammatica mentre tutti , inconsciamente, si piegavano verso di lei pendendo dalle sue labbra- Sembra che indichino che sei in pericolo. Come se ti possa succedere qualcosa di male, le carte vogliono avvisarti. Ma non dicono cos’è!
Blaine spalancò la bocca indignato vedendo lo sguardo di Brittany che si velava di paura, fece il giro per abbracciarla e decise di intervenire.
-Kate, non ti sembra di esagerare?
-Scusa Blaine, io dico solo cosa leggo. Ti aspettavi solo amore, successo e denaro?
-No, ma potresti stare attenta a cosa dici. Alcuni possono essere più influenzabili di altri.
Kate spalancò gli occhi sentendosi in colpa, infondo Brittany sembrava una persona così ingenua e lei non voleva certo spaventarla. Allora addolcì lo sguardo e disse:
-Britt, scusa. Non volevo spaventarti. Insomma il pericolo potrebbero essere solo dei brutti voti.
L’altra le sorrise un po’ più tranquilla mentre Blaine si rilassava e ringraziava tutti gli dei che non ci fosse Santana con loro quella sera, avrebbe sicuramente ucciso Kate per aver spaventato la povera Britt. Poi si avvicinò alla padrona di casa stringendole la spalla per ringraziarla silenziosamente per aver cambiato la sua prima versione ma solo le chiese:
-Dov’è il bagno?
-Nel corridoio, terza porta a destra.
Blaine imboccò un lungo corridoio con il pavimento totalmente coperto da tappeti rossi, cosa che lo fece sorridere, dove c’erano un numero incredibile di grosse porte in legno massiccio che nascondevano altrettante stanze. Un particolare però chiamò la sua attenzione tanto che decise di provare ad aprirne una, ma fu inutile, era chiusa a chiave. Decise che, una volta tornato nel salone avrebbe chiesto spiegazioni a Kate, ma adesso la sua priorità era trovare il bagno.
Nel salone intanto, Mercedes ascoltava con attenzione la descrizione della sua futura carriera da cantante.
-Quinn è il tuo turno!- disse Kate.
-No grazie, mi hai già letto la mano direi che per me basta così.
Blaine, appena tornato, approfittò di quella pausa per soddisfare la sua curiosità.
-Kate, posso chiederti perché in tutte le porte di questa casa c’è una porta per gatti?
La ragazza lo guardò e scoppiò a ridere.
-La madre di mio padre era una persona strana! Viveva qui da sola e, dalla morte del marito, amava solo la compagnia dei gatti. Credo ne avesse quattro o cinque.
-Si ma perché le porte?
-Questa casa era troppo grande per lei da sola, quasi tutte le stanze stavano sempre chiuse. Ma lei pensava che i gatti fossero i veri padroni e dovessero sentirsi liberi di andare dove volevano.
-Anche mia nonna era strana con gli animali.- disse Tina – Aveva una tartaruga d’acqua dolce che la seguiva ovunque per casa. Giuro a volte era inquietante, si era praticamente trasformata in una tartaruga di terra!
-Mia zia una volta salvò un passerotto.- iniziò a raccontare Quinn – L’aveva praticamente adottato ma non lo faceva vivere in una gabbia, viveva libero per la casa. Volava da una pianta all’altra con mia zia dietro per pulire dove lui sporcava.
Mentre i ragazzi ridevano per queste aneddoti familiari, Blaine si avvicinò finalmente alla libreria che attirava la sua attenzione dal primo momento seguito da Sam che si era stancato di perdere continuamente con la xbox. Entrambi si misero a leggere alcuni titoli commentandoli tra loro. Poi Sam vide un libro che sembrava particolarmente antico chiuso in una teca di vetro, si avvicinò seguito da Blaine ma non capivano cosa fosse visto che non aveva nessun titolo, solo una copertina in pelle nera.
-Kate? Che libro è questo?
La ragazza si avvicinò per vedere di cosa parlassero anche se aveva già un’idea di cosa avesse attirato la loro attenzione. Sorrise orgogliosa prima di rispondere.
-Quello è il mio tesoro. Immagino che lo conoscete è un libro famosissimo, è l’Al Aziz.
Tutti si erano avvicinati per capire di cosa parlassero. Sam la guardò sorpreso, poi si ricordò l’altro nome con il quale era più conosciuta quell’opera.
-Mi stai dicendo che quello è il Necronomicon?
-Esatto!
-Ok, sai che questo non è possibile vero?- chiese ancora Sam.
-Certo che è possibile, quella è una copia della versione in inglese del finale del ‘500 più o meno.
-Qualcuno mi vuole spiegare di cosa parlate?- chiese Finn.
Blaine lo guardò prima di spiegare:
-Si tratta di un libro di magia nera scritto, credo, da un alchimista a Damasco non mi ricordo le date esatte ma sicuramente prima dell’anno mille. Ma in realtà è un falso.
-Cosa vuol dire che è un falso?- chiese incuriosita Mercedes.
-Vuol dire che quel libro non è mai esistito, è un invenzione letteraria di Lovecraft. Quindi quello che c’è li è solo un falso!- concluse con fare ovvio Sam che, quando si trattava di queste cose, avrebbe potuto dare conferenze di ore.
-Questo non è vero. La storia ufficiale è quella, ma in realtà Lovecraft trovò davvero il Necronomicon! Da dove credi che gli sia arrivata l’ispirazione per le sue storie?- disse Kate.
-Andiamo, la storia ufficiale dice che gli alieni non sono mai atterrati sulla terra, ma ci sono un sacco di teorie che vogliono che siano stati loro a costruire le piramidi.- rispose sollevando le spalle Blaine.
-Va bene, va bene! Hai ragione.- disse ridendo dopo una breve esitazione Kate. – Ma la mia versione era più interessante, non lo puoi negare! E comunque sai che c’è una copia di quel libro nella biblioteca della scuola? Figgins è davvero strano!
Anche gli altri risero tornando alle proprie, rispettive attività. Così passò la nottata, alla fine Blaine dovette ammettere di essersi proprio divertito.

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Note: come sempre un grazie a tutti quelli che stanno seguendo la storia e in particolare a coloro che hanno recensito, messo tra i preferiti, ricordati e seguiti!
 
 
CAPITOLO 5
 
Quel lunedì mattina Santana era davvero di buon umore. Aveva dormito perfettamente per tutto il fine settimana e, inoltre, suo padre si era fermato con lei e avevano cenato insieme. Poi, guardando fuori dalla finestra si era accorta che, per la prima volta nell’ultima settimana, si era affacciato un timido sole. Iniziava a pensare che la situazione si stesse sistemando da sola. Perciò quando vide la faccia triste di Brittany che usciva dal bagno le si strinse il cuore e decise di avvicinarsi per vedere cosa le fosse successo. La prese per mano mentre la salutava con un bacio sulla guancia, l’altra le sorrise stupita.
-Saltiamo la prima lezione?
L’altra si strinse nelle spalle annuendo.
-Si, tanto non mi ricordo in che classe devo andare.
Le due ragazze si diressero verso l’uscita per sedersi nella panchina del campo di football che, naturalmente, a quell’ora era totalmente deserto.
-Perché quella faccia triste Brit?
-Perché le carte hanno detto che mi succederà qualcosa di brutto.
Santana sollevò gli occhi al cielo, avrebbe dovuto immaginare che non era una buona idea quella serata spiritista, ma non si aspettava certo quello. Non avrebbero dovuto mettere in testa quelle idee alla sua amica, prese mentalmente l’appunto di parlare con Blaine per farsi raccontare cos’era successo esattamente e così valutare se fosse necessario minacciare quella ragazza nuova della quale, ovviamente, non sapeva nemmeno il nome.
-Non devi preoccuparti, non ti può succedere niente di male.
-Ho paura che il mostro che vive nel mio giardino possa farmi male.
Santana cercò di non mostrarsi troppo sorpresa e continuò a parlare con un tono normalissimo.
-I mostri non possono farti niente, ci sono io a proteggerti.
Ma subito si pentì di quella frase mentre gli occhi tristi di Brittany la fissavano con aria delusa.
-No San, non ci sei più da troppo tempo.
Santana la strinse fortissima, non potendo guardare quella delusione senza sentire il suo cuore stringersi.
-Dammi tempo, le cose stanno tornando normali. Ti prometto che prestissimo sarò di nuovo al tuo fianco. E questa volta non ti lascerò andare.
-Non so se crederti ancora.
Allora si accorse che davvero la stava perdendo e decise di rischiare, diede una veloce occhiata intorno e poi fece l’ultima cosa che, lei stessa, si sarebbe aspettata: baciò quelle labbra che tanto desiderava. Quando, pochi secondi dopo, si staccarono, Brittany aveva un meraviglioso sorriso stampato sul viso. Santana invece pensava che le stesse per venire un infarto, più per la paura che qualcuno l’avesse vista che per il bacio in se.
-Ti credo. Adesso vado, devo scoprire che lezione ho dopo.
Santana stette ferma con gli occhi chiusi e si mise una mano sul cuore cercando di calmarsi, poi sentì qualcuno sedersi al suo fianco ed ebbe paura. Qualcuno le aveva viste?
-Complimenti!
-Blaine, maledizione! Cosa diavolo ci fai qui?
-Oggi è lunedì, sai che lezione ho alla prima ora?
-Ti sembro la tua segretaria?
-Storia americana! E indovina con chi ho quella lezione?
Santana lo guardò malissimo senza degnarlo di una risposta. Allora lui capì che gli indovinelli non erano il passatempo preferito di quella ragazza e decise di spiegare.
-Con Brittany ovviamente! Quando non l’ho vista mi sono preoccupato dopo quello che è successo venerdì!
-Si me l’ha raccontato! Potevate evitare di spaventarla, lo sapete che si confonde facilmente.
-Si noi si, ma Kate ancora non la conosce bene!
-Chi?- chiese curiosa Santana.
-Kate, la nuova ragazza del glee! Siamo stati da lei!
-Oh, ecco come si chiamava! Cos’hai visto? –gli chiese guardandolo storto.
-Tutto quello che c’era da vedere.- rispose con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
L’altra si prese il volto tra le mani e disse qualcosa di incomprensibile.
-Cos’hai detto?
-Che poteva andarmi peggio! Almeno tu sei gay, non farai sogni erotici su quello che hai visto!
-Io non ne sarei così sicuro! Sono gay non di pietra!- rispose ridendo, meritandosi un pugno sul braccio.
-Eres un verdadero capullo!
-Studio spagnolo San, capisco quando mi insulti!
-Lo so!
Entrambi si alzarono per dirigersi dentro l’edificio, fecero alcuni metri in silenzio poi Blaine riprese a parlare.
-Mi sembra che tu stia meglio.
-Sembra anche a me. Ma ancora non sono sicura. Comunque sarai il secondo a sapere quando tutto si sistemerà!
-Immagino chi sarà la prima! – le disse facendole l’occhiolino e allontanandosi di scatto per schivare un nuovo pugno diretto al suo braccio.
Quando entrarono videro da lontano Kate che parlava con una cheerleader, forse una delle riserve, vicino agli armadietti e decisero di avvicinarsi. Lei li vide e li salutò con un sorriso.
-Ciao ragazzi, questa è Ann. Dobbiamo fare un lavoro di letteratura inglese insieme. Magari potete aiutarmi a convincerla a entrare nel glee! – disse con entusiasmo crescente Kate.
-Oh non ci penso nemmeno! – affermò convinta Ann.
-Perché no? – chiese stupita da quella risposta Kate.
-Ma perché è un gruppo di perdenti! Io sono una Cheerio, non mi rovinerei mai la reputazione per una cosa stupida come cantare! Guarda che fine hai fatto tu. – disse indicando con un gesto del capo e una faccia schifata Santana – Prima eri popolare adesso sei una nullità!
Ci volle solo un secondo prima che la ragazza chiamata in causa la prendesse per il collo sbattendola violentemente contro l’armadietto. Blaine l’afferrò per la vita allontanandola mentre la sentiva gridare.
-Ripetilo se hai il coraggio! Questa me la paghi ragazzina, non sai chi hai appena insultato! Se ti risento dire qualcosa contro il glee ti farò desiderare non essere mai nata!
Blaine cercava di calmarla trascinandola via mentre Kate si occupava della cheerleader che si alzava a fatica, ma non si dava per vinta.
-Credi di farmi paura? Siete solo dei perdenti! Mi senti? Perdenti! Voglio proprio vedere cosa mi farai!
Finalmente Blaine riuscì a portarla di nuovo fuori di peso grazie all’intervento provvidenziale di Puck che passava proprio in quel momento e che alla fine le disse:
-San che diavolo ti prende?
-Ci ha insultati Puck! Ti rendi conto?
-Non c’era bisogno di reagire così! Quella la conosco è una stupida!
-Lasciatemi! Sono calma adesso.
I due la lasciarono andare riluttanti.
-Vado in classe ci vediamo dopo, al glee!
Le ore passavano lentamente, la giornata era stata insolitamente piacevole, nonostante il piccolo litigio con quella Cheerio, tanto che, quando giunse l’ora del glee, Santana mostrava ancora un leggero sorriso di soddisfazione sul volto. Entrò nell’aula canto e tutti si girarono verso di lei.
-Ecco la nostra paladina! Da quando difendi il club? –chiese Kurt.
-Non ho difeso voi, ho difeso me stessa!- rispose piccata.
Kate le si avvicinò con un sorriso e fece per allungare una mano per stringere la spalla dell’altra, ma si fermò notando l’occhiataccia che le veniva rivolta e disse solo:
-Hai fatto bene! Quella gallina se lo meritava!
Santana fece solo un cenno col capo prima di sedersi al lato di Brittany stringendole la mano per un attimo e ricevendo un bacio sulla guancia in cambio.
I ragazzi cambiarono argomento immediatamente perché c’erano delle novità piuttosto interessanti, infatti Puck, sempre ben informato, chiese attirando l’attenzione di tutti:
-Kate i tuoi sono partiti stamattina vero?
La ragazza sorrise entusiasta.
-Si, dall’alba sono ufficialmente una persona indipendente! Quasi! Mia zia mi ha chiamata tre volte per assicurarsi che fossi sveglia per andare a scuola!
-Pensavo che potremmo fare una gigantesca festa nella tua casa di campagna! Non c’è nessuno che possa lamentarsi, è perfetta! – continuò Puck con occhi sognanti.
-Proverò a chiedere il permesso ai miei superiori! – rispose ridendo lei.
Anche Santana sorrise, forse una bella festa era quello che le ci voleva per riprendere totalmente il controllo della sua vita.
  
 
 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


 
Note: non ho molto d’aggiungere rispetto a quello che vi dico sempre, grazie per seguire e per commentare!
 
CAPITOLO 6
 
Quando aprì gli occhi, la mattina successiva, si accorse subito che qualcosa non andava. Guardò l’orologio e vide che erano appena passate le sei, si alzò di scatto maledicendo quella situazione e strappandosi di dosso i vestiti, che non ricordava di essersi messa, e le scarpe piene di fango. Il rumore della pioggia, di sottofondo, era snervante perciò decise di dirigersi nel bagno accendendo la radio e buttandosi sotto il getto caldo della doccia. Quando uscì prese la boccetta del medicinale che le aveva consigliato il padre per cercare di diminuire il mal di testa che si faceva avanti, ma, con stupore, si accorse che era praticamente vuota. Forse stava esagerando.
Il suo umore quella mattina, quando finalmente entrò nei corridoi del McKinley, era cupo come il cielo fuori. Santana si diresse verso il suo armadietto, ringraziando per non aver incontrato nessuno dei suoi compagni del glee. Quando arrivò si accorse di due Cheerio che parlavano animatamente con un tono di voce troppo alto per la sua testa che continuava a dolerle un poco. Cercò di essere rapida per allontanarsi da quella situazione stressante il prima possibile ma non poté fare a meno di ascoltare un piccolo scambio di battute tra le due che attirò la sua attenzione.
-Si, stamattina mi ha chiamata la madre di Ann.
-Non ho capito perché ha chiamato te.
-Voleva sapere se ho visto Ann, ieri non è tornata a casa. Sicuramente ha dormito da Mark!
-Che strano, lei non è a scuola ma Mark si, l’ho visto prima!
-Le conviene tornare per l’allenamento del pomeriggio. Se lo salta di nuovo la Sylvester la butta fuori dalla squadra!
Santana guardò quelle due ragazze allontanarsi cercando di ricordare perché quel nome, Ann, le suonasse tanto. Ma si arrese subito, aveva ben altri problemi da affrontare per quella giornata. Primo fra tutti evitare qualunque contatto con Brittany. Mentre camminava per il corridoio vide Kurt e Blaine che si dirigevano verso la loro classe mano nella mano, fortunatamente erano troppo attenti a guardarsi negli occhi e parlare tra loro per accorgersi di lei che riuscì a infilarsi nel primo bagno che incontrò per evitarli.
-Andiamo Blaine siamo in ritardo!- disse Kurt cercando di trascinarlo verso la lezione di francese.
-Si lo so! Ripetimi quello che mi hai detto prima.
Kurt sollevò gli occhi al cielo, cercando di nascondere un sorrisino compiaciuto.
-Ho detto che mio padre e Carol devono uscire domani sera.
Il sorriso dell’altro si fece ancora più luminoso.
-E Finn?
-Di lui ci possiamo liberare quando vogliamo!
Per Blaine quella era la notizia migliore che avesse potuto ricevere. Quella giornata passò rapidissima, solo nel glee ci furono un po’ di problemi. Santana non si era presentata ed era iniziata una lotta interna per l’assolo delle provinciali. Tutti erano insolitamente nervosi, anche Kate anche se non per gli stessi motivi. Alla fine della lezione Blaine le chiese:
-Kate! Che succede? Sembri nervosa!
-Si, scusate!
-Non devi scusarti, posso fare qualcosa per te?
-Si, potresti darmi una mano per il lavoro di letteratura inglese! Hai presente quell’oca di ieri?
-Difficile dimenticare Santana che aggredisce qualcuno!- rise Blaine, ancora colpito dall’episodio del giorno prima.
-Proprio lei! Dovevamo studiare ma non si è presentata! Sto facendo il lavoro da sola!
-Puoi contare su di me! Letteratura inglese è il mio forte!
-Grazie Blaine, aspetta un attimo. Puck?- disse rivolgendosi al ragazzo che le passava al lato per andare via.
-Dimmi Kate!- disse quello.
-Niente feste nella casa di campagna!
-No, oggi è una giornataccia!
-Si, mi spiace. Mia zia, dice che è troppo isolata e vuole controllarci. Ma non preoccuparti! Troveremo il modo per farla a Lima e, questa volta, ci sarà musica ed alcool!
 
Il pomeriggio successivo Blaine si trovava in quella che sarebbe potuta diventare la sua situazione preferita. Stava sul divano di casa Hummel-Hudson completamente spalmato sul suo ragazzo mentre lo baciava come se non esistesse domani. La televisione era stata dimenticata accesa su qualche canale locale, entrambi i ragazzi sapevano che non erano li per guardarla. Blaine infilò entrambe le mani sotto la maglietta di Kurt, sentendo come si contraevano i muscoli sotto il suo tocco. Nonostante la mente annebbiata dal piacere si accorse che non era proprio un buon segno, ma non riuscì a fermarsi. Quando cercò di infilare le mani dentro i pantaloni dell’altro, Kurt scattò a sedere facendo quasi cadere Blaine dal divano.
-Aspetta, aspetta.
-Eh?- riuscì appena ad articolare l’altro.
-Potrebbe entrare qualcuno!    
-Oh, si!- disse cercando di respirare a fondo e mettendosi a sedere al lato del suo ragazzo.
-Scusa tesoro, ma Finn potrebbe tornare da un momento all’altro con questa pioggia!
Blaine sorrise appena prima di avvicinarsi per posare un leggero bacio sulle labbra di Kurt, stava per aggiungere qualcosa quando la loro attenzione venne attirata dal televisore. Si voltarono con un espressione curiosa nel vedere un servizio al notiziario locale che parlava della loro scuola. Sollevarono un po’ il volume per capire cosa fosse successo ed entrambi si gelarono. Si parlava della scomparsa di una ragazza, una cheerleader, non dicevano il nome ma loro sapevano a chi si riferissero. C’erano delle novità inquietanti, che venivano rese pubbliche. In un primo momento si era pensato a una normale fuga di una adolescente dopo un litigio con i genitori, ma, quella mattina, la polizia aveva ricevuto una lettera che sembrava collegata con il caso. Ancora non davano notizie più precise sul contenuto di quella misteriosa missiva.
-Secondo te parlano di quella Ann?- chiese Kurt.
-Non è sparito nessun’altro mi pare. - rispose con ovvietà Blaine.
-Strano che non dicano niente di più su quella lettera.
-Avranno i loro motivi. Ma siamo a Lima, non riusciranno a mantenere il segreto ancora per molto.
-Stai bene Blaine? Sembri davvero strano.
Il ragazzo solo annuì continuando a fissare lo schermo del televisore. Non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Santana che minacciava quella ragazza.
 
La mattina successiva Blaine camminava per i corridoi cercando una persona in particolare. Quel giorno l’eccitazione era palpabile. Tutti parlavano della sparizione della Cheerio e, naturalmente, avevano iniziato a nascere le spiegazioni più assurde sul contenuto della misteriosa lettera. Finalmente intravide Santana davanti al suo armadietto con una strana espressione in volto. Le si avvicinò sfoggiando il suo sorriso più solare ma ricevendo a cambio solo una smorfia infastidita che decise di ignorare.
-Buongiorno San!
-Ultimamente sei diventato la mia ombra.
-Ma tu non saluti mai?
-No! Perché non stai saltellando al lato del tuo ragazzo?
-Volevo scambiare due chiacchiere con la mia nuova amica!
Santana lo guardò fisso negli occhi sollevando un sopraciglio.
-E allora perché sei qui con me? Vai da lei!
-Perché sei tu! – rispose con un tono troppo alto e troppo acuto.
-Non mi dire che sto facendo perdere la pazienza a un ex damerino della Dalton!
-Faresti perdere la pazienza a chiunque, maledizione!
Santana scoppiò a ridere.
-E di cosa vuoi parlare? E fai attenzione all’argomento che scegli!
-Di niente in particolare. Raccontami un po’ cosa hai fatto negli ultimi giorni!
Lei lo guardò stupita.
-Come scusa?
Blaine si accorse che forse doveva essere più sottile nella sua personale investigazione.
-Si insomma, cosa hai fatto lunedì notte?
Mentre finiva la frase si morse la lingua, questo sarebbe essere più sottili?
-Sei sicuro di star bene? Fai domande piuttosto strane oggi.
-Si, c’era una rassegna di cinema muto alla tele e volevo sapere se l’avevi visto?
-Cinema muto? Siamo nel 2011, Blaine! Lasciamo perdere! Ho io una domanda: sai perché sono tutti tanto eccitati?
-Non sai cos’è successo? –chiese lui stupito.
-No!
-Ma non guardi i notiziari? L’argomento del giorno è la sparizione, da lunedì, di quella Cheerio, Ann, e la lettera che è stata spedita alla polizia!
-Questo nome mi suona ma non riesco a ricordarmi dove l’ho sentito. Che lettera?- disse stringendosi nelle spalle.
-Ancora non hanno dato particolari. Certo che ti suona il nome, l’hai sbattuta contro l’armadietto quando ci ha dato dei perdenti!
-Capisco. –disse mentre ricordava l’episodio, poi, improvvisamente, nel suo volto si dipinse un espressione dura mentre puntava l’indice contro la faccia di Blaine- Era questo che volevi sapere con quella domanda? Con la scusa della tua “nuova amica” mi stavi facendo un interrogatorio? Tra l’altro il peggiore al quale abbia mai assistito!
Blaine sollevò entrambe le mani come per difendersi mentre cercava di spiegare.
-No, aspetta, non è come sembra. Sono solo preoccupato!
-Preoccupato? Mi stai accusando di cosa esattamente? Te lo dico per l’ultima volta. Sparisci. Non ti avvicinare a me nemmeno se servisse per salvare il mondo.
Poi si voltò allontanandosi a grandi passi e lasciandolo indietro con le mani nei capelli. Santana era furiosa, non ci poteva credere. Entrò nel primo bagno per buttarsi acqua fredda sul viso. Mentre si guardava allo specchio pensava a quel lunedì: non sapeva cosa aveva fatto, sapeva solo di essere uscita ma di non ricordare nulla. Poi scosse la testa, non avrebbe mai potuto far sparire una ragazza, non ne avrebbe avuto fisicamente la forza. Poi però le balenò un idea nella mente. Certo non avrebbe mai potuto farcela con una persona sveglia e attiva, ma si con qualcuno che non avesse avuto la forza di difendersi. E lei aveva qualcosa che avrebbe potuto facilitarle il compito, aprì la borsa e prese una boccetta che aveva imparato a conoscere bene. Poi sospirò e scosse la testa, non era possibile.

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
 
Quella settimana era stata più lunga del solito ma, finalmente, era arrivato il venerdì. Quinn usciva dall’auditorio dove si erano tenute le ultime prove accompagnata da uno spento Blaine.
-Allora come sta Kurt?
-In realtà bene, ha solo una leggera influenza. Non voleva sforzare la voce, credo che si stia drogando di miele.
-Vai da lui stasera?
-Si ho appuntamento alle sei.
-Se sta meglio potreste venire in caffetteria.
Mentre parlavano vide passare Santana che rivolse un occhiataccia a Blaine il quale abbassò lo sguardo imbarazzato.
-Cos’era quello?- gli chiese curiosa Quinn.
-Ecco diciamo che l’ho irritata con troppe domande!
-Che genere di domande? No aspetta, non dirmi che hai avuto l’idea di chiederle del suo rapporto con Brittany!
-Ho fatto molto peggio! Le ho praticamente chiesto se sapesse qualcosa della sparizione di Ann!
Quinn lo guardò incredula e poi scoppiò a ridere di gusto.
-Veramente? Blaine tu guardi troppi film!
-Non me ne parlare! Sono stato un idiota!
-Sono sicura che quell’oca sta cercando di attirare l’attenzione dei genitori per avere una macchina nuova o qualcosa di simile.
L’altro si strinse nelle spalle senza aggiungere niente mentre ormai erano arrivati alla porta d’uscita dell’edificio, si fermarono per guardare le nuvole grigie basse all’orizzonte. Nemmeno quel fine settimana prometteva niente di buono. Stettero qualche minuto parlando del più e del meno quando arrivò anche Kate con Puck che si unirono alla conversazione per proporre di andare al cinema l’indomani anche se ci sarebbero state delle lunghe lotte per la scelta del film. Puck sollevò lo sguardo e vide che a pochi metri c’erano Santana e Brittany che parlavano animatamente, iniziò a sbracciarsi per attirare la loro attenzione e sapere se si volevano unire a loro. Le due ragazze si avvicinavano lentamente al gruppo fermo davanti alla porta quando qualcuno, uscendo a passo svelto dall’edificio andò a sbattere contro Brittany che ebbe la peggio trovandosi in un attimo seduta al suolo. Santana si inginocchiò immediatamente per darle una mano e poi guardò la persona che aveva causato quella situazione accorgendosi che si trattava di una giovane del primo anno. Quella si fermò un attimo per mormorare delle veloci scuse per poi voltarsi di nuovo. Santana scattò in piedi e le urlò.
-La prossima volta guarda dove metti i piedi!
Quella si voltò di nuovo con sguardo infastidito:
-Le ho chiesto scusa, cerca di tranquillizzarti razza di isterica!
Santana fece per correrle dietro ma Puck fu più rapido e le mise un braccio intorno alle spalle per trattenerla e sussurrarle all’orecchio:
-Due scenate in una settimana mi sembrano troppe. E poi Brit non si è fatta niente.
Anche Kate, che era passata al suo fianco aggiunse:
-E poi, stavolta, non ti conviene, quella viene nella mia palestra. Potevi farti male!
Santana le rivolse un occhiata enigmatica.
-Figurati, quella che rischiava di farsi male era lei! L’anno scorso ho massacrato di botte la campionessa della scuola di lotta!
Puck e Quinn sollevarono gli occhi al cielo, sapevano che non era andata esattamente così ma non era il caso di puntualizzare visto l’umore instabile che contraddistingueva Santana nell’ultimo periodo. Quindi salutarono Blaine e si diressero tutti verso la caffetteria dove li aspettavano gli altri. Stranamente anche Santana si era unita a loro, sentiva la necessità di distrarsi e cercare di rilassarsi. Tutto sommato doveva ammettere che la serata era piacevole e, quando Blaine li raggiunse, dopo essere stato sbattuto fuori casa da Kurt che non voleva lo vedesse ridotto in quello stato, decise di smettere di ignoralo. Poco prima delle sette Kate se ne andò per il suo allenamento giornaliero in palestra, seguita pochi minuti dopo da Santana che iniziava a essere stanca, mentre gli altri decisero di andare a cena insieme.
Il fine settimana passò rapidamente anche se delle notizie abbastanza strane avevano iniziato a girare per la cittadina. Il lunedì successivo la scuola era immersa in un atmosfera pesante e oppressiva, i volti dei ragazzi iniziavano a mostrare una certa preoccupazione e i professori avevano un’aria più tesa del solito e parlavano tra loro a voce bassa e guardandosi continuamente intorno come se temessero di essere seguiti.
A fine giornata si ritrovarono tutti nell’aula per le prove, stranamente il professor Shuester era in ritardo, cosa che non succedeva di frequente. Quando finalmente entrò aveva il volto tirato, si sedette pesantemente sulla sedia e passò lo sguardo sui suoi ragazzi prima di tirare un lungo sospiro.
-Devo parlarvi di una cosa. Il preside non era d’accordo con me, ma siamo a conoscenza di certe notizie che è giusto che voi possediate.
La pausa che seguì sembrò lunghissima mentre tutti si sporgevano sulle loro sedie aspettando di sentire il resto.
-Abbiamo avuto una seconda sparizione. Questa volta è Astrid Spencer, una ragazza del primo anno.
-Si sappiamo chi è, professore.- disse Puck.
Lui annuì.
-Ci sono delle notizie che non sono state rese pubbliche per evitare millantatori. Sapete cosa vuol dire vero?
Rachel sollevò la mano per poter rispondere.
-Si, i millantatori sono quelli che hanno tanti soldi.- rispose Brittany.
Dopo un secondo di pausa per capire a cosa si riferisse, il professore continuò.
-No quelli sono i milionari!
-No, i milionari sono quelli che sanno contare sino a un milione.- insistette lei.
Shuester scosse la testa.
-Dicevo, alle sparizioni segue una lettera.
-L’hanno detto al notiziario ma non dicono cosa c’è scritto. Sono sicuri che siano vere allora?- domandò Kurt.
-Sono sicuri. Nelle lettere c’è un'unica frase. They tell me do it.
I ragazzi si guardarono tra loro.
-Questo è ridicolo. Siamo a Lima non in Texas è chiaramente uno scherzo!- disse Sam scatenando la reazione di tutti che iniziarono a commentare la notizia tutti insieme creando un momento di caos.
-Ragazzi. Ragazzi! Silenzio per favore!
Quando finalmente la situazione tornò alla normalità e il professore ottenne di nuovo la loro attenzione proseguì:
-Sanno che sono vere perché sono scritte col sangue.
-Scusate se lo ripeto ma è davvero ridicolo! Stiamo veramente parlando di un serial killer a Lima, Ohio?- domandò di nuovo Sam.
-Per il momento non stiamo parlando di niente di simile! Si tratta di sparizioni sino a prova contraria! Ve ne ho parlato perché voglio che voi stiate attenti, cercate di non stare da soli e soprattutto evitate gli sconosciuti!
-Ma questa è una storia fantastica! Potremmo scriverci una canzone e vincere le nazionali!- disse Rachel.
-Quando arriveranno le televisioni nazionali appariremmo in tv!- aggiunse Mercedes.
-Non state prendendo questa cosa con la serietà necessaria.- disse Shuester con aria preoccupata.
-Oh andiamo! Sono d’accordo con Sam, è ridicolo! Stia tranquillo, non succederà niente.- concluse Puck sollevando le spalle.                  
 
 
Una volta fuori dalla sala prove, Santana si sentì chiamare, si voltò per guardare la persona che l’aveva fermata e disse:
-Blaine, non puoi trovarti degli amici?
-Santana, non ti stanchi di rispondere sempre così?
-Mi hai fermata per parlare del mio carattere?
-Certo che no! Volevo chiederti scusa!
L’altra rimase in silenzio qualche secondo indecisa su come proseguire.
-Che strano, pensavo mi accusassi di aver fatto sparire anche questa ragazzina perché è andata a sbattere contro Brit!
-Andiamo, San!  Non ti stavo accusando di niente!
-Va bene Blaine. Fingiamo che non sia successo niente. Ma posso chiederti un favore?
Quello la guardò storto, non era sicuro di cosa l’aspettava se avesse detto si, però decise di annuire.
-Venerdì, prima dell’episodio con quella ragazza, Brit mi stava parlando di una cosa. Credo che questa dannata pioggia stia influenzando negativamente la sua fantasia.
-Cosa intendi?
-Niente, ultimamente parla di mostri nel giardino o cose simili. Mi ha anche chiesto di dormire da lei per vederlo ma in questo periodo non posso.
-Vuoi che dorma io con lei? –domandò stupito.
-Certo! Se vuoi morire giovane! No, cretino! Inventati qualcosa per farla stare tranquilla.
-Ho un idea, non è un granché ma potrebbe bastare! Vieni con me, andiamo a cercarla.
I due si diressero a passo svelto lungo il corridoio seguiti dallo sguardo incuriosito di Kate e Kurt.
-Non sapevo che fossero amici! –disse la ragazza.
-A dire il vero non lo sapevo nemmeno io! – rispose l’altro con un alzata di spalle.
Nel frattempo Santana e Blaine avevano trovato Brittany davanti al suo armadietto che sistemava i libri prima di andare via. Quando sollevò lo sguardo e li vide chiuse immediatamente l’anta e si rivolse a loro.
-Ciao ragazzi!
-Ciao Brit, Santana mi ha detto del tuo problema. Io posso aiutarti. –disse lui avvicinandosi appena e abbassando la voce come se volesse raccontarle un segreto.
La ragazza si avvicinò ancora un po’ e si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno.
-Tu? Come puoi aiutarmi?
-Vedi, sono una specie di super eroe. Specializzato in mostri da giardino!
La bionda lo guardava ammirata, muoveva la testa per seguire tutte le parole. Blaine, accorgendosi che aveva la sua totale attenzione, proseguì.
-Se dovessi ancora avere paura chiamami a qualunque ora della notte. Facciamo così, dammi il tuo cellulare, registriamo il mio numero come “aaa blaine” così è il primo della lista!
-Ma il tuo nome è già il primo non conosco nessuno con la lettera a.
-Non è possibile Brit, sicuramente hai ancora il numero di Artie!
-Si certo ma si scrive con h!
Blaine si fermò aggrottando le sopraciglia ma una lieve gomitata di Santana lo fece proseguire.
-Ok, allora lo facciamo solo per sicurezza!
Brittany salutò entrambi, dopo aver assicurato al ragazzo che avrebbe mantenuto segreta la sua vera identità, e si diresse verso l’uscita.
-Super eroe specializzato in mostri da giardino? Sei tanto alto che potresti essere scambiato per un nano da giardino, è così che ti mimetizzi per combattere i mostri?- chiese Santana con voce seria.
-La prossima volta fatti venire tu un’idea migliore! Adesso dimmi: perché non puoi dormire da lei in questo periodo? Hai fatto voto di castità?
-No figurati! Mi trovo solo in un periodo difficile. Ehi un momento! –si fermò dopo aver capito con un attimo di ritardo a cosa si riferisse il ragazzo.- Fatti gli affari tuoi!
L’altro rise di gusto, poi vide Kurt che si avvicinava.
-Santana cosa hai fatto al mio ragazzo? Ultimamente sta sempre con te!
-Geloso Hummel? Tranquillo non è il mio tipo!
-Si sono troppo basso per lei, ho i capelli troppo scuri e soprattutto mi mancano…
Blaine non riuscì a finire la frase perché Santana lo colpì sulla nuca ringhiando, ma faticando a nascondere un sorriso.
-Cerca di non prenderti troppe confidenze, piccione!
Kurt li guardava sorpreso, senza riuscire a intervenire in quel siparietto. Guardò Santana allontanarsi dopo aver salutato entrambi.
-Va bene, mi spieghi?
-Spiegare cosa?- chiese Blaine.
-Tu, Santana! Sei l’unico che riesce ad avvicinarla senza rischiare la castrazione chimica!
-Ho un dono con le persone!
Kurt lo guardò scettico ma non aggiunse altro dirigendosi verso l’uscita per tornare finalmente a casa.
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Come sempre grazie a tutti voi che seguite la storia! E un abbraccio speciale a chi recensisce!
 
CAPITOLO 8
 
Qualche giorno dopo si trovavano tutti nella caffetteria vicino alla scuola discutendo della scaletta per la gara successiva. Incredibilmente i ragazzi del glee stavano parlando civilmente senza troppi litigi o battute. Shuester era stato molto chiaro su chi avrebbe fatto l’assolo e, per una volta, non c’erano state polemiche. Si stava facendo tardi e Santana si alzò in piedi salutando quando una ragazza inciampò a pochi centimetri da lei facendole cadere addosso la tazza di caffè che aveva in mano. Blaine scattò in piedi pronto ad afferrare l’amica, questa fece una piccola smorfia di disgusto afferrando un tovagliolo di carta. Ma si mantenne calma, lasciando tutti stupiti.
-Dovresti fare più attenzione, per fortuna il caffè non era caldo!
L’altra la guardò con sufficienza.
-Con tutto quel silicone non avresti sentito comunque niente!
Blaine vide gli occhi di Santana diventare più piccoli e scuri e la prese per un braccio trascinandola con forza fuori dal locale.
-Sono fiero di te! Non l’hai aggredita!
-Solo perché mi hai trascinato qui! Fammi tornare dentro e vedrai!
-Smettila San!
-Sembra che ultimamente tutte le ragazzine del McKinley abbiano preso l’abitudine ti rispondermi! Non faccio più paura?
-San, sei la persona più spaventosa che conosco!
-Lo prendo come un complimento!
-Vuoi che ti accompagni a casa?
-No, ho la macchina. E poi stanotte devi andare a casa di Kurt, vero?- chiese con aria maliziosa.
-Tu come l’hai saputo?
-Andiamo Blaine. Le notizie volano! Cerca di essere in forma per le prove di domani! Ci vediamo!
L’altro la guardò andare via prima di tornare dentro.
Poche ore dopo si trovava nel letto di Kurt mentre giocava teneramente con la sua mano e parlava del più e del meno. Mezzanotte era passata da un po’ ma nessuno dei due aveva sonno. Improvvisamente Blaine si sporse per baciare il suo ragazzo portandosi sopra di lui schiacciandolo sotto il suo peso mentre gli teneva le mani bloccate sopra la testa. In quel momento il suo cellulare iniziò a suonare sopra il comodino, sollevò automaticamente gli occhi anche se non aveva nessuna intenzione di rispondere. Ma, quando vide il nome nel display, si allontanò di scatto lasciano Kurt ansimante e con gli occhi chiusi. Rispose immediatamente.
-Brittany? Tutto bene?
Ma dall’altra parte non rispondeva nessuno, si sentivano solo dei singhiozzi disperati.
-Non muoverti, sto arrivando!
Chiuse il telefono e si infilò i pantaloni.
-Kurt devo andare da Brittany, ti chiamo dopo!
-Blaine? Aspetta, cos’è successo?
-Non lo so!
Chiuse con violenza la porta dietro di se dirigendosi di corsa verso la macchina. Guidò per le strade deserte cercando di arrivare il più in fretta possibile. Finalmente si trovò davanti una grande casa bianca, vide che, al primo piano, una stanza aveva la luce accesa. Probabilmente era la camera di Brittany. Percorse il vialetto d’ingresso mentre cercava di comporre il numero della ragazza affinché gli aprisse la porta. E fu allora che lo vide, con la coda dell’occhio. C’era qualcuno. Si voltò di scatto in tempo per vedere un ombra che si muoveva veloce alla sua destra. Si lanciò all’inseguimento ma si trovò bloccato per la fitta vegetazione del giardino, portò la mano sul viso, poco sotto l’occhio, dove un ramo l’aveva appena graffiato. Si guardò intorno rendendosi conto che l’aveva perso. Si fermò a pensare, quell’ombra era troppo familiare. Non poteva sbagliare, ma non aveva senso quello che credeva di aver visto. Scosse la testa preoccupato. Si voltò quando sentì una voce rotta dal pianto che lo chiamava, vide Brittany sulla porta, abbracciata a un peluche gigantesco. Si precipitò da lei per abbracciarla.
-L’hai visto?- gli chiese con la testa incassata nel suo petto.
-Tranquilla Brit, non c’è più niente di cui aver paura.
La portò in camera, accorgendosi che era sola, mentre un brivido di paura per quello che sarebbe potuto succedere gli percorse la spina dorsale. Si mise al suo fianco abbracciandola e cullandola sinché non la sentì rilassarsi e addormentarsi. Si ritrovò a pensare a Santana, come si sarebbe dovuto comportare? Prese il cellulare per scrivere a Kurt e tranquillizzarlo. Chiuse gli occhi per riposare, ma il sonno tardava ad arrivare, aveva un brutto presentimento.
Il giorno dopo Blaine cercava di evitare contatti con Santana. E non fu difficile, la ragazza aveva un aspetto orribile e sembrava poco disposta a qualunque rapporto sociale. L’unico momento della giornata nel quale avrebbero coinciso era il glee club. Mentre si dirigeva all’aula fu raggiunto da Kate, aveva un aria seria.
-Ciao Blaine, sentite le ultime novità?
-No.
-E’ successo di nuovo, ieri notte.
Lui si fermò di colpo per guardarla negli occhi.
-Chi è questa volta?
-Vediamo se indovini.
Blaine si passò la mano tra i capelli guardando un punto indefinito alle spalle della ragazza.
-Ok, cosa stai cercando di dirmi?
-Sei suo amico e sei intelligente, sono sicura che ci hai pensato anche tu. Sono sparite tre ragazze, dopo aver avuto, diciamo, uno scambio di opinioni con Santana. Non dirmi che non sei preoccupato!
Il ragazzo mantenne un espressione indecifrabile mentre pensava a quello che aveva visto la notte prima. Scosse la testa.
-Andiamo, siamo in ritardo per le prove.
Camminarono in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Entrarono nell’aula scusandosi per il ritardo e andando a sedersi nell’ultima fila. Blaine ascoltava le prove distrattamente sinché Kate non attirò la sua attenzione. Gli indicò con un gesto della testa qualcosa a pochi metri, lui si voltò per cercare di capire a cosa si riferisse. Non riuscendo a individuarlo guardò di nuovo la ragazza facendole un gesto perché si spiegasse meglio.
-Guardale le braccia.
Lui aggrottò le sopraciglia ma dopo un attimo capì a cosa si riferiva. Santana aveva sollevato appena le maniche della camicia che indossava e si vedevano dei graffi, non molto profondi ma recenti. Per Blaine fu una conferma. Sapeva come se li era procurati.
-Li vedo. Ma non è come pensi!
-Io credo a quello che vedo. Forse è il caso che la seguiamo.
-Stai scherzando vero?
-Hai paura? Credi che se ci vede saremo i prossimi?
-Lascia perdere. Mantieniti lontana da lei! –disse tra i denti per poi alzarsi in piedi e abbandonare l’aula davanti allo sguardo stupito degli altri che non capivano cosa fosse successo.
Blaine uscì fuori per respirare l’aria carica di pioggia. Pochi minuti dopo fu raggiunto da Kate.
-Mi dai una mano o chiedo a qualcun’altro?
Lui sospirò, poi annuì impercettibilmente. Voleva seguirla ma non per gli stessi motivi dell’altra.    
 
    
Passò una settimana, Blaine e Kate avevano attivato una specie di sorveglianza diretta su Santana ma non c’erano stati movimenti sospetti. Kurt iniziava ad infastidirsi dello strano comportamento del suo ragazzo che si dimostrava sempre più distante e stanco. L’unica novità di rilievo era stata la conferma che la polizia aveva ricevuto una lettera uguale alle altre due anche per la terza sparizione, ma risultava evidente che non sapessero come comportarsi. Ufficialmente non si parlava di omicidi, visto che non erano state trovate prove tangibili, anche se iniziavano a circolare i primi profili psicologici e si consigliava di prestare attenzione soprattutto a uomini bianchi tra i 35 e i 45 anni. Una descrizione tanto generica che, ovviamente, era stata ignorata da tutti.
Blaine entrò nella biblioteca con una tazza di caffè nella mano, la notte aveva dormito poco a causa dell’insistenza di Kate che aveva preteso di piazzarsi davanti alla casa di Santana quasi sino all’alba. Si guardò intorno cercando un posto vuoto dove sedersi per fingere di studiare, alla fine vide in un angolo Sam che sfogliava con interesse un piccolo libro. Si avvicinò a lui e prese posto nella sedia libera che si trovava davanti.
-Ciao Sam. Che fai qui?
-Niente, mi sono ricordato di una cosa che ha detto Kate e sono venuto a vedere se era vera. – rispose sollevando gli occhi dalla sua lettura.
-Di cosa si tratta?
Per tutta risposta l’altro sollevò il libro mostrando una copertina in pelle.
Blaine rise sommessamente per non attirare l’attenzione della bibliotecaria.
-Non posso crederci! Stai leggendo il Necronomicon?
-Credici! Ci sono un sacco di “incantesimi” interessanti!
-Tipo?
-Guarda questo: come invocare un demone che possa servirti per sempre!
-Comodo se ti vuoi difendere dalla Sylvester!
-Vero! Oppure ci sono i classici! Come riportare in vita una persona cara! Tutti hanno un solo piccolo problema!
Blaine si mise a ridere di nuovo.
-Vuoi dire che hanno un altro problema oltre al fatto che non sono incantesimi veri?
-Si a parte quello!- disse Sam sollevando le spalle e mantenendo il gioco.- Per richiamare i demoni c’è bisogno di sacrifici umani, più è difficile più vittime sono necessarie!
-Cosa ti aspettavi? E’ pur sempre magia nera avanzata!
-Sai, quando Kate ha parlato della sua edizione la prima volta, ho pensato per un attimo che credesse davvero che fosse un libro vero!
-Io credo che stesse cercando di mantenere un atmosfera misteriosa, visto il tema della serata.- rispose Blaine bevendo l’ultimo sorso di caffè. – Io vado, ci vediamo più tardi.
Mentre usciva dalla biblioteca vide Kate corrergli incontro. Sollevò gli occhi al cielo e appena fu abbastanza vicina le disse:
-No, Kate, stanotte penso di stare a casa a dormire. Questa storia è durata abbastanza a lungo!
-Andiamo Blaine, solo stanotte! Finiamo questa settimana e ti prometto che, se non succede niente, lasciamo perdere!
Lui sbuffò rumorosamente.
-Ok, ma è l’ultima notte e tornerò a casa esattamente a mezzanotte! Su questo non voglio nemmeno discutere.
Lei rispose mettendo il broncio mentre annuiva.
-Ok Cenerentolo, ci vediamo alle 8 al solito angolo.
Blaine la guardò allontanarsi, durante quella settimana aveva avuto modo di convincersi che forse non doveva essere poi così sicuro di quello che aveva visto quella notte a casa di Brit. Magari la sua immaginazione gli aveva giocato un brutto scherzo e lui aveva intravisto l’ombra di un cane o, ancora peggio, solo un ramo mosso dal vento.
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


CAPITOLO 9
 
Santana si trovava nella sua stanza guardando fuori dalla finestra. Erano appena passate le undici di notte. Non aveva voglia di dormire, decise di uscire per fare due passi. Prese una felpa con cappuccio scura, non proprio nel suo stile ma comoda se avesse ripreso a piovere come minacciava di fare da un momento all’altro. Prese a camminare senza meta respirando profondamente. Ultimamente Blaine non le stava più addosso come un cane da guardia e, incredibilmente, le mancava. In realtà aveva l’impressione che la stesse evitando ma non riusciva a capire perché mai dovesse comportarsi così. Prese il cellulare dalla tasca e iniziò a guardarlo, indecisa sul da farsi. Poi marcò il numero dell’amico, quando lo sentì squillare si accorse che a poca distanza aveva iniziato a suonare un cellulare così si voltò accorgendosi di due figure poco distanti da lei. Li riconobbe immediatamente. Chiuse il cellulare e si diresse a grandi passi verso di loro.
-Ditemi che non è quello che sembra!
-No San, aspetta. Lo so cosa stai pensando ma non è proprio così!- iniziò a spiegare imbarazzato Blaine.
-Mi stai dicendo che non mi state seguendo?
-Ti stiamo seguendo, ma lo faccio per te! –rispose in fretta lui.
Santana si passò le mani tra i capelli camminando nervosamente avanti e indietro.
-Non posso crederci, non posso crederci! Vi rendete conto? Almeno potevate farlo bene! Blaine mi segui con la suoneria del cellulare al massimo?
-Calmati San, dobbiamo parlare seriamente!
-Non ho più niente da dirti. E tu Kate? Anche tu lo fai per me?
-Assolutamente no! Io credo che tu abbia qualcosa da nascondere, non mi fido di te!
Santana la guardò fissa e le puntò l’indice contro.
-Stammi lontana! – poi si girò verso il ragazzo che cercava di parlare.- Anche tu. E questa volta è definitivo.
Si voltò per tornare a casa. Quella situazione era surreale, sperava che fosse solo un sogno.
Blaine fece per seguirla ma Kate lo trattenne afferrando un braccio.
-Non credo che voglia vederti.
-Sapevo che era una cattiva idea! Non abbiamo ottenuto niente e mi odierà per sempre!
-Non abbiamo ottenuto niente? Non ti sei chiesto dove andava nel cuore della notte con un cappuccio che le copriva il volto?
Il ragazzo si fermò un attimo.
-Basta idiozie! Torno a casa, ci vediamo domani.
-Guardati le spalle!
Lui si voltò un attimo solo per guardarla negli occhi, aveva una strana espressione che non riuscì a interpretare. Le rispose solo con un lieve gesto del capo.
 
Il giorno dopo Blaine incrociò un paio di volte Santana lungo i corridoi ma non riuscì a trovare la forza per fermarla e riuscire a parlarle. Era preoccupato per la reazione che avrebbe potuto avere. Decise che avrebbe provato alla fine della giornata dopo la lezione del glee. Ma una volta arrivato si accorse che non c’era. Si sedette pesantemente e sospirò nervoso. Il suo stato d’animo peggiorò quando entrò Shuester con una faccia preoccupata che disse:
-Ragazzi abbiamo un problema. Poco fa Santana mi ha fermato per dirmi che ci lascia.
-Cosa? Perché?- chiese stupita Quinn.
-Non mi ha voluto dare spiegazioni. Ha detto solo, vi assicuro che sto citando le parole testuali, che preferisce evitare di stare nella stessa stanza con un piccione.
Tutti si voltarono verso Blaine che si portò la mano sul volto. Non avrebbe dovuto seguire Kate in quella stupida impresa, inoltre non poteva nemmeno prendersela con lei visto che quel giorno non si era presentata a scuola.
Iniziarono le prove con poco entusiasmo, fino a quando non videro entrare la Sylvester nell’aula. Si prepararono a una scenata condita da una buona quantità di insulti, ma la coach semplicemente portò fuori Shuester dall’aula per parlargli in privato.
-Allora Blaine, si può sapere che cosa hai combinato questa volta?- chiese Puck.
-Lo so io! Hai tradito mio fratello con Santana, vero?- chiese Finn ricevendo un colpo da parte di Kurt.
-Ragazzi, preferisco non parlarne! Sistemo la cosa, ve lo prometto! Datemi un paio di giorni.
Voleva aggiungere qualcos’altro ma il professor Shuester entrò nell’aula. Qualcosa nel suo sguardo li obbligò a zittirsi.
-Ragazzi, le prove sono sospese.
Ci fu un coro di proteste immediato, poi il professore alzò le mani per riportare il silenzio.
-Voglio che mi ascoltiate bene. Tornate a casa, non state da soli per quanto possibile. Evitate di uscire. Mantenetevi lontani da qualunque persona possa risultare sospetta. E soprattutto, avete il mio numero, voglio che mi chiamiate in qualunque momento vi sentiate in pericolo.
-Ok, professore, adesso ci sta spaventando.- disse Rachel preoccupata.
-Voglio che vi spaventiate. Finora avete preso quello che sta succedendo troppo alla leggera. Adesso non potete più farlo.
-Cos’è successo?- chiese Kurt.
Shuester li guardò negli occhi uno a uno, tirò un sospiro pesante.
-Questa volta siamo stati colpiti in prima persona. Kate è sparita.
Ci fu un lungo silenzio, poi tutti presero le proprie cose e si diressero verso l’uscita. Blaine raggiunse Puck e lo fermò.
-Mi serve un favore.- gli chiese.
-Dimmi.
-Sai scassinare una porta?
 
 
 
Dopo aver parlato con il professor Shuester, Santana, si diresse verso l’ospedale dove lavorava il padre. Si fermò davanti alla porta cercando di pensare a cosa dirgli. Alla fine bussò. Quando entro il padre le sorrise, poi la fissò un attimo e scosse la testa. Si alzò mettendole un braccio intorno alle spalle e accompagnandola verso la poltrona davanti alla sua scrivania.
-Allora, a cosa devo la visita?
-Non posso voler vedere mio padre senza un secondo fine?
Lui la guardò con un sorriso ironico molto simile al suo.
-Certo! Quindi non ha niente a che vedere con il tuo aspetto terribile?
Santana sollevò gli occhi al cielo, quella frase l’aveva sentita troppe volte ultimamente. Ma, prima che potesse rispondere qualunque cosa, lui proseguì.
-Hai intenzione di dirmi esattamente cosa ti succede?
-Dormo male.
-No, non è solo quello. Cosa mi nascondi?- le disse avvicinandosi e squadrandola con sguardo inquisitore.
-Non lo so nemmeno io!
Vide il padre appoggiarsi meglio alla spalliera mentre stringeva gli occhi.
-Vediamo un po’. Non soffri d’insonnia, se fosse quello non avresti motivo per non parlarmene. Quindi è qualcos’altro. Sonnambulismo?
Santana sollevò lo sguardo sorpresa. Lui si accorse di aver colpito nel segno e proseguì:
-Non è preoccupante. Solo bisogna scoprire la causa. Solitamente è legato a un trauma fisico. Ma tu stai perfettamente. Quindi torniamo a quello che ti ho detto qualche tempo fa: è psicologico!
La ragazza continuava a tacere senza dire niente.
-Adesso arriviamo al punto. Cosa può averti causato un tale stress? Se tu fossi più grande avrei qualche dubbio, ma in questo momento ho solo un opzione! Chi è?
Santana lo guardò spalancando la bocca per la sorpresa, pensava che il padre fosse un medico non un detective privato.
-Non lo conosci! –biascicò senza incrociare il suo sguardo.
Incredibilmente il padre scoppiò a ridere.
-Oh di questo non ho dubbi! Non lo conosco! La vera domanda è: la conosco?
-Cosa? No, no! Cosa stai insinuando? Assolutamente no!
-Dunque è questo il problema! Non lo vuoi affrontare per paura del giudizio degli altri?
-Non c’è niente da affrontare! Come fai a dirmi una cosa del genere e stare tanto tranquillo?
Lui la guardò interrogativo.
-Cosa ti aspettavi?
-Non so! Dirmi quanto sia sbagliato e anti-naturale! Chiamare una clinica di recupero per guarirmi!
-Andiamo con ordine! Dire che qualcosa che esiste evidentemente in natura sia anti-naturale è una contraddizione di termini che non vale nemmeno la pena di discutere! Passiamo al “guarirti”, da cosa esattamente? Dal fatto che sei innamorata di qualcuno? E perché dovrei volere che tu guarisca?
-D’accordo, questo è surreale! Cosa stai cercando di dirmi?
-Semplice, non hai motivo di preoccuparti! Io starò sempre dalla tua parte! Ma non puoi negare te stessa, non potresti sopravvivere.
-Ma non posso, non posso sopportare che parlino di me dietro le spalle!
-Invece puoi sopportare quello che stai vivendo adesso? Senti, devi decidere quali sono le tue priorità! E poi siete ragazzi, comunque parlano di te alle spalle! Per un motivo o per l’altro!
Santana si alzò di scatto dalla sedia.
-Devo andare.
-San?
Lei, già con la mano sulla maniglia, si voltò.
-Mi piace Brittany! Direi che è proprio la persona adatta a te!
Santana si morse il labbro inferiore sorridendo e facendo un gesto di saluto con la mano mentre usciva dall’ufficio.
 
 
 

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Note: i capitoli dovevano essere 13 invece saranno 12! Tutta l’ultima parte di questo capitolo è per te Willow! Buon Halloween! Ti avevo detto che mancava un ultima persona no? Eccola li!!! E mi odierai!
Per tutti quelli che seguono e commentano…. grazie mille come sempre!
 
CAPITOLO 10
  
Blaine si trovava nella sua stanza sfogliando per l’ennesima i documenti delle ragazze scomparse. Poche ore prima lui e Puck erano riusciti a forzare la porta dove venivano tenute le schede personali degli studenti del McKinley, non era stato difficile anzi sembrava che Noah sapesse perfettamente cosa fare, come se per lui non fosse la prima volta. Blaine si rigirava una tazza di caffè tra le mani, finora non aveva trovato niente. Quello che cercava era una pista, un punto in comune tra le ragazze che potesse dargli un’idea, ma stava solo perdendo il tempo. L’unica cosa che aveva scoperto era che Kate in realtà era stata adottata quando aveva quasi dieci anni, ma la cosa non lo aiutava nella sua strana investigazione. Prese il computer per staccarsi da quei documenti che quasi conosceva a memoria. Digitò il nome del centro dove era cresciuta Kate e cercò notizie, non che sperasse di trovare niente di interessante. Guardava lo schermo distrattamente quando una notizia di un giornale on-line locale attirò la sua attenzione. Controllò le date con quelle della scheda di Kate a sua disposizione, tutto combaciava alla perfezione. L’articolo parlava di una bambina morta durante la notte per cause naturali, anche se si parlava di mancanza di controllo e di un investigazione interna per accertare eventuali responsabilità delle persone preposte al controllo. Il fatto aveva causato una certa impressione perché la bambina aveva una sorella poco più grande che era con lei al momento dell’accaduto. Naturalmente si era creata una gara di solidarietà ed erano state accelerate certe pratiche burocratiche, alla fine, la sorella maggiore era stata adottata in poco tempo da una famiglia di medici. Blaine spense il computer, quella bambina era sicuramente Kate, tutte le date combaciavano. Non riuscì a fare a meno di sentirsi triste, quella ragazza aveva avuto un infanzia difficile e adesso era sparita. Pensò ai genitori adottivi che ancora non erano potuti tornare e a come avrebbero reagito. Chiuse gli occhi stancamente, aveva perso tanto tempo senza ottenere niente. Eppure era sicuro che qualcosa gli sfuggisse. Non potevano essere sparite nel nulla e senza lasciare tracce, questo lo portava ad un'unica conclusione: conoscevano chi le aveva sequestrate e, in un certo modo, non lo sentivano come una minaccia. Ma allora dove si trovavano? Decise di lasciar perdere e riposare, del resto era troppo tardi e lui era troppo stanco.
 
Il pomeriggio successivo Kurt si trovava solo a casa guardando distrattamente una rivista. Il suono del campanello lo fece sobbalzare, si alzò contro voglia e aprì la porta. Quando vide la persona dall’altra parte sollevò un sopraciglio e stette fermo per qualche secondo, poi fece per chiudere la porta mentre diceva:
-Hai sbagliato casa.
-Fermo, Kurt, sto cercando proprio te.
Lui riaprì la porta e sospirò.
-Suppongo che devo invitarti a entrare! Ma cosa hai fatto ai capelli?
-Si, appunto. Che accoglienza! Li ho solo tagliati un po’!
-Santana, si può sapere che cosa fai qui con quelle due tazze di caffè?
-Non mi sembrava carino venire a mani vuote.
Kurt si fermò e la fissò come se volesse leggerle la mente, si diresse alla porta aprendola e guardando fuori come se stesse cercando qualcosa. Poi tornò dentro, prese la tazza, tolse il tappo di plastica e guardò il liquido che c’era dentro. Santana lo guardava allibita.
-Si può sapere che diavolo stai facendo?
-Ci sono due possibilità: questo è uno scherzo oppure tu non sei reale e io ho le allucinazioni!
Santana sollevò la mano per coprirsi il viso, esasperata.
-E io che sono venuta da te perché pensavo fossi una persona normale!
-Va bene, ricominciamo! Accomodati e spiegami perché sei a casa mia!
-Ok. È facile! Mi serve il tuo aiuto!
Kurt si accomodò sul divano accavallando le gambe e bevendo un sorso di caffè.
-Come potrei mai aiutarti?
-Non so bene come dirlo. Diciamo che è una cosa un po’ difficile per me.
L’altro la guardò solo un secondo.
-Non mi dire! Hai finalmente deciso di fare coming out?
Santana si alzò dalla poltrona e si diresse verso la porta.
-Cosa? Come ti viene in mente? Non sai con chi stai parlando!
Kurt sollevò gli occhi al cielo.
-San? Quello è il bagno, la porta d’ingresso è dall’altra parte! Adesso, per piacere, torna a sederti! E smettila con queste scenate, sembri Rachel!
L’altra ubbidì mantenendo lo sguardo rivolto sui propri piedi, senza parlare.
-Vuoi rimanere così ancora a lungo? Io avrei un appuntamento tra circa tre ore!
-Non mi stai aiutando molto, sai?
-Pensavo che sapessi che c’è in corso una scommessa clandestina se ti saresti fatta avanti entro la fine dell’anno!
-Cosa?
-Si, io ho scommesso che l’avresti fatto prima di natale! Quindi si, ti aiuto! Voglio vincere!
Santana lo guardava tra il disgustato e il sorpreso.
-Ma voi lo sapevate tutti?
-No, credo che il professor Schuester non lo sappia!
-Oddio, questa è la fine!
-No San, questo è l’inizio e lasciati dire che sono molto orgoglioso di te e lo saranno tutti gli altri!
-Mi sarà molto utile quando mi prenderanno in giro!
-Certo che ti sarà utile, perché quando sentirai qualche stupido che ti prende in giro saprai che non è importante perché c’è tanta gente che ti vuole bene per quello che sei!
-Ok questo è troppo sdolcinato per me!- rispose nascondendo un sorriso.
-Lasciamo perdere! Immagino che hai in mente una canzone ho quella giusta per te!
-Niente musical, Kurt!
-Sei noiosa! Senti non ha niente a che fare con questa situazione ma potresti dirmi cosa è successo con Blaine? Praticamente è disperato! Ma non me ne vuole parlare!
-Lo so parlerò con lui e con Kate ma solo dopo aver fatto quello che devo fare!
-Kate? Ma non sai niente?   
-Cos’è successo?
-Kate, è sparita!
Santana si incupì immediatamente.
-Devo andare, devo parlare con Blaine! Ci vediamo!
-Aspetta!
Ma era troppo tardi, lei era già uscita.           
 
 
Quando Blaine vide il nome di Santana nel display del cellulare tirò un lungo sospiro preoccupato. Rispose aspettando di venire ricoperto di insulti.
-Sono fuori da casa tua.
Il ragazzo si recò immediatamente alla porta per aprire e la trovò li con ancora il cellulare attaccato all’orecchio.
-Posso entrare?
-Passa.
Santana si sedette sul divano mantenendo lo sguardo sul ragazzo.
-Kate è sparita?
-Si, è l’ultima.
-Pensi davvero che sia stata io?
-Credo solo che tu stia nascondendo qualcosa.
-Non lo so, non so se sono stata io!
L’altro la guardò sorpreso.
-Questo non è possibile.
Santana si passò una mano tra i capelli, non sapeva come spiegare quello che stava succedendo. Poi vide dei fogli sul tavolo davanti a lei, decise di cambiare argomento.
-Cosa sono questi?
-Le schede personali delle ragazze scomparse, le abbiamo fotocopiate dopo essere entrati nell’ufficio dove le tengono al McKinley.
-Fammi indovinare: Puck?
-E chi altri avrebbe potuto farlo?
Lei annuì come se si trattasse della cosa più normale del mondo.
-Hai preso sul serio questa tua nuova identità di detective privato! Cosa hai scoperto?
-Niente. Sono persone con vite diverse che vanno alla stessa scuola. Hanno solo una cosa in comune. –le disse guardandola dritta negli occhi.
-Io!
-Esatto, l’unica cosa in comune è stato un litigio con te poco prima di sparire.
-Adesso vorrai sapere se ho un alibi?
Blaine si strinse nelle spalle.
-A questo punto non so cosa pensare! Però sai una cosa, sono sicuro che conoscessero chi le ha fatte sparire. Hai un alibi?
-No. In nessuno dei casi.
-Ricominciamo da capo. Mi stai dicendo che sei stata davvero tu?
-No Blaine, ti sto dicendo che non so se sono stata io!
-Potresti essere più precisa?
-Ho dei momenti di vuoto. Non ricordo cos’ho fatto! L’ultima cosa che ricordo è di mettermi a letto la notte. Ma la mattina dopo mi trovo segni addosso che dimostrano che sono uscita. Pensavo di soffrire di sonnambulismo, ma se fosse qualcos’altro?
L’altro le prese le mani accorgendosi che il suo tono di voce cresceva ad ogni parola facendosi sempre più disperato.
-San, calmati. Questo non dimostra certo che sei stata tu!
-Si ma non dimostra nemmeno il contrario! E poi pensaci, io avrei la possibilità di avvicinarmi senza problemi, nessuno potrebbe sospettare di me!
-Questo è vero ma dimentichi una cosa fondamentale. Non saresti in grado di difenderti se si ribellassero. Non sei fisicamente abbastanza forte.
-Ma ho qualcosa che potrebbe aiutarmi.- disse tirando fuori una boccetta con l’etichetta bianca e verde.
-Non capisco!
-Ok, immagina la scena. Io mi avvicino alle ragazze dicendo che vorrei chiarire il litigio della mattina. Magari porto qualcosa da bere per scusarmi del mio comportamento. Solo che aggiungo diverse gocce di questo oppiaceo, abbastanza perché abbia gli effetti collaterali. Le palpebre iniziano a farsi pesanti e non possono più opporre troppa resistenza. Mi offro di aiutarle, magari accompagnandole a casa.
Blaine la guardava un poco spaventato, appena lei si interruppe per fare una pausa le chiese.
-E poi?
-E poi non lo so! Diciamo che spariscono. Scrivo la lettera e la spedisco. Torno a casa e la mattina non ricordo niente.
-Manteniamo la calma va bene? Non è possibile! Cioè è possibile ma non lo credo. C’è qualcos’altro. Ci deve essere qualcosa che ci sfugge!
-Cosa Blaine? Sono tutte coincidenze?
Il ragazzo si alzò camminando avanti e indietro per la stanza senza rispondere. C’era qualcosa che non lo convinceva in tutta quella storia. Forse un particolare senza importanza che aveva visto. Ma non poteva essere lei. Ci doveva essere qualche altro punto in comune che non fosse Santana. Prese i documenti e riprese a spulciarli. Niente, non trovava niente! Guardò l’amica seduta al suo fianco che sembrava si fosse persa nei suoi pensieri.
-San, hai bisogno di riposare. Vuoi rimanere qui?
-Sono stata da Kurt poco fa. Mi ha detto che aveva un appuntamento, immagino con te. Quindi no, non voglio rimanere qui. Ci vediamo domani.
-Preferirei non rimanessi sola!
-Hai cambiato idea? Ti ho convinto del fatto che sono stata io?
-No! Ma non puoi stare da sola in questo stato. Chiama Quinn! O vai da Brittany se preferisci.
Santana abbassò lo sguardo mentre si dirigeva verso la porta.
-Ci penserò.- disse solo mentre usciva.
 
 
 
 
Brittany si trovava in cucina cercando di riscaldare la cena nel forno a microonde. Fuori era già buio e cadeva una fitta e fredda pioggia. Si trovava a casa da sola, i genitori erano usciti per celebrare il loro anniversario anche se le avevano assicurato che non sarebbero tornati troppo tardi. Quando, all’improvviso, suonò il campanello si voltò verso la porta con una espressione incuriosita. Non aspettava nessuno a quell’ora. Si strinse nelle spalle e andò ad aprire. Davanti a lei una figura che portava una grossa felpa con il cappuccio tirato sulla testa a coprirle il viso, in mano due tazze fumanti della vicina caffetteria. Quando sollevò lo sguardo per incrociare quello della padrona di casa quest’ultima si illuminò di felicità e le saltò al collo.
-Svelta, entra che fuori fa freddo! Sono così felice di vederti!
-Si Brit, ho tante cose da dirti.
-Siediti! Racconta.
-Con calma, abbiamo tempo. Ti ho portato una cioccolata calda.- le disse porgendole una delle due tazze mentre si portava l’altra alle labbra.
Brittany fece lo stesso provando il liquido caldo, ma l’allontanò immediatamente con un espressione di dolore.
-Brucia e ha un sapore strano!
-Bevi Brit, la cioccolata va bevuta calda!
L’altra tolse il tappo di plastica iniziando a soffiare forte e poi bevve un lungo sorso senza accorgersi dello sguardo spento dell’altra fisso su di lei.
-Allora raccontami. Cosa c’è?
-C’è tempo per parlare di me.
Brittany la guardò senza dire niente mentre finiva di bere la sua cioccolata. Sentiva il suono dell’orologio che scandiva i secondi, aveva qualcosa di ipnotizzante quella sera. Avrebbe voluto farle tante domande ma non voleva forzarla a rispondere. Decise di cambiare argomento.
-I miei sono usciti a cena.
-Lo so.
-Lo sai?
-Ho aspettato che non ci fosse nessuno. Volevo parlare da sola con te.
Brittany sollevò lo sguardo per fissarla negli occhi, sentiva la testa pesante e le sembrava di vedere tutto attraverso una fina cappa di nebbia, anche se sapeva che non poteva esserci nebbia dentro casa. Provò ad allungare una mano per toccare il viso della persona che aveva davanti, voleva assicurarsi che fosse reale.
-Hai ancora il cappuccio sul viso! – le disse trascinando le parole, l’altra stette ferma come se fosse in attesa. La mano di Brittany si afferrò a un lembo della stoffa oscura e tirò scoprendo il viso. La fissò per lunghi attimi per prendere le forze per parlare di nuovo.
-I tuoi capelli? Cosa hai fatto?
La persona davanti a lei fece un sorriso storto.
-Li ho tagliati. Loro mi hanno detto di tagliarli.
Brittany sollevò a fatica il volto, cercava con tutte le forze di tenere gli occhi aperti. Il sentire quella frase le aveva dato i brividi. Era sicura di aver già sentito qualcosa di simile, ma non riusciva a concentrarsi per ricordare dove. Improvvisamente sentì un braccio che si stringeva intorno alla sua vita e la sollevava. Poi una suadente voce all’orecchio.
-Andiamo, sei stanca. Ti porto a riposare.
L’altra si appoggiò a quel corpo, lo seguiva senza riuscire a opporre resistenza mentre vedeva la porta d’ingresso che si avvicinava lentamente. Dove la portava? La sua stanza era dall’altra parte. Ma si sentiva troppo stanca per parlare, anche quando si trovò seduta nel sedile di un’auto. Smise di lottare e lasciò che il sonno la vincesse.
Quando i suoi genitori arrivarono un paio d’ore dopo, capirono immediatamente che qualcosa non andava. L’allarme partì subito. A Lima come in tutte le piccole cittadine di provincia, le notizie volano. La mattina dopo tutti sapevano chi era l’ultima ragazza scomparsa.
  
 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


CAPITOLO 11
 
Quella mattina Santana attraversò la porta d’ingresso del McKinley con un espressione persa nel vuoto. La testa le doleva ma soprattutto aveva addosso una sensazione strana che non riusciva a identificare. Era quasi arrivata al suo armadietto quando fu investita da due braccia che la strinsero, riuscì a intravedere dei capelli biondi e, solo per un istante, pensò si trattasse di Brittany. Poi, con sorpresa si accorse che era Quinn e si staccò con aria di superiorità. Vide i suoi occhi lucidi e un brivido di paura la scosse.
-Cos’è successo?
L’altra spalancò gli occhi sorpresa, si guardò intorno, non trovava il coraggio per guardarla negli occhi.
-Quinn, dimmi cos’è successo!
Il tono della voce non ammetteva repliche, aveva bisogno di sapere.
-Si tratta di Brittany.
A Santana bastarono quelle quattro parole per capire cosa fosse successo. Sentì le ginocchia tremare e si appoggiò al freddo metallo degli armadietti per mantenersi in piedi. Sentì la voce di Quinn dire qualcosa, ma era un suono indistinto che proveniva da un'altra dimensione. Portò entrambe le mani sul viso. Doveva trovare Blaine, doveva parlare con lui.
Si mise a correre per il corridoio lasciando Quinn dietro di se che le urlava qualcosa. Lo trovò che parlava fitto con Kurt davanti a un aula, si fermò davanti a loro.
-Me l’hanno appena detto.
-San, stai calma. – disse Kurt, ma lei lo ignorò, continuava a guardare Blaine.
-Ieri notte mi è successo di nuovo.- gli disse semplicemente.
Lui le prese la mano e la trascinò via davanti allo sguardo allibito del suo ragazzo. La portò fuori per sedersi nelle gradinate del campo di football, ignorando la pioggia che li bagnava. Ci fu un lungo momento di silenzio, entrambi cercavano di mettere ordine tra i loro pensieri.
-Sai perché ti ho seguita?
-Perché pensavi che fossi io! Alla fine avevi ragione.
Lui scosse la testa con veemenza.
-No! Decisi di seguirti perché, una notte mi chiamò Brittany spaventata da qualcosa nel suo giardino. Quando arrivai li vidi qualcosa con la coda dell’occhio. Era solo un ombra, ma era troppo familiare. Eri tu San, ne sono sicuro.
Quella lo guardò con occhi spaventati.
-Perché? Perché non mi hai fermata? Tutto questo non sarebbe dovuto succedere!
-Perché non credo che sia tu!
Santana lo guardava incredula.
-Si, si! Che altra spiegazione puoi trovare?
-Non lo so! Ma non puoi essere stata tu! Ne sono sicuro! C’è qualcos’altro!
-Certo qualcos’altro! Magari è un fantasma! O dei demoni!
-San, stai calma vuoi?
-Come faccio a stare calma? Per quello che ne so lei potrebbe anche essere morta! Per quello che ne so potrebbero essere morte tutte e solo io posso averlo fatto!
Si alzò di colpo, Blaine le afferrò un polso per fermarla.
-Dove credi di andare?
-Non lo so!
-Possiamo rivedere i documenti che abbiamo! Sono sicuro che c’è qualcosa…
Si fermò di colpo spalancando la bocca. Qualcosa che aveva detto Santana poco prima aveva incassato nella sua mente.
-Blaine? Cosa ti succede?
-Sam! Devo parlare con lui!
-Cosa?
-Ho un’idea, è folle ma non più che accettare il fatto che tu sia un serial killer! Fammi un favore, vai in classe. Cerca di stare calma. Se ho ragione so chi è stato e, forse, non è troppo tardi.
Tardò diverso tempo per avere la conferma che, quel giorno, Sam non era a scuola. Ma lui aveva ancora un’ultima possibilità.
 
 
Quinn entrò in aula canto, spostò il suo sguardo sulle sedie davanti a lei e la vide. Le si avvicinò lentamente guardandola negli occhi e si sedette al suo fianco. Nessuna delle due voleva parlare, alla fine Santana cedette.
-Perché sei qui?
-Ti cercavo. Sapevo che ti avrei trovata qui.
-Perché mi cercavi?
-Non credo che sia il caso di lasciarti da sola adesso!
Santana scosse la testa. Aspettava Blaine da ore, non sapeva cosa avesse in mente.
-Sto bene!
-No, non è vero!
-Certo che non è vero Quinn, non sto bene! Potrei non rivederla più!
-Ascolta San, la troveranno! In fondo non si sa ancora niente.
-No, non capisci è colpa mia!
-No, non è colpa tua! Non potevi stare con lei tutto il tempo!
-Sono stata io!
Quinn si fermò per un attimo, non capiva ancora dove volesse arrivare l’altra.
-Cosa?
-Si! Sono io, devo per forza essere io, non lo vedi che non c’è nessun’altra possibilità?
L’altra la guardava sempre più incredula cercando di capire a cosa si riferisse, voleva aggiungere qualcosa quando Blaine si precipitò dentro l’aula rosso in viso e con un evidente fiatone.
-Eccoti! Ti avevo detto di stare in classe! Avrei evitato di correre per l’istituto nell’ultima ora!
-Blaine? Stai bene?- chiese Quinn domandandosi cosa stesse successo quel giorno.
-Si, si! Dobbiamo andare! Lo so! So dove sono!
-Ne sei sicuro?- chiese Santana alzandosi di scatto.
-No, certo che non ne sono sicuro! Ma ero in biblioteca perché Sam non c’è e ho trovato una pista!
-Va bene, questo è assurdo! Adesso entrambi vi sedete qui e mi spiegate di cosa state parlando!
-Non c’è tempo Quinn, abbiamo poche ore! Cerca Puck, dagli questo biglietto, ci sono le indicazioni per arrivare dove stiamo andando. Raggiungeteci li il prima possibile!
Poi afferrò Santana per un braccio trascinandola verso l’uscita. Salirono sulla macchina e partirono.
-Pensi di spiegarmi qualcosa? Dove stiamo andando?
-Ho avuto un idea! Grazie a te! Sono andato in biblioteca e ho trovato il libro, se ci fosse stato Sam sarebbe stato più facile ma ha avuto la brillante idea di ammalarsi proprio oggi a quanto mi hanno detto!
-Fammi un favore: parti dall’inizio perché non ho capito una sola parola! Di che libro parli?
-Del Necronomicon, sei stata tu a farmi pensare a lui parlando di demoni! E tutto incassa alla perfezione!
-Ok, ferma la macchina!
-Cosa? Perché? Non c’è tempo!
-Esatto, non c’è tempo! E tu mi parli di demoni come se fosse la cosa più normale del mondo!
-No, aspetta! Sai cos’è quel libro?
-Si lo so! Vado anche io alle classi di letteratura!
-Bene, però forse non sai che ci sono versioni finte del libro con incantesimi inventati di sana pianta!
Santana sospirò rumorosamente, non riusciva a capire a cosa avrebbe potuto portare tutta quella storia.
-Blaine, perché mi stai facendo questa lezione?
-Perché con uno degli incantesimi si può riportare in vita chi si vuole!
-Ascoltami bene, te lo chiedo per favore un’ultima volta, poi so già che quel poco di pazienza che mi è rimasta finirà. Quindi o ti spieghi meglio o fermi la macchina e mi fai scendere.
Lui si voltò un secondo per guardarla mentre continuava a guidare per la periferia della cittadina, prese fiato e decise di ricominciare da capo affrontando l’argomento da un altro punto di vista.
-Qual è l’unica cosa che abbiamo trovato in comune nelle sparizioni?
-Io! L’abbiamo già detto, ho litigato con tutte poco prima che sparissero! Certo a parte Brit!
-Vero! Ma non sei solo tu! Prova a ricordare chi c’era quando è successo. La prima?
-Tu eri con me nel campo, poi siamo entrati e quella ragazza era con Kate vicino agli armadietti mi pare!
-Esatto! La seconda?
-Io stavo parlando con Britt, poi Puck ci ha chiamate. C’eri tu, Quinn, Kate, nessun altro credo!
-Bene! La terza?
-Facile! Ci trovavamo in caffetteria! C’eri tu e tutti gli altri del glee meno Kurt!
-Perfetto! E adesso Kate!
-Era con te quando vi ho beccati a pedinarmi, lasciamelo ripetere, in maniera ridicola!
Fu allora che spalancò gli occhi di colpo! Era vero, non era solo lei l’unica cosa in comune! Si voltò verso il ragazzo lentamente e sussurrò:
-Ci sono!
-Hai capito adesso?
-Oddio, non ci posso credere!
-Ce ne hai messo di tempo!
-Sei tu! Hai cercato di far ricadere la colpa su di me, per questo mi stavi tanto addosso! E io sono la tua prossima vittima!
Blaine rallentò poi sul suo voltò si formò un sorriso storto e fissò i suoi occhi in quelli spaventati della ragazza al suo fianco
 
 
 
 
Quinn vide Puck stancamente appoggiato sul suo armadietto che discuteva con Finn probabilmente di football mentre Kurt, con un espressione annoiata, aspettava pazientemente che fosse ora di tornare a casa. Quando la vide si illuminò.
-Quinn! Hai visto Blaine? Non è venuto a lezione e non lo trovo da nessuna parte.
-Mi ha mandato lui a cercare Puck! Mi ha detto che dobbiamo andare qui.-disse porgendo un foglio stropicciato che il ragazzo afferrò e guardò con curiosità.
-Qui? Ma scherzi?- chiese confuso dopo aver letto le indicazioni.
-Senti so solo che sono corsi via con Santana dicendo che sapeva dove si trovano!
-Ancora con questa storia? Kurt il tuo ragazzo si è ossessionato con queste sparizioni! Dovrebbe lasciar fare alla polizia! Pensa che l’altra notte abbiamo scassinato la scuola per fotocopiare le schede personali di tutte le ragazze scomparse!
-Cosa avete fatto? Non me ne ha parlato!- disse disgustato Kurt.
-Certo che si sta comportando in modo strano ultimamente! Ho il sospetto che stesse combinando qualcosa con Kate poco prima che sparisse. –aggiunse Finn ingenuamente.
-Aspetta! Hai ragione! Li ho visti anch’io discutere! E adesso questo!- disse Puck indicando il foglio.
Finn spalancò gli occhi come se un lampo di comprensione avesse attraversato la sua mente.
-E se fosse lui?
-No, no, no! Non dire idiozie Finn!- disse Kurt.
-Si però pensateci! Potrebbe! E se questo fosse una disperata richiesta di aiuto per fermarlo?- continuò imperterrito.
-Va bene Finn, quale serie televisiva stai guardando ultimamente?- domandò decisa Quinn.
-Criminal minds! Ma questo non vuol dire niente! Potrei avere ragione io!
-Ok, ho la macchina qui fuori! Stare qui a parlare non aiuta nessuno! Andiamo!- disse Puck dirigendosi verso i parcheggi seguito a ruota dagli altri.
 
 
 
Sbatté più volte le palpebre cercando di mandare via quella sensazione di nausea che le attanagliava lo stomaco. Provò a sollevare il braccio destro, lentamente. Lo sentiva pesante, come se fosse staccato dal suo corpo, e lo sentiva bruciare. Vide un taglio all’altezza dell’avambraccio abbastanza profondo.  Portò la mano davanti agli occhi e cercò di metterla a fuoco, senza riuscirci. Lo riportò giù, lasciandolo cadere a peso morto. Aveva la gola secca, voleva provare a parlare ma non ci riusciva. Mosse la testa per guardarsi intorno. Non sapeva dove si trovava anche se quel posto le risultava in qualche modo familiare. Provò a sollevare la testa piano ma fu colta da un forte attacco di vertigini che la costrinsero a richiudere gli occhi. Il letto nel quale si trovava le sembrava comodo e accogliente ma era come se fosse sospeso nel vuoto, come se galleggiasse a un metro dal suolo. Voleva chiamare aiuto, ma non poteva. Si voltò su un fianco con una lentezza disarmante e vide una grande porta di legno. Al lato un piccolo vassoio con un bicchiere d’acqua e qualcos’altro che da quella distanza non riusciva a riconoscere. Era tutto sfuocato. Provò ad alzarsi, sentiva un bisogno disperato di bere. Riuscì a portare le gambe fuori dal letto per appoggiarle al suolo, provò a mettersi in piedi ma non si resse. Si trovò in ginocchio al lato del letto che si afferrava con poca energia alle lenzuola. Sentiva un ticchettio ritmico e sollevò la testa, c’era un orologio al lato di una finestra chiusa, ma non riusciva a leggere che ora fosse. Si lasciò cullare da quel suono per un tempo infinito accarezzando l’idea di lasciarsi semplicemente cadere al suolo senza opporre resistenza, ma poi il richiamo di quel semplice bicchiere d’acqua fu più forte. Si trascinò a fatica aiutandosi con le mani, quasi gattonando, per percorrere quei pochi metri che la separavano dal tanto agognato premio. Quando, finalmente, arrivò al vassoio si lasciò cadere sulle spalle respirando lentamente. A tentoni raggiunse il bicchiere e lo portò alle labbra bevendo avidamente cercando di non pensare al sapore strano. Si accorse che c’era anche un pezzo di pane ma non aveva la forza per mangiarlo, semplicemente decise di stare ferma con gli occhi chiusi. Si concentrò sul suono dell’orologio mentre, di nuovo, le palpebre si facevano sempre più pesanti. Riuscì appena a trascinarsi di nuovo verso il letto ed a issarsi a fatica. Poco prima di cadere di nuovo in un sonno senza sogni l’ultimo pensiero di Brittany fu per Santana. Sperava che venisse a salvarla.

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Note: lo so, teoricamente dovevo pubblicare domani ma vista la recensione di Elettra anticipo! Tutto per te… come minimo mi aspetto che tu mi faccia sapere cosa ne pensi!!!
 
CAPITOLO 12
 
Blaine fissava intensamente la ragazza al suo fianco con un’espressione indecifrabile dipinta in volto. Aveva fermato la macchina per potersi concentrare solo su di lei, sembrava quasi che la stesse valutando. Prese un profondo respiro mentre Santana si schiacciava contro lo sportello dell’auto senza riuscire a staccare i suoi occhi da lui.
-Ma sei cretina o cosa?
Lei sobbalzò dalla sorpresa. Lui proseguì.
-Non sono io! Kate! L’altro elemento comune è Kate!
-Ma se è sparita!
-Sparita appunto! O almeno è quello che ci vuole far credere!
-Per quale motivo?
-Quando siamo andati a casa sua quella famosa notte aveva una versione del Necronomicon. Io e Sam le abbiamo fatto un paio di domande e, solo per un secondo, entrambi abbiamo avuto la sensazione che lei ci credesse fermamente.
-Mi spieghi cosa centra quel libro con lei?
-Dalle schede personali prese in prestito dalla scuola, ho scoperto che è stata adottata. Aveva una sorella più piccola che è morta per cause naturali davanti a lei.
-Continuo a non capire cosa c’entra il libro!
-In quel libro c’è un incantesimo che serve per riportare in vita chiunque si voglia. Lo sapevo perché qualche giorno fa ho trovato Sam che lo leggeva in biblioteca. E sai cosa è necessario perché funzioni?
-Sorprendimi!
-Sacrifici umani!
Santana spalancò la bocca incredula.
-Sacrifici umani?
-Si! Esattamente per questo particolare incantesimo sono necessarie quattro vittime.
-Vediamo se ho capito bene! Tu credi che Kate abbia sequestrato quattro persone, fingendo anche la sua sparizione per cercare di riportare in vita sua sorella attraverso un incantesimo che si trova in un libro finto?
-Esatto!
-E come avrebbe fatto? In fondo è una ragazza anche lei valgono le stesse obbiezioni che valevano per me!
-I suoi sono medici! Sono sicuro che ha la possibilità di drogare le sue vittime!
-Mettiamo che sia vero! Come fai a essere sicuro che non abbia già provato questo fantomatico incantesimo?
-Perché è necessario aspettare che ci sia il novilunio! Cioè stanotte!
-E dove stiamo andando adesso?
-Nella sua casa di campagna! Direi che è perfetta, isolata e ha una quantità di stanze sufficienti!
-Andiamo allora! Insomma mi sembra comunque un’idea ridicola ma perché siamo ancora fermi?
Blaine si guardò intorno perplesso.
-Perché ci siamo persi! Le indicazioni stavano nel foglio che ho lasciato a Quinn perché potessero arrivare a darci una mano nel caso abbia ragione!
-Aspetta fammi capire! Se hai ragione, la mia ragazza si trova in mano di una psicopatica che la vuole sacrificare a un demone inventato alla fine dell’ottocento per una serie di racconti pseudo spaventosi, e la sua salvezza è in mano a te, che ti sei perso, e a Puck? Dimmi che scherzi!
-A parte che potrei chiederti da quando sarebbe la tua ragazza, inoltre cosa volevi che facessi? Ti sembra una cosa da poter dire alla polizia senza che ti sbattano in un centro di recupero per malattie mentali?
-Oddio! Trova questa dannatissima casa o ti assicuro che sarai tu il prossimo a sparire.
Lui la guardò storto.
-Sta tranquilla, siamo vicini! Deve essere a destra!   
Percorsero gli ultimi metri in silenzio e finalmente fermarono la macchina davanti alla porta principale. Santana si buttò fuori dalla macchina immediatamente ma Blaine fu lesto a raggiungerla afferrandole la mano.
-Aspetta San!
-Aspettare cosa? Lasciami!
-Non possiamo suonare il campanello! Cerchiamo di entrare senza fare troppo rumore!
Lei cercò di liberare la mano con uno scatto, ma proprio in quel momento Blaine sentì il rumore di un'altra macchina che attraversava il cancello d’ingresso e si accorse che era quella di Puck. Allora afferrò con forza Santana per obbligarla ad aspettare i rinforzi mentre lei scalciava disperatamente per liberarsi da quella stretta.
 
 
Finn guidava velocemente cercando di ascoltare solo Quinn che gli leggeva le indicazioni ma era difficile mantenersi concentrato! La pioggia sul parabrezza lo infastidiva quasi quanto l’infinita discussione che stavano portando avanti Puck, che aveva lasciato la guida a Finn proprio per essere libero di esprimere le sue opinioni senza distrazioni, e Kurt sul sedile di dietro. Entrambi sostenevano le proprie ragioni, uno spiegava con convinzione perché fosse chiaramente Blaine il responsabile delle sparizioni e l’altro, altrettanto fermamente, spiegava come non fosse proprio possibile. Quinn nel frattempo cercava di intervenire per farli stare zitti ma era impossibile. Poi improvvisamente Finn imboccò il vialetto d’ingresso alla casa.
-Siamo arrivati! Oh cavolo!
L’esclamazione di Finn fece calare il silenzio mentre tutti sollevavano lo sguardo per cercare di capire cosa l’avesse provocata. Fu allora che ebbero la conferma dei loro peggiori pensieri. Blaine bloccava violentemente Santana che cercava disperatamente di liberarsi. Non aspettarono nemmeno che la macchina si fermasse del tutto. Si catapultarono fuori dal mezzo con una velocità degna del miglior atleta. Blaine sollevò lo sguardo e il sorriso gli morì sulle labbra mentre vedeva avvicinarsi a velocità folle il corpo muscoloso di Puck che andò ad impattare violentemente su di lui come se si fosse trattato di un placcaggio di football. Contemporaneamente Finn prese Santana per abbracciarla ed assicurarle che tutto andava bene adesso che l’avevano salvata. Kurt stava fermo con le mani nei capelli e gli occhi gonfi di lacrime mentre Quinn gli teneva una mano cercando di tranquillizzarlo.
Santana non capiva cosa stesse succedendo, per quale motivo Finn la stava abbracciando? Avrebbe fatto meglio ad avere una ragione valida! Ma non aveva molto tempo per scoprirla così decise di liberarsi di lui nel miglior modo possibile. Gli assestò un calcio sulla gamba e lui immediatamente mollò la presa per saltellare sul posto tenendosi la parte dolorante. Poi afferrò Puck per le spalle e lo fece rotolare al suolo mentre urlava.
-Puck razza di idiota! Cosa stai facendo?
-Ti sto salvando!- rispose incredulo.
-Ma figuriamoci! Mi stai salvando da un nano da giardino?
-Ma lui ti ha sequestrata!
-Ma chi? Il passero? Ma ti sembra che possa sequestrare qualcuno? L’idea più stupida che abbia mai sentito!
Blaine le lanciò un’occhiataccia, non tanto per gli insulti, quanto perché dieci minuti prima pensava la stessa cosa.
-Grazie per difendermi Santana - disse ironicamente mentre prendeva la mano di Finn che lo aiutava ad alzarsi.
-Ma allora si può sapere cosa facciamo qui?- chiese Kurt che stava rischiando una crisi isterica.
-Il tuo fidanzato qui presente ha deciso di risolvere il caso da solo e pensa che sia Kate quella che ha fatto sparire le altre e che lei stia solo fingendo di essere sparita.- spiegò rapidamente Santana davanti allo sguardo allibito degli altri.- Adesso cerchiamo di entrare per vedere se ha ragione o stiamo qui a chiacchierare sotto la pioggia?
-Va bene, cerchiamo di non fare più rumore di quanto abbiamo già fatto! Adesso ci dividiamo in due gruppi, uno va a destra e l’altro a sinistra e cerchiamo una porta secondaria o una finestra aperta - iniziò a spiegare Blaine.
-E quando troviamo l’ingresso facciamo uno squillo, poi ci riuniamo e entriamo cercando di non far rumore - propose Finn.
Fu allora che un fortissimo rumore di vetri infranti li fece voltare immediatamente. Santana aveva appena rotto la finestra più vicina aiutandosi con un vaso di fiori, li guardò sollevando le spalle.
-Davvero pensavate che sarei stata qui ad ascoltare i vostri stupidi piani? Andiamo seguitemi.  
Si infilarono nella finestra aperta cercando di non tagliarsi con le schegge di vetro e si trovarono nel salone principale dove, una vita prima, avevano passato una notte tranquilla. Si fermarono di colpo quando videro una figura seduta a gambe incrociate che li guardava con occhi vacui. In mano aveva una fotografia di una bambina e un piccolo oggetto che non riuscirono a identificare in quel momento.
-Kate? Cosa stai facendo?- chiese Quinn cercando di mantenere un tono di voce tranquillo.
Blaine bloccava Santana affinché non le saltasse addosso. Kate lasciò cadere la foto e si concentrò sull’oggetto che aveva in mano, mentre si passava una mano tra i capelli che si doveva aver tagliato da sola in quei giorni, finalmente si resero conto che era un accendino. Infilò una mano nella tasca e tirò fuori un mazzo di chiavi.
-Siete venuti qui per questo vero?- chiese in un sussurro sollevando le chiavi.
-No, Kate, siamo venuti per te. – continuò Quinn facendo un passo avanti lentamente.
Puck allungò la mano per fermarla, le si avvicinò all’orecchio e le sussurrò:
-Non senti quest’odore? Benzina! E lei ha un accendino.
-Perché non mi dai quell’accendino? Non è successo niente in fondo, si risolverà tutto.- Quinn fece un altro passo ignorando il ragazzo.
Kate sollevò la mano che teneva l’accendino e appoggiò il pollice sulla pietra ma senza muoversi oltre. Tutti si fermarono in attesa.
-Dimmi che è viva! - la voce dura di Santana li fece sobbalzare tutti e attirò l’attenzione di Kate che aggrottò le sopraciglia mentre annuiva.
-Adesso tu mi dai quel dannato accendino e la finiamo qui. Non posso perderla Kate, mi capisci? Non posso!
Kate la guardava mentre si dondolava avanti e indietro.
-Tu hai perso qualcuno. Non posso credere che lasceresti che qualcun altro possa soffrire come hai sofferto tu. In fondo lo sai che non cambierebbe niente  – Santana addolcì il tono, vide Kate che lasciava cadere le chiavi per poter accarezzare la foto. Continuavano a guardarsi negli occhi, tutti trattennero il respiro per quelle che sembravano ore. Lentamente Kate abbassò lo sguardo concentrandolo sulla mano che stringeva l’accendino. Puck si tese, pronto a scattare a qualunque movimento, conscio del fatto che era troppo distante per riuscire a prenderla di sorpresa. Poi la ragazza abbassò la mano lanciando lontano quell’oggetto. Finn la raggiunse immediatamente seguito da Puck che afferrò le chiavi e le lanciò a Blaine.
-Kurt, chiama la polizia e un’ambulanza – disse questo mentre si precipitava nel corridoio seguito da Santana e Quinn.
Arrivarono alla prima porta mentre Santana urlava il nome di Brittany e batteva le mani sulla porta. Blaine iniziò a provare le chiavi cercando di trovare quella corretta.
-Santana, smetti di colpirlo! Non lo aiuti così!- disse Quinn mentre cercava di trattenerla.
-Ma ci sta mettendo troppo tempo!- si difese questa cercando di liberarsi.
-Ci sono almeno una decina di chiavi! Dammi un attimo! Ecco, è questa! Entra maledizione!
Santana lo spinse via per entrare nella stanza e la vide. Era immobile sul letto. Sentì il suo cuore che smetteva di battere per la paura e corse a prenderla tra le braccia. Quando la vide muovere lentamente la testa e cercare di aprire le palpebre tirò un lungo sospiro di sollievo. La strinse mentre sussurrava il suo nome e, quando sentì la sua voce trattenne il respiro.
-Sei venuta a salvarmi, San?
Santana non riusciva a parlare, si voltò accorgendosi che Blaine le stringeva una spalla per rassicurarla e riuscì ad articolare con difficoltà poche parole.
-Certo, siamo qui. Guarda.
Aiutò Brittany a sollevare la testa e la vide riuscire a sorridere alla vista degli altri.
-Sapevo che saresti venuta.- le disse allungando lentamente una mano per accarezzarle la guancia.
-Ti amo. – le disse in un sussurro prima di baciarle dolcemente le labbra.
Quando si allontanò rimase interdetta notando il volto triste e deluso di Brittany, non riusciva a capire il perché di quel cambio improvviso.
-Piccola? Cosa c’è? – provò a chiederle.
-Pensavo fossi venuta a salvarmi davvero!
-Eh? Cosa?
-Invece lo sto solo sognando!
Santana si voltò verso gli altri con sguardo interrogativo ma si accorse che avevano la stessa espressione allibita disegnata sul volto.
-Brit, guardami! Sono io davvero! Non stai sognando, siamo venuti a prenderti!
Brittany la guardò aggrottando le sopraciglia, sembrava particolarmente confusa.
-Non è vero!- disse alla fine scuotendo la testa dopo aver pensato a lungo.
Blaine le prese la mano per cercare di dare manforte a Santana che aveva aperto pericolosamente la bocca in un’espressione di stupore.
-Brit, siamo noi. Guardami sono Blaine, li c’è Kurt, Quinn, Finn e c’è anche Puck nell’altra stanza!
-No tu devi essere un folletto dei sogni! Se foste voi davvero e questo non fosse un sogno non l’avrebbe mai fatto!
-Chi? Cosa? – chiese Santana che cominciava a pensare che Brittany avesse ragione.
-Tu! Mi hai detto che mi ami e mi hai baciata! Davanti a loro? Impossibile!
Santana lanciò un’occhiataccia omicida in direzione degli altri che avevano iniziato a sghignazzare come matti e gli puntò l’indice contro per minacciarli.
-Oddio San, devi ammettere che ha ragione!- disse Quinn cercando di tornare seria con scarsi risultati.
-Direi che è il coming out più spettacolare a cui ho assistito!- aggiunse Finn che invece non ci provava nemmeno a stare serio.
-Certo perché tu assisti ogni giorno ad almeno un paio di coming out, vero? E comunque mi dovete venti dollari a testa! – disse Kurt.
Brittany nel frattempo li guardava stupita, quel sogno le sembrava particolarmente vivido.
-Tesoro, mi prenderanno già in giro abbastanza per questo quindi, per favore, non farmi parlare troppo! Ti amo! E no, non è un sogno! Chi se ne frega degli altri! Io voglio stare con te!
Santana si portò una mano a coprire il viso esasperata quando sentì gli altri che commentavano con frasi come “che dolce!”, “ma quella è davvero Santana Lopez?”, “datemi i miei venti dollari!”
Poi la mano di Brittany le liberò il volto mentre la guardava sorridendo. Si sollevò a fatica e la baciò.
 
 
 
 
EPILOGO.
 
Erano passati diversi giorni, ormai erano conosciuti come gli eroi del McKinley, potevano vedere gli sguardi curiosi dei compagni. Quella mattina i ragazzi del glee si trovavano tutti insieme vicino agli armadietti, era una giornata importante. Santana e Blaine si avvicinarono agli altri che sorridevano e parlavano del più e del meno.
-Allora torna oggi? – chiese Puck quando fu vicina.
Santana solo riuscì ad annuire deglutendo rumorosamente.
-Oh oh, sembri un po’ nervosa!- la prese in giro Quinn.
Santana le lanciò un’occhiataccia ma senza riuscire ad articolare parola, scatenando una serie di sorrisi ironici.
-Incredibile! Non pensavo che avrei vissuto abbastanza per vederti senza parole! – sorrise Kurt.
Santana si portò le mani alle tempie cercando di ritrovare la forza per poterli insultare come si meritavano.
-Esattamente come pensi di farlo se non riesci nemmeno a parlare con noi?- chiese incuriosito Mike.
Santana aprì la bocca per parlare ma la richiuse immediatamente sospirando rumorosamente, poi si accorse che gli sguardi dei compagni la stavano ignorando per rivolgersi dall’altra parte del corridoio e si voltò con il cuore in gola. Lei aveva appena attraversato l’ingresso con un sorriso radioso e salutava tutti quelli che le passavano vicini con un cenno del capo ma aveva occhi solo per la ragazza che la stava guardando a pochi metri. Iniziò ad andarle incontro. Blaine fu afferrato per un braccio e trascinato dietro di se da Santana tra gli sguardi sorpresi degli altri. Quando furono a un metro di distanza entrambe si fermarono.
-Ciao San.- disse Brittany.
Santana la fissava intensamente ma non sembrava capace di aprire bocca, strinse con forza il braccio di Blaine che la guardò storto prima di capire cosa volesse. Sollevò gli occhi al cielo e sorrise.
-Santana vorrebbe dirti che sei bellissima, Brit.
Un sorriso apparve sul volto della ballerina.
-Grazie, San.
Blaine aspettò un attimo passando lo sguardo da una all’altra.
-Vorrebbe anche aggiungere che le sei mancata da morire e adesso è felice che tu sia qui con lei.
-Anche tu mi sei mancata, San.
Blaine continuò a sorridere guardando Santana che probabilmente aveva anche smesso di respirare e decise che era ora di finirla.
-Inoltre vorrebbe chiederti il permesso di baciarti qui. In mezzo al corridoio!
-Davvero, San?
Santana non si muoveva, appena sbatteva le palpebre. Blaine le diede una piccola gomitata per farla reagire ma fu inutile, allora sospirò e proseguì.
-Si Brit, ma visto che è troppo nervosa per riuscire a muoversi la sostituirò io!
Fece un passo per avvicinarsi ma il palmo destro di Santana impattò contro la sua nuca strappandogli un grido di dolore.
-Va bene basta così! Grazie passerotto ma questo lo faccio io!
Fece un rapido movimento per annullare la distanza e la baciò esattamente al centro di quel corridoio pieno di ragazzi e ragazze che si ammutolirono di colpo. Una ovazione che si alzava dai ragazzi del glee le fece staccare e si voltarono verso quel gruppo con un grosso sorriso sul volto. Sorriso che si spense immediatamente sul viso di Santana quando vide cosa stavano facendo.
-Kurt! – urlò allora mentre si dirigeva a grandi falcate verso di lui.
Tutti si erano gelati con il denaro della scommessa fermo a mezz’aria.
-Oddio ha ritrovato la voce. – si lamentò il ragazzo con espressione terrorizzata.
Santana si fermò a pochi centimetri da lui indicandolo con l’indice della mano destra mentre la sinistra teneva ben stretta la mano di Brittany.
-Prima di tutto mai più vi passi per la testa di scommettere sulla mia vita! Secondo sappi che metà di quel denaro è mia! – si fermò guardandoli uno a uno con sguardo rassegnato. – Vi prego facciamolo in fretta perché sono sicura che mi verrà l’orticaria: venite qua che vi abbraccio tutti!
 
 
          
Note finali: come avrete visto l’ultimo capitolo è molto meno “serio” del resto! Ma non riuscivo a scrivere seriamente di 17enni in versione salvataggio di ostaggi! Alla fine spero che vi abbia divertito tutta questa follia!
Vorrei ringraziare tutti voi per aver letto, recensito e seguito in generale! GRAZIE!     

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