Lying is the most fun Brendon can have without taking his clothes off.

di Back To Vegas Skies
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Am I who you think about in bed? ***
Capitolo 2: *** Then think of what you did and how I hope to God he was worth it. ***
Capitolo 3: *** Where the shock sets in, and the stomach acid finds a new way to make you get sick. ***
Capitolo 4: *** Will you dance to this beat and hold a lover close? ***
Capitolo 5: *** When the lights are dim and your heart is racing as your fingers touch his skin. ***
Capitolo 6: *** No, no, you know it will always just be me. ***
Capitolo 7: *** In case I lost my train of thought, where was it that we last left off? ***



Capitolo 1
*** Am I who you think about in bed? ***




Ta-dà, la mia prima Ryden çVç
[Non mi pagano, non li conosco, non so cosa fanno].

Capitolo 1:
Am I who you think about in bed?

Ryan lasciò scivolare la mano sotto le lenzuola, infilandola piano all'interno dei pantaloni del pigiama. Socchiuse gli occhi e cominciò a toccarsi lentamente, assaporando ogni secondo della fantasia che stava avendo luogo nella sua mente: era Brendon a toccarlo, era nudo e lo stava baciando...
Accelerò i movimenti della mano, immaginandolo tutto sudato, sopra di lui che...
- Ryan, sei sveglio?
Si fermò bruscamente, sperando che la voce che lo chiamava dall'altra parte della porta se ne andasse, credendolo addormentato. Di certo, in quello stato, non poteva andare ad aprire!
Eppure Jon era andato a dormire in camera di Brendon e Spence, avevano litigato la sera prima e Ryan era sicuro che, da gran permaloso che era, non sarebbe tornato prima del giorno dopo.
Sentì la serratura della porta scattare e si mise di lato in modo da riuscire a mascherare meglio le sue condizioni.
Era tutta colpa di Brendon!, pensò furioso, tenendo gli occhi serrati e fingendo di dormire.
- Yu-uh! Già dormi, signorina? - disse piano una voce che evidentemente non era quella di Jon.
Ryan deglutì, cercando di rimuovere dai suoi pensieri le immagini che quella stessa voce aveva revocato. Brendon intanto continuava a bisbigliare tra sé.
- Che schifo! E io dovrei dormire su questo porcile?
Evidentemente aveva visto il letto di Jon, ricoperto di roba da mangiare, rifiuti di dubbia provenienza e vestiti sporchi.
- Uff. Non solo mi collassa sul letto, ora devo anche dormire sulla sua merda? No, grazie! - sbottò, sempre sottovoce.
Si fermò un momento e Ryan ebbe la sensazione di essere osservato.
- Scusa Ry... - disse poi sedendosi sul letto - stanotte dovrai sopportarmi.
Cosacosacosacosa? No! Non poteva stare davvero pensando di...
Non fece neanche in tempo a finire di formulare il pensiero, che sentì le coperte sollevarsi e il corpo di Brendon stendersi accanto al suo, che, per fortuna, gli dava le spalle.
Lui e Brendon. Nello stesso letto. Un letto singolo, per giunta.
Si sentiva bollire ed era quasi sicuro che non fosse il calore delle coperte.
Cercò di non pensare al fatto che a due centimetri da lui ci fosse il ragazzo su cui si stava facendo una sega cinque minuti prima, cercò di non pensare a quanto questo stesso ragazzo fosse incredibilmente bello e sexy e che per giunta gli faceva continue avances sul palco, davanti a migliaia di persone.
Sentì il braccio di Brendon cingergli la vita  e sperò che lui non si accorgesse del cuore che gli batteva a velocità supersonica e del piccolo problema che aveva tra le gambe che non accennava a sparire (dato anche il contatto ravvicinato con l'oggetto principale delle sue fantasie).
La mano di Brendon scese un po' e Ryan stava per piangere dalla vergogna.
- Ryro! - la voce di Brendon sembrava divertita - E io che ti credevo un bambino innocente!
"Ecco, ora scappa via urlando e byebye chances con lui." pensò Ryan, quasi in
lacrime.
Ma Brendon non scappò, anzi gli diede un bacio tra i capelli e sussurrò:
- Sta dormendo... Vorrei proprio sapere cosa sogna...
Lo abbracciò più forte, poggiandogli la testa sulla spalla.
Ryan stava andando in tilt. Certo, non era la prima volta che Brendon lo abbracciava, era un tipo espansivo e lo faceva spesso, anche avanti a tutti, ma quella volta era diverso, molto diverso.
- Cavolo, Ry, quanto ti batte forte il cuore - gli aveva sussurrato, facendogli scivolare la mano sul petto - Chissà se posso fartelo battere ancora più forte...
Ryan deglutì, sentendo lo stomaco contorcersi al passaggio della mano di Brendon.
- Fermami se sto facendo qualcosa che non ti va - bisbigliò, introducendo la mano all'interno del tessuto leggero del pigiama.
Cominciò a massaggiarlo piano, dandogli qualche piccolo bacio sul collo. Ryan sentiva di aver perso ogni capacità di autonomia, fisica e mentale. Boccheggiava, con le lenzuola strette tra le dita e il respiro irregolare, il viso di Brendon poggiato sulla sua spalla e la sua bocca così tremendamente lontana: aveva avuto tante volte la voglia o l'impulso di baciarlo, ma in questo caso era un bisogno pressante, une necessità che non poteva trascurare.
Doveva sentire le sue labbra, doveva unirsi a lui in quel contatto speciale e personale come solo un bacio sa essere. Doveva sentire che era lì, in carne ed ossa, e che non era frutto di una delle sue tante fantasie, voleva sentire il suo profumo, voleva affogare nei suoi occhi e capire che era davvero a lui che stava dedicando le sue attenzioni.
Girò la testa verso di lui e, senza che avesse neanche il tempo di pensare, baciò Brendon che, dopo un attimo di sorpresa, si sollevò sul braccio libero e continuò a baciarlo meglio.
Ryan provò a non emettere suoni troppo forti mentre Brendon accelerava i movimenti della mano e lo baciava con più passione, mordendogli e leccandogli le labbra. Cominciava a fargli male il collo per quella posizione scomoda, ma mai e poi mai avrebbe lasciato andare la bocca di Brendon.
Venne, trattenendo un urlo, che uscì come un suono strozzato dalla sua gola.
Brendon gli diede un bacio tra i capelli sudaticci e lo abbracciò.
- Ora dormi - aveva gli sussurrato poi all'orecchio.
- Come cavolo faccio a dormire con te qui? - aveva bisbigliato in risposta Ryan, più a se stesso che all'altro.
Brendon ridacchiò e, dopo una serie di contrsioni impossibili, riuscì a far girare  a stringere contro il suo petto Ryan, che si ritrovò a pensare che quel letto, dopotutto, non era poi così tanto piccolo.
Si addormentò quasi subito, tra le sue braccia, pensando a come si sarebbe dovuto comportare la mattina dopo, trovandoselo a letto.
Ma questo problema non ci fu, perchè, quando Ryan si svegliò il mattino seguente, al suo fianco trovò solo le lenzuola spiegazzate e un profumo che non era il suo. Brendon era andato via.





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Capitolo 2
*** Then think of what you did and how I hope to God he was worth it. ***


Capitolo 2
Then think of what you did and how I hope to God he was worth it.


Scendendo a fare colazione Ryan si chiese se non fosse stato tutto un sogno, un meraviglioso sogno a dirla tutta, o comunque frutto della sua abbastanza fervente immaginazione. Ma il ricordo ancora fresco delle mani di Brendon che scivolavano su di lui, il sapore delle sue labbra ancora in bocca, gli fecero pensare che era successo, che davvero Brendon era entrato bel suo letto e beh... aveva fatto quello che aveva fatto.
Trovò gli altri tre seduti intorno ad un tavolo strapieno di dolci, caffè, latte e panini, mangiando e chiacchierando allegramente.
Ryan sentiva il cuore battergli fortissimo mentre gli si avvicinava. Non sapeva Brendon come si sarebbe comportato, in realtà non sapeva nemmeno perchè era andato via dalla camera, dato che di solito era l'ultimo ad alzarsi.
- Giorno - disse piano, prendendo posto accanto a Spencer.
Brendon gli aveva risposto senza neanche guardarlo in faccia.  
- Dormito bene? - gli chiese il batterista, studiandolo con i suoi grandi occhioni azzurri. - Hai la faccia...strana.
- È la sua - ridacchiò Jon, ricevendo un panino in faccia.
- Ciambelle. Ho bisogno di ciambelle - disse poi Ryan a nessuno in particolare, cercandole sul tavolo con lo sguardo.
- Tieni, prendi la mia.
Alzò lo sguardo e vide Brendon, che con un sorriso educato gli porgeva una ciambella ricoperta di glassa al cioccolato.
- G-grazie - disse, arrossendo. Al contatto con le dita dell'altro, la sua mano tremò così forte che la ciambella gli cadde con un tonfo su un bricco di caffè, rovesciandolo.
- Stai bene? - chiese Spence, di nuovo con il suo solito tono preoccupato.
- Si, tutto okay - bisbigliò, cercando di recuperare la sua colazione. Non riuscì a mangiare nulla, tanto era nervoso.
Ogni tanto poggiava lo sguardo su Brendon, che però sembrava provare più interesse per i cornflakes che per lui.
Cominciò ad avere paura di aver fatto qualcosa di sbagliato, di aver detto qualcosa che poteva averlo ferito, ma poi si rese conto che oltre a qualche parola sconnessa e a qualche verso osceno, aveva passato tutto il tempo incollato alle sue labbra. Forse baciava male? O forse Brendon si aspettava che anche Ryan lo avesse toccato come aveva fatto lui?
Mentre mangiava (e si autotorturava con quesi pensieri), Brendon si alzò rumorosamente dalla tavola.
- Vado a cambiarmi. - sbadigliò, rivolto a Spence più di tutti, e si avviò verso le scale dell'albergo.
- Brendon! Aspetta... - disse Ryan, scattando in piedi e fiondandosi verso di lui.
Non appena lo raggiunse, lo trattenne per un braccio e l'altro si girò con una lentezza esasperante.
- Si?
- Lo sai cosa voglio - rispose Ryan, guardandolo negli occhi.
- Certo che lo so, ma non posso di certo dartelo qui! - ridacchiò Brendon.
L'espressione seria di Ryan non mutò.
- Voglio parlare di quello che è successo stanotte - disse, abbassando lo sguardo.
-  Perchè, cos'è successo stanotte? - rispose Brendon, con un sorriso affabile.
Ryan rimase per un momento a bocca aperta, poi annuì, guardò Brendon per l'ultima volta e, rendendosi conto di essere ancora ignorato, lo superò e si diresse, di malumore, nella sua camera.
 
Che Ryan si arrabbiasse, era una cosa che succedeva abbastanza raramente.
Gli ci voleva molto pima di perdere le staffe, era da sempre abituato a subire e di certo un semplice litigio tra amici o qualche scherzo stupido erano molto meno di quello che aveva passato da piccolo.
Ma stavolta era diverso: Brendon era entrato nella sua intimità, l'aveva violata senza che lui glielo avesse chiesto. Non che non gli avesse fatto piacere, anzi. Il problema stava nel fatto che non poteva sopportare di essere ignorato da lui, non dopo quello che c'era stato tra loro!
Camminava rabbioso avanti e indietro nella stanza, borbottando tra sé.
Si sentiva umiliato, soprattutto.  
- Imbecille! - sibilò, tirando un calcio al letto, senza sapere se l'insulto era rivolto a Brendon oppure a se stesso.
Per fortuna avevano la mattinata libera: quella della sera prima era l'ultima data prima di una pausa e l'aereo sarebbe partito solo nel tardo pomeriggio, quindi aveva tutto il tempo per autocommiserarsi o mandare insulti all'aria senza che nessuno lo avesse disturbato.
Si stese sul letto, ma il ricordo di quello che vi era successo sopra lo fece scattare in piedi. Se ne vergognava, si sentiva sporco.
Senza pensarci si spogliò e si fiondò sotto la doccia, sperando che l'acqua gli lavasse via anche un po' di quella sensazione orribile.
Il getto caldo lo rilassò momentaneamente, ma non riuscì a fargli scivolare di dosso il senso bruciante di umiliazione e di vergogna che provava.
Sentì un rumore provenire dalla camera, ma non se ne curò: probabilmente era Jon che era venuto a raccattare la sua roba prima di partire.
Solo quando sentì anche la porta del bagno aprirsi chiuse l'acqua e si sporse fuori dalla cabina per dire a chiunque fosse entrato di girare al largo, si accorse che, ancora una volta, la persona che era in quella camera con lui non era Jon.
Brendon lo guardò serio, Ryan arrossì e si rifugiò velocemente nella doccia, chiudendo violentemente lo sportello scorrevole e affidando alla schiuma e al vetro opaco quel poco di dignità che gli restava.
Ma non oppose resistenza quando Brendon, completamente vestito, entrò nella cabina stretta e aprì l'acqua calda, cominciando a baciare Ryan che, messe da parte rabbia e vergogna, era nuovamente in suo totale potere.
Si baciarono molto, per minuti che parvero interminabili, Brendon con i vestiti ormai zuppi e Ryan senza più neanche un filo di schiuma addosso. Era di nuovo lui quello "nudo", in tutti i sensi. Perchè era questo che Brendon faceva: lo denudava, lo spogliava delle sue sicurezze e dei suoi pensieri, lo teneva soggiogato, corpo e mente. E Ryan non poteva farci proprio nulla, perchè ormai si era rassegnato all'idea di essereperdutamente e irreparabilmente innamorato di lui.    
- Ti amo - gli scappò in un sussurro, mentre Brendon gli baciava il collo, abbastanza vicino da poterlo sentire chiaramente.
Si fermò bruscamente e, senza neanche guardarlo il faccia, scappò via, lasciando dietro di sé solo una lunga scia bagnata e, ovviamente, il cuore spezzato di Ryan.
 
Ryan era rimasto diversi minuti sotto il getto caldo dell'acqua, immobile, con la mente completamente svuotata e il cuore che gli batteva così forte che aveva la sensazione che il pulsare sordo rimbombasse per tutto il bagno.
Si sentiva più idiota del solito, più fragile del solito, più piccolo del solito. Uscì lentamente dalla doccia, si coprì con l'accappatoio e, senza nemmeno prendersi la briga di asciugarsi, si rannicchiò sul suo letto. E pianse.
   




Note:
Ho cambiato il titolo, questo mi sembrava pià appropriato LOL
Non ho controllato se c'è già qualche storia che si chiama così, quindi non odiatemi ç_ç
Come credo si capisse già prima, l'idea di questa fanfiction mi è venuta ascoltando "Lying is the most fun..." perchè, porca miseria, quella canzone è SESSO con le note çVç
So che magari in questo capitolo odierete Brendon, ma tra poco sarà tutto più chiaro u.u
vabbeh, che dire...grazie a chi ha recensito e a chi ha letto :3

A presto <3

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Capitolo 3
*** Where the shock sets in, and the stomach acid finds a new way to make you get sick. ***


Capitolo 3:
Where the shock sets in, and the stomach acid finds a new way to make you get sick.
 
Non sapeva per quanto tempo era stato lì a piangere, sperando che fosse stato tutto un orrendo incubo.
Quando si alzò, si diresse senza pensarci troppo, verso il piccolo frigorifero della camera e, senza nemmeno leggere che cosa ci fosse dentro, prese le tre bottiglie di liquido trasparente che Jon aveva portato qualche sera prima ma che non avevano bevuto.
Si sedette sulla moquette e ne stappò una. La guardò e si sentì stupido. Pensò a suo padre, al fatto che non voleva diventare come lui, ma un goccio non poteva fargli troppo male, dopotutto...
Si attaccò alla bottiglia e sentì la gola poi lo stomaco bruciargli in modo insopportabile, ma strizzò gli occhi e continuò a bere.
Gli serviva qualcosa per dimenticare il casino che aveva combinato, la stronzata che aveva fatto. Non poteva tapparsela quella dannata boccaccia?
Fece un altro sorso.
Aveva rovinato tutto.
Ancora un altro.
Aveva fatto la figura del coglione.
Ancora.
Se Brendon era fuggito così voleva dire che non solo non lo amava, ma che non voleva neanche provarci.
Un altro sorso.
Ora aveva perso ogni possibilità.
Fece un sorso più lungo degli altri.
Se mai ce n'erano state.
 
- Ry?
La voce di Spence suonava lontana e ovattata.
Ryan si sentiva come se una lama gli avesse perforato il cranio, non riusciva ad aprire gli occhi e si sentiva pesantissimo, come se qualcosa lo stesse schiacciando contro il pavimento.
Sentì le braccia di Spence afferrarlo e trascinarlo sul letto, e la sua voce allarmata che lo chiamava.
- Ryan?? Cosa cazzo hai combinato? Ryan?
- Mhhh - fu l'unica risposta che fu capace di dare, agitando una mano, come per scacciare un insetto fastidioso.
- Perchè hai bevuto tutta quella vodka da solo?!
Ryan fece spallucce.
Avvertì la mano di Spencer carezzargli dolcemente la fronte e spostargli i capelli appiccicaticci, sussurrando un "Sei un idiota".
- Lo so - bofonchiò Ryan, prima di correre in bagno a vomitare.
 
Evitò accuratamente di guardare Brendon per tutto il viaggio di ritorno, cercò di non rivolgergli la parola e di fare finta che non esistesse.
In aereo finse di dormire, in macchina mise le cuffie e, appena arrivati nell'appartamento che condividevano poco lontano dalla sala di registrazione, si mise a letto, fingendosi stanco. Sapeva che non avrebbe potuto evitarlo per sempre, ma meglio evitarlo che affrontarlo, no?
Dopo qualche ora, era ormai notte fonda, sentì un lieve bussare alla porta della sua camera. Sperò con tutto il suo cuore che fosse Brendon. Non rispose, ma la porta si aprì ugualmente, lasciando entrare Spence con un vassoio.
- Non hai cenato - disse, sedendosi sul letto e appoggiando il piccolo vassoio sul comodino.
- Non ho fame - rispose Ryan brusco, un po' per i residui della sbornia, un po' perchè in fondo era abbastanza deluso dal fatto che non era Brendon che aveva deciso di fargli visita.  
- Mi spieghi cosa cavolo ti è successo? - chiese poi il batterista, impaziente.
Il tuo cantante mi ha fatto una sega, l'ho baciato fino a farmi indolenzire le labbra, poi gli ho detto "ti amo" e lui è scappato.
- Niente.
- Ne sei sicuro? - gli occhi di ghiaccio dell'altro lo studiavano con attenzione.
Ryan annuì.
- Sono solo un po' stressato - aggiunse, cercando di inscenare il sorriso migliore che aveva.
Spencer sospirò e gli accarezzò la guancia.
- Okay, come dici tu - disse e se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle.
 
Erano le 3 passate quando Ryan uscì dalla sua camera. La casa era immersa nel silenzio tipico della notte, interrotto solo dal rumore della tv lasciata accesa a volume basso nel soggiorno. Si avvicinò al divano per spegnerla, ma trovò Spence, rannicchiato con un cuscino tra le braccia, che guardava fisso lo schermo.
- Hey - sussurrò, sedendosi accanto a lui.
- Hey - rispose l'altro facendogli spazio.
Stavano dando un film con Julia Roberts e Spencer sembrava abbastanza preso.
- È una cretina, mi sta sulle palle! - disse poi, senza distogliere gli occhi dal televisore - le va sempre tutto bene! Come se l'amore fosse qualcosa di semplice!
- L'amore è un casino - sussurrò Ryan, raggomitolandosi.
- Già, un vero casino - gli fece eco Spence, guardandolo per un attimo, ma distogliendo lo sguardo quasi immediatamente.
 
Ryan si svegliò un'ora dopo, con la testa poggiata sulla spalla di Spencer e la tv ancora accesa.
- Vieni Spence, andiamo a letto - gli bisbigliò, tirandolo per un braccio.
Lo trascinò nella sua camera e lo fece mettere sul suo letto, abbastanza largo per entrambi. Aveva troppo sonno per portarlo dall'altro capo dell'appartamento.
Si mise accanto a lui, pensando a quanto gli voleva bene.
Era il suo migliore amico di sempre, il suo confidente, la persona che lo faceva sentire al sicuro e protetto in qualunque occasione, quello che lo ascoltava piangere e che lo consolava o che semplicemente lo abbracciava e gli sussurrava un "va tutto bene" senza chiedere spiegazioni.
- Ti voglio bene, Spence - gli disse sottovoce, sorridendo.
L'altro non gli rispose, ma sorrise a sua volta, senza aprire gli occhi, poi gli cinse i fianchi con un braccio.
 
- Giorno - disse, strofinandosi gli occhi.
Spence gli sorrise assonnato, dall'altro capo del letto.
Si alzò e cercò una maglietta qualunque in giro per la stanza.
- Che c'è? Perchè mi fissi? - rise, accorgendosi che l'altro lo guardava.
- Oh...io... Scusa, nulla - balbettò Spence, abbassando gli occhi e diventando rosso scarlatto.
- Sei sicuro?
L'altro annuì e Ryan uscì dalla camera, dopo avergli dato un bacio sulla guancia, troppo preso dall'ansia di quello che avrebbe potuto o dovuto dire a Brendon, per accorgersi che il cuore di qualcun altro, in quella casa, batteva solo ed esclusivamente per lui.    









Note:
Grazie a chi ha recensito <3
Detto questo, povero Spence. I know, sono una merda ç_ç

Vabbè, a presto çVç
Ros

P.S. Anche io amo la versione di Ryro fragile e depresso çVç

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Capitolo 4
*** Will you dance to this beat and hold a lover close? ***


Capitolo 4:
Will you dance to this beat, and hold a lover close?

 
Ryan non ebbe bisogno di fingere di ignorare Brendon quella mattina a colazione, dato che fu lui ad ignorarlo palesemente.
Persino Spence e Jon si accorsero della pesante lastra di ghiaccio caduta tra i due, che da un giorno all'altro avevano smesso di essere più che migliori amici per diventare come due perfetti sconosciuti e che dai baci sul palco erano passati al "Puoi passarmi lo zucchero?" senza neanche guardarsi in faccia.
Ryan continuava a sentirsi offeso e umiliato, Brendon sorrideva come sempre, faceva battute come sempre e diceva cazzate come sempre, ovviamente evitando accuratamente lo sguardo e il nome di Ryan (cosa abbastanza inusuale).
E più questa farsa andava avanti, più Ryan si sentiva demoralizzato e triste, cominciando addirittura a credere che quello che c’era stato tra lui e Brendon se lo fosse sognato.
Solo Spence sembrava interessato alla sua tristezza, cercava di consolarlo in tutti i modi.
Lo ricopriva di attenzioni, come sempre, ma stavolta con più dolcezza e preoccupazione del solito.
Ryan apprezzava che qualcuno s’interessasse a lui, era un tipo a cui piaceva fare la vittima e avere un ragazzo che gli chiedeva ogni cinque minuti “Hey, tutto okay?” non gli dispiaceva affatto. In più voleva bene a Spence e sapere che lui si era accorto del suo disagio non faceva che aumentare l’affetto nei suoi confronti.
 
- Quand’è che mi dirai perché sei depresso? – gli chiese Spencer, osservandolo con i suoi grandi occhi azzurri.
Ryan alzò le spalle e non rispose.
- Il fatto è che… - continuò il batterista, avvicinandosi e sedendosi accanto a lui sul letto – sei meno carino quando sei depresso.
- Sono meno cosa?!
- Nulla, lascia stare, okay?
Era un po’ che ci pensava. Spence era troppo gentile per essere un semplice amico.
- Non lascio stare. Io… io ti piaccio, vero Spence?
Sul volto dell’altro apparvero dieci diverse tonalità di rosso, prima che riuscisse a dire qualcosa.
- S-si – bisbigliò, senza guardarlo in faccia.
Che casino. Se non avesse amato ciecamente di Brendon, se ne sarebbe accorto prima?
Era strano pensare a Spence “in quel senso”. Ma se lo avesse rifiutato sarebbero diventate due le persone a soffrire e lui gli voleva troppo bene per lasciare che succedesse.
Dopotutto non sarebbe stato un sacrificio stare insieme a Spencer, che era l’essere più dolce dell’universo. Forse gli sarebbe servito per dimenticare Brendon, forse poteva imparare ad amarlo e finalmente smettere di provare quel continuo dolore che sentiva nel petto.
Sapeva che non era giusto utilizzarlo come un “sostituto”, era consapevole del fatto che avrebbe dovuto mentire al suo migliore amico (che probabilmente non avrebbe mai più potuto definire così), ma decise di provarci. Il suo cuore non ne poteva più di soffrire.
 
Fu un bacio molto impacciato quello che diede a Spence. Non era mai stato lui a fare il primo passo.
Cercava di non pensare a Brendon, cercava di tenerlo lontano dai suoi pensieri, ma più lo chiudeva fuori dalla sua mente, più lui rientrava prepotentemente.
Provò a concentrarsi su Spencer, che sembrava essersi rilassato, ma ogni volta che le loro labbra si incontravano, non poteva fare a meno di pensare che non dovevano essere quelle le labbra sulle sue…
Quando si specchiò negli occhi stupendamente azzurri dell’altro, non poté fare a meno di confrontarli con quelli castani ed altrettanto stupendi di Brendon.
E quando Spence lo abbracciò, non riuscì a non pensare alle braccia di Brendon.
E quando si baciarono di nuovo, non poté impedirsi di immaginare, per un attimo, che invece del dolce e perfetto Spence, lì con lui, ci fosse il distante e bastardo Brendon.
 
 
 


Note:
Grazie a chi ha letto e recensito, vi amo gnaw :3
So che dopo questo capitolo molto probabilmente mi odierete ç_ç Povero Spency <3

A presto!

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Capitolo 5
*** When the lights are dim and your heart is racing as your fingers touch his skin. ***


Capitolo 5:
When the lights are dim and your heart is racing as your fingers touch his skin.

   

- Non sai quanto sono felice di stare con te, Ryan! Erano anni che lo desideravo - gli disse Spence, abbracciandolo dolcemente da dietro.
Ryan si girò e lo baciò, non tanto perché ne aveva voglia, più che altro perché voleva evitare di parlare.
Si era promesso di provare ad amarlo, ma i suoi tentativi non stavano facendo molto effetto: gli voleva bene, come sempre, ma sapeva benissimo qual era la differenza tra amicizia e amore, qual era la differenza tra Spencer e Brendon.
Spence gli prese il viso tra le mani, lasciandogli piccoli baci sulle labbra, sorridendo.
Ryan chiuse gli occhi e si strinse a lui.
Doveva amarlo. Doveva.
Sarebbero stati bene entrambi, sarebbe stata la cosa migliore, soprattutto per lui: sarebbe stato amato, sarebbe stato capito. Tutto quello che doveva fare era lasciarsi andare, l’amore, prima o poi, sarebbe arrivato, no?
Cominciò a baciarlo con passione, stringendogli le braccia al collo e sperando che il suo cuore e il suo cervello cominciassero a fare il loro lavoro.
Lo spinse verso il letto, slacciandogli la camicia con decisione e infilò una mano sotto la stoffa, accarezzandogli il petto. Chiuse gli occhi, non perché Spence non gli piacesse, ma perché, come sempre, la sua mente non poteva resistere al confronto.
Lo fece stendere e si mise a cavalcioni sopra di lui, togliendogli la camicia e facendo lo stesso con la propria maglietta. Si chinò su di lui e lo baciò ancora.
La barba dell’altro gli pizzicava la pelle, ma nonostante questo, non poteva dire che il bacio non fosse piacevole. Spence emanava un calore rilassante e aveva un buon profumo, i suoi baci erano dolci, apparentemente senza alcun secondo fine nascosto. Ma Ryan aveva bisogno di quel secondo fine. Voleva fare sesso con lui, voleva creare con Spencer quel rapporto intimo che non era riuscito a creare con Brendon, voleva sentire di appartenergli. Forse dopo si sarebbe persino accorto di amarlo.
Lo baciò con molta più violenza, facendo pressione con il suo bacino contro quello di Spence, che adesso aveva il viso rosso e lo guardava sbigottito. Gli prese i polsi e li trattenne con forza contro il letto, mordendogli le labbra e il collo, con una foga che non era la sua, con una violenza che non gli apparteneva.
Fu il rumore della porta che si apriva ad interromperli.
 
- Cazzo.
Brendon stava fermo sulla porta , con un’espressione indecifrabile sul viso .
Ryan balzò dall’altro capo del letto con le guance in fiamme, senza riuscire a guardarlo, pregando con tutte le sue forze che se ne andasse subito, Spence, invece, era rimasto immobile, con uno strano sorrisetto stampato sulla faccia e una strana aria di sfida.
Brendon spostava il  suo sguardo velocemente da Ryan a Spencer, da Spencer a Ryan, soffermandosi sui loro petti nudi e sull’evidente rigonfiamento nei pantaloni di Spence, che sembrava mostrarlo senza alcun pudore.
- S-scusate… - balbettò l’intruso, affrettandosi a chiudere la porta, senza però smettere di guardarli. Prima di chiuderla definitivamente, esitò un momento.
-  Ryan - disse, poi, riaprendola leggermente.
- S-si?
Brendon lo guardò negli occhi per qualche secondo. Ryan sentiva dei brividi percorrergli la schiena, le mani sudate e la bocca asciutta e impastata, ma cercò di sembrare disinvolto, addirittura infastidito che lui fosse andato lì ad interromperli.
- Mi dispiace - sussurrò, guardandolo, in un modo troppo intimo e con un tono che difficilmente lasciava intendere che si riferisse allo spettacolino a cui aveva appena assistito. Poi si chiuse con forza la porta alle spalle, senza aspettare o ascoltare un’eventuale risposta.
- Gli dispiace per cosa? - chiese Spence, mentre Ryan si alzava dal letto e si rimetteva la maglietta.
L’altro fece spallucce.
- Abbiamo litigato l’altro giorno, mi ha solo chiesto scusa…
- Brendon non chiede mai scusa - lo interruppe Spencer, studiandolo con i suoi grandi occhi azzurri.
- Allora non lo so! - rispose brusco, troppo scosso da quello che era appena successo.
Brendon aveva detto che gli dispiaceva. Ma per cosa? Per averli interrotti? O quel ‘mi dispiace’ era solo per lui? Era per averlo fatto illudere? Per averlo fatto soffrire in modo disumano? O semplicemente per essere fuggito via senza troppe spiegazioni dopo averlo quasi…
 - Io vado a fare colazione - sbottò Spence, infilandosi la camicia.
Ryan non rispose. Si sedette sul letto, riflettendo sulle parole che gli avrebbe detto per scusarsi. Non doveva dimenticarsi che adesso era il suo ragazzo, non doveva dimenticarsi di essere dolce e gentile con lui, non doveva dimenticarsi di amarlo.
 
- Stai tranquillo, non sono arrabbiato - sorrise Spence, baciandolo sulla fronte.
- Non volevo essere così sgarbato. Sono un po’ nervoso ultimamente - bisbigliò Ryan tra le sue braccia, che erano rimaste l’unico appiglio sicuro a cui aggrapparsi, ma tra le quali si sentiva inevitabilmente fuori posto.
Gli sorrise, o almeno ci provò, e lo baciò con dolcezza.  
Forse tra di loro poteva funzionare.
O almeno così credeva fino a quando, qualche ora dopo, qualcuno che non era Spencer fece irruzione nella sua camera. Doveva ricordarsi di chiuderla a chiave.
 
 












Note:
Finalmete ho finito questo capitolo ç_ç 
Giuro che è stato molto difficile, non so perchè.
Vabbeh, grazie a chi sta leggendo e chi ha recensito, vi adoro :3

p.s. Forse Brendon non è come sembra... o forse sì.

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Capitolo 6
*** No, no, you know it will always just be me. ***


Capitolo 6:
No, no, you know it will always just be me.


Ryan era ancora sveglio quando qualcuno, alle 2 e mezza di notte, bussò alla porta di camera sua. Sperò con tutto il suo cuore che fosse Jon che gli chiedeva un paio di calzini o qualunque altra cosa stupida, non aveva voglia di vedere Spence. Era stanco, e la stanchezza non lo aiutava a fingere in modo decente.
Ma non era Spence, e nemmeno Jon.
 Brendon lo fissava nella semioscurità della camera, il volto illuminato dalla luce arancione di un lampione che attraversava le persiane socchiuse.  Si avvicinò al letto e, senza dire una parola, si stese su Ryan, che era rimasto immobile, sbigottito, con il cuore che batteva all’impazzata.
Il petto di Brendon premeva leggermente contro il suo, le loro gambe erano intrecciate, separate solo dal sottile strato di lenzuola, le loro labbra pericolosamente vicine.
- Fermami se sto facendo qualcosa che non ti va - sussurrò poi. Proprio come la prima volta.
Se Ryan fosse stato più lucido probabilmente lo avrebbe allontanato. Sapeva che per lui Brendon significava solo guai e dolore e lacrime. Se fosse stato più lucido avrebbe pensato a Spencer, al fatto che lo avrebbe deluso e tradito. Se fosse stato più lucido (e più intelligente) probabilmente in quel momento sarebbe stato con lui e non con Brendon. Ma era stanco, e la stanchezza non lo aiutava a fingere in modo decente.
Brendon cominciò a baciarlo sulle labbra, mettendoci sempre più energia. La sua lingua si muoveva con forza all’interno della bocca di Ryan, le mani intrecciate saldamente tra i suoi capelli. Ryan non riusciva più a formulare pensieri coerenti. La sua attenzione slittava dalla lingua di Brendon alle loro gambe, dalle sue mani al cavallo dei pantaloni dell’altro che premeva contro il suo con sempre più insistenza.  Gli sfilò la maglia e fece lo stesso con la sua. Ryan rimase senza fiato: era la prima volta che Brendon si svestiva, e anche se lo aveva visto milioni di volte senza la maglietta, questa volta era diverso. Gli piaceva illudersi che lo stava facendo per lui, era bello immaginare che quello che vedeva, in un certo senso,  gli apparteneva. La sua pelle chiara e perfetta, le sue braccia, le sue spalle, il suo petto. Nessuno poteva impedirgli di credere che Brendon non fosse suo, anche se solo per qualche ora, per qualche minuto, per un attimo. Ma crederci non gli bastava. Lui lo voleva davvero. E non solo il suo corpo.
Ma Brendon non sembrava dello stesso parere. C’era rabbia nei suoi movimenti, c’era violenza, e non la dolcezza che Ryan avrebbe tanto desiderato.
Lo baciava lasciandolo senza fiato, spingendolo con forza con il bacino contro il materasso, scostando le lenzuola con movimenti bruschi. E così fu, per tutti i 30 minuti che seguirono.
Niente dolcezza, niente tenerezza, nessun riguardo. Solo gemiti soffocati e versi strozzati, sudore e fiatone, nemmeno una parola, per tutto il tempo.
- B-Brendon, ti prego - aveva detto Ryan, mentre l’altro si alzava e cominciava a rivestirsi velocemente.
Ma non ci fu nessuna risposta.
Ryan si accasciò pesantemente sul letto, chiudendo gli occhi. Tutto quello che sentì fu solo la porta che si chiudeva. Brendon era di nuovo andato via.
 
* * *
 
Forse doveva aprire la finestra. Avrebbe dovuto far cambiare aria, lasciare uscire via quell’odore che gli ricordava così tanto quello che era successo. Lo nauseava quasi, ma non voleva liberarsene. Era l’odore di Brendon, dopotutto.
Dio, si sentiva un idiota. Ci era cascato di nuovo!
Voleva Brendon, lo voleva con tutte le sue forze, ma davvero, quella situazione lo stava letteralmente distruggendo, anima e corpo.
Era curioso di vedere come si sarebbe comportato con lui, quella mattina. Questa volta non era stato un semplice bacio o una sega. Stavolta era davvero successo.
Ma come poteva una cosa così intima essere stata trasformata in qualcosa di così impersonale e distaccato? Cosa voleva davvero Brendon da lui?
Si alzò e decise di farsi una doccia. Il getto d’acqua calda sembrò rilassarlo momentaneamente, ma quando si accorse di non riuscire ancora a camminare in modo normale, la rabbia e l’umiliazione presero di nuovo il sopravvento.
 
- Tesoro, cosa c’è che non va? - gli chiese Spence premuroso, accarezzandogli i capelli. Lo aveva raggiunto in camera con la colazione, raccontandogli di quanto Brendon fosse strano ultimamente. Ryan scosse la testa e si sporse per baciarlo delicatamente sulle labbra. C’era davvero parecchia differenza con i baci che aveva dato poche ore prima… Ma con Spence era facile mentire: un sorriso, una carezza e tutto tornava a posto.
Ma per quanto tempo sarebbe potuto continuare questo gioco? E se Brendon avesse parlato? Non poteva continuare a mentire a lungo… Ma se Brendon quella sera fosse tornato?
Spencer lo spinse contro il letto, approfondendo il bacio, con le ginocchia strette ai fianchi di Ryan e le mani sotto la maglietta.
- N-non adesso , Spence... Scusa, non mi sento molto bene - bisbigliò, senza guardarlo.
- Oh, okay - rispose l’altro, deluso, rialzandosi dal letto.
 
 





 
Note:
Scusate per l’attesa, ma mi ero bloccata ç_ç
Sono conscia del fatto di essere una persona moooolto cattiva, povero Spence D:
Tra l’altro ieri era anche il suo compleanno(auguri <3).
 
Spero di riuscire ad aggiornare presto, l’inizio della scuola si avvicina inesorabile e vorrei completare questa storia prima di dover rientrare D:
 
Grazie a chi ha letto e recensito :3
 
Baci,
Ros.
 
P.S. So che è squallido farsi pubblicità, ma sarei felice se leggeste anche questa. Grazie in anticipo *-*
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=803777&i=1

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Capitolo 7
*** In case I lost my train of thought, where was it that we last left off? ***


Capitolo 7:
In case I lost my train of thought, where was it that we last left off?

Brendon non tornò quella sera. In realtà era stato fuori casa per tutto il giorno e quando era tornato, gli altri erano già andati a letto. Ryan lo aveva sentito entrare e camminare per il corridoio, fermarsi un attimo davanti alla sua camera per poi dirigersi verso la sua stanza. Che cosa aveva in mente? Perché si comportava così? Ryan si torturava, cercando una spiegazione plausibile, ma l’unica che gli veniva in mente era quella che Brendon avesse bisogno di qualcuno con cui sfogarsi e l’unico disponibile era stato lui, il povero sfigato di turno. Era abbastanza triste come cosa, in realtà.
La mattina seguente, più scazzato e depresso che mai, Ryan uscì dalla sua camera e decise di uscire per andare a fare colazione. Non avrebbe sopportato la vista di Brendon ancora una volta.
- Amore, dove vai? - chiese Spence con un sorriso, guardandolo dirigersi verso la porta senza una parola.
- Esco - rispose secco -…tesoro.
- Per andare..?
Ryan cercò di non sbuffare.
- Vado a fare un giretto, ho bisogno di prendere un po’ d’aria.
- Vuoi che venga con te?
- No, tranquillo - cercò di sorridere Ryan. Poi si sporse e gli diede un bacio sulle labbra. Spence gli mise le mani sui fianchi e approfondì il contatto, spingendo Ryan contro la porta di ingresso. Ryan, dal canto suo, cercò di contribuire. Gli mise le braccia intorno al collo e rispose al bacio con passione, nonostante in quel momento fosse l’ultima cosa di cui aveva voglia. Si sentiva in colpa, ogni volta che baciava Spence. Ma non poteva lasciarlo, lo avrebbe fatto soffrire troppo. Restava pur sempre il suo migliore amico e spezzargli il cuore non era nella lista delle sue cose da fare. L’amore sarebbe arrivato… prima o poi.
- Oh, uhm - un colpetto di tosse li fece sobbalzare.
Brendon li guardò serio, poi sorrise. Anche se di quel sorriso, nei suoi occhi, non c’era la minima traccia.
- S-scusate, non volevo interrompervi, m-ma dovrei uscire…
- Anche Ryan sta uscendo, potete andare insieme - sorrise Spence, lasciando un ultimo bacio sulle labbra al suo pseudo - ragazzo, che in quel momento guardava il pavimento come se fosse la cosa più interessante del mondo.
- Non credo stiamo andando nello stesso posto - rispose Brendon, sempre con quel sorriso finto stampato sulle labbra.
Spence fece spallucce, salutò Ryan e si diresse in salotto senza aggiungere altro.
Ryan uscì dall’appartamento senza dire una parola. Era difficile dire qualcosa con Brendon a pochi centimetri da lui. Prese in considerazione l’idea di scendere a piedi, ma davvero, erano dodici piani e lui non era ancora completamente sveglio, quindi, decisamente a malincuore, si diresse verso l’ascensore, seguito da Brendon che sembrava ignorarlo completamente.
Quando entrarono nella cabina, Ryan cercò di distanziarsi il più possibile dall’altro, che in quel momento si guardava le unghie come se in esse ci fosse rinchiusa tutta la scienza dell’universo.
- Brendon… Per quanto riguarda l’altra notte…
L’altro alzò lo sguardo e lo guardò come se stesse parlando in arabo, poi sorrise.
- Tranquillo, non dirò nulla a Spence, se è questo che temi.
- Io… Bren, perché non ne parliamo? - chiese Ryan, cercando un contatto visivo che l’altro eludeva.
- E di cosa dovremmo parlare? - rispose Brendon, guardandolo negli occhi, quasi con sfida.
Ryan diede un pugno sul tasto di ‘stop’ dell’ascensore e gli si parò di fronte, la rabbia che gli fuoriusciva da ogni poro e la voglia di dargli una testata. O un bacio. Comunque, qualcosa per cancellargli quel sorrisetto beffardo dalla faccia.
- Uhm, vediamo, lasciami pensare! - cominciò, ridendo istericamente.
- Mi hai fatto solo una sega! E il giorno dopo mi hai trattato come uno sconosciuto, se non conti il fatto che sei entrato nella mia doccia e hai cominciato a… a baciarmi e-e toccarmi c-come se fosse stato  un tuo fottuto diritto!
Brendon lo guardava senza dire una parola, evidentemente spaventato da quella reazione.
- E l’altra notte? L’altra notte mi hai scopato, ricordi? Mi hai fottuto come una qualunque delle tue… delle tue puttane! Ma io non sono la tua puttana, Brendon! NON-LO-SONO!
Ryan aveva il fiatone dopo quella scenata, ma almeno si era sfogato. Anche se probabilmente Brendon non gli avrebbe parlato mai più.
Dopo secondi che gli sembrarono secoli, alzò lo sguardo per cercare una reazione nel viso dell’altro. Inaspettatamente, Brendon sorrideva.
Ryan lo guardò esterrefatto, senza sapere cosa fare o cosa dire.
- Perché diavolo ridi adesso?! - chiese, esasperato.
- Sei adorabile quando ti arrabbi - rispose candidamente, come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo.
Ryan restò a bocca aperta, con gli occhi sgranati e il cuore che batteva forte.
- C-cosa?
Brendon annuì, continuando a sorridere.
- E adesso scusa, dovrei andare - disse poi, premendo il pulsante per riavviare l’ascensore.
- Buona giornata - lo salutò, uscendo fuori dalla cabina e lasciandolo di nuovo solo come un cretino, a pensare a tutto quello che avrebbe potuto o dovuto dire.
- Brendon! Aspetta! - urlò, fiondandosi fuori a tutta velocità. Gli piaceva credere che dietro quella frase ci fosse stato nascosto qualcosa e non se lo sarebbe lasciato sfuggire di nuovo.
Brendon si era fermato e adesso lo guardava, immobile con le mani in tasca all’entrata del palazzo.
- Per favore. Ti prego. Dammi… dammi solo una spiegazione… - balbettò Ryan, col fiatone e quasi in lacrime, una volta che l’ebbe raggiunto.
Brendon sorrise, ma stavolta la sua espressione era vuota e indicibilmente triste. Allungò una mano verso il viso di Ryan e lo sfiorò delicatamente, con fare molto diverso rispetto a quello che aveva mostrato durante tutti i loro “incontri” precedenti.
Ryan socchiuse gli occhi al contatto, cercando di imprimerlo bene nella sua memoria, Brendon si sporse in avanti e gli diede un lieve bacio sulle labbra.
- Non c’è nessuna spiegazione - gli disse dolcemente - Solo che… Non possiamo, okay? Ho fatto un enorme errore, hai ragione, ma non… Non era mia intenzione. Ma non possiamo.
- Perché? - piagnucolò Ryan, suonando schifosamente disperato alle sue stesse orecchie - N-non ti piaccio, forse? N-non sono abbastanza per te?
Brendon sospirò, affondando di nuovo le mani nelle tasche.
- Dimenticami, Ryan. È stata solo una scopata - sussurrò amaramente - E tra noi non può funzionare - concluse, prima di voltarsi e cominciare a camminare, lasciandosi alle spalle, per l’ennesima volta, un ragazzo distrutto.
 
 



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Heeilààà gente! Avete visto? Non ho dimenticato questa storia :D
Il fatto è che sono stata “assorbita” da altre fan fiction e questa l’avevo messa un po’ in secondo piano.
Beh, che dire, spero che il capitolo ripaghi le vostre attese.
 
Spence farebbe bene a incazzarsi, ma povero Ryan ç__ç  Brendon è uno stronzo per davvero o avrà le sue motivazioni per comportarsi così?
Stay tuned :D

Ros <3

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