The Lying Game

di Ariel Winchester
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** This Is War ***
Capitolo 3: *** Confusion ***
Capitolo 4: *** Closer To The Light ***
Capitolo 5: *** Shadow ***
Capitolo 6: *** Fight ***
Capitolo 7: *** Fast And Furious ***
Capitolo 8: *** Shot In The Dark ***
Capitolo 9: *** If You Were Me ***
Capitolo 10: *** What Happened To Us? ***
Capitolo 11: *** Trying To Help ***
Capitolo 12: *** Do You See Me Now? ***
Capitolo 13: *** Killer Love ***
Capitolo 14: *** Promise Me ***
Capitolo 15: *** In The White Light ***
Capitolo 16: *** The End Of The Affair ***
Capitolo 17: *** Watch Over You ***
Capitolo 18: *** Anthem Of The Angels ***
Capitolo 19: *** New Dawn ***
Capitolo 20: *** Beyond Redemption ***
Capitolo 21: *** What Lies Beneath ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Prologo-

Alyssa era rimasta per ore seduta sul primo gradino della scalinata ad ascoltare il vento soffiare gelido fuori dall'edificio e aspettando che Wammy tornasse.

Quando la porta della Wammy's cigolò, lei balzò in piedi stringendosi al suo orsacchiotto di peluche e correndo verso l'entrata. Si fermò di colpo quando vide che l'uomo non era solo ma teneva per mano un altro bambino: era più grande di lei, aveva forse sugli otto o nove anni e appena la vide abbassò timidamente lo sguardo nascondendo il mento sotto la sciarpa.

La bambina strinse più forte il peluche a sé come se volesse proteggersi dallo sguardo di quello sconosciuto. Wammy si chiuse la porta alle spalle e con una mano pulì i capelli e il giaccone del bambino dalla neve, quando vide Alyssa osservarli intimorita gli fece segno di avvicinarsi.

Per come era timida, la bambina non lo avrebbe mai fatto. Ma Wammy con lei si comportava sempre in maniera così affettuosa e gentile che non riusciva a non dargli retta.

Alyssa, questo bambino si chiama Elle” disse chinandosi sulla piccola quando fu abbastanza vicina. “È orfano proprio come te. Non essere timida e cerca di fare amicizia con lui, ok?”

Alyssa si portò il pollice tra le labbra, guardò Elle che continuava a fissare il pavimento e provò uno strano senso di solidarietà nei suoi confronti: alla Wammy's erano tutti orfani e soli come lei ma c'era qualcosa in quel bambino, nei suoi occhi neri che le infondeva una sensazione di sicurezza.

Wammy le baciò la testa e lasciò la piccola sola con Elle, dopo diversi attimi di silenzio si avvicinò a lui chiedendosi perché non la guardasse nemmeno. Forse era più timido di lei?

Ciao, io sono Alyssa” si presentò allungando la mano verso di lui e tenendo il peluche con l'altra mano.

Elle alzò lo sguardo su di lei e parve studiarla a lungo. Poi, lentamente, le prese la mano sentendo un piacevole senso di calore passargli attraverso il guanto che copriva la sua pelle.

Fu così, in quella giornata nevosa, che tutto ebbe inizio.

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Capitolo 2
*** This Is War ***


-This Is War-

Ecco qui come al solito!”

Alyssa sorrise lasciando la lista delle ordinazioni sul bancone, il pasticciere la guardò come sempre con aria sorpresa chiedendosi perché quella ragazza così mingherlina ordinasse tutti quei dolciumi quasi ogni giorno. L'uomo le sorrise divertito “ Un giorno mi dirai per chi sono questi dolci, vero Alyssa?” le chiese iniziando a riempire delle buste di biscotti, gelatine di frutta e quant'altro.

La ragazza fece spallucce “Diciamo che ho un elefante da sfamare!” disse con un sorriso, se quell'uomo avesse saputo chi divorava tutti quei dolci non ci avrebbe creduto.

Nel giro di pochi minuti Alyssa si ritrovò con due enormi buste da trasportare e il portafoglio improvvisamente vuoto “Grazie, buona giornata!” disse salutando l'uomo con un cenno del capo.

Buona giornata a te, Alyssa!” rispose lui.

Quando la ragazza uscì in strada, venne investita dal vento gelido di Tokyo. Attraversò velocemente la strada per raggiungere l'hotel in cui lei e il suo capo risiedevano. Non avevano mai lavorato ad un caso del genere, l'assassino in questione veniva chiamato Kira ed era capace di uccidere le sue vittime a distanza facendole morire di attacco cardiaco. La prima delle sue vittime sembrava essere stato un folle che aveva preso in ostaggio diversi bambini di un asilo e che, improvvisamente, si era accasciato a terra privo di vita.

Da lì a seguire c'erano state altre morti simili e coinvolgevano solo criminali sia in libertà che in prigione. I network e Internet si erano riempiti di pagine in onore di questo assassino o giustiziere a seconda dei punti di vista e i suoi numerosissimi fans gli avevano affibbiato addirittura il nome, appunto, di Kira.

Il capo di Alyssa era arrivato a diverse conclusioni ma, come al solito, la teneva sulle spine, perché prima di parlargliene voleva delle prove concrete e verificabili. La ragazza non lo aveva mai visto così preso da un caso: lavorava giorno e notte pur di avvicinarsi all'identità di Kira. L'aveva presa come una sfida, non sopportava che molta gente si affidasse più alla giustizia di quell'assassino che delle autorità.

Quando raggiunse la camera dove risiedevano, trovò tutto come lo aveva lasciato: il suo capo sedeva di fronte al televisore con le dita sulle labbra, le luci erano spente e le finestre chiuse.

Ehilà, eccoti il pranzo!” disse lei lasciando la busta sul tavolino accanto alla poltrona su cui era seduto, si tolse il cappotto rabbrividendo. Anche se era di origine russa e aveva vissuto per anni in una paese freddo come l'Inghilterra, odiava il freddo e spesso arrivava quasi a sperare che quei casi si svolgessero in un ambiente più caldo. Magari le Hawaii.

Il capo prese la busta “Sei in ritardo” disse un po' seccato “Lo sai che se non assumo zuccheri non ragiono bene!”

Alyssa sospirò sedendosi accanto a lui “E tu sai che esiste una cosa chiamata diabete, Elle?” gli chiese divertita, vide il ragazzo afferrare la busta di biscotti di marzapane con gioia. Lo conosceva da quando lei aveva quattro anni e lui otto, non riusciva a ricordare un momento della sua vita in cui lui non fosse stato presente. A sedici anni aveva deciso di seguirlo nel suo lavoro e avevano lavorato a diversi casi da Los Angeles a Parigi.

E allora si trovavano a Tokyo ad affrontare il caso che Elle definiva il più duro e difficile di tutti.

È tutto pronto?” chiese Alyssa guardando lo schermo preoccupata, per tutto quel tempo non aveva fatto altro che essere il tramite tra Elle e le autorità locali insieme a Watari. Un ruolo che non si addiceva alla ragazza: mente e corpo, ecco come si definivano loro due e in quel caso Alyssa si era trovata anche a fare da mente in diverse occasioni, malgrado sapesse che non era il suo forte.

Sì, ci siamo quasi” rispose Elle a bocca piena “Tra un po' sarai anche tu partecipe delle mie ipotesi”

Alyssa lo sperava seriamente, in quei giorni Elle era più taciturno e sopra le nuvole del solito e non le aveva rivelato praticamente nulla sui suoi piani per portare allo scoperto Kira.

Lei invece si era fatta un idea alquanto fantasiosa di chi potesse essere quell'assassino: un angelo vendicatore che puniva i peccatori e difendeva i giusti.

Quel pensiero un po' la fece vergognare, sopratutto se fosse venuto a saperlo Elle.

Forse alcuni avvenimenti che aveva vissuto in passato non la facevano ragionare lucidamente.

Ad un certo punto il televisore mostrò quella che sembrava una specie di conferenza. Alyssa riconobbe Lind. L Taylor con il quale Elle le aveva chiesto di mettersi in contatto, o meglio aveva chiesto di mettersi in contatto con il suo avvocato, visto che per quell'uomo era prevista la pena di morte.

Tutto il resto poi era toccato, in gran segreto, ad Elle.

Alyssa si voltò a guardare il capo con aria interrogativa, si chiese quale fosse il piano elaborato nella sua testolina contorta e perché avesse coinvolto un criminale in procinto di essere giustiziato.

Quando quello iniziò a parlare, calò un profondo silenzio “Salve a tutti, io sono Elle” disse.

Alyssa sussultò e lanciò un occhiata preoccupata al ragazzo, ma lui teneva gli occhi fissi sullo schermo.

Ci troviamo di fronte ad una serie di crimini senza precedenti, effettuati da questo fantomatico Kira che crede di agire in nome della giustizia” disse l'uomo con voce dura e decisa “Kira, tu non sei superiore a coloro che uccidi: sei uguale se non peggio. Non sei giusto, sei malvagio. E io ti fermerò”

Porca miseria, Elle! Così lo farai incazzare sul serio!” esclamò Alyssa preoccupata. Perché aveva deciso di sfidare così apertamente quel Kira? Era forse riuscito a capire come riusciva ad uccidere le sue vittime? Oppure era solo così folle da sfidare un pazzo pericoloso rischiando la propria vita?

Calma, Aly. Ho tutto sotto controllo” rispose il ragazzo pensieroso.

Alyssa non parve convinta. Per come se l'era immaginato lei, Kira era alquanto presuntuoso e credeva ciecamente in quello che faceva, come ogni giustiziere, e quindi non gli o le sarebbe piaciuto essere definito malvagio.

E se potesse ucciderti lo stesso?” chiese la ragazza preoccupata. Le sue parole restarono sospese in aria quando Taylor gemette di dolore, lo vide portarsi una mano al petto e contorcersi in preda ai crampi al cuore. Poi si accasciò sulla scrivania a cui era seduto e calò un profondo silenzio.

Alyssa si portò una mano alla bocca e fissò il cadavere dell'uomo sconvolta. Pensando che poteva esserci Elle al posto di quell'uomo, si voltò verso di lui e vide le sue labbra allargarsi in un sorriso.

Lo sapevo!” disse quasi entusiasta mentre il corpo di Taylor veniva trasportato via.

Il logo dell'Interpol alle spalle della scrivania venne sostituito dal logo di Elle: la lettera L dell'alfabeto latino. Il ragazzo allungò la mano verso il microfono accanto al computer e premette il pulsante destro sottostante sotto lo sguardo ansioso della sua compagna.

Immaginavo che sarebbe accaduta una cosa simile” disse la sua voce, modificata talmente tanto da risultare metallica. Alyssa scattò in piedi preoccupata, ma non emise alcun rumore per non disturbare il lavoro del ragazzo “Kira, sono io il vero Elle. Quello era solo un detenuto nel braccio della morte che ha preso il mio posto, sarebbe stato giustiziato oggi stesso. Grazie al tuo intervento mi si sono chiarite molte cose...”

Alyssa deglutì e guardò lo schermo, s'immaginò decine e decine di spettatori che ascoltavano la voce sicura e forte di Elle che sfidava il potere silenzioso di Kira. Anche a loro si sarebbe accapponata la pelle come succedeva sempre a lei, mentre Elle parlava in quel modo?

Il ragazzo si prese un attimo di pausa poi continuò a parlare “ Ma prima di tutto voglio avere un ennesima prova delle mie teorie....perché non mi uccidi Kira? Sono qui che aspetti, uccidimi!”

Alyssa aveva la pelle d'oca, si aspettava da un momento all'altro che il ragazzo si accasciasse a terra privo di vita. In preda al panico gli diede uno schiaffo sulla spalla ma lui la ignorò.

Attese a lungo, come se stesse aspettando che il suo cuore smettesse di battere e poi riprese a parlare.

Allora ci sono delle persone che non puoi uccidere eh? Grazie per il prezioso indizio” continuò “Sospettavo che tu potessi uccidere solo coloro di cui conosci il nome e il volto ma ora ne ho avuto la conferma. E inoltre volevo avvisarti che questo video è stato trasmesso solo nella regione del Kanto. Ho avuto da subito il dubbio che tu fossi giapponese, precisamente da quando hai ucciso quel sequestratore dell'asilo, Shiniji Iro. Quindi ho avuto un altra schiacciante prova alle mie ipotesi.”

Alyssa si portò le mani tra i capelli corvini, si aspettava ancora da un momento all'altro che il ragazzo avesse un attacco cardiaco. Credeva fermamente nelle sue teorie sempre ben provate ma il terrore che ,ogni tanto, si potesse sbagliare era sempre vivo in lei. Tornò a sedersi accanto a lui e gli prese il polso, come a pregarlo di porre al più presto fine a quella roulette russa.

Ti dico un ultima cosa: io sono la giustizia e ti fermerò ad ogni costo!”

Il suo dito si staccò dal pulsante del microfono e il silenzio calò sugli schermi di chiunque avesse ascoltato quel guanto di sfida appena lanciato. Finalmente Alyssa poté dare sfogo alle sue paure: gli diede una violenta spinta e il ragazzo per poco cadde dalla poltrona.

Ma sei scemo?!” chiese con voce stranamente stridula “Provi le tue teorie rischiando di farti ammazzare?!”

Elle tornò a sistemarsi sulla poltrona nella sua solita posizione da “gallina”, come la definiva la ragazza “Stai calma Alyssa...sono vivo no?”

E se ti fossi sbagliato? E se questo Kira avesse potuto comunque ucciderti?” insistette la ragazza “Potrebbe avere i poteri tipo di...un X-man!”

Elle la guardò sconvolto “Non puoi aver detto un X-man...” disse allibito.

Sì , l'ho detto” rispose lei spalancando le braccia “Tutto questo è assurdo e per quanto ne sappiamo, non mi stupirei nemmeno se si trattasse di un pokemon!”

Si strinse le braccia la petto sconvolta e fissò il pavimento , quella sfida di poco prima l'aveva fatta rabbrividire non solo di paura, ma anche di strano entusiasmo : era tipico di Elle saper smuovere gli animi delle persone con le sue parole, sopratutto quando si trattava di giustizia.

Il ragazzo sospirò e si alzò in piedi, non indossava né scarpe né calzini perché odiava coprirsi i piedi ed evitava di farlo almeno quando non poteva “Non ti avevo mai vista così spaventata per un caso” le fece notare, ma Alyssa non rispose “Comunque ci stiamo avvicinando sempre di più a Kira , sono ancora fermamente convinto che si tratti di uno studente e che risieda proprio a Tokyo”

La teoria che fosse uno studente non era nuova alle orecchie di Alyssa , Elle le aveva già fatto notare che la maggior parte degli omicidi avveniva in orari in cui non si tenevano lezioni. Era l'unica cosa di cui l'aveva tenuta al corrente.

Senti, Elle...” cercò di dire “Questo Kira è il più pericoloso criminale che ci siamo trovati a fronteggiare! Dobbiamo essere più che cauti...”

Perché? Non sono stato più che cauto?”

Alyssa gli lanciò un occhiataccia “Cauto? Chiedergli di ammazzarti con quel tono vuol dire essere cauti per te?”

Usiamo nomi falsi , credo che sia il massimo della prudenza , tu non credi?”

La ragazza non replicò , prese un lungo respiro e fissò lo schermo bianco. Restò di stucco quando vide Elle sorridere di gusto , faceva sempre così quando sentiva la vittoria ad un passo da lui.

Non preoccuparti” le disse con tono sicuro “Riusciremo a fermare quel criminale il più presto possibile. Perché noi siamo la giustizia!”

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Capitolo 3
*** Confusion ***


  • Confusion-

    Dopo la sfida lanciata da Elle nei confronti di Kira, gli omicidi non diminuirono, ma aumentarono.

    Kira aveva continuato ad uccidere criminali in libertà e non, ma sembrava aver deciso anche di improvvisare con il suo “potere”. Diversi uomini si erano uccisi in vari carceri, dopo aver scritto una lettera d'addio spesso priva di senso. Elle non era convinto che quelli fossero semplici suicidi da parte di persone che temevano il potere di Kira, era convinto che fosse Kira stesso a manipolare le loro azioni prima di farli morire. Alyssa era riuscita ad ottenere delle foto e dei file riguardanti la morte di un detenuto che, prima di impiccarsi, aveva scritto una lettera e si era poi tagliato un dito per disegnare uno strano simbolo sul muro con il proprio sangue. Restò seduta sul portabagagli della sua macchina mentre guardava, dall'altro lato della strada, l'entrata del carcere, gremita di persone accorse a vedere l'ennesima vittima di Kira. Alcuni di loro, armati di cellulare, speravano di poter fotografare qualcosa di compromettente.

    Che succede laggiù?” chiese una signora anziana quando le passò accanto, teneva faticosamente una busta della spesa in mano e portava enormi occhiali da vista che le rendevano gli occhi il doppio più grandi.

    Un uomo si è ucciso” rispose lei lanciando un occhiata alla folla che circondava l'edificio. La donna annuì “Era un detenuto?” chiese curiosamente.

    Sì, lo era” rispose la ragazza, quell'uomo ,per quanto lei ne sapeva, aveva ucciso una donna e i suoi due bambini per motivi che ancora non erano chiari. Detestava ammetterlo ma era contenta che fosse morto, suicidio o no.

    Ed è stato Kira?” aggiunse la vecchietta.

    Alyssa alzò le spalle, non poteva dire nulla al riguardo “Non lo so.” rispose.

    Spero che sia opera sua. Un altro assassino maledetto in meno, no?” replicò la donna, Alyssa si voltò verso di lei sorpresa da quelle parole. Non si sarebbe mai aspettata parole così piene di rabbia da una vecchietta all'apparenza innocua. “Non capisco perchè la polizia gli dia la caccia! Uccide persone malvagie, ci libera dal loro pericolo....sta facendo del bene per la società e loro gli stanno mettendo i bastoni tra le ruote!”

    Quelle parole non erano nuove alle orecchie della ragazza, aveva sentito così tante persone sostenere che Kira era solo un “bene” per la società, che i suoi omicidi erano più che giustificati e spesso anche lei si trovava in parte d'accordo.

Kira è un pericoloso assassino che vuole sostituirsi ad una cosa che già abbiamo chiamata giustizia.” rispose Alyssa freddamente, tanto che la donna mutò la sua espressione amichevole “Le sue azioni non sono giustificate e lo rendono uguale alle sue vittime.”

Il cellulare le squillò, vide sullo schermo la scritta “numero sconosciuto” e capì subito di chi si trattava “Se vuole scusarmi..” si congedò dallo sguardo stupito della donna e salì in auto, in modo che nessuno ascoltasse la loro conversazione.

Dimmi gioia.” rispose ridacchiando.

Non chiamarmi in quel modo.” la rimproverò Elle, rimase turbato dal tremore nella voce della ragazza: anche se cercava di fare la simpatica, qualcosa l'aveva scossa.“É successo qualcosa?”

Alyssa non rimase sorpresa da quella domanda, il ragazzo si accorgeva sempre se qualcosa mutava nel suo stato d'animo, persino quando erano al telefono. Sospirò “Nulla.” rispose “Una vecchietta pro-Kira mi ha fatto innervosire.”

Guardò la donna che si stava allontanando lungo la strada e deglutì “Ti ha innervosito perchè non la pensi come lei o il contrario?” chiese Elle dall'altra parte del telefono.

Senti, invece che cercare di psicoanalizzarmi, hai guardato i file che ti ho inviato?!” esclamò lei nervosamente, anche lui spesso e volentieri le faceva quei fastidiosi giochetti mentali in cui riusciva a far cadere il suo interlocutore. Ma con lei non avrebbe funzionato, lo conosceva abbastanza bene da sfuggire ai suoi trucchetti,anche se era indubbiamente più intelligente di lei.

Sì, li ho visti...cosa ne pensi al riguardo?” rispose lui.

Io?” ripeté Alyssa incredula restando seduta davanti al volante “Perchè ultimamente vuoi sapere cosa ne penso io? È il tuo lavoro, mica il mio!”

Un giorno forse non ci sarò più, no? E mi piacerebbe saperti al mio posto, sarebbe una bella cosa alla fine, concordi?”

Quei discorsi la innervosivano, spesso Elle parlava della sua vita come se fosse una terza persona a cui non importava nulla del destino che gli toccava “Hai solo venticinque anni e ci pensi ora? Ne riparliamo tra sessant'anni, che ne dici?” rispose seccata, prese il suo portatile e guardò le immagini della cella in cui quell'uomo si era suicidato “Comunque...vuoi sapere che ne penso? Beh, per me può essere stato un semplice suicidio.”

E se fosse opera di Kira? Perchè credi che lo abbia fatto?” chiese Elle, lui era già arrivato alla sua conclusione: lei lo capì dal tono della sua voce.

Sospirò e guardò la lettera del detenuto, un insieme di parole sensate ma non ben relazionate “Forse...vuole sperimentare. Se sa manipolare le azioni che precedono la morte, può aver chiesto a quell'uomo non di disegnare quel simbolo...ma qualcosa di cui l'uomo non era affatto a conoscenza e che non poteva disegnare. Forse il tuo vero nome o il tuo viso, magari!”

Perchè sei arrivata a questa conclusione?”

Alyssa restò diversi secondi in silenzio, guardò attentamente la lettera e si rese conto che c'era qualcosa di insolito “Ecco...” rispose distrattamente “Il pentacolo è un simbolo che solitamente raffigura il male. Kira non si sente cattivo, lui si sente un dio. Giusto ma crudele. Perchè avrebbe dovuto fargli disegnare quel simbolo allora?”

Elle restò in silenzio, la ragazza se lo immaginava mentre camminava avanti e indietro dentro la loro stanza d'albergo “Hai notato anche tu quella cosa nella lettera, vero?” chiese analizzando il suo lungo silenzio.

Alyssa sospirò “Sono piuttosto brava nei messaggi criptati.” rispose, forse era l'unica cosa di cui era capace visti i suoi giochi trascorsi alla Wammy's house “Credo che ci sia un messaggio per te: “Lo sai, Elle, che gli shinigami mangiano solo mele?””

Seguì un lungo silenzio di tomba, Alyssa arrossì temendo di aver fatto una figuraccia “Ho sbagliato vero?” chiese.

No, hai visto giusto....che ne pensi di questa storia degli Shinigami?”

Gli Shinigami sono gli dei della morte?”

Esatto.” rispose Elle.

Mi sembra di entrare sempre di più in un film Horror” disse Alyssa a denti stretti, tornando a guardare l'immagine della lettera “Forse lui si sente un dio della morte?”

Non credo, per come l'ho inquadrato lui si sente, sì un dio, ma della luce”

Ma gli dei della morte non esistono? Vuoi forse dire che, Kira crede di averne uno al suo fianco che lo protegge o cosa?”

Perchè? Una persona a cui, per uccidere, basta semplicemente conoscere solo il nome e il volto di qualcuno è meno insolito di questo vero?”

Alyssa arrossì, in effetti era inutile tralasciare qualsiasi ipotesi: quel caso era diverso da tutti quelli che avevano affrontato e non potevano più stupirsi di nulla. “Non fare il sapientone con me, nerd”lo rimproverò la ragazza.

Il bastardo ci sta sfidando, non sa però con chi ha a che fare” La voce di Elle si era fatta più profonda e dura di quanto non fosse. Alyssa rabbrividì, il modo in cui lui parlava quando si trattava di Kira, la faceva rabbrividire. Per lui era una sfida troppo importante da vincere e non gli importava di rischiare troppo per arrivare al nemico.

Capo, devi stare più calmo con questo Kira...” gli disse preoccupata. Ma lui la interruppe prima che potesse aggiungere dell'altro “Torna qui, abbiamo del lavoro da sbrigare” disse e chiuse la conversazione. Alyssa guardò il cellulare preoccupata, non sapeva spiegarsi perchè ma aveva un bruttissimo presentimento riguardo quel caso.


Non è possibile...” sussurrò Alyssa.

Rilesse più volte la notizia, sbarrando lo sguardo ad ogni parola: dodici agenti dell' FBI, giunti in Giappone per indagare sul caso Kira, erano morti tutti nel giro di un giorno. In America c'era il record di omicidi compiuti da Kira, perciò Elle riuscì a convincere il quartier generale dell' FBI ad inviare alcuni agenti per indagare sui membri della polizia giapponese. Dopo che Elle aveva ipotizzato che Kira potesse essere una studente e successivamente questi aveva cambiato l'orario degli omicidi, iniziò a sospettare un legame tra lui e la polizia.

Ma ora quegli agenti erano tutti stati uccidi da Kira e l 'FBI si era ritirata dal caso . Successivamente, molti poliziotti giapponesi fecero lo stesso.

Tra chi lodava e chi temeva Kira, erano rimasti solo loro a volerlo fronteggiare.

Sei agenti di polizia non hanno desistito” le disse Elle in piedi di fronte alla finestra che affacciava su Tokyo “Non siamo soli”

Credi che sia questo il problema, Elle?” esclamò la ragazza, in realtà era più preoccupata per lui che per il resto del mondo. Lui aveva sfidato apertamente Kira e questi aveva appena fatto fuori ben dodici federali, cosa gli faceva credere che non sarebbe arrivato anche a lui?

Elle si voltò verso di lei, la studiò attentamente con i suoi occhi scuri e notò qualcosa di diverso in lei: aveva paura e non era da lei. Era sempre stata intrepida e coraggiosa, da piccola nei giochi e tale era rimasta una volta cresciuta. Quel caso la stava cambiando lentamente, senza che lei nemmeno se ne accorgesse. “Hai paura.” le disse.

Alyssa lo guardò incredula, come poteva capire lo stato d'animo delle persone semplicemente guardandole? Lei non riusciva quasi mai a capire come si sentisse lui “Non dire cavolate!” rispose, chiuse il giornale di scatto e guardò il ragazzo.

Lui si avvicinò lentamente a lei “Non mentire, non lo sai fare...sopratutto con me” disse affondando le mani dentro le sue tasche.

La ragazza abbassò lo sguardo imbarazzata “Io ho paura, è vero. Ma non per me, per te!” esclamò “Ricordi come gli hai gridato di ucciderti a quel super psicopatico? Sembrava un invito a nozze!”

Le tue paure sono anche altre.” la zittì Elle, la ragazza lo guardò sorpresa “Posso...chiederti cosa ne pensi di Kira?”

Alyssa non ci mise molto a capire che stava per prendere parte, di nuovo, ad uno dei giochetti mentali e psicologici di Elle “Che noia!” esclamò, portandosi le mani sui fianchi “Penso che sia uno schifosissimo killer da sbattere in galera...non te l'ho già detto o no?”

Pensi che sia giusto dargli la caccia?”

A quella domanda, Alyssa non riuscì a rispondere subito. Come aveva detto Elle, non era brava a mentire e sopratutto non era brava a farlo quando si trattava di cose così difficili da nascondere. Prese un lungo respiro “Sì, è più che giusto.” rispose, cercando di sembrare il più sicura possibile.

Elle si avvicinò di più a lei, le occhiaie sotto i suoi occhi erano più profonde del solito: già solitamente non dormiva molto, ma quel caso gli strappava via anche quelle poche ore di sonno che si concedeva. Ma, in tutti quegli anni, non si era mai lamentato di quella mancanza.

E se lui uccidesse William? Come reagiresti?” chiese ancora, continuando a studiarla con attenzione.

Alyssa sentì il cuore battere all'impazzata, al pensiero di sapere che William era morto dentro la sua lurida cella ,ma cercò di non mostrarlo ad Elle. Se avesse saputo i veri pensieri che le passavano per la testa, ci sarebbe rimasto male. “William sta già scontando la sua pena” rispose “La giustizia ha fatto e sta facendo il suo corso, non c'è bisogno di Kira. Nessuno ha bisogno di lui”

Seguirono lunghi attimi di silenzio, Elle sapeva benissimo che la compagna gli stava tenendo segreto qualcosa, perchè aveva paura di ferirlo, ma preferì non insistere. Non voleva che Alyssa soffrisse più di quanto avesse fatto in passato. D'altra parte, Alyssa si chiese cosa stesse pensando di lei il ragazzo in quel momento.

Gli unici agenti di cui possa fidarmi stanno arrivando in hotel.” disse Elle, cambiando totalmente discorso. Con quelle parole, le fu chiaro il motivo per cui avessero di nuovo cambiato albergo “Puoi andarli ad accogliere all'atrio?”

Certo, adesso faccio anche la guida turistica!” esclamò Alyssa, il ragazzo la ignorò e tornò a guardare fuori dalla finestra. La ragazza sbuffò stancamente “Ok, vado!”

Appena fu fuori dalla stanza, la sua mente venne invasa da mille pensieri. Si avvicinò all'ascensore e lo chiamò premendo ripetutamente il pulsante, era giusto che mentisse ad Elle? Forse se gli avesse parlato dei suoi dubbi, lui avrebbe potuto aiutarla e farle capire che le sue erano solo idee momentanee causate da un trauma passato. Lei si sforzava di pensarla così, eppure si ritrovava sempre a non odiare Kira come avrebbe dovuto. Salì sull'ascensore e ripensò alle parole di gioia e rabbia di una ragazzina che, su un social network, aveva festeggiato la morte per arresto cardiaco di un suo zio, apparentemente ucciso da Kira. L'uomo aveva molestato lei e altre ragazzine, ma nonostante le varie denunce a suo carico, non fu mai condannato. Era giustificabile che, in quei casi, Kira venisse acclamato quasi come un eroe. Quelle parole l'avevano fatta rabbrividire, perchè una ragazzina di dodici anni, non meritava di subire certe cose e non meritava nemmeno di essere divorata dalla rabbia espresso in quelle sue frasi. Se Kira non avesse ucciso quell'uomo, cosa le sarebbe accaduto?

Ma se è così giusto, allora perchè uccidere dodici agenti dell' FBI?” penso tra sé e sé, come se volesse darsi un motivo per odiare quel giustiziere senza volto che sembrava stesse cambiando il mondo. In meglio o in peggio, lei non sapeva dirlo: molte persone pericolose erano morte ma non si erano mai lette e sentite tante parole di odio da parte di persone ordinarie e innocenti, come quella ragazzina.

Quando giunse nell'atrio, aspettò vicino all'ascensore l'arrivo dei cinque poliziotti a cui Elle aveva dato fiducia per la loro tenacia nel caso. Li riconobbe subito quando li vide entrare, non solo perchè erano cinque uomini che entrarono nello stesso momento, ma anche perchè conosceva i loro volti grazie alle immagini di Watari. Riconobbe il sovrintendente Yagami ma non ricordava i nomi degli altri agenti. Quando Yagami la vide vicino all'ascensore, la guardò attentamente: forse pensava addirittura che potesse essere lei Elle.

Sovrintendente Yagami?” La ragazza si avvicinò a lui e gli porse la mano, allargando le labbra in un sorriso professionale. Gli agenti la guardarono un po' sorpresi, come facevano tutti solitamente quando venivano a scoprire che una ragazza così giovane lavorasse con Elle. Uno di loro, quello con i capelli lunghi e scuri, arrivò persino ad arrossire.

E lei chi sarebbe?” chiese il sovrintendente confuso.

Alyssa. Sono qui per portarvi da lui. Seguitemi.” disse e fece segno loro di seguirla in ascensore, gli uomini si guardarono titubanti ma poi salirono insieme a lei. Era logico che non si fidassero ciecamente di lei, con uno come Kira in giro, non ci si poteva fidare di nessuno al mondo.

Scusa, ma tu chi saresti? La ragazza di...”

Non dire il suo nome” Yagami zittì il ragazzo dai capelli lunghi con un occhiataccia ,che lo fece arrossire ulteriormente, prima che pronunciasse nome di Elle. Non era la prima volta che veniva scambiata per la fidanzata di Elle e la cosa l'aveva sempre fatta sorridere: essere la “fidanzata” di Elle era impossibile, visto il continuo lavoro che lo teneva costantemente impegnato. Eppure, tutti pensavano che fosse lei, la sua donna.

Trattenete le vostre curiosità fino a quando non saremo da lui” disse trattenendo il sorrisetto che le parole del poliziotto le avevano provocato. Quando le porte dell'ascensore si spalancarono sull'ultimo e lussuoso piano, uscì per prima per fare loro strada. Raggiunsero la porta della camera in cui si trovava Elle ma, prima di aprirla, Alyssa si voltò verso di loro “Sarò franca.” disse “Quello che vedrete, non è ciò che vi aspettate.”

Yagami e gli altri la guardarono confusi, quando lei aprì la porta e li fece entrare, le sue parole acquistarono un senso. Tutti i pochi che avevano visto Elle in faccia erano rimasti sorpresi: tutti se lo aspettavano più vecchio, più alto, più muscoloso e più elegante. E invece la realtà era ben diversa, Elle era un ragazzo di quasi venticinque anni, all'apparenza un po' tonto e trasandato.

Alyssa si chiuse la porta alle spalle mentre i poliziotti guardavano il ragazzo , in piedi di fronte a loro, sorpresi: Elle si stava grattando il piede destro nudo con l'altro e li guardava con aria quasi assonnata. Doveva essere imbarazzante per lui, non amava stare in mezzo a tanta gente e quei cinque uomini dovevano essere pure troppi per lui. Infatti “gioiva” solo della compagnia di Alyssa e di Watari.

Io sono Elle” disse poco entusiasta.

Alyssa rise silenziosamente delle espressioni sui visi degli agenti e, lentamente, si avvicinò al ragazzo mentre lui si grattava la nuca. “So che non sembra ma...questo ragazzo è davvero un genio!”

I poliziotti si ripresero dalla sorpresa iniziale e a rotazione mostrarono il loro distintivo: il sovrintendente Yagami, Matsuda, il ragazzo dal capelli lunghi, Aizawa, Mogi e Ukita. Dopo aver professionalmente detto i loro nomi, Elle li guardò e piegò le dita della mano destra in modo che assumessero la forma di una pistola “Bang!” disse poi puntandogliela contro.

Alyssa lo guardò con la coda dell'occhio mentre gli altri restarono stupiti da quel gesto, capire le azioni, all'apparenza insensate, di Elle era difficile per chi lo aveva appena conosciuto. Lei e Watari erano abituati a gesti simili e, anche se non ne capivano subito il significato, non ne rimanevano scioccati.

Cos'è uno scherzo, per caso?!” esclamò il sovrintendente.

Che significa?” ripeté Aizawa.

Se fossi stato Kira, sareste già tutti morti” spiegò loro il detective, ritraendo la mano. Alyssa si portò una mano sulle labbra per non ridere. “Mostrarmi così facilmente i vostri nomi, non è stata una mossa intelligente”

Il modo in cui lo disse spinse i poliziotti a guardarsi tra loro imbarazzati, Alyssa guardò Elle “Evviva il tuo poco tatto, caro!” disse.

Il ragazzo la ignorò “D'ora in poi, mi dovrete chiamare Ryuzaki” disse, poi fece segno loro di accomodarsi attorno ad un tavolino nel salotto e di sedersi su delle comode poltrone. Alyssa iniziò a ripetere il nuovo nome di Elle per memorizzarlo, ne aveva sentiti così tanti che aveva paura di confondersi. Sobbalzò, quando sentì la mano di Elle sulla sua spalla “Potresti preparare del caffè per noi, per favore?” le chiese gentilmente. La ragazza annuì prontamente, dopo aver preparato del caffè e dopo aver visto Elle versarci all'interno un quintale di zollette di zucchero, prese anche lei parte alla riunione. Elle non disse cose che lei già non sapesse, vietò i poliziotti di prendere appunti sul caso e li mise al corrente delle sue teorie su Kira e sul fatto che sembrasse riuscire a prendere informazioni in mano alla polizia giapponese. Poi, con l'aiuto di Watari, diede loro dei distintivi falsi e delle cinture capaci di inviare un messaggio di SOS premendo un bottone frontale.

Gli agenti di cui Elle si fidava, sembravano davvero motivati a voler catturare Kira e per un attimo, il pessimismo cosmico di Alyssa si placò: non erano completamente soli contro quel nemico. E il sorriso di Elle quando, durante la riunione aveva detto “La giustizia prevarrà”, le sarebbe rimasto impresso per moltissimo tempo.


Naomi Misora era scomparsa.

Quando il padre della ragazza, aveva chiamato Elle per informarlo dell'accaduto, sia lui che Alyssa rimasero di stucco: avevano lavorato insieme alla donna durante il caso BB a Los Angeles, quando Alyssa era ancora troppo giovane per prendere parte a delle vere e proprie missioni per conto di Elle. Ma ricordava che Misora, era stata un punto di riferimento per lei: forte e decisa, aveva risolto il caso BB quasi senza l'aiuto di Elle. Ed era parecchio professionale, tanto che, quando Alyssa venne a sapere che aveva smesso di lavorare nell'FBI, ne era rimasta parecchio sorpresa. Inoltre era grazie a Misora se Alyssa ed Elle avevano imparato la capoeira.

Studiando le ultime azioni di Misora, vennero a scoprire che la donna stava indagando sulla morte del fidanzato Ray Penber, un agente dell' FBI ,ucciso da Kira insieme agli altri undici agenti.

Trovarono un video di Penber su una metro della linea Yamanote, era salito con una busta in mano ed era poi sceso qualche fermata dopo, senza busta ma accasciandosi a terra privo di vita. Elle sosteneva che avesse incontrato Kira su quella metrò e che lui lo avesse ucciso. Perciò decise di indagare a fondo sulle persone che Penber e gli altri stavano pedinando: tra questi c'era la famiglia del direttore generale Kitamura e anche la famiglia Yagami. Quando il sovrintendente venne a sapere che il detective voleva far installare delle telecamere in casa sua, mandò giù un boccone più che amaro: voleva catturare Kira quasi quanto Elle, anche se era convinto che non si trattasse di qualcuno della sua famiglia, e quindi avrebbe obbedito agli ordini del detective. Le famiglie su cui indagava Penber avevano la priorità rispetto a quelle in cui indagavano gli altri undici agenti, perchè Kira aveva avvicinato lui, perciò Alyssa spese un intera giornata a montare telecamere nelle due case, senza nemmeno tralasciare i bagni.

Se vuoi sapere la mia, è assurdo” gli fece sapere la ragazza mentre varcava la soglia di casa Yagami. Il sovrintendente aveva una moglie e due figli, una ragazza di quattordici anni e un altro ragazzo dell'età di Alyssa. Erano tutti e tre fuori, chi per scuola, chi per lavoro.

Non voglio sapere la tua, Alyssa.” rispose Elle attraverso il microfono che lei portava all'orecchio.

Alyssa inizio a installare microspie e microfoni in salone, per verificare che funzionasse inviò un segnale ad Elle.

Mi vedi?” gli chiese salutando verso la telecamera con la mano.

Sì, in tutto il tuo splendore!” rispose lui.

Alyssa sorrise “Ma come sei galante e gentile oggi!” ironizzò.

La gentilezza è una forma di intelligenza, non lo sapevi?”

Ecco perchè io sono poco gentile....” rispose lei, dopo essersi occupata del salone, dei bagni e delle camere da letto dei genitori e della figlia, si diresse verso la camera di Light Yagami.

Come puoi sospettare che Kira sia un membro di questa famiglia? Sembrano tutti delle normalissime persone!” disse.

Mica vanno in giro con la scritta “Sono Kira” sulla fronte...” rispose lui.

Alyssa alzò gli occhi al cielo “Anche l'ironia è una forma di intelligenza?” chiese quando giunse davanti alla porta della camera.

Per alcuni sì, per altri è solo stupidità gratuita.”

Alyssa si ammutolì, notò subito un foglietto di carta posto in mezzo alla porta, come se il ragazzo volesse evitare che qualcuno entrasse in camera sua. Un altra cosa insolita, era la maniglia abbassata pochi millimetri più in basso rispetto alla posizione orizzontale.

Accidenti!” esclamò lei sorpresa.

Che succede, Aly?” domandò Elle.

Il giovane Yagami è uno che ci sa fare, a quanto pare!” rispose Alyssa, continuando ad osservare la maniglia “Ha elaborato diversi metodi per verificare se qualcuno entra nella sua stanza. O è molto riservato, o ha qualcosa da nascondere....”

Forse è lui Kira”

Alyssa entrò in camera “Per qualcosa da nascondere posso intendere riviste compromettenti o fumo cioè vizi che un ragazzo si potrebbe concedere! Non per forza chissà quale arma assassina!” esclamò. “E poi certi metodi li adottavamo pure noi alla Wammy's House, ricordi?”

Sì, perchè eravamo circondati da bambini rompiscatole! Lì che pericolo ci sarebbe?” rispose Elle.

Alyssa sospirò, la stanza di Light era piccola e ordinata. Quando anche lei ed Elle avevano una cameretta del genere, era sempre in completo disordine.

Forse la sorellina è un po' impicciona...” optò lei.

Lascia stare, osservandolo forse ci si chiarirà ogni cosa....” replicò Elle.

Alyssa si mise all'opera e nel giro di un oretta riuscì ad installare tutte le videocamere nei punti che Elle le aveva indicato. Appena terminò, prese un lungo respiro e si sgranchì la schiena. I suoi occhi caddero su una foto sopra la scrivania, ritraeva un ragazzo in veste universitaria: alto, bello e ben curato. Aveva i capelli chiari e un sorriso serio sul volto.

Prese la cornice e la osservò a lungo “Hai fatto, Alyssa?” chiese Elle.

La ragazza non rispose subito, continuò ad osservare la foto e in particolare gli occhi scuri del ragazzo. C'era qualcosa in loro che le faceva venire i brividi, come se stesse nascondendo qualcosa...

Alyssa?”

Quando sentì una voce alle sue spalle, la ragazza sobbalzò e per poco fece cadere la cornice fotografica: guardò il sovrintendente Yagami con occhi sbarrati e si portò la mano al petto. Per un attimo aveva pensato di essere stata scoperta.

Che stai facendo?” le chiese l'uomo.

Già, ricordati che io ti vedo...” aggiunse Elle, Alyssa lanciò un occhiataccia verso le telecamere e mise al suo posto la foto di Light “Suo figlio...sembra uno studente modello” disse.

Soichiro annuì orgogliosamente, sembrava davvero fiero di quel ragazzo così perfetto “Già, lì è al suo primo giorno di università.” disse.

Alyssa annuì, guardò di nuovo la foto “Beh complimenti, è anche un bel ragazzo” disse.

Sentì Elle mormorare qualcosa che lei non riuscì a comprendere, Yagami la ringraziò “Se hai finito, ti conviene andare...la mia famiglia potrebbe tornare a momenti” disse.

Giusto!” rispose lei, prendendo le sue cose.

Già, forse è meglio...” aggiunse Elle osservando dalle telecamere la ragazza che usciva fuori dalla stanza insieme a Yagami. Scesero al piano di sotto e il sovrintendente le aprì la porta “Grazie per il lavoro svolto.” disse. Ma in realtà, quella situazione lo infastidiva parecchio: non doveva essere bello, vivere osservato da delle telecamere perchè qualcuno sospettava che Kira vivesse nella sua famiglia. In più c'era la difficoltà nel mentire ai suoi cari.

Alyssa cercò di tranquillizzarlo “Non si preoccupi, si tratta solo di una questione di giorni per far sì che Ryuzaki si convinca che Kira non è tra i suoi familiari...” disse.

Beh io un sospetto già ce l'ho...” disse Elle all'orecchio della ragazza, fortunatamente il sovrintendente non poteva sentirlo. Alyssa lo salutò e si diresse verso la sua auto.

Chissà come avrebbe reagito se avesse saputo che Elle sospettava di suo figlio.

E come avrebbe reagito se avesse poi scoperto che il detective aveva ragione.





















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Capitolo 4
*** Closer To The Light ***


-Closer To The Light-

Scusa, ma dove vuoi arrivare?” chiese Alyssa addentando una patatina fritta.

A differenza di Elle non impazziva per i dolci, ma per tutto ciò che fosse legato ad un bell'hamburger. Era sicura che, se non fosse stato per l'attività fisica che regolarmente svolgeva, sarebbe diventata grassa come un tacchino.

Matsuda continuò a guardare la strada di fronte a sé, stringendo forte il volante, l'aveva accompagnata sia a casa di Takimura che a casa di Yagami, dopo che si era offerto di farlo anche con troppo entusiasmo. “Cioè...da come ho capito, Ryuzaki non ha incontrato molta gente fin'ora, eccetto te e Watari. Escludendo Watari, a lui non è mai capitato...con te di...ecco...”

Alyssa non ci mise molto a capire dove volesse arrivare il ragazzo, non era intelligente quanto Elle ma per arrivare a certe cose, bastava anche un solo neurone ben funzionante. Per poco si strozzò con una patatina e lanciò un occhiata incredula verso Matsuda “Ma che ti salta in mente? Credi che abbiamo il tempo per certe cose, anche se fosse?!”

Matsuda arrossì “E che ne so? Mi sembrate parecchio uniti!” rispose.

Ci conosciamo da ben sedici anni, è un po' normale che siamo uniti sai?” replicò lei.

Matsuda arrossì di nuovo, in quel momento il cellulare della ragazza squillò. Lei si pulì le mani e lasciò le patatine sul cruscotto “Tu pensa a guidare, genietto.” gli disse poi rispose.

Dimmi, boss.”

Ho fatto il conto del tempo necessario per percorrere il tragitto da casa Yagami fino a qui. Ci vogliono venti minuti, voi fin'ora ce ne avete messi ben venticinque minuti. Non pensate di essere un po' lenti?” disse la voce profonda di Elle.

Alyssa e Matsuda si guardarono “Beh, al volante c'è un bradipo curioso!” ridacchiò lei, il giovane poliziotto arrossì di nuovo e lei gli diede una leggera pacca sulla spalla, per fargli capire che stava scherzando. “E comunque...perchè hai così tanta fretta?” aggiunse poi, guardando fuori dal finestrino.

Il tuo bello impossibile ha appena rincasato.” rispose il detective. “Pensavo ci tenessi a vederlo, sai si è pure messo a torso nudo per pochi istanti...”

Alyssa percepì una punta di fastidio nella sua voce, era raro che lasciasse trasparire qualcosa come in quel caso. Quel Light doveva aver davvero smosso qualcosa in lui :in fondo, aveva adottato un modo davvero originale e ingegnoso per difendere la sua camera da intrusioni esterne, nessuno avrebbe pensato a delle tecniche simili.

Forse solo uno come Elle.

Il detective doveva aver preso l'intelligenza del ragazzo come una sorta di sfida con lui, Alyssa aveva scoperto che Light Yagami era il miglior studente del Giappone e che eccelleva in qualsiasi cosa facesse. Proprio come Elle.

Ma lo sai che per me il più bello sei tu!” lo prese in giro Alyssa “E poi...non sapevo che ci tenessi a vederlo mezzo nudo!”

Non sei per niente divertente.” la rimproverò il ragazzo. “Appena è rientrato, ha controllato la sua camera, come se si fosse accorto di qualcosa...”

È impossibile.” rispose la ragazza, scuotendo la testa “Ho lasciato tutto come lo avevo trovato...”

Sentì in sottofondo la voce del sovrintendente Yagami, che diceva a Ryuzaki di stare esagerando, con lei, ma sopratutto con suo figlio. Era chiaro che avesse percepito i sospetti di Ryuzaki su suo figlio, chiunque se ne sarebbe accorto.

Ne sei sicura?” insistette il detective, ignorando i richiami del poliziotto.

Alyssa sospirò infastidita, non sopportava quando lui la rimproverava per cose che non aveva fatto. “Vuoi rimproverami per forza?” chiese infastidita. Matsuda la guardò, studiando la sua espressione improvvisamente seria.

Non ti sto rimproverando, ti sto solo facendo una domanda...”

Quella non era una domanda, quella era LA domanda, per farmi ammettere di aver sbagliato qualcosa!”

Calò il silenzio, sia Elle che Alyssa non trovarono più nulla da dire al riguardo.

Arriviamo tra cinque minuti, a dopo.” concluse lei, chiuse la conversazione e chiese a Matsuda di accelerare. Almeno non voleva arrivare troppo tardi, così non le sarebbe stato rimproverato un altro errore.


Mentre Aizawa, Mogi e Ukita avrebbero tenuto d'occhio la casa di Takimura da un altro albergo, Elle, il sovrintendente, Alyssa e Matsuda si sarebbero occupati di casa Yagami. Era logico che il sovrintendente avesse deciso di lavorare con loro, piuttosto che con l'altro gruppo: voleva sentire cosa pensasse Elle riguardo alla sua famiglia e cosa sospettasse di loro, sopratutto di Light.

Quando Alyssa e Matsuda rientrarono, trovarono i due seduti di fronte a degli schermi, raffiguranti Light: il ragazzo stava disteso sul proprio letto e leggeva delle riviste per adulti.

Alyssa rimase sorpresa che un ragazzo all'apparenza così perfetto, potesse leggere riviste di quel tipo. Ma, pensò acidamente, in fondo tutti gli uomini erano uguali e si interessavano a quel genere di cose.

Bene, ora sappiamo perchè adottava certe tecniche per proteggere la sua camera...” disse, andandosi a sedere accanto ad Elle, a gambe conserte. Matsuda era rimasto, per un istante, imbambolato a guardare le immagini sulle pagine, sfogliate da Light.

Chi ti dice che non sia solo una copertura?” le rispose freddamente il detective.

Chi ti dice che lo sia? Ha circa vent'anni, è anche normale che si interessi a certe cose!” replicò lei.

Il sovrintendente restò in silenzio, fissava intensamente gli schermi, un po' deluso. Si aspettava un figlio perfetto in tutto e quella piccola crepa nella sua perfezione, l'aveva lasciato un attimo interdetto.

Io dico, che sta cercando di depistarci, per farci intendere che ha adottate certe misure di protezione, per nascondere quel tipo di riviste.” ripeté Elle.

Questo significherebbe che lui sa delle telecamere, perchè io ho sbagliato qualcosa, vero?” replicò infastidita Alyssa, battendo le mani sopra le ginocchia.

Esatto, è quello che penso...” rispose il ragazzo con sincera freddezza. La ragazza mise il broncio ma restò in silenzio, non sopportava proprio quando faceva così.

Vuoi sapere la mia: voi uomini siete tutti porci e guardare certe immagini, vi fa sentire chissà cosa!” esclamò indicando Light che continuava a girare pagine.

Ehi, non generalizziamo! Non siamo tutti porci!” esclamò Matsuda, che però non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle pagine.

Io non sono un porco.” aggiunse il detective.

Certo, perchè sei mentalmente asessuato, tu!”

Scusate se vi interrompo...” La voce del sovrintendente pose fine a quell'assurda conversazione che si era appena creata. Alyssa lo guardò dispiaciuta, sembrava davvero pendere dalle labbra di Elle: sperava che non sospettasse davvero di suo figlio, che considerava, sicuramente, il suo orgoglio. “Ma davvero sospetti di Light, Ryuzaki?”

Elle rispose, senza farsi troppi problemi “Sì, altrimenti perchè avrei fatto installare delle telecamere in casa sua?” chiese.

L'uomo lo guardò a lungo, ma non aggiunse altro. Intanto Light interruppe la sua “lettura” e scese in cucina, raggiungendo sua madre e sua sorella per la cena. La ragazzina stava guardando la replica di un concerto di un certo Ryuga Hideki mentre la madre stava tranquillamente preparando la tavola.

Niente lasciava presupporre che tra loro ci fosse un pazzo, quasi invincibile, come Kira.

Elle si accertò che anche in casa Takimura stessero guardando la televisione, scrisse una frase su un foglietto e lo passò ad Alyssa. “Fai in modo che il messaggio sia trasmesso in sovra impressione su tutta la rete...” le chiese.

Alyssa lesse il messaggio più volte, era chiaro che, così facendo, il ragazzo volesse studiare la reazione di un ipotetico Kira di fronte a quel messaggio. La ragazza si mise superò all'opera e, dopo varie telefonate, il messaggio apparve sugli schermi.

Al fine di fermare Kira, l'Intepol invierà millecinquecento agenti dai paesi del G8”

La signora Yagami e la figlia reagirono sorprese a quel messaggio, Light invece restò impassibile, mentre masticava lentamente. Poi ridacchiò, come se quella notizia fosse divertente.

Non può essere vero, dodici agenti dell'FBI erano sotto copertura e sono stati uccisi da Kira. E annunciare questo loro arrivo così apertamente, è una mossa troppo stupida per partire da alte cariche come quelle. Secondo me è una bufala, non farebbero mai saltare in questo modo la copertura dei loro agenti! Se Kira è intelligente come sembra, non ci cascherà mica!” disse.

Alyssa restò stupita da quel discorso, che non faceva una piega: se lei fosse stata Kira, almeno un po' di preoccupazione, l'avrebbe lasciata trasparire.

Ma Light non aveva mostrato alcun tipo di emozione.

Elle sorrise, erano più o meno le stesse parole che avrebbe detto lui e la cosa non fece che accrescere il senso di sfida che provava nei suoi confronti.

Suo figlio è molto sveglio, sovrintendente. Complimenti.” disse, continuando a fissare lo schermo.

L'uomo lo ringraziò, anche se freddamente: ancora non gli andava giù quel “Grande Fratello” con la sua famiglia. Continuarono a tenerli d'occhio , sopratutto Light che, dopo cena, andò filato in camera sua, fece i compiti e poi si mise a dormire. Non usò né televisione, né computer.

L'indomani però, Watari lì avviso che c'erano state altre morti durante la notte, tutte dovute ad arresto cardiaco. E Light non aveva avuto alcuna possibilità di conoscere i volti di quelle vittime, tutte apparse nei notiziari locali, negli orari in cui lui era in camera sua a studiare.

Pochi giorni dopo, Elle tenne una riunione, in cui disse ai presenti che non c'erano sospetti né nella famiglia Takimura, né in quella Yagami. Il sovrintendente riprese finalmente a respirare.

Ma...” Elle rovinò l'atmosfera con una semplice parola.

Alyssa, seduta accanto a lui, non si aspettò quel cambio di programma: era stata informata dal detective riguardo le sue intenzioni, e non c'era nessun “ma”.

L'aveva tenuta all'oscuro di qualcosa?

Credo di volere altre prove. La morte di Penber, il fatto che è stato avvicinato da Kira...non mi convince. Voglio verificare meglio.” spiegò.

Ma hai detto che avresti tolto tutte le telecamere!” esclamò Yagami.

Perchè non sospetti più di loro.” aggiunse Aizawa.

Elle scosse la testa, guardò la tazzina di caffè sul tavolino di fronte a sé e restò per pochi istanti in silenzio. Alyssa lo studiò con attenzione, avrebbe tanto voluto sapere che cosa gli passasse per la mente.

Non sono sospettati ma nemmeno persone di cui ho la certezza che non siano Kira. Perciò....farò seguire Light Yagami da un agente sotto copertura.” rispose.

Il sovrintendente scattò in piedi, non riuscì a nascondere lo sdegno che provava, proprio come gli altri agenti, e lo guardò infastidito. “Ryuzaki, mio figlio è innocente e tu lo sai!” disse.

No, non lo so. Per questo voglio assicurarmene.” rispose lui.

E che agente manderai a tenerlo d'occhio? Siamo rimasti solo noi a seguirti e Light ci conosce tutti!” esclamò Matsuda. Gli agenti iniziarono a parlare tra loro, in effetti nessuno di loro riusciva a capire dove volesse arrivare il detective.

Nemmeno Alyssa, che li guardava confusa. Quando si voltò verso Elle, notò il suo sguardo fisso su di lei e un brivido di paura gli corse lungo la schiena.

Oh no, te lo sogni!” disse scuotendo la testa, i poliziotti posarono lo sguardo su di lei e calò un profondo silenzio.

Sì, invece.” rispose Elle annuendo “Ti iscriverai all'università frequentata da Light Yagami. Lo avvicinerai e lo studierai il più possibile....dovresti essere contenta, visto che è un bel ragazzo.”

Bevve un sorso di caffè, mentre Alyssa lo guardava a bocca aperta.

Non puoi chiedermi una cosa simile!” esclamò.

Perchè no?”

Perchè non so mentire così a lungo!” rispose lei. “E se poi fosse Kira? Penber è finito al camposanto per questo!”

Light non è Kira.” precisò Yagami, irritato da quelle parole. “Ma se Ryuzaki crede che questo piano possa funzionare...ebbene sia.”

Lui ed Elle si guardarono, per la prima volta si trovavano davvero d'accordo su qualcosa. Alyssa non rappresentava alcun pericolo per Light e non avrebbe violato la sua privacy, come invece facevano le telecamere poste in casa. Ed Elle avrebbe avuto una prova più che concreta, che Light non era Kira.

Per me è una buona idea...” disse Matsuda, rompendo il silenzio.

Alyssa lo fulminò con lo sguardo “Ti prego, non parlare.” gli disse, facendolo arrossire per l'imbarazzo. Poi tornò a guardare Elle che continuava a bere il suo caffè, come se non gli importasse nulla della rabbia della ragazza.

Il mio lavoro non è fare la babysitter!” precisò.

Il ragazzo sospirò “ E io che pensavo di farti piacere...non lo trovi attraente?” disse.

Ancora con questa storia? Sembra che piaccia più a te invece!” esclamò la ragazza.

Non capiva perchè andasse sempre a parare su quell'unico commento che lei aveva fatto, solo una volta. Si alzò in piedi e si strinse le braccia al petto, per calmarsi.

Dì la verità, speri che lui sia Kira, così da liberarti di me!” disse. Ma non aveva paura che lei potesse mandare a monte tutto quanto? Non aveva mai fatto una cosa del genere e, se Light era Kira, l'avrebbe ammazzata in due secondi. Le avrebbe letto in faccia che era un agente sotto copertura.

Ma ad Elle non importava, sembrava davvero deciso a seguire quel piano. Non aveva però precisato i motivi, per cui era arrivato ad una decisione simile.

Alzò lo sguardo su di lei e abbozzò un sorriso.

Prepara la cartella, Aly. È ora di tornare sui libri” le disse.

E per la prima volta in vita sua, Alyssa desiderò colpirlo con un pugno.


Sei pronta Aly?” disse Elle, restò seduto al tavolo della cucina, con una tazza di the riempita di zollette di zucchero. Alyssa fese capolino nella stanza, aveva assunto un look tipicamente da “scolara”: un semplice maglione nero con scollo a v, jeans chiari e scarpe da ginnastica.

I capelli erano sciolti sulle spalle e il viso leggermente truccato.

Voglio che tu sappia, che se Light è Kira e mi ammazza, il mio spirito verrà a torturarti per l'eternità!” disse, portandosi le mani sui fianchi.

Elle si alzò in piedi. “Mi tormenti già da viva, non cambierebbe nulla” rispose, si avvicinò al bancone della cucina e prese una scatola di legno “E comunque, gli spiriti non penso esistano”

Si avvicinò a lei e le scostò delicatamente i capelli dalla spalla sinistra.

Non pensi?” chiese la ragazza. “Non ha sempre detto che non credi a cose del genere?”

Elle continuò a liberarle la spalla dai capelli “Dopo che ho scoperto che si può uccidere di attacco cardiaco, credo che non mi chiuderò più a nulla.” disse.

Le sue dita sfiorarono il collo nudo della ragazza, che si sentì percorrere da un brivido. Sentiva improvvisamente caldo, non ne capiva il motivo.

Quando Elle aprì la scatola, Alyssa vide all'interno una microcamera e strinse il polso del ragazzo, appena avvicinò la mano alla sua maglietta.

Che cos'è quella?” chiese.

Non lo vedi?” rispose lui freddamente.

Appunto perchè lo vedo...se mi chiedi di fare una cosa, posso almeno farla da sola? Non ho bisogno sempre di una balia!”

Ti rendi conto che potresti trovarti di fronte a Kira?”

Alyssa restò in silenzio, un brivido di paura gli corse lungo la schiena. Ma fu solo una questione di attimi, lei non aveva alcun sospetto su Light e non credeva che lui fosse veramente Kira.

Sì, me ne rendo conto” rispose.

Non è vero.” la bloccò il detective, Alyssa lo guardò confusa “Tu non sospetti minimamente di quel ragazzo, perciò non hai davvero paura.”

Come aveva fatto a capirlo? Possibile che da ogni sua parola, lui riusciva a tirare fuori un altra verità? La ragazza deglutì, Elle iniziò a trafficare con quella microspia, per appigliarla sulla scollatura della ragazza.

Le sue dita sfiorarono la pelle di lei, che provò nuovamente una vampata di calore su tutto il viso. “E se, lui dovesse accorgersene?” chiese.

Non lo farà, a meno che tu non ti spogli...” rispose lui.

Lei rise, ma lui no. Lo guardò, mentre teneva lo sguardo fisso sopra la microspia e si morse le labbra.

Sei...preoccupato per me?” gli chiese, poteva essere che quella microspia servisse davvero per studiare le reazioni di Light. Ma anche per poterla proteggere, in caso le capitasse qualcosa.

Lui alzò lo sguardo per un breve istante su di lei, come se stesse studiando le parole giuste da dirle.

No, sai badare a te stessa anche da sola.”rispose.

La ragazza abbassò lo sguardo delusa.

Quando Elle terminò con la microspia, si allontanò da lei. “Ora vai, Watari ha preparato uno scooter tutto per te.” disse. La ragazza restò immobile, guardò le spalle del ragazzo, rivolte verso di lei e indossò il cappotto.

Andrà tutto bene.” gli disse, anche se probabilmente lui, non aveva bisogno di quelle parole. Ma aveva sentito il bisogno, comunque, di dirgliele.

Uscì dalla stanza, non sapeva che Elle invece necessitava proprio di parole del genere.

Lo spero.” sussurrò.


Alyssa odiava i posti affollati, era stato così fin da piccola.

Preferiva la tranquillità e il silenzio di una stanza, rispetto al trambusto e al baccano di un intera folla. Per questo aveva deciso di non frequentare mai un università: troppa gente e sopratutto troppa competizione.

Quando giunse di fronte all'entrata dell'edificio, dove un cartellone di benvenuto per i nuovi studenti sventolava sopra le loro teste, fu tentata dal tirarsi indietro. Non sopportava dover mentire così a lungo ad una persona, sopratutto se era costretta ad averla così vicino. Si era iscritta alla maggior parte dei corsi che frequentava Light Yagami, eccetto qualche corso più specifico, per non insospettirlo, e quel giorno la sua prima lezione sarebbe stata quella di matematica. Era brava in quella materia, adorava il modo in cui i numeri potessero essere combinati e associati.

Forse era l'unica al mondo a trovarla divertente, come un gioco.

Raggiunse l'aula in cui si sarebbe tenuta la lezione e sbuffò quando vide che era piena di gente, i lunghi banchi di legno posti parallelamente l'uno dall'altro, erano occupati da ragazzi e ragazze che parlottavano e chiacchieravano tra loro. Con lo sguardo, scorse tra le teste degli studenti, alla ricerca di Light Yagami. Lo vide seduto in una delle prime file, con il capo chino su un libro che doveva trovare più interessante delle chiacchiere dei suoi compagni e delle occhiate maliziose che le ragazze, spesso e volentieri, gli lanciavano. Vide un posto vuoto, poche file dietro di lui, e lo raggiunse. Passandogli accanto, lui non si accorse di lei.

Elle le aveva chiesto di cercare di attirare la sua attenzione, nel modo più semplice possibile: sfruttando il fatto che fosse carina. Ma non era da Alyssa fare la gattamorta e rifiutava di farlo per prendere in giro una persona.

Scusa Elle, ma mi inventerò qualcos'altro...” pensò tra sé e sé, mentre si sedeva al suo posto.

Continuò a tenere d'occhio Light che, a sua volta, continuava a leggere in silenzio.

Sembrava semplicemente un ragazzo annoiato, non un killer da attacco cardiaco.

Come se si sentisse osservato, Light si guardò attorno lentamente e Alyssa abbassò gli occhi imbarazzata, pregando che lui non l'avesse vista. Avrebbe però potuto pensare che lei lo stesse osservando, perchè era carino.

Come sarebbe potuto arrivare alla conclusione che lavorava per Elle?

Alyssa notò che Light la guardò a lungo, fino a quando il professore non entrò in aula. Appena la lezione ebbe inizio, la ragazza finse di mostrarsi interessata e prese appunti, come se fosse una normalissima studentessa universitaria. Ma con la mente era fissa su Light e Kira, non riusciva a credere che un ragazzo così perfetto, potesse nascondere un potere simile.

Elle non prendeva mai un granchio e quando sospettava di qualcuno, quello era davvero colpevole. Ma in quel caso, la ragazza non riusciva proprio a dare credito alla teoria del detective.

Più guardava Light Yagami, più lo vedeva lontano da Kira.

Il professore scrisse una formula alla lavagna e ne chiese la risoluzione, Alyssa la trovò banale: presso l'istituto in cui aveva vissuto per anni, quelle cose gliele avevano insegnate fin da piccoli. Ma in aula nessuno sembrava saper conoscere la risposta.

Lei alzò la mano e contemporaneamente lo fece Light, il professore scelse lei e rimase stupito quando la giovane diede la risoluzione corretta del quesito. Si sentì osservata dagli altri studenti, che la fissavano increduli.

In fondo, era pur sempre la nuova arrivata.

Anche Light la guardava attentamente.

Per il resto della lezione, Alyssa evitò il più possibile di mettersi in mostra e, quando la campanella suonò, scattò in piedi pronta a ridare movimento alle gambe. Passò accanto a Light, che stava mettendo in ordine dei libri dentro la sua cartella, e i due si lanciarono una lunga occhiata.

Era riuscita ad attirare la sua attenzione a modo suo.


Alyssa avrebbe voluto chiamare Elle, per chiedergli come stava andando ma farlo sarebbe stato pericoloso. Se Light era Kira e avesse scoperto le sue vere intenzioni, avrebbe potuto morire come quei dodici federali. Restò così seduta ad una tavolo nei giardini dell'università, sfogliando un testo scolastico che trovò troppo semplice per essere universitario.

Tu sei la ragazza nuova?”

Alyssa alzò lo sguardo e vide Light Yagami in piedi di fronte a sé, le sorrideva gentilmente, tenendo la cartella sulla spalla. Restò immobile a guardarlo, pensando al da farsi.

Ehm...credo di sì. Odio essere la nuova.” rispose con un sorriso.

Lui le porse la mano “Sono Light Yagami.” si presentò educatamente.

Alyssa Monroe.” rispose lei, ricambiando la presa. Persino la sua mano era perfetta, la pelle era liscia e fredda, come se fosse fatta di marmo. La ragazza gli fece segno di sedersi di fronte a lei e Light lo fece.

Poteva essere Kira, così gentile ed educato?

L'apparenza inganna.” le parve di sentire la voce di Elle che la rimproverava e rabbrividì.

È chiaro che tu non sei giapponese!” ridacchiò Light. “Da dove vieni?”

Nata e cresciuta in Inghilterra. Ma sono di origine russa.” Alyssa per poco si morse la lingua, quando si accorse di aver dato sbocco alla sua sincerità. Se Light fosse stato Kira, sarebbe potuto risalire al suo vero nome, partendo dalle sue origini? Il problema era, che nemmeno lei le conosceva perfettamente, quindi come poteva farlo lui?

Russa? Non mi meraviglio, le russe sono tra le donne più belle al mondo.” disse Light.

Alyssa lo fissò stupita e si sentì il viso andare in fiamme, non era abituata a quel genere di complimenti. A volte passava così tanto tempo in mezzo agli uomini, che temeva la considerassero una di loro.

Senti chi parla, qui il bel ragazzo sei tu!” rispose, mostrandosi sicura. “E non è per il mio aspetto fisico che sei qui...”

Light si piegò sul tavolo e le sorrise “E perchè sarei qui altrimenti, se non per i tuoi occhioni verdi?”

Sei qui, perchè in matematica sono più brava di te!” rispose lei, si rese conto troppo tardi che stava flirtando con il ragazzo. Ma forse stava facendo bene, Elle in fondo le aveva chiesto di avvicinarlo in quel modo. Light sorrise “Diciamo allora, che mi hanno colpito la tua bellezza e il tuo talento con i numeri.” disse.

Ma ho solo risposto ad una domanda! Non penso di meritare tutto questo interesse...”

Infatti, ho precisato che non mi ha colpito solo il fatto che sei brava in matematica..” precisò lui.

Ne seguì una discussione normale e civile, di due persone che si stavano conoscendo. Alyssa più gli parlava, più si convinceva dell'estraneità del ragazzo dal loro caso.

Era solo incappato in uno dei giochetti di Elle, per colpa della sua innata intelligenza. Niente lasciava intendere, che lui fosse un assassino.

Successivamente i due di salutarono, ma quando Alyssa raggiunse il suo motorino, ebbe una brutta sorpresa: il motore era improvvisamente morto.

Eh no! Non abbandonarmi ora!” esclamò, girando più volte la chiave all'interno della fessura.

Niente, quello rimase immobile proprio come lo aveva trovato.

Il cellulare le squillò, era un sms di Elle in cui le chiedeva di prendere la metropolitana. Non poteva che obbedire, altrimenti le sarebbe toccato aspettare là da sola, come un idiota.

Mentre si dirigeva verso la stazione della metropolitana, scoppiò un violento temporale e la pioggia la bagnò dalla testa ai piedi. Arrivò come un pulcino bagnato alla stazione e si accorse subito che, tra i passeggeri che attendevano sotto la tettoia, c'era Light Yagami.

Non è possibile...” sussurrò, fermandosi sotto la pioggia. Le arrivò un altro sms, sempre da parte di Elle dove c'era scritto:

Scusa, ma dovevo.”

Era tutto calcolato: Elle voleva che passasse più tempo possibile con il sospettato.

Alyssa si morse le labbra per non gridare parolacce al cielo, se Light l'avesse denunciata per stalking, non se ne sarebbe stupita. Si avvicinò noncurante, alla mappa della stazione e Light si accorse subito di lei. Le si avvicinò lentamente e la ragazza si rese conto di avere ben poche idee per la mente.

Alyssa?” disse Light confuso “Che ci fai qui? Pensavo avessi il motorino.”

La ragazza sospirò “Il motorino mi ha appena lasciata.” rispose ridacchiando. Ed era tutta colpa di Elle,per fortuna nella mappa c'era una fermata vicina all'hotel in cui risiedevano.

Sei tutta zuppa, tieni!” Light si tolse la giacca e la posò sulle spalle della ragazza, Alyssa restò stupita da quel gesto. Lo guardò, con indosso una semplice camicia, e arrossì.

Non devi, tu...”

Non preoccuparti, ho la pellaccia dura!” rispose lui, Alyssa si sistemò imbarazzata la giacca sulle spalle. Quando salirono sulla metropolitana, venne investita dall'aria calda e di chiuso del vagone.

Fortunatamente non era molto pieno e lei e Light trovarono posto visino alle porte scorrevoli.

Nessuno dei due parlò per tutto il tempo e nel vagone c'era solo silenzio.

Fino a quando quattro ragazzi salirono poche fermate prima di quella di Alyssa, parlavano a gran voce e iniziarono ad importunare alcune ragazze che erano sedute da sole.

Chinarono tutti il capo spaventati, solo Light e Alyssa non lo fecero.

Non preoccuparti, non verranno qui.” cercò di tranquillizzarla Light, anche se lei non era affatto intimorita. “Sei con me, perciò quei vigliacchi non ti diranno nulla.”

Improvvisamente, la ragazza si rese conto che quella era la situazione ideale per verificare le reazioni di Light su Kira. Elle lo avrebbe fatto.

Si schiarì la voce e guardò, con odio, i quattro “Vorrei tanto che Kira uccidesse certa gente...” disse.

Light la guardò in silenzio, lei avrebbe tanto voluto sapere cosa stesse pensando in quel momento.

Sei dalla parte di Kira?” le chiese.

Annuì prontamente. “Certo! Sta uccidendo dei criminali, mica delle povere verginelle! Ed è di grande aiuto alla società, non pensi anche tu?” gli chiese. Lo guardò, se fosse stato Kira, avrebbe criticato duramente il suo operato, per non destare sospetti.

Però avrebbe anche potuto osannarlo, puntando sul fatto che lei sembrava essere schierata dalla sua parte.

Sarei un ipocrita a non dire che, gli omicidi di Kira alla fine stiano aiutando molte persone. Ma la giustizia già esiste e non abbiamo bisogno di un criminale che la macchi di sangue.” rispose.

La sua risposta stava nel mezzo e da quello era impossibile capire se fosse Kira o no.

Alyssa restò amareggiata, aveva sperato che quella farsa durasse solo una giornata e invece era ancora senza alcuna prova.

Forse hai ragione.” insistette “Ma spesso la giustizia non basta...”

Irrimediabilmente, anche se non voleva, rivisse delle immagini del passato. Strinse i pugni sopra le ginocchia e deglutì rumorosamente. Light si accorse dell'espressione sul suo viso e le strinse una mano per calmarla. “Scusa, non immaginavo che...”

Cosa?” lo interruppe lei, si era di nuovo lasciata andare ai suoi sentimenti. Non capiva perchè ma sentiva di potersi aprire con quel ragazzo. Lo sentiva così...simile a lei.

Devi...aver subito un trauma in passato per dover parlare così...” disse lui.

Alyssa non rispose subito, distolse lo sguardo dai suoi occhi castani e li posò verso il basso “Ho avuto giustizia, ma non vendetta.” rispose. Non aggiunse altro, si era persino dimenticata che Elle la stava ascoltando, non avrebbe preso molto bene quel suo mezzo sfogo. Ne era certa.

Giunse alla sua fermata e ridiede a Light la sua giacca “Grazie di tutto, ci vediamo domani.” gli disse.

Light annuì “Spero di non averti offesa con le mie parole su Kira...”

Alyssa scosse la testa e si alzò in piedi “Ma no figurati, ognuno la pensa come vuole!”rispose.

Si guardarono a lungo, quando la metrò si fermò, la ragazza si avvicinò alle porte scorrevoli.

Ci vediamo, allora” le disse Light.

La ragazza annuì “Certo.” disse. Ne era obbligata, anche se doveva ammettere di aver avuto obblighi peggiori.


Non ricordava che la vita da studentessa fosse così dura, voleva solo buttarsi sotto le coperte e farsi una bella dormita. Aveva preso un autobus per raggiungere l'albergo e, quando entrò in camera, aveva trovato solo Elle, intento come al solito a lavorare al computer.

Stava analizzando altre morti, avvenute in quella giornata.

Alyssa non si ricordò subito che doveva essere in collera con lui, per averla lasciata a piedi come una stupida.

La prossima volta che devi manomettermi il motorino, avvisami chiaro?” gli disse, togliendosi la giacca.

Elle non la degnò di uno sguardo, restò a fissare lo schermo, divorando caramelle a forma di animali “Mi pareva che ti trovassi più che bene...” gli disse.

Mi hai detto tu di stargli vicino no? Beh, ho finto di stare bene...” replicò lei, sistemandosi i capelli arruffati con una mano.

Non hai mai finto.” rispose lui, sembrò più freddo del solito. Come se un brivido di emozione, gli avesse attraversato la voce in quel momento. Alyssa lo guardò attentamente, pensò che fosse infastidito da qualcosa che lei aveva fatto. Ma cosa? Lei aveva fatto tutto quello che le era stato chiesto di fare.

Cosa ho fatto, Ryuzaki?” gli chiese. Il ragazzo non rispose, le lanciò una lunga occhiata e poi tornò a guardare di fronte a sé.

Lui stava palesemente recitando con te. I commenti sul tuo aspetto fisico, il suo improvviso interessamento a te....e tu te la sei bevuta in pieno, solo perchè non sospetti minimamente di lui...” disse poco dopo.

È vero, non sospetto di lui attualmente!” ammise la ragazza “Non abbiamo prove per poterlo accusare di nulla, perciò trovo questa tua ramanzina un po' esagerata!”

Elle si alzò in piedi di scatto, la colse di sorpresa, perchè un gesto così veloce e violento non era da lui. I suoi occhi neri si posarono su di lei e Alyssa non riuscì a sostenerli. “Ti sei aperta con lui, nonostante lo conoscevi a malapena. Gli hai parlato delle tue origini e di William....perciò, scusami se mi spaventa pensare che potresti essere morta, se ti fossi aperta di più con Light e se lui fosse veramente Kira...” rispose con tono duro.

La ragazza non trovò le parole per replicare, Elle sembrava davvero arrabbiato con lei, come poche volte lo era stato. Lo vide sedersi di nuovo sulla poltrona e tornare a fare quello che stava facendo “Ora lasciamo solo, ho del lavoro da fare.” disse, riacquistando il suo tono di voce freddo e privo di qualsiasi emozione.

La ragazza si sentì mortificata e non sapeva dove guardare, pensava di essere stata utile ad Elle, quel giorno, e invece si era rivelata solo un peso.

Come sempre.

E non poteva replicare in alcun modo, perchè si sentiva una totale stupida.

Così, si voltò lentamente e uscì dalla camera, nel silenzio più totale.


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Capitolo 5
*** Shadow ***


-Shadow-

Dopo il rimprovero, Elle non le rivolse quasi più la parola.

Alyssa fu costretta a frequentare ancora Light, come se fosse una normale studentessa.

Dovette anche prepararsi per un test universitario e so in quell'occasione Elle le parlò, chiedendole di non prepararsi tanto: doveva restare abbastanza anonima, ma non troppo.

Ormai aveva dato un idea ben precisa a Light e doveva mantenere quella linea, a cui aveva dato inizio durante la lezione di matematica.

Anche quelle uniche parole che gli rivolse, erano di rimprovero.

Per il resto, Elle passava sempre tempo con gli agenti della polizia giapponese, ad analizzare le varie morti, avvenute per mano di Kira. La ragazza non sopportava più quella situazione, ma doveva subirla in silenzio: aveva capito di aver esagerato ad aprirsi con Light ma, d'altra parte, non capiva tutta questa lotta che Elle aveva instaurato, mentalmente e in lontananza, con quel ragazzo.

Più lei passava il tempo con Light, più si rendeva conto che sembrava solo un normalissimo ragazzo, molto studioso.

Il giorno del test, quando arrivò in aula, si sedette in prima fila. Come le aveva detto di fare il detective, non aveva aperto molto i libri. Si guardò indietro, alla ricerca di Light, e lo vide seduto poche file più indietro. Non doveva stargli né troppo vicino, né troppo lontano: doveva essere la sua ombra, ma lui non doveva rendersene conto. Il ragazzo teneva il capo chino su dei manuali e, sentendosi osservato, alzò la testa verso di lei e la salutò con un cenno della mano.

Alyssa rispose con un sorriso.

Quando il professore entrò in classe, ordinò loro di lasciare solo una penna sul banco e, successivamente, dei suoi assistenti passarono tra le varie file, per consegnare loro dei fogli.

Alyssa diede una veloce occhiata alle domande, erano più che semplici, persino per una come lei che non era un genio come Elle e Light. Quando partì il tempo per poter iniziare a rispondere, si sentì umiliata al pensiero di dover sbagliarne qualcuna di proposito.

Finse di concentrarsi sul foglio.

Ad un certo punto, il professore le passò velocemente accanto, diretto, forse, a rimproverare un alunno più indietro.

Per favore, si metta seduto come si deve.” disse con voce dura.

Alyssa non diede importanza a quella frase, fino a quando, non pensò che solo una persona era capace di sedersi in una maniera talmente scomposta, da attirare l'attenzione. Alzò lo sguardo lentamente e, con occhi sgranati, si voltò verso il professore. Anche Light era girato, a guardare lo strano ragazzo che sedeva con le gambe alle ginocchia e i piedi nudi sopra il sedile.

Elle.

La ragazza lo guardò incredula, ecco perchè non lo aveva affatto incrociato quella mattina: era troppo impegnato a prepararsi per andare con loro a fare quel test. Ma perchè? Per tenere d'occhio Light oppure, non era da escludere, per tenere d'occhio anche lei insieme a Light?

Elle non la guardò nemmeno, i suoi occhi neri erano fissi su Light mentre Alyssa stringeva i pugni per la rabbia. Non sopportava quando lui la teneva all'oscuro di qualcosa, come aveva fatto quella volta. Era pure vero che, se Elle le avesse parlato del suo piano, lei avrebbe di certo cercato di impedirglielo. Non si era mai messo in gioco così tanto, mostrando la sua faccia ad una persona di cui sospettava, perchè sapeva quanto fosse pericoloso.

Ma non quella volta, per Kira era davvero disposto a rischiare tutto e lei non lo tollerava.

E, in aggiunta, non sopportava che lui non le avesse parlato di quel piano.

Tutti i suoi pensieri svanirono, mentre fissava sia Light che Elle: era come se avessero percepito le rispettive mentalità e che in quel preciso momento di stessero sfidando.

Anche in lontananza, si riusciva a vedere la sottile linea che li univa: la vera sfida era appena iniziata.


Alyssa aveva mandato un messaggio ad Elle, chiedendogli di raggiungerla subito davanti al bagno delle donne. Lei si assicurò che fosse vuoto: quando lo vide passare davanti alla porta, con aria stralunata e disattenta, allungò un braccio e lo tirò dentro. Lo condusse in uno dei bagni liberi, senza lasciargli il tempo di replicare in alcun modo, e si chiuse la porta alle spalle.

Era questo il posto in cui nessuno ci avrebbe potuto sentire? Il bagno delle donne? Molto ingegnoso davvero.” Elle si guardò attorno, anche se non sembrava, era parecchio attaccato al proprio igiene e quel bagno, dall'aspetto poco pulito, non lo metteva a suo agio.

La ragazza scosse la testa incredula. “Ryuga Hideki? No, dimmi...fai sul serio?” gli chiese,sussurrando.

Senti, questo non è il momento adatto per parlare. Possiamo farlo in un posto sicuro, in cui non possono smascherarci?”

Penseranno che stiamo facendo altro, non preoccuparti.” lo zittì la ragazza.

Elle distolse lo sguardo. “Il tuo fidanzato potrebbe scoprirci e farci fuori, non ci hai pensato?”

Ok, adesso mi hai rotto con questa storia. Lui è ancora in classe e non verrà di certo nel bagno delle donne per soddisfare i suoi bisogni.”

E chi te lo dice? A me sembra abbastanza effeminato a dir la verità...”

Ma come sei diventato spiritoso, tesoro. Smettila e spiegami il motivo di questo piano suicida...”

Se tu fossi stata più attenta, forse non sarei qui ora.”

Alyssa strinse i pugni, trattenendosi dall'alzare la voce e urlargli addosso. “Tu non vedevi l'idea di scendere in campo, Ryuga. Non aspettavi altro, era dal principio che lo volevi sfidare!”

Senti, non ne possiamo parlare qui!”

E quando ne parliamo? Io devo sempre stare dietro ad una certa persona, ricordi? E non credere che non sappia perchè hai scelto quel nome omonimo...” disse. Sapeva che lo aveva fatto, affinché, se Light fosse stato Kira e avesse provato ad ucciderlo, non sarebbe morto lui ma il famoso cantante giapponese di cui tutti conoscevano il volto e il nome. Elle non lo aveva fatto per mancanza di sensibilità, ma perchè sapeva che Kira non era così stupido da provare ad ucciderlo, rischiando di ammazzare un personaggio così noto.

Era solo un altro segno di sfida.

Elle restò impassibile. “Posso andare ora, o vuoi mettere i manifesti, per far capire a tutti che ci conosciamo?” chiese freddamente.

Alyssa non poteva trattenerlo ancora, aveva ragione e quella chiacchierata poteva farli venire entrambi allo scoperto. “Un ultima cosa..” disse, alzando il dito per promettergli che era davvero un ultima cosa. “Perchè non Justin Bieber? Almeno, avresti permesso a tu sai chi di compiere una buona azione!”

Elle abbozzò un sorriso, ma non disse nulla al riguardo. Si assicurò che fuori non ci fosse nessuno e si preparò ad uscire. “Piacere di averti conosciuto, tipa del bagno.” disse ironico.

Alyssa lo guardò uscire, con aria amareggiata. Sperò che lui avesse capito, quanto tutta quella storia la stava spaventando.


Alyssa ottenne un risultato pietoso al test, almeno per le sue capacità, ma non le importava più di tanto. Light e Ryuga, come era costretta a chiamarlo nella sua mente, avevano ottenuto invece un bel pari merito. La cosa non la sorprese, quei due erano più simili di quanto lasciassero intendere: entrambi intelligenti, anche se le loro mentalità viaggiavano su binari opposti, entrambi desiderosi di eccellere in tutto, cosa che non risultava loro difficile e sopratutto, entrambi odiavano perdere.

E la prova stava nel fatto che Elle aveva deciso di proposito di risultare primo in classifica insieme a lui, Kira era parecchio infantile e, pur di mostrarsi superiore, non aveva pensato e aveva ucciso Taylor credendo che fosse Elle, più per capriccio che per ingegno.

E se Light era davvero Kira, non sarebbe stato molto contento di tenere il discorso di apertura della cerimonia, insieme ad un altro genio.

Alyssa si presentò parecchio in anticipo alla cerimonia, pur di sedersi alle prime file e ascoltare il discorso che i due avrebbero intrattenuto insieme. Immaginarseli vicini la fece sorridere, erano all'apparenza così diversi, che le sarebbe sembrato davvero strano vederli fianco a fianco, a leggere un discorso. La ragazza si guardò attorno, Light ed Elle arrivarono poco dopo di lei e andarono a sedersi in prima fila, proprio davanti al palco in cui si sarebbe tenuto il discorso di apertura.

Elle l'aveva subito notata, ma fece finta di nulla, come se non la conoscesse. Light invece, appena la vide in lontananza, la salutò con un cenno della mano, a cui lei rispose con un sorriso. Si sforzava di non guardare Elle, ma le risultava difficile.

Nel giro di pochi minuti, l'aula magna si riempì di studenti, che iniziarono a parlottare tra loro. Alyssa sentì alcune ragazze dietro di lei, che speravano che quel Ryuga Hideki che aveva quasi scalzato Light Yagami, fosse davvero il noto cantante giapponese. Le loro aspettative vennero deluse, quando il direttore dell'università, diede inizio alla cerimonia, chiamando sul palco i due migliori studenti dell'istituto.

I commentini su Elle non si risparmiarono, Alyssa dovette stringere i pugni per non alzarsi in piedi e urlare contro due idioti che aveva alle sue spalle e che commentavano l'abbigliamento e l'aspetto di Elle. Doveva far finta di non conoscerlo, perciò dovette restare, suo malgrado, in silenzio. Una ragazza affianco a lei affermò di trovarlo parecchio carino, rispetto a Light e la sua amica la rimproverò. Alyssa non vedeva l'ora di dirlo ad Elle, s'immaginò la sua faccia quando gli avrebbe detto che aveva fatto colpo su una ragazza, e rise sotto i baffi.

Il discorso venne diviso in due parti, la prima parte fu letta da Light, vestito perfettamente, quasi da figlio di papà, che parlò con maestria e precisione. Della seconda parte invece si occupò Elle, vestito con abiti semplici e, sempre all'apparenza, quasi trasandato: teneva in alto il foglio, reggendolo per gli angoli superiori, e leggeva lentamente e con aria annoiata.

Lo faceva solo perchè, stare di fronte a tutta quella gente, lo metteva in imbarazzo.

Ma solo lei lo sapeva.

Durante il resto della cerimonia, dopo che Light ed Elle tornarono a sedersi, Alyssa li seguì con lo sguardo. Li tenne d'occhio senza farsi vedere, i due si rivolsero poche volte la parola e, solo un gesto di Elle riuscì a sorprenderla: lo vide voltarsi verso di Light e dirgli qualcosa a fior di labbra.

Sussultò, pensò di sbagliarsi, ma le parve che Elle gli avesse rivelato la verità: cioè, di essere la L che tanto perseguitava Kira. Se ne fregò di essere vista e posò lo sguardo su Light, dalla sua reazione non sembrava né spaventato, né sorpreso: forse non credeva alle parole di Elle.

In effetti, in apparenza, Elle non sembrava così intelligente.

E rivelargli la sua vera identità, non era nemmeno molto intelligente., almeno per qualcuno che non conosceva bene la mente di Elle. C'era per forza qualcosa sotto.

Ignorando la vocina nella sua mente, che le diceva di obbedire ad Elle, la ragazza provò a raggiungerli, appena terminata la cerimonia. I due erano scomparsi dai loro posti, dovevano essere usciti, immergendosi nel mucchio di persone che stavano abbandonando l'aula.

Alyssa non chiamò Elle al telefono, se lo avesse fatto, avrebbe davvero destato sospetti in Light. Perciò, decise di uscire anche lei all'esterno e trovò i due, vicino all'entrata, intenti a parlarsi.

Che si stessero sfidando? Non era semplice capirlo dai loro occhi, entrambi sembravano nascondere qualcosa all'altro, come in un gioco di astuzia.

Alyssa camminò a larghi passi, per arrivare a loro il prima possibile.

Se quello che mi hai detto è vero, hai tutta la mia stima...” stava dicendo Light e alla ragazza, per poco si gelò il sangue. Allora Elle gli aveva davvero rivelato la sua identità, non aveva interpretato male il suo labiale.

Bellissimo discorso di apertura, Light.” esordì lei, rompendo la strana atmosfera che vigeva tra i due. “ È stato davvero impressionante, non c'è che dire!”

Fece finta di non conoscere Elle, ma dubitava che lui avesse apprezzato il modo in cui lei si era avvicinata a loro. Ma la ragazza non poteva fare altrimenti, era troppo preoccupata per l'incolumità di Elle, ora che si era esposto così tanto.

Oh, grazie Alyssa. Ma è stato anche merito di Ryuga, anche lui è stato molto bravo.” disse Light, indicando il ragazzo di fronte a sé. Aveva un sorriso enigmatico sul viso, Alyssa pensò che, in fondo, la concorrenza con quello strano ragazzo, lo infastidiva. Ma non lo avrebbe mai dato veramente a vedere. Ecco perchè Elle era entrato in gioco, solo lui sarebbe riuscito a “smascherarlo” se lui fosse stato Kira.

Lui e Alyssa si guardarono, fare finta di non conoscerlo, dopo ben sedici anni, era difficile per lei. Ma non per lui, era sempre così freddo che sarebbe stato impossibile capire che la conosceva da anni ormai. “Ryuga, lei è Alyssa. Alyssa, Ryuga.” li presentò Light.

Piacere.” disse Elle, i due si strinsero la mano ma Alyssa gli rivolse solo un sorriso. Non riusciva a trattenere la rabbia nel vederlo là fuori, come se non fosse abbastanza pericoloso. “È la tua fidanzata?” chiese poi a Light.

Alyssa, senza farsi vedere, gli strinse la mano in una presa letale. La lasciò, quando Elle iniziò a dare segni di dolore.

No, è solo una compagna d'università.” rispose Light.

Già, Ryuga.” concluse Alyssa, lanciandogli un'occhiata complice.

Elle non disse nulla, in quell'istante una limousine nera lucida parcheggiò di fronte all'ingresso. Il detective si avvicinò al veicolo, appena un uomo gli aprì la portiera.

Light e Alyssa fissarono increduli il veicolo, il primo sembrava sorpreso che un tipo come Ryuga, avesse una limousine. La seconda invece, non si aspettava che il ragazzo avrebbe “approfittato” di tali lussi per avvicinare un sospettato, era un altra tecnica forse per sfidare Light?

Stava di fatto, che lei era stata costretta ad andare in motorino, pur di recitare la parte della studentessa. Ma Elle non si era presentato come uno studente, ormai era chiaro.

Ci si vede, ragazzi.” li salutò Elle prima di salire in auto.

I due risposero al saluto, poi la limousine partì lentamente, tra la sorpresa generale degli altri studenti che la seguirono con lo sguardo. Alyssa tirò un sospirò di sollievo, quando vide il veicolo scomparire dietro l'angolo: preferiva sapere che Elle stava nella loro camera d'albergo, piuttosto che fuori.

Che..che tipo strano!” esclamò, per rompere il silenzio. Si voltò verso Light per studiare la sua reazione, il ragazzo sembrava tranquillo mentre fissava il punto in cui la limousine aveva appena svoltato.

Hai ragione...” rispose, tornò poi di nuovo il silenzio. Alyssa pensò ad un modo per restare il più possibile accanto a Light, sempre per cercare di fare un favore ad Elle.

Andiamo a mangiare qualcosa, ti va?” disse entusiasta.


Mi sa che a Ryuga piaci?”

Alyssa distolse lo sguardo del televisore che, dietro le spalle di Light, mostrava immagini del notiziario locale e lo posò sul ragazzo. “Come scusa?” gli chiese, mandando giù un boccone.

Avevano deciso di mangiare in un piccolo ristorante semi vuoto, poco lontano dall'università.

Forse aveva fatto bene ad invitarlo a mangiare proprio a quell'ora, i notiziari trasmettevano sempre notizie riguardanti le morti per mano di Kira. Se fosse morto qualcuno in quel momento, si sarebbe potuto provare l'estraneità dai fatti di Light. Forse, perchè Elle non avrebbe desistito facilmente dal tenere sotto controllo il ragazzo.

Ryuga...secondo me gli piacevi fisicamente.” disse.

Alyssa per poco si strozzò, mandò giù un altro boccone e bevve un sorso di cola. “Davvero? Da cosa lo hai intuito?” chiese divertita.

Elle non era interessato a lei fisicamente, era così freddo che, in certi atteggiamenti, era difficile da immaginare. Sopratutto con lei, si conoscevano da così tanto tempo che non si erano mai guardati in quel modo.

Non lo so, lo conosco da pochissimo devo dire, però....ti ha guardata, come non ha guardato la altre persone che lo circondavano...” le spiegò Light.

Alyssa lo fissò in silenzio, provò una strana sensazione di calore che le bruciò stranamente il petto. Non sapeva spiegarla, ma non era propriamente una cosa piacevole ma che, allo stesso tempo, la faceva bene.

Ti sarai sbagliato, a me sembrava un po' rimbambito.” rispose.

Alzò lo sguardo sul televisore, stavano mandando in onda notizie riguardo le vittime di Kira, ma quelle del giorno precedente: un numero relativamente alto, se si contavano anche le vittime degli altri paesi. Light si accorse della concentrazione della ragazza su un punto dietro di lui, si voltò e guardò il televisore. “Parlano sempre di Kira, eh?” le disse.

Alyssa abbassò lo sguardo su di lui, doveva continuare a seguire la linea “fan di Kira”. Almeno avrebbe potuto verificare se Light fosse effettivamente quello psicopatico assassino, se lo spremeva un po' con quella storia.

Fanno bene, Kira merita attenzione per tutto quello che fa.” disse.

Light non disse nulla, restò in silenzio ad osservarla, mentre lei teneva gli occhi puntati sullo schermo. Un altra cosa che lui ed Elle sembravano avere in comune, era il modo in cui guardavano le persone: come se cercassero di penetrare nella loro mente, per captare i loro pensieri. E infatti, il modo in cui lui la guardava la innervosiva, però cercò di non darlo a vedere.

Posso farti una domanda? Tu mi sembri una ragazza più che giudiziosa...e mi sembra strano che tu sia dalla parte di una persona che compie simili atti.” disse chinandosi in avanti per avvicinarsi di più a lei. Alyssa posò lo sguardo su di lui, attendendo che continuasse. “Che genere di trauma devi aver vissuto in passato?”

Non mi va di parlarne.” replicò lei prontamente, ricordava quanto avesse dato fastidio ad Elle, sentirla aprirsi in quel modo con Light e non voleva ricadere nello stesso errore. Preferì perciò tacere e non dire nulla. Un rumore esterno colse la loro attenzione, vide un vagabondo, ubriaco e barcollante, che attraversava la strada, gridando parolacce a squarciagola. Light sospirò quando lo vide. “Tokyo è piena di gente matta...” disse amareggiato.

Alyssa non rispose, continuò a guardare l'uomo e si accorse che aveva un aspetto davvero familiare, come se lo avesse visto, in qualche foto segnaletica. Restò a bocca aperta, quando una macchina lo falciò in pieno. Il suo corpo venne spinto lontano, come se non fosse fatto di carne e sangue ma di plastica. Anche Light era rimasto incredulo, mentre delle persone si radunavano attorno al luogo dell'incidente. “Oh dio...”

Alyssa si fiondò fuori dal locale e Light la seguì, dicendole che forse non doveva vedere uno spettacolo del genere. Non sapeva che lei ci era abituata., a vedere cadaveri e morte.

Si fece largo tra la folla, fino a raggiungere l'uomo. Qualcuno era già chinato su di lui per soccorrerlo, ma non c'era nulla da fare: stava riverso in una posizione contorta, in un enorme pozza di sangue. Aveva la testa rivolta da un lato e gli occhi semi dischiusi.

Fu allora che lei lo riconobbe.

Light le si avvicinò per tirarla via. “Alyssa, vieni. Non dovresti vedere certe cose.” le disse con fare protettivo.

È stato Kira.” sussurrò lei, il ragazzo la guardò confuso.

È stato un incidente.” replicò. Ma lei era certa che fosse stato Kira, perchè quell'uomo era un pregiudicato.


Che coincidenza, eh? Tu sei a pranzo con lui e una vittima di Kira muore sotto i vostri occhi...”

stava dicendo Elle, seduto come al suo solito, di fronte a mucchi di fogli su cui doveva lavorare.

Era tarda notte e solitamente Alyssa stava già dormendo a quell'ora, a differenza del suo capo, ma quella sera non ci riuscì. Se ne stava seduta sulla poltrona a studiare i dati di quell'uomo, morto da poche ore. Non sapeva perchè, ma gli era rimasto impresso, quell'orribile volto.

In passato, era stato accusato di stupro e rapina, ma non era mai stato condannato.

La vita però lo aveva punito, visto che poco dopo le accuse, aveva perso tutto: casa, lavoro e moglie.

Forse le era rimasto impresso per quel motivo, perchè, anche se la giustizia non aveva fatto il suo corso, era stato qualcuno lassù a fargliela pagare. Prima di Kira.

Io so che tu non credi alle coincidenze, Ryuzaki.” disse Alyssa stancamente. “Perciò, finiscila con le battute e dillo chiaramente che pensi l'abbia ucciso Light.”

Elle si voltò verso di lei, roteando sulla sedia girevole. “Ok, penso che sia stato Light ad ucciderlo, per dimostrarti che lui non è Kira.”

Ma se non ha fatto nulla! Stava solo mangiando...e poi può essersi trattato di un semplice incidente stavolta!” esclamò Alyssa, sbuffò poi quando diede un senso alle ultime parole di Elle. “Inoltre, perchè avrebbe dovuto mostrarmi di non essere Kira? Per lui sono solo la compagna russa d'università!”

Quel ragazzo non è tonto, tutta la sua galanteria verso di te è dovuta al fatto che ha capito che c'entri qualcosa con me, o con la polizia.” le spiegò Elle.

Sono stanca di sentirti parlare come se non mi si può filare nessun ragazzo...”

Non ho detto questo, travisi sempre tutto...”

Alyssa balzò in piedi. “Beh, se Light ha capito qualcosa, è perchè tu gli hai rivelato la tua vera identità!” esclamò, voleva dare la colpa a lui, più che altro per fargli capire che, la cosa che lui fosse uscito allo scoperto, non le andava proprio giù.

Perchè adesso è colpa mia, scusa?” chiese lui freddamente.

Hai messo in gioco la tua faccia, usando uno pseudonimo che anche un idiota capirebbe che è finto...e per cosa? Per scoprire che Light non è poi Kira?” continuò lei.

In verità, lo faccio perchè penso che lui sia Kira, a differenza di qualcuno di mia conoscenza.”

Non fare l'idiota, non ti riesce.” lo rimproverò lei, calò un profondo silenzio in cui i due si guardarono senza proferire parola.

Ma ti stai preoccupando per me o sono il tuo capo espiatorio per coprire la tua incapacità nell'essere obiettiva?” chiese il ragazzo.

Alyssa lo fissò scuotendo la testa, mai gli aveva fatto così rabbia, come in quegli ultimi giorni. “Rettifico: sei davvero un idiota se non lo capisci!” rispose, non aggiunse altro e si allontanò verso la sua camera, mentre Elle la seguiva con lo sguardo, in totale silenzio.

Solo quando lei sbatté la porta, ebbe la conferma che era solo preoccupata per lui.


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Capitolo 6
*** Fight ***


    -Fight-

Il telefono squillava di continuo.

Alyssa, però, ci aveva fatto l'abitudine: accanto ad Elle, spesso e volentieri, aveva dovuto occuparsi di rispondere al telefono, per intrattenere la “parte civile” in ogni caso. Ogni volta, era stata indetta una linea telefonica apposta, in modo che i civili potessero chiamare e dare informazioni o avere notizie concernenti il caso. Ma mai come con Kira, il telefono aveva squillato così tanto.

Alyssa aveva passato parecchio tempo in quella stanza, sempre accompagnata da uno dei poliziotti giapponesi, e quel giorno era toccato ad Ukita, che aveva le mani tra i capelli per la disperazione. Elle si era rifiutato di dargli incarichi più “eccitanti” da quando aveva deciso di mettersi in gioco e lei non poteva fare altro che obbedire: se fosse entrata in guerra con Elle, ne sarebbe di certo uscita sconfitta. E poi, non ne aveva alcuna voglia.

Ma voi poliziotti, non dovreste essere abituati a situazioni simili?” gli chiese Alyssa, Ukita sedeva di fronte a lei, ad una scrivania grande quanto quella che aveva la ragazza. Il settore della linea telefonica, era una stanzetta in cui ci si girava a malapena.

Sì, ma non così! Insomma, sembrano tutti matti! Avrò sentito centinaia di persone, sostenere di essere Kira....non era mai successa una cosa simile!” rispose lui.

E non aveva tutti i torti, mai come in quel caso, la gente aveva perso la testa. Kira era un criminale talmente diverso da tutti i precedenti, che la gente non riusciva nemmeno a dargli un vero volto.

E arrivavano a pensare che fossero loro stessi, per quanto fossero dalla loro parte.

Certe chiamate poi, non arrivavano solo dal Giappone, ma praticamente da tutto il mondo. Alyssa conosceva sette lingue, forse per quello Elle le aveva affidato un compito simile: solo in quel campo, forse, lei poteva batterlo.

Il telefono squillò di nuovo, Alyssa e Ukita si guardarono afflitti. “Rispondo io.” disse lei, alzò la cornetta. “Pronto, questa è la linea della squadra di ricerca del killer dei criminali, chi parla?”

Al telefono, non pronunciavano mai il nome di Kira: era un nome fittizio, datogli dai fans, perciò così facendo avrebbero evitato di “umanizzarlo”.

P-pronto? Chiamo perchè credo di essere Kira...” disse una voce maschile dall'altra parte del telefono. Alyssa lanciò un occhiata ad Ukita, come per dirgli “Ci risiamo”, si portò la cornetta sulla spalla e su un foglio, gli scrisse di andare pure a prendersi un caffè. Sembrava potesse scoppiare da un momento all'altro.

E perchè lo crede, signore?” rispose poi la ragazza, ormai era anche arrivata a dire le stesse frasi. Avevano ricevuto parecchie telefonate, di gente che sosteneva di essere Kira: una volta, chiamò persino una bambina di dodici anni.

Ecco, stamane ho visto uno stupratore in televisione e ho desiderato così tanto vederlo morire. E poche ore dopo, è morto di attacco cardiaco!” replicò l'uomo, sembrava sulla quarantina.

Alyssa sospirò. “Kira uccide consapevolmente le sue vittime. Non si preoccupi, non è lei. Buona giornata!” rispose e, prima che quello potesse aggiungere dell'altro, riagganciò il telefono.

Si stiracchiò, era stanca morta e voleva solo placare quel terribile mal di testa che l'attanagliava. Ma il telefono non le lasciò tregua e riprese a suonare. Ukita non era ancora tornato.

Pronto? Sono spiacente, ma non so parlare giapponese!” disse in francese, una voce femminile dall'altra parte del telefono.

Non si preoccupi, conosco il francese. Mi dica pure.” rispose Alyssa, Ukita tornò, giusto in tempo per sentire il francese della ragazza. L'aveva sentita parlare fluidamente diverse lingue e ogni volta ne restava sorpreso. Rimase in piedi di fronte a lei e la guardò attentamente. Intanto, Alyssa pregò che quella donna non se ne uscisse con la storia di essere Kira.

Avrebbe potuto perdere il controllo di sé.

Volevo dirvi una cosa che riguarda Kira...”

Certo, mi dica tutto.” rispose lei, prendendo una matita e rigirandosela tra le dita.

Dovete lasciarlo stare.” disse quella voce, più dura di prima. La ragazza perse il suo sorriso di circostanza e fissò il vuoto, credette di aver capito male.

Come scusi?” chiese.

Mi chiamo Marie Laroche, sono una suora di un convento parigino. Ieri una delle persone che frequenta la nostra chiesa, è stata uccisa da Kira!”

E...questa notizia la rende felice?”

Quell'uomo era un mostro! Aveva rovinato la vita a parecchie ragazzine con le sue perversioni, una di loro si è persino tolta la vita l'anno scorso!” esclamò la donna. “Quando ieri, durante la messa, si è accasciato a terra privo di vita, ho pregato e ringraziato Dio per aver dato giustizia a quelle povere ragazze. L'ho fatto, nonostante fosse contro i miei principi di suora.”

Alyssa strinse i pugni, lei era sempre stata atea, fin dalla nascita e perciò certi principi non li riusciva a comprendere in pieno. Ma era certa, che se esisteva un Dio, quello non era un assassino e non tutelava chi uccideva.

Avete provato a denunciarlo?” chiese, si sentì stupida nell'aver posto quella domanda.

Crede che non l'abbiamo fatto, signorina? Quello era uno degli uomini più ricchi della città, è riuscito sempre a scamparla. Ma ora Kira, ci ha dato giustizia...e se voi continuerete a mettergli i bastoni tra le ruote, verrete puniti dalla sua rabbia.”

Alyssa non sopportava più quelle parole piene di fanatismo, sembrava che tutti i principi che reggevano il mondo si stessero ribaltando. Ma lei non riusciva a dir nulla, perchè anche lei, spesso, si era ritrovata a pensare che Kira fosse davvero una specie di giustiziere divino.

Kira non è Dio, sorella. Mi dispiace che abbia visto così tante persone soffrire...ma non bisogna mai, affidarsi e ringraziare un assassino simile.” disse, a denti stretti.

Ukita non si era lasciato sfuggire il repentino cambio di espressioni che avevano caratterizzato il viso di Alyssa. Prima aveva un sorriso di circostanza sulle labbra, che poi si era spento per lasciare spazio alla confusione. Poi erano arrivati il dolore e la rabbia. Anche se non aveva capito nulla di ciò che lei aveva detto, certe cose era riuscito a comprenderle.

Alyssa sembrava più arrabbiata con sé stessa, che con quella donna.

Ci fu un attimo di silenzio, poi Marie sospirò. “Se lei avesse idea del dolore che certe persone hanno provato, mi capirebbe.” disse.

Alyssa si sentì colpita in pieno con quella frase. “Mi creda, conosco certi dolori.” disse e chiuse il telefono. Le sembrò di non avere più fiato nei polmoni, fissò il vuoto stringendo così forte la matita che avevo in mano, fino a farsi male. Ukita la guardava con aria interrogativa.

Chi era?” le chiese.

La ragazza non rispose subito, continuò a guardare un punto fisso di fronte a sé, chiedendosi perchè quelle parole le facevano tale effetto. Ukita le scoccò le dita di fronte al viso. “Tutto bene, Alyssa? Chi era al telefono?” domandò, appena lei alzò lo sguardi su di lui.

Alyssa non seppe cosa rispondere “Non...non era nessuno.” disse.

Anche se le parole di quella donna, continuavano a ronzare nella sua mente.


Ahia, mi fai male!”

Zitto Matsu, o prendo a cazzotti anche te!”

Elle aveva avuto una bellissima idea, a comprare una baracca dove potessero fare attività fisica. Mai come quel giorno, Alyssa sentiva il bisogno di prendere a pugni il mondo.

Dopo quella telefonata, non si era data pace: si sentiva ribollire di rabbia, ma il motivo non sarebbe riuscito a spiegarlo. Matsuda aveva avuto la buona o cattiva idea, a seconda dei punti di vista dei due, di restare con lei, sperando di distrarsi un po' dal caso Kira. Fu solo peggio per lui.

Nonostante avesse indossato degli enormi guantoni che Alyssa doveva colpire con i pugni, lei riuscì lo stesso a fargli male.

Matsuda se li tolse e posò le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. “Posso sapere...perchè sei così fuori di testa?” le chiese con il fiatone. “Hai le tue cose per caso?”

Alyssa si portò le mani sui fianchi, anche lei prendendo lunghi respiri per la fatica. “Sei piuttosto molliccio, Ryuzaki è la metà di te e sono sicura che resiste di più!” gli disse.

Se la pensi così, perchè scegli sempre me come tuo partner?” Matsuda si rimise in piedi e allargò la labbra in un sorriso malizioso. “È perchè sono troppo carino, vero?”

Alyssa lo guardò severamente, poi lo colpì con un leggero pugno allo stomaco, riuscendo però a fargli lo stesso male. Matsuda si piegò in due dal dolore. “Scelgo te, perchè hai una faccia che ispira violenza!” gli rispose.

Il ragazzo gemette di dolore. “Mi ero dimenticato che sei attratta dagli intellettuali...” disse in un sospiro e Alyssa decise di volerlo colpire di nuovo.

Ok, mi arrendo!” Matsuda alzò le mani, prima che un colpo si avvicinasse al suo viso.

La ragazza si fermò, abbassò lo sguardo e lentamente si sedette a terra. Aveva la testa che le scoppiava, di domande e di dubbi: non le era mai successo prima e la colpa era tutta di Kira.

Le parole cariche di odio della suora continuavano a martellarle la testa.

Matsuda, posso farti una domanda?” gli chiese.

Il ragazzo la guardò, sorpreso dal modo in cui la sua espressione era mutata. Si sedette di fronte a lei e sorrise. “Se vuoi uscire con me, ti dico subito di sì!”

La ragazza lo fulminò con lo sguardo. “Ma tu il distintivo lo hai trovato nel pacchetto delle patatine?!” esclamò infastidita.

Matsuda arrossì imbarazzato. “Ah giusto, mi ero dimenticato che ti piacevano i tipi mingherlini e un po' pallidi...” disse.

Fai un'altra allusione e ti sfondo la faccia!”

Ok, scusa! Domanda pure.” si difese Matsuda.

Alyssa prese dei lunghi respiri, non sapeva se porgli o no quella domanda. Perchè la risposta che lei avrebbe pensato, la spaventava parecchio.

Se tu avessi i poteri di Kira, come li useresti?” gli chiese.

Matsuda distolse lo sguardo imbarazzato, si portò le ginocchia al petto e sospirò. “Ecco, io...non saprei...” disse.

Non è vero.” lo interruppe lei, il poliziotto la guardò allibito e lei abbassò gli occhi. Stava per dire parole, che avrebbero potuto urtare Elle se le avesse sentite. Lui non era lì in quel momento, ma Alyssa non poté fare a meno di sentirsi come una traditrice, nei confronti del detective e della sua causa.

Se avessi i poteri di Kira, anche io farei quello che sta facendo lui....escludendo gli agenti federali ovviamente. A volte penso...che Kira in fondo abbia salvato molte persone, che in futuro avrebbero potuto soffrire, no? La giustizia spesso non fa il suo corso e quando lo fa, non sempre garantisce la serenità alle vittime. Spesso l'unica cosa più giusta, è la vendetta.” disse, abbassò gli occhi, sentendosi una perfetta traditrice. “Non riesco...ad odiarlo e a volergli dare la caccia come dovrei...”

Matsuda la guardava in silenzio, capì subito che era combattuta, tra la sua fedeltà ad Elle e i suoi pensieri. Non lo avrebbe mai intuito, se non le avesse rivolto quelle parole: spesso era così vicina ad Elle, che diventava difficile tradurre l'espressione sul suo viso.

Ma, come hai detto tu, Kira ha ucciso anche quegli agenti, Alyssa.” le ricordò.

Sì, lo so. Ed è per questo che continuo lo stesso a dargli la caccia: è un bastardo fuori di testa.” rispose la ragazza. “Ma non posso negare, che stia facendo anche del bene, in parte.”

Ah, eccovi qui!” disse una voce alle loro spalle.

Alyssa si girò di scatto, quando vide il detective, entrare con la sua solita postura imperfetta, balzò in piedi e lo guardò con occhi sbarrati. Se avesse sentito qualcosa, non se ne sarebbe stupita: per come era fatto, avrebbe potuto studiare le sue parole per capire cosa voleva dire e poi fare irruzione nella stanza, per interromperla. In effetti, lui sembrava irritato, perchè nemmeno la guardava.

Ecco perchè Watari mi ha fatto comprare questo capannone, lo ha fatto per accontentare te. Come sempre.” disse guardandosi attorno.

Ryuzaki, che ci fai qui? Non dovevi essere con Light?” gli chiese Matsuda.

Il ragazzo si avvicinò a loro. “Sì, tra un po' lo devo incontrare all'università. Ma prima, devo parlare in privato con Alyssa, se non ti crea disturbo.”

Matsuda e Alyssa si guardarono, la ragazza deglutì, aspettandosi parole di rimprovero. Tanto, ultimamente non facevano che discutere sempre.

E sempre per colpa di Kira.

Quando il poliziotto se ne andò, i due si guardarono a lungo. Alyssa attese che lui parlasse e tenne lo sguardo basso.

Come ben sai, ho rivelato a Light la mia identità. Oggi giocheremo una partitella di tennis.” iniziò a dire lui.

Tennis? Non sapevo foste entrati così in sintonia!” ridacchiò Alyssa, Elle era stato un campione juniores in Inghilterra, persino nello sport riusciva ad eccellere al massimo.

Veramente non lo trovo molto simpatico Light. Lo faccio solo perchè so che Kira non vuole perdere, vediamo che succede se lo sconfiggo...”

Ma è logico che lo sconfiggerai, Light forse non sa nemmeno giocare a tennis!”

Elle alzò l'indice della mano destra, come per zittirla. Cosa che le fece prontamente. “Sbagliato, ha vinto un campionato scolastico alle medie.”

Alyssa si strinse le braccia al petto. “Non è al tuo livello comunque, non lo sai?”

Sì che lo so, ma non m'interessa.” rispose lui. “Volevo anche dirti di non venire, non voglio che tu rischi troppo facendoti vedere con me. Light potrebbe farti fuori subito, basta che scopra il tuo vero nome.”

Tu invece hai il diritto di metterti in gioco come ti pare?” esclamò la ragazza turbata, ancora non era riuscita ad accettare che Elle avesse deciso di uscire così facilmente allo scoperto, senza seriamente pensare ai rischi che avrebbe potuto correre.

Non sono affari tuoi.” rispose lui freddamente, le diede le spalle e cercò di lasciare la stanza. Alyssa lo seguì con lo sguardo, mostrandosi confusa: si aspettava qualche rimprovero e invece, Elle si era limitato a dirle quelle quattro parole, con la sua solita freddezza.

Non devi dirmi nient'altro?” gli chiese.

Elle si voltò verso di lei, ma non la guardò. “Riguardo a cosa, scusami?”

Non fare il finto tonto, hai sentito tutto quello che ho detto a Matsuda.” Alyssa fece dei passi verso di lui. “E non vuoi dirmi nulla?”

Lo hai fatto per attirare la mia attenzione allora?” le chiese lui, Alyssa ebbe così la conferma che Elle aveva davvero “origliato”, anche se quel verbo non faceva di certo per lui, la loro conversazione.

Allora hai sentito tutto!” disse puntandogli il dito contro. “E non mi dici nulla? Guarda, che so che sei arrabbiato.”

Non sono arrabbiato, forse un po' disgustato.” replicò il ragazzo, continuando a sviare il suo sguardo. “Ma sono i tuoi pensieri e io non posso farci nulla...”

Per una volta, mi piacerebbe sapere cosa ti passa per quella testolina bacata!” esclamò Alyssa.

Elle la guardò a lungo, ma come sempre, lasciò che fosse il silenzio a parlare. Cercò di lasciare la stanza e Alyssa si sentì ribollire di rabbia. Strinse i pugni e corse verso di lui, cercò di colpirlo con un calcio sui fianchi ma lui si difese prontamente.

Alyssa si aspettava che lui aveva previsto la sua mossa e un sorriso di sfida le attraversò il volto.

Cercò poi di colpirlo con un pugno e lui glielo strinse in una mano, la guardò con il capo leggermente chinato. Come se fosse davvero disposto a combattere con lei.

Cercò di colpirla con un calcio e Alyssa si piegò per evitarlo. Lo colpì così alle caviglie con il piede, e lui riuscì a schivarlo. Quando la ragazza si rimise in piedi per colpirlo con le mani, lui la spinse a terra.

Si ritrovò così sopra di lei, stringendole i polsi contro il pavimento per impedirle di muoversi. Alyssa non sentiva più nulla, mentre si disperdeva negli occhi neri di lui: l'unico rumore che le parve udire, era quello del suo cuore che le martellava nel petto. Una strana sensazione di calore le pervase il viso.

Quello che ho sentito, mi ha fatto davvero schifo, Alyssa.” disse in un sussurro, la ragazza distolse lo sguardo, provando un profondo senso di vergogna, unito all'imbarazzo di quella situazione. “Ma, per una volta, hai detto quello che volevi dire e non quello che io volessi sentirmi dire. Perciò, non ho nulla da rimproverarti. Voglio solo che tu sappia, che Kira potrebbe uccidere me, te, Matsuda, il sovrintendente...e tutti coloro che credono fermamente nella giustizia. Credi che non sia giusto dargli la caccia?”

Alyssa non rispose, si morse il labbro e tenne lo sguardo fisso sul soffitto. Era così distruttivo per lei, deludere Elle. Ma non poteva farci nulla, aveva mille dubbi per la testa e non poteva tenerli assopiti a lungo. Eppure, lui era comunque riuscito ad arrivarci.

Il ragazzo si alzò in piedi, le porse la mano per aiutarla e lei la prese saldamente. “Io so quanto hai sofferto, Aly. Ma voglio che tu sappia una cosa: non serve Kira a proteggerti.” aggiunse ancora Elle, evitando il suo sguardo come se cercasse di nascondere dell'altro. “Basto solo io a farlo.”

Alyssa non poté credere a quelle parole, la sua mano restò in quella di Elle e lo guardò con aria distratta, per cercare di dare un vero senso a quella frase. Che le fece battere il cuore.”

Il cellulare di Alyssa interruppe quella strana atmosfera che si era creata, la ragazza lo prese dalla tasca e lesse il messaggio che le era appena arrivato. “È di Light” disse al detective “Dice che deve giocare una partitella di tennis contro un certo Ryuga e vorrebbe che andassi a vederla.”

Alzò lo sguardo su Elle che sospirò amareggiato. “Credo che tu debba partecipare per forza, allora.” disse. “Ma, mi raccomando, fai attenzione a chi tifi.”


Alyssa sedette sugli spalti vicino al campo da tennis, in modo che potesse vedere la sfida senza troppe difficoltà. All'inizio era sola, ma pian piano la gente iniziò a riempire le varie file.

Erano sopratutto ragazze, accorse a vedere il più bello dell'università che si scontrava con il suo rivale. Scoprì così che anche Elle, alias Ryuga, aveva le sue fans.

Una di loro, una ragazza con un caschetto nero che aveva detto alla cerimonia di trovarlo carino, sembrava particolarmente attratta da lui.

Devo dirglielo, che ha un fanclub!” pensò tra sé e sé.

Vide i due ragazzi raggiungere il campo, Light indossava abiti sportivi mentre Elle aveva addosso sempre la sua solita maglietta e il suo solito jeans. Come avrebbe fatto a fare certi movimenti con i jeans indosso, lei non lo sapeva. Li vide parlarsi e poi mettersi nelle loro rispettive metà campo, il gioco ebbe subito inizio e un punto andò ad Elle. Si muoveva con maestria e eleganza, Alyssa lo aveva visto giocare solo una volta e non ci aveva mai fatto caso, come quel giorno.

La partita andò avanti, con continui pareggi che sembravano non finire.

Ad un certo punto, la partita sembrò ferma. La pallina non si fermò più e continuo a balzare ripetutamente dal campo di Elle, a quello di Light. Sembrava che nessuno dei due volesse lasciar vincere l'altro, Elle sembrò aver avuto la conferma che Light era davvero uno che odiava perdere.

Come Kira.

Alla fine, Elle lasciò vincere Light. Alyssa lo capì, perchè vedeva il detective stanco e provato da quella tremenda partita. E lo stesso valeva per Light.

La gente che si era radunata, ed era parecchia per una partitella tra due studenti, iniziò a battere le mani e a parlare tra loro. Alyssa li raggiunse, i due sembravano due pezze zuppe di sudore.

Bravo Light, bellissima partita!” disse, avvicinandosi a lui.

Lanciò un occhiata ad Elle, che si stava asciugando i capelli bagnati dal sudore. Evitava di guardarla, per mantenere il distacco che vigeva tra loro. “Grazie Alyssa, ho vinto per pura fortuna. Ryuga sembra un asso del tennis.” rispose lui, sorridendole calorosamente.

Ho vinto diversi premi in Inghilterra!” rispose Elle, sedendosi sulla panchina.

Alyssa lo guardò, voleva dirgli qualcosa, perchè non riusciva ad essere così fredda con lui. “Infatti sei molto bravo, volevo farti i miei complimenti!” disse.

Elle prese una bottiglietta d'acqua dalla sua borsa e le lanciò un'occhiata veloce. “Ti ringrazio.”

Alyssa non disse nient'altro. Ad un certo punto, le arrivò un messaggio: era da parte di Watari, le diceva di raggiungere il sovrintendente Yagami, per far sì che Elle e Light restassero soli.

A parlare del caso.

Chi è?” le chiese Light, prendendo anche lui una bottiglietta d'acqua.

Alyssa alzò lo sguardo su di lui, disorientata. Elle teneva il capo chino, facendo finta di nulla.

Nulla, è una mia amica. Dovevo uscire con lei e me ne sono dimenticata. Ci vediamo ragazzi.” disse, Light la salutò posandole una mano sulla spalla.

E lei li lasciò soli, con la preoccupazione di ciò che sarebbe potuto accadere ad Elle.


Alyssa raggiunse Yagami, presso l'ufficio del direttore generale Takimura. Da come aveva capito, i due non avevano avuto una chiacchierata pacifica, per via della stretta collaborazione professionale che legava una parte del dipartimento di polizia con Elle.

La ragazza non lo aveva mai visto così arrabbiato, era pallido in viso e con gli occhi infossati. Il caso Kira sembrava lo stesse deteriorando, in effetti, andava a dormire solo se costretto da lei ed Elle. Altrimenti sarebbe rimasto a lavorare per tutta la notte.

In quel momento si trovavano entrambi in macchina, Yagami guidava e lei guardava fuori dal finestrino con aria pensierosa. Si stava chiedendo, come stesse andando tra Elle e Light, era preoccupata che potesse succedere qualcosa al detective, da un momento all'altro, dopo la sua uscita allo scoperto.

A che pensi?” le chiese Yagami, sembrava che volesse distrarsi per sbollire l'arrabbiatura. E, da bravo poliziotto, sapeva che il modo migliore era parlare di un altro argomento, che non riguardasse quello che aveva fatto esplodere la rabbia.

Alyssa fece spallucce. “Nulla di che, mi stavo chiedendo quando questo benedetto caso Kira sarà terminato.” rispose, tornò a guardare la strada e l'auto si fermò ad un semaforo.

A chi lo dici, anche io vorrei chiudere quel bastardo in galera, il prima possibile.” rispose l'uomo.

Non so da quanto, non ceno insieme alla mia famiglia.”

So cosa si prova.” disse Alyssa girando la testa verso di lui. “Io, Ryuzaki e Watari non sappiamo nemmeno cosa sia una cena tutti e tre insieme. Ryuzaki lavora di continuo, finito un caso, ne comincia un altro. Watari è sempre in giro con il suo travestimento e io li seguo entrambi senza fiatare.”

Calò un lungo silenzio, rotto poi dalla risata di Yagami. L'auto ripartì, appena scattò il verde e Alyssa cercò di decifrare quello strani scoppio di divertimento. “Perchè ride?” gli chiese.

Perchè, non mi aspettavo che consideravi Ryuzaki e Watari come la tua famiglia,,,”

La ragazza restò in silenzio, in realtà nemmeno si era accorta di aver parlato di loro come della sua famiglia. Le era venuto spontaneo parlare in quel modo, in fondo loro due erano state le uniche persone che non l'avevano mai abbandonata. Elle, sopratutto, aveva riposto così tanta fiducia in lei, da sceglierla come sua “collega” durante i suoi casi.

Avrebbe potuto scegliere persone più qualificate, ma invece aveva preso lei.

E come lo stava ripagando? Elogiando Kira. Si sentì di nuovo piccola come un insetto.

Beh, Watari mi ha vista nascere e conosco Elle da quando ho quattro anni...credo che li possa davvero definire come la mia famiglia. Quella che mi lega con il sangue, mi ha abbandonata, perciò non si offenderà nessuno.” spiegò, si sforzò di sorridere ma il dolore prese facilmente largo sul suo viso. Ricordare l'abbandono, anche se non aveva presente alcun viso dei suoi familiari, le arrecava sempre un grande rammarico.

Yagami se ne accorse, perchè la ragazza era, in certi casi, un libro aperto. “I tuoi genitori sono morti?” le chiese curiosamente.

Per quanto ne so mio padre, sì. Mia madre può anche darsi...Watari mi ha solo detto che aveva a malapena sedici anni quando mi ha messa al mondo. Non mi ha nemmeno presa in braccio appena nata, che già mi aveva lasciata. Non mi sono nemmeno presa la briga di cercarla per tutta la Russia, non m'importa.”

Yagami guardò fisso la strada e non disse nulla, all'improvviso la ragazza lo sentì gemere di dolore. Si era portato una mano al petto e aveva un'espressione dolorante sul viso. “Signor Yagami?” chiese lei preoccupata. L'uomo lanciò un piccolo grido di dolore e si riversò sul volante.

Alyssa imprecò e prese il voltante prima che fosse troppo tardi, ma non riuscì ad evitare che la macchina andasse fuori strada.


Yagami stava bene, aveva solo avuto un lieve infarto dovuto alla stanchezza e qualche livido causato invece dall'incidente. Alyssa si era rimediata solo un bernoccolo in fronte e, dopo aver avvisato Elle dell'accaduto, si fece portare a casa, contro il volere dei medici, per non incontrarsi con Light. Sarebbe stato difficile spiegargli, perchè era in auto con suo padre.

In quel momento, la ragazza si trovava da sola, seduta sul letto della sua camera, a fissare il vuoto. Per un attimo, aveva pensato di morire insieme al sovrintendente. Ma non per via dell'incidente, alla fine la macchina si era fermata contro un albero fortunatamente, bensì per via di Kira: quell'assassino non guardava in faccia a nessuno e, se fosse risalito a loro, li avrebbe uccisi pur di non farsi mettere i bastoni tra le ruote. Elle aveva pienamente ragione, era una stupida.

La porta della sua stanza si spalancò ed Elle entrò, non l'aveva mai visto camminare così rapidamente. Si fermò di fronte a lei, con lo sguardo fisso sul cerotto che le copriva la parte destra della fronte. “Tu stai bene?” le chiese.

Alyssa lo guardava sorpresa. “Mi hai davvero posto questa domanda, o il trauma della botta mi fa sentire cose strane?” chiese.

Elle la guardò di nuovo con la sua solita freddezza. “Perchè devi sempre fare domande così stupide?” le chiese. “Stai bene o no?”

Sì, credo di sì.” rispose lei. “Yagami come sta?”

Non benissimo, ma nemmeno tanto male. Ha bisogno di riposarsi e di staccare un po' la spina.” rispose Elle, si sedette accanto a lei sul letto ed entrambi fissarono il vuoto, in preda ai loro pensieri. Alyssa voleva anche chiedergli come avesse reagito Light a quella notizia, ma era troppo stanca e turbata per muovere le labbra.

Ho pensato...che fosse stato Kira.”disse ad un certo punto lei, quelle parole non poteva evitarle.

Elle si voltò verso di lei, tenendosi le ginocchia strette al petto e un dito tra le labbra. “L'ho pensato anche io, pensavo anche...che avesse preso te.” disse.

Alyssa lo guardò, non si era mai resa conto di quanto si preoccupasse per lei. Kira era un nemico talmente forte e, in apparenza, imbattibile, che Elle aveva paura potesse farle del male in qualsiasi istante.

Avevi ragione Elle, Kira potrebbe davvero uccidere persone innocenti come Yagami...o come te. Lo ha già fatto con quegli agenti federali, che erano tutto fuorché colpevoli di qualche crimine.” disse lei con tono grave. “Io voglio combatterlo, non voglio che il mio passato, i miei pensieri contorti, mi impediscano di capire cosa sia davvero giusto.”

Elle abbassò lo sguardo. “E...hai capito cosa è davvero giusto?” le chiese.

La ragazza annuì, cogliendolo di sorpresa lo prese per mano e lui sembrò evitare il suo sguardo imbarazzato. “Tu.” rispose semplicemente. “E combatterò al tuo fianco, non mi arrenderò più. Non ti abbandonerò mai, Ryuzaki. Davvero.”

I due si guardarono in un lungo interminabile silenzio, Elle non riuscì a trattenere un sorriso. “Non hai detto quello che volevo sentirmi dire, ma quello che realmente pensi.” disse. “Ne sono contento.”

Alyssa ricambiò il sorriso, lasciò la sua mano quando si rese conto di averla stretta troppo a lungo.

Sei troppo bravo a capire le persone.” disse. Lui si alzò in piedi, le posò una mano sul cerotto e tornò freddo, come si era sempre mostrato.

Ora riposati, mi servi in forze almeno tu.” disse e la lasciò sola. Alyssa lo guardò andare via, mai come allora, era stata sicura di voler combattere per qualcosa.



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Capitolo 7
*** Fast And Furious ***


  • Fast And Furious-

Quella sera Alyssa non riusciva proprio a prendere sonno.

Guardò, con angoscia, la sveglia sul suo comodino che segnava le tre del mattino e si rizzò a sedere. Lanciò uno sguardo verso la finestra, dove le luci di Tokyo illuminavano il cielo buio della notte. Ormai nessun cielo sembrava avere più lo stesso aspetto: da quando Kira si era affacciato sull'umanità, le sembrava di vivere in un altro, nuovo e quasi spaventoso mondo.

Le vittime non accennavano a diminuire, in tutte le parti del mondo i criminali morivano di arresto cardiaco o di vari incidenti. Ormai, sembrava che Kira avesse preso le redini della vite di ogni singolo essere umano. Sbuffò, non sapeva come fare per allontanare quei maledetti pensieri dalla sua testa. Uscì dalla stanza e si diresse in cucina, per prendersi una bella camomilla calda. Ma non si ritrovò sola come avrebbe pensato.

Elle era seduto su una poltrona, con le ginocchia strette al petto. Non stava lavorando, ma non stava nemmeno riposando come avrebbe dovuto.

Fissava fuori dalla vetrata, come se stesse riflettendo attraverso le poche stelle che illuminavano la notte. Alyssa si rese conto, di non averlo mai visto realmente dormire come avrebbe dovuto.

Passava tutto il tempo a lavorare o a mettersi a pensare come stava facendo quel momento.

Non lo poteva nascondere, era arrivata a preoccuparsi anche per la salute del ragazzo.

Non lo sai che... si potrebbe anche morire di sonno?” gli disse, fermandosi sulla soglia della porta. La sua voce non lo fece sobbalzare, Elle sembrava essersi già accorto della sua presenza “Bene, allora tu sei fuori pericolo. Sei sempre stata una dormigliona.” disse.

Alyssa non rispose, si avvicinò a lui e gli posò una mano tra i capelli. Glieli accarezzò lentamente, come faceva quando erano bambini. “Sei preoccupato per Yagami o stai solo pensando a Kira?” gli chiese. Si rese conto troppo tardi, che quella mano nei capelli poteva risultare un gesto dal significato diverso, ora che erano cresciuti. Elle si ritrasse lentamente, imbarazzato come non le avrebbe mai mostrato, e continuò a guardare un punto fisso di fronte a lui.

Entrambe le cose.” disse. “Fortunatamente Yagami si riprenderà presto, ma Kira potrebbe mostrare il suo punto debole da un momento all'altro. Anche domani....e Yagami era uno dei migliori uomini con cui lavoravamo in questo momento. Inoltre, mi sono reso conto di non avere una vera pista da seguire.”

Come no? E Light Yagami?” Alyssa si portò i capelli da un lato e si gettò a capofitto sopra una poltrona, incrociò le gambe e lo guardò curiosamente. “Pensavo che sospettassi di lui.”

Tra sospettare e avere prove certe, c'è di mezzo il mare.” rispose lui, guardandola negli occhi, per la prima volta da quando era entrata nella stanza. “E comunque, se lui è Kira, potrei scoprirlo presto. Gli ho chiesto di unirsi alle indagini per constatarlo.”

Alyssa sbarrò lo sguardo, mai come in quel periodo, le decisioni di Elle la lasciavano basita. Lo guardò, come se aspettasse che le rivelasse fosse tutto uno scherzo, ma non era così.

Ma i tuoi sono lampi di genio, mascherati da demenza...o sei diventato semplicemente scemo?” gli chiese, il detective sbuffò. “Se lo fai lavorare con noi ed è veramente Kira, saprà in anticipo tutto quello che scopriremo su di lui!”

Stai calma, non lavorerà precisamente con noi....ma ci darà una mano. È molto intelligente il tuo amico, per un paio di secondi mi sono pure sentito uno scemo in confronto.”

Ok, non voglio indagare ulteriormente sul motivo per cui hai preso questa scelta. Ma io? Dobbiamo rivelargli che lavoro con te, se voglio continuare ad essere attiva nel caso!” Alyssa indicò sé stessa ed Elle le lanciò una lunga e fredda occhiata.

Lui non saprà di te.” disse fermamente.

Allora non potrò più fare tranquillamente il mio lavoro!” La ragazza sentì che stava per perdere le staffe, era già nervosa di suo e il detective non le era di alcun aiuto. “Spesso penso che tu voglia farmi fuori dalle indagini, per chissà quale motivo...”

Sono solo tue paranoie.”

Non mi pare, le stai studiando tutte per relegarmi ad un ruolo pressoché marginale!” Lei balzò in piedi e iniziò a torturarsi i capelli. Elle non la guardò nemmeno, come al solito riuscì a controllarsi senza troppi problemi, a differenza della ragazza. “Perchè lo stai facendo?”

Non lo sto facendo, voglio solo che, per Light, continui ad essere la sua graziosa compagna universitaria. Niente più, il ruolo della ragazzina con gli occhi a cuoricino ti riesce bene.”

Tu sei proprio un cretino.” Alyssa lo disse a denti stretti, attirò così l'attenzione di Elle, che però non parve per nulla colpito. Sapeva di non essere un cretino.

Il mio quoziente intellettivo dice il contrario.” rispose freddamente.

Ma vuoi dirmi perchè stai facendo così? Il caso è duro, va bene, ma io posso esserti di aiuto e lo sai!” esclamò lei, s'impuntò sulle punte dei piedi, come una bambina capricciosa. Non se ne rese nemmeno conto, ma con Elle bisognava fare i capricci per essere ascoltati. Pensò che, se il ragazzo avesse avuto dei figli in futuro, quei poveretti avrebbero dovuto sempre fare così per ottenere qualcosa dal padre.

Io voglio solo proteggerti.” replicò Elle, dopo un lungo momento di silenzio. La ragazza si ammutolì, chissà perchè, ma quelle parole le creavano sempre un effetto assurdo e incomprensibile.

Beh, anche io vorrei proteggerti.” rispose. “Ma questo non ti ha impedito di mettere la tua faccia in questo caso, rischiando di farti ammazzare.”

Elle non disse nulla, oramai era arrivato il punto in cui lui non avrebbe più risposto ad alcuna delle sue domande o frecciatine pungenti. Sarebbe rimasto in silenzio, perchè si era reso conto di aver detto anche più del dovuto. Ma Alyssa non aveva mai capito, quell'evolversi delle loro chiacchierate e sbottava con rabbia, senza rendersene conto.

Come fece in quel momento.

La verità, Ryuzaki, è che a te non importa nulla di proteggere né te stesso, né tanto meno me.” disse, stringendosi le braccia al petto. “Mettendoti in gioco in questo modo, hai messo in pericolo anche me e Watari. Tu vuoi solo fermare Kira, chi ci rimette la pelle non è un problema. E se provi che Kira è Light, tanto meglio, vero?”

Elle non le diede alcuna risposta, ascoltò i suoi passi allontanarsi e si tenne tutti i suoi pensieri per sé. Quella sera però, non riuscì a tenerseli fino alla fine. “La cretina sei tu.” disse, prima che Alyssa si chiudesse la porta alle spalle. Lei restò immobile, con la mano sulla maniglia e lo sguardo rivolto davanti a sé. “Inizio a pensare che tu non sia adatta per questo lavoro. Non riesci a capire veramente le persone che ti stanno attorno, ecco perchè hai sempre bisogno di essere protetta. Sei una mocciosa ingenua.”

Alyssa non disse nulla, si sentì ferita ma non poteva in alcun modo replicare. Si allontanò in silenzio ed era sicura che non le bastava più una camomilla per dormire.


Accendete sulla Sakura TV!”

Watari fece irruzione nella stanza, dove Elle e i poliziotti stavano studiando altre morti per mano di Kira. Alyssa, che stava distesa su un divanetto in segno di sfida ad Elle, scattò in piedi e accese il televisore. Non aveva mai visto Watari così preoccupato, doveva essere davvero una cosa seria.

E infatti, il canale stava trasmettendo uno speciale su Kira. Come al solito, ne trasmettevano uno ogni giorno a quell'ora.

Informo i gentili telespettatori che questa non è una messinscena. Siamo stati presi in ostaggio da Kira.” disse il presentatore, parlava nello studio televisivo, ma con il volto oscurato per difendersi dal potere di Kira.

Dev'essere una bufala, quel ciccione di Demegawa, riempe il canale di speciali su Kira per alzare l'audience.” disse Matsuda.

Questo anche perchè voi date loro materiale di Kira su cui parlare....” lo rimproverò nervosamente la ragazza. Aizawa le diede una rispostaccia che avrebbe sicuramente portato ad un a discussione tra i due. Bastò che Elle alzasse la mano, per riportare il silenzio dentro la stanza. Il presentatore, per provare che quella situazione era davvero così critica, diede la prova ai telespettatori che tutto quello che stava accadendo era reale: Kira aveva anticipato la morte di due carcerati che erano morti quel pomeriggio e aveva ordinato di mandare il primo messaggio alle 18.00 precise. L'immagine del presentatore, oscurata dal buio, venne sostituita da uno sfondo bianco, arrecante la scritta Kira con gli stessi caratteri che usava Elle.

Un chiaro e palpabile segno di sfida.

Sono Kira.” esordì una voce fuoricampo, dal suono metallico. “Se questo messaggio è stato mandato alle 18.00, ora dovrebbero essere le sei e sette,otto, nove secondi...”

Non può essere davvero lui!” esclamò Ukita.

Alyssa la pensava allo stesso modo, Kira si era sempre mostrato un tipo “riservato”, restio a farsi sentire e vedere in televisione. La prova stava nel fatto, che aveva ucciso Taylor da presentatore e non da protagonista. Doveva esserci qualcosa sotto...

La ragazza guardò Elle, studiò la sua espressione concentrata e cercò di capire, cosa gli passasse per la mente.

Per darvi un ulteriore prova che non sto mentendo, cambiate canale su Taiyo tv. Il presentatore Tore Kazuhiko Hibima morirà di arresto alle sei e un minuto.”

Alyssa prese al volo il telecomando e cambiò sul canale nominato da Kira, sullo schermo apparve un altro studio televisivo: un uomo era accasciato sopra la scrivania, sotto lo sguardo incredulo delle due giornaliste che lo affiancavano.

Nella loro stanza calò un terrificante silenzio e Elle ordinò a Watari di portargli altri televisori. “Ritorna alla Sakura Tv.” ordinò poi ad Alyssa, la ragazza obbedì prontamente.

Questa è la sua punizione per avermi definito un assassino. Ma questo non basta a confermarvi che sono realmente Kira, perciò ucciderò altri presentatori che hanno avuto la sfrontatezza di definirmi un criminale o addirittura di sostenere che non sono altro che un invenzione.”

Kira disse altri nomi, di altri noti presentatori delle televisioni locali, Alyssa cambiava rapidamente canale e, ogni volta, un nuovo cadavere ben vestito appariva di fronte agli schermi.

Il nemico aggiunse inoltre, che chiunque si fosse avvicinato alla porta d'entrata della sede di quell'emittente televisiva, sarebbe stato ucciso.

Bastardo...” sussurrò Elle portandosi un dito tra le labbra. Gli agenti si guardarono un attimo nel pallone, Alyssa pensò che, facendo interrompere il programma, forse sarebbero riusciti a risolvere la situazione. Ma appena digitò il numero della Sakura Tv, la linea risultò occupata.

Non risponde nessuno...” sussurrò, quando sentì lo sguardo dei suoi colleghi su di sé.

Non si sarebbe stupita, se Demegawa avesse fatto alzare tutti i telefoni apposta.

Ci penso io.” Ukita si fiondò, coraggiosamente, fuori dalla porta. Forse voleva sfruttare la sua posizione da poliziotto, per far smettere il programma. I tentativi di Aizawa e Matsuda di fermarlo, furono vani.

Con questo video, voglio lanciare un messaggio alla polizia: non vi considero nemici, ma miei alleati.” continuò Kira. Alyssa si portò le mani tra i capelli, voleva solo non sentire più quella voce e che quella situazione giungesse al più presto a termine. Andò a sedersi accanto ad Elle, nessuno osava interrompere i suoi pensieri: il ragazzo fissava lo schermo con aria concentrata, probabilmente chiedendosi cos'era meglio fare. Era certo però, che non si era mai trovato così tanto in difficoltà.

Vi chiedo così di collaborare con me, se accetterete il mio invito, mandate un video messaggio a questa emittente.” continuò a dire Kira.

Lavorare con lui?! Questo è davvero pazzo!”esclamò indignato Matsuda.

Ma voglio che sia Elle a farsi vedere in video.” continuò Kira.

A quel punto, Alyssa scattò in piedi “Che cosa?!” esclamò. Non riusciva a credere che Kira fosse arrivato a proporre una cosa del genere, doveva per forza esserci qualche motivazione sotto.

Guardò Elle, non era così stupido da accettare una proposta simile, ma era comunque così pazzo da poterla anche solo prendere in considerazione.

Perchè vuole vederti in video? Tanto non conosce il tuo nome e non può far nulla, vero Ryuzaki?” domandò Matsuda, mentre il suo collega Aizawa cercava di contattare Ukita. Erano tutti così confusi e fuori di testa, che si erano dimenticati dell'atto semi eroico dell'uomo.

Elle non rispose, continuò a maciullarsi il dito tra i denti e a fissare lo schermo. Ad un certo punto, lo scenario cambiò: venne mostrato l'ingresso della Sakura tv, dove un uomo giaceva a terra, apparentemente privo di vita.

Era Ukita.

Nella stanza calò un profondo silenzio, nessuno dei presenti riusciva a credere all'immagine che si stagliava davanti ai loro occhi: Kira aveva mantenuto la parola, aveva ucciso qualcuno che aveva provato a fare irruzione. Ma non conosceva il suo nome, Ukita utilizzava un distintivo con un nome fittizio e, anche se Kira avesse preso informazioni dai database della polizia, non sarebbe mai risalito al suo vero nome.

Eppure lui era appena stato ucciso.

Vado da lui!” esclamò Aizawa sconvolto, Matsuda cercò inutilmente di farlo ragionare, ma bastò solo una frase di Elle a fermare l'uomo dei suoi intenti.

Aizawa, la prego, non lasci questa stanza.” disse.

Come? Ukita è stato appena ucciso, Ryuzaki! E tu vuoi che ce ne stiamo con le mani in mano?!” esclamò Aizawa con voce dura, si era fermato a metà strada tra la porta e la poltrona di Elle.

Alyssa non poté che restare in silenzio e studiare l'evolversi della situazione, ormai era rimasto Elle ad avere in mano le redini di quello che stava accadendo.

Non dico questo. Dobbiamo studiare un piano per fermare tutto questo. Se lei esce da quella stanza, farà la stessa fine di Ukita.” disse Elle.

Aizawa lo guardava incredulo, respirava profondamente e un espressione di rabbia si accese sul suo volto. “Studiare un piano? Credo che abbiamo anche studiato abbastanza...e nel modo sbagliato.” disse furioso, si avvicinò al ragazzo e Alyssa lo tenne d'occhio in caso decidesse di fare qualcosa di stupido. Tipo, anche solo sfiorare Elle.

Ci avevi assicurato che, usando dei nomi falsi, saremmo stati immuni dal potere di Kira! Invece non è così, un mio collega è appena morto!”

Parli come se fosse colpa sua, fai solo perdere tempo!” lo rimproverò Alyssa.

Tu non ti intromettere, mocciosa.” la zittì Aizawa, la ragazza dovette contare fino a dieci per non colpirlo. Se la situazione non fosse stata già di per sé critica, non ci avrebbe pensato due volte a mettersi a discutere con lui. Era normale che fosse sconvolto, ma prendersela con l'unica persona capace di fermare Kira, era assurdo.

Lo so e mi dispiace. Ma dobbiamo continuare ad elaborare un piano da qui, perciò di sieda.” continuò Elle, sempre fissando lo schermo. A quel punto, Aizawa lo prese per il colletto della maglietta e lo strattonò.

Aizawa, calmati!” esclamò Matsuda, sorpreso da quel suo gesto. Alyssa strinse i pugni, riprese a contare fino a dieci, ma sapeva che non le sarebbe bastata nemmeno una scaletta fino a mille.

Ukita è sulla tua coscienza, Ryuzaki. È morto, perchè non hai fatto bene i tuoi calcoli!” diceva il poliziotto. “E ora, vuoi impedirmi di correre là a soccorrere un mio collega? Ma non eri tu il primo, a voler rischiare la vita per questo caso?!”

Le parole di Aizawa gli morirono in gola, quando sentì la punta fredda di una pistola sulla sua fronte. Alzò lo sguardo e vide il sguardo freddo di Alyssa mentre teneva saldamente l'arma contro di lui.

Matsuda si sentiva come un bambino disperso. “Ragazzi, ora state dando tutti fuori di testa!” esclamò.

Aly, calmati.” le disse Elle con tono pacato.

Ma la ragazza non lo ascoltò nemmeno. “Lascialo andare, o ti ammazzo io al posto di Kira.” disse, lentamente e con una freddezza che non la contraddistingueva.

Aizawa la guardò in malo modo, il suo sguardo cadde poi su di Elle: non si era accorto di quanto stesse tremando, per la rabbia, ma anche per il dolore di sentire il peso di una morte sulla coscienza. Alyssa abbassò la pistola, sentì il cellulare vibrarle nella tasca dei jeans e lo afferrò prontamente.

Non voglio altri morti sulla coscienza, perciò si sieda, Aizawa. Ho bisogno del vostro aiuto per fermare tutto questo.” stava dicendo Elle.

Alyssa lesse più volte il messaggio che le era arrivato, approfittò delle domande di Matsuda e dei sospironi di Aizawa, per lasciare la stanza.


Alyssa raggiunse l'ospedale, si diresse verso il retro dell'edificio e vide Soichiro Yagami attenderla vicino all'uscita dall'obitorio. Era visibilmente affaticato e stanco, non si era ancora ripreso per bene dal recente infarto, che già era pronto a rimettersi all'azione.

Non poteva scegliere un punto d'incontro meno...macabro?” gli chiese la ragazza appena lo raggiunse, stava cercando di essere simpatica per non pensare alla valanga di problemi che si erano abbattuti sulla sua mente. Yagami respirava a fatica, si teneva una giacca sulle spalle per ripararsi dal freddo che lo attanagliava. Alyssa temette che potesse accasciarsi da un momento all'altro.

Ho visto Ukita morire...” disse l'uomo.

Alyssa sospirò, si portò le mani sui fianchi e annuì. “Quel bastardo di Kira va assolutamente fermato.” disse. “Ma perchè ha mandato a me quel messaggio, invece che ad uno dei suoi uomini?”

Lo guardò con aria interrogativa, avrebbe potuto contattare Matsuda, Aizawa o anche Mogi e invece aveva deciso di chiamare lei. Ma perchè?

Lui sorrise. “Perchè sei folle abbastanza da voler aiutarmi a fare irruzione. Sei l'unica che avrebbe accettato...” rispose.

Che soddisfazione...” ridacchiò Alyssa, si guardò attorno: la zona era completamente vuota. “Ha qualche idea?”

No, tu sei più fantasiosa di me. Pensaci, ragazzina.”

La ragazza tornò a guardarsi attorno, non aveva alcuna idea di come dare vita ad un folle piano simile. Finché non scorse una fila di ambulanze parcheggiate in fondo alla strada.

E un sorrisetto furbo le attraversò il viso. “Ha mai visto...il film fast & furious?” gli chiese.


Rubare una di quelle ambulanze non fu difficile, le bastò un po' di manualità e una forcina per capelli. Yagami le ricordò che una detective non doveva fare certe cose, alimentando così il già forte senso di colpa.

In questo caso, faccio finta di non esserlo...” rispose lei, appena riuscì ad aprire lo sportello. “E poi, l'ho fatto solo due volte in tutta la mia vita...che c'è di male?!”

Pochi secondi dopo, l'ambulanza sfrecciava a tutte velocità sulle strade di Tokyo, con le sirene accese in modo che le corsie venissero prontamente liberate al loro passaggio.

Mettiti questo in testa.” disse Yagami, posandole un panno ospedaliero, fortunatamente pulito, sopra la testa.. “Così Kira non ti vedrà in volto...”

Grazie per avermelo ricordato, mi ero dimenticata che ormai quel verme può uccidere senza sapere in nostri nomi...” rispose, in quel momento il suo cellulare squillò. Lesse sullo schermo la scritta “numero sconosciuto” e capì che Elle si era accorto della sua improvvisa sparizione.

Se è Ryuzaki, non rispondere. Gli spiegheremo tutto dopo...” le disse Yagami.

Alyssa non sopportava preoccuparlo così inutilmente, ma il loro piano poteva realmente funzionare. Sapeva che poi lo avrebbe fatto arrabbiare, ma non poteva più tirarsi indietro ormai.

Li saluteremo con la manina, appena arriveremo!” ridacchiò, rifiutando la chiamata.

Intanto l'ingresso della Sakura tv si fece sempre più vicino, Alyssa premette il piede sull'acceleratore e, in un secondo, il veicolo si schiantò contro l'ingresso: la vetrata andò in frantumi e i due vennero sballottati da un lato e dall'altro. Il finestrino di Alyssa si ruppe e la ragazza riuscì a trovare la costanza necessaria per fermarsi prima di investire il poliziotto di guardia.

L'adrenalina della corsa venne sostituita da un profondo senso di disorientamento e un forte dolore al braccio. La ragazza abbassò lo sguardo e vide del sangue macchiarle la manica che copriva il braccio destro. Doveva essersi ferita nell'impatto, quando il finestrino si era rotto in mille pezzi.

Su, andiamo!” la chiamò Yagami, balzando giù dal veicolo, come se non avesse mai avuto un infarto.

Sì, arrivo.” sussurrò Alyssa, gemendo di dolore. Prese una pezza dal cassetto delle emergenze e si bendò la profonda ferita, il minimo indispensabile, affinché il sangue non uscisse troppo.

Si avvicinarono al poliziotto di guardia, che era rimasto sorpreso e “traumatizzato” dalla loro entrata in scena. Si fecero dire dove si trovasse lo studio dove veniva trasmesso il programma su Kira. Yagami impugnò la pistola, ma non per minacciare quel povero uomo, bensì quel porco di Demegawa, che non avrebbe fermato i video così facilmente.

La guardia glielo indicò, era lo studio numero otto e si trovava al penultimo piano dell'edificio.

I due iniziarono a correre, più veloce che poterono. Yagami però era stanco e affaticato e Alyssa si teneva il braccio ferito con una mano, le bruciava e ogni tanto lasciava gocce di sangue dietro di sé. Appena giunsero allo studio indicatogli, trovarono la porta chiusa.

Yagami forzò più volte il pomello, ma era tutto inutile: la porta era sigillata e lui era troppo fisicamente provato, per poter sperare di aprirla così facilmente.

Alyssa fissò la porta scura di fronte a loro, non voleva arrendersi proprio quando erano arrivati a destinazione. “Si sposti.” disse a Yagami, toccandogli la spalla delicatamente. L'uomo annuì e Alyssa impiegò tutte le sue forze, per sfondare la porta con un calcio. Non ci riuscì al primo colpo, ma al terzo sì.

Si ritrovarono addosso gli occhi di diverse persone, la voce camuffata di Kira faceva da sottofondo al loro silenzio. Videro subito Demegawa, che sembrava più irritato, che preoccupato dall'irruzione di quei due nel suo studio. Sapeva cosa stava per succedere e, interrompere il servizio favorendo così il calo di audience, doveva essere un puro colpo per lui.

Alyssa si aspettò che si mettesse a frignare come un bambino, affinché loro non gli chiedessero di interrompere il programma.

Game Over, Demegawa. Questa volta avete davvero esagerato.” disse Alyssa, mentre l'uomo li osservava con occhi sbarrati.

Chi siete? Che volete?” disse, con voce tremante.

Alyssa e Yagami si guardarono, l'uomo sembrava sul punto di cadere giù a terra ma qualcosa lo faceva resistere: il desiderio di “fregare” Kira.

Poche domande, interrompa subito la trasmissione!” ordinò la ragazza.

Ma se lo facciamo, Kira ci uccide tutti!” esclamò Demegawa, stava davvero per mettersi a frignare come un grasso bambino che vuole il suo gelato.

Yagami perse la pazienza, gli puntò la pistola contro e lui iniziò a tremare come una foglia e a sudare freddo. “Potrei ucciderti prima io, se non lo fai.”

A quel punto, l'uomo obbedì. Yagami richiese anche i video che Kira aveva loro inviato, promettendogli che li avrebbero riavuti una volta esaminati. Non li avrebbero più mandati in onda, era solo una scusa che Yagami aveva usato per farseli dare senza troppi problemi. Demegawa cercò lo stesso di fregarli, senza dar loro i video modificati e che erano stati mandati in onda.

Ehi, furbacchione...dacci anche i video modificati o ti sparo in quell grosso promontorio che chiami pancia!” lo minacciò Alyssa e Demegawa non poté che obbedire.

Quando i due lasciarono lo studio, si fermarono per qualche istante sulla scalinata. Yagami appoggiò la schiena sul muro, prendendo lunghi e profondi respiri. Tutto quel trambusto non aveva fatto bene al suo già provato cuore.

Problema: ora come usciamo? Se Kira ci vede, ci ammazza sicuramente!” esclamò Alyssa, tenendosi il braccio sanguinante. Il dolore si fece più intenso e iniziò anche a girarle la testa, aveva perso troppo sangue.

Yagami scosse la testa. “Non lo so, l'ambulanza l'hai distrutta....” le ricordò.

Se non la distruggevo, non saremmo mai entrati e quel ciccione si starebbe godendo l'alzarsi dell'audience....” rispose lei.

Il suo telefono iniziò a squillare. Era Elle, gli doveva molte spiegazioni, dopo avergli praticamente chiuso in faccia il telefono.

Qui l'A-team, con chi ho l'onore di parlare?” chiese, sforzandosi di risultare simpatica, nonostante il dolore lancinante che la stava affliggendo.

Stavo guardando la televisione, quando all'improvviso, un'ambulanza si è schiantata contro l'ingresso della Sakura tv. Non so perchè, ma ho pensato subito che tu c'entrassi qualcosa. Povera pazza.” disse la voce fredda del ragazzo.

Alyssa rise. “Anche Yagami era con me.” precisò. “Ma non sappiamo come uscire, un aiutino?”

A differenza tua, io penso prima di agire....uscite, troverete una sorpresina.” disse Elle.

Alyssa corrugò la fronte confusa, prese poi Yagami sotto braccio e gli disse che Ryuzaki aveva trovato un modo per tirarli fuori da quella situazione.

Mi chiedo cosa tu ti sia inventato...”

Alyssa restò per un attimo immobile, vide Watari davanti all'ingresso, che teneva lo sportello di una limousine aperto. Sorrideva e indicava loro di entrare.

Attorno a loro, diversi veicoli di poliziotti e uomini in divisa, con il volto coperto da dei caschi, li circondavano. Kira non avrebbe mai potuto vedere i loro volti e sarebbero stati salvi.

Una voce al megafono, diceva loro che ormai erano salvi.

Alyssa non poté non stupirsi del genio di Elle, in sedici anni che lo conosceva, riusciva sempre a sorprenderla. “Mi congratulo con tutti e due, avete fatto un ottimo lavoro.” disse Elle, all'orecchio della collega. Alyssa si lasciò andare ad un sorriso vittorioso, sentì la linea del telefono chiudersi e condusse Yagami alla macchina. Lo fece accomodare prima di lei.

Il merito è tutto suo. Lei è un eroe, signor Yagami.” disse e la limousine sfrecciò via.


Alyssa si rifiutò di andare in ospedale.

Dopo aver spedito a casa Yagami, che era più che stanco, e i suoi colleghi, Watari iniziò a medicarle la brutta ferita al braccio. La ragazza gemeva di dolore, ma riusciva lo stesso a lanciare un occhiata ad Elle, che stava osservando i video di Kira. Non aveva idea di cosa stesse pensando, ma da come fissava gli schermi, era chiaro che stava elaborando una sua teoria al riguardo.

Giochi a troppi videogames, lo sai questo?” le disse Watari, ridacchiando sotto i grandi baffi bianchi. Alyssa sorrise “Beh, in questo caso i videogames sono stati molto utili, no? Dovrebbero farci giocare i bambini più spesso, potrebbero trovarsi in una situazione simile alla mia, da grandi!” rispose.

Watari rise di nuovo, quando finì di medicarle la ferita, le scompigliò i capelli e tornò in piedi. “Devo fare alcune telefonate, mi raccomando vai a riposarti dopo, Aly.” le disse, con premura. Era sempre stato così, fin da quando lei era bambina: le scompigliava i capelli corvini e la invitava ad essere più attenta. La giovane annuì, lanciò poi un occhiata ad Elle che, pochi istanti dopo, terminò quella lunga serie di video.

C'erano due messaggi di Kira: uno in caso avessimo accettato di collaborare con lui e un altro in caso avessimo rifiutato...ma dicono entrambi la stessa cosa, più o meno.”

Sembrava arrabbiato con lei, o forse no. Alyssa non riusciva a capirlo, guardandolo di spalle.

Sai come la penso io?” disse, per rompere il silenzio. “Che questo sia un altro Kira.”

Elle si voltò sorpreso verso di lei, la scrutò attentamente e attese che continuasse a parlare.

La ragazza distolse lo sguardo. “Kira avrebbe dovuto indire questa “cerimonia” all'inizio delle sue azioni, non adesso. Si è sempre rivelato parecchio riservato, quindi perchè ora esplodere così? E perchè uccidere dei giornalisti di gossip?”

Vuoi dire...che questo secondo Kira è una donna?” chiese lui.

La ragazza alzò le spalle. “Boh.” disse, non era sicura di quello che sosteneva. Erano solo pensieri che aveva avuto, vivendo una situazione simile. “Tu che ne pensi?”

Il ragazzo non rispose, si alzò in piedi e fece per allontanarsi. “Ne parliamo domani. Ora devi solo dormire, se non vuoi cadere a terra da un momento all'altro.” rispose.

Da quando era tornata, non aveva detto nulla riguardo all'impresa di quel pomeriggio. Forse, il fatto che gli aveva disobbedito, lo bloccava dal farle almeno un complimento?

A proposito, Aly.” La sua voce arrivò da lei, rompendo il silenzio che si era creato attorno a loro. Proprio quando aveva perso la speranza di poter sentire qualche buona parola da lui, ecco che Elle la sorprendeva. “Sei la migliore, sono davvero fiero di te.”

Alyssa restò senza parole, fissò le sue spalle curve e sentì un sorriso allungarsi sulle sue labbra. Non lo aveva mai sentito dire parole del genere, per una volta, era sicuro di averlo davvero reso orgoglioso di una sua azione. “No, il migliore sei tu.” rispose lei.

Restarono poi in silenzio, Alyssa non poté vederlo, ma Elle stava sorridendo.






























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Capitolo 8
*** Shot In The Dark ***


    -Shot In The Dark-

Alyssa non ci credeva, ma Elle ci aveva preso ancora.

Le erano stati appena inviati i risultati della scientifica, riguardo le buste e le cassette che il secondo Kira aveva inviato alla sede della Sakura tv e le impronte e le ciglia ritrovate corrispondevano ad un dna femminile. Perciò, il secondo Kira era una donna e, molto probabilmente, era una grandissima fan dell'unico vero Kira.

Ma con un potere più vasto, aveva ucciso Ukita senza conoscerne il nome.

Nonostante il pressante desiderio di correre subito da Elle e rivelargli ciò che la scientifica aveva scoperto, o meglio che lui aveva già capito molto prima, Alyssa era costretta ad aspettare dentro la sua auto. Elle era riuscito a convincere Light ad inviare un messaggio registrato al secondo Kira, per indurlo a smetterla di compiere omicidi al suo posto. Era una cosa che avrebbe potuto fare anche lei, o chiunque altro. Ma Elle aveva scelto Light, facendo leva sul fatto che il ragazzo si fosse offerto per collaborare alle indagini.

In realtà il detective ormai non sospettava più, era convinto che Light fosse Kira e stava testando ogni occasione possibile, per verificarlo. Alyssa decise di ammazzare il tempo andando in pasticceria, il frigo era ghiotto di dolci e lei sapeva quanto potesse diventare irritabile Elle se non mangiava qualcosa di zuccherato e calorico.

E per irritabile, s'intendeva più apatico del solito.

Circa un'ora dopo, Matsuda le inviò un messaggio per avvisarla che poteva rientrare al quartier generale e la ragazza non perse un minuto di più. Da quel che aveva capito, ci sarebbe stato uno scambio di messaggi tra Light in versione Kira e la donna che agiva come il secondo Kira. Aveva paura solo al pensiero di quello che avrebbe potuto sentire in quei video.

Chi vuole dei biscotti?” disse appena entrò nella stanza, con un sorriso radioso sulle labbra.

Colse però l'atmosfera sbagliata, tutti si voltarono verso di lei e la guardarono con aria turbata.

Si sentì come se aveva appena interrotto una veglia funebre, contò le teste dei presenti nella stanza per accertarsi che non ci fosse scappato un altro morto.

Il primo che cercò con lo sguardo fu ovviamente Elle, seduto sulla sua poltrona rivolta con le spalle verso la porta d'ingresso. Non riusciva a vederlo in viso, ma la sua postura era più curva del solito.

Alyssa si chiuse la porta alle spalle, la stanza era sempre stata buia, ma quel giorno lo sembrava più del solito. “Cos'è successo, da quando me ne sono andata? Abbiamo i risultati della scientifica, gioite!” disse poi, ma non riuscì proprio a sorridere. Cercava di capire cosa stesse succedendo, ma non avrebbe trovato la risposta nei volti cupi dei suoi colleghi.

Abbiamo appena ascoltato un messaggio di risposta del secondo Kira...” disse Yagami, il più turbato di tutti. Non si era ancora ripreso da tutta l'adrenalina vissuta nell' ”assalto” alla Sakura Tv, ma nessuno era riuscito a distoglierlo dal suo intento di non restarsene a casa a riposo.

Beh, che ha detto? Sono una sgualdrina con manie di grandezza?” ridacchiò lei, lasciò la busta di dolciumi sul tavolo e si avvicinò ad Elle. Perse la voglia di scherzare quando vide il volto del ragazzo: sembrava sconvolto. Anche se la sua espressione era sempre la stessa, Alyssa riuscì a capire che qualcosa lo aveva davvero scosso.

Oh dio...Ryuzaki!” disse, si chinò di fronte a lui e gli cinse le spalle. Elle evitò il suo sguardo, forse per orgoglio o forse perchè era troppo provato da qualcosa che lei ancora non sapeva. Non sopportava di vederlo così. “Mi dite che caspita è successo?”

Guardò i poliziotti attorno a loro, Aizawa si schiarì la voce. “Il secondo Kira ha parlato dell'esistenza degli shinigami, di qualcosa riguardante gli occhi e altre diavolerie varie....” disse.

La storia degli shinigami era già venuta fuori nei messaggi in codice che Kira inviava ad Elle, attraversi i suoi macabri esperimenti di morte ma né lei e né tanto meno il detective avevano davvero creduto che un dio della morte esistesse e affiancasse, addirittura, Kira.

Entrambi credevano in cose che solo la ragione umana, seguendo un ragionamento logico, poteva spiegare. Ma un assassino che poteva uccidere in quel modo, aveva una spiegazione logica?

No, per questo Elle sembrava davvero sconvolto per ciò che aveva appena sentito: stava iniziando a credere a cose a cui non avrebbe mai dato credibilità. Alyssa si trattene dall'abbracciarlo, non lo faceva più da quando era bambina e non aveva mai provato di nuovo il desiderio di farlo.

Solo allora sembrò quasi sentirne il bisogno.

Ryuzaki, shinigami o no, questo non cambia il fatto che potremmo essere più vicini a Kira di quanto crediamo!” disse, quasi per incitarlo. Ma non ne aveva molto bisogno, Elle si stava riprendendo già molto velocemente: non era da lui cedere all'emotività troppo a lungo, non era del tutto umano.

Gli sventolò di fronte una busta da lettera e gliela porse. “Prendiamo quella stronza e saremo più vicini a Kira.”

Elle guardò la busta, la fissò per pochi secondi e poi un mezzo sorriso gli illuminò il volto pallido. Fu quasi una gioia per lei, rivederlo finalmente come Elle, apatico ma a versi ottimista, pronto a tutto pur di catturare Kira. “Shinigami,Buddha, Ra,Zeus.....non c'è dio che potrà fermarci dal catturarlo. Kira ormai è ad un passo da noi.” disse. E come farebbe il migliore dei generali, Elle riuscì a smuovere gli animi dei suoi uomini, togliendo dai loro visi la paura e il dubbio di non potercela fare.

Sentivano Kira più vicino di quanto mai lo avessero percepito, mai come allora la vittoria sembrava forse vicina.


Nonostante i grandi passi su cui stavano procedendo le indagini, Alyssa era ancora costretta a stare vicino a Light. Non che la cosa la infastidisse molto alla fine, ma preferiva continuare a seguire i risvolti delle indagini ed arrivare a capire chi era il secondo Kira e da cosa scaturiva il suo potere, ancora più agghiacciante del primo Kira.

Quello che faceva più paura.

Il tempo quella mattina era freddo, il sole brillava in cielo ma il calore che doveva trasmettere si diffondeva nel gelido vento che soffiava. Le fronde degli alberi si muovevano, in una danza in compagnia del vento, che creava una specie di soave silenzio attorno a lei.

Alyssa si strinse di più nel cappotto, continuò a camminare e a tenere lo sguardo fisso sul terreno. Il pensiero dello shinigami, anche se era una cosa che si era obbligata di archiviare nella sua mente, continuava lo stesso a tormentarla. Possibile che esistesse una cosa del genere? Lei continuava a non crederci, ma quel caso riservava loro solo delle sovrannaturali sorprese.

Tirò un calcio ad un sassolino, lo seguì mentre rotolava, fino a quando finì contro un paio di scarpe, abbandonate sotto una panchina. Alyssa alzò lo sguardo, Elle era seduto sulla panchina e teneva un libro tra le mani. Come al solito, si era tolto le scarpe, che considerava solo un ostacolo per la sua libertà motoria.

Pensavo che non venissi...” gli disse, quando fu abbastanza vicina per farsi sentire da lui. Elle si girò lentamente verso di lei, stava leggendo un libro di economia che non doveva interessargli parecchio. Nessun argomento giungeva nuovo alla sua testa.

Mi sono dimenticato di dirtelo.” disse lui, quasi scusandosi. Si guardò attorno, eccetto qualche studente che passeggiava in compagnia, erano soli. Alyssa si sedette accanto a lui, superando le scarpe semplicemente allungando la gamba.

Che novità! Quando mi dici le cose, tu?” lo rimproverò.

Elle tirò un sospiro. “E tu quando eviterai di essere così noiosamente pressante?”

Lo sarò, quando questa storia sarà finita e la tua maledetta faccia sarà di nuovo al sicuro...”

I due si guardarono, Alyssa provò un lungo e fastidioso brivido che le corse lungo la schiena. Erano stati gli occhi di Elle a provocarglielo e lei non sapeva spiegarsi perchè.

Io so badare a me stesso.” le ricordò.

Non è così, Ryu. E tu lo sai.”

Da quando ti preoccupi così per me?”

Quelle parole restarono sospese nell'aria, finché il vento non decise di trasportarle via, lontano da loro. Il viso di Alyssa venne coperto dai suoi capelli, li scostò con la mano e fissò il sole in cielo.

Io mi sono sempre preoccupata per te.” ammise, più a sé stessa, che al ragazzo. “Da quando sei arrivato alla Wammy's house, ricordi?”

Come poteva non ricordarlo? Entrambi avevano ben fisso il ricordo di quel giorno nelle loro menti, anche se spesso arrivavano a considerarlo un giorno come un altro, era stato l'inizio della loro amicizia. O di qualsiasi altra cosa li legasse.

Dopo il caso Kira lei non lo capiva più. Sapeva solo che aveva bisogno di restargli accanto il più possibile. Ma il perchè era tutto da scoprire, almeno per la sua mente.

Non capisco perchè ti dia fastidio che io mi preoccupi. Tu fai lo stesso con me, o no?”

Per me è diverso. Io ho il dovere di proteggerti...”

E da dove arriva questo dovere? Dalla nostra amicizia?”

Qui non si tratta solo della nostra amicizia, Aly.” la interruppe lui.

Allora cosa?” Quelle parole arrivarono dure e decise alle orecchie di Elle, lui distolse lo sguardo e lo posò in un punto lontano, un punto che probabilmente nemmeno esisteva e che il ragazzo si era creato nella sua mente. “Io credo proprio che sia questo il motivo per cui io voglio proteggerti e tu vuoi fare lo stesso...” disse lei, colmando il silenzio che era calato tra loro.

Forse è così per te, ma non per me.”

Alyssa non capiva il senso delle sue parole, era sempre stato enigmatico, ma lei era comunque riuscita lo stesso a penetrare nelle sue frasi e a percepirne il vero significato. Quel giorno però, Elle sembrava diverso. Continuava a non guardarla, come se temesse di non poter sostenere i suoi occhi verdi.

Che intendi?” gli chiese.

Allora lui si voltò verso di lei, ma i suoi occhi neri restarono comunque lontano dal suo viso. “È difficile da spiegare, non capiresti comunque.” disse solo. E non volle aggiungere altro, Alyssa restò a fissarlo in silenzio, quasi pregando che quelle non fossero le sue ultime parole.

Una voce lontana attirò la loro attenzione, i due si voltarono giusto in tempo per vedere Light in compagnia di Kiyomi Takada, la ragazza più bella dell'università. Alyssa non sapeva che uscissero insieme, Light non sembrava aver mostrato mai alcun interesse nei confronti di quella tipa, così superba e presuntuosa, ma doveva ammettere che formavano davvero una bella coppia. Almeno dal punto di vista estetico.

Quella chi è?” chiese Elle, Alyssa si voltò verso di lui e si accorse, con suo stupore, che il detective stava squadrando attentamente la ragazza che accompagnava Light. Takada portava dei tacchi altissimi, rispetto cui le converse malridotte che indossava Alyssa, sembravano davvero orripilanti. E lo erano secondo Elle, ma la ragazza non aveva mai dato retta al suo gusto in fatto di moda.

La miss dell'università. Cos'è ti piace?” gli chiese.

Elle fece spallucce e continuò a guardarla. “A differenza di qualcuno, io non perdo tempo in queste cose.” disse, quasi con celata altezzosità. Alyssa inarcò le sopracciglia sentendosi colpita. “Bella coppia del cavolo, sembrano Barbie e Ken. Belli ma vuoti.” concluse Elle.

La ragazza trattenne un sorriso. “Secondo me sei solo geloso.” disse, Light sembrava essersi accorto della loro presenza e si era fermato. Parlava con la moretta al suo fianco e sembrava che la stesse salutando.

La gelosia è un sentimento stupido e nocivo. Poi perchè dovrei essere geloso di quei due? Francamente, mi fanno un po' pietà.” rispose lui.

Alyssa si portò le mani sulle ginocchia, iniziò a dondolare nervosamente le gambe e continuò a guardare verso quei due. “Io un po' gelosa lo sono.” ammise. “Almeno possono uscire con chi vogliono, noi siamo costretti a non avere una vita sociale per colpa del nostro lavoro...”

Elle la guardò, ma lei non se ne accorse. Non aveva mai pensato a quanto potesse pesarle il fatto che non potesse godersi la vita come ogni ragazza di venti anni. “Beh, a me piace la mia vita. Ho tutto quello che ho alla fine, che m'importa se non posso andare in discoteca a sbronzarmi o uscire con la più bella dell'università?”

Light iniziò a camminare verso di loro, fece un cenno con la mano ad Alyssa e lei rispose con un sorriso. “Dove hai imparato il termine sbronzarsi?” chiese poi, tornando a guardare Elle.

L'ho inserito nel mio vocabolario, dopo che ho guardato per sbaglio un fotogramma di uno stupido reality show, quelli che ti piace tanto guardare. Credo che questa sarà la prima e ultima volta che lo userò.”

Bene, perchè ubriaco non ti ci vedo proprio!” esclamò lei divertita.

Elle trattene un sorriso, lo faceva sempre con fatica quando vedeva quell'espressione sul viso della ragazza.

Ciao ragazzi, che ci fate qui?” chiese Light quando li raggiunse. Alyssa si chiese se fosse stata una buona idea farsi trovare insieme, il ragazzo avrebbe pure potuto sospettare qualcosa.

Elle non ne sembrò preoccupato. “Sia chiaro, non voglio fregarti la ragazza.” disse e Alyssa si morse il labbro per non inveirgli contro. “Ci siamo incontrati per puro caso.”

Ryuga, come devo dirtelo che siamo solo amici?” disse Light, divertito però dalle parole del ragazzo. Alyssa invece avrebbe voluto solo colpirlo in faccia con un pugno.

Calò il silenzio, la ragazza sapeva a cosa era dovuto: Light e Elle dovevano parlare solo ed esclusivamente del caso quando erano soli e lei, che teoricamente non doveva essere coinvolta, creava una strana atmosfera.

Io e Alyssa pensavamo di andare a pranzare, ti va di unirti a noi?” disse Elle. Alyssa aveva un buco allo stomaco però, dovuto al nervosismo che quella copertura le provocava sempre.

Light non ci mise molto a pensarci. “Sì, ci sto. C'è un ristorante proprio qui vicino.” disse e indicò il fondo del viale. Elle si rimise velocemente le scarpe e Alyssa si alzò subito in piedi, affiancando Light. Non iniziarono nemmeno a camminare, che una voce stridula ruppe il silenzio.

Alyssa non aveva mai sentito una persona parlare in quel modo così fastidioso, gridava il nome di Light e la sua voce cresceva e diminuiva, come se fosse uno strumento musicale mal funzionante. Odiò la proprietaria di quella voce, ancor prima di vedere a chi appartenesse.

Light! Avevo un set fotografico qui vicino e sono venuta a fare un salto!”

Una ragazza bionda li raggiunse. Era davvero bellissima, sembrava una modella: i capelli dorati erano raccolti in due ciuffi laterali, gli occhi erano di un marroncino brillante e le labbra carnose erano truccate di un rosso vivo. Indossava abiti in stile gothic, che Alyssa aveva indossato quando aveva quindici anni, in una delle tante fasi di moda che aveva attraversato.

Light la guardò un po' stupito, mentre Alyssa ed Elle la studiavano attentamente. La ragazza si pentì di essersi vestita in maniera così sportiva: dopo Takada, anche quella biondina sembrava uscita dalla copertina di una rivista di moda. “Misa...ciao!” disse Light dopo un attimo di esitazione. Lei si avvicinò a lui e gli diede un bacio sulla guancia, allora Elle e Alyssa capirono che quella Misa era la fidanzata di Light. Anche se lui sembrava un po' rigido nei confronti di lei.

Lui chi è? Un tuo amico? È originale!” disse Misa facendo dei passi verso Elle, ignorò categoricamente Alyssa. Anzi le riservò una lunga occhiata di fuoco, come se volesse ucciderla all'istante solo per trovarsi vicino a Light.

La cosa non la toccava minimamente, anche lei non ricambiava la simpatia di quella gallina.

Misa, loro sono Ryuga Hideki e Alyssa Monroe.”li presentò Light. “Ragazzi, lei è Misa Amane.”

La ragazza di Light.” ci tenne a precisare lei, lanciò di nuovo un occhiata ad Alyssa e inarcò le sopracciglia. Per poco la mora le scoppiò a ridere in faccia, per quanto la trovava esageratamente gelosa e frivola.

Elle si era portato un dito tra le labbra e rimase a fissare la bionda, mentre quest'ultima e Alyssa si lanciarono un fintissimo sorriso che lasciò intendere ben altro.

Alyssa notò una cosa nello sguardo di Misa: era fisso sulle loro teste, sembrava che stesse leggendo qualcosa di invisibile nell'aria e che quello che stava vedendo la turbasse.

Alyssa pensò di sbagliarsi, lanciò un occhiata verso Elle per vedere se anche lui l'aveva notato.

Infatti il ragazzo aveva una strana luce negli occhi, probabilmente aveva capito qualcosa che lei non aveva percepito.

Sai che ti invidio, Yagami?” Elle ruppe il silenzio con quelle parole, parlò in una maniera così insolita per lui che fece sobbalzare Alyssa e Light. “Sono un tuo fan dal numero di agosto di A*teen, Misa.”

Alyssa si sentì cadere le braccia, guardò l'espressione inebetita sul volto di Elle e sperò di aver sentito male. Intanto Misa sembrava tutta entusiasta per le parole del ragazzo e lo ringraziò con calore. Quelle parole si ripeterono nella mente di Alyssa, mentre una folla di giovani ragazze li circondava per chiedere un autografo alla biondina.

Non riusciva a credere che Elle trovasse attraente una ragazza simile e che, per di più, leggesse certe riviste stupide. Si strinse le braccia al petto e si voltò dall'altra parte quando si sentì andare il viso in fiamme. Come poteva piacergli una tipa così stupida?

Un movimento del ragazzo, impercettibile nella baraonda generale, attirò la sua attenzione. Quando lo vide allungare la mano verso il didietro di Misa, non ci vide più. Dovette contare fino a cento per non saltargli addosso e riempirlo di botte.

Non era possibile che stesse assistendo ad una scena simile, da parte sua poi.

Ehi, qualcuno mi ha toccato il sedere!” esclamò Misa, voltandosi di scatto. Ma non parve molto infastidita, guardò Elle che dietro di lei assumeva un espressione innocente, ma non disse nulla.

Non aveva capito che era stata proprio la sua, la mano che l'aveva toccata?

Alyssa si sentiva esplodere, come un vulcano pronto a investire ogni cosa con la sua lava. Non capiva perchè reagiva così, voleva solo che finisse quel momento.

Che sbruffone! Qualcuno deve aver approfittato del caos generale...smaschererò io il colpevole!” disse poi, parandosi velocemente davanti alla bionda, che parve divertita.

Alyssa e Light assisterono in silenzio alla scena, la ragazza li trovò due buffoni, ma non poteva dirlo apertamente come avrebbe voluto. A salvare la situazione, giunse una donna dall'aspetto austero: si fece avanti tra la folla a tentoni e raggiunse Misa prendendola per il polso.

Era la sua manager e le ricordò che doveva essere sul set da circa mezz'ora. Misa si lasciò trascinare via controvoglia “Light, ti chiamo dopo io! Ciao!”

Furono le ultime parole che Misa riuscì a dire, mentre quella donna la trascinava via.

Sembrò improvvisamente che l'aria fosse tornata respirabile, la folla si dileguò lentamente e la voce di Misa si fece sempre più lontana. Alyssa prese un lungo respiro e guardò freddamente Elle.

Sei fortunato ad avere una modella per ragazza. Complimenti.” disse Elle, con la mancanza di entusiasmo che sempre lo caratterizzava.

Light non rispose, sembrava pensieroso. “Sì, certo....” rispose, guardando verso il punto in cui Misa e la sua manager erano scomparse. “Mi sono ricordato che devo fare una cosa e quindi non posso pranzare con voi. Vi dispiace se facciamo un altro giorno?” disse.

Certo che no.” rispose, troppo frettolosamente Alyssa. Non vedeva l'ora di restare sola con Elle per prenderlo a calci, si era dimenticata di tutto il resto e un lieve rossore apparì sulle sue gote. “Cioè...se non puoi, faremo un altro giorno. Io e Ryuga potremmo andare lo stesso, se non ci sono problemi.” si corresse lei, quando sentì i loro occhi sulla sua figura.

Elle annuì e Light li salutò, allontanandosi dalla parte opposta.

Alyssa si guardò indietro, per assicurarsi che Light non li stesse osservando. E infatti, il ragazzo stava componendo un numero sul suo cellulare.

Si voltò di scatto e diede un pizzicotto sul braccio ad Elle: non lo diede molto forte, ma abbastanza deciso per provocargli almeno un po' di dolore. Ma lui, oltre che alle emozioni umane, doveva essere immune anche al dolore fisico.

Se ti dico che mi fai schifo, ti offendi?” disse a denti stretti.

Elle continuava a guardare di fronte a sé, la sua bocca assunse una smorfia simile a quella di un broncio. “Mi ha detto cose ben peggiori...” disse.

No, ti assicuro che questa è la cosa peggiore che io ti potrò mai dire!” esclamò lei, si sentiva davvero esplodere. Era sempre stata una persona molto impulsiva, a differenza di Elle, e in quel momento lo era più del solito. Avrebbe voluto davvero picchiarlo, non riusciva a credere che si fosse comportato in quel modo. La suoneria di un cellulare riuscì a placarla, i due smisero di camminare ed Elle infilò la mano nella tasca dei suoi jeans.

Perchè hai una suoneria del genere ora?” domandò confusa Alyssa, era una musichetta dal suono prettamente femminile. Ed Elle era solito lasciare sempre il silenzioso, perchè considerava la suoneria solo una fastidiosa musichetta che poteva distrarlo dal lavoro. Elle estrasse un cellulare rosa dalla tasca, lo prese per l'antenna e lo guardò con aria furba.

E hai pure un cellulare rosa...mi devo iniziare a preoccupare?” chiese Alyssa, ma in realtà iniziava ad avere delle idee chiare su quello che stava succedendo: Elle aveva preso il cellulare di Misa, approfittando della baraonda generale e facendolo passare per tutt'altro gesto. La ragazza si sentì un po' più sollevata, anche se non capiva perchè Elle avrebbe dovuto rubare il cellulare a quella ragazza. “Che sta succedendo?” gli chiese, lanciò un occhiata rapida a Light e lo vide voltarsi verso di loro, con il cellulare all'orecchio.

Cosa credi che stavo facendo prima?” le rispose Elle, aprì il portatile e lesse il nome di Light, seguito da una miriade di cuoricini, sullo schermo.

Credevo che le stessi toccando il sedere!”

Perchè avrei dovuto toccarle il sedere? Non ne vedo proprio l'utilità...” le disse velocemente, poi finalmente rispose al cellulare, ponendo fine a quella fastidiosa suoneria, impossibile da ascoltare come la voce della proprietaria. “Sì, pronto?”

Alyssa non sapeva dove guardare, era curiosa di leggere l'espressione di Light ma temeva che, se si fosse voltata, avrebbe potuto far sospettare qualcosa. “Perchè hai il cellulare di Misa?” chiese la voce metallica di Light, sembrava irritato e non aveva tutti i torti ad esserlo. Però Alyssa stava per scoppiare a ridere, la faccia di Elle aveva un espressione troppo divertente per riuscire a trattenersi.

Ah è il suo cellulare? L'ho trovato per terra e volevo riconsegnarlo al suo proprietario, appena possibile...” rispose lui, continuando a dare le spalle a Light. Ma quest'ultimo aveva capito che Elle aveva “rubato” volontariamente il cellulare di Misa, anche se il motivo non era ancora chiaro.

Almeno per Alyssa.

Va bene, glielo ridò io allora..” concluse Light, si voltò verso di Elle e il detective fece lo stesso. Gli ridiede il cellulare, con un espressione innocente sul volto. I due si lanciarono degli sguardi carichi di messaggi nascosti che solo loro potevano capire. “Grazie.”

Appena fecero per allontanarsi di nuovo, il vero cellulare di Elle vibrò. Alyssa e Light lo osservarono rispondere, non disse nulla e si limitò a fare solo dei versi di assenso. Solo alla fine, concluse con un deciso “Ok.”

Si voltò a guardare Light, la sua espressione era tranquilla, ma stava per dire qualcosa di davvero importante. Alyssa lo capì da quella luce nei suoi occhi neri. “Non so se la notizia ti farà piacere oppure no” iniziò a dire. “Ma abbiamo arrestato Misa Amane con l'accusa di essere il secondo Kira.”


E la copertura è saltata.”

Erano nella loro camera d'albergo, nella stanza dove avevano fatto installare monitor e computer per poter lavorare al caso. Era buio, Elle aveva chiuso le verande e aveva acceso un unica lampada al neon per illuminarli. Alyssa camminava avanti e indietro, mostrandosi nervosa e inquieta.

Ora che abbiamo le prove che Misa è il secondo Kira, non vedo il motivo per cui tu dovevi continuare con quella farsa....” rispose lui, tenendo lo sguardo fisso sugli schermi spenti.

Alyssa non sopportava di essere sempre l'ultima a sapere le cose, aveva chiamato a tutti i poliziotti che lavoravano con loro al caso e tutti erano a conoscenza che le impronte rilevate appartenevano a Misa Amane e che, proprio nell'appartamento della ragazza, erano stati trovati altri elementi riconducibili al secondo Kira. E trovò ironico che a dirle tutta la storia fosse stato Matsuda.

Non ti chiedo nemmeno perchè non me lo hai detto, tanto non me lo spiegheresti...” disse lei.

Appunto, vedo che sei tornata a capirmi finalmente...”

La ragazza sbuffò, non riusciva a credere che un oca come Misa Amane fosse il secondo Kira. Non sembrava così intelligente e sveglia per compiere delle azioni così ben studiate: era pure vero che il secondo Kira non era stato furbo quanto il primo, ma non era stato nemmeno stupido.

Chissà dov'era stata condotta Misa in quel momento e come Light stesse prendendo la cosa.

Anche se non sembrava davvero innamorato di Misa. Ma non poteva essere così insensibile da fregarsene.

A proposito...” Alyssa posò i gomiti sullo schienale della poltrona di Elle. “Ti piace Misa Misa?”

La ragazza aveva fatto delle ricerche su di lei, in quei pochi minuti di libertà che le erano stati concessi dopo l'arresto della ragazza: faceva la modella e adorava farsi chiamare con l'appellativo di Misa Misa, si chiamava così anche da sola. Aveva fatto diversi spot e in molti esibiva solo il suo fisico statuario. Forse non la facevano parlare perchè aveva la voce di una gallina.

Elle la guardò con la coda dell'occhio. “È la prima cosa che ti è venuta in mente di chiedermi adesso?”

Tanto se ti dovessi chiedere qualcosa che riguarda il caso, non me la diresti.” gli ricordò lei, continuò a fissarlo dall'alto. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi e lui non aveva alcuna intenzione di alzare la testa per guardarla. “Quindi..rispondi. Ti piace Misa Amane?”

È molto bella, non si può negare l'oggettività”

Alyssa sorrise nervosamente. “Non riesco a credere che tu legga certe riviste...e sopratutto che ti piaccia una tipa del genere!” disse. Andò a sedersi accanto a lui e allungò le gambe per distenderle sulla superficie di fronte a lei. Iniziò a giocherellare con un ciuffo di capelli e guardò di fronte a sé.

Ci tengo a ricordarti, cosa che spesso tu dimentichi, che sono un uomo anche io.” rispose il ragazzo.

Infatti non mi stupisco che ti piacciano le donne! Mi stupisco che ti piaccia una...bionda, con la voce e il cervello da gallina!” disse lei, la voce le uscì praticamente stridula. Si vergognò di sé stessa per reagire in quel modo.

Elle allora la guardò, il modo in cui lei torturava i suoi capelli gli era nuovo. “Ma sei gelosa per caso?” le domandò. Anche nell'oscurità, vide il suo viso diventare rosso e i suoi occhi cercare un punto che fosse lontano dalla visuale di Elle.

Gelosa? Di te? Ma per favore!” esclamò. “Sono solo stupita del perchè...a te piaccia una del genere, pensavo puntassi più in alto!”

Elle la osservò a lungo e in silenzio, Alyssa non riusciva proprio a capire cosa gli passasse per la testa in quel momento. “Ti rendi conto che sei arrivata a conclusioni tutte tue?” le fece notare. “Io ho solo detto che è bella, non ho mai detto che mi piace.”

Premette un pulsante sulla tastiera del monitor di fronte a lui, Alyssa seguì il suo braccio compiere quel movimento e si schiarì la voce. “Arrivo a conclusioni tutte mie, solo perchè non ho idea di che genere di donna ti attragga...almeno fisicamente.” gli spiegò e tornò a guardarlo in viso. “Non che m'interessi, ma mi incuriosisce. Tutto qui.”

Non ho un prototipo preciso di donna, Alyssa.” rispose Elle. “Ma preferisco le more.”

Alyssa smise di giocherellare con quel ciuffo di capelli che stava massacrando da minuti. Lo guardò, come se si fosse dimenticata di avere anche lei i capelli scuri e una vampata di calore le investì il viso. Elle sembrava impassibile come sempre, forse quella frase non significava nulla di importante. Da quando lei si faceva delle paranoie del genere?

Cercò di avvicinarsi a lui, solo per guardare la sua espressione e studiarla, quando lui accese i monitor. Alyssa si bloccò, sullo schermo apparve l'immagine di Misa: si trovava in una stanza dalle pareti bianche, bendata e legata con una specie di camicia di forza e seduta su una sedia. Aveva un espressione terrificata: non si riuscivano a scorgere i suoi occhi, ma era evidente quanto fosse spaventata. Il suo viso sembrava bagnato dalle lacrime, visibili alla luce dei fari che aveva puntati contro.

Cosa...cos'è questa roba, Ryu?” chiese Alyssa, appena riuscì a riprendere fiato. Elle non aveva mai adottato misure simili, sembrava che per catturare Kira fosse disposto a ricorrere a mezzi che non avrebbe mai nemmeno preso in considerazione.

Misa resterà così, fino a quando non mi dirà tutto quello che sa su Kira.” Elle rispose con una freddezza fuori dal comune, lei rabbrividì di fronte alla naturalezza con cui parlava.

È solo una ragazza.” gli ricordò, ma sapeva che Elle non lo aveva dimenticato.

Lo so.”

E per arrivare a Kira, sei disposto a rinchiuderla lì dentro come un animale?!”

È un assassina e io devo sapere il più possibile sui suoi poteri e su Kira.”

Alyssa restò a guardarlo con occhi sbarrati, Elle invece continuò a fissare lo schermo e l'immagine che vedeva non lo turbava affatto.

Ma cosa sei disposto a fare per arrivare a lui, Elle?” disse lei, con voce tremante. Scattò in piedi, sentiva di non riuscire più a sostenere l'atmosfera all'interno della stanza e si preparò ad uscire.

E ora dove vai?” le chiese lui, guardandola freddamente.

Me ne vado, lascio risolvere questa cosa a te e ai tuoi amici poliziotti!” esclamò lei, fermandosi sulla soglia della porta. “Io mi rifiuto di prendere parte ad una cosa del genere!”

Misa è il secondo Kira.”

Ma è pur sempre una ragazza, in carne ed ossa, rinchiusa e legata come carne da macello!”

I due si guardarono, Elle sembrò infastidito dal comportamento di lei, ma cercò di trattenersi.

Va bene. Se la pensi così, puoi pure andartene allora.” disse e tornò a guardare la figura di Misa.

Alyssa si morse il labbro, come al solito lui non le aveva dato dei buoni motivi per farle cambiare idea. “Se fossi stata io il secondo Kira, tu mi avresti rinchiuso lì dentro...non è vero?” gli domandò.

Lui non rispose, Alyssa sperò che quel silenzio che incombeva tra loro venisse riempito dalle sue parole. Ma non fu così.

Se loro due non fossero amici...se in un altro universo, lei ed Elle non si conoscevano e lei era il secondo Kira, il ragazzo sarebbe stato capace di rinchiudere anche lei in quelle condizioni. O lo avrebbe fatto anche se erano amici?

Lo sospettavo..passeresti sopra pure a questo.” disse lei, uscì sbattendo la porta e i suoi occhi si velarono di lacrime.


Misa non spiccicò una parola per tutto il tempo.

Nonostante Alyssa avesse deciso di non prendere parte a quella “pagliacciata”, com'era arrivata a definirla, non voleva nemmeno restare all'oscuro di quello che stava accadendo. Perciò si era studiata gli orari di Elle e dei poliziotti: mentre loro restavano dentro la stanza ad interrogare Amane, lei se ne stava seduta in corridoio ad origliare le loro conversazioni. Poi, quando era ora che i poliziotti rincasassero, lei sgattaiolava in camera e faceva finta di esserci rimasta da sempre.

Nel frattempo, faceva anche ricerche sul conto di Misa Amane: aveva scoperto che i suoi genitori erano stati uccisi anni prima durante una rapina e che il loro assassino era stato rilasciato da qualche mese, quando si accasciò sul pavimento di casa sua, a causa di un attacco cardiaco.

Era logico che venerasse Kira e che lo volesse proteggere, ma questo non significava che li conoscesse.

Quel giorno qualcosa nei calcoli di Alyssa andò storto, Elle sbucò fuori dalla camera prima dell'orario previsto e la ragazza cercò di rintanarsi velocemente in camera, prima che lui la vedesse.

Ferma lì.” le ordinò il ragazzo.

Alyssa imprecò, l'aveva beccata proprio quando stava per svoltare l'angolo e sparire nel corridoio. Si morse il labbro e restò con le spalle rivolte verso di lui. Lo sentì avvicinarsi lentamente, i suoi piedi nudi strisciarono sul pavimento e il suo respiro si fece sempre più vicino.

Non sono stupido, Aly. So che te ne stai sempre qui fuori ad ascoltare quello che succede.”

Alyssa si voltò verso di lui, il ragazzo posò la spalla sullo stipite della porta e la guardò.

Invece sei stupido, perchè non è così.” lo rimproverò, anche se con una menzogna.

Gli occhi del ragazzo si abbassarono sul pavimento e lei si strinse le braccia al petto per il nervosismo. Doveva essere arrabbiata con lui, eppure non riusciva ad assumere una posa o un espressione facciale che glielo lasciasse intendere.

Se neghi l'evidenza, mi deludi.” disse lui.

Mi deludi?!” ripeté Alyssa sconvolta. Ecco, come sempre Elle era riuscito a premere il pulsante per farla sbottare. Sembrava quasi che lo facesse apposta, per farla svuotare di tutta la sua rabbia. “Tu rinchiudi una ragazza in una specie di mini bunker e io ti deludo? Sei tu che mi ha deluso, Ryuzaki!”

Quella ragazza è il secondo Kira, questa cosa ti sfugge per caso?” le ricordò il detective, affilando lo sguardo.

Può anche essere il diavolo in persona! Quello che stai facendo...è orribile.” esclamò Alyssa, indicando la porta in cui si trovavano i monitor, spettatori del supplizio di Misa.

Se vogliamo prendere Kira, dobbiamo purtroppo ricorrere a questi mezzi.”

La persona che conoscevo, non voglio nemmeno pronunciare il tuo nome, non avrebbe mai fatto una cosa del genere.”

Tu non mi hai mai veramente conosciuto, Alyssa. Visto che molte cose non ti sono ancora chiare!”

Le parole di Elle erano uscite dure, taglienti dalla sua bocca. Portarono solo un lungo silenzio, in cui lui distolse gli occhi da quelli di Alyssa e la ragazza lo fissò senza capirne il significato.

Come erano arrivati a quel punto? Non gli era mai successo di discutere in quel modo, da quando erano bambini, ma con il caso Kira sembrava che tutto stesse cadendo a pezzi.

Io...non voglio solo che tu ti sporchi le mani. È per questo che mi preoccupo.” sussurrò la ragazza.

Bugiarda. Tu ti preoccupi solo perchè quella è la ragazza di Light Yagami che, credimi, inizio a pensare che sia davvero Kira.” rispose Elle, più freddo del solito. Aveva pronunciato quelle parole quasi con cattiveria. Ma non aveva tutti i torti, era strano che Elle sospettasse di un ragazzo che era fidanzato con il presunto secondo Kira. Troppe coincidenze, lei non credeva alle coincidenze ma non credeva nemmeno ai pregiudizi.

Non siamo ancora certi che Light sia Kira. O vuoi rinchiudere lì dentro pure lui?”

Parli solo perchè sei attratta da lui.”

Io parlo perchè sono oggettiva, il fatto che sia attratta da lui non significa nulla!”

Calò di nuovo il silenzio, Elle restò a fissarla a lungo e Alyssa capì cos'era appena successo: aveva ammesso di essere attratta da Light, ma non era quella la sua intenzione. Aveva usato male le parole, solo perchè Elle l'aveva fatta innervosire. Lei era così, non pensava mai a ciò che diceva quando aveva la collera dentro.

Non...dai, hai capito cosa volevo dire.” cercò di rimediare la ragazza.

Non sapevi nemmeno tu cosa volevi dire.” replicò Elle, si girò dall'altro lato come per andare via. “E comunque non m'importa da chi sei attratta, m'importa solo che tu non intralci le indagini con le tue cottarelle da adolescente troppo cresciuta.”

Cercò di rientrare nella stanza. Nonostante continuava ad essere freddo, Alyssa capì di averlo ferito, in qualche modo, con le sue parole. “Se non ti importa, allora perchè ti comporti così?” gli chiese.

Elle si fermò, alzò la testa dal pavimento e l'alzò sul soffitto. I capelli gli coprivano gli occhi, forse gli unici elementi che non riuscivano a restare impassibili alla presenza di Alyssa.

La ragazza lo raggiunse, gli posò una mano sulla spalla e lo fece voltare verso di lei. “Io non intendevo dire che sono attratta da Light, hai capito benissimo cosa volevo dire...”

Le sue parole vennero interrotte da un gesto di Elle: afferrò il suo polso e allontanò così la mano dalla sua spalla. Nonostante la rudezza del gesto, Alyssa non si fece male: anzi, il ragazzo era rimasto comunque freddo anche nella sua improvvisa impulsività.

Come devo dirtelo che non m'importa se sei attratta da lui?” le chiese.

Per una volta, ammetti le tue emozioni, Elle!” esclamò Alyssa, era così furiosa da non essersi accorta di averlo chiamato Elle e di avere gli occhi lucidi per la rabbia. Elle restò in silenzio, i suoi occhi si abbassarono sui loro piedi distanti pochi centimetri. “Perchè non dici quello che pensi e basta? Invece di usare queste scuse patetiche e infondate?”

Vuoi la verità? Bene. Ti dico allora che ti stai solo rivelando un peso ultimamente!” rispose Elle.

Quelle parole la ferirono, lui non era mai riuscito a farlo, perchè non ci aveva mai nemmeno provato. Invece, quella volta, sembrava aver scelto le parole più adatte per farle del male. Con la sua solita apparente freddezza che lei però riusciva a scalfire.

Da quando mi consideri un peso adesso?” gli chiese, con tono grave.

Elle alzò lo sguardo, ma non rispose. I suoi occhi si abbassarono su un punto del viso di Alyssa che lei riconobbe come le sue labbra. Attendendo invano che lui negasse quella frase, la ragazza decise di tornarsene in camera, prima di scoppiare in lacrime.

Ma lui non glielo permise.

Gli tenne saldamente il polso, stavolta con meno delicatezza e la tirò a sé: Alyssa finì contro il suo petto, i loro visi si ritrovarono a pochi centimetri di distanza e entrambi sentivano il respiro dell'altro sfiorare le loro labbra. Nessuno dei due di accorse di quello che stava succedendo, quando la distanza iniziò ad accorciarsi sempre di più.

Ryuzaki?”

La voce di Light li colse di sorpresa, si trovava alle spalle di Elle e li guardava con aria quasi irritata. I due si separarono prontamente e il detective guardò il ragazzo con aria interrogativa.

Che ci fai qui, Light?” gli chiese.

Gli occhi di Light slittarono verso Alyssa, erano delusi e allo stesso tempo increduli. Forse aveva sperato fino in fondo che lei non fosse coinvolta. La ragazza abbassò lo sguardo imbarazzata.

Sono qui...” iniziò a dire Light. “Per chiederti di rinchiudere anche me, come Misa. Per quanto ne so, Kira potrebbe anche uccidere senza rendersene conto e quindi potrebbe essere chiunque, persino io. E tu non hai mai sbagliato...perciò, voglio essere imprigionato anche io, in modo che sia io che te abbiamo delle prove sulla mia colpevolezza o innocenza. Non puoi rifiutarti.”


Dopo che Light si era fatto rinchiudere, successe una specie di mini tragedia familiare.

Il sovrintendente pretese di farsi imprigionare anche lui, malgrado la sua salute cagionevole e Misa continuò a non parlare. Anzi, un giorno arrivò pure a cercare di mordersi la lingua, pur di non rivelare nulla sul primo Kira. Alyssa continuò a non prendere parte alle indagini, i suoi pensieri erano focalizzati su tre argomenti principali: la storia di Misa, il fatto che Light si fosse fatto rinchiudere e quello che era successo, o meglio quasi successo, in corridoio con Elle. E si vergognava del fatto che non riusciva proprio a smettere di pensare alle sensazioni che aveva provato quando aveva sentito il respiro di Elle sulle sue labbra. Sensazioni troppo forti e contraddittorie per poterle capire. Quella sera decise di andare da Elle, per potergli parlare a quattr' occhi e terminare la conversazione che avevano lasciato in sospeso. Lui stava ancora lavorando, lo sguardo fisso verso i monitor e l'espressione concentrata: Misa era seduta, in una posizione quasi innaturale e il viso solcato dalle lacrime.

Ripeteva solo una parola, una parola che impedì ad Alyssa di varcare quella soglia.

Uccidimi.”

Non era una richiesta, era una supplica: sembrava che la ragazza stesse implorando Elle di porre fine alla sua vita. O magari, lo stava chiedendo a qualcun' altro.

Elle non restò impassibile a quella parola, ma restò immobile a fissare l'immagine di Misa. Alyssa invece avrebbe voluto entrare e spegnere quel monitor, solo per non vedere tale sofferenza.

Fu allora che successe una cosa strana, che entrambi notarono malgrado si trovassero a distanze diverse: qualcosa sollevò la frangetta di Misa, forse uno spiffero o una mano invisibile di qualcuno che voleva darle conforto. Nessuna delle due cose era veritiera, perchè la stanza in cui si trovava Misa era praticamente sbarrata e non esistevano angeli,demoni o altri esseri invisibili che potessero fare una cosa simile.

Pochi secondi dopo, Misa alzò la testa, come se avesse ripreso parte del suo vigore. Si guardò attorno malgrado la benda che le copriva gli occhi. “Ehi, dove sono?!” chiese con la sua voce stridula.




















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Capitolo 9
*** If You Were Me ***


-If You Were Me-

8 years before

Come hai detto che ti chiami?”

Alyssa non lo aveva detto, era da quando era stata portata in quella umida e spoglia cella che non parlava. Restò nell'angolo più buio, con le mani sulle orecchie e le ginocchia strette al petto.

Nonostante le urla fossero cessate, non riusciva a muovere le mani lontano dalla sua testa. Il suo esile corpo tremava, per il freddo e per la paura e fermarlo le sembrava impossibile.

Judith le stava sorridendo dolcemente, malgrado il dolore fisico che l'affliggeva da giorni. Se ne stava seduta di fronte a lei, con gli abiti sporchi del suo stesso sangue e le gambe distese sul terreno. La testa ciondolante era rivolta verso Alyssa e i suoi occhi azzurri erano spenti.

Se non avesse parlato, chiunque avrebbe pensato che fosse morta.

Ehi, non avere paura...se parliamo passa il tempo, no?” le disse la ragazza, con voce piatta e tremante.

Alyssa la guardò. Judith aveva più o meno vent'anni, era una bella ragazza con capelli biondi e un fisico slanciato. Era meravigliosa anche in quelle condizioni drammaticamente terribili.

Se passa il tempo, lui arriverà prima...” rispose la bambina, trattenendo a stento dei singhiozzi che la scuotevano dentro.

Quel bastardo potrebbe pure non arrivare più. Cerchiamo di essere ottimiste e speriamo che qualcuno lassù gli faccia venire un colpo...” rispose Judith.

Non era seria, parlava in quel modo solo perchè era stordita per via della schiena sanguinante e tutte le botte che aveva preso in faccia. Alyssa non sapeva cosa quell'uomo facesse loro, a lei aveva sempre detto che sarebbe toccato dopo Judith. E prima di Judith, c'era stata un'altra ragazza di cui nemmeno ricordava il volto.

Il pomeriggio in cui lei venne rapita, quella ragazza venne portata via da William. Ricordava ancora come scalciava e gridava pietà nonostante il suo corpo visibilmente provato.

Le sue grida riecheggiarono sopra le loro teste, dove William doveva dare sfogo alla sua follia.

Poi seguì il silenzio, che sia Alyssa che Judith trovarono spaventoso quasi quanto quelle urla.

E, poche ore dopo, videro William trasportare pesantemente un sacco dell'immondizia, facendolo strisciare sul pavimento. Dietro di sé segnò una leggera scia rossa, che poco lasciava all'immaginazione.

Alyssa tornò a guardare Judith, non le aveva mai rivolto la parola prima di allora: si era limitata a restare in silenzio e a piangere, chiamando il nome dei suoi familiari. Da come aveva capito, Judith doveva avere una sorella maggiore che amava alla follia.

Lei invece non aveva nessun familiare da rimpiangere, solo due nomi, di due persone che erano troppo lontane per poterla sentire.

M-mi chiamo Alyssa. Ma non è il mio vero nome.” rispose la bambina.

Judith la guardò e sorrise di nuovo dolcemente, forse non era nemmeno consapevole di farlo per quanto era priva di forze. “E qual'è il tuo vero nome?” le chiese.

Alyssa scosse ripetutamente la testa. “Non posso dirtelo.” rispose, anche se successivamente si sentì in colpa. Che senso aveva non dirle il suo vero nome, visto che stavano per morire?

Judith non insistette, alzò lo sguardo verso la lampadina che brillava sulle loro testa. Era talmente piccola che illuminava solo il centro di quell'enorme stanza. Ma forse era un bene, Alyssa non sarebbe riuscita a sostenere una visuale migliore del corpo martoriato di Judith.

E quanti anni hai?” le chiese ancora la ragazza.

Ne compio dodici tra dieci giorni.” rispose tremante. Tra sé e sé pensò che forse tra dieci giorni nemmeno sarebbe stata ancora in vita. Scoppiò di nuovo in lacrime, affondò la testa sopra le ginocchia e si lasciò andare alle proprie paure. Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo e non aver mai lasciato di nascosto la Wammy's house, quella sera maledetta.

Aveva attraversato i giardini tranquillamente, per poi finire nelle mani di un'ombra che l'aveva afferrata alle spalle. C'era stato il buio e quando i suoi occhi si erano riaperti, si era ritrovata in quella cella puzzolente e troppo buia.

Il suo rimpianto più grande sarebbe stato quello di non rivedere più Elle, lui aveva lasciato l'istituto mesi prima e le aveva promesso che, una volta cresciuta, sarebbe tornato a riprenderla.

E invece non sarebbe più tornato, perchè lei probabilmente non ci sarebbe più stata.

Odiava sé stessa per non aver obbedito a Roger quella volta, odiava sé stessa per essere così debole da non poter sopportare una situazione simili e odiava sé stessa per non aver potuto dire addio ad Elle. Il centro di tutti i suoi pensieri.

Alyssa, hai un ragazzo?” le domandò ancora Judith, la sua voce era talmente inumana, da non risultare reale in quell'oscurità. Il dolore rispecchiato nelle sue parole era troppo palpabile per non poterlo percepire. “Io alla tua età avevo un fidanzatino...”

A quelle parole, Alyssa riuscì a sorridere. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano e scosse la testa. “No.” rispose, con voce che lasciava trasparire solo un po' di gioia. Ma solo perchè quella domanda le aveva fatto pensare al suo Elle.

Peccato che il tempo in cui aveva una cotta per lui, quando era solo una bambina di otto anni, era velocemente passato. In uno dei suoi giochi, Alyssa ricordava che gli aveva promesso che lo avrebbe sposato una volta cresciuti. Elle aveva risposto con la sua solita freddezza, sostenendo che il matrimonio era una cosa stupida e noiosa e che non avrebbe mai sposato una “mocciosa” come lei.

Diversi momenti che aveva passato con lui, ovvero tutta la sua vita, le passarono velocemente davanti agli occhi. Scoppiò di nuovo in lacrime e si portò le mani tra i capelli per la disperazione.

Non voleva morire, non era giusto che la sua vita e quella di Judith dovessero venire spezzata in quel modo. Avevano ancora tutta la vita davanti e mille tipi di gioie, problemi, dolori, sorrisi da sperimentare. Perchè quel mostro di William doveva soffocare il loro futuro in quel modo?

Judith si fece seria, trovò la forza di strisciare lentamente verso di lei. Il suo viso divenne visibile sotto la luce della lampada: era pallido, troppo pallido e gli occhi erano gonfi di lividi e tagli.

Alyssa riuscì a guardarla, solo perchè vide qualcosa in quegli occhi blu che le diede forza.

Coraggio.

Alyssa, usciremo vive di qui. Te lo prometto.” le disse, con tono più vivo rispetto a poco prima. “Non lascerò che una bambina come te muoia qui dentro. Sconfiggeremo quell'orco insieme, ma tu devi essere forte e sicura per potermi aiutare. Vuoi farlo?”

Alyssa la guardò a lungo, ripensò subito ad Elle e al suo modo di infonderle coraggio nelle situazioni più critiche. Le sembrò di sentirlo accanto in quel momento, proprio come lo era sempre stato.

Annuì lentamente. “Sì, voglio farlo.” rispose.

Judith sorrise di fronte all'espressione quasi combattiva della ragazzina. “Bene, allora ascolta con attenzione quello che sto per dirti...” disse.

E Alyssa ascoltò con attenzione tutto quello che Judith le disse.


Alyssa si risvegliò di soprassalto.

Il sole stava da poco sorgendo, rilasciando la luce dei suoi raggi solari lungo le candide lenzuola del suo letto. Aveva il volto sudato e si sentiva priva di polmoni per respirare.

Prese lunghi e profondi respiri, ma la sensazione di angoscia e paura che le stringeva il petto in una morsa, non si attenuò. Ogni anno, nel giorno di quel macabro anniversario di dolore, Alyssa si sentiva come morta.

Come doveva essere in realtà.

Scattò in piedi e si avvicinò alla finestra, sperando che il panorama di Tokyo servisse a tranquillizzarla. Ma non fu così, il suo corpo era scosso tra tremori provenienti dal petto.

Le venne da vomitare. Corse velocemente verso il bagno e si chinò sulla tavoletta, durò tutto pochi minuti, abbastanza per farla scoppiare in lacrime di dolore. Nonostante erano passati quasi dieci anni, quella ferita era ancora aperta e ogni ricordo era come sale su di essa. Si sedette sul bordo della vasca vicino al water e pianse con il viso tra le mani.

Quell'esperienza era uno dei motivi per cui aveva deciso di seguire Elle: prima pensava solo di seguirlo e fargli da segretaria o magari da cuoca personale anche se non era brava a cucinare, ma dopo quella drammatica vicenda aveva deciso che voleva impedire che altri fatti segnassero le vite di altre ragazze e bambine, come lo erano lei e Judith. Per quello aveva deciso di mettersi più in gioco, scegliendo di fungere da braccio destro di Elle.

Era per quel motivo, che aveva faticato tanto per diventare non al pari del ragazzo, quello era impossibile per un normale essere umano, ma almeno abbastanza in gamba da risultargli utile.

Alyssa?”

La ragazza alzò la testa di scatto, quando sentì la voce di Elle provenire dalla soglia della porta. Il ragazzo stringeva il pomello e la guardava con aria visibilmente preoccupata.

La cosa non lo stupiva: ogni anno, in quel preciso giorno, Alyssa non era più sé stessa. Si svegliava in lacrime e passava tutta la giornata a fissare il vuoto, con aria assente.

Diventava un'altra persona, una persona che Elle non avrebbe più voluto incontrare, perchè lo faceva sentire impotente. Strinse i pugni, quando pensò di non essere di nuovo riuscito ad asciugare via per sempre le lacrime dal volto della ragazza.

Alyssa voltò lentamente la testa da un lato, per nascondere agli occhi di Elle il suo volto solcato dalle lacrime. Non voleva passare per la frignona della situazione, odiava piangere e sopratutto odiava farlo davanti ad Elle. Non voleva che pensasse fosse davvero una palla al piede.

Sto bene. Non è niente.” mentì, la sua voce tremante non poteva nascondere nulla.

Elle sospirò, la guardò mentre cercava malamente di nascondere la sua mano che asciugava le lacrime e i suoi capelli che le ricadevano sul viso. Credeva di innervosirlo con le sue lacrime, ma non era così: esse gli procuravano solo un immenso dolore e un forte desiderio di starle accanto.

Vieni qui.” Elle prese un asciugamano posato sul lavandino alla sua destra e si diresse verso di lei. Alyssa cercò di allontanarlo, ma il ragazzo non desistette. La prese per un polso e la trascinò verso il lavabo. Lei non poteva più nascondere il suo viso sofferente.

Elle la portò di fronte alle specchio e la fece voltare, per poterla far appoggiare al mobile del lavabo. Bagnò l'orlo dell'asciugamano con un po' di acqua tiepida e si avvicinò di nuovo a lei, le asciugò lentamente le lacrime che bagnavano le sue guance delicate e le sue labbra a cuoricino, che lei tanto detestava.

Per Elle erano perfette invece e non poteva vederle bagnate da quelle gocce di sale.

Non farti strane idee.” le disse, cercando nel suo repertorio di freddezza una frase che potesse anche solo lontanamente farla sorridere. “Lo faccio solo perchè sei brutta quando piangi.”

Riuscì a strapparle un sorriso da quelle tenere labbra, Alyssa lo lasciò fare nella sua buona opera di altruismo, malgrado la cosa la imbarazzasse parecchio.

Mi spiace, non solo creo problemi ma ti rovino pure al giornata con il mio aspetto orribile!” disse, sforzandosi di ridere.

Elle abbozzò un sorriso, in una maniera adorabile che lo portava ad innalzare le labbra un po' verso destra. “La mia era solo una battuta, tu non saresti mai brutta.” le disse.

Alyssa lo guardò sorpresa, i profondi occhi del ragazzo erano fissi sulla pelle di lei, mentre cercava di bagnare via le lacrime da essa. Si chiese se era sincero o se diceva quelle cose solo per farle piacere. Stava di fatto, che riusciva a farla sentire più piccola ed inutile di quando già non pensasse.

Si ritrovò a piangere di nuovo, serrò le labbra per trattenere i singhiozzi e abbassò la testa. Elle allontanò le mani dal suo viso, ma non lo sguardo.

Perdonami, sono davvero diventata un disastro.” si scusò lei. Ma non capiva che non aveva nulla di cui scusarsi? Elle detestava vederla in quello stato, non sapeva cosa fare e nemmeno cosa dire per farla stare meglio. Appena sentiva che si stava aprendo un po' di più con lei, rinchiudeva subito tutte quelle emozioni che lo attraversavano in un posto lontano, nella sua mente.

E non nel suo cuore, dove invece avrebbero dovuto trovarsi.

Aly, devi smetterla di pensare cose del genere. Se è per quello che ti ho detto l'altra volta, ho parlato solo per rabbia.” disse, gesticolando come non aveva mai fatto prima. Non erano movimenti esagerati o veloci, ma insoliti per lui. “E non devi nemmeno scusarti per aver subito un trauma terribile. Io non posso nemmeno lontanamente immaginate quanto odi questa data...”

Alyssa abbassò lo sguardo, il giorno prima era tranquilla come al solito: non aveva ancora ripreso parte attivamente al caso, anche se aveva saputo che Misa sembrava essersi completamente ripresa ed era tornata a parlare, sopratutto per accusare Elle di essere un pervertito. Light e suo padre invece si comportavamo magistralmente bene per trovarsi in quelle condizioni, erano calmi e non davano segni di impazienza come Misa. La sera prima era andata a dormire con l'intenzione di parlare a Light l'indomani e scusarsi per averlo preso in giro, se così la si poteva definire la loro situazione. Il pensiero di William, del suo corpo lurido e grasso che ormai giaceva dietro una cella da anni non l'aveva nemmeno sfiorata.

Fino a quella mattina.

Elle riprese ad asciugarle il viso e Alyssa alzò lo sguardo lentamente su di lui. Ripensò al momento in cui aveva quasi sentito posare le labbra sulle sue e avvertì il pressante desiderio di vivere di nuovo quell'attimo. Era come se la sua mente avesse smesso di farla pensare e che il suo cuore le ordinasse di trovare conforto nell'unica cosa in cui poteva trovarlo.

Lui.

Gli accarezzò il viso, partendo prima dalla tempia per poi scendere lentamente lungo la guancia. Elle la guardò sorpreso da quel suo gesto, i suoi movimenti si arrestarono di colpo. Osservò il sorriso sghembo che apparve sulle labbra dell'amica, un sorriso di una persona la cui mente era troppo lontana dal corpo per poterlo controllare. Alyssa era sempre fuori di testa ogni anno, in quel preciso giorno, ma allora sembrava davvero diversa.

Lo sai che da piccola avevo una cotta per te?” gli chiese.

Elle deglutì, sentì la mano di Alyssa scendere sempre di più verso le sue labbra. Qualcosa le diceva che la doveva fermare, qualcos'altro invece gli ordinava di lasciare che il tocco della ragazza lo facesse rabbrividire. Restò impassibile, mentre gli occhi di Alyssa scendevano e salivano sul suo viso.

Hai sempre avuto il gusto per l'orrido.” le ricordò.

Alyssa sorrise, un'altra lacrima scese lungo la sua guancia. Elle restò immobile quando la vide avvicinare il viso al suo, fu lei a fermarsi, passando un dito lungo il suo labbro superiore.

Sembrava che nemmeno si rendesse conto di quello che stava facendo.

Voleva solo ritrovare la forza in colui che era stato la sua spalla, la sua pietra per tutti quegli anni. Non le importava di quello che sarebbe successo dopo, ma a lui sì. Quello che stava per accadere, avrebbe cambiato tutto: li avrebbe coinvolti in qualcosa di troppo grande e di difficile da affrontare vista la tempesta che già li circondava. Anche se lui in primis, era stato vicino a perdere il lume della ragione quella volta in corridoio.

L'orrido non ti appartiene, Elle..” disse lei in un sussurro. Alzò lo sguardo sugli occhi neri del ragazzo, lui non riusciva a compiere alcun movimento che potesse lasciarle capire se voleva o no dare sfogo alla sua pazzia.

Perchè Alyssa si sentiva pazza in quel momento, si era ritrovata a desiderare le sue labbra per poter combattere quello che la lacerava dentro.

Avvicinò le labbra alle sue, Elle chiuse gli occhi e trovò la forza di parlare. “Alyssa, fermati.” le disse con tono pacato. La ragazza lo ignorò e continuò a cercare di annullare ancora di più le distanze tra loro. Quando oramai i loro respiri erano fusi in una cosa sola, Elle le posò le mani sulle spalle e l'allontanò.

Smettila.” le disse, tenendo gli occhi chiusi. La ragazza lo guardò con occhi sbarrati, fu come se si fosse appena destata da un bellissimo sogno e che fosse ricaduta nella realtà che la circondava. Il dolore e la confusione si impadronirono di nuovo di lei, mentre guardava il viso di Elle.

Lui stava lentamente riprendendo fiato. “Non possiamo farlo. Sei sconvolta lo so, ma non...” si bloccò, per la prima volta non riusciva a trovare le frasi necessarie per risolvere quella situazione. Distolse lo sguardo e sperò che Alyssa fosse tornata abbastanza in sé per poter parlare al suo posto.

Sì, scusami.” si scusò lei, anche se non voleva farlo. “Non so cosa mi abbia preso in realtà.”

Elle la guardò chinare il capo e posarlo sulla punta dei suoi piedi. Non sapendo cos'altro aggiungere, il ragazzo lasciò l'asciugamano sul lavabo e si voltò lentamente.

Prenditi un giorno di riposo oggi. Non voglio che tu lavori in questo stato.” le disse, mentre si avvicinava sempre di più alla porta. Alyssa non lo guardò andare via, rimase a fissare il vuoto attorno ai suoi piedi e prese un lungo respiro.

Elle si chiuse la porta alle spalle e rimase con la schiena poggiata sopra di essa. Si passò inconsapevolmente una mano sulle labbra, prima di dirigersi verso il corridoio.


Come sempre, nelle ore che dovevano seguire la cena, William scese nello scantinato.

Il modo in cui lo faceva era terribile, canticchiava fastidiosamente una musichetta irritante, che doveva appartenere alla sigla di qualche programma televisivo che era solito guardare.

Alyssa sentì i suoi passi pesanti mentre scendeva le scale, la sua ombra era ben visibile nonostante l'oscurità: sembrava un enorme macchia scura, ancor più del buio che la circondava, che si muoveva verso la luce. Alyssa se lo immaginò, mentre un sorriso beffardo gli attraversava il volto e i suoi piccoli occhi scuri cercavano nell'oscurità gli oggetti della sua violenza.

La ragazzina lanciò un occhiata verso Judith, la quale sembrava parecchio debole per poter mettere in atto il piano che le aveva introdotto poche ore prima. Non si perse d'animo, trattenne le lacrime di paura, che le pesavano sugli occhi ad ogni passo più vicino di William, e guardò quell'ombra che si avvicinava sempre di più alle loro sbarre.

Il viso di William fece capolino sotto la luce, il suo orribile volto era ulteriormente distorto dall'ubriacatura a cui si era appena sottoposto. Alyssa si rese conto di non averlo mai visto veramente in faccia come allora.

Lui le sorrise, strinse le sbarre con le sue mani sudice e posò gli occhi su di lei. La ragazza si sentì percorrere diversi brividi lungo la schiena. “Buonasera mio piccolo fiorellino!” le disse, in una maniera terribilmente squallida. “Sono quasi tentato dal saltare il turno...”

Alyssa tremò più forte, si strinse le ginocchia al petto e lanciò un'occhiata a Judith. La ragazza si alzò in piedi con una lentezza e una debolezza inumana. Restò un attimo immobile, come a cercare di trovare con lo sguardo un punto fisso nel vuoto che l'aiutasse a restare in piedi. Alyssa la guardò, mentre si avvicinava a William. Come faceva ad avere il coraggio di andargli così vicino?

Non doveva pensarci, il loro piano doveva andare avanti e doveva avere successo.

Judith strinse le sbarre tra le mani e guardò in faccia il loro carceriere. “Ci sono prima io...” gli disse, in un flebile sussurro che sembrava lontano dal sembrare una voce. Sembrava più un debole spiraglio di vento, che soffiava su una roccia senza riuscire a scalfirla.

William sorrise, era così perso nella sua perversione che non si era accorto che la ragazza lo stava prendendo in giro. “Va bene allora...non pensavo ti facesse così tanto piacere stare con me..”

Aprì le sbarre e prese con rudezza il braccio di Judith, la tirò a sé e si voltò poi a guardare Alyssa. “Domani sarà il tuo giorno fortunato.” le disse. La ragazzina tremò di nuovo, guardò Judith e la vide lanciarle quel segnale con gli occhi di cui le aveva parlato. Un cenno con la testa le fece capire che era arrivato il momento.

L'espressione di Judith assunse una forma quasi animalesca, lanciò un grido e si liberò della presa di William con tutta la forza che gli era rimasta. L'uomo restò stupito da quel gesto così violento, Alyssa scattò in piedi e corse verso l'uscita delle cella mentre i due giacevano ancora a terra.

Judith cercò di tenere William fermo, mentre gridava alla ragazzina di scappare.

Vai, ora ti raggiungo!” le gridò.

Alyssa non riuscì però ad avvicinarsi alle scale, sentì la voce di Judith che emetteva un grido e si girò verso di lei. William si era rialzato in piedi, dopo aver colpito la ragazza con un calcio allo stomaco.

Maledetta bastarda!” gridò. Iniziò di nuovo a colpirla, Judith assorbiva i colpi in silenzio, senza poter fare nulla per impedirlo. Alyssa avrebbe potuto scappare, William era così fuori di testa che non si era accorto della sua quasi fuga, ma preferì non farlo.

Non poteva abbandonarla.

Con tutta la rabbia e l'odio che aveva in corpo, si gettò alle spalle dell'uomo. Lui gridò, mentre la piccola restava attaccata alla sua schiena e cercava di graffiargli il volto con le unghie.

Judith sembrava aver perso i sensi, giaceva a terra supina e aveva il volto più pallido del solito.

Il vantaggio di Alyssa sull'uomo durò ben poco, William la colpì al viso con un pugno e la fece cadere a terra. La ragazza si sentiva il sangue bagnarle il naso, sentiva William dietro di lei che annaspava e imprecava e cercò quindi di strisciare verso le scale.

Lui le fu addosso nel giro di pochi secondi, la fece voltare verso di sé e le serrò le mani al collo. Alyssa provò a combattere contro la sua forza, ma fu tutto inutile. L'uomo sembrava davvero intenzionato ad ucciderla, nella sua mente malata si era dimenticato che quella che aveva di fronte era una delle sue perversioni.

Non ti lascerò andare mai!” gridò.

Alyssa non sentiva più il respiro, i polmoni gridavano aria e sentiva il collo come se si stesse spezzando lentamente.

E perse i sensi.


Passarono altri giorni, ma niente mutò.

Solo una cosa: gli omicidi di Kira, che si erano apparentemente interrotti con la cattura di Light e Misa, erano ripresi.

E alla grande. Il numero dei morti al giorno era notevolmente aumentato, proprio come se nulla fosse cambiato.

Alyssa pensò a come doveva sentirsi Elle in quel momento, lui era praticamente certo di aver incastrato i due Kira ma i fatti sembravano dire il contrario. Inoltre, la ragazza aveva saputo da Matsuda che il detective si era rifiutato di dire ai tre detenuti come stavano le cose. Forse voleva studiare bene la situazione, prima di informarli di quanto stava accadendo.

Alyssa aveva deciso di andare a parlare con Light, sapeva che Elle non gliene avrebbe fatto una colpa, ma non sarebbe comunque stato contento di quello che avrebbe visto.

Lei voleva solo chiarire la sua posizione con il ragazzo.

Almeno avrebbe allontanato il pensiero di William e della ricerca di conforto nelle labbra di Elle dalla sua mente. Al ricordo del desiderio di posare le sue labbra su quelle di Elle, le faceva bollire la faccia.

Si diresse velocemente verso gli armadietti di Watari e prese le chiavi che conducevano alla “prigione” di Light. I suoi passi risuonarono nel corridoio stretto e silenzioso, appena svoltò l'angolo notò subito il ragazzo, seduto sul pavimento con le braccia dietro la schiena e le caviglie legate.

Aveva alzato lo sguardo verso il punto in cui lei era appena apparsa, i suoi passi veloci dovevano essere stati un valido segnale per informarlo che lei stava arrivando. La sua espressione si fece dura, mentre guardava il viso della ragazza.

Non sapevo che ci fosse un orario di visite...” disse, cercando di essere ironico.

Alyssa serrò le labbra, ci mancava solo la delusione di Light ad accrescere il numero di pensieri che gli invadevano la mente. “Infatti non c'è alcun orario di visite teoricamente...” rispose, fece un passo verso di lui ma restò a debita distanza. Gli occhi dorati di Light sembravano volessero bruciarla in quel momento. “Sono solo qui per spiegare come stanno le cose.”

Cosa c'è da spiegare? Lavori per Elle, mi hai preso in giro per tutto questo tempo, fingendoti una studentessa russa che mi trovava simpatico?” le chiese.

Non ho finto, io sono davvero russa.” precisò Alyssa. Non aveva alcuna voglia di farsi accusare anche da lui, aveva già fin troppi pensieri preoccupanti che le assillavano la mente.

Light abbozzò un sorriso nervoso. Volse la testa dall'altra parte e scoccò la lingua.

Beh...il fatto che tu non mi abbia mentito su questo, mi rende più contento. Davvero.” le disse, con sarcasmo.

Alyssa si grattò la fronte, chiuse gli occhi per un istante, cercando di assimilare la pazienza necessaria per non mandare al diavolo il mondo.

Senti, ne ho le scatole piene di gente che mi fa sentire in colpa. Ti ho mentito, lavoro per Elle...mi dispiace! Che vuoi, che mi metta in ginocchio e implori il tuo perdono?” gli chiese spalancando le braccia.

Non ho nulla da perdonarti. Puoi anche solo andartene e lasciarmi in pace.”

Mi sembra che tu te la stia prendendo un po' troppo, non credi?”

Calò un profondo silenzio, Light distolse lo sguardo e Alyssa lo osservò attentamente. Le sembrava diverso da come lo aveva sempre visto, a volte pensava che il ragazzo indossasse una maschera di perfezione che nascondesse dell'altro. E per altro, s'intendeva qualcosa che doveva davvero rimanere nascosto.

In quei momenti, anche lei aveva pensato che potesse essere Kira. Perchè indossare una maschera se non si aveva nulla di terribile da nascondere? Poi si ricredeva e pensava che potesse solo nascondere dei semplici segreti, come ogni essere umano.

Allora perchè in quel momento lo vedeva sotto un'altra ottica? Come se fino ad allora non lo avesse mai visto così....umano?

Perchè hai deciso di sacrificarti a questa vita?” le chiese Light, parlando del suo lavoro e delle lunghe giornate che passava accanto ad Elle, come se fossero un sacrificio. Per lei non lo era, lo erano stati gli anni in cui aveva sofferto per William e per la consapevolezza di non poter servire ad Elle.

Sei innamorata di lui, solo questo ti ha portato a lavorare al suo fianco?” continuò Light.

Alyssa alzò le mani imbarazzata. “Ehi, io non sono innamorata di nessuno, che sia chiaro!”

Da quello che ho visto giorni fa, non mi sembrava.”

Alyssa si ammutolì per un istante, si inumidì le labbra improvvisamente troppo secche e alzò lo sguardo verso la luce al neon sopra le loro teste.

Non sono qui per discutere di cose inesistenti...” disse. “Sono qui per chiederti scusa per averti preso in giro, ma non l'ho fatto per un mio capriccio.”

La ragazza si morse la lingua, cosa aveva da chiedere scusa? Nulla, lei si era avvicinata a Light per lavoro, non perchè aveva voglia di prenderlo per i fondelli. Poi non capiva perchè lui se la prendesse così tanto a male, si erano avvicinato ma non fino al punto da considerare la copertura di Alyssa come un tradimento.

Ok, posso almeno sapere perchè lavori per lui.” insistette il ragazzo.

Perchè mi poni questa domanda?!” esclamò la ragazza, non voleva parlare dei motivi che l'avevano spinta a decidere di lavorare con Elle. Le motivazioni erano legate a ricordi troppo dolorosi che non avrebbe potuto sopportare.

Light la guardò seriamente, non aveva mai notato quanto i suoi occhi potessero assumere un aspetto così sincero e innocente.

Non so se hai notato, ma non faccio altro che starmene legato qui tutto il giorno...quale modo migliore per passare il tempo, chiedendoti di rivelarmi una cosa vera di te?” rispose.

Alyssa serrò le labbra, non sapeva cosa dire e nemmeno cosa fare. Si ricordò sempre che le telecamere erano puntate su di loro e che Elle stava assistendo a tutta la loro chiacchierata.

Prese un lungo respiro, una verità sulla sua vita non la poteva negare a Light.

Non dopo averlo preso in giro per tutto quel tempo.

Si inginocchiò a terra e posò le mani sopra le gambe. “Anni fa, sono stata rapita da un maniaco.” iniziò a raccontare, rompendo il lungo silenzio che li aveva preceduti. Distolse lo sguardo, lo posò sul pavimento e sperò di riuscire ad andare avanti con il racconto di quel terribile fatto.

Una sera decisi di scappare dall'istituto in cui vivevo e incappai proprio in lui. Si chiamava William, era un meccanico di circa cinquant'anni con seri problemi mentali.”

Rise, una risata nervosa e che lasciava trapelare troppo dolore. “Problemi mentali..” ripeté. “Era solo un folle con manie perverse e omicide!”

Si arrestò di nuovo, Light avrebbe voluto interromperla ma vide che lei ce la stava mettendo tutta per continuare quel racconto. Come se lo stesse facendo più per sé stessa, che per accontentare il desiderio del ragazzo.

Nel frattempo aveva rapito altre due ragazze. Una venne uccisa appena arrivai, con l'altra rimasi nell'oscurità per intere giornate. Si chiamava Judith e se non fosse stato per lei sarei morta. Fu lei a salvarmi, infondendomi un coraggio che non avevo mai avuto. Una sera, quando William scese nello scantinato dove ci teneva rinchiuse, usò tutta la forza che aveva nel suo corpo, ormai provato dalle percosse, per permettermi di scappare.”

Sentì le lacrime salirle agli occhi, le asciugò prontamente con il palmo della mano, ma non riuscì di nuovo a nasconderle agli occhi della persona che aveva di fronte. Con Light si sentiva più libera, a lei non importava se si fosse rivelata debole con lui.

Era con Elle che avrebbe dovuto sempre mostrarsi forte, per sostenerlo nel suo duro lavoro.

Però non funzionò purtroppo. Judith era già parecchio indebolita e William si faceva forza della sua stessa pazzia. La colpì con una violenza inaudita e si scagliò su di me. Stava per strangolarmi...se poi non fosse arrivata la polizia.”

Light corrugò la fronte, aveva notato il piccolo sorriso che si era acceso sulle sue labbra quando aveva concluso con quella frase. Durò pochissimo, ma abbastanza per riportare un po' di luce sul suo bel viso.

Fu Elle a mandarli. Aveva preso subito parte al caso, appena saputo che io ero coinvolta. Ci mise solo due giorni per risolverlo e mi salvò la vita. Judith però non si salvò purtroppo, morì per una grave emoraggia prima che arrivassimo in ospedale.” continuò. “William finì in carcere, dove risiede tutt'ora, con l'accusa di violenza sessuale, sequestro di persona e omicidio. Non vedrà mai più la luce del sole.”

E lì calò un profondo silenzio. Alyssa pensò di nuovo ad Elle e sorrise, quello era uno dei tanti motivi per cui aveva deciso di lavorare con lui. L'altro era perchè credeva fermamente nella giustizia, credeva che lui fosse la giustizia. E con lui avrebbe impedito che ci fossero altre Judith, ragazze morte per poter salvare una vita. Erano i loro carnefici che dovevano pagarla, non loro.

E a te basta pensare che sia in carcere?” le chiese Light.

Alyssa alzò lo sguardo su di lui, sorpresa da quella domanda. In realtà, spesso pensava che una morte dolorosa sarebbe stata la via più giusta per punire una persona come William.

Ecco perchè il caso di Kira l'aveva confusa così tanto: se lui avesse ucciso colui che le aveva rovinato la vita, come poteva dargli poi la caccia?

Ma la presenza di Elle accanto a lei, le bastava per credere che la giustizia era solo nella sua persona e nelle autorità competenti. Non in Kira.

Non fece in tempo a rispondere, che le squillò il telefono. Sullo schermo apparve un numero sconosciuto, si alzò in piedi e si scusò con Light.

Rispose e quello che sentì la lasciò sconvolta.


Aly?”

Alyssa cercò di aprire le palpebre, ma qualcosa glielo impediva. Sentiva come un qualcosa di freddo e liscio che le sfiorava la pelle. Poi un tocco caldo, come di una mano amorevole che le sfiorava la guancia.

Era morta? Forse quella era la mano del suo papà, che le diceva che finalmente il dolore era finito.

Non poteva essere della sua mamma, perchè lei era ancora viva da qualche parte.

Non voleva essere morta però, lei non poteva abbandonare Elle e non voleva andarsene senza averlo almeno salutato.

Nonostante gli occhi chiusi, sentì le lacrime che scivolarono lungo la sua pelle.

Aly, siamo qui.” disse di nuovo quella voce, non riusciva a darle un tono e una forma, sembrava una voce troppo lontana dal suo corpo per poterla considerare reale. Forse era davvero morta.

Riuscì ad aprire gli occhi, ormai gonfi di lacrime, e si guardò attorno.

Elle era lì accanto a lei, affiancato da Watari che le accarezzava dolcemente il viso. L'uomo le sorrise, come farebbe un padre di fronte alla sua bambina ferita.

Alyssa, come stai?” le chiese.

La ragazzina si guardò attorno, si trovava in un tipica stanza d'ospedale, dalle pareti bianche e priva di odore. C'erano delle macchine attorno a lei, collegate a dei tubi che le passavano sotto pelle. Non ricordò subito tutto quello che era successo, le ci vollero diversi secondi e gli occhi preoccupati di Elle per ricordare. Lui se ne stava in piedi, la sua mano era vicino a quella di lei ma non la sfiorava.

Dov'è...dov'è Judith?” chiese, con voce flebile. Non la riconobbe nemmeno come sua.

Watari sospirò, lanciò un'occhiata verso Elle che si sforzava di restare impassibile. Ma, per la prima volta in tutta la sua vita, parve non riuscirci. “Non ce l'ha fatta.” rispose sinceramente, tornando a guardare la piccola. “È morta qualche ora fa.”

Alyssa non riuscì a credere alle sue parole, iniziò a singhiozzare e i movimenti troppo rapidi nel suo petto furono una pena per lei. “No...” disse.

Il bastardo che vi ha fatto questo è già in galera. Non saprà più cosa sia la libertà.” disse Elle con troppa freddezza, lasciando trasparire un odio che non gli era mai appartenuto.

Alyssa posò gli occhi su di lui, lo vide subito distogliere l'attenzione da lei per nascondere quello che c'era nel nero del suo sguardo. La ragazzina si sentì in colpa, nel pensare che la galera non sarebbe bastato a quel verme.

Avrebbe voluto ucciderlo con le sue mani.

Un pensiero che durò nemmeno un secondo, Alyssa non voleva più rivedere William ,nemmeno cadavere. Perdere la libertà era una cosa più dura della morte e più giusta.

Si muore in un secondo, si soffre per un intera vita.

E quello meritava William.

Appena sarai più grande, ti porterò con me.” disse ad un certo punto Elle, Watari si voltò verso di lui sconvolto. “Non voglio più ricevere una telefonata, per sapere che sei in pericolo. Voglio essere lì, accanto a te in caso dovesse succedere di nuovo.”

Alyssa lo guardò, non sapeva definire le emozioni che la sfiorarono in quel momento. Erano troppe e troppo forti per lei.

Elle non si era mai rivolto a lei in quel modo, sarebbe stata anche l'ultima volta forse, perciò decise di imprimere ogni singola parola di quella frase nella sua mente stanca.

Perciò, comportati bene fino ai sedici anni e studia molto. Così non sarai in difficoltà quando lavorerai ai miei casi.” continuò il ragazzo, con tono più vivo. “E così sperimenterai la giustizia vera con le tue stesse mani. Salveremo altre Judith, insieme.”

Con quelle parole, non si era accorto di aver avvicinato la sua mano a quella della ragazza. Alyssa sentì il suo mignolo sfiorarle il pollice e un brivido gli corse lungo la schiena.

Sorrise, anche lei voleva proteggere Elle, come aveva fatto lui in quel momento. Voleva davvero poter essere la giustizia, aiutare il suo migliore amico e salvare altre persone.

In onore di Judith.

Ci sarò Elle. Perchè tu sei la giustizia.” disse quelle semplici parole. E sulle labbra di Elle, vide il suo primo vero sorriso.


Alyssa si era allontana a passo svelto dalla cella di Light.

Quando Elle non la vide più insieme al ragazzo, per poco tirò un sospiro di sollievo. I poliziotti attorno a lui erano così concentrati nell'osservare il sovrintendente e nel rispondere alle calunnie di Misa, che non avevano ascoltato la conversazione tra i due.

Ma Elle non si era perso una singola parola del dolore di Alyssa. Aveva visto il suo debole sorriso illuminarle il volto, quando fece un accenno su di lui, e si era sentito strano. Vederla soffrire e vederla sorridere erano due cose che gli facevano sentire delle strane e potenti sensazioni che non aveva mai provato.

Ma poi era arrivata quella chiamata, la ragazza gli sembrò parecchio sconvolta.

La vide entrare a passo svelto dentro la stanza del quartier generale, fece roteare la sedia per guardarla in volto. Lei era ancora troppo lontana affinché potesse scorgere i suoi occhi color smeraldo nell'oscurità della stanza.

Finita la terapia di coppia con Yagami?” le chiese.

Quando lei gli fu abbastanza vicino, si accorse che c'era qualcosa che non andava nel suo viso.

Era sconvolta e respirava a fatica, sembrava in preda ad un attacco di panico.

Piangeva, ma non di dolore. Di rabbia.

Elle riconobbe indistintamente quell'espressione sul viso della collega.

Ma era diversa da come l'aveva sempre conosciuta.

Alyssa, che hai?” le chiese, balzando in piedi.

Matsuda e Aizawa, che fino ad allora erano stati a discutere tra loro su che rispostaccia dare a Misa, si voltarono verso di loro.

Alyssa continuava a respirare pesantemente, sembrava che potesse cadere a terra da un momento all'altro.

William...” disse in un sussurro, che Elle non sarebbe riuscito nemmeno a capire se non avesse osservato attentamente le labbra della ragazza che si muovevano. “È morto.”

Aizawa e Matsuda si lanciarono un'occhiata confusi, non avevano assistito alla discussione tra Alyssa e Light nella cella e quindi non erano a conoscenza dell'ombra di dolore che giaceva nel passato della ragazza.

Alyssa prese lunghi respiri, Elle la fissò in silenzio senza sapere che cosa fare. Un gesto, una parola non potevano bastare per aiutarla e lui lo sapeva bene.

Morto?” ripeté, guardò lei annuire lentamente e prese un lungo respiro. “Come?”

Aveva paura a porre quella domanda, aveva visto gli occhi di Alyssa mutare dopo quella semplice parola. Le lacrime le rigarono il viso e le labbra si serrarono come se avessero paura a riaprirsi.

Attacco cardiaco.” disse semplicemente.

Elle restò immobile, trattene il respiro mentre la consapevolezza di quello che stava per succedere prese il sopravvento.

Stava per perdere Alyssa. La sua convinzione nel voler catturare Kira era sempre stata in bilico, era sempre stato lui il baricentro di tutto, colui che la riportava sul giusto equilibrio.

Ma quella volta, era diverso.

Quella volta sentiva davvero che l'avrebbe persa.

La guardò, mentre respirava quasi a fatica per l'ansia e i suoi occhi verdi erano sgranati.

Kira lo ha ucciso, Elle.” disse, era così sconvolta che dimenticò persino di chiamarlo con il suo appellativo. “Io non posso...non posso ripagarlo così...”

Non capiva più nemmeno lei ciò che stava dicendo. Elle la fermò prima che dicesse qualcosa di cui avrebbe potuto pentirsi: le strinse le spalle e la spinse contro la parete. Non lo fece con violenza o rudezza, ma con la decisione necessaria per farla uscire da quel labirinto mentale di confusione, rabbia e dolore in cui si era appena persa.

Ehi, guardami. Guardami.” le disse più volte, fino a quando lei non alzò lo sguardo su di lui. I loro occhi rimasero a fissarsi per diversi istanti. “Non dirlo, non devi cedere a quello che ti sta passando per la testa.”

Aizawa e Matsuda nel frattempo si erano alzati in piedi, il primo fissava con sospetto la ragazza mentre il secondo era preoccupato per il modo in cui il viso di lei si fosse deformato in una maschera di dolore.

No, Elle. Tu non capisci.” disse lei, quasi ringhiando. Era il momento della rabbia a parlare, quella che aveva tenuto dentro di sé per troppo tempo.

Alyssa, Kira non ti ha salvata da nulla.” continuò a ripetere lui, scuotendola delicatamente. “L'ho fatto prima io.”

La ragazza scuoteva la testa lentamente, le mancava l'aria e si sentiva che stava davvero perdendo il controllo dei suoi pensieri. Lei non voleva più dare la caccia a Kira, non se la sentiva di braccare come un cane, qualcuno che aveva liberato il mondo dalla presenza di uno come William.

Lo sai che cosa mi ha fatto quel bastardo.” disse. “Lo sai quante ragazze ha ucciso...ci voleva Kira per spedirlo all'inferno?”

Elle la scosse di nuovo. “Ce l'ho spedito prima io all'inferno, Alyssa. Sono stato io quello che ti ha salvata, ricordi?” le chiese. Elle era consapevole di come il moto del suo cuore in quel momento stava lasciando trasparire un'umanità a cui non permetteva mai di fuoriuscire.

Per Alyssa però era disposto a tutto.

Kira è solo uno spietato assassino, proprio come lui.”

Aizawa affilò lo sguardo, si strinse le braccia al petto e attese il momento giusto per parlare.

No, no...lui mi ha dato ciò di cui avevo davvero bisogno!” replicò lei, con più durezza.

A quel punto Elle si sentì scoppiare, non sopportava sentirla parlare in quel modo del loro nemico.

Non sopportava il pensiero che si affidasse a Kira e non a lui.

Io ti ho dato quello di cui avevi bisogno: giustizia.” disse, a denti stretti.

Io non avevo bisogno di giustizia, ma di vendetta.” replicò lei, quasi rabbiosamente. Ormai aveva perso il controllo, non riusciva più a trattenere i pensieri che le affollavano la mente e lasciava che ogni parola di questi pensieri attraversasse le sue labbra.

Elle non riusciva a trovare il modo per ritrovarla, prima che fosse troppo tardi.

Ma la senti come parla, Ryuzaki?” disse Aizawa, approfittando del silenzio che si era creato all'interno della stanza. Alyssa voltò la testa verso di lui, Elle invece chiuse un attimo gli occhi per infondersi la calma necessaria che avrebbe potuto perdere in quel momento.

Aizawa, ne stia fuori.” disse freddamente.

No, Ryuzaki!” replicò Aizawa. “Gli omicidi di Kira non si sono arrestati nonostante Light e Misa siano in cella da quasi un mese. E Alyssa parla proprio come parlerebbe Kira.”

E tu che cazzo ne sai di come parlerebbe Kira eh?” sbottò la ragazza nervosamente.

Elle abbassò lo sguardo e non disse nulla, voleva solo che tacessero tutti e che lo lasciassero ragionare su cosa fare. Ma Alyssa ormai era andata.

Potresti essere tu Kira. Avevi tutti i moventi per poter iniziare, avevi tutti i mezzi per poter prendere informazioni dalla polizia e hai l'intelligenza necessaria per poter mandare avanti tutti gli omicidi. Light e Misa potevano essere Kira, perchè non puoi esserlo anche tu?”

Perchè io non lo sono!” esclamò Alyssa nervosamente, era così infuriata che avrebbe voluto saltargli alla gola e fargli pentire di accusarla.

E chi ce lo dice?!” ripeté Aizawa. “Non ti sei vista mentre parlavi forse!”

Su, ragazzi. Non saltiamo a conclusioni affrettate!” esclamò Matsuda, cercando di riportare la calma all'interno della stanza. Ma non ci riuscì.

Ryuzaki, devi essere coerente. Tu sospettavi di Light, sospettavi di Misa e abbiamo acconsentito a rinchiuderli lì dentro per avere le prove necessarie per provare la loro colpevolezza.” Aizawa riprese a parlare, tenendo lo sguardo fisso su Elle. Alyssa e Matsuda non facevano parte della scena per lui, fingeva di ignorarli e si soffermava solo a fissare il volto assorto nei pensieri del detective. “Bene, abbiamo le prove che loro non sono colpevoli. Io sospetto che Alyssa possa essere coinvolta con questa storia e che abbia solo perso il controllo della situazione con la storia di questo William...”

Questo è assurdo!” esclamò Alyssa. “Abbiamo lavorato fianco a fianco per tutti questi mesi e ora arrivi a dire che io sono Kira, solo perchè lo difendo per aver ammazzato un mostro? Tu hai problemi mentali seri, mio caro..”

Alyssa, sta zitta.” La voce di Elle giunse più fredda del solito. La ragazza si voltò verso di lui lentamente, non si aspettava di guardarlo negli occhi e di vederli privi di quella luce che aveva sempre quando la guardava. Non poteva dare credito alle parole di Aizawa, non poteva credere che lei potesse essere coinvolta in tutto quel vortice di morte.

Infatti lui non sospettava di lei, detestava solo il fatto che fosse ormai arrivata a difendere Kira in quel modo per via di William. Doveva essere lui il suo scudo per i mali del mondo, non Kira.

L'espressione sul viso della ragazza si fece più tesa. “Elle?” disse con voce tremante.

Si aspettava che da un momento all'altro dicesse qualcosa ad Aizawa e invece rimase in silenzio. Distolse lo sguardo e lo posò sul pavimento.

Un'altra lacrima scivolò lungo la guancia della ragazza e la sua bocca si allargò in un sorriso nervoso. “Ah stanno così le cose?” chiese, si liberò duramente delle mani di Elle sulle sue spalle e si asciugò le lacrime. “Allora, voglio scegliere io la cella che mi spetta.”

Fece per allontanarsi, si aspettò di nuovo che Elle la fermasse ma non fu così. Cercò invece di farlo Matsuda, la seguì mentre si dirigeva rapidamente verso la porta.

Alyssa, non fare qualcosa di cui potresti pentirti. Te ne prego!” disse.

No, qui qualcuno vuole delle prove.” disse lei, soffermandosi però sulla figura di spalle di Elle. Riusciva a percepire la sua rabbia e la sua pena, solo che lui non riusciva ad esternarla.

E a lei dispiaceva essere la causa di tutto quel suo soffrire.

E io darò al detective e al poliziotto capellone le prove di cui hanno bisogno.” concluse, guardando poi Matsuda.

E lasciò la stanza. Elle non riuscì a voltarsi per guardarla un'ultima volta.

Sentiva che ormai l'aveva persa del tutto.


Ciao a tutti! :)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Ci tenevo a ringraziare chi legge e recensisce e i lettori silenziosi!

E ringrazio infinitamente coloro che hanno inserito questa storia tra le seguite, preferite e ricordate!

Buona giornata! :)





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Capitolo 10
*** What Happened To Us? ***


-What happened to us?-

Alyssa è chiusa là dentro da più di una settimana ormai!” esclamò Matsuda. “Gli omicidi di Kira non si sono arrestati nemmeno per un giorno, perciò perchè lasciarla lì? È ormai evidente che non è lei Kira!”

Elle guardava tutti gli schermi, eccetto uno: osservava Misa Amane che continuava a gridare frasi senza senso, osservava il silenzio di Light Yagami e la sofferenza fisica del sovrintendente.

Ma non riusciva a guardare lo schermo che rappresentava la prigionia di Alyssa.

Come lei aveva anticipato giorni prima , la ragazza si era scelta da sola la cella: una stanza dalle pareti bianche con un semplice letto singolo sulla parete destra. L'aveva scelta perchè era una stanza molto ampia e, essendo una persona che odiava i posti particolarmente chiusi, preferiva rimanere imprigionata in uno spazio meno stretto. In quel momento era seduta sul letto, con le ginocchia strette al petto e lo sguardo che vagava nel vuoto.

Aizawa si passò una mano tra i ricci capelli scuri e si tirò indietro sulla sedia. “Mi sa che ho preso davvero un granchio...quasi mi sento in colpa.” disse.

Elle volse lentamente lo sguardo verso lo schermo di Alyssa.

La luce bianca del monitor illuminava il volto pallido del ragazzo, che fino ad allora sembrava esser stato immerso nell'oscurità.

Si sforzò di osservarla: Alyssa ogni tanto lanciava un'occhiata alle telecamere, come se sperasse di vedere il volto di Elle attraverso l'obiettivo. Era ancora scossa per la morte di William e per il ruolo che Kira aveva avuto in essa, ma il detective aveva ben capito che quello che turbava di più la ragazza era, in quel momento, il comportamento che lui aveva assunto nei suoi confronti, non proteggendola dalle parole di Aizawa.

Lui non aveva mai pensato che lei fosse Kira, Alyssa aveva una purezza dentro di sé che spesso racchiudeva in un angolo nascosto del suo cuore e non lasciava trasparire, perciò era certo che non sarebbe mai stata capace di uccidere una persona. Non era nemmeno capace di mentire per una buona causa.

Ma Elle si era sentito di rimanere in silenzio, non per punirla, ma per non perderla.

In quel momento lui la stava guardando, ma non riusciva a riconoscere la ragazzina che era cresciuta e maturata insieme a lui. La Alyssa che non aveva più paura del buio, grazie alla sua presenza.

Ora lei non temeva più il buio, si stava quasi per far avvolgere da esso.

Per colpa di Kira.

Strinse i pugni, Alyssa nel frattempo si era alzata in piedi e cominciò a camminare attorno alla stanza con una pallina da tennis in mano che Watari le aveva procurato. Sembrava una di quei carcerari che si vedevano nei film americani. Faceva rimbalzare la palla a terra ripetutamente per poi accoglierla nuovamente nel palmo della sua mano.

È colpa tua se si trova lì dentro, Aizawa!” esclamò Matsuda voltandosi verso il collega. “Io lo sapevo da sempre che lei non era Kira!”

Ma chi si fida della tua opinione da idiota? Non sei obiettivo e la difendi solo perchè è carina!”

Elle non ne poteva più di sentire la loro discussione. Non ne poteva più persino di guardare quei tre soggetti sugli schermi, quando Alyssa attendeva delle risposte e delle certezze.

Lei aveva bisogno di lui, o almeno il ragazzo se lo augurava.

Gli bastò alzarsi lentamente in piedi, per interrompere la conversazione tra i due poliziotti. Lo osservarono mentre si allontanava verso la porta, con la schiena curva e lo sguardo basso sul pavimento.

Ryuzaki, dove vai?” chiese Matsuda, fissando con confusione la schiena del detective.

Non si aspettava una risposta da parte sua e, infatti, il detective lasciò la stanza in silenzio.

Voleva rispondere solo alle domande di una certa persona.


Alyssa sbuffò.

Camminava attorno alla stanza con aria annoiata e facendo rimbalzare la pallina a terra. Osservò il suo movimento, mentre saliva e scendeva nell'aria velocemente, ma non bastò a placare il senso di vuoto che sentiva dentro di sé. Le pareva che il corpo, la mente stessero sprofondando nel nulla.

Kira l'aveva di nuovo gettata nell'oscurità e stavolta sembrava che ci sarebbe rimasta per troppo, troppo tempo affinché potesse risalire facilmente in superficie.

William era morto e lei aveva sentito i brividi correrle lungo la schiena per tutti i primi giorni in cui quella notizia era stata il fulcro di tutti i suoi pensieri. Ma dopo un po', Alyssa iniziò a sentire il vuoto dentro di sé, le bastava ripensare al modo in cui Elle non riusciva a guardarla, per sentirsi priva di consistenza, come se fosse solo aria.

Si stupì di sé stessa, quando si rese conto che, la cosa che la premeva di più, non era non poter gioire per la morte dell'uomo che aveva segnato la sua esistenza o perchè aveva ancora dei dubbi riguardo quello che la “legava” a Kira.

L'unica cosa che la faceva sentire vuota era l'aver deluso Elle.

Lanciò violentemente la pallina contro il muro, quando pensò che lei non doveva porsi quei problemi. Doveva essere in collera con lui, per averla abbandonata nel momento in cui avrebbe potuto dimostrare che si fidava realmente di lei.

Eppure, qualcosa le diceva che Elle non era rimasto in silenzio perchè sospettava di lei.

Era rimasto in silenzio per qualche suo motivo in particolare, che lei non sarebbe mai riuscita a capire. Guardò la pallina rotolare a terra e tornare ai suoi piedi, la lasciò là e prese un lungo respiro.

Sentì la porta della sua cella aprirsi e si voltò lentamente, rimase di stucco quando vide Elle entrare e chiudersi la porta alle spalle. Le si bloccò il respiro in gola e dimenticò, anche se solo per un secondo, che doveva essere in collera con lui.

L'orario delle visite è terminato.” gli disse con durezza. “Torna pure a fare il big brother con i tuoi degni compari!”

Non ti sono stato a guardare tutto il tempo, non credere.” rispose Elle, premendo sulla sua stessa freddezza. In quel momento gli veniva spontaneo essere più duro del solito, detestava il modo in cui lei lo stava guardando.

Quasi fosse un estraneo.

Alyssa lo osservò a lungo, rimase immobile e diversi passi da lui. C'era un enorme distanza che li separava e che nemmeno Elle sembrava aver intenzione di scavalcare.

Entrambi non ne avevano il coraggio.

Perchè sei qui? Ho detto chiaramente a Watari che l'unico che voglio vedere era lui...” disse lei, con tono duro.

Gli omicidi di Kira sono continuati ininterrottamente, nonostante sia passata ben una settimana da quando sei qui.” la interruppe Elle, prima che lei desse inizio al suo monologo di rabbia.

Alyssa non ne parve sorpresa, lei non era Kira e lo sapeva per certo. Come lo sapeva lui.

E ti stupisci?”

No, mi stupisco che tu voglia ancora restare qua dentro, malgrado siamo entrambi consapevoli che Kira non sei tu.”

Alyssa arretrò di qualche passo, alzò gli occhi verso le luci bianche che illuminavano la stanza e prese un lungo respiro. “Diciamo che voglio prendermi una vacanza, qui almeno non devo lavorare come un mulo...” disse, con un sorrisetto sulle labbra.

Tornò a guardarlo, sperando di averlo sciolto almeno un po'. Non ci riuscì, lui la fissava intensamente e con una strana luce nello sguardo.

La ragazza tornò lentamente seria, chissà perchè non riusciva proprio a sostenere i suoi occhi, mentre erano soli in quella stanza.

A che gioco stai giocando? Cosa vuoi dimostrare?” le chiese Elle, spalancando le braccia.

Io cosa voglio dimostrare? Vorrai dire tu cosa mi vuoi dimostrare? Ho visto il tuo sguardo, quando Aizawa mi ha accusato di essere Kira...tu non hai fatto nulla.” sbottò la ragazza, stringendo i pugni lungo le gambe.

Non so se quel giorno ti sei sentita mentre parlavi...sembravi pazza.” replicò Elle.

Oh scusami, se ho dato di matto! Io sono umana a differenza tua...e pretendevi che non sbottassi almeno un po' dopo quello che avevo saputo?”

Io non sopporto che tu parli in quel modo di Kira!” Elle si accorse di aver parlato con troppa emotività, ma la vista della ragazza dopo giorni in cui non era nemmeno riuscito ad osservarla attraverso i monitor, gli faceva scattare qualcosa che lui non poteva tollerare e capire.

Lei sospirò stancamente, passandosi una mano tra i capelli corvini.

Io capivo il tuo dolore, la tua angoscia...ma non capisco il perchè tu alla fine devi sempre affidarti a Kira!”

Tu non capisci nulla, Ryu. È questo il tuo problema...certe cose non si capiscono facendo lavorare solo il cervello!” replicò lei, la sua voce era diventata talmente alta da risultare quasi stridula.

Il modo in cui la presenza dell'altro li faceva innervosire, aveva davvero dell'incredibile.

Elle non seppe cosa rispondere alle parole di lei e rimase a guardarla, studiando le diverse emozioni che le attraversavano il viso in quel momento.

Mi dispiace per aver difeso di nuovo Kira, ma puoi darmi torto? Ha fatto fuori uno dei miei incubi peggiori!” continuò la ragazza.

Io non la vedo così: William avrebbe passato tutta la vita in galera, avrebbe vissuto privo di libertà, di affetti e di sentimenti in una cella spoglia e umida.” replicò Elle, fece un passo verso di lei e riuscì ad attirare la sua attenzione. “Kira gli ha reso tutto più facile uccidendolo. Non lo ha punito, gli ha solo impedito di pagare a pieno il male che vi aveva fatto.”

Alyssa abbassò lo sguardo, non l'aveva mai pensata sotto quel punto di vista. Solo perchè lei, a differenza di Elle, non si soffermava a far scattare esclusivamente i meccanismi del cervello. Dava sopratutto adito ai battiti del proprio cuore e forse quella era la sua più grande debolezza.

La mente ti impedisce di sbagliare, il cuore ti getta invece in una miriade di errori.

Si soffre in un secondo con la morte. Nella vita invece si soffre per molto più tempo. Cos'ha pagato William con la sua morte? Nulla, ha solo ottenuto più velocemente la pace che si trova in essa.” concluse Elle, il volume della sua voce era sceso sempre più lentamente fino a diventare un flebile sussurro. Notò che quelle parole stavano facendo riflettere la ragazza, la quale fissava un punto di fronte a sé in silenzio.

Le diede le spalle, ma rimase immobile, in attesa che lei le dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.

La sentì sospirare. “Io avevo bisogno di te.” disse solo lei, sembrava aver perso ogni sentimento di lotta. “Ma tu non c'eri. Eri lì davanti a me, ma mi hai abbandonata lo stesso.”

Sei tu che hai abbandonato prima me..e lo hai fatto da molto tempo.” le ricordò il ragazzo.

Alyssa sentì gli occhi divenirle lucidi, ma non poteva negare la frase che Elle aveva appena detto. Lei si era allontanata da lui dall'inizio del caso, aveva lasciato che il suo passato le giocasse brutti scherzi e si era così ritrovata in un bivio, lasciandosi Elle alle spalle.

Non se n'era mai accorta fino ad allora. Aveva abbandonato la roccia della sua forza, nel momento in cui aveva iniziato a sospettare che dare la caccia a Kira non fosse giusto.

Ma la vera persona che l'aveva salvata era stata Elle, non Kira. Si sentì sporca, al pensiero di aver dato sfogo a tutto ciò che si portava dentro, nel modo peggiore possibile: prendendosela con Elle.

Come siamo arrivati a questo punto, Aly? Cosa ci è successo?” chiese Elle.

Una domanda a cui nessuno dei due sapeva rispondere, il ragazzo volse lentamente la testa verso di lei e fissò gli occhi nei suoi. Lei deglutì, gli occhi erano bagnati ma non lasciavano cadere le lacrime.

Ci siamo sempre fidati l'uno dell'altra e ora? Tu non ti fidi più di me e io devo provare la tua lealtà in questo modo?” chiese lui.

Io di te mi fido! Sei tu che non ti fidi di me, altrimenti avresti detto qualcosa quella sera!”

Elle non disse nulla, si voltò di nuovo trattenendosi dal desiderio di dirle che aveva paura che, se avesse detto qualcosa, l'avrebbe davvero persa. L'idea di rinchiuderla lì dentro l'aveva quasi tranquillizzato, come se temesse che lei avrebbe potuto andarsene da un momento all'altro.

Alyssa sentiva che lui non le stava dicendo qualcosa di importante, lo raggiunse di corsa e lo fece voltare verso di lui, posandogli delicatamente una mano sulla spalla.

Quando lui si ritrovò il viso di lei così vicino, trattenne un attimo il respiro.

Nessuno dei due parlò per qualche secondo, l'aria intorno a loro sembrava quasi irrespirabile.

Cosa hai provato in quel momento?” gli chiese lei.

Elle la guardò a lungo, chiedendosi dove volesse arrivare Alyssa. Per certi aspetti, lei era più misteriosa di lui.

Ma che vuoi dire?” le chiese.

Per una volta fai parlare il cuore e dimmi...cos'hai provato quando ti ho tradito.” Alyssa pronunciò quelle parole con dolore, riuscì solo a trovare la parola tradimento, per definire quello che era appena successo tra loro: lo scoppio di un amicizia, di due vite che erano sempre state legate e che ad un certo punto erano divenute estranee. Sentiva che stava per piangere, lui restava freddo come al solito e teneva lo sguardo basso sulle mani tremanti di lei.

Non voleva sostenere quel discorso, non se la sentiva dopo tutto quello che aveva passato in quei giorni. Aveva perso la concentrazione necessaria per lavorare al caso, non aveva fatto altro che pensare a lei.

Almeno puoi dirmi cosa provi ora?” insistette Alyssa, appena capì che il ragazzo non avrebbe risposto alla sua questione. Elle guardò i suoi occhi lucidi, quei piccoli smeraldi incastonati in due splendide fessure.

Allungò la mano verso la sua e la strinse delicatamente, Alyssa seguì il polso di Elle che portava la mano sul proprio petto. Sotto la pelle, nella gabbia toracica del ragazzo, il cuore batteva all'impazzata. Era strano sentire quel rumore così forte e guardare l'espressione fredda sul viso del ragazzo. Elle guardò il volto stupito di Alyssa.

Ti basta come risposta?” le chiese poi freddamente.

La ragazza abbassò lo sguardo, allontanò la mano dal suo petto e la strinse al suo. Le pareva ancora di sentire quei battiti sul palmo di essa. “Il mio batteva ancora più forte quando ho perso i tuoi occhi.” disse.

Elle non rispose, sentendo che la situazione stava diventando qualcosa di irrazionale, qualcosa che lui non poteva gestire, decise che era il momento di andarsene. Alyssa non lo avrebbe ancora seguito, sapeva che avrebbe dato inizio ad una specie di cammino di redenzione restando lì dentro.

Vuoi ancora restare qui?” le chiese, prima di varcare la porta di uscita.

Alyssa lo fissò in silenzio, si grattò la spalla e annuì. “Credo sia la cosa migliore. Ancora non siamo pronti entrambi a quanto pare...” disse. “E poi, dobbiamo essere corretti. Nei confronti di Misa e Light.”

Elle annuì di fronte a quelle parole, uscì lentamente. Chiudere quella porta non fu facile quanto aprirla.


Passarono altri venti giorni, Alyssa non vide né sentì più Elle per tutto quel tempo. Watari le portava regolarmente da mangiare tutti i giorni: lui non le disse nulla riguardo Elle e lei, nonostante la tentazione di voler sapere, non gli domandò nulla.

Una mattina, probabilmente non era nemmeno l'alba, Alyssa venne svegliata di soprassalto: qualcuno le mise un sacco in testa, le legò polsi e caviglie e la trascinò via di peso. Ogni tentativo di ribellione o di lotta fu inutile, la ragazza era così psicologicamente e fisicamente stanca che non aveva la forza e il vigore che solitamente le appartenevano. Si limitò a lanciare un paio di insulti al tipo che la stava così pesantemente portando in braccio, sapeva che sotto a quella storia c'era lo zampino di Elle: intrufolarsi lì dentro era impossibile anche per un espertissimo agente segreto.

Chissà cos'aveva in mente di fare, quella era una delle tipiche azioni inspiegabili che ogni tanto gli passavano per la testolina.

Quando quel qualcuno le tolse il cappuccio, si ritrovò seduta dentro un auto. Non vide granché, il posto in cui era parcheggiata era buio e riuscì solo a scorgere delle ombre che si allontanavano velocemente nell'oscurità. Sentì i loro passi muoversi velocemente sul pavimento.

Ehi! Io stavo dormendo, bastardi!” gridò furiosa la ragazza.

Lo stavo facendo anche io se è per questo.”

La ragazza per poco lanciò un grido, quando sentì quella voce provenire dalle sue spalle. Vide Light seduto sui sedili posteriori del veicolo, anche lui era legato ai polsi e alle caviglie e aveva il volto scavato per la stanchezza causata dalla prigionia.

Alyssa non si stupì di vederlo ridotto in quello stato, lei era stata rinchiusa per soli venti giorni ed era ridotta ad una schifezza: si sentiva priva di forze e anche un po' fuori di testa. Non le piaceva restare chiusa troppo a lungo, sopratutto dopo l'esperienza di William.

Light? Anche tu qui?” gli chiese, lei era seduta vicino al posto di guida. Avrebbe potuto provare ad avvicinarsi al volante o al freno e a far eseguire qualche manovra all'auto per fuggire. Ma era tutto inutile, lei era troppo legata e non c'era possibilità di far partire il veicolo senza chiavi.

Il ragazzo scosse la testa. “E chi lo capisce Ryuzaki?” disse. “E poi...perchè tu sei qui piuttosto? Non sei la sua collega?”

Alyssa alzò gli occhi al cielo, non le andava proprio di discutere di quell'argomento con il cuore che le batteva a mille nel petto per lo spavento del momento. Si voltò a guardare il nero di fronte a lei.

Qualcuno ha creduto che io potessi essere Kira.” rispose solo. “Ma non è stato Ryuzaki.”

Pensò che se dietro a quella storia ci fosse Elle, in quella macchina dovevano esserci telecamere e microfoni, in modo che lui ascoltasse tutto ciò che stavano dicendosi. Ma con quell'oscurità, non sarebbe riuscita mai a trovarli.

Anche tu Kira? Ma quanti pensano che ce ne siano?” chiese Light, abbozzando un sorriso per rompere l'atmosfera tetra che si era creata. Alyssa si voltò a guardarlo, provò di nuovo la sensazione di trovarsi di fronte ad un'altra persona, un altro Light più raggiungibile ed umano. Non si era mai accorta di vederlo come una specie di copione di Elle, solo un po' meno freddo.

Dei rumori ruppero il silenzio, si sentì una voce gracchiante che gridava e inveiva contro qualcuno. Nonostante Alyssa l'avesse sentita solo una volta e per pochi minuti, la riconobbe subito.

Oh no, almeno il silenzio era l'unica cosa positiva di tutto questo...” sussurrò, con un espressione disgustata sul volto.

Sia lei che Light, seguirono due ombre che passarono accanto al lato destro della macchina: qualcuno lasciò sedere una figura incappucciata accanto a Light per poi toglierle il cappuccio dalla testa. Misa continuò a gridare come una forsennata, contro l'ombra che l'aveva trascinata di peso là dentro. Gridava con una tale foga, che nessuno avrebbe pensato fosse stata rinchiusa in una cella per ben cinquanta giorni. Non si rese nemmeno conto di non essere sola e che il suo fidanzato le era seduto proprio accanto.

Se ne accorse solo, quando Alyssa chinò la testa verso di lei e le lanciò un'occhiata fredda. Questo bastò a zittirla, almeno per due secondi.

Ehi, e tu che ci fai qui? Sei finita anche tu nel mirino del pervertito?” le chiese, con una punta di acidità nella voce. Misa non la trovava simpatica solo perchè l'aveva vista accanto a Light e Alyssa, di rimando, non la sopportava per motivi più specifici ed evidenti, che le provocavano il nervoso al solo ricordo.

Misa, ti prego sta un po' calma...” disse Light stancamente.

Misa si voltò verso di lui, sorpresa della sua presenza: cercò di abbracciarlo, lanciando un grido di pura gioia, ma si dimenticò di avere i polsi legati. Alyssa alzò gli occhi al cielo, lei avrebbe voluto avere le mani libere per potersi tappare le orecchie.

Oh Light, amore mio, mi sei mancato così tanto!” gridò Misa, posando la guancia sinistra sulla spalla di un imbalsamato Light. Era così stanco, che non voleva né zittire la ragazza, né ricambiare in qualche modo il suo affetto per farla poi stare zitta. Ad un certo punto, Misa cambiò espressione e puntò lo sguardo su Alyssa. “E tu che ci facevi in auto da sola con lui, eh? Lo sai che è il mio fidanzato e ci vuoi provare lo stesso?!”

Alyssa la guardò incredula, non riusciva a credere che fosse così stupida. “Sì, ci volevo provare. Con i polsi e le caviglie legati ad entrambi....ma sei scema o ci fai?” esclamò.

E che ne so? A voi russe forse piace il sadomaso!”

Misa, zitta...” sussurrò Light, quando si accorse che anche Alyssa si stava infuocando.

Senti bella, siamo in una situazione alquanto critica!” Alyssa si sporse oltre il sedile per guardarla meglio. “Perciò, puoi chiudere quel becco da papera per favore!”

Misa non ebbe il tempo di replicare, che qualcuno entrò in auto e si sedette al posto di guida. Riconobbero il sovrintendente Yagami, respirava affannosamente e stringeva con forza il volante nonostante l'auto non fosse in moto. Non riuscirono a vederlo bene in viso, per via del buio.

Ecco, lui è il pervertito di prima!” esclamò Misa, puntandogli le mani legate contro.

Papà? Ma che sta succedendo?” chiese Light sconvolto.

A quelle parole, Misa rimase allibita. Cercò di scusarsi e di presentarsi come la ragazza di Light, malgrado la brutta situazione in cui si trovavano tutti e tre. Alyssa osservava il profilo del sovrintendente, il fatto che non si voltasse a guardare nessuno di loro la preoccupava.

Yagami non rispose, mise in moto il veicolo e sfrecciò sulla strada. Le domande di Light e di Alyssa non servirono a nulla, la ragazza si accorse che l'uomo stava sudando freddo e che non schiodava lo sguardo dalla strada di fronte a loro. Come se stesse per fare qualcosa di folle e tragico.

Ok, ora basta...” disse lei, stancamente. “Ryuzaki, so che ci sei! Che cavolo hai in mente, idiota?!”

Non ottenne risposta, calò solo un lungo silenzio rotto solamente dal pesante respiro del sovrintendente. La macchina continuò a correre lungo la carreggiata, seguendo una guida a dir poco spericolata per essere un poliziotto al volante. Pochi minuti dopo, la macchina venne fermata in una specie di vasto prato, vicino ad un parco deserto, Yagami parcheggiò in un punto abbastanza nascosto, che fece preoccupare ulteriormente Alyssa.

Quando lo vide prendere la pistola e puntarla contro la testa del figlio, sobbalzarono tutti e tre per la sorpresa e lo spavento. Alyssa non riusciva a credere che stesse davvero per succedere, un padre stava per uccidere il proprio figlio. Possibile che non fosse opera di Elle e che il sovrintendente avesse semplicemente perso la testa? Non sapeva cosa pensare, stava di fatto che lei e i due ragazzi seduti sui sedili posteriori la stavano sicuro per perdere.

Misa scoppiò a piangere disperatamente, mentre l'uomo teneva la pistola tremante puntata contro la fronte di Light. Quest'ultimo tremava come una foglia, ma aveva un controllo di sé abbastanza forte, affinché non scoppiasse subito a in lacrime. Un altro tratto che aveva in comune con Elle: la capacità di sapersi controllare anche nelle situazioni più critiche. Alyssa invece era più impulsiva e non riusciva a trattenere le proprie emozioni, né in positivo, né in negativo.

Perciò, guardò Soichiro con occhi sbarrati e il respiro le attraversava le labbra troppo rapidamente per poterlo controllare.

Sovrintendente, questa cosa non è affatto divertente!” disse, senza nemmeno rendersi conto del gioco di parole a cui si era appena sottoposta. L'uomo la ignorò, continuò a tenere puntata l'arma contro il figlio, mentre il suo viso si riempiva di sudore.

Papà, che stai facendo?!” esclamò Light, stava per cedere alla paura e la sua voce tremante ne era la prova. Guardò l'uomo che lo aveva messo al mondo, quasi con la certezza che sarebbe stato il suo carnefice.

Light, io sospetto che tu sia Kira.” disse l'uomo, con voce dura e decisa. La sua presa si fece più tremante ad ogni parola che pronunciava. Misa continuava a piangere e gridare come una forsennata.

Ok, ora basta!” esclamò Alyssa, si guardò attorno e cercò nell'oscurità il punto in cui potesse essere stata nascosta la telecamera. “Ryuzaki, finiscila con questa horror candid camera e facci uscire di qui!”

Le sue urla si unirono a quelle di Misa e Light, all'interno del veicolo era scoppiato il panico unito ad un frastornante baccano. Solo il sovrintendente restava in silenzio, con gli occhi fissi sul figlio e la pistola stretta tra le mani, che nel frattempo si erano fatte più tremanti.

Papà, guardami! Non sono Kira e tu lo sai!” lo implorò Light, iniziando a piangere come un bambino indifeso e spaurito. “Ti prego, non fare qualcosa di cui tu possa pentirti!”

Alyssa cercò di avvicinarsi al sovrintendente. Se fosse stata una farsa, Elle sarebbe probabilmente intervenuto da un pezzo. Allora voleva dire che l'uomo aveva davvero perso la testa e stava per uccidere il proprio figlio.

Yagami, la smetta per favore!” gridò la ragazza, quando si accorse che le corde le impedivano di muoversi verso di lui.

No, Light. Ora io ti ucciderò e poi mi toglierò la vita subito dopo...” Yagami ignorò le parole della ragazza vicino a sé e si preparò a premere il grilletto. Light pianse più forte, Misa continuava a gridare e anche Alyssa sentiva che stava per perdere il controllo e cadere in un mare di isteria.

Le suppliche di Light toccavano il cuore, nessuno si sarebbe mai aspettato che il suo viso così impassibile potesse essere solcato da quei lacrimoni. Alyssa gridò di nuovo verso Yagami, per impedirgli di sparare.

Ma lui sembrava fermo sulla sua decisione, nei suoi occhi si era spenta quella luce di razionalità che aveva sempre avuto. “Ci vediamo all'inferno, figliolo.” concluse l'uomo, come se fosse l'ultima frase di una tragedia messa in scena.

Alyssa volse la testa dall'altra parte per non assistere allo spettacolo, Misa singhiozzò più forte e Light pregò un'ultima volta il padre di fermarsi.

Ma il grilletto venne premuto.

E seguì solo un lungo silenzio.

Fu come se il tempo si fosse fermato, nell'attesa che il proiettile segnasse la morte di Light. Ma quel momento sembrò non giungere mai.

Alyssa tornò a guardare il sovrintendente, Misa era rannicchiata contro il sedile per non assistere alla scena e Light fissava la pistola con gli occhi sbarrati dalla paura.

Ora può bastare, signor Yagami.” disse una voce fredda, che Alyssa riconobbe subito. Il suo viso si fece lentamente rosso per la rabbia, mentre il suo sguardo individuava la telecamera nascosta sopra lo specchietto retrovisore dell'auto.

Sì, Ryuzaki.” disse stancamente il sovrintendente, si accasciò sopra il sedile e prese dei lunghi respiri per riprendersi da quella sceneggiata che doveva essergli costata dieci anni di vita.

Misa alzò lo sguardo sull'uomo e poi su Light, chiedendosi cosa stesse succedendo.

Chi è Ryuzaki?!” chiese allarmata.

Light fissò Alyssa incredulo. “Era tutta una finta? Era opera del tuo amico?” chiese con voce tremante e riprendendo lentamente colore.

La ragazza avvicinò il viso alla telecamera, non curandosi di regalare un primo piano di metà del suo viso a chi stava dall'altra parte. “Dopo tutto questo, non credo proprio che saremo più amici...” disse a denti stretti.

Scusate per la scena, ma era necessaria ai fini di scoprire se Kira era davvero uno di voi.” rispose Elle, ignorando la frecciatina di Alyssa. “Se così fosse stato, il sovrintendente sarebbe già morto. Perciò questo prova che nessuno di voi attualmente è Kira.” Il detective calcò la parola attualmente, lasciando intendere che i suoi sospetti non erano del tutto caduti.

Cioè me la sono quasi fatta addosso perchè tu stanotte invece di dormire hai pensato ad un piano del genere?!” esclamò Alyssa sconvolta e continuando a guardare in camera con sguardo accigliato.

Elle ci mise un pò per risponderle. “Mi conosci, sai che i miei piani sono sempre efficaci.” disse. “Sopratutto se li penso la notte, invece di dormire.”

Se dormissi di più, sarebbe meglio!” esclamò la ragazza.

Un attimo...e se fosse stata Alyssa Kira?” chiese Light. “Avrebbe potuto lasciarmi morire e basta, non credi? Non sono io quello a cui tiene!”

Mi credi così meschina?” chiese la ragazza, voltandosi verso di lui.

Bugiarda lo sei.”

Alyssa restò a bocca aperta, stava per rispondergli quando Elle interruppe il continuo della loro conversazione. “Alyssa non è mai stata sospettata. È finita là dentro per un suo capriccio.” disse Elle, evitando di arrestarsi quando la ragazza scoccò la lingua. “E comunque, smettetela di discutere come delle suocere e tornate subito qui.”

Il detective salutò il signor Yagami, la quale rispose stancamente al suo saluto. Alyssa trovò i coraggio di alzare i piedi e di colpire la telecamera di Elle con un colpo. Ridusse a pezzi anche lo specchietto retrovisore.

Questa te la faccio pagare!” disse, rendendosi buffa senza nemmeno accorgersene.


Quando rientrarono al quartier generale, i tre ragazzi e il signor Yagami avevano un aspetto a dir poco spaventoso. Sembravano appena usciti da un campo di guerra.

Aizawa e Matsuda erano seduti ad un tavolo a studiare dei documenti, Elle era seduto sulla sua poltrona a studiare le notizie che stavano trasmettendo ai documentari.

I due agenti smisero di lavorare e alzarono lo sguardo su di loro sollevati, Matsuda particolarmente sembrò rilassato nel rivedere i quattro finalmente liberi.

Elle si alzò lentamente in piedi con una lentezza smisurata e guardò Alyssa che andò dritta sparata verso di lui. Il detective cercò di evitare il suo sguardo.

Eccovi qua finalmente, devo dirvi una cosa...” disse, ma non terminò mai la frase perchè Alyssa gli tirò un ceffone. Rimase in piedi davanti a lui e lo osservò mentre si massaggiava la guancia colpita. Misa le batté le mani, mentre Light e il sovrintendente erano così scossi e stanchi che nemmeno si accorsero di quello che stava succedendo.

Ti sei sfogata?” chiese Elle pochi secondi dopo l'arrivo dello schiaffo.

Guardandola negli occhi, finalmente la riconobbe: la piccola Alyssa che faceva ridere quando era infuriata. Non quella disperata che stravedeva per Kira.

Non ancora.” precisò lei alzando l'indico e lo colpì con un altro schiaffo, sull'altra guancia. Elle alzò gli occhi al cielo e notò che lei alzò le spalle. “Ora sto meglio, grazie.”

La ragazza andò a sedersi sulla poltrona di Elle e per ripicca iniziò a divorargli tutti i dolci che aveva lasciati incustoditi sul ripiano vicino ai monitori. Distese le gambe sopra la superficie e si riempì la bocca.

Il detective fece finta di nulla e osservò il volto scavato di Yagami e quelli furiosi di Misa e Light. “Cos'altro ci devi dire?” chiese Light, con tono duro.

Elle prese un lungo respiro. “Siete liberi.” disse semplicemente. “Ma lo sarete a modo mio.”

Alyssa si voltò di scatto verso di lui, aveva paura della prossima idea che il ragazzo aveva elaborato. “Oh oh, prevedo guai!” sussurrò a bocca piena.

E infatti, fu una delle idee più malsane che il ragazzo avesse mai avuto.


Alyssa sentiva il bisogno di una bella doccia fresca, dopo aver passato tutti quei giorni chiusa dentro quella cella. Lasciò scorrere l'acqua calda su di sé, si portò le mani al viso e lasciò che il calore le pervadesse le gote. Non avrebbe mai creduto che rivedere Elle l'avrebbe fatta sentire in quel modo: doveva essere in collera, ma quando si era avvicinata a lui per colpirlo con uno schiaffo, non era per vendicarsi dei giorni in cui era stata rinchiusa o per vendicarsi per la sceneggiata di quella mattina. Ma solo perchè voleva evitare di fare dell'altro e per altro intendeva un gesto che sarebbe stato nocivo quanto insolito per entrambi.

Non capiva cosa era cambiato in lei da quando il caso Kira si era evoluto di più, e dubitava che anche lui ci avesse capito qualcosa, ma sapeva per certo che era una cosa che probabilmente avrebbe cambiato il modo di porsi di entrambi se si fosse evoluta.

Uscì dalla doccia e indossò un lungo asciugamano rosso per coprirsi, si strizzò i capelli in una mano e li lasciò lisci sulle spalle. Lasciò il bagno dopo aver riposto tutto in ordine, tenendo il capo chino sul pavimento mentre la sua testa era persa in una lunga riflessione.

Una riflessione da cui non riusciva a trovare né un capo, né una coda.

Raggiunse la propria camera e sussultò quando vide una figura seduta sul bordo del suo letto: Elle si teneva le mani tra le ginocchia, le gambe erano distese di fronte a sé, in una posizione troppo normale per lui. Alzò lo sguardo su di lei, i suoi occhi neri mostrarono un lieve imbarazzo quando si accorse che lei indossava unicamente un asciugamano.

Alyssa si strinse le braccia al petto. “Ryu, che ci fai qui a quest'ora?” gli chiese in un sussurro, era chiaro che il ragazzo non aveva ancora messo in atto il piano di quella sera. Elle distolse lo sguardo, quando si accorse che i suoi occhi non riuscivano a restare fermi sul volto della ragazza.

Scusa, non sapevo che eri andata a farti una doccia. Ne riparliamo dopo semmai...”

No.” I due si guardarono quando quella semplice parola uscì dalle labbra di Alyssa, la ragazza arrossì visibilmente rendendosi conto di essere stata troppo frettolosa. Il fatto era che voleva sentir dire qualcosa da Elle, il fatto che non rispettasse la sua compostezza insolita nel sedersi, la faceva preoccupare. “Cioè....sei qui ormai. Dì quello che devi dire senza troppi problemi...”

Elle sospirò, volse lo sguardo verso il cielo scuro fuori dalla finestra e si soffermò a guardare i lampioni che illuminavano dei punti lontani. Ci mise un po' per pronunciare quella semplice frase, non avrebbe mai creduto che dire quelle due semplici parole potesse essere così difficile.

Mi dispiace, Aly.” disse Elle, lasciandola di stucco.

Quando tornò a guardarla, i suoi occhi verdi erano spalancati per la sorpresa.

Il detective restò a guardarla. “Se è successo quello che è successo, è solo ed esclusivamente colpa mia.”

Ryu, lascia perdere...”

No, fammi finire.” Elle balzò in piedi, quando la vide fare un passo verso di lui per impedirgli di continuare a parlare. La velocità con cui compì quel gesto, stupì ulteriormente la ragazza.

Il ragazzo dovette prendere un lungo respiro per poter riprendere il filo del discorso.

Se ti sei affidata a Kira, anche solo per un secondo, è stata colpa mia. Per tutti questi anni, ho pensato di proteggerti ma non è stato così...”

Se non ci fossi stato tu, io non sarei qui.” lo interruppe la ragazza, con voce rotta dall'emozione. Non riusciva nemmeno a credere che stava per scoppiare in lacrime, ma le parole di Elle le giungevano così nuove e dolorosamente belle che si trattenne a stento.

Il “mi dispiace”, così come altre affermazioni che potevano risultare normali per qualsiasi altra persona, non facevano parte del suo vocabolario.

Elle scosse la testa. “Ti ho privata di tutto, non negarlo.” disse.

Di cosa mi hai privata?” esclamò lei, facendo un passo verso di lui. “Di una serata in discoteca con degli amici? Di discutere di gossip dal parrucchiere? Di preoccuparmi di cosa farò domenica sera prima che torni il lunedì con i suoi impegni?”

E ti pare poco?”

Alyssa scosse la testa, fece un altro passo verso di lui ed Elle sembrò non riuscire a sostenere quella vicinanza. “Tu mi hai dato molto di più di una vita normale, mi hai dato una vita straordinaria. Una vita che sognavo.” rispose in un sussurro, il ragazzo abbassò gli occhi e affondò le mani dentro le tasche dei jeans. “Ti mi hai dato la possibilità di vendicare Judith, di farla rivivere attraverso i tuoi casi dove salvavi persone come lei. Mi hai permesso di perdere parte alla tua vita, malgrado sono solo un peso che ti intralcia. Ti pare poco?”

Elle scosse la testa di nuovo, alzò lo sguardo su di lei. “Non è così, Aly.”

Alyssa prese un lungo respiro, non aveva mai visto un'espressione del genere sul volto pallido del ragazzo. Era una cosa che la stava uccidendo.

Anche io ti devo delle scuse...per aver difeso Kira. Lui non è nulla in confronto a te...e per capirlo mi ci sono voluti venti giorni in quella cella.” rispose.

Calò il silenzio, entrambi non trovarono più parole per riempire quel momento. Sarebbero potute passare ore, in cui uno si incolpava di qualcosa e l'altro lo rassicurava. Erano così ormai le loro vite.

Elle si grattò la fronte. “E ora che ci siamo scusati entrambi...come funziona?” chiese, spalancando le braccia. “Cioè, si ricomincia così e basta?”

Alyssa scoppiò a ridere: in quei casi troppo emozionali, Elle sembrava davvero un bambino che doveva conoscere la vita. Quando in realtà, era un gigante che la conosceva fin troppo bene.

Vieni qui.” ridacchiò e, senza pensare, gli mise le braccia al collo e lo abbracciò. Il modo in cui i loro corpi si incontrarono, creò una scarica elettrica in entrambi.

Elle ci mise un po' per decidere cosa fare, il suo corpo voleva rispondere a quell'abbraccio ma la sua testa gli ordinava di stare fermo immobile. Si limitò così ad ascoltare in parte uno e in parte l'altro e diede una leggera pacca sulla spalla della ragazza.

Alyssa non si offese per il mancato abbraccio, era già tanto che l'avesse toccata così semplicemente.

Restò con il viso tra i capelli di Elle per diversi minuti, il tempo necessario per capire che ciò che era accaduto tra loro, ciò che li aveva allontanati in quella maniera, non si sarebbe mai più ripetuto.


Buon pomeriggio!

Il capitolo mi è venuto abbastanza corto rispetto ai precedenti, ma spero che vi sia piaciuto lo stesso!

Ci tengo di nuovo a ringraziare tutti coloro che hanno inserito questa storia tra le seguite, preferite e ricordate!

Ringrazio anche coloro che mi regalano le loro stupende recensioni e coloro che leggono in silenzio.

Ciao a tutti! :)











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Capitolo 11
*** Trying To Help ***


-Trying To Help-

Da quando Brad Pitt e Angelina Jolie stanno insieme?”

A quelle parole, Misa distolse lo sguardo dalla rivista che stava leggendo, si voltò a guardare Alyssa che invece stava seduta in posizione più composta sul divano. Oramai passava così le sue giornate, in compagnia della bionda, a leggere stupide riviste di gossip che la catapultavano in un mondo che non voleva conoscere, ma era costretta a farlo per far passare il tempo.

Elle le aveva affidato il compito di sorvegliare la biondina per tutto il tempo, questa poteva uscire e svolgere il suo lavoro come meglio poteva, ma poi doveva rincasare in quell'appartamento che il ragazzo le aveva affidato. Alyssa considerava restare con lei una tortura immane.

Cos'hai detto? I Brangelina stanno insieme da moltissimo tempo e sono la coppia più cool di Hollywood! Ma dove hai vissuto fino ad ora?!” esclamò Misa, restando distesa a pancia sotto ma trovando comunque il modo di voltare completamente la testa per guardarla con sguardo di rimprovero.

Elle la rimproverava per come svolgeva il suo lavoro e Misa la rimproverava per essere un ignorante in gossip. Ci mancava solo che Light la rimproverasse per qualcos'altro e avrebbe incontrato un bel trio di idioti.

Dove ho vissuto fin'ora? Ma lo sai che lavoro svolgo o no? Non ho tempo per interessarmi delle coppie di Hollywood!” replicò la ragazza, chiudendo di scatto la rivista e gettandola sul tavolino di fronte a loro. L'appartamento di Misa affacciava su un bellissimo panorama di Tokyo, sulla destra c'erano diverse finestre che lasciavano entrare la luce del sole. Un camino riscaldava l'aria vicino ai due divani posti l'uno di fronte all'altra e separati da un tavolino di vetro. La stanza era caratterizzata da colori sul giallo e sul bianco, i colori preferiti di Misa, ed era stata arredata con tutto lo stretto necessario affinché la modella si mantenesse in forma e non andasse fuori di testa.

Aveva i suoi trucchi, diverse riviste da leggere, la televisione e persino un tapis roulant rivolto verso la finestra. Elle aveva fatto le cose in grande per la bionda, probabilmente si era stancato di farsi dare del pervertito. Alyssa alzò lo sguardo sulle telecamere, Elle li aveva fatti nuovamente traslocare in un quartiere generale più sofisticato dal punto di vista di macchinari e computer.

Nemmeno i membri più specializzati dell'FBI sarebbero riusciti a penetrare in quel luogo senza farsi scoprire. La ragazza non aveva ancora visto la stanza dei monitor che Elle considerava come il suo primo letto praticamente, il secondo era quello normale e che lui mai usava; ed era curiosa di vedere quanto avesse speso Watari per soddisfare i problemi patologici che il detective aveva nei confronti di Kira.

Uffa!” Misa ripeté quella parola una decina di volte, facendo desiderare ad Alyssa di essere sorda. “Quando arrivano Light e Ryuzaki?”

La ragazza prese un lungo respiro, si alzò in piedi e iniziò a camminare avanti e indietro davanti al camino. “Stai zitta. Ora arrivano.” le disse, stringendosi le braccia al petto.

Misa però non desistette, si rizzò a sedere sul divano e accavallò le gambe. Indossava dei tacchi vertiginosi, che Alyssa non riusciva a guardare senza provare dei brividi lungo la schiena.

Si era accorta che la ragazza vestiva sempre così, persino quando andava a dormire indossava qualcosa che faceva venire i brividi, perchè era impossibile che una persona normale sopportasse certi aggeggi per un intera giornata.

Secondo me...Ryuzaki è gay.” disse.

Alyssa si fermò di colpo e la guardò, non riuscì a trattenere un sorriso divertito di fronte all'affermazione della ragazza. “Lo conosco da una vita e ti assicuro che non è gay.” disse con fermezza. “Ma non posso nemmeno assicurarti che sia etero. Quello non è umano.” aggiunse poi.

Misa la guardò con sospetto. “Hai avuto la prova che sia così? Cioè...sei stata con lui?”

Ma per favore, vuoi stare un po' zitta?” disse Alyssa, sentendosi avvampare in viso nell'udire quelle parole. Le diede le spalle per cercare di nascondere quel rossore che non poteva trattenere.

Misa ridacchiò. “E ha avuto altre donne prima?” chiese.

Alyssa si bloccò, si accorse di aver considerato fino a quel momento Elle come un essere indefinito e addirittura asessuato. Il pensiero che fosse stato con altre donne gli risultava possibile e terribilmente fastidioso.

Non lo so.” rispose decisa.

Non lo sai o fai finta di non saperlo?”

Non lo so e basta! Ora stai zitta?”

Mi annoio qui e tu sei la mia unica valvola di sfogo.” le ricordò Misa.

Sono nella tua stessa condizione, capelli tinti!” replicò Alyssa voltandosi nervosamente verso di lei. “Ma non mi sfogo torturandoti!”

Misa sorrise di nuovo sotto i baffi. “Le domande su Ryuzaki ti innervosiscono?” le chiese. Allora Alyssa si accorse di essersi fatta fregare dalla bionda, guardò il sorrisetto furbo sulle labbra rosse di lei e il modo in cui alzava le sopracciglia, come per ricordarle che Elle era il suo punto debole.

Se si era fatta scoprire in quel modo dalle domande di una come Misa, voleva dire che doveva preoccuparsi seriamente per le sue facoltà intellettive.

Mi innervosisci tu a dire la verità. E le tue domande idiote.” disse, cercando di rimediare la brutta situazione in cui si era cacciata. Misa continuava a guardarla divertita, non la stava sfidando ma stava scoprendo un lato quasi infantile di lei che le piaceva punzecchiare.

Era la prima volta che le due erano sullo stesso livello, Alyssa, nonostante fosse più giovane di Misa, sembrava sempre la più matura. In quel momento invece, era semplicemente una ragazza confusa. “Ti si illuminano gli occhi quando si parla di lui...te ne sei accorta?” le chiese.

Ne ho le scatole piene delle tue cavolate. Io non sono come te che guardi il tuo amato con quegli occhi da pesce lesso!” replicò Alyssa.

Misa spalancò la bocca incredula e si mise dritta sulla schiena. “Beh io almeno ammetto di esserne innamorata e lo dimostro. Tu invece? Quando ti deciderai a saltargli addosso prima che sia troppo tardi?” pronunciò quelle parole fastidiose con una decisione che lasciò stupita Alyssa.

Quest'ultima la guardò a lungo, prima di rendersi conto che doveva scuotere la testa per tornare in sé. “Ma perchè perdo tempo con te? Non lo so nemmeno io...”

Misa alzò le spalle e sorrise, posando le mani sopra le sue ginocchia coperte da delle calze a rete.

Ti serviva un'amica femmina!” disse.

Avevo un'amica femmina e si chiamava pazienza. Tu me l'hai fatta perdere, grazie!” replicò Alyssa, continuando a sentire il calore fluire lungo la sua pelle. Le parole di Misa rimbombavano nella sua mente, il che era una cosa insopportabile vista la tonalità con cui parlava la bionda, e non poteva fare nulla per impedirlo. Ripensò ad Elle e alle uniche due volte in cui le loro labbra si erano quasi toccate e si chiese cosa sarebbe successo se si fossero davvero toccate.

Loro lo volevano? Alyssa sapeva di aver desiderato le labbra di Elle in quel momento di distruzione che l'aveva pervasa giorni prima, ma in quel momento non sapeva dire se avrebbe di nuovo voluto baciarlo o no. Il rumore della porta che si apriva la riportò alla realtà, vide Elle camminare spedito verso il divano, tirando Light attraverso le manette che li legavano. Alyssa aveva trovato quell'idea folle quanto imbarazzante, quei due dovevano essere uniti sempre e in qualsiasi momento.

Ventiquattro ore su ventiquattro.

Pure quando dormivano e andavano in bagno probabilmente.

Non avrebbe voluto essere al posto di nessuno dei due. Elle le aveva proposto di fare lo stesso con Misa, ma lei aveva affermato che preferiva morire piuttosto che rimanere legata intere giornate a quella ragazza.

Brava Aly che hai preso la torta con la panna! Ne avevo davvero bisogno!” esclamò il ragazzo, quando si sedette sul divano nella sua solita posizione. La ragazza aveva disposto quattro piattini con grandi pezzi di torta per tutti loro, ma in particolare lo aveva fatto per Elle.

Lo vedeva depresso da quando era venuto fuori che né Light e nemmeno Misa era legati a Kira. Immaginò come si era sentito perso, nel momento in cui aveva scoperto di essersi sbagliato per la prima volta in tutta la sua vita. E in un caso che gli stava costando parecchia energia, forza e anche fiducia in sé stesso a quel punto. Light e Alyssa si lanciarono una lunga occhiata e lui le riservò un sorriso sghembo che non poteva appartenere al viso di marmo che aveva conosciuto tempo prima.

Le era sempre parso che i suoi sorrisi fossero più una forzatura, ma in quel caso le parve sincero.

Si sedettero, le due donne su un divano e i due uomini su quello di fronte. Elle divorava la sua torta quasi con foga, come se potesse trovare conforto solo in essa.

Intanto Alyssa si divertiva a torturare la ciliegina sopra la panna, senza riuscire a distogliere il pensiero delle parole di Misa dalla sua mente. Light alzò lo sguardo su di lei e la osservò a lungo.

Tutto bene, Alyssa?” chiese, con un tono che si sforzava di non essere freddo.

La ragazza alzò lo sguardo su di lui, nello stesso istante Elle aveva alzato la testa e l'aveva guardata a lungo. Si era accorto che la sua collega era alquanto pensierosa, se n'era accorto subito da quando era entrato nella stanza, ma non si era soffermato a lungo a studiare il suo viso perchè si era reso conto che in qualche modo era il suo sguardo a renderla ancora più pensierosa. Aveva pensato di sbagliarsi, ma ne ebbe la prova quando Alyssa abbassò lo sguardo e si schiarì le voce.

Sì, sono solo un po'...stanca.” disse e lanciò un'occhiata complice a Misa, che le rispose con un sorriso a trentadue denti. Sapeva di essere lei la causa di tutto quello che ronzava nella mente della ragazza.

Ne sei sicura?” azzardò Elle e se ne pentì subito. Era una delle poche volte in cui pensò che non aveva fatto bene a parlare, sentì gli occhi di Alyssa su suo viso e si portò la forchetta alla bocca, fingendo interesse per la torta alla panna che aveva di fronte a sé.

Sì, sto benissimo, Ryuzaki. Non preoccuparti.” rispose la ragazza, stringendosi le mani tra le ginocchia e alzando le spalle. Gli regalò un sorriso fintissimo che anche qualcuno che non era un genio come Elle avrebbe facilmente smascherato. Ma era colpa dell'ingenuità che faceva parte della personalità di Alyssa, per lei mentire era davvero impossibile.

Calò un profondo silenzio, rotto dall'improvviso battere le mani di Misa che fece sobbalzare tutti e tre gli altri presenti. Alyssa si strinse le braccia al petto, per non mostrare segni di intolleranza nei confronti della bionda.

Io so cosa cosa non va in Lysa-Lysa.” disse entusiasta.

Per l'amor di dio, non dirmi che quella roba che ti è appena uscita da quelle labbra maledette, era riferita a me?” esclamò Alyssa, voltandosi verso di lei. Intanto Elle continuò a mangiare voracemente, aveva già adocchiato i piattini immacolati degli altri tre ragazzi, con l'intenzione di sfogarsi anche su quelli. Intanto, per un solo istante, Alyssa gli riservò una lunga occhiata.

Sembrava davvero depresso: non lo aveva mai visto sfogarsi sui dolci in quella maniera così esagerata, doveva essere sicuramente per il caso e per il fatto che avesse puntato tutto sulla colpevolezza di Light e Misa.

E ora si ritrovava con un pugno di mosche in mano.

Alyssa vuole restare sola con te, Ryuzaki!” esclamò Misa.

Alyssa sbarrò lo sguardo e la guardò a bocca aperta, mai come allora desiderò colpire qualcuno con tutta la forza possibile. Light alzò le sopracciglia perplesso, mentre Elle guardò le due ragazze con la bocca piena e un'espressione disinteressata sul viso. Il modo in cui Alyssa divenne rossa, lo fece quasi sorridere.

Cosa voglio io?!” chiese incredula.

Misa si voltò verso di lei, annuendo più volte come se fosse una di quei pupazzi a cui la testa dondolava ripetutamente se la si toccava. Il contenuto della testa di Misa e di uno di quei pupazzi era uguale. “Possiamo arrivare ad un accordo: tu mi lasci sola con Light così tu e Alyssa potete fare i vostri porci comodi, non trovi?” chiese.

La smetti di parlare come se fossimo i protagonisti di un porno, Misa?!” esclamò Alyssa, ci mancava solo la gallinella che non se ne teneva una a completare l'opera.

Elle scosse la testa. “Non se ne parla. Io e Light staremo insieme ventiquattro ore su ventiquattro...che ti piaccia o no.” rispose e riprese a mangiare. Il modo in cui sviò la battuta di Misa riguardo la sua collega, fu deprimente per la stessa Alyssa.

Light, vedendo l'atmosfera che si era creata e vedendo che Misa non aveva intenzione di restarsene zitta, decise di prendere in mano la situazione.

Mi sembri abbattuto, Ryuzaki. Che cos'hai?” gli chiese, volgendo la testa verso di lui e stringendosi le braccia al petto. Visto così vicino ad Elle, faceva impressione: Light era composto e fermo, Elle invece era seduto nella sua solita posizione e divorava velocemente l'ultimo pezzo di torta rimasto.

Sì, sono abbattuto.” rispose sinceramente e puntò gli occhi sui pezzi di torta di Alyssa e Misa. “Ragazze, se non le volete quelle fette, le mangio io.” disse, indicandole con la forchettina da dolce.

Ti darò il mio pezzo di torta, solo se mi lascerai sola con Light!” esclamò Misa, come una bambina capricciosa che voleva avere qualcosa in cambio per comportarsi bene.

Alyssa sospirò e fece scivolare il piattino verso di lui. “Tieni, ingozzati!” disse.

Elle nemmeno la ringraziò e riprese a sfogarsi su quella fetta. Light ripeté di nuovo la domanda, non accettava di non ricevere risposta perchè l'espressione sul viso di Elle era terribilmente fastidiosa ai suoi occhi. Perchè, sotto sotto, lui immaginava il motivo per cui fosse depresso.

Io non sopporto sbagliare, anche se sono umano e quindi cado anche io in certe trappole, e con te e Misa sembra che mi sono sbagliato.” rispose il ragazzo, parlò con i denti della forchetta tra le labbra e lo sguardo rivolto verso un punto in alto.

Alyssa storse la bocca. “Sembri il tipo dell'urlo di Munch, Ryuzaki. Togliti quella faccia!” gli disse.

Elle prese un lungo respiro e continuò ad ignorare la ragazza.

Non ho più la voglia che avevo prima nel lavorare a questo caso. Mi ritrovo con un pugno di mosche in mano, dopo aver puntato tutto su un ipotesi di cui ero certo...” continuò il ragazzo e passò alla ciliegina che aveva lasciato da parte. Alyssa gliela aveva rovinata con la forchetta e lui non riusciva a mangiarla. La lasciò sul lato del piattino e sospirò di nuovo.

Light e Alyssa si lanciarono un'occhiata. “Non dice sul serio, lascialo perdere.” disse la ragazza, quando notò una ruga di quella che doveva essere irritazione, sulla fronte del ragazzo.

E invece sono serio, Aly.” la riprese Elle, ma senza guardarla. “Sembra quasi che stavolta abbia avuto ragione tu...”

La ragazza alzò le sopracciglia, perchè Elle aveva parlato del fatto che lei aveva avuto forse ragione, come se fosse una cosa irrealizzabile. Ma non disse nulla, il fatto che lui fosse abbattuto era la cosa che le premeva di più in quel momento.

Sei depresso...perchè ti sei sbagliato?” chiese Light freddamente, voltando di nuovo la testa verso di lui. “Dopo che io e Misa abbiamo passato tutti quei giorni chiusi come animali in gabbia per le tue teorie, ora sei demoralizzato nel voler catturare Kira?”

Per colpa tua, ho le doppie punte...” disse Misa, giocherellando con un ciuffo dei suoi biondissimi capelli.

Elle fece un cenno con la testa, che doveva essere un segno di assenso. “Diciamo di sì.” rispose.

Quel suo modo di fare era insolito per Elle: era pur vero che non aveva sbagliato mai, in nessuno dei suoi casi, ma il ragazzo non era il tipo da demoralizzarsi e gettare la spugna.

Alyssa lo osservò a lungo, sentiva che lui sapeva che lo stava guardando, eppure gli occhi neri di Elle rimanevano fissi sulla torta. Era chiaro che stesse evitando di incrociare quelli della ragazza.

Light sospirò, come se dovesse darsi forza per compiere il gesto successivo. Si alzò in piedi, muovendo così la catena che lo univa al detective e quel movimento causò un suono cristallino che ruppe il silenzio. Le due ragazze lo guardarono confuse, ma Alyssa percepì un campanello di allarme quando vide Light stringere i pugni davanti al suo petto.

Ryuzaki?” lo chiamò.

Elle alzò il suo sguardo allucinato sul suo volto e lo osservò con attenzione. Nemmeno lui si aspettava di ricevere quel pugno in pieno viso, Alyssa scattò in piedi troppo tardi, quando ormai il ragazzo era stato scaraventato dall'altra parte del divano.

Misa iniziò a sbraitare, si alzò in piedi e quasi si nascose dietro ad Alyssa, quest'ultima si avvicinò rapidamente ad Elle per vedere come stava. Lui si stava lentamente rizzando sulla schiena, teneva il capo basso mentre con il dorso della mano strisciò sopra le labbra, come per verificare il risultato del colpo di Light.

Light, fallo di nuovo e ti prendi a calci dove non batte il sole!” esclamò Alyssa, restando alle spalle di Elle e tenendogli una mano sopra la schiena.

Light la osservò con freddezza. “Tu stanne fuori. È una cosa tra me e lui.” le intimò, facendola così andare su tutte le furie.

Io non ne sto fuori, Yagami!” rispose Alyssa, si alzò lentamente in piedi e Light la osservò, alzando il mento quando la vide farsi sempre più vicina. “Ti ripeto..tu fallo di nuovo e prenderai parte a queste indagini con un braccio in meno, chiaro?” lo minacciò, a denti stretti. Light la guardò dall'alto in basso, era così più bassa rispetto a lui e aveva un viso così pulito, che gli risultava difficile intimidirsi o comunque infastidirsi per quelle parole.

Alyssa, stanne fuori. So badare a me stesso.” disse Elle alle sue spalle, si rimise a sedere nella sua solita posizione e guardò la schiena della ragazza. Non la sopportava quando desiderava invertire i ruoli, come se dovesse essere lei quella che doveva proteggerlo. Quando avrebbe capito che doveva essere il contrario? La ragazza gli lanciò un'occhiata fredda. “Che vi siete coalizzati nel volermi tenere fuori, adesso?” esclamò, ma appena terminò la frase, Light la scansò e lei finì addosso ad una terrorizzata Misa.

Da come parli, Ryuzaki, sembra che tu saresti stato davvero soddisfatto solo se io e Misa fossimo stati il primo e il secondo Kira, non è così?” gli chiese, fermandosi a qualche passo da lui.

Sì, è esatto. Non lo nego.” rispose prontamente il detective, senza pensarci su due volte.

Il modo in cui lo fece, mandò su tutte le furie Light: si avvicinò a lui e lo prese per il colletto della maglia.

La volete piantare?!” esclamò Alyssa sconvolta, non sapeva se avvicinarsi di nuovo o meno. Non voleva ferire di nuovo l'orgoglio di Elle, avvicinandosi in quel modo a lui. Eppure, allo stesso tempo aveva paura che potesse farsi male. Ma lo stesso poteva valere per Light.

Tu non puoi demoralizzarti proprio ora. Io e Misa ne abbiamo passate tante per colpa tua e ora tu non vuoi più prendere Kira con la stessa decisione di prima? Non puoi permettertelo, non dopo quello che ci hai fatto passare ad entrambi!”

Elle si lasciò quasi sollevare da terra, ma il modo in cui faceva sì che i capelli gli ricadessero sugli occhi, dimostrava che aveva in mente di reagire. E anche se non pareva, il ragazzo era esperto pure nella lotta, malgrado la sua stazza esile.

Pensala come vuoi. Ma prima di tutto, realizza questo concetto...” sussurrò, con una voce talmente profonda che fece venire i brividi ad Alyssa. E, troppo velocemente, il ragazzo si piegò sulle ginocchia, posò la mano destra a terra e allungò la gamba sinistra andando a colpire il viso di Light. Le due ragazze osservarono Light che veniva scaraventato quasi addosso a loro.

Non c'è colpo che non renda.” Elle pronunciò quelle parole, nei pochi secondi che anticipavano il gesto di replica di Light: quest'ultimo lo tirò verso di sé e finirono entrambi a terra, ribaltando il divano.

Questi due non stanno bene con la testa!” esclamò Alyssa, si voltò a guardare Misa alle sue spalle e si accorse che la bionda era più concentrata a pulirsi i piedi sporchi della torta che era finita a terra, piuttosto che occuparsi della situazione. I due si rialzarono in piedi e ripresero a darsele di santa ragione. Ad Alyssa sembrava di essere entrata in uno di quei telefilm comici muti, dove i protagonisti erano dei veri idioti.

Si avvicinò a loro rapidamente e si intromise tra i loro pugni prima che venisse colpita. Fortuna per loro che lo fecero, perchè se Alyssa avrebbe sentito i loro colpi sulla pelle, era sicura che gliela avrebbe fatta pagar loro davvero cara.

Elle e Light posarono lo sguardo su di lei. “La volete finire o no?!” esclamò Alyssa, rompendo il silenzio che si era creato tra di loro. L'imbarazzo sul viso dei due era palpabile anche per un cieco. Abbassarono lentamente i pugni, così vicini al viso di Alyssa che potevano quasi sentire il calore emanato dalla sua pelle. “Siamo tutti nella stessa barca e Kira è ancora là fuori. Inoltre, voi due volete liberarvi di queste manette e io voglio liberarmi del pollaio in cui sono stata messa a forza!” continuò a dire la ragazza, riferendosi chiaramente a Misa che percepì la provocazione solo poco dopo. “Perciò, volete collaborare alle indagini o vi devo riempire di schiaffi ad entrambi?!” Alyssa guardò prima l'uno poi l'altro, Light e Elle si lanciarono un'occhiata e poi distolsero lo sguardo.

La ragazza prese un lungo respiro, sentiva il cuore a mille ed era felice di sentire quel silenzio circondarla. “Brava Lysa-Lysa....” sussurrò Misa sollevata, battendo lentamente le mani e sedendosi sul divano che non era stato colpito dall'uragano che si era scatenato poco prima.

Alyssa alzò gli occhi al cielo.

E ora, perchè non pulite? Mi rifiuto di coinvolgere Watari in questo disastro!” aggiunse lei, portandosi le mani ai fianchi. Quando entrambi provarono a replicare, il suo sguardo si fece tagliente. “Fatelo, visto che siete due bambocci, comando io per oggi.” disse. “E poi, ci metteremo tutti al lavoro sul caso.”

Elle scosse la testa, mosse le catene e tirò Light verso di sé. Stranamente, decise di dare corda alla ragazza. “Lo facciamo solo perchè è giusto che siamo noi a pulire. Ma togliti quell'aria da padrona perchè non la sopporto.” le disse freddamente Elle. Alyssa abbozzò un sorriso. “Ah e fate in fretta eh?” disse loro e sorrise quando si allontanò e sentì le loro occhiatacce sulla schiena.


Passarono altri giorni e vennero fuori dei legami tra Kira e una impresa chiamata Yotsuba Corporation. Era una cosa insolita, che avevano riscontrato lavorando sulle ultime vittime: molte di loro erano elementi chiave di compagnie avversarie che avrebbero potuto creare problemi alla Yotsuba, dal punto di vista economico e finanziario. All'inizio avevano pensato che fosse un puro caso, anche se insolito dato che nessuno di loro era un criminale, ma poi gli omicidi nei confronti degli avversari di quella azienda si era incrementata sempre di più, fino a diventare relativamente sospetta. Elle aveva deciso di indagare più a fondo sull'entità di quella società, tanto che aveva deciso di rivolgersi ad altri due aiutanti che erano stati davvero importanti nella risoluzioni di casi precedenti.

Aiber e Wedy, il primo era un truffatore professionista e la seconda era una biondina più odiosa di Misa che svolgeva il ruolo di ladra, molto brava a scassinare e mettere fuori uso tutte le telecamere che voleva. Alyssa non la sopportava, la trovava una gatta morta e se n'era accorta subito quando ci aveva persino provato con Elle. Non si era mai accorta di quanto fastidio le avesse sempre dato quella ragazza.

A che pensi?”

La voce di Light penetrò tra i suoi pensieri, quasi prepotentemente. Alzò lo sguardo su di lui, era seduto al suo fianco e osservava dei dati al computer che anche lei avrebbe dovuto studiare. Alzò leggermente il capo dal pugno su cui l'aveva appoggiato e scosse la testa per tornare con i piedi per terra. Light attese la sua risposta, il suo polso era leggermente tirato verso Elle che lavorava a pochi metri da loro, in quel momento stava discutendo con il sovrintendente riguardo l'identità di alcune vittime, i cui dati erano riflessi sui grandi monitor. Alyssa lo guardò con la coda dell'occhio, nonostante il quartier generale fosse il doppio più grande di quello che avevano utilizzato fino ad allora, Elle lo lasciò risiedere nell'oscurità come suo solito.

I monitor e i macchinari erano più complicati e più sofisticati rispetto ai precedenti, doveva essere una vera pacchia per il detective.

Pensavo che ne ho le scatole piene di Kira e dei suoi giochetti...” rispose. In realtà, non vedeva l'ora di finire quel caso e prendersi una bella pausa. Ma lavorando con Elle, dubitava di riuscirci.

Ma non sei più combattuta sul catturarlo per via della storia di William?” le chiese il ragazzo.

Alyssa scosse la testa, sbadigliò e si portò una mano sopra la bocca. Ripensare a William non le procurava più un dolore al cuore, saperlo morto era stata una liberazione per lei.

Però, aveva deciso da quale parte stare e non avrebbe più esitato.

No, ora lo voglio catturare e basta. Non ne posso più, non dormo nemmeno la notte...” disse, aveva i tipici occhi a pesce lesso mentre osservava lo schermo di fronte a loro.

Light decise così di cambiare discorso, ma venne bloccato dalla suoneria del suo telefono. Sospirò, quando riconobbe uno dei tipici messaggini di Misa. Lo ignorò e lasciò nuovamente il telefono dentro la tasca.

Sembrava che non la tollerasse più di tanto, ad Alyssa quella ragazza faceva un po' tenerezza.

Ma se non la sopporti, perchè state insieme?” gli chiese, poggiando il gomito sulla superficie e la mano sopra la guancia. Light le lanciò un'occhiata fugace e abbozzò un sorriso, lei provò di nuovo quella sensazione di trovarsi di fronte ad un altro Light Yagami.

Quel sorriso non c'entrava molto sul suo bel volto, freddo come il marmo.

Non è complicato da capire. Cioè...lei è bellissima, ma non la trovo giusta per me. Però ha sempre dato prova di amarmi davvero e io non voglio ferirla.” disse.

Alyssa non lo capiva quel discorso, ma più da parte di Misa che da parte di Light. Quest'ultimo era in parte giustificabile, perchè non voleva ferirla ma, d'altra parte, la stava solo prendendo in giro.

Misa invece non era possibile che non si fosse accorta della freddezza con cui Light rispondeva al suo amore, doveva far finta di nulla perchè sapeva che, in caso avesse preso di petto la situazione, forse avrebbe perduto per sempre Light. Alyssa non era esperta in amore, non aveva mai avuto una relazione con qualcuno, ma non comprendeva il perchè qualcuno dovesse farsi così male.

Il suo sguardo si rivolse verso Elle e qualcosa le disse che anche lei si stava facendo male.

Io troverei più giusto che la lasciassi andare e che cercassi la donna più giusta per te. Misa merita qualcuno che l'ami, non qualcuno che provi pietà per lei...” disse.

Light alzò le spalle. “Forse hai ragione, ma in fondo anche io ci tengo a lei e lasciarla andare via le farebbe solo male.” disse, poi si voltò verso Alyssa. “Ma non eri tu quella che non la sopportavi?”

Non più, ora che mi ha insegnato come leggere una rivista di gossip, la considero quasi seria.”

Light sorrise, allungò le mani verso la tastiera del computer e digitò diverse parole che la ragazza vide rappresentarsi velocemente sullo schermo. I loro gomiti si sfiorarono, ma nessuno dei due li spostò.

Poi, un discorso del genere mi sembra un po' strano detto da te...” disse Light.

Alyssa lo guardò attentamente, comprese che una delle discussioni che non voleva mai avere, stava per avere inizio. “Che intendi?” chiese, interrogativa.

Tra te e Ryuzaki c'è qualcosa, anche un cieco se ne accorgerebbe.”

Alyssa sospirò, sembrava che Light e Misa si erano messi d'accordo per farle andare la luna storta in quei giorni. “Dopo che conosci una persona da sedici anni, qualcosa ci deve per forza essere.” rispose, poi si accorse che avrebbe potuto confermare la teoria di Light. Lo guardò con la coda dell'occhio e si corresse. “Cioè..un legame affettivo c'è sicuro. Ma non quello che intendete voi.”

Ah no?” insistette Light e un sorriso furbo gli attraversò il volto.

Ti preferivo quando eri presuntuoso e impossibile, sai?” lo sfidò Alyssa e lo fece sorridere tra sé e sé ancora una volta. Lo vide piegare la testa da un lato e rivolgere lo sguardo al computer, dove la ragazza stava cliccando diversi nomi di altre vittime di Kira.

Ti dirò una cosa...tu sei sprecata per Ryuzaki.” disse, la ragazza si voltò di scatto verso di lui e lo guardò stupita. Forse doveva essere un complimento verso di lei, ma non le piacque affatto sentirlo. Come se volesse sminuire Elle, la sua persona e il ruolo che aveva avuto nella sua vita da quando si erano incontrati. “Non fraintendermi, Ryuzaki è un grande, anche se mi costa ammetterlo. Ma....sei così diversa da lui, non avete nulla in comune. Siete come il sole e la luna, mi stupisco già tanto che siate così amici.”

Ryuzaki è tutto per me.” Quelle parole uscirono dalle labbra di Alyssa, senza che lei potesse controllarle. Il viso di Light s'indurì e lei non cercò di rimediare alla frase equivoca che aveva appena pronunciato. Distolse gli occhi e li abbassò sulla tastiera del pc di fronte a loro.

Anche se non lo dimostra, anche lui ha un cuore. Ma non lo esprime, solo perchè ha paura a farlo e perchè il suo ruolo non gli consente di farlo.” disse in un sussurro. “Non è lui ad essere sprecato per me, sono io ad esserlo per lui.”

Alzò lo sguardo e lo lasciò vagare nel vuoto, quando si accorse che tutto dentro di lei stava cambiando. Mentre parlava di Elle, si sentiva piccola e stupida. Aveva sempre saputo di non essere al suo livello, allora perchè quella consapevolezza la stava ferendo in quel modo in quel momento?

Light attese che terminasse il discorso. Ma lei preferì tagliare corto, perchè le stava facendo troppo male. “Quindi, per favore, non parlare di lui come se fosse un alieno. Lui non lo è e lo dimostra il fatto che per me è la persona più importante della mia vita. Come hai detto tu, io non meriterei nemmeno le sua amicizia.” Si rese conto che il suo aveva assunto l'aspetto di un discorso sconclusionato, ma non le importava. Aveva odiato iniziarlo e finirlo le era sembrato peggio.

Prese un lungo respiro, ma si bloccò quando sentì la mano di Light posarsi sulla sua. Il suo tocco era caldo e delicato, le bastò per attenuare il freddo che aveva iniziato a sentire improvvisamente dentro di sé. “Non ho mai detto questo.” precisò, sorridendole dolcemente. “Dico solo che tu, come Misa, meritate qualcuno che sappia amarvi. Forse sono l'ultimo a dover fare un discorso simile, ma...con te, mi sento quasi in dovere.”

Alyssa lo trovò strano, il vecchio Light, quello che le aveva messo la giacca sulle spalle per farla riparare dalla pioggia, non le avrebbe mai preso la mano in quel modo. Anche se si sforzava di essere carino, le sue parole le stavano facendo male sul serio.

Che succede qui?”

La ragazza ritrasse la mano, quando vide Elle apparire dietro di loro. Il ragazzo non si era lasciato sfuggire la mano di Light sopra quella di Alyssa e per un istante si ritrovò a stringere inconsapevolmente i pugni. Light si girò verso di lui e incontrò il suo sguardo penetrante.

Stavate facendo salotto o stavate lavorando? No, perchè se volete vi faccio portare pasticcini e caffè...” disse Elle, sforzandosi di risultare sarcastico. Ma non gli riusciva bene.

I pasticcini saranno finiti tutti nel tuo stomaco tanto..”disse la ragazza, restando a guardare lo schermo di fronte a sé. Calò il silenzio, Light decise di romperlo mostrando dei fogli ad Elle.

Come pensavamo...ci sono altre prove che sembrano confermare il coinvolgimento della Yotsuba con gli omicidi di Kira.” disse Light e indicò diverse foto che erano apparse sullo schermo. “Altri possibili ostacoli per i loro affari, sono tutte figure di spicco di importanti società...ma non mi è chiara una cosa. Kira non è mai stato così...avventato nelle sue mosse, non ha mai fatto nulla per darci anche solo un indizio sulla sua identità e ora ci porta così facilmente da lui?”

Elle alzò le sopracciglia, posò le mani sopra lo schienale della poltrona su cui era seduta Alyssa e piegò la testa da un lato. La ragazza sentì le sue dita vicino ai capelli.

Forse perchè prima eri tu Kira...” disse.

Sia Alyssa che Light lo guardarono seccati, ma lui non se ne curò e continuò a guardare dritto davanti a sé. In realtà, non sopportava che Alyssa lo stesse guardando con quell'espressione sul viso in quel momento.

Ancora con questa storia? Ma quando ti rassegni?” chiese il ragazzo, mostrando una punta di fastidio nel tono della voce.

Alyssa invece restò in silenzio, dubitava che Elle si sarebbe mai schiodato dall'idea che Light fosse stato comunque legato a Kira. C'era qualche meccanismo nella sua testa che glielo faceva credere,, ma che in qualche modo se lo fosse dimenticato. Magari, decidendo di cedere il suo potere a qualcun altro.

Era un ragionamento che filava e non poco, visto che era stato lo stesso Light a chiedere di venir rinchiuso per provare di non essere l'assassino più ricercato del momento. La ragazza guardò con la coda dell'occhio Light, il suo sguardo era di fuoco mentre osservava il volto di Elle.

Quest'ultimo, invece, rimase impassibile come al solito.

Il fatto che ti abbia coinvolto in queste indagini, non vuol dire che mi fida al cento per cento di te. Anzi, le uniche persone di cui mi fido sono due e le conosco da quando sono bambino.” gli rispose Elle e affilò per qualche secondo lo sguardo. “Non so se hai ben intuito quale sia il mio parametro di fiducia...”

Light balzò in piedi, ma lo fece con una lentezza e una freddezza in volto, che mise in allarme Alyssa. Lei balzò in piedi e si avvicinò ai due, temendo che potessero prendersi a cazzotti di nuovo.

Non vorrete ricominciare spero!” esclamò, guardando prima l'uno poi l'altro.

Ma i due ragazzi la ignorarono, come se fosse parte dell'oscurità che avvolgeva la stanza. Una cosa che Alyssa non sopportava, era essere ignorata, sopratutto quando si trovava di fronte a due idioti pronte a suonarsele per niente. Elle guardò Light in viso, dovette alzare la testa per farlo poiché il ragazzo risultava qualche centimetro più alto di lui.

Probabilmente perchè Elle se ne stava sempre curvo sulla schiena.

Io so di non essere mai stato Kira, Ryuzaki.” disse Light, marcando ogni singola parola. Elle però non ne parve convinto e quasi lo sfidò con gli occhi, alzando le sopracciglia e spalancandoli su di lui. Light si trattenne a stento dal colpirlo con un pugno. “Perciò, siccome penso di poterti essere d'aiuto in queste indagini, metti da parte queste teorie ormai evidentemente campate per aria e collaboriamo civilmente.”

Alyssa analizzò in silenzio la proposta di Light, si voltò poi a studiare il viso di Elle ma restando sempre vigile a possibili movimenti bruschi da entrambe le parti. La ragazza attese la risposta di Elle, che però non arrivò mai.

Il rumore di uno dei computer collegati ai dispositivi di sicurezza posti nelle cinture dei poliziotti, segnalò l' SOS inviato da uno di loro. Nessuno si stupì quando capirono che si trattava di Matsuda, non solo perchè era l'unico poliziotto a mancare nella stanza, visto che gli era stato affidato il ruolo di manager di Misa e in quel momento si trovava proprio con lei, ma anche perchè nessuno dei poliziotti aveva mai usato quel segnale.

E chi meglio di uno come Matsuda poteva dare inizio a tutto?

Idiota di un Matsuda....” sussurrò Elle, quando si avvicinarono tutti a quel computer che segnalava il pericolo con un rumore fastidioso. Alyssa cercò di farlo smettere e digitò velocemente sulla tastiera del computer per capire da dove provenisse il segnale. E lo trovò prontamente.

Si trova nella sede centrale della Yotsuba.” disse amareggiata, Matsuda doveva aver deciso di fare l'eroe e trovare da solo delle prove riguardo il legame tra l'azienda e Kira.

E si era cacciato in guai seri.

Idiota di un Matsuda...” ripeté Elle, si sedette sulla poltrona di fronte al monitor e parve studiare il dà farsi nel giro di pochi secondi. “Ok, Alyssa tu vai a prendere Misa e riportala al suo appartamento, ci occupiamo noi di tutto.”

Quella parole rimasero prive di significato per un po', Alyssa abbassò lo sguardo su di Elle e tradusse così le intenzioni del ragazzo. Guardò anche Light, il sovrintendente, Aizawa e Mogi: nessuno sembrava voler ribattere all'intenzione del ragazzo di tagliarla fuori dal caso.

Di nuovo.

Misa può pure aspettare, preferisco cercare di tirare fuori Matsuda da questo pasticcio.” rispose decisa la ragazza e parve non mostrare alcuna intenzione di smuoversi dal fianco di Elle. Lui la guardò freddamente, facendole così capire che se avesse protratto la discussione troppo a lungo, avrebbe solo ostacolato il piano che si era messo in testa di fare.

Non se ne parla, pazza come sei ti farai ammazzare insieme a Matsuda...” disse frettolosamente e fece un gesto con la mano come se stesse richiamando un cagnolino. “Fai come ti dico e basta.”

Alyssa però non sopportò quel suo modo di trattarla, anche se lo faceva solo perchè aveva paura di perdere i tempi del suo piano. “Non parlarmi come se fossi il tuo robot, Ryu!” disse, sperando che qualcuno le desse corda. Ma l'unico che lo faceva era Matsuda e quell'idiota si era messo nei guai. Alyssa sbuffò e rapidamente si allontanò verso la porta di uscita, mentre lo faceva inveiva sottovoce contro Elle. Nessuno dei presenti in stanza osò parlare, fino a quando la ragazza non sbatté con violenza la porta.

Ora, possiamo mettere in atto il nostro piano.” disse Elle, sembrando improvvisamente sollevato.


Misa l'accolse con un gridolino con entusiasmo e con un gridolino di pura gioia, era seduta su una di quelle sedie da set di film di Hollywood, mentre torturava una truccatrice per farsi dire che ore erano e per farsi portare il cellulare. Era calata la sera e un fresco venticello soffiava su di loro, Misa indossava un leggero abito di scena simile a quello di un angelo. Come faceva a non avere freddo, solo lei lo sapeva.

Alyssa si strinse le braccia al petto, mentre attraversava il parco per raggiungere Misa che stava correndo a braccia aperte verso di lei. La ragazza guardò alle spalle della bionda, il set doveva essere composto da quella semplice fontana, la cui acqua cristallina sembrava riflettere le luci dei macchinari da scena e il cielo blu illuminato di diverse stelle. Il regista, un uomo grasso che somigliava lontanamente a Demegawa, stava parlando con un giovane di bell'aspetto che doveva essere il partner di scena di Misa.

Finalmente sei arrivata! Ma dov'è finito Matsu?” chiese Misa, quando la raggiunse.

Alyssa sospirò. “In un mare di guai.” rispose seccata, non aveva ancora mandato giù il fatto che fosse stata tagliata fuori da quella situazione solo perchè Elle aveva qualcosa di malato nella testa.

Ti porto a casa, a quanto pare ho il tempo necessario affinché tu possa tradurmi la trama di in “Beautiful” qualche ora...”

La prese per mano e la tirò verso l'auto, Misa la seguì ma non in silenzio: intanto la tempestò di domande riguardo a Light, a come stava e se le era stato troppo vicino.

Non le era mai successo di affidare la propria salvezza alla suoneria di Misa, che squillò fastidiosamente interrompendo il flusso degli interrogativi della ragazza. Alyssa si fermò e la vide rispondere velocemente quando riconobbe il numero di Light.

Rispose con un gridolino che doveva aver privato il ragazzo dell'utilizzo di un orecchio.

Amore, cosa succede? Come stai? Dimmi tutto!” esclamò la ragazza, ma smise di sorridere quando, probabilmente, Light le disse di ascoltarlo. “Sì, ti ascolto.” disse, quasi seriamente.

Alyssa avrebbe voluto poter sentire quello che i due si stavano dicendo, ma dovette accontentarsi di vedere Misa annuire per poi concludere con un “Ok, amore, lo farò.” e chiudere la conversazione.

Aly la guardò con aria interrogativa. “Farai cosa?” chiese, preparandosi ad esplodere in un mare di rabbia al pensiero che Elle potesse aver deciso di coinvolgere Misa ma di tenere fuori lei.

La bionda scosse la testa. “Light mi ha detto di non dirtelo, ma mi ha detto che Ryuzaki desidera che tu mi porti alla Yotsuba e aspetti in macchina per tutto il tempo necessario...”

Sì, e nel frattempo mi limo le unghie....andiamo Misa! Qualsiasi sia il piano di Ryuzaki, ne voglio far parte e non mi farò mettere i bastoni tra le ruote anche da te!” esclamò rudemente Alyssa, stringendo le spalle di Misa come per spingerla a dirle tutto.

Cosa troppo facile da fare, anche se Misa era fedelissima a Light, avrebbe comunque detto qualcosa che l'avrebbe fatta scoprire. Infatti la ragazza non sapeva dove rivolgere lo sguardo.

Ne sei davvero sicura?” le chiese.


Questo piano è disgustoso, sessista e patetico! Perchè mi sono fatta coinvolgere?!”

Alyssa si guardava allo specchio e non si riconosceva, indossava un minidress color verde che le copriva poco davanti e sopratutto poco dietro. Misa le aveva legato i capelli in due ciuffi che ricadevano sulle spalle e l'aveva truccata in maniera non pesante, ma comunque parecchio evidente. Misa restò affianco a lei, dietro di loro c'erano altre ragazze che si erano vestite come loro, ma con colori diversi.

E poi...perchè proprio io il verde vomito?” chiese poi, spalancando la braccia.

Hai deciso tu di farti coinvolgere, Lysa-Lysa.” le ricordò Misa, osservandola attraverso il riflesso dello specchio. “Ryuzaki voleva solo che tu restassi in auto.”

La ragazza si pentì di essere andata contro il volere del suo capo. Avrebbe dovuto aspettare Misa in auto, mentre si presentava ad una specie di provino per diventare la sponsor della Yotsuba, un piano alquanto intelligente per essere stato messo in atto, in parte, da uno come Matsuda. Il resto era stato deciso da Elle, ma Alyssa non aveva idea di cosa avesse deciso di fare per salvare il poliziotto. Il fatto che Matsuda non avesse dato il suo vero nome ai dipendenti dell'azienda, era comunque un bene visto che Kira poteva nascondersi tra loro.

Perchè organizzare una festicciola vestite così poi?” insistette Alyssa, quello era uno dei tanti motivi per cui non capiva che piano avesse Elle.

Misa alzò le spalle. “Dovevamo distrarre quegli otto. Non sai come funzionano gli uomini? La carne distrae parecchio!” rispose e sorrise a trentadue denti. “Poi...sei sexy così! Se Ryuzaki ti dovesse vedere, sono sicura che ti salterebbe addosso.”

Se a Ryuzaki piacciono certi prototipi, vuol dire che non ho capito nulla di lui...” precisò Alyssa, tirandosi la minigonna ancora più giù per portarla almeno alle ginocchia. Ma causò un effetto a dir poco drastico sulla scollatura.

Qualcuno bussò all'appartamento e Misa andò ad aprire, fingendosi entusiasta. Anche se era innamorata follemente di Light, sapeva giocare bene la carta della provocazione.

Alyssa restò più nascosta, dietro alle altre ragazze e osservò otto uomini entrare rapidamente nell'appartamento. Alcuni di loro, uno in particolare di nome Higuchi, avevano delle facce che stavano bene abbinate alla parola “maiali”. Alcuni di loro, si avventarono subito su alcune ragazze e si lasciarono corteggiare da loro, lasciandosi spingere verso i divanetti allestiti attorno a tavolini ricolmi di alcolici. Alyssa sapeva che, se avesse sentito la mano di uno di quelli sul proprio corpo, gliela avrebbe segata con una semplice manata.

L'ultimo ad entrare fu Matsuda, Alyssa lo guardò quasi con odio mentre varcava la soglia della porta e lanciava un'occhiata complice a Misa che, era rimasta ancora vicino alla porta. La ragazza camminò spedita verso di lui e ignorò uno di quegli uomini che la chiamò “begli occhi.”.

Alyssa?” chiese Matsuda quando la vide raggiungerlo rapidamente.

Lei, istintivamente, lo prese per il colletto della camicia e lo spinse contro il muro.

Nessuno si accorse di loro, eccetto Misa, che la guardava allarmata. Matsuda intanto continuò a studiare l'abito di Alyssa, quasi divertito poiché non l'aveva mai vista in quella veste.

Ti rendi conto che indosso un vestito che mi sta segando le cosce perchè sei un incapace?” sussurrò a denti stretti la ragazza, nessuno li guardò, erano tutti troppo impegnati a farsi abbindolare dalle smancerie di quelle ragazze. Intanto qualcuno aveva abbassato le luci, rendendo l'atmosfera più maledettamente “calda” di poco prima. Peccato che Alyssa odiava quel posto e lo considerava solo un disgustoso ammasso di porci.

Ryu, ha detto che tu non dovevi essere coinvolta...” replicò Matsuda.

Misa si avvicinò a loro. “Lysa, così ci faremo scoprire...” sibilò all'orecchio della mora.

Penseranno che ci sto provando, credi che questi ci vedano con tutto quello che sta succedendo?!” replicò Alyssa. Quella situazione era a dir poco odiosa: lei era mezza nuda, circondata da porci di cui uno poteva essere Kira e, inoltre, Elle l'aveva di nuovo tenuta fuori dalle indagini. E lei aveva dovuto ricorrere a quella pagliacciata per non rimanere fuori.

Tutto bene qui?”

Una voce alle spalle di Alyssa, attirò la loro attenzione. La ragazza guardò il bell'uomo dietro di sé, forse era l'unico decentemente presentabile in quella miriade di vecchi sporcaccioni. Misa intanto si allontanò, quando Higuchi la richiamò. Alyssa e Matsuda si guardarono e lei sfoderò un finto sorriso sensuale, accarezzò i capelli di Matsuda, lasciando scorrere la mani sulla pelle del suo viso. Il ragazzo deglutì, visibilmente imbarazzato.

Sì, tutto a posto.” replicò lei e lanciò un sorriso all'uomo. Era parecchio alto, aveva lunghi capelli neri che gli circondavano il viso pallido e aveva un sorriso che una donna della sua età avrebbe trovato irresistibile. Alyssa doveva avere almeno dieci anni meno di lui.

Come ti chiami?” le chiese l'uomo.

Alyssa sbarrò lo sguardo, sperava che vederla incollata al corpo di Matsuda potesse servirgli per allontanarsi da loro. Matsuda intanto era ancora in brodo di giuggiole. La ragazza continuava a tenere le mani tra i suoi capelli, ma non sapeva cosa fare.

Lysa.” rispose e abbozzò un sorriso. Non sapeva come comportarsi in situazione del genere e lo detestava, non era affatto il suo campo.

Il mio nome è Namikawa.” rispose l'uomo, porgendo la mano verso di lei e stringendogliela delicatamente. Anche se era affascinante, Alyssa stava per vomitare a causa del disgusto.

Se ti va, possiamo berci...”

No, lui mi ha già prenotata.” disse Alyssa, quando sentì il cellulare di Matsuda vibrare nella tasca dei pantaloni del ragazzo. Anche il ragazzo l'avvertì e sforzò di sorridere per non lasciare intendere nulla: doveva essere Elle, probabilmente aveva lasciato installare delle telecamere nella stanza per poterli tenere d'occhio. “E ora dobbiamo andare, ci vediamo.”

Alyssa trascinò Matsuda tra la folla, dirigendosi verso il bagno di servizio che si trovava in fondo all'appartamento. Sentiva che Namikawa li stava seguendo con lo sguardo, perciò spinse Matsuda dentro il bagno e si chiuse la porta alle spalle. Chiunque avrebbe pensato che lì dentro sarebbe successo di tutto.

Non la sai fare la poco di buono..” le fece notare Matsuda, quando si ritrovarono dentro quella stanzetta maleodorante e stretta come solo un bagno poteva essere. Alyssa lo spinse contro la parete. “Non fare il cretino e rispondi!” sussurrò.

Il ragazzo obbedì, accostò il portatile all'orecchio e sibilò un debole sì che nemmeno Alyssa riuscì a sentire. Matsuda alzò subito lo sguardo su di lei e, dopo un attimo di esitazione, le passò il telefono. Alyssa sapeva che Elle stava per farle una ramanzina che si sarebbe ricordata per il resto dei suoi giorni.

Deglutì e prese il telefono. “Senti, non puoi tagliarmi fuori in questo modo e quindi ho deciso di prendere in mano la situazione e....” iniziò a parlare a raffica, tenendo lo sguardo fisso su Matsuda che non riusciva a cogliere una sola parola di quello che la ragazza stava dicendo.

Smettila, non voglio nemmeno sapere che ti è passato per la testa vestendoti da ragazza squillo...ti dico solo che, la prossima volta che non mi obbedisci, ti faccio chiudere a chiave in una camera.” le rimproverò Elle e la ragazza capì che si sarebbe limitato a dirle solo quello. Doveva tirare fuori Matsuda da quella situazione il prima possibile.

Ma io...”

Passa il telefono a Matsuda e lascia il bagno per favore.”

La freddezza della sua voce era palpabile nonostante il telefono. Serrando le labbra per il nervosismo, Alyssa cedette il telefono a Matsuda e obbedì. Si fiondò fuori dal bagno e cercò di non dare sfogo alla sua rabbia.


Per fortuna, c'erano ragazze più audaci di lei che attiravano maggiormente l'attenzione.

Alyssa attese diversi minuti, seduta sul divano e sperando che Matsuda uscisse dal bagno il prima possibile. Chissà cos'aveva in mente di fare Elle per salvarlo.

Si portò un bicchiere di spumante alle labbra e ne sorseggiò un solo goccio, lanciò un'occhiata a Misa che, seduta sul divano di fronte a lei, sembrava disgustata dal modo in cui Higuchi le teneva il braccio sulle spalle. Avrebbe voluto andare a soccorrerla, ma non aveva alcuna idea di come fare senza destare sospetto.

In fondo, doveva essere anche lei una di quelle ragazze mezze nude che intrattenevano gli uomini della Yotsuba. Alzò lo sguardo, quando vide Namikawa apparirle davanti per poi sedersi accanto a lei.

Pensavo che tu e il manager stesse insieme...” disse in un sussurro, le offrì una sigaretta che lei rifiutò cordialmente. La ragazza lo osservò con la coda dell'occhio, pensò che poteva trovarsi vicino a Kira: quello sembrava il tipo più razionale di tutti i presenti nella stanza.

Eppure il suo sesto senso, diceva che invece era l'unico di cui non si poteva sospettare. Ma non era lei quella che doveva elaborare teorie ed ipotesi riguardo alla colpevolezza o meno di qualcuno.

Poi, non pensava ad altro che togliersi quei fastidiosi stracci e tornare a casa.

Misa ha detto che sei una sua collega. Ti sembrerò indiscreto se ti dico...che non mi sembri come le altre ragazze in questa stanza?” le chiese Namikawa, accendendosi la sigaretta che lei aveva rifiutato. Alyssa non seppe se vederla dal punto di vista positivo o negativo del termine, poco prima aveva fatto proprio la figura di quella facile con Matsuda.

Sì, sono peggio.” disse, ridacchiando sotto i baffi.

Namikawa sorrise. “No, in realtà intendevo in senso positivo...non mi sembri questo tipo di ragazza.” disse e le indicò l'abito corto che indossava.

La ragazza sospirò e lasciò scorrere lo sguardo imbarazzata lungo il proprio corpo. “Mi conosce da pochi minuti e già ha provato la teoria che l'apparenza inganna?” chiese, pensò tra sé e sé che l'apparenza poteva ingannare anche in quel caso. Lui poteva essere Kira, forse proprio perchè sembrava quello più umano rispetto agli altri sette che sembravano maiali da fattoria.

Lo osservò a lungo, lui le sorrise sghembo e fissò gli occhi in quelli della ragazza. “Fare business non è una cosa facile. Bisogna essere svegli, decisi e bisogna saper riconoscere i tratti dei propri concorrenti con una sola occhiata.” le disse. “E questo, può servire anche nella vita di tutti i giorni. E a me, sembri una ragazza parecchio sveglia per puntare su una carriera del genere.”

Un brivido le corse lungo la schiena, e se Namikawa fosse davvero il Kira del momento e l'avesse smascherata? Alyssa cercò di non pensarci, doveva restare calma e tranquilla, senza lasciare intendere nulla. In fondo, che ne poteva sapere quell'uomo di lei? Nulla, aveva usato un altro nome falso per coprire il suo nome già fittizio e trovare cose su di lei, sul suo passato e sul suo vero nome era praticamente impossibile. Perciò perchè preoccuparsi?

Sussultò, quando vide Matsuda uscire dal bagno, barcollando come se fosse ubriaco. Si era tolto la giacca dello smoking e stava camminando verso il bancone, con una espressione stralunata sul volto. Alyssa sapeva che era solo una finta, Matsuda non aveva bevuto niente ed era stato per tutto il tempo al telefono con Elle. Che fosse parte del piano? Namikawa lo guardò allontanarsi verso il balcone e abbozzò un sorriso.

Il tuo amico è piuttosto ubriaco e siamo solo agli inizi.” disse.

La ragazza continuò a guardare Matsuda con aria interrogativa, s'inumidì le labbra ma non smise di seguire con lo sguardo il ragazzo. “Sì, ci va giù piuttosto pesante lui...” disse e lasciò il bicchiere di spumante sul tavolino di fronte a loro. Matsuda ebbe la completa attenzione su di sé, quando salì sulla ringhiera del balcone.

Ehi, ma che fai!” esclamò uno degli uomini della Yotsuba, balzando in piedi e allontanando le due ragazze che aveva vicino. Si allarmarono tutti i presenti, Misa e Alyssa si lanciarono un'occhiata complice per poi alzarsi in piedi anche loro ed osservare la scena. Matsuda si mise in piedi sulle mani e iniziò a camminare sopra la ringhiera con fare vacillante.

Alyssa era allarmata, ma era certa che fosse un piano messo in moto dalla testa di Elle, perciò si sforzò di mostrarsi spaventata fuori ma tranquilla dentro. Namikawa gridò di nuovo a Matsuda di scendere, ma successe l'irreparabile: il ragazzo perse l'equilibrio e cadde giù dalla balconata, nella parte che si affacciava verso il vuoto. Scoppiò il panico: Alyssa e Misa non si aspettavano una cosa simile, si affacciarono rapidamente dal balcone e videro il cadavere di Matsuda riverso sulla strada. Le due ragazze pensarono per un attimo che fosse tutto vero, ma poi Alyssa riconobbe la ragazza bionda che stava gridando aiuto, vicino al corpo di Matsuda. Sospirò, se quella era Wedy, allora l'uomo che si spacciava per il cadavere di Matsuda, doveva essere Aiber.

È morto?” Higuchi si intromise tra le due ragazze e guardò verso il basso. Si portò le mani tra i capelli, quando vide il cadavere sulla carreggiata. Allora Alyssa decise che era ora di finirla con quella sceneggiata. “Dovete andarvene!” esclamò, fingendosi terrorizzata a morte. “Se scoprono che c'era questo genere di festa in ballo, potreste finire tutti nei guai!”

Higuchi e i suoi colleghi non se lo fecero ripetere due volte e uscirono rapidamente dall'appartamento, prendendo alla rinfusa le loro cose e lasciandosi promettere da Misa che avrebbero messo a posto tutto loro e le sue amiche. Quando restarono solo le ragazze nella stanza e Misa si chiuse la porta alle spalle, Alyssa tirò un sospiro di sollievo. Abbassò lo sguardo verso la strada, un mucchio di persone si era radunata attorno ad un ambulanza, giunta in soccorso di Matsuda o meglio di Aiber. Non capì come il vero Matsuda si fosse messo in salvo.

Però il piano di Elle aveva, come sempre, funzionato.

Anche se lei, come sempre, lo aveva odiato dall'inizio alla fine.


Alyssa si tolse subito quell'orrido vestito e indossò una semplice canotta blu sopra dei pantaloncini neri. Era stanca morta, l'unica cosa di cui aveva bisogno era di mettersi sotto le coperte e dormire per diverse ore filate.

Elle e Light non erano ancora rientrati, dovevano trovarsi ancora sull'ambulanza. Non era difficile capire che si erano finti infermieri per l'occasione, Elle era a corto di uomini e doveva aver preso l'odiata decisione di assumersi quel ruolo, con molta fatica. Le venne da sorridere, al pensiero di immaginarselo con il cappellino da paramedico e magari anche l'uniforme.

Matsuda stava bene, la sua caduta faceva parte del piano e quindi era caduto sopra un materasso posto nel balcone sottostante al loro dal sovrintendente. Alyssa non si era resa conto che la scelta di quell'appartamento all'ultimo piano non era stato casuale.

Intanto, piegò il vestito con poca cura sul letto e pensò al fare misterioso di Namikawa.

Aveva pensato che potesse essere lui Kira, ma le pareva troppo scontato. Forse si sbagliava, Kira poteva essere chiunque di quegli otto, malgrado gli altri sette sembrassero dei depravati mentali.

Io e te dobbiamo parlare.”

Alyssa sussultò, non aveva sentito la porta della sua camera aprirsi e vide Elle sulla soglia. Light se ne stava, obbligato quasi, dietro di lui e osservava le spalle del detective preoccupato.

La ragazza capì che era arrabbiato, tradurre il tono della sua voce ancora più fredda, non era una cosa difficile. Si portò le mani sui fianchi, come per portare la rabbia che doveva realmente provare, verso il suo cuore e la sua testa. Ma non le riusciva più bene da tempo con Elle.

Voglio dormire, Ryuzaki.” disse, non le andava di sentire la sua ramanzina.

Elle la ignorò si voltò verso Light e prese una chiave dalla tasca, la usò per slegarsi la manetta dal polso e ordinò al ragazzo di attenderlo là. Non che potesse andare molto lontano, visto che uscire da quella struttura senza essere scoperti, era praticamente impossibile.

Alyssa rimase stupita da quel gesto e osservò il ragazzo chiudersi la porta alle spalle. Light aveva provato a replicare, ma Elle glielo aveva impedito, sbattendogli praticamente la porta in faccia.

Pensavo che dovesse starti attaccato ventiquattro ore su ventiquattro...” disse Alyssa, Elle si voltò lentamente verso di lei e il suo sguardo profondo le fece scorrere diversi brividi lungo la schiena.

Non riuscì a sorreggerlo e lo abbassò sul pavimento.

Per questi dieci minuti in cui devo parlarti e in cui voglio tenerlo lontano, non credo che succeda nulla.” rispose freddo e si massaggiò il polso con cui era stato ammanettato a Light per giorni.

Come al solito, li separava una lunga distanza che nessuno dei due sembrò voler colmare con i loro passi. “Di che volevi parlarmi?” chiese Alyssa, continuando a stringersi le braccia al petto.

Nonostante si fossero chiariti, nonostante un abbraccio sembrava aver risolto tutti i loro dissapori, la ragazza sentiva che qualcosa continuava a bloccare Elle nei suoi confronti, ma non capiva cosa.

Come se quell'abbraccio ,in realtà, avesse solo peggiorato le cose.

Se io ti dico di fare una cosa, ti prego falla e non prendere iniziative che possano essere nocive per il caso.”

Se tu mi dici di non fare nulla, io non ci sto, Ryu.” precisò Alyssa, la ragazza lo guardò con sguardo tagliente e le braccia premettero di più sul suo petto. “Mi hai già tagliato fuori una volta, ricordi? E a cosa è servito?”

Ora sono certo che l'attuale Kira si nasconda tra i membri della Yotsuba.” la interruppe Elle.

Alyssa non capì dove volesse arrivare con quella frase, alzò le spalle e attese che lui le desse una spiegazione. “E con ciò?” chiese.

Elle la guardò a lungo, per un attimo sembrò che nemmeno lui riuscisse a sostenere il suo sguardo. Fece un passo verso di lei, poi un altro e la distanza si fece sempre più minima.

Io non voglio più coinvolgerti più di tanto in questo caso.” disse solo, ma non valse come spiegazione.

Alyssa iniziò ad indisporsi. “Perchè? Ho preso parte a quella maledetta festa e non è accaduto nulla di brutto mi sembra! Certo, a parte la finta morte di Matsuda!”

Stare nella stessa stanza con un possibile Kira, non mi sembra poco brutto.”

Beh, era colpa tua se stavo lì. Io volevo solo aiutarti.”

Ogni volta...” Elle calcò quelle parole con quello che sembrava un pizzico di rabbia, unito poi alla sua freddezza naturale che quasi lo faceva sembrare umano. Si bloccò un attimo, non amando quel suo sfogo di sensibilità che ogni tanto sbucava fuori. “Ogni volta che cerchi di aiutarmi, facendo di testa tua, fai esattamente il contrario. Mi crei solo problemi.”

Quella frase la ferì, anche se non era la prima volta che gliela rivolgeva. Ma in quel caso, dopo quel gesto che era successo tra loro, non se l'aspettava.

Abbassò lo sguardo e si morse le labbra. “Sei sempre il solito stronzo, non cambi mai.” disse e gli diede le spalle, fingendo che il panorama fuori dalle finestra, le interessasse di più. Fece un passo in avanti e guardò il riflesso di Elle che appariva sul vetro: sembrava così piccolo in confronto a lei. Colpa del gioco d'illusione a cui quel vetro sottoponeva coloro che guardavano.

Non mi definirei con quella parola, visto che sto solo facendo tutto questo per tenerti lontana dai guai.” rispose Elle, ma lo disse con quella sua solita freddezza che non lasciava intendere il vero significato che quelle parole rappresentavano. Alyssa si voltò lentamente verso di lui, fissò il suoi occhi neri, stralunati come al solito, e fece diversi passi verso di lui.

Si fermò a pochi piedi da lui.

Mi stai di nuovo proteggendo? Quante volte ne abbiamo parlato?” gli chiese.

Elle abbassò lo sguardo, ecco un altro dei pochi momenti in cui non sapeva come spiegare quello che stava succedendo. “Questa volta è diverso.” disse.

No, non è diverso.” precisò lei. “Ho lavorato sotto copertura quando sospettavi di Light e ti sei preoccupato. È vero....ma non come questa volta. Stavolta vuoi davvero tenermi in disparte.”

Ti sei chiesta il perchè?” chiese Elle.

Sì e non lo capisco.”

Allora sei stupida.”

Alyssa corrugò la fronte, lo osservò interrogativa e lasciò vagare lo sguardo sopra l'enigmatico volto del ragazzo. Allora per un attimo capì, forse l'abbraccio non aveva cambiato le cose solo per lei.

Sbarrò lo sguardo e prese un lungo respiro. “Ammettilo...” gli disse.

Elle la guardò a lungo, anche lui lasciò creare delle rughe di espressione sulla sua fronte. “Ammettere cosa?” chiese. Ma sapeva dove voleva arrivare la ragazza, come al solito lei stava cercando di tirare fuori il cuore di Elle e di farlo prevalere sulla sua mente.

Peccato che il ragazzo lasciava sempre vincere la mente.

Ammetti che quell'abbraccio sta cambiando le cose e che non lo avverto solo io.” ribadì Alyssa, fece un altro passo verso di lui. Ma il ragazzo ne fece uno indietro, non sopportava di averla così vicina e si lasciò andare all'impulsività.

I suoi occhi si socchiusero, mentre la ragazza osservava in silenzio la sua pelle chiara.

Ryuzaki, dillo ti prego.” insistette, continuando a premere su quel bottone che, probabilmente, il ragazzo non avrebbe mai voluto accendere. Non perchè non voleva, ma perchè ne aveva paura.

Cosa vuoi che ti dica?” rispose, alzando le spalle. “ Che puoi aiutarmi solo seguendo i miei ordini? Ecco, te l'ho detto.”

Ma perchè doveva sempre essere così freddo? Alyssa sapeva per certo che quello che stava cambiando lei, stava cambiando anche lui. Solo che nessuno dei due era davvero pronto ad ammetterlo: Elle non sarebbe mai stato davvero pronto ad ammetterlo.

Lui la stava proteggendo, perchè aveva davvero capito quanto lei contasse nella sua vita. Fuori dal caso Kira e dal loro lavoro. Lei contava di più nella quotidianità, quando erano soli seduti fianco e fianco e si stuzzicavano per passare le ore.

O almeno, lei si stava convincendo che era così, perchè lei lo vedeva in quel modo.

Ed erano molto più simili di quanto pensassero, solo che premevano su forze diverse.

Mente e cuore.

E queste loro forze diverse, causava loro troppe divergenze. La ragazza ne era convinta, eppure dentro di sé sentiva un qualcosa chiamato insicurezza che le faceva credere si trattasse solo di un sogno notturno che non si sarebbe mai realizzato. Ed era quello, il momento in cui decideva di desistere dallo smascherare Elle.

Grazie per essere sempre così umano.” lo schernì la ragazza, Elle la fissò allontanarsi di qualche passo e dargli le spalle. Si chiese perchè la cosa la ferisse sempre in quel modo, ma in fondo era una risposta che conosceva da tempo e che preferiva tenere lontana dai suoi pensieri.

Lui non disse nulla, preferì lasciarle il silenzio come ricordo di quella loro discussione. Uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle, e tornò da Light che era rimasto ad attenderlo.

Non dirmi che l'hai rimproverata....” le disse, restando con la schiena appoggiata sulla parete di fronte alla porta. Elle non rispose, si piegò per riprendere la catena e si chiuse di nuovo la manetta sul polso.

Posso almeno avere una risposta?” chiese Light, quando vide Elle proseguire lungo il corridoio.

Devi starne fuori.” Quelle furono le uniche parole che il detective gli rivolse, continuando a non guardarlo negli occhi e proseguendo secondo il cammino che i suoi passi avevano deciso di intraprendere. Era già tanto che gli avesse rivolto la parola, non ne aveva alcuna voglia in quel momento.

Intanto, qualcosa di molto profondo scattò dentro di lui e gli ricordò che forse, in quel momento, Alyssa stava soffrendo per la sua sconfitta.


Buon pomeriggio!

Mi sono accorta solo adesso di aver commesso un errore in uno dei precedenti capitoli, dove veniva nominato un personaggio noto che non era ancora conosciuto all'epoca in cui è ambientato il manga/anime...perciò ,visto che il danno è stato già fatto, ho preferito continuare facendo finta che la storia sia ambientata più recentemente (chiedo scusa per l'errore, ma non ci avevo proprio pensato.)

Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Ringrazio infinitamente tutti coloro che leggono questa storia, chi la recensisce e chi la legge in silenzio. Ci tengo a ringraziare anche coloro che l'hanno inserita tra le seguite, preferite e ricordate!

Ciao a tutti! :)











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Capitolo 12
*** Do You See Me Now? ***


-Do you see me now?-

Sperando probabilmente di farla contenta, Elle affidò un nuovo compito ad Alyssa: quello di divenire la manager di Misa. La ragazza accettò senza troppi preamboli, non le andava di discutere con Elle e, visto che era stata costretta a rimanere fuori dal caso, almeno avrebbe passato il tempo a seguire le riprese di Misa.

In quel momento, mentre sedeva sotto un albero su una delle sedie da set cinematografico, pensò che fosse stata una pessima idea. Misa era abbastanza brava a recitare, ma le ci volevano mille moine per farle finire decentemente una scena, sopratutto se era una scena romantica.

Alyssa sospirò, prese la bottiglietta d'acqua che aveva nascosto sotto la sedia e se la portò alle labbra. Il tempo era stranamente caldo quella giornata, il sole splendeva in un cielo più che azzurro e tirava solo qualche lieve folata di vento che li investiva dolcemente. Il set era stato sistemato in un parco pubblico, rovinato unicamente dalla presenza della strada a pochi metri di distanza da quel luogo naturale e dai veicoli che la precorrevano. La ragazza si portò una mano sul volto, quando Misa si rifiutò di nuovo di baciare il suo compagno di scena, come se Light si fosse indispettito al pensiero di vederla baciare per finta un altro. Primo, lui non la vedeva e secondo, se tutti si fossero offesi per un bacio di scena, gli attori sarebbero rimasti single a vita.

Le squillò il cellulare, la sua suoneria le parve una benedizione per le orecchie. Aspettava da ore che qualcuno si degnasse di darle informazioni riguardo al caso.

Cercò di non restarci male, quando sullo schermo apparve il nome di Light e non il “numero sconosciuto” che lei sapeva ormai riconoscere. Ma avevano discusso di nuovo la sera prima, quindi perchè prendersela?

Era ora!” esclamò, rispondendo al telefono, intanto Misa batté i piedi a terra capricciosamente, l'altro attore non ne poteva più di lei e aveva tutta la considerazione di Alyssa.

Scusa, ma siamo stati per ore a seguire le riunioni dei membri della Yotsuba...” si scusò Light, in sottofondo la ragazza riconobbe la voce di Elle che stava dettando direttive agli altri poliziotti. La sua voce profonda le provocò dei brividi nonostante la sentisse dall'altra parte del telefono. Il detective aveva fatto installare delle telecamere nella sala riunioni della Yotsuba, si era occupata di tutto Wedy e, fortunatamente, la ragazza l'aveva vista poco in quei giorni a causa della presenza costante di Misa e del suo lavoro. ”Lì come va?” chiese poi Light.

Alyssa guardò Misa, che stava facendosi truccare velocemente da una donna dello staff. “Più che un film, mi pare che stiano girando sempre la stessa scena solo che con un urlo finale di Misa diverso...” disse, facendolo ridere. “Non vuole baciare il compagno di scena perchè lo considera un tradimento nei tuoi confronti!”

Light per poco scoppiò a ridere. “Non dirmi...ma davvero?” le chiese.

Alyssa si morse il labbro, Misa si accinse di nuovo a girare la scena del bacio in mezzo al parco, ma non lasciò nemmeno che le labbra dell'attore provassero ad avvicinarsi, che riprese ad urlare contro il regista che quella scena non si poteva fare. “Scusa un attimo..” disse la mora a Light, poi accostò il telefono alla spalla in modo che lui non sentisse. “Misa, dagli questo bacio e falla finita!” gridò, attirando l'attenzione di tutti su di sé. Misa fece il broncio e tutti tornarono a guardarla, sperando che lo sbocco di innata “femminilità” di Alyssa fosse servito a qualcosa.

Problema risolto. Dicevi?” chiese la mora, portandosi di nuovo il cellulare all'orecchio.

Light rise divertito, del modo in cui la ragazza aveva risolto il problema. “Ma che bell'urlo che hai!” la provocò.

Ci voleva...” rispose lei, lanciando poi un'occhiata verso Misa che stava discutendo con l'attore di scena. “Avete scoperto qualcosa di importante riguardo alla Yotsuba?”

Le parve di immaginare Light annuire di fronte a quelle parole, il ragazzo sospirò e alzò lo sguardo. “Beh, abbiamo spiato una delle loro riunioni e hanno fatto capire benissimo che avevano intenzione di uccidere qualcuno dei loro avversarsi...studiando le loro mosse, le loro parole e tutto il resto, siamo arrivati alla conclusione che Namikawa è l'unico che non può essere Kira.”

Quella parte lasciò stupita Alyssa, fortunatamente non era lei quella che doveva riconoscere i colpevoli, perchè altrimenti avrebbe sempre preso dei granchi più grossi di sé stessa. Quando aveva parlato con Namikawa, si era mostrata indecisa riguardo il fatto che potesse essere o meno Kira.

Ma poi aveva deciso che poteva davvero trattarsi di lui, ma se Elle e Light lo avevano identificato come l'unico non sospetto, non poteva fare altro che crederci.

Si grattò la fronte. “E che altro avete scoperto? Avete qualche idea di chi possa essere Kira?”

No, però hanno deciso di rivolgersi ad un detective privato che potesse smascherare Elle e farlo poi fuori...” rispose il ragazzo. “Un certo Coil, lo conosci?”

Lo chiese sotto forma di provocazione, Alyssa si lasciò sfuggire un sorriso perchè entrambi sapevano la verità: Coil era un altro degli pseudonimi di Elle, così come anche il detective Deneuve. Elle era tutti e tre i detective più famosi al mondo, quindi i membri della Yotsuba si stavano inconsapevolmente affidando all'uomo che stava indagando su di loro e su Kira.

Non si chiese nemmeno come mai Light lo sapesse, doveva averglielo riferito sicuramente Elle.

No, non lo conosco...che faccia ha?” chiese lei, posando i gomiti sulle ginocchia e fissando divertita un punto a terra.

Somiglia vagamente ad un certo A...” rispose lui, facendole così capire che Aiber avrebbe finto di essere Coil con i membri della società. Per come lo conosceva, Alyssa era certa che tutto quel piano gli avrebbe fruttato un sacco di soldi.

Ah perfetto..ma siete quindi certi che lui sia l'unico di cui non avere sospetti?” chiese ancora Alyssa.

Mi sono spacciato per Elle al telefono con lui, l'ho messo un po' sotto torchio e siamo giunti a questa conclusione.” le rispose Light, cogliendola di nuovo di sorpresa. Il ragazzo si era di nuovo immedesimato in un'altra figura difficile da imitare: quella di Elle, anche se la sua voce veniva camuffata al computer, era difficile scendere nei suoi panni.

Per tutti, ma non per Light Yagami.

Quel ragazzo la sorprendeva sempre di più.

Lo sentì prendere fiato, come per dire dell'altro, ma venne interrotto dalla voce di Elle che lo stava richiamando. La ragazza ascoltò il suono delle parole del detective in silenzio, non riuscì a coglierle nel loro significato ma la sua semplice voce, le risultò essere un pugno in pieno petto.

Intanto Misa si stava avvicinando a lei. “Devo andare, se la tua fidanzata mi becca a parlare con te al telefono, mi stacca la testa a morsi.” disse Alyssa, portandosi il cellulare vicino alla bocca e chiuse ancora prima che il ragazzo potesse salutarla.

Misa si fermò a pochi passi da lei, quando la vide sorriderle in maniera piuttosto sospetta. Ma non sarebbe mai arrivata alla conclusione che era al telefono con il suo ragazzo, anche se farne una tragedia sarebbe stato stupido.

Stai lavorando anche da qui?” le chiese la ragazza, sedendosi accanto a lei e prendendo la bottiglietta d'acqua della ragazza.

Diciamo di sì..andiamo che altrimenti facciamo tardi e Ryuzaki si imbestialisce.” le ricordò Alyssa.

Attese un quarto d'ora affinché Misa si cambiasse velocemente, poi le due si avvicinarono all'auto parcheggiata vicino all'entrata del parco. Alyssa tolse un volantino di una lavanderia dai tergicristalli, lo appallottolò e se lo mise nella borsa.

Quando si avvicinò alla portiera dell'auto, si accorse che Misa, dall'altra parte dell'auto, la stava guardando di sottecchi. Si chiese se avesse capito che stava parlando con Light fino a poco prima, ma il suo sguardo non lasciava trasparire un sospetto in senso negativo. Doveva aver avuto una delle sue tipiche illuminazioni da ragazza che legge riviste rosa.

Che vuoi?” le chiese, alzando le spalle.

Perchè sei triste? Hai litigato con Ryuzaki?” le chiese Misa, delle volte Alyssa si sentiva in colpa nel considerarla una stupida, perchè non lo era. Le bastava un semplice sguardo per capirla, perchè conosceva bene certe pene e certi sentimenti. La mora sbatté violentemente la portiera dell'auto e alzò gli occhi al cielo, ma non per Misa, ma perchè aveva definito quel peso che aveva sul suo corpo come un sentimento.

Non sono triste e non ho litigato con nessuno.” replicò, portandosi poi le mani sui fianchi.

Misa scosse la testa, restando dall'altro lato dell'auto, quel giorno indossava un abito più gothic del solito, arricchito con un fiocco nero in testa che posava sul lato destro della sua testa.

Sei più che triste, ne vuoi parlare?” le chiese.

Alyssa riaprì la portiera dell'auto, cercò di non guardare Misa perchè le faceva venire voglia davvero di parlare. “Non sono triste.” ribadì.

Ma perchè non vuoi sfogarti? Guarda che anche l'amore è un problema, non solo Kira!” esclamò Misa. Alyssa richiuse di nuovo la portiera, la guardò con rimproverò cercando di non pensare alla parola che iniziava per “a” che la ragazza aveva appena pronunciato.

Urlalo più forte, non ti hanno sentito bene...” le disse, soffermandosi sull'espressione riguardo Kira.

Misa le si avvicinò a passo rapido e le si parò davanti, Alyssa ritrasse la testa quando lei gettò i pugni indietro e si piegò in avanti verso di lei. La guardò come se fosse pazza, aggettivo più che azzeccato per Misa. “Senti, io e te siamo costrette a diventare amiche.”

Non è vero, possiamo pure starcene per conto nostro e basta. Sei tu che vuoi rompere.” le ricordò Misa. La bionda scosse la testa, appurando però la veridicità di quelle parole.

Beh io voglio aiutarti lo stesso, quindi..parlami.” le disse, facendole un gesto con la mano come se fosse una seduta psichiatrica. Alyssa la guardò confusa e incredula, perchè sentiva che doveva darle retta?

Non mi va di parlarne.” rispose, calcando ogni singola parola che uscì dalle sue labbra.

Sei innamorata di Ryuzaki e lui ti ha fatto arrabbiare...e sfogati, dai!”

A quelle parole, Alyssa aprì di nuovo la portiera dell'auto. Non che desse loro tanta importanza, ma le erano bastate per decidere che quello era un argomento che non voleva assolutamente affrontare. Misa la guardò amareggiata, mentre faceva finta di nulla.

Io non sono innamorata di Ryuzaki, la prossima volta che mi dici una cosa del genere, ti stacco la testa dal collo.” le disse, sforzandosi di risultare tranquilla. Ma qualcosa nella sua voce la tradiva.

E Misa se ne accorse, ma non ebbe il tempo di dire nulla che qualcosa, alle spalle di Alyssa, attirò la sua attenzione. Vide due uomini camminare verso di loro, i due erano vestiti in giacca e cravatta e stavano parlando tra di loro.

Namikawa e Higuchi.

E quest'ultimo si accorse subito di Misa. Alyssa la sentì imprecare, ma non capendo cosa stesse succedendo, si voltò mostrando così anche il suo viso.

Porca miseria..” disse poi, quando sentì gli occhi dei due uomini su di sé. Lei e Misa si ritrovarono con le spalle rivolte a loro e lo sguardo fisso sul tetto dell'auto.

Che facciamo?” chiese la bionda.

Era chiaro cosa dovessero fare, ormai loro le avevano viste e le due ragazze non potevano fare altro che stare al gioco, altrimenti avrebbero solo destato sospetti. Alyssa si voltò verso di loro e Misa compì lo stesso gesto, ma mostrando una espressione più titubante in viso, rispetto a quella della compagna. Ad Alyssa non sfuggì il modo in cui Higuchi le aveva squadrate dalla testa ai piedi, Misa in particolar modo. Lei indossava un semplice paio di jeans e una t-shirt nascosta sotto la giacca, quello sguardo malizioso che giunse pure a lei, era particolarmente fuori luogo e inappropriato.

Buongiorno signore.” disse Namikawa, riservò loro un lungo sorriso e Alyssa per poco non alzò le sopracciglia in segno di disapprovazione, poi ricordò che Elle lo aveva individuato come l'unico non sospettabile del gruppo e perciò di lui poteva, almeno in parte, fidarsi. Il suo sorriso era diverso da quello di qualche sera prima: era visibilmente nervoso e stanco, colpevole forse la telefonata che Light gli aveva fatto. Higuchi invece sembrava tranquillo, il suo sguardo slittava dalla mora alla bionda per poi soffermarsi a lungo su quest'ultima.

Misa faceva di tutto per evitare di incrociare il suo sguardo, la sera del party non l'aveva lasciata in pace un solo attimo e lei avrebbe portato sempre un brutto ricordo di quella brutta faccia.

Buongiorno signori, come va?” chiese Alyssa, fingendosi rilassata, anche se non lo era affatto.

Noi stiamo bene, grazie. Siamo appena usciti da una lunga e noiosa riunione...” rispose Higuchi, indicando con il pollice la sede della Yotsuba alle loro spalle. Intanto dei veicoli nella strada dietro di loro passarono velocemente sulla carreggiata.

Bello.” disse Misa, con una voce stridula e fastidiosa che le fece rimediare un'occhiataccia da Alyssa. I due la guardarono un attimo confusi, poi posero loro delle domande sul loro lavoro e riguardo la tragica “morte” del manager Matsu. Peccato che lui era vivo e vegeto a loro insaputa e pronto a compiere ulteriori danni.

Alyssa si presentò come la nuova manager, anche se alla festa aveva fatto la figura della poco di buono e sembrava più una spogliarellista. Ma quelli erano dettagli.

C'è una festa domani sera in onore della crescita della nostra azienda...vi va di venire?” propose loro Higuchi. Namikawa lo guardò a lungo, come se si stesse trattenendo dal ricordargli che non era tempo di fare festa. C'era pure sempre Kira tra di loro e la minaccia di Elle era costantemente presente, ad Alyssa parve di leggere quel pensiero nella mente dell'uomo.

Stava per rifiutare nel modo più cordiale che potesse riuscirgli, ma Misa non pensò prima di aprire la bocca e allargò le labbra scarlatte in un sorriso. “Perchè no? Sarebbe carino!”

Alyssa la guardò incredula, stava per partirle una di quelle gomitate che nei cartoni animati fanno girare la testa ai personaggi colpiti. Ma si trattenne, la sua impulsività con Misa si era parecchio attenuata.

Veramente non possiamo, Misa-Misa... abbiamo da fare, ricordi?” le rispose tranquillamente, ma Misa non sapeva che quel “ricordi” era stato usato solo per farle ricordare in che situazione si trovavano. Perciò non capì che non c'era nulla da ricordare, se non il fatto che doveva tapparsi la bocca una volta per tutte.

Higuchi non desistette, prese un tesserino dalla sua giacca e ci scrisse sopra indirizzo e numero di telefono, poi lo porse ad Alyssa. “Se cambiate idea, inizia domani alle nove...” disse, con un sorriso che faceva venire i brividi per quanto era disgustoso. I suoi occhi neri si posarono di nuovo su Misa, in una maniera viscida che fece venir voglia ad Alyssa di difendere la bionda da quello sguardo. Per la prima volta in vita sua, ringraziò il cielo per essere stata ignorata.

Guardò il tesserino tra le sue dita, poi lanciò un'occhiata a Namikawa che le sorrise di rimando.

Ci penseremo, buona giornata!” disse lei, lanciando loro intendere che dovevano salire in auto e tornare a casa. Anche i due non se lo fecero ripetere due volte, Namikawa in particolar modo sembrava davvero avere fretta di allontanarsi il più possibile da quel posto.

La voce metallica di Elle, anche se era stato Light a parlare, doveva incutere davvero timore a qualcuno sottoposto a tale ascolto. Lei non ci aveva mai fatto caso, rabbrividiva quando la sentiva ma non ne era mai stata inquietata, perchè non era mai stata soggetto di quella voce penetrante.

I due si allontanarono e le due ragazze entrarono rapidamente in auto.

Prima di mettere in moto, Alyssa non si trattenne dal guardare in malo modo Misa. “Ma come ti è venuto in mente?” la rimproverò, stringendo il volante saldamente, nonostante l'auto fosse ancora ferma. Misa la guardò con aria innocente, alzò le spalle e sbarrò i suoi grandi occhi scuri.

Pensavo fosse una buona idea per arrivare a Kira!” disse, come se fosse una cosa ovvia.

Ma cosa pensava di capire in una festa? Non ci sarebbero stati solo quegli otto, ma moltissime altre persone e scoprire chi era Kira, era praticamente impossibile in una circostanza simile.

O meglio, lei sperava fosse così: non avrebbe sopportato un'altra situazione come quella di qualche sera prima. “Misa...tu non pensi, perciò non fingere di farlo.” le disse e la ragazza mise il broncio, offesa come se fosse una bambina.

E ora torniamo a casa, non vedo l'ora di vedere qualcun altro.” concluse poi Alyssa, mettendo in moto la sua auto. Ogni riferimento era puramente casuale.


Quando rientrarono al quartier generale, Alyssa perse subito la poca voglia che aveva di tornarci.

Erano tutti in pausa, tranne Elle ovviamente, ma vicino a lui sedeva Wedy con le gambe nude accavallate e il viso posato sulla mano destra. Alyssa non aveva mai capito se lei fosse attratta da Elle o meno, stava di fatto che non sopportava a prescindere che si comportasse da gatta morta con lui. Si fermò davanti alla porta scorrevole, Misa ruppe il silenzio con un gridolino e attirò tutta l'attenzione su di loro.

Elle fu l'unico a non voltarsi, Light ruotò di scatto la sedia girevole, distogliendo l'attenzione da uno schermo che stava fissando intensamente e lasciò che la bionda gli corresse incontro e andasse a sedersi sulle sue ginocchia. I poliziotti erano seduti su dei divani, poco distanti dai monitor dei computer e stavano parlando per fatti loro. Il sovrintendente sembrava essersi addormentato sullo schienale del divano, teneva le dita sopra gli occhi e cercava di trarre riposo d quel gesto.

Alyssa restò immobile, il suo sguardo rimase fisso su Wedy e sulle sue lunghe gambe troppo vicine ad Elle. Camminò spedita verso di loro e si parò tra i due, colpendo i piedi di Wedy con le proprie ginocchia.

Ehi, non mi hai vista per caso, ragazzina?” la rimproverò lei, con il suo forte accento inglese. Stranamente Alyssa adorava quel tipo di accento, ma per Wedy avrebbe pur fatto un eccezione.

Elle alzò lo sguardo su di lei, il suo movimento fu inequivocabilmente incomprensibile per il ragazzo: in effetti, i due avevano discusso e non si erano parlati per giorni, era strano che lei gli si avvicinasse in quel modo all'improvviso. La ragazza si accorse solo dal suo sguardo di aver compiuto un gesto così stupido e impulsivo, lei non voleva parlare con Elle ma il modo in cui si era avvicinata per separarlo da Wedy, l'avrebbe praticamente costretta a farlo.

Altrimenti lui avrebbe capito cosa realmente si nascondeva dietro quella mossa.

Vuoi qualcosa?” chiese il detective, restando con il busto rivolto verso gli schermi e lo sguardo fisso sul viso di Alyssa. Per fortuna, l'oscurità nascondeva il suo volto rosso come un peperone.

No, voglio solo sapere se ci sono novità...” rispose lei, assumendo un tono tranquillo che però non ingannò nessuno.

Sopratutto Elle.

Wedy inclinò la testa, in modo che la schiena di Alyssa non la coprisse. “Sei ancora più fuori di testa dell'ultima volta...quando avevi i capelli rosa e il piercing al naso.” le disse.

Light e Misa restarono in silenzio, il ragazzo in particolar modo rimase stupito dalla reazione di poco prima di Alyssa. Elle invece rimase immobile a fissare la mora e il modo in cui evitava il suo sguardo. Se era arrabbiata, era strano che gli avesse rivolto la parola, anche a scopo informativo riguardo al caso.

Alyssa si voltò verso Wedy. “Tu invece sei più nuda dell'ultima volta..” la provocò. La bionda la guardò con sfida da sotto gli occhiali da sole che indossava, nonostante si trovassero in un posto buio e chiuso come quella stanza.

Siamo state invitate ad una festa, lo sapete? Alyssa ha fatto colpo su Namikawa e io su Higuchi!” disse Misa entusiasta. Poi si rese conto che forse non era una cosa davvero positiva, sopratutto per lei. “Però a te è andata meglio, Lysa-Lysa...Namikawa è un bell'uomo almeno!”

Alyssa sospirò, avrebbe preferito che la storia della festa non fosse venuta fuori perchè qualcuno avrebbe potuto farci un pensierino. E lasciarla fuori da tutto.

Light e Elle guardarono Misa nello stesso istante, la bionda non capì cos'aveva detto di così strano. Guardò il detective e notò che stava riflettendo, ma non sul fatto della festa, ma sul fatto che Alyssa aveva attirato l'attenzione di un altro uomo.

La cosa non lo stupiva, ovviamente, ma lo infastidiva.

Solo che cercò di non darlo a vedere come al solito, lanciò solo un'occhiata veloce ad Alyssa e la vide stringersi le braccia al petto, con lo sguardo rivolto verso Misa.

Perchè su tutto quello che succede devi fare pubblicità? Non puoi stare zitta per un solo minuto?” la rimproverò ed Elle non poté fare a meno di pensare che adorava quel suo lato così infantile. Sempre di più.

Approfittò del fatto che lei non lo stesse guardando e abbozzò un sorriso.

Ryuzaki, io penso che questa festa potrebbe esserci utile per scoprire chi è Kira, non pensi?” Misa ignorò la ramanzina della ragazza e si rivolse al detective, che posò nuovamente l'attenzione su di lei. La bionda fece girare la sedia sotto di loro, facendo forza sulle ginocchia di Light che intanto alzava gli occhi al cielo. Alyssa non aveva mai pensato che Misa facesse quelle proposte assurde e fastidiose, per fare in modo che le manette liberassero al più presto il polso di Light, in modo che potesse restare sola con lui.

Era un pensiero egoistico ma a dir poco comprensibile. Anche lei voleva che tutta quella storia di Kira terminasse il prima possibile, ma non si lasciava certo andare ad assurdità del genere.

Anche se di assurdo, purtroppo, c'era ben poco: alla fine poteva essere un idea non buona, ma abbastanza utile al fine di avere un disegno chiaro del nuovo Kira.

Guardò Elle, lui si passò un dito tra le labbra e assunse la sua tipica espressione pensierosa. L'idea di lasciarle andare a quella festa lo sfiorò per un solo istante, necessario per fargli credere che forse gli sarebbe servito a qualcosa. Ma poi, il pensiero di voler continuare a difendere Alyssa s'impadronì di nuovo di lui.

Lanciò un'occhiata alla ragazza, che si era messa a battibeccare con Wedy usando un forte accento inglese che le riusciva davvero bene da imitare. Notò, però, che con lo sguardo continuava a guardare ogni tanto verso di lui.

Tu vuoi prendere parte a questa festa, Aly?” le chiese.

Quella domanda lasciò per un attimo basita la ragazza, guardò a lungo Elle e poi rivolse uno sguardo a Misa che stava già sorridendo a trentadue denti per la sua vicina vittoria. Alyssa pensò che andare a quella festa non sarebbe stato utile davvero, ma provarci non costava nulla.

Lei e Misa erano comunque fuori dal pericolo di essere uccise da Kira.

Non lo so...tu che ne pensi? Io posso prendere pure parte a quella festa, dopo lo schifoso abitino verde vomito dell'altra volta..non mi spaventa più nulla.” rispose lei, decidendo di sentire prima il parere di Elle piuttosto che il suo. Si portò le mani sui fianchi, intanto Light li guardava in silenzio, come se attendesse l'esito di quella discussione.

Elle rimase a fissare gli schermi davanti a sé, in quei giorni aveva preso in seria considerazione la possibilità di aver sbagliato tutto con Alyssa, solo per dare retta ad una delle tante voci che circolavano nella sua mente. Aveva solo sminuito le capacità della sua collega e si rese conto solo allora che era un grande errore.

Decise così di ignorare quella forza che lo spingeva a rinchiudere la ragazza in una teca di cristallo e si voltò verso di lei. “C'è una piccola probabilità che questa cosa si possa rivelare minimamente utile, ma elaborerò un piano solo se tu vuoi farlo.” le disse.

I due si guardarono a lungo, entrambi avevano un pensiero diverso che gli occupava la mente, ma nessuno dei due riusciva a percepirlo. Alyssa trattenne il fiato per tutto il tempo in cui quegli occhi neri rimasero a fissarla.

Poi, senza che nemmeno se ne rendesse conto, le sue labbra si aprirono in una semplice frase.

Va bene, ci sto.”


Ne sei davvero sicura, Aly?”

Alyssa si voltò verso Light, si trovavano in cucina e il ragazzo, come al solito, era attaccato ad Elle che sedeva a pochi passi da lui al tavolo.

Era stato costretto a prendersi la pausa caffè, solo perchè Light aveva deciso di farla. L'espressione sul suo viso in quel momento, lasciava intendere tutto il fastidio che il non avere la testa indaffarata gli provocava. Guardò i due, che stavano in piedi, con le spalle rivolte a lui vicino alla macchina del caffè.

Il modo in cui Alyssa guardava il ragazzo, come se nutrisse estrema fiducia in lui, non lo comprendeva e lo considerava ingenuo da parte sua.

È una festa..e poi mi occuperò io di Misa.” gli disse, osservando il caffè che fuoriusciva dalla macchinetta per poi cadere dentro il bicchiere.

Non è solo per Misa, l'ultima volta abbiamo dovuto far morire Matsuda per risolvere la cosa..” obiettò Light, guardandola attentamente negli occhi. La ragazza rimase ulteriormente stupita da quello sguardo, aveva gli occhi che trasmettevano tutti i suoi pensieri che un tempo sembravano impercettibili. Non si sarebbe mai schiodata dalla mente l'immagine di un altro Light che conosceva.

Anche se era una cosa difficile e inverosimile da spiegare.

Non preoccuparti, so come devo comportarmi.” gli rispose, lanciò un'occhiata ad Elle alle loro spalle e si accorse che li stava osservando di sottecchi. Trangugiò poi il suo caffè e fece finta di nulla. Ma non riuscì a rimanere in silenzio.

Yagami, non fingere di preoccuparti...Alyssa sa badare a sé stessa e io mi fido ciecamente di lei.”

Light si voltò verso di lui, analizzò la freddezza con cui aveva parlato e percepì il tono di sfida racchiuso in esso. Succedeva sempre così, quando i due si trovavano a fronteggiare due argomenti ben precisi: Kira e Alyssa. La cosa era incomprensibile per entrambi, riguardo la seconda opzione.

Ma non eri tu quello che le ha fatto la ramanzina l'altro giorno?” gli chiese.

Io sono su un altro piano rispetto a te, posso permettermi di preoccuparmi per la mia collega. Tu non ha alcun ruolo in tutto questo.” precisò Elle, portandosi di nuovo la tazzina di caffè alle labbra come segno di sfida.

Alyssa stava sull'attenti, sentiva che la tensione in quella stanza avrebbe preso, prima o poi, fuoco. Light si voltò completamente verso di lui. “Per colpa tua, è anche una mia collega, ricordi?” gli disse, sorridendogli con un cenno di sfida.

Elle alzò lo sguardo su di lui. “Sì, ma tu eri Kira, perciò non hai alcun diritto di fingere di preoccuparti con la mia collega.” lo sfidò di nuovo.

Light fece un passo verso di lui, accettò il suo sguardo che celava davvero del desiderio di provocare e decise di restare al gioco. Alyssa fece un passo verso di loro, preparandosi alla possibilità di dover separare quei due appena fosse divampato l'incendio.

Ancora con questa storia? È la seconda volta che la tiri fuori, alla terza non lo sopporto più.”

Anticipiamo il momento allora? Tu eri Kira e lo proverò non preoccuparti.”

A quell'ennesimo lancio di sfida, Light alzò il pugno ed Elle la gamba, si colpirono in pieno viso e con la stessa forza, nello stesso preciso momento.

E basta!” esclamò Alyssa, scattando verso di loro e separandoli: Elle restò seduto sulla sedia, mentre Light rimase dietro le spalle della ragazza, massaggiandosi il volto colpito. “Quando la smetterete di fare gli idioti?”

Quando qualcuno la smetterà di provocare...”rispose Light.

La verità brucia più di una bugia.” Elle si risistemò sulla sedia e afferrò nuovamente la tazzina che aveva abbandonato sul tavolo poco prima dello scontro con Light.

Ok, ora basta. Datevi una calmata.” Alyssa si parò completamente di fronte a Light e lo guardò come per implorarlo di stare fermo. “Dobbiamo elaborare un piano per la festa...”

Io il mio piano ce l'ho già: vai alla festa e studi le azioni dei membri della Yotsuba.” rispose Elle, evitando il loro sguardo. “E poi io ti terrò d'occhio attentamente, non c'è bisogno che qualcuno continui a fingere di tenerci a te.”

Sono un essere umano io, mica una macchina priva di emozioni come te.” lo sfidò di nuovo Light.

Alyssa lo fulminò con lo sguardo. “Ma la smettete di fare le galline? Non vi si regge più, davvero!”

Ok, ma Alyssa? Ti avviso, io preferisco saperti in un posto sicuro piuttosto che in mezzo a dei possibili sospettati...perciò, se vuoi rifiutati ora, io lo accetterò senza problemi.” le disse Elle, la ragazza si voltò verso di lui e lo guardò stupita. Non riusciva ad incontrare gli occhi del ragazzo, li teneva bassi come se volesse evitare di farli entrare in contatto con lei.

Si sentì avvampare, al pensiero che lui la stesse lasciano libera ma allo stesso tempo la volesse proteggere. Era una cosa che non capiva, ma che la faceva sentire strana.

Light li osservò, sentì come se fosse appena diventato invisibile di fronte a loro.

Rifiutarmi? Io?” ridacchiò la ragazza. “Mai!”


E se mi rifiutassi adesso?”

Elle alzò gli occhi al cielo, lasciandosi andare a quella debolezza chiamata fastidio.

Alyssa era chiusa nel bagno della sua camera da minuti, intenta a mettersi il vestito che Watari le aveva fatto recapitare per andare al party della Yotsuba. Frasi come l'ultima che aveva pronunciato, avevano rotto il silenzio troppe volte.

Sei stata tu a dire che eri d'accordo...” ci tenne a ricordarle per l'ennesima volta il ragazzo.

Si era di nuovo separato da Light solo per quella occasione, il ragazzo stava aspettando fuori dalla stanza, sorvegliato da Matsuda e dal sovrintendente. Alyssa sbuffò e il ragazzo sentì il rumore dei suoi tacchi a spillo che toccavano il pavimento. Rimase appollaiato sulla poltrona vicino alla parete, sperando che la ragazza prima o poi si decidesse ad uscire da quella maledetta porta.

Sì, lo so ma...Watari non poteva scegliere un vestito meno..elegante?” disse lei, con voce leggermente incrinata come se volesse simulare l'inizio di una serie di capricci.

Elle sbuffò di nuovo, mai come quel giorno lo aveva fatto. “Aly, si tratta di una festicciola di poche ore, dove tutti chiederanno l'autografo a Misa....nessuno si accorgerà di te.” le disse, non analizzando per bene il lato offensivo che quella frase avrebbe potuto mostrare.

Infatti Alyssa si ammutolì per un attimo, almeno quelle parole però la spinsero finalmente ad uscire dal bagno. “Ah sì? Ma quanto sei gentile e sensibile, dico sul serio!” disse.

Elle rimase basito quando la vide camminare verso di lui e trovò che la sua frase di poco prima fosse a dir poco inappropriata. Alyssa indossava un tubino nero, che metteva in risalto il suo fisico esile e allo stesso tempo allenato, i piedi s'innalzavano su vertiginosi tacchi che la ragazza doveva detestare ma che la rendevano più alta ed elegante. La cosa che lo colpì di più però furono i capelli: Alyssa non li aveva mai portati così mossi, le circondavano il viso delicatamente e mettevano quasi in risalto la forma dei suoi occhi chiari.

Non aveva mai pensato che Alyssa fosse brutta, ma non si era mai soffermato realmente a guardare quanto fosse bella, come in quel momento. Considerava la bellezza esteriore una cosa troppo materiale e finita per poterla davvero apprezzare: le idee della mente possono perdurare nel tempo, anche dopo la morte, e la prova stava nell'evolversi della conoscenza grazie a grandi menti che si erano poi spente. La bellezza invece poteva durare solo per un certo periodo della propria vita, per poi spegnersi lentamente nella vecchiaia e morire.

Per quel motivo non aveva mai dato peso a quel lato troppo fisico e anche materialista, da un lato, della vita umana.

Perchè apprezzare delle cose simili?

In quel caso però, mentre Alyssa camminava lentamente per non cadere sui tacchi e mentre sbarrava lo sguardo mentre si osservava la vita, non poté fare a meno di pensare che anche la bellezza, in parte, fosse una cosa che poteva durare all'infinito.

Dubitava che avrebbe mai dimenticato quell'immagine negli anni avvenire.

Dillo...sono orribile? Ho le cosce grosse e non mi esprimo sul didietro...” disse lei, cercando di mettersi in equilibrio sui tacchi.

Elle distolse un attimo lo sguardo, quando si accorse che i suoi pensieri stavano assumendo una forma troppo umana, semplice e quindi fastidiosa nella sua mente.

No, sei carina.” le disse semplicemente, sforzandosi di non andare oltre.

La ragazza rimase comunque stupita da quelle parole, troppo fredde ma stranamente sincere nella bocca del ragazzo. “Oh grazie.” rispose titubante, si avvicinò poi allo specchio di fronte ad Elle per osservarsi meglio. Il ragazzo si accorse che la cerniera sulla schiena della ragazza si era parecchio abbassata, ma che lei non se n'era accorta.”Io comunque continuo a dire che Watari ha esagerato.”

Alyssa iniziò a parlare a vanvera, elencando una serie di difetti fisici che solo lei aveva notato e di cui solo lei conosceva l'esistenza. Elle sentiva invece di dover allacciare quella cerniera, non sapeva perchè ma i suoi occhi si erano soffermati troppo a lungo sulla spaccatura sulla schiena della ragazza. Si alzò lentamente in piedi, lei continuava a parlare senza senso e si bloccò solo quando sentì le dita del ragazzo sfiorarle la pelle. Una serie di brividi le corsero lungo la schiena, mentre la zip saliva sempre di più fino a chiudersi.

Si sentì per un attimo soffocare, ma non doveva essere per il fatto che il vestito fosse di una taglia più piccola della sua, ma per il fatto che, per un solo misero secondo, le dita di Elle le avevano sfiorato la pelle.

Che figura avresti fatto se fossi andata in giro con la cerniera aperta?” le chiese Elle, abbassando il capo e parlando con una freddezza ancora più glaciale. Alyssa lo guardava dallo specchio, erano sempre stati quasi pari in altezza e ora lei lo superava di pochi centimetri. Non riusciva a vedere il suo volto oltre le sue spalle, ma solo la miriade di capelli sopra la sua testa troppo piena.

Dovette sospirare, per ricordare che i suoi polmoni avevano bisogno di ossigeno.

Grazie, non me n'ero accorta.” rispose, non riconoscendo nemmeno la sua stessa voce.

Elle si allontanò, le diede le spalle e fece dei passi verso la poltrona su cui fino a poco prima era rimasto seduto. “Watari dopo provvederà a metterti delle microspie nel vestito...” le disse.

Ma non sono necessarie! Sarà una festa che porterà a niente, tanto già lo sappiamo...” rispose lei e maledì il momento in cui aveva accettato di dare credito ad un altra delle idee di Misa. Si girò verso il ragazzo, lui aveva affondato le mani nelle tasche e si era di nuovo girato verso di lei.

Ci sarà Kira a quella festa probabilmente, lo sai no?” le disse.

Alyssa spalancò lo braccia, intanto, per poco, inciampò sui tacchi e cadde a terra. “So difendermi da sola...e poi, Kira non arriverà mai a quell'orrendo e vero nome che ho!” esclamò e si lasciò andare ad un sorriso.

Elle non rispose, abbassò lo sguardo e osservò i piedi di Alyssa che combattevano con la forza di gravità. Si avvicinò a lei e le porse le mani, in modo che potesse trovare così un equilibrio.

Lei le posò sulle sue, quelle di entrambi erano freddissime ma trovarono calore l'una in quella dell'altra. La ragazza tenne lo sguardo basso, strinse per qualche secondo i palmi del ragazzo e riuscì finalmente a ridimensionarsi sui tacchi.

Delle converse erano più sostenibili come cosa.” sbuffò lei, guardandosi i piedi vicini alle punte nude di quelli di Elle. Il ragazzo fece lo stesso.

L'eleganza è un concetto che apprezzo, non rovinarlo con il tuo essere mascolina..” le rimproverò.

Ma parli tu che indossi jeans più grossi di te e che non usi quasi mai le scarpe?”

La sentì ridere, un suono che lo riportava sempre ai vecchi tempi, quelli in cui erano solo due bambini soli che cercavano compagnia l'uno nell'altra. Poi erano diventati amici e colleghi, che si aiutavano reciprocamente e si rendeva utili ai fini di soddisfare i bisogni e le necessità dell'altro.

Ma in quel momento che cos'erano? Era difficile da definire quello che si consideravano in quel preciso istante, il caso Kira aveva cambiato molte cose.

Anche loro.

Ma nessuno dei due sapeva dire se era una cosa positiva o meno.

Tornando al discorso di prima...io so difendermi da sola.” disse Alyssa, alzando poi lo sguardo su di lui. Gli sorrise con sfida, il ragazzo allora decise di metterla alla prova.

Le strinse il polso e glielo storse appena, sforzandosi di non farle male. Lei allora colse subito al volo la sfida lanciatele, replicò al colpo di Elle e cercò di farlo girare sulla schiena.

Non ci riuscì, poiché lui le oppose resistenza.

Sai difenderti da sola eh?” la provocò il ragazzo.

Lei gli sorrise “Ringrazia che mi hai colta alla sprovvista.” gli disse.

Cercarono di colpirsi di nuovo, era strano il modo in cui quei due si divertivano a punzecchiarsi e poi a sfidarsi reciprocamente e all'improvviso. Come se fosse un gioco.

Elle alzò la gamba e fece in modo che lei avesse il tempo necessario per pararsi, alzando le braccia per difendersi. Alyssa ci riuscì, poi usò il braccio destro per replicare al colpo.

Ma qualcosa andò storto: la ragazza non riuscì più a stare in bilico sui tacchi e cadde in avanti, finendo addosso ad Elle. Il ragazzo si ritrovò con al schiena sul pavimento, lei cadde distesa sopra di lui e allungò le mani in avanti per non finire con il suo viso contro quello di Elle.

I due si ritrovarono a pochi millimetri di distanza, le mani di lei rimasero affianco al viso del ragazzo che fissò a lungo quegli occhi verdi che tanto adorava. Alyssa trattenne il fiato, perchè un solo flebile respiro che fosse uscito dalle sua labbra avrebbe sfiorato quelle di Elle.

Desiderò ardentemente potersi alzare in piedi, ma quei dannati tacchi le impedivano di trovare l'equilibrio necessario. “S-scusa...” disse imbarazzata.

Elle nemmeno la sentì, si ritrovò ad accarezzarle il viso senza che nemmeno si rendesse conto di quel movimento della sua mano. La ragazza abbassò lo sguardo, inevitabilmente lo posò in quel punto sopra il suo mento e sotto il suo naso. Anche Elle non riusciva a guardarla negli occhi.

Si accorse troppo tardi di quel gesto di improvvisa impulsività umana, la ritrasse e si schiarì la voce, come per destarsi da un sogno.

Alzati, mi stai schiacciando tutto.” le disse.

Cercò di rizzarsi a sedere, le posò le mani sulle spalle nude e la spinse delicatamente, in modo che trovasse l'equilibrio necessario per potersi alzare. Elle si tirò le ginocchia verso il petto e restò con le mani affianco a sé, lei si portò una mano tra i capelli e rimase inginocchiata malgrado la punta delle scarpe le impedisse di stare ferma.

Elle non la stava guardando, ma lei stava guardando lui.

Il modo in cui le aveva toccato il viso non era da Elle. Perciò voleva dire che era scattato qualcosa in lui, come era successo in lei, nel momento in cui si erano ritrovati così vicini.

Ma come sempre, si era bloccato quando il suo cervello gli aveva ricordato che non lo stava più ascoltando. Alyssa però era stanca di quella situazione, era stanca di seguire la testa del ragazzo ma voleva seguire qualcos'altro.

Qualcosa che era suo e che la spingeva ad affrontare il cambiamento.

Era sempre stata quella la paura più grande che bloccava entrambi, ma era una paura dettata da una forza che Elle non sapeva fronteggiare. La sua mente gli impediva di riconoscerla, invece Alyssa la conosceva bene e si sentì pronta ad affrontarla.

Senza che nemmeno se ne rendesse conto, scattò in avanti e posò le labbra su quelle di Elle.

Seguì un lunghissimo silenzio, entrambi lo sentirono attorno a loro mentre le loro labbra restavano unite.

Alyssa posò la mano sul mento del ragazzo e chiuse gli occhi, assaporando quel momento che tanto aveva aspettato. Elle restò immobile, aveva chiuso gli occhi e non riusciva a valutare la situazione in cui si trovava.

Non riusciva a pensare, era la prima volta in tutta la sua vita che qualcosa gli impediva di lasciar scorrere i suoi pensieri.

Il bacio durò diversi secondi, che parvero durare un'eternità.

Alyssa si separò lentamente e guardò l'espressione di Elle per studiarne i sentimenti. Lui aveva abbassato la testa e si era portato la mano alle labbra, come se volesse di nuovo avvertire il tatto di quelle delle ragazza che sfioravano le sue.

Lei attese in silenzio, non sapeva perchè lo stava facendo, ma sentiva che avrebbe trovato la risposta solo quando lo avrebbe di nuovo baciato. Cosa che fece prontamente, quando lui alzò lo sguardo su di lei: le loro labbra si unirono di nuovo, ma con più passione.

Cogliendola di sorpresa, Elle si lasciò andare. Le passò una mano sulla nuca e premette la sua testa di più verso la sua. Alyssa gli posò le mani sulle guance e lasciò che il bacio divenisse sempre più appassionato.

Elle non pensava in quel momento, sentì che tutta la sua forza proveniva da un punto nel suo petto che lo spingeva sempre di più a volere Alyssa.

Non gli importava di nulla in quel momento, non aveva mai capito che il bisogno che sentiva di lei era cambiato così tanto. Ma poi il pensiero tornò in lui, il pensiero che viste le circostanze pericolose in cui si trovavano, non era necessario lasciarsi andare a quelle piccole, potenti forze chiamate emozioni.

Cosa poteva dargli lui in tutta quella vita? Si rispose subito: nulla. Lei era troppo diversa da lui e stava già pagando tutto per essergli stata semplicemente solo amica.

Cosa che non si considerava più da tempo ormai.

Si separò un po' da lei, la ragazza aprì gli occhi ma li lasciò posati sulle labbra di Elle, le sfiorò di nuovo ma capì che qualcosa non andava.

Smettiamola qui..non era necessario.” disse lui, tornando freddo e impassibile in un solo secondo.

La ragazza lo osservò incredula, mentre si alzava in piedi lentamente e le porgeva la mano.

Dopo vari secondi di silenzio, lei alzò gli occhi per guardarlo in viso, rifiutò il suo aiuto e fece da sola. “Necessario?” ripeté incredula. “Ci siamo baciati e tu dici che non era necessario?”

Il contatto fisico non è mai necessario, sono solo bisogni che possono essere ignorati.” rispose lui. “Non è come il cibo o il dover andare in bagno.”

Ma ti ascolti? Io sento ancora il sapore delle tue labbra e tu mi fai un discorso sull'importanza o meno del contatto fisico nella vita di una persona? Me sei scemo o ci fai?” esclamò lei incredula.

Elle abbassò lo sguardo, odiò profondamente l'essersi trovato in una situazione simile e che lui stesso aveva voluto. Sentiva anche lui ancora il sapore delle labbra di Alyssa sulle sue, ma stava facendo di tutto per ignorarlo.

Non voleva che una cosa simile accadesse. Sapeva che non sarebbe riuscito a sopportarla.

Alyssa lo guardava incredula, il ragazzo si passò una mano tra i capelli e distolse lo sguardo. La ragazza non riusciva a credere che quel momento potesse essere rovinato dai troppi ragionamenti, contorti e in quel caso inconcludenti di Elle.

Non mi sono baciata con l'aria, anche tu hai ricambiato.” ci tenne a precisare.

Me ne sono reso conto.” rispose lui, desiderando solamente uscire al più presto da quella stanza.

Allora, perchè ora ti blocchi di nuovo se lo volevi anche tu?”

Io non lo volevo.”

Alyssa restò a bocca aperta di fronte a quelle parole, pronunciate con una freddezza che in quel caso non sopportava. Elle si accorse solo dopo un po' di essere stato frainteso, lui il bacio lo voleva ma allo stesso tempo non voleva cedervi.

Non poteva sostenere quel cambiamento nella sua vita. Ma Alyssa sembrava davvero pronta a farlo.

Era lei la più forte tra i due in quel momento.

Spalancò le braccia e si morse le labbra. “Ok, come sempre hai vinto tu allora.” disse e cercò di superarlo.

Elle le prese il polso e la fece fermare. “Aspetta.” le ordinò.

Senza che lo volesse, lei obbedì. Ma sentiva già qualcosa premere nei suoi occhi.

Affrontare una cosa simile, con la bufera scatenata da Kira là fuori, non è davvero il caso e lo sai bene. Devi accettare che sia stato un errore.” le disse, guardando i capelli di Alyssa.

Incredibile, le stava dicendo persino di accettare la sua teoria.

Ma lei non lo avrebbe mai fatto, non dopo quello che aveva provato in quel bacio. Anche se era una cosa a senso unico.

Sei un vigliacco, Elle.” disse, continuando a dargli le spalle. Intanto lui lasciò lentamente la presa sul suo polso. “Non lo avevo mai pensato prima, ma adesso invece sì. A me della bufera non m'importa nulla, se vivo una cosa forte come l'ho vissuta poco prima.”

Elle sospirò, abbassò gli occhi e lasciò che lo sguardo di Alyssa lo immobilizzasse. “Ma tu non puoi essere umano nemmeno con me, vero?”

Attese una risposta che sapeva non sarebbe mai arrivata, osservò i capelli di Elle coprirgli gli occhi e si sentì le lacrime salirle.

Ora vado, tanto sono qui solo per lavoro, no?” gli disse.

Non attese nemmeno una risposta che si allontanò, Elle sentì la porta spalancarsi per poi chiudersi di colpo. E rimase in silenzio, nemmeno la voce dei suoi pensieri parlava in quel momento.


Buon pomeriggio! :)

E finalmente in questo capitolo qualcosa si è smosso tra L e Alyssa....ma quanti di voi mi hanno mandato mille colpi quando ho fatto finire il capitolo in questo modo? Eh lo so, forse me li merito!

Intanto, spero di non essere uscita dal personaggio di L, perchè immaginarmelo in certe situazioni mi risulta piuttosto difficile e la paura di renderlo OOC è sempre parecchio costante...spero di essere rimasta fedele al suo carattere, anche se purtroppo ne dubito.

Detto questo, come sempre, ringrazio tutti i lettori, chi recensisce e coloro che hanno inserito questa storia tra le seguite, ricordate e preferite!

Ciao a tutti! ^^







































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Capitolo 13
*** Killer Love ***


  • Killer Love-

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Partecipare ad un maledetto party con quello stato d'animo, non era praticamente possibile.

Alyssa non sopportava quei tacchi assurdi, non sopportava quella gonna che le stringeva troppo sulle cosce e non sopportava sopratutto che tutti i suoi pensieri fossero rivolti ad un unico soggetto che si sforzava di allontanare dalla sua testa.

Subito dopo la discussione con Elle, la ragazza andò da Watari per farsi mettere delle microspie sul vestito. L'uomo non si fece fuggire l'espressione sul viso della ragazza ma, come sempre, riuscì a percepire che lei non voleva parlarne e quindi non fece domande.

Subito dopo, Alyssa dovette sorbirsi i mille complimenti di Matsuda e le varie raccomandazioni di Light sul stare attenta a lei e a Misa. Le due lasciarono successivamente il quartiere generale, per dirigersi nella villa in cui si sarebbe tenuta la festa: una villa dalle pareti bianche, circondata da macchine di lusso parcheggiate con eleganza davanti ad essa, un immenso guardino dove risiedevano diverse persone intente a conversare tra loro circondava l'abitazione.

Alyssa non amava la troppa eleganza, la trovava troppo lontana dal suo modo d'essere e il fatto che non si trovasse a proprio agio in un abito simile, ne era la prova. Quando entrò nella villa affiancata da Misa, sperò di incontrare un ambiente un po' meno sofisticato rispetto a ciò che aveva visto all'esterno.

Ma dovette ricredersi, appena sentì della musica classica suonare dal vivo. Dall'ampio corridoio che anticipava il salone, riuscì a scorgere in fondo due violinisti che suonavano su un alto ripiano vicino alle finestre sulle pareti. Se si fossero avvicinate di più, avrebbero visto anche il resto del gruppo che stava suonando.

Che fico!” esclamò Misa, guardandosi attorno meravigliata.

La bionda aveva deciso di osare più di Alyssa: indossò un lungo abito rosso a singola spallina, i capelli erano raccolti in una coda di cavallo attraverso un elastico a forma di rosa rossa. Il volto era pesantemente truccato, le ciglia allungate con il mascara e le labbra colorate di un rosso intenso. Alyssa si chiese come mai dovesse ridursi il viso in quel modo, al naturale era molto più bella e non si mostrava sopratutto più grande d'età.

Un cameriere si avvicinò a loro per prendere le giacche, Alyssa guardò il ragazzo stupita e gli porse la sua giacca solo quando capì qual'era il suo ruolo in quella scena.

Che esagerazione...” sussurrò nervosamente, quando il ragazzo si allontanò. Misa si stava guardando attorno affascinata, come se non avesse mai preso parte a feste del genere, prese Alyssa per il polso e la trascinò verso la sala.

Il suono della musica si fece più vicino e intenso, man mano che si inoltravano sempre di più verso la sala. Un buffet variegato era stato allestito su dei lunghi tavoli posti ai lati della stanza, illuminata da un enorme candelabro appeso al soffitto. Malgrado la bellissima melodia che risuonava nell'aria, nessuno stava ballando: erano tutti intenti a parlare tra di loro, con un bicchiere di spumante tra le mani.

Alyssa guardò uno di quei calici in mano ad una signora grassa che rideva languidamente di fronte alla battuta di un altro uomo. Aveva proprio bisogno di un bel drink.

Andiamo a cercare Higuchi e Namikawa?” chiese Misa, si voltò verso la mora e si stupì nel vederla fermare un cameriere con un vassoio pieni di bicchieri sulla mano.

Prese uno dei calici e sorrise, ringraziando il giovane ragazzo.

Che fai? Bevi?” le chiese Misa, posandole una mano sulla spalla.

Alyssa fece spallucce e si portò il bicchiere alle labbra. “Solo un bicchiere. Non mi metterò a ballare la samba sul tavolo.” rispose, si guardò attorno e cercò di sopprimere quel maledetto pensiero che la stava assillando da ore, da quando aveva lasciato la stanza in cui aveva preso in mano la situazione con Elle.

Provò vergogna nell'averlo fatto, visti i risvolti che la situazione aveva preso.

Ma poi ricordò che lui aveva ricambiato e si sentì pervadere dalla rabbia, perchè non comprese quello che era successo dopo.

Misa, come suo solito, volle indagare a fondo sullo sguardo di Alyssa e cercò di guardarla in viso, nonostante lei si stesse guardando attorno proprio per nascondersi agli occhi della bionda.

È successo qualcosa?” le domandò con la sua solita voce squillante.

Alyssa alzò gli occhi al cielo e non lo nascose alla non voluta compagna che si era trovata per quella festa. Posò il vetro del bicchiere sulle labbra e la osservò cercando di mostrarsi serena.

Cosa impossibile, per una persona impulsiva ed emotiva come lo era lei.

Non ho nulla.” rispose, trangugiò velocemente lo spumante, buttandolo giù con una rapidità innaturale che quasi spaventò Misa. Alyssa sentiva il bisogno di un altro drink, magari avrebbe smesso di dare importanza a ciò che la sua testa le stava dicendo?

Lasciò il bicchiere sul tavolo del buffet e fu tentata dal togliersi quei maledetti tacchi e buttarli per aria. “Misa, trovami un altro cameriere con dei bicchieri pieni...” disse, guardandosi intorno.

La bionda aveva una espressione a dir poco sconvolta sul viso. “Ti sei dimenticata perchè siamo qui? Vuoi ubriacarti nel bel mezzo della festa?” chiese, spalancando le braccia.

I ruoli si erano invertiti, toccava a Misa fare la ragazza ragionevole e ad Alyssa quella scapestrata. Ma lei non voleva ubriacarsi, voleva solo bere lo stretto necessario per non pensare. Tanto a quella festa non avrebbero scoperto nulla di buono, quindi poteva anche approfittarne.

E pensare che lei odiava quei vizi nocivi come il bere e il fumo.

La musica si arrestò per pochi secondi, alcuni applaudirono ai musicisti che poi ripresero ad eseguire un'altra melodia, più lenta di quella di poco prima. Alyssa si portò una mano tra i capelli e si guardò di nuovo attorno, scorse diversi membri della Yotsuba tra la folla di gente elegante che occupava la sala. Mancava solo Namikawa, evidentemente non se la sentiva di festeggiare dopo la chiacchierata con Light in veste di Elle.

Guardò oltre la testa di Misa e notò che Higuchi che stava interagendo con altre persone al di fuori dell'azienda. “Misa, non sei mia madre.” la rimproverò la ragazza, tornando al discorso di poco prima. “E non voglio ubriacarmi.”

Misa la guardò stupita, mentre lei teneva d'occhio Higuchi. Si accorse che lui alzò lo sguardo su di loro e sembrò voler affrettare il discorso che stava tenendo con altri due uomini. Il suo sguardo si era focalizzato particolarmente sulla bionda, che però teneva le spalle rivolte verso di lui.

A me sembri un po' fuori di testa, sinceramente. Sembra quasi che tu stia cercando di non pensare...” le disse Misa, Alyssa volse lo sguardo verso di lei e posò le mani sulla superficie del tavolo alle sue spalle. Le dispiacque pensare che la ragazza fosse davvero insopportabile, ma era furiosa e non poteva fare a meno di detestare il modo in cui lei s'imponeva di esserle amica.

Non in quel momento almeno, quando avrebbe voluto solo starsene in silenzio e invece era costretta a fingere di prendere parte a quella maledetta festa.

Quando Higuchi salutò uno degli uomini con cui stava parlando con una pacca sulla spalla e si diresse verso di loro, Alyssa fissò intensamente la bionda e parlò con le labbra quasi serrate.

Lascia perdere, il tuo fan numero uno sta arrivando.” disse.

Misa non capì subito, fino a quando Higuchi non fu loro molto vicino. Aveva indosso uno smoking molto elegante e i capelli scuri erano tirati all'indietro con troppo gel.

L'unica cosa positiva che Alyssa notò in lui, fu che aveva ben due bicchieri di spumante tra le mani e dovevano essere per loro due.

Buonasera signorine, sono felice che alla fine abbiate deciso di prendere parte alla festa.” disse lui e porse loro i bicchieri, Alyssa prese il suo al volo e se lo portò alle labbra.

Sia Misa che Higuchi la guardarono sorpresi.

Non potevamo mancare a questa festa, non dopo che ci hanno invitato due uomini così affascinanti.” disse Misa, appena riuscì a distogliere lo sguardo dal viso di Alyssa e lo posò sull'uomo di fronte a loro. La mora per poco scoppiò a ridere, Namikawa poteva anche essere considerato un uomo affascinante, ma Higuchi era lontano da essere definito tale.

Anche in smoking sembrava solo un maiale, forse era colpa della sua faccia che Alyssa trovava stranamente disgustosa. Si portò il bicchiere alle labbra e ne bevve il contenuto a sorsi.

Mi fa davvero piacere avervi entrambe qui.” rispose Higuchi, ogni tanto si soffermava anche su Alyssa ma era chiaro che preferisse, per qualche strano motivo, la bionda. “Siete entrambe bellissime.”

Molto gentile.” risponde Alyssa, quando vide che Misa si stava limitando a sorridere all'uomo.

I due si misero a parlare del lavoro da testimonial di Misa per l'azienda e Alyssa prese parte alla conversazione in maniera passiva. Rimase con la schiena posata sul tavolo alle sue spalle e con il bicchiere vicino alle labbra.

Non temere, andrà benissimo.” la rassicurò Higuchi, dopo essersi lasciato andare ad una risata gutturale che lasciò perplessa persino la stessa Misa. “A nessuno importa se tu sei stata indagata con l'accusa di essere il secondo Kira.”

Lo disse con un ghigno che aveva un suono parecchio nervoso, Alyssa lo osservò mentre non distoglieva lo sguardo da Misa e si portava il bicchiere di spumante alle labbra.

Forse si sbagliava, ma trovava alquanto insolito che quell'argomento venisse menzionato nel bel mezzo di una festa. Poi, l'espressione di Higuchi era a dir poco sospetta.

Misa si innervosì, ma solo per brevi secondi. Era un'attrice e quindi sapeva nascondere bene certi disagi. Lo mascherò con un sorriso, che aveva del sensuale e del divertito al tempo stesso.

Si è trattato solo di un malinteso, sono stata rilasciata subito poi perchè Elle ha compreso l'errore fatto.” rispose, forse aveva capito anche lei che quella era la carta giusta da giocare con Higuchi. Elle le aveva detto di parlare in quel modo in riferimento al colloquio di lavoro che avrebbe tenuto pochi giorni dopo per la Yotsuba e dove Aiber avrebbe preso parte nei panni di Coil.

Ma fece bene ad anticipare quel momento, dato che Higuchi aveva assunto uno sguardo inquietante appena aveva pronunciato le parole “secondo Kira”.

Alyssa smise di studiare con attenzione il volto di Higuchi quando sentì il suo cellulare squillare nell'orribile pochette che Misa le aveva prestato. La bionda e Higuchi si voltarono verso di lei e la ragazza vide l'icona di un messaggio sullo schermo. Non aveva mai visto quel numero, il che significava che poteva essere solo opera sua. Strinse il telefono nel palmo della mano e cliccò per leggerlo.

Sta attenta.” c'era scritto. Alyssa trattenne il fiato mentre leggeva quelle due parole, se Elle le aveva detto una cosa simile, voleva dire che si era accorto di qualcosa di strano nel comportamento di Higuchi. O, semplicemente, si era preoccupato per lei.

La ragazza scartò subito la seconda opzione, perchè la considerò la meno razionale, dal punto di vista di Elle almeno. Alzò lo sguardo distrattamente sui due di fronte a lei, notò che Higuchi in particolar modo la stava studiando con attenzione. Lei nascose il tutto con un sorriso.

Ho una madre piuttosto apprensiva.” disse loro. Misa era l'unica che poteva riconoscere il vero mandante di quel messaggio, così decise di prendere in mano la situazione ed invitò Higuchi a ballare, porgendogli lentamente la mano, coperta da un guanto rosso.

Higuchi non se lo fece ripetere due volte, il suo sguardo scorse lungo la figura esile di Misa e prese la sua mano. Alyssa non poté fare a meno di pensare che Misa sapeva giocare davvero bene la carta della seduzione, nonostante odiasse farlo per non mancare di rispetto a Light.

Tu resti qui, Lysa?” chiese Higuchi e la ragazza pensò divertita che magari l'uomo volesse fare un ballo a tre perchè una non gli bastava. Scosse la testa e usò tutta la sua sincerità nel farlo.

Questi tacchi mi stanno uccidendo.” disse, indicandosi i piedi che stavano soffocando dentro quelle strette scarpe. “Andate pure, io resto qui.”

Sorrise, ma non smise di guardare Higuchi con attenzione. Il modo in cui aveva nominato il secondo Kira non le era ancora ben chiaro. Vide i due allontanarsi, Higuchi stringeva delicatamente la mano di Misa e la conduceva verso il centro della sala, dove ballavano pochissime coppie. La ragazza restò posata sul tavolo retrostante, dondolando il bicchiere e facendo muovere il liquido dorato all'interno.

Si ripromise di tenere d'occhio Higuchi, sperando che i suoi sospetti non fossero infondati.


Io credo che da questa festa ne trarremo ben poco.” disse Light, restando al fianco di Elle mentre osservavano i monitor dove stavano assistendo a tutto ciò che vedeva Alyssa. Il detective stava divorando dei biscotti di marzapane che la collega gli aveva comprato quella mattina, se ne portò uno alle labbra e si tenne le ginocchia al petto.

Alyssa in quel momento si era allontanata per andare nella toilette, il suo passo era irregolare e frettoloso per via del fastidio che quei tacchi dovevano procurarle. Si era allontanata subito dopo aver visto Misa e Higuchi ballare un lento a suon di musica classica e aveva finalmente rinunciato a bersi il terzo bicchiere di spumante che era riuscita a prendere dal vassoio di un cameriere.

Odiava vederla cedere a certe debolezze che non la rispecchiavano, lei odiava gli alcolici e aveva bevuto quei tre bicchieri solo per annullare tutti i suoi pensieri.

Pensieri che lui le aveva causato e che lui stesso non riusciva a far assopire.

Alyssa si è voluta prestare a questo piano e quindi non vedo perchè tu abbia da ridire qualcosa.” gli disse freddamente, allungando il braccio e cercando un altro biscotto dentro la busta di plastica di fronte a sé.

Light volse la testa verso di lui, girando sulla sedia e tenendo il gomito posato sul ripiano di fronte a lui. Erano soli, uniti come al solito da quelle maledette manette che li costringevano a passare tutta la giornata insieme, malgrado non si sopportassero più di tanto.

Quando lavoravano mettevano da parte i loro dissapori, ma quando si trovavano ad affrontare situazioni più normali, quelle divergenze non potevano fare a meno di venire a galla.

Hai coinvolto pure Misa in questo piano, quindi evita di parlare come se fosse una cosa solo tua.” lo rimproverò.

Elle sbuffò qualcosa che lui non capì “A te di Misa non te ne importa nulla...” gli disse poi.

Light non accettò quel suo modo di parlargli, si era ripromesso più volte di non cedere alla freddezza del detective, ma gli risultava difficile.

Ogni parola che gli rivolgeva nascondeva sempre una punta di sospetto.

E a te non importa nulla di Alyssa.” lo provocò, osservò il modo in cui Elle alzò lo sguardo dai biscotti di fronte a sé e ne dedusse che aveva premuto un bottone emotivo che il ragazzo raramente lasciava premere. Un bottone che scattava sopratutto quando sentiva il nome di Alyssa.

Stai attento a ciò che dici.” pronunciò quelle parole con la sua solita freddezza, ma quella freddezza celava qualcosa che di freddo aveva ben poco. La rabbia.

No, stai attento tu a ciò che dici. Hai detto che non c'è colpo che non renda, giusto?” replicò Light, stringendosi le braccia al petto e analizzando il profilo di Elle. “Bene, quindi devi saper accettare una provocazione se ne lanci una prima.”

La mia non era una provocazione, ma una reale constatazione. La tua invece di provocazione era basata sul nulla.” replicò Elle, volgendo lo sguardo verso di lui.

Light ne rise e distolse l'attenzione da lui, per posarlo nell'oscurità che li circondava. “Sbagli.” gli disse. “Probabilmente le nostre provocazioni sono entrambe basate su delle reali constatazioni.”

Elle lo guardò attentamente, il pallore del suo viso veniva messo in risalto dalla luce dello schermo dei computer di fronte a sé. Lo lasciò parlare, perchè era curioso di sentire ciò che il ragazzo aveva messo in atto di dire. Stranamente, sentiva che Light avrebbe detto qualcosa a cui lui non avrebbe saputo replicare.

Io non amo Misa e lo ammetto. Provò affetto per lei, ma non ricambiò ciò che prova per me.” disse con un tono di voce più tranquillo rispetto a quello usato poco prima. “Tu invece pensi solo al tuo lavoro e tendi a razionalizzare ogni cosa, nonostante sai perfettamente che ci sono cose che non puoi lasciare alla ragione. Ma non t'importa e continui a ferirla.”

Elle non capì il motivo per cui non pronunciò il nome di Alyssa: non lo aveva fatto per non ferirlo, ma perchè, celando il nome della ragazza dietro un banale pronome, sarebbe riuscito a premere con più forza quel bottone che sempre scattava dentro di lui.

Light si aspettò una risposta, ma notò che Elle si limitava semplicemente a continuare a guardarlo con quel suo modo di fare, che sembrava volergli scavare dentro.

Decise così di continuare il suo discorso.

Tu lo sai che lei non prova più semplice amicizia nei tuoi confronti. E probabilmente se n'è resa conto da quando il caso Kira è iniziato e tu hai davvero messo in gioco, per la prima volta, la tua vita. La consapevolezza di perderti le ha fatto aprire gli occhi, tu quando li aprirai?”

Elle abbassò un attimo lo sguardo, non si sarebbe mai aspettato che Light Yagami, il ragazzo freddo di cui aveva sospettato da subito, potesse parlargli in quel modo. Ma non si sarebbe mai fidato di lui e non voleva permettergli di confonderlo con la finta simpatia che il ragazzo provava per Alyssa.

Entrambi volsero lo sguardo, quando sul monitor apparve l'immagine di Alyssa che osservava il proprio riflesso allo specchio. Si passò le mani tra i capelli e se li sistemò sulle spalle, poi si guardò con una espressione tesa sul viso. I pensieri che la stavano tormentando in quel momento, erano ben chiari ad Elle.

Se io metto sempre la mente prima di tutto, è proprio per questo.” disse in un sussurro, abbassando gli occhi sui biscotti, ma solo perchè non riusciva a guardare né Light e né tanto meno Alyssa. La ragazza doveva essersi dimenticata che loro la stavano osservando, in quel momento si stava lavando le mani sotto l'acqua del lavandino di fronte a lei.

Light volse lo sguardo verso di lui, non si sarebbe stupito se avesse chiuso il discorso in quel modo, perchè era tipico suo. Ma Elle sembrava parlare più a sé stesso che al ragazzo.

Il caso Kira è il più difficile che ho mai affrontato e so che la mia vita può essere in serio pericolo contro di lui.” continuò il detective. “E se permetto ad Alyssa di provare quello che prova e poi dovessi morire...non osò immaginare il dolore che lei possa provare. Ci è già passata con William e, per come la conosco, so per certo che non supererebbe una pena come quella che la mia morte potrebbe procurarle.”

Light lo osservò in silenzio, rimase probabilmente colpito dal modo in cui il ragazzo parlasse della propria possibile morte e del dolore che Alyssa avrebbe potuto trarne. Stava reprimendo tutto, persino sé stesso, perchè aveva messo in conto una tragica fine per lui, ma si preoccupava solo di quello che sarebbe potuto succedere alla persona a cui teneva di più al mondo.

Non si preoccupava di morire, si preoccupava solo di quello che sarebbe stato di Alyssa.

E quella era una chiara dimostrazione di cosa aveva dentro di sé, qualcosa che la sua mente non sarebbe riuscita ad elaborare sotto forma di pensieri.

Lei ne soffrirà comunque.” gli rispose Light e in quel preciso momento, come se avesse udito il loro dialogo, Alyssa lasciò il bagno e tornò in corridoio. “Non hai permesso tu che lei provasse qualcosa per te, è una cosa che è nata probabilmente senza che voi ve ne accorgeste. Ma combatterla è stupido, perchè la fiamma è già scoppiata.”

Elle non accettò che lui gli parlasse in quel modo, ma non poteva replicare in alcun modo.

Non sopportava il fatto che avesse ragione, ma sopratutto non accettava che fosse stato il primo a lasciar penetrare un pensiero simile nella sua mente non era stato Light, ma lui stesso.

Solo che non era riuscito a seguirlo.

Abbassò lo sguardo e decise che era arrivato il momento di lasciare che il silenzio li circondasse.

Odiava ammetterlo, ma per una volta dovette ammettere che la sconfitta era stata dalla sua parte.

E che il suo avversario aveva avuto ragione su di lui.

L'unica vera vittoria però aveva un altro nome e lui lo sapeva.


Alyssa tornò in salone, giusto in tempo per vedere Misa circondata da diverse persone che le stavano chiedendo degli autografi e le stavano facendo delle foto. Erano passate un paio di ore dall'inizio della festa e la ragazza non vedeva l'ora di tornare a casa.

Era stanca, non si sentiva più i piedi e le girava leggermente la testa. Colpa di quei maledetti tre bicchieri che aveva bevuto all'inizio del party.

Guardò la bionda che, in mezzo alla sala, si pavoneggiava per tutte quelle attenzioni. Higuchi se ne stava vicino al tavolo del buffet, con lo sguardo ricco di malizia rivolto verso la giovane ragazza. Alyssa lo trovò repellente: Misa aveva la metà dei suoi anni, come poteva anche solo provare attrazione per una ragazza così giovane? Poi ricordò che aveva altri problemi, ripensò al modo in cui l'uomo aveva parlato del secondo Kira e il sospetto si fece largo tra la miriade dei pensieri che ballavano nella sua testa.

Si avvicinò a lui lentamente e gli si mise affianco, osservando con attenzione il modo in cui l'uomo si portava il bicchiere alle labbra, ma manteneva lo sguardo costante sulla bionda.

Finiti i balli?” chiese.

A quel punto Higuchi si voltò verso di lei e la scrutò con attenzione. Doveva essere un po' brillo, il modo in cui squadrò dalla testa ai piedi Alyssa ne era la prova.

Sì, credo che la festa sia giungendo al termine.” rispose lui, con voce roca e tornò a concentrarsi su Misa. Alyssa fece lo stesso, si strinse la pochette sul grembo e guardò la bionda fingendosi interessata al modo in cui stava firmando gli autografi e facendosi fare foto.

Ripensò al modo in cui l'uomo aveva menzionato la storia del secondo Kira. Forse sbagliava, ma le era parso parecchio sospetto il modo in cui ne aveva parlato di fronte a loro.

Ma poteva essere davvero uno come Higuchi l'assassino che da tempo cercavano di catturare? Era pur vero che l'apparenza ingannava, ma Higuchi sembrava quello che si poteva riassumere in una sola parola: un'idiota.

Siete ancora interessati a far fare il provino a Misa per la vostra azienda?” chiese ancora la ragazza, stringendosi le braccia al petto e sperando di non risultare troppo sospetta nel porre quelle domande. Higuchi alzò di nuovo lo sguardo su di lei e, per un attimo, Alyssa si sforzò di non storcere il naso di fronte a quegli occhi. Higuchi doveva essere talmente ubriaco da trovarla appetibile quanto Misa probabilmente.

Sì, sono sicuro che lei verrà scelta.” rispose semplicemente. “Potresti farlo anche tu, una bella bionda e una bella mora sono sempre uno spettacolo meraviglioso da vedere.”

Alyssa non seppe dire cosa la trattenne dal colpirlo in faccia con la sua pochette, forse il fatto che quella fosse troppo piccola e leggera per potergli realmente fare male.

Ora che sono sua manager, non ho più tempo per fare cose del genere.” rispose, emulando un sorriso che in realtà nascondeva una smorfia di disgusto. “Ed essendo sua manager c'è una cosa che mi preoccupa....”

Higuchi si voltò nuovamente verso di lei e la guardò con aria interrogativa. Alyssa s'inumidì le labbra, sforzandosi di trovare le parole giuste, nonostante fosse parecchio nervosa per tutta quella situazione. “Siamo sicuri che quella brutta faccenda sul caso Kira non influirà negativamente sulla carriera di Misa? Non voglio che venga tagliata fuori da tutto, solo perchè c'è stato un malinteso con quel detective pazzoide.”

Usò il termine pazzoide con una punta di sarcasmo nella voce, si era dimenticata che era in collera con il ragazzo. Prese nervosamente un bicchiere dal tavolo dietro le loro spalle e ne bevve un lungo sorso per calmarsi.

Higuchi la guardò curiosamente. “Si trattava di un errore, no?” le chiese, pochi istanti dopo.

Alyssa per poco scoppiò a ridere, quella domanda era stata posta come se l'uomo avesse bisogno di una ulteriore conferma riguardo l'innocenza di Misa. Forse i suoi sospetti non erano infondati quella volta. “Certo che si trattava di un errore. Ma la gente può comunque sospettare.” rispose, guardando distrattamente lungo la sala.

Su questo hai ragione, ma noi sappiamo che la verità è un'altra.”

Calò il silenzio, Alyssa guardò l'uomo con la coda dell'occhio e ripensò ad uno dei tanti insegnamenti che Elle le aveva dato: se qualcuno continua a marciare sullo stesso argomento in quel modo, probabilmente ha qualcosa da nascondere.

Sospirò, chiedendosi se Elle e Light stessero sospettando di Higuchi quanto lei. Perchè se era lei l'unica a porsi quei dubbi, purtroppo poteva sbagliarsi: si era visto più volte, che lei non era portata per smascherare i veri sospettati.

In quel preciso istante, le giunse un altro messaggio al cellulare. Lo prese rapidamente da dentro la borsa e lo lesse.

Non fargli più domande. Torna qui.”

Breve e coinciso come solo Elle poteva essere. Alyssa si sentì bloccare il respiro per un attimo, poi chiese il telefono e lanciò un sorrisetto verso Higuchi che, probabilmente, avrebbe ingannato anche il più intelligente dei criminali. Cosa che Higuchi non sembrava essere.

Devo riportare Misa a casa, domani si deve alzare presto per fare le riprese.” disse.

Higuchi annuì, allungò la mano verso di lei e la salutò con il suo solito fare da viscido. “Allora, alla prossima.” disse e sorrise, era davvero più alticcio di quanto sembrasse.

Alyssa si sforzò di sorridere. “Sì, ci conto.” disse e sperò che, se Higuchi fosse stato davvero Kira, la prossima volta lo avrebbe probabilmente visto dietro delle sbarre. Rimasero a sorridersi per altri svariati secondi e, quando lei si allontanò per raggiungere Misa e strapparla via dalle grinfie dei fans, tirò un sospiro di sollievo.


Questo vestito era a dir poco odioso, Watari. Alla prossima festa vado in jeans e in maglietta, al diavolo tutti i convenevoli!”

Alyssa si sentì nuovamente umana dopo essersi tolta quello stupido tubino nero, indossò una semplice t-shirt a maniche corte bianca e un paio di pantaloni da felpa color beige. Si era tolta il trucco dal volto, ma ne erano comunque rimasti diversi residui sulla pelle e i capelli mossi erano legati in un elastico. Nessuno avrebbe detto che poco prima quella ragazza camminava su dei tacchi da dodici.

Uscì dal bagno e raggiunse Watari che stava piegando il vestito della festa con cura, lasciandolo poi sul letto della ragazza. “Invece ti stava proprio bene, lo pensava anche Ryuzaki.” disse.

Sentendo quel nome, la ragazza provò una morsa al petto e si strinse le braccia al petto, facendo finta di nulla. Watari era un uomo intelligente e sveglio e se si fosse accorto che era successo qualcosa in quella stanza con il detective prima della festa, lei non se ne sarebbe certo stupita.

Sì, come no...” rispose con una punta di sarcasmo. Dopo aver lasciato Misa nel suo appartamento, era stata tentata dall'idea di andare da lui e discutere puramente di lavoro, ma il suo orgoglio femminile la bloccava: in fondo, era stata rifiutata da lui, le pesava ammetterlo ma era così.

Anche se, prima che il cervello di Elle si mettesse in moto, era certa che lui non volesse respingerla. Watari si voltò verso di lei, continuando a piegare altri abiti che la ragazza aveva lasciato sparsi a terra. Non era da lei essere disordinata, ma quella giornata era stata molto stressante per lei e il concetto di ordine le era lontano anni luce.

Ne vuoi parlare?” le chiese l'uomo.

Quella domanda le fece venire i brividi, perchè le fece ripensare alle domande assillanti di Misa. Anche se, ovviamente, Watari le poneva in una maniera più accettabile e sopratutto sopportabile.

Rise, quando ricordò che quell'uomo non si lasciava mai sfuggire nulla di ciò che la turbava, nemmeno quando era piccola. Scosse la testa e abbassò lo sguardo.

Purtroppo non c'è nulla di cui parlare.” rispose e si rese conto di aver detto troppo attraverso la prima parola di quella frase. Colpa del sonno, dello spumante e dell'attanagliante delusione che le stringeva il cuore in una morsa. Watari la osservò, mentre si passava una mano tra i capelli raccolti e arrossiva in volto.

Malgrado si sforzasse di comportarsi da adulta, sotto sotto era ancora una bambina spaventata dal mondo e dai sentimenti. Le posò una mano sulla nuca, come faceva sempre quando lei era piccola e si sentiva sola e sperduta in una realtà che non accettava, una realtà in cui non aveva una famiglia. Poi l'arrivo di Elle aveva cambiato molte cose, era bastato un solo sguardo tra i due affinché si legassero indissolubilmente. Era stata una scintilla incomprensibile ma che aveva creato un rapporto tra i due che Watari aveva sempre amato.

E lui aveva sempre saputo che sarebbero arrivati a quel punto, forse un po' troppo tardi ma certe forze nascono molto lentamente e loro ne erano la prova.

Devi...comprenderlo, Alyssa. Anche lui ha le sue paure, è pur sempre umano.” le disse, Alyssa alzò lo sguardo su di lui. I suoi occhi smeraldo erano ancora leggermente contornati di nero, era una delle tante cose che non era cambiata in vent'anni che la conosceva.

Erano rimasti sempre grandi, puri e curiosi.

Io so che spesso lui ferisce per seguire la propria ragione. Sbaglia è vero, ma in certe cose sei più forte tu di lui.” continuò Watari e la ragazza lo guardò, mentre un sorrisetto si allargò lentamente sulle sue labbra. Era un sorrisetto imbarazzato, un altro dei tanti aspetti rimasti immutati nel suo essere in quegli anni. “Perciò...sconfiggilo, perchè da quella sconfitta ne ricaverà una vittoria ben più grande.”

Alyssa abbassò lo sguardo e si grattò la guancia, mantenendo il sorriso sulle sue labbra. Un lieve rossore le colorò le guance, era inutile che trovasse delle motivazioni contrarie da dare all'uomo.

Era troppo attento alle loro condizioni, su certe cose non lo si poteva ingannare.

Ma perchè capisci sempre tutto più di noi due tu? Su certi argomenti sembri più informato delle principesse Disney.” lo prese in giro.

Watari rise sotto i suoi spessi baffi bianchi. “Lo prenderò come un complimento.” rispose. “Ma seguilo per davvero il mio consiglio, perchè la paura, se la si affronta, può davvero portare a qualcosa di straordinario.”

Alyssa fissò il vuoto, mentre Watari continuava a piegare vestiti sopra il letto. La ragazza non si era mai capacitata di come quel vecchietto dai capelli bianchi e gli occhiali spessi potesse farla sentire meglio con poche ma semplici parole. E non solo, riusciva anche a spronarla a fronteggiare tutti i suoi problemi con estrema facilità. Grazie a quelle semplici frasi, la ragazza sentì il desiderio di andare a parlare con Elle, cosa che prima non le era quasi passato in mente di fare. “Grazie Watari.” disse e si voltò verso di lui, incrociando i suoi piccoli occhi azzurri. “Se non ci fossi tu, io spesso non saprei cosa fare.”

Watari sorrise e le diede un leggero buffetto sulla guancia, che allargò il suo sorriso. “Io e Ryuzaki ci saremo sempre per te. Non ti lasceremo mai sola.” disse.

Alyssa lo guardò amorevolmente, voleva davvero bene a quell'uomo. Era stato praticamente padre, maestro e amico per tutta la sua vita fino ad allora e lei gli poteva essere solo riconoscente.

Anche perchè era stato lui a portare Elle nella sua vita.

Il silenzio della stanza venne rotto da un lieve bussare, Alyssa e Watari si guardarono stupiti ed entrambi pensarono che dietro quella porta non potesse che nascondersi una certa persona.

La ragazza andò di corsa ad aprire, ma quando aprì si ritrovò di fronte un'altra persona, che non si sarebbe mai aspettata di vedere in quel momento: Light teneva la mano posata sulla parete accanto alla porta e l'altra mano su fianco. Era libero del vincolo materiale che lo legava ad Elle, Alyssa abbassò lo sguardo sul suo polso libero e non trattenne la delusione.

Sperava che si trattasse di un'altra persona.

Ti devo parlare, Aly.” disse freddo Light, tornando quasi ai vecchi tempi, dove ogni suo gesto sembrava celare ben altro. La ragazza lo guardò a lungo, poi lanciò un'occhiata a Watari che decise di lasciare la stanza, rivolgendo prima un cordiale sorriso ad entrambi.

Alyssa restò sulla soglia della porta, non sapendo se lasciar entrare o meno il ragazzo. La delusione di non essersi ritrovata davanti Elle era ancora viva.

Spalancò la porta, ma decise di lasciarla comunque aperta lasciando entrare Light.

Non dirmi di voler parlare della festa, perchè sono stanca e lo faremo domani.” disse, con voce tagliente. Si sentì in colpa, perchè non voleva rivolgersi così a lui ma quel suo comportamento nasceva da problemi tutti suoi di cui Light, probabilmente, non era a conoscenza.

Si girò verso di lui, il ragazzo non parve esserci rimasto male dal suo modo di parlare.

Scusa, sono solo molto stanca.” si scusò, passandosi una mano dietro il collo nudo e abbassando lo sguardo. Non era proprio quello il motivo per cui reagiva così, ma una buona percentuale poteva essere davvero causata dalla stanchezza.

Light scosse la testa. “Non preoccuparti, posso capire.” disse e alzò le spalle. “In realtà volevo solo dirti una semplice cosa.”

Alyssa alzò lo sguardo su di lui e lo osservò a lungo, Light aveva qualcosa di strano che la faceva sentire strana. Sembrava nascondere qualcosa, proprio come il vecchio Light che aveva conosciuto mesi prima e che ancora non aveva capito che fine avesse fatto. Annuì, per incitarlo ad andare avanti con il suo discorso.

Light prese un lungo respiro, poi si grattò quasi la fronte nervosamente. “Non so da dove cominciare, è un po' strano.” disse e abbozzò un sorrisetto. “Volevo solo dirti che mi dispiace vederti così. Mi dispiace vederti abbattuta come ti sei mostrata questa sera.”

Non le andava di affrontare quel discorso, non dopo quella serata e non in quel momento sopratutto. Non con lui poi.

Senti, ero solo stressata. Non pensare chissà cosa.” gli disse, alzando le mani e scuotendo la testa più volte. Lo sguardo lo tenne sui loro piedi, come se non volesse sostenere quello del ragazzo.

So che non era per quel motivo. Credo che sia successo qualcosa con Ryuzaki, non sono stupido.”

Alyssa sbuffò, si voltò di spalle e guardò verso la finestra che mostrava il solito spettacolo notturno di Tokyo. Si chiese se lei fosse un libro troppo aperto e se tutti gli altri, persino Misa, fossero più svegli di lei. Non sopportava che tutti volessero fare i maestri di vita con lei.

Eccetto Watari, non sopportava più nessuno di loro.

Light, non sono affari tuoi e io penso che tu debba tornare da...”

Appena si voltò, le sue parole vennero soffocate. Si ritrovò le labbra di Light sulle sue, le sue mani le avevano alzato il mento in modo che il suo viso rimanesse alto verso di lui e chiuse gli occhi.

Dopo un attimo di stordimento, Alyssa lo respinse subito e lo guardò come se fosse pazzo.

Light fece diversi passi indietro, la osservò privo di espressione, come se fosse in attesa di una vera reazione da parte della ragazza che, invece, si limitò a guardarlo a bocca aperta per la sorpresa.

Non permetterti mai più....” gli disse, quasi con minaccia.

Io non mi faccio problemi a baciarti, perciò non vedo perchè tu debba soffrire se qualcun'altro non lo apprezza.” la interruppe lui, quasi come se la ragazza gli dovesse un favore per quel gesto.

Alyssa lo guardò sconvolta: capì di essere stata baciata solo perchè Light aveva sfidato nella sua mente Elle, dimostrando che lui riusciva a sostenere quello che avrebbe causato un bacio. Non lo aveva fatto nemmeno perchè lei gli piacesse, era stato solo e semplicemente un gioco messo in atto dalle loro menti. Anzi, forse Elle nemmeno sapeva di quella cosa.

Sei solo uno stronzo. Non hai alcun diritto di farmi entrare nella tua stupida sfida con Ryuzaki, dopo quello che è successo con lui!” esclamò furibonda.

Volevo solo farti capire che tu non meriti qualcuno che ti fa star male con la sua sola presenza.”

Oh davvero? Perchè non applichi questo concetto per Misa e mi lasci in pace?” sbottò lei furibonda. Light continuava a guardarlo impassibile, sembrava quasi che la reazione di Alyssa non fosse stata quella che si aspettava. Che voleva, un ringraziamento? Un sorriso? O magari che addirittura ricambiasse?

La tua situazione e quella di Misa non sono paragonabili.” ci tenne a precisare il ragazzo.

Ah no? Tu Misa non l'ami ma la tieni come un cagnolino dietro di te, perchè la sua adorazione per te ti è molto utile. Ryuzaki almeno non mi usa come fai tu con lei.” ringhiò la ragazza furiosa.

Ma non ti ama come lo ami tu.” replicò il ragazzo, decidendo di proposito di ferirla.

E ci riuscì nel migliore dei modi, Alyssa si morse le labbra e si ordinò di non dare retta nemmeno ad una di quelle parole. Anche se erano lame che colpivano ripetutamente la stessa ferita.

Perciò io e Ryuzaki siamo simili, come tu e Misa lo siete. Siamo tutti sulla stessa barca.” le disse poi a denti stretti e lasciando velocemente la stanza, quando vide che Alyssa non voleva più affrontare quel discorso. La ragazza lo guardò svoltare l'angolo velocemente e si sedette sul bordo del letto lentamente. La batosta finale da parte di Light le ci voleva per concludere bene la giornata.


Elle si era deciso ad andare da lei. Non si era nemmeno preparato un discorso da farle, voleva solo guardarla negli occhi e poi avrebbe deciso cosa fare. Anche se dubitava che si sarebbe potuto razionalmente controllare di nuovo se fosse scoccato un altro bacio.

Si sentì uno stupido, il pensiero di un momento privo di razionalità lo faceva sentire troppo umano per i suoi gusti.

Più si avvicinava alla stanza di Alyssa, la cui porta era aperta, e più sentiva la voce di Alyssa che si faceva man mano più forte. Ma con chi stava parlando?

Poi calò un silenzio improvviso, il ragazzo si avvicinò di più e si affacciò verso l'interno della stanza.

Vide solo le spalle di Light e il viso di Alyssa troppo vicino a quello del ragazzo.

Un bacio.

Sentì un sussulto al cuore di fronte a quella scena, non si chiese nemmeno perchè i due si stessero baciando e, sinceramente, non voleva nemmeno saperlo.

Non voleva nemmeno provare a scavare a fondo nel significato di quel gesto.

Si allontanò a passo svelto lungo il corridoio, senza aspettare di vedere quello che sarebbe successo dopo. Odiava ammetterlo ma ne era quasi spaventato.

I pensieri e la ragione tornarono in un baleno, velocemente proprio come li aveva scacciati.

Ma non servirono lo stesso a nascondere la paura e la delusione che l'immagine di poco prima aveva fatto nascere in lui.

Ciao a tutti! :)

Ringrazio Elyforgotten per il collage ad inizio capitolo.

Perdonate se il capitolo è un po' noioso, per via della mancanza di pochi colpi di scena e di poca azione, ma nel prossimo cercherò di rifarmi certamente, dato che è molto più “attivo” di questo!

Come sempre, ci tengo a ringraziare tutti coloro che leggono questa storia, chi in silenzio e chi lo fa lasciando poi una recensione!

E ringrazio ancora infinitamente coloro che hanno inserito questa storia tra le preferite, ricordate e seguite!

Alla prossima! ^^

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Capitolo 14
*** Promise Me ***


-Promise Me-

Alyssa li detestava.

Odiava il modo in cui lo prendevano in giro, odiava il modo in cui lo trattavano nonostante fosse da poco arrivato e avesse passato lo stesso dolore di tutti i bambini presenti in quella mensa.

Restò seduta al suo solito tavolino, sola come lo era sempre.

Il nuovo arrivato, aveva detto di chiamarsi Elle, se ne stava appollaiato su una sedia su un tavolo poco distante da lei. Dopo il loro primo incontro i due non si erano parlati più di tanto, quel bambino era taciturno, solitario e lasciava trasparire poco quello che provava.

Si voltò a guardarlo, i capelli scuri gli ricoprivano gli occhi e sembrava che stesse fissando con poco interesse il piatto di zuppa di fronte a lui. Due bambini, due idioti come li avrebbe definiti Alyssa usando quella parola che Wammy le aveva imposto di non usare mai, ridacchiavano animatamente e lo offendevano per il modo in cui sedeva, in cui stava silenzio e lo deridevano persino per le sue occhiaie che Alyssa tanto aveva adorato appena le aveva viste.

Cercò di trattenersi, era una bambina timida e silenziosa e non si lasciava andare spesso a scatti di ira o di rabbia ma con quel ragazzino, più grande di età ma probabilmente piccolo come lo era lei nell'anima, sentiva che avrebbe conosciuto emozioni che, fino ad allora, le erano ignote.

La rabbia in primis, voleva proteggerlo ma non sapeva come fare.

Fece dondolare il cucchiaio dentro la zuppa, mordendosi il labbro confidando in quel gesto che, forse, le sarebbe servito per mantenere la calma. Ma quelli continuavano a ridere, a parlare ad alta voce in modo che lui li sentisse e potesse soffrirne.

Anche se sul volto di Elle c'era l'amarezza, Alyssa dubitava che fosse causata dalle parole di quei due bulletti da quattro soldi. Il bambino stava combattendo un dolore più intenso, un dolore che nasceva dal pulsare del suo cuore e dai ricordi che dovevano pervadergli la mente in quel momento.

Aveva perso da poco i suoi genitori e lei poteva capire come si sentisse nell'aver perso per sempre il loro abbraccio.

Anche se Alyssa non poteva nemmeno conoscere il significato che risiedeva in un abbraccio materno, sapeva che sua madre l'aveva abbandonata quando era ancora in fasce e che probabilmente non l'aveva stretta a sé nemmeno per un solo istante, ma aveva visto molti bambini giungere in quell'orfanotrofio dopo la morte dei loro genitori e aveva visto le lacrime sui loro visi.

Non aveva vissuto in prima persona quel dolore, ma lo aveva visto nei volti di così tanti suoi simili da riconoscerlo subito.

Elle restò ancora zitto, con le ginocchia strette al petto e lo sguardo che vagava in un mare invisibile di ricordi che erano solo ed esclusivamente suoi.

Il silenzio da parte di quei due idioti non arrivò mai e lei non sopportò più di sentirli.

Lasciò affondare il cucchiaio dentro la zuppa, ormai fredda e praticamente immangiabile, e si avvicinò al ragazzino. Si fermò accanto a lui, Alyssa sentì di essere diventata anche lei l'oggetto dello scherno dei due bambini ma non se ne curò.

Spostò la sedia che si trovava accanto ad Elle e solo in quel caso lui la guardò con curiosità. La bambina non si perse in spiegazioni e si fece spazio in modo da sedersi.

Calò il silenzio, finalmente aveva trovato il modo per zittire quei due idioti una volta per tutte.

Alyssa si sedette nella stessa posizione di Elle, lo fece con estrema difficoltà visto che indossava una gonna e aveva pochissimo equilibrio sulle punte dei piedi.

Cercò un po' di abilità nel suo corpo e ritrovò in poco tempo la sua dimensione.

Con quel gesto voleva dire una cosa sola, si voltò verso Elle che la guardava stranito e un sorrisetto le si allargò sulle labbra.

Non sei solo.


Sveglia!!”

Alyssa si svegliò di soprassalto e per poco diede una testata a Misa che si era chinata su di lei, la bionda si ritrasse giusto in tempo, prima che il suo viso venisse colpito dal capo della mora.

Che...cavolo urli, stupida oca giuliva?!” esclamò Alyssa, massaggiandosi la testa come se cercasse di allontanare l'eco dell'urlo gracchiante di Misa dalla sua mente.

Non riusciva a credere di essersi addormentata sul divano: ricordò di aver raggiunto l'appartamento di Misa come ogni mattina, ma la bionda era troppo impegnata sul tapis roulant per prestarle un po' di attenzione. Così, Alyssa si era distesa sul divano cercando di scacciare i pensieri causati dal giorno prima, pensieri che voleva allontanare dalla sua mente da quando si era coricata nel letto dopo la visita indesiderata di Light e che non l'avevano fatta dormire.

E aveva recuperato così il sonno perduta sul divano di Misa, la quale dopo la seduta di fitness aveva bisogno di una persona con cui superare la noia che era sovrana in quell'appartamento.

Si mise a sedere sul divano e si stiracchiò la schiena, allungando le braccia verso l'alto. Si lasciò andare ad un lungo sbadiglio, fregandosene del fatto che Misa l'avrebbe rimproverata per non aver messo la mano davanti.

Stavi sognando qualcosa di bello?” La bionda si sedette accanto a lei, indossava degli abiti da palestra multicolore che avrebbero fatto concorrenza all'arcobaleno. Una spessa cuffia verde le tirava i capelli all'indietro e indosso portava una canotta rosa e dei leggings gialli più che aderenti.

Si portò la bottiglia di una bevanda energetica alle labbra e ne bevve un lungo sorso, provocando un rumore fastidioso mentre il liquido le scendeva in gola.

Alyssa si sistemò i capelli da un lato che erano ancora mossi dalla messa in piega del giorno prima, segno che, probabilmente, non avrebbe mai potuto togliersi dalla testa quella tremenda giornata.

Ripensò poi al suo sogno, chissà perchè aveva riportato alla mente uno dei tanti momenti che aveva passato con Elle quando erano piccoli.

Si ritrovò a sorridere da sola come una stupida al ricordo di quell'avvenimento.

Era un peccato che non ci fossero foto della loro infanzia, le sarebbe piaciuto poter ricordare quando voleva, osservando semplicemente un'immagine. Era triste dover ricordare solo quando la mente ordinava cosa sognare, i sogni non si potevano controllare e portavano a galla fantasie, ricordi e illusioni che da svegli non sarebbero mai stati raggiunti.

Misa la guardò confusa. “Sogno erotico?” le chiese, beccandosi un occhiataccia. Continuò ad osservare lo sguardo tagliente della mora mentre sorseggiava ancora la bevanda energetica.

Perchè il Mosè di Michelangelo non parla, ma tu sì?” replicò Alyssa sconvolta e scosse la testa, chiedendosi perchè non avesse compiuto ancora un omicidio nei confronti della modella.

Misa allungò un braccio lungo lo schienale del divano e le lanciò un'occhiata furba, mentre le labbra rimanevano attaccate alla bottiglietta. “Non lo conosco questo stilista italiano.” disse.

Dopo quell'affermazione, era sicura che lo avrebbe uccisa.

Ma qualcuno spalancò la porta con una forza e una velocità inaudita, le due si voltarono giusto in tempo per vedere Elle che camminava spedito verso Misa, con le mani affondate nelle tasche e la schiena più curva di quanto non fosse mai stata.

Se fosse stato buio, Alyssa lo avrebbe preso per un killer da film horror, dato il modo in cui procedeva verso di loro.

Light lo seguiva di malavoglia, facendosi tirare dalle manette che tutti maledettamente odiavano.

E il suo sguardo si posò su Alyssa la quale si sentì salire l'amaro alla sua vista, ricordò la sceneggiata del bacio e tutte le belle parole che lui le disse dopo e si morse il labbro con rabbia.

Guardò poi Elle: il detective si parò davanti a Misa e ignorò categoricamente la mora che non poté fare a meno di chiedersi cosa avesse combinato per non essere nemmeno guardata. Poi pensò che quello che era successo prima della festa potesse bastare per ottenere quel comportamento da lui, aveva ancora chiaro il concetto che dovesse parlargli come le aveva consigliato Watari, ma stranamente non sapeva come affrontare la cosa. Ne era parecchio imbarazzata.

Dimmi un po' Misa, tu sei innamorata di Light?” esordì Elle, senza abbassarsi a nessuna forma di saluto prima di parlare.

Elle fissava Misa senza battere le palpebre e quest'ultima si era tirata indietro il più possibile per non scontrarsi con il respiro del ragazzo. Alyssa restò seduta accanto a lei, provando a studiare il volto di quel ragazzo con cui conviveva da una vita ma che ancora non aveva imparato a conoscere.

La domanda per Misa era alquanto ovvia, quanto era ovvio il fatto che Elle l'avesse posta per arrivare ad una conclusione tutta sua.

Sì, lo amo da morire.” Misa si rivelò scontata, ma nessuno si aspettava altrimenti.

Però di fronte a quelle parole, Alyssa si sentì un po' tesa visto che il ragazzo di cui la bionda era innamorata aveva baciato lei, anche se per pura sfida nei confronti di Elle.

I due si guardarono, con un'occhiata carica di significato e Alyssa fu la prima a distoglierlo.

E faresti qualsiasi cosa per lui, vero?” chiese ancora il detective.

Sì, certo!”

Ma hai anche una venerazione per Kira, no?”

A quel punto Misa si ammutolì un attimo, Alyssa restò seduta accanto a loro e poi alzò lo sguardo su Light che parve infastidito da quello che stava accadendo. Evidentemente era stato trascinato lì di peso, come al solito, senza capire il motivo che avesse spinto Elle a raggiungere Misa.

A quelle parole, la bionda balzò in piedi e si gettò accanto a Light, gli stritolò un braccio e lo tirò a sé come se volesse tenerlo vicino a sé per sempre.

Come al solito, lo sguardo di Misa era adorante mentre fissava il ragazzo di cui era innamorata immensamente e Alyssa si sentì in colpa ancora più di prima.

Ma non fu solo quello il motivo per cui non riusciva a guardare quei due: era inutile che si sforzasse di nasconderlo, ma l'amore che Misa nutriva per Light le faceva male per ovvi motivi.

Il primo era che Misa era come innamorata del nulla ma non sembrava non accorgersene o non farci caso e il secondo era che lei era libera. Libera di comportarsi in quel modo con la persona che voleva al suo fianco, mentre lei doveva rassegnarsi probabilmente a passare il resto della sua vita a dover reprimere i suoi sentimenti per Elle.

Alzò lo sguardo proprio su di lui e lo vide analizzare a fondo il sorriso da bambina di Misa. “Questo non prova nulla. Io amo Light e tra lui e Kira sceglierei sempre lui!” disse, con voce stridula ma chiaramente carica di emozione.

Elle parve soddisfatto di quella risposta e Alyssa si chiese cosa avesse in mente di fare ponendo quelle domande così banalmente scontate. Perchè Elle non sapeva nemmeno dove stava di casa la banalità, ci doveva per forza essere qualcosa sotto quella specie di interrogatorio.

Quindi faresti qualsiasi cosa per Light?” chiese ancora.

Ecco la domanda che avrebbe segnato l'inizio di tutto: erano le famose parole che avrebbero portato a comprendere il piano che Elle aveva ben impresso nella sua mente prima di tutti gli altri.

E Alyssa non poteva che attendere per scoprire cosa aveva messo in atto il ragazzo.

Misa lo guardò come se la cosa fosse ovvia, Light intanto faceva scorrere lo sguardo dalla ragazza al detective sforzandosi di non farsi staccare il braccio dall'amorevole forza della fidanzata.

Sì, qualsiasi cosa.” Misa calcò le ultime due parole, necessarie per mostrare la forza del suo amore.

Elle allora si voltò, camminò di qualche passo verso la finestra aumentando così l'ansia che Alyssa e Light provavano. Era un suo tipico tratto, quello di lasciare in sospeso qualche sua azione in modo che chi gli stesse accanto trattenesse il fiato mentre lui pensava.

Perchè lui pensava sempre, in ogni singolo momento, ma era così enigmatico che non si poteva sperare di leggere la sua mente guardandolo semplicemente in faccia.

Ryuzaki, cos'hai in mente di fare?” chiese Light, mostrandosi alquanto irritato.

Anche se non amava Misa, ci teneva comunque a lei e sapere se Elle aveva preparato una scacchiera nella sua mente e se Misa ne era una pedina.

E la regina su cui fare scacco matto rimaneva sempre Kira.

Sospetto di Higuchi, il suo modo di parlare con Alyssa di ieri sera è stato alquanto trasparente. Ma necessitiamo di prove per affermare con certezza che possa essere lui l'attuale Kira.” rispose Elle, voltandosi di scatto verso la coppia e portandosi di nuovo le mani dentro le tasche mentre li osservava con quella sua solita aria stralunata. Lasciò di nuovo che il silenzio li circondasse, quasi volesse verificare che qualcuno fosse giunto alla sua stessa conclusione.

Ma probabilmente solo Light ci si avvicinava: Misa era troppo persa nell'adorare Light con lo sguardo, mentre Alyssa era ancora intontita dalla notte insonne passata nel suo letto.

Perciò...Misa farà quel provino per diventare testimonial della Yotsuba e Aiber ne prenderà parte. In quanto detective incaricato di arrivare a me, lo useranno sicuramente per mettere in difficoltà Misa e capire cosa sa sul mio conto.” disse allora, portando tutti a conoscenza di quel piano.

Se è per aiutare Light, ci sto.”

Non se ne parla, Ryuzaki.”

Misa e Light parlarono all'unisono e con quasi la stessa intensità nella loro voce, le loro parole però si accavallarono fino a risultare incomprensibili.

Alyssa li fissò, facendo ciondolare la gamba che teneva accavallata sopra l'altra.

Non se ne parla, Misa. Non voglio che tu venga coinvolta in tutto questo.” aggiunse poi Light, quando si voltò verso la ragazza. Le strinse le esili spalle per farla voltare verso di lui e guardarla negli occhi. Allora Misa iniziò a sostenere con forza che voleva aiutarli, perchè sapeva che così sarebbe stata apprezzata di più dall'uomo che amava.

Sarebbe morta per lui, Alyssa ebbe quel drammatico pensiero mentre la guardava rivolgersi in quel modo a Light. Un altro aspetto di quella strana storia d'amore che le faceva male, morire per proteggere chi si ama era una cosa eroica, un eroismo in cui pochissimi si sarebbero cimentati.

Misa, per quanto l'avesse considerata sempre una stupida, l'avrebbe fatto e lei non poteva che apprezzare quell'enorme e profonda capacità di amare. Si chiese se lei sarebbe mai morta per proteggere colui che amava e la risposta venne oscurata dalla paura : lei dopo un bacio finito male si era spaventata di fronte all'amore. E non era la sola, qualcuno le aveva fatto compagnia.

Tu vuoi proteggere Alyssa ma vuoi spedire Misa quasi al martirio? Da quando sei incoerente?”

chiese Light, lanciandogli un'occhiata truce.

In quel frangente Alyssa si voltò a guardare Elle e il detective fece lo stesso con lei. Gli occhi neri di lui si fissarono in quelli verdi di lei, ma la sottile linea che li univa si ruppe subito.

Alyssa ha preso parte a più missioni pericolose di quanto tu creda, Yagami. È stata in prima fila in molti casi, credimi.” disse. “Ma Higuchi ha messo gli occhi su Misa. Misa è stata sospettata di essere il secondo Kira. Lei è l'unica che può portarci alla verità, non Alyssa.”

Sei comunque il quadro dell'incoerenza, Ryuzaki.” replicò freddamente Light, abbandonando le braccia di Misa che non la smetteva di fissare con emozione il ragazzo. Il fatto che volesse proteggerla le garantiva una gioia che aveva dell'infinito.

Proprio come lo era Alyssa quando Elle la voleva difendere, anche se da un altro punto di vista.

Smettetela di discutere come bambini.” li zittì Aly, balzando in piedi e stringendosi le braccia al petto. Era lei la causa del loro momentaneo battibeccare e la cosa non le faceva piacere. “La decisione penso che spetti a Misa. Nessuno deve decidere per lei.”

E ogni chiaro riferimento alla sua condizione con Elle venne recepito da entrambe le parti.

Misa schioccò le dita e fece l'occhiolino verso la ragazza. “Ben detto Lysa-Lysa!” esclamò. “Noi donne sappiamo cavarcela da sole!”

Light lanciò un'occhiataccia verso Alyssa, che invece si sforzava di non guardare verso Elle. Si sentiva ridicola nel voler cercare costantemente il suo sguardo. “Potrebbero farti del male sul serio, anche ucciderti..” precisò il ragazzo, appositamente per far desistere la fidanzata dal suo intento quasi “suicida”.

Ma la bionda non si arrese, alzò le braccia verso l'alto mostrando la palese intenzione di non volersi tirare indietro per nulla al mondo. Avrebbe subito qualsiasi tortura inflittagli pur di proteggere Light ed essergli di aiuto. Elle lo sapeva benissimo, visto che aveva assistito all'agonia di Misa quando l'aveva imprigionata.

Si era lasciata sconfiggere, pur di non dire nulla sul conto di Kira.

Devi fidarti di Misa, Light. Lei è una brava attrice e saprà arrivare all'attuale Kira senza farsi scoprire.” aggiunse ancora Elle. “Lo dico perchè nel suo ultimo film è stata bravissima.”

Alyssa per poco scoppiò a ridere, s'immaginò il detective seduto davanti ad un televisore a guardare una delle smielate commedie interpretate da Misa e non poté fare a meno di pensare che sarebbe stata una scenetta comica. Ma si trattenne, la situazione era alquanto testa dentro quell'appartamento.

Light avrebbe difficilmente rinunciato al suo intento di voler proteggere Misa a tutti i costi.

Poi se ti preoccupi per la vita di Misa, dovresti preoccuparti anche della nostra: se io muoio per mano di Kira, muori anche tu. Vuoi lasciare da sola Misa e farla soffrire per il resto della sua vita?” chiese ancora Elle, premette quel tasto perchè sapeva che avrebbe totalmente coinvolto Misa in quella decisione.

Ma quella provocazione fece venire i brividi ad Alyssa, perchè anche lei sarebbe rimasta sola se Kira fosse riuscito a colpire Elle. Un brivido gelido le corse dentro il petto, bloccandole quasi il respiro. Si immaginò la sua vita senza il detective ma vide solo un enorme buco nero.

Il detective le lanciò un'occhiata, quando la vide tremare per un solo secondo. Non aveva menzionato il fatto che anche lei sarebbe rimasta sola, solo per non farle vivere quel terribile pensiero.

Come al solito però Alyssa arrivava da sola alle conclusioni che avrebbero potuto farle più male.

A quel punto Misa non volle sentire più storie e prese la decisione che Light le stava inutilmente ordinando di non prendere. “Ci sto, vi aiuterò a catturare Kira!” esclamò, con un entusiasmo che poco c'entrava in quell'atmosfera così tesa.

Alyssa però si lasciò prendere da un attimo di confusione, forse coinvolgere Misa poteva davvero essere pericoloso. Le sue doti da attrice non potevano essere messe in atto in un piano per catturare il serial killer. “Cosa ti dice che Misa possa effettivamente riuscire in questo piano, Ryuzaki?” chiese la ragazza, voltandosi verso Elle che continuava ad evitare il suo sguardo.

Il detective però la stava guardando con la coda dell'occhio. “Mi sono basato su una cosa semplicissima.” disse. “Io ammiro il grande amore che Misa prova per Light e penso che non ci siano nemici che possano ostacolarlo. Ciò che lega questi due è molto più grande di quanto pensiamo e quindi mi fido della forza d'animo di Misa.”

Alyssa sorrise di fronte a quelle parole, perchè le trovò stranamente divertenti mentre uscivano dalla bocca di una persona che parlava d'amore con quella freddezza. Misa lo guardò con occhi sognanti, come se si trovasse di fronte al finale di una romantico film d'amore.

I suoi occhioni era sgranati e le mani le congiunse sotto il mento, come se fosse rimasta meravigliata dalle parole di Elle. La collega del detective si chiese come mai la bionda non avesse mai assunto quell'espressione ad ogni singolo discorso di Elle, a lei ci mancava poco per fare quella faccia ogni volta che lo sentiva parlare.

E quello di poco prima era stato il discorso meno affascinante del ragazzo.

Oh Ryuzaki, io ti credevo un pervertito, ma forse mi sbagliavo!” esclamò Misa, Light rimase in silenzio, disorientato quanto Alyssa da tutto quello che stava succedendo. “Le tue parole sono state bellissime. In realtà tu riesci a capirmi meglio di Lysa-Lysa!”

Infatti io non ti capisco affatto.” ci tenne a precisare Alyssa, ma la bionda la ignorò e si avvicinò rapidamente a Elle.

Grazie Ryuzaki!” esclamò e posò le sue labbra rosse sulla guancia sinistra di Elle.

Alyssa restò pietrificata da quel gesto e si ritrovò ad inarcare le sopracciglia mentre una fiamma le bruciava dentro il petto. Se non aveva mai voluto ammazzare Misa, in quel caso si ritrovò a desiderarlo ardentemente.

Elle restò sorpreso quanto lei da quel gesto, alzò lo sguardo verso l'alto e si passò la mano sulla guancia. “Guarda che così m'innamoro di te...” le disse, mentre la bionda tornava ad avvinghiarsi al braccio destro di Light.

A quelle parole, Alyssa prese un cuscino dal divano e glielo lanciò addosso, senza nemmeno rendersi conto di averlo fatto. Lo colpì al fianco destro, Elle si stava ancora sfiorando la guancia e lanciò alla collega un'occhiata interrogativa che in realtà aveva ben poco da domandare.

Sapete che vi vedo bene insieme? Al circo sareste un'ottima coppia!” esclamò Alyssa, buttandosi di peso sul divano dietro di lei e lanciando un'occhiata di fuoco a Misa.

Quest'ultima le lanciò un'occhiata furba. “Non c'è rischio che ti innamori di me, Ryuzaki!” disse.

E il doppio senso di quella frase molto alla Misa fu chiaro a tutti.


Il piano andò come previsto.

Alyssa condusse Misa al provino per diventare testimonia della Yotsuba e attese per tutto il tempo fuori. La bionda rispose a tutte le domande che Aiber le rivolse con facilità, si era esercitata con Elle la sera prima e quindi sapeva già le domande che le sarebbero state rivolte e le relative risposte da dare. Alyssa assistette alle loro “prove” e le sembrò di essere in un set cinematografico: Elle era tremendo anche nelle vesti di regista, battibeccò Misa più volte di quanto avesse mai fatto con lei in tutta la loro vita.

Quando però Misa uscì dalla stanza in cui si era svolto il provino, Alyssa notò che la bionda si comportava in modo strano: sembrava distante, fredda e spesso non riconosceva le espressioni sul suo viso che sembrava più duro di quanto non fosse mai stato.

Ma non ci prestò molta attenzione, probabilmente la ragazza era stanca e lei aveva pochissima voglia di starsi a preoccupare per cosa nettamente senza senso. Misa poi raccontò tutto quello che era successo ad Elle, ma non disse nulla di nuovo se non che era più convinta che Higuchi fosse Kira. Allora il detective si ripromise di elaborare un piano per farlo uscire allo scoperto, facendo sempre leva sulla cotta di quell'uomo per Misa.

Quando calò la notte, Alyssa avvertì un terribile mal di testa che sembrò volerle far scoppiare il cervello. Lasciò Misa nel suo appartamento e notò con piacere che la ragazza non avesse pretese da soddisfare e che voleva solo dormire. Lei invece sentiva che doveva fare una cosa: erano due giorni che si era ripromessa di parlare con lui ma sempre per colpa del lavoro non ci era riuscita.

Spense le luci nell'appartamento di Misa e poi si chiuse la porta alle spalle. Quando rivolse lo sguardo verso il fondo del corridoio, sobbalzò.

Si ritrovò Light di fronte a sé, aveva le braccia strette al petto e lo sguardo fisso su di lei. Un sorrisetto odioso parve nascondersi dietro le fossette ai lati della sua bocca, Alyssa alzò gli occhi al cielo. “Che cosa vuoi, Yagami? Sappi che ti prendo a calci se vuoi giocarmi qualche altro giochetto.” lo minacciò, gli passò accanto sfiorandogli la spalla con la sua in modo da fargli capire che non era in vena di giochetti.

In realtà, sono qui per scusarmi e perchè ti devo parlare.” Light la seguì, si mise al suo fianco e cercò il contatto visivo con lei.

Scusarti?” Alyssa era allibita, dopo tutte le parole che le aveva detto dopo quell'insensato bacio, scusarsi era ben poco. Se Light ed Elle avevano qualcosa in comune, era il fare discorsi che sapevano colpire. Anche se in maniera diversa: con quella sua voce, Elle sapeva colpire meglio.

Ma lei era così poco scaltra da cadere nelle trappole di entrambi.

Nemmeno se mi paghi un milione di dollari ti potrei scusare ora come ora...” disse ancora.

Light sospirò. “Va bene, allora posso almeno dirti una cosa?” chiese. Vedendo che la ragazza camminava spedita e non sembrava avere intenzione di fermarsi, allora si parò davanti a lei e la fece fermare di colpo. Alyssa chiuse gli occhi un attimo per non gridargli di spostarsi, poiché la sua sola vista gli dava fastidio.

Se devi dirmi qualcosa su Misa, non ti sprecare. Mi sto prendendo più cura io di lei di quanto abbia mai fatto tu.” Alyssa cercò di capire di cosa gli volesse parlare e pensò subito alla bionda, l'unica che potesse avvicinarsi ad essere una piccola debolezza per Light.

Il ragazzo scosse la testa. “Volevo parlarti di te invece. E credo che la base del discorso sia più o meno quella che hai inteso tu.” rispose.

Alyssa lo guardò senza capire, piegò la testa da un lato e lo guardò cercando di trovare il significato di quelle parole nello sguardo di lui. “Beh?”

Tu sei una debolezza per Ryuzaki.” Quelle parole uscirono dalle labbra di Light con una freddezza che sapeva penetrare nel cuore. Calò un profondo silenzio, Alyssa sembrò risentirle di nuovo, mentre riecheggiavano tra le pareti di quello stretto corridoio poco illuminato e guardò gli occhi di Light. “Il bacio è nato dal fatto che, per la prima volta da quando lo conosco, sono riuscito a scorgere una debolezza in lui. Ma non sarei mai arrivato a questa sua debolezza se non fosse stato per te. Se non l'avessi vista riflettersi nel suo volto, non l'avrei mai scoperta.”

Alyssa si sentì ribollire di rabbia, prima le diceva che voleva scusarsi e poi le diceva che era una debolezza per Elle? Avrebbe tanto voluto colpirlo in faccia con tutta la forza possibile.

Sei un bastardo, Yagami. E io che ho sempre creduto che non lo fossi...” gli disse.

Il ragazzo la ignorò. “Tu sai benissimo che ho ragione: Ryuzaki non lascia trasparire nulla e persino per una persona intelligente come me, è difficile scoprire le sue debolezze, le sue paure..” disse ancora. “Ne ho scoperta solo una ed è solo perchè ho visto le tue debolezze.”

Alyssa non rispose, strinse i pugni e cercò di restare il più calma possibile per non scattare di rabbia. Quella parole erano come lame, tagliavano la pelle e la facevano sanguinare nel dolore.

Perchè avevano, purtroppo, un fondo di verità probabilmente, solo la verità ferisce e uccide in quel modo e lei si era sempre sentita un peso per Elle, anche se si sforzava di non darlo a vedere.

E Light che sosteneva di essere riuscito a scalfire per un solo istante il detective per colpa sua, la faceva stare ancora peggio.

Perchè mi stai dicendo queste cose? Vuoi ferirmi? Oppure vuoi semplicemente che ti metto le mani addosso?!” esclamò Alyssa furiosa, sentendo di stare per perdere l'autocontrollo.

Light la fissò a lungo e battendo più volte le palpebre. “È una mia pura constatazione di cui volevo renderti partecipe. Perchè sono umano anche io e mi dispiace che tu stia male.”

A te non importa di nessuno se non di te stesso, Light.” La voce di Alyssa si fece tremante per la rabbia, lo guardò fisso negli occhi e fece dei passi verso di lui per sfidarlo. “Non t'importa di Misa, non t'importa di me...e non mi meraviglierei se non t'importasse persino della tua famiglia. Perciò smettila di parlarmi in questo modo, mi basta Ryuzaki a psicoanalizzarmi e ti assicuro che lo sa fare meglio di te.”

Continuò a guardarlo con sfida, avvicinando il viso al suo. Light ricambiò quel modo di guardare con un'espressione fredda e piegò la testa da un lato. “Hai mai pensato all'opportunità di lasciare tutto?”

Quella domanda la sorprese, il sorriso di sfida che era apparso sul suo volto si spense lentamente, lasciando poso ad un'espressione dubbiosa. Non capì subito dove volesse arrivare Light, ma poi ricordò di essersi posta quella domanda più volte: lasciare tutto, l'Elle detective, le indagini e tutto quello che comportava era un pensiero che aveva avuto spesso in quegli anni.

Ma non lo aveva mai fatto, perchè voleva mantenere la sua promessa.

Con quelle parole, però, si sentì pervadere di nuovo dai dubbi. “Saresti meglio, no? Visto come stanno andando le cose...”

Smettila.” Alyssa esordì con quella semplice parola, voleva che la smettesse lui e voleva che la smettessero anche i suoi pensieri di tormentarla. Si disse che lei non era il riflesso delle debolezze di Elle e sperò di trarre forza da quella convinzione, ma senza successo. “Smettila con queste frasi da quattro soldi e lasciami in pace. Io e te abbiamo chiuso ormai.”

Lo superò, dandogli una violenta spallata e proseguì lungo il corridoio.

Sentì il suo sguardo su di lei, ma non se ne curò.

E cercò di rimuovere dalla sua mente quelle parole.


Si diresse verso camera di Elle, continuando ad ignorare i richiami dei ricordi riguardanti le parole di Light.

Appena fece per avvicinarsi alla porta della sua stanza, la vide aprirsi velocemente e uscirne Wedy, con indosso una tuta nera che metteva in risalto le sue atletiche forme.

Alyssa si bloccò di scatto e osservò l'abbondante scollatura che la bionda metteva in mostra con disinvoltura, sotto braccio teneva un casco da moto e la mora si chiese come facesse a cavalcare una moto con quegli abiti così aderenti.

E poi perchè si trovava in camera di Elle? Non si fece molti scrupoli al riguardo, il ragazzo non era il tipo da rimanere affascinato da una ragazza che metteva in risalto il proprio corpo in quella maniera a dir poco patetica. Ma, sotto sotto, anche a lui poteva succedere di avere gli ormoni in subbuglio e anche se non lo diceva a voce, magari qualche pensiero su Wedy lo aveva fatto.

Si sentì ridicola come non mai, di fronte a quei pensieri a dir poco inutili.

Wedy si chiuse la porta alle spalle e appena la vide allargò le labbra scarlatte in quello che era un sorriso, gli occhi chiari erano mascherati da spessi occhiali da sole che poco c'entravano in quel corridoio così scuro. “Hey brunette, abbiamo deciso di rimetterci al lavoro per caso?” le chiese.

Si avvicinò a lei, Alyssa notò che aveva anche dei vertiginosi tacchi che la rendevano almeno una spalla più alta di lei. “Primo, mi chiamo Alyssa. Secondo...lo sai che le prime parole inglesi che ho imparato sono state le parolacce? E ne ho due o tre che mi verrebbero spontanee in questo momento...” rispose acidamente.

Wedy sorrise e abbassò la testa. “Metti a freno la tua acidità, io e Ryuzaki stavamo parlando delle telecamere che ho posto nelle abitazioni dei dipendenti della Yotsuba...Higuchi incluso.” disse.

Alyssa si strinse le braccia al petto, domandandosi se fosse così evidente che nutrisse della gelosia.

Ma come le avevano detto in molti, il suo viso era lo specchio delle emozioni che provava.

Bene mi fa piacere,Catwoman. Ora puoi pure andare e non infastidirmi con la tua presenza. Grazie.” Alyssa la superò e entrò nella stanza del detective senza bussare.

Trovò il ragazzo accovacciato di fronte alla scrivania, nella penombra della sua piccola camera stava studiando dei fogli con attenzione.

Il modo in cui Alyssa irruppe nella stanza lo fece deconcentrare, ma era ciò che lei voleva: se aveva perso la concentrazione, poteva parlargli meglio.

Restò con la schiena posata sulla porta e osservò lo sguardo di Elle quando si soffermò su di lei. Come al solito era freddo ma il fatto che fossero rimasti soli in una camera da letto doveva imbarazzare non solo lei. Però Alyssa non trovò altre alternative per parlargli se non quella.

Io e te dobbiamo parlare, cervellone.” gli disse, portandosi le mani sui fianchi.

Elle rimase a fissarla a lungo, i suoi occhi scesero lentamente verso il pavimento per poi tornare al foglio che aveva in mano. “Ho da fare.” disse semplicemente.

Sentiva di non riuscire a guardarla in viso, malgrado la sua mente avesse razionalizzato il concetto che, dietro il bacio con Light, non c'era nulla di sentimentale. Non poteva essere altrimenti.

Il problema era che non aveva ancora razionalizzato cosa ci fosse dietro il bacio che lui si era scambiato con lei, o meglio lo aveva fatto ma aveva paura di riuscire a definirlo.

Alyssa non accettò che lui continuasse ad ignorarla così, si avvicinò a passo svelto a lui e, cogliendolo di sorpresa, gli strappò il foglio dalle mani. Quando il detective si voltò verso di lei per capire cosa avesse in mente, la ragazza se lo portò dietro la schiena e lo guardò con sfida.

Ora non hai più nulla da fare.” gli disse furbamente e con un sorriso da bambina che lo riportò indietro con la memoria. Quando si concedevano di stare insieme, senza il lavoro di mezzo.

Quando era chiaro che ciò che li legava era semplice amicizia.

Alyssa, ti prego. Non ho voglia di stare a giocare con te..” Elle si alzò lentamente in piedi e sperò che la ragazza cedesse subito al suo intento di provocarlo in quel modo.

Ma lei continuò a tenere il foglio dietro la schiena e ad arretrare, tenendo la testa piegata da un lato e un sorriso di sfida sulle labbra. “Ma io non voglio giocare, dobbiamo parlare di una cosa.”

Ne possiamo parlare quando non sono occupato a lavorare, per favore?” chiese lui, allungò il braccio verso di lei per riprendersi il foglio ma quella non desistette.

Continuò ad arretrare. “Kira può aspettare per qualche minuto, non ha fretta.” disse.

Elle si sentì ridicolo quando provò a riprendersi di nuovo il proprio foglio, Alyssa era più brava di lui a mettere in atto quei giochetti un po' infantili.

Aly, per favore.” Il detective chiuse un attimo gli occhi, per allontanare il senso di fastidio che quella situazione gli causava. “Dammi quel foglio e ne parliamo domani.”

Ci siamo baciati, Ryu. E ho aspettato fin troppo per parlarne...” precisò lei, finì contro la parete alle sue spalle ma continuò a mantenere il foglio nascosto dietro la sua schiena.

Elle si bloccò di fronte a quelle parole. “Pensavo che ci fossimo già chiariti..” disse e una parte di lui sperò che lei gli parlasse del bacio con Light. Anche se era sicurissimo che Aly non ne fosse stata in qualche modo coinvolta, sentiva che quello era un argomento che voleva comunque affrontare. Ma non in quel momento, non mentre lei lo guardava con quegli occhi e gli sorrideva in quel modo dolcissimo.

Chiariti? No, tu avevi bisogno di chiarirti con te stesso...ora è con me che devi chiarire.” rispose la ragazza, lui provò a riprenderle il foglio ma lei era più che ostinata a continuare quell'insensato giochetto. “Voglio che tu mi dica di nuovo, guardandomi negli occhi, che non hai provato nulla.”

Non ho provato nulla.”

Se si risponde troppo velocemente, si sta dicendo una bugia.”

Elle dovette darle conto, quella frase nasceva da uno dei tanti insegnamenti che lui stesso le aveva dato. Alyssa sorrise, come se godesse di quella piccola ma poco utile vittoria.

Se mi baciasse qualcun'altro, come reagiresti?” gli chiese, come se volesse vantarsi di qualcosa che lui non conosceva.

Ma che purtroppo sapeva benissimo invece, Elle tentò di nuovo di riprendersi il foglio ma inutilmente e lo fece con un gesto così lento e intercettabile che non si stupì di non esserci riuscito.

Light mi ha baciata per motivi tutti suoi, io l'ho respinto. Hai vinto anche questa sfida.” gli disse ed Elle valutò la sua ovvia sincerità. Era certo che lei lo avesse respinto dopo che lui se ne fosse andato, ma avere una conferma a quella sua sensazione lo fece stranamente sentire sollevato.

Alyssa sorrise e lo guardò a lungo, nel più totale silenzio.

Per me non ci sono sfide in gioco, se ci sei di mezzo tu.” disse Elle, facendo fare le capriole al cuore della ragazza. Aveva pronunciato quella parole con la solita freddezza, eppure la ragazza non poté fare a meno di fermare il suo cuore dal battere in quel modo.

Calò un profondo silenzio, dove Elle non si lasciò sfuggire la lentezza con cui il sorriso scomparve dalle labbra della ragazza, per lasciare posto ad un'espressione sorpresa.

Ora dimmi quello che mi devi dire e poi ridammi quel foglio per favore.” disse allora, allungando il braccio per chiedergli di cedergli nuovamente il foglio.

Alyssa abbassò lo sguardo, rendendosi conto di non avere preparato un vero discorso da dirgli. Non c'erano parole per quello che voleva affrontare con lui in quel momento, ma se ne rese conto troppo tardi.

Elle la guardò in attesa di una risposta che sapeva benissimo non sarebbe mai arrivata, almeno non sotto forma di parole. Per paura di affrontare quel momento, allungò il braccio dietro la schiena di Alyssa e riprendersi il foglio, ma la ragazza lo anticipò in una maniera che riuscì lo stesso a sorprenderlo, nonostante lo avesse messo in conto.

Il foglio cadde a terra, mentre Alyssa alzava le mani per prendere il viso di Elle e tirarlo a sé. Posò delicatamente le labbra su quelle di lui, mentre le dita sfioravano gli zigomi di lui. Una vampata di calore le incendiò il viso, mentre le loro labbra continuavano a rimanere posate le une sulle altre nel silenzio di quella stanza.

In quel caso fu Elle il primo a lasciarsi andare, passò una mano tra i corvini capelli di lei e portò con gentilezza il corpo di Alyssa più vicino al suo.

Il bacio si fece man mano più appassionato, le braccia di Alyssa gli circondarono il collo mentre la mano di Elle che non era rimasta tra i capelli di lei, scese sul suo fianco destro in maniera da portarla ancora più vicina a sé.

Ad un certo punto, la ragazza si tirò indietro con la schiena portandosi insieme Elle. Si ritrovò con le spalle al muro, mentre le sue mani iniziarono ad esplorare i capelli del ragazzo.

Il primo dei due che si lasciò andare fu anche il primo che pose fine a tutto: Elle si ritrasse di pochi centimetri dal viso di lei, mentre la ragazza si tese in avanti per riprendergli le labbra tra le sue.

Odio...quando fai così.” le disse Elle, ritrovandosi a non riuscire a distogliere lo sguardo dalla bocca di lei che, lentamente, si allargò in un sorriso.

Perchè non puoi controllarti, lo so.” rispose lei ed era la pura verità: Elle sentiva di non avere più il controllo di sé quando lei gli era così vicino. Le posò le mani sulle spalle, appena vide che Alyssa si era fatta di nuovo più vicina per poterlo baciare ancora.

Ho del lavoro da svolgere.” la freddò con poche e semplici parole, prese da terra il foglio, sgualcito dall'arretrare dei piedi di Alyssa durante il bacio, e ignorò lo sguardo sconvolto di lei.

Lavoro?” ripeté la ragazza quando lo vide darle le spalle. “Ti prego dimmi che non lo stai rifacendo...”

Rifare cosa?” chiese lui, anche se la risposta l'aveva già ben chiara in mente. Si avvicinò alla scrivania e posò il foglio sulla superficie in legno, non si voltò a guardarla perchè sapeva che i suoi occhi verdi erano sbarrati per la sorpresa e probabilmente le sue labbra erano morsicate dai suoi denti. “Ti ricordo che non ho tempo da perdere, non ora che la cattura di Kira è così vicina.”

Allora, quando beccherai Kira, perchè non baci lui?!” esclamò la ragazza furiosa.

Elle si voltò verso di lei, Alyssa si allontanò dalla parete alle sue spalle e avanzò verso di lui. Ma restò abbastanza lontana, quanto bastava per lasciare il volto nascosto nell'oscurità.

La lampada accesa sulla scrivania creava un cerchio di luce tra di loro che sembrava dividerli, Elle ne era completamente illuminato ma Alyssa no.

Lei rise nervosamente e si portò una mano sul viso, scuotendo più volte la testa. “Ok, tanto mi hai fatto sentire più ridicola di quanto non fossi e completiamo l'opera.” disse, fece un passo verso di lui in modo che i suoi occhi fossero visibili alla luce della lampada. Elle socchiuse lo sguardo e lo scorse lungo il bel viso di lei, sentiva che stava per dirle qualcosa che avrebbe avuto paura di sentire.

Alyssa fissò gli occhi in quelli di lui, per un momento pensò di non dire nulla ma qualcosa nel suo petto batteva troppo forte per farla rimanere in silenzio. “Ti amo.” disse solo, pensando che qualsiasi altra parola sarebbe stata superflua in quel caso. Non aveva mai pronunciato prima quelle due parole e sentirle dire dalla sua stessa voce le procurò un'ondata di gioia che difficilmente riuscì a contenere.

Elle avvertì qualcosa scattare in lui, un qualcosa che gli procurava una immensa gioia che, però, non voleva mostrare. Abbassò lo sguardo e non disse nulla, aveva una risposta da dargli ma non riuscì ad esprimerla in parole.

Perchè se l'avesse detta, avrebbe rotto la promessa fatta a sé stesso di proteggerla a qualsiasi costo.

Alyssa rimase pietrificata, quando ottenne come unica risposta a quelle due parole il nulla.

Scosse la testa incredula. “Io ti dico che ti amo e tu resti in silenzio?” insistette e Elle chiuse gli occhi, privandola così anche della loro presenza.

Ne possiamo parlare quando il caso Kira sarà risolto?” Fu quella la risposta che lei ottenne.

Lo fissò incredula, avrebbe preferito ottenere il silenzio piuttosto che quelle stupide parole.

Definirsi delusa, umiliata, incredula era ben poco. Scosse la testa, evitando che le lacrime salissero ai suoi occhi e la umiliassero ancora di più. “Sia che ti dico? Ne ho le scatole piene di questo tuo comportamento. Io non ci sto a farmi trattare in questo modo, come se fossi un robot!” esclamò la ragazza stringendo i pugni, fece un passo verso di lui e lo guardò con rabbia.

Io non vedo solo il detective in te, ma anche quello uomo. E tu dovresti imparare a vedere in me una donna, oltre che la collega che ti porti sempre dietro...” continuò e la sua voce si fece incrinata verso le ultime parole. Elle alzò lo sguardo su di lei, la vide trattenere a stento le lacrime di rabbia e non seppe che cosa dire. “È il detective quello che ti protegge, non l'uomo” le ricordò, parlando dei lati della sua anime che la ragazza aveva diviso poco prima.

Già, mi protegge... e mi uccide.” precisò la ragazza, serrando la mascella e scuotendo la testa. “E io non ci sto più a lasciarmi ammazzare in questo modo da lui.”

Fece un passo verso di lui e si strinse le braccia al petto. “Quando il caso Kira sarà finito, io non ci sarò.” gli disse ed Elle valutò attentamente quella parole sperando che non fossero veritiere. La ragazza ripensò a ciò che le aveva detto Light, odiava ammetterlo ma la stava dando vinta a lui.

Lei perdeva sempre nei loro giochetti mentali. “Ormai la situazione è troppo cambiata per poterla sostenere. E tu non hai bisogno di me quanto io di te.”

Elle non seppe cosa dire, perchè qualsiasi parola non sarebbe riuscita ad essere razionalizzata dalla sua mente. Non con l'immagine di lei che la guardava in quel modo.

Alyssa non riuscì più a trattenersi e gli diede le spalle, uscì dalla stanza e non si chiuse nemmeno al porta dietro di sé.

Elle rimase immobile. Solo allora, mentre stringeva quel foglio tra le mani, pensò che per proteggerla, forse, l'aveva davvero persa.


Mi devi aiutare.”

Alyssa alzò lo sguardo su Misa, erano sul set di una pubblicità e la ragazza indossava un vestito di scena vagamente somigliante a quello che portavano le geishe. La mora era seduta in una posizione poco elegante sulla sedia del regista, con un pugno sotto il mento e le gambe accavallate. Profonde occhiate nere segnavano l'insonnia che l'aveva afflitta la notte prima, colpa del viso di Elle e dei suoi occhi che non la fissavano: un'immagine che si era sempre fatta largo tra i suoi sogni per tutta la notte.

Che vuoi Misa? Se vuoi una cola, vattela a prendere...” le disse e posò lo sguardo alle spalle della bionda, dove alcuni uomini del set stavano allestendo la scena.

Misa seguì lo sguardo della ragazza e sbuffò. “Mi devi aiutare con la faccenda di Higuchi.” ripeté, con un tono tale da attirare l'attenzione della ragazza completamente su di lei.

Alyssa aveva le palpebre degli occhi quasi completamente chiuse mentre la osservava, sembrava come se stesse dormendo in piedi e che non volesse vedere nulla di quello che la circondava.

Ryuzaki si occupa della tua cosa con Higuchi, io sono solo la sua palla al piede, ricordi?” si rese conto solo più tardi di aver manifestato la sua momentanea debolezza a Misa.

Poi si disse che anche un cieco avrebbe capito che era a pezzi, distolse lo sguardo e non se ne preoccupò. Misa si inginocchiò di fronte a lei, le posò i gomiti sulle ginocchia e la guardò come se volesse spronarla a reagire. “Sei tu che ti senti una palla al piede, nessuno te lo ha mai detto questo.” le disse, sembrava una madre che stesse parlando con la sua triste bambina. “Hai sempre dimostrato di non esserlo.”

Ti prego non psicoanalizzarmi anche tu perchè non lo sopporterei.” la rimproverò Alyssa, abbassando lo sguardo e continuando a parlare in flebili sussurri, il solo sentire la propria voce la faceva sentire male.

Misa sospirò. “Senti, perchè non fai quello che fai sempre e cioè combattere? Ora non so cosa ti sia successo...ma non puoi buttarti giù! Ho un piano per beccare Higuchi con le mani nel sacco ma ho bisogno del tuo aiuto! E la tua occasione per avere la rivincita su tutto, no?” le disse, le prese una mano tra le sue e la guardò con un'espressione seria che non era mai apparsa sul suo viso perfetto.

Alyssa inarcò le sopracciglia confusa di fronte a quello che sembrava uno strano cambiamento in Misa: come era successo con Light, sembrava che anche in lei qualcosa fosse mutato. Ma capire cosa era impossibile. Prese un lungo respiro e pensò che, forse, l'idea della bionda non era una cattiva cosa: tanto aveva deciso di ribellarsi ad Elle una volta per tutte, ma starsene lì seduta e con lo sguardo perso nel vuoto non sarebbe servito a nulla.

Incredibile che a spronarla fosse stata proprio Misa.

E va bene...cosa vuoi che faccia?” disse e la sua voce tornò quasi forte come quella che aveva sempre avuto.


Il piano di Misa era stupido in apparenza ma efficace.

Alyssa attese per tutto il tempo dentro la propria auto, mentre osservava la bionda attendere sul marciapiede, nel punto in cui si sarebbe dovuta incontrare con Higuchi. Misa gli aveva dato appuntamento vicino all'ospedale, aveva indossato un abito molto provocante, puntando sul fatto che lo avrebbe distratto di più. Alyssa invece doveva limitarsi a seguire i due con la sua auto, in caso che Higuchi avesse fatto del male alla bionda, quest'ultima poi aveva intenzione di registrare la sua conversazione con l'uomo attraverso il suo cellulare.

Avrebbe preferito poter ascoltare anche lei la loro conversazione ma se avesse provato a prendere dei microfoni o delle microspie senza il consenso di Elle, si sarebbe fatta scoprire.

E lui non gli avrebbe permesso una cosa simile.

Quando cavolo arriva?” si chiese nervosamente, mentre le mani sudate stringevano il volante.

Pochi secondi dopo, vide una decapottabile rossa sfrecciare a tutta velocità accanto alla sua auto e fermarsi con una sgommata davanti a Misa che si finse estasiata alla vista di quel veicolo molto costoso.

E Higuchi era visibilmente compiaciuto da quello sguardo.

Patetico...” sussurrò Alyssa, mentre affilava lo sguardo per osservare Misa salire in auto, saltando dentro il veicolo con un agile salto sopra lo sportello.

Vide i due parlottare tra loro, mentre Misa si infilava la cintura di sicurezza. Era certa che Higuchi stesse facendo degli apprezzamenti sul vestito di Misa, era così scontato e disgustoso quell'uomo da farle venire i brividi. Poi l'auto sfrecciò velocemente lungo la strada, Alyssa dovette seguirli a distanza sostenuta ma non troppo: quella fiamma rossa percorreva la strada ad una velocità incredibile, tanto che rischiò di perderla di vista più di una volta.

Ah...ma qui dovrebbero sequestrarti anche la patente. Altro che Kira...” si disse con un sorriso sulle labbra, mentre osservava le teste di Misa e di Higuchi che si muovevano nel vento. Il sole stava tramontando, Alyssa lo riuscì a scorgere all'orizzonte mentre colorava il cielo di sfumature rosee e arancioni che si mescolavano alle nuvole che viaggiavano davanti a lui.

Raggiunsero la statale e stare dietro ad Higuchi fu pressoché difficile: l'uomo faceva a zig e zag tra il traffico intenso sulla strada, con velocità e una maestria unica al volante. Alyssa deglutì, quando si rese conto che li stava perdendo di vista, imprecò e batté un pugno sul volante.

Come se non bastasse ci si mise anche il semaforo, che scattò sul rosso appena lei giunse di fronte ad esso, e il cellulare che iniziò a squillare ripetutamente. Alyssa abbassò lo sguardo sul sedile accanto al suo dove vi era posato e lesse la scritta “numero sconosciuto” con freddezza.

Elle doveva essersi accorto che erano in nettissimo ritardo.

Tornò a guardare la strada e lo lasciò suonare, malgrado quella maledetta musichetta le stesse facendo venire i nervi. Con lo sguardo cercò l'auto di Higuchi che stava superando un incrocio poco oltre il semaforo, lo vide sfrecciare via e farsi più lontano.

Allora lei guardò il suo semaforo, attendendo con ansia che si accendesse la luce verde. Appena quella apparì, ponendo fine a tutte le sue ansie, partì a tutta velocità e superò una piccola auto davanti a sé, guidata da un uomo molto anziano, e sfrecciò a tutta velocità.

Il cellulare continuava a squillare, per poi arrestarsi improvvisamente per sollievo della ragazza.

Superò altre auto sempre sempre troppo velocemente, troppo per accorgersi del camion che stava venendole incontro dall'altra parte dell'incrocio.

Senza nemmeno rendersene conto, sentì un violento colpo sul suo fianco dell'auto.

Il vetro del finestrino si frantumò in mille piccole schegge mentre tutto iniziò a girare.

Avvertì diversi dolori in tutto il corpo, mentre il mondo vorticava velocemente davanti a lei.

Non ebbe nemmeno il tempo di urlare, di dire qualcosa o almeno di riconoscere che, probabilmente, quello che stava esalando era il suo ultimo respiro.

La sua auto finì violentemente sulla banchina della strada, l'ultima cosa che vide fu il mondo a testa in giù.

Poi il nulla.


Che cosa vuoi?”

Alyssa si fermò di colpo, il piccolo Elle rimase accovacciato sulla sedia della sua piccola e umile stanza, arredata unicamente da quella sedia e da un letto singolo posto contro la parete. Non aveva chiesto di più, sembrava essersi accontentato di avere quel poco per sé, come se sapesse che nulla avrebbe colmato la profonda tristezza che provava.

Aveva un occhio nero, aveva di nuovo fatto a pugni con uno dei bulletti che lo infastidivano e, come sempre, Alyssa si era presentata in silenzio nella sua camera con in mano una piccola brioche che aveva rubato dalla dispensa. Sapeva che gli piacevano molto i dolci, lo aveva visto mentre li mangiava e le era sembrato così deliziato da apparire anche meno triste.

Lui prendeva sempre quelle brioche nel più totale silenzio che li accompagnava quando erano insieme. Ma quel giorno parve non sopportare la presenza di quella bambina nella sua stanza, lei rimase in piedi accanto a lui e con in mano il suo dono sperando di portargli un po' di serenità.

Non voglio lasciarti solo.” rispose semplicemente, pronunciando l'ultima parola come se fosse una blasfemia, una bestemmia che nessuna bocca dovrebbe pronunciare.

Ma io voglio stare solo.” ribatté lui, guardandola con la coda dell'occhio e rimanendo seduto in quella posizione.

Alyssa però sapeva che il ragazzino non voleva davvero rimanere da solo, credeva di poter sfogare così il suo dolore, trafiggendo con le sue sole forze le barriere che circondavano il suo cuore e la sua mente, ma non poteva riuscirci. E lo sapeva.

Si fece più vicina a lui e continuò a tenere la brioche impacchettata tra le mani. “La solitudine è una cosa troppo grande per noi.” disse con voce flebile ed Elle si voltò lentamente verso di lei, scrutandola con una freddezza tale da farla un attimo ammutolire.

Le pallide gote di lei si tinsero di un rosso intenso. “Io sono troppo piccola e non conosco molto della vita. Ma mi hanno insegnato che certe cose si devono affrontare in due per poterle capire, sconfiggere o per potersi semplicemente arrendere senza soccombere. E la solitudine è tra queste.”

Elle rimase stupito dal suo modo di parlare, sembrava che non fosse solo una bambina di cinque anni ma un'adulta rinchiusa in un piccolo corpicino che non poteva contenere la sua anima troppo grande.

Abbassò lo sguardo sulle scarpette di lei e lasciò che la sua mente si concentrasse su quelle parole da lei appena pronunciate. “Anche i miei genitori mi hanno sempre promesso che saremmo stati insieme per sempre. Ma non l'hanno fatto...perchè tu dovresti allora, che nemmeno mi conosci?”

Alyssa scosse la testa e un sorrisetto apparve sulle sue labbra. “La tua mamma e il tuo papà sono stati portati via dalla vita, è diverso.” precisò, sapeva bene cosa significava essere abbandonati perchè era quello che sua madre aveva fatto con lei.

Lei non era morta, aveva deciso spontaneamente di lasciarla sola.

Se n'era andata, rifiutando di riconoscere il piccolo fagotto che aveva messo al mondo e decidendo di non prendere mai parte alla sua vita.

Poi non è vero che non ti conosco. Conosco il tuo dolore e questo mi rende vicina a te.” disse ancora timidamente ed Elle giurò di non averla mai sentita parlare così, anzi era certo di non averla mai sentita parlare proprio.

E stranamente le sue parole gli furono di lieve conforto.

La guardò in quei teneri occhi verdi che aveva e si chiese se sarebbero rimasti tali una volta cresciuta. Sapeva che nel tempo si cambiava ma sarebbe stato un peccato se quei piccoli gioielli avessero perso quella bellezza.

Perchè hai scelto me per sconfiggere la tua solitudine?” le chiese, non l'aveva vista molto in sintonia con gli altri bambini. Anzi, se ne stava sempre attaccata alle gambe di Wammy, come se volesse con lui pararsi dal mondo che la circondava.

Eppure a lui si era avvicinato quasi subito e senza timidezza.

Alyssa alzò le spalle. “Non lo so. Ma ho aspettato a lungo...prima di trovarti. Quando ti ho visto per la prima volta, ho sentito come se tu potessi essere l'unico in grado di....” si bloccò di nuovo, quella semplice parola non riuscì a varcare la barriera della sua voce.

In grado di?” ripeté Elle, confuso da quella improvvisa interruzione.

La bambina sorrise. “Di proteggermi. Di aiutarmi ad affrontare il mondo.” rispose e i suoi occhi sorrisero con le sue labbra.

Il bambino rimase abbagliato dalla bellezza di quella innocenza e sentì qualcosa scattare in lui, come se quelle parole avessero rievocato in lui il ricordo del loro primo incontro.

E si rese conto di aver percepito anche lui quella sensazione.

Restò un attimo in silenzio, voleva davvero proteggere quell'essere così piccolo dal mondo.

Promettimi che non mi lascerai mai solo. Io farò la stessa promessa con te.” le disse, sempre con freddezza.

La bambina sorrise di nuovo e gli posò con decisione una mano sul ginocchio. “Te lo prometto.” disse. “Non ti lascerò mai solo.”


Ciao a tutti! :)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! (anche se sono certa che qualcuno vorrà spararmi dopo questo finale!)

E scusate se è troppo lungo, il prossimo sarà decisamente più corto!

Alyssa e la fortuna sono sempre state molto amiche, come avete notato, e credo che in questo capitolo si noti più che negli altri! XD

Spero che anche i flashback vi siano piaciuti, li ho riportati all'inizio e alla fine di questo capitolo per mettere in risalto la brutta situazione in cui si è trovata Alyssa e che potrebbe rompere la promessa fatta da lei ad L....

E ora passo ai ringraziamenti: ringrazio chi legge questa storia in silenzio e chi recensisce, i vostri commenti mi aiutano ad andare avanti con questa fanfic e a farmi capire in cosa devo migliorarmi!

Ringrazio anche coloro che hanno inserito questa storia tra le seguite, preferite e ricordate!

Alla prossima!

Buon fine settimana a tutti voi! ^^







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Capitolo 15
*** In The White Light ***


    -In The White Light-

    Più dolce sarebbe la morte se il mio ultimo sguardo avesse come orizzonte il tuo volto.

    E se così fosse, mille volte vorrei nascere per mille volte ancor morire.

    William Shakespeare

Siamo spiacenti, il numero da lei chiamato non è al momento ragg...”

Elle chiuse il telefono e lo posò sulla superficie davanti a sé. Il suo sguardo tornò a concentrarsi sugli schermi dei monitor accesi di fronte a lui, mentre ordinava alla sua mente di non arrabbiarsi con Alyssa.

Non ti ha ancora risposto? Anche Misa non risponde al suo telefono...” disse Light dall'altra parte della stanza mentre usava il telefono fisso sulla scrivania.

Volse il suo sguardo verso il detective e analizzò il suo profilo: come al solito era freddo e impassibile, ma c'era qualcosa di diverso nel suo sguardo, come se l'ombra della preoccupazione avesse velato i suoi occhi scuri.

Elle non rispose, guardò di nuovo il cellulare vicino al suo computer e pensò che Alyssa non avrebbe mai spento il cellulare durante l'orario di lavoro. Anche se era infuriata con tutti, non avrebbe mai compiuto una mancanza simile per fargli un dispetto.

Poi si sentiva strano.

Aveva avvertito una specie di dolore al petto poco prima e che stava ancora perdurando fastidiosamente.

E non gli dava tregua.

Si portò la mano sopra di esso, chiedendosi perchè avvertisse quello strana e grave sensazione pesare su di sé.

Lo definì come un brutto presentimento, anche se non aveva mai creduto in niente del genere.

Gli sembrava di sentire come se fosse successo qualcosa di terribile.

Riprese il telefono e digitò nuovamente il numero di Alyssa. Si ritrovò ad essere arrabbiato con lei, ma solo perchè la voleva vedere rientrare subito da quella porta e soffocare l'angoscia che si era creata dentro di lui.

Quel peso sul suo petto si fece più pressante, quando la voce registrata annunciava di nuovo che il numero non era raggiungibile. Prese un lungo respiro e lasciò di nuovo il telefono davanti a sé.

Che si stesse costruendo solo delle paranoie? Non era da lui, farsi dei complessi basati sul nulla era un tipico comportamento che mal sopportava e che non gli era mai appartenuto.

Forse stanno tornando..” disse Light, abbassando la cornetta del telefono e avvicinandosi poi ad Elle. Si sedette sulla sedia girevole poco distante da lui e la catena dell manette cadde fragorosamente a terra. In quel momento entrò Watari, con un carrello dove aveva posato dei biscotti e delle tazze di thé, da offrire ai due ragazzi e ai poliziotti che stavano invece seduti sui divani lontani dai monitor e stavano analizzando dei fogli che Elle aveva loro ordinato di studiare con attenzione.

La voce di Matsuda ogni tanto rompeva il silenzio mentre se la prendeva con Aizawa per i suoi continui rimproveri, Soichiro Yagami invece guardava ogni tanto verso il figlio e il detective con preoccupazione.

Bevete un po' di thé.” disse loro Watari, indicando gentilmente le tazze di porcellana sul suo carrello. Elle sentì davvero il bisogno di abusare di quei biscotti, sperò così di alleggerire il suo petto da quello strano peso inspiegabile che ancora sentiva premere sul suo cuore.

Si girò rapidamente sulla sua poltrona, in modo da ritrovarsi di fronte il carrello di Watari e

si accorse che l'uomo aveva preparato anche quella di Alyssa.

Stonava con il resto del servizio di tazze che l'uomo aveva preparato: rappresentava una faccia blu sorridente, con una scritta in cinese che significava “Buongiorno!” e che metteva allegria al solo sguardo.

Proprio come lei.

Il fatto che fosse là, di fronte a lui, lo risollevava un po' da quella inquietudine che lo stava consumando dentro.

Oh ne avevo proprio bisogno!” esclamò Matsuda, alzandosi in piedi insieme ai suoi colleghi e Aizawa lo rimproverò di non aver fatto proprio nulla di esorbitante per meritarsi una pausa.

Elle lanciò un'occhiata al cellulare dietro di sé e pensò che forse si stava facendo davvero dei problemi inutili, intanto squillò quello di Light che si era alzato in piedi per avvicinarsi a Watari.

Il detective lo guardò mentre dava loro le spalle per parlare con qualcuno, probabilmente con Misa e la cosa bastò a tranquillizzarlo ulteriormente.

Allungò il braccio per raggiungere i biscotti posti vicino alle tazze...

Non seppe come, ma successe.

Urtò involontariamente la tazza di Alyssa e il tempo parve fermarsi.

Il thé che si trovava all'interno si infranse sul pavimento, la tazza sembrò rimanere sospesa nell'aria prima che l'impatto la distruggesse in diversi frammenti. Il sorriso allegro su di essa scomparve, venne spezzato in varie piccole forme che si sparpagliarono sopra la pozza di thé.

Calò qualche attimo di silenzio, mentre Elle fissava intensamente ciò che restava di quell'oggetto.

Watari si chinò per pulire con un panno che aveva con sé, sostenendo che non fosse successo nulla.

Ma non poteva essere nulla.

Non poteva essere che quell'avvenimento potesse essere spiegato razionalmente con il termine incidente. Non con quello che gli stava succedendo dentro da pochi minuti a quella parte, era come se il cuore pulsasse più lentamente e che ogni suo battito si scontrasse con la gabbia toracica che avrebbe dovuto contenerlo.

Light chiuse di colpo il telefono e si voltò verso di loro, Elle si ritrovò ad alzare lo sguardo su di lui.

Riconobbe l'angoscia sui tratti delicati del suo viso, un'espressione che non aveva mai visto prima di allora e che lo colpì talmente tanto da allontanarlo da tutto ciò che lo circondava.

Capì allora che non si stava sbagliando.

Era Misa.” disse loro, la sua voce tremante portò l'attenzione di tutti sul suo viso. Prendeva dei lunghi respiri, come per trovare coraggio nell'ossigeno di quella stanza. “È...successa una cosa grave..”

Rivolse il suo sguardo poi su Elle, che avvertì quel peso sul suo petto trasformarsi in un qualcosa di tagliente e penetrante, qualcosa che smetteva di premere sul suo cuore ma che aveva iniziato a farlo sanguinare.

Alyssa...


Una lunga serie di luci bianche si susseguirono rapidamente davanti ai suoi occhi.

Le sembrava di essere leggerissima, come una piuma sollevata nel vento.

Il suo corpo era come dissolto nell'aria e sentiva di non avere più una forma e un peso, era come se la sua anima si fosse liberata dalla sua gabbia di carne e stesse librandosi verso quelle bellissime luci.

Socchiuse le palpebre, quando udì delle voci che sembravano lontane ma di qualcuno che era troppo vicino a lei.

Improvvisamente le sembrò di avvertire un grosso peso sul suo corpo, come se un macigno fosse piombato su di lei e le stesse schiacciando gli arti.

Il dolore si faceva intenso per brevi ma intensi tratti che volevano farla gridare, ma poi scompariva di nuovo quando tutti i suoi pensieri parvero annullarsi.

Resisti, piccola. Ce la farai.”

L'irrealtà di quelle luci bianche mutò, affilò ancora di più lo sguardo e riconobbe in loro qualcosa di artificiale. Non erano naturali, erano solo abbaglianti luci al neon che si rincorrevano davanti al suo sguardo.

Volse la testa da un lato, qualcosa premuto sulla sua bocca parve obbligarla a respirare. Scorse diverse figure accanto a lei e non ne riconobbe nessuna, parlavano ma le loro parole sembravano dileguarsi nel silenzio mentre il dolore tornava a farsi sentire.

Si accorse allora che si stava muovendo con loro, anzi erano proprio loro che la stavano trasportando su qualcosa di morbido, ma che sembrava lo stesso un letto di spine per la sua schiena.

Ordinò alla propria mano di alzarsi, ma non trovò il suo braccio. Le parve di non sentirlo nemmeno attaccato al resto del suo corpo.

Perchè non aveva più un corpo. E se così era, voleva dire che era arrivata alla fine.

Cercò l'aria con tutta sé stessa, ma quella ricerca le procurò solo un forte dolore al petto. Non lo sopportava, ma voleva dire che la sua anima era ancora incatenata alla sua prigione di sangue e che la sua vita non era ancora giunta al termine.

Gettò la testa all'indietro, non voleva entrare nella luce bianca.

Aveva tante cose da fare prima di lasciare quel mondo.

Prima che le sue labbra lasciassero spazio al loro ultimo respiro.

Prima di ascoltare l'ultimo battito del proprio cuore.

Le lacrime le salirono agli occhi quando provò a gridare, la voce le si smorzò in gola e quell'urlo parve annullarsi nel dolore che la stava stringendo a sé.

Un nome. Concedimi almeno di pronunciare un nome.”

Riconobbe la sua voce, che nessuno però poté sentire se non la sua mente.

Non voleva morire, non era giusto. Era troppo giovane e non aveva ancora sperimentato a fondo la vita, non l'aveva conosciuta così bene per dirsi soddisfatta e lasciarla andare per sempre.

Aveva molti sogni da raggiungere, molti rimpianti da cancellare, molti sorrisi da concedere alle sue labbra, molti pianti da regalare ai suoi occhi...

Ma se proprio era stato deciso, se proprio doveva lasciare quella terra prima del tempo dovuto, pregò di rivederlo almeno un'ultima volta.

Non credeva nella religione, ma doveva per forza esserci un luogo da raggiungere dopo la morte.

Anche se quel luogo si chiamava nulla, lei non poteva permettersi di andarsene senza aver impresso nella sua mente il viso della persona che aveva amato più al mondo.

Si arrese alle lacrime, quelle scesero pesanti sulle sue guance, segnandole il viso con delle lunghe strisce di fuoco che valevano come sale sulle ferite.

Tornò a guardare quelle luci bianche che si susseguirono troppo velocemente e si ritrovò a percorrere le tappe della sua vita.

Le sembrò di rivedere il volto di Wammy, quello era un ricordo immediatamente successivo alla sua nascita e che era rimasto assopito dentro la sua mente per tutti quegli anni.

La morte che sembrava così vicina in quel momento, lo riportò a galla in un oceano di ricordi perduti e poi ritrovati.

Le sembrò di sentire ancora le braccia di Wammy che la stringevano con delicatezza, come per regalare un bellissimo inizio a quella che sarebbe stata poi definita la sua vita.

Sei un essere speciale , piccola mia, ed io avrò cura di te.

Erano quelle le parole che riconobbe negli occhi blu dell'uomo, mentre le regalava il primo sorriso della sua esistenza.

Le riaffiorò alla mente anche un altro ricordo che la sua mente aveva perduto nel tempo: rivide sé stessa sola, sopra un'altalena nel cortile del suo istituto mentre guardava un'altra bambina fuori dal cancello del giardino, mentre stringeva la mano della sua mamma e la guardava sorridente.

Alyssa, la sua mamma, non l'aveva mai vista.

Era uno dei suoi sogni poterla incontrare, anche solo una volta per guardarla negli occhi e chiederle perchè non le avesse voluto abbastanza bene da prendere parte alla sua vita.

Aveva sempre desiderato pronunciare la frase “ti voglio bene, mamma”, ma questo non le era mai stato concesso e nemmeno la morte che aleggiava sul suo essere parve volerglielo consentire.

I ricordi successivi furono tutti legati a lui.

Da quando lo aveva incontrato in quella fredda notte inglese, non c'era stato un momento in cui non fosse stato presente. Quando gli aveva preso la mano per la prima volta, aveva capito da subito che era lui, quel bambino, la persona che cercava da sempre.

Era proprio quella creatura piccola come lei, colei che le avrebbe mostrato i colori della vita.

E non si sbagliava: fiducia, amicizia, amore, erano tutte gioie che lui le aveva insegnato e che lei aveva sperimentato sulla sua pelle.

Un singhiozzo uscì dalle sue labbra. “Elle...” sussurrò lentamente quel nome, mentre un'altra lacrima scorreva lungo la sua guancia, sentì quel movimento sulla sua pelle e pensò che non lo avrebbe mai dimenticato.

Quanto avrebbe voluto disegnare sull'ultima pagina della sua vita, l'immagine del suo viso.

Le palpebre si fecero pesanti, quelle bianche luci si unirono in un unico bagliore che le colpì gli occhi. Comprese allora che l'epilogo della sua vita sarebbe stata segnata da una pagina bianca.

Poi il buio.


Ti ho detto di no!”

È per i capelli rosa? Guarda che me li tingo, non c'è problema!”

Elle si voltò verso di lei, Alyssa si fermò di colpo davanti a lui e si ritrasse per non scontarsi con il suo corpo. “Non è solo per i capelli rosa, Aly. È anche per i piercing, per i tuoi abiti poco ordinari...e per il fatto che non voglio.” precisò Elle, portandosi le mani dentro le tasche dei jeans e restando fermo davanti a lei lungo il corridoio.

Le pareti non erano più come le ricordava, era state ridipinte di un color ocra che trovò fastidioso per gli occhi. L'unica cosa che non era mutata era la sua vecchia camera, che si trovava chiusa in fondo a quel lungo corridoio, uno dei tanti della Wammy's House.

La sedicenne Alyssa si portò le mani sui fianchi e storse la bocca in un modo che solo lei sapeva fare. “Tesoro mio, in quanto a stranezza tu non puoi proprio dire nulla.” disse e lo squadrò dalla testa ai piedi.

Elle fece lo stesso con lei, osservò la sua t-shirt e i suoi pantaloni neri. I capelli erano a caschetto e di un rosa chiarissimo, che nemmeno una persona miope avrebbe potuto non notare, sul labbro superiore pendeva un vistoso piercing a forma circolare, battuto in grandezza da quello che aveva sulla lingua.

Elle non riusciva a credere che si fosse rovinata il viso in quel modo, solo per mostrare la sua ribellione alla società. Alyssa era brava nel compiere quei colpi di testa, solo per soddisfare i suoi capricci e per mostrarsi diversa da tutti gli altri.

Ma non servivano marchi di riconoscimento, lei lo era anche senza.

E comunque...perchè non vuoi che lavori con te!? chiese poi la ragazza, spalancando le braccia. “Insomma, non sono un genio, ma posso esserti d'aiuto più di molte altre persone. Ricordi la promessa? Io voglio mantenerla.”

La voglio mantenere anche io.” precisò Elle, si zittì per un attimo quando scorse alcuni bambini svoltare l'angolo del corridoio e superarli rapidamente.

Alyssa sorrise e accarezzò la testa di uno di loro con dolcezza, tanto che quell'immagine lo colpì parecchio.

Ma, dopo quello che è successo con William, dubito che tu possa lavorare con me con la serenità necessaria.” concluse, dopo un lungo attimo di silenzio.

A quel nome, il volto della ragazza s'incupì. Lo vide farsi serio e trasformarsi in una maschera di angoscia, dovuto a ricordi che non facevano propriamente parte del passato, visto che si riflettevano anche nel presente.

Bastava una sola parola, un solo nome per riportarli a galla e renderli parte della realtà presente.

Elle provò a rimediare, ma l'amica glielo impedì. “Io voglio seguirti.” gli disse solo, facendosi seria. “Ma non voglio farlo in vesti di cuoca, di badante o di mocciosa con cui giocare a monopoli quando hai tempo libero! Io voglio aiutarti, lo voglio davvero.”

Elle aveva un attimo sorriso quando la ragazza aveva citato il gioco del monopoli, alzò lo sguardo su di lei e studiò a lungo il suo volto tremendamente determinato.

Aveva alzato le sopracciglia e il ragazzo pensò che se avesse posto un piercing anche su di esse rovinando così la bellezza di quello sguardo, non l'avrebbe mai perdonata.

La vita che faccio non è facile: ti priva di libertà, di scegliere e ti costringe a mettere da parte tutto per sacrificarti al lavoro. Vuoi davvero seguire le orme di una vita simile?” le chiese.

Si aspettò di vederla tentennare nel analizzare le prospettiva di quella vita a cui aveva deciso di prendere parte.

Ma non fu così.

Alyssa restò ferma nella sua convinzione, allungò le mani verso di lui e gliele prese.

Come facevano da piccoli, quando lei lo costringeva a fare il girotondo insieme. Ma in quel momento era lei che voleva gettarsi nel suo girotondo, decidendo di prendere parte alla sua vita.

Tu mi hai detto che sei la giustizia, una volta.” gli ricordò, facendo riferimento a quando era andato a trovarla in ospedale dopo l'aggressione di William. “Quel discorso non l'ho mai dimenticato, mi ha accompagnato per tutti questi anni e mi ha aiutato ad affrontare il fantasma di William. Quelle parole mi hanno accompagnata anche quando sono andata a trovare Judith al cimitero. Più leggevo il suo nome, più pensavo che volessi essere anche io parte della giustizia.”

Elle ascoltò le sue parole con attenzione, mentre le loro mani erano ancora strette. La ragazza ogni tanto le stringeva di più, mentre pronunciava i nomi dei protagonisti della sua tragedia.

Non devono esserci più inizi come quello di William e fini come quella di Judith...e penso che non sia giusto che tu voglia impedirmi di decidere della mia vita...non credi?”

Alyssa concluse ,con quel chiaro tentativo di farlo sentire in colpa, il suo discorso.

In apparenza poteva sembrare una ragazza come tutte le altre, forse troppo esuberante, ma come tutte le altre. Invece aveva una sensibilità e una forza d'animo che la portava ad essere davvero più grande degli altri.

Anche lei era fuori dall'ordinario e il fatto che non lo sapesse, sottolineava ancora di più il pensiero del detective.

Elle pensò alle sue parole e se la immaginò al suo fianco mentre lavorava con lui in nome della giustizia. Non poteva scegliere alleata migliore, ma poteva essere così egoista da privarla di avere una vita normale? La guardò negli occhi, Alyssa lo guardava intensamente e facendogli capire che ormai aveva preso lei quella scelta.

Abbozzò un sorriso e le lasciò le mani. “Tu l'hai presa proprio a cuore quella promessa, non credi di esagerare?” le chiese.

Alyssa rise e alzò le spalle. “Io le promesse le mantengo sempre e nei migliori dei modi.” rispose, portandosi le mani sui fianchi. “Non ti libererai di me così facilmente.”


Non vorrai rompere la promessa?

Elle non riusciva a credere di trovarsi di nuovo in una situazione del genere. Ripercorse con la mente degli avvenimenti del suo passato, legati a quelle pareti ospedaliere che tanto aveva odiato. Ricordare era una cosa che odiava fare in quei casi, perchè quei demoni maledetti che si facevano largo nella sua mente, lo addoloravano solamente.

Il ricordo della felicità non era più felicità, il ricordo del dolore era ancora dolore.

Quando ricordava della sua infanzia con Alyssa, ai giochi che aveva passato con lei, ai sorrisi che aveva condiviso con lei, provava solo un senso di nostalgia per quella gioia ormai appassita e che sarebbe rimasta solo un ricordo.

Quando invece ricordava la morte dei suoi genitori, l'aggressione di Alyssa e i suoi occhi spenti mentre la sua bocca si sforzava di sorridergli dicendogli che credeva in lui, sentiva un atroce dolore al petto che lo riportava a vivere con lo stesso intenso dolore quegli attimi.

Alzò la testa e fissò la luce bianca della lampada al neon che brillava fuori dalla cabina del bagno e che si rifletteva sul soffitto color panna. Pensò che anche Alyssa, probabilmente, doveva essere in balia di una luce simile, aveva sentito dire che la si vedeva sempre quando si varcava la soglia tra la vita e la morte.

Morte.

No, lui voleva pensare alla vita di Alyssa, a tutti i momenti che aveva condiviso con lei, ma nel farlo si sentì morire lui stesso. Perchè non conosceva il futuro di Alyssa, se l'era immaginato molto spesso perchè lo vedeva simile al suo per certi versi, ma in quel momento, mentre si portava una mano sugli occhi e restava con la schiena sulla ruvida parete del bagno, vide solo una serie di immagine ripercorse a ritroso, come se la vita di Alyssa fosse diventata un film il cui finale era appena stato cancellato.

Lei non poteva morire.

Quando aveva sentito il dottore dire loro che la stavano operando di urgenza e che le sue condizioni erano gravi, lui si era davvero sentito morire. Prese dei lunghi respiri e ritrovò il ricordo di sé stesso che, in balia di quella che doveva essere la disperazione, pochi minuti prima si diresse in quel bagno per restare solo.

Lei non doveva morire.

Tirò un pugno sulla parete, avvertì un intenso dolore alle nocche delle mani ma quello non servì a sopportare la pena che portava dentro. Avrebbe voluto colpire quella parete fino a rompersi la mano pur di sconfiggere quel mostro che lo stava divorando dentro sempre di più.

Lei non poteva abbandonarlo, glielo aveva promesso.

Smise di cercare dolore sulla parete e si portò la mano, ormai completamente rossa, sopra gli occhi. Alzò la testa verso l'alto e mise da parte tutte le sue convinzioni, dove non poteva esserci nessuno oltre quel cielo che ascoltasse le preghiere di tutti i piccoli esseri umani.

In quel momento però, Elle decise di credervi, perchè la ragione lo avrebbe solo portato a credere che avrebbe perso per sempre lei. Aveva bisogno di sperare che ci fosse giustizia anche in una vita ultraterrena e che qualcuno concedesse ad Alyssa di mandare avanti la sua vita, di mantenere quella promessa.

Se ci sei, se esisti, se ascolti...ti prego non portarmela via.” ascoltò il sussurro della propria voce, flebile come non era mai stata prima. “Se sei giusto, se se magnanimo come tutti sostengono, non puoi portarmela via. Lei deve vivere. Se la porti con te, saranno anche altre persone a morire.”

Penso a lui. Penso a Watari.

Quest'ultimo si mostrò visibilmente distrutto alla notizia dell'incidente di Alyssa, l'ultima immagine che aveva di lui era seduto su una sedia in sala d'aspetto, con il volto tra le mani e un evidente dolore che si impadroniva nel più profondo di lui. Era stato il primo a prendere in braccio Alyssa appena nata, l'aveva stretta a sé e le aveva promesso che l'avrebbe difesa per sempre. Non era giusto che quelle braccia che l'avevano accolta alla nascita, dovessero accoglierla così presto anche nella morte.

Per Elle poi, il primo incontro con Alyssa era ancora vivo nella sua mente, quando lei lo prese per mano e lo condusse verso quella che sarebbe stata la loro vita insieme.

Se quello doveva essere l'epilogo di tutto, qualcuno lassù non poteva permettergli di prendere un'ultima volta quella mano?

Si sedette sul pavimento, quando decise di non voler pensare più a nulla.

Ogni parola che la sua mente gli dettava, valeva quanto una pugnalata in pieno petto.

Decise di rimanere là, nella speranza che le sue preghiere da persona non credente venissero comunque accolte.


Dov'è Ryuzaki?”

Light guardò in fondo al corridoio della sala d'aspetto, ma non lo vide rientrare.

Misa, disperata e in lacrime, rimase con la testa adagiata sopra la spalla di lui. Si stava torturano le labbra con la mano, aveva quell'espressione sul viso da quando erano giunti di corsa in ospedale dopo la sua chiamata. La bionda si accusò di essere colpevole di quello che era successo alla povera Alyssa, l'aveva coinvolta in un piano per smascherare Higuchi e si disse che, se non l'avesse mai fatto, lei a quell'ora sarebbe stata sana e salva.

Le parole di conforto di Light e del sovrintendente valsero a poco, Misa sembrava davvero distrutta.

Nessuno poi ebbe il coraggio di chiedere nulla riguardo l'andamento di quel piano.

In quel momento importava poco.

Matsuda e Aizawa rimasero al quartier generale per tenere d'occhio la situazione, ma il primo riempì la casella vocale del sovrintendente di messaggi per sapere delle condizioni di Alyssa.

Watari era invece seduto in una sedia di fronte a Light, il suo era il tipico sguardo di un padre che non poteva fare nulla per salvare la figlia che giaceva tra la vita e la morte.

Restò sorpreso dalla forza d'animo di quell'uomo e di Elle, entrambi non piangevano perchè attraverso le lacrime tutta la speranza sarebbe scivolata via dal corpo e dall'anima.

Non lo so, forse sta prendendo aria...” rispose il sovrintendente guardandosi alle spalle, mentre camminava avanti e indietro tra loro.

Light restò con le mani tra le ginocchia, mentre Misa lasciò ancora la testa sopra la sua spalla. L'odore di medicinali era insostenibile, ricolmava completamente l'aria di quello stretto corridoio e sembrava che racchiudesse in sé la morte che aveva accompagnato diverse anime tra quelle mura.

Tutti sperarono che Alyssa non sarebbe stata una di quelle anime.

Quanto era passato dal loro arrivo? Light alzò lo sguardo sull'orologio e si accorse che erano lì da ore. Era notte fonda, eppure il sonno e la stanchezza non si erano posate su nessuno di loro.

Il dottore!” esclamò Soichiro, a quelle parole balzarono tutti in piedi come delle molle, mentre guardavano il piccolo uomo in camice bianco avvicinarsi rapidamente a loro.

Watari fu il primo ad alzarsi e si avvicinò al medico, prima che lui li raggiungesse.

Come sta? Sta bene?” chiese, quel timbro così gentile e docile era leggermente incrinato nel dolore. Sembrava un lamento angosciante, di una persona che aveva paura di ottenere una risposta.

Il medico sospirò, si strinse una cartella clinica al petto e si tolse gli occhiali. Quei gesti durarono pochi secondi che valsero un'eternità, resero la risposta a quella domanda troppo distante da loro.

Ma dov'era Elle? Light si guardò di nuovo indietro e non lo vide da nessuna parte.

La ragazza non è più in pericolo di vita, l'abbiamo curata giusto in tempo prima che fosse troppo tardi.” rispose il dottore e l'aria tornò improvvisamente respirabile, come se fino ad allora non ci fosse stato abbastanza ossigeno per tutti. Watari sorrise debolmente, il suo anziano viso riprese un po' di colorito e i suoi occhi azzurri sembrarono riaccendersi di una nuova luce. “Ha però una spalla lussata, una mano rotta e un lieve trauma cranico, dovrà restare in coma farmacologico per qualche giorno.”

Misa batté le mani entusiasta e gettò le braccia al collo di Light, che restò immobile guardando il viso del dottore. Volse poi il suo sguardo verso suo padre che stava dando una pacca sulla spalla di Watari, gli occhi chiari dell'uomo si erano bagnati di lacrime, nella gioia di non dover essere uno dei tanti padri costretti a seppellire uno dei propri figli.

Vado a dirlo a Ryuzaki.” disse Light, rivolto più a sé stesso che alle persone che erano con lui.

Camminò lungo il corridoio con un sorriso di sollievo sulle labbra e, non seppe perchè, ma sentiva che avrebbe trovato Elle proprio in quel posto. Spalancò la porta del bagno degli uomini e lo trovò intento a lavarsi il viso davanti allo specchio, sembrava che avesse annullato tutti i pensieri e che la sua mente stesse vagando in uno spazio vuoto dove ricordi e dolore non lo avrebbero raggiunto.

È salva!” disse, lasciandosi la porta aperta alle spalle.

Elle alzò lo sguardo su di lui, tenendo le mani sopra il lavabo. Una goccia d'acqua rimase sospesa sotto il suo mento, per poi cadere quando il detective diede un senso a quella due parole.

Un sorriso si allargò sulle sue labbra e per poco si ritrovò a ridere per la gioia di non averla persa.

Abbassò la testa, mentre Light sorrideva con lui.

Senza rendersene conto, entrambi non diedero peso alla ragione e credettero che un vero miracolo avesse avuto luogo nelle loro vite.


Passarono giorni e giorni e Alyssa si sarebbe potuta risvegliare da un momento all'altro.

Elle non volle abbandonarla, voleva essere lì quando lei avrebbe riaperto gli occhi.

Doveva sapere che non sarebbe stata più sola.

In quei pochi momenti che si era concesso per dedicarsi totalmente a Kira, Elle scoprì che Misa aveva ottenuto effettivamente una confessione da parte di Higuchi. Quest'ultimo sosteneva di voler interrompere gli omicidi per mostrare alla ragazza di essere il vero Kira così che lei lo avrebbe poi sposato.

E le morti si arrestarono per davvero.

Il detective insieme a Light e ai membri della polizia che collaboravano con lui, misero in atto un piano per poter cogliere Higuchi con le mani nel sacco. Fortunatamente ci volevano un po' di giorni per metterlo in pratica, così che lui avesse il tempo di restare accanto ad Alyssa e attendere che si risvegliasse.

Restò seduto sulla sedia accanto al suo letto e la guardava, la ragazza aveva un enorme livido violaceo sull'occhio destro, una benda le circondava la testa e i capelli e il braccio era ben fasciato e stretto contro il petto. Un rumore metallico e fastidioso accanto a lei segnava il regolare battito del suo cuore.

Elle si alzò in piedi, erano ore che se ne stava seduto là con lo sguardo rivolto verso il televisore appeso in alto, dove stava andando in onda un vecchio film americano in bianco e nero che trovò noioso e smielato. Si avvicinò a lei e rimase in piedi accanto al suo letto a guardarla, le sue labbra a cuoricino erano leggermente dischiuse in un respiro lieve, silenzioso come il battito di una farfalla.

Mi hai lasciato solo per ben otto giorni...” sussurrò, continuando ad accarezzare con lo sguardo i tratti del suo viso. “Quando ti decidi a tornare?”

Non ottenne risposta, si sentì poi in colpa perchè aveva letto di una teoria in cui le persone in coma potevano sentire tutto ciò che le circondava. Magari, con quelle parole, Alyssa avrebbe frainteso pensando che lui ce l'avesse con lei?

Deglutì, se quella teoria era vera allora doveva fare altro.

Si sedette sul bordo del letto, posò le mani accanto alla sua testa e continuò a guardarla. La trovò sempre bellissima, per lui non c'erano quelle bende, non c'era quel livido sulla sua pelle e non c'era quel pallore che privava il suo volto del suo naturale colore.

Lei era Alyssa ed era sempre bella come il sole per lui.

Se puoi sentirmi, voglio che tu sappia quanto debba ringraziarti per aver mantenuto la promessa.” le disse, ottenne come risposta il rumoroso silenzio di quella stanza. Osservò le palpebre chiuse di lei e il rumore della macchina accanto a loro continuò ad intromettersi nell'atmosfera che si era creata tra loro.

Chinò il viso su di lei.

Se lei poteva sentirlo, doveva allora sapere una cosa.

Posò le labbra sulla sua fronte e lo fece con delicatezza, la delicatezza che si usa nei confronti di un oggetto troppo prezioso, da trattare con cura per non romperlo. Quando le sue labbra si separarono dalla fronte fredda di lei, abbassò lo sguardo sulle sue palpebre e sperò quasi che, come nelle fiabe, lei aprisse gli occhi in quel momento.

Si sentì stupido nel pensarlo, ma si concesse di esserlo solo per lei.

Piegò la testa da un lato e alzò la mano, le sfiorò delicatamente la testa con la mano e seguì la linea dei suoi capelli corvini che ricadevano dolcemente sulla spalla.

Senza rendersene conto, avvicinò repentinamente il viso al suo e dischiuse le labbra sulle sue.

Erano fredde, immobili ma lui cercò di trasmettergli il calore necessario per far sì che tornasse a lui. La sua fronte sfiorò quella di lei e i loro capelli neri si incontrarono diventando un tutt'uno.

Sentì il lieve respiro di lei entrare dentro di lui, mentre le loro labbra rimasero a lungo legate in quel bacio. Quando si separò da lei, si accorse di non aver mai respirato per paura che il soffio del suo respiro potesse disturbarla. La guardò a lungo e un sorriso si allargò sulle sue labbra.

Non farmelo dire, Aly. Già lo sai.” sussurrò, osservando ancora il suo pallido volto. Non aveva ancora il coraggio di pronunciare quelle due parole così belle e semplici, anche troppo per lui.

Le considerava quasi troppo grandi per farle uscire dalla sua bocca.

Le palpebre di Alyssa si mossero lentamente. Elle restò di stucco quando la vide mugugnare qualche verso per poi girare la testa, gli occhi erano ancora chiusi ma trovarono la forza di aprirsi poco dopo. Li posò su di lui, sembrò per un attimo non riconoscerlo ma poi tutti i ricordi di una vita che aveva quasi perduto riaffiorarono in lei.

Ryu-Ryuzaki?” chiese, la sua voce era un debole sussurro, le labbra restarono quasi chiuse mentre pronunciava quelle parole. I suoi occhi chiarissimi ripresero lentamente il loro colore mentre cercavano qualcosa in quelli color petrolio di lui.

Elle provò una immensa felicità nel vederli di nuovo posarsi su di sè, abbassò la testa per un attimo e abbozzò un sorriso. “Sono qui.” disse.

La ragazza si mostrò confusa, si guardò attorno e riconobbe le pareti di una camera d'ospedale. “Oh no..” sussurrò, cercò di rizzarsi a sedere ma lui glielo impedì. Già lesse il dolore che tale movimento le causò nell'espressione di lei. “Non dirmi che ho combinato un casino del genere!”

Elle per poco scoppiò a ridere, di nuovo. Si grattò la nuca, doveva andare a chiamare il medico per avvertirlo del risveglio di Alyssa ma sentiva ancora il bisogno di restare un po' da solo con lei.

Non hai combinato alcun casino, non cominciare.” le disse a suon di rimprovero, ma con una punta di sarcasmo che la ragazza trovò incredibilmente affascinante nella sua voce.

Si guardarono a lungo, Elle le strinse delicatamente la mano, proprio come nel loro primo incontro. “Hai mantenuto la promessa, per davvero...” le disse.

Alyssa lo guardò a lungo, tutti i pensieri e le paure che l'avevano accompagnata nella morte tornarono prepotentemente a lei. Turbini di dolore e malinconia si infransero contro il suo cuore mentre le lacrime di gioia, tristezza, spavento bagnarono i suoi occhi.

Alzò la mano per accarezzare il viso di Elle, trattenendo i singhiozzi che rimasero intrappolati nella sua gola. “Stavo per infrangerla, Ryuzaki.” disse, con voce tremante.

Elle istintivamente si ritrovò a stringere il viso di lei tra le mani, la fredda pelle del palmo di lei rimase adagiata sulla sua guancia, mentre le sue dita giocavano con dei ciuffi dei capelli scuri di lui. “Non stavi per infrangerla per volere tuo...e fortunatamente tu sei qui ora. L'hai davvero mantenuta, hai lottato per farlo e ci sei riuscita.”

Alyssa storse le labbra in un broncio, calde lacrime scesero lungo la pelle del suo viso ed Elle le cercò per asciugarle via prima che le macchiassero le gote. Possibile che con quel dolore fisico e dopo esser scampata alla morte, lei pensava sempre e solo a lui?

La ragazza interruppe i mille interrogativi che gli invasero la mente, abbracciandolo forte a sé.

Le sue esili braccia gli circondarono la vita e posò l'orecchio sul suo petto, come per ascoltare il battito di quel cuore che sembrava freddo, ma non lo era. In quel momento batteva più forte di quanto gli fosse mai stato concesso.

Mi dispiace per tutto, Ryu!” disse lei, piangendo sommessamente.

Elle decise di non pensare, di allontanare qualsiasi pensiero gli impedisse di cedere ai propri sentimenti e di ricambiare il gesto di Alyssa. Le posò una mano sulla testa e l'altra sulla schiena, facendola scorrere lungo la schiena di lei.

Il silenzio li circondò di nuovo, divenendo partecipe del loro nuovo rincontro dopo che la morte aveva quasi posto fine a tutto.

Restarono così per diversi minuti, il tempo necessario affinché Elle si convincesse che anche lui doveva mantenere la sua promessa.


Ciao a tutti! ^^

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, malgrado sia pura depressione dall'inizio alla fine, e che siate giunti fin qui senza addormentarvi!

Mi rendo conto che L è risultato parecchio OOC in questo capitolo, ma vista la situazione alquanto drammatica me lo sono immaginata in questi atteggiamenti ma temo lo stesso di averlo interpretato male.

Altre citazioni presenti nel capitolo, oltre quella iniziale dell'Amleto di Shakespeare, ce ne sono altre:

-“Sei un essere speciale, piccola mia, ed io avrò cura di te.” è una rivisitazione della frase di una celebre canzone di Franco Battiato “La cura”

-“Il ricordo della felicità non è più felicità. Il ricordo del dolore è ancora dolore.” è invece una citazione di Albert Einstein.

E lo so, mi vergogno nell'aver usato queste splendide parole per il mio piccolo disastro! xD

Ringrazio tutti coloro che leggono, sia i lettori silenziosi che coloro che recensiscono.

Un grazie anche a tutte le persone che hanno inserito la mia storia tra le seguite/ preferite e ricordate.

Ora la smetto finalmente e vi auguro una buona giornata!

Alla prossima e buona domenica! ^^



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Capitolo 16
*** The End Of The Affair ***


-The End Of The Affair-

Alyssa smettila di fare i capricci e apri la bocca!”

Alyssa non avrebbe mai pensato che Misa Amane avrebbe assunto le vesti di mamma per tutto il periodo di convalescenza che avrebbe passato in quello squallido ospedale. Volse le testa dall'altra parte, pur di evitare la traiettoria di quel cucchiaino che conteneva quel repellente budino. Doveva sapere di fragola, ma sapeva davvero di ben altro.

Misa ti prego, non puoi procurarmi un bell'hamburger e farmi contenta?” la implorò la mora, voltandosi verso di lei. Ma in quel gesto le permise di approfittarne per rifilarle quel cucchiaino tra le labbra, Alyssa sentì il sapore plastico di quella sottospecie di cibo che si attaccava al suo palato e chiuse gli occhi per mantenere la calma necessaria e non sputarlo sulle lenzuola che la coprivano. Non sopportava più quella stanza d'ospedale, quel odore nauseabondo di medicine e morte e quel cibo che le veniva offerto ad ogni pasto e che sapeva di tutto fuorché di da mangiare.

Smettila di fare la bambina e mangia questa roba. Almeno è più leggera di quello che mangiavi solitamente...” le disse Misa, restando seduta accanto al suo letto e guardando l'amica che scuoteva la testa, dopo aver inghiottito quel disgustoso budino.

Quello che mangiavo solitamente non aveva il gusto di cacca di topo.” rispose disgustata.

Alzò lo sguardo sul televisore che pendeva sopra le loro teste, era l'unica cosa che la salvava dalla noiosa routine in cui viveva da un paio di giorni a quella parte. Ogni tanto la andavano a trovare Watari e Matsuda, ma gli altri sembravano essere tutti impegnati con la risoluzione del caso Kira.

Le dissero che non c'era niente di importante in atto, ma Alyssa non lo credeva: Elle aveva elaborato un qualche piano per beccare in flagrante Higuchi, ma non le avrebbe sicuramente rivelato nulla perché sapeva per certo che, se gliene avesse parlato, lei avrebbe deciso di prendere parte al piano a tutti i costi. Anche con la faccia piena di lividi, il braccio malandato e le gambe intorpidite a causa della lunga permanenza a letto.

Aveva pensato di programmare un piano di fuga dall'ospedale, ma era stata anche messa sotto sorveglianza da Elle, attraverso Mogi che se ne stava sempre fuori dalla stanza, attento che Alyssa non ne uscisse di nascosto. Aveva programmato tutto, come al solito.

Afferrò il telecomando accanto a sé e iniziò a cambiare rapidamente canale, superando tutti i programmi di soap opera che Misa le aveva rifilato per intere giornate. Si fermò un attimo su un canale di musica e si voltò verso la bionda che in quel momento stava annusando il contenitore di plastica da cui aveva preso il budino e stava storcendo il naso disgustata.

Alyssa le era riconoscente, era rimasta accanto a lei per intere giornate, magari ne era anche obbligata, ma si vedeva che lo faceva anche per farla stare meglio. Le aveva insegnato tutti i noiosi gossip possibili, fatto vedere i telefilm più sdolcinati mai esistiti ma le aveva asciugato le lacrime quando gli antidolorifici non bastavano ad alleviare la pena fisica che spesso la raggiungeva.

Non poteva che dirle solo grazie, anche se standole così vicino si era accorta di molte cose.

Misa era cambiata.

Era una cosa che aveva notato dopo l'interrogatorio con la Yotsuba, ma aveva pensato che fosse semplicemente sconvolta per essere stata così vicina ad un ipotetico Kira. Però quel comportamento era perdurato a lungo, anche in quei giorni passati insieme in ospedale, sembrava come se Misa indossasse una maschera di cera, pronta a sciogliersi alla prima fiamma che l'avrebbe sfidata.

A quel punto, si ritrovò ad associare quella strana impressione ad una delle tipiche conclusioni affrettate e incomprensibili che la sua testa ogni tanto le regalava. Abbassò il telecomando e prese un lungo respiro, sentendosi in dovere di dire una cosa a Misa.

Grazie.” pronunciò quella parola con voce bassa, tanto che persino a lei giunse sconosciuta.

A quel punto la bionda alzò lo sguardo su di lei, studiò a lungo quelle iridi verdi che la stavano fissando e si schiarì la voce. “P-per cosa, scusa?” le domandò sorpresa.

Alyssa corrugò la fronte, la Misa che aveva conosciuto non se ne sarebbe importata del motivo per cui lei la stesse ringraziando, ne avrebbe gioito e basta. Sembrava come se sperasse di aver sentito male, come se non volesse affrontare un qualcosa che la turbava.

Senso di colpa? Perché avrebbe dovuto provarlo in fondo?

Non ho mai avuto un'amica donna prima d'ora. L'unico amico che ho mai avuto è stato Ryuzaki e lui mi ha insegnato tantissime cose, pure troppe.” abbassò lo sguardo e lo posò sulle lenzuola bianche che la rivestivano, mentre la voce di un attrice alla televisione faceva da sottofondo alla loro conversazione. Al pronunciare il nome di Ryuzaki, un lieve rossore le salì alle gote e le colorò la pelle ancora troppo pallida per sembrare naturale. “Però anche tu mi hai insegnato qualcosa, se non fosse per te non saprei nemmeno come finiva il film del “Titanic” per esempio...il che forse sarebbe stato un bene, perché mi ha messo l'angoscia quel film..”

Alyssa sorrise, ma Misa no. Rimase ad osservarla in silenzio, con quella strana espressione sul volto che la mora non riuscì a decifrare.

Perché non riusciva a scacciare la sensazione che si trovasse di fronte ad un'altra persona? “Quindi...arigatou per essermi stata così vicino. E gomenasai se sono stata poco carina con te qualche volta.” concluse, sentendosi in completo imbarazzo. Non era da lei fare certi discorsi, li considerava un po' smielati e fuori dal suo modo di comportarsi, ma non poteva fare altrimenti. Le doveva un po' di gratitudine.

Misa abbassò lo sguardo dopo quell'ultima frase, trattenne il respiro tra le labbra scarlatte e deglutì. “Non devi ringraziarmi di nulla, anche tu mi sei stata molto d'aiuto di questi tempi.” rispose, ma la sua voce non lasciava trasparire emozione alcuna. I suoi occhi color nocciola erano sinceri, ma sembravano comunque nascondere qualcosa al loro interno che disorientava Alyssa. Magari stava solo nascondendo il piano che Elle e gli altri avevano messo in atto?

Sai che ti dico, oggi sei troppo melodrammatica per i miei gusti e vado a prenderti una cola, sperando che i medici non mi becchino con le mani nel sacco.” Misa riprese il sorriso, troppo velocemente affinché risultasse sincero. Alyssa la guardò scattare in piedi con un balzo ed evitare deliberatamente il suo sguardo, prima di fiondarsi sulla soglia della porta e scomparire dietro di essa.

Scosse la testa confusa, ogni pensiero valeva quanto una martellata per la sua testa ancora dolorante e decise di annullare tutto e tornare a concentrarsi su quella ancora di salvezza che poteva scacciare la noia. Cambiò velocemente canale, fino a quando giunse alla Sakura tv, dove stava andando in onda uno dei soliti speciali su Kira.

Solo che in quel caso sembrava diverso, sul messaggio in sovrimpressione vi era scritto che sarebbe stata rivelata l'identità di quel famigerato assassino alla fine del programma.

Alyssa corrugò la fronte confusa, pensò che si trattasse di una solita bufala, ma quelle figure nascoste dietro a quei pannelli e le cui ombre si muovevano nell'oscuro silenzio di quello studio non la convincevano.

Anzi, una delle due ombre aveva un profilo che le parve di conoscere e che si ritrovò ad associare a quello di Matsuda. Ma non poteva dirlo con certezza: Matsuda non era l'unico ad avere dei capelli a caschetto come quelli e inoltre la sua voce era camuffata al computer per far sì che non si riconoscesse. Si chinò in avanti e guardò con più attenzione, trovò insolito che un programma del genere andasse in onda proprio in quei giorni, quando avevano scoperto chi fosse il vero Kira.

Sussultò quando il pannello cadde e l'identità di una delle due ombre fu chiara a tutti: Matsuda rivolse lo sguardo verso la telecamera, la sua espressione era a dir poco sconvolta e con le mani cercava di coprirsi il volto, mentre due tecnici accorrevano a rialzare il pannello che lo tenne nascosto fino ad allora.

Alyssa rimase per tutto il tempo con la mano sulle labbra e il cuore che batteva all'impazzata. Era chiaro che quello era un piano di Elle e che anche la caduta di quel pannello non era stata casuale, ma se Kira lo avesse fatto fuori? Prese un lungo respiro per calmarsi, Matsuda non poteva morire perché Higuchi conosceva solo il suo nome da manager e non quello reale. Inoltre credeva che Misa fosse il secondo Kira e che quindi avesse lei il potere più forte, ciò significava che non poteva uccidere senza conoscere il vero nome di una persona.

Sobbalzò, quando sentì dei passi correre lungo il corridoio silenzioso e vide Misa affacciarsi alla porta con un'espressione affannata sul viso e il fiatone. “Ti prego...dimmi che non hai messo sulla Sakura tv!” la implorò.

Alyssa la guardò sconvolta, lanciò un'occhiata verso il televisore e poi di nuovo verso Misa. “Che sta succedendo, Misa?” le chiese. La bionda guardò verso lo schermo e riconobbe una pubblicità di rossetti che lei stessa aveva girato, si fiondò sul telecomando e lo strappò di mano ad Alyssa con facilità per poi spegnere la televisione. “Non posso dirtelo, mi spiace.” disse e sembrava realmente desolata nel doverle mentire.

Alyssa la guardò a bocca aperta, non poteva credere che fossero giunti quasi alla fine e che lei non potesse prenderne parte per colpa della sua condizione fisica. Cercò di alzarsi dal letto di scatto, intensi e dolorosi brividi le corsero lungo tutta la schiena e le fecero gemere. Deglutì, fermandosi prima che quel dolore divampasse su tutto il corpo.

Stai ferma, Aly. Non puoi ancora muoverti.” Misa le si avvicinò lentamente e le posò le mani sulle spalle per bloccarla. “Non preoccuparti, ci penseranno Light e Ryuzaki a tutto.”

Tu non capisci Misa...voglio esserci quando lo prenderanno. Ho assistito all'inizio di questa storia, perché non posso vederne la fine?” cercò di replicare Alyssa, ma la sua voce era leggermente incrinata per via del dolore fisico che provava. Misa continuò a tenerla ferma, usando pochissima forza nelle sue mani dato che la ragazza era già indebolita di suo.

Non preoccuparti. È tutto finito, Aly.” le disse per confortarla, sorridendole dolcemente affinché si rendesse conto che la parola fine stava davvero per essere segnata in tutta quella faccenda.

Alyssa la guardò immobile, per poco non mosse nemmeno le palpebre quando udì quelle parole. Serrò le labbra e pensò a cosa stesse facendo Elle in quel momento, magari stava già mobilitandosi per andare a prendere Higuchi.

E lei non c'era.

Gettò la schiena sui cuscini dietro di sé e abbassò gli occhi, pensando che quella situazione fosse irreale. Possibile che stesse tutto per finire davvero?

Misa restò accanto a lei e la guardò preoccupata ma Alyssa restò con gli occhi persi nel vuoto. Le dispiaceva solo che lei non potesse prendere parte a quell'epilogo che tanto aveva aspettato.

* * * *

Chi?”

Era assurdo che quel nome fosse divenuto così famoso in poco tempo, quelle quattro lettere dovevano simboleggiare solo morte, violenza, terrore e invece per molti si erano trasformati in un simbolo di eroismo e giustizia.

Giustizia.

Molti forse nemmeno conoscevano il significato di quella parola se la associavano all'artefice di quei misfatti. Alyssa si voltò verso Elle e guardò il suo viso nascosto nell'oscurità che sempre vigeva su di loro quando si trovavano in quella stanza.

Si portò un biscotto alle labbra, attenta a non compiere alcun rumore nel l'addentarlo. Il silenzio che li circondava era innaturale, ogni tanto veniva solo rotto dal rumore delle dita di Elle che premevano sulla tastiera del computer. Non riusciva a vederlo in volto, i capelli gli nascondevano gli occhi e il loro colore corvino veniva risaltato dalla pallida luce del computer che rifletteva su di essi. “Kira.” rispose lui, pronunciando quel nome con voce fredda, tanto che lei rabbrividì.

Restò seduta accanto a lui, sul pavimento freddo di quella stanza piccola e spoglia e rimase a fissarlo. “E fa morire le sue vittime di arresto cardiaco? È assurdo, Elle.” gli disse incredula, sperava quasi che fosse uno scherzo ma così non sembrava.

I giornali, i notiziari e internet avevano reso quel nome quasi come una divinità che si ergeva sulle teste degli umani. Una cosa che mandava in bestia Elle anche se non lo dava a vedere come al solito.

Alyssa invece ne era spaventata, quando seppe che quella figura dal volto oscuro uccideva spietati criminali, non sapeva cosa pensare. La sua mente tornò al passato, quando avrebbe tanto voluto che il mostro della sua storia fosse stato spazzato via con la brutalità che Kira sembrava saper usare benissimo.

Dio, angelo della morte, giustiziere.

Kira era stato definito in tutti i modi possibili, le divinità si veneravano e si temevano allo stesso tempo e prostrarsi, affidarsi e riconoscersi in loro era una delle cose che gli umani sapevano fare meglio. Ma Kira era umano, anche se aveva qualche potere che usava ingiustamente, era per forza mortale. Nessuno dei due credeva alla teoria che tutti sostenevano, anche se Alyssa sentiva una parte di sé che la confondeva e la disorientava di fronte a quel nome.

Accetterai il caso?” gli chiese un po' timorosa.

Elle mosse il capo lentamente, volse lo sguardo verso di lei e posò i suoi occhi scuri nei suoi. “Tu non vorresti, scusa?” le domandò.

Alyssa abbozzò un sorriso, aveva preso a pochi dei casi che Elle aveva affrontato ma in nessuno di quei casi si era sentita come allora: spaventata da quello che avrebbero ricavato da esso.

Kira era un nemico diverso da tutti gli altri, la scacchiera non poteva essere disposta con le solite pedine, perché la regina da abbattere era troppo forte.

Non spetta a me decidere, quindi perché me lo chiedi?” gli domandò.

Perché mi sembri troppo spaventata per i miei gusti.” le fece notare Elle, che non si era fatto sfuggire quel bagliore di paura nello sguardo di lei. Alyssa distolse lo sguardo imbarazzata, non si era ancora abituata alla capacità del ragazzo di saperle leggere dentro in quel modo. “Questo è uno dei motivi per cui non volevo che prendessi parte al mio lavoro. Il passato torna sempre a galla.”

Pensi che questo caso possa confondermi?” chiese lei con voce dura, tornando a guardarlo.

Me ne hai appena dato la prova.”

Calò un glaciale silenzio, i due rimasero a guardarsi a lungo e Alyssa fu la prima ad interrompere quella linea invisibile che aveva unito i loro occhi. Volse la sua attenzione verso il computer, dove Elle stava leggendo alcune informazioni riguardo a quel caso che era in procinto di accettare.

Tu lo sai che per me sei solo tu la giustizia, no?” gli disse e tornò a guardarlo.

Gli occhi neri di Elle erano rimasti fissi sul volto di lei e lo stavano studiando a lungo e con attenzione. “Me lo hai detto spesso.” disse, stava per aggiungere dell'altro ma la ragazza glielo impedì.

Beh la giustizia non muore mai e non viene certamente imprigionata in una cella. Alla fine di questa storia, sono certa che il destino di Kira terminerà in uno di questi due modi.” disse con voce ferma e sicura, ignorando quella parte di lei che le ricordava quanto avesse desiderato vedere morto il suo carnefice. Una parte che comunque Elle vedeva, ma che non voleva farle notare perché Alyssa stava in tutti i modi cercando di fronteggiarla. “Quindi...non parlarmi come se Kira fosse capace di confondermi su questo, perché io so qual'è la giustizia che vorrei.”

Calò un profondo silenzio, i due rimasero di nuovo a guardarsi nell'oscurità mentre sprazzi di luce giocavano sulle loro pelli.

Elle distolse lo sguardo per primo, avverti però ancora la pressione che quello di Alyssa esercitava su di lui. “Allora preparati.” le disse. “Perché spetta a me, a noi scrivere il finale di questa storia e lo faremo nel migliore dei modi.”

Alyssa ascoltò quelle ultime parole con attenzione, come sempre ne rimase colpita. Il detective era capace di mettere insieme parole semplici e far provare grandi emozioni a chi lo ascoltava.

Però uno strano senso di terrore la attanagliò, perché per la prima volta sentiva che quel caso avrebbe davvero cambiato tutto. Più pensava alla fine di esso, più non lo riusciva a disegnare.

Ma scacciò quel pensiero e abbozzò un sorriso: tutto sarebbe finito al più presto e nel migliore dei modi.

Perché Elle era la giustizia.

* * * *

Era finita.

Lo sentì impercettibilmente, mentre le luci che illuminavano il cielo scuro di Tokyo si susseguivano rapidamente fuori dal finestrino dell'auto.

Quella sfrecciava lungo la strada deserta diretta verso il palazzo del quartiere generale, dopo che Alyssa riuscì a escogitare un piano per corrompere Misa e Mogi e portarla fuori da quel maledetto ospedale.

Sentì di nuovo l'ossigeno fluire lentamente dentro di lei: come se fino ad allora non aveva mai respirato in realtà, come se la sua vita fosse stata alimentata da una forza esterna da cui era dipesa fino ad allora e di cui poi si era liberata. Misa accanto a lei non si accorse di quel cambiamento, mentre Mogi parlava al telefono e ascoltava in silenzio le parole sussurrate da qualcuno dall'altra parte del telefono. La sua mano stringeva saldamente il volante, Alyssa lo vide annuire ripetutamente ed emettere versi di assenso più e più volte.

Era finita.

Assaporò di nuovo quella parola, la sentì prendere consapevolezza dentro di lei e un sorriso incomprensibile si allargò sulle sue labbra, mentre guardava fuori dal finestrino quelle luci che combattevano contro l'oscurità. Il cielo scuro era più forte, più imponente eppure Alyssa vedeva solo quelle piccole luci che continuavano a splendere nonostante la forza della notte.

Quella notte era stata la luce a vincere: Higuchi era Kira ed era stato finalmente catturato.

Ancora non lo credeva possibile.

Ricordò l'inizio di tutta quella faccenda, vide sé stessa e vide Elle, i suoi occhi scuri che coglievano la sfida lanciatagli da quel nemico così fuori dalla norma. Da una sfida poteva nascere solo una vittoria oppure una sconfitta: per questo molti uomini erano soliti non accettarle, perché la paura di venire abbattuti era sempre troppo grande da sopportare .

Elle era conscio di poter perdere, ma come sempre aveva creduto in una sua vittoria e l'aveva ottenuta.

E lei con lui.

Respirò a grandi polmoni, chiudendo per un attimo le palpebre e sentendo quel peso che gravava su di lei sparire sempre di più, man mano che la consapevolezza di quell'epilogo prendeva largo dentro di lei. Ancora non lo credeva vero: era cambiato tutto dall'inizio di quel caso, lei per prima.

E non le sembrava ancora possibile che, dopo un percorso così oscuro e pericoloso, ci fosse la luce.

Una luce lontana però, ancora attenuata da quel poco di oscurità che la circondava.

Non aveva mai pensato al possibile finale di quella storia ed esservi giunti le arrecò un sollievo che non conosceva da tempo.

Che sarebbe successo dopo?

Si volse a guardare Mogi davanti a loro, mentre continuava a parlare al telefono.

Il futuro non era altro che un immagine della propria vita astratta e lontana, da raggiungere passo per passo attraverso il presente. Molti lo programmavano e rimanevano delusi nel non raggiungere quel loro ipotetico avvenire, altri lo lasciavano al caso e accettavano o meglio si arrendevano a quello che spettava loro. Ma lei non voleva fare nessuna delle due cose, non in quel momento in cui si era resa conto di non aver mai pensato al suo futuro ma di averlo immaginato così tante volte da renderlo un sogno.

In quel momento aveva quasi la possibilità di concedersi di pensarlo e non voleva perderlo.

Cosa sta succedendo?” la voce allarmata di Mogi ruppe quell'atmosfera di silenzio che si era creata all'interno dell'auto. Misa e Alyssa sobbalzarono e si chinarono verso di lui per capire cosa stesse succedendo. “Mogi, che hai?” chiese la bionda, smettendola di guardarsi allo specchietto che stringeva tra le mani.

L'agente non rispose subito, lasciò che quel velo di angoscia pesasse su di loro e poi chiuse il telefono. Guardò le due ragazze dallo specchietto retrovisore e in particolar modo Alyssa.

Higuchi è stato ucciso.” disse con un filo di voce.

Alyssa restò inebetita a guardare gli occhi scuri dell'uomo che si rivolgevano a lei, sentiva che qualcosa non andava con quell'assurda morte. Mogi raccontò loro che lo avevano catturato e che era improvvisamente morto di arresto cardiaco mentre lo stavano conducendo verso un auto della polizia. Poteva essersi suicidato o magari il secondo Kira aveva deciso di colpirlo, erano tante le opzioni.

Non era ancora finita.

Alyssa si buttò con la schiena all'indietro e prese un lunghissimo respiro, Misa si voltò verso di lei preoccupata e osservò il suo volto ancora cereo con apprensione. La mora non disse nulla, guardò fuori dal finestrino e in quel momento entrarono in una galleria.

Vide il proprio viso riflettersi sul finestrino, disegnarsi nel nero di esso e non lo riconobbe.

Vide solo che l'oscurità lo circondava.

Le luci si erano spente di nuovo nel buio.

Perché non era ancor finita?

* * * *

Alyssa entrò nella stanza dei monitor e trovò là tutta la squadra che aveva lavorato al caso, Elle era seduto sulla sua solita poltrona e stava sfogliando un quaderno dalla copertina scura, l'arma che Higuchi usava per mietere le sue vittime.

Aveva saputo che, se lo si toccava, si poteva vedere il dio della morte che lo accompagnava.

Erano nozioni così talmente assurde, che le lasciò in un angolo della sua mente mentre fissava quello strano quaderno. Non aveva mai creduto nell'esistenza di quegli dei della morte eppure, da come aveva saputo, in quel momento poteva proprio esserle accanto senza che se ne accorgesse.

Light era vicino ad Elle ma non era legato a lui da quelle maledette manette che per mesi li avevano uniti.

Fu proprio Yagami il primo ad accorgersi della sua presenza. Quando i suoi occhi si posarono su di lei, Alyssa si fermò sulla soglia della porta. Li trovò diversi, sembravano celare qualcosa che la faceva rabbrividire, proprio come era successo quando lo aveva appena conosciuto.

Come se Light si fingesse sincero, ma non conoscesse affatto il valore della sincerità. “Che ci fai qui, Aly? Non dovresti ancora essere in ospedale?” le chiese, anche la voce era sempre la stessa ma sembrava nascondere qualcosa che lei non avrebbe mai potuto cogliere.

In quel momento Elle si voltò verso di lei, la ragazza rimase avvolta nell'oscurità come era sempre stata e lei decise di accendere la luce dei lampadari al neon che pendevano sul soffitto. Era ora di apportare qualche taglio con il passato, quella stanza era stata troppo buia durante il caso Kira e dopo la sua morte, bisognava permettere alla luce di prendervi parte.

Mi sono auto dimessa.” rispose, con un finto sorriso tranquillo sulle labbra. Il suo sguardo era fisso sul quaderno che Elle teneva in mano, deglutì e proseguì verso di loro.

Perché devi sempre fare di testa tua? Lo vedi come sei ridotta?” le chiese il detective, con tono freddo ma lasciando trasparire una punta di rimprovero che Alyssa cercò di evitare.

Sto bene.” precisò lei. “Anche se avrei preferito prendere parte anche io al vostro piano ma cause di forza maggiore me lo hanno impedito purtroppo.”

Guardò Elle, la sua espressione era poco più rilassata, ma troppo poco per poterne gioire.

Lui abbassò di nuovo gli occhi sul quaderno, sfogliò diverse pagine e malgrado la lontananza riuscì a scorgere diverse parole scritte su di esso. I nomi di tutte le persone che Higuchi aveva ucciso.

Quindi....Kira uccideva con quel quaderno?” chiese lei, facendo un passo verso di lui.

Elle alzò lo sguardo su di lei, la vedeva seriamente abbattuta e non era difficile capire il perché.

Sì, un quaderno della morte. Se sopra si scrive un nome, la persona designata muore dopo quaranta secondi di arresto cardiaco, a meno che non si specifichino le cause del decesso. Ma bisogna conoscerne il volto per poterlo fare.” fu Light a rispondere restando in piedi accanto ad Elle.

Alyssa lo guardò, quella maschera fredda che lui portava sul viso parve di nuovo farsi troppo evidente ai suoi occhi. Abbassò lo sguardo sul suo polso libero e sospirò.

Ho saputo anche che Misa lascia l'edificio. È finalmente venuto fuori che siete innocenti?” chiese, anche se dopo le sensazioni che provava nei loro confronti, trovò quel finalmente fuori luogo.

C'è una regola secondo cui, una volta cominciato, dopo tredici giorni si muore, se non si scrive il nome di un'altra vittima.” le rispose Elle.

Misa e Light erano stati in sua prigionia per ben cinquanta giorni e quindi tutte le accuse loro rivolte cadevano.

Erano quelle le parole che Elle stava nascondendo dietro quel discorso, Alyssa guardò Light poi il detective e il quaderno che teneva tra le mani. “Posso vederlo?” chiese, allungando la mano verso di esso.

Non ne sfiorò la copertina, un po' per timore e un po' perché Elle allontanò il quaderno dalla sua traiettoria.”Non hai bisogno di un ulteriore shock per ora dopo quello che ti è accaduto.” le disse.

Alyssa sorrise divertita, lo shock aveva avuto inizio da quando avevano preso in mano il caso Kira e sembrava essersi arrestato solo allora.

Andiamo, ho sempre sognato di vedere un dio della morte!” ridacchiò, anche se non c'era nulla di divertente in quella faccenda. Non aveva mai creduto che creature simili esistessero e non avrebbe mai pensato che fosse costretta a riconoscerle e accettarle.

Light abbassò lo sguardo su Elle e lo vide porgere, con titubanza, il quaderno alla ragazza. “Stai attenta, è dietro di te.” disse lui, per prepararla a ciò che avrebbe visto.

A quel punto, la mano di Alyssa si fermò prima che giungesse a toccare il quaderno.

Ne osservò la copertina nera a lungo, poi lanciò un'occhiata dietro di lei e vide solo il vuoto.

Prese coraggio e poi strinse il bordo del quaderno.

Pensò di avvertire qualcosa: un brivido, un improvviso tremore, una sensazione di gelo che la pervadeva dentro e invece non provò nulla.

Eccetto la presenza di un altro respiro, oppure di qualcosa che si avvicinava a definirlo tale, che proveniva da un punto dietro di lei.

Si girò lentamente e vide una figura sospesa in aria alle sue spalle.

Le si bloccò il fiato in gola mentre osservava quegli occhi gialli e quella pelle bianca. Le braccia erano lunghissime e pendevano accanto al corpo esile. Quella creatura ricambiava il suo sguardo, mentre Alyssa sentiva il cuore battere troppo forte nel suo petto.

È normale che tu reagisca così. Io ho urlato per esempio.” disse Light e Elle lo guardò con la coda dell'occhio e una punta di sospetto. Se non fosse stato preoccupato per la reazione di Alyssa, si sarebbe soffermato molto di più a guardarlo in quel modo.

Oh mamma...” disse Alyssa, stringendosi il quaderno al petto. “Ciao, dio della morte.”

Light abbozzò un sorriso, mentre Elle guardava le spalle tremanti della ragazza e allargò per un solo istante le labbra in un'espressione un po' divertita.

Mi chiamo Rem.” rispose la creatura, con voce dura e fredda al tempo stesso, che penetrò nella mente di Alyssa facendola rabbrividire ancora di più. I suoi occhi erano fissi sul volto della ragazza, che restava immobile con le gambe che vibravano leggermente.

Ma sei maschio, femmina o entrambi?” chiese poi curiosamente.

Elle si alzò in piedi e le impedì di porre altre domande al dio della morte, era troppo sconvolta e si reggeva a malapena in piedi. “Va a riposarti, ne hai bisogno credimi.” le disse.

Le tolse il quaderno dalle mani e si parò tra lei e Rem.

Alyssa lo guardò poco convinta. “Io in realtà volevo parlare del caso.” ci tenne a precisare, ma il detective non volle sentire storie.

No, lo facciamo domani. Abbiamo tutti bisogno di riposo.” disse, anche se non era vero. Lui non sentiva il bisogno di riposarsi ma solo di lavorare ancora di più su quel quaderno e giungere al vero epilogo di quella faccenda.

Alyssa non osò replicare, guardò a lungo gli occhi scuri di Elle e poi la figura del dio della morte alle sue spalle e annuì lentamente. Lanciò un'occhiata a Light alle sue spalle e si avvicinò lentamente alla porta d'uscita.

Aveva avuto la conferma, non era ancora finita.

* * * *

Come poteva dormire sapendo che quella notte aveva qualcosa di diverso?

Rimase stesa su un fianco, con la testa rivolta verso la finestra sulla parete dove le luci di Tokyo avevano iniziato a spegnersi lentamente. Le stelle brillavano nel cielo scuro e sembravano scontrarsi con l'oceano nero su cui erano poste.

Si bloccò, quando sentì qualcuno bussare alla porta della sua stanza.

Rimase sul letto, guardando verso la porta alle sue spalle e chiedendosi chi potesse essere a quell'ora della notte. Si alzò lentamente in piedi, gemendo di dolore quando il braccio sfiorò casualmente il bordo del materasso e si diresse lentamente verso la porta.

Elle.

Ryuzaki?” Alyssa guardò il ragazzo di fronte a sé, lui aveva le mani nelle tasche dei pantaloni e la guardava con aria seria. Il pallore della sua pelle veniva messo in risalto dalle luci deboli che illuminavano il corridoio, mentre la ragazza restava nella penombra della sua camera buia.

Si guardarono a lungo, il silenzio parve rumoroso mentre i due si guardavano negli occhi in quella strana atmosfera. “Scusa se vengo a quest'ora, ma necessitavo di dirti una cosa.” fu lui il primo a parlare, la sua voce profonda scacciò il silenzio e Alyssa per un attimo sobbalzò.

Lo guardò confusa, chiedendosi cosa si celasse dietro quella strana espressione che aveva sul volto.

S-sì, dimmi pure.” disse, scuotendo la testa quando si accorse di essere rimasta troppo a lungo a fissarlo in silenzio.

Elle però non parlò subito, rimase a guardarla negli occhi e a cogliervi tutte le emozioni che trovava al loro interno. “È finita, Aly.” disse con un filo di voce.

La ragazza sentì il cuore sobbalzarle nel petto, mentre quelle parole che aveva detto a sé stessa per un intera giornata balzavano dentro la sua mente. Corrugò la fronte e incatenò lo sguardo a quello di Elle, cercando di capire il perché avesse detto una cosa simile quando sapeva che non era reale. Cercò di chiederglielo, ma il ragazzo la anticipò ancora prima che la sua voce si espandesse nell'aria.

Il grosso del caso è già stato risolto. Del resto mi occupo solo io.” disse, la sua voce più dura occupò il silenzio e le sue parole penetrarono nella mente di Alyssa che non sapeva cosa dire al riguardo. “Manca davvero pochissimo, ma sarò io quello che porrà il vero punto al finale di questa storia. Non voglio che tu ti affanni ancora per questo caso....”

Perché mi stai dicendo quello che voglio sentirmi dire?”

La domanda di Alyssa interruppe il suo discorso, il ragazzo guardò a lungo quegli occhi smeraldo che lo fissavano increduli e trattenne il respiro. Lesse sul volto della ragazza tutta la fatica e il dolore che il caso Kira le aveva arrecato. Aveva trattenuto tutto dentro di sé, per poi lasciar trasparire quelle sensazioni solo quando pensava di essere giunta alla fine della storia.

Non ti sto dicendo che è finita e che possiamo vivere tutti felici e contenti.” le ricordò, mentre la ragazza continuava a fissarlo con aria interrogativa. Una mano stringeva con forza la porta, mentre il braccio fasciato tremava lievemente sopra il petto. “Ma voglio che tu sappia che non manca molto e che non permetterò che tu soffra ancora per questa faccenda.”

Senso di colpa.

Alyssa rimase sorpresa quando, per la prima volta, riconobbe un'emozione in quel volto di marmo che stava conoscendo da una vita. Ne restò così basita, che le ci volle un po' per capire che doveva in qualche modo rispondere. “Ryu, io ho preso parte volentieri a queste indagini dall'inizio alla fine.” disse, lasciò la porta e fece un passo verso di lui lentamente. Le gambe ancora le dolevano e una fitta di dolore le attraversò il corpo, ma non volle darci peso. “E sarò presente fino alla vera fine. Non devi preoccuparti per me, perché io non...”

Si bloccò,quando si rese conto che nell'emozione di parlare per poco si era lasciata sfuggire una frase dettata dal suo cuore. Ma perché doveva trattenerla? Gli aveva già detto quello che realmente provava per lui, lo aveva covato dentro per troppo tempo e non voleva più lasciarlo più assopito dentro di sé, nella paura di poterlo perdere.

Elle la guardò in silenzio, attendendo che terminasse quella frase che, sicuramente, avrebbe fatto scattare qualcosa in lui. Ma non voleva forzarla, nel buio di quella camera vide i suoi occhi color smeraldo illuminarsi come mai avevano fatto.

Non ti abbandonerò mai.” Alyssa trovò la forza di dare lei una fine a quella frase che tanto la spaventava. Però non riuscì a guardare lui negli occhi. “Quindi non preoccuparti. Inizio o fine che sia, io ti starò sempre affianco in qualsiasi occasione.”

Calò il silenzio, Alyssa rimase con gli occhi fissi su un punto del pavimento, in mezzo ai loro piedi.

Non riusciva a fare altro, se non ascoltare la musica della notte che suonava nella quiete scesa tra loro. Pensò che, in quei momenti, le voci e le parole fossero solo cose superflue.

Tu meriti solo un nuovo inizio. Lo hai sempre meritato.” disse il ragazzo, la sua voce era ridotta ad un sussurro da cui però trasparì la sua solita innaturale freddezza.

Alyssa ricevette la forza di alzare lo sguardo su di lui dopo quelle parole, guardò quelle iridi scure che la fissavano e non seppe cosa rispondere.

Se non in un modo.

Lo tirò a sé, usando la mano del braccio sano e posò le labbra sulle sue. Ne assaporò la morbidezza, mentre la mano che aveva usato per portare Elle da lei salì al viso di lui e si posò sulla sua guancia fredda. Rimasero un attimo immobili, con le loro labbra unite in quel soffice bacio che nessuno dei due osava mutare.

Alyssa si separò poi da lui di pochi centimetri e rimasero a fissarsi in silenzio, non c'erano parole con cui rispondere dopo quel dolce bacio che si erano scambiati.

Una fine portava solo ad un nuovo inizio.

E spesso si iniziava qualcosa che non era poi così diverso da ciò che si era appena concluso.

Si avvicinarono contemporaneamente e si scambiarono un altro bacio. Più coinvolgente, più passionale e più forte di quello che lo aveva preceduto, come se solo in quel momento si fossero resi conto di quanto avessero bisogno l'uno dell'altra.

Lentamente Alyssa si mosse indietro, portando Elle con sé nell'oscurità della sua stanza.

La porta si chiuse dietro di loro.

Era quello il nuovo inizio che Alyssa aveva sempre atteso.


I'll be there
When the world stops turning
I'll be there
When the storm is through
In the end I wanna be standing
At the beginning with you

(At the beginning- Donna Lewis & Richard Marx)


Salve!

Lo so, sono un disastro!

Non solo ho aggiornato tardissimo, ma mi presento anche con questa (scusate il termine poco fine) “caccola” di capitolo. Sicuramente sarà risultato noioso e molto scontato e mi preparo a ricevere lanci di pomodori e uova marce perché so di meritarlo!

Spero però di rifarmi con il prossimo su cui ho molte più idee e che sarà meglio elaborato di questo.

Ringrazio tutte le splendide persone che leggono la mia storia, sia chi recensisce, che i lettori silenziosi.

Un grazie di cuore anche a chi ha inserito questa storia tra le seguite/ preferite e ricordate.

Alla prossima, buon fine settimana! ^^


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Capitolo 17
*** Watch Over You ***


-Watch Over You-

And who's gonna save you when i'm gone?

Quel suono.

Ruppe il silenzio, pervase l'aria gelida di quella sera e si unì alla magnificenza di quei fiocchi di neve che cadevano dal cielo attraverso la sua soave melodia.

Alzò gli occhi verso il cielo scuro, lasciando che quei fiocchi gli baciassero la pelle e tendendo l'orecchio verso quella musica che continuava a suonare attorno a lui e che sembrava rendere sempre più profondo quell'abisso in cui si sentiva risucchiare sempre più.

Per cosa suonavano?

Un funerale.

Pensò subito a quella ricorrenza.

Non era la prima volta che le aveva sentite, ogni loro rintocco aveva accompagnato l'ultimo saluto che gli era stato concesso dare ai suoi genitori tempo prima.

Fine.

Era stato quello il loro significato allora e non poteva che esserlo anche in quel momento.

Abbassò lo sguardo sul cancello di fronte a sé e non lasciò mai quella mano che avvolgeva la sua. Quegli occhi azzurri continuarono ad osservarlo sotto la visiera del cappello scuro, solcando i tratti di quel giovanissimo viso che aveva conosciuto troppo presto i dolori che la vita era solita regalare.

Il cancello si aprì lentamente, il suo rumore cigolante si unì a quello del vento, che accompagnava la melodia di quelle campane attraverso il suo respiro freddo.

Vieni, non temere.” gli disse quel signore dagli occhi azzurri, tirandolo delicatamente verso di sé in modo che lo seguisse verso l'edificio di fronte a loro. Ma il bambino era troppo intento ad ascoltare le campane, attendendo che smettessero di rompere il silenzio con la loro voce e di insinuarsi in ogni suo singolo pensiero.

Trovava già difficile elaborarli con quella confusione che pervadeva la sua mente ma, se ci riusciva, quelle campane glielo demolivano con il loro diabolico suono.

Diabolico, non trovava nulla di divino in esse.

Elle?”

Guardò l'uomo che si era spostato di fronte a sé, il suo cappotto nero venne leggermente mosso dal vento tagliente e un sorriso confortante si allargò sotto i suoi spessi baffi bianchi.

Su, vieni.” disse ancora, indicando con un cenno della testa l'istituto alle sue spalle.

Ma quel suono non si arrestava.

Lo strappava dalle braccia della realtà e lo buttava in un vortice di ricordi e dolori che avrebbe tanto voluto cancellare dalla sua mente.

Guardò Wammy, chiedendosi come fosse possibile che lui sopportasse quel suono così troppo assordante e per un attimo si convinse che solo lui le udisse, che la chiesa accanto a quell'edificio fosse in realtà silenziosa.

Lo seguì dentro l'istituto e quelle continuarono imperterrite a suonare. Appena la porta d'entrata si spalancò, vide un oscuro corridoio di fronte a sé: in fondo alla parete era visibile il cielo grigio fuori dalla finestra che si stagliava sopra le loro teste. Una scalinata sembrava immergersi nell'oscurità, come se il buio avvolgesse tutto ciò che si trovava oltre quei gradini.

Wammy si chiuse la porta alle spalle e il bambino si sentì pervadere da un intenso calore.

Nascose di più il viso sotto il colletto della sua giacca beige e affondò le mani dentro le tasche, per allontanare gli ultimi brividi gelidi che avevano deciso di correre sul suo corpo.

Le campane continuarono a suonare, la loro musica venne attenuata dalle pareti che lo circondavano ma la loro voce giungeva ancora troppo penetrante alle sue orecchie.

Wammy gli disse qualcosa, posandogli una mano tra i capelli con delicatezza e sorridendogli dolcemente, come solo un padre nei confronti del proprio figlio saprebbe fare.

Poi il bambino la vide.

E le campane tacquero.

Una piccola ombra si allungò sul pavimento, unicamente illuminato dalla luce della luna, ottenebrata dalle spesse nuvole che la coprivano e che lasciavano cadere le loro lacrime di ghiaccio sul terreno.

Quell'ombra prese forma, in una minuta bambina che stava timidamente avanzando verso di loro, con un orsacchiotto stretto al petto e lo sguardo timido rivolto verso il bambino.

Wammy giunse da lei, mentre il piccolo continuava a guardarla intensamente, perdendosi in quei teneri occhi verdi che lo stavano studiando con attenzione.

Le campane avevano taciuto da interminabili secondi.

Il loro suono aveva abbandonato anche la sua mente, ricolma di pensieri che erano rivolti unicamente a quella piccola figura che aveva sfidato e sconfitto quel canto di sirena, senza nemmeno saperlo.

Sentì Wammy pronunciare il suo nome, era un nome strano ma che aveva un qualcosa che trovava davvero tenero, proprio come gli occhi di quella piccola che stava tornando a guardarlo.

Quelle campane erano fine, ma la loro fine era il loro inizio.

E il suo inizio era lei.

* * * *

And who'll watch over you when i'm gone?


Riaprì gli occhi.

Gocce di pioggia attraversavano i vetri della sua stanza, il vento le faceva schiantare contro di esso con la sua forza, disegnando delle scie invisibili che Elle si ritrovò a seguire con lo sguardo. Venne colpito da una delle più piccole, scese lungo il vetro seguendo un movimento non rettilineo e si schiantò sulla fine di esso.

Chissà perché le stava fissando così.

Chissà perché le sentiva di nuovo suonare.

Caffè?”

Una voce melodiosa ruppe il silenzio. Elle si voltò verso il viso sorridente di Alyssa che fece capolino dalla stanza con in mano un vassoio. Lo teneva con poco equilibrio e rischiando di far cadere le due piccole tazze adagiate sulla sua superficie. Si chiuse la porta alle spalle con una leggera pedata, cercò di accendere le luci ma con quella pioggia sembrava che diverse stanze fossero destinate a rimanere nell'oscurità.

Però riuscivano a vedersi lo stesso, illuminati dalla luce dei pochi lampioni che lasciavano penetrare il loro chiarore dentro la stanza.

Elle la guardò attentamente. Alyssa sorrideva radiosa.

I suoi capelli erano raccolti in una coda di cavallo, gli occhi color smeraldo sorridevano insieme alle labbra e un colorito roseo apparve sulle sue gote mentre lo guardava.

Ma quelle continuavano a fare da sottofondo alla sua bellissima immagine.

Alyssa sorrideva, loro suonavano.

Da quando hai la mania di preparare caffè?” le chiese, guardandola adagiare il vassoio su un tavolino di fronte al letto.

Da quando le tue occhiaie sono diventate grandi quando l'oceano pacifico.” rispose lei, portandosi le mani sui fianchi e guardandolo con un sorriso sulle labbra. “Poi..è ora che il povero Watari si prenda una pausa. Faccio io la cameriera.”

Elle allargò le labbra in un sorrisetto, Alyssa si avvicinò lentamente a lui e glielo spense con un leggero bacio.

Dolce e delicato, come lo era lei.

Elle si abbandonò ad esso, per quanto breve e intenso fosse stato, non poteva fare a meno di assaporare secondo per secondo quelle labbra che si erano posate sulle sue. La ragazza lo strinse a sé, facendo salire una mano tra i suoi capelli e stringendoglieli come se fossero erba di un prato in cui voleva immergersi.

Lo fece un po' dondolare, portando poi le labbra alla sua guancia sinistra e riempendogliela di baci.

Elle ricambiò l'abbraccio, fissando un punto fisso davanti a sé mentre la sua mano accarezzava la schiena della ragazza.

Ma lei non le sentiva?

Qualcosa non va?” Alyssa tornò a guardarlo preoccupata, continuando però a circondare il collo di Elle con le braccia. I suoi occhi scorsero lungo la sua pelle pallida, cercando di tradurre le emozioni che lo attraversavano in quel momento.

Non ne colse nessuna, ma ciò che vedeva le faceva crescere dentro uno strano senso di inquietudine.

Elle scosse la testa, preoccuparla in quel giorno di pioggia non era sua intenzione.

Mai come in quel momento, desiderò vederla sempre sorridente.

Pensavo alla faccenda Kira.” rispose, alzando le spalle mentre le mani scendevano sui fianchi stretti di lei. “Al fatto che le morti di criminali hanno ripreso così rapidamente.”

Alyssa abbassò lo sguardo e, con le mani dietro la testa di Elle, iniziò a giocherellare con un ciuffo dei suoi capelli scuri. “Manca poco, Ryu.” disse, anche se un brivido di tensione corse anche sulla sua schiena. “Beccheremo quest'altro Kira e il suo maledetto quaderno e lo sbatteremo dentro.”

Un sorriso si allargò sulle sue labbra, nello stesso istante in cui un boato ruppe il silenzio.

Il rumore della pioggia si fece più assordante e insieme ad essa il loro suono.

La risata di Alyssa venne occultata da quel fastidioso frastuono che aveva interrotto il loro momento.

Poi andiamo in vacanza in un paese più caldo...non so, tipo Bahamas o le Hawaii!” disse entusiasta, affilando lo sguardo e sorridendo furbamente come una bambina.

Elle le regalò un sorriso sghembo, nato da quella sua affermazione.

Sorridere gli risultava difficile con quella pioggia, che sembrava stesse lasciando cadere le sue gocce anche sulla sua anima, ma con Alyssa gli sembrava di poter fare qualsiasi cosa, anche con le intemperie più violente. “Andiamo, mi ci vedi con una camicia a fiori?” le chiese.

Lei rise. “Ti ci vedo anche super abbronzato, su una tavola da surf...” disse divertita. “No, non è vero. Non saresti poi il cervellone pallidone che piace a me!”

Lo baciò sul mento, continuando a guardarlo come se ci fosse solo lui.

Quella stanza, quella pioggia che batteva sui vetri della finestra per lei non c'erano.

Nemmeno loro esistevano per lei.

Oh andiamo...ma si può sapere che hai oggi?” Alyssa si separò da lui e batté i piedi sul pavimento come una bambina che voleva più attenzioni.

Elle tornò a guardarla più intensamente, quasi tentato dall'idea di rivelarle ciò che gli stava succedendo.

Ma non voleva turbarla, quindi optò per un diverso argomento. “Non è strano che questi omicidi siano ricominciati...proprio ora che Misa Amane è libera?” le domandò, scostandole un ciuffo ribelle dalla fronte.

Ryuzaki, Misa è innocente...quella regola sul quaderno lo prova.”

E se fosse un falso?”

Alyssa piegò la testa da un lato, guardando a fondo gli occhi neri del ragazzo. “Tu sei ancora convinto che Light sia stato Kira, non è così?” gli chiese.

Dirmi convinto è ben poco. Ma senza prove, non posso fare proprio nulla purtroppo...” rispose lui.

Dai, non posso credere che pensi ancora una cosa simile! Insomma...perché continuare a prendere parte a delle indagini che ricondurrebbero a lui, allora?” Alyssa abbassò le braccia dal collo di lui e le spalancò con aria interrogativa.

Il tuo problema Alyssa, è che non riesci mai a comprendere quanto certe persone siano brave a mentire.” le rispose Elle, si andò a sedere sulla poltrona alle sue spalle e volse lo sguardo verso le nuvole che oscuravano il cielo oltre quella finestra. “C'è gente che, nella propria vita, non ha mai detto una sola volta la verità.”

Alyssa non rispose, il pensiero che Light fosse un bugiardo l'aveva avuto anche lei.

Anche in quei giorni, quando la sua presenza non era sempre così costante al quartier generale, lei aveva sempre notato quella maschera che tanto la spaventava. Ma non era lui che turbava Elle e nemmeno Misa o Kira.

C'era qualcos'altro che lo inquietava.

o guardò a lungo e con attenzione e si accorse che lui sembrava essere preso da altro in quel momento, da qualcosa che solo lui poteva percepire. Come una presenza che per lei era invisibile.

Sicuro che sia questo il problema? Guarda che con me puoi parlarne.” gli disse, avvicinandosi lentamente a lui ma restando a pochi passi di distanza.

Elle si rivolse di nuovo verso di lei, un forte lampo illuminò il suo viso di una luce bianchissima che lo nascose alla sua vista per qualche secondo.

La luce gliel'aveva portata via, anche se per un solo secondo.

E non ti pare abbastanza, Aly?” le chiese.

Lei lo guardò poco convinta, cercò di trovare risposte alle sua domande guardando quegli occhi scuri ma si arrese. Quella freddezza celava bene i suoi sentimenti e le sue emozioni e lei voleva scioglierla.

Hai bisogno di distrarti.” gli fece notare, avvicinandosi a lui con un sorriso suadente sulle labbra.

Non ci vado alle Hawaii, Alyssa. Nemmeno se ci dovesse essere un caso importantissimo da risolvere, te lo scordi.” rispose lui, ma si bloccò quando lei si fece più vicina.

Gli posò le mani sulle ginocchia, spingendogliele ad abbassarle sul pavimento e si sedette sopra il suo bacino posando le mani sopra le spalle di lui. Elle trattenne una vampata di calore, non doveva essere visibile agli occhi di Alyssa ma lui la percepì indistintamente corrergli sotto pelle.

Posò le mani dietro la schiena di lei, mentre la ragazza lo guardava in una maniera che lui definì innocentemente sensuale.

Accostò il viso al suo, sfiorò la punta del naso con la sua e soffiò sulle sue labbra.

Dovremmo andare a lavorare sul caso, Aly.” gli ricordò lui, mostrando però un ombra di arrendevolezza nella sua voce. Una cosa che fece sorridere di più Alyssa, la ragazza posò le labbra sulle sue e le lasciò premute per un po'. “Si lavora meglio, dopo essersi distratti un po'.” sospirò poi, continuando a respirare sulla pelle ai lati della bocca di lui.

Lo baciò di nuovo, prima dolcemente poi con più passione.

Elle la strinse più forte a sé, cingendole i fianchi con entrambe le braccia mentre le mani della ragazza salivano ai suoi capelli. Lei inarcò la schiena, circondando il collo del ragazzo con le braccia per avvertirlo ancora più vicino al suo corpo. I loro petti si unirono, Alyssa temette che Elle potesse sentire il suo cuore battere troppo forte sul suo.

Loro intanto continuavano imperterrite, per ricordargli che quel momento si sarebbe tramutato solo in ricordo.

Quando le mani di Alyssa giunsero ad esplorare la pelle sotto la maglietta di Elle, qualcuno bussò alla porta.

Ryuzaki? Sono Matsuda, ci sei?” chiese una voce, proveniente dal corridoio.

Elle gettò la testa all'indietro in un gesto di fastidio, mentre Alyssa si ritrasse, restando però seduta in ginocchio sulle sue gambe.

Idiota di un Matsuda...” disse il ragazzo.

Ti cercano, eroe. Dobbiamo rimandare la ballata degli ormoni ad un'altra volta.” disse Alyssa alzandosi in piedi e avvicinandosi alla porta lentamente.

Elle si sistemò la maglietta ancora alzata e si alzò in piedi, guardando le spalle di Alyssa che si allontanava da lui.

Non seppe perché, ma quella immagine di lei che si faceva sempre più lontana, lo fece rabbrividire.

Sentì il bisogno di dirle una cosa, ma non seppe definire se quello era il momento giusto o meno.

Alyssa?” la chiamò, restando a pochi passi da lei. Due tuoni seguirono la sua voce, creando un boato che sembrò risuonare anche tra le pareti di quella stanza.

Alyssa si voltò verso di lui, mentre Matsuda continuava a chiamare il nome di Ryuzaki. “Sì?” rispose.

Elle la guardò a lungo e in silenzio, la ragazza rimase in attesa di una risposta nella penombra della stanza.

Se io dovessi mai lasciare questo lavoro, voglio che tu smetta con me.” disse con un filo di voce.

Quella richiesta la sorprese.

Non era da Elle dire una cosa simile, non era da lui pensare all'abbandono della sua attività di detective nemmeno per scherzo. Cosa era insito in quelle parole che l'avevano fatta rabbrividire?

Pensò che forse lui stava pensando ad un lontano futuro, dove una volta invecchiati avrebbero dovuto smettere di dare la caccia ai criminali e godersi una meritata pensione.

Quel futuro insieme non la spaventava.

Se tu vai, allora andrò anche io.” gli disse con un sorriso.

Elle lo guardò allungarsi sulle labbra della ragazza, cercò di imprimere a lungo l'immagine di quella meraviglia nella sua mente.

E loro suonarono più forti.

Quando Alyssa aprì la porta e iniziò a prendere in giro il povero Matsuda, Elle guardò la sua figura sotto la luce al neon del corridoio mentre lui restava nell'oscurità.

La luce e l'ombra li avrebbe separati.

E intanto loro continuavano a suonare.

* * * *

And when i'm gone who will break you fall and fan your flame?

Lasciò scorrere le dita lungo la superficie scura.

Aveva letto e riletto quelle regole una miriade di volte e ogni volta che il suo sguardo si soffermava su quelle parole, le sembrava quasi di sentire una voce leggergliele nella mente.

L'uomo aveva inventato molte armi, Caino fu il primo a brandirne una per uccidere il proprio fratello e molte altre ne seguirono nei secoli avvenire. Se anche le divinità permettevano loro di usare armi del genere per uccidere il prossimo, voleva dire che non era solo l'umanità ad odiare sé stessa.

Anche qualcosa di ben superiore a loro doveva odiarli.

Hai un bellissimo nome.”

Alyssa alzò lo sguardo su Rem: le sembrava così realistica la sua figura, che le parve di vederla in piedi sul pavimento. Un brivido le corse lungo la schiena, continuando a sfiorare il quaderno con le dita e girando attorno al tavolino in modo da poterla guardare in volto.

Le faceva ancora paura, non si era ancora abituata all'esistenza di creature simili nell'universo. “Alyssa è un nome legato all'acqua, forse ti piace perché nel tuo mondo non c'è né.” rispose, si sedette al tavolo e sfogliò il quaderno.

Guardò uno dei fogli il cui angolo in alto era strappato, Elle gliene aveva parlato e le aveva detto di aver domandato allo shinigami se era possibile uccidere con un pezzo di carta così piccolo.

Ma lei non lo sapeva.

Le aveva chiesto anche se mangiavano solo mele come Kira gli aveva fatto intendere in uno dei suoi giochetti o se era possibile falsificare le regole all'inizio del quaderno.

Ma lei non lo sapeva.

Intendevo il tuo vero nome.” precisò lei, Alyssa alzò lo sguardo lentamente su di lei e un brivido le corse lungo la schiena. “Rispecchia il colore della tua anima pura.”

Alyssa tremò visibilmente. Se quell'essere conosceva il suo nome, poteva ucciderla da un momento all'altro?

Cercò di non pensarci, la consolò il pensiero che, se Rem avesse voluto ucciderli, lo avrebbe fatto subito dopo la cattura di Higuchi.

Perché hai lasciato che un umano usasse quest'arma? Cosa ci guadagni?” le chiese, mostrandole il quaderno.

L'ho perduto nel mio mondo, è finito nel vostro per puro caso e sono stata così vincolata a colui che lo ha trovato.” rispose lo shinigami, continuando a fissare intensamente la ragazza.

Lei restò in silenzio, posò il quaderno sulla superficie e si avvicinò al dio della morte. Restò a pochi passi di distanza però, la sua presenza le arrecava ancora molto timore e i brividi non la smettevano di attraversarle il corpo. “Abbiamo già creato troppe armi per ammazzarci tra noi. Voi non potete stare attenti alle vostre lassù?”

Non costringiamo mai nessuno ad usare il quaderno, siete voi che avete il libero arbitrio e prendere le vostre decisioni.” rispose Rem.

Alyssa non seppe cosa rispondere, lanciò un'occhiata indietro verso il quaderno e prese un lungo respiro. “Hai mai sentito parlare di...Prometeo?”

Rem parve non capire. “Vi osservo da molto tempo e ho sentito parlare di quel mito. Perché me lo chiedi?” domandò.

Alyssa la guardò attentamente, si portò le mani ai fianchi e prese un lungo respiro. “Lui e Kira non sono molto diversi, cambia solo il principio che risiede alla base delle loro scelte.” rispose. “Prometeo scelse di stare dalla parte degli umani, rubò per loro il fuoco sacro dall'Olimpo, scatenando così l'ira degli dei. Il fuoco è luce, eppure gli uomini lo usano da secoli per distruggere e uccidere.”

Kira ha fatto lo stesso, non ha rubato il fuoco a voi dei ma lo ha voluto donare lo stesso agli uomini..attraverso morte e dolore, proprio ciò che il fuoco può causare. Il fuoco brucia, in questo caso gli animi di molte persone sono stati ridotti in cenere perché hanno accettato che queste fiamme bruciassero la giustizia in cui ognuno di noi dovrebbe credere.”

Rem parve ascoltarla attentamente. “Continuo a non capire dove tu voglia arrivare.” disse.

Zeus punì atrocemente Prometeo, costringendolo a rimanere incatenato sul monte Caucaso mentre un'aquila gli dilaniava il suo fegato per l'eternità. Voi dovreste punire Kira per una cosa simile, eppure non lo fate. E sottolineo che Prometeo era amico del genere umano, Kira invece ne è nemico.” rispose Alyssa, parlando con una durezza nella propria voce che non riconobbe nemmeno lei stessa di avere.

Rem non rispose subito, rimase a fissarla a lungo e colpita da quelle parole. “Le divinità sono molto diverse tra loro. Noi moriremmo se dovessimo mai scrivere il nome di un essere umano su quel quaderno. Come voi tenete alla vostra vita, noi teniamo alla nostra.” rispose.

Permettereste a Kira di mandare avanti questa catena d'odio che ha creato nel mondo? Non sapete che la vera giustizia nasce dall'amore?”

Alyssa spalancò le braccia, quel discorso la stava facendo scaldare e non poco, senza che lei potesse farci nulla.

Il dio della morte distolse lo sguardo, come se non riuscisse a sostenere quello dell'umana perché la sua mente era stata invasa da troppi pensieri, difficili da contenere.

L'amore è stata la prima vera arma che ha ucciso voi uomini, non noi dei.” rispose, ma mostrò comunque di essere stata confusa da quel discorso. Non assumeva tratti sul suo viso che potessero evidenziare quello stato d'animo, ma negli occhi assunse la stessa luce che avrebbe avuto lo sguardo di un essere umano in preda a mille pensieri.

Io non la vedo così. L'amore non è un'arma, uccide solo coloro che cercano di trasformarla in qualcosa di tale.” rispose Alyssa, stringendosi le braccia al petto.

Calò un profondo silenzio, Alyssa e Rem si guardarono come farebbero due persone che vivevano la stessa realtà, con le stesse regole e le stesse emozioni.

Alyssa?” La ragazza si voltò di colpo, quando riconobbe la voce di Light alle sue spalle. Per poco sobbalzò, era stato così furtivo nei movimenti che non le fece accorgere nulla, oppure si era persa troppo nel suo discorso con Rem?

Il ragazzo restò nell'oscurità, con le mani nascoste nei pantaloni dei jeans e lo sguardo fisso sul volto della ragazza. “Stavo cercando Ryuzaki, lo hai visto?”

Fece un passo verso di lei, i suoi occhi salirono poi alla figura di Rem che rimase di fronte ad Alyssa e che stava ricambiando il suo sguardo.

Non è nella sala monitor?” chiese la ragazza, confusa.

No, non lo trovo da nessuna parte.”

Alyssa sospirò, pensò al comportamento di Elle di quella mattina e sentì di nuovo quella strana sensazione di inquietudine che l'aveva stretta in una morsa. Come sempre, associò quelle sensazioni al suo innato pessimismo.

Ti aiuto a cercarlo.” disse, lanciò una lunga occhiata allo shinigami e poi si voltò verso Light, fermandosi al suo fianco.

Ragazza?” Rem la chiamò con quell'appellativo, Alyssa tornò a guardarla e smise di camminare, mentre Light si fermò vicino a lei e seguì la linea che univa gli occhi della giovane a quelli del dio della morte.

La fine che spetta a Kira non è molto diversa da quella che spettò a Prometeo,anzi forse è peggio. Chi usa quel quaderno per uccidere, non conoscerà né paradiso, né inferno. La sua anima non gioirà, né soffrirà e il che è terribile...perché se non si conosce gioia e dolore, non si è nulla giusto?” disse Rem, prendendosi alcune pause mentre pronunciava quelle parole.

Alyssa e Light restarono l'uno accanto all'altra, la ragazza pensò all'anima di Kira e, per la prima volta, provò quasi compassione per lui: l'anima viveva dopo la morte, in gioia o dolore ma viveva, almeno per ciò che diceva la religione.

Invece a lui spettava solo un eterno vuoto.

Questo un po' mi consola.” disse la ragazza, guardò poi Light che stava intensamente fissando il dio della morte e gli toccò il braccio per incitarlo a muoversi.

Mentre si allontanava, Alyssa sentì lo sguardo dello shinigami su di loro.

* * * *

I can't go on let you loose it all

it's more than i can take

Who'll ease you pain

ease your pain?


Lo trovò sul tetto del palazzo.

Notò indistintamente la sua figura sotto la pioggia, il suo viso rivolto verso il cielo come a raccogliere quelle gocce che cadevano su di lui e gli occhi che sembravano cercare qualcosa oltre quelle nuvole scure.

I capelli corvini gli circondavano il viso pallido e aderivano perfettamente alla sua pelle, la t-shirt bianca e i jeans completamente bagnati dalle impetuose lacrime del cielo che attraversavano il vento e giungevano a lui.

Alyssa restò sulla soglia della porta, la pioggia raggiungeva anche lei attraverso il vento freddo che le scompigliava i capelli. Si strinse le braccia al petto per fermare i brividi e guardò a lungo l'immagine di Elle.

Quando era piccola, qualcuno le aveva detto che le gocce di pioggia non erano altro che le lacrime del cielo che piangeva di dolore.

Quel giorno perché stava piangendo il cielo?

Ryuzaki?!” gridò, ma lui non la sentì.

Forse il vento soffiava troppo forte, oppure il ragazzo era troppo intento ad ascoltare altro, magari i fischi del vento stesso oppure il dolore che il cielo stava esternando insieme alle sue lacrime.

Lo raggiunse, combattendo contro la forza del vento che trasportava su di lei quelle gocce simili a lame brandite dal cielo stesso. Quando lo raggiunse, si ritrovò completamente fradicia: i lunghi capelli corvini si muovevano nel vento, per poi fermarsi ogni tanto quando aderivano alla pelle del suo viso e il freddo delle gocce di pioggia attraversava i tessuti dei suoi abiti. Elle si accorse della sua presenza, solo quando la vide pararsi di fronte a lui.

Batté più volte le palpebre, come se dovesse mettere a fuoco la sua immagine.

Sembrava quasi che il viso di Alyssa non fosse reale, che appartenesse a qualche sogno troppo lontano e inarrivabile a cui il risveglio avrebbe posto bruscamente fine.

Vuoi farti prendere un colpo? Che ci fai qui fuori?” gridò Alyssa, facendo sì che la sua voce sconfiggesse il rumore del vento che soffiava troppo forte. Affilò lo sguardo quando lo sentì colpirle gli occhi, ma lo tenne comunque rivolto verso Elle, come a cogliere le emozioni che potevano celarsi dietro la sua espressione fredda.

Non è niente, Aly. Torna dentro o ti prenderai un accidenti.” replicò lui, non parlo in un grido ma con voce abbastanza alta che la ragazza riuscì comunque a sentire, malgrado la bufera che sembrava essere scoppiata sul tetto dell'edificio.

Alyssa lo guardò confusa. Guardava quegli occhi scuri e scorgeva in loro una strana luce, una di quelle luci che si offuscavano lentamente per poi spegnersi e catapultare nel buio più tetro e oscuro della notte. Era tutto il giorno che notava qualcosa di strano nel suo comportamento, non poteva ignorare quella strana sensazione che sembrava bruciarle dentro.

Torniamo dentro insieme, Ryu. È troppo freddo.” Alyssa gli prese la mano, la strinse con forza e intrecciò le dita con le sue.

Proprio come il loro primo incontro.

Quando l'unione di quelle mani aveva portato all'inizio della vita che solo insieme erano stati capaci di costruire.

In quel momento, Elle sentì di nuovo quella sensazione: di una fine che aveva portato solo un buon inizio.

Ma che inizio spettava loro?

Ma tu non le senti?” le chiese, restando immobile malgrado la ragazza stesse cercando di tirarlo via, verso la porta che li avrebbe condotti all'interno.

Alyssa si voltò verso di lui, il ballo che univa il vento e la pioggia non servì a separare le loro mani unite. “Sentire cosa?” gli chiese, facendosi di nuovo vicina a lui.

Elle distolse lo sguardo, allora solo lui le sentiva? Colse quel suono assordante e melodico che rimbombò nella sua mente, lo sentì superare la forza del vento, della pioggia ma non quello della voce di Alyssa.

Quella era l'unica melodia che riusciva a sconfiggerle.

Le campane. Sono tutto il giorno che suonano, forse c'è un matrimonio nei dintorni o...”

Ryuzaki, senza offesa, ma....non ci sono chiese nei paraggi, sai?” lo bloccò Alyssa, regalando un sorriso divertito alle sue labbra, mentre fissava il volto serio di Elle.

La buttò sullo scherzo, ma percepiva chiaramente che Elle era davvero turbato da quel suono che solo lui pareva sentire. Perse subito il sorriso, quando vide il ragazzo volgere di nuovo lo sguardo al cielo, facendo scorrere gli occhi lungo quelle nuvole scure.

Ehi?” Alyssa abbandonò la sua mano, gli prese il viso tra le mani e fece in modo che lei avesse i suoi occhi, che fosse lei quella che Elle stesse guardando e non quelle nuvole scure. “Che cos'hai? Dimmelo.”

La sua voce si ridusse ad un sussurro, che Elle però riuscì indistintamente a sentire. Posò la mano su quella di lei e ne accarezzò il dorso freddo e levigato con grazia e gentilezza.

È solo che....” si bloccò per qualche secondo, quando un tuono in lontananza soffocò il suono della sua voce. Guardò gli occhi verdi di Alyssa, fissarsi nei suoi come se volesse leggere in loro i pensieri che il ragazzo aveva in mente in quell'istante. “Aly, voglio che tu rinunci a Kira.”

La ragazza corrugò la fronte confusa, il vento portò diversi ciuffi dei suoi capelli a coprirle il viso ed Elle li scostò con la mano, per poterla guardare negli occhi. “Ma che..stai dicendo? Siamo ad un passo da catturarlo.”

Se qualcosa dovesse andare storto, non voglio che tu gli dia più la caccia. Ti ha portato via tutti questi mesi di vita, non voglio che te ne porti via altri ancora.” continuò lui.

Alyssa ripeté quelle parole nella sua mente, non erano così difficili da capire eppure lei sentiva che qualcosa si nascondeva dietro di esse. Qualcosa di troppo difficile e pesante da tollerare, qualcosa che nemmeno lei sapeva definire.

Perché mi parli così oggi?” gli chiese, trattenendo un singhiozzo dovuto ad un'inspiegabile paura che le stava crescendo dentro. I suoi occhi piansero insieme al cielo, Elle scorse le sue lacrime mischiarsi alla pioggia sulla sua pelle. Le riconobbe facilmente, le vedeva attraversare lentamente la pelle di lei e schivare le gocce furiose che la pioggia stava trasportando a loro.

Non sopportava vederla in quello stato, le prese il viso tra le mani e la guardò negli occhi: lei tremava, forse per il freddo o forse perché lui la stava davvero spaventando.

Ma cosa poteva dirle al riguardo? Non aveva nemmeno lui una spiegazione logica a quello che sentiva in quel momento, non voleva basarsi sulle sue sensazioni e spaventarla in quel modo.

Avvicinò il viso a quello di lei e posò delicatamente le labbra sulle sue. Restarono immobili in quelle posizioni, ascoltando il flusso di sensazioni che scorrevano in di loro, come pioggia sulla pelle, per poi giungere ai loro cuori.

Alyssa non avrebbe mai pensato che un bacio potesse causare tanta sofferenza, lui la era vicino e le stava donando il suo respiro eppure lo sentiva lentamente scivolare via, sempre di più.

Era una sensazione che non sapeva spiegare, ma che la stava comunque distruggendo nel profondo.

Quando le loro labbra si separarono, Alyssa sbatté più le palpebre e guardò la figura di Elle davanti a lei.

Il ragazzo teneva ancora gli occhi bassi sulle labbra di lei, come per imprimere per sempre il loro ricordo nella sua mente. La ragazza non sopportava quello sguardo, le ricordava quello che aveva il bambino di sedici anni prima, quello che non vedeva il mondo che lo circondava ma solo la forma che il proprio dolore assumeva uniformandosi ai colori della realtà. Lei voleva cancellare quel dolore insito nei suoi occhi, gli prese di nuovo il volto tra le mani e gli sfiorò i capelli bagnati mentre un sorriso forzato, ma che voleva trasmettere serenità, apparve sulle sue labbra.

Il miglior ricordo che Elle potesse avere di loro.

Te l'ho detto, Elle.” disse lei, chiamandolo con quel nome e non con la maschera che aveva adottato in quei mesi per fronteggiare quel caso. Erano soli, con il vento e la pioggia ad ascoltarli e loro non potevano portarle via il suo Elle, quel bambino che le aveva dato tutto con una semplice stretta di mano. “Io andrò ovunque andrai tu, non m'importa del resto. Quando Kira verrà fermato, affronteremo insieme quello che ci capiterà.”

Elle la guardò in silenzio, la ragazza non si era nemmeno accorta di aver attraversato diverse e contrastanti emozioni in una semplice frase: le prima parole erano fuse alla disperazione, le ultime alla speranza.

Era come se il cuore avvertisse qualcosa, ma la sua mente lo spingesse a rigettare quella sensazione.

Elle le accarezzò la guancia, la sua mano scorse sulla sua pelle fredda e ricoperta di lacrime e pioggia e la lasciò in quella posizione per diversi istanti, per sentire il calore che quel gesto causava sul suo palmo, malgrado il gelo li circondasse. Una figura al dì fuori di loro due attirò la sua attenzione: vide Light, se ne stava in piedi sulla soglia della porta del tetto e li guardava con aria interrogativa e confusa.

Rendendosi conto di quell'altra presenza, Alyssa volse lo sguardo verso di lui.

Un lampo ruppe il silenzio calato su di loro e scacciò le loro figure con il suo bagliore.

Come se la luce avrebbe portato via tutti loro.

Che ci fate qui fuori?” gridò loro il ragazzo, portandosi le mani ai lati della bocca in modo da amplificare il suono della sua voce. Le sue parole giunsero a loro come un eco lontano, sfidato dalla furia del temporale che sembrava non volersi placare.

Elle lo guardò freddo, lasciando le mani sul viso di Alyssa. “Vai da Watari, Aly. Chiedigli se può prepararti della cioccolata calda per riscaldarti.” disse, con voce bassa ma che lei udì impercettibilmente.

La ragazza lo guardò sorpresa, le sembrava come se lui le stesse chiedendo di lasciarlo solo con Light.

Perché non voleva che lei restasse troppo vicina a quella luce.

Annuì e si allontanò a passo lento sotto la pioggia, nello stesso momento in cui Light si stava dirigendo verso di loro. Gli passò accanto e notò che il suo sguardo era fisso sul detective, era davvero curiosa di sapere cosa si sarebbero detti.

Ma preferì seguire il volere di Elle, quel giorno sentiva davvero il bisogno di farlo.

* * * *

Era stata davvero poche volte nella stanza monitor in cui lavorava Watari.

Era stretta, piccola e apparentemente soffocante, nell'oscurità che sempre sembrava circondarla. Alyssa però ignorò tutti quegli aspetti che la portavano a detestare quella piccola stanza, rimase seduta in un angolo con le ginocchia al petto: i capelli erano raccolti in un elastico e lasciati leggermente umidi, indosso aveva deciso di indossare un normale pantalone scuro e una maglietta a maniche lunghe altrettanto scura.

Non sapeva perché avesse scelto quei colori.

E nemmeno perché sentisse che il freddo la stesse circondando con le sue dolorose braccia, malgrado là dentro fosse caldo.

Va tutto bene, Aly?”

Watari si voltò verso di lei, girando sulla sedia su cui sedeva e rivolgendole un caloroso sorriso rimasto nascosto sotto i suoi spessi baffi bianchi. Malgrado il buio, la ragazza scorse gli occhi azzurri dell'uomo luccicare in esso, come piccole stelle pronte a portare solo la luce.

Sui monitor si vedeva la figura di Elle, aveva deciso di provare se la regola dei tredici giorni fosse reale: un detenuto nel braccio della morte avrebbe scritto un nome e, se tredici giorni dopo non fosse morto, avrebbe avuto uno lievissimo sconto della pena.

Se fosse stata falsa quella regola, Light e Misa potevano davvero essere il primo e il secondo Kira.

Sì, tutto bene.” rispose la ragazza, sforzandosi di sorridere mentre restava nascosta in quell'angolo a pochi passi da lui. “È solo che...Ryuzaki si comporta in modo strano oggi. O forse, sono io che lo vedo comportarsi in maniera strana...non so che dire al riguardo.”

Watari restò in silenzio, osservò la giovane fissare il vuoto davanti a sé e passarsi una mano sulla fronte. Lei non capiva perché si sentisse in quel modo, come se una mano le stesse stringendo il petto da quella mattina e fosse pronto a strapparglielo da un momento all'altro.

Sai, lui è venuto da me stamani.” disse Watari, rompendo il gelo in cui si era rinchiusa Alyssa, incatenata da quelle sensazioni e da quei pensieri negativi.

Lo guardò, il volto dell'uomo si era fatto improvvisamente serio mentre la guardava nel buio.

E cosa ti ha detto?” gli chiese, un po' titubante. Come se la risposta che avrebbe ottenuto la spaventava.

Calò di nuovo il silenzio, Alyssa e Watari si guardarono nel buio fino a quando un verso di dolore pose fine a quell'atmosfera priva di voci: l'uomo si portò rapidamente una mano al petto, si piegò su sé stesso, come se stesse combattendo un nemico che lo stesso colpendo dall'interno.

Alyssa ci mise qualche secondo per comprendere che quello che stava accadendo era reale, balzò in piedi con uno scatto e si avvicinò all'uomo. “W-Watari?” si avvicinò a lui, ma l'uomo continuò a stringersi il petto,come per fermare quella mano che gli stava stringendo il cuore.

Oh dio, Watari?!” esclamò di nuovo la ragazza, giunse al suo fianco quando lo vide cadere a terra, un braccio allungato verso la superficie della scrivania come a raggiungere la tastiera del computer. La ragazza gli prese il viso tra le mani, in preda alla disperazione cercò di dare un senso ai suoi pensieri irrazionali di quel momento e afferrò in cellulare, per chiamare i soccorsi medici.

C-cancellali.”Watari gemette quella parola, afferrando con la mano tremante il polso di Alyssa e far sì che lei lo guardasse. Gli occhi della ragazza si erano velati di lacrime, ma la mente riuscì a concentrarsi su quell'unica parola che l'uomo sembrava riuscire a rivolgerle.

Le stava chiedendo di cancellare tutti i dati riguardanti il caso Kira.

Era ciò che Elle doveva avergli chiesto quella mattina.

Armata di tutta la forza d'animo che riuscì a raccogliere in quel momento, adagiò la testa di Watari sul pavimento e si avvicinò al computer. Premette il pulsante rosso sul retro della tastiera e l'immagine di Elle sul monitor sembrò volgere lo sguardo verso di loro, sugli altri schermi apparvero scritte di arresto, che segnalavano la cancellazione di tutti i file dal sistema.

Watari? Watari cosa suc...?”

Anche la voce di Elle venne cancellata, si arrestò improvvisamente appena i monitor si spensero. Una luce rossa lampeggiante iniziò ad illuminare la stanza e Alyssa si gettò rapidamente su Watari: lui la stava guardando, gli occhi socchiusi su quella che era stata una figlia per lui e a cui voleva un'ultima volta donare un segno di affetto: avvicinò la mano tremante a quella di lei e la strinse più forte che poté.

C-chiamo un'ambulanza. Non temere, resisti Wammy.” stava dicendo la ragazza, con voce soffocata dal dolore e le lacrime che scendevano copiose sul suo viso. Stava lottando in tutti i modi, malgrado sapesse che la morte era ormai giunta a prendere il respiro dell'uomo che era stato come un padre per lei.

Padre.

Lo sentì perdersi tra le sue braccia, mentre digitava con mano tremante il numero dell'ambulanza. I suoi muscoli contratti dal dolore si rilassarono sempre di più, il respiro si ridusse ad un soffio fino ad arrestarsi e gli occhi si chiusero per sempre sulla figura di Alyssa.

La ragazza continuò a guardare il cellulare, decidendo di non arrendersi all'evidenza che Wammy avesse appena smesso di vivere tra le sue braccia. Trattenne i singhiozzi che stavano nascendole in gola, le lacrime non smisero di attraversarle le guance nemmeno per un istante e il dolore assunse un'espressione sul suo viso.

Padre.

Maestro di vita.

Amico.

Aveva appena perso tre soggetti in un unica vita, strinse la mano che teneva dietro la testa di Wammy e raccolse i suoi capelli tra le dita, come se volesse trattenerlo a sé il più possibile, anche se non c'era più respiro in quel corpo.

Lasciò cadere il cellulare a terra e si portò la mano alle labbra, quando sentì il dolore prendere il sopravvento su di lei. La disperazione sussurrò parole di morte al suo orecchio, ricordandole quanto avesse perso in quell'unico secondo in cui qualcosa aveva preso il cuore di quell'uomo che aveva creato ciò che Alyssa chiamava famiglia.

Lui.

Lei.

Elle.

Chi si prenderà cura di te quando me ne sarò andato?

Alyssa scacciò la voce della disperazione, ripensò a quelle parole lette nelle iridi del ragazzo, parole che la pioggia, il vento e la luce non avevano taciuto e capì che doveva combattere quel dolore, se voleva evitare la morte.

Elle...” adagiò il corpo senza vita di Wammy sul pavimento e corse fuori dal corridoio.

* * * *

I suoi passi riecheggiarono tra le pareti scure, unito al suono delle sirene d'allarme che illuminavano quei lunghi corridoi.

Rosse come il sangue ballavano con il nero della morte.

Non c'erano lacrime, non c'era disperazione, non c'era dolore che le potesse impedire di correre.

Solo il tempo, che parve arrestarsi attorno a lei e impedirle di andare più veloce, sempre di più per raggiungere la stanza in cui si doveva trovare lui. Tutti i suoi pensieri si annullarono, quelle voci che ogni tanto affollavano la sua mente e la spingeva a compiere azioni si ridussero ad un solo sussurro che le diceva: salvalo. Perché se non ci fosse riuscita, se non lo avesse salvato, quelle voci si sarebbero spente tutte insieme, fino a portarle alla morte.

Ascoltate, lo shiniga...”

Alyssa sentì la sua voce, mentre si faceva sempre più vicina alla soglia della porta. Il fatto che la sentì arrestarsi all'improvviso, senza giungere alla sua conclusione, le strinse il cuore in una morsa.

Lawliet.

Raggiunse finalmente la stanza, fermandosi però sulla soglia quando vide un angelo cadere.

Non vide le altre persone che si trovavano all'interno, erano solo immagini irreali a cui il suo sguardo non riuscì a dare forma. Le luci rosse colorarono quell'immagine di un corpo che, lentamente, stava raggiungendo il pavimento.

Il tempo si arrestò di nuovo, un grido si liberò dal suo corpo mentre correva verso di lui, mentre il cucchiaino che lui teneva in mano librava nell'aria per poi cadere con lui a terra. Le braccia lo presero al volo, gli occhi cercarono subito il suo viso e le lacrime di Alyssa corsero a bagnare i visi di entrambi.

No, no, no....” La ragazza sentiva la sua voce pronunciare solo quelle parole, mentre faceva salire le mani al volto di Elle. Gli occhi neri di lui erano sbarrati su di lei, come attraversati da una miriade di ricordi di una vita che lo stava abbandonando.

Loro suonarono più forte, insieme alla voce di Alyssa e al suono che le sue lacrime provocavano mentre cadevano su di lui.

Chi ti darà forza quando non ne avrai?

Elle, Elle...non te ne andare. Non lasciarmi, non lasciarmi...” Alyssa ripeté quelle parole, le sentì rompere il silenzio glaciale che li circondava, mentre gli occhi dei presenti erano puntati su di loro. Il ragazzo aprì le labbra, come per pronunciare un nome, una parola che volesse lei sentisse prima che la fine giungesse.

Ma il suo sguardo si posò su un punto dietro di lei, dove altri occhi sembravano stessero assistendo a quella scena il cui finale tragico era già stato scritto.

Un ghigno nel buio fu il suo ultimo saluto.

Poi lentamente, mentre il suono di quelle campane sembrava spegnersi sempre di più, chiuse le palpebre dopo aver guardato un'ultima volta Alyssa, la bambina che gli aveva dato la mano per siglare l'inizio di una nuova vita con lei, la ragazza che gli aveva sorriso per dirgli che credeva in lui.

La donna che gli aveva donato il suo cuore per farlo sentire amato.

Alyssa sbarrò lo sguardo, quando vide il volto pallido di Elle rilassarsi sempre di più, le labbra socchiuse in un ultimo respiro e il petto troppo silenzioso e immobile per contenere un cuore vivo. Il silenzio nella stanza calò soffocante, per poi essere rotto da un urlo disperato di Alyssa, che risuonò tra le sue pareti come un lamento di morte.

Sembrò che la sua voce non fosse abbastanza forte per poter esternare il dolore che lentamente le stava crescendo dentro, scosse il corpo di Elle e chiamò più volte il suo nome, come se volesse destarlo da un sonno in cui era troppo presto caduto. Gridò di nuovo, si portò il corpo del ragazzo stretto a sé e pianse tra i suoi capelli, sentendosi improvvisamente vuota e priva di respiro. Dietro di sé si scatenò il panico: Light gridò disperato, quasi isterico, e affermò che loro sarebbero stati i prossimi a venir uccisi da Kira e gli altri poliziotti si lasciarono prendere dalla paura.

Magari lui fosse giunto a prenderla.

Alyssa lo stava aspettando.

Sperava di sentire quella presa invisibile che le strappava il cuore dal petto, sperava di sentire la sua voce gemere di dolore prima di spegnersi del tutto, sperava di sentire l'ultimo respiro soffiare in lei prima di andarsene e raggiungere la sua famiglia.

Wammy, suo padre.

Elle, l'uomo che amava e che le aveva insegnato a vivere davvero.

Sperava di cadere al suo fianco e di addormentarsi con lui nel sonno della morte.

Quando me ne andrò, chi arresterà la tua caduta?

Nessuno.

Alyssa si sentì cadere in un vortice di dolore sempre di più, mentre le lacrime continuavano a scendere lungo il suo viso senza che potesse arrestarle.

Perché Kira non la uccideva?

Perché viveva ancora?

Passarono diversi minuti, in cui era rimasta a piangere sul cadavere di Elle, sola in quella stanza buia e senza luce che era stata la sua tomba.

Alyssa?” sentì una voce alle sue spalle e lentamente si voltò a guardare il volto di Light dietro di lei, il viso avvolto in una maschera di dolore che però sembrava celare ben altro.

La disperazione lasciò posto alla follia.

No, non..non è morto. È solo...chiama l'ambulanza, siamo ancora in tempo.” disse con voce tremante, scuotendo la testa ripetutamente mentre continuava a guardare il volto immobile di Elle.

Sembrava stesse dormendo, aveva un espressione serena e tranquilla sul volto che nessuno avrebbe potuto associare alla morte.

Un'espressione innocente, così come lo era lui.

La giustizia non poteva essere morta.

Light le posò le mani sulle spalle, in un gesto che le fece scoppiare il petto di nuovo nel dolore. Se sentiva quelle mani sulla sua pelle, voleva dire che anche quel corpo freddo tra le sue braccia era reale.

Riprese a piangere, singhiozzi e lacrime erano più forti di lei e non riuscì ad arrestarli.

Aveva perso tutto nel giro di pochissimi minuti.

Un intera vita cancellata nell'attimo di un battito di ciglia.

Ma lei era ancora là.

Perché Kira non la prendeva?

Abbassò la testa sui capelli di Elle, inalò il suo ultimo profumo, quell'odore inconfondibile che solo lui sapeva emanare.

Perché io sono la giustizia.

Risentì quella voce nella sua mente. Fu così reale che le parve non appartenere ad un ricordo, ma che avesse rotto il silenzio in quel momento.

Perché tu eri la mia vita.

Quella era la sua voce, quella che nella sua mente piangeva ancora più forte che nella realtà, quella che aveva davvero preso consapevolezza di essere rimasta sola. Perché il corpo di Alyssa rifiutava di riconoscere quel pensiero, non avrebbe di certo retto un dolore simile.

Guardò il viso di Elle, ignorando le voci che li circondavano in quel momento e lasciò che le lacrime gli baciassero le labbra un unica, ultima volta.

Tu continui a sentire la mia voce, ma io sono lontano.

You long to hear my voice, but i'm long gone.


Ciao a tutti :)

Mi sento in colpa ad aver pubblicato questo capitolo, poiché io per prima avrei tanto voluto saper elaborare un finale diverso.

Ma era così che avevo inteso la storia e se avessi cambiato all'ultimo, probabilmente avrei creato qualcosa di deludente.

Spero comunque vi sia piaciuto e che continuiate a leggere gli ultimi capitoli della mia storia.

Siamo quasi al termine infatti (sono certa che molti di voi saranno felici xD): mancano pochissimi capitoli (quattro o cinque escluso il prossimo, li dovrei selezionare in base alla lunghezza) e Elle sarà comunque presente in tutti essi attraverso dei flashback poiché, malgrado la sua dipartita, tutti questi ultimi capitoli ruoteranno sempre attorno a lui.

La canzone che fa da titolo al capitolo e le cui frasi sono presenti all'interno di esso è la stupenda “Watch Over You” degli Alter Bridge, di cui ho adattato frasi del testo per renderlo adatto al capitolo.

Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, sia in silenzio e sia chi recensisce.

Un grazie anche a tutti coloro che l'hanno inserita tra le seguite/preferite/ricordate!

Siete tutti fantastici!

Spero di ritrovarvi al prossimo capitolo e vi auguro una buona serata!

Ciao ^^




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Capitolo 18
*** Anthem Of The Angels ***


-Anthem Of The Angels-

White walls surround us

No light will touch your face again

Rain taps the window

As we sleep among the dead

Il vuoto.

Era lui che la stava circondando in quel momento, era lui che la stava tirando sempre più in basso, era lui che le stava strappando via l'anima sempre di più, riducendo il suo corpo ad un vuoto involucro privo di vita.

Vita.

Quella parola la fece quasi sorridere, come sorriderebbe un bambino di fronte ad un sogno troppo lontano, un sogno che gli è consentito solo immaginare con la sua mente.

Lei provò ad immaginare la vita, ,ma la ritrovò solo distesa sotto un telo bianco, su un tavolo delle autopsie.

Rimase in piedi in quella stanza buia, l'odore acre di medicinali e morte era il suo unico appiglio alla realtà, la sua anima era ormai troppo lontana da quel mondo che le aveva portato via tutto in un solo misero minuto.

Aveva visto quegli occhi guardarla per poi spegnersi lentamente, lasciandola in balia delle lacrime e della disperazione.

Ancora non lo credeva possibile, ancora stringeva la stoffa dei suoi stessi pantaloni sperando che fosse solo un brutto incubo, ancora sperava che una presenza nella sua mente le desse qualcuno con cui parlare, qualcuno che le dicesse che lui non era morto.

Ma era sola.

Ormai non aveva nessuno, era stata abbandonata persino dalla morte che Kira si era rifiutato di concederle. Avrebbe tanto voluto avere il coraggio di impugnare un arma contro il suo stesso petto e porre lei stessa la fine alla sua vita. Ma non ci riuscì. Debole e patetica, così riuscì solo a definirsi.

L'unica cosa che poteva fare era stare in quella camera mortuaria, pervasa dal freddo gelido della morte e il cui silenzio veniva rotto unicamente dal battito del cuore troppo forte, che batteva nel suo petto.

Smettila, finirai per svegliarlo.

Ma non era ciò che voleva? Si avvicinò lentamente a lui, tra quelle lunghe file di tavoli che accoglievano corpi di tante persone che avevano abbandonato troppo presto i propri cari. In quei teli bianchi, le sembrò di vedere immagini di persone in lacrime, che gridavano al cielo di rendere loro l'anima dell'angelo che era stato portato via alla terra, cosa che lei aveva fatto per un intera nottata, ma senza ottenere risultato.

Si fermò vicino a lui, il telo bianco copriva il suo corpo e ad Alyssa parve di scorgere il suo profilo sotto di esso.

Allungò la mano, come per scostare quell'unico ostacolo che la separava da lui, ma si bloccò.

Bianche pareti ci circondano, nessuna luce toccherà più il tuo viso.

Ascoltando il silenzio, riconobbe il rumore della pioggia che batteva la realtà al di fuori di quell'ospedale.

Era tutto il giorno che pioveva, solo allora si era resa conto che lui stava piangendo giorni prima perché un angelo stava per cadere troppo presto.

E lei non era riuscita ad evitarlo.

Rem aveva scritto i nomi di Wammy e Elle sul quaderno, per poi ridursi in un cumulo di polvere per aver trasgredito le regole del suo mondo. Kira aveva agito attraverso di lei, Alyssa si immaginò il ghigno di quel bastardo mentre gioiva della morte di Elle. Un sorriso folle le attraversò le labbra per un istante, quando pensò che Elle aveva comunque vinto.

La giustizia viene dal cielo e il cielo, quel giorno, aveva accolto il suo angelo migliore.

Socchiuse gli occhi, tentata di nuovo dallo scostare quel telo che nascondeva il suo corpo, ma si bloccò.

Non voleva disturbarlo, non poteva rovinare il suo ultimo sonno in quel modo.

Doveva solo prendere un pugnale e morire accanto a lui, invece stava ancora aspettando che lo facesse Kira.

Forse era a lei che voleva infliggere la morte peggiore, perché anche lei aveva perso la vita quel giorno: Alyssa non c'era più, se n'era andata insieme alla sua famiglia ma il suo corpo restava a vagare tra gli umani, come un fantasma in cerca di verità.

Kira le aveva portato via tutto, probabilmente non aveva senso privarla del respiro, quando già lo aveva perso.

Cedette.

Cadde sulle ginocchia, lasciando scorrere le lacrime lungo il suo viso e ignorando il freddo del pavimento che trapassava i tessuti dei suoi pantaloni.

Singhiozzi ripetuti scapparono dalle sue labbra e ruppero il silenzio che ricopriva quella misera stanza puzzolente, quella misera prigione che stava imprigionando il suo corpo per l'eternità.

Si piegò in avanti, sfiorando la superficie fredda del pavimento con la fronte e lasciando che il gelo le corresse sulla pelle e la facesse sentire quasi viva. Non sentiva più di esserlo, nemmeno le lacrime che si univano ai suoi lamenti di disperazione valsero a provargli che lei era ancora Alyssa.

Sentì come un braccio che si allungava sulla sua spalla, la sua mente aveva perso i binari su cui doveva correre e le stava regalando quella splendida illusione di non essere sola. Il suo cuore galoppò per un solo istante, come se stesse incontrandosi con una serenità che fronteggiava la morte.

Come se stesse per destarsi da quell'incubo.

Restò piegata su sé stessa, continuando ad avvertire quel calore che posava sulle sue spalle. Labbra sfiorarono i suoi capelli sciolti e un dolce respiro accarezzò la sua nuca, come per voler allontanare il freddo dal suo corpo.

Sono ancora qui.

Alyssa continuò a piangere, quando quella voce giunse alle sue orecchie, troppo reale.

Non era un sogno, lui davvero là con lei e lo sentiva.

La sua mente si era truccata di illusioni davvero troppo bene, per permetterle di vivere una cosa simile.

Non mollare, non farlo perché io non ti abbandonerò mai.

No, quelle voci non erano reali.

Erano solo lontani ricordi che stavano tornando a galla, per farla sentire viva.

Ciò che lei non era più da quando aveva visto il suo angelo cadere.

Ma io so che non lo farai mai, Elle. Cosa credi?

La sua voce.

Quella era la sua voce, che riecheggiava negli angoli della sua mente e le ricordava che, quando le aveva pronunciate, aveva un largo sorriso sulle labbra che avrebbe tanto voluto di nuovo conoscere.

Gettò la testa all'indietro, fendendo l'aria come se fosse un'arma per il mondo intero e gridò il suo nome un'ultima volta.

* * * *

Days go on forever

But I have not left your side

We can chase the dark together

If you go, so will i

Sono ancora qui!”

La piccola Alyssa si guardò attorno, senza però trovarlo da alcuna parte. Il vento primaverile soffiava fresco sulla sua pelle, trasportando con sé un inebriante profumo di fiori che sembravano rinchiudere in quel dolce aroma i loro mille colori.

Sentiva ancora la voce di Elle, le parve di udire il suo respiro nascosto in un di quei fiori che la circondavano, eppure non lo vedeva.

Si portò una mano sul cappello in paglia che portava sulla testa, per impedire che il vento glielo portasse via e continuò a guardarsi attorno.

Ma non lo vedeva.

Uno strano senso di timore sembrò pervaderla, sapeva che era lì eppure non riusciva a scorgerlo.

Anche se era un gioco, anche se riusciva ad avvertirlo, non le piaceva il fatto che i suoi occhi non riuscivano a catturarlo e farlo suo.

Elle? Questo gioco non mi piace più. Esci fuori!” esclamò.

Ma le tremava la voce? Lo trovò alquanto stupido, come il fatto che i suoi occhi si stavano gonfiando lentamente di lacrime.

Voleva vederlo.

Continua a cercarmi.” la incitò lui, con una strana voce che sembrava tenere dentro di sé del divertimento. Era strano, perché Elle non si era mai sottoposto ad un gioco del genere. Se lui e Alyssa passavano del tempo insieme, lo facevano su un altalena: l'unico gioco che il bambino davvero amava fare, perché sosteneva di sentirsi più vicino al cielo, restando comunque sulla terra.

Era vicino ai suoi genitori.

Era vicino ad Alyssa e Wammy.

Era con sospeso tra coloro che amava.

La bambina si rese solo allora conto che quello era un sogno: i colori erano troppo nitidi, il paesaggio troppo paradisiaco e quel profumo sembrava essere solo un illusione per i sensi. L'unica cosa reale era Elle, la sua voce e la sua inconfondibile presenza.

E voleva che lo cercasse.

Perché? Cosa significava?

Due mani le coprirono gli occhi. Dopo un attimo di sussulto, Alyssa sfiorò quelle piccole dita fredde che le oscuravano lo sguardo e un sorriso le attraversò le labbra.

Non mollare mai, non farlo perché io non ti abbandonerò mai.”

La bambina sorrise, si voltò lentamente verso Elle e lo vide sorridere per davvero per la prima volta da quando lo aveva conosciuto. Si chiese perché lo stesse facendo in un sogno, perché quella fantasia non potesse essere reale.

Ma io so che non lo farai mai, Elle. Cosa credi?” lo sfidò lei, arricciando il naso e assumendo una smorfia che rivolse al bambino.

Quest'ultimo sorrise di nuovo, con una mano le accarezzò i capelli e Alyssa si sentì pietrificare. Non perché quel gesto l'avesse innervosita, non perché non era abituata a sentire il suo tocco sul viso, ma perché quell'immagine le sembrò troppo, troppo profetica.

Come se quel gesto avrebbe accompagnato la fine di tutto.

Devi sempre saperlo, che io sarò sempre con te.” disse ancora, mostrando i denti attraverso il suo sorriso radioso. Restarono a guardarsi per diversi istanti, mentre il vento faceva da sottofondo al loro sogno comune, quello di stare insieme.

L'unico ,vero, reale sogno che volevano avere, l'unico che li avrebbe mandati avanti.

Ragazzi, è ora di tornare a casa!” La voce di Wammy li richiamò, si trovava fuori dall'oceano di fiori e li stava richiamando con un gesto della mano. Gli occhi azzurri socchiusi e il sorriso caloroso che faceva capolino dai suoi baffi bianchissimi vennero illuminati dalla luce del sole che brillava nel cielo, diverse nuvole erano giunte a giocare insieme a loro, oscurandone ogni tanto la lucentezza.

Elle fece un passo come per raggiungerlo, ma prima si voltò verso Alyssa che era rimasta immobile a guardarli stranita.

Vieni.” Elle allungò la mano verso di lei. “È ora di tornare a casa.”

* * * *

Cold light above us
Hope fills the heart
And fades away
Skin white as winter
As the sky returns to grey


La mattina dopo Alyssa, la bambina che aveva tutto, aveva scoperto con rammarico che quello era stato solo un sogno.

La mattina dopo Alyssa, la ragazza che aveva perso tutto, aveva scoperto con rammarico che quello era ancora un incubo.

Tenne le mani strette in grembo e lo sguardo fisso sulle lapidi che si stagliavano davanti ai suoi occhi come se fossero troppo grandi per non notarle. Il vento sussurrava alle sue orecchie parole che lei non riuscì a cogliere, le parve di sentire sospiri nascosti in esso, come se qualcuno stesse comunicandole qualcosa mentre se ne stava da sola di fronte a quella tomba.

Ascoltò gli inni degli angeli che sembravano volerle ricordare quel giorno attraverso le loro soavi voci.

Alyssa non avrebbe mai dimenticato quel giorno, non ci si ricorda mai del giorno della propria nascita ed è impossibile ricordare anche quello della propria morte, quando l'anima giungeva dall'altra parte della realtà.

Ma lei aveva il privilegio, o la condanna, di ricordare.

Perché aveva respiro, cuore, testa ma non aveva più anima: quella era stata portata via dal corpo nello stesso momento in cui quella di Elle aveva abbandonato il suo.

Era evaporata da lei, quando aveva gridato il suo nome per un ultima volta ma lui non le aveva risposto.

O meglio, lei non aveva sentito la sua risposta.

Odio il nero.”

Alyssa guardò la lapide a forma di croce di Elle e un sorriso le attraversò le labbra, un sorriso di cui lei stessa era inconsapevole e che nasceva da un vecchio ricordo che la sua mente aveva deciso di porre alla sua attenzione proprio in quel momento. Abbassò lo sguardo sul suo abito scuro, aveva raccolto i capelli in una crocchia e i ciuffi erano stati raccolti insieme da un elastico altrettanto nero.

Allora perché ti sei vestita così?

Alyssa guardò la gonna che fluttuava nel vento, uno strano e familiare profumo giunse a lei e avvertì come una strana presenza alle sue spalle, pronta a sorreggerla in caso fosse caduta.

Ma ormai sarebbe per sempre caduta.

Si sentì stringere le spalle, come se due mani volessero ricordarle quanto lui le fosse vicino.

Perché vestirmi di rosa non mi sembrava il caso.” rispose lei e alzò la testa verso il cielo. Il sole stava salutando la terra, nascondendosi oltre l'orizzonte e vestendo il cielo di un manto arancione, che si allungava sopra di lei. Quella strana presenza, quelle mani che le stavano infondendo coraggio, continuò a rimanere dietro di lei e a sussurrare parole che solo il vento riusciva a tradurre.

Peccato, saresti stata bene in rosa.

Alyssa rise, una risata che ruppe il silenzio della morte, violando il sonno di coloro che si trovavano attorno a lei.

Anime che gridavano, ma che nessuno poteva sentire.

Eppure lei lo sentiva, così vicino.

Ma non osò voltarsi: perché come Orfeo aveva perso Euridice, voltandosi verso di lei per vedere il suo volto, lei non voleva perderlo per sempre.

Voleva sentirlo sempre al suo fianco, anche se non poteva più vederlo.

Aly, io sono sempre qui. Lo sai che non ti abbandonerò mai.

La ragazza si sentì di nuovo perforare il cuore, una lama scese in profondità dentro il suo animo e spinse i suoi occhi a lacrimare dolore e pena. Tirò su con il naso, guardando il cielo su cui la notte sembrava voler far scendere le sue tenebre e lasciò che i suoi occhi piangessero.

Lo so.” disse, serrando le labbra.

Sono io che ti ho abbandonato.

Avrebbe dovuto porre fine alla sua vita nel momento stesso in cui Kira non lo aveva fatto per lei. Avrebbe dovuto prendere un pugnale e piantarselo nel cuore, morendo accanto all'uomo che aveva amato più di sé stessa da un intera vita, ma di cui se ne era resa conto solo quando era tutto finito.

Forse anche la loro storia, un giorno, sarebbe stata raccontata, come quella di Romeo e Giulietta.

Ma lei non aveva avuto il coraggio di togliersi la vita.

Tu non mi hai abbandonato, Alyssa. Noi siamo ancora insieme, non vedi?

Alyssa abbassò la testa, le lacrime scorsero velocemente lungo il suo viso e caddero sul terreno ai suoi piedi, quell'unico pezzo di spazio che la stava dividendo dal corpo di Elle. “Ti amo.” singhiozzò, lasciando che il vento trasportasse via le sue parole e che le portasse al cielo, dove lui doveva davvero trovarsi in quel momento.

La sua nuova casa.

Alyssa?”

La ragazza aprì gli occhi di colpo, si accorse di averli tenuti chiusi per tutto il tempo e di aver solo immaginato di sentire quella voce, di percepire quel respiro tra i suoi capelli e di avvertire la forza di quelle mani che le stringevano le spalle.

Era solo un'illusione, ormai non riusciva più a distinguere cosa fosse reale e cosa non lo fosse.

La voce di Light però era reale. Vicina. Anche troppo.

Si girò verso di lui, il ragazzo indossava ancora lo smoking scuro che aveva portato per il funerale. Gli occhi dorati erano fissi su di lei, la scrutavano con attenzione come se volessero cancellare dal suo viso il dolore.

Stiamo andando tutti a casa, tu non vieni?” le chiese, indicando un punto dietro di sé, dove la ragazza vide gli altri colleghi del quartier generale che si stavano allontanando tra le lapidi di quel cimitero.

Casa.

Io non ho più una casa.” precisò la ragazza e tornò a guardare la lapide di Elle di fronte a sé.

Light si pose al suo fianco, restò in silenzio e guardò insieme a lei la croce che entrambi avrebbero portato sulle loro spalle.

Chi in un modo, chi in un altro.

Ora...cosa farai?” le chiese, tornando a guardarla e portandosi le mani dentro le tasche dei pantaloni.

Alyssa teneva ancora le palpebre leggermente abbassate, perché non c'era più nulla in quel mondo che le importasse guardare. “Non lo so. Ma tornerò in Inghilterra e manterrò la promessa che ho fatto a lui.” disse.

Quella di lasciar perdere Kira.

Era una cosa che lei non voleva fare, ma andare contro alle ultime volontà di Elle le sembrava davvero perfido.

Vieni.” Light le posò le mani sulle spalle e la costrinse a voltarsi verso di lui, la strinse a sé in un delicato abbraccio. Alyssa non ricambiò ma non oppose resistenza, si ritrovò con il mento contro la spalla sinistra del ragazzo mentre le braccia di lui l cingevano i fianchi.

La ragazza trovò quel contatto stranamente freddo, ma non andò a fondo delle sue emozioni perché non le avvertiva più. L'anima scinde emozioni e sensazioni e permette alla mente di riconoscerle e classificarle, ma lei la sua anima l'aveva vista fuggire via insieme a quella di Elle.

Mi dispiace davvero molto che tu soffra così. Ti auguro tutto il bene del mondo.”

Restarono in quelle posizioni per altri interminabili istanti, in cui la ragazza sentiva il bisogno di porre quella domanda. Non seppe perché, ma le venne in mente mentre era vicino a lui.

Perché Kira non mi ha uccisa, Light?”

Pronunciare il nome del loro assassino, di colui che le aveva portato via tutto quanto le parve veleno, pronto a corrodere qualsiasi cosa fosse rimasto dentro il suo corpo. Light restò per qualche attimo in silenzio, mentre il vento soffiava su di loro.

Non lo so. Ma lo scopriremo presto, sarò io a catturarlo e vendicare Ryuzaki. Te lo prometto.” le sussurrò all'orecchio. La ragazza provò un brivido mentre sentiva il nome fittizio di Elle.

Una voce dentro di lei fu grata di non aver sentito uscire il suo vero nome dalle labbra di Light.

I due si separarono, lui le sorrise gentilmente e Alyssa allargò leggermente le labbra, tenendo però gli occhi bassi. Non voleva che qualcuno si accorgesse di come la sua anima era fuggita via dal corpo.

Ti ringrazio.”

Allora lo guardò.

E lo vide.

Il suo vero volto.

Durò un solo istante, ma l'immagine degli occhi rossi, di quel sorriso tramutato in un ghigno compiaciuto e il suono di quella risata gutturale che ruppe il silenzio rimasero impressi nella sua mente.

Come un incubo ad occhi aperti, che però le mostrò quanto spaventosa fosse la realtà. Il vero incubo.

Alyssa sentì il cuore batterle nel petto all'impazzata mentre il volto di Light parve tornare alla normalità.

Tutto bene?” le chiese lui, corrugando la fronte confuso.

La ragazza dovette scuotere la testa per tornare in lei, abbassò gli occhi e cercò di regolare il respiro che sembrava volesse bloccarsi nella sua gola. “Devo...devo andare.” disse solo e lo superò senza rivolgergli più uno sguardo. Pensò che fosse stupido dare credito a quell'illusione ma qualcosa dentro di lei, qualcosa di davvero forte, la spingeva invece a darci davvero importanza.

Mentre sentiva gli occhi di Light su di sé, mentre guardava il sole tramontare nel cielo e mentre udiva i silenziosi sospiri di quelle anime perse intorno a lei, strinse i pugni con forza, decidendo in quel misero secondo che cosa fare del suo futuro.

Mi spiace, Elle.

Guardò il sole all'orizzonte e si ritrovò a tramontare insieme a lui.

There is nothing left of you
I can see it in your eyes
Sing the anthem of the angels
And say the last goodbye
I keep holding onto you
But I can't bring you back to life
Sing the anthem of the angels
And say the last goodbye

(Anthem Of The Angels- Breaking Benjamin)


Ciao a tutti! :D

Scusate il capitolo cortissimo, ma l'ho scritto come “epilogo” per questa prima parte della fanfic.

Smetterò anche di rompervi le scatoline con questi capitoli pseudo tragici, dal prossimo fino agli ultimi ci saranno più azione e meno lacrime! :P

Ringrazio tutti coloro che leggono la mia storia, sia chi lo fa in silenzio e sia chi recensisce.

Un grazie di cuore anche a coloro che hanno inserito la mia storia tra le preferite, seguite e ricordate! ^^

Alla prossima, ciao! :)





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Capitolo 19
*** New Dawn ***


-New dawn-

E così ricopro la mia nuda perfidia con antiche espressioni a me estranee rubate ai sacri testi e sembro un santo quando faccio la parte del diavolo.

(William Shakespeare- Riccardo terzo)


Il tempo passava.

Le stagioni si susseguivano.

Un corpo cresceva, una mente maturava, una vita cambiava.

In quei cinque anni, lei sentì di essere cambiata insieme al mondo e quest'ultimo era cambiato in peggio, come al solito. Una nuova alba porta segue sempre una notte più buia di quella precedente e le notti della sua vita si erano fatte sempre più oscure, l'avevano avvolta sempre di più e trascinata con loro.

Strinse i pugni di fronte a quella consapevolezza, accusandosi di non essere stata capace di cambiare in meglio, perché si era aggrappata ad un mondo che era solo male.

Ma non aveva tempo di biasimarsi. Guardò la lapide di fronte a sé, un passato dolore che era rimasto immutato nel corso degli anni e vivo come solo qualcosa che faceva così male poteva essere.

Guardò poi la rosa rossa che aveva tra le mani e la lasciò sopra quella superficie di pietra, come aveva fatto sempre da cinque anni a quella parte.

Si diceva che in onore di un morto, si doveva portare in dono una rosa bianca.

Ma lui non era morto. Non lo era mai stato.

Tutti lo credevano tale, ma lei avrebbe fatto loro cambiato idea.

Sarebbe riuscita a riportarlo in vita, il suo nome avrebbe nuovamente pervaso l'aria e la giustizia sarebbe tornata con il suo spirito.

Ne era certa.

Guardò l'albeggiare del cielo sopra la sua testa e un sorriso inconsapevole apparve sulle sue labbra, mentre l'oscurità della notte veniva portata via da una nuova luce.

Una nuova alba avrebbe avuto inizio quel giorno e lei ne sarebbe stata l'artefice.

* * * *

Condoglianze, Light.”

Il ragazzo rispose all'ennesimo saluto con un sorriso sghembo, guardando l'uomo basso e con due spessi baffi scuri sopra le labbra che aveva allungato la mano verso lui, senza però guardarlo negli occhi.

Avevano usato tutti quell'atteggiamento, tipico ad un funerale, in cui lo sguardo non poteva sostenere il dolore che si poteva leggere nei volti dei familiari.

Light lo guardò andare via, quella mattina tirava un fresco venticello autunnale, che aveva per tutto il tempo accompagnato la cerimonia funebre per suo padre. La folla di persone accorse a portare il loro ultimo saluto si stava lentamente disperdendo, tanto che rimasero solo i familiari più stretti davanti alla lapide.

Guardò verso sua madre e Sayu, abbracciate e in lacrime, con gli occhi posati sulle frasi scritte nella pietra per l'uomo che era stato marito e padre per loro, un uomo che se n'era andato troppo presto.

La ragazza rimaneva aggrappata alla madre, come farebbe un naufrago con uno scoglio per salvarsi dal mare in bufera, e i suoi singhiozzi ogni tanto rompevano l'irreale silenzio che aleggiava su quel cimitero.

La madre si mostrò più composta, ostentando una forza che forse nemmeno pensava di avere: le lacrime solcavano il suo viso, ma dalle sue labbra non uscì alcun lamento.

Erano i suoi occhi a parlare, quelli gridavano più dolore e angoscia di quanto una voce potesse fare.

Light abbassò lo sguardo, restando diversi passi lontano da loro e ascoltando il fischio del vento che muoveva i suoi capelli castani. Il vociare della gente che stava lasciando il cimitero si era fatto sempre più lontano, unendosi ai suoni del vento, e il sole, che aveva brillato alto per tutta la cerimonia, venne coperto da alcune solitarie nuvole, le quali ne ottenebrarono la luce.

Una mano si posò sulla sua spalla, tastandola delicatamente, e il ragazzo chiuse gli occhi preparandosi a rispondere all'ennesimo saluto di condoglianze.

Ma appena si voltò, appena vide quella figura di fronte a sé, la sorpresa si impadronì di lui.

Il suo sguardo vagò su quei folti e lunghi capelli neri che le ricadevano sulle spalle,sugli occhi verdi leggermente velati di nero e le labbra immobili, che accentuavano la freddezza dell'espressione di ghiaccio sul volto di quella ragazza.

Dovette sbattere più volte le palpebre per riconoscerla, tanto che per un attimo pensò di ritrovarsi davanti ad una statua di pietra. Ma poi si rese conto che il suo istinto aveva visto giusto: era lei.

Alyssa?” domandò in un sussurro, come se temesse di sbagliarsi.

La ragazza sorrise, ma fu un sorriso trattenuto e pieno di dolore quello che si delineò sulle sue labbra.

Ciao Light.” rispose lei.

* * * *

Light non poté fare a meno di osservarla, mentre prendeva posto davanti a lui.

Si stava togliendo la giacca scura che indossava al cimitero e la stava posando sullo schienale della sedia su cui era seduta. Portava una semplice canottiera scura sotto che metteva in bella mostra il vistoso tatuaggio sulla spalla destra. Il ragazzo ci impiegò un po' per capire che erano gocce di pioggia, come quelle che erano scese quando lui era morto, segni indelebili di un dolore che forse la ragazza non avrebbe mai dimenticato.

Trovò angosciante vederli sulla sua pelle, era come se Alyssa stesse cercando in tutti i modi di non dimenticare.

Posò i gomiti sul tavolo e la guardò mentre si girava verso di lui e una cameriera si avvicinò al loro tavolo per prendere le ordinazioni. Alyssa non parlò, allora Light ordinò un caffè amaro per entrambi, ricordando che a lei piaceva tempo prima.

Ma poteva aver cambiato anche abitudini? Nel silenzio che seguì, il ragazzo parve ancora non riconoscerla:era visibilmente dimagrita, anche troppo, il viso era leggermente scavato anche se appariva lo stesso bellissimo.

Anche se quella era la tipica bellezza che spaventava, quella che non si poteva sapere cosa celasse.

Aveva sentito poco la sua voce, solo quando lo aveva salutato e quando gli aveva detto che era dispiaciuta per ciò che era successo a suo padre. E anche in quelle parole, in quei sussurri, il ragazzo non aveva ritrovato la ragazza che aveva conosciuto anni prima.

Che ci fai qui a Tokyo, Aly? Non ti sei fatta più sentire dal funerale di...” Si protese verso lei, appena la cameriera portò loro le due tazzine di caffè, ma non concluse la frase.

Un tempo sapeva riconoscere le emozioni che apparivano sul volto di lei, ma in quel caso non seppe se pronunciare o meno il suo nome, le avrebbe fatto male.

Alyssa abbozzò un sorriso. “Di Lawliet.” concluse la frase, ma con uno strano luccichio negli occhi. “Sono qui per lui...tra alcuni giorni è il quinto anniversario della sua morte e io vengo qui ogni anno.

Light per un attimo rimase interdetto, non l'aveva più vista in quei lunghi cinque anni e sapere che gli era stata così vicina gli procurò uno strano senso di inquietudine.

Quando ho saputo di tuo padre, ho pensato fosse giusto venirti a salutare. Lui era un brav'uomo e non meritava di morire.” continuò poi lei, inclinando lievemente lo sguardo verso un punto sul tavolo.

Light continuò a girare il cucchiaino dentro il caffè, osservando i piccoli vortici che si creavano dentro la sua tazzina. Alyssa nemmeno aveva toccato la sua e aveva spostato lo sguardo verso la vetrina accanto a loro: la pioggia cadeva a fiotti e le poche persone in strada, e che si erano aggrappate al sole di quella mattina, stavano correndo per ripararsi da esse.

Come è morto?” chiese poi la ragazza, volgendo nuovamente lo sguardo verso lui.

Light rimase colpito da come i suoi occhi verdi erano spenti. Non ci aveva fatto caso prima, ma sembrava come se un velo scuro di malinconia fosse sceso su di loro e ne avesse offuscato la luminosità.

Non posso parlartene purtroppo. Riguarda il caso Kira e non posso divulgare più di tanto.” rispose.

Alyssa annuì. “Capisco.” rispose e abbassò di nuovo la testa,continuando a non toccare il caffè.

Sai, ti ho cercata in questi anni, ma non sono mai riuscito a rintracciarti.” Light si portò la tazzina alle labbra e ne bevve un lungo sorso. Lei lo guardò nuovamente. “Avrei tanto voluto convincerti a lavorare con me per catturare Kira. Non trovo giusto che tu mantenga quella promessa, lui merita giustizia.”

Si aspettò di vedere quella maschera di freddezza sciogliersi, mostrare dolore, malinconia, rabbia, ma invece non accadde nulla. Solo un mezzo sorriso, che di spontaneo aveva ben poco.

Mi fa piacere che tu mi abbia pensata in questi anni, ma avrei comunque rifiutato la proposta.” disse.

Ma non puoi davvero mantenere quella promessa.”

Comprendimi Light, non riuscirei a lavorare con te che ti spacci per lui.”

Calò il silenzio, rotto unicamente dal parlare delle poche persone che si trovavano in quel bar. Dal bancone accanto a loro giungeva un rumore di piatti e bicchieri che battevano sulla superficie e la voce del barista che ordinava ad un giovane cameriere come comportarsi con i clienti.

In quei momenti, il tempo parve fermarsi attorno a loro e i due non smisero per un secondo di guardarsi.

Light poi sorrise. “Capisco perfettamente. Non sarebbe facile per te.” rispose poi, con aria comprensiva.

Alyssa rispose con un altro sorriso, prese la tazzina dal tavolo e finalmente ne bevve qualche sorso.

Siete a buon punto con le indagini?” domandò.

Light scosse la testa. “Chi può dirlo...” rispose, rimanendo professionalmente sul vago e guardandosi con circospezione attorno, come se temesse qualcuno potesse ascoltare la loro conversazione.

Stava per chiederle se lei sapesse qualcosa al riguardo, ma sapendo che lei non aveva più voluto avere a che fare con Kira, trovò quella domanda inappropriata.

Decise di cambiare argomento, guardando le spalle ossute della ragazza e il suo volto scavato, le labbra erano arricciate verso la tazzina, da cui stava cercando di scacciare il fumo.

Sei sempre splendida, Aly.” le disse e lei alzò lo sguardo su di lui. “Ma mi sembri...irriconoscibile.”

La ragazza lo fissò per lunghi ed interminabili istanti, mentre lui si portava le braccia al petto e soffermava lo sguardo sul tatuaggio di lei.

Alyssa cercò di non spostare il suo di sguardo su quelle gocce di pioggia dipinte sulla pelle. “Io sono il frutto di quello che mi è stato fatto.” disse. “È il principio fondamentale dell'universo: a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.”

Light rabbrividì di fronte a quelle parole: qualcosa si era trasformato nello sguardo di Alyssa mentre le pronunciava, come se a pronunciarle fosse stato qualcosa dentro di lei, qualcosa che era cresciuto da tempo, ma che restava mascherato dietro quell'espressione angelica, ma distrutta. Un demone.

Pensi ancora che saresti dovuta morire anche tu quel giorno?” le domandò.

Alyssa si irrigidì di nuovo, quella convinzione era albergata e cresciuta in lei per troppo tempo.

Il passare delle stagioni non l'aveva cancellata, quel ricordo di lei che stringeva tra la braccia la sua vita, sperando di poterla raggiungere, sarebbe rimasto per sempre vivo. Troppo vivo.

Kira non ha avuto clemenza di me.” rispose, alzando lo sguardo su Light. “Non mi ha risparmiato la vita perché gli ero simpatica, o per altro...il suo nemico era lui, io ero solo una figurante nella scena.”

Piegò la testa da un lato. “Io ho due teorie: o qualcosa è andato storto nei suoi piani o la mia sopravvivenza gli era in qualche modo utile. Sono l'unica rimasta in vita da quel giorno, mi piacerebbe davvero sapere il perché.”

Light rimase colpito dalla durezza con cui pronunciò quelle parole, quasi come se stesse ponendo quelle domande...a lui. “Io non posso saperlo il perché, Aly.” disse, quasi ridendo per mascherare il suo nervosismo.

Alyssa abbozzò un sorriso enigmatico.

Poteva sembrare divertito ,infastidito ma comunque... inquietante.

Light non seppe tradurlo.

Beh lo scoprirai quando lo catturerai, no? Confido nelle tue capacità.” rispose lei, mostrandosi sincera.

Calò di nuovo quell'innaturale silenzio, in cui i due si stavano davvero dicendo la verità.

Le loro labbra sigillate, le loro mani immobili sul tavolo, i loro occhi persi in discorsi che parole non avrebbero mai potuto riassumere.

Fino a quando il cellulare di Light squillò. “Devo andare a lavoro.” disse, appena lesse il messaggio di Matsuda sullo schermo del suo portatile. Si alzò in piedi e indossò velocemente la giacca del suo smoking, Alyssa alzò lo sguardo per seguire i suoi movimenti ma rimase seduta al suo posto, con un sorriso largo sulle sue labbra.

Possiamo rivederci prossimamente. Misa ora è fuori per le riprese di un film, ma sono certo che le farebbe piacere rincontrarti.” aggiunse poi lui, sistemandosi il colletto della camicia.

La ragazza scoppiò a ridere quando sentì il nome della biondina. “Misa...” disse, ricordando i vecchi tempi in cui non aveva sopportato la sua voce gracchiante. “Sì, sarei molto contenta di rivederla.”

Bevve l'ultimo sorso di caffè e lasciò la tazzina sul tavolo, alzandosi anche lei in piedi e prendendo la giacca dallo schienale della sedia.

Quando si girò, notò che il ragazzo la stava guardando attentamente e le posò una mano sulla spalla. “Sono davvero felice...che tu sia tornata. Ci sei mancata.” disse, con voce talmente bassa che quasi Alyssa non la sentì. Restò a fissarlo a lungo, come per reprimere ciò che quelle parole le stavano realmente causando e Light attese una risposta.

Un sorriso si allargò sulle dolci labbra della ragazza. “Anche voi mi siete mancati.” disse solo.

Si lanciarono un ultimo, lungo sguardo prima di salutarsi e Light fu il primo a lasciare il locale.

Alyssa seguì, in silenzio, la sua figura che si allontanava oltre la vetrina accanto a sé: l' immagine di Light era distorta nelle gocce di pioggia che bagnavano il vetro.

* * * *

2 years before

Portami un altro bicchiere.”

Il barista la guardò, sbuffando tra i denti e pulendo con nervosismo uno dei tanti bicchieri che occupavano il bancone davanti a sé. Lei gli sorrise di rimando, con una sfrontatezza che riconobbe di non aver mai avuto prima. Tornò a guardare davanti a sé, due uomini tutto muscoli e niente cervello la osservavano dal tavolo di fronte, sorridendo maliziosi e lanciandole complimenti poco gradevoli, che avrebbero offeso qualsiasi donna con un poco di umiltà.

Ma lei l'umiltà l'aveva persa, calpestata sotto i piedi più e più volte, quando aveva deciso di vivere per morire, cedendo il suo corpo ai peggiori piaceri che potesse concedersi. Guardò il bicchiere di fronte a sé, dopo aver risposto alle loro volgarità con un sorriso insensato, e lo prese, portandoselo alle labbra e perdendosi in quel sapore dolce amaro che le inondò il palato. Poi lo sbatté sulla superficie del tavolo e scosse la testa, sperando che con quello scossone il vortice del mondo si arrestasse inesorabilmente.

Ma non fu così: quello continuò a ballare e lei insieme a lui, tra pensieri sconnessi e gesti privi di senso.

Quando la smetterai di buttare via così la tua vita?”

Alyssa piegò la testa e trattenne un verso di disgusto, quando si rese conto che quel sapore le dava davvero fastidio. Guardò la figura davanti a sé: sembrava un essere a parte, un ologramma di perfezione apparso in un mondo in cui c'entrava poco. Infatti era solo un'illusione della sua mente, ma le sembrava così reale che per poco si sentì male, mentre le lacrime premevano sui suoi occhi verdi.

Si vergognò di essere ridotta in quello stato mentre lo guardava: il trucco sfatto, la scollatura troppo aperta, i pantaloncini troppo aderenti e i piedi nudi che trottavano sul pavimento.

Un mostro.

E lei non voleva che lui vedesse il mostro in lei.

La vita si butta se la si possiede.” disse in un sussurro, mettendosi più composta come se fosse stata rimproverata da un maestro di scuola. Tenne lo sguardo sulle sue dita che tamburellavano sul tavolo e deglutì. “Io non la possiedo più da quando te ne sei andato.”

E io quando me ne sarei andato?”

Elle si portò un dito tra le labbra, posò i gomiti sulle ginocchia e la guardò profondamente. Alyssa alzò lo sguardo su di lui, rendendosi conto di essere davvero così ubriaca da volerlo baciare in quella macabra illusione in cui la sua mente l'aveva gettata. Gettò la testa all'indietro e si morse le labbra.

Oh non sai cosa mi è successo da quando tu te ne sei andato...di tutto.” disse inarcando le sopracciglia, il barista gli portò un altro bicchiere e la guardò con freddezza, tanto che Alyssa voleva ricordargli che avrebbe pagato tutto quello che stava bevendo. Si accorse però che non stava davvero parlando, era come se quella conversazione con Elle si stesse svolgendo solo nella sua testa e che le sue labbra fossero serrate.

Aveva davvero bevuto troppo.

E da quando hai smesso di combattere?” le chiese ancora lui.

Alyssa perse il significato di quella parola, quando lo aveva visto cadere da quella sedia, quando aveva visto la sua figura lanciarsi verso la morte, nell'oscurità di quella stanza che era stata la sua tomba.

Prese il bicchiere e se lo portò alle labbra, era così ubriaca, sconvolta e fuori di testa che si ritrovò a sorridere ma con le lacrime agli occhi.

Era mai stata ubriaca fino a quel punto?

Tanto da immaginarsi il volto di Elle che le parlava, che la guardava con quell'aria di rimprovero? No, non lo era mai stata.

Non era mai arrivata a quel punto, tanto da non essere più capace di scindere realtà da immaginazione. Anche se spesso decideva di crearsi un mondo immaginario, per nascondersi al dolore e cercare di raggiungere una realtà illusoria, era sempre stata ben capace di separare le due cose.

In quel momento invece, le parve quasi di udire la sua voce, di sentire quelle iridi scure che sprofondavano in lei, di avvertire il suo profumo che era sempre stato stranamente irresistibile per lei.

Ci mancava davvero poco al desiderio di baciarlo.

Ma non lo fece, disse a sé stessa che era solo un'illusione e decise di affogare la vana speranza che quell'immagine fosse reale nel bicchiere di whisky che aveva tra le mani.

Ne bevve un lungo sorso, tenendo lo sguardo basso e lasciando scorrere lentamente le lacrime lungo il suo viso, ma sforzandosi di mantenere la voce ferma e chiara.

Trovava già alquanto folle trovarsi in una situazione simile.

Mi dispiace deluderti così, Elle.” Alyssa scosse la testa più volte, ignorando i capelli che le ricaddero sul viso, fino a coprirle la visuale. Ma tanto il suo sguardo era già appannato, da quelle lacrime di nostalgia che erano prontamente giunte a ricordarle quel dolore che l'avrebbe accompagnata per un intera vita.

Fino alla morte.

Elle abbassò la testa, i suoi occhi si spostarono sulla mano della ragazza adagiata sul tavolo e accorse come a sfiorarla. La ragazza parve sentire il calore dei suoi polpastrelli, sfiorarle la pelle e trattenne un attimo il fiato, rammentando a sé stessa che stava solo vivendo una stupida e folle illusione.

Sotto questa superficie, sotto questa maschera di dolore e disperazione, so che ci sei ancora.” le disse, alzando di nuovo lo sguardo su di lei, mentre Alyssa accorse ad asciugare una lacrima che le attraversò rapidamente la guancia.

Non era vero: sotto quella superficie, sotto quella maschera, non vi era più nulla. La Alyssa che aveva combattuto accanto ad Elle, era decaduta lo stesso giorno in cui aveva visto il suo angelo morirle davanti agli occhi. Quel nulla si stava però tramutando in altro, stava seguendo la via della perdizione che l'avrebbe portata solo verso un unico sentimento, quello che la spingeva a portare avanti la sua vita.

Ritrasse la mano, ma non perché non voleva sentire quella di Elle vicino alla sua, ma perché lei non meritava nemmeno di immaginare il suo tocco.

Non meritava che lui la guardasse più ormai.

Non meritava nemmeno più di pensare a lui.

Aveva ridotto la sua vita, il suo corpo, la sua anima solo ad un mucchio di cenere che il vento avrebbe sparso via il prima possibile. Aveva perso tutta sé stessa, per colpa di quello che aveva perduto anni prima.

No, non è vero.” squittì Alyssa, serrando le labbra nella vana speranza di poter respingere quelle ulteriori lacrime che volevano abbandonare confuse i suoi occhi. “Tu lo sai cosa ho fatto, lo sai cosa sto facendo e lo sai cosa sto per fare....dovresti solo odiarmi!”

L'odio è un sentimento folle, che nasce dal male e finisce nel male.” la zittì Elle e le parve di rivivere i momenti in cui usava quel tono per farle cambiare idea, per farle capire che i suoi discorsi erano privi di un reale fondamento. “Sai che io per te non potrei mai provare odio. Odio colui che ti sta spingendo a buttare via la tua vita in questo modo, colui che non mi ha permesso di rimanerti accanto fino alla fine, colui che non mi permette di prendere la tua mano e farti capire che non sei sola!”

Alyssa scosse la testa, come per impedire alle parole di Elle di penetrare nella sua mente, come se volesse scacciarle dal suo dolore. Si portò una mano sul viso, per nascondere i suoi occhi. Si diceva che gli occhi erano lo specchio dell'anima e lui avrebbe visto che un anima, in quel corpo, non c'era più.

Ma devi smetterla di cercarla, Aly. Non ti porterà a nulla se non altro dolore...e io non avrei mai voluto vederti ridotta così, perché quando un angelo cade all'inferno...non si rialza più.”

Io non sono caduta all'inferno, Elle.” Alyssa alzò di scatto la testa e si morse le labbra, facendosi così male a tal punto da focalizzare tutto il suo dolore su di esse e non sugli occhi che non la smettevano di piangere.

Ci sono stata spinta dentro. E ora voglio solo risalire tra le fiamme di questo inferno, ferendomi e bruciandomi nel dolore e nell'agonia per poterla farla pagare a chi si è mascherato da santo, quando giocava la parte del diavolo.” pronunciò le ultime parole in un ringhio, mentre le sue memorie si concentravano su colui che aveva spezzato troppe ali d'angelo per non poterla pagare cara.

L'illusione di Elle non disse nulla, la ragazza lo vide quasi scomparire tra le sue lacrime, come se qualcuno la stesse con forza tirando di nuovo dentro la realtà.

Mi spiace deluderti...davvero. Ma lo faccio per te.” aggiunse poi, quando l'ultima goccia cadde lungo il suo viso.

Notò che quell'allucinazione, quell'immagine distorta del suo ricordo più bello cercò di dire dell'altro, ma una voce, dura e reale, gli impedì di dare spazio all'ennesimo inganno della mente di Alyssa.

Eccoti, finalmente.”

Alyssa si voltò verso un punto dietro di sé.

* * * *

Il rumore della serratura che scattava ruppe il silenzio.

Alyssa si rifugiò lontano dalla luce che brillava sulla rampa delle scale e si immerse nell'oscurità del suo appartamento, chiudendosi la porta alle spalle e guardandosi intorno.

Lui non era ancora tornato.

Sospirò, soffermandosi per un istante a guardare il cielo di Tokyo fuori dalla vetrata sulla parete di fronte a lei, le stelle quella notte decisero di coprire il loro splendore dietro spessi nuvoloni scuri.

La pioggia cadeva fitta, tanto che non riusciva nemmeno a scorgere le luci che brillavano in città.

L'oscurità regnava in quella notte.

Si tolse pigramente la giacca e la gettò sul divanetto accanto a lei, poi fece scorrere la mano lungo la parete, alla ricerca dell'interruttore della luce. Lo trovò dopo vari tentativi e lo premette, scacciando il buio dall'enorme salotto.

Lasciò scorrere lo sguardo lungo le pareti, sentendo che qualcosa non era al suo posto.

Magari lui aveva lasciato qualcosa in disordine, oppure c'era davvero qualcosa che non quadrava là dentro.

Si avvicinò lentamente al centro della stanza, dove era posato un tavolino di vetro tra due sofà in pelle bianca e si guardò di nuovo attorno.

Allora lo sentì. Il rumore di una pistola che veniva caricata.

Si voltò di colpo e rimase sorpresa nel ritrovarsi davanti proprio la sua figura: indossava una lunga giacca in pelle nera, con un cappuccio che gli copriva la testa, il braccio destro teso verso lei impugnava una pistola che puntava alla sua testa.

Dopo un attimo di smarrimento, in cui le parve quasi di trovarsi di fronte un fantasma, Alyssa sospirò.

Oramai nemmeno la morte stessa era più capace di sorprenderla.

Marshmello...” sussurrò interdetta, portandosi le mani sui fianchi esili e puntando i suoi occhi su quelli del ragazzo, che erano malamente nascosti sotto il cappuccio.

Mello rimase in silenzio, con la mano libera si liberò rudemente del cappuccio e guardò la ragazza con sfida, assaporando il silenzio che li circondava, come per caricarsi con esso della rabbia che quello sguardo vagamente perso gli procurava.

Alyssa notò subito la cicatrice sulla parte sinistra del volto del giovane. Malgrado quella dovesse essere una deturpazione sul suo viso, sembrò conferire una particolare umanità ad esso, cosa che prima non aveva.

Sbatté più volte le palpebre, rammentando di come tempo prima si era trovata in sintonia con la mancanza di umanità che Mello delle volte mostrava. “Lebst du noch?” gli domandò poi, rompendo quel glaciale silenzio che nemmeno la pioggia che batteva all'esterno era riuscita a rompere.

Mello fece un passo verso di lei, poi un altro, fino a quando la punta fredda della pistola non si posò sul mento della ragazza. Si aspettò di vederla trasalire, di vedere un barlume di paura in quegli occhi verdi ma non successe nulla: era impossibile far provare timore ad un anima che si era saldata nel terrore.

Fai anche la spiritosa, K.?” le chiese a denti stretti, accostandosi di più a lei, tanto che le loro labbra quasi si sfiorarono. “Questa te la faccio pagare, nutte.”

* * * *

Su Los Angeles era sceso il manto scuro della notte, a coprire la luce del giorno.

Mello lasciò il rifugio sotterraneo in cui si trovava con la sua squadra, si mosse rapido lungo il corridoio scuro e raggiunse un punto all'esterno, in modo che potesse vedere le luci delle stelle che brillavano quella notte.

Il suo breve momento di tranquillità venne rotto dallo squillare del suo telefono e lo afferrò al volo, estraendolo dalla tasca dei pantaloni e leggendo il nome sullo schermo.

Numero nascosto.

Non poteva essere che l'ultima persona al mondo di cui voleva sentire la voce in quel momento.

Che cosa vuoi, K.?” La risposta giunse secca, tanto che la persona dall'altra parte del telefono non disse subito nulla.

Poi una risata, macchiata di provocazione e arroganza che mandò in bestia persino lui. “Non essere così brusco.” disse e in quel momento Mello si accorse che quella voce era giunta a lui troppo vicina.

Come se non passasse da quel telefono, ma da un punto dietro la sua schiena.

Infatti, quando si voltò, la vide: con le spalle sul muro retrostante e un braccio stretto al petto, lo fissava con un espressione seria sul viso. Il cellulare che stringeva in una mano veniva nascosto dalla cascata di capelli scuri e mossi che scendevano sopra le sue, ormai troppo, esili spalle. Indossava abiti scuri e aderenti, che la confondevano con l'oscurità della notte.

Mello chiuse il telefono e la guardò con sfida, lei uscì dall'oscurità in cui era rimasta circondata fino ad allora e

la sua immagine divenne più chiara alla luce della luna.

Non dovresti essere qui.” le ricordò, con un pizzico di arroganza che la fece un attimo irrigidire.

Alyssa non rispose, prese un lungo respiro e distolse lo sguardo. “Hai il quaderno?” domandò, facendo un passo verso di lui e formulando quella domanda. Piegò la testa da un lato e osservò il volto del ragazzo con attenzione.

Sì, ma tu non lo vedrai.” Mello rispose con risoluzione e per la prima volta riuscì a sorprenderla così tanto, da distruggere il blocco di ghiaccio in cui il suo viso era sempre stato intrappolato in quegli ultimi anni.

Aveva conosciuto l'Alyssa disperata, quella che non rivolgeva parola a nessuno che non fosse il suo dolore.

Aveva conosciuto l'Alyssa persa, quella che si era gettata nell'alcool e nella droga per non parlare più con il suo dolore.

Ma da pochi anni a quella parte, non aveva conosciuto un'altra Alyssa, ma un giocattolo privo di vita nella mani della vendetta. Era sempre fredda, nessuna emozione trapelava più da quel volto di ghiaccio.

La ragazza abbassò lo sguardo, giungendo subito alla conclusione per cui Mello si comportasse in quel modo. Non aveva mai pensato che fosse stupido, ma aveva quasi confidato nel fatto che potesse in qualche modo esserlo.

Sei arrabbiato?” gli chiese.”Devo ricordarti che sono stata io ad averti suggerito di rapire Sayu Yagami?”

Non...osare parlarmi come se fossi un tuo sottoposto.” Mello fece un passo verso di lei e le puntò contro l'indice, come se fosse un'arma. La ragazza continuò a mantenere il contatto visivo con il ragazzo e trattenne un'istante il fiato.

Il piano è partito da una briciola delle tue idee ma l'ho messo io in atto...e sta funzionando grazie a me, non a te.”

Calò il silenzio innaturale di quella calda notte, rotto unicamente dal verso di qualche uccello che lo sfidava. Guardando Alyssa, Mello si chiese perché avesse deciso di lasciarla lavorare con lui. Pensò che lei gli fosse riconoscente, per le varie volte che era andata a recuperarla dai vari locali in cui la trovava fuori di sé tempo prima e quando lei, ormai sobria, si era presentata da lui, sostenendo di volerlo aiutare a catturare Kira, aveva anche pensato che potesse esserle utile, viste le informazioni raccolte durante le indagini con Elle.

Ma Alyssa aveva un piano tutto suo in mente, un piano che comprendeva solo lei e con il quale cercava di ridurlo ad una marionetta. Era una cosa che non tollerava.

Regole del quaderno, shinigami....” Mello scosse la testa, parlando in un ringhio. “Tu sapevi tutto, vero?”

Oh ti prego, Mello!” Alyssa replicò prontamente, con una durezza nella voce che infranse quella freddezza in cui il suo volto era rinchiuso da tempo. “Non puoi essertela presa per questo...”

Credi che sia per questo che non voglio più avere a che fare con te? Goran Bretovic, K....ti dice niente?” la interruppe Mello.

La maschera si sciolse completamente e per un attimo Mello si ritrovo di fronte un viso umano, dove diverse emozioni si intrecciavano tra loro. Si morse il labbro, socchiuse leggermente lo sguardo e le sua espressione si irrigidì, la barriera di ghiaccio era stata abbattuta. “L'uomo che hai ucciso per crearti il tuo gruppo?”

Non fare la finta tonta. È l'uomo che tu mi hai detto di uccidere per ottenere la fiducia di quegli uomini...ma non mi hai detto il perché hai scelto lui.”

Kira non è mai riuscito a prenderlo, tu sì. Non vedo perché prendersela in questo modo per qualche piccolo dettaglio...”

K, io non sono stupido. Ho risorse che tu nemmeno pensi che io abbia...e ho scoperto tutto: la morte di quell'uomo era solo per soddisfare una tua personale vendetta.” disse. “Hai osato troppo mentendomi.”

Alyssa scosse la testa. “Io oso fare tutto ciò che può essere degno di un uomo, chi osa di più non lo è.” disse, con aria truce. Ormai il concetto di dignità e umanità non li riguardavano più, erano stati entrambi colpevoli di atti deplorevoli per il quale non si potevano nemmeno più considerare umani.

Ma quelle parole che Alyssa pronunciò, tutto quello che lei diceva ormai, ruotava attorno a Kira: lei aveva dominato il suo mondo, con semplici inganni e menzogne, che un umano poteva permettersi, non con un quaderno regalatole da una divinità.

Si sentiva umana nelle sue colpe, anche se non si sentiva più vincolata all'umanità che le aveva portato via tutto.

La nostra collaborazione è finita.” concluse Mello, voltandosi di spalle e facendo per rientrare nei sotterranei.

Alyssa strinse i pugni .“Non farlo, Mello. Ti prego, ti avrei spiegato, prima o poi.”cercò di giustificarsi.

Il ragazzo si voltò di scatto verso lei, inchiodandola con uno sguardo minatorio che riuscì a farla rabbrividire. E quasi ne gioì, perché nessuno era più riuscito a spaventarla da troppo tempo.

Sai, io non sarò un esempio di moralità.” disse. “Ma mi è stato insegnato a saper riconoscere coloro di cui fidarmi o meno. E io, di te, non mi fido più. Sei solo un intralcio per il mio scopo.”

Punto debole dal passato.

Alyssa abbassò lo sguardo, come se rinvangasse antiche memorie, in cui si era sentita un intralcio per altre persone. Mello trovò gratificante, vedere che il senso di colpa era uno dei pochi sentimenti che non l'aveva abbandonata.

Elle si rivolterebbe nella tomba se potesse vederti.” concluse così il suo epilogo, scegliendo di puntare su un'altra debolezza, la più forte, che la ragazza aveva sempre posseduto. I suoi occhi carichi di rabbia e malinconia gli bastarono come risposta e prese la giusta decisione di voltarsi ed andarsene.

Non c'era bisogno di ricordarmelo.” rispose Alyssa, guardandolo scomparire nell'oscurità.

* * * *

Alyssa non distolse lo sguardo da lui nemmeno un istante.

Non mostrò paura e né tanto meno dispiacere, ma solo una profonda freddezza nei riguardi della rabbia del ragazzo. “Ma sei vivo, no? Quante storie...” disse, storcendo il naso.

In quello stesso istante, lui alzò di scatto la pistola sulla tempia della ragazza e premette con forza la punta dell'arma contro la pelle di lei. La ragazza chiuse per un istante gli occhi, ma rimase comunque fredda.

Allora è vero...sapevi che quegli sbirri stavano arrivando e non ti sei curata di avvertirmi?” le chiese pungente Mello, anche se quella era più un'affermazione che una domanda.

Sapeva che Alyssa seguiva i movimenti del quartier generale giapponese da tempo e quindi era ovvio che sapesse una cosa simile, il fatto che non gli avesse detto nulla nemmeno lo stupiva, ma gli procurava una profonda rabbia.

Perché quella maledetta lo aveva fregato più e più volte.

Alyssa riaprì gli occhi e li posò su quelli del ragazzo. “Pensavo te la saresti cavata da solo. Non pensavo che...avevi più bisogno di me. Lo hai detto tu, no?” gli rammentò lei, riportando a galla la tensione che si era creata tra loro giorni prima, durante il loro ultimo incontro. “E comunque, sapevo che saresti sopravvissuto. A differenza tua, io mi fido di te.”

Mello si fece ancora più vicino e godette nel vederla arretrare di un passo, almeno la poteva considerare una mini vittoria su qualcuno che, ormai, non si spaventava più di nulla. “Ma mi avresti lasciato morire là lo stesso?”

Ti ripeto che non volevo.” lo rimbeccò la ragazza, con un aria di freddezza che quasi gli fece venir voglia di premere quel grilletto ed ucciderla.

Ma non lo fece.

Si morse il labbro, quasi ferendolo e facendosi male per trattenersi dalla rabbia.

Lei non mostrò nulla che non fosse solo freddezza verso lui, verso sé stessa e verso il mondo intero.

Mello abbassò lentamente la pistola, scrutando i tratti di quel delicato cinismo che si era dipinto sul volto della ragazza.

Ho perso anche il quaderno, per colpa del tuo dispetto.” le disse, con aria di rimprovero.

Alyssa deglutì “Abbiamo perso il quaderno.” lo corresse. “Credo dovremmo riprendere la nostra collaborazione, no?”

Rimasero a guardarsi a lungo, finché lei si strinse le braccia al petto. “Comunque...sono sincera quando dico che sono felice di vederti vivo.” gli disse.

Risparmiati queste moine per qualcuno su cui hanno effetto. Io non mi fido più di te.” la interruppe Mello. “Chi mi dice che non ci sono ancora sotterfugi sotto?”

Alyssa alzò gli occhi su di lui, calò di nuovo quel silenzio glaciale in cui i due erano unicamente legati da quel gioco di sguardi in cui sembravano sfidarsi. “Ti dirò quello che ho fatto...oltre la storia di Bretovic che già sai, ok? Ti basta come prova?”

Mello fece un passo verso di lei. “Altri inganni?” le chiese, quasi infastidito.

Alyssa scattò in piedi. “Andiamo, Mello.” disse. “L'ho fatto solo perché voglio prendere Kira più di te. Nient'altro.”

Il ragazzo scoccò la lingua. “Io ancora non capisco perché mi sono lasciato convincere a farti coinvolgere nei miei piani.”disse, battendo le mani accanto alle gambe.

Perché possiamo aiutarci a vicenda. E ormai penso che tu, come me, sospetti di una precisa persona.”

Tu sai che io non ho più bisogno di te.”

Ti sono stata utile in molti casi, non puoi negarlo.”

Di nuovo, le voci si ridussero al silenzio. I due si trovarono a scambiarsi più parole con gli sguardi e Mello sentì il bisogno di porle quella domanda. “Tu sospetti di...lui, vero?” le domandò.

Lei non rispose subito, si voltò lentamente e il suo corpo tremò per un istante, in preda alla rabbia che provò nel ricordare il modo in cui il suo nemico continuava a nascondere la sua vera natura, in quel modo.

Io so che è lui.” gli disse, tornando a guardarlo. “Ma dobbiamo avere le prove, no? E tu vuoi fermarlo prima di Near..penso che starne qui a parlare sia solo uno spreco di tempo.”

Mello rimase colpito da come la rabbia e l'odio che Alyssa portava dentro di sé ridussero il suo viso in quell'espressione che di umano aveva ben poco. Nascondeva tutto ciò che era diventata dietro una maschera di freddezza, ma era certo che il suo odio stava per esplodere nella maniera più spaventosa possibile. “Vuoi ucciderlo?”

La ragazza rise, come se quella fosse una battuta. “Ucciderlo?” ripeté divertita. Il suo sorriso si spense subito, mentre si avvicinava rapidamente a lui e serrava le labbra. “La morte sarebbe un dono troppo dolce per ciò che ha fatto...io voglio dargli la caccia, braccarlo, farlo sentire inseguito...voglio giocare questo gioco di inganni e bugie e vederlo piegarsi nella sconfitta....prima di morire, deve soffrire e provare la paura più profonda che possa conoscere. Voglio rovinargli la vita che si è costruito sulle morti che ha compiuto.”

Quelle parole, suoni deformati dalla profonda rabbia che muoveva ormai quel corpo privo di vita, rimasero sospese nell'aria, mentre Mello lasciava scorrere lo sguardo sul viso della ragazza: i suoi occhi si erano illuminati, di una luce oscura che ne soffocava l'umanità, le sue labbra che trattenevano un respiro troppo accelerato e alimentato dal profondo odio che la mandava avanti, i suoi pugni troppo stretti che tremavano accanto alle gambe.

Era morta senza però saperlo.

Alyssa poi si rese conto, di aver mostrato troppe emozioni e abbassò lo sguardo.

Penso che sia stupido amare ancora un fantasma, Alyssa.” le disse, con voce dura e profonda, tanto che riuscì a scalfire quell'espressione fredda sul suo volto. La vide sbattere più volte le palpebre, come per destarsi da un sogno e lui odiava vedere quanto potesse essere debole una persona come lei. “Tu vivi per la vendetta,...ma che farai quando sarà tutto finito? Quando non avrai nemmeno più l'odio a mandarti avanti?”

La ragazza distolse lo sguardo, sapeva che Mello non si stava preoccupando di lei, ma voleva solo vedere a che punto sarebbe arrivata con la sua sete di rabbia, odio e vendetta. “Sono affari miei. Vuoi di nuovo collaborare con me, o no?” gli chiese rapidamente e senza voler sentire altre storie.

Mello abbozzò un sorriso d'arroganza. “Matt non ti basta?” la provocò.

Alyssa sorrise, sapeva che Mello sarebbe subito arrivato a quella conclusione. “Di certo mi sta più simpatico di te.” rispose. “Ma non c'è due senza tre.”

Lei indossò nuovamente la maschera di freddezza ed apatia che ormai portava quasi sempre sul suo volto, cancellando subito l'immagine di sofferenza che non era riuscita a trattenere poco prima.

Fissò a lungo Mello che ricambiò quello sguardo con rabbia. “Sappi però che non comandi tu, stronza.” replicò “E prima voglio sapere tutto ciò che nascondi. Chiaro, K.?”

Alyssa sorrise leggermente sollevata, sperando che Mello avrebbe preso bene ciò che aveva davvero fatto.

* * * *

Jack Nelson?”

L'uomo sussultò nella penombra della stanza, con la dita strette attorno ad una penna e il quaderno aperto di fronte a sé. Riprese a respirare regolarmente, quando riconobbe la figura esile di Alyssa.

La vide allontanarsi dalla soglia della porta e attraversare la piccola stanza in cui lui si trovava da solo. Gli si avvicinò , divenendo più visibile sotto la luce dei monitor davanti a sé: la sua espressione era visibilmente seccata.

Tu? Che ci fai qui, bellezza? Ho saputo che Mello non vuole più avere niente a che fare con...” parlò confuso, notando che la giovane si muoveva con fare circospetto, come se sapesse di non dover essere lì. Lei non gli permise di continuare, affondò le mani dentro la tasca della sua giacca in pelle e tirò fuori una mazzetta di banconote, gettandola davanti al viso dell'uomo. Lo sguardo di questi si illuminò, di fronte alla lucentezza del denaro.

La ragazza lo guardò seria e lanciò un'occhiata al quaderno. “Voglio che tu faccia una piccola cosa per me.” disse e un lieve sorriso nacque sulle sue labbra.

Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni. (William Shakespeare- La dodicesima notte)





Ciao a tutti! ^^

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!

Scusate se ho leggermente modificato il capitolo, apportando alcuni cambiamenti alla “nuova” Alyssa, poiché non mi piaceva e di conseguenza non sarebbe piaciuta a voi, sopratutto in rapporto con Mello. Ho lasciato il suo periodo “buio” (e di conseguenza il tatuaggio legato ad esso)ormai concluso poiché mi è utile ai fini della trama, dato che è stato questo ad “avvicinare” Mello ed Alyssa. Spero abbiate gradito, non volevo “rovinare” troppo la protagonista. :) e vi chiedo scusa per le modifiche.

Chi conosce il film “V per vendetta” (e ringrazio colei che mi ha ispirata...sono io che faccio danni, tranquilla xD) si sarà accorto che il capitolo è pieno zeppo di frasi tratte dal film (anche le citazioni di Shakespeare che aprono e chiudono il capitolo provengono da esso.)

  • Io oso fare tutto ciò che può essere degno di un uomo, chi osa di più non lo è. (William Shakespeare- Macbeth)

  • Io sono il frutto di quello che mi è stato fatto. È il principio fondamentale dell'universo: a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.

  • Ogni volta che aveva visto cambiare il mondo era sempre stato in peggio.

E l'espressione tedesca Lebst du noch?” significa “Chi non muore si rivede.” e nutte”significa “poco di buono”, per non usare un altro termine. Chiedo scusa in anticipo se ho sbagliato le traduzioni, ho studiato il tedesco ma non ricordo una mazza e quindi mi sono affidata ad internet.

E il soprannome “marshmello”che Alyssa usa per Mello viene da “marshmallow” e so che mi prenderete per pazza, ma vabbè! xD

La smetto di rompere: ringrazio vivamente chi legge la mia storia, sia chi lo fa in silenzio che chi recensisce.

Ringrazio anche chi ha inserito questa storia tra le preferite/seguite e ricordate e chi mi ha inserita tra gli autori preferiti.

Grazie di nuovo a tutti e alla prossima, ciao! ^^




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Capitolo 20
*** Beyond Redemption ***


Eh già, vi rompo ancor prima che leggiate il capitolo!

Volevo solo dirvi che ho apportato delle leggere modifiche caratteriali alla “nuova” Alyssa, lasciandola parecchio simile a com'era prima della morte di Elle. Molti di voi hanno letto il capitolo prima che lo modificassi settimane fa e quindi mi sembrava una mancanza di rispetto non avvisarvi al riguardo.

Non è necessario che riandate a rileggerlo, poiché i dialoghi sono gli stessi ma ho cambiato solo il modo di approcciarsi di Alyssa con Mello.

Ok, vi lascio in pace e ci “vediamo” dopo. Buona lettura :D

-Beyond Redemption-

Oh i see your scars i know where they're from

So sensually carved and bleeding until you're dead and gone

I've seen all before beauty and splendour torn

It's when heaven turns to black and hell to white

Right so wrong and wrong so right

(HIM- Beyond Redemption)

Non è possibile. Hai di certo barato.”

Alyssa non poteva credere di non aver mai conosciuto una vittoria in quella sfida con il detective.

Solo una volta si era avvicinata all'assaporare un ipotetico trionfo contro di lui, ma solo perché lui aveva deciso di regalarle una piccola soddisfazione e non farla sentire una completa fallita.

Ma si trattava di anni prima, quando Alyssa non avrebbe mai pensato che il genio di Elle potesse varcare certi limiti.

Spiegami perché dovrei barare, quando sono bravo a vincere correttamente?”

Elle si tenne il dito tra le labbra, osservando immobile la scacchiera che Alyssa aveva letteralmente buttato per aria dopo l'ennesima sconfitta subita dal ragazzo. Erano seduti su due poltrone l'uno di fronte all'altra nella penombra della sala monitor, avvolta finalmente nel silenzio dopo un'intera giornata di lavoro.

La ragazza lo aveva costretto a prendersi una pausa dopo che i poliziotti ebbero lasciato la stanza, coinvolgendolo in una partita a scacchi che si era rivelata una pessima idea, come al solito.

Elle era il migliore nei giochi di ingegno e sconfiggeva Alyssa con una facilità unica. In sedici anni che lo conosceva, la ragazza avrebbe tanto desiderato poterlo battere almeno una volta.

Ma i sogni impossibili restavano tali.

Sai in cosa sbagli? Muovi sempre le pedine seguendo la stessa logica...il tuo avversario potrebbe memorizzare le tue mosse con estrema facilità e prevederle. Non sei molto furba.”

Elle alzò lo sguardo su di lei, assaporando con celato divertimento l'espressione infastidita ed imbronciata che si disegnò sul volto della ragazza.

Lei lo scimmiottò, tirandosi più indietro sulla poltrona e stringendosi le braccia al petto.”O forse è colpa tua, che non dai gusto nemmeno nel gioco?” disse, quasi per discolparsi.

Elle non rispose, facendo leva sui piedi ai bordi della poltrona, si protese in avanti e raccolse le pedine sparse in disordine sulla scacchiera, riponendole al loro giusto posto di gioco. “Vuoi fare un'altra partita?”

Te lo scordi.” rispose lei, già abbastanza umiliata dalle numerose sconfitte precedenti.

Poi, come una bambina che aveva appena elaborato un nuovo gioco, si rizzò sulla schiena e un sorriso furbo si delineò sulle sue labbra. “Idea! Giochiamo a dama?”

Sono più bravo a dama che a scacchi, Alyssa.” le ricordò il ragazzo, concentrato nel riporre ai loro posti di battaglia le pedine bianche che aveva usato lei.

La ragazza mise nuovamente il broncio e si tirò di più indietro con la schiena, provocando un tonfo sulla poltrona.

Batterti a scacchi almeno una volta rimarrà un sogno irrealizzabile, eh?” disse, abbassando gli occhi e storcendo ancora di più verso il basso le labbra.

Sogno.

Elle si soffermò maggiormente su quella parola.

Non era la prima volta che la sentiva pronunciare dalle labbra di Alyssa; per una persona che aveva sofferto come lei, la parola sogno era fondamentale per sfuggire al dolore regalatole da una vita intera, ma si rese conto solo in quel momento, che non le aveva mai chiesto quale fosse il suo vero sogno.

A dire la verità, sapeva quale era, glielo si leggeva negli occhi molto spesso, ma lei non lo aveva mai confessato.

Qual'è il tuo sogno, Aly?”

La ragazza alzò rapidamente lo sguardo su di lui. Quella domanda la colse impreparata, come se per un quesito del genere, apparentemente semplice ma difficile in realtà, doveva essere preparata.

Il mio sogno? Beh...sposarmi, avere quattro figli, comprarmi una casa alle Hawaii...” parlò con un sorriso, tenendo il conto di quei suoi desideri sulle dita.

Alyssa, parlo sul serio.” Elle la interruppe, anche se quel sorriso infantile che lei aveva sul volto non avrebbe mi voluto spegnerlo. Sorvolò anche sul fatto che, in futuro, Alyssa volesse avere quattro marmocchi che le ronzavano attorno, pur di arrivare a fondo di quella questione.

La ragazza posò lo sguardo su di lui; i suoi occhi verdi si ridussero a due fessure, mentre studiava il volto pallido del detective alla ricerca del motivo per cui le ponesse quella domanda. “Sono sicura che, se te lo dicessi, mi prenderesti per stupida. E non voglio che tu mi dia della stupida dopo aver perso per la millesima volta a scacchi con te.” disse seria, concedendosi un po' di ironia solo riguardo l'ultima frase.

Elle scosse la testa. “Nessuno ti ha mai definita stupida qui, se non te stessa.” disse e notò il lieve rossore che salì sulle guance della ragazza. Lei era così abituata a sentirsi “stupida” in confronto a lui, che oramai credeva pure che lui la considerasse tale. Ma non era mai stato così.

Oh Ryuzaki, ma perché adesso te ne esci fuori con questa storia?” gli chiese, abbassando imbarazzata lo sguardo e battendo le mani sulle sue ginocchia, come una bambina che non aveva più voglia di giocare.

Perché, finita la faccenda Kira, la prima cosa che lui avrebbe fatto sarebbe stato realizzare il suo sogno.

Elle sentiva di doverglielo; a quella ragazza che per un'intera vita lo aveva accompagnato, senza mai abbandonarlo. Lei lo meritava.

Ma rivelarglielo apertamente sarebbe stato troppo per entrambi.

Non puoi rispondere alla domanda e basta?” Elle la provocò, usando la stessa carta dell'ironia che lei amava tanto giocare. Anche se, in quello, lei era molto più brava.

La ragazza alzò nuovamente gli occhi su di lui, ancora leggermente sorpresa da quella strana richiesta. “Va bene.” Alzò le spalle e si grattò la nuca. “A patto che tu non mi prenda in giro e che mi riveli qual'è il tuo sogno. Patti chiari, amicizia lunga.” Gli puntò il dito contro, come se lo stesse minacciando di non sfuggire a quella promessa che voleva lui mantenesse.

Elle la guardò senza batter ciglio. “Non mi vergogno di dirti qual'è il mio vero sogno, Aly.” ammise, cogliendola di sorpresa.

Perché lei era certa che il ragazzo aveva dei sogni, ma sentiva di non conoscerli davvero: Elle era bravo a celare tutto di sé, emozioni, dolori e anche i suoi stessi sogni.

Tu? Me lo diresti con questa facilità?”

Perché non dovrei?”

Alyssa restò un attimo in silenzio. “Perché dovresti più che altro..”

Elle sorrise, un sorriso che lei non aveva mai visto prima. “Perché il mio sogno si è già realizzato.”

* * * *

Come scusa?”

Alyssa restò a bocca aperta, guardando fisso lo schermo del televisore di fronte a sé e spalancando le braccia in preda all'incredulità. Matt si voltò lentamente verso di lei, restandole seduto accanto con la sigaretta accesa tra le labbra. “Game over.” le disse, indicando con un dito la scritta rossa in grassetto che ballava in mezzo allo schermo del televisore, dove il cadavere di una donna giaceva in una pozza di sangue.

La ragazza strinse irritata la console del videogioco, lanciando poi una veloce occhiata verso Matt che le sorrideva beffardo. “Non è possibile che tu mi abbia uccisa...ci deve essere un trucco!” esclamò lei, con voce stridula.

Matt non disse nulla, volse lo sguardo verso il televisore e alzò le spalle, sancendo così l'epilogo della sua vittoria. “Il trucco c'è, ma non si dice.” si giustificò, pronunciando più parole di quante ne avesse voglia di dire. Mello sedeva sul divano alle loro spalle, davanti ad un monitor sul tavolino in legno e le cuffie alle orecchie. Lanciò un'occhiata infastidita ai due, ancora nel mezzo di un'aperta discussione sul perché il personaggio di Alyssa fosse morto nel videogioco, e prese un lungo respiro. Evitò di domandarsi anche perché solo lui fosse quello dedito al lavoro in quel sabato pomeriggio.

Ah stanno così le cose?” Alyssa lasciò la console sulla sedia, si alzò in piedi e strappò la sigaretta dalle labbra del ragazzo, che la guardò indispettito sotto le lenti verdi degli occhiali. “Allora sappi che il fumo passivo uccide più di quello attivo! Vai a fumare fuori le tue centinaia di sigarette!”

Il che implica che devo alzarmi di qua?” replicò Matt, inarcando un sopracciglio e guardandola con sfida.

La ragazza si trattenne dal rifilargli un pugno sul muso, spense la sigaretta nel posacenere stracolmo sul tavolino e si portò le mani sui fianchi. “Quando la storia di Kira sarà finita, ti farò dimenticare videogiochi e sigarette.” gli disse puntandogli il dito contro e allontanandosi verso il divano ad isola alle loro spalle.

Per tutta risposta, Matt si accese un'altra sigaretta e riprese a giocare al videogame, puntando lo sguardo attento sullo schermo e chinandosi maggiormente verso esso.

La ragazza lanciò un'occhiata verso Mello, concentrato sul monitor davanti a sé con un'espressione seria in volto. Poi fece scorrere lo sguardo lungo la stanza d'albergo in cui si trovavano.

Non era il massimo: era piccola, dalle pareti spoglie e in alcuni punti priva d'intonaco. Il pavimento in legno era scheggiato in diverse zone e cigolava ad ogni minimo passo. L'unica finestra presente era quella nel salone in cui si trovavano in quel momento, adiacente al cucinino minuscolo ed umido alle spalle del divano ad isola.

La vista rispecchiava la mediocrità di quel posto; affacciava su un grande tabellone pubblicitario, i cui pezzi di carta avevano ceduto e si muovevano mossi nel vento freddo di quella mattina.

La ragazza non disse nulla riguardo al ribrezzo che provava per quella camera, perché sapeva che Mello le avrebbe risposto in malo modo e le avrebbe anche detto che poteva andarsene a casa, invece che seccare loro.

Che stai facendo, Mello?” chiese poi la ragazza, mentre raggiungeva il computer acceso sul tavolo, di fronte al monitor su cui stava lavorando il ragazzo.

Mello alzò gli occhi su di lei, i capelli biondi gli ricadevano sul viso senza però nascondere la vistosa cicatrice che segnava la sua pelle. “Quello che non fai tu: lavoro.” rispose, inarcando le sopracciglia e trasformando il suo sguardo in qualcosa di aggressivo che Alyssa ignorò.

Non puoi rispondere senza fare la zitella acida almeno per una volta?” lo prese in giro la ragazza, affilando lo sguardo e puntandolo su di lui.

Mello lo guardò poco divertito, mentre lei assumeva una finta espressione innocente. “Matt ha installato delle cimici nell'appartamento di Light Yagami.” le spiegò allora, dopo essersi lasciato andare ad un lungo sospiro. Alyssa lanciò un'occhiata verso Matt e lo vide alzare il pugno vittorioso, come se sapesse che lei lo stava guardando in quel preciso istante.

Ma davvero pensate che questa gallina sia il secondo Kira?” Mello indicò lo schermo con la mano e Alyssa gli si avvicinò per osservare la scena, in cui Misa era seduta da sola in salotto, ciondolando con le gambe e distendendo le braccia lungo lo schienale. Teneva la testa all'indietro, i capelli biondi ricadevano verso il basso come cascate d'oro e il viso era distorto in una smorfia da bambina quale era rimasta.

Alyssa scosse la testa con un sorrisetto, quella ragazza non era cambiata di una virgola. “Non sai che l'apparenza inganna?” gli chiese e si allontanò, dirigendosi verso l'altro lato del divano per sedersi davanti al computer.

Pronunciando quella domanda, ripensò inevitabilmente a Light, il miglior attore che aveva mai incontrato in vita sua. Strinse i pugni con forza, posandoli sulla tastiera del computer prendendo un lungo respiro: nessuno poteva credere che lui fosse Kira, nessuno poteva sapere che dietro quell'espressione angelica si nascondeva in realtà la vera faccia del demonio. Un mostro.

Ma è ben provato che con un'aria devota e un azione pia inzuccheriamo lo stesso diavolo.

L'apparenza poteva davvero ingannare.

Che hai adesso?” Mello non si era lasciato sfuggire il modo in cui il viso di Alyssa si era indurito, con gli occhi verdi che trapassavano lo schermo del computer davanti a sè e i pugni che tremavano visibilmente sulla tastiera. Lo guardò a lungo prima di dargli una risposta, stupita dal modo in cui la stava studiando con attenzione. La dedizione e la cura nel rilevare i dettagli erano una cosa che Mello ma anche Near avevano appreso dalla figura Elle, anche se tutti e tre in forma ben distinta. Elle restava sempre l'ineguagliabile.

Niente. Stavo pensando agli scarafaggi che ci sono nel bagno di questo disgustosa stanza che hai scelto.” disse, cercando di sviare il discorso. Posò poi lo sguardo sul computer, digitando velocemente sui tasti e ignorando lo sguardo che Mello teneva rivolto verso lei.

La ragazza cercò informazioni sull'SPK, l'agenzia di cui Near era a capo e che giorni prima era stata assaltata dai fanatici di Kira. Era certa che il ragazzo stesse bene e che fosse riuscito a fuggire, insieme ai pochi colleghi che gli erano rimasti, ma avrebbe tanto voluto averne una certezza.

Scosse la testa, quando si rese conto che stava preoccupandosi per lui come avrebbe fatto la vecchia Alyssa. Cosa che si era ripromessa di non fare più in vita sua.

Perché non te lo levi?” gli chiese ancora Mello e la ragazza si rese conto che lei, in qualche modo, lo stava distraendo. Dopo quello che gli aveva rivelato su Jack Nelson e su quello che avevano fatto, Mello la teneva ancora di più sotto osservazione. Non si fidava di lei ma, anche se non le aveva detto come la pensava riguardo a quella cosa, lei sapeva che reputava quella sua azione avventata quanto eccitante. Una vera sfida.

Per certi versi, non si poteva negare che la loro impulsività viaggiava sulla stessa lunghezza d'onda.

Cos'è? Una proposta indecente?” Alyssa gli lanciò un'occhiata confusa, a cui Mello rispose con un sospiro poco divertito.

Il tatuaggio.” si spiegò, indicandole il braccio scoperto, dove le piccole gocce di pioggia tatuate spiccavano sulla pelle diafana.

La ragazza vi lanciò un'occhiata, lasciando scorrere gli occhi lungo quei segni che mai l'avrebbero abbandonata.

Te lo sei fatta quando eri una schifosa tossica. Ora che non lo sei più, perché non te lo fai rimuovere?” Mello distese le braccia lungo lo schienale del divano e la guardò in attesa di una risposta.

Alyssa restò più sorpresa dal fatto che lui le ponesse una questione futile alle indagini, piuttosto che le rivolgesse una domanda così personale. Lo osservò con le sopracciglia alzate, rimanendo protesa verso il computer.

Ma fatti gli affari tuoi, no?” gli disse. “Se sei così impiccione, morirai giovane.”

E calò di nuovo il silenzio, anche se lo sguardo duro di Mello valeva il fastidio di mille rumori. La musichetta del videogioco di Matt sembrava lontana anni luce, mentre lei fissava lo schermo fermo sulla stessa pagina da diversi minuti. Con la coda dell'occhio guardò nuovamente il tatuaggio e mille ricordi riaffiorarono alla sua mente: ricordi del perché si era fatta fare quel tatuaggio e del periodo in cui se lo era fatto. Non seppe se provare malinconia o avversione verso sé stessa di fronte a quelle memorie ormai troppo lontane.

Certi errori vanno ricordati per non ricaderci.” la sua risposta giunse con estremo ritardo, ma Mello la colse lo stesso, alzando lo sguardo verso di lei.

I due si guardarono a lungo ed entrambi sembrarono rivangare i momenti che li avevano fatti avvicinare anni prima e che li avevano portati ad essere complici e avversari al tempo stesso.

Più che altro non ho mai capito perché tu venivi sempre a recuperarmi...potevi lasciarmi morire affogata in una pozza di birra conoscendoti, eppure non lo hai fatto...perché, marshmello?”

Perché eri patetica.” Quella fu la risposta secca di Mello, dura e tagliente come solo lui riusciva a renderla.

In un'altra occasione, Alyssa gli avrebbe risposto per le rime, ma il ragazzo non aveva tutti i torti in quel momento. Era stata così patetica a rifugiarsi nell'alcool e nelle droghe anni prima, per sfuggire ad una realtà che non le apparteneva più, per scappare da un dolore che la divorava dentro, svuotandola della sua anima, che non sentiva nemmeno più sua.

Era solo troppo stanca di perdere sempre tutto, ma si vergognò nel pensare a quelle parole quasi fossero una giustificazione al suo atteggiamento stupido ed irrequieto. Calò di nuovo un silenzio profondo, che sovrastò parole e frasi che dovevano seguire l'affermazione di Mello.

Ma contraddirlo nel pieno della ragione era una cosa a cui non voleva abbassarsi.

Alyssa posò di nuovo lo sguardo sullo schermo e sbatté più volte le palpebre cercando di mettere a tacere il rimbombare dell'emicrania che stava incombendo su di lei.

So che ero patetica, Mello. Non c'è bisogno che me lo ricordi sempre.” gli disse, quasi con aria di rimprovero.

Il ragazzo la ignorò, riprese a fissare il monitor di fronte a sé, annoiato dai movimenti sciocchi che Misa compiva su quel divano. “L'uomo che hai fatto uccidere a Nelson era legato a Bretovic, non ho ragione?” le chiese poi, continuando poi a fissare lo schermo dove si trovava Misa.

A quel nome, Alyssa non poté trattenere un brivido.

Lo sentì scorrerle lungo la pelle, immobilizzandole la schiena che divenne rigida.

Alzò lo sguardo su Mello e lui fece lo stesso con lei. Non doveva stupirsi che lui avesse scoperto una cosa simile, ma la sorpresa era più che altro dovuta allo sguardo che il ragazzo stava lanciandole.

Come sempre, non gli interessava la risposta in sé, ma appurarne unicamente la sincerità.

Alyssa piegò la testa da un lato. “Sai già la risposta.” gli disse, preferendo apparire il più scontata possibile.

Mello distese le braccia lungo lo schienale del divano, gioendo del fatto che lei non riuscisse nemmeno a guardarlo negli occhi. Lui, infatti, sapeva la verità riguardo quella menzogna che davvero ben poco aveva tollerato, ma era curioso di vedere come gli occhi di Alyssa avrebbero reagito ad una domanda diretta come quella. Malgrado l'ostentata freddezza che da qualche anno a quella parte lei mostrava, i suoi occhi parlavano sempre troppo.

Ora capisco tutto. Allora sei davvero così ridicola da recitare la parte della dura quando non lo sei...” le disse, con tono duro e forte che attirò lo sguardo della ragazza. “La maschera prima o poi cade e rivela ciò che nasconde sotto. Vale per Kira, ma vale anche per te.”

Alyssa rimase colpita da quelle parole. Mello parlava sempre con fastidiosa durezza nei toni, accentuati poi anche da quell'espressione fredda e dallo sguardo di ghiaccio nascosto sotto i suoi ciuffi biondi, ma in quel caso sembrava quasi volesse darle un consiglio. Che lei, però, non volle ascoltare.

Marshmello? Non pretendo che tu mi faccia dei complimenti, ma almeno risparmiati i continui insulti. Sei prevedibile. lo prese in giro, abbozzando un sorrisetto furbo e piegando la testa da un lato.

Mello non rispose e preferì chiudere in quella maniera la discussione.

Calò un profondo silenzio, che venne poi rotto dal rumore dell'accendino di Matt che dava fuoco alla centesima sigaretta in quella mattina e alle parole che Mello pronunciò, quando si accostò maggiormente al monitor per fissarlo con attenzione. “Sta succedendo qualcosa...” disse.

Alyssa, stupita, si mosse rapidamente verso di lui, mentre Matt volse loro un'occhiata curiosa, decidendo poi di alzarsi con lentezza dal divano e andare a vedere cosa stava succedendo.

La ragazza si sedette vicino a Mello e osservò Misa, ancora seduta in una contorta posizione sul suo sofà, mentre discuteva con Mogi ed Aizawa. Le loro voci erano leggermente distorte dai microfoni del monitor, assumendo un suono metallico e delle volte incomprensibile.

Non è che si accorgono delle cimici?” domandò Alyssa a bassa voce, per non perdere nemmeno una parola che quei due stavano pronunciando.

Matt le rispose con un semplice “no”, come se in quelle due lettere si nascondesse tutta la spiegazione di cui lei aveva bisogno. I tre si zittirono e tesero l'orecchio ascoltando ciò che Misa e i due poliziotti si stavano dicendo; sembrava che stessero ispezionando l'appartamento alla ricerca di qualcosa.

Il quaderno.

Sospettano anche loro del tuo finto vecchio amico.” disse Mello, fissando attentamente i movimenti dei due uomini, lungo la stanza.

Misa li osservava annoiata, bofonchiando parole contro il nuovo taglio di capelli di Aizawa.

Alyssa trattenne un attimo il fiato. Aveva intuito che Light aveva rinunciato al possesso del suo quaderno, altrimenti Soichiro si sarebbe accorto che suo figlio era sempre stato Kira e avrebbe scoperto la macchia che il suo adorato figlio portava su di sé, prima di raggiungere la morte.

Il ricordo dell'uomo le provocò un tuffo al cuore, a cui decise di non dare troppo credito in quel momento.

Aizawa sopratutto sospetta di lui...” precisò la ragazza, osservando il poliziotto che stava guardando nella cassaforte dell'appartamento di Light e Misa. Riconosceva quegli occhi scuri, quell'espressione tirata e la mascella serrata, perché tempo prima aveva visto quell'espressione di sospetto sul volto del poliziotto. Quasi la fece sorridere l'idea che, quella volta, fosse tutta per Light Yagami, il vero ed unico bastardo di un Kira.

Non troveranno il quaderno..”

...deve averlo passato a qualcuno.”

Mello iniziò la frase, Alyssa la terminò.

I due si lanciarono un'occhiata tra lo sbalordito e l'infastidito, quando si accorsero che, per la prima vera volta, i loro pensieri correvano lungo la stessa linea d'onda. Matt inspirò fumo, restando in piedi dietro il divano.

Sì, ma a chi?” disse Alyssa, guardando Misa e convincendosi che la memoria della bionda fosse stata, di nuovo, azzerata. Light abusava continuamente del suo amore e lei continuava sempre a lasciarlo fare.

Non sapeva se odiarla o provare compassione per quella sua evidente debolezza.

A qualcuno che segue follemente la sua folle impresa...” sussurrò Mello pensieroso, portandosi il pugno sotto il mento e fissando lo schermo con disinteresse. La sua mente era già rivolta all'ipotetica persona che poteva essere in possesso del quaderno di Kira.

Alyssa gli lanciò un'occhiata, poi tornò ad osservare il monitor: pochi minuti dopo, Aizawa e Mogi terminarono le ricerche senza trovar nulla e si scusarono con Misa per il tempo che le avevano fatto perdere.

La ragazza rispose con voce da bambina, storcendo le labbra in un broncio e dicendo qualcosa contro la pesantezza del loro lavoro.

Cretina...” sussurrò Mello, ancora incredulo di fronte alla possibile idea che quella bionda avesse indossato i panni del secondo Kira. Alyssa, per un attimo, ne sorrise.

Poi i pensieri di entrambi tornarono a concentrarsi su chi potesse avere il quaderno di Kira in quel momento, chi potesse essere così folle da essere scelto da Light per portare avanti il suo assurdo piano di ripulire il mondo.

La ragazza ebbe un'altra idea. Posò le mani sulle ginocchia e fissò la figura di Misa che si era alzata in piedi e stava saltellando sul posto. “È ora che io e Misa ci rincontriamo.” disse, osservando il volto della bionda con aria seria.

Mello si voltò verso di lei, senza capire. “E perché dovresti?” le domandò, leggermente seccato nel non trovare un motivo plausibile a quella decisione. Alyssa rispose con una scrollata di spalle. “Fatti miei, ma non è nulla con cui io stia cercando di fregarti. Non ti agitare.” gli disse, quasi con aria di rimprovero, che lo spinsero ad alzare gli occhi al cielo.

Matt, ormai soddisfatta la sua breve curiosità, si allontanò, deciso a tornare ad occuparsi del suo videogame, mentre Alyssa abbassava lo sguardo pensierosa. Sperò che quella sua folle idea, non le procurasse solo altri guai.

* * * *

Come stai?”

Alyssa sbatté più volte le palpebre.

Si rese conto di essere seduta su quell'altalena da un'intera mattina, a fissare la gente che passava oltre il cancello della Wammy's house e la neve che cadeva a grandi fiocchi sulle loro teste.

Volse lo sguardo verso il ragazzino seduto sull'altalena accanto alla sua, teneva un piede sopra il sedile e con l'altro con una mano giocherellava a tirarsi e attorcigliarsi un ciuffo dei suoi capelli chiarissimi.

Gli occhi scuri sembravano disinteressati al mondo che lo circondavano, oppure erano così attenti a coglierne ogni singolo elemento che gli apparteneva da risultare tali.

La presenza di Near era un qualcosa di difficile da descrivere per Alyssa: si sentiva, ma molto spesso se ne dimenticava. Proprio come le capitò in quel momento; il ragazzo era stato talmente silenzioso per tutto quel tempo, che Alyssa si era dimenticata di averlo avuto sempre affianco.

Gli lanciò una lunga occhiata, poi tornò ad osservare il cielo bianco sopra le loro teste. “Bene.” disse, senza sforzarsi nemmeno di mascherare quella menzogna, perché Near sarebbe stato capace di scoprirla lo stesso.

Lui lasciò un ciuffo che teneva stretto tra le dita, per giocherellare con un altro. “Il tuo viso cereo prova il contrario.” disse solo e Alyssa abbozzò un sorriso. Chiuse gli occhi e per un solo misero istante le parve di udire la voce di Elle, nascosta tra quelle parole così fastidiosamente veritiere.

Sono russa, l'abbronzatura non mi è amica.” rispose, buttandola sullo scherzo.

Smisero nuovamente di parlare e Near piegò la testa verso la sua direzione senza però guardarla, almeno non direttamente. Scorse il volto della ragazza nascosto sotto il cappuccio, i suoi occhi fissi in un punto davanti a sé, le labbra rosse che stonavano con il bianco di quella pelle che sembrava di porcellana.

Alcuni ciuffi dei suoi capelli si liberavano, solleticandole la fronte e le guance.

Non credevo ci saresti riuscita. Sei stata brava.”

Alyssa non poté credere al suono di quelle parole; Near non era un ragazzo che si lasciava andare a parole di stima con quella facilità. Anzi, raramente pronunciava frasi con sentimento, celava ogni parole dietro la sua pacata freddezza senza sbilanciarsi più di tanto, come se non volesse mettere in piano alcuna emozione. Si voltò verso di lui, il ragazzino era ancora freddo e fissava impassibile un punto davanti a loro.

Brava?” ripeté lei confusa,ma vagamente divertita. “A fare cosa scusa?”

Near non rispose subito, abbassò gli occhi scuri sulla neve ai loro piedi e continuò ad attorcigliare un ciuffo intorno alle sue dita. A prima vista sembrava un bambino,ma aveva una logica e una padronanza di pensiero e linguaggio che sembrava davvero un adulto. Più di lei, sicuramente.

Quando qualcuno si perde con quella facilità, è difficile ritrovare la strada giusta.” disse solo.

Alyssa corrugò la fronte; capì che Near doveva riferirsi al periodo in cui la bottiglia e la siringa erano state le sue migliori, pazze e sbagliate amiche. Per un attimo pensò che una persona così giovane non doveva essere a conoscenza di certe realtà e di certi esempi come lei.

Poi ricordò che si stava parlando di Near e, anche se era molto giovane, conosceva già i mali del mondo.

Mello mi ha aiutata a dire il vero, anche se mi costa ammetterlo. A suon di brutte parole, ma lo ha fatto.” rispose, tornando a guardare un punto davanti a sé, oltre l'inferriata di quel cancello.

Si pentì di essersi lasciata andare a quella confessione, poiché aveva ripromesso di chiudere sé stessa in un guscio. Ma con Near al suo fianco le parve impossibile.

Poi successe una cosa che la destabilizzò.

Near volse lo sguardo verso di lei; sentiva i suoi occhi indagatori sopra la pelle del viso e si sentì pietrificare. Il ragazzo si concesse un lungo attimo di silenzio prima di parlare, secondi in cui la ragazza avrebbe tanto voluto sapere cosa aveva in mente di dirle.

Un puzzle non si lascia mai incompleto.” disse lui, con voce fredda e impassibile. Alyssa si voltò a guardarlo. “Ma deve essere completato da qualcuno che possiede la stessa mano di chi lo ha iniziato e abbandonato.”

La ragazza comprese subito dove voleva arrivare Near. Non ci voleva un genio per intuire il messaggio nascosto dietro quelle parole. Lui sapeva che lei sarebbe subito arrivata al vero significato di quelle parole, così non disse nient'altro che potesse fungere da spiegazione.

L'erede di Elle.

Quattro parole che Alyssa odiava a morte. Perché trovare un suo erede, era praticamente impossibile.

E quasi ingiusto, perché Elle doveva essere ancora in vita in quel momento. Strinse i pugni sulle catene dell'altalena e si morse il labbro. Near e Mello vantavano di ingegno, intelligenza e spirito di giustizia, ma non erano al livello che possedeva il detective.

Elle pensò a te o Mello come suoi possibili successori...ma è morto prima di poter davvero scegliere.” La ragazza inarcò le sopracciglia, Near la fissò con attenzione sapendo già cosa lei stesse per chiedergli, ancor prima che il pensiero si tramutasse in parole. “Io sapevo questa storia dell'”erede”, mi aveva detto di voi una volta. Quindi perché me lo stai ricordando?”

Near rimase un attimo in silenzio, piegò la testa da un lato e puntò gli occhi verso il cielo, sentendo di averli avvicinati per troppo tempo al volto pallido di Alyssa. “Perché Kira spetta trovarlo a me o Mello. Tu hai vissuto il tuo tempo accanto ad Elle e non puoi più cercarlo ormai.”

Ho rinunciato a trovare Kira, Near. Gliel'ho promesso.”

Sappiamo entrambi che la promessa non verrà mantenuta.” Near parlò prontamente, tanto che la ragazza non ebbe nemmeno il tempo di riprendere respiro. “Hai già dimostrato di essere vittima del dolore, delle tue emozioni e dei tuoi ricordi, così come la maggior parte degli esseri umani. Quindi è ovvio che cercherai di nuovo Kira, in preda alla vendetta.”

Calò il silenzio, nello stesso momento in cui i fiocchi di neve quasi smisero di scendere sulla terra.

Alyssa non distolse mai lo sguardo da Near, dal suo volto freddo e dai suoi occhi che erano fissi in un punto davanti a loro. “E anche se fosse? Che t'importa? Non penso tu ti stia preoccupando per me.” gli disse.

No, infatti.” rispose prontamente Near. “Ma le sue ultime volontà furono quelle di tenerti lontana dal caso e se io voglio essere il suo erede, voglio rispettare il suo volere. Ed è ciò che farò.”

La ragazza non seppe cosa dire. Ricordò un episodio, poco dopo la morte di Elle, in cui aveva sentito il ragazzino dare dell'incompetente ad Elle per non essere riuscito a completare il puzzle e le mancò davvero poco per andare in bestia. Ma, allora, comprese che Near nutriva una profonda stima nei confronti del detective, solo che non lo dava a vedere.

Alyssa?”

L'attenzione della ragazza venne strappata via da Near; guardò Roger alle loro spalle che stava procedendo verso loro, la porta della Wammy's house leggermente schiusa e che lasciava intravedere l'oscurità all'interno. L'uomo aveva lo sguardo serio rivolto verso di lei, sotto le spessi lenti degli occhiali e in mano teneva una lettera aperta, che tese prontamente verso di lei. “È per te.”

La ragazza lanciò un'occhiata a Near, che rimase impassibile ad osservare un punto di fronte a sé e si alzò in piedi, avvicinandosi all'uomo. Dopo un attimo di titubanza e confusione, prese la lettera tra le mani e la lesse.

Un indirizzo.

Anche nella morte, Elle aveva realizzato il suo sogno.

* * * *

Alyssa sapeva che doveva essere tra loro.

Aveva osservato per tutto il primo pomeriggio programmi e programmi in favore di Kira, tutti diretti da idioti che si credevano ministri del suo regno, un regno che doveva finire. Abbassò lo sguardo sul marciapiede, mentre continuava a camminare in direzione della sua auto, posteggiata a pochi metri di distanza.

Doveva essere così.

Light aveva passato il quaderno a qualcuno che sostenesse la sua causa con forza e determinazione, qualcuno che fosse così perso in quegli ideali distorti di giustizia che lui aveva portato nel mondo, da macchiarsi le mani di sangue in suo nome. Nella maggior parte dei programmi in favore di Kira aveva sempre preso parola un uomo, un pubblico ministero, di nome Teru Mikami. La ragazza era rimasta più volte ad osservarlo nello schermo, a guardare quegli occhi scuri che si illuminavano ogni volta che le labbra pronunciavano il nome di Kira, quella luce oscura e spaventosa che rasentava la folle credenza in quei valori di morte e sangue che lo stesso Kira aveva portato nel mondo.

Pensare che, anni prima, a causa del suo trauma con William lei poteva davvero pensarla come quell'uomo le fece venire i brividi.

Tutti i pensieri vennero annullati all'istante, quando vide due ombre avvicinarsi a lei.

All'inizio era così concentrata a guardare i bordi rovinati del marciapiede, che credette fossero solo due persone che camminavano con lei lungo la strada. Alzando lo sguardo però, si rese conto che quelle due sagome le conosceva e che stavano muovendosi di proposito verso lei.

Si fermò di colpo e loro fecero lo stesso.

La folla continuò a disperdersi attorno ai loro corpi immobili, incurante degli sguardi che i tre si stavano lanciando. Alyssa ebbe un tuffo al cuore; se loro erano lì, voleva dire che lui si era davvero tirato fuori dalla brutta situazione in cui Kira lo aveva gettato. Sbatté più volte le palpebre, prendendo un lungo respiro.

Voi? Che ci fate qui?” domandò, guardando prima la donna poi il suo collega.

Halle Lidner la guardava più severamente rispetto a Stephen Gevanni; i suoi occhi chiari erano fissi sul volto della ragazza e le labbra rosse erano talmente strette da sembrare un'unica linea retta. Gevanni fece scorrere lo sguardo attorno a sé con fare circospetto, come per assicurarsi che nessuno li stesse guardando. “Devi venire con noi, Alyssa.” disse, facendo un passo verso lei e parlando con un tono di voce più basso.

Perché dovrei?” chiese lei di rimando, lanciando un'occhiataccia a Lidner che non la smetteva di osservarla con fare inquisitorio.

Quest'ultima affilò di più lo sguardo. “Perché altrimenti ti spariamo qui all'istante.” le disse, a suon di provocazione.

Alyssa non le rispose e per un attimo le balenò alla mente il motivo per cui quella donna la trovasse poco simpatica; forse lo scherzetto di Mello della doccia non era stato di suo gradimento. Tornò a guardare Gevanni, che sembrava più pacato e tranquillo nei suoi confronti. “Lui ti vuole brevemente parlare.” disse solo, per spiegarle in poche parole il perché loro erano là.

Alyssa lo guardò in silenzio, trattenendo quasi il respiro. Non doveva importargliene nulla di Near, eppure era stata giorni in trepidante attesa di sapere come stesse e, allora che ne aveva avuto la certezza, si sentiva quasi sollevata. Voleva chiedere se stava bene, come una mamma che voleva avere mille e mille certezze sul proprio figlio, ma poi decise di tacere, sentendosi ridicola. “Ok, ma ho poco tempo.” disse freddamente.

Nel giro di una mezz'ora, la macchina guidata da Gevanni giunse in una zona centrale di Tokyo, una specie di hotel che faceva invidia a quello in cui risiedevano Mello e Matt. I due la condussero verso l'ultimo piano dell'edificio e Alyssa provò uno strano senso di familiarità nell'avanzare lungo quel corridoio, come se stesse rivivendo un deja vu di sé stessa anni prima. Peccato che il soggetto in questione era cambiato.

Lidner non le lasciò mai il braccio, cingendolo fortemente con una mano, e la ragazza non disse nulla al riguardo per non entrare in discussione con lei. Uno strano senso di ansia la pervadeva, al pensiero che stava per incontrare Near dopo anni e non sapeva ben spiegarsi il motivo.

Giunsero di fronte ad una porta scorrevole, che si aprì rapidamente al loro passaggio, e giunsero in una piccola e buia stanza. I monitor sulla parete frontale propagavano la loro pallida luce sul pavimento e sui muri, mentre un uomo, che Alyssa riconobbe con il nome di Rester, se ne stava in piedi accanto ad essi, immobile quasi come una statua. La stanza non era ricca di molti arredamenti, eccetto un tavolo centrale in legno su cui era posta una costruzione in lego e una sedia girevole sopra cui era seduta una minuta figura che dava loro le spalle.

Nonostante la poca luce, Alyssa riconobbe subito Near: era seduto in una posizione scomposta, lontanamente simile a quella che assumeva sempre Elle, e stava attorcigliandosi un ciuffo di capelli attorno alle dita. Quel gesto abituale aveva un che di irritante ma allo stesso tempo ipnotico; anche se non lo si voleva guardare, si era costretti a farlo.

Buonasera Alyssa.” Near ruppe il silenzio, con la sua voce fredda.

Alyssa giurò di non aver mai sentito una qualche emozione colorarla. Tutte le parole che avevano lasciato quelle labbra erano state pronunciate con lo stesso tono distaccato che lui era solito avere.

Se ne uscì con un banale “Ciao” e lasciò scorrere lo sguardo lungo il pavimento, dove si trovavano diversi giocattoli e pupazzi. Le sfuggì un sorriso; tra dolci, sigarette, tavolette di cioccolato e giocattoli, ogni genio aveva la sua folle ossessione.

Caspita, questa sarei io?” Alyssa si avvicinò a Near, ignorando la mano di Lidner che prese a stritolarla appena lei si mosse. Fortunatamente Gevanni le fece segno di lasciarla andare e Alyssa poté muoversi verso un punto accanto al ragazzo. Near non la guardò nemmeno, ma con la coda dell'occhio la vide chinarsi su uno dei suoi pupazzi e prenderlo tra le mani.

Alyssa guardò la sua versione in miniatura e storse il naso. Era priva di braccia e gambe come gli altri pupazzi, i capelli erano lunghi e neri, la faccia era tutt'occhi, di un colore verde intenso e le labbra spalancate in una specie di ghigno. “Sono così brutta? Pure quello di Mello non scherza però.” Alyssa abbassò lo sguardo sul pupazzo che rappresentava Mello, caratterizzato da due spessi incisivi bianchi che protendevano dalle sue labbra.

Tu sai perché ti ho fatta chiamare qui, vero?” le chiese Near, continuando a guardare un punto di fronte a sé, perso nei tasselli delle costruzioni.

Alyssa si voltò verso di lui, tornando improvvisamente seria; guardò gli occhi scuri e disinteressati del ragazzo e sbatté più volte le palpebre. Sì, sapeva perché era lì.

Hai scoperto il giochetto che ho fatto con Nelson.” disse, portandosi le mani sui fianchi e restando accanto al tavolo. “Mello però non l'ha presa male.”

Il ragazzo non si stupì di quell'ultima frase; se Mello e Alyssa avevano una cosa in comune, era l'impulsività.

Near non rispose subito, lasciò scendere il silenzio tra le pareti di quella stanza e continuò ad attorcigliarsi un ciuffo di capelli attorno all'indice. “Veramente, sappiamo tutti e due che il secondo Elle, ossia Kira, sospetta che tu sia tornata per vendetta e non per altro.” iniziò a dire. Alyssa non si stupì di sentire quelle parole, anche lei sapeva che Light non era stupido e aveva capito che c'era qualcosa sotto, riguardo il suo ritorno. Ma la guerra è più divertente, quando il nemico sa che deve guardarsi le spalle.“Quindi, ciò che hai fatto scrivere a quell'uomo prima di uccidersi, gli darà solo un'ulteriore conferma che sei coinvolta nella lotta contro di lui. La cosa non mi tange”

Questo nuovo mondo sta per finire.

Erano quelle le parole che Alyssa aveva trovato il modo di far scrivere a quel pregiudicato, sparatosi in un vicolo. Come Light lanciò tempo prima un messaggio ad Elle in cui diceva che gli shinigami mangiavano solo mele, lei fece lo stesso. Semplicemente per fargli capire, che il suo tempo era ormai giunto.

Allora, perché mi hai fatto venire qui?” gli chiese.

La cosa che mi fa pensare, è che l'uomo che hai chiesto a Nelson di uccidere, lanciando poi quella dichiarazione di guerra a Kira, è legato a quello che Mello uccise per crearsi il suo gruppo.” continuò Near, fissando ancora un punto fermo davanti a sé.

Alyssa non si provò sorpresa nemmeno nel sentire quelle parole.

Era arrivato Mello a quella conclusione, Near non era da meno. Abbassò lo sguardo imbarazzata e si morse con forza le labbra. “Erano due mafiosi che hanno rovinato un mucchio di vite. Sarebbero comunque morti in qualche faida o in galera, non mi sento in colpa per questo...”

Ma qualcosa dentro di lei dissentì. Lei si sentiva comunque sporca nell'aver fatto uccidere quei due uomini, così come si sentiva in colpa per aver ordinato il rapimento di Sayu Yagami e causato la morte di Soichiro Yagami. Non aveva previsto quell'ultimo avvenimento e mai e poi mai lo aveva preso in considerazione.

Si accorse di aver perso la sua maschera di freddezza e la indossò nuovamente.

Fece per dire qualcosa, ma Near la interruppe. “Chi stai proteggendo?”

Calò un glaciale silenzio. Alyssa osservò con attenzione il volto pallido di Near, su cui i monitor di fronte a lui giocavano uno strano ballo di luci e ombre. Si era persino dimenticata di non essere sola con lui e lanciò un'occhiata imbarazzata ai tre agenti che la osservavano con un'attenzione che trovò quasi pressante.

Abbassò lo sguardo, ignorando il rossore che le stava salendo alle gote e lanciò un'occhiata verso Near.

Nessuno. Sto solo facendo ciò che è giusto per combattere Kira, tutto qui.”

Non mentire, puoi farlo a te stessa, ma non con me.” Near la interruppe di nuovo, quasi come farebbe un maestro che sottolinea un'imperfezione nell'interrogazione in un alunno. Alyssa tacette diversi istanti, sentendosi quasi una stolta nel farsi scoprire con quella stessa facilità da Near.

Anche se non si trattava di un normale ragazzino, bensì di un genio.

Alyssa spalancò le braccia, lasciandosi andare ad un impeto di irritazione. “Andiamo, che ti importa? Sappiamo tutti e due che il vero motivo per cui sono qui è perché mi consideri un intralcio alle tue indagini.”

Near non rispose subito, non era da lui affermare un'ipotesi scontata oppure negarla per far sentire meglio Alyssa. La ragazza non seppe come sentirsi di fronte a quel silenzio, una strana sensazione di vuoto la pervase ma non seppe definire se riguardo a ciò che Near e Mello avevano sottolineato nei riguardi di Bretovic oppure perché entrambi la facevano sentire come una palla al piede.

Optò per la prima considerazione, alla seconda era talmente abituata che nemmeno ci fece più caso.

Come ti dissi anni fa, io sarò il vero successore di Elle ed è mio dovere rispettare le sue ultime volontà.” Near volse lo sguardo verso di lei e per la prima volta in quella giornata la ragazza si ritrovò ad osservare le sue iridi scurissime e penetranti. Spesso non si rendeva nemmeno conto di trovarsi di fronte un ragazzino e non un adulto. “Diciamo che è anche questo uno dei motivi per cui ti chiederei di stare fuori da questa storia. Anche perché spetta a me o a Mello concludere l'operato di Elle.”

Calò di nuovo il silenzio e Near distolse lo sguardo dal volto della ragazza che si sentì sempre più infervorata.

Si morse il labbro e volse lo sguardo verso un punto sui monitor, sperando di non lasciarsi andare ad uno scatto d'ira.

Prese un lungo respiro e sentì di nuovo la calma affluire in lei. “Non ti parlo di sentimenti Near, perché so che non ti piace comprenderli eccetera eccetera....” disse, decidendo anche di non parlare di ciò che ancora provava per Elle dopo anni e anni dalla sua morte perché faceva male persino a lei. “Ma io non mi tiro fuori da questa storia, mi dispiace. Il puzzle l'ho iniziato in parte anche io e tu non hai alcun diritto di dirmi di farmi da parte. Quindi, hai perso minuti del tuo tempo con una persona testarda che non cambierà idea e che continuerà a perseguire la vendetta. Scusami.”

Calò il silenzio, talmente pesante in quelle strette pareti che quasi Alyssa lo sentì pesare sul suo respiro. Near non disse nulla, lasciò un ciuffo di capelli e prese a giocarne con un altro.

Come vuoi, il mio era solo un consiglio.” disse.

Consiglio? Alyssa lo trovò azzardato come termine per definire le parole di Near. Lui non era tipo che dispensava consigli, ma che elaborava teorie ed ipotesi su idee fondate.

Se voleva farla desistere dal vendicarsi di Kira, lo avrebbe fatto. Eppure lui sembrava non voler aggiungere altro. “Posso...andare ora?” chiese lei, spalancando le braccia.

Sì, puoi andare.”

Ledner si avvicinò alla ragazza insieme a Gevanni, appena Near pronunciò quelle tre semplici parole. La condussero lentamente verso la porta scorrevole, ma Alyssa si fermò di colpo quando sentì la voce di Near.

Giocare questo folle gioco della donna priva di sentimento non funzionerà, Alyssa.” disse. “Le maschere cadono sempre e tu lo sai molto bene.”

Alyssa fissò un punto in fondo al corridoio, non disse nulla riguardo quella frase di Near ma si limitò a chiudere un attimo le palpebre pensierosa. “Sono contenta che tu stia bene, Near.” disse solo, ponendo un punto a quella discussione.

E, mentre si allontanava, aspettò quasi una risposta dal ragazzo che, però, non arrivò mai.

* * * *

Aveva proprio bisogno di farsi una bella doccia.

Lasciò scorrere l'acqua tiepida sulla pelle, sentendola rilassarsi sempre di più sotto quelle gocce bollenti che cadevano su di essa. Tenne la fronte posata sul muro in mattonelle, mentre il getto della doccia spruzzava con forza sopra la sua testa, massaggiandola però quasi con dolcezza. Lasciò gli occhi chiusi, un modo per non pensare a nulla di quello che era successo in quella giornata ma il ricordo della parole di Near tornava prepotentemente a farsi sentire dentro la sua testa.

E non poté fare a meno di sentire nuovamente la presenza di Elle.

Anche se lui non era più, almeno fisicamente, con lei, la ragazza sembrava avvertirlo in ogni singola parola, in ogni singolo gesto, in ogni singolo angolo di quel mondo che la circondava e che aveva imparato ad odiare e disprezzare, come mai aveva fatto prima.

Odiava ammetterlo, ma vedeva molto di lui anche in Mello e Near.

Non li considerava certo capaci di eguagliarlo, ma lottavano in nome di una causa che lui aveva iniziato, che lui avrebbe dovuto portare a termine se qualcuno non gli avesse strappato via la vita con codardia.

E lei sentiva di stare per rovinare tutto.

Perché il senso di colpa di essersi affidata alla vendetta stava iniziando a logorarla, malgrado avesse deciso di relegare tutte le sue emozioni in un angolo della sua mente, impedendo loro di vivere e di farla stare male.

Soichiro Yagami. Goran Bretovic.

Riusciva a comprendere il ribrezzo che provava per sé stessa quando pensava al prima, ma non capiva il perché provasse una cosa simile anche per il secondo. Lui aveva meritato la morte, aveva rovinato talmente tante vite che non era degno di vivere la sua.

Ma la discussione con Near aveva fatto scattare qualcosa anche a quel proposito.

Si sforzò di non pensarci e di riprendere controllo di quegli uragani dentro di sé, per impedir loro di non farla ragionare come doveva.

Chiuse l'acqua e si preparò ad uscire, indossando un lungo asciugamano bianco e lasciandosi cadere pesantemente i capelli sulla spalla sinistra. Si diresse verso la porta, aprendola lentamente e lasciando che la fioca luce rossa che illuminava il bagno si propagasse sul pavimento del corridoio scuro.

Appena ne varcò la soglia, sussultò e si portò una mano sul petto, sotto cui il cuore batteva impazzito.

Fissò Mello, nascosto nel buio del corridoio con la schiena appoggiata sulla parete accanto allo stipite della porta. La fissava freddo, impassibile e i suoi occhi chiari erano l'unica cosa che Alyssa riuscì a scorgere nel buio, grazie alle luci che brillavano nel panorama notturno, fuori dalla finestra del salone alla loro destra.

Senti, Pshyco, togliti questa tua mania di rompere le scatole a chi si fa la doccia!” lo rimproverò a denti stretti, cercando di riprendere controllo del proprio respiro.

Hai incontrato Near?” Mello non diede adito alla battuta della ragazza e scrutò con attenzione il volto pallido della giovane, mentre assumeva un aspetto quasi umano.

Lei serrò le labbra, riducendole ad una linea retta e annuì lentamente. “Sei sempre informato sui miei movimenti, vedo...” gli disse.

Beh dovresti sapere che dopo il tuo giochetto di qualche giorno fa, mi fido di te molto meno di quanto già non facessi prima.” rispose lui, pungente come al solito. In quel momento, la ragazza si accorse che lui aveva in mano una tavoletta di cioccolato fondente ancora completamente intatta. Ne tirò rumorosamente un morso, causando un suono fastidioso che si scontrò con il silenzio di quel corridoio. “Cosa voleva l'omino bianco?”

Alyssa accese le luci del corridoio e finalmente lo guardò in viso, la cicatrice che il ragazzo aveva in volto ancora le risultava quasi irreale. “La storia della promessa che ho fatto ad Elle...vuole che io molli per questo motivo, ma sappiamo tutti che, più che altro, si tratta di una sua comodità. Mi considera fastidiosa quasi quanto mi consideri tu.”

Mello non rispose, ma non si lasciò sfuggire il modo in cui la ragazza non sosteneva il suo sguardo. Le sue iridi verdi erano fisse sul pavimento, scrutandone meticolosamente ogni angolo, come se in quel vuoto volesse trovare la forza necessaria per trattenere qualcosa che si portava dentro.

Aveva sempre pensato che la sua maschera fredda sarebbe caduta subito, sopratutto dopo ciò che aveva scoperto con Bretovic, ma lo infastidiva e non poco il fatto che fosse stato Near a causarle quell'effetto.

Cos'è? Hai delle emozioni adesso, K.?” le chiese, affilando lo sguardo e parandosi davanti a lei.

Alyssa alzò lo sguardo su di lui, come se quelle parole fossero un'offesa.

Scosse rapidamente la testa. “No, voglio solo catturare Kira al più presto.” rispose, come se quel suo desiderio di vendetta non implicasse alcuna emozione. Anche se in viso se ne vedevano troppe unite insieme.

Ti ha detto altro?” chiese poi Mello, cercando di non pensare a come il volto di Alyssa sembrasse più umano in quel momento.

Lei sospirò e scosse la testa. “Se vuoi sapere se è qualche passo davanti a te, non lo è.” disse, spalancando le braccia e scuotendo la testa. “Eccetto il fatto che è in diretto contatto con Kira, non ha nulla più di te. E il contatto con quel bastardo, per te, sono io perciò...la battaglia non è sbilanciata.”

Mello non disse nulla. Non mostrò alcun stupore nel sentire la risposta di Alyssa, lei aveva subito compreso cosa si nascondeva dietro le vere parole di Mello e gli aveva risposto direttamente.

Si voltò verso la finestra e tirò un altro morso alla tavoletta di cioccolata.

Alyssa abbassò lo sguardo, ascoltando nuovamente l'eco delle parole di Near rimbombare nella sua mente. Non seppe perché, ma ingenuamente si chiese se lui,e anche Mello, non avessero solo intenzioni professionali nel rapportarsi con lei.

In fondo, lei era l'ultimo tramite legato direttamente ad Elle rimasto in vita e loro lavoravano per una sua causa. Senza contare il fatto, che erano tutti e tre cresciuti nello stesso luogo, anche se in tempi diversi. “Dimmi la verità, Mello. Tu mi hai...aiutata, solo perché mi consideravi patetica o perché siamo legati?” gli chiese, rendendosi poi conto che quella domanda era in evidente contrasto con i discorsi di poco prima.

Mello corrugò la fronte e si voltò verso di lei, Alyssa abbassò quasi timidamente lo sguardo, resasi conto che aveva di nuovo dato spago alle proprie sensazioni, cosa che si era ripromessa di non fare più. “Mi stai chiedendo una cosa tipo...se ti voglio bene?” le chiese, con fastidioso sarcasmo.

Senti, marshmello, non mi interessa se ti sto simpatica o meno e non mi importa nemmeno di violare la tua virilità....dico solo che anche tu e Near avete dei sentimenti che nascondete. Proprio come faceva Elle...proprio come sto cercando inutilmente di fare io. E delle volte mi pare quasi che mi trattiate come una specie di vedova nera da compatire, ma non è così.”

Mello la guardò confuso, per la prima volta non riusciva a capire cosa volesse dire la ragazza.

Lei abbassò gli occhi sulle proprie dita intrecciate. “Se fossi davvero fredda, non mi sentirei in colpa per Soichiro Yagami, non mi sentirei uno schifo per essermi drogata in passato...e non proverei nemmeno ribrezzo per averti fatto uccidere Bretovic. Il problema è che sono così stupida da voler essere come voi per potermi vendicare di Kira...ma non ci sono mai riuscita e forse è per questo che Elle è morto e io sono costretta a mandare avanti una lotta che vorrei tanto esser forte abbastanza da combattere da sola.”

Alyssa socchiuse le palpebre, osservando la sua ombra e quella di Mello che si allungavano lungo la parte alla sua sinistra. Mello rimase scioccato da quella confessione, sembrava quasi che Alyssa si stesse sfogando, ma lo stava facendo con la persona sbagliata.

Il tuo vero problema è che ti sei sempre pentita di non essere morta con Elle. Ma così facendo mandi all'aria tutto.” la rimproverò duramente Mello, in modo che potesse scuotere quel lieve flusso di emozioni che la stava attraversando. “Perciò smettila, oppure puoi anche occupartene da sola di dare la caccia a Kira. Io non ci sto a farmi mettere i bastoni tra le ruote da te.”

Alyssa serrò la mascella e lo fissò con sfida. “Questa tua ostilità nei miei confronti mi ha seriamente rotto le scatole, sai?” gli disse dopo alcuni secondi di silenzio, anche se doveva ammettere che la sua rudezza, la sua totale diffidenza nei confronti degli stati d'animi umani, era proprio qualcosa di cui aveva bisogno per schiodarsi dalla testa le parole che Near le aveva detto.

Non sapeva se essergliene grata o se odiarlo per questo.

Il ragazzo fece per rispondere, ma la sua voce venne soffocata dal lieve bussare di qualcuno alla porta d'ingresso dell'appartamento. I due si voltarono di scatto a guardare il legno bianco alle sue spalle, dietro cui una mano doveva essersi adagiata.

Non mi dire che devi fare salotto con la tua amichetta oca, ora?” disse Mello a denti stretti, ma Alyssa scosse la testa prontamente, mostrando evidente confusione. “Non aspettavo nessuno..” disse.

Qualcuno bussò di nuovo e allora Mello decise di nascondersi nel buio salotto, in modo che l'ospite non lo vedesse, mentre la ragazza si avviava verso la porta.

Ma quando la sua mano si avvicinò al pomello, provò uno strano senso di ansia.

Come se sentisse che la persona dietro quella porta l'avrebbe profondamente turbata...o sollevata.

Era una sensazione strana e difficile da definire, ma la scacciò scuotendo lentamente la testa.

Quando aprì la porta però, tutte le sue ansie presero forma.

I suoi occhi si posarono sull'esile figura davanti a sé, mentre il cuore prese a batterle ritmicamente nel petto. Osservò quegli occhi verdi che sembravano rispecchiare i suoi, quei capelli a caschetto neri e lucenti come le piume di un corvo e che circondavano dolcemente il volto pallido e marmoreo. Le labbra rosse e carnose erano allargate in un sorriso quasi timido, che bloccò per un attimo il cuore della ragazza.

La donna indossava un cappotto nero che metteva in risalto la sua forma longilinea, la mani si muovevano nervosamente dentro le tasche.

Coraline...” sussurrò Alyssa, ancora in balia della sorpresa.

La donna sorrise più largamente e gli occhi si ridussero quasi a due fessure. “Ciao Alyssa.” disse.

* * * *

Odiava quel freddo.

Malgrado dovesse essere nella sua natura, viste le sue origini legate a quella neve e a quel clima così rigido, Alyssa non riusciva proprio ad amarlo. San Pietroburgo era una città bellissima, che affascinava e allo stesso tempo tormentava il suo sguardo intento a sfuggire da tutta quella maestosità, ma vivere con quel freddo glaciale le parve un'ipotesi impossibile.

Si fermò in una stretta stradina ricoperta di neve; diverse case a schiera e dalle pareti semi rovinate si susseguivano lungo quella salita, che sembrava portare verso il cielo bianco latte.

Tremò sotto i pesanti abiti e infilò una mano nella tasca, alla ricerca del biglietto che le era stato recapitato giorni prima.

Lesse l'indirizzo scritto su di esso e lo cercò tra le pareti che la circondavano; fortunatamente sapeva leggere il cirillico, quindi non si fece molti problemi ad individuare la strada che doveva prendere.

Si mosse rapida lungo la strada, malgrado il ghiaccio e la neve sotto le suole dei suoi scarponi non le garantissero nessuna agilità, e finalmente raggiunse la casa che stava cercando.

Si assicurò nuovamente che l'indirizzo fosse quello giusto, ma non per aver un'ulteriore certezza, bensì perché voleva avere davvero il coraggio di salire quegli scalini che l'avrebbero accompagnata alla porta e suonare quel maledetto campanello.

Pensò di essere stanca di fuggire, di trovare scappatoie come aveva fatto con l'alcool e la droga e si decise ad affrontare a muso duro la vita che l'attendeva. E di rendere grazie ad Elle, visto che quel dono dall'aldilà era la prova che lui le fosse ancora vicino, più di quanto avesse mai pensato.

Salì gli scalini, rischiando più volte di scivolare, e raggiunse il campanello, completamente bagnato dalla neve che incessantemente continuava a cadere.

Suonò due volte, osservando le pareti della casa con aria curiosa: non era una dimora maestosa, ma nemmeno umilissima. Probabilmente Coraline apparteneva comunque ad una classe abbiente.

Visto lo scenario che c'era dietro la sua famiglia, Alyssa non lo avrebbe mai detto.

La porta venne aperta pochi istanti dopo e sulla soglia apparve una donna sulla cinquantina, con indosso una pesante vestaglia scura e gli occhi verdi affilati, rivolti verso l'esile e piccola figura che aveva di fronte a sé.

Non parlò, i suoi occhi ormai avevano riconosciuto quei lineamenti, quello sguardo, quel portamento davvero troppo simili a quelli che possedeva lei.

Alyssa non seppe se sorridere, piangere, scappare...non fece nulla e restò a fissare immobile e inerte quello che sembrava essere il riflesso di sé stessa in un lontano futuro.

La donna sbatté più volte le palpebre, la sorpresa e la malinconia mascherarono il suo pallido volto. “Tu....” disse in russo.

Alyssa serrò le labbra, voleva bloccare quelle parole che stavano per uscirle spontaneamente, senza che lei potesse fermarle.

Ciao mamma.”

Ri-ciao a tutti! :D

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, che non vi abbia deluso e che non sia troppo pesante. Scriverlo è stato davvero un parto gemellare. -.-''

Scusate anche l'immane ritardo con cui aggiorno...lo so, sono da prendere a spangate.

Ci tenevo a fare un'altra precisazione (colpa di una mia mancanza, avrei dovuto scriverlo nelle note d'autrice dello scorso capitolo): come si è ben capito, il periodo di droga e alcool di Alyssa è finito (lo era anche prima che lo modificassi) e il tatuaggio è legato ad una delle tante cavolate che la ragazza ha fatto in quel periodo. Mi scuso ancora per le modifiche apportate, ma il parere di alcuni lettori nello scorso capitolo mi hanno particolarmente colpita (in maniera positiva ovviamente) e la mia paura che voi poteste “odiare” la nuova Alyssa (o comunque rimpiangere quella vecchia) mi sarebbe molto dispiaciuto. Quindi, ho deciso di renderla più simile a prima, anche se un pò più fredda.

Ora, passo alla vera nota dolente di questo capitolo: Near.

Non è un personaggio per cui vado pazza a dir la verità e l'ho trovato molto difficile da gestire, spero che non sia comunque risultato OOC (ormai 'ste tre lettere sono diventate il mio incubo xD) e che abbia quindi mantenuto il suo carattere così com'è. Nel prossimo capitolo verrà spiegata meglio la faccenda di Coraline e di Bretovic che, ovviamente, non è stata ben chiara in questo capitolo.

La frase “Ma è ben provato che con un'aria devota e un azione pia inzuccheriamo lo stesso diavolo.” è sempre presa dal film “V per vendetta” e appartiene a William Shakespeare-Amleto.

Ora passo ai ringraziamenti: grazie a chi legge questa storia, sia in silenzio e sia chi recensisce. Ne approfitto anche per ringraziare di nuovo e di cuore la sincerità dei lettori che hanno espresso la loro opinione nello scorso capitolo e il cui parere mi è stato di molto aiuto davvero (tanto sapete che parlo di voi u.u poi vi ringrazierò anche personalmente)

Grazie anche a chi ha inserito questa storia tra le preferite/seguite e ricordate.

Alla prossima, buona serata! :D


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Capitolo 21
*** What Lies Beneath ***


*canzone presente nel testo “What lies beneath” dei Breaking Benjamin.

-What lies beneath-

Dici sul serio?”le chiese.

Alyssa arrossì violentemente in volto, sentendo il calore divamparle sulle gote e volgendo lo sguardo verso un punto alle spalle di Elle. Il ragazzo restò seduto nella sua solita posizione sulla poltrona di fronte a lei, con il braccio teso sopra il tavolino che li divideva e stringendo tra le dita la testa della regina bianca.

Scrutò con accurata premura il volto pallido della ragazza, rilevandone il rossore malgrado il buio fitto che risiedeva nella stanza monitor priva di luce.

Lo avevo detto che mi avresti preso in giro...” sbottò la ragazza, stringendosi le braccia al petto e abbassando il viso, in maniera che i suoi occhi si posassero sulle ginocchia tremanti. Non riusciva a stare ferma, tamburellava con entrambi i piedi sul pavimento e alzava e abbassava freneticamente una delle due ginocchia. In realtà quel desiderio che considerava talmente irrealizzabile da definirlo persino sogno, imbarazzava solamente lei e non poco.

Perché si sentiva masochista nell'aggrapparsi a qualcosa che faceva così male.

Perché si sentiva stupida nel sperare da una vita che si realizzasse.

Perché sentiva ancora dentro di sé quella bambina che piangeva la notte, perché non sapeva cosa fosse un abbraccio materno. Quella bambina che chiamava la mamma attendendo che lei giungesse accanto al suo letto ad asciugarle le lacrime.

Quella mamma non era mai venuta però.

Elle la guardò serio, senza pronunciare alcuna parola. Come se sapesse che lei, nel silenzio, sarebbe riuscita ad affrontare la paura costante che provava dentro, quella verso quel sogno che la faceva sentire folle e stupida. “Io non ti sto prendendo in giro.” disse poi, scuotendo lievemente la testa mentre rimetteva al suo posto la regina, accanto al re ancora riverso sulla scacchiera. “Dico solo che non capisco il motivo per cui sia questo il tuo sogno. O meglio lo capisco, ovvio, ma non credo che tu sia consapevole del vero motivo per cui hai questo sogno, secondo me.”

Alyssa sospirò, per un attimo il discorso che Elle le fece non fu molto chiaro ma poi comprese.

Comprese perché quegli occhi scuri stessero scavando in lei in quella maniera, non per scoprire quella risposta ma bensì per spingere lei a trovarla. Molto spesso la mente umana cela le vere risposte che si cercano, nascondendole dietro nebbie di pensieri che non permettevano di giungere all' unica, vera e semplice conclusione di cui necessitiamo. Elle era un esperto nell'analizzare la mente umana, e lei era un'esemplare così semplice che a lui non risultava difficile studiarla e scoprirla.

Alyssa alzò le spalle. “Penso che, prima di morire, merito un perché.” disse con un filo di voce. “Perché mi ha abbandonata, perché non mi ha amata...perché non è potuta essere semplicemente la mia mamma.”

Elle si soffermò sulle ultime tre parole, appurando nuovamente l'aspetto infantile che la ragazza continuava sempre a possedere. Perché, malgrado i suoi vent'anni suonati, Alyssa restava sempre la bambina che non aveva sperimentato appieno un affetto di cui nessuno dovrebbe essere privato.

Lei voleva solo avere qualcuno che la proteggesse sempre, che fungesse da scudo per la sua vulnerabilità.

Vorresti vederlo davvero realizzato questo sogno?” Elle riprese a completare di mettere in ordine le pedine sulla scacchiera e lanciò un'occhiata veloce verso la ragazza. Lei aveva finalmente trovato la forza di alzare lo sguardo su di lui, lo guardò con evidente stupore, come se sapesse che lui era già a conoscenza della possibile risposta ma volesse solo vedere quanto lei riuscisse ad affrontare, con sincerità, la questione.

Alyssa si ritrovò a tentennare, ad alzare le spalle trattenendo il respiro e, insieme ad esso, la risposta che sia lei che Elle conoscevano ma che lei non voleva in alcun modo rivelare.

Poi annuì. Con timidezza, con ingenuità, ma con forza allo stesso tempo.

Non faccio sogni irrealizzabili..anche se quello di lavorare accanto a te devo dire che è stato davvero il massimo dei miei sogni.” Alyssa sorrise, rendendo più palpabile l'aspetto da bambina che il suo viso delle volte assumeva. “Però incontrare mia madre, guardarla in faccia e sapere...tutti i perché che mi porto dietro da quando sono una mocciosa, penso che più che un sogno sia una necessità.”

Elle la guardò a lungo, ma non disse nulla.

Ciò che vide negli occhi di Alyssa mentre pronunciava quelle parole gli bastò come risposta.

E quel sogno lui lo avrebbe realizzato, perché voleva vederla sorridere per davvero e per la prima volta come mai aveva fatto prima.

Facciamo un'altra partita.”propose. E pensò di lasciarla vincere.

* * * *

All in all

You're not good

You don't cry

Like you should

Let it go

If you could

When love dies in the end.

Ti somiglia parecchio.”

Allora Alyssa si ricordò di non essere sola.

Ricordò che la figura di sua madre non era l'unica cosa da guardare in quella stanza e volse lo sguardo verso Matt accanto a sé. Si trovavano nel piccolo cucinino della camera d'albergo in cui lui e Mello risiedevano da giorni, il ragazzo stringeva tra le dita una sigaretta accesa e lasciava cadere la cenere sul davanzale della finestrella vicino a sé. Il vento invernale si faceva largo dentro la stanza, muovendogli i capelli scuri e portando la scia di fumo verso il volto di Alyssa. La ragazza la scacciò muovendo la mano e tossendo.

È così evidente?” chiese.

In effetti, Coraline era il suo ritratto sputato, almeno nell'aspetto fisico: non era tanto più alta di lei, gli occhi erano dello stesso colore e della stessa grandezza, con l'unica differenza che quelli della donna erano circondati da delle piccole rughe dovute all'età. Persino le labbra erano le stesse, grandi e rosse come quelle di Alyssa. La più grande differenza era che Coraline era la pura rappresentazione dell'eleganza e della raffinatezza, Alyssa invece era tutt'altro: rude e mascolina. Proprio come la definiva spesso Elle.

Perché il suo ricordo era tornato così vivido quando quella donna era riapparsa nella sua vita? Alyssa trattenne a lungo il respiro, quando le sembrò di rivedere il volto di Elle nella sua mente.

Matt sospirò, si girò di spalle posando i gomiti sul davanzale dietro sé e lanciando un'occhiata alla donna seduta sul divano, con lo sguardo rivolto verso il televisore acceso su uno dei soliti programmi pro-Kira.

Ogni tanto muoveva la testa, lasciando ondulare i capelli a caschetto accanto al viso mentre ascoltava con poco interesse la voce del giornalista. Alyssa si morse il labbro nervosamente, desiderando con tutta se stessa che quella donna potesse scomparire in quel preciso istante.

E come ha fatto a trovarti?” chiese poi Matt, parlando a mezza bocca per tenere le labbra strette in un angolo, sopra la sigaretta ormai in procinto di terminare.

Alyssa sospirò.“Il nostro piccolo ometto bianco pensa di aver trovato il mio punto debole. Vuole proprio che mi tira fuori da questa storia.” Schioccò la lingua e scosse la testa ripensando a come Near fosse stato abile nel rintracciare sua madre, nonostante quest'ultima usasse un nome fittizio da tempo ormai.

Proprio come vi era riuscito Elle anni prima.

Non sa che, fino a quando non vedrò la testa di Kira su un piatto d'argento, io non mi muovo di qui.” concluse la ragazza, lanciando un'occhiata verso Matt che la osservava in silenzio, soffiando nuvole di fumo. Alyssa tossì di nuovo e scacciò quella nube grigiastra che le si schiantò sul viso.

Tacerono poi entrambi, Matt non aveva più voglia di parlare e Alyssa era troppo impegnata ad osservare sua madre, immobile e muta come una statua perfetta. Si sentì pervadere da uno strano e familiare senso che non era più solita conoscere e la cosa la infastidiva non poco. Non poteva lasciarsi andare ad una sensazione del genere, non poteva di nuovo sentirsi annegare nei ricordi, non allora che aveva così poco spazio da dare alle emozioni....

La porta della loro stanza sbatté con violenza, segno che Mello era appena rientrato.

Coraline gli lanciò un'occhiata di sbieco, mentre lui la osservò con fastidio, continuando a camminare per raggiungere i due nel cucinino.

Alyssa non si trattenne dallo alzare gli occhi al cielo, quando Mello rivolse il suo sguardo duro e tagliente verso di lei. “Non penserai davvero che faccia da babysitter a tua madre, vero?” le domandò, indicando un punto dietro di sé e non curandosi di abbassare la voce.

Coraline ovviamente lo sentì, ma con assoluta eleganza fece finta di nulla.

Abbassa la voce, simpaticone.” lo rimproverò Alyssa, stringendosi le braccia al petto e guardandolo torva.

La sua voce poi si ridusse ad un sussurro quasi impercettibile. “Non mi fido di lei e non posso lasciarla sola a casa mia.”

Ma tu lo sai che qui stiamo lavorando oppure no?” Mello non si trattenne nuovamente, ignorando i segni che la ragazza gli faceva per pregarlo di abbassare i toni. Gesto che lui prese come un'ottima scusante per fare tutto il contrario. Matt se ne tirò fuori, gettò la sigaretta dalla finestra, la chiuse poi si allontanò verso il salotto con aria disinteressata. Alyssa lo seguì con lo sguardo, Mello non se ne curò e continuò a fissare con rabbia il volto della ragazza. “Trovati un altro posto dove scarrozzarla.” le disse poi.

Io penso che tu debba trovarti una ragazza, sei sempre nervoso.” rispose ironica Alyssa, osservando con attenzione Matt che si buttava a capofitto vicino a Coraline sul divano. I due si ignorarono categoricamente. “Perché non provi con la bionda amica di Near. Vi vedrei bene insieme.” Alzò le sopracciglia e le sue labbra si allargarono in un sorriso sornione.

Mello non mostrò alcun segno di divertimento. “Non sei divertente.” le disse, scuotendo la testa.

Si rese conto che la ragazza non aveva alcun interesse nell'affrontare con serietà la questione, poiché troppo concentrata su ciò che avrebbe fatto quella sera. Oppure sul contenere le troppe emozioni che le stavano riaffiorando dentro, dopo l'incontro con la madre.

Mello non seppe dirlo, ma quando vide la ragazza cercare di superarlo, le strinse con forza il braccio per impedirle di proseguire. Alyssa rimase infastidita da quel gesto, guardò le dita di Mello stringere con durezza sulla pelle e poi lo guardò negli occhi. “Lasciami in pace...”

Quindi era davvero come credevo io...” Mello abbozzò un sorriso provocatorio, appena vide quello di Alyssa spegnersi lentamente. La ragazza capì subito di cosa lui stesse parlando, si morse il labbro e lanciò un'occhiata a Coraline che, in quello stesso frangente, si voltò verso di loro per osservarli. Il cuore della ragazza sussultò nel petto. “Bretovic, il suo sottoposto che hai fatto uccidere attraverso Nelson e il quaderno...erano mafiosi che volevano la testa della tua mammina, non ho ragione? Perciò hai fatto due più due e li hai fatti uccidere per spianarti la strada verso la tua vendetta, proteggendo così tua madre, giusto?” Mello la incalzò con le sue domande, malgrado avesse già le risposte. Voleva solo vedere fino a dove lei si sarebbe spinta con quella recita, quella in cui lei era la donna senza scrupoli e senza vergogna disposta a tutto pur di vendicarsi.

Quando, in realtà, i suoi gesti ignobili nascevano da convinzioni che potevano esser considerate positive.

Alyssa non rispose, fissò la madre che guardava incuriosita Matt e trattenne il fiato.

Di nuovo quel flusso di emozioni. La ragazza ritrasse il braccio con rudezza, lanciando un'occhiataccia verso Mello e tenendo le labbra serrate. “Pensala come ti pare.” rispose solamente. “Tu piuttosto stai tenendo d'occhio i due nuovi complici di Kira? E hai un piano per incastrarlo prima che lo faccia Near, o no?”

Non fare l'autoritaria, quel ruolo non ti si addice né più e né meno di quello della vedova nera che interpreti adesso.” Mello la sfidò, portandosi una mano sul fianco mentre Alyssa scuoteva la testa, divertita dalla battuta del ragazzo. “Comunque, ho un piano in fase di elaborazione. Devo pensare solo se coinvolgerti o meno, visto che mi sembra tu ti stia facendo di nuovo prendere dai sentimentalismi...”

Vai all'inferno. Al piano prenderò parte anche io, che ti piaccia o no.” Alyssa parlò con fermezza, il sorriso si spense con estrema rapidità sul suo volto e puntò gli occhi in direzione di Mello che non si lasciò intimidire.

La vide prendere la sua giacca in pelle da una delle sedie attorno al tavolo e portarsela sulle spalle.

Malgrado dovesse andare a cena con Misa, non aveva indossato nulla di particolare: un paio di jeans e una maglietta nera che copriva completamente il tatuaggio. Quando lei si mosse verso la porta, Coraline alzò velocemente lo sguardo nella sua direzione e la ragazza fece finta di nulla.

Mello la seguì. “Sei davvero sicura che questa rimpatriata con la tua amica oca serva a qualcosa?” le domandò.

Alyssa si girò verso lui, sistemandosi i capelli che erano rimasti intrappolati sotto la giacca. “Non servirà a nulla.” disse, passandosi poi ad aggiustarsi il tessuto sulle spalle. “Ma se voglio continuare a fare il gioco “Non so che Kira sa che io so.”, non potevo rinunciare ad una cenetta tra vecchie amiche.”

Mello scosse la testa, osservando il sorrisetto provocatore sulle labbra di Alyssa. “Non preoccuparti biondo. Tornerò sobria.” lo provocò poi.

Delle volte spero che tu crepa.” rispose il ragazzo, ricambiando freddamente il suo sorriso divertito.

Alyssa mise su un finto broncio. “Questa è la cosa più carina che tu mi abbia mai detto.”

Scusate..”

L'atmosfera di solita tensione e provocazione che aleggiava su loro si dissolse, quando una voce calda, carezzevole con un fortissimo accento russo s'insinuò tra loro.

Alyssa perse la sua espressione provocatoria, guardando alle spalle Mello e quest'ultimo si voltò verso Coraline. La donna li guardava quasi timidamente, stringendosi le braccia al maglione beige e guardando dritto negli occhi sua figlia. Quest'ultima distolse lo sguardo.

Alyssa, posso parlarti un attimo?” disse poi Coraline, parlando in russo.

Mello non comprese, lanciò un'occhiata seccata verso Alyssa che gli stava suggerendo di allontanarsi con il suo semplice sguardo. “Quando torni, te la porti a casa. Intesi?” gli disse con tono freddo e autoritario.

Si allontanò poi senza attendere una risposta, sapendo che in ogni caso si sarebbe seguito il suo volere.

Alyssa sospirò amareggiata, guardando le spalle del ragazzo farsi sempre più lontane e desiderando, incredibilmente, che lui fosse rimasto. Non riusciva a sopportare il fatto di restare di nuovo sola con sua madre. Le due si guardarono a lungo, Coraline fece un passo verso lei nel momento stesso in cui Alyssa strinse il pomello. “Dove vai?”

Non sono affari tuoi.”

Calò il silenzio. Alyssa non aveva mai fatto caso a quanto il suo tono risultasse più concitato quando era arrabbiata e parlava in russo. Rimase immobile con le spalle rivolte alla donna e sentendo il respiro fermarsi in gola, umettandosi nervosamente le labbra e accingendosi ad aprire la porta.

Dovremmo parlare prima o poi, lo sai?” chiese ancora Coraline.

Beh non ora, ho da fare.” Alyssa non volle più sentire repliche, non sopportava più di sentire il peso dello sguardo della donna sulle proprie spalle e di provare ancora quello strano senso di appartenenza che non voleva affatto sentire.

Non con quello che si era ripromessa di fare, non con ciò con cui si era macchiata in passato.

Ma io...” Coraline azzardò un altro passo, ma Alyssa non glielo permise.

Si girò di scatto verso lei e la zittì con una semplice occhiata. “Stai buona con quei due, ti terranno d'occhio.” le disse, manco si rivolgesse ad una bambina. “Se vuoi fumarti una sigaretta, chiedi a Matt. E stai lontana da Mello, lui morde.”

Detto questo, si girò verso la porta e ne uscì.

Coraline sobbalzò sul posto, quando la ragazza la richiuse con forza.

* * * *

Un gridolino acuto e fastidioso l'accolse.

Alyssa non seppe come, ma riuscì a non portarsi le mani alle orecchie per difendersi da quel suono molesto che tempo addietro era stato quasi un incubo per lei.

Mantenne così la sua compostezza, mentre Misa si dimenava battendo le mani e sorridendole a più di trentadue denti. “Lysa-Lysa!” esclamò gioiosamente.

A differenza sua, la modella indossava un elegante abito nero che le scopriva gran parte della schiena. I capelli biondi erano lisci sulle spalle e il viso truccato in maniera a dir poco perfetta. Alyssa trovò un secondo per sentire un colpo alla propria autostima.

Le gettò le braccia al collo, sollevandosi in aria e gettandola quasi a terra nell'impatto.

Alyssa sorrise di fronte a quella dimostrazione di affetto, malgrado avesse imposto a sé stessa di non rammentare l'amicizia che era corsa tra loro. Tanto il loro era stato un rapporto fasullo, una delle tante bugie a cui si era aggrappata anni prima, quando non avrebbe mai creduto che gli attentatori alla loro felicità fossero più vicini di quanto penasse. Mentre Misa ridacchiava e parlava a vanvera, rimanendo aggrappata a lei, la ragazza posò una mano sulla sua schiena nuda e riuscì a ricambiare l'abbraccio unicamente con una pacca.

Una bruciante sensazione di rabbia la pervase, incendiandole il petto per poi salirle alla testa, annebbiando i suoi pensieri. Sentì subito sopprimere quel senso di astio che nutriva nei confronti di Misa, quando lei la guardò negli occhi con gioia e continuando a battere le mani.

Misa era succube di Light, era divenuta la sua marionetta pur di credersi amata da lui ed era pronta ad eseguire qualsiasi compito lui le rilasciasse, pur di vivere in quella menzogna. Quindi, non era lei quella da odiare.

Alyssa poi, d'altra parte, era così vittima di un amore perduto che si sentiva vivere solo per poterlo vendicare. Poteva quindi dire che entrambe, in un modo o nell'altro, erano vittime del demone dell'amore.

Chiuse gli occhi e annullò ogni pensiero, rendendosi conto che stava quasi giustificando Misa e il suo operato.

Come una sciocca. Come la vecchia Alyssa.

E lei era lì solo per recitare.

Oh cielo.” Misa si mise a scrutarla con attenzione, cogliendola di sorpresa con il suo improvviso cambio di tono. Lasciò scorrere gli occhi sbarrati lungo il corpo di Alyssa, che restò immobile senza capire cosa stesse succedendo. La bionda teneva la bocca aperta a forma di “O” e continuò a fissare ogni centimetro del suo corpo con attenzione. Sembrava non credere a ciò che vedeva.

Ma...sei più magra di me! Prima eri una cicciona!” la ragazza parlò con un pizzico di invidia, mentre Alyssa si trattenne dal rivolgergli la prima cattiva parola del loro rincontro. Non era mai stata grassa, nemmeno in passato, ma, per una modella come lei, la taglia che Alyssa portava in passato poteva rasentare l'obesità.

La mora serrò le labbra e alzò gli occhi al cielo. “Tu invece sei sempre carina e gentile. E poco rumorosa sopratutto.” le fece notare, riservandole un sorriso ironico.

Misa rise e iniziò a battere le mani come una bambina. “Vieni, entra.” le disse, aprendole la porta e facendole segno di varcare la soglia.

Alyssa entrò, sentendosi in leggero imbarazzo nel trovarsi nella tana dell'assassino.

L'appartamento era esattamente come lo si vedeva attraverso i monitor: perfetto. Una vasta libreria occupava la parete sinistra della stanza, al centro vi era un tappeto verde largo quanto il tavolo apparecchiato in mezzo alla sala e i divani, dello stesso colore del tappeto, si trovavano a pochi passi di distanza da loro, vicino all'enorme vetrata che si affacciava sulla spettacolare vista della città e sul cielo buio illuminato unicamente da qualche stella. Lasciò scorrere poi lo sguardo attorno, chiedendosi dove Matt avesse potuto nascondere le cimici e si accorse, con estremo piacere, che non le si poteva notare da alcuna parte.

Quel ragazzo era un genio.

Non riuscì però a soffermarsi su nessun altro elemento presente nell'appartamento, poiché la sua attenzione venne completamente attirata dal tavolo su cui aveva pensato di cenare sola con Misa.

Ma, in realtà, quello era apparecchiato per tre persone.

Trattenne a stento uno sospiro di puro fastidio, quando vide Light fare capolino dalla piccola stanza che doveva essere la cucina. In mano teneva una bottiglia di spumante e sulle labbra era disegnato un fasullo sorriso di cortesia, a cui lei avrebbe tanto voluto rispondere con un sonoro pugno sul naso.

Light, amore, hai visto che è venuta Lysa-Lysa!” Misa continuava a saltellarle attorno, battendo le mani e puntando gli occhi adoranti sul viso del ragazzo.

Light si avvicinò a loro, sempre mantenendo quel sorriso sulle labbra e i suoi occhi passarono subito ad Alyssa. A quest'ultima parve di vedere il vero volto del ragazzo, di riuscire a scorgere i tagli ai lati del viso, quelli da cui si poteva staccare via la maschera che lo copriva, mostrando così al mondo la sua vera natura. Capì perché aveva deciso anche lui di prendere parte a quella cena, aveva colto la sfida che lei gli aveva lanciato con il quaderno giorni prima.

Deglutì, senza farsi vedere, e tenendo le mani affondate dentro le tasche della giacca in pelle.

Odiò con tutto il cuore sé stessa per non aver scoperto anni prima quella maschera che ancora non riusciva a smettere di scrutare con odio.

Sono felice che tu sia venuta, Alyssa.” Light tese la mano verso di lei, per salutarla e la ragazza fu quasi tentata dal schiaffeggiarla. Ma la recita doveva andare avanti e lei doveva fingere di apprezzare quel finto sorriso che il ragazzo riusciva egregiamente a portare sul volto. Allungò la mano lentamente e strinse quella di lui; la mano del ragazzo era calda e le sue dita affusolate le circondarono la pelle con decisione, ma senza troppa forza. I due continuarono a sorridersi, malgrado i loro occhi, velati di inganno e menzogne, sembravano dichiararsi silenziosamente guerra.

Misa continuava a ridacchiare e ad emettere versi di gioia. “Su, su basta con questi convenevoli e mangiamo!” esclamò, prendendo Alyssa sotto braccio e conducendola verso il tavolo, strappandola così dalla stretta di Light.

E Alyssa accettò il fatto che avrebbe cenato con il suo peggior nemico.

* * * *

So i'll find what lies beneath

Your sick twisted smile

As i lay underneath

Your cold jaded eyed

Now you turn the tide on me

'Cause you're so unkind

I will always be here

For the rest of my life.

Light doveva meritare un oscar per come stava mandando avanti quella cena con quella finta grazia e cortesia.

Alyssa pensò che si stesse davvero impegnando in quel ruolo, mostrandosi gentile sia con lei e persino con Misa, che doveva aver conosciuto ben poca gentilezza in quegli anni da chi aveva usato lei e il suo amore.

Vuoi un po' di vino, Alyssa?” Light le mostrò la bottiglia che teneva in mano, dopo averne versato un goccio ad un'esagitata Misa.

La ragazza alzò lo sguardo su di lui, seduto di fronte a sé. Ignorò la voce della televisione alle sue spalle, accesa su un telefilm poliziesco degli anni ottanta che nessuno stava guardando. Osservò con attenzione il volto di Light e le sembrò di scorgere il suo sorriso mutarsi in un ghigno di disprezzo.

Quella domanda non era casuale, il ragazzo doveva aver fatto a casa i compiti e aveva sicuramente scoperto il suo turbolento passato in qualche maniera.

Posò i gomiti sul tavolo e si protese verso lui, sorridendogli a sua volta. “No grazie, non bevo.” disse.

Light continuò a sorridere e a guardarla attentamente, sembrava davvero le stesse lanciando una sfida attraverso quello sguardo. Misa interruppe la linea invisibile di pura tensione che li stava legando e allontanando dal mondo. Puntò i suoi occhi chiari su Alyssa, sbattendo più volte le ciglia lunghe e piegò la testa da un lato, tenendo però in una mano il calice. “Non è che sei incinta, vero?” le domandò.

Alyssa si voltò lentamente verso di lei, non credendo alle sue parole.

Light si lasciò sfuggire un'occhiataccia in direzione della fidanzata e si portò il bicchiere alle labbra.

No Misa, non sono incinta.” rispose Alyssa sconvolta, chiedendosi come fosse arrivata a quella conclusione.

La bionda scoppiò a ridere, divertita dal modo in cui la ragazza la stava guardando. Come ai vecchi tempi.

Beh, non può essere? Hai venticinque anni e dopo la morte di Ryuzaki devi pur aver avuto altri...” si bloccò, rendendosi conto di aver toccato un tasto ancora troppo delicato per poter essere premuto.

L'espressione sul viso di Alyssa mutò così lentamente, che lei si rese conto solo troppo tardi che quel cambiamento non sarebbe potuto sfuggire alla vista attenta di Light. Distolse lo sguardo da Misa e lo volse verso lui, i suoi occhi erano diabolicamente puntati sul volto di lei.

Alyssa si morse il labbro e rimproverò se stessa per quel momento di vulnerabilità. Misa si schiarì la voce, come per creare una crepa in quel glaciale silenzio che li aveva avvolti, e bevve un lunghissimo sorso del suo vino.

Misa, impara a stare zitta una volta tanto.” Light la rimproverò, quasi il dolore che si era disegnato sul volto di Alyssa lo avesse in qualche modo colpito. Bugiardo.

La bionda, per tutta risposta, divenne rossa come un peperone e Alyssa si sentì quasi di difenderla. “No, non fa niente.” rispose, piegandosi ancora di più sul tavolo per potersi sentire più vicina alla fiamma del nemico. “È un lutto che sono riuscita a superare dopo tutto questo tempo, non mi crea alcun problema...parlarne.”

Decise di inserire quella tra le più grandi bugie che aveva detto nel corso della sua vita. Il solo sentire il nome di Ryuzaki, Ryuga o di tutti gli altri pseudonimi che lui aveva usato per coprire il suo vero nome la faceva sentire troppo male.

Le era sembrato di sentire una cascata di dolore ricaderle addosso, quando Misa ebbe pronunciato il nome del ragazzo. “Tu piuttosto Light? Come va dopo la morte di tuo padre?” gli domandò, sentendo un brivido correrle dentro al ricordo del signor Yagami. Si sentì anche un po' infima nel rivolgergli quella domanda, ma non poteva nascondere il suo bisogno di giocare con il suo demone, come lui stava facendo con lei.

Misa guardò la finta espressione addolorata sul volto del ragazzo, provò a far scivolare la mano verso quella di lui per dargli conforto ma, appena le dita la sfiorarono, Light la ritrasse lentamente, tenendo gli occhi fissi su Alyssa. La bionda fece finta di nulla.

Si va avanti.” rispose il ragazzo. “Purtroppo il mio lavoro non mi consente di piangere più del dovuto.”

Piangere. Alyssa pensò che, probabilmente, Light non lo aveva mai fatto per davvero nel corso della sua vita.

Era certa che lui non sapesse nemmeno il significato del dolore, della voragine che si sente dentro quando si perde qualcuno che si ama. Non aveva sofferto nemmeno per la morte del padre, per chi mai avrebbe potuto sperimentare un sensazione così distruttiva allora? Forse solo per sé stesso.

Alyssa si sentì pervadere dalla rabbia e pensò di spingere quel gioco un po' oltre. Prese il calice pieno d'acqua di fronte al piatto vuoto e mantenne lo sguardo fisso sul liquido che si muoveva all'interno. “Soichiro Yagami era un brav'uomo, davvero. Avrei tanto voluto che fosse stato lui a catturare Kira...” disse e si trattenne dal ridere, quando vide l'espressione di Light farsi leggermente più fredda. Leggermente colpito e affondato.

Non lo pensi anche tu Light? Tuo padre meritava di vedere la fine di questo lungo caso e di vedere finalmente in faccia l'assassino che ha cercato per tutto questo tempo...” disse ancora lei e si portò di nuovo il bicchiere alla bocca, lasciando che il contenuto le carezzasse le labbra.

Calò un altro lungo e pesante silenzio, che sempre Misa decise di rompere, prendendo il telecomando e cambiando canale sul televisore alle spalle di Alyssa.

Gli occhi di quest'ultima erano ancora fissi su quelli del suo assassino.

Light annuì, ancora perso nel suo ruolo. “Beh, purtroppo Kira non è l'unico demone da esorcizzare in questo mondo, visto che mio padre è stato ucciso da altri..” disse, posando le mani sulla tovaglia bianca e abbassando gli occhi. Non aveva bisogno di guardare il suo obiettivo per assicurarsi che il colpo fosse andato a segno, aveva già ben preso la mira poco prima.

Infatti, Alyssa sentì il cuore sussultarle nel petto e abbassò gli occhi sul bicchiere. Light conosceva troppo bene la vecchia parte di lei, quella che aveva creduto nelle sue menzogne e quella che aveva sempre pensato che non si potesse perdere tutto in così pochi secondi.

Era logico che sapesse premere su quel suo maledetto senso di colpa.

Vado a preparare il resto della cena. Torno subito.” Light sorrise cordialmente in direzione di Alyssa che, però, non riuscì a mandare avanti la sua recita.

Si limitò a seguirlo con lo sguardo, in assoluto silenzio, mentre raggiungeva la cucina alla destra di lei.

La ragazza strinse il pugno con forza, attorno al bicchiere, tanto che quasi pensò di frantumarlo tra le dita.

Si morse il labbro e trattenne la fiamma della rabbia che divampava in lei, ripensando alle ultime parole che Light le aveva rivolto, ovviamente indirizzate a lei e al suo senso di colpa.

Che odiosa sgualdrina!”

Alyssa sussultò, ricordandosi di non essere sola con i suoi pensieri, e volse lo sguardo verso Misa.

Lei teneva gli occhi socchiusi, fissi sullo schermo del televisore dove stava andando in onda il programma condotto da Kiyomi Takada, l'ex compagna d'università di Light. Misa aveva mostrato segni di nervosismo da quando aveva acceso su quel canale, mormorando insulti nei confronti di quella ragazza tenendo i denti stretti.

Alyssa riprese ad ignorarla, tenne nuovamente gli occhi puntati su Light che, dalla cucina, continuava a darle le spalle. Aveva il capo chinato su uno dei banconi sul muro e stava tagliando qualcosa che avrebbe probabilmente servito come antipasto.

Kira ai fornelli non si può vedere, pensò lei.

Si portò il bicchiere pieno d'acqua alle labbra e allora si decise a volgere lo sguardo verso Misa, ancora intenta a lanciare insulti a vuoto mentre Takada parlava a nome di Kira e del suo operato. Alyssa fu quasi tentata dal lanciare il telecomando contro lo schermo.

Tu la trovi carina?” Le chiese Misa, ma non si voltò nemmeno a guardarla.

Con la mano, le indicò la bottiglia di spumante sul tovaglia bianca, ormai ridotta a pochi sorsi, e Alyssa gliela passò. “Tu sei più carina. Ma lei sarà sicuramente più silenziosa.” rispose, posando nuovamente il bicchiere davanti al piatto vuoto e continuando a lanciare occhiate verso Light, ancora intento a giocare la parte del bravo uomo di casa.

La bionda la guardò e nei suoi occhi qualcosa mutò, si morse il labbro e abbassò gli occhi lucidi per il troppo spumante. “Sul serio però volevo chiedertelo....Non hai avuto altre relazioni dopo...” Non pronunciò il suo nome, anche se quello fittizio, perché aveva appurato poco prima cosa poteva scattare in Alyssa nel sentirlo.

Lo sguardo della mora si perse nel vuoto quando le venne posta quella domanda. Aveva sperato con tutto il cuore che non le venisse mai rivolta alcuna questione riguardante Elle in quella cena, sopratutto non due volte.

E non da colei che aveva comunque preso parte all'assassinio di Elle poi.

Alzò lo sguardo su di lei e vide il volto di Misa preoccupato, come se provasse empatia per il suo dolore passato ma mai finito. “Cambiamo discorso.” rispose con un finto sorriso tranquillo sulle labbra e allungando il braccio verso il calice pieno di acqua.

Dev'essere troppo difficile per te, Lysa.” Misa parlò con voce profonda, malgrado dovesse avere la mente annebbiata dallo spumante in cui si era affogata quella sera. La mano di Alyssa non raggiunse mai il bicchiere, rimase sospesa tra lei e quell'oggetto in vetro mentre il respiro le si bloccava in gola.

Gli occhi si persero di nuovo nel vuoto, quando ricordi che aveva cercato di relegare in un angolo del proprio cuore tornarono con violenza ad invaderle la mente, aumentando così il battito del suo cuore.

La mano si strinse in un pugno e Misa se ne accorse.

Si vede che lo ami ancora.” Misa si morse il labbro, quando vide Alyssa voltare nuovamente lo sguardo verso di lei, girando il viso nella sua direzione con una lentezza spettrale. “E...io ti ammiro. Perché se dovesse succedere a me una cosa simile, io..non ce la farei più a vivere. Mi toglierei la vita subito, pur di non sopportare una perdita simile.”

Alyssa sbatté le palpebre, colpita dall'animo con cui Misa le stava rivolgendo quelle parole. C'era decisione nel suo sguardo e fermezza nelle sue parole; si sarebbe davvero uccisa in caso Light fosse morto.

E lei, non seppe per quale assurdo motivo, ma non avrebbe mai voluto che Misa compisse un gesto simile, sopratutto non per una persona a cui non importava proprio nulla di lei e della sua vita.

Misa abbassò gli occhi, come una bambina che aveva appena confessato di aver combinato una marachella e Alyssa non smise mai di guardarla. Dimenticò il motivo per cui era là, dimenticò per un solo istante i suoi propositi di vendetta e posò i gomiti sul tavolo, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla bionda.

Sai..io ci ho pensato, in realtà.”

Misa alzò repentinamente lo sguardo su di lei, sbattendo più volte le lunghe ciglia e non capendo. Doveva essersi persa nel suo amore ossessivo per Light. “A cosa?”

Al suicidio.” Calò un profondo silenzio, rotto solo dalle parole di Takada che si levarono nell'aria come se fossero fumo. Abbassò gli occhi sulle sue dita intrecciate, provando vergogna verso sé stessa nel confessare una debolezza del genere e prese un lungo respiro. Si assicurò che Light fosse ancora lontano da loro.

Davvero?” chiese Misa, anche se conosceva già la risposta.

Alyssa non confermò, né negò. La risposta che la bionda cercava era già nell'aria. “Ma sarebbe stato come sputargli in faccia, no?” Tornò a guardarla e un sorrisetto malinconico le si allargò sulle labbra. Ricordava come Elle la pensava riguardo i suicidi, d'amore in particolar modo, e per un attimo scoppiò a ridere d'imbarazzo per averci seriamente pensato tempo prima. “La vita va avanti. Il mondo va avanti. Tutti vanno avanti. E tu devi fare lo stesso, devi vivere per coloro che non ci sono più. È il minimo che si possa fare per mantenere vivo il loro ricordo.”

Si arrestò improvvisamente, quando pensò che lei, per la vendetta, aveva riempito la sua vita di errori.

Forse quello non era stato il modo migliore per mantenere in vita lo spirito di Elle e lei lo sapeva bene.

E non riuscì nemmeno ad usare la storia della vendetta come scusante a tutto ciò che aveva fatto.

Misa non seppe cosa dire, rimase a fissare il volto duro della mora e bevve un altro lungo sorso. Stava per dirle altro al riguardo, ma Alyssa l'anticipò. “Tu devi vivere Misa.” le disse in un sussurro, accertandosi di nuovo che Light fosse lontano. La bionda la guardò senza capire e Alyssa tamburellò nervosamente le dita sul tavolo, cercando la maniera migliore per dirle ciò che voleva trasmettergli.

Ma che le importava alla fine? Perché si preoccupava per Misa? Avrebbe potuto lasciarla perdere, lasciare che continuasse a dipendere dall'amore di qualcuno che la usava solamente e invece, durante quella cena che doveva fungere ad altro, si ritrovò a cercare di volerla far ragionare. In nome di cosa? Di una falsa amicizia? “Qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa tu perda, tu devi continuare a vivere. Non meriti che la tua vita venga segnata dalle mani di altri e...non meriti di vivere un illusione. Dovresti avere più amore per te stessa, perché non vali molto più di quanto gli altri possano farti mai credere.”

Alyssa fu certa che Misa non aveva capito molto del suo discorso. Aveva cercato di sviare il vero fulcro del discorso più e più volte, perché dirle chiaramente che non doveva amare quel bastardo di Kira poteva risultare troppo pericoloso.

Misa la guardò a lungo e parve mostrare stupore di fronte alle sue parole.

Poi, in un baleno, rise. Forse in preda all'alcool o forse perché stava pensando che Alyssa fosse pazza.

Dai, non parliamo più di cose così tristi!” esclamò, afferrò il telecomando vicino al gomito di Alyssa e cambiò canale, accendendo su quello di musica. Alyssa chiuse un attimo gli occhi, rendendosi conto che Misa, in realtà, non era stupida da non capire: voleva semplicemente non accettare la realtà dei fatti, perché quell'amore di carta che stava vivendo era divenuto tutto ciò che la mandava avanti.

Alyssa sospirò e indossò nuovamente la maschera fredda e impassibile che aveva deciso di assumere in quella cena, pentendosi di essersi preoccupata per Misa. “Vado ad aiutare Light.” disse, con un sorrisetto forzato. Misa rispose con un cenno del capo e lei si alzò in piedi con il bicchiere d'acqua in mano, dirigendosi verso la cucina. Anche quella, malgrado fosse molto piccola, era perfetta: le pareti erano bianche, i mobili erano in legno di un color verde acqua, abbinato al resto dell'arredamento della casa. In mezzo alla stanza vi era un tavolo in legno, su cui erano posate diversi strumenti da cucina e alcuni piatti già pronti.

Alyssa si fermò sulla soglia, osservando quel cibo dall'aspetto invitante ma sfornato dalle mani del diavolo.

Non pensavo sapessi cucinare.” disse, per attirare la sua attenzione.

Light alzò lo sguardo su di lei, asciugandosi la fronte con il palmo della mano e sorridendole. I sorrisi finti erano la sua specialità, riusciva a dispensarli con quella facilità per un'intera sera.

Ci sono tante cose che ho imparato a fare in questi anni.” disse, tornando a concentrarsi sulla creazione di verdura che aveva di fronte a sé.

Alyssa si morse le labbra, posando la spalla destra sullo stipite della porta e guardando la schiena del ragazzo. Si portò il bicchiere alle labbra. “Certe cose però le hai nel sangue...e non tutti le possono imparare.” disse, sempre con quella punta di sfida che tanto le piacque usare nei confronti del ragazzo.

Colpì nel segno, quando lo vide arrestarsi per qualche istante e alzare la testa. Rise silenziosamente, immaginandosi il volto di Light solcato da rughe di espressione nate dalla rabbia. Ne gioì dentro la sua mente.

Poi si rese conto, che ci era andata giù troppo pesante con quella frase.

Parli del ruolo...di secondo?” le chiese, asciugandosi le mani in un panno e girandosi verso di lei.

Alyssa fece spallucce, abbozzando un sorrisetto che avrebbe fatto scattare anche il più pacato tra gli assassini. “Senza offesa, ma sono cinque anni che brancolate nel buio e non avete ancora trovato Kira. Lui era più vicino a scoprirlo di quanto immaginate.” disse.

Ennesima frecciatina di quella sera, si chiese se avrebbe mai visto Light traballare almeno un pochino, ma seppe per certo che il suo sarebbe rimasto un desiderio irrealizzabile.

Il ragazzo era un bravissimo attore, sapeva mascherare tutto ciò che provava e sostituirlo con altre emozioni che la situazione richiedeva. Perciò non le avrebbe mai mostrato rabbia, se mai ne avesse provata.

Light abbozzò un sorriso, continuando a passare il panno sulle sue mani umide. “Aly, lui è morto prima di riuscirci purtroppo.” le disse, ma lo fece in una maniera che mandò quasi in bestia la ragazza.

Sentì il proprio volto tendersi in un espressione quasi furiosa, mentre guardava quella luce di disprezzo accendersi negli occhi di Light. La stava sfidando al suo stesso gioco, sapendo che l'emotività della ragazza lo avrebbe fatto sicuramente vincere.

Alyssa stava per rispondere che Elle era morto, solo perché più persone avevano deciso di colpirlo alle spalle, usando poteri che non si potevano affrontare sulla terra, sopratutto se lo si faceva nel buio.

La sua morte era stata segnata dalle mani di un vigliacco, che era rimasto nascosto nell'ombra fino alla fine.

Preferì portare il suo gioco verso un'altra direzione. “Vuoi una mano?” gli chiese, indicando le varie posate che erano sparpagliate sul tavolo.

Light seguì la linea del suo sguardo. “Sei ospite, non devi preoccuparti.” disse, scuotendo lentamente la testa.

No, no. Mi piace aiutare il prossimo.” Alyssa sorrise, lasciando il bicchiere sopra il frigorifero sulla parete sinistra e avvicinandosi al tavolo. Light abbozzò un altro sorriso, tornando a guardare un punto sul lavandino nel momento stesso in cui Alyssa strinse il manico di un coltellaccio da cucina.

Quando le dita avvolsero la sua fredda plastica scura, sentì l'odio crescerle dentro e diverse immagini si susseguirono nella sua mente.

Le sarebbe tanto piaciuto, piantare quella lama nella schiena di Light e ucciderlo in quello stesso istante.

Fece un passo verso lui.

Immaginò il sangue macchiargli la camicia bianca che indossava, si immaginò le sue grida di dolore mentre strisciava a terra come un verme, dopo essere stato colpito alle spalle in quel modo.

Fece un altro passo e gli fu più vicina.

Immaginò sé stessa sorridere, come lui doveva aver fatto alla morte di Elle, mentre guardava il suo volto agonizzante e il corpo affogato in una pozza di sangue. Avrebbe tanto voluto vedere i suoi occhi farsi vitrei, sbarrati di fronte alla morte imminente, mentre cercava in tutti i modi di combattere con la vita che gli stava scivolando via dalle mani.

Un altro passo, le spalle di Light furono davanti a lei, così vicine da poterle colpire in quel preciso istante.

Allungò la mano, alzando la lama e sentendo l'odio crescerle dentro sempre più, assaporando il momento in cui quella avrebbe affondato nella pelle del ragazzo.

La lame fendette l'aria e Alyssa la fissò sprofondare in esso, nel porta-coltelli in legno di accanto al braccio del ragazzo. Prese un lungo respiro, resettando tutte le folli immagini che poco prima avevano invaso la sua mente. “Avete tutti questi coltelli in casa?” domandò, voltandosi verso il tavolo alle sue spalle dove ve n'erano molti altri. Trovò allettante l'idea di poco prima, quella di uccidere il ragazzo, cogliendolo di spalle.

Ma poi lei sarebbe finita in galera a vita e Light magari sarebbe passato anche per il martire della situazione.

No. Preferiva attendere il momento giusto, il momento in cui sarebbe stata la mano della giustizia a fare il suo corso e non quello della sua personale vendetta. Inoltre, pagare con quella morte così semplice sarebbe stato troppo poco per punire Light di ciò che aveva fatto.

Il ragazzo sorrise, voltandosi poi verso di lei e posando le mani sul mobile alle sue spalle. Alyssa sentì i suoi occhi su di sé, mentre raccoglieva in un palmo altri coltelli.

Cercò di non mostrare segni di nervosismo, chiedendosi come sarebbe andato avanti il loro gioco.

Posso farti una domanda, Aly?” chiese Light.

Alyssa rimase con la schiena rivolta verso lui, aspettando che continuasse il suo discorso.

Light abbassò lo sguardo. “Come è possibile che tu...non voglia vendetta? Hai perso tutto in una sola giornata e non posso credere che tu non abbia nessunissima intenzione di trovare Kira e fargliela pagare.” disse, con voce carica di comprensione e afflizione, verso lo stato d'animo di una persona che lui aveva fatto soffrire in quella maniera. Alyssa non seppe dire cosa l'avesse trattenuta dallo scoppiare in un impeto d'ira, ma ci riuscì perfettamente, contando fino a dieci e sforzandosi di non lasciar cadere la maschera con cui, tanto difficilmente, aveva coperto il suo volto in quegli anni. Si morse il labbro, si girò verso lui e alzò le spalle, ostentando una finta innocenza che ormai non la riguardava più. “Beh, la vendetta non porta a nulla di costruttivo, se non altro dolore e altra sofferenza.” disse, stupendosi lei stessa di come fosse brava a mentire. “E poi, io da sola non posso fermare Kira, no? Ci sono persone più adatte di me.”

E parlo di Mello e Near, non di te.

Calò un profondo silenzio, Light ne assaporò ogni attimo quasi stesse valutando con attenzione le parole di Alyssa. Aveva scoperto la bugia celata in esse? Aveva certamente intuito che lei considerava la sua vendetta logica in quel caso, perché a due innocenti era stata strappata via la vita con l'inganno e quel qualcuno che si rivestiva di giustizia, quando era solo infamia, doveva pagare a caro prezzo la sofferenza che aveva provocato.

Non c'era niente di giusto nell'aver ucciso Elle e Wammy, ma lui era così orgoglioso delle sue azioni che proprio non gliene importava. I due si guardarono a lungo, intanto in lontananza Misa inveiva contro un'altra giornalista che parlava di alta moda, definendola una totale incompetente.

Ora sono io a farti una domanda, Light.” disse la ragazza, avvicinandosi a lui.

Mantenne comunque una debita distanza, come se avesse paura di bruciarsi stando troppo vicina al suo nemico. Light alzò il mento, apprestandosi ad ascoltare con vivo interesse ciò che la ragazza stava per dirgli e

lei si prese qualche istante prima di parlare, chiedendosi se era giusto portare avanti quel gioco fino a tal punto. Ma tanto sapeva che lui sospettava di lei e viceversa, il gioco poteva anche andare avanti sotto mentite spoglie. “Perché secondo te Kira non mi ha uccisa quel giorno?” gli domandò, ripensando a come lui le aveva posto la domanda quando si erano rincontrati.

Alyssa aveva pensato che Rem l'avesse risparmiata in qualche modo per compassione, ma dubitava che lo shinigami aveva un cuore per un essere umano che non fosse Misa. Light doveva aver messo in conto di risparmiarla per qualche motivo a lei ignoto e che lei tanto avrebbe voluto venire a scoprire prima di fargliela pagare cara. Light abbassò lo sguardo pensieroso, malgrado fosse il primo ad essere a conoscenza della verità. Si passò le dita lungo il mento, poi si strinse le braccia al petto. “Sai, ci ho pensato molto in questo tempo e sono arrivato a tre possibile teorie.” disse, alzò lo sguardo su di lei.

Quando i loro occhi entrarono in contatto, Alyssa provò una scarica fredda attraversarle la schiena con forza e irruenza. Il cuore le batté violentemente nel petto, mentre i pugni stretti vicino alle gambe iniziarono a tremare.

Fino a che punto sei disposto a mentire, Kira?

Ho pensato che forse quel dio della morte non ha fatto in tempo a scrivere il tuo nome ed ucciderti, ma ne dubito...visto che è riuscita a scrivere quelli di Ryuzaki e Watari in breve tempo.” iniziò a dire Light, scuotendo la testa nel momento in cui provò che la sua teoria era sbagliata.

Alyssa ascoltò in silenzio, rimanendo immobile e rigida come una statua di cera. Non si mosse nemmeno quando Light staccò la schiena dal mobile alle sue spalle, per avvicinarsi poi a lei. “Oppure, era Ryuzaki il vero nemico di Kira ed era interessato unicamente ad uccidere lui e chi fosse stato in grado di aiutarlo. Tu non eri il suo obbiettivo quindi.” disse ancora. Le ci mancò poco, per chiudere gli occhi e avvertire quella bruciante ira incendiarle il cervello. Riuscì a rimanere impassibile come doveva essere, mentre Light si avvicinava a lei con passo lento e con un'espressione seria sul viso.

Di chi si mostra comprensivo, ma in realtà non vede l'ora di ridersela sotto i baffi.

O ancora, un'altra ipotesi ma è la più azzardata e folle. L'ho subito scartata.” Light si fermò a pochi centimetri da lei e Alyssa fu costretta ad alzare la testa per poterlo guardare in volto, quel volto di marmo talmente perfetto che riusciva a nascondere fin troppo bene la mostruosità che vi era insita sotto.

Light tacque, di nuovo, come se nel silenzio volesse trovare l'arma giusta per poterla colpire come solo lui era in grado di fare.

Alyssa non ce la fece più a sopportare. “Quale?” domandò, attendendo una risposta che sapeva avrebbe affondato nel suo cuore. Perché Light era il perfido burattinaio che giocava con le debolezze altrui per poter avere sempre in mano la vittoria e lei sapeva metterle così bene in piazza i suoi sentimenti che lui seppe usarli con estrema facilità.

Le tecniche che Alyssa aveva usato in quegli anni per essere più forte non le erano servite a granché.

Magari sei tu Kira.”

La tensione nella stanza si fece più palpabile e Alyssa non seppe cosa rispondere. Avvertì solo tutti i suoi pensieri spegnersi, il cuore accelerare come impazzito i propri battiti, alimentato dal fuoco dell'odio e della rabbia alla vista dell'assassino che buttava le sue colpe su di lei. Il corpo tremò sotto i vestiti, spinto quasi dalla voce dell'odio ad assalire e colpire il fulcro di tutti i suoi dolori.

Sei l'unica sopravvissuta quel giorno e diciamo che, dal tuo passato, si scaturisce tu abbia sofferto moltissimo per colpa di un assassino. Hai sempre mostrato di essere in bilico tra la giustizia di Ryuzaki e quella di Kira, magari perché era la tua.”

Come la stava provocando. Voleva vedere quanto fosse disposta a sostenere, quanto in là sarebbe riuscita a mandare avanti la sua recita con calma e sangue freddo, quanto fosse disposta ad attendere per mettere in atto la sua vendetta. Alyssa ripensò a quando, poco prima, era stata quasi tentata dal pugnalare Light alla schiena, come lui aveva fatto con Elle. Pregustò di nuovo l'immagine di lui, agonizzante e in fin di vita.

Ma poi...” Light parlò con più animo, un sorriso divertito gli si disegnò sulle labbra e guardò Alyssa come se volesse cancellare quell'espressione desolata dal suo volto.

Alla ragazza parve mancare l'ossigeno, per quanto la rabbia ne stava assorbendo per vivere in lei.

Poi ho pensato che tu amavi troppo Ryuzaki e che sei una persona troppo buona per poterti macchiare di simili crimini. La mia era solo un ipotesi assurda e che ho scartato prontamente, perché ti conosco.” disse.

Ti conosco? Oh sì, lui la conosceva.

Conosceva la ragazzina che si era fatta fregare da lui, che aveva creduto fosse davvero innocente.

Ma, in realtà, lui non conosceva più la ragazza che aveva di fronte. Non per davvero almeno.

Sai, anche io ho pensato che tu potessi essere Kira.” Alyssa allargò le labbra in un sorriso marcato dall'astio ma che assunse l'aspetto di un'immagine provocatoria. Light alzò le sopracciglia, fingendosi poco sorpreso da quella rivelazione. “Ma poi ho pensato che tu fossi troppo giusto, leale e coraggioso per poter uccidere Ryuzaki e Watari colpendoli in quel modo alle spalle. Kira è troppo vigliacco e verme per essere te.”

Colpito e affondato. Dubitava di essere riuscita a smuovere un po' Light, dubitava di averlo fatto tremare di rabbia come aveva fatto Elle quando lo aveva sfidato ad ucciderlo, la prima volta che si “incontrarono”, oppure come era riuscito a fare lui in quel momento con lei. Ma sapeva che Kira non voleva essere giudicato in malo modo, perché lui si credeva forte e giusto in un mondo di imperfetti e peccatori.

Qualcosa in lui doveva essere stato colpito.

L'espressione di Light restò impassibile, ma Alyssa notò qualcosa spegnersi nei suoi occhi. Una vittoria certa.

Fece spallucce e sorrise più ampiamente. “Siamo due idioti ad esserci accusati a vicenda, non trovi?” gli chiese.

Light non rispose subito e la guardò negli occhi con estrema attenzione. Forse anche lui desiderò vederla morire in quel momento, scrivere il suo nome sul quaderno e liberarsi dell'ennesimo ostacolo che si era posto sulla sua strada. Invece sorrise. “Già, che idioti che siamo....” disse solo.

Alyssa preferì chiuderla in quel modo, tornando da Misa e riprendendo la recita, perché sapeva di non riuscire più a sopportare il peso della tensione che aleggiava su di loro.

Il suo ruolo sarebbe stato presto smascherato, visto che lei non ricordava più il suo copione.

Aly?”

La ragazza si fermò quando la voce di Light pronunciò il suo nome, continuò a dargli le spalle e a guardare un punto sul pavimento, sperando di non dover subire l'ennesima frecciatina da lui. Non avrebbe resistito e sarebbe scoppiata. “Sì?”

Silenzio. Light si prese, come al solito, il suo tempo prima di formulare la propria frase, sapendo che in quella maniera l'avrebbe colpita ancora più forte e con più intensità. “Sai che mi piacevi anni fa?”

Alyssa inarcò le sopracciglia incredula, si voltò verso di lui e lo guardò con fare interrogativo. Doveva esserci qualcosa sotto quella domanda, perché era assurdo che Light le ponesse una questione talmente assurda. Doveva trattarsi di un'altra freccia, pronta a scoccare quando meno lei se lo sarebbe aspettato e andandola a colpire in un punto vitale. Estremamente vitale. “Ah davvero? Non lo sapevo. E che ti piaceva di me?” disse, ricordando poi il momento in cui lui l'aveva baciata per dimostrarle che a qualcuno poteva interessare.

Perché non lo aveva preso a calci dove non batteva il sole quel giorno? Si pentì di non averlo fatto.

Light sorrise e Alyssa rabbrividì, sentendosi troppo vicina alla vera natura del ragazzo, quella che le aveva tolto vita, anima e respiro anni prima e che ora si stava mostrando a lei in tutta la sua nuda perfidia.

Aveva abbassato la maschera, per colpirla più a fondo, per farla sanguinare sempre più.

Perché ti ho sempre sentita simile a me.” le spiegò.

Il colpo era partito. Alyssa arrivò subito alla vera questione che si nascondeva dietro quelle parole: lei non era poi tanto diversa da lui, malgrado lo volesse consegnare alla giustizia.

Perché aveva favorito la morte di Bretovic e di un suo sottoposto, credendo di agire in nome della giustizia.

Perché aveva coinvolto un'innocente nella sua intricata rete di vendetta, causando così la morte di un uomo che meritava vivere.

Perché anche lei aveva ucciso di nuovo Elle, colpendolo alle spalle della giustizia.

La mano si strinse sullo stipite della porta, si ricordò poi che Light era lì e la stava attentamente guardando.

Si era mostrata vulnerabile e lui, sotto quella finta espressione rilassata, ne stava gioendo come non mai.

La ragazza si mostrò tranquilla, malgrado dentro di lei mille voci si accavallarono tra loro e mille e mille emozioni si diradarono lungo le fibre del suo corpo, rendendolo completamente immobile e in loro balia.

Non seppe cosa rispondere, perciò abbozzò un sorriso ironico. “Peccato che ti sbagli.” disse, sapendo di stare mentendo. Si allontanò da lui, lasciando la stanza e stringendo i pugni con forza.

Era stanca di aspettare, Kira andava subito fermato.

* * * *

Non riusciva a smettere di guardare la neve, che con insistenza cadeva fuori dalla finestra.

La zona in cui Coraline abitava non era delle migliori: le strade erano praticamente deserte e le mura delle case a schiera oltre quel vetro erano state logorate dal freddo intenso e dalla neve che non doveva mai dare tregua in inverno. In lontananza vi era un'enorme fabbrica che emetteva una vasta nube di fumo nero, Alyssa la seguì con lo sguardo mentre si levava verso il cielo, macchiandone il candore con la sua oscurità.

Tieni.”

Sobbalzò e alzò rapidamente lo sguardo, destandosi dai suoi pensieri appena Coraline la chiamò.

Erano minuti che l'attendeva, restando seduta su quel tavolino vicino alla finestra, ma si stupì lo stesso nel vederla tornare con una tazza di latte caldo in mano. Le sorrideva radiosa, come se non si trovasse di fronte alla bambina che aveva abbandonato anni prima, ma nei suoi occhi verdi vi era comunque una punta di imbarazzo che non sfuggì all'occhio attento della ragazza.

Non sembrava cattiva come l'aveva dipinta...

Scosse la testa, per scacciare quegli ultimi folli pensieri e prese la tazza tra le mani. “Grazie.” le disse in russo, tornando a guardare davanti a sé.

Coraline le si sedette di fronte, con estrema eleganza nei movimenti e puntando i suoi occhi smeraldo su di lei. Alyssa si sentì avvampare, accorgendosi di non essere in grado di spiccicare parola in sua presenza: nutriva troppo imbarazzo e troppa paura di affrontare la sua figura.

Ma doveva dire qualcosa, Elle aveva fatto tanto per trovarla anni prima e sarebbe stato ingiusto non soddisfare il sogno che lui le aveva fatto realizzare.

Deglutì, mandando giù il groppo che aveva in gola e cercando di dare un nome a quella sensazione che sembrava avvolgerle il cuore: una stranissima emozione che non sentiva da tempo e che trovò inverosimile provare per una persona che l'aveva abbandonata anni prima e di cui non sapeva nulla, malgrado l'avesse messa al mondo.

Coraline posò il mento sopra la mano e le sorrise. “Sei davvero bellissima, sai?” le disse, lasciando scorrere i suoi occhi sul volto pallido della ragazza. Lo trovò troppo smagrito e riusciva a riconoscere un dolore troppo forte che lo aveva marcato, ma preferì non dire nulla, vista la freddezza che Alyssa aveva ripreso a mostrarle. La ragazza abbassò gli occhi, storcendo la bocca e guardando la leggera scia di fumo che saliva verso l'alto, accarezzandole il viso con dolcezza.

Sono qui solo perché una persona che non c'è più ha voluto che io ti conoscessi. Non credere quindi che voglia cominciare qualcosa con te.” La ragazza parlò con durezza, piegando la testa da un lato e regalandole un'occhiata torva che però non colpì Coraline.

Questa rimase per un istante muta, poi scosse la testa. “Non potremmo nemmeno volendo, quindi non preoccuparti.” rispose, tirandosi indietro sulla sedia e guardandola tranquillamente.

Calò un profondo silenzio, Alyssa sentì il cuore sussultarle nel petto quando si rese conto che non avrebbe mai voluto sentire quella risposta. Poi, nella mente, le balenò una domanda.

Perché era lì allora?

Per onorare la memoria di Elle accettando l'ultimo dono che le aveva fatto?

In realtà non era solo per quello, guardando il volto della madre sentiva che non era solo per quello.

Il mio...desiderio...” iniziò a dire, non riuscendo a dare così apertamente importanza alla figura di Coraline definendo il loro incontro un sogno. “...era sapere perché tu mi hai abbandonata. Poi sparirò dalla tua vita, come ho sempre fatto.”

Sei venuta qui solo per questo?”Coraline non ci credette.

Ti ripeto che una persona troppo importante per me voleva che lo facessi.” continuò a mentire Alyssa, lasciando la tazza in un punto poco distante da sé sul tavolo e puntando gli occhi spenti sul volto della madre.

Coraline sospirò, si strinse le braccia al petto e posò lo sguardo verso un punto dietro la ragazza, sul camino dove vi erano posate diverse foto. Alyssa non se l'era fatte sfuggire quando era entrata in quella casa e aveva scoperto, con poco stupore, che sua madre si era rifatta un'altra vita con un altro uomo che non doveva essere suo padre, dato che quest'ultimo era morto poco dopo la sua nascita.

Ma sembrava non aver concepito altri figli oltre lei. La cosa, stranamente, la rincuorò.

La famiglia di tuo padre aveva contatti con un importante gruppo della mafia russa.” iniziò a raccontare e l'inizio di quella storia non stupì Alyssa, poiché già lo sapeva. “Lui non ne era direttamente coinvolto, così come non lo ero io. Ma quando tuo nonno divenne un pentito, siamo finiti pure noi in mezzo alle vendette dei suoi avversari. Non sono tutt'ora al sicuro, malgrado molti di questo gruppo siano finiti in galera o sparsi in altri paesi lontani dalla Russia.”

Alyssa la fissò in silenzio, attendendo il resto del racconto che, però, giunse alla sua conclusione dentro la sua testa: Coraline, o qualsiasi fosse stato il suo vero nome, l'aveva abbandonata perché sapeva di non poterle dare un futuro. Lei, invece, aveva sempre pensato il contrario perché solo quella donna sembrava conoscere quella verità.

Quindi, volevi proteggermi?” le chiese e si domandò perché volesse sentirsi dire una cosa simile.

Coraline abbozzò un sorriso, divertita in parte dal modo in cui Alyssa sembrava non poter credere a quella storia. “Per questo sei stata cresciuta in un orfanotrofio così lontano da qui.” disse. “Ma, in realtà, non ti ho abbandonata solo per questo. Diciamo che, all'epoca, preferivo fare altre cose piuttosto che occuparmi di una bambina. Avevo solo sedici anni, in fondo. E occuparmi di te mi sembrava solo una scocciatura.”

Alyssa restò interdetta da quelle parole, cercò in tutti i modi di nascondere la voragine che aveva provato dentro di sé sentendole ma dubitò di esserci riuscita.“Allora sei davvero stronza come credevo, in parte.” Abbozzò un sorriso provocatore, scuotendo la testa incredula e sentendosi poi quasi soddisfatta nel aver scoperto che non aveva fatto propriamente male a pensare che Coraline non fosse una santa.

Affilò lo sguardo, posandolo su un punto sul pavimento, e chiedendosi perché volesse credere in quel modo alla teoria peggiore. Trovò subito la risposta, quando alzò nuovamente lo sguardo sulla madre, incontrando i suoi occhi, il riflesso di quelli che possedeva lei. Provò di nuovo quella strana sensazione, quella che credeva di aver perso in tutto quel tempo e che non avrebbe mai pensato di poter riprovare.

Coraline abbassò gli occhi e si inumidì le labbra. “Ero una ragazzaccia, Alyssa. E comunque era meglio così. Io non ero la madre che volevi e non ti avrei mai dato la vita che meritavi...come non posso dartela tutt'ora. Sono certa che la tua sia nettamente migliore di quella che avresti mai potuto vivere con una persona come me.” disse e alzò lo sguardo, ostentando orgoglio, come se andasse fiera di averla lasciata sola per il suo...cosa? Bene?

Alyssa si sentì incendiare dalla rabbia; quella donna non sapeva che vita lei aveva passato: aveva conosciuto la solitudine, la mancanza di una famiglia, l'orrore che il mondo nascondeva nelle sue viscere attraverso William...ma la vita l'aveva ripagata, donandole l'affetto di Watari, l'amicizia di Elle e poi il suo amore.

Poi, l'esistenza si era ricordata di averle dato troppo e si era ripresa tutto in soli quaranta secondi.

E lei era rimasta di nuovo sola.

Quindi cosa poteva saperne quella donna della sua vita?

Sappi però che sono felice di averti incontrata, sono felice che quella persona a cui tieni tanto mi abbia trovata...almeno mi sono tolta un pensiero che mi porto dietro da un'intera vita.” disse poi Coraline.

Alyssa la guardò con rabbia, traducendo le sue parole come un modo per liberarsi di lei e del senso di colpa che la sua vita doveva averle, anche se poco, pesato sulle spalle.

Quindi...ora ti senti pulita solo perché mi hai rivelato la verità e non perché non mi sei stata madre?” chiese rabbiosamente, stringendo i pugni sul tavolo.

La donna restò stupita dalla reazione della ragazza, così in contrapposizione con la freddezza di poco prima. Giurò anche che gli occhi di lei erano divenuti lucidi per via delle lacrime, ma non poté dirlo con certezza poiché Alyssa scattò in piedi. “Beh sappi che anche io mi sono tolta un pensiero che mi porto dietro da un'intera vita: quello di essere stata figlia di nessuno.” disse, indossando nuovamente la pesante giacca e prendendo dal pavimento la borsa. “Ho finalmente saputo la verità e posso finalmente andarmene. Mi dispiace solo che lui abbia perso tempo a cercare una come te, per colpa del mio stupido sentimentalismo!”

Si voltò verso il corridoio che conduceva alla porta, sentendo le lacrime salirle agli occhi e ignorando lo sguardo di sua madre e quello di Elle che le sembrò di rivedere nella sua testa.

Chiuse le palpebre, raggiungendo la porta, pregando la sua immagine di abbandonarla e stringendo il pomello.

Aspetta Alyssa.” Coraline cercò di fermarla e la ragazza non si lasciò sfuggire il tono di rammarico nella sua voce. Si bloccò, dandole ancora le spalle e mordendosi le labbra con forza, aspettando che il silenzio venisse riempito delle parole di sua madre.

Resta ancora un po'. Devi essere stanca per il viaggio e...”

No, ho l'aereo tra un po' e non vedo perché debba rimanere qui.” Alyssa rispose con tono duro, deciso, che non ammetteva repliche. Aprì la porta velocemente e se la chiuse alle spalle, sbattendola.

Coraline sobbalzò sul posto e rimase sola.

* * * *

Perché era lì, in quel momento?

Maledetto Light, l'aveva colpita così tanto.

Mantenne gli occhi fissi verso il cielo buio. Spesse nuvole nere, più scure della notte stessa, ne avevano ricoperto le stelle e la luna si affacciava quasi timidamente attraverso quelle nubi.

Essere in un cimitero, di notte, con quel tempo da lupi non era il massimo, ma Alyssa non seppe nemmeno dire perché si trovasse là. Aveva deciso di tornare da Mello dopo la cena, di incalzarlo ad elaborare al più presto un piano per poter incastrare quel bastardo di Kira e fargliela pagare una volta per tutte.

Era furiosa per essere stata abbattuta in quella maniera.

Aveva detto a sé stessa quelle parole, non dare retta alle menzogne di Light e guarda avanti verso la vendetta.

E guardando avanti non vedeva la vendetta, bensì la lapide in onore di Elle. Una lapide a forma di croce, silenziosa e senza un nome ma che solo Alyssa riusciva a leggere, marcato invisibile nella pietra.

Si morse il labbro, chiedendo a se stessa come mai i suoi piedi l'avessero condotta là.

Perché Light ha di nuovo vinto su di te, si sentì rispondere dalla sua mente troppo stanca di essere messa di nuovo da parte dalla voce del cuore.

E Alyssa non seppe come replicare, perché non si poteva contraddire la verità.

Light l'aveva colpita, in ferite che lei stessa si era già procurata da tempo e che non si sarebbero sanate con estrema facilità.

Sopratutto se la vita non si degnava di smetterla a buttarvi sopra sale per renderle più dolorose.

Deglutì, guardando la lapide in silenzio e sentendosi pervadere da un profondo ribrezzo che gettò su se stessa.

Era vero che non era poi tanto diversa da Kira, viste le sue azioni.

Era vero che Elle non sarebbe mai stato fiero di come lei si era ridotta e di come agiva.

Era vero che Elle non sarebbe mai tornato, nemmeno una volta vendicato.

Ed era quella la cosa che ancora non riusciva ad accettare, malgrado l'ovvietà dei fatti.

Per questo si sentiva di nuovo morire, perché le sembrò di aver riaperto gli occhi dopo troppo tempo e di aver trovato un nuovo riflesso di se stessa che non conosceva. E che la spaventava.

Per favore.” Alyssa gettò la testa all'indietro, puntando gli occhi verso il cielo, rivolgendosi ad esso, a Dio, o magari proprio allo spirito di Elle. “Aiutami a trovare la forza per non cadere di nuovo.”

Quindi è lui.”

Alyssa sobbalzò quando sentì una voce alle sue spalle. Coraline la guardava, rimanendo a pochi passi di distanza da lei e con un sorriso caldo sulle labbra. La ragazza riusciva a scorgerlo grazie alla luce del lampione che brillava diversi metri lontano da loro. Il verso di un gufo rompeva ogni tanto il silenzio.

Alyssa sospirò stancamente.

Che diavolo ci fai tu qui? Non puoi essere sfuggita da Mello.” le domandò freddamente, tornando a voltarsi verso la lapide di Elle.

I tuoi...amici mi hanno lasciata uscire. Quello con la cicatrice mi considera un po' di intralcio mi sa.” Coraline fece un passo verso lei e la ragazza la sentì troppo vicina alla sua spalla. Cercò di rammentare a sé stessa di prendere a calci Mello una volta che sarebbe tutto finito, così ci avrebbe pensato due volte prima di essere sempre così rompiscatole.

Allora? È lui?” continuò la donna.

Lui non è nessuno che tu possa nominare.” Alyssa si mostrò dura, più di quanto volesse risultare e non degnò la madre nemmeno di uno sguardo. Sapeva di sbagliare, sapeva che mostrarsi così tagliente nei confronti di quella donna non sarebbe servito a riparare il male che si stava portando dentro, ma sentì di prendersela con il mondo intero per non farlo con se stessa.

Come al solito, si ritrovò a scegliere la via più facile per combattere tutto quel dolore.

Coraline non si fece scalfire da quelle parole, restò accanto alla propria figlia e fissò la pietra levigata di quella croce, che pesava con troppa gravità sulle spalle della giovane da troppo tempo. “Anche la tomba di tuo padre non ha nome. Di sicuro, anche nella morte, i nemici della sua famiglia avrebbero potuto oltraggiarlo.” sussurrò.

Alyssa non disse nulla, rimase con il respiro sospeso e continuò a fissare lo spettro della morte che prendeva forma in quella lapide. Volse poi lo sguardo verso sua madre, sul suo volto che sembrava essere la maschera di un dolore che anche lei portava su di sé da davvero troppo tempo, per un tempo così vasto che la sua vita non riusciva più a sopportarlo.

Per la prima volta, o forse per l'ennesima, rivide sé stessa in lei, più di quanto avrebbe mai voluto.

E quella familiare sensazione ritornò a farsi largo tra i battiti del suo cuore, riportando a galla ricordi che sembrarono graffiare dentro con il loro dolore.

Perché sei qui?” le chiese in un sussurro, dimenticandosi tutte le parole che vi erano state poco prima nell'aria. Coraline la guardò confusa, pensando che lei le stesse chiedendo il motivo per cui si trovasse in quel cimitero, cosa che le aveva già spiegato poco prima.

Poi capì a cosa si stava riferendo sua figlia, le stava chiedendo perché fosse in Giappone, insieme alla figlia a cui aveva dato vita anni prima e a cui aveva rinunciato di prendere parte per ben due volte, alla nascita e quando si erano rincontrate anni prima.

Anche se Near l'aveva contattata per colpire Alyssa e farla desistere dalla sua vendetta, lei avrebbe comunque potuto rifiutarsi di incontrarla.

Alzò le spalle, scuotendo la testa come se la risposta a quella domanda fosse troppo semplice. “Perché ho sbagliato e me ne rendo conto.” rispose solo, lasciando poi che il silenzio pesasse di nuovo su loro.

Ora? Mi spiace ma è un po' tardi per capirlo.” Alyssa decise di spegnere l'emozioni che stavano nascendo velocemente in lei, mentre si trovava al cospetto di ben due persone che risvegliavano in lei la vecchia Alyssa.

E quel suo desiderio di....

Ma non è troppo tardi per voler bene, no?” Coraline si girò completamente verso lei, sperando di incontrare così il suo sguardo ma Alyssa continuò a privarla dell'immagine del suo viso. “Io non giustifico ciò che hai fatto, ma so che sei coinvolta nella morte di Bretovic e di uno dei suoi uomini. So che lo hai ucciso perché sapevi fosse un pericolo per me e la mia famiglia. Questo vuol dire che non mi odi poi così tanto come vuoi farmi credere.”

Alyssa non rispose, ma la guardò con la coda dell'occhio. Voleva precisare che la morte di Bretovic, il capo del gruppo che era a capo dei nemici della famiglia di suo padre, le era servito solo come punto di partenza per lei e Mello. Lo aveva trovato in un paesino sperduto dell'America e lo aveva indicato a Mello per permettergli al ragazzo di mettere su un gruppo pronto a sostenerlo, consegnando loro la testa di uno dei tanti famosi mafiosi che nemmeno Kira era riuscito ad uccidere.

Ma poi si rese conto che era una menzogna più grande di lei, la morte di Bretovic era stato un punto di inizio per dare inizio alla sua vendetta, ma anche perché aveva provato lo stesso il desiderio di proteggere sua madre.

E ora che cosa vuoi allora? Portarmi a casa, coccolarmi e dirmi che mi vuoi bene? Mi spiace, ma non voglio.” Alyssa la freddò con un'occhiata.

Non sono qui per farti desistere dal tuo desiderio di avere giustizia, il motivo è altro.”

Quale?” Alyssa si voltò rapidamente verso lei, con una rabbia nei movimenti che fece quasi sobbalzare la donna. “Io non ho bisogno di te. Non ti voglio qui. Voglio solo restare...”

Sola?”

Alyssa sussultò, quando le labbra della madre si mossero in quella dolorosa parola. Era incredibile quanto poche lettere potessero uccidere in quella maniera, come stava succedendo a lei in quel preciso momento.

Sentì le ginocchia molli, le lacrime pungerle gli occhi, combattendo con la sua volontà di trattenerle, le labbra che tremavano un po' per rabbia, un po' perché avrebbe potuto scoppiare davvero a piangere se non fosse stata forte abbastanza da trattenere il dolore.

Coraline scosse la testa, quando scorse le crepe nella maschera sul volto di Alyssa farsi sempre più spesse ed evidenti. “Non capisci perché mi stai odiando così tanto, più di quanto facessi prima di incontrarmi?” le domandò. “È perché io ti ricordo cosa significa non essere soli, avere qualcuno su cui contare come facevi prima che coloro che amavi ti venissero portati via!”

Non è vero. Tu per me non conti nulla.” Alyssa rispose, sibilando parole a denti stretti.

Negava, ma sapeva che quella era la maledetta verità.

Quando aveva visto sua madre, malgrado nutrisse astio per i suoi confronti, non aveva pensato due volte ad unire la sua vendetta a quella che Coraline non aveva mai portato a termine contro chi le aveva portato via l'uomo che amava. Bretovic era morto e lei era più al sicuro.

Per non parlare di come lei la faceva sentire: Alyssa trovò finalmente il nome più giusto per definire le contrastanti emozioni che provava quando era con sua madre.

Senso di appartenenza. Famiglia.

Sentiva di appartenerle, di non essere sola...proprio com'era quando Wammy e Elle erano tutto per lei.

Lei pensò però di non meritare quell'affetto, non dopo aver finalmente preso coscienza di quanto poca umanità aveva ormai in se stessa. E trovò orribile il fatto che Kira le avesse fatto capire una cosa simile.

Potremmo ricominciare insieme una volta che sia tutto finito, Alyssa. Potremmo buttarci dietro tutto il nostro dolore e dare un nuovo inizio alle nostre vite. Insieme.” Coraline le posò le mani sulle spalle, come per trasmetterle l'affetto che nutriva nei suoi confronti. “Io posso salvarti.”

E Alyssa non resistette, perché sapeva di non meritare più una cosa simile, qualcuno che la sostenesse e che le dicesse “Andrà tutto bene, Alyssa.”. Si era macchiata di così tanti crimini, che sapeva di non meritarlo più.

Andrà tutto bene, non sei sola.” Coraline pronunciò quelle parole e le lacrime scorsero lungo le guance della ragazza. Alyssa serrò le labbra con forza per non lasciarsi andare ai singhiozzi quando la donna l'abbracciò.

Allora, anche se aveva sbagliato tutto, meritava davvero che qualcuno le desse una seconda possibilità? Mentre posava il mento sulla spalla della madre e ascoltava il rumore delle sue lacrime scorrerle sulla pelle, si rese conto che tutto ciò di cui aveva davvero bisogno era qualcuno che non la lasciasse più sola.

Prima era Wammy, era Elle e, sempre grazie a quest'ultimo, ora era sua madre.

Dimenticò di nuovo i suoi propositi di vendetta, quando sentì riaffiorare in lei la vecchia Alyssa, quella che voleva solo contare per qualcuno e che amava con tutto il cuore l'uomo dai capelli bianchi che le aveva insegnato cosa significava famiglia e lo strampalato ragazzo che le aveva insegnato cosa fossero l'amore e l'amicizia. E allora non era più sola.

Ricambiò l'abbraccio di sua madre e lanciò un'occhiata alla lapide di Elle.

Era sempre tutto grazie a lui.

E mai come allora sentì che lei doveva ripagarlo con la giustizia.

* * * *

L'indomani Mello fece presente a lei e Matt il suo piano.

Terminato di parlare, lasciò l'indice puntato su una strada di Tokyo, dove tutto avrebbe avuto fine ed inizio.

Tutto chiaro o devo rispiegare qualcosa?” domandò ai due, tenendo lo sguardo fisso sopratutto su Alyssa.

Matt non rispose, lanciò un'occhiata complice alla ragazza che sembrava trattenere il fiato, mentre analizzava scrupolosamente il magnifico piano di Mello. Lei annuì, deglutendo e sentendo finalmente che la fine era vicina. “Tutto chiaro. È ora che la vera giustizia riprenda il suo corso.” disse.

Kira aveva i giorni contati.


Ciao a tutti! :D

Perdonate il ritardo con cui aggiorno, ma questo è un periodo molto impegnato e inoltre, come provano i vostri sbadigli xD, il capitolo è lungo quanto tutti i libri di Harry Potter e quindi ho dovuto impiegarci più del dovuto. Spero veramente che vi sia piaciuto, ci ho sudato 700 camicie per scriverlo e, sinceramente, lo reputo ancora come....bleah -.-''

Comunque, in questo capitolo non sono certa di aver fatto uscire come volevo la fragilità di Alyssa, ho provato a farla emergere pian piano nel corso dei tre capitoli che hanno seguito la morte di L ma in questo capitolo è praticamente venuta fuori tutta. Non so se il personaggio di Coraline possa piacere o meno per ora e so che il suo ruolo potrebbe sembrare futile al momento, ma diverrà chiaro nel corso degli ultimi capitoli. Il prossimo sarà il penultimo, poi ci sarà quello finale e l'epilogo che chiuderà la storia.

Passo ai ringraziamenti: ringrazio tutti coloro che continuano a leggere questa storia, sia chi lo fa in silenzio e sia chi recensisce. Ripeto e ribadisco che molti commenti mi sono stati davvero utili per mandarla avanti!

Ringrazio anche coloro che l'hanno inserita tra le preferite/ricordate e seguite. Grazie di cuore. ^^

Alla prossima e vi auguro un buon proseguimento di settimana!

Ciao ciao ^^

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