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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologo - La marcia funebre del Puddlemere United *** Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Alicia deve avere un tic nervoso *** Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Tramezzini al formaggio e succo di zucca *** Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Puffo Weasley, Pelo Rosso e Pluffa Impazzita *** Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Che Godric maledica Jack Sloper *** Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Un appuntamento come Merlino comanda *** Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Il mio gerbillo è ancora un gerbillo *** Capitolo 8: *** Capitolo 7 - L'epitaffio sul biglietto *** Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Se proprio devo lasciarci le penne... *** Capitolo 10: *** Capitolo 9 - E allora buttiamo giù il muro *** Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Come tendere l'agguato perfetto senza dare nell'occhio ***
Capitolo 1 *** Prologo - La marcia funebre del Puddlemere United ***
Prologo
- La marcia funebre delPuddlemereUnited–
SentireOliverBastoncantare sotto la doccia era un vero
strazio, tale che chiunquepregherebbein ginocchio di essere portato nella
Serra numero tre - piena di Mandragole - per mettere fine alle proprie inutili
sofferenze.
Era
purtroppo una scena molto frequente, quella che si presentava agli occhi di
coloro che avevano la malsana idea di bighellonare nei pressi del campo di
Quidditch dopo gli allenamenti dei Grifondoro.
La
squadra al completo sgattaiolava via in silenzio con le mani premute contro le
orecchie, scopa in resta, mentre dallo spogliatoio maschile emergeva stridulo
l’inno delPuddlemereUnited, che sembrava più una
lugubre e macabra musica di morte.
Coloro
che bighellonavano intorno al campo di Quidditch quel giorno si stupirono non
poco nel vedere la squadra di Grifondoro uscire dagli spogliatoi con calma
piatta, l’aria estremamente depressa, mentre da dentro non proveniva suono alcuno.
CheOliverBastonfosse stato ucciso da un Bolide e
fosse intento a suonare la sua marcia funebre altrove?
D’altro
canto era ovvio che sarebbe tornato come fantasma. Non c’era nessuna garanzia
dell’esistenza del Quidditch nell’aldilà eBastonnon
avrebbe certo perso l’occasione di tormentareper
sempreFrede GeorgeWeasley per
non averlo colpito con il sopraccitato Bolide con la violenza che siaddicea due suoi Battitori.
Altra
cosa stupefacente quel giorno era l’assenza di due membri della squadra di
Grifondoro, oltre aOliver.
Harry
Potter e Katie Bell.
Ora,
c’erano solo due posti in cui Potterpotesseessere finito: in giro a salvare il
mondo magico, ovviamente infrangendo un sacco di
regole, o in Infermeria.
PerKatieBell,
purtroppo, nessuno aveva la risposta: era una ragazza carina, sì, ma non abbastanza
da essere controllata a vista da un fan clubscatenato.
Cosicché
nessuno si curò dell’assenza diKatieper
tutta la giornata.
E
lei, che aveva sempre sentito come un peso quel suo essereinvisibile, per la prima volta
non se ne curò affatto.
~°~
Selene’sCorner
Ehilà,
ipotetici lettori!
Se
vi piacciono leOliver/Katie– assurdamente poche su EFP – siete
nel posto giusto.
So
che non è unpairingmolto
conosciuto o apprezzato, ma forse una setta sotterranea di EFP che lo sostiene
la trovo, chissà!
Beh,
questoin
effettiè solo il prologo,
ma presto arriveranno altri capitoli –sono un tipo più o meno veloce con gli
aggiornamenti, dipende dall’ispirazione.
Avevo
deciso di non pubblicare fino a che nonavessi scrittola storia –che non è affatto lunga, vi
avviso, non più di quindici capitoli – ma non ho resistito.
Vorrei
vedere che impatto ha questopairingmagari per voi inusuale, quindi
lasciatemi un commentino per farmi sapere se questa coppia vi fa schifo, o
peggio vi lascia indifferenti.
Non
sono effettivamente comparsi, lo so, ma a che serve farli saltar fuori ora? Che
prologo è, altrimenti?
Dopoquestolungo sproloquio, vi saluto e aspetto
con ansia vostri pareri.
Capitolo 2 *** Capitolo 1 - Alicia deve avere un tic nervoso ***
Capitolo 1
Capitolo 1
-Alicia
deve avere un tic nervoso-
«Credete che abbia davvero intenzione di
affogarsi?».
Un mugugno giunse indistinto fino al centro dello
spogliatoio, appena udibile al di sopra del rumore delle docce.
«Non credo. Non prima di aver perso definitivamentela Coppadi Quidditch,
almeno».
Altro mugugno di disperazione.
«Insomma, Harry è in infermeria, ed è l’unico
Cercatore che abbiamo. Ci credo che Oliver voglia ammazzarsi ».
Gemito di profondo orrore.
«Oliver, se ci senti batti un colpo, e smettila
di gemere come il Barone Sanguinario ».
Un suono sordo e metallico, terribilmente
somigliante al rumore che farebbe una testa sbattuta violentemente contro un
muro di piastrelle bagnate, giunse fino alla squadra, riunita in cordogliofuori dallaporta dei
bagni.
«Non sembra in condizioni di parlare » sussurrò
Alicia preoccupata.
Fred Weasley – o forse era George – sbuffò molto
sonoramente.
«Sta solo cercando di farci sentire in colpa,
quella cacca di Troll » decretò con un gesto blando della mano, utilizzando il
suo miglior tono ironico.
«Sono perfettamente d’accordo » intervenne
Angelina agitando una mano.
Un sospiro rassegnato parlò per tutti. Sul fatto
che Angelina fosse d’accordo conFrednon c’erano mai
stati dubbi.
Angelina lanciò un’occhiataccia a Katie al di
sopra della tazza di tè fumante che aveva fatto apparire dieciminuti prima, quando era stato chiaro che se avessero lasciato Oliver da
solo nelle docce non lo avrebbero trovato vivo al loro ritorno.
Angelina non aveva mai sopportato molto Katie.Troppo poco allegraper i suoi
gusti, ma sempre pronta a ridere di tutto con Fred e George – conFredanche troppo –
e sempre impegnata con la campagnaPortiamo Baston
all’Esaurimento Nervoso, eppure così
terribilmente anonima. Di rado qualcuno si accorgeva della sua presenza, o
assenza, ad eccezione di lei. Angelina sapevasempre quandoc’era Katie in
giro, perché Fred e George sorridevanoun po’ troppo.
«Non siate crudeli » intervenne Alicia di nuovo.
«Harry si sente già abbastanza in colpa così. E’ in infermeria e la sua povera
Nimbus 2000 è stata disintegrata »
«Ed Oliver è preoccupato per lui » aggiunse,inrisposta agli sguardi scettici che le riservarono i gemelli
Weasley.
Sempre dolce e premurosa nei confrontidi tutti,
Alicia, perfino quando si trattava di
difendere Oliver.
Angelina sbuffò spazientita.
«Se non vuole uscire di lì» disse. «non possiamo
mica stargli appresso tutto il giorno! E’ il Capitano, non un bambino di tre
anni! »
Alicia dovette ammettere, in cuor suo, che
stavolta Angelina aveva ragione. Insomma, Oliver era grande e grosso. Possibile
che non fosse in grado di affrontare questa sfida? Insomma, erala Coppadi Quidditch,
per Morgana!
Il rumore insistente dell’acqua e i deboli gemiti
all’interno diedero man forte ad Angelina, tanto che ad un certo punto i
gemelli scoppiarono.
«Basta, sloggiamo. Lasciatelo al suo eterno
dolore » borbottò Fred – o forse era George? – con aria melodrammatica.
«Quando gli verrà fame, vedrete che lo troveremo in
Sala Grande » disse saggiamente George – che forse era Fred – avviandosi verso
la porta.
Alicia si arrese e lei e Angelina si alzarono,
pronte a seguirli, quando una voce si levò alle loro spalle.
«Io rimango ad aspettarlo »
Katie non si era ancora alzata dalla panca. Anzi,
non aveva praticamente aperto bocca per tutto il tempo, limitandosi ad
ascoltare spazientita i gemiti disperati di Oliver e a emettere uno sbuffo ogni
tanto.
Quattro paia d’occhi la fissarono per una
manciata di secondi, e si sentì avvampare le guance, ma poi Alicia le strizzò
l’occhio e si trascinò via gli altri tre.
Alicia deve avere un tic nervoso, pensò Katie.
L’ennesimo borbottio straziato di Oliver giunse
fino alle sue orecchie da sotto la porta, e le parve di sentire Angelina
borbottare qualcosa che somigliava molto a un “almeno le stiamo facendo un
favore”.
~°~
Oliver davvero non riusciva a capire perché non
lo lasciassero morire in pace. Chiedeva solo l’oblio eterno, dopotutto.
Insomma, era così difficile da capire? Cosa aveva ancora da vivere? Harry s’era
fatto terrorizzare dai Dissennatori, e la sua meravigliosa scopa era finita per
essere fatta a pezzettini da un albero – chesiamaledetto il
Platano Picchiatore cento volte – e non avrebbe potuto allenarsi per un po’,
perché la sua testa non era completamente a posto. E se Harry non si allenava,
la squadra non prendeva il Boccino. E se la squadra nonprendevail Boccino,
avrebbe dovuto versare il suo sangue sulla Coppa di Quidditch e poi consegnarla
a quello stramaledettissimo di un Marcus Flitt. E questo non era assolutamenteconcepibile.
Quindi, prima di cadere in basso – veramente in
basso – era meglio togliersi di torno in modo molto eroico. Magari non nelle
docce, ecco. Però un eroico salvataggio di Pluffa durante la partita, e poi una
gravosa caduta accidentale…
Le vocifuori dallaporta lo
deviarono per un attimo dai suoi pensieri di morte.
Oltre il rumore della doccia riusciva a sentire
le voci ovattate provenienti dall’esterno.
«Credete che abbia davvero intenzione di
affogarsi? » sentì Angelina chiedere.
Malfidati, malfidati! Dubitare così dell’eroismo
del loro Capitano. Non c’erano più le squadre di Quidditch di una volta.
Emise un mugolio di protesta per far valere la
sua coraggiosa posizione.
Alla fine della conversazione, interrotta ogni
tanto dai suoi gemiti spazientiti e per niente addolorati – a detta sua – parve
che lo spogliatoio si stesse svuotando.
Infilò la testa sotto il getto bollente e decise
di friggersi la faccia per un paio di minuti, fino a che tutti nonavessero smessodi fargli un
agguato dietro alla porta.
Quando tutto parve silenzioso, si decise a uscire
dalla doccia.
Improvvisamente colto da un brivido di freddo si
avvolse in fretta nell’asciugamano e cercòatentoni la
maniglia per uscire di lì e mettersi qualcosa di caldo, rischiando di
inciampare in una saponetta.
Non appena aprì la porta, però, andò a sbattere
controqualcosadi piccolo, morbido e asciutto.
Uno strilletto acuto rivelò la presenza di Katie
pressata contro la sua cassa toracica.
Fece un salto indietro, da vero Grifondoro
coraggioso, andando a sbattere contro un armadietto, e lui e Katie rimasero a
fissarsi per una manciata di secondi.
Lei fu la prima a scoppiare a ridere. Le guancele si
coloraronoappena di rosso e i capelli neri le caddero lievi davanti
agli occhi. Si mise una mano sulla pancia cercando di trattenersi, ma era
talmente buffa, anche se gli stava ridendo in faccia, che Oliver non riuscì a
trattenersi dallo scoppiare a ridere a sua volta, travolgendola di risate.
Insomma, Katie non era una ragazza dalla risata
facile, o dalla risata contagiosa – esclusi i suoi momenti con i Weasley, lìsiche rideva – ed
Oliver aveva sentito così poche volte quelle risa che si sentì subito un po’
meglio. Certo, era ancora sull’orlo del suicidio, ma magari l’avrebbe posticipato
di un po’.
«Allora» esordìKatie quandole risate
isteriche di entrambi si furono spente. «Avevi deciso di affogarti nelle docce?
»
Oliver fece una smorfia e le lanciòun occhiataccia.
«Una specie» ammise. «E tu, che ci fai ancora
qui? Presti soccorso ai poveri Capitani caduti in disgrazia? » domandò
retorico.
Katie arrossì appena e cercò di nascondere le
guance dietro ai ciuffi neri.
«Ti ho aspettato, volevo controllare che non ti
fossi fatto secco » scrollò le spalle, l’aria dispiaciuta.
Oliver si ricordò improvvisamente di essere mezzo
nudo.
«Ehm,Katie, sono ancora vivo, come puoi vedere. Ecco, ci vediamo
in Sala Grande? Io dovrei…» balbettò un po’. «…vestirmi. » concluse, a disagio.
Katie parve rendersi conto solo in quel momento
che Oliver se ne stava lì, tutto zuppo, con solo un asciugamano in vita, e fece
un saltello indietro.
Pigolò uno “scusa” molto debole e si dileguò
dalla porta.
Oliver se ne rimase lì, fermo come un salame, a
cercare di capire cosa diavolo fosse successo.
Si diede mentalmente dell’idiota. Come diavolo
s’era ritrovato praticamente nudo davanti alla ragazza di cui era segretamente
innamorato, dopo aver cercato di uccidersi nelle docce dello spogliatoio di
Grifondoro?
Una scena così apocalittica era da non perdersi,
insomma, ma lui si era ritrovato ingarbugliato in una situazione veramente
assurda. Perché diavolo non aveva spiccicato parola? Certo, non era affatto il
caso di saltarle addosso in quelle condizioni e dichiararle il suo amore –
anche perché era mezzo nudo – e lei gli avrebbe riso in faccia, comunque. Che
se ne faceva una ragazza bella come lei di un fissato fanatico del Quidditch
insopportabile e depresso come lui?
E Katie che non s’era accorta di nulla in tutti
quegli anni di convivenza al Castello, di vita gomito a gomito e di sanguinosi
allenamenti.
D’accordo, erano solo due anni. Ma essere
segretamente innamorati di una ragazza perdue interi,
lunghissimianni non è mica una roba da poco, sapete?
Specialmente se i tuoi confidenti erano Fred e
George Weasley, decisamente poco affidabili, o peggio Percy Weasley,
decisamentetroppoaffidabile.
Oliver si ripromise di diffidare sempre delle
persone con capelli così rossi e afferrò un altro asciugamano per togliersi
dalla testa tutta quell’acqua, e i pensieri davvero
poco tranquilli su Katie che gli andava a sbattere addosso in quella maniera, e
della sensazione dolce dei suoi capelli neri sul mento.
~°~
Katie si chiuse velocemente la porta dello
spogliatoio dietro le spalle.
Che vigliacca che era stata, fare una fuga del
genere. E perché, poi?
Ma insomma, Oliver era lì mezzo nudo e…e cavolo,
cosa le stava succedendo?
Si sentiva le guance in fiamme, e il nome Oliver
la collegava al ricordo vivido del ragazzo in asciugamano dietro la porta, e lo
stomaco stava iniziando a stringersi in una morsa dolorosa.
Diede la colpa alla fame con una certa
inquietudine.
Insomma, si era spiaccicata addosso a Oliver per
puro caso. Per puro caso era diventata tutta rossa – e lui non era da meno – e
sempre per un fortuito scherzo della giornata era scoppiata a ridere come una
scema, non sapendo che altro fare.
Oliver non era stato d’aiuto. Le avevagentilmentefatto notare di
avere addosso solo un asciugamano – come se non se ne fosse accorta, non era
mica cieca – e lei era fuggita a gambe levate come davanti ad un Ippogrifo imbizzarrito.
Perché arrossiva davanti a Oliver Baston? E
perché quell’antipatica di Angelina era convintadi averle fattoun favore?
Katie non poteva soffrire Angelina. La trovava
estremamente frivola, e sempre a ridacchiare per qualche assurda battuta di
Fred come se nedipendessela sua stessa
vita.
Inoltre, non faceva altro che guardarla con
astio, e la metteva terribilmentea disagio,
tuttele volte che lei rivolgeva la parola a Fred. Insomma,
d’accordo essere cotte perse, ma così esagerava!
Katie aveva passato la fase cotta per il gemello
Weasley da un anno e mezzo, almeno.
Fred le piaceva davvero, all’epoca, ma lui era
sempre lì a prenderla in giro e non sembrava interessato a niente di più, così
si era limitata a vivere il suo struggente amore platonico di tredicenne e
lasciar perdere dopo un po’, finendo per diventare davvero amica di quei due
impiastri. L’attuale mezzo triangolo scaleno molto bislacco formato da Fred,
Angelina e George era stato argomento di conversazione tra lei e Alicia – che,
a differenza di Angelina, poteva considerare la sua miglioreamica – mala cosa era
finita lì.
Non le piaceva più Fred da un pezzo, ormai, e
considerava terribilmente inutile la gelosia di Angelina.
Del tutto
immotivata, vistoche ora si ritrovava a pensare a Oliver in imbarazzo e a
quanto desiderasse, in quel momento, di essere inghiottita da una voragine
spuntata dal terreno.
Aveva aspettato Oliver giusto perché gli stava
molto simpatico e non approvava molto il modo in cui gli altri membri della
squadra lo prendevano in giro.
Certo, capitava a volte checonducessela campagna di
Fred e George, Portiamo Baston all’Esaurimento Nervoso,da sola e con gloria e onore, ma da qui ad arrossire solo per
averlo visto a torso nudo era un bel passo.
Anche se, ad essere completamente sinceri con se
stessi, Oliver a torso nudo era un gran bello spettacolo.
Aveva le spalle larghe da portiere e addominali
da fissato del Quidditch, che non gli stavano affatto male. E poi aveva un viso
dolce, e degli occhi nocciola adorabili e tristi.
Spesso sembrava un cucciolo, e non un capitano
che cercava di supplicare la squadra ad ascoltarlo durante le sue lunghissime
sessioni di tattica.
E la faceva arrossire come una ragazzina
stracotta.
Scosse la testa e decise di rinunciare al suo
buon proposito di aspettare quel decerebrato.
Si voltò e si avviò con passo svelto verso il
castello, stringendosi nel mantello e nella sciarpa per ripararsi dal vento
gelato, chiedendosi se non fosse stato tutto quel vapore che Oliver aveva fatto
spuntare da sotto la porta a farla rincitrullire tanto da trovarlo, per un
momento, così dannatamente attraente.
~°~
Quando Katie si presentò al tavolo di Grifondoro
senza Oliver, Alicia fu costretta a sospirare di delusione.
Quanto ci avrebbe messo quella zuccona a capire
che Oliver era interessato a lei, e che inconsciamente ricambiava?
Insomma, era dalla cotta per Fred che Katie non
si interessava ai ragazzi, era ora di darsi una mossa!
Le fece spazio sulla panca vicino a lei, e Katie
si ritrovò stretta tra Alicia e HermioneGranger.
Alicia non perse tempo.
«Dove hai lasciato Oliver?» chiese.
Katie aggrottò le sopracciglia.
«Perché me lo chiedi?» fece, sospettosa. Alicia
alzò un sopracciglio.
«Perché ti abbiamo lasciato lì ad aspettarlo»risposeovvia. Katie
dovette ammettere cheforseerauna domanda lecita.
«Doveva finire di cambiarsi e poi penso che
sarebbe venuto a pranzo»
Dopotutto era più o meno la verità, no? Alicia
prese un respiro profondo e si voltò completamente verso di lei, beccandosi
un’occhiata curiosa anche da HermioneGranger.
«Senti, Oliver è un bel ragazzo, no?»
Katie strabuzzò gli occhi e deglutì. Leisapeva?
Vedendo che l’amica non rispondeva, continuò come
se stessero parlando dell’ultima lezione diErbologia.
«Insomma, tutti quegli addominali, e lui è cosìdolce quandonon è fissato
conla Coppa, e…»
Katie quasi si strozzò con ilporridge. Ansimò un po’, ed HermioneGrangersi sporse per
darle dei colpetti sulla spalla.
«Ti sono entrati deiNargilliin testa, per
caso? Che cosa c’entra tutto ciò con il fatto che ho aspettato Oliver negli
spogliatoi?» chiese Katie tossicchiando. Non aveva nemmeno finito la frase, e
già sapeva di essersi incartata da sola. Eraovvioche Alicia pensasse che era rimasta lì per gli addominali di
Oliver, ma andiamo, non era così superficiale!
Senza nulla togliere agli addominali, ovviamente.
«Primo, dovresti smetterla di chiacchierare con
Luna Lovegood. Che diavolo sono iNargilli, tra l’altro?» Alicia scosse la testa. «Secondo, stavo solo
supponendo che Oliver tipiacesse, se ti interessa saperlo»
Katie le tappò la bocca con una mano, sibilandoshhh!
Alicia le fece di nuovo l’occhiolino, e per la
seconda volta in meno di due ore Katie si ritrovò a pensare qualcosa come“Alicia deve
avere un tic nervoso”.
«Sei matta? Vuoi davvero mettere in giro voci del
genere?» la rimproverò. Alicia se ne uscì con un ghigno degno dei gemelli
Weasley.
«Quando torniamo in Sala Comuneneparliamo»decretò, senza lasciare a Katie via di scampo.
«Non mi piace Oliver»borbottò Katie in direzione dell’amica, cercando di farla
ragionare.
Alicia si limitò a scuotere la testa, per nulla
rassegnata, e alzò un sopracciglio come a dire “questo lo dici tu”.
Katie sbuffò e rituffò la faccia nel piatto.
Possibile che le amichefollitutte a lei
dovevano capitare?
Quando sialzaronoper tornare in
Dormitorio, però, Oliver non era ancora arrivato a pranzo.
Senza farsi vedere da Alicia infilò un paio di
tramezzini e un succo di zucca nella borsa.
Selene’sCorner
Ma ciao, miei adorabili lettori! Come ve la
passate?
Alcune note su questo capitolo, che vi prego di
leggere:
Katie è diun anno più
vecchiadi Harry,Rone Hermione, essendo presente per l’ultima volta nel sesto
libro (viene a contatto con la collana di opali maledetta daDracoMalfoye passa
diverso tempo al San Mungo), quindi avrete ora informazioni in più sulla mia
storia.
Le informazioni tratte dal libro sono che Katie
frequenta il quarto anno, nella mia storia, e che Oliver frequenta il settimo.
Non avendo a disposizione da nessuna parte date
varie sui compleanni, ho avvicinato l’età dei due protagonisti nell’unico modo
possibile.
Facendo cadere il compleanno di Oliver il 23
Novembre e quello di Katie il 7 Gennaio. L’unica data di cui sono a conoscenza
è l’anno di nascita di Katie: secondoWikipediae i miei
calcoli sgangherati è nata nel 1979.
Facendo questo ragionamento, Katie ha già
compiuto quindici anni a un terzo del suo quarto anno – la storia è ambientata
a fine gennaio, come vi dovrebbe indicare approssimativamente il clima freddo –
e Oliver ne ha ancora sedici, dovendone compiere diciassette solo a Novembre.
Mi è sembrato l’unico metodo follemente possibile per alzare un po’ l’età di
Katie. Solo quattordici anni mi sembravano un po’ pochi.
Detto ciò, credo di aver altre piccole cose da
dire.
Alicia è molto amica di Katie, come spero di
aver fatto notare, ma dal sesto anno di Katie in poiverrà“sostituita”
daLeanne, che troviamo realmente in
Harry Potter e il Principe Mezzosangue.
Non so che impressione ha fatto a voi, ma spero
che si sia capito abbastanza bene che Oliver è innamorato di Katie da un pezzo,
e che Katie inizia a provare qualcosa, per ora più che altro fisico. Avrà modo
di passare più tempo con Oliver – complice l’intera squadra di Quidditch, e
vedrete – e le cose si evolveranno.
Detto ciò, passo ai santissimi ringraziamenti aRoxar,AresEris,GiulsGryffindorekateausten, che hanno recensito il Prologo, contro ogni
mia aspettativa. Spero davvero che mi darete la vostra opinione, alla quale
tengo molto, anche per questo capitolo!
Inoltre vorrei ringraziareblair_15eLucyeEleper aver inserito la mia storia nelle
ricordate, e ancheb r i c i o l aeMadeline, che hanno messo la storianelle seguite
insiemeacoloro che hanno recensito.
Grazie, grazie infinite.
Spero che questo primo capitolo non sia troppo
confusionario o esageratamente inutile.
Ci tengo molto ad avere una vostra opinione, e
le recensioni negative sono bene accette.
Capitolo 3 *** Capitolo 2 - Tramezzini al formaggio e succo di zucca ***
Capitolo 2
-Tramezzini al formaggio e succo di zucca-
Quando Oliver oltrepassò la porta che conduceva
alla Sala Grande non si stupì affatto di trovarla semivuota. Solo un paio di
sedie dei tavoli di Tassorosso e Serpeverde erano
occupate. Per il resto, era pressoché deserta.
Buttòun occhiataal tavolo Tassorosso, incerto se chiedere o no a CedricDiggoryun pezzo del
suo panino, ma rinunciò.
La bruciante sconfitta era ancora troppo fresca
per chiedere asilo politico proprio a lui che ne era la causa.
Certo, si era scusato e aveva cercato di far
annullare la partita – e insomma, sembrava in buonafede – marestava il
fatto che Tassorosso aveva vinto per merito suo, e
probabilmente era un capitano migliore di quanto lo fosse lui.
Rabbuiato salì le centinaia di scale fino alla
torre di Grifondoro con passo particolarmente funereo, e quando entrò si beccò
le occhiatacce di Angelina Johnson, intenta a
studiare Trasfigurazione Avanzata sulla poltrona davanti al camino.
La ignorò e salì lentamente le scale del
Dormitorio, fino a spalancare la porta con aria melodrammatica.
Dentro c’era Percy, chino sul suo compito di
Pozioni.
«’Giorno»dissesenza troppo
entusiasmo. Percy alzòla testa incuriositodal suo compito
e lo fissò per un paio di secondi.
Oliver incrociò il suo sguardo e stettero a
fissarsi per un tempo abbastanza lungo, fino a che Percy non sbuffò esasperato.
«Cos’hai?» chiese, riponendo la piuma e il
compito nella borsa.
«Assolutamente niente»rispose Oliver, aggrottando la fronte. Percy che metteva via
un compito per chiedergli cos’aveva?
Il sopraccitato Caposcuola sbuffò sonoramente e
gli lanciò un’occhiataccia.
Oliver si arrese senza fare troppe storie e si
buttò sul letto, mentre Percy stendeva una pergamena e iniziava a scrivere una
lettera a chissà chi.
«E’ il Quidditch. La squadra mi odia, Harry è
mezzo morto in Infermeria e Katie oggi mi ha trovato mezzo nudo nello
spogliatoio»elencò, cercando di non sembrare troppo
tragico.
«Mhm»fu l’unica risposta di Percy.
«Silente si è messo a ballare un tango conla McGranitt mentre Piton
distribuiva caramelle»
«Mhm»
«Percy,Caramellè morto»
«Che, cosa, dove, COME?» saltò su Percy,
guardandosi intorno terrorizzato.
Oliver strinse gli occhi per un attimo e si passò
una mano sulla fronte.
L’amico lo guardò male, ma ripose la lettera e
finalmente gli prestò attenzione.
«Credo di aver captato le parole Quidditch, Katie
emezzo nudo»elencò, diligente.
Il cervello di Percy Weasley non era da
sottovalutare. Il ragazzo non era il massimo in consigli sulle relazioni
amorose, ma era bravo ad uscire dalle situazioni ingarbugliate.
«Hai captato bene. Katie mi stava aspettando
nello spogliatoio e io portavo addosso solo un asciugamano » raccontò. «Ah, e
la squadra mi odia »
Lo sguardo di Percy si addolcì un po’, e Oliver
sospettò che l’avesse già
perdonatoper aver interrotto il suo studio, ma soprattutto per aver
declamato la morte del suo idolo,CorneliusCaramell.
«Accidenti, Oliver, magari sta iniziando a
interessarsi a te » lo esortò l’amico. «Provaci,
buttati.Io e Penelope…»
Oliver smise rassegnato di ascoltare i consigli
di Percy nell’esatto istante in cui lui fece il nome di Penelope. Quei due
stavano insieme per puro miracolo divino, e passavano le giornate insieme a
studiare o a giocare a scacchi – e Percy perdeva dignitosamente ogni volta –
quindi non erano esattamente il modello giusto da prendere in considerazione.
Da quando Percy si era buttato e si era
dichiarato, prendendo coraggio, non la smetteva più di gongolare sulle sfortune
di Oliver in fatto di ragazze.
Katie non era un tipetto
facile da capire. Sarà anche stata tranquilla e molto dolce, ma quando ci si
metteva era una tipa tosta, ed era anche molto combattiva.
E non era mai sembrata molto interessata ai
ragazzi.
Eccetto quelle memorabili due occhiate di troppo
a Fred, ma niente di che. Ed era questo che lo preoccupava tanto. Se Katie non
era nemmeno interessata ai ragazzi, come pensava di farla interessare proprio a
lui? Insomma, roba da matti, no? Natale era appena passato, tra l’altro, e
prima della prossima uscita aHogsmeade–se maiavesse avutocoraggio di
invitarla – c’era ancora una settimana.
Come si fa ad avere solo una settimana di tempo
per decidersi? E poi, non è che poteva dirglieloil giorno prima, no? E avrebbe accettato?
«…quindi ti consiglio vivamente di chiederle di
uscire, almeno per capire se è interessata o no»conclusePercy,
guardandolo raggiante come se avesse appena annunciato di essere diventato
Ministro della Magia.
Oliver sorrise
mesto.
«Grazie,Perce, sei stato davvero molto utile»
~°~
Alicia non era il tipo che di solito perdeva
tempo in inutili convenevoli. Anche quella volta, infatti, la trascinò dritta
in Sala Comune.
TrovaronoAngelina sedutadavanti al
fuoco e si sedettero poco lontano, in modo da non essere a portata d’orecchio.
«Bene, affrontiamo l’argomento»proclamò Alicia con fermezza.
«Non c’è nulla da affrontare, Ali» brontolò Katie
a disagio. «Perché ti sei messa in testa che mi piace Oliver?»
Cercò disperatamente di non arrossire, ma dalla
faccia di Alicia poteva dedurre facilmente di aver miseramente fallito nel suo
intento.
«Senti, è la sesta volta oggi chearrossisci
quandosi nomina Oliver. Prima l’hai aspettato negli spogliatoi. Mi
vuoi dire che è successo lì dentro?» chiese, prendendole una mano.
Katie sospirò. Tanto valeva arrendersi, a questo
punto.
«Ecco, stavoaspettando
quandosi è spalancata la porta e lui è saltato fuori tutto bagnato
e gli sono andata a sbattere addosso. Eh, abbiamo scambiato due parole e me ne
sono andata»disse, sperando che l’amica non
indagasse oltre.
Il solo pensare a quell’avvenimento
la mandava in catalessi.
«Capisco»disse Alicia. Poi un sorrisetto
furbole si dipinsein faccia. «Ed
era vestito?»
Katie non poté fare a meno di arrossire e darle
un amichevole pugno sul braccio, mettendoci forse un po’ troppa energia.
«Insomma, Alicia!» sbottò, non riuscendo a non
scoppiare a ridere. Alicia si unì alla sua risata, e Katie si sentì meno
confusa per un attimo.
«Comunque no, non era esattamente vestito»annunciò, tanto per stare un po’ al gioco.
Alicia ridacchiò ancora più forte, quando una
voce alle loro spalle interruppe i loro importanti discorsi.
«Chi è che non è esattamente vestito?» domandò
uno dei gemelli Weasley – probabilmente Fred – a voce più alta possibile.
«Che combini, Katie? Che argomenti sono questi?»
rise l’altro gemello – a questo punto George – in maniera alquanto sguaiata.
Katie cercò inutilmente di evitare di arrossire,
ma non riuscendoci optò per infervorarsi.
«Evitate di farvi sentire da tuttala Salasolo per dire
questecazzate!» sbottò, nascondendo il panico.
Gli ultimi che dovevano venire a sapere del suoscontrocon Oliver
erano proprio quelle bocche larghe dei gemelli Weasley.
«Parlavamo di ragazzi. E ora sciacquate, Weasley
uno e due»ordinòAlicia, ridacchiando.
Fred fece un inchino e George strizzò loro
l’occhio – ma che avevano tutti quanti? – poi se ne andarono schiamazzando a
importunare Angelina.
Katie pregò con tutta se stessa che nonavessero
sentitoparte della conversazione.
«Guarda che anche loro due sospettano che ti
piaccia Oliver»lefece presente Alicia, facendo crollare tutte le sue certezze.
Katie si passò una mano tra i capelli neri, in
imbarazzo.
«Ma è una fissazione, allora!» brontolò.
Rimasero a chiacchierare un altro po’, poi Alicia
annunciò di volersi fare una doccia. In fondo era sabato e non avevano lezione.
Katie la osservò salire le scale del dormitorio
delle ragazze per un po’, poi estrasse un libro e si mise a leggere.
La Sala Comunesi svuotò
lentamente verso le due e mezza di pomeriggio. La gente usciva a fare un giro
per il parco o si rintanava in dormitorio a sonnecchiare.
Un rumore di passi riscosse Katie dalla sua
lettura. Alzò il viso giusto per vedere Oliver girovagare per la stanza,
infilando la testa sotto le poltrone visibilmente in cerca di qualcosa. Ripose
la sua copia diLupo Mannaro per un giornoe lo osservò per qualche secondo.
Quandosbattèdistrattamente
la testa sotto un tavolo si decise a rivelare la sua presenza nel miglior modo
possibile.
Diede un lieve colpo di tosse e Oliver scattòin sucome una molla,
finendo solo per dare un’altra testata al legno duro.
D’accordo, forse non era il miglior modo
possibile.
Quando Oliver si accorse della sua presenza,
tutto quello che fu capace di dire fu “Ahio.”
Si alzò lentamente, massaggiandosi la testa, e
Katiegli sorrise incoraggiante.
«E’ possibile che ti trovo sempre nelle
situazioni più strane?» chiese,osservandolo mentresi buttava con
un gemito nella poltrona di fronte alla sua.
Oliver le lanciò uno sguardo atterrito e lei si
affrettò a spiegare.
«Scherzavo, Oliver»
Risero insieme, più per occupare il silenzio che
per altro. Quando anche le risate si furono calmate rimasero a guardarsi per un
po’.
Fu Oliver a rompere il silenzio.
«Stavo cercando il mio modellino del Campo da
Quidditch. Volevo sperimentare una nuova idea»dissetimidamente.
Katie sorrise.
«Non vuoi far provare a Harry la fintaWronsky, vero?» domandò. «Si ammazzerebbe, è troppo piccolo »
Oliver ridacchiò.
«Ma no, è un nuovo schema per i gemelli. Ma non
voglio annoiarti prima del tempo con le mie tattiche folli» mormorò.
«Non mi annoiano le tue tattiche»se ne uscì Katie sorprendendo sia Oliver che se stessa.
Lui sorrise, grato.
«Pronta per la partita di domani?» chiese.
«Scherzi? Sono nata pronta»
Oliver fece un sorriso strano, molto caldo e
molto dolce, e lei si ricordò improvvisamente della scena delle docce, e del
pranzo, e di un altro minuscolo particolare.
“Non hai fatto pranzo, vero?”gli chiese, sorridendo.
“Non ho fatto in tempo, sono arrivato tardi. E
poi disponibili a dividere il panino con me c’erano soloDiggorye Montague. Forse non era il caso”risposelui, incuriosito.
Katie frugò nella sua borsa per un secondo, senza
parlare, poi estrasse due tramezzini al formaggio e un succo di zucca e li
porse a Oliver.
Lui spostò lo sguardo da Katie al suo pranzo e
poi di nuovo a Katie, e deglutì.
«G-grazie per avermi
portato qualcosa da mangiare» balbettò.
Katie arrossì per la millesima volta in quella
bizzarra mezza giornata.
«Di niente» rispose.
Rimasero zitti per un po’, mentre Oliver buttava
nello stomaco i suoi tramezzini.
Alla fine si decise.
«Senti, volevo chiederti, se per caso per la
prossima…»
Purtroppo però un urlo agghiacciante si levò dal
Dormitorio maschile e Oliver non fece in tempo a finire la frase. Scattò in
piedi, allarmato, e Katie si sporse dalla sua parte in tempo per vedere Percy
Weasley, compagno di stanza di Oliver, fiondarsi a
rotta di collo giù per le scale, ululando come un gufo impazzito.
Si parò davanti a loro con aria infuriata.
«Baston, dove sono quei maledetti parameci
dentati di Fred e George?» domandò, quasi sibilando.
Oliver alzò le spalle, osservando incuriosito – e
anche un po’ spaventato – l’amico furente.
«Cosa hanno combinato?» chiese Katie, vedendo
Percy incavolato come un Ippogrifo imbizzarrito.
Lui spostò lo sguardo affilato su di lei.
«Hanno di nuovo trasfigurato la mia spilla da
Caposcuola»
Fece un gesto con una mano, e la scrittaZuccaposcuolabrillò trale sue dita,
arancione e lampeggiante.
Oliver e Katie si guardarono per un istante, poi
ci fu un attimo di panico.
«Sono andati di là!» gridarono all’unisono,
indicando il retro della tela della Signora Grassa.
Percy li fissò più allibito che furente per
qualche secondo, poi si riscosse.
Afferrò Oliver per la cravatta.
«Muoviti, Baston, devi aiutarmi a dare la caccia
a quei maledetti traditori! Sangue del mio sangue!» borbottò, irritato.
Oliver lanciò uno sguardo impotente a Katie, che
però non riuscì a trattenersi e gli ridacchiò impunemente in faccia.
Il ragazzo si rilassò appena e sorrise.
Vennetrascinato via
da Percy, che borbottava incessantemente come una teiera. Prima di attraversare
il buco del ritratto della Signora Grassa lanciò un’ultima occhiata a Katie.
Li stava osservando andare via con un sorriso
divertito stampato in volto.
~°~
Alicia scese le scale del Dormitorio femminile
con la vaga speranza che Katie avesse nel frattempo riflettuto sul loro
discorso e su Oliver. Il compito di Cupido le era sempre piaciuto un sacco.
Nelle sue più rosee aspettative Katie ammetteva di essere vagamente interessata
a Oliver, mentre in quelle meno rosee cercava di ucciderla a suon di librate.
Non si aspettava assolutamente di trovare Katie
seduta sulla poltrona, con aria sognante, a fissare bellamente il vuoto.
Le si avvicinòcauta,
iniziando a sospettare che fosse stata stregata – conoscendo la fortuna di
Katie, era possibile – ma quella si accorse della sua presenza e si riscosse dai
suoi pensieri, arrossendo in maniera assolutamente colpevole.
Alicia 1 – Katie 0.
~°~
Selene’sCorner
Ehilà!
Spero vivamente che questo capitolo non vi faccia
letteralmente schifo! Qui appaiono Percy Weasley e un po’ più di Alicia, quindieccociqui, insomma.
Bene, passiamo alle cose serie: santo cielo, vi
ringrazio per avermi fatto notare l’errore riguardo agli anni in cui si svolge
la storia. Avevo scritto il capitolo in due periodi differenti, e mi ero
dimenticata di cancellare le invettive di Oliver contro Allock. Quello era
successol’anno prima!
Beh, sappiate che ho sostituito quella parte
errata con una più appropriata, in cui Oliver se la prende con gli alberi. Eh,
già.
Come potete leggere in questo capitolo, Percy è
una persona terribile, ma non è poi così male. Oliver stava per buttarsi e
chiedere a Katie di uscire, e Katie non si sa per quale astruso motivo è
l’unica a non aver capito che Oliver le sbava dietro.
Nei prossimi capitolivi anticipo
un’alleanzaDoubleWeasley-Spinnet, e una sanguinosa partita Grifondoro-Serpeverde.
Detto questo, vorrei ringraziare infinitamenteQueen_,AresEris,Tinotina,RoxareMelardhonielper le loro
splendide recensioni, che mi hanno fatto ridere a crepapelle, ma anche
inorridire quando ho scoperto di aver scrittoNiNbusanziché Nimbus. Che io
sia maledetta.
Inoltre, un ringraziamento va anche aCeci Weasleyche ha
recensito il prologo e il primo capitolo insieme.
Vorrei anche ringraziare itrericordati e inoveseguiti.
Ragazze, vi adoro!
Spero che questo capitolo vi piaccia come
l’altro. Questo non dovrebbe contenere errori di trama madornali, a mio avviso,
ma fatemi sapere. Non si sa mai!
Fatemi sapere anche cosa ne pensate, ci tengo
molto!
Capitolo 4 *** Capitolo 3 - Puffo Weasley, Pelo Rosso e Pluffa Impazzita ***
Capitolo 3
Capitolo 3
-Puffo Weasley, Pelo Rosso e PluffaImpazzita-
Fred e George Weasley erano imbattibili a palle
di neve, lo sapevano tutti.
Katie aveva avuto modo di accertarsene ampiamente
durante gli anni passati in svariati modi, – molto originali, a detta loro -
alcuni dei quali implicavano una visita in Infermeria e un bel bicchiere diOssofast.
Bisognerebbe quindi perdonare la sua riluttanza,
quindi, quando George – riconoscibile solo dalla G ricamata a caratteri
cubitali sul suo maglione – le offrì un posto comeNinjaDella Nevenella sua squadra per un’epica battaglia a palle di neve.
Lui, Alicia e Katie contro Fred, Angelina eLeeJordan.
Se l’invitopotessescaturire
diffidenza, Katie non se ne curò più di tanto.
La possibilità di mettere in pratica le sue doti
diNinjadella Nevea discapito di
Angelina la attirava troppo per rinunciare.
Si limitò a guardare George con fare sospettoso
per un attimo – giusto per fargli da monito – cercando di captare il minimo
segnale di pericolo.
Quando non ne trovò si arrese e annuì.
George le propinò unmegasorriso e la
trascinò giù per le scale, rischiando di ucciderla un paio di volte e
costringendola a passare attraverso il Frate Grasso per arrivare in fretta.
La neve aveva iniziato a cadere intorno alle due,
poco dopo che Oliver era stato trascinato via da Percy Weasley, come a voler
stendere un velo pietoso sulla faccenda, e aveva smesso solo una mezz’oretta
prima.
Pensare a Oliver la fece inspiegabilmentearrossire – maforse era il
freddo – e un’idea malsana le passò per la mente.
Possibile che i gemelli fossero sopravvissuti
alla furia cieca di Percy?
La rispostale si paròteatralmente
davanti non appena avvistò i due eserciti schierati davanti al portone della
Sala Grande.
Fred Weasley stava ridendo con Angelina eLeee sfoggiava
un’interessante, intensa, colorita chioma blu oceano.
Katie inchiodò addosso a George, fissando Fred
inorridita.
Quello ridacchiò senza ritegno e si affrettò a
spiegare il misterioso cambio di tinta del gemello.
«Abbiamo trasfigurato la spilla diPercee lui si è
vendicato, ma ha trovato sul suo cammino solo Fred»annunciòridendo come un matto.
Katie non poté fare a meno di scoppiare a ridere
a sua volta e affrettò il passo per raggiungere gli altri.
«…e quindi mi ha trasfigurato i capelli. George
se l’è data a gambe, ed è ancora rosso. Oh, almeno ci riconoscerete, ora!»
stava raccontando Fred.
Angelina scoppiò a ridere con un po’ troppa foga,
e Katie si esibì in uno dei suoi sospiri anti-oca.
Leese ne accorse e
ridacchiò, facendogli l’occhiolino.
Maledicendo i tic nervosi di mezza Hogwarts
distolse lo sguardo daLeee sorrise ad Alicia.
«Ora che ci siete tutti» iniziò George, «direi di
uscire e dare inizio a questa battaglia all’ultimo sangue!»
Lo sguardo d’intesa che si scambiarono i gemelli
non piacque a Katie nemmeno un po’.
~°~
«Pelo Rosso chiamaNinjaDella Neve.
Ripeto, Pelo Rosso chiamaNinjadella Neve»
Katie lanciò un’occhiataccia a George, accucciato
dietro una panchina al suo fianco.
«Idiota Rosso, sono qui»glifece presente.
Lui la guardò male.
«Insomma, Katie, cerca di entrare nella parte,
no?» sbuffò divertito.
Katie sospirò – di nuovo – e cercò di stare al
gioco.
«Pelo Rosso, abbiamo bisogno di rinforzi, qui!»
Il grido di Alicia interruppe le loro importanti
disquisizioni e George scattò in piedi per accorrere in suo aiuto, trascinando
Katie per il cappuccio della felpa dietro di sé.
«Arriviamo, Pluffa Impazzita! Resisti!» gridò
melodrammatico, lanciandosi in avanti e parando con unProtegoi proiettili di
neve che arrivavano nella loro direzione.
Si accucciarono dietro al riparo improvvisato di
Alicia, tempestato di palle di neve.
«Era ora!» esclamò lei, ghignando.
George si esibì nel saluto militare e agitò la
bacchetta con foga, spedendo una manciata di palle di neve verso il tronco di
un albero – rifugio della squadra avversaria – e quasi cacciando un occhio a
Katie nel tentativo.
Lei allontanò appena la testa e mise mano alla
bacchetta. Era ora di agire.
Proprio mentreLeeusciva allo
scoperto, impugnando spavaldo la bacchetta, gli lanciò contro un intero pupazzo
di neve. Lui cercò di parare il colpo, mavennecolto alla
sprovvista e finì sommerso dalla neve.
George lanciò un paio di grida di vittoria, e
perfino Alicia si esibì in un balletto improvvisato, mentre la voce diLeeemergeva eroica dal
cumulo di neve sotto il quale era sommerso.
« Puffo Weasley, sono stato colpito!» gridò con
enfasi.
Fred saltòfuori dadietro il
tronco dell’albero, la chioma blu al vento, e puntò un dito contro il gemello,
assumendo un’aria tradita.
«Come avete potuto, maledetti!» esclamò. «Ninjadelle Nevi, da
te non me lo sarei mai aspettato!» la accusò, offeso.
Katie si domandò chi diavolo avesse scelto quei
soprannomi così idioti – Puffo Weasley, andiamo – e si limitò a sferrare
l’ennesimo attacco diretto a Fred – pardon, Puffo Weasley – con ferocia.
La palla di neve volò come un missile e si
schiantò controqualcosa, che però non assomigliava affatto a Fred.
Entrambe le fazioni nemiche si fermarono a
guardare Angelina che sifiondavadavanti a Fred
e prendeva in pieno la palla di neve, facendo un maldestro gesto con la
bacchetta in un patetico tentativo di evocare un Sortilegio Scudo.
Katie scoppiò a ridere per l’ennesima curiosa
volta, quel giorno, e si abbassò giusto in tempo per evitare la palla di neve
di Angelina, che le sfiorò l’orecchio.
Sarà anche stata poco pratica di Sortilegi Scudo,
Angelina, ma era una Cacciatrice.
«Gatto delle Nevi, mi hai salvato!» esclamò Fred
in direzione di Angelina. Lei si voltò un attimo verso di lui – forse per fare
le fusa, chissà – evennepresa in pieno dal missile di Alicia, diretto alla sua nuca.
Fred non si curò molto di aver perso un membro
della sua squadra, perchéLeeera riuscito a riemergere dal cumulo di neve che lo aveva
sommerso.
«TreccineFolli, sei vivo!» esclamò Fredgiulivo mentreallungava una
mano versoLee.
Ignorando Angelina – ora coraggiosamente al
riparo dietro l’albero – avanzarono a suon di palle di neve e finirono per
ricoprire Alicia e Katie fin sopra i capelli.
Dopo aver battuto in ritirata le due ragazze – o
più precisamenteNinjadelle Nevi e
Pluffa Impazzita – osservarono divertite George che resisteva stoicamente agli
attacchi pluridirezionali di suo fratello e diTreccineFolli a suon diProtego.
Lanciò un’occhiata distratta alla torre di
Grifondoro, domandandosi se Oliver avesse fatto ritorno in Sala Comune a
cercare il suo santissimo modellino di Quidditch, e cosa accidenti avesse
cercato di dirgli.
«Ah, colpita!» gridò Puffo Weasley, quando la
palla di neve che non aveva visto arrivare si schiantòdritta drittasul suo naso.
~°~
Oliver si lasciò cadere stancamente sulla
poltrona davanti al fuoco della Sala Comune e estrasse il suo modellino dal
mantello.
L’idea era quella di provare lo schema a
giravolta per quei due maledetti dei Weasley, ma anche l’idea di far provare a
Harryla FintaWronskydi Katie non
era affatto male.
Pensare a Katie gli fece venire un familiare nodo
allo stomaco. Prima era stato sul punto di chiederle di uscire, ma era arrivato
Percy – chesiamaledetto – e
non era riuscito nel suo intento.
Perché come migliore amico doveva avere un idiota
con gli occhiali di corno che alla prima occasione gli impedisce di
dichiararsi?
Posò di nuovo gli occhi sul modellino, cercando
di concentrarsi seriamente, ma la sua testa non ne voleva sapere di rigare
dritto. Continuava a deviare in strade tortuose pericolose, dove c’erano
splendideCacciatricidai capelli
neri che lo rimproveravano perché cercava di uccidere Harry conla FintaWronsky.
Rinunciò a preparare i nuovi schemi per la
partita e si dedicò completamente alla sua seconda attività preferita dopo il
Quidditch: crogiolarsi nel suo amore non corrisposto.
Una pulce si insinuò nel suo orecchio, sfoggiando
fastidiosamente la voce pomposa diPerce.
«Stai di nuovo pensando a lei, eh?»
Un momento, questoeraPercy!
Lo guardò in cagnesco fino a che il Caposcuola
non arrossì.
Si grattò la nuca, a disagio, esibendo un sorriso
imbarazzato che era davvero poco da lui.
«Mi dispiace aver rovinato il tuo utopico momento
felice, prima. Non pensavo chele stessiper chiedere di
uscire.» borbottò.
Oliver sospirò, ma sorrise a Percy.
«Non importa, mi hai evitato una figuraccia
memorabile. E’ peggio di un Bolide impazzito, Katie. Non so mai dove colpire.»
Percy ridacchiò. «Le tue metafore tra la vita
reale e il Quidditch sono maniacali, Oliver.»annunciò, dandogli una
pacca sulla spalla.
«Ne vuoi parlare?» aggiunse più seriamente,inrisposta alla fronte aggrottata dell’amico.
«D’accordo, d’accordo, ti lascio ai tuoi oscuri
pensieri.»disse, sorridendogli.
Oliver sorrise di rimando, senza sentirne
veramente il bisogno, tanto era depresso, e riportò lo sguardo per l’ennesima volta
sul suo modellino.
Percy gli lanciò un’ultima occhiata, poi prese la
via del dormitorio e sparì lungo le scale.
Finalmente solo, Oliver fu libero di riflettere.
Doveva ritentare, con Katie.Magaridopo la partita
di domani, se mai avessero vinto.
L’umore sarebbe stato alle stelle, emagarilei sarebbe stata talmente euforica per la vittoria da dire
disi.
Insomma, autostima zero.
Rimaneva comunque il fatto che se non si sbrigava
ad invitarla a Hogsmeade ci avrebbe pensato qualcun altro. Katie era una ragazza
bella, ma anche estremamente semplice.
Insomma, qualcuno prima o poi si sarebbe accorto
di quanto fosse meravigliosa, e lui sarebbe rimasto indietro.
E’ come una partita a Quidditch,si disse.Devo prenderela Pluffaprima che laprendaquel bruttosopracciglionediMontague. Facile, no?
Lanciòun occhiata
distrattaalla finestra. Aveva smesso di nevicare, ma il paesaggio era
meraviglioso.
Hogwarts coperta dalla neve era uno spettacolo
che lasciava senza fiato.
Avrebbe davvero voluto avere Katie lì, al suo
fianco. Magari avrebbero potuto prendere una cioccolata calda insieme, e
chiacchierare. Avrebbe dato qualsiasi cosa per stare lì con lei a parlare di
Quidditch, a stringerla tra le braccia, a guardare gli studenti nel parco
rincorrersi e ingaggiare battaglie a palle di neve…
Come se fosseun segno del
destino scorseda lontano il profilo di Katie. Strinse gli occhi, per essere
certo che fosse lei, e osservò per un paio di minuti.
Si, era lei, ne era sicuro. Stava lanciando palle
di neve a un ragazzo di colore con letreccine–LeeJordan, sicuro- e di fianco a lei si distingueva un Weasley, e una
bionda che sicuramente era Alicia. Gli sembrò di vedere Angelina spuntare daun’albero, e un altro
Weasley dalla chioma blu.
Rimase incantato per un po’ a osservare Katie
finire ricoperta di neve, salvarsi, mettersi al riparo e poi finiredi nuovo presadi mira daLee.
Era così dolce, a volte. Anche quando era rimasta
ad aspettarlo nello spogliatoio – episodio che non aveva affatto dimenticato –
solo perché era preoccupata che potesse annegarsi nelle docce. Magari dietro
c’era dell’interesse. Che finalmente si fosse accorta che gli sbavava dietro da
due anni e avesse deciso di dargli una possibilità senza che lui facesse
assolutamentenulla?
Troppo facile.
Però, da come arrossiva…
Tornò a guardare pensieroso i ragazzi che si
riempivano di gelida neve e si difendevano sfoderando le bacchette e sorrise al
pensiero di Katie con le guance rosse e la neve tra i capelli.
E erano tutti lì, tranne lui, con lei. Praticamente
tutta la squadra se ne stava lì a rotolare nella neve, e lui…
Unmomento.
Con un singulto di orrore spalancò la finestra e
fece entrare il freddo gelido in Sala Comune.
Si, erano proprioloro.
Sifiondòcome un fulminefuori dallaSala Comune,
giù per le scale, deciso a reclamareun saccodi teste.
«E’ stato fantastico!» esclamò Fred, spostando
una ciocca blu bagnata fradicia dietro l’orecchio.
«Cosa, rompermi il naso?» borbottò Katie,
tenendosi la mano davanti alla faccia.
I gemelli la fissarono per un secondo.
«Si!» dissero insieme, convinti.
Alicia eLeerisero, e Katie
notò che l’amica arrossì dibotto quandoil ragazzo
prese a fissarla.
Interessante, pensò.Che io abbia finalmente trovato un’arma contro i suoi
sproloqui su Oliver?
Come se il suo pensiero lo avesse magicamente
evocato – e chi può dire il contrario? – il volto trafelato di Oliver comparve
davanti alla sua visuale, trasfigurato da una smorfia di puro orrore.
«VOI!» gridò, puntando un dito accusatore contro
di loro. «Razza di incoscienti, COME OSATE?!»
Tutti ammutolirono stupefatti di fronte al viso
sconvolto di Oliver.
«Domani c’è la partita contro Corvonero,
canaglie! State cercando di sabotare la mia vittoria ammalandovi in massa?!» gridò, gli occhi in fuori. «Io vi mando in campo anche
moribondi!»
Percy Weasley lo aveva raggiungo alle spalle, e
assistette a tutta la scena ridendo sotto i baffi.
Oliver continuò a fissarli, furente.
«In Sala Comune, subito» sibilò.
Nessuno disse una parola – nemmeno i gemelli, il
cheètutto dire – e
filarono in silenzio dentro al castello.
Quando Katie passò vicino ad Oliver gli fece un
timido sorriso di scuse, e lui parve addolcire leggermente lo sguardo.
«Sbrigati ad arrivare dentro, prenderai freddo»
le disse, cercando di sembrare – se non dolce e preoccupato – almeno non pazzo.
Lei fece un sorriso un po’ più largo e accelerò
il passo. Oliver e Percy rimasero a guardarla fino a che non fu sparita dietro
al portone d’ingresso, in silenzio.
Poi Percy pensò bene di rovinare quel momento di
silenzio e riflessione con l’universo, e mise una mano sulla spalla dell’amico.
«Oliver, sai, non credo che urlando come uno
psicopatico invasato la convincerai a uscire con te.»
~°~
Finita la cena, si sentivano davvero pieni e
stanchi, e decisamente in ansia per la partita che avrebbero dovuto giocare il
giorno dopo.
Entrarono in Sala Comune ridendotra diloro, e Katie
si lanciò di corsa sulla poltrona davanti al fuoco, quella che indubbiamente
era la sua preferita.
Crogiolarsi al calore era così piacevole che si
sarebbe volentieri addormentata lì.
Alicia, purtroppo, non era dello stesso parere.
«Katie, cosa ti ha dettoOliver quandosei rimasta
indietro?» la importunò, tirando fuori un’espressione maliziosa.
Katie sbuffò in direzione dell’amica. Controllò
che nessuno fosse a portata d’orecchio, visto che aveva una vaga idea di dove
sarebbe andato a parare quel discorso, ma la trovò stranamente vuota. Erano
rimaste solo loro due.
Si abbandonò di più allo schienale della
poltrona.
«Solo di sbrigarmi a entrare, o avrei preso
freddo.» mormorò.
Alicia fece un sorriso vittorioso che la
insospettì parecchio.
«Quando ti deciderai ad ammettere che ti piace?»chiese,
noncurante.
Katie fece una faccia sbalordita.
«Equesto cosac’entra con
quello che mi ha detto?» domandò, esterrefatta.
Alicia fece un sorriso furbo, passandosi una mano
tra i capelli biondi e umidi.
«Senti, visto che sei tonta, parlo chiaro»disse, guardandola negli occhi.
Katie deglutì.
«Oliver ti muore dietro da una vita, e tu non ti
sei accorta ti nulla. A te piace,lo so. Devi solo passarci un po’ di tempo per capirlo»annunciò, giuliva.
Per poco Katie non soffocò nel suo stesso
singulto sorpreso. Arrossì un sacco e la voce le uscì vagamente tremante.
«M-macosa dici, Alicia? A Oliver n-non piaccio, non in quel senso»
borbottò.
Alicia la squadrò per un istante.
«Già. E balbetti perché hai freddo, vero? E sei
arrossita perché sei vicino al camino»sentenziò, guardandola di sbieco.
Katie sussultò. Non poteva essere vero. Insomma,
Oliver era…Oliver! Era il capitano della squadra, sempre gentile con lei, vero,
ma sempre comunque distante e un sacco timido, e troppo preso dal Quidditch per
pensare a lei. No?
Alicia parve leggerle nel pensiero, perché disse:
«Senti, io sono sicura che a lui piaci, Katie. Qual è il problema? Dopo Fred…»
Katie la interruppe. «E’ esattamente quello il
problema. Fred »disse, mogia.
Alicia la guardò senza capire, così si decise a
dargli quella santissima spiegazione che reclamava da tutta la giornata.
«E’ un po’ che mi sono accorta che Oliver è
carino, e dolce e tutto quanto» cominciò. «Ma non posso farlo, Ali. Con Fred
non è andata bene, e lui non sa nemmeno che mi piaceva. Non funzionerebbe tra
me e Oliver. E poi sono solo del quinto, e lui è del settimo anno. Cosa pensi
ci troverebbe in me?»
Alicia le fece un sorriso dolce e la abbracciò
piano.
«Katie, Oliver non le guarda nemmeno le altre
ragazze, davvero. E quello che è successo con Fred…» fece una pausa. Parve
riflettere per un attimo, poi continuò. «Non è detto che succeda la stessa
cosa, anzi. Daquell’esperienza dovresti aver imparato a buttarti, invece che
nascondere il fatto che ti piace»
Katie sospirò e Alicia sorrise.
«Allora lo ammetti, Oliver ti piace!» disse,
ridacchiando.
Quando non ricevette risposta, ma solo un ostinato
silenzio e due guance rosso fuoco, fece un gesto esultante con la mano.
«Lo sapevo! Oh, Oliver è un sacco carino, e tutti
quegli addominali…» rise, e Katie non riuscì a trattenere a sua volta una
risatina nervosa.
Oddio, Oliver era interessato alei.
«Cosa farai, allora?» chiese Alicia, sorridente.
«Non lo so. Penso che ora me ne andrò a letto»disseKatie, ancora
riluttante a darla vinta all’amica.
Alicia sbuffò sonoramente.
«Intendevo con Oliver» puntualizzò.
Katie si rassegnò a confessare.
«Credo che aspetterò che faccia la prima mossa»
disse. Alicia la guardò vagamente male, ma finse di non curarsene e sbadigliò
esageratamente.
«Sto morendo di sonno, buonanotte»
L’amica non rispose, ma continuò a guardarlastorto mentresaliva le scale
del dormitorio femminile.
Quando si chiuse la porta della sua stanza alle
spalle, Katie fu immensamente felice di trovare le sue compagne profondamente
addormentate.
Si mise in fretta il pigiama e scivolò sotto le
coperte, rigirandosi per trovare la posizione più comoda. Rimase sveglia per un
bel po’, cercando di fare respiri lenti e di non sentirsi terribilmente in
ansia. Insomma, c’erano tanti motivi per essere preoccupati: Sirius Black era
evaso da Azkaban e si diceva fosse in giro per la
foresta, tanto per dirne una.
Eppure l’unica cosaper cuiriusciva a
sentirsi preoccupata, in quel momento, ma anche stranamente euforica, era il
fatto che Alicia era convinta che lei piacesse ad Oliver, e seppure non ci
credeva, non poteva fare a meno di sperarci.
Un flash le passò davanti agli occhi, e si
abbandonò per un momento al ricordo della partita di Quidditch contro Tassorosso.
Riuscire a resistere
significa combattere contro il vento gelido, la tempesta e la pioggia battente.
Oliver grida indicazioni a tutti, ma è difficile sentire cosa dice. Il rumore
della tempesta sovrasta ogni cosa.
Katie lancia uno sguardo
disperato in direzione di Alicia, cercando di farsi vedere per farsi passare la
pluffa, ma è troppo tardi.Stebbins, della squadra avversaria, le ha già preso di
mano la palla rossa.
Cerca di prestare attenzione
alla partita, ma il vento è troppo forte e non vede quasi nulla. Oliver le urla
qualcosa – vede le labbra muoversifrenetiche – manon riesce a sentire. Afferra al volo il
passaggio di Angelina e si lancia verso la porta cercando di contrastare il
vento. Lancia con quanta più forza può e il punto va a segno.
Coglie uno sprazzo della
telecronaca diLee.
«GRIFONDORO SEGNA! Trenta a
venti per Tassorosso!Forza, Grifondoro!»
Non sta andando affatto bene,
constata Katie. Sono in svantaggio. Ma se Harry prende il boccino…
L’attimodi distrazione le costa caro. Un bolide spuntafuori dalnulla e la colpisce allo stomaco, sbilanciandola.
Afferra saldamente il manico
di scopa e cerca di rimanere in aria. Oliver si sbraccia nella direzione del
Battitore avversario, lanciando maledizioni su maledizioni – o così immagina
Katie, vista la sua espressione furente – poi il suo sguardo incontra quello
del ragazzo.
Si guardano per un attimo, e
a Katie sembra di cogliere disperazione nei suoi occhi.
Stanno perdendo, e Harry non
ha ancora trovato il boccino.
Ricambia l’occhiata, senza
essere in grado di sorridere.
Si fissano per un altro
secondo, poi sullo stadio cala il silenzio, e tutto si fa gelato.
Un mantello nero sventolaa pochi centimetri da Katie, ma lei volta la
testa per non guardare. A una quindicina di metri di distanza, Harry scivola
sulla scopa e precipita, privo di sensi, al suolo.
Il grido di Oliver le arriva
chiaro alle orecchie.
Scosse la testa per cancellare il ricordo. Oliver
aveva davvero sfiorato il suicidio, quella volta, e Harry aveva perso il
boccino.
Si domandò se durante la partita non avesse
frainteso lo sguardo di Oliver. Ora che Alicia le aveva detto quello che le
aveva detto – Katie non riusciva nemmeno a pensarci senza sentirsi stupida –
magari era preoccupato per lei che era appena stata colpita, e non per la
partita.
Si dette dell’idiota e si strinse di più sotto le
coperte, imponendosi di dormire. L’indomani avrebbero dovuto giocare controCorvonero, e anche se HarryvantavaunaFirebolt– che sia
benedetto quel ragazzo – avrebbero dovuto segnare un sacco di punti per
portarsi in vantaggio e concorrere alla Coppa. Se vincevano, avevano una
possibilità.
Oliveraveva una
possibilità.
Si addormentò stretta al cuscino, senza sapere
che nei dormitori maschili, in una posizione molto simile alla sua, un certo
Portiere passava la notte senza dormire, decisamente non in ansia per la
partita contro Corvonero, arrovellandosi sul modo migliore di chiedere alla ragazza
di cui era innamorato uno stramaledettissimo appuntamento a Hogsmeade.
~°~
«E quindi anche Katie è interessata al nostro
Oliver, eh?» chiese Fred, sventolando la chioma azzurra.
Alicia sorrise. «Direi proprio disì. Anche se non vuole proprio ammetterlo, Oliver le fa un
certo effetto»
I gemelli si esibirono in un ghigno identico e
alquanto malvagio. Alicia si disse cheil loro folle
aiutoera necessario, e che Katie l’avrebbe ringraziata, un giorno.
Forse.
«Che Oliver è cotto di Katie se ne sono accorti
tutti, più o meno»constatòGeorge.
«Tranne lei, ovviamente. Ecco che quindi entriamo
in scena noi»puntualizzò Alicia.
I gemelli la guardarono incuriositi.
«E che cosa dovremmo fare, esattamente?» chiesero
all’unisono.
Alicia sorrise in direzione dei due e fece un
gesto blando con la mano.
«Convincere quei due zucconi che sono fatti l’uno
per l’altra, naturalmente.» disse.
I gemelli si guardarono per un istante.
«Io vado a prendere le alette da cupido, e tu…»
iniziò Fred.
«…vado a recuperare il vecchio arco di zioGideon, sì»completòGeorge.
«Sapevo che potevo contare su di voi, ragazzi»disseAlicia,
allungando una mano a entrambi.
I due si guardarono per un momento, e un lampo
malandrino comparve nei loro sguardi identici.
«Potremmo avere qualche interessante idea,
Alicia» disse George.
«E’ un’alleanza, allora?» chiese lei, allargando
sempre di più il sorriso.
Fred strinse la manoal Aliciae iniziò ad
esporle i dettagli del suo malvagio piano criminale.
«AlleanzaDoubleWeasley –Spinnet. Suona bene, no?»
«Fred, i tuoi capelli stanno per caso
scolorendo?»
~°~
Selene’sCorner
Ehilà, mie adorate lettrici! Siete un po’poche, mapazienza.
Sembrate delle grandisfornatricidi
recensioni, e io sonotutt’orecchie.
Questo capitolo ha occupato più tempodel
precedente – tre giorniper scriverlo – perché è stato davvero impegnativo buttare le
basi per una semplice chiacchierata tra Katie e Alicia, dove finalmente Katie
ammette che Oliver le piace, e annunciare la tanto temuta alleanzaDoubleWeasley –Spinnet.
Poi, siccome sono davvero convinta che se una
storia ti strappa un sorriso, non è una storia buttata nel cestino, ho inserito
la prima parte, che sperodavveroabbiate trovato vagamente divertente:D
Nel prossimo capitolo torneremo a concentrarci su
Oliver e Katie, e ci saràla tanto attesapartita
Grifondoro/Corvonero.
Cos’altroposso dirvi
di questo capitolo? Ah si!
Il flashback della scorsa partita ci tenevo
molto ad inserirlo, e chi di voi ha letto la mia raccolta “100 colpi di
bacchetta” saprà perché. Ci sono duedrabblededicate a
Oliver e Katie, e ho ricevuto una recensione meravigliosa che diceva che Oliver
sembrava davvero molto eroico, con quegli sguardi disperati lanciati alla
tempesta. Mi si è formata in testa quest’immagine, e non potevo non mettercela:D
Percy è un emerito idiota, vero, ma in fondo è
un caro amico di Oliver – due fanatici così possono solo sopportarsi a vicenda
– e avrà ruolo di consigliere e spalla su cui disperarsi.
I gemelli ne combineranno di tutti i colori,
avendo preso sotto la loro ala protettrice Katie – come abbiamo precedentemente
detto – e vedrete che si inventeranno.
Spero vivamente che il capitolo vi sia piaciuto
e non vi sia sembrato terribilmente piatto.
Ringrazio tantissimo le ragazze adorabili che
hanno recensito, e che mi strappano un sorriso ogni volta che leggo i lorosclerie la loro
serietà.
Inoltre vorrei tanto ringraziare anche tutti
quelli che seguono silenziosamente la storia, ma che magari la apprezzano, e i
1 preferiti, 3 ricordati e 17 seguiti.
Grazie davvero, a tutti voi.
Vi arriverà per posta un pupazzetto di Oliver edei suoi
addominali, ragazze.
Capitolo 5 *** Capitolo 4 - Che Godric maledica Jack Sloper ***
Capitolo 4
-Che Godric maledica Jack Sloper-
Nota:
Alcune parti sono tratte da Harry Potter e il Prigioniero diAzkaban,
alle pagine 220-224, come ad esempio i dialoghi. Spero vivamente che non sia
illegale.
Il giornodella tanto attesapartita Grifondoro - Corvonero era
finalmente arrivato.
La squadra si riunì, poco prima di scendere per la colazione,
in Sala Comune, e i gemelli Weasley insistettero fino alla paranoia per
scortare Harry e la sua adorata Firebolt, nuova di zecca, fino alla Sala Grande,
in una sorta di curioso drappello d’onore.
Oliver camminava vicinoadHarry,
tutto concentrato, gonfiando il petto, e ogni tanto lanciava occhiate alla
scopa, come per assicurarsi che non si fosse polverizzata
improvvisamente.
Entrando in Sala Grande almeno tre quarti delle teste si
voltarono verso di loro, ela McGranittsfoggiò un sorriso particolarmente
soddisfatto, cosa che provocò a Pitonun espressioneda Colica Renale.
La squadra dei Serpeverde, tra l’altro, sembrava essere stata
collettivamente colpita da un fulmine.
Oliver convinse Harry a mettere la scopa al centro del tavolo
Grifondoro, e Katie lo osservò girare il manico in maniera alquanto maniacale,
in modo che la scritta Fireboltsileggesse anche a chilometri e
chilometri di distanza.
QuandoCedricDiggoryvenne a complimentarsi con Harry, per
aver trovatouna così valida sostituta della Nimbus 2000, Oliver
aveva un ghigno talmente largo che gli deformava tutta la faccia, conferendogli
un’aria da pazzo serial killer che avrebbe fatto invidia a Sirius Black in
persona.
Al fianco di Oliver sedeva pomposo Percy Weasley, che accusò
bonariamente la ragazza, Penelope Light, Corvonero, di tentato sabotaggio, dopo
aver colto lo sguardo omicida di Oliver nei suoi confronti.
«Io e Penelopeabbiamo scommesso.»dissePercy a tutti. «Dieci galeoni sul
risultato della partita!»
All’occhiataccia di Fred e George, Percy si chinò su Harry
per sussurrargli all’orecchio, in un mormorio che Oliver colse di sfuggita.
«Harry, fai in modo di vincere. Io non ce li ho, dieci
galeoni.»
Oliver ridacchiò tra se e se mentrePercesi affrettava a raggiungere Penelope
con una fetta di pane tostato in mano.
Povero Percy, bistrattato in quella maniera da una ragazza…
La soddisfazione più grande della colazione, però, giunse con
l’arrivo di Draco Malfoy e di due dei suoi scagnozzi.
Il ragazzo scambiò un paio di battute acide e cariche di
veleno con Harry, che rispose orgogliosamente a tono, facendo scoppiare a
ridere tutta la squadra, e il Serpeverde si allontanò inviperito, tornando a
confabulare con i suoi compagni di squadra.
Evidentemente era stato mandato a controllare che quella
fosse veramente una Firebolt.
Oliver cercò di allargare il suo sorriso più che poté,
sentendo le guance tirare, e fece l’occhiolino a Marcus Flint, Capitano dei
Serpeverde.
Quello lo guardò infuriato e Fred si avvicinò
impercettibilmente a lui, stringendo la mazza da battitore in mano.
«Cerca di non finire in una retata dei Serpeverde, non
possiamo guardarti a vista.»glimormorò all’orecchio, divertito.
Oliver gli fece un sorriso smagliante, poi tornò il maniacale
capitano di sempre.
«Mangiate, squadra! Dovete mettere qualcosa nello stomaco, o
non avrete energie!» esclamò, ficcandoli a sedere uno ad uno.
«Oliver, tu non tocchi cibo, vero?» lo rimproverò
bonariamente Alicia, facendo l’occhiolino a Katie. «Cos’è, vuoi mantenere gli
addominali?»
Eh, ma allora era una fissazione!
Una volta che tutti ebbero finito di ingurgitare la colazione
– Oliver non aveva mangiato nulla e Katie si sentiva il toast in posizione
orizzontale a livello polmonare – si diressero al Campo di Quidditch con
agitazione crescente.
I gemelli Weasley tentarono un paio di battute per
alleggerire l’atmosfera, ma l’ansia iniziava a farsi sentire man mano che
entrarono nello spogliatoio.
Katie fissò per un secondo la porta delle docce e lo stomaco
fece un balzo al ricordo di Oliver con solo un asciugamano addosso, bagnato
come un pulcino e…
«Katie, vieniquiun
attimo.»
La voce di Oliver la riscosse, ed ebbe comeconseguenza
unincremento del
rossore sulle sue guance, ma cercò di darsi un contegno e si avvicinò
lentamente al Capitano.
«Se per caso i battitori di Corvonero non ti danno pace come
l’altra volta, fai un cenno a Fred o George. Uno dei due – o magari entrambi-
si metterà di impegno per mandarlo K.O. con un Bolide.»ledisse Oliver senza guardarla,
fissandosi la divisa scarlatta, vagamente rosso sulle
guance.
Stava violentemente litigando con i lacci della stola
protettiva che portava solitamente sotto alla maglietta, essendo quello che si
beccava più Bolidi e Pluffe nello stomaco, e non sembrava affatto in grado di
allacciarsela senza strangolarsi.
«Aspetta, faccio io.»
Sorprendendosi estremamente di se stessa, Katie scansò
delicatamente le mani del ragazzo e si mise ad armeggiare con i lacci della
stola, cercando di dare un senso all’ingarbugliato miscuglio che Oliver aveva
creato invece di un semplice nodo, e magari di dare un senso anche
all’ingarbugliato miscuglio di emozioni che le ronzavano in testa.
Il ragazzo rimase in silenzio a guardarla, sempre più rosso
in viso, mentre si districava tra i lacci e finalmente faceva un nodo decente,
dopo averli intrecciati in stile corpetto.
La mano di Oliver sfiorò casualmente la sua, in un
tocco disinteressato e dolce, e il ragazzo fece un sorriso imbarazzato.
«Grazie.» mormorò.
Erano vicinissimi, e Katie riusciva quasi a sentire il
respiro caldo di Oliver sulla fronte.
Si scostò lentamente egli sorrise, cercando di non
sembraretroppoimbarazzata.
«Oliver, dobbiamo andare.»
La voce di Angelina non era mai suonata così stridula e
odiosa alle orecchie di Katie.
Proprio orache stava per capire cosa diavolo
provasse a stare vicino ad Oliver, arrivava lei e distruggeva tutta la sua
situazione perfetta.
Anche se tuttaquell’irritazione per essere
statainterrotta, si
disse, poteva significare solo una cosa. Oliver le piaceva, e anchetanto.
Il sopraccitato ragazzo saltò in piedi e lanciòun
occhiata apprensivaad
Harry, che in quel momento stava infilando la bacchetta nella maglia sotto alla
divisa cercando di non farsi vedere.
I Dissennatori erano il suo incubo, e Oliver sapeva diventare
una veramamma apprensiva,
quando voleva.
«Sapete cosa dobbiamo fare»disse mentresi preparavano ad uscire dagli
spogliatoi. «Se perdiamo questa partita siamo fuori gara. Voi…» esitò, poi
scosse la testa con decisione. «Comportatevi come all’ultimo allenamento e
andrà tutto bene.»
Suonò più convincente a se stesso che agli altri, ma nessuno
replicò.
Uscirono in campo, accolti da un tumultuoso applauso.
Oliver andò a stringere la mano a Roger Davies, ma lo trovò
piuttosto impegnato a fissare Katie con un sorriso. Si impegnò per stritolargli
la mano più che poté –spezzargli le ossa erail
minimo– e scivolò in sella
alla scopa, librandosi in aria per raggiungere gli anelli da difendere.
Madama Bumb fischiò e la partita finalmente ebbe inizio.
Con gli occhi fissi sulla pluffa colse distrattamente
l’inizio della telecronaca di Lee Jordan, l’amico dei gemelli Weasley.
«Sono partiti, e l’attenzione di tutti in questa partita è
puntata sulla Firebolt che Harry Potter cavalca per Grifondoro. Secondola Guidaai
Manici di Scopa…»
Smise di ascoltare. Conosceva a memoria l’articolo sulla
Firebolt di quel giornale, l’aveva appeso in Dormitorio, con grandisappuntodi Percy.
Katie stava sfrecciando verso la porta,la Pluffasottobraccio,
spalleggiata da Alicia che volava un metro sotto di lei.
Alzò la mano, prese la mira e…
«GRIFONDORO SEGNA! Dieci a Zero per i Leoni!» gridò Lee
cercando di sovrastare il boato della folla.
Oliver strinse il manico di scopa con forza. Ora la palla era
in manoavversaria, maAlicia
la recuperò in fretta e segnò un altro punto spettacolare.
Il portiere di Corvonero sembrava in evidente difficoltà.
Katie segnò un altro paio di volte, e anche Angelina fece un
punto, facendoli finire così in vantaggio di Settanta punti su zero.
Parò una Pluffa ad effetto lanciata daDaviscon un ghigno e la lanciò a Katie, chegli
sorrise raggiantee
filò verso il centro del campo.
In quel momento, Harry avvistò il Boccino d’oro.
Scese in picchiata, appiattito contro il manico della
Firebolt, puntato verso il basso. Oliver lo vide, uno scintillio esangue ai
piedi di una delle barriere.
Cho si buttò in picchiata per seguirlo, ma
Oliver sapeva che le picchiate in stile kamikaze erano lespecialitàdi Harry…
Un Bolide sbucò dal nulla, ed Harry deviò, evitandolo per un
soffio.
Era stato questione di un attimo, ma il Boccino era già
sparito.
Gridò tutta la sua ira, ma la sua voce fu sovrastata dall’ala
dei tifosi Corvonero, che esplose in un applauso per il Battitore.
George Weasley – forse – manifestò tutto il suo disappunto
sparandogli un altro Bolide dritto in testa, e quello fece una strana capriola
per evitarlo.
Nel frattempo Lee aveva ripreso la telecronaca.
«JORDAN! TI PAGANO PER FARE PUBBLICITA’ ALLE FIREBOLT? VAI
AVANTI CONLA CRONACA!» esclamò la
professoressa McGranitt nel microfono di Lee.
Oliver si distrasse per un attimo, e non riuscì a parare una
Pluffa.
Stavolta fu il turno diDavisdi ghignare al suo indirizzo, e fu
così anche per le due reti successive.
Ora il punteggio era di trenta a ottanta per loro, ma Harry
non dava segni di aver trovato il Boccino.
Lo vide con la coda dell’occhio
mentresvolazzava
in cerca della pallina d’oro, poi finalmente la individuò. Puntò dritto ai
piedi della sua porta, e Oliver guardò in giù, cogliendo di nuovo il bagliore
dorato del Boccino.
Harry accelerò, gli occhi fissi sulla pallina davanti a lui,
ma Cho Chang spuntò dal nulla e gli sbarrò la strada, e lui deviò di nuovo per
evitare l’urto conla Cercatriceavversaria.
«Harry, non è proprio il momento di fare ilgentiluomo!» ruggì Oliver,
mentre parava una Pluffa particolarmente difficile. «Falla cadere dalla scopa,se devi!»
Harry arrossì vagamente e si lanciò di nuovo in cerca del
Boccino, salendo di una sessantina di metri. Cho Chang lo seguì di corsa, ed
Oliver ebbe il sospetto che Harryvolessetentare una qualche folle epericolosissimamanovra per togliersila Changdalla
coda della scopa, una di quelle manovre per cui sarebbe stato eternamente fiero
di lui.
Proprio come pensava, Harry si lanciò in picchiata a una
velocità impressionante, e così fecela Cercatrice, ma a venti
metri da terra si rialzò bruscamente, puntando il manico discopain alto, e lei continuò a precipitare.
Per la terza volta lo vide. Il Boccino scintillava alto sul
campo, dalla parte di Corvonero.
Harry si lanciò di scatto verso la pallina dorata, e così
fece anche Chang, ma lui era in vantaggio, e indubbiamente più veloce.
Baston parò l’ennesimo tiro, ma un coro di oh! attirò
sia la sua attenzione che quella del suomagnificocercatore.
Tre Dissennatori se ne stavano in piedi sulla parte sinistra
del campo, proprio di lato alla sua porta, eguardavano
Harry.
Oliver lanciò uno sguardo disperato alragazzo,
maHarry estrasse
con un gesto fulmineo la bacchetta, se la puntò alle spalle e ruggì: «ExpectoPatronum!»
Una massa argentea dalla formavagamente somigliantea quella di un cavallo deforme partì
spedita alla volta dei Dissennatori, centrandoli in pieno.
Oliver distolse lo sguardo dalla massanera
quandol’urlo di
Katie, a qualche metro da lui, lo riscosse.
Harry stringeva saldamente il Boccino in una mano, e aveva
l’aria di essere la persona più felice del mondo.
Sifiondònella sua direzione, abbandonandola Pluffache
aveva in mano, e vide altre cinque macchie rosse fare la stessa identica cosa.
Si lanciarono su Harry e lo avvolsero in un gigantesco
abbraccio di gruppo, mentre in basso echeggiavano le grida dei Grifondoro.
«Così si fa!» gridò nel suo orecchio, mentre le ragazze lo
riempirono di baci, e Fred gli stringeva talmente tanto il collo che rischiava
di fargli saltar via la testa.
Sceseroa terra, incurantidei Dissennatori, solo per scoprire
che in realtà erano Draco Malfoy, due suoi amici equell’imbecilledi Marcus Flitt.
Harry si spanciò dalle risate, così come il fratellino
piccolo dei gemelli, che sembrava gioire in manierafolledi quella visione: Malfoy stava ancora
cercando di liberarsi dal mantello nero, e la testa di un tizio che sembrava
davvero unTrollspuntava da sotto le sue gambe magre.
La McGranitt non perse
l’occasione di urlare furente contro i quattro Serpeverde, e Oliver lanciò a
Flitt il secondo sorriso soddisfatto della giornata.
Fred gli si avvicinò, roteando come una trottola impazzita, e
gli urlò nell’orecchio: «Su in Sala Comune, si fa festa!»
Olivergli sorrise, raggiante, poi si
voltò verso Katie.
Senza pensarci una seconda volta, si avvicinò in un balzo e
la abbracciò di slancio.
Lei lo strinse forte per una manciata di secondi e poi lo
lasciò andare di botto, diventando tutta rossa in zona orecchie.
Oliver non si diede tempo di sembrare imbarazzato e cercò
qualcosa da dire.
Se ne uscì con un «Sei stata bravissima, Katie!», e lei fece
un gran sorriso.
L’euforia della partita vinta gli diede il coraggio
necessario di ritentare con l’invito, o forse si sentiva solo tanto felice che
avrebbe potuto farequalsiasi
cosa.
«Senti, l’altro giorno volevo chiederti se tiandavadi…»
Il suo discorsovenneinterrotto bruscamente quando un
ragazzo che conosceva solo di vista le si avvicinò e le sfiorò delicatamente
una spalla.
Katie si voltò e Oliver rimase gelato sul posto.
«Ehilà, Jack!» esclamò lei, sorridente.
Jack Sloper, Grifondoro, stesso anno di Katie, catalogò il
suo cervello per lui.
Lo fissò minaccioso, nella speranza che si rendesse conto di
essere vittima di uno dei cosiddetti “sguardi fulminanti” e siriducessein un mucchietto di cenere, ma quello
lo ignorò bellamente e fece un sorrisoabbagliantea Katie.
«Mi stavo chiedendo…» iniziò Jack, con aria sicura. «Non è
che ti andrebbe di venireadHogsmeade
con me, sabato?»
No, non poteva essere vero.
Non farlo, Katie, ti prego. Dai, guarda che energumeno che ti
trovi davanti! Non farlo, non dire di…
«Oh. Beh…D’accordo.»fece Katie esitante, e Oliver sentì lo stomaco
attorcigliarsi intorno alla milza e stringere forte nel tentativo di
strangolarla.
Ebbe una fugace visione di se stesso che staccava la testa a
Sloper con la mazza da battitore di Fred, ma non fu in grado di fare una
singola mossa.
Cosa ancora più triste, Katie gli lanciòun
occhiatadi sbieco,
che lui non colseaffatto,
troppo impegnato a guardare con aria particolarmente omicida il vuoto dietro a
Sloper.
Quel dannatissimo, invece, era felice come una pasqua e
esclamò «A sabato, allora!», prima di scomparire tra la folla, lasciandoli lì
come duesalami.
Oliver spalancò gli occhi e mosse la testa molto
meccanicamente a destra e a sinistra, ancora sconvolto. Katie assunse una
colorazione tendente al bordeaux e borbottò qualcosa come “Ci si vede in Sala
Comune”, e sparì.
Il ragazzo rimase lì a fissare il punto in cui lei era stata
finoa qualche istante prima, domandandosi perchémai Merlino, Godric, Morgana e chissà quanti altri
ce l’avesserotantoa morte con lui.
Giusto per aggiungere la ciliegina sulla torta, alle sue
spalle arrivò Percy, con aria estremamente pomposa e soddisfatta, che esclamò:
«Ehi, Oliver, gran bella partita! Ho vinto quei dieci galeoni. A proposito, hai
chiesto a Katie di uscire?»
Il ringhio di Oliver ammutolì Percy, e il povero Prefetto non
disse più una parola fino a che non ebbero raggiunto la torre di Grifondoro, e
poi si dileguò in fretta.
Di ciò che disse, Oliver colse solo le parole “lucidare”,
“spilla” e “suicidio celebrale”.
~°~
La festa andò avanti per tutta la giornata, fino a tarda
sera. I gemelli Weasley scomparvero per un paio d’ore, per poi ritornare
carichi di Burrobirra e dolci diMielandia.
Katie sapeva che Alicia non si era affatto persa l’abbraccio
tra lei e Oliver, e se doveva descrivere il suo stato d’animo in una parola,
avrebbe detto “sull’orlo delle lacrime”.
D’accordo, non era una sola parola, ma rendeva molto l’idea.
Insomma, aveva accettato l’invito di Jack.
Ma perché, poi?
Certo, Jack era carino. Jack aveva la sua età, era un
discreto giocatore di Scacchi Magici – mai come Ron Weasley, si vociferava – e
aveva l’aria di essere un ragazzo molto dolce e simpatico.
Ma finiva lì.
Non c’era traccia della famosa scintilla, delle farfalle allo
stomaco, o dei sorrisi carichi di malizia di cui Angelina sproloquiava senza
sosta.
Eppure erasicurache fosse quello, ciò che era
normale provare per una persona.
E con Jack semplicemente non c’era.
Con Oliver, invece, sembrava fosse tutta un’altrastoria.
La sensazione di sentirsi davvero idiota non riusciva ad
abbandonarla, specialmente se ripensava al modo in cui Oliver le aveva sfiorato
la mano, a come si erano trovati vicini senza nemmeno rendersene conto e alla
sensazione dolce di due braccia calde strette intorno al corpo in quel morbido,
sudato abbraccio.
Non aveva detto di no a Jack, non aveva declinato l’offerta.
Per le mutande di Merlino, l’aveva colta talmente di sorpresa
che non si era nemmeno resa conto di aver accettato!
Poi, la faccia stralunata di Oliver l’aveva ferita più di
ogni altra cosa. Insomma, sembrava distratto da qualcos’altro, e non aveva
l’espressione di uno che ha vinto una partita importantissima.
Si stava forse immaginando le cose?
Credeva di aver trovato in Oliver la stessa imbarazzata
voglia di passare del tempo con lei, di parlare, di condividerequalcosa,
ma lui non le aveva certo urlato dietro il suo amore incondizionato, dopo che
lei aveva accettato l’invito di Jack.
Non l’aveva seguita, non l’aveva afferrata per un gomito e
non l’aveva baciata, come ad esempio sarebbe successo ad Angelina.
Se ne era rimasto lì come un fesso e lei era scappata via di
corsa, cercando di trattenere la delusione.
Quando Alicia sifiondòsu di lei come un avvoltoio, due
Burrobirre alla mano, non si stupì più di tanto.
La prima cosa che disse fu: «Si, ho abbracciato Oliver.»
L’amica la fissò, sbigottita per quella confessione che nonaveva
necessitatodi
costrizione alcuna.
La seconda cosa che disse fu: «Dopo aver abbracciato Oliver,
Jack Sloper mi ha invitata a Hogsmeade e ho detto disi,
anche se non ho idea delperchél’ho fatto.»
Alicia cacciò un urletto e si rovesciò metà della burrobirra
addosso.
~°~
«Fammi capire bene» disse Fred molto lentamente, scandendo le
parole. «Katie va a Hogsmeade con Jack Sloper?»
Alicia annuì sconsolata.
«E' ridicolo.»dissescuotendo i capelli. «Insomma, finalmente sono
riuscita a farle ammettere di essere piuttosto attratta da Oliver, e ha detto
di averlo abbracciato con molto entusiasmo, dopo la partita, e poi...»
«...e poi esce con Sloper.»concluse George per lei, tetro.
Fred si guardò in giro per controllare che nessuno li stesse
ascoltando.
«E Katie cosa dice di questo Sloper?» domandò con aria
cospiratoria, alzando un sopracciglio.
Alicia fece un lungo sospiro.
«Non le piace. Insomma, dice che è carino, ma che ha
accettato più per la sorpresa che per altro.»
raccontò.
Fred e George si scambiarono un’occhiata complice.
Alicia li guardò per un attimo e sorrise, socchiudendo gli
occhi in una smorfia sospettosa ma divertita.
«Aveteun idea, non è così?» domandò
rassegnata.
Fred ghignò.
«Abbiamoun idea. Ma per
realizzarla...»
«...ci serve il caro,vecchioPercy.»completò il
fratello al posto suo.
Fred lo guardò di traverso per un secondo.
«Stavo per dire Pus diBubotubero.
Ma anche Percy va bene.»
~°~
«Oliver, stai bene?»
La voce di Percy giunse come da una grande distanza
attraverso il vapore, la porta chiusa e il rumore sferzante dell’acqua.
Mugugnò una risposta depressa e sentì Percy bussare piano
alla porta.
Non rispose e ficcò la testa sotto il getto bollente,
cercando di pensare lucidamente.
Katie aveva accettato l’invito di Jack Sloper.
Ora, maledizioni a parte, non c’era molto che potesse fare,
se non sperare che Jack inciampasse nella cacca di Troll e facesse una figura
talmente memorabile che anche i fantasmi ne avrebbero parlatoin eterno.
Insomma, torturarlo fino a che non avrebbe chiesto pietà
sarebbe stato soddisfacente, ma non avrebbe risolto la situazione.
Avrebbe dovuto essere felice, al settimo cielo. Avevano
vinto, no?
Durante la festa aveva ostentato una felicità forse troppo
marcata per essere reale, e si era fatto vedere entusiasta e pronto come non
mai alla vittoria, e a allenamenti durissimi.
Aveva riso, scherzato, mangiato. Si era presotutte quelle pacche
sulle spalle, e quei«Grande
partita, Baston!» con un sorriso riconoscente, ma dentro c’era qualcosa che non
andava. E quel qualcosa aveva i capelli neri e un sorriso dolce.
Oliver si concesse un'unica speranza: Katie non era sembrata
poi così entusiasta, quella sera, durante la festa, quando quella canaglia di
Sloper si era avvicinato per portarle da bere.
Non sembrava affatto entusiasta.
Poteva essere un indizio? Poteva darsi una vaga speranza?
Aveva passato tutta la serata a fingere di essere la persona
più felice del mondo. Per un attimo ci era riuscito. Era riuscito a non pensare
a Katie e a concentrarsi solo sul fatto che se vincevano contro Serpeverde era
fatta.
Sevincevano,la Coppasarebbe
stata loro. Sua.
Poi l’aveva vista lì, in un angolo, a chiacchierare con
Alicia, e aveva pensato di essere veramente troppo stanco, se finiva per
pensare che forsela Coppanon la voleva tanto quanto voleva lei.
Si era rintanato in dormitorio e si era buttato sotto la
doccia nel tentativo di calmarsi e riflettere.
L’acqua scorreva senza sosta, e i pensieri scivolavano via
uno dopo l’altro giù nello scarico.
Katie, tuttavia, rimaneva impigliata nella sua mente con
tenacia. E come poteva mai essere il contrario? Era una ragazza dolce, tenace,
intelligente e bella. Non di quella bellezza da farti voltare per una seconda
occhiata,no.
Era una bellezza che imparavi ad amare con il tempo. Non era
la ragazza perfetta, eppure sentiva di non volerenessun’altra.
Quando l’aveva abbracciata, appena dopo la partita, prima che
Jack Sloper arrivasse e mandasse in fumo nottate intere di pianificazioni, si
era sentito vivo.
Aveva vinto la partita, e la donna della sua vita era lì, tra
le sue braccia. La stretta era forte, sincera, e dolce in maniera quasi
surreale.
Si passò distrattamente una mano sullo stomaco e soffocò un
gemito.
Lanciòun occhiatain basso e scovò un grosso livido
violaceo che prima non aveva notato. Doveva esserselo fatto con quel Bolide di
troppo che aveva preso nello stomaco.
Quando si era distratto a guardare Katie segnare quel punto
spettacolare. Era così bella, quando volava. Così sicura di sé come maiera
quandosi trovava a
terra.
Così raggiante, una leonessa. I capelli che erano un
disastro, magari gli occhi gonfi di vento. Eppure quel sorriso raggiante che
gli aveva rivolto lo aveva mandato in fiamme.
In quel momento avrebbe volentieri abbandonato gli anelli, si
sarebbe lanciato in avanti e l’avrebbe baciata senza pensarci davvero due
volte.
Cos’era più importante, il Quidditch o la ragazza che amava?
Quale dei due avrebbe sacrificato, per veder realizzato l’altro?
Aveva vinto la partita, ma aveva perso l’occasione di avere
lei per colpa di un idiota.
Cos’era ciòa cuiteneva di più? Il suo futuro o
l’amore?
Il secondo gemito non era di dolore, ma ci si avvicinava
molto. Colpì le piastrelle con il pugno e poi vi appoggiò la testa, chiudendo
gli occhi.
Si lasciò scivolare l’acqua addosso, mentre sentiva i passi
ansiosi di Percy in dormitorio e il russare docile dei suoi altri compagni.
Si passò una mano trai capelli e una lacrima sceselungo la guancia, perdendosi tra le
gocce d’acqua.
~°~
Selene’sCorner
Carissime,
scusatese ci ho messo tanto ad aggiornare, ma è stato
un capitolo difficile, perché è un capitolo di passaggio e sinceramente mi fa
un po’ schifo.
Ho cercato di metterci un po’ di comicità, un po’ di
romanticismo, e un po’ di sfiga.
Insomma, povero Oliver, che deve fare per riuscire a
dichiararsi a Katie?
Riusciranno i nostri eroiblablabla?
Spero davvero tantodisi.
Ah, per chi se lo sta domandando, Jack Sloper dovrebbe avere
l’età di Katie, e farà parte della squadra di Quidditch nel quinto libro.
:D
Oliver lo odia, ma c’è bisogno di dirlo?
Povero, in questo capitolo tutti fanno gli occhi dolci a
Katie! Perfino quel donnaiolo diDavis!
Insomma, alla fine sto capitolo fa abbastanza schifo, credo.
Non è uno di quelli di cui sono maggiormente soddisfatta, ma ci si può
arrangiare, no?
L’ultimo pezzo…vi giuro, non è colpa mia. Non volevo
mettercelo, in realtà, ma poiYouTube ha fatto partire la colonna
sonora di Harry Potter e i Doni della Morte parte 2, e quando laplaylistè arrivata a “Severus e Lily”…si è
scritto da solo.
Ogni tanto un po’ di malinconia ci vuole. E spero di non aver
reso Oliver troppo OOC –è il mio terrore.
Insomma, è spaventato. Il Quidditch è sempre stato la sua
strada, ma ha vinto la partita e perso la possibilità di uscire con Katie.
Teme di non poter avere entrambe le cose, ed è terribilmente
stressato, perchè è il capitano, è il suo ultimo anno, potrebbero non vincere
la coppa e comunque ci sono sempre iM.A.G.O.,tanto
ignorati, ma dei quali non si può certo dimenticare!
Che ve ne pare? Spero di non averlo fatto troppo noioso o
tragico o…boh, non so.
Per l’ultimo pezzo, veramente, è da ascoltare conlaSoundtrackche vi dicevo prima.
Rende davvero.
Ma passiamo ai ringraziamenti!
Anzitutto benvenuta alla caraWynne, che si aggiunge alla lista dellerecensitricifolli, le quali sono spinte a
recensire solo ed esclusivamente perché Oliver è sotto alla doccia un capitolosie l’altro pure.
Insomma, contenetevi! Sto già sbavando abbastanza io, che per
descrivere Oliver sotto la doccia devo immaginarmelo!xD
Poveretto, diventeràun acciuga!
Poi grazie infinite anche aIlaSunnySmile(benvenuta anche a te, cara!),Tinotina,Faith__
(uh, quanta gente nuova, benvenuta!),Roxare Ceci Weasley per aver recensito lo
scorso capitolo. Vi adoro tantissimo!
Grazie anche a tutti quelli che seguono la storia (26), la
ricordano (2) e la preferiscono (4).
We heart you! :D
Beh, che dire?
Recensite e passate al lato oscuro, noi abbiamo i biscottini!
A parte questo, pupazzetti diOliver-acciugaa tutte! :D
Capitolo 6 *** Capitolo 5 - Un appuntamento come Merlino comanda ***
Nota: Sono quattordici pagine di word
Nota: Sono
quattordici pagine di word. Spero di farmi perdonare per il ritardo nel postare
il capitolo. Ricordatevi di recensire, abbiamo i biscottini!
Capitolo 5
-Un appuntamento come
Merlino comanda-
Il risveglio di Oliver, sabato mattina, fu particolarmente
traumatico. Percy lo buttò giù dal letto dibuon’ora – assurdamente presto – e lo costrinse ad
infilarsi nella doccia.
«Muoviti, Oliver. Non ti lascerò tutto il giorno a letto adautocommiserarti.
Penelope ha la febbre, quindi tu verraiadHogsmeade conme.»
Oliver rabbrividì – più per le sue parole che per il getto
freddo della doccia – e si rassegnò all’idea di passare una tristissima
giornata con Percy a discutere sull’importazione dei manici di scopa.
Per carità, voleva bene a Percy – era uno dei pochi fedeli
amici che avevaadHogwarts –
ma quella giornata ad Hogsmeade se l’era immaginata un tantinodiversa.
Con Katie, tanto per fare unesempio.
Quando finalmente si decise ad uscire dal bagno trovò Percy
ad aspettarlo appoggiato allo stipite della porta con aria sussiegosa.
Tentò di fargli un sorriso, ma ne venne fuori una smorfia
tirata, così rinunciò quasi subito. Percy gli lanciò uno sguardo eloquente e
minaccioso allo stesso tempo, e si affrettò ad infilarsi maglione e mantello.
«Andiamo, prendiamoci una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa.»disseil
Caposcuola, alzando un angolo della bocca in una parvenza di sorriso.
Oliver lo fermò per un braccio.
«Preferirei non incontrarli.»disse,
lanciandogli un’occhiata eloquente.
Percy alzò gli occhi al cielo.
«E cosa vorresti fare, di grazia? Chiuderti da MadamaPiediburro?
Guarda che le coppiette vanno comunque tutte lì.»
Percy si accorse di aver detto qualcosa di profondamente
sbagliato, perché Oliver si lasciò sfuggireungemito di
puro orrore.
«Come non detto, amico. Andiamo alla Testa di Porco.»
Gli lanciò un sorriso di scuse eglibattèla mano sulla spalla in un curioso
tentativo di solidarietà.
Oliver lo guardò truce e si avviò versola SalaGrandecon passo funereo, canticchiando
qualcosa di non molto allegro.
Percy spese un paio di minuti ad ascoltare, e gli parve di
scorgere tra le note distorte l’inno delPuddlemoreUnitedamòdi marcia
funebre.
~°~
Sabato, e quindi l’uscitaadHogsmeade,
arrivò per Katie ad una velocità impressionante. La neve continuava a cadere,
intervallata ogni tanto da rari scrosci di pioggia. Il parco di Hogwarts era
bianco e immacolato, e la luce debole e chiara del mattino gli conferiva
un’ariamolto piùtranquilla di quella che in realtà non avesse.
Katie si alzò presto e si buttò sotto la doccia
prima che le sue compagne di dormitorio intasassero il bagno, e riuscì ad
occuparlo per un bel po’ di tempo.
Non riusciva a decidersi ad uscire di lì.
Insomma, finché era in bagno, non c’era nessun Jack Sloper ad aspettarla
davanti al portone d’ingresso. Non c’era nessun ridicolo appuntamentoadHogsmeade.
C’erano solo il camino della Sala Comune, un buon libro, e magari con un po’ di
fortuna un paio di chiacchiere con Oliver.
Pensare ad Oliver non fu affatto una mossa
vincente. Rabbuiata si decise a spalancare la porta del bagno e infilare la
testa nel baule in cerca di qualcosa da mettere.
Rovistò un po’ finché non trovò una normalissima
felpa pesante rosso fuoco e un paio di jeans chiari. Se li infilò di malavoglia
e passò davanti allo specchio, indecisa se truccarsio meno.
«Oh, Katie si fa bella per Jack!» esclamò
sognanteSophie, la sua compagna di dormitorio.
Katie la fissò per un attimo e chiuse la scatola
dei trucchi con uno scatto. Meglio non dare troppi incentivi al ragazzo, no?
Capiamoci, non è che Jack non lepiacesse. Era carino e tutto il resto, ma non era Oliver, e su questo
puntonon c’erano dubbi.
Insomma, perchè si era ridotta ad uscire con uno
sconosciuto, per poi accorgersi che Oliver le piaceva da matti?
Tanto ormai era inutile cercare di negare anche
l’evidenza. Lo stomaco in subbuglio ogni volta che lui era nelle vicinanze e il
radar che sembrava individuarlo anche a cento metri di distanza parlavanochiaro, quasi quanto Alicia.
A proposito, dov’era quella disgraziata? Non
aveva mai visto Alicia confabulare tanto con i gemelli Weasley, e questo le
mettevaaddosso unvago senso di inquietudine.
La sera prima li aveva trovati a borbottare in unangolino, e la sera prima ancora erano entrati dal buco del ritratto
tutti e tre insieme, tutti e tre con un’aria particolarmente soddisfatta
dipinta in volto.
Scosse la testa e scese le scale del Dormitorio
con calma, come se il solo camminare piano fosse stato in grado di ritardare il
suo incontro con Jack.
Decise di fare tappa in Sala Grande per colazione
– non sia mai che Jack Sloper volesse portarla a mangiare qualcosa da MadamaPiediburro, che orrore – e lì viscorseproprio i
gemelli Weasley e Alicia, intenti a guardarsi in maniera eloquente e del tutto
incomprensibile.
Scorse Jack Sloper al tavolo di Grifondoro e si
mise a sedere dall’altra parte, tra Alicia e George.
Fred le lanciòun occhiata sorridenteche
probabilmente significava “Buongiorno” e tornò a fissare il gemello. Nessuno
parlava.
Con una certa ansia ingoiò il pancake davanti a
lei pezzo per pezzo, poi si alzò e mollò la scusa di dover scapparein bagno primadell’incontro.
Fred, George e Alicia le propinarono tre
identici, malandrini sorrisi, e questo incrementò il suo stato di inquietudine.
Quei tre stavano tramando qualcosa, Jack la
aspettava e Oliver ancora non s’era visto da nessuna parte.
~°~
«Bene, se n’è andata. Possiamo procedere con il
piano.»disseFred una volta che Katie scomparve di corsa da dietro la
porta della Sala Grande.
Alicia lanciò un sospiro di sollievo egli sorrise.
«Bene. Sapete cosa dovete fare.»disseGeorge,
afferrando un tramezzino e mettendoselo in bocca.
«Non possiamo sbagliare, o salta tutto. Deve
essere tutto assolutamente calcolato alla perfezione. Percy ha accettato senza
fare troppe domande la proposta di trascinare Oliver a Hogsmeade, al resto ci
pensiamo noi.»
Alicia e Fred annuirono, sorridendosi.
«Che il piano abbia inizio.»
«Jack Sloper, vero? Sono Alicia, l’amica di
Katie.»dissein tono affabile, presentandosi davanti a Jack.
Lui alzò lo sguardo dal suo succo di zucca e la
guardò, leggermente incuriosito. O forse era un po’ ebete, dipende dai punti di
vista.
Alicia optò per la seconda opzione e si sedette
facendo sventolare i capelli.
«Beh, mi domandavo se avevi pensato a cosa
regalarle per San Valentino, visto che è tra due settimane.»disse, sorridendo largamente.
Jack tirò fuori un’espressione tra lo sconcertato
e il terrorizzato.
«Beh, veramenteno.Insomma, oggi è
la prima volta che usciamo e…» iniziò, ma Alicia non gli diede il tempo di
finire la frase.
«Ma ci penso io!» esclamò, circondandogli le
spalle con un braccio.
Jack la guardò terrorizzato e fu costretto a dare
le spalle al tavolo, mentre Alicia sproloquiava su quanto Katie amasse i
peluches a forma di ragno – non si sa mai, poteva servire un piano B – e
nessuno si accorse di Fred Weasley, che fece abilmente scivolare dalla manica
uno strano liquido nel succo di zucca di Jack.
«…e quindi, spero che tu abbia capito tutto
quello che ho detto!» esclamò Alicia giuliva, notando con la coda dell’occhio
Fred che si allontanava lentamente fischiettando in direzione del portone.
Uno scintillio proveniente dalla sua mano le fece
capire che il piano stava procedendo come doveva.
Jack la guardò stralunato.
«Assolutamente. Peluches ragno, adora MadamaPiediburroe se le metto
le mani addosso mi tagli le appendici.»ripetédebolmente.
«Bravo, Jack. Bravo.»
~°~
La giornata, per Jack Sloper, era cominciata in
maniera alquantobizzarra.
Escluso il ritrovamento di unoSnasosguinzagliato
per il dormitorio, la sera prima, non riusciva a fare a meno di notare gli
sguardi assassini che mezza squadra Grifondoro gli riservava. In particolarequell’Oliver Baston, il capitano. Pensavano forse che avrebbe
distratto la loro migliorecacciatriceportandola fuoriadHogsmeade?
Un tantino preoccupato scesea fare
colazione, sentendosi sulla nuca lo sguardo bollente e perforante del Capitano.
Scendendo per le scale incontrò Penelope Light,
sua cugina di terzo o quarto grado, che correva perle scale direttaall’infermeria, avvolta in una pesante sciarpa e con un
termometro in bocca.
Una volta arrivatoin Sala Grande
incontrò i ghigni identici di Fred e George Weasley – non aveva perso tempo a
cercare di distinguerli – e si defilò, sedendosi il più lontano possibile da
loro.
Non sia mai che finisse vittima del loro
prossimo,terribilescherzo.
Afferrò una frittella e un bicchiere di succo di
zucca e si mise a mangiare in fretta, preoccupato all’idea di fare tardi al suo
primo appuntamento. Non era davvero il caso di far aspettare Katie, aveva
sentito dire che la ragazza aveva un gancio potente.
Quando perfino AliciaSpinnet– con cui nonavevamaiparlatoprima – si
sedette al suo fianco e iniziò a sproloquiare su San Valentino, facendolo
voltare, iniziò seriamente a pensare che un’epidemia diIdioziosiavesse colpito
i Grifondoro.
«…e se ti azzardi a metterle le mani addosso ti
taglio le appendici, ragazzo. Hai capito tutto?»
stavadicendo AliciaSpinnet.
Un tantino preoccupato fece volare lo sguardo
sulla sala prima di rispondere, erealizzòche se si
sbrigava, riusciva sicuramente a scappare da lì, evitando perfino uno dei
Weasley, che si stava allontanando proprio ora dal suo tavolo, fischiettando.
Deglutì e riportò l’attenzione ad Alicia.
«Assolutamente. Peluches ragno, adora MadamaPiediburroe se le metto
le mani addosso mi tagli leappendici.»ripetédebolmente.
«Bravo, Jack. Bravo.»disselei con aria
soddisfatta.
Si alzò come se non l’avesse appena minacciato di
renderlo impotente, gli fece un gran sorriso e si mise a sedere vicino
all’altro Weasley, continuando a fissarlo.
Giusto per avere qualcosa da fare che nonfossecontemplare uno
scudo per le parti basse, Jack afferrò il suo succo di zucca e lo bevve tutto
d’un fiato.
~°~
«Allora, andiamo?»
Jack sorrisea Katie, e lei
non poté far altro se non ricambiare il sorriso. Notò che Jack aveva un’aria un
po’ verdognola, ma non disse nulla e si limitò a seguirlo lungo la strada per
Hogsmeade.
Aveva smesso di nevicare, e la strada era
ghiacciata e scivolosa.
Per un po’ parlarono del Quidditch – Jack si
allenava come battitore e avrebbe tanto voluto far parte della squadra, magliWeasley erano imbattibili – e quando espresse le sue
curiosità sulle strane occhiatacce di Oliver Baston Katie deviò la
conversazione su una rotta più sicura, i compiti di Trasfigurazione.
Jack si lamentò per una decina di minuti di tutti
gli insegnanti dell’intera scuola, poi sorrise timidamente a Katie e fece delle
tranquillissime domande sulla sua famiglia.
Katie rispose tagliando i dettagli, cercando di
tenere degli argomenti di riservaper quandoinevitabilmente
non avrebbero più saputo di cosa accidenti parlare.
Jack ogni tanto rallentava, come per godersi il
panorama candido, e tremava un po’, probabilmente per via del freddo.
Katie chiese a Jack dei suoi genitori, e lui si
illuminò e parlò per venti minuti buoni dei commerci di Calderoni di suo padre.
Era un po’ come parlare con Percy Weasley – Percy
era meno muscoloso e più rosso – e di conseguenza Katie si ritrovò ad annuire
senza capire un accidente diImportazioni di Doppi Fondi.
ArrivaronoadHogsmeade
parlando del più e del meno – bastava lasciar fare conversazione a Jack, che
sembrava inesauribile – e si fermarono in prossimità deiTre Manici di
Scopa.
Katie guardòsperanzosa Jack– era veramente
freddo – ma lui continuò a ciarlare e tirò dritto fino a metà della via
principale, per poi fermarsi con un sorriso soddisfatto esattamente davanti aMadamaPiediburro.
La ragazza represse un conato di vomito –
effettivamente anche Jack sembrava sul punto di rimettere – e lo seguì
mestamente oltre la porta.
Dentro c’erano coppiette ad ogni angolo, e una
grassoccia signora sulla quarantina – MadamaPiediburro, presumibilmente – serviva i tavoli facendo svolazzare la
gonna e sorridendo ai giovani clienti.
«Beh,» fece Jack. «Mi sembra…carino.»
Katie si costrinse a sorridere alragazzo – maprobabilmente
le uscì una smorfia – e guardandolo meglio in volto si rese conto che sembrava
davvero malato.
Tremava, e questo poteva essere giustificato dal freddo.
Aveva dellecuriose
occhiaieviolacee sotto agli occhi, ma magari aveva dormito poco.
Era piuttostogiallognoloin faccia, ma
magari era il suo colore naturale e Katie non ci aveva mai fattocaso prima.
Sudava, e per questo davvero non c’era spiegazione, erano meno
quattro gradi fuori di lì.
Ma ciò che la convinse definitivamente che Jack
stavadavveromale furono lo sguardo vagamente febbrile e la mano che si
teneva sullo stomaco, come se stesse veramente per vomitare.
«Jack, ti senti bene?» chiese, esitante, quando
lui non diede segno di volersi muovere da davanti alla porta.
La risposta si perse nel fragore dell’entrata di
qualcuno di particolarmenterumoroso, o forse Jack
non rispose affatto, ma Katie non poteva saperlo.
Vennesommersa da tre
visi alquanto familiari, e i sospetti che aveva avuto a colazione
incrementarono a dismisura.
Fred, George e Alicia fecero ingresso nel locale,
li salutarono allegramente e presero posto su un tavolino di fianco al bagno.
Jack li vide e diventò bianco come un lenzuolo.
Decisa a ignorare la stranezza della situazione,
almeno per il momento – ci mancava solola PiovraGigantee poi c’erano
veramente tutti – Katie attirò l’attenzione di Jack posandogli una mano sul
braccio.
«Ci sediamo lì?» chiese. Gli indicò il tavolo più
lontano possibile dai gemelli e Alicia, e Jack parve riprendere un po’ di
energia. Le sorrise con aria di scuse e si sedettero.
MadamaPiediburroarrivò da loro
in un baleno e ordinarono due Burrobirre allo Zenzero – Katie si rifiutava di
provare la specialità della casa, Acqua Tonica agli Scarafaggi e Burro – e Jack
approfittò di un suo momento di distrazione per allungare una mano sul tavolo e
posarla a dieci centimetri dalla sua.
Katie cercò di fare finta di niente, ma sentiva
il calore della mano di Jack poco lontano dalla sua e gli sguardi perforanti di
quegli impiccioni dei Weasley – e anche quella che si faceva chiamarela sua migliore
amica– sulla nuca.
Arrivarono le Burrobirre e entrambi ringraziarono
la locandiera. Katie si nascose dietro al suo boccale senza ritirare la mano e
Jack continuò a chiacchierare, interrompendosi ogni tanto per sorseggiare la
sua Burrobirra allo zenzero.
Improvvisamente si bloccò e deglutì a fatica, e Katie
lo guardò preoccupata.
Sembrò per un attimo sul punto di rimettere, ma
poi parve riprendersi egli sorrise, arrossendo
furiosamente.
Katie cercò qualcosa da dire per dissipare
l’imbarazzo. Nemmeno Jack sembrava molto a suo agio.
«Ti è piaciuta la partita dell’altro giorno?»
chiese.
Niente male, niente male, pensò.Sto migliorando.
Lui si illuminò e le regalò un gran sorriso.
«Da matti. Siete stati fantastici, è stata una
partita veramente meravigliosa. Potter, poi, è stato davvero bravo. Che finta
che ha fatto con quella picchiata, superba.La Changstava per
sbattere il muso sulle gradinate.»
Katie ridacchiò eJack lesorrise,
apparentemente soddisfatto per aver concluso una frase senza andare all’altro
mondo, e fece per aggiungere qualcosa, ma si bloccò di colpo.
Un curioso rumore, come un borbottio, attirò
l’attenzione di Katie e lei ne cercò la fonte.
Si guardò per un attimo in giro, mentre Jack
arrossiva di botto, e poi riportò lo sguardo su di lui.
Contemporaneamente, entrambi abbassarono lo
sguardo sullo stomaco del ragazzo, cheaveva presoa brontolare a
più non posso, in maniera alquantoinquietante.
Jack emise un suono a metà tra un gemito di
dolore e un mugugno terrorizzato e si portò una mano alla bocca.
Biascicò uno“scusa”ovattato e corse in bagno, sotto lo sguardo esterrefatto di
Katie e di tutto il locale.
La ragazza si ritrovò ad arrossire violentemente
e a fissare la sua Burrobirra per non alzare la testa, e non si mossenemmeno quandotre sedie vennero trascinate prima indietro e poi avanti.
Sapeva benissimo chi si era appena seduto al suo tavolo.
«Ma cos’ha Sloper, Katie?» chiese Alicia
incuriosita e ridacchiante.
Katie alzò lo sguardo su di lei sospettosamente,
ma Alicia sembrava solo molto curiosa e divertita.
«Credo che stia male.»rispose, anche se era particolarmente ovvio.
Fred e George erano immersi in una conversazione
su un loro nuovo progetto, dolci magici e scherzi di ogni genere probabilmente,
e sembravano avere un’aria abbastanza innocente, per i loro soliti standard.
«Beh,» sussurrò Alicia per non farsi sentire dai gemelli, troppo
impegnati per prestar loro attenzione. «Te ne sei liberata in fretta.»
Katie fissò la porta del bagno e non le rispose,
e Jack ne uscì dopo quindici minuti buoni.
Si diresse al loro tavolo con calma, come se
avesse paura di dover tornare davanti alla tazza del water da un momento
all’altro. Ora tendeva veramente al giallo in viso e sembrava sul punto di
ricoprirsi di strane pustole.
«Non sto molto bene, devo andare in Infermeria.
Mi dispiace lasciarti qui.»dissein tono sofferente e monocorde.
Katie lo guardò preoccupata.
«Vuoi che ti accompagno?» chiese.
Lui scosse la testa debolmente, iniziando a
virare vagamente verso il violaceo.
«Non preoccuparti, ce la faccio.Credo.»
Lanciòun ultima occhiata spaventataai gemelli,
troppo occupati per badare a lui, e a Alicia, che stava guardando con moderato
interesseMichaelCorner che baciava una ragazza bionda di Corvonero, e si
defilò attraverso la porta in fretta, senza dire altro.
Fred si girò appena per vederlo uscire e sgranò
gli occhi.
«Katie, perché Sloper ha una coda da canarino
attaccata al sedere?»
A Katie parve di cogliere un luccichio
soddisfatto nello sguardo di George, ma si convinse di esserselo semplicemente
immaginato.
«Beh Katie, noi dobbiamo proprio andare.»esclamòAlicia
all’improvviso.
Tirò su di peso Fred e George, che erano
ritornati al loro discorso contorto su merendine che facevano vomitare, e
uscirono dal locale lasciando lì Katie come un salame, a domandarsi che
accidentiavesse fattoa Godric per meritare una giornata così assurda.
~°~
«Insomma,Perce, ti decidi a scegliere questa dannatissima piuma?»
Oliver era davvero di pessimo umore. Non aveva
incontrato Katie né al Castello néadHogsmeade, e
non era esattamente sicuro che fosse una cosa positiva. Certo, si era
risparmiato la vista dei raccapriccianti tentativi del suo rivale di
conquistare la ragazza che amava, ma non vederla gli aveva messoaddosso unpo’ di ansia.
Come a rendere le sue preoccupazioni più reali,
aveva trovato Fred, George e Alicia intenti a borbottare tra loro a Colazione,
con l’aria aver intenzione di combinare qualcosa digrosso. Dai gemelli Weasley una cosa del genere potevi
aspettartela, ma ciò che maggiormente lo scioccava era l’espressione risoluta e
malandrina di Alicia. Aveva evitato abilmente di domandarsi che accidentiavesseroin mente – era
sicuro di non volerlo affatto sapere – e aveva seguito Percy ad Hogsmeade, per
finire un’ora intera rinchiuso in un negozio ad aspettare chePercescegliesse una
dannatissima piuma d’aquila, visto che la sua era esplosa per un piccolo
incidente a Incantesimi.
«Taci, Baston. Posso ricordati che sei stato tu a
dare sfoggio delle tue doti da piromane dando fuoco alla mia piuma semi-nuova?»
lo rimproverò Percy, saggiando la leggerezza di una piuma color panna.
Oliver strinse gli occhi e lo guardò male.
«Ti ho già chiesto scusa in ginocchio. Cosa devo
fare per farmi perdonare, presentarti aCaramell?»
Percy spalancò la bocca.
«Loconsci?!»
esclamò stupefatto.
«No,Perce. Ti stavo prendendo in giro.»
«Ah.»
Percy gli lanciòun occhiatarancorosae tornò ad
osservare la piuma, passandola sotto il naso.
Oliver lo osservò per un po’, nella speranza che
l’amico si sentisse sotto pressione eaffrettassela sua scelta,
ma Percy era un tipo pignolo e testardo.
Dopo aver provato quasi tutte le piume del
negozio la scelta cadde sulla seconda che aveva preso in mano appena entrato –
come Oliver aveva ovviamente previsto – e come se non bastasse Percy pagòi sedici Falciche doveva al
venditore inZellini, posandone uno
per uno sul bancone con fare pomposo.
Uscirono dal negozio e Oliver fu quasi sollevato
nel sentire l’aria gelida di fine gennaio sul volto. Percy invece si ritrasse
nel cappotto e ficcòla faccia nella sciarpa rosso-oro.
«Dove credi che sia?» domandò Oliver, senza
nessuna particolare inflessione della voce. Cercava di mantenere un tono
neutro, ma era sicuro che Percy sapesse esattamentecosa stesseprovando in
quel momento.
Desiderò ardentemente di essere sul campo da
Quidditchin sella alla suaComet260ad allenarsi duramente. Almeno in quel modo non ci sarebbe
stato spazio per nessun pensiero molesto che si presentava sotto forma di una
splendida ragazza con i capelli neri.
Sangue, sudore e lacrime, ecco cosa ci voleva
davvero. Doveva smettere di pensare a Katie, doveva concentrarsi sul Quidditch.
Percy lo guardò, vagamente compassionevole, e
Oliver si maledisse per avergli fatto una domanda del genere. Era strano
parlare di queste cose con Percy. Percy stesso era strano fino all’inverosimile
– e pomposo, e rompiscatole, e un Prefetto, e noioso – ma gli voleva bene.
«Fa freddo. Credo che siano in qualche negozio, o
ai Tre Manici di Scopa.» rispose.
Era una mezza verità, e lo sapevano entrambi.
Facevadavverofreddo, e magari Sloper stava cercando un modo di scaldare
Katie. Oliver represse l’improvviso istinto omicida che lo colse nel bel mezzo
della strada e si distrasse un attimo, cosicché non vide la palla di neve
arrivare. Quella lo centrò dritto in faccia, e quasi cadde all’indietro per lo
spavento. Tuttavia, le sue doti straordinarie da Portiere gli permisero di
parare una parte del missile, e vide conla coda dell’occhio duefamiliari teste
rosso fuoco in un mare di bianco.
«Voi due!» sibilò Percy, contrariato ma anche
sollevato di non essere il bersaglio, per una dannatissima volta, dei suoi
molesti fratelli.
Oliver si riprese dallo shock della paralisi
facciale causata dal gelo della neve e si trovò davanti Alicia e i gemelli
Weasley, come annunciato da Percy.
Fred gli sorrideva – o era George, dannazione? –
el’altrostava per rotolarsi a terra, spanciandosi dalle risate per la
sua faccia sconvolta.
Aliciaglisorrise
incoraggiante, e per un fugace, terrificante momento ebbe il sospetto che tutta
la squadra di Quidditch, compreso il giovane Harry, fosse a conoscenza della
sua tribolazione sentimentale e dei suoi sogninon sempre
castissimisulla loro
miglioreCacciatrice.
«Percy, veniamo giusto ora dal castello. Abbiamo
incrociato Penelope che andava in Infermeria, chiede di te.»disseAlicia, sorridendo anche a Percy. Alicia e Penelope avevano
la stessa età e frequentavano delle lezioni insieme, e potevano dirsi amiche,
anche se non passavano molto tempo insieme.
I baffi da burrobirra dei gemelli Weasley, però,
erano vagamente sospetti, così come i loro occhi – identici – puntati su Percy,
come se il fatto che il ragazzo dovesse correre al capezzale di Penelope Light
fosse una questione di vita o di morte.
Percy parve cogliere l’occhiata dei fratelli, ma
anziché rimproverarli come faceva di solito per le loro occhiate diaboliche
degne diSalazarSerpeverde o di Sirius Black, fece una cosa stranissima.
Aprì la bocca a formare una perfetta, tonda e
silenziosissima “O”, per poi guardarlo di sfuggita annuire, gli occhi
spalancati in un’espressione a metà tra il sospettoso e il sorpreso.
«Ti accompagniamo, stavamo tornando su, fa troppo
freddo.»disseAlicia,
sorridente come non mai. «E poi voglio vedere anche io se Penelope si sente
meglio.»aggiunse, pensierosa.
Percy deglutì, cosa stranissima, e si girò verso
Oliver, passandogli un foglietto di pergamena.
«Avevo delle commissioni da fare. Se ti lascio la
mia lista, le faresti per me? Ti lascio anche i soldi.»disse, supplichevole. Oliver capì che era combattuto tra il
lasciarlo lì da solo come un gatto abbandonato e correre al capezzale della
fidanzata, più che altro perché lei lo avrebbe mollato se non fosse arrivato di
corsa, visto come lo comandava a bacchetta.
Annuì mestamente e afferrò gli oggetti che l’amico
gli porgeva, sotto lo sguardo avido – chissà perché, poi – dei gemelli Weasley.
Percygli sorriseun’ultima
volta.
«Scusa, Oliver. E grazie!» disse. Poi si voltò e
iniziò a marciare spedito verso il castello più in fretta che poteva,
accompagnato da Alicia e i gemelli Weasley, che esibivano i volti di coloro che
avevano appena portato a termine con estrema efficacia una missione
particolarmente difficile.
Rimase a guardarli allontanarsi chiacchierando –
Percy estrasse la bacchetta un paio di volte e la puntò contro i fratelli – e
se ne stette fermo lì, al freddo, per una manciata di secondi di troppo.
Caso volle che la fortuna passasse di lì in quel
momento, attirata da tutte le cospirazioni in atto a sua insaputa.
«Ehi, Oliver!»
Oliver sgranò gli occhi e rimase immobilizzato
sul posto, senza avere il coraggio di girarsi.
Katie, fu tutto ciò che la sua mente riuscì a produrre.
~°~
«Ehi, Oliver!»
Katie non riusciva a credere ai suoi occhi. Che
diavolo ci faceva Oliver Baston a Hogsmeade, da solo come un cane, in mezzo
alla strada, a fissare Hogwarts da lontano conquell’aria da ebete?
Lui per un istante rimase immobile, come se gli
fosse stato lanciato unPietrificusTotalus, e Katie fu
quasi sul punto di borbottare unFiniteIncantatemper assicurarsi
che nessuno lo avesse stregato, ma poi si mosse.
Si voltò lentamente verso di lei, e sul suo volto
passarono tre diverse reazioni nel giro di un nanosecondo, tanto che a Katie
venne il dubbio di essersi immaginata tutto.
Prima parve estremamente terrorizzato, poi
improvvisamente sollevato, e poi di botto terribilmente imbarazzato.
Katie cercò di sorridergli, e quando vide che
Oliver ricambiava il suo sorriso si sentì vagamente meno preoccupata. Se
riusciva a sollevare gli angoli della bocca, non aveva nulla che non andava. In
genere, per controllare che il soggetto non fosse sul punto di avere un
infarto, si chiedeva di formulare una frase di senso compiuto, ma evitò di fare
la prova, certa che Oliver avrebbe risposto qualcosa come “la pluffa non
entrerà negli anelli”.
Cercò qualcosa di sensato da dire, perché
fissarsi per un determinato periodo senza proferire parola non era esattamente
una buona idea, e se ne uscì con un sofisticatissimo «Cosa ci fai qui tutto
solo?».
Si complimentò mentalmente con se stessa, perché
Oliver parve leggermente più a suo agio e rispose come una persona normale,
senza citare il Quidditch nemmeno una volta.
Raccontò di essere arrivato con Percy e di aver
passato più di un’ora a scegliere una Piuma d’Aquila.
«Poi abbiamo
incontrato i gemelli Weasley e Alicia, » disse. « e Percy è andato con loro al
castello, perché Penelope, la sua ragazza, è finita in Infermeria.»
«Che strano.»feceallora Katie,
mentre camminavano lentamente fiancheggiando il lato sinistro della via. «Anche
Jack è andato in Infermeria. Non stava affatto bene.»disse, guardando Oliver di traverso.
Le parve di
scorgere un lampo di trionfo negli occhi del ragazzo, ma si convinse di
esserselo solo immaginato. Aveva davvero una fervida immaginazione, quel
giorno.
«Ah, ecco, mi
stavo chiedendo dove fosse finito!» si lasciò sfuggire Oliver. Parve pentirsene
immediatamente, perché serrò la bocca e non aggiunse nient’altro.
Katie, alla
luce delle parole di Alicia e degli eventi di quei giorni, si sentì in dovere
di dare delle spiegazioni che lui altrimenti non avrebbemaipreteso,
orgoglioso com’era.
«E’ stato un
fiasco di appuntamento, non credo che ci uscirò di nuovo.»rivelò, arrossendo.
Era quasi una
confessione, se ci si pensava bene, e Oliver diventò talmente rosso che quasi
riusciva a sentirsi il calore addosso. Questo parve rincuorarla, e Oliver
riprese a camminare decisamente piùsoddisfatto, cosache la rese
davvero felice.
«Devo fare
alcune commissioni per Percy, ma non so davvero dove trovareun…» scorseappena il
foglietto che aveva in mano «…maglione di lana in fibra morbida.»lesse, sconcertato.
Katiegli sorrisee si sentì
avvampare, ma anche molto leggera.
«Ci penso io,
Capitano.»
Il resto della mattinata passò ad una velocità
incredibile per Oliver. Avevano trovato il maglione per Percy, che
evidentemente era deciso a non indossare il solito, lanoso maglione conla Pricamata sopra
che sua madre soleva regalargli ad ogni Natale.
Katie era stata fondamentale nelle operazioni di
acquisto: avevano riso a crepapelle della lista assurdamente precisa di Percy,
considerato che l’aveva scritta per se stesso, e risero anche quando Katie
inciampò in quel sasso che sporgeva dalla neve. Oliver l’aveva afferrata perun braccio primache lei si
spiaccicasse a faccia avanti sulla strada, per poi arrossire di botto per il
contatto equell’insolita vampata da calore che
l’aveva avvolto.
Si erano davverosbellicati quandola sciarpa
rossa della ragazza si era inesplicabilmente impigliata in
un lampione, quasi strangolandola.
Ancora una volta Oliver era corso a salvarla,
sorridente e imbarazzato, sentendosi tanto uno sfigatissimo cavaliere che salva
la sua dama in pericolo.
Ma Katie non era tanto una damigella in pericolo
quanto un’autentica calamita per disgrazie e calamità naturali.
Sembrava proprio che non riuscisse a stare dieci
minuti senza che qualcosa la aggredisse, che fosse la sua sciarpa, un sasso o
la capra imbestialita del barista della Testa di Porco.
Oliver aveva già notato questo aspetto di Katie
durante allenamenti di Quidditch e partite. I bolidi avevano sviluppato una
particolare familiarità con il cranio, il naso e le costole di Katie, e i
giocatori avversari sembravano aver messo su un giro di scommesse clandestine
su chi la buttava giù dalla scopa più velocemente.
Sembrava davvero che fosse perseguitata dalla
sfortuna, e Oliver ne era profondamente convinto, ma rimaneva comunque una
giocatrice di Quidditcheccellente.
E forse lui era un po’ di parte, ma diceva
la stessa cosa anche di Harry, e non era di lui che era follemente innamorato,
no?
In quel momento Katie lo riscosse dai propri
pensieri, posandogli con leggerezza disarmante una mano sul gomito.
«Che ne dici se andiamo a mangiare un panino ai
Tre Manici di Scopa?» domandò, mentre il suo stomaco brontolava allegramente
per darle manforte.
Oliver si accorse di essere terribilmente
affamato e annuì, sorridente.
Katie gli restituì radiosa il sorriso e lui non
poté fare a meno di ringraziare Godric, Merlino, Morgana, Silente e tanti altri
per tutte le fortunatecoincidenzeche l’avevano portato a passare la giornata con Katie anziché
con Percy.
Non poteva certo sapere che Katie, in cuor suo,
stava ringraziando esattamente per la stessa cosa.
Quando entrarono ai Tre Manici di Scopa erano
ormai le due e mezza del pomeriggio e il locale non era affollato come Oliver
pensava.
C’erano soloSunasBoneseHannaAbbottdiTassorossoe un altro
gruppo di studenti che conosceva solo di vista. Katie salutò timidamente le due
ragazze con un gesto della mano e Oliver sorrise loro. Avrebbe volentieri
gridatoal mondo tuttala sua felicità, ma forse era meglio trattenersi fino a che
non sarebbe stato solo, in Dormitorio.
EraadHogsmeade con
KatieBell, erano da soli, e quello si stava
trasformando sempre di più in un appuntamento in piena regola.
Ora doveva solo pagarle il pranzo, farla ridere,chiderleun altro
appuntamento, riaccompagnarla fino in Sala Comune e magari strapparle anche un
bacio sulla guancia.
Se ci fosse stato Percy, probabilmente lo avrebbe
rimproverato di essere stoltamente ottimista fino alla nausea, lui che di
solito era un pessimista cronico, ma in quel momento non si sentiva né
ottimista né il contrario. Si sentiva solo decisamenteeuforico.
Si sedettero ad un tavolo all’angolo e ordinarono
due panini, cominciando a parlare di Quidditch.
Katie sembrava entusiasta dell’andamento della
classifica, nonostante a entrambi bruciasse ancora la sconfitta controTassorosso, e
condividevano l’ansia per la partita decisiva, quella contro Serpeverde.
Se Oliver era preoccupato all’idea di annoiare
Katie con l’argomento Quidditch, si sbagliava di grosso.
Lei iniziò a parlarne, godendosi gli occhi accesi
dall’euforia e dall’eccitazione di Oliver, e lei chiuse il discorso,
rassicurando Oliver ottimisticamente e rimproverandolo bonariamente di tentare
di assassinare Harry Potter.
Lui sorrise imbarazzato e si portò una mano tra i
capelli, sulla nuca, posando l’altra a pochi centimetri da quella di Katie.
Lei guardò per un istante le loro mani vicine e
riportò subito lo sguardo su Oliver, vagamente rossa in viso.
«Vedrai che vinceremo la coppa, Oliver. Me lo
sento.»
Perché lo aveva detto lei, Oliver ci credette. Si
sentiva talmente felice e stordito che nemmenorealizzòquello che
stava facendo fino a che non si ritrovò a coprire la mano della ragazza con la
sua, a guardarla negli occhi grigi e a mormorare «Grazie.»conun tono
talmente dolce che sconvolse per primo se stesso.
Quella volta, tuttavia, non si sentì affatto in
imbarazzo. La mano di Katie era fredda e la sua era a dir poco bollente, e il
netto contrasto gli mandava brividi gelati lungo il gomito.
Trovò il sorriso dolce che lei gli rivolse la
cosa più bella del mondo, e decretò che non avrebbe spostato la mano di lì
neanche morto.
Uscirono dal locale ridendo e guardandosi
timidamente di sottecchi. Oliver aveva insistito per pagare e Katie aveva
protestato per un po’, ma sapeva che era una battaglia persa in partenza: se
Oliver Baston si metteva in testa di fare una cosa, non c’era verso di farlo
desistere, in alcun modo.
Come quella volta che li aveva costretti ad
allenarsi con una mano legata dietro alla schiena, tanto per fare un esempio.
Katie sorrise divertita al ricordo e si strinse
nella sciarpa e nel mantello per ripararsi meglio.
«Hai freddo?» le chiese Oliver, avvicinandosi a
lei impercettibilmente.
Katie alzò su di lui lo sguardo, sollevando un
sopracciglio con aria divertita.
«Tranquillo, non mi ammalerò e verrò ai prossimi
allenamenti senza problemi.»glirispose ridendo.
Oliver si finse offeso per il fatto che lei gli
avesse dato del furioso Capitano maniaco e borbottò un paio di dinieghi.
«La sua testa! Galleggiava!», gridò qualcuno,
travolgendoli.
Oliver riconobbe Draco Malfoy, ricoperto di fango
e inseguito dai suoi due soliti scagnozzi, che correva a rotta di collo per le
vie di Hogsmeade, direttoadHogwarts. Aveva l’aria di chi ha appena incontrato un lupo
mannaro, e lo sentirono strillare a gran voce fino a che non fu solo un puntino
che correva veloce verso il castello.
Oliver lo osservò per un po’ e poi ridacchiò in
direzione di Katie, scuotendo la testa e alzando le spalle.
Katie rise di nuovo e si sentì estremamenteleggera. Qualsiasi questione sarebbe passata in secondo piano, di
fronte a un ragazzo così pazzo, carino, maniacale e dolce.
«Ci avviamo al castello? Fadavverofreddo.»proposeOliver,
rabbrividendo.
Katie, che non disdegnava affatto l’idea di
entrare in Sala Comune con Oliver Baston, annuì.
Per prima cosa, se Jack liavessevisti insieme
probabilmente non le avrebbe più chiesto di uscire. Oliver aveva l’aria da
pazzo pericoloso,soprattutto quandosi andava ad intaccare la concentrazione della sua squadra di
Quidditch, e Katie sperava chealmeno un po’fosse geloso.
Secondo, era sicura che avrebbe trovato lìPuffo Weasley,
Pelo RossoePluffa Impazzita, in sua attesa, con tre ghigni esattamente identici.
Sospettava in un loro coinvolgimento negli eventifortunati e
casualidella giornata, ma non poteva provarlo, se non sottoponendoli
aVeritaseruso MaledizioneImperius, entrambi mezzi un tantino illegali.
«Per me va bene. Rischio di prendermi un
raffreddore, se passo ancora molto tempo al freddo!» esclamò Katie.
Oliver la guardò storto e mormorò qualcosa come“Autoboicottaggiodegli allenamenti”, ma alla fine
sorrisee la seguì su per il sentiero che riportava al castello.
Chiacchierarono praticamente di tutto durante il
tragitto di ritorno, e Katie ebbe anche l’occasione di raccontare a Oliver
della misera figura con Jack e della fine tragica del suo appuntamento.
Oliver si disse dispiaciuto per lui, ma ilsorrisettosadico che
aveva in faccia suggerì a Katie che, se Alicia aveva ragione, e leipiacevaa Oliver – cosa
di cui dubitava – in quel momento il ragazzo stava augurando a Jack Sloper
tutti i virus intestinali del mondo.
Entrare nel castello fu un vero sollievo per i
due ragazzi, ormai gelati dalla testa ai piedi. Alcuni studenti stavano
rientrando da Hogsmeade alle loro spalle, dirigendosi in massa verso la torre
di Corvonero.
Oliver vide Cho Chang camminare di fianco ad
un’amica con l’aria civettuola e per niente abbattuta.
Fecero le sei rampe di scale che li separavano
dalla Torre di Grifondoro con calma, mentre Katie raccontava allegramente delle
sue vacanze di Natale e Oliver ascoltava rapito, ridendo di tanto in tanto alle
sue battute, sorridente come un ebete innamorato solo sa essere.
«…e la mia vicina di casa,Babbana, ha chiamato il numero speciale perché dice di aver visto
Sirius Black nascosto nella sua siepe. A Londra! Ma figuriamoci.»stavadicendo Katie.
Oliver ridacchiò.
«Così vivi nel quartiereBabbanodi Londra?»
domandò, curioso. «Dev’essere strano stare lontano dalla magia, a casa.»
Katie annuì mesta.
«Sono Mezzosangue,» disse. «Mia madre è una strega e mio padre unBabbano. Abitiamo insieme a mia nonna paterna.»
Oliver le sorrise. Non le importava se fosse
Purosangue o NataBabbana. Anche lui era
Mezzosangue, nonostante non avesse mai conosciuto ilpadre*,Babbano.
Era cresciuto con sua madre, e quando lui aveva
dodici anni lei si era risposata con un mago,Arnold,a cuiOliver era molto legato.
«Speriamo che Sirius Black non si faccia vivoadHogwarts.»sospiròKatie.
«Insomma, era il più fedele seguace diTu-Sai-Chi, e Harry l’ha fermato. Vorrà vendicarsi, ora che è libero.»aggiunse, preoccupata.
Oliver le lanciò un’occhiata orgogliosa e
obliqua. «C’è SilenteadHogwarts, non oserebbe mai.» disse. «E poi, prima di far
fuori il miglior Cercatore che Grifondoro abbia mai avuto, dovrà passare sul
mio cadavere.»annunciòtetro,
sfiorando la bacchetta.
Katie rise di lui per un’intera rampa di scale e
lui si ritrovò a farle il solletico per farla smettere, mentre acceleravano il
passo inconsapevolmente.
Arrivati davanti al ritratto della Signora
Grassa, vi trovaronoSirCadogan, che lì salutò
con un inchino, chiamandoli Ginevra eArtù, e accettò la parola d’ordine –Vile Canaglia– con estrema
riluttanza.
«Avrei preferito sfidarvi asingolartenzone, nobile
cavaliere comandante delle tue truppe!» disse, risentito, poi scivolò in avanti
e li lasciò passare.
La SalaComuneera stranamente
deserta. C’era solo un ragazzo che leggeva, in un angolo, e che non si curò
affatto di loro.
Katie lanciò un’occhiata alle scale del suo
Dormitorio e poi si girò di nuovo verso Oliver.
«Beh, ho passato una bellissima giornata, davvero.»dissea Oliver. Lui
sorrise, radioso.
«Anche se a Sloper è spuntata una coda di
canarino per cause sospette?» domandò, ridacchiando.
«A meno che nonsia statotu, direi di
si. Anche se Jack è scappato dal nostro appuntamento.»rispose, spostandosi i capelli dietro l’orecchio.
Oliver le fece un sorriso dolce.
«Non sono stato io, mi dispiace.»disse ridendo. «Mi sono divertito un sacco.»aggiunse, guardandola più intensamente negli occhi. Era
arrivato il fatidico momento, e lui lo sapeva. E probabilmente lo sapeva anche
lei.
«Grazie per avermi fatto compagnia, Katie.» disse. Abbassò losguardo mentrelei rispondeva
«Di niente!»,forse un po’ troppo in fretta.
Passò un istante di silenzio imbarazzato, e
Oliver si decise.
Ora o mai più.
«Mi stavo chiedendo,» iniziò, fissandosi le scarpe e
arrossendo, « se per caso non ti andasse…ovviamente, tra un allenamento di
quidditch e un altro…cioè, io…» fece un sospiro e continuò, rivolto ai lacci
delle scarpe. «se magari ti andava di tornareadHogsmeade. Con
me. Dasoli.»
Arrossì furiosamente, e pregò silenziosamente il
pavimento della Sala Comune di risucchiarlo e richiudersi sulla sua vergogna,
ma quello rimase lì dov’era, dispettoso.
Katie spalancò la bocca e gli occhi e ci mise un
istante di troppo arealizzareciò che stava succedendo.
Oliver si sentì terribilmente scoraggiato.
Ammosciato, per la precisione.
«Ovviamente, se non vuoi…cioè, magari tu…Sloper…»
fece, costernato, rivolto allescapre.
Katie sorrise, e fu un sorriso splendido, che
illuminò la stanza, e Oliver lo percepì, tanto che alzò gli occhi sui suoi,
trovandola veramentetroppovicina.
Riusciva quasi a distinguere chiaramente le
ciglia e tutte le pagliuzze azzurre dell’iride…
«Mi piacerebbe unsacco.»rispose lei piano.
Si guardarono per un secondo, poi Katie fece una
cosa meravigliosa e completamente inaspettata.
Si alzò in punta di piedi, lo guardò
maliziosamente un’ultima volta e gli sfiorò la guancia con le labbra.
Oliver rimase lì, imbambolato, senza nemmeno
prendersi il disturbo di arrossire furiosamente. Katie invece si ritrasse,
color bordeaux in viso, mormorò un “ci vediamo domani” e scappò nel suo
dormitorio.
Oliver aspettò di sentire il rumore della porta
chiusa, poi si lanciò verso le scale del suo, di dormitorio.
Dovevatrovare Percy, e subito.
Fece le scale due a due, sentendosi l’uomo più
felice sulla faccia della terra.
Prima di trovare Percy, però, ci voleva una
doccia. Una docciagelata.
Selene’sCorner
Chi non muore si rivede, eh?
Chiedo umilmente perdono, perché ci ho messo una
vita a scrivere il capitolo, ma spero che vi piaccia e che sia di vostro
gradimento. E’ un capitolo bello corposo –quattordici pagine di word, è troppo
lungo? – e spero di farmi perdonare in questo modo:D
Eccola tanto attesa uscitaad Hogsmeade.
Devo dirvi alcune cose importanti, quindi vi
prego di leggere.
1-Ho inserito
un’immagine della storia, la trovate all’inizio del primo capitolo. E’ il mio
primo esperimento conPhotoshop, spero che vi piaccia:D Fatemi sapere, mi raccomando!
2-Volevo farvi
una domanda importante: come credete che sia la caratterizzazione dei
personaggi di cui parlo? Cosa secondo voi non quadra molto, o non è molto
chiaro? E cosa, secondo voi, è di troppo nelle descrizioni? Sono un po’ in ansia per via dell’IC, e spero di
averlo rispettato.
3-Ho inserito il
dialogo sui genitori e sulle origini perché servirà da base per il futuro,
insomma. Le informazioni su questo le ho trovate suWikiHarry Potter.
Non sono certe al 100%, ma dovrebbero essere entrambiMezzoSangue.(Enonsanguesporco, attenzione!) Figli di un mago e unbabbano, insomma. A metà:D
4-Del padre di
Oliver ho deciso io, rileggendo HP4. Lì dice che Harryvienepresentato ai
genitori di Oliver, e ho pensato di condire di più la faccenda. Ora la madre
sta con un mago, quindi nella guerra non correrebberorischi, maOliver è
comunque per metàbabbano. :D
Passiamo peròai
ringraziamenti: devo davvero ringraziarvi per le meravigliose nove recensioni
che mi avete lasciato. Dal prossimo capitolo ho deciso che risponderò alle
recensioni qui in fondo alla pagina, perché quel metodo mi piaceva di più, a
dirla tutta:D
Grazie infinite a Perla (benvenuta!)IlaSunnySmile, Ceci Weasley,Wynne_Sabia, Roxas93 (benvenuta anche a te!),Tinotina, Ella18
(welcome!),Queen_(bentornata!!) eAresEris(record
recensione più lunga, mi sa :D)
ANNUNCIO: Oliver tornerà a farsi vedere sotto la
doccia nel prossimo capitolo, dove torneranno anche le sue numerose paranoie
mentali, e apparirà anche il professor Lupin:D Oh, Remus adorato!!
ANNUNCIO 2: Come suggerito daWynne_Sabia, fondiamo ilC.R.A.B:Comitato Riabilitazione Addominali di Baston, decisamente
troppo sottovalutati in questo sito :D
Insomma, se volete partecipare, fatemelo sapere!!Abbiamo tanti pupazzetti di Oliver strizzato sotto la doccia
e tanti poster!!:DE ovviamente, i
biscottini! :D
SPOILER PROSSIMO
CAPITOLO: Oliver parlerà con Lupin, sapremo
finalmente cosa hanno combinato Alicia, Fred e George a Jack Sloper, e
scopriremo anche cosa c’entra Percy.
E ci sarà una piccola sorpresa che spero vi piaccia:D
Capitolo 7 *** Capitolo 6 - Il mio gerbillo è ancora un gerbillo ***
A Wynne, perché con la sua assurda danza della pioggia mi ha fatto
tornare la voglia di scrivere
A Wynne,
perché con la sua assurda danza della pioggia mi ha fatto tornare la voglia di
scrivere.
Ah, e ha salvato il mondo dalla
siccità, ovviamente.
Inchinatevi a lei e andate tutti
a leggere la sua meravigliosa storia, Pure imagination.
Nota:
durante questo capitolo nessun Vermicolo è stato
maltrattato.
Capitolo 6
- Il mio gerbillo è ancora un gerbillo–
Percy
Weasley poteva definirsi un mago brillante. Si sentiva oltremodo sveglio e poteva
dire di essere attento ai dettagli in maniera assurdamente maniacale.
Si
accorse subito, perciò, che c’era qualcosa che non andava. A pensarci bene no,
non qualcosa che non andava. Qualcosa
di diverso.
Quando
aprì gli occhi, quella mattina, la camera era gelata.
Si tirò su a sedere e si strinse nelle coperte, infreddolito. Guardandosi
intorno con lo sguardo convinto dei miopi cercò di mettere a fuoco i suoi
compagni di stanza.
Passò
in rassegna la stanza e distinse quattro macchioline rossastre – i letti – con
protuberanze e rigonfiamenti – presumibilmente i suoi coinquilini.
Bene,
c’erano tutti.
Un
momento.
Tutti?
Percy
volò con lo sguardo al letto di fianco al suo che, si rese conto con profonda
sorpresa, era occupato dal suo legittimo proprietario. Il quale, tuttavia, non
sembrava in possesso di facoltà vitali. Più che altro sembrava caduto in una
sorta di vigile stato vegetativo.
Oliver
giaceva disteso sul letto, ritto come un manico di scopa: fissava il soffitto
con aria particolarmente vitrea, gli occhi spalancati e lucidi.
Percy
lo fissò scandalizzato per alcuni minuti. Alla fine Oliver dovette sentirsi
osservato, perché voltò la testa rigidamente nella sua direzione. Solo allora
Percy si accorse delle occhiaie orribili che esibiva l’amico, grosse come calderoni e viola come i maglioni di mamma
Weasley.
Poi
lui parlò.
«
Ieri sera ti cercavo » gracchiò, euforico ma ancora immobile. « Ma non sono
riuscito a trovarti. Eri da Penelope? »
Senza
attendere una risposta, riprese. « Ho fatto una doccia gelata»
Percy
continuò a fissarlo, inarcando appena le sopracciglia.
«
Ieri sera » ripeté a scopo informativo. Le mascelle di Percy si spalancarono.
Quindi c’entra Katie, realizzò.
Oliver
continuò a guardarlo per un minuto buono con l’aria di uno che ha appena preso una bastonata in testa.
Poi,
improvvisamente, iniziò a raccontare.
«
Sai » disse. «Jack Sloper ha mollato Katie nel bel mezzo del loro appuntamento
».
Percy
si limitò ad alzare un sopracciglio.
Lo
sapeva e c’era un motivo molto particolare e per niente illegaleper cui lui sapeva: un
complotto vero e proprio.
Finse
di non capire e assunse un tono innocente. « E tu lo sai perché…?»
«Oh»
sospirò Oliver, rimanendo immobile. « Ho passato io la giornata con lei».
Percy
gli lanciò di nuovo un’occhiata convinta nonostante la sua miopia, che gli permetteva
di vedere almeno tre Oliver uno di fianco all’altro, tutti particolarmente
sfocati.
«Non
ti sei dimenticato di fare i miei acquisti, vero?
» domandò fremendo.
Oliver
ebbe addirittura il coraggio di alzare gli occhi al cielo, come se non fosse
una domanda assolutamente lecita, ed
indicò con un cenno della testa un sacchetto ai piedi del letto dell’amico.
Percy
ne esaminò con circospezione in contenuto.
«Mhm» fu il suo commento. Ci sapeva fare, la Bell,
con i maglioni. Oliver borbottò qualcosa a proposito della mancanza di fiducia
nei suoi confronti.
Percy
ne approfittò per inforcare gli occhiali di corno. Quando si girò di nuovo a
guardare Oliver si accorse di cosa c’era esattamente
che non andava: erano ben due cose.
Primo,
aveva un grosso livido violaceo in fronte.
Secondo,
Oliver Baston era - per la prima volta in sette lunghi anni di convivenza - nel
suo letto. Non sotto quella dannatissima
doccia che lo svegliava tutte le mattine alle sei, ma nel suo dannatissimo letto.
E
quella cosa non era mai – mai –
successa.
Percy
lo fissò inorridito. «Oliver, che diavolo ti sei fatto in fronte?».
La Bell lo aveva forse picchiato
selvaggiamente? Oliver sgranò gli occhi e si tastò la fronte con le dita.
Appurato di non aver ramificato un meraviglioso corno di unicorno durante la
notte, si lasciò sfuggire un gemito.
«
Ho preso a testate le piastrelle della doccia », borbottò come se fosse una
spiegazione plausibile, alzando le spalle in un gesto molto blando. Nonostante
la finta noncuranza, tuttavia, non aveva abbandonato l’entusiasmo iniziale che
sembrava averlo paralizzato sul letto.
Percy
inarcò le sopracciglia in segno di disapprovazione, ma
Oliver lo ignorò.
Sembrò
sciogliersi dalla paralisi improvvisa che lo aveva colpito e balzò giù dal
letto, vestendosi in tutta fretta.
Si
fiondòfuori dal dormitorio
senza dire una parola.
Percy
rimase immobile a fissare il punto in cui la schiena di Oliver era sparita,
troppo sconvolto per offendersi o pensare al numero del San Mungo, reparto
Malati Mentali, ma non fece in tempo a sentirsi un idiota – o prendere sul
serio l’idea di chiamare l’ospedale magico - che già Oliver era
tornato su di corsa, comparendo sulla porta e poi lanciandosi a
capofitto nel baule.
«
Ho dimenticato i pantaloni » borbottò.
Percy
lo fissò mentre si infilava i pantaloni al rovescio e
poi se li sfilava di nuovo, sempre più rosso e sempre più fuori di testa.
«Dì
un po’» disse. «Ti sei bevuto il cervello?»
Oliver
ora tendeva al bordeaux. «No,» replicò. «ma ho chiesto
a Katie di uscire. E lei ha detto di si».
Percy
lo fissò esterrefatto. «E hai preso a testate la doccia dall’entusiasmo?»
domandò cautamente.
Oliver
sbiancò di botto. «No, quello era perché mi ha dato un bacio su una guancia»,
disse con un filo di voce.
«Ah».
Oliver
sorrise nervosamente, come se non l’avesse capito nemmeno lui fino a quel
momento, poi senza aggiungere niente si lanciò giù per le scale a rotta di
collo.
Un
rumore sordo e un’imprecazione confermarono a Percy che sì, era rotolato giù
per le scale.
Una
risata limpida che echeggiò fino a lui aggiunse che sì, era caduto proprio davanti a Katie Bell.
Qualcuno
alla sua destra brontolò nel sonno. Era John, l’altro
suo coinquilino.
«E’
freddo», si lamentò questi. «Oliver non ha ancora inondato il dormitorio con il
vapore della doccia?».
Percy
fissò meravigliato la porta del bagno.
«
In realtà » rispose. «nella doccia non c’è entrato affatto, stamattina».
«Ma
che cazz…».
John si era alzato di scatto per lo shock, ottenendo come
risultato di sbattere violentemente la fronte sulla testata del letto.
Fantastico, pensò Percy, mentre si
svegliavano anche gli altri. Ora
penseranno che ho preso a randellate in fronte i miei
compagni di dormitorio con una mazza da battitore.
Ma
la cosa più preoccupante rimaneva Oliver. Non s’era mai visto che non si
facesse la solita doccia la mattina presto.
Katie
doveva proprio avergli dato alla testa.
L’entusiasmo
di Oliver non diminuì per tutta la mattinata. In realtà poteva dirsi il
continuo di quello della sera precedente, visto che aveva passato la notte in
bianco a fissare il soffitto con aria sognante, rivivendo ancora e ancora la
scena del suo discorsetto con Katie.
Aveva
persino saltato la doccia, quella mattina – e a quanto pare Percy ne era rimasto
traumatizzato, come gli aveva fatto notare a colazione – e la lezione di
incantesimi non gli era mai sembrata così divertente.
«Vi
basterà esclamare Erbivicus
», stava dicendo il minuscolo professor Vitius. Li
guardò entusiasta. « Beh, provate! »
Oliver
sfoderò la bacchetta – legno di noce e corda di cuore di drago – e, ignorando
completamente il vaso su cui avrebbe dovuto applicare l’incantesimo, la puntò
allegramente contro Percy.
«Erbivicus!»
Per
un istante non successe niente, e il ghigno di trionfo di Percy si stava
allargando lentamente, quando un rametto sottile gli spuntò da un lato degli
occhiali in corno, iniziando a germogliare allegramente.
Vitius non sapeva se ridere del Weasley o rimproverare Baston, così
fece finta di avere dei prosciutti davanti agli occhi e li ignorò entrambi.
Percy,
oltraggiato e scandalizzato, lo fissò per un istante, poi fece una cosa
irresponsabile ed estremamente non da lui.
Puntò
la bacchetta tra gli occhi di Oliver – ottenendo così la sua completa
attenzione – ed esclamò, risentito: « Erbivicus!».
Di
nuovo non successe nulla, e Oliver si esibì nella sua aria trionfale. Poi,
però, Percy iniziò a ridacchiare, sistemandosi sul naso gli occhiali
ramificati.
Oliver
lo guardò perplesso per un istante, prendendo poi a torcere il collo per vedere
il proprio riflesso alla finestra.
Difatti,
al posto della barbetta, stavano germogliando delle dolci foglioline verde
brillante.
Pungolò
Percy con la punta della piuma per vendicarsi fino a che Vitius
non lo rimproverò – non sia mai che qualcuno se la prenda con il Prefetto Perfetto
– e quando l’insegnante si allontanò in fretta per placare la crisi isterica di
IsabelMarch, alla quale
erano spuntate fronde di salice al posto dei capelli a causa di un incantesimo
rimbalzato sul banco, sorrise entusiasta a Percy. Quest’ultimo lo squadrò con
finto disgusto, colpendolo in testa con la pergamena arrotolata che teneva in
mano.
Quando
finalmente la lezione finì e Vitius poté tirare un
sospiro di sollievo, Percy si degnò di parlare.
Ovviamente
fu solo per prendere velatamente in giro Oliver per la sua meravigliosa figura
con Katie di quella mattina, della quale i gemelli Weasley avevano
abbondantemente riso a colazione.
« Eddai, le sei solo cascato addosso », rise Percy. « E lei
sembrava piuttosto soddisfatta, dopo! ».
Oliver
digrignò i denti con fare minaccioso – o così gli parve – ma
non rispose.
Si
accarezzò la barbetta germogliata e lanciò un’occhiataccia a Percy e ai suoi
occhiali addobbati con tanto di rametto, dove attualmente sembrava aver preso
casa un ragno, che ronfava beato su una delle foglie.
Per
punizione, infatti, Vitius li aveva costretti a
rimanere così fino a fine giornata. La crudeltà umana
a volte non ha davvero limiti.
Mentre
erano diretti in Sala Grande per pranzo, comunque, incontrarono i gemelli
Weasley e Alicia che salivano dai sotterranei, e Percy rimase indietro per
rimproverare, come prevedibile, i suoi molesti fratelli. Oliver, affamato, non
lo aspettò e marciò fino al suo posto a tavola, lasciandosi cadere sulla panca
con un gemito.
Ora,
in genere Oliver era un buon amico e aspettava sempre Percy, ma se questa volta
lo avesse atteso, avrebbe sicuramente notato che i gemelli e Alicia lo avevano
trascinato in uno stanzino delle scope di fianco all’ufficio di Gazza il
custode. Avrebbe anche notato, inoltre, che sembrava tanto un sequestro di
persona.
Percy
rallentò di qualche passo per trovarsi faccia a faccia con Fred e George, che
in quel momento si stavano impegnando a importunare alcuni poveri, sventurati
ragazzini del secondo anno di Tassorosso.
«Finitela » sbottò, infastidito. « e filate a pranzo».
I
due si guardarono, mentre Alicia già iniziava a ridacchiare. Lo afferrarono,
ognuno da un lato, e lo trascinarono verso l’ufficio di Gazza, deviando
all’ultimo minuto.
Percy
cercò di dimenarsi, invano, e allungò una mano per chiedere l’aiuto di Oliver,
quando realizzò che quel ingordo, ignobile Capitano da
strapazzo se l’era svignata per andare a pranzo.
Riportò
lo sguardo sui ghigni identici dei gemelli e fece una smorfia.
«Cosa
diavolo vi salta in mente?!» brontolò.
Fred
alzò le spalle. «Non è ovvio?»
Quando
Percy lo guardò con aria interrogativa, George sospirò e spiegò per tutti.
«Vogliamo
sapere se Oliver-quanto-sono-fissato-con-Katie-Baston
ti ha raccontatoqualcosa».
Percy
lo guardò sospettosamente. «Katie Baston…potrebbe piacermi come accostamento»
disse solo.
Fred
allargò il sorriso e scagliò un pugno in aria. «Ah!» esclamò. «Ce l’ha fatta!».
«Più
o meno» rispose allora Percy, spolverandosi una spalla e sistemandosi gli
occhiali dritti sul naso. «Le ha chiesto di uscire e lei gli ha dato un bacio
sulla guancia, quindi io lo prenderei per un sì» dichiarò.
Alicia
quasi si strozzò con la sua stessa imprecazione.
«Per
le Mutande consunte di Merlino, non mi ha detto niente, quella carogna!» gridò
a pieni polmoni, stringendo gli occhi minacciosamente.
Percy
deglutì e fece un passo indietro. Così, tanto per sicurezza.
Fred
e George, invece, sembravano al settimo cielo. Il ragazzo lo notò e, prima che
se la svignassero, si affrettò a domandare loro spiegazioni.
«Si
può sapere cosa avete fatto a Jack Sloper per ridurlo in quello stato e fargli
fare la muta come un canarino spennato?» li rimproverò, con cipiglio severo.
Fred
e George si guardarono sorridenti.
«Non
lo saprai mai, Perce» disse uno.
«Già
» aggiunse l’altro. «Ma grazie comunque per averci aiutato portandolo a
Hogsmeade».
«Ti
siamo debitori» si affrettò a dire Alicia, notando che il Prefetto stava
diventando viola dalla rabbia.
Percy
parve sgonfiarsi un po’. «State combinando qualcosa di illegale?» domandò,
cauto.
Alicia
annuì angelicamente. «Si, può darsi».
«Spinnet!» gridarono i gemelli in contemporanea. Si
gettarono a capofitto su di lei e George prese a fare il solletico.
Fred
sorrise a Percy. «Arrenditi, Perce», disse, sicuro.
«porteremo il segreto nella tomba».
Oliver
notò con piacere che il ragno sugli occhiali di Percy si era sistemato comodo,
ed aveva persino prodotto una ragnatela su cui sonnecchiare in
attesa di mosche che andassero a sbattere sulle lenti del prefetto.
«Carino
il tuo nuovo animaletto domestico, Weasley» gli fece notare con ironia mentre si dirigevano a Cura delle Creature magiche,
sfidando il clima assurdamente freddo di fine gennaio.
Percy
sbuffò con il naso e scacciò il ragno con stizza mentre
aggiravano le serre di Erbologia.
«E
tu stai aspettando che ti crescano delle margherite tra le foglioline, prima di
farti la barba?» lo rimbeccò acidamente come solo una zitella avrebbe saputo
fare.
Mentre
si punzecchiavano a vicenda girarono l’angolo, e Oliver andò a sbattere con qualcosa
di soffice e batuffoloso.
Sembrava
una ragazza, ma era talmente tanto avvolta nel mantello e nella sciarpa da
assomigliare più ad un pupazzo di neve. Quando cadde addosso ad Oliver,
tirandolo giù con sé nel terreno ghiacciato, Percy poté eseguire un’attenta
analisi del batuffolo, scoprendo così che era nientemeno che Katie Bell, in ritardo per Trasfigurazione. Che, per inciso, era
al sesto piano del castello.
Oliver
si trasformò improvvisamente in una donnicciola.
«Stai
bene, Katie?» domandò, rosso come un pomodoro. Lei annuì, più o meno della
stessa tonalità, e si alzò tremando sulle gambe.
Percy
rimase lì a guardarli guardarsi imbarazzati, mentre Oliver semplicemente si
sperticava in sorrisi e Katie arrossiva sempre di più.
Alla
fine lei borbottò un “sono in ritardo per Trasfigurazione” e, dopo aver
lanciato ad Oliver un sorriso abbagliante e aver completamente ignorato il
povero Percy – probabilmente era talmente abbagliata dagli splendenti addominali
del capitano da non essersi nemmeno accorta che era lì – se ne andò in fretta,
rischiando di inciampare in un altro vaso.
Percy
si girò a guardare Oliver e lo trovò imbambolato a fissarle il sedere.
Gli
diede una spallata riprendendo a camminare.
«E
contieniti!» esclamò, ma era divertito. «Oppure vuoi un secchiello dentro cui sbavare?»
La
lezione di Cura delle Creature Magiche poteva essere descritta in un solo modo:
noiosa.
Dar
da mangiare ai Vermicoli nell’anno dei M.A.G.O. non era una cosa molto “da programma”,
ma c’era anche da dire che l’insegnante era un Hagrid in fase di
disperazione totale perché Malfoy Senior aveva deciso di prenderlo di mira con
la sua stronzaggine, quindi forse era comprensibile.
Così
Oliver si costrinse a reprimere un conato di disgusto e infilò una foglia di
lattuga giù per la gola del suo Vermicolo. Questi si
ingozzò avidamente sotto il suo sguardo disgustato e masticò con calma. Percy,
dall’altra parte del tavolo di lavoro, si sbracciava davanti alla sua scatola.
Oliver si affacciò e represse una risata a forza: i suoi Vermicoli
erano tutti stecchiti.
Percy
non aveva mai avuto una particolare attrazione per l’aria aperta e gli animali
magici in generale, ma non sia mai che non eccellesse in una materia, quindi si
era costretto a studiarla – e studiarla ancora.
Certo,
tutti i suoi sogni di imparare a curare un Ippogrifo
semplicemente studiandolo su un libro si erano infranti con l’arrivo
di Hagrid nel corpo insegnanti.
«Ehm»
disse, rivolto a Percy. «Credi di poterli resuscitare? Perché Hagrid sta
venendo qui, e sembra abbastanza depresso senza che
gli fai vedere che hai fatto fuori i tuoi Vermicoli».
Ma
Hagrid li ignorò e salutò la professoressa McGranitt, che stava arrivando di
gran carriera tenendosi il bordo della gonna con una mano
mentre marciava giù per la fiancata della scogliera sulla quale si
ergeva Hogwarts fino alla capanna del Guardiacaccia. Man mano che si avvicinava
Oliver poté constatare che sfoggiava un sorriso che andava da un orecchio ad un
altro, cosa assai curiosa per una donna altera e severa come lei.
Oliver
rimase di sasso quando questa, dopo aver cortesemente
salutato Hagrid, si rivolse direttamente a lui.
«Signor
Baston» disse, e trasudava soddisfazione da tutti i pori. «il Preside ti
aspetta nel suo ufficio. C’è una visita per te». Gli sorrise
incoraggiante e Oliver si sentì solo più preoccupato. Chi mai poteva
scomodare Albus Silente per parlare con lui?
La McGranitt sorrise ad
Hagrid. «Possiamo prenderlo in prestito fino alla fine della lezione, Rubeus?» disse in tono fin troppo contento.
Hagrid
acconsentì, e passò i suoi Vermicoli a Percy. Oliver
li guardò un’ultima volta quasi con rammarico – di lì a cinque minuti sarebbero
morti tutti sotto le amorevoli cure
di mamma Percy – e si affrettò a
seguire la McGranitt,
che era partita in quarta alla volta del castello.
La
rincorse fino a raggiungerla. «Professoressa» pigolò debolmente. «Ma che
succede?»
La McGranitt lo guardò come avrebbe
guardato un figlio di cui era particolarmente orgogliosa.
«Vedrai,
Baston. La pazienza premia chi…»
«…sa
aspettare. Si, lo so» completò lui, abbassando le
spalle mogio.
La McGranitt sembrava sul punto di
abbracciarlo. Avevano ormai percorso l’intero castello fino alla gargoyle che sorvegliava l’ingresso dello studio del Preside.
«Sono
contenta di vedere che ascolti Percy Weasley, ogni tanto» esclamò, soddisfatta.
Gli
diede una spintarella verso l’entrata dello studio e l’ultima cosa che Oliver
sentì fu la voce della McGranitt che gli augurava buona fortuna e che
aggiungeva, non poi così tanto sottovoce come pensava,
“andrò ad offrire dei biscotti allo zenzero a Severus”.
Ridacchiando
nervosamente Oliver bussò alla porta: un mago con una lunga barba e capelli
argentati aprì lentamente e gli sorrise benevolo.
«Entra
pure, Oliver» disse Silente gioviale. «I tuoi visitatori arriveranno a
momenti».
Katie
uscì dall’aula di Trasfigurazione liberando un sospiro di sollievo. La lezione
– doppia ora con i Serpeverde - si era conclusa mezz’ora prima perché la McGranitt era stata
interrotta da Gazza con un annuncio urgente, che le aveva occupato tutto il
tempo che rimaneva, salvandola così da una T nel momento in cui l’insegnante si
sarebbe accorta che il suo gerbillo era ancora un gerbillo, e decisamente
non una tazza da tè*.
Salutò
le sue compagne di stanza e si diresse in Biblioteca, nel tentativo di occupare
la sua ora libera prima dell’ultima lezione – un’ora di Antiche Rune. Non
vedeva l’ora che la giornata finisse. Magari come era
incominciata, ecco. Con Oliver che le cascava per la terza volta addosso, ad
esempio.
Scosse
la testa nel vano tentativo di allontanare i pensieri, ma non riusciva a
reprimere la rivolta che avevano messo in atto gli ormoni all’interno del suo
cervello. I pochi neuroni sopravvissuti conducevano una fiera resistenza, ma
ormai la pazzia dilagava e non riusciva a fare a meno di pensare quasi
incessantemente alle braccia di Oliver che la avvolgevano, prima di rovinargli
sopra con tutto il suo peso mastodontico di Portiere di Quidditch alto un metro
e ottanta.
Certo,
il Quidditch generalmente non procurava addominali, e questo
fatto era stato fonte di profonde discussioni con Alicia quella mattina.
Si da il caso, tuttavia, che i gemelli Weasley avessero un
fisico da atleti perché sempre impegnati a scappare da qualche parte,
possibilmente rincorsi da qualche Serpeverde inferocito, una McGranitt
oltraggiata o un Gazza particolarmente asmatico in vena di Jogging.
Oliver,
però, era un fissato.
Un
vero e proprio maniaco salutista, tanto che per mantenersi in forma –
nonostante il suo sport fosse volare su
una scopa – faceva piegamenti fino allo sfinimento e correva in giro per il
parco anche a temperature assurde, pur di mantenere un fisico atletico. Doveva
aver visto qualche assurdo film babbano sul calcio,
probabilmente.
Le
braccia, poi. Quelle si che erano allenate a forza di
Quidditch, riflettè Katie.
Insomma,
il compito del portiere era principalmente svolto dalle braccia.
In
sintesi, Oliver aveva un bel fisico.
E poi, pensò Katie sentendosi
disgustosamente sdolcinata, è dolce,
maniacale e sa essere divertente, a modo suo.
Si
può volere di più dalla vita?
Ma certo. Un appuntamento
con suddetto ragazzo, si rispose sorridendo e capendo di essere idiota e
abbastanza cotta, nonostante negasse ancora davanti ad Alicia. Il loro
appuntamento era fissato per il quattordici febbraio: Silente aveva un curioso
senso dell’umorismo nel fissare le uscite ad
Hogsmeade, si sapeva.
Comunque
sia, non era per il fisico che si era presa una cotta
per Oliver. Certo, il fatto che fosse carino da morire – e non bello, macarino,
di quel tipo di carino che è coccoloso e rassicurante al tempo stesso - e che
non fosse un flaccido ciccione aiutava, ma Oliver era dolce e molto timido,
quando non era un Capitano psicopatico intenzionato a vincere o morire nel
tentativo.
Chissà,
forse soffriva di qualche disturbo della personalità.
Inoltre
Katie stava iniziando a sviluppare un istinto estremamente protettivo nei suoi
confronti ed era sicura che avrebbe fatto di tutto perché vincessero quella
dannata Coppa. Almeno Oliver sarebbe stato felice. Quando sorrideva era davvero
adorabile, specialmente quando arrossiva.
Persa in questi pensieri – di natura più o
meno tranquilla, a seconda – si accorse di essere arrivata in biblioteca solo
dopo aver . Notò con la coda dell’occhio Fred Weasley
che si infilava tra lo scaffale di Trasfigurazione Umana e il reparto di Difesa
Contro le Arti Oscure. Visto che doveva andare oltre quel reparto, fino alla
sezione dedicata alle Antiche Rune, seguì Fred.
Appena
arrivata, una voce che le sembrava di conoscere la bloccò sul posto. Dietro
allo scaffale di Antiche Rune intravedeva i capelli rossi di Fred.
«Che
combini qui? Stai forse pensando di allagare la Biblioteca?» domandò
qualcuno in tono preoccupato. Era una ragazza. Katie si sporse appena, curiosa,
per vederla in volto. Non riuscì però a vederle il viso perché era nascosto dal
pesante volume sui Cicli Lunari che stava consultando – che poi era strano,
visto che era nel reparto di Difesa – ma i capelli crespi e voluminosi erano
inconfondibili. Era Hermione Granger.
Katie
esitò sul posto, preoccupata. Non era assolutamente da lei ascoltare una
conversazione di altri così da dietro uno scaffale, come se li stesse spiando,
così si diede dell’idiota e si mise alla ricerca del libro che le serviva.
Peccato
che Hermione Granger non fosse della sua stessa idea,
perché disse, a voce abbastanza alta e sfoggiando un tono di rimprovero: «Fred,
si può sapere cosa avete fatto tu e George a Jack Sloper?»
Katie
gelò sul posto. Lo sospettava, d’accordo, ma Fred
sarebbe veramente andato a confessare al futuro Prefetto Hermione?
Evidentemente
aveva sopravvalutato Fred, perché vuotò il sacco senza
farsi nessuno scrupolo.
«Gli
abbiamo solo somministrato qualche nostro esperimento, Hermione» borbottò sulla
difensiva.
Katie
riusciva quasi a figurarsi Hermione gonfiarsi di rabbia. La conosceva poco e ci
aveva scambiato poche parole, ma le era sembrata abbastanza simpatica, molto
ligia al dovere e soprattutto molto propensa a litigare con Fred e George
Weasley ogni due per tre.
«Cose
sarebbe solo somministrato?» esplose infatti, ma fu costretta a sussurrare. Il suo tono divenne
un sibilo. «E perché avreste voluto trasformarlo in un canarino, Weasley?!»
Katie,
di nuovo, percepì Fred che alzava un sopracciglio. Nessuno lo chiamava per cognome. Eccetto la McGranitt, ovviamente,
la quale aveva sicuramente una cotta per lui.
«Perché,
Granger» e lì calcò ironicamente sul cognome.
«stiamo cercando di aiutare Baston a dichiararsi a Katie Bell,
la Cacciatrice,
visto che da solo non è in grado nemmeno di non cascarle sopra» confessò con
candore. Probabilmente stava anche ghignando, e il silenzio scioccato di
Hermione Granger diceva tutto, ma Katie era ferma al dichiararsi.
Dichiararsi in che senso?, si domandò. Cioè, lui. Io, lui…Lui. Oh.
Ecco,
ora era sicuramente andata in tilt.
Resistette
alla tentazione di prendersi a pizzicotti, urlare, saltellare di gioia o andare
a strangolare Fred Weasley e, semplicemente, corse via fino a che non si trovò
al sicuro in dormitorio. Lì si lanciò in bagno sotto lo sguardo allibito delle
sue compagne di stanza e, una volta girata la chiave nella toppa, si lascio
sfuggire un sorriso che le occupò almeno tutta la
faccia.
Perché
ora aveva la conferma.
Piaceva
davvero a Oliver Baston. E, gemelli
Weasley o meno, prima o poi lui si sarebbe fatto avanti.
Il
pessimismo cinico che fino a quel momento l’aveva accompagnata scivolò via in
un angolino della mente.
Avrebbe
presto scoperto, però, di essere più o meno perseguitata dalla sfortuna.
Hermione
Granger poteva dirsi una persona generalmente calma,
sempre pronta a seguire la via della ragione – o la via della Biblioteca, a
seconda – ed era veramente difficile farla arrabbiare.
A
meno di non chiamarsi Ron Weasley, ovviamente. O Draco Malfoy, dipende.
Ma,
a pensarci bene, c’era un altro essere umano - che proprio umano non era, vista
la quantità di idiozia che si portava appresso - che la faceva infuriare come
nemmeno Malfoy e quel cretino di Ron messi insieme avrebbero potuto fare.
E
quella persona – pardon, scimmia –
era Fred Weasley.
«E
perché avreste dovuto trasformarlo in un Canarino, Weasley?!» stava sussurrando arrabbiata,
stringendosi al libro sulle Fasi Lunari come per trarne energia per quel
combattimento che si sarebbe rivelato all’ultimo sangue. Fred non avrebbe mai
confessato a meno che non ce lo avesse costretto, e
lei pretendeva di sapere perché
diavolo si comportasse in modo così idiota. Jack Sloper era un bravo ragazzo,
lo conosceva perché veniva sempre a studiare in biblioteca, e non era giusto
che i gemelli lo usassero come cavia per le loro buffonate.
Fred
Weasley, invece, si rivelò inaspettatamente l’esatto contrario.
Confessò
con candore, come se nulla fosse, tutte le sue malefatte, iniziando dicendo
innocentemente: « Perché, Granger», e
ghignò. «stiamo cercando di aiutare Baston a dichiararsi a Katie Bell, la
Cacciatrice, visto che da solo non
è in grado nemmeno di non cascarle sopra».
Hermione
mise al lavoro il cervello immediatamente. Una parte registrò che effettivamente, avendo assistito alla
scena di quella mattina mentre scendeva le scale del dormitorio femminile,
Baston era un caso disperato, e che effettivamente
era abbastanza palese che quei due si piacessero ma
fossero troppo impediti per fare il primo passo come si deve. Un’altra parte fu messa a ragionare sul fatto che, da
questo punto di vista, Fred aveva compiuto una buona azione a favore di un
amico. L’ultima parte di cervello, tuttavia, non aveva dimenticato né chi aveva
davanti, né perché era arrabbiata come una biscia.
«Erano
esperimenti!» sibilò. «Potevate fargli del male!»
Fred
scosse la testa energicamente. «Calmati, Hermione, non l’avremmo mica fatto
fuori! Li avevamo già provati su di noi!» esclamò.
Hermione
parve gonfiarsi ancora di più di indignazione, ma
attese e contò fino a dieci, poi lasciò andare il fiato che aveva accumulato
per urlargli contro.
«Bene»
disse. «Se non vuoi che racconti tutto a Percy, dimmi tutto quello che avete
combinato» minacciò.
Fred
sorrise. «Percy è coinvolto con noi»
le fece presente con voce divertita.
Hermione
spalancò gli occhi per la sorpresa e boccheggiò, ma non si diede per vinta.
«A
vostra madre» minacciò. «Lo dirò a vostra madre».
Fred
inorridì.
«Non
oseresti, Granger» disse, ma non sembrava tanto
convinto.
Hermione
batté un piede a terra, e Fred si arrese con un sospiro.
«Mettiti
seduta» borbottò. «Sarà una cosa lunga»
Hermione
lo guardò accigliata e si accomodò sulla sedia di fronte alla sua.
Fred
prese un bel respiro, poi vuotò il sacco.
«Abbiamo
dato a Penelope Light, la ragazza di Percy, una pasticca per far venire
l’influenza » iniziò. « e lei è stata costretta ad andare in Infermeria,
liberando Percy dalla loro uscita».
Hermione
gli lanciò un occhiataccia ma non fiatò, invitandolo a
continuare.
«Abbiamo
convinto Percy a portare Oliver a Hogsmeade, dicendogli che avremmo fatto in
modo di fargli trovare Katie senza Sloper e lui ha accettato» raccontò Fred.
«Poi abbiamo somministrato a Sloper un po’ di roba che avevamo da parte per dei
futuri esperimenti» e sottolineò la
parola. «e Jack si è ammalato. Katie è rimasta da sola e inevitabilmente ha
incontrato Oliver, perché sappiamo che Percy è lentissimo a fare le sue
compere».
Detto
questo ridacchiò senza contegno, sotto il cipiglio stranito di Hermione. «Beh,
ecco tutta la storia. Si sono incontrati e Oliver ieri sera le ha chiesto di
uscire» concluse sorridendo.
Hermione
rimase a fissarlo per un minuto buono, durante il quale Fred Weasley sudò
freddo, si stiracchiò, iniziò a fischiettare e si guardò intorno pur di non
incontrare lo sguardo furente della ragazza.
Poi
Hermione sospirò.
«Se
non altro» disse. «vinceremo la prossima partita».
Fred
la guardò sorpreso.
«Si»
rispose. «Tutto quello che declami è legge, Hermione».
Scappò
dalla biblioteca, evitando per un pelo la fattura Gambemolliche la cara Hermione gli
aveva lanciato dietro.
Lei
rimase lì a fissare il punto in cui Fred era scomparso, arrossendo e
nascondendosi di nuovo dietro al libro per cancellare le farfalle allo stomaco.
Oliver
vagava per lo studio di Silente con lo sguardo, troppo stupito per riuscire a
nascondere l’agitazione. La stanza sembrava essere ottagonale, piena zeppa di
oggetti dall’aria fragile e importante. Armadi stracolmi di pergamene e libri
facevano capolino ad ogni angolo. Il preside si spostò appena per chiudere
l’anta di uno degli armadi, e Oliver fece in tempo solo a scorgere una luce
azzurra che scompariva.
«Posso
offrirti un’Ape Frizzola, Oliver?» domandò il
preside.
Oliver
sorrise e deglutì – il fatto che lo chiamava per nome e non ‘Signor Baston’
non lo rincuorava affatto – annuendo con agitazione.
Il
preside si chinò verso la sua scrivania e tirò fuori una ciotola da un
sacchetto e glie la porse. Era effettivamente piena di Api Frizzole
e Oliver non poté fare a meno di interrogarsi sulla natura della profonda
follia che doveva aver colpito il loro amato preside.
Un
suono melodioso, a metà tra un grido dolce e un canto triste, richiamò
l’attenzione di entrambi.
Come
poteva non aver notato l’enorme uccello appollaiato su un trespolo dietro alla
scrivania di Silente? Aveva le piume di diversi colori, dal rosso fuoco al
dorato brillante, e poi arancione scuro, giallo, bordeaux. Era davvero una
fenice? Erano impossibili da domare!
«Oh»
disse Silente allegramente, rivolto più all’uccello che a lui. «Stanno
arrivando, Fawkes**?»
Quello
– o forse bisognava dire quella? – abbassò la testa come se facesse un cenno di
assenso, e Silente sembrò prenderlo come tale, perché si sfregò le mani con
aria estremamente soddisfatta.
«Eccellente,
eccellente » disse quasi tra sé.
Oliver
si domandò se non fosse il caso di segnalare ad una qualsiasi autorità che il
preside di Hogwarts, Albus Silente, parlava con il suo uccello, ma ripensandoci
qualcuno avrebbe potuto prenderla male, così si limitò a strabuzzare gli occhi sobbalzando quando due uomini uscirono tossendo fuliggine
dal camino del preside.
«Benvenuti,
benvenuti!» esclamò gioviale quello, scuotendo la barba argentea. Il pennuto,
infastidito dal rumore, si ritirò sul suo trespolo.
«Muoviamoci,
Barnabas, non ho tutto il giorno» borbottò uno dei
due sconosciuti. Oliver lo osservò attentamente. Aveva capelli corti e grigi e
un pizzetto dello stesso colore. Gli occhi scuri e il cipiglio severo, salutò
Silente con una stretta di mano molto semplice e burbera e prese a fissarlo con
moderato interesse. L’altro era un ometto basso e magrolino, abbastanza anziano
da poter avere centoventi, centocinquant’anni, e
saltellava sul posto per abbracciare la figura longilinea e slanciata del
preside.
Oliver
deglutì e azzardò un colpo di tosse, e il preside parve ricordarsi di lui.
«Oh,
signori» disse gioviale. «Lui è Oliver Baston, il ragazzo di cui avete
chiesto».
Oliver
sgranò gli occhi. Chi aveva chiesto cosa?
L’uomo
più giovane lo squadrò da capo a piedi e ghignò.
«Bene
bene» brontolò. «Sembra proprio quello che cercavamo,
Barnabas».
L’anziano
– che doveva essere Barnabas – sorrise in direzione
di Oliver.
«Oh,
ragazzo!» esclamò scattando in avanti e prendendogli una mano. «Caro ragazzo,
siamo qui per farti una proposta!» Oliver sbiancò.
Silente
ridacchiò dei modi di Barnabas e della faccia di
Oliver e si voltò verso l’altro uomo.
«Api
Frizzole, Sean?»
Quello
fece una smorfia burbera. «Sai sempre come comprarmi per farmi stare buono»
brontolò.
Oliver cercò di far
uscire qualche suono dalla sua bocca, ma non riuscì a fare altro che pigolare
un debole “iiiih”. L’uomo chiamato Sean
lo fissò.
«Ma è muto?»
domandò a Silente. Quello ridacchiò e si sistemò gli occhiali sul naso.
«Bene,
Signor Baston» annunciò gioviale Barnabas.
«Permettici di presentarci. BarnabasLockwood e SeanMcGregor, in sequenza proprietario
e allenatore del PuddlemoreUnited».
Oliver
dovette aggrapparsi alla soffice poltrona su cui era seduto per non scivolare a
terra.
Ritrovò
la voce. «Voi…cosa?» gracchiò.
SeanMcGregorgli
sorrise, anche se sembrava più un ghigno folle, rivelando due denti
d’oro scintillanti.
«Siamo
qui, ragazzo, per offrirti un provino per il posto di portiere di riserva del PuddlemoreUnited».
Oliver
soffocò con la sua Ape Frizzola e Silente dovette
dargli un paio di colpi sulla schiena per evitare il suo assassinio.
Li
fissò sconvolto per qualche istante, prima di mormorare, scioccato: «Sul
serio?»
Sean alzò gli occhi al cielo e Barnabas
sorrise.
«Si,
ragazzo, sul serio» rispose antipaticamente il primo. «O credi forse che
vogliamo offrirti un posto come prima ballerina dell’Opera di Parigi?»
Barnabas ridacchiò e Silente sembrò quasi soffocare con un’altra Ape Frizzolakamikaze
nel tentativo di trattenere una risata. Oliver semplicemente lo fissò con aria
stravolta.
«Non
devi decidere subito» disse Barnabas. Gli porse un
pezzettino di pergamena. «Qui c’è in nostro indirizzo. Se deciderai di
accettare, il provino è il quattordici febbraio»
Oliver
pensò di stare per svenire.
Quattordici febbraio. Hogsmeade.
Katie.
Quando
entrò in classe quasi incespicò nei suoi piedi e lo sguardo spiritato non lo
aveva ancora abbandonato.
Si
diresse al suo banco e si mise a fissare un punto non meglio definito davanti a
sé, ignorando le occhiate curiose dei suoi compagni, di Percy e del professor
Lupin.
Quest’ultimo,
a fine lezione, richiamò la sua attenzione.
«Puoi
fermarti un attimo, signor Baston? Vorrei fare due chiacchiere» disse.
Oliver
non proferì parola, ma mollò la tracolla al suo posto e si avvicinò all’insegnante mentre la classe si svuotava lentamente.
Le
sopracciglia aggrottate, non ebbe nemmeno la forza di chiedersi che poteva volere da lui il professor Lupin.
L’insegnante
aspettò che l’ultimo alunno fu uscito dalla porta prima
di esordire con: «Tutto bene, Oliver? Ho notato che sembri un po’…sconvolto»
Oliver
non poté fare a meno di domandarsi come mai tutti improvvisamente lo chiamassero per nome, ma si affrettò a rispondere.
«S…si.
Cioè, no. No.» brontolò
stringendo gli occhi.
Lupin
lo scrutò con aria preoccupata, come a voler identificare i segni di un’imminente attacco di follia. «Ne vuoi parlare?» domandò
cautamente.
Oliver
sospirò. Lupin sembrava una persona affidabile, al di là del suo status di
insegnante. Forse gli avrebbe fatto bene parlarne con qualcuno che poteva
consigliarlo sul suo futuro meglio di quanto avrebbe fatto Percy – che avrebbe
venduto un arto pur di fare carriera, c’era da ammetterlo.
Così
raccontò all’insegnante dell’offerta del provino e della preoccupazione
riguardo al suo futuro. Gli raccontò perfino del fatto che questo poteva già
iniziare ad interferire con una sua eventuale vita sentimentale, ed entrambi
parvero imbarazzati da quella consapevolezza. Gli spiegò di essere sempre
vissuto solo per il Quidditch e di sognare quell’opportunità
da una vita.
Ma
se improvvisamente non fosse più l’unica cosa importante, l’unica cosa a cui tenesse?
Lupin
lo ascoltò con attenzione, senza interromperlo mai: Oliver finì per
raccontargli di Katie, tanto quell’uomo gli ispirava
fiducia.
Lupin
sorrise e attese che finisse il suo racconto, rosso il
volto.
«Quindi,
se già per il provino devo rinunciare ad uscire con Katie – e magari a stare
con lei – più avanti dovrò rinunciare a qualsiasi cosa» concluse, guardando fuori dalla finestra per evitare di incontrare lo sguardo
compassionevole dell’insegnante.
«Mi
ricordi qualcuno che conoscevo» disse invece quello con voce roca. Quando
Oliver alzò gli occhi su di lui si accorse che non erano impietositi ma tristi
e malinconici. «Quand’ero giovane avevo un amico molto portato per il
Quidditch. Era uno dei migliori Cercatori della sua generazione, e viveva per
quello sport» raccontò, gli occhi persi in ricordi lontani. «Ricordo che giocherellava
spesso con un vecchio Boccino rubato ed era un Capitano molto severo. La sua
squadra seguiva ritmi serrati, ma vinsero la Coppa di Quidditch per quattro anni di fila».
Oliver
lo guardò stupito. Lupin continuò con un sospiro, riportando su di lui lo
sguardo.
«Poi
incontrò una ragazza, e la sua vita prese una piega diversa. Sì, amava il
Quidditch, ma rinunciò per poter diventare un Auror,
perché la persona che amava era in pericolo, essendo Nata Babbana».
Abbassò
di nuovo lo sguardo sulle proprie mani, mentre Oliver giocherellava con la
manica della sua divisa.
«Certo,
erano gli anni settanta ed erano altri tempi, Oliver. Vold…Tu-Sai-Chi aveva iniziato a dare
la caccia ai Nati Babbani, e lei rischiava la vita ogni minuto. Il mio amico
rinunciò al suo sogno di diventare un famoso giocatore di Quidditch senza farsi
alcun problema, ma sono sicuro che non fosse privo di rimorsi»
concluse.
Oliver
non riuscì a trattenersi dal domandare ciò che più gli premeva. «Alla fine è
riuscito ad entrare comunque nel mondo del Quidditch e fare quello che voleva
fare, stando con quella ragazza?» si arrischiò a chiedere, pentendosi subito
dopo. Lo sguardo dell’insegnante si era incupito ed era più triste che mai.
«No»
rispose. «E’ morto combattendo. Sono morti tutti e due».
Oliver
si fece piccolo piccolo
sulla sedia, ma Lupin sembrava aver già abbandonato la tristezza, forse per una
malinconia meno sferzante.
Gli sorrise e alzò le spalle.
«Fai
solo quello che ti dice il cuore» gli suggerì, allungandogli una tavoletta di
cioccolato. «E vedrai che non potrai mai
sbagliare».
Sotto
la doccia, Oliver finalmente era scoppiato. Aveva pianto per almeno una
mezz’ora buona, accasciato contro la parete. Aveva preso a pungi
il muro, con l’unico risultato di scorticarsi le nocche come un imbecille.
Percy si era preoccupato e aveva pronunciato più volte il suo nome, ma lui
l’aveva ignorato, ficcando la testa sotto al getto gelato d’acqua per non
sentire. Aveva pianto, si era sfogato, si era arrabbiato fino a volersi
prendere a schiaffi.
Alla
fine aveva preso una decisione.
Non
erano in guerra, grazie al cielo, e poteva davvero avere una possibilità, con
quel maledetto provino, di fare ciò che sognava da una vita. Magari avrebbe
potuto fare entrambi, o posticipare l’appuntamento con…beh, la donna della sua
vita. Magari potevano vedersi un altro giorno, o poteva invitarla a fare una
passeggiata nel parco.
Mancava
ancora un mese, avrebbe trovato il modo di dirglielo.
Soltanto
lei avrebbe saputo del provino. Sarebbe riuscito a farla sentire importante
comunque?
Non
voleva rinunciare a lei, né al suo futuro. Erano due cose talmente legate tra di loro che non poteva più pensare di scinderle.
Katie
avrebbe capito? Non poteva saperlo e non era nemmeno tanto sicuro di voler rischiare di scoprirlo.
Forse
semplicemente lo sapeva già. Forse la conosceva abbastanza, nonostante l’avesse
sempre guardata da lontano, e se ne era innamorato poco a poco, da sapere come
si sarebbe comportata. Si sarebbe dimostrata comprensiva, avrebbe capito che
per lui era importante e si sarebbe fatta da parte, rinunciando al loro
appuntamento. Poi, presto sarebbe finito tutto. La scuola sarebbe stata un
ricordo lontano, così come Katie. Poteva rinunciare, voleva farlo?
No,
non voleva.
Avrebbe
trovato un modo per conciliare entrambe le cose che amava,
fosse l’ultima cosa che faceva.
Senza
dire una parola uscì dalla doccia e si rivestì in fretta. Percy lo osservò di
sottecchi dal suo letto mentre scriveva una sola
parola su una pergamena ruvida e la consegnava al gufo.
Il
Prefetto riuscì a sbirciare un attimo prima che Oliver
la girasse per scriverci l’indirizzo.
Diceva
“Accetto”.
Scrisse
poi un altro biglietto, un po’ più grande del precedente. Stavolta c’era
scritto:
“Non vedo davvero l’ora di
uscire di nuovo con te. Ieri è stata una giornata magnifica e tu sei un’ottima
estimatrice di cioccolata, davvero.
P.S.: La prossima
volta che mi caschi addosso a Percy verrà un collasso. Forse anche a me.
Oliver.”
Bravo, Oliver, si disse, manda alle ortiche la tua timidezza da
primadonna e tira fuori le palle.
Selene’s Corner
Signore
e signori, vi sembrerà incredibile ma si. Ho davvero finalmente postato il capitolo.
*si
difende dai pomodori*
Lo
so, ci ho messo…ehm, non diciamolo quanto tempo ci ho messo a postare, ma da
oggi in poi spero di postare molto più spesso, ecco.
Insomma,
spero che questo capitolo non vi faccia schifo, e ho alcune precisazioni da
fare:
1-chiedo umilmente perdono per orribile ritardo.
2-chiedo umilmente perdono anche per il fatto che il capitolo fa
assolutamente schifo.
3-*avete notato quel “gerbillo e
tazza da tè”? Bene, tenetelo a mente per un futuro prossimo.
4-** il nome Fawkes mi piace millemila volte più di Fanny, passatemela, vi prego! :D
5-Avrete notato il discorsetto di
Lupin. Uhm, immagino che quell’anno per lui abbia
significato ricordare costantemente James, Lily e Sirius, e quindi ecco qui
come ce l’ho incastrato, perché sì. Vi è piaciuto o pensate che proprio non ci diceva un accidenti?
6-Mmmmh. Che altro devo dire? Ah si. Oliver che finalmente cresce e tira fuori la zona sudè parte della crescita del personaggio
che avverrà durante la storia. Per Katie ci vorrà un po’ più di tempo, essendo
più piccola, ma maturerà presto anche lei, vedrete. E la guerra in cosa la
trasformerà?
7-Ecco, riguardo a questo. Pensavo di scrivere davvero non solo
fino al punto di svolta nella loro storia, ma fino alla fine della guerra
magica. E non si può mai sapere chi morirà, insomma. Tanto la Row
ha già fatto una strage di suo, e ci dice che Oliver Baston arriverà dal
passaggio per la Testa
di Porco al momento di combattere per Hogwarts. Nulla di più, nulla di meno.
Ecco che quindi si scatenerà la mia fantasia! Che ne pensate? Dovrei continuare
fino a quel punto, secondo voi? :D
8-Tenete bene a mente anche i signori Barnabas
e Sean. In futuro avranno un ruolo importante, eh! :D
9-Niente, ho finito!
10-Nooo, non è vero! Ho una megasorpresona per voi!!!
Signore
di EFP, vi presento il C.R.A.B.,
ovvero il Comitato per la
Riabilitazione degli Addominali di Baston! (Roxas, puoi evitare questa parte, si ;D)
Beh,
iscrivetevi numerose, eh! :D
Spero
che l’immagine vi piaccia! Tanti Oliver-acciuga a
tutte!!!
E
ora, passiamo alle risposte delle recensioni, visto che vi avevo detto che
avrei risposto qui, d’ora in poi (e sinceramente lo preferisco, come metodo!)
Siete
le persone più meravigliose del mondo!! Ma dico dieci,
dieci recensioni per un solo capitolo!! Voi. siete.
matte.
FrePotter:Grazie mille per i complimenti e benvenuta!
Passerò senz’altro a dare un’occhiata ;D
ZetaDreams: Ah, un’adepta del C.R.A.B., benvenuta anche a te!! Sono contenta che ti piaccia la
storia, e che trovi Oliver e Katie così carini (effettivamente per ora la
storia si manterrà sul puccioso, perché è pur sempre
il quarto anno di Katie, poi diventerà meno pucciosa
e più romantica e seria :D)
Grazie
mille per la recensione! Oliver è qui e ti saluta, e ti ringrazia perché almeno
tu lo consideri :D
Roxas93:Ahhh,
la soddisfazione più grande della mia vita, sei! Un ragazzo che segue la mia
Oliver/Katie, quasi non ci credevo!
Grazie
della recensione, e spero che questo capitolo ti sia piaciuto! :D
Tinotina:Ciao, carissima! Non mi uccidere se
sono sparita così di botto, ho scritto un capitolo lunghissimo!!( e schifosissimo, diciamocelo xD)
Il
poster di lui sotto la doccia l’ho fatto tutto per te, praticamente, visto che
l’idea me l’hai data tu :D Ed è il nuovo simbolo del C.R.A.B.!
Ecco
qui il seguito,dunque. Beh, effettivamente sento che
fa davvero schifo. U_U Sono un disastro.
Wynne_Sabia: Mia adorata collega e
danzatrice della pioggia, è tutto merito tuo, praticamente, se ho scritto
questo dannatissimo capitolo! Ah, devo recensire la tua long, ma pensare alla
tua long mi fa pensare che sia Dorcas che Sirius prima o poi moriranno, e non
posso sopportarlo! Mi mette ansia persino leggere di loro a otto anni!
Comunque,
sto divagando.
Anche
tu adepta del C.R.A.B.? :D aaaah, Oliveruccio
nostro <3
Sono
davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto – perché almeno compensa
questo che fa davvero schifo – e sono contenta che ti piaccia Percy. Io prima
lo odiavo, ma poi ho letto la long di Fera e…
dannata lei! :D
Grazie
graziegrazie per avermi fatto tornare l’ispirazione,
carissima, anche se ci ho messo un mese a scrivere questo dannato capitolo! Un bacione!!
IlaSunnySmile: Questo capitolo è approvatissimo dal C.R.A.B., giuro!
Sono
davvero contenta che il capitolo ti piaccia! :D La tua
shot l’avevo letta, a dire la verità, prima che me la
segnalassi (ho letto TUTTE le storie su Oliver di EFP) e passerò sicuramente a
recensire :D :D Forse l’ho pure fatto…mmh, non
ricordo XD
Beh,
fammi sapere cosa pensi di questo capitolo schifosissimo!!
:D
ella18: Sono contenta che il
capitolo scorso ti sia piaciuto, e spero che questo sia all’altezza! Un bacio!
LoveChild: Eh, non preoccuparti,
sono contenta che tu segua la storia anche se non
recensisci! Batti un colpo per far sapere che ci sei ogni dieci capitoli,
magari :D
Sono
contenta che anche tu fai parte del C.R.A.B.! Cresciamo a dismisura! :D
Povero,
povero Jack. Insomma, era sacrificabile, mapooovero piccolo! *W*
Queen_: ehilà! sono
contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo! Eh, e sono contenta di non
aver sfondato la sottile barriera dell’OOC. Insomma, tutti immaginiamo Katie
timida e Oliver con una doppia personalità, credo xD
Spero
che anche questo capitolo ti piaccia! :D
AresEris: Ehilà! Ah, sono così
contenta che ti sia piaciuto l’appuntamento. Insomma, sono così dolci e idioti
insieme quei due!
Ah,
ora Katie ha il permesso di vedere Oliver mezzo nudo? Fantastico,
ragazza. Lo terrò a mente! *risata estremamente
malvagia*
Beh,
che dire? Spero davvero che questo capitolo vi piaccia. Mmmh,
dite che è troppo lungo e pallos….ehm, noioso? Sono di nuovo 14 pagine di word. Uhm,
insomma.
Beh,
fatemi sapere, e unitevi numerose al C.R.A.B.!!
Capitolo 8 *** Capitolo 7 - L'epitaffio sul biglietto ***
Capitolo 7
-L’epitaffio sul biglietto-
Quella
mattina l’idea di buttare giù dal letto l’intera squadra di Quidditch
di Grifondoro era parsa ad Oliver davvero geniale:
allenamenti extra all’alba, in barba a quei pigri dei Serpeverde.
L’aria gelida di inizio febbraio gli sferzava il viso e gli scompigliava i
capelli mentre a passo di marcia attraversava il parco di Hogwarts,
costeggiando la foresta proibita, diretto – come potrebbe essere altrimenti? –
al campo di Quidditch.
In
quel momento, però, mentre affondava il viso nella sciarpa per ripararsi dal
freddo, iniziò a realizzare che forse era
stata un’idea un tantino folle e maniacale e che se ora temeva ritorsioni e
vendette era perché forse se le era
appellate con un bell’Accio.
L’ammutinamento
era cominciato all’alba: in risposta al suo biglietto urgente – Percy gli aveva impedito di far irruzione nei dormitori
altrui – aveva ricevuto da parte dei gemelli svariati post-it dotati di
colorite vignette che illustravano come, a turno, lo stesso Oliver venisse
ucciso schiacciato da un Bundimund, fulminato durante
una partita di Quidditch e poi successivamente
masticato e digerito dalla Piovra Gigante. Alicia e Angelina avevano
contribuito inviandogli un bigliettino che, aveva realizzato macabramente,
conteneva nient’altro che il suo futuro epitaffio: “Visse, tormentò, morì: Ora
il Quidditch è libero dalla sua tirannia e nessuno lo
ricorderà con amore.”
Oliver
scosse la testa mentre quasi inciampava in un sasso sporgente. La sua squadra
non stava prendendo sul serio la partita con i Serpeverde,
e questo poteva costargli la coppa, e magari perfino la carriera.
Ora,
avrete sicuramente notato l’aria da idiota stordito che aveva in faccia. Era
dovuta ad un terzo biglietto, di tutt’altra natura, ricevuto la sera precedente
e rinvenuto sul suo comodino quella mattina stessa, quando si era svegliato per
farsi una bella doccia.
Strinse
il pezzo di pergamena nella tasca interna del mantello e il suo stomaco si
strinse al ricordo. Proprio sul suo comodino, infatti, aveva trovato la
risposta al biglietto idiota che aveva mandato a Katie. Diceva: “Anche io non
vedo l’ora di passare un po’ di tempo con te, capitano. E si, possibilmente
senza cascarti addosso, per quanto morbido tu possa essere. Katie.”
Oliver
sbuffò. Lui non era morbido, era
muscoloso! Non poteva essere morbido, giocava a Quidditch.
Ok, si concesse. Questa storia del giocatore di Quidditch palestrato è una cavolata. Per esempio Montague!,
esclamò dentro di sé. Insomma, peserà
almeno quindici tonnellate, come un cucciolo di drago. Non so davvero come
faccia la scopa a sollevare tutte le sue flaccide membra.
Lui
non era muscoloso perché giocava a Quidditch. Era
muscoloso punto e basta. Ed era un ragionamento che non faceva una piega, nel
suo cervellino stordito dal freddo.
Tornando
al biglietto di Katie, potete immaginare la sua reazione: ad un attimo di
euforia totale era seguito uno di sconforto nero, dal quale non era ancora
uscito. Come risolveva il problema appuntamento/provino senza rovinarsi la
carriera e senza mandare all’aria la sua ancora inesistente relazione?
Certo
del suo incurabile bipolarismo aveva infine convocato degli allenamenti così,
tanto per.
Percy, che giaceva scomposto e insonnolito nel letto, lo aveva
mandato al diavolo con quel suo modo di fare assurdamente pomposo,
domandandogli se stesse forse cercando di venir assassinato dalle persone che
gli volevano bene.
Non
poteva certo dargli torto: era un’operazione suicida.
«Oliver!»
Una
voce insonnolita alle sue spalle lo riscosse dagli oscuri pensieri sui quali si
era soffermato – come quello sul suo epitaffio, ad esempio – e s girò di scatto
per incontrare il viso sconvolto dal sonno di Katie.
«Ehi»
pigolò mentre il senso di colpa faceva breccia nella sua testolina. Lei lo
raggiunse velocemente e Oliver notò un qualcosa di minaccioso nella sua postura
che fu tentato di fare un passo indietro. Forse voleva assassinarlo anche lei.
Si
costrinse a comportarsi da Grifondoro coraggioso e
rimase dov’era mentre lei lo rimproverava con lo sguardo. Vedeva presagi di
morte ovunque, tale e quale alla Cooman? Era sempre
stato una schiappa, in Divinazione.
«Quando
ho detto che non vedevo l’ora di passare altro tempo con te» esordì Katie in un
evidente tentativo di combattere contro le guance in fiamme che svelavano che
stava arrossendo, «non intendevo esattamente alle sei di mattina, per gli
allenamenti».
Scosse
la testa e alcuni ciuffi neri le sfuggirono dalla coda alta. Vi passò la mano
sinistra, mentre con la destra sistemava le pieghe della gonna della divisa.
Oliver
cercò con tutte le sue forze di non arrossire, e tutto quello che riuscì a dire
fu “Uhm.”
Lei
ridacchiò nel mezzo di uno sbadiglio e quasi soffocò prima di domandare «Non
avevi proprio niente da fare, stamattina?»
Lui
ripensò alla lezione di Trasfigurazione che lo aspettava prima di pranzo e
sorrise tra sé. Doveva annunciare alla McGranitt che
era stato preso per il provino – non a caso era la sua insegnante preferita – e
questo significava solo due cose: compiti extra di Trasfigurazione e biscotti
allo zenzero.
Optò
per la sua solita fissazione per quel maledettissimo sport.
«Dobbiamo
assolutamente vincere la Coppa e la
partita contro Serpeverde. Pretenderò la testa di Flitt appesa al mio soffitto come trofeo.»
Lei
ridacchiò e sbuffò stringendosi nel mantello.«Non credi di essere un tantino fuori di te, oggi?»
Oliver
le sorrise e le diede una gomitata giocosa.
«Sarà
pure, ma quel nuovo schema che ho ideato è perfetto per quella partita, tanto più
che il tempo dovrebbe essere bello e…»
Katie
gli diede un pugno sul braccio.
«Ricevuto,
Capitano. Ora placa il tuo entusiasmo, che
ho sonno ».
Oliver
rise e alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi impercettibilmente a lei.
«Dormigliona»
borbottò ridendo sotto i baffi.
Dio,
quanto adorava quella ragazza.
Gli
allenamenti si svolsero senza particolari incidenti e drammi, ad esclusione di
un bolide di George che centrò Oliver dritto in fronte, causandogli una mezza
commozione celebrale, e quando scesero a terra, tre ore dopo, Oliver era
soddisfatto come non mai.
Katie
gli sorrideva raggiante – ma soprattutto finalmente sveglia – mentre li
raggiungeva a metà campo.
Quella
mezza commozione celebrale era stata causata più dal fatto che lei lo aveva
soccorso – schiantandosi contro gli anelli nel frattempo – che dal colpo di per
sé.
Forse
per la botta, forse no, s’era ritrovato a pensare che avrebbe preso in testa
altri cento bolidi, se lei finiva sempre per guardarlo in quel modo premuroso e
preoccupato.
La
squadra raggiunse lo spogliatoio in fretta, visto il freddo cane che faceva
fuori. Fred e Alicia sonnecchiavano l’uno sulla spalla dell’altro mentre
arrancavano a caso verso la porta degli spogliatoi, e Angelina li fulminava da
dietro.
Harry
stava letteralmente dormendo appoggiato di peso alla sua Firebolt,
mosso da chissà quale energia misteriosa che gli permise di centrare la porta
al secondo colpo. Il boccino che aveva liberato e ripescato varie volte si
dimenava nella sua mano, e Oliver lo osservò a lungo mentre si cambiava insieme
agli altri ragazzi. Quello era la
chiave per la sua vittoria.
Quel
ragazzino così mingherlino e così veloce, capace di lanciarsi in mezzo a
quindici giocatori, due bolidi e una pluffa e uscirne
con una minuscola pallina in mano.
Era
Harry l’asso nella manica, lo sapeva. C’era la possibilità che perdessero la
partita contro i Serpverde, sì, ma non c’era
possibilità che Harry mancasse il boccino. Era mille volte superiore a Malfoy, e lo sapevano entrambi.
Quando
la squadra si riunì fuori dallo spogliatoio per andare in tutta fretta a fare
colazione Oliver si accorse che Katie era rimasta dentro e non era con Alicia
come al solito.
Così
rientrò e si appoggiò allo stipite della porta. Lei saltò fuori dopo qualche
minuto senza notarlo, e si accucciò di fianco alla panca, in ginocchio. Per un
istante Oliver fu tentato di lanciarsi in avanti e controllare che stesse bene
–magari tre ore di allenamenti a stomaco vuoto non erano il massimo – ma Katie
allungò una mano sotto la panca ed emise un flebile ma vittorioso “Ah!” quando
la estrasse.
In
mano aveva una catenina con un ciondolo a forma di pesce rosso. Lei si rialzò
sbattendo la fronte sulla panca e Oliver ridacchiò per rivelare la sua
presenza.
«Oh»
fece lei notandolo e spolverandosi le ginocchia. «Sei ancora qui».
Lui
le sorrise timidamente. «Pensavo che magari potevamo andare a colazione
insieme. Gli altri sono già andati su».
Katie
sorrise e annuì. «Arrivo subito» esclamò.
Si
avvicinò allo specchio appeso alla parete e sganciò la catenina, che però le
scivolò dalle mani e finì di nuovo a terra.
Lei
sbuffò e arrossì mentre si chinava a raccoglierla. Quando si rialzò alle sue
spalle c’era Oliver.
«Da
qui, faccio io» mormorò lui, ancora stupito da quel gesto che gli era venuto
spontaneo.
Katie,
ancora piuttosto rossa in viso, gli passò la catenina e Oliver glie la fece
scivolare intorno al collo, sfiorandogli la nuca con una mano. Agganciò la
catenina e le spostò appena un ciuffo di capelli con il polso.
Rimase
incantato a fissarle l’incavo tra il collo e la spalla per un istante
interminabile. Quando alzò gli occhi sullo specchio si accorse del riflesso di
Katie che lo fissava ad occhi sgranati.
Fece
un balzo indietro, imbarazzato.
«Andiamo?»
domandò schiarendosi la voce. Lei sorrise timidamente e insieme uscirono
stringendosi nei mantelli per ripararsi dal vento. Il cielo era limpido ed era
una bella giornata, e Katie sorrise alzando il naso verso l’alto, probabilmente
per scaldarsi ai deboli raggi del sole.
Oliver
la osservò per un po’ mentre chiacchieravano del più e del meno – Katie gli
stava raccontando della disastrosa lezione di Trasfigurazione del giorno precedente –
quando si accorsero di qualcuno che correva verso di loro di gran carriera,
quasi ruzzolando giù per le scale prima del portone d’ingresso.
Oliver
riconobbe la figura alta e longilinea: era Cedric Diggory,
il capitano della squadra di Tassorosso.
Arrivò
alzando una quantità infinita di polvere e inchiodò proprio davanti a loro,
esibendo un sorriso a cinquantasei denti.
Che
fosse venuto a far spostare la partita contro Serpeverde?
Oliver gli lanciò uno sguardo indagatore e sospettoso mentre Cedric sorrideva a
Katie e questa inspiegabilmente arrossiva.
Poi
lui finalmente gli rivolse tutta la sua attenzione.
«Ti
cercavo» esclamò. «E visto che ero di strada e Angelina Johnson mi ha detto
dove trovarti…» lasciò la frase in sospeso, sorridendo.
Poi
allungò la mano verso di lui e sia Oliver che Katie lo guardarono ad occhi
spalancati, allibiti.
Cedric
si affrettò a spiegare mentre gli stringeva vigorosamente la mano.
«Il
Frate Grasso mi ha detto del tuo provino con il Puddlemore
il 14. Cavolo, amico, complimenti!»
Oliver
si impietrì e prese a fissare inorridito Diggory che
gli sorrideva contento, ignaro della catastrofe alla quale aveva appena dato
vita.
Poteva
quasi sentire il rumore dei suoi piani e delle sue macchinazioni che si
sbriciolavano in mille pezzi.
Katie
spostò lo sguardo da Diggory a lui e poi di nuovo a Diggory, con l’aria di chi si sta domandando se si è persa
qualcosa, poi parve essere illuminata dalla consapevolezza. Oliver non la stava
guardando – fissava acoraDiggory
come se volesse assassinarlo sul posto – ma percepì l’esatto istante in cui
Katie capì.
Cedric
Diggory – evidentemente sensibile al cambiamento
d’animo dei suoi interlocutori – se la svignò senza tanti complimenti.
«Beh,
io vado! Ci si vede in giro!» esclamò, prima di fuggire verso la capanna di Hagrid.
Oliver
gli augurò una morte lenta e dolorosa per mano di uno SchiopodoSparacoda particolarmente violento e si voltò appena
per guardare in faccia il destino.
Katie
se ne stava ferma al suo fianco, come se non sapesse bene che fare.
«Io…»
iniziò, non sapendo bene cosa dire. «Non è ancora nulla di deciso» borbottò
infine.
Come
poteva spiegare alla ragazza dei suoi sogni che stava davvero rinunciando al loro appuntamento per un provino di Quidditch?
Ma
Katie scosse la testa e si riprese, e lo guardò inorridita.
«Non
penserai mica di saltare il provino per venire ad Hogsmeade,
spero!» gracchiò.
Oliver
spalancò la bocca e cercò ovunque un segno che gli facesse capire che diavolo
stesse succedendo.
«Andiamo,
Oliver, se è quello che penso, e lo è, è l’occasione della tua vita!» esclamò
Katie, rabbrividendo. Oliver notò che aveva gli occhi lucidi. «Non sprecarla
così, possiamo andare un’altra volta ad Hogsmeade»
mormorò lei, sorridendo debolmente.
Eccolo,
il segno che cercava. L’aveva ferita, come uno stupido idiota, e in quel
momento avrebbe volentieri mandato al diavolo il provino e avrebbe tanto voluto
baciarla, ma si costrinse a stare fermo. Stava incasinando le cose più di
quanto non fosse concesso normalmente.
«Mi
dispiace, vorrei davvero esserci, quel giorno, ma sono provini fissi e…»
mormorò, ma Katie lo interruppe.
«Non
importa, Oliver, davvero» disse. Dal tono deluso della sua voce era ovvio che
importava eccome, ma cosa poteva fare lui ormai? Era un miracolo se lei gli
avrebbe rivolto ancora la parola. Dopotutto era la dimostrazione lampante di
quando affidabile fosse: al primo posto andava comunque il Quidditch,
sempre. Quale ragazza avrebbe accettato una cosa del genere?
Katie
sospirò e riprese a camminare. «Andiamo a fare colazione» disse, e Oliver non potè far altro che seguirla e sentirsi il verme più schifido della terra.
Katie
fece irruzione in sala comune fiondandosi al di là del buco del ritratto,
guardandosi intorno in cerca di Alicia. La trovò seduta su una poltrona a
leggere e si lanciò verso di lei. Alicia la notò e si alzò in piedi, un’aria
preoccupata in volto.
«Katie,
Nick-Quasi-Senza-Testa mi ha detto che Oliver…» non fece in tempo a finire la
frase, che Katie le si buttò praticamente tra le braccia, scoppiando a
piangere.
«Ehi»
cercò di dire, desolata. «Dai, Kat, non è niente!»
Katie
singhiozzò sulla sua spalla.
«Lo
so che non è niente, piango perché mi sento una stupida!» mormorò cercando di
asciugarsi gli occhi. Alicia la prese per le spalle e la allontanò quel tanto
che bastava per guardarla in faccia.
«Ti
va di raccontarmi?» domandò dolcemente, sfregandogli una mano sul braccio nel
tentativo di confortarla.
«N-non
c’è molto da dire» singhiozzò Katie. «E’ giusto che vada al provino, possiamo
uscire un’altra volta». Fece un respiro profondo e cercò di riprendere il
controllo.
«Ma…?»
la invitò a continuare Alicia?
Katie
scosse la testa. «…ma sono una cretina perché ci sono rimasta male anche se gli
ho detto io stessa di andare al provino ed è una cosa terribilmente egoista, perché
lui ci tiene e io…io…».
Scoppiò
di nuovo a piangere e Alicia la abbracciò mentre rifletteva. Era normale la
reazione di Katie, in fondo: la capiva. Voleva che Oliver andasse al provino ma
ci era rimasta male perché comunque non le aveva detto nulla e aveva messo il Quidditch davanti a tutto, come al solito.
«Senti»
esordì Alicia con voce dolce. «Ora vai in camera e mettiti a dormire, e domani
mattina sembrerà tutto molto meno complicato, vedrai. Ci penseremo su insieme.»
Katie
le sorrise tra le lacrime.
«Grazie»
mormorò abbracciandola.
Alicia
alzò le spalle.
«Ma
figurati. E’ ora che Oliver si dia una mossa»
Alicia
aspettò di sentire la porta del dormitorio di Katie chiudersi alle spalle della
ragazza prima di sprofondare di nuovo nella poltrona. Com’era possibile che
Oliver Baston da solo fosse capace di mandare all’aria
una quasi relazione e il diabolico piano di ben quattro persone?
Sospirò
e fece per alzarsi quando dal buco del ritratto riemersero le voci di Oliver e Percy. Si acquattò di più contro la poltrona e finse di
dormire in caso i due l’avessero vista.
«…non
è andata poi così male» stava dicendo Percy. «Katie
stessa ti ha suggerito di andare al provino perché è la cosa migliore»
Oliver
emise un rantolo depresso. «Non lo pensa davvero. Nella sua testa probabilmente
stava inscenando il mio omicidio. Mi odia»
Percy scosse la testa con fare disperato. «Andiamo, Oliver, non
essere melodrammatico. Pensa solo al provino ora, è quella la cosa importante. Prima la carriera, poi verrà tutto il
resto»
Oliver
abbassò gli occhi. «Sono innamorato di lei.» mormorò. «Ho davvero pensato di metterla davanti a tutto.»
Percy lo guardò sbalordito e Alicia fu tentata di scattare in
piedi ed andare ad abbracciare Oliver. Era tutto ciò che aveva bisogno di
sentire.
Oh,
in realtà era tutto ciò che Katie
aveva bisogno di sentire, ma un passetto alla volta e sarebbero arrivati anche
lì.
Percy continuò a fissare Oliver, basito, la bocca spalancata e
gli occhi sgranati. Non disse nulla, forse non riusciva a trovare le parole.
Oliver
sospirò.
«Ho
dimenticato gli schemi al campo da Quidditch. Non
aspettarmi alzato» mormorò, voltandogli le spalle e sparendo oltre il buco del
ritratto.
Percy rimaselì come un
ebete, incapace persino di rimproverarlo perché stava uscendo fuori l’orario
consentito, e Alicia non riuscì a non sentirsi un po’ in pena per lui. Gestire
Katie e la sua incapacità di relazionarsi con quel dannatissimo fissato era una
cosa relativamente semplice. Ma gestire il dannatissimo fissato, considerò,
avrebbe sicuramente mandato Percy al San Mungo.
Oliver
arrivò al campo di Quidditch co un principio di
congelamento e le lacrime agli occhi, un po’ per il freddo e un po’ per la
depressione. Si affrettò ad andare a recuperare gli schemi che aveva usato
quella mattina e si strinse nel mantello nel tentativo di scaldarsi.
Quando
uscì quasi inciampò in una palla di pelo arancione, che lo guardò malissimo
prima di girargli intorno circospetto.
Oliver
si guardò intorno incuriosito. Aveva forse visto quel gatto in sala comune un
paio di volte? Ma si, con il gruppetto di Harry. Era della ragazza con i
capelli sparati in tutte le direzioni, no? E cosa ci faceva a spasso per il
parco?
Quello
lo guardò male per un altro istante, stringendo gli occhi gialli, poi si voltò
e, a coda alta, si infilò nella foresta proibita. Oliver continuò a guardare da
quella parte, incuriosito, e un altro movimento colse la sua attenzione: c’era
qualcosa di nero ed estremamente grosso proprio lì, dietro agli alberi. Oliver
fece un passo indietro.
C’erano
troppe creature nella foresta proibita che potessero definirsi pericolose.
La
cosa si mosse appena e Oliver ne
distinse la sagoma scura. Sembrava un enorme cane nero. Quello, quasi
percependo il suo sguardo impietrito si voltò verso di lui e due occhi
brillarono al buio come fari. Poi, così com’era apparso, scomparve.
Oliver
dovette appoggiarsi al recinto per non piegarsi e vomitare.
Non
era possibile. Non il gramo, non proprio a lui.
Selene’s Corner
Ok,
dopo un altro mesetto di assenza eccomi di nuovo qui!
Un
mese per un capitolo così caccoso, scusate!!
Come
va, adorabili membri del C.R.A.B.?
Qui
il caro Oliver non si ammazza di docce come al solito – forse perché c’èKatie, chissà.
Ovviamente,
come avevate predetto nelle recensioni, Oliver ha fatto un casino.
Beh,
con lo zampino di Cedric, ma è uguale, dai.
Cosa
ve ne pare di questo capitolo? Si capisce qualcosa o è tanto confuso?
Va
beh, avrete capito che alla fine Oliver crede di vedere il gramo. Questo sarà
di rilevante importanza nel prossimo capitolo perché, come certo avrete
imparato, Oliver sa essere un tantino paranoico.
Tanto
per la cronaca, il prossimo capitolo è quello del provino e sarà luuungoluuungo, a meno che io
non decida di dividerlo in due parti. Olè!
E
ora passiamo a rispondere alle recensioni!
Sprotte98:
Ehilà! Benvenuta, benvenuta! Grazie per la recensione, sono davvero contenta
che la storia ti piaccia!!
Per
quanto riguarda l’intervista con il ragno di Percy,
sto cercando di contattarlo!!
Tigre
p: Ehilà! Che bello, sono contenta che la mia storia ti piaccia! Eh, sto
cercando di curare molto tutti i dettagli, quindi Oliver viene fuori molto
molto maniacale! XD Beh, spero di sentire la tua opinione anche per questo
capitolo!!
Mary_:
Oh, una compagna fan di Oliver/Katie! Io ho iniziato questa proprio perché su
EFP ce ne sono poche, e quelle belle non sono finite U_U Quindi ho detto, perché
no?
Chi
non ha letto “Una brezza lieve” di ferao? Io lo adoro
*-*
Come
avevi previsto, Oliver ha fatto un bel macello, e alla fine vede pure il gramo
(Sirius, che combini?!)
Vedremo
come andrà nel prossimo capitolo, dai! :D
Tinotina: Ehhh, come potevo
non dedicarti il poster? Anche tu avevi previsto il bel casino, e infatti
eccolo qui, tutto per te :D
Non
preoccuparti, se la caveranno :)
Comunque
mi sono riletta tutta la saga (per la millesima volta, figuriamoci) e mi sono
segnata ogni cosa riguardante Oliver, Katie, Alicia, Angelina, Lee e quant’altro…Oh
beh, vedremo quello che verrà fuori!
May_Z: Ehi, benvenuta!! Che bello, sono riuscita a convertire
qualcuno all’Oliver/Katie! :D
Tanto
love *-*
E’
accennata un Hermione a cui piace Fred, si, ma sto
progettando un’intera long su di loro, quindi ne parlerò lì!
Sono
contenta che la storia ti piaccia, e spero di avere il tuo parere anche per
questo capitolo! :D
Mug: Ehilà, imbucata in ritardo! Tranquilla, nel C.R.A.B. c’è
posto per tutti :D
Personalmente
ho adorato scrivere quel pezzo su Remus, Lily e
James. Primo, perché sono fissata con i malandrini, e secondo perché m’era
venuto in mente così, mentre ero sovrappensiero, ma ci stava tutto :)
I
biscottini arrivano, tranquilla!! :D
IlaSunnySmile: Ehilà! Come va? :D Che bello risentirti anche
per lo scorso capitolo!!
Sono
contenta che la caratterizzazione dei personaggi ti piaccia :)
No,
magari fossi la Zia Row in incognito! :D Non avrei
fatto morire tutta quella gente nell’ultimo libro!
Wynne_Sabia: Ahhh, cara Wynne :) Ce l’ho fatta a pubblicare anche questo benedetto
capitolo! :D Sono davvero felice che il riferimento a James ti abbia mandato in
brodo di giuggiole, anche se poi mi sono persa sulla via buia del male (vedi la
Sirius/Lily) e ho fatto perdere anche te, che hai
scritto una (Remus/Lily). Insomma, ci manca che
scriviamo una Snevans a due mani e stiamo apposto!
Comunque tanto per cambiare qui non piove affatto, ma visti i recenti
avvenimenti ho evitato di chiedere pioggia a destra e a sinistra, non si sa mai
U_U
Beh,
sono davvero contenta che la storia ti piaccia, perché a me questo capitolo
lascia dei grossi dubbi. Boh, vedremo se a voi piacerà!
Tanti
bacini, collega <3
Queen_:
Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto! Eh, quell’accenno di Fremione l’ho adorato tantissimo anche io! :D Spero di
sentire il tuo parere anche per questo capitolo!!
FrancyPotter: Niente panico!!
Oh,
vedremo quello che succederà in futuro, chissà! La Rowling in questo senso mi
ha lasciato carta bianca!
Spero
che recensirai anche questo capitolo, sono curiosa di sapere cosa ne pensi! :D
Beh,
donzelle, un bacione a tutte e ci sentiamo nel prossimo capitolo!!! :D
Capitolo 9 *** Capitolo 8 - Se proprio devo lasciarci le penne... ***
Capitolo 8 - parte 1
Capitolo 8
-Se proprio devo lasciarci le penne…-
Oliver aprì gli occhi
lentamente e cercò di mettere a fuoco la sveglia nel buio della stanza,
nonostante lo sguardo appannato di qualcuno appena svegliato.
Voltò la testa sul cuscino
e riuscì finalmente a vedere le lancette.
Le cinque e dieci.
Per Godric,
pensò. E’ già l’alba.
Ebbene sì, gente, oggi è il giorno. Chiamatelo
fato, destino, karma, sfiga nera: come preferite. In ogni caso, oggi è il
giorno della mia funesta e prevedibile dipartita.
Le cinque e undici.
I segni ci sono tutti, pensò Oliver. Minacciosi presagi di morte giunti per mano
di Fred e George, alleati temporanei del cupo mietitore; tetri epitaffi privi
di amore, gufi che mi svolazzano intorno, corvi che aleggiano alle mie spalle; la Cooman
ha predetto la mia morte due volte nella stessa mattinata; il gramo nel parco…
Le cinque e dodici.
Ovvio, perché non era sufficiente essere Oliver
Baston, lo sfigatissimo Capitano dei Grifonodoro, ragionò Oliver. No, dovevo addirittura vedere un maledettissimo gramo. Come potrei non
tirare le cuoia proprio oggi? E’ il quattordici febbraio!
Strizzò gli occhi con fare
melodrammatico.
Chissà, magari mi centrerà un bolide dritto in
testa. Ho sempre desiderato morire sul campo di Quidditch, dopotutto.
Le cinque e tredici.
Devo dare disposizioni per il mio funerale, davvero.
Oliver si riscosse dai
funesti pensieri scuotendo vigorosamente la testa, facendo ondeggiare i capelli
scuri sparati in tutte le direzioni.Si
alzò svogliatamente dal letto, sentendosi estremamente depresso.
Spalancò il baule con uno
scatto e si mise a rovistare in cerca di un paio di calzini decenti con cui
morire.
Dal letto di Percy si levò
un mormorio irritato e il Caposcuola aprì un occhio nel buio per scrutarlo con
malevolenza – per quanto possa essere malevolo lo
sguardo di Percy Weasley all’alba.
«Che stai combinando, per Merlino? E’ l’alba!» borbottò con la
voce impastata dal sonno prima di girarsi dall’altra parte e rimettersi a
dormire senza nemmeno aspettare una risposta.
Che fosse sonnambulo?
Oliver rimase fermo ad
osservarlo per un minuto intero, prendendo seriamente in considerazione l’idea
di svegliarlo e inscenare un lacrimoso ma efficace addio, giusto per farlo
sentire un po’ in colpa.
Dopo una lunga
ponderazione optò per lasciargli un biglietto in cui dichiarava di lasciarli in
eredità i suoi preziosi schemi di Quidditch e la sua collezione di saponette a
forma di scope da corsa, raccomandandogli inoltre di non essere estremamente
petulante, o Penelope lo avrebbe sicuramente scaricato.
Scarabocchiò in fondo al
foglio un frettoloso “Ti voglio bene, Perce” – non si è mai virili abbastanza – e si affrettò
a lasciare la stanza, scopa in resta, senza guardarsi indietro.
Molto melodrammatico,
davvero.
Le cinque e trenta.
La Sala Comune era deserta, a quell’ora
della mattina, fatta eccezione per una figura minuta accucciata su una
poltrona.
Oliver sprofondò ancora di
più nell’abisso delle sue funebri convinzioni: stava per morire.
Per qualche altro assurdo
motivo, altrimenti, spuntava proprio Katie Bell
addormentata in Sala Comune?
Che il karma gli avesse
dichiarato definitivamente guerra, o era semplicemente uno dei tanti funesti
presagi?
Le cinque e trentuno.
Katie dormiva placidamente
con la testa appena chinata in avanti e un ciuffo di capelli neri calato sugli
occhi. Il libro di Trasfigurazione era ancora aperto sulle ginocchia al
capitolo della mutazione degli oggetti in animali.
Doveva essersi
addormentata lì la sera prima, studiando Trasfigurazione.
Sorrise teneramente mentre
osservava la sua espressione rilassata dal sonno e ci mise un istante a
decidere. Se proprio doveva lasciarci le penne, tanto valeva farlo in grande
stile, no?
Si piegò sulle ginocchia,
accucciandosi davanti alla poltrona dove era arrotolata la ragazza e, prima che
il buonsenso gli facesse cambiare idea, si sporse verso di lei per sfiorarle
una guancia calda con il dorso della mano.
Chiuse gli occhi e
sorrise. Cosa non avrebbe dato per passare un po’ di tempo con lei prima di
trapassare…
Eppure Katie se ne stava
lì e dormiva placidamente di fronte a lui, e baciarla adesso, mentre non poteva
sentirlo, non sarebbe stata mai la
stessa cosa.
Si risolse così a fare la
stupidaggine numero due della mattinata: si sporse di nuovo verso di lei e le
sfiorò la fronte con le labbra. I capelli della ragazza gli scivolarono sul naso mentre si tirava indietro con il cuore in gola e lo
stomaco ridotto ad un groviglio inutile, e smise rumorosamente di respirare
quando incontrò i suoi occhi, più azzurri del solito, fissi nei suoi.
Desiderò ardentemente di
sprofondare, o al massimo essere risucchiato dal pavimento – veloce e indolore
– mentre si arrabattava a cercare una scusa vagamente plausibile per il suo
comportamento da maniaco; cercò disperatamente di non arrossire, ma era sicuro
che persino Percydal
dormitorio avrebbe potuto sentire la sua faccia andare a fuoco.
Stava per dire qualcosa –
qualsiasi cosa, del tipo “sono le cinque e trentaquattro!” – invece di starsene
lì a boccheggiare come un merluzzo, quando Katie decise di zittirlo ancora
prima che emettesse alcun suono nell’unico modo – secondo l’opinione di Oliver,
che forse era un po’ di parte – che fosse possibile in quel momento.
Quando sentì
le labbra della ragazza muoversi delicate sulle sue pensò che sarebbe esploso
da un’istante all’altro. Cercò di abbracciarla,
metterle una mano tra i capelli, qualsiasi cosa, ma lei sembrava sempre più
lontana e sfuggente, evanescente come nebbia.
Lei si separò appena dalle
sue labbra e mormorò «Le cinque e trentasette, Oliver».
Lui aggrottò le
sopracciglia e cercò di guardarla negli occhi per capire che accidente
stesse succedendo – perché davvero non ci arrivava – quando una voce
vagamente familiare, alle sue spalle, esclamò: «Ti ho detto le cinque e
trentasette, Baston!»
Oliver si voltò di scatto.
SeanMcGregor era proprio
dietro di lui, l’aria terribilmente divertita sul volto scuro.
Sia l’Allenatore che Katie
scoppiarono a ridere di gusto, e mentre qualcuno borbottava il suo nome Olive
precipitò nel vuoto.
Sospeso nel buio e freddo
si guardòintorno
cercando di gridare, ma non riuscì a far uscire alcun suono. Poi comparve
Silente. L’anziano mago indossava una veste di un bianco candido e aveva l’aria
tranquilla. Stava amabilmente conversando con il vuoto attorno a loro e lo
ignorava.
«Sì» disse a nessuno in
particolare. «Purtroppo un bolide lo ha centrato dritto in faccia e non ce l’ha fatta. Ma sa com’è, aveva visto un gramo…»
Oliver ebbe giusto il
tempo di inorridire a quella notizia che qualcuno lo colpì violentemente in
faccia e il suo subconscio riemerse.
Si svegliò di scatto,
saltando a sedere sul letto con aria terrorizzata e confusa. Era un incubo,
solo un incubo.
Di fronte a lui c’era un preoccupatissimo Percy, i capelli sconvolti e gli occhiali
spalmati sul naso che gli facevano sembrare gli occhi grandi come quelli di una
civetta. Erano spalancati dalla preoccupazione e dalla sorpresa.
«Stai bene? Mi hai fatto
venire un infarto!» esclamò, sospirando di sollievo. Oliver lo fissò con aria
alienata.
«Incubo» biascicò.
Percy gli lanciò uno
sguardo comprensivo e assunse la sua adorabile
aria da professorino, modalità mattutina.
«Certo» mormorò. «Entrare
in fase REM quando si è così sotto stress può essere distruttivo, infatti il tuo cervello…» .
Oliver smise di ascoltarlo
e buttò un’occhiata alla sveglia mentre cercava di
regolarizzare il respiro – ancora ansimava per via del panico – e strabuzzò gli
occhi nel buio non appena mise a fuoco le lancette.
Le cinque e trentasette.
Soffocò un grido di panico
e ricadde indietro sul cuscino, sfinito.
E la giornata non era
nemmeno iniziata.
*
Era fermo davanti al
gargoyle che faceva la guardia allo studio del preside da una decina di minuti
circa. Aveva uno sguardo estremamente perplesso stampato in volto e il
biglietto ricevuto la sera prima stretto tra le mani.
Rilesse l’incriminato
pezzetto di pergamena ancora una volta – la sedicesima, probabilmente – nel
vano tentativo di venire a capo dell’enigma.
“Domani mattina raggiungerai il campo di
allenamento del PuddlemoreUnited
tramite una passaporta. Trovati nell’ufficio del
preside alle sei e trenta, per favore. Silente.
P.S.: Alla
gargoyle piacciono le Gelatine Tuttigusti + 1.”
Oliver tornò a fissare la
gargoyle, indeciso. Doveva aver frainteso il biglietto di Silente, perché
corrompere la statua con delle Gelatine non aveva propriamente funzionato, ed
ora un’offesissima creatura in marmo o chissà che si
rifiutava di farlo entrare nell’ufficio del preside e gli aveva giurato odio
eterno.
Si guardò intorno con aria
disperata.Probabilmente era in ritardo,
e magari aveva persino perso la
Passaporta, e il provino era
saltato, e allora il gramo…
«Baston, che Godric
staresti facendo?» esclamò una voce femminile alle sue spalle.
Oliver sobbalzò – per
nulla dimentico dell’incubo di quella mattina – e si voltò di scatto. Alle sue
spalle stava arrivando velocemente la McGranitt, vestita di tutto punto, i capelli
stretti nella consueta crocchia.
Quando lo raggiunse il suo
sguardo balzò dalla scatola di gelatine stretta nelle sue mani alla sua faccia
imbarazzata, alla statua di pietra che stava cercando di fulminarlo con lo
sguardo.
Sorprendendolo, alzò gli
occhi al cielo e sospirò. «Ho detto chissà quante volte al professor Silente
che quasi nessuno capisce la parola d’ordine, ma lui trova questo metodo così
divertente…» commentò con evidente disappunto nella voce.
Si voltò poi verso la
statua, sorridendole. «Gelatine Tuttigusti + 1» disse
con chiarezza. Il gargoyle si spostò di lato, borbottando «Finalmente!» e
lasciando loro il passaggio libero.
Ah, ecco.
Imbarazzatissimo, imboccò la via per lo studio del Preside, dandosi
mentalmente dell’idiota. C’era già stato, sapeva come arrivarci. Dove cavolo
aveva la testa?
Il panico iniziò ad
impossessarsi di lui mentre bussava alla porta
dell’ufficio, con la professoressa McGranitt alle sue spalle.
E adesso? Era pronto per
affrontare l’ignoto?
Le porte si spalancarono e
fece un paio di passi avanti, guardandosi intorno: la stanza era esattamente
come la ricordava dalla sua precedente visita. Oggetti dall’aria fragile erano
disseminati ovunque, una libreria gigantesca occupava metà della stanza e
l’enorme uccello color fuoco con il quale, a quanto pareva, era solito fare
amabilmente due chiacchiere il preside, era docilmente appollaiato sul suo
trespolo.
«Oh, Minerva, signor
Baston, benvenuti!» esclamò il preside, comparendo alle loro spalle.
Oliver si girò di scatto,
colto di nuovo di sorpresa. Ma perché gli arrivavano tutti alle spalle, quella
mattina?
«Buondì, Albus. Ho trovato
il povero signor Baston che procrastinava davanti al tuo ufficio e ho pensato
bene di recuperarlo » fece, lanciando all’anziano preside un’occhiata di
rimprovero, chiaramente trasmettendo con gli occhi il seguente messaggio: se-gli-studenti-si-perdono-è-sempre-colpa-tua”.
Quello fece un sorriso
soddisfatto – malvagio assai – e sospirò. «Ah, la gioventù!»
Indicò loro il vassoio
appoggiato alla sua scrivania.
«Api Frizzole?»
offrì con un gesto blando della mano.
Oliver alzò con aria
depressa la sua scatola di Gelatine. «La ringrazio, ma ho già mangiato».
Il preside
ridacchiò, divertito – Oliver sospettava che lo stesse volutamente prendendo in
giro – e iniziò a misurare la stanza a grandi passi, lisciandosi la punta della
lunga barba argentea.
«Minerva»
chiamò infine, e sia Oliver che la professoressa McGranitt si voltarono verso
di lui. «Perché non accompagni tu il signor Baston al provino? Non c’è lezione,
oggi»
Oliver sgranògli
occhi stupito, ma sela McGranittera sorpresa, non lo diede a vedere.
«Ma certo,
Preside. Sarebbe un onore» disse, altera come sempre.
Silente batté
le mani allegramente, esclamando: «Ottimo! Svelti, ora,laPassaporta!»
Si voltò e con
uno svolazzo elegante del mantello si mise a rovistare alle sue spalle,
esclamando di tanto in tanto: «Oh, ecco dov’era finito!»
Sia Oliver che
l’insegnante loosservaronocon aria perplessa, fino a che non
emerse con in mano un vecchio oggetto in pelle, sgualcito, che Oliver catalogò
come “scarpa”.
Estremamente
soddisfatto, Silente estrasse la bacchetta dalla manica, la picchiettò sullo
stivale e disse: «Portus»
Quello si
illuminò di una lieve luce azzurrina, come se fosse effettivamente entrato in
funzione.
«Presto, prima
che la perdiate»
Oliver si
affrettò a poggiarci la mano sopra. La professoressa McGranitt, invece, pareva
particolarmenteinterdetta mentreappoggiava circospetta e con lentezza
la mano sullaPassaporta.
«E’ uno
stivale da Cowboy, Albus?» esalò infine, mentrelaPassaportasi illuminava di nuovo,
attivandosi.
Il Preside sorrise. Prima divenirerisucchiato dal vuoto, Oliver fece in
tempo a sentire la sua risposta divertita.
«Andavano
molto di moda, negli anni cinquanta»
*
La SalaGrandeera invasa dal chiacchiericcio allegro
degli studenti a colazione, finalmente rilassati dopo una lunga settimana
particolarmente pesante. Le facce serie erano rare ma ben visibili, in mezzo
alla folla ridente: un paio dipriminidepressi, l’intera squadra di
Quidditch diTassorosso, furiosa per gli allenamenti fissatiproprioquel giorno. Primo tra tutti, poi,
c’era Harry Potter, unico studente del terzo anno a non avere il permesso di
visitare Hogsmeade.
E poi c’era
KatieBell, ovviamente.
Capiamoci, non
è chefossesull’orlo
del suicidio; il suo carattere estremamente particolare – ereditato dal nonno,
si vociferava – la rendevano strana agli occhi degli altri: dolce e cinica allo
stesso tempo, era anche la persona più sfortunata dell’intera Inghilterra
magica – dopo Harry Potter, ovviamente – tanto che ormai non si stupiva più di
nulla di ciò che le succedeva.
Stava
semplicemente cercando di non buttarsi tanto giù, insomma, – per così poco,
poi! – e era intenzionata a passare una bella giornataadHogsmeade con Alicia, Lee e i gemelli.
Sì, insomma, poteva farcela.
Peccato che Angelina stessecercando in tutti i modi di rovinarle
la giornata.
«…è davvero un
fissato maniaco» stava dicendo proprio in quel momento, accompagnando la sua
invettiva contro Oliver con ampi gesti delle braccia. «Figuriamoci ora che
andrà a quel provino! Non ci darà tregua, ci tormenterà anche dopo che saremo
stramazzati al suolo,stecchiti»
George lanciò
ad Angelina uno sguardo sconcertato, sicuramente domandandosi perché diavolo
fosse così insensibile. Alicia aveva alzato gli occhi al cielo, sconfitta, e
Lee la fissava incantato.
Povero Lee.
Katie affogò
la faccia nel suo piatto di bacon nel tentativo maldestro di evitare il
discorso. Come poteva riuscire a non pensare ad Oliver – sì, era stata
ottimista - per tutta la giornata se Angelina lo nominava in ogni istante per
lamentarsene?
«Che poi»
continuò quella, immune ai fulmini che lanciava George con gli occhi, come se
non ci fosse mezzo tavolo dei Grifondoro a guardarla come se fosse un’idiota.
«non dovevatetipoandareadHogsmeade insieme, Katie?»
Cinque paia di
mascelle si schiantarono a terra e Fred si lasciò sfuggireun’imprecazione,
mentre Katie soffocava con il suo uovo strapazzato che aveva violentemente
aspirato. HermioneGranger, seduta comealsolito alla sua destra, si piegò verso
di lei per darle dei colpetti sulla schiena.
Quando Katie
riprese a respirare in manieraquasiumana, Angelina si guardò intorno
stupita.
«Che c’è?»
domandò a Alicia, che la osservava come se fosse un insetto molto interessante.
«Ho qualcosa in viso?»
Katie emise un
gemito sommesso e si accasciò sultavolo mentreFred scuoteva la testa con cupa
rassegnazione.
«Sarà una
lunga giornata» commentò con un sospiro melodrammatico.
*
Oliver si
rialzò velocemente da terra, spolverandosi le ginocchia e cercando di non
vomitare la colazione chenonaveva fatto addosso alla professoressa
McGranitt, perfettamente in equilibrio di fronte a lui.
In effettinel suo stomaco dimorava solitaria
un’unica GelatinaTuttigusti+ 1 al limone, che poi aveva davvero
mangiato in attesa che lagargoyledecidesse di perdonarlo per il suo
affronto e per aver tentato di corromperla con delle gelatine su suggerimento
del Preside.
«Beh» dissela McGranitt,
raddrizzandosi il cappello da strega in testa e sistemando gli occhiali. «Eccociqui»
Certe
volte somigliavanei modi così tantoa Percy – o lui a lei, ancora peggio –
da farlo rabbrividire di terrore.
Quando Oliver
alzò lo sguardo rimase a bocca spalancata per una manciata di secondi.
Il campo di
Quidditch delPuddlemoreUnitednon era particolarmente bello – erano
pur sempre i penultimi della classifica – ma era davvero enorme. Almeno centro
metri lo dividevano dall’entrata del campo, che sembrava essere infinito. Non
aveva mai visto nulla di simile in tutta la sua vita. Riuscì a distinguere
delle sagome indistinte in volo, metri e metri sopra di lui, ma erano talmente
in alto che dovette aspettare che scendessero di quota per capire i loro ruoli.
Due giocatori armati di mazza sfrecciavano a destra e sinistra, provando colpi
e frenate. Un terzo giocatore si stava lanciando in picchiata da almeno
trecento metri, altezza impressionante per un essere umano, anche se mago.
Sembrava si stesse letteralmente lasciando cadere, e Oliver pensò per una
frazione di secondo chefossedavvero così.
Aveva aperto
la bocca per gridare come unafemminuccia quandoil giocatore inchiodò bruscamente e si
raddrizzò sulla scopa con una giravolta, alzando il braccio in aria in segno di
vittoria.
La FintaWronsky.
Oliver, in
imbarazzo, serrò la bocca e riprese a camminare normalmente. Man mano che si
avvicinavano lo osservò sempre più attentamente e lo riconobbe dal modo in cui
si appiattiva sulla scopa come se volesse farne parte e dal brillio dorato che
inseguiva.
Era un
Cercatore.
Strizzò gli
occhi fino a che non distinse la scritta dietro alla sua divisa:Numero dieci.
Il Cercatore
scomparì di botto dietro agli spalti e Oliverloperse di
vista, così fu costretto a seguirela McGranittall’interno dello stadio, invece di
continuare a gingillarsi, scopa in resta.
Dentro c’erano
almeno una decina di ragazzi, tutti con il naso in aria ad osservare
terrorizzati i giocatori titolari delPuddlemoreUnitedche sfrecciavano in aria come saette.
Nessuno di
loro sembrava accompagnato da qualcun altro e Oliver si sentì infastidito e in
imbarazzo. Silente pensava forse che la professoressa McGranitt avrebbe dovuto
riportare indietro il suo cadavere?
Quando una
signora sulla cinquantina si buttò addosso al figlio per sistemargli i capelli,
però, si sentì particolarmente fortunato.
In ogni caso,
lui e la professoressa McGranitt rimasero lì impalati a girarsi i pollici o
fissare il vuoto con moderato interesse fino a che un urlo belluino non si levò
dall’altra parte del campo e tutti si voltarono terrorizzati.SeanMcGregorsi avvicinava a passo di marcia, il
ghigno sadico ben impresso in viso, seguito a ruota dal saltellante arzillo
vecchietto che era il presidente della squadra.
Solo quando
l’arzillo nonnino amico di Silente arrivò per primo Oliver notò cheMcGregorsi appoggiava pesantemente ad un
bastone di legno e sembrava trascinarsi dietro una gamba come se quella fosse
priva di vita.
Era un
dettaglio che non aveva notato la prima volta che li aveva incontrati.
Oliver lanciò
un’occhiata disbiegoalla McGranitt e quasi scoppiò a
ridere di fronte alle sue sopracciglia inarcate e alla sua espressione
interdetta. Anche lei doveva aver notato la sua impressionante…vivacità.
«Siete tutti
qui» continuò. «per fare il provino. Non preoccupatevi, andràbenone!»
Quando
ricevette molte occhiate terrorizzate enessuna risposta lasciò il comando
all’allenatoreMcGregor, sopraggiunto alle sue
spalle.
Quello
incrociò le braccia e ghignò. «Lo vedete questo?» domandò, indicandosi uno dei
denti d’oro. «Mi sono rotto i denti, al mio primo provino»
L’atmosfera,
da gelata che era, si ghiacciò all’istante.
Nessuno osò
rispondere, così lui continuò a parlare, evidentemente soddisfatto per averli
terrorizzati per bene.
«D’accordo,
mezze calzette! Siete qui per essere analizzati come se fosteAsticellisott’aceto e io un interessatoMedimagoche vi curiosa tra le interiora,
quindi vedete di non fare schifo, eh?»
Oliver riuscì
quasi a sentire lo spostamento d’aria che fecero le sopracciglia della
professoressaMcGranitt mentresi
inarcavano tanto da scomparire dietro l’attaccatura dei capelli: erainterdetta, su questo non
c’erano dubbi.
Sto per
vomitare, pensò Oliver
allegramente.Adesso vomito.
AncheMcGregordovette sentire uno spiffero dalle sue
parti, perché si girò verso l’insegnante e piegò la testa, aggrottando la
fronte.
«Lei non mi
sembra abbastanza giovane da reggersi su una scopa» commentò.
Oliver non
sapeva più se ridere o piangere, ma sarebbe volentieri scoppiato in lacrime lì
sul posto, se quel poco di orgoglio virile che gli era rimasto non glie
l’avesse impedito, strillando a gran voce nella sua testa.
Al di là di
ciò che succedeva nel cervello di Oliver, comunque,la McGranittaveva dilatato le narici in
un’espressione offesa e sembrava che stesse cercando di lanciareAvadaKedavracon gli occhi, ma l’allenatoreMcGregorse ne stava lì calmo e placido, come
se non avesse sul serio provocato una delle donne più potenti e pericolose
dell’intero Mondo Magico. Forse non lo sapeva.
Barnabassi sentì in dovere di mettere tutti a
proprio agio e sciogliere la tensione, perciò esclamò: «Non per mettervi
pressione, ovviamente!»
Cominciamo
meravigliosamente,
pensò Oliver.Oh, beh. Tanto
oggi muoio.
*
Non appena
Oliver si alzò in volo, spingendo sul terreno con i piedi per far leva sulla
scopa, la pressione alle tempie svanì di botto, sostituita da una scarica di
adrenalina pura. Aveva assistito sofferente ai cinque provini prima di lui.
Due si erano
presentati come Battitori ed erano andati discretamente bene fino a che uno non
aveva accidentalmente – forse – colpito l’altro in testa con la propria mazza,
tramortendolo.
Una ragazza
grande come un armadio si era proposta come Cercatrice ma, escluso il fatto che
non si teneva dritta sulla scopa, non era riuscita a prendere il Boccino
nemmeno dopo che quello gli era svolazzato davanti al viso per un’ora.
Niente a che
vedere con il Cercatore che Oliver aveva visto appenaarrivato,numero dieci.
Il quarto e il
quinto erano entrambi Portieri, ed erano stati davvero bravi. Troppo, perché
Oliver sperasse di essere preso. Il primo aveva buona tecnica, ma aveva parato
sette reti su undici, tecnicamente poche.
Il secondo ne
aveva parati nove, di cui uno di spalle.Esibizionista.
Ad ogni tiro
Oliver si era sentito sempre più teso.
Quando l’allenatoreMcGregoraveva sbraitato il suo nome alMagimegafonoera sobbalzato, guardandosi
freneticamente intorno, deciso a scappare via a gambe levate il più velocemente
possibile. Non trovando nessuna valida via di fuga si era costretto a salire
sulla scopa e sollevarsi in aria, tremando da capo a piedi.
Ora che la
paura e la tensione erano scivolate via, però, si sentìfinalmentenel suo elemento.
Prese
velocemente posizione davanti ai tre anelli. Aveva studiato le mosse dei due
cacciatori per tutti i provini precedenti, e poteva dire con discreta sicurezza
che tendevano a salire di quota piuttosto che a scendere. Così si mise non al
centro esatto ma spostato verso l’alto, sempre coprendo l’anello inferiore. Se
i cacciatori avessero mirato agli anelli in alto avrebbero lasciato da parte
quello in basso, come sospettava che avrebbero fatto.
Da dov’era
posizionato poteva raggiungere facilmente l’anello di sinistra e con una bella
spinta quello di destra. Tutto stava nel capire dov’era che avrebbero mirato.
Il giocatore
che aveva in manola Pluffa, poi, era quasi
sicuramente mancino.
Fu grazie alla
sua strampalata strategia che Oliver parò, anche se con difficoltà, i primi
sette tiri. Quando parò anche l’ottavo notò con la coda dell’occhiola McGranittche esultava e si sbracciava,
arrampicata sugli spalti. Sorrise esultante e si preparò al prossimo tiro.
Quell’eccesso di sicurezza, però, gli costò
caro: quando si spostò sulla sinistra, convinto che era lì che avrebbe tirato
il Cacciatore che lo fronteggiava, non notò l’altro Cacciatore risalire il
campo a destra.
Il passaggio
fu talmente veloce che faticò a vederlo, figuriamoci a pararlo.La Pluffaattraversò,
veloce come un fulmine, l’anello in basso, che aveva lasciato stupidamente
scoperto.
«Maledizione»
mormorò.
Otto colpi su
undici non erano male, ma erano meno del secondo ragazzo che si era presentato
ai provini. Non aveva possibilità.
Doveva
assolutamente parare i prossimi tiri, altrimenti…
Il Cacciatore
sbucò alla sua sinistra e tirò. Oliver si lanciò verso l’alto e sfiorò la
pluffa con la punta delle dita, ma non la prese: quella filò dritta dentro
l’anello.
Imprecò a
mezza voce e si fermò un attimo a ragionare. O parava il prossimo tiro, o i
suoi sogni di avere una carriera nel Quidditch andavano in frantumi come pezzi
di vetro.
Prese un
respiro profondo, cercando di calmarsi – cosa impossibile – e di concentrarsi,
mentre i Cacciatori recuperavanola Pluffae si preparavano a lanciare di nuovo.
Quello a
sinistra siavvicinava manon
era abbastanza vicino per un passaggio corto. Avrebbe sicuramente optato per un
tiro lungo, appena presala Pluffa.Quandola afferrò e si spostò verso destra
Oliver fece l’esatto contrario di ciò che sarebbe stato logico fare: si lanciò
a sinistra.
La pluffa gli
finì dritta tra le braccia e lo spinse indietro di un paio di metri,per quandoera
stata lanciata con forza, ce l’aveva fatta. L’aveva presa, aveva raggiunto il
secondo portiere.
Solo un tiro,
ece l’avrebbe fatta.Solo
uno.
Chiuse gli
occhi e per un istante le immagini di Katie e Percy che gli sorridevano
esplosero nella sua mente. Lo stavano aspettandoadHogwarts, acasa.
Quando sentì
il fischio dell’ultimo tiro – un rigore, Pluffa ad effetto – riaprì gli occhi e
si lanciò in avanti.
*
Il
disinfettante sulla ferita bruciava da matti, e questa fu la prima cosa di cui
si rese conto.
Spalancò gli
occhi, agitato, ma una mano gli artigliò la spalla e lo tirò giù di nuovo. Si
accorse quindi di essere steso su un lettino.
Era morto?
«Hai preso una
bella botta» commentò la voce della professoressa McGranitt, il solito cipiglio
severo leggermente incrinato da uno sguardo preoccupato.
«Cos’è
successo?» domandò Oliver con voce flebile, cercando di nuovo di mettersi
seduto.
«Hai presola Pluffa.Intesta» commentò qualcun altro dietro
di lui. Ormai abituato alla comparsa di persone alle sue spalle col solo scopo
di attentare alla sua vita, Oliver non perse tempo a sobbalzare e voltarsi di
scatto. Si girò, sorpreso.
McGregorse ne stava appoggiato allo stipite
della porta con l’aria di uno che ha assistito alla scena più esilarante della
vita edeveancora
riprendersi dalle risate. Oliver lo guardò, ancora intontito dal feroce mal di
testa.
Quello
sostenne il suo sguardo per un istante, poi gonfiò le guance, diventò viola e
scoppiò a ridere.
«M-maivista una cosa del genere, ragazzo!»
ruggì, piegato in due dalle risate, appoggiato al bastone di legno. «Era ovvio
che l’avrestipresa in faccia, poteva persino
sfondarti il cranio, tulo
sapevi…e che cosa fai? Ti ci butti davanti lo stesso!»
La McGranittfece volare scandalizzata lo sguardo
dal viso rosso di Oliver a quello ormai paonazzo dell’allenatoreMcGregor.
Decise infine di prendersela con quest’ultimo, ignorando il fatto che il
Capitano della Squadra di Grifondoro si fosse praticamente offerto per farsi
spaccare la testa.
«Ebbene»
sibilò, dilatando le narici. Oliver si fecepiccolopiccolo. «almeno è ancora vivo! Se non avessi lanciato quel
Sortilegio di Arresto lo avreste lasciato sfracellare al suolo!»
McGregorsorrise sornione.
«Lei è una
donna meravigliosa, perché non andiamo a cena insieme?»
La McGranittparve voler spalancare la mascella
dall’indignazione, ma ci controllò e si limitò a fulminarlo conl’Occhiata.
«Si comporti
da persona seria» esclamò, voltandosi.
Quello
sorrise, fece l’occhiolino ad Oliver e uscì zoppicando, lasciandolo pieno di
domande.
La ProfessoressaMcGranitttornò ad occuparsi della ferita sulla
sua tempia, chea quanto pareera particolarmente estesa,
strapazzandolo per farlo star giù. Glie la disinfettò con particolare
entusiasmo, però, perché quando ebbe finito Oliver aveva le lacrime agli occhi.
La
professoressa McGranitt lo guardò severamente.
«Una parola su
ciò, Baston,» minacciò
stringendo gli occhi. «e ti trasfiguro in una tazzina»
Oliver annuì
in fretta.
«Ma allora
l’ho parata?» gracchiò ansioso, alzando lo sguardo sull’insegnante.
«Eccome se
l’hai parata!»
Oliver alzò
gli occhi al cielo e si voltòdi
scatto, tanto per dare enfasi alla cosa.
C’era qualcun
altro che voleva aggredirlo alle spalle? Cos’era, un complotto?
La voce
sconosciuta apparteneva ad un ragazzo fermo sulla porta dello spogliatoio,
elegantemente appoggiato allo stipite. Aveva un sorriso largo che gli occupava
praticamente tutto il volto, un po’ piegatoa mo’ di ghigno – caratteristicasicuramente trasmessa daMcGregor– e l’aria estremamenteentusiasta.
Aveva i
capelli scuri e non tanto lunghi, con dei ciuffi che gli ricadevano sugli occhi
azzurri e allegri. Indossava la divisa delPuddlemoreUnitede, quando si girò per afferrare una
brocca d’acqua alle sue spalle, Oliver riuscì a leggere la scritta dietro la
sua divisa.
NortonM.,10.
Ah, pensò Oliver sorpreso.Numero dieci!
Il cercatore
si voltò di nuovo verso di lui, porgendogli un bicchiere d’acqua e lanciandogli
un altro sorriso smagliante.
«Parata
stupenda, amico, davvero!McGregorera colpito» commentò entusiasta,
avvicinandosi per dargli una pacca sulla spalla.
Oliver sorrise
a sua volta, dubbioso. Che persona espansiva, quelNorton!
«Grazie»
rispose.
Numero
diecilo osservò soddisfatto per altri due
istanti, poi decise cheforseera il caso di presentarsi. Gli
allungò la mano e Oliver la strinse vigorosamente.
«Piacere,MattNorton.
Cercatore di riserva» esclamò, allegro.
Di riserva?,si stupì Oliver.Come sarà il Cercatore titolare,
allora?
«Oliver
Baston, aspirante Portiere» ripose allora, sorridendogli a sua volta.
«…e suicida»
aggiunsela McGranitt, che a quanto
pareva non aveva dimenticato la sua intenzione di rimproverarlo per essersi
quasi fatto ammazzare. Numero dieci ridacchiò, sorridendo anche a lei. Certo
che quel ragazzo sapeva come mettere a proprio agio le persone!
Oliver lo
osservò attentamente. Dove lo aveva già visto?
«E’ un piacere
rivederti, comunque, signorNorton» esclamòla McGranitt, scuotendo la
testa.
«Professoressa,
sempre in ottima forma!» rispose allora lui allegramente, alzando la mano in un
cenno disaluta.
Di fronte allo
sguardo perplesso di Oliverla McGranittsi affrettò a spiegare.
«Baston, ti
presentoMattNorton, ilpeggiormigliorstudente che io abbia mai avuto»
Oliver
continuò a fissarliperplesso, cosìNumero diecipensò bene di intervenire.
«EroadHogwarts anch’io, a Corvonero, e ho
lasciato subito dopo iG.U.F.O.per entrare nelPuddlemore»
spiegò.La McGranittgli lanciò un’occhiataccia.
«Ricordoperfettamentei tuoiG.U.F.O.,Norton.
Tutti Eccezionale ed un Troll in Pozioni. Da record, credo»
Oliver rise eMattlo guardò imbarazzato, grattandosi la
nuca e arrossendo.
«Ho
trasformato il mio vicino d’esame in un girino» ammise.
Oliver scoppiò
definitivamente a ridere ela McGranittcomentò,
bonaria.
«Il peggior
studente che Pitonabbia mai avuto, sono sicura.
Ancorarabbrividisce quandoti nomino»
«Beh» cercò di
difendersiNumero
dieci,alzando le mani in segno di
resa.«Piton era tutto
inquietante e cupo»
Risero insieme
per un attimo, mavennerointerrotti dagli altri aspiranti
giocatori che si riversarono nello spogliatoio in massa, bianchi come cenci. Ad
Oliver si ghiacciò il sangue nelle vene e persinola McGranittparve più pallida. I provini dovevano
essere finiti.
Oliver notò lo
sguardorancorosodegli
altri due Portieri e si domandò sefosseun buon segno – e significava che
aveva qualche speranza di essere preso – o se fosse un male – e loro
reclamavano il suo scalpo – ma non ebbe il tempo di produrre altri pensieri
insensati sulla sua dipartita, perché l’allenatoreMcGragorcomparve di nuovo sulla porta con una
pergamena stretta tra le mani.
Subito tutti
gli occhi si puntarono su di lui.
«Bene» disse.
«Su questo foglio c’è scritto il vostro futuro. Molti di voi torneranno a casa
sull’orlo del suicidio, e sinceramente non mi importa un accidenti. Abbiamo
preso quattro persone – una per ogni ruolo – per un altro provino tra qualche
mese. Quindi, ora attacco in bacheca i nomi. E’ stato un piacere ridere di voi»
Nel silenzio
traumatizzato che era calato sulla stanza e su tutti loroMcGregorestrasse la bacchetta e la puntò
contro la pergamena. Quella si alzò e andò ad attaccarsi con un sonoro schiocco
sul muro alle sue spalle.
Numero dieci,
di fianco ad Oliver, gli batté una mano tra le scapole in segno di
incoraggiamento.
Oliver si
avvicinò alla bacheca con le gambe che tremavano in maniera incontrollabile e
il cuore in gola. Intorno a lui tutti avevano la stessa espressione. Sette o
otto persone sarebbero tornate a casa, quella sera, e non avrebbero più avuto
un sogno. Forse l’avrebbero ritrovato in pezzi piccolissimi e avrebbero sudato
per rimetterlo in sesto, scheggia per scheggia, ma per molte delle persone
presenti in quella stanza, Oliver lo sapeva, la carriera da giocatori di
Quidditch finiva lì.
Probabilmente
per lui stesso.
Trattenendo il
fiato, sbirciò sul foglio i nomi dei quattro.
*
Se prima Katie
nonerasull’orlo
del suicidio, ora avrebbe volentieri pregato un Drago di mangiarla e digerirla
in fretta, tanto si sentiva depressa.
Quando aveva
sperato di non pensare ad Oliver per tutta la giornata, come abbiamo già detto,
era stata estremamente ottimista, sì, masoloora realizzava quanto stupidofossesperare
di non pensare al ragazzo che ti piace il giorno di San Valentino, circondata
da coppiette amorevoli.
Queste
spuntavano come funghi ad ogni angolo di Hogsmeade, da dentro i negozi, dai
vicoli bui e da sottoterra, tutti diretti da…
«MadamaPiediburro!»
esclamò Angelina con entusiasmo, indicando il vomitevole locale davanti al
quale si stavano ammassando sempre piùcoppietedai dubbi gusti in fatto di bevande,
tutte estremamente felici all’idea di bere cioccolata calda piena di disgustosi
coriandoli a forma di cuoricini rosa e passare ore a fissarsi smielatamene
nelle palle degli occhi da sopra il tavolino coperto di centrini.
Katie represse
un conato di vomito.
«Perché non ci
facciamo un salto?» insistette Angelina, indispettita dal fatto che tutti avessero
bellamente ignorato la suafolgoranteidea.
«Preferirei
infilarmi una scopa nel naso» borbottò Katie sottovoce per non farsi sentire
dallaCacciatrice.
«Quando sei
depressa diventi acida» commentò Fred, arrivando alle sue spalle insiemeadAlicia e prendendola sottobraccio.
«Siamo
nervosette, eh?» gli diede manforte Alicia.
Katie ringhiò
nella loro direzione.
«Dai» cercò di
consolarla l’amica. «Sono sicura cheluinon ti avrebbe mai portata da MadamaPiediburro»
Gli diede un
buffetto sulla testa. «Probabilmente sareste andati ai Tre Manici di Scopa»
considerò, fissando le nuvole con aria pensierosa.
Fred sbuffò.
«Non so se cisareste arrivati. Sulla strada per i Tre Manici c’è
l’Emporio del Quidditch»
Alicia scoppiò
a ridere, e la sua risata ridicola – tirava su col naso, più che altro –
trascinò con sé anche Katie.
Si senti
comunque in dovere di difendere Oliver. «Non
è così maniacale come credete» commentò, sfregando le mani per scaldarsi. «Cioè
sì, fondamentalmente lo è, ma…»
George,
sopraggiunto in quel momento, la interruppe. «Parli ancora di Oliver,Kat?»
Ecco,
appunto.
Katie gli
lanciò uno sguardo truce. «Potrei diventare molto violenta, Weasley»
Angelina la
guardò, sorridendogli con aria cospiratoria, come se entrambe fossero a
conoscenza di chissà quale verità mistica.
«Non ti fa
mica star meglio, parlare sempre di lui» disse ostentando un’aria saggia.
Fred spalancò
la bocca.
Katie la
avrebbe volentieri azzannata, chiaro segno di quanto il ciclo mestruale ed
Oliver Baston stessero nocendo alla sua salute mentale.
Abbassò gli
occhi e non rispose. D’altro canto cercare di far capire ad Angelina chestavasolo peggiorando la situazione non era
minimamente contemplabile.
«Oliver?»
ripete Alicia, sbalordita. Katie alzò la testa molleggiandola per lanciargli
uno sguardo a metà tra il depresso e l’offeso che volevasignicare“Ti prego, nonmetterticianche
tu”, e sbottò: «Alicia, infierisci sul mio cadavere? Ci manca solo che…»
La voce le
morì in gola non appena mise a fuoco la figura che stava ferma impalata in
mezzo alla via principale di Hogsmeade, l’aria soddisfatta chestrabordavadagli occhi allegri e una grossa
ferita sulla tempia.
La mascellale
si spalancòe andò
a sfiorare terra mentre fissava Oliver che fissava lei.
Oh. Mio.
Dio.
E’qui.
Note dell’Autrice
Ohh, finalmente
aggiusto le note d’Autore (per chi non l’avesse capito, prima erano diverse)
e…beh, eccomi qui! :D
Dunque, immagino avrete notato che c’è una sorpresina per voi a
inizio capitolo…
Un’immagine sulla storia!!! :D
Devo davvero ringraziare Mary_ che si è sentita ispirata e ha
disegnato due splendidi pezzi di “Tazze di tè e gocce di pioggia”! :D
Quello che vedete è il primo, mentre invece il prossimo lo metterò
sul capitolo 8 parte due, che dovrebbe arrivare prima
del previsto, perché è scritto per metà! :D
Spero che non mi odiate per avervi fatto aspettare così tanto, mi
dispiace!! :D
Comunque, sono curiosa di sapere cosa ne pensate di questo
capitolo e di quello che è successo…ma soprattutto del provino!! :D
Che ve ne pare? :D
Ora, la cosa
che mi preme di più:Matt. Matt è un OC ediventerà un personaggio molto
importante nella storia, quindi tenetelo bene a mente e fate attenzione ai
dettagli, ragazze, perché personalmente lo trovo adorabile,
ma non si sa mai quali conseguenze la guerra porta con sé!
E poi che altro? Ah si! SeanMcGregor sembra avere seri problemi fisici…come mai? :D
Lo scopriremo nei prossimi capitoli!
HO UNA DOMANDA!!
Qualcuna di voi aveva capito che l’inizio era un sogno? Sono curiosa!
Per quanto
riguarda Angelina, molte di voi hanno notato che è antipatica: sì, è vero, ma
fidatevi di me, succederà qualcosa che la farà cambiare, presto :D
Comunque,
questo è il capitolo parte uno. Arriverà una parte due, ovviamente, e stavolta
aspettatevene davvero delle belle, perché (spero) vi terrò
appiccicate allo schermo del computer. Eh si, ragazze, è IL CAPITOLO
DELL’APPUNTAMENTO.
Ah, che bello! :D
Ora passiamo a rispondere alle recensioni!!
:D
Beatrice_Black: Che bello, ho
convertito un’altra ragazza all’Oliver/Katie! :D Non
sai quanto mi rendi felice, ragazza! E’ meraviglioso vedere che riesco a
trasmettere ciò che mi preme far passare da me a voi, ovvero la
mia adorazione per questi personaggi purtroppo troppo poco
conosciuti…Grazie mille per la recensione, spero di risentirti anche per questo
capitolo! :D
Wynne_Sabia: Tesoro! :D Eh, non ti gasare così però!! :D
Anche qui – aimè – niente Oliver mezzo nudo, sorry, ma nel prossimo facciamo il pieno, promesso! :D
Succederanno un sacco di cose, promise! :D
Ooooh, tranquilla, tu non lasci mai
recensioni idiote… io le adoro tanto tantotanto <3
Per la Snevans a quattro mani, appena mi viene
un’idea di faccio un fischio, sul serio :D :D
“Per quanto riguarda Oliver
e il gramo”, come dici tu, sì, quello E’ decisamente l’uomo più figo del secolo, e sì, lo ha terrorizzato (con la sua figaggine. Uh, un’Oliver/Sirius, figo!!)
E come hai visto Oliver si è fatto condizionare un pochino da
Sirius J Povero, (passami il
francesismo) s’è cagato sotto :D
Sei davvero una recensitrice/collega/fanwriter/consorte eccezionale, ragazza, non so che avrei fatto se non ci fossi stata tu a fare la danza della
pioggia :D
Oh beh, credo che sia di
nuovo la risposta più lunga, ma tu scrivi tanto e io rispondo a tanto, no? :D
Grazie tantissime per la recensione, cara, e spero che vorrai
bacchettarmi anche per questo capitolo per non avervi messo Oliver sotto la
doccia, ma c’ho messo Matt che (nella mia testa) è terribilmente
carino e sexy, quindi speravo bastasse :D Oliver tra
un po’ si trasforma in un pesciolino, povero piccolo!!!!
Tigre p: Oddio che cosa
macabra, povero Cedric :S
Eh, cerca di capirlo, Oliver, era traumatizzato! :D
Comunque spero che questo capitolo ti sia piaciuto come il
precedente!!
Mary_: Tu tututu….tu sei una persona
meravigliosa!!!! Ma i disegni, i disegni!!:D Non smetterò MAI di ripeterti che sono bellissimi e che
ogni volta che ci penso mi emoziono, perché è una cosa stupenda sapere di aver
trasmesso qualcosa a qualcuno che a sua volta lo ha riportato su carta. E’
meraviglioso, sono davvero onorata!! :D
Come vedi, il tuo disegno c’è, è la prima cosa che si vede <3
Eeeeh, sono contenta che ti piacciano i
titoli, mi ci spasso a inventarli :D Che bello che
qualcuno li ha notati! :D :D Per quanto riguarda Cedric….sì, persino io avrei voluto farlo secco! All’inizio
volevo metterci Jack Sloper, ma poi ho pensato che trasformarlo in canarino
fosse stato abbastanza, poverino!
Beh, spero che verrai di nuovo ispirata da questa storia, perché i
disegni sono veramente meravigliosi!! :D
IlaSunnySmile: Ehilà, quanto tempo!!!
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!!! Si, la mia malvagia testolina
ha in mente un sacco di cose, e se le metto in pratica tutte, probabilmente mi
ammazzate! :D
Beh, spero di sentirti anche per questo capitolo! Dal prossimo il
CRAB andrà in brodo di giuggiole, perché ci saranno taaante
docce! :D
May_Z: Sono contenta che
la storia ti piaccia, è bello far appassionare qualcuno ad una
coppia così poco conosciuta in italia! :D
So che immaginavate che Oliver riuscisse a fare un casino, ma tranquille, lo sistemerà. Certo, può essere che
poi incasini di nuovo, ma è un dettaglio ;)
Oliver è un personaggio pieno di manie, e andando avanti con la
storia ne troveremo tante altre, così come alcune le perderà, anche molto
presto :D
Comunque, quando si tratta di Quidditch, docce o Katie,
assolutamente va fuori di testa.
E infatti in questo capitolo si è visto
:D
Per la Fred/Hermione,
ho iniziato a stendere la storia, e presto la pubblicherò, quindi ti farò
sapere subito, e spero che l’apprezzerai come ti piace questa!!
:D
Sprotte98: Aahah, non ci credo, praticamente avete commentato quasi
tutte quanto Sirius siafigo,
anche se fa un’apparizione di una riga! :D Santissimo Sirius,
farò fare una doccia anche a lui! :D
Sono contenta che tu abbia trovato divertente la storia dell’epitaffio,
io mi sono divertita un sacco a scriverla!! :D
Eh, brutta notizia: la zia Row ci dice
che Oliver (e Katie, in teoria) arrivano alla battaglia, non che ne escono
vivi! :D Ma tranquilla, non potrei mai uccidere
Oliver. Forse. O Katie. Mhmmm…… xD
lisolachenonce: Ohh, sono contenta
che la storia ti piaccia!! :D Eh, Fred e George
torneranno presto alla carica, perché amplierò la storia con visioni dal punto
di vista di altri personaggi, tra qualche capitolo! :D
Beh, spero di sentirti anche per questo capitolo!!! :D
Beh, ragazze, vi lascio, voi commentate e fatemi sapere se c’è
qualcosa che non vi piace o che vi ha fatto schifo, o soprattutto che vorreste che succeda. Non si sa mai che
non mi date qualche bella idea e stravolgo tutta la storia per seguirla! :D
Capitolo 10 *** Capitolo 9 - E allora buttiamo giù il muro ***
Nota: Ho superato me stessa, e le diciannove pagine di world
Nota: Ho superato me stessa, e le
diciannove pagine di world.
I feel
powerfull!
Questo
capitolo – che spero vivamente vi terrà incollate allo schermo! –
è
dedicato a Mary_, la persona fantastica che
ha
letto il anteprima il capitolo e
che
ha corretto alcune baggianate che avevo scritto.
Fatele
un super-mega applauso!
Ma
soprattutto è la splendida ragazza
che
fa i meravigliosi disegni che trovate all’inizio dei capitoli :D
Grazie,
Mary <3
Capitolo 9
- E allora buttiamo giù il muro -
Oliver Baston aveva
scoperto solo di recente di essere particolarmente superstizioso, anche se,
visto che tipo maniacale fosse, c'era da aspettarselo. La visita del Gramo,
poi, aveva avuto come unico risultato l'aggravarsi di tutte le sue strane - e
patologicamente preoccupanti- convinzioni.
La sfortuna esiste, ci
vede benissimo ed e' capace di perseguitarti fino a che il tuo corpo morente
non e' a terra e implora pietà. Infierisce anche sul tuo cadavere, magari.
Se esiste la sfiga,
però, deve esistere anche la fortuna, in un modo o nell'altro. L'essere
riusciti, nonostante una quasi commozione celebrale, a trovare Katie ad
Hogsmeade, ne e' la dimostrazione lampante.
Oliver rimase immobile
come un merluzzo stecchito ad osservarla per qualche secondo, giusto il tempo
di godersi il caos che si era scatenato intorno a lei: Angelina e Lee avevano
semplicemente spalancato la bocca, come se davanti a loro fosse appena apparso
Merlino in persona, in mutande e con un croissant in mano.
Alicia aveva sfoderato
uno di quei sorrisi dentro ai quali ci si potrebbe tranquillamente infilare un
divano e i gemelli Weasley avevano sobbalzato così violentemente da andare a
sbattere con tutto il resto della combriccola. Udì da lontano un vago: “Katie,
noi andiamo a fare…”, e tutti si defilarono in fretta, ma lei non diede segno
di averli sentiti.
La ragazza,
semplicemente, non si mosse.
Se ne stava lì, ferma
impalata, a fissarlo con aria sorpresa, come se davvero vederlo li fosse
l'ultima cosa che si aspettasse.
Pensò di avvicinarsi
con aria soddisfatta e dire qualcosa di estremamente sexy ed epico, del tipo “Bambola, sono arrivato”, ma
probabilmente l’avrebbe fatta fuggire a gambe levate. Cosa diavolo gli passava
per la testa, poi? Doveva essere colpa della botta...
Dall’esterno la scena
doveva essere davvero esilarante, comunque: loro due che si fissavano, ad
almeno quindici metri di distanza, mentre tutti gli altri se la davano a gambe,
fingendo di non esistere o, al massimo, di essere improvvisamente molto
occupati.
Esatto: l’intera
squadra di Grifondoro, fatta eccezione per Harry Potter – ma dove finiva tutte
le volte, quel benedetto ragazzo? – s’era defilata alla svelta, andando a
ripararsi dietro alla vetrina di Mondomago, divenuta trincea improvvisata.
Cos’è, credevano di essere improvvisamente diventati invisibili?
Proprio mentre Oliver
decideva coraggiosamente di fare un passo avanti,Katie parve riscuotersi dallo stato d'ipnosi
sotto il quale era apparentemente caduta e iniziò a correre nella sua
direzione. L'esilarante scena da film fece voltare un paio di streghe che
passeggiavano da quelle parti con delle espressioni intenerite dipinte in
volto.
Il ragazzo, tuttavia,
si paralizzò sul posto, interdetto. Voleva forse picchiarlo a sangue?
Katie esibiva
un’espressione a metà tra l’arrabbiato e lo stordito e, quando fu a meno di mezzo
metro da lui, gli si buttò addosso, stringendolo in una morsa degna di un boa
constrictor in quello che doveva, apparentemente, essere un abbraccio.
«Ciao»
mormorò Oliver, allacciandole le braccia dietro la schiena per non farla
ruzzolare a terra. Si sentì girare vagamente la testa, probabilmente per colpa
del colpo di quella mattina.
Non
appena la McGranitt
l’aveva riportato indietro tramite Materializzazione Congiunta, infatti,
l’aveva assillata per lasciarlo andare ad Hogsmeade anziché in Infermeria, e
lei alla fine aveva ceduto, esasperata.
«Ehi»
sussurrò allora Katie, imbarazzata per tutto l’entusiasmo che stava mostrando,
separandosi appena da lui. Un ciuffo le ricadde sopra agli occhi e lei vi si
nascose appena dietro. Oliver sorrise e le sfiorò i capelli per spostarglielo
dietro l’orecchio, ritirando poi la mano di botto, come scottato. Da quando si
lasciava andare a gesti così teneri con lei? E Katie glie lo lasciava fare?
La
ragazza in questione alzò lo sguardo su Oliver, con in testa una marea di
domande che premevano per uscire tutte insieme.
Quando
posò lo sguardo sulla ferita alla sua tempia, però, aggrottò le sopracciglia.
«Cos’hai
fatto alla testa?» domandò, perplessa. Oliver alzò gli occhi al cielo,
diventando tutto rosso in zona orecchie.
Era
una cosa piuttosto ridicola da spiegare.
Improvvisamente
Katie parve illuminarsi, come se qualcuno avesse appena acceso un Lumos sotto il suo naso e, battendosi
una mano in fronte con un sonoro schiocco esclamò, scioccata: «Il provino!»
Oliver
la guardò sbigottito per un secondo e non riuscì proprio a trattenersi.
Erano
amici, o forse qualcosa di più, sì, ma a chi importava, in quel momento?
La
abbracciò di slancio, allacciandole le braccia sui fianchi, e la tirò su di
peso, facendole fare una sorta di bizzarra piroetta. Katie cacciò un urletto e
si aggrappò a lui mentre giravano maldestramente sul posto. Quando la rimise a
terra, senza smettere di abbracciarla, sorrise dei suoi capelli arruffati e
freddi per via del vento gelato di febbraio.
Con
la coda dell’occhio notò le teste arancione acceso degli Weasley sparire
lentamente dentro ad un negozio di articoli da strega, non prima che uno dei
due gli avesse fatto un enorme sorriso sornione. Probabilmente era George.
Dovrei strapazzarli molto meno durante gli
allenamenti. O forse molto di più,
considerò una parte del cervello di Oliver mentre la sua presa sui fianchi
della ragazza si intensificava. L’altra metà della sua mente – quella che ormai
aveva perso ogni capacità di ragionamento e stava liberamente scorrazzando nei
meandri del suo cranio – era divisa in due fazioni: una urlava a gran voce “che
aspetti, cretino! Spogliala!” e l’altra diceva alla prima di starsene zitta,
perché non erano cose da pensare.
Si
sentiva un po’ bipolare e anche un po’ maniaco, a dirla tutta, ma se quello era il prezzo da pagare per
essere uscito vivo dal provino e avere Katie tra le braccia, ci avrebbe messo
la firma a sangue.
Che
se ne faceva di un cervello, tanto?
«Allora,
com’è andata?»
Katie,
rossa in viso – magari non proprio per il freddo – era impaziente di sapere, e
strappò il ragazzo dai suoi - non esattamente casti - pensieri.
Oliver
scosse la testa – non era proprio il
caso di saltarle addosso in quel momento - e alzò un sopracciglio.
Era
la mattinata giusta, no? Era arrivato fino a quel momento – vivo – e non aveva
nessuna intenzione di mollare proprio adesso che c’era quasi. Era l’occasione
perfetta per passare un po’ di tempo con lei, per permetterle di conoscerlo
meglio.
Se
l’avesse visto in un contesto estraneo al solo Quidditch, forse allora Katie
avrebbe iniziato a provare qualcosa per lui.
Aveva
ragione il professor Lupin, con quel suo strampalato discorso. La vita era
troppo imprevedibile per non cogliere l’occasione al volo e rischiare. Era un
giocatore di Quidditch, era il portiere.
Sapeva
cosa significava correre un rischio. Solitamente il suo ruolo comportava delle
scelte molto rischiose: buttarsi a sinistra anche se il Cacciatore mirava a
destra? Lanciarsi dalla scopa pur di prendere la Pluffa al volo?
Che
sarà mai, uscire con una ragazza?
Più facile a dirsi che a farsi, pensò Oliver. Ma
ehi, o la va o la spacca.
Prese
un bel respiro e raccolse tutto il coraggio Grifondoro di cui era capace. Poi,
tutto d’un fiato, passandosi una mano tra i capelli castani, disse:
«Che
ne dici se ne parliamo da un’altra parte?»
Katie
sorrise e si guardò intorno. Finse di pensarci su, l’espressione più divertita
del mondo stampata in faccia, e si strofinò la guancia con fare perplesso.
Oliver
scosse la testa.
Sempre
la solita.
Era
ovvio che stava per proporre un posto in cui avrebbe potuto riempirsi lo
stomaco. Quella ragazza mangiava più dei gemelli Weasley messi insieme, e guai
importunarla durante i pasti. La sua Maledizione Mollelingua * era famosa, e
anche crudelmente familiare ad Oliver.
Mai
– mai – disturbare Katie Bell durante
i pasti, se si tiene alla propria testa.
«I
Tre Manici di Scopa?» propose quindi la ragazza, proprio come si aspettava.
Aveva per caso fatto un abbonamento al loro menù Babbano?
Forse
era un buono spesa: prendi un piatto, ne mangi altri tre.
Solo
per ragazze carine con splendidi capelli neri e spaventosi istinti omicidi,
ovviamente.
Oliver
scosse la testa. Se voleva conquistarla senza spaventarla, ci voleva un po’ più
di movimento.
Dopo
il provino che aveva appena affrontato, poi, si sentiva in grado di fare
qualsiasi cosa.
Cos’altro
poteva mai succedere, poi?
E’ ora di mettere le cose a posto, pensò, determinato.
«Avevo
in mente un posto un po’ diverso» ammise, alzando leggermente le spalle.
Katie
sbarrò gli occhi in un’espressione di finto orrore.
«Non
Madama Piediburro, vero?» domandò terrorizzata, mimando un conato di vomito.
Oliver
la guardò sconcertato mentre si piegava in due per poi ritornare dritta,
sanissima, poi entrambi si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere. Il
naso gelato di Oliver sfiorò i capelli scuri della ragazza, e solo quando i
fianchi di lei premettero leggermente sui suoi si rese conto di stringerla
ancora fra le braccia. Alzò un lato della bocca in un sorriso storto e cercò di
assumere un’espressione misteriosa.
«Vieni
con me»
*
«Gli
spogliatoi» dichiarò Katie con aria divertita e un sopracciglio inarcato quando
oltrepassarono la porta degli spogliatoi del campo di Quidditch, deserti. La
quadra di Tassorosso doveva aver finito di allenarsi da un pezzo.
Oliver
si grattò la nuca e si guardò le scarpe, impacciato.
«In
realtà avrei bisogno di una doccia» ammise. Alzò gli occhi sulla ragazza, in
attesa di una risposta del tipo “Sei un
pazzo maniaco furioso, ninfomane, marrano!”, ma Katie sembrava solo
incuriosita dalla sua aria palesemente imbarazzata.
Solo
allora, infatti, la ragazza notò che Oliver indossava una sorta di divisa da
Quidditch sotto al mantello scuro.
«Sarei
dovuto passare qui prima e poi venire a cercarti, ma avevo paura di non fare in
tempo» confessò, abbassando la testa per non far vedere il rosso che gli
invadeva le guance.
«Ti
va di aspettarmi? Ci metto cinque minuti» disse con voce sottile,
improvvisamente spaventato di un rifiuto da parte della ragazza. Non ci voleva
niente ad inventare una scusa, avrebbe benissimo potuto defilarsi e scappare da
quel pazzo che si sentiva. Farsi una doccia con Katie ad un muro di distanza,
ma ci stava con la testa?
Katie
sorrise, cercando di far uscire a forza dalla mente i pensieri ridicoli e poco
opportuni che erano saltati fuori dalla sua mentalità contorta.
Fare la doccia con Oliver non è affatto una buona
idea, Katie, smettila, si disse.
Assolutamente no.
Però è allettante, questo è vero.
Beh, sì, sarebbe magnifico, ma non è questo il
punto.
Non si può, non si può. Qualcuno mi fermi!
«Certo,
fai con calma. Ti aspetto qui» disse allora, trattenendosi con forza dallo
scuotere la testa per scacciare quell’idea folle. Chissà, però, magari Oliver
avrebbe apprezzato.
Merlino, Katie, smettila!
Tanto
per rimarcare il concetto il più possibile indicò la panca in legno scuro di
fianco alla bacheca con i turni di allentamento e ci si sedette, facendosi
quasi cascare a peso morto. Brutti scherzi che giocava, l’ansia.
Oliver
sorrise grato e fece un passo per avviarsi verso le docce, ma a metà strada
cambiò idea – così, di punto in bianco - e tornò indietro da Katie.
Si
accucciò per arrivare alla sua altezza e le sfiorò appena una mano e lei alzò
gli occhi azzurri su di lui, basita e con il cuore in gola.
«Sono
contento di essere riuscito ad arrivare in tempo. Cioè, più o menoin tempo.»
Katie
scosse la testa e strinse la mano del ragazzo nella sua.
«Anche
io, Oliver»
*
Sotto
la doccia, Oliver si sciacquò freneticamente i capelli, ad occhi serrati,
cercando di non uccidersi con lo shampoo e rischiando nel frattempo di
scivolare su una saponetta e rompersi un gomito sulle piastrelle bianche alle
sue spalle.
Doveva
riuscire a calmarsi e rimanere concentrato, o avrebbe finito per uscire dalla
doccia completamente nudo e iniziare ad urlare per tutto lo spogliatoio, preda
di un’evidente crisi nevrotica.
E
non era una buona tattica per piacere ad una ragazza, ovviamente. No, non
avrebbe funzionato.
Afferrò
la saponetta e quella gli scivolò di mano, così si piegò a prenderla, ma nel
rialzarsi sbatté la testa sul cono della doccia.
Quella
saponetta stava tramando contro di lui. Ora perfino gli oggetti inanimati
cercavano di farlo secco!
Il
suono della sua craniata sulla doccia rimbombò sordo e ovattato per la stanza,
probabilmente arrivando fino a Katie, seduta semplicemente dall’altra parte del muro.
Chissà
se avrebbe fatto irruzione per controllare il suo stato di salute…
No, Oliver, datti una calmata, si impose con forza. Pensare a Katie sotto la doccia quando lei è a solo pochi metri di
distanza, ma che idea geniale, davvero!
Si
sfiorò le guance da sotto il getto dell’acqua: erano bollenti.
Proposito
per il mese di febbraio: smettere di arrossire come un ragazzino davanti a
Katie.
Certo, come se fosse possibile.
Ogni
volta che anche solo pensava a lei, in effetti, si ritrovava ad essere un
camino vivente.
Finì
di insaponarsi in fretta e furia e ficcò nuovamente la testa sotto il getto
dell’acqua, cosa che solitamente lo aiutava a riflettere nei momenti di panico.
Oh, come avrebbe voluto avere sempre a portata di bacchetta una doccia
tascabile. Avrebbe risolto metà dei suoi problemi sul momento, probabilmente.
Desiderò
non dover più uscire là fuori, dove lo attendeva un destino oscuro e
sconosciuto. Poi si ricordò di essere un coraggioso Grifondoro, capitano della
squadra di Quidditch. Era il capo,
per la miseria! Quella ragazza aveva la straordinaria capacità di fargli
provare qualcosa di meraviglioso senza nemmeno dover tirare in ballo il
Quidditch.
Possibile
che non riuscisse nemmeno ad avvicinarsi?
Pensa, Oliver, si disse. Pensa.
Devo farlo. Oggi la bacio.
Assolutamente.
Punto.
Riemerse
dai suoi pensieri sconnessi con uno sputacchio quando si accorse di aver preso
una bella boccata di ossigeno sotto l’acqua nel tentativo di sospirare
melodrammaticamente.
Annaspando
in cerca d’aria con la quale riempire i polmoni, accecato dallo shampoo che gli
era inevitabilmente finito negli occhi, uscì barcollando dalla doccia e si buttò
addosso un paio di asciugamani, cercando di asciugarsi il più in fretta
possibile.
Si
rivestì alla velocità della luce – per fortuna non era stato abbastanza idiota
da lasciare i vestiti là fuori, dove
c’era Katie, e si diede un’ultima occhiata allo specchio prima di uscire.
Il
maglione bianco che portava era a collo alto, e copriva almeno in parte anche
il mento. Aveva un filo di barba che avrebbe davvero dovuto tagliare e l’aria di uno che…beh, che ha preso un
bolide in faccia.
Gli
parve di essere una sorta di piccolo pinguino raggomitolato nella lana,
effettivamente tutt’altro che sexy.
La
ferita alla tempia era rossa e probabilmente infiammata, ed effettivamente,
ragionò, metterci dello shampoo non era stata una delle idee migliori della
giornata.
Sullo
zigomo sinistro iniziava a intravedersi un ombra scura, probabilmente dovuta al
colpo. Sembrava che qualcuno lo avesse preso a pugni in faccia, e non era
sicuro che quest’aria da duro sfasciato facesse effetto su Katie.
Al
massimo poteva intenerirla e ottenere un po’ di coccole. Non che le avrebbe
disdegnate, in ogni caso.
Era
stato fortunato a non rompersi la faccia e, ragionandoci ora, a mente più o
meno fredda, era stato anche uno stupido.
Sarebbe
potuto succedere di tutto, e a lui non era affatto importato!
Si
decise ad uscire dal bagno, perché purtroppo
non poteva rimanere rintanato lì per sempre.
Quando
tornò nello spogliatoio quello era immerso nel vapore caldo causato dalla sua
doccia. I vetri della porta erano appannati a causa del contrasto tra il freddo
che regnava fuori e il calore umido della stanza. S’era fatto buio, segno che
dovevano essere circa le cinque.
Tempismo perfetto, si disse.
Katie
era seduta sulla stessa panca sulla quale l’aveva lasciata, e si era messa
comoda: aveva la schiena appoggiata al muro e le gambe incrociate. Si era tolta
il mantello e lo stava usando come coperta – non che fosse freddo, lì dentro –
e aveva un’aria assorta mentre sfogliava con interesse un vecchio volume blu
scuro con un grosso boccino disegnato sul davanti.
Oliver
ridacchiò tra se e se. Avrebbe riconosciuto quel libro tra mille.
«Il Quidditch attraverso i Secoli»
mormorò, il sorriso sulle labbra.
Tutto
il panico dei minuti precedenti era svanito. Era nel suo elemento, dopotutto.
Katie
alzò la testa dalla sua lettura e parve impiegare un paio di secondi per
metterlo a fuoco.
Non sarà mica miope? In campo ci vede benissimo…
«Con
tutto questo vapore ti vedo a stento» rise invece lei, sventolando una mano
davanti al viso per cacciarne un po’ mentre assottigliava gli occhi e guardava
nella sua direzione.
Oliver
si avvicinò automaticamente e si sedette vicino a lei, sfiorando il volume con
tenerezza, quasi fosse un figlio o un cucciolo di gatto.
Alzò
gli occhi su Katie, incuriosito. Chissà come mai ce l’aveva lei…
La
ragazza sostenne il suo sguardo per un attimo, poi alzò le spalle e spiegò: «Mi
stavo informando sul Puddlemere United, l’ho preso in Biblioteca».
Fece
una pausa, osservando attentamente il libro, poi continuò.
«Sapevi
che hanno vinto ventuno campionati, ma non vincono più dal…?»
«1990,
sì» completò Oliver per lei, soprappensiero. Rispondere era stato quasi
automatico, non stava veramente pensando di farlo.
Era
troppo occupato ad osservare rapito i capelli neri di Katie, solitamente lisci,
che si arricciavano dolcemente sulle punte per via del vapore e dell’umidità.
Katie
lo osservò stupita, poi riprese, alzando le labbra in un accenno di sorriso.
«E
la loro divisa è blu oltremare, con disegnate come simbolo delle…»
«…mazzesorde
d’oro, incrociate tra di loro» completò di nuovo Oliver per lei, stando al
gioco e guardandola con aria di sfida.
Probabilmente somiglio a Percy in una delle sue
migliori facce da professore…
Katie
gli diede una spintarella con una spalla che quasi lo buttò giù dalla panca.
Dimenticava sempre quanto fosse forte quella ragazza, nonostante apparisse
delicata e mingherlina.
«Sai
a memoria tutto il libro?» domandò allora lei ridacchiando senza ritegno.
«Forse»
biascicò Oliver, restituendole la spintarella, decisamente più leggera e
soffice.
Katie
affondò il viso sulla sua spalla, strofinando la guancia sul maglione morbido.
Oliver deglutì e cercò di mantenere un contegno.
Non baciarla. Non baciarla. Non puoi farlo ora. Non
baciarla…
«Sei
maniacale» commentò Katie, lanciandogli un’occhiata tra il divertito e
l’esasperato.
«Ah,
sono maniacale?» domandò Oliver, strappato ai suoi deprimenti pensieri. Katie
notò negli occhi del ragazzo un lampo di divertimento, così decise di prenderlo
un po’ in giro.
«Esageratamente
maniacale, Oliver. Fred e George ti chiamano Colui-Che-Non-Deve-Essere-Contraddetto-Sul-Campo-Da-Quidditch»
Oliver
rimase basito per un attimo, poi scoppiò a ridere.
Sì,
devo proprio tormentarli di più, agli allenamenti.
«Ah
si?» sussurrò, tra le risate di Katie che si era unita a lui. Lei, con le
lacrime agli occhi per il troppo ridere, annuì e si massaggiò le guance rosse.
Oliver prese a punzecchiarla sui fianchi e quando lei si tirò indietro con un
urletto ed un paio di saltelli, esclamò: «Tu soffri il solletico!»
Katie
lo fissò spaventata, ancora in lacrime per il troppo ridere, e si staccò
lentamente dalla sua spalla.
«Oh,
no. Certo che no.» biascicò, cercando di assumere un’aria seria senza successo.
Oliver
ghignò.
«Oh,
sì» disse avvicinandosi lentamente con un sorriso sornione degno di Fred e
George.
«No»
disse Katie, iniziando a sporgersi indietro in cerca di una via di fuga. «Oh,
non oseresti…»
Non
le lasciò finire la frase.
Mentre
lei cercava di darsela a gambe dopo aver appoggiato con grazia il libro sulla
panca, la acchiappò per i fianchi e prese a farle il solletico, mentre lei si
piegava in due e alternava un gridolino ad una risata, tentando prima un
valoroso contrattacco, poi una veloce ritirata.
Infine
gli mise le mani sulle spalle e cercò di attirare la sua attenzione, e Oliver
dovette ammettere che averla così vicina al viso, rossa e con i capelli
scompigliati, era uno spettacolo per il quale avrebbe in ogni caso messo una
firma a sangue.
Non
c’era bisogno di attirare la sua attenzione, quindi. Oliver era perfettamente
consapevole del corpo della ragazza stretto tra le sue braccia, delle sue mani
sulle spalle e dei suoi capelli che gli sfioravano il viso.
«O-Oliver»
disse la ragazza, senza fiato, di nuovo con le lacrime che le scendevano sulle
guance in fiamme. «Tregua, ti prego. Non
respiro!»
Lui
scoppiò di nuovo a ridere e smise di farle il solletico scuotendo la testa con
finta aria esasperata, ma non spostò le mani dai suoi fianchi.
Continuarono
entrambi a ridere come pazzi.
Oliver
prese coraggio e piegò lentamente la testa per appoggiare la fronte sulla
spalla di Katie, strofinandogli delicatamente una guancia sul viso.
Si
domandò distrattamente da dove venissero tutta questa spontaneità e tutta
questa intraprendenza, da parte di entrambi.
Chissà,
forse aveva solo capito che se non si fosse dato una mossa l’avrebbe fatta
scivolare via da lui come sabbia tra le dita e, sinceramente, non ne aveva
nessuna intenzione.
Katie
appoggiò le mani alla sua schiena facendole scivolare sulle sue braccia con
lentezza che Oliver giudicò esasperante, ancora scossa dalle risate. Pian piano
queste scemarono, facendoli scendere in un silenzio caldo e tranquillo.
Katie
lo ruppe con un sospiro, e Oliver sapeva cosa stava per domandare.
«Allora,
questo provino?» chiese con voce dolce.
Oliver
non rispose subito, troppo perso nel bearsi del suo profumo e nella vicinanza
dei loro corpi caldi, e lei si scostò di qualche centimetro per convincerlo ad
alzare il viso per guardarla.
Quando
Oliver incontrò il suo sguardo, notò che vi era nascosto un velo di
preoccupazione, dietro alla semplice curiosità.
«Non
dici nulla» commentò lei, scrutando il suo viso come se fosse in cerca di segni
di delusione o tristezza.
Ma
Oliver fece un sorriso talmente entusiasta che non poteva essere frainteso per
uno di circostanza.
«Non
è andato come speravi?» chiese allora, dubbiosa.
«E’
andato» rispose enigmatico lui, aggrottando le sopracciglia.
Poi,
un rumore strano proveniente da qualche parte in basso li distrasse.
Katie
ridacchiò, scuotendo la testa e abbassando il viso sulla pancia di Oliver.
Ignora gli addominali, Katie. Non ci si può fondare
un fan club, è da ninfomani*.
«E’
il tuo stomaco, quello che brontola?» chiese quindi con tono di rimprovero, ignorando gli addominali, che in realtà
non erano nemmeno in vista, coperti dal maglione chiaro.
Ma io so che ci sono, si rispose Katie dubbiosa. E parlo da sola. Magnifico.
Oliver
alzò gli occhi al cielo.
«Non
è che io abbia propriamente fatto colazione, ecco» ammise.
«O
pranzo, se è per questo»
Katie
gli diede un lieve schiaffetto sul braccio.
«Come
sarebbe a dire, non hai mangiato niente?»
domandò, minacciosa.
Oliver
la guardò con un’espressione da cucciolo bastonato per la serie “non picchiarmi, io ti voglio bene e sono
coccoloso”, e Katie ammorbidì lo sguardo proprio mentre lo stomaco di
Oliver brontolava di nuovo, tanto per dire la sua sulla faccenda.
«Non
ho molta voglia di passare di nuovo attraverso i Sensori Segreti di Gazza,»
commentò Oliver con un brivido. «e sono le cinque del pomeriggio» aggiunse,
buttando un’occhiata all’orologio attaccato alla parete. «Dove pensi di trovare
da mangiare?»
Gli
occhi di Katie furono attraversati da una luce malandrina, e Oliver
indietreggiò istintivamente.
E’ ora di mettere in pratica gli insegnamenti di
Fred e George, pensò la ragazza.
«Vieni»
disse quindi, alzandosi dalla panca e afferrando il libro con un sorriso.
Oliver
si alzò insieme a lei, inarcando un sopracciglio con aria perplessa.
«Hai
una scorta segreta di cioccolato in Sala Comune? Sempre saputo, io» commentò
sarcastico, spolverandosi le ginocchia con finta aria indaffarata.
Katie
gli lanciò l’ennesima occhiata di rimprovero.
«Hai
intenzione di dirmi cosa hai fatto alla testa, Baston?»
«Più
tardi, Bell»
Katie
alzò gli occhi al cielo, esasperata. Cosa poteva mai aver combinato di
imbarazzante o stupido, per essere così restio a raccontare cos’era successo?
Scosse
la testa con pacata rassegnazione e si portò una mano ai capelli scuri per
sistemarli dietro le orecchie.
«Allora
muoviti, tocca a me portarti in un posto»
disse girandosi per prendere il mantello. Prima che ci riuscisse, però, Oliver
si esibì in un sorriso che la abbagliò, tanto era…sorridente.
Quando
si fu ripresa da tutta quella luce e tornò a vedere normalmente – o quasi - si
accorse della mano bollente di Oliver che stringeva la sua.
L’aveva
distratta con un sorriso per prenderle la mano e ora esibiva quell’aria da
angioletto innocente?
Meschino…
Deglutì rumorosamente mentre lui starnutiva,
ma quando il ragazzo alzò di nuovo lo sguardo su di lei, stava sorridendo. Cosa
aveva da perdere, tanto?
«Ti
porto a riempirti lo stomaco»
Oliver
fece schioccare la lingua e le diede una lieve spintarella, per poi indicare la
porta con un ampio gesto della mano libera.
«Agli
ordini, capo»
Il
suo stomaco brontolò di nuovo, probabilmente d’accordo con il loro proposito,
facendoli scoppiare a ridere di gusto.
*
Oliver
osservava a bocca aperta le immense cucine di Hogwarts. Sembrava impossibile che fossero state semplicemente costruite sotto al
Castello e Oliver ebbe il sospetto che si estendessero silenziosamente anche
sotto una parte del villaggio diHogsmeade.
I tavoli erano pieni
di ogni tipo di cibo immaginabile, dal Tacchino arrosto al Salmone in Salamoia,
e almeno un migliaio di bottiglie erano sparse ovunque. Molti arrosti erano
ancora in fase di preparazione, segno che quella era probabilmente la cena.
Oliver si domandò cosa
diavolo facessero, gli studenti di Hogwarts, per aver bisogno di essere nutriti
così tanto.
Lesse distrattamente
l’etichetta della bottiglia più vicina, trasparente e piena di un denso liquido
giallo-arancione.
Succo di Zucca.
La cosa che lo stupì
di più, tuttavia, tanto che quasi cacciò un urletto ben poco virile, fu l’orda
zampettante di Elfi Domestici che lo circondava, proferendosi in profondi
inchini, le larghe orecchie che svolazzavano a destra e a sinistra.
«Cosa possiamo
portarvi, signorini?» domandò sorridente un elfo minuscolo con uno straccio
marrone addosso.
Katie gli sorrise
dolcemente e alzò lo sguardo su Oliver, ancora immobile sul posto con la
mascella spalancata per la sorpresa.
Non sapeva se ciò che
lo sorprendeva di più era l’esistenza di un posto così immenso eppure così invisibile
o semplicemente il fatto che Katie ne fosse a conoscenza.
Considerata la sua
amicizia con i gemelli Weasley, comunque, a pensarci due volte non era poi così
tanto strano.
Ma dov’era stato, in
tutto quel tempo?
«Allora, cosa vuoi
mangiare?» gli domandò Katie avvicinandosi e posandogli una mano sul braccio.
Oliver si prese un
paio di secondi per osservare i tavoli stracolmi di cibo, cercando di
nascondere il fremito che gli era uscito spontaneo quando Katie lo aveva
sfiorato.
Ingurgitare un pollo arrosto non era una cosa da fare alle quattro del
pomeriggio davanti alla ragazza dei tuoi sogni, vero?
«Latte e biscotti»
esalò infine, indeciso se dirlo a Katie o direttamente all’elfo. Optò così per
una via di mezzo e si rivolse al muro tra i due, mentre Katie chiedeva con voce
dolce una cioccolata calda e sfiorava con delicatezza la testa dell’elfo più
vicino. Quelli si inchinarono tutti insieme e corsero di nuovo alle loro
occupazioni.
Oliver e Katie si
scambiarono un’occhiata e la ragazza si trattenne dal ridere dello sguardo
spiritato del ragazzo.
Pensava forse che
l’amicizia con Fred, George e Lee non l’avesse traviata almeno un pochino?
Vana speranza…
Quando un’elfa ancora
più piccola del precedente arrivò zampettando con il vassoio in bilico sulla
testa e le orecchie enormi che spuntavano di lato – che creaturine adorabili! -
lo presero ringraziando e si sedettero a terra, vicino al camino acceso.
Il fuoco scoppiettante
emanava un calore piacevole e li riscaldò. Quando furono abbastanza caldi e
abbastanza vicini – anche se secondo Oliver sarebbero dovuti stare molto più
attaccati – Katie si stiracchiò e appoggiò la schiena al muro.
«Allora» iniziò,
sorridendogli da sopra la sua tazza. Gli occhi azzurri erano limpidi e
sfacciati.
«Il piano è questo.
Mangia e racconta, io ascolto. Poi, forse,
ti gratificherò con il racconto della mia giornata»
Oliver sorrise e si
arrese con un sospiro.
In realtà moriva dalla
voglia di parlare con lei della sua incredibile mattinata, ma temeva di
annoiarla, ecco.
«Non saprei da dove
cominciare» disse, con aria sognante.
Katie notò con una
punta di divertimento che i suoi occhi, non appena lei aveva accennato alla
questione, si erano accesi di una luce entusiasmata e quantomai preoccupante.
Gli sorrise incoraggiante,
invitandolo a continuare con un occhiata.
«Perché non cominci
dal dirmi come ti sei fatto quella roba alla testa?» propose, facendo un cenno
del capo in direzione della ferita in bella vista sulla sua tempia.
«Ah, quello» borbottò
Oliver passandosi una mano tra i capelli con aria impacciata. «Ehm…» disse.
Alla fine si arrese
con un sospiro e si nascose dietro ad un biscotto al cioccolato, seminando
briciole tutt’intorno.
«Hopresounbolideintestaesonosvenuto!»
esclamò, tutto d’un fiato.
Katie alzò un
sopracciglio e lo guardò con aria di rimprovero, così Oliver sospirò per la
miliardesima volta quel giorno e si decise a parlare a velocità umana.
«Ho preso un bolide in
testa. Sono svenuto.» disse, rosso come un peperone. «Però quella pluffa l’ho
parata!» aggiunse, come se fosse una giustificazione valida per la sua
stupidaggine.
Katie cercò con tutte
le sue forze di trattenersi dal ridere.
E’ che Oliver è così tenero e divertente, quando fa il pazzo in quella
maniera…
Certo, era molto meno tenero
quando li costringeva a fare giri della morte ad oltranza durante gli allenamenti,
ma quello era un banale, inutile e perfettamente ignorabile dettaglio.
«E’ perfettamente da
te» disse allora. «Anzi, scommetto che tutto
ciò» e si sporse verso di lui per sfiorargli lo zigomo più scuro con la
punta delle dita. «è frutto di un piano geniale messo a punto lì sul momento e
che prevedeva il tuo suicidio»
Oliver la guardò negli
occhi per un istante, indeciso sul da farsi.
Certo era, comunque,
che il tocco tiepido della ragazza sulla guancia lo stava facendo sudare
freddo.
Alla fine, quando lei
stava per ritirare la mano e abbassare il viso, alzò la propria e la mise sopra
quella della ragazza, strofinandosela delicatamente sulla guancia. Katie
abbassò gli occhi e lo lasciò fare, quasi fosse persa in pensieri lontani.
Effettivamente Oliver non aveva idea di quali elucubrazioni mentali stessero
avendo luogo in quel momento nella testa della povera ragazza, né avrebbe mai
potuto indovinarlo.
Una parte del suo
cervello, quella timida, sfortunata e amante del quieto vivere stava urlando a
piena voce un coraggiosissimo “scappa
finché sei in tempo!”; l’altra parte, quella terribilmente tenera e anche
terribilmente attratta da Oliver, stava opponendo una fiera resistenza tramite
uno sciopero della voce, esibendo lo striscione “Bacialo, per Morgana!”.
Oliver la osservò
spostare lo sguardo sul fuoco scoppiettante e si perse per un istante a
contemplare le ombre che proiettava la luce del camino sulle sue guance.
«Sono stato preso»
disse così, dal nulla.
Era l’unica persona
alla quale desiderava dirlo, in quel momento. L’unica che voleva che sapesse.
Katie alzò di scatto
lo sguardo su di lui, spalancando gli occhi azzurri in un’espressione a metà
tra il sorpreso e il felice.
Si guardarono negli
occhi per un altro millesimo di secondo, poi lei emise un gridolino e gli buttò
le braccia al collo, facendolo sbilanciare e cadere all’indietro, da seduto
qual’era, con lei spalmata addosso.
Le cinse
automaticamente la vita con le braccia e finalmente scoppiò a ridere sulla sua
spalla, sereno, mentre lei lo stringeva di nuovo in un abbraccio stritolatore.
Le risate si
propagarono per tutta la cucina. Oliver poteva sentire distintamente il corpo
caldo di Katie sopra di sé, e una parte del suo cervello era definitivamente
impazzita e scorrazzava per conto proprio, sparando una sequela ininterrotta di
domande.
Si domandava, per
esempio, perché non la stesse baciando, invece di fare il cretino.
Eppure sentiva che non
era il momento giusto. Erano usciti insieme sì e no mezza volta…
L’ultima cosa che voleva
era spaventarla e non pensava che si sarebbe sentito mai meglio di come si sentiva ora.
Perché rischiare
proprio in quel momento? Era lì, tra le sue braccia. Per qualche oscura
ragione, a lui, sembrava tenerci. Lo dimostrava il fatto che fosse lì,
abbracciata a lui, e non da qualche altra parte con i suoi amici.
Forse era
semplicemente il massimo che potesse pretendere.
Era così terribilmente
indeciso…
Un’altra parte di se
stesso, comunque, stava cercando di ricordare il momento esatto in cui avevano
deciso di buttare giù tutti i muri che li separavano.
Stavano demolendo
pezzo per pezzo l’incertezza assurda che si creava tra di loro ogni volta che si
rivolgevano la parola o anche solo sfioravano.
Ora aveva il cuore in
gola, sì, e quasi gli tremavano le mani a sfiorarla, vero, ma non riusciva a
non sentirla una parte di sé.
L’imbarazzo non era
semplicemente scivolato via con il vapore. Avevano buttato giù quel muro, probabilmente
usando Percy come ariete, e poi vi avevano lanciato un Incantesimo
Antiricostruzione – Magia Avanzata,
livello sei -per evitare che si
erigesse di nuovo tra di loro.
Il mondo, finalmente,
girava dal verso giusto, gramo o non gramo, e Oliver non poté fare a meno di
sentirsi la persona più fortunata sulla faccia della terra.
Che il Karma esistesse
davvero?
In ogni caso, non
avrebbe permesso neanche ad un mattone di mettersi di nuovo tra di loro, questo
era certo.
«Sono così contenta»
mormorò Katie con voce ovattata, affondando nuovamente il viso nel suo maglione,
dopo un tempo che gli era parso infinitamente minimo.
«Anche io» sussurrò
lui, posando il mento sulla sua spalla.
«Non è niente di che»
si affrettò ad aggiungere poi, allontanandola di poco per guardarla in viso. Le
appoggiò una mano sul collo e dovette trattenersi dal fremere al contatto. Non
che avesse importanza. Katie, sopra di lui, tremò appena quando lui la sfiorò.
«Mi hanno preso per un altro provino. Ma è un passo
avanti» disse sorridendo.
Katie lo strinse forte
e fece un sorriso che le illuminò il viso e ad Oliver parve il più bello del
mondo.
«E’ fantastico» disse,
e il ragazzo si sentì finalmente completo.
*
Tornare in sala comune
fu complicato, tra le risa e i barcollamenti di Katie, che non sembrava
soddisfatta se non riusciva ad inciampare almeno ogni tre passi.
Durante il lungo
tragitto Oliver la osservò incespicare, rimproverare due Serpeverde del secondo
anno e poi sbilanciarsi di nuovo.
Era una ragazza straordinariamente
goffa, oggettivamente. Sembrava essere sempre in mezzo quando qualcuno arrivava
di corsa e non la vedeva svoltare l’angolo, o quando un albero cascava proprio
a due centimetri da dove si trovava, e catastrofi di simile portata.
Anche nel Quidditch,
sembrava che i Bolidi sapessero costantemente dove fosse Katie, e avessero
sviluppato una particolare predilezione per il suo sangue. Erano apparentemente
sempre in allarme, pronti a spaccarle la testa non appena Fred e George si
fossero distratti.
Seconda solo ad Harry,
probabilmente.
Insomma, era talmente
sfortunata che probabilmente la
Cooman la seguiva vestita a lutto, e presto avrebbe iniziato
a sparare profezie su di lei. Chissà se anche Katie aveva avuto un’incontro
ravvicinato con un gramo…
Oliver scosse la
testa, cercando di dissipare la nebbia di pensieri idioti che aveva preso
possesso del suo cervello. Forse era di
nuovo la botta in testa che aveva preso: lo stava mandando fuori di zucca.
Ovviamente Katie non
era semplicemente una bella ragazza con una determinata dose di sfortuna. Era
minuta e dall’aspetto delicato ma picchiava con la forza di uno scaricatore di
porto irlandese e se era arrabbiata era meglio non trovarsi nei paraggi, a meno
che non si volesse rischiare la vita.
Non era una Grifondoro
avventata, anzi, sapeva essere molto riflessiva.
Ogni tanto, però,
agiva d’impulso, e quell’unica, semplice volta compensava tutte le altre
occasioni in cui aveva riflettuto su quello che stava per fare. Tipo quella
volta che aveva schiantato Shoumey, di Serpeverde.
Lì sì che avevano
finito per fare a botte alla maniera Babbana con la squadra di Quidditch di
Serpeverde! Katie nemmeno era in squadra, figuriamoci! Era così piccola!
Oliver non avrebbe mai
dimenticato la sensazione meravigliosa del pestare Flitt e essere decisamente
più in forma di lui. Quella specie di sasso ammuffito era stato giusto in grado
di dargli un pungo nello stomaco, prima di venire steso dal suo gancio destro.
Avrebbe davvero dovuto
iniziare a praticare uno di quegli sport babbani di lotta o arti marziali, tipo
Puligiato, o qualcosa del genere.
Non aveva mai amato
particolarmente Babbanologia, Oliver, e si vedeva.
Questo era in parte
strano, perché era per metà Babbano, ma in fondo come avrebbe potuto conoscere
il mondo non magico, se non aveva mai conosciuto suo padre, un semplice
Babbano?
Non aveva nemmeno dei
vaghi ricordi di lui, aveva solo un anno quando era scomparso nel nulla,
lasciando sua madre sola a crescerlo.Era quindi cresciuto nel mondo di sua madre, Rose, strega Purosangue dai
gusti stravaganti.
Oh, ma a chi importa del sangue?, pensò Oliver
tranquillamente. La guerra magica ormai è
bella che finita, no?
Katie si appoggiò ad
Oliver, ansimando leggermente, a metà della rampa di scale che stavano percorrendo.
«A che piano siamo?»
domandò con voce flebile, passandosi una mano sulla fronte.
Oliver inarcò un
sopracciglio.
«Ancora al secondo.
Strano, pensavo che i miei giocatori fossero un po’ più allenati di così»
commentò, alludendo alla scarsa resistenza della ragazza. La torre di
Grifondoro era solo al settimo piano, Santo
Godric!
Lei per tutta risposta
gli diede una gomitata nelle costole che avrebbe potuto rompergli la cassa
toracica, se fosse stato appena più gracilino.
«Tutto quello che devo
fare è stare seduta su una scopa. Non è che serva molto allenamento sul fiato!»
disse, cercando di prendere un bel respiro.
Oliver la guardò
incredulo.
«Stai scherzando? E se
vi capitasse di giocare in apnea per via del vento?» domandò, scandalizzato.
Sgranò gli occhi per poi scuotere la testa con finta aria delusa.
«Non se ne parla. Da
lunedì venti giri di campo, a piedi»
Katie alzò lo sguardo
su di lui, terrorizzata, ed incontrò gli occhi del ragazzo, accesi della solita
luce maniacale e folle.
«Piedi, Oliver? Ma
piedi piedi? Ma sei matto?»
«Sono un normalissimo
capitano in ansia. Vedila così: ti servirà per mettere su un po’ di muscoli
sulle gambe»
Katie gli lanciò
un’occhiata di traverso, incrociando le braccia al petto e dimenticando la
fiacchezza.
«Cos’hai contro le mie
gambe, Baston?»
Oliver avvampò di
botto e deglutì.
«Splendide. Sono splendide. Dovete solo lavorare sul fiato un
pochino…»
Oliver si fece piccolo
piccolo all’occhiataccia della sua Cacciatrice.
«Io ti boicotto gli allenamenti! Correre! Intorno al campo da
Quidditch! Ma hai idea di quanto sia grosso?» Oliver aprì la bocca per
rispondere. «Non provare a dirmi la misura, Oliver. Sei un pazzo!»
Lo guardò incredula
per un altro paio di secondi, poi scosse la testa con fare melodrammatico.
«Tu mi vuoi uccidere»
Veramente ti vorrei baciare, in questo momento, rispose mentalmente Oliver. No,
forse non è il caso di dirglielo così…
«Ma no, ti voglio
bene!» disse invece, arrossendo.
Katie scosse di nuovo
la testa, ma ormai non riusciva più a nascondere il sorriso che le spuntava in
viso.
Le voleva bene…Oh, non era tenero?
«Ricordami perché ti
do queste splendide idee?» chiese, continuando a fingere di non star sorridendo
come un’idiota.
«Perché ti piace
passare del tempo con me?»
«Sfacciata, questa!»
«Mpf!»
Fu battibeccando
allegramente che si ritrovarono di fronte al quadro della Signora Grassa, che
stava allegramente ronfando, senza rendersi conto di esserci arrivati. La donna
non fu affatto felice di essere
svegliata e li lasciò passare di malavoglia, commentando con un infastidito: “Oh, questi sportivi!”.
Katie si sarebbe
aspettata di trovare la Sala Comune
vuota, o quasi – era sicura che fossero tutti ancora ad Hogsmeade – ma si
sbagliava, e di grosso.
Seduti in angoli
opposti della stanza, apparentemente concentrati ognuno in una cosa differente,
c’erano Fred, George, Alicia e Lee. I primi due stavano giocando a scacchi, e
Katie spese un paio di secondi ad osservarli.
Non sapevano nemmeno
distinguere i Pedoni dai Cavalli, quei cretini,
figuriamoci giocare seriamente!
Alicia sfogliava
distrattamente le pagine di un libro consunto, e almeno non lo stava tenendo al
contrario.
Lee, invece, fissava
il vuoto davanti a lui con aria colpevole.
Probabilmente non era
riuscito a trovare qualcosa da fare che
non destasse sospetti abbastanza velocemente, e aveva optato per quello –
che invece, di sospetti, li destava eccome.
Oliver non parve tanto
sconcertato dalla presenza di quei quattro elementi proprio in Sala Comune,
chiaro segno che probabilmente se lo aspettava. D’altro canto era ovvio che
stessero attendendo che i due comparissero in Sala Comune, solo per sbirciare
un pochino.
Si limitò quindi ad
alzare sbrigativamente le spalle e, dopo aver lanciato un occhiata a Alicia
come per assicurarsi che non stesse guardando proprio loro – o forse l’esatto
contrario – prese per mano Katie e la portò nel lato meno in vista della Sala
Comune. Lei gli sorrise e si lasciò guidare docilmente.
Ovviamente sia Fred e George che Alicia e Lee si voltarono
in simultanea verso di loro per sbirciare, ma Oliver cercò di ignorarli. Si
sedettero su uno dei divani che dava le spalle al branco di unicorni curiosi là dietro e il ragazzo
si mosse a disagio sul suo posto, indeciso.
Doveva avvicinarsi di
più? O magari l’avrebbe fatto Katie. E se non lo faceva?
Oddio, fu l’unico pensiero che riuscì a formulare.
«Grazie per oggi» disse
Katie sorridendo e avvicinandosi impercettibilmente. «Non avrei mai immaginato
che…saresti riuscito a venire» Esitò appena. Stava per dire “avresti voluto”, ma il ragazzo aveva
ampiamente dimostrato il contrario, no?
Lui avvampò
leggermente e scosse la testa.
«Ne è valsa la pena»
disse semplicemente, sottovoce.
Un lieve imbarazzo
calò su di loro, ma Oliver era deciso a buttarlo fuori di peso, così prese
coraggio e si sporse verso di lei, sfiorandole una guancia con il dorso della
mano e finendo per sistemarle una ciocca scura dietro l’orecchio. Katie lo
guardò dritto negli occhi e Oliver si sentì bruciare.
Stavolta le guance della
ragazza non si colorarono di rosso e Oliver lo prese come un buon segno.
Erano coperti dal
divano, giusto? E Alicia, Fred, George e Lee non sarebbero riusciti a
sbirciare, no?
Si avvicinò ancora di
più a Katie e lei lo guardò incuriosita, piegando leggermente la testa di lato,
come se non avesse realizzato che stava per baciarla.
Ma allora stava per
baciarla?
Il suo cervello vagò
febbrilmente alla ricerca di un’espressione che potesse farglielo capire – che
Merlino di faccia ha uno che sta per baciarti? – ma rinunciò subito e decise di
tentare in maniera diversa.
Le mise una mano dietro
la schiena e Katie sorrise. Aveva capito qualcosa?
Se sorrideva doveva essere ok.
Doveva esserlo.
Non posso mandare tutto quanto alle ortiche, non ora.
Lei gli posò una mano
sulla spalla, ma non lo spinse via, anzi. Continuava a sorridere e a guardarlo,
negli occhi, e Oliver era sempre più vicino…
«Oliveeer!»
Oliveeer sobbalzò e fece un salto sul divano di
almeno mezzo metro mentre Katie sprofondava dalla sua parte, rossa come un
pomodoro.
Davanti a loro
comparve Harry, accaldato e con una pergamena scura in mano.
«La McGranitt dice che devi
spostare l’allenamento di domani» disse, sorridendo loro timidamente e salutando
Katie con un sorriso.
Oliver non ebbe il
coraggio di ringhiare, né di tagliarli la testa, né di dire alcunché.
Annuì con un cenno
depresso del capo e Harry li salutò in fretta per andare a riunirsi con i suoi
amici, la ragazza dai capelli impossibili e il gatto intrattabile e il fratello
dei gemelli, Rosso numero sei.
Oliver, visto che
tanto ormai era ufficialmente depresso e ufficialmente consapevole
dell’esistenza della sfortuna, spese un paio di secondi ad osservare il giovane
Weasley afferrare al volo con una sola mano una Cioccorana che Harry gli aveva
lanciato.
Bella presa, pensò Oliver.
Poi osservò più
attentamente. Cavolo, ci sapeva fare, il ragazzo.
Chissà se…
Un colpo di tosse alla
sua sinistra lo distrasse. Si voltò di nuovo verso Katie, che lo guardava con
aria estremamente impacciata, ma raggiante.
«Sarai stanco» disse
lei, avvicinandosi nuovamente a lui.
Oliver ponderò l’idea
di dire qualcosa di idiota del tipo “dove
eravamo rimasti?”, ma sembrava troppo un consiglio preso da Come conquistare una strega e vivere felici,
di Gilderoy Allock, perciò rinunciò immediatamente.
Si limitò ad annuire e
passarsi una mano sui capelli.
Non era davvero il
caso di provare a baciarla di nuovo, ormai l’occasione era andata.
Però magari se si
fossero visti un’altra volta avrebbe potuto capire di più se lei provava
qualcosa per lui o meno.
Avevano passato una
giornata splendida, sì, ma cosa sentiva veramente
Katie? Se n’era mai preoccupato?
In fondo aveva
quindici anni e poteva benissimo non essere interessata ai ragazzi.
O a lui.
«Credo che andrò in
Dormitorio, devo ancora vedere Percy» disse allora, alzando le spalle e
regalandole un sorriso stanco ma felice.
«Giusto, il Prefetto!»
disse lei, ridendo.
Quel Percy aveva
l’aria strana, ma gli stava simpatico. E poi era amico di Oliver, no?
«Io vado a farmi una
doccia, tutta quella fatica per salire le scale al tuo passo – quindi di corsa
– mi hanno davvero distrutto!» lo rimproverò la ragazza, incrociando le braccia
al petto.
Dire “vengo anche io” non è una buona idea, e devo convincermene, si impose
mentalmente Oliver.
La terrorizzerei. O forse no. Per Godric, Oliver, finiscila.
Oliver alzò gli occhi
al cielo e pensò che se non lo faceva, ora, mai più, quindi si buttò.
«Ti va di vederci,
domani? Visto che non ci sono gli allenamenti…» disse, strofinandosi una manica
sulla guancia per dissimulare la goffaggine che lo aveva nuovamente colto alla
sprovvista.
Katie si illuminò, ma
il sorriso le morì sulle labbra e lasciò il posto ad una smorfia triste.
«Dovrei studiare
Trasfigurazione, in realtà. Sono pessima, in questo periodo. La McGranitt mi caccerà dal
corso» mormorò dispiaciuta.
Poi scosse la testa,
l’attacco di responsabilità già passato. «Ma andiamo, non ho voglia di studiare
Trasfigurazione! Vada per domani! Al parco? Ora scappo, prima di sentirmi in
colpa!»
Oliver si sporse in
avanti, sconcertato dal veloce cambio di idea della ragazza, e Katie aggirò il
suo viso per scoccargli un bacio sulla guancia. Poi, rossa in viso, strillò un
«Adomani!» e si catapultò su per le
scale, diretta al suo dormitorio.
La porta sbatté con un
tonfo sordo nell’esatto istante in cui Oliver si alzava, disorientato – quindi avevano un appuntamento? – e si guardava
intorno.
Alicia gli sorrideva
dall’altra parte della Sala Comune, mentre i gemelli avevano rinunciato a
fingere di giocare a scacchi e parlottavano tra di loro, le teste vicine. Lee
osservava attento la ragazza, come se non volesse perdersi nemmeno un suo
movimento.
Oliver sorrise di
rimando ad Alicia, perplesso.
Contemporaneamente i
gemelli si accorsero di lui e alzarono i visi per guardare prima Alicia, poi
Oliver.
Sorrisero – due
identici ghigni spaventosamente consapevoli – e Fred, o George, al diavolo!, alzò il pungo in segno di vittoria, mentre
Alicia gli faceva teneramente l’occhiolino.
Oliver alzò un
sopracciglio, cercando di sembrare il più naturale possibile mentre se ne
andava a naso insù verso il suo dormitorio, ignorandoli.
Non riuscì nel suo
intento, però, perché uno dei Weasley gli gridò dietro, con voce allegra: «Vai
a farti una doccia fredda, Baston?», seguito a ruota dal fratello, che
commentò: «Altro che fredda. Dovrebbe infilarsi in una vasca piena di cubetti
di ghiaccio»
Oliver fu tentato di
estrarre la bacchetta e schiantare Fred – o chi per lui – ma si trattenne.
Non era il caso di
dargliela vinta, alla fine. Non valeva la soddisfazione.
Aver quasi baciato
Katie, quello sì, che la valeva.
*
Alla fine dei conti,
l’idea di George (o Fred) non era poi così male.
Era salito in
Dormitorio – deserto - e si era buttato sul letto, sfinito.
Percy doveva essere
ancora fuori con Penelope.
Aveva aspettato circa
una decina di minuti, ma si annoiava e aveva bisogno assoluto di allentare la
tensione, quindi sì, era finito di nuovo sotto la doccia.
Scosse le spalle
cercando di calmarsi sotto al getto caldo della doccia. Si sentiva
sovraeccitato, triste e sull’orlo delle lacrime contemporaneamente, per tanti
motivi diversi – di cui nessuno normale, ovvio.
Numero uno: era stato
preso per un altro provino. Insomma, era piaciuto.
Un provino vero. Con
il Puddlemore United, una squadra vera.
Che non vinceva da
qualche anno, con un allenatore pazzo e un Cercatore di riserva simpatico.
Numero due: aveva
quasi baciato Katie.
Non sapeva se iniziare
a sbattere la testa sulle piastrelle della doccia per il quasi o per il baciato Katie.
Tutte e due,
probabilmente.
Afferrò la saponetta e
la stritolò nel vano tentativo di calmarsi, ma non ci riuscì.
Erano successe troppe
cose tutte insieme per poter stare semplicemente tranquilli.
Alla fine scoppiò e
diede davvero una testata alle piastrelle, sentendosi estremamente ridicolo.
Stava piangendo, ma per cosa, poi?
Era stata una giornata
fantastica, dov’era il problema?
Lo stress,
probabilmente. O la commozione celebrale, non dimentichiamolo.
Si asciugò
frettolosamente le lacrime e piazzò la faccia dritta contro il getto d’acqua,
come suo solito. Era uno dei pochi metodi con il quale riusciva a calmarsi e
riflettere.
Quasi soffocò e iniziò
a tossire, per poi scoppiare a piangere di nuovo.
Cos’era, una crisi
isterica?
Prese un respiro
profondo – spostando la testa da sotto l’acqua, visto che non aveva le
branchie, né dell’Algabranchia a disposizione – e cercò di sciogliere tutti i
muscoli ancora in tensione scuotendo le spalle e stiracchiandosi.
Assurdo, pensò. Sono fuori di testa.
Fortunatamente, a
forza di insaponare, respirare lentamente e sciacquare con forza riuscì a
tranquillizzarsi, e dieci minuti dopo era seduto sul suo letto, a gambe
incrociate.
Stringeva il cuscino
al petto e vi aveva appoggiato il mento, insonnolito ma deciso ad aspettare
Percy. Quando aveva pensato che Katie fosse l’unica persona alla quale valesse
la pena dire che aveva superato il provino si sbagliava, ma se n’era reso conto
solo in quel momento. C’era qualcun altro al quale desiderava dirlo.
Aveva gli occhi
semichiusi e cercava di non premere troppo il bordo del cuscino sullo zigomo
che pulsava per il livido che vi stava comparendo. I capelli umidi erano ancora
gocciolanti e sfoggiava due adorabili guance rosse tipiche di chi è appena
uscito dalla doccia, non rare da vedere sul suo viso.
Percy lo trovò in
quella posizione, quando entrò in camera buttando il mantello su una sedia e
una busta di carta sul tavolo pieno di fogli e penne d’aquila.
Si immobilizzò e lo
fissò con aria smarrita per qualche istante, come se non si aspettasse di
trovarlo lì. Con quella faccia da cucciolo, poi!
«Oliver, come…»
deglutì, scrutando il viso dell’amico in cerca di un segno divino. «Com’è
andata?» esalò infine, stringendo le mani l’una nell’altra.
Oliver affondò la
faccia nel cuscino.
«Mi hanno preso per un
altro provino» mormorò, e parve capirlo lui stesso solo in quel momento, mentre
lo diceva a Percy.
Il prefetto Weasley lo
fissò per un secondo, con gli occhi spalancati dalla sorpresa, poi, di punto in
bianco, senza preavviso, si buttò sul letto di fianco a lui e lo abbracciò.
Rimasero immobili per
un paio di secondi, poi Percy si fece indietro, imbarazzato e con gli occhiali
di corno un po’ storti, e buttò lì un colpo di tosse che voleva dissimulare il
fatto che fosse avvampato.
Lo aveva abbracciato,
per caso? Percy Weasley lo aveva abbracciato?
Wow, pensò Oliver. Che strano effetto che fa, detto così!
«Sono…» iniziò Percy,
cercando come suo solito le parole per esprimere cosa gli passava per la testa.
Cosa voleva dire? Entusiasta? Felice per
te?
Annaspò per un istante
ancora, poi sospirò e sorrise lievemente.
Gli posò una mano
sulla spalla e con l’altra si sistemò gli occhiali sul naso, scuotendo i
capelli rossi.
«E’ fantastico,
Oliver. Non sai quanto sono orgoglioso di te» disse semplicemente.
Oliver sorrise e
ridacchiò leggermente. Nonostante fossero diversi e avessero gusti quasi
opposti, e davvero non avessero niente in comune, Percy era una delle persone
più importanti della sua vita.
Curiosa l’amicizia,
eh?
«Comunque» continuò
Percy mentre un angolo delle labbra si arricciava in su in una pessima
imitazione del ghigno di uno dei gemelli, «giù in Sala Comune ho appena
impedito ai miei fratelli di mettere su un giro di scommesse clandestine sul
tuo pomeriggio con una certa Cacciatrice»
Oliver alzò gli occhi
su di lui, impietrito.
Percy ampliò il
sorriso.
«Beh, com’è andata con
Katie?» domandò innocentemente, lisciandosi la veste da mago mentre si alzava
dal letto per non ridergli in faccia.
Oliver gemette e
affondò la faccia nel cuscino, tentando di soffocarsi.
Percy ridacchiò senza
contegno – cosa alquanto strana, per lui. Era forse ubriaco? – e disse, con un
tono di voce canzonatorio e saputo: «Ah! E’ andata bene, allora?»
Oliver alzò gli occhi
scuri sul Prefetto e Percy non poté fare a meno di notare le sue guance in
fiamme.
«Splendidamente. L’ho
– quasi – baciata.» ammise con un filo di voce.
Percy batté le mani e
esclamò: «Fantastico! Io e Penelope…»
Oliver alzò gli occhi
al cielo e gli tirò il cuscino in faccia senza tanti complimenti.
«Perce, ti prego!»
«Attenti alla mia
vita, marrano? Dicevo, io e Penelope…»
«Percy Weasley, finiscila!»
«Come sei
suscettibile, Oliver!»
Note dell’Autrice
Non uccidetemi,
ragazze, note un po’ scarne almeno fino a domani, quando potrò sistemarle
meglio :D
Cosa posso dire molto
velocemente prima di pubblicare?
Ah, si!
Scusate per il
ritardo!! Lo so, avrei dovuto pubblicare prima stavolta, ma le vacanze mi hanno
risucchiato! Non è colpa mia, giuro!
Oliver vi saluta,
comunque!! :D
Aaaaaallora, siete
contente di tutte queste docce in un solo capitolo? *-*
Il C.R.A.B., forse l’avrete
notato, è stato nominato nella storia! Katie si unisce a noi, ragazze! PARTY
HARD!!
E poi, che altro?
Oh, oh, oh! Sono
curiosa! Vi è piaciuto questo capitolo? E’ troppo fluff? Mary ha cercato di
rassicurarmi (Santa donna <3) ma io sono sempre un po’ in ansia…!
So che non compaiono
molto tutti gli altri personaggi marginali, ma un capitolo tutto per loro,
poveri, se lo meritavano, no?
Sono così teneri, li
adoro! *-*
Ovviamente le vostre
paure erano infondate: Oliver è stato preso per un altro provino, quello
definitivo. Piccolo Spoiler: ne succederanno delle belle, a quel provino! :)
Beh, ora vi lascio,
poi domani inserirò delle note più sensate e le rispose alle vostre
meravigliose recensioni, che ho adorato dalla prima all’ultima, ragazze! Vi
adoro!
Beh, vi ho dato un
capitolo coccoloso e Oliver si fa la doccia due volte, si discute dei suoi
addominali ed è la cosa più tenera e Sexy che sono riuscita ad immaginare,
complice l’aver rivisto tutte le scene Klaine di tre stagioni di Glee e una
puntata meravigliosa di Vampire Diaries (la 3x10!!!!).
Ma sto divagando.
Oh, mio adorato
C.R.A.B., ti adoro!!!
Baci, ragazze!
Selene & Oliver
(che sì, è uscito dalla mia testa, e d’ora in poi farà, in questa storia, come
cavolo gli pare U_U)
Capitolo 11 *** Capitolo 10 - Come tendere l'agguato perfetto senza dare nell'occhio ***
Capitolo 10
Capitolo 10
- Come tendere l’agguato perfetto senza dare
nell’occhio –
Hermione Granger poteva definirsi tutto tranne che una ragazza
distratta. Difficilmente vagava senza meta per il castello, come invece la
maggior parte della popolazione di Hogwarts sembrava abituata a fare, e
altrettanto difficilmente andava a sbattere con le persone perché non guardava
dove andava.
Allora cosa ci faceva, di grazia, con il sedere per terra e una
rossissima Katie Bell addosso?
«Oddio, scusa, non stavo
guardando dove andavo!» esclamò la ragazza, saltando in piedi con un sorriso
imbarazzato e porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi. Hermione l’afferrò e
quando fu in piedi le sorrise, massaggiandosi la
schiena e nascondendo una smorfia.
«Tranquilla, scusa tu! Ero
sovrappensiero anche io» le disse alzando le spalle e
esibendo un sorriso confortante. Infondo Katie Bell
gli era sempre stata simpatica.
Era discreta e per niente
invadente, con un sorriso molto dolce e degli occhi azzurri incredibilmente
allegri. Era un’ottima giocatrice di Quidditch e non finiva mai in punizione –
eccetto per quella volta che aveva picchiato un Serpeverde, causando una rissa
collettiva e riscuotendo anche un certo successo e la sua segreta approvazione
– e quando sedeva di fianco a lei a pranzo non la prendeva mai a gomitate come
invece facevano sempre Calì o Lavanda.
Da adorare, in poche
parole.
Non avevano mai legato
particolarmente, ma forse era troppo occupata a tenere d’occhio Harry e Ron che
rischiavano l’osso del collo in continuazione – o peggio, l’espulsione – per
trovarsi delle vere amiche. Pensare a Ron le diede una fitta di nostalgia mista
a rabbia. Per quanto gli avrebbe tenuto il muso, ancora? Grattastinchi non aveva fatto niente di male!
Scosse la testa per
scacciare i pensieri ed un attimo dopo si era chinata per aiutare Katie a
raccogliere un paio di libri che le erano scivolati dalla borsa.
La ragazza le sorrise, grata, ed Hermione le passò un vecchio tomo
consunto della Biblioteca che riconobbe quasi subito dalla copertina blu e dal
brillante boccino giallo disegnatovi nel mezzo.
«Ehi, è il Quidditch Attraverso i Secoli!»
esclamò la ragazza riccia sorridendo a Katie. Lo aveva letto nel tentativo di
imparare qualcosa sul Quidditch – sua grossa lacuna – e l’aveva trovato piuttosto
incomprensibile, ma un libro era pur sempre un libro!
Katie alzò gli occhi
azzurri su di lei, sorpresa, e annuì con entusiasmo.
«Già. Stavo…facendo una
ricerca sulle squadre della Gran Bretagna» spiegò, alzando gli occhi al cielo.
Hermione sorrise. «Ci ho
capito poco quando l’ho letto, a dire la verità. Vorrei capire il Quidditch» disse
sconcertata.
Katie rise. «Beh, c’è un
sacco di roba tecnica» sussurrò con aria cospiratoria mentre
oltrepassavano l’entrata della Sala Grande. «e io non ho la più pallida idea di
cosa siano almeno la metà delle cose»
Hermione la guardò
incredula. Non era la Cacciatrice della squadra di Grifondoro?
Katie parve leggerle la
domanda negli occhi, perché rise e disse: «Non so, sospetto che sia un qualche codice segreto con cui comunicano Oliver e
Madama Bumb. Nessun altro li capisce, noi ci limitiamo a seguire gli
strampalati schemi del Capitano»
Hermione fece un sorrisino
divertito e ricordò quella strana conversazione avuta con
Fred Weasley poco tempo prima. Vero, Katie e Oliver Baston, il capitano
della squadra nella quale giocava anche Harry, si piacevano! Lo aveva
dimenticato!
Le guance di Katie si
colorarono di entusiasmo mentre si avvicinava al
tavolo dei Grifondoro, praticamente deserto. Era presto e l’intera scuola non
era ancora scesa a fare colazione. Al tavolo dei Grifondoro c’erano solo ColinCanon, addormentato sopra
al suo piatto di bacon e pancetta, e Jack Sloper, che non appena le vide
affondò il viso nella sua tazza di Succo di Zucca e non riemerse più.
«Sto morendo di fame»
commentò Katie sorridendo a Hermione. Si sedette in fretta e iniziò a riempirsi
il piatto con doppia porzione di tutto quello che si trovava davanti.
Hermione la osservò di
sottecchi ingurgitarsi con le uova strapazzate. Non sentiva i morsi della fame,
visto che pensare a quello stupido di Ron gli faceva venire la nausea, così ne
approfittò per riflettere su cosa le aveva raccontato quello scapestrato di
Fred.
«Che materia hai la prima
ora?» domandò curiosa mentre Katie buttava giù una sorsata
di Succo di Zucca.
«Antiche Rune» rispose
Katie allegramente e a bocca piena. Hermione sorrise. Adorava quella materia. Stava per rispondere, ma lo sguardo le
cadde accidentalmente sull’orologio. Era tardissimo, doveva andare a lezione di
Aritmanzia e poi usare la Giratempo
per raggiungere Harry e quell’altro a Pozioni!
«E’ tardissimo, devo
scappare!» esclamò allora afferrando una fetta di pane imburrato e ficcandosela
in bocca.
Katie le sorrise. «Ci
vediamo, buona lezione» disse.
Sì, Katie Bell sembrava davvero più allegra del solito.
*
Alicia non era il genere
di persona che, di prima mattina, riusciva a tenere gli occhi aperti o
addirittura a pensare coerentemente. Era solita avanzare come uno zombie fino
in Sala Grande, sbadigliare, trascinare i piedi fino al suo posto ed
afflosciarsi priva di energie sopra una tazza di caffè fumante.
Se qualcuno osava
avvicinarsi per importunare la sua persona, poi, poteva considerarsi un
qualcuno morto.
Questo valeva soprattutto
per Lee Jordan, che da sei anni a quella parte continuava imperterrito a
sedersi vicino a lei e a esibirsi in un allegro “Buongiorno!”. Di solito Alicia mugugnava qualche epiteto incomprensibile,
poi passava alla leggera violenza fisica, ed infine afferrava la bacchetta e
schiantava chiunque avesse davanti.
Se erano i gemelli Weasley
ad importunarla…beh, Fred e George avevano smesso di avvicinarsi a lei, la
mattina, da quando quegli occhi di rana erano
accidentalmente finiti nel loro Succo di Zucca...ma non era questo il punto.
Il punto era che, come
tutte le mattine che Godric aveva fatto, Alicia si trascinò pesantemente fino
in Saga Grande e trascinò i piedi per arrivare al suo tavolo. A metà del lungo
tragitto per conquistare la sua metà, però – che altro non era che il primo
posto della tavolata Grifondoro, il più vicino
– un movimento sospetto entrò al limite del suo campo visivo ed attirò la
sua assonnata attenzione.
Si voltò per vedere in
tempo Katie che spariva dietro la porta della Sala con aria estremamente
colpevole.
Il cervello di Alicia
registrò l’avvenimento solo quando si sedette vicino
ad una ragazza riccia dall’aria persa che lei catalogò come ‘GrangerHermione’, ma fu solo al
secondo caffè che realizzò davvero
cos’era successo.
Katie era fuggita dalla
Sala Grande come Piton davanti ad una saponetta non appena lei aveva fatto il
suo teatrale ingresso zombie. E Katie Bell non
scappava mai – mai – dal cibo.
La sua aria imbarazzata
mentre si defilava in fretta significava solo una cosa: Colui-Che-Non-Può-Essere-Contraddetto-Sul-Campo-di-Quidditch
aveva colpito e affondato.
Alicia non poté fare a
meno di ghignare pensando all’epico, malvagio e alquanto scapestrato piano dei
gemelli Weasley, che avrebbe avuto inizio quella mattina, tra una lezione e
l’altra. La fase uno, ridicola e probabilmente anche controproducente,
consisteva nel tendere un agguato al Ricercato
Numero Uno, rapirlo e chiuderlo in un comodo, adorabile ripostiglio per le
scope, con lo scopo di interrogarlo fino a che non avrebbe sputato il rospo sui
misteriosi avvenimenti del giorno precedente.
E Alicia aveva una vaga
idea riguardo l’identità della vittima designata.
Per un breve istante,
quasi provò compassione per lui.
L’unica cosa che le viene
in mente, in quel momento, è che era statoadorabilmente esilarante vedere Oliver
entrare in sala comune mano nella mano con Katie, la sera prima, e che spera
vivamente di vederli così per il resto della propria esistenza.
*
«Il soggetto si sta
muovendo, Pelo Rosso» un dito indicò
febbrilmente un angolino di una vecchia mappa
consumata dal tempo. «Si dirige verso il secondo piano, ala Ovest del
castello».
«Vedo, Puffo Weasley» un’altra mano si aggiunse
alla prima, setacciando la mappa e puntando l’indice sopra un quadrante
preciso. «La mia proposta ninja è di dirigerci verso la Biblioteca e tendere un
agguato per coglierlo di sorpresa».
Fred – ops,
scusate…Puffo Weasley – alzò lo
sguardo concentrato su George, muovendo appena la testa e facendo ondeggiare la cravatta rosso-oro stretta attorno alle tempie. Il
gemello si arrotolò le maniche della camicia bianca, strofinandosi
l’avambraccio sulla guancia sinistra e sbafando accidentalmente le due righe
nere che aveva sullo zigomo.
Si lanciarono uno sguardo
d’intesa e Geor…Pelo
Rosso ripiegò con cura la mappa.
«Il passo dell’Acromantula?» propose, conoscendo già la risposta.
Lo sguardo determinato di
Puffo Weasley all’orizzonte non lasciava spazio ad alternative.
«Sì. Il passo dell’Acromantula» sentenziò.
Quattro piani e due rampe
di scale – alle quali piace cambiare – più tardi, Fred e George
Weasley si trovarono di nuovo all’angolo tra il corridoio del secondo piano e
il bagno dei maschi a borbottare tra loro, le teste pel di carota vicine e gli
sguardi aggrottati.
«Dobbiamo aspettare Pluffa Impazzita, secondo te?» chiese
George, guardandosi intorno sospettoso.
Fred alzò gli occhi al
cielo.
«Assolutamente sì,
fratello. Lei è quella persuasiva, tra di noi. Non puoi fare un interrogatorio senza una
persona persuasiva»
«Beh, puoi sempre usare la Maledizione Imperius o il Veritaserum»
«Non è la stessa cosa!
Bisogna rispettare l’equilibrio! Magipoliziotto buono
e Magipoliziotto cattivo, no?»
George alzò un
sopracciglio.
«Ma noi siamo tre» gli fece notare.
«Io sono il gemello più
affascinante, quindi sarò quello buono» decretò Fre…Puffo Weasley.
«E io chi sarei,
sentiamo?»
«Il cane a tre teste, no?»
«Fuffi!
Oh, è fantastico, tu…ehi, aspetta un momento!»
Fred sghignazzò in
direzione del gemello. George lo guardò incredulo.
«Mi hai fregato!» lo
accusò, puntandogli contro l’indice e sfoderando l’espressione più tradita che
gli riuscisse in quel momento.
«Tanto non riusciresti a
carpirgli nessuna informazione, tu. Lascia fare al gemello buono!»
«Ma se tu sei me e io sono
te, perché fino a prova contraria siamo
gemelli, allora anche io sono il gemello buono! E poi voglio poter carpire informazioni – e qui accompagnò
le parole mimando delle virgolette in aria con le dita - anche io! Che si fa,
lo torturiamo?»
«Mi auguro che nessuno di
voi due, signori Weasley, stia progettando il rapimento e il successivo
omicidio di un altro studente di questa scuola»
La voce della McGranitt
fece sobbalzare i gemelli, che si voltarono di scatto.
La donna scrutò il loro
abbigliamento ninja
squadrandoli con il volto di chi ha visto anche troppo
nella vita e vorrebbe solo godersi la meritata pensione.
«Andreste a ripulirvi,
gentilmente, signori?» chiese, con il consueto tono di voce che non ammetteva
repliche – e nemmeno consensi, né risposte di nessun genere.
«Se il vostro desiderio
era quello di arruolarvi nell’esercito di MaoTzeTung, vi comunico che siete
in ritardo di diversi anni» aggiunse.
Fred scoppiò a ridere,
lasciando la McGranitt
basita.
«Oh, no, professoressa,
non oseremmo mai…»
«…rapire un altro
studente, per carità!» concluse George al posto del fratello, come loro
abitudine.
La McGranitt alzò un sopracciglio e parve sul punto di elencare
tutti i loro crimini a memoria, divisi in sezioni a seconda
della gravità del fatto e del numero di vittime, ma una voce li
interruppe.
«Fred, George, dove cavolo
eravate finiti?» gridò loro Alicia, acchiappando Fred per un orecchio e George
per un braccio. «Oh, salve, professoressa!» esclamò, fingendo di vedere la McGranitt solo in quel
momento.
«Signorina Spinnet» commentò la McGranitt, per nulla ingenua. «Mi spiega, di
grazia, perché state tergiversando sull’argomento ‘rapimenti’ e procrastinate
invece di andare a lezione, dove dovreste
essere esattamente ora?»
«Andiamo subito,
professoressa!» esclamò Alicia. Non diede tempo all’insegnante di replicare
alcunché, perché trascinò via i gemelli letteralmente di peso e svanirono verso
la biblioteca, nella direzione opposta all’aula che dovevano raggiungere.
La professoressa McGranitt
sospirò.
Quanti anni mancavano alla pensione?
Alicia, Fred e George
svoltarono in fretta l’angolo e scoppiarono a ridere proprio di fronte alla
Biblioteca, beccandosi l’occhiataccia che Madama Pince riservava ai peggiori
deturpatori di libri.
«Che poi, scusatemi tanto,
eh» commentò Alicia, ancora scossa da risatine isteriche. «ma com’è il passo
dell’Acromantula?»
Fred si erse in tutta la
sua statura e gonfiò il petto.
«Ha presente come si muove
un ragno, soldato? Ecco, quello è il
passo dell’Acromantula».
«Questo spiega tutto»
«Non fare la spiritosa, Spinnet» esclamò George. «Un giorno quel passo ti salverà
la vita!»
*
Percy si era alzato di buon ora quella mattina, immerso nel familiare vapore che
invadeva la sua stanza almeno due volte al giorno da sette lunghi anni. Era
fuggito in fretta: Oliver, sotto la doccia, aveva iniziato quella che lui amava
chiamare la ‘performance da saponetta’.
L’inno del PuddlemereUnited.
Solo una volta che ebbe
raggiunto il secondo piano si sentì al sicuro dallo stridulo lamentarsi del suo
suonatissimo compagno di stanza. Svoltò verso la biblioteca in fretta,
raddrizzandosi la spilla da Caposcuola sul petto e buttando un’occhiata veloce
all’orologio da taschino. Era in anticipo per la lezione di Trasfigurazione,
mentre Oliver sarebbe sicuramente arrivato in ritardo, a forza di perdere tempo
nella doccia! Soddisfatto, Percy sfiorò di nuovo la spilla, soprappensiero.
Chissà se Penelope aveva
ricevuto il suo…
Purtroppo non sapremo mai
cosa avrebbe dovuto ricevere la povera Penelope.
D’improvviso due paia di
braccia afferrarono Percy non appena girò l’angolo e qualcuno gli premette la
mano sulla bocca per impedirgli di urlare. Percy provò a dibattersi e a
raggiungere la bacchetta in tasca, ma venne trascinato
indietro di almeno un metro e si ritrovò, senza sapere come,in uno spazio
angusto e buio. Qualcuno aveva chiuso la porta di quello che aveva tutta l’aria
di essere un innocuo, maledetto sgabuzzino delle scope.
Un colpo di tosse
proveniente da un punto imprecisato alla sua sinistra gli indicò l’ubicazione
di uno dei suoi assalitori, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa – tipo far
esplodere lo sgabuzzino – la luce di una bacchetta illuminò il volto di due
cretini vestiti da ninja.
I suoi maledettissimi
fratelli, conciati solo Merlino sa come – Fred aveva una cravatta legata in
fronte, per Godric! – ghignavano nella sua direzione, perfettamente calmi e tranquilli, canaglie fino al midollo.
«Oh, è stato il rapimento
del secolo!» esclamò Fred con entusiasmo.
Percy aprì la bocc…ehm, spalancò le fauci per iniziare quella che sarebbe
stata la sgridata del secolo, seguita alla punizione del secolo, la quale gli avrebbe probabilmente valso il posto di Ministro della Magia
– macché, Supremo Reggente dell’Universo! – per acclamazione.
Sì, proprio per
acclamazione. Ad interim. A vita.
Tuttavia notò un
particolare che lo fece lentamente desistere dal suo intento.
Alicia Spinnet,
che aveva considerato normale fino a pochi minuti prima, era spuntata da dietro
i gemelli e gli stava facendo un gran sorriso di scuse.
Percy si afflosciò.
«No» gemette. «Non di
nuovo voi tre!»
A quelle parole Fred alzò
un sopracciglio, fintamente perplesso. Si girò verso George e il gemello lo
guardò con la stessa espressione accigliata.
«Zuccaposcuola non è felice di
vederci» commentò George.
Percy si infervorò di
nuovo. «Finitela! Che cosa Merlino vi passa per la
testa, stavolta?»
Fu Alicia a rispondere,
sempre esibendo quel sorrisetto adorabile. «Vogliamo
solo sapere cos’è successo tra Oliver e Katie» disse ostentando un’aria
innocente. «Vogliamo solo aiutarli, Caposcuola Weasley»
Se Alicia non aveva
ottenuto delle risposte, era almeno riuscita a rabbonire appena il vecchio,
burbero Percy.
«Ed è necessario
sequestrarmi per saperlo, razza di impiccioni? Avrete infranto almeno 21
regole»
«Sì» risposero
candidamente quei tre delinquenti, in contemporanea.
«Ci togli tutto il
divertimento, Perce» aggiunse George.
Percy non demordeva.
«Sono affari loro»
sentenziò. «Non mi capacito di come possiate essere
così impiccioni, voi…»
Mentre Percy si lanciava
in una coraggiosa invettiva su quanto i suoi fratelli avrebbero fatto meglio a
prendere esempio da lui, tanto per cominciare, e poi mettere la testa a posto
e, visto che c’erano, magari anche smettere di traviare il povero Ron, che
stava seguendo con entusiasmo le loro malefiche orme, Fred e George si
scambiarono un’occhiata prima perplessa, poi rassegnata.
«Non ci lasci altra
scelta, Perce» lo interrupe
George.
«Già, non avremmo voluto
farlo» continuò Fred.
Percy interruppe la sua
ramanzina al ‘la mamma non sarà contenta di sapere che
rapite la gente’ e lanciò un’occhiata perplessa ad
Alicia, che rispose con un sorriso di profonde scuse.
Poteva quasi leggere le
lettere delle parole “Scusami tanto” nei suoi occhi.
«Cosa state blaterando?»
domandò allora, cominciando a sentirsi inquietato dai sorrisi malefici sui
volti dei suoi fratelli gemelli – sangue del suo sangue!
Volevano forse usare la MaledizioneImperius? Darlo in pasto ad un’Acromantula?
«Diremo a Penelope…»
iniziò George, facendo una pausa ad effetto per permettere a Percy di assorbire
il concetto di ‘Penelope’. Fred continuò la frase, come al
solito.
«…della tua collezione di
foto» completò.
Altra pausa ad effetto. A Percy
si attorcigliarono le budella. «Del Ministro Caramell».
Alicia spalancò la bocca.
Evidentemente non era a conoscenza del subdolo ricatto! Ma…un momento.
Il volto di Percy iniziò a
virare verso il violaceo.
«Io non ho nessuna
collezione di foto del Ministro» scandì minacciosamente.
Fred sorrise. «Oh, noi lo
sappiamo…» disse, alzando le spalle.
George ghignò. «…ma
Penelope no»
Percy li fissò, incredulo.
Fred, George e Alicia
ricambiarono il suo sguardo a metà tra l’infuriato e l’isterico con tre facce
assolutamente angeliche.
E Percy, coraggiosamente,
capitolò.
*
Minerva McGranitt era una
donna generalmente paziente. Facevano eccezione, ovviamente, tutti gli
avvenimenti che coinvolgevano i gemelli Weasley e tutti quelli che avevano
coinvolto la metà degli studenti degli anni settanta, i quali superarono le
divergenze tra Grifondoro e Serpeverde solo quando c’era la possibilità di
distruggere l’intero castello, capitanati da James Potter e dal suo degno
compare Sirius Black.
Il pensiero di quei due
nomi ancora una volta uno vicino all’altro le causò un capogiro e una dolorosa
fitta al cuore, così dirottò i pensieri in angoli meno accidentati.
Tornò a concentrarsi sui
suoi appunti per la lezione sulla Trasfigurazione umana e quando tutti i
ragazzi del settimo anno di Grifondoro e Corvonero entrarono velocemente, aveva
già chiuso Potter e Black in un cassetto e buttato la chiave.
Passò qualche minuto,
durante il quale permise ai suoi studenti di accomodarsi, tirare fuori le
bacchette e terrorizzarsi per bene per la terribile lezione che li aspettava.
Quando fu pronta ad
iniziare, però, si accorse che c’era qualcosa che non andava.
In prima fila, il posto di
fianco alla signorina Light di Corvonero, era inspiegabilmente vuoto.
Ora, era inutile
domandarsi chi mancasse: quel posto conservava la
conca del sedere di Percy Weasley e così sarebbe sempre stato.
«Signor Baston» domandò
allora, richiamando all’attenzione un Oliver completamente sulle nuvole e
intento a sbavare sopra al suo libro di Trasfigurazione. «Saprebbe dirmi che
fine ha fatto il signor Weasley?»
Oliver alzò la testa di
scatto, guardandosi intorno freneticamente, per poi notare con evidente
sbalordimento il posto di Percy, appunto, vuoto.
Il campanello d’allarme
nella testa della Professoressa McGranitt si attivò immediatamente, ma lo mise
a tacere in fretta.
Percy Weasley non
scatenava campanelle d’allarme. Quel ragazzo era l’unico che rispettasse
tutte le regole della scuola, dalla prima all’ultima – anche quelle inutili – e
probabilmente era nato con la spilla da Caposcuola attaccata alla placenta
materna.
«Non si sentiva bene,
stamattina» mormorò Oliver di punto in bianco, guardandosi attorno come se si
aspettasse che qualcuno lo smentisse.
Quando ciò non avvenne, la McGranitt tornò alla
cattedra un po’ più tranquilla, dandosi della paranoica, e non notò la
signorina Light lanciare al Capitano della sua squadra uno sguardo preoccupato.
Dov’era finito uno dei
suoi migliori studenti, per di più Caposcuola?
Percy Weasley era una
persona coscienziosa. Di sicuro non era chiuso in uno sgabuzzino con i suoi
fratelli gemelli, intento a tramare.
E di questo poteva star
certa.
Si sistemò gli occhiali e
decide di iniziare la lezione.
«Ho il dovere morale, signori» iniziò, e la classe tremò
all’unisono. «di mettervi di fronte alla natura sclerotica dei vostri
ragionamenti. Ora, la Trasfigurazione Umana.»
Adorava terrorizzare gli
studenti. Oh, se lo adorava!
Quando la lezione terminò
– dopo che Lara Steenlow di Grifondoro si trapiantò
accidentalmente il pizzetto di AlanGoodink, Corvonero – Minerva riordinò accuratamente i suoi
appunti e attese che tutti gli studenti furono usciti. Non ci volle molto,
considerato che la maggior parte afferrò la propria borsa e uscì di corsa,
probabilmente per paura che qualcuno saltasse fuori da
sotto un banco e urlasse “Oggi quattro
ore di Trasfigurazione di fila!”.
Avendo una meritatissima
ora buca decise quindi di passare in Sala Insegnanti e
iniziare a correggere qualche compito.
Mentre svoltava per il
corridoio del secondo piano, però, proprio di fianco alla Biblioteca, gelò sul
posto.
Da uno sgabuzzino stavano
uscendo, tutti impettiti, AliciaSpinnet,
Fred e George Weasley e il Caposcuola Percy.
Percy Weasley.
In uno sgabuzzino.
Con i suoi fratelli
gemelli.
Che tramavano un rapimento
con successivo omicidio.
…Quanti anni mancavano, ancora, alla pensione?
*
Quando Katie uscì
dall’Aula di Incantesimi, prima di pranzo, di certo non si sarebbe mai
aspettata di vedere Oliver Baston, appoggiato al muro di fronte alla porta
dell’aula con dei tramezzini in mano e una bottiglia di Succo di Zucca
sottobraccio, che gli sorrideva raggiante come se fosse Cappuccetto
Rosso finalmente arrivato dalla Nonna.
«Ehilà!» la salutò il
ragazzo, agitando un tramezzino con aria compiaciuta.
Katie smise di fissarlo
incredula e si avvicinò, passandosi una mano tra i capelli. Doveva essere in
condizioni pietose, maledizione!
«Ehi!» esclamò, tirandosi
una ciocca dietro l’orecchio. «Come mai da queste parti?»
Oliver tirò fuori un
sorriso abbagliante.
«Dovevamo vederci dopo
pranzo, ma è una meravigliosa giornata e non fa affatto freddo, così ho pensato
che magari potevamo fare pranzo insieme, nel parco»
disse tutto d’un fiato, nervoso ma sempre sorridente. «Sempre che ti vada,
ovvio» aggiunse quando notò l’espressione sorpresa di
Katie.
La ragazza lo squadrò in
silenzio per un istante.
«Hai preso da mangiare?»
domandò, fintamente cauta.
Oliver scoppiò a ridere.
«Ho svaligiato la cucina. Dai, sbrighiamoci, cucciolo affamato!»
Si diressero fianco a
fianco verso il Parco di Hogwarts, prendendosela piuttosto comoda, visto che
non c’erano le lezioni pomeridiane. Oliver, notò Katie, sembrava allegro e
molto in vena di battute, quel giorno. Forse era perché i Serpeverde avevano
misteriosamente perso trenta punti durante la notte, chissà.
Quando arrivarono a
destinazione – il vecchio faggio dalle parti del lago nero – Oliver tirò fuori
la bacchetta e evocò un fuocherello azzurro da
mettere dentro ad un barattolo – Magia avanzata di livello due – e Katie si sedette sull’erba
ai piedi dell’albero.
«Tramezzino con Bacon o
uova?» domandò Oliver, soppesando due tramezzini come se fosse la scelta più
ardua che avesse mai dovuto fare.
«Uova!» esclamò Katie,
facendogli cenno di sedersi di fianco a lui.
Oliver si buttò di peso
vicino a lei e gli fece un gran sorriso.
Pranzarono chiacchierando
del più e del meno e le ore passarono terribilmente in fretta, tra un discorso
serio sulla Coppa di Quidditch e uno meno serio sulle Sorelle Stravagarie, tanto che quando Oliver gli fece notare che
erano già le cinque, a Katie non sembrò affatto vero. Era stata così bene!
«Hai freddo?» domandò ad
un certo punto Oliver, sporgendosi verso di lei e spostando appena la fiammella
azzurra nella sua direzione.
Katie scosse la testa,
sistemandosi meglio la pesante sciarpa rosso oro che si era avvolta attorno
alle spalle, sopra al mantello.
«Sto bene, tranquillo»
rispose. Era vero: non sentiva affatto freddo, a così poca distanza da Oliver. E
poi, se continuava ad arrossire, era probabile che avrebbe preso fuoco molto
presto.
«E se tornassimo in Sala
Comune? » propose Oliver all’improvviso. Era evidente che avesse qualcosa in
mente, e Katie non ci mise molto ad indovinare.
Katie alzò un sopracciglio
e scosse la testa, rassegnata. «Ti serve una mano per uno schema di Quidditch,
vero?»
Oliver assunse un’aria
colpevole e si strinse nelle spalle. «Devi tenermi d’occhio» si giustificò. «Sai
che non so regolarmi»
«Già, rischiamo sempre di
rimanerci secchi» rise Katie, dandogli una leggera manata sulla spalla. Oliver
arrossì, ma si rilassò impercettibilmente vedendo che Katie sorrideva.
«Andiamo, o la prossima
volta che Harry rischierà la vita per una tua idea geniale mi sentirò in colpa
per davvero»
Oliver rise nonostante lo
stesse prendendo in giro e afferrò la mano che Katie gli porgeva per tirarla su
da terra.
«Non è colpa mia se tutte
le idee più geniali mi vengono per il Cercatore!» esclamò, fintamente offeso.
Da qualche parte intorno a
loro qualcuno rise, ma non ci fecero molto caso.
Oliver meno che mai. Era
impegnato a ragione se resistere alla tentazione e lasciarle la mano o tenerla
fino in Sala Comune e cedere al calore della pelle di Katie.
Lei, come al solito, era anni luce davanti a lui.
Se lo trascinò dietro
quasi di corsa fino a che non si piazzarono in Sala Comune sopra a assurdi
fogli pieni di frecce e modellini di giocatori, senza mollare la sua mano
nemmeno per un istante.
*
I gemelli avevano spedito
Alicia dietro a quei due, tanto per essere sicuri che il loro malvagio piano
funzionasse, e ora se ne stavano appoggiati ad un muretto del Cortile della
scuola, un po’ in disparte, e scrutavano con attenzione la Mappa del Malandrino in
cerca di Gazza o la professoressa McGranitt per poter avere il via libera per
sgattaiolare da Mielandia di nascosto.
Quel giorno non avevano
ancora esaurito le scorte di illegalità, a quanto pareva. Avevano perfino
beccato Oliver e Katie insieme, da soli, al parco, e avevano osservato con
piacere che sembravano una coppietta felice a tutti gli effetti.
Da dietro l’albero li
avevano osservati chiacchierare del più e del meno per almeno dieci minuti,
prima che Katie trascinasse via per mano Oliver. Si
erano quasi fatti scoprire, tra l’altro, visto che Alicia – che proprio non
sapeva starsene zitta – aveva tirato fuori una risatina deliziata
quando quei due si erano allontanati mano nella mano, adorabilmente,
diretti in Sala Comune.
Alicia era scappata via
quasi saltellando, dicendo che doveva andare di corsa in Sala Comune e parlare
con Katie, perché la evitava, e i gemelli, finalmente soli, ora se ne stavano
appoggiati ad un muretto del Cortile della scuola, un po’ in disparte, e
scrutavano con attenzione la
Mappa del Malandrino in cerca di Gazza o la professoressa
McGranitt per poter avere il via libera per sgattaiolare da Mielandia di
nascosto.
«Credo che Gazza stia
andando dalla parte opposta» sussurrò George a Fred.
«E la McGranitt fa su e giù
per il suo ufficio da tutta la giornata» constatò il gemello.
Perfetto, avevano il via
libera. Si voltarono per sgattaiolare fino alla statua della Strega
quando proprio di fronte a loro passarono Ron, Harry ed Hermione, le
teste vicine, che parlottavano a bassa voce con aria estremamente cospiratoria.
Fred si arrestò di botto e
George andò a sbattere con lui.
«Ehi, ma che ti prende?»
esclamò, sbirciando da sopra la sua spalla. Fred fissò prima il gruppetto, poi
la mappa, poi di nuovo il gruppetto, e infine sorrise.
George parve capire,
perché sospirò e commentò semplicemente: «Oh, tanto prima o poi doveva
succedere».
Fred rise tra se.
«Non credi anche tu che
sia arrivato il momento di passare il testimone
malandrino a qualcun altro, Pelo Rosso?»
«Si, Puffo Weasley»
concordò il gemello. «Ma tra qualche giorno. Intanto, defiliamoci da Mielandia
e festeggiamo la Mappa
e i loro sacri creatori come si deve»
Fred colse l’antifona al
volo e mise un braccio in torno alle spalle del fratello.
«Che passo dell’Acromantula sia, allora!»
Note dell’Autrice
Salve, ragazzi e ragazze!! So che ci ho messo un po’, e che questo è solo un
capitolo di passaggio, ma il prossimo è un grosso pezzo importante della storia
– O supremo pezzo grosso, come volete xD
– e questo è solo un povero capitoletto in mezzo.
Ci sono Fred e George che
ne combinano delle loro come al solito, e mi
convincono molto più la prima parte che la seconda. Oliver e Katie compaiono
poco, lo so, ma il prossimo sarà nuovamente incentrato principalmente su loro,
e ci voleva un break.
In ogni caso ci ho messo
tanto a pubblicare anche perché sono tormentata da un quesito terribile che mi
mette molta ansia, e devo proprio sottoporvelo, nella speranza che qualcuno,
nelle recensioni, dia la sua opinione.
Questione di estrema importanza, quindi vi prego di
leggere e, se vorrete, di espormi la vostra opinione in merito:
La storia è nata
praticamente per caso e doveva contenere non più di 15 capitoli, e concludersi,
come trama, con la fine di HP e il prigioniero di Azkaban.
Purtroppo la mia testa è
andata oltre, tanto che la storia c’è tutta, sì, ma fino alla Battaglia di
Hogwarts. Ci saranno quindi Oliver con il Puddlemere,
la coppa di Quidditch, il torneo Tremaghi, l’ordine
della Fenice, Voldemort e la guerra magica, l’incidente di Katie e soprattutto
tutto il settimo libro visto dal loro punto di vista.
Questo comprenderebbe,
fino alla fine 90 capitoli circa – compresi questi undici che ho già
pubblicato. La cosa mi preoccupa molto.
Io sono prontissima ad
imbarcarmi in questa avventura epica – e vi assicuro che non mancheranno i
colpi di scena né nuovi personaggi o nuove coppie oltre all’Oliver/Katie, ma
voi?
Sono molto preoccupata al
riguardo. Insomma, non saranno capitoli lunghissimi e inizierò aggiornamenti
regolari ogni due settimane, a meno di non avere qualche serio problema, ma la
cosa si fa seria, e vorrei sapere la vostra opinione.
Vi piacerebbe se la storia arrivasse fino alla
battaglia di Hogwarts, fine guerra magica circa?
Devo ammettere che questa
domanda mi sta facendo veramente logorare, sono molto preoccupata. La storia
c’è tutta nella mia testa, ma è una bella avventura!!
Vabbè, ora che ho finito lo spazio preoccupazione,
passiamo a cose più allegre!
Un grazie infinito a tute
le ragazze che hanno recensito (siete così tante, mammamia, ci sono capitoli
che arrivano a 11 recensioni!!) e alle nuove arrivate
(Benvenute!!)
Risponderò prestissimo a
tutte le vostre meravigliose recensioni, che mi strappano ogni volta un sorriso
orgoglioso e che rileggo spesso per mettermi addosso la
voglia di scrivere!
Come sempre, c’è un altro
splendido disegno di Mary_,
che non solo sta praticamente illustrando tutta la ff,
ma sta diffondendo questa storia tra la sua famiglia (Ciao, famiglia di Mary!!) :D
Cara, sei adorabile!!
Beh, vi piace il disegno?
Per chi non lo ricorda, è il capitolo quattro, quando Katie allaccia le
protezioni da Portiere ad Oliver <3
E’ uno dei miei momenti
preferiti – per ora! – di tutta la storia :)
Un grazie in particolare a
Ferao, che
ha dato la sua “benedizione” a questo Percy, citando le sue parole, più simpatico del solito. Cara, grazie!
Significa molto per me! <3
Alle vecchie recensitrici e alle nuove: bentornate e benvenute, ragazze!
Per ogni capitolo c’è una ragazza nuova, mi rendete così fiera!!
Infine, vorrei dire grazie
a tutte le ragazze che hanno inserito la storia nelle seguite (70!!voi siete matte!!) nelle ricordate (7... la sezione “ricordate” non piace agli EFPani
:D) e alle preferite (31!!! siete così tante, vi adoro!!)
Grazie, Grazie, Grazie!!
P.S.: Ah, ve l’ho detto che il prossimo capitolo è IL
capitolo? :D
Non dico altro, vediamo se
indovinate che succederà! :D