Stranger in the love land

di Maryjed
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 2: *** Salto nel passato I ***
Capitolo 3: *** L490 ***
Capitolo 4: *** So come rendere i tuoi giorni speciali ***
Capitolo 5: *** Sei il mio animale ***
Capitolo 6: *** Salto nel passato II ***
Capitolo 7: *** Cominciano le danze ***
Capitolo 8: *** Fuck me! ***
Capitolo 9: *** Decisioni ***



Capitolo 1
*** Ritrovarsi ***


Image and video hosting by TinyPic Quell’anello era tutto ciò che desiderava da tutta la sua vita, con un brillante da 2 carati al suo anulare sinistro: segno che era diventata di un uomo e che il suo uomo era suo e per tutta la vita! “E’ la cosa che tutte le donne sognano nella loro vita, lo sai Maria?” le diceva sempre la nonna e lei era cresciuta con quella certezza che sarebbe diventata adulta, si sarebbe laureata, avrebbe lavorato e il si sarebbe sposata con l’uomo di tutta una vita: tutto vero se non fosse per l’ultimo punto. Erick non era il suo ragazzo di una vita, era l’uomo che aveva conosciuto tra una riunione di lavoro e un’altra e non era un dipendente , era il capo: aveva fatto l’affare della sua vita secondo la propria famiglia e, con il passare del tempo, anche lei se n’era fatta una ragione, ci credeva ed era felice, l’unica che le ricordava sempre di guardarsi attorno alla ricerca del vero amore era sempre la sua nonna ma cosa ne poteva sapere lei della vita nel 2011? Lei che si era sposata con un militare quando tutta la sua famiglia le aveva organizzato il matrimonio con un uomo che era diventato il prete del piccolo paese dove Maria era cresciuta:” Segui sempre il cuore” le ripeteva la nonna Hanna ma non sapeva che vivere nel XXI secolo era molto più difficile, a differenza di ciò che tutti hanno sempre sostenuto, bisognava lottare per ciò che si voleva.
Erick quella notte aveva fatto le cose a regola d’arte, si frequentavano da un anno e le cose erano sempre andate a gonfie vele: inizialmente Maria non aveva alcuna intenzione di concedersi a lui perché era il suo capo e le altre avrebbero pensato male ma l’amore aveva cambiato tutte le carte in tavola e si era perdutamente innamorato di lei, senza nemmeno rendersene conto, avevano iniziato ad uscire insieme e adesso si ritrovavano in un tavolo al Moliune, il ristorante più quotato di Manhattan, di fronte una fontana colorata.
“Maria devo dirti una cosa…” le aveva confidato stringendole la mano piccola in un unico pugno.
“Dimmi amore, cos’è successo?” aveva fatto il suo movimento tipico: inclinare la testa a destra e far scivolare i ricci neri sul suo naso alla francese, rifatto.
Erick, con il cuore che gli batteva a mille, aveva estratto dalla giacca una piccola scatoletta nera Cartier e aprendola, le aveva fatto la proposta in perfetta regola d’arte.
“Sposami amore mio, è con te che voglio passare la mia vita per sempre” aveva aggiunto con il nodo alla gola per l’emozione, sudava freddo ed era eccitato al massimo e se le avesse detto di no?
“Stai… Stai scherzando?” aveva risposto sorpresa e con un sorriso a 32 denti lo aveva abbracciato a sé, oltrepassando il tavolo, “Ma certo che voglio, amore mio”.
Si baciarono e l’anello era finito sul suo dito affusolato e contornato da un’unghia rossa.
“Sei bellissima! La sposa più bella di Manatthan” la svegliò la madre dal suo pensiero.
“Cosa?” rispose confusa.
“L’abito, non ti piace tesoro?”.
“Ah già…” si fissò allo specchio osservando la gonna eccessivamente larga e il diadema in testa: non erano cose decisamente per lei, “Mamma non lo so a dir la verità…”.
“Oh tesoro, io non so davvero come faremo: non ti piace niente. Il matrimonio è tra un mese e tu ancora non hai nemmeno il vestito pronto né il bouquet “  irritata si era allontanata, lasciandola sola con il suo abito addosso e il suo anello.
Il suono del cellulare l’aveva riportata nuovamente alla realtà, corse a prenderlo: quel vestito era decisamente troppo ingombrante!
“Pronto”.
“Mary cara sono Mey, cosa fai di bello stasera?”.
“Suppongo niente, Erick è in un viaggio d’affari perché?”.
“Stasera si esce allora, andiamo in disco! Ti passo a prendere alle 11 e non accetto un no, potrebbe essere il tuo ultimo divertimento da single” chiuse il cellulare, Mey era una seguace convinta della convivenza  “IL MATRIMONIO UCCIDE L’AMORE” diceva sempre lei, così si ritrovava a convivere con Alex, il suo ragazzo di tutta una vita.
 
“Tesoro sei pronta?” arrivò Mey con un mini abito blu scuro e un’onda rossa che partiva dal seno  destro e terminava nell’orlo della gonna sinistro: semplicemente fantastica, come sempre.
“Cavolo quanto sei bella!” rimase rimbambita Maria vedendola.
“Ma cosa diamine ti sei messa tu piuttosto?” si avvicinò al grande armadio dell’amica “Scelgo io qualcosa per te!Non posso credere che tu voglia andare a ballare con dei pantaloni alti fino alle tette e una camicia da vedova!”
“Perché non vado bene così?” posò a mo di modella.
“Quando sarai sposata magari e andrai a una noiosissima cena con i colleghi di tuo marito sarai la moglie più figa ma non stasera” la squadrò con disgusto, continuando poi a frugare tra i vestiti Gucci e Valentino dell’amica.
“Prima o poi anche tu arriverai al matrimonio amica mia, fidati!” iniziò a truccarsi.
“Prima o poi ti renderai conto di non amare davvero Erick” estrasse dall’armadio un vestitino rosso con pendenti neri, stile Audrey Hepburn , “Questo sì che mi piace cazzo!” esclamò più che soddisfatta.
“Io amo Erick… E questo cos’è?” rimase sconcertata nel vedere il suo vestito, sorrise ripensando all’ultima volta in cui l’aveva indossato per una festa di carnevale.
“L’ho trovato tra le tue cose da single probabilmente, comunque sono sicura che lo ami ma non tanto da morirne, comunque vestiti che siamo già in ritardo”, le lanciò violentemente il vestito in testa e si dileguò nel bagno.
Non parlarono più, Maria indossò quell’abito in silenzio: si fissò allo specchio, doveva ammetterlo che era davvero una gran figa con quell’abito che , nonostante gli anni che avesse, le calzava ancora a pennello.
“Dove andiamo?”
“All’Incipit c’è Antoine Becks che suona” urlò stracolma di felicita  e di vodka l’amica.
“Wow” rispose annoiata con il suo Martini in mano; la discoteca non era nulla di eccezionale e c’erano troppe ragazzine straeccitate più per il fatto di essere in una discoteca a Manhattan e mostrare un po’ di culi e tette che  per il fatto di essere lì per divertirsi un po’, inghiottì il suo Martini bianco e si lasciò trasportare dalla musica ballando con Mey dai divanetti dei privè: vedevano Antoine urlare e suonare come un folle poi, poiché se lo ritrovavano proprio di fronte, iniziarono a fare danze provocanti e ad abbracciarsi e toccarsi come due lesbiche, si divertirono e cominciarono a ridere rumorosamente, il gioco era davvero eccitante e qualcuno se ne accorse.
“Questa notte siete fantastiche ragazze e, ve lo devo dire, mi state davvero facendo eccitare. Brindo a voi!” disse poi il dj, rivolgendosi alle due ragazze che , prendendo i loro calici, ricambiarono il brindisi: la musica e le urla delle persone alle parole dell’uomo risuonarono per tutto il locale, poi Antoine si avvicinò al microfono, abbassando il volume della musica e  richiamando l’attenzione di tutti i discotecari.
“Stasera, solo per Manhattan, abbiamo un ospite veramente veramente molto speciale…” , il pubblico rimase di stucco e imbambolato,”Qui con noi uno dei migliori batteristi di tutto l’universo…” un attimo di suspense, Maria beveva il suo Champagne tranquillamente quando il dj pronunciò quel nome:
“SHANNOOOONNNN LEEEETOOOOOO”, la donna sputò l’alcol e quasi stava per strozzarsi, il resto del pubblicò urlò, compresa Mey, completamente impazzita: amava quell’uomo e non si aspettava sarebbe stato lì quella sera, che culo!
“Sìììììì, ti rendi conto? C’è Shannon! C’è Shannon cazzo!” strattonò l’amica a destra e a sinistra, “Dobbiamo attirare l’attenzione di Antoine e costringerlo a invitarci per il dopo serata!”.
“Cosa? Stai scherzando? No…” fece finta di niente Maria quando in realtà il suo cuore aveva iniziato a battere all’impazzata, assumendo il ritmo che le percussioni di Shannon stavano dando alla batteria e ai tamburi.
“Fatti guidare dalla musica” le rispose l’amica e la musica le si infilò nelle vene e trasferitasi negli arti, le aveva condotte a ballare e dimenare culo e tette per attirare l’attenzione di quegli uomini, la futura sposa non si riconobbe più: non riusciva a darsi una spiegazione alle sue azioni ma decise di non pensarci ed essere un’altra, almeno per quella notte, chissà cosa le avrebbe riservato il futuro.
 
La musica continuava ad assordare le loro orecchie e a far muovere inconsciamente i loro perfetti corpi.
“Cioè ma ti rendi conto? Guarda che smorfie che fa Shannon mentre suona, oddio! Magari potessi essere uno di quei tamburi e Shannon la bacchetta!” aveva affermato Mey, leccando il bicchiere colmo di Champagne che teneva in mano.
“Ma cosa blateri? Sei ubriaca? Tu sei fidanzata!” si era fermata di scatto fissando l’amica: era davvero arrabbiata per quel pensiero osceno o era gelosa? E poi gelosa di cosa? Non riuscì a darsi una spiegazione concreta.
“No tesoro, tu sei fidanzata!” le aveva ricordato la spagnola.
“Grazie a tutti per la bella serata ragazzi! Siete fantastici! Alla prossima!” Erano le 4 del mattino ed era tutto terminato, Antoine aveva lasciato tutti con l’ultimo pezzo posto ed era andato via assieme al batterista.
“Peccato è finita la serata” disse Mey mentre si sedeva sul divanetto nero e prendeva un bicchiere di Champagne.
“Abbiamo ballato tutta la notte, sono davvero un’ottima squadra quei due, non trovi?” si appoggiò alla ringhiera che dava sulla platea e sulla quale si vedeva gente dimenarsi a ritmo di musica.
“Grazie, molto gentile dolcezza!” entrò di colpo Antoine seguito da Shannon.
“Oh cazzo!” si alzò di botto Mey tesissima e sorpresa perché il suo sogno stava proprio diventando realtà, palpitazioni accompagnate dal tremore alle gambe avevano ormai impossessato il suo bel corpo mulatto.
“Ciao ragazze, piacere Antoine” si presentò.
“Mey e lei è Maria e tu sei Shannon vero?” chiese all’uomo con la maglia Chanel strappata fino ai fianchi e che mostrava il suo petto sudato e violabile.
“Ciao Mey” le diede due baci, “Ciao Maria…” le disse poi all’altra ragazza avvicinandosi.
“Come fai a conoscere il suo nome?” chiese sorpresa Mey, facendo posto sul divanetto ad Antoine.
“Avrà tirato ad indovinare, vero Shannon?” lo sfidò la donna mostrando volontariamente il suo diamante al dito, mentre prendeva una coppa di Champagne proponendo un brindisi.
“Certo, chiamo tutte le ragazze Maria!” bevve tutto lo Champagne in un unico sorso e si sedette ai divanetti, “Cosa festeggiate ragazze?” chiese amichevolmente.
“Nulla di particolare in realtà, siamo venute perché adoriamo la musica firmata Becks” rispose Mey  rivolgendosi al dj con un sorriso smagliante e mostrando le cosce abbronzatissime, nonostante fosse pieno inverno.
“Allora sono davvero onorato” accarezzò la guancia della ragazza, “E tu non parli?” chiese a Maria risvegliandola dai suoi viaggi mentali: si era bloccata a fissare Shannon con il bicchiere alla bocca e Shannon ricambiava quello sguardo, nonostante fosse più attento e più abile nel mascherarlo.
“Devo andare in bagno, scusate” uscì dal privè.
“Anche io mi sto pisciando addosso!” esclamò Shannon abbandonando Mey e Antoine.
“Maria!” chiamò con la sua voce possente.
“Che vuoi Shannon?” si girò lei di scatto: conosceva ogni singola mossa di quell’uomo, non importavano gli anni che li separavano e la distanza, sapeva com’era e basta.
“Sono… Sono contento di rivederti” riuscì a dire nel rumore della musica che pervadeva tutte le mura e sorrise di un sorriso che ti fa sciogliere il cuore, con quel sorriso che uccideresti per vederlo ,anche solo per una sola fottutissima volta, rivolto unicamente a te.
“Anche io sono felice di vedere che stai bene” inclinò la testa e il suo riccio nero le cadde sull’occhio nero, “Non sei cambiato poi molto: sei solo più famoso e ricco di quando ti conoscevo”, non osò avvicinarsi e ,sebbene la sua voce risultava calma e diplomatica, dentro di lei sentimenti contrastanti nascevano e si mischiavano: odio,vendetta, amore, desiderio, gioia.
“Tu invece sei cambiata tantissimo” si avvicinò di due passi, “Sei ancora più bella” le si avvicinò ancora di più, “Ed inclini ancora la testa così”,gliela mostrò poi venne bloccato.
“Shannon non avvicinarti più ti prego” allungò le mani ,”Sono fidanzata e poi non voglio nessuna forma di contatto con te!” gli disse tranquillamente.
“Come fai?” sorrise incazzato e nervoso mostrando i denti e sbattendo i pungi contro la parete.
“A fare cosa?” si stupì stupidamente Maria.
“Ti hanno strappata dalle mie braccia, cazzo! Non hanno voluto che io fossi il tuo uomo e adesso ti sposi? Chi cazzo è tuo marito?” le urlò con tutta la forza che aveva in petto, guardandola da cima a fondo: profanandola con i suoi soli due occhi castani e profondi, impenetrabili come lo era stata lei 10 anni fa.
“Shannon calmati, ti prego” cercò di tranquillizzarlo ma non voleva toccarlo né tantomeno cedere a quell’istinto di stringerlo a sé e dirgli che era ancora più incredibilmente bello e che gli era mancato come il sole al suo cielo.
“Chi cazzo è lui?” non sentì altro.
“Si chiama Erick, è il mio direttore adesso lavoro ho 27 anni sai? Sono un avvocato in un’azienda della Louis Vuitton” sorrise.
“Lo so quanti anni hai, cazzo! Ogni giorno mi sveglio col tuo pensiero,porco D**! Cosa pensi? Che abbia voltato pagina? Quanti cazzo di anni ha quell’infame?”, urlò con tutta la voce che aveva in corpo: era disperato e selvaggio come mai nella sua vita.
“Sei solo ubriaco, adesso vado davvero al bagno, stammi bene”.
Shannon la guardò allontanarsi come aveva fatto 17 anni fa al parco comunale, dopo averlo mollato: l’aveva preso e l’aveva buttato via come si fa con un pezzo di carta di poco valore “I miei non approvano che io stia con uno così grande” gli aveva detto “Mi dispiace ma devo fare ciò che vogliono loro, addio” e si era allontanata con i suoi jeans strappati e il suo top rosso senza aggiungere altro.
Adesso stava facendo la stessa cosa: era riapparsa nella sua vita, cresciuta, maggiorenne, ancora più fottutamente bella e stava andando via con un abitino rosso fiammante e i suoi pendenti che andavano a destra e a sinistra: no! Non l’avrebbe lasciata andare così, non avrebbe permesso che un idiota diventasse suo marito; la ricorse e l’abbracciò da dietro, le sue grosse braccia attorcigliarono tutto il corpo di Maria.
“Mi sei mancata” le sussurrò all’orecchio.
“Anche tu…” singhiozzò lei perché in realtà quella braccia erano tutto ciò di cui aveva bisogno per sentirsi veramente viva, il suo corpo stava cercando di sfuggirgli però non il suo cuore e quando le labbra dell’uomo si avvicinarono al suo orecchio rimase paralizzata dall’eccitazione.
“Sh… Shannon ti prego” trovò la forza, si girò e lo allontanò dal proprio corpo, contro la sua volontà e il suo volere, “Tra un mese mi sposo, non posso”.
“Perché sei così fottutamente corretta!” ruppe con un pugno la porta di legno di uno dei due bagni, “Non posso sopportare di vederti quel cazzo di anello al dito”, respirò e si calmò, poi con entrambe le mani avvolse il volto della ragazza, abituata agli scatti di ira del batterista, ”Lo so che anche tu mi desideri quindi mi va bene così, restiamo amici ma non tagliarmi dalla tua vita nuovamente, non lo sopporterei. Ti prego”.
Maria non poteva aspettarsi quelle parole, non aveva tenuto in conto quella reazione così dolce, lo abbracciò a sé dicendogli che non sarebbe più sparita.
 
Salve! Se sono riuscita ad attirare la vostra attenzione, colgo intanto l'occasione per ringraziarvi d'aver cominciato a leggere questa FF. Devo ammettere che avevo in testa questa storia già da un bel po' ma solo stasera ho deciso di pubblicarla e volevo dire che la dedico al mio amore SHANNONIMALLETO, mi sa tanto che non se lo aspetta XD
Cosa ne pensate, a primo impatto, dei personaggi? Pensate davvero che Shannon, nonostante gli anni, stia ancora soffrendo per questa ragazza?
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Un bacione a tutti e alla prossima. ^-^

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Capitolo 2
*** Salto nel passato I ***


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10 anni prima

Anno 2003

I  30 Seconds to Mars erano una band abbastanza conosciuta ora, il programma Campus Invasion li aveva aiutati ad essere apprezzati maggiormente dal pubblico, così la casa discografica aveva deciso di promuoverli organizzando un piccolo tour nelle città americane più importanti.
Erano a New York, nella grande mela: per loro il tutto era davvero fantastico e, nonostante fossero ancora costretti a suonare in un  piccolo locale con poca gente, sentivano che il loro vero boom  era vicino, specie adesso che, con l’entrata di Tomo nella band, sentivano d’aver trovato la loro vera armonia.
Era l’ultima data quella che avevano appena terminato: il pubblico era davvero entusiasta e gli echelon, così Jared aveva voluto chiamare i loro fan perché voleva creare una famiglia unita in tutto il mondo e ci sarebbe riuscito, avevano organizzato una festicciola in vero stile ROCK nel tourbus.
Shannon era ormai saturo di tutto quell’alcol che aveva in corpo, vedeva Jared e Tomo darsi alla pazza gioia e amoreggiare a destra e a sinistra con ragazze ubriache e disinibite: per quanto a lui piacessero le donne non aveva la minima intenzione di scoparsi un’echelon, era una cosa che aveva ripromesso a se stesso; voleva essere conosciuto per la sua bravura come batterista non come l’animale Shannon che si sbatteva ferocemente tutte le ragazze che gli capitavano a tiro tuttavia quella sera anche lui aveva una dannata voglia di trombare.
Uscito dal bussino della perdizione, aveva deciso di fare due passi traballanti e si era ritrovato di fronte l’Hilton: aveva deciso di entrarvi a darci un’occhiata e prendere un drink: chissà se fra qualche anno anche loro avrebbero potuto soggiornare in posti simili con gli echelon accampati ovunque loro fossero, sarebbe stato davvero bello.
Arrivò nel bar e notò una figura con capelli neri lunghi fino al collo, un fiocchetto nero alla testa e un bicchiere da cocktail in mano: era visibilmente annoiata; decise di andarsi a sedere accanto quella figura e, quando si avvicinò e le si sedette accanto, l’altra non fece nessun movimento né tantomeno girò la testa per vedere di chi potesse trattarsi. Era la tipica riccona e a lui non era concesso vederla in viso a causa di una ciocca che le era scivolata dalla spalla, coprendole il viso.
Il cameriere gli si avvicinò chiedendogli cosa volesse e Shannon ordinò lo stesso della ragazza accanto.
“Ordini una cosa che non conosci?” le disse allora lei e finalmente il batterista poté osservare il volto giovane e illuminato di quella ragazza poco più che vent’enne a parer suo.
“Era un modo carino per attirare la tua attenzione e poi cosa ne sai se in realtà io non conosco cosa stai bevendo? La fissò intensamente , con il suo sguardo malizioso e fiero, causando un colore rosso sopra le guanciotte della ragazza.
“Ah sì? Allora cos’è?” gli mostrò il bicchiere, “Poi uno vestito così non può appartenere a questo mondo”.
Acida, sgarbata, egocentrica e pure molto ma molto carina: la giovane ragazza era diventata la nuova preda di Shannon che sorrise divertito nel frattempo anche il suo cocktail arrivò e, prima che Shannon potesse buttarlo giù, la mora lo bloccò:
“Fermo! Non brindiamo a qualcosa? Che modi rudi che hai!”.
“Scusa, a cosa  vuoi brindare?”.
“A te e a me!” alzò il calice seguita da Shannon e il rumore del vetro che si schianta pervase tutta la sala.
“Allora non mi porti a vedere la tua stanza?” chiese poi lei quasi provocandolo per il fatto che sicuramente lui non avesse una camera lì.
Shannon fu un attimo a pensare, ricordò mentalmente quanto denaro avesse nel portafogli, erano 300 bigliettoni sarebbero bastati secondo i propri calcoli ma avrebbe dovuto pagare il cocktail, tornò alla realtà e vide quella ragazza pagare per entrambi.
“Questo è il mio mondo” ribadì lei andandosene quasi annoiata: quella ragazza era montata come nessuna al mondo, si sentiva chissà chi solo per il fatto d’avere abiti firmati e golden card, si alzò di scatto, rudemente la prese per il polso portandola fino al bancone della hall, le si allontanò e parlò con il receptionist.
300$ per scoparsi  una tizia sconosciuta, sperava almeno ne valesse la pena.
“Andiamo?” le mostrò la card della sua nuova stanza e iniziò ad andare verso l’ascensore.
“Guarda che se vai verso di là arrivi alla cucina!” lo interruppe lei urlando dalla rabbia.
Figura di merda per Shannon! Si bloccò di scatto e, invertendo il passo, tornò sorridente:
“Hai ragione”.
“Certo…” si chiusero nell’ascensore e si avviarono verso quella costosissima stanza.
L’atmosfera cominciava a farsi sempre più calda lì dentro, Shannon osservò la figura quasi celestiale che aveva di fronte: la ragazza non era altissima e i tacchi che indossava non l’aiutavano , inoltre il suo abito lungo fino alle ginocchia le conferiva molti più anni di quanti ne avesse in realtà ma il suo sguardo fiero e selvaggio lo attiravano a lei più di quanto gli fosse stato possibile immaginare; anche la giovane ragazza, di cui il batterista non conosceva neppure il nome, lo stava guardando da cima a fondo.
“Senti ma tu come ti chiami?” le chiese poi mentre la card entrava dentro la porta ed emetteva un suono insopportabile.
“Pensavo che mi avresti scopata senza chiedermelo prima” gli strappò di mano la plastica e, girandola al contrario, la reinserì dentro e stavolta la porta si aprì automaticamente.
La stanza era completamente dipinta di bianco, alla destra c’era una porta di fronte a un grande specchio,tende bianche lasciavano intravedere la luce emessa dalle luci della città e un lampadario stile 400 si estendeva per intero sopra il letto: coperte di seta e cioccolatini e petali di rose erano appoggiati su tutto il letto, sembrava davvero la camera di una reggia.
“Wow”.
“Sì, sono belle le camere dell’Hilton vero?” si sedette la ragazza sul letto e, mangiando un cioccolatino, incrociò le gambe lasciando intravedere volontariamente reggicalze neri.
“Comunque io sono Maria, piacere”.
“Shannon” disse il batterista rimanendo bloccato dall’eleganza che mostrava la donna, anche quando mangiava un cioccolatino o incrociava le gambe era davvero elegante e ricca di stile.
Si alzò e, prendendolo per il viso con entrambe le mani, lo baciò e la sua lingua gli perforò le labbra, Shannon notò che sapeva di fragola e lo eccitò, la prese per i fianchi con una mano e con l’altra le tolse il fiocchetto che le contornava la testa e che la rendeva tanto Vergine Maria, le spettinò tutti i capelli: Maria si sentì eccitata e vogliosa mai aveva provato una simile sensazione, sentiva di volerlo e desiderarlo così cercò di spingerlo verso il letto ma con scarsi risultati.
“Ehi piccolina cosa vuoi? Vuoi portarmi sul letto?” sorrise divertito Shannon, guardandola con aria perversa: l’avrebbe fatta divertire.
Maria si arrabbiò e con le braccia e i piedi si dimenò cercando di fargli del male.
“Cosa fai eh?” le bloccò i polsi sottili con le sue grosse mani, si avvicinò con la sua faccia al suo volto e la baciò.
“Lasciami bastardo!”.
“Oh vuoi scappare? Non ti va più di giocare?” le rispose con una voce rabbiosa ma la lasciò, non era uno stronzo e non avrebbe mai approfittato di una donna nonostante i 300 bigliettoni. E invece gli arrivò uno schiaffo in pieno volto.
“Sei un animale!” urlò lei terrorizzata, poi lo baciò nuovamente e gli tolse la maglia, “Stringimi dolcemente, almeno all’inizio!” gli sussurrò all’orecchio sensualmente e Shannon fu invaso da un brivido di eccitamento in tutto il corpo, le tolse il vestitino e lasciò la ragazza nuda con intimo di pizzo, la gettò sul letto e le si mise sopra, iniziandole a leccare il collo e provocandole gemiti  di piacere.
“Sh… Shannon…” non riusciva quasi a parlare tanto era eccitata, sentiva il proprio corpo scatenarsi ad ogni tocco e quando la lingua del batterista iniziò a lasciarle scie di salive sul seno chiuse gli occhi e fu costretta a mordersi il labbro inferiore per non urlare.
All’uomo piaceva prendersi cura di quella creatura così perfetta: non aveva mai avuto a che fare con simili donne, si abbassò e le tolse le mutandine, che notò totalmente bagnate, le allargò le gambe e le si accoccolò con la lingua dentro.
“No Shannon , ti prego!” lo bloccò violentemente lei, prendendolo per i capelli ma Shannon non sentì nulla e con la sua grossa lingua iniziò a massaggiarle il clitoride, decise di infilarle un dito e la notò stretta.
“Maria ma tu…” si bloccò di scatto.
“Sì Shannon, sono vergine…” disse lei quasi annoiata perché nessuno aveva mai avuto il coraggio di liberarla da quel peso che era la sua verginità.
“Come mai?” le entrò dentro un dito e, baciandola cercò di non provocarle troppo dolore.
“Beh diciamo che nessuno mi ha mai voluta sverginare!”.
“E ti faresti sverginare da uno sconosciuto? Ma quanti anni hai?”.
 “17 anni e sì voglio che sia tu a farlo se vuoi!”.
“Beh io ne ho 33 e se vuoi lo faccio” le entrò 3 dita e la ragazza urlò dal dolore ma era felice finalmente.
“Allora mettiti il preservativo e scopami, bastardo!”.
L’uomo si alzò, lasciando Maria sola su quel grande letto ormai sfatto e avvolta da cioccolatini e petali di rose:una prima volta perfetta pensò tra sé ridacchiando, mentre si toglieva i box ed estraeva dal portafoglio un preservativo.
“Come mai tutta questa voglia di scopare, piccola?” le chiese mentre metteva il condom dentro il suo grosso pisello.
“Ma quello è…” balbettò lei,diventando rossa per la scena che le si stava presentando davanti.
“Un pene!”.
“Lo so benissimo deficiente! Dico che è grande…” deglutì spaventata e pensando al dolore che avrebbe provato.
“Sta tranquilla, non so a chi sia abituata ma 24 cm di cazzo non li trovi tanto facilmente nemmeno tra i miei coetanei. Però devi rilassarti” le si pose sopra e, iniziandola e baciare, le entrò leggermente dentro: Maria si irrigidì emettendo un suono di dolore.
“Tranquilla” la invogliò a fare silenzio e rilassarsi, stringendola a sé e toccandola, “Abbracciami” le disse poi e la giovane si ritrovò sotto un uomo e con le gambe larghe: inizialmente il dolore fu insopportabile, tanto che con le mani cercò di farlo uscire fuori di sé però pian piano iniziò a piacerle e si ritrovò a gemere dall’alibido.
“Oh sì Shannon… Mi piace!” gli diceva accarezzandogli con le unghie la schiena, “Entrami ancora un po’ “ gli ordinò e l’uomo aumentò le botte: le leccò il lobo dell’orecchio facendo eccitare ancora di più la giovane e finalmente venne tra sospiri e gemiti affannati.
Le si staccò.
“Ti è piaciuto?” le chiese, togliendosi il preservativo sporco e gettandolo a terra, era in ginocchio davanti quel corpicino minuscolo appena violato, Maria si alzò e iniziò a baciargli il pene semi-duro.
“Voglio farlo di nuovo!”.
“Posso essere il tuo maestro!” si abbassò nuovamente e la penetrò ancora una volta.
“Mi piace scopare” lo accarezzava delicatamente, “Fino a quando starai qui a New York?”.
“Domani torno a Los Angeles”.
“Anche tu sei di L.A?Allora quando torno ci vediamo, che dici?” gli si abbassò a baciarlo, “Voglio essere la tua puttanella!”.
Shannon l’ abbracciò a sé, stringendola e accarezzandole ogni centimetro del suo corpo: era una sensazione dolce che non aveva mai provato prima, sentiva un calore invadere quei due corpi l’uno dentro l’altro, si sentiva in uno strano modo appagato e completo.
Maria si posizionò sopra il suo pene, “Questa è l’ultima scopata perché tra un po’ sarà meglio che torni dai miei!”, si ancorò agli addominali dell’uomo e iniziò a fare un movimento di su e giù.
“Ti piace?”
“Tanto” le accarezzò il faccino pulito poi le venne sul seno.
Maria si accostò a lui, dopo esser caduta esausta sul materasso :
“E’ possibile che io mi sia innamorata di te a questo punto?” gli sussurrò all’orecchio dolcemente.
“Non lo so ma è una sensazione strana” ricambiò dolcemente il batterista accarezzandole le guanciotte rosse e irriverenti.
“Allora è possibile che quando io torni da qui ci vediamo?” gli baciò il seno.
“Lasciami il tuo numero”.
Si erano accoccolati dentro un tenero bacio e si erano addormentati.

 
Era così che i due si erano conosciuti.


 Maria  osservò attentamente il suo anello di fidanzamento e se stesse sbagliando tutto? E se avesse sbagliato tutto 10 anni fa? Rinunciare a un amore per il volere dei propri genitori era una cosa che si era sempre chiesta se fosse stata giusta. Adesso Shannon era un musicista famoso e avrebbe potuto mantenerla… Cancellò quei pensieri immediatamente, lei adesso aveva Erick e tra un mese si sarebbero sposati e avrebbe vissuto la vita che aveva sempre sognato o forse era la vita che i suoi genitori avevano sempre sognato per lei? Si addormentò perplessa.
Shannon quella sera era troppo sobrio, era tornato a casa e si era messo a ripercorrere il passato di quella notte magica: mai nessuna donna le aveva lasciato segni indelebili simili nel suo cuore, la maggior parte si era sempre fermata al suo corpo mentre Maria era riuscita ad andare oltre. Non voleva perderla adesso che l’aveva trovata, avrebbe organizzato un incontro intanto e poi sarebbe riuscito a farla innamorare di sè e convincerla a non sposarsi. Si addormentò.

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Capitolo 3
*** L490 ***


Image and video hosting by TinyPic Quella mattina Maria aveva dormito fino alle 12 poi il cellulare iniziò a suonare, risvegliandola:
“Pronto”.
“Ciao amore, ma dove sei finita?” la voce di Erick squillante le provocò un dolore di testa acuto.
“Amore è che ieri sera sono uscita con Mey e quindi sono tornata a casa stamattina, tu dove sei?”.
“Ah scusa amore, allora ci sentiamo quando ti sarai ripresa del tutto. Riposa bene”.
Era gentile, come sempre e lei lo amava, riguardò quell’anello sul comodino e immaginò la sua vita assieme a quell’uomo: si sarebbe trasferita a casa sua, in quella immensa villetta che Erick possedeva, avevano apportato le dovute modifiche affinchè anche lei la sentisse propria quella casa, avevano allargato la cucina, tinto la camera da letto e fatto una cabina armadio e preparato delle stanze per i futuri figli, che tutti si auguravano arrivassero presto. Per scaramanzia, Erick era andato a vivere temporaneamente in albergo così la casa sarebbe stata nuova e pronta per una vita felice insieme.
Un sorriso genuino colorò il volto della donna, abbracciò il cuscino e si lasciò coccolare dai ricordi: si ritrovò a casa di Erick, dopo uno dei lussuosi e perfetti appuntamenti che avevano avuto, ormai si frequentavano da quattro mesi e lui l’aveva invitata a casa sua con la scusa della scultura del secolo ma lei lo sapeva che quella notte sarebbero finiti finalmente a letto, infatti aveva comprato un completino La perla nuovo di zecca  color verde smeraldo e teneramente si era lasciata spogliare da quelle mani molto più rugose delle sue e si era lasciata trasportare in camera da letto. Gli aveva aperto le gambe e fatto la pudica, come da copione fosse giusto, effettivamente dalla  sua adolescenza non faceva nulla di estremamente contorno per gli uomini, in camera da letto: non era una leonessa come tutti pensavano fosse.
Decise di alzarsi e fare una lunga e calda doccia, mise un paio di jeans stretti e a bassa vita, era una vita che non ne indossava un paio, e decise di andare a mangiare fuori e fare un giro per conto suo, e senza le oppressioni della madre, per l’abito da sposa.
Si diresse al centro di Los Angeles, poi senza sapere come si ritrovò di fronte a una boutique di abiti da cerimonia: non erano né abiti griffati né eccessivamente sfarzosi così decide di entrare a darci un’occhiata e lo trovò, finalmente, l’abito perfetto.
Si bloccò di scatto e gli occhi le si illuminarono di una strana luce, il corpetto bianco presentava un decoro con tante perline e pizzo per tutto il seno e i fianchi,una fascia bianca di stoffa le contornava la gonna che cadeva sopra le gambe con un pizzo e dei fiori e perline, accompagnati da due rose ai lati.
“E’ il suo abito…” le si avvicinò una donna paffuta e bionda.
“Dice sul serio?” rispose la donna ancora incantata dalla bellezza di quell’abito.
“Certo, vuole provarlo?” la signora era davvero gentile e la sua voce, serena e dolce, fece emozionare Maria che si ritrovò con quel vestito addosso.
“Beh c’è solo da apportare qualche modifica” le disse la commessa, con gli aghi, tirandole su il corpetto largo e stringendole la gonna, quando terminò invitò la futura sposa a guardarsi allo specchio e si ritrovò.
“Sono… Sono io… La sposa perfetta” era orgogliosa di ciò che era riuscita a trovare e soprattutto della bellezza e semplicità di quell’abito.
“Già suo marito rimarrà stupito”.
“Allora tra quanto pensa che potrò tornare a riprovarlo con le giuste modifiche?” ignorò il commento precedente.
“Tra 3 giorni dovrebbero essere pronte”.
“Bene allora ci rivediamo fra tre giorni”.
Uscì da quella boutique felice e raggiante come non mai: sentì che il suo matrimonio adesso stava davvero per avvicinarsi sempre più e, soprattutto, divenire realtà.
Il resto della giornata l’aveva passato in giro per le strade affollate, i primi segni della primavera rendevano insopportabile la vita in casa quindi la gente amava uscire e fare compere; Maria entrò in un negozio di dischi e mentre cercava qualche cd dei Korn trovò a lato un cd 30 seconds To Mars, quelle foto ai bambini le ricordava benissimo: il suo cuore iniziò a palpitare sempre più frenetico e, quando lo prese in mano e lesse Shannon Leto, sentì l’aria mancarle. Decise di comprarlo e, custodendolo tra le proprie mani, lo portò a casa sua dove lo mise su.
Erano 10 anni che non ascoltava la loro musica, chissà quanti concerti, quante nuove canzoni si era persa in tutti quegli anni, si ritrovò a piangere quando la batteria di Shannon iniziò a pulsare dentro le casse del suo stereo. Prese l’Iphone e scrisse su google “30 seconds to Mars” le comparvero allore centinai di informazioni, andò su wikipedia dove solitamente si trovano tutte le informazione di cui hai bisogno in poco tempo. Non le importava di sapere cosa avesse fatto Shannon della sua vita privata in questi 10 anni d’assenza: probabilmente si era portato a letto un sacco di donne e forse aveva promesso ad ognuna di loro di richiamarle o addirittura di sposarle ma sapeva che una cosa lui amava con tutto se stesso ed era la batteria e la sua musica.
Scoprì che gli album erano stati solamente tre ma che avevano riscosso un successo enorme, notò il titolo delle canzoni: A beautiful lie, the kill, Hurricane e poi l490 non poteva essere vero! Decise di ascoltarla e, quando risuonò quella melodia per la seconda volta nella sua vita, le lacrime non poterono far altro che irrigare il suo volto liscio e finemente truccato.
“No…” incrociò le braccia e appoggiandoci su la testa continuò a piangere, “Shannon…” sussurrò appena, le gambe iniziarono a tremarle dall’emozione e dall’angoscia: cosa le stava succedendo? Quella melodia , che entrava dentro il suo cuore, non poteva farle quell’effetto dopo tutto quel tempo. Le prime note le incutevano ancora un po’ di malinconia e dubbio ma soprattutto frustrazione e paura e poi quella speranza che improvvisamente arrivava dal nulla e che assumeva il battito del cuore e quel combattimento tra la speranza e quella vocina che dice che non ce la potrai fare mai, erano ancora le stesse emozioni, era ancora lo stesso cuore che batteva;decise di chiamarlo ma il suono del campanello glielo impedì.
“Erick, cosa ci fai qui?” lo guardò sconvolta, decisamente non era il momento giusto  per vederlo.
“Mi mancavi amore mio! Volevo vederti” le si presentò con un mazzo di rose rosse e un sorrise a 32 denti, “Ehi va tutto bene?” la osservò con gli occhi lucidi.
“Sì sì va tutto bene” si nascose il volto tra il mazzo di rose.
“Sicura? Hai gli occhi lucidi… Ma cos’è questa melodia?” si bloccò di scatto sulle note di L490.
“Ah niente, solo un po’ di musica”
“E’ orribile” iniziò a ridere divertito e anche un po’ irritato da quella musica, “Cos’è hai cominciato ad ascoltare le canzoni sataniche?”.
“Già, hai ragione” la staccò con un groppo alla gola: non era orribile, come si permetteva a dirlo? Amava quella canzone e ovviamente lui non poteva capire chissà se Shannon aveva mai raccontato a qualcuno la storia di quella melodia e del suo titolo, chissà soprattutto se l’aveva mai raccontato a una donna e con quale tono poi.
Prese due coppe di vino e le buttò giù assieme al futuro marito.
“Lo sai che sei bellissima?” la baciò di scatto e lei ricambiò quel bacio passionale, lo strinse tra le sue braccia, anche lui le era mancato tantissimo, gli tolse la camicia e iniziò a baciargli il petto, contornato da peli grigi.
Lui posò il bicchiere sul tavolinetto di fronte il divanetto bianco:
“Cosa ne vuoi fare di questa casa? Vuoi venderla?”.
Maria si interruppe di scatto: “Cosa? No, non voglio venderla! E’ casa mia!”. L’aveva comprata dopo 3 anni di duro lavoro e di risparmi: era parte di lei e della sua vita quella casa, non si sarebbe più distaccata, aveva deciso che anche i mobili li avrebbe lasciati lì così com’erano.
“Sapevo che avresti detto così” la accarezzò e, buttandosi sopra il suo esile corpo, continuò le coccole.

10 anni prima

“Maria sai che mi sei mancata tantissimo?” l’aveva sbattuta contro la parete dell’albergo.
“Anche tu” gli aveva sussurrato lei ed era vero, non aveva parlato con nessuno di ciò che era successo quella notte a New York e cosa avrebbe dovuto dire poi? Tutti l’avrebbero presa per una puttanella visto che era andata a letto per la prima volta soprattutto, con uno sconosciuto.
Ma tra Shannon e Maria c’era davvero una magia, non si trattava solamente di sesso, c’era qualcosa in più in tutto ciò che facevano.
Shannon l’aveva spogliata completamente e poi, facendole forza sulle spalle, l’aveva costretta ad abbassarsi e lei si era ritrovata di fronte i suoi box neri: con le mani aveva liberato dalla stretta della stoffa la sua lunga asta e le si era ancorata, senza sapere bene cosa fare. L’aveva baciata, poi leccata, Shannon le diceva cosa fare ogni tanto e poi, quando stava per avvicinarsi il momento, l’aveva fermata e portandola sul letto le era entrata dentro con una dolcezza incredibile.
Si erano uniti con grande ferocia e amore e poi si erano appoggiati appagati sul letto.
“Ehi Shanny…” lo aveva abbracciato con entrambe le mani, “Sei bello, sai?” si era appoggiata a quel petto che adorava e che adesso odorava di lui, “Sei proprio bellissimo… Sei il mio Dio” strinse le sue labbra con i denti, il batterista era perfetto e Maria avrebbe voluto rimanere con quella pace interiore e con lui per sempre: le sarebbe bastato nutrirsi di lui e del suo corpo, Dio quanto era bello il suo sorriso, le sue sopracciglia, il taglio dei suoi occhi, il suo naso,il suo corpo; pensò che non aveva mai visto un uomo più incredibile e bello di lui. Quando lui le era accanto sembrava che il mondo scomparisse e nemmeno la differenza di età si faceva sentire: tutte le regole erano stravolte con lui, non esisteva né il bene e né il male specie quando si univano ognuno perdeva la propria sessualità e si trasformavano in un copro perfetto e sereno.
“Non chiamarmi Shanny”, si era acceso la sigaretta post scopata, “Anche tu lo sei e tanto”.
“Davvero?” gli salì di sopra, “E se ti dicessi che ti amo?”.
Quelle parole l’avevano sconvolto però stranamente era felice di sentirgliele pronunciare:”Anche io ti amo” ed era vero, nonostante se la scopasse e le facesse fare tutto ciò che gli andava, provava nei suoi confronti un immenso affetto.
“Dici che è possibile innamorarsi di una scopata?”.
“No ma è probabile che ci si innamori della persona con cui si scopi” aveva riso, ributtandola tra le coperte.

 
“Ti amo Maria” le stava ripetendo all’orecchio Erick, stringendo nella sua morsa quel corpo sottile e piccolo.
“Sai ho trovato l’abito da sposa e mia madre non lo sa nemmeno” le dita della sua mano si erano incrociate a quelle del suo uomo, come se in quella stretta volesse legarsi per sempre a lui e lasciare andare i ricordi del passato: perché si erano ripresentati dopo tutto quel tempo?
“Davvero? Questo è davvero bellissimo”
Si addormentarono nel buio della notte mentre la melodia di L490 risuonava per la testa di Maria e una lacrima le fuoriuscì timida dall’occhio destro.

 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** So come rendere i tuoi giorni speciali ***


Image and video hosting by TinyPic Il mattina risplendeva sereno già da qualche ora, Maria si risvegliò tranquillamente e notando la sua sveglia lesse che erano già le 10, le sarebbe piaciuto rimanere a poltrire un altro po’ ma il piacere la chiamava.
I tre giorni erano già passati e finalmente sarebbe andata a provare le modifiche del suo vestito e allora sarebbe stata una sposa perfetta e bellissima ma la suoneria del telefono la riportò alla dura realtà.
“Pronto?”
“Maria sono la mamma, stavi ancora dormendo?”
“Sì mamma cosa vuoi?” voleva bene alla donna che le aveva dato la vita ma delle volte era così opprimente che non la sopportava completamente, si chiedeva da chi avesse preso: la madre era sempre così agitata e il padre invece così menefreghista, non che se ne fregasse di lei, ma le permetteva  di fare tutto ciò che desiderava, non le aveva mai vietato nulla nella vita eccetto Shannon.
“Oggi verrò con te a vedere questo famoso vestito”.
Un momento cosa? Velocemente fece un calcolo mentale: lei non le aveva mai detto del vestito oltretutto erano più di 3 giorni che non la sentiva e allora come faceva a saperlo?
“Me l’ha detto il tuo futuro marito a quanto pare è più premuroso che la mia figlioletta. Allora dimmi l’indirizzo e tutto” l’anticipò, quasi fosse stato in gradi di leggerle nel pensiero.
“Mamma non ce n’è davvero bisogno” perché doveva sempre fare così?Perchè quell’idiota di Erick non le aveva detto niente e si era intromesso in questa situazione? Iniziò a rigirare tra le mani il cellulare, alla fine però fu costretta a cedere e di malumore si presentò all’appuntamento in boutique.
La giornata calda di sole avrebbe dovuto mettere di buon umore coloro che avevano deciso di uscire quel giorno, tutti eccetto la madre della povera Maria che si presentò con il broncio, sulle testolina della giovane sembrarono crearsi delle nuvolette opprimenti.
L’abito era perfetto.
Uscì dal camerino soddisfatta della visione di se stessa e di quell’abito: il suo giorno perfetto stava per avvicinarsi sempre più, si immaginò già con il mazzo di fiori in mano, scendere dalla limousine, proclamare il suo amore a Dio e agli amici e…
“Questo vestito ti rende grossa”.
“Cosa? Sua figlia è una delle spose più belle che io abbia mai visto signora” le rispose cortesemente la  signora del negozio, ammirava quella splendida creatura dentro quell’abito: era rimasta fissa ad ammirarla, ricordando il momento in cui aveva disegnato quell’abito, sorrise tra i baffi.
“Sì ma lei lo dice perché vuole venderlo invece io sono la madre e non mi piace”, scrutò da cima a fondo l’immagine della figlia in bianco, “Tesoro dovresti iniziare a metterti a dieta quanto meno, le tue braccia sembrano delle salsicce e questo vestito è così… Semplice e dozzinale”.
“Mamma cosa stai dicendo? A me piace” si girò su se stessa, era d’accordo con la signora.
“Io me ne vado, seguimi e andiamo a cercarne un altro”
“Stai scherzando? Questo è il mio matrimonio e io voglio questo vestito!” le rispose cercando di mantenere la calma, cosa più difficile da dirsi che a farsi.
“Bene”uscì sbattendo la porta.
Delle volte quella donna era veramente stronza: Maria guardò tristemente la stilista: “Mi dispiace” aveva gli occhi pieni di lacrime, quel vestito le piaceva molto davvero, continuò a guardarsi allo specchio e ammirarsi con lo sguardo cupo e triste.
Shannon era appena uscito dall'ennesima casa di una sconosciuta che l'aveva riscaldato e tenuto stretto fra le sue gambe la notte prima, ma era stanco di quella vita. I 30 seconds to Mars non suonavano già da un anno e mezzo,la sua età si faceva sentire poi la vide e rimase immobile,la osservò dalla vetrina di quel negozio: era fantastica avvolta dentro quell'abito bianco finemente decorato e quei capelli lunghissimi che le scivolavano fin sopra la scollatura. Non aveva mai visto una sposa più bella.
Un desiderio si fece spazio tra le sue viscere, un desiderio inconcreto e completamente nuovo per lui, desiderò entrare dentro quella boutique e baciarla, abbracciarla a sé e dirle che voleva diventasse la sua sposa.
Si avvicinò alla vetrina del negozio e rimase imbambolato ad ammirarla, d’improvviso tutto il coraggio era sparito ma quanto poteva essere codardo? Assistette a tutta la scena, poi Maria si andò a cambiare e uscì dal negozio.
“Ciao!” la salutò con la mano e la donna si bloccò a guardarlo, facendogli segni di aspettare, continuò la sua chiamata con il futuro marito.
“Come diavolo ti sei permesso a dire a mia madre del mio abito? Non hai scuse sei un’idiota! Sai che pessima figura mi ha fatto fare mia madre oggi? Ah ma io lo prenderò quel vestito”.
“Amore sai benissimo che tua madre ha ottimi gusti per queste cose”.
“Come come…” non ci viste più dalla rabbia, gettò freneticamente il cellulare contro la statua di fronte, sotto gli occhi increduli del batterista: a quanto pare non era l’unico ad avere simili scatti di rabbia, andò a raccoglierle il cellulare.
“Come siamo aggressive…”le sorrise dolcemente con il cuore che gli pulsava a mille dall’emozione di vederla lì di fronte a sé, quasi fosse un miraggio quello e quanto era bella, era fottutamente sexy: aveva una gonna stretta nera fino alle ginocchia e una giacca beige e i suoi capelli ricci le scivolavano comodamente sul collo nudo.
“Ho litigato prima con mia madre poi con Erick e ora ci mancava solo il cellulare distrutto… Che giornataccia” sospirò nervosa.
“Posso fare qualcosa per aiutare a migliorarla?Un gelato? Ti piace ancora il gelato”.
Maria sorrise intenerita, non aveva più 17 anni ma Shannon si comportava come se il tempo non si fosse mai fermato così decise di assecondarlo e si ritrovò a mangiare un gelato con lui.
“Avevo dimenticato quanto fosse buono” rise.
“Non dirmi che non lo mangi da una vita” la fissò intensamente.
“Più o meno… Ma tu cosa ci facevi da queste parti?”.
“Quando sono triste mangio sempre il gelato al cioccolato e me ne sto seduto a fissare il mare” mentì però, d’altro canto non avrebbe certo potuto dirle che si era risvegliato tra le braccia di una ragazzina conosciuta in discoteca tra un bicchierino di vodka e una grappa.
“Hai ragione… A volte fa bene rimanere soli con i propri pensieri” spinse i propri occhi all’orizzonte e, per la prima volta, provò un senso di tranquillità e pace interiore, era bello stare con lui: per certi versi sembrava proprio che il tempo non si fosse mai fermato davvero.
“Sai ho ascoltato L490…” sospirò, sprofondando dentro quegli occhi diventati verdi: era bellissimo, era ancora il suo Dio, si vergognò nel pensare questo ancora una volta ma infondo era ancora così.
“Ah già…” abbassò lo sguardo arrossendo.
“E’ bellissima quella musica… Come sempre”.

Il vento caldo di quella giornata di fine d’aprile li riportò a 10 anni prima, in quella stanza d’albergo n. 490.
“Shannon ma tu non sai suonare la chitarra?”
“Ma che discussioni ti metti a fare dopo aver fatto l’amore?” rise abbracciandola.
“Hai detto amore…” sussurrò al suo orecchio baciandolo candidamente.
“Comunque no perché?”.
“Perché io so suonare il pianoforte e stavo pensando che forse potresti imparare a suonare la chitarra così mi  puoi accompagnare tu che sei dolcissimo”.
“Non sono così dolce quando suono la batteria per questo mi chiamano Shannimal” si alzò dal letto, mostrando alla sua compagna il suo didietro perfetto e tondo.
“Cosa fai?” si distese completamente sulle lenzuola avane.
“Questa chitarra l’ho comprata per mio fratello ma potrei usarla per provare a comporre qualcosa per te, ci stai?” le fece l’occhiolino e invitò la sua Maria a insegnarle qualche accordo, così dopo una settimana la melodia era completa.
Quel giorno gliela suonò e Maria pianse per tutta la durata perché nessuno era mai stato tanto dolce e premuroso da comporre qualcosa per lei:
“Come si chiama?”.
“Cosa?”
“La canzone scemo”.
“E’ tua decidi tu!”.
“L di Leto 490 perché è il numero della stanza! L490! E devi promettere di pubblicarla.”
“Ok”.
Fecero il giurin giurello e si accucciarono nuovamente sul letto.

 
 
Quei ricordi erano freschi come se non ci fossero mai stati dieci anni a dividerli o nuove persone che si erano messe nel mezzo, entrambi provarono nel cuore un sentimento malinconico e rimasero in silenzio ad ammirare il mare calpestare la terra.
“Vorrei non finisse mai” sussurrò Maria rimanendo a fissare quell’acqua così cristallina.
“Cosa?”.
“Questa giornata”. Gli mancava Shannon, gli mancava da quando quel giorno al parco si era voltata, con le lacrime che le rigavano il volto, e l’aveva abbandonato e tutto per colpa di sua madre, “Scusa Shannon…” iniziò a piangere.
“Perché mi chiedi scusa adesso?” le accarezzò la guancia.
“Per averti abbandonato…” si coprì il volto continuando a singhiozzare.
“Beh ti sembrerà strano ma io ho sempre pensato che un giorno ci saremmo rincontrati, c’ho sempre creduto” avrebbe voluto stringerla tra le sue forti braccia e inghiottirla a sé, per proteggerla sempre però non ebbe il coraggio, come sempre, così si limitò ad accarezzarle i capelli nerissimi.
“Vorrei portarti in un posto, ti va?” si decise poi a dirgli, il batterista non poteva dirle di no.
Maria lo condusse nella casa che avrebbe dovuto dividere con Erick tra meno di un mese, non sapeva bene il motivo ma sentiva che fosse la cosa giusta in quel momento:
“Questa è la futura casa dove andrò a vivere una volta sposata”.
“Perché mi hai portato qui?” disse girando tra i mobili e le piante e toccando ogni oggetto fin quando non sentì tra le proprie mani una superficie liscia e scivolosa: un pianoforte bianco nel mezzo del salone.
“Non lo so a dire la verità” si sedette sul divano nero.
“Questo non puoi che averlo deciso tu di metterlo qui” ignorò il commento di Maria e disse riferendosi al pianoforte, “Ti prego suona ancora per me un’ultima volta”.
Il suo sguardo era ancora quello di un tempo, Maria si ritrovò proiettata a dieci anni prima, l’uomo che amava allora era lì, di fronte a lei uguale e dolce come sempre. Era bellissimo.
“No io…E’ molto che non suono. Io sono qui perché…”.
“Maria ti amo!”
Il tempo in quell’istante  parve essersi fermato: i due erano rimasti l’uno di fronte all’altro a guardarsi, scrutarsi e Shannon non aveva aggiungo altro, non aveva pensato di dirgli quelle parole né tantomeno avrebbe potuto mai immaginare di provare ancora quel sentimento per lei ma era così, perché se dopo tutti quegli anni lei gli mancava come il sole a un albero, non poteva essere certo un errore farglielo sapere; lei gli aveva dato tutto ciò che a lui serviva per sentirsi vivo, nemmeno un concerto o un’esibizione in discoteca l’avevano mai reso più vivo di quel momento.
“Mi sei mancata tantissimo” la strinse a sé con le sue grandi e forti braccia, il cuore gli batteva a mille e Maria sapeva perfettamente che non poteva lasciarsi andare a quella stretta ma allora perché la rendeva così fottutamente felice? Perché quella giornata, il litigio con la madre,il cellulare rotto e le urla con Erick erano passate in secondo piano? Cos’era quella sensazione calda che le stava invadendo tutto il corpo? E perché adesso le sue mani si stavano facendo spazio tra la schiena di Shannon e lo stava stringendo a sé?
In quella casa non mancava più niente adesso sembrava essere davvero completa.
“Cosa senti?” si decise poi lui a chiederle sussurrandole all’orecchio sensualmente ma non lasciando la sua stretta sul corpo della donna, quasi avesse paura di perderla se solo l’avesse lasciata, anche se sapeva benissimo che non avrebbe potuto tenerla in quel modo per sempre.
“Niente, perché?”.
“Non senti il mio cuore battere forte adesso che è ancorato al tuo? Perché io sento il tuo e sai batte assieme al mio: sono ancora sincronizzati. Tu mi ami ancora non è vero?” la fissò in volto, perforandole quegli occhi castani forti e selvaggi.
“Io…Non suono da dieci anni, non suono da quel giorno” distolse lo sguardo e, lasciandosi condurre dalla mano del batterista si sedette sullo sgabello del pianoforte.
“Suona per me, ti prego. Un’ultima volta” le si inginocchiò accarezzandole la guancia teneramente come soleva fare tanto tempo fa.
Erick vide la luce accesa e la macchina della propria fidanzata parcheggiata nella loro futura villa, decise allora di scendere e chiederle scusa per essersi intromesso nel suo rapporto con la madre, si sentiva un verme ma aveva deciso che quelle sarebbe stata l’ultima volta.
Maria chiuse gli occhi, fermò il proprio respiro e mettendo sul pianoforte le dita cominciò a suonare una melodia che aveva nel cuore da tantissimo tempo:Gymnopedies III lente t gravem, in quel momento vedeva solamente alberi danzare a seconda della direzione del vento: non capiva bene perché le era venuta in mente quell’immagine ma avere gli occhi diventati grigi di Shannon puntati completamente su di lei la rendeva un po’ nervosa e felice allo stesso tempo; le sue mani scivolavano comodamente sulla tastiera bianca e nera di quello strumento regalatogli dalla nonna per il matrimonio e finalmente si sentiva completa, aveva le due cose più importanti della sua vita che aveva perso tanto tempo fa e che le mancavano terribilmente, nonostante non avesse mai avuto il coraggio d’ammetterlo.
Quando terminò si fermò rimanendo immobile, cercò di non guardare Shannon ma l’uomo la stupì baciandola e in quel momento Erick entrò in casa.
 

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Capitolo 5
*** Sei il mio animale ***


Image and video hosting by TinyPic “Amore sei tu?” risuonò la voce di Erick per tutta la casa, nello stesso momento in cui la lingua di Shannon  stava per fare breccia dentro la bocca rosea di Maria, nell’udire quelle parole e quella voce tanto familiare però la donna si distaccò con una velocità tale da lasciare solo Shannon a baciare l’aria.
“A…Amore che ci fai qui?” gli andò in contro la donna, con una voce tremante e se lui li avesse visti? Il comportamento dell’uomo però accertò che tutto fosse normale:la strinse a sé, in un abbraccio caldo e amorevole.
“Ho visto la luce accesa e la tua macchina,hai già voglia di venire a vivere qui con me vero?”.
“Oh sìsì non sai quanto amore mio”
“Maria” comparse Shannon da dietro la libreria e,vedendo la scena affettuosa che aveva di fronte, ebbe un dolore al petto, come se qualcuno gli stesse rubando l’aria e tentando di soffocarlo ma perché poi avrebbe dovuto provare una simile sensazione, in fondo Maria non era sua eppure vedeva Erick come il lupo cattivo di turno che cercava di separali: 10 anni fa sua madre, adesso lui quando avrebbero avuto il tempo di poter vivere liberamente il loro amore.
“Amore ti presento Shannon Leto, lui è un mio…Vecchio amico” li presentò in questo modo e quelle parole risuonarono sulla testa del batterista come un macigno “Solo un vecchio amico?” possibile che lui non contava nulla per lei? Com’era possibile che aveva dimenticato in questo modo la sua prima volta e l’uomo che aveva amato per primo in tutta la sua vita? Non poteva crederci, sentì un’esplosione di rabbia partirgli dal cuore e propagarsi per tutto il suo corpo; avrebbe voluto prendere a pugni quell’uomo in giacca e cravatta e con i capelli brizzolati ma si limitò a stringergli la mano educatamente.
Maria si ritrovò di fronte a sé il suo passato e il suo presente, in un attimo si ritrovò di fronte a un bivio, era certa di amare Erick, voleva lui allora perché le sue labbra erano finite su quelle di Shannon pochi minuti fa? E soprattutto non capiva il motivo per cui non aveva cercati di distaccasi anzi, sentiva le sue labbra ancora bagnate della lingua che l’uomo le stava infilando dentro pochi attimi fa.
“Eravamo qui nelle vicinanze e,dopo avergli raccontato tutta la mia via, ho deciso di fargli vedere questa casa. Pensa amore erano ben 10 lunghi anni che non lo vedevo” sorrise e mentì,  il motivo per cui aveva deciso di invitarlo in quella casa non le era chiaro nemmeno a lei in realtà.
“Già e io la stavo proprio invitando ad una festa che terrò questo sabato a casa mia, spero che ci siate, adesso però devo proprio andare. E’ stato un piacere, allora spero di vedervi sabato” si dileguò in meno di due minuti, lasciandoli soli: il viaggio sulla sua moto fu pieno di pensieri, immaginare Maria in quella casa sola con quell’uomo, dall’aspetto troppo elegante e borghese per una come lei, era una cosa che gli dava il volta stomaco perché, lo sapeva, lei non era così in realtà, accelerò e chiuse gli occhi alla ricerca della serenità, finendo sulla corsia opposta. Fortunatamente il rumore di una macchina lo riportò alla sua vita e riuscì a schivare l’auto fermandosi.
Posò i piedi sull’asfalto affannato.
“Ma che cazzo combini deficiente?” cominciò a insultarlo l’uomo al volante risvegliando la belva che c’era in lui, scese dalla moto completamente accecato e arrabbiato, si diresse verso quell’uomo e, senza neanche dargli il tempo di scappare, lo afferrò per il colletto della camicia blu che portava e iniziò a picchiarlo. I suoi pugni si schiantarono contro le sue guance, non riuscì a difendersi, fu scaraventato a terra e Shannon iniziò a riempirlo di pedate in prossimità dello stomaco: non vedeva altro che la sua rabbia, doveva sfogarsi, aveva bisogno di piangere e urlare e invece fu bloccato da altri due autisti, che si erano fermati nel vedere quella scena.
“Vuoi andarci?”
“Dove?”
“Alla festa del tuo amico, sabato” le tolse le mutandine delicatamente mettendole dentro un dito.
“Non lo so e poi sono arrabbiata con te” incrociò con rabbia le braccia sul suo petto: aveva deciso di rimanere in sciopero per quella sera, “Non mi piace che fai la spia con mia madre non hai idea della figuraccia che mi abbia fatto fare” aggiunse urlando, mentre le dita dentro la sua intimità aumentarono.
“Hai ragione, scusami amore”.
Erick passò la mano libera sul volto della propria donna: in quel momento pensò che fosse veramente bellissima e, mentre l’altra mano si inondava dell’eccitamento femminino, un desiderio mai appagato gli si fece spazio dalle viscere, in un colpo solo allargò le gambe della donna e gli si mise dentro con la bocca, iniziando a baciarle il clitoride.
“E’ questo il tuo modo di farti perdonare?” gli chiese accarezzandogli i capelli.
“Potrebbe funzionare?”.
“Forse” chiuse gli occhi e si abbandonò a quella sensazione così pura e sublime.
 
10 anni prima
“Shanny abbiamo fatto la 69 vero?” alzò la propria testa, osservando però l’organo del suo compagno: era davvero un bel pisello, pensò che nessuno di tutti gli altri ragazzi della sua età avrebbe mai potuto avere una simile perfezione anche in un posto così intimo e invece lui sì, lui poteva perché era Shannon  Leto ed era la perfezione vivente.
“Ti ho già detto di non chiamarmi Shanny, piccola” la accarezzò delicatamente, riportandola sul suo petto.
“Senti stavo pensando che quando magari finirò le superiori potrò venire con i Mars in giro per i tour e starti accanto per sempre tanto tra un po’ sarà anche maggiorenne, che te ne pare?”.
“Ma i tuoi sanno di noi? Ne dubito fortemente” si accese la sua sigaretta.
“No però quando voi diventerete famosi io potrò rivelarglielo e loro saranno tranquilli” aspirò dalla sigaretta di Shannon: anche lei aveva imparato a fumare, non lo faceva regolarmente né poteva permettersi di farlo davanti quei perfettivi dei suoi amici però quel profumo di Marlboro le ricordava Shannon e quindi anche lei voleva avere lo stesso suo profumo.
“Non sarebbe meglio dirglielo? O sono troppo grande?”
“Beh di certo non la prenderebbero bene dopotutto tu hai sempre 34 anni e io solamente 18”
“Guarda che devi ancora compierli 18 anni” la prese per i fianchi iniziando a farle il solletico ovunque, “Quando farai 18 anni festeggeremo insieme, ti va? Cosa vuoi che ti regali?”.
“Voglio che mi dedichi una canzone sull’album su cui state lavorando!”
“Ok”
Da quella promessa era nata Buddha for Mary, la canzone che descriveva in tutto e per tutto la sua Maria, secondo Shannon, non sapeva bene come lei vivesse né che gente frequentasse a volte gli capitava perfino di pensare che Maria avesse già un ragazzo della sua età che però la trattava con fin troppo riguardo e che lei lo utilizzasse solamente per puro divertimento carnale però immaginare la sua vita senza quella piccolina era diventato ormai impossibile per lui: si era decisamente innamorato di lei e avrebbe voluto vivere la propria vita liberamente con lei ma era meglio aspettare, almeno fin quando lei non avesse compiuto la maggiore età.
“Ti amo, sei il mio animale” rideva divertita nel dirgli quelle parole che gli risuonavano estremamente dolci, avrebbe voluto addormentarsi per sempre cullato da quella risata e dal calore di quelle parole forse un po’ troppo corte per descrivere a pieno ciò che li univa.
 

La stanza era ancora invasa dal buio però il telefono squillava assiduamente ormai da diversi minuti: era impossibile che  fosse già mattina, aveva l’impressione di essere andato a letto solamente da qualche ora.
Si alzò dal letto e andò ad urtare contro una scarpa col tacco e un reggiseno, cercò il cellulare dentro i suoi pantaloni e finalmente lo trovò: non conosceva quel numero che lo stava assiduamente chiamando però decise di rispondere con una voce assonnata e stanca:
“Pronto”.
“Jared sono Shannon”
“Cosa vuoi a quest’ora Sha?”, allontanò dal suo orecchio L’Iphone per vedere l’orario,”Sono le 12.30 che cosa vuoi?”.
“Jared ho bisogno che tu venga alla centrale di Polizia del distretto n67”
“Cosa? Perché? Cosa ti è successo?”
“Mi hanno arrestato”.
Quella casa era fin troppo silenziosa, Erick dormiva tranquillamente mentre Maria si era svegliata di soppiatto: quel silenzio non le piaceva, decise che l’indomani avrebbe comprato un orologio che avrebbe scandito il tempo e avrebbe riempito la notte con il suo rumore. Tutti gli uomini sono soggetti giorno dopo giorno all’influenza del tempo, sarebbe stato meraviglioso poter vivere la propria vita senza qualcuno che le dicesse di rispettare orari e appuntamenti, il tempo era sicuramente la peggiore delle scoperte dell’uomo eppure, nonostante lo odiasse, si ritrovava ad essere sua schiava e invece quel pomeriggio con Shannon aveva dimenticato tutto ciò, era tornata indietro nel tempo, arrossì pensando alle loro labbra nuovamente unite e un brivido le percorse tutto il corpo.
Chissà come sta dopo l’incontro con Erick, si rimise sotto le coperte abbracciando il suo futuro marito e pensando al batterista.
“Sei un idiota” lo guardò da cima a fondo Jared con uno sguardo inquisitorio e odioso, “Non ci posso credere che a 42 anni sei finito dentro per aver picchiato un povero autista, sai che rogne adesso con la stampa”.
“Jared ti prego falla finita non ho voglia di sorbirmi la tua predica”.
“Che cavolo avevi in testa Shannon? Ti rendi conto che domani l’intero mondo saprà della tua scemenza? Corri il rischio di rovinare la tua carriera con Antoine e con i Mars, che finalmente stanno per tornare sul mercato con un nuovo album”.
Il fratello maggiore si limitò solamente ad annuire mentre, salendo sulla bmw dell’altro, si mise la cintura tristemente.
“Almeno dimmi cosa ti passa per la testa.Sono preoccupato per te”.
“Ho rivisto Maria…” sussurrò appena, sperando quasi che Jared non sentisse e invece lui aveva un udito sviluppatissimo e stupito più che mai gli chiese sconvolto di raccontargli la storia.
“Non c’è nulla da raccontare, io ancora la amo mentre lei tra qualche settimana si sposerà con un fighettino di 50 anni col vestito e i capelli grigi” era talmente sconvolto che non si accorse nemmeno delle lacrime che gli stavano ormai rigando il volto, perché Dio è così infame da farti incontrare la persona della tua vita e poi da togliertela? Tutta quella storia non aveva senso.
“Che effetto ti ha fatto rivederla?” sapeva quanto quella ragazza era stata importante per lui, era stato costretto a scrivere una canzone su di lei basandosi sulle parole di Shannon qualche anno fa: il fratello non le aveva mai parlato della loro storia o di quanto si sentisse felice tuttavia sapeva che non ce n’era nessun bisogno perché l’amore e la felicità vere non hanno bisogno di essere spiegate a parole, le si vedono nello sguardo di chi le prova.
“Ero così arrabbiato, dopo averla vista tra le mani di quel pezzente che avevo bisogno di non pensare così ho guidato con gli occhi chiusi sperando di morire invece mi sono ritrovato quell’innocente nel momento sbagliato che, giustamente mi ha insultato” strinse in un pugno la stoffa dei suoi jeans neri, “Era ciò di cui avevo bisogno: un motivo per picchiare qualcuno fingendo che fosse quel bastardo”.
Jared rimase fermo ad ascoltarlo e stringergli la mano senza dire niente, era sempre stato Shannon ad aiutarlo nel momento del bisogno e invece adesso era il suo turno: lui avrebbe dovuto offrirgli la sua spalla per piangere:
“Fratello sai che non ha alcun significato vivere questa vita con la sensazione che comunque manchi qualcosa per renderci felici, ci sono fin troppi adulti infelici a questo mondo e la mamma non ci ha cresciuti per essere questo genere di persone quindi se la vuoi allora PRENDITELA”.

 

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Capitolo 6
*** Salto nel passato II ***


Image and video hosting by TinyPic “ Sono proprio una persona orribile, mi faccio anche paura ma a volte non faccio altro che pensare che vorrei Maria solamente per me, vorrei che lei non avesse amici né impegni e che fosse talmente minuscola da poterla mettere nel mio taschino così da poterla portare con me ovunque per tutta la vita”.
“E perché non lo fai? Le dici di venire con te senza rompere”
“Certo tu sì che sei così geniale intanto oggi ci vediamo al parco, le ho promesso che le avrei fatto passare una giornata memorabile, oggi diventa maggiorenne la mia piccolina sorrise dolcemente immaginandola nuda avvolta solamente dai  suoi capelli castani lunghissimi e mossi, era una visione che lo aveva lasciato senza parole una notte mentre, stando a casa sua e giocando con l’acqua lei si era pian piano spogliata di tutti i suoi vestiti ed era rimasta nuda a farsi mangiare dagli occhi grigi dell’uomo.
Shannon si era presentato con un giubbotto di pelle nero e una sciarpa nera, Rey ban e un mazzo di fiori rossi, era arrivato un po’ in anticipo e, nonostante ormai frequentasse quella ragazza da otto mesi, si sentiva emozionato. La panchina su cui si erano dati appuntamento era vuota, si sedette ripetendo in mente le parole d’amore che avrebbe detto una volta datole il mazzo di rose e fatto ascoltare la sua canzone, a cena l’avrebbe portata in spiaggia dove aveva scritto con delle candele un I LOVE YOU immenso sulla spiaggia e al centro c’era un tavolinetto per la loro cena.
Maria era già in ritardo di dieci minuti: ‘per il suo compleanno vorrà far tardi perché si starà facendo bella’ pensò ingenuamente, anche se non era da lei essere in ritardo anzi odiava i ritardatari. Provò a chiamarla ma il cellulare era staccato e la voce della segreteria, dopo la decima volta che provava a contattarla, divenne insopportabile.
“Ciao” le si presentò in jeans sbiaditi e un top rosso a pois gialli, non era il look che si aspettava per quella giornata ma pensò che andasse bene ugualmente dopotutto l’importante era stare assieme, non contava nient’altro.
“Amore, auguri” la baciò caldamente e porgendole il mazzo di rose la invitò a sedersi rimanendo in silenzio dall’emozione.
“Shannon dobbiamo parlare anzi forse non ce n’è nemmeno bisogno” si rialzò di scatto dandogli le spalle, il cuore del batterista iniziò a battere a mille, conosceva quelle parole di circostanza e soprattutto sapeva con quel tono cosa gli sarebbe stato detto ma non voleva ascoltare, voleva solamente passare la giornata che aveva previsto e accuratamente organizzato.
“Ho parlato con i miei di te…”, tirò su col naso ma nascondendo il suo volto alla vista del batterista, “I miei non approvano che io stia con uno così grande,mi dispiace ma devo fare ciò che vogliono loro, addio”.
Senza nemmeno voltarsi e vedere il suo volto perfetto e lo sguardo verde se ne andò via correndo con le lacrime agli occhi, l’ennesima bugia per troncare un rapporto e Shannon era rimasto su quella panchina per il resto della giornata a fissare il nulla: non contava più niente nel suo mondo perché aveva perso la cosa più importante di tutte, che senso aveva continuare a vivere se non aveva accanto a sé l’amore.
Quando si rialzò da quell’incubo nulla fu più lo stesso: aveva finto di odiare l’amore quindi ogni notte si rifugiava tra le gambe di qualche donna o groupie, inconsciamente, per cercare l’odore introvabile della sua Maria ma di cosa sapeva esattamente? Non era un profumo facile da captare, nessuna donna era mai riuscito a soddisfarlo pienamente eccetto la sua Christine che con il suo casino, riusciva a invadergli la testa di rumore e non pensava a nulla in questo modo, ma per quanto tempo sarebbe riuscito ad andare avanti in quel modo ancora?
Il mondo dello spettacolo era sempre stato il suo sogno proibito e, dopo quella pugnalata, aveva giurato a se stesso che con la sua musica avrebbe dato la speranza ai suoi echelon e soprattutto tentò di fare in modo  che la sua famiglia, unita in tutto il mondo, avrebbe potuto trovare quell’amore che tutti costantemente cercano nella loro vita. Pensarla in quel modo era facile e spesso, nelle notti di solitudine, si ritrovava a pensare a qualche sorpresa da fare ai fan, peccato che tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare e in quel caso il mare era la casa discografica che pretendeva di ricavarne dei profitti in tutto e per tutto; che mondo impuro che è quello in cui viviamo, pensi di essere libero e invece ti ritrovi nella cella delle apparenze e dell’illusione, non puoi essere te stesso perché altrimenti il tuo carattere risulta praticamente inaccettabile per la gente o per gli affari.
Cercare di fare qualcosa per gli echelon alla fine lo aveva fatto diventare solamente più ricco e avido.
L’amore l’aveva lasciato senza alcuna spiegazione un giorno di primavera ancora troppo freddo e lui non aveva la minima intenzione di lasciarsi abbindolare da qualche donnuccia che gli diceva delle parole dolci e lo teneva occupato la notte.
Cosa gli restava se non la musica? E le tour? Jared dopo i due anni di stress e di concerti aveva deciso di restare a Los Angeles per continuare con la sua carriera di attore e pittore, ogni tanto faceva qualche  viaggio ad Haiti per sentirsi utile al mondo ma lui non era mai stato il tipo da stare lontano dalle sue cose invece Shannon era diverso, per questo dopo appena un mese dalla fine del tour dei 30 seconds to Mars, aveva deciso di andare in tour con Antoine e girare le discoteche di tutto il mondo.
La musica assordante di quei locali, le urla della gente ubriaca e le luci erano un toccasana per la vita del batterista, non voleva stancarsi eppure sentiva che quello era l’unico modo per poter riempire quel buco dentro di sé e sembrava che ci fosse quasi riuscito.
Invece rincontrare per caso quella sera in discoteca Maria, per pura casualità o per un destino già scritto,era ciò che l’aveva convinto che in fondo non era tutto da buttare che rivoleva quella felicità a quelle sensazioni tenere provate grazie a lei. In realtà non la pensava più da qualche anno,d’altro canto i sentimenti della gente sono mutevoli, specie se non ci si vede per diverso tempo e non si coltivano ma quello sguardo, quei capelli diventati riccissimi e neri e quel modo di inclinare la testa e alzare il sopracciglio lo avevano disarmato completamente. Non aveva mai dimenticato nessuno di tutti quei particolari perché l’amore glieli aveva incisi dritti dentro il cuore, era egoistico, considerando che lei amava Erick, però la rivoleva di nuovo per sè anche solo per una sola notte: aveva bisogno di riempire il suo cuore e il suo corpo di quell’amore negatogli dieci anni fa.

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Capitolo 7
*** Cominciano le danze ***


La situazione di Shannon non era così grave anzi aveva addirittura aiutato ad incrementare le vendite dei biglietti per lo show con Antoine, tra gli echelon invece c’era chi era indignato dal comportamento dell’uomo e chi invece,soprattutto tra le ragazze, si sentiva ancora più eccitata all’idea di seguire un vero e proprio animale: i giornali ne parlavano come di una sorta di bestia inferocita che aveva picchiato a sangue un uomo solo per il gusto di farlo e, come si sa, avevano imbottito la storia con retroscena da panico e finali in cui l’uomo si ritrovava in coma. Ovviamente nulla di tutto questo era vero ed altri giornali invece davano addirittura la colpa al conducente dell’altra auto.
Maria non aveva provato a chiamare Shannon per chiedere spiegazioni, lo conosceva bene e sapeva a cosa era dovuto il suo comportamento mentre Erick, probabilmente, non ne sapeva niente dato che nemmeno aveva chiesto e cercato di annullare la festa a cui erano stati invitati per la sera, il suo lavoro fortunatamente lo rendeva abbastanza occupato.
“Ti rendi conto che tra una settimana diventerai la signora Galeotti?” non faceva che ripetere la madre, ossessionata più dalla festa e dal titolo, che le avrebbe garantito una considerevole scalata sociale, che dai sentimenti della figlia.
“Sì mamma non fai che ripetermelo giorno dopo giorno”.
“Volevo organizzare una cena con i tuoi suoceri qui a casa nostra domani, ti andrebbe tesoro?”.
“Beh sì una cena posso anche reggerla visto che stasera siamo invitati ad una festa e ho paura che faremo tardi”.
“Una festa? Ma sì che idea carina farete la vostra ultima comparsa come fidanzati” ridacchiando andò in camera da letto, fortuna che non le aveva chiesto di chi fosse quel party: con quale coraggio le avrebbe potuto dire che era di Shannon Leto, l’uomo che lei stessa le aveva fatto mollare, non avrebbe capito, nessuno lo avrebbe fatto.
“Tesoro”, fece la sua ricomparsa la madre dall’altra stanza, “Volevo regalarti questo” le presentò un bracciale di perle e con un diamante al centro immenso: Maria rimase stupita da quel dono, non aveva mai visto un gioiello più bello.
“Sai questo bracciale lo regalò il mio bis nonno alla mia e da allora passa di generazione in generazione: è molto importante che adesso lo dia io a te, secondo la tradizione”, glielo mise al braccio sottile, era molto pesante, “Sappi che ciò che ho fatto nel passato e ciò che continuo a fare, potrai anche non capirlo sempre, ma lo faccio solo per il tuo bene. Sono tanto orgogliosa di te”.
Quelle parole fecero emozionare enormemente la promessa sposa, non sapeva se si stesse riferendo esattamente a Shannon, forse era lei che ultimamente non faceva altro che ritrovarsi un unico pensiero in mente ma era felice perché le cose non le andavano così bene da molto tempo con quella donna, guidata da questi pensieri abbandonò la sua casa paterna.
Il tempo non era dei migliori, nonostante fosse già aprile, una sottile pioggerella aveva iniziato a pulire le strade di Los Angeles e a portare malinconia per le strade; era così che si sentiva Shannon perché dopo quella serata con Maria non aveva trovato un attimo in cui potersi crogiolare in un sorriso di vera felicità: tra il nuovo album dei Mars, il lavoro con Antoine, il tribunale, la stampa e le puttanelle non aveva avuto ancora il tempo di mettere a tacere la voce che dentro di lui urlava un desiderio di nome Maria, che poi quella voce “Se la vuoi allora Prenditela” non lo aiutava.
“Maledetto Jared!” prese a calci il divano facendo girare tutti i camerieri del catering, impegnati a sistemare la casa per il party che di lì a poco, si sarebbe tenuto in quella casa immensa.
“Ehm… Scusate, continuate pure a lavorare” si vergognò tantissimo.
“Esattamente perché stai organizzando questo party?” arrivò Tereza, una delle sue groupie più intime e vecchie, sperava che finalmente il batterista si fosse innamorato di lei e che avesse deciso di rendere ufficiale il tutto.
“Tu non sei invitata cara”.
“Beh allora perché tre giorni fa mi è arrivato il tuo invito?” fece svolazzare davanti il volto dell’uomo quel bigliettino rosso, “Non mi hai più richiamato” gli strinse con forza le sue gonfia braccia e cercò di baciarlo ma l’uomo si discostò e allontanandosi farfugliò qualcosa:
“Senti gli inviti li ha fatti quell’idiota di mio fratello, dice che dopo la pausa ha deciso di farsi rivedere sulla scena per ricominciare a dar credito alla sua immagine e poi…”.
“Cosa?”.
“Non provare stasera a comportarti in questa maniera da sgualdrina o te ne pentirai” andò verso la cucina annoiato, odiava le donne appiccicose che non sapevano tenere a freno le loro perversioni, ok anzi a lui piacevano le donne così disinibite ma non quando lui non ne aveva voglia, cosa molto rara ma che a volte gli succedeva.
Il party era pronto, Jared ed altri invitati erano già giù in salone, il Leto junior aveva deciso di mettere uno smoking bianco lucido con colletto nero di seta per l’occasione, quel completo l’aveva utilizzato per un blood ball a Milano nel ormai lontano 2008 mentre Shannon era da poco uscito dalla doccia e si era ritrovato a scegliere tra un paio di jeans neri e uno smoking nero, decisamente non il suo genere.
La scelta era difficile e in quel momento i sospiri di noia e irritazione di Erick non aiutavano di certo la giovane Maria:
“Insomma non è così difficile scegliere Mary! Vestito rosso o vestito o argento?” urlò a se stessa.
“Amore andiamo o arriveremo tardi e non è educato e poi sai che a me piaci comunque quindi vedi di scegliere in fretta e senza alcun problema” peccato solo che il problema non era per il quasi marito, il quale si era presentato in perfetto orario e con un abito blu scuro e camicia grigia, l’avvocato si preoccupava per l’impressione che avrebbe fatto agli occhi di Shannon e se non gli fosse piaciuta? Ripensò a quel bacio puro e casto, decisamente non da Shannon, sorrise imbarazzata dai pensieri poco fedeli che le erano appena venuti in mente.
Decise per l’abito argento.
La casa era davvero immensa e la gente, nonostante il brutto tempo, sembrava divertirsi e non pensare all’indomani: si comportava come se quello fosse l’ultimo party a cui avrebbe partecipato, non solo per il modo in cui erano vestiti tutti quanti e per l’eleganza che sfoggiavano tra la casa decorata con fotografie in bianco e nero e tanti strumenti musicali,ma per il modo in cui chiacchieravano, bevevano e mangiavano.
“Maria, Erick che bello vedervi” li accolse con un abbraccio Shannon: alla fine aveva deciso di indossare un paio di jeans neri aderenti, tanto da permettere a tutti di vedere la prorompensa della sua intimità, una camicia nera e una giacca dello stesso colore con i bordi di brillantini, decisamente troppo da figo per lui.
“Non potevamo mancare” gli rispose serenamente Erick.
“Divertitevi” si allontanò con il nodo alla gola, Maria era incantevole con quel vestito color argento che adesso non faceva altro che desiderare strapparglielo di dosso, si voltò per poterla scrutare con maggiore libertà, senza la paura di essere picchiato o di picchiare quel suo futuro marito, e notò la spacca dietro che le partiva da quasi sotto il sedere per terminare all’altezza dei piedini piccoli piccoli, quei piedi che amava e che tante volte aveva baciato e massaggiato; quando il suo sguardo incontrò quello di lei sorrise dolcemente.
“E’ qui?” gli chiese Jared, distraendolo dai propri pensieri.
“Chi?” chiese stupito il batterista.
“Buddha for Mary”.
“Non chiamarla così comunque sì” gliela indicò con un cenno di capo, cercando di non farsi beccare da Erick: la coppia se ne stava adesso seduta al divanetto a parlare con gente appena conosciuta ma a quanto pare non si sentivano per nulla a disagio anzi sembravano li conoscessero da una vita.
Jared osservò attentamente Maria, i suoi capelli avvolti e gli orecchini pendenti la rendevano una dea per non parlare del vestito che faceva da contorno a un corpo così perfetto: era veramente invidioso del passato del fratello.
“Mi sembra troppo borghesuccia per te, lascia perdere” se ne andò lasciando solo Shannon a contemplare la spregiudicata bellezza di quella creatura che in quei lunghi anni non aveva fatto altro che aumentare.
Un desiderio mai provato gli si fece spazio dalla viscere: desiderò possederla anche contro la sua volontà, avrebbe voluto scioglierle i capelli neri e, privandola di quell’abito da regina, penetrarla sorseggiando magari un po’ di buon Champagne e fu con questo pensiero che si ricordò di aver dimenticato di prendere del buon Champagne! Si incamminò verso la porta ma una voce fin troppo conosciuta lo bloccò.
“Ehi Shannon potresti dirmi dov’è il bagno?” era lei, bella come non mai, e che non solo gli impediva di avere considerazioni per altre donne o per la gente in generale che c’era nel party ma che con il suo profumo, uguale da tutta una vita, lo invadeva facendolo eccitare poi quel suo sguardo troppo candido e puro per Los Angeles e quel suo modo di inclinare la testa lo lasciavano indifeso e completamente nudo di fronte a quei sentimenti dimenticati e abbandonati.
“Dritto a sinistra” riuscì a dire deglutendo.
“Dove stai andando?”
“A prendere dello Champagne”
“Ti faccio compagnia, il bagno può aspettare un paio di minuti”.
Dio, Buddha, Javè qualcuno dall’alto aveva ascoltato le sue preghiere e gli aveva fatto quel regalo, si incamminarono verso la dispensa che, a differenza di ciò che Maria o chiunque altro avrebbe immaginato, non si trovava in un garage ma dentro un apparente specchio, se visto da fuori.
“Non ci posso credere” sorrise stupita, “E’ una magia” rimase imbambolata nel vedere l’immensa quantità di bottiglie che c’erano dentro quel posto, compreso un divanetto zebrato bianco e nero: un posto davvero molto ben progettato sicuramente.
“Sei rimasta la solita ingenua” ridacchiò tra sé Shannon,cercando lo Champagne adatto all’occasione, “Però sei davvero bellissima stasera” si fermò a fissarla da cima a fondo.
“Il tuo sguardo mi mette a disagio” arrossì girandosi dall’altro lato, voleva fuggire da quegli occhi che sognava e da quelle labbra che desiderava baciare.
“Girati ti prego, dammi la possibilità di ammirare i tuo volto per l’ultima volto, da solo” le disse all’orecchio, con una voce sensuale e soffiandoci dentro.
La giovane si girò e in quello stesso momento un fulmine staccò l’intero sistema di illuminazione, Shannon ne approfittò per stringerla a sè e baciarla e stavolta non perse tempo nel metterle la lingua dentro ed era buona, conosciuta ed estremamente eccitante: si cercavano, si desideravano, Maria ricambiò quel bacio tanto sognato con le lacrime agli occhi ma la voce di Erick che la chiamava la interruppe nuovamente.
“Amore sono qui dietro lo specchio…” provò a tirare ma inutilmente, allora Shannon, sotto voce, le spiegò che l’apertura di quello specchio funzionava a corrente e quindi avrebbero dovuto aspettare che ritornasse prima di poter uscire. La futura moglie lo spiegò al suo uomo.
“Sei sola?”.
“Sì amore,volevo vedere i vini che ci sono qui dentro” ridacchiò mentendo e improvvisamente le mani callose e grosse di Shannon le si fecero spazio tra i suoi seni.
“Cosa…Cosa fai?” sibilò piano piano.
“Tuo marito sa che sei da sola, gliel’hai detto tu stessa quindi non urlare o ti prenderà per bugiarda” le leccò il collo, lasciandole scie umide.
Shannon non era più riuscito a controllare quell’istinto animale di toccarla e farla di nuovo sua, non le importava niente se lei non fosse d’accordo lui avrebbe dovuto sfogare le proprie voglie e ci sarebbe riuscito.
Baciò con violenza le labbra carnose di Maria, non avrebbe voluto ricambiare ma qualcosa in lei non le poneva freni e il fatto che Erick fosse dall’altra parte e che, da un momento all’altro la luce sarebbe potuta tornare, la eccitava non poco ma non voleva tradirlo anzi odiava quelle mani sopra il suo corpo, consacrato ormai a un uomo solamente.
“Shannon, ti prego, no” cercò di allontanarlo con tutte le sue forza perché non voleva che lui la toccasse ancora però si sentiva invasa da un mare di eccitamento allo stesso tempo.
“Non credo che il tuo brillante possa servirti in questo momento” le stacco il costoso e pesante anello di fidanzamento  dal dito.
“Ridammelo!”.
“Prenditelo” se lo infilò nella bocca, Maria poteva vederlo a causa della finestra che lasciava che la stanza venisse illuminata dalla luce dei lampi.
Le loro lingue giocarono di nuovo, inseguendosi e rigirando l’anello prezioso che finì sul divanetto, Shannon prese Maria per il collo e, gettandola a cavalcioni sopra il divano, le alzò la gonna da dietro e, senza nemmeno prepararla o avvertirla le si mise comodamente dentro.
“Shannon non voglio” cercò di divincolarsi dal corpo possente di quell’uomo ma con scarsi risultati, il suo pisello le faceva male dentro e le lacrime cominciarono a inondarle gli occhi, la mani di Shannon sulla schiena le impedivano di rialzarsi da quella sottomissione sessuale: si sentiva come se fosse imprigionata e in preda al panico cercò di scappare via ma sentì ancora più profondo l’eccitamento animalesco del batterista che, più che soddisfatto, continuava a entrare e uscire dentro un’impaurita Maria, quasi fosse la cosa più normale del mondo.
Perché le stava facendo quello? Cos’era successo al suo Shannimal dolce di dieci anni prima?
“Sai cosa c’è? Mi frega un cazzo” le infilò un dito nella bocca, sussurrandole sconcerie all’orecchio, inzuppandoglielo di saliva, il suo desiderio aveva vinto sul buon senso: amava quella donna e l’avrebbe avuta anche a costo di violentarla.
Iniziò ad entrarle dentro sempre con più ferocia e rabbia,quando poi i suoi ricordi solcarono nuovamente quel giorno del suo compleanno, il suo sperma stava già per fare breccia,bagnò le proprie mani dentro la vagina inondata della donna e sentì il proprio ingrossamento allargare con estrema violenza il forellino, probabilmente mai più penetrato dopo la loro storia: voleva chiederglielo, voleva sapere se davvero dopo di lui nessun altro aveva osato entrarle da quella parte ma continuò come una furia quel movimento orgasmico avanti e fuori, sentì le gambe di Maria iniziare a tremare e, nel frattempo, a divaricarsi scossi da spasmi di malizia e terrore, gli fu impossibile soffocare i gemiti.
“Ancora…” sentì un sussultò di lussuria provenire dalla bocca della sua principessa eccitata e anche impaurita da ciò che le stava succedendo.
“Il tuo fidanzato non ti entra nel culetto eh?”.
“No… Entra ancora, ancora, ancora” non riuscì più a frenare quelle parole: fin dal giorno in cui era diventata maggiorenne non aveva desiderato altro che ricongiungersi a quell’uomo a cui, nonostante la stesse violentando in quel modo meschino, sentiva di appartenere più di quanto non avesse mai immaginato perché lei, che si era sempre sentita una schiava nel mondo, solo con lui sentiva di essere libera. Era il suo salvatore, il suo sole abbagliante,nessuno aveva mai osato tanto, forse perché tutti pensavano che fosse una povera innocente abituata al sesso tranquillo e sereno, aveva comunque dimenticato ciò che si provava ad essere selvaggia nonostante quel sesso fosse una vera e propria violenza inflitta al proprio corpo, tentò di distaccarsi ma fu tutto inutile, ormai sarebbe stata destinata ad accogliere dentro di sé la perversione di quell’uomo e iniziò a piangere sempre più forte e con non curanza mischiando il tutto a gemiti di volgare libido.
Fu costretta a soccombere la voglia di urlare e, quando la sua pace interiore prese il sopravvento cominciando a provocarle spasmi per tutto il corpo, quasi fosse in preda a una convulsione,si ritrovò a  desiderare ancora una volta quell’organo dentro di lei invece Shannon le si distaccò velocemente,come se avesse preso coscienza di ciò che aveva appena fatto,sentì il sedere della donna appiccicoso e pieno del proprio sperma ma non lo pulì né lo fece per se stesso, si limitò a sistemare dentro i box la sua erezione tornata floscia e a riporre i vestiti alla sua amante: tutto tranne il suo anello di fidanzamento che avrebbe preferito farle perdere. La luce non si decideva a tornare, così decise di sedersi sul divano accanto a lei.
“Stammi lontano bastardo” lo schiaffeggiò,riponendosi l’anello, solo allora la luce tornò ad illuminare tutta la casa; Maria osservò con la coda dell’occhio quell’uomo che se ne stava seduto senza sapere cosa avesse fatto: Shannon non era il tipo di uomo che violentava le donne, non cercava una giustificazione a ciò che aveva fatto ma dopotutto anche lei si era comportata infedelmente, era stata violentata questo era certo però da qualche parte nel suo cuore, forse aveva desiderato che finisse in quel modo magari non con una violenza diretta ma in quel modo sì.
Si sentì male alla vista di Erick che l’aveva aspettata per tutto il tempo dietro quel fottuto specchio: avrebbe voluto dirgli la verità e magari far difendere la sua dignità dall’uomo che tra soli 4 giorni ormai sarebbe diventato suo marito e invece gli aveva mentito, dicendogli che era sola dentro quella stanza, perché l’aveva fatto? Maledetto Shannon, maledetto quell’amore che la stava distruggendo ormai da tutti quegli anni.
“Amore che paura che mi sono preso!” la strinse a sé Erick preoccupato più che mai, “Menomale che non ti sono venuti attacchi di claustrofobia” aggiunse. E’ vero, ripensò Maria al suo problema: era sempre stata claustrofobica invece con Shannon lì accanto si era sentita al sicuro, era la stessa sensazione che la invadeva quando stava con lui.
“Già ma ho imparato a curarla, amore” si allontanarono unendosi agli altri amici conosciuti e Shannon non accennò ad  uscire, si sentiva colpevole, un vero criminale però era appagato talmente tanto da volerne di più, nascose il volto tra le mani:
“Sono una bestia” ripetette a se stesso  e in quel momento arrivò Jared.
“Shannon…Tutto bene?” prese lo Champagne che il fratello aveva lasciato sul pavimento prima di quell’atto di cui egli stesso adesso provava vergogna.
“Jared…” lo chiamò sconvolto, “Ho violentato Maria”.

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Capitolo 8
*** Fuck me! ***


Il cellulare di Maria non faceva che vibrare dentro la borsa ormai da più di 24 ore, dopo la festa a casa del Leto senior Erick aveva riaccompagnato Maria un po’ brillo e si erano lasciati con un bacio casto perché la ragazza diceva voleva mantenersi pura e astenia dal sesso fino al matrimonio per il quale mancavano ormai 3 giorni, il marito si era un po’ lamentato ma il giorno dopo si era elegantemente presentato con un mazzo di rose bianche chiedendole scusa e insieme si erano precipitati a cena con i suoceri e i genitori.
Maria adorava dormire e poltrire sul divano nei giorni di vacanza e visto che quello era il suo giorno libero in azienda, aveva deciso di rimanere a letto tutto il giorno e prepararsi così psicologicamente e fisicamente all’addio al nubilato che Mey, Federica, Julian e Leonora le stavano preparando ormai da diverse settimane: ne era sicura sarebbe strato un giorno distruttivo.
“Tesoro alzati!” la strattonò Mey che si era presentata di soppiatto sul suo letto, la povera Maria non riuscì nemmeno a mettere insieme due parole di senso compiuto e mugolò qualcosa, nel vano tentativo di capire di chi potesse trattarsi.
“Dai alzati un attimo! Devo parlarti urgentemente!”.
“Ma cosa vuoi Mey…”, si ripose sotto le coperte calde e profumate, “Lasciami dormire ancora un po’ “.
“E dai Mà ascoltami” le tirò le coperte e infilandosi sotto le ripose sui loro corpi “Io e Alex abbiamo deciso di sposarci”.
“Cosa?” si alzò di scatto la mora, non poteva credere che prima o poi quelle parole sarebbero uscite dalla bocca della sua amica, “Ma…Ma come? Quando? Perché?” chiese rimbambita.
“Beh perché abbiamo deciso che è il momento giusto…Che domande fai” le toccò i capelli morbidi, che erano da sempre stati un ottimo antistress, “Tu me l’hai sempre detto di sposarmi e adesso ho deciso, non mi sembri tanto felice per me”.
“No, no assolutamente sono strafelice” le si buttò tra le sue braccia,striturandola.
“Sei proprio bella stamattina” ricambiò accarezzandola dolcemente e fissandola dolcemente, “Quasi quasi potrei anche cambiare idea su Alex, sai?”
“Ma smettila” si discostò Maria e le due iniziarono a sorridere.
“L’astinenza rende davvero così belle quindi? Da quanto tempo non fai sesso?”le chiese poi Mey alzandosi dal letto e sistemandosi la gonna di jeans e la scollatura della maglietta.
“Ma cosa dici, quale astinenza…”
“Ho incontrato Erick stamattina e mi ha detto che non vuoi andarci a letto prima del matrimonio e che siete in astinenza ormai da 6 giorni”.
“Ah sì giusto giusto” arrossì e ripetendo a se stessa quanto potesse essere imbranata: lei era in astinenza da sei giorni, sabato notte non contava anche perché una violenza sessuale non poteva averla appagata sessualmente, Shannon non aveva neanche provato a richiamarla per chiederle perdono, la fama e i soldi cambiano davvero le persone, pensò tristemente.
“Hai tradito Erick” esclamò l’amica osservando lo strano comportamento dell’altra.
“E con chi?”.
“L’hai fatto davvero” le si avvicinò Mey, come a voler accertare l’accaduto.
“Ma no, no e con chi? Io amo Erick piuttosto non devi andare a lavorare? Ci vediamo stasera alle 21.00 passatemi a prendere” la buttò fuori di casa.
A lei non poteva dire di Shannon beh in effetti non poteva di certo dirlo a nessuno, visto che i suoi amici erano anche amici del suo futuro marito con che coraggio avrebbe potuto dire cosa le era successo; trasportata da questi pensieri si rese conto di non controllare il cellulare da due giorni e quando lo riprese dalla borsa trovò ben 60 chiamate perse: era lui. Non sapeva cosa fare, avrebbe forse dovuto richiamarlo per sapere cosa aveva da dirle? In fondo lo sapeva, era felice perché allora non era cambiato però non aveva la forza di rivederlo e rispecchiarsi in quegli occhi verde smeraldo, quel giorno c’era una giornata calda di sole, sicuramente i suoi occhi erano lucidi e belli come quelli di un Dio.
Il campanello la distolse dai suoi pensieri, incurante di chi potesse essere, aprì ritrovandosi così davanti quegli occhi a cui stava pensando: erano davvero più luminosi e più chiari di quanto non ricordasse.
“Ciao” gli disse lui stringendo forte i pugni, Maria era ancora in pigiama e con i capelli scompigliati ma ,nonostante questa sua forma di apparire continuava ad essere bellissima e il desiderio di averla per sé si impadronì nuovamente dell’uomo.
“Cosa ci fai qui?” chiese e titubante lo lasciò entrare anche se, dentro si sé una piccolissima vocina le diceva di non farlo.
“Volevo chiederti scusa per l’altra sera, non ero in me”.
“Lo so”.
I due rimasero in un imbarazzante silenzio, le loro anime avevano iniziato a urlare e a rincorrersi ma i loro corpi cercavano di stare il più lontano possibile l’uno dall’altro, c’era veramente poco da dire e quelle poche parole non potevano uscire, era come se dentro di loro vi fosse un fuoco pronto ad esplodere, se solo avesse avuto una piccola scintilla che scoccasse, l’uomo ammirò gli interni della casa, le pareti erano lilla, proprio come l’aveva immaginata, con sopra dei quadri di donne nude e di fiori.
“Non voglio che ti sposi” si decise poi Shannon a dirle, tentando di calmare la bestia che cominciava a pretendere di fuoriuscire nuovamente, “Ti voglio per me come prima”.
“Con quale coraggio ti permetti di venire in casa mia a dirmi queste cose?” cominciò a urlare lei arrabbiata più che mai, quell’uomo aveva davvero superato il limite, “Non solo mi hai violentata come un animale ma non provi anche a giustificarti. Perché Shannon? Che cazzo vuoi da me?” lacrime amare, di dolore e di amore iniziarono a rigarle il volto perché era rientrato così nella sua vita? E dire che ci aveva messo davvero tanto a dimenticarlo e a dimenticare ciò che c’era stato tra di loro, aveva anche provato con il sesso occasionale, l’alcol ma mai il suo ricordo era davvero sparito perché cambia dimora ma è sempre pronto a riapparire, ferendoti.
“Sei stata tu a riapparire nella mia vita cosa credi che sia stato felice quel fottuto giorno?” le disse rinfacciandole il giorno del loro addio.
“E’ risaputo che vai a letto con tutte le tue fan e chi più ne ha più ne metta, Shannon non fare finta di non essere così perché lo sei sempre stato solo che il denaro ti ha reso ancora più fottutamente marcio dentro!”.
“Ah sarei marcio?”.
“Sì, cazzo! Mi fai schifo!” furono le sue ultime parole perché poi il batterista si buttò a capo fitto sopra le labbra rigonfie e umide di Maria, senza che lei potesse provare a fermarlo e per quale motivo? In fondo era ciò che aveva sempre desiderato anche lei, anche se ancora non riusciva ad ammetterlo a se stessa.
Tentò in vano di implorarlo a lasciarla stare ma fu tutto inutile, le loro lingue unite e di nuovo inumidite le une dalle altre, non fecero altro che bagnare Maria di un desiderio inconfessabile:si ripromise però che mai più avrebbe ceduto a quella bestia già rigonfia e satura di desiderio ardente.
L’uomo le tolse velocemente i pantaloncini del pigiama, strappandole gli slip e bagnandosi le dita dentro una piscina di voglia, bloccò con forza il corpo della mora contro la porta di ingresso sbattendole i pugni sul legno per cercare di impedire eventuali tentativi  di allontanamento dal suo corpo nudo,tenne poi la sue sottili braccia con una sola mano: le entrò dentro, baciandole nel frattempo il collo e, alzandole l’altra gamba; Maria rimase paralizzata ad accettare dentro di sé quell’organo che aveva baciato con passione e amore tanto tempo fa, non lo voleva dentro o forse sì dato che, nonostante la sua bocca fosse libera di urlare, aveva invece iniziato ad emettere gemiti  contrari a quell’azione, incrociò la propria gamba contro il sedere del batterista per permettergli una migliore penetrazione ma continuò ad essere passiva e a cercare di distaccarsi inutilmente ormai l’orgasmo di Shannon era al limite e, con le ultime due botte pesanti, le venne dentro in maniera incontrollata.
“Sei un vigliacco” gli disse quando terminò e la lasciò cadere con le gambe al suolo, anche l’uomo la seguì e si inginocchiò e, accarezzandola, la baciò dolcemente: le loro labbra di nuovo insieme erano calde e fu bello per entrambi ritrovarsi nel ricordo di dieci anni prima, nulla sembrava essere cambiato, specie quando le braccia della donna strinsero contro il proprio corpo quello possente e palestrato dell’altro.
“Farei qualsiasi cosa pur di riaverti” le sussurrò all’orecchio.
“In fondo l’ho sempre saputo” sorrise, poggiando la propria testolina contro la maglietta nera di Shannon: lo aveva sempre sognato intimamente, quei sogni che non avresti mai il coraggio di raccontare a nessuno perché ne provi vergogna anche te stesso, sognava che un giorno lui sarebbe tornato e che avrebbe fatto di tutto per riprendersela.
“Ti odio!” gli disse.
“Ti amo” ricambiò lui baciandole la testolina.
Rimasero in quella posizione per oltre un’ora, nessuno dei due aveva voglia di tornare alla realtà struggente dei fatti: l’aveva violentata per la seconda volta e se lei avesse voluto avrebbe potuto benissimo denunciarlo e stroncargli così la carriera.
Fu Maria la prima a trovare il coraggio di distaccarsi da quella stretta tanto calda ed accogliente:
“Sai benissimo che non lascerò Erick per te” gli sussurrò alzandosi e abbandonandolo lì a terra ma sapeva benissimo che lui l’avrebbe seguita fino alla camera da letto, dove si fece trovare completamente nuda. Senza dire nulla gli si avvicinò e attese che il batterista la prendesse con i capelli e le costringesse a baciare e leccare il suo membro.
Quanto tempo che non faceva una cosa del genere? L’unico pisello che in tutta la sua vita aveva baciato era quello perché lei era così, sapeva come farlo eccitare, lo conosceva. Lo fece sedere sul divano e rimase inginocchiata a  baciargli l’intera asta e a leccargli il glande,rialzò la propria testa per vedere l’effetto che il proprio gesto stava provocando al volto dell’uomo ma questo con la sua mano grande le premette la faccia contro  il proprio cazzo facendoglielo arrivare quasi in gola, Maria continuò a muovere su e già la testa in perfetta sincronia con i gusti e i sospiri libidici di Shannon che era ormai quasi al termine, con gli occhi aperti e puntati allo specchio che c’era di fronte il letto continuava ad assistere beatamente alla scena, lasciò poi la testa riccia e la riposò sul letto per farsi forza. Dentro la bocca della donna, il pisello vibrava di voglia e quando si liberò completamente sul palato e sulla lingua lei continuò a leccare quei 24 cm continuando a  gustare il sapore salato del liquido che pian piano iniziava a ingoiare e a fuoriuscire sempre con meno quantità dalla carne del suo uomo. Suo uomo? Lui non era più il suo uomo, si distaccò nell’esatto momento in cui Shannon venne sopra il suo mento e il suo seno.
“Lasciami adesso” chiuse gli occhi, afflitta dal dolore per ciò che aveva fatto.
“Tiri i pompini a Erick? Eh Maria?”le chiese con una voce maligna e tirandola a sé  per i capelli: era tornato ad essere l’animale, il suo Shannimal, la donna non rispose dopotutto non ne aveva bisogno perché l’uomo conosceva già la risposta.
“Io amo Erick” rispose lei con le lacrime agli occhi, ritrovandosi sopra il pisello dell’uomo, eretto e quasi dentro di lei, “Lasciami adesso”.
“Scommetto che a lui mai dici quanto ti piace il suo pisello, ti ho visto l’altra sera e sembrava proprio non godessi da una vita” le si mise sopra, coprendola con il suo possente corpo: non riusciva a dare una spiegazione a ciò che gli stava succedendo e non capiva il motivo per cui avesse proprio deciso di finire all’inferno in quel modo, godeva nel vederla impaurita e così fragile forse inconsciamente era il suo modo di vendicarsi per tutta la sofferenza che gli aveva provocato,stavolta senza alcun preliminare le entrò dentro con forza.
“A lui lo dici che lo vuoi tutto dentro? Sa farti eccitare anche solo accarezzandoti? Non posso dimenticare l’altra sera,mentre io ti violentavo come una puttanella qualsiasi che mi imploravi dicendomi  ‘ancora, ancora e ancora’”.
“Shannon basta…” sobillò soffocando il tutto con un urlo di goduria o dolore: ormai nemmeno lei capiva cosa le stesse succedendo, lo stava odiando o lo stava amando in quel momento? Si impaurì nell’ immaginare la risposta.
I corpi stremati dei due amanti caddero a peso morto sopra il letto, adesso profumava di loro, Maria non faceva altro che piangere, Shannon invece era come se avesse scoperto il paradiso in quel modo anche se i sensi di colpa lo raggiunsero dentro il petto facendogli male a facendogli mancare quasi il respiro.
“Mi…Mi dispiace” la sfiorò appena.
“E questo il tuo modo di amare? Cosa ti è successo amore…” si bloccò nell’udire quelle parole uscitele dal profondo del cuore.
“Cosa hai detto?” le si mise sopra completamente nudo ed era ancora più bello di dieci anni prima, il suo corpo, nonostante la sua età, era perfetto e ancora più in forma di prima, la donna gli accarezzò la guancia sinistra sorridendo:
“Sono stata costretta a mollarti” deglutì le lacrime, “Ma non ho mai smesso di amarti né di pensarti su questo devi credermi, ti prego devi farlo”.
Per la prima volta, dopo lunghi anni, anche Shannon era di nuovo felice, si voltò ad ammirare i loro corpi nudi, l’uno sopra l’altro, nello specchio di fronte e ridacchiando pensò che l’aveva davvero influenza con quella fissa, a lui piaceva guardarsi mentre scopava e soprattutto amava vedersi assieme a lei, perché faceva uscire la sua parte più dolce quella che nessuno conosce.
“Ma poi ho incontrato Erick che…”
“Piace alla tua famiglia” terminò tristemente Shannon, rialzandosi tra le gambe sottile della donna: ce l’aveva di fronte completamente nuda, sapeva del suo sperma e la cosa lo eccitava.
“Ti ho lasciato anche per motivi che andavano oltre la mia famiglia” si lasciò sfuggire ingenuamente, la solita idiota che si lascia scappare le cose, quella caratteristica non l’aveva mai abbandonata negli anni.
“Che cosa vorresti dire con questo?”  .
“Dovresti andare, tra un po’ verranno le mie amiche per l’addio al nubilato” lo strinse a sé entrando in contatto col suo corpo e il proprio oblio contro il suo organo, non poteva rivelargli la verità: non aveva il coraggio di dargli quella shockante notizia, lo avrebbe ferito più di quanto non avesse già fatto dieci anni prima in quel parco.
“Voglio sapere di cosa si tratta!” urlò, “Ormai dimmi tutta le verità se non c’entrano i tuoi cos’altro poteva esserci?”, la sensazione di benessere fu ora sostituita da disperazione.
“Non posso dirtelo, lasciami andare adesso”.
“Avevi un altro?”.
“Ti amavo stupido! Come potevo avere un altro se volevo solo te?” riuscì a vincolarsi dalla forte stretta dell’uomo e si precipitò verso il bagno ma l’uomo la bloccò, prendendola per la spalla e facendola cadere contro le sue nude gambe.
“Dimmi la verità allora, non ti piacevo abbastanza? Ti vergognavi forse di me? Dimmelo ti prego…”.
“No Shannon”, ormai le lacrime avevano preso il sopravvento e il suo cuore distrutto da quel fardello portato da anni da sola si era logorato, l’uomo la fece sbattere contro il muro e strattonandola cercò di estorcerle quella verità che, ne era sicura, sarebbe stata dura da digerire.
“Dimmelo o ti ammazzo cazzo!” riprese a urlare più forte che mai.
“Ero incinta! Portavo in grembo tuo figlio, stronzo!”.

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Capitolo 9
*** Decisioni ***


Image and video hosting by TinyPic Quel giorno il sole risplendeva alto su tutta Los Angeles, qualche nuvola attenuava il calore e alcuni fiorai stavano lavorando nel giardino municipale per cercare di ottenere l’armonia giusta con colori e fiori perché quello di oggi sarebbe stato un evento molto importante.
Maria si svegliò di soprassalto per via dell’arrivo della madre e della truccatrice, si chiese perché mai le avesse dato la chiave di casa e si maledisse per quell’errore che non avrebbe mai più commesso.
“Ho comprato una cosa per te” la madre le mostrò un diadema con tanti piccoli diamanti lucidi e splendenti. Maria rimase in silenzio sconvolta, sapeva che non avrebbe mai indossato una corona per il suo matrimonio e probabilmente non avrebbe nemmeno indossato l’abito da sposa, l’unico problema era annullare un matrimonio organizzato da più di un anno.
“Sarai una sposa fantastica con questo addosso, servirà ad arricchire la semplicità del vestito!” continuò la madre, senza nemmeno fermarsi a fissare gli occhi della figlia: una madre di solito capisce se la figlia la sta a sentire lei invece no, perché in fondo non era mai stata una vera madre.
“Mamma non credo che mi sposerò” si decise alla fine a dirle lasciando le altre due donne con la bocca spalancata e uno sguardo fisso nel vuoto.
“Cosa?”
“Ho detto a Shannon la verità sul…Bambino…Noi…” immediatamente la madre la interrusse “Noi? Tu e quel batterista da quattro soldi? Non ti ho cresciuta e fatto prendere una laurea per stare con un pezzente come lui, dimenticati del passato!”.
“Ma mamma noi abbiamo avuto un figlio” immediatamente uno schiaffo le arrivò in pieno viso.
“Metti questo vestito e sposa tuo marito! E’ tutto ciò che devi fare oggi dopodiché non è affar mio” le ordinò minacciandola anche solo con lo sguardo: non avrebbe mai permesso che tutto venisse mandato all’aria per uno come quello Shannon, certo era un bell’uomo ma non avrebbe di certo garantito una vita agiata a sua figlia e ciò a cui lei puntava, uno scalo sociale, un salto di qualità, la possibilità di potersi girare dall’altro lato mentre camminava accanto a sue ex compagne di scuola e sorridere compiaciuta. Nessuno le avrebbe mai rovinato il suo desiderio. Nessuno.
La sposa obbedì senza aggiungere una parola, lo schiaffo aveva fatto male ma l’aveva svegliata e riportata alla realtà: Shannon era un personaggio famoso e andava a letto con chiunque, che futuro avrebbe mai potuto avere con uno che non si fa scrupoli a tradire? La madre aveva ragione a volerla salvare da tutto ciò, lei sì che vedeva oltre; mentre l’estetista passava il trucco sulle sue guancie Maria tentava di mantenere la calma e le lacrime salde agli occhi, ripensò a Shannon.
Il batterista era decisamente rimasto sconvolto dalle parole della donna :” Tu portavi in grembo mio figlio?” le aveva chiesto incredulo, con il petto in fiamme e la speranza negli occhi e lei aveva fatto un unico gesto con il volto e dato la risposta che sperava con tutto se stesso. Lei a quel tempo era stata felicissima di quella attesa.
“Perché non me l’hai detto?”.
“Non saresti stato pronto e non dirmi di no perché tanto so cosa avresti risposto” o forse si sbagliava, l’unica che non si sentiva pronta era lei, non lo voleva quel bambino per quanto amasse l’uomo che gliel’aveva impiantato dentro.
“Non dirmi che hai…Abortito”.
“Cosa ne pensi?” chiese l’ estetista riportandola a quel giorno, nel presente: si specchiò e si notò bellissima, si vestì in fretta e,ignorando i consigli della madre e la corona che era rimasta sopra il comodino, notò che era davvero una bella sposa forse un po’ malinconica ma comunque pronta per unire la sua vita a quella di Erick perché comunque lo amava.
Shannon si vestì di corsa e, senza neppure fare colazione, cosa molto rara per lui, si fiondò verso la porta ma venne bloccato dal fratello appena tornato, chissà da quale evento o quale donna.
“Dove vai così di fretta? Non mi hai cucinato?”.
“Jared devo fermare un matrimonio ora come ora e che ci fai a casa mia? Non mi importa, devo andare” rispose con la bava alla bocca, quasi fosse la cosa più semplice del mondo.
“Il matrimonio di Buddha for Mary? Non ti avevo già detto di lasciare stare che non è alla tua portata? Fermati a cucinare dai”.
“C’è di mezzo un figlio stavolta, Jared ed è mio figlio!” urlò dalla felicità, ignorando il resto perché anche se non lo conosceva amava già quale bambino e ,ne era sicuro avrebbe fatto tornare tra le sue braccia Maria.
“Cosa…Cosa dici Shannon? Sei ubriaco? Tu un figlio?” chiese senza capire l’altro guardandolo incredulo, gli era decisamente impossibile immaginare il fratello nelle vesti di un padre che poi un padre cosa fa esattamente?
“Ti spiego tutto dopo” prese dal garage la moto grigia  e si allontanò sfrecciando a gran velocità e con il cuore pieno di speranza. Ne era sicuro, avrebbe convinto Maria ad abbandonare quel fighettino all’altare e insieme sarebbero andati a recuperare il loro bambino e sì, sarebbero stati una famiglia felice, come quelle che si vedono in televisione che portano a spasso il figlio il venerdì sera e che, dopo essere stati un giorno al parco giochi, dormono insieme nel lettone grande: forse il suo era un pensiero troppo ingenuo e da vero sognatore ma dopotutto, per lui che non aveva mai avuto un padre e che sognava tutto ciò vedendolo in televisione, non era poi una cosa da prendere alla leggera. Ci credeva, ci credeva davvero in quel futuro assieme a lei e a suo figlio.
Si fermò davanti casa di Maria, dove ad aspettarla c’era una limousine, senza farsi troppo notare, entrò dalla porta secondaria del palazzo e si incamminò al piano 5, quando uscì dall’ascensore Maria aveva appena chiuso la porta di casa ed era davvero bellissima: il vestito le cadeva perfettamente, era esattamente come se l’era immaginata nei suoi sogni, sentì il cuore battergli dall’emozione di vederla in quel modo:
“Sei bellissima”.
“Shannon cosa ci fai tu qui?” rimase scioccata nel vederlo, di sicuro era l’ultima persona che si aspettava di vedere, “Cosa vuoi? “, poco prima aveva deciso di costruirsi una fortezza al cuore anti-batteristi.
“Te, nostro figlio. Ho deciso di costruire la nostra famiglia, andiamo a prenderlo” le strinse entrambe le mani e fissandola negli occhi tentò di baciarla ma la donna lo fece scivolare nuovamente verso la dura e futile vita reale.
“Ma Shannon io oggi sto per andare a sposarmi con Erick e costruirò con lui la mia famiglia”, si distaccò da quella presa velocemente, “E per il bene tuo faresti meglio a costruirtene un’altra di famiglia e dimenticarti di quel bambino” non sarebbe caduta nuovamente nel vortice di illusioni alla quale era soggetta ogni volta che si trovava accanto a lui, non stavolta, non quel giorno tanto atteso.
“Ma Maria nostro figlio ci aspetta, andiamo a prenderlo”.
“Shannon io non so nemmeno dove sia lui, quando lo diedi in adozione promisi all’assistente che non l’avrei cercato so solo che vive da tutta una vita con dei genitori che gli vogliono molto bene. Non complicare le cose né a me né a lui, non agire impulsivamente e non cercarlo, ad ogni modo non è affar mio io ho il mio matrimonio oggi e sono già abbastanza in ritardo” sparì dentro l’ascensore senza rivolgergli uno sguardo. Con quelle parole dure, il batterista rimase bloccato dal dolore, sentì che tutte le sue speranze erano state nuovamente distrutte ma come poteva lei, che lo aveva tenuto in grembo per 9 mesi, disinteressarsi completamente al frutto del loro amore?
Il tragitto per arrivare all’altare era già gremito di petali di rose bianche sparse su un tappeto soffice rosso, la gente, accaldata, fu contenta di trovarsi davanti la sposa finalmente e tutti si illuminarono nel vederla così incantevole: una delle spose più belle, anche Erick ebbe il batticuore nel vederla e ripensando al loro primo appuntamento si sentì finalmente parte dell’universo perché aveva trovato la persona giusta.
Maria lentamente faceva un passo davanti l’altro, mentre la musica dell’orchestra l’accompagnava lentamente: non doveva più pensare a Shannon, la loro era stata la scopata dell’addio al nubilato e quel bambino? Era solo stato un errore anzi no però adesso viveva felice con dei genitori che considerava anche biologici ed era la cosa più importante: avrebbe avuto altri figli con l’uomo  che la stava aspettando vestito di grigio all’altare e che le sorrideva incantato ad ogni passo.
“Sei stupenda” le protese la mano, baciandole la guancia e la cerimonia ebbe inizio.
“Devo fare qualcosa” non faceva che ripetere avanti e indietro agitato.
“Ma Shannon se lei non vuole cercarlo perché dovresti farlo tu?” gli chiese annoiato Jared, sorseggiando uno yogurt affamato perché il fratello l’aveva chiamato con una voce preoccupante e l’aveva costretto a raggiungerlo al giardino urbano senza dargli il tempo di mettere qualcosa sotto i denti.
“Jared ma proprio non lo capisci?”, lo fissò con lo sguardo lucido di lacrime, mai il fratello l’aveva visto in quelle condizioni neppure quando la sua batteria era caduta dal palcoscenico a causa di operai incompetenti, “In giro c’è il sangue del mio sangue e quella si sta sposando con un altro lasciandomi solo!” la fissò da lontano mentre lei assisteva alla predica del sacerdote.
“Fratello ascoltami, lei ha solo preso una decisione per entrambi allora, adesso tuo figlio vive serenamente una vita che merita non sarebbe il caso di far finta di niente?” non sapeva come comportarsi, non avrebbe mai voluto trovarsi nei suoi panni: fece velocemente un resoconto delle sue scopate e fortunatamente aveva sempre usato il preservativo, a differenza del fratello.
“Perché non ho forse il diritto anche solo di vederlo da lontano?”.
“No!” gli urlò quasi il cantante mentre di fronte i due futuri sposi stavano per scambiarsi l’anello.
“Io Maria prometto di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita e ti scelgo come unico e solo uomo della mia vita, a te consacro la mia vita e a te la dono” infilò l’anello a Erick e, chiudendo gli occhi, tentò di riporre in una cassaforte tutti i ricordi di Shannon e di quel bambino, ce l’avrebbe fatta e sarebbe andato tutto bene, si voltò verso sua madre che aveva finalmente stampato in faccia un sorriso a 32 denti forse non l’aveva mai vista tanto orgogliosa di lei in vita sua.
La cerimonia terminò con il tipico bacio e finalmente gli invitati potettero avvicinarsi al banchetto, Erick si avvicinò alla suocera sorridente e soddisfatto:
“Grazie mille per avermi supportato”.
“Adesso che Maria è tua moglie vedi di mantenerla buona e lontana da compagnie che non dovrebbe frequentare” si allontanò fumando una sigaretta.
Era felice, lei sorrideva felice ed entusiasta di fronte alla vita che le si prospettava invece Shannon che vita avrebbe mai potuto avere adesso? Nulla sarebbe più stato come prima, lo sapeva, mai avrebbe potuto dimenticare che nel mondo c’era suo figlio, uscì fuori dal giardino dove incontrò la madre di Maria a fumare.
“Sei un bell’uomo ma sei troppo rozzo” gli disse bloccandolo, “Mio nipote ha preso solo il taglio degli occhi da te”.
“Cosa?” si bloccò di scatto l’uomo e potè vedere finalmente la donna che l’aveva allontanato dal suo più grande amore e iniziò a tremare dalla rabbia e frustrazione.
“Tu sai dov’è?” le chiese rabbioso e con il cuore impazzito.
“Certo, chi se non io deve eliminare di torno gli inconvenienti che potrebbero intralciare mia figlia?” lo fissò da cima a fondo, continuando ad aspirare anche il filtro, il suo sguardo era malvagio e tanto soddisfatto.
“Dimmi dov’è, ne ho il diritto”.
“Calmati” gettò a terra la sigaretta e, scrivendo su un pezzo di foglio qualcosa lo diede all’uomo “Ecco questa è l’agenzia di adozione dove andai allora, devi sapere che Maria non voleva neppure tenerlo questo bastardo allora e non l’ha mai cercato io invece ho sempre cercato di sapere. Lei non ti ama quindi sarà meglio per tutti se tu adesso sparisci”.
Il batterista prese quel foglio e si allontanò senza rispondere ad altre domande o insinuazioni, andò dritto a casa, preparò la valigia in fretta e furia mettendoci dentro ciò che incontrò per prima.
“Parti?”.
“Jared”, si girò piangendo, “Non fermarmi ti prego, devo andare” non se lo spiegava bene ma quella sarebbe diventata un’ossessione se non avesse cercato di placarla, “Mi basta solo vederlo, ti prego…” il cantante lo strinse a sé, lui non poteva capire ciò che il fratello stava provando ma  era l’amore della sua vita e non l’avrebbe mai abbandonato in un momento come quello.
“Verrò con te” gli sussurrò all’orecchio teneramente, “Dove si va?”.
“Francia”.
“Stavo proprio pensando di farci un salto” sorrise, asciugando le lacrime al fratello, “Andiamo a cercare tuo figlio allora”.
Quel giorno il sole risplendeva alto su tutta Los Angeles, qualche nuvola attenuava il calore e alcuni fiorai stavano lavorando nel giardino municipale per cercare di ottenere l’armonia giusta con colori e fiori perché quello di oggi sarebbe stato un evento molto importante. Il giorno in cui Shannon aveva deciso di cercare suo figlio.
 

 
…Continua…

 

Salve a tutti questo è l'ultimo capitolo di questa ff ma, come avrete già notato, si prospetta un seguito che è già in via di stesura perchè questa storia mi ha presa talmente tanto che non riesco a rinunciarvi finchè non troverò un finale che possa andarmi bene ma che ancora non ho trovato XD.
Volevo ringraziare tutti coloro che hanno avuto la pazienza di aspettare i miei aggiornamenti e di leggere ciò che nasceva dentro di me, senza di voi non sarei niente quindi grazie a coloro che l'hanno messa tra le preferite, tra le seguite(che con mia grande sorpresa sono davvero tanti!) e tra le ricordate ma soprattutto un grazie enorme va a I_Want_Wonderland, Moi_Lolita,StelLa_Rock, ilechelon e annalisaechelon che sono state qui a seguire ogni avvenimento e a recensirlo rendendomi tanto tanto felice.
Questa ff è dedicata alla mia shannonimalleto che spero possa rimettersi e leggerla SOON! Ti amo.
Grazie mille ancora, ci rivediamo presto con il continuo ;)

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