Il Temporale

di Jezabel_89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Temporale ***
Capitolo 2: *** primo capitolo ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Il Temporale ***


Eccomi qui con un'altra storiella cotta e mangiata. Beh...non proprio... insomma leggetela, leggete anche le note finali e fatemi sapere!

 

 

Un abbraccio,

Jezabel


 











Le prime notizie che il mondo ebbe di Harry Potter, a quattro anni dalla fine della guerra, furono pubblicate sottoforma di lettera sulla pagina del cuore di una nota rivista scandalistica babbana. Era indirizzata a Draco Malfoy ma, ovviamente, pochissimi se ne accorsero.

 

* * *

 

 

Credevo di essere stato chiaro con te, il giorno che me ne sono andato. Credevo di averti spiegato tutto ciò che era da spiegare e sapevo che tu non avresti mai pensato che abbandonavo te ed il nostro prezioso bambino per dis-amore. Ero convinto di non avere rimpianti e che potevo lasciarvi andare, dal momento in cui sapevo che sareste stati bene anche senza di me. Pensavo di chiudere semplicemente il capitolo della nostra vita che ci legava insieme, invece mi sono reso conto che tu sei molto più di un semplice capitolo.

Ora vorrei che tu fossi qui, con me, a guardare questo temporale dalla finestra della mia casa, in un posto così vicino a te, eppure tanto lontano da sembrare quasi un altro mondo. Forse lo è davvero. Forse l'unico mondo in cui abbiamo delle chance di sopravvivere è quello in cui l'altro non esiste.

Proprio per questo stanotte sono qui a scriverti una lettera che probabilmente non leggerai mai, alla luce di qualche candela, per via di questo temporale che ha fatto saltare la corrente – probabilmente non sai neppure come sia possibile, far saltare la corrente. Mi basta chiudere gli occhi e tu sei proprio qui, davanti a me, con un sopracciglio alzato e la tipica espressione strafottente che mostri in pubblico, mentre dentro di te immagini la "corrente" che zompetta come un grillo e riesci a malapena a trattenere il sorriso. Eppure io l'ho visto, il tuo sorriso limpido, di quando accade qualcosa che ai tuoi occhi è nuova e strabiliante e allora ti illumini tutto come un bambino il giorno di Natale. Sono in pochi ad aver conosciuto questo tuo sorriso ed io non so più come fare per togliermelo dalla testa.

Era proprio quello il sorriso che facevi a me ogni giorno, di prima mattina, ed io non riuscivo a capire: cosa poteva esserci di stupefacente nel tuo compagno che prepara la colazione? Poi mi sono ritrovato qui, non da solo, ma senza di te. Mi sono svegliato, sono andato in cucina ed ho capito: era la semplice consapevolezza di esserci ancora, alle prime luci di un altro giorno. Di esserci insieme. Quella è stata la mattina in cui ho realizzato di quale miracolo mi ero appena privato. Non ho fatto altro che pensare a te, a voi, a ciò che mi stavo perdendo, da allora.

Non credere mai che io abbia rinunciato a voi senza combattere. Non crederlo neppure per un secondo. Qualcuno te lo dirà, probabilmente qualcuno l'ha già fatto, ma se ti conosco anche solo un pochino, e ti conosco, tu non ci hai creduto. Non puo averci creduto.

Ho rinunciato a te, alla mia famiglia, è vero, ma non l'ho fatto senza combattere. Ho combattuto eccome! Probabilmente ho combattuto più di tutti e tu lo sai bene.

Nostro figlio aveva soltanto un anno, quando me ne sono andato. E' stato un anno felice, ricordi? Nonostante la guerra, nonostante le minacce incombenti, la paura, le innumerevoli privazioni, noi eravamo felici. Guardavamo il nostro piccolo miracolo dormire tranquillo nella sua culla, ignaro del mondo che lo aspettava fuori dalla nostra casa – forse lo avevamo dimenticato anche noi - , e sorridevamo e ci amavamo e lo amavamo come mai avevamo immaginato di amare. Ma poi è arrivata la verità, a bussare alla porta di quella stessa casa: non sarei sopravvissuto, e se anche ce l'avessi fatta, chi mi assicurava che voi due ce l'avreste fatta? Non potevo proteggervi finchè eravate al mio fianco, ma anzi vi avrei messi in pericolo. Se non me ne fossi andato, il nostro bambino sarebbe cresciuto come un prigioniero nella sua stessa casa e tu avresti dovuto continuare a nasconderti per chissà quanto tempo, forse per sempre.

Non hai pianto neppure una lacrima quando ti ho spiegato il motivo per cui me ne stavo andando e hai capito subito che lo facevo per proteggervi. So che mi hai perdonato.

So che pensi a me al mattino, quando ti svegli e ti stropicci gli occhi e resti per qualche minuto nel letto, con le mani sul tuo viso ed il corpo ancora intorpidito dal sonno. So che pensi a me quando poi vai a controllare il nostro bambino, che magari è ancora adormentato, e lui ha i miei capelli e forse tu sei tentato di accarezzarli ma ti trattieni per non svegliarlo. Poi, magari, vai a preparare il caffè per te e per l'uomo che ha dormito al tuo fianco. Non so neppure chi sia, eppure è a lui che rivolgi il tuo bellissimo sorriso, al mattino. Non so chi sia, eppure è lui che sta crescendo mio figlio, il mio bambino, insieme a te, alla luce del sole, come io forse non avrei mai potuto fare.

Lo odio. Odio quell'uomo di cui non conosco il nome con ogni cellula del mio corpo, con ogni fibra del mio essere. Lo odio, perchè lui ha potuto prendersi la mia vita e la sta vivendo liberamente al tuo fianco, proteggendo te ed il nostro cucciolo con le sue braccia forti, quando io, per proteggervi, sono dovuto scappare il più lontano possibile. Ma io ti amo. Vi amo.

Vorrei poterti mostrare questo temporale, stanotte. Sono sicuro che non l'hai mai visto così come lo sto vedendo io, alla sola luce di qualche candela, tu che sei abituato alle luci che si accendono da sole ad un cenno delle tue lunghe e bellissime dita. Cosa ti stai perdendo, amore mio!

Se soltanto tu fossi qui, ti terrei tra le mie braccia fino a domattina. Forse avresti un po' paura: dopotutto non è tua abitudine osservare un evento così naturale e violento e bellissimo, e forse mi chiederesti di stringerti un po' di più e sentirei la tua schiena sussultare appoggiata al mio petto ad ogni tuono, e ti vedrei chiudere gli occhi ed ascoltare rapito lo scrosciare della pioggia. Forse faremmo l'amore. Dondoleremmo dolcemente l'uno sull'altro, senza permettere ai nostri gemiti di arrivare più in là dell'orecchio dell'altro. Magari sarebbe davanti ai lampi di luce di questo temporale che decideremmo di dare un fratellino o una sorellina al nostro ometto.

Sarebbe bello crescerlo insieme, nostro figlio, prendersi cura di lui ogni giorno e piangere l'uno sulla spalla dell'altro quando dovesse arrivare il momento di lasciarlo andare.

Mi manchi moltissimo, amore. Mi mancate moltissimo.

Chissà se ci incontreremo di nuovo un giorno, sicuramente cresciuti, forse cambiati. Magari felici.

Chissà se allora, davanti alle tue labbra rosse di ciliegie di giugno, troverò il coraggio che adesso mi manca...

Per ora mi accontento di sapere di essere stato il tuo grande amore e mi limito ad amarti come un pazzo, da lontato.

 

 

Sempre e soltanto tuo,

H.J.Potter

 

 

 

 

* * *

 

 

 

Draco Malfoy non leggeva alcun tipo di rivista babbana.

In effetti, da quando era nato Harry James Junior non leggeva proprio nulla, se non libriccini colorati che parlavano di topolini e biscotti o mucche che avevano disgraziatamente perso le macchie. Il piccolo Junior odiava quelle storie: preferiva di gran lunga le macabre storie dei fratelli babbani Grimm o di Andersen, ma suo padre aveva deciso di tenerle il più lontano possibile dal piccolo, possibilmente sotto chiave: quel bambino era fin troppo asociale e lugubre, con quei capelli neri e gli occhi argentati. Aveva solo cinque anni, eppure parlava come un ibrido tra un reale inglese ed un'attrice consumata, e le sue movenze erano lente e drammatiche: era sinuoso ed invisibile, a volte, silenzioso ed aggraziato da poter essere scambiato per un gatto nero.

Tutti tranne suo padre, erano spaventati da quel bambino terribile. Eppure Draco tentava in ogni modo di insegnare la dolcezza al suo piccolo miracolo, senza successo.

Insomma Draco non aveva proprio tempo da dedicare ad insulse riviste scandalistiche babbane.

Per fortuna il suo migliore amico, Blaise Zabini, era sposato con una babbana di nascita, Hermione Granger, accanita lettrice di gossip. Per non perdere i contatti con le sue origini, diceva lei.

Fu proprio Hermione ad irrompre a casa Malfoy un pomeriggio d'estate, sbraitando parole incomprensibili a proposito di un giornale che aveva in mano.

Il piccolo Junior, intento a giocare con Salazar, il suo migliore amico - un serpente lungo quasi due metri che aveva trovato nel giardino di casa e dal quale non si era più separato - la guardò come se fosse stata una pazza qualsiasi.

La fissò con i suoi grandi occhi grigi, senza sorridere.

-"Zia Mione, forse vuoi sederti qui sul divano con Salazar, mentre io vado a chiamare papi?"- disse. Fece scivolare il serpente dal suo avanbraccio fino al grembo di Hermione, che lo fissava terrorizzata.

Battè le mani e ghignò tutto contento, per poi andare da Draco in cucina, facendogli cenno di abbassarsi in ginocchio e sussurrandogli nell'orecchio -"C'è la zia Mione in soggiorno. Credo che abbia perso qualche rotella lungo il traggitto"-.

Draco lo guardò con l'orgoglio negli occhi -"L'ho sempre sospettato , Junior"- disse, dirigendosi verso il divano e trattenendo a stento una risata per la visione che gli si parava davanti: la Granger ed il serpente sembravano un prigioniero ed il suo carceriere.

-"Hermione, cara, quali nuove ti portano qui in casa mia?"-.

-"Se dici a tuo figlio di togliermi questo coso dalle gambe, potrei anche sopravvivere per dirtelo"- rispose scocciata.

Junior tese il braccio verso il serpente e lui vi si avvolse subito intorno, tutto contento .

-"Non devi aver paura di Salazar. Lui è un serpente ben educato"- disse, per poi aggiungere in Serpentese -"Non è forse vero, Salazar, che tu sei il rettile più gentile d'Ighilterra?"-.

Un sibilo giunse all'orecchie di Draco ed Hermione.

-"Lo sono, padroncino, ma quella Nata-Babbana è un passatempo davvero spassoso"- rispose il serpente.

Se soltanto i serpenti avessero potuto guardare qualcuno dall'alto in basso, Salazar l'avrebbe sicuramente fatto.

-"Lo penso anche io, Salazar, ma è pur sempre mia zia quindi comportati bene"- sibilò il bambino aggiungendo poi per le orecchie di tutti -" Noi andiamo a giocare nelle mie stanze"-.

Non appena il bambino ebbe lasciato la stanza con il serpente, Hermione ricominciò a respirare.

-"E se ne parlassimo davanti ad una tazza di thè?"- disse speranzosa.

Draco era d'accordo e fu quasi tentato di chiamare Freety per farselo portare direttamente in soggiorno ma si trattenne. "E chi la sente se ordino qualcosa ad un elfo domestico?" pensò.

La scortò quindi in cucina, le indicò il tavolo con le sedie e si apprestò alla preparazione del thè.

Hermione, intanto, si guardava intorno: frequentava quella casa da molti anni, da prima che Harry se ne andasse, ma si stupiva ogni volta di come Draco avesse lasciato tutto così com'era.

Sapeva benissimo che Malfoy odiava il caffè eppure aveva sempre la caffettiera in bella vista, come per tenersi pronta per il ritorno di Harry.

Freddo e distaccato com'era, ad Hermione veniva quasi da piangere di fronte alla tenacia ed all'amore disperato, immutato negli anni, di Draco Malfoy.

-"Quel bambino mi fa seriamente paura"- disse -"Per quanto sia la copia di Harry, con quegli occhi grigi, quel serpente sempre al seguito e quei modi da piccolo Lord"- rabbrividì -"Sembra uscito da un film dell'orrore"-.

Malfoy sbattè le tazze colme di thè alla vaniglia sul tavolo, facendone schizzare qualche goccia sulle mani sue e della ragazza.

."Non parlare così di mio figlio"- rispose severo -"Non te lo permetto! Ha solo cinque anni: non credi che soffra la mancanza di suo padre? E poi con Harry o senza Herry, è pur sempre un Malfoy: è normale che abbia modi in peccabbili"-.

Hermione udì chiaramente il suono di qualcosa che si spezzava e vide la maschera di superiorità di Draco frantumarsi come uno specchio caduto per terra.

-"Credimi, Herm"- disse il padrone di casa, strofinandosi la fronte con una mano -"Sto facendo del mio meglio. E poi non è sempre cosi: quando siamo soli è di una dolcezza disarmate! È che non si fida di nessuno tranne che di me e Salazar"-.

-"E' vero"- rispose Hermione, comprensiva -"Quel bambino somiglia tantissimo a te quando ci siamo conosciuti, al primo anno di Hogwarts"-.

-"Già. Mi somigla decisamente troppo: non posso permettere che abbia un infanzia infelice come quella che ho vissuto io"- rispose triste -"Ci vorrebbe Harry, qui, ad addolcirci un po'"-.

Hermione, nonostante con gli anni fosse diventata amica di Draco, non era per niente abbitutata a vederlo così malinconico. Così vulnerabile. Ma lei aveva un asso nella manica.

Bevve il suo thè con un sorso, e disse -"A questo si può rimediare, però"-.

Draco alzò lo sguardo con gli occhi sgranati -"In che senso?"- chiese, mentre un lampo di speranza gli balenava sul viso -"Hai sue notizie?"-.

-"Non proprio"- fece Hermione misteriosa, passandogli il giornale che aveva in mano -"Lui le ha"-.

Così dicendo si alzo e andò verso il soggiorno.

-"Pagina ottantaquattro"- disse, prima di gettare la polvere nel camino -"Da un bacio a Junior"-.

E così sparì, lasciando Draco da solo con un bambino spaventoso, un serpente, tantissime domande ed un giornale con le risposte.

 

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Capitolo 2
*** primo capitolo ***


* * *









Tiffany era una normalissima ragazza-londinese-della-porta-accanto che adorava Madonna.
Abitava in periferia – i prezzi esorbitanti delle case, a Londra, non formavano una buona accoppiata con il suo misero stipendio da receptionist – in una piccola casa delle dimensioni perfetta per lei, i suoi genitori e la sua sorellina di dodici anni. Lavorava negli uffici di un giornale, il Daily Bread, la più famosa rivista scandalistica del paese, ma il suo non era un posto di grande rilievo: non doveva fare altro che accogliere i visitatori e smistarli alla reception del piano che faceva al caso loro. Aveva incontrato, nei suoi cinque anni e sette mesi di servizio, stelle e stelline di tutti i tipi, ragazzine truccate come dive consumate, uomini di una certa età viziati come la Regina, ereditiere con pretese assurde, ad esempio portarsi un chiwawa con le unghie laccate di blu all'interno del palazzo, e chi più ne ha più ne metta. Non le era mai capitato, però, d'incontrare Draco Malfoy.
Era una mattinata come tante altre, quindi per accompagnare la sorellina a scuola non aveva fatto in tempo a bere il suo caffè e ciò la rendeva nervosa e sul piede di guerra. Era intenta ad ispezionarsi le unghie – le unghie non sono mai abbastanza pulite, quando David Beckam potrebbe entrare da un momento all'altro dal portone d'ingresso per annunciare la sua separazione dalla Posh Spice ed innamorarsi della semplice-ma-con-un-certo-non-so-che receptionist del giornale – quando ricevette la telefonata della portinaia, Betty.
-"Tif?"-
-"Buongiorno tesoro"-rispose al cellulare, tenendolo in equilibrio tra l'orecchio e la spalla, avendo individuato un grumo di sporcizia sotto l'unghia dell'anulare sinistro – proprio il dito attorno al quale David avrebbe potuto infilare un anello -.
-"Credo che un albino con i capelli lunghi fino al culo sia appena entrato da questo portone"- le fece presente Betty, con tono ansioso -"E sembrava anche piuttosto incazzato"-.
Tiffany si fece una risata -"Andiamo Bet"- rispose, abbandonandosi poi ad un verso di giubilo per la rimozione del corpo estraneo -"Non ci cre..."-.
-"..."-.
La cornetta della portiera rimase muta per qualche secondo.
-"Tif? Hey Tiffany ci sei ancora?"- ma la sua amica non rispondeva. -"Cellulari di merda"- imprecò -"Quando succede qualcosa, non c'è mai campo!"-.
Ma Tiffany c'era eccome. Con il telefono ancora incastrato tra la spalla e l'orecchio, lasciò cadere la mascella sul pavimento e spalancò gli occhi: davanti a lei, un uomo dai capelli argentati legati in una coda bassa lunga fino alla schiena avanzava a grandi falcate per l'atrio diretto al suo bancone, vestito di un completo nero firmato e con un bastone – un vero bastone completo di testa di serpente d'argento come manico - . E sembrava davvero incazzato.
Agganciò il telefono, prese coraggio e sfoderò un sorriso incerto -"Come posso esserle utile, Mister?"-.
-"Sono Draco Malfoy"- si presentò il tizio eccentrico con un inglese strascicato e noncurante -"Voglio vedere il direttore di questa rivista"-.
-"Certo"- rispose la ragazza -"Ha un appuntamento?"-.
-"Non ho bisogno di nessun appuntamento. Ho bisogno, invece, di vederlo immediatamente"- le rispose risoluto, senza togliersi l'espressione arrogante dal volto.
-"Mi dispiace, se non ha un app..."-.
-"Non mi interessano le sue obiezioni"- la interruppe spazientito -"Devo parlare con il direttore"-.
-"Capisco, Signore"- la ragazza cominciava ad essere in difficoltà -"Ma mi creda, non..."-. Improvvisamente Tiffany si sentì leggera e provò una gran voglia di... uhm...non si ricordava molto bene di cosa aveva voglia.
Mentre Tiffany cercava di ricordare dove fosse e cosa ci facesse lì, Draco Malfoy oltrepassò la sua postazione per andare verso l'ascensore.




* * *





"L'ufficio del direttore non può che essere all'ultimo piano", pensò, e così spinse sul pulsante con il numero ventisette, sperando che nessuno avesse la pessima idea di entrare nell'ascensore insieme a lui: poteva sentire il puzzo di tutti quei babbani e la cosa cominciava a disgustarlo. Per fortuna le porte dell'ascensore stavano quasi per...
-"Mi scusi!!!"- un tizio col fiatone aveva fatto in tempo ad entrare.
"Perfetto", pensò Draco, "Ora dovrò sopportare la sua puzza per tutta la salita". Trattenne il respiro, cercando di non guardare l'intruso, ma ad un certo punto non ce la fece più e respirò. Si aspettava di sentire il nauseante odore di quell'uomo, ma no invece! Lo sconosciuto sapeva di dopobarba costoso e di pulito.
Sollevato, Draco si arrischiò a guardarlo, sperando che un profumo così buono non provenisse da un impiegatuccio sovrappeso e di mezza età: le sue speranze non vennero disilluse. Era un uomo sulla trentina, molto alto e solido, nel suo completo Hugo Boss gessato. I suoi capelli erano molto corti e scuri ed i suoi occhi, leggermente allungati all'orientale ma di un limpido blu scuro, lo guardavano con intensità. "Gran bell'uomo", si ritrovò a pensare leccandosi le labbra.
In circostanze diverse avrebbe sicuramente sorriso a quell'uomo, e lui sarebbe caduto ai suoi piedi come una mosca con un barattolo di miele, ma Draco ricordò il motivo per cui si trovava in quel luogo pullulante di Babbani: doveva avere informazioni sul suo Harry.
Si costrinse a smettere di fare progetti sull' invitante sconosciuto e spostò lo sguardo altrove – ovunque ma non dentro quei bellissimi occhi -: era un Babbano, dopotutto. Anche se non olezzava come tutti gli altri non significava che fosse una preda edibile per un Malfoy. Significava semplicemente che aveva abbastanza soldi da permettersi vestiti firmati e profumi costosi.
Sbuffò spazientito – quanto ci metteva quel maledetto ascensore ad arrivare all'ultimo piano? - oltretutto faceva caldo ed i suoi capelli cominciavano a risentirne, sfuggendo piccole ciocche dalla sua coda bassa.
Quella mattina era cominciata fin da subito col piede sbagliato: si era svegliato e aveva scoperto di non essere solo: il suo piccolino si era intrufolato nel lettone con lui, e questo non poteva che fargli piacere se soltanto non si fosse portato anche il suo amichetto Salazar che si era accoccolato placidamente sul suo stomaco. Non gli dispiaceva quel serpente, ma un conto era conviverci pacificamente, una altro era trovarselo nel letto di prima mattina! Poi, come se non bastasse, Junior si era rifiutato categoricamente di passare la mattinata con una baby-sitter, e lui era stato costretto a chiamare Hermione, sperando che non dovesse lavorare, per chiederle di guardare suo figlio mentre lui era via, e a Draco non era mai piaciuto chiedere favori alla gente! Insomma, quella era decisamente una mattinata "no", e la sua frustrazione sessuale avrebbe dovuto starsene buonina buonina fuori da quell'ascensore.
Sbuffò di nuovo e decise che quella sera avrebbe assolutamente chiamato Vicktor: gli serviva urgentemente un grosso qualcosa da cavalcare. Possibilmente senza pietà.
Una campanella suonò, segno che l'ascensore era arrivato a destinazione e che l'affascinante sconosciuto scendeva con lui. Draco attese che l'altro uscisse prima di uscire lui stesso, ma l'altro si voltò verso di lui e sorrise.
-"Scendi anche tu qui, allora"- disse continuando a sorridere. Merlino, che sorriso mozzafiato aveva quel Babbano! Non rideva mostrando tutti i denti come un qualsiasi buzzurro: tendeva semplicemente le labbra e l'angolo destro della sua bocca si alzava accentuando un favoloso buchino sulla sua guancia morbida. Ma Draco non poteva lasciarsi andare a nessun tipo di infatuazione: si trovava lì per Harry!
-"Mi pare ovvio"- disse sprezzante. Era difficile non ricambiare quel sorriso, ma il pensiero della sua imminente chiacchierata con il direttore del giornale lo rendeva risoluto ed eliminava ogni possibile tentennamento -"Se mi lasciasse passare mi farebbe un grosso favore: non ho intenzione di invecchiare in questo ascensore!"-.
Il giovanotto, però, non accennava ad andarsene -"E se invece la requisissi per un caffè? C'è un posto proprio qui davanti che ne fa uno che è la fine del mondo!"-.
-"Lei è piuttosto sicuro di sè"- rispose Draco -"Ma si dia il caso che io sia inglese: detesto il caffè!"-. Sorpassò l'avvenente sconosciuto con indifferenza, non curandosi neppure dell'espressione che poteva avere sul viso. "Pericoloso", pensò il biondo.




* * *





La sua ferocia era stata stemperata da quell'incontro inaspettato, così dimenticò le falcate che aveva esibito al piano terra e camminò lentamente per le stanze del ventisettesimo piano del palazzo, guardandosi intorno. Si ritrovò in una specie di salottino con un tavolino basso di vetro e dei divani in pelle. Le pareti erano abbellite con quadri di dubbio gusto e premi giornalistici: niente di che, insomma. Continuando a camminare si ritrovò in un ufficio abbastanza spazioso, dove un uomo trafficava con una strana scatola e batteva le dita su una piattaforma piena di bottoni neri. Non appena l'uomo lo vide gli si illuminarono gli occhi.
-"Lei deve essere qui per quel servizio sulle Wunderkammer!"- disse. Era l'impiegatuccio sovrappeso e di mezza età che Draco non voleva proprio trovarsi davanti.
-"Wunderkammer?"- sibilò inorridito -"Lei crede che la mia famiglia avrebbe mai messo su una messinscena tanto disgustosa?"-.
-"Stranezze e scherzi della natura raccolti in un museo a pagamento: solo un qualche Magonò come Federico II poteva inventarsi una porcheria del genere!"- continuò -"Non di certo una famiglia di Purosangue antica come la mia"-.
-"Uhm..."- l'impiegatuccio sembrava perplesso -"Se non è qui per quel servizio, allora chi è lei? E chi l'ha fatta salire qui?"-.
-"E' lei il direttore di questa rivista?"- chiese Malfoy.
-"No."- rispose l'altro -"L'ufficio del direttore è in fondo al corridoio, ma non sono stato avvisato di nessun appuntamento previsto per stamani."-.
-"Non mi interessa. Chiami subito il direttore."- ordinò.
-"Mi sta prendendo in giro?"- rise l'altro -"Non mi dica che la manda "Scherzi a Parte"! Credevo che vi sareste fatti bastare lo scherzo del mese scorso..."-.
-"Scherzi che? Lei mi sta facendo perdere tempo"- soffiò Draco, alle prese con la seconda arrabbiatura della giornata -"Creda quello che vuole. Anzi, torni pure a battere le dita su quell'affare e a guardare quella scatola: lei non ha nulla che mi interessa."-.
Così dicendo fece per uscire da quell'ufficio e per recarsi in fondo al corridoio, ma venne interrotto dalle grida del suddetto.
-"Fermo lì, lei! Non è autorizzato a fare un altro passo verso quella stanza!"- strillò -"Faccia come le dico, o sarò costretto a chiamare la sicurezza!"-.
Malfoy aveva ormai capito che era inutile trattare con un troglodita del genere. Lo ignorò bellamente e, sbuffando, riprese a camminare verso la porta alla fine del corridoio.
-"Sicurezza!"- sentì gridare dietro di sè -"Sicurezza!"-.
Mise la mano sulla maniglia della porta e si accorse che era chiusa a chiave. Fortuna che la guerra gli aveva insegnato a fare uso della magia senza bacchetta, per le piccole cose.
Una semplicissima formula sibilata e la porta si aprì.




* * *





Entrò nella stanza, e prima ancora di voltarsi pronunciò la formula per chiuderla di nuovo, cosicchè nessuno disturbasse la sua chiacchierata.
Prima di girarsi verso il direttore e scagliargli contro tutta la sua rabbia rimase qualche attimo a fissare la porta che aveva appena sigillato. Cercò di sbollire un po' la rabbia, riuscendoci a malapena: sapeva di essere molto più cattivo, a mente fredda.
Il direttore non aveva fiatato, probabilmente intimorito dalla figura, che aveva un non-so-chè di elfico, del biondo e attendeva semplicemente di capire chi fosse e cosa ci facesse nel suo ufficio senza appuntamento. Il direttore era un uomo molto più buono di quanto molti credessero.
Draco Malfoy si volto allora verso di lui, lentamente. Molto lentamente. Alzò lo sguardo verso la sua unica fonte di informazioni e lo guardò negli occhi come se avesse voluto sbranarlo.
Il direttore aveva l'aspetto di un untuoso suino imborghesito, con i capelli ingelatinati e abilmente riportati da un lato, il colletto della camicia sudato e troppo stretto, tanto da fargli uscire un rotolo disgustoso del suo abominevole doppiomento, e piccoli occhietti sgranati. Per non parlare del suo odore! Aveva la puzza di deodorante per uomo, di quelli che sponsorizzano come richiami irresistibili per giovani donne arrapate. Assolutamente schifoso. Sospirò e rimpianse il bel ragazzo dell'ascensore ed il suo buon profumo di dopobarba costoso e poi ricordò che il suo Harry non indossava mai profumi eppure sapeva di biscotti e di prato e di vento, e lui ogni notte -per non farsi scoprire, ma sospettava che Harry lo sapesse già e lo lasciasse fare – si stringeva più forte nel suo abbraccio e, ad occhi chiusi, inspirava forte sul suo collo caldo e profumato. Alla fine, quando aveva l'odore di Harry nel naso, nelle mani, negli occhi, sulla pelle e dappertutto, l'unica cosa che desiderava era potersi stringere a lui talmente forte da sprofondarci dentro. Non poteva.

-"Lei è il direttore?"- chiese.
-"Come ha fatto ad entrare? La porta era..."-.
-"Non mi faccia perdere tempo anche lei. E' il direttore di questa schifosa rivista o no?"-.
-"Schifosa? La mia rivista non..."-.
-"Benissimo. Io sono Draco Malfoy. Ora che abbiamo fatto le nostre presentazioni, mi dica tutto ciò che sa su Harry Potter"- ordinò.
-"Harry Potter?"- il direttore sembrava spaventato -"E chi sarebbe?"-.
-"Avete pubblicato una lettera scritta da un certo H.J.Potter nello scorso numero."- disse svogliato. -"Voglio sapere dove si trova quella persona"-.
-"Oh! Il pazzo innamorato!"- rispose il direttore con gli occhi luminosi -"Sì, sì me ne ricordo. Una lettera davvero strappalacrime, non trova?"-.
-"Non si perda il discorso per strada"- sbuffò Malfoy, impaziente -"Voglio l'indirizzo di quella persona"-.
Il direttore lo guardò e sembrava quasi sinceramente dispiaciuto -"Mi dispiace"- disse -"La lettera è arrivata in forma anonima. Nessun indirizzo nè recapiti di sorta"-.
Il cuore di Draco si fermò -"Lei ne è sicuro?"-.
-"Sicurissimo"-.
Draco però non poteva credere di non aver risolto nulla. Aveva bisogno di verificare se il Babbano
dicesse la verità.
-"Legillimens!"- disse, dopo aver estratto la bacchetta dal bastone.
Frugò nella mente di quell'uomo, ma non trovò nulla riguardo Harry.
-"Cosa mi ha..."- il direttore era stordito e confuso da quell'invasione, ma Draco non aveva alcuna intenzione di spiegare niente a nessuno.
-"Oblivion!"-.
E come era entrato, uscì dall'edificio: senza Harry.








* * *





Il fascinoso Babbano aveva ragione: il locale vicino al palazzo del giornale serviva un thè che era la fine del mondo. Draco aveva quasi ceduto alla tentazione di prendere un caffè in ricordo di Harry, ma alla fine proprio non ce la fece a superare la sua ostilità nei confronti di quella bevanda scura e amara e aveva preferito il gusto delicato di un thè alla vaniglia.
Stava giusto dicendo alla cameriera che no, non voleva nè latte nè zucchero – non avrebbe rischiato di compromettere il gusto di un potenziale buon thè – quando riconobbe una figura avanzare verso di lui: era l'uomo dell'ascensore.
Draco sospirò e poi decise che era inutile scappare quando il destino continuava a perseguitarlo.
Così quanto l'uomo sorrise, di quel suo sorriso mozzafiato, e gli chiese se avesse potuto sedersi con lui, Draco non disse nient'altro che sì.

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Capitolo 3
*** 2 ***


Harry James Junior non poteva fare a meno di chiedersi cosa avesse mai potuto fare di male, nel corso della sua breve vita, per meritarsi ciò che gli si parava davanti.

-"Perchè quel musetto, Junior?"- gli chiese Vicktor Krum col suo pesante accento tedesco, inginocchiandosi per essere alla sua altezza. Junior sbuffò e accarezzò Salazar che se ne stava appallottolato , guardingo come non mai, sulle sue gambe in attesa di un segnale di pericolo per cui attaccare quel brutto armadio nerboruto. Non riusciva quasi più a contenere il veleno nelle sue zanne dalla voglia di morderlo. Junior lo vedeva, il piccolo capiva quell'animale così speciale, e cercava di tranquillizzarlo come poteva per evitare inutili spargimenti di sangue in salotto, ma a dir la verità neanche a lui sarebbe proprio dispiaciuto se il serpente avesse fatto di testa sua. Magari avrebbe potuto dirgli di soffocarlo anzichè morderlo: così anche il problema del tappeto sarebbe stato risolto!

Un inconsapevole ghignetto felice comparve sul volto del bambino al pensiero di un assassinio pulito, efficace e molto doloroso: mica tutti i bambini di cinque anni potevano disporre di un complice muto e dal potente veleno neurotossico come un Taipan Litoraneo. Purtroppo, però, Krum interpretò piuttosto male quel sorriso e credette di averlo tirato su di morale.

-"Vuoi vedere cosa ti ha portato lo zio Vicktor?"- gli disse estraendo qualcosa di colorato dal suo taschino. Il serpente sibilò minaccioso verso di lui nel momento stesso in cui cercava di porgergli il regalo.

-"Dì al tuo amichetto di starsene a cuccia, però!"- aggiunse ritraendo subito la mano -"Altrimenti non potrò darti la tua caramella!"-.

Junior alzò un sopracciglio -"Caramella?"-.

-"Certo! Tutti i bambini amano le caramelle!"- sorrise felice, convinto di aver fatto centro nel cuore del piccolo.

Il serpente continuava a sibilare irrequieto, quando il bambino decise che era meglio portarlo il più lontano possibile da quell'idiota: suo padre non sarebbe stato felice se avesse ucciso qualcuno.

-"Dovresti conoscere me e papà abbastanza da sapere che noi mangiamo solo lecca-lecca al sangue"- rispose altezzoso, alzandosi dal divano e lasciando che Salazar si attorcigliasse intorno al suo braccio.

-"Stupido idiota!"- aggiunse prima di lasciare il salotto.




Krum rimase interdetto con la caramella in mano: stava ancora cercando di capire cosa ci fosse di sbagliato in quel ragazzino, quando il padre di questo comparve sulle scale avvolto da un accappatoio bianco: era appena uscito dalla doccia. Vicktor lo fissò per qualche secondo, incapace di emettere un suono davanti alla figura di Draco.

-"Beh?"- gli fece scocciato il biondo, tamponandosi i lunghissimi capelli con un asciugamano -"Cos'hai da guardare?"- il biondo non attese neppure la risposta, si voltò e fece per salire le scale per poi fermarsi.

-"Seguimi!"- disse.

Krum si risveglio dal torpore in cui era sprofondato, e lo seguì per le scale, fino alla camera da letto. Appena entrati, Draco si spogliò dell'accappatoio che lo copriva, restando completamente nudo con i capelli ancora bagnati sciolti sulle spalle. Si lasciò abbracciare dall'altro e trascinare fino al letto con gli occhi chiusi.
E mentre Victor baciava affamato il suo petto, Draco pensava a quanto il corpo di Harry sopra al suo fosse più caldo ed i suoi baci più affettuosi ed il suo sguardo più incantato. Ricordò come i suoi capelli spettinati trovassero quasi un ordine, quando la testa di Harry era immersa fra le sue cosce e le mani bianche e delicate di Draco potevano affondare in quei riccioli indomabili, ma morbidi e piacevoli al tatto. Quei capelli fra le sue mani non erano altro che un groviglio d'amore. Non come la testa rasata di Krum.

Malfoy lasciò andare la testa del suo amante, che nel frattempo leccava e succhiava tutto ciò che aveva davanti e si portò le mani sugli occhi, cercando per l'ennesima volta nella sua giornata di trattenere le lacrime.

Quella mattina sperava davvero di trovare almeno delle tracce di Harry, invece, a fine giornata, non aveva altro che un manipolo di gente obliviata, un caffè ed una chiacchierata superficiale con un affascinante sconosciuto ed un uomo che non amava nel proprio letto. Il fatto che quel dato uomo gli stesse succhiando l'uccello era una magra consolazione: chi mai si accontenterebbe di mangiare brodino, dopo aver assaggiato un bel piatto di lasagne? Le mani di Krum erano grandi e forti ed era bravo a letto ma quel giorno Draco sentiva troppo la mancanza di Harry per accontentarsi di Vicktor.

-"Vicktor"- sussurrò, prendendogli la testa tra le mani per scostarlo dal suo ventre -"Vicktor"-.

-"Cosa c'è, amor mio?"- rispose l'altro risalendo lungo il suo corpo, lasciando dietro di sè una scia di baci. Si sdraiò supino distendendo un braccio ed invitando Draco a poggiare la testa sul suo petto muscoloso.

-"Pensavo"- fece il biondo godendosi ad occhi chiusi le carezze delle mani di Vicktor tra i suoi capelli ancora umidi.

-"A cosa?"-.

Draco aprì gli occhi e si girò sulla pancia, issando poi il busto sui gomiti.

-"Se tu fossi davanti allo Specchio delle Brame, cosa vedresti riflesso?"-.

Vicktor si mise su un fianco, la testa sorretta da una mano e l'altra mano sulla curva della schiena di Draco.

-"Non saprei proprio"- rispose sincero -"Magari me stesso con la Coppa del Mondo di Quidditch da un lato e te dall'altro"-.

Draco abbassò le braccia e ne fece un rifugio in cui nascondere il viso.

-"Tu?"- chiese Krum mentre gli scostava i capelli dalla fronte.

-"Io?"- Draco sorrise di un sorriso che spezzava il cuore -"Io vedrei me stesso proprio qui, adesso, ma con un altro uomo ad accarezzarmi la schiena"- sussurrò senza guardare l'altro negli occhi.

Viktor sospirò ma non smise di accarezzarlo.

-"Tu, Draco"- cominciò -"Mi hai sempre trattato come se fossi uno stupido."- Draco non lo interruppe per scusarsi: dopotutto era vero.

-"Io te l'ho lasciato fare: volevo darti tempo, volevo guarirti e se per farlo era necessario farmi trattare da te come un palo su cui dimenarti, come se la mia intera esistenza si riducesse al sesso, lo avrei accettato"-.

-"L'ho fatto, vero?"- chiese Draco, sottovoce -"Trattarti come una macchina per il sesso..."-.

Disse questo, eppure non si sentiva in colpa, Draco, anzi: era fiero di se stesso, per aver tenuto chiunque alla larga dai suoi sentimenti, come se avesse voluto tenerli in caldo per Harry.

-"Sì"- rispose Krum -"Ma non te ne faccio una colpa: te l'ho permesso io! Andava bene farmi trattare così finchè avevo la speranza di guarirti per poi tenerti con me"-.

-"Soltanto che io non posso essere guarito..."- Voctor ascoltava la voce sconsolata di Draco e lo guardava come se vederlo in quelle condizioni fosse un tormento.

-"No"- rispose sicuro -"Non da me. Non da chiunque non sia Harry"-.

Al sentire quel nome Draco sembrò risvegliarsi dal torpore. Si avvicinò cautamente al petto di Krum, facendosi abbracciare stretto.

-"Cosa dovrei fare, Vic?"- chiese -"Io vorrei ritrovarlo, ma non so dove cercare. E poi, se anche lo trovassi, il mio primo istinto sarebbe quello di cruciarlo e tu sai benissimo che ne sono in grado: i nostri vecchi amici non davano il Marchio a chi non poteva dimostrare di meritarlo!"-.

-"Non lo ucciderai"- rispose Vicktor -"Non ti arrenderai e continuerai a cercare e quando l'avrai trovato, perchè lo troverai, ascolterai le motivazioni che l'hanno portato a non tornare. Lo perdonerai se sarà il caso, altrimenti ti volterai e te ne andrai per la tua strada con il cuore in pace"-. Le parole di Victor sembravano davvero quelle di un amico sincero. Draco gli credette e, finalmente, sorrise.

-"Rivestiamoci"- fece all'altro: non era più serata da sesso. Piuttosto avrebbe preferito una serata con Harry. Senza sesso.







* * *




La porta della camera di Draco era socchiusa anche quella notte, come tutte le notti, e Junior ne approfittò seduta stante.

-"Papà?"- chiamò piano entrando, con Salazar attorcigliato sulle braccia.

-"Amore"- rispose Draco con una voce strana, quasi gracchiante, stropicciandosi le guance e gli occhi. Non fece neppure una storia, semplicemente scostò le coperte e permise al piccolo ed al serpente di entrare nel letto.

"Strano", pensò Junior, ma si arrampicò sul letto e si sdraiò di fianco al padre. Draco prese ad accarezzargli i riccioli neri con il suo solito tocco delicato e lui mugolò tutto contento.

-"Cosa ti turba, cucciolo mio?"- gli chiese sottovoce, con dolcezza.

Junior chiuse gli occhi.

-"Ultimamente stavo pensando"- rispose -"E mi sono accorto che io il mio papà, il mio altro papà, non me lo ricordo per niente"-.

Draco alzò un sopracciglio sorpreso: il suo bambino non gli aveva mai chiesto, mai neppure una volta, di Harry. Oltretutto come faceva Junior a sapere che i suoi genitori erano entrambi uomini?

-''...e chi ti ha detto che hai un altro papà? Non potresti avere una mamma come tutti i tuoi amichetti?''-.

Il piccolino sbuffò: non gli piaceva per niente essere trattato come un bambino!

-''Avanti, papy, guardiamo in faccia la realtà: a te le femmine proprio non piacciono!''-.

A quell'uscita Draco rise di gusto e gli scompigliò affettuosamente i capelli.

-”Sei proprio il mio draghetto...''-.

Era tentato di mentirgli ed inventarsi una madre qualsiasi, ma i capelli di Harry erano morbidi ed arruffati sulla testolina del loro bambino e la verità fu l'unica cosa che gli venne in mente da raccontare.

-"L'altro tuo papà si chiama come te: Harry Potter"- disse, non sapendo proprio da dove cominciare.

Junior si illuminò tutto.

-"Davvero? E gli somiglio?"- chiese curioso.

-"Moltissimo"- sorrise Draco -"Soprattutto i tuoi capelli e la forma del tuo viso"-.

-"E com'è il mio papà? E' bello? E' forte?"-.

Il papà storse il naso.

-''Bello! Tsk!''- fece con un'odiosa aria di sufficienza -''Direi passabile, se ti piace il genere sempliciotto-Grifondoro-col-complesso-dell'eroe...''-.

Il piccolo alzò un sopracciglio, l'inconfondibile marchio Malfoy.

-''La verità, papy...''-.

-"E' il più bello"- Draco sorrise, nonostante sentisse una lacrima spingere per venire fuori dal suo occhio -"E il più forte"-.

-"Bello come te?"- chiese poi il piccolo incredulo.

-"Adesso non esageriamo!"- fece l'altro di rimando. Poi tornò serio e ci pensò su. -"Più bello e più forte di me. Il tuo papà probabilmente è il mago più potente di tutto il Mondo Magico. E pensa: anche lui parla il Serpentese!"-.

-"Wow!"- esclamò il piccolo con aria sognante -"Potrei fargli conoscere Salazar!"-.

-"Già. Forse andrebbero d'accordo: al tuo amichetto piace dormire accoccolato sul mio stomaco. Tuo padre, invece, amava appoggiare la testa sul mio grembo e parlare"-.

Junior temporeggiava, le mani di suo padre ancora affondate tra i suoi capelli, cercando dentro di sè il coraggio di fargli la domanda che più gli premeva. Decise di sondare il terreno un altro po'.

-"E come vi siete conosciuti?"-.

-"A Hogwarts"- rispose Draco malinconico -"Già al primo anno era Cercatore nella squadra Grifondoro. Lui si pavoneggiava con la sua divisa e la sua scopa e trattava con sufficienza me ed i miei amici. E pensare che se non fosse stato per me non sarebbe mai entrato in squadra!"-.

-"Era bravo, insomma..."- chiese il piccolo con ammirazione.

Draco sembrò indispettirsi.

-"Bravo! Tsk!"- esclamò con disprezzo, per poi addolcirsi immediatamente -"Era il migliore di tutti! Normalmente era uno stupido Grifondoro, pure un po' scialbo se devo dirla proprio tutta, ma quando era sulla sua scopa... Merlino, era bellissimo!"-.

Junior continuava a sorridere: come poteva non essere orgoglioso di avere un padre così? Anche se quel padre, lui, non l'aveva mai conosciuto.

-"Papà"- chiese, imbarazzato -"Tu e l'altro mio papà... ecco... voi eravate innamorati?"-.

Draco sentiva che quella domanda non era altro che il preludio di ciò che il piccolo voleva davvero sapere, ma rispose ugualmente: non avrebbe offeso l'intelligenza di suo figlio, mentendogli.

-"Credevo di sì"- rispose -"Insomma, sì! Eravamo molto innamorati. Lo siamo ancora"- aggiunse, per poi ripensarci -"Perlomeno io lo sono!"-.

-"Lo sei?"- il piccolo lo guardò con i suoi grandi occhi grigi -"Non l'hai mai dimenticato, dopo tutto questo tempo?"-.

Draco resse il suo sguardo con orgoglio.

-"Mai!"- disse convinto -"Non lo dimenticherò mai, neanche se non dovessi più rivederlo"- per poi aggiungere con un tono di voce talmente basso che il piccolo non lo intese -''E se anche dovessi rivederlo, non lo dimenticherò comunque dopo che gli avrò amputato braccia e gambe''-.

Junior non sembrava convinto.

-"E allora perchè ti vedi con quel Victor?"- chiese.

Al nome del nerboruto giocatore il serpente cominciò a sibilare rabbioso, tanto che il piccolo per un attimo credette che stesse seguendo il discorso e avesse riconosciuto il nome della persona che gli stava così antipatica. Ma la spiegazione era sicuramente un'altra: loro stavano parlando in inglese, mica nella lingua dei serpenti! Salazar non poteva assolutamente sapere ciò che stavano dicendo. Stava quasi per chiedergli cosa avesse, quando Draco rispose.

-"Non più"- fece -"Io e Victor abbiamo chiuso"-.

Il bambino si illuminò di felicità.

-"Meno male!"- esplose -"Non lo sopportavo più!"-.

Draco risee fece un grattino sulla testa di Salazar, per calmarlo.

-"Mi puoi dire un'ultima cosa, papà?"-.

"Eccola", pensò il biondo sospirando.

-"Certo amore mio, puoi chiedermi tutto quello che vuoi"-.

Junior prese un bel respiro.

-"Cosa gli è successo?"-.

Draco lo guardò senza capire.

-"Perchè non mi hai chiesto il motivo per cui ci ha abbandonati? Come mai hai pensato subito che gli fosse capitato qualcosa?"-.

-"Un papà bravo come me lo hai descritto non abbandonerebbe mai suo figlio. E poi siamo seri, sei ancora innamorato di lui dopo tutto questo tempo: quale uomo sano di mente lascerebbe un amore così..."-.

Draco boccheggiò allibito dalla logica di suo figlio: aveva solo cinque anni, caspita! Era troppo piccolo per essere in grado di fare discorsi del genere... .

-"E' vero"- rispose -"Lui non voleva andarsene. Lui l'aveva sempre desiderata una famiglia tutta sua: non se ne sarebbe mai separato"- Draco si arrese all'intelligenza di suo figlio, con orgoglio, e decise che il piccolo doveva sapere tutto. Dall'inizio.

-"Devi sapere che anni fa, prima che io e tuo padre nascessimo, c'era un mago oscuro molto potente che aveva radunato un esercito per rovesciare il Ministero della Magia e salire al potere. Si chiamava Voldemort e la mia famiglia era dalla sua parte.

La guerrà durò molti anni e Voldemort uccise senza pietà tantissime famiglie ma quando cercò di uccidere tuo padre, che aveva solo un anno, la maledizione che gli scagliò gli si rivolse contro e quasi lo uccise. Tuo padre crebbe senza genitori, mentre io venivo plagiato dalla mia famiglia, che mi addestrò a credere che Voldemort era la via giusta per riportare i maghi Purosangue al lustro che gli apparteneva di diritto. Fu tuo padre a farmi capire che ero abbastanza intelligente per avere una mia opinione che non necessariamente coincideva con quella dei miei genitori. Ma allora Voldemort aveva già riacquisito il suo potere ed uno dei suoi obbiettivi principali era uccidere Harry. Decisi così di rischiare tutto e diventare una spia e riferire allo schieramento di tuo padre tutto quello che venivo a sapere dei piani di Voldemort..."-.

-"Merlino, papy"- lo interruppe Junior con ammirazione -"Era una faccenda pericolosa!"-.

Quest'uscita fece sorridere Draco, che continuò a raccontare e ad accarezzargli la testa mentre il serpente, con gli occhietti ben aperti, accoccolato sul suo stomaco, come sempre, sembrava ascoltare con attenzione.

-"Beh, sì.Era pericoloso, ma io mi fidavo di tuo padre, credevo in lui ed avrei fatto qualsiasi cosa per aiutarlo.

Insomma, un anno dopo la fine della scuola ci innamorammo e lui mi convinse ad abbandonare del tutto Voldemort e ad andare a vivere con lui. Doveva restare un segreto, però: Vodemort ed i suoi credevano che io fossi scappato e mi cercavano, così io ero costretto a vivere tra quattro mura, senza poter mai uscire di casa nè farmi vedere da nessuno. Mi ritrovai così prigioniero. Quando Harry credette di aver finalmente ucciso Voldemort, eravamo talmente felici ed io mi sentivo libero al punto che decidemmo di rendere pubblica la nostra relazione ed avere un bambino..."-.

-"Come si fa ad avere un bambino se si è entrambi uomini?"- lo interruppe di nuovo Junior, curioso.

-"Beh... basta una pozione"- fece Draco, per poi aggiungere vago -"e uno dei due deve immolarsi per la causa..."-.

-"Immostarci. Cioè?"-.

-"Immolarsi, Junior. Uno dei due deve far crescere il bambino nella sua pancia e deve partorirlo. E' questo ciò che fanno le donne. La differenza sostanziale è che una gravidanza portata avanti da un uomo è molto più rischiosa di una normale e ti costringe a passare mesi a letto prima e dopo il parto. Quando si presentano complicazioni si può anche rischiare la vita"- disse con imbarazzo.

-"L'hai fatto tu vero?"- chiese il piccolo -"Sono uscito dalla tua di pancia?"-.

-"Si"- rispose Draco con dolcezza -"Lo rifarei mille volte se volesse dire avere un bambino come te"-.

Il piccolo si strinse al padre, usando il suo braccio come cuscino e Draco dovette girarsi su un fianco per continuare ad accarezzarlo. Salazar capitombolò sul materasso con un tonfo e quasi i due poterono sentirlo sbuffare. Ma i serpenti non sbuffano, quindi tutto quello che lo videro fare fu strisciare per andarsi ad acciambellare tra il corpo di Draco e quello del piccolo.

-"E poi?"- riprese Junior -"Cosa successe dopo?"-.

-"Per un annetto la situazione sembrò stabile: Voldemort era un ricordo ed il Mondo Magico era libero. Tu nascesti ed io ed Harry non eravamo mai stati così felici. Lui ti adorava! Eravate così carini quando dormivate vicini! Solo che quella felicità era solo la calma prima della tempesta: Voldemort era ancora vivo e ancora più arrabbiato dopo aver scoperto che io ed Harry avevamo avuto un bambino. Tuo padre pensò che il modo migliore per proteggerci era andarsene e trovarci un posto sicuro in cui nasconderci fino alla fine della guerra. Tu compisti un anno in una nuova casa in Scozia che avevamo preso insieme a Zia Hermione che aspettava un bambino, zio Blaise, zia Pansy e quella lenticchia di suo marito e i loro due bambini. Tu e Hugo siete cresciuti praticamente insieme, ma questo dovresti ricordartelo..."-.

Il piccolo Junior annuì, storcendo il naso al ricordo di sua cugina Rose, una ragazzina saccente, viziata e vanitosa. Hugo, però, era O.K., capelli rossi a parte.

-"Quando il nostro schieramento richiese anche le nostre bacchette, partimmo tutti lasciando i bambini a Hermione. Cercai tuo padre sul campo di battaglia, ma non lo vidi mai.

Un giorno una maledizione mi colpì e mi ritrovai al San Mungo ferito gravemente. I dottori mi relegarono prima in un letto d'ospedale, poi a casa con Hermione senza potermi mai alzare dalla poltrona''-.

-''E' per quella ferita che ti stanchi facilmente e non riesci a respirare bene?''- chiese Junior.

-''Esatto. Sono riuscito a riprendermi abbastanza da poter ricominciare a vivere normalmente, ma non guarirò mai del tutto e soffrirò sempre di capogiri e di crisi respiratorie. Ma non mi lamento proprio per niente: sono riuscito a tornare a casa da te ed i miei amici stanno tutti bene, quando molti non sono sopravvissuti... le mie ferite a confronto sono bazzeccole!

La guerra finì un anno dopo e per un po' fui certo che Harry fosse morto insieme a Voldemort, visto che di lui non si erano avute più notizie, ma un giorno uscì un comunicato stampa in cui diceva di star bene, di non preoccuparsi per lui e di goderci, finalmente, la libertà. Nessuno sa più nulla di lui da quel giorno"-.

Junior annuì pensieroso per poi sbadigliare.

-"Ne parliamo domani, però"- sorrise Draco -"A quest'ora i bambini dormono"-.

Gettò un'occhiata a Salazar, ancora appiccicato al suo torso che lo guardava con i suoi occhietti verdi ed intelligenti e aggiunse -"Anche i serpenti..."-.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


ehm... tutto quello che posso dire è: scusate il ritardo :(((((

 

 

* * *

 

 

 

 

 

-"...e sono grossi, viscidi e pure un po' pelosi!"-.

 

La vocetta squillante della piccola Rose Weasley stava diventando davvero insopportabile, mentre lei continuava a cianciare di argomenti idioti e lui, Harry Junior Potter-Malfoy – che nome orrendo, pensava -, era costretto a fingere di starla a sentire.

L'alternativa era scegliere di giocare nella sabbia con quell'ingenuotto mammone e piagnucolante di Hugo Weasley. C'erano anche le gemelle, ma non erano un'opzione: loro, le gemelle Violet e Iris Weasley, con lui non ci parlavano, mica.

"...e meno male!", pensò. Quelle due sciagure erano le cugine d'Oltreoceano di Rose e Hugo, figlie di Zio Bill e Fleur, che non voleva per nessuna ragione essere chiamata Zia, ed erano le copie della loro mamma: bellissime, luccicanti contro ogni legge della natura, e assolutamente stupide.

Quando i due demonietti erano appena nati, Pansy e Ron si erano sposati da poco, e fantasticavano sulla possibilità di avere subito un figlio. Quando, poi, finalmente Pansy rimase incinta, le piacque così tanto l'idea di unire il suo nome floreale con i capelli rossi dei Weasley, che decisero anche loro, come Bill e Fleur, di chiamare le loro future figlie femmine come dei fiori, e così uscì fuori Rose.

Insomma, tutta la famiglia adottò quella tradizione e adesso Pansy aspettava una piccola Dahlia e Ginny e suo marito Dean erano da pochissimo genitori di una Daisy. Angelina Johnson, eterna fidanzata di George, visto che non sembravano intenzionati a sposarsi, aveva già prenotato il nome Eder e sua cognata Melody, una babbana di nascita che aveva rubato il cuore a Fred, aveva optato per Malva.

Come se non bastasse, il piccolo Teddy, che ormai tanto piccolo non era più visto che era appena tornato a casa per le vacanze dopo il suo primo anno ad Hogwarts, aveva legato tantissimo – anche troppo secondo nonna Andromeda – con un ragazzino dai riccioli dorati e gli occhioni blu di nome Lotus.

Il piccolo Junior sapeva tutte queste cose, ma non sapeva che suo padre ed Harry Potter volevano a loro volta perpetrare la tradizione, come per sentirsi un'unica famiglia con i Weasley, e se lui fosse stato una femminuccia l'avrebbero chiamata Narcissa Lily, che era, sì, il nome di due fiori, ma anche quello delle sue due nonne.

Ma Junior era un maschietto, ed era impegnatissimo ad evitare le due gemelle, non che loro gli avrebbero parlato comunque.

Una volta aveva provato ad avvicinarsi, ma il loro profumo floreale era così forte da fargli venire da vomitare, cosa che fece in effetti. Proprio sulle loro scarpe. Da allora le due gemelle non gli rivolgevano la parola e non lo salutavano nemmeno, per sua fortuna.

Meglio Rose. Mille volte meglio Rose!

Si sentì così riconoscente che decise di farle addirittura un complimento.

-"Suvvia, Rosie, i tuoi polpacci non sono poi così male..."-.

La piccola lo guardò allibita per qualche secondo per poi farsi tutta rossa in volto.

-"I miei..."- cominciò a sibilare arrabbiata -"Non sono mai stata tanto offesa da qualc..."-.

-"Teddy!"- la interruppe Junior, spalancando gli occhi.

Per fortuna lo zio Remus ebbe la meravigliosa idea di presentarsi lì con il figlio proprio in quel momento, interrompendo la scena madre che Rose stava per mettere in atto.

Junior avrebbe voluto corrergli incontro, ma qualcosa gli disse che non era il caso. Ted, infatti, stava parlottando all'orecchio del suo amico biondo, che non era per niente come Junior se l'aspettava.

Da come ne aveva sentito parlare, Lotus sembrava una miniatura di suo padre, tutto spigoli e labbra serrate, e dita lunghe e gesticolanti e pelle bianca e fredda. Quel ragazzino, invece, era un agglomerato di curve morbide e sorrisi caldi e labbra rosse e carnose e occhioni liquidi e ingenui. E i suoi capelli, poi... quei capelli facevano invidia a quelli delle gemelle, che infatti lo stavano guardando malissimo, da quanto quei riccioli biondi sembravano morbidi e piacevoli da toccare.

Il sorriso sul volto di Junior si tramutò in un ghignetto di consapevolezza, quando vide Lotus ridere ad una battuta di Teddy, e quest'ultimo arrossire e scompigliargli i capelli con la mano.

Decise, quindi, di non intromettersi e di andare alla ricerca di Salazar: chissà dove si era andato a ficcare quel serpentaccio!

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

Stava stravaccato sul divano, con lo sfarfallìo di qualche vecchia canzone in sottofondo. Una bottiglia di scotch poggiava vuota sul tavolo di legno, accanto al suo piede nudo. Era un tavolino costoso comprato per sua stessa insistenza anni addietro, quando, non potendo mettere piede fuori da quella casa, non aveva molto di meglio da fare che passare la sua giornata a leggere su quel divano o a dormirci sopra. Mentre Draco poggiava il bicchiere di cristallo proprio accanto alla bottiglia, non poteva potè fare a meno di pensare a quanto Harry si sarebbe arrabbiato e l'avrebbe rimproverato per non aver usato un sottobicchiere, ma Harry non era lì, al momento. E a Draco mancava da star male.

La giornata appena trascorsa, a casa di Pansy Parkinson e Ron Weasley era stata piena di incontri, bambini e risate e Junior aveva voluto a tutti i costi rimanere anche lui a dormire lì, visto che c'era anche il piccolo Teddy Lupin, il suo secondo eroe, dopo suo padre Draco.

Anche per quest'ultimo era stata una bella giornata, dopotutto, eppure adesso si sentiva stralunato; gli mancava Harry talmente tanto che era quasi un dolore costante. Pensieri di Harry vagavano regolarmente nella sua mente provocando un fastidioso sfarfallìo nel suo stomaco, a cui non riusciva a dare sollievo.

L'iniziale innocente desiderio di contatto fisico era sfociato in qualcosa di molto, molto più grosso, e Draco ne portava addosso la prova fisica.

Stava appoggiato allo schienale di quel bel divano, con i piedi sul tavolino, e fissava la finestra da quasi un'ora, ma la finestra non poteva procurargli altro intrattenimento. Sbuffando per l'undicesima volta quella sera, posò una mano sul suo stomaco nudo.

L'azione era innocua, pensò Draco; toccarsi la pancia non era un peccato. In realtà neanche toccare qualsiasi altra parte del suo corpo lo sarebbe stato a meno che questo non si fosse accompagnato al pensiero di Harry, per cui stava evitando con tutte le sue forze di portare le carezze delle sue dita al di sotto la linea divisoria dei propri boxer.

 

Harry...

 

Gli mancava talmente tanto! Forse non era altro che una reazione involontaria alla mancanza di "affetto", forse era naturale – istinto o qualcos'altro -, ma il suo bisogno d'amore si era accumulato per così tanto tempo dentro di lui, che adesso lui ne era affamato, e desideroso di una via di sfogo.

Era abbastanza evidente – evidente soprattutto nei suoi boxer che cominciavano a stringere.

Gemendo, mosse una gamba ed il bicchiere-senza-sottobicchiere che aveva appoggiato al tavolino di legno cadde a terra.

Aveva bisogno di sfogo, non di Harry, disse a se stesso, e si sarebbe solo toccato, non avrebbe pensato a lui. Toccarsi non era un crimine. Toccarsi ed Harry. Si chiese quando e come quelle due parole fossero finite così vicine da dover fingere di non vederne una per permettere a se stesso di toccarsi.

Trascinò lentamente la mano sull'elastico, e poi ancora oltre sulla sua erezione, e premette dolcemente con tutto il palmo. Il gemito che si lasciò sfuggire lo riportò sulla terra, per poco, visto che in un attimo i boxer furono arrotolati intorno alle sue caviglie e poi per terra. Alzò le ginocchia e poggiò i piedi sul bordo del divano, divaricando le gambe per poi sorridere ad occhi chiusi. Sfiorò la punta del suo uccello con il dito medio, e poi ne tracciò la lunghezza: non voleva tutto e subito, doveva fare in modo di riprendersi il proprio corpo che, credeva di appartenere ancora ad Harry : aveva bisogno di tempo e di sensazioni. Più facile a dirsi che a farsi, pensò, considerando che, non appena tutte le sue dita si strinsero intorno alla sua erezione, il mormorìo che uscì fuori dalle sue labbra aveva il vago suono di un certo nome...

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

 

Mentre tornava dalla riunione nel bosco, Harry rimuginava su quanto i suoi compagni fossero comprensivi nei suoi confronti: nessuno si lamentava mai delle condizioni dei loro incontri, che si tenevano sempre in luoghi di fortuna, ad orari improponibili e con pochissimo preavviso. Certo, lui non poteva farci molto se non voleva far saltare la sua copertura, non si potevano usare luoghi pubblici senza far venire sospetti, nè ai cattivi nè tantomeno ai buoni, sullo stato ancora attivo dell'Ordine della Fenice. Probabilmente presto avrebbero dovuto scoprirsi, i movimenti a Nocturne Alley si stavano facendo sempre più frequenti e loschi, e tutti loro sospettavano che i nemici si stessero per muovere, ma il solo pensiero di dover affrontare Draco, Junior e tutti i loro amici... Merlino! Harry non era sicuro di riuscire a sopravvivere per mostrarsi a suo figlio, se avesse parlato prima con Draco. Era piuttosto certo che Malfoy l'avrebbe ucciso prima.

All'improvviso sentì alcune foglie scricchioloare ai passi di qualcuno che si stava avvicinando.

 

 

 

* * *

 

 

 

-"Salz?"- fece Junior per la cinquantesima volta. L'aveva cercato dappertutto: dentro casa, in soffitta, nel giardino ed ora lo stava cercando nel bosco, senza risultati. Dove diavolo si era andato a cacciare quel serpentaccio?

-"Salazar?"- ripetè in Serpentese -"Sei qui?"-.

Un fruscìo proveniente da un cespuglio lo mise in allerta. -"Salazar!"- esclamò, andandogli incontro ed offrendogli il braccio per arrampicarsi -"Dove sei stato tutto questo tempo? Ti ho cercato dappertutto..."-.

-"Ma ero proprio qui, Junior"- rispose sibilando, il serpente -"A familiarizzare con le radici selvatiche"-.

-"Beh"- gli fece il piccolo -"Adesso è quasi ora di cena e papà se ne è andato a casa. Rimaniamo a dormire qui stanotte e io non voglio perdermi il timballo di nonna Molly, quindi basta familiazz.. fame... insomma, basta qualsiasi cosa tu stessi facendo: si va a mangiare!"-.

-"Credi che sarebbe possibile per me avere un po' di timballo? Come cucina Molly non cucina nessuno al mondo, ed il timballo è la sua specialità!"-.

Junior lì per lì ci rise sopra, ma poi, di notte, mentre cercava di dormire nonostante le risate soffocate ed i sussurri i Teddy e Lotus, si chiese come facesse Salazar a sapere quanto fosse buona la cucina di nonna Molly, e quando aveva avuto la possibilità di assaggiare il suo timballo.

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

 

A volte amare è come annegare, come venire travolto sotto il peso schiacciante di un'onda altissima, soffocato sott'acqua. Draco non osava mai scegliere la parola "soffocato" per descrivere come si sentiva, perchè un Malfoy non soffoca. Mai. Eppure la sensazione che provata era, a conti fatti, la stessa, e l'incertezza che ne derivava non faceva altro che rendere la situazione più pesante, insopportabile quasi al punto di voler trovare una facile via di fuga.

 

 

-"Non permetterai mai più a te stesso di essere felice, vero Draco?"- gli aveva chiesto Pansy, quel pomeriggio, mentre dal terrazzo più alto della villa sua e di suo marito si potevano sentire in lontananza le risate dei bambini che giocavano tutti insieme in giardino.

-"Non si è più fatto vivo per anni. Hai intenzione di rimanere da solo per il resto della tua vita?"- l'aveva rimbeccata Hermione, accarezzandogli l'avambraccio.

Draco aveva sospirato, mentre i suoi occhi inseguivano l'orizzonte.

-"Si."-.

 

 

 

 

* * *

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