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Autore: Jezabel_89    02/08/2011    3 recensioni
Le prime notizie che il mondo ebbe di Harry Potter, a quattro anni dalla fine della guerra, furono pubblicate sottoforma di lettera sulla pagina del cuore di una nota rivista scandalistica babbana. Era indirizzata a Draco Malfoy ma, ovviamente, pochissimi se ne accorsero.(past Mpreg)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Eccomi qui con un'altra storiella cotta e mangiata. Beh...non proprio... insomma leggetela, leggete anche le note finali e fatemi sapere!

 

 

Un abbraccio,

Jezabel


 











Le prime notizie che il mondo ebbe di Harry Potter, a quattro anni dalla fine della guerra, furono pubblicate sottoforma di lettera sulla pagina del cuore di una nota rivista scandalistica babbana. Era indirizzata a Draco Malfoy ma, ovviamente, pochissimi se ne accorsero.

 

* * *

 

 

Credevo di essere stato chiaro con te, il giorno che me ne sono andato. Credevo di averti spiegato tutto ciò che era da spiegare e sapevo che tu non avresti mai pensato che abbandonavo te ed il nostro prezioso bambino per dis-amore. Ero convinto di non avere rimpianti e che potevo lasciarvi andare, dal momento in cui sapevo che sareste stati bene anche senza di me. Pensavo di chiudere semplicemente il capitolo della nostra vita che ci legava insieme, invece mi sono reso conto che tu sei molto più di un semplice capitolo.

Ora vorrei che tu fossi qui, con me, a guardare questo temporale dalla finestra della mia casa, in un posto così vicino a te, eppure tanto lontano da sembrare quasi un altro mondo. Forse lo è davvero. Forse l'unico mondo in cui abbiamo delle chance di sopravvivere è quello in cui l'altro non esiste.

Proprio per questo stanotte sono qui a scriverti una lettera che probabilmente non leggerai mai, alla luce di qualche candela, per via di questo temporale che ha fatto saltare la corrente – probabilmente non sai neppure come sia possibile, far saltare la corrente. Mi basta chiudere gli occhi e tu sei proprio qui, davanti a me, con un sopracciglio alzato e la tipica espressione strafottente che mostri in pubblico, mentre dentro di te immagini la "corrente" che zompetta come un grillo e riesci a malapena a trattenere il sorriso. Eppure io l'ho visto, il tuo sorriso limpido, di quando accade qualcosa che ai tuoi occhi è nuova e strabiliante e allora ti illumini tutto come un bambino il giorno di Natale. Sono in pochi ad aver conosciuto questo tuo sorriso ed io non so più come fare per togliermelo dalla testa.

Era proprio quello il sorriso che facevi a me ogni giorno, di prima mattina, ed io non riuscivo a capire: cosa poteva esserci di stupefacente nel tuo compagno che prepara la colazione? Poi mi sono ritrovato qui, non da solo, ma senza di te. Mi sono svegliato, sono andato in cucina ed ho capito: era la semplice consapevolezza di esserci ancora, alle prime luci di un altro giorno. Di esserci insieme. Quella è stata la mattina in cui ho realizzato di quale miracolo mi ero appena privato. Non ho fatto altro che pensare a te, a voi, a ciò che mi stavo perdendo, da allora.

Non credere mai che io abbia rinunciato a voi senza combattere. Non crederlo neppure per un secondo. Qualcuno te lo dirà, probabilmente qualcuno l'ha già fatto, ma se ti conosco anche solo un pochino, e ti conosco, tu non ci hai creduto. Non puo averci creduto.

Ho rinunciato a te, alla mia famiglia, è vero, ma non l'ho fatto senza combattere. Ho combattuto eccome! Probabilmente ho combattuto più di tutti e tu lo sai bene.

Nostro figlio aveva soltanto un anno, quando me ne sono andato. E' stato un anno felice, ricordi? Nonostante la guerra, nonostante le minacce incombenti, la paura, le innumerevoli privazioni, noi eravamo felici. Guardavamo il nostro piccolo miracolo dormire tranquillo nella sua culla, ignaro del mondo che lo aspettava fuori dalla nostra casa – forse lo avevamo dimenticato anche noi - , e sorridevamo e ci amavamo e lo amavamo come mai avevamo immaginato di amare. Ma poi è arrivata la verità, a bussare alla porta di quella stessa casa: non sarei sopravvissuto, e se anche ce l'avessi fatta, chi mi assicurava che voi due ce l'avreste fatta? Non potevo proteggervi finchè eravate al mio fianco, ma anzi vi avrei messi in pericolo. Se non me ne fossi andato, il nostro bambino sarebbe cresciuto come un prigioniero nella sua stessa casa e tu avresti dovuto continuare a nasconderti per chissà quanto tempo, forse per sempre.

Non hai pianto neppure una lacrima quando ti ho spiegato il motivo per cui me ne stavo andando e hai capito subito che lo facevo per proteggervi. So che mi hai perdonato.

So che pensi a me al mattino, quando ti svegli e ti stropicci gli occhi e resti per qualche minuto nel letto, con le mani sul tuo viso ed il corpo ancora intorpidito dal sonno. So che pensi a me quando poi vai a controllare il nostro bambino, che magari è ancora adormentato, e lui ha i miei capelli e forse tu sei tentato di accarezzarli ma ti trattieni per non svegliarlo. Poi, magari, vai a preparare il caffè per te e per l'uomo che ha dormito al tuo fianco. Non so neppure chi sia, eppure è a lui che rivolgi il tuo bellissimo sorriso, al mattino. Non so chi sia, eppure è lui che sta crescendo mio figlio, il mio bambino, insieme a te, alla luce del sole, come io forse non avrei mai potuto fare.

Lo odio. Odio quell'uomo di cui non conosco il nome con ogni cellula del mio corpo, con ogni fibra del mio essere. Lo odio, perchè lui ha potuto prendersi la mia vita e la sta vivendo liberamente al tuo fianco, proteggendo te ed il nostro cucciolo con le sue braccia forti, quando io, per proteggervi, sono dovuto scappare il più lontano possibile. Ma io ti amo. Vi amo.

Vorrei poterti mostrare questo temporale, stanotte. Sono sicuro che non l'hai mai visto così come lo sto vedendo io, alla sola luce di qualche candela, tu che sei abituato alle luci che si accendono da sole ad un cenno delle tue lunghe e bellissime dita. Cosa ti stai perdendo, amore mio!

Se soltanto tu fossi qui, ti terrei tra le mie braccia fino a domattina. Forse avresti un po' paura: dopotutto non è tua abitudine osservare un evento così naturale e violento e bellissimo, e forse mi chiederesti di stringerti un po' di più e sentirei la tua schiena sussultare appoggiata al mio petto ad ogni tuono, e ti vedrei chiudere gli occhi ed ascoltare rapito lo scrosciare della pioggia. Forse faremmo l'amore. Dondoleremmo dolcemente l'uno sull'altro, senza permettere ai nostri gemiti di arrivare più in là dell'orecchio dell'altro. Magari sarebbe davanti ai lampi di luce di questo temporale che decideremmo di dare un fratellino o una sorellina al nostro ometto.

Sarebbe bello crescerlo insieme, nostro figlio, prendersi cura di lui ogni giorno e piangere l'uno sulla spalla dell'altro quando dovesse arrivare il momento di lasciarlo andare.

Mi manchi moltissimo, amore. Mi mancate moltissimo.

Chissà se ci incontreremo di nuovo un giorno, sicuramente cresciuti, forse cambiati. Magari felici.

Chissà se allora, davanti alle tue labbra rosse di ciliegie di giugno, troverò il coraggio che adesso mi manca...

Per ora mi accontento di sapere di essere stato il tuo grande amore e mi limito ad amarti come un pazzo, da lontato.

 

 

Sempre e soltanto tuo,

H.J.Potter

 

 

 

 

* * *

 

 

 

Draco Malfoy non leggeva alcun tipo di rivista babbana.

In effetti, da quando era nato Harry James Junior non leggeva proprio nulla, se non libriccini colorati che parlavano di topolini e biscotti o mucche che avevano disgraziatamente perso le macchie. Il piccolo Junior odiava quelle storie: preferiva di gran lunga le macabre storie dei fratelli babbani Grimm o di Andersen, ma suo padre aveva deciso di tenerle il più lontano possibile dal piccolo, possibilmente sotto chiave: quel bambino era fin troppo asociale e lugubre, con quei capelli neri e gli occhi argentati. Aveva solo cinque anni, eppure parlava come un ibrido tra un reale inglese ed un'attrice consumata, e le sue movenze erano lente e drammatiche: era sinuoso ed invisibile, a volte, silenzioso ed aggraziato da poter essere scambiato per un gatto nero.

Tutti tranne suo padre, erano spaventati da quel bambino terribile. Eppure Draco tentava in ogni modo di insegnare la dolcezza al suo piccolo miracolo, senza successo.

Insomma Draco non aveva proprio tempo da dedicare ad insulse riviste scandalistiche babbane.

Per fortuna il suo migliore amico, Blaise Zabini, era sposato con una babbana di nascita, Hermione Granger, accanita lettrice di gossip. Per non perdere i contatti con le sue origini, diceva lei.

Fu proprio Hermione ad irrompre a casa Malfoy un pomeriggio d'estate, sbraitando parole incomprensibili a proposito di un giornale che aveva in mano.

Il piccolo Junior, intento a giocare con Salazar, il suo migliore amico - un serpente lungo quasi due metri che aveva trovato nel giardino di casa e dal quale non si era più separato - la guardò come se fosse stata una pazza qualsiasi.

La fissò con i suoi grandi occhi grigi, senza sorridere.

-"Zia Mione, forse vuoi sederti qui sul divano con Salazar, mentre io vado a chiamare papi?"- disse. Fece scivolare il serpente dal suo avanbraccio fino al grembo di Hermione, che lo fissava terrorizzata.

Battè le mani e ghignò tutto contento, per poi andare da Draco in cucina, facendogli cenno di abbassarsi in ginocchio e sussurrandogli nell'orecchio -"C'è la zia Mione in soggiorno. Credo che abbia perso qualche rotella lungo il traggitto"-.

Draco lo guardò con l'orgoglio negli occhi -"L'ho sempre sospettato , Junior"- disse, dirigendosi verso il divano e trattenendo a stento una risata per la visione che gli si parava davanti: la Granger ed il serpente sembravano un prigioniero ed il suo carceriere.

-"Hermione, cara, quali nuove ti portano qui in casa mia?"-.

-"Se dici a tuo figlio di togliermi questo coso dalle gambe, potrei anche sopravvivere per dirtelo"- rispose scocciata.

Junior tese il braccio verso il serpente e lui vi si avvolse subito intorno, tutto contento .

-"Non devi aver paura di Salazar. Lui è un serpente ben educato"- disse, per poi aggiungere in Serpentese -"Non è forse vero, Salazar, che tu sei il rettile più gentile d'Ighilterra?"-.

Un sibilo giunse all'orecchie di Draco ed Hermione.

-"Lo sono, padroncino, ma quella Nata-Babbana è un passatempo davvero spassoso"- rispose il serpente.

Se soltanto i serpenti avessero potuto guardare qualcuno dall'alto in basso, Salazar l'avrebbe sicuramente fatto.

-"Lo penso anche io, Salazar, ma è pur sempre mia zia quindi comportati bene"- sibilò il bambino aggiungendo poi per le orecchie di tutti -" Noi andiamo a giocare nelle mie stanze"-.

Non appena il bambino ebbe lasciato la stanza con il serpente, Hermione ricominciò a respirare.

-"E se ne parlassimo davanti ad una tazza di thè?"- disse speranzosa.

Draco era d'accordo e fu quasi tentato di chiamare Freety per farselo portare direttamente in soggiorno ma si trattenne. "E chi la sente se ordino qualcosa ad un elfo domestico?" pensò.

La scortò quindi in cucina, le indicò il tavolo con le sedie e si apprestò alla preparazione del thè.

Hermione, intanto, si guardava intorno: frequentava quella casa da molti anni, da prima che Harry se ne andasse, ma si stupiva ogni volta di come Draco avesse lasciato tutto così com'era.

Sapeva benissimo che Malfoy odiava il caffè eppure aveva sempre la caffettiera in bella vista, come per tenersi pronta per il ritorno di Harry.

Freddo e distaccato com'era, ad Hermione veniva quasi da piangere di fronte alla tenacia ed all'amore disperato, immutato negli anni, di Draco Malfoy.

-"Quel bambino mi fa seriamente paura"- disse -"Per quanto sia la copia di Harry, con quegli occhi grigi, quel serpente sempre al seguito e quei modi da piccolo Lord"- rabbrividì -"Sembra uscito da un film dell'orrore"-.

Malfoy sbattè le tazze colme di thè alla vaniglia sul tavolo, facendone schizzare qualche goccia sulle mani sue e della ragazza.

."Non parlare così di mio figlio"- rispose severo -"Non te lo permetto! Ha solo cinque anni: non credi che soffra la mancanza di suo padre? E poi con Harry o senza Herry, è pur sempre un Malfoy: è normale che abbia modi in peccabbili"-.

Hermione udì chiaramente il suono di qualcosa che si spezzava e vide la maschera di superiorità di Draco frantumarsi come uno specchio caduto per terra.

-"Credimi, Herm"- disse il padrone di casa, strofinandosi la fronte con una mano -"Sto facendo del mio meglio. E poi non è sempre cosi: quando siamo soli è di una dolcezza disarmate! È che non si fida di nessuno tranne che di me e Salazar"-.

-"E' vero"- rispose Hermione, comprensiva -"Quel bambino somiglia tantissimo a te quando ci siamo conosciuti, al primo anno di Hogwarts"-.

-"Già. Mi somigla decisamente troppo: non posso permettere che abbia un infanzia infelice come quella che ho vissuto io"- rispose triste -"Ci vorrebbe Harry, qui, ad addolcirci un po'"-.

Hermione, nonostante con gli anni fosse diventata amica di Draco, non era per niente abbitutata a vederlo così malinconico. Così vulnerabile. Ma lei aveva un asso nella manica.

Bevve il suo thè con un sorso, e disse -"A questo si può rimediare, però"-.

Draco alzò lo sguardo con gli occhi sgranati -"In che senso?"- chiese, mentre un lampo di speranza gli balenava sul viso -"Hai sue notizie?"-.

-"Non proprio"- fece Hermione misteriosa, passandogli il giornale che aveva in mano -"Lui le ha"-.

Così dicendo si alzo e andò verso il soggiorno.

-"Pagina ottantaquattro"- disse, prima di gettare la polvere nel camino -"Da un bacio a Junior"-.

E così sparì, lasciando Draco da solo con un bambino spaventoso, un serpente, tantissime domande ed un giornale con le risposte.

 
   
 
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