Libro 8 - Un nuovo inizio

di Lugxi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'alba di una nuova era ***
Capitolo 2: *** Partenze ***
Capitolo 3: *** Il Quartier generale degli Auror ***
Capitolo 4: *** Racconti dall'Australia ***
Capitolo 5: *** Notizie di Hogwarts ***
Capitolo 6: *** Il Wizengamot ***



Capitolo 1
*** L'alba di una nuova era ***


Harry si rigirò nel letto e fu pervaso da un brivido. Quella notte era innaturalmente fredda; le nuvole avevano coperto la luna e tutto giaceva in uno stato di semioscurità. La battaglia era finita e si sarebbe dovuto sentire felice, sollevato. Eppure non riusciva a prendere sonno. Era una sensazione strana, gli pareva di essere come un guscio vuoto, come se non avesse più alcuno scopo nella vita, assolutamente incapace di provare alcun tipo di emozione.

Guardò Ron ed Hermione che dormivano abbracciati nel letto accanto, entrambi avevano le ciglia bagnate, si erano addormentati piangendo cercando l’ultimo spiraglio di conforto l’uno nell’affetto dell’altra. Si alzò, prese il mantello dell’invisibilità e scese le scale del dormitorio. Non aveva voglia di incontrare nessuno, né di rispondere alle domande che tutti bramavano di fargli. Quel momento, quel dolore era solo suo. Il calore della sala di ritrovo dei Grifondoro si era spento, le poltrone erano riverse a terra con le fodere strappate e il grande tavolo sulla quale gli studenti erano soliti svolgere i compiti era capovolto e addossato al muro.

Si diresse verso l’uscita, ma il quadro che in tutti quegli anni aveva fatto da dimora alla Signora Grassa era stato divelto. Il castello era quasi interamente distrutto. Attraversò quei corridoi che erano stati gli scenari di tante avventure, ma ora ogni pietra gli ricordava un momento diverso della battaglia. Ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva lampi di luci rosse e verdi, i tagli e le ferite gli bruciavano come se il corpo fosse arso da mille fiamme, ma a lui non importava. Quando Madama Chips si era avvicinata per curargli le ferite si era allontanato senza dire nulla, come se nessuna pozione o nessuna magia avesse potuto curarlo.

Ma tutto ciò ormai non aveva più importanza, tra poche ore sarebbe spuntato il sole e tutti sarebbero tornati a casa. Casa…Hogwarts era l’unica casa che Harry avesse mai considerato sua, ma ora era distrutta. Dove sarebbe andato? I Weasley gli avrebbero sicuramente offerto un tetto ma lui non avrebbe accettato. Aveva sempre contato sull’appoggio di qualcuno e questo aveva comportato la morte delle persone che si erano offerte di proteggerlo. Adesso doveva imparare a cavarsela da solo, ormai era un uomo, un uomo a cui era stata strappata via l’infanzia e l’adolescenza, un uomo che era dovuto crescere troppo in fretta.

Con cautela senza fare rumore aprì il portone ed uscì dirigendosi nel parco, verso il lago e in pochi minuti si ritrovò lì, nel solo posto dove sentiva una sorta di pace. Si sfilò il mantello e accarezzò il freddo marmo bianco.

-Sapevo di trovarti qua!-

Harry rimase immobile continuando a fissare il marmo della tomba di Silente  - Come si sente tua madre?-   

- È forte, se la caverà-

-E tu?-

-sono forte, me la caverò- mise una mano sulla spalla di Harry e appoggiò la fronte sulla sua schiena. – sono preoccupata per George… e per te. Stai sanguinando, perché non ti sei fatto curare?-

- Sto bene, è solo qualche graffio! -

- Questo è più di qualche graffio, devi andare subito in infermeria!-

-Ginny ho detto che sto bene! Voglio restare solo!- Senza guardarla negli occhi si allontanò camminando velocemente verso il castello. Ginny rimase impietrita per qualche istante.

Quel pomeriggio c’erano stati i funerali delle vittime: Lupin, Tonks, Fred, Piton e tutti i caduti in battaglia avevano trovato finalmente pace, e avrebbero riposato per sempre accanto alla tomba di Silente, protetti dalle fronde di magnifici alberi secolari, che avrebbero avuto il compito di narrare alle generazioni future le grandi gesta di quegli eroi che non erano sopravvissuti alla scelleratezza di Voldemort.

La cerimonia era stata straziante per tutti coloro che ne avevano preso parte. I singhiozzi di Hagrid risuonavano ancora più forti all’interno della Sala Grande e la sgargiante maglietta gialla, indossata da George, era come se mettesse in evidenza tutto il suo dolore – Fred avrebbe voluto così- furono le uniche parole che riuscì a pronunciare guardando gli occhi traboccanti di lacrime della signora Weasley che lo abbracciò come mai aveva fatto prima. Il signor Weasley fu quasi portato di peso da Charlie e Bill sulla sedia più vicina, mentre con sguardo assente continuava a ripetere –Fred non puoi metter su un allevamento di Fwooper, non hai la patente necessaria ed è pericoloso-

- Tranquillo papà, siediti qua.- Disse Bill

- Bisogna ricordare a Fred di Uric Testamatta, non voglio vederlo con un parrucchino di tasso! Glielo dirai Bill? Gli dirai di non mettere su un allevamento di Fwooper?-

-Si papà- Bill guardò Charlie con lo sguardo velato dalle lacrime -glielo dirò!-

-Bene, bene- annuì il padre.

Teddy non smetteva di piangere, come se avesse capito anche lui che non avrebbe più potuto riposare al sicuro tra le braccia della sua mamma e del suo papà. Ron, Hermione e Ginny piangevano silenziosamente abbracciati.

Tutti erano dilaniati dal proprio dolore e cercavano conforto, tutti tranne Harry che sembrava osservare la scena da un corpo che non gli apparteneva, come se lui si fosse trovato lontano, lontano da quel dolore e da quella sofferenza.

Per tutto il giorno aveva evitato chiunque gli si fosse avvicinato. Aveva vagato per il castello guardando i cumuli delle macerie riversi ai lati dei corridoi o i banchi distrutti all’interno delle aule. Ginny era stata tutto il giorno con la sua famiglia e gli aveva lasciato i suoi spazi, ma ora non capiva, non poteva sopportare di essere lasciata nuovamente da parte.

-Non ci provare!- Disse quasi urlando – Non provare ad andartene! Le tue spalle! Negli ultimi anni ho visto solo le tue spalle! Ti ho aspettato Harry, e ho capito, quando te ne sei andato senza chiedermi di venire con te, ma ora non puoi voltarti e andartene nuovamente!-

Harry si bloccò e tutta la rabbia che aveva dentro venne fuori come l’eruzione improvvisa di un vulcano.

-  Chiederti… chiederti di venire con me? Credi forse che sia andato in vacanza? Credi che mi sia divertito? Che sia andato a vedere partite di Quidditch e che abbia fatto tutti i giorni feste mangiando zuccotti  di zucca e bevendo Burrobirra al calduccio? Le vedi queste cicatrici? Ho combattuto, ho rischiato la vita e sono quasi morto! Quindi non provare a dirmi che mi perdoni per il fatto di non averti chiesto di venire con me!-

- Non rigirare la questione! Credi che per me sia stato facile? Qui ad Hogwarts era un inferno! Non credere che tu sia stato l’unico a combattere e a soffrire! Non ho avuto vostre notizie per mesi, giravano voci che mio fratello fosse stato catturato e ucciso, e non sapevo che fine avesse fatto il ragazzo che amo!- Ginny teneva i pugni stretti e tremava, le nuvole iniziavano a sparire e la luce della luna faceva risplendere le guance purpuree della ragazza. – Quindi adesso smettila di raccontarmi storielle, non sono una stupida e so che tutto quel che hai passato non è stata una passeggiata. Ma la guerra è finita Harry, eppure sembra che tu non ne sia felice. Ora è il tempo di stare con le persone che ami e di affrontare il tuo dolore!-

-Il mio dolore? Cosa ne sai tu del mio dolore?-

- E allora parla! Per una volta fammi partecipe di ciò che provi… dimmi cosa senti!-

Harry fu come attraversato da una folgore ghiacciata.

-Cosa vuoi che ti dica? Come posso stare con te e con tutte quelle persone che piangono i loro cari quando è tutta colpa mia!- cadde in ginocchio e per la prima volta sentì i suoi occhi bagnarsi di lacrime e il cuore battergli così forte nel petto che prestando attenzione si sarebbero potuti sentire chiaramente i battiti.

- Cosa stai dicendo Harry? Come puoi sentirti responsabile! Tu ci hai salvati!- Si inginocchiò di fronte ad Harry e gli accarezzò una guancia. – Ci hai salvati!- ripetè con le lacrime agli occhi.

- No… non tutti! – Harry era come in preda ad un forte attacco d’asma – se mi fossi consegnato subito, se fossi andato subito da Voldemort, Tonks, Lupin, il professor Piton e Fred sarebbero ancora vivi! Dovresti odiarmi… dovresti… ho condannato a morte tuo fratello! E cosa dirò a Teddy quando chiederà dei suoi genitori? Come farò a dirgli che sono morti perché il suo padrino è stato troppo codardo per consegnarsi prima che loro morissero? –  Si sciolse in singhiozzi, come se tutto quello che sentiva dentro stesse finalmente uscendo fuori. Aveva le meni affondate  nella terra, la luna era nuovamente coperta e iniziarono a cadere alcune gocce di pioggia. Ginny era davanti a lui, gli sollevò la testa in modo da poterlo vedere dritto negli occhi e lo guardò come mai aveva fatto prima. I suoi intensi occhi nocciola si persero dentro quelli di Harry.

-Non provare neanche a pensare ad una cosa del genere!- Aveva la faccia più seria che Harry le avesse mai visto dipinta in volto -Noi non potremmo mai pensare che la morte di Fred, Lupin, Tonks, Piton e di tutti gli altri possa essere colpa tua. Tu sei un eroe! Hai sacrificato tutto per salvare le persone che ami, ma Voldemort era un pazzo assassino, un essere senza scrupoli e tu non avresti potuto fare nulla per salvarli! Sono loro che hanno deciso di combattere e sapevano benissimo quello che stavano facendo. Quando Teddy ti chiederà dove sono i suoi genitori, gli dirai che sono qua – gli prese la mano e la posò sul petto all’altezza del cuore – E che sono felici, perché hanno combattuto per un mondo migliore dove far crescere il loro bambino, un mondo che tu… tu hai permesso di creare!-

Harry la abbracciò. La pioggia iniziò a cadere con più insistenza, mentre Harry piangeva tutte le sue lacrime. Per la prima volta si sentiva libero, sollevato, come se l’enorme macigno che portava nel petto da tanto tempo si fosse sgretolato come un castello di sabbia. Ginny lo teneva forte tra le sue braccia e gli accarezzava la testa come una mamma fa col suo bambino.

Rimasero stretti così per un tempo indefinito, a Harry sembrarono giorni. La pioggia smise di cadere e le prime luci dell’alba fecero capolino tra le acque del lago, l’alba di un giorno nuovo… l’alba di una vita nuova!

Quando tutte le lacrime furono piante, si presero per mano e si diressero insieme verso il castello.

-Aspetta!- Harry si fermò di colpo. Appeso al collo portava ancora il borsellino di mokessino che gli aveva regalato Hagrid. Allentò il cordoncino che lo teneva chiuso. –Puoi mantenere un segreto per me?-

-Certo…- Ginny lo fissava con aria perplessa.

-Devo fare una cosa ma devi giurarmi che non lo dirai mai a nessuno… neanche a Ron ed Hermione, e che tu non parlerai mai di questo momento!- Aveva un aria seria e risoluta, come se la cosa che stesse per fare fosse la più importante al mondo.

-Lo…lo prometto.- Era sempre più confusa ma anche incuriosita.

-Ti prego, rimani qua un attimo- Harry si girò e iniziò a camminare lentamente verso la tomba di Silente. Aveva agito d’impulso, sapeva che quello sarebbe stato forse l’ultima occasione ma come avrebbe fatto?

Giunto davanti alla tomba infilò la mano nel borsellino ed estrasse la Bacchetta di Sambuco. Per Harry quello non era un dono della morte ma un dono di morte. Se nessuno avesse mai saputo del suo nascondiglio e se fosse morto di morte naturale, l’immenso potere della Stecca della morte si sarebbe infranto. Ma ora che si trovava ad un passo da eseguire ciò che aveva concordato con Silente non sapeva cosa fare. Non sarebbe stato in grado di profanare quella tomba. L’unico che aveva osato era stato Voldemort. Ma Harry provava troppo rispetto per quel luogo e per ciò che rappresentava. Inoltre cosa avrebbe trovato al suo interno?

Fece l’ultimo passo che lo separava dal marmo bianco e con la bacchetta in pugno poggiò le mani sulla lastra gelata.

-È inutile…- disse a denti stretti – non posso farlo, sarebbe come violare la sua memoria- poi sorrise tra se e se -sarò sempre un uomo di Silente!-

Accadde tutto in un attimo, la lastra di marmo divenne calda e luminosa e la superficie si increspò come l’acqua accarezzata da una dolce brezza. Harry fu guidato dall’istinto e poggiò la bacchetta proprio al centro. Doveva aver fatto la cosa giusta, perché appena la mollò sprofondò lentamente dentro la tomba. Quando anche l’ultimo millimetro di legno fu scomparso la luce si diramò in mille raggi e come tutto era iniziato, finì. La luce venne risucchiata dal marmo che tornò durò e freddo. Harry accarezzò la lastra –Riposi in pace professore!-

Si girò e di corsa tornò da Ginny e le prese la mano.

-Ora possiamo tornare-

-Stai bene?- Ginny lo guardò apprensiva-

-Si, d’ora in poi tutto andrà bene!-

 

- Ginevra Weasley, si può sapere che fine avevi fatto? Io e i tuoi fratelli ti abbiamo cercato per tutta la notte! Tuo padre era disperato!-

La signora Weasley era davanti alla sala Grande e aveva le mani poggiate sui fianchi nella sua classica posizione che avrebbe fatto venire i brividi a chiunque.

-Mi dispiace. È colpa mia!- Harry si fece avanti, gli occhi gonfi e rossi e i vestiti bagnati. Molly lo guardò e capì che Harry si era finalmente liberato del demone che viveva dentro di lui. Si avvicinò e lo strinse in un abbraccio che solo una madre è capace di dare e lui per la prima volta si sentì parte della famiglia. Non aveva bisogno di parlare, in quell’abbraccio riversò tutta la gratitudine che provava verso la donna che in tutti quegli anni era stata la cosa più vicina ad una madre, a colei che si era presa cura di lui trattandolo come un figlio.

Nella sala grande erano stati riposizionati i tavoli e tutti erano già svegli nonostante fosse appena spuntata l’alba. Ma l’atmosfera non era neanche lontanamente paragonabile ai giorni vissuti ad Hogwarts. Tutti erano molto silenziosi e persino Ron era seduto in maniera composta fissando il toast che aveva nel piatto. Hermione era vicina a lui con sguardo vacuo e gli teneva la mano mentre sorseggiava del succo di zucca. Le uova, la pancetta, i muffins ai mirtilli, i Krapfen ripieni di marmellata, gli zuccotti di zucca, riempivano i piatti al centro delle lunghe tavolate, ma nessuno sembrava aver voglia di mangiare. La nonna di Neville continuava a riempire il piatto del nipote nella speranza che toccasse cibo mentre Luna, seduta accanto a lui, fissava lo sbrilluccichio delle posate. Per la prima volta ad Hogwarts non vi erano ragazzi rumorosi pronti a divorare tutto ciò che capitava a tiro, nessuno era più nel proprio tavolo e Tassorosso, Grifondoro e Corvonero sedevano vicini. Quando  Harry e Ginny entrarono nella stanza però, videro decine di visi voltarsi verso di lui e sorridergli con sguardo di gratitudine. Hagrid si alzò da tavola seguito da Thor che si avventò sul ragazzo e gli leccò tutta la faccia.

-Mi hai fatto un brutto scherzo Harry! Ci pensavo che eri schiattato sul serio! Mi è venuto un colpo quanto ti ho visto per terra! Ma come hai fatto? Io c’ero ragazzo e quello era un’anatema che uccide, posso scommetterci mille Knarl, che detto tra noi sono delle belle creature affascinanti!-

Tutti allungarono il collo per riuscire a carpire ogni parola di Harry perché tutto ciò che era accaduto nell’ultimo anno era un mistero per tutti.

-Mi dispiace Hagrid, ho dovuto mentirti, ma prometto che non lo farò più! Verrà il momento in cui racconteremo ogni cosa, ma ora credo di non riuscirci- Hagrid capì che quello non doveva essere un momento facile per Harry. Gli diede una pacca sulla spalla che lo fece avanzare di un metro prima di stritolarlo in un uno dei suoi abbracci rompi ossa. Harry e Ginny andarono a sedersi accanto a Ron ed Hermione. I quattro si guardarono e si sorrisero. In tutti quegli anni avevano capito che l’unica cosa che contava, ovunque essi fossero o in qualsiasi situazione si trovassero, era stare insieme ed essere amici, perché ormai erano legati per la vita da qualcosa che neanche la magia avrebbe potuto separare, erano legati da un profondo rapporto di fiducia, di rispetto e di amore.

-Un momento di attenzione per favore!- La McGranitt era in piedi dietro il tavolo degli insegnanti. Dopo la fine della battaglia aveva preso in mano la situazione con una forza ed una decisione degni del suo nuovo ruolo di preside, eppure sul suo viso erano rimasti evidenti i segni di quegli ultimi anni di sofferenze. –Negli ultimi giorni abbiamo vissuto delle esperienza che non augurerei a nessuno di rivivere. Abbiamo combattuto tutti con tale forza e determinazione da farci onore. Eppure questa battaglia ha recato a tutti delle ferite che nessun unguento, formula magica o pozione possa cancellare, perché resteranno dentro di noi per sempre. Purtroppo anche il nostro castello ha risentito della guerra, e buona parte di esso è andato distrutto, ma posso garantire che verrà fatto il possibile per iniziare immediatamente i lavori di restauro, in modo che possa essere garantito lo svolgimento regolare delle lezioni per il nuovo anno scolastico.   

Ieri notte, nonostante tutti gli impegni che gli si prospettano, sono riuscita ad avere un colloquio col neo eletto, anche se per il momento solo provvisoriamente, Ministro della Magia Kingsley Shekalbot, per parlare delle conseguenze didattiche derivate dall’anno appena trascorso. Di comune accordo con tutti gli insegnanti abbiamo deciso di dare la possibilità ai ragazzi dell’ultimo anno di svolgere i propri MAGO-  Un boato pervase la sala, Neville si alzò in piedi facendo volare il piatto di uova, Seamus Finnigan apriva e chiudeva la bocca come un piccolo pesce, Cho e Padma di abbracciarono mentre Calì, Lavanda e Hanna Abbot emisero grandi sbuffi. Hermione guardò la McGranitt con uno sguardo profondamente triste. Lei, Ron, Harry, Dean e molti altri, non avevano avuto la possibilità di frequentare l’anno appena trascorso, e di conseguenza, non avrebbero potuto dare l’esame per la quale avevano studiato tutti quegli anni. La preside sembrò leggerle nel pensiero e continuò – Gli esami si svolgeranno il prossimo mese per tutti coloro che hanno frequentato l’anno per intero. Gli studenti che invece, non hanno potuto, diciamo così – e guardò Hermione –Verranno esaminati alla fine dell’estate, in modo da avere la possibilità di preparasi al meglio. Se verranno bocciati potranno comunque recuperare l’anno perso.- Hermione schizzo in piedi. Le stava per venire una paralisi facciale tanto era felice, a Ron andò di traverso un pezzo di toast mentre Harry andò d’istinto a toccarsi la cicatrice, se avesse superato tutti i suoi MAGO sarebbe potuto diventare un Auror.

-C’è tantissimo lavoro da fare, non vedo l’ora di tornare a casa e preparare un piano di lavoro. Dovremo studiare fino a notte fonda ma se riusciamo a dormire solo tre ore a notte credo che potremmo farcela!-

-E dimmi Hermione, avremo il tempo di mangiare o sarà superfluo?- Le chiese Ron

-Dipende, se riuscirai a mangiare e studiare contemporaneamente forse potrei concederti due pasti al giorno!-

-Per tutti i mutandoni di Merlino! Credo che odierò l’estate!-

La McGranitt aspettò che vi fosse nuovamente silenzio –Se è tutto chiaro tra poco verranno messe a disposizione le carrozze che vi porteranno alla stazione di Hogsmade. A tutti gli studenti verrà recapitata a casa, entro pochi giorni, una lettera,  dove verranno esplicati i termini in cui si svolgerà l’esame ed il programma da presentare. Auguro a tutti una buona estate. Ora è tempo di ricostruire ciò che è distrutto, questa è l’alba di una nuova era!- Harry strinse la mano di Ginny. Era iniziata una nuova vita per lui. Da quando era nato aveva perso tante persone ma questo lo aveva aiutato a maturare e ad apprezzare le persone che gli stavano vicine. Non avrebbe più permesso a nessuno di fare del male ai suoi amici, alle persone a cui teneva e alla ragazza che amava e soprattutto non avrebbe dato nessun momento vissuto per scontato.

Magicamente la tavola si ripulì e tutti si diressero verso la porta d’uscita. La signora Weasley si avvicinò ai suoi figli e ad Harry ed Hermione – Ragazzi andate a raccogliere le vostre cose. Ginny, cara, il tuo baule è ancora nel dormitorio. Cercate di fare presto, vorrei prendere il primo treno.-

-Si mamma, andiamo subito-

I quattro si diressero verso il dormitorio. Era tutto così strano. Per tanto tempo quella stanza era stata lo scenario di momenti felici. Ginny si avvicinò ad Harry e gli diede un veloce bacio. – Vado a preparare le mie cose, torno subito!- Harry le mollò la mano solo quando il braccio non fu completamente teso e le sorrise. Hermione si avvicinò alle poltrone accanto al camino, quelle in cui erano soliti trascorrere le ore parlando, facendo i compiti e mangiando “gelatine tutti i gusti + 1” o Cioccorane. –Reparo!-  proferì accompagnando la formula con un veloce gesto della bacchetta. Le poltrone tornarono nella loro posizione originale, la stoffa strappata si aggiustò e le parti scheggiate furono nuovamente lisce e lucide.

-Non posso credere che sia tutto finito!- Tutti e tre si posizionarono nei posti in cui erano soliti sedersi.

-Già, questa è stata la nostra seconda casa per tanti anni- Hermione osservava ogni singolo dettaglio della stanza, come se avesse voluto imprimerne una fotografia nel suo cervello.

-Miseriaccia!Vi ricordate la prima volta che ci siamo conosciuti? Eravamo sul treno e Harry aveva svuotato il carrello del pranzo!-

-Come potrei dimenticarlo, hai divorato tutto, meglio di un incantesimo autopulente!- Harry iniziò a ridere e le orecchie di Ron diventarono rosse per l’imbarazzo.

-Ho un ottimo appetito, cosa posso farci!- Incrociò le braccia al petto e sfoderò una delle sue migliori facce imbronciate.

-Io preferirei dimenticare tutti gli episodi che mi riguardano fino alla notte di Halloween! Non siete stati molto carini con me! Per colpa vostra sono quasi morta!-

- Guarda che fino a prova contraria tu eri odiosa!-

-Ronald Weasley! Il vostro comportamento era assolutamente sconsiderato!- Hermione si allungò sulla poltrona tanto che sembrava essere cresciuta di qualche centimetro in pochi istanti.

- Sconsiderato? Tu non facevi che dirci cosa fare e cosa no! “È contro le regole di Hogwarts!” continuavi a ripetere, “farete perdere ai Grifondoro tutti i punti che ho guadagnata durante la lezione di Trasfigurazione!”-

- E avevo ragione!- Le sue guance iniziavano a diventare scarlatte. Harry rimase serio per qualche istante. Li osservò in silenzio, Ron si era alzato dalla poltrona, le sue orecchie adesso erano dello stesso colore dei suoi capelli,e guardava Hermione dall’alto, che di rimando lo osservava con gli occhi ridotti a fessure. In quegli ultimi due anni aveva sempre vissuto con loro. Il triste periodo in cui Ron li aveva abbandonati era stato accantonato e volutamente dimenticato da tutti. Come avrebbe fatto adesso a separarsi da loro? Se avessero superato gli esami avrebbero preso strade diverse e nulla sarebbe stato più come prima. Nutriva per entrambi un affetto indefinito e quello probabilmente sarebbe stato l’ultimo momento solo loro. Le sue labbra si mossero da sole e disse quello che, forse, avrebbe dovuto fare da molti anni…

-Grazie!- Sia Ron che Hermione smisero di parlare e lo osservarono seri. Avevano imparato a riconoscere il tono della voce di Harry, e quello era il tono che usava nei discorsi solenni, quando voleva essere ascoltato!

 –In tutti questi anni siete sempre stati con me. Insieme abbiamo condiviso tutto, gioie e dolori, e avete sacrificato ogni cosa per seguirmi. Io non ho mai avuto una vera famiglia, ma ho avuto voi! Vi ho trascinato in ogni sorta di pericolo e se oggi sono qua e Voldemort è morto lo devo solo a voi. Senza il vostro aiuto probabilmente avrei fallito da subito, non sarei neppure arrivato a scoprire la pietra Filosofale. Vi devo tutto…-

- Oh fermati, ti prego!- Hermione aveva gli occhi pieni di lacrime – Non c’è bisogno che continui Harry!- fece qualche passo e lo abbracciò. Ron guardò verso l’alto e tirò sul col naso.

- beh… ecco…i veri uomini non si abbracciano vero?- Guardò Harry un po’ imbarazzato

-Suppongo di no -  rispose l’amico.

– Che ne dici di una virile stretta di mano?- tirò il petto in fuori e allungò la mano verso il suo migliore amico.

-Si certo!- Harry gli strinse la mano con vigore e Ron gli ricambiò uno sguardo colmo di gratitudine e affetto mentre si avvicinava per stringerlo in un abbraccio da togliergli il fiato.

-Credo di essermi persa qualcosa!- Ginny scese le scale del dormitorio femminile, seguita dal suo baule che aleggiava a circa un metro da terra. Hermione si mise a ridere e si asciugò le lacrime col dorso della mano.

-Harry oggi è piuttosto sentimentale!-

Ron si allontanò da Harry. Le orecchie diventarono nuovamente purpuree.

-Ma davvero?-

Harry gli mise una mano dietro la schiena e la avvicinò a se. Ginny lo guardò in quei profondi occhi verdi e lo baciò con intensità. Ora nessuno piangeva, erano finalmente insieme, liberi da qualsiasi preoccupazione. E sarebbero rimasti così per sempre perché sapevano di appartenersi. Sapevano di completarsi a vicenda.  Sapevano che nulla avrebbe più potuto dividerli.

-Ehi, un po’ di contegno.. ti ricordo che è mia sorella quella che stai baciando!-

Harry guardò per qualche secondo Ginny negli occhi e poi si girò verso l’amico.

-Tu! Tu parli di contegno? Lasciamo da parte la tua storia con Lav Lav… vogliamo discutere del bacio tra te Hermione?-

Ginny sgranò così tanto gli occhi che Harry ebbe paura che gli saltassero fuori, Hermione iniziò a guardarsi i piedi con estrema attenzione e Ron divenne talmente rosso che non si distingueva più quale fosse la faccia e quali i capelli.

- Non ci posso credere, finalmente vi siete decisi! Ma quando è successo?-

- Dopo che sono tornati dalla Camera dei Segreti!-

Ginny avrebbe voluto sapere ogni particolare, ma Ron fu lieto di vedere la madre entrare nella stanza pregandoli di fare presto perché il treno sarebbe partito di li ad un’ ora.

Tutti gli studenti che avevano partecipato alla battaglia, ed i familiari delle vittime, si accalcarono verso il portone del castello per riuscire a salire sulle carrozze. Fino a pochi giorni prima non erano molti  quelli che potevano ammirare la triste bellezza dei Testhral, ora tutti gli studenti additavano le creature che fino ad allora risultavano invisibili a coloro che avevano avuto la fortuna di non aver mai visto la morte.

Nonostante la calca tutti erano in silenzio, desiderosi solo di tornare il più presto possibile a casa. Ma quella quiete innaturale fu interrotta dal vagito di un neonato dai capelli rosati che agitava le manine in direzione del viso della donna che lo stringeva a se. Harry fissò con tenerezza e malinconia quella piccola creatura. Facendosi spazio tra la gente si avvicinò alla donna dai capelli bruni e dallo sguardo spento. Nonostante tutto i suoi occhi esprimevano una profonda dolcezza ma sul suo viso si leggevano i segni di una persona che in poco tempo aveva perso un marito, una figlia e, anche se odiata per tanto tempo, una sorella. Ora la sua unica ragione di vita era fra le sue braccia.

- È bellissimo. Assomiglia alla mamma!- Harry avvicinò l’indice alla manina del piccolo che subito lo afferrò stringendolo con forza. Andromeda sorrise e guardò con orgoglio il nipotino.

-Si hai ragione, è identco a Ninfadora quand’era piccola, anche se gli occhi sono di Remus.-

–Mi dispiace per sua figlia, e suo marito. Non sono riuscito a salvarli.-   

-Oh Harry, non avresti potuto fare nulla di più ciò che hai fatto. Remus era così orgoglioso di te!- Ad Harry batté forte il cuore a quelle parole. Lupin era rimasto l’ultimo grande amico dei suoi genitori e per lui rappresentava una guida. Sapere che era orgoglioso di lui era come avere la certezza che anche i suoi genitori avrebbero provato lo stesso sentimento. Guardò nuovamente il suo figlioccio sentendo per lui un affetto fortissimo.

– Mi piacerebbe venire a trovarlo se per lei non è troppo disturbo!-

-Certo che no! Teddy avrà bisogno del suo padrino. Per te Harry la mia casa è sempre aperta. Vorrei che facessi parte della sua vita.-

-Ne sarei onorato!- Harry accarezzò i capelli del neonato che subito cambiarono colore da un rosa acceso ad un azzurro intenso. 

-Ora devo andare, prima che alla signora Weasley venga un attacco di panico. È stato un piacere signora Tonks, verrò a trovarla lo prometto!-

-Ciao Harry. A presto!-

I signori Weasley, Bill e Fleur salirono sulla prima carrozza, Charlie, Percy e George sulla seconda mentre Harry, Ginny, Ron ed Hermione sull’ultima. In testa al corteo vi erano alcuni funzionari del ministero che, bacchetta in mano, avevano il compito di tenere lontana la folla.

In quegli ultimi giorni avevano vissuto rinchiusi all’interno del castello, lontani dal resto del mondo e non avevano pensato a ciò che sarebbe potuto accadere quando avessero lasciato Hogwarts. Scoprirono presto che le conseguenze di ciò che era successo aveva avuto un eco immenso. Squadre di obliviatori erano state spedite in tutta l’Inghilterra. I maghi di tutta la Gran Bretagna erano in festa. I babbani non riuscivano a capire cosa fosse capitato, sapevano solo che un ragazzo di nome Harry Potter aveva sconfitto il Signore Oscuro, ma molti scambiarono l’avvenimento come la trovata pubblicitaria di un nuovo spettacolo o dell’ultimo film in uscita. Nelle strade si potevano ammirare uomini in tunica e cappello a punta che ballavano festanti. I gufi e le civette sembravano impazziti, volteggiavano giorno e notte nei cieli di ogni paese portando rotoli di pergamena nel becco o legati alle zampe. Ma nulla poteva essere paragonato a ciò che stava accadendo ad Hogsmade.   Dalla terra si libravano in cielo fenici infuocate che esplodevano in un turbinio di colori lasciando impresse nell’aria le lettere H P, si potevano ammirare le originali forme sgargianti dei fuochi d’artificio con innesco ad acqua. Centinaia di fotografi attendevano i sopravissuti alla stazione e i flash delle macchine fotografiche erano abbaglianti. Maghi e streghe erano accalcati nelle strade sperando di poter toccare il loro eroe.  Fin da quando aveva scoperto di essere un mago Harry era stato abituato ad essere al centro dell’attenzione, ma non era una cosa che aveva mai apprezzato più di tanto. Troppe volte aveva visto la sua faccia sulla Gazzetta del Profeta, e raramente gli articoli narravano qualche fatto reale della sua vita. Odiava tutta quella pubblicità, e mai come ora desiderava essere un ragazzo  qualunque. Voleva solo vivere la sua vita in tranquillità, una vita normale insomma. Ma nulla della vita di Harry era mai stato normale, e purtroppo, una volta ancora, stava facendo i conti con la sua popolarità.

I cinque funzionari del ministero dovettero mettercela tutta per evitare che il ragazzo sopravvissuto venisse risucchiato da un’ orda di ragazzine che piangevano e si strappavano i capelli, urlando proposte di matrimonio a squarciagola. Harry si chiese perché non aveva avuto l’idea di indossare il mantello dell’invisibilità, e rischiò più di una volta di essere denudato da alcune streghe che cercavano di strappargli i vestiti. Con somma difficoltà i quattro riuscirono a svincolarsi e a saltare sul treno.

-Aiuto, credevo di non farcela! È molto peggio che affrontare venti mangiamorte che vogliono ucciderti! Quelle mi volevano fare a pezzi!- Harry aveva ancora il fiatone, la sua faccia era chiazzata di rosso e i suoi occhiali gli penzolavano da un orecchio.

-Non sei contento? Hai ricevuto almeno quindici proposte di matrimonio!- Ginny lo superò cercando uno scompartimento il più isolato possibile.

-Infatti sto vagliando le varie ipotesi!-

La ragazza estrasse la bacchetta dalla tasca e con un movimento impercettibile del polso fece cadere il baule sul piede di Harry che non fu abbastanza svelto da spostarsi.

-Ops! Devo aver sbagliato incantesimo…!-

Ron scoppiò in una fragorosa risata mentre Harry si pentiva di aver fatto quella battuta sarcastica saltellando su un piede solo e asciugandosi le lacrime dagli angoli degli occhi.

Il viaggio in treno sembrò interminabile ma nonostante tutto apprezzarono quel momento di pace. Hermione iniziò il suo programma di studio con “Guida alla trasfigurazione umana – Ultimo livello” ma ogni tanto si prendeva qualche minuto di distrazione per fissare Ron che si era addormentato sulla sua spalla. Ginny si era coricata sul sedile poggiando la testa sulle gambe di Harry che le accarezzava i capelli, in tutto il viaggio scambiarono poche parole ma non persero mai di vista l’uno gli occhi dell’altra. In quegli sguardi fecero mille discorsi.

Quando il treno arrivò alla stazione di Londra fuori era ormai buio. Scendere dal treno e attraversare la barriera che li introduceva al mondo babbano senza essere notati, fu un’impresa ancora più difficile. Questa volta però fortunatamente la scorta era maggiore e meglio organizzata. Fuori dalla stazione li aspettava una macchina del Ministero che li avrebbe accompagnati finalmente a casa. Quando Harry aveva detto alla signora Weasley che intendeva stabilirsi nel suo appartamento in Grimmauld Place, lei non aveva voluto sentire ragioni e gli aveva esplicitamente detto che quell’estate sarebbero stati tutti insieme alla Tana, così aveva rimandato il suo trasferimento a Settembre. La cosa però non gli dispiacque più di tanto,in questo modo avrebbe avuto tutto il tempo per rendere abitabile il posto, e tutti i fratelli Weasley si erano offerti di dargli una mano, in più avrebbe potuto passare gli ultimi mesi di vacanza accanto a Ginny.

   

 

 

 

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Capitolo 2
*** Partenze ***


I giorni successivi non furono esattamente come Harry si aspettava. Credeva che finita la guerra, avrebbe finalmente avuto la tanto agognata pace, ma così non fu. Il giorno dopo essere tornati alla Tana erano tutti vagamente frastornati. Si ritrovarono a colazione, seduti intorno al tavolo e in silenzio. La cosa che però insospettì Harry fu l’atteggiamento di Ron ed Hermione. Erano entrambi tesi e continuavano a scambiarsi sguardi sospetti. Si conoscevano ormai da più di sette anni, negli ultimi tempi avevano vissuto fianco a fianco e Harry aveva imparato a conoscere i suoi amici più di chiunque altro, così iniziò una tacita conversazione di sguardi. Harry con le sopracciglia sollevate guardava con aria interrogativa Ron ed Hermione, dal canto suo Ron guardava Hermione cercando di spingerla a dire qualcosa mentre lei stringendo gli occhi faceva cenni di negazione ad Harry.

-Per l’amor del cielo!- sbottò ad un tratto Ginny. –Volete dirci cosa sta succedendo?-

-Nulla!- disse prontamente Ron diventando di un cangiante color rosso

- Oh basta Ron! Dobbiamo dirlo,credo che se ne accorgerebbero non credi?- Hermione si alzò in piedi

-Mi sono perso qualcosa?- Chiese Harry.

-Partiamo domani per L’Australia. Devo andare a cercare i miei genitori. Sono riuscita ad avere da Kingsley un permesso per attivare una passaporta che ci condurrà a Sidney, da li potremo iniziare la nostra ricerca.-

-Non dovremmo metterci più di qualche settimana- proseguì Ron – Al massimo staremo via un mese-

La signora Weasley li guardò con aria affranta. Era straziata da una parte dall’idea di perdere un altro figlio, il viaggio sarebbe stato lungo e pieno di incognite e di pericoli, ma d’altro canto non poteva permettere che Hermione non cercasse i suoi genitori e non l’avrebbe certo lasciata partire da sola. Grossi lacrimoni iniziarono a colarle sulle guance. Il signor Weasley le strinse un braccio intorno alle spalle. L’ultimo anno gli aveva lasciato segni evidenti sul viso: i pochi capelli che come una corona gli cingevano la testa avevano perso il loro rosso caratteristico per virare verso una sfumatura grigiastra, lo sguardo appariva sempre stanco segnato da marcate occhiaie sotto gli occhi e sulla fronte si notavano profonde rughe. 

-Va bene!- Disse Harry –Vado a preparare i bagagli! Bill potremo prendere nuovamente in prestito la tua tenda?-

-Harry… ecco- lo interruppe Hermione arrossendo lievemente e stringendo un fazzoletto nella mano destra –Io e Ron partiamo da soli-

-Cosa? – Harry si alzò di scatto sgranando gli occhi, la sua sedia cadde a terra spaventando Leotordo che sonnecchiava lì vicino -Non starai parlando seriamente? Non vi lascio andare da soli, abbiamo affrontato sempre tutto insieme e non me ne starò in disparte proprio ora!-

-Se partono loro parto anche io- Ginny si alzò accanto ad Harry.

-Non dire sciocchezze Ginny cara- Il signor Weasley iniziò a dare delle piccole pacche sulle spalle della signora Weasley che non riusciva a smettere di piangere.

– Hermione ha ragione. È meglio che parta solo con Ron. Da soli riusciranno a muoversi più veloci e tu Harry ora più che mai ci servi qua.- fece una piccola pausa e proseguì stancamente - Al Ministero hanno bisogno delle tue deposizioni, verrai contattato a giorni dai funzionari dei servizi amministrativi del Wizengamont per sapere la tua versione dei fatti. Il Wizengamot, o ciò che ne rimane, si sta organizzando per il processo, c’è molta gente che aspetta giustizia.-

Harry si sentiva incastrato e anche vagamente offeso. Non avrebbe  mai pensato di essere tenuto da parte o all’oscuro da qualcosa proprio dai suoi migliori amici. Eppure sapeva di non avere scelta, lui stesso non vedeva l’ora che tutti i mangiamorte finissero ad Azkaban.

-Va bene- Disse fissando un punto nel vuoto. Non riusciva a guardare in faccia Ron ed Hermione, così si alzò ed uscì fuori nel giardino. Aveva bisogno di aria.

-Harry aspetta…- Ron fece per seguirlo ma Hermione lo fermò.

–Ha bisogno di stare un po’ da solo, lasciamogli il suo spazio. Capisco che si senta tradito ma capirà che è la scelta migliore-

Harry evitò i suoi amici per tutta la giornata, quella notizia lo aveva turbato più di quanto si aspettasse. Da quando aveva conosciuto Ron ed Hermione aveva affrontato mille pericoli, aveva combattuto con chiunque e rischiato la vita praticamente ogni giorno, ma la costante era lui. Lui insieme ad i suoi amici, lui con Hermione, lui con Ron, lui con Luna o con Neville… sempre lui. Ora gli sembrava quasi inconcepibile non essere compreso in quella nuova avventura. Ma sapeva anche che in tutto ciò che gli era capitato lui era sempre stato il protagonista solo per un triste scherzo del destino, non perché in qualche modo fosse speciale.  Se non avesse avuto i suoi amici accanto non sarebbe mai riuscito ad andare avanti. Erano loro quelli speciali. Loro non si erano trovati in mezzo alla guerra per destino. Loro avevano deliberatamente scelto di stargli accanto per lottare in qualcosa in cui credevano, e negli anni si erano impegnati, senza trucchi o giochetti o l’aiuto di tante persone che si erano sacrifica per lui. Erano loro i veri eroi e in quanto tali avevano tutte le capacità e il diritto di dimostrare che potevano farcela senza problemi anche senza Harry Potter. Era stato egoista e presuntuoso e ora si sentiva terribilmente in colpa. Senza contare che ora più che mai Ron ed Hermione avevano il bisogno di parlare e di stare l’una accanto all’altro, come lui sentiva di non poter più stare lontano da Ginny.  Ginny…Harry spalancò gli occhi e corse su per le scale.

-Vattene prima che ti affatturi!- Ginny corse alla porta e la sbatté con forza.

-Ginny ti prego apri. Scusa sono stato un idiota, l’ho capito solo ora…-

-Meglio tardi che mai!- Urlò Ginny da dentro la stanza

-Mi hanno colto di sorpresa, quando hanno detto che sarebbero partiti l’idea di non andare con loro mi sembrava assurda.

Per tutta la mia vita non ho mai dovuto render conto a qualcuno, non ho mai dovuto chiedere il permesso per qualcosa…-

-Tranquillo, non mi devi nulla! Chi sono infondo io! Tanto ormai ci sono abituata-

-Sto cercando di spiegarti! Per me è tutto nuovo. Sei tu che mi hai dato la forza di lottare e di non arrendermi. Per la prima volta avevo qualcuno da cui tornare. Quando Ron ed Hermione hanno detto che sarebbero partiti sono scattato per istinto -

Ginny andò ad aprire la porta –Non capisci? So che l’anno scorso non avevi scelta, ma non posso restare ad aspettarti ogni volta che decidi di partire chissà dove-

-Ginny credi davvero che per me sia stato facile starti lontano? È che ora per me è tutto nuovo, questa calma è innaturale e non so perché non mi sento a mio agio. È come se fossi stato progettato per cacciarmi nei guai!- sorrise ironico - È una delle poche cose che mi riesce bene-

Si fissarono per qualche istante, come se Ginny stesse cercando di prendere una decisione di vitale importanza, poi fece un gran respiro e Harry capì che per questa volta l’aveva passata liscia

-Ve bene, per stavolta ti perdono. So che questa è la tua natura e devo abituarmi visto che so che il tuo più grande sogno è diventare un Auror, ma sarei felice se d’ora in poi potessi rendermi più partecipe della tua vi…- non fece in tempo a finire la frase, Harry le sorrise e le diede un frettoloso bacio sulla guancia –Grazie! Scusa ma devo andare a scusarmi con Ron ed Hermione prima che partano!-

Ginny rimase sulla porta e sollevò gli occhi al cielo, doveva ammetterlo, quasi divertita.

Harry fece la rampa di scale di corsa e bussò nella stanza di Ron –Posso?-

-Entra- La voce di Ron era strana, un misto tra freddezza e tristezza. Harry entrò lentamente e si chiuse la porta alle spalle inspirando profondamente.

-Credo di dovervi delle scuse-

-Oh Harry tu non ci devi niente- Hermione era seduta per terra in un angolo e infilava degli indumenti dentro uno zaino decisamente troppo piccolo per contenerli tutti, doveva aver sicuramente fatto un incantesimo estensibile irriconoscibile come quello che aveva eseguito sulla borsetta di perline. Guardandola ebbe quasi un “de ja vu” . Era passato quasi un anno da quando l’aveva vista seduta nello stesso punto a scegliere i libri prima della partenza alla ricerca degli Horcrux. Quante ne avevano passate insieme in quei lunghi mesi.

-No Hermione, avevate ragione. È che per me è un po’ strano non partire con voi, ma è normale. Stiamo crescendo, e ora inizieremo a prendere strade diverse e anche se non condivideremo ogni attimo insieme,  voi resterete sempre i miei migliori amici.-

-È un po’ zuccone però poi ci arriva!- Ron diede una pacca sulla spalla dell’amico

-Inoltre è il caso che vi lasci un po’ di intimità- e sghignazzò evitando una pallottola di calzini che gli lanciò Hermione.

-Quindi domani a che ora partirete?-

-Credo verso le sei o le sette, ci sono dieci ore di fuso orario con Sidney, in questo modo avremo qualche ora prima che tramonti il sole. Ho ricevuto un biglietto da Kingsley, passerà più tardi per dirci i dettagli e consegnarci la passaporta–

-Non vedo l’ora di vedere i canguri-

-Ron non andiamo in vacanza! Ti ricordo che dobbiamo cercare i miei genitori!-

-Ovviamente!- si affrettò a dire Ron, ma Hermione non poté che scoppiare a ridere vedendolo tornare verso il letto balzellando a gambe unite e con le braccia piegate e le mani che sporgevano dal petto.

-Hermione a cosa credi che ti serviranno “Traduzione runica avanzata. Libro secondo” e “Guida pratica alla trasfigurazione per maghi navigati”? Non credo che sarà necessario tradurre rune-

-È interessante che tu l’abbia chiesto!- Hermione si schiarì la gola, fu in quel momento che Ron capì che la discussione non avrebbe portato a nulla di buono.

-Stanotte sono rimasta sveglia ad elaborare un programma di studio. Con la nostra partenza e il processo perderemo tutti molto tempo prezioso, ma non pensate di oziare! Abbiamo poco più di tre mesi per studiare il programma di un intero anno scolastico, che per inciso è anche il più difficile, senza contare che abbiamo trascorso un anno lontani da Hogwarts e la nostra preparazione è piuttosto arrugginita e come se non bastasse non abbiamo avuto l’ausilio di nessun professore, per cui i momenti in cui non saremo impegnati li sfrutteremo al meglio!- a quel punto estrasse dalla tasca una pergamena lunga almeno un metro e mezzo. Harry vide che vi era una tabella fitta di appunti colorati. –Il programma è studiato giorno per giorno e-sarà- meglio- per- voi- che- lo- rispettiate!- Sottolineò le ultime parole con aria minacciosa poi tornò serena come prima e puntò la bacchetta sulla pergamena eseguendo un delicato movimento del polso –Gemino. Ecco Harry, questa è la tua copia- Harry prese la pergamena e iniziò a leggere. Il programma era suddiviso in maniera sempre più dettagliata. Il mese di Maggio era sotto la voce programma leggero, ma di leggero non aveva nulla. Era studiato nei minimi particolari e seppur vi fossero annotati orari ben precisi era possibile riuscire a recuperare le ore perse in caso di imprevisti, ore certo che venivano tolte al sonno o ai pasti. Più Ron andava avanti nella lettura più i gemiti si facevano forti.

-Hermione ci deve essere un errore, secondo questa tabella ad Agosto non sono previste pause per i pasti!-

-Nessun errore Ron, basterà mangiare e leggere contemporaneamente!-

-Per tutti gli avvincini, credo che non arriverò vivo a dare l’esame!-

I lamenti di Ron furono interrotti dalla signora Weasley che li chiamava per apparecchiare. Quando scesero di sotto trovarono Kingsley ad aspettarli.

-Harry! Che piacere vederti!- allungò la mano per stringergliela. Era diverso dall’ultima volta che Harry l’aveva visto. Portava degli abiti sgargianti che facevano contrasto con la pelle scura e aveva rimesso il suo orecchino ma lo sguardo seppur gentile come sempre era stanco e annebbiato da mille pensieri –Ron, Hermione!- fece un sorriso ed un cenno di saluto con la testa. -Vi ho portato la passaporta!- da un taschino della casacca estrasse un paio di occhiali: una delle lenti era rotta, l’altra era assente e la stecchetta destra era rosicchiata. –Mi raccomando, partirà alle sette in punto! Troverete ad aspettarvi John Koalbears un mio vecchio amico, vi ospiterà per la notte e nel caso ne abbiate bisogno sono certo che vi aiuterà. Mi dispiace, so che non è molto-

-Grazie Kingsley. È perfetto!- Hermione prese la passaporta e la avvolse in un fazzoletto che ripose poi nella tasca della maglietta.

-Avete già qualche indizio su dove possano essere andati?-

-Purtroppo no, quando gli ho modificato i ricordi ho fatto in modo di non dargli nessuna destinazione precisa in modo che anche se mi avessero catturata non sarei stata in grado di dire nulla. Arrivata in Australia spero di trovare qualche indizio anche se il territorio è vastissimo.-

-Purtroppo i tuoi genitori sono babbani, non ho nessun modo per rintracciarli.-

-Non ti preoccupare, hai fatto già tanto. Sono certa che riuscirò a trovarli-  

-Non ho dubbi. Ora…- e si voltò verso Harry, -Harry ho bisogno di parlare con te. So che Arthur ti ha anticipato qualcosa-

-Riguarda il processo vero?- Kingsley annuì.

-Ma c’è dell’altro…Abbiamo arrestato quasi tutti i mangiamorte…- Harry trasalì

-Cosa intendi con quasi?- Come se ormai fosse diventato un tic la mano di Harry andò prima a sfiorare la cicatrice e poi a stringere forte la bacchetta.

-Dopo la fine della battaglia, i mangiamorte ancora vivi che non erano stati catturati sono riusciti a smaterializzarsi oltre i confini di Hogwarts, purtroppo tutte le difese erano crollate. Siamo riusciti a catturare Rowle, Goyle e Nott, ma Avery, Selwyn e Tiger sono ancora a piede libero.-

-Papà tu lo sapevi?- Charlie si girò verso il signor Weasley

-Si, non ho voluto dirvi nulla per non allarmarvi. Ma ora credo che non sia giusto tenervelo segreto. Mi dispiace ragazzi-

La notizia fu qualcosa di devastante. Hermione iniziò a tremare e sbiancò, sembrava così debole che Ron le cinse la vita e la fece accomodare sul divano. La signora Weasley ormai non reggeva più le cattive notizie e si accasciò sulla sedia più vicina piangendo in silenzio. Fleur si strinse fra le braccia di Bill e George, che sembrava aver perso per sempre la sua scintilla di vita rimase se possibile ancora più immobile del solito. Nessuno osava parlare. Harry ebbe la reazione più strana di tutte: rimase in silenzio, tranquillo, senza nessuna apparente reazione. Kingsley lo osservò per alcuni secondi e poi gli sorrise.

-Non faranno del male a nessuno. Sono soli, deboli. Non hanno più nessuno a cui rivolgersi e gli Auror li stanno cercando. Se ferissero qualcuno verrebbero intercettati e catturati immediatamente.- Harry era calmo, analizzava velocemente ogni possibilità, senza esitazione. –Kingsley…-

-So cosa stai pensando, e sono d’accordo. Sta a te decidere-

Ginny si alzò di scatto e afferrò il braccio di Harry. Lo guardò negli occhi con aria di supplica, poi i suoi occhi si addolcirono. – È ciò che vuoi fare?- Harry la guardò intensamente. Voleva andare a cercare i mangiamorte e catturarli. In quel momento non desiderava altro. Sentiva le dita prudergli e il cuore battere forte. Qualsiasi cosa gli celasse il futuro, sia che avesse superato gli esami o che fosse stato bocciato, lui sarebbe stato un Auror. Era nato per quello, tutta la sua vita era stata un lungo campo di addestramento. Ginny gli lasciò il braccio –solo… fa attenzione!-Harry le accarezzo la guancia, poi si voltò verso Kingsley.

-Voglio partecipare! Devo farlo.- Kingsley annuì

–Non avevo dubbi. Presentati domani mattina alle sette e mezza al Ministero, sezione Auror, lì ti spiegheranno tutto.

-Ora… è meglio se… ci sediamo a tavola. Kingsley… rimani per un piatto di zuppa?- La voce della signora Weasley era tremolante ed interrotta ogni tanto da qualche singhiozzo.

-Ti ringrazio Molly, ma purtroppo al Ministero abbiamo un gran da fare. Ho lasciato Percy in ufficio ed è bene che lo raggiunga. Quel ragazzo è un gran lavoratore. Arthur ci vediamo domani in ufficio.-

-Certo. Buona serata Kingsley-

-Buona serata anche a voi.- E dopo aver salutato tutti con un cenno del capo, si smaterializzò.

 Ginny, Harry, Ron ed Hermione apparecchiarono in fretta e si sedettero per la cena.

Fleur e Charlie servirono le pietanze anche se nessuno sembrava aver fame. Ognuno era perso nei propri pensieri. Hermione e Ron erano preoccupati per la nuova situazione. Dovevano partire, Hermione non avrebbe più potuto aspettare. Ma avevano paura per Harry. Sapevano che era in gamba ma sapevano anche che era impulsivo e spesso sprezzante del pericolo. Cosa avrebbero dovuto fare?. Ginny, in silenzio, continuava a staccare pezzetti di mollica da un panino. Harry… era eccitato. Solo qualche ora prima si era domandato come sarebbe stata la sua vita ora che non aveva nessuno a cui dare la caccia e nessuno da cui nascondersi. Adesso aveva davanti un nuovo scopo e come se non bastasse a breve avrebbe collaborato con gli Auror. Il suo più grande sogno era dietro l’angolo servito su un piatto d’argento e non avrebbe sprecato questa occasione. Infine non vedeva l’ora di dare la caccia e scovare gli ultimi mangiamorte rimasti in circolazione. Sperava che gli Auror avessero già una pista, era pronto a lanciarsi all’attacco.

Quella notte ebbe un sonno agitato. Sognò Cedric Diggory.

Si trovava in un cimitero e tutto era buio. Cedric avanzava lentamente e doveva esserci parecchio freddo perché ad ogni respiro il fiato del ragazzo si condensava in una piccola nuvola bianca. Superò due file di tombe e poi svoltò a sinistra. Camminò ancora per qualche passo prima di fermarsi. Giunse davanti ad una costruzione imponente. Cedric salì alcuni scalini e si ritrovò circondato  da sette alte colonne. Erano bellissime, di un perfetto marmo roseo, sui capitelli, intricati motivi floreali di marmi policromi creavano un gioco di colori ammaliante. Il ragazzo proseguì e si trovò in un’ ampia sala circolare circondata da candele che fluttuavano accanto alle pareti, e sembrava danzassero al ritmo di una musica che pareva nascere dal nulla. La melodia era qualcosa di dolce e malinconico, ma era così bella che era impossibile restarne indifferenti. Cedric attraverso la sala fino a giungere davanti ad una lapide bianca circondata da centinaia di fiori freschissimi. Probabilmente il defunto doveva essere morto da pochi giorni. Con un veloce movimento della bacchetta il ragazzo fece apparire una rosa bianca e la poggiò ai piedi della lapide, poi con il dito lesse la frase incisa sulla lastra: “ Un fratello, un amico, un marito, un padre… un eroe”. Doveva

Essere un Auror perché ai piedi della tomba, scolpito in bassorilievo, vi era il loro simbolo. Cedric sollevò la testa e solo allora lesse il nome dorato: “Harry Potter”. Il ragazzo abbassò lo sguardo ma non era più lui. Una ragazza dai capelli rosa iniziò a scuotere la testa. Sembrava in preda alle convulsioni, si accovacciò e strinse alcune ciocche ora diventate nere. Iniziò a dondolare poi rilesse la scritta. Cacciò un urlo agghiacciante…

Harry si svegliò ansimando. Era sudato, il lenzuolo era caduto per terra.

-Per le consunte mutante di Merlino! Tutto ok amico? Stavi urlando!-

Harry inforcò gli occhiali e si ritrovò la faccia di Ron ad un centimetro la naso. Sembrava spaventato e si guardava intorno con la bacchetta a mezz’aria.

-Non è che Tu-Sai-Chi è tornato vero? Insomma non era uno di quei sogni vero?-

-No tranquillo! Era solo un incubo. E poi quando ti deciderai a chiamare Voldemort col suo nome? Adesso non può più spaventare nessuno.-

-Ok ok va bene! Comunque adesso sono troppo agitato per rimettermi a letto, ti va un bicchiere di latte?-

-Si, tanto non credo che riuscirei a riaddormentarmi-

Scesero le scale cercando di non fare il minimo rumore ma quando arrivarono in cucina trovarono la luce accesa e Hermione e Ginny avvolte nelle loro vestaglie intente a bere una tazza di tè.

-Anche voi non riuscite a dormire?- Ginny si alzò e svuotò il resto del tè nel lavandino.

-Harry ha gli incubi!- Ron si diresse verso il forno per vedere se fosse avanzato un po’ di pasticcio di carne.

-Come gli incubi? Non sono come…- Hermione lasciò cadere il biscotto che teneva in mano.

-No tranquilli!- e guardò tutti in faccia –era-solo-un-incubo!- rimarcò la frase in modo da tranquillizzarli una volta per tutte. Si, era solo un incubo, però doveva ammettere di esserne rimasto scosso. Non era certo un buon augurio sognare di morire da Auror quando di lì a poche ore si sarebbe trovato nel loro quartier generale. Senza contare che, ne era certo, la ragazza sconvolta non poteva che essere Tonks, anche lei Auror e anche lei…morta. Si rigirò una galletta tra le mani. Però la scritta sulla lapide era strana. Ok fratello, infondo Ron ed Hermione ormai erano come fratelli per lui, ma marito? E padre? Era forse un sogno premonitore? E perché Tonks sembrava così tanto sconvolta?

-Harry? Ehi Harry mi stai ascoltando?- Hermione sventolò la mano davanti alla faccia dell’amico. –Era un incubo così terribile?- Harry sbatté un paio di volte le palpebre come se stesse uscendo da un’ipnosi e guardò l’amica.

-Come? Oh scusa Hermione, ero soprapensiero. No tranquilla lascia perdere l’incubo. Tu invece come stai? – Hermione gli sorrise gentilmente. Sapeva che era turbato più di quanto desse a vedere, ma sapeva anche che era realmente preoccupato anche per lei.

-Sinceramente? Uno schifo! Non ho la più pallida idea di possano essere andati i miei genitori e adesso questa faccenda dei mangiamorte e tu che ti unisci agli Auror…-

-Hermione… respira! Stai tranquilla ok? Per prima cosa non devi preoccuparti per me. Io sarò al sicuro e non ho nessuna intenzione di farmi ammazzare!- Ginny ebbe un brivido e diventò ancora più pallida. Harry le strinse la mano e proseguì –Per quanto riguarda i tuoi genitori, mi è venuto in mente prima che andassi a letto. Che ne dici di farti una navigata su internet? Magari li trovi- Hermione si illuminò.

-Harry sei un genio!- si battè una mano sulla fonte -Mi ero completamente dimenticata, a furia di stare tra i maghi pensavo solo a quali incantesimi potessi fare…-

-Nabigre? Io sop-pro mal-ghim-re!-

-Quando imparerai a inghiottire prima di parlare?- Ginny si tolse un pezzo di carne che gli era volato tra i capelli e lo guardò con rassegnazione. Ron si sforzò di inghiottire un boccone sicuramente troppo grande per la sua bocca e ripeté –Io soffro il mal di mare! Non si era parlato di barche! E poi perché pensi che navigando su questo internet (che poi cos’è? Un fiume? Un lago?) troveremo i tuoi genitori?Non facevano i dentisti?-  Hermione e Harry scoppiarono a ridere

-Cosa c’è da ridere?- Ron sembrò offeso

-Ron, internet non è un corso d’acqua!-

-E allora come faremo a navigarlo?- Harry scoppiò un’altra volta a ridere mentre Hermione cercò di sforzarsi di rimanere seria

-diciamo che è detto in maniera figurata. Internet è un modo che hanno i babbani per comunicare a distanza in maniera anche istantanea. Ci si collega tramite un computer, che è una di quelle scatole che conserva tuo padre, e puoi trovare qualsiasi cosa tu possa cercare che riguardi i babbani. Molte aziende o anche privati si fanno dei siti propri per farsi pubblicità ed è quello che spero abbiano fatto i miei genitori. O comunque magari trovo qualche indizio.- Hermione era emozionata, finalmente aveva una pista da cui partire.

Quando Ron finì anche l’ultimo pezzo di pasticcio ormai era quasi l’alba, decisero allora di salire e di iniziare a prepararsi.

-Sei mai entrato negli uffici degli Auror?- Harry era seduto sul letto e si rigirava la bacchetta tra le mani. Ron teneva in mano due magliette cercando di decidere quale infilare dentro lo zaino

-No, l’accesso non è consentito ai visitatori…- lasciò cadere le magliette per terra e spalancò gli occhi –sono proprio un troll! Cibo!- infilò la testa sotto il letto e iniziò ad estrarre un mucchio di oggetti impolverati.

-Ron hai finito di mangiare poco fa, e poi si può sapere cosa stai cercando?-

-Deve essere qui da qualche parte, la tengo in caso di emergenza.- estrasse un calzino puzzolente e lo guardò con disgusto per ricacciarlo poi sotto il letto. –Eccola!- Con aria trionfale tirò fuori una scatola di legno che poggiò con cautela sul letto come se contenesse un grande tesoro. –Con tutti i preparativi e le ultime novità mi stavo dimenticando una cosa fondamentale- aprì il coperchio dello “scrigno” –tadan! La mia riserva segreta di cibo direttamente da Mielandia. Non voglio rischiare di mangiare bacche e funghi muffiti anche questa volta, così in caso di necessità avremo un posto da cui attingere.-

Harry scosse la testa divertito –non cambierai mai!- Ron rise con Harry e infilò con cura la scatola dentro lo zaino, poi qualcuno bussò alla porta –Posso?- Hermione fece capolino ed entrò nella stanza. –È meglio se scendiamo, è quasi ora-

Il sole era sorto e quando scesero trovarono la signora Weasley già ai fornelli. Non ci fu verso di convincerla che avevano già mangiato e riempì i piatti di tutti di uova, bacon, frittelle e pane tostato. Ron non fece complimenti e spazzolò tutto in un attimo, Hermione cercava di ingoiare a forza le sue uova mentre Harry, che aveva lo stomaco chiuso per la tensione lanciava pezzi di pancetta a Leotordo ogni volta che la signora Weasley si girava.

Quando i piatti furono ripuliti poterono finalmente alzarsi da tavola. Si riunirono tutti in salotto pronti per i saluti. Hermione si mise lo zaino in spalla e guardò l’orologio appeso al muro, mancavano dodici minuti alle sette.

-Mi raccomando scrivete tutti i giorni- La signora Weasley si sforzava di non piangere mentre abbracciava e baciava Ron ed Hermione. –E fate attenzione-

Il signor Weasley abbracciò entrambi, Ginny strinse Hermione e diede un fraterno pugno sulla spalla di Ron cosa che fecero anche George, Charlie e Bill ma in maniera meno fraterna, Percy optò invece per una formale stretta di mano.

-Tenetemi aggiornato!- A Harry sembrava sempre più strana l’idea di non partire con loro.

- E tu non fare l’eroe!- Hermione lo strinse forte. -È ora-

Estrasse dalla tasca la passaporta, lei afferrò una stecchetta e Ron l’altra. Appena la lancetta scoccò le sette gli occhiali si illuminarono. Harry fece in tempo a sussurrare un “Buona fortuna” prima che gli amici venissero risucchiati in un vortice sparendo nel nulla.

-Harry è ora anche per noi!- Harry annuì al signor Weasley –vado a prendere il mantello e poi possiamo smaterializzarci-

La signora Weasley seguì il marito mentre tutti gli altri andarono in cucina a fare colazione. Harry rimase solo con Ginny.

-Emozionato?- La ragazza si avvicinò e gli accarezzò una guancia. A Harry venne un brivido, non si sarebbe mai abituato.

-Un po’. Tranquilla, non farò niente di stupido e starò attento- le spostò una ciocca di capelli e le baciò dolcemente la fronte. –Tornerò stasera, promesso!- Si separarono giusto un attimo prima che tornassero i signori Weasley.

-Bene Harry sei pronto? Possiamo andare- Il signor Weasley gli prese il braccio e si smaterializzarono.

Sentì la solita nausea e poi finalmente respirò l’aria fresca del mattino sbucando in un vicolo della Londra babbana. Era la prima volta che si allontanava dalla Tana dalla fine della guerra, per un momento gli vennero in mente le immagini delle streghe urlanti che si strappavano i capelli alla stazione di Hogsmade ed ebbe paura. Come avrebbero reagito i maghi vedendolo al Ministero. Per un attimo pensò di indossare il mantello che teneva ben ripiegato in tasca, la mattina aveva deciso di prenderlo nell’eventualità di andare con gli Auror in missione, era pronto a qualsiasi situazione, ma forse adesso non era il momento migliore per indossarlo, forse non sarebbe stato molto professionale.

-Harry purtroppo devi passare dalla cabina, possono entrare dall’ingresso principale solo i possessori del tesserino-

Il signor Weasley sembrava imbarazzato ma Harry capì la situazione

-Certo, non si preoccupi! Ci vediamo tra qualche minuto nell’Atrio!- e si diresse dall’altro lato della strada.

Dovette aspettare perché la cabina era occupata da un babbano. Quando entrò tutto era esattamente come l’aveva visto l’ultima volta, tranne per un adesivo di una band americana attaccato su uno dei vetri alla sua sinistra. Harry guardò fuori e aspettò che la strada fosse libera, poi sollevò la cornetta e digitò i cinque numeri: 62442. Dallo sportellino per il resto uscì una spilla con la scritta visitatore e la cabina iniziò a scendere verso il basso. Quando l’ascensore si fermò una voce femminile annunciò “ottavo livello: Atrio”.

Harry si trovò davanti uno scenario del tutto nuovo. Una sfavillante fontana spiccava su tutto. Era una nuova versione della fontana che aveva visto la prima volta che era stato al Ministero. Ora una strega abbracciava un centauro mentre un mago stringeva la mano di un elfo perfettamente pulito e sorridente, getti d’acqua colorata danzavano davanti alle statue di marmo e oro; sotto una scritta aurea citava: “la Vittoria è figlia dell’unione e madre della fratellanza” .

L’Atrio era animato da un via vai incessante di maghi. A Harry venne in mente un formicaio e si stupì di tutta quella folla perché erano solo le sette e venti e solitamente l’orario d’ufficio scattava alle nove; ne era certo perché l’anno predente aveva trascorso un intero mese a studiare tutto ciò che riguardasse il ministero. Avevano tutti mazzi di pergamene svolazzanti e centinaia di aerei di carta sfrecciavano da un ascensore all’altro. Si guardò intorno alla ricerca del signor Weasley e proprio quando riuscì a vederlo, una strega poco più alta di un elfo gli andò a sbattere contro. Tutti i rotoli di appunti volarono per aria.

-Perché non guardi dove vai ragazzo!-  La donna era sdraiata a terra con un originale cappello  posto di traverso, doveva avere almeno settant’anni. Harry aiutò la strega ad alzarsi e a raccogliere le pergamene.

-Mi dispiace tanto, non l’avevo vista!-

-Almeno sei educato ragazzo, bravo! Mi ricordi qualcuno… ti ho già visto da qualche parte?- La strega si sistemò meglio gli occhiali mentre Harry cercava di coprire la cicatrice schiacciandosi i capelli sulla fronte.

-Em… può darsi… ma ho un viso comune-

- Per tutte le budella di Mago Merlino! Ma sei Harry Potter!- La donna si sporse in avanti e diede una vigorosa stretta di mano ad Harry che si chiese da dove venisse tutta quella forza.

-Molto piacere Harry, sono Gladis Pikerwet… mi pare… ma ne sono quasi certa!- continuava a stringere la mano di Harry facendola dondolare su e giù.

Harry farfugliò un piacere, terribilmente imbarazzato, sperando che nessuno l’avesse notato. Fortunatamente arrivò il signor Weasley a salvarlo.

-Buongiorno Gladis, credo che il ragazzo abbia ancora bisogno della sua mano-

-Ah! Lo dicevo io che mi chiamavo Gladis! Piacere sono Gladis Pikerwet!-

Il signor Weasley sollevò gli occhi al cielo ed Harry riuscì a liberare la mano.

-Gladis credo che al quarto livello stiano aspettando quei documenti, lo sa che senza di lei non possono andare avanti con le pratiche-

-Lei chi?- La strega si guardò intorno e il signor Weasley scosse la testa con aria rassegnata.

-Lei Gladis, lei-

-Oh la peppa! C’è un’altra Gladis? Non la conosco.-

Harry cercò di soffocare una risata mentre il signor Weasley si strofinava le tempie con i polpastrelli.

-Si... credo sia andata al quarto piano, Divisione Esseri e Spiriti… perché non la raggiunge?-

-Certo certo… vado- e si allontanò trascinando i rotoli di pergamena.

-Scusa tanto Harry, era una grande strega prima che uno dei mangiamorte uccidesse suo figlio, per mesi non è venuta a lavoro e quando è tornata… beh l’hai visto.-

Harry si guardò nuovamente intorno, non era stato l’unico a perdere le persone che amava, chissà a quante di quelle persone Voldemort aveva rovinato la vita.

-Signor Weasley, come mai tutte queste persone sono già a lavoro? Non è presto?-

-Devi capire che quando Voldemort ha preso il comando del Ministero ha creato il caos. In poco tempo ha modificato un gran numero di leggi, ha distrutto fascicoli, ha cancellato sezioni e ne ha creato di nuove e come se non bastasse la maggior parte dei dipendenti è stata cacciata, alcuni sono morti altri non vogliono tornare perché per molti è troppo doloroso.  E questo è solo ciò che è accaduto qui…- si diressero all’ascensore più vicino, fortunatamente lo trovarono vuoto tranne che per una decina di promemoria che li seguirono. – nulla è paragonabile a ciò che sta succedendo fuori. I maghi iniziano a chiedere risarcimenti per la distruzione delle loro abitazioni e dei negozi, altri chiedono aiuto per ritrovare i propri cari scomparsi, alcuni hanno perso tutto e non sanno dove andare, a molti è stata cancellata la memoria e la maggior parte spinge il Ministero affinché venga dato il bacio del dissenatore a tutti i mangiamorte catturati senza alcun processo-

Una vocina annunciò l’arrivo al secondo livello. Harry quasi neanche se ne accorse. Era stato così ingenuo da pensare che finita la guerra tutto sarebbe tornato apposto, invece Voldemort aveva creato più danni di quanto avesse immaginato. Quanto tempo ci sarebbe voluto perché ogni cosa venisse sistemata? I suoi pensieri vennero interrotti dal signor Weasley

-Scusa Harry, devo andare a parlare con Kingsley. L’ufficio Auror e l’ultimo là infondo, ti stanno aspettando. Ci vediamo più tardi.-

A Harry sembrò di avere una mou mollelingua in bocca, gli mancava il fiato. Stava per entrare nel quartier generale degli Auror.

 

 

Sono a lavoro sul terzo capitolo, spero che i primi due vi siano piaciuti. Se vedete errori o notate qualche discrepanza ogni commento o critica è ben accetta. A presto!!!
P.S. vorrei sapere la vostra opinione sulla lunghezza dei capitoli, in particolare se li trovate eccessivamente lunghi. Grazie

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Il Quartier generale degli Auror ***


Harry fece i pochi passi che lo separavano dal quartier generale. Da quando la McGranitt gli aveva detto che avrebbe potuto completare gli studi se avesse superato l’esame, aveva concretamente pensato agli Auror. Si immaginava a combattere accanto ai migliori maghi degli ultimi tempi, come Malocchio o come Tonks. Il quartier generale doveva essere un luogo in cui si studiavano piani d’attacco, si disegnavano mappe e ci si allenava in combattimento.

Era sempre più emozionato.

Aprì la porta, il cuore gli batteva a mille…

Si guardò intorno, poi tornò indietro di qualche passo per controllare nuovamente la targhetta sulla porta… non c’erano dubbi: “Quartier Generale Auror”.

La stanza era piuttosto ampia, sei scrivanie, tre per parte, erano addossate al muro, una strega circondata da pile e pile di pratiche scriveva freneticamente su una pergamena, davanti a lei un uomo sulla quarantina sbatteva la testa contro il muro mentre un altro mago fissava intensamente una cartina della Gran Bretagna. Nessuno notò il suo arrivo fino a quando da una porta alla sua destra sbucò un uomo, alto poco più di Harry con l’aria decisamente trasandata.

-                       Oh, Harry Potter, ti aspettavamo alle sette e mezza, come mai in anticipo?-    

Hermione e Ron erano partiti alle sette in punto e Harry si era smaterializzato col signor Weasley dieci minuti più tardi, aveva aspettato fuori dalla cabina e aveva perso del tempo con la signora Pikerwett. Era certo di non essere in anticipo. Guardò l’orologio d’oro che i signori Weasley gli avevano regalato per il suo diciassettesimo compleanno: erano le sette e ventinove. Harry fece in tempo a vedere la lancetta dei secondi finire il giro e il piccolo scatto che segnò le sette e mezza.

-Oh, Harry Potter, che piacere! Ti aspettavamo proprio ora!-

Harry era perplesso. Pensò che tutto fosse uno scherzo. Quelli erano veramente gli Auror? Guardò nuovamente l’uomo che sbatteva la testa al muro e un moto di depressione lo invase. Li aveva idealizzati talmente tanto che ora guardando la manciata di maghi che aveva davanti era impossibile non restare delusi. Pensava a Malocchio e a Tonks, dov’erano finite le persone come loro? Forse anche loro erano stati sostituiti da impiegati di altri uffici…

Harry strinse la mano dell’uomo.

-Io sono Bondimus Agent, anche se puoi chiamarmi Bondy. Sono a capo di questo ufficio-

-Kingsley mi ha messo a conoscenza del fatto che tre mangiamorte sono riusciti a fuggire dopo la battaglia. Volevo rendermi utile-

-Certo!- Harry era al settimo cielo, non vedeva l’ora di andare a combattere, voleva che Tiger,  Avery e Selwyn venissero catturati il prima possibile. Bondy lo accompagnò alla scrivania accanto alla ragazza che scriveva in maniera febbrile sbrigando delle pratiche. –Lei è Galatea, potresti aiutarla a finire di compilare i rapporti del 2 Maggio- La strega gli sorrise debolmente capendo che non era esattamente ciò a cui Harry aspirava e decisamente neanche ciò a cui aspirava lei.

-Veramente signore vorrei andare con gli Auror a catturare i mangiamorte-

Bondy lo guardò con sguardo vacuo, come se non capisse le parole di Harry 

-Mi spiace ragazzo ma credo sia impossibile-

Harry sgranò gli occhi, Bondy non capiva, nessuno poteva capire. Lui doveva finire il lavoro che aveva iniziato, non avrebbe permesso a quegli assassini di passarla liscia e non sarebbe rimasto con le mani in mano lasciandogli una via di fuga.
-Cosa intende? C'è qualcuno che lavora al caso no?-
-Certo- L'Auror annui.
-Voglio combattere al loro fianco!-
-Si allora avevo capito bene e ripeto che questo non è possibile.-

-Ma signore, sono certo di essere all'altezza...- a Harry sembrava tutto assurdo, non potevano impedirglielo, era stato lui a sconfiggere Voldemort, aveva combattuto molte volte; l'unica spiegazione che riusciva a darsi era che fosse un cavillo burocratico. -Se il problema è che non ho ancora superato i MAGO credo che solo per questa volta si possa fare un'eccezione, posso parlare col Ministro, la prego, per me è molto importante!-

L'Auror lo ascoltava pazientemente e per un momento sembrò un po' infastidito dalle affermazioni di Harry, ma poi il suo volto tornò sereno.

-Capisco quanto sia importante per te, ma nonostante ciò che hai affrontato e nonostante tu abbia sconfitto Voldemort, cosa di cui peraltro ti siamo tutti riconoscenti, ritengo che tu non sia pronto.-

A Harry crollò il mondo addosso. Come era possibile? Si che era pronto, lo era da quando aveva scoperto quale sarebbe stato il suo destino.

-Mi dia una possibilità, le prometto che non la deluderò!- Bondy ci pensò su per qualche istante, roteò gli occhi più volte e Harry fu sempre più convinto che fosse uno svitato.

-Va bene…- l’Auror estrasse la bacchetta e Harry fece altrettanto, se fosse stato sfidato a duello non si sarebbe fatto trovare impreparato, ma Bondy puntò la bacchetta verso il suo braccio e con un veloce movimento si procurò un profondo taglio che iniziò a sanguinare copiosamente. –Bene Harry, hai un minuto prima che io svenga… curami!-

Harry sgranò gli occhi, non poteva crederci… era finito nel regno dei pazzi. Sul pavimento comparve in breve tempo una grossa pozza di sangue. Non era mai stato bravo in quel tipo di incantesimi e ora era in preda al panico. Cosa c’entrava tutto ciò con i duelli! Gli rimanevano ancora quarantacinque secondi. Provò con qualche incantesimo che aveva visto eseguire a Hermione o a Madama Chips ma nessuno sembrava funzionare. Cinque secondi…

-Epismendo!- provò con l’ultimo disperato tentativo, il sangue smise di fuoriuscire dalla ferita per qualche istante ma poi ricominciò.

-Tempo scaduto! Ora Harry se non ti dispiace, devo svenire!- e stramazzò a suolo.

Galatea si alzò velocemente dalla sedia e si avvicinò a Bondy.

-Desanguine fundo!- La ferita smise di sanguinare –Cicatrizeo!- uno strato di pelle rosata ricoprì il profondo taglio. –Devo fare una pozione, ha perso molto sangue. Ti andrebbe di aiutarmi?- La ragazza scavalcò il corpo incosciente dell’Auror e si diresse verso un armadio che si trovava dall’altra parte della stanza. –Ti vedo perplesso, credo non ti immaginassi così il quartier generale- Iniziò ad afferrare alcune boccette che posò su un tavolo poi prese una ciotola e mischiò erbe e fluidi dai colori vivaci.

-Sinceramente… no. Là fuori ci sono tre assassini a piede libero e qui- si guardò intorno e abbassò le spalle sconsolato –si compilano scartoffie-

Galatea diede fuoco alla pozione, si alzò una grande fiamma che si consumò pochi minuti dopo, al suo posto rimasero alcune gocce di un fluido di un intenso colore blu.

-                     Non è come credi. Non pensare che sia così semplice. Come credi di riuscire a rintracciare i tre mangiamorte? Non possiamo uscire da qua e sperare di incontrarli per strada. Potrebbero essere ovunque. Stiamo indagando, alcune squadre stanno pedinando i familiari o gli amici di Tiger,  Avery e Selwyn che non sono stati arrestati, io sto cercando di ricostruire, tramite i rapporti di tutti gli Auror, i fatti della battaglia; quel mago laggiù studia i movimenti dei probabili mangiamorte. Abbiamo usato lo stesso stratagemma dei ghermidori: Signore Oscuro è la parola tabù, solo loro lo chiamavano in quel modo. Per il momento è stata pronunciata due volte, ma non siamo arrivati abbastanza velocemente. Sono più furbi di quanto pensassimo.- 

-E quel mago?- Harry indicò l’uomo che sbatteva la testa contro il muro, Galateo lo osservò qualche istante e poi continuò a lavorare sulla pozione che ora era di un celestino pallido.

-Lui… diciamo che sta cercando l’ispirazione- sorrise e tornò vicino a Bondy.-

So che pensi che sia uno svitato- gli fece bere il liquido quasi trasparente –In realtà un po’ lo è… ma è anche un genio, è un mago dalle abilità strabilianti e ha ragione a dire che non sei pronto.- Bondy strizzo leggermente gli occhi.

–Berenice?-

-No Bondy sono Galatea! Come stai?- La ragazza gli resse la testa per qualche istante poi l’Auror spalancò gli occhi e balzò in piedi.

-Una meraviglia! Grazie Tea. Visto che sei stata così gentile ho un compito per te… dovrai addestrare Harry, a partire da, beh da ora! Bye Bye- detto ciò si girò ed uscì dall’ufficio. Harry non sapeva come reagire, pensava che sarebbe stato tutto molto semplice e che gli avrebbero permesso di andare a combattere subito,ma effettivamente era stato uno sciocco. Galatea aveva ragione, i mangia morte non sarebbero stati così stupidi da farsi catturare facilmente e si rendeva conto che l’anno che aveva saltato aveva pesato fortemente sulle sue conoscenze.

La ragazza lo guidò nei sotterranei. Quel posto non gli era mai piaciuto e sentì un brivido gelato percorrergli la schiena quando passarono davanti all’ufficio misteri.

-Siamo quasi arrivati. Ho bisogno di sapere alcune cose per capire da dove devo iniziare. Come te la cavi con gli incantesimi non verbali?-

Harry deglutì, doveva ammettere di non essere molto ferrato in materia, Galatea capì e proseguì con le domande. Gli chiese di pozioni, incantesimi e fatture che Harry non aveva neanche mai sentito nominare.

- La formazione di un Auror non si basa solo su un buon attacco- la ragazza si fermò davanti ad una porta molto alta, Harry non vide nessuna maniglia –Si deve essere preparati su tutto, perché non si sa mai in che situazioni ci si può trovare. Bisogna essere sempre pronti ma soprattutto i tuoi compagni devono sapere di poter contare su di te in qualsiasi circostanza. Per questo motivo oltre a difesa contro le arti oscure bisogna avere un buon livello come guaritori, pozionisti o in materia di magisprudenza, trasfigurazione...- Pronunciò alcune parole che Harry non riuscì ad afferrare e attraverso la porta chiusa. Il ragazzo la seguì. Si ritrovarono in un ampia stanza di pietra con volte a crocera. In un lato della stanza c’era un calderone e accanto un tavolo pieno di erbe e boccette dai vari colori. –Tutto quello che hai studiato ad Hogwarts è solo l’ABC della magia. L’addestramento per Auror dura anni… sono certa che tu sia abbastanza motivato da far accorciare i tempi!- strizzò l’occhio in direzione di Harry che però non si sentì per nulla rassicurato. Ora gli sembrava più che logico, ma era stato molto ingenuo nel pensare che finita la scuola non ci fosse altro da imparare.

Passarono le quattro ore seguenti a “duellare”, in realtà Harry fu disarmato, pietrificato, schiantato e affatturato talmente tante volte che aveva dolori ovunque, riuscì ad attaccare solo due volte con incantesimi non verbali, ma ormai era allo stremo delle forze.

-Non credo… di riuscire… a continuare- Harry cercò di rialzarsi dopo essere stato schiantato per l’ennesima volta in meno di trenta secondi.

-Va bene, credo che per oggi sia abbastanza- Galatea si avvicinò al ragazzo aiutandolo ad alzarsi. –Però devo dire che hai fatto dei grandi progressi!-

-Mi prendi in giro?- Harry si asciugò la fronte con il dorso della mano.

-No, ora ti sembra di non aver appreso nulla, ma vedrai che appena ti sarai riposato riuscirai a usare con molta meno fatica gli incantesimi non verbali. Devi promettermi che ora non userai che quelli, anche per le piccoli incantesimi!-

-Promesso…-

Quella sera studiarono pozioni e Harry tornò alla Tana che era ormai buio.

I giorni successivi furono massacranti ma ben presto le cose iniziarono a migliorare, seppur molto lentamente.

Una settimana dopo Harry stava facendo colazione quando un grosso uccello dai colori vivaci entrò dalla finestra portando con se una pergamena. Ginny si avvicinò immediatamente.

-Deve essere una lettera di Ron ed Hermione!-

Harry prese la pergamena e accarezzò la testa di quella meravigliosa creatura che emise un suono bellissimo prima di volare via.

Harry riconobbe subito la scrittura ordinata di Hermione.

 

Ciao Harry e Ginny!

Siamo arrivati in Australia tre giorni fa e sono successe già tantissime di cose. Purtroppo non abbiamo ancora trovato i miei, però abbiamo una pista. Ma è meglio che racconti dal principio.

Siamo arrivati alle cinque in punto e come ci aveva preannunciato Kingsley abbiamo trovato il signor John Koalbears ad aspettarci.

È un uomo simpatico, vive con la sua famiglia in una casa appena fuori Sidney. Devo ammettere di non conoscere affatto le leggi magiche australiane e se non ci fosse stato il signor Koalbears credo che ora non avremmo più le nostre bacchette, infatti pochi minuti dopo il nostro arrivo si sono materializzati due funzionari del Ministero della Magia che ci accusavano di aver infranto la legge. Potete ben capire il nostro spavento, non capivamo assolutamente quale legge avessimo potuto infrangere visto che eravamo arrivati da non più di cinque minuti. Fortunatamente Kingsley ci ha consigliato proprio una buona guida perché ha capito subito a cosa si riferissero. Dovete sapere che in Australia si diventa maggiorenni a vent’anni quindi è bastato un semplice incantesimo di appello per svelare la nostra traccia all’ufficio per l’uso improprio delle arti magiche. Dopo aver spiegato la situazione il signor Koalbears, non solo è riuscito a far decadere l’accusa ma è riuscito anche a farci avere dei permessi speciali per poter usare la magia (qua sono molto severi nel rispetto delle leggi e si finisce a Numandir, la prigione australiana, molto facilmente).

Comunque, superato lo spavento e riempito lo stomaco (per la gioia di Ron), siamo riusciti ad avere accesso ad una rete internet e dopo vari tentativi falliti sono riuscita a trovare gli indirizzi di 3 dentisti che corrispondono al cognome Wilkins e altri 4 di cui però ignoro il lavoro. Purtroppo non sono riuscita a fare di meglio ma almeno abbiamo qualcosa in mano.

Siamo partiti la mattina all’alba verso Warwick, nel sud-est. Purtroppo non conoscendo il territorio siamo costretti a spostarci con mezzi babbani. Quando siamo arrivati era ormai buio, così stanchi e infreddoliti ci siamo chiusi in una taverna. Ron ha fatto un sacco di domande, è stato davvero grande. Purtroppo però le notizie che ha avuto non sono state per nulla incoraggianti, infatti a quanto pare il dentista della zona aveva più di sessantenni e alla taverna c’era anche il figlio, Martin Wilkins jr. Primo buco nell’acqua. Ma non ci arrendiamo. Ora ci troviamo su un treno che ci porterà a Emerald. Vi devo salutare, sta arrivando il carrello del pranzo e Ron non sta fermo. Spero che a voi stia andando tutto bene, Harry voglio avere assolutamente un racconto dettagliato degli Auror, che emozione!

A presto!

P.s. Ciao ragazzi sono Ron… Harry, tratta bene mia sorella!!!

Un salutoooo!!

                                                                               Ron & Hermione

 

 

 -Ah! Che sfacciato!- Ginny si alzò dalla sedia e andò a prendere la padella dove sfrigolava della  pancetta fumante che versò nei due piatti. Harry sorrise e piegò accuratamente la lettera.

-Spero che trovino presto i signori Granger, l’Australia è enorme e senza mezzi magici potrebbero metterci mesi interi prima di recuperare le loro tracce.-

-Già, se solo riuscissero a procurarsi delle scope sarebbe tutto più semplice. Se ti va Harry possiamo rispondere insieme questa sera dopo che sarai rientrato dal Ministero.- Addentò un pezzo di toast dorato.

- Ho una bella sorpresa, Galatea ha un impegno oggi quindi la giornata è tutta per noi!- Harry sorrise alla ragazza e si avvicinò per darle un bacio ma Percy entrò in cucina, stretto nella sua vestaglia a quadri e si sedette tra i due ragazzi.

-Buongiorno, come va l’addestramento Harry?-

-Hem, bene, grazie. Stavo giusto dicendo a Ginny che ho la giornata libera, magari le va di darmi una mano per esercitarmi un po’ in giardino.- Fece un cenno con la testa alla ragazza indicando la porta.

-Certo, mi farebbe molto piacere aiutarti-

Si alzarono e scapparono alla svelta fuori lasciando Percy da solo.

 

 

Scusate se avete dovuto attendere tanto ma purtroppo sono impegnatissima in questo periodo.

So che questo capitolo non è particolarmente avvincente ma state tranquilli, l’estate sarà piena di avvenimenti. ^.^

Ditemi tutto quello che vi passa per la testa, soprattutto vorrei sapere se trovate i capitoli troppo lunghi. Un bacio

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Capitolo 4
*** Racconti dall'Australia ***


-Che ne dici se prendiamo le scope e andiamo alla radura oltre la collina? Ai margini del bosco ci sono degli alberi che sono perfetti per giocare a Quidditch- Ginny era di ottimo umore e Harry non poteva certo stupirsi. A causa dell’addestramento nelle ultime settimane usciva di casa prestissimo e rientrava all’ora di cena stanco morto, riuscivano a vedersi solo la mattina perché Ginny si ostinava a svegliarsi con lui all’alba per poter almeno fare colazione insieme e Harry ogni giorno non riusciva a capacitarsi di quanto fosse fortunato nell’averla al suo fianco sempre e comunque. Finalmente potevano godersi una giornata libera da impegni e, se ne rendeva conto solo ora, senza Ron ed Hermione. Erano per la prima volta…soli.
-Sono più che d’accordo- Sorrise beandosi di quel momento e, puntata la bacchetta al capanno, appellò le due scope col semplice movimento del polso.

-Complimenti, stai facendo progressi, non ti sei neanche dovuto sforzare per usare l’incantesimo non verbale!-

Harry guardò la ragazza stupito e poi la sua bacchetta –sai che non ci avevo neanche pensato? Questa giornata inizia a piacermi sul serio-

Saltarono sulle scope e si librarono in volo. La giornata era bellissima, il sole era alto nel cielo e la primavera si percepiva in tutta la sua grandezza. Salirono sempre più in alto. Da quell’altezza era tutto così colorato e vivo. Chiuse gli occhi per farsi accarezzare dal vento e poi si diressero verso la radura. Ginny iniziò a danzare nell’aria compiendo delle acrobazie fantastiche e anche piuttosto complicate, fece alcuni giri su se stessa, poi alcuni zigzag ad una velocità folle. Harry non riusciva quasi a starle dietro. A poche decine di metri dal suolo si lanciò in picchiata.

Harry rabbrividì e virò verso il suolo cercando di accelerare per raggiungerla, era convinto che si sarebbe schiantata.

Ginny era lanciata verso il basso, doveva aver perso il controllo della scopa…

… lo schianto ormai era imminente, la ragazza stava andando troppo forte, non sarebbe mai riuscita a fermarsi…
… Harry estrasse la bacchetta, forse con un Wingardium Leviosa sarebbe riuscito almeno a farla rallentare…

… non c’era tempo, puntò la bacchetta al suolo e fece comparire una sorta di bolla gelatinosa..

... Ginny tirò il manico della scopa verso il petto con tutte le sue forze e inarcò la schiena indietro. Harry trattenne il respiro, non voleva guardare. La scopa virò verso l’alto e lentamente riprese quota, infine con molta eleganza discese verso terra e poggiò i piedi sul prato.

-Oddio Ginny stai bene?- la seguì scendendo dalla scopa.

-Certo!- sorrise con soddisfazione –Cos’è quel… budino che hai fatto apparire? Non l’avevo mai visto-

-Me l’ha insegnato Galatea, ma lasciamo perdere… sei sicura di essere tutta intera?- Le poggiò le mani sulle spalle e la guardò in viso per assicurarsi che stesse bene, le accarezzò una guancia e le diede un bacio sulla fonte, forse per tranquillizzare più se stesso che Ginny.

–Si tranquillo, l’ho provata per settimane, sai ho un mucchio di tempo libero-

-Vuoi dire che hai imparato la finta Wronski?-  lasciò per un attimo la spalla della ragazza, sorpreso e ammirato per quello che aveva appena fatto

-Si-

-E mi sbaglio o hai eseguito anche un Woollongong Shimmy?-

-Esattamente! Pensavo non l’avessi riconosciuto- si avvicinò di più a Harry, trionfante

-Scherzi? Cosa credi che abbia fatto con tuo fratello negli ultimi sette anni?-

-Mmm vediamo, a parte salvare il mondo magico da un crudele e spietato mago oscuro?- Cinse le braccia intorno al collo del ragazzo

-Già, oltre quello…- sorrise –Ho l’impressione,non so perché, che tu abbia strane idee per oggi…- accarezzò la schiena di Ginny che aveva infilato una mano tra i suoi capelli corvini

-Giusto qualcuna…- si avvicinò alle labbra di Harry

-Non vedo l’ora di sentirle…- disse a fior di labbra prima di perdersi in un lunghissimo e appassionato bacio.

Passarono le ore seguenti tra coccole ed effusioni, non ricordavano neanche più quanto tempo fosse passato da quei lunghi pomeriggi che avevano trascorso insieme ad Hogwarts.

-Se ci vedesse Hermione… “ma vi sembra il momento di perdere tempo così? Harry ti sei forse dimenticato che tra poche settimane abbiamo gli esami? Avrete tutto il tempo di sbaciucchiarvi quando avremo preso i nostri M.A.G.O.!”- Ginny imitò alla perfezione la voce di Hermione e Harry non poté fare a meno di ridere divertito.

-Però un po’ mi sento in colpa-

-Oh Harry, stai facendo ogni giorno ore e ore di studio ben più avanzato di quello che puoi trovare nei libri di scuola, ed è da tanto che non ti prendi una vacanza!-

-Hai ragione!- con uno scatto di reni si sollevò a sedere e appellò nuovamente la sua scopa –che ne dici di una partita a Quidditch? Sono curioso di scoprire cos’altro hai imparato!-

-Ci sto! Che vinca il migliore…- sorrise divertita vedendo Harry sollevare gli occhi al cielo. Ginny andò a prendere la sua scopa e si librò in volo mentre Harry incantava una pallina da pingpong babbana. Quando iniziarono la partita il sole era alto nel cielo e i raggi risplendevano infrangendosi sugli alberi e sull’erba fresca. Harry non riusciva a tenere gli occhi completamente aperti ed era costretto a stringerli in due fessure, Maledisse i suoi occhiali che peggioravano la situazione fungendo da specchio. Ginny sembrava perfettamente a suo agio, si lanciò in un inseguimento salendo sempre più in alto, il labbro inferiore stretto fra i denti e i capelli al vento. Era bellissima, pensò Harry, prima di scuotere la testa e concentrarsi nuovamente sul boccino. Ginny era davvero un osso duro, era migliorata tantissimo e, doveva ammetterlo, faceva fatica a starle dietro. La partita non durò a lungo, Harry era troppo distratto e Ginny effettivamente molto brava.

-Ti trovo fuori allenamento caro!- esultò col boccino tra le mani.

-Cavolo, non riuscivo a seguirti, sei migliorata tantissimo!-

-Te l’ho detto, avevo molto tempo a disposizione e poi…- arrossì leggermente. Non le capitava spesso, per la verità le capitava solo quando Harry era nei paraggi. Al contrario di Ron e Percy, gli altri fratelli non arrossivano quasi mai, ma ora Ginny era un po’ in imbarazzo e Harry non ne capiva il motivo.

-E poi?- la incoraggiò Harry incuriosito

-Ho deciso che l’anno prossimo voglio fare i provini per diventare una professionista, magari non in una squadra grande, mi accontento di una categoria inferiore, ma il mio sogno è giocare nelle Holyhaed Harpys! Ti prego non ridere e non dire assolutamente nulla ai miei fratelli, mi prenderebbero in giro!- Disse tutto d’un fiato. Harry sbatté le palpebre per qualche secondo e poi le mostrò il più bello dei suoi sorrisi.

-E perché mai dovrei ridere? Sei bravissima! Insomma voli divinamente e sei velocissima e versatile. Non hai problemi né come cacciatrice né come cercatrice e ti ho visto giocare anche in porta… qualsiasi squadra farebbe la fila per averti-

-Dici davvero? Ti prego sii obiettivo e non di parte! Pensaci bene…-

-Non ho bisogno di pensarci, credimi-

Ginny gli saltò letteralmente addosso e caddero insieme sull’erba.

Fecero due partite che durarono più della prima vincendone una a testa e poi concordarono che sarebbe stato meglio rientrare a casa visto che si stava facendo tardi e che era ora di pranzo.

Apparecchiarono la tavola e Molly si ritrovò a fissarli. Quando Ginny chiese spiegazioni la madre fu molto evasiva accennando a qualcosa tipo “quanto state crescendo” e “volevo assicurarmi che apparecchiaste nel modo giusto”.

Erano passate tre settimane dal loro rientro alla Tana e le cose stavano iniziando a migliorare. Ma Molly era comunque sempre tesa e spesso scoppiava a piangere senza spiegazioni apparenti, per cui i due ragazzi non si soffermarono più di tanto sulla sua spiegazione. A pranzo decisero che quella sera sarebbero andati a Grimmauld Place per iniziare i lavori, approfittando della serata libera di Harry. Molly e Ginny non erano molto contente, perché l’idea di ristrutturare quella casa le faceva pensare a quando Harry le avrebbe lasciate per andare a vivere da solo, e nessuna delle due era pronta. Ma Ginny si trovava spesso a pensare che quella sarebbe potuta diventare la loro casa , e si ritrovò ad arrossire per la seconda volta nella stessa giornata. Billy e Charlie iniziarono una discussione su come avrebbero potuto raggirare l’incantesimo di adesione permanente e come disfarsi della Signora Black, mentre Fleur era molto più interessata all’arredamento.

-Scè un negozio molto carino a Diagòn Alley dove ho presò alcuni mobili per casa nostra. Credò Harrì che dovresti farsci un salto!-

Harry fu costretto a sorbirsi un’ora di discussione su tende e fodere per i divani, prima che il signor Weasley lo salvasse chiedendogli come funzionassero le viodeostanze , e passarono alcuni minuti prima di capire che stesse parlando delle videocamere.

 

Erano le tre quando si smaterializzarono davanti alla casa. Ginny fu costretta a fare la smaterializzazione congiunta con Bill perché era ancora minorenne.

La porta d’ingresso era nera con un battente d’argento dalla forma di un serpente attorcigliato. Harry pensò che prima o poi avrebbe sostituito anche quella, quel serpente all’ingresso della casa lo innervosiva. Spinse il portone e gli si presentò davanti un lungo corridoio, illuminato da un grande lampadario. Alle pareti vi erano un sacco di vecchi ritratti. Quando entrarono nell’appartamento il solito fantasma di Silente si materializzò davanti a loro.

-Per tutte le puffole- esclamò Ginny spaventata e infastidita –mi ero dimenticata di questa scocciatura… qualcuno sa come eliminarla?-

Tutti si guardarono e fece cenno di no con la testa. Avevano provato più volte a liberarsene ma con nessun risultato.

-Severus Piton?- Chiese lo spettro con l’inconfondibile voce di Malocchio. Harry sentì una morsa al cuore. Ora quello spettro gli sembrava un insulto alla memoria del professore.

-Severus Piton è morto- Disse Harry con un nodo alla gola. Immediatamente lo spettro lo guardò negli occhi

-Ora posso riposare in pace!- la polvere vorticò su se stessa, sembrava un tornado in miniatura che diventò sempre più piccolo fino a scomparire nel nulla.

-Credete che sia spartito per sompre?- Chiese Fleur stringendo il braccio del marito.

-Credo di si, penso che abbia ritenuto che giustizia sia stata fatta- rispose il signor Weasley. Tutti sembravano piuttosto scossi. Oltre Ron ed Hermione, la famiglia Weasley era l’unica a cui avessero raccontato tutta la verità. Non si sentivano ancora pronti a condividere quell’anno col mondo esterno. Riportare alla luce il ricordo di Piton e di Silente ora faceva più male che mai. Fu Ginny a parlare per prima che fu attirata da uno strano fenomeno

-L’avete notato?- Chiese Ginny

Tutti si girarono perplessi a guardarla –Cosa cara?- chiese la madre

-Il silenzio. Dov’è quella vecchia megera urlante?- Effettivamente era strano, avevano fatto piuttosto baccano e la signora Black non si lasciava mai sfuggire l’occasione di urlargli contro quanto fossero della feccia o dei traditori del loro sangue.

-Se vi riferita alla Signora Walburia Black- disse una voce femminile –è andata via!- da un quadro piuttosto piccolo li guardava con aria altezzosa una strega sui cinquanta anni. Era piuttosto tarchiata e un neo peloso le sporgeva sul mento.

-Cosa vuol dire che è andata via?- chiese Ginny –Come è possibile?-

-Voi Weasley siete tutti degli zucconi! Noi possiamo passare da un quadro all’altro, e se è presente un nostro ritratto da qualche altra parte possiamo andare a trovarlo se vogliamo!- disse con aria altezzosa.

-So come vi spostate!- rispose acida Ginny – non pensavo che ci fosse un altro ritratto di quella donna da qualche altra parte!-

-Che insolenza! Certo che aveva altri ritratti, era una purosangue e faceva parte della casata dei Black, ogni purosangue che si rispetti ne ha uno!-

I signori Weasley risposero con un sonoro mpf

-Ho detto che si rispetti- sottolineò la donna

-E quindi dov’è andata?- chiese Charlie

-Mi sembra ovvio, a Villa Malfoy.-

Senza contegno iniziarono tutti a ridere. Quella si che era una condanna.

-Siete proprio degli insolenti!- disse la signora stizzita. Ginny si avvicinò all’orecchio di Harry e senza premurarsi di abbassare troppo la voce gli disse –di quel quadro te ne sbarazzi presto vero?-

-Ci puoi contare!- rispose lui, appuntandosi mentalmente di far sparire da quella casa tutti i quadri.

Percorsero il corridoio e decisero di scendere le scale che portavano alla cucina. Appena Harry vi si affacciò, comparve Kreacher. Harry faticò a riconoscerlo. L'elfo era pulito e profumato, una candida federa gli arrivava all'altezza delle ginocchia. Aveva provato anche a pettinare quei pochi ciuffi che aveva in testa, con un risultato decisamente buffo.

-Padron Harry!- saltellò trionfante ai piedi di Harry prima si esibirsi in un inchino degno di nota, per poco il naso non toccò il pavimento.

-Krecher! Stai benissimo!-

l'elfo iniziò quasi a piangere di gioia.

-Padron Harry, guarda, Kreacher ha tenuto tutto pulito in previsione del tuo ritorno- effettivamente tutto era lustro, nei vetri delle credenze ci si poteva specchiare. Harry si sentì un po' in colpa per non essere passato neanche una volta a salutarlo.

-Kreacher ha conservato anche i tuoi disegni- e indicò una serie di pergamene ordinatamente impilate sul tavolo.

-Ma questa è la pianta del ministero!- disse Bill - e questi- continuò guardando gli appunti- sono tutti gli spostamenti e le abitudini di almeno quindici funzionari... eccetto questa pergamena di insulti rivolta a Dolores Umbridge! Però, questo è piuttosto originale - rise divertito -e questo... oddio ma è volgarissimo, anche se piuttosto pertinente.- Ginny si affacciò dietro la spalla del fratello per sbirciare

- È  la scrittura di Ron!- disse ridendo

-effettivamente lo stile è il suo- le rispose il fratello.

-Ma insomma! Non ho cresciuto dei figli maleducati!- disse la signora Weasley sequestrando la pergamena e sgranando gli occhi leggendo i vari epiteti tra i quali "rana dalla bocca larga" e "sudicia meretrice" che erano sicuramente tra i più eleganti.

-Che volgarità! Pertinenti, è vero, ma volgari!- e con un gesto della bacchetta incenerì la pergamena.

-E questò? Che carino. Sembra uno degli alberi viscini al Lago Nero- disse Fleur guardando un disegno piuttosto accurato.

Ginny lo riconobbe subito. Era vero era un albero vicino al Lago Nero, ma non uno qualunque. Era l'albero in cui era andata con Harry il giorno in cui lui si era dichiarato e dove avevano passato interi pomeriggi, a chiacchierare e ridere e... arrossì violentemente. Sicuramente Harry stava pensando la stessa cosa perché anche lui reagì allo stesso modo. Fleur continuava a guardare il disegno e a dire quanto fosse carino.

-Sai, la nostalgia!- disse Harry evasivo guardando Ginny che cercava di stare seria, cosa impossibile perché in quel momento avrebbe voluto saltare al collo di Harry. 

Quindi in tutti quei mesi, nonostante la lotta contro Voldemort, Harry non si era dimenticato di lei. E come avrebbe potuto. Harry aveva passato quasi un anno a fantasticare su quando sarebbe potuto stare ancora con Ginny. A volte invece temeva che lei avesse incontrato qualcun altro e che l'avesse dimenticato per sempre. In quei momenti diventava di pessimo umore ed era intrattabile.  I pensieri di Harry furono distratti da Kreacher che si offrì di preparare la cena per quella sera.

-Ma mancano George e Percy!- disse la signora Weasley

-Li avvertiremo con un patronus cara, non ti preoccupare- disse il signor Weasley che invocò una piccola donnola a cui lasciò un semplice messaggio “cena da Harry a Grimmauld Place. Alle otto”. A Harry venne allora in mente di cogliere la palla al balzo e invitare anche la signora Tonks col piccolo Teddy, così invocò anche lui il suo. Uno splendido cervo si materializzò davanti a loro. Harry era sicuro di non averne mai invocato di più belli. Ginny gli sfiorò per sbaglio il braccio e il patronus emanò una luce abbagliante.

-Wow Harrì, sei diventato proprio bravò con i patroni- Fleur batté due volte le mani per complimentarsi. Harry era piuttosto imbarazzato così proferì un invito affrettato e il cervo si allontanò portando con se il suo messaggio.

La serata passò lenta. Passarono in rassegna ogni stanza e decisero a grandi linee quali sarebbero stati i primi interventi da fare. Il problema maggiore, come avevano già dedotto era come aggirare gli incantesimi di adesione permanente. Harry non sopportava l’idea di avere in salotto l’albero genealogico della famiglia Black, tanto più che ogni persona a cui aveva voluto o voleva bene, era stata cancellata con una grossa bruciatura. Alla fine Ginny propose di attaccarvi sopra della carta da parati e tutti convennero che sarebbe stata la soluzione migliore.

Al contrario di ciò che pensava inizialmente, Harry dovette convenire che i suggerimenti di Fleur sull’arredamento non erano per nulla malvagi e si rese conto che da solo non sarebbe mai riuscito a cavarne piede. Non sapeva da dove partire, e quando sentiva parlare di abbinamenti di colori gli veniva il mal di testa. Si accorse però ben presto che prima di prendere qualsiasi decisione gli veniva spontaneo girarsi verso Ginny per sapere la sua opinione, cosa che non sfuggì alla signora Weasley che continuò a sorridere per tutta la serata. Se ci fossero stati anche Ron ed Hermione sarebbe stato un pomeriggio perfetto. Era decisamente strano fare dei progetti senza Hermione che prendesse appunti freneticamente o senza i consigli del suo migliore amico.

Alle sette e mezza arrivò la signora Tonks col piccolo Teddy e poco più tardi arrivò anche Percy. L’ultimo fu George che non riuscì a chiudere il negozio prima delle otto e un quarto. A quanto pare gli affari andavano a gonfie vele.

La cena fu davvero piacevole, Kreacher diede il meglio di se e quando Harry gli fece i complimenti si lanciò a terra piangendo e dicendo che “Kreacher non si meritava tanta bontà dal suo padrone”.

Tornarono alla Tana che ormai erano quasi mezzanotte.

Harry posò gli occhiali sul comodino e si distese supino sul letto incrociando le braccia dietro la testa. Era stata una giornata davvero bella, soprattutto la mattina passata con…

-Ginny?- strizzò gli occhi cercando di vedere la figura che era appena entrata in camera sua.

-Shhh! Vuoi per caso svegliare tutta la casa?!- disse la ragazza. Si chiuse la porta alle spalle e a piedi nudi raggiunse il letto di Harry sedendosi all’indiana poggiando la schiena contro il muro.

-Sai non pensavo avessi quelle doti artistiche- si divertì a prendere in giro il ragazzo.

-Si, sai, avevo tanto tempo libero…- rispose ironico

-Era il nostro albero vero?- a Harry piacque moltissimo la parola “nostro”

-Si- Ginny era bellissima illuminata dalla luna, la sua pelle chiara sembrava risplendere e Harry non poté fare a meno di sporgersi per baciarla. Profumava di fiori. Lei gli cinse il collo con le braccia sporgendosi verso di lui che tenendole i fianchi la adagiò accanto a se sul letto. Harry la strinse a se, sentiva il suo cuore battere fortissimo e sincronizzarsi con quello di Ginny. Le accarezzò una guancia e la baciò di nuovo e il bacio divenne sempre più appassionato. Ben presto si ritrovò sopra di lei. Ginny fece scorrere le mani lungo la schiena del ragazzo e poi sotto la maglietta.

La porta si aprì.

-Sono tornat…- Ron era sulla porta, la bocca spalancata e le orecchie rosso fuoco.

Ginny si alzò subito dal letto e Harry inforcò gli occhiali –Non è come sembra!- disse velocemente. Fece appena in tempo a lanciare un Muffliato prima che Ron esplodesse.

-HARRY JAMES POTTER, SPERO PROPRIO CHE LA DOTE DI MIA SORELLA SIA ANCORA INTATTA PERCHÉ GIURO SU MERLINO CHE RIUSCIRÒ DOVE VOLDEMORT HA FALLITO!!!-

-Vuoi darti una calmata!- esplose Ginny –Spero proprio che tu non sia serio quando parli della mia dote! Devi esserti completamente rincitrullito in Australia se credi che questi siano affari tuoi! Ma se proprio vuoi saperlo non stavamo facendo nulla di male! Pezzo di idiota che non sei altro, quanto tempo deve ancora passare prima che ti faccia gli affaracci tuoi per una buona volta! Non puoi continuare a esplodere ogni volta che Harry mi sfiora, è il mio ragazzo, è la mia vita e sono abbastanza grande per decidere da sola! Per giunta brutto ipocrita credi che sia così ingenua da credere che tu ed Hermione non abbiate fatto lo stesso…o peggio, da soli tre settimane in Australia?-

Ron rimase senza parole. Ginny  uscì sbattendo la porta.

-Andato bene il viaggio?- disse Harry imbarazzato. L’amico continuava ad aprire e chiudere la bocca non sapendo cosa dire. Era stanco, gli mancava casa sua e l’idea di tornare lo aveva messo di buon umore per tutto il giorno. Non che il viaggio gli fosse dispiaciuto, tutt’altro, aveva potuto passare tre settimane solo con Hermione ed erano state bellissime, ma non vedeva l’ora di rivedere il suo migliore amico e riabbracciare tutta la sua famiglia. Non si sarebbe mai aspettato di trovare una scena simile. E Ginny poi, come al solito, l’aveva aggredito. Non capiva che era la sua sorellina? Per quanto volesse bene ad Harry non poteva pensare che si approfittasse di lei in quel modo. Ma ormai aveva capito che non poteva farci nulla, stava crescendo ed era libera di prendere le sue decisioni. Preso da un senso di sconforto e ignorando l’amico, si girò ed uscì chiudendosi la porta alle spalle. Harry non ebbe il coraggio di seguirlo, perché doveva ammetterlo, si sentiva piuttosto colpevole.

 

Quella mattina uscì ancora prima del solito per evitare di vedere Ron. Era deconcentrato e rischiò più di una volta di far saltare in aria la pozione che stava preparando e con trasfigurazione non riusciva proprio a migliorare. Quando sbagliando trasfigurò la gamba di Galatea in un salame, lei decise che sarebbe stato meglio riprendere il giorno seguente.

-Harry, quando sei in situazioni di pericolo non puoi permetterti di pensare ai tuoi problemi personali, così metti in pericolo non solo te, ma anche la tua squadra! Per oggi vai a casa e riposati, ma soprattutto risolvi i tuoi problemi!-

Harry si sentì mortificato e uscì dalla sala a testa bassa. Salì le scale e prese l’ascensore per tornare al secondo livello. Entrato nell’ufficio del Quartier Generale trovò alcuni Auror intorno alla cartina. Bondy sbatté un pugno sulla scrivania.

-Sono fuori dalla nostra giurisdizione, non possiamo fare nulla finché rimangono in Polonia!-

A Harry venne un tuffo al cuore. -Sono riusciti a scappare?-

Un mago che Harry non aveva mai visto sollevò la testa e lo guardò con aria affranta. Bondy strinse le mascelle e annuì.

-Hanno superato la frontiera stanotte, non siamo riusciti a fermarli, mi dispiace Harry.-

Solo in quel momento si accorse che il mago sconosciuto era ferito. La manica destra era intrisa di sangue che gocciolava sul pavimento e aveva un altro taglio piuttosto profondo sul fianco.

-Non importa, prima o poi riusciremo a catturarli, lo giuro!- Quello era decisamente il giorno più brutto delle ultime settimane.

-Oddio Vincent, stai bene! Perché non sei andato al San Mungo, sei ferito!- Galatea, che era salita poco dopo Harry aprì la porta e si trovò davanti uno scenario per lei agghiacciante. Si precipitò verso l’Auror ferito ed estrasse subito la bacchetta cercando di bloccare il sangue. –Ma cosa è successo? Accidenti questa ferita è troppo profonda…-

-Tea non ti preoccupare, sto bene, è solo un graffio- allungò la mano e accarezzò la guancia della ragazza.

-Non è solo un graffio! Perché ogni volta vuoi fare l’eroe. Andiamo ti accompagno in ospedale e no…niente storie!- Galatea si voltò verso Harry –Mi spiace, credo che dovrò annullare le lezioni per i prossimi giorni. Approfittane per ciò di cui discutevamo prima.-

I maghi che erano rimasti si allontanarono e Harry rimase solo con Bondy.

-Mi spiace ragazzo, davvero.-

-Non si preoccupi, so che avete fatto il possibile, quell’Auror non mi sembrava uno che si arrende facilmente- sorrise con amarezza

- Chi Vincent Duell? Ragazzo il gamba, ottimo Auror, un po’ cocciuto se devo dirla tutta. Solo Galatea riesce a tenergli testa.  Ah Harry, dimenticavo, il Ministro vuole vederti- Si girò di spalle e oltrepassò la solita porta da cui era uscito il primo giorno che Harry l’aveva conosciuto. Prima o poi avrebbe dato una sbirciatina a quella stanza.

 

Dall’ufficio del Ministro c’era un continuo via vai di gente, Harry dovette aspettare quasi un’ora prima di poter parlare con Kingsley.

-Harry, ti stavo aspettando- come al solito indossava un abito sgargiante e i suoi modi erano sempre molto gentili. –Siediti ti prego. Posso offrirti qualcosa?- agitò la bacchetta e una brocca contenente quello che sembrava dell’idromele si avvicinò danzando nell’aria, versò il contenuto in due grandi bicchieri e si poggiò con delicatezza sull’ampia scrivania. Harry si sedette su una delle due poltrone libere e prese il bicchiere in mano.  –Ti prego di scusarmi per l’attesa.-

-Figurati, capisco che tu sia impegnato. Bondy mi ha detto che volevi vedermi- fece ruotare il liquido ambrato nel bicchiere.

-Si. Quelle persone che hai visto entrare ed uscire dal mio ufficio erano funzionari del Winzegamot. È stata decisa la data del processo. Ti prego di scusarmi se le cose si sono dilungate in questo modo, speravamo di poter iniziare a lavorare sulle deposizioni molto prima.- fece una pausa e prese alcuni fogli in mano. –qua ci sono i nomi di tutti gli imputati, tu più di tutti sei a conoscenza dei fatti. Il processo inizierà il primo Luglio.- porse una lunga pergamena e gliela porse - Da domani vorrei che interrompessi le lezioni con Galatea.-

-Ma Kingsley! Non puoi farmi questo, ti prego!- Harry sentì lo stomaco accartocciarsi

-Lo so Harry, ma ho bisogno che lavori sulle deposizioni. Percy si è offerto di aiutarti.- ad Harry andò quasi di traverso il sorso di idromele.

-Non devi sottovalutarlo, è un elemento davvero prezioso per il Ministero in questo momento. Vorrei anche darti un consiglio da amico, non trascurare lo studio, gli esami non sono tanto lontani e noi abbiamo bisogno di Auror in gamba come te- e gli fece l’occhiolino –sono certo che ti riavremo al Quartier Generale molto presto- 

-Signor Ministro, il Primo Ministro Inglese è pronto a riceverla!- Il quadro alle spalle di Harry gli sorrise –è un onore per me rivedervi signor Potter. –

-Devi scusarmi Harry, ma come vedi sono sommerso di impegni. Ci vediamo presto- si alzò dalla sedia e poggiò una mano sulla spalla del ragazzo, poi si diresse verso il camino e sparì.

 

Harry aveva il morale a terra e temeva per come sarebbe continuata la giornata. Tornato alla Tana avrebbe dovuto affrontare Ron, non c’era via di scampo. Si materializzò in giardino e fu letteralmente  travolto dalle galline che stavano scappando, rincorse da uno gnomo con la testa piuttosto bitorzoluta. Cadde a terra maledicendo quella dannata creatura, avrebbero dovuto rifare la disinfestazione. Non era passata neanche una settimana dall’ultima volta che con Charlie e Ginny avevano lanciato oltre la siepe ben diciassette gnomi.

-Vuoi una mano?- chiese una voce a lui familiare. Harry tese la mano e afferrò quella di Ron.

-Grazie- disse un po’ a disagio, non sapeva ancora cosa gli avrebbe detto, sperava di potersi prendere ancora qualche minuto per poterci pensare. –Ron senti, mi dispiace…-

-Lasciamo stare e dimentichiamo tutto, ha ragione Ginny, non sono affari miei- disse abbassando gli occhi concentrandosi su alcuni chicchi di mangime che avevano trasportato le galline –Spero solo che tu non la stia prendendo in giro perché allora dovrai vedertela con me!- sollevò gli occhi e fissò quelli di Harry che sostenne lo sguardo

-Speravo che avessi capito ormai che per me Ginny non è un gioco. Ci tengo davvero ed è una cosa seria. Non è mia intenzione farla soffrire, tutt’altro, farei qualsiasi cosa per renderla felice e per proteggerla-

-Era quello che volevo sentirti dire-

- E a proposito di questo… vi siete chiariti?-

-Si, tranquillo è tutto okay. Ora torniamo dentro, è arrivata Hermione-

 -Ron…-

-Si?-

-Bentornato a casa!- disse Harry sorridendo all’amico che gli diede una pacca affettuosa sulla spalla.

 

-Harry!- Hermione gli corse incontro e lo strinse in un affettuoso abbraccio che lui ricambiò. Doveva ammettere che i due amici gli erano mancati davvero molto, non era più abituato a stargli lontano per così tanto tempo.

-Non pensavamo sareste arrivati così presto, abbiamo ricevuto la vostra lettera solo ieri, non abbiamo neanche fatto in tempo a rispondervi- disse Harry mentre si scioglieva dall’abbraccio dell’amica.

-Solo ieri, accidenti, abbiamo mandato la lettera settimane fa! Quel maledetto volatile si deve essere perso-

-Ma Hermione, ti era piaciuto così tanto, l’avevi definito “un animale veramente paradisiaco”-

-Si prima che mi facesse passare una notte in bianco cantando quella nenia- tutti scoppiarono a ridere

-Siamo tornati tre giorni fa e i miei genitori hanno tanto insistito affinché Ron restasse a casa-

-Tre giorni fa? Perché non ci avete detto nulla?-

-Ron volava farvi una sorpresa…-

-E ci è riuscito..- disse Ginny tra i denti, ma Harry cercò di cambiare argomento prima che l’ira di Ron si risvegliasse

-Dovete raccontarci tutto, nella lettera dicevate di essere diretti a Emerald- disse Harry seduto vicino a Ginny.

-Si, siamo arrivati la notte, ormai era ora di cena così abbiamo deciso di rimandare le ricerche al giorno successivo. Quella notte abbiamo deciso di studiare la cartina per poter tracciare il percorso più breve per raggiungere almeno i posti che ci erano stati segnalati dal sito internet-

-E facendo due conti abbiamo capito che i soldi purtroppo ci sarebbero durati solo per la metà dei viaggi che avremmo dovuto fare- continuò Ron –non puoi capire lo sconforto, purtroppo eravamo costretti a girare con mezzi babbani quindi su quello non avremmo potuto risparmiare.-

-La mattina seguente speravamo vivamente che i miei genitori si fossero stabiliti lì perché temevamo di doverci organizzare come per tutto l’anno scorso, fortunatamente almeno avevamo la tenda con noi- si alternavano nel racconto come se fossero una persona sola. Ginny sorridendo si accorse che tra loro c’era una confidenza diversa. Ron non era più così impacciato stando vicino ad Hermione ed entrambi erano perfettamente affiatati nei movimenti e negli sguardi. Le supposizioni che aveva fatto la notte precedente con Ron non dovevano essere così lontane dalla realtà.

-Ci svegliammo all’alba, non volevamo perdere più tempo del dovuto ma ci siamo resi conto ben presto di aver trascurato un particolare…-

-Era Domenica! Ed era chiuso praticamente ovunque, ed essendo così presto non c’era anima viva in giro-

-Così dopo aver studiato un po’- a quelle parole Ron alzò gli occhi al cielo, Hermione doveva averlo fatto studiare durante tutto il viaggio – aspettammo che aprissero la taverna all’angolo-

-Abbiamo chiesto informazioni praticamente a chiunque ma nessuno sembrava conoscere il dentista finché una ragazza si avvicinò a noi dicendoci di conoscere molto bene il signor Wilkins perché era una sua vicina di casa e ci disse che era un ragazzo di trentasette anni e che si era trasferito da circa tre anni. Purtroppo era l’ennesimo buco nell’acqua.-

-Le città successive erano molto distanti ed eccetto per un’autostrada, tra l’una e l’altra c’era praticamente il nulla. Una pianura immensa si stagliava davanti ai nostri occhi, così per risparmiare decidemmo di smaterializzarci, visto che potevamo vedere a miglia e miglia di distanza. Ma giunta la sera eravamo stanchissimi e senza forze così decidemmo di piantare la tenda e fermarci per la notte. Fortunatamente sia io che Ron avevamo portato delle riserve di cibo e-  Hermione interruppe il racconto e per un attimo si perse nei suoi pensieri prima di arrossire violentemente mentre Ron, anche lui rossissimo, diede un colpo alla sua tazza di tè che cadde sul tavolo. Entrambi erano imbarazzatissimi e cercavamo di asciugare maldestramente con dei fazzolettini. Ginny scoppiò a ridere e Harry non capendo asciugò tutto con un colpo di bacchetta.

-Si può sapere cos’è successo?- chiese guardando tutti con aria perplessa. Ginny gli si avvicinò all’orecchio –dopo te lo spiego…- e Ron sgranando gli occhi le lanciò un fazzolettino umido che la sorella scansò senza nessuna fatica.

-Insomma dopo due settimane di ricerche mi sono ricordata che quando ero piccola mia madre era rimasta affascinata da un documentario sulla cittadina di Darwin così presi dalla disperazione e senza più né indizi né cibo siamo riusciti a raggiungerla e abbiamo trovato i miei genitori il giorno dopo. Fine del racconto!- Hermione tagliò corto e raccontò tutto d’un fiato. Solo in quel momento Harry sembrò collegare i pezzi e arrivare alla conclusione a cui Ginny era arrivata molto tempo prima. Riuscì ad emettere solo un “oh!”  prima di sgranare gli occhi e mostrare una faccia imbarazzatissima. In quel momento arrivò George che rimase a fissarli sulla porta

-Che vi è successo ragazzi? Che facce… neanche vi foste visti nudi!-

Tutti si girarono a guardarlo prima di uscire dalla stanza prendendo direzioni diverse.

 

 

 

Ok ragazzi, ecco il nuovo capitolo. Devo ammettere di aver avuto il blocco dello scrittore. Questo capitolo non mi piace più di tanto e mi sono divertita di più a scrivere pezzi di altri capitoli, quindi spero sarete felici di sapere che il successivo è a buon punto e che scopriremo cosa sta accadendo ad Hogwarts. Non mi picchiate per aver tolto momentaneamente Harry dagli Auror e per aver fatto scappare i Mangiamorte…niente è perduto. Ringrazio tutti per le recensioni davvero bellissime, spero di non avervi deluso. Stavo pensando anche di scrivere una One -shot su ciò che hanno combinato i nostri cari Ron ed Hermione in Australia (brutti sporcaccioni ;p) …vedrò se riesco a trovare il tempo. Che dire… a presto!

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Notizie di Hogwarts ***


 

Le settimane successive alla Tana non erano esattamente come Harry aveva sperato. Hermione li svegliava tutti i giorni alle cinque e mezza del mattino per studiare, cosa a cui Ron non riusciva ad abituarsi. Aveva escogitato  ogni trucco possibile per tenerla lontana dalla loro stanza, ogni tipo di incantesimo anti intrusione, ma lei li trovava stimolanti; riteneva che fosse divertente svegliarsi la mattina e dover escogitare un modo sempre nuovo per abbattere le barriere poste da Ron, cosa che poi non richiedeva più di cinque minuti. Harry invece aveva preso il programma piuttosto seriamente, spinto dalla determinazione di diventare Auror. Ma non era affatto semplice seguire la tabella di marcia che aveva stilato l’amica, senza contare che spesso era costretto a lavorare per ore con Percy sulle deposizioni. In tutto il giorno erano previste tre pause di mezz’ora dedicate ai pasti: colazione, pranzo e cena, e due pause di dieci minuti per andare al bagno, una delle quali era destinata alla doccia. Fortunatamente il duro lavoro era ripagato dai sabato sera e dalle domeniche che erano completamente libere.

I lavori in Grimmauld Place non procedevano molto bene. Charlie era tornato in Romania perché si erano schiuse le uova di Longhorn Romeno che era soggetto ad un programma di allevamento intensivo. Bill era stato richiamato alla Gringott. I danni che Harry, Ron ed Hermione avevano procurato alla struttura centrale avevano creato parecchi problemi. Ora la sorveglianza e i meccanismi di difesa erano stati triplicati per garantire la sicurezza adeguata ai tesori che giacevano nelle camere blindate dei sotterranei. Percy era letteralmente sommerso di lavoro. George era tornato subito a Diagon Alley. La signora Weasley sulle prime si era dimostrata profondamente preoccupata, ma poi aveva capito che il figlio aveva bisogno di distrarsi e gettarsi sul lavoro, almeno per il primo periodo, sembrava la soluzione migliore. Ad Harry però, il fatto che i lavori non procedessero, non sembrava infastidirlo più di tanto. Il sabato avevano preso l’abitudine di andare al fiume insieme a Luna, e spesso veniva a trovarli anche Neville, oppure andavano nelle campagne vicine, quelle protette dagli alberi e giocavano delle piccole partite di Quidditch. Naturalmente non potevano rischiare di usare delle palle regolamentari, così incantavano piccole palle babbane. Ron stava in porta, mentre Harry e Ginny si scambiavano a turno i ruoli di cacciatore e cercatore. Hermione li stava a guardare anche se la maggior parte delle volte utilizzava quel tempo per ripassare. Ma la giornata preferita da tutti era sicuramente la domenica. Le due coppie ne approfittavano infatti per fare lunghe passeggiate lontani da casa. Avevano scoperto una radura aldilà degli alberi che si poteva raggiungere risalendo il fiume. Il fitto bosco che la precedeva offriva una perfetta barriera da occhi indiscreti.

-Secondo voi dovremo dire la verità ai vostri genitori?- chiese Hermione con aria colpevole mentre stava fra le braccia di Ron che le accarezzava i capelli. 

-Io non ho nessun problema, è Harry l’unico a cui non piace l’idea!- rispose Ginny, che saltellava sulla riva a piedi nudi schizzando un po’ ovunque.

-Veramente non sono l’unico! Anche Ron non è d’accordo! Inizierebbero tutti a fare un sacco di domande, mentre noi vogliamo goderci questi ultimi mesi di pace.

-Ben detto Harry! La mamma inizierebbe a tempestarci di domande e non ci lascerebbe più un secondo da soli! Oppure inizierebbe a piangere perché Harry diventerebbe ufficialmente della famiglia!-

-Ma Harry ed Hermione sono già della famiglia, lo sarebbero anche se non stessero con noi, e credete forse che la mamma non abbia già capito tutto?-

-Che male c’è nel dire alla signora Weasley che ci frequentiamo? Infondo non facciamo nulla male e ai miei genitori l’abbiamo già detto!-

A Ron iniziarono a diventare le orecchie rosse e cominciò a farfugliare –I tuoi sono diversi…se, ecco insomma, se la mamma sa, se capisce… lei inizia… yuhu… tra un anno prepara tutto… e poi bambini… miseriaccia!-

-Ron ti dispiacerebbe esprimerti in una lingua comprensibile a tutti oppure inizierò a pensare che qualcuno ti abbia affatturato la lingua!-

-Lascia perdere, è meglio!- Fece una smorfia e Harry gli ricambiò uno sguardo semi terrorizzato prima di avvicinarsi a Ginny.

-Che fai? No Harry… mettimi giù!- Il ragazzo l’aveva sollevata e lanciata in acqua. – Adesso me la paghi!- Iniziarono a schizzarsi come due bambini. Era passato poco più di un mese da quando tutto era finito e le ferite iniziavano a fare un po’ meno male. Avevano cominciato nuovamente a sorridere, anche se qualche volta si sentivano colpevoli della loro momentanea felicità. Certe volte si aspettavano che accadesse qualcosa di terribile perché non avevano mai vissuto dei momenti del genere. Da quando tutto era iniziato sette anni e mezzo prima era stato un susseguirsi di eventi terrificanti, costellati di morti e terrore. Si erano così tanto abituati a stare sempre all’erta che non riuscivano mai a separarsi dalle proprie bacchette o a non prestare attenzione ad ogni piccolo rumore. Harry non era mai stato così felice, guardò Ginny e fu come se il tempo si fosse fermato. Come aveva fatto a non innamorarsi di lei prima? La prese tra le sue braccia e le spostò i capelli bagnati dagli occhi.

–Ti arrendi?- Gli chiese lei ridendo arruffandogli i capelli.

-Ti amo!- Le parole gli uscirono dalla bocca senza pensarci, fu una cosa naturale e così semplice. Si chiese perché non glielo avesse detto prima, perché lui la amava, la amava da così tanto… Ginny smise di ridere e si passò il dorso della mano sugli occhi completamente bagnati. 

-Co…cosa?- La ragazza ci mise qualche secondo prima di recepire le parole di Harry – Stai scherzando? Perché se è uno scherzo non è per nulla divertente!-

-No Ginny, non è uno scherzo! Sono stato un vero idiota, ti sono stato lontano un anno intero e tu mi hai aspettato! Mi hai capito quando sono stato intrattabile, perché tu mi leggi dentro. Amo tutto di te! Amo come arricci il naso quando sei arrabbiata, come aggrotti le sopracciglia quando ti sforzi di trovare il boccino per prima, quando sorridi perché sei felice, quando…-

Ginny lo abbracciò e appoggiò la testa sul suo  petto. Poteva sentire i battiti del suo cuore fondersi con quelli di Harry.

Rimasero abbracciati così, senza dire nulla, immersi nell’acqua fino alla vita.

-Hey voi due! Volete restare in ammollo tutto il giorno? È ora di tornare a casa prima che la mamma mandi una spedizione a cercarci! È quasi mezzogiorno.-

Fu un istante, qualcosa brillò in lontananza. Harry prese di scatto la bacchetta e strizzò gli occhi per vedere meglio, ma tutto scomparve. Forse l’ho solo immaginato, pensò Harry. Non era abituato a tutta quella calma e non avrebbe voluto rovinare quel momento per nulla al mondo, soprattutto per qualcosa che probabilmente si era solo immaginato.

-Ron l’unico motivo per cui vuoi tornare a casa si chiama pasticcio di rognone!- Hermione lo squadrò dalla testa ai piedi con l’aria un po’ offesa. – È incredibile, preferisci riempirti lo stomaco piuttosto che restare ancora un po’ con me!-

-Non è colpa mia! È il mio stomaco a reclamare cibo! E comunque tecnicamente sto con te anche a pranzo!- Ron sorrise compiaciuto della scappatoia che era riuscito ad elaborare. Ma Hermione non sembrava averla recepita nello stesso modo.

-Allora perché tecnicamente d’ora in poi non esci col pasticcio di rognone!- Si alzò, prese la coperta sulla quale erano distesi e iniziò ad incamminarsi verso la Tana.

Harry e Ginny scoppiarono a  ridere uscendo dal fiume, mentre Ron correva dietro ad Hermione chiedendo cosa avesse detto di male.

 

Il pranzo domenicale alla Tana era ogni settimana più ricco e gli invitati sempre più numerosi. Quando il quartetto arrivò erano già presenti Bill e Fleur, Percy, che seduto al tavolo scriveva freneticamente su una pergamena, ed Andromeda col piccolo Teddy.

-Ragazzi si può sapere dove eravate andati a finire? C’è ancora la tavola da apparecchiare. George ha appena mandato un gufo per avvertire che porterà un’altra persona, probabilmente ha chiesto a Lee di venire a casa, so che è un po’ depresso perché ha litigato con la ragazza con la quale stava uscendo!-

-Molly cara, non mi sembra sia di nostra competenza indagare sulle situazioni sentimentali degli amici di nostro figlio!- Arthur Weasley spalancò la porta d’ingresso.-

-Oh, ciao tesoro! Finalmente sei tornato! Trovo inconcepibile che tu debba lavorare anche la domenica e per giunta fino a quest’ora. –

- Purtroppo la fine della guerra non ha risanato i problemi creati da Voldemort. Inoltre ora bisogna risolvere numerosi cavilli burocratici. Questo è il periodo più intenso per il ministero, trovo però che sia stimolante poter ricominciare tutto daccapo.-

-Il tuo ottimismo caro è quasi disarmante!-

Tornò in cucina e con un leggero movimento della bacchetta spense il fornello.

- Io sono d’accordo con papà. C’è moltissimo lavoro da fare, è vero, ma è così eccitante! Inoltre il ministro Kingsley è decisamente più di larghe vedute rispetto ai suoi predecessori…

-Perché è l’unico che si ricorda correttamente il tuo nome!- bofonchiò Ron suscitando uno scoppio improvviso di risa che Ginny dovette soffocare a sforzo.

Harry corse in direzione del figlioccio che immediatamente gli afferrò il dito con la manina

-Ciao campione! Vedo che la forza non ti manca! Se ti vedesse tuo padre…-

Il bambino come se avesse recepito in qualche modo le parole di Harry strinse gli occhietti, e i capelli, che ormai gli ricoprivano interamente la testa divennero castani e ispidi come il pelo di un lupo. Andromeda guardò Harry accennando un piccolo sorriso.

- Questa è una novità degli ultimi giorni!-

-Io lo trovo divertente!-.

Quando aveva visto Teddy per la prima volta non aveva pensato che si sarebbe potuto affezionare in quel modo. Adesso vederlo era diventato come l’ossigeno. Aspettava con impazienza i finesettimana, e ogni volta, il bambino, era cresciuto di qualche centimetro. Sentiva di essere responsabile di quel minuscolo essere, che qualche crudele ragione aveva reso tanto simile a lui. Ma Harry i suoi genitori li aveva conosciuti, aveva un intero album di foto a testimoniarlo. Per un intero anno era stato coccolato e viziato. Teddy invece non aveva avuto questa fortuna. Non ci sarebbe stato nulla a testimoniare l’amore che Lupin e Tonks provavano per lui, solo una foto scattata il giorno dopo la sua nascita: Harry la guardava spesso. Tonks aveva i capelli del suo colore preferito, un ciuffo rosato le ricadeva sugli occhi ma a lei non sembrava importare, continuava a guardare il suo piccolo che stringeva tra le braccia, profondamente addormentato. Lupin aveva i capelli ingrigiti e delle rughe gli appesantivano lo sguardo, che appariva profondamente preoccupato, eppure accarezzava la testa di suo figlio con delicatezza mentre con l’altro braccio cingeva la spalla della moglie.

Ma i pensieri di Harry furono interrotti da George che annunciò il suo arrivo e che fu accolto tra lo stupore collettivo: accanto a lui non vi era Lee, come tutti si aspettavano, bensì niente di meno che Angelina Johnson. Aveva le lunghe treccine sparse sulle spalle e un accecante vestito giallo faceva contrasto con la sua pelle scura. La signora Weasley la osservò tenendo il mestolo a mezz’aria. Gli occhi le si riempirono subito di lacrime e la fronte si corrugò .

-Per la barba di Merlino mamma!- George aveva un’espressione tra lo stupito e l’arrabbiato. –Potresti almeno conoscerla prima di  fare quella faccia. Angie è una ragazza straordinaria e non mi importa se tu non la reputi tale! Io sono innamorato di lei e se proprio vuoi saperlo abbiamo deciso di sposarci!-

Nella stanza calò il gelo, rotto solamente dal rumore metallico del mestolo che sbatteva sul pavimento e dai singhiozzi della signora Weasley che iniziò a piangere come una fontana.

-Io… io…- Il signor Weasley le andò incontro stringendole le spalle.

-Molly cara, che ti succede?-

-Io…- Cercò di dire tra un singhiozzo e l’altro. –Io…Sono così felice!!!- e a quel punto corse ad abbracciare Angelina, più che perplessa e a baciare il figlio che scoppiò in una fragorosa risata. Quindi il suo bambino era riuscito ad andare avanti. Ora era certa che tutto sarebbe andato per il meglio. A quel punto tutti seguirono George in uno scroscio di risa, abbracci e congratulazioni. Alla morte di Fred si era spezzato qualcosa e tutti avevano creduto che George non si sarebbe mai ripreso. Avevano temuto il peggio quando i giorni seguenti i funerali era tornato a Diagon Alley. Non aveva fatto sapere sue notizie per tre giorni e poi il negozio era stato riaperto. Gettarsi sul lavoro sembrava la soluzione ideale per non pensare, ma ora erano grati che sulla sua strada si fosse messa Angelina. Sapevano benissimo che la vita di George non sarebbe stata più la stessa ma il pensiero che una ragazza, capace di renderlo felice, lo avesse distratto e lo aiutasse a superare quel dolore era di sollievo per tutti.

-Complimenti per lo stile!- lo canzonò Ron –Ricordami di non chiamarti quando dovrò fare un annuncio importante!-

George gli fece l’occhiolino

–Perché? Hai intenzione di sposarti presto?- Le orecchie di Ron divennero scarlatte ed Hermione iniziò a tossire poiché il succo di zucca che stava bevendo le era andato di traverso. Fortunatamente a quel punto la signora Weasley richiamò l’attenzione per fare un brindisi e iniziare il pranzo. Tutti sorridevano e si riempivano i piatti con ogni succulenta pietanza.

-Di cosa ti occupi ora?- Chiese Harry curioso. –Dall’altro lato del tavolo Angelina sorrise entusiasta

–Sono stata presa come cacciatrice in una squadra minore di Quidditch, spero di acquistare un po’ di visibilità ed esperienza per entrare nelle Holyhead Harpies l’anno prossimo!- A Ginny si illuminarono gli occhi.

–È fantastico! Non sai come ti invidio. Naturalmente appena sarà possibile verremo a vederti giocare. Avrai tutto il nostro tifo!-

-Come vi siete fidonsati?- Fleur battè le mani guardandoli con occhi luccicanti. George abbozzò una faccia “di disappunto” notata subito da Bill che gli diede un calcio sotto il tavolo facendogli apparire dei grossi lacrimoni agli angoli degli occhi. –Guordate che carino! Al ponsiero si è commosso!- A rispondere fortunatamente fu Angelina.           –Come sapete ci conosciamo da tanto e ho trovato George sempre molto divertente e dolce- a quest’ultima parola tutti eccetto Fleur, che ascoltava come rapita e la signora Weasley che non riusciva a smetter di piangere, scoppiarono a ridere. Ron sembrava colto da spasmi e convulsioni e Harry dovette dargli dei colpi sulla schiena per evitare che  soffocasse col pezzo di patata dolce che aveva in bocca. –Circa un anno fa ero a Diagon Alley. Avevo un disperato bisogno di code di ratto per fare una pozione, mio nonno stava poco bene. Ero quasi arrivata al negozio quando  sentii un forte boato alle mie spalle. Due Mangiamorte avevano fatto saltare in aria la porta di una bottega  poco più avanti. Ero come impietrita dalla paura. George stava tornando ai Tiri Vispi Weasley e mi trascinò via portandomi al suo negozio. Ero talmente spaventata che non riuscivo a dire una parola, ma lui come se nulla fosse successo iniziò a mostrarmi le ultime diavoleria che lui e…- Le parole le morirono in gola. Nessuno, non si sa se apposta o per caso, pronunciava mai il nome di Fred. Era come una parola tabù, troppo dolorosa per essere pronunciata. George abbassò gli occhi per non incontrare lo sguardo di nessuno.

–Ecco- proseguì Angelina per distrarre l’attenzione – A un certo punto tirò fuori il prototipo di un nuovo fuoco d’artificio-

-Che a proposito è ancora da perfezionare!- Sentenziò George.

–Lo credo bene! Gli scoppiò tra le mani e la sua faccia iniziò a cambiare colore e dal naso gli uscirono scintille. Era davvero divertente! Iniziai a ridere senza nemmeno accorgermene e non fu facile smettere. Non ridevo ormai da tanto tempo e finalmente mi sentii bene e stranamente al sicuro. Così abbiamo iniziato ad uscire. Questo mese l’ho aiutato in negozio, c’è stato un gran da fare. Qualche giorno fa dopo la chiusura eravamo soli,  pronti ad andare a vedere una partita di Quidditch, quando si è avvicinato e ha detto…-

Fleur era in fibrillazione, sporta al massimo verso Angelina. Se non ci fosse stato il tavolo di mezzo le si sarebbe seduta sulle ginocchia pur di non perdere una parola. In quel momento un grosso gufo dalle piume canute entrò in cucina lasciando cadere sul tavolo una copia de “Il settimanale delle streghe” e volando via emise uno stridio acuto. Fleur lo prese e lo lanciò dall’altra parte del tavolo infastidita dall’interruzione del racconto e il giornale andò a cadere proprio davanti agli occhi di Percy che non poté fare a meno di sgranare gli occhi. Il suo viso divenne prima rosso, poi viola e poi nuovamente rosso.

-HARRY POTTER!!!- Urlò alzandosi in piedi lasciando cadere la sedia per terra ed estraendo la bacchetta. Tutti si voltarono e Harry non capendo il motivo della furia improvvisa di Percy cercò di sbirciare la prima pagina del giornale. Un brivido gli percorse lungo tutta la schiena e deglutì in maniera rumorosa capendo cosa fosse stato il bagliore che l’aveva messo in allarme quella mattina: Il flash di una macchina fotografica.

George iniziò a ridere. –Ora sei nei guai!-

-HARRY POTTER!- Proseguì Percy –GIÚ LE MANI DA MIA SORELLA!!!-

-SPERO PROPRIO CHE SIA UNO SCHERZO!- Proruppe Ginny –ORA BASTA! NON MI PARE PROPRIO CHE SIANO AFFARI TUOI, NON SONO AFFARI DI NESSUNO DI VOI!-  e guardò accigliata tutti i fratelli

-OH CERTO!- ribadì Percy –ORA CHE È DIVENTATO UN EROE PER TUTTI CREDE DI POTERTI METTERE LE MANI ADDOSSO!-

-SE PROPRIO VUOI SAPERLO SONO QUASI DUE ANNI CHE MI“METTE LE MANI ADDOSSO”- e disegnò due virgolette in aria con le dita. Questo fu troppo.

–DUE ANNI?- Percy fece roteare la bacchetta e Harry fece appena in tempo a scansare un lampo di luce rossa prima che andasse ad infrangersi sulla sedia distruggendola.

-ORA BASTA!- La signora Weasley si alzo in piedi lanciando un occhiataccia al figlio. –Perce abbassa quella bacchetta! Sei davvero ingenuo caro, pensavi che non fossimo a conoscenza della storia tra tua sorella ed Harry? Certo che lo sappiamo! Si guardano come due puffole imbambolate. Con tutto rispetto cari!- e si girò con sguardo amorevole verso la figlia ed Harry –Io e Arthur siamo felici di vedervi insieme, credo che nostra figlia non avrebbe potuto meritare di meglio- Ron ridacchio sotto i baffi vedendo Harry arrossire. –E tu non fare lo sciocco Ronald! Credi che non sappiamo anche di te e Hermione?-

-E chi non lo sapeva?- Disse Bill –E da quando avevano undici anni che aspettiamo che quello zuccone dicesse ad Hermione di essere innamorato di lei!- Tutti risero, tranne Ron che divenne di tutte le sfumature del rosso.

–E poi devo ammettere che è proprio una bella foto!- Disse la signora Weasly sorridendo. Dal giornale si potevano ammirare Harry e Ginny stretti l’uno all’altra con i piedi nel lago, mentre si guardavano teneramente negli occhi.

‘–Si sono d’accordo! – Ammise Ginny, grata che non avessero fotografato il momento successivo, che non so quanto avrebbe tenuto a bada Percy.

Il resto del pranzo continuò con più tranquillità, Harry fece in modo che il giornale sparisse e si impegnò ad evitare di sfiorare Ginny per non scatenare nuovamente l’ira di Percy. Tutto sommato però, ora che la loro storia era uscita allo scoperto, si sentiva vagamente meglio. Si era sentito colpevole per aver mentito alla famiglia che più di tutti l’aveva adottato. Ora temeva solo che sarebbe stato tenuto talmente sott’occhio da non poter più stare neanche solo un secondo con Ginny. Alla fine dell’estate lei sarebbe partita per frequentare il suo ultimo anno ad Hogwarts e sarebbero stati nuovamente separati.

 

I peggiori timori di Harry si realizzarono, ma non certo a causa della famiglia Weasley… bensì a causa di Hermione. Di lì a una settimana ci sarebbero stati gli esami per coloro che avevano frequentato l’ultimo anno a Hogwarts e, nonostante loro avessero davanti ancora quasi tutta l’estate, questo sembrava metterle agitazione, cosa che influenzò l’umore di tutti quanti. Ron era diventato intrattabile perché Hermione aveva deciso di intensificare il, già da pazzi, piano di studio, ciò significava che non riuscivano mai a finire un pasto completo il che rendeva Ron irritabile e nevrotico. Dal canto suo Harry era ansioso perché quelli sarebbero stati gli ultimi mesi con Ginny prima che lei partisse, ma non voleva neanche trascurare lo studio. Si era ben presto reso conto di quanto il programma fosse difficile e vasto. Senza i professori a spiegare quei complicati incantesimi impiegavano sere e sere per riuscire a venirne a capo. Spesso Hermione stava concentrata sui libri, con gli occhi stretti in due fessure mentre si mordicchiava il labbro ed eseguiva complicati movimenti con la bacchetta. L’unica cosa che non lo preoccupava era Difesa contro le arti oscure. Nell’ultimo anno aveva imparato più di quello che avrebbe voluto. Spesso gli sembrava che i libri fossero quasi incompleti. Ma trasfigurazione e pozioni erano tutta un’altra cosa. Il livello era molto più avanzato delle sue possibilità, nonostante tutte le lezioni svolte con Galatea. A volte gli serviva un giorno intero solo per memorizzare gli ingredienti di una pozione. Alla fine della giornata era talmente esausto che faceva appena in tempo a dare un veloce bacio a Ginny prima coricarsi e cadere in catalessi.

Ma la guerra scoppiò quando Hermione ritenne che non avevano abbastanza tempo per sprecare i fine settimana.

-Per tutti i gargoyle Hermione! Non siamo macchine! Se continui a farci lavorare così moriremo prima di arrivarci agli esami! Dobbiamo riposarci ogni tanto o la testa ci salterà in aria!- Proruppe Ron un sabato.

-Scusa tanto se cerco di far entrare qualcosa nella tua testa, forse tra le api frizzole che ti ritrovi nel cervello riesci a fare spazio anche per un po’ di istruzione!-

Ginny sollevò la testa dal suo libro sul Quidditch e si sporse verso Harry –Scommetto tre galeoni su Hermione!-

-Lo sai che hai frequentato troppo i tuoi fratelli vero?- Rispose Harry ridacchiando. Il battibecco però non durò a lungo. Ron mise il broncio e Hermione si immerse nella lettura di un nuovo libro.

Per tutta la settimana in cui si svolsero gli esami Hermione e Ron non si parlarono. Capitava però spesso che lei sollevasse gli occhi dal libro per fissarlo e Harry fu certo di vederla arrossire più di una volta e sorridere vedendo Ron con la faccia corrugata dallo sforzo. Anche Ron quando era certo che Hermione non lo stesse guardando si distraeva a fissare gli occhi di lei o i riflessi dei suoi capelli al sole. Harry si era ormai abituato a quei loro litigi che non ci faceva neanche più caso, sapeva che non sarebbero riusciti a tenere il broncio per molto.

Una mattina, qualche giorno dopo la fine degli esami, Neville andò a trovarli di buon mattino.

-Entra pure caro. Che bello vederti!- disse amorevole la signora Weasley. –Hai già fatto colazione?-

-Si, la ringrazio. Harry Ron ed Hermione sono in casa?-

-Si, sono in salotto. Vai pure.-

Appena lo vide Hermione scatto in piedi. –Devi raccontarmi assolutamente tutto! Cosa ti hanno chiesto? Trasfigurazione? Sicuramente un incantesimo avanzato. Accipicchia mi manca ancora la parte sulla trasfigurazione umana in animali, non credo di riuscirci. E se dovessero chiedermi una delle pozioni di morte apparente? Su antiche rune sono tranquilla…- Harry scoppio a ridere.

–Hermione potresti almeno lasciargli il tempo di sedersi.-

-O è superfluo anche quello?- biascicò Ron.

-Grazie Harry.- Disse Neville sedendosi – Ragazzi dovreste vedere Hogwarts- disse con un velo di tristezza.

-È messa così male?-

-Una buona parte è stata ricostruita, il castello ha aiutato. I muri sono talmente intrisi di magia che è come una ferita che si cicatrizza. Alcune parti però non sono ancora riusciti a sistemarle, soprattutto quelle colpite dalle maledizioni. È strano camminare per i corridoi e vedere muri diroccati. E poi ora, ecco…- esitò –C’è una novità…- Harry, Ron ed Hermione si guardarono preoccupati.

–Cosa intendi? – Neville deglutì e cambiò leggermente posizione sulla poltrona.

–Il numero dei fantasmi è triplicato. C’è un atmosfera strana, i vecchi fantasmi sembrano infastiditi, il Barone sanguinario è furibondo perché tra i Serpeverde ora rivendica la sua casa un Mangiamorte.- Impallidì lievemente al ricordo –E Nick-quasi-senza-testa continua a litigare con…Colin Canon!-

-Colin Canon?- dissero all’unisono.

–Già. Colin dice che ora vuole essere lui il fantasma di Grifondoro perché era più amico tuo Harry, ma a Nick questo non va proprio giù. La professoressa McGranitt non sa come risolvere la situazione. Inoltre la maggior parte dei fantasmi non riesce ad adattarsi alla nuova situazione, alcuni piangono, alcuni fanno esperimenti su ciò che possono o non possono fare e questo mette a disagio gli studenti.-

Nessuno sapeva cosa dire. Una cosa era certa: la vecchia Hogwarts non sarebbe più esistita.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, ognuno rifletteva sulle nuove informazioni che avevano ricevuto. Non avevano minimamente pensato che oltre tutti i danni ad Hogwarts ci sarebbe potuto essere anche il problema dei fantasmi. Pensandoci però non era una considerazione che avrebbero dovuto tralasciare. Voldemort stava distruggendo tutto il loro mondo e non solo. Tutti combattevano ardentemente per la loro libertà, per avere una vita migliore…alcuni semplicemente per averla una vita. Morire per i propri ideali senza sapere se tutto sarebbe andato a buon fine era logico che creasse una situazione irrisolta che non gli aveva permesso di andare oltre.

-E gli altri come stanno?- Hermione ruppe il silenzio. Dopo quei cattivi pensieri sperava di avere notizie migliori. Lei e Ron erano stati per lungo tempo i Australia, Harry era stato impegnato al ministero e Ginny era stata praticamente una reclusa. Gli unici contati con l’esterno erano venuti da Luna e Neville. Ora erano avidi di notizie. Avevano anche smesso di leggere la Gazzetta del Profeta, si erano creati una sorta di prigione dorata che li aveva separati dal resto del mondo. Erano stati per così tanto tempo al centro dell’attenzione che ora volevano ritagliarsi un po’ di vita privata tutta per loro. Sapevano che con l’inizio del processo tutto quello sarebbe finito e le loro facce sarebbero state sbattute nuovamente su tutti i giornali, per cui avevano deliberatamente deciso di estraniarsi dal resto del mondo.

-Bene, anche se il clima era molto strano. Per di  più mi hanno chiesto di voi. Volevano sapere i particolari della battaglia che ancora non sono stati svelati, alcuni di loro mi sembravano realmente interessati a voi però, Ernie e Susan sono stati molto carini e poi…- Neville sembrava a disagio –Lavanda e Cho vi mandano i loro saluti- parlò a voce talmente bassa che fu difficile sentirlo e guardò di sfuggita Ron ed Harry.

-Sfacciate!-

-Galline!- sia Hermione che Ginny sbuffarono e cambiarono posizione sulla poltrona, entrambe sporgendosi meccanicamente verso i rispettivi ragazzi. Ron arrossì, pensando imbarazzato a quella patetica storia mentre Harry cercò di stare impassibile sapendo quanto l’argomento Cho rendesse Ginny ipersensibile e nervosa.

-In più Seamus ha mandato un gufo alla McGranitt, ha deciso di non presentarsi agli esami- Hermione sgranò gli occhi come se Neville avesse detto la più grossa bestemmia del mondo. –Dice che preferisce ripetere il settimo anno per intero- Hermione si rilassò

-Non posso dargli torto, l’anno scorso non è stato certamente un anno formativo ad Hogwarts. Trovo che sia stata una scelta intelligente. Comunque non ci hai ancora detto come sono stati gli esami-

-Devo ammettere che sono stati piuttosto clementi. In Erbologia credo di aver preso il massimo, anche Difesa contro le Arti Oscure è andato piuttosto bene, Pozioni poi… diciamo che il professor Lumacorno ha avuto un occhio di  riguardo per tutti coloro che hanno partecipato alla battaglia-

-Grande!- Ron fece un sorriso a trentadue denti che si spense quanto guardò il viso accigliato di Hermione.

-Non trovo per nulla giusto che vengano fatti dei favoritismi, è giusto che la nuova società rinasca a partire da persone preparate e meritevoli!-

-Ma sai che Lumacorno ha sempre fatto così, il Lumaclub del resto non mi sembrava il circolo dell’equità!- Hermione provò a ribattere ma Harry esasperato li interruppe

-E la professoressa McGranitt?-

-Ovviamente lei è stata imparziale, così come il professor Vitious, anche con i Serpeverde, persino con Pensy Parkinsone Theodor Nott-

-Vuoi dire che si sono presentati anche i Serpeverde?-

-Ron so che hanno commesso errori e, credimi, è l’ultima cosa che avrei pensato di dire ma, per rispetto al professor Piton, credo che sia giusto che anche loro abbiano avuto la possibilità di finire la scuola. Anche il professor Silente non avrebbe ceduto a riguardo.- Harry quasi si sorprese delle sue parole, ma sapeva che era la cosa più giusta. Silente gli aveva insegnato a dare a tutti sempre una seconda possibilità e che non era mai troppo tardi per pentirsi delle proprie scelte. Si ritrovò a pensare a Draco Malfoy, come sarebbe stata la sua vita se le scelte di suo padre non si fossero ripercosse su di lui. Una buona parte di quello che le persone sono e diventano dipende dall’ambiente in cui crescono e dall’educazione che gli viene imposta. Provò ancora più ammirazione per Sirius e per Andromeda. Loro avevano avuto il coraggio di ribellarsi alla loro famiglia, di diventare delle persone fantastiche, leali e coraggiose senza l’aiuto di nessuno, e la stessa ammirazione andò a Regulus. Era per persone come lui che la casa di Serpeverde ai suoi occhi avrebbe meritato tutto il suo rispetto esattamente come quella di Grifondoro, Tassorosso e Serpeverde. Rimasero tutti molto colpiti dalle parole di Harry e nessuno ebbe nulla da ribattere.

Nell’ora seguente Hermione volle sapere tutti i dettagli sugli esami e riuscirono ad interrompere l’interrogatorio solo quando le fecero notare che aveva obbligato Neville a ripetere tutto ciò che gli aveva fatto fare la professoressa McGranitt.

 

Le settimane seguenti volarono e senza accorgersene arrivò il ventisei giugno. Di li a pochi giorni sarebbe iniziato il processo il che rendeva tutti nervosi. Percy sembrava non dormisse da giorni e continuava a chiedere ad Harry sempre le stesse cose cercando nuovi particolari che potevano essergli sfuggiti, cosa che rendeva Harry nervoso e irritabile. Il giorno successivo si sarebbero dovuti presentare entrambi al cospetto di un funzionario del Wizengamot per rivedere le deposizioni e ragionare su una linea di accusa.

Arthur Weasley tornò a casa molto tardi quella sera e portò con se delle notizie che avrebbero suscitato non poche potreste da parte del mondo magico. Erano tutti seduti a tavola, tranne Bill e Fleur che avevano deciso di cenare a casa loro e George, quando entrò sventolando la Gazzetta del profeta.

-È ufficiale!- solo Percy sembrò capire al volo le parole del padre, gli altri lo fissavano perplessi.

-Si tratta di Azkaban- a quelle parole la signora Weasley ebbe un tremito e anche Ron poggiò la forchetta e si avvicinò di più al padre per prestare maggiore attenzione. Fu invece Percy a dare spiegazioni.

-È stato un argomento piuttosto dibattuto in questi ultimi giorni al Ministero ma la richiesta di Kingsley alla fine è stata approvata. Verranno eliminati i dissennatori da Azkaban.-

-Ma i dissennatori non possono essere uccisi dove andranno?-

-Giusta osservazione Hermione.- Il signor Weasley si sedette e si tolse gli occhiali. Era visibilmente stanco, si massaggiò gli occhi e riprese a parlare. –Ormai non c’è il clima il paura che si respirava prima, la gente inizia nuovamente ad essere felice, credo che si allontaneranno da queste terre e smetteranno di moltiplicarsi. Probabilmente non potendo più nutrirsi si indeboliranno e se siamo fortunati si dissolveranno-

-E se questo non dovesse accadere?- Ginny era visibilmente preoccupata

-Non devi temere tesoro, i dissennatori non potranno più creare il caos. Trovo la decisione di Kingsley molto intelligente, e molto umana vorrei aggiungere.-

-Ma come la prenderanno le persone che non la pensano a questo modo?- Anche Hermione concordava con la decisione del ministro ma capiva che molta gente non sarebbe stata d’accordo. Ora che tutto era finito volevano dormire sonni tranquilli, convinti che i mangiamorte sarebbero rimasti rinchiusi ad Azkaban per sempre, e i dissennatori li facevano stare decisamente più al sicuro.  

-Forse inizialmente avranno da ribattere ma Azkaban rimane la prigione più sicura, inoltre verranno aggiunte barriere magiche e raddoppiate le squadre di Auror di pattuglia-

-E la Gazzetta come ha propinato la notizia?- Ron allungò il braccio per afferrare il giornale e lesse le prime righe

 

IL MINISTRO SHACKLEBOLT ELIMINA I DISSENNATORI DA AZKABAN

Il Ministro troppo liberale rischia di mettere in pericolo la sicurezza dei cittadini

È stata resa pubblica pochi minuti fa la notizia che, entro poche settimane, verranno interamente eliminati, dalla nota prigione di Azkaban, tutti i dissennatori  posti di guardia. È solo un’altra delle innumerevoli scelte, forse troppo liberali, del Ministro, ancora ad interim, Kingsley Shacklebolt. Sorgono spontanee alcune domande come: saremo al sicuro ora che stanno per essere imprigionati alcuni dei maghi più pericolosi della storia? E: a pochi giorni dal processo non ci viene il dubbio che anche le condanne saranno troppo clementi vista la linea d’azione che sta assumendo il ministero? (continua a pagina 3)

 

-Puah! La solita spazzatura- Ron chiuse il giornale e riprese a mangiare la sua zuppa

-A quanto pare la redazione non è cambiata. Speravo in qualcosa di nuovo e di più…- Harry cercò la parola più adeguata ma Ron lo precedette

-Intelligente? Imparziale? Veritiero?-

-Già…-

Finirono di mangiare in silenzio, ognuno era perso nei propri pensieri. Quella notte difficilmente Harry sarebbe riuscito a dormire bene. Alle undici lo aspettavano al Winzegamot e la cosa lo metteva piuttosto in agitazione.

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti! Volevo prima di tutto ringraziare tutti coloro che hanno lasciato una recensione, sono tutte bellissime e ve ne sono immensamente grata, ma in particolare, se posso permettermi (non me ne vorranno gli altri) vorrei ringraziare elettra1991 (aspetto sempre la tua recensione che trovo ogni volta molto costruttiva, spero che questo capitolo ti sia piaciuto di più ^.^) e giorgetta che mi ha fatto spuntare il sorriso, ahahah nonostante tutti gli impegni cercherò di non mollare! A tale proposito però volevo avvisarvi che il prossimo capitolo credo non arriverà tanto presto perché sono veramente con l’acqua alla gola tra esami e tirocinio. Prometto però che farò il massimo per ritagliarmi ogni tanto un po’ di tempo per scrivere.

Riguardo questo capitolo so che potrebbe aver suscitato un po’ di perplessità il fatto che abbia deciso di mettere il fidanzamento di George troppo presto. Ma ho sempre pensato che lui fosse una persona fuori dagli schemi e impulsiva. Il fatto che abbia deciso di sposarsi non vuol dire che abbia esorcizzato il dolore che continuerà a provare per sempre per la morte del fratello. Mi piace pensare che sia stato abbastanza forte e intelligente per andare avanti, perché lo trovo sempre originale ed anticonformista e perché Fred avrebbe certamente voluto che il fratello continuasse a divertirsi.

Per quanto riguarda i nuovi fantasmi ad Hogwarts, so che la Rowling non ne ha mai parlato ma mi piaceva l’idea e non ho resistito.

Finalmente Harry e Ginny e Ron ed Hermione sono usciti allo scoperto così Ginny non dovrà più litigare con nessuno dei suoi fratelli e Harry non rischierà di essere affatturato hihihi

Per chi non l’avesse vista e magari fosse interessato ho pubblicato la famosa One-Shot su Ron ed Hermione, so che sono stata un po’ sdolcinata ma secondo me ogni tanto Ron nei confronti di Hermione tira fuori il meglio di se ;p

Che dire, spero di non essermi dimenticata nulla, forse mi sono dilungata anche troppo chiedo scusa. Un bacio a tutti!!! Ciaoooo

 

 

 

 

 

 

  

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Capitolo 6
*** Il Wizengamot ***


Salve a tutti! Spero che le persone che stavano seguendo questi capitoli non mi stiano odiando e che si ricordino ancora qualcosina di quello che ho scritto. So di aver lasciato passare mesi e mesi senza dare segni di vita ma a mia discolpa posso dire di aver passato i sei mesi più intensi della mia vita e non ho proprio avuto il tempo e la testa di scrivere. Ma squillino le trombe finalmente mi sono laureata e ora per un po’ sarò libera…libera di scrivere e portare avanti la storia(sperando di non essere totalmente libera ancora per molto però ;p). Vi prometto che non lascerò passare più così tanto tempo senza farmi sentire. Ora bando alle ciance eccovi un nuovo capitolo, vi dico solo due cosette:

 è più breve degli altri, lo so, ma volevo darvi un “aperitivo” prima delle feste J, seconda cosa, questo e il prossimo capitolo saranno un po’ cupi perché ci sarà il processo ma vi prometto che l’estate di Harry sarà piena di avvenimenti alcuni dei quali veramente divertenti, altri commoventi…non vi dico altro se non buona lettura e a prestissimo!!!

 

Hermione quella mattina andò a svegliarli alla solita ora. Aprì piano la porta e si intrufolò dentro la stanza aspettandosi uno dei soliti incantesimi di Ron per tenerla lontana, ma quella mattina non trovò nulla a tenerla impegnata e ne fu quasi delusa. Per qualche secondo rimase a fissare il viso di Ron che dormiva in una posizione assolutamente improponibile e poi con dolcezza svegliò sia lui che il suo migliore amico.
-Harry hai un aspetto orribile!- Era tremendamente pallido e due pesanti occhiaie violacee gli contornavano gli occhi. Harry si passò una mano tra i capelli e si mise a sedere poggiando i gomiti sulle ginocchia . Aveva un forte mal di testa. Strinse per un attimo gli occhi e restituì ad Hermione un grugnito sommesso.  Non sapeva a che punto della notte fosse riuscito ad addormentarsi ma non doveva essere passato molto tempo.
-Non ho dormito bene- rispose con voce roca. Hermione andò a sedersi ai piedi del letto di Ron.
-Non capisco perché tu sia così agitato, del resto il processo non inizia oggi, devi solo andare a parlare con un membro del Wizengamot, nulla di più- si fece una treccia laterale per riuscire a governare il cespuglio informe che le si era formato durante la notte, nel mentre Ron si girò verso il muro e continuò a sonnecchiare.
-Lo so Hermione, ma è l’intera idea del processo a scombussolarmi. Non so perché, forse è il pensiero di rivedere quelle facce o il rivivere quei momenti. E ho una sensazione strana…- Si strofinò la cicatrice, più per abitudine che per altro. Si ritrovò a provare quasi la mancanza di quel pizzicore che gli veniva ogni tanto, era come un campanello d’allarme che lo metteva in guardia dal pericolo. Ora doveva fidarsi solo dei suoi sensi e questo lo rendeva irrequieto.  Si girò e poggiò i piedi a terra mentre inforcava gli occhiali. Strizzò un’altra volta gli occhi e guardò fuori. Era ancora buio pesto.
Dalla porta si affacciò una Ginny piuttosto assonnata, i capelli arruffati. Con gli occhi semi-chiusi si diresse verso il letto di Harry e gli stampò un bacio sulla guancia, si sedette e poggiò la testa sulla sua spalla.
-Come mai già in piedi?- Harry le diede un bacio sul capo e le cinse le spalle con un braccio.
-Hermione parla nel sonno. Non ho chiuso occhio.- Proferì gelida. Hermione arrossì violentemente.
-Veramente?-
-Si!- Rispose Ginny secca –sei anche peggio di Ron!-
-E…cosa, ecco- tossì con finta indifferenza –di cosa parlavo?- chiese rigida. Con tutto il cuore sperò di non aver detto nulla di imbarazzante. Provò con frustrazione a ricordarsi cosa avesse sognato ma nulla, non le veniva in mente neanche il più piccolo particolare. Il problema è che i suoi sogni erano spesso riguardanti Ron e si sarebbe sentita morire se avesse detto qualcosa di compromettente.
-Per di più recitavi formule e ingredienti a voce alta. Dovresti smetterla di ripassare prima di andare a letto!- rispose acida. L’amica tirò un sospiro di sollievo. Salva!
-Perché non provi a tornare a letto. Vengo a salutarti prima di andare- Le disse Harry premuroso, ma Ginny scosse la testa.
-Che ne dite di andare a fare colazione?- a quelle parole Ron, che ancora sonnecchiava con il lenzuolo sopra la testa, schizzò in piedi suscitando l’ilarità generale.
-Che c’è?- disse ingenuamente, provocando un altro scoppio si risa e senza rispondere uscirono dalla stanza e si diressero in cucina.
-Preparo del tè-  Hermione accese il fornello con un movimento della bacchetta e Ginny le si affiancò spaccando delle uova e mettendo della pancetta a cuocere. Sia Harry che Ron ringraziarono che fosse Ginny a cucinare perché entrambi sapevano che Hermione era decisamente negata nel preparare qualsiasi cosa di commestibile e purtroppo l’avevano imparato a loro spese.
Tranne Harry che spizzicò solo una frittella e qualche pezzo di pancetta, giusto per non offendere i sentimenti di Ginny che si era impegnata tanto, gli altri mangiarono in abbondanza uova strapazzate e pancetta, pancakes con sciroppo d’acero, pane tostato con burro salato, tè, biscotti e succo di zucca. Erano settimane che non facevano una colazione decente. Non certo perché la signora Weasley non cucinasse abbastanza, piuttosto perché Hermione li costringeva a correre sui libri dopo il primo morso di pane e un sorso di succo. Era una cosa che a Ron mandava su tutte le furie e contribuiva al suo malumore giornaliero. Ma quel giorno sembrava che tutti avessero a cuore lo stato d’animo di Harry e si erano decisi con un tacito accordo di non mettergli pressione. Dopo la confessione di quella mattina ora potevano capire come doveva sentirsi. Erano stati degli sciocchi e degli insensibili per non aver pensato che scrivere e discutere le deposizioni aveva fatto tornare a galla tutti quei momenti che aveva cercato di reprimere in un angolo buio della sua testa. Col processo tutti gli attimi di tormento e sofferenza sarebbero stati sviscerati e lui si sarebbe sentito nudo davanti a tutto il mondo magico che, ancora una volta, avrebbe avuto gli occhi puntati sul famoso Harry Potter.
-Cosa credi voglia sapere il membro del Wizengamot?- Ron si versò un’altra abbondante porzione di uova.
-Credo voglia accertarsi che ci sia tutto, il Ministero ha gli occhi puntati addosso e non vogliono certo commettere degli errori- allungò il piatto ancora praticamente pieno all’amico che ne trangugiò il contenuto senza fare troppi complimenti e si alzò per versare nel lavandino ciò che rimaneva nella sua tazza.

Passarono le ore successive cercando di studiare qualcosa di leggero ma erano visibilmente tutti distratti. Alle dieci Percy insistette perché iniziassero ad andare. Odiava arrivare in ritardo. Una volta George aveva fatto evanescere la porta della stanza di Percy e al suo posto aveva fatto comparire un muro di mattoni di creta fresca ed escrementi di drago, spesso il doppio della parete. Percy che aveva lasciato la bacchetta in cucina aveva dovuto scavare un passaggio con le unghie ed era arrivato a lavoro con un’ora di ritardo e completamente ricoperto di una strana patina color fango. Aveva fatto una sfuriata a George talmente grande che la signora Weasley aveva temuto che la testa gli esplodesse.
Dal canto suo Harry non aveva nessuna fretta ma la petulanza di Percy ebbe la meglio.

Arrivarono alle dieci e un quarto ma Harry dovette ammettere che l’idea di arrivare con largo anticipo non era stata così malvagia. Quando misero piede nell’Atrio furono letteralmente assaliti dai giornalisti bramosi di avere un intervista dal famoso Harry Potter. Il fatto che dopo la fine della guerra Harry si fosse ritirato dal resto del mondo, aveva lasciato non poco scontenti tutti i maghi che non speravano altro in un racconto dettagliato dei fatti. Nessuno aveva ancora capito come Harry fosse riuscito ad uccidere Voldemort .
-Signor Potter, per il “Settimanale del Gufo”: dove è stato in tutti i mesi antecedenti la battaglia alla scuola di Hogwarts?-
Percy si mise davanti ad Harry rispondendo con un acido “no comment”. Si muovevano lentamente facendosi largo tra la folla. –È inammissibile un comportamento del genere. Questo è il Ministero della Magia, c’è gente che lavora, qui-
-Per gli “Spiriti Oggi”: è vero che in realtà Colui-che-non-deve-essere-nominato era il Professor Silente?-
Harry per poco non inciampò nei propri piedi. Come potevano venire in mente certe sciocchezze?
-Perché Severus Piton non è stato sepolto con tutti gli altri cani dei Mangiamorte?- La domanda sovrastò le altre e calò il silenzio, tutti si girarono verso la donna che aveva parlato. Non c’erano dubbi su chi fosse stata, Harry avrebbe riconosciuto quella voce irritante ovunque e ovunque l’avrebbe detestata. Si girò lentamente e sentì la bile andargli di traverso: Rita Skeeter. Come poteva quella donna essere ancora in circolazione a raccontare le sue menzogne?
-Non osare mai più pronunciare il nome di Severus Piton in quel modo!- Avrebbe voluto raccontare tutta la verità in modo che Piton avesse, di fronte al mondo, la gloria che meritava, ma non avrebbe mai permesso che quell’insetto travisasse le sue parole. Ci sarebbe stato il momento adatto e avrebbe fatto di tutto pur di rendergli giustizia.
-Harry andiamo!- Percy lo tirò per la camicia e lo condusse fino all’ascensore. Harry si sentiva ribollire dalla rabbia.

-Non riesco a credere che quell’impostora continui a scrivere sulla Gazzetta del Profeta!-
-L’hai detto tu stesso, è solo spazzatura. Non devi preoccuparti di Rita Skeeter in questo momento- l’ascensore si bloccò annunciando l’arrivo al secondo livello. Passarono davanti al quartier generale degli Auror e Harry non poté fare a meno di deglutire a vuoto. Era stata una cattiveria fargli assaporare i segreti del mestiere più ambito del mondo magico, per poi rispedirlo alla sua vita tanto velocemente da non poter pronunciare neanche “protego”. Sfilarono velocemente davanti all’ufficio del signor Weasley e si fermarono di fronte ai servizi amministrativi del Wizen gamot. La porta era imponente, color porpora con al centro intagliata una grande “W” dorata. Erano in perfetto orario, Percy estrasse un piccolo orologio da taschino e controllò l’ora: mancavano cinque minuti alle undici.
-Ricordi tutto quello che abbiamo preparato?-
-Per l’ennesima volta si, ricordo tutto! È difficile dimenticare chi ha cercato di ucciderti e in che modo!- Harry stava iniziando a innervosirsi. La situazione di per se non era delle più rilassanti, in  più la petulanza  di Percy stava iniziando a dargli sui nervi.
Allo scoccare delle undici bussarono. Attesero qualche secondo finché una donna sulla cinquantina aprì la porta. Era di media altezza,  ben vestita con un viso dai tratti spigolosi e degli occhiali tondi appesi al collo con una catenella d’argento. Si sporse verso Harry e gli fissò il viso.
-Harry Potter- Era difficile capire se avesse fatto una  domanda o un’affermazione. Harry cercò di salvare la situazione stirando la bocca in un sorriso imbarazzato che all’occorrenza sarebbe potuto sembrare una conferma o un saluto cortese. –Da questa parte- lo condusse in un corridoio lungo e stretto che terminava in una stanza circolare con sette porte. La donna bussò sulla seconda a sinistra e senza attendere risposta aprì ed entrò, sulla targhetta dorata riluceva un nome: Adalbert J. Truman. Harry sentiva la tensione aumentare sempre di più, come se avesse dovuto sostenere un esame, le mani gli sudavano e si sentiva irrequieto. Dopo qualche minuto videro la maniglia abbassarsi e davanti a loro si presentò un uomo alto e distinto, a prima vista gli si sarebbero potuti dare quarant’anni ma osservandolo meglio si capiva che probabilmente ne aveva qualcuno in più.

-Signor Potter, che piacere!- si sporse per offrire la mano ad Herry che gliela strinse un po’ impacciato –e lei deve essere Percy Weasley, il figlio di Arthur. Ho conosciuto suo padre solo di recente ma se il buon sangue non mente il Ministero non può che essere fortunato ad avere anche lei- Percy tirò il petto in fuori come un pavone pronto a fare la ruota. –Ma non perdiamo tempo, prego accomodatevi nel mio ufficio. Greta può portarci dell’idromele?-  La donna strinse le labbra come se avesse appena assaggiato un limone particolarmente acido ed uscì senza dire una parola. Non era decisamente una donna cordiale o affabile ma  sembrava efficiente e puntuale, due qualità che lavorativamente parlando, Harry giudicava indispensabili. L’ufficio era grande e ben illuminato. Sulle pareti si potevano ammirare quadri di stili ed epoche diverse, alcuni sembravano appartenere al rinascimento italiano, altri allo stile fiammingo,  altri ancora erano più contemporanei, tutti però raffiguravano persone dall’aria austera. Si accomodarono su delle poltrone in pelle di drago, dovevano essere costate una fortuna –Allora signor Potter, che ne dice se iniziamo?-

Sviscerarono ogni ricordo di Harry a partire dal suo primo anno ad Hogwarts, di come Voldemort  avesse cercato di impossessarsi della Pietra Filosofale, e via via anno per anno. Fu dura parlare della morte di Sirius e dell’ultimo anno passato cercando di vincere una battaglia che ormai sembrava persa. Analizzarono con perizia uno ad uno tutti i fascicoli dei mangiamorte e il signor Truman gli fece una domanda dopo l’altra. Ogni volta Harry doveva fare uno sforzo enorme per riuscire ad andare avanti, ma sapeva che era indispensabile. Dopo parecchie ore trovò uno stratagemma per farsi coraggio, iniziò a fissare la pila dei fogli che mancano alla fine. Ogni volta che una piccola cartelletta veniva tolta dalla pila il groppo che aveva in gola sembrava sciogliersi un pochino. Infine prese l’ultimo fascicolo tra le mani e aspettò qualche secondo prima di aprirlo. –Ecco signor Potter…- l’uomo sembrava imbarazzato –questo è l’ultimo… si tratta del fascicolo sui Malfoy- Harry sbiancò. Nonostante tutto quello che era successo Harry sapeva di non poter condannare Draco, e tantomeno Narcissa, a cui in modo o nell’altro doveva la vita.   

-Qual è il problema?-  cambiò posizione sulla poltrona, si sentiva a disagio e ora più che mai avrebbe desiderato essere altrove.

-Vede, il Wizengamot non è totalmente d’accordo sulla sua versione, crede che lei- si schiarì la voce, sembrava  stesse cercando le parole più adatte - non sia stato… ecco… obiettivo. Loro pensano che  non ci sia nulla di positivo in ciò che hanno fatto i Malfoy e che dovrebbe rivedere la sua deposizione-

Harry sbatté le palpebre per qualche secondo cercando di cogliere al meglio le parole che aveva appena udito. -Cioè lei vuole che io menta?-
-Non la metterei in questi termini signor Potter-
-E come la metterebbe?-
-Lei non capisce! La gente non ammetterà che i Malfoy la facciano franca!-
-Non mi importa di cosa pensa la gente! Mi importa solo di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. E lei signor Truman e il Wizengamot siete nel torto!-
-Stiamo parlando di una delle famiglie che è stata più vicina a Voldemort-
-Ha letto le mie deposizioni?-
-Si signor Potter, molto attentamente-
-E?-
-E mi dispiace ma il Wizengamot ritiene che non ci siano prove che sussistano la sua testimonianza-
Harry non poteva credere a ciò che stava accadendo. Si era quasi rilassato, credeva che una volta tanto le cose stessero andando per il verso giusto e che la giustizia stesse finalmente trionfando, ma ancora una volta il Ministero riusciva a deluderlo. Kingsley sapeva quali erano le decisione prese dal Wizengamot ? -Sta dubitando della mia parola? Perché se è così non credo che le mie deposizioni abbiano un senso. Mi chiedo quindi cosa abbiamo fatto fino ad ora!-

-Signor Potter, la prego di non vederla così. Deve capire che abbiamo il fiato sul collo e non sono ammessi errori. È opinione pubblica che…-

-Opinione pubblica? Signor Truman qua stiamo parlando della vita di alcune persone per cui non credo che mi interessi molto l’opinione pubblica!-

-Ma-

-Niente ma. Credo che il nostro incontro sia finito. Arrivederci!- Harry si alzò dalla poltrona

-Signor Potter! Non si dimentichi dove siamo e con chi sta parlando!- L’uomo che aveva ora davanti gli sembrava diverso, come se per tutto il tempo avesse portato una maschera e solo ora riuscisse a vedere con nitidezza il suo volto e percepì la sua ultima frase quasi come una minaccia. Harry stava per rispondere quando Percy lo anticipò e disse qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato.

-Credo che Harry sappia benissimo dove siamo e con chi sta parlando, forse è lei che lo ha dimenticato, perché se questa discussione sta avvenendo non è per colpa ma grazie al “Signor Potter” perché senza di lui non credo che nessuno di noi sarebbe qua. Forza Harry, abbiamo finito. Andiamo via- Harry era sbalordito, non avrebbe mai potuto immaginare, neanche nei  suoi sogni più assurdi che Percy potesse mancare così tanto di rispetto ad un’autorità come un funzionario del Wizengamot. Cercò di restare il più serio possibile, ma avrebbe voluto volentieri dargli un cinque.

-Mi sono sbagliato signor Weasley, a quanto pare in questo caso il buon sangue ha mentito-

-Non credo signor Truman, mi lasci dire con certezza che in questo caso il buon sangue è stato sincerissimo!-

Quando uscirono dall’ufficio si ritrovarono la segretaria davanti e non ne furono certi ma ad entrambi sembrò che la donna stesse sorridendo.

Era quasi ora di cena quando tornarono a casa ed Harry era più turbato e demoralizzato che mai. Il processo sarebbe stato anche peggio di quel che si era immaginato.


 

 

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