Sacrifice

di HildaGreen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trapped in a nightmare ***
Capitolo 2: *** Safe with You ***
Capitolo 3: *** Sick Soul ***
Capitolo 4: *** Like a stranger ***
Capitolo 5: *** Never again ***
Capitolo 6: *** Dead or alive? ***
Capitolo 7: *** I'll always with You ***



Capitolo 1
*** Trapped in a nightmare ***


Trapped in a nightmare


Riuesco a vedere tutto, le viscere, i polmoni, il cuore squarciato…
Sento il sangue scivolare sulle mie mani, è una strana carezza… e mi piace!
L’odore di morte mi inebria, ho solo una parola in testa: uccidere! Uccidere ancora! E ancora!
 
«Black Star…»
Ancora!
«Black Star…»
La sua voce duttile riesce a raggiungermi e tiro su la testa.
«C’è qualcosa che non va?»
«Che dici, Tsubaki? Io sono un Dio.»
Annuisce poco convinta. «Sbrigati a finire la colazione, dobbiamo andare.»
Si alza e mi lascia da solo ed è ora che mi sento più scoperto ed indifeso, ma in realtà ho iniziato a sentirmi così anche quando non sono solo… non capisco cosa mi sta succedendo…
Fisso la tazza e bevo il te tutto d’un fiato, ma era così freddo che sembrava disgustoso, poi mi alzo anch’io per uscire.
Entriamo in classe in ritardo, una volta ne sarei stato felice, avrei attirato l’attenzione su di me, ma non voglio che gli altri mi vedano in questo stato, compresa Tsubaki, cerca di nasconderlo, ma continua a fissarmi.
Le lezioni di vivisezione di Stain poi, non mi aiutano a fatto, già ho sonno e si ci mette pure lui…
Come se non bastasse…
«Ehi Black Star, come mai non reagisci?»
Quanto odio la sua voce! Vorrei fargli ingoiare quei maledetti occhiali.
Tsubaki osserva in silenzio, immagino sappia cosa stia per fare: non riesco più a controllarmi e colpisco Ox in faccia, anche se devo dire che era un pugno davvero schifoso per uno come me, ma è riuscito comunque a stenderlo.
 
Non riesco a trovare pace. Resto fermo a guardare il soffitto, gli occhi continuano a chiudersi, ma mi sforzo per non farlo. Quando le palpebre si abbassano, fatico a rialzarle, ogni volta mi sembra di sprofondare in un pozzo nero.
I miei pensieri sono come offuscati, sono parole a caso che non riesco neanche a distinguere.
Per non dormire mi concentro sul respiro di Tsubaki, lento e tranquillo, non riesco a fare nient’altro.
Adoro questo suono, è quello di anime in pena, che mi supplicano di risparmiargli la vita, ma alla fine, la mia lama li trafigge senza alcuna esitazione.
 
Mi sveglio di soprassalto… è durato pochissimo, mi è bastato chiudere gli occhi una volta. Non ce la faccio più, salto fuori dal letto e, prima di aprire la porta, guardo verso il letto di Tsubaki.
Cammino sotto le luci di Death City e la luna che guarda dall’alto.
Le strade sono deserte, ovviamente, credo che siano l’una o le due.
Mi sprono per non rallentare il passo e, arrivato al parco, inizio ad allenarmi, contando ad alta voce o sparando numeri a caso.
Inizio con le flessioni, prima con entrambe le braccia, poi con la destra e in fine la sinistra, o almeno è quello che penso di stare facendo, non so se in realtà sembro un pesce che si dimena.
Vedo un’ombra a terra, ma non so dire da quanto ci sia o se c’era già quando sono venuto qui. Alzo gli occhi e vedo una figura.
«Chi sei tu?»
Si toglie il cappuccio, lasciando cadere una cascata di capelli blu scuro. «Shade Star, tua cugina.»

 


Allora, com’è? Sono tornata a scrivere sulla mia coppia preferita in una storia più lunga, spero vi piaccia *Tsutsu*
   Torn

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Capitolo 2
*** Safe with You ***


Safe with you

 
«Non ero l’unico superstite del Clan della Stella?»
«Semplicemente non conoscevano… Me!»
«Beh allora? Che cosa vuoi?»
Fa una lunga pausa ed in seguito, sul suo volto compare un ghigno e i suoi denti scintillano alla fioca luce. «Black Star, pensi forse che i tuoi siano semplici incubi?»
Sto per alzarmi e prenderla per il colletto ma da dietro mi arriva una voce.
«Black Star!»
Quando mi volto la ragazza è scomparsa, proprio come un ninja, meglio così, non volevo che Tsubaki la vedesse.
«Cosa ci fai qui?» La anticipo, non voglio che sia lei a fare le domande.
«Come che ci faccio…» ansima. «…Non ti ho visto e…»
«Non devi preoccuparti per me.»
«Blac…»
Le metto la mano sulla testa, non lasciandola finire.
«Andiamo a casa.»
 
«Tu desideri il potere, vuoi superare gli dei?»
Si!
«Devi solo lasciar andare la tua vera natura… e tu sai bene qual è… e questo richiede dei sacrifici, tutti quelli necessari!»
Mi risveglio con la fronte imperlata di sudore, ma, per fortuna, adesso è mattina.
Come al solito, Tsubaki si è già alzata e sento il profumo che arriva dalla cucina.
Rimango ancora sul bordo del letto a pensare. Ora ho le idee più chiare e adesso so a chi appartiene la voce che ho sempre sentito nei miei sogni.
«Buongiorno!» mi sorride Tsubaki. «Ti sei alzato prima oggi, scusa ma dovrai aspettare ancora un po’, la colazione è quasi pronta!»
È insolitamente allegra stamattina…
Mi siedo e mi accuccio sul tavolino, senza dire una parola.
Il miei occhi sono vuoti, non penso neanche a cosa mi passa davanti, infatti, lei è davanti a me adesso.
«Senti Black Star… Forse per oggi è meglio se restiamo a casa.»
«Perché?» non si aspettava questa domanda.
Deglutisce, neanche io però mi aspettavo che sarebbe rimasta in silenzio, ma poi, cambia totalmente espressione e mi sorride.
«Potremmo prenderci un giorno di riposo ogni tanto. Anche un Dio ne ha bisogno!»
 
Lei cammina sempre con la solita posizione rigida, ma sembra ancora più tesa e silenziosa, nonostante continui a mostrarmi il sorriso di prima.
Una volta tanto decide lei, mi porta al parco, lo stesso di stanotte e ci sediamo su una panchina.
Guardo in alto, la luce che passa fra le foglie, mi acceca gli occhi e l’arietta fresca della mattina, mi muove i capelli.
Nel petto sento un vortice nero che gira senza sosta, ancora una volta sprofondo in questa falsa solitudine ed è così vuota ed inutile.
È uno strano dolore, non è neanche un dolore, non riesco più a distinguere alcun confine, è tutto avvolto in un manto nero e appiccicoso dal quale non riesco a liberarmi, non ci voglio neanche provare.
«Black Star.»
Poso lo sguardo su di lei.
«Appoggiati sulle mie gambe.»
Non obbietto, non ne ho alcuna voglia, né forza.
 
Mi sposta i capelli dal viso con il suo tocco delicato, delicato come una camelia. Mi sento un gattino spaventato, ma le sue carezze non riescono a dissipare questo terrore, la mia anima trema…
«Black Star… io ti ammiro, ascolti solo te stesso e credi nel tuo sogno…»
Il mio respiro è greve, ma pian piano sta andandosi ad attenuare.
«…non rinunciarci mai e sii fiero di te stesso, non hai bisogno di somigliare a nessun altro, sei perfetto così come sei. Black Star... torna da me ogni volta che vorrai, io sono sempre qui per te.»
Ma per tornare, bisogna per forza andare via…
Piano, i miei occhi si chiudono e, dopo tanto, riesco a riposare con più serenità, mentre lei non smette neanche un secondo di accarezzarmi, ora mi sento al sicuro vicino a lei.
 
C’è calma piatta a Death City, è calato un silenzio impregnato di tensione è come un assassino che osserva, sai che c’è, ma non sai quando e come colpirà…
Sento freddo e cerco di coprirmi, ma ho già le coperte fino al collo e mi tiro a sedere. L’occhio mi cade sul letto di Black Star. Vedo le coperte alzarsi ed abbassarsi, in seguito, vedo le tende muoversi e la finestra spalancata.
Mi alzo sentendo freddo alle gambe. Chiudo le ante della finestra e, voltandomi per rimettermi a letto, mi ritrovo una sagoma davanti, avvolta nel buio.
Ancora lei…
«Felice di rivedermi, eh Tsubaki?»
Stringo i pugni. «Cosa ci fai qui?»
«Ho dimenticato di dare il bacio di buonanotte a Black Star, no?» lascia scintillare le lunghe unghie alla luce argentea che arriva alle mie spalle. «Oggi qualcuno ha interferito con i miei piani… l’incantesimo che ho fatto a Black Star si è indebolito…»
Mette le mani in tasca e, con il passo felpato di un gatto, mi viene al fianco.
Senza farmi notare, trasformo la mia coda in una catena e nascondo la falcetta che tengo in mano.
La sua voce è come il sibilo di un serpente. «Ti avevo avvisato…»
Spalanco gli occhi, il dolore arriva in seguito. È stata così rapida che non mi ha dato il tempo di far nulla.
«…lascialo stare!»
Mostra il solito ghigno ed estrae le unghie dal mio ventre, lasciandomi accasciare al terreno.
Incrocio i suoi occhi verde smeraldo, somigliano tanto a quelli di Black Star…
Mi lascia ansimante a terra e, così come è arrivata, scompare.



 
Ho deciso di pubblicare il secondo capitolo adesso, dato che il primo non ha avuto l'effetto che speravo,
forse adesso vi incuriosirà di più, beh spero davvero di si
*Tsutsu*

 

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Capitolo 3
*** Sick Soul ***


Sick Soul

 
Mi sveglio, ma subito dopo torno a spaparanzarmi nel letto: finalmente, il mio sonno non è stato tormentato da incubi.
«Black Star, svegliati!»
Più che essere scossi, sembra di essere cullati.
«Faremo di nuovo tardi a scuola.»
Mi volto a guardarla e mi sorride, gli occhi le brillano, illuminati dalla luce.
«Ti ho visto dormire così bene che non sapevo se svegliarti o no. Oggi te la senti di andare a scuola?»
Mi metto a sedere, ricambiando il sorriso. «Ovvio Tsubaki, io sono il grande Black Star!»
 
Tutta questa normalità mi pare assurda, ma so che non posso lasciare tutto in sospeso così com’è, ho paura che quegli incubi tornino ad affliggermi.
Guardiamo le missioni affisse alla bacheca, a me andrebbe bene una qualsiasi, voglio fare qualcosa che davvero distolga i miei brutti pensieri.
«Ehi Black Star!»
Ci diamo il cinque.
«Come mai ieri non siete venuti?»
Mi viene da ridere, ma mi limito a sorridere, poi, mi volto verso Tsubaki, torva in viso.
«Cosa sono quelle macchie?» Domanda Maka.
Le guardo il ventre che, appena sotto il seno, è chiazzato di nero.
«Mi sono macchiata con la penna» si affretta a dire e sorride, ma non sembra per nulla spontanea. «Scusate, vado un attimo al bagno.»
«Ti serve aiuto Tsubaki?»
«Grazie Maka, ma non ne ho bisogno.»
La guardo allontanarsi. Tutto questo mi insospettisce...
 
Sbatto la porta del bagno e crollo a terra lungo il muro; stringo le braccia sul ventre, le macchie si sono moltiplicate.
Ansimo, è come se qualcosa scavasse dentro la ferita, ma con lentezza, facendomi sentire più dolore.
Stacco a fatica le braccia ed alzo la maglietta: le bende che mi sono messa stanotte sono piene di macchie, di un blu così scuro che sembra nero.
Inizio a srotolarle, il che sembra impossibile per tutti gli stati che mi sono avvolta intorno alla vita e che, in effetti, si notavano anche con la maglietta.
L’impresa si fa ancora più complicata quando non distinguo più una benda dall’altra, sono completamente bagnate, al tatto sono molli e non riesco a staccarle dalla ferita, vi hanno aderito come se ne fossero parte.
Il liquido scivola sui miei fianchi e cola sul pavimento, cerco di tamponare ma è praticamente un lago, non finisce mai, continua ad uscire, lo sento risucchiarmi le energie.
Continuo a gemere, cercando di trattenere il più possibile delle grida.
Lascio cadere le braccia lungo i fianchi quando, finalmente, il liquido cessa di uscire. Resto ad ansimare, il dolore sta pian piano svanendo.
Pensavo fosse una ferita come un’altra, per questo ho deciso di non dire nulla a nessuno… ma Black Star… sto nascondendo tutto anche al mio meister.
Chiudo gli occhi e riprendo il controllo sulla mia respirazione. In testa è come se mi vibrasse qualcosa che spinge, pulsa, le pareti sembrano muoversi, non ce la faccio proprio a tenere gli occhi aperti.
«Se insisterai ancora a fare di testa tua, questo accadrà ogni volta che starai con Black Star… continuerà, finche non ti ucciderà!»
Riapro gli occhi.
Quella strana sostanza, si sta come restringendo, sparendo senza lasciare alcuna traccia, ne è rimasto ancora un po’ sulle mie mani, mescolato al sangue che ora mi esce dalla ferita.
Mi rialzo ed esco dal bagno assicurandomi che nessuno mi guardi, compresi Maka, Soul e Black Star, che attendono più in là.
Dentro me, mormoro una scusa rivolta al mio meister e mi dileguo.
 
«Come ti è successo?»
Abbasso lo sguardo e mi stringo nelle spalle. «È stata una ragazza.»
Mi fissa dietro gli occhiali, chiedendo spiegazioni.
«Mi ha colpita con le unghie, ma solo ora mi è uscito tutto quel… quello stano liquido.»
Guardo Stain, assorto nei suoi pensieri, mentre gira la vite che ha in testa e, quando quello scricchiolio si ferma, lui riprende a parlare. «C’è qualcosa che non mi hai detto.»
Annuisco mesta, raccontandogli tutto.
«Quella che mi hai descritto, sembra più una strega… Probabilmente, quella sostanza blu, è veleno…»
Deglutisco e resto ad ascoltare in silenzio.
«…è andato ad intaccare la tua anima, si attiva in certe condizioni ed ogni volta ti avvelena sempre di più, portando infine, alla morte.»
Getta via la sigaretta, poi riprende a parlare. «C’era una strega che usava questo tipo di maledizioni, però è stata eliminata molto tempo fa.»
Cala il silenzio e lui accende un’altra sigaretta.
«E Black Star?»
«Sarebbe meglio se voi due per ora stesse separati.»
«Ma lui…?»
«Nelle tue condizioni non puoi far nulla, moriresti inutilmente… Riguardo a quella ragazza, penso che uscirebbe allo scoperto se lui restasse da solo e quindi potremmo trovarla.»
Non voglio lasciare da solo Black Star…
«Non può proprio far nulla per questa maledizione?»
«In realtà non so neanche se esista un rimedio. Uccidere chi te l’ha gettata, potrebbe essere una soluzione, ma non ti voglio dare false speranze…»
«No! Non può essere…» mi alzo in piedi. «Mi dia qualsiasi cosa, qualunque! Non posso abbandonare il mio meister!»
 


 I pesonaggi sono vestiti come nel manga negli ultimi volumi usciti, per questo ho scritto che Tsubaki ha la maglietta
Spero che vi sia piaciuto (se c'è stato qualcuno che lo ha letto) al prossimo capitolo!
*Tsutsu*

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Capitolo 4
*** Like a stranger ***


Like a stranger


I corridoi sono ormai deserti, solo i miei passi riecheggiano, ma più che altro mi trascino.
Non mi piace mentire, non penso neanche di esserne capace.
Eccolo là il mio meister, che si stacca dal muro e mi si ferma davanti.
«Dove sei stata?»
«Scusami ma Stain mi ha chiesto di aiutarlo… non mi ha dato il tempo di dirti nulla.»
La sua espressione non muta, non sembra molto convinto, ma lascia perdere e va avanti senza aggiungere altro.
 
Dopo essermi assicurato un’ultima volta che Tsubaki stia dormendo, esco di casa e mi dirigo al parco.
Sopra di me la luce del lampione si spegne e riaccende in continuazione, ovunque guardi, le strade sono deserte, ci sono solo io… ma so che non è così.
«Vieni fuori!»
Mi basta attendere solo qualche altro secondo ed una figura longilinea esce fuori dalla pastosa oscurità.
Adesso che ho la mente più lucida la vedo meglio, ci accomunano gli occhi verdi e quella stella tatuata sul braccio, anche se la mia è attraversata da un graffio.
«Al servizio della Shibusen il tuo talento è sprecato…»
Stringo i pugni. «Che cosa mi hai fatto? Perché mi mostri quegli incubi.»
«Incubi? Io non li chiamerei così…» appoggia l’indice sulla guancia. «…ho recuperato la memoria di tuo padre e adesso… te la sto facendo vivere con i tuoi occhi. Se ti stai chiedendo come faccio, ti rispondo… sono per metà strega.»
«Io non ti ho chiesto niente.»
Sorride, sembra una ragazza qualsiasi così, persino carina. «Black Star, quello che ha sentito tuo padre, lo hai sentito tu stesso…»
Con le mani in tasca, ascolto in silenzio, mentre lei si fa sempre più vicina.
«…è questa la tua vera natura. Non desideri il potere?»
Me la ritrovo a non più di cinque passi di distanza. «Come mai non dici niente?»
Tiro fuori le mani e la guardo. «Cosa vuoi da me?»
«Seguire il volere di White Star… Facciamo rinascere il Clan della Stella, addirittura più potente di quanto non fosse prima.»
Mi mette una mano sulla spalla e avvicina le labbra all’orecchia.
«Non mi devi subito una risposta…»
Con una lentezza che non le riconosco, avvicina le labbra, fino a posarle sulle mie.
«…Pensa bene a ciò che fai.»
Quando mi rendo conto di quel che è appena successo, è già scomparsa.
Faccio ritorno all’appartamento verso le cinque, mentre il cielo sta cominciando a  rischiararsi.
Prima di tornare a dormire, vado in bagno e, poco prima di uscirne, noto una piccola macchia sul pavimento, nulla di strano, sarà caduto qualcosa, ma mi sembra che si stia pian piano allargando.
Mi abbasso: ha una lucentezza metallica ed un colore tra il nero e il blu. Avvicino il dito e, ancora prima di toccarlo, mi aggredisce, allargandosi a dismisura, per poi svanire di colpo.
Resto qualche secondo immobile, poi mi guardo il dito: fuma e lo sento bruciare, come se me lo avesse corroso, ma non potendo fare altro, ignoro il tutto.
Vado nella camera da letto, la porta era già aperta, ma probabilmente sono stato io a lasciarla così.
Le coperte sul letto opposto al mio si alzano e si abbassano ad un ritmo regolare, è tutto come sempre, ma non riesco a fare a meno di chiedermi se lei stia realmente dormendo o sia solo finzione.
Non noto alcun movimento, ma non riesco a scacciare questo sospetto o a smettere di chiedermi se quella laggiù sia una sconosciuta.
Mi sembra di non conoscerla, né di averle mai parlato, è solo una presenza che non ha alcun effetto su di me, sta solo lì, ferma, come un’inutile camelia e non mi sembra di aver mai avuto un legame con lei.
Mi avvicino al mio letto; adesso riesco a vedere i suoi capelli che spuntano da sotto le coperte. Ha aspettato sveglia il mio ritorno o è addormentata?
So che mi nasconde qualcosa, ma io... non sto facendo la stessa cosa?


 

Ringrazio Black Nana per le recensioni, i consigli e tutti quei complimenti!
Spero che vi piaccia e non avervi deluso, con questo capitolo
ci tengo molto a sapere che ne pensate, lasciate dei commenti per favore, mi farebbe felicissima!
*Tsutsu*

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Capitolo 5
*** Never again ***


Never again


«Per favore…»
Questa supplica… è una delizia per le mie orecchie, starei ad ascoltarla per ore, ma non ce la faccio, la voglia di trafiggere il suo corpo è troppo forte e poi voglio fissare quegli occhi spaventati spegnersi, coperti da un velo di morte.
«…non farlo…»
La mano mi trema, non ce la faccio più: affondo la lama in pieno petto.
«…Black… Star…»
Mi sveglio di colpo e mi ritrovo seduto nel letto, completamente bagnato.
Mi tocco la fronte, i capelli sono appiccicosi, sono fradicio.
Sbuffo e mi alzo, diretto al bagno, passandovi molto tempo a lavarmi via il sudore e a vestirmi.
«Buongiorno Black Star!» Mi saluta Tsubaki appena appaio sulla porta.
L’occhio mi cade sotto il seno, aspettandomi di trovare altre macchie “d’inchiostro”, ma è vestita del solito bianco immacolato.
Mi lancia qualche occhiata, sorridendo, ma, anche sforzandomi, non riesco a ricambiare e a non pensare alle sue bugie.
Si volta sentendomi aprire la porta e mi raggiunge. «Black Star…»
«Io non vengo a scuola oggi.»
«Vuoi che venga con te?»
«No.»
«Non fai colazione?»
«Non ho fame.»
Detto questo, chiudo la porta alle mie spalle e faccio ritorno al parco.
Do un calcio ad un albero. «Vieni fuori Shade Star!»
«Finalmente mi chiami per nome!»
Mi volto e la vedo piegata a terra; non ha fatto alcun rumore scendendo dall’albero.
«Che significava quel sogno?»
«Immaginavo fossi qui per questo» dice, sembrando un po’ dispiaciuta e toccandosi le labbra.
Incrocia le braccia e mi guarda con un sorriso malizioso. «Black Star, che vuoi che sia, è una persona come un’altra!»
Ancora una volta resto in silenzio ad ascoltarla.
«Anzi, non è come chiunque altro! Pensa al potere che otterresti… divorandola!»
Le afferro il colletto e la sollevo da terra, pronto a colpirla con un pugno.
«Non si tratta così una ragazza!»
Prima che possa fare altro, mi sfugge e mi blocca.
«Maledetta!»
Ride e poi mi lascia andare. «Questo è l’unico motivo per cui non l’ho ancora uccisa.»
«Stammi a sentire, io non mi unirò mai a te, quindi vattene se non vuoi che ti ammazzi!»
«Tu… uccidere me?» ride ancora. «Scopriamolo stanotte, alle rovine… Riuscirò a farti passare dalla mia parte!»
Detto questo, sparisce.
 
Aspetto davanti all’entrata della Shibusen, anche quando tutti sono andati via, ma di Tsubaki neanche l’ombra.
Sarà anche una che non attira l’attenzione, ma io sono il suo meister…
Già… io sono…
«Black Star»
Alzo lo sguardo: eccola qui, che mi sorride. «Ti ho fatto aspettare molto?»
Non ce la faccio a guardarla, ho paura che i suoi occhi possano diventare opachi come nell’incubo, si è trovata in pericolo a causa mia ed io, non dovrei essere qui… lei non dovrebbe essere qui, non con me…
Che aspetto a parlare? Devo dirle tutto…
«Perché hai fatto tardi?»
«Ecco… Stain mi ha chiesto di nuovo aiuto…»
Non sa dissimulare, è un’altra bugia, inoltre il sorriso sul suo volto è completamente svanito.
Ci avviamo sulla strada di casa, per tutto il tempo nessuno dei due dice una parola, solo quando siamo a casa lei fa qualche timido tentativo.
 
Cerco di parlare, ma ogni volta mi esce qualcosa di diverso da quello che dovrei dire, ma perché è così difficile… devo dirglielo…
Invece, subito dopo cena, corro in bagno con la scusa di un mal di pancia, quando avrei potuto mostrargli quanto stava succedendo.
La ferita si sta lentamente riaprendo, ma per ora l’unica cosa che ne esce è sangue.
 
“Una cosa che potrei fare… c’è…”
“Accetterò qualsiasi condizione!”
“Posso far ritardare gli effetti della maledizione, ma poi la maledizione esploderà in una volta sola e con più forza, in quel momento… tu non dovrai assolutamente essere con lui.”
 
Stain diceva che avrei capito quando il mio corpo sarebbe arrivato al limite della sopportazione, ora lo sento, quel momento si sta avvicinando...
Dovrei passare questi ultimi attimi dicendo a Black Star quanto io sia stata felice di essere la sua arma, ma non riesco ad accettare che questa sia la nostra ultima sera insieme… non ce la faccio a dirgli addio.
Quando la luna splende alta su Death City, ormai nel cuore della notte, vado in salotto e resto seduta sul divano, la valigia ai piedi, riempita solo dello stretto necessario.
Non ce la faccio proprio ad alzarmi, non sono pronta… non ne ho la forza, né il coraggio, ma a cosa mi servirebbe morire in questo modo?
Affondo il viso tra le mani.
Ho sbagliato tutto… forse avrei dovuto dirgli tutto dall’inizio, ma che avrebbe potuto fare? E so che anche lui si trova in una situazione difficile, neanche Stain ha saputo dirmi la cosa migliore da fare, dopotutto, Shade Star potrebbe uccidermi in qualsiasi momento.
Adesso è inutile stare qui a pensare, è inutile rimandare oltre e poi, il dolore al ventre aumenta sempre più.
Cammino in un lago nero d’oscurità e mi preparo ad andare ma, appena poso la mano sulla maniglia, la luce si accende.
Mi volto, lui è ad una decina di passi da me e mi guarda con sguardo severo. Non si avvicina, né parla, mi fa sentire a disagio…
«Black Star…»
Continua a fissarmi ed inizio a sentire gli occhi pizzicare.
«Io… mi dispiace…»
Si avvicina velocemente e resta a guardarmi in un silenzio pieno di tensione. Lo vedo sovrastarmi, tendersi verso di me ed abbracciarmi.
Ormai le lacrime hanno invaso i miei occhi.
Resterei così per sempre…
 



Dopo tutti i complimenti che mi hanno fatto ora non so se ho sbagliato e questo capitolo è peggiore dei precedenti
spero tanto di non avervi deluso
*Tsutsu*

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Capitolo 6
*** Dead or alive? ***


Dead or alive?

 
La stringo forte a me, non mi interessa cosa stesse facendo o delle bugie che mi ha detto.
«Tsubaki, mi dispiace di non averti detto niente…»
Ho avuto paura di perderla e per questo mi sono allontanato da lei, ma nin permetterò che si realizzi qualcosa di simile all’incubo che ho avuto.
«Black Star… non preoccuparti, so già tutto.»
Di qualunque cosa abbia appena parlato, non me ne importa nulla, voglio tenerla stretta a me. Lascio salire la mia mano alla sua testa, mentre sento la sua sul mio petto.
Mi stacco bruscamente da lei.
«Stai andando da lei?»
Coglie la risposta dal mio sguardo. 
«Io vengo con te!»
«Riguarda solo me.»
«Io sono la tua arma… e questa è solo una mia decisione.»
Non l’ho mai vista così sicura, penso sia inutile tentare di farle cambiare idea.
 
Giungiamo alle rovine a nord di Death City in pieno deserto, dove di notte, la temperatura arriva anche sotto zero.
Ci basta attendere solo qualche istante, poi, uscendo dalle tenebre, Shade Star fa la sua comparsa.
Guarda me, poi si sposta verso Tsubaki e di nuovo verso me.
«L’hai portata per divorarla nel caso non riuscisti a sconfiggermi?» Sposta ancora lo sguardo su di lei. «Oppure… tu proprio non vuoi arrenderti, dopo tutte le volte che ti ho detto di stargli alla larga.»
Cos…? Non avevo idea di come Tsubaki sapesse di Shade Star, ma non immaginavo certo questo…

Ora capisco tutto! Ecco perché si comportava così! Aveva ricevuto quelle minacce, eppure, ha continuato a preoccuparsi per me… la mattina quando mi svegliavo dopo quegli incubi, era così allegra… per farmi sentire meglio e io, non mi sono accorto di nulla…
Tsubaki… Come ho potuto definirti un’estranea?
 
«Ti farò pentire di essere scampata alla sorte che è toccata al Clan della Stella!» distendo il braccio. «Tsubaki!»
«Si!»
Impugno l’elsa e la stringo per non lasciarla mai andare, però mi sembra diversa, è come se fosse più pesante, contaminata, la lama non splende come sempre, è più cupa.
Non me ne curo molto e parto all’attacco, mentre la ragazza resta sul posto. Sono pronto a trafiggerla ma all’improvviso, da sotto il mantello, fa uscire una lunga coda con cui colpisce proprio dove mi trovavo un attimo prima.
Guardo davanti a me e le vedo muovere altre due sottili code da scorpione dello stesso colore dei capelli.
Dove la punta ha colpito, non è rimasto che un buco nel terreno.
Muove le braccia e le code si allungano verso di me, le colpisco ma non compare neanche un graffio, poi con la terza coda cerca di colpirmi in viso e le sfuggo appena in tempo.
Quando alzo lo sguardo, Shade Star non è più davanti a me e non faccio in tempo a reagire che mi spazza via con una coda, poi torna ad attaccare con tutt’e tre.
«Tsubaki, modalità Shuriken!»
Lancio l’arma ma lei la schiva, dopodiché, tento di colpirla con un pugno, ma ancor prima di riuscire a darglielo, mi colpisce con le code, più volte, schiacciandomi al terreno.
Tsubaki torna indietro, ma riesce comunque a pararsi con la coda e, mentre è distratta, sfuggo, recuperando la mia arma.
Shade Star torna ad attaccare con le code, che finiscono in un vortice di fumo ed io la colpisco da dietro con le onde della mia anima.
Tento ancora di attaccarla e manco la sua coda per un pelo e, prima che mi attacchi con le altre due, mi allontano… anzi, si allontana.
Io arrivo alle spalle della ragazza e la colpisco ancora con l’onda dell’anima, mentre Tsubaki riprende il suo vero aspetto e torno da lei.
Shade Star si rialza. «Devo ammetterlo, quell’arma è davvero eccezionale. Peccato che sia troppo tardi.»
«Tsubaki.»
Si trasforma in katana, mentre la ragazza resta immobile anche quando sto sferrando il fendente finale e, proprio un attimo prima di penetrare la sua carne, lascio andare l’arma.
Ho il palmo rosso, sta fumando, poi guardo Tsubaki, la lama avvolta in un liquido nero e denso.
Shade Star si allontana ed mi avvicino alla mia compagna, a terra, mentre il liquido le fuoriesce dal ventre e si propaga a terra.
La sento ansimare e trattenere delle grida tra i denti.
Alle orecchie mi arriva la risata di Shade Star.
«Che le hai fatto?!»
«Ha fatto tutto da sola… Se mi avesse ascoltato, adesso non starebbe per morire.»
Morire?!
«Tsubaki!»
«Fossi in te non le starei così vicino, il veleno reagisce alla tua presenza.»
Mi manca il respiro…
Cosa posso fare…?
Maledizione!
I miei piedi sono incollati a terra, come posso lasciarla in questo stato? Però…
«Black Star…»
«Tsu-Tsubaki?»
«…impugnami.»
Deglutisco. «Ma…»
«Se la uccidi, la maledizione svanirà!»
Non ho il tempo di dire nient’altro che Shade Star, una volta recuperate le forze, torna ad attaccare.
Mi circonda con le code, come un abbraccio e, subito dopo, mi ritrovo Tsubaki nella mano, la minima esitazione o perdita di tempo potrebbe esserle fatale…
Mi lancio verso Shade Star, che a sua volta, sta per colpirmi da dietro.

 


Ormai siamo alla fine, manca solo un capitolo? 
Come finirà?
Sperò di non aver rovinato tutto, ci tengo alle vostre opinioni
*Tsutsu*

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Capitolo 7
*** I'll always with You ***


Dedico quest'ultimo capitolo a Black Nana, ti ringrazio per tutto quanto!


I’ll always with you
 

«Sei proprio come tuo padre…»
La testa di Shade Star ricade sulla mia spalla, prima che il suo corpo si dissolva, lasciando solo un’anima sospesa a mezz’aria.
Mi inginocchio accanto a Tsubaki, ansimante. Non faccio in tempo a dirle nulla che mi ritrovo quel liquido sulla mano… no, ha la stessa densità, ma questo… è sangue!
«Ma… perché…?»
Spalanco gli occhi e una fitta mi colpisce al cuore, come una freccia: il suo ventre è fermo, ha smesso di respirare.
«Tsu…»
Non so da quanto non sentivo questa sensazione, quella di quando stai per piangere e ti bruciano gli occhi… ma io non posso piangere… perché Tsubaki… perché Tsubaki, non è… morta.
Le metto una mano sulla spalla. «Tsubaki…»
La mia voce trema.
Le guardo il viso, immobile. «Tsubaki…»
La scuoto leggermente. «Tsubaki… svegliati.»
Il sangue è arrivato a sfiorarmi le ginocchia ma non riesco a distinguere più nulla, è tutto sfocato.
Mi abbasso su di lei, continuando a supplicarla di svegliarsi.
Immagino di vederle aprire gli occhi e guardarmi piangere… che mi veda pure farlo, piangerei all’infinito se questo servisse. Cosa non darei per essere io al suo posto…
 
Tutto intorno a me è di un rosso cupo, più cupo di quanto io lo abbia mai visto, è una strana sensazione, come se tutto fosse morto.
Vedo come una montagna scura e mi avvicino.
«Cosa succede?»
Gli vedo aprire appena il grande occhio giallo. «Risparmia le domande inutili… Mi dispiace per com’è andata a finire, sei stato il compagno che cercavo da tempo, capace di camminare sulla via del guerriero.»
Il suo occhio si fa più scuro.
«Qua sono… nell’anima di Tsubaki? Dov’è lei?»
«È troppo in profondità… e troppo debole per sentirti.»
«Lei non morirà!»
«Se cercherai di salvarla, rimarrai intrappolato anche tu.»
«Impossibile… io sono un Dio!»
L’occhio di Nakatsukasa diventa grigio e lascia cadere la testa di lato, poi, di colpo, il terreno svanisce sotto di me e sprofondo verso il basso, come immerso in acqua, acqua nera, schiarita solo da una lieve luce.
Cerco di avvicinarmi, ma una specie di barriera non me lo consente, ma più che altro sembra un blocco.
«Tsubaki. Tsubaki mi senti?»
Batto il pugno sulla barriera.
Deglutisco. È inutile aver paura prima che le cose accadano… lei di paura ne ha avuta, sicuramente, ma mi è rimasta accanto fino all’ultimo ed io sono pronto a rischiare tutto.
Infilo le dita in quel mare duro ed è come lottare contro alte onde… o molto peggio.
Mi metto la mano sulla bocca, sento il corpo infastidito da qualcosa ed ora cerca di espellerlo, senza successo.
È il veleno. Sta entrando in circolo e lo sento sempre più vicino al cuore.
«Tsubaki, lo sai…»
Avanzo difficilmente con il braccio e lei è sempre più distante.
«…sei davvero stupida!»
Ormai è dentro tutto il braccio e le scosse sempre più forti, mi percuotono.
«Non fare finta di non sentire, lo so che mi stai ascoltando! Lo so che quando esco di notte, rimani sveglia ad attendere il mio ritorno! Ti avevo già detto che tu devi appoggiarti molto di più a me! Stupida! Perché non mi hai detto nulla?! Sei una stupida Tsubaki!»
Anche la spalla è dentro e la mia mente è sempre più offuscata.
«Però, Tsubaki… sei rimasta sempre vicina a me, sono contento di averti al mio fianco…»
Ansimo, non ho la forza di andare più in profondità.
«…Io… Tsubaki… continua a restarmi accanto… non posso vivere… se non con te al mio fianco.»
La mia mano si chiude, stringendo il vuoto, non posso fermare le lacrime.
«… Ti amo… Tsubaki…»
Poi, nel palmo avvento un tepore… mi sembra oscillare tra il caldo e il freddo.
Non mi importa quanto faccia male, quanto io sia stanco e debole, la riporterò indietro.
Stringo le dita per non mollare mai la presa e tiro più forte che posso, ma il veleno mi ha invaso quasi ovunque.
Sento un dolore lancinante al petto e, un istante prima che il veleno invada completamente la mia anima, la barriera pare rompersi come vetro.
 
Quando riapro gli occhi, su di me c’è un cielo azzurro, solcato da nuvole bianche.
Il petto mi si alza e abbassa rapidamente e le guance sono attraversate da lacrime.
Stringo la mano… si, la sento… è qui, di nuovo qui…. con me.
Pe rendermi conto di quanto abbia bisogno di lei, ho dovuto rischiare di perderla per sempre.
Siamo così noi… umani, non dei… ma lei, lei è un angelo.
 
Ti prego Tsubaki, continua a vegliare su di me…
 
Apro gli occhi con un sussulto, li sbatto più volte e, quando tento di rialzarmi, sento una fitta ed un peso sul fianco, bagnato, ma non di sangue.
«Black Star.»
Gli sento muovere un braccio, poi tira su la testa con gli occhi rossi.
Mi metto seduta, portandomi la mano al ventre. Lui si affretta a sostenermi con il braccio.
«Non sforzarti!»
Ha una voce strana, come se avesse qualcosa in gola ed è teso, tesissimo, mi guarda con occhi spalancati pieni di terrore
«Sto bene Black Star.»
Mi guarda ancora allo stesso modo.
L’ho fatto preoccupare davvero tanto…
Gli sorrido. «Grazie.»
Sento un lieve brontolio e distoglie lo sguardo. «Tu… non hai sentito nulla, vero?»
Piego la testa di lato e lui mi anticipa prima che gli faccia una domanda.
«Quando tu stavi… Si… hai capito, vero?»
Chiudo gli occhi con un sorriso aperto. «No, io non ho sentito niente.»
Sospira e si alza in piedi. «Torniamo a casa Tsubaki!»
Afferro la sua mano e ci incamminiamo sulla via di casa.
Gli sto al fianco, così come mi sembrava di non fare da molto tempo e non riesco a fare a meno di sorridere.
Sono proprio una bugiarda, ma se gli avessi risposto di aver sentito ogni parola che ha detto prima di salvarmi, scommetto che avrebbe avuto il coraggio di negare tutto quanto, infondo, parliamo sempre di Black Star, può essere anche diventato più alto, ma il suo cervello è rimasto lo stesso, che posso pretendere? Ma, dopotutto, a me va bene così.
Mi avvicino a lui e gli prendo il braccio. Sento il suo sguardo su di me, mi lascia fare ed io appoggio la testa sulla sua spalla.
«Scusa Tsubaki...»
«Non hai bisogno di chiede scusa…» stringo più forte il suo braccio, imbarazzata. «…stare con te, è dove voglio stare.»
«Tsubaki…»





Ringrazio tutti quelli che hanno seguito la storia, spero che il finale sia stato all'altezza delle vostre aspettative ^^
inoltre, so che avrei dovuto farlo molto tempo fa, ma ringrazio tantissimo anche la mia amica Maka, che ha sempre letto le mie fan fiction, ti voglio beneeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!
*Tsutsu*

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