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Autore: HildaGreen    11/12/2011    1 recensioni
Black Star è tormentato dal passato di suo padre ed una nuova figura gli fa nascere nuovi dubbi.
Non ne fa parola con nessuno, neanche con la sua arma che, allo stesso modo, gli nasconde qualcosa...
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Black Star, Tsubaki | Coppie: Black*Star/Tsubaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trapped in a nightmare


Riuesco a vedere tutto, le viscere, i polmoni, il cuore squarciato…
Sento il sangue scivolare sulle mie mani, è una strana carezza… e mi piace!
L’odore di morte mi inebria, ho solo una parola in testa: uccidere! Uccidere ancora! E ancora!
 
«Black Star…»
Ancora!
«Black Star…»
La sua voce duttile riesce a raggiungermi e tiro su la testa.
«C’è qualcosa che non va?»
«Che dici, Tsubaki? Io sono un Dio.»
Annuisce poco convinta. «Sbrigati a finire la colazione, dobbiamo andare.»
Si alza e mi lascia da solo ed è ora che mi sento più scoperto ed indifeso, ma in realtà ho iniziato a sentirmi così anche quando non sono solo… non capisco cosa mi sta succedendo…
Fisso la tazza e bevo il te tutto d’un fiato, ma era così freddo che sembrava disgustoso, poi mi alzo anch’io per uscire.
Entriamo in classe in ritardo, una volta ne sarei stato felice, avrei attirato l’attenzione su di me, ma non voglio che gli altri mi vedano in questo stato, compresa Tsubaki, cerca di nasconderlo, ma continua a fissarmi.
Le lezioni di vivisezione di Stain poi, non mi aiutano a fatto, già ho sonno e si ci mette pure lui…
Come se non bastasse…
«Ehi Black Star, come mai non reagisci?»
Quanto odio la sua voce! Vorrei fargli ingoiare quei maledetti occhiali.
Tsubaki osserva in silenzio, immagino sappia cosa stia per fare: non riesco più a controllarmi e colpisco Ox in faccia, anche se devo dire che era un pugno davvero schifoso per uno come me, ma è riuscito comunque a stenderlo.
 
Non riesco a trovare pace. Resto fermo a guardare il soffitto, gli occhi continuano a chiudersi, ma mi sforzo per non farlo. Quando le palpebre si abbassano, fatico a rialzarle, ogni volta mi sembra di sprofondare in un pozzo nero.
I miei pensieri sono come offuscati, sono parole a caso che non riesco neanche a distinguere.
Per non dormire mi concentro sul respiro di Tsubaki, lento e tranquillo, non riesco a fare nient’altro.
Adoro questo suono, è quello di anime in pena, che mi supplicano di risparmiargli la vita, ma alla fine, la mia lama li trafigge senza alcuna esitazione.
 
Mi sveglio di soprassalto… è durato pochissimo, mi è bastato chiudere gli occhi una volta. Non ce la faccio più, salto fuori dal letto e, prima di aprire la porta, guardo verso il letto di Tsubaki.
Cammino sotto le luci di Death City e la luna che guarda dall’alto.
Le strade sono deserte, ovviamente, credo che siano l’una o le due.
Mi sprono per non rallentare il passo e, arrivato al parco, inizio ad allenarmi, contando ad alta voce o sparando numeri a caso.
Inizio con le flessioni, prima con entrambe le braccia, poi con la destra e in fine la sinistra, o almeno è quello che penso di stare facendo, non so se in realtà sembro un pesce che si dimena.
Vedo un’ombra a terra, ma non so dire da quanto ci sia o se c’era già quando sono venuto qui. Alzo gli occhi e vedo una figura.
«Chi sei tu?»
Si toglie il cappuccio, lasciando cadere una cascata di capelli blu scuro. «Shade Star, tua cugina.»

 


Allora, com’è? Sono tornata a scrivere sulla mia coppia preferita in una storia più lunga, spero vi piaccia *Tsutsu*
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