A Christmas Carol - Sasuke Uchiha version

di Hi Ban
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Salviamo il ninja Sasuke! – Non c’è mai fine al peggio. ***
Capitolo 2: *** Un giorno mi ringrazierai! – Di nuovo in casa mia, nipote? ***
Capitolo 3: *** Io ho sempre ragione, marmocchio! – Shunsui e Shusuin Uchiha. ***
Capitolo 4: *** Buon Natale Sas’ke-chan! – Mpf. ***



Capitolo 1
*** Salviamo il ninja Sasuke! – Non c’è mai fine al peggio. ***


Salviamo il ninja Sasuke! – Non c’è mai fine al peggio.



22 dicembre





Sasuke Uchiha non era stupido. Schizzinoso, quello sì. Ed egocentrico. E vagamente ottuso riguardo alcune questioni, poco socievole e apatico più di quanto volesse ammettere anche a se stesso. Ma non era sciocco, assolutamente no.
Capiva al volo un sacco di cose e ne faceva intendere altrettante in un secondo. Sapeva fare collegamenti mentali anche piuttosto complessi, arrivava alla soluzione di enigmi prima di tutti; aveva davvero un gran cervello il ragazzo, peccato che vedesse il mondo da una prospettiva che aveva come centro la sua persona.
Tuttavia, in quel preciso momento c’erano davvero un sacco di cose che gli sfuggivano e la prima era sicuramente che diavolo ci faceva suo cugino seduto poco elegantemente sul tavolo di casa sua. L’imprecazione esasperata con cui si era espresso appena lo aveva visto stonava davvero con l’odore di biscotti sfornati da poco e le decorazioni allegre e natalizie piazzate sapientemente in giro per la stanza da sua madre.
Forse era perché era stanco e stressato, forse perché il Natale lo debilitava mentalmente come poche cose riuscivano a fare, ma davvero non capiva perché quell’idiota si trovasse sul suo tavolo, gambe penzoloni e un’espressione parecchio divertita in volto.
In un qualsiasi momento dell’anno lo sopportava a stento e solo perché si imponeva di non uccidere un essere così stupido, ma a Natale la sua tempra mentale si eclissava sotto i metri di neve nel giardino di villa Uchiha e trattenersi dall’eliminarlo seduta stante era una cosa parecchio difficile e complessa.
Chiunque sosteneva che a Natale si era più buoni chiaramente si sbagliava di grosso o riteneva Sasuke semplicemente l’eccezione che rendeva conforme la regola.
Un’eccezione parecchio sanguinolenta, per inciso.
Per il momento, comunque, Sasuke si era davvero sforzato per non usare la sua testa come spazzaneve: Shisui era arrivato dalla bellezza di dieci minuti e c’era solo un kunai piantato nella parete dietro di lui.
Gli altri tre li aveva bloccati prima che si conficcassero nella sua testa, ma non era ancora morto, il che, viste le circostanze, era davvero una gran cosa.
Se ne stava fermo, immobile e rigido sulla soglia della cucina, Sasuke e lo osservava come se fosse semplicemente la più grande disgrazia vivente e, in fin dei conti, era davvero così.
«Tu. Che diavolo–» iniziò dopo un lungo respiro, ma fu subito interrotto da Shisui.
Non aveva aperto bocca per tutto il tempo: lo aveva fatto apposta a parlare mentre parlava lui!
«E buona vigilia della vigilia» sul suo volto comparve un espressione concentrata e contò sulle dita qualcosa che era chiaro solo a lui. «Ah, sì, della vigilia di Natale, Sas’ke-chan!» disse allegro e Sasuke non seppe davvero se essere sconcertato per la difficoltà che sembrava aver trovato in quello che era squallido definire calcolo o per il semplice fatto che avesse dato aria alla bocca.
Tutti – ed è bene sottolineare tutti, anche i pesci nel fiume Naka lì dietro – sapevano che Sasuke odiava il Natale e ogni augurio che gli veniva rivolto era quasi un atto suicida da parte di chi osava fare un simile affronto all’Uchiha.
Shisui, infatti, si spostò appena in tempo per schivare un kunai che si andò a piantare vicino al primo sulla parete. Non era chiamato Shisui il Fulmineo così, tanto per. Non ebbe il coraggio di voltarsi, il ragazzo avrebbe potuto attentare alla sua vita mentre era di spalle, molto poco lealmente.
Inarcò un sopracciglio: «Ah, Fugaku-san non apprezzerà proprio! Cos’è, Babbo Natale a te ha dato licenza di uccidere invece di un bel regalo da marmocchio quale sei?» chiese sorridendo.
Sasuke strinse i pugni e si chiese se non fosse il caso di girare semplicemente i tacchi ed andarsene, magari evitando di macchiare la cucina di sangue.
E no, suo padre non avrebbe apprezzato la demolizione gratuita di tre quarti della casa senza una motivazione che non avesse minimamente a che fare con possibili attacchi nemici o simili.
«Si può sapere cos–» a quanto pare quel giorno non sembrava avere diritto alla parola in casa sua, perché Shisui lo interruppe di nuovo.
I kunai li aveva quasi finiti, ma aveva ancora gli shuriken e un paio di cartebomba, sarebbero sicuramente bastate a mandarlo all’altro mondo.
«Come va?»
«Shisui hai–» ringhiò irritato, ma ovviamente non concluse la frase.
«Hai ragione, meglio saltare i convenevoli, non te li meriti nemmeno» e gli scoppiò a ridere in faccia, lasciando Sasuke piuttosto perplesso.
Che cosa gli prendeva quel giorno? Dubitava davvero che anche i suoi migliori propositi lo avrebbero salvato da morte certa se si presentava a casa sua, nel periodo natalizio e con un tasso di stupidità che rasentava l’inumano.
«Ah, ragazzo, sei una tale delusione! Perfino a Natale devi essere la persona meno gentile delle Cinque Terre?» tutti e due sapevano che sarebbe stato più giusto dire che proprio a Natale nell’Uchiha prendeva piede un processo di imbastardimento inarrestabile. «Guarda che nessuno ti ruba il posto nel frattempo, eh!»
«Si può sapere» aveva preventivato l’ingiusta interruzione, perciò si fece trovare pronto e lanciò in una frazione di secondo uno shuriken contro il cugino, che si abbassò per schivarlo, ma non parlò. «di cosa stai parlando, razza di imbecille?»
«Ah, non fare il finto stupido, non freghi nemmeno Itachi!» ululò e il termine di paragone che usò molto probabilmente era da intendere come un mezzo insulto alla troppa indulgenza di Itachi verso il fratello.
C’è chi l’avrebbe chiamata comprensione fraterna, ma era chiaro che Shisui la vedesse in maniera piuttosto differente.
«Non so di cosa stai parlando» e riuscì addirittura a finire la frase. Evidentemente l’altro Uchiha aveva compreso che faceva sul serio con l’arsenale da guerra e non era poi così impensabile che prima o poi sarebbe arrivato alle cartebomba. Ah, il ragazzo non le conosceva le mezze misure, proprio no.
Beh, nemmeno Shisui in verità, altrimenti quel pomeriggio se ne sarebbe stato a casa sua a fare nulla, invece di invadere le cucine altrui. Ma era a fin di bene.
«Sì, certo e io sono il futuro Hokage di Konoha! To’, mi ci vedi con quel cappello? Nah, troppo demodé per i miei gusti» divagò per un attimo, per poi tornare a al discorso principale, per la gioia di Sasuke che, stupido o no che era, davvero non ci capiva più nulla.
«Ok, arriviamo al punto della faccenda visto che dici di non capire» pronunciò l’ultima parte con una smorfia contrariata. «Dimmi un po’, marmocchio, il tuo Natale tipo come dovrebbe essere?»
Era una domanda trabocchetto? Doveva esserlo per forza o se non lo era voleva dire che Shisui era davvero la persona più stupida sulla faccia della terra e tutti i riconoscimenti in quanto grande ninja della foglia erano delle grandissime assurdità. Non che faticasse a crederci, ma si rifiutava di credere che nel Clan Uchiha ci fosse davvero un ninja così… un membro così… una persona così… bah, Shisui nella sua accezione più idiota.
«Spero tu stia scherzando» lo freddò con un tono glaciale e irritato come non mai. Probabilmente era anche impallidito-stile-Fugaku, perché Shisui si era irrigidito e le gambe erano ferme, non dondolavano più.
«Oh, suvvia, non fare l’idiota, rispondimi senza fare il bambino capriccioso o dirò a Mikoto-san che sei ingrassato e che i biscotti a te non può darli» ribatté con ilarità, perché per lui era davvero divertente.
Cosa c’era di meglio del prendere in giro quel fesso di Sasuke? Nulla, ecco.
«Io non– tu non hai nessun potere sui biscotti di mia madre» rantolò alla fine, scocciato e desiderando solo di prendere quella piccola boccia innevata sullo scaffale lì di fianco e spaccargliela in testa.
«Sì, sì, va bene, ora rispondi!» lo sollecitò.
«Non esiste.»
«Eh?»
«Non esiste il mio Natale tipo» ringhiò con ira, scocciato di dover ripetere simili sciocchezze.
«Oh» parve addirittura deluso quando glielo disse e poi vide la sua fronte aggrottarsi: «Mh, mi sa che ci sarà parecchio da lavorare con te, tappo.»
Lavorare lui con lui? Cioè Shisui con Sasuke?
Ok, non poteva sopportarlo. Era quasi Natale, cosa che si commentava da sé, era stanco, stressato e voleva fare una doccia. Non voleva avere Shisui tra i piedi né in cucina né in casa sua né nel raggio di una ventina di chilometri.
La diade Natale-Shisui era qualcosa che era dolorosa anche da sentire, perché spettava proprio a lui l’enorme sfortuna di doverla sopportare?
«Non ho intenzione di fare assolutamente nulla con te. Vattene» e così dicendo non si premurò di attendere che si levasse dai piedi davvero, si voltò e fece per andarsene. Purtroppo per i suoi piani, però, in un attimo si ritrovò nuovamente fermo, dopo aver fatto un solo passo.
Un kunai si era conficcato a pochi centimetri dalla sua testa nel legno dello stipite della porta. «Oh, no no Sas’ke-chan, tu non vai da nessuna parte! Dobbiamo fare solo un paio di chiacchiere illustrative, tutto qui, nulla di grave!» gli assicurò con un tono particolarmente inquietante e Sasuke non dovette nemmeno voltarsi per sapere che sul suo volto troneggiava quel sorriso strano che tirava fuori quando aveva qualcosa di decisamente disastroso in mente.
Perché poi al centro delle sue sciocche trovate c’era sempre lui?
Ebbe addirittura l’ardire di tentare di fare un altro passo; gli Uchiha non conoscevano le mezze misure così come nessuno di loro poteva definirsi normale sotto nessuno aspetto.
Un altro kunai era andato a conficcarsi vicino all’orecchio destro di Sasuke.
«Su, non farmi perdere tempo, che devo ancora andare ad aiutare mia madre con i dolci» sbuffò divertito Shisui, mentre era ancora girato.
Per Sasuke non era inquietante vederlo tirare kunai a caso, ma immaginarselo con un grembiule mentre infornava e sfornava dolci. Inquietate, in effetti, era particolarmente riduttivo.
Si voltò seppur riluttante. Niente doccia, niente calma, niente assenza di Shisui.
Il peggior pomeriggio della vigilia della vigilia della vigilia di Natale. Grugnì infastidito al solo pensiero.
Shisui mosse un piede e spostò una sedia verso Sasuke, facendogli segno di sedersi.
«Su, seggati piccolo Uchiha, abbiamo molto di cui parlare!»
Si sedette e poi nessuno dei sue disse nulla: Shisui guardava Sasuke e Sasuke uccideva con lo sguardo Shisui.
Cos’era, intimidazione psicologica quella? Per cosa, poi? Che cosa ci faceva lui lì? Voleva davvero saperlo, giusto per avere un motivo per prenderlo a calci in culo per sbatterlo fuori dalla porta e avere una giustificazione con cui scusare la sua maleducazione in presenza della madre.
Aveva cresciuto un figlio educato lei, come gli ricordava spesso, ma di certo non era venuto su come il più lampante esempio di pazienza e tolleranza
«Che cosa–»
«Hai litigato con Naruto no baka e Sakura-chan» esordì di colpo. «E per inciso, la risposta al tuo Natale tipo doveva essere ‘con Naruto e Sakura’, ma visto che ci hai litigato…» e lasciò cadere la frase, come se le conclusioni fossero decisamente scontate.
Lo aveva rifatto! Aveva aspettato che a parlare fosse lui per poterlo interrompere e parlargli sopra!
Era in procinto di farsi prendere da un esaurimento nervoso, ma strinse i denti e tenne duro.
Tutta quella situazione aveva davvero dell’inverosimile ed era solo la prova schiacciante che non c’era mai fine al peggio. Per lui, Sasuke Uchiha, non c’era mai fine al peggio.
Un momento. Cosa aveva detto?
«Cosa?» sbottò solo, tentando di mascherare l’iniziale confusione – l’aveva preso alla sprovvista – con un grande sforzo.
Alzò gli occhi al cielo: «Hai litigato, li-ti-ga-to, sai, discutere animatamente con le persone, finendo con l’arrivare alle mani inevitabilmente, con–»
«Non sono idiota, ho capito quel che hai detto» sibilò rigidamente.
E lui come lo sapeva? Lo seguiva pure adesso? Ma non ce l’aveva proprio una vita sua, quell’idiota?
«Come fai a saperlo?»
«Io so tutto, piccoletto, che domande sono?»
Quella non era una risposta, ma Sasuke strinse i denti, conscio che non poteva proprio aspettarsi di meglio. Era chiaro che a lui non interessava il come o il quando, gli interessava qualcos’altro che era intenzionato a concludere a modo proprio.
«Cooomunque, io so un sacco di cose, come ad esempio so che hai litigato con loro perché sei un apatico idiota, ma mi sfuggono alcuni particolari salienti» concluse con un gran sorriso.
Sasuke storse la bocca in una smorfia e fece per dire, ribattere, urlare qualcosa – probabilmente un insulto–, ma venne anticipato di nuovo dal cugino.
«Nemmeno i particolari, in verità, il mio interesse è tutt’altro.»
Sasuke si chiese davvero se, almeno una volta in vita sua, il ragazzo avesse tenuto quella bocca chiusa per permettere al cervello di pensare alle stupidaggini che diceva.
La risposta era chiara, ma si rifiutava di credere che fosse davvero così idiota. Perfino Naruto qualche volta mostrava più materia grigia di lui e se paragonato ad un mangiatore assiduo di ramen aveva la peggio voleva dire che c’era qualcosa che non andava.
«Su, non concentrarti su come ho fatto a scoprire che hai litigato con Sakura e Naruto, perché loro sono aperti mentalmente parlando e hanno ritenuto una bella idea dare una piccola festicciola per Natale e tu hai negato la tua presenza a tale evento mondano perché sei socialmente limitato e i due si sono arrabbiati perché vanifichi i loro sforzi di farti uscire dal tuo guscio di egocentricità e tu a tua volta ti sei arrabbiato con loro perché loro si sono arrabbiati con te per la tua incapacità di dare ascolto a chi ne sa più di te su di te e sulla tua complicata persona» terminò, espirando e rilasciando di colpo il respiro trattenuto fino a quel momento.
«Respiro con i pori della pelle» chiarì, dando per scontato che il cugino si stesse chiedendo se lui respirava come i comuni mortali.
Veramente Sasuke sperava ardentemente che si strozzasse con la sua stessa saliva o morisse per soffocamento.
Speranze vane.
Shisui lo guardava come se attendesse una risposta, ma fino a quel momento, in verità, domande non ne aveva ancora fatte o, perlomeno, si era tranquillamente risposto da solo.
A che serviva lui a quel punto?
A nulla, ovvio, perciò poteva anche andarsene.
Tra l’altro, poi, le cose non erano esattamente andate come aveva brevemente riassunto Shisui, anche se più o meno ci aveva preso. Sakura e Naruto lo avevano davvero stressato per giorni interi con quella storia della festa, continuando a chiedergli se avrebbe partecipato per ‘passare il Natale insieme’ e sì, lui aveva detto che non ci sarebbe andato. Ma non era esattamente per quello che avevano litigato. Quando lui aveva fatto presente che era una cosa ridicola, la festa, allora avevano finito col discutere piuttosto animatamente – Naruto aveva tentato di freddarlo con un rasengan e lui aveva pensato di ricambiare il favore con una palla di fuoco suprema: Sakura li aveva presi a pugni con più rabbia del solito. L’Haruno aveva sostenuto imperterrita che no, era una buona idea, simpatica e un buon modo per stare insieme; Naruto aveva semplicemente detto che era Natale, bisognava stare insieme e tutte le stupidaggini che un dobe come lui poteva tirare fuori.
A lui il Natale però non piaceva, loro erano i suoi migliori amici e lo sapevano: perché insistevano? Aveva finito col rispondere loro con un po’ troppa sgarbatezza e i due avevano finito col coalizzarsi contro di lui – come sempre. Ma neanche per un attimo l’Uchiha lo aveva considerato poi questo grande litigio da iniziare addirittura a chiedersi se non fosse il caso di abbozzare delle mezze scuse.
Semplicemente non si parlavano da un paio di giorni, Sakura non si era ancora presentata a casa sua con le guance e il naso rosso per il freddo per sorridergli esitante e aspettare che lui la tirasse dentro e Naruto non gli aveva rotto il vetro della camera, entrando come un tornado per fare quella che lui definiva ‘un’entrata ad effetto’, per poi risolvere la cosa da veri maschi: prendersi a pugni, beccando tutto nel raggio di chilometri eccetto il proprio avversario.
Ma entro un paio di giorni sarebbe tornato tutto alla normalità, nulla di che preoccuparsi.
E se non si preoccupava lui perché diavolo doveva farlo Shisui?
«Perché non vuoi andare alla festa, Sas’ke?» chiese, realmente interessato.
«A te che importa?» ribatté a denti stretti.
Non c’era coerenza nel discorso che stavano mettendo su, la metà degli Uchiha non poteva vantare logicità nei propri intenti.
Compreso Sasuke, che non sapeva chiarire a se stesso il motivo per cui non aveva ancora spaccato la faccia a Shisui e se n’era andato.
«Non si risponde ad una domanda con una domanda» cantilenò sorridente.
«Non devi andare a fare i biscotti, tu?» ringhiò esasperato.
«Nah, c’è tempo, prima dobbiamo provare ad arginare i tuoi clamorosi eccessi di stupidità» gli fece presente come se quelle parole dovessero prendere un significato specifico e profetico nella mente di Sasuke.
Lui voleva provare a fare qualcosa? Quel ragazzo soffriva di complessi di superiorità e megalomania.
«Allora, che ne dici di dare inizio alla mia migliore operazione, ovvero ‘Salviamo il ninja Sasuke’?»
«Di che diavolo stai parlando?» era la domanda che gli rivolgeva più spesso e poteva voler dire solo una cosa: il ragazzo non sapeva esprimersi e né Sasuke ci teneva più di tanto a capire le cose che diceva.
«Non posso dirti com’è strutturata la cosa, se no poi non ha più effetto!» si lamentò.
Oh, fantastico, fungeva da cavia. Quand’era, poi, che aveva accettato di fare qualsiasi cosa con lui che non fosse premeditare seduta stante il suo omicidio?
«Perché ti importa tanto se vado o non vado a quella stupidaggine?»
«Non è l’andare alla festa il problema, Sas’ke, credevo fossi un po’ più furbo nel capire!»
Notando che Sasuke non sembrava cogliere il vero nocciolo della questione, alzò gli occhi al cielo esasperato: «Il problema sono le conseguenze della tua risposta.»
«Non vedo perché dovrei discutere dei fatti miei con te» commentò lapidario.
«I fatti tuoi! Puah! Io ti sto aiutando, marmocchio, fa’ finta che io sia il tuo psicanalista di fiducia!»
«Sei tu ad aver bisogno di uno psicanalista, idiota» borbottò, ma ormai Shisui non lo ascoltava già più.
Si sfregò le mani compiaciuto – sì, c’era sempre il solito sorriso inquietante – e scese dal tavolo; prese un’altra sedia e la mise proprio davanti a Sasuke. Si sedette.
Sarebbe stata davvero una cosa lunga e Hiada-san si sarebbe dovuta fare i biscotti da sola.
«Tu non vuoi andare alla festa» ed era solo una dannata festa, con una ventina di ninja stupidi e più sakè di quello che potevano reggere tutti insieme, cosa c’era di tanto sconvolgente in un suo rifiuto? Forse era solo la necessità di Shisui di dargli fastidio che lo faceva aggrappare anche alle cose più stupide «perché non ti piace il Natale» concluse lui.
«Nh» si rifiutava di dargli una vera risposta.
Già era grave che, alla fine, si era ritrovato davvero a discutere con quell’essere idiota, dargli anche la soddisfazione di ottenere frasi composte di parole e lettere da lui era troppo.
«Però ti piace stare con Naruto e Sakura» cos’era, un percorso psicologico per giungere alla soluzione per vivere in pace con il proprio animo?
Sasuke incrociò le braccia e fissò Shisui negli occhi: erano scuri e profondi, come quelli di un qualunque Uchiha. I capelli erano mossi e andavano completamente per i fatti loro, ma erano neri come quelli di un Uchiha. Era un gran ninja, lui e Itachi costituivano un gran vanto per la casata.
«Non farti distrarre dalla mia immensa bellezza folgorante, Sas’ke-chan, abbiamo cose più importanti da fare!»
Allora perché era uscito così dannatamente stupido?
Sasuke non aveva davvero più la forza di trovare una riposta, perciò si limitò a muovere velocemente la gamba per tirare un calciò a Shisui.
«Ah, voi giovani sapete solo usare la violenza!»
Sasuke stava per ribattere che lui era più grande di soli due anni, ma contraddicendosi alla grande il cugino ricambiò il calcio.
«Aaaaallora, riprendiamo!» e sorrise, sporgendosi pericolosamente verso di lui. «Dicevamo, tu non vuoi andare alla festa perché trovi il Natale repellente» espose.
«Non commenterò i tuoi stupidi parametri di giudizio che ti portano a credere che una festa allegra e felice sia, in realtà, una rivoltante convenzionalità priva di senso, tranquillo, non è quello che mi interessa!»
Oh, bene, il Santo lì presente avrebbe fatto la grande concessione di non porre alcuna critica sul pensiero altrui solo perché diverso dal proprio; che grande esempio di clemenza.
«Sono troppo brutale se ti faccio notare che le uniche persone che non si cagano nelle mutande quando ti vedono sono Naruto e Sakura?»
«E allora?»
Che poi non era vero; Hinata lo salutava gentilmente da anni e non era mai corsa via urlando. Forse era il suo senso di educazione che le impediva di farlo, ma Sasuke sorvolò su quella probabilità.
Era forse colpa sua se a Konoha non c’era quasi nessuno con cui valesse la pena intrattenere un discorso che non fosse né una minaccia né un insulto espresso con fini parole?
«Allora loro sono la tua seconda famiglia felice, Piccolo Cugino! Possibile che queste cose te le debba venire a dire io?» commentò esasperato, come se quella fosse la prima cosa da sapere appena ci si alza al mattino. Sicuramente la seconda era che Shisui era un idiota e cui si poteva dare la caccia trecentosessantacinque giorni l’anno.
I postulati della vita.
«Stiamo parlando di Sakura e Naruto, Shisui. Chi dovrebbero essere, il cane e il gatto di famiglia?» chiese con una smorfia.
«Hai diciassette anni o due, babbeo?»
«Tu non arriverai a ventuno di questo passo.»
«Tzé, parole parole… i fatti preferirei non vederli, comunque» aggiunse, notando la sua mano scattare al borsellino con le cartebomba. «Un bambino di due anni ci vedrebbe un cane e un gatto di famiglia, Sas’ke-chan, un diciassettenne ci vede una ragazza piuttosto carina e un amico che può essere chiamato zio dai propri figli!»
Sasuke si era perso per strada: com’erano finiti ai gatti e ai cani parlando di Naruto e Sakura?
«Ovviamente la tua ragazza sarebbe Sakura e Naruto lo zio, ma spero che questo non debba dirtelo io» e scoppiò a ridere da solo.
Non faceva ridere, ma la cosa non sembrava preoccuparlo più del dovuto.
«Dove vuoi arrivare?»
«Per ora da nessuna parte, abbiamo appena iniziato a parlare! Comunque, ora possiamo entrare nel vivo della faccenda: loro sono persone importanti, ecco cosa intendevo dire, idiota, perciò devi tenertele strette…» e lasciò la frase in sospeso, evidentemente aspettandosi che Sasuke la completasse se non a voce almeno mentalmente.
Il ragazzo, comunque, non sembrava aver afferrato granché, se non che il cugino stava sparando una marea di idiozie e lui sentiva che di quel passo gli avrebbe infilato la testa nel water. E poi avrebbe scaricato l’acqua.
«Non devi evitarle, devi farle diventare parte integrante della tua vita, inserirle nella tua routine» se lo avesse detto qualcuno con un po’ di materia cerebrale, Sasuke l’avrebbe quasi potuta accettare come una frase vera e forse anche giusta. Ma l’aveva detta Shisui.
Probabilmente l’aveva letta da qualche parte e ora la stava piazzando nel discorso a caso.
«Si può sapere perché ti immischi sempre nella mia vita? Che te ne importa del mio rapporto con quei due? Perché mi stai assillando con tutte queste scemenze proprio oggi pomeriggio?»
Era al limite dell’esasperazione, non capiva davvero le intenzioni del cugino e la cosa lo turbava: le sue stupide trovate riuscivano sempre a procurargli solo problemi.
«Come sei petulante, marmocchio! Voglio solo farti capire che…» sussurrò in maniera ambigua e si fece ancora più vicino, poteva contare le ciglia una per una e la cosa non lo entusiasmava particolarmente «che sei un idiota ad ignorare volutamente quel che hai affianco!» gli sbraitò in faccia di colpo.
Alzò un sopracciglio e lo spinse lontano.
Il suo alito sapeva indiscutibilmente di biscotti al cioccolato.
«Non urlare, deficiente» lo rimbeccò seccato.
«Hai ragione, è inutile, danneggio solo le mie preziose corde vocali e tu comunque non capisci!» si lamentò come un maestro fa del suo peggiore allievo.
Gli avrebbe dato anche il voto alla fine di quella stupida lezione?, pensò con sarcasmo.
«Comunque, piantala di divagare e ascoltami!»
Ah, adesso era lui che divagava.
Bastardo.
«Allora, tu hai detto di no» Sasuke ancora non si capacitava proprio di come potesse essere il suo rifiuto a quell’idiozia la causa di tutto. «Perché non sopporti il Natale, il caos, l’assenza di silenzio, sì, bla bla bla» terminò; aveva davvero liquidato le sue motivazioni con un semplice bla bla bla?
Voleva davvero morire a pochi giorni da Natale? La sua vita faceva proprio così schifo da indirizzarlo ad una morte dolorosa come quella per mano di Sasuke?
Era lui quello che aveva bisogno di aiuto psicologico, altroché.
«Sei poco incline al contatto sociale, mettiamola così, che poi è un modo politicamente corretto per dire che sei apaticamente un povero misantropo che campa di pomodori» espose brevemente, ma la predica di San Shisui non era ancora finita e il supplizio di Sasuke sembrava appena iniziato.
«La festa è la vigilia di Natale, tonto, se non vai la passerai a casa da solo, lo sai?» glielo chiese come se Sasuke non sapesse esattamente come fosse strutturata la sua vita. «Perché le uniche persone con cui condividi qualcosa la organizzano, quella festa.»
Che problemi aveva?
«Le feste dovresti passarle con le persone che ritieni importanti per te, marmocchio, non dovresti snobbarle né ritenere la loro presenza opinabile a seconda del tuo volere» disse tutto d’un fiato, come se l’unica frase logicamente strutturata da lui gli fosse costata più ossigeno e concentrazione del normale.
Sasuke fu scosso da un fremito impercettibile e poi si ritrovò a stringere i pugni; probabilmente era impallidito, perché era davvero molto arrabbiato: «La vita è la mia, razza di idiota e me la so gestire senza i tuoi consigli morali» aveva fatto una smorfia davvero strana, ma Shisui si era trattenuto dal ridergli in faccia. «Io non… snobbo nessuno, chiaro? Non vado a quell’idiozia perché non ne ho voglia e non mi piace starmene in mezzo alla gente, cosa centrano quei due? Dubito che tutto dipenda dalla mia presenza o meno» sbottò alla fine, quando la rabbia si era attutita minimamente.
«È questo il punto! Finirà che la tua presenza presto non sarà qualcosa di importante nemmeno per loro e saranno fuori dalla tua vita così come tu lo sarai dalla loro!» si esprimeva con grande enfasi, come se si stesse limitando semplicemente a ribadire un concetto che era particolarmente palese o, come minimo, avrebbe dovuto esserlo.
Il tutto peccava eccessivamente di una componente fin troppo melodrammatica, ma era Shisui a parlare e lui era composto per il novanta percento di geni drammatici.
«Stai dicendo un mucchio di idiozie.»
Lo aveva sibilato con grande convinzione.
Perché quel che aveva detto non stava né in cielo né in terra; anche se non fosse andato, Sakura non avrebbe rinunciato a lui facilmente, Naruto allo stesso modo.
Neanche gli avesse letto nel pensiero, Shisui aggrottò la fronte e asserì piuttosto scetticamente: «Di un po’, ma credi davvero che tutti siano disposti a correrti sempre dietro? Prima o poi si stancheranno e inizieranno a camminare e poi si fermeranno, cosa che non mi sembra nemmeno tanto scontata, eh.»
«Da quando sei diventato così sagace?» chiese con sarcasmo, benché le sue parole avessero sortito su di lui un certo effetto.
«Oh, suvvia, cos’è questo sarcasmo scadente? Io sono sempre stato sagace, solo che non spreco questa fine arte con dei poveri idioti. Si dà il caso che tu ultimamente mi faccia pena e…» si grattò il mento pensieroso «E niente, il punto è un altro.»
Nascondeva forse qualcosa?
«Shisui, a me non interessa quel che tu credi della mia vita sociale, a me sta bene così» commentò convinto e si disse che mai più avrebbe permesso a quell’essere di entrare in casa sua.
Chi era per venire a fargli la paternale? In più una predica fatta da lui era veramente inudibile, visto di chi si stava parlando.
«Ok, Sas’ke-chan, il punto è questo: per quanto tu possa crederlo, non ti correranno dietro per sempre, lo capisci, sì? Vero? Fa’ un piccolo sforzo, marmocchio, su!»
«Non trattarmi come–»
«Uffa, piantala con i tentativi di rivalsa da bambino di due anni! Ok, partiamo dal presupposto che… no, non ci sono presupposti qui, c’è una cosa sola da capire: tu credi che la loro compagnia sia qualcosa che sta’ a tua discrezione. Beh, non è così, razza di tappo! Non andare alla festa solo perché non va a te non è una buona giustificazione, perché nella tua vita non ci sei solo tu, o saresti solo!»
Era angosciante sentirlo parlare così a lungo e riguardo questioni che erano pseudo serie. Che fossero vere, però, Sasuke non lo credeva proprio.
«E tu non lo sei, hai quei due, che ti sono sempre stati vicini. Tu cosa gli dai in cambio? No a destra e a manca! Si stancheranno, lo sai!»
Shisui avrebbe davvero voluto dire ‘si stanno stancando, lo sai’, ma per il momento non voleva far vertere tutto troppo sul drammatico tendente alla disperazione dilagante del tipo ‘non c’è più tempo, siamo tutti perduti’.
Quello era il piano B.
Notò con grande disperazione, Sasuke, che il cugino era partito in uno di quei suoi momenti di infervoramento psicologico, in cui parlava e straparlava con enfasi e convinzione, ignorando la presenza altrui.
«Sakura ci è rimasta male quando hai detto che non ci saresti andato! Ti ha mollato un pugno quando le hai detto che era una cosa stupida e con scarso valore» aveva lo sguardo di chi vuole proprio dire ‘to’, visto che lo so?’.
Quel ‘bastardo’ con cui lo aveva apostrofato con rabbia prima di andarsene poteva essere davvero intendibile come un qualche segno del fatto che si stesse stancando?
«E tu come diavolo–» fai a saperlo? Avrebbe voluto continuare, ma non ne ebbe tempo.
«Naruto non avrebbe fatto una pessima cosa se ti avesse fatto un buco in fronte col rasengan, te lo meritavi, piccoletto!»
E il rasengan di Naruto… no, Naruto sapeva usare solo il rasengan quando si arrabbiava e non c’era nulla di profetico per un prossimo avvenire nei suoi gesti.
«Come fa–»
«Loro non ti aspetteranno, Santo Kami!»
«Smettila di urlare e toglimi le mani di dosso» sibilò con una calma inumana.
Durante il suo accorato sproloquio, Shisui si era sporto verso di lui e lo aveva preso per le spalle; «Oh, giusto.»
Si allontanò e con una faccia soddisfatta si passò una mano tra i capelli.
«Perché continui a ripetermi queste cose?» borbottò scocciato.
«Perché è venuto il momento che qualcuno ti faccia comprendere che il tuo atteggiamento è un pochino… come dire… nh, non mi viene la parolaaaaa!» tamburello una mano sulla gamba e un attimo dopo saltò su, evidentemente colto dalla folgorazione divina: «Ah, sì! È un tantino dannoso per te, per chi ti sta intorno e, soprattutto, ha spiacevoli conseguenze.»
Che, tradotto, era nuovamente un modo politicamente corretto per dire che aveva una percezione della presenza altrui disastrosa ed era vagamente sociopatico.
«Perché proprio oggi pomeriggio? Dubito che il mio disastroso comportamento» che così non era, a detta sua, assolutamente no «sia cambiato da quello di due mesi fa.»
«Perché il Natale mi è sembrato un ottimo momento, sai, con tutta ‘sta storia dell’essere tutti più buoni e via dicendo. Poi hai litigato» ignorò l’occhiataccia di Sasuke all’uso di tale termine, che lui continuava a ritenere eccessivo e proseguì: «con Sakura e Naruto perché non vuoi andare alla festa e… ok, senti, ti ricordi il Natale di qualche anno fa?»
Perché adesso cambiava pure discorso? Nulla di tutta quella situazione aveva senso: suo cugino si permetteva di criticare il suo carattere così, di punto in bianco e lo faceva appigliandosi a cose particolarmente stupide. Che senso aveva, a quel punto, non assecondare anche l’ennesima stupidata che il cugino imbastiva?
«Di che parli?»
«Te lo ricordi o no?»
Sasuke sbuffò.
«Quello in cui sei finito all’ospedale perché hai avuto la brillante idea di sotterrarti nella neve e nessuno è venuto a tirarti fuori?»
Shisui schioccò la lingua indignato: avrebbe voluto spendere due paroline contate sull’ingiustizia commessa nei suoi confronti – nemmeno Itachi era andato a dissotterrarlo! –, ma si rammentò che non era quello il momento.
L’idiozia di Sasuke aveva la precedenza su qualsiasi altro tipo di questione. Comprese le ingiustizie nei suoi personalissimi confronti.
«Nah, non quello!»
«Quello in cui hai tentato di nasconderti in un pacco regalo solo per spaventarmi la mattina di Natale?»
«No e nemmeno quando io e Itachi abbiamo fatto gara a chi mangiava più takoyaki» aggiunse.
«Aveva vinto Itach–»
«Sì, sì, va’ avanti!» lo incitò: quel ricordo non era mai particolarmente gradito e quel piccolo bastardo non aveva perso tempo a girare il dito nella piaga.
Aggrottò le sopracciglia; quale altro Natale importate doveva ricordare?
«Ah, certo che partiamo benissimo!» e, esasperato, alzò gli occhi al cielo. «Quello di cinque anni fa» suggerì.
Cinque anni fa aveva dodici anni.
Quell’anno il Natale si era arricchito della presenza di Sakura e Naruto, poiché in quello stesso periodo era stato creato il team sette.
«Te lo ricordi, ora, Sas’ke-chan?»
Stava incrociando davvero le dita perché rispondesse sì, quell’idiota? Sì, se lo ricordava.
Era stato il pomeriggio della vigilia che si erano trovati nel campo di allenamento solito e lì aveva ricevuto due inaspettati regali. Cioè, quello di Sakura se lo aspettava per ovvi motivi, ma perfino quel dobe di Naruto aveva pensato a lui. Sasuke chiaramente non aveva pensato a loro, ma nessuno dei due era rimasto sorpreso. L’Haruno gli aveva sorriso e timidamente gli aveva porto il pacchetto; Naruto aveva tentato di atterrarlo con una mossa particolarmente idiota e quando avevano smesso di ruzzolarsi nella neve l’Uzumaki gli aveva dato un foglio: buoni sconto per il ramen.
«Mia madre ha detto che non conta il regalo, ma il pensiero di chi te lo fa!» aveva esordito sorridendo orgoglioso Naruto, fiero di poter ripetere le parole di Kushina Uzumaki.
Non aveva risposto; loro lo avevano affiancato e poi davvero non ricordava, l’Uchiha, come avesse avuto inizio quello strano pomeriggio, completamente dissimile da tutti quelli passati in precedenza a Natale. Gli avevano quasi fatto dimenticare la sua avversione per la festività semplicemente punzecchiandosi e sorridendo.
«È stato un bel Natale, quello, vero?»
«E allora?»
«E allora un motivo ci sarà se è stato diverso, no?»
Aveva mangiato i biscotti a casa di Sakura; a casa di Naruto erano passati per sentire la madre raccontare qualche aneddoto carino in cui c’entrava anche la madre di Sasuke; a quanto pareva Mikoto e Kushina si conoscevano da tempo.
Era stato diverso perché non lo aveva passato a casa a tirare kunai contro un albero per migliorare anche se non ce n’era poi realmente bisogno. Non era rimasto in camera sua lungo disteso sul letto, a pensare, rispecchiando il canone secondo cui era sempre stato visto Sasuke Uchiha, ovvero quello del bambino poco socievole ma estremamente brillante.
Quell’anno c’era davvero qualcuno con lui che lo aveva apprezzato per quel che era, non per il cognome.
Ci avevano messo poco a diventare semplicemente Naruto e Sakura, due nomi che, a momenti, gli erano perfino più familiari del suo.
Quel Natale era stato il Natale, in cui non aveva fatto caso alle decorazioni troppo appariscenti che da sempre lo disturbavano né aveva rimuginato troppo a lungo sul perché quella festa gli desse tanto fastidio. Era stato in compagnia, aveva passeggiato con loro per Konoha. Era stato Sasuke con Sakura e Naruto.
Ecco cosa c’era di diverso. Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, infatti per lui ci aveva pensato Shisui: «C’erano Naruto e Sakura con te, ecco qual è la cosa diversa, marmocchio!»
Gli rivolse uno sguardo piuttosto significativo, che per la prima volta in tutta la giornata non voleva dire ‘ti uccido nel modo peggiore che esista’, ma voleva dire ‘e perciò?’.
«Sono importanti, Sas’ke, lo sai meglio di me, passare il Natale con loro non vuol dire passare un giorno qualsiasi con loro, vuol dire che devi dimostrare qualcosa tu, una volta ogni tanto, ovvero che ti importa della loro presenza, in modo che loro, un giorno, non diano per scontata e poco importante la tua.»
Fu per un singolo breve attimo, ma Sasuke ammise a se stesso che forse Sakura e Naruto quella volta se l’erano davvero presa più del solito e forse forse non tutto sarebbe tornato come prima se anche lui non faceva qualcosa.
«È stato un Natale passato importante, no? E tutto perché c’erano loro a fare la differenza! È questo il tuo Natale tipo, ma te lo stai giocando come un gran fesso!»
Shisui riteneva davvero che dare lezioni morali a quella testa dura fosse il compito più arduo sulla faccia della terra e non lo stupiva che Itachi delegasse quell’ingrato compito alla sua misera e bistrattata persona, mentre lui si limitava a confortare il povero otouto, facendo la parte del fratellone tutto pace e amore.
Puah.
«Ecco perché devi andare a quella dannatissima festa!» aggiunse ancora.
Quando aveva detto no per la prima volta al dobe e a Sakura per la festa, qualche giorno prima, lo aveva detto per semplice abitudine. Sasuke e festa non entravano nella stessa frase, specialmente se festa era abbinato macabramente a ‘di Natale’. Loro avevano insistito, però, e lui si era impuntato, perché era dell’opinione che nessuno poteva costringerlo a fare qualcosa, a meno che non fosse lui a deciderlo. Orgoglio, testardaggine, stupidità, semplicemente Sasuke Uchiha, ma quello era il suo modo di pensare. Aveva detto no e ancora no, per giungere poi alla conclusione che già sapeva.
E ora Shisui stava facendo la stessa cosa.
E lui era sempre e solo Sasuke Uchiha, eh.
«No.»
«Che?» biascicò confuso, mentre il suo sorriso vittorioso andava scemando fino a divenire una smorfia.
«Non ci andrò, non sarà una stupida festa a fare la differenza» asserì categorico con una smorfia, mentre faceva per alzarsi dalla sedia.
Ovviamente avrebbe fatto a modo suo, convenne Shisui sconsolato, mentre era in preda alla voglia di strappargli i capelli o ucciderlo strozzandolo con le decorazioni dell’albero in soggiorno.
Non era forse lui che diceva che il Natale uccideva? Beh, perché dargli torto.
Si fermò, Sasuke. Lo osservò. Un altro secondo e Shisui avrebbe preso le decorazioni davvero.
«Sì può sapere perché ti importa tanto se mi aspetteranno o no?» chiese allora, scocciato e stanco, ripetendo con una smorfia le parole utilizzate spesso da Shisui. Lui aveva progettato un pomeriggio tranquillo, nulla di più. Non ci avrebbe nemmeno pensato a Sakura e Naruto se lui non li avesse tirati in ballo.
A quel punto, beh, se non veniva Shisui lui non avrebbe pensato proprio.
Tuttavia voleva proprio sapere il motivo di tutto quell’attenzione da parte sua per la faccenda: Sasuke non riusciva a comprenderlo e c’era da ribadire che no, lui non era una persona stupida.
Shisui inarcò un sopracciglio: «Perché non ti parlano, Sas’ke e siamo praticamente a Natale. A Natale!» ripeté con più enfasi «Chi non mette da parte sciocchi dissapori durante le feste? A parte te, ovviamente!»
Sasuke non rispose.
«Nessuno, perciò…» fece per dire qualcosa, ma in quel momento qualcuno entrò nella stanza.
«Oh, ciao Shisui-kun! Ecco dove sei, tua madre ti cerca da un bel po’!» commentò ilare Mikoto Uchiha, che sorrideva gentilmente e in pieno stile natalizio.
Sasuke guardò il cugino: era impallidito forse?
«Ommer–» Shisui vide il sopracciglio di Mikoto scattare verso l’alto, all’erta, pronta a cogliere il minimo cenno di maleducazione e si affrettò a correggersi. «–aviglioso, meraviglioso merluzzo, sì, ho proprio voglia di andare a pescare!»
Sasuke si sarebbe volentieri schiaffato una mano in faccia se non fosse stato troppo intento ad osservare sconsolatamente il cugino.
Se la madre avesse pensato che la sua stupidità era contagiosa e si riproduceva tramite spore, avrebbe iniziato a credere che anche il figlio era sulla buona strada per diventare come lui e avrebbe deciso che era il caso di prendere misure di sicurezza.
«Bene, vado, a presto Mikoto-san!» e così dicendo, con particolare nonchalance si diresse alla porta.
Era passata quasi un’ora da quando era venuto. Era un eufemismo dire che non voleva vederlo più per i prossimi vent’anni.
Ma quando mai qualcosa va a favore di Sasuke Uchiha?
«Io e te finiamo di parlare domani, Sas’ke-chaaaaan!»
Si trattenne a stento dall’imprecare scurrilmente, ma ne pensò davvero di tutti i colori contro quell’idiota di Shisui.
«Sasuke» disse sua madre – gli aveva letto nel pensiero? «Che ci fanno dei kunai nel muro? E nello stipite della porta?»
Non c’è mai fine al peggio, non per Sasuke Uchiha.
Un momento: come faceva Shisui a sapere cos’era successo quel pomeriggio di cinque anni fa se lui era in missione con Itachi?


Nnnnh, eh già. Ho scritto davvero qualcosa per Natale e Shisui è quasi perennemente presente!*O* Ok, qualche indicazione doverosa; tutta ‘sta carrellata di roba improbabile è ambientata nello stesso universo della mia scrausa raccolta, perciò niente sterminio, niente rapporto familiare sanguinolento, Shisui è magnificamente vivo e bello e Sasuke è sociopatico come mamma Mikoto lo ha fatto!u__u C’è qualche vago riferimento alla raccolta, ma nulla di eclatante o che ne richieda la lettura.
Il titolo rimanda proprio all’opera ‘Canto di Natale’, ma non ci sono fantasmi e la bastardaggine di Sasuke non è così disperata, ecco. Chiaramente, il filo conduttore sono un po’ i Natali passati presenti e futuri come nell’opera originale, ma dietro c’è tanta tanta più roba che sono stata addirittura costretta a dividere in tre capitoli!.___.
Prolissi si nasce, non si diventa.
Ahn… non so più cosa posso dire, in verità, non che ci siano grandi note da dare. Boh, solo non prendetela troppo sul serio, è una grande stupidaggine, scritta solo per fare qualcosa, visto che volevo scrivere su Shisui e io, ormai, a Shisui collego Sasuke, perciò anche il tesorino qua fa la sua porca comparsa. Veeeeery good!XD
Il prossimo capitolo il teoriiiiiiia dovrei postarlo domani, il terzo la vigilia, ma non vi affidate troppo alle mie scadenze, perché non lo faccio più nemmeno io!^^’
Buona lettura!(:

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Capitolo 2
*** Un giorno mi ringrazierai! – Di nuovo in casa mia, nipote? ***


Un giorno mi ringrazierai! – Di nuovo in casa mia, nipote?



23 dicembre





Sasuke stava tranquillamente addentando una fetta accuratamente tagliata di pomodoro; quando sua madre gli aveva detto di avere un atteggiamento più natalizio, visto che era stata lei a chiederglielo, sotto i suoi occhi aveva tirato fuori una confezione di pomodori.
«Sono rossi. Buon Natale» aveva asserito lapidario e si era diretto fuori dalla cucina, mentre sua madre se la rideva allegramente. Lei era l’unica che non tentava realmente di inculcare all’Uchiha il Natale sotto ogni santa forma esistente, ci provava ma non lo forzava.
Anzi, la rendeva particolarmente ilare la reazione di Sasuke ad ogni sua vana prova in merito.
Era al secondo pomodoro, ora, Sasuke e se ne stava tranquillamente seduto sul divano, senza la minima intenzione di fare nulla. E la cosa gli stava particolarmente bene così.
Aveva fatto uno sforzo immane per ignorare tutte le stupidaggini dette da Shisui il giorno prima, perché altrimenti, a rigor di logica, sarebbe dovuto andare da Sakura, magari nella mente del cugino il tutto era coronato da sue tristi lacrime. E arrivava anche dai due strisciando.
Aveva intenzione di finire quella dannata vaschetta, poi sarebbe rimasto per un po’ sul divano a rilassarsi, con il solo suono ovattato della madre in cucina che preparava altri biscotti – forse il suo intento era quello di sfamare tutta Konoha a suon di biscotti fatti in casa – e la certezza che quel pomeriggio non avrebbe fatto assolutamente nulla.
Non c’erano missioni, incarichi speciali, mansioni domestiche last minute di Natale.
Niente.
Naruto e Sakura non gli parlavano; forse stavano addirittura studiando un piano per fargli saltare la casa, facendo rimanere intatti i muri e tutti gli altri inquilini dell’abitazione, ma uccidendo solo lui. In quel caso forse non li avrebbe rivisti per lungo tempo.
Nada.
Per dimostrare a se stesso le sue intenzioni di totale assenza di intenzioni – filava nella mente di Sasuke, filava come non mai – forse non si sarebbe mai alzato dal divano.
Ma lo sanno cani e gatti che quando Sasuke Uchiha si prefigge un qualsiasi obiettivo lo fa sapendo di portarsi sfiga da solo.
Eppure lo fa lo stesso, per credere di essere sempre un passo avanti alla sfiga.
«Ma buona vigilia della vigilia Itoko-chaaaaaan!»
Evidentemente deve avere lo sharingan pure lei, la sfortuna, così da far credere a Sasuke tramite un illusione di essere superiore a lei. Poi lo frega, perché in quel momento Sasuke è davvero rimasto fregato e ha mandato a farsi benedire almeno tre dei suoi preziosi obiettivi prefissati.
Si è mosso dal divano, cosa che aveva detto non avrebbe fatto; eppure una cosa urlante e ancora non meglio identificata era balzata fuori da dietro il divano e per istinto di sopravvivenza l’Uchiha era scattato in piedi e si era allontanato.
Aveva detto di voler finire quella dannata cassetta di pomodori? Beh, non l’avrebbe mai potuta finire tutta in toto perché scattando di colpo aveva colpito il tavolino. E i pomodori erano caduti. E lui ne aveva schiacciato uno con il piede.
Il rumore viscido era stato agghiacciante, come le unghie sulla lavagna e Sasuke aveva chiuso gli occhi per un breve istante, una cosa come ‘pace all’anima tua, pomodoro-san’.
Ah, sì, poi più o meno da una quindicina d’anni – quando era divenuto pressappoco capace di intendere e di volere – si era prefissato l’obiettivo di non uccidere Shisui per tutta una serie di noiose complicazioni penali.
Ora però, gli teneva la mano attorno al collo – aveva identificato la massa informe urlante – e di certo non stava solo facendo finta di stringere.
No, stringeva davvero: qualcuno doveva vendicare pomodoro-san. E intanto tentava anche di ignorare quella cosa informe che teneva sulla testa, rossa e con un ponpon bianco. Rivoltante; non fece nemmeno uno sforzo per mascherare il disgusto.
Non volle nemmeno chiedersi come quell’individuo fosse entrato di nuovo in casa sua, era superfluo. La cosa che gli importava era non farlo uscire di lì vivo, perché Sasuke odiava davvero chi osava distruggere brutalmente i suoi piani. E quell’idiota di Shisui lo aveva fatto per il secondo giorno di fila e nulla gli vietava di ucciderlo solo perché il giorno prima aveva tentato di essere clemente con quel deficiente.
Possibile che il cugino non avesse quella cosa tipicamente umana chiamata istinto di sopravvivenza? Non si sentiva terribilmente a disagio quando si trovava anche solo nei pressi di casa sua e totalmente sconvolto e terrorizzato quando era a meno di cinquanta metri? Forse lui non era umano. Quell’ipotesi spiegava perché non fosse ancora morto nonostante la ferrea presa sul suo collo.
«Sas–ke» provò a tossire ma gli riuscì particolarmente difficile «perché non» Shisui mise una mano sulla faccia di Sasuke e iniziò a spingerlo indietro, cosa che non lo smosse minimamente «ne parliamo» tossì di nuovo e con forza colpì il cugino sul naso. Sasuke allentò la presa per un attimo e Shisui ne approfittò per prendergli il polso, tentando di allontanare la mano. «Civilmente, tappo, parliamo civilmente, non c’è bisogno di uccidere, sai?» chiese respirando affannosamente.
E lui che aveva pensato che sarebbe stata una cosa carina, l’entrata ad effetto da dietro il divano. «Coglione» sibilò a bassa voce Sasuke in risposta, ben attento a non farsi sentire dalla madre, ma con tutta l’intenzione di insultare pesantemente il cugino.
Quest’ultimo sorrise di rimando più o meno come si fa ai bambini quando dicono una parola nuova e probabilmente pensò anche che era il suo tenero modo per dirgli buon pomeriggio.
Adorabile.
Sasuke mollò la presa attorno al suo collo e fece un passo indietro; non gli andava particolarmente di stare vicino a quell’individuo, un qualsiasi contatto era impensabile. In più il tutto favoriva la parte di lui che premeva affinché lo uccidesse silenziosamente e lo nascondesse sotto al divano, portando via il cadavere prima che arrivassero parenti e non per Natale e sentissero la puzza di putrefazione dell’idiota.
Dava problemi anche da morto, incredibile.
«Anche io sono felice di vederti!» si aggiustò con nonchalance il cappello rosso e sorrise.
«Che diavolo ci fai di nuovo qui» non era una domanda, assolutamente no. Non sapeva nemmeno Sasuke cos’era, in verità, semplicemente era arrabbiato e vagamente fuori di sé.
«Te l’ho detto che sarei tornato!» esclamò sorridente.
La peggiore delle minacce esistenti. Una vera e propria arma di distruzione di massa.
Sasuke non aveva voluto crederci, ieri. Semplicemente si era detto che aveva sentito l’impellente necessità di dare aria alla bocca e perciò aveva detto la prima cosa che gli era venuta in mente. Una stupidaggine, come i tre quarti delle cose che pensava.
«Mi rammarica parecchio vedere che non mi hai minimamente dato ascolto» lo rimproverò incrociando le braccia al petto.
Probabilmente il giorno prima aveva creduto davvero che Sasuke avrebbe fatto quanto c’era da fare. Uno dei motivi per cui vedere di nuovo Shisui lo infastidiva era perché quel che aveva detto ieri non lo aggradava per nulla. C’era qualcosa nelle frasi che aveva detto – senza senso, si ripeteva Sasuke – che lo infastidiva, ecco.
Perché stava sicuramente insinuando il falso, quell’imbecille, e Sasuke odiava che gli venissero dette stupidaggini di qualsiasi genere. Soprattutto se riguardavano la discutibilità della sua condotta morale e dei suoi rapporti sociali.
Lo infastidiva senza ombra di dubbio, nulla di più.
«Ah, che senso ha parlare con te? Tu nemmeno mi credi quando ti parlo! Io non stavo scherzando ieri» aggiunse come se gli avesse direttamente letto nella mente.
Fantastico, con Shisui ogni tipo di privacy era inutile, un giorno se lo sarebbe ritrovato anche nella vasca da bagno.
Ok, questo era orribile anche solo da pensare.
«Perché non mi dai mai ascolto?» si lamentò con tragicità.
«Non ne vedo il motivo» ringhiò in risposta.
«Dovresti invece! Lascia perdere il tuo solito malumore da piena crisi ‘odio il Natale, devo mangiarmi le renne e rinchiudere Babbo Natale nello sharingan’, è stato un caso che tu e quei due abbiate litigato proprio adesso» commentò esasperato.
«Cosa c’entra?» borbottò stizzito.
Shisui sapeva fin troppo bene che il problema non era veramente cosa Sasuke non capisse, quanto più cosa quel piccolo idiota non volesse capire.
«C’entra che se non aveste litigato in questa maniera» ignorò l’occhiata ‘di cosa stai parlando, brutto deficiente, è stata una normale discussione’ e continuò: «proprio adesso io non mi presenterei da te a farti capire quanto idiota ed egocentrico tu sia» concluse candidamente.
«E perché dovresti farlo proprio tu, di grazia?» impedì alla sua attenzione di essere rapita dal ballonzolare di quello stupido affare bianco che si muoveva in concomitanza ad ogni minimo spostamento di Shisui.
«Perché Itachi è troppo buono e vuole darti quell’autonomia che non ti meriti perché non sai nemmeno fare la spesa civilmente senza katanare i commessi perché ovviamente hanno nascosto di proposito quei benedetti pomodori» illustrò brevemente quelli che secondo lui erano le condizioni decisionali di Sasuke. Gli aveva detto praticamente che era un deficiente, ma senza dire la parola deficiente.
«Ma sappiamo tutti che Itachi è troppo buono e permissivo, preferisce far soccombere tutti sotto il peso della tua stupidità piuttosto che istruirti a comportarti da persona furba. E a fare la spesa. Perciò ci penso io! Non sono forse come un fratello amorevole per te?» chiese con finta innocenza, sorridendo così allegramente che Sasuke sarebbe potuto morire per venti patologie differenti nell’arco di venti secondi solo per il grandissimo desiderio di spaccargli la faccia.
Stava per rispondere con veemenza e sarcasmo velenoso, ma qualcun altro rispose per lui.
«Non puoi essere suo fratello perché non ti vorrei mai come figlio» lo freddò con calma Fugaku Uchiha, giunto silenziosamente e che ora sostava sulla porta che dava sul corridoio, immobile, le mani nelle maniche del kimono invernale.
Shisui trasalì e probabilmente meditò di buttarsi dalla finestra.
«A-ah, Fugaku-san, salve!» si sforzò di sorridere, ma un tic al labbro e uno allo zigomo sinistro rendevano il suo vano tentativo un’orribile smorfia.
E se avesse pensato che lo stava prendendo in giro?
Fugaku ignorò i convenevoli: «Di nuovo in casa mia, nipote?» si informò e sembrava anche abbastanza seccato.
«E-eh, ero passato per… ahm… salutare Sasuke… il mio non-fratello cugino che… mh, sì, quello» terminò annuendo da solo.
Sasuke intanto osservava la scena, felice che la sfortuna per una volta avesse deciso di avventarsi su qualcun altro e non su di lui. Sapeva fin troppo bene che la maggior parte delle volte Shisui veniva quando era quasi certo di non trovare Fugaku; suo padre lo terrorizzava per qualche strano motivo. Forse con lui la sua stupidità gli faceva rischiare il collo.
Ad un tratto gli occhi di Fugaku di fermarono sul copricapo tipicamente natalizio di Shisui; anche lui apprezzava discretamente poco tutte quelle decorazioni e quelle stupidaggini, cosa che contrastava parecchio con il comportamento della moglie.
«Cos’è quel coso, nipote?»
«Un cappello, zio.»
«Non in casa mia» sibilò con ribrezzo, gli occhi assottigliati a due fessure.
Shisui rimase interdetto per un attimo: «Ah, chiaro… non lo sapevo… voi forse lo chiamate in maniera diversa, ma è sempre–»
Fugaku si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo e si limitò ad osservarlo parecchio infastidito. Ecco perché non voleva nemmeno pensare all’eventualità che potesse essere suo figlio.
«Non quello, razza di–» fece forza sulla sua calma inumana per evitare di insultare, anche perché non era nel suo stile «Non lo indosserai in casa mia» specificò scocciato, prima di voltarsi con grande stizza.
Con un gesto fulmineo, se lo tolse dalla testa e sorrise nervosamente.
Sasuke intanto ghignava discretamente; erano scene che adorava, quelle.
Quando se ne fu andato, Shisui rilassò le spalle e sentì l’impellente necessità di sedersi, perché si lasciò cadere per terra.
«Aaaaah, quell’uomo mi odia, un giorno mi farà espellere dal clan perché ho una mimica facciale!» sbottò, le gambe incrociate e la guancia appoggiata ad una mano.
«No, solo perché sei un idiota» lo corresse Sasuke, ricevendosi un gestaccio poco gentile da parte del cugino.
«Non ti stanchi mai di essere così bastardo?» si informò con un sorriso tirato.
«Non ti stanchi mai di rompermi le scatole?» ribatté il minore degli Uchiha, socchiudendo gli occhi.
In un attimo, poi, senza accorgersene si ritrovò lungo disteso sul pavimento, le mani all’altezza delle spalle per attutire la caduta. Shisui lo aveva preso per un braccio e lo aveva trascinato giù, facendogli in contemporanea lo sgambetto, in modo che le gambe cedessero e lui si trovasse con la pancia a terra.
Era stato fin troppo veloce e quello era il motivo per cui Fugaku non lo cacciava; era pur sempre un ninja più abile di quel che ci si aspetterebbe e portava onore al clan con le sue abilità.
«Brutto bastardo» biascicò, facendo leva sulle braccia per rialzarsi.
«Sta’ fermo lì, marmocchio, io e te stavamo discutendo di cose importanti prima che venisse Fugaku-san» gli ricordò con uno dei suoi sorrisi inquietanti.
Sasuke fece per alzarsi, perché non aveva la minima intenzione di sorbirsi le idiozie del cugino, ma era chiaro che quello non era assolutamente il suo destino.
«Itoko-chan, comportati da persona seria» e lo ritirò giù con uno strattone.
Contro ogni previsione, Sasuke non tentò nuovamente di andarsene, ma finì col sedersi anche lui a gambe incrociate per terra.
Cosa alquanto stupida visto che c’era un divano a pochi centimetro da loro, ma quelli erano i tipici misteri della vita su cui è impossibile fare chiarezza.
«Allora, dove eravamo rimasti? Ah, sì, su di me che mi occupo di te perché Itachi ti vuole troppo bene per farti vedere quanto sei apatico e deprimente. E schizzato.»
«Perché semplicemente non mi lasci in pace?» sbottò scocciato e decisamente intenzionato a levarsi dai piedi Shisui. In più doveva concedere una degna sepoltura a pomodoro-san, che giaceva misero un po’ più in là.
Lo liquidò con un gesto della mano; non erano quelle le cose che interessavano a lui.
«Senti, la vigilia è domani, domani c’è la festa e dopodomani è Natale. E loro non ti parlano davvero, te ne sei accorto, sì? Di questo passo il Natale lo trascorrerai da solo, ti va bene la cosa?»
«Non vedo dove sia il problema» commentò con indifferenza.
«Ma allora il ricordo del Natale di ieri non ti è servito proprio a niente! Che diamine, che devo fare con te?» strepitò scocciato e stralunato.
Certo, quando aveva dato il via a quella disastrosa campagna aveva anche messo in conto la difficoltà della missione e la possibilità che forse sarebbe stata una cosa lunga e dolorosa, ma lo stesso rendersene conto di persona era particolarmente avvilente. Il fatto che non si dimostrasse minimamente partecipe, poi, rendeva il tutto anche un tantino vano.
«Niente?» ribatté con ovvietà, unica cosa che in realtà l’Uchiha voleva.
Chiaramente Shisui non era della stessa opinione.
«Senti, tappo, non fare il difficile, oggi non devo nemmeno aiutare mia madre con i biscotti, perciò ho tuuuuutto il giorno a disposizione» si ritenne particolarmente soddisfatto quando vide la stoica indifferenza di Sasuke vacillare sotto il peso della sua palese minaccia di eterne sofferenze con lui.
«Parliamo seriamente: loro sono arrabbiati con te, incazzati come delle bisce con te, fossi in te di questo passo farei attenzione a non trovarmele nel letto, le bisce» disse enfatizzando fino all’esasperazione quella che Sasuke continuava imperterrito a definire una sciocca discussione simile alle tante che avevano da anni.
Solo perché non voleva ammettere la verità; Shisui sapeva di avere ragione e tanto gli bastava. In verità perseverava anche quando aveva palesemente torto, ma quelli erano dettagli.
«Te lo immagini come sarà il tuo Natale, dopodomani?»
«Normale» borbottò scocciato, infastidito da quella specie di giochino fatto di domandine idiote che dovevano, in teoria, portarlo a capire qualcosa, ma lui era certo che non ci fosse nulla da capire, se non che Shisui aveva gravi problemi esistenziali e li scaricava sul cugino.
«No, te l’ho dato ieri l’esempio di un normale Natale, che per i comuni mortali è in compagnia, divertente e non una tortura psicofisica» gli fece presente, mentre sventolava con noncuranza il cappellino rosso che teneva tra le mani. Non se lo era rimesso neanche dopo che Fugaku se n’era andato.
«Te lo dico io come sarà il tuo Natale!» la cosa parve entusiasmarlo più del necessario, perché ebbe addirittura il coraggio di rimettersi il cappello in testa. Si alzò in piedi e gli fece cenno di fare la stessa cosa.
«Su, abbiamo giusto un paio di cosette da fare e anche se non devo aiutare mia madre non ho voglia di farti da balia, ragazzino» disse con un sorriso malandrino.
«Dove dobbiamo andare?»
«Adoro essere ascoltato» commentò contrariato. «Alzati e datti una mossa!»
Fu tentato davvero di rimanere seduto per terra per il solo gusto di dargli fastidio, ma dopo qualche minuto si alzò da terra; avrebbe avuto qualche effetto contestare la sua stupidità e le sue proposte? No, assecondare i pazzi però sapeva rivelarsi utile e prima terminavano quella recita, prima lui poteva dare una degna sepoltura a Pomodoro-san, standosene poi al caldo in casa sua senza quella piaga del cugino tra i piedi.
Esibì un’espressione particolarmente sorpresa, Shisui; che aveva adesso? «Non pensavo avresti acconsentito tanto facilmente!»
Era quasi esterrefatto.
Che deficiente.
«Assecondare i pazzi è più utile che ostacolarli e prima finiamo con quest’idiozia e prima te ne vai» confessò brutalmente, con un tentativo d’indifferenza che veniva vanificato da tutta la rabbia nelle sue parole.
Perché suo padre non aveva in progetto un’altra escursione in soggiorno proprio in quel momento?
«Ah, che tenerezza che fai, con queste tue arringhe senza senso!»
«Dacci un taglio, idiota» lo freddò.
«Mpf, sei l’amore personificato in una botte di stronzaggine chiusa con un tappo di egocentrismo massiccio ed ermetico» lo descrisse con un tono fintamente amorevole.
«Stronz–»
«Sasuke Uchiha!» tuonò la voce di sua madre, che nonostante l’intenzione di rimproverarlo manteneva quel qualcosa di gentile. Era sulla porta e teneva tra le mani un vassoio di dolci.
Sasuke piegò di lato la testa e osservò sua madre; borbottò qualcosa e la donna lo intese come uno ‘scusa’ e sorrise maggiormente. Si concentrò sul nipote: «Shisui-kun! Bel cappello!» commentò ilare, evidentemente apprezzando lo stile natalizio e Sasuke si sentì solo in vena di pregare mentalmente che non se ne procurasse uno anche lei. Non sarebbe sopravvissuto e non voleva nemmeno vedere la faccia che avrebbe assunto suo padre in circostanze simili.
«Grazie Mikoto-san! Tu sì che sai apprezzare l’arte» commentò convinto e adulando in maniera pietosa, a detta di Sasuke, la zia.
«Ah, volete dei biscotti ragazzi?» chiese illuminata di gioia materna.
Un biscotto in più o uno in meno non avrebbe minacciato eccessivamente i bilanci della scorta di casa.
«Oh, certo! Tu non hai idea di quanto io attenda solo il Natale per mangiarne tanti e tanti e tanti e tantissimissimi e–»
Sasuke ne afferrò uno dal vassoio stracolmo che reggeva tra le braccia e interruppe brutalmente il cugino e la sua captatio benevolentiae mancata: «No, mamma, siamo di fretta. Muoviti» ringhiò in direzione del cugino, spingendolo poi letteralmente fuori dalla porta.
«A dopo ragazzi!»
E in un attimo i due Uchiha erano già fuori dalla porta, nel giardino dell’immensa villa.
«Ma io volevo i biscotti!» si lamentò Shisui, dandogli una spalata ben assestata.
«Non fare l’idiota» lo liquidò con indifferenza. Quanti anni aveva, due?
Intanto lui si era comunque finito il suo biscotto con le gocce di cioccolato; piuttosto buono, visto e considerato che a lui le cose dolci non andavano particolarmente a genio.
«Bastardo» lo apostrofò con stizza, conscio che forse forse quella stronzaggine se la meritava anche.
Però erano sotto Natale! E si parlava pur sempre di biscotti.
Era un bastardo.
Quando giunsero alla fine del viale che precedeva il quartiere Uchiha, Sasuke ebbe anche la lungimiranza di domandare dove fossero diretti.
«Sai dove abita Sakura?»
«Che razza di domanda è?»
«È lì che dobbiamo andare» lo informò con naturalezza, come se gli avesse detto che al supermercato avessero finito i takoyaki.
«E perché, di grazia?»
Quei giochetti a Sasuke non piacevano e ovviamente Shisui adorava farli; che poi avessero senso era tutto un altro discorso. La cosa comunque iniziava a divenire particolarmente stressante e l’Uchiha aveva solo voglia di tornarsene a casa. I discorsetti di Shisui lo avevano stancato e anche la sua presenza sortiva su di lui lo stesso effetto, oltre ad animarlo di intenti omicidi. Il cugino sembrava totalmente all’oscuro della cosa.
«Fai troppe domande, tappo!»
Continuarono a battibeccare e a spintonarsi esattamente come bambini di cinque anni fino a che non giunsero nel quartiere dove dimorava la tal Sakura Haruno.
Erano proprio lì davanti, né troppo vicini né troppo lontani dalla porta. Era una casa modesta, non enorme, ma neanche piccolissima. La conosceva a memoria, in tutti gli scenari possibili e immaginabili. Nemmeno la neve che ricopriva il giardino riusciva a dargli un’immagine nuova di quell’abitazione in cui aveva trascorso pomeriggi interi con quei due.
Gli stessi due amici che ora erano all’interno della casa, come dimostravano le risate di Naruto e le conseguenti urla di Sakura; seguiva un lamento di Naruto e poi un altro urlo di Sakura. Più o meno lo stesso schema che si susseguiva sempre in ogni discussione tipo tra loro tre, ma, appunto, in quel momento mancava il terzo elemento.
L’insulto a Naruto – d’obbligo –, il pugno dopo quello di Sakura e un suo commento sagace sempre rivolto a Naruto; qualche volta poi l’Haruno se la prendeva anche con lui, sgridandolo allo stesso modo. Niente pugni a lui, però. Sì, la ragazza faceva favoritismi e per ovvi motivi.
Ora erano solo Sakura e Naruto, ma non sembravano particolarmente abbattuti. Quello sarebbe stato il primo pensiero di Sasuke se non lo avesse censurato mentalmente ancora prima che prendesse un senso vero e proprio. Semplicemente, stavano passando un pomeriggio insieme, non era scritto da nessuna parte che dovesse esserci per forza anche lui.
Si trattenne a stento dallo sbuffare apertamente e con rabbia. Era tutta colpa delle baggianate che gli metteva in testa quell’idiota di Shisui, che ora lo osservava di sottecchi, con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra.
«Se la stanno ridendo alla grande, i due» commentò distrattamente Shisui, dondolandosi pigramente sui piedi.
Voleva forse mettersi anche a fischiettare?
«E con questo?»
«Ah, no, niente» borbottò guardando in aria.
Ovviamente qualcosa da dire ce l’aveva eccome, infatti tre secondi netti dopo aggiunse: «Beh, è chiaro che loro sono più che felici, insieme, tutti intenti a ridere e bla bla bla…» iniziò a camminare verso la casa.
Non seppe nemmeno lui perché, ma Sasuke si ritrovò ad imitarlo e giunse sotto la finestra che dava sul soggiorno, esattamente dove si era fermato il cugino.
«Invece tu dove sei? Sotto casa di Sakura, a spiarli miseramente» terminò, mentre si azzardava anche a togliere un po’ di neve dal davanzale.
Non gli importava nemmeno un po’ se li vedevano? Lui per sicurezza si mise un po’ più a lato, in modo che fosse leggermente più difficile scorgerlo. Erano messi di scorcio, perciò ignoravano la loro presenza, ma potevano notarli con la coda dell’occhio.
«Guarda che sei stato tu a portarmi qui.»
«Ma tu ci sei venuto, marmocchio!»
Sakura e Naruto, intanto, nel soggiorno se ne stavano in piedi di fianco a quello che era chiaramente un pacco regalo di grandi dimensioni. Era per certo il regalo che avevano comprato per il maestro Kakashi.
E lo stavano incartando loro due; ok, probabilmente lui non avrebbe messo nemmeno un pezzo di scotch se ci fosse stato, ma un moto di irritazione lo colse. Ovviamente era solo perché stavano incartando qualcosa che aveva pagato anche lui, non perché lo stessero facendo senza di lui.
«Aaaaallora, Sas’ke-chan» iniziò, non lasciandosi intimidire dall’occhiataccia di Sasuke; perché non abbassava la voce? «vedi quel che vedo io?»
«Quel pacco è orribile.»
«Sssssì, grazie, quello sicuramente lo vedo anche io, mi riferivo alla situazione in generale» facendo una smorfia lui stesso al pessimo modo in cui lo stavano incartando.
C’era Naruto che continuava a strappare pezzi di nastro adesivo, tutto intenzionato ad attaccarli ovunque.
C’era Sakura che non glielo permetteva nemmeno per sbaglio.
C’era Naruto che si lamentava.
C’era Sakura che gli diceva di stare fermo.
C’erano Sakura e Naruto, chi con le mani piene di scotch, chi con le briciole di biscotti agli angoli della bocca.
Mancava lui.
Lui era con Shisui sotto la finestra a spiarli.
«Non lo trovi un po’ deprimente?» chiese, dando direttamente per scontato che notasse la sua mancanza in quella stanza.
«No» ribatté, sporgendosi suo malgrado dall’angolino dove si era piazzato.
Erano sempre lì, attorno a quel pacco dalla carta sgualcita e più scotch di quel che necessitasse realmente.
«Non sembrano poi così affranti, eh» gli fece notare con un guizzo di allegria che stonava con quel che stava dicendo. Per lui doveva essere tutto estremamente divertente.
Dannazione a lui e alla sua stupidità.
«Stanno bene così, ridono, scherzano, mangiano» snocciolò e Shisui si trattenne dall’aggiungere anche una drammatica domanda esistenziale, ovvero perché anche loro potessero mangiare biscotti e a lui era stato negato quel diritto.
Da precisare che nel ragazzo la drammaticità era direttamente proporzionale al tasso di demenza.
«Perché siamo venuti qui?» chiese sbrigativamente ed effettivamente non ne capiva il motivo.
Ammesso e non concesso che congelarsi al freddo, nella neve e sotto una finestra ne avesse uno.
Inaspettatamente, Shisui batté con forza una mano sul vetro della finestra; la prima cosa che pensò fu ‘oh merda’, perché ora li avrebbero beccati sotto la finestra. La seconda fu che avrebbe potuto spaccare il vetro. La terza, infine, fu che i due dementi lì dentro avevano bisogno di una visita all’udito.
Non si erano girati minimamente, non avevano dato cenno di aver sentito il rumore prodotto dalla manata del cugino sul vetro.
«Tappo, che cacchio di domanda è ‘perché siamo venuti qui’? Non è forse chiaro?»
Il silenzio di Sasuke fu una risposta eloquente.
«Ti sto mostrando quello che non sarà il tuo Natale di dopodomani, ovvero insieme ai tuoi carissimi amichetti, al caldo, a ridere per quanto tu ne sia capace! Ti illumino, tappo. Immaginateli così sorridenti, dopodomani, mentre mangiano biscotti e bevono tè caldo, magari davanti al camino, a scartare i regali, sorridenti, senza scotch e felici.»
Guardò Sasuke e un suo sbuffò gli fece comprendere che più o meno se l’era immaginata la scena. «Bene. Ora, in questo quadretto tu ci sei, secondo te?»
«Dovrei esserci?» chiese scettico.
«Se non avessi fatto il deficiente un paio di giorni fa, sì! Ma tu hai fatti il deficiente e questa volta hai passato il segno.»
«Dubito davvero che solo per una stupida discussione–» voleva essere davvero un commentò esasperato, il suo, ma Shisui si impose su di lui con fare ben più sdegnato: «Ah, per l’amore del cielo, non torniamo di nuovo su questo discorso! Non è quella precisa discussione, a fare la differenza, ma il tuo comportamento idiota, con annessa bastardaggine e la tendenza a dare per scontata la presenza altrui!»
Diede un altro colpo al vetro – come a voler dare maggiore enfasi alle sue parole – e quella volta Sakura e Naruto si mossero.
Forse finalmente li avevano visti…
No.
Si portarono dall’altro lato del regalo per mettere quel dannato scotch anche da quella parte; non alzarono lo sguardo su di loro nemmeno accidentalmente.
«Perché non ci vedono?»
«Non cambiare discorso» lo rimbeccò Shisui.
«Perché non ci vedono» ripeté lui.
«Piuttosto, perché non ti notano vorrai dire. Beh, forse perché la tua presenza non è più così importante, non ti attendono e non ti cercano. Ah, ragazzino, se mi avessi ascoltato ieri queste cose già le sapresti!» concluse con un gran sorriso.
«Non dire idiozie, è impossibile che non mi vedano» borbottò seccato. A che razza di gioco stavano giocando, quei due?
Lo trovavano forse divertente?
Diede un colpo al vetro anche lui.
Niente. Sakura attaccò un pezzo di scotch in testa a Naruto, evitando che lo mettesse sui già ventitré strati presenti.
Diede un altro colpo, un po’ più forte. Dovevano essere sordi per forza, oltre che stupidi, perché non si girarono nemmeno per riflesso.
Era come se non lo vedessero davvero.
Ed era impossibile che non vedessero Sasuke Uchiha, al di là di un motivo prettamente egocentrico, anche per uno di natura fisica.
«Visto? È chiaro che tu non sei più– ma sei diventato completamente scemo?»
Sasuke aveva caricato un nemmeno troppo piccolo mille falchi sulla mano destra; volevano continuare a far finta di non vederlo? Perfetto.
Era già pronto a sfondare il vetro – mezza parete, in verità – quando si sentì letteralmente trascinare via.
Shisui lo aveva preso in spalla alla bene e meglio e con uno scatto fulmineo li aveva fatti allontanare considerevolmente.
Lo mise giù. Sasuke era seriamente scocciato: «Perché diavolo–»
Per una volta Shisui lo era di più.
«Ma dico, che hai al posto del cervello, una piantagione abusiva di pomodori avariati? Stavi per sfondare il muro con mezzo chilo di fulmini, te ne rendi conto?» era allucinato dalla stupidità del cugino. E poi aveva anche da commentare sulla sua condizione mentale.
«Piccolo deviato che non sei altro! Se avessi fatto qualche stupidaggine Fugaku-san me li avrebbe ficcati da un'altra parte i fulmini perché ovviamente sarebbe stata colpa mia se tu avessi dimostrato l’assenza di un cervello che io professo da anni!»
Stava respirando di nuovo con i pori della pelle, probabilmente.
«Hai finito?»
Shisui parve pensarci. Poi prese un respiro profondo e iniziò a camminare in tondo attorno a quella perla di intelligenza che era Sasuke. «Mmh, sì, credo di sì» e si fermò dietro di lui giusto per dargli uno scappellotto particolarmente forte.
«Deficiente» ringhiò Sasuke e Shisui gli sorrise di rimando.
Si incamminarono e tornarono inaspettatamente a casa, cosa che lasciò parecchio stizzito il più piccolo dei due Uchiha.
«Ma tu sai solo lamentarti, marmocchio?»
Ricevette un grugnito in risposta.
Quando entrarono in casa, Sasuke vide Shisui guardarsi intorno circospetto; evidentemente rifuggiva più che mai Fugaku in periodo natalizio. Si tolse anche il cappellino rosso con un gesto fulmineo: meglio prevenire un ricovero in ospedale che curare ossa rotte a Natale.
«Bene bene! Prossima tappa della missione ‘salviamo il ninja Sasuke’: la cucina di Mikoto-san!» Non ebbe nemmeno cuore, Sasuke, di chiedergli che diavolo c’era da fare in cucina. Quando giunsero in prossimità della soglia, Shisui lo fermò e lo tenne indietro.
«Dobbiamo spiare anche mia madre adesso?» borbottò contrariato, trovando quanto più stupida quell’azione.
«Spiare è errato, perché noi non vogliamo scoprire di nascosto quel che fa tua madre, ci serve solo come modello di riferimento!»
Stava anche sibilando come la più scarsa delle spie ninja?
Che squallore.
«Non vedi come è felice? In pieno stile natalizio e il venticinque in cucina avrà anche un sorriso più radioso. Te lo immagini il profumo di biscotti che ci sarà qui, l’aria satura dell’allegria di tutti i parenti che Mikoto-san riuscirà a stipare ad arte per casa, tante risate e via dicendo?» domandò allusivo.
«E allora?»
«Ma tu sai solo dire ‘e allora’? Le conclusioni non le sai trarre da te? Sei davvero così stupido? Che delusione di cugino» commentò amareggiato.
«Quello che tu stai descrivendo per me non ha alcun significato, mi spieghi che conclusioni dovrei trarre?» sibilò, costringendosi ad abbassare il volume della voce per far smettere il gesticolare convulso di quell’idiota.
«È un Natale allegro, ecco cosa! Anche se dici di odiarlo è sempre meglio di quello deprimente di quello che passerai tu!»
«Di cosa stai parlando?» chiese e proclamò mentalmente quella come la domanda tipo di quei giorni.
Lui avrebbe passato un Natale normalissimo, nonostante fosse una festa che lo infastidiva di certo non sarebbe stato deprimente, come affermava lui.
«Ora ti mostro il Natale che passerai tu» e così dicendo si avviò verso il corridoio, facendogli segno di seguirlo.
Mikoto Uchiha, intanto, si chiedeva confusa che cosa ci facessero i due appostati lì fino a pochi minuti prima.
Shisui lo portò in camera sua.
«Che cosa dovremmo scoprire di così illuminante in camera mia? Un letto?» chiese con sarcasmo.
«Sei adorabile quando fai così» commentò leziosamente, per poi chiudere la porta e andare al centro della stanza.
«Siediti» e indicò il letto.
«Cosa?»
«Siediti! Non ti sto nemmeno chiedendo cose difficili, evita di fare il complicato!» e senza attendere che ci pensasse lui, ce lo buttò praticamente sopra.
«Idiota» a quel punto Sasuke si sarebbe già dovuto arrabbiare pesantemente con quel beota, ma non ne aveva più la forza. Perfino buttarlo dalla finestra era una fine troppo gentile per un essere così dannoso per chiunque e qualunque cosa, sassi inanimati compresi.
Lo vide spostarsi velocemente fino alla sua finestra, dove tirò le tende fino a rendere la stanza completamente buia. Si premurò di uccidere letteralmente ogni spiraglio di luce, tirando a destra e a manca la stoffa chiara.
«Apri le tende, idiota» commentò seccato, mentre faceva per alzarsi dal letto.
«No, fermo! Fermo dove sei, ora ti devo illustrare come saranno le cose dopodomani, dopodiché tu trarrai delle sante conclusioni con quel cervellino tarato che ti ritrovi!»
Non riusciva a vedere assolutamente nulla con le tende tirate e la porta meticolosamente chiusa, ma aveva intuito che era dietro di lui.
Perfino Sasuke Uchiha trovava angosciante starsene in una camera al buio con Shisui Uchiha e quello qualcosina forse la voleva anche dire.
«Piantala con questa pagliacciata, apri le tende e vattene» gli intimò, ma l’altro era già partito in carica.
«Dopodomani, Sakura e Naruto se ne staranno insieme a chi diamine gli pare, ma saranno comunque felici, contenti e con la pancia piena di cibo. Si divertiranno, scarteranno regali a gogò e cercheranno un modo discreto per dare a Kakashi-san quel regalo senza che noti quanto schifo faccia l’impacchettatura» lo sentì espirare e tre secondi dopo sentì il materasso abbassarsi di colpo sotto il peso di quell’idiota che si era lanciato letteralmente sul suo letto.
Se glielo sfondava glielo ripagava.
Anzi, rispondeva delle sue azioni dinnanzi a Fugaku, cosa che sarebbe stata ben peggiore per lui. «Di sotto, qui, in questa casa, ci sarà più o meno mezzo quartiere Uchiha, perché a tua madre piace fare le cose in grande e deve far fuori un po’ di tutti quei meravigliosi biscotti che ha preparato. Se ne staranno tutti di sotto a ridere, a scherzare, a mangiare, a scartare ancora regali e a passare una giornata in compagnia, chiaro tappo? Insieme.»
Sasuke non disse nulla, anche perché sapeva che avrebbe ripreso a parlare di lì a qualche minuto. «Sai qual è il punto, Sas’ke-chan?»
«Illuminami» commentò sarcastico.
«Il punto non è cosa faranno gli altri, ma cosa farai tu! Tu sei l’elemento che manca in entrambi i casi che ti ho magnificamente esposto e sai perché? Perché tu te ne starai qui, al buio come adesso, da solo, un quadretto deprimente e con i funghi che ti cresceranno sulla punta del naso! E solo perché a te il Natale non piace, non hai bisogno di compagnia, bla bla bla» batté una mano sul materasso e Sasuke sapeva che, per qualche motivo tutto suo, il ragazzo stava ghignando.
«E che c’entrerebbe tutto questo con il fatto che ho litigato con quei due?» ringhiò con esasperazione, sia perché davvero aveva perso il filo del discorso, sia perché nominare Sakura e Naruto al momento era fonte di grande nervosismo.
«C’entra che tu dai per scontata la presenza degli altri, Sas’ke-chan e pensi che sia qualcosa a tua disposizione, ma se per il secondo caso, ovvero il Natale al piano di sotto, si parla di tuoi familiari che ti conoscono fin troppo bene, il primo caso è ben diverso» lo sentì strisciare sul letto; si voltò appena per guardare in che razza di essere si poteva essere trasformato con il buio quell’essere. Ora che gli occhi si erano abituati al buio, riusciva a scorgere la sua figura, che era stesa scompostamente a pancia in giù e si reggeva sui gomiti.
Avrebbe fatto bruciare il piumone. E i cuscini. E il letto. Magari avrebbe fatto bruciare anche Shisui, così non avrebbe contaminato altro con la sua stupidità.
«Io non do per scontato nulla» mormorò a sua discolpa.
«Ma non dire idiozie! Sakura e Naruto forse, a differenza di Itachi, tua madre e tuo padre, necessitano di qualche segno, qualcosa che gli faccia comprendere che per te la loro presenza conta o hai visto tu stesso oggi le conseguenze delle tue azioni» gli fece presente.
Non c’era bisogno di guardarlo in faccia per sapere che sorrideva beatamente.
«Il tuo Natale presente differisce abbastanza da quello passato, vero? E questo solo perché il tuo atteggiamento è quanto di più distruttivo esista» terminò con zelo e praticità.
Iniziava ad essere davvero inquietante quella versione di Shisui che si fingeva intelligente e faceva la parte dello psicanalista.
«Domani non verranno da te sorridenti, Sasuke-chan, loro ti hanno sempre dimostrato qualcosa!» «Scendi dal mio letto» gli ordinò semplicemente.
Sasuke non aveva la minima intenzione di dare ascolto alle sue baggianate. Non poteva sapere quale sarebbe stato il suo Natale presente, così come non poteva dare giudizi sul suo comportamento; Naruto e Sakura non lo stavano ignorando, avevano solo qualche grave problema a livello mentale. Entro una settimana sarebbe tornato tutto a posto e le sciocche profezie di Shisui sarebbero state solo un incentivo per picchiare meglio quel deficiente, nulla di più.
«Allora, Itoko-chan, hai tratto le tue intelligentissime conclusioni a riguardo?»
«Fuori di qui.»
«Ehi, prima eri almeno un po’ più collaborativo!» si lamentò.
Cos’era, con l’avanzare delle ore e con l’imbrunire diveniva più stupido e più lunatico?
«Le conclusioni, marmocchio, o non me ne vado di qui!» con agilità saltò giù dal letto e si portò proprio davanti a Sasuke, le spalle rivolte verso la porta e le mani sui fianchi, in una perfetta posa da ‘dovrai passare sul mio cadavere’.
Sembrava davvero dire quello?
Le lasciò cadere immediatamente, fin troppo consapevole che Sasuke non desiderava altro.
«Con-si-de-ra-zio-ni, tappo, su tutta questa bella faccenda!»
Ad un trattò un fasciò di luce illuminò la stanza; fulmineo o no, la mente di Shisui non fu abbastanza veloce da fargli comprendere immediatamente che la luce proveniva dalla porta aperta alle sue spalle. E quando la voce che apparteneva a chi aveva aperto la porta parlò, era troppo tardi per buttarsi dalla finestra e atterrare di testa nella neve.
Quante possibilità c’erano che fosse Mikoto-san? O Itachi?
«Le mie considerazioni, nipote, sono che al piano di sotto c’è qualcosa di ripugnante sul pavimento» Mikoto non era così mascolina e Itachi era in missione fino a quella sera; meno una possibilità, usando un eufemismo. «E sicuramente è colpa tua.»
Non ebbe il coraggio di voltarsi, Shisui; aveva lo sguardo fisso dinnanzi a sé e osservava Sasuke, che ghignava apertamente.
Ora Pomodoro-san avrebbe avuto la sua sepoltura.
«Vai a pulire, nipote.»
Si voltò velocemente verso Sasuke: quel ragazzo necessitava di indizi o non sarebbe arrivato nemmeno al piano di sotto solo con i suoi piedi. «Il tuo futuro dipende da teeeee» sibilò con fare enigmatico e vagamente spettrale, una mano di fianco alla bocca per dare più enfasi.
«Adesso
Si voltò lentamente ancora mezzo piegato e la mano vicino alla bocca. «Ce-certo» si ricompose immediatamente alla vista delle sopracciglia pericolosamente aggrottate di Fugaku.
Ovviamente era colpa di nipote. Ovviamente.



Ho davvero aggiornato come stabilito, la cosa mi sconvolge davvero davvero tanto!XD
Itoko significa cugino e non credo ci sia altro da precisare nel capitolo, se non che pomodoro-san merita un minuto di silenzio!u_u’
Non ho altro da aggiungere, se non che il terzo ed ultimo capitolo dovrebbe arrivare domani, ma non ci sperate troppo, probabilmente mi perderò qualche pezzo per strada e lo posterò più tardi!XD
Fugaku Uchiha for president, grazie!u__u’


Natsumi213: siamo decisamente in due ad amare Shisui, assolutamente!u__u’ sono felice che la storia ti piaccia e che la psicopatia di Sasuke non sia sconvolgente!XD Povero ragazzo, ha bisogno di una vacanza… magari con Shisui, va’, o si annoia!XDXD Eccoti il secondo capitolo! Spero ti piaccia!^^
Eikochan: Mikoto secondo me ci ha fatto l’abitudine, o non preparerebbe i biscotti tranquilla tranquilla in casa quando in casa ci sono sia Shisui che Sasuke!XDXD Ma no! Il Natale è bello… ci sono i regali!(: *materialista fino al midollo!XDXD* Grazie per la recensione e spero che il capitolo ti piaccia!^^

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Capitolo 3
*** Io ho sempre ragione, marmocchio! – Shunsui e Shusuin Uchiha. ***


Io ho sempre ragione, marmocchio! – Shunsui e Shusuin Uchiha.



24 dicembre





In casa Uchiha quel mattino perseverava un clima tanto natalizio da costringere Sasuke ad esiliarsi in camera sua per più del previsto. E la cosa lo irritava parecchio; non perché standosene semplicemente seduto sul letto non faceva pressoché nulla, ma perché era più o meno la stessa scenetta che aveva imbastito la sera precedente quel demente di Shisui. Ovviamente le tende non erano tirate fino al punto di rottura.
Sasuke avrebbe scommesso che mai qualcosa detta dal cugino si sarebbe avverata, eppure lui era davvero seduto su quello stupido letto. Andare di sotto, però, non se ne parlava proprio, assolutamente no. Per tutta la mattinata sua madre lo aveva schiavizzato amorevolmente, costringendolo ad aiutarla a finire preparativi e a fare commissioni; non voleva incorrere nella stessa sorte anche per tutto il pomeriggio. In più era la vigilia; casa Uchiha era ovviamente piena di parenti che sua madre aveva invitato e già sentiva uno snervante brusio dal piano di sotto; presto la casa sarebbe stata gremita di gente e non era esattamente l’ambiente favorevole per Sasuke Uchiha, esemplare in potenziale via di estinzione.
Perciò era sul letto.
E pensava, cosa che di per sé tentava di non fare, perché spesso si trovava a cavillare lui stesso su questioni che nemmeno voleva affrontare. Come ad esempio il fatto che Shisui aveva avuto di nuovo ragione. Rettificò mentalmente: Shisui aveva sparato qualche altra cavolata che era risultata vera per una mera coincidenza.
Né Sakura né Naruto si erano fatti vedere per tutto il giorno.
Ma, in fondo, se lo era mai aspettato davvero?
Erano state tutte le stupidaggini di Shisui a mettergli in testa idee che differivano da quel che pensava lui. Probabilmente quel pomeriggio ci sarebbe andato spontaneamente lui da quei due, ma tutte le fandonie del cugino lo avevano irritato e maldisposto. E poi l’Haruno e l’Uzumaki non l’avevano nemmeno visto, perché doveva andare?
No, ora non aveva più intenzione di andarci. Per un attimo la sua mente formulò anche il pensiero ‘non se lo meritano’, ma si rese conto da solo che quello era parecchio infantile.
Come anche il resto del suo ragionamento, ma per lui filava, dov’era il problema?
No, lui se ne sarebbe rimasto sul letto, a godersi la sua adorata calma e la sua adorata quiete, al diavolo tutto quello che diceva quell’idiota e quei due, che evidentemente ritenevano praticamente invisibile la sua presenza.
Ecco, ora stava pensando anche secondo i ragionamenti idioti di Shisui.
Ringhiò nemmeno troppo sommessamente e si rese conto di essere più arrabbiato di quanto credesse. Aveva voglia di sfogare la sua rabbia in qualche modo, ma uscire e lanciare kunai contro un tronco era fuori discussione. Voleva le dita delle mani e quelle dei piedi attaccate rispettivamente a mani e piedi. Il freddo lo infastidiva particolarmente, ma ciò era in palese contrasto con la finestra aperta alle sue spalle. Controversie Uchiha, nemmeno loro sapevano spiegarle, ecco perché alla domanda della madre aveva solo risposto con un’alzata di spalle.
Itachi era nella sua camera che se le dormiva tranquillamente, perciò lui era di poco aiuto, ma aveva tutti i suoi motivi. Era tornato tardi da una missione piuttosto difficile, perciò riposarsi era qualcosa che gli andava concesso, al di là del fatto che ad Itachi Uchiha era concesso tutto.
E poi se dormiva Shisui non aveva il coraggio di disturbarlo, premura che di certo non si prendeva con Sasuke. Probabilmente lo avrebbe disturbato anche da morto, quel bastardo.
Probabilmente, comunque, aveva solo bisogno di starsene un po’ in tranquillità, viste le orribili visite non richieste degli ultimi due giorni.
Cosa che quel giorno non si sarebbe ripetuta, assolutamente no.
C’è da specificare che il ragazzo dava troppa poca importanza agli aforismi della vita quotidiana perché altrimenti in quel momento sarebbe stato logico pensare qualcosa come ‘non c’è due senza tre’.
Fu un solo attimo, ma Sasuke un secondo dopo stringeva già in mano un kunai – che teneva sapientemente sotto il cuscino – che puntava alla gola del cugino. Non era stata così silenzioso questa volta o forse era solo Sasuke che ormai stava anche fin troppo allerta.
«Ma buona vigilia di Natale, marmocchio!»
Con un sorriso a trentadue denti, Shisui Uchiha faceva ‘ciao ciao’ con la mano al cugino, per nulla intimorito dal kunai che aveva puntato al collo.
Sasuke lo diceva sempre che il cugino era totalmente sprovvisto di istinto di sopravvivenza. «Muori» sibilò l’Uchiha, ma non abbassò l’arma.
Una buona vigilia può forse essere esente di un omicidio in famiglia? Secondo le regole provvisorie di Sasuke Uchiha no.
« Possibile che debba insegnarti tutto io? Si dice ‘buona vigilia di Natale anche a te, Shisui-san, è un piacere vederti anche oggi, Shisui-san’» Sasuke ringhiò e premette leggermente di più la lama contro di lui. Lui deglutì questa volta. «’O-ora abbasso il kunai, Shisui-san’ massì, vanno bene anche i tuoi personalissimi auguri, chi sono io per– oh, diamine, abbassi ‘sto coso?»
Sasuke sbuffò e fece come aveva richiesto; poverino, gli aveva rovinato il giochino. Quel ragazzo faceva paura, Shisui se ne rendeva conto giorno dopo giorno, ma qualche minaccia ben piazzata sicuramente non poteva battere il prenderlo in giro.
«Che ci fai di nuovo qui?» borbottò esasperato, allontanandosi e rimettendo il kunai sotto il cuscino.
Shisui voleva davvero chiedergli se la notte lo toglieva prima di dormire o se amava invece il rischio di andare a letto rischiando di tagliuzzarsi un orecchio, ma quel pomeriggio non poteva proprio permettersi di divagare. Avevano poco tempo – erano già le sei e mezza! – e lui doveva ancora tentare di convincere quel testone che non poteva sempre avere ragione e che in quel caso era chiaro che la logica fosse dalla sua parte.
«Ma mi fai sempre le stesse domande? Muori, cosa ci fai qui, cosa vuoi, perché esisti… mmh, inizi ad essere noioso!»
«Tu lo sei sempre stato, spero tu ne sia consapevole» berciò stizzito.
«Oh, sei solo tu che mi trovi noioso, c’è un sacco di gente che mi descrive con aggettivi più lusinghieri» gli fece presente, incrociando le braccia al petto.
«Tua madre?» chiese scettico.
«No, lei pensa che io sia uno sfaticato ninja che vive di rendita» confessò con leggerezza e poi scosse la testa energicamente, colpito da chissà quale grande considerazione.
«Ah, piantiamola! Non abbiamo tempo per divagare! Non c’è tempo, tu sei tendenzialmente portato a ridurti sempre all’ultimo minuto, brutta testa di rapa!» lo rimproverò, probabilmente credendo anche che Sasuke sapesse di che diamine stesse parlando.
Ovviamente non era cosi.
«Ci sono ancora un sacco di cose che–»
«Se sei di nuovo qui per rifilarmi le stronzate di ieri puoi anche andartene, non ho intenzione di ascoltarti ancora» lo anticipò e in un attimo una grande irritazione si impossessò di nuovo di lui. Ripensò a prima, quando si era ritrovato a credere, anche solo per un attimo, che le parole di Shisui potessero essere vere.
Fu molto tentato dal riprendere il kunai sotto il cuscino.
Shisui aggrottò la fronte: «Sei veramente una grandissima merda, ma probabilmente non sono il primo a dirtelo. Naruto è passato oggi? Perché avrebbe potuto dirtelo lui, ma non credo sia venuto, no» disse candidamente, con un sorrisetto compiaciuto.
Credeva davvero che quella misera strategia di psicologia inversa avrebbe attaccato con lui? Illuso.
«Sakura è venuta a persuaderti ancora, stamani? Ma ovvio che no!» Era fin troppo bastardo quel giorno, più del solito e il sorrisetto sardonico che si trovava sul suo volto era ancora più irritante del normale.
«Credi che la cosa mi infastidisca particolarmente?» si informò con indifferenza.
«Ah-ah! Siamo di nuovo al punto di partenza!»
«Di che cosa stai parlando, adesso?» chiese con grande esasperazione. Quelle sue uscite profetiche da grande conoscitore del suo personale caso comportamentale lo infastidivano come non mai.
Non aveva qualcosa da fare a casa sua? Perfino Hiada-san se lo voleva così ardentemente togliere dalle scatole da accollare quel disastro deambulante di suo figlio a qualche altro povero esemplare del genere umano – che, guarda caso, era quasi sempre Sasuke? Non aveva nessuna coscienza materna, quella donna.
«Del fatto che hai detto che non ti importa! Non ti importa se loro vengono, non ti importa se loro ci sono né se non ci sono!» ribatté meravigliato quasi e anche con fare piuttosto ovvio. «Diamine, tappo! Questa non è apatia, è solo il tuo egocentrismo che ti porterà a convivere con il tuo solo naso, alla fine!»
«Io non ho– non sono egocentrico» chiarì subito, non sapendo nemmeno lui perché stesse realmente tentando di instaurare una discussione civile con quell’idiota. Le cose gli entravano da un orecchio e gli uscivano dall’altro; afferrava solo quel che voleva afferrare, il bastardo. «Sono stati loro a insistere e poi a far finta che non ci fossi, la colpa è loro.»
Ed era vero, dal modesto punto di vista di Sasuke Uchiha. Lui non aveva fatto assolutamente nulla oltre a rifiutare il loro invito ad una stupida festa; doveva forse fustigarsi sulla pubblica piazza se preferiva starsene tranquillo piuttosto che in mezzo a confusione e tutto il resto?
Davvero non si capacitava di come tutto potesse essersi venuto a creare partendo dal suo secco ‘no’ a quella semplice domanda che era stata ‘ehi, Sas’ke, ma tu ci sei alla festa, vero?’.
«Non disquisiremo oltre sulla tua errata percezione di te, perché è inutile» e qui si passò una mano tra i capelli con un gesto esasperatamente drammatico.
«Bene bene. La festa è questa sera, giusto? Allora questo è l’ultima tappa del mio brillante piano e per le otto di codesta magnifica giornata, tu farai la persona adulta, ti comporterai come tale e io avrò» si fermò di colpo, quasi fosse sul punto di farsi scappare più informazioni del necessario «la soddisfazione, sì, avrò la soddisfazione di aver… aiutato consapevolmente un piccolo esemplare di demente in fase adolescenziale con percezioni distorte della realtà circostante» concluse con fare ampolloso.
Shisui poi si sedette per terra con fare pratico; evidentemente stava per imbarcarsi in un’altra delle sue lunghe menate senza senso, in cui Sasuke si dimostrava completamente indifferente ed inconsapevole agli stimoli sociali e minacciava la sua stessa esistenza con il progressivo allontanamento da tutte le forme di vita che si erano dimostrate socialmente adatte alla sua personalità.
Questa era la descrizione che avrebbe dato Shisui del suo lungo discorso, ecco, e il fatto che Sasuke lo riprodusse mentalmente fin troppo fedele alla realtà lo inquietò parecchio.
Scosse impercettibilmente la testa e aggrottò le sopracciglia; si diresse verso la porta, perché quel giorno era davvero impensabile una qualsiasi discussione con quell’idiota.
Non aveva l’orrendo cappellino, quella era una cosa che giocava a suo favore, ma l’invece costante presenza della sua stupidità non aveva qualcosa con cui essere eguagliata.
«Fermo fermo fermo, marmocchio, non te ne puoi andare» lo informò pacatamente.
«E chi lo dice, di grazia?»
«Io, poi il fatto che fuori da quella porta ci sono più Uchiha di quanti tu ne possa contare sulla punta delle dita e in più c’è tua madre» sorrideva e osservava estasiato le reazioni di suo cugino. «E poi lo dico di nuovo io, sì, adoro questo senso di megalomania che mi pervade quando do ordini a destra e a manca, dovrei fare il capo di una squadra Anbu, sarei davvero la ciliegina sulla torta!»
«Dubito che a Konoha siano presenti squadre Anbu addestrate per missioni suicide» asserì sardonicamente.
E quel ragazzo voleva negare di essere tenero?
«Stupido itoko, lo sai benissimo che le mie missioni hanno sempre ottimi esiti» Sasuke non seppe se ad inquietarlo fu il tono basso e calcolatore poco da Shisui o lo scintillio malsano nei suoi occhi. Po tornò a sorridere felice; no, forse a spaventarlo erano i cambi d’umore.
«Questo è da vedere» borbottò tra i denti.
«Si vedrà molto presto, tranquillo! Ora, di grazia, vuoi farmi il santo favore di sederti o comunque stare immobile, così che possa portare avanti la mia opera di grande carità?» si informò, ma non si aspettava davvero una risposta.
Sasuke alzò gli occhi al cielo. Perché solo a lui toccava ritrovarselo costantemente tra i piedi? In quegli ultimi giorni, per di più, sbucava dal nulla come se niente fosse e si comportava come il peggiore dei mentori improvvisati. Cosa gliene importava delle sue relazioni sociali era qualcosa che non avrebbe mai capito, ma ora come ora non gli interessava davvero più. Voleva soltanto che se ne andasse. Subito possibilmente, era chiaro però che quella condizione poteva essere soddisfatta solo se stava ai suoi sciocchi giochetti.
«Dove eravamo rimasti? Ah, sì, giusto, alla tua stupidità e alla tua incapacità sociale!» l’argomento chiaramente lo metteva di buon umore e lo dimostrava l’entusiasmo spropositato con cui gesticolava.
«Cos’è, oggi toccherà al Natale futuro, visto che quello presente e quello passato li hai già brillantemente illustrati?» Sasuke commentò con leggerezza e sarcasmo disinteressato, ma quando lo vide annuire rimase particolarmente scioccato.
Ben inteso, scioccato come lo può rimanere l’Uchiha qual era, ovvero sopracciglia incarnate e senso di irritazione dilagante perché, se qualcosa lo aveva stupito, al novanta percento era qualcosa che non gli sarebbe andato a genio.
Logica sua, per lui filava benissimo, come tutti i suoi ragionamenti contorti del resto.
«Esaaaaatto, Sas’ke-chan, vedi che se ti applichi capisci? Sono orgoglioso di te, marmocchio» e tirò rumorosamente su col naso.
«Piantala. Tu non puoi conoscere il mio Natale futuro, idiota» lo rimbeccò scocciato.
Non sapeva nemmeno predire cosa avrebbe fatto di lì a pochi secondi, figurarsi il suo Natale tra un paio d’anni.
«Ovvio che posso, demente. Anzi, è piuttosto palese, visto e considerato il tuo status sociale attuale. Voglio dire, le tue azioni hanno delle conseguenze e si dà il caso che le tue attuali azioni ti procureranno solo un futuro deprimente e solitario» disse e annuì convinto.
Si guardarono, chi sorridendo chi con il peggior sguardo del proprio repertorio, ma non volava una mosca nella stanza.
C’era il brusio che proveniva dal piano di sotto, ma per il momento era ancora basso.
«Il mio futuro sono affari miei e smettila con tutte queste stronzate sul fatto che sarà deprimente, sicuramente sarà meglio del tuo presente, volto solo a rompermi le scatole» commentò velenosamente e assottigliando lo sguardo.
Se doveva essere sincero, Sasuke, a quel punto poteva davvero dire che tutte le cose dette da Shisui stavano davvero iniziando ad infastidirlo parecchio, sia per la convinzione con cui le diceva, sia per la remota possibilità che potesse aver ragione.
Per ovvi motivi, l’Uchiha non perdeva nemmeno tempo ad ascoltare quel che aveva da dire, darvi addirittura retta era impensabile; vuoi perché il giorno della vigilia di Natale si trovava davvero chiuso in camera, vuoi perché la sua psiche stava cedendo sotto il peso dello stress da festività non apprezzata, però in quel momento la possibilità non era poi più così remota.
E la cosa lo scocciava davvero.
In più quell’idiota di Shisui continuava a sorridere, cosa che lo snervava e pensare coerentemente gli risultava più difficile del previsto.
«Il mio presente è perfetto, grazie per l’interessamento, il tuo invece fa un po’ pena» e indicò con un gesto eloquente della mano la stanza in cui si trovava.
Per lui rigirare il coltello nella piaga doveva essere davvero emozionante e interessante.
«Se è perfetto perché te ne stai qui a far presente a tuo cugino quanto schifo fa la sua vita a causa della sua apatia?» sbottò e Shisui colse in quel breve sfogo, che Sasuke aveva tentato di mascherare con ira e sarcasmo, una punta di cedimento.
Il terzo giorno Sasuke stava davvero prendendo in considerazione quel che Shisui tentava di dirgli, ovvero che con il suo atteggiamento scontroso sarebbe rimasto solo e chi aveva tentato di avvicinarlo se ne sarebbe andato.
Stava iniziando a rendersi conto che non poteva dare per scontata la presenza altrui e che nessuno era qualcosa che poteva intendere come a discrezione della sua volontà.
Forse era il momento giusto per terminare il piano con la terza parte. Shisui sorrise con fin troppo entusiasmo e Sasuke non si lasciò sfuggire quel dettaglio.
«Itoko-chan, io voglio solo farti vedere il mondo da un punto di vista esterno al tuo» gli fece presente con una gentilezza nauseante.
Lo preferiva quando faceva il deficiente.
«Il tuo sarebbe un buon punto di vista?» chiese con sarcasmo.
«Sì, direi di sì, forse un po’ avanti a quello del resto del mondo» e si sorrise da solo, in tutta la sua stupidità «ma diciamo che è sicuramente più attendibile del tuo!»
Sasuke avrebbe voluto fargli notare che il punto di vista di qualcuno che sosteneva che l’acqua gelata di un fiume in inverno era fredda solo per un preconcetto mentale e dimostrava anche la sua tesi, immergendocisi a metà gennaio, non era attendibile nemmeno per finta – aveva dodici anni quando si era gettato nel fiume Naka e Itachi era dovuto andare a ripescarlo perché stava morendo per ipotermia.
«Ne dubito.»
«Vogliamo scommettere?»
«No» ringhiò in risposta, mentre Shisui sorrideva malandrino.
«Ma quanto sei diffidente, tappo! Su, non è che hai paura di scoprire che io ho ragione e tu torto, perciò questo porterebbe a credere che in realtà non sei poi tanto intelligente?» lo stuzzicò.
Era comunque un ragionamento abbastanza contorto da sembrare tipico di Sasuke.
«Si arriverebbe a credere che sono completamente idiota se ti dessi ascolto, qualunque sia l’ennesima stupidaggine che tiri fuori» asserì velenoso, ma il cugino non apparve minimamente scoraggiato dalla reazione.
Era chiaro che aveva una visione ben precisa della sua intelligenza e i commenti del cugino non lo scalfivano più di tanto.
«Beh, in caso avessi torto hai tutti i diritti di usarmi come bersaglio per i kunai, ma mi hai già ascoltato due giorni fa e ieri, che ti costa stare a sentire le mie congetture anche oggi, così che io possa portare a termine il mio brillantissimo piano?»
«Muori» si prese solo la briga di rispondergli, mentre prendeva ad osservare il pavimento, intento a trovarvi qualcosa di più interessante e coinvolgente della possibilità di uccidere l’idiota che si trovava nella stessa stanza con lui.
«Un sì un tantino personalizzato, ma ti voglio bene lo stesso, tappo!» e rise da solo, per poi passarsi una mano tra i capelli, quasi soddisfatto.
Dal suo punto di vista ce l’aveva in pugno, il ragazzo; dal punto di vista di Sasuke un pugno glielo avrebbe dato in faccia.
«Ehi, Sas’ke-chan, sai dove sarò io tra dieci anni?» chiese ad un tratto.
«Non me ne frega niente di dove sarai, anche se spero sotto terra da undici» sibilò irritato.
«Che gentilezza, credo che non mi ci abituerò mai» commentò sornione e poi riprese il suo discorso: «Sarò in giro per il mondo, come ninja dalla grande fama, una katana e un kunai come uniche armi e conoscenze in ogni villaggio!»
Gli brillavano gli occhi e Sasuke non faticò a capire di cosa stava parlando. Tutti sapevano che il sogno di quell’Uchiha era quello e forse un giorno lo avrebbe realizzato, magari anche solo iniziato: arrivato a Suna sarebbe tornato a Konoha per mancanza di vestiti puliti e cibo.
Era poco pragmatico, il ragazzo.
«E Itachi? Itachi sarà sempre in missione come miglior Uchiha di Konoha, capo di una ventina di squadre e tante altre cose degne del grande ninja che è» e probabilmente sarebbe stato davvero così. Il fratello era molto abile, si era fatto notare da subito e il suo futuro sarebbe stato all’altezza del ninja che era.
«E tu, Sas’ke? Mmh… Sakura viaggerà; sai quanto viaggiano i ninja medico? Taaaanto, o almeno Izumi-san viaggia un sacco!»
«E allora? »
«Silenzio!» lo interruppe e fece un gesto secco con la mano.
«Piantala di mettere in mezzo Sak–»
«Uchiha Sas’ke! Silenzio!» ululò e Sasuke fu tentato di piantargli un kunai in mezzo al petto.
«Dicevo… Naruto diventerà Hokage, se ne starà sempre in quel suo minuscolo ufficio a firmare scartoffie, con la sua amorevole mogliettina Hyuuga e boh, non è il suo futuro che mi interessa, ma il punto è un altro.»
«Esiste un punto? A me sembra solo il descrivere a grandi linee futuri che sono palesi a chiunque» sbottò, benché avesse provato con tutto se stesso ad ignorarlo. Era impossibile essergli indifferente, doveva rendergliene atto, benché fosse una grandissima disgrazia.
«Beh, tu lo vedi il tuo, di futuro?»
«Lontano da te» ribatté subito, certo che appena possibile se lo sarebbe tolto dai piedi.
Non lo vedeva assolutamente un futuro dove quell’idiota fosse presente, perciò meglio risolvere il problema non appena ne avesse avuto la possibilità.
«Molto onorato della tua bastardaggine nei miei confronti, ma non parlavo di quello. Come lo vedi il tuo futuro, ora come ora?»
«Che cos–»
«Te lo dico io» Sasuke avrebbe voluto interromperlo per insultarlo e chiedergli che diamine glielo avesse chiesto a fare, ma Shisui fu più veloce a continuare: «È vuoto. Spoglio. Perché hai allontanato tutti, hai fatto sì che si stancassero di correrti dietro e che si fermassero a riposare. Ti hanno perso di vista, hanno notato altro e hanno smesso di cercarti. È una possibilità più che logica, non convieni con me?»
Shisui poteva davvero ritenersi soddisfatto di se stesso; i discorsi che stava imbastendo erano degni di nota, pieni di charme, il carisma non gli mancava proprio e poi Sasuke non lo aveva ancora ucciso a suon di calci. Voleva dire che ci stava pensando sopra, stava meditando…
O forse stava cercando un insulto abbastanza pesante da fare crepare un santo, ma Shisui voleva davvero sperare che stesse riflettendo su quanto gli stava facendo notare.
Era necessario che riflettesse, di vitale importanza quasi.
«Loro non ci saranno, nel tuo futuro, questo è chiaro. Non ci saremo né Itachi né io, sarai solo. Ok, forse io e lui non ce ne andremo definitivamente, ma hai capito cosa intendo. E questo perché? Perché hai cacciato tutti! Non sono mica tutti resistenti come me alla tua stronzaggine e al tuo carattere bastardo, eh! Oh, oh, sai come sarà il tuo Natale, tra questi fantomatici dieci anni?»
«Ti ho detto prima che non lo voglio sapere né tu puoi saperlo, perciò dacci un taglio» esordì, sperando davvero che decidesse di stare zitto. Magari avrebbe accolto le sue vane richieste di silenzio, se ne sarebbe addirittura andato…
Ma anche no.
Si parlava di Shisui Uchiha, non di una persona qualunque, aveva la testa più dura di un muro.
«La mia non era una domanda che richiedeva una risposta, cugino cretino» gli fece presente con un largo sorriso. Sarebbe morto. Presto. Molto presto.
Ignorando i borbottii neanche troppo borbottati di Sasuke, Shisui prese ad illustrare il Natale futuro del cugino come piano ‘salviamo il ninja Sasuke’ comanda.
Ah ma che genio era quel ragazzo?
«Sakura e Naruto lo passeranno insieme, ovvio, le loro rispettive famigliole piene di marmocchi se ne staranno unite sotto uno stesso tetto ad ingozzarsi come porci– no, ok, gli altri mangeranno civilmente, solo Naruto sarà poco civilizzato e… e beh, saranno felici e tranquilli, a riposarsi dal loro stancante lavoro, le rughe dell’età nascoste dietro sorrisi felici e tutto il resto… mi segui, tappo?»
«È estremamente difficile ignorare il tuo continuo ciarlare» gli concesse soltanto, guardando il soffitto. Ignorare il contatto visivo con quell’idiota aiutava ad evitare stragi sanguinolente in camera sua. Sua madre probabilmente non avrebbe apprezzato le tinte cremisi con cui avrebbe provvisoriamente rimodernato le pareti. Personalmente trovava parecchio apprezzabili degli schizzi di sangue da contemplare prima di andare a dormire, specie se erano di Shisui; forse poteva davvero farci un pensierino su.
L’ignaro Shisui, intanto, continuava con la sua descrizione accurata: «Bene. Dicevamo. Ah, sì, i tuoi genitori, giustamente, non staranno a farti da balia per sempre. Passeranno un Natale alla Mikoto-san, pieno di biscotti e con un… con un… con Fugaku-san, ecco, che gironzola per casa burbero e spaventoso come sempre» sospirò e si fermò per un attimo, come a voler dare il tempo a Sasuke di prendere atto della sua grande narrazione.
«Non puoi dire di conoscere il Natale futuro altrui, stai solo facendo congetture fin troppo generali che anche un bambino dell’accademia può inventarsi senza problemi. Forse sarebbe anche più dettagliato di te» disse con fare indifferente, anche se lui stesso si rendeva conto che, generale o no che fosse quella sottospecie di racconto, le cose sarebbero benissimo potute essere così, un giorno. «Ah, ma stai sempre a cavillare allora! A noi poi non interessa cosa mangeranno Naruto, Sakura, marito, moglie e rispettiva prole né quante volte grugnirà zio Fugaku!» con la coda dell’occhio Sasuke lo vide muovere le mani con fare noncurante.
«Le risposte sarebbero sicuramente ramen e tante, ma a noi interessa il tuo, di Natale! Guarda, sono tanto magnanimo e clemente che salto la descrizione generale sì, generale, del mio Natale e di quello di Itachi» e poi non c’è quasi più tempo!, avrebbe voluto aggiungere, ma si trattenne. «Questo sarà il tuo ultimo Natale di questo passo» commentò lapidario e sembrava anche particolarmente intenzionato a far avverare quella probabilità.
«Oh, ma ti prego, non essere così gentile! Tutto questo amore nei miei confronti mi farà secco, sono serio» commentò con teatralità.
«Potrei abbracciarti, se il fine sarebbe la tua morte» commentò sprezzante e minimamente intenzionato ad avvicinarsi anche di un solo passo a quell’essere.
«Cooomunque, puoi smettere per cinque minuti di pianificare la mia morte e mi dai ascolto? Dico sempre cose interessantissime e verissime, dovresti saperlo!»
«L’ultima cosa che hai detto non lo è di certo.»
Shisui alzò gli occhi al cielo, ma nonostante l’esasperazione sorrise.
Ah, quel marmocchio era seriamente uno spasso. Le conversazioni con lui erano sempre illuminanti, sarebbe stato meglio comunque se poi non avesse tentato di freddarti in vari modi dopo due parole.
«Dicevamo. Il tuo Natale. Ah, che depressione che mi metti, cugino-chan! Già ti vedo, lì, seduto!»
«Seduto dove? Sulla tua tomba?» commentò sardonico e, come avrebbe fatto notare Mikoto-san, con poco spirito natalizio – «Non si parla di morti a Natale, Sas’ke-chan!»
«Ma quanto sei zuccheroso oggi! Davvero adorabile! E ora dacci un taglio con le tue fesserie e stammi a sentire!» ululò l’ultima parte, prendendo alla sprovvista anche Sasuke.
Quando si era evoluto ad un livello di scemenza ancora superiore? Era spaventoso quel ragazzo.
Comunque Sasuke non disse nulla.
«Bene. Allora! Tu avrai una casa tra dieci anni, sì? Non vivrai con i tuoi genitori fino ai quaranta, questo mi sembra logico. Ecco, avrai questa tua bellissima casa nel quartiere Uchiha, ma visto che si parla di te, sarà proprio al limitare del quartiere, nel punto più sperduto, lontano da tutto e tutti, in modo da potertene stare da solo, ad invecchiare senza rompiscatole. Magari in mezzo ad una palude su una collina!» gli brillavano gli occhi mentre parlava, segno che lui trovava estremamente emozionante il suo racconto senza senso.
«Non ci sono paludi qui, idiota–»
«Licenza poetica, tappo, licenza poetica! Comunque, lasciamo perdere la tua incapacità di vedere oltre i singoli dettagli e senti qua: di tanto in tanto uscirai anche da quella splendida casetta, che nessuno ha mai visto. A Konoha si crederà che ci sgozzi persone e le nascondi sotto i tatami, ma dettagli» aggiunse, notando l’occhiataccia di Sasuke e intuendo che forse stava sforando un pochino e che si stava facendo prendere un po’ troppo. «Bene. I tuoi unici contatti saranno i tuoi genitori, Itachi, probabilmente io e non fare quella faccia di merda per favore so che ne sarai immensamente felice e poi l’Hokage, che ti chiamerà per le missioni e per chiederti di distruggere la tua piantagione abusiva di pomodori ogm.»
«Dacci un taglio con questa stron–»
«Ti farai anche crescere la barba!»
«Cosa?»
«Massì, come un barbone, rende più l’idea della degradazione a cui porti la tua persona. Vivi da solo, mangi solo pomodori, non parli quasi il che vuol dire che per la metà ti esprimi a gesti e grugniti e non ti ricordi nemmeno più chi sono, Naruto e Sakura!»
Quello per Shisui era il colpo di scena.
«Tutto quello che stai dicendo non ha senso, perciò dacci un taglio e vattene. Ora. Cosa che avresti dovuto fare due giorni fa.»
«Oh, su, non te la prendere ora! Non siamo ancora arrivati al Natale! Poi ok, forse non è tanto credibile, ma se togli la palude e la barba è decisamente più vera e fattibile la cosa, no?»
Il cugino gli rivolse la peggior occhiataccia del suo repertorio.
«Ok, ok, la piantagione non sarà abusiva, va meglio ora?»
Sasuke sibilò esasperato: «Ma allora sei davvero–»
«No, no, aspetta, due secondi, solo due! Il Natale, eravamo partiti da lì, no? Ecco, lascia perdere il resto, non hai nemmeno la barba, tutto quello che ti pare, ma non muoverti, chiaro?» Shisui era saltato in piedi e ora teneva le mani avanti, come a voler tenere Sasuke fermo ed immobile da dove si trovava.
Non poteva mandare all’aria i suoi piano dopo due giorni e mezzo di lavorazione incessante, assolutamente no. Piuttosto lo avrebbe ucciso, nascondendo le prove. Molto Uchiha la cosa tra l’altro.
«Il tuo Natale sarà ancora più deprimente di quello di domani, chiuso in camera tua con le tende tirate e l’irascibilità alle stelle! Non ci sarò nemmeno io a darti lezioni comportamentali, renditi conto!»
Quella era sicuramente una tragedia, avrebbe voluto fargli notare con sarcasmo Sasuke, ma il cugino fu più veloce a continuare. Un giorno qualcuno gli avrebbe anche spiegato perché gliene importava tanto.
«Sarai da solo a casa tua, a mangiare pomodori cosa che fai sempre, ma a Natale è davvero tristissimo, visto che mangerai solo quelli, seduto davanti al caminetto. Ci sarà il ticchettio snervante dell’orologio a segnare il tempo che scorre, ma ad animare quella catapecchia in cui vivi non ci sarà nient’altro! E poi ti chiederai cosa farai domani e ti risponderai che non te ne frega. Ti chiederai allora cosa farai quella sera stessa. Ma la risposta sarà di nuovo quella di prima. E grugnirai da solo quando ti chiederai involontariamente ‘cosa farò tra dieci minuti?’»
«Ti ucciderò» commentò con indifferenza, mentre Shisui sbottava infastidito.
«Hai finito di ammazzarmi il pathos, razza di tappo? Comunque. Il tuo Natale sarà deprimente, perché non ci sarà nessuno, sarete solo tu e i pomodori, ma poi spariranno pure loro. Tu invece resterai a chiederti ‘e ora cosa faccio?’! E sai perché rispondi che non te ne frega?»
«Perché non mi interessa?» ribatté quasi con ovvietà.
Shisui voleva davvero ucciderlo, a quel punto del racconto.
«Ah, ma allora sei proprio stupido! Non fare l’idiota per cinque minuti, ti riesce?»
«Non sono io quello che deve smettere di far l’idiota, spero tu lo sappia.»
«Sei un caso perso, disperato. Mi dispiace che Itachi ti abbia come fratello, ora ho capito perché è tanto indulgente con te e non prova nemmeno a farti ragionare, i santi sono i primi a cedere con la stupidità umana!» borbottò esasperato.
«Strano che non sia già morto ad avere un cugino come te» sibilò infastidito da tutte quelle idiozie. Itachi semplicemente gli voleva bene, ecco perché non gli rompeva le scatole, c’entrava poco il non poter discutere con lui perché, in fin dei conti, era una grandissima testa dura.
«Stiamo perdendo tempo, dannazione!» ululò frustrato e si passò una mano tra i capelli. Riprese il discorso di prima, incurante degli sbuffi seccati del cugino: «Ti rispondi così perché non sai darti una vera risposta, perché non c’è niente da rispondere! Non hai nessuno con cui fare qualcosa, sei solo, non puoi programmare assolutamente nulla!»
Sasuke era al limite della sopportazione: «E tutto questo scenario apocalittico solo perché non vado a quella festa? Ti rendi conto delle stupidaggini che dici?»
«Ti rendi conto di quanto tu sia diventato stupido e cieco? Fatti portare da un oculista, forse a te lo sharingan ha effetti indesiderati! E ringrazia che non sia la caghetta!»
«Muori. Non da solo, ci penserò io ad ucciderti se non te ne vai immediatamente e se vedrò di nuovo la tua faccia.»
«Non farmi perdere tempo, tappo! Non è la festa in sé che c’entra, idiota! È la tua non considerazione degli altri che ti porterà a quella vita futura e a quel Natale desolato!»
Sasuke non ribatté quella volta e Shisui continuò a parlare, ignorando volontariamente le cause del suo silenzio: «Il non andare alla festa è solo un altro gesto con cui dimostri a Sakura e a Naruto che di loro non ti importa poi molto da poter fare qualche sacrificio per loro e forse ne seguiranno altri, forse gli basta questo, fatto sta che presto si stancheranno e tu resterai solo come ti ho mostrato!»
Shisui, dal canto suo, sapeva perfettamente di aver esagerato un pochino con le descrizioni, probabilmente non sarebbe rimasto davvero solo come un cane in una casa ai limiti del quartiere, sicuramente avrebbe mangiato qualcos’altro oltre ai pomodori e senza ombra di dubbio non si sarebbe lasciato crescere la barba, ma era necessario ai fini della trama del suo ingegnosissimo piano. Lui pensava anche ai dettagli, non era mica qualcuno che si faceva prendere alla sprovvista da possibili incongruenze, assolutamente no.
E poi se si parlava di Sasuke bisognava come minimo avere quarantanove piani di riserva, visto che era in grado di sventarli tutti e quarantanove.
«Ora hai capito?» si azzardò a chiedere, visto che il cugino non aveva ancora detto nulla e semplicemente se ne stava lì dov’era.
Si era addormentato? Era forse morto? Se era vera la seconda opzione era meglio che si buttasse dalla finestra e scappasse, cercando di crearsi un alibi perfetto, prima che arrivasse Fugaku-san e mobilitasse tutta la polizia di Konoha per scoprire chi fosse l’assassino.
Lo sentì espirare piano, quasi non volesse farsi sentire né da lui né da se stesso.
«Stai solo ingigantendo qualcosa che non ha importanza» ribatté Sasuke con calma, con lo sguardo di chi, però, non sa bene se credere lui stesso a quanto detto.
«Ah, non ricominciare! A parte che io non ho mai torto, posso farti notare che loro non sono venuti da te? Siamo a Natale, sai. Siamo psicologicamente e involontariamente tutti più buoni in questo periodo, tranne te e il tuo cuore di ghiaccio. Se davvero non avesse avuto valore sarebbero venuti, no?»
Non faceva una piega, avrebbe potuto convenire l’Uchiha, ma mai e poi mai gli avrebbe dato la soddisfazione di trovarsi d’accordo con le sue stupidaggini.
Sasuke, d’altra parte, doveva ammettere a se stesso di aver vagamente capito il concetto di fondo del discorso di Shisui che si era prolungato per tre lunghi ed estenuanti giorni. E forse il cugino aveva anche ragione. Chiaramente l’idiota aveva ingigantito tutto senza motivo, ma alla base di tutto c’era una mezza verità.
Mezza semplicemente perché Sasuke si rifiutava di dare una ragione intera a Shisui; contorti ragionamenti Uchiha, ordinaria amministrazione dopotutto.
«Lo so che hai capito, Sas’ke! Ora però tocca a te fare qualcosa! E sappi che è tardi, tardissimo, perciò ti consiglio di prendere la decisione giusta da solo, non ho tempo per farti ragionare nel modo giusto!» commentò ilare, mentre avrebbe davvero voluto stringersi la mano da solo.
Non solo il suo piano era andato a buon fine – sì, poteva permettersi di cantare vittoria prima del tempo, lui poteva eccome –, ma ora poteva vantare anche di essere riuscito a persuadere il piccolo Uchiha, facendogli cambiare idea – sì, continuava a cantare vittoria.
«Su, Sas’ke, cosa credi di dover fare ora?»
Probabilmente la risposta che Shisui voleva da lui era ‘andare alla festa’, ma Sasuke non lo avrebbe mai detto ad alta voce, anche perché non era ancora completamente certo di ciò che doveva effettivamente fare.
Tra le tante, comunque, vi era uccidere il cugino, ma forse per quella sera avrebbe dovuto rimandare.
Si mosse istintivamente verso la porta, con l’intento di uscire e andare a casa di Sakura; venne brutalmente fermato da uno Shisui confuso che gli arpionò un braccio.
«Mollami.»
Ovviamente non fece come gli era stato chiesto, anzi, lo ignorò, chiedendogli tutt’altro: «Dove stai andando, tappo? Non a prendere pomodori, spero! Voglio dire, in un momento di crisi esistenziale come questa tu mangi pomodori?»
«Cosa c’entrano adesso i pomodori?» ringhiò in risposta.
I suoi problemi dovevano essere davvero molto gravi, gravissimi. Forse se lo uccideva faceva un favore anche a lui.
«Beh, al piano di sotto ci sono solo quelli e tu stavi–»
«C’è anche la porta, al piano di sotto, idiota» sibilò con rabbia, per poi portare la sua attenzione sulla mano di Shisui che stringeva il suo braccio. Lui intese e lo lasciò. Poi scoppiò a ridere.
«Ah, Sas’ke-chan! Che tenerezza di ragazzo che sei! Allora stai davvero andando alla festa?»
Sasuke non seppe se essere offeso per il tono meravigliato o per il ‘tenerezza di ragazzo’.
«Muori.»
«Sì, ci sarebbe sempre questo tuo problema legato alla personalizzazione delle risposte, ma so che è un sì! Ah, come sono fiero di teeeeeee!»
Inaspettatamente, Shisui si lanciò direttamente su di lui e lo abbracciò. O meglio, lo stritolò tra le sue braccia, biascicando parole sconnesse tra le risate. Sasuke non riusciva a muoversi e nonostante i suoi tentativi di farlo staccare, continuava ad ritrovarsi con la testa premuta sotto al collo di Shisui e le braccia del cugino che lo stritolavano.
Una costola aveva fatto crack, ne era più che certo.
«Shisui» sibilò con una calma disumana e quest’ultimo parve ascoltarlo, perché allentò la presa di poco e smise di dondolarlo come un deficiente.
«Lasciami immediatamente» e in un attimo Shisui era dall’altra parte della stanza, allarmato dallo sfrigolio del millefalchi che Sasuke stava caricando nella mano destra. Si vedeva chiaramente che era imbarazzato, nonostante l’espressione particolarmente omicida sul suo volto. Shisui evitò di esclamare un ‘ma che tenero!’ perché in quel caso l’istinto di sopravvivenza c’era eccome.
«Ah-ahm, ok, non ti affaticare– cioè, il millefalchi non è… necessario, ecco. Su, non temere, non ti abbraccio più» quello non era un abbraccio, avrebbe voluto fargli presente Sasuke, era più una mossa di arti marziali mortale. «Se no poi Itachi-chan è geloso!»
Sasuke assottigliò lo sguardo e poco dopo la stanza smise di essere illuminata dal bagliore del millefalchi.
«Comunque, no. Non puoi passare dalla porta, mi sembra ovvio!»
«E perché, di grazia?»
«Ah, che ragazzo sconsiderato! Perché è tardi e sotto c’è mezza Konoha, oltre che più Uchiha di quelli che effettivamente esistono. Perciò se tu scendi ora Mikoto-san ti schiavizzerà dolcemente e non uscirai mai più di qui!»
Sasuke lo guardò con un misto tra la compassione per la sua stupidità e l’indifferenza; aveva ragione.
«Da dove dovrei uscire, allora?»
Effettivamente avrebbe potuto fare un sacco di cose per uscire di casa; diamine, era un ninja!
Ma in quel momento nessuno dei due Uchiha presenti sembrava in grado di usare il cervello, perciò nessuno dei due pensò a qualcosa come utilizzare le proprie abilità ninja per uscire senza passare dalla porta.
Che poi, probabilmente Shisui ci aveva anche pensato, ma per lui gli effetti speciali erano sicuramente più interessanti di noiose uscite di scena.
«Ah, non preoccuparti, ho pensato anche a questo!»
Stava sorridendo in quel modo inquietante che non prometteva nulla di buono, ma Sasuke non ebbe nemmeno tempo di registrare quel dettaglio che si ritrovò di nuovo il cugino addosso.
«Shisui!» ringhiò al limite della sopportazione, ma ormai lui l’aveva già portato davanti alla finestra aperta. «Cosa stai–»
«Ah, io ho sempre adorato le uscite ad effetto, tu no?» e così dicendo fece per lanciarlo di sotto. Sasuke si tenne al cornicione della finestra e gli mollò un calcio per farlo desistere.
«Che diavolo stai facendo, idiota?» ringhiò irato.
«Ti sto facendo uscire, non è ovvio?» rise e si spostò appena per evitare un altro calcio. «Lasciami.»
«Dalla porta non puoi uscire, ma da qualche parte devi pur andare fuori , su, non fare il pignolo! Non è nemmeno tanto alto!»
«Siamo al secondo piano» gli fece presente.
Forse non sarebbe morto, ma si sarebbe rotto sicuramente qualcosa.
«Ah, no, non è alto! Cioè, è questione di punti di vista! Da qui sopra pensi che per arrivare a terra ci siano un po’ di metri, ma chi è laggiù pensa che la terra gli stia addirittura sotto i piedi! E per un lombrico è addirittura sopra! Poi c’è la neve, attutisce.»
«Cosa?»
«Nya, Sas’ke-chan! Ricorda che i gatti atterrano sempre in piedi!» e prima che Sasuke potesse effettivamente capire cosa il cugino avesse detto, si ritrovò buttato di sotto.
Lo avrebbe ucciso.
Fortunatamente, nel momento del bisogno Sasuke il cervello lo attivava, perciò ebbe modo di ricordarsi che era un ninja e che probabilmente salti come quello non dovevano dargli poi questa grande preoccupazione.
Atterrò davvero sui piedi.
«Sei un bastardo, Shisui» sbottò con stizza e tutto intenzionato ad andare ad ucciderlo, ma guardando in su non vide nessuno affacciato alla finestra. Se n’era andato.
Lo avrebbe ucciso, dolorosamente, nella maniera più truculenta possibile e…
Un vecchietto dall’aria non troppo convinta lo osservava lì vicino.
«Konbanwa, Hyos’ke-san» borbottò con rispetto, mentre l’anziano lo osservava.
Lo guardò per un po’, cosa che infastidì Sasuke.
Poi il vecchio lo ignorò e tornò ad ispezionare il cespuglio innevato dietro di lui.
Ma non era morto?
Era stato un grande ninja, così dicevano, ma con la vecchiaia era completamente partito; Sasuke non voleva nemmeno pensare a come sarebbe diventato Shisui da vecchio.
Se ci sarebbe arrivato, alla vecchiaia, perché ormai Sasuke si era già votato anima e corpo alla causa ‘salviamo il mondo da Shisui’, che prevedeva la morte di quest’ultimo e si sarebbe impegnato con tutto se stesso per portarla a termine.
Sasuke lanciò un ultima occhiata a Hyosuke-san, dopodiché si incamminò verso la casa di Sakura. La raggiunse più in fretta di quanto si sarebbe aspettato e quando fu alla porta non seppe cosa fare. Non aveva capito nemmeno lui perché avesse deciso di andarci né sapeva lui stesso quali fossero le vere motivazioni, ma di certo non lo stava facendo perché aveva realmente dato ascolto alle stupidaggini di Shisui.
Ovviamente no.
Lo stava facendo perché forse era una cosa giusta, non voleva che Naruto e Sakura ci rimanessero troppo male – era sempre stato magnanimo, lui, chiaramente – e poi non aveva veramente voglia di starsene a casa tra parenti che credeva morti e la presenza di Shisui, ecco.
In più…
Non fece in tempo ad articolare l’ennesimo pensiero contorto che la porta si aprì e si ritrovò davanti un Naruto ed una Sakura sorridenti.
A quel punto Sasuke sapeva già come sarebbe andata avanti.
Un ‘ehilà, teme!’ di Naruto, un abbraccio di Sakura e poi…
Ma anche no, Sas’ke.
Il sorriso di Naruto si allargò, quello sì, ma Sasuke non aveva messo minimamente in conto un pugno forte e deciso di Sakura come quello che si abbatté sulla sua faccia.
Gli aveva rotto il naso!
«Sei veramente un idiota, Sas’ke-kun!» disse, sorridendo anche lei, come se non gli avesse appena mollato un pugno.
L’Uchiha non sapeva proprio cosa dire e non solo perché a parlare gli faceva un male cane tutta la faccia.
Poi Sakura mise la mano in prossimità del suo naso e lui non si ritrasse: glielo stava curando.
«Tieni, Sakura-chan!» e Naruto le porse un fazzoletto con cui gli pulì la faccia dal sangue.
Avevano già messo in conto che gli avrebbero rotto il naso?
Anche senza la faccia dolorante non sapeva cosa poteva dire a quei due.
«Sei un idiota perché avresti potuto dire sì subito invece di costringerci a inventare piani astrusi!» commentò allegra, finendo di pulirlo.
«Di che piano stai–»
«Ah, teme! Sei sempre così complicato, tu! Avevi proprio bisogno di una lezione!» Naruto se la rideva alla faccia sua, chiaramente.
«Su, ora vieni dentro, dobbiamo ancora incartare il regalo di Kakashi sensei!»
«Ma non lo avete–»
«E devi anche cambiarti! Sei venuto vestito normalmente! È una festa, Sas’ke-kun!» aggiunse la ragazza con fare ovvio.
Entrambi lo trascinarono dentro, mentre lui si chiedeva cosa prendeva a tutti, in quei giorni. Sembravano completamente impazziti. Forse lo erano.
Beh, ormai era lì.
«Sono felice che tu sia venuto, Sas’ke-kun!» sussurrò poi Sakura, tornando per un attimo l’Haruno di sempre, prima di trascinarlo in giro per la casa.
«Siamo, Sakura-chan, non dimenticarti di me!» ribatté Naruto, sorridente.
«Mpf.»
Lui era sempre Sasuke Uchiha, ovviamente. Beh, forse neanche troppo, visto che si era lasciato rompere il naso da Sakura senza fare niente e ora si stava lasciando trascinare a destra e a manca come un peluche.
Tutto merito della magia del Natale, probabilmente.
«Oh, Naruto! Non dimenticarti di portarle a Shisui-san, i patti sono patti!»
«Vado e torno!»
Sasuke non ebbe il coraggio di chiedere di che diamine stessero parlando.



«Ah, il ragazzo ha salvato il suo futuro! Che gioia!»
Shisui camminava al fianco di Itachi per il viale del quartiere Uchiha. Era buio, non nevicava più, ma sembrava in procinto di ricominciare da un momento all’altro.
«Probabilmente ti odierà a vita» gli fece presente l’unico Uchiha calmo e posato della famiglia.
«Oh, sì, è vero, ma ogni tanto bisogna fare dei sacrifici per ottenere qualcos’altro! Poi mi odia già» disse, ma senza perdere il tono allegro con cui stava continuando a parlare da un bel po’, più o meno da quando aveva incontrato Itachi e lo aveva gentilmente costretto ad accompagnalo a casa sua.
«Cosa stiamo andando a fare a casa tua?»
«Ti devo fare vedere una cosa! Tu non puoi immaginare! È la mia ricompensa per aver convinto Sasuke ad andare alla festa!»
«Lui lo sa che era un piano ideato da voi tre?»
«Ovvio che no!» era sereno e vivace, segno che non temeva minimamente la vendetta di Sasuke che sarebbe arrivata sicuramente perché altrettanto certamente avrebbe scoperto tutto.
Era un Uchiha, dopotutto.
«Però era necessario! Voglio dire, loro volevano che Sas’ke andasse a quella festa e io volevo qualcosa che loro mi hanno provvidenzialmente proposto in cambio. Potevo forse rifiutare?»
Itachi non rispose, ma sul suo volto vi era il fantasma di un sorriso.
«Poi era ovvio che loro c’entravano! Voglio dire, io che ne sapevo del Natale di settordici anni fa? Ed è ovvio che loro due non lo lasceranno mai, ma proprio mai mai! Bah, che credulone il ragazzo! Eravamo d’accordo e loro mi hanno fornito vari dettagli… anche sul litigio ovviamente. Per quanto mi faccia sentire potente assomigliare a Dio, non so proprio tutto» commentò quasi intristito dalla cosa.
«Quasi tutto» convenne Itachi e Shisui si poté ritenere soddisfatto della sua natura semi divina.
«Beh, tipo so che Sasuke è un tantino più scemo di quel che sembra, sono in pochi a saperlo. Tu per esempio lo sai ma fai finta di niente! Ah, manderai il mondo allo sconquasso!»
Itachi avrebbe voluto ribattere che no, Sasuke non era scemo, era solo poco incline a vedere il mondo da punti di vista diversi dal suo, ma questo non lo rendeva stupido. Egocentrico, sì, e anche un po’ anticonformista, ma non scemo.
Non lo fece solo per amor di pace, perché poteva dire di conoscere il cugino meglio di quanto lo conoscesse Hiada-san e quella discussione non avrebbe avuto più fine.
Shisui, dal canto suo, continuò con la descrizione dei mirabolanti eventi che avevano caratterizzato la sua brillante missione ‘salviamo il ninja Sasuke’.
«Oh, e Naruto e Sakura che non si girano quando eravamo sotto la finestra del soggiorno? Ovvio che fingevano, ma probabilmente il tuo caro fratellino avrà creduto davvero che fosse divenuto invisibile! Ah, dovevi proprio vedere la faccia di Sasuke, un vero spasso! Beh, poi ha anche tentato di sfondarla con il millefalchi… quel ragazzo non ha proprio giudizio, no» commentò con fare sconsolato.
«È solo poco paziente» ribatté Itachi.
«Ah, tutto questo amore fraterno mi ucciderà! Sei troppo clemente con lui!»
«È mio fratello» disse semplicemente, perché per lui era davvero una cosa ovvia.
«Ma io sono tuo cugino! Il cugino! Shisui! E non lo fermi mica quando tenta di uccidermi, eh» borbottò offeso, lanciandogli un’occhiataccia.
Itachi non rispose, ma Shisui sapeva perfettamente quale fosse la sua espressione.
Poi ebbe un lampo di genio e si batté una mano sulla fronte: «Ah! Ho capito perché fai così! È tutto un tuo piano contorto per far sì che Sas’ke non se la prenda con me se gli rubo il suo adorato fratello maggiore e perciò non ti schieri apertamente dalla mia parte, ma in fondo in fondo sì perché sono io e–»
«Shisui?»
«Sììììììì?»
«Siamo arrivati» gli disse soltanto, indicandogli casa sua con un semplice cenno della mano. Si voltò e in un attimo gli si illuminarono gli occhi.
Completamente dimentico dell’insensato discorso di poco prima, si voltò verso di lui e lo incitò a muoversi: «Su, sbrigati! Dovrebbero già essere qui se Naruto-chan ha fatto il suo dovere!»
Itachi inarcò un sopracciglio, ma non commentò, limitandosi a seguirlo.
Non entrarono in casa, infatti Shisui deviò per il retro dell’abitazione, dove avevano uno stagno forse perfino più grande di quello di cui si prendeva cura Mikoto-san. E la donna era nota per le cose in grande, come la scorta di biscotti che sarebbe durata fino al prossimo Natale.
La neve ai bordi non era ancora stata toccata, perciò era candida come appena caduta.
Non c’erano pesci da tempo, in quello stagno e quasi nessuno si curava di esso. Piaceva solo a Shisui e lui soltanto sapeva per quale ragione, dal momento che era vuoto da un bel po’ d’anni.
Ultimamente, poi, ne aveva parlato più del solito, ma comunque Itachi continuava a non capire il perché di quella visita inaspettata al laghetto alle nove di sera, al freddo e nella neve.
Andò sul bordo, Shisui, e si inginocchiò sulla neve, scrutando poi nello specchio d’acqua, come fosse stato alla ricerca di qualcosa.
Che alla fine trovò, perché saltò su e fece cenno ad Itachi di raggiungerlo.
«Vieni qui, ma non troppo velocemente. Cioè, non poggiarti troppo sui piedi quando cammini, o sentono e se ne vanno!» stava bisbigliando, continuando a tenere d’occhio l’acqua dinnanzi a sé.
Quando tre secondi dopo si ritrovò di fianco Itachi sbottò: «Se sei già qui vuol dire che non hai camminato lentamente e non mi hai dato ascolto! Che diamine, tu e tuo fratello ucciderete i miei piani!»
«Cosa c’è lì dentro, Shisui?» chiese pacatamente Itachi, ignorando le lamentele del cugino.
«Oh!» fece in fretta a dimenticarsi di quanto stava dicendo fino a poco prima, per riconcentrarsi nuovamente su quanto si trovava nell’acqua.
«Vorrai dire chi c’è lì dentro! Ci sono Shunsui e Shusuin!»
Per un attimo solo il genio di Itachi ebbe un mancamento, perché credette che nello stagno il cugino ci avesse messo due cadaveri di chissà quali ninja che, probabilmente, non gli stavano troppo simpatici. Poi comprese. E vide anche cosa ci sguazzava nell’acqua fredda.
«Carpe» commentò inespressivo, osservando i pesci che andavano avanti a indietro per lo stagno. Si inginocchio al fianco di Shisui.
«Ma quali carpe e carpe! Cioè, sì, sono carpe, ma un po’ di rispetto! Carpe-san se proprio! Comunque, Shunsui è una Shusui, infatti ha una linea blu sopra» e la indicò con il dito, mentre questa costeggiava il bordo destro.
«L’altra, Shusuin è una–»
«Showa Sanshoku» lo anticipò.
«Ah, si vede che hai preso tutto dal tuo sensei, allievo!» commentò teatralmente commosso, prima di puntare la sua attenzione sulla carpa nera con le macchie rosse e bianche. «Non ricordano vagamente gli Uchiha?» chiese ad un tratto.
«Stai dicendo che il nostro clan è un clan di carpe ornamentali?» si informò atono.
«Tu e tuo fratello per quanto riguarda la sagacia siete identicamente deprimenti. No, per i colori!»
«Ah.»
«Non sono bellissime? Sono adorabili! Il miglior regalo di Natale, assolutamente! Benvenute nel clan Uchiha, Shunsui e Shusuin Uchiha!»
Era completamente andato, ma Itachi non glielo fece notare per il rispetto che provava nei suoi confronti.
«Da quando ti piacciono così tanto le carpe?»
«Che domande, da sempre!»
Dopodiché nessuno dei due disse più nulla; Shisui osservava sorridendo le sue amate carpe, mentre Itachi attendeva che si stancasse di starsene lì a guardarle. Forse forse sarebbe andata per le lunghe.
«Shisui?»
«Sì?»
«Tu hai rischiato e rischi la tua vita infastidendo mio fratello per delle carpe?»
«Assolutamente sì! Sono il sogno di una vita!»
Itachi non ribatté, facendogli presente che fino a pochi giorni fa il sogno della sua vita era assaggiare un nuovo tipo di takoyaki, semplicemente annuì e attese insieme a Shisui.



*Le carpe Koi o le carpe giapponesi sono carpe ornamentali per gli stagni all’aperto o laghetti da giardino.
Shūsui (秋翠?) Il nome giapponese significa "verde autunnale". La Shusui venne creata nel 1910 da Yoshigoro Akiyama, incrociando la carpa giapponese Asagi con la carpa a specchio tedesca. Il pesce non ha scaglie ad eccezione di una singola linea dorsale che si estende dalla testa alla coda. Il tipo più comune si presenta con una colorazione base chiara con i fianchi rossi o arancio (molto raramente gialli) e la linea di scaglie blu sul dorso.
Shōwa Sanshoku (o Showa Sanke) (昭和三色?) È una carpa nera con macchie rosse (hi 赤) e bianche (shiroji 白地). La prima Showa Sanke venne creata nel 1927, durante il regno dell'Imperatore Showa. In occidente il nome viene solitamente abbreviato in "Showa".
[Wikipedia]



…Per favore non chiedetemi da dove ho tirato fuori le carpe, vi imploro!XDXD
No, davvero, non so da dove le ho tirate fuori, però trovavo carina l’idea di uno Shisui improvvisamente intenzionato a volere delle carpe ornamentali, perciò eccole qua, Shunsui e Shusuin!XDXD
Eh già, alla fine Sasuke si è lasciato convincere da Shisui con le sue descrizioni apocalittiche ed è andato alla festa, anche se non ammetterà mai di averlo fatto perché rimasto vagamente incupito da un possibile futuro desolato e senza i Sakura e Naruto. È ovvio che poi Shisui ha ingigantito fino all'esasperazione, anche se non lo vedo poi così strano un orticello di pomodori dietro casa!XDXD
Hyosuke-san me lo sono inventata alla grande, ma credo sia scontato dirlo!u__u’
La reazione di Sakura è quel che è, ma mi sarebbe sembrato davvero scontato un ‘oh ciao Sasuke che bello vederti oh che gioia infusa il miracolo del Natale’, ecco. Un bel pugno in faccia con un bel sorriso rende discretamente di più, non trovate?xD
Mh, chiaramente ho sforato nella pubblicazione, perciò il mio piano iniziale di postare giorno per giorno non ha avuto successo nemmeno per sbaglio, ma consoliamoci con il fatto che ho sforato di due giorni soltanto e non di un anno intero! Sì, sarebbe stato possibilissimo!u__u’
Causa di forse maggiori, siamo nelle feste, che volete farci?u__ù non aveva voglia di mettere l'html _-_
Che altro dire? Probabilmente Shisui dovrà imparare a dormire con un kunai sotto il cuscino come Sasuke, in caso quest’ultimo decida di vendicarsi per le bastardate subite!XDXD


Natsumi231: Shisui ha uno stile tutto suo, ammettiamolo!*___* Ok, di lui non sappiamo una mazza, ma sono felice di averlo descritto proprio come te lo immagini pure tu!XD Ahah, secondo me Fugaku lo fa apposta a spaventarlo, il povero nipote! Ma come dargli torto, si dovrà divertire pure lui, no?u__u’ Ah, questi Uchiha contorti! Spero che il capitolo ti piaccia e anche io, pure se in orribile ritardo, ti auguro buone feste!^^
Eikochan: ah, mettiti pure in fila cara, tutti vogliono un cugino come lui!*___*XD pomodoro-san… beh, l’encomio dovrebbe farlo Sasuke, ma ti direbbe che sarebbe stato un buon pomodoro succoso!XDXD Eccoti il terzo capitolo e spero che ti piaccia!^^

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Capitolo 4
*** Buon Natale Sas’ke-chan! – Mpf. ***


…fine.
Fine?
Assolutamente no!



Buon Natale Sas’ke-chan! – Mpf.


25 dicembre





«Ah-ah, Sas’ke! Buon Natale marmocchio!»
«Levati dai piedi.»
«Ma è Natale! Sorridi! Non fare sempre quella faccia da deficiente!»
«Ho detto levati-dai-piedi.»
«Sì, sì, lasciamo stare. Allora, com’è andata alla festa ieri sera? Hai riallacciato i rapporti sociali? Hai salvato il tuo futuro?»
«Quale parte di ‘levati dai piedi’ il tuo cervello non è in grado di capire, idiota?»
«Oh, deve essere andata benissimo! Ah, lo vedi che i miei insegnamenti sono serviti? Sono il numero uno!»
«Ehi…»
«Il migliore in assoluto!»
«Razza di–»
«Un mito, un grande, da lodare fino alla fine dei miei giorni e pure oltre–»
«Shisui!»
«Eh? Cosa?»
«Mpf.»
Era un buon Natale, sì.


«Itachi-chaaaaaan!»
«Mh?»
«Buon Natale!»
«Anche a te.»
«Aaaaah, hai visto che gran successo ha avuto il mio piano? Sasuke avrà un futuro migliore e io sono addirittura vivo, eh!»
«Gran cosa. Fossi in te mi guarderei comunque le spalle.»
«Ah, ma non ne ho bisogno! Ci sei tu a guardarmele, no?»
«Mph.»
«Sempre che tu in realtà non guardi più in basso, che sinceramente sarebbe una cosa decisamente lusinghiera, ma mi salvi da un kunai in testa se guardi un po’ più su, sai? Non che non apprezzi–»
«Shisui?»
«Eh?»
«Vuoi un biscotto?»
«Oh, sì! Sì, sì, da’ qui!»


«Ah, buon Natale, Mikoto-san!»
«Anche a te, Shisui-kun! Vuoi qualche biscotto? Sono in cucina!»
«Volentieri!»


«Aaaah, biscotti! Magari ne prendo anche un altro, va’!»
«Nipote.»
«Ah! Eh! O-oh, zio, cioè, Fugafu-fan, come ‘a? Ah, fì, Natale, oggi, cioè, Bfuon Nafale e–»
«Sei rivoltante. Finisci di masticare, nipote
«Ah, uhm, sì, ecco, fatto. Bene. Perfetto. No, un attimo… sì, ora ho finito davvero!»
«Hai fatto cadere delle briciole sul pavimento, nipote, pulisci.»
«Ah, oh merda. No, cioè, cacca. No, nemmeno! Pulisco, ora, immediatamente!»
«L’educazione ti è sconosciuta, a quanto pare.»
«Anche l’ubicazione delle briciole, zio. Do-dove sarebbero?»
«Pulisci.»
«Tch. Buon Natale anche a te, Fugaku-san
«Hai detto qualcosa, nipote?»
«No, assolutamente nulla. Nada. Silenzioso come… come… hai qualcosa da suggerirmi?»
«Un cadavere.»
«Ah. Chiaro. Chiarissimo.»


«Ehilà, Sas’ke! Buon Natale teme!»
«Auguri Sas’ke-kun!»
«Naruto, Sakura.»
«Non tutta questa allegria a Natale, teme, potresti uccidere qualcuno involontariamente!»
«Zitto, baka.»
«Altrimenti cosa fai? Mi uccidi con la tua allegria natalizia? Davvero letale, teme!»
«È chiaro che gli stupidi me li becco solo io.»
«Piantatela voi due! Ehi, Sas’ke, ti va di venire con noi a fare una passeggiata?»
«Così andiamo a trovare Kakashi sensei per vedere se gli piace il regalo!»
«N–»
‘No, fuori fa freddo, andateci voi’.
Sicuro, Sas’ke?
«Nh. Va bene, sì.»
«Andiamo allora!»
«Naruto, non fare l’idiota e aspettaci!»
«Mpf.»
«…»
«Ah, bravo Sas’ke-chaaaaan! Hai imparato la lezione! E il merito è tutto mio!»


«Ah, che bellezza vedervi guizzare felici là sotto!»
«…»
«Siete una gioia per gli occhi, per il palato e–»
«…»
«No! Non intendo che siete buone da mangiare! Voglio dire, sareste un po’ troppo dolci, visto che state in acqua dolce, ma non vorrei nemmeno mangiarvi! Davvero!»
«…»
«Non vi allontanate! Shunsui! Shusuin! Tornate qui!»
«…»
«Non potete farmi questo! Traditrici!»
«…»
«Il mondo complotta contro di me. Vi ha per caso addestrate Fugaku-san? Anche lui complotta contro di me. Sempre.»
«…»
«Con chi stai parlando Shisui? Vieni dentro e dammi una mano!»
«Ceeeeerto, okaasan! A dopo, piccolette!»
«…»



Sì, sì, tranquilli, adesso è davvero finita, I swear!XDXD
Su, su che non è stata poi questa grande tortura!*ignora chiunque le faccia notare che lo è stata eccome*
Quest’ultima parte l’ho aggiunta in un momento di follia ispirazione: ero partita con tre giorni, ma come potevo mancarmi il Natale? Non potevo, perciò ho aggiunto questa cosa, che forse forse non è nemmeno considerabile un capitolo vero e proprio, ma prendetelo come un epilogo molto atipico!XDXD
Beh... Buone feste in ritardo – ovviamente _-_ – e spero che sotto l’albero abbiate trovato anche voi delle bellissime carpe ornamentali!^__^ Io ho cercato Shisui, ma non c’era!ç___ç Sarà per l’anno prossimo chiaramente!u___u’
Lasciatemi perdere, sono oggettivamente fuori di testa e le vacane mi rendono ancora più instabile!
Ringrazio chiunque l’abbia letta, guardata da lontano, odorata (?), inserita tra preferiti, seguiti e quant’altro!^^

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