COMBATTEREMO INSIEME

di RoSyBlAcK
(/viewuser.php?uid=8916)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo-un giorno forse ***
Capitolo 2: *** capitolo 1- l'importanza d'una scelta ***
Capitolo 3: *** capitolo 2-quello che è stato ***
Capitolo 4: *** capitolo 3-prima della tempesta ***
Capitolo 5: *** capitolo 4- farti avere paura ***
Capitolo 6: *** capitolo 5-ombre sul tuo viso ***
Capitolo 7: *** capitolo6- se verrai con me ***
Capitolo 8: *** capitolo 7- sii sincera ***
Capitolo 9: *** capitolo 8- protetta da te ***
Capitolo 10: *** ciò che voglio dirti ***
Capitolo 11: *** lontani silenzi ***
Capitolo 12: *** maybe i'm amazed ***
Capitolo 13: *** una promessa ***



Capitolo 1
*** prologo-un giorno forse ***


Ecco il mitico seguito de “il nostro inizio”…

Ecco il mitico seguito de “il nostro inizio”…

Avverto che in alcuni punti, i protagonisti non saranno solo Lily e James, ma anche gli altri malandrini con i loro relativi amori, che già avevo preannunciato in “il nostro inizio” (se non l’avete letto fatelo… lo trovate qui sell’egoio!!)

Bhè…

Buona lettura!

 

 

PROLOGO

UN GIORNO FORSE…

 

Caro Harry,

Era stata una terribile estate, forse la peggiore delle nostre vite. Nulla, cancellerà mai dalla mia momoria, quelle notti di perenne agonia, quelle giornate a leggere giornali, le ore passate a scrivere pergamene, dimentica dei compiti, dimentica del sole, e del mare, e delle vacanze, desiderosa, quasi smaniante, di tornare ad Hogwarts e di riessere li, con chi mi poteva capire davvero.

Quello che Voldemort, avevo imparato a pensare sempre il suo nome quando immaginavo il suo viso, per convincermi di essere più forte di lui, più forte del male, della situazione, di tutto quello che accadeva, quello che lui stava facendo, era scritto ovunque, nel mondo mago e in quello babbano, era scritto sui nostri visi, nei nostri occhi, si nascondeva nelle nostre parole. E ogni mattina guardavo fuori, ed il sole era li, sfavillante, il caldo dell’estate riempiva di vita le strade, e tutto mi pareva quasi inquietante, paragonato a quello che intanto succedeva nel mondo, qualcosa che io non potevo evitare, proprio come non posso evitare oggi, che scrivo, fissando il foglio bianco che mi sta davanti, guardandolo, e fuori, ormai è già buio. Sì, il sole è sparito molte ore fa, portandosi via anche la speranza che oggi fosse il giorno giusto, il giorno in cui l’angoscia e la paura iniziate quell’estate di ormai tanti anni fa, potessero finire. Ma non possono, no, e sai perché? Perché solo tu puoi porre loro una fine. Come solo tu puoi porre fine al terribile male che Voldemort sta facendo. Ebbene sì, quella è stata l’estate in cui le cose sono venute a galla, per tutti forse, ma soprattutto per noi, che di colpo non eravamo più bambini, e abbiamo capito di essere adulti, maghi, e di avere tutto questo sulle spalle anche noi… se solo questa stupida idea non ci fosse arrivata, non oso immaginare quanto diversa sarebbe stata la nostra vita. Tanto per cominciare, quella sarebbe stata una bella estate… ma forse, oggi tu non saresti nemmeno vivo.

Ti starai chiedendo che senso ha questa stupida pergamena. Me lo sto chiedendo anche io, sai? Avevo cercato di convincermi, convincermi davvero, che tutto questo non facesse più… parte di me. e invece… mi troverai una cretina. Non sai nemmeno il mio nome, non puoi vedere il mio viso, ne sentire la mia voce. Questo mi conforta, forse…

Ho resistito, quando i telegiornali hanno annunciato la morte di Sirius. Anche se da allora, non ho mai davvero smesso di pensare a te… al fatto che lui è morto, portandosi con se tutti i ricordi che poteva donarti dei tuoi genitori. Nessuno l’ha fatto, ne sono certa, e nessuno adesso lo potrà fare.

Ma adesso, è morto anche Silente. E morendo, ti ha privato di un’alleanza che forse ti avrebbe salvato la vita.

Sì Harry, io so tutto. l’ho sempre saputo. Tua madre, non mi nascondeva mai nulla.

E nemmeno tuo padre, o Sirius, o Remus… io non centravo mai nulla, eppure centravo sempre con tutti. Questo è quello che Sirius diceva di me…

Ci vorrebbero così tante parole per descrivere il giorno in cui le cose sono cambiate davvero… ma non posso farlo. Non posso ancora.

Forse, un giorno, avrò questa forza. Riuscirò a smettere di nascondermi qui, relitto di quello che una volta ero, smetterò di essere un fantasma, una bugia, e rinizierò a vivere. Ma fino a quel momento, le mie tremule parole possono solo portarti la certezza, che i tuoi genitori siano morti per una cosa in cui credevano… e non ti racconterò ancora la storia dell’amore che provavano per te. No. loro credevano nel potere di battere qualcuno che loro malgrado li faceva soffrire. Sapevano che potevano farlo, e se tu lo farai per loro, avranno vinto questa battaglia. Io, avrò vinto questa battaglia. Una delle poche al mondo che sa, come realmente siano andate le cose, quando le cose sono iniziate.

Un giorno, forse, te lo racconterò.

Per adesso, volevo solo farti la mia supplica… e dirti che anche se non mi attribuisci un viso, una voce, io ci sarò sempre per te, anche se non ci sono mai stata. Ti prego, rendi giustizia a quello che è successo. Dai un senso a tutta questa sofferenza.

Spero che porterai a Remus il mio saluto.

Ovunque tu sia in questo momento Harry, io sono con te.

Ti giuro, che smetterò di fingere di aver dimenticato tutto…

Con affetto,

 

tua Danielle.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 1- l'importanza d'una scelta ***


*COMBATTEREMO INSIEME*

*COMBATTEREMO    INSIEME*

 

i loro occhi si incontrarono nella penombra.

Dopo tanto aspettare, quello era il momento giusto.

Ci sono cose che non si possono evitare,

e in quel momento, non poterono evitare di sorridersi.

Nonostante il grande, immenso male che imperterrito cresceva

Intorno e dentro di loro.

 

CAPITOLO 1

L’IMPORTANZA DI UNA SCELTA

 

Le righe bianche sull’asfalto umido correvano, si mangiavano la coda, scappavano, sotto le gomme calde dell’auto blu. Scivolava nelle pozze, sotto il cielo color polvere, che nascondeva un lontano sole. Il finestrino era freddo, ma Lily vi teneva la fronte appiccicata, per non addormentarsi. Sotto i jeans scuciti, la pelle abbronzata rabbrividiva. Forza, stupida macchina, forza. Corri più veloce, non ti fermare, non ti fermare. I capelli rossi della ragazza erano lunghi, i boccoli tirati le giungevano lisci fino a metà schiena. Aveva il viso struccato, e una grande tristezza dipinta sul volto, una grande stanchezza. Si voltò verso la sorella.

Petunia, il viso indurito da una maschera impedetrabile, se ne stava dritta sul suo sedile, guardando nel vuoto.

-Pet, quanto manca?- chiese sussurrando Lily.

-abbiamo tutti fretta di  fart scendere.- fu la sua risposta secca.

-mancano 10 minuti tesoro.- fece piano sua madre, la voce che le tremava.

-mamma, non fare così. Lo sai, è molto importante che io parta subito.

-lo so Lilian, lo so.

-allora perché fai quella faccia?

Gli occhi della madre erano velati dalle lacrime.

-perché non capisco che cosa ti succede.- le disse, voltandosi a guardarla.

Lily abbassò gli occhi, -mamma, io…

-mamma, le mancano solo i suoi amici psicopatici.- fece fredda Petunia.

-no, Pet, non è vero… è…- sospirò. –non capireste.

-Lilian, diccelo, ti prego.- la esortò il padre.

-c’è un mago che sta facendo un gran casino.- disse lei –non avete neanche idea di quanto sia pericoloso… e adesso tutto il mio mondo è in casino… e ci arrivano ogni giorno lettere dalla scuola e dalla Gazzetta… non è mai successo prima. Quindi, mamma, ti dico che non  puoi capire, perché è una storia troppo lunga, e solo noi possiamo comprenderne la gravità.

-lo sai ma’, a lei piace fare la diversa.

Lily sbuffò. –uffa Petunia, vedi? Non puoi capire.

La madre di Lily scoppiò a piangere, mentre Kings Kross appariva oltre le case.

 

-zitto, zitto, cazzo! Ascolta… si sente qualcosa…

-non dire cagate, è una stazione babbana, non puoi sentire niente!
-se stessi zitto, magari…

-bhè, quello che parla sei tu, veramente!

-state zitti tutt’e due?

Sirius e James ammutolirono.

-ma papà, dicevano qualcosa…

-di inutile James, come sempre quando si cerca di ascoltare la radio babbana.

-ma voi non me la lasciate mai ascoltare, ci credo che non sappiamo cosa dicono!

Sirius gli tirò una pacca in testa. –i babbani.. cosa vuoi che ne sappiano?

James sbuffò. –ho capito…. Papi, quanto manca?

-10 minuti.

-ancora?

-James, stai per fare il tuo sesto anno ad Hogwarts… potresti smettere di sembrare un bambino?

James si mise a guardare fuori. Suo padre non capiva. Lui non era più un bambino, proprio per niente. D’infantile in lui non era rimasto niente. Anche Sirius aveva perso l’aria da ragazzino. Entrambi, si sentivano addosso i loro 17 anni come se fossero un importante bagaglio. Ramoso, strinse a se la sua sacca verde. Dentro, avvertì lo scricchiolio inconfondibile della carta da giornale, di tutti gli articoli che lui e Sirius avevano tenuto. È forse una cosa da bambini? Caro papà, i giorni in cui capivi chi ero, sono passati da ormai tanti anni.

-Dani dove ci aspetta?- chiese improvvisamente rivolto all’amico.

-la portava Remus. Ci troviamo già al binario.- James fece per interromperlo, ma Sirius proseguì. –Lily, Kelly e Minus idem.- disse.

-volevo veramente…

-sapere di me e Dani?

Lui si mangiò il labbro, come faceva sempre quando l’amico gli rubava le parole di bocca. Sirius rise. –spero che questa pausa le sia bastata.

-pausa? Le donne.- fece, e i due sorrisero.

-andarai avanti a provarci con Lil?

James arricciò il naso. –non lo so. Mi sembra una battaglia persa, ormai. Sono due anni che… bhè…

-che l’hai baciata.

-esatto.

-e lei e Remus sembrano fare sul serio.

-esatto.

James sospirò. Se chiudeva gli occhi, vedere Lily gli pareva quasi impossibile. Gli faceva uno strano effetto, pensare che in realtà lei non era più li, per lui…

-oggi Silente ci parlerà di Voldemort.- disse piano.

Sirius deglutì e annuì. –lo so…

-dobbiamo…

-sì.

-non facciamoci fregare però.

-no.

-ne hai parlato con gli altri? Anche con Kelly?

-sì.

-che cosa confabulate voi la dietro?- fece il padre, la voce severa.

-niente pa’. Guarda, c’è un parcheggio. Siamo arrivati.

 

Remus buttò dentro il proprio baule, poi si sporse per afferrare quello di Danielle. Non riconosceva più la ragazza, e ogni volta che la guardava, provava una strana fitta allo stomaco. Cos’era successo alla sua vitalità? Aveva la pelle bianca, gli occhi troppo truccati, i capelli più corti legati in una coda disordinata. E lui la osservava da ormai due ore, senza trovare la forza di chiederle che fosse successo. Non che lui avesse un aria più allegra, questo era certo. Erano notti che non dormiva. Chiusero la porta dello scompartimento, e lui si affacciò dalla finestra per fermare gli amici in arrivo. Voleva che quello strano silnzio tra loro finisse, e subito anche.

-scusa se sono così zitta, Lunastorta.- fece lei sorridendogli. Per un attimo, gli parve di nuovo la Dani di sempre. –sono in pensiero…

-lo so, lo siamo tutti.

-vedo… è stata un’estate da dimenticare.

-spero che l’inverno non sia altrettanto terribile.

Lei rise, e gli si appoggiò alle spalle, abbracciandolo. –mi sei mancato Remus.

Lui si voltò e le restituì l’abbraccio. –anche tu, Dani. Adesso che siamo insieme, tutti quanti, vedrai… andrà meglio.- lei annuì.

-come va con Lily?

Lui rise. –non lo so… l’anno scorso siamo stati insieme così tanto… credo che lei sia stufa.

-e tu?

Lui si strinse nelle spalle. –penso che ne parleremo presto.- tu e Sirius?

Lei sospirò. –dopo il bacio in biblioteca- Lupin rise. –siamo stati insieme un po’… ma sembrava sempre che non potesse funzionare… sono stufa di lasciarlo e rimetterci insieme! l’anno scorso però, prima di maggio quando ci siamo messi… io stavo malissimo…

-ho saputo della pausa però.

Lei annuì. –spero sarà d’accordo di darci un taglio. Anche se sono così brutta, in questi giorni.

-sei solo stanca.

Lei ridacchiò. –grazie Rem.

 

Lily si lasciò abbracciare dai genitori. Le sue orecchie non ascotavano più le raccomandazioni. Non le avrebbe seguite, tanto. Non le importavano niente. Salutò Petunia con un cenno della mano, poi si voltò e si immerse nella folla agitata che riempiva i corridoi della stazione. I suoi occhi schizzavano da una parte all’altra, alla ricerca di volti amici. Di uno in particolare, suo malgrado…

-Lily!
-Ehi, Evans!!

Si voltò, e si ritrovò circondata da un paio di possenti braccia che la strinsero. Chiuse gli occhi, sentendo improvvisamente i battiti del suo cuore accellerare piacevolmente, e poi diventari calmi. L’angoscia che aveva dentro, si quietò, e lei rispose all’abbraccio.

-Sirius!

Quando ebbe la forza di allontanarsi da lui, si girò verso James.

-Potter, come va?

Lui annuì. –gelida come sempre, eh Evans?

Lei gli fece una linguaccia, e lui rise. –comunque tutto bene.

Lily annuì, mentre Sirius la spingeva nella folla. Anche se si concentrava, non riusciva veramente a capire come fosse arrivata a vivere quella situazione… lei, amica di Sirius Black. Lei, in fondo affezionata a James Potter. Reggendo il carrello con le dita, in mezzo a loro due, si gettò contro il muro di mattoni che nascondeva il loro mondo, e in pochi minuti, furono parte di esso.

Nell’improvvisa e maggiore calma, potè voltarsi verso di loro, studiarli.

I capelli neri di Sirius gli accarezzavano guance prive di abbronzatura, grossi occhi altrettanto scuri, stranamente seri. Era più alto, e sembrava in qualche modo più forte.

Sorrise a James, accorgendosi che la stava studiando. Sembrava così immensamente adulto, rispetto ai pochi mesi prima. I suoi occhi castani non avevano ironia, il suo sorriso sembrava pulito, senza doppi sensi, e i suoi capelli parevano avere sul serio una piega naturale. Si accorse che era da quando erano insieme che non se li stava toccando. Si chiese se avesse smesso di essere innamorato di lei, e stranamente l’idea la riempì di nuova tristezza.

-Potter! Black! Lily!- i tre si voltarono. Kelly correva loro incontro, i capelli castani in due piccoli codini, gli occhi scuri truccati, i corpo magro in un vestitino alla moda. Impeccabile come sempre, eppure… si gettò tra le braccia di Lily.

-come stai?

Lei sospirò. –come tutti… sono stata a Diagon Alley quest’estate.- affermò mentre li guidava verso lo scompartimento. –qualche volta Silente è passato da noi… non avete nemmeno idea di quanto sia preoccupato.

James le scompigliò i capelli. –tuo fratello?- chiese.

Lei fece schizzare i grossi occhi scuri da una parte all’altra del binario affollato, prese il polso di Lily, e la trascinò nel treno. –ne parliamo dopo, okay?

James annuì. –comunque sta bene?

-sì, almeno quello…

-salutacelo, se lo senti.- disse alla fine Sirius.

Lei sorrise, con aria astuta. –guarda che lo sentiamo presto… almeno che tu…

Lui scosse il capo e la spinse. –non essere scema, chi si ritira.

Ridendo, lei aprì la porta scorrevole dello scompartimento.

Remus, Danielle e Minus, sedevano già ai loro posti.

-Remu! Dani!- Lily superò gli altri, abbracciò l’amica, e schiccò un rapido bacio sulle labbra crespe di Remus.

Dani si alzò, si avvicinò a Sirius, e lui le sorrise con dolcezza, abbracciandola. Kelly prese il braccio di James e lo tirò dentro, chiudendosi la porta alle spalle, sorridendo soddisfatta.

 

Lily mosse la bacchettà contro il vetro dello scompartimento, poi si appoggiò alla spalla di Remus e annuì. –non ci possono sentire. Dai Kel, non ci tenere sulle spine.

Fuori, una forte pioggia iniziava a cadere sui campi coltivati dell’Inghilterra.

-okay. Allora, come sapete Ewan ha finito l’anno scorso, e adesso sta facendo il corso per auror. Lui e i miei genitori, sono entrati in un’associazione segreta anti-male. L’Ordine della Fenice.

James annuì, poi si voltò verso Sirius. –ecco di che parlava mio padre.

-esatto.- fece Sirius –che idioti a non averci pensato.

-non potevate. I giornali non ne sanno niente, nessuno ne sa niente.

Lily si strinse le ginocchia al petto. –come possiamo collaborare?

Dani sospirò. –non credo che possiamo fare molto…

-invece sì.- disse piano Kelly. –ne ho parlato con Ewan. Non è stato d’accordo sul fatto di farci uscire da Hogwarts… dice che li siamo al sicuro. Ma, bhè, gli ho detto della Stamberga, e sostiene che ci lascierà li dei pacchi.

-gli hai detto della Stamberga?

-dei pacchi?

Kelly annuì. –per Silente.

James stava per protestare, ma lei Lily lo bloccò. –è perfetto invece! Conquisteremo la fiducia di Silente. E poi, passo passo… vedrete. È perfetto.

-è stata una tua idea Evans?

Lei sorrise, sporgendosi, un sorriso coraggioso sulle labbra. –si tratta di saper scegliere Potter. Collaborare o no. lottare o no. lo puoi fare?

-è molto importante come scelta. Molto seria.

-se ci stai ci stai. Se no, non importa… allora? Chi ci sta?

Gli altri annuirono. Con un piccolo gesto, stavano segnando il loro futuro.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 2-quello che è stato ***


CAPITOLO 2

CAPITOLO 2

QUELLO CHE E’ STATO

 

James chiuse l’ultimo cassetto e sospirò. Era tornato davvero. Non ci poteva credere di essere di nuovo ad Hogwarts… era quasi un sogno che si avverava. Il profumo del castello lo faceva come respirare meglio, più a fondo, con più forza. E il peso che gli aveva oppresso i polmoni alla prospettiva del piano delle ragazze per tutta l’estate, improvvisamente era sparita. Era stato quello che aveva detto Lily sul treno. Sul fatto che l’importante stesse nel scegliere se si voleva lottare. E lui voleva. Era stufo di essere solo… solo James Potter. Questo pensiero lo fece ridere. E chi altro voleva essere? Si sentì uno stupido. Era l’unico ad aver dubitato… dubitato del piano di Lily… e adesso si diceva di voler essere qualcosa… di più? scosse il capo e iniziò a scendere verso la Sala Comune. Era tardi, erano passate le 11. sapeva che ci avrebbe trovato solo poche persone, e la cosa lo tranquillizzava. Dopo il discorso di Silente non aveva voglia di vedere nessuno…

“non cercate di capire quello che non potete… non cercare di cambiare qualcosa che non è in vostro potere… sapete che io credo nelle vostre potenzialità. Ci ho sempre creduto e ci crederò sempre. ma questa volta, dovete restare al vostro posto.”
-pensi a quello che ha detto Silente, vero?- lui annuì, alzando gli occhi su Lily. Era in piedi vicino alla finestra, le gambe in pantaloni aderenti di una tuta blu, una larga felpa di marca che le arrivava alle cosce, le nascondeva le curve precise, facendola sembrare insieme indifesa eppure adulta. I suoi occhi struccati erano cresciuti, parevano dimentichi delle risate, e nella sua voce, qualcosa era cambiato. Teneva sciolti i lunghi capelli rossi sulle spalle, e sorrideva, tranquilla.

-non devi aver paura Ramoso.

Lui annuì. –e chi ha paura?

-non fare il grande con me Potter, non ha mai funzionato, lo sai. Rinuncia.-

Lui le rivolse un sorrisetto, tentando di renderlo ironico, ma seppe che aveva fallito quando gli occhi della ragazza si addolcirono e la vide inumidirsi le labbra.

-lo so che è una cosa strana… infondo non cambia niente se lo facciamo…- accarezzò il vetro freddo della finestra –ma non posso sopportare di dormire, notte dopo notte, con la consapevolezza di essere solo un sassolino sulla spiaggia, che basterà un’onda più forte per farmi volare lontano…

-è questo che mi sorprende di te, Lily. Con o senza di noi, tu porteresti quei pacchi.

Lei annuì. –sì. E sai perché? Perché io amo questo mondo, e non voglio che uno stronzo qualunque me ne privi. E non voglio che questo stronzo qualunque mi uccida, uccida la gente che amo… sapendo di non aver neanche lottato.

James sorrise. –hai mai pensato di candidarti in politica? Convinceresti un fifone a buttarsi dal decimo piano…

Lily rise, -io direi dalla torre di astronomia!

-bhè, più o meno…

lei si sedette sul davanzale della finestra. –allora? Com’è andata l’estate?

-deprimente stressante calda… la tua?

-aggiungici una dozzina di litigate giornaliere con mia sorella e capisci perché sono contenta di essere di nuovo a Hogwarts… persino con te Potter!

Lui sospirò. –cos’ho di male?

Lei scrollò le spalle. –mi diverte prenderti in giro… lasciami almeno questo sfogo.

-se ti fa felice…

-come fai a essere carino con me?

lui alzò un sopracciglio, -devo dirtelo davvero? Mi pare che tu l’avessi capito già molto tempo fa…

lei annuì. –mi dispiace James. Non voglio far star male nessuno… anche se…

-cosa?

Lei sospirò, mettendosi una mano nei capelli. –dov’è Remus?

-lo lascerai non è vero?

lei si strinse nelle spalle. –è ridicolo… non lo vedi? Siamo solo migliori amici che giocano ai fidanzatini… è stupido…

James trattenne un sorriso. –forse.

-no, davvero. Ma ho così paura di litigare con l’unico che mi sta sempre accanto…

-cosa vuoi dire?

-io non voglio restare sola. È questo che mi ha tenuto con lui tutto questo tempo… lui mi da sicurezza… è come… il fratellone che non ho… il padre che non vedo mai…

-ma il fidanzato?

-già, il fidanzato? Lui non lo fa mai… io voglio un ragazzo romantico… che mi coccoli… che mi dica che sono bella… che mi faccia ogni tanto dimenticare le schifezze del mondo…

James sorrise. –e lui?

-passo più tempo a consolarlo che a… lasciamo stare.

Adesso, il ragazzo scoppiò a ridere. –già, lasciamo stare.

In quel momento, Remus entrò nella Sala. –finito! Sirius e Dani sono a farsi due passi… e Codaliscia ovviamente dorme…

-bhè? Andrò a dormire anch’io… ciao piccioncini…

Lily si irritò. Che senso aveva quella frase? Potter. Sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato… no. non era vero. quella volta aveva fatto esattamente la cosa giusta al momento giusto… regalandole il momento più romantico che avesse mai vissuto… l’unico, forse… guardò Remus. Il ragazzo non la baciò, non l’accarezzò, si sedette di fianco a lei, in silenzio. In fondo sapeva. Sapeva che Lily Evans non voleva quello che lui poteva darle.

-Remus…

-lo so Lily. Lo so.

-cosa?

-non sono stato bravo. Me lo merito. Lasciami.

Lei gli passò un braccio intorno alle spalle, e man mano che lo stringeva, tutto quello che si era potuto chiamare amore tra loro, svanì.

-mi spiace Remus…

-cosa ti spiace Lily? Se ti spiacesse non mi lasceresti!- si alzò, scostandosela di dosso. –allora? C’è un altro vero? più bello, più forte… più NORMALE di me!

lei si alzò, avvicinandosi a lui. –no, no Remus, no!
-e invece sì! È difficile stare con me… lo è sempre stato per tutti!- si voltò, e fece per andare, ma lei lo afferrò per un polso.

-Remus, sei il mio migliore amico, la persona più dolce e buona del mondo, quello con cui parlo di più e l’unico del quale non posso fare a meno…- sussurrò –ma io ho bisogno di…- chiuse gli occhi. Li, stampata nella sua mente, si vide nella radura accanto all’unicorno appena nato, con James che le diceva che l’avrebbe aspettata… che la baciava con forza eppure con dolcezza, toccandole il viso come se fosse una cosa preziosa… aveva bisogno… -di romanticismo… di sentirmi l’unica al mondo… indispensabile…- gli occhi le si riempirono di lacrime –mentre per te gli unici indispensabili sono i tuoi amici… e io non posso competere con loro.

-mi lasci perché non sono romantico…! Che scusa idiota!

-ti dico che è così… e anche …

-perché quando c’è la luna piena non ti lascio venire con me.

lei alzò gli occhi su quelli di Remus. Annuì. –è quello che intendo quando dico che non posso competere con i tuoi amici.

Lui strappò via il suo polso dalla stretta di Lily. –allora vedi? Ho ragione. Mi lasci perché non sono normale.

 

Sirius la guardò di sottecchi. I capelli neri, con la riga di lato, le accarezzavano le guance magre con leggerezza, sotto i suoi grandi occhi scurissimi, una leggera ombra livida dava serietà al suo sguardo, e le sue labbra carnose e perfette, sembravano morbidissime anche se le piccole fossette ai loro lati le rendevano dure.

Lontano, il tramonto era ormai finito, e il cielo aveva assunto il tono plumbeo della notte, eppure loro se ne stavano li, immobili, in riva al lago la cui superficie di specchio restituiva le immagini sbiadite della realtà, non volevano muoversi. Eppure, Sirius notò i brividi sulle braccia di Danielle.

Erano li da parecchio ormai, in silenzio.

-Dani?

-lo so. Dobbiamo andare.

-no, possiamo stare qui tutto il tempo che vuoi.

Lei sorrise. –però…

-dobbiamo decidere.

Dani annuì. –sì.

-la decisione in realtà è tua. Sei tu che hai deciso questa… pausa.

Lei rise. –che idiota vero? però…

-cosa?

La ragazza si voltò verso di lui, e lo guardò, critica e dolce.

-non voglio fare come l’anno scorso.

-che vuoi dire?
-in inverno abbiamo finto che non fosse successo niente l’anno prima, e non so neanche il perché… ci stavo malissimo! Poi a san valentino tu sei stato dolcissimo… e poi di nuovo a far finta di niente… e poi ci siamo messi insieme… poi giu a litigare e tu fai finta di niente… e lo so che quando ti ho chiesto una pausa eravamo nella fase “stiamo insieme” ma io avevo troppa paura di quando sarebbe arrivato di nuovo “litighiamo”… e soprattutto “tu fai finta di niente”…- calde lacrime iniziarono a scivolarle lungo le guance –forse per te io sono solo un’avventura… ma tu sei importante per me…

-piccola…

-no Sirius, non mi interrompere. Se stai giocando con me, allora smettiamo. Guardami! Questo sarà l’anno più duro delle nostre vite! Abbiamo fatto delle scelte… e io devo sapere. Non posso pensare di avere in dubbio cosa… sono per te.

-ora posso parlare?

-sì.- fece lei sorridendo.

Lui si leccò le labbra. Il buio avvolgeva le spalle della ragazza, e le sue lacrime luccicavano d’argento mentre le scivolavano lungo gli zigomi e il mento.

Cosa voleva? Una paura sorda gli avvolse lo stomaco… non voleva più un avventura… questo cosa voleva dire?

-lo so Sirius, lo so che ti ho terrorizzato… ma perché? Non ti piace quando stiamo insieme? non vorresti che fosse vero, non solo uno stupido gioco, che fosse una cosa seria, che non può essere mandato all’aria da uno stupido litigio?

Lui abbassò gli occhi. Una cosa seria. E poi? Si sarebbero sposati? A questa idea abbozzò un piccolo sorriso. Perché no? ma lui sapeva come andavano  finire queste cose. Esattamente come… strizzò gli occhi, che gli bruciavano come se fossero andati in fiamme.

-Sirius, cosa c’è?

Non poteva. Non poteva rischiare. Già si vedeva a piangere per lei… che cosa stupida. Piangere per una donna… non poteva.

-Sirius, dimmelo, ti prego… perché non mi vuoi?

Io ti voglio Dani, con tutto me stesso. Voglio le tua mani per me, i tuoi baci per me, le tue guance… però non voglio che poi tutto finisca stupidamente, non voglio soffrire come ho divuto sempre soffrire nella mia vita.

-okay, ho capito.- si alzò –mi sono illusa. Sono solo un’idiota.

-no…

-cosa?

-scusami Dani, è solo…

lei si voltò. Era li, accucciato nell’erba, gli occhi bagnati proprio come i suoi, i capelli scarmigliati dal vento.

gli si accoccolò accanto.

-cosa Si’? dimmelo.

-ci sono già passato… mi dicono che vogliono stare con me, che mi vogliono bene, che mi amano magari. Ma poi… resto solo come sempre.

-chi ti ha deluso così?

Lui girò il viso dalla parte opposta, mentre un ultimo raggio di quel sole lontano gli pizzicava le guance.

-una donna?

Lui si morse il labbro inferiore.

-non posso competere con il ricordo di una donna che ha lasciato un tale segno in te, non è vero?

-non è una donna… non solo.

Le gli mise una mano sulla spalla.

-parli della tua famiglia, vero? è per questo che hai fatto l’estate da James?

Lui annuì. –cos’è successo?

-hanno scoperto del piano.

-e..?

-loro…sono…

-mangiamorte?

Lui alzò su di lei i suoi occhi umidi di lacrime.

Annuì.

-mi dispiace Sirius… se non te la senti…

Sirius scosse forte il capo. –io non sono loro… e lo dimostrerò…

-sono fiera di te.

-anche io!- scoppiarono in una risata nervosa. Sirius le avvolse la vita in un abbraccio e se la fece scivolare in grembo. Le diede un piccolo bacio sulle labbra calde, dischiuse ad accogliere le sue. –quello che è stato non mi importa… adesso… me lo sto lasciando alle spalle…

-Sirius…

-per te, Dani, per te… anzi, per noi.

E accarezzandosi, sprofondarono in un nuovo, lungo bacio pieno di promesse.

 

 

 

Non dimenticatevi di recensireee!!! Graziee…

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo 3-prima della tempesta ***


CAPITOLO 3

CAPITOLO 3

PRIMA DELLA TEMPESTA

 

 

 

Lily fece scattare ancora lo sguardo sulla McGranitt, intenta a sfogliare le pergamene che teneva sulla cattedra. Anche lei era nell’Ordine della Fenice? Teneva i capelli castani sciolti sulle spalle, gli occhiali appoggiati sul naso adunco e sottili ma inmperterrite rughe solcavano il suo viso severo eppure pieno di dolcezza. Sospetta di noi, non è vero? le chiese Lily mentalmente. La donna non alzò nemmeno lo sguardo concentrato. Lo so che sospetta di noi. Scattò la fine dell’ora, e la ragazza balzò in piedi, sull’attenti, e si avvicinò rapidamente a Dani.

-dici che sospettano?

L’amica alzò gli occhi al cielo. Sirius si mise a tracolla la borsa di pelle e prese la ragazza per le spalle, sottraendola dalla vista di Lily, che se ne andrò con un lungo ed esasperato sbuffo.

-Evans!- la chiamò Sirius, ma lei fece finta di non sentire. Credono che sia un gioco? Che questo sia il momento di mettersi a fare i piccioncini?

Iniziò a scendere le scale verso i sotterranei, dove avevano luogo le lezioni di pozioni. Sì, pozioni. Quello che ci voleva era proprio un inutile lezione a sentirsi lodare da un viscido professore grasso. E per cosa poi? Pregi che vedi solo tu, stupida lumaca.

-cosa corri?

Lily si voltò, e alla vista di James sospirò.

-tu direi che mi pedini. Io vado a fare pozioni, ora che lo sai puoi lasciarmi sola.

-mamma mia che simpatia. Guarda che anche io ho pozioni.

-ma va? Ti ha lasciato proseguire nonostante tutto?

-nonostante cosa?

-i tuoi voti.

-ahah- il ragazzo fece una risatina ironica. –non sai nemmeno dove voglio arrivare, Lily… così in alto che te non te ne renderai nemmeno conto.

-uh, davvero? E che cosa vuoi fare esattamente?

James sorrise. –l’auror.

Lily invece, si fece seria. –davvero?

-sì, certo.

-bhè, anche io.

-lo so, perché credi che abbia scelto di fare questo?

Lei gli tirò un soffice colpo sulla spalla. –tanto lo so che non è vero.

-giusto. In realtà è perché…

-sì, lo so perché. Non c’è un vero motivo. È solo un suicidio, ma se non lo facessimo non ci sentiremmo soddisfatti.

-esatto…solo…

-cosa? Ancora la paura piccolo Potter?

-no, scema, no. solo, i miei voti non sono come i tuoi. Dovrò sgobbare il doppio.

Lei sentì la sua voce arrivare come pronunciata da qualcun altro, mentre entravano nel sotterraneo illuminato solo da qualche torcia ardente. –ti aiuterò io James. Vieni.- e gli fece segno di fermarsi al tavolo con lei.

Lui alzò un sopracciglio. –davvero?

Lily parve svegliarsi, e si accorse di cio che aveva fatto. Si chiese il perché, e si rese conto che non c’era un perché. L’aveva fatto e basta… e l’aveva fatto per Potter.

-sì…- sussurrò.

Lui si sedette e tirò fuori il libro, sorridendo soddisfatto.

-non fare quel sorrisetto Potter, guarda che ti boccio.

-ah, scusa, anzi scusi, ora ti, anzi la, devo chiamare Proff?

-potresti…

scoppiarono a ridere, e in quel momento la porta si aprì ancora, rivelando il viso stanco e pallido di Remus. Lei abbassò gli occhi sotto il suo sguardo furente. Fantastico. Adesso avrebbe pensato male… aveva sbagliato tutto… non voleva perdere un amicizia e aveva perso un amico…

-tu e Remus… è finita vero?- la voce di James si fece più seria, roca, profonda.

Lei annuì, con gli occhi lucidi, sedendosi al suo posto e facendosi piccola piccola. –e ho paura di non parlare solo della nostra storia.

-farete pace.

-e come? Mi odia. E sai perché? Crede che io lo abbia lasciato… per… bhè… il suo problemino.

-sa che non lo faresti mai.

lei alzò su di James i suoi grossi occhi tristi. –grazie Potter.

Lui scosse il capo e le posò una mano sulla spalla, stringendogliela.

-tutto okay. Tutto okay.

Lei sospirò, lasciandosi accarezzare da quella grossa e calda mano.

-pensi… che non mi vorrà più come amica?

James si leccò le labbra. –credo che tornerà da te alla prima minuscola avversità.- disse, sorridendo.

-è molto da Remus.

-sì, lo è.

Lumacorno entrò, sorprendendo quell’improvviso e minuscolo contatto tra loro, e Lily arrossì violentemente, suggerendo a James di allontanarsi.

La ragazza sorrise al professore, ironica e coraggiosa come sempre, ma l’uomo vi vide solo la felicità di rivederlo e se ne compiaque con se stesso.

Lily si rivolse a James. –adesso ci fa preparare la prima pozione del libro. Seguimi, ti verrà bene.

-sei sempre così sicura di te?

-sì, certo. È il primo trucco per il successo, non lo sapevi?

-oggi mi impartirai molte lezioni credo.

-allora, tira fuori questo benedetto calderone…- aprì il libro e inspirò il profumo di nuovo che emanava. Scorse in fretta l’elenco, annuendo, tranquilla. James la guardò, ancora un po’ rossa, spavalda, e ebbe un improvviso sussulto. Lei lo stava aiutando, di sua spontanea volontà… non lo odiava più, forse. –okay… allora prendi un po’ di corteccia e tagliuzzala.

-ma qui dice di mettere prima l’olio di abete.

-sono io il capo, dimentichi? L’olio lo dobbiamo fare bollire, e ci mette troppo da solo, mentre se è già con un po’ di corteccia ci mettiamo molto meno.

-e come le sai ste cose?

-se ti svelo i miei segreti non sono più segreti, no?

-dai, non lo dico a nessuno, ti preeego!

Lei rise e tirò fuori dalla borsa un piccolo libro chiamato “trucchi e tranelli”. –l’ho trovato in una svendita di libri usati a Hogsamede quando ero in prima… ci sono trucchi di tutti i generi… non solo per pozioni.

-ma allora non sei inteligente! Sei una barona!- prese il mestolo che aveva in mano e iniziò a colpirla mentre tagliuzzava la sua corteccia. Lei si mise a ridere. –e ora sei mio complice, quindi attento… potrei contagiarti!

-l’hai già fatto!- disse lui, e la imitò nel suo lavoro frettoloso ma preciso.

Lei rovesciò la corteccia nel proprio calderone e lo accese. Poi vi rovesciò un po’ d’olio.

-no, stai sbagliando. Devi versarlo così- gli prese il polso con una mano e con l’altra avvolse la boccetta che lui stringeva. –ecco, piano, lascialo scivolare, non guardare quanto ne esce, ma quanto ne è già sceso…

-e quanto ne serve?

-ancora un po’…- una piccola riga le si era formata tra le sopracciglia, sulle labbra un piccolo broncio concentrato. –ecco, così va bene.- condusse la sua mano indietro, e la lasciò andare, sorridendo soddisfatta.

-adesso, un spruzzata di erbe.

-quanto ne misuri?

-va a occhio.

-non funziona se vado a occhio.

Lily sbuffò. –non essere scemo. Certo che funziona. Prendine quante te ne stanno tra i polpastelli del pollice e l’indice. E non le stritolare…fa… come se stessi prendendo la mano d’una ragazza.

-posso prendere la tua?

-basta che non stritoli le erbe Potter!

Di nuovo quel rossore, quel modo di fare aggressivo… James sorrise, gettando un po’ di erbe nel suo calderone.

-vanno bene?

Lily si sporse verso la mezza pozione del ragazzo. –certo.

-bene. adesso?

Lei si sporse verso il libro. –okay, taglia due pezzi belli grossi di bulbo e buttali dentro, poi mettici una bella dose di succo, quello rosso, e mescola, bello forte.

-ma Evans… è ridicolo…

-cosa?

-mi sta venendo una pozione!

Lei si mise a ridere e lo colpì con il mestolo che teneva sotto il braccio. –lavora Potter!

Il ragazzo fece segno di sì con la testa e prese i due bulbi, senza staccarle gli occhi di dosso.

 

Kelly prese Remus per il braccio e lo trascinò fuori dalla Sala Grande.

-sei un idiota Lupin

-grazie Kel, era proprio quello che mi volevo sentir dire in questo momento. Grazie!

Lei sorrise con dolcezza. –perché ti stai comportando così?

-così come?

Lei alzò un sopracciglio sottile e lo spinse fuori dal castello. –scusa Remus. Ho sbagliato approcio, ma mi innervosisce come ti sei arreso all’evidenza.

-quale evidenza?

-Lily non era più innamorata di te…che ci vuoi fare? Ha fatto bene a chiudere la vostra storia prima di diventare solo una stupida abitudine cui affezionarsi!

-già, forse…

-lei non è l’unica ragazza al mondo, anche se questo a quanto pare è cio che pensate voi ragazzi in questa scuola.

-non puoi biasimarci… non è semplicemente perfetta?

Kelly esibì un sorriso ironico. –se solo non fosse una mia amica… vabhè, scorderò questo particolare per aiutarti a dimenticarla. I suoi difetti… allora… ne avrai trovati, no?

Lui rise. –un suo difetto?

-oddio, sarà mai così difficile!
-no, no… ad esempio… è troppo spavalda.

-bene così!
-si crede la regina del mondo, a volte.

-okay…

-e quando non vuole dormire ci costringe a stare tutti alzati.

-parlami di com’era… con te.

-dolcissima.

-ti diceva che ti amava?

-…no.

-che sei bellissimo?

-no.

-che per lei esistevi solo tu?

-come amico…diceva che non poteva fare a meno di me… come amico.

Lei sorrise. –esteticamente ti piace?

Lui annuì. –sì.

-niente che cambieresti?

Remus rise. –cambierei… il suo naso. È così piccolo…

Anche Kelly rise. –ti sembra ancora perfetta?

Lui scosse il capo. –e come potrebbe! È simile ad un mostro!

-come tutti, d’altra parte. No?

-già…come tutti…e qualcuno in particolare.

-parli di te?

Si erano messi a camminare intorno al castello, piano, vicini, sorridendo.

-sì. È questo che l’ha portata lontana da me.

-no, questo è quello che ha portato te lontano da lei.

-cosa vuoi dire?

-lei voleva solo dirti che per lei sei un amico, non un fidanzato. Mentre tu ci hai visto il fatto che lei ti vedesse come un mostro… e hai cancellato anche la vostra amicizia, che per lei e anche per te è preziosissima.

-oddio, Kel, mi fai paura.

-quante cose sono cambiate Remus… così tante.

-lo vedo. Te poi…

-sono bellissima vero?

lui rise, spingendola. Ma la guardò di sottecchi. Il caschetto moro le incorniciava il viso minuto, aveva gambe lunghe, e le collant sotto la mini della divisa a righe avevano fatto tanto arrabbiare la McGranitt.

Quando se ne stava accanto alla bellezza che una volta considerava perfetta di Lily, o a quella aggressiva di Danielle, il sorriso spontaneo e gli occhi allegri di Kelly sparivano, assorbiti dalla luce emanata dalle sue amiche, come la luce della luna che viene oscurata da quella del sole. Ma adesso che erano soli, per la prima volta nella sua vita, Remus notò che anche la sua bellezza era li, particolare, solare, esistente.

-un po’.

-davvero?- si stupì lei.

-lo trovi così strano?

Lei annuì.-sì, in effetti.

-perché?

-perché io non sono quella carina. Io sono quella spiritosa…quella che fa casino. Mai quella carina.

Remus rise. –giusto, dimenticavo.

-mi giuri che adesso sarai un po’ più…tranquillo?

-perché?

Lei si fermò, allargando le braccia e mostrandogli il prato nel mezzo al quale erano.

-guarda… senti? C’è ancora un po’ di sole… un po’ di caldo… un po’ di speranza. Tra poco, arriverà la lettera di Ewan che mi dice di scivolare in quel passaggio, correre alla Stamberga, prendere il pacco e darlo a Silente. E Silente saprà che sappiamo, e ci vedrà più grandi. Il piano di Lily riuscirà. Non c’è scampo ormai. L’Ordine si fida di noi. Abbiamo segnato le tappe della nostra vita prima ancora di percorrerle…- i suoi occhi erani seri, grandi, agitati eppure pieni di entusiasmo. –abbiamo sicurezze che gli altri non hanno, ma… abbiamo anche un ruolo, un ruolo che ci può portare a rischiare tutto.- sospirò. –effettivamente, questi sono i nostri ultimi giorni da bambini…i nostri ultimi giorni di svago…ci stiamo preparando solo alla tempesta, e lei sta arrivando.- un piccolo ghigno le si disegnò sulle labbra. –e se non l’aspettiamo sorridendo, non ne usciremo mai…

 

 

allora? Che ve ne pare? Spero vi stia piacendo… RECENSITE!!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo 4- farti avere paura ***


Ekko…adesso magari le cose vi confonderanno un po’… perché Remus sarà un po’ diverso da quello che vi immaginate…

Ekko…adesso magari le cose vi confonderanno un po’… perché Remus sarà un po’ diverso da quello che vi immaginate…

Però spero possiate apprezzare comunque il mio lavoro…!

 

CAPITOLO 4

FARTI AVERE PAURA

 

Danielle gli prese il viso tra le mani, e gli posò un piccolo bacio sulle labbra, sfuggente e delicato, accompagnato da un sorriso malizioso.

-odio quando c’è la luna piena. Odio quando te ne vai a fare il cretino con i tuoi amici.- un broncio altrettanto malizioso sorse tra le sue guance asciutte.

-lo so… ma tu sai che io non ci rinuncerò.

-dimmi, cosa c’è di tanto speciale nel mettersi a fare gli animali in una villa diroccata.

Sirius rise. –fare gli animali… quanti esatti doppi sensi!

Dani lo picchiò con un po’ troppa forza. –cosa fate?

-dopo che Lupin si è trasformato?

-esatto.

-eh…se te lo dicessi non sarebbe più un segreto.

-ma pensa! È proprio per questo che lo voglio sapere.

-ti adoro quando ti arrabbi con me.

Dani si lasciò sfuggire un sorriso. Ma si corresse, ripronunciando il suo broncio. –guarda che non mi compri! Eddai, che sarà mai? non lo dico a nessuno, tanto non importa a nessun altro.

-bhè, anche Lily non doveva dirvi di Remus, e guarda com’è finita.

-Lily, per tua informazione, aveva il diretto permesso di Remus. E se oggi noi non lo sapessimo, non sai quante cose sarebbero diverse.

-ad esempio?

-questa conversazione. Dovresti dirmi molto, molto di più.

lui alzò un sopracciglio e si mise a ridere. –okay, okay, te lo dico.

Dani si gonfiò un poco, soddisfatta, e si strinse di più nel giubbotto, mentre la fredda aria notturna le riempiva i polmoni. –ma abbiamo pochissimo. Oggi devo passare per primo.

-okay, dai, dimmi.

-però non devi giudicare.

-prometto.

-beviamo un po’.

-cosa?

-te l’ho detto che era un segreto. Uno a turno, oggi tocca a Remus, va nelle cucine e un elfo nostro amico ci da una bottiglia di alcolico. Beviamo, finchè Lupin non si trasforma, e siamo costretti a farlo anche noi. Allora lo facciamo, e superata la sua fase peggiore andiamo a fare un giretto- qui espose verso di lei uno sguardo che voleva eloquentemente avvertirla di non dire niente –e poi noi tre torniamo, mentre lui resta li fino all’alba. Appena Minus si addormenta, io e James parliamo. Parliamo di voi, sì.

-e cosa dite?

-DaniDani… chiedi troppo.

Lei annuì, arricciando le labbra. –portami con te. Solo per una volta. Solo per stasera.

Sirius scoppiò a ridere. –ma che, sei pazza? La risposta è no. scordatelo.

I suoi occhi si fecero tristi. –Sirius, io non voglio restare qui ad aspettare che torni, terrorizzata da cosa ti può succedere.

Il riso del ragazzo si trasformò in un sorriso dolce, paziente, commosso. La prese tra le braccia e le baciò la testa, inspirando il sapore fresco dei suoi capelli sulle guance e tra le labbra.

-Dani, non c’è mai successo niente…perché dovrebbe oggi?

-infatti io non mi preoccupo solo oggi, ma tutti i mesi, mese dopo mese. Però, se vedessi, se sapessi davvero quello che succede, potrei farmene una ragione.

-no, no piccola, non potresti.

-e poi me lo sento. Stasera sarà diverso…più pericoloso.

-certo, lo sarà. Se ci sei tu.

Lei si voltò un poco, annegata nel suo petto, nascosta sotto il suo mento. –Sirius…

Una supplica. Quei grossi occhi intrisi di paura, di amore, di preoccupazione vera, di affetto, il suo sorriso fresco, pulito, timoroso e affettuoso…come mai nessun sorriso gli era arrivato, come mai nessuno sguardo gli era stato diretto. Lei alzò le sue mani ad accarezzargli i capelli, piano, senza baciarlo. Chiuse gli occhi. Improvvisamente, a Sirius venne in mente la sera in cui aveva cercato di baciare Lily. Il fatto che poi si fosse accorto di non provare nulla per lei…era stata Dani. Sì, era sempre di Dani la colpa di tutto quello che accadeva dentro di lui. perché? Lo sapeva. Perché forse lo divertivano le battute di Kelly, la sua innocenza eppure euforia, il suo essere bambina e donna con allegria. E gli era sempre piaciuta la sicurezza di Lily, il suo essere forte, il fatto che un momento prima di piangere le venivano gli occhi lucidi, ma che erano anni che non le vedeva versare una lacrima, una lacrima vera. e la sua strana inteligenza, la sua ironia, il suo coraggio, sì, belle qualità. Ma Dani…eccola, dolce, accucciata nel suo petto, con la sua bellezza un po’ strana, la sua pelle chiara, i suoi capelli corvini che si alzavano nella brezza notturna, le labbra carnose dischiuse. Ma soprattutto…il modo con cui era materna con lui, con cui era innamorata di lui. e gli diceva se stava bene esattamente quanto gli diceva che stava male. E adesso, gli chiedeva di vedere, di vedere con i suoi occhi, quel segreto che avevano nascosto per tutti quegli anni. Quello che realmente accadeva al di la di quel tronco palpitante.

Le prese una mano e la tirò dietro alle scale dell’ingresso di Hogwarts.

-non è un bello spettacolo Dani…

-ti prego.

Lui si morse il labbro inferiore e poi la baciò piano. –mi devi seguire. Devi correre.

Lei gli prese la testa tra le mani e sorrise, accucciandosi con lui man mano che le sue guance diventavano pelose, che il suo muso si allungava e i suoi capelli si arruffavano.

-che bel cagnolone il mio Sirius.- sorrise ai suoi occhi ancora così umani, e gli accarezzò la schiena, dandogli un piccolo colpo sulla coda. –corri allora.

Seguì Felpato fino al Platano, dove il cane fermò il battere frettoloso dei rami, e lei si tuffò dietro di lui, con il cuore che sobbalzava rapido, giu, verso la Stamberga Strillante, verso l’unica cosa che di Sirius ancora credeva segreta.

 

Remus fissò il vetro verde e freddo della bottiglia che teneva tra le mani. La luce vi filtrava attraverso, colorando la sua pelle. Ne aveva un’altra nella tasca della giacca. Il cuore gli batteva forte, mentre fuori pian piano scendeva la sera. Aveva poco tempo per arrivare. Che rabbia. La sola immagine di Lily e James seduti insieme a pozioni gli torceva lo stomaco. Ma vaffanculo! Bell’amico! Neanche tu sei stato tanto meglio. Lui le sbavava dietro e tu ti ci sei messo, si disse. Ma è stata lei a scegliere, no? già, questo è il problema. Come ha scelto una volta sceglierà la seconda. E chi sceglierà? Non è giusto, non è giusto che il mondo giri intorno a lei. Sceglierà James. Con rabbia aprì la bottiglia e ne ingerì una sorsata. L’alcol gli bruciò lo stomaco, la fronte gli si imperlò di sudore. Ma sì, sceglilo. Alla fine tutti decidono di amare James, e di ignorare me. al massimo possono votare per Sirius. Ma chi voterebbe per me? ne bevve un’altra grande sorsata che gli riempì la bocca. Come per Kelly. Nessuno si accorge di lei perché ci sono le sue amichette. È la stessa identica cosa. Ancora, ancora, ne bevve altre boccate. Forse tu non eri innamorata di me, stupida puttana, ma io sì, io lo ero, ti amavo credo. Sì, forse ti amavo, solo che non te l’ho mai detto. E sai perché? Perché sapevo che non mi sarei sentito rispondere “anche io”. Saliva le scale invece che scenderle, rincorrendo l’unica consapevolezza che aveva nella mente annebbiata dall’alcol che ormai era quasi finito nella bottiglia: li c’era la torre di Grifondoro. Li c’era Lily. E lui gliel’avrebbe fatta pagare. Non ti va bene che io sia un lupo mannaro? Non ti va bene? e perché? Perché non posso essere bello come James, simpatico come James, allegro come James…ROMANTICO come James?

Però farò una cosa che lui non farebbe mai.

Sarò coraggioso.

 

Kelly sorrise, appoggiandosi alla finestra.

-ehi Potter…ma perché noi non possiamo venire?

Il ragazzo si mise in borsa una coperta.

-e quella a che ti serve?

-per sdraiarci.

-e non ti piacerebbe se ci fossimo anche noi a sdraiarci sull’erba con voi?

Un sorriso malizioso, e James rise. –sì, molto in effetti. Ma voi non potete venire. Siete donne.

Si mise la borsa in spalla e si avvicinò a lei. Sorrise ai suoi occhioni scuri e innocenti. Anche Kelly sorrise, a quel viso spavaldo e ironico.

-portami con voi. Ti prego. Voglio solo vedere il posto dove…bhè, lo sai.

-dove si trasforma Lupin?

-non solo. Dove riceveremo i Pacchi.

Lui sorrise e scosse il capo, spettinanadole il caschetto come faceva sempre quando provava tenerezza per lei.

-mi spiace Ke. Abbiamo giurato.

Lei sorrise.

-allora fila, o arriverai in ritardo!

Lui sorrise e se ne andò.

 

Ecco, li c’è pure Kelly. Cosa vuoi? Mi guarda. Cos’hai da guardare? Sei rimasta delusa, vero? Potter non ti ha baciata, eravate qui da soli, voi due…magari è pure successo. Io che ne so? Io non ne so mai niente.

Kelly gli sorrise. avrebbe provato con lui.

-ehi Remus…posso chiederti se- rimase bloccata. Lui la schiacciò contro il vetro della finestra, aggredendo le sue labbra, toccando il suo seno, la sua pancia, i suoi capelli freschi.

Lei non aveva più fiato, sentiva il corpo del ragazzo caldo contro di lei, e il sapore ubriaco delle sue labbra.

Kelly iniziò a calciarlo, ma lui le si strinse addosso, furente ed eccitato, fuori di se come non l’aveva mai visto. Riuscì a fuggire dalla presa delle sue labbra, ingerendo grosse boccate d’aria, mentre il viso le andava in fiamme e iniziava un pianto terrorizzato. –Remus! Ma sei pazzo? Remus! Non sei in te!

Sentì le sue guance ruvide sfregare sul suo collo liscio e morbido, alla ricerca di un contatto che lei non gli voleva dare.

Gli prese la testa tra le mani, sussurrandogli di lasciarla, ma lui la cingeva più forte.

Poi, improvvisamente cedette un po’, allontanandosi dalle sue labbra gonfie, e lei lo spinse via, i grossi occhi annegati di lacrime.

-ma che fai, Remus? Sei ubriaco?

-sì, ubriaco.- rise. –ubriaco di rabbia.

E cercando di prendere fiato, lo guardò sparire su per il dormitorio femminile.

 

Un’altra sorsata di alcol, finendo la seconda bottiglia quasi per farsi coragio, Remus spalancò la porta della stanza di Lily, Dani e Kelly. Vi irruppe dentro, e come previsto vi trovò solo la prima, seduta sul letto in camicia da notte, i capelli sciolti.

-Remus! Menomale che sei venuto. Dobbiamo fare pace. Ma scusa…non dovresti essere alla Stamberga?

E lui le si avvicinò, le prese un polso, la tirò verso di te, facendola scivolare a terra.

-Remus?

-sì, sono io, adesso non mi riconosci più?

-no, no che non ti riconosco! Ma che fai?

La trascinò verso la porta, ma lei cercò di fermarlo attaccandosi al letto. –Remus!

-sì, sì Lily, esatto. Adesso vieni con me.

-con te? No, non così, non da ubriaco, non da arrabbiato!
-ah, allora non ti va mai bene niente, vero? sì esatto, è così. Mi hai lasciato perché non sono normale…

-non ti ho lasciato per questo Remus, no, ti prego, non fare l’idiota!

-io idiota? Eh no io non sono l’idiota!

-lasciami!!!

-no carina, ora vieni, vieni a vedere la verità, quello che hai veramente lasciato!

-io lo so quello che ho lasciato! E non voglio dover aggiungere motivi alla lista!

-ah, c’è addirittura una lista!

-sì!

-e cosa ci hai scritto? JAMES POTTER??????

Lei lo calciò scivolando a terra, il viso rosso e umido di sudore, intriso di terrore.

-se anche fosse?

Lui emise un gemito. –alla fine hai scelto lui.

-NO! NO!- il suo urlo divenne quasi isterico –sei fissato Remus!

-ah ddavvero? Adesso ti farò vedere perché.

-cosa?

-perché avrei dovuto lasciarti le tue stupide domande e le tue pessime congetture, due anni fa!- le prese la vita e se la issò in spalla, urlante e scalciante com’era, nella sua pallida nudità celata solo dalla leggera camicia da notte. –ti insegnerò finalmente ad avere paura!

 

James ridacchiò con se stesso per quello che stava facendo. Non ce n’era motivo. Perché? Riaprì il ritratto, sorridendo. Voleva solo che Kelly vedesse, che fosse preparata al luogo in cui avrebbero compiuto il loro compito, e quella sera ci sarebbero stati anche gli altri, non sarebbe sucesso nulla. Che poteva succedere? Era una specie d’iniziazione. Un’iniziazione a quel pericoloso ed emozionante futuro che avevano davanti, si dovevano preparare ad affrontarlo, e lo avrebbero fatto insieme.

-Ehi Kel, sopresa! Sono venuto a prenderti!

Aprì l’ingresso, spalancando le braccia, contento della sua decisione. Kelly era un’amica, una buona amica, grazie a lei il loro piano si poteva svolgere. Perché non poteva vedere? Tanto tra sapere e vedere non c’è differenza. –pronta per vedere cose da grandi?

Ma cio che vide non fu affatto una ragazza pronta. Se ne stava li, schiacciata contro il vetro della finestra, il viso inondato di lacrime e paonazzo di terrore, il caschetto che a lui piaceva disordinare disfatto sulla testa, arruffato, scompigliato. La maglietta un po’ alzata rivelava la pancia leggermente abbronzata, piatta, sobbalzante nel ritmo dei singhiozzi. Le si avvicinò, e lei tremando si sottrasse dalla sua carezza.

Gli ricordò la bambina che aveva conosciuto, ormai sei anni fa, il piccolo passero sotto l’ala protettiva del fratello maggiore. E adesso, anche se aveva imparato a volare, quel piccolo uccellino se ne stava li, fremente di lacrime, umigliato, rosso, livido di speranze distrutte, di certezze infrante. E James avrebbe voluto essere diverso. Non essere quel ragazzo strafottente, padrone del mondo, del suo mondo perlomeno. Avrebbe voluto essere dolce, e gentile, abbastanza da avere la sua fiducia, da non vederla sottrarre dalla sua semplice carezza, avrebbe voluto essere semplice e sincero, come non era mai stato. E allora, solo allora, guardando quelle lacrime di innocenza perduta scivolare sulle guance appiccicose di una delle migliori persone che conoscesse, James capì. Capì quello da cui Lily era scappata, quel giorno nella Foresta, tutti quegli anni nei corridoi, giorno dopo giorno nella loro vita, nella loro recente amicizia, capì cos’era quella cosa che lei non voleva far entrare nella sua vita. Capì cos’aveva sempre sbagliato. E mentre si chinava sulla ragazza, le sorrideva con calma, spalancando gli occhi per mostrarle che non c’era niente di fraintendibile nel suo gesto, sentì che il cuore gli si alleggeriva da un peso che lo aveva attenagliato per anni. Sentì scrollarsi di dosso tutta quella messa in scena che aveva montato nella sua vita, e sorrise a quel passerotto, che singhiozzò ancora.

-ehi, Kelly, che è successo?

-Rremus…

-cosa? Tranquilla, non voglio farti del male…- le mise una mano sulla spalla, e fece per abbracciarla, sì, per la prima volta nella sua vita voleva solo abbracciare una ragazza. Per te Lily, per te. Lo vedi? Sono cambiato…

Un urlo lo fece voltare: Remus comparve nella sala deserta, con il corpo fremente di Lily sulla spalla. Correva, tenendo ferme come meglio poteva le gambe agitate della ragazza.

 Kelly si liberò dalla sua stretta leggera, appena abbozzata, timorosa come tutte le prime strette.

-è ubriaco… le farà male…- saltò giu dal davanzale, asciugandosi gli occhi in fretta con il dorso della mano. –purtroppo avrei un idea su dove la sta portando…

James annuì, la vista offuscata, e quel peso che se n’era andato dal suo cuore di ritorno, con la consapevolezza, questa volta, che l’amico stesse per fare il più grande errore della sua vita. Si morse il labbro e afferrò il polso di Kelly, iniziando una folle corsa verso di lui.

Lontana, complice e crudele, puntuale e irruente, candida e argentea come ogni notte, piena e succube come solo una volta al mese, la luna si preparò a scrollarsi di dosso le nuvole, e a fare capolino, in tutta la sua pura bellezza, innocente e silenziosa, per bagnarli della sua luce e travolgerli, loro, non più tanto innocenti e per poco silenziosi, già da tempo succubi del suo candido e lontano potere.

 

Sconvolti? Non dimenticate la recensione… :D

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** capitolo 5-ombre sul tuo viso ***


CAPITOLO 5

 

CAPITOLO 5

OMBRE SUL TUO VISO

 

àintermezzoß

 

 

Non dimenticherò mai quella notte….nonostante tutte le cose che ci siano passate in mezzo. Forse è che non ho mai potuto davvero comprendere, quello che feci e quello che fecero loro.

Ricordo… ricordo l’odore dell’alcol che mi si era imprignato dentro, filtrando nel midollo della mia mente. E ricordo… ricordo quello di Lily, e le sue urla terrorizzate. E improvvisamente mi pentii, perché io non volevo che Lily Evans avesse paura…di me. ma ormai stavo correndo, le mie quasi zampe era impazzite. La scaraventai sul letto che sostava in un angolo della stanza, e lei si accucciò tra le coperte. Troppo sconvolta, persino per piangere. E un momento prima di trasformarmi, un momento prima di rendermi conto di aver sbagliato tutto, di accorgermi di quanto stupido fossi stato, di quanto irreparabili fossero gli errori che avevo commesso, il suo sguardo si tuffò nel mio. C’era sgomento, terrore, umiliazione, incredulità. E come al solito c’era coraggio. Come in ogni momento della sua vita, della sua corta eppure pienissima vita, sì, piena, proprio come quei due grossi occhi verdi. Si mordeva il labbro, se lo mordeva così forte da farlo sanguinare, e tremava, tremava tanto da muovere il lenzuolo, ma il suo sguardo era fisso, irremovibile su di me, e il ghigno che le affiorava tra le guance era soddisfatto, soddisfatto di essere arrivata li, anche se trasportata da un fiume di alcol e di errori e urla.

E allora fui io a essere arrabbiato, triste, impaurito per lei. E il mio cuore iniziò a saltare, saltare forte immezzo ai miei polmoni, cercando con rabbia di liberarsi dalla morsa che l’alcol gli aveva costruito intorno. E le lacrime spingevano per uscire dai miei occhi, sotto quelli critici di Lily, che se ne stava li, ferma sotto la mia esitazione, irremovibile sotto il peso del suo destino. Non volevo che mi vedesse vacillare, ma mi vide farlo. Ondeggiai paurosamente, mentre nella mia testa prendeva forma il viso bagnato di lacrime di Kelly, mentre assalivo l’affetto che provava per me e lo gettavo nel fuoco, lontano da noi, mentre le mordevo le labbra, mentre lottavo per baciarla… e perché poi? E mi trasformavo, piano, con forza, senza coraggio, lasciando che il mostro dentro di me coprisse le orribili impronte lasciate dalla parte di Remus Lupin che credevo fosse quella buona, responsabile e seria, e che invece si era buttata a capofitto su una bottiglia di alcol, anzi su due, su una ragazzina indifesa e sulla sua amica, trascinandole entrambe in una serata angosciante e tremenda…

Non ero io, non ero io, vi prego, ditemi che non ero io… mi misi a urlare, perché tutto intorno a me diventava più scuro, e io stesso diventavo più grande, e i vestiti mi si squarciavano sul corpo, e mi cresceva il pelo, mi si storpiavano gli occhi, asciugando lacrime che non avevano fatto in tempo a mostrarsi a lei, Lily, l’unica che le avrebbe capite, l’unica che mi avrebbe difesa… mi spiace Lily, mi spiace… mi spiace per tutto quello che ho fatto, tutto quello che ti ho fatto, tutto quello che vi ho fatto, a voi e al vostro ricordo, impeccabile nella mia mente e solo nella mia mente… vorrei poter tornare indietro, darmi a Voldemort al vostro posto… vorrei non prendere quell’alcol, non essermi mostrato a te e a Dani e a Kelly per quello che io sono sempre stato… per quello che sono sempre e sempre sarò…

Un mostro, e tu hai fatto bene a scegliere diversamente.

 

 

--------------------

 

 

-Remus! Remus!- l’urlo di James fece sobbalzare Lily, immobile stesa tra le lenzuola fredde di quel letto. Kelly si appoggiò alla parete, il viso rigato da calde lacrime. In quel momento apparì anche Peter, che la prese per mano e la tirò in una stanza. Kelly cadde a terra, tenendosi la testa tra le mani, singhiozzando. Sentì due braccia circondarla per un istante e guardò su. Non seppe mai dire come ci arrivò, e non lo chiese mai, ma li, a stringerla, c’era Dani. Dani, che la nascose in un angolo, sorridendole, e che sparì nel putiferio della stanza di fianco.

Lily prendeva grosse boccate d’aria. Tremava, per la paura, per il freddo, per l’emozione.

Dani non si fermò a guardare, avvolse l’amica in una stretta ferma e sicura e la trascinò a terra, sul pavimento gelido, il suo corpo vibrava come una foglia, ma lei continuò a trascinarla, e quando fu nella stanza dove già c’era Kelly sospirò di sollievo, e si appoggiò alla porta, per tenerla chiusa, sbarrata, contro i loro amici e tutto quello che erano in quel momento: esseri diversi da quelli che loro conoscevano.

-cosa sta succedendo?- chiese Kelly.

-tranquilla. Lo fermeranno.

-non dovete arrabbiarvi con lui…- sussurrò piano Lily –non era in se.

-non siamo arrabbiate con lui.- affermò Dani.

-però a voi non vi ha quasi molestate.

-e a te non ti ha quasi uccisa, ma… non dovete arrabbiarvi comunque.

-non lo faremo.- ripetè Dani, guardando Kelly con i suoi occhi sicuri, troppo sicuri.

Kelly singhiozzò ancora. –avevo sperato… che un giorno mi avrebbe baciata. Ma non…pensavo che sarebbe stato ubriaco!

Lily rise, abbracciandola. –certo che ci siamo trovate proprio dei tipi fantastici.

-già…- fece Dani sorridendo. –Lily? E tu con chi ti metterai alla fin fine?

Lily strabuzzò gli occhi. –adesso? Con nessuno! io non voglio vedere un uomo per i prossimi…

La porta si aprì, e ne entrò Peter, ansimante.

-10 secondi?- la prese in girp Kelly.

-Peter non è da considerare uomo…

il ragazzo fece finta di non sentire.

-mi dicono che vi devo riportare indietro

-no- affermarono unisone.

Lui si strinse nelle spalle, e risparì al di la della porta, con un leggero, piccolo, ghigno.

 

Il ragazzo aprì gli occhi piano, e la testa gli girò vorticosamente. Poi sentì qualcosa di fresco, morbido, accarezzargli la fronte, e la vista appannata riprese a creare un contorno agli oggetti intorno a lui. e gli oggeti intorno a lui gli sorrisero, con dolcezza, in silenzio, privandolo di ogni parola.

Si alzò appena, tentando di dar loro un nome.

E ebbe difronte a se il viso stanco ma sereno di Dani, il suo corpo formuoso tra le braccia grandi e forti di Sirius, e gli occhi di quest’ultimo balenarono nella sua memoria mentre, canini, gli ringhiavano contro di smetterla.

E poi c’era James, fermo, appoggiato al muro, il suo solito cipiglio ironico disegnato in faccia. E Peter, che si agitava sul posto, certo che presto lui, Remus, sarebbe scattato di nuovo. Qualcuno allora ci era riuscito a spaventarlo…

E poi, con la mano tesa verso la sua fronte, c’era Lily, il viso bianco e l’espressione di indecifrabile dolcezza. Ma i suoi occhi non si soffermarono su di lei e schizzarono su Kelly, il cui sguardo era maturato in una notte, il cui sorriso ora pareva spoglio di innocenza e le cui lacrime asciutte creavano strani solchi sulle guance.

Remus sospirò, espirò, e iniziò a tremare, consapevole di cio che aveva fatto, cio che aveva creato, ma soprattutto di cio che aveva distrutto.

Lily lo abbracciò.

-grazie Remus, grazie.

-ma di cosa? Sei pazza?

Lei lo strinse più forte. –grazie di avermi portata qui, grazie, grazie!
-non essere sciocca, io…

Lei lo guardò negli occhi. –fingerò che tutto quello che mi hai detto…tutte quelle stupidate non siano vere…

-non lo sono…

-bravo…oh Remus! Ci sei riuscito… mi hai terrorizzata..

-mi dispiace, non volevo…

-lo so…

-come potrete mai perdonarmi?

-ah, non possiamo!- fece James ridendo. –ma stai tranquillo, faremo finta che non sia mai successo.

-ma è successo…io l’ho fatto, mi dispiace…mi dispiace così tanto…

-noi lo sappiamo.

Lui si alzò. La testa gli girò per un lunghissimo minuto, nel quale credette di cadere, ma poi si stabilì, e si guardò intorno, dove i segni di una lotta ancora laceravano la stanza.

-mi dispiace… mi dispiace…

-lo sappiamo Remus, smettila adesso.

Lui si voltò verso Kelly che aveva parlato, e che lo fronteggiava, lo sguardo tremante.

-Kelly…

lei annuì. –sì, lo so.

-io…

lei alzò gli occhi al cielo. –smettila ti ho detto. Non ce ne facciamo molto delle tue scuse. Vogliamo la promessa che non toccherai più un alcolico in vita tua, però. È evidente che non reggi l’alco- si bloccò, perché le aveva preso una mano, e l’aveva tirata dentro una stanza. Lei si mise a ridere –non mi lasci più finire le frasi?

Remus si morse un labbro. Lei sorrise. –lo so che ti spiace, e spiace anche a me, ma detto questo non possiamo farci niente, se non dimenticarlo. Dai, tranquillo.

Lui annuì piano. Kelly sorrise ancora, sul viso disegnata un’espressione dolce e triste insieme. gli accarezzò la guancia, dove un profondo taglio lo faceva sanguinare. –guardati… ti fai così male…

-non solo a me a quanto pare.

-ognuno è in grado di leccarsi le proprie ferite…

Remus abbassò lo sguardo. –lo so.

-è che tu credi di essere qualcosa…qualcosa che non sei Remus…

-cosa vuoi dire?

-lo sai cosa voglio dire…

Remus scosse il capo. –no…

-sei un ragazzo carino, simpatico, inteligente… perché devi starti a torturare sempre?

-quella è la mia specialità, lo sai…

-di certo non lo è il romanticismo…

lui rise. –è per questo che Lily mi ha lasciato.

-sì, è vero… ha fatto bene. da quello che ne so io, baci pure in modo piuttosto… violento.

Kelly rise per la propria battuta, appoggiandosi al muro e sospirando. Improvvisamente, si sentì bene, benissimo, felice.

Respirò a fondo, guardandolo di sottecchi, lui, fermo, il viso insanguinato, le labbra tremanti, gli occhi tristi e pieni di inteligenza, di parole che non diceva e di quelle che diceva troppo spesso. seppe benissimo cosa voleva. Seppe cosa l’aveva portata fin li, in quella stanza, con quelle persone. Anzi, seppe chi era stato.

-credo di dovertelo insegnare, vero?

-a fare cosa?

-a baciare bene…

ecco, guarda, Remus Lupin, ti sto per baciare, ci crederesti mai? vediamo se almeno questo ti farà sorridere, per una volta, in maniera felice, se almeno questo ti renderà allegro, romantico… è solo un bacio. Solo un bacio, ma anche una gomma….sì, voglio cancellare quel sangue, quelle lacrime, quelle ombre dal tuo bellissimo viso, Remus Lupin… voglio essere felice, felice con te, per una volta…

e semplicemente, lo baciò.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** capitolo6- se verrai con me ***


Okay…chi di voi è rimasto deluso da questi ultimi due capitoli, spero non si abbatta e anzi continui… perché da adesso in poi l

Okay…chi di voi è rimasto deluso da questi ultimi due capitoli, spero non si abbatta e anzi continui… perché da adesso in poi lily e james sono sotto i riflettori…

Grazie ancora!

 

CAPITOLO 6

SE VERRAI CON ME

 

Quando i due ragazzi uscirono dalla stanza, il sorriso compiaciuto sulle labbra di Kelly e quello inebetito su quelle un po’ troppo rosse di Lupin parlavano chiaro, ma nessuno dei due fece parola di quello che era successo. Remus precedette quel piccolo corteo lungo i tunnel fino al Platano, e li condusse al sicuro al di la dei rami, come in una spece di trance.

A Lily girava la testa. Quante dannate cose dovevano succedere ancora? Eppure lei lo sapeva. Lo sapeva, che il grosso doveva ancora precipitare sul loro cammino: ed era stata lei a dargli la bussola per arrivarci. Con il passare dei giorni, una specie di senso di oppressione, di colpa quasi, le si sistemò trai polmoni, in una posizione che trovava evidentemente molto comoda. Lily si sentiva come se fosse stata ritrascinata indietro nel tempo, all’interminabile estate che aveva tormentato la sua povera psiche. Leggeva negli occhi dei suoi amici il timore, e sapeva di esserne responsabile.

Eppure, continuava a camminare a testa alta nei corridoi, a sorridere fiera ai sorrisi e a salutare tranquilla chi la salutava. Lily, ormai, sapeva mentire a tutti, inclusa a se stessa. La mattina, quando apriva gli occhi, e li sentiva pesanti, gonfi di sonno, avvertiva quella morsa nello stomaco, sorrideva all’interno vellutato del suo baldacchino, ripetendosi: va tutto bene. Lily, tranquilla, va tutto bene. e in uno strano e perverso modo, era anche così.

La lettera di Ewan non arrivava.

James sospettava che tra Remus e Kelly fosse nato qualcosa, ma aveva deciso caparbio di lasciare stare, ignorare la cosa, fregarsene. Che serviva saperlo? A niente. Solo a stare peggio, perché lui restava ancora, ancora, e ancora, single. Forse, solo Peter restava li per fargli compagnia nel suo stato… e Lily. Bhè, ma a quanto pareva lei… non era interessata, in quel momento. E in effetti, non usciva con nessuno. solo con loro, “i suoi grandi amici”. James stava iniziando ad odiare quella parola…

Proprio quanto stava iniziando ad amare pozioni… o qualcos’altro, non l’aveva ancora deciso. Durante quelle ore, lui e Lily erano soli, come sospesi in un universo parallelo, immuni alle prediche, immuni a cio che avveniva intorno a loro. O almeno, per James era così. Avrebbe passato tutte le sue giornate li, a mescolare pozioni untuose, a seguire i suoi ordini precisi e semplici, le sue parole ironiche e taglienti, eppure così immensamente dolci, quando meno se l’aspettava…

James adorava le sue labbra. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quei due piccoli lembi rossi, che chiudevano e dischiudevano le loro ali sul candido pallore dei suoi denti, che si piegavano in quei teneri sorrisi così adulti, maturi, ma pursempre freschi e delicati…

-Potter, adesso distogli la tua attenzione dalle mie tette, e concentrati su questo diamine di antidoto.- su, giu, su giu, morbide e tranquille, le mordeva piano e nel momento giusto… -Potter, ma ho qualcosa che non va? Sono sporca?- anche le sue guance divenirono un po’ rosse. –ma dove stai guardando Potter?- fremevano, imbarazzate, irritate. –Potter!

James riuscì ad alzare lo sguardo sui suoi occhi. –ehi Evans, tutto okay?

-non ti capirò mai.

-perché dici questo?

-mi guardavi e… lascia stare. Prendi un po’ di bubotubero bianco.

Lui annuì, e si chinò per eseguire. Doveva imparare a concentrarsi.

-comunque non ti guardavo le tette.

-eh?

-le tette. Non te le guardavo.

-e che facevi?

-ti guardavo le labbra.

Lei arrossì, e sbuffò. –bhè, però non le ascoltavi.

James ridacchiò. –non so leggere il labiale.

-impara Potter.

-puoi chiamarmi James.

-oh, che onore.- fece lei ironica, strappandogli il bubotubero dalle mani.

E tra battibecchi simili e pause di silenzioso imbarazzo, le lezioni di pozioni di settembre sfumarono senza alcun segnale dall’Ordine in quelle di ottobre, che pareva inarrestabile nella sua corsa. Avevano persino smesso di parlarne quando, quella mattina di metà mese, Lily e Danielle scesero a colazione e videro i loro amici tutti radunati da un lato del tavolo, chiusi a cupola intorno a qualcosa di non meglio definito.

-ehi belli!! Che fate?- chiese Dani sorridendo, abbracciando Sirius da dietro per guardare in mezzo alle loro teste –tutto okay?

-Ewan.- rispose solo Kelly, con tono piatto. La pelle pallida del viso, distesa in un espressione preoccupata ed emozionata insieme. Passò la lettera a Lily, che la lesse rapidamente.

 

Kelly, ciao piccola.

Come va? Tutto okay? Spero di sì. Qui le cose procedono… bhè lo sai no? i giornali non sono poi tanto indiscreti. Lo sai, no, perché ti sto scrivendo? Ormai è inutile rimandare. L’ho fatto a lungo perché non posso nasconderti di essere preoccupato, ma questo non conta. Siete ragazzi in gamba, e come tali vi comporterete. Lo so. Ho una grande fiducia in te, sorellina. Allora, pronti? Eccovi il piano. Dovete dividervi. So che siete 7, dunque solo due di voi entreranno nella Stamberga, chiaro? Gli altri 5 si sparpaglieranno nella scuola. Uno o due nell’ingresso, dove possiate evitare che chiunque esca in giardino. Qualcuno a metà strada tra il corridoio e l’ufficio di Silente. Vi passerete il pacco che troverete nella Stamberga, in modo che nessuno faccia tutta la strada. Potrebbero insospettirsi. Siete tanti, sparpagliatevi. Lascerò il pacco alle 23.50 di questa sera. dovrete essere li a mezzanotte in punto. Non ci incontreremo. Lo so che è molto tardi, ma Silente vi coprirà in modo adeguato. Sì, sa di voi. Lui stesso ha accettato. Ricordatevi di non soffermarvi nel suo studio, e di non aprire il pacco. Sono affari privati, affari dell’Ordine, affari di Magia Oscura. Lasciateli stare.

So che sei una persona coscienziosa Kel, e spero che i tuoi amici non siano da meno, ma in ogni caso, non chiudete mai gli occhi. È una cosa importante, segreta, pericolosa.

Qui non c’è in gioco solo qualche pacco… qui ci siete in gioco voi, quindi non abbassate la guardia.

Benvenuti nel mondo dei grandi, farete molta strada.

Grazie davvero, con tutto il cuore.

Un pacco ogni due settimane circa, credo. Vi faccio sapere, okay?

Ti voglio bene sorellina.

Con affetto, Ewan.

 

Lily sollevò dalla pergamena un sorriso radioso.

-wow. Ci siamo!

Kelly annuì. –avete sentito? È molto preoccupato. Conoscete Ewan, non è uno che si preoccupa.

-oh, per te si è sempre preoccupato. E lui stesso ha detto che questo non importa, che ha fiducia in noi, che ci ringrazia.

-sì, James ha ragione Kelly.- affermò Dani, che l’aveva letta nel frattempo. Guardò l’orologio.

-che avete alla prima?

Un mugugnio di lezioni diverse si sollevò dalle loro labbra.

-io credo che siano saltabili, no?- fece Lily sempre sorridente.

-Lil, sei pazza, sì?

-ma ci dobbiamo organizzare!
La guardarono e lei si mise a ridere. –okay, okay. Allora, nel dormitorio dei ragazzi durante la pausa pranzo, va bene?- fece rassegnata.

Loro annuirono. –dobbiamo decidere chi va con chi e cose simili.

Lily rivolse loro un sorriso smagliante e afferrò un toast, prima di allontanarsi con passo spedito, ondeggiando il piccolo sedere, sventolando la mano in segno di saluto.

 

Ecco, ecco ci siamo. James si guardò allo specchio del bagno. Chi andrà con chi. Che frase idiota da dire, cazzo Evans. Ma ti pare che mi devo preoccupare per questo? Qui ci rischio la vita, la carriera scolastica, chi più ne ha più ne metta, e mi preoccupo per chi mi verrà affidato come compagnio? Sono un povero idiota. Solo un povero idiota. Si passò una mano tra i capelli. Ma con chi mi metteranno?

 

Lily mangiucchiò la punta della piuma, con una morsa d’ansia nello stomaco. Lo sapeva, lo sapeva tanto che entrare nella Stamberga era un compito suo. Quel compito era stato praticamente scritto per lei. Lei, l’ideatrice. Lei, la coraggiosa. Lei, la spavalda.

Lily, avrebbe tanto voluto essere: lei, la fifona.

 

Sirius prese la vita di Dani, la avvolse nella sua presa, e la tirò verso le sue labbra, posandovi un bacio veloce.

-allora, che ruolo ti prenderai, intraprendente paladina della giustizia?

Dani rise. –possibilmente il tuo.

-uh… allora sorveglieremo il corridoio, vero?

-il mio impavido guerriero senza macchie eh?

Sirius la appoggiò sul banco che aveva davanti e la baciò ancora.

-macchie?

-è un modo di dire, scemo.

-babbano?

-no, extraterrestre, idiota.

-anche idiota è extraterrestre?

Lei gli tirò un soffice colpo sulla spalla.

-no, quello sei te.

-hai deciso un ruolo?

-no, non ancora. Non ho mica paura, sai. Potrei anche andare nella Stamberga. Anche da sola.

Sirius rise, e la baciò.

 

Kelly rilesse la lettera. E la rilesse ancora. Paura? lei?

Sì, tanta.

E perché poi? Non era una cosa pericolosa… e invece sì. Lo era. E lo aveva detto anche Ewan. Però… però si fidava di lei. Che idea del cavolo Lily.

Perché lo sto facendo? Sospirò. Era ovvio il perché. Per non essere da meno. Rispetto al mondo. non voleva restare indietro, mai. e questa volta, sarebbe stata in testa.

 

Lupin sorrise a Peter.

-povero Codaliscia, te la stai facendo addosso.

-no, no.

-sì, sì.

Lupin rise.

-tranquillo, tanto tu pattuglierai un corridoio.

-tu lo pattuglierai con Kelly?- fece Minus, mimando un bacio nell’aria. Remus gli tirò un pugno, molto meno soffice di quello tirato da Danielle a Sirius, mentre i due si incamminavano verso il dormitorio.

-tasto dolente, Lunastorta?

-ne vuoi un altro Codaliscia?

Ridendo, assentì.

 

Lily non poteva credere in quello che stava facendo. Vagava nei corridoi, con una meta precisa, anzi uno scopo preciso, trovarlo.

Improvvisamente, il suo cuore batteva veloce, ma per un altro motivo. Era come lo strappo finale del motore prima della frenata al traguardo, e lei stava correndo, correndo verso il suo traguardo personale.

Dove poteva essere? Ormai aveva capito perfettamente come affrontare il suo piccolo gigante problema. Cercava mentalmente di distillare nella mente tutti i mugugnii dei suoi amici sulle lezioni che dovevano frequentare. Qual’era la sua?

Non pozioni… non trasfigurazione, quella era Dani… incantesimi? Sì, sicuramente…

Aumentò il passo, rossa in viso.

E poi lo vide. Si trascinava lungo il corridoio con la testa bassa, le guance pallide, gli occhi che rincorrevano le piastrelle sul pavimento, i capelli come al solito scompigliati.

-James!- lo aveva chiamato James… non ci poteva nemmeno credere. E forse neanche lui. ci mise un po’, infatti, a reagire. Ma alla fine alzò lo sguardo su di lei e sorrise, squotendo la mano per salutarla.

-allora posso chiamarti Lily. Che cos’è, l’abbreviazione di Lilian? Me lo sono sempre chiesto.

Lei annuì. –ebbene sì, ti toglerò questo terribile dilemma.

-che bel nome… mi impegnerò a usarlo un po’ più spesso.

-menomale. Non sopporto il mio cognome…Evans.

-perché? Ti sta bene.

-è un cognome mica una gonna…

-ti stanno bene pure quelle.

Lily sorrise, sempre un po’ rossa in viso.

-hai corso?

-sì, un po’.

-andiamo insieme al dormitorio?

-okay.

Lo affiancò, e si misero a camminare.

-chi cercavi?- chiese James, distrattamente.

-cercavo di non arrivare in ritardo, veramente.

-ma il dormitorio è dall’altra parte della scuola.

-bhè, anche io… no, in realtà, cercavo te.

-me?

Lily rise. già, suonava davvero strano, quasi inverosimile… si toccò la fronte, un po’ per difendersi, un po’ per coprire il rossore, un po’ per sentire di non scottare.

-incredibile, vero?

lui annuì. –puoi dirlo forte… comunque, che volevi?

Lily chiuse gli occhi e respirò a fondo, poi gli prese un polso e lo trascinò in un aula, al sicuro da orecchie indiscrete.

-senti Potter, scusa, senti James, vorrei… chiederti un favore.

-un favore? Di che genere? Personale?

-non lo so, giudica te… tranquillo, puoi dire anche di no.

-okay, spara.

Lei sospirò. –lo sappiamo entrambi che nella Stamberga ci dovrò entrare io.

James restò ammutolito. Era questo? Chissà cosa si era immaginato… che centrava con lui?

-non fare quella faccia, non voglio che tu dica che non posso andarci io. Io ci devo andare, solo…

-cosa?

-vorrei che tu venissi con me..

lui sgranò gli occhi, incredulo.

-io?

Lily annuì. –sì, tu.

-io?

-ehi, ci sei? Quanta altra gente c’è qui dentro?

Lui rise, per smorzare la tensione.

-e perché?

-se verrai con me, te lo dirò.

-allora non posso mancare, no?

-fantastico. Ora andiamo, non vorremo fare tardi per colpa tua, James- fece, calcando molto sul suo nome. lui fece una risata sarcastica, e la spinse verso la porta.

Lily si bloccò nel gesto d’aprirla.

-grazie.- sussurrò con voce roca.

James annuì, sorridendo dolcemente. –figurati.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** capitolo 7- sii sincera ***


CAPITOLO 7

CAPITOLO 7

SII SINCERA

 

Le decisioni si presero in fretta. Ognuno già sapeva quale compito gli aspettasse, solo che andava ufficializzato, per qualche strano motivo che non si potevano spiegare. Così, fu deciso che alle 11 sarebbe uscito Peter, e che se non fosse tornato era evidente che i corridoi erano sgombri. Lui si sarebbe messo tra l’ingresso e l’ufficio di Silente, così da poter andare avanti e indietro in caso di problemi. Kelly sarebbe stata vicino all’ufficio, sarebbe uscita per seconda. Avevano pensato che fosse quella giusta per entrare nell’ufficio, visto che l’Ordine era in casa sua e che con Silente ci aveva parlato un po’ durante l’estate. Poi sarebbe sceso Sirius, per mettersi all’ingresso. Allora sarebbero scesi Lily e James, sempre che nessuno fosse tornato indietro avvertendo di qualche problema. Poi, Dani avrebbe raggiunto Sirius, e a turno i due sarebbero andati e venuti dalla postazione di Peter per essere ceryi che andasse tutto bene. Remus avrebbe raggiunto Kelly, facendo lo stesso di Sirius e Dani con lei. In caso di problemi, sarebbero rientrati tutti tranne Sirius, che sarebbe sceso alla Stamberga per avvertirli. Lily e James avevano un ora sola. A mezzanotte e un quarto, dovevano essere rientrati tutti. Il pacco sarebbe andato di mano in mano fino a Kelly, e poi ognuno avrebbe preso una strada diversa per tornare in dormitorio. Avevano a lungo studiato la mappa e calcolato gli orari, pur consapevoli che nessuno si sarebbe accorto di loro se Silente copriva le loro tracce. L’attesa fu la cosa più straziante. A un quarto alle 11, la gente iniziò ad andare a letto, e la Sala Comune restò libera. Erano soli, soli con la consapevolezza di quello che stava per succedere.

-okay…- fece di colpo Peter. –potrei iniziare ad andare…

-no, Peter, alle 11. ti sembrano le 11?- fece dura Dani.

-bhè, le meno 10… dai, io vado.-balzò in piedi.

-Peter, no.

-non litigate adesso.- sbuffò Lily. –Peter, aspetta 10 minuti, dai. Che ti importa?

-niente, in effetti.

-a Lily date ascolto subito.

Lily alzò gli occhi al cielo. –Dani, ti prego, sbaciucchiati un po’ con Sirius, non lo so, intrattieniti.

-vuoi litigare?

-no, per niente.

Dani parve delusa, e si risedette, evitando il braccio di Sirius teso verso di lei. –non è il momento!- sbuffò.

Kelly iniziò a girare in tondo –oddio, oddio, non ce la faccio più. usciamo.

-no, Kel, fino alle 11 la gente può ancora andare in giro.

-appunto!

La fulminarono con uno sguardo, e lei si arrese, risprofondando nella poltrona.

-mancano 4 minuti. Peter, ricordati dove ti devi mettere.

Lui si alzò di nuovo. –me lo ricordo!

-avete un orologio? Tutti sincronizzati per i vari scambi?

Annuirono, unisoni.

-Lily, James, voi siete tranquilli?- chiese Remus, con un piccolo sorriso di conforto. James fece per rispondere, ma fu Lily a parlare.

-tranquillissimi, grazie.- e sorrise, luminosa.

James la guardò di sbieco, mentre si alzava e si chinava per guardare il piccolo Peter dritto negli occhi. –Peter, ti prego, non farti prendere dal panico. Vai tranquillo, mettiti al tuo posto, sta attento all’orologio e non farti scappare niente. Okay?

Lui annuì, fissando i suoi occhi rapito. –va bene, va bene.- fece piano. Sorrise, e si diresse al buco del ritratto. –a dopo ragazzi. In bocca al lupo.- e vi sparì attraverso, con i suoi passettini affrettati. Lo videro diventare topo con la coda dell’occhio.

-non ci può fare niente, è un fifone che la metà basta.

-vorrei poter diventare topo anche io.- a quest’affermazione di Kelly, si misero a ridere. La tensione si allentò, e la ragazza guardò l’orologio. –esco tra tre minuti, okay?

Gli altri annuirono. –fantastico.- fece Lily. Si rialzò, l’abbracciò. –Kel, grazie per questo.- le sussurrò in un orecchio. Lei annuì, e poi guardò gli altri. –non fate gli scemi. È una cosa seria!- risero ancora, anche se l’avvertimento di Kelly era pressochè inutile in quel momento. Erano serissimi.

Remus per un attimo pensò di alzarsi, poi però sprofondò meglio nella sua postazione, e si limitò a dire. –a tra poco Kel.

La ragazza sorrise appena, poi si mise davanti all’uscita. La guardò a lungo, poi alla fine spinse il buco del ritratto, e si immerse nella sera. I suoi capelli si videro in lontananza ballarle intorno al capo, finchè il ritratto non si chiuse alle sue spalle, cancellandola alla loro vista.

Sirius sospirò. –tra poco tocca a me…

Dani gli si accucciò addosso. –sì…

Un piccolo silenzio si levò tra loro, bandiera bianca in quel momento di tempesta. –posso chiedervi una cosa?- fece Lily improvvisamente.

-certo.

-ma…allora è guerra?

-cosa?

-sì, insomma, contro Voldemort, è guerra?

Tutti si morsero le labbra, senza rispondere. Già, guerra…che parola lontana dalle loro menti giovani, allegre. Eppure, lei era li, soffiava sul loro collo. e loro avevano tolto la sciarpa, pronti ad affrontarla…più o meno.

-io credo di sì…- disse Sirius alla fine. –i miei…loro dicono che gli stanno alle calcagna, gli auror.

-Sirius, ma tu non sei in pericolo a stare da questa parte, invece che da…quell’altra?

Lui sorrise agli occhi ingenui di Lily, così preoccupati e seri. –a me non importa, perché so che è giusto.

Lei annuì. –quindi è guerra…e noi abbiamo deciso di partecipare.- disse piano.

Sirius si alzò, e accarezzò i capelli neri di Dani. –vado. Ci vediamo tra poco.

Lui non indugiò sulla porta, la attraversò tranquillo, senza un fremito, scese nel corridoio, guardandosi intorno con occhi fermi.

Lily guardò l’orologio. Erano le 11.20. nel giro di 20 minuti aveva già mandato tre amici incontro a una guerra…e ora era il suo turno. Suo e di James. Dani aveva ragione. La gente faceva cio che lei voleva…cos’era quel ridicolo controllo che aveva assunto sulle persone? Guerra…guerra…li stava spingendo nella gola della morte? Perché? Per quale stupido, insulso motivo? Si alzò. Non poteva mostrare ora le sue debolezze. No, non poteva più farlo. Cio che la preoccupava, adesso, dipendeva solo da lei. E dentro di lei doveva restare. Perché se loro avessero saputo…dipendevano così spudoratamente dalle sue decisioni. Ancora pochi minuti alle e mezza. Lei e James dovevano fare un giro immenso di vicoli per raggiungere l’ingresso. Il tempo che ci avrebbero messo a uscire sarebbe bastato a tutti gli altri per posizionarsi, stare insieme, accucciati nel buio, fare avanti e indietro per rassicurarsi con un sorriso, un sussurro. E loro, sarebbero usciti nella notte, nel freddo…lei e…Potter. Solo perché gliel’aveva chiesto. Senso di colpa, paura, insicurezza…poi più niente. Coraggio. Sorrise, e guardò l’orologio, ancora. 11.30. –Potter, andiamo, dai.

Lui si alzò. –bene.

Sorrisero in direzione degli altri, e uscirono. James la condusse in direzione giusta, seguendo il complicato percorso la cui mappa possedeva solo la sua mente.

-James…se non vuoi…puoi tornare indietro.

-ma io voglio.

-no, davvero, non devi farlo solo per me.

-non è solo per questo che lo faccio.

-ti prego, James, non mentire.

-non lo farei mai.

non riusciva proprio a spiegarglielo. Perché non poteva solo accettare che lui non era li solo per lei? Anche se non poteva mentire a se stesso. Essere li, solo, con Lily Evans, finalmente soli, e per richiesta di lei, rendeva il fatto di mettere in pericolo la sua vita molto più allettante. Quasi insignificante.

 

-allora perché sei qui?

-per prendere quel dannato pacco, insieme a te.

Lei sospirò. –io non ho paura di farlo da sola.

-immagino. Io sì.

Lily rise. –se la metti così…

Girarono in un corridoio stretto, che Lily non aveva mai visto, e nella penombra sbatterono contro una persona. Lei sentì la mano di James premerle sulla bocca, e vi soffocò un urlo. Una luce si accese, una fiaccola illuminò i capelli ramati della ragazza, i suoi occhi, il viso ironico e diverito, eppure preoccupato, di James. E uno che non si potevano aspettare. Quello di…

-Mocciosus! Ma che bell’incontro! Come stai?!- James scoppiò in una risata rilassata, e Lily sbuffò, irritata, risentendo il tono arrogante nella sua voce.

Il viso olivastro di Severus fu attraversato da mille ombre scure, che colorarono appena il tono cereo delle sue guance e quello inespressivo dei suoi piccoli occhi neri. –una dolce coppietta si aggira per questi corridoi segreti a quest’ora della notte…-il suo tono piatto e svogliato aveva una punta d’imbarazzo. –questo è intrigante…e lo sarà anche per il Preside, credo.

-Mocciosus caro, ma anche tu sei in giro a quest’ora, no? e neppure in dolce compagnia.- fece James, posando la mano che prima teneva sulla bocca di Lily, sul suo braccio.

Severu parve a disagio, poi disse. –per ottimi motivi che non sono un semplice intrattenimento amoroso.

-e noi rispettiamo la tua privacy, tagliando la corda.

Lily era ammutolita. Era stata una sciocca. James era uno stupido. Un bambino. Un arrogante. Cosa ci faceva li con lui? perché l’aveva chiesto? Non aveva bisogno di un amico come lui. non aveva bisogno di niente da uno come lui.

-o forse voi due potreste risolvere i vostri stupidi problemi infantili!- sbottò, e si allontanò dai due con passo spedito.

James alzò gli occhi al cielo. –scusa Moccio’, ma devo inseguirla.

-come sempre, oserei dire…

-osa osa…ma fa anche un’altra cosa. Togliti dai piedi, va’.

Superò il ragazzo, che seguì il suo allontanarsi con occhi pungenti. Appena lui sparì, Severus si abbandonò contro la parete, sospirando, e un’ombra di tristezza gli attraversò il viso prima di riuscire a smettere di far battere forte il suo cuore in tumulto. Cosa stava succedendo? Perché erano in giro a quell’ora? Tirò fuori un piccolo libbricino da sotto il mantello. Lo aprì. Il suo libro di pozioni…i perfezionamenti che faceva. Se quei due avessero preso a girare di notte per i corridoi, lui come avrebbe fatto a infilarsi nell’ufficio di Lumacorno per i suoi esperimenti?

Perché James ce l’aveva con lui? Severus non se lo poteva spiegare. Si scostò dalla fronte umida la frangia unta, e chiuse gli occhi. Quella piccola mezzosangue non si sarebbe posta per sempre tra loro…un giorno, avrebbe potuto ambire alla sua vendetta.

 

-Lily, Lily!- James le bloccò il polso. –ma che ti succede?

-Potter, perché? Perché non puoi mai essere gentile con Severus? Cosa ti ha fatto di male…ma soprattutto…cosa ti da il diritto di rovinare la vita alla gente solo perché è…diversa da te?

Lui sospirò. –perché difendi Piton?

-io non difendo Piton. Io difendo quelli come Piton. Quelli che ti hanno contro, solo perché sono deboli.

Per la prima volta, la pazienza di James crollò, portandosi dietro il suo sorriso, la sua allegria, la sua sfrontataggine, la sua sicurezza.

-spiegamelo Lily, e ti prego, sii sincera. Perché io sento di aver atteso abbastanza, anche troppo. Cosa c’è di così…immensamente sbagliato in me? cos’è questa cosa tremenda che solo tu vedi? Cos’è? No, ti prego, spiegamelo…cosa vedi quando mi guardi? Un essere odioso, arrogante, un mostro! È questo che vedi! Un illuso, un idiota, uno stupido montato. Non è bastato, portarti nella foresta a vedere un cucciolo di unicorno, baciarti, giurarti che ti avrei aspettata perché per me sei e sarai sempre l’unica, dirti che non m’importava se anche non mi volevi subito, ti avrei aspettato…e continuare a frquentarti, anche solo per vederti, anche quando stavi con Remus, uno dei miei migliori amici…mi hai visto con un'altra in questi anni? Sì? Davvero? E poi non è bastato essere qui, qui con te, pronto ad attraversare tutti questi corridoi, il Platano, solo per non lasciarti sola, anzi, peggio! Solo perché tu, tu me l’hai chiesto… no, non è bastato! Ho cercato di smettere di essere stupido, di fare l’idiota nei corridoi…e poi…tutto questo non è servito. Non è che mi aspettassi che tu mi avresti detto: sposiamoci! Ma almeno che tu…che mi dicessi che come persona, solo come persona, ora non ero un mostro. E invece no. io ho lottato, mi sono impegnato, ed è bastato un momento, un solo momento, di arroganza verso quell’essere li, per distruggere tutto. anzi, mi sbaglio. Per farmi capire che questo “tutto”…era solo una mia illusione…

Lily sospirò, il cuore che le batteva forte, rossa in viso. Che stupida. Voleva sotterrarsi. Voleva sparire. Avrebbe voluto, per una volta, evitare di essere una stupida paladina della giustizia (di quale giustizia poi?) solo per non sentire…per non sentire che James era arrabbiato con lei.

-scusami James.

Lui annuì. –certo, dimenticavo. Quando tu ordini, noi eseguiamo. E tu ordini che io ti perdoni.

-no, non devi farlo per forza. È…è che io…

-cosa? Cosa?

-mi arrabbio perché…- sospirò. –perché credo che quelli come Severus siano solo una copia meno fortunata di me. se…se tu non mi avessi iniziato ad apprezzare, oggi io sarei proprio come loro, una squallida ragazzina che tutti prendono in giro e chiamano mezzosangue, una bambina che il passato ha rinnegato e che non riesce a entrare nel suo futuro…- sospirò. –una volta io ero proprio come loro.

-davvero?

Lei annuì. –per questo mi arrabbio, James. Scusami. Scusami davvero.

James si scostò da lei, e Lily sorrise. vicini, ripresero a camminare verso il loro difficile compito, come svuotati da parole che da tempo erano sospese tra loro.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** capitolo 8- protetta da te ***


Eccomi… io ora che pubblico sono arrivata qui… spero di essermi portata dietro qualche lettore e qualche bel commentino…

 

Eccomi… io ora che pubblico sono arrivata qui… spero di essermi portata dietro qualche lettore e qualche bel commentino…

Altrimenti continuerò a postare comunque… prima o poi un lettore lo troverò, no? :D

Spero di potervi far leggere al più presto un capitolo 9, e che non vi siate annoiati… io sono fatta così, al dunque ci arrivo pian piano… perché la vita è così che funziona!

Buona lettura…

 

 

CAPITOLO 8

PROTETTA DA TE

 

Kelly sospirò, ancora e ancora, come se sentire il proprio respiro la rassicurasse che tutto andava bene. e si sentiva ridicola, molto ridicola, accucciata in un angolo, al buio, a guardare il corridoio vuoto, le orecchie ben aperte per non lasciarsi sfuggire il minimo rumore. Ma nonostante questo, restava immobile, con le orecchie tese, gli occhi sbarrati, il cuore che batteva forte e la pancia che le faceva male per l’agitazione. E tra un sospiro e l’altro si mordeva le labbra, per essere certa che nulla potesse farla scoprire. Remus sarebbe arrivato tra poco. Anche questo non aiutava. Perché li avevano messi insieme? avrebbe preferito il silenzio privo di significato tra lei e Peter che quello così colmo di parole che la divideva da Remus. Aveva provato a sorridergli, a parlargli, ma lui…sembrava dimentico di cio che era successo quella notte di ormai un mese prima. Sembrava aver cancellato, rimosso. O forse, semplicemente, non voleva pensarci. Non gli interessava, e adesso era in imbarazzo. Sì, Kelly sapeva che era così. Ma perché? Fuori dal controllo della sua mente e ancor più da quello del suo cuore, le sue labbra sorrisero al ricordo. Chiuse gli occhi un solo istante, e fu di nuovo li, tra le sue braccia che premevano sui suoi fianchi, le mani del ragazzo sulla propria schiena, mentre gli accarezzava i capelli con forza e paura, mentre giocava con le sue labbra quasi volendo respirare attraverso di lei…e invece no. era bastata una notte, una sola notte di veglia per chiudere cio che per qualche istante, Kelly aveva creduto di aver aperto. Perché?

-Kelly, dove sei?- eccolo, in piedi in mezzo al corridoio. I capelli gli accarezzavano le guance scarne, pallide, il tono livido sotto i suoi occhi dava una certa serietà al suo sorriso amaro. Vide correre lo sguardo del ragazzo lungo il piccolo spazio e alla fine incontrare gli occhi della ragazza immersa nell’ombra. –eccoti.- le si sedette accanto, con un sospiro. Kelly era certa di poter sentire il battere del suo cuore, rapido, per la paura, forse, per la corsa, se l’aveva fatta, per l’imbarazzo, di certo. O magari, era lei a farlo battere così? Questo pensiero le bastò per accennare un sorriso in sua direzione. –incontrato qualcuno?

Lui scosse il capo. Come sempre quando si trovava al cospetto di quei due grandi occhi scuri, di quel sorriso fresco e innocente, di quelle guance porpora e di quel caschetto di capelli color cioccolato, Remus sentiva di non poter dire una parola. Perdeva la voce, si nascondeva dentro la sua gola, accovacciandosi nel suo petto al sicuro da quelle piccole orecchie a conchiglia.

-neanch’io.- sussurrò lei. –chissà dove sono Lily e James…

lui si strinse nelle spalle e rantolò un roco –boh…

la sentì sospirare, quasi sbuffare. Voltò il viso per scorgere quello di lei, latteo nell’ombra. Le sue dita sottili correvano tra le ciocche scure del suo caschetto, cercando in quel vellutato contatto un qualche conforto. Remus sapeva com’erano morbidi quei capelli. Sapeva che sentirseli tra le dita, avrebbe confortato anche l’animo più inquieto. Il suo. Quella notte…non riusciva a cancellarla dai suoi pensieri. Il bacio irruente, spavaldo, crudele, che aveva posto su quelle piccole labbra morbide e tenere, il modo irato e prepotente con il quale aveva violato il suo piccolo corpo, toccandolo come nessuno aveva mai fatto, trasportato dal brusio di voci nella sua testa, dal lupo che in lui ruggiva e dall’alcol che in lui tuonava, furente, di non permettere a nessuno mai più, di sbattergli la porta in faccia. Quella porta, lui l’avrebbe sfondata. E invece, aveva sbagliato tutto. la porta che Kelly aveva costruito intorno al suo cuore sarebbe stata d’acciaio, così come quella che tutti gli altri avrebbero eretto tra loro e lui, il mostro, il lupo. Questo era quello che aveva sentito quando aveva aperto gli occhi la mattina dopo. E invece no. invece, quel bacio…dolce, amaro, una chiave per quella porta di pietra che solo lui aveva levato intorno a se, vellutato, timido, delicato, possedeva qualcosa che nei baci con Lily Remus non aveva mai trovato: il bisogno che non finisse mai.

-ho qualcosa sul viso?- la voce di Kelly irruppe nei suoi pensieri. –mi stai guardando in modo strano.

Lui scosse il capo. –no, no, tutto bene.

-che ore sono?

Lui le mise davanti al viso l’orologio, e Kelly annuì, alzandosi. –vado a vedere da Peter se va tutto bene…

 

Sirius si protese verso Dani, ma Dani si scostò.

-che c’è, volevo solo baciarti.

-e io non voglio.

-perché?

Lei sbuffò. –ti sembra il momento, eh?

Lui scosse il capo, abbassando gli occhi e sedendosi a qualche centimetro di distanza. L’atrio era vuoto, deserto. Persino l’aria spostandosi sembrava fare un rumore. Sirius sentiva che tutto dentro di lui rimbombava, come per rivelare a tutti la sua presenza imposta a quella notte solitaria. I quadri sonnecchiavano, irrequieti, o almeno così gli parve.

Danielle lo studiò di sottecchi. I profondi occhi neri, i capelli scuri che gli solleticavano il collo, quell’accenno di barba sopra le labbra serie. Sorrise, certa che quello fosse il più bell’uomo del mondo.

-Si’?

-dimmi.

-ho paura…per Lily e James. Dove sono?

Lui si strinse nelle spalle, e poi allargo le braccia. Lei vi si tuffò, nascondendosi nel suo petto, dove sapeva che nulla poteva raggiungerla. Persino la preoccupazione che aveva dentro si divincolò e scappò via da quella stretta tranquilla e forte, volando lontano.

-hai sentito i tuoi?- chiese.

Il ragazzo fece una risata leggera, come casuale. –figurati.

-forse dovresti.

-perché mai?

lei gli si strinse addosso un po’ di più. –perché…sono i tuoi genitori.

Sirius rise ancora. –ti assicuro che così non si possono definire.

-e non vorresti…sistemare le cose?

Lui non rispose, e Danielle continuò ad aspettare. Sentì il cuore del ragazzo accelerare il suo battito contro il proprio orecchio, ma non si mosse, restando ben ancorata a lui, nascosti nell’ombra.

-…Sirius?

Sentì la presa del ragazzo diventare più leggera sul suo corpo, più sfuggente, come se le permettesse di allontanarsi pure, quando alla fine rispose. –credo che a un certo punto dovrò scegliere, e farlo per davvero. Se la mia famiglia, con tutto quello che ne fa parte…Voldemort incluso…o…

-o?

le mani di Sirius si allontanarono dai fianchi di Danielle, e lui sospirò.

-o voi, e le vostre idee…con tutto cio che fa parte di voi, senza Voldemort…ma con te.

Danielle si morse il labbro, le lacrime che le pungevano gli occhi.

-e che cosa sceglierai?

E Sirius si voltò a guardarla. I capelli neri circondavano il suo viso dai tratti duri e dolci insieme, i suoi occhi chiari come il vetro che parevano lasciar passare la luce, le sue labbra serie, il suo piccolo broncio quasi un vezzo…sentiva il calore del suo corpo sul proprio da una parte, e il gelo del suo corpo solitario dall’altra. Le sorrise, stringendola nuovamente con la sua forza piena di coraggio.

-l’unica famiglia di cui m’importa, la sto già abbracciando.

Danielle sorrise, felice, tranquilla, si sporse verso di lui e gli offrì le sue labbra. Sirius vi si appoggiò, annegando in quel bacio, dolce e coraggioso, certo che mai, avrebbe dovuto privarsene.

 

L’aria era gelida, mentre tremanti, le stelle ammiccavano dalla loro posizione privilegiata al di sopra delle cime innevate delle montagne. L’erba sottile si preparava a un lungo riposo invernale, e in quella notte d’autunno, il suo fremere sembrava dovuto alla loro stessa paura. un sottile spicchio d’argento tagliava la tela scura dell’oscurità con la sua pallida luce, illuminando i campi quasi con timidezza.

James avanzava a grandi passi, che lasciavano Lily indietro di un paio di metri. Lily si sentiva in colpa, infelice. E improvvisamente, intirmorita. Il Platano Picchiatore sembrava un’immensa ombra aquattata nel buio. I suoi rami si dimenavano con forza, con prepotenza, sferzando l’aria gelida e segnando il loro territorio. Solo quando furono sul confine della portata dei rami, James si fermò girandosi verso la ragazza. Per un attimo, i suoi occhi furono ancora infuriati con lei, ma poi incontrò il suo sguardo. Per la prima volta vide tremare le sue palpebre e i suoi occhioni verdi riempirsi di sincerità, di timidezza, di quel puro sentimento che lui non poteva definire ma che già una volta le aveva visto emettere, quasi irradiandolo. Sorrise. –aspetta che blocco i rami…okay?- sussurrò. Lei annuì, piano, quasi impercettibilmente.

Sotto il suo sguardo vigile e timoroso, James si sfilò la maglietta. La luce bianca della luna si rincorse sui suoi addominali abbozzati, sulla sua pelle che rabbrividiva. Lui si voltò e le sorrise con un velo d’imbarazzo, ma lei non spostò gli occhi, con una piega di rinnovato coraggio nel sorriso, quasi una sfida a continuare. E lui l’accolse. Si sfilò i jeans e li abbandonò ai propri piedi, coperto solo da un paio un po’ largo di boxer a righe, tornò a guardare il viso della ragazza, con un sorriso spavaldo sulle labbra. Sapeva che lei odiava quel sorriso, e vi aggiunse un pizzico d’ironia. Ma lei non si mosse, e non virò nemmeno lo sguardo, tenendolo fisso sugli occhi di lui, senza arrossire per la sua seminudità offuscata nella notte. e lentamente, lo vide trasformare. Mentre un alone di luce lo sfiorava, il suo corpo cadde a terra con eleganza, le sue gambe furono culminate da un paio di zoccoli lucenti, tra i suoi indomabili capelli sorsero un paio di fiere corna che si protesero verso il cielo, quasi a voler abbracciare la notte.

-Ramoso…- sussurrò lei. E Ramoso sorrise, anche se lei non poteva vederlo, sotto il suo manto nocciolato, i brividi di freddo furono sostituiti da brividi di desiderio. La osservò, con i suoi occhi da cervo, raccogliere i vestiti del suo corpo umano, piegarseli in grembo. –credo che potrei…- disse, lentamente. Si scoprì rincuorato dall’opportunita di non parlare, di non rovinare niente, di non mettersi in pericolo, nascosto nel maestoso corpo dell’animale. Lei non concluse la frase, come se anche Lily avrebbe preferito non dover affatto parlare. Gli si avvicinò e accarezzò il suo pelo liscio, pulito, lucente. Si guardarono per un secondo, e Lily seppe che stava per fare la cosa giusta. Si attaccò al suo collo e si fece scivolare lungo la sua schiena, tenendosi forte e senza far cadere a terra i vestiti ancora caldi di lui. con le sue narici più grandi, Ramoso sentì il profumo fresco della ragazza, e le sue dita sottili scivolare sotto il suo pelo, accarezzando la sua pelle calda. Sorrise e si lanciò sotto i rami scalpitanti, sentendola avviluppata su di se, come se non dovesse lasciarlo mai.

 

-ehi, Evans…Evans?

La sua voce, roca, spavalda. Eccola, irrompere dentro di lei, nell’intimità dei suoi pensieri, nel silenzio delle sue palpebre abbassate.

-cosa vuoi Potter?

Risposta acida, cattiva, come se non ci fosse niente da dire. E invece di cose ce n’erano. Aprì gli occhi, e arrossì. Ecco cosa voleva. Senza che se ne accorgesse, erano precipitati a terra, lungo il piccolo tunnel che già una volta aveva attraversato, e ora giacevano a terra, al suolo freddo e impolverato sotto il Platano. E lei lo abbracciava forte da dietro, mentre il corpo di Ramoso era tornato quello di James. Le sue dita fredde erano posate sul petto caldo di lui, nudo sotto il suo tocco leggero, e le gambe della ragazza legavano ancora il bacino del cervo, anche se ora era tornato a essere un giovane uomo. Lily si staccò con un gesto quasi isterico, ridendo, coprendosi il viso con la mano per non mostrare il rossore o per non vedere ancora quello che stava stringendo fino a un secondo prima. Anche lui, imbarazzato, si spostò, prendendo i vestiti da terra e rimettendoseli in fretta. Lily si alzò e lo seguì nel tunnel buio, in silenzio. Cosa le era passato per la mente? Lo sapeva. Lo sapeva ma non voleva ammetterlo.

James, benchè imbarazzato, non riusciva a togliersi di dosso quel sorrisino compiaciuto. Tornare umano tra le sue braccia era stato bellissimo, come mai tornare umano era stato in passato. non c’era stato il dolore nell’essere privato degli zoccoli o delle corna, non il rimpianto della sua parte di cervo di essere soppressa, non la prepotenza del suo corpo di voler restare libero in quello di Ramoso. Solo una quieta tranquillità nel sentirsi trasportare lontano, mentre quelle dita innocenti gli accarezzavano il petto, all’altezza del cuore, la timida speranza di rivedere ancora nei suoi occhi quell’espressione, quel sentimento indecifrabile di affetto e odio, quel misto senza nome che era il loro rapporto, li, nei suoi occhi, tra loro. E tornare indietro era stato solo come ripercorre un viaggio bellissimo, sotto l’attenta vigilanza di Lily.

-James?

Lui si voltò verso la sua voce, sorridendo appena.

-cosa?

-quanto manca?

James scosse il capo, come a dire che non lo sapeva, un po’ deluso.

-non lo so…

-okay…

il silenzio fu breve. Infilarono le scale, e lui aprì la porta che dava sul salotto della Stamberga. –dove credi che l’abbia lasciato Ewan?- chiese lei. James intuì che non sopportasse il silenzio.

-non so…sarà nell’ingresso… dubito si sia avventurato fin qui.

-e dov’è l’ingresso?

-seguimi.

Lei annuì, arrancando dietro di lui, infagottata dal buio e da quella strana sensazione. Avrebbe voluto non sentire più nelle narici l’aroma acre della pelle di James, quel miscuglio di corpo umano e animale, di erba e sapone. E non sentirsi al caldo e al comodo mentre la sua guancia accarezzava la sua schiena e le sue dita la sua pancia ben scolpita, o perlomeno non possederne più alcun ricordo. Quel brivido leggero che le aveva pervaso lo stomaco, quando aprendo gli occhi aveva sentito con la parte conscia di se, di essere abbracciata a…James.

L’ingresso era spazioso, rovinato dal tempo e ferito dalle tante e consecutive lune piene che aveva ospitato. Squarci profondi tagliavano la carta da parati, ferite fresche e vecchie ma mai rimarginate solcavano il legno del portone, sanguinando segatura, imprignando l’aria di un alone di ricordi, di momenti passati, di sangue, di risate, di lacrime, della sofferenza d’un ragazzo e della crudeltà della luna.

I loro occhi corsero lungo il corridoio fiocamente illuminato, e alla fine James esclamò: -che ne dici di questo?

Lily si avvicinò, per vedere meglio quello che il ragazzo aveva raccolto da un ripiano. Era un involucro di carta marrone e di pezzi di giornale. Sembrava pesante, e con un pennarello qualcuno vi aveva scritto a grandi lettere: “ECCOLO”.

-eccolo!- disse lei. James ridacchiò.

-che bravo che sono.

-già…dai, andiamo. Fammelo prendere.- tese le mani per impadronirsene, ma lui lo tolse dalla sua portata.

-no…

-sì! Dai!

Lui scosse il capo e le rivolse il suo sorriso strafottente.

-James, per favore…- lei decise di ignorarlo.

-prima, mi devi dire perché hai voluto che venissi…

lei sgranò gli occhi, sentendo lo stomaco accartocciarsi e le guance arrossirle. Già…per tutta la serata aveva saputo che prima o poi lui gliel’avrebbe chiesto…ma con tutto quello che era già successo…sentiva che dicendoglielo lui si sarebbe illuso su di loro. O forse, a illudersi…

-allora? Lo aveva promesso ciccina.

Lei lo guardò, pronta a ribattere con l’acidità che riservava alla sua strafottenza, ma quel sorriso era sparito dalle labbra di James, sostituito da uno diverso.

Mise le mani sul pacco. –James…io…

-cosa?

-ti sembrerà ridicolo, ma quest’anno…io, te lo volevo dire, ma poi, sai com’è…questa sera l’hai rifatto.

-cosa?

-di essere un esibizionista bastardo.

-oh

-e invece in questi mesi tu…sei stato dolce, gentile, simpatico a modo tuo…un amico.

Lui sorriso, amaro e dolce insieme. –davvero?

-sì, davvero. Anche prima del tuo discorso volevo dirti che apprezzo il tuo cambiamento…qualunque sia il motivo che ti ha portato a farlo.

-sei tu il motivo.- serio, senza ombra di sorriso, ma con sicurezza. E sincerità. E Lily si sentì sprofondare.

-no, no. è che sei cresciuto, James, cresciuto davvero.

-è per questo che mi hai portato qui?

Lei scosse il capo, come una bambina che deve confessare un pasticcio. E un po’ bambina, Lily si sentì.

-allora perché?- la voce del ragazzo era paziente, gentile, roca e vellutata con dolcezza. Lei non ebbe coraggio di guardarlo negli occhi, perché sapeva che quello che avrebbe visto le avrebbe fatto battere il cuore, e lo sapeva perché, si rese conto, era già successo in passato.

-perché…la notte di Remus…bhè quando mi ha presa e portata qui…io, ho creduto che sarei morta…

James non capiva cosa centrasse. Aveva nascosto quel ricordo infondo nella sua mente, dove non poteva vederlo. Lo odiava, perché per la prima volta aveva capito quanto Remus contasse per Lily, e viceversa, anche se sapeva di quello che era successo con Kelly, in un modo o nell’altro.

Si comstrinse ad ascoltarla, nonostante sapesse che quello che avrebbe detto sarebbe stato doloroso. Annuì leggermente, per dirle di continuare.

-quando ti ho visto che ci correvi dietro, io…

la sentì deglutire, e vide le sue guance rosse, e le sue piccole labbra tremanti. Non poteva essere così male, forse…

-mi sono sentita tranquilla. Ho sentito che non mi sarebbe successo nulla, che tu l’avresti impedito…

la vide chiudere gli occhi, come per rievocare quel momento. E anche a lui parve di sentirlo li, nell’aria fredda e intrisa di passato, con le urla che l’avevano caratterizzato, quel ricordo, quella notte…

Lily li riaprì, e li alzò su James, riempendolo del suo sguardo cristallino.

-ho saputo che solo quando ci sei tu mi sento al sicuro…e questa notte avevo bisogno di essere protetta…protetta da te…

lui lasciò andare il pacco e lei se lo ritrovò tra le mani, più leggero di quanto avesse immaginato, proprio come il suo piccolo cuore, improvvisamente allagato da una tenera felicità fatta di dubbi e certezze.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** ciò che voglio dirti ***


CAPITOLO 9

 

CAPITOLO 9

CIO CHE VOGLIO DIRTI

 

Quella stessa notte, James avrebbe tanto desiderato buttarle le braccia al collo e, prima ancora di baciarla, stringerla a se, abbracciarla stretta, per dirle che mai avrebbe permesso che qualcosa le accadesse. Ma non lo fece. Per la prima volta in vita sua, lo sguardo di una ragazza, la sua presenza, ma più di tutto le sue parole, lo intimidirono a tal punto che non fece nulla. Lily lo vide arrossire appena, distolse lo sguardo, e questa volta fu lei a condurre verso l’uscita il ragazzo che non riusciva più ad aprir bocca. Ripercorsero il tunnel senza parlare, anche se per la prima volta, l’assenza di battibecchi o di insulti, o di stupide e inutili parole, non creò imbarazzo tra loro. Lily si sentiva calma, tranquilla, come dopo aver superato una difficile prova. E, si accorse, in qualche modo era così. Non era stata solo la “loro missione” a metterla in ansia, ma soprattutto quel piccolo, insignificante, “loro” che nella sua mente era un “nostra” e che si accorse, l’aveva tormentata per tutta la giornata, forse per tutti quei mesi. Quando furono sotto il Platano, James la superò, risalì il buco e bloccò i rami. Lei lo vide sparire al di la del buio del tunnel, e si preparò ad arrampicarsi. Poi, ecco sbucare il suo viso, la sua bianca mano tesa verso di lei. Lily gli sorrise, e l’afferrò. Per qualche istante rimasero così, immobili, mano nella mano. Lei, sospesa nel vuoto, con i capelli che le ciondolavano sulla schiena e le guance che le si colorivano per lo sforzo. Lui, al quale la luce della luna incorniciava il viso tranquillo, per la prima volta privo di qualunque atteggiamento, arrogante o ironico. Era solo li, senza un vero sorriso, con gli occhioni nocciola aperti sulla pelle chiara. Indugiavano su di lei senza studiarla, con rispettosa attesa. Lily tese l’altro braccio e si appese al suo collo, lasciandosi tirare su. James la trasse sull’erba bagnata di rugiada, e Lily lo lasciò fare. Senza lasciare la mano della ragazza, le prese il pacco e si alzò. Ancora una volta, la ragazza si lasciò trasportare nel buio verso l’imponente figura del castello, su per il dolce pendio che smuoveva la terra, mentre le loro dita intrecciate smuovevano i pensieri di entrambi.

Nessuno dei due si chiese mai in seguito, come il pacco arrivò nello studio del preside, o come loro stessi fossero arrivati fino alla Sala Comune di Griffondoro. Non si scambiarono una parola, ne quella sera, ne per i giorni successivi. Non c’era imbarazzo, o tristezza, o rancore. C’era solo una pacifica attesa che qualcosa in più cambiasse. Quando erano in gruppo parlavano, tranquilli e spensierati, allegri. La tensione tra loro era palpabile, così come l’improvvisa quiete che aveva seguito quei lunghi anni di tempesta. Si guardavano di sottecchi, senza mai incorociare lo sguardo dell’altro, naufraghi in quel mare burrascoso di sentimenti che non capivano o che non volevano capire.

Durante le ore di pozioni, le istruzioni che Lily gli dava erano pacate, non c’era comando nella sua voce, non c’era accusa nei suoi occhi o strafottenza nel suo sorriso. Guardandosi allo specchio, giorno dopo giorno, Lily non riconosceva più il suo viso. Quel perenne rossore sulle guance, quegli occhi sempre un po’ umidi, non facevano parte della Lily che conosceva…

E così, ottobre cedette il posto a un uggioso novembre. La foresta perse un po’ del suo manto smeraldino, sostituito da una calda coperta di colori dorati. L’erba presto divenne una bagnata fanghiglia che di notte ghicciava sotto l’ombra del castello, e la notte giungeva sempre con meno ritardo, puntigliosa e impeccabile, con le sue lune piene e i suoi sogni pieni di significati nascosti.

E tra una verifica e l’altra, novembre era alle prese dei suoi numerosi impegni quando si accinse a giungere a una fine. Già tre pacchi erano stati portati davanti alla porta del preside, e nessuno aveva chiesto spiegazioni per la stanchezza che spesso quei sette ragazzi presentavano in alcune mattine. Molti, parevano quasi non farci caso, cosa che li confortava immensamente.

Quella mattina, Kelly infatti era stanchissima, anche se il motivo non aveva niente a che vedere con i pacchi consegnati. Erano notti che non faceva un sonno tranquillo, e ormai aveva ben individuato il problema. Aveva un nome ben preciso, e quel nome era Remus Lupin. Quello stupido imbarazzo tra loro, velato da ridicoli segreti e sentimenti nascosti, stava diventando isostenibile, proprio come quello che Kelly aveva capito di provare.

-Sirius!

Il ragazzo si voltò e sorrise. –Kelly, ciao!

Lei gli si avvicinò nella folla del corridoio tipico della fine delle lezioni, sorridendogli. –come stai?

Sirius fece spallucce. –tutto normale. Tu?

Kelly sbuffò. –bene e così così.

-come si può stare bene e così così?

Lei si mise a ridere, e lo prese per un braccio. –Sirius, ti posso parlare un secondo?

-mi stai parlando.

Con uno sguardo eloquente, lei gli suggerì di evitare le battutine. Lo trascinò in un corridoio vuoto, e Sirius scivolò lungo il muro, per poi farle segno di sedersi accanto a lui. per la prima volta, Kelly si stupì di quanto il ragazzo fosse cambiato nel corso di quei lunghi anni passati insieme. Danielle aveva cambiato qualcosa di immenso nella sua mente, nella sua vita.

-cosa succede Kel? Centra con Ewan?

Lei scosse il capo, e il caschetto le accarezzò le guance leggermente paffute. Sirius sorrise a quei due grandi occhi innocenti e a quel sorriso preoccupato. –però Remus sì, vero?

Lei sospirò, prima di annuire.

-vuoi dirmi cos’è successo esattamente tra di voi?

Kelly annuì ancora, e agli occhi del ragazzo lei assunse un’aria tenera che mai aveva avuto. Sembrava spaurita, sola, piccola. –lui non l’ha fatto?

-no, non l’ha fatto.

-è che tu sei il suo migliore amico, l’unico che lo conosce per davvero…credo che solo tu possa aiutarmi.

Sirius sorrise ancora. –io?

E Kelly annuì. –certo!

Il ragazzo si alzò in piedi, con un saltello. –oddio! Allora certo che ti aiuto! mi racconterai anche del bacio che ti ha dato?

-parli quello quando era ubriaco?

-no!

lei arrossì. –allora ti ha detto di quello che io gli ho dato dopo?

Il ragazzo si mise a ridere e saltellare, -ci avrei giurato che l’avevi baciato! L’ho fatto per farti un tranello!

-che meschino che sei!

-no, sono geniale!

Anche Kelly si lasciò sfuggire una risata. –Remus mi piace da molto tempo.- confidò alla fine. –quando era ubriaco e mi ha baciata io non piangevo solo per l’umiliazione o la paura…ma perché nella mia mente l’unico bacio che avrei ricevuto da lui era stato causato da troppa birra.

Sirius sorrise, comprensivo.

-in mezzo c’era la storia con Lily…non volevo mettermi in mezzo.- spiegò lei, sorridendo appena.

-lo so.

-ma poi…quella sera non lo so cosa m’è preso. Ho sentito che dovevo baciarlo di nuovo, dovevo…e l’ho fatto.

-e com’è stato?

-magico…romantico…innamorato…

-e poi?

-poi lo hai visto. Il nulla. Come se non ci fossimo mai nemmeno parlati,

siamo due sconosciuti.

-non è vero…affatto. Si sente la tensione. Se vedessi come ti guarda quando non sei attenta!

-come mi guarda?

-come un ragazzo innamorato.

Kelly sorrise. –si farà mai avanti?

-no…ma posso provare a spingerlo nella giusta direzione.

Kelly scosse il capo. –no, lo farò io. Con Remus bisogna prendere le redini del gioco, solo avevo paura di gettarmi nel vuoto.

-non è un vuoto quello che ti separa da lui.

La ragazza sorrise ancora. –allora farò in modo che qualunque cosa sia cresca un po’…grazie Sirius.

Lui scosse il capo. –figurati.

-e, ti prego, non ne parlare con lui, va bene?

Sirius annuì, e lei si allontanò felice.

Non dirgli niente? E come? In fondo sono il suo migliore amico, no…?

 

Dani sorrise a Lily, seduta davanti a lei nella Sala Grande. Mangiava voracemente un piatto stracolmo di cibo, e rideva alle battute di James. Non poteva credere a quello che stava vedendo. Erano li, a cena, loro tre, e Lily non aveva ancora insultato il ragazzo. Decise di non farglielo notare, e continuò imperterrita a ridere con loro.

-ragazzi, eccovi.

I tre alzarono lo sguardo, e cio che videro li lasciò per un attimo senza parole. Incorniciato dal cielo plumbeo che si specchiava nel soffito della Sala c’era il viso candido di Silente, il suo sorriso tranquillo, i suoi occhiali a mezzaluna che celavano quei grandi e infantili occhi azzurri.

-professore…

-sentite, Potter, Evans…vorrei parlarvi in privato, se non vi dispiace, nel mio studio per favore.

I due si alzarono scattando in piedi, ma lui sorrise. –finite la vostra cena, vedo che la state gradendo molto. Saprò aspettare.

-professore, noi possiamo anche…

lui assentì piano e si avviò verso l’uscita, consapevole dei loro occhi puntati addosso.

I due ragazzi si risedettero, e guardarono Danielle con disegnata sul viso un’espressione incredula. –ho capito bene?- chiese lei. I due si strinsero nelle spalle, sospirando. –a quanto sembra…

Improvvisamente, tra loro calò un velo di imbarazzato silenzio.

 

-Remus! Remus!

Il ragazzo alzò lo sguardo dal libro che aveva posato in grembo. Aveva il viso stanco, gli occhi cerchiati, il sorriso tirato. Sirius sapeva che cosa preannunciavano quei sintomi: la luna piena.

-Sirius, ciao.

-Remus! Non hai nemmeno idea di quello che sto per dirti.

-oddio, sento di dover avere paura. che cosa hai combinato questa volta?

-ancora niente.

-cosa vuol dire “ancora niente”?

-qualcosa sto per combinare.

-sei sempre il solito.- fece Remus, con un sorriso a metà tra il critico e l’affettuoso. Sirius se ne stava li, con gli occhioni spalancati dall’emozione e sul viso l’espressione tipica di quando stava per fare una cosa stupida e suo malgrado ne era consapevole. Se avesse avuto la coda, sarebbe stata in preda a un frenetico scodinzolare, pensò Remus.

-posso sapere cosa?

Si rese conto di aver fatto la domanda sbagliata.

-devi!

Remus sorrise, e lui continuò.

-sto per dirti un segretissimo di una persona.

Il suo sguardo si fece più sul critico, ma il ragazzo continuò.

-si tratta di Kelly!- si giustificò Sirius.

-e allora?

-smetti di prendermi in giro Lunastorta!

-eh?

-ti piace, e tanto anche!

Remus arrossì, abbassò lo sguardo, come per farsi scivolare di dosso quelle parole.

-e…tu piaci a lei.

Fu come se un peso venisse staccato da suo petto e gettato in fondo alla scatola dei ricordi, facendolo sorridere.

 

Kelly entrò spedita nella Sala Comune, e si buttò sul divanetto dove era certa che avrebbe trovato Remus, ma Remus non c’era. Al suo posto, trovò un Sirius con un espressione preoccupantemente soddisfatta.

-Sirius, dimmi che non l’hai fatto…

-fatto cosa?

Falsa innocenza…pericoloso molto pericoloso…

Lei sbuffò.

-dov’è?

Lui le indicò il dormitorio maschile, e Kelly balzò in piedi per andare da Remus.

-io non ho fatto niente!- le urlò dietro Sirius. Lei agitò la mano come per scacciare quella frase. In fondo, non aveva nulla da perderci.

Percorse in fretta i corridoi e bussò alla sua porta.

-chi è?

-Remus, sono Kelly.

Dopo una piccola pausa, la porta si aprì. Remus era li, stanco ma sorridente, con l’aria malata ma gli occhi accesi.

-ciao Kelly…dai, entra.

La ragazza non se lo fece ripetere. Quando lui ebbe chiuso la porta lo aggredì subito, senza aspettare che la testa comandasse alle sue labbra parole più giuste.

-Remus, adesso basta. Questo giochino mi ha rotto davvero le palle!

-quale?- fece lui, sorridendo divertito.

-lo sai quale! Non fare finta di niente, quella è la stupida specialità di quel deficiente di Sirius!

Lupin rise. –Kelly, io…

-no Remus, ora mi lasci parlare. Perché sono stufa di aspettare che le cose succedano…adesso sarò io a farle succedere…

-Kelly…

-perché quello che voglio dirti, quello che ho sempre voluto dirti è…

Remus le prese le mani e le sorrise. –basta Kelly…davvero, non serve.

Lei sbuffò. –eh no Remus, adesso che ho iniziato io…

Ma lui le si avvicinò ancora, e la baciò. Le prese la testa tra le mani, e poi lentamente la strinse a se. Kelly si lasciò trascinare da Remus, che la tirò sul proprio letto ordinato, mentre i loro corpi giocavano, finalmente uniti, finalmente insieme.

 

-James, sono preoccupata, cosa vorrà Silente?

-non lo so Lily, è la decima volta che me lo chiedi…

-ma James, cavolo… cosa possiamo aver fatto? Ti sembrava arrabbiato?

-no, affatto. Ha detto di poter aspettare.

-le prediche non possono aspettare di solito, no?

-no, direi di no!
-tu sei esperto…se ti dovevano togliere punti o cose simili…ti hanno mai detto di poter aspettare?

-no, Lily, no…

camminavano rapidamente lungo i corridoi. Improvvisamente, la pausa di silenzio imbarazzato tra loro sembrava aver deciso un tacito armistizio.

-James, sento che non sono buone notizie che deve darci, lo sento…

-Lily, stai calma, ti prego…

improvvisamente furono davanti alla statua che sapevano celare l’ufficio di Silente.

-sai la parola d’ordine?

-no, per niente.

-oddio…

-stai calma.

-no, guarda!

La statua stava rivelando loro l’ingresso. Salirono sullo stesso scalino, lasciandosi portare. Lily sentì la mano di James appoggiarsi sulla sua spalla, e invece di scacciarla si appoggiò a lui, sospirando. –cosa vorrà mai…

-Lily, ti prego…

-James…

-dimmi…

-non…

-non permetterò che succeda nulla, vedrai. Andrà tutto bene.

e anche se non era quello che voleva dire, Lily sorrise rincuorata, e annuì, senza aggiungere una parola. Perché, proprio in quel momento, la porta dell’ufficio di Silente si aprì, rivelando loro il professore, che sorrideva tranquillo in loro direzione.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** lontani silenzi ***


CAPITOLO 10

 

 

CAPITOLO 10

LONTANI SILENZI

 

-professore, salve.- salutò sorridendo Lily.

-buanasera ragazzi. Prego, accomodatevi, perfavore.

Imbarazzati, i due si sedettero sulle sedie difronte alla scrivania del preside.

-è qualcosa di grave?- chiese Lily, la voce piena d’ansia. L’uomo sorrise pacato, e i suoi grandi occhi azzurri si riempirono di un velo di tenerezza.

-una cosa alla volta, se non vi dispiace.- disse, sempre con lentezza.

Lily si agitò sulla sedia, e James sospirò.

-Lily teme di aver fatto qualcosa di male…o che lo abbia fatto io.- spiegò James. –in quel caso non vorrebbe finire nei pasticci.

Silente si lasciò sfuggire una piccola risata. –allora Lily deve stare tranquilla. Io sono molto molto contento del vostro lavoro. Uno dei motivi per cui vi ho chiamati qui stasera, è proprio ringraziarvi per quello che avete fatto e che farete di certo.

I due sorrisero soddisfatti.

-so che non l’avete fatto voi due soli, ma sento che ringraziando voi vi ringrazierò tutti…so che siete alla testa di quest’operazione, e ve ne sono grato.- Lily stava per ribattere, ma lui proseguì. –siete i ragazzi più svegli, inteligenti, in gamba di questo e di molti anni…voi sette, ma in particolare, voi due. In passato, rimpiangevo l’ostilità che sembrava dividervi, ma adesso sono fiero di vedere che questa si è placata.

-anche io!- disse James, e Silente sorrise.

-non voglio entrare in merito del vostro rapporto personale…- i due arrossirono, e lui ignorò la cosa. –spero che questo non comprometta mai quello che fate per l’Ordine.

-non sarà così, professore.

-ci tieni molto a questo compito, Lily Evans?

Lei annuì.

-bene, anche io.- disse l’uomo. –è per questo che vi ho chiamati…vorrei che voi due faceste una cosa per me.

-certo

-qualunque cosa.

Silente annuì. –sono contento di sentire che siete disponibili.

-non vogliamo essere messi da parte.

-per essere così giovani, direi che non lo siete.

-a che età si può entrare legalmente nell’Ordine?

Silente rise. –oh, Evans! Non c’è niente di legale nell’Ordine…è tutto segreto…

-allora quando vi si può entrare…segretamente?

-credo che raggiunta la matura età i migliori possano già prenderne parte.

-perfetto, compiremo 17 anni quest’anno.

-ti reputi tra i migliori Evans?

-l’ha detto lei, professore, o no? e poi se già ora possiamo contribuire… perché non poterlo fare anche in seguito?

Silente annuì. –ne parleremo quest’estate, Lily.

Lei sorrise. –fantastico.

-Lily, lascialo parlare.

-Potter, chiudi il becco.

James smise di parlare, e Silente iniziò.

-tra tre giorni, a mezzanotte, arriverà una persona alla stazione di Hogsamade. Come forse saprete, è li che al momento risiede l’Ordine… questa persona deve entrare a farvi parte. Vi sarei immensamente grato, se la portaste all’indirizzo che vi darò.

Lily fece un enorme sorriso. –davvero professore?

Lui annuì. –esattamente. Due ragazzini non daranno nell’occhio, e la persona in questione è abitualmente famosa per farlo. La porterete all’Ordine, e tornerete al castello. ci state?

-professore, ritiene che noi…

ma Lily lo interruppe: -noi? Certo!

Silente sorrise ancora. –fantastico… sapevo di poter contare su questo aiuto.

Lily annuì, soddisfatta. Un ruolo importante, tutto per loro… il suo piano era riuscito. Adesso nulla avrebbe bloccato la sua scalata verso il successo… e verso il titolo di “Auror”… era così emozionata che non riusciva più ad ascoltare.

James invece era attentissimo. Voleva porre una domanda, e sapeva che quella era la giusta occasione.

-professore, io…

-tu vorresti chiedermi se puoi sapere cos’è contenuto nei pacchi.

Anche Lily tornò attenta. James la guardò di sfuggita, prima di annuire.

-devo dedurre dalle vostre espressioni sincere che non li avete aperti, e immagino che l’abbiate fatto per qualche regola che Ewan vi avrà imposto, non è vero?

fu Lily ad annuire, ora.

-è così.- fece James.

-capisco cosa vi porti a questa domanda… dopo tanto lavoro, saperlo è il minimo, e io intendo dirvelo.

-grazie.

-professore, lei non deve se…

-oh, Evans, io voglio, voglio. È lecito dirvelo. E lo farò. In quei pacchi c’è del materiale illegale, oggetti di magia oscura che devono essere protetti ed esamitani… da me.

-abbiamo trasportato e trasporteremo oggetti di magia oscura?

Silente si sarebbe aspettato molte reazioni: incredulità, rabbia, spavento, dubbio, derisione. Ma non quello che ebbe da Lilian: eccitazione.

-sì, Evans.

Per la prima volta, rise con uno studente. Quella ragazza gli infondeva uno strano buon umore, che da tempo non gli sollevava il cuore. Lo stomaco gli si strinse, consapevole di se, di cio che doveva fare…

Anche James rise. –Lily, che c’è di così emozionante?

-non lo so… è così ufficiale… importante!- saltò in piedi. –dobbiamo dirlo agli altri!

Anche James si alzò. –giusto, penso che dovremmo andare.

Lui annuì. –sì, certo… ma prima, James, potresti lasciarmi un attimo solo con Lilian?

Il ragazzo si fece pensoso, sorpreso, e la guardò. Improvvisamente, la serenità era svanità dal suo viso. Le aveva promesso… lo aveva fatto… le aveva giurato che non avrebbe permesso che le succedesse qualcosa… poi sorrise. era il preside. Cosa poteva farle?

-certo. Lily, ti aspetto fuori.

Lei annuì, consapevole di non poterlo evitare. Si girò verso il professore e incrociò il suo sguardo cristallino. Da quel momento, sapeva, la sua vita sarebbe cambiata persempre.

 

-professore…cos’è successo?- la voce le tremò appena, e il sorriso dell’uomo si fece comprensivo, addolorato. La vena di forza che splendeva sempre, imprigionata tra le rughe sul suo volto, sembrò vacillare davanti a quella prova così più umana e terrena di tutte quelle che aveva affrontato nel corso della sua lunga vita. Vita… che fenomeno instabile e fragile, pericoloso e unico. Così immensamente bella, e così immensamente dolorosa. Fino a un minuto prima aveva dato a Lily il più bello e sincero sorriso di felicità che Albus ricordasse. Ora, le avrebbe regalato i momenti più duri che ogni essere umano deve prima o poi affrontare.

-siediti, Lily.

Lei obbedì, le guance rosse per l’emozione e la tensione. –cosa c’è? Allora ho fatto qualcosa?

Albus Silente scosse il capo piano, facendo danzare la lunga chioma di capelli argentei. –non trovo giusto che sia io a dirti questo, ma il caso del destino ha voluto così. Non ho confidenza con te, Lily Evans, non sono null’altro per te che un vecchio preside, una presenza quasi leggendaria nella vita del castello…adesso devo essere portatore di cattive notizie, e mi dispiace.

-professore, cosa…?

-mi è arrivata una triste notizia che devo consegnarti…

Lily si stava innervosendo. Non era da Silente tentennare…non dal Silente che lei conosceva…dal Silente che lei aveva sempre conosciuto… tentennare non era parte di quella “presenza quasi leggendaria” che aveva fatto parte della sua vita a castello di tutti quei lunghi 6 anni… si sforzò di rivolgergli uno sguardo forte, carico di coraggio. Si sforzò di sentirsi lei stessa forte e carica di coraggio, spingendo in fondo alla mente il brusio di insinuazioni che avevano iniziato a prendere vita nella sua testa, suggerendole cosa l’uomo si apprestasse a dirle…

-la prego, non mi tenga sulle spine.- disse, con voce acuta.

-Lilian, mi dispiace davvero tanto doverti dire che ieri mattina a Londra c’è stato un incidente…un incidente automobilistico, nel quale…

Lily trattenne il respiro. Lo sapeva. Lo sapeva, ma nonostante questo continuò a sperare che dalle labbra di Silente non uscissero quelle parole, proprio quelle parole…

-i tuoi genitori, sono…

Lilian rilasciò il respiro, annuendo. Che stupida. Come aveva potuto anche solo credere che potesse non essere successo?

-mi dispiace.

Lei annuì ancora. Non voleva pensarci, non poteva pensarci.

-sei sotto la custodia della scuola, per il mondo magico diverrai quest’anno maggiorenne… quest’estate sono certo che potrai andare da Danielle, o da Kelly, o all’Ordine…

Silente sapeva che questo non avrebbe sortito su Lily alcun effetto, ora. I suoi grandi e accesi occhi verdi, improvvisamente, erano spenti, come se frugassero in un tempo lontano, o cercassero di non farlo.

-tua sorella è andata in una scuola diversa, perché non avete parenti che si possano prendere cura di lei…

Lily annuì, come a dire che ne era a conoscenza.

-ho pensato che ti avrebbe fatto piacere parlarle, ma lei non ha acconsentito a venire qui, per darti la notizia o per affrontare con te il lutto.

Ancora una volta lei mosse piano la testa, come se nulla di cio che sentiva fosse davvero indirizzato a lei, o come se non le servisse saperlo.

-come saprai è vietato utilizzare tecnologie all’interno del castello, ma per questa notte, per quest’occasione, potrai farlo.- le passò un grosso telefono nero con una lunga antenna. Lei lo prese e se lo avvicinò al petto. –sono certo che ti farà piacere parlare a Petunia.

Lily si alzò. –grazie professore, è più di quello che avrebbe dovuto fare.- disse sussurrando, con voce fredda, assente. Troppo cortese per essere la voce di Lily Evans.

-spesso purtroppo la gente che amiamo ci lascia prima del dovuto… prima di aver ricevuto un addio. È destino comune, purtroppo. So che riuscirai a superarlo.

-lo so.- disse lei, ancora distrattamente.

-mi dispiace Lily.

-so anche questo.

-ricorda la Missione…

-certo.

-ora va’, tranquilla. E fai la tua telefonata.- per un attimo, il suo tono si fece gentile, paterno, come da tutta la sua carriera si era trattenuto dal diventare. Un sorriso tirato gli disegnò il viso, mentre lo sguardo amaro della ragazza si voltava, per sparire al di la del passaggio segreto.

James la guardò uscire, reggendo il telefono tra le mani, il viso pallido, le labbra serrate.

-Lily, mi…

-ti prego James, adesso no…

lui annuì, senza aggiungere una parola. Fissò la porta che si chiudeva alle spalle della ragazza, dalla quale era filtrata ogni singola parola della conversazione fino alle sue orecchie. Quella conversazione proibita gli rimbombava nelle orecchie.

Per la prima volta, guardandola, non vi vide la sua ragazza dei sogni, la principesa di cristallo che aveva tormentato il suo cuore. Vide le sue mani bianche stringere il ricevitore che la separava dall’unica persona che le restasse al mondo. vide una ragazza sola, triste. Le mise una mano sulla spalla per spingerla lungo il corridoio, e gliela strinse appena per un istante. Ma il suo viso restò impassibile nel buio della sera.

 

La luna, con il suo freddo alone argentato, rischiarava l’inverno sulle cime innevate delle montagne lontane, sulle punte tremanti degli alberi spogli, sulla terra colma di vita nascosta. Si rispecchiava nel lago immobile, lungo i muri del castello, entrava nelle finestre, bagnava le palpebre calate di occhi dediti alla vista di regni lontani.

Lily non dormiva. I numeri sotto i suoi polpastrelli parevano tanto duri da schiacciare che malgrado tutta la forza che poteva imprimerci, non riusciva a farlo. Non poteva chiamare sua sorella. Chiuse gli occhi. Il suo viso cavallino, i suoi gelidi occhi pieni di rimorso, la sua acconciatura impeccabile, il suo tono rigoroso e amaro. Il male che le aveva fatto in tutti quei 6 anni. Ricordava il giorno in cui era arrivata la lettera di Hogwarts. Lei, confusa, insicura, spaventata, incredula. E Petunia le aveva preso le mani e le aveva detto: -non posso accettarti se non sei normale.- e quando Lily le aveva risposto che –io sono normale- Petunia aveva ribattuto solo –o loro o me.

Lilian aveva pianto molto, come quella notte non fece. Aveva scelto, e aveva scelto bene. e non solo. Le ferite con il tempo si erano rimarginate, il vuoto nel suo cuore aveva trovato altri buchi da riempire, l’assenza di Petunia era diventata una triste mancanza che lei era stata in grado di sostituire. E adesso…chiamarla. Sentire cosa sentiva e dirle cosa provava, proprio come allora. Perché? Una voce le rispose, candida e sincera, eppure crudele e meschina: perché i vostri genitori, sono morti. E avrebbero voluto sapere che voi non siete tanto piccole, stupide e caparbie da tenervi il broncio in una notte simile. Lily guardò Danielle che dormiva e il letto vuoto di Kelly. L’orologio segnava la mezzanotte. Sapeva che Petunia era sveglia. Ci sono momenti in cui non si può dormire. Era certa che nemmeno la sorella stava piangendo. Alcune volte, il dolore è troppo grande per essere contenuto in qualche piccola goccia d’acqua salata. Lily si morse le labbra. Il cuore le batteva forte. Mamma, cosa darei per saperti ancora li, nel tuo letto, vicino a papà. Voi due, così diversi, così stanchi della banalità della vita, così ancora uniti nello scorrere del tempo. Adesso, cosa resta di voi? Non vedrò mai più i vostri visi, non parlerò mai più con voi, non riderò delle vostre stranezze. Non litigheremo. Nessuno di voi sarà li per vedere mio figlio nascere, non ci sarete quando mi sposerò. Ma soprattutto, ogni mattina d’ora in avanti, aprirò gli occhi e saprò che voi non li aprirete più.

Con un cupo rimorso le tornò alla mente il loro ultimo momento insieme…quello che ancora non sapevano essere un addio. Conclusione non solo di una deprimente vacanza in cui tutto tra loro era già svanito, ma anche di una vita insieme, di momenti bellissimi…di momenti in cui tra loro c’era tutto, e anche di più. il viso di sua madre, le piccole rughe sulle sue guance bianche, i capelli ramati che le incorniciavano il viso gentile, i grandi occhi verdi così simili ai suoi. Le sue morbide mani quando stringevano le sue, con forza, coraggio, con amore. Il modo critico e dolce con cui la guardava, con cui le parlava, nonostante il tempo avesse posto tra loro tanto spazio, portandole via l’una dall’altra, lei era ancora li, a lottare per lei, a essere madre per lei.

E suo padre, che più d’ogni persona avrebbe voluto seguirla in quel mondo per non lasciarla sola, ma lei non gliel’aveva permesso, presuntuosa e illusa che lui sarebbe stato sempre li, ad aspettare il suo ritorno, ad abbracciare i suoi successi e confortarla nei suoi fallimenti…e adesso non c’erano più i suoi radi capelli chiari da accarezzare davanti alla televisione, le sue guance ruvide di barba, il suo sorriso confortante in ogni momento di avversità…nulla. Solo uno stupido ricordo sfocato nella sua mente presuntuosa.

Cosa le restava dei suoi? I lontani silenzi degli ultimi anni, i loro sorrisi tristi nella consapevolezza di averla persa, i loro occhi pieni d’amore, nonostante tutto…

Senza accorgersene aveva fatto il numero della sorella.

-pronto? Pronto?

-Petunia, sono io.

Silenzio, ancora silenzio. A colmare una distanza troppo immensa tra i loro cuori per essere riempita dalle loro voci.

-mi spiace…- sussurrò Lily.

-come stai?

-lo sai…

silenzio, silenzio.

-dove sei Pet?

-fuori Londra.

-quest’estate, io…

-Lily, lo so.- la sua voce, fredda, razionale, ferita. –tranquilla, va tutto bene. se passi da queste parti, fammi un fischio.

-Pet, io…

-buona notte Lily…

per la prima volta, la voce di sua sorella si fece dolce, e poi il ritmico suonare del ricevitore vuoto le rintoccò nell’orecchio. Lo fissò a lungo. Lei non sapeva dov’erano “queste parti”. Lei non sapeva più nulla di sua sorella. Per tutti quei lunghi sei anni i loro genitori le avevano riunite per un mese l’anno, sotto lo stesso tetto, con la muta speranza di una rinascita d’affetto tra loro. Senza capire che quello non mancava. Mancava la fiducia, la speranza…e le ferite di Petunia erano troppo profonde per essere rimaginate. Adesso nemmeno quel mese avrebbe potuto alleviare la lontananza…nessuno al mondo lottava più per tenerle unite, e la marea le avrebbe sbattute dai lati opposti di una lunga spiaggia. Ma infondo Lily sapeva, che non era solo quello il problema. Perché quello che adesso sarebbe davvero mancato era qualcuno che l’aspettava, giugno dopo giugno, per stringerla a se anche se il tempo aveva cambiato la sua mente e il suo corpo. Qualcuno che ricordasse il suo passato e che la amasse sempre e comunque. La verità che Lily si trovò a fronteggiare di colpo fu una, una soltanto: al di la di quelle mura lei era sola, e lo sarebbe sempre stata…

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** maybe i'm amazed ***


CAPITOLO 11

 

 

CAPITOLO 11

MAYBE I’M AMAZED

 

La mattina dopo, quello che Silente aveva detto a Lily era già di dominio pubblico, ma lei fece finta di niente. Non ne fece parola con nessuno: il suo nuovo stato di orfana era una cosa sua e solo sua. Non parlò a colazione, ne a pranzo, ne durante le lezioni. La sua voce sembrava essere sprofondata in un baratro dal quale nulla poteva tirarla fuori. E insieme alla sua voce, la sua capacità di ridere delle avversità e di sorridere agli altri, la sua incredibile forza di volontà: tutto sembrava sparito, come se la Lily che improvvisamente sedeva difronte ai suoi amici e che insieme a loro seguiva le lezioni, fosse solo una strana ombra della sua padrona. Non c’era più alcuna Lily Evans, e Lily continuava a ripeterselo nella mente con insistenza. Non c’è nessuna Lily Evans. Io non sono niente. Sono solo una stupida e sola illusa. Una bambina sola e stupida. Quelle poche parole erano come una specie di eco nella sua testa, in vortice, risuonavano dentro di lei. Mi hanno lasciata sola. Tutta sola.

Sirius aveva provato a farsi dire cos’era successo. Le si era avvicinato in corridoio, le aveva abbracciato le spalle, aveva sorriso e le aveva detto solo: -Lily, mi vuoi dire che cos’hai?

Lei aveva fatto un piccolo sorriso, l’unico in effetti che avesse sfoggiato in quei giorni e disse le uniche parole che le sentirono dire in quei giorni: -Sirius, lo sai bene…- non era arrabbiata, solo molto triste. E non si era scostata dal suo abbraccio protettivo, aveva continuato a camminare, riprendendo la sua espressione di vuoto rancore. E Sirius capì che le parole non servivano, che a lei andava bene così, o perlomeno solo quello si sentiva di prendere da lui: una specie di abbraccio, lungo il corridoio affollato. Lily non avrebbe mai dimenticato quel segno di coraggiosa amicizia. Perché, si accorse, è più facile stare vicino a una persona che sta bene che frequentarla quando sta male. Quando una persona sta male, non vuoi entrare nel suo dolore, e cerchi di schivarlo per non entrare a farne parte. Ma infondo Lily li capiva. Cosa avrebbero potuto fare? Lei non glielo permetteva. E giustamente, loro se ne stavano da parte.

Sul suo muso lungo e sui loro sguardi preoccpati, i giorni passavano a una velocità quasi artificiale.

La sera della loro “missione privata” arrivò in questo modo prima che loro potessero prendere accordi. Dalla chiacchierata con Silente, Lily e James non si erano più parlati. Il ragazzo non aveva il coraggio di dire niente, quando alla fine si incontrarono in Sala Comune.

Neanche lei sembrava averne voglia. Aveva i capelli legati in una coda e il mantello stretto intorno al corpo come una coperta. Il viso pallido risplendeva nella penombra della sera che calava mentre uscirono da castello.

James si stava spremendo per dire qualcosa, ma non ci riusciva. Cosa poteva dire a una ragazza che aveva appena perso i genitori?

-James, non serve che tu mi dica qualcosa.

Lui la guardò sgranando gli occhi. –cosa…?

-lo so che stai cercando qualcosa da dirmi. Stai tranquillo, non serve.

-ma, Lily…

lei scosse il capo. –a che ora arriva la persona alla stazione?

-a mezzanotte.

Lily guardò l’orologio. –tra un sacco…sono solo le otto.

-abbiamo tempo di arrivare senza correre.

Lei annuì. –hai ragione, sì.

Costeggiarono la foresta e si prepararono a camminare in riva al lago. Lontane, immerse nella fredda oscurità, piccole luci baluginavano indicando la vita di Hogsmade.

-potremmo andare a cenare ai Tre Manici…- suggerì James.

-sì, sarebbe carino…- non le passò per la mente di dirgli che avevano già cenato. Che importava? Una seconda cena non era un male, in quel momento. Non lo era mai, pensò Lily.

-anche se abbiamo già cenato?

-pensavo che per il tuo stomaco non fosse un problema una seconda cena….

-pensavo lo stesso del tuo…

-allora andiamo a mangiare!
Entrambi ridacchiarono, e James sospirò per la rottura della tensione. In fondo non era giusto che Lily si martoriasse per quello che era successo, anche se era una cosa terribile.

Quando arrivarono a Hogsmade, il buio era totalmente calato, prendendo il posto di ogni singolo barlume di luce che ancora fino a poco prima riusciva a guizzare fuori dall’orizzonte. L’unica fonte di luce erano le finestre illuminate, qualche polveroso lampione sulla strada. Luce e ombra correvano sulle guance di Lilian, segnando la stanchezza e la tristezza sul suo volto, la durezza di quel piccolo sorriso che era riuscito ad affiorare sulle sue labbra, la genuina e tormentata tranquillità che aveva trovato posto nei suoi occhi. James avrebbe voluto ancora dire quel qualcosa che avrebbe sciolto il suo cuore cosparso di rancore e lacrime che non voleva versare. Avrebbe voluto vederla piangere, anche se questo avrebbe fatto male ad entrambi, perché dopo, finalmente, sarebbero stati bene. lui, nella fiera certezza di essere importante per lei. Lei, che finalmente avrebbe sgomberato i suoi sentimenti una volta per tutte.

Ma non c’era niente che la sua mente potesse architettare da dirle. E insieme, non voleva rovinare quel momento di strana tranquillità tra loro. Come se dopo tanti dubbi, dopo tanti affannosi rifiuti da parte sua e tanti insistenti tentativi da quella di lui, avessero trovato un equilibrio in grado di soddisfarli.

-eccoci!- fece lei, aprendo la porta del locale. Un’ondata di calore sferzò i loro visi freddi di vento, trasportando l’aroma acre della birra e quello saporito dei cibi appena cotti. Entrarono, arrancando nella folla di tavoli e sedie, di ordinazioni e bicchieri, di strani individui e maghi nella norma. Si sedettero in un tavolo in un angolo appartato, lontano dal rumore.

-cosa prendi?- chiese James.

-una burrobirra e una pasta del giorno.

Lui sorrise e annuì. –vado ad ordinare.

Lily lo guardò sparire verso il bancone, nella flebile nuvola di fumo che aleggiava nell’aria. Una stretta allo stomaco la ricordò di non guardarlo troppo a lungo, e quasi istintivamente si mise una mano in tasca. Lo scricchiolare della carta la tranquillizzò, e insieme la fece tremare. Cosa le stava succedendo? Lei, Lily Evans, la sicura e forte, l’indistruttibile e la coraggiosa…a noscondere in una tasca i suoi sentimenti? Perché?

James tornò indietro poco dopo, con due gemelli e fumanti piatti di pasta e due calici traboccanti di liquido ambrato.

-a lei, miss.- la prese in giro. Lily non repplicò.

-buonappetito- fece, tutto d’un fiato, buttandosi sul suo calice.

Guardò l’orologio: erano le otto e mezza. Fece un lungo sospiro, per tranquillizzarsi. Avevano tempo e tutto sarebbe andato bene.

-sai dov’è il quartier generale?

-ho chiesto dove posso trovare l’indirizzo alla barista. Non è lontano dalla stazione.

-menomale…

-non ti piace girare con il buio?

-lo sai, sono una coraggiosa.

-sì, lo so. Le donne sono più coraggiose degli uomini, tu di sicuro lo sei di molti di mia conoscenza.

Lily sorrise appena, ricordando il giorno in cui lei gli aveva detto quella frase. Quel giorno…così lontano da loro, eppure così vicino ai loro cuori.

-infatti. Sono stata io a seguirti nella foresta, io a convincerti a venire a prendere il pacco….

-esatto. Sei stata tu.- Anche James sorrise. –quindi che sarà mai una passeggiatina notturna per una città deserta? E poi ci sono io, no?

lei annuì. –esatto… il mio cavagliere senza macchia.

Lui sorrise. –un po’ di macchie ce le ho ma per te cercherò di nasconderle.

-nascondile bene Potter, non mi piacciono le macchie!

James bevve un lungo sorso. –allora mi devo andare a sistemare il trucco!!

Lily ridacchiò e si alzò, lasciandosi cadere dalle spalle il mantello.

-perché ti sei alzata? È ancora presto…

-lo so, ma a parlare di trucco mi è venuta voglia di andare in bagno.

-ti rifarai il trucco per me?

-scemo!

Si allontanò, e James sorrise guardandola. Eccola li, la ragazza dei suoi sogni, che dopo giorni di tristezza che pareva infinita aveva dedicato a lui, proprio a lui, dei sorrisi. Non ci poteva quasi credere. Senza nemmeno accorgersene aveva preso il suo mantello. Era liscio, morbido, rilasciava nell’aria il suo profumo dolce e sottile. Chiuse gli occhi, pensando di accarezzarla. Infilò una mano nella tasca e vi trovò un pezzo di carta tutto stropicciato. Lo tirò fuori. Non aveva diritto di leggerlo, di aprirlo…ma lo fece. Quello che lesse lo lasciò senza fiato. Con la sua scrittura grande e cicciotta, Lily aveva scritto: caro James. Sì, esatto, proprio “caro James”…due parole che lo autorizzarono, almeno nella sua mente, a proseguire.

 

 

 

 

Caro James…

Mi sento stupida a scriverti, ma non importa. Tanto non ti consegnerò mai questa lettera perché mai e poi mai troverò il coraggio di farlo. Sì, esatto, te lo devo proprio dire: io non sono coraggiosa. Proprio per niente. Non quando si tratta…bhè, di te. Anche se in tutti questi anni ti sono andata contro, con forza, con sfacciataggine…io ho un’immensa paura. paura di perderti. Paura che un giorno non avrai più voglia di correre dietro a me, uno stupido e imperfetto sogno duro da raggiungere. Ma duro per davvero? In realtà non credo. Te lo devo confessare, James. Io non sono così irraggiungibile… e adesso non ho nemmeno le parole per dirtelo. Non riesco. È che quando Silente mi ha detto della morte dei miei genitori, io ho pensato che…ho pensato che un capitolo della mia vita si era chiuso. E involontariamente, ho sperato che tu potessi far parte di quello nuovo.

C’è un immenso vuoto dentro di me.

è buio, e Dani e Kelly dormono. Ma io non ci riesco. Quando chiudo gli occhi, li ci sei tu, insieme ai visi dei miei genitori, tu, li, che non centri nulla con il mio dolore ma che riesci sempre ad apparire, nel momento sbagliato…eppure lo rendi sempre quello giusto. Come fai?

Ti devo confessare un'altra cosa. Io non l’ho dimenticato. Il nostro bacio. Ci ho provato, ma lui è rimasto li, a confortarmi quando pensavo negativo. E in questi giorni, più che mai, ne ho bisogno. Di ricordare quel bacio, e tutti i bei momenti che in un modo o nell’altro sei riuscito a regalarmi. Sì, proprio tu James. Il Potter che mai e poi mai avrei creduto, improvvisamente, il mio Superman personale…

Mi torna in mente una canzone che mi piaceva tanto quest’estate… te la scrivo. Te la regalo, come tu mi hai regalato tante cose. Sperando che almeno in parte possa spiegare tutto il grande casino che ho dentro e che hai fatto tu…

MAYBE I’M AMAZED (Jem)

Maybe I'm amazed at the way you love me all the time

Maybe I'm afraid of the way I love you

Maybe I'm amazed at the way you pulled me out of time

and hung me on a line

Maybe I'm amazed at the way I really need you

 

Maybe I'm a girl and maybe I'm a lonely girl

who's in the middle of something

that she doesn't really understand

 

Maybe I'm a girl and maybe you're the only man

who could ever help me

Baby, won't you help me understand

 

Maybe I'm a girl and maybe I'm a lonely girl

who's in the middle of something

that she doesn't really understand

 

Maybe I'm a girl and maybe you're the only man

who could ever help me

Baby, won't you help me understand

 

Maybe I'm amazed at the way you're with me all the time

Maybe I'm afraid of the way I leave you

Maybe I'm amazed at the way you help me sing my song

Right me when I'm wrong

Maybe I'm amazed at the way I really need you

 

Lo so, suonano così strane queste parole, scritte su questo foglio, con il loro buffo, indefinibile significato… le hai capite? Forse no, e allora resterò protetta nel guscio di questi miei stupidi, incomprensibili sentimenti. Ma se le hai capite… James. Io non mi posso capacitare che in tutti questi anni tu abbia continuato ad amarmi (se questa è la giusta parola, non lo so… non l’ho mai detta) e hai continuato a sorreggermi, ad aiutarmi: “Maybe I'm amazed at the way you love me all the time”… Perché quando mi sentivo brutta, quando mi sentivo sola, mi bastava guardare il modo in cui tu mi guardavi per essere di nuovo felice. “you pulled my out of time”… sì, quando sono con te, il resto non conta. È per questo che ti ho chiesto di seguirmi nella Stamberga. Perché “i really need you”… tu sei “the only man who could ever help me”… e suona ridicolo detto così, lo so. Un po’ sdolcinato, e forse un po’ duro. Perché io ho un’immensa paura di quelle semplici parole che per tutto questo tempo ho tenuto nascoste nella mia mente, li in fondo a pile e pile di altre che ho ripetuto troppe volte: Maybe I'm afraid… of the way… I love you.

Forse ho visto solo troppi film, e quello che provo non è amore. E questo modo per dirtelo è solo un disperato tentativo di smettere di sentire che adesso che i miei genitori sono morti, io sono sola. Sento che… “Maybe I'm amazed at the way you're with me all the time”, perchè so che sarà così… lo spero… e me ne stupisco, perché non lo merito. Non da te…

Ogni notte, in questi ultimi mesi, ogni notte io ho abbracciato forte il cuscino, chiuso gli occhi, e involontariamente ho sperato di essere di nuovo sulla tua schiena, mentre correvi sotto i rami del Platano. Ramoso. Tutte queste parole per dirti una cosa così semplice, che tu migliardi di volte in passato avrai sperato di sentirmi dire. Sapevi che un giorno avresti vinto? Che avrei rinunciato a tenerti testa? Mi dissi che mi avresti aspettato per sempre, che speravi un giorno di diventare l’uomo giusto per me.

James, sono io che sono sempre stata sbagliata.

Tu sei sempre stato quello giusto. Sempre…

Tua Lily.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** una promessa ***


CAPITOLO 12

CAPITOLO 12

UNA PROMESSA

 

Dal treno scese una sola figura. Aveva un lungo mantello nero, il cappuccio tirato sul viso le metteva in  ombra i tratti del volto. Nel buio, solo due occhi chiari vi sbucavano. Era una persona piccola, e soppicava appena. Si avvicinò ai ragazzi e disse con voce burbera: -vi manda Silente?

James non riusciva a parlare. Per tutto il resto della serata era stata Lily a farlo, benchè fosse chiaro che non ne aveva la minima voglia. E fu ancora lei a farlo. –esatto. È lei quello che dobbiamo portare…

-al quartier generale, sì. Piacere, sono Alastor Moody.

Lily sorrise, riconoscendo il nome del noto auror. –è un piacere conoscerla.- sussurrò piano.

-anche per me cara.- la sua roca voce burbera si velò di gentilezza per un istante. –allora, andiamo? Sarei stanco, oltre che infreddolito.

Si voltarono e presero a camminare in direzione della casa. Alastor, arrancando nella loro scia.

-siete Potter e Evans vero? i giovani aiutanti.

-già.- mugugnò James, perché Lily sembrava troppo presa a cercare di spiare sotto il mantello dell’uomo.

-se posso permettermi…perché entrate nell’Ordine solo adesso?- chiese Lily.

L’uomo fece una risata sarcastica. –perché prima ero occupato.- disse.

Lily sembrò soddisfatta, e continuò a studiarlo.

A James non importava di Moody. Gli importava solo di quelle parole che continuavano a suanargli in testa. Lily, lei, la sua Lily… provava qualcosa. E non qualcosa di piccolo…aveva scritto d’amarlo. Perché non gli dava quella lettera? Sapeva bene quello che lui provava, no? forse doveva ricordarglielo. O forse, lei lo avrebbe fatto quella sera. Perché se no aveva quella lettera in tasca?

Entrarono in una piccola via. A terra, un rivolo di pioggia scivolava tra le lastre di pietra del pavimento. James non si era accorto che stesse piovendo. Si toccò le guance e se le scoprì bagnate. Guardò Lily. I capelli rossi appiccicati alla fronte, il trucco un po’ sbavato. Così sembrava un po’ selvaggia…la Lilian che aveva baciato. Lily la selvaggia…principessa guerriera… James voleva solo baciare di nuovo quelle piccole labbra rosse e un po’ imbronciate.

-eccoci…- fece piano la ragazza, leggendo l’indirizzo. –credo che noi dobbiamo stare fuori…

-ma piove.- ribattè l’uomo.

-dobbiamo tornare al castello, è tardi. Ci bagneremo, non è un problema.

James annuì. L’acqua gelida gli scivolava tra i capelli, risvegliando dentro di lui ogni singola parola appena letta.

-grazie del passaggio ragazzi. A presto.- salutò Alastor.

-ci saluti Ewan.

-va bene. a presto- ripetè, prima di sparire al di la del portone. Lily si voltò verso James e sorrise appena.

-ce l’abbiamo fatta allora…

-già.

-dobbiamo tornare, indietro…

-già.

Quell’alone d’imbarazzo che per tutta la serata avevano tentato di smorzare, improvvisamente ricalò sulle loro teste. Si misero a camminare, in silenzio. Ripercorsero i loro stessi passi fino a che non furono ai confini di Hogmade. Lontano, le luci del castello si perdevano nel frenetico cadere della pioggia.

-James?

Lui sgranò gli occhi, rallentando il passo quando si accorse che lei si era fermata. –dimmi.

Lily si morse il labbro, rendendolo più rosso. –grazie…

-di cosa?- si fermò anche lui.

-di non aver nominato i miei per tutta la serata, anche se avresti voluto farlo.

James sorrise, un po’ deluso e un po’ commosso. –volevo che fossi tu a iniziare il discorso.

-è che io… non volevo farvi stare male…

-noi stiamo male se tu non ci rendi partecipi del tuo dolore.

-non volevo farvi vedere cosa si prova, perché voi non potete capire…

-lo so, noi non possiamo…ma possiamo aiutarti. Aiutarti a stare un po’ meglio…

gli occhi di Lily erano pieni di lacrime, ma la pioggia gli impediva di vedere se stava piangendo.

-io non posso stare meglio…tu non sai come sono stata cattiva quest’estate…non gli ho nemmeno permesso di starmi vicino…

-loro non potevano farlo comunque…

-ma avrei potuto provarci. Adesso, adesso loro se ne sono andati senza sapere nulla di me.

ora James vide chiaramente le lacrime mescolarsi alla pioggia, i singhiozzi diventare parte del suo solito sorriso, sostituirlo. Le si avvicinò e le prese le spalle tra le mani, costringendola a guardarlo. –Lily, loro sapevano bene che lasciandoti vivere la tua vita così come l’avevi scelta, avrebbero dovuto rinunciare a te. E l’hanno fatto, per renderti felice.

-io non sono felice, però…

-devi provare a esserlo di nuovo, Lil… o tutti i loro sacrifici, saranno stati inutili…

Lily si mise le mani sul viso, singhiozzando. –non ho nemmeno potuto…salutarli…abbracciarli…

James se la portò accanto e la strinse. Sentì il suo piccolo corpo singhiozzante premersi sul suo petto, accoccolarsi contro di se. Lily si strinse a quel corpo grande, forte, che la difendeva dalla pioggia che gli cadeva addosso, che nascondeva le sue lacrime nella notte. avrebbe voluto sorridere, ma continuò a piangere. Perché aveva rotto la diga e adesso nulla, avrebbe potuto frenarla. Lui la coprì un po’ con anche il suo mantello. Lily iniziò a tremare, di freddo, di paura, d’emozione.

-Lily, si piangi…piangi, tranquilla…- James sentiva gli occhi riempirglisi anche a lui di lacrime. Le accarezzò la schiena, e poi su, su, fino ai capelli. Erano bagnati, e grosse gocce di pioggia scivolarono tra le sue dita facendogli il solletico. Trovò l’elastico e lo sfilò. Come una cascata rossa i capelli di Lily gli piombarono tra le mani, soffici e bagnati, leggeri e profumati.

-dai, andiamo Lily…ti stai bagnando tutta…

-no, ti prego…stiamo qui…non voglio tornare al castello…

-ma ti prenderai un raffreddore…

-non te ne andare, resta così…ti prego…

James sentì le mani di Lilian correre lungo la sua schiena e ancorarcisi sopra, stringendolo con forza. Vide le sue guance bagnate appoggiate al suo petto. Sorrise, continuando ad accarezzarla con calma. –certo, staremo qui, tutto il tempo che vorrai…

E la pioggia continuò a cadere su di loro, abbracciati nella notte che avanzava, sotto la cupola di nuvole grige che li sovrastava, nell’erba ferita dal temporale e nel lago agitato dalla tempesta. Lontano, il palazzo assopito e il Platano immobile, unici testimoni di quell’abbraccio. Lily sentiva gli occhi chiuderlesi sotto il peso delle troppo lacrime, del sonno, e non seppe mai quanto tempo passò. Voleva solo restare li, così, in eterno. Perché finalmente non era un cuscino a cingerla, non era un falso viso e un falso momento, era tutto vero. non voleva doversi staccare da lui, da quel maglione di lana, dalle sue mani che le accarezzavano la schiena, il corpo, così come nessuna mano aveva mai fatto, stringendola e coccolandola come mai nessuno aveva fatto per lei negli ultimi anni. Si lasciò trasportare da lui, quando sentì che si muoveva. Ignara della pioggia che aveva smesso di cadere, ignara delle lacrime che non le scorrevano più sulle guance, del sorriso che aveva illuminato i suoi occhi chiusi. Il morbido tocco del suolo l’accolse, e lei si accucciò meglio, senza guardare. Sentiva il corpo di James accanto a lei, e non le importava dove l’avesse portata, purchè continuasse a stringerla così.

James sorrise, guardandola dormire, la testa appoggiata nel suo grembo. Le foglie sotto il pino erano solo umide, bagnate appena perché riparate dalla folta chioma dell’albero. Lei si era lasciata trascinare fino ai margini della foresta. Le prese una mano e la strinse appena. Sorrise. –tranquilla, hai ragione… io non ti lascerò mai, Lily…è una promessa…- sussurrò. E nel sonno, lei fece un piccolo sorriso.

 

Un raggio rosato di un sole bambino si liberò dalla fredda morsa della notte nuvolosa, trapassò le ultime gocce superstiti, pizzicò le loro palpebre abbassate, illuminando i loro visi addormentati. A quel piccolo raggio ne seguì un secondo, timido e prematuro, prese a giocare sulla superficie scura del lago, facendolo risplendere d’oro e rosa. Lily aprì gli occhi. Non c’era più alcun peso all’altezza del suo stomaco. Si alzò, stiracchiandosi. E si accorse che aveva usato le gambe di James come cuscino. Il ragazzo aveva i capelli ancora bagnati, attaccati alle guance e alla fronte. Il viso ancora un po’ in ombra, fiocamente illuminato dalla luce fresca dell’alba. Non potè trattenersi dall’accarezzargli il volto. Lui stropicciò il naso, sorrise, aprì gli occhi. Lei ritrasse la mano in fretta. Non poteva permettersi quel lusso. Il lusso di avere James come l’aveva desiderato. C’erano cose più grandi al mondo, che stavano accadendo. Che stavano sconvolgendo le loro vite. Cose che nemmeno una notte abbracciati poteva cancellare.

I loro occhi si incontrarono nella penombra. Dopo tanto aspettare, quello era il momento giusto. Ci sono cose che non si possono evitare, e in quel momento, non poterono evitare di sorridersi. Nonostante il grande, immenso male che imperterrito cresceva intorno e dentro di loro. Lily si accorse che non importava. Che non era da quello che dipendeva cio che lei provava o meno. Si mise una mano in tasca. Doveva imparare a essere sincera, decise, mentre James si stiracchiava.

-James, io…

lui le sorrise, vedendola impallidire. La tasca era vuota.

-tutto bene?

lei scosse il capo. –no…avevo…portato una cosa, ma…

James annuì. –lo so.

-cosa?

Fu lui ora a mettersi una mano in tasca, e ne tirò fuori un pezzo bagnato di carta, nero per l’inchiostro sbavato con la pioggia.

Lily arrossì, ma nonostante questo fece un piccolo sorriso.

-mi dispiace tanto, James.

-per cosa?

-per essere stata così immensamente stupida, e…

lui sorrise. –alla fine ho vinto.

Lily abbassò gli occhi. Un raggio di sole le accarezzò il viso, facendo risplendere i suoi occhi verdi umidi di lacrime e di felicità.

-James, io…

-lo so, Lily… non sei coraggiosa. Per questa volta, posso esserlo io.

Le si avvicinò, le prese la testa tra le mani, reggendola come se fosse fatta di cristallo. –ho tanta paura, James…

-lo so, lo so… ma non devi. Qualunque cosa accadrà, io e te, l’affronteremo. Combatteremo insieme questa e tutte le battaglie che avremo davanti, se me lo permetterai…

Lily abbassò gli occhi, imbarazzata. Poi James la vide sorridere, e lo fece anche lui. chiuse gli occhi un istante, per sospirare, e lei fu li. Li, tra le sue braccia, le labbra premute sulle sue, le mani che giocavano tra i suoi capelli bagnati, seduta sulle sue gambe, abbracciata a lui. Continuò a baciarla, assaporando il dolce gusto delle sue labbra, rievocato non solo dalla memoria, il profumo dei suoi capelli, le sue guance lisce premute sulle sue. A Lily veniva da ridere, mentre lo baciava, con forza, finalmente, come se mai e poi mai qualcosa avrebbe potuto renderla più felice. Come se da quel bacio, dipendesse tutta la sua intera vita. Desiderò immensamente che non finisse mai, e continuò a stringerlo. Lentamente il bacio si placò, lui si staccò dolcemente e appoggiò il capo nel suo seno che rabbrivida, bagnato. Lei continuò ad abbracciarlo, a baciargli i capelli. I loro respiri piano si regolarizzarono, i loro cuori iniziarono un unisono battito tranquillo. James rialzò il viso e lei dischiuse le labbra, per accogliere un suo nuovo, lungo bacio. un lento bacio, mentre i raggi di una fredda alba li illuminavano, di rosa e d’oro, sulle loro labbra, finalmente unite.

Lily sorrise. James sorrise.

-grazie…- sussurrò lui.

lei scosse il capo. –ti amo.

E nella luce di quel nuovo giorno si baciarono ancora, pronti a ricominciare anche loro. Questa volta, insieme…

FINE

 

Dedico questa fiction a tutti gli amori che sembrano impossibili.

Un grazie enorme a tutti coloro che hanno seguito la mia storia e che hanno creduto in me…

Alla prossima!

Rosy_Francis

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=75203