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Lista capitoli: Capitolo 1: *** prologo-un giorno forse *** Capitolo 2: *** capitolo 1- l'importanza d'una scelta *** Capitolo 3: *** capitolo 2-quello che è stato *** Capitolo 4: *** capitolo 3-prima della tempesta *** Capitolo 5: *** capitolo 4- farti avere paura *** Capitolo 6: *** capitolo 5-ombre sul tuo viso *** Capitolo 7: *** capitolo6- se verrai con me *** Capitolo 8: *** capitolo 7- sii sincera *** Capitolo 9: *** capitolo 8- protetta da te *** Capitolo 10: *** ciò che voglio dirti *** Capitolo 11: *** lontani silenzi *** Capitolo 12: *** maybe i'm amazed *** Capitolo 13: *** una promessa ***
Avverto che in alcuni punti, i protagonisti non saranno solo Lily e James, ma anche gli altri malandrini con i loro relativi amori, che già avevo preannunciato in “il nostro inizio” (se non l’avete letto fatelo… lo trovate qui sell’egoio!!)
Bhè…
Buona lettura!
PROLOGO
UN GIORNO FORSE…
Caro Harry,
Era stata una terribile estate, forse la peggiore delle nostre vite. Nulla, cancellerà mai dalla mia momoria, quelle notti di perenne agonia, quelle giornate a leggere giornali, le ore passate a scrivere pergamene, dimentica dei compiti, dimentica del sole, e del mare, e delle vacanze, desiderosa, quasi smaniante, di tornare ad Hogwarts e di riessere li, con chi mi poteva capire davvero.
Quello che Voldemort, avevo imparato a pensare sempre il suo nome quando immaginavo il suo viso, per convincermi di essere più forte di lui, più forte del male, della situazione, di tutto quello che accadeva, quello che lui stava facendo, era scritto ovunque, nel mondo mago e in quello babbano, era scritto sui nostri visi, nei nostri occhi, si nascondeva nelle nostre parole. E ogni mattina guardavo fuori, ed il sole era li, sfavillante, il caldo dell’estate riempiva di vita le strade, e tutto mi pareva quasi inquietante, paragonato a quello che intanto succedeva nel mondo, qualcosa che io non potevo evitare, proprio come non posso evitare oggi, che scrivo, fissando il foglio bianco che mi sta davanti, guardandolo, e fuori, ormai è già buio. Sì, il sole è sparito molte ore fa, portandosi via anche la speranza che oggi fosse il giorno giusto, il giorno in cui l’angoscia e la paura iniziate quell’estate di ormai tanti anni fa, potessero finire. Ma non possono, no, e sai perché? Perché solo tu puoi porre loro una fine. Come solo tu puoi porre fine al terribile male che Voldemort sta facendo. Ebbene sì, quella è stata l’estate in cui le cose sono venute a galla, per tutti forse, ma soprattutto per noi, che di colpo non eravamo più bambini, e abbiamo capito di essere adulti, maghi, e di avere tutto questo sulle spalle anche noi… se solo questa stupida idea non ci fosse arrivata, non oso immaginare quanto diversa sarebbe stata la nostra vita. Tanto per cominciare, quella sarebbe stata una bella estate… ma forse, oggi tu non saresti nemmeno vivo.
Ti starai chiedendo che senso ha questa stupida pergamena. Me lo sto chiedendo anche io, sai? Avevo cercato di convincermi, convincermi davvero, che tutto questo non facesse più… parte di me. e invece… mi troverai una cretina. Non sai nemmeno il mio nome, non puoi vedere il mio viso, ne sentire la mia voce. Questo mi conforta, forse…
Ho resistito, quando i telegiornali hanno annunciato la morte di Sirius. Anche se da allora, non ho mai davvero smesso di pensare a te… al fatto che lui è morto, portandosi con se tutti i ricordi che poteva donarti dei tuoi genitori. Nessuno l’ha fatto, ne sono certa, e nessuno adesso lo potrà fare.
Ma adesso, è morto anche Silente. E morendo, ti ha privato di un’alleanza che forse ti avrebbe salvato la vita.
Sì Harry, io so tutto. l’ho sempre saputo. Tua madre, non mi nascondeva mai nulla.
E nemmeno tuo padre, o Sirius, o Remus… io non centravo mai nulla, eppure centravo sempre con tutti. Questo è quello che Sirius diceva di me…
Ci vorrebbero così tante parole per descrivere il giorno in cui le cose sono cambiate davvero… ma non posso farlo. Non posso ancora.
Forse, un giorno, avrò questa forza. Riuscirò a smettere di nascondermi qui, relitto di quello che una volta ero, smetterò di essere un fantasma, una bugia, e rinizierò a vivere. Ma fino a quel momento, le mie tremule parole possono solo portarti la certezza, che i tuoi genitori siano morti per una cosa in cui credevano… e non ti racconterò ancora la storia dell’amore che provavano per te. No. loro credevano nel potere di battere qualcuno che loro malgrado li faceva soffrire. Sapevano che potevano farlo, e se tu lo farai per loro, avranno vinto questa battaglia. Io, avrò vinto questa battaglia. Una delle poche al mondo che sa, come realmente siano andate le cose, quando le cose sono iniziate.
Un giorno, forse, te lo racconterò.
Per adesso, volevo solo farti la mia supplica… e dirti che anche se non mi attribuisci un viso, una voce, io ci sarò sempre per te, anche se non ci sono mai stata. Ti prego, rendi giustizia a quello che è successo. Dai un senso a tutta questa sofferenza.
Spero che porterai a Remus il mio saluto.
Ovunque tu sia in questo momento Harry, io sono con te.
Ti giuro, che smetterò di fingere di aver dimenticato tutto…
Capitolo 2 *** capitolo 1- l'importanza d'una scelta ***
*COMBATTEREMO INSIEME*
*COMBATTEREMOINSIEME*
i loro occhi si
incontrarono nella penombra.
Dopo tanto aspettare,
quello era il momento giusto.
Ci sono cose che non si
possono evitare,
e in quel momento, non
poterono evitare di sorridersi.
Nonostante il grande,
immenso male che imperterrito cresceva
Intorno e dentro di
loro.
CAPITOLO 1
L’IMPORTANZA DI UNA SCELTA
Le righe bianche sull’asfalto umido correvano, si
mangiavano la coda, scappavano, sotto le gomme calde dell’auto blu. Scivolava
nelle pozze, sotto il cielo color polvere, che nascondeva un lontano sole. Il finestrino
era freddo, ma Lily vi teneva la fronte appiccicata, per non addormentarsi.
Sotto i jeans scuciti, la pelle abbronzata rabbrividiva. Forza, stupida
macchina, forza. Corri più veloce, non ti fermare, non ti fermare. I capelli
rossi della ragazza erano lunghi, i boccoli tirati le giungevano lisci fino a
metà schiena. Aveva il viso struccato, e una grande tristezza dipinta sul
volto, una grande stanchezza. Si voltò verso la sorella.
Petunia,
il viso indurito da una maschera impedetrabile, se ne stava dritta sul suo
sedile, guardando nel vuoto.
-Pet,
quanto manca?- chiese sussurrando Lily.
-abbiamo
tutti fretta difart scendere.- fu
la sua risposta secca.
-mancano
10 minuti tesoro.- fece piano sua madre, la voce che le tremava.
-mamma,
non fare così. Lo sai, è molto importante che io parta subito.
-lo
so Lilian, lo so.
-allora
perché fai quella faccia?
Gli
occhi della madre erano velati dalle lacrime.
-perché
non capisco che cosa ti succede.- le disse, voltandosi a guardarla.
Lily
abbassò gli occhi, -mamma, io…
-mamma,
le mancano solo i suoi amici psicopatici.- fece fredda Petunia.
-no,
Pet, non è vero… è…- sospirò. –non capireste.
-Lilian,
diccelo, ti prego.- la esortò il padre.
-c’è
un mago che sta facendo un gran casino.- disse lei –non avete neanche idea di
quanto sia pericoloso… e adesso tutto il mio mondo è in casino… e ci arrivano
ogni giorno lettere dalla scuola e dalla Gazzetta… non è mai successo prima.
Quindi, mamma, ti dico che nonpuoi capire, perché è una storia troppo lunga, e solo noi possiamo
comprenderne la gravità.
-lo
sai ma’, a lei piace fare la diversa.
Lily
sbuffò. –uffa Petunia, vedi? Non puoi capire.
La
madre di Lily scoppiò a piangere, mentre Kings Kross appariva oltre le case.
-zitto,
zitto, cazzo! Ascolta… si sente qualcosa…
-non
dire cagate, è una stazione babbana, non puoi sentire niente!
-se stessi zitto, magari…
-bhè,
quello che parla sei tu, veramente!
-state
zitti tutt’e due?
Sirius
e James ammutolirono.
-ma
papà, dicevano qualcosa…
-di
inutile James, come sempre quando si cerca di ascoltare la radio babbana.
-ma
voi non me la lasciate mai ascoltare, ci credo che non sappiamo cosa dicono!
Sirius
gli tirò una pacca in testa. –i babbani.. cosa vuoi che ne sappiano?
James
sbuffò. –ho capito…. Papi, quanto manca?
-10
minuti.
-ancora?
-James,
stai per fare il tuo sesto anno ad Hogwarts… potresti smettere di sembrare un
bambino?
James
si mise a guardare fuori. Suo padre non capiva. Lui non era più un bambino,
proprio per niente. D’infantile in lui non era rimasto niente. Anche Sirius
aveva perso l’aria da ragazzino. Entrambi, si sentivano addosso i loro 17 anni
come se fossero un importante bagaglio. Ramoso, strinse a se la sua sacca
verde. Dentro, avvertì lo scricchiolio inconfondibile della carta da giornale,
di tutti gli articoli che lui e Sirius avevano tenuto. È forse una cosa da
bambini? Caro papà, i giorni in cui capivi chi ero, sono passati da ormai tanti
anni.
-Dani
dove ci aspetta?- chiese improvvisamente rivolto all’amico.
-la
portava Remus. Ci troviamo già al binario.- James fece per interromperlo, ma
Sirius proseguì. –Lily, Kelly e Minus idem.- disse.
-volevo
veramente…
-sapere
di me e Dani?
Lui
si mangiò il labbro, come faceva sempre quando l’amico gli rubava le parole di
bocca. Sirius rise. –spero che questa pausa le sia bastata.
-pausa?
Le donne.- fece, e i due sorrisero.
-andarai
avanti a provarci con Lil?
James
arricciò il naso. –non lo so. Mi sembra una battaglia persa, ormai. Sono due
anni che… bhè…
-che
l’hai baciata.
-esatto.
-e
lei e Remus sembrano fare sul serio.
-esatto.
James
sospirò. Se chiudeva gli occhi, vedere Lily gli pareva quasi impossibile. Gli
faceva uno strano effetto, pensare che in realtà lei non era più li, per lui…
-oggi
Silente ci parlerà di Voldemort.- disse piano.
Sirius
deglutì e annuì. –lo so…
-dobbiamo…
-sì.
-non
facciamoci fregare però.
-no.
-ne
hai parlato con gli altri? Anche con Kelly?
-sì.
-che
cosa confabulate voi la dietro?- fece il padre, la voce severa.
-niente
pa’. Guarda, c’è un parcheggio. Siamo arrivati.
Remus
buttò dentro il proprio baule, poi si sporse per afferrare quello di Danielle.
Non riconosceva più la ragazza, e ogni volta che la guardava, provava una
strana fitta allo stomaco. Cos’era successo alla sua vitalità? Aveva la pelle
bianca, gli occhi troppo truccati, i capelli più corti legati in una coda
disordinata. E lui la osservava da ormai due ore, senza trovare la forza di
chiederle che fosse successo. Non che lui avesse un aria più allegra, questo
era certo. Erano notti che non dormiva. Chiusero la porta dello scompartimento,
e lui si affacciò dalla finestra per fermare gli amici in arrivo. Voleva che
quello strano silnzio tra loro finisse, e subito anche.
-scusa
se sono così zitta, Lunastorta.- fece lei sorridendogli. Per un attimo, gli
parve di nuovo la Dani di sempre. –sono in pensiero…
-lo
so, lo siamo tutti.
-vedo…
è stata un’estate da dimenticare.
-spero
che l’inverno non sia altrettanto terribile.
Lei
rise, e gli si appoggiò alle spalle, abbracciandolo. –mi sei mancato Remus.
Lui
si voltò e le restituì l’abbraccio. –anche tu, Dani. Adesso che siamo insieme,
tutti quanti, vedrai… andrà meglio.- lei annuì.
-come
va con Lily?
Lui
rise. –non lo so… l’anno scorso siamo stati insieme così tanto… credo che lei
sia stufa.
-e
tu?
Lui
si strinse nelle spalle. –penso che ne parleremo presto.- tu e Sirius?
Lei
sospirò. –dopo il bacio in biblioteca- Lupin rise. –siamo stati insieme un po’…
ma sembrava sempre che non potesse funzionare… sono stufa di lasciarlo e
rimetterci insieme! l’anno scorso però, prima di maggio quando ci siamo messi…
io stavo malissimo…
-ho
saputo della pausa però.
Lei
annuì. –spero sarà d’accordo di darci un taglio. Anche se sono così brutta, in
questi giorni.
-sei
solo stanca.
Lei
ridacchiò. –grazie Rem.
Lily
si lasciò abbracciare dai genitori. Le sue orecchie non ascotavano più le
raccomandazioni. Non le avrebbe seguite, tanto. Non le importavano niente.
Salutò Petunia con un cenno della mano, poi si voltò e si immerse nella folla
agitata che riempiva i corridoi della stazione. I suoi occhi schizzavano da una
parte all’altra, alla ricerca di volti amici. Di uno in particolare, suo
malgrado…
-Lily!
-Ehi, Evans!!
Si
voltò, e si ritrovò circondata da un paio di possenti braccia che la strinsero.
Chiuse gli occhi, sentendo improvvisamente i battiti del suo cuore accellerare
piacevolmente, e poi diventari calmi. L’angoscia che aveva dentro, si quietò, e
lei rispose all’abbraccio.
-Sirius!
Quando
ebbe la forza di allontanarsi da lui, si girò verso James.
-Potter,
come va?
Lui
annuì. –gelida come sempre, eh Evans?
Lei
gli fece una linguaccia, e lui rise. –comunque tutto bene.
Lily
annuì, mentre Sirius la spingeva nella folla. Anche se si concentrava, non
riusciva veramente a capire come fosse arrivata a vivere quella situazione…
lei, amica di Sirius Black. Lei, in fondo affezionata a James Potter. Reggendo
il carrello con le dita, in mezzo a loro due, si gettò contro il muro di
mattoni che nascondeva il loro mondo, e in pochi minuti, furono parte di esso.
Nell’improvvisa
e maggiore calma, potè voltarsi verso di loro, studiarli.
I
capelli neri di Sirius gli accarezzavano guance prive di abbronzatura, grossi
occhi altrettanto scuri, stranamente seri. Era più alto, e sembrava in qualche
modo più forte.
Sorrise
a James, accorgendosi che la stava studiando. Sembrava così immensamente
adulto, rispetto ai pochi mesi prima. I suoi occhi castani non avevano ironia,
il suo sorriso sembrava pulito, senza doppi sensi, e i suoi capelli parevano
avere sul serio una piega naturale. Si accorse che era da quando erano insieme
che non se li stava toccando. Si chiese se avesse smesso di essere innamorato
di lei, e stranamente l’idea la riempì di nuova tristezza.
-Potter!
Black! Lily!- i tre si voltarono. Kelly correva loro incontro, i capelli
castani in due piccoli codini, gli occhi scuri truccati, i corpo magro in un
vestitino alla moda. Impeccabile come sempre, eppure… si gettò tra le braccia
di Lily.
-come
stai?
Lei
sospirò. –come tutti… sono stata a Diagon Alley quest’estate.- affermò mentre
li guidava verso lo scompartimento. –qualche volta Silente è passato da noi…
non avete nemmeno idea di quanto sia preoccupato.
James
le scompigliò i capelli. –tuo fratello?- chiese.
Lei
fece schizzare i grossi occhi scuri da una parte all’altra del binario
affollato, prese il polso di Lily, e la trascinò nel treno. –ne parliamo dopo,
okay?
James
annuì. –comunque sta bene?
-sì,
almeno quello…
-salutacelo,
se lo senti.- disse alla fine Sirius.
Lei
sorrise, con aria astuta. –guarda che lo sentiamo presto… almeno che tu…
Lui
scosse il capo e la spinse. –non essere scema, chi si ritira.
Ridendo,
lei aprì la porta scorrevole dello scompartimento.
Remus,
Danielle e Minus, sedevano già ai loro posti.
-Remu!
Dani!- Lily superò gli altri, abbracciò l’amica, e schiccò un rapido bacio
sulle labbra crespe di Remus.
Dani
si alzò, si avvicinò a Sirius, e lui le sorrise con dolcezza, abbracciandola.
Kelly prese il braccio di James e lo tirò dentro, chiudendosi la porta alle
spalle, sorridendo soddisfatta.
Lily
mosse la bacchettà contro il vetro dello scompartimento, poi si appoggiò alla
spalla di Remus e annuì. –non ci possono sentire. Dai Kel, non ci tenere sulle
spine.
Fuori,
una forte pioggia iniziava a cadere sui campi coltivati dell’Inghilterra.
-okay.
Allora, come sapete Ewan ha finito l’anno scorso, e adesso sta facendo il corso
per auror. Lui e i miei genitori, sono entrati in un’associazione segreta
anti-male. L’Ordine della Fenice.
James
annuì, poi si voltò verso Sirius. –ecco di che parlava mio padre.
-esatto.-
fece Sirius –che idioti a non averci pensato.
-non
potevate. I giornali non ne sanno niente, nessuno ne sa niente.
Lily
si strinse le ginocchia al petto. –come possiamo collaborare?
Dani
sospirò. –non credo che possiamo fare molto…
-invece
sì.- disse piano Kelly. –ne ho parlato con Ewan. Non è stato d’accordo sul
fatto di farci uscire da Hogwarts… dice che li siamo al sicuro. Ma, bhè, gli ho
detto della Stamberga, e sostiene che ci lascierà li dei pacchi.
-gli
hai detto della Stamberga?
-dei
pacchi?
Kelly
annuì. –per Silente.
James
stava per protestare, ma lei Lily lo bloccò. –è perfetto invece! Conquisteremo
la fiducia di Silente. E poi, passo passo… vedrete. È perfetto.
-è
stata una tua idea Evans?
Lei
sorrise, sporgendosi, un sorriso coraggioso sulle labbra. –si tratta di saper
scegliere Potter. Collaborare o no. lottare o no. lo puoi fare?
-è
molto importante come scelta. Molto seria.
-se
ci stai ci stai. Se no, non importa… allora? Chi ci sta?
Gli
altri annuirono. Con un piccolo gesto, stavano segnando il loro futuro.
James
chiuse l’ultimo cassetto e sospirò. Era tornato davvero. Non ci poteva credere
di essere di nuovo ad Hogwarts… era quasi un sogno che si avverava. Il profumo
del castello lo faceva come respirare meglio, più a fondo, con più forza. E il
peso che gli aveva oppresso i polmoni alla prospettiva del piano delle ragazze
per tutta l’estate, improvvisamente era sparita. Era stato quello che aveva
detto Lily sul treno. Sul fatto che l’importante stesse nel scegliere se si
voleva lottare. E lui voleva. Era stufo di essere solo… solo James Potter.
Questo pensiero lo fece ridere. E chi altro voleva essere? Si sentì uno
stupido. Era l’unico ad aver dubitato… dubitato del piano di Lily… e adesso si
diceva di voler essere qualcosa… di più? scosse il capo e iniziò a scendere
verso la Sala Comune. Era tardi, erano passate le 11. sapeva che ci avrebbe
trovato solo poche persone, e la cosa lo tranquillizzava. Dopo il discorso di
Silente non aveva voglia di vedere nessuno…
“non
cercate di capire quello che non potete… non cercare di cambiare qualcosa che
non è in vostro potere… sapete che io credo nelle vostre potenzialità. Ci ho
sempre creduto e ci crederò sempre. ma questa volta, dovete restare al vostro
posto.”
-pensi a quello che ha detto Silente, vero?- lui annuì, alzando gli occhi su
Lily. Era in piedi vicino alla finestra, le gambe in pantaloni aderenti di una
tuta blu, una larga felpa di marca che le arrivava alle cosce, le nascondeva le
curve precise, facendola sembrare insieme indifesa eppure adulta. I suoi occhi
struccati erano cresciuti, parevano dimentichi delle risate, e nella sua voce,
qualcosa era cambiato. Teneva sciolti i lunghi capelli rossi sulle spalle, e
sorrideva, tranquilla.
-non
devi aver paura Ramoso.
Lui
annuì. –e chi ha paura?
-non
fare il grande con me Potter, non ha mai funzionato, lo sai. Rinuncia.-
Lui
le rivolse un sorrisetto, tentando di renderlo ironico, ma seppe che aveva
fallito quando gli occhi della ragazza si addolcirono e la vide inumidirsi le
labbra.
-lo
so che è una cosa strana… infondo non cambia niente se lo facciamo…- accarezzò
il vetro freddo della finestra –ma non posso sopportare di dormire, notte dopo
notte, con la consapevolezza di essere solo un sassolino sulla spiaggia, che basterà
un’onda più forte per farmi volare lontano…
-è
questo che mi sorprende di te, Lily. Con o senza di noi, tu porteresti quei
pacchi.
Lei
annuì. –sì. E sai perché? Perché io amo questo mondo, e non voglio che uno
stronzo qualunque me ne privi. E non voglio che questo stronzo qualunque mi
uccida, uccida la gente che amo… sapendo di non aver neanche lottato.
James
sorrise. –hai mai pensato di candidarti in politica? Convinceresti un fifone a
buttarsi dal decimo piano…
Lily
rise, -io direi dalla torre di astronomia!
-bhè,
più o meno…
lei
si sedette sul davanzale della finestra. –allora? Com’è andata l’estate?
-deprimente
stressante calda… la tua?
-aggiungici
una dozzina di litigate giornaliere con mia sorella e capisci perché sono
contenta di essere di nuovo a Hogwarts… persino con te Potter!
Lui
sospirò. –cos’ho di male?
Lei
scrollò le spalle. –mi diverte prenderti in giro… lasciami almeno questo sfogo.
-se
ti fa felice…
-come
fai a essere carino con me?
lui
alzò un sopracciglio, -devo dirtelo davvero? Mi pare che tu l’avessi capito già
molto tempo fa…
lei
annuì. –mi dispiace James. Non voglio far star male nessuno… anche se…
-cosa?
Lei
sospirò, mettendosi una mano nei capelli. –dov’è Remus?
-lo
lascerai non è vero?
lei
si strinse nelle spalle. –è ridicolo… non lo vedi? Siamo solo migliori amici
che giocano ai fidanzatini… è stupido…
James
trattenne un sorriso. –forse.
-no,
davvero. Ma ho così paura di litigare con l’unico che mi sta sempre accanto…
-cosa
vuoi dire?
-io
non voglio restare sola. È questo che mi ha tenuto con lui tutto questo tempo…
lui mi da sicurezza… è come… il fratellone che non ho… il padre che non vedo
mai…
-ma
il fidanzato?
-già,
il fidanzato? Lui non lo fa mai… io voglio un ragazzo romantico… che mi
coccoli… che mi dica che sono bella… che mi faccia ogni tanto dimenticare le
schifezze del mondo…
James
sorrise. –e lui?
-passo
più tempo a consolarlo che a… lasciamo stare.
Adesso,
il ragazzo scoppiò a ridere. –già, lasciamo stare.
In
quel momento, Remus entrò nella Sala. –finito! Sirius e Dani sono a farsi due
passi… e Codaliscia ovviamente dorme…
-bhè?
Andrò a dormire anch’io… ciao piccioncini…
Lily
si irritò. Che senso aveva quella frase? Potter. Sempre la cosa sbagliata al
momento sbagliato… no. non era vero. quella volta aveva fatto esattamente la
cosa giusta al momento giusto… regalandole il momento più romantico che avesse
mai vissuto… l’unico, forse… guardò Remus. Il ragazzo non la baciò, non
l’accarezzò, si sedette di fianco a lei, in silenzio. In fondo sapeva. Sapeva
che Lily Evans non voleva quello che lui poteva darle.
-Remus…
-lo
so Lily. Lo so.
-cosa?
-non
sono stato bravo. Me lo merito. Lasciami.
Lei
gli passò un braccio intorno alle spalle, e man mano che lo stringeva, tutto
quello che si era potuto chiamare amore tra loro, svanì.
-mi
spiace Remus…
-cosa
ti spiace Lily? Se ti spiacesse non mi lasceresti!- si alzò, scostandosela di
dosso. –allora? C’è un altro vero? più bello, più forte… più NORMALE di me!
lei
si alzò, avvicinandosi a lui. –no, no Remus, no!
-e invece sì! È difficile stare con me… lo è sempre stato per tutti!- si voltò,
e fece per andare, ma lei lo afferrò per un polso.
-Remus,
sei il mio migliore amico, la persona più dolce e buona del mondo, quello con
cui parlo di più e l’unico del quale non posso fare a meno…- sussurrò –ma io ho
bisogno di…- chiuse gli occhi. Li, stampata nella sua mente, si vide nella
radura accanto all’unicorno appena nato, con James che le diceva che l’avrebbe
aspettata… che la baciava con forza eppure con dolcezza, toccandole il viso
come se fosse una cosa preziosa… aveva bisogno… -di romanticismo… di sentirmi
l’unica al mondo… indispensabile…- gli occhi le si riempirono di lacrime
–mentre per te gli unici indispensabili sono i tuoi amici… e io non posso
competere con loro.
-mi
lasci perché non sono romantico…! Che scusa idiota!
-ti
dico che è così… e anche …
-perché
quando c’è la luna piena non ti lascio venire con me.
lei
alzò gli occhi su quelli di Remus. Annuì. –è quello che intendo quando dico che
non posso competere con i tuoi amici.
Lui
strappò via il suo polso dalla stretta di Lily. –allora vedi? Ho ragione. Mi
lasci perché non sono normale.
Sirius
la guardò di sottecchi. I capelli neri, con la riga di lato, le accarezzavano
le guance magre con leggerezza, sotto i suoi grandi occhi scurissimi, una
leggera ombra livida dava serietà al suo sguardo, e le sue labbra carnose e
perfette, sembravano morbidissime anche se le piccole fossette ai loro lati le
rendevano dure.
Lontano,
il tramonto era ormai finito, e il cielo aveva assunto il tono plumbeo della
notte, eppure loro se ne stavano li, immobili, in riva al lago la cui
superficie di specchio restituiva le immagini sbiadite della realtà, non
volevano muoversi. Eppure, Sirius notò i brividi sulle braccia di Danielle.
Erano
li da parecchio ormai, in silenzio.
-Dani?
-lo
so. Dobbiamo andare.
-no,
possiamo stare qui tutto il tempo che vuoi.
Lei
sorrise. –però…
-dobbiamo
decidere.
Dani
annuì. –sì.
-la
decisione in realtà è tua. Sei tu che hai deciso questa… pausa.
Lei
rise. –che idiota vero? però…
-cosa?
La
ragazza si voltò verso di lui, e lo guardò, critica e dolce.
-non
voglio fare come l’anno scorso.
-che
vuoi dire?
-in inverno abbiamo finto che non fosse successo niente l’anno prima, e non so
neanche il perché… ci stavo malissimo! Poi a san valentino tu sei stato
dolcissimo… e poi di nuovo a far finta di niente… e poi ci siamo messi insieme…
poi giu a litigare e tu fai finta di niente… e lo so che quando ti ho chiesto
una pausa eravamo nella fase “stiamo insieme” ma io avevo troppa paura di
quando sarebbe arrivato di nuovo “litighiamo”… e soprattutto “tu fai finta di
niente”…- calde lacrime iniziarono a scivolarle lungo le guance –forse per te
io sono solo un’avventura… ma tu sei importante per me…
-piccola…
-no
Sirius, non mi interrompere. Se stai giocando con me, allora smettiamo.
Guardami! Questo sarà l’anno più duro delle nostre vite! Abbiamo fatto delle
scelte… e io devo sapere. Non posso pensare di avere in dubbio cosa… sono per
te.
-ora
posso parlare?
-sì.-
fece lei sorridendo.
Lui
si leccò le labbra. Il buio avvolgeva le spalle della ragazza, e le sue lacrime
luccicavano d’argento mentre le scivolavano lungo gli zigomi e il mento.
Cosa
voleva? Una paura sorda gli avvolse lo stomaco… non voleva più un avventura…
questo cosa voleva dire?
-lo
so Sirius, lo so che ti ho terrorizzato… ma perché? Non ti piace quando stiamo
insieme? non vorresti che fosse vero, non solo uno stupido gioco, che fosse una
cosa seria, che non può essere mandato all’aria da uno stupido litigio?
Lui
abbassò gli occhi. Una cosa seria. E poi? Si sarebbero sposati? A questa idea
abbozzò un piccolo sorriso. Perché no? ma lui sapeva come andavanofinire queste cose. Esattamente come…
strizzò gli occhi, che gli bruciavano come se fossero andati in fiamme.
-Sirius,
cosa c’è?
Non
poteva. Non poteva rischiare. Già si vedeva a piangere per lei… che cosa
stupida. Piangere per una donna… non poteva.
-Sirius,
dimmelo, ti prego… perché non mi vuoi?
Io
ti voglio Dani, con tutto me stesso. Voglio le tua mani per me, i tuoi baci per
me, le tue guance… però non voglio che poi tutto finisca stupidamente, non
voglio soffrire come ho divuto sempre soffrire nella mia vita.
-okay,
ho capito.- si alzò –mi sono illusa. Sono solo un’idiota.
-no…
-cosa?
-scusami
Dani, è solo…
lei
si voltò. Era li, accucciato nell’erba, gli occhi bagnati proprio come i suoi,
i capelli scarmigliati dal vento.
gli
si accoccolò accanto.
-cosa
Si’? dimmelo.
-ci
sono già passato… mi dicono che vogliono stare con me, che mi vogliono bene,
che mi amano magari. Ma poi… resto solo come sempre.
-chi
ti ha deluso così?
Lui
girò il viso dalla parte opposta, mentre un ultimo raggio di quel sole lontano
gli pizzicava le guance.
-una
donna?
Lui
si morse il labbro inferiore.
-non
posso competere con il ricordo di una donna che ha lasciato un tale segno in
te, non è vero?
-non
è una donna… non solo.
Le
gli mise una mano sulla spalla.
-parli
della tua famiglia, vero? è per questo che hai fatto l’estate da James?
Lui
annuì. –cos’è successo?
-hanno
scoperto del piano.
-e..?
-loro…sono…
-mangiamorte?
Lui
alzò su di lei i suoi occhi umidi di lacrime.
Annuì.
-mi
dispiace Sirius… se non te la senti…
Sirius
scosse forte il capo. –io non sono loro… e lo dimostrerò…
-sono
fiera di te.
-anche
io!- scoppiarono in una risata nervosa. Sirius le avvolse la vita in un
abbraccio e se la fece scivolare in grembo. Le diede un piccolo bacio sulle
labbra calde, dischiuse ad accogliere le sue. –quello che è stato non mi
importa… adesso… me lo sto lasciando alle spalle…
-Sirius…
-per
te, Dani, per te… anzi, per noi.
E
accarezzandosi, sprofondarono in un nuovo, lungo bacio pieno di promesse.
Capitolo 4 *** capitolo 3-prima della tempesta ***
CAPITOLO 3
CAPITOLO 3
PRIMA DELLA TEMPESTA
Lily fece scattare ancora lo sguardo sulla McGranitt,
intenta a sfogliare le pergamene che teneva sulla cattedra. Anche lei era
nell’Ordine della Fenice? Teneva i capelli castani sciolti sulle spalle, gli
occhiali appoggiati sul naso adunco e sottili ma inmperterrite rughe solcavano
il suo viso severo eppure pieno di dolcezza. Sospetta di noi, non è vero? le
chiese Lily mentalmente. La donna non alzò nemmeno lo sguardo concentrato. Lo
so che sospetta di noi. Scattò la fine dell’ora, e la ragazza balzò in piedi,
sull’attenti, e si avvicinò rapidamente a Dani.
-dici
che sospettano?
L’amica
alzò gli occhi al cielo. Sirius si mise a tracolla la borsa di pelle e prese la
ragazza per le spalle, sottraendola dalla vista di Lily, che se ne andrò con un
lungo ed esasperato sbuffo.
-Evans!-
la chiamò Sirius, ma lei fece finta di non sentire. Credono che sia un gioco?
Che questo sia il momento di mettersi a fare i piccioncini?
Iniziò
a scendere le scale verso i sotterranei, dove avevano luogo le lezioni di
pozioni. Sì, pozioni. Quello che ci voleva era proprio un inutile lezione a
sentirsi lodare da un viscido professore grasso. E per cosa poi? Pregi che vedi
solo tu, stupida lumaca.
-cosa
corri?
Lily
si voltò, e alla vista di James sospirò.
-tu
direi che mi pedini. Io vado a fare pozioni, ora che lo sai puoi lasciarmi
sola.
-mamma
mia che simpatia. Guarda che anche io ho pozioni.
-ma
va? Ti ha lasciato proseguire nonostante tutto?
-nonostante
cosa?
-i
tuoi voti.
-ahah-
il ragazzo fece una risatina ironica. –non sai nemmeno dove voglio arrivare,
Lily… così in alto che te non te ne renderai nemmeno conto.
-uh,
davvero? E che cosa vuoi fare esattamente?
James
sorrise. –l’auror.
Lily
invece, si fece seria. –davvero?
-sì,
certo.
-bhè,
anche io.
-lo
so, perché credi che abbia scelto di fare questo?
Lei
gli tirò un soffice colpo sulla spalla. –tanto lo so che non è vero.
-giusto.
In realtà è perché…
-sì,
lo so perché. Non c’è un vero motivo. È solo un suicidio, ma se non lo
facessimo non ci sentiremmo soddisfatti.
-esatto…solo…
-cosa?
Ancora la paura piccolo Potter?
-no,
scema, no. solo, i miei voti non sono come i tuoi. Dovrò sgobbare il doppio.
Lei
sentì la sua voce arrivare come pronunciata da qualcun altro, mentre entravano
nel sotterraneo illuminato solo da qualche torcia ardente. –ti aiuterò io
James. Vieni.- e gli fece segno di fermarsi al tavolo con lei.
Lui
alzò un sopracciglio. –davvero?
Lily
parve svegliarsi, e si accorse di cio che aveva fatto. Si chiese il perché, e
si rese conto che non c’era un perché. L’aveva fatto e basta… e l’aveva fatto
per Potter.
-sì…-
sussurrò.
Lui
si sedette e tirò fuori il libro, sorridendo soddisfatto.
-non
fare quel sorrisetto Potter, guarda che ti boccio.
scoppiarono
a ridere, e in quel momento la porta si aprì ancora, rivelando il viso stanco e
pallido di Remus. Lei abbassò gli occhi sotto il suo sguardo furente.
Fantastico. Adesso avrebbe pensato male… aveva sbagliato tutto… non voleva
perdere un amicizia e aveva perso un amico…
-tu
e Remus… è finita vero?- la voce di James si fece più seria, roca, profonda.
Lei
annuì, con gli occhi lucidi, sedendosi al suo posto e facendosi piccola
piccola. –e ho paura di non parlare solo della nostra storia.
-farete
pace.
-e
come? Mi odia. E sai perché? Crede che io lo abbia lasciato… per… bhè… il suo
problemino.
-sa
che non lo faresti mai.
lei
alzò su di James i suoi grossi occhi tristi. –grazie Potter.
Lui
scosse il capo e le posò una mano sulla spalla, stringendogliela.
-tutto
okay. Tutto okay.
Lei
sospirò, lasciandosi accarezzare da quella grossa e calda mano.
-pensi…
che non mi vorrà più come amica?
James
si leccò le labbra. –credo che tornerà da te alla prima minuscola avversità.-
disse, sorridendo.
-è
molto da Remus.
-sì,
lo è.
Lumacorno
entrò, sorprendendo quell’improvviso e minuscolo contatto tra loro, e Lily
arrossì violentemente, suggerendo a James di allontanarsi.
La
ragazza sorrise al professore, ironica e coraggiosa come sempre, ma l’uomo vi
vide solo la felicità di rivederlo e se ne compiaque con se stesso.
Lily
si rivolse a James. –adesso ci fa preparare la prima pozione del libro.
Seguimi, ti verrà bene.
-sei
sempre così sicura di te?
-sì,
certo. È il primo trucco per il successo, non lo sapevi?
-oggi
mi impartirai molte lezioni credo.
-allora,
tira fuori questo benedetto calderone…- aprì il libro e inspirò il profumo di
nuovo che emanava. Scorse in fretta l’elenco, annuendo, tranquilla. James la
guardò, ancora un po’ rossa, spavalda, e ebbe un improvviso sussulto. Lei lo
stava aiutando, di sua spontanea volontà… non lo odiava più, forse. –okay… allora
prendi un po’ di corteccia e tagliuzzala.
-ma
qui dice di mettere prima l’olio di abete.
-sono
io il capo, dimentichi? L’olio lo dobbiamo fare bollire, e ci mette troppo da
solo, mentre se è già con un po’ di corteccia ci mettiamo molto meno.
-e
come le sai ste cose?
-se
ti svelo i miei segreti non sono più segreti, no?
-dai,
non lo dico a nessuno, ti preeego!
Lei
rise e tirò fuori dalla borsa un piccolo libro chiamato “trucchi e tranelli”.
–l’ho trovato in una svendita di libri usati a Hogsamede quando ero in prima…
ci sono trucchi di tutti i generi… non solo per pozioni.
-ma
allora non sei inteligente! Sei una barona!- prese il mestolo che aveva in mano
e iniziò a colpirla mentre tagliuzzava la sua corteccia. Lei si mise a ridere.
–e ora sei mio complice, quindi attento… potrei contagiarti!
-l’hai
già fatto!- disse lui, e la imitò nel suo lavoro frettoloso ma preciso.
Lei
rovesciò la corteccia nel proprio calderone e lo accese. Poi vi rovesciò un po’
d’olio.
-no,
stai sbagliando. Devi versarlo così- gli prese il polso con una mano e con
l’altra avvolse la boccetta che lui stringeva. –ecco, piano, lascialo
scivolare, non guardare quanto ne esce, ma quanto ne è già sceso…
-e
quanto ne serve?
-ancora
un po’…- una piccola riga le si era formata tra le sopracciglia, sulle labbra
un piccolo broncio concentrato. –ecco, così va bene.- condusse la sua mano
indietro, e la lasciò andare, sorridendo soddisfatta.
-adesso,
un spruzzata di erbe.
-quanto
ne misuri?
-va
a occhio.
-non
funziona se vado a occhio.
Lily
sbuffò. –non essere scemo. Certo che funziona. Prendine quante te ne stanno tra
i polpastelli del pollice e l’indice. E non le stritolare…fa… come se stessi
prendendo la mano d’una ragazza.
-posso
prendere la tua?
-basta
che non stritoli le erbe Potter!
Di
nuovo quel rossore, quel modo di fare aggressivo… James sorrise, gettando un
po’ di erbe nel suo calderone.
-vanno
bene?
Lily
si sporse verso la mezza pozione del ragazzo. –certo.
-bene.
adesso?
Lei
si sporse verso il libro. –okay, taglia due pezzi belli grossi di bulbo e
buttali dentro, poi mettici una bella dose di succo, quello rosso, e mescola,
bello forte.
-ma
Evans… è ridicolo…
-cosa?
-mi
sta venendo una pozione!
Lei
si mise a ridere e lo colpì con il mestolo che teneva sotto il braccio. –lavora
Potter!
Il
ragazzo fece segno di sì con la testa e prese i due bulbi, senza staccarle gli
occhi di dosso.
Kelly
prese Remus per il braccio e lo trascinò fuori dalla Sala Grande.
-sei
un idiota Lupin
-grazie
Kel, era proprio quello che mi volevo sentir dire in questo momento. Grazie!
Lei
sorrise con dolcezza. –perché ti stai comportando così?
-così
come?
Lei
alzò un sopracciglio sottile e lo spinse fuori dal castello. –scusa Remus. Ho
sbagliato approcio, ma mi innervosisce come ti sei arreso all’evidenza.
-quale
evidenza?
-Lily
non era più innamorata di te…che ci vuoi fare? Ha fatto bene a chiudere la
vostra storia prima di diventare solo una stupida abitudine cui affezionarsi!
-già,
forse…
-lei
non è l’unica ragazza al mondo, anche se questo a quanto pare è cio che pensate
voi ragazzi in questa scuola.
-non
puoi biasimarci… non è semplicemente perfetta?
Kelly
esibì un sorriso ironico. –se solo non fosse una mia amica… vabhè, scorderò
questo particolare per aiutarti a dimenticarla. I suoi difetti… allora… ne
avrai trovati, no?
Lui
rise. –un suo difetto?
-oddio,
sarà mai così difficile!
-no, no… ad esempio… è troppo spavalda.
-bene
così!
-si crede la regina del mondo, a volte.
-okay…
-e
quando non vuole dormire ci costringe a stare tutti alzati.
-parlami
di com’era… con te.
-dolcissima.
-ti
diceva che ti amava?
-…no.
-che
sei bellissimo?
-no.
-che
per lei esistevi solo tu?
-come
amico…diceva che non poteva fare a meno di me… come amico.
Lei
sorrise. –esteticamente ti piace?
Lui
annuì. –sì.
-niente
che cambieresti?
Remus
rise. –cambierei… il suo naso. È così piccolo…
Anche
Kelly rise. –ti sembra ancora perfetta?
Lui
scosse il capo. –e come potrebbe! È simile ad un mostro!
-come
tutti, d’altra parte. No?
-già…come
tutti…e qualcuno in particolare.
-parli
di te?
Si
erano messi a camminare intorno al castello, piano, vicini, sorridendo.
-sì.
È questo che l’ha portata lontana da me.
-no,
questo è quello che ha portato te lontano da lei.
-cosa
vuoi dire?
-lei
voleva solo dirti che per lei sei un amico, non un fidanzato. Mentre tu ci hai
visto il fatto che lei ti vedesse come un mostro… e hai cancellato anche la
vostra amicizia, che per lei e anche per te è preziosissima.
-oddio,
Kel, mi fai paura.
-quante
cose sono cambiate Remus… così tante.
-lo
vedo. Te poi…
-sono
bellissima vero?
lui
rise, spingendola. Ma la guardò di sottecchi. Il caschetto moro le incorniciava
il viso minuto, aveva gambe lunghe, e le collant sotto la mini della divisa a
righe avevano fatto tanto arrabbiare la McGranitt.
Quando
se ne stava accanto alla bellezza che una volta considerava perfetta di Lily, o
a quella aggressiva di Danielle, il sorriso spontaneo e gli occhi allegri di
Kelly sparivano, assorbiti dalla luce emanata dalle sue amiche, come la luce
della luna che viene oscurata da quella del sole. Ma adesso che erano soli, per
la prima volta nella sua vita, Remus notò che anche la sua bellezza era li,
particolare, solare, esistente.
-un
po’.
-davvero?-
si stupì lei.
-lo
trovi così strano?
Lei
annuì.-sì, in effetti.
-perché?
-perché
io non sono quella carina. Io sono quella spiritosa…quella che fa casino. Mai
quella carina.
Remus
rise. –giusto, dimenticavo.
-mi
giuri che adesso sarai un po’ più…tranquillo?
-perché?
Lei
si fermò, allargando le braccia e mostrandogli il prato nel mezzo al quale
erano.
-guarda…
senti? C’è ancora un po’ di sole… un po’ di caldo… un po’ di speranza. Tra
poco, arriverà la lettera di Ewan che mi dice di scivolare in quel passaggio,
correre alla Stamberga, prendere il pacco e darlo a Silente. E Silente saprà
che sappiamo, e ci vedrà più grandi. Il piano di Lily riuscirà. Non c’è scampo
ormai. L’Ordine si fida di noi. Abbiamo segnato le tappe della nostra vita
prima ancora di percorrerle…- i suoi occhi erani seri, grandi, agitati eppure
pieni di entusiasmo. –abbiamo sicurezze che gli altri non hanno, ma… abbiamo
anche un ruolo, un ruolo che ci può portare a rischiare tutto.- sospirò.
–effettivamente, questi sono i nostri ultimi giorni da bambini…i nostri ultimi
giorni di svago…ci stiamo preparando solo alla tempesta, e lei sta arrivando.-
un piccolo ghigno le si disegnò sulle labbra. –e se non l’aspettiamo
sorridendo, non ne usciremo mai…
allora? Che ve
ne pare? Spero vi stia piacendo… RECENSITE!!
Ekko…adesso magari le cose vi confonderanno un po’… perché Remus sarà un
po’ diverso da quello che vi immaginate…
Ekko…adesso magari le cose vi confonderanno un po’… perché
Remus sarà un po’ diverso da quello che vi immaginate…
Però spero possiate apprezzare comunque
il mio lavoro…!
CAPITOLO 4
FARTI AVERE PAURA
Danielle
gli prese il viso tra le mani, e gli posò un piccolo bacio sulle labbra,
sfuggente e delicato, accompagnato da un sorriso malizioso.
-odio
quando c’è la luna piena. Odio quando te ne vai a fare il cretino con i tuoi
amici.- un broncio altrettanto malizioso sorse tra le sue guance asciutte.
-lo
so… ma tu sai che io non ci rinuncerò.
-dimmi,
cosa c’è di tanto speciale nel mettersi a fare gli animali in una villa
diroccata.
Sirius
rise. –fare gli animali… quanti esatti doppi sensi!
Dani
lo picchiò con un po’ troppa forza. –cosa fate?
-dopo
che Lupin si è trasformato?
-esatto.
-eh…se
te lo dicessi non sarebbe più un segreto.
-ma
pensa! È proprio per questo che lo voglio sapere.
-ti
adoro quando ti arrabbi con me.
Dani
si lasciò sfuggire un sorriso. Ma si corresse, ripronunciando il suo broncio.
–guarda che non mi compri! Eddai, che sarà mai? non lo dico a nessuno, tanto
non importa a nessun altro.
-bhè,
anche Lily non doveva dirvi di Remus, e guarda com’è finita.
-Lily,
per tua informazione, aveva il diretto permesso di Remus. E se oggi noi non lo
sapessimo, non sai quante cose sarebbero diverse.
-ad
esempio?
-questa
conversazione. Dovresti dirmi molto, molto di più.
lui
alzò un sopracciglio e si mise a ridere. –okay, okay, te lo dico.
Dani
si gonfiò un poco, soddisfatta, e si strinse di più nel giubbotto, mentre la
fredda aria notturna le riempiva i polmoni. –ma abbiamo pochissimo. Oggi devo
passare per primo.
-okay,
dai, dimmi.
-però
non devi giudicare.
-prometto.
-beviamo
un po’.
-cosa?
-te
l’ho detto che era un segreto. Uno a turno, oggi tocca a Remus, va nelle cucine
e un elfo nostro amico ci da una bottiglia di alcolico. Beviamo, finchè Lupin
non si trasforma, e siamo costretti a farlo anche noi. Allora lo facciamo, e
superata la sua fase peggiore andiamo a fare un giretto- qui espose verso di
lei uno sguardo che voleva eloquentemente avvertirla di non dire niente –e poi
noi tre torniamo, mentre lui resta li fino all’alba. Appena Minus si
addormenta, io e James parliamo. Parliamo di voi, sì.
-e
cosa dite?
-DaniDani…
chiedi troppo.
Lei
annuì, arricciando le labbra. –portami con te. Solo per una volta. Solo per
stasera.
Sirius
scoppiò a ridere. –ma che, sei pazza? La risposta è no. scordatelo.
I
suoi occhi si fecero tristi. –Sirius, io non voglio restare qui ad aspettare
che torni, terrorizzata da cosa ti può succedere.
Il
riso del ragazzo si trasformò in un sorriso dolce, paziente, commosso. La prese
tra le braccia e le baciò la testa, inspirando il sapore fresco dei suoi
capelli sulle guance e tra le labbra.
-Dani,
non c’è mai successo niente…perché dovrebbe oggi?
-infatti
io non mi preoccupo solo oggi, ma tutti i mesi, mese dopo mese. Però, se
vedessi, se sapessi davvero quello che succede, potrei farmene una ragione.
-no,
no piccola, non potresti.
-e
poi me lo sento. Stasera sarà diverso…più pericoloso.
-certo,
lo sarà. Se ci sei tu.
Lei
si voltò un poco, annegata nel suo petto, nascosta sotto il suo mento. –Sirius…
Una
supplica. Quei grossi occhi intrisi di paura, di amore, di preoccupazione vera,
di affetto, il suo sorriso fresco, pulito, timoroso e affettuoso…come mai
nessun sorriso gli era arrivato, come mai nessuno sguardo gli era stato
diretto. Lei alzò le sue mani ad accarezzargli i capelli, piano, senza
baciarlo. Chiuse gli occhi. Improvvisamente, a Sirius venne in mente la sera in
cui aveva cercato di baciare Lily. Il fatto che poi si fosse accorto di non
provare nulla per lei…era stata Dani. Sì, era sempre di Dani la colpa di tutto
quello che accadeva dentro di lui. perché? Lo sapeva. Perché forse lo
divertivano le battute di Kelly, la sua innocenza eppure euforia, il suo essere
bambina e donna con allegria. E gli era sempre piaciuta la sicurezza di Lily,
il suo essere forte, il fatto che un momento prima di piangere le venivano gli
occhi lucidi, ma che erano anni che non le vedeva versare una lacrima, una
lacrima vera. e la sua strana inteligenza, la sua ironia, il suo coraggio, sì,
belle qualità. Ma Dani…eccola, dolce, accucciata nel suo petto, con la sua
bellezza un po’ strana, la sua pelle chiara, i suoi capelli corvini che si
alzavano nella brezza notturna, le labbra carnose dischiuse. Ma soprattutto…il
modo con cui era materna con lui, con cui era innamorata di lui. e gli diceva
se stava bene esattamente quanto gli diceva che stava male. E adesso, gli
chiedeva di vedere, di vedere con i suoi occhi, quel segreto che avevano nascosto
per tutti quegli anni. Quello che realmente accadeva al di la di quel tronco
palpitante.
Le
prese una mano e la tirò dietro alle scale dell’ingresso di Hogwarts.
-non
è un bello spettacolo Dani…
-ti
prego.
Lui
si morse il labbro inferiore e poi la baciò piano. –mi devi seguire. Devi
correre.
Lei
gli prese la testa tra le mani e sorrise, accucciandosi con lui man mano che le
sue guance diventavano pelose, che il suo muso si allungava e i suoi capelli si
arruffavano.
-che
bel cagnolone il mio Sirius.- sorrise ai suoi occhi ancora così umani, e gli
accarezzò la schiena, dandogli un piccolo colpo sulla coda. –corri allora.
Seguì
Felpato fino al Platano, dove il cane fermò il battere frettoloso dei rami, e
lei si tuffò dietro di lui, con il cuore che sobbalzava rapido, giu, verso la
Stamberga Strillante, verso l’unica cosa che di Sirius ancora credeva segreta.
Remus
fissò il vetro verde e freddo della bottiglia che teneva tra le mani. La luce
vi filtrava attraverso, colorando la sua pelle. Ne aveva un’altra nella tasca
della giacca. Il cuore gli batteva forte, mentre fuori pian piano scendeva la
sera. Aveva poco tempo per arrivare. Che rabbia. La sola immagine di Lily e
James seduti insieme a pozioni gli torceva lo stomaco. Ma vaffanculo!
Bell’amico! Neanche tu sei stato tanto meglio. Lui le sbavava dietro e tu ti ci
sei messo, si disse. Ma è stata lei a scegliere, no? già, questo è il problema.
Come ha scelto una volta sceglierà la seconda. E chi sceglierà? Non è giusto,
non è giusto che il mondo giri intorno a lei. Sceglierà James. Con rabbia aprì
la bottiglia e ne ingerì una sorsata. L’alcol gli bruciò lo stomaco, la fronte
gli si imperlò di sudore. Ma sì, sceglilo. Alla fine tutti decidono di amare
James, e di ignorare me. al massimo possono votare per Sirius. Ma chi voterebbe
per me? ne bevve un’altra grande sorsata che gli riempì la bocca. Come per
Kelly. Nessuno si accorge di lei perché ci sono le sue amichette. È la stessa
identica cosa. Ancora, ancora, ne bevve altre boccate. Forse tu non eri innamorata
di me, stupida puttana, ma io sì, io lo ero, ti amavo credo. Sì, forse ti
amavo, solo che non te l’ho mai detto. E sai perché? Perché sapevo che non mi
sarei sentito rispondere “anche io”. Saliva le scale invece che scenderle,
rincorrendo l’unica consapevolezza che aveva nella mente annebbiata dall’alcol
che ormai era quasi finito nella bottiglia: li c’era la torre di Grifondoro. Li
c’era Lily. E lui gliel’avrebbe fatta pagare. Non ti va bene che io sia un lupo
mannaro? Non ti va bene? e perché? Perché non posso essere bello come James,
simpatico come James, allegro come James…ROMANTICO come James?
Però
farò una cosa che lui non farebbe mai.
Sarò
coraggioso.
Kelly
sorrise, appoggiandosi alla finestra.
-ehi
Potter…ma perché noi non possiamo venire?
Il
ragazzo si mise in borsa una coperta.
-e
quella a che ti serve?
-per
sdraiarci.
-e
non ti piacerebbe se ci fossimo anche noi a sdraiarci sull’erba con voi?
Un
sorriso malizioso, e James rise. –sì, molto in effetti. Ma voi non potete
venire. Siete donne.
Si
mise la borsa in spalla e si avvicinò a lei. Sorrise ai suoi occhioni scuri e
innocenti. Anche Kelly sorrise, a quel viso spavaldo e ironico.
-portami
con voi. Ti prego. Voglio solo vedere il posto dove…bhè, lo sai.
-dove
si trasforma Lupin?
-non
solo. Dove riceveremo i Pacchi.
Lui
sorrise e scosse il capo, spettinanadole il caschetto come faceva sempre quando
provava tenerezza per lei.
-mi
spiace Ke. Abbiamo giurato.
Lei
sorrise.
-allora
fila, o arriverai in ritardo!
Lui
sorrise e se ne andò.
Ecco,
li c’è pure Kelly. Cosa vuoi? Mi guarda. Cos’hai da guardare? Sei rimasta
delusa, vero? Potter non ti ha baciata, eravate qui da soli, voi due…magari è
pure successo. Io che ne so? Io non ne so mai niente.
Kelly
gli sorrise. avrebbe provato con lui.
-ehi
Remus…posso chiederti se- rimase bloccata. Lui la schiacciò contro il vetro
della finestra, aggredendo le sue labbra, toccando il suo seno, la sua pancia,
i suoi capelli freschi.
Lei
non aveva più fiato, sentiva il corpo del ragazzo caldo contro di lei, e il sapore
ubriaco delle sue labbra.
Kelly
iniziò a calciarlo, ma lui le si strinse addosso, furente ed eccitato, fuori di
se come non l’aveva mai visto. Riuscì a fuggire dalla presa delle sue labbra,
ingerendo grosse boccate d’aria, mentre il viso le andava in fiamme e iniziava
un pianto terrorizzato. –Remus! Ma sei pazzo? Remus! Non sei in te!
Sentì
le sue guance ruvide sfregare sul suo collo liscio e morbido, alla ricerca di
un contatto che lei non gli voleva dare.
Gli
prese la testa tra le mani, sussurrandogli di lasciarla, ma lui la cingeva più
forte.
Poi,
improvvisamente cedette un po’, allontanandosi dalle sue labbra gonfie, e lei
lo spinse via, i grossi occhi annegati di lacrime.
-ma
che fai, Remus? Sei ubriaco?
-sì,
ubriaco.- rise. –ubriaco di rabbia.
E
cercando di prendere fiato, lo guardò sparire su per il dormitorio femminile.
Un’altra
sorsata di alcol, finendo la seconda bottiglia quasi per farsi coragio, Remus
spalancò la porta della stanza di Lily, Dani e Kelly. Vi irruppe dentro, e come
previsto vi trovò solo la prima, seduta sul letto in camicia da notte, i
capelli sciolti.
-Remus!
Menomale che sei venuto. Dobbiamo fare pace. Ma scusa…non dovresti essere alla
Stamberga?
E
lui le si avvicinò, le prese un polso, la tirò verso di te, facendola scivolare
a terra.
-Remus?
-sì,
sono io, adesso non mi riconosci più?
-no,
no che non ti riconosco! Ma che fai?
La
trascinò verso la porta, ma lei cercò di fermarlo attaccandosi al letto.
–Remus!
-sì,
sì Lily, esatto. Adesso vieni con me.
-con
te? No, non così, non da ubriaco, non da arrabbiato!
-ah, allora non ti va mai bene niente, vero? sì esatto, è così. Mi hai lasciato
perché non sono normale…
-non
ti ho lasciato per questo Remus, no, ti prego, non fare l’idiota!
-io
idiota? Eh no io non sono l’idiota!
-lasciami!!!
-no
carina, ora vieni, vieni a vedere la verità, quello che hai veramente lasciato!
-io
lo so quello che ho lasciato! E non voglio dover aggiungere motivi alla lista!
-ah,
c’è addirittura una lista!
-sì!
-e
cosa ci hai scritto? JAMES POTTER??????
Lei
lo calciò scivolando a terra, il viso rosso e umido di sudore, intriso di
terrore.
-se
anche fosse?
Lui
emise un gemito. –alla fine hai scelto lui.
-NO!
NO!- il suo urlo divenne quasi isterico –sei fissato Remus!
-ah
ddavvero? Adesso ti farò vedere perché.
-cosa?
-perché
avrei dovuto lasciarti le tue stupide domande e le tue pessime congetture, due
anni fa!- le prese la vita e se la issò in spalla, urlante e scalciante
com’era, nella sua pallida nudità celata solo dalla leggera camicia da notte.
–ti insegnerò finalmente ad avere paura!
James
ridacchiò con se stesso per quello che stava facendo. Non ce n’era motivo.
Perché? Riaprì il ritratto, sorridendo. Voleva solo che Kelly vedesse, che
fosse preparata al luogo in cui avrebbero compiuto il loro compito, e quella
sera ci sarebbero stati anche gli altri, non sarebbe sucesso nulla. Che poteva
succedere? Era una specie d’iniziazione. Un’iniziazione a quel pericoloso ed
emozionante futuro che avevano davanti, si dovevano preparare ad affrontarlo, e
lo avrebbero fatto insieme.
-Ehi
Kel, sopresa! Sono venuto a prenderti!
Aprì
l’ingresso, spalancando le braccia, contento della sua decisione. Kelly era
un’amica, una buona amica, grazie a lei il loro piano si poteva svolgere.
Perché non poteva vedere? Tanto tra sapere e vedere non c’è differenza. –pronta
per vedere cose da grandi?
Ma
cio che vide non fu affatto una ragazza pronta. Se ne stava li, schiacciata
contro il vetro della finestra, il viso inondato di lacrime e paonazzo di
terrore, il caschetto che a lui piaceva disordinare disfatto sulla testa,
arruffato, scompigliato. La maglietta un po’ alzata rivelava la pancia
leggermente abbronzata, piatta, sobbalzante nel ritmo dei singhiozzi. Le si
avvicinò, e lei tremando si sottrasse dalla sua carezza.
Gli
ricordò la bambina che aveva conosciuto, ormai sei anni fa, il piccolo passero
sotto l’ala protettiva del fratello maggiore. E adesso, anche se aveva imparato
a volare, quel piccolo uccellino se ne stava li, fremente di lacrime,
umigliato, rosso, livido di speranze distrutte, di certezze infrante. E James
avrebbe voluto essere diverso. Non essere quel ragazzo strafottente, padrone
del mondo, del suo mondo perlomeno. Avrebbe voluto essere dolce, e gentile,
abbastanza da avere la sua fiducia, da non vederla sottrarre dalla sua semplice
carezza, avrebbe voluto essere semplice e sincero, come non era mai stato. E
allora, solo allora, guardando quelle lacrime di innocenza perduta scivolare
sulle guance appiccicose di una delle migliori persone che conoscesse, James capì.
Capì quello da cui Lily era scappata, quel giorno nella Foresta, tutti quegli
anni nei corridoi, giorno dopo giorno nella loro vita, nella loro recente
amicizia, capì cos’era quella cosa che lei non voleva far entrare nella sua
vita. Capì cos’aveva sempre sbagliato. E mentre si chinava sulla ragazza, le
sorrideva con calma, spalancando gli occhi per mostrarle che non c’era niente
di fraintendibile nel suo gesto, sentì che il cuore gli si alleggeriva da un
peso che lo aveva attenagliato per anni. Sentì scrollarsi di dosso tutta quella
messa in scena che aveva montato nella sua vita, e sorrise a quel passerotto,
che singhiozzò ancora.
-ehi,
Kelly, che è successo?
-Rremus…
-cosa?
Tranquilla, non voglio farti del male…- le mise una mano sulla spalla, e fece
per abbracciarla, sì, per la prima volta nella sua vita voleva solo abbracciare
una ragazza. Per te Lily, per te. Lo vedi? Sono cambiato…
Un
urlo lo fece voltare: Remus comparve nella sala deserta, con il corpo fremente
di Lily sulla spalla. Correva, tenendo ferme come meglio poteva le gambe
agitate della ragazza.
Kelly si liberò dalla sua stretta
leggera, appena abbozzata, timorosa come tutte le prime strette.
-è
ubriaco… le farà male…- saltò giu dal davanzale, asciugandosi gli occhi in
fretta con il dorso della mano. –purtroppo avrei un idea su dove la sta
portando…
James
annuì, la vista offuscata, e quel peso che se n’era andato dal suo cuore di
ritorno, con la consapevolezza, questa volta, che l’amico stesse per fare il
più grande errore della sua vita. Si morse il labbro e afferrò il polso di
Kelly, iniziando una folle corsa verso di lui.
Lontana,
complice e crudele, puntuale e irruente, candida e argentea come ogni notte,
piena e succube come solo una volta al mese, la luna si preparò a scrollarsi di
dosso le nuvole, e a fare capolino, in tutta la sua pura bellezza, innocente e
silenziosa, per bagnarli della sua luce e travolgerli, loro, non più tanto
innocenti e per poco silenziosi, già da tempo succubi del suo candido e lontano
potere.
Non
dimenticherò mai quella notte….nonostante tutte le cose che ci siano passate in
mezzo. Forse è che non ho mai potuto davvero comprendere, quello che feci e
quello che fecero loro.
Ricordo…
ricordo l’odore dell’alcol che mi si era imprignato dentro, filtrando nel
midollo della mia mente. E ricordo… ricordo quello di Lily, e le sue urla
terrorizzate. E improvvisamente mi pentii, perché io non volevo che Lily Evans
avesse paura…di me. ma ormai stavo correndo, le mie quasi zampe era impazzite.
La scaraventai sul letto che sostava in un angolo della stanza, e lei si
accucciò tra le coperte. Troppo sconvolta, persino per piangere. E un momento
prima di trasformarmi, un momento prima di rendermi conto di aver sbagliato
tutto, di accorgermi di quanto stupido fossi stato, di quanto irreparabili
fossero gli errori che avevo commesso, il suo sguardo si tuffò nel mio. C’era
sgomento, terrore, umiliazione, incredulità. E come al solito c’era coraggio.
Come in ogni momento della sua vita, della sua corta eppure pienissima vita,
sì, piena, proprio come quei due grossi occhi verdi. Si mordeva il labbro, se
lo mordeva così forte da farlo sanguinare, e tremava, tremava tanto da muovere
il lenzuolo, ma il suo sguardo era fisso, irremovibile su di me, e il ghigno
che le affiorava tra le guance era soddisfatto, soddisfatto di essere arrivata
li, anche se trasportata da un fiume di alcol e di errori e urla.
E
allora fui io a essere arrabbiato, triste, impaurito per lei. E il mio cuore
iniziò a saltare, saltare forte immezzo ai miei polmoni, cercando con rabbia di
liberarsi dalla morsa che l’alcol gli aveva costruito intorno. E le lacrime
spingevano per uscire dai miei occhi, sotto quelli critici di Lily, che se ne
stava li, ferma sotto la mia esitazione, irremovibile sotto il peso del suo
destino. Non volevo che mi vedesse vacillare, ma mi vide farlo. Ondeggiai
paurosamente, mentre nella mia testa prendeva forma il viso bagnato di lacrime
di Kelly, mentre assalivo l’affetto che provava per me e lo gettavo nel fuoco,
lontano da noi, mentre le mordevo le labbra, mentre lottavo per baciarla… e
perché poi? E mi trasformavo, piano, con forza, senza coraggio, lasciando che
il mostro dentro di me coprisse le orribili impronte lasciate dalla parte di
Remus Lupin che credevo fosse quella buona, responsabile e seria, e che invece
si era buttata a capofitto su una bottiglia di alcol, anzi su due, su una
ragazzina indifesa e sulla sua amica, trascinandole entrambe in una serata
angosciante e tremenda…
Non
ero io, non ero io, vi prego, ditemi che non ero io… mi misi a urlare, perché
tutto intorno a me diventava più scuro, e io stesso diventavo più grande, e i
vestiti mi si squarciavano sul corpo, e mi cresceva il pelo, mi si storpiavano
gli occhi, asciugando lacrime che non avevano fatto in tempo a mostrarsi a lei,
Lily, l’unica che le avrebbe capite, l’unica che mi avrebbe difesa… mi spiace
Lily, mi spiace… mi spiace per tutto quello che ho fatto, tutto quello che ti
ho fatto, tutto quello che vi ho fatto, a voi e al vostro ricordo, impeccabile
nella mia mente e solo nella mia mente… vorrei poter tornare indietro, darmi a
Voldemort al vostro posto… vorrei non prendere quell’alcol, non essermi
mostrato a te e a Dani e a Kelly per quello che io sono sempre stato… per
quello che sono sempre e sempre sarò…
Un
mostro, e tu hai fatto bene a scegliere diversamente.
--------------------
-Remus!
Remus!- l’urlo di James fece sobbalzare Lily, immobile stesa tra le lenzuola
fredde di quel letto. Kelly si appoggiò alla parete, il viso rigato da calde
lacrime. In quel momento apparì anche Peter, che la prese per mano e la tirò in
una stanza. Kelly cadde a terra, tenendosi la testa tra le mani, singhiozzando.
Sentì due braccia circondarla per un istante e guardò su. Non seppe mai dire
come ci arrivò, e non lo chiese mai, ma li, a stringerla, c’era Dani. Dani, che
la nascose in un angolo, sorridendole, e che sparì nel putiferio della stanza
di fianco.
Lily
prendeva grosse boccate d’aria. Tremava, per la paura, per il freddo, per
l’emozione.
Dani
non si fermò a guardare, avvolse l’amica in una stretta ferma e sicura e la
trascinò a terra, sul pavimento gelido, il suo corpo vibrava come una foglia,
ma lei continuò a trascinarla, e quando fu nella stanza dove già c’era Kelly
sospirò di sollievo, e si appoggiò alla porta, per tenerla chiusa, sbarrata,
contro i loro amici e tutto quello che erano in quel momento: esseri diversi da
quelli che loro conoscevano.
-cosa
sta succedendo?- chiese Kelly.
-tranquilla.
Lo fermeranno.
-non
dovete arrabbiarvi con lui…- sussurrò piano Lily –non era in se.
-non
siamo arrabbiate con lui.- affermò Dani.
-però
a voi non vi ha quasi molestate.
-e a
te non ti ha quasi uccisa, ma… non dovete arrabbiarvi comunque.
-non lo
faremo.- ripetè Dani, guardando Kelly con i suoi occhi sicuri, troppo sicuri.
Kelly
singhiozzò ancora. –avevo sperato… che un giorno mi avrebbe baciata. Ma
non…pensavo che sarebbe stato ubriaco!
Lily
rise, abbracciandola. –certo che ci siamo trovate proprio dei tipi fantastici.
-già…-
fece Dani sorridendo. –Lily? E tu con chi ti metterai alla fin fine?
Lily
strabuzzò gli occhi. –adesso? Con nessuno! io non voglio vedere un uomo per i
prossimi…
La
porta si aprì, e ne entrò Peter, ansimante.
-10
secondi?- la prese in girp Kelly.
-Peter
non è da considerare uomo…
il
ragazzo fece finta di non sentire.
-mi
dicono che vi devo riportare indietro
-no-
affermarono unisone.
Lui
si strinse nelle spalle, e risparì al di la della porta, con un leggero,
piccolo, ghigno.
Il
ragazzo aprì gli occhi piano, e la testa gli girò vorticosamente. Poi sentì
qualcosa di fresco, morbido, accarezzargli la fronte, e la vista appannata
riprese a creare un contorno agli oggetti intorno a lui. e gli oggeti intorno a
lui gli sorrisero, con dolcezza, in silenzio, privandolo di ogni parola.
Si
alzò appena, tentando di dar loro un nome.
E
ebbe difronte a se il viso stanco ma sereno di Dani, il suo corpo formuoso tra
le braccia grandi e forti di Sirius, e gli occhi di quest’ultimo balenarono
nella sua memoria mentre, canini, gli ringhiavano contro di smetterla.
E poi
c’era James, fermo, appoggiato al muro, il suo solito cipiglio ironico
disegnato in faccia. E Peter, che si agitava sul posto, certo che presto lui,
Remus, sarebbe scattato di nuovo. Qualcuno allora ci era riuscito a
spaventarlo…
E
poi, con la mano tesa verso la sua fronte, c’era Lily, il viso bianco e
l’espressione di indecifrabile dolcezza. Ma i suoi occhi non si soffermarono su
di lei e schizzarono su Kelly, il cui sguardo era maturato in una notte, il cui
sorriso ora pareva spoglio di innocenza e le cui lacrime asciutte creavano
strani solchi sulle guance.
Remus
sospirò, espirò, e iniziò a tremare, consapevole di cio che aveva fatto, cio
che aveva creato, ma soprattutto di cio che aveva distrutto.
Lily
lo abbracciò.
-grazie
Remus, grazie.
-ma
di cosa? Sei pazza?
Lei
lo strinse più forte. –grazie di avermi portata qui, grazie, grazie!
-non essere sciocca, io…
Lei
lo guardò negli occhi. –fingerò che tutto quello che mi hai detto…tutte quelle
stupidate non siano vere…
-non
lo sono…
-bravo…oh
Remus! Ci sei riuscito… mi hai terrorizzata..
-mi
dispiace, non volevo…
-lo
so…
-come
potrete mai perdonarmi?
-ah,
non possiamo!- fece James ridendo. –ma stai tranquillo, faremo finta che non
sia mai successo.
-ma è
successo…io l’ho fatto, mi dispiace…mi dispiace così tanto…
-noi
lo sappiamo.
Lui
si alzò. La testa gli girò per un lunghissimo minuto, nel quale credette di
cadere, ma poi si stabilì, e si guardò intorno, dove i segni di una lotta
ancora laceravano la stanza.
-mi
dispiace… mi dispiace…
-lo
sappiamo Remus, smettila adesso.
Lui
si voltò verso Kelly che aveva parlato, e che lo fronteggiava, lo sguardo
tremante.
-Kelly…
lei
annuì. –sì, lo so.
-io…
lei
alzò gli occhi al cielo. –smettila ti ho detto. Non ce ne facciamo molto delle
tue scuse. Vogliamo la promessa che non toccherai più un alcolico in vita tua,
però. È evidente che non reggi l’alco- si bloccò, perché le aveva preso una
mano, e l’aveva tirata dentro una stanza. Lei si mise a ridere –non mi lasci
più finire le frasi?
Remus
si morse un labbro. Lei sorrise. –lo so che ti spiace, e spiace anche a me, ma
detto questo non possiamo farci niente, se non dimenticarlo. Dai, tranquillo.
Lui
annuì piano. Kelly sorrise ancora, sul viso disegnata un’espressione dolce e
triste insieme. gli accarezzò la guancia, dove un profondo taglio lo faceva
sanguinare. –guardati… ti fai così male…
-non
solo a me a quanto pare.
-ognuno
è in grado di leccarsi le proprie ferite…
Remus
abbassò lo sguardo. –lo so.
-è
che tu credi di essere qualcosa…qualcosa che non sei Remus…
-cosa
vuoi dire?
-lo
sai cosa voglio dire…
Remus
scosse il capo. –no…
-sei
un ragazzo carino, simpatico, inteligente… perché devi starti a torturare
sempre?
-quella
è la mia specialità, lo sai…
-di
certo non lo è il romanticismo…
lui
rise. –è per questo che Lily mi ha lasciato.
-sì,
è vero… ha fatto bene. da quello che ne so io, baci pure in modo piuttosto…
violento.
Kelly
rise per la propria battuta, appoggiandosi al muro e sospirando.
Improvvisamente, si sentì bene, benissimo, felice.
Respirò
a fondo, guardandolo di sottecchi, lui, fermo, il viso insanguinato, le labbra
tremanti, gli occhi tristi e pieni di inteligenza, di parole che non diceva e
di quelle che diceva troppo spesso. seppe benissimo cosa voleva. Seppe cosa
l’aveva portata fin li, in quella stanza, con quelle persone. Anzi, seppe chi
era stato.
-credo
di dovertelo insegnare, vero?
-a
fare cosa?
-a
baciare bene…
ecco,
guarda, Remus Lupin, ti sto per baciare, ci crederesti mai? vediamo se almeno
questo ti farà sorridere, per una volta, in maniera felice, se almeno questo ti
renderà allegro, romantico… è solo un bacio. Solo un bacio, ma anche una
gomma….sì, voglio cancellare quel sangue, quelle lacrime, quelle ombre dal tuo bellissimo
viso, Remus Lupin… voglio essere felice, felice con te, per una volta…
Okay…chi di voi è rimasto deluso da questi ultimi due capitoli, spero
non si abbatta e anzi continui… perché da adesso in poi l
Okay…chi di voi è rimasto deluso da questi ultimi due
capitoli, spero non si abbatta e anzi continui… perché da adesso in poi lily e
james sono sotto i riflettori…
Grazie ancora!
CAPITOLO 6
SE VERRAI CON ME
Quando i due ragazzi uscirono dalla stanza, il sorriso
compiaciuto sulle labbra di Kelly e quello inebetito su quelle un po’ troppo
rosse di Lupin parlavano chiaro, ma nessuno dei due fece parola di quello che
era successo. Remus precedette quel piccolo corteo lungo i tunnel fino al
Platano, e li condusse al sicuro al di la dei rami, come in una spece di
trance.
A
Lily girava la testa. Quante dannate cose dovevano succedere ancora? Eppure lei
lo sapeva. Lo sapeva, che il grosso doveva ancora precipitare sul loro cammino:
ed era stata lei a dargli la bussola per arrivarci. Con il passare dei giorni,
una specie di senso di oppressione, di colpa quasi, le si sistemò trai polmoni,
in una posizione che trovava evidentemente molto comoda. Lily si sentiva come
se fosse stata ritrascinata indietro nel tempo, all’interminabile estate che
aveva tormentato la sua povera psiche. Leggeva negli occhi dei suoi amici il
timore, e sapeva di esserne responsabile.
Eppure,
continuava a camminare a testa alta nei corridoi, a sorridere fiera ai sorrisi
e a salutare tranquilla chi la salutava. Lily, ormai, sapeva mentire a tutti,
inclusa a se stessa. La mattina, quando apriva gli occhi, e li sentiva pesanti,
gonfi di sonno, avvertiva quella morsa nello stomaco, sorrideva all’interno
vellutato del suo baldacchino, ripetendosi: va tutto bene. Lily, tranquilla, va
tutto bene. e in uno strano e perverso modo, era anche così.
La
lettera di Ewan non arrivava.
James
sospettava che tra Remus e Kelly fosse nato qualcosa, ma aveva deciso caparbio
di lasciare stare, ignorare la cosa, fregarsene. Che serviva saperlo? A niente.
Solo a stare peggio, perché lui restava ancora, ancora, e ancora, single.
Forse, solo Peter restava li per fargli compagnia nel suo stato… e Lily. Bhè,
ma a quanto pareva lei… non era interessata, in quel momento. E in effetti, non
usciva con nessuno. solo con loro, “i suoi grandi amici”. James stava iniziando
ad odiare quella parola…
Proprio
quanto stava iniziando ad amare pozioni… o qualcos’altro, non l’aveva ancora
deciso. Durante quelle ore, lui e Lily erano soli, come sospesi in un universo
parallelo, immuni alle prediche, immuni a cio che avveniva intorno a loro. O
almeno, per James era così. Avrebbe passato tutte le sue giornate li, a
mescolare pozioni untuose, a seguire i suoi ordini precisi e semplici, le sue
parole ironiche e taglienti, eppure così immensamente dolci, quando meno se
l’aspettava…
James
adorava le sue labbra. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quei due
piccoli lembi rossi, che chiudevano e dischiudevano le loro ali sul candido
pallore dei suoi denti, che si piegavano in quei teneri sorrisi così adulti,
maturi, ma pursempre freschi e delicati…
-Potter,
adesso distogli la tua attenzione dalle mie tette, e concentrati su questo
diamine di antidoto.- su, giu, su giu, morbide e tranquille, le mordeva piano e
nel momento giusto… -Potter, ma ho qualcosa che non va? Sono sporca?- anche le
sue guance divenirono un po’ rosse. –ma dove stai guardando Potter?- fremevano,
imbarazzate, irritate. –Potter!
James
riuscì ad alzare lo sguardo sui suoi occhi. –ehi Evans, tutto okay?
-non
ti capirò mai.
-perché
dici questo?
-mi
guardavi e… lascia stare. Prendi un po’ di bubotubero bianco.
Lui
annuì, e si chinò per eseguire. Doveva imparare a concentrarsi.
-comunque
non ti guardavo le tette.
-eh?
-le
tette. Non te le guardavo.
-e
che facevi?
-ti
guardavo le labbra.
Lei
arrossì, e sbuffò. –bhè, però non le ascoltavi.
James
ridacchiò. –non so leggere il labiale.
-impara
Potter.
-puoi
chiamarmi James.
-oh,
che onore.- fece lei ironica, strappandogli il bubotubero dalle mani.
E
tra battibecchi simili e pause di silenzioso imbarazzo, le lezioni di pozioni
di settembre sfumarono senza alcun segnale dall’Ordine in quelle di ottobre,
che pareva inarrestabile nella sua corsa. Avevano persino smesso di parlarne
quando, quella mattina di metà mese, Lily e Danielle scesero a colazione e
videro i loro amici tutti radunati da un lato del tavolo, chiusi a cupola
intorno a qualcosa di non meglio definito.
-ehi
belli!! Che fate?- chiese Dani sorridendo, abbracciando Sirius da dietro per
guardare in mezzo alle loro teste –tutto okay?
-Ewan.-
rispose solo Kelly, con tono piatto. La pelle pallida del viso, distesa in un
espressione preoccupata ed emozionata insieme. Passò la lettera a Lily, che la
lesse rapidamente.
Kelly,
ciao piccola.
Come
va? Tutto okay? Spero di sì. Qui le cose procedono… bhè lo sai no? i giornali
non sono poi tanto indiscreti. Lo sai, no, perché ti sto scrivendo? Ormai è
inutile rimandare. L’ho fatto a lungo perché non posso nasconderti di essere
preoccupato, ma questo non conta. Siete ragazzi in gamba, e come tali vi
comporterete. Lo so. Ho una grande fiducia in te, sorellina. Allora, pronti?
Eccovi il piano. Dovete dividervi. So che siete 7, dunque solo due di voi
entreranno nella Stamberga, chiaro? Gli altri 5 si sparpaglieranno nella
scuola. Uno o due nell’ingresso, dove possiate evitare che chiunque esca in
giardino. Qualcuno a metà strada tra il corridoio e l’ufficio di Silente. Vi
passerete il pacco che troverete nella Stamberga, in modo che nessuno faccia
tutta la strada. Potrebbero insospettirsi. Siete tanti, sparpagliatevi. Lascerò
il pacco alle 23.50 di questa sera. dovrete essere li a mezzanotte in punto.
Non ci incontreremo. Lo so che è molto tardi, ma Silente vi coprirà in modo
adeguato. Sì, sa di voi. Lui stesso ha accettato. Ricordatevi di non
soffermarvi nel suo studio, e di non aprire il pacco. Sono affari privati,
affari dell’Ordine, affari di Magia Oscura. Lasciateli stare.
So
che sei una persona coscienziosa Kel, e spero che i tuoi amici non siano da
meno, ma in ogni caso, non chiudete mai gli occhi. È una cosa importante,
segreta, pericolosa.
Qui
non c’è in gioco solo qualche pacco… qui ci siete in gioco voi, quindi non
abbassate la guardia.
Benvenuti
nel mondo dei grandi, farete molta strada.
Grazie
davvero, con tutto il cuore.
Un
pacco ogni due settimane circa, credo. Vi faccio sapere, okay?
Ti
voglio bene sorellina.
Con affetto, Ewan.
Lily sollevò dalla pergamena un sorriso radioso.
-wow.
Ci siamo!
Kelly
annuì. –avete sentito? È molto preoccupato. Conoscete Ewan, non è uno che si preoccupa.
-oh,
per te si è sempre preoccupato. E lui stesso ha detto che questo non importa,
che ha fiducia in noi, che ci ringrazia.
-sì,
James ha ragione Kelly.- affermò Dani, che l’aveva letta nel frattempo. Guardò
l’orologio.
-che
avete alla prima?
Un
mugugnio di lezioni diverse si sollevò dalle loro labbra.
-io
credo che siano saltabili, no?- fece Lily sempre sorridente.
-Lil,
sei pazza, sì?
-ma
ci dobbiamo organizzare!
La guardarono e lei si mise a ridere. –okay, okay. Allora, nel dormitorio dei
ragazzi durante la pausa pranzo, va bene?- fece rassegnata.
Loro
annuirono. –dobbiamo decidere chi va con chi e cose simili.
Lily
rivolse loro un sorriso smagliante e afferrò un toast, prima di allontanarsi
con passo spedito, ondeggiando il piccolo sedere, sventolando la mano in segno
di saluto.
Ecco,
ecco ci siamo. James si guardò allo specchio del bagno. Chi andrà con chi. Che
frase idiota da dire, cazzo Evans. Ma ti pare che mi devo preoccupare per
questo? Qui ci rischio la vita, la carriera scolastica, chi più ne ha più ne
metta, e mi preoccupo per chi mi verrà affidato come compagnio? Sono un povero
idiota. Solo un povero idiota. Si passò una mano tra i capelli. Ma con chi mi
metteranno?
Lily
mangiucchiò la punta della piuma, con una morsa d’ansia nello stomaco. Lo
sapeva, lo sapeva tanto che entrare nella Stamberga era un compito suo. Quel
compito era stato praticamente scritto per lei. Lei, l’ideatrice. Lei, la
coraggiosa. Lei, la spavalda.
Lily,
avrebbe tanto voluto essere: lei, la fifona.
Sirius
prese la vita di Dani, la avvolse nella sua presa, e la tirò verso le sue
labbra, posandovi un bacio veloce.
-allora,
che ruolo ti prenderai, intraprendente paladina della giustizia?
Dani
rise. –possibilmente il tuo.
-uh…
allora sorveglieremo il corridoio, vero?
-il
mio impavido guerriero senza macchie eh?
Sirius
la appoggiò sul banco che aveva davanti e la baciò ancora.
-macchie?
-è
un modo di dire, scemo.
-babbano?
-no,
extraterrestre, idiota.
-anche
idiota è extraterrestre?
Lei
gli tirò un soffice colpo sulla spalla.
-no,
quello sei te.
-hai
deciso un ruolo?
-no,
non ancora. Non ho mica paura, sai. Potrei anche andare nella Stamberga. Anche
da sola.
Sirius
rise, e la baciò.
Kelly
rilesse la lettera. E la rilesse ancora. Paura? lei?
Sì,
tanta.
E
perché poi? Non era una cosa pericolosa… e invece sì. Lo era. E lo aveva detto
anche Ewan. Però… però si fidava di lei. Che idea del cavolo Lily.
Perché
lo sto facendo? Sospirò. Era ovvio il perché. Per non essere da meno. Rispetto
al mondo. non voleva restare indietro, mai. e questa volta, sarebbe stata in
testa.
Lupin
sorrise a Peter.
-povero
Codaliscia, te la stai facendo addosso.
-no,
no.
-sì,
sì.
Lupin
rise.
-tranquillo,
tanto tu pattuglierai un corridoio.
-tu
lo pattuglierai con Kelly?- fece Minus, mimando un bacio nell’aria. Remus gli
tirò un pugno, molto meno soffice di quello tirato da Danielle a Sirius, mentre
i due si incamminavano verso il dormitorio.
-tasto
dolente, Lunastorta?
-ne
vuoi un altro Codaliscia?
Ridendo,
assentì.
Lily
non poteva credere in quello che stava facendo. Vagava nei corridoi, con una
meta precisa, anzi uno scopo preciso, trovarlo.
Improvvisamente,
il suo cuore batteva veloce, ma per un altro motivo. Era come lo strappo finale
del motore prima della frenata al traguardo, e lei stava correndo, correndo
verso il suo traguardo personale.
Dove
poteva essere? Ormai aveva capito perfettamente come affrontare il suo piccolo
gigante problema. Cercava mentalmente di distillare nella mente tutti i
mugugnii dei suoi amici sulle lezioni che dovevano frequentare. Qual’era la
sua?
Non
pozioni… non trasfigurazione, quella era Dani… incantesimi? Sì, sicuramente…
Aumentò
il passo, rossa in viso.
E
poi lo vide. Si trascinava lungo il corridoio con la testa bassa, le guance
pallide, gli occhi che rincorrevano le piastrelle sul pavimento, i capelli come
al solito scompigliati.
-James!-
lo aveva chiamato James… non ci poteva nemmeno credere. E forse neanche lui. ci
mise un po’, infatti, a reagire. Ma alla fine alzò lo sguardo su di lei e
sorrise, squotendo la mano per salutarla.
-allora
posso chiamarti Lily. Che cos’è, l’abbreviazione di Lilian? Me lo sono sempre
chiesto.
Lei
annuì. –ebbene sì, ti toglerò questo terribile dilemma.
-che
bel nome… mi impegnerò a usarlo un po’ più spesso.
-menomale.
Non sopporto il mio cognome…Evans.
-perché?
Ti sta bene.
-è
un cognome mica una gonna…
-ti
stanno bene pure quelle.
Lily
sorrise, sempre un po’ rossa in viso.
-hai
corso?
-sì,
un po’.
-andiamo
insieme al dormitorio?
-okay.
Lo
affiancò, e si misero a camminare.
-chi
cercavi?- chiese James, distrattamente.
-cercavo
di non arrivare in ritardo, veramente.
-ma
il dormitorio è dall’altra parte della scuola.
-bhè,
anche io… no, in realtà, cercavo te.
-me?
Lily
rise. già, suonava davvero strano, quasi inverosimile… si toccò la fronte, un
po’ per difendersi, un po’ per coprire il rossore, un po’ per sentire di non
scottare.
-incredibile,
vero?
lui
annuì. –puoi dirlo forte… comunque, che volevi?
Lily
chiuse gli occhi e respirò a fondo, poi gli prese un polso e lo trascinò in un
aula, al sicuro da orecchie indiscrete.
-senti
Potter, scusa, senti James, vorrei… chiederti un favore.
-un
favore? Di che genere? Personale?
-non
lo so, giudica te… tranquillo, puoi dire anche di no.
-okay,
spara.
Lei
sospirò. –lo sappiamo entrambi che nella Stamberga ci dovrò entrare io.
James
restò ammutolito. Era questo? Chissà cosa si era immaginato… che centrava con
lui?
-non
fare quella faccia, non voglio che tu dica che non posso andarci io. Io ci devo andare, solo…
-cosa?
-vorrei
che tu venissi con me..
lui
sgranò gli occhi, incredulo.
-io?
Lily
annuì. –sì, tu.
-io?
-ehi,
ci sei? Quanta altra gente c’è qui dentro?
Lui
rise, per smorzare la tensione.
-e
perché?
-se
verrai con me, te lo dirò.
-allora
non posso mancare, no?
-fantastico.
Ora andiamo, non vorremo fare tardi per colpa tua, James- fece, calcando molto sul
suo nome. lui fece una risata sarcastica, e la spinse verso la porta.
Le decisioni si presero in fretta. Ognuno già sapeva
quale compito gli aspettasse, solo che andava ufficializzato, per qualche
strano motivo che non si potevano spiegare. Così, fu deciso che alle 11 sarebbe
uscito Peter, e che se non fosse tornato era evidente che i corridoi erano
sgombri. Lui si sarebbe messo tra l’ingresso e l’ufficio di Silente, così da
poter andare avanti e indietro in caso di problemi. Kelly sarebbe stata vicino
all’ufficio, sarebbe uscita per seconda. Avevano pensato che fosse quella
giusta per entrare nell’ufficio, visto che l’Ordine era in casa sua e che con
Silente ci aveva parlato un po’ durante l’estate. Poi sarebbe sceso Sirius, per
mettersi all’ingresso. Allora sarebbero scesi Lily e James, sempre che nessuno
fosse tornato indietro avvertendo di qualche problema. Poi, Dani avrebbe
raggiunto Sirius, e a turno i due sarebbero andati e venuti dalla postazione di
Peter per essere ceryi che andasse tutto bene. Remus avrebbe raggiunto Kelly,
facendo lo stesso di Sirius e Dani con lei. In caso di problemi, sarebbero
rientrati tutti tranne Sirius, che sarebbe sceso alla Stamberga per avvertirli.
Lily e James avevano un ora sola. A mezzanotte e un quarto, dovevano essere
rientrati tutti. Il pacco sarebbe andato di mano in mano fino a Kelly, e poi
ognuno avrebbe preso una strada diversa per tornare in dormitorio. Avevano a
lungo studiato la mappa e calcolato gli orari, pur consapevoli che nessuno si
sarebbe accorto di loro se Silente copriva le loro tracce. L’attesa fu la cosa
più straziante. A un quarto alle 11, la gente iniziò ad andare a letto, e la
Sala Comune restò libera. Erano soli, soli con la consapevolezza di quello che
stava per succedere.
-okay…-
fece di colpo Peter. –potrei iniziare ad andare…
-no,
Peter, alle 11. ti sembrano le 11?- fece dura Dani.
-bhè,
le meno 10… dai, io vado.-balzò in piedi.
-Peter,
no.
-non
litigate adesso.- sbuffò Lily. –Peter, aspetta 10 minuti, dai. Che ti importa?
-niente,
in effetti.
-a
Lily date ascolto subito.
Lily
alzò gli occhi al cielo. –Dani, ti prego, sbaciucchiati un po’ con Sirius, non
lo so, intrattieniti.
-vuoi
litigare?
-no,
per niente.
Dani
parve delusa, e si risedette, evitando il braccio di Sirius teso verso di lei.
–non è il momento!- sbuffò.
Kelly
iniziò a girare in tondo –oddio, oddio, non ce la faccio più. usciamo.
-no,
Kel, fino alle 11 la gente può ancora andare in giro.
-appunto!
La
fulminarono con uno sguardo, e lei si arrese, risprofondando nella poltrona.
-mancano
4 minuti. Peter, ricordati dove ti devi mettere.
Lui
si alzò di nuovo. –me lo ricordo!
-avete
un orologio? Tutti sincronizzati per i vari scambi?
Annuirono,
unisoni.
-Lily,
James, voi siete tranquilli?- chiese Remus, con un piccolo sorriso di conforto.
James fece per rispondere, ma fu Lily a parlare.
-tranquillissimi,
grazie.- e sorrise, luminosa.
James
la guardò di sbieco, mentre si alzava e si chinava per guardare il piccolo
Peter dritto negli occhi. –Peter, ti prego, non farti prendere dal panico. Vai
tranquillo, mettiti al tuo posto, sta attento all’orologio e non farti scappare
niente. Okay?
Lui
annuì, fissando i suoi occhi rapito. –va bene, va bene.- fece piano. Sorrise, e
si diresse al buco del ritratto. –a dopo ragazzi. In bocca al lupo.- e vi sparì
attraverso, con i suoi passettini affrettati. Lo videro diventare topo con la
coda dell’occhio.
-non
ci può fare niente, è un fifone che la metà basta.
-vorrei
poter diventare topo anche io.- a quest’affermazione di Kelly, si misero a
ridere. La tensione si allentò, e la ragazza guardò l’orologio. –esco tra tre
minuti, okay?
Gli
altri annuirono. –fantastico.- fece Lily. Si rialzò, l’abbracciò. –Kel, grazie
per questo.- le sussurrò in un orecchio. Lei annuì, e poi guardò gli altri.
–non fate gli scemi. È una cosa seria!- risero ancora, anche se l’avvertimento
di Kelly era pressochè inutile in quel momento. Erano serissimi.
Remus
per un attimo pensò di alzarsi, poi però sprofondò meglio nella sua postazione,
e si limitò a dire. –a tra poco Kel.
La
ragazza sorrise appena, poi si mise davanti all’uscita. La guardò a lungo, poi
alla fine spinse il buco del ritratto, e si immerse nella sera. I suoi capelli
si videro in lontananza ballarle intorno al capo, finchè il ritratto non si
chiuse alle sue spalle, cancellandola alla loro vista.
Sirius
sospirò. –tra poco tocca a me…
Dani
gli si accucciò addosso. –sì…
Un
piccolo silenzio si levò tra loro, bandiera bianca in quel momento di tempesta.
–posso chiedervi una cosa?- fece Lily improvvisamente.
-certo.
-ma…allora
è guerra?
-cosa?
-sì,
insomma, contro Voldemort, è guerra?
Tutti
si morsero le labbra, senza rispondere. Già, guerra…che parola lontana dalle
loro menti giovani, allegre. Eppure, lei era li, soffiava sul loro collo. e
loro avevano tolto la sciarpa, pronti ad affrontarla…più o meno.
-io
credo di sì…- disse Sirius alla fine. –i miei…loro dicono che gli stanno alle
calcagna, gli auror.
-Sirius,
ma tu non sei in pericolo a stare da questa parte, invece che da…quell’altra?
Lui
sorrise agli occhi ingenui di Lily, così preoccupati e seri. –a me non importa,
perché so che è giusto.
Lei
annuì. –quindi è guerra…e noi abbiamo deciso di partecipare.- disse piano.
Sirius
si alzò, e accarezzò i capelli neri di Dani. –vado. Ci vediamo tra poco.
Lui
non indugiò sulla porta, la attraversò tranquillo, senza un fremito, scese nel
corridoio, guardandosi intorno con occhi fermi.
Lily
guardò l’orologio. Erano le 11.20. nel giro di 20 minuti aveva già mandato tre
amici incontro a una guerra…e ora era il suo turno. Suo e di James. Dani aveva
ragione. La gente faceva cio che lei voleva…cos’era quel ridicolo controllo che
aveva assunto sulle persone? Guerra…guerra…li stava spingendo nella gola della
morte? Perché? Per quale stupido, insulso motivo? Si alzò. Non poteva mostrare
ora le sue debolezze. No, non poteva più farlo. Cio che la preoccupava, adesso,
dipendeva solo da lei. E dentro di lei doveva restare. Perché se loro avessero
saputo…dipendevano così spudoratamente dalle sue decisioni. Ancora pochi minuti
alle e mezza. Lei e James dovevano fare un giro immenso di vicoli per
raggiungere l’ingresso. Il tempo che ci avrebbero messo a uscire sarebbe
bastato a tutti gli altri per posizionarsi, stare insieme, accucciati nel buio,
fare avanti e indietro per rassicurarsi con un sorriso, un sussurro. E loro,
sarebbero usciti nella notte, nel freddo…lei e…Potter. Solo perché gliel’aveva
chiesto. Senso di colpa, paura, insicurezza…poi più niente. Coraggio. Sorrise,
e guardò l’orologio, ancora. 11.30. –Potter, andiamo, dai.
Lui
si alzò. –bene.
Sorrisero
in direzione degli altri, e uscirono. James la condusse in direzione giusta,
seguendo il complicato percorso la cui mappa possedeva solo la sua mente.
-James…se
non vuoi…puoi tornare indietro.
-ma
io voglio.
-no,
davvero, non devi farlo solo per me.
-non
è solo per questo che lo faccio.
-ti
prego, James, non mentire.
-non
lo farei mai.
non
riusciva proprio a spiegarglielo. Perché non poteva solo accettare che lui non
era li solo per lei? Anche se non poteva mentire a se stesso. Essere li, solo,
con Lily Evans, finalmente soli, e per richiesta di lei, rendeva il fatto di
mettere in pericolo la sua vita molto più allettante. Quasi insignificante.
-allora
perché sei qui?
-per
prendere quel dannato pacco, insieme a te.
Lei
sospirò. –io non ho paura di farlo da sola.
-immagino.
Io sì.
Lily
rise. –se la metti così…
Girarono
in un corridoio stretto, che Lily non aveva mai visto, e nella penombra
sbatterono contro una persona. Lei sentì la mano di James premerle sulla bocca,
e vi soffocò un urlo. Una luce si accese, una fiaccola illuminò i capelli
ramati della ragazza, i suoi occhi, il viso ironico e diverito, eppure
preoccupato, di James. E uno che non si potevano aspettare. Quello di…
-Mocciosus!
Ma che bell’incontro! Come stai?!- James scoppiò in una risata rilassata, e
Lily sbuffò, irritata, risentendo il tono arrogante nella sua voce.
Il
viso olivastro di Severus fu attraversato da mille ombre scure, che colorarono
appena il tono cereo delle sue guance e quello inespressivo dei suoi piccoli
occhi neri. –una dolce coppietta si aggira per questi corridoi segreti a
quest’ora della notte…-il suo tono piatto e svogliato aveva una punta
d’imbarazzo. –questo è intrigante…e lo sarà anche per il Preside, credo.
-Mocciosus
caro, ma anche tu sei in giro a quest’ora, no? e neppure in dolce compagnia.-
fece James, posando la mano che prima teneva sulla bocca di Lily, sul suo
braccio.
Severu
parve a disagio, poi disse. –per ottimi motivi che non sono un semplice
intrattenimento amoroso.
-e
noi rispettiamo la tua privacy, tagliando la corda.
Lily
era ammutolita. Era stata una sciocca. James era uno stupido. Un bambino. Un
arrogante. Cosa ci faceva li con lui? perché l’aveva chiesto? Non aveva bisogno
di un amico come lui. non aveva bisogno di niente da uno come lui.
-o
forse voi due potreste risolvere i vostri stupidi problemi infantili!- sbottò,
e si allontanò dai due con passo spedito.
James
alzò gli occhi al cielo. –scusa Moccio’, ma devo inseguirla.
-come
sempre, oserei dire…
-osa
osa…ma fa anche un’altra cosa. Togliti dai piedi, va’.
Superò
il ragazzo, che seguì il suo allontanarsi con occhi pungenti. Appena lui sparì,
Severus si abbandonò contro la parete, sospirando, e un’ombra di tristezza gli
attraversò il viso prima di riuscire a smettere di far battere forte il suo
cuore in tumulto. Cosa stava succedendo? Perché erano in giro a quell’ora? Tirò
fuori un piccolo libbricino da sotto il mantello. Lo aprì. Il suo libro di
pozioni…i perfezionamenti che faceva. Se quei due avessero preso a girare di
notte per i corridoi, lui come avrebbe fatto a infilarsi nell’ufficio di
Lumacorno per i suoi esperimenti?
Perché
James ce l’aveva con lui? Severus non se lo poteva spiegare. Si scostò dalla
fronte umida la frangia unta, e chiuse gli occhi. Quella piccola mezzosangue
non si sarebbe posta per sempre tra loro…un giorno, avrebbe potuto ambire alla
sua vendetta.
-Lily,
Lily!- James le bloccò il polso. –ma che ti succede?
-Potter,
perché? Perché non puoi mai essere gentile con Severus? Cosa ti ha fatto di
male…ma soprattutto…cosa ti da il diritto di rovinare la vita alla gente solo
perché è…diversa da te?
Lui
sospirò. –perché difendi Piton?
-io
non difendo Piton. Io difendo quelli come Piton. Quelli che ti hanno contro,
solo perché sono deboli.
Per
la prima volta, la pazienza di James crollò, portandosi dietro il suo sorriso,
la sua allegria, la sua sfrontataggine, la sua sicurezza.
-spiegamelo
Lily, e ti prego, sii sincera. Perché io sento di aver atteso abbastanza, anche
troppo. Cosa c’è di così…immensamente sbagliato in me? cos’è questa cosa
tremenda che solo tu vedi? Cos’è? No, ti prego, spiegamelo…cosa vedi quando mi
guardi? Un essere odioso, arrogante, un mostro! È questo che vedi! Un illuso,
un idiota, uno stupido montato. Non è bastato, portarti nella foresta a vedere
un cucciolo di unicorno, baciarti, giurarti che ti avrei aspettata perché per
me sei e sarai sempre l’unica, dirti che non m’importava se anche non mi volevi
subito, ti avrei aspettato…e continuare a frquentarti, anche solo per vederti,
anche quando stavi con Remus, uno dei miei migliori amici…mi hai visto con
un'altra in questi anni? Sì? Davvero? E poi non è bastato essere qui, qui con
te, pronto ad attraversare tutti questi corridoi, il Platano, solo per non
lasciarti sola, anzi, peggio! Solo perché tu, tu me l’hai chiesto… no, non è bastato!
Ho cercato di smettere di essere stupido, di fare l’idiota nei corridoi…e
poi…tutto questo non è servito. Non è che mi aspettassi che tu mi avresti
detto: sposiamoci! Ma almeno che tu…che mi dicessi che come persona, solo come
persona, ora non ero un mostro. E invece no. io ho lottato, mi sono impegnato,
ed è bastato un momento, un solo momento, di arroganza verso quell’essere li,
per distruggere tutto. anzi, mi sbaglio. Per farmi capire che questo
“tutto”…era solo una mia illusione…
Lily
sospirò, il cuore che le batteva forte, rossa in viso. Che stupida. Voleva
sotterrarsi. Voleva sparire. Avrebbe voluto, per una volta, evitare di essere
una stupida paladina della giustizia (di quale giustizia poi?) solo per non
sentire…per non sentire che James era arrabbiato con lei.
-scusami
James.
Lui
annuì. –certo, dimenticavo. Quando tu ordini, noi eseguiamo. E tu ordini che io
ti perdoni.
-no,
non devi farlo per forza. È…è che io…
-cosa?
Cosa?
-mi
arrabbio perché…- sospirò. –perché credo che quelli come Severus siano solo una
copia meno fortunata di me. se…se tu non mi avessi iniziato ad apprezzare, oggi
io sarei proprio come loro, una squallida ragazzina che tutti prendono in giro
e chiamano mezzosangue, una bambina che il passato ha rinnegato e che non riesce
a entrare nel suo futuro…- sospirò. –una volta io ero proprio come loro.
-davvero?
Lei
annuì. –per questo mi arrabbio, James. Scusami. Scusami davvero.
James
si scostò da lei, e Lily sorrise. vicini, ripresero a camminare verso il loro
difficile compito, come svuotati da parole che da tempo erano sospese tra loro.
Eccomi… io ora che pubblico sono arrivata qui… spero di essermi portata
dietro qualche lettore e qualche bel commentino…
Eccomi… io ora che pubblico sono arrivata qui… spero di
essermi portata dietro qualche lettore e qualche bel commentino…
Altrimenti continuerò a postare comunque…
prima o poi un lettore lo troverò, no? :D
Spero di potervi far leggere al più
presto un capitolo 9, e che non vi siate annoiati… io sono fatta così, al
dunque ci arrivo pian piano… perché la vita è così che funziona!
Buona lettura…
CAPITOLO 8
PROTETTA DA TE
Kelly sospirò, ancora e ancora, come se sentire il
proprio respiro la rassicurasse che tutto andava bene. e si sentiva ridicola,
molto ridicola, accucciata in un angolo, al buio, a guardare il corridoio
vuoto, le orecchie ben aperte per non lasciarsi sfuggire il minimo rumore. Ma
nonostante questo, restava immobile, con le orecchie tese, gli occhi sbarrati,
il cuore che batteva forte e la pancia che le faceva male per l’agitazione. E
tra un sospiro e l’altro si mordeva le labbra, per essere certa che nulla
potesse farla scoprire. Remus sarebbe arrivato tra poco. Anche questo non
aiutava. Perché li avevano messi insieme? avrebbe preferito il silenzio privo
di significato tra lei e Peter che quello così colmo di parole che la divideva
da Remus. Aveva provato a sorridergli, a parlargli, ma lui…sembrava dimentico
di cio che era successo quella notte di ormai un mese prima. Sembrava aver cancellato,
rimosso. O forse, semplicemente, non voleva pensarci. Non gli interessava, e
adesso era in imbarazzo. Sì, Kelly sapeva che era così. Ma perché? Fuori dal
controllo della sua mente e ancor più da quello del suo cuore, le sue labbra
sorrisero al ricordo. Chiuse gli occhi un solo istante, e fu di nuovo li, tra
le sue braccia che premevano sui suoi fianchi, le mani del ragazzo sulla
propria schiena, mentre gli accarezzava i capelli con forza e paura, mentre
giocava con le sue labbra quasi volendo respirare attraverso di lei…e invece
no. era bastata una notte, una sola notte di veglia per chiudere cio che per
qualche istante, Kelly aveva creduto di aver aperto. Perché?
-Kelly,
dove sei?- eccolo, in piedi in mezzo al corridoio. I capelli gli accarezzavano
le guance scarne, pallide, il tono livido sotto i suoi occhi dava una certa
serietà al suo sorriso amaro. Vide correre lo sguardo del ragazzo lungo il
piccolo spazio e alla fine incontrare gli occhi della ragazza immersa
nell’ombra. –eccoti.- le si sedette accanto, con un sospiro. Kelly era certa di
poter sentire il battere del suo cuore, rapido, per la paura, forse, per la
corsa, se l’aveva fatta, per l’imbarazzo, di certo. O magari, era lei a farlo
battere così? Questo pensiero le bastò per accennare un sorriso in sua
direzione. –incontrato qualcuno?
Lui
scosse il capo. Come sempre quando si trovava al cospetto di quei due grandi
occhi scuri, di quel sorriso fresco e innocente, di quelle guance porpora e di
quel caschetto di capelli color cioccolato, Remus sentiva di non poter dire una
parola. Perdeva la voce, si nascondeva dentro la sua gola, accovacciandosi nel
suo petto al sicuro da quelle piccole orecchie a conchiglia.
-neanch’io.-
sussurrò lei. –chissà dove sono Lily e James…
lui
si strinse nelle spalle e rantolò un roco –boh…
la
sentì sospirare, quasi sbuffare. Voltò il viso per scorgere quello di lei,
latteo nell’ombra. Le sue dita sottili correvano tra le ciocche scure del suo
caschetto, cercando in quel vellutato contatto un qualche conforto. Remus
sapeva com’erano morbidi quei capelli. Sapeva che sentirseli tra le dita,
avrebbe confortato anche l’animo più inquieto. Il suo. Quella notte…non
riusciva a cancellarla dai suoi pensieri. Il bacio irruente, spavaldo, crudele,
che aveva posto su quelle piccole labbra morbide e tenere, il modo irato e
prepotente con il quale aveva violato il suo piccolo corpo, toccandolo come
nessuno aveva mai fatto, trasportato dal brusio di voci nella sua testa, dal
lupo che in lui ruggiva e dall’alcol che in lui tuonava, furente, di non
permettere a nessuno mai più, di sbattergli la porta in faccia. Quella porta,
lui l’avrebbe sfondata. E invece, aveva sbagliato tutto. la porta che Kelly
aveva costruito intorno al suo cuore sarebbe stata d’acciaio, così come quella
che tutti gli altri avrebbero eretto tra loro e lui, il mostro, il lupo. Questo
era quello che aveva sentito quando aveva aperto gli occhi la mattina dopo. E
invece no. invece, quel bacio…dolce, amaro, una chiave per quella porta di
pietra che solo lui aveva levato intorno a se, vellutato, timido, delicato,
possedeva qualcosa che nei baci con Lily Remus non aveva mai trovato: il
bisogno che non finisse mai.
-ho
qualcosa sul viso?- la voce di Kelly irruppe nei suoi pensieri. –mi stai
guardando in modo strano.
Lui
scosse il capo. –no, no, tutto bene.
-che
ore sono?
Lui
le mise davanti al viso l’orologio, e Kelly annuì, alzandosi. –vado a vedere da
Peter se va tutto bene…
Sirius
si protese verso Dani, ma Dani si scostò.
-che
c’è, volevo solo baciarti.
-e
io non voglio.
-perché?
Lei
sbuffò. –ti sembra il momento, eh?
Lui
scosse il capo, abbassando gli occhi e sedendosi a qualche centimetro di
distanza. L’atrio era vuoto, deserto. Persino l’aria spostandosi sembrava fare
un rumore. Sirius sentiva che tutto dentro di lui rimbombava, come per rivelare
a tutti la sua presenza imposta a quella notte solitaria. I quadri
sonnecchiavano, irrequieti, o almeno così gli parve.
Danielle
lo studiò di sottecchi. I profondi occhi neri, i capelli scuri che gli
solleticavano il collo, quell’accenno di barba sopra le labbra serie. Sorrise,
certa che quello fosse il più bell’uomo del mondo.
-Si’?
-dimmi.
-ho
paura…per Lily e James. Dove sono?
Lui
si strinse nelle spalle, e poi allargo le braccia. Lei vi si tuffò,
nascondendosi nel suo petto, dove sapeva che nulla poteva raggiungerla. Persino
la preoccupazione che aveva dentro si divincolò e scappò via da quella stretta
tranquilla e forte, volando lontano.
-hai
sentito i tuoi?- chiese.
Il
ragazzo fece una risata leggera, come casuale. –figurati.
-forse
dovresti.
-perché
mai?
lei
gli si strinse addosso un po’ di più. –perché…sono i tuoi genitori.
Sirius
rise ancora. –ti assicuro che così non si possono definire.
-e
non vorresti…sistemare le cose?
Lui
non rispose, e Danielle continuò ad aspettare. Sentì il cuore del ragazzo
accelerare il suo battito contro il proprio orecchio, ma non si mosse, restando
ben ancorata a lui, nascosti nell’ombra.
-…Sirius?
Sentì
la presa del ragazzo diventare più leggera sul suo corpo, più sfuggente, come
se le permettesse di allontanarsi pure, quando alla fine rispose. –credo che a
un certo punto dovrò scegliere, e farlo per davvero. Se la mia famiglia, con
tutto quello che ne fa parte…Voldemort incluso…o…
-o?
le
mani di Sirius si allontanarono dai fianchi di Danielle, e lui sospirò.
-o
voi, e le vostre idee…con tutto cio che fa parte di voi, senza Voldemort…ma con
te.
Danielle
si morse il labbro, le lacrime che le pungevano gli occhi.
-e
che cosa sceglierai?
E
Sirius si voltò a guardarla. I capelli neri circondavano il suo viso dai tratti
duri e dolci insieme, i suoi occhi chiari come il vetro che parevano lasciar
passare la luce, le sue labbra serie, il suo piccolo broncio quasi un
vezzo…sentiva il calore del suo corpo sul proprio da una parte, e il gelo del
suo corpo solitario dall’altra. Le sorrise, stringendola nuovamente con la sua
forza piena di coraggio.
-l’unica
famiglia di cui m’importa, la sto già abbracciando.
Danielle
sorrise, felice, tranquilla, si sporse verso di lui e gli offrì le sue labbra.
Sirius vi si appoggiò, annegando in quel bacio, dolce e coraggioso, certo che
mai, avrebbe dovuto privarsene.
L’aria
era gelida, mentre tremanti, le stelle ammiccavano dalla loro posizione
privilegiata al di sopra delle cime innevate delle montagne. L’erba sottile si
preparava a un lungo riposo invernale, e in quella notte d’autunno, il suo
fremere sembrava dovuto alla loro stessa paura. un sottile spicchio d’argento
tagliava la tela scura dell’oscurità con la sua pallida luce, illuminando i
campi quasi con timidezza.
James
avanzava a grandi passi, che lasciavano Lily indietro di un paio di metri. Lily
si sentiva in colpa, infelice. E improvvisamente, intirmorita. Il Platano
Picchiatore sembrava un’immensa ombra aquattata nel buio. I suoi rami si
dimenavano con forza, con prepotenza, sferzando l’aria gelida e segnando il
loro territorio. Solo quando furono sul confine della portata dei rami, James
si fermò girandosi verso la ragazza. Per un attimo, i suoi occhi furono ancora
infuriati con lei, ma poi incontrò il suo sguardo. Per la prima volta vide
tremare le sue palpebre e i suoi occhioni verdi riempirsi di sincerità, di
timidezza, di quel puro sentimento che lui non poteva definire ma che già una
volta le aveva visto emettere, quasi irradiandolo. Sorrise. –aspetta che blocco
i rami…okay?- sussurrò. Lei annuì, piano, quasi impercettibilmente.
Sotto
il suo sguardo vigile e timoroso, James si sfilò la maglietta. La luce bianca
della luna si rincorse sui suoi addominali abbozzati, sulla sua pelle che
rabbrividiva. Lui si voltò e le sorrise con un velo d’imbarazzo, ma lei non
spostò gli occhi, con una piega di rinnovato coraggio nel sorriso, quasi una
sfida a continuare. E lui l’accolse. Si sfilò i jeans e li abbandonò ai propri
piedi, coperto solo da un paio un po’ largo di boxer a righe, tornò a guardare
il viso della ragazza, con un sorriso spavaldo sulle labbra. Sapeva che lei
odiava quel sorriso, e vi aggiunse un pizzico d’ironia. Ma lei non si mosse, e
non virò nemmeno lo sguardo, tenendolo fisso sugli occhi di lui, senza
arrossire per la sua seminudità offuscata nella notte. e lentamente, lo vide
trasformare. Mentre un alone di luce lo sfiorava, il suo corpo cadde a terra
con eleganza, le sue gambe furono culminate da un paio di zoccoli lucenti, tra
i suoi indomabili capelli sorsero un paio di fiere corna che si protesero verso
il cielo, quasi a voler abbracciare la notte.
-Ramoso…-
sussurrò lei. E Ramoso sorrise, anche se lei non poteva vederlo, sotto il suo
manto nocciolato, i brividi di freddo furono sostituiti da brividi di
desiderio. La osservò, con i suoi occhi da cervo, raccogliere i vestiti del suo
corpo umano, piegarseli in grembo. –credo che potrei…- disse, lentamente. Si
scoprì rincuorato dall’opportunita di non parlare, di non rovinare niente, di
non mettersi in pericolo, nascosto nel maestoso corpo dell’animale. Lei non
concluse la frase, come se anche Lily avrebbe preferito non dover affatto
parlare. Gli si avvicinò e accarezzò il suo pelo liscio, pulito, lucente. Si
guardarono per un secondo, e Lily seppe che stava per fare la cosa giusta. Si
attaccò al suo collo e si fece scivolare lungo la sua schiena, tenendosi forte
e senza far cadere a terra i vestiti ancora caldi di lui. con le sue narici più
grandi, Ramoso sentì il profumo fresco della ragazza, e le sue dita sottili
scivolare sotto il suo pelo, accarezzando la sua pelle calda. Sorrise e si
lanciò sotto i rami scalpitanti, sentendola avviluppata su di se, come se non
dovesse lasciarlo mai.
-ehi,
Evans…Evans?
La
sua voce, roca, spavalda. Eccola, irrompere dentro di lei, nell’intimità dei
suoi pensieri, nel silenzio delle sue palpebre abbassate.
-cosa
vuoi Potter?
Risposta
acida, cattiva, come se non ci fosse niente da dire. E invece di cose ce
n’erano. Aprì gli occhi, e arrossì. Ecco cosa voleva. Senza che se ne
accorgesse, erano precipitati a terra, lungo il piccolo tunnel che già una
volta aveva attraversato, e ora giacevano a terra, al suolo freddo e
impolverato sotto il Platano. E lei lo abbracciava forte da dietro, mentre il
corpo di Ramoso era tornato quello di James. Le sue dita fredde erano posate
sul petto caldo di lui, nudo sotto il suo tocco leggero, e le gambe della
ragazza legavano ancora il bacino del cervo, anche se ora era tornato a essere
un giovane uomo. Lily si staccò con un gesto quasi isterico, ridendo,
coprendosi il viso con la mano per non mostrare il rossore o per non vedere
ancora quello che stava stringendo fino a un secondo prima. Anche lui,
imbarazzato, si spostò, prendendo i vestiti da terra e rimettendoseli in
fretta. Lily si alzò e lo seguì nel tunnel buio, in silenzio. Cosa le era
passato per la mente? Lo sapeva. Lo sapeva ma non voleva ammetterlo.
James,
benchè imbarazzato, non riusciva a togliersi di dosso quel sorrisino
compiaciuto. Tornare umano tra le sue braccia era stato bellissimo, come mai
tornare umano era stato in passato. non c’era stato il dolore nell’essere
privato degli zoccoli o delle corna, non il rimpianto della sua parte di cervo
di essere soppressa, non la prepotenza del suo corpo di voler restare libero in
quello di Ramoso. Solo una quieta tranquillità nel sentirsi trasportare
lontano, mentre quelle dita innocenti gli accarezzavano il petto, all’altezza
del cuore, la timida speranza di rivedere ancora nei suoi occhi
quell’espressione, quel sentimento indecifrabile di affetto e odio, quel misto
senza nome che era il loro rapporto, li, nei suoi occhi, tra loro. E tornare
indietro era stato solo come ripercorre un viaggio bellissimo, sotto l’attenta
vigilanza di Lily.
-James?
Lui
si voltò verso la sua voce, sorridendo appena.
-cosa?
-quanto
manca?
James
scosse il capo, come a dire che non lo sapeva, un po’ deluso.
-non
lo so…
-okay…
il
silenzio fu breve. Infilarono le scale, e lui aprì la porta che dava sul
salotto della Stamberga. –dove credi che l’abbia lasciato Ewan?- chiese lei.
James intuì che non sopportasse il silenzio.
-non
so…sarà nell’ingresso… dubito si sia avventurato fin qui.
-e
dov’è l’ingresso?
-seguimi.
Lei
annuì, arrancando dietro di lui, infagottata dal buio e da quella strana
sensazione. Avrebbe voluto non sentire più nelle narici l’aroma acre della
pelle di James, quel miscuglio di corpo umano e animale, di erba e sapone. E
non sentirsi al caldo e al comodo mentre la sua guancia accarezzava la sua
schiena e le sue dita la sua pancia ben scolpita, o perlomeno non possederne
più alcun ricordo. Quel brivido leggero che le aveva pervaso lo stomaco, quando
aprendo gli occhi aveva sentito con la parte conscia di se, di essere
abbracciata a…James.
L’ingresso
era spazioso, rovinato dal tempo e ferito dalle tante e consecutive lune piene
che aveva ospitato. Squarci profondi tagliavano la carta da parati, ferite
fresche e vecchie ma mai rimarginate solcavano il legno del portone,
sanguinando segatura, imprignando l’aria di un alone di ricordi, di momenti
passati, di sangue, di risate, di lacrime, della sofferenza d’un ragazzo e
della crudeltà della luna.
I
loro occhi corsero lungo il corridoio fiocamente illuminato, e alla fine James
esclamò: -che ne dici di questo?
Lily
si avvicinò, per vedere meglio quello che il ragazzo aveva raccolto da un
ripiano. Era un involucro di carta marrone e di pezzi di giornale. Sembrava
pesante, e con un pennarello qualcuno vi aveva scritto a grandi lettere:
“ECCOLO”.
-eccolo!-
disse lei. James ridacchiò.
-che
bravo che sono.
-già…dai,
andiamo. Fammelo prendere.- tese le mani per impadronirsene, ma lui lo tolse
dalla sua portata.
-no…
-sì!
Dai!
Lui
scosse il capo e le rivolse il suo sorriso strafottente.
-James,
per favore…- lei decise di ignorarlo.
-prima,
mi devi dire perché hai voluto che venissi…
lei
sgranò gli occhi, sentendo lo stomaco accartocciarsi e le guance arrossirle.
Già…per tutta la serata aveva saputo che prima o poi lui gliel’avrebbe
chiesto…ma con tutto quello che era già successo…sentiva che dicendoglielo lui
si sarebbe illuso su di loro. O forse, a illudersi…
-allora?
Lo aveva promesso ciccina.
Lei
lo guardò, pronta a ribattere con l’acidità che riservava alla sua
strafottenza, ma quel sorriso era sparito dalle labbra di James, sostituito da
uno diverso.
Mise
le mani sul pacco. –James…io…
-cosa?
-ti
sembrerà ridicolo, ma quest’anno…io, te lo volevo dire, ma poi, sai
com’è…questa sera l’hai rifatto.
-cosa?
-di
essere un esibizionista bastardo.
-oh
-e
invece in questi mesi tu…sei stato dolce, gentile, simpatico a modo tuo…un
amico.
Lui
sorriso, amaro e dolce insieme. –davvero?
-sì,
davvero. Anche prima del tuo discorso volevo dirti che apprezzo il tuo
cambiamento…qualunque sia il motivo che ti ha portato a farlo.
-sei
tu il motivo.- serio, senza ombra di sorriso, ma con sicurezza. E sincerità. E
Lily si sentì sprofondare.
-no,
no. è che sei cresciuto, James, cresciuto davvero.
-è
per questo che mi hai portato qui?
Lei
scosse il capo, come una bambina che deve confessare un pasticcio. E un po’
bambina, Lily si sentì.
-allora
perché?- la voce del ragazzo era paziente, gentile, roca e vellutata con
dolcezza. Lei non ebbe coraggio di guardarlo negli occhi, perché sapeva che
quello che avrebbe visto le avrebbe fatto battere il cuore, e lo sapeva perché,
si rese conto, era già successo in passato.
-perché…la
notte di Remus…bhè quando mi ha presa e portata qui…io, ho creduto che sarei
morta…
James
non capiva cosa centrasse. Aveva nascosto quel ricordo infondo nella sua mente,
dove non poteva vederlo. Lo odiava, perché per la prima volta aveva capito
quanto Remus contasse per Lily, e viceversa, anche se sapeva di quello che era
successo con Kelly, in un modo o nell’altro.
Si
comstrinse ad ascoltarla, nonostante sapesse che quello che avrebbe detto
sarebbe stato doloroso. Annuì leggermente, per dirle di continuare.
-quando
ti ho visto che ci correvi dietro, io…
la
sentì deglutire, e vide le sue guance rosse, e le sue piccole labbra tremanti.
Non poteva essere così male, forse…
-mi
sono sentita tranquilla. Ho sentito che non mi sarebbe successo nulla, che tu
l’avresti impedito…
la
vide chiudere gli occhi, come per rievocare quel momento. E anche a lui parve
di sentirlo li, nell’aria fredda e intrisa di passato, con le urla che
l’avevano caratterizzato, quel ricordo, quella notte…
Lily
li riaprì, e li alzò su James, riempendolo del suo sguardo cristallino.
-ho
saputo che solo quando ci sei tu mi sento al sicuro…e questa notte avevo
bisogno di essere protetta…protetta da te…
lui
lasciò andare il pacco e lei se lo ritrovò tra le mani, più leggero di quanto
avesse immaginato, proprio come il suo piccolo cuore, improvvisamente allagato
da una tenera felicità fatta di dubbi e certezze.
Quella stessa notte, James avrebbe tanto desiderato
buttarle le braccia al collo e, prima ancora di baciarla, stringerla a se,
abbracciarla stretta, per dirle che mai avrebbe permesso che qualcosa le
accadesse. Ma non lo fece. Per la prima volta in vita sua, lo sguardo di una
ragazza, la sua presenza, ma più di tutto le sue parole, lo intimidirono a tal
punto che non fece nulla. Lily lo vide arrossire appena, distolse lo sguardo, e
questa volta fu lei a condurre verso l’uscita il ragazzo che non riusciva più
ad aprir bocca. Ripercorsero il tunnel senza parlare, anche se per la prima
volta, l’assenza di battibecchi o di insulti, o di stupide e inutili parole,
non creò imbarazzo tra loro. Lily si sentiva calma, tranquilla, come dopo aver
superato una difficile prova. E, si accorse, in qualche modo era così. Non era
stata solo la “loro missione” a metterla in ansia, ma soprattutto quel piccolo,
insignificante, “loro” che nella sua mente era un “nostra” e che si accorse,
l’aveva tormentata per tutta la giornata, forse per tutti quei mesi. Quando furono
sotto il Platano, James la superò, risalì il buco e bloccò i rami. Lei lo vide
sparire al di la del buio del tunnel, e si preparò ad arrampicarsi. Poi, ecco
sbucare il suo viso, la sua bianca mano tesa verso di lei. Lily gli sorrise, e
l’afferrò. Per qualche istante rimasero così, immobili, mano nella mano. Lei,
sospesa nel vuoto, con i capelli che le ciondolavano sulla schiena e le guance
che le si colorivano per lo sforzo. Lui, al quale la luce della luna
incorniciava il viso tranquillo, per la prima volta privo di qualunque
atteggiamento, arrogante o ironico. Era solo li, senza un vero sorriso, con gli
occhioni nocciola aperti sulla pelle chiara. Indugiavano su di lei senza
studiarla, con rispettosa attesa. Lily tese l’altro braccio e si appese al suo collo,
lasciandosi tirare su. James la trasse sull’erba bagnata di rugiada, e Lily lo
lasciò fare. Senza lasciare la mano della ragazza, le prese il pacco e si alzò.
Ancora una volta, la ragazza si lasciò trasportare nel buio verso l’imponente
figura del castello, su per il dolce pendio che smuoveva la terra, mentre le
loro dita intrecciate smuovevano i pensieri di entrambi.
Nessuno
dei due si chiese mai in seguito, come il pacco arrivò nello studio del
preside, o come loro stessi fossero arrivati fino alla Sala Comune di
Griffondoro. Non si scambiarono una parola, ne quella sera, ne per i giorni
successivi. Non c’era imbarazzo, o tristezza, o rancore. C’era solo una
pacifica attesa che qualcosa in più cambiasse. Quando erano in gruppo
parlavano, tranquilli e spensierati, allegri. La tensione tra loro era
palpabile, così come l’improvvisa quiete che aveva seguito quei lunghi anni di
tempesta. Si guardavano di sottecchi, senza mai incorociare lo sguardo
dell’altro, naufraghi in quel mare burrascoso di sentimenti che non capivano o
che non volevano capire.
Durante
le ore di pozioni, le istruzioni che Lily gli dava erano pacate, non c’era
comando nella sua voce, non c’era accusa nei suoi occhi o strafottenza nel suo
sorriso. Guardandosi allo specchio, giorno dopo giorno, Lily non riconosceva
più il suo viso. Quel perenne rossore sulle guance, quegli occhi sempre un po’
umidi, non facevano parte della Lily che conosceva…
E
così, ottobre cedette il posto a un uggioso novembre. La foresta perse un po’
del suo manto smeraldino, sostituito da una calda coperta di colori dorati.
L’erba presto divenne una bagnata fanghiglia che di notte ghicciava sotto
l’ombra del castello, e la notte giungeva sempre con meno ritardo, puntigliosa
e impeccabile, con le sue lune piene e i suoi sogni pieni di significati
nascosti.
E
tra una verifica e l’altra, novembre era alle prese dei suoi numerosi impegni
quando si accinse a giungere a una fine. Già tre pacchi erano stati portati
davanti alla porta del preside, e nessuno aveva chiesto spiegazioni per la
stanchezza che spesso quei sette ragazzi presentavano in alcune mattine. Molti,
parevano quasi non farci caso, cosa che li confortava immensamente.
Quella
mattina, Kelly infatti era stanchissima, anche se il motivo non aveva niente a
che vedere con i pacchi consegnati. Erano notti che non faceva un sonno
tranquillo, e ormai aveva ben individuato il problema. Aveva un nome ben
preciso, e quel nome era Remus Lupin. Quello stupido imbarazzo tra loro, velato
da ridicoli segreti e sentimenti nascosti, stava diventando isostenibile,
proprio come quello che Kelly aveva capito di provare.
-Sirius!
Il
ragazzo si voltò e sorrise. –Kelly, ciao!
Lei
gli si avvicinò nella folla del corridoio tipico della fine delle lezioni,
sorridendogli. –come stai?
Sirius
fece spallucce. –tutto normale. Tu?
Kelly
sbuffò. –bene e così così.
-come
si può stare bene e così così?
Lei
si mise a ridere, e lo prese per un braccio. –Sirius, ti posso parlare un
secondo?
-mi
stai parlando.
Con
uno sguardo eloquente, lei gli suggerì di evitare le battutine. Lo trascinò in
un corridoio vuoto, e Sirius scivolò lungo il muro, per poi farle segno di
sedersi accanto a lui. per la prima volta, Kelly si stupì di quanto il ragazzo
fosse cambiato nel corso di quei lunghi anni passati insieme. Danielle aveva
cambiato qualcosa di immenso nella sua mente, nella sua vita.
-cosa
succede Kel? Centra con Ewan?
Lei
scosse il capo, e il caschetto le accarezzò le guance leggermente paffute.
Sirius sorrise a quei due grandi occhi innocenti e a quel sorriso preoccupato.
–però Remus sì, vero?
Lei
sospirò, prima di annuire.
-vuoi
dirmi cos’è successo esattamente tra di voi?
Kelly
annuì ancora, e agli occhi del ragazzo lei assunse un’aria tenera che mai aveva
avuto. Sembrava spaurita, sola, piccola. –lui non l’ha fatto?
-no,
non l’ha fatto.
-è
che tu sei il suo migliore amico, l’unico che lo conosce per davvero…credo che
solo tu possa aiutarmi.
Sirius
sorrise ancora. –io?
E
Kelly annuì. –certo!
Il
ragazzo si alzò in piedi, con un saltello. –oddio! Allora certo che ti
aiuto! mi racconterai anche del bacio che ti ha dato?
-parli
quello quando era ubriaco?
-no!
lei
arrossì. –allora ti ha detto di quello che io gli ho dato dopo?
Il
ragazzo si mise a ridere e saltellare, -ci avrei giurato che l’avevi baciato!
L’ho fatto per farti un tranello!
-che
meschino che sei!
-no,
sono geniale!
Anche
Kelly si lasciò sfuggire una risata. –Remus mi piace da molto tempo.-
confidò alla fine. –quando era ubriaco e mi ha baciata io non piangevo
solo per l’umiliazione o la paura…ma perché nella mia mente l’unico bacio che
avrei ricevuto da lui era stato causato da troppa birra.
Sirius
sorrise, comprensivo.
-in
mezzo c’era la storia con Lily…non volevo mettermi in mezzo.- spiegò lei,
sorridendo appena.
-lo
so.
-ma
poi…quella sera non lo so cosa m’è preso. Ho sentito che dovevo baciarlo di
nuovo, dovevo…e l’ho fatto.
-e
com’è stato?
-magico…romantico…innamorato…
-e
poi?
-poi
lo hai visto. Il nulla. Come se non ci fossimo mai nemmeno parlati,
siamo
due sconosciuti.
-non
è vero…affatto. Si sente la tensione. Se vedessi come ti guarda quando non sei
attenta!
-come
mi guarda?
-come
un ragazzo innamorato.
Kelly
sorrise. –si farà mai avanti?
-no…ma
posso provare a spingerlo nella giusta direzione.
Kelly
scosse il capo. –no, lo farò io. Con Remus bisogna prendere le redini del
gioco, solo avevo paura di gettarmi nel vuoto.
-non
è un vuoto quello che ti separa da lui.
La
ragazza sorrise ancora. –allora farò in modo che qualunque cosa sia
cresca un po’…grazie Sirius.
Lui
scosse il capo. –figurati.
-e,
ti prego, non ne parlare con lui, va bene?
Sirius
annuì, e lei si allontanò felice.
Non
dirgli niente? E come? In fondo sono il suo migliore amico, no…?
Dani
sorrise a Lily, seduta davanti a lei nella Sala Grande. Mangiava voracemente un
piatto stracolmo di cibo, e rideva alle battute di James. Non poteva credere a
quello che stava vedendo. Erano li, a cena, loro tre, e Lily non aveva ancora
insultato il ragazzo. Decise di non farglielo notare, e continuò imperterrita a
ridere con loro.
-ragazzi,
eccovi.
I
tre alzarono lo sguardo, e cio che videro li lasciò per un attimo senza parole.
Incorniciato dal cielo plumbeo che si specchiava nel soffito della Sala c’era
il viso candido di Silente, il suo sorriso tranquillo, i suoi occhiali a
mezzaluna che celavano quei grandi e infantili occhi azzurri.
-professore…
-sentite,
Potter, Evans…vorrei parlarvi in privato, se non vi dispiace, nel mio studio
per favore.
I
due si alzarono scattando in piedi, ma lui sorrise. –finite la vostra
cena, vedo che la state gradendo molto. Saprò aspettare.
-professore,
noi possiamo anche…
lui
assentì piano e si avviò verso l’uscita, consapevole dei loro occhi puntati
addosso.
I
due ragazzi si risedettero, e guardarono Danielle con disegnata sul viso
un’espressione incredula. –ho capito bene?- chiese lei. I due si
strinsero nelle spalle, sospirando. –a quanto sembra…
Improvvisamente,
tra loro calò un velo di imbarazzato silenzio.
-Remus!
Remus!
Il
ragazzo alzò lo sguardo dal libro che aveva posato in grembo. Aveva il viso
stanco, gli occhi cerchiati, il sorriso tirato. Sirius sapeva che cosa
preannunciavano quei sintomi: la luna piena.
-Sirius,
ciao.
-Remus!
Non hai nemmeno idea di quello che sto per dirti.
-oddio,
sento di dover avere paura. che cosa hai combinato questa volta?
-ancora
niente.
-cosa
vuol dire “ancora niente”?
-qualcosa
sto per combinare.
-sei
sempre il solito.- fece Remus, con un sorriso a metà tra il critico e
l’affettuoso. Sirius se ne stava li, con gli occhioni spalancati dall’emozione
e sul viso l’espressione tipica di quando stava per fare una cosa stupida e suo
malgrado ne era consapevole. Se avesse avuto la coda, sarebbe stata in preda a
un frenetico scodinzolare, pensò Remus.
-posso
sapere cosa?
Si
rese conto di aver fatto la domanda sbagliata.
-devi!
Remus
sorrise, e lui continuò.
-sto
per dirti un segretissimo di una persona.
Il
suo sguardo si fece più sul critico, ma il ragazzo continuò.
-si
tratta di Kelly!- si giustificò Sirius.
-e
allora?
-smetti
di prendermi in giro Lunastorta!
-eh?
-ti
piace, e tanto anche!
Remus
arrossì, abbassò lo sguardo, come per farsi scivolare di dosso quelle parole.
-e…tu
piaci a lei.
Fu
come se un peso venisse staccato da suo petto e gettato in fondo alla scatola
dei ricordi, facendolo sorridere.
Kelly
entrò spedita nella Sala Comune, e si buttò sul divanetto dove era certa che
avrebbe trovato Remus, ma Remus non c’era. Al suo posto, trovò un Sirius con un
espressione preoccupantemente soddisfatta.
-Sirius,
dimmi che non l’hai fatto…
-fatto
cosa?
Falsa
innocenza…pericoloso molto pericoloso…
Lei
sbuffò.
-dov’è?
Lui
le indicò il dormitorio maschile, e Kelly balzò in piedi per andare da Remus.
-io
non ho fatto niente!- le urlò dietro Sirius. Lei agitò la mano come per
scacciare quella frase. In fondo, non aveva nulla da perderci.
Percorse
in fretta i corridoi e bussò alla sua porta.
-chi
è?
-Remus,
sono Kelly.
Dopo
una piccola pausa, la porta si aprì. Remus era li, stanco ma sorridente, con
l’aria malata ma gli occhi accesi.
-ciao
Kelly…dai, entra.
La
ragazza non se lo fece ripetere. Quando lui ebbe chiuso la porta lo aggredì
subito, senza aspettare che la testa comandasse alle sue labbra parole più
giuste.
-Remus,
adesso basta. Questo giochino mi ha rotto davvero le palle!
-quale?-
fece lui, sorridendo divertito.
-lo
sai quale! Non fare finta di niente, quella è la stupida specialità di quel
deficiente di Sirius!
Lupin
rise. –Kelly, io…
-no
Remus, ora mi lasci parlare. Perché sono stufa di aspettare che le cose
succedano…adesso sarò io a farle succedere…
-Kelly…
-perché
quello che voglio dirti, quello che ho sempre voluto dirti è…
Remus
le prese le mani e le sorrise. –basta Kelly…davvero, non serve.
Lei
sbuffò. –eh no Remus, adesso che ho iniziato io…
Ma
lui le si avvicinò ancora, e la baciò. Le prese la testa tra le mani, e poi
lentamente la strinse a se. Kelly si lasciò trascinare da Remus, che la tirò
sul proprio letto ordinato, mentre i loro corpi giocavano, finalmente uniti,
finalmente insieme.
-James,
sono preoccupata, cosa vorrà Silente?
-non
lo so Lily, è la decima volta che me lo chiedi…
-ma
James, cavolo… cosa possiamo aver fatto? Ti sembrava arrabbiato?
-no,
affatto. Ha detto di poter aspettare.
-le
prediche non possono aspettare di solito, no?
-no,
direi di no!
-tu sei esperto…se ti dovevano togliere punti o cose simili…ti hanno mai detto
di poter aspettare?
-no,
Lily, no…
camminavano
rapidamente lungo i corridoi. Improvvisamente, la pausa di silenzio imbarazzato
tra loro sembrava aver deciso un tacito armistizio.
-James,
sento che non sono buone notizie che deve darci, lo sento…
-Lily,
stai calma, ti prego…
improvvisamente
furono davanti alla statua che sapevano celare l’ufficio di Silente.
-sai
la parola d’ordine?
-no,
per niente.
-oddio…
-stai
calma.
-no,
guarda!
La
statua stava rivelando loro l’ingresso. Salirono sullo stesso scalino,
lasciandosi portare. Lily sentì la mano di James appoggiarsi sulla sua spalla,
e invece di scacciarla si appoggiò a lui, sospirando. –cosa vorrà mai…
-Lily,
ti prego…
-James…
-dimmi…
-non…
-non
permetterò che succeda nulla, vedrai. Andrà tutto bene.
e
anche se non era quello che voleva dire, Lily sorrise rincuorata, e annuì,
senza aggiungere una parola. Perché, proprio in quel momento, la porta
dell’ufficio di Silente si aprì, rivelando loro il professore, che sorrideva
tranquillo in loro direzione.
Imbarazzati,
i due si sedettero sulle sedie difronte alla scrivania del preside.
-è
qualcosa di grave?- chiese Lily, la voce piena d’ansia. L’uomo sorrise pacato,
e i suoi grandi occhi azzurri si riempirono di un velo di tenerezza.
-una
cosa alla volta, se non vi dispiace.- disse, sempre con lentezza.
Lily
si agitò sulla sedia, e James sospirò.
-Lily
teme di aver fatto qualcosa di male…o che lo abbia fatto io.- spiegò James.
–in quel caso non vorrebbe finire nei pasticci.
Silente
si lasciò sfuggire una piccola risata. –allora Lily deve stare
tranquilla. Io sono molto molto contento del vostro lavoro. Uno dei motivi per
cui vi ho chiamati qui stasera, è proprio ringraziarvi per quello che avete
fatto e che farete di certo.
I
due sorrisero soddisfatti.
-so
che non l’avete fatto voi due soli, ma sento che ringraziando voi vi
ringrazierò tutti…so che siete alla testa di quest’operazione, e ve ne sono
grato.- Lily stava per ribattere, ma lui proseguì. –siete i ragazzi più
svegli, inteligenti, in gamba di questo e di molti anni…voi sette, ma in
particolare, voi due. In passato, rimpiangevo l’ostilità che sembrava
dividervi, ma adesso sono fiero di vedere che questa si è placata.
-anche
io!- disse James, e Silente sorrise.
-non
voglio entrare in merito del vostro rapporto personale…- i due arrossirono, e
lui ignorò la cosa. –spero che questo non comprometta mai quello che fate
per l’Ordine.
-non
sarà così, professore.
-ci
tieni molto a questo compito, Lily Evans?
Lei
annuì.
-bene,
anche io.- disse l’uomo. –è per questo che vi ho chiamati…vorrei che voi
due faceste una cosa per me.
-certo
-qualunque
cosa.
Silente
annuì. –sono contento di sentire che siete disponibili.
-non
vogliamo essere messi da parte.
-per
essere così giovani, direi che non lo siete.
-a
che età si può entrare legalmente nell’Ordine?
Silente
rise. –oh, Evans! Non c’è niente di legale nell’Ordine…è tutto segreto…
-allora
quando vi si può entrare…segretamente?
-credo
che raggiunta la matura età i migliori possano già prenderne parte.
-perfetto,
compiremo 17 anni quest’anno.
-ti
reputi tra i migliori Evans?
-l’ha
detto lei, professore, o no? e poi se già ora possiamo contribuire… perché non
poterlo fare anche in seguito?
Silente
annuì. –ne parleremo quest’estate, Lily.
Lei
sorrise. –fantastico.
-Lily,
lascialo parlare.
-Potter,
chiudi il becco.
James
smise di parlare, e Silente iniziò.
-tra
tre giorni, a mezzanotte, arriverà una persona alla stazione di Hogsamade. Come
forse saprete, è li che al momento risiede l’Ordine… questa persona deve
entrare a farvi parte. Vi sarei immensamente grato, se la portaste
all’indirizzo che vi darò.
Lily
fece un enorme sorriso. –davvero professore?
Lui
annuì. –esattamente. Due ragazzini non daranno nell’occhio, e la persona
in questione è abitualmente famosa per farlo. La porterete all’Ordine, e
tornerete al castello. ci state?
-professore,
ritiene che noi…
ma
Lily lo interruppe: -noi? Certo!
Silente
sorrise ancora. –fantastico… sapevo di poter contare su questo aiuto.
Lily
annuì, soddisfatta. Un ruolo importante, tutto per loro… il suo piano era
riuscito. Adesso nulla avrebbe bloccato la sua scalata verso il successo… e
verso il titolo di “Auror”… era così emozionata che non riusciva più ad
ascoltare.
James
invece era attentissimo. Voleva porre una domanda, e sapeva che quella era la
giusta occasione.
-professore,
io…
-tu
vorresti chiedermi se puoi sapere cos’è contenuto nei pacchi.
Anche
Lily tornò attenta. James la guardò di sfuggita, prima di annuire.
-devo
dedurre dalle vostre espressioni sincere che non li avete aperti, e immagino
che l’abbiate fatto per qualche regola che Ewan vi avrà imposto, non è vero?
fu
Lily ad annuire, ora.
-è
così.- fece James.
-capisco
cosa vi porti a questa domanda… dopo tanto lavoro, saperlo è il minimo, e io
intendo dirvelo.
-grazie.
-professore,
lei non deve se…
-oh,
Evans, io voglio, voglio. È lecito dirvelo. E lo farò. In quei pacchi c’è del
materiale illegale, oggetti di magia oscura che devono essere protetti ed
esamitani… da me.
-abbiamo
trasportato e trasporteremo oggetti di magia oscura?
Silente
si sarebbe aspettato molte reazioni: incredulità, rabbia, spavento, dubbio,
derisione. Ma non quello che ebbe da Lilian: eccitazione.
-sì,
Evans.
Per
la prima volta, rise con uno studente. Quella ragazza gli infondeva uno strano
buon umore, che da tempo non gli sollevava il cuore. Lo stomaco gli si strinse,
consapevole di se, di cio che doveva fare…
Anche
James rise. –Lily, che c’è di così emozionante?
-non
lo so… è così ufficiale… importante!- saltò in piedi. –dobbiamo dirlo
agli altri!
Anche
James si alzò. –giusto, penso che dovremmo andare.
Lui
annuì. –sì, certo… ma prima, James, potresti lasciarmi un attimo solo con
Lilian?
Il
ragazzo si fece pensoso, sorpreso, e la guardò. Improvvisamente, la serenità
era svanità dal suo viso. Le aveva promesso… lo aveva fatto… le aveva giurato
che non avrebbe permesso che le succedesse qualcosa… poi sorrise. era il
preside. Cosa poteva farle?
-certo.
Lily, ti aspetto fuori.
Lei
annuì, consapevole di non poterlo evitare. Si girò verso il professore e
incrociò il suo sguardo cristallino. Da quel momento, sapeva, la sua vita
sarebbe cambiata persempre.
-professore…cos’è
successo?- la voce le tremò appena, e il sorriso dell’uomo si fece comprensivo,
addolorato. La vena di forza che splendeva sempre, imprigionata tra le rughe
sul suo volto, sembrò vacillare davanti a quella prova così più umana e terrena
di tutte quelle che aveva affrontato nel corso della sua lunga vita. Vita… che
fenomeno instabile e fragile, pericoloso e unico. Così immensamente bella, e
così immensamente dolorosa. Fino a un minuto prima aveva dato a Lily il più
bello e sincero sorriso di felicità che Albus ricordasse. Ora, le avrebbe
regalato i momenti più duri che ogni essere umano deve prima o poi affrontare.
-siediti,
Lily.
Lei
obbedì, le guance rosse per l’emozione e la tensione. –cosa c’è? Allora
ho fatto qualcosa?
Albus
Silente scosse il capo piano, facendo danzare la lunga chioma di capelli
argentei. –non trovo giusto che sia io a dirti questo, ma il caso del
destino ha voluto così. Non ho confidenza con te, Lily Evans, non sono
null’altro per te che un vecchio preside, una presenza quasi leggendaria nella
vita del castello…adesso devo essere portatore di cattive notizie, e mi
dispiace.
-professore,
cosa…?
-mi
è arrivata una triste notizia che devo consegnarti…
Lily
si stava innervosendo. Non era da Silente tentennare…non dal Silente che lei
conosceva…dal Silente che lei aveva sempre conosciuto… tentennare non era parte
di quella “presenza quasi leggendaria” che aveva fatto parte della sua vita a
castello di tutti quei lunghi 6 anni… si sforzò di rivolgergli uno sguardo
forte, carico di coraggio. Si sforzò di sentirsi lei stessa forte e carica di
coraggio, spingendo in fondo alla mente il brusio di insinuazioni che avevano
iniziato a prendere vita nella sua testa, suggerendole cosa l’uomo si
apprestasse a dirle…
-la
prego, non mi tenga sulle spine.- disse, con voce acuta.
-Lilian,
mi dispiace davvero tanto doverti dire che ieri mattina a Londra c’è stato un
incidente…un incidente automobilistico, nel quale…
Lily
trattenne il respiro. Lo sapeva. Lo sapeva, ma nonostante questo continuò a
sperare che dalle labbra di Silente non uscissero quelle parole, proprio quelle
parole…
-i
tuoi genitori, sono…
Lilian
rilasciò il respiro, annuendo. Che stupida. Come aveva potuto anche solo
credere che potesse non essere successo?
-mi
dispiace.
Lei
annuì ancora. Non voleva pensarci, non poteva pensarci.
-sei
sotto la custodia della scuola, per il mondo magico diverrai quest’anno
maggiorenne… quest’estate sono certo che potrai andare da Danielle, o da Kelly,
o all’Ordine…
Silente
sapeva che questo non avrebbe sortito su Lily alcun effetto, ora. I suoi grandi
e accesi occhi verdi, improvvisamente, erano spenti, come se frugassero in un
tempo lontano, o cercassero di non farlo.
-tua
sorella è andata in una scuola diversa, perché non avete parenti che si possano
prendere cura di lei…
Lily
annuì, come a dire che ne era a conoscenza.
-ho
pensato che ti avrebbe fatto piacere parlarle, ma lei non ha acconsentito a
venire qui, per darti la notizia o per affrontare con te il lutto.
Ancora
una volta lei mosse piano la testa, come se nulla di cio che sentiva fosse
davvero indirizzato a lei, o come se non le servisse saperlo.
-come
saprai è vietato utilizzare tecnologie all’interno del castello, ma per questa
notte, per quest’occasione, potrai farlo.- le passò un grosso telefono nero con
una lunga antenna. Lei lo prese e se lo avvicinò al petto. –sono certo
che ti farà piacere parlare a Petunia.
Lily
si alzò. –grazie professore, è più di quello che avrebbe dovuto fare.-
disse sussurrando, con voce fredda, assente. Troppo cortese per essere la voce
di Lily Evans.
-spesso
purtroppo la gente che amiamo ci lascia prima del dovuto… prima di aver
ricevuto un addio. È destino comune, purtroppo. So che riuscirai a superarlo.
-lo
so.- disse lei, ancora distrattamente.
-mi
dispiace Lily.
-so
anche questo.
-ricorda
la Missione…
-certo.
-ora
va’, tranquilla. E fai la tua telefonata.- per un attimo, il suo tono si fece
gentile, paterno, come da tutta la sua carriera si era trattenuto dal
diventare. Un sorriso tirato gli disegnò il viso, mentre lo sguardo amaro della
ragazza si voltava, per sparire al di la del passaggio segreto.
James
la guardò uscire, reggendo il telefono tra le mani, il viso pallido, le labbra
serrate.
-Lily,
mi…
-ti
prego James, adesso no…
lui
annuì, senza aggiungere una parola. Fissò la porta che si chiudeva alle spalle
della ragazza, dalla quale era filtrata ogni singola parola della conversazione
fino alle sue orecchie. Quella conversazione proibita gli rimbombava nelle
orecchie.
Per
la prima volta, guardandola, non vi vide la sua ragazza dei sogni, la
principesa di cristallo che aveva tormentato il suo cuore. Vide le sue mani
bianche stringere il ricevitore che la separava dall’unica persona che le
restasse al mondo. vide una ragazza sola, triste. Le mise una mano sulla spalla
per spingerla lungo il corridoio, e gliela strinse appena per un istante. Ma il
suo viso restò impassibile nel buio della sera.
La
luna, con il suo freddo alone argentato, rischiarava l’inverno sulle cime innevate
delle montagne lontane, sulle punte tremanti degli alberi spogli, sulla terra
colma di vita nascosta. Si rispecchiava nel lago immobile, lungo i muri del
castello, entrava nelle finestre, bagnava le palpebre calate di occhi dediti
alla vista di regni lontani.
Lily
non dormiva. I numeri sotto i suoi polpastrelli parevano tanto duri da
schiacciare che malgrado tutta la forza che poteva imprimerci, non riusciva a
farlo. Non poteva chiamare sua sorella. Chiuse gli occhi. Il suo viso
cavallino, i suoi gelidi occhi pieni di rimorso, la sua acconciatura
impeccabile, il suo tono rigoroso e amaro. Il male che le aveva fatto in tutti
quei 6 anni. Ricordava il giorno in cui era arrivata la lettera di Hogwarts.
Lei, confusa, insicura, spaventata, incredula. E Petunia le aveva preso le mani
e le aveva detto: -non posso accettarti se non sei normale.- e quando Lily le
aveva risposto che –io sono normale- Petunia aveva ribattuto solo
–o loro o me.
Lilian
aveva pianto molto, come quella notte non fece. Aveva scelto, e aveva scelto
bene. e non solo. Le ferite con il tempo si erano rimarginate, il vuoto nel suo
cuore aveva trovato altri buchi da riempire, l’assenza di Petunia era diventata
una triste mancanza che lei era stata in grado di sostituire. E
adesso…chiamarla. Sentire cosa sentiva e dirle cosa provava, proprio come
allora. Perché? Una voce le rispose, candida e sincera, eppure crudele e
meschina: perché i vostri genitori, sono morti. E avrebbero voluto sapere che
voi non siete tanto piccole, stupide e caparbie da tenervi il broncio in una
notte simile. Lily guardò Danielle che dormiva e il letto vuoto di Kelly.
L’orologio segnava la mezzanotte. Sapeva che Petunia era sveglia. Ci sono
momenti in cui non si può dormire. Era certa che nemmeno la sorella stava piangendo.
Alcune volte, il dolore è troppo grande per essere contenuto in qualche piccola
goccia d’acqua salata. Lily si morse le labbra. Il cuore le batteva forte.
Mamma, cosa darei per saperti ancora li, nel tuo letto, vicino a papà. Voi due,
così diversi, così stanchi della banalità della vita, così ancora uniti nello
scorrere del tempo. Adesso, cosa resta di voi? Non vedrò mai più i vostri visi,
non parlerò mai più con voi, non riderò delle vostre stranezze. Non
litigheremo. Nessuno di voi sarà li per vedere mio figlio nascere, non ci
sarete quando mi sposerò. Ma soprattutto, ogni mattina d’ora in avanti, aprirò
gli occhi e saprò che voi non li aprirete più.
Con
un cupo rimorso le tornò alla mente il loro ultimo momento insieme…quello che
ancora non sapevano essere un addio. Conclusione non solo di una deprimente
vacanza in cui tutto tra loro era già svanito, ma anche di una vita insieme, di
momenti bellissimi…di momenti in cui tra loro c’era tutto, e anche di più. il
viso di sua madre, le piccole rughe sulle sue guance bianche, i capelli ramati
che le incorniciavano il viso gentile, i grandi occhi verdi così simili ai
suoi. Le sue morbide mani quando stringevano le sue, con forza, coraggio, con
amore. Il modo critico e dolce con cui la guardava, con cui le parlava,
nonostante il tempo avesse posto tra loro tanto spazio, portandole via l’una
dall’altra, lei era ancora li, a lottare per lei, a essere madre per lei.
E
suo padre, che più d’ogni persona avrebbe voluto seguirla in quel mondo per non
lasciarla sola, ma lei non gliel’aveva permesso, presuntuosa e illusa che lui
sarebbe stato sempre li, ad aspettare il suo ritorno, ad abbracciare i suoi
successi e confortarla nei suoi fallimenti…e adesso non c’erano più i suoi radi
capelli chiari da accarezzare davanti alla televisione, le sue guance ruvide di
barba, il suo sorriso confortante in ogni momento di avversità…nulla. Solo uno
stupido ricordo sfocato nella sua mente presuntuosa.
Cosa
le restava dei suoi? I lontani silenzi degli ultimi anni, i loro sorrisi tristi
nella consapevolezza di averla persa, i loro occhi pieni d’amore, nonostante
tutto…
Senza
accorgersene aveva fatto il numero della sorella.
-pronto?
Pronto?
-Petunia,
sono io.
Silenzio,
ancora silenzio. A colmare una distanza troppo immensa tra i loro cuori per
essere riempita dalle loro voci.
-mi
spiace…- sussurrò Lily.
-come
stai?
-lo
sai…
silenzio,
silenzio.
-dove
sei Pet?
-fuori
Londra.
-quest’estate,
io…
-Lily,
lo so.- la sua voce, fredda, razionale, ferita. –tranquilla, va tutto
bene. se passi da queste parti, fammi un fischio.
-Pet,
io…
-buona
notte Lily…
per
la prima volta, la voce di sua sorella si fece dolce, e poi il ritmico suonare
del ricevitore vuoto le rintoccò nell’orecchio. Lo fissò a lungo. Lei non
sapeva dov’erano “queste parti”. Lei non sapeva più nulla di sua sorella. Per
tutti quei lunghi sei anni i loro genitori le avevano riunite per un mese
l’anno, sotto lo stesso tetto, con la muta speranza di una rinascita d’affetto
tra loro. Senza capire che quello non mancava. Mancava la fiducia, la
speranza…e le ferite di Petunia erano troppo profonde per essere rimaginate.
Adesso nemmeno quel mese avrebbe potuto alleviare la lontananza…nessuno al
mondo lottava più per tenerle unite, e la marea le avrebbe sbattute dai lati
opposti di una lunga spiaggia. Ma infondo Lily sapeva, che non era solo quello
il problema. Perché quello che adesso sarebbe davvero mancato era qualcuno che
l’aspettava, giugno dopo giugno, per stringerla a se anche se il tempo aveva
cambiato la sua mente e il suo corpo. Qualcuno che ricordasse il suo passato e
che la amasse sempre e comunque. La verità che Lily si trovò a fronteggiare di
colpo fu una, una soltanto: al di la di quelle mura lei era sola, e lo sarebbe
sempre stata…
La mattina dopo, quello che Silente aveva detto a Lily
era già di dominio pubblico, ma lei fece finta di niente. Non ne fece parola
con nessuno: il suo nuovo stato di orfana era una cosa sua e solo sua. Non
parlò a colazione, ne a pranzo, ne durante le lezioni. La sua voce sembrava
essere sprofondata in un baratro dal quale nulla poteva tirarla fuori. E
insieme alla sua voce, la sua capacità di ridere delle avversità e di sorridere
agli altri, la sua incredibile forza di volontà: tutto sembrava sparito, come
se la Lily che improvvisamente sedeva difronte ai suoi amici e che insieme a
loro seguiva le lezioni, fosse solo una strana ombra della sua padrona. Non
c’era più alcuna Lily Evans, e Lily continuava a ripeterselo nella mente con
insistenza. Non c’è nessuna Lily Evans. Io non sono niente. Sono solo una
stupida e sola illusa. Una bambina sola e stupida. Quelle poche parole erano
come una specie di eco nella sua testa, in vortice, risuonavano dentro di lei.
Mi hanno lasciata sola. Tutta sola.
Sirius
aveva provato a farsi dire cos’era successo. Le si era avvicinato in corridoio,
le aveva abbracciato le spalle, aveva sorriso e le aveva detto solo: -Lily, mi
vuoi dire che cos’hai?
Lei
aveva fatto un piccolo sorriso, l’unico in effetti che avesse sfoggiato in quei
giorni e disse le uniche parole che le sentirono dire in quei giorni: -Sirius,
lo sai bene…- non era arrabbiata, solo molto triste. E non si era scostata dal
suo abbraccio protettivo, aveva continuato a camminare, riprendendo la sua
espressione di vuoto rancore. E Sirius capì che le parole non servivano, che a
lei andava bene così, o perlomeno solo quello si sentiva di prendere da lui:
una specie di abbraccio, lungo il corridoio affollato. Lily non avrebbe mai
dimenticato quel segno di coraggiosa amicizia. Perché, si accorse, è più facile
stare vicino a una persona che sta bene che frequentarla quando sta male.
Quando una persona sta male, non vuoi entrare nel suo dolore, e cerchi di
schivarlo per non entrare a farne parte. Ma infondo Lily li capiva. Cosa
avrebbero potuto fare? Lei non glielo permetteva. E giustamente, loro se ne
stavano da parte.
Sul
suo muso lungo e sui loro sguardi preoccpati, i giorni passavano a una velocità
quasi artificiale.
La
sera della loro “missione privata” arrivò in questo modo prima che loro
potessero prendere accordi. Dalla chiacchierata con Silente, Lily e James non
si erano più parlati. Il ragazzo non aveva il coraggio di dire niente, quando
alla fine si incontrarono in Sala Comune.
Neanche
lei sembrava averne voglia. Aveva i capelli legati in una coda e il mantello
stretto intorno al corpo come una coperta. Il viso pallido risplendeva nella
penombra della sera che calava mentre uscirono da castello.
James
si stava spremendo per dire qualcosa, ma non ci riusciva. Cosa poteva dire a
una ragazza che aveva appena perso i genitori?
-James,
non serve che tu mi dica qualcosa.
Lui
la guardò sgranando gli occhi. –cosa…?
-lo
so che stai cercando qualcosa da dirmi. Stai tranquillo, non serve.
-ma,
Lily…
lei
scosse il capo. –a che ora arriva la persona alla stazione?
-a
mezzanotte.
Lily
guardò l’orologio. –tra un sacco…sono solo le otto.
-abbiamo
tempo di arrivare senza correre.
Lei
annuì. –hai ragione, sì.
Costeggiarono
la foresta e si prepararono a camminare in riva al lago. Lontane, immerse nella
fredda oscurità, piccole luci baluginavano indicando la vita di Hogsmade.
-potremmo
andare a cenare ai Tre Manici…- suggerì James.
-sì,
sarebbe carino…- non le passò per la mente di dirgli che avevano già cenato.
Che importava? Una seconda cena non era un male, in quel momento. Non lo era
mai, pensò Lily.
-anche
se abbiamo già cenato?
-pensavo
che per il tuo stomaco non fosse un problema una seconda cena….
-pensavo
lo stesso del tuo…
-allora
andiamo a mangiare!
Entrambi ridacchiarono, e James sospirò per la rottura della tensione. In fondo
non era giusto che Lily si martoriasse per quello che era successo, anche se
era una cosa terribile.
Quando
arrivarono a Hogsmade, il buio era totalmente calato, prendendo il posto di
ogni singolo barlume di luce che ancora fino a poco prima riusciva a guizzare
fuori dall’orizzonte. L’unica fonte di luce erano le finestre illuminate,
qualche polveroso lampione sulla strada. Luce e ombra correvano sulle guance di
Lilian, segnando la stanchezza e la tristezza sul suo volto, la durezza di quel
piccolo sorriso che era riuscito ad affiorare sulle sue labbra, la genuina e
tormentata tranquillità che aveva trovato posto nei suoi occhi. James avrebbe
voluto ancora dire quel qualcosa che avrebbe sciolto il suo cuore cosparso di
rancore e lacrime che non voleva versare. Avrebbe voluto vederla piangere,
anche se questo avrebbe fatto male ad entrambi, perché dopo, finalmente,
sarebbero stati bene. lui, nella fiera certezza di essere importante per lei.
Lei, che finalmente avrebbe sgomberato i suoi sentimenti una volta per tutte.
Ma
non c’era niente che la sua mente potesse architettare da dirle. E insieme, non
voleva rovinare quel momento di strana tranquillità tra loro. Come se dopo
tanti dubbi, dopo tanti affannosi rifiuti da parte sua e tanti insistenti
tentativi da quella di lui, avessero trovato un equilibrio in grado di
soddisfarli.
-eccoci!-
fece lei, aprendo la porta del locale. Un’ondata di calore sferzò i loro visi
freddi di vento, trasportando l’aroma acre della birra e quello saporito dei
cibi appena cotti. Entrarono, arrancando nella folla di tavoli e sedie, di
ordinazioni e bicchieri, di strani individui e maghi nella norma. Si sedettero
in un tavolo in un angolo appartato, lontano dal rumore.
-cosa
prendi?- chiese James.
-una
burrobirra e una pasta del giorno.
Lui
sorrise e annuì. –vado ad ordinare.
Lily
lo guardò sparire verso il bancone, nella flebile nuvola di fumo che aleggiava
nell’aria. Una stretta allo stomaco la ricordò di non guardarlo troppo a lungo,
e quasi istintivamente si mise una mano in tasca. Lo scricchiolare della carta
la tranquillizzò, e insieme la fece tremare. Cosa le stava succedendo? Lei,
Lily Evans, la sicura e forte, l’indistruttibile e la coraggiosa…a noscondere
in una tasca i suoi sentimenti? Perché?
James
tornò indietro poco dopo, con due gemelli e fumanti piatti di pasta e due
calici traboccanti di liquido ambrato.
-a
lei, miss.- la prese in giro. Lily non repplicò.
-buonappetito-
fece, tutto d’un fiato, buttandosi sul suo calice.
Guardò
l’orologio: erano le otto e mezza. Fece un lungo sospiro, per tranquillizzarsi.
Avevano tempo e tutto sarebbe andato bene.
-sai
dov’è il quartier generale?
-ho
chiesto dove posso trovare l’indirizzo alla barista. Non è lontano dalla
stazione.
-menomale…
-non
ti piace girare con il buio?
-lo
sai, sono una coraggiosa.
-sì,
lo so. Le donne sono più coraggiose degli uomini, tu di sicuro lo sei di molti
di mia conoscenza.
Lily
sorrise appena, ricordando il giorno in cui lei gli aveva detto quella frase.
Quel giorno…così lontano da loro, eppure così vicino ai loro cuori.
-infatti.
Sono stata io a seguirti nella foresta, io a convincerti a venire a prendere il
pacco….
-esatto.
Sei stata tu.- Anche James sorrise. –quindi che sarà mai una
passeggiatina notturna per una città deserta? E poi ci sono io, no?
lei
annuì. –esatto… il mio cavagliere senza macchia.
Lui
sorrise. –un po’ di macchie ce le ho ma per te cercherò di nasconderle.
-nascondile
bene Potter, non mi piacciono le macchie!
James
bevve un lungo sorso. –allora mi devo andare a sistemare il trucco!!
Lily
ridacchiò e si alzò, lasciandosi cadere dalle spalle il mantello.
-perché
ti sei alzata? È ancora presto…
-lo
so, ma a parlare di trucco mi è venuta voglia di andare in bagno.
-ti
rifarai il trucco per me?
-scemo!
Si
allontanò, e James sorrise guardandola. Eccola li, la ragazza dei suoi sogni,
che dopo giorni di tristezza che pareva infinita aveva dedicato a lui, proprio
a lui, dei sorrisi. Non ci poteva quasi credere. Senza nemmeno accorgersene aveva
preso il suo mantello. Era liscio, morbido, rilasciava nell’aria il suo profumo
dolce e sottile. Chiuse gli occhi, pensando di accarezzarla. Infilò una mano
nella tasca e vi trovò un pezzo di carta tutto stropicciato. Lo tirò fuori. Non
aveva diritto di leggerlo, di aprirlo…ma lo fece. Quello che lesse lo lasciò
senza fiato. Con la sua scrittura grande e cicciotta, Lily aveva scritto: caro
James. Sì, esatto, proprio “caro James”…due parole che lo autorizzarono, almeno
nella sua mente, a proseguire.
Caro
James…
Mi
sento stupida a scriverti, ma non importa. Tanto non ti consegnerò mai questa
lettera perché mai e poi mai troverò il coraggio di farlo. Sì, esatto, te lo
devo proprio dire: io non sono coraggiosa. Proprio per niente. Non quando si
tratta…bhè, di te. Anche se in tutti questi anni ti sono andata contro, con
forza, con sfacciataggine…io ho un’immensa paura. paura di perderti. Paura che
un giorno non avrai più voglia di correre dietro a me, uno stupido e imperfetto
sogno duro da raggiungere. Ma duro per davvero? In realtà non credo. Te lo devo
confessare, James. Io non sono così irraggiungibile… e adesso non ho nemmeno le
parole per dirtelo. Non riesco. È che quando Silente mi ha detto della morte
dei miei genitori, io ho pensato che…ho pensato che un capitolo della mia vita
si era chiuso. E involontariamente, ho sperato che tu potessi far parte di
quello nuovo.
C’è
un immenso vuoto dentro di me.
è
buio, e Dani e Kelly dormono. Ma io non ci riesco. Quando chiudo gli occhi, li
ci sei tu, insieme ai visi dei miei genitori, tu, li, che non centri nulla con
il mio dolore ma che riesci sempre ad apparire, nel momento sbagliato…eppure lo
rendi sempre quello giusto. Come fai?
Ti
devo confessare un'altra cosa. Io non l’ho dimenticato. Il nostro bacio. Ci ho
provato, ma lui è rimasto li, a confortarmi quando pensavo negativo. E in
questi giorni, più che mai, ne ho bisogno. Di ricordare quel bacio, e tutti i
bei momenti che in un modo o nell’altro sei riuscito a regalarmi. Sì, proprio
tu James. Il Potter che mai e poi mai avrei creduto, improvvisamente, il mio
Superman personale…
Mi
torna in mente una canzone che mi piaceva tanto quest’estate… te la scrivo. Te
la regalo, come tu mi hai regalato tante cose. Sperando che almeno in parte
possa spiegare tutto il grande casino che ho dentro e che hai fatto tu…
MAYBE I’M AMAZED (Jem)
Maybe I'm amazed at the way you love me all the time
Maybe I'm afraid of the way I love you
Maybe I'm amazed at the way you pulled me out of time
and hung me on a line
Maybe I'm amazed at the way I really need you
Maybe I'm a girl and maybe I'm a lonely girl
who's in the middle of something
that she doesn't really understand
Maybe I'm a girl and maybe you're the only man
who could ever help me
Baby, won't you help me understand
Maybe I'm a girl and maybe I'm a lonely girl
who's in the middle of something
that she doesn't really understand
Maybe I'm a girl and maybe you're the only man
who could ever help me
Baby, won't you help me understand
Maybe I'm amazed at the way you're with me all the
time
Maybe I'm afraid of the way I leave you
Maybe I'm amazed at the way you help me sing my song
Right me when I'm wrong
Maybe I'm amazed at the way I really need you
Lo so, suonano così strane queste parole, scritte su
questo foglio, con il loro buffo, indefinibile significato… le hai capite?
Forse no, e allora resterò protetta nel guscio di questi miei stupidi,
incomprensibili sentimenti. Ma se le hai capite… James. Io non mi posso
capacitare che in tutti questi anni tu abbia continuato ad amarmi (se questa è
la giusta parola, non lo so… non l’ho mai detta) e hai continuato a
sorreggermi, ad aiutarmi: “Maybe I'm amazed at the way you love me
all the time”… Perché quando mi sentivo brutta, quando mi sentivo sola,
mi bastava guardare il modo in cui tu mi guardavi per essere di nuovo felice.
“you pulled my out of time”… sì, quando sono con te, il resto non conta. È per
questo che ti ho chiesto di seguirmi nella Stamberga. Perché “i really need
you”… tu sei “the only man who could ever help me”… e suona ridicolo detto
così, lo so. Un po’ sdolcinato, e forse un po’ duro. Perché io ho un’immensa
paura di quelle semplici parole che per tutto questo tempo ho tenuto nascoste
nella mia mente, li in fondo a pile e pile di altre che ho ripetuto troppe volte:
Maybe I'm
afraid… of the way… I love you.
Forse ho visto solo troppi film, e quello che provo non è
amore. E questo modo per dirtelo è solo un disperato tentativo di smettere di
sentire che adesso che i miei genitori sono morti, io sono sola. Sento che… “Maybe
I'm amazed at the way you're with me all the time”, perchè so che sarà
così… lo spero… e me ne stupisco, perché non lo merito. Non da te…
Ogni notte, in questi ultimi mesi, ogni notte io ho
abbracciato forte il cuscino, chiuso gli occhi, e involontariamente ho sperato
di essere di nuovo sulla tua schiena, mentre correvi sotto i rami del Platano.
Ramoso. Tutte queste parole per dirti una cosa così semplice, che tu migliardi
di volte in passato avrai sperato di sentirmi dire. Sapevi che un giorno avresti
vinto? Che avrei rinunciato a tenerti testa? Mi dissi che mi avresti aspettato
per sempre, che speravi un giorno di diventare l’uomo giusto per me.
Dal treno scese una sola figura. Aveva un lungo mantello
nero, il cappuccio tirato sul viso le metteva inombra i tratti del volto. Nel buio, solo due occhi chiari vi
sbucavano. Era una persona piccola, e soppicava appena. Si avvicinò ai ragazzi
e disse con voce burbera: -vi manda Silente?
James
non riusciva a parlare. Per tutto il resto della serata era stata Lily a farlo,
benchè fosse chiaro che non ne aveva la minima voglia. E fu ancora lei a farlo.
–esatto. È lei quello che dobbiamo portare…
-al
quartier generale, sì. Piacere, sono Alastor Moody.
Lily
sorrise, riconoscendo il nome del noto auror. –è un piacere conoscerla.-
sussurrò piano.
-anche
per me cara.- la sua roca voce burbera si velò di gentilezza per un istante.
–allora, andiamo? Sarei stanco, oltre che infreddolito.
Si
voltarono e presero a camminare in direzione della casa. Alastor, arrancando
nella loro scia.
-siete
Potter e Evans vero? i giovani aiutanti.
-già.-
mugugnò James, perché Lily sembrava troppo presa a cercare di spiare sotto il
mantello dell’uomo.
-se
posso permettermi…perché entrate nell’Ordine solo adesso?- chiese Lily.
L’uomo
fece una risata sarcastica. –perché prima ero occupato.- disse.
Lily
sembrò soddisfatta, e continuò a studiarlo.
A
James non importava di Moody. Gli importava solo di quelle parole che
continuavano a suanargli in testa. Lily, lei, la sua Lily… provava qualcosa. E
non qualcosa di piccolo…aveva scritto d’amarlo. Perché non gli dava quella
lettera? Sapeva bene quello che lui provava, no? forse doveva ricordarglielo. O
forse, lei lo avrebbe fatto quella sera. Perché se no aveva quella lettera in
tasca?
Entrarono
in una piccola via. A terra, un rivolo di pioggia scivolava tra le lastre di
pietra del pavimento. James non si era accorto che stesse piovendo. Si toccò le
guance e se le scoprì bagnate. Guardò Lily. I capelli rossi appiccicati alla
fronte, il trucco un po’ sbavato. Così sembrava un po’ selvaggia…la Lilian che
aveva baciato. Lily la selvaggia…principessa guerriera… James voleva solo
baciare di nuovo quelle piccole labbra rosse e un po’ imbronciate.
-eccoci…-
fece piano la ragazza, leggendo l’indirizzo. –credo che noi dobbiamo
stare fuori…
-ma
piove.- ribattè l’uomo.
-dobbiamo
tornare al castello, è tardi. Ci bagneremo, non è un problema.
James
annuì. L’acqua gelida gli scivolava tra i capelli, risvegliando dentro di lui
ogni singola parola appena letta.
-grazie
del passaggio ragazzi. A presto.- salutò Alastor.
-ci
saluti Ewan.
-va
bene. a presto- ripetè, prima di sparire al di la del portone. Lily si voltò
verso James e sorrise appena.
-ce
l’abbiamo fatta allora…
-già.
-dobbiamo
tornare, indietro…
-già.
Quell’alone
d’imbarazzo che per tutta la serata avevano tentato di smorzare,
improvvisamente ricalò sulle loro teste. Si misero a camminare, in silenzio.
Ripercorsero i loro stessi passi fino a che non furono ai confini di Hogmade.
Lontano, le luci del castello si perdevano nel frenetico cadere della pioggia.
-James?
Lui
sgranò gli occhi, rallentando il passo quando si accorse che lei si era
fermata. –dimmi.
Lily
si morse il labbro, rendendolo più rosso. –grazie…
-di
cosa?- si fermò anche lui.
-di
non aver nominato i miei per tutta la serata, anche se avresti voluto farlo.
James
sorrise, un po’ deluso e un po’ commosso. –volevo che fossi tu a iniziare
il discorso.
-è
che io… non volevo farvi stare male…
-noi
stiamo male se tu non ci rendi partecipi del tuo dolore.
-non
volevo farvi vedere cosa si prova, perché voi non potete capire…
-lo
so, noi non possiamo…ma possiamo aiutarti. Aiutarti a stare un po’ meglio…
gli
occhi di Lily erano pieni di lacrime, ma la pioggia gli impediva di vedere se
stava piangendo.
-io
non posso stare meglio…tu non sai come sono stata cattiva quest’estate…non gli
ho nemmeno permesso di starmi vicino…
-loro
non potevano farlo comunque…
-ma
avrei potuto provarci. Adesso, adesso loro se ne sono andati senza sapere nulla
di me.
ora
James vide chiaramente le lacrime mescolarsi alla pioggia, i singhiozzi
diventare parte del suo solito sorriso, sostituirlo. Le si avvicinò e le prese
le spalle tra le mani, costringendola a guardarlo. –Lily, loro sapevano
bene che lasciandoti vivere la tua vita così come l’avevi scelta, avrebbero
dovuto rinunciare a te. E l’hanno fatto, per renderti felice.
-io
non sono felice, però…
-devi
provare a esserlo di nuovo, Lil… o tutti i loro sacrifici, saranno stati
inutili…
Lily
si mise le mani sul viso, singhiozzando. –non ho nemmeno
potuto…salutarli…abbracciarli…
James
se la portò accanto e la strinse. Sentì il suo piccolo corpo singhiozzante
premersi sul suo petto, accoccolarsi contro di se. Lily si strinse a quel corpo
grande, forte, che la difendeva dalla pioggia che gli cadeva addosso, che
nascondeva le sue lacrime nella notte. avrebbe voluto sorridere, ma continuò a
piangere. Perché aveva rotto la diga e adesso nulla, avrebbe potuto frenarla.
Lui la coprì un po’ con anche il suo mantello. Lily iniziò a tremare, di
freddo, di paura, d’emozione.
-Lily,
si piangi…piangi, tranquilla…- James sentiva gli occhi riempirglisi anche a lui
di lacrime. Le accarezzò la schiena, e poi su, su, fino ai capelli. Erano
bagnati, e grosse gocce di pioggia scivolarono tra le sue dita facendogli il
solletico. Trovò l’elastico e lo sfilò. Come una cascata rossa i capelli di Lily
gli piombarono tra le mani, soffici e bagnati, leggeri e profumati.
-dai,
andiamo Lily…ti stai bagnando tutta…
-no,
ti prego…stiamo qui…non voglio tornare al castello…
-ma
ti prenderai un raffreddore…
-non
te ne andare, resta così…ti prego…
James
sentì le mani di Lilian correre lungo la sua schiena e ancorarcisi sopra,
stringendolo con forza. Vide le sue guance bagnate appoggiate al suo petto.
Sorrise, continuando ad accarezzarla con calma. –certo, staremo qui,
tutto il tempo che vorrai…
E
la pioggia continuò a cadere su di loro, abbracciati nella notte che avanzava,
sotto la cupola di nuvole grige che li sovrastava, nell’erba ferita dal
temporale e nel lago agitato dalla tempesta. Lontano, il palazzo assopito e il
Platano immobile, unici testimoni di quell’abbraccio. Lily sentiva gli occhi
chiuderlesi sotto il peso delle troppo lacrime, del sonno, e non seppe mai
quanto tempo passò. Voleva solo restare li, così, in eterno. Perché finalmente
non era un cuscino a cingerla, non era un falso viso e un falso momento, era
tutto vero. non voleva doversi staccare da lui, da quel maglione di lana, dalle
sue mani che le accarezzavano la schiena, il corpo, così come nessuna mano
aveva mai fatto, stringendola e coccolandola come mai nessuno aveva fatto per
lei negli ultimi anni. Si lasciò trasportare da lui, quando sentì che si
muoveva. Ignara della pioggia che aveva smesso di cadere, ignara delle lacrime
che non le scorrevano più sulle guance, del sorriso che aveva illuminato i suoi
occhi chiusi. Il morbido tocco del suolo l’accolse, e lei si accucciò meglio,
senza guardare. Sentiva il corpo di James accanto a lei, e non le importava
dove l’avesse portata, purchè continuasse a stringerla così.
James
sorrise, guardandola dormire, la testa appoggiata nel suo grembo. Le foglie
sotto il pino erano solo umide, bagnate appena perché riparate dalla folta
chioma dell’albero. Lei si era lasciata trascinare fino ai margini della
foresta. Le prese una mano e la strinse appena. Sorrise. –tranquilla, hai
ragione… io non ti lascerò mai, Lily…è una promessa…- sussurrò. E nel sonno,
lei fece un piccolo sorriso.
Un raggio rosato di un sole bambino si liberò dalla
fredda morsa della notte nuvolosa, trapassò le ultime gocce superstiti, pizzicò
le loro palpebre abbassate, illuminando i loro visi addormentati. A quel
piccolo raggio ne seguì un secondo, timido e prematuro, prese a giocare sulla
superficie scura del lago, facendolo risplendere d’oro e rosa. Lily aprì gli
occhi. Non c’era più alcun peso all’altezza del suo stomaco. Si alzò, stiracchiandosi.
E si accorse che aveva usato le gambe di James come cuscino. Il ragazzo aveva i
capelli ancora bagnati, attaccati alle guance e alla fronte. Il viso ancora un
po’ in ombra, fiocamente illuminato dalla luce fresca dell’alba. Non potè
trattenersi dall’accarezzargli il volto. Lui stropicciò il naso, sorrise, aprì
gli occhi. Lei ritrasse la mano in fretta. Non poteva permettersi quel lusso.
Il lusso di avere James come l’aveva desiderato. C’erano cose più grandi al
mondo, che stavano accadendo. Che stavano sconvolgendo le loro vite. Cose che
nemmeno una notte abbracciati poteva cancellare.
I
loro occhi si incontrarono nella penombra. Dopo tanto aspettare, quello era il
momento giusto. Ci sono cose che non si possono evitare, e in quel momento, non
poterono evitare di sorridersi. Nonostante il grande, immenso male che
imperterrito cresceva intorno e dentro di loro. Lily si accorse che non
importava. Che non era da quello che dipendeva cio che lei provava o meno. Si
mise una mano in tasca. Doveva imparare a essere sincera, decise, mentre James
si stiracchiava.
-James,
io…
lui
le sorrise, vedendola impallidire. La tasca era vuota.
-tutto
bene?
lei
scosse il capo. –no…avevo…portato una cosa, ma…
James
annuì. –lo so.
-cosa?
Fu
lui ora a mettersi una mano in tasca, e ne tirò fuori un pezzo bagnato di
carta, nero per l’inchiostro sbavato con la pioggia.
Lily
arrossì, ma nonostante questo fece un piccolo sorriso.
-mi
dispiace tanto, James.
-per
cosa?
-per
essere stata così immensamente stupida, e…
lui
sorrise. –alla fine ho vinto.
Lily
abbassò gli occhi. Un raggio di sole le accarezzò il viso, facendo risplendere
i suoi occhi verdi umidi di lacrime e di felicità.
-James,
io…
-lo
so, Lily… non sei coraggiosa. Per questa volta, posso esserlo io.
Le
si avvicinò, le prese la testa tra le mani, reggendola come se fosse fatta di
cristallo. –ho tanta paura, James…
-lo
so, lo so… ma non devi. Qualunque cosa accadrà, io e te, l’affronteremo.
Combatteremo insieme questa e tutte le battaglie che avremo davanti, se me lo
permetterai…
Lily
abbassò gli occhi, imbarazzata. Poi James la vide sorridere, e lo fece anche
lui. chiuse gli occhi un istante, per sospirare, e lei fu li. Li, tra le sue
braccia, le labbra premute sulle sue, le mani che giocavano tra i suoi capelli
bagnati, seduta sulle sue gambe, abbracciata a lui. Continuò a baciarla,
assaporando il dolce gusto delle sue labbra, rievocato non solo dalla memoria,
il profumo dei suoi capelli, le sue guance lisce premute sulle sue. A Lily
veniva da ridere, mentre lo baciava, con forza, finalmente, come se mai e poi
mai qualcosa avrebbe potuto renderla più felice. Come se da quel bacio,
dipendesse tutta la sua intera vita. Desiderò immensamente che non finisse mai,
e continuò a stringerlo. Lentamente il bacio si placò, lui si staccò dolcemente
e appoggiò il capo nel suo seno che rabbrivida, bagnato. Lei continuò ad
abbracciarlo, a baciargli i capelli. I loro respiri piano si regolarizzarono, i
loro cuori iniziarono un unisono battito tranquillo. James rialzò il viso e lei
dischiuse le labbra, per accogliere un suo nuovo, lungo bacio. un lento bacio,
mentre i raggi di una fredda alba li illuminavano, di rosa e d’oro, sulle loro
labbra, finalmente unite.
Lily
sorrise. James sorrise.
-grazie…-
sussurrò lui.
lei
scosse il capo. –ti amo.
E
nella luce di quel nuovo giorno si baciarono ancora, pronti a ricominciare
anche loro. Questa volta, insieme…
FINE
Dedico questa fiction a tutti gli amori che
sembrano impossibili.
Un grazie enorme a tutti coloro che hanno
seguito la mia storia e che hanno creduto in me…