Invito a cena con delitto

di Edelvais
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I - Invito a cena al Blood Castle - ***
Capitolo 2: *** Capitolo II - Un'assurda richiesta - ***
Capitolo 3: *** Capitolo III - Il primo misterioso delitto - ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV- Il mistero s'infittisce- ***



Capitolo 1
*** Capitolo I - Invito a cena al Blood Castle - ***


I  nvito a cena con delitto 
 

 

Prologo




Il vento imperversava nel bosco, scuotendo con prepotenza le fronde degli alberi. L'oscurità regnava sovrana nella notte e di tanto in tanto, qualche lampo squarciava il cielo tempestato di stelle.

Come per dare conferma di questo sinistro scenario, in una modesta radura in mezzo alla boscaglia, sorgeva un immenso castello: una torre troneggiava al di sopra della tetra costruzione, mentre dalle poche finestre che si riuscivano a scorgere dalla strada, non traspariva nemmeno un filo di luce. All'apparenza, si poteva definire completamente disabitato.
All'entrata del castello un uomo probabilmente sulla quarantina, protetto dal vento tagliente da un lungo cappotto color kaki, si sfregava le mani contemplando con palese soddisfazione la sinistra costruzione.
<<  E' fatta. Finalmente quei falliti avranno pane per i loro denti.  >>

 


Capitolo I - Invito a cena al Blood Castle -




Comodamente seduto nella poltrona di pelle, un uomo che all'apparenza dimostrava non più di venticinque anni, sfogliava svogliatamente le lettere che aveva appena trovato nella cartella della posta.

<< Bolletta, pubblicità, multa per eccesso di velocità,  pubblicità... ehi ma questa? >> Esclamò balzando in piedi.
"Invito a cena con delitto..." Lesse mentalmente sempre più perplesso.

"Egregio Sig. Duncan Evans,
lei ha avuto la fortuna di essere invitato ad una cena al Blood Castle, ma non s'illuda. Non sarà una cena qualsiasi.
Sarà una cena con delitto. Scoprirà i dettagli non appena sarà giunto al luogo d'incontro.
Non sarà solo: ho gentilmente invitato dei detective che lei sicuramente conoscerà.
Mi perdoni per tutto questo mistero, ma per ora non posso svelare la mia identità.  Spero che questo invito non verrà declinato, e di vederla al castello alle sette in punto della sera di mercoledì 27 gennaio.
Un saluto cordiale.
"

<<  Ma che roba è!?  >>  Enfatizzò fissando con gli occhi cobalto l'innocuo foglietto di carta che non aveva fatto altro che procurargli confusione.

Poi, riprendendo il controllo di se, controllò l'orologio: il quadrante segnava proprio il fatidico giorno della cena e come se non bastasse,  il detective notò con grande sconforto che mancavano due ore all'ora precisata nella strana lettera.

"Certo che poteva anche spedirmela prima!" Pensò dirigendosi furente di rabbia verso l'armadio per trovare qualcosa di decente da indossare per l'evento.
"Se voglio arrivare puntuale devo partire molto prima, il castello dista due ore di macchina da quì...Ah ma chi me l'ha fatto fare!"
Aggiunse mettendo in moto l'automobile.


Nel contempo, altre cinque persone ricevettero la lettera e rimasero ugualmente stupite e perplesse leggendone il contenuto.


Giunto al  suddetto castello, Duncan scese velocemente dalla macchina, affrettandosi a raggiungere l'entrata sopraffatto dalla forza del vento che minacciava di scoperchiare l'automobile talmente tanto era forte.
Tutt'intorno a se era buio, caliginoso e una fitta nebbiolina oscurava dispettosamente la vista.
Il detective premette una mano all'altezza del petto, avvertendo la forma della rivoltella sotto le sue dita come per garantirsi la sicurezza. Non era un tipo preveniente lui. Amava solamente sentirsi al sicuro portando l'arma sempre con se. Troppe cose si imparano se porti avanti un mestiere come quello, soprattutto in casi dove pazzi psicopatici ti invitano in un castello abbandonato alludendo ad una "cena con delitto."

<<  Tsk. - bofonchiò l'uomo avanzando lentamente- chissà se tenterà di uccidermi appena faccio un passo dentro quella baracca. >> Ironizzò con una punta di irritazione.

Portandosi avanti lentamente fino al cancello arrugginito, spinse delicatamente l'entrata in ferro notando con immenso piacere che era aperto. Il "cortile" se si poteva definire tale un ammasso di erbacce con cespugli di rovi quà e là, conteneva al suo interno un pozzo ormai chiuso, ma che ebbe l'onore di far rabbrividire il detective dalle dita dei piedi alla punta dei capelli.
Senza perdere altro tempo nella contemplazione del relitto medioevale, si spinse fino al portone di ingresso bussando con decisione.

Quando finalmente qualcuno si degnò di aprirgli, all'improvviso un mattone staccatosi stranamente dalla cima della costruzione piombò addosso a Duncan che riuscì a evitarlo per un soffio.
<< Ma cosa...!? >> Balbettò una volta ripreso dallo spavento.
Alzando gli occhi si accorse che un maggiordomo lo fissava con occhi vitrei e vuoti, senza proferir parola.
Il detective si affrettò ad entrare per evitare che qualche altra diavoleria gli precipitasse in testa.
<< Signore, si sente bene? >> Domandò il maggiordomo cieco.
<< Mi sentirei meglio se fossi a casa mia invece di rischiare di essere spiaccicato da "massi piovuti accidentalmente dal cielo". >> Riprese il detective con una punta di perfido sarcasmo e squadrando da capo a piedi il maggiordomo.
Nel frattempo il pover uomo cercava di scusarsi balbettando qualcosa che Duncan non riuscì a recepire.

<< Non ti scaldare troppo Evans, in fondo sei un detective no? Non dirmi che hai paura di venire ammazzato da uno psicopatico che i invita a cena.  >> Inveì una voce graffiante di donna alle sue spalle.
<<  Heather Houston, che piacere sentire la tua voce isterica! >> Replicò Duncan fissando con disprezzo la sua interlocutrice. Heather era una detective dell'età di ventisette anni,  tanto giovane quanto sveglia e furba. La sua figura slanciata rendeva l'idea di una donna atletica e pronta a tutto per il suo lavoro.
<< Non ti preoccupare Evans, non ci sono solo io, nel salotto ci sono altre quattro persone che vorrebbero rivederti. >>  Affermò la donna voltandosi e facendo oscillare i suoi lunghi capelli neri.
<< Tsk, non dirmi che sono quegli incapaci con cui abbiamo lavorato al caso del serial killer! >> Continuò Duncan guardandosi intorno con diffidenza.
<< Si Duncan siamo noi, piacere di rivederti. >> Era stata una donna di altezza media, con capelli neri lunghi fino alle spalle striati con piccole meches blu a parlare. Anche lei come tutti gli altri non aveva più di trent'anni.
Il detective Evans roteò gli occhi: l'ultima volta che aveva lavorato con loro se n'era pentito amaramente,   poichè  credendosi superiore ai collaboratori, avrebbe preferito agire da solo.

La sala da pranzo in cui era appena entrato era molto sfarzosa: nel muro erano appesi svariati quadri e teste di animali imbalsamati, mentre il pavimento era ornato con dei tappeti indiani di altissimo pregio. La tavola era ovale, già apparecchiata e con al centro un candelabro la cui fiamma emanava luce fioca. Il caminetto era in pietra e la la lingua di fuoco cremisi crepitava con prepotenza.

<< Ah ci siete tutti! Gwen Smith, Geoff Tex e sua moglie Bridgette, Noah Madan, Alejandro Burromuerto... >>  Esclamò non appena vide gli altri detective.
<< Duncan vedo che non hai perso le tue manie di protagonismo. Be' sappi che l'unico incapace qui sei tu. >>
<< Geoff ma come siamo scorbutici oggi! Mmh, vediamo se questo basta per farti chiudere quel forno... - fece una pausa per riflettere poi continuò con un sorriso beffardo dipinto in volto - noto che ti sei dato alla pazza gioia ultimamente; inoltre hai fatto una bella vacanza ai tropici trascurando per molto tempo il lavoro. Spero comunque che tu non sia così tanto arrugginito, altrimenti stasera sarai solamente d'intralcio. >>
Il ragazzo biondo arrossì profondamente oltraggiato, ma non si perse d'animo.
<< Non mi metterai a tacere con le tue deduzioni da quattro soldi. Inoltre non c'è motivo per me di discutere con un poveraccio come te! >>
<< No, mio caro, io mi limito ad una paga di settecento dollari al mese. Quella da te menzionata era solamente un'aspra conseguenza. La differenza fra noi due è la seguente: io mi faccio il culo ogni giorno rischiando la vita per acciuffare criminali e pazzi psicopatici che non vedono l'ora di aprirti in due, e cosa ottengo? Una misera paga, mentre tu te ne stai in ufficio con il tuo regal deretano incollato alla poltroncina di pelle sorseggiando allegramente un caffè. Ecco perchè preferisco lavorare da solo. Ah, guarda un po' qua - disse voltandosi ed indicando un buco nella giacca dello smoking bianco - questo fottutissimo buco me lo sono procurato grazie ad uno stronzo che mi sparò alle spalle proprio una settimana fa.>>  Concluse squadrando con aggressività il suo interlocutore.

<< Ehi Duncan calmati, non siamo venuti qui per litigare. >> Affermò Gwen appoggiando una mano sulla spalla del detective sorridendogli amichevolmente.
Loro due non erano effettivamente solo colleghi di lavoro, ma si frequentavano spesso trascorrendo numerose serate nei cinema a guardare film horror, il loro genere favorito, oppure riflettevano insieme su alcuni casi.
<< Hai ragione,  non è il caso di discutere con certi individui. >>
<< Piuttosto, per quanto tempo dobbiamo aspettare qui impalati prima che arrivi quel pazzo che ci ha invitati? >> Domandò Heather versandosi del vino in un bicchiere di cristallo.
<< Ehi chica, non dirmi che hai paura! >> Rispose Alejandro cingendole la vita con un braccio.
<< Burromuerto! Leva immediatamente la tua sudicia mano e tieni i tuoi tentacoli aderenti al TUO corpo! >> Esclamò lei allontanandosi dall'ispanico. Fra loro c'era una guerra all'ultimo sangue non ancora conclusa da quando si conobbero due anni prima.

All'improvviso fece ingresso nella sala da pranzo, dove erano i sei detective, il maggiordomo cieco.
<< Buonasera a tutti gentili ospiti, volevo chiedervi se potreste sedervi a tavola, tra poco arriverà la vostra cena. >> Disse con voce pacata e con espressione impassibile.

I presenti si guardarono perplessi, e quando il maggiordomo se ne fu andato, i detective si sedettero  in tavola a seconda del segna-posto. 
<< Ragazzi, non so voi ma secondo me questa storia puzza... >> Disse Noah sedendosi a tavola dove il segna-posto indicava il suo nome.

"Ben detto... farete meglio a guardarvi le spalle stasera. " Pensò tra se e se l'artefice di quel ritrovo di detective osservando i sei investigatori da due fessure per gli occhi di un quadro.






Angolino autrice.

Salve a tutti ^^
Rieccomi quì con una nuova long!
Come ho scritto nell'introduzione mi sono ispirata al film "Invito a cena con delitto" per scrivere questa storia, beh ve lo consiglio vivamente, è uno dei miei film preferiti!

In questa fic, alcuni dei nostri amatissimi concorrenti vengono invitati al "Blood Castle" per una "cena con delitto".
Cosa vorra dire? Chi è la misteriosa figura che spiava i detective in sala da pranzo? Chi è l'artefice di questa riunione?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo ^^

Ah, per chi stesse seguendo la mia long "Choose what your heart suggests", sappiate che lunedì 2 parto per la montagna e quindi prima di lunedì 9 non posso aggiornarla, però in vacanza vi posso assicurare che scriverò il capitolo ^^
Anche per questa fic vale la stessa cosa, pero comunque di riuscire ad aggiornare prima di partire poichè ho quasi finito di scrivere anche il secondo capitolo :)

Ah e visto che ci sono... Buon anno! ^^ Un bacio,

Vostra Ellen




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Capitolo 2
*** Capitolo II - Un'assurda richiesta - ***


Invito a cena con delitto


Capitolo II - Un'assurda richiesta -


















Ormai i sei detective si erano completamente abituati al clima tetro e misterioso del castello, e avevano cominciato a parlare a tavola tra di loro del più e del meno.
Inaspettatamente, Gwen alzò la voce richiamando l'attenzione di tutti i presenti.

<<  Non vi siete accorti anche voi delle strane posizioni qui a tavola? Ad esempio Geoff e Bridgette, non dovrebbero stare vicini come lo sono ora, poichè solitamente ad una cena con degli ospiti è usanza comune che la moglie stia di fronte al marito e non al suo fianco. >>
<< Hai ragione Gwen,  ottima osservazione. Noah ti dispiacerebbe fare cambio posto? >> Chiese Geoff riferendosi all'indiano di fronte alla moglie.
<< Certo, come vuoi tu. >>
Non appena i due si alzarono due spade caddero e si piantarono nel legno della sedia fra gli sguardi stupefatti di tutti.
<< Accidenti ma cosa… Gwen ci hai salvato la vita! Se non ci fossimo alzati… ora saremmo spiedini di carne! Grazie. >> La ragazza in questione sorrise a entrambi.
<< Comunque, non dobbiamo abbassare la guardia amici miei. Quì non c'è da star tranquilli. >> Esordì Alejandro.
<< Ma dai? L'avevamo capito tutti. Solo tu caschi dal pero.>> Replicò Heather vomitando quelle parole cariche di acidità.
<< Ti ringrazio mi amor, gentile come sempre. >> La mora roteò gli occhi esasperata.

<< Signori eccovi da bere, presto arriverà anche il cibo. >> Disse il maggiordomo entrando nuovamente della stanza con un vassoio in mano. Era un uomo di colore, alto e robusto e incuteva parecchio timore con i suoi occhi vitrei e privi di espressione.
<< Come no! Quanto presto? >> Esclamò Duncan al limite della sopportazione.
<< Vogliate scusarmi signore, ma la cuoca ha avuto... qualche problema in cucina. >> Rispose.
<< Duncan sei sempre il solito rozzo e maleducato! Non cambierai mai. >>
Ora Heather aveva preso le difese del povero maggiordomo che si dileguò nell'ombra del corridoio dopo aver appoggiato il vassoio con i bicchieri.
<< Taci Heather. Se c'è una persona che deve chiudere la bocca quella sei tu! >> Le ringhiò contro Duncan.
<< Ora basta litigare come dei bambini. Alla salute, piuttosto! >> Affermò Noah prendendo un bicchiere di vino rosso dal vassoio.
<< Già... a quel pazzo psicopatico che vuole farci fessi... >> Aggiunse Duncan piuttosto irritato.
<<  Fermi! Non bevete! >> Esclamò ad un certo punto Geoff.
<< Cosa c'è, festaiolo? >>
<< Duncan, poi mi ringrazierai per questo intervento. Dentro questi bicchieri c'è del veleno. - fece una pausa mentre tutti lo squadravano increduli - si chiama "Stricnina" ed è un alcaloide molto tossico, e credo che con ogni probabilità la dose che hanno messo nei nostri bicchieri è mortale per ognuno di noi. >>

Detto questo, tutti appoggiarono il bicchiere sul tavolo eccetto Duncan che lo fissava con aria di sfida.
<< Ti sbagli Geoff. In questi bicchieri non c'è nessun veleno tranne che nel tuo. Ne vuoi la prova? >>
Il detective portò il bicchiere di cristallo alle labbra per berne il contenuto sotto gli occhi increduli e preoccupati di tutti.
<< Visto? Sono ancora intero. Colui che ci vuole vedere stecchiti ci conosce bene. Infatti si aspettava che tu Geoff, avendo frequentato corsi di medicina e simili, conoscessi le proprietà chimiche dei veleni e di conseguenza a riconoscerli con l'olfatto. >> Concluse sorridendo soddisfatto.
<< Bravo Duncan, i miei complimenti. >>  Rispose il biondo applaudendo con una smorfia stizzita dipinta sulle labbra.
All'improvviso un lampo squarciò il cielo dominato dalle caligini e si spense inaspettatamente la luce.
<< Restate tutti fermi dove siete! >> Gridò Noah cercando di calmare la situazione.
<< Avanti vieni fuori codardo! Dove ti sei nascosto!?>> Duncan era furioso; ormai era esasperato da tutto quell'alone di patetico mistero. Oltre che avere una pazienza abbastanza limitata, non poteva sopportare di essere coinvolto in una stupida cena "con delitto" con degli inetti.
<< Sono qui davanti a te, mio caro ospite. >> Esordì una voce tonante e profonda.
D'un tratto le luci si riaccesero, e la stanza era di nuovo tanto illuminata da permettere ai detective di conoscere il volto dell'artefice di quella buffonata.

Tutti e nessuno escluso, erano rimasti a bocca aperta non appena avevano riconosciuto l'uomo seduto a capotavola: la persona più egoista, narcisista ed egocentrica che i giovani investigatori avessero mai conosciuto. Capelli neri, occhi color pece ridotti a fessure a causa della sua espressione schernitrice... Tutto riportava ad un unico individuo, il milionario più megalomane più conosciuto della località: Chris McLane.
<< Ma tu sei... no impossibile, sei davvero tu il pazzoide che ci ha riuniti qui col pretesto di una cena con delitto!? Io ti ammazzo! Hai rischiato di farci schiattare! Maledetto vieni qui! >> Duncan si alzò dalla sedia con l'intento di fiondarsi dal milionario e strozzarlo con le sue mani.
Noah e Gwen, seduti accanto a lui, furono però più lesti e riuscirono a placare in tempo il suo impeto di rabbia.
Intanto Chris sedeva a gambe incrociate celando ogni espressione. Non dava segni di preoccupazione.
<< Ricorderete tutti del caso di cui ci occupammo tutti noi due anni fa. Ebbene voi stupidi incapaci,vi siete appioppati il merito, nonostante avessi concluso io il caso per primo. >>
<< Ricordi male, milionario da due soldi. L'unico incapace eri tu, che ostacolavi le ricerche! >>
Sbraitò Heather irritata per l'accusa.
Chris continuò noncurante delle reazioni dei presenti.
<< Allora dimostratemelo. Dimostratemi che siete degni del titolo di "abili detective", come la gente vi descrive. Datemi le prove della vostra furbizia e del vostro infallibile intuito. Questa notte, precisamente allo scoccare della mezzanotte, avverrà un delitto, e l'assassino e la vittima sono seduti in questa tavola. >>

Nella sala aleggiarono esclamazioni che esprimevano incredulità.
<< Colui che svelerà il mistero prima dell'alba, riceverà in premio un milione di dollari. >> Batté le mani un paio di volte, poi la luce della stanza si spense per un momento per poi riaccendersi e svelare la figura di Chris seduto nel capo del tavolo opposto a quello dove era prima, sotto gli occhi sbalorditi di tutti.
<< Io me ne vado, questa "cena con delitto" è una stronzata ideata da questo psicopatico per prenderci tutti in giro! >> Affermò Duncan alzandosi, ma venne interrotto dalla voce di Chris.
<< Tu non andrai da nessuna parte, mio caro detective. Tutte le uscite sono chiuse, e non ve ne andrete da questo castello prima del sorgere del sole! >>
Il milionario ripetè lo stesso numero di prima, volatilizzandosi dalla sala da pranzo, lasciando spazio ad innumerevoli interrogativi.

Intanto nella stanza era piombato un silenzio assordante, che fu spezzato dalla voce di Alejandro.
<< Ascoltatemi bene, se vogliamo salvarci la pelle ed evitare che avvenga l'omicidio, propongo di restare tutti qui seduti e tenerci per mano, cosicché nel caso quell'idiota di Chris usasse i suoi trucchetti da due soldi saremmo tutti uniti. Oppure in alternativa se proprio il delitto dovesse avvenire saremmo comunque tutti qui, tutti testimoni. Ci state? >>
Heather sbuffò: << Tanto ormai non abbiamo niente da perdere qui…>>

Così si strinsero tutti per mano, formando un cerchio attorno al tavolo.
I minuti passarono, e il tempo pareva essersi fermato. Mancavano solamente quarantacinque minuti all'ora prefissata, e l'ansia si stava a poco a poco impadronendosi degli investigatori.

Duncan stringeva la mano di Gwen, e di tanto in tanto le sorrideva  facendole coraggio.

Ad un tratto, un urlo agghiacciante aleggiò per le pareti del castello facendo balzare il cuore in gola ai ragazzi.





Nota dell'autrice

Salve! ^^
Scusate l'immenso, imperdonabile, spropositato ritardo, ma non ho avuto molto tempo per scrivere...
Spero che vi sia piaciuto :)

Vostra Edelvais ( ex Ellen per chi non mi riconoscesse)




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Capitolo 3
*** Capitolo III - Il primo misterioso delitto - ***


Invito a cena con delitto



Cap. III
Il primo misterioso delitto

 










<< Cos'è stato!? >> Gridò Bridgette spaventata. Ormai era abituata ai pericoli mestiere del marito, ma era una donna piuttosto sensibile  e si lasciava travolgere dalle emozioni facilmente.
Geoff cercò di tranquillizzarla stringendole la mano.
<< Stai tranquilla, sono sicuro che non è successo niente di grave. >> Ma la sua espressione tradiva le sue parole.
<< Oh ma certo, non è successo niente di grave - Duncan imitò la voce del biondo - ma stiamo scherzando!? Io vado a vedere! >> Il detective si alzò,  determinato a scoprire la fonte di quell'urlo agghiacciante.
<< Duncan tu non ti muovi di lì, chiaro!? Non andrai da solo! >> Intervenne Noah.
<< D’accordo , Gwen vieni con me? >> La mora annuì.
<< Verrò anch'io! Così ti dimostrerò che i soldi che guadagno me li merito tutti, fino all'ultimo centesimo!>>
Esclamò Geoff. Duncan storse la bocca in una smorfia di disapprovazione.
<< Allora alza il tuo regal deretano da quella sedia e cammina. >> Replicò, acido.
<< Stai attento… >> Disse Bridgette al marito, il quale le sorrise dolcemente per rassicurarla.

Chris McLane aveva lasciato un mazzo di chiavi appese in un gancino accanto alla porta dalla quale si accedeva alla sala da pranzo, dove erano loro.  Gwen le afferrò e aprì la porta: davanti a loro vi erano tre diramazioni.
<< Ascoltate, al nostro ritorno busseremo tre volte di seguito, chiaro? >> Gli investigatori annuirono.
<< Bene, possiamo andare. >> Continuò Geoff chiudendosi alle spalle la porta.
<< E quale dei tre corridoi seguiamo?>>
<< Semplice Gwen, dobbiamo dividerci. >>
<< Ma Duncan… - fece per replicare, ma notando che ormai gli altri due erano già spariti per i corridoi, decise di rinunciare - bah, fate un po’ come volete… tsk, uomini: cocciuti e ostinati! >>Brontolò.
 
Duncan camminava speditamente per il corridoio decorato con tetri quadri di atroci stragi e ritratti di persone che sembravano seguirti con lo sguardo. Ma il detective non se ne curò, l'unica cosa che gli premeva era il milioncino che quello psicopatico di Chris aveva messo in palio. Non avrebbe di certo fallito, di questo era sicurissimo.

"Ma questa catapecchia è un labirinto!" Si ritrovò a pensare svoltando l'ennesima volta, finché non si accorse con orrore che il corridoio era giunto al termine e senza nessuna porta o varchi di alcun genere.
Con rabbia sferrò un calcio contro il muro, notando però che a differenza delle pareti adiacenti sembrava costruito con un materiale estremamente leggero e fragile.
Sorrise soddisfatto.

<< Chris? Se mi senti, sappi che esisterà sempre uno più furbo di te! >> Detto ciò, si scagliò contro la parete prendendo quanta più rincorsa possibile intento a buttare giù il muro a spallate. Qualcosa andò storto, e Duncan inciampò in un tappeto poco prima dell'impatto con il muro, e finì a dare una testata contro di esso.
<< Ahia! Maledizione! >> Si ritrovò così a rotolarsi a terra dal dolore e a imprecare a più non posso.
 Nel contempo, una risata aleggiò per il corridoio stretto. Una risata estremamente familiare all'orecchio del detective.
<< Chris, questa me la paghi! >>  
 

Geoff fu molto più fortunato di Duncan. Proseguì per il corridoio per alcuni metri, per poi ritrovarsi davanti ad una porta. Esitò un momento, poi la aprì ritrovandosi nell'ambiente caldo e accogliente di una cucina.
Appena mosse un passo dentro la stanza, notò che il maggiordomo cieco era seduto a tavola di spalle e a testa china.
<< Signore? Mi scusi, ha sentito anche lei un urlo? Signore? - chiese avvicinandosi alle sue spalle - Mi sente?>> Geoff alzò un sopracciglio sospettoso, ma quando fu abbastanza vicino alla figura dell'uomo,  capì al volo quel che era accaduto: l'uomo era seduto inerme con la testa appoggiata al tavolo e accanto al suo corpo privo di vita vi era una tazzina con dentro del caffè.
<< Oh mio Dio, devo avvertire gli altri! Quest'uomo è morto! >> Gridò.

All'improvviso, una parete della cucina crollò davanti agli occhi esterrefatti di Geoff, rivelando la figura inconfondibile di Duncan con una gamba di un mobiletto in mano come fosse una mazza da baseball.
<< Non avere troppa fretta festaiolo, tanto il crimine lo risolverò prima io. >> Esclamò con aria di sfida.
<< E tu da dove sbuchi!? >> 
<< Ho buttato giù il muro con questo pezzo di legno. Era costruito di un materiale molto fragile. Quel cretino di Chris ci ha fatto seguire tre corridoi diversi, ma tutti e tre portano alla stessa stanza. A quanto vedo è la cucina. >> Duncan si avvicinò rapidamente al cadavere del pover'uomo, appoggiando due dita nella pelle fredda del collo del maggiordomo.
<< Eh si, è proprio stecchito! >>
<< Ma se hai detto che tutti e tre i corridoi portano qui, allora Gwen dov'è? >>
Duncan alzò le spalle. << Non ne ho idea. >>
 

Intanto Gwen si stava avventurando per il terzo corridoio. Sembrava tutto assolutamente normale: ritratti di famiglia ornavano le pareti e i tappeti pregiati giacevano nel pavimento celando le mattonelle.
Normale se non fosse stato per il fatto che, percorsi alcuni metri, il pavimento sotto di lei cedette, facendola precipitare in quello che pareva il seminterrato.
"Oh fantastico! Ma perché capitano tutte solo a me? Scommetto che quell'ingrato di Duncan ora se la stia spassando a risolvere il caso!" Pensò massaggiandosi la schiena dolorante a causa l'impatto con il pavimento di pietra.
<< Be', non mi resta che scoprire come uscire di qui. >> Sbuffò incamminandosi.
Il seminterrato sarebbe stato completamente buio se non grazie alla luce che proveniva dal buco nel quale era caduta Gwen. Inoltre era costruito interamente in pietra, e dava l'impressione di un luogo molto tetro e angusto.
D'un tratto vide nel soffitto quella che poteva sembrare una botola. Provò più volte a sollevarla, ma senza alcun risultato.
<< Ma guarda te in che situazione mi sono cacciata! Maledetto Chris! Ehi qualcuno lassù! Mi sentite? >>
Gridò battendo ripetutamente i pugni contro quell'asse di legno.
 
<< Ehi, hai sentito anche tu? >> Esclamò Geoff.
<< Si, questa è la voce di Gwen! Proviene dal… pavimento? >> Rispose Duncan storcendo la bocca.
Entrambi si avvicinarono al punto in cui udivano le grida della ragazza e il moro, notando una rientranza in un asse di legno del pavimento e intuendo di cosa si trattasse, la sollevò senza molta fatica, rivelando la figura esile di Gwen sorpresa e felice di vederlo.
Duncan l'aiutò a issarsi nel piano superiore al seminterrato, e una volta in piedi nella cucina, sospirò sollevata.
<< Credevo di morirci lì dentro! Ma quello è… >>
<< Il maggiordomo Hatchet, deceduto per avvelenamento da cianuro. >> La precedette Geoff indicando la tazzina del caffè accanto al cadavere.
<< Dobbiamo tornare subito dagli altri e avvisarli! >>  Replicò Gwen.
Gli altri due annuirono incamminandosi verso la sala da pranzo, ma non appena aprirono la porta della cucina, si ritrovarono ad appena  dieci piedi da essa.
Tutti e tre si scambiarono occhiate confuse e stupite.






Nota dell'autrice.

Salve a tutti :)
 Innanzitutto devo scusarmi per aver ritardato di secoli un bel po' di tempo l'aggiornamento.
Poi ringrazio tutti quelli che mi seguono, grazie mille ragazzi :D
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Un bacione,


Vostra Ed.





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Capitolo 4
*** Capitolo IV- Il mistero s'infittisce- ***


Cap. IV  Il mistero s'infittisce





 
<< Ma… prima non erano tre i corridoi? Insomma, da dove eravamo partiti noi, c'erano tre diramazioni... dove sono finite? >>  Domandò con perplessità Gwen, scambiando occhiate tentennanti con i due ragazzi.
<< Sarà sicuramente uno degli stupidissimi trucchetti di quel pazzo. >> Borbottò Duncan muovendo un passo nel corridoio, con la sua solita aria corrucciata. Ma non appena appoggiò la scarpa sul pavimento marmoreo…
<< Attento! >> Gridarono all'unisono  Geoff e Gwen, notando all'istante il pericolo che incombeva su Duncan. Entrambi lo afferrarono per il colletto dello smoking trascinandolo indietro, mentre due spade cadevano dal soffitto andandosi poi a schiantare contro il marmo gelido del pavimento, scheggiandolo.
Il moro osservava allibito le armi precipitare al suolo un istante dopo che Gwen e Geoff lo avevano tratto in salvo.
<< M-ma q-quello psicopatico ci vuole morti! >> Farneticò con il cuore che ancora batteva a mille.
Gwen sbuffò: << Come vorrei non aver mai lavorato con quello squilibrato! Sarà la millesima volta che tenta di ucciderci! >>
<< Si, però ora dovremmo tornare dai nostri, a meno che qualche imbecille di turno non voglia rischiare nuovamente di farci ammazzare! >> Replicò Geoff lanciando un'occhiataccia accusatoria a Duncan.
<< Ehi vedi di chiudere quella boccaccia o il prossimo che rischia di morire sarai tu e non sarà per mano di quel pazzo! >> Ringhiò Duncan mostrandogli la mano chiusa a un pugno minaccioso.
<< Ehi ehi voi due! Smettetela! Dobbiamo tornare nella sala da pranzo ad avvertire gli altri. >> Si intromise Gwen separando i due litiganti, i quali sbuffarono sonoramente dandosi le spalle.
< E allora muoviamoci, non voglio stare un minuto di più con quest'idiota. >> Bofonchiò Duncan immettendosi nuovamente nel corridoio, esitando un momento, per timore di incontrare per una seconda volta ostacoli letali, prima di procedere fino alla porta della sala da pranzo.

Giunti davanti al fantomatico ingresso da cui si accedeva alla sala da pranzo,  Gwen bussò ripetutamente per tre volte di seguito, ma al contrario di come si aspettavano, non accadde nulla; nessuno venne loro ad aprire.
<< Via, devi bussare con più enfasi, così non ti sentiranno mai! >> Esclamò Geoff scostando con poca grazia la ragazza e cominciando a battere sul legno della porta con vigore. Stessa reazione precedente.
<< Lascia fare a me, incapace che non sei altro! >> S'intromise Duncan, arrotolandosi le maniche della giacca e preparandosi a buttar giù quel "pezzo di legno".
Presa la rincorsa, il detective diede una potente spallata contro la porta, che si spalancò improvvisamente dinanzi a loro.

Con enorme e palese sorpresa per gli investigatori, si ritrovarono davanti ad una sala da pranzo completamente vuota.
<< Com'è possibile!? Non ditemi che quegli inetti se la sono svignata! >>
Duncan era furioso; non avrebbe accettato oltre quella buffonata ed era certo che presto avrebbe risolto il mistero guadagnandosi quell'agognato milioncino. Già… gliel'avrebbe proprio fatta vedere a quell'incapace di Geoff!
Gwen si portò una mano al mento, pensierosa.
<< Secondo me… - rifletté ad alta voce - Chris ci vuole incantare con i suoi maledetti trucchetti: i suoi spostamenti da un capo all'altro del tavolo in pochissimi secondi, le luci che si accendevano e si spegnevano improvvisamente, e ora ci vuol far credere che dentro questa stanza non c'è anima viva, che gli altri detective sono scomparsi. >>
<< Quello che vuol fare è incuterci timore. Ma non ha ancora capito con chi ha a che fare! >>
Sbottò il moro, furioso; Geoff assentì, per la prima volta d'accordo con il rivale.
Gwen li ignorò. Stava studiando attentamente lo stipite della porta, quando scorse l'angolo di quello che doveva essere un fogliettino di carta, incastrato fra il muro e il legno.
Lo estrasse delicatamente, e rimase stupida del suo contenuto:

" Se d'acume volete brillar
la soluzione dovrete trovar.
La stanza vuota ai vostri occhi appar
ma contro il tempo dovrete lottar.
Le lancette scorrono veloci,
dal lato opposto sono i vostri amici.
Dieci secondi da ora
poi le giuste porte del tempo aprir si dovran."

La giovane detective inarcò un sopracciglio.
"Che poesia contorta…" Pensò rileggendola cercando di capirci qualcosa.
Duncan le si avvicinò incuriosito.
<< Che roba è? >> Domandò aggrottando le folte sopracciglia.
<< Una filastrocca piuttosto inquietante, ritengo che sia opera di quel pazzo maniaco che ci ha rinchiusi qui dentro. >>
<< Ma cosa significa? >>  Si intromise Geoff, che fino a quel momento se n'era tornato in cucina a esaminare il cadavere.
<< Non lo so… Ma credo che abbia a che fare con il fatto che nella stanza non abbiamo trovato anima viva.>>
<< Allora non ci resta che analizzarla. Scommetto che quel furbetto ha scritto quella roba e ha fatto in modo che la trovassimo senza difficoltà. E' una sorta di indizio, ci vuole mettere alla prova. >> Disse il biondo facendo scorrere gli occhi sui versi del componimento.
<< Be', le prime due righe non sono così complicate, piuttosto è delle due che seguono che non riesco a capirne il significato -, aggiunse Duncan - "Contro il tempo dovrete lottar…" Tsk. Non mi dice assolutamente nulla. >>
<< Saltiamo subito agli ultimi due versi. Secondo me con quei "dieci secondi", allude al tempo che dovremmo attendere prima di riaprire le porte. >>
Detto questo, Gwen si avvicinò alla porta per poi cominciare a contare fino a dieci. Dopo di che la aprì, questa volta con successo.
Si ritrovarono di nuovo dentro la sala da pranzo popolata dai loro colleghi investigatori, che sobbalzarono dai loro posti non appena videro entrare i tre detective.
Duncan e Geoff erano sbalorditi.
<< Gwen, ma come ci sei riuscita? >> Balbettarono sorpresi.
<< Una volta ho visto alla televisione un numero di un mago, che si esibiva con un gioco di specchi. Evidentemente, data la grandezza di questo castello, è riuscito a fare la medesima cosa, comandandoci a proprio piacimento e facendo in modo ci confonderci. E' molto complicato sia da spiegare che da mettere in pratica, quindi non starò a illustrarvi come ci è riuscito. Questo l'ho intuito dai versi che dicevano: "… dal lato opposto sono i vostri amici…" e da qui mi è venuto in mente il trucco di quel mago. Inoltre "le porte del tempo", come le chiama lui, non sono altro che le ante della porta che abbiamo aperto adesso. La "lotta contro il tempo" è solamente il tempo che abbiamo per risolvere il caso prima dell'alba. >>
<< Brillante deduzione, complimenti! >> Duncan sorrise dandole una lieve e amichevole pacca sulla spalla.
Geoff approvò annuendo, poi si precipitò dalla moglie che lo attendeva ansiosa, abbracciandola.
<< Oh Geoff! Ero così in pena per te! Avete scoperto qualcosa? >> Esordì Bridgette tra le braccia del marito.
<< Be' cara, abbiamo trovato morto il cameriere, ma non è lui l'artefice dell'urlo che abbiamo sentito poco fa. >>
<< Purtroppo è morto a causa del cianuro presente dentro la tazza di caffè che si stava accingendo a bere. Quindi ne deduciamo che qualcun altro è in pericolo. - Continuò Gwen. << In ogni caso nessuno di noi è uscito da questa stanza, quindi nessuno di noi potrebbe nemmeno lontanamente essere il carnefice. >>
<< Dobbiamo tornare a cercare chi è stato a gridare, potrebbe essere in serio pericolo… >>
<< No Geoff, questa volta andremo noi tre.  >> Disse Noah indicando se stesso, Alejandro e Heather.
Duncan, Gwen e Geoff annuirono, lasciando posto ai tre detective che questa volta uscirono dalla stanza da pranzo dalla porta opposta da quella da cui erano arrivati i primi tre.
<< Buona fortuna! >> Gridò Bridgette, che nel frattempo si era avvicinata al marito, sempre più preoccupata per la misteriosa faccenda.
<< Non osare toccarmi, parlarmi o anche solo pensarmi! >> Sibilò Heather una volta fuori dalla stanza, notando che Alejandro le si era fatto più vicino, con quel suo detestabile sguardo strafottente.




Nota dell'autrice ritardataria

Salve! ^^
Innanzitutto volevo scusarmi per il mega ritardo con il quale ho aggiornato. Ma la scuola mi stava opprimendo, e non riuscivo quasi mai a trovare un po' di tempo per continuare a scrivere, mi dispiace, perdonatemi!

In ogni caso, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e mi dispiace se nel precedente chappy non sono stata chiara nell'ultimo pezzo, ma volevo lasciare in sospeso la vicenda, per poi chiarire ogni dubbio con il capitolo a seguire.

Grazie a tutti!

Vostra Ed.






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