You can't see me, no, like I see you

di ItsLaylaHere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm like a bottle of pain ***
Capitolo 2: *** Our love will be forever ***



Capitolo 1
*** I'm like a bottle of pain ***


Non volevo svegliarmi quella mattina: era il primo giorno di scuola dopo le vacanze natalizie, faceva freddo fuori, nonostante il riscaldamento acceso perennemente in questa stagione. Era presto, troppo presto: fino al giorno prima ero solita svegliarmi alle undici, ora non potevo svegliarmi quattro ore prima, era troppo.. stressante.
-Dai, sveglia dormigliona, o farai tardi all'uscita di oggi!- era Taylor, Taylor Momsen, per la precisione. Era la mia migliore amica da anni ormai ed era anche una sorta di diario personale vivente. Io e lei eravamo state sempre insieme, soprattutto nei momenti difficili. Suo padre era morto in un incidente stradale, proprio come mia madre.
-Fanculo, ti odio. Fammi dormire ancora un po'- avevo un tono di voce strano, quasi di supplica. Mi chiamavo Claire, castana, occhi verdi come smeraldi. Odiavo tutto e tutti da quando mia madre era morta schiantata contro un tir che andava contromano, ma con lei, beh, riuscivo ad aprirmi e confidarmi, potevo dirle di tutto e lei stava ad ascoltare. Parlavamo spesso per ore. Sapevo che per me non era una semplice amica, ma il mio piccolo mondo parallelo in cui potevo rifugiarmi quando stavo male o volevo sfogarmi.
Sentii che si era seduta accanto alle mie gambe e, inaspettatamente, mise le mani sotto le coperte per farmi il solletico. Cercai di resistere, ma iniziai a ridere e a maledirla contemporaneamente, poi mi alzai quasi subito. Mi sorrise e io ricambiai, poi mi avviai al bagno. Lei era già vestita, era sempre tremendamente puntuale, se non in anticipo. Mi feci una doccia veloce e mi vestii: maglia dei metallica e jeans scuri attillati. Tempo fa avevamo fatto una doccia insieme, ci eravamo schizzate e poi ci eravamo abbracciate, mentre lei aveva iniziato ad accarezzarmi la schiena e intanto io rabbrividivo al contatto con la sua pelle. Purtroppo, però, sentimmo un rumore ed uscimmo dalla doccia. Per quella mezz'ora ero stata in paradiso. Mi faceva star bene lei, anche fuori dalla doccia; ma vederla là, nuda e bagnata mi faceva impazzire.
Una volta uscita dal bagno presi lo zaino che giaceva ai piedi della sedia della mia scrivania e lei prese la sua borsa, poi andammo a prenderci qualcosa da mangiare alle macchinette in corridoio. Non c'era quasi nessuno là, molta gente si stava preparando all'uscita imminente. Gli alunni del terzo anno, i compagni di classe miei e di Taylor, e quelli del terzo si ammassarono in attesa dei professori davanti al grande portone d'ingresso del college. Era un antico edificio ottocentesco riadattato. Probabilmente era stato un albergo dell'epoca, se già esistevano, perché aveva centinaia di camere e stanze varie su tre piani: al piano terra c'era la segreteria vicino all'entrata, la palestra, la sala ricevimenti e l'aula insegnanti; al primo piano c'erano le aule delle varie materie, mentre al secondo e al terzo si trovavano tutte le stanze per gli studenti.
Mentre stavamo andando a vedere quell'odiosa mostra di statue per cui la prof. di storia dell'arte era impaziente, Taylor mi prese improvvisamente la mano. La guardai e mi sorrise; io ricambiai, non potevo fare altro. Speravo che anche lei ricambiasse i miei sentimenti, ciò che provavo per lei.
Tornate dall'uscita andammo a fare l'ultima ora, che purtroppo non ci avevano abbonato. Lasciai la mia migliore amica e mi diressi verso l'aula della professoressa di letteratura francese. C'erano alcuni miei compagni, in verità quasi tutti, già seduti, ero solo io la ritardataria. La prof. arrivò dopo qualche minuto, con la sua solita eleganza mescolata a severità e freddezza.
-Pagina 76, immediatamente- aveva una voce acuta, troppo stridente.
-Come voi forse sapete, anche la Francia ha dei poeti e scrittori che hanno fatto da modello per i contemporanei, proprio come Dante, Boccaccio e Manzoni per noi- continuò.
-Aspetti un secondo, avevo capito Vitelloni!- era una mia compagna che faceva una battuta, era la più spiritosa e allegra della compagnia. Io ed un altro ragazzo sorridemmo per l'intervento.
-Tu, tu e tu. Libretto- ordinò a me, al ragazzo e alla mia compagna che aveva commentato.
-No- risposi.
-Dammelo ora-.
-Mi stia a sentire ora. La mia compagna ha fatto una battuta spiritosa e noi due -indicai il compagno- abbiamo solo sorriso. Non può mettere una fottuta nota per questo, sa? Crede che la scuola sia tutto studio? No, cazzo, no! Si può fare una battuta ogni tanto -presi lo zaino e misi dentro il libro che avevo tirato fuori- sa una cosa? Se ne vada a fanculo!-. Uscii dall'aula, mentre la professoressa rompicoglioni era rimasta a bocca aperta.
Mi ritrovai in corridoio da sola. Me ne andai in camera, buttai lo zaino a peso morto sulla sedia e mi gettai sul letto, ancora disfatto dalla mattina.


Mi chiamavo Taylor Momsen, bionda, occhi azzurri, carina. Avevo un nome troppo stupido, avrei preferito Claire. Ah, Claire, la mia compagna di stanza e migliore amica. Amavo perdermi nei suoi occhi così verdi, adoravo abbracciarla, mi piaceva proprio, a dire la verità, ma avevo paura di dirglielo perché avrebbe potuto mandarmi a fanculo, non parlarmi più, andare via dalla mia vita. Purtroppo mi chiamavo così a causa di mia madre, quella sottospecie di puttana che insegnava matematica qua a scuola. L'odiavo: non mi amava, si ubriacava appena poteva, andava a letto con chiunque; probabilmente era rimasta incinta di me così. Non so come poteva insegnare in un college come questo, sinceramente: lei, così trasgressiva, qua. Non sopportavo le sue decisioni. Beh, ma anch'io non ero da meno nel fatto di essere una puttana: tutti mi vedevano così, solo come una da scopare una notte. Riuscivo ad essere me stessa solo con Claire perché mi capiva bene. Lei era una delle ragioni per cui ero ancora qui, a sopportare la sgangherata di madre che avevo ed i suoi amanti per una notte. Volevo urlarle in faccia tutto ciò che provavo.
Non avevo voglia di andare a lezione dopo la visita al museo dei gessi, quindi salutai Claire e mi diressi al dormitorio. Mi buttai sul letto e pensai alla mia vita e al mio futuro. Rimasi a riflettere per un'ora, forse due, poi mi venne in mente mia madre: non la vedevo da un po', così decisi di andare a cercare notizie sue. Mi diressi verso l'aula insegnanti, entrai, ma non c'era. Probabilmente era in classe, quindi tornai in dormitorio. Una volta finito l'orario delle lezioni tornai là, ma ancora nulla.

 

Nel pomeriggio tornai in classe a sentire quanto si era incazzata la prof. I miei compagni mi dissero che era diventata ancora più severa e mi avrebbe odiata a morte perché nessuno aveva mai osato sfidarla così. Poco m'importava, non sarei stata bocciata. Andai a cercare Taylor per raccontarle dell'accaduto, ma non la vidi. Incontrai Andrew, un amico che conoscevo da sempre. Era Andrew Biersack, ragazzo moro, occhi cristallini. Era del quinto anno, ma era più grande di noi di tre anni: aveva ripetuto una volta il primo, il terzo ed il quarto anno. Lo salutai a malapena perché andava di fretta, si stava dirigendo al dormitorio dei ragazzi, mentre io stavo raggiungendo il piccolo locale vicino al parcheggio per gli insegnanti adibito a mercatino di natale, dove avrei incontrato una mia vecchia amica, Veronique. Non era della nostra scuola, ma l'avevo invitata perché volevo stare un po' con lei e avevo approfittato di quell'occasione. Era una mia coetanea francese, veniva da Marsiglia, amava il lusso ed i vestiti, per questo faceva un istituto di moda. Eravamo tanto differenti, sì, ma ogni tanto mi piaceva abbracciarla. Fu così che la scorsi tra la gente che faceva la fila una volta entrata dall'ingresso per gli insegnanti, esclusivamente aperto a tutti per una delle rare volte in quattro anni che avevo passato là. Le corsi incontro e l'abbracciai a sorpresa.
-Claire, ciaaaaao!- urlò con la sua voce anche troppo zuccherosa.
-Verò, da quanto tempo! Tutto bene?-.
-Sì, dai. Tu?-.
-Bene!-. Non le dissi della litigata con la professoressa.
-Hey, guarda quel braccialetto très magnifique!- era estasiata da quella vista, amava qualsiasi cosa che brillava.
-Oui, ma chère, ma ora vieni con me? Vorrei prendere una boccata d'aria, sai che odio i posti troppo affollati- ci avviammo verso il parcheggio degli insegnanti. La scuola aveva due parcheggi: questo era il più piccolo, riservato ai professori e al preside, che abitavano fuori dalla scuola. Al centro aveva un'aiuola decorativa, dove si ergevano imponenti due grosse palme; il secondo, più ampio, era quello per gli studenti: era sempre pieno di motorini e di qualche macchina, c'era anche il posto per le bici. Io e Veronique ci sedemmo sul marciapiede che contornava la grande aiuola e osservammo la nebbia che ormai iniziava già ad avvolgere tutto. Ad un certo punto vedemmo una persona che usciva e andammo a nasconderci dietro alle palme. Era mio padre, insegnava qua come la madre di Taylor, e aveva un'aria strana, misteriosa. Si avvicinò sempre di più alla sua macchina, la aprì e prese una scatola che non avevo mai visto dal bagagliaio. Rientrò furtivamente, poi, nella sala e si mischiò con la folla. Non sapevo cosa aveva preso, ma sicuramente non mi aveva mai detto che aveva portato qualcosa a scuola. Non so se facevo bene a preoccuparmi, ma decisi di rientrare. Salutai la mia amica e mi diressi al dormitorio. Feci per afferrare la maniglia della porta della stanza che si aprì: era Taylor, stava uscendo.
-Taylor, ti ho cercata prima!-.
-Ehm.. scusa, sono andata a cercare mia madre. L'hai vista per caso?-.
-No, perché?-.
-Perché in aula insegnanti non c'era. Voglio andare a cercarla- era spaventata, si vedeva chiaramente. Le presi la mano e andammo insieme a cercare sua madre. Girammo tutta la scuola, poi ci dirigemmo verso la scala che portava ai sotterranei. Erano un posto da film: le pareti erano interamente costruite con pietre grigie, le stesse che si vedevano per terra. C'erano troppa umidità e freddo là sotto tanto che spesso i nostri respiri provocavano delle nuvolette di vapore. Come ci aspettavamo era là. Camminava barcollando su un paio di scarpe con tacco dodici a spillo, era sicuramente ubriaca fradicia. La seguimmo cercando di non farci scoprire, nascondendoci dietro qualcosa e camminando in punta dei piedi. Ad un bivio svoltò a sinistra e la osservammo attentamente. Seduto per terra con la schiena appoggiata al muro c'era Andrew, il nostro amico. Non potevo crederci, lui stava per cadere nel giro della madre di Taylor. La guardai, lei era incredula e stava per piangere. La mia migliore amica avanzò verso la donna proprio mentre questa stava entrando in uno stanzino con Andrew. Bloccai Taylor prendendola per un braccio, ma lei non si fermò ed iniziò a piangere e singhiozzare. Prese un grosso gesso enorme e scrisse velocemente “WC” sulla porta dello sgabuzzino dove si trovavano sua madre ed il suo amico.
-Vaffanculo puttana da quattro soldi- stava urlando tra i vari singhiozzi- questo è il tuo cesso dove puoi scoparti tutti quando vuoi, vero? Secondo te io non so niente? TI ODIO COGLIONA!- era fuori di sé. L'abbracciai e cercai di calmarla, le accarezzai un po' le guance e le asciugai quell'oceano di lacrime. In quel momento la porta si aprì e spuntarono Andrew e Martha, si chiamava così la madre della mia migliore amica.
-Fanculo coglione, non ti amo più!- era ubriaca, barcollava e si reggeva in piedi a stento.
-Ma..- Andrew non riusciva nemmeno a parlare; Martha gli tirò un calcio sulla coscia, tanto per peggiorare tutto.
-Che avete fatto?- era una domanda stupida. Avevano entrambi i vestiti sgualciti: Lei indossava un vestito cortissimo argentato, in parte alzato; lui aveva la camicia mezza sbottonata.
-Quel coglione si è rifiutato di baciarmi- disse, quasi sussurrò la donna. Andrew non sapeva che dire, era il ritratto dello stupore mischiato a terrore.
-Magari ti voleva sbattere al muro- cercai di difendere il mo amico. Davo del “tu” a quell'insegnante perché la conoscevo da anni. Lui si alzò e la prese per mano, poi vidi che salirono le scale per tornare su.
Andai a consolare Taylor, le asciugai le ultime lacrime, la presi per mano e la condussi in giardino. Là, in un angolino, c'era sempre una mia compagna che fumava, magari potevamo abbandonare tutto per una buona mezz'ora e concentrarci su qualche sigaretta. Una volta raggiunta la mia amica, io e Tay ci sedemmo sull'erba fredda.
-Anne, ciao!-.
-Hey Clà!-.
-Io e Taylor siamo qua per fumare un po'. Hai qualcosa di buono?-.
-Uhm.. Ho qualche sigaretta girata a mano, se vi interessa-.
-Ci accontentiamo!- passò una sigaretta a me e una a Taylor. Iniziammo a fumare e la mia si aprì quasi subito.
-Merda, si è rotta. Anne passami quello che stai fumando, faccio solo un tiro-.
-E' erba-.
-Non m'importa, per un tiro non è morto nessuno- fu così che mi passò la canna e feci un tiro.
In quel momento vidi la madre di Taylor mano nella mano con Andrew: stavano passeggiando per il giardino. La mia migliore amica si alzò, butto a terra la sigaretta per spegnerla e si diresse verso la coppia. Io, ovviamente, la seguii, la presi per mano e ci fermammo davanti a loro, costringendoli a fermarsi.
-Taylor, Claire-.
-Hey- sussurrammo in coro con scarso entusiasmo.
-Scusate per quello che è successo prima, ma vi dobbiamo parlare-.

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Ccciao lettori cari <3
Intanto grazie infinite per aver letto tutto questo capitolo. Questa storia è nata grazie a un sogno che ho fatto e che poi ho trasformato in una fanfiction. I personaggi sono reali, come Taylor Momsen o Andrew Biersack, e quindi non mi appartengono; altri, come Claire e Martha, sono frutto della mia immaginazione/del mio sogno. 
Ho scritto questa storia, dopo averle raccontato per filo e per segno il sogno, insieme ad una mia amica (dori_) che saluto e a cui voglio taaaaaaaanto bene <3 
Grazie infinite a chi lascerà un commento e spero che vi piaccia come andrà a finire la faccenda :33
Baci :*

 

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Capitolo 2
*** Our love will be forever ***


-Vedete ragazze.. Ho deciso di restare insieme a Martha, di amarla. Mi ha confessato che mi ama e, devo ammettere, anch'io ho sempre provato qualcosa per lei, nonostante qualche volta sia stata dietro la cattedra ad insegnarmi- ci ammise Andrew.
-Sei sicuro?-.
-Sì Taylor, lo farò- ci abbracciammo tutti e quattro. Loro continuarono la loro passeggiata mano nella mano, mentre io e Claire ci avviammo al dormitorio. Ero un po' scossa da quello che avevo sentito, ma mi fidavo di Andrew, sarebbe stato perfetto per Martha e, soprattutto, l'avrebbe tenuta sotto controllo con l'alcool. Entrammo e ci sedemmo tutte e due sul mio letto, stranamente ordinato. Iniziai a creare ellissi immaginarie con l'indice della mano sinistra. Mi piaceva stare così vicina a Claire, ma non ero sicura se dichiararmi ora. Mi persi fra i meandri della mia mente a pensare a come dire la verità alla mia migliore amica, alla persona che amavo, alla mia piccola stella.
Passò un mese dalla dichiarazione di Andrew e mia madre; la fifa che provavo per dire tutto a Claire aumentava sempre di più. Eravamo sedute sul mio letto proprio come lo eravamo quel giorno particolare, io sembravo persa e lei mi osservava.
-Hey, c'è qualcosa che non va?- la sua voce mi risvegliò.
-Eh? No no, tranquilla! Stavo pensando a una cosa..- volevo dirglielo, ma avevo paura. Mentalmente mandai tutto a farsi fottere.
-Claire, devo dirti una cosa-.
-Dimmi, ti ascolto!- mi sorride. Stavo morendo.
-E' da tanto che volevo dirtelo, sai? Ma sono una codarda. Il fatto è che con te riesco ad essere me stessa perché mi piaci molto. Mi sento mancare quando mi sorridi o mi abbracci, sono felice quando sei felice o triste quando lo sei tu. Mi sono lentamente innamorata di te, ecco. Te lo volevo dire da un po', ora ti ho rivelato anche il mio ultimo segreto, quello più grande e importante. Ti prego, non andartene- ero quasi in lacrime.
All'improvviso si avvicinò a me e mi baciò. Le sue labbra erano così calde. Capii finalmente cos'era il paradiso: tutto quello che desideravo era che non si staccasse da me, riscaldava la mia anima piena di odio per mia madre. Lei era la mia cura, era il mio tutto.
-Hai capito chi sei per me? Il fatto è che anche a me piaci: mi piace il modo in cui mi guardi, mi piacciono i tuoi occhi, la tua pelle attaccata alla mia- fece una pausa -Mi piaci-. Rimasi ammutolita da tutto questo: non riuscivo a pensare o a spiaccicare mezza parola. Mi sembrava di vivere un sogno in cui lei ricambiava tutto quello che provavo.

Quella era una fredda sera di febbraio, il buio arrivava presto e l'oscurità della notte avviluppava tutto ciò che stava fuori, lontano dalla luce di qualche lampione. Taylor mi aveva appena dichiarato il suo amore e io l'avevo baciata. Ero felice perché ora avevo risolto il problema amore. Io e lei eravamo mano nella mano sdraiate sul suo letto. Chiusi gli occhi, mi sentivo al sicuro con lei al mio fianco. Lentamente mi addormentai sul suo letto.
La mattina dopo mi risvegliai nel suo letto, sotto le sue coperte, con lei abbracciata a me. Era uno spettacolo meraviglioso, anche se mi stava osservando.
-Buongiorno mia cara- la sua espressione era dolcissima, la voce lo stesso.
-Ciao Tay- le sorrisi: ero al settimo cielo.
-Claire.. Stanotte ho ricevuto un messaggio da parte di mia madre, dice che vuole vederci stamattina-.
-Che vuole?-.
-Non lo so, ma credo sia importante-.
-Va bene, andiamo-. Andammo a vestirci, prendemmo dei soldi per andare al bar a fare colazione e ci incamminammo verso l'aula insegnanti. Un ragazzo era appena entrato da fuori, portando con sé una folata di aria gelida che mi fece rabbrividire. Entrammo nella stanza dai muri color bianco opaco e dagli svariati archivi. Seduta a lato dell'enorme tavolo centrale c'era la mia professoressa di francese, quella che tanto odiavo. Non la degnai di uno sguardo e andai con Taylor da sua madre, che ci aspettava in piedi vicino al muro. Indossava un cappotto, probabilmente voleva che andassimo a parlare fuori, lontano da qualcuno che poteva spiarci.
-Ciao ragazze! Tornate in camera e mettetevi la giacca, che andiamo a fare colazione al bar qua vicino, okay? Vi aspetto là con Andrew!-. Io e Taylor tornammo da dove eravamo venute, prendemmo le giacche e ci avviammo al locale che stava di fronte alla scuola. Entrammo. Era uno spazio modesto: appena a destra dell'entrata c'era il bancone enorme in granito, a destra una serie di tavolini rotondi attorniati da alcune sedie in legno. Vedemmo subito Andrew e Martha: erano seduti a un tavolo lontano dalle vetrate, vicini, mano nella mano. Con la coda dell'occhio notai che Taylor si disgustò. Ci sedemmo di fronte a loro.
-Ehm.. Ciao ragazze, dormito bene?- era Andrew.
-Certo! Voi?- risposi. Eccome se avevamo dormito bene, l'una abbracciata all'altra. Tenni i miei pensieri per me.
-Noi bene, grazie- probabilmente avevano dormito insieme. Arrivò un cameriere che ci chiese se volevamo ordinare qualcosa.
-Un cappuccino, un caffè per questo ragazzo e voi...?-.
-Un cappuccino a testa va bene, grazie mille-. Dopo aver preso le ordinazioni l'uomo se ne andò. Ci fu un momento di silenzio, poi Martha iniziò a parlare.
-Ehm.. Volevamo dirvi che in questo periodo ho capito di aver commesso tanti errori. Mi ubriacavo spesso , andavo a letto con il primo che mi capitava e..-.
-E..?- Taylor aveva un'espressione triste, aveva quasi gli occhi lucidi. In quel momento arrivò il cameriere con le nostre ordinazioni.

Avevamo appena finito di fare colazione al bar. Io e Claire stavamo aspettando una dichiarazione da parte di mia madre, probabilmente c'entrava anche Andrew, dal momento che c'era anche lui. Prima aveva detto che si era pentita dei suoi errori commessi in passato. Dall'espressione che aveva assunto mentre parlava lo sembrava veramente. Per una volta sembrava che non mentisse.
-Ragazze ora possiamo parlare?- mia madre era seria, per una volta voleva essere ascoltata. L'accontentammo.
-E' da qualche giorno che non sono più la vecchia Martha: ho deciso di cambiare vita, cambiare tutto. Andrew mi aiuterà come mi sta aiutando da tempo. Sto affrontando tutto questo ora perché ho appena scoperto di aspettare un bambino, sicuramente Andrew è il padre- scoccò un'occhiata fugace al ragazzo -Okkei, ora potresti essere scossa da tutto questo, ma credimi, voglio cambiare. Lo sto facendo anche per te-. Ero tanto sorpresa e scossa allo stesso tempo, ma intravedevo le lacrime nei suoi occhi.
-Ti prego, perdonami per tutto quello che ti ho fatto Taylor, ti prego- ecco, scoppiò a piangere. Mi alzai e la strinsi in un abbraccio. Volevo darle quest'opportunità di cambiare e perdonarla, volevo finalmente avere una madre, anche se non avrei mai chiamato “papà” uno dei miei migliori amici.
-Tranquilla, non piangere- la guardai, le sorrisi e le asciugai le lacrime che le rigavano le guance. Andrew e Claire si unirono all'abbraccio. Sembravamo una famiglia, era troppo bello stare in compagnia loro. Anch'io dovevo dire a mia madre di me e Claire. Respirai profondamente.
-Mamma- non la chiamavo così da anni, probabilmente -Io e Claire dobbiamo dirti una cosa-.
-Ditemi pure, vi ascolto-.
-Io e lei- indicai la mia amata -Ci amiamo-.
-Wow, bene! Voglio dire.. Se vi amate, perché non stare insieme? Vi auguro ogni bene, d'accordo?-. Sorrisi: l'aveva presa bene, pensavo che reagisse in modo molto negativo. Comunque se l'avesse presa male l'avrei mandata a farsi fottere, amavo la mia ragazza come non avevo mai amato nessuno.

-Claire, tuo padre sa di voi due?-.
-Ehm.. Non credo proprio Martha, sai per caso dov'è? Potremmo andare a dirglielo-.
-Non saprei, prova a cercarlo in aula insegnanti!-.
-Va bene, grazie mille! Allora io e Tay andiamo-.
-Certo, ma permettetemi che paghi io per tutti!-.
-Sei troppo gentile, grazie mille Martha!-. Ci avviammo verso l'entrata della scuola. Aveva iniziato a nevicare, il paesaggio era stupendo e, nonostante facesse freddo, mi sentivo sciogliere mentre stringevo la mano di Taylor e migliaia di fiocchi di neve si adagiavano su di me. Sorridevo: tutto andava bene, dovevo solo dire a mio padre tutto ciò che provavo per Taylor. Entrammo e nel corridoio c'era un dolce profumo di croissants appena sfornati, ma non avevo fame, mi era bastato un cappuccino a colazione. Io e Tay entrammo in aula insegnanti e notammo che mio padre non c'era, quindi tornammo indietro e andammo a cercarlo per i corridoi. Poteva essere là, lui non era solito dormire fino a tardi la mattina, questo anche per abitudine. Dopo mezz'ora passata a camminare avanti e indietro per i vari corridoi, andammo a cercarlo vicino agli stand che davano sul parcheggio degli insegnanti. Eccolo, stava portando uno scatolone. Sembrava uno di quelli usati per contenere gli oggetti da esporre e poi vendere, ma lui non si stava fermando in una di quelle stanze, bensì stava andando verso i corridoi. Feci un passo per andargli incontro, ma Taylor mi bloccò.
-Ssh, non sono sicura che quello che sta facendo sia legale, nascondiamoci e vediamo dove va. Magari potremmo salvare qualcosa che ha preso dai mercatini- mi sussurrò. Detto questo, ci nascondemmo e osservammo cosa faceva. Si stava dirigendo alle scale che portavano ai sotterranei. Lo seguimmo cercando di non farci scoprire. Nel frattempo Andrew ci vide e, prima che urlasse per salutarci, gli dicemmo di tacere e venire da noi senza far alcun rumore. Vidi che qualche ragazzo stava scendendo verso di noi cercando di non dare nell'occhio e noi ci nascondemmo dietro la prima porta aperta che trovammo. Dalla stanza, piene di scatole impolverate, osservammo tutta la scena: qualche ragazzino scendeva le scale furtivamente e si dirigeva da mio padre, che intanto aveva aperto lo scatolone. Notai che stava dando agli alunni un sacchettino trasparente con una polverina bianca: era droga. Mi cadde il mondo addosso: non potevo credere che mio padre spacciava chissà da quanto qua a scuola e, soprattutto, che nessuno se ne fosse accorto. Taylor mandò un messaggio a sua madre con scritto di chiamare la polizia e raggiungerci alla scala che conduceva ai sotterranei, dove noi li avremmo aspettati. Dopo un quarto d'ora circa eravamo già in compagnia di due agenti in divisa e ci stavamo dirigendo da mio padre.
-Papà! Che stai facendo?- sbiancò improvvisamente davanti a me e al nostro gruppetto.
-Vattene Claire, non voglio che succeda un casino-.
-Papà- la mia voce tremava.
-Vattene, non vorrei farti del male- lui era sicuro. Dalla giacca tirò fuori una pistola. Caddi in ginocchio, le mie gambe non reggevano più. Le lacrime sgorgarono copiosamente, segno di un animo distrutto; non sapevo più che fare.
-Voi- si rivolse ai poliziotti -Buttate giù le armi o sparo a Martha- puntò la pistola alla tempia della donna.
-Papà, no, ti prego- avevo la voce spezzata dalle lacrime. Nonostante i poliziotti avessero buttato a terra le loro armi, lui sparò. Fu tutto nello stesso istante che Taylor si gettò su sua madre per salvarla, i due agenti e Andrew si buttarono su mio padre e io urlai di terrore. Gli uomini tolsero l'arma dalla mano della persona che credevo fosse più buona e genuina del mondo e lo ammanettarono, poi ringraziarono e lo condussero via. Io rimasi là come un'idiota a fissarli mentre si allontanavano.
Mi accorsi che Taylor e sua madre erano ancora a terra, Andrew era da loro a controllare se stavano bene. Mi avvicinai anch'io al trio, mi assicurai che le donne stessero bene e baciai a lungo Taylor. Sentivo che era ancora spaventata a morte, ma con quel contatto le tolsi tutte le emozioni che aveva provato fino ad un istante prima; del resto, anche lei fece così con me. Ci lasciammo andare per qualche minuto, poi ci staccammo. Aiutammo Martha ad alzarsi e ci abbracciammo tutti e quattro.
-Hey, ragazze, ho una proposta- ci disse dopo un po' che eravamo insieme.
-Sapete, quando ho ricevuto il vostro messaggio ero in presidenza: mi sono licenziata. Ora voglio dedicare tutto il mio tempo al bimbo, o alla bimba, a Andrew e a te, Taylor- la guardò -E, dal momento che la nostra piccola famiglia s'ingrandirà, ho pensato di andare a vivere in una villetta. Che ne dite?-.
-Penso sia magnifico- sorrise la mia bella ragazza.
-Per te Claire?- mi chiese la donna.
-Per me? Scusa, non capisco..-.
-Che domande, verrai anche tu a vivere con noi! Tu e mia figlia avrete i vostri spazi, ovviamente-.
-Sai, ora che non potrai più vivere con i tuoi genitori, date le varie circostanze, avevo pensato che ti sarebbe piaciuta l'idea di..- continuò, ma non le diedi il tempo di finire la frase.
-Ma certo!- mi scese una lacrima di felicità. Ci abbracciammo ancora, stavolta come una vera famiglia. Presto avrei vissuto con la persona che più amavo al mondo, lontana da odio e corruzione. Era questo quello che contava per me. In questi giorni Martha sembrava davvero cambiata, nonostante ci avesse detto di voler essere un'altra persona, più nuova e sana, solo qualche ora prima. Ero felice con le persone che stavo abbracciando e lo sarei stata per tanto tempo, molto probabilmente fino alla morte. Ognuno di loro mi aveva dato prova di quanto poteva amare qualcuno e ne ero entusiasta.


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Buoooongiorno/pomeriggio/sera/notte! :D
Intanto ringrazio bulletproofAliz per la recensione e, devo dirlo, ragazza ti adoro <3. 
Pooooooooooi, un grazie immenso a dori_ (adoro anche te dori san <3) che mi ha aiutata a scrivere questa storia. Se non ci fosse stata lei ad aiutarmi nell'impresa abbastanza folle di trasformare un sogno in fan fiction, probabilmente tutto questo non sarebbe mai nato.
Vorrei ringraziare anche coloro che leggono senza recensire, perché so che qualcuno lo fa <3 
Con questo capitolo la storia è finita. La mia prima idea era di fare una one-shot, ma non m'ispirava e puff, ecco due capitoli. Spero vi sia piaciuta, pace e amore. <3
Chià.

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