Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover
Ricorda la storia  |       
Autore: ItsLaylaHere    02/01/2012    1 recensioni
E' una storia completamente inventata. Claire e Taylor Momsen sono due migliori amiche, condividono la stanza al college. La madre di quest'ultima insegna là, ma è spesso ubriaca. La giovane è disperata, non sa che fare. Il padre di Claire, anche lui insegnante là, un giorno porta di nascosto una scatola a scuola. Cosa contiene? Si risolverà tutto, prima o poi? E come?
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non volevo svegliarmi quella mattina: era il primo giorno di scuola dopo le vacanze natalizie, faceva freddo fuori, nonostante il riscaldamento acceso perennemente in questa stagione. Era presto, troppo presto: fino al giorno prima ero solita svegliarmi alle undici, ora non potevo svegliarmi quattro ore prima, era troppo.. stressante.
-Dai, sveglia dormigliona, o farai tardi all'uscita di oggi!- era Taylor, Taylor Momsen, per la precisione. Era la mia migliore amica da anni ormai ed era anche una sorta di diario personale vivente. Io e lei eravamo state sempre insieme, soprattutto nei momenti difficili. Suo padre era morto in un incidente stradale, proprio come mia madre.
-Fanculo, ti odio. Fammi dormire ancora un po'- avevo un tono di voce strano, quasi di supplica. Mi chiamavo Claire, castana, occhi verdi come smeraldi. Odiavo tutto e tutti da quando mia madre era morta schiantata contro un tir che andava contromano, ma con lei, beh, riuscivo ad aprirmi e confidarmi, potevo dirle di tutto e lei stava ad ascoltare. Parlavamo spesso per ore. Sapevo che per me non era una semplice amica, ma il mio piccolo mondo parallelo in cui potevo rifugiarmi quando stavo male o volevo sfogarmi.
Sentii che si era seduta accanto alle mie gambe e, inaspettatamente, mise le mani sotto le coperte per farmi il solletico. Cercai di resistere, ma iniziai a ridere e a maledirla contemporaneamente, poi mi alzai quasi subito. Mi sorrise e io ricambiai, poi mi avviai al bagno. Lei era già vestita, era sempre tremendamente puntuale, se non in anticipo. Mi feci una doccia veloce e mi vestii: maglia dei metallica e jeans scuri attillati. Tempo fa avevamo fatto una doccia insieme, ci eravamo schizzate e poi ci eravamo abbracciate, mentre lei aveva iniziato ad accarezzarmi la schiena e intanto io rabbrividivo al contatto con la sua pelle. Purtroppo, però, sentimmo un rumore ed uscimmo dalla doccia. Per quella mezz'ora ero stata in paradiso. Mi faceva star bene lei, anche fuori dalla doccia; ma vederla là, nuda e bagnata mi faceva impazzire.
Una volta uscita dal bagno presi lo zaino che giaceva ai piedi della sedia della mia scrivania e lei prese la sua borsa, poi andammo a prenderci qualcosa da mangiare alle macchinette in corridoio. Non c'era quasi nessuno là, molta gente si stava preparando all'uscita imminente. Gli alunni del terzo anno, i compagni di classe miei e di Taylor, e quelli del terzo si ammassarono in attesa dei professori davanti al grande portone d'ingresso del college. Era un antico edificio ottocentesco riadattato. Probabilmente era stato un albergo dell'epoca, se già esistevano, perché aveva centinaia di camere e stanze varie su tre piani: al piano terra c'era la segreteria vicino all'entrata, la palestra, la sala ricevimenti e l'aula insegnanti; al primo piano c'erano le aule delle varie materie, mentre al secondo e al terzo si trovavano tutte le stanze per gli studenti.
Mentre stavamo andando a vedere quell'odiosa mostra di statue per cui la prof. di storia dell'arte era impaziente, Taylor mi prese improvvisamente la mano. La guardai e mi sorrise; io ricambiai, non potevo fare altro. Speravo che anche lei ricambiasse i miei sentimenti, ciò che provavo per lei.
Tornate dall'uscita andammo a fare l'ultima ora, che purtroppo non ci avevano abbonato. Lasciai la mia migliore amica e mi diressi verso l'aula della professoressa di letteratura francese. C'erano alcuni miei compagni, in verità quasi tutti, già seduti, ero solo io la ritardataria. La prof. arrivò dopo qualche minuto, con la sua solita eleganza mescolata a severità e freddezza.
-Pagina 76, immediatamente- aveva una voce acuta, troppo stridente.
-Come voi forse sapete, anche la Francia ha dei poeti e scrittori che hanno fatto da modello per i contemporanei, proprio come Dante, Boccaccio e Manzoni per noi- continuò.
-Aspetti un secondo, avevo capito Vitelloni!- era una mia compagna che faceva una battuta, era la più spiritosa e allegra della compagnia. Io ed un altro ragazzo sorridemmo per l'intervento.
-Tu, tu e tu. Libretto- ordinò a me, al ragazzo e alla mia compagna che aveva commentato.
-No- risposi.
-Dammelo ora-.
-Mi stia a sentire ora. La mia compagna ha fatto una battuta spiritosa e noi due -indicai il compagno- abbiamo solo sorriso. Non può mettere una fottuta nota per questo, sa? Crede che la scuola sia tutto studio? No, cazzo, no! Si può fare una battuta ogni tanto -presi lo zaino e misi dentro il libro che avevo tirato fuori- sa una cosa? Se ne vada a fanculo!-. Uscii dall'aula, mentre la professoressa rompicoglioni era rimasta a bocca aperta.
Mi ritrovai in corridoio da sola. Me ne andai in camera, buttai lo zaino a peso morto sulla sedia e mi gettai sul letto, ancora disfatto dalla mattina.


Mi chiamavo Taylor Momsen, bionda, occhi azzurri, carina. Avevo un nome troppo stupido, avrei preferito Claire. Ah, Claire, la mia compagna di stanza e migliore amica. Amavo perdermi nei suoi occhi così verdi, adoravo abbracciarla, mi piaceva proprio, a dire la verità, ma avevo paura di dirglielo perché avrebbe potuto mandarmi a fanculo, non parlarmi più, andare via dalla mia vita. Purtroppo mi chiamavo così a causa di mia madre, quella sottospecie di puttana che insegnava matematica qua a scuola. L'odiavo: non mi amava, si ubriacava appena poteva, andava a letto con chiunque; probabilmente era rimasta incinta di me così. Non so come poteva insegnare in un college come questo, sinceramente: lei, così trasgressiva, qua. Non sopportavo le sue decisioni. Beh, ma anch'io non ero da meno nel fatto di essere una puttana: tutti mi vedevano così, solo come una da scopare una notte. Riuscivo ad essere me stessa solo con Claire perché mi capiva bene. Lei era una delle ragioni per cui ero ancora qui, a sopportare la sgangherata di madre che avevo ed i suoi amanti per una notte. Volevo urlarle in faccia tutto ciò che provavo.
Non avevo voglia di andare a lezione dopo la visita al museo dei gessi, quindi salutai Claire e mi diressi al dormitorio. Mi buttai sul letto e pensai alla mia vita e al mio futuro. Rimasi a riflettere per un'ora, forse due, poi mi venne in mente mia madre: non la vedevo da un po', così decisi di andare a cercare notizie sue. Mi diressi verso l'aula insegnanti, entrai, ma non c'era. Probabilmente era in classe, quindi tornai in dormitorio. Una volta finito l'orario delle lezioni tornai là, ma ancora nulla.

 

Nel pomeriggio tornai in classe a sentire quanto si era incazzata la prof. I miei compagni mi dissero che era diventata ancora più severa e mi avrebbe odiata a morte perché nessuno aveva mai osato sfidarla così. Poco m'importava, non sarei stata bocciata. Andai a cercare Taylor per raccontarle dell'accaduto, ma non la vidi. Incontrai Andrew, un amico che conoscevo da sempre. Era Andrew Biersack, ragazzo moro, occhi cristallini. Era del quinto anno, ma era più grande di noi di tre anni: aveva ripetuto una volta il primo, il terzo ed il quarto anno. Lo salutai a malapena perché andava di fretta, si stava dirigendo al dormitorio dei ragazzi, mentre io stavo raggiungendo il piccolo locale vicino al parcheggio per gli insegnanti adibito a mercatino di natale, dove avrei incontrato una mia vecchia amica, Veronique. Non era della nostra scuola, ma l'avevo invitata perché volevo stare un po' con lei e avevo approfittato di quell'occasione. Era una mia coetanea francese, veniva da Marsiglia, amava il lusso ed i vestiti, per questo faceva un istituto di moda. Eravamo tanto differenti, sì, ma ogni tanto mi piaceva abbracciarla. Fu così che la scorsi tra la gente che faceva la fila una volta entrata dall'ingresso per gli insegnanti, esclusivamente aperto a tutti per una delle rare volte in quattro anni che avevo passato là. Le corsi incontro e l'abbracciai a sorpresa.
-Claire, ciaaaaao!- urlò con la sua voce anche troppo zuccherosa.
-Verò, da quanto tempo! Tutto bene?-.
-Sì, dai. Tu?-.
-Bene!-. Non le dissi della litigata con la professoressa.
-Hey, guarda quel braccialetto très magnifique!- era estasiata da quella vista, amava qualsiasi cosa che brillava.
-Oui, ma chère, ma ora vieni con me? Vorrei prendere una boccata d'aria, sai che odio i posti troppo affollati- ci avviammo verso il parcheggio degli insegnanti. La scuola aveva due parcheggi: questo era il più piccolo, riservato ai professori e al preside, che abitavano fuori dalla scuola. Al centro aveva un'aiuola decorativa, dove si ergevano imponenti due grosse palme; il secondo, più ampio, era quello per gli studenti: era sempre pieno di motorini e di qualche macchina, c'era anche il posto per le bici. Io e Veronique ci sedemmo sul marciapiede che contornava la grande aiuola e osservammo la nebbia che ormai iniziava già ad avvolgere tutto. Ad un certo punto vedemmo una persona che usciva e andammo a nasconderci dietro alle palme. Era mio padre, insegnava qua come la madre di Taylor, e aveva un'aria strana, misteriosa. Si avvicinò sempre di più alla sua macchina, la aprì e prese una scatola che non avevo mai visto dal bagagliaio. Rientrò furtivamente, poi, nella sala e si mischiò con la folla. Non sapevo cosa aveva preso, ma sicuramente non mi aveva mai detto che aveva portato qualcosa a scuola. Non so se facevo bene a preoccuparmi, ma decisi di rientrare. Salutai la mia amica e mi diressi al dormitorio. Feci per afferrare la maniglia della porta della stanza che si aprì: era Taylor, stava uscendo.
-Taylor, ti ho cercata prima!-.
-Ehm.. scusa, sono andata a cercare mia madre. L'hai vista per caso?-.
-No, perché?-.
-Perché in aula insegnanti non c'era. Voglio andare a cercarla- era spaventata, si vedeva chiaramente. Le presi la mano e andammo insieme a cercare sua madre. Girammo tutta la scuola, poi ci dirigemmo verso la scala che portava ai sotterranei. Erano un posto da film: le pareti erano interamente costruite con pietre grigie, le stesse che si vedevano per terra. C'erano troppa umidità e freddo là sotto tanto che spesso i nostri respiri provocavano delle nuvolette di vapore. Come ci aspettavamo era là. Camminava barcollando su un paio di scarpe con tacco dodici a spillo, era sicuramente ubriaca fradicia. La seguimmo cercando di non farci scoprire, nascondendoci dietro qualcosa e camminando in punta dei piedi. Ad un bivio svoltò a sinistra e la osservammo attentamente. Seduto per terra con la schiena appoggiata al muro c'era Andrew, il nostro amico. Non potevo crederci, lui stava per cadere nel giro della madre di Taylor. La guardai, lei era incredula e stava per piangere. La mia migliore amica avanzò verso la donna proprio mentre questa stava entrando in uno stanzino con Andrew. Bloccai Taylor prendendola per un braccio, ma lei non si fermò ed iniziò a piangere e singhiozzare. Prese un grosso gesso enorme e scrisse velocemente “WC” sulla porta dello sgabuzzino dove si trovavano sua madre ed il suo amico.
-Vaffanculo puttana da quattro soldi- stava urlando tra i vari singhiozzi- questo è il tuo cesso dove puoi scoparti tutti quando vuoi, vero? Secondo te io non so niente? TI ODIO COGLIONA!- era fuori di sé. L'abbracciai e cercai di calmarla, le accarezzai un po' le guance e le asciugai quell'oceano di lacrime. In quel momento la porta si aprì e spuntarono Andrew e Martha, si chiamava così la madre della mia migliore amica.
-Fanculo coglione, non ti amo più!- era ubriaca, barcollava e si reggeva in piedi a stento.
-Ma..- Andrew non riusciva nemmeno a parlare; Martha gli tirò un calcio sulla coscia, tanto per peggiorare tutto.
-Che avete fatto?- era una domanda stupida. Avevano entrambi i vestiti sgualciti: Lei indossava un vestito cortissimo argentato, in parte alzato; lui aveva la camicia mezza sbottonata.
-Quel coglione si è rifiutato di baciarmi- disse, quasi sussurrò la donna. Andrew non sapeva che dire, era il ritratto dello stupore mischiato a terrore.
-Magari ti voleva sbattere al muro- cercai di difendere il mo amico. Davo del “tu” a quell'insegnante perché la conoscevo da anni. Lui si alzò e la prese per mano, poi vidi che salirono le scale per tornare su.
Andai a consolare Taylor, le asciugai le ultime lacrime, la presi per mano e la condussi in giardino. Là, in un angolino, c'era sempre una mia compagna che fumava, magari potevamo abbandonare tutto per una buona mezz'ora e concentrarci su qualche sigaretta. Una volta raggiunta la mia amica, io e Tay ci sedemmo sull'erba fredda.
-Anne, ciao!-.
-Hey Clà!-.
-Io e Taylor siamo qua per fumare un po'. Hai qualcosa di buono?-.
-Uhm.. Ho qualche sigaretta girata a mano, se vi interessa-.
-Ci accontentiamo!- passò una sigaretta a me e una a Taylor. Iniziammo a fumare e la mia si aprì quasi subito.
-Merda, si è rotta. Anne passami quello che stai fumando, faccio solo un tiro-.
-E' erba-.
-Non m'importa, per un tiro non è morto nessuno- fu così che mi passò la canna e feci un tiro.
In quel momento vidi la madre di Taylor mano nella mano con Andrew: stavano passeggiando per il giardino. La mia migliore amica si alzò, butto a terra la sigaretta per spegnerla e si diresse verso la coppia. Io, ovviamente, la seguii, la presi per mano e ci fermammo davanti a loro, costringendoli a fermarsi.
-Taylor, Claire-.
-Hey- sussurrammo in coro con scarso entusiasmo.
-Scusate per quello che è successo prima, ma vi dobbiamo parlare-.

_________________________________________________________


Ccciao lettori cari <3
Intanto grazie infinite per aver letto tutto questo capitolo. Questa storia è nata grazie a un sogno che ho fatto e che poi ho trasformato in una fanfiction. I personaggi sono reali, come Taylor Momsen o Andrew Biersack, e quindi non mi appartengono; altri, come Claire e Martha, sono frutto della mia immaginazione/del mio sogno. 
Ho scritto questa storia, dopo averle raccontato per filo e per segno il sogno, insieme ad una mia amica (dori_) che saluto e a cui voglio taaaaaaaanto bene <3 
Grazie infinite a chi lascerà un commento e spero che vi piaccia come andrà a finire la faccenda :33
Baci :*

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover / Vai alla pagina dell'autore: ItsLaylaHere