La mia storia con te.

di SoffiodiFata
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incidente di percorso. ***
Capitolo 2: *** Benvenuti a Forks. ***
Capitolo 3: *** Ciak si gira. ***
Capitolo 4: *** So kiss me. ***
Capitolo 5: *** La festa di Kris. ***



Capitolo 1
*** Incidente di percorso. ***



Ciao a tutti, questa è la mia prima fanfiction che scrivo quindi ... Siate clementi con me ^^
Comunque, tralasciando questo, ho deciso di scrivere qualcosa su di loro, i Robsten, perchè mi fanno sognare, davvero.
Li amo e volevo condividere con qualcuno la storia di come mi piacerebbe che le cose fossero andate.
Ditemi poi cosa ne pensate. Un saluto :)

 


Incidente di percorso.

 

< Allora hai preso tutto? Sicura? > < Sì, Michael sarà la quindicesima volta che me lo chiedi, diamine! > < Scusa, scusa … E’ che sono ansioso, non so, qualcosa mi preoccupa. > mi girai verso di lui < Perché? > < Ho una brutta sensazione, boh, è da qualche giorno che sto pensando che forse è meglio che abbandoni tutto. > spalancai gli occhi stupita < Scusa sei stato tu il primo ad incoraggiarmi ad accettare questo ruolo, quasi eri più entusiasta di me. Ora invece? > si avvicinò a me e mi accarezzò una guancia < Ora invece temo che tu ti possa allontanare presa come sarai dal film … > < Ma non farti problemi inutili, scemo! – risi tirandogli un pugno sulla spalla – non è mica la prima volta che faccio un film, di che ti preoccupi? E poi saremo sempre insieme nei week end e nei giorni liberi! > lessi un po’ di titubanza nel suo volto < Massì avrai sicuramente ragione! Chi ci divide a noi? > gli buttai le braccia attorno al collo e lo baciai < Nessuno! >.      Improvvisamente squillò il mio cellulare: era Catherine. < Hey, Cathe! > < Ciao Kris, come va? > < Io tutto bene, tu? Stavo proprio finendo di fare con Michael le valige! > dissi tutta felice < Ecco si … > < C’è qualche problema? > il tono della sua voce non mi piacque per niente < Ehm cara non so come dirtelo, abbiamo avuto un incidente di percorso. > < Ovvero? > < Matt ha fatto un incidente questa notte, le sue condizioni sono gravi e … > < Oh no! > urlai shoccata e Michael preoccupato mi si avvicinò chiedendomi cosa stesse succedendo < Lo so Kris, è stato un colpo per tutti noi! Era ubriaco e si è schiantato contro un muro. > mi dovetti sedere sul letto perché le forze mi avevano abbandonata < Se la caverà? > < I dottori dicono di sì per fortuna, è conciato male ma le sue condizioni non dovrebbero essere critiche, almeno per quanto ho capito. > mi vennero le lacrime agli occhi: non potevo crederci. Matt l’avevo visto giusto tre giorni prima per l’ultimo provino: era un ragazzo in gamba, davvero, era riuscito a superare tutti gli altri attori che si erano presentati per il ruolo di Edward Cullen, e quando io e Chaterine gli demmo la notizia che sarebbe stato proprio lui ad interpretare il vampiro buono per poco non era scoppiato a piangere. Non lo conoscevo molto, ma mi pianse davvero il cuore a quella notizia. < Kristen però noi dobbiamo pensare anche ad un’altra cosa, ovvero a chi prenderà il suo posto. > sospirai < Ci resterà malissimo, era così felice all’idea di andare sul grande schermo .> < Lo so tesoro, lo so, ma noi abbiamo dei tempi da rispettare e the show must go on lo sai meglio di me! > mi asciugai una lacrima < Già … E quindi che si fa? > < Beh ritarderemo l’inizio delle riprese per qualche giorno e riapriremo già da domani i provini, è l’unica soluzione. > sbuffai all’idea di risedermi ancora su quella sedia e di ascoltare decine e decine di ragazzi che ripetevano sempre la stessa battuta: se mi avessero chiesto di fare Edward avrei saputo ripetere le sue battute parola per parola tante erano le volte che le avevo sentite recitare. < Va bene, a domani allora. > chiusi la telefonata e mi sdraiai sul materasso. Michael mi si sdraiò accanto < Amore che è successo? > < Matt ha fatto un incidente questa notte. Le sue condizioni sono gravi. Non potrà più recitare il ruolo di Edward. > < Oh Kris mi dispiace tanto, pareva proprio un tipo ok, eravate belli insieme nella scena. > < E quel che è peggio è che domani dovremo riprendere i provini. > < Quindi niente partenza? > < Che partiamo a fare se non c’è nessuno che fa il vampiro?! > chiesi adirata, ero davvero giù dopo quella notizia. < Scusa … > chiese lui vedendo la mia reazione, io chiusi gli occhi e pregai che il giorno seguente non arrivasse mai. Pareva che stessi andando al patibolo. Avevo pure indossato un capo total black, in stilefunerale, come se già il mio viso non esprimesse abbastanza bene tutta la mia felicità di ritornare agli studi della Summit. < Eccola! > mi corse in contro abbracciandomi Chatrine con un sorriso ingiustificato < Pronta? > non capivo se lo facesse apposta o cosa < No! > le ringhiai. Cominciavo ad odiare quella Saga: erano ormai mesi e mesi che eravamo impegnati nella scelta del mio partner. Per grazia divina la regista mi scelse quasi subito per interpretare il ruolo di Bella, quindi io non dovetti fare tutti quei pallosi provini su provini.                                                                                                                                          Il primo a presentarsi fu un tipo dai capelli neri e lunghi, Chatrine vedendolo mi sussurrò nell’orecchio < Sicuri che questo è qui per Edward? Mi pare più Jacob! > e in effetti tutti i torti non ce li aveva. Recitava bene ma non corrispondeva ai canoni fisici del bel vampiro e quindi con la solita frase “grazie, le faremo sapere” lo scartammo. E così fu per gli altri dodici ragazzi che vedemmo quella mattinata. Alla bellezza di mezzogiorno io stavo scoppiando: se non fossi uscita da quella stanza entro un arco di tempo non superiore ai venti secondi avrei cominciato ad impazzire. Feci per alzarmi, per fortuna avevamo finito per quel giorno, quando “volò” dalla porta un ragazzo alto e smilzo che quasi non cadde a faccia a terra. < Che cavolo succede, oh! > gridò Brian uno della security e si precipitò dal giovane < Hey hey, amico calma! Voglio solo fare il provino! > < Tu? Conciato così? > gli rispose quello < Perché? > < Chi abbiamo il piacere di conoscere? > li interruppe Chate < Sì, mi scusi, sono Pattinson, Robert Pattinson … Sono qui per il provino. > < Meglio tardi che mai signor Pattinson. Lo sa che è in ritardo di ben due ore e mezza? > < Sì, mi scuso per questo. > < Eh va bene, perdonato. > oh no. Un altro. Ed io che credevo di aver finito col supplizio! Guardai il ragazzo che si mise di fronte a noi: niente male, pensai, proprio niente male. < Allora quale parte ci hai portato? > nessuna risposta. Io, che stavo mandando un messaggio a Michael dicendogli che avrei fatto tardi, alzai lo sguardo per capire perché non rispondesse. < Allora? > insisté lei < Io … beh, ecco, io non ho preparato nessuna parte. > ammise lui mettendosi una mano tra i capelli. Sbuffai < Andiamo bene > dissi a bassa voce, stavo veramente perdendo i nervi. < Come sarebbe scusa che non hai preparato niente? Non hai mai fatto un provino? > < Sì certo, ma non ho avuto tempo di prepararmi. > disse imbarazzato < Ok, noi non abbiamo altro tempo da perdere, ci dispiace. Ciao. > Chatrine si alzò e si diresse verso l’uscita ed io stetti per fare lo stesso quando però i miei piedi inciamparono nella tracolla della borsa e rischiai così di cadere a terra come un salame. Questo non accadde poichè la presa decisa e veloce delle mie spalle del ragazzo che si trovava dall’altra parte del tavolo evitò la figuraccia. Istintivamente mi venne di guardarlo in viso e di colpo mi ritrovai a pochissimi centimetri da due pietre blu oceano. Erano i suoi occhi, ed erano bellissimi. Mi aiutò ad alzarmi ed io, come una scema, non riuscivo a smettere di guardarlo. < Grazie > sussurrai quasi impercettibilmente e lui mi ripagò con un meraviglioso sorriso. Da dove era saltato fuori un angelo biondo così bello? Cercai di riprendermi e il mio istinto fu quello di chiamare Chatrine < Aspetta! Voglio provare una cosa! > avevo deciso, lì, in quell’istante, che non ci saremmo potuti permettere di farci scappare un capolavoro così bello. Andai dall’altra parte del tavolo e mi sedetti di fronte a lui. Intanto anche la regista era tornata al suo posto: sapevo che si fidava di me e quindi non avevo bisogno di guardarla per capire che avrebbe approvato ogni mia idea. < Sai almeno di cosa stiamo parlando? Dico la storia in generale? > < Ehm sì, ho letto qualcosa prima … Tipo dell’amore di una umana e di un vampiro e … > mi venne da ridere: quanta confusione aveva nella testa quel ragazzo? Cosa ci era venuto a fare se non sapeva neanche di cosa avrebbe dovuto parlare? Che strano tipo. Presi un copione e glielo porsi < Leggi qui. > se non sapeva le battute a memoria almeno avrebbe potuto provare la sua bravura nel leggere, no? Cominciai < Sembrano diamanti! Sei bellissimo! > < Bellissimo? E' la pelle di un assassino! Sono un assassino! > < No, non ci credo! > < Questo è perchè tu credi alla menzogna! E' un camuffamento! Io sono il predatore più pericoloso che ci sia al mondo! Ogni cosa, tutto di me, tutto di me ti attrae: la mia voce, la mia faccia, il mio odore perfino. Come se io avessi bisogno di questo! Come se tu potessi sfuggirmi! O potessi respingermi! Io sono fatto per uccidere! > < Non mi importa! > < Io ho già ucciso in passato... > < Non mi importa! > < Io...Io...ti volevo uccidere...Non ho mai desiderato così intensamente del sangue umano in vita mia... > < Mi fido di te! > < Non devi! > < Sono qui mi fido di te! >. Al termine delle nostre battute tutto tacque e nella stanza calò un silenzio di tomba. Sostenni ancora per qualche secondo lo sguardo di Robert e poi dovetti abbassarlo: mi guardava troppo intensamente. Mi accorsi che avevo la pelle d’oca. Sperai che qualcuno parlasse per rompere la situazione imbarazzante che si era venuta a creare. < Bene, bene. Ora però andiamo tutti a mangiare! > ringraziai Chatrine e sgattaiolai dietro il tavolo per prendere la mia borsa. < La prossima volta magari però signorino impari le battute. Comunque le faremo sapere. >. Guardai da sotto il tavolo le sue scarpe lentamente avvicinarsi alla porta per poi scomparire. Chate mi guardò < Che ne dici? > le chiesi < Che mi avete fatta rabbrividire, davvero! > sospirai . Mi vennero in mente ancora i suoi occhi blu. Scossi la testa per scacciare il pensiero. Ora dovevo dedicarmi solo al mio Michael.
 



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Capitolo 2
*** Benvenuti a Forks. ***


Benvenuti a Forks.


Ero a pranzo con mia madre e mio fratello in un ristorante non molto lontano da casa. La scuola era molto impegnativa in quel periodo,
ogni giorno era ricco di interrogazioni e verifiche, ed io facevo molta fatica a dedicarmi sia a quello che alla recitazione. Per fortuna mancavano
ormai poche settimane al compimento dei miei 18 anni e avevo deciso che, da quel momento,  avrei piantato tutto e mi sarei immersa
completamente nella mia più grande passione .Mamma  e papà non erano molto felici di questa mia idea, anzi tutt’altro, ma lo ero io
e questo per me bastava. Anche Michael continuava a ripetermi che se avessi abbandonato gli studi prima o poi me ne sarei pentita,
ma non accettavo minimamente consigli da uno che aveva fatto, qualche anno prima, la mia stessa scelta.
Stavo addentando un buonissimo panino farcito con doppia salsa rosa e nel mentre ascoltavo le lagne di mio fratello riguardanti
un tizio che gli aveva fatto un gestaccio quella stessa mattina perché  Cameron non aveva rispettato lo stop < E beh ha fatto bene! - 
rispose mia madre - Se fossi stata io altro che gestaccio, anche se mi fossi accorta che al volante c’eri tu sarei scesa dall’auto e te le avrei suonate! >
 < Ma mamma! > esclamò lui ed io trattenni a stento una risata < ’Cazzo ridi tu? > mi fulminò con lo sguardo < Che vuoi? Sei patetico! Alla tua età  
ancora corri sotto la gonnella della mamma! > mia madre mi squadrò spalancando la bocca < Kris > disse sorpresa < Mamma lasciala stare.
Tanto lei ormai è grande, è indipendente, ha un suo lavoro e presto se ne andrà dalla sua famiglia perché lei deve vivere la sua vita,
da adulta. No Sorella? > aggrottolai la fronte < Stai insinuando qualcosa? > < No, figurati. Solo che tu ormai sei cresciuta, hai bisogno del tuo mondo,
non della tua famiglia. Quella non ti serve più. > sembrava quasi che mi stesse dicendo cose che rimuginava da molto e che finalmente aveva
il coraggio di sputare fuori . Guardai mia madre, vidi nei suoi occhi profonda tristezza. Decisi di andarmene, questo era troppo.
Mentre camminavo sul marciapiede pensavo a quello che aveva detto mio fratello. Era stato cattivo con me. Non era colpa mia se il mio lavoro
mi portava, sempre più spesso, ad andare in giro per l’America e a stare lontana da loro. Non era colpa mia se Michael mi aveva offerto di andare
ad abitare con lui a New York. Non era colpa mia se loro non capivano quanto questa nuova vita che stavo creando era così importante per me.
Mi fermai e mi appoggiai contro ad un muro, sospirai. Presi il cellulare e scrissi un sms al mio ragazzo:
Baby come va? Qui male. Ho appena litigato con Cameron. Dimmi qualcosa di carino, ne ho bisogno, per favore. Xoxo Kris.
Di lì a poco mi arrivò la sua risposta:
Cucciola mi dispiace molto. Vediamo se questo ti può tirare su di morale: prima ha chiamato Chate e ha detto che Matt si sta riprendendo;
poi mi ha chiesto di dirti che devi chiamarla il prima possibile, dal tono della sua voce sembravano grandi notizione!! M <3

Sorrisi meccanicamente. Feci ancora qualche passo e poi chiamai Chaterine: < Kris, prepara le valigie tesoro, dopodomani si parte! > mi rispose
tutta euforica, io risi < Buondì anche a te! Già si parte? E come? > < Come? Beh ho fatto vedere a Stephenie due o tre altri ragazzi e …
l’abbiamo trovato il nostro Edward! Indovina su chi è ricaduta la scelta? > non potevo avere dubbi, sicuramente sarebbe stato Robert Pattinson.
< Il ragazzo tutto strano che non aveva preparato nessun pezzo? > feci finta di non ricordare il suo nome < Sì, esatto, proprio lui! Robert Pattinson!
Stephenie si è quasi commossa da quanto è simile all’Edward della sua immaginazione! > < Bene, allora a dopodomani davanti all’aeroporto. >
< Sìì non vedo l’ora! > chiusi l telefonata e mi diressi a casa.

Non avevo mai visto Forks dal vivo, avevo fatto qualche ricerca su Google a casa ma non mi sarei mai aspettata così tanta bellezza:
mi accorsi che la Meyer l’aveva descritta perfettamente, minuziosamente. Questa piccola cittadina immersa nel verde, dove il tempo sembra
essersi fermato e dove piove davvero quasi sempre, mi hanno detto, mi catturò immediatamente.
Io,il cast e tutta la banda soggiornavamo in un hotel appena fuori il paese. Al pomeriggio dovevamo fare la prima riunione generale:
lì avrei conosciuto tutti i miei futuri compagni di viaggio. Non sapevo molto di loro, solo che io, con i miei 17 quasi 18 anni, ero la più piccola del gruppo.
E poi c’era Robert Pattinson che non vedevo da una settimana, dal suo provino. A dire il vero l’idea di incontrarlo di nuovo mi metteva un po’ d’ansia,
forse perché il primo nostro incontro era stato un po’ strano, o forse perché … Beh non sapevo darmi un perché reale.
Sta di fatto che alle h 14.00 in punto ci riunimmo in una sala che il padrone dell’hotel ci aveva gentilmente concesso ed iniziammo l’incontro.
Chatrine ci presentò uno per volta. Alla sua destra c’era un giovane molto muscoloso, capii subito, da brava fan della saga, che quello sarebbe
dovuto essere Emmett. Si presentò: si chiamava Kellan Lutz; cercai di sforzarmi per ricordare qualche film in cui avrei potuto averlo visto recitare ma
non mi venne in mente nulla. La seconda era una ragazza con lunghi capelli neri, un visino dolce e la pelle quasi bianca come la mia:
si chiamava Ashley Greene e sarebbe stata colei che avrebbe interpretato Alice. Aveva una voce piacevole, fece una lunga e dettagliata
 descrizione di sé stessa.Già mi stava simpatica. Poi accanto ad Ashley c’era Jackson Rathbone, Jasper, che sembrava abbastanza in confidenza con lei.
Accanto a me c’era invece Nikki Reed, Rosalie, che mi ricordavo avesse già girato un film con Chatrine. Poi fu il mio turno, feci un profondo sospiro
e dissi il mio nome. < Piccola lei > disse teneramente Ashley quando confessai che non avevo ancora raggiunto la maggiore età. Io arrossii. Quando arrivava
questo maledetto 9 aprile?! Infine nella sedia accanto alla regista c’era Robert che fece una descrizionemolto buffa di se stesso, noi tutti ridemmo.  
 Terminata la riunione, dopo averci cioè spiegato cosa avremmo dovuto fare nei giorni a seguire, fummo tutti liberi di andare a divertirci
dove meglio volevamo. Quello che si chiamava Kellan propose di andare in un pub tutti insieme in modo tale da cominciare a conoscerci,
e tutti noi accettammo. Andammo in un bar molto stile antico, tutto in legno con quadri di lupi e teste di cervi e cinghiali attaccati ad ogni angolo del muro.
Ci sedemmo ad un grande tavolo ed ordinammo all’unisono una bella tazza di cioccolata bollente.In effetti iniziava a fare freddo. Ognuno si mise a
chiacchierare con la persona che aveva accanto ed io non feci da meno: sorrisi a Nikki e le chiesi se era pronta per questa esperienza. Facemmo una bella chiacchierata dalla quale capii che Nikki era una ragazza determinata e molto adulta per la sua età. Quando decidemmo di andare a ritirarci nelle nostre
stanze ci accorgemmo che aveva iniziato a piovere e così chiedemmo al proprietario del bar se avesse potuto prestarci degli ombrelli. Sfortuna volle
che tutti riuscirono a prenderne uno tranne io.La solita sfigata. Sbuffai rassegnata. < Se vuoi puoi metterti sotto con me. > mi suggerì una voce
molto suadente, alzai lo sguardo e incontrai ancora una volta quei due occhi blu oceano. Istintivamente sorrisi < Davvero? Grazie non voglio
proprio bagnarmi. > < Non potrei mai accettare che tu ti bagnassi, piuttosto ti lascerei l’ombrello e mi bagnerei io. > non sapevo cosa rispondere
a così tanta gentilezza, mi limitai a sorridere ancora una volta. Incominciammo a camminare sotto la pioggia inevitabilmente molto vicini,Robert
aveva un profumo buonissimo. < Dimmi, tu non sei americano, vero? Hai un accento … > non mi lasciò terminare la frase < Inglese! Vengo dalla
magica Londra. > disse tutto fiero. < Londra – pensai – l’ho visitata molti anni fa, da piccola, con la mia famiglia. Ricordo che il mio sogno era quello
di incontrare il principe William ma non riuscii mai a vederlo. Fu una delusione. > dissi seria, lui rise < Beh quella gente si fa vedere poco. Magari
se andassi là ora non si farebbe negare un’altra volta. > arrossi abbassando lo sguardo, cercai di cambiare argomento < E com’è che ti sei presentato
al provino? > Robert rise < Ho letto l’annuncio sul giornale. > < Oh avanti sì serio! > < Beh mi serviva un lavoro. E perché non questo? >
< Beh mi sembra giusto; però, ad esempio,io non riuscirei a presentarmi a un provino per un ruolo che non mi piace o che non conosco, solo per soldi. >
la mia non era una critica nei suoi confronti ma solo una riflessione < Beh io invece sono dell’idea che la storia me la posso far piacere dopo. >
< Che tristezza però. > abbassai lo sguardo a terra, la pioggia stava aumentando ma per fortuna noi eravamo quasi arrivati. Davanti all’hotel
riguardai ancora Robert che sembrava perso nel paesaggio davanti a sé < Grazie mille ancora per il passaggio. > sembrò quasi che con le mie parole
lo avessi risvegliato da un sonno ad occhi aperti ero inspiegabilmente imbarazzata, così decisi di rivolgergli un leggero sorriso e
corsi dentro nel calduccio della hole. 

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Capitolo 3
*** Ciak si gira. ***


Ciak si gira.

< Bella arriva a scuola, ciak 1! > urlò il regista. Io feci un respiro profondo per concentrarmi e misi in moto il mio Chevy rosso. Era la mia prima scena,
quella in cui Bella sarebbe dovuta arrivare al liceo e dove tutti avrebbero dovuto guardarla come un alieno. Sbagliai a parcheggiare. Mannaggia.
< Hei ma ce l’hai la patente? > avrei voluto sprofondare: prima scena, prima figura. Poggiai il capo sul volante e feci retromarcia. Ok, calma Kris – mi ripetei  - andiamo!. < Bella arriva a scuola, ciak 2! >  per fortuna il secondo tentativo andò in porto. Meno male. Poi ci spostammo all’interno della scuola dove
dovetti girare le scene della palestra e della mensa in compagnia di nuovi ragazzi che ci avevano raggiunto a Forks quella stessa mattina. Tutto filò
liscio come l’olio fino a quando arrivò il momento dell’entrata in scena dei fratelli Cullen: tutti erano pronti a fare il loro esordio, tutti tranne Robert
che non si trovava. Chatrine era su tutte le furie < Ma dove sta?! Si può sapere?! Abbiamo bisogno di lui! > iniziai a pensare che, forse, quella di
affidargli il ruolo di Edward non era stata un’idea molto geniale. Dovemmo sospendere le riprese per una decina di minuti poiché senza Robert la
storia non poteva continuare. Finalmente, dopo essermi fumata due sigarette per la tensione, eccolo arrivare tutto ansimante sotto lo sguardo
omicida della regista < Esigo spiegazioni! > < Io … io non … > < Io non cosa? Signor Robert Thomas Douglas Pattinson lei lo sa che è da più di venti
minuti che la stiamo aspettando? Lo sa vero che qui c’è gente che sta lavorando e che, a differenza sua, sta prendendo sul serio questo film? >
Chate lo stava veramente massacrando di rimproveri, giustamente infondo, ma qualcosa in me mi portò ad andare da lei e chiederle di smetterla,
di dirle che ero sicura che avesse capito e che non lo avrebbe più fatto. Mi meravigliai di me stessa, ma fui felice di averlo fatto. Chatrine allora si
quietò e ci disse di rimetterci immediatamente in posizione poiché non avrebbe voluto perdere altro tempo.                                                             Il primo giorno di riprese era terminato. Erano le h 19.00 ed io ero stanca morta. Andammo tutti nell’hotel a mangiare  un buon piatto di pasta.
Mentre stavo salendo le scale per entrare in stanza mi sentii trattenere il braccio, così mi girai. Era Robert. < Kristen volevo ringraziarti. >
aggrottolai le sopracciglia e piegai la testa da un lato non capendo a cosa si stesse riferendo < Per oggi, per aver fatto smettere Chatrine di
urlarmi dietro. > < Oh! No, tu non mi devi ringraziare è stata una cosa che ho sentito da dentro. L’ ho fatto con piacere. > . In lui vidi comparire un
sorriso a trentadue denti, bianchissimi e drittissimi per altro. < Buona notte, allora > < Notte. > risposi sbadigliando. Robert trattenne una risata e
mi superò su per le scale. Io entrai in camera e per i primi cinque minuti mi parve di sentirmi abbastanza assente, poi mi addormentai .
Il giorno dopo io e Robert girammo velocemente le scene dell’aula di biologia e della mensa per poi andare in un bosco a girare il momento
in cui Bella avrebbe rivelato  ad Edward di conoscere la sua vera identità.  Per raggiungere la cima di una collinetta però dovemmo farcela
tutta a piedi dall’inizio alla fine. Il luogo era umido, freddo, aveva appena smesso di piovere e quindi la terra bagnata non ci facilitava il tragitto.
Vidi il bel inglese tutto solo soletto che camminando fischiettava la musica che probabilmente stava ascoltando dall’ I pod, così, curiosa, mi avvicinai.
< Che ascolti di bello? > fu sorpreso di vedermi a pochi centimetri da lui, era talmente sulle nuvole che non si era minimamente accorto che
io mi fossi avvicinata < Ehm … ascolto della musica. > < No, ma dai? Dici sul serio? – feci una faccia stupita , lui rise – lo so che ascolti musica,
intendevo solo chiederti quale. > < Mmh non credo tu la conosca … > < Mettimi alla prova! > fece un sorriso sghembo alla “Edward Cullen” che
mi fece mancare il respiro <  Sono canzoni di un mio amico,  Lee MacDougall. > < Ok, mi arrendo. Non lo conosco. > < Immaginavo … > cavolo ogni cosa
che dicevo o facevo in sua presenza sembrava sempre sbagliata e fuori luogo. Continuai così a camminare di fianco a lui silenziosamente.
Nella mia testa c’erano un miliardo di domande che volevo fargli, volevo conoscerlo, farlo parlare, ma Robert mi intimoriva e questa mia esagerata
curiosità nei suoi confronti mi dava i nervi. < Ho visto che guardavi la chitarra che c’era nella hole questa mattina. > < Sì, è vero.  E’ tua per caso? >
sorrise di nuovo < Già. E’ la mia piccola. > < La tua piccola? > < Sì, e guai a chi me la tocca, ci sono molto affezionato. Mi tiene compagnia nei momenti
più brutti, sai. > < Oh, capisco. Quindi ti piace suonare? > < Da sempre. Credo che se un giorno la mia carriera da attore fallisse io andrei a fare il musicista. >
< E che musica ti piace fare principalmente? > < Beh odio quella commerciale, punk, hip hop, sai di quel tipo. A Londra ho un mio gruppo, non abbiamo
mai inciso nulla ma qualche canzone l’abbiamo fatta. > < Non mi dire? Beh me le devi fare ascoltare allora! > “Mio Dio calmati Kristen! Non è normale tutta questa euforia!” pensai e abbassai lo sguardo < Ok. > rispose ridendo. Questa cosa che si stava aprendo con me mi piaceva più di quanto fosse lecito.
Per fortuna arrivammo a destinazione così, dopo una ripassata di trucco e parrucco, iniziammo a girare.
Terminate le scene ritornammo al paese, io ero ancora una volta esausta ma stranamente felice. < Che ne dite se ci fermiamo a mangiare un
boccone alla tavola calda? > propose Chate e noi tutti accettammo. Robert si sedette proprio di fronte a me e ordinò un panino con tutte le schifezze
possibili ed immaginabili. Io invece mi accontentai di un’insalata e di un sandwich. < Come fai a mangiare tutta quella roba? > chiesi disgustata
< Io mangio quasi tutti i giorni così. > mi rispose appena prima di addentare  quel panino. Subito dopo la pausa pranzo andammo a casa Cullen per
girare altre scene del film. Quando salimmo nella camera di Edward e recitammo le nostre battute, Chatrine ci fece i complimenti e disse che per
quel giorno poteva bastare, così tutti incominciarono a smontare cineprese, specchi, microfoni e quant’altro ed andarono a visitare la vegetazione
circostante. Io e Robert invece rimanemmo in camera a guardare quella montagna di Cd che gli arredatori avevano messo sugli scaffali. Rob era preso completamente < Poterli portare a casa tutti sarebbe bellissimo. > < Prendine qualcuno. > suggerii io < Rubarli intendi? > < Rubarli … infondo questi Cd non serviranno più a nessuno, ormai quello  che dovevano fare nel film l’hanno già fatto. > < Sì ma … > sbuffai, troppo perfettino. Accesi la radio.. Robert mi
prese la mano e, proprio come la scena del film che avevamo girato pochi minuti prima, la portò sulla sua spalla. Mi sorrise dolcemente,
uno di quei sorrisi ai quali è impossibile non sciogliersi, e mise un braccio attorno alla mia vita. < Che stai facendo? > sussurrai confusa
< Voglio ballare con te. > guardai la sua mano sul mio fianco e poi rivolsi lo sguardo verso di lui. Rob era serio, non stava scherzando,
si muoveva lentamente a destra e a sinistra portandomi inevitabilmente con se. Sembrava si stesse trattenendo da qualcosa. < Io non so ballare. >
balbettai < Non stiamo più recitando ora, Kris. > il tono della sua voce era diventato così delicato < Non sto recitando, sto dicendo davvero. >
ma era tutto inutile, Robert non smetteva di farci dondolare. Cullati da quella canzone ci abbandonammo a quel nostro “strano” ballo. Ero serena,
stavo bene. Chiusi gli occhi per assaporare maggiormente quel momento magico. Ad un tratto però la magia venne interrotta dallo squillo del mio cellulare.
Maledii chiunque fosse stato. Mi sciolsi così dalla presa di Robert e presi il cellulare. Era Mike. Mi allontanai da Robert < Pronto? > < Allora dolcezza
come va? >  la sua poca  gentilezza e la sua voce così stridula e ironica mi diedero fastidio, aveva rovinato quel momento!  < Bene, tu? > < Alla grande!
Senti mi pensi qualche volta? Un pochino? > ma che cavolo gli diceva il cervello certe volte? < Dai lo sai che non mi piace quando fai il bambino!  >
< Dai Kris, cazzo quanto sei noiosa! E’ da giorni che non ti vedo e tu mi rispondi così? > < Scusa Mike. Certo che mi manchi anche tu, come potrebbe
essere altrimenti? > < Oh, così va meglio .> < Ed io? > < Tu cosa? > < Dai, ti manco io? > < Ah si certo certo. Comunque parlando d’altro … > non
mi piacque per niente quella risposta, ne rimasi delusa. < Senti ora devo andare – non lo lasciai finire di parlare – ci sentiamo più tardi, ok? >
< Ok amore .> chiusi la telefonata. Mi girai e Robert era ancora là che guardava tutti i cd. Sorrisi, era così buffo. < Allora quale preferisci tra tutti? >
domandai avvicinandomi < Beh, se dovessi scegliere … questo! > disse prendo in mano “Claude Debussy – Prelude to the afternoon of a Faun”.
< Lo conosci? > < No, ma il titolo mi incuriosisce. Andrò comprarlo appena posso. > detto questo lo ripose al suo posto. < Ritorniamo in hotel? >
acconsentii con la testa magli dissi di incominciare a mettersi in cammino da solo e io lo avrei raggiunto subito dopo aver fatto una telefonata. Aspettai
che lui se ne andasse  e rientrassi il Cd che aveva scelto dallo scaffale. Volevo fargli una sorpresa. Non so il perché, ma volevo farlo.

Erano le h 23.11 ed io proprio non riuscivo a prendere sonno. Continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto ma niente,non mi addormentavo.  Decisi di
scendere al bar a prendere una tisana, allora mi alzai, mi misi la vestaglia e mi diressi al piano di sotto. L’hotel era paurosamente silenzioso e vuoto,
c’erano giusto qualche cameriere, il portiere ed il barista. Mi sedetti al banco ed ordinai una tisana. Guardai fuori dalla finestra intanto che aspettavo
e vidi che il cielo era finalmente limpido e che c’era una meravigliosa luna. Così mi avvicinai al vetro per vedere meglio quello spettacolo che in quel
paesino era proprio una rarità. Ma avvicinandomi notai che seduto al marciapiede, proprio davanti a me, girato di spalle, c’era qualcuno. Mi domandai
chi fosse quel pazzo che a metà marzo, col freddo che c’era in quel posto, alle undici e mezza della notte potesse stare lì al freddo. Il barista mi avvisò
che la tisana era pronta e allora ritornai a sedermi. Dopo qualche minuto la porta d’entrata si aprii facendo entrare un freddo bestiale. Mi girai per vedere
chi fosse stato e trovai Robert Pattinson. Lo salutai con la mano e lo invitai ad avvicinarsi. < Ma sei impazzito? Che ci fai là fuori al freddo a quest’ora? >
< Non riuscivo ad addormentarmi. > < Sì ma caspita fa freddo. > lui mi sorrise. < Vuoi farmi compagnia? > perché glielo avevo chiesto? Perché? < Sì >
sembrava non aspettasse altro. Parlammo un po’ di tutto: delle nostre passioni, del nostro lavoro, di noi stessi. Fu bello ancora una volta conoscere
qualcosa in più su di lui. Mi interessava. Tanto. Troppo. Poi tutto d’un tratto mi uscì così, senza un perché, una domanda che forse non avevo il diritto
di fargli < Sei fidanzato? > sentii come un sussulto provenire da Rob, esitò a rispondermi. < Scusa, davvero, io non dovevo chiederti … Insomma sono
affari tuoi privati e … > < No,no. Figurati. Nessun problema. > gli sorrisi intimidita < Comunque non ce l’ho una ragazza. Non sono ancora riuscito a trovare
l’altra metà della mela. La mia metà. > quant’era dolce, sarei rimasta ad ascoltarlo per ore e ore. < E tu? Tu ce l’hai un ragazzo? > < Sì, si. – mi riusciva difficile
parlare di lui in quel momento – si chiama Michael e si può dire che sto con lui da sempre. I miei genitori  sono amici dei suoi genitori e così siamo
cresciuti assieme. Lui però è più grande di me. > Robert sembrava assente, mi guardava ma non dava nessun segno di reazione, poi finalmente,
facendo un sorriso un po’ tirato, disse < Bene. > e la discussione morì lì.  

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Capitolo 4
*** So kiss me. ***


So kiss me.

Le settimane trascorsero così tra un ciak e l’altro, tra una scena e l’altra. Tutto andava a gonfie vele, tranne per il fatto che la maggior parte del tempo
pioveva e così, per girare molte scene, dovevamo aspettare quei rari momenti in cui la pioggia cessava di cadere. Ormai mancavano tre giorni al mio atteso compleanno, ed io ne ero felicissima. Avevo anche capito che tutto il cast e la troup stava organizzando qualcosa
per la mia festa: bene, mi piacevano i regali e le sorprese! Quel giorno poi dovevamo girare la scena del bacio tra Bella ed Edward nella stanza di lei ed
io mi sentivo stranamente agitata . Nei giorni passati avevo avuto modo di conoscere Robert abbastanza bene. Passavamo quasi tutte le giornate assieme,
era inevitabile visto che la storia si basava sull’amore dei nostri due personaggi. Robert mi stava davvero molto simpatico, però ogni volta che gli stavo
accanto sentivo una sensazione strana che non provavo invece con tutti gli altri. Insieme facevamo una marea di risate, eravamo riusciti a costruire una
sorta di alchimia tutta nostra che ci legava e che ci permetteva di svolgere al meglio il nostro lavoro.  
Ora ero nel mio camerino e continuavo a provare e riprovare le battute malgrado sapessi di averle imparate perfettamente a memoria. Squillò il cellulare,
guardai il display: era Michael. < Hei Mike. > < Kris tutto bene? Ti sento strana … > bene, anche lui aveva capito che c’era qualcosa che non andava
< Sì, certo alla grande! Tu? > mentii riuscendo a nascondere le mie vere emozioni, infondo ero o non ero una brava attrice? < Sì qui io ed i ragazzi stiamo
provando  come dei pazzi! - Michael nel tempo libero si divertiva a giocare a basket con i suoi amici – per la partita di domani, ricordi? > no non me lo
ricordavo affatto, soprattutto in quel momento < Ovvio! Come potrei scordarmelo? Lo so quanto è importante per te! > mi dispiaceva prenderlo in giro così,
però che altro avrei potuto fare? < Non avevo dubbi! Sei fantastica! Ok, ora ti lascio, un bacio! > < Michael aspetta … > ma aveva già schiuso la telefonata.
< Kristen come stanno andando le riprese? Bene Mike, grazie per avermelo chiesto, però piove molto, è sempre umido, sto prendendo l’influenza credo,
ma tu non ti preoccupare per me. > il mio triste monologo finì con un sospiro di rassegnazione.  < Kirs! Forza è ora! > Sentii da fuori il camerino la voce di Chate.
Mi invase il panico: dovevo baciarlo! Ma che diamine mi stava succedendo? Non era la prima volta che baciavo qualcuno davanti ad una cinepresa,anzi avevo
fatto anche molto peggio, ma questa volta era diverso, non so perché ma me lo sentivo che sarebbe stato diverso. Con le gambe un po’ traballanti così andai
nella camera da letto di Bella e mi sedetti sul letto. Lo vidi arrivare. Il suo volto era serio, teso, forse più del mio. Indossava una aderentissima t-shirt blu
che metteva in mostra i suoi muscoli. Deglutii rumorosamente. Cercai di fargli un sorriso ma lui non contraccambiò. Robert si sedette accanto a me.
< Motore … Ciak … Azione! Scena primo bacio 1 > disse Chate. “Oh mamma” pensai io
< Come hai fatto a entrare? >
< Dalla finestra .>
< L'hai fatto tante volte? >
< Beh... diciamo nell'ultimo paio di mesi. Mi... piace guardarti mentre dormi. È una cosa che mi affascina molto. – ci guardavamo dritti negli occhi. Avevo
la pelle d’oca. La scena ci imponeva di parlare a bassa voce, come un sussurro, e lui era così dannatamente sexy, la sua voce era sexy e …. < STOOOP! >
spalancai gli occhi spaventata < Kristen mi dici che stai facendo? Tesoro ti sei imbambolata?! > avrei voluto sprofondare nel pavimento e non tornare
mai più su. Che figura di merda! Mi ero completamente persa nei suoi occhi e nella sua voce. Robert cercava di trattenere, con scarsi risultati devo dire,
una risata. Questa cosa mi fece imbestialire: come si permetteva di ridere di me? Ma chi si credeva di essere? Quali strane idee aveva potuto pensare? Al diavolo!
< Scusa – balbettai – riprendiamo >. < Scena  primo bacio 2 … Azione! >                                                                                                                         
 < Come hai fatto a entrare? >
< Dalla finestra. >
< L'hai fatto tante volte? >                                                                                                                                                   
< Beh... diciamo nell'ultimo paio di mesi. Mi... piace guardarti mentre dormi. È una cosa che mi affascina molto... Voglio solo provare a fare una cosa... Però
non ti devi muovere...  – ecco si stava per avvicinare paurosamente al mio viso, molto, troppo e … Cadde a terra come corpo morto cadde. Non sto scherzando,
non so come abbia potuto fare, ma sta di fatto che lo trovai in terra. < Robert! > un cameraman si avvicinò a noi per aiutarlo mentre tutti ridevano, tranne me.
< Sto sto bene, è tutto ok! > < Come caspita hai fatto a cadere? > chiese Chatrine < Non lo so! > rispose toccandosi in modo agitato i capelli. < Scusate > dissi alzandomi e dirigendomi verso l’uscita incurante di tutti. Era più forte di me, non riuscivo a stare in quel luogo, era come se ci fosse qualcosa o qualcuno che
mi dava fastidio. E forse sapevo anche chi. Inspiegabilmente con lui vicino non riuscivo più ad essere razionale, ad essere concentrata e perfetta nel mio
lavoro quel giorno. Tutto questo proprio non mi piaceva. Accesi una sigaretta e mi appoggiai ad un muro. Il tempo era uno schifo, come sempre. Dovevo
calmarmi, ritornare in me, ma non era affatto facile. Ero avvolta da un silenzio spaventoso, quasi estraneo al mio modo di vivere. Credo fossero passati
una decina di minuti e nessuno ancora era venuto a cercarmi. Tanto meglio. Ma dovevo tornare, era il mio lavoro cavolo! Dovevo controllarmi! Gettai a
terra la seconda sigaretta e mi diressi decisa verso la camera da letto. Io ero Kristen Stewart! Io dovevo farcela! Io ero brava! Io facevo da anni questo mestiere! 
< Finalmente! Stai bene cara? > Chatrine mi corse in contro preoccupata  < Sì tutto, tutto ok. Era stato solo un momento di stanchezza, scusa. > dal suo sguardo
capii che non l’aveva affatto bevuta. < Dai finiamo questa scena così poi ti riposi, eh. >. Mi schiarii la voce e mi risedetti sul letto. Di lì a poco arrivò anche Robert.
< Scusa > gli sussurrai abbassando lo sguardo. < Bene, riprendiamo. Scena primo bacio 3 … Motore … Ciak e … Azione! >
< Come hai fatto a entrare?>                                                                                                                                             
 < Dalla finestra.>
< L'hai fatto tante volte?>                                                                                                                                                  
 < Beh... diciamo nell'ultimo paio di mesi. Mi... piace guardarti mentre dormi. È una cosa che mi affascina molto... Voglio solo provare a fare una cosa... Però
non ti devi muovere...  – ok, ora dovevo farcela. Cercai di respirare regolarmente mentre il suo viso si avvicinava sempre di più al mio, mentre le nostre bocche stavano per sfiorarsi – non ti muovere … - rimasi immobile, impietrita. E poi dolce come il più pregiato dei mieli, delicato come una carezza di piuma appoggiò
le sue labbra sulle mie. Sentii come un coro di angeli, di campane e di fuochi artificiali dentro la mia testa. Era fantastico. Il bacio si fece sempre più intenso,
anche più di quanto sarebbe dovuto esserlo. Mi alzai e mi avvicinai a lui con il corpo. Robert mi prese dai fianchi cercando anche di alzarmi un po’ la maglietta.
Lì fu più forte di me: mi sdraiai sul letto portandolo con me, lo accolsi tra le mie braccia ed iniziai ad accarezzargli i capelli. Non smettevamo di baciarci.
Avevamo perso totalmente la cognizione dello spazio. Ora esistevamo solo io, lui ed i nostri sospiri. < Ok, ragazzi fermatevi! Ragazzi! Non dobbiamo fare un film
hot, hei! > Robert mi guardò negli occhi e lessi in lui la stessa sensazione di “dolore” nel doverci staccare. Mi rialzai cercando di riprendere fiato.  ultime battute. Ce la fate?> era severa. Troppo.                                                                                                                         
 < Scusami...>
< Ho saputo fermarmi.>
< Eh, sì! Vorrei fosse lo stesso per me.>
< Non posso mai perdere il controllo con te.>
< Non te ne andare.>                                                                                                                                                        
  aveva tutta l’aria di un rimprovero.
Corsi subito nel mio camerino, ero shoccata. Cos’era successo? Cos’avevo fatto? Perché l’avevo fatto? Chiusi la porta a chiave e mi guardai nello specchio.
Ed ora con Michael?                                                                                                                             

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Capitolo 5
*** La festa di Kris. ***


La festa di Kris.


Il giorno dopo mi svegliai con un terribile mal di testa, forse causato dal lungo pianto del giorno prima. Ero terribilmente confusa, non riuscivo ancora
a spiegarmi il perché avessi fatto una cosa del genere. L’unica cosa che sapevo era che se fossi tornata indietro l’avrei rifatto altre mille volte perché
era stato bellissimo, avevo provato delle sensazioni mai sentite prima e questo mi spaventava. Per fortuna oggi c’erano le riprese a La Push con Taylor e
gli altri quindi non avrei dovuto vedere Robert, almeno non per quel giorno.
Alla spiaggia tirava un vento fortissimo e si gelava. Tutti noi al termine di ogni ciak correvamo a bere tazzoni di the o caffè caldo ed a ricoprirci con coperte.
Era divertente stare con  tutti quei ragazzi, peccato che nel film Bella avesse poche scene con loro. Taylor poi era qualcosa di veramente spassoso,
una forza della natura! Non smetteva di fare battute e di ridere, questo non faceva altro che bene a me almeno mi distraeva. Parlammo insieme per un bel
po’ finite le riprese. Mi piaceva ed ero sicura che sarebbe diventato ben presto mio amico!
Durante la pausa pranzo Chatrine si sedette accanto a me con il suo panino e mi guardò con aria perplessa  < Che c’è? Avanti sputa il rospo! > le dissi
< Ecco … io … Volevo chiederti se magari sentivi il bisogno di parlare con qualcuno di quello che è successo ieri. Non che io voglia impicciarmi ma, insomma,
siamo amiche, giusto? io ci sono se hai bisogno. > le sorrisi < Sei molto gentile Chate ma non ti dirò nulla perché non c’è niente da dire. > < Ma Kris … >
< Senti è stato un momento di debolezza, ok? > < Quanti momenti di debolezza hai ultimamente? > mi arresi < Non me le dai a bere le tue scuse. >
< Sì, hai ragione …. Solo che neanche io so che mi è preso. Non sono più me stessa, non sono più lucida  e ieri poi … > mi coprii il viso con le mani
disperata < Oh tesoro, no, non fare così! > < Che diamine mi sta succedendo Chate! Perché faccio così? Perché ieri ho reagito in quel modo? Io sto con
Michael, io amo lui da sempre! > < No, mai! > < Kristen, seriamente, questa mattina
l’ho intravisto durante la colazione e aveva una faccia da far paura! Io non lo conosco bene ma mi ha preoccupato! > < Non sono affari miei. > < Kristen è anche
per il tuo bene se … > < No! No, ok? Perché non proviamo a fare finta che non sia successo niente? E’ così semplice infondo. Dimentichiamoci di ieri e di tutto. >
< Kris non credo che sia la migliore soluzione. > < Io invece credo proprio di sì. > detto questo mi alzai e andai a fare una passeggiata lungo la spiaggia.
Avevo deciso: avrei dimenticato tutto. Era la soluzione più semplice. E poi, per mettere le cose meglio in chiaro, mandai un sms a Michael con scritto
semplicemente  Ti amo.
Dovevo convincerli tutti che nulla era cambiato: Chate, Michael, Robert e … soprattutto me stessa.                                                                                 Tornati all’hotel andai immediatamente a fare una doccia bella bollente perché mi sentivo proprio un ghiacciolo. Poi scesi a cenare e imposi a me stessa
di non guardare verso il tavolo dove ci sarebbe dovuto essere seduto Robert Pattinson. Quella sera avevo deciso di ritornare la Kris di sempre, serena e
sorridente, ma il mio piano non ebbe ottimi risultati. In compenso però parlai molto con Nikki, la ragazza che interpreta Rosalie. Poi mi arrivò un sms:
Esci dall’entrata principale. Ed osserva. Michael.
Tutta curiosa allora mi incamminai verso la hole e poi verso le porte; una volta fuori mi accorsi che era in corso una terribile bufera e davanti a me non vedevo
nulla. Sentii però qualcuno tossire alla mia destra, così mi girai: a pochi metri da me c’era Robert che stava fumando una sigaretta e probabilmente nemmeno
si era accorto della mia presenza. Indossava un maglione nero forse di due o tre tagli in più della sua con un cappuccio che gli ricopriva il capo. Mi venne
un nodo alla gola. Le mie gambe mi dicevano di andare da lui, la mia voce di chiamarlo, ma il mio cervello no, lui diceva di starmene lì buona ad aspettare il
mio ragazzo. Poi ci fu una suonata di clacson ed una macchina accese i fari accecandomi sul serio. Era lui, Mike. Aspettai che scese dall’auto e venisse sotto
il portico e poi lo abbracciai < Ma che ci fai qui? > < Ho voluto farti una sorpresa dolcezza. Così passeremo insieme la tua prima notte da diciottenne.> gli sorrisi,
che carino. Mi prese in braccio e mi fece fare un girotondo, proprio come una bimba. Io risi e quando mi rimise a terra lo baciai, un bacio di quelli lunghi,
un po’ troppo, forse avevo esagerato dovevo calmarmi infondo lui non sospettava niente e non dovevo dimostrargli niente. Appoggiai la testa sulla sua spalla
tanto da non fargli vedere quant’ero pensierosa, ma così facendo potei vedere invece che Robert ci stava guardando, o meglio mi stava guardando. Il cielo era
nero, c’era molta nebbia e pioggia quindi non c’era una buona visuale, ma mi sembrava strano, il suo volto era più scuro di tutto ciò che ci circondava; allora
mi vennero in mente le parole di Chatrine che mi aveva detto quella stessa mattina a proposito di quel ragazzo. Io il coraggio di andare a parlargli non ce
l’avevo. Io volevo solo dimenticare tutto e continuare come se niente fosse successo. E questo avrebbe dovuto capirlo e farlo pure lui. Io e il mio fidanzato
poi entrammo in camera mia dove aveva fatto portare champagne a volontà. < Ma sei impazzito? > gli chiesi < Per te questo e altro amore! > < Oh cucciolo … >
dovevo sforzarmi di essere il più naturale possibile: insomma , lui era sempre lo stesso, il mio Mike, il ragazzo con cui stavo da una vita, che era amato da
tutta la mia famiglia e che sarebbe dovuto essere il padre dei miei figli! Così era stato , così era e così doveva essere per sempre. Punto e basta. A mezzanotte,
dopo aver fatto fuori tutte le bottiglie, brindammo con l’unica bibita che ci era rimasta a disposizione, ovvero dell’acqua. < Alla più bella diciottenne che
abbia mai visto. Alla mia diciottenne, perché tu sarai sempre mia, sempre. > quelle parole mi fecero venire un po’ la pelle d’oca ma era la pura verità quindi
di che preoccuparsi? Mi baciò con una foga mai vista < Hei, ok che siamo brilli, ma calmati! > < Kris … vieni qui ti ho preso un regalino. > < Oh Mike non dovevi. >
< Certo che dovevo! Eccolo qui. > mi porse una scatolina verde < Su, che aspetti? Aprilo! > tolsi la carta e aprii il coperchio: arrotolati c’erano due biglietti per
l’Italia, andata e ritorno 10 giorni. < Così potremo passare un po’ di tempo insieme una volta fini te le riprese qui. > < E’ bellissimo! > lo abbracciai e capii di
essere fortunata ad averlo al mio fianco. Passammo l’intera notte dolcemente insieme, amandoci fino al mattino.
Al mio risveglio Mike stava facendo la doccia. Avevo passato assieme a lui una bellissima nottata, molto romantica. Quel giorno il mio compleanno cadeva
di domenica così nessuno lavorava e perciò avevo la giornata libera. Sorrisi per questo. < Siamo allegre oggi? > disse il mio ragazzo abbracciandomi ancora
tutto bagnato < Sì, lo sono. Avere diciotto anni è bello. > mi baciò la guancia < Perché senti che è cambiato qualcosa? > < Perché tu non hai sentito nessun cambiamento? > mi sorrise e prese a baciarmi di nuovo < Se entro cinque secondi non fili in bagno, beh, non ti lascerò più andare da questo letto. > < Mmh
proposta allettante ma devo rifiutare.> e corsi a lavarmi. Scendendo a fare colazione tutti mi fecero gli auguri. In pochi giorni eravamo riusciti a creare quasi
una famiglia, volevo bene a tutti loro. Passai tutto il giorno fuori tra i boschi con Michael: facemmo delle belle scampagnate mangiando al sacco. Era da tanto
che non passavo un’intera  giornata con lui, soli soletti. Mi parlò di come andavano le cose a casa, dei miei, del suo lavoro e dei suoi amici ed io lo ascoltai tutta attenta. < Kris, wow, non perdi neanche una cosa che dico, sei curiosa anche del basket che non te ne è mai importato niente …. A cosa devo tutto questo? >
< Beh tu sei importante per me e dunque quello che è importante per te lo è anche per me. > < Sei un angelo! >.                                                                               
 La giornata trascorsa era stata molto bella ed io fui una fidanzata impeccabile. Ritornati all’hotel Chate mi disse di prepararmi poiché c’era in serbo una sorpresa
per me; io non le dissi ovviamente che avevo già capito tutto da qualche giorno, feci l’aria sorpresa da chi cade dal pero e corsi a cambiarmi mettendomi
ovviamente jeans, maglietta a mezza maniche e Converse, il massimo della mia eleganza.  Fuori c’erano delle limousine che ci aspettavano e che avrebbero
portato tutti noi ad un locale poco fuori Forks, tutto riservato per noi. Ci scatenammo subito come pazzi tra balli e Karaoke pietosi. Tutto stava filando liscio
come l’olio, tutto era perfetto. D’un tratto Michael mi fece segno che doveva uscire così io ne approfittai per andarmi a sedere su un divanetto: mi facevano male
i piedi! Osservando ciò che mi circondava vidi i miei amici “Cullen” muoversi come delle tarantole, però Ashley era molto brava; poi notai Chatrine che, come
una ragazzina, ballava scatenata  con due cocktail in mano e poi, alzando lo sguardo al secondo piano, vidi Robert Pattinson tutto solo, appoggiato alla ringhiera
che dava sul salone principale dov’eravamo tutti noi, che stava bevendo una birra. Smisi di sorridere, di essere felice. Mi faceva male vederlo così. Sbuffai e
cercai di non fargli caso, ma fu tutto inutile. Così salii le scale e piano, passo dopo passo, mi avvicinai a lui appoggiandomi a mia volta alla ringhiera < Bello qui,
puoi controllare tutti, vedere quanto sono stupidi e ridicoli uno per uno. > fece un sorriso triste < Già. Ed io sono il più stupido e ridicolo di tutti. > < Perché dici questo? > < Perché è la verità. Tutti a divertirsi, io no > < E perché non ti diverti anche tu? > < Perché non ho nulla per cui divertirmi. Non … io non ce l’ho. >
sussurrò le ultime parole incatenando il suo sguardo al mio: aveva gli occhi lucidi, forse perché era totalmente ubriaco o forse per qualcosa d’altro. Mi venne
il magone. < Robert … > tentai di dirgli ma la mia voce venne rotta dal pianto. Volevo parlargli, chiedergli come stava, cosa aveva, ma non  ci riuscivo. Lui mi
sorrise dolcemente < E’ il tuo compleanno non dovresti piangere. Dovresti essere felice. > confessai finalmente la verità < Non ci riesco … > Robert corrugò le sopracciglia sorpreso < Perché? > < Non lo so . E questo mi fa paura. > inutile fare la dura, inutile fingere, inutile negare ora, davanti a lui: da quando l’avevo conosciuto qualcosa in me era mutato. Guardò la sua bottiglia di birra e bevve le ultime gocce rimaste. Era sfinito, distrutto oltre che ubriaco e non riuscivo a
capirne il motivo reale. < Perché stai così? > < Perché ora tu sei qui con me e non con il tuo fidanzato? > quelle parole mi colpirono: aveva ragione. < Hai ragione io,
io devo andare dal mio ragazzo, non dovrei stare qui. E’ la mia festa mi devo divertire. Devo ridere, ballare, essere spensierata e felice.> dissi tutto questo trattenendo le lacrime, lui se ne accorse e, inclinando il capo da un lato, mi sorrise ancora dolcemente, ma ancora una volta era un sorriso triste, di dolore. Feci
per andarmene quando sentii pronunciare dalle sue labbra il mo nome, mi girai. Era lì che si toccava i capelli, indeciso se farlo o non farlo e poi mi porse una scatolina blu. La presi sorpresa. < E’ per te. Non pensare che sia chissà che cosa, eh. L’ho visto questa mattina in una bancarella e mi sei venuta in mente tu. >
disse faticosamente e tutto intimidito. Non me lo sarei mai aspettato un regalo da lui. Non sapevo che dirgli se non un grazie sussurrato. Nel passarmi la scatoletta
le nostre mani si sfiorarono ed io la ritrassi subito come se avessi sentito una scossa. Lo guardai ancora una volta, forse rimanemmo in quella posizione per
secondi o per minuti, non so, con lui perdevo il senso di tutto e poi me ne andai. Misi la scatoletta nella borsa ed andai al balcone a prendere una bibita. Volevo ubriacarmi come non avevo mai fatto. < Kris eccoti! Che fine avevi fatto? > < Ero alla toilette Mike. > < Oh, ok. >.
Una volta ritornati in hotel, verso le h 3.00, non più tardi perché il giorno dopo si doveva riprendere a lavorare, Mike mi disse che sarebbe dovuto partire
quella stessa mattina per un imprevisto; così lo salutai e tornai in camera mia. Ero frastornata, mi girava la testa e stavo proprio da schifo. Mi lasciai cadere sul
letto,  chiusi gli occhi e lanciai la borsetta contro il muro. < No! > urlai immediatamente e corsi a riprenderla. Inginocchiata a terra, piangendo e con il trucco tutto sbavato pregavo qualsiasi dio che il regalo di Rob non si fosse rotto. Lo aprii: grazie al cielo era intatto. Era un sasso sul quale era stato dipinto un piccolo cervo.
Era dolce, adorabile. Lo tolsi dalla scatola e lo appoggiai sopra al mio cuore. Piansi ancora di più. Quel ragazzo mi aveva stregata, mi stava facendo impazzire.        
 

Ecco il regalo di Rob a Kristen:
 


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