il desiderio che nacque dalla pietra...

di keiko 93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° parte ***
Capitolo 2: *** 2° parte ***



Capitolo 1
*** 1° parte ***


Il desiderio che nacque dalla pietra…

Il desiderio che nacque dalla pietra…

 

 

Una goccia di sangue mi macchia il vestito candido,

mentre oltrepasso

questo inferno che io stesso ho creato.

 

Un villaggio di umani,

che intralciava il mio cammino.

 

Di solito non mi curo degli esseri inferiori,

non mi preoccupa la loro esistenza.

 

Ma oggi è diverso.

Oggi quegli infimi umani sarebbero dovuti correre ai ripari,

lasciare gli arretrati oggetti che loro

usano per guadagnarsi il cibo

e iniziare a correre.

 

Scappare dalla mia ira, dal gelo dei miei occhi.

Perché oggi, è quel giorno.

 

Il giorno in cui mio padre, essere superiore,

 di impareggiabile potenza,

si è fatto piegare da loro, si è fatto uccidere

per salvare un umana.

 

Sporchi gli umani.

 

Sporca quella donna.

 

Sporco il padre di cui andavo silenziosamente orgoglioso.

La mia figura irraggiungibile,

il mio appoggio e il mio sostegno,

mi sono stati portati via.

 

Portati via da un’insulsa umana,

che conosce ciò

che si definisce “amore”.

 

L’amore per la persona più importante,

 

l’amore per un figlio,

 

l’amore per i propri genitori,

 

l’amore per le persone che ti circondano.

 

A me tutto ciò è stato negato.

 

La donna che mi ha dato alla luce mai l’ho vista,

anche se sono certo di conoscerla.

 

Conoscere quella voce soave ma profonda, che mi faceva dormire,

quel profumo dolce al sapore di muschio marino,

 quella pelle calda e liscia che mi cullava.

 

Si, l’ho conosciuta,

ma non l’ho mai vista.

Così come non ho mai visto orgoglio negli occhi di mio padre.

 

Il mio maestro,

 

il mio peggior nemico,

 

il mio migliore amico,

 

la mia fierezza,

 

la mia vergogna…

 

mio padre.

 

Avrei venduto l’anima per sentire dalle sue labbra

un complimento,

per sentirlo farmi un gesto affettuoso.

 

Avrei dato tutto ciò che possedevo per poter andare a giocare con gli altri bambini Youkai,

tornare solo quando il sole tocca la terra,

a correre tra le braccia della mamma,

mostrandole con orgoglio i miei piccoli

“tesori”,

conquistati durante la faticosa giornata.

 

Ma non mi è stato concesso.

La mia infantile vivacità è stata soppressa sul nascere,

mi è stato impresso il marchio

del ghiaccio,

imposta la freddezza di un adulto.

 

Non mi è stato permesso conoscere le gioie dell’infanzia,

non so cosa vuol dire divertirsi.

 

Cosa completamente diversa per

Inuyasha.

 

Lui, che ancora prima di nascere ha subito avuto tutte le attenzioni,

 

Lui che appena nato è subito diventato l’orgoglio di nostro padre,

senza sforzi, senza allenamenti distruttivi.

 

Lui che ha potuto avere una madre,

 

Lui che ha ricevuto l’amore di una famiglia,

 anche se per poco.

 

Lui che ha potuto vedere gli occhi della donna che lo ha generato,

con cui ha potuto parlare.

 

Però non riesco a non provar pena per lui.

 

Ha avuto tutto ciò che a me è sempre mancato,

 ma infondo è un frutto vietato,

nato da un legame proibito tra due razze

opposte.

 

Rifiutato dagli umani e deriso dai demoni,

ha vissuto nella completa solitudine,

trovandosi a dover fare i conti con se stesso e con la sua natura.

 

È per questo che continuo ad esserci,

crudele e orgoglioso,

ma sempre stretto a lui da un patto non scritto,

non deciso,

forse addirittura non voluto.

 

Ma io ci sarò ad insegnargli le lezioni della vita,

anche se sotto le sembianze di peggior nemico,

anche se silenziosamente,

ma in infondo sempre e solo come Fratello Maggiore.

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 Spero vi sia piaciuta! Questa fan fiction è divisa in due parti

auto-conclusive!! Mi è venuta in mente stasera e non ho resistito… vi prego: ditemi se ho almeno un briciolo di speranda o se devo darmi all’ippica! Quindi… Commentate!!!!!!!!!!!!!!!! Bacioni Keiko!

 

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Capitolo 2
*** 2° parte ***


Il desiderio che nacque dalla pietra…

Il desiderio che nacque dalla pietra…

 

 

Immerso in questi pensieri,

mi riscopro ad osservare una donna che stringe la sua bambina,

le lacrime le rigano il viso,

 

sola,

 

triste,

 

abbandonata,

 

confusa,

 

incerta,

 

spaventata,

 

ma pur sempre…

 

viva.

 

Viva come è viva la bambina che stringe forte a sé.

 

I suoi occhi mi guardano,

 nella mia completa freddezza.

 

Paralizzata,

vorrebbe scappare, andare lontano.

 

Salvare la giovane vita che lei stessa ha creato.

Ma non ci riesce.

 

Non riesce a muoversi,

ad alzarsi e scappare come vorrebbe.

 

L’unica cosa che può fare, è guardarmi.

 

Guardarmi con gli occhi intrisi di paura,

attraverso essi mostrarmi le sue silenziose preghiere.

 

Occhi limpidi nel quale riscopro un passato felice,

una vita povera

ma creata sulla base della gioia.

 

La mia mano punta alla Luna,

pronta a sferrare l’attacco,

a spezzare anche questa vita.

 

Eppure,

lei continua a guardarmi.

 

Continua a tenere la testa alta,

non si piega,

non cerca di difendersi,

non invoca la mia pietà.

 

Tiene gli occhi del color dell’oceano alti,

 

spaventati,

 

insicuri,

 

ma pur sempre alti,

imponendogli di incontrare i miei.

 

Determinazione.

È cosi che questa razza lo chiama.

 

Determinazione.

È quella cosa che ti impone di continuare a combattere,

di servire i tuoi principi.

 

Determinazione.

È quella che i demoni non hanno.

Loro combattono.

Punto.

 

Determinazione.

È quella che tiene la mano di Sesshomaru ancora ferma in aria.

La mia mano.

 

Un rumore mi distrae.

 

Uno sfregarsi di foglie.

 

Un secondo di distrazione, una fugace occhiata a colui a cui volto le spalle.

 

Rin.

 

La donna fugge. Lascio correre.

Mi concentro su la bambina che ora mi sta di fronte.

 

La bambina allegra,

 

piena di vita,

 

sempre sorridente e curiosa.

 

 Curiosa di me,

 

di ciò che mi riguarda,

 

del mio passato,

 

della mia vita,

 

di come passo il tempo,

 

delle mie avventure,

 

del modo in cui ho conosciuto Jaken,

 

del perché odio Inuyasha…

 

ma ora,

in questo inferno di sangue e corpi,

di fuoco e paura,

lei non sorride.

Non sorride e non parla,

è silenziosa,

muta come quando l’ho conosciuta.

 

Mi guarda,con occhi

spaventati, spaesati,

con gli occhi di chi non riconosce più.

 

Non mi riconosci?

Non riconosci più colui che ti ha salvato?

L’essere freddo, alla quale portavi il cibo,

per la quale rubavi,

al quale rivolgevi sempre quel sorriso gioioso?

 

Il tempo scorre,

i minuti passano,

ma tu non parli, i tuoi occhi sono sigillati ai miei,

nell’incerto tentativo di sfondare

la profonda

barriera di ghiaccio

che io stesso ho creato.

 

 Ci provi,

ma è troppo anche per una bambina come te.

La dolorosa ferita che mi porto

appresso

è un peso troppo grande.

 

Non puoi capire,

non devi.

 

Ti guardo e mi stupisco.

 

Come può un essere cosi esile,

delicata come le rose la mattina,

contenere tanto amore,

tanta gioia,

tanta voglia di vivere?

 

Devi proprio essere stata felice.

I tuoi genitori devono averti amata molto,

per essere riusciti a renderti cosi.

 

Maledizione!

Non sai quanto vorrei sfogarmi,

liberarmi del dolore che mi affligge.

Vorrei dirti di tutta

 

la delusione

 nello scoprire che il simbolo di mio padre,

Tessaiga,

non mi sarebbe mai appartenuto,

 

la nostalgia,

dei giorni in cui ancora sorridevo,

 

la consapevolezza,

di una vita che non mi appartiene,

 

l’inconsapevolezza,

del perché mio padre fosse morto cosi disgraziatamente,

 

la paura,

del dover vivere solo,

 

la rabbia,

nello scoprire che non avrei mai potuto essere il migliore.

 

Ma soprattutto di come ho fatto a creare

il ghiaccio

per nascondere tutto ciò,

per non soffrire più.

 

Non voglio riempirti di un dolore cosi grande,

soprattutto perché

tu sei la mia unica via per uscire da questo mondo

in cui sono imprigionato.

 

Mi avvicino,

ti poso una mano sulla testa,

 

“andiamo”

 

dico semplicemente.

 

Sei sorpresa,

frastornata,

ma la solita luce torna a brillarti negli occhi.

 

Ti aggrappi al mio vestito,

 mentre andiamo verso un futuro ignoto,

che però affronti con il sorriso.

 

Si, un giorno te ne parlerò,

ti dirò tutto,

forse quando sarai più grande,

forse quando capirai più cose,

ma per adesso,

continua a essere bambina,

continua a crescere,

cresci anche per me,

vivi la felice infanzia che a me è stata negata.

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Non mi sento molto sicura del finale… non so, ditemi voi!! Vi ringrazio per tutti i commenti… è molto importante per me!!!

Bacioni Keiko!

 

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