Supremo. Glorioso. Potente.

Così si sentiva, egoisticamente, quando le urla da sotto il palco raggiungevano le sue orecchie, deliziandole.

Ed erano per tutti loro, nonostante la maggior parte di quelle ragazze -oddio, anche ragazzi- urlassero il suo nome.

Sapeva che il merito non andava tutto a lui, ma nessuno si lamentava del fatto che fosse il 'prediletto'. Era il leader, quindi era piuttosto ovvio che sarebbe andata così. Ne avevando discusso fin dall'inizio, in modo da non creare incomprensioni dopo. E infatti, mai c'erano stati problemi.

Sorrise, lasciando cantare alla folla sottostante la canzone, col cuore pieno di quelle voci melodiose.

 

Quando lo prendevano momenti come questi, in cui si sentiva impossibilitato a sorridere, andare avanti e fingere, aveva una gran voglia di ubriacarsi da bravo irlandese qual era, cercare nella rubrica del telefono, chiamare la persona che amava e dire tutto, senza riserve.

Ma sapeva cosa rischiava.

In primis, lui era il suo migliore amico da anni, ormai.

Era il chitarrista della sua band.

E, per dio, era sposato. E aveva tre bambini, cazzo!

Come si era ridotto così?

Innamorarsi, dopo anni, in quei pochi mesi di convivenza e stretto contatto -più del solito- del tour.

Era un emerito idiota.

Vostra
Alice in Warblerland

Voleva di più. Più di quegli sguardi, più delle parole, più dell'amicizia.

Forse era per questo che non si risparmiava di flirtare senza sosta sul palco, con chiunque, solo per attirare la sua attenzione.

Ovviamente, non ci riusciva.

Cioè, ci riusciva solo se era per finire ai suoi piedi all'inizio di un brano, parlando con lui, guardandolo fare salti -la sua prerogativa, poi!- mentre pizzicava le corde della chitarra, prima amorevolmente, poi con decisione.

Come se fosse la pelle di sua moglie, le accarezzava con quel suo solito cipiglio che lui amava; e sorrideva, sorrideva a tutti. Perchè era felice, lui.

Merda.

Era nella fottutissima merda.
 

Ooookay. Sono un po' in ritardo. Leggermente. 
Ma. Sì, ma. Nulla, mi mancava la voglia e il mio computer s'impallava (e tutt'ora s'impalla) costantemente.
E poi, volevo vedere se qualcun altro leggeva, almeno.
Nisba. Nada. Zero.
Mi sento così triste! 

Ora basta, mi faccio pena da sola. ._.
Alla prossima, con Te Amo, di Rihanna. 

Ti amo. Dio, è una cosa incomprensibile la folgorazione con cui l'ho capito. Insomma, non pensavo che me ne sarei accorto mentre mangiavi dell'insalata!

D'accordo che quando c'è del cibo io divento subito più attento, ma diamine, accorgermi di un sentimento del genere solo per aver scoperto di adorarti anche con delle foglie verdi tra i denti è fuori dalle miei standard. E' troppo persino per me. Cazzo. E questo sentimento non fa altro che aumentare, e aumentare, e aumentare. Riesco solo ad infilarmi in grossi casini, eh Mark?

Tu mi diresti di buttarmici fino in fondo.. ma se sapessi di che si tratta realmente?


 

Questa raccolta stava diventando troppo piena di fluff per i miei gusti.. così ho deciso di aggiungere un po' della demenzialità di quest'uomo fuori di testa.

Vostra

Danny era stravaccato sul divano, nel retro del pullman del tour, strimpellando una chitarra. Ultimamente provava 'I'm yours' più spesso del solito, e aveva la vaga idea del perché. Era così perso nei suoi pensieri che non si accorse di Glen fin quando non se lo trovò davanti.

-Hey, amico.- esordì lui, facendo capire al cantante che stava per imbarcarsi in uno dei suoi discorsi in cui aveva fottutamente ragione ed era profondo quanto la Fossa delle Marianne. Danny lo salutò con un cenno teso, in ansia per quello che intendeva dire. Sapeva forse dei suoi sentimenti per Mark? Se lo chiedeva continuamente, perchè si sentiva colpevole per ogni sguardo, ogni pacca sulla spalla, ogni pensiero che verteva su di lui.

Da taciturno qual era, invece, Glen disse solo:

-La band deve resistere, Danny. Riorganizza le tue priorità.

Si alzò dal divanetto, e tornò fuori, lasciando Danny basito.