The Spell of Deduction di Wren07 (/viewuser.php?uid=133188)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Spell of Deduction ***
Capitolo 2: *** Riunioni notturne ***
Capitolo 3: *** Calderoni e manici di scopa ***
Capitolo 4: *** La spia ***
Capitolo 5: *** Rapimenti ***
Capitolo 6: *** La Confraternita delle Arti Oscure ***
Capitolo 7: *** Treni e gufi ***
Capitolo 1 *** The Spell of Deduction ***
Scritta
per la quarta giornata del Carnevale delle Lande ospitata da auverse,
sul prompt di emme “Sherlock/John
Harry Potter!AU”.
The Spell of Deduction
Quel
ragazzino pallido dai capelli ricci e dagli zigomi a punta, che
indossava perennemente la sua sciarpa blu, anche sulla divisa,
continuava a sorprendermi quasi più della scoperta di essere
un mago.
Quando
lo vidi per la prima volta, eravamo entrambi nel gruppo di ragazzini
del primo anno in attesa di essere smistati, ma mentre tutti gli altri
– me compreso – si guardavano intorno ansiosi e
disorientati, lui se ne stava appoggiato al muro, ostentando una calma
straordinaria.
Per
un attimo ebbi la strana sensazione che mi stesse fissando, e avrei
potuto giurare di averlo sentito bofonchiare:
«Tassorosso», per poi aggiungere un attimo dopo:
«Noioso». Lo guardai perplesso, e cercai di non
fargli caso mentre prediceva a mezza voce in quale Casa sarebbe finito
ognuno dei ragazzini che si avviavano tremolanti verso il Cappello
Parlante. Scoprii il suo nome solo quando la professoressa McGranitt
chiamò Holmes
Sherlock, che poco dopo si avviava con estrema naturalezza al
tavolo dei Corvonero, fissato e acclamato dall’intera Sala
Grande, per andare a sedersi accanto ad un ragazzo piuttosto robusto
– sul petto del quale spiccava la spilla di Caposcuola
– che gli fece posto pigramente.
Osservai
la folla di ragazzini in attesa di essere smistati sfoltirsi a poco a
poco; solo in un caso il Cappello Parlante fu celere quasi quanto
Sherlock Holmes nel suo responso: quando Moriarty
James prese
posto sullo sgabello, prima ancora di aderire del tutto sulla sua
testa, il Cappello gridò: «SERPEVERDE».
Quando
finalmente udii la professoressa McGranitt scandire Watson
John, raggiunsi lo sgabello quasi di corsa, per poi
schiarirmi rumorosamente la gola tentando di celare la tensione, mentre
il Cappello si posava sulla mia testa. Fui sorpreso di sentirlo
esclamare dopo pochi istanti: «GRIFONDORO» e,
dirigendomi verso il mio tavolo, fui nuovamente certo che gli occhi di Holmes,
stavolta sorpresi, fossero
fissi su di me dall’altra estremità della Sala.
Sebbene
fossero trascorsi alcuni mesi da quel giorno, Sherlock Holmes
continuava ad essere un mistero per me.
C’era
qualcosa di incomprensibile nelle sue evidenti abilità di
Legilimens che, per qualche assurdo motivo (che lui chiamava la verità )
, si ostinava a negare, nel mestiere che affermava di desiderare (consulente
Auror, diceva) e nel fatto che fosse ritenuto da tutti lo
studente più brillante del suo anno, nonostante la sua
totale ignoranza in certe materie.
Una
sera, rimasto solo nella mia Sala Comune, arrivai a prendere piuma e
pergamena per elencare le qualità singolari del ragazzo.
Ecco l’elenco:
Cognizioni
di Sherlock Holmes
1. Trasfigurazione:
Discrete. Secondo la McGranitt otterrebbe molto di più se si
applicasse.
2. Incantesimi:
Scarse (“noioso”)
3. Pozioni:
Profonde. Ha tentato più volte di sperimentare i suoi veleni
sul mio ratto.
4. Storia
della Magia: Zero. Forse non è l’unico a
borbottare continuamente “noioso” durante le
lezioni del professor Rüf.
5. Astronomia:
Troll. Non l’ho mai visto ad una lezione.
6. Erbologia:
Variabili. Si interessa solo dell’applicazione pratica delle
proprietà delle piante nella preparazione di pozioni.
7. Difesa
contro le Arti Oscure: Profonde. E’ già capace di
disarmare con una precisione straordinaria.
Sebbene
neanche quell’elenco sembrasse aiutarmi a comprendere meglio Sherlock,
continuavo ad essere uno dei pochi studenti di Hogwarts a rivolgergli
la parola, visto che gli altri lo consideravano strano,
nonostante provenisse da una famiglia di maghi molto rispettabile e suo
fratello Mycroft – il Caposcuola – godesse di una
certa popolarità.
Frequentavamo varie classi insieme e
condividevamo spesso un tavolo in biblioteca, insieme a sacchetti di
gelatine Tuttigusti+1, che con lui potevo mangiare in
tranquillità (tranne, naturalmente, quando era in vena di
scherzi piuttosto sadici), visto che era capace di analizzarne al primo
sguardo il contenuto.
Ben
presto, mi ritrovai a seguire Sherlock in strambe missioni –
come trafugare libri dal reparto proibito della biblioteca o
ingredienti dall’armadietto di Piton – per portare
avanti i suoi esperimenti altrettanto strambi.
In
compenso, trovavo spesso nella mia Sala Comune una tazza di
tè con i miei biscotti preferiti, per poi veder sbucare
Sherlock da un angolo – cosa che puntualmente mi faceva
versare tutto il contenuto della boccetta di inchiostro sulla mia
pergamena, facendomi ringraziare l’esistenza
dell’Incantesimo Pulitore.
Dovevo ancora capire come riuscisse ad entrare nelle cucine, o nella
mia Sala Comune, per di più senza praticare la
Smaterializzazione – come aveva tenuto a puntualizzare
– ma ero sicuro che chiedendogli spiegazioni non avrei
ottenuto più di qualche “noioso” in
risposta, rischiando che approfittasse della mia distrazione per
trangugiare la mia tazza di tè.
Mi
chiedevo se fino ai M.A.G.O. avrei avuto il tempo di scoprire i suoi
trucchi, magari somministrandogli a tradimento un po’ di
Veritaserum, ma, in qualunque caso, ero certo che ben presto mi sarei
abituato anche a Sherlock
Holmes.
Wren’s
Corner
Non
pensavo che sarei mai riuscita a scrivere un crossover, quindi
prendetevela con il Carnevale delle Lande e con emme (vi
odio ma vi amo).
Passando
alle vere note:
1) Il
titolo della storia ricalca “The Science of
Deduction”, il titolo di un capitolo nei romanzi di Arthur
Conan Doyle “Uno Studio in Rosso” e “Il
Segno dei Quattro”, oltre ad essere il nome del blog di
Sherlock nella serie della BBC.
2) L’elenco
di “Cognizioni di Sherlock Holmes” ricalca quello
del romanzo “Uno studio in rosso”.
3) Le
età dei personaggi sono alterate per i fini della storia.
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Capitolo 2 *** Riunioni notturne ***
Ebbene, questa doveva essere
una one-shot, e invece eccomi qui. Premetto che scrivere long mi
spaventa quasi quanto scrivere crossover, ma cercherò di
fare il possibile.
Se ho continuato a scrivere
questo mostriciattolo dovete prendervela con Ferao, Melandria e Rima (
♥ ♥ ♥)
Era quasi mezzanotte e stavo per
riaddormentarmi davanti al fuoco, cercando di studiare gli appunti di
Pozioni, rosicchiati in più punti da Gladstone (quel povero
topo doveva pur trovare uno sfogo, dopo tutte le angherie che era
costretto a subire a causa del mio strambo amico).
Rimpiansi di non aver chiesto
l’aiuto di Sherlock fin dall’inizio, pur non
essendo ancora sicuro di cosa fosse peggio, i suoi discorsi da esaltato
in cui presupponeva che cogliessi al volo tutti i suoi riferimenti e
ciò che “ovviamente sottintendeva con lo
sguardo”, o la pubblica umiliazione da parte di Piton.
Per il momento, avevo deciso di
accettare la seconda opzione, e stavo per dirigermi verso i dormitori,
quando sentii il verso sommesso e il battito d’ali di un gufo
fuori dalla finestra della Sala Comune. Mi avvicinai subito alla
finestra, e, avendo fatto entrare il piccolo animale dalle piume grigie
e gli enormi occhi gialli, gli sfilai un bigliettino spiegazzato dagli
artigli.
Srotolandolo, ebbi
un’immediata conferma dei miei sospetti sul mittente del
biglietto, che conteneva solo le parole: Biblioteca,
fra dieci minuti. - SH.
Non seppi mai con quale forza, dopo aver
gettato il biglietto nel fuoco, mi precipitai fuori dal buco del
ritratto che celava il passaggio segreto del dormitorio di Grifondoro,
anziché infilarmi di corsa a letto. Camminai di soppiatto
lungo i muri, non accendendo neanche la punta della bacchetta per
timore di svegliare i ritratti affissi alle pareti, che russavano
sonoramente.
Maledetto Sherlock,
non poteva continuare a farmi perdere punti in quel modo; se i miei
compagni mi avessero scoperto mi
avrebbero massacrato. Eppure, non riuscivo a sopportare
l’idea di perdermi qualche nuovo caso di Sherlock (per
chiamarmi a quell’ora doveva esserci qualche
novità non di poco conto).
Non appena fui entrato in biblioteca, mi
sbucò davanti Sherlock, facendomi quasi urlare. Anche dopo quasi
un anno, riusciva sempre a terrorizzarmi spuntando da un angolo
diverso. Lo seguii in silenzio, sperando che il buio avesse celato la
mia sorpresa (tesi smentita con forza dal sorrisetto compiaciuto di
Sherlock che riuscivo a mettere a fuoco anche a notte fonda).
Almeno ero preparato alla visione che si
parò davanti ai miei occhi poco dopo, come ormai era
avvenuto tanto spesso in quei mesi: ad uno dei tavoli più
appartati della biblioteca, erano seduti i prefetti di tutte le case.
Quando c’era qualche stranezza
da spiegare, si rivolgevano sempre a Sherlock, anche se era
più giovane di loro e probabilmente non sarebbe mai neanche
diventato un prefetto, considerati tutti i guai in cui si cacciava
(cosa che sfortunatamente valeva anche per me).
Ci sedemmo al tavolo con gli altri e il
primo a parlare fu Greg Lestrade, il prefetto di Tassorosso, che aveva
l’aria piuttosto annoiata.
« Bene, immaginerete che
Mycroft mi ha chiesto di chiamarvi con urgenza per un caso particolare
» disse senza entusiasmo, rivolgendosi a me e a Sherlock. Noi
ci guardammo sorridendo sotto i baffi per un attimo, immaginando che il
fratello di Sherlock, il Caposcuola, doveva aver mandato un gufo a Greg
per dargli istruzioni per poi lasciarlo al suo destino, senza
abbandonare nemmeno per un attimo il comodo letto del suo dormitorio.
Mycroft riusciva sempre ad avere informazioni su tutto quello che
succedeva nella scuola, ma non aveva una voglia o un interesse tali da
occuparsene personalmente. Non a caso, in tanti lo ritenevano una
valida opzione come futuro Ministro della Magia, mentre i rimanenti
credevano che lo fosse già, ma che occuparne effettivamente
la poltrona fosse troppo fastidioso per lui.
« Beh, si tratta di una serie
di furti denunciati in poche settimane » continuò
Greg, ancora poco convinto. « Oggetti che non valgono neanche
molti Galeoni in realtà: libri, maglioni, vecchie
scacchiere. In ogni caso, chi ha presentato la denuncia al signor Gazza
si è lamentato di aver perso l’oggetto a cui era
più affezionato, quindi Mycroft è convinto che i
casi siano collegati » .
« Ovviamente non abbiamo
nessun tipo di elemento che confermi questa tesi e forse semplicemente
Pix ha deciso di divertirsi in modo più insolente del
normale » aggiunse Anderson, uno dei prefetti di Serpeverde,
mentre mi schiarivo la gola, trovandomi incline a credere qualcosa di
simile.
« Altamente improbabile
» ribatté immediatamente Sherlock, incrociando le
dita. « Saprai meglio di me che Pix è bandito dai
dormitori, e in più sono convinto che la voce dei furti si
sia diffusa anche tra i fantasmi: il Barone Sanguinario avrebbe fatto
confessare Pix in un lampo ».
« E quale sarebbe la tua
brillante tesi? » domandò irritata Donovan,
l’altra Serpeverde.
« E’ ovvio che deve
esserci un collegamento tra le vittime, oppure qualcuno sta cercando di
attirare la nostra attenzione » rispose Sherlock casualmente,
continuando a fissarsi le dita.
« La nostra attenzione? Siamo
prefetti, non Auror, piantala » brontolò Greg, tra
le risatine degli altri.
« Bene, se desiderate ancora
la mia assistenza, ne riparleremo domani. Vedrò di
interrogare i ragazzi che hanno subito i furti » rispose
Sherlock secco, alzandosi.
Finalmente quella strana riunione si
sciolse e tutti ci avviammo verso i dormitori. Lasciai andare avanti i
due prefetti di Grifondoro, Dimmock e Carter, due grossi giocatori di
Quidditch con poco cervello, e restai solo con Sherlock.
« Credi davvero che i furti
siano collegati? Voglio dire, non abbiamo avuto grandi casi da
risolvere fino ad ora, se non vuoi contare il rospo scomparso e
ritrovato nella tasca del professor Vitius, almeno » dissi
sbadigliando, consapevole del fatto che mi stavo guadagnando
un’occhiataccia da Sherlock.
« Beh, se Mycroft non
è completamente impazzito con quelle simulazioni dei
M.A.G.O. , deve avere buone ragioni per credere che i casi siano
collegati. In ogni caso, meglio parlarne domani, sul muro
c’è il segno di un graffio e quello deve essere un
pelo di gatto. Sicuramente Gazza e Mrs Purr sono appena passati, vedi
di non farti beccare » .
Un istante dopo, sentimmo un rumore di
passi dal piano inferiore ed iniziammo a salire le scale di corsa.
Sherlock girò a sinistra per raggiungere il dormitorio dei
Corvonero, mentre io continuai a salire verso destra per arrivare alla
Torre di Grifondoro.
Finalmente mi ritrovai davanti al quadro
di Mrs Hudson che apriva l’ingresso al dormitorio dei
Grifondoro. Non fu per niente contenta di essere svegliata con la
parola d’ordine a quell’ora (“non sono la
vostra governante”, concetto che ribadì anche a
me), ma suo malgrado dovette lasciarmi entrare.
Mi infilai immediatamente a letto, come
avrei dovuto fare almeno un’ora prima. Non potei fare a meno
di pensare che avevo appena perso un’occasione di chiedere a
Sherlock di aiutarmi ad elencare le proprietà di un Bezoar,
e probabilmente la mattina dopo la faccia di Piton davanti al risultato
della mia pozione mi avrebbe preoccupato più del furto di un
rospo o di una scacchiera.
Wren’s Corner
1) Gladstone,
il nome del topo di John, è il nome del suo cane nei film di Guy Ritchie;
2) Dimmock e Carter sono due membri dello Scotland
Yard (sottolineo per chi come me ha problemi a ricordare i nomi D:),
oltre ovviamente a Lestrade, Donovan e Anderson.
3) Dovevo inserire Mrs
Hudson in qualche modo e la parola d’ordine al dormitorio dei
Grifondoro è naturalmente un riferimento alla sua celebre
citazione.
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Capitolo 3 *** Calderoni e manici di scopa ***
Come volevasi
dimostrare, la vendetta di Piton era arrivata.
Durante la lezione di Pozioni, dopo aver aggiunto nel calderone gli
aculei di
porcospino, la mia Pozione Scacciabrufoli aveva iniziato a ribollire
minacciosamente, per poi iniziare a produrre delle nuvole di fumo verde
acido
ben poco rassicuranti.
Mentre Piton mi
umiliava pubblicamente rendendo noto il mio
“Desolante” e sottraeva allegramente punti a
Grifondoro per quanto era stato
imbarazzante il mio tentativo, mi consolai con il fatto che almeno
quella
mattina non avevamo lezione con i Corvonero, per cui Sherlock non aveva
dovuto
assistere a quella scena.
Mentre
camminavo per il corridoio a testa bassa, temendo che
qualche Grifondoro potesse prendersela con me per quei punti appena
persi, si
accostò a me Sherlock. « Buongiorno »
tentai di salutarlo, ma mi stava già
trascinando verso l’esterno, al cortile di pietra, parlando a
raffica come
faceva solo nei momenti di massima euforia per un caso da risolvere,
quindi mi
sembrò più prudente non interromperlo.
« Mi
sono informato su tutti i ragazzi a cui è stato
sottratto qualcosa » aveva esordito baldanzoso, ignorando
bellamente il mio
saluto.
« La
connessione tra loro è evidente, non riesco a credere
che nessuno dei Prefetti –
sottolineò
la parola con un certo disprezzo e senso di superiorità
– se ne sia accorto » .
«
Guarda! » aggiunse speranzoso, passandomi un foglio di
pergamena tutto stropicciato che fino ad allora aveva tenuto celato
sotto il
mantello della divisa, a destra della sua immancabile sciarpa blu.
Lessi
velocemente l’elenco di nomi di sei o
sette studenti che conoscevo appena, di Case
e anni diversi, che non mi sembravano collegati in alcun modo. Tra di
essi
c’erano anche Sebastian
Moran, il portiere di
Corvonero, e Sebastian
Wilkes, il Grifondoro accusato di aver messo il rospo nella tasca del
mantello
di Vitius (una delle azioni criminali più eccitanti della
storia recente di
Hogwarts).
Sherlock
continuava a guardarmi con gli occhi che
brillavano, come se fosse sicuro che anche io mi sentissi ad un passo
dal
risolvere il caso dopo un’occhiata a quella pergamena. Io,
invece, non riuscivo
affatto a comprenderne il senso e la cosa cominciava ad irritarmi. Mi
schiarii
la gola, sperando che fosse sufficiente a segnalargli che mi doveva
delle
spiegazioni.
Sherlock
sbuffò, deluso, per poi strapparmi di mano la
pergamena.
«
Guarda » disse in tono incoraggiante, come se stesse per
mostrare ad un bambino come allacciarsi le scarpe. « Il primo
della lista è Jeff
Hope, ho scoperto che due anni fa lo hanno beccato ad organizzare
tornei
clandestini di Gobbiglie, e ora pare che gli abbiano rubato la sua
biglia più
rara » così dicendo passammo davanti ad alcuni
ragazzi del primo anno che
giocavano tranquillamente con le loro Gobbiglie, mentre io mi chiedevo
se
Sherlock fosse convinto che sarebbero state loro le prossime vittime.
In ogni
caso, restai in silenzio mentre Sherlock continuava: « Eddy
Van Coon, che
vendeva teiere stregate a quelli del primo anno, ha perso il suo
Spioscopio. Jack
Stapleton, aveva introdotto nel castello un cane trasfigurandolo in
gatto, che
era stato colto ad abbaiare nella Guferia poche settimane dopo. Gli
hanno
rubato un prezioso esemplare della sua collezione di farfalle.
Visto che
continuavo a guardarlo con sguardo vacuo, Sherlock
riprese, sempre più irritato: « E Sebastian Wilkes
naturalmente te lo
ricorderai, dice di aver perso di nuovo il suo rospo.
Beh, la
situazione mi sembra chiara, no? C’è qualcuno che
minaccia tutti quelli che si sono guadagnati la fama di criminali a
Hogwarts,
forse per dimostrare di essere migliore di loro, forse
perché ha bisogno del
loro aiuto, o forse solo per mettersi in mostra ».
Lo guardai con
gli occhi sbarrati, ma subito dopo li
abbassai, schiarendomi la gola, per rispondergli nel tono
più educato
possibile: « Sherlock. Ti rendi conto che non stiamo parlando
di Maghi Oscuri,
ma solo di ragazzini che hanno fatto qualche bravata che nessuno a
parte te
ricorderà mai? ».
Sherlock mi
guardò scettico, come se gli sembrassi invidioso
della sua intuizione. « Già, è
esattamente quello che mi diranno Lestrade e gli
altri, ma speravo che almeno tu mi capissi ».
Ecco, odiavo
quando faceva l’offeso in quel modo. « Oh,
Sherlock, piantala, sai che continuerai ad indagare sulla tua pista
comunque, e
sai che dovrò seguirti ».
Ero
più che consapevole di aver firmato la mia condanna a
morte con quella frase.
Infatti
Sherlock mi guardò compiaciuto e riprese subito a
parlare con entusiasmo: « Molto bene, John. Allora la nostra
prima mossa sarà
trovare la prossima vittima e anticipare le mosse del nostro ladro
».
« Hai
già delle idee? » gli domandai, rassegnato.
«
Naturalmente » rispose lui, di nuovo quasi offeso, e dopo
avermi preso la mano mi trascinò di corsa per un lungo
tratto fino ad arrivare
all’ingresso del campo di Quidditch.
Stavo per
chiedergli per la ventesima volta circa cosa ci
facessimo lì, ma Sherlock mi fece cenno di tacere e mi
indicò con lo sguardo i
ragazzi in aria in sella alle loro scope, già visibili
dall’ingresso del campo.
Dalle loro
divise verde smeraldo, compresi immediatamente che
erano i Serpeverde, che quella mattina avevano avuto un permesso
speciale per allenarsi
per la Coppa di Quidditch. Vedendo la velocità e la tecnica
dei loro movimenti,
non c’era da meravigliarsi che fossero i favoriti per la
Coppa. I Battitori
avevano una mira micidiale, ma i Cacciatori erano altrettanto abili a
schivare
i Bolidi e ad impossessarsi della Pluffa, mentre il Portiere sfrecciava
da un
anello all’altro come se potesse già prevedere con
assoluta certezza la
traiettoria della Pluffa. Senza dubbio, però, a catturare di
più l’attenzione
in campo era una sinuosa figura femminile che sfrecciava lontano dagli
altri, a
bordo di una Nimbus 2001; era Irene Adler, la Cercatrice
nonché Capitano della
squadra, anche nota semplicemente come Dominatrix.
Pur essendo solo al primo anno, era già famosissima in tutta
la scuola.
Sicuro che
Sherlock stesse seguendo i suoi movimenti con lo
sguardo, mi schiarii rumorosamente la gola, attendendo chiarimenti.
Sherlock si
voltò di scatto verso di me, come se fosse appena rinsavito
da uno stato di
trance, come faceva sempre quando analizzava il comportamento di
qualcuno. Poi
cominciò a parlare: « Irene Adler, si dice che
abbia dei precedenti in strane
storie di ricatti in cui però non è stato mai
provato il suo effettivo
coinvolgimento » .
«
Quindi pensi che dovrebbe essere nella nostra lista di
sospettati? » domandai, apparentemente interrompendo di nuovo
il suo flusso di
pensieri.
Ma Sherlock non
ebbe il tempo di rispondermi, perché in quel
momento tutti i giocatori di Serpeverde atterrarono e, mentre tutti i
ragazzi
si dirigevano verso gli spogliatoi, Irene Adler, l’unica
donna, si diresse
verso di noi con un sorriso quasi beffardo.
«
Posso esservi utile? » chiese, continuando a guardarci
dall’alto in basso.
«
Veramente siamo noi che potremmo esserti utili. Ci sono
stati dei furti particolari e... » Irene non
lasciò finire Sherlock, iniziando
a ridacchiare sommessamente. « E pensate che io possa essere
dietro questi
furti? »
« Oh,
no » ribatté prontamente Sherlock, « Al
contrario,
temiamo che presto tu possa perdere qualcosa che consideri molto
prezioso ».
« Se
siete qui solo per spiare gli schemi di gioco fareste
meglio ad andarvene subito, vi avverto » sussurrò
minacciosa avvicinandosi a
noi. « E non ho bisogno della protezione di nessuno, non ho
nulla di prezioso
che un ladro potrebbe desiderare ». « Ora se volete
scusarmi ho bisogno di una
doccia » Passò in mezzo a noi ammiccando e si
allontanò. Sherlock si voltò a
guardarla per un secondo, mentre io gli lanciavo occhiate infuocate,
pensando a
quanto trovassi antipatica quella ragazza.
«
Beh, abbiamo risolto qualcosa? » chiesi poi.
« Tra
poco correrà lei stessa da noi, non dubitarne »
rispose con la massima tranquillità.
«
Bene, intanto gradirei non prendere altri Desolante oggi,
quindi è meglio che corriamo ad Erbologia ».
«
Altri? » domandò immediatamente Sherlock mentre lo
spingevo verso le serre.
Naturalmente
non fui in grado di resistere per più di cinque
minuti al suo interrogatorio e finii per raccontargli l’esito
catastrofico
della mia lezione di Pozioni, senza modo di evitare le occhiatacce e
gli sbuffi
che seguirono.
Wren’s
Corner
Saaalve,
scusate se pubblico con un po’ di ritardo! Grazie a
chi ha letto fin qui e a chi ha recensito fino ad ora, il vostro
supporto è
sempre molto prezioso! Sono sempre più contenta di essermi
lanciata in questo
esperimento, spero che lo siate anche voi!
Passando alle
vere note:
1) La
pozione Scaccia Brufoli è descritta nel capitolo 8 di Harry
Potter e la Pietra
Filosofale.
2) Sebastian
Moran, Sebastian Wilkes, Jeff Hope, Eddy Van Coon e Jack Stapleton sono
tutti nomi
di personaggi Sherlockiani, divertitevi pure a trovare qualche analogia
con gli
originali!
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Capitolo 4 *** La spia ***
Mi
stavo avviando verso la mia Sala Comune, superstite del
corso di recupero di Pozioni che Sherlock mi aveva allestito in tutta
fretta in
biblioteca quel pomeriggio, quando mi si parò davanti Irene
Adler. Era passata
una settimana da quando avevamo parlato con lei al campo di Quidditch e
fino ad
allora ero stato convinto, non senza un certo senso di sollievo, che
non
sarebbe mai venuta a parlarci di quegli strambi furti, come invece
aveva
predetto Sherlock.
Irene si accostò a me con indifferenza e mi
sussurrò,
guardandomi appena: « Dai appuntamento al tuo ragazzo al
settimo piano, alle
scale prima dell’arazzo di Barnaba il Babbeo, stasera alle
dieci » e poi
continuò a camminare senza attendere alcuna risposta.
Io non sapevo se essere più scandalizzato per il modo in cui
si era rivolta a me o per come aveva definito Sherlock, ma evitai
accuratamente
quel particolare quando gli riferii l’accaduto subito dopo,
essendomi
precipitato in biblioteca, dove ero certo di trovarlo ancora.
Dopo un’interminabile serie di porzioni di pollo arrosto
contornato da patate al forno e di “Te l’avevo
detto” di Sherlock contornati
dai miei “Se ci beccano siamo finiti”, alle dieci
in punto ci ritrovammo nel
luogo prestabilito.
« Oh, sono in perfetto orario i due aspiranti Auror
»
esclamò una voce proveniente da dietro
un’armatura, tocco di classe che generò
terrore sul mio volto e velata ammirazione su quello di Sherlock. La
salutammo,
mentre Sherlock continuava ad analizzare ogni minimo particolare del
suo
abbigliamento, apparentemente intento a ricavarne chissà
quali straordinarie
rivelazioni.
« Allora come procedono le indagini? » chiese
Irene, con un
sorriso beffardo.
« Beh, il movente e le caratteristiche comuni a tutte le
vittime sono abbastanza evidenti, non sarà difficile
arrivare alla persona
che ha organizzato
tutto » rispose
Sherlock senza scomporsi, mentre io, a fianco a lui, annuivo con forza.
« Ma se
sei qui solo per spiare le nostre mosse faresti meglio ad andartene
subito »
continuò, ricalcando le parole con cui Irene si era rivolta a noi durante il nostro
incontro precedente.
« Davvero ammirevole. Se continuerete a memorizzare le mie
parole con così tanta attenzione potrei esservi molto utile.
A quanto pare non
avete ancora idea di chi possa essere dietro questi furti, ma io potrei
avere
delle prove interessanti ».
Ogni parola sembrava scelta e pronunciata nel modo
più adatto ad incuriosirci, ma io mi limitavo a sbuffare di
tanto in tanto,
mentre dopo una breve pausa Sherlock, che sembrava essere stato
distratto per
un attimo da qualcosa alle mie spalle (che ovviamente non feci in tempo
ad
identificare), domandò secco: « Il tuo prezzo?
».
« Oh, niente di eccezionale, mi basta che tu e tuo fratello
vi offriate di rimediare a delle piccole incomprensioni
che ho avuto con i Prefetti » rispose Irene, non degnandomi
più nemmeno di
un’occhiata. Sherlock invece mi rivolse uno sguardo
eloquente, come a dire che
ormai era chiaro che sarebbe stata lei la prossima vittima.
« Prima di accettare mi sento in dovere di ricordarti che
abbiamo buoni elementi per ritenere che presto potrebbe esserti rubato
qualcosa
a cui tieni molto » disse poi con indifferenza, probabilmente
aspettandosi già
il genere di risposta di Irene.
« Non c’è pericolo, non può
tenere a nulla più che a lei
stessa » bofonchiai rivolto a Sherlock, risultando
evidentemente più udibile di
quanto mi augurassi, visto che Irene commentò, con una
risata fredda: « Ottima
deduzione, sono sempre più impressionata ».
Allora Sherlock mi guardò storto, per poi affermare levando
la bacchetta con aria di solennità: « Affare fatto
allora ».
« Affare fatto » gli fece eco Irene, levando a sua
volta la
bacchetta all’altezza del viso.
Dopo un cenno di saluto, ci separammo dalla ragazza, e ci
avviammo con verso il mio dormitorio, dove Sherlock mi stava
accompagnando, con
la massima discrezione, illuminando le bacchette solo quando era
strettamente
necessario. Mi sembrava incredibile che quella sera non avessimo
trovato sulla
nostra strada né Gazza né Mrs Purr né
Pix, e lo avrei fatto notare a Sherlock,
se solo in quel momento un rumore alle nostre spalle non mi avesse dato
l’impressione di infrangere la mia illusione.
Io e Sherlock ci voltammo nello stesso istante, per trovarci
davanti Molly Hooper, una Tassorosso del primo anno. « Molly!
» per poco non
gridai senza ritegno, guadagnandomi una gomitata nello stomaco da
Sherlock. «
Che ci fai qui su? Dovresti essere nel tuo dormitorio»
continuai, questa volta
a bassa voce.
« Potrei farvi la stessa domanda » rispose lei,
arrossendo.
« Beh, dovresti andarci almeno, questo non è
neanche il tuo
piano » puntualizzai, sbuffando.
Sherlock allora intervenne con assoluta tranquillità:
« Ha
sentito tutta la nostra conversazione con Irene. Stava tornando al suo
dormitorio
dalla Torre di Astronomia, quando ci ha trovato lì e non ha
potuto fare a meno
di restare nascosta in un angolo ad origliare. E ora desidera anche
spiegazioni
su che guaio ci siamo cacciati. Non è così,
Molly? ».
« Ma che... Come? Sì, beh... »
cominciò a balbettare Molly,
mentre il suo volto infiammava sempre di più. Io e Sherlock
sorridemmo,
scambiandoci un’occhiata di sottecchi.
Molly era una ragazza in gamba, una delle poche a rivolgerci
la parola in realtà, ma la sua evidente cotta per Sherlock
spesso la rendeva
scarsamente tollerabile.
« C’è bisogno che menzioni il rumore di
passi che ho sentito
dietro di noi, il libro con quei globi fluttuanti in copertina che hai
in mano
e la scarpa slacciata per allontanarti prima che qualcuno si accorgesse
di te?
». Non prima di essersi allacciata goffamente la scarpa,
Molly alzò gli occhi
con un misto di colpevolezza e ammirazione.
« In ogni caso, volevo consigliarvi di rivolgervi al
professor Silente, io non mi fiderei di quella Adler ». Potrei giurare di aver
sentito Sherlock
articolare la parola “Noioso” in uno sbadiglio,
mentre gli occhi di Molly si
spegnevano delusi.
A quel punto non potei fare a meno di intervenire: «
Francamente sono d’accordo con Molly, Sherlock, non capisco
perché dovremmo
fidarci di Irene ».
Sherlock quasi ci ignorò, evidentemente immerso nei suoi
pensieri, e dopo averci dato la buona notte salì fino alla
sua torre senza
aggiungere altro.
Dopo aver lasciato Molly alquanto esterrefatta, mi diressi al
mio dormitorio, dove ovviamente fui costretto a disturbare il sonno
della
Signora Hudson. « Chiederò di fare la guardia al
passaggio segreto del
dormitorio dei Serpeverde un giorno o l’altro, o di un bagno
in un’ala isolata
del castello. Possibile che un vecchio dipinto non possa dormire sonni
tranquilli? » si lamentò quando arrivai,
svegliando tutti gli altri ritratti
del piano.
Mi precipitai dentro prima che uno di loro potesse
riconoscermi e denunciarmi al preside, o peggio al professor Piton
(sapevo bene
che la Signora Hudson, nonostante le minacce, non avrebbe mai fatto
nulla di
simile).
Entrando nella Sala Comune, ero convinto che la avrei
trovata deserta; invece fui sorpreso di trovare Sebastian Wilkes
– il genio del rospo
nella tasca di Vitious –
inginocchiato davanti al focolare. Avrei giurato che ne avesse appena
tirato
fuori la testa, ma doveva essere il sonno a farmi brutti scherzi.
Quando lo
guardai con un’espressione stranita, però, Wilkes
mi rivolse un’occhiataccia
che mi fece optare per dirigermi difilato ai dormitori, cancellando
qualunque desiderio
di indagare ulteriormente su cosa stesse facendo.
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Capitolo 5 *** Rapimenti ***
sod 5
La
mattina dopo, a svegliarmi fu un brusio eccitato, che mi
costrinse a lasciare il letto sebbene fosse sabato e avrei potuto
dormire
almeno un’ora in più.
«
John, c’è la finale di Quidditch oggi, alzati!
» mi gridò
senza troppe cerimonie
Mike
Stamford, uno dei
Grifondoro del mio anno. Già, tra indagini e giri per il
castello mi ero
completamente dimenticato della partita decisiva tra Grifondoro e
Serpeverde che
si sarebbe svolta quella mattina. Dopo qualche minuto, mi alzai a
fatica e
uscii con Stamford e gli altri, ma non mi disturbai di procurarmi
striscioni
scarlatti e dorati, già alquanto scoraggiato
dall’abilità straordinaria dei
Serpeverde, di cui ero stato testimone pochi giorni prima.
Ancora
piuttosto rintontito, una volta arrivato nella Sala
Grande, mi sedetti al mio tavolo per la colazione. Dopo un
po’ notai Sherlock che
mi lanciava strane occhiate dal tavolo dei Corvonero, seduto accanto al
fratello, con cui sembrava parlare concitatamente. Solo dopo una tazza
di caffè
compresi che mi stava indicando il tavolo dei Serpeverde, mentre dopo
la seconda
notai che tutti i giocatori di Quidditch erano in divisa, ma di Irene
non c’era
alcuna traccia, ad eccezione della sua Nimbus 2001 che fluttuava
placida in
corrispondenza del posto che occupava di solito.
Dopo
qualche minuto le voci di alcuni Serpeverde divennero
così alte, apparentemente per la disperazione, da arrivare
fino ai nostri
tavoli. Tutti sembravano lamentarsi ed imprecare per
l’assenza di Irene.
«
Ma dove diavolo è finita?»
«
Una partita importante come questa! »
«
Malata? Ma non l’ho vista in dormitorio! »
Dopo
che anche Sherlock ebbe assunto un’esauriente dose di
caffeina, ci alzammo entrambi e ci catapultammo al tavolo dei
Serpeverde.
Alle
educate domande di Sherlock, tutti risposero in coro con insulti e
gesti che avrei preferito poter dimenticare, mentre io ritenni
più saggio mantenermi ad una
certa distanza dal tavolo, a causa delle terribili minacce che
sentivo pronunciare contro i
Grifondoro.
Donovan
e Anderson si alzarono e ci passarono accanto, ma non
sembravano molto inclini a rivolgersi a noi in modo più
civile.
«
In dormitorio non c’era, nessuno l’ha vista, stiamo
setacciando il castello » ci disse bruscamente Donovan,
anticipando le nostre
domande.
Solo
in quel momento notai la pura gioia che pervadeva il
volto di Sherlock, che mi disse in disparte, in tono eccitato:
« Un rapimento
finalmente! Lo sapevo! DEVE essere collegato a quei furti!
».
Notando
anche l’espressione assassina impressa sul volto di
Anderson, mi schiarii rumorosamente la gola, sperando di riuscire a
contenere
l’entusiasmo di Sherlock.
Anderson
evidentemente ci aveva sentiti, visto che ci intimò
tra i denti: « Fareste meglio ad andarvene da qui e smetterla
di ficcanasare »
per poi alzare gli occhi al cielo ed esclamare frustrato, rivolgendosi
a nessuno
in particolare: « Ci servirebbe un drago per vincere la
partita adesso ».
Sherlock
mi prese per mano e mi trascinò via di corsa, forse
più per nascondere il suo enorme sorriso ad Anderson che per
effettiva fretta.
Rivolsi
un ultimo sguardo ai Serpeverde sconcertati, non
potendo fare a meno di notare un solo ragazzino seduto al tavolo
intento a
sorseggiare il suo tè con la massima
tranquillità.
Tuttavia
non ebbi il tempo di soffermarmi su quel
particolare, perché Sherlock iniziò a parlare
così velocemente che riuscivo a
stento a capirlo, come sempre nei suoi momenti di massima eccitazione.
«
Allora, ho già parlato con Mycroft. Anche lui è
convinto che Irene sia stata
rapita. Era la preda più grossa dopotutto. Beh, a meno che
non sia stata
complice del ladro fin dall’inizio, è
un’altra possibilità. Ma per scoprirlo
dobbiamo prima accertarci di una cosa, dobbiamo scendere subito nei
sotterranei,
non c’è tempo di avvisare Lestrade ».
«
Aspetta, però, sarebbe meglio informare il professor
Silente » continuò, pragmatico.
«
Il professor Silente? E cosa dovremmo mai dirgli? »
domandai, sorpreso.
«
Digli
semplicemente che è tutto sotto controllo »
rispose Sherlock, scrollando le spalle. Ora
corri, deve essere nel suo ufficio ». Pronunciò
quelle ultime parole quasi
urlando dalle scale, ed io, rimasto solo in cima, iniziai a salire
un’altra rampa, ancora perplesso, fino ad arrivare al settimo
piano.
Stavo
per svoltare l’angolo, quando sentii urlare
l’incantesimo che mi colpì in pieno al centro
della schiena, senza lasciarmi
alcuna possibilità di evitarlo. Feci appena in tempo a
sentir pronunciare le
parole “Pietrificus Totalus”, prima di cadere
rigido a terra a faccia in giù,
senza neanche aver riconosciuto il mio assalitore.
Il
dubbio però fu molto breve, perché pochi istanti
dopo
sentii pronunciare le parole: « Bene bene, il tuo ragazzo ti
lascia solo, eh?
Oh, no no no, non è affatto prudente ».
Il
ragazzo a cui appartenevano quella voce acuta e la
bacchetta che mi aveva colpito si avvicinò a me, prendendomi
il viso tra le
mani e voltandolo. Se avessi potuto, in quel momento avrei sicuramente
sgranato
gli occhi.
Davanti
a me c’era il ragazzino tranquillo della tazza di
tè, e solo in quel momento lo collegai al Serpeverde
taciturno dei corsi di
Difesa contro le Arti Oscure: si chiamava Jim Moriarty.
«
Cercavi il preside, eh? Ma andremo in un posto molto più
interessante, fidati. Sono tutti alla finale di Quidditch »
continuò, con un
inquietante bagliore negli occhi, prima di puntare di nuovo la
bacchetta su di
me, scandendo gioiosamente: « Wingardium Leviosa!
».
«
Non sarà una lunga strada, John, non temere, e potresti
anche incontrare qualcuno di tua conoscenza ».
Così dicendo, mi trasportò fino
all’arazzo di Barnaba il Babbeo, dove avevo trascorso la sera
precedente con
Sherlock e Irene. Dopo avermi adagiato delicatamente a terra,
iniziò a
passeggiare avanti e indietro di fronte all’arazzo, con
un’espressione di
massima concentrazione.
In
un primo momento pensai che fosse completamente folle
(deduzione non del tutto azzardata, probabilmente), ma poco dopo, con
mia
grande sorpresa, dalla parete vuota spuntò una porta, che
Moriarty spalancò spingendomi
dentro, sempre a colpi di “Wingardium Leviosa”.
In
qualsiasi direzione mi voltassi, potevo vedere nella
stanza oggetti ammucchiati l’uno sull’altro, che
sembravano essersi accumulati
lì negli anni. Vecchi giradischi, scacchiere, armadietti,
pile di giornali
emergevano tutto intorno a noi da quella massa indistinta.
Non
avendo opzioni migliori, iniziai a seguire con lo
sguardo i movimenti di Jim, che si fermò davanti ad un
caminetto nell’angolo,
per poi infilarvi la testa. Se mi fosse stato possibile, avrei
spalancato occhi
e bocca alla visione di un volto femminile tra le fiamme.
«E’ qui, la festa può
cominciare » sussurrò gioiosamente Jim a
quell’immagine di fuoco, che un
istante dopo era già scomparsa. « Beh, ti
meravigli? Non avevi già assistito a
qualcosa del genere? » disse poi Jim rivolgendosi a me.
« Ah, hai bisogno di
più spirito di osservazione tu » aggiunse
scuotendo la testa, quasi in tono di rimprovero.
« Eppure Wilkes si era quasi fatto scoprire mentre mi
informava sui tuoi
spostamenti la notte scorsa ».
Il
discorso di Moriarty fu interrotto da un rumore di passi
proveniente dal fondo della stanza, che riuscii ad avvertire anche se
immobilizzato
in quella posizione le mie capacità percettive erano
piuttosto provate.
Un
istante dopo si piazzò davanti al mio corpo insensibile e
ai miei occhi allucinati, al sorriso compiaciuto di Jim e ai suoi occhi
brillanti, Irene Adler, che però non aveva affatto
l’aria di essere stata
appena rapita.
«
Oh, già da queste parti, sempre puntuale, eh? »
sogghignò
Irene, rivolgendosi a me.
In
quel momento più che mai avrei desiderato urlarle
addosso, o meglio scagliarle una buona fattura, ma fino a quando i miei
disperati tentativi di liberarmi con un incantesimo non-verbale (magia
avanzata, di cui conoscevo l’esistenza solo grazie alle
nozioni di Sherlock) si
fossero realizzati, probabilmente mi avrebbero già lasciato
al mio destino per
pura noia.
Wren's Corner
Saaalve, grazie a tutti quelli che continuano a leggere e recensire,
siete tutte persone amabilissime e questa storia mi sta dando tante
soddisfazioni :')
Passando alle note:
1) Mike
Stamford è l'amico di John che lo fa conoscere a Sherlock in
cerca di un coinquilino.
2) Il riferimento di Anderson al drago è puramente casuale e
non implica dinosauri, cooooffff.
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Capitolo 6 *** La Confraternita delle Arti Oscure ***
sod 6
Continuando
a correre,
Sherlock arrivò finalmente ai sotterranei. Era convinto che
vi avrebbe trovato
Molly, che non era un’amante del Quidditch né dei
luoghi affollati.
Il
dormitorio dei
Tassorosso si trovava vicino alle cucine. Avrebbe dovuto attendere
fuori, anche
se con qualche domanda al ritratto che faceva la guardia al passaggio
segreto
sarebbe probabilmente riuscito a scoprire la parola d’ordine
ed entrare in
pochi minuti.
Quel
dilemma,
tuttavia, si risolse pochissimo tempo dopo, quando Molly
varcò la soglia del
suo dormitorio e, con profondo disappunto, si trovò davanti
Sherlock tutto
trafelato.
Prima
che potesse dire
anche una sola parola, Sherlock la bloccò, dicendo:
« Molly, mi serve il tuo
aiuto ». Molly, che credeva che Sherlock volesse ancora
rimproverarla per la
sera prima, lo guardò sconcertata.
«
Be’, dimmi, ma stai
tranquillo » disse poi, e aspettò che Sherlock si
spiegasse.
Ancora
non capivo cosa ci facessi in una stanza misteriosa
insieme a quegli improbabili personaggi.
Quasi
mi avesse letto nel pensiero, Moriarty iniziò a
parlare: « Dunque, ti starai chiedendo cosa ci fai qui, eh, John?
» calcò l’ultima parola con un tono
quasi sadico.
«
Be’, diciamo che sei l’ospite d’onore di
una piccola
festicciola che avevo voglia di organizzare da tempo. Avevo preso
qualcosa ad
ognuno dei ragazzi con un po’ più di fegato, ma
l’unico mezzo per far venire
anche Sherlock era coinvolgerti » continuò, quasi
a volersi scusare.
«
E così io ero l’unico bene che mi stava veramente
a cuore
e avrei dovuto fare la tua stessa fine, ma ho preferito non perdermi
questa
occasione » continuò Irene, compiaciuta.
Fortunatamente
non ebbi modo di sapere quale sarebbe stata la mia fine,
perché in quel momento la
porta da cui eravamo entrati si spalancò e vi comparve
davanti Sherlock, con la
bacchetta levata.
«
Oh, ma che sorpresa! Cominciavo a temere che non saresti
più arrivato » disse Jim, sfoderando a sua volta
la bacchetta dal mantello,
mentre Irene restava in disparte, nascosta alla vista.
«
EXPELLIARMUS » gridò immediatamente Sherlock,
disarmando
Jim senza difficoltà. Tuttavia sembrò non
accorgersi di Irene, che intanto, essendo
avanzata verso di lui, gli scagliò contro lo stesso
incantesimo.
Sherlock
non si scompose minimamente, ma passò lo sguardo
per la stanza fino ad arrivare a me, e fui sicuro che mi avesse rivolto
un
cenno di intesa, anche se quasi impercettibile.
«
Bene, Sherlock, ora che siamo entrambi inermi possiamo
chiacchierare con un po’ di calma in più, che ne
dici? » disse Jim sporgendosi
in avanti sulle punte dei piedi, con le braccia dietro la schiena.
« Grazie,
Irene » si rivolse poi alla ragazza.
«
Allora, Sherlock, avrai capito che il mio intento era
quello di attirarti qui » iniziò Jim,
avvicinandosi a Sherlock.
«
Abbastanza chiaro » rispose Sherlock, scrollando le spalle
con aria di sufficienza.
«
E speravo che anche qualcun altro di quegli zotici
imbecilli a cui ho rubato i giocattoli preferiti fosse abbastanza
intelligente
da trovare questa stanza » continuò.
«
Solo Irene è stata tanto previdente da venirmi a cercare
prima che potessi sottrarle qualcosa e ha deciso di unirsi a me senza
questi
preamboli inutili ».
«
Beh, il ragazzino è presuntuoso, ma ha stile »
commentò
Irene, rivolgendosi a Sherlock.
«
Oh, tantissimo. Era chiaro che volessi metterti in mostra
con gli studenti con la fedina penale più sporca di
Hogwarts. Mi chiedo solo se
ci fosse o meno uno scopo particolare » disse Sherlock,
stringendo gli occhi.
«
Oh, lo scopo era semplicemente quello di segnalarvi la
possibilità di unirci per realizzare grandi cose in nome
della Magia Oscura »
sogghignò Jim.
«
Perfetto » commentò Sherlock. « Mi
sembra una proposta
assolutamente interessante, ci rifletterò con attenzione
». Non fu la prima
volta quel giorno che il mio impulso di sgranare gli occhi e urlare mi
sembrasse quasi abbastanza forte da poter spezzare
l’incantesimo che mi teneva
bloccato.
Tuttavia
poco dopo le mie idee sembrarono schiarirsi.
«
Quindi, uhm, formeremmo una sorta di club, dico bene? La Confraternita
delle Arti Oscure, o qualcosa del genere »
«
Per il nome opterei per qualcosa di più raffinato, ma
sì,
il senso è quello » disse Jim con gli occhi
brillanti, avvicinandosi ancora a
Sherlock, mentre Irene li osservava divertita.
«
Beh, naturalmente. E ci serviranno segni di
riconoscimento, un luogo di ritrovo, delle divise magari ».
Continuarono
ad intrattenere discorsi del genere per vari
minuti, Jim con toni sempre più entusiastici. Ma a me ormai
era chiaro quello
che evidentemente Jim non aveva voluto ipotizzare: Sherlock
Holmes tergiversava.
Improvvisamente,
vidi la porta spalancarsi di nuovo; questa
volta entrarono di corsa tutti i prefetti, con Lestrade davanti a
tutti.
«
Le bacchette a terra » gridò, mentre gli altri
circondavano
Jim e Irene.
«
Oh, non sono armato, stavamo solo facendo due chiacchiere
» disse tranquillamente Jim, alzando le mani in alto e
ridacchiando
sommessamente.
Irene,
invece,
lanciò a Sherlock e a Jim le rispettive bacchette, dicendo:
« Io non c’entro nulla, ho dovuto fingere di stare
dalla sua parte, ma solo per legittima difesa ».
«
Questo lo chiariremo con calma, adesso seguiteci dal
preside » disse Anderson, spingendo leggermente Irene con la
bacchetta.
Intanto,
finalmente Sherlock si avvicinò a me e pronunciò
il
controincantesimo che mi rese libero di muovermi, cosa che in
realtà si rivelò
più difficile del previsto a causa dei miei muscoli
atrofizzati,
tanto che Sherlock dovette tenermi le mani per farmi alzare e reggermi
per un po'. Non appena riacquistai il pieno controllo dei miei
movimenti, però, mi accostai di soppiatto a Jim, e, prima
che
potesse puntare la sua bacchetta su di me, gli scagliai un
incantesimo Furunculus, sussurrandogli: « Beh, chi
è
ad aver bisogno di spirito di osservazione adesso? »
Mi
rivolse solo una smorfia, e prima di lasciare la stanza, con il volto
che iniziava a riempirsi di orrendi brufoli, si avvicinò a
Sherlock e
gli intimò, sussurrando con gli occhi sgranati: «
E
così stai dalla parte degli
angeli, sono deluso. In un’altra vita, Holmes, saresti stato
un’eccellente Mago
Oscuro ».
Dopo
quelle parole si allontanò al seguito di Greg, lasciando
Sherlock
impressionato quasi quanto me poco prima.
Wren's Corner
1)
La parte iniziale in corsivo indica il POV di
Sherlock, separato dal resto della narrazione.
2) Le ultime frasi di Moriarty sono rielaborazioni di frasi celebri
tratte da Sherlock
e
dal film Sherlock
Holmes di Guy Ritchie.
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Capitolo 7 *** Treni e gufi ***
A
me e a Sherlock non fu permesso di seguire i prefetti dal preside,
così restammo fuori dal suo ufficio con Molly, che intanto
ci aveva raggiunti.
«
E così sei stata tu a dire di questa “Stanza
delle Necessità” a
Sherlock, eh? » le domandai, mentre ci accostavamo con lui al
muro.
«
Già, non è incredibile? » rispose lei,
sorridendo.
«
Beh, era chiaro che avevi qualcosa da nascondere, la sera che hai
origliato la nostra conversazione con Irene. Voglio dire, dovevi essere
in cerca di qualcosa di più interessante di noi, quello non
era un passaggio obbligato ».
Molly
arrossì, e poi iniziò a raccontare: «
Sentite, ho trovato quella stanza praticamente per caso, qualche mese
fa, quando una mia amica aveva bisogno di un nascondiglio per saltare
l’interrogazione di Trasfigurazione senza che nessuno la
notasse ».
«
Ma se la stanza può fare tutto quello che le chiedi,
perché Moriarty non ha fatto in modo che non potesse entrare
nessuno ad eccezione di Sherlock? » domandai.
«
Lo hai sentito, no? Non voleva solo me, voleva chiunque riuscisse a
capire quale fosse il suo nascondiglio. Era convinto che in questo modo
gli sarebbero arrivati solo nuovi adepti, però. Avrai notato
che non ha una gran fiducia di quelli dalla
parte degli angeli »
rispose Sherlock, e cominciammo a ridere, mentre osservavamo il sole
tramontare sull’erba di fronte a noi.
In
quel momento, compresi che nonostante fossimo tanto diversi,
nonché di tre Case differenti, era impossibile condividere
certe avventure senza finire col fare amicizia, e sventare i folli
piani di un potenziale Mago Oscuro doveva essere fra quelle.
Dopo
un po’, uscì dall’ufficio del preside
una sfilza di studenti. Irene e Jim procedevano circondati dai
prefetti, ma sembravano più imperatori in trionfo che
condannati al bacio del Dissennatore, come avevamo appena finito di
ipotizzare ironicamente.
«
Allora, Lestrade? » chiese Sherlock a Greg, fermandolo.
«
Jim è stato condannato ad
aiutare Hagrid nella Foresta Proibita per un mese, oltre a dover
ripulire la Sala dei
Trofei per il signor Gazza. Ad Irene è stato fatto un
richiamo, e in più sono stati tolti parecchi punti a
Serpeverde ».
«
Nessuna espulsione? Niente lavori forzati? E dov’è
il senso di giustizia in questa scuola? » mi ribellai, ma
Greg mi guardò dall’alto in basso e ci
salutò, tornando a prendere parte a quella strana sfilata
per la scuola.
Sherlock,
Molly ed io ci rifiutammo di seguirli e restammo lì
finché non uscì dall’ufficio anche il
professor Silente.
«
Buonasera ragazzi » ci salutò con garbo
« voglio complimentarvi con voi, perché avete
dimostrato tutti coraggio, intelligenza e lealtà,
qualità caratteristiche, ma non esclusive, di Grifondoro,
Corvonero e Tassorosso. Per questo motivo, cinquanta punti saranno
attribuiti a ciascuna delle vostre Case ».
Ringraziammo
il preside sorpresi e imbarazzati. Poi Silente si voltò,
mentre noi facemmo per dirigerci verso la Sala Grande,
visto che ormai era quasi ora di cena. Quando mi mossi,
però, ero ancora irrigidito per effetto del Pietrificus
Totalus, e Sherlock dovette mettermi una mano dietro la spalla per
sorreggermi. In quel momento, Silente si voltò di nuovo, e
disse sorridendo: « E restate sempre così uniti
».
Quando
arrivammo nella Sala Grande, scoprimmo che effettivamente Jim e Irene
erano stati accolti come eroi.
«
Dopotutto » disse Sherlock « come ci saremmo
divertiti per altri sei anni, senza di loro? ».
Io
e Molly assentimmo e ci dirigemmo ognuno verso il proprio tavolo.
***
«
Sei sicuro di aver preso tutto? Divisa, calderone, gufo? »
Tra
un cenno di assenso e l’altro riuscivo a cogliere
distintamente i “noioso” di Sherlock, mentre
rispondeva a suo fratello Mycroft, che, a quanto raccontava, era
diventato più asfissiante del solito da quando Sherlock si
era guadagnato la stima del preside, poiché pareva deciso ad
instradarlo a diventare prefetto e poi caposcuola come lui.
Mentre
i due discutevano, ritenni più saggio iniziare a salire
sull’Espresso di Hogwarts, che di lì a qualche ora
ci avrebbe riportato a Londra.
Non
ebbi nemmeno il tempo di riflettere su quanto sarebbe stato strano
ritornare alla vita babbana, senza Sherlock e tutti gli altri,
perché in quel momento fui trascinata da Molly, che mi
precedeva, in uno scompartimento libero, in fondo a tutti.
Stavo
per protestare che lì in fondo saremmo stati introvabili per
chiunque, quando mi resi conto che era di Sherlock
Holmes che
stavamo parlando.
Infatti,
pochi minuti dopo era lì, e non fu nemmeno necessario che
raccontasse delle evidenti tracce di peli lasciati dal mio topo
Gladstone e dell’abituale tendenza di Molly a scegliere posti
sul lato sinistro, per farci iniziare a sospirare e ridere rassegnati.
Fu
solo allora, mentre testavamo i dolci più assurdi della
strega che trasportava il carrello, cercavamo di riconoscere i paesaggi
dal finestrino e ci appisolavamo sporadicamente, che compresi quanto mi
sarebbe mancato quel mondo durante l’estate.
Ma
così come io mi ero abituato alle tante stranezze del mondo
magico (e di Sherlock) i miei genitori si sarebbero abituati presto a
veder svolazzare gufi intorno alla casa, e poi mi rimanevano ancora sei
anni di misteri da svelare ad Hogwarts, sempre che il mio rapporto
tutt’altro che idilliaco con Pozioni non allungasse il
processo.
Wren’s
Corner
Eccomi
finalmente con l’ultimo capitolo, scusatemi per il ritardo!
Vorrei
ringraziare tutti voi che avete letto la storia per il supporto che mi
avete dato, con una recensione, una semplice parola, o anche una
lettura silenziosa. Senza di voi non avrei mai portato avanti questo
esperimento un po’ folle, ma sicuramente divertente e
gratificante.
E
ora mi sento disoccupata, ahimé, ma troverò
qualcos’altro a cui dedicarmi!
Grazie
ancora e amore infinito a tutti!
P.S.
Sì, Silente shippa palesemente Johnlock, era il mio sogno.
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