The Spell of Deduction

di Wren07
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Spell of Deduction ***
Capitolo 2: *** Riunioni notturne ***
Capitolo 3: *** Calderoni e manici di scopa ***
Capitolo 4: *** La spia ***
Capitolo 5: *** Rapimenti ***
Capitolo 6: *** La Confraternita delle Arti Oscure ***
Capitolo 7: *** Treni e gufi ***



Capitolo 1
*** The Spell of Deduction ***


Scritta per la quarta giornata del Carnevale delle Lande ospitata da auverse, sul prompt di emme Sherlock/John Harry Potter!AU”.

 

 

The Spell of Deduction

 

Quel ragazzino pallido dai capelli ricci e dagli zigomi a punta, che indossava perennemente la sua sciarpa blu, anche sulla divisa, continuava a sorprendermi quasi più della scoperta di essere un mago.

 

Quando lo vidi per la prima volta, eravamo entrambi nel gruppo di ragazzini del primo anno in attesa di essere smistati, ma mentre tutti gli altri – me compreso – si guardavano intorno ansiosi e disorientati, lui se ne stava appoggiato al muro, ostentando una calma straordinaria.

Per un attimo ebbi la strana sensazione che mi stesse fissando, e avrei potuto giurare di averlo sentito bofonchiare: «Tassorosso», per poi aggiungere un attimo dopo: «Noioso». Lo guardai perplesso, e cercai di non fargli caso mentre prediceva a mezza voce in quale Casa sarebbe finito ognuno dei ragazzini che si avviavano tremolanti verso il Cappello Parlante. Scoprii il suo nome solo quando la professoressa McGranitt chiamò Holmes Sherlock, che poco dopo si avviava con estrema naturalezza al tavolo dei Corvonero, fissato e acclamato dall’intera Sala Grande, per andare a sedersi accanto ad un ragazzo piuttosto robusto – sul petto del quale spiccava la spilla di Caposcuola – che gli fece posto pigramente.

Osservai la folla di ragazzini in attesa di essere smistati sfoltirsi a poco a poco; solo in un caso il Cappello Parlante fu celere quasi quanto Sherlock Holmes nel suo responso: quando Moriarty James prese posto sullo sgabello, prima ancora di aderire del tutto sulla sua testa, il Cappello gridò: «SERPEVERDE».

Quando finalmente udii la professoressa McGranitt scandire Watson John, raggiunsi lo sgabello quasi di corsa, per poi schiarirmi rumorosamente la gola tentando di celare la tensione, mentre il Cappello si posava sulla mia testa. Fui sorpreso di sentirlo esclamare dopo pochi istanti: «GRIFONDORO» e, dirigendomi verso il mio tavolo, fui nuovamente certo che gli occhi di Holmes, stavolta sorpresi, fossero fissi su di me dall’altra estremità della Sala.

 

 

Sebbene fossero trascorsi alcuni mesi da quel giorno, Sherlock Holmes continuava ad essere un mistero per me.

C’era qualcosa di incomprensibile nelle sue evidenti abilità di Legilimens che, per qualche assurdo motivo (che lui chiamava la verità ) , si ostinava a negare, nel mestiere che affermava di desiderare (consulente Auror, diceva) e nel fatto che fosse ritenuto da tutti lo studente più brillante del suo anno, nonostante la sua totale ignoranza in certe materie.

 

Una sera, rimasto solo nella mia Sala Comune, arrivai a prendere piuma e pergamena per elencare le qualità singolari del ragazzo. Ecco l’elenco:

 Cognizioni di Sherlock Holmes

 1.      Trasfigurazione: Discrete. Secondo la McGranitt otterrebbe molto di più se si applicasse.

2.      Incantesimi: Scarse (“noioso”)

3.      Pozioni: Profonde. Ha tentato più volte di sperimentare i suoi veleni sul mio ratto.

4.      Storia della Magia: Zero. Forse non è l’unico a borbottare continuamente “noioso” durante le lezioni del professor Rüf.

5.      Astronomia: Troll. Non l’ho mai visto ad una lezione.

6.      Erbologia: Variabili. Si interessa solo dell’applicazione pratica delle proprietà delle piante nella preparazione di pozioni.

7.      Difesa contro le Arti Oscure: Profonde. E’ già capace di disarmare con una precisione straordinaria.

 

Sebbene neanche quell’elenco sembrasse aiutarmi a comprendere meglio Sherlock, continuavo ad essere uno dei pochi studenti di Hogwarts a rivolgergli la parola, visto che gli altri lo consideravano strano, nonostante provenisse da una famiglia di maghi molto rispettabile e suo fratello Mycroft – il Caposcuola – godesse di una certa popolarità.
Frequentavamo varie classi insieme e condividevamo spesso un tavolo in biblioteca, insieme a sacchetti di gelatine Tuttigusti+1, che con lui potevo mangiare in tranquillità (tranne, naturalmente, quando era in vena di scherzi piuttosto sadici), visto che era capace di analizzarne al primo sguardo il contenuto.

Ben presto, mi ritrovai a seguire Sherlock in strambe missioni – come trafugare libri dal reparto proibito della biblioteca o ingredienti dall’armadietto di Piton – per portare avanti i suoi esperimenti altrettanto strambi.

In compenso, trovavo spesso nella mia Sala Comune una tazza di tè con i miei biscotti preferiti, per poi veder sbucare Sherlock da un angolo – cosa che puntualmente mi faceva versare tutto il contenuto della boccetta di inchiostro sulla mia pergamena, facendomi ringraziare l’esistenza dell’Incantesimo Pulitore.
Dovevo ancora capire come riuscisse ad entrare nelle cucine, o nella mia Sala Comune, per di più senza praticare la Smaterializzazione – come aveva tenuto a puntualizzare – ma ero sicuro che chiedendogli spiegazioni non avrei ottenuto più di qualche “noioso” in risposta, rischiando che approfittasse della mia distrazione per trangugiare la mia tazza di tè.

Mi chiedevo se fino ai M.A.G.O. avrei avuto il tempo di scoprire i suoi trucchi, magari somministrandogli a tradimento un po’ di Veritaserum, ma, in qualunque caso, ero certo che ben presto mi sarei abituato anche a Sherlock Holmes.

 

 

Wren’s Corner

 

Non pensavo che sarei mai riuscita a scrivere un crossover, quindi prendetevela con il Carnevale delle Lande e con emme (vi odio ma vi amo).

 Passando alle vere note:

1)      Il titolo della storia ricalca “The Science of Deduction”, il titolo di un capitolo nei romanzi di Arthur Conan Doyle “Uno Studio in Rosso” e “Il Segno dei Quattro”, oltre ad essere il nome del blog di Sherlock nella serie della BBC.

2)       L’elenco di “Cognizioni di Sherlock Holmes” ricalca quello del romanzo “Uno studio in rosso”.

3)      Le età dei personaggi sono alterate per i fini della storia.

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Capitolo 2
*** Riunioni notturne ***


Ebbene, questa doveva essere una one-shot, e invece eccomi qui. Premetto che scrivere long mi spaventa quasi quanto scrivere crossover, ma cercherò di fare il possibile.

Se ho continuato a scrivere questo mostriciattolo dovete prendervela con Ferao, Melandria e Rima ( ♥ ♥ ♥)

Era quasi mezzanotte e stavo per riaddormentarmi davanti al fuoco, cercando di studiare gli appunti di Pozioni, rosicchiati in più punti da Gladstone (quel povero topo doveva pur trovare uno sfogo, dopo tutte le angherie che era costretto a subire a causa del mio strambo amico).

Rimpiansi di non aver chiesto l’aiuto di Sherlock fin dall’inizio, pur non essendo ancora sicuro di cosa fosse peggio, i suoi discorsi da esaltato in cui presupponeva che cogliessi al volo tutti i suoi riferimenti e ciò che “ovviamente sottintendeva con lo sguardo”, o la pubblica umiliazione da parte di Piton.

Per il momento, avevo deciso di accettare la seconda opzione, e stavo per dirigermi verso i dormitori, quando sentii il verso sommesso e il battito d’ali di un gufo fuori dalla finestra della Sala Comune. Mi avvicinai subito alla finestra, e, avendo fatto entrare il piccolo animale dalle piume grigie e gli enormi occhi gialli, gli sfilai un bigliettino spiegazzato dagli artigli.

Srotolandolo, ebbi un’immediata conferma dei miei sospetti sul mittente del biglietto, che conteneva solo le parole: Biblioteca, fra dieci minuti. - SH.

Non seppi mai con quale forza, dopo aver gettato il biglietto nel fuoco, mi precipitai fuori dal buco del ritratto che celava il passaggio segreto del dormitorio di Grifondoro, anziché infilarmi di corsa a letto. Camminai di soppiatto lungo i muri, non accendendo neanche la punta della bacchetta per timore di svegliare i ritratti affissi alle pareti, che russavano sonoramente.

Maledetto Sherlock, non poteva continuare a farmi perdere punti in quel modo; se i miei compagni mi avessero scoperto mi avrebbero massacrato. Eppure, non riuscivo a sopportare l’idea di perdermi qualche nuovo caso di Sherlock (per chiamarmi a quell’ora doveva esserci qualche novità non di poco conto).

Non appena fui entrato in biblioteca, mi sbucò davanti Sherlock, facendomi quasi urlare. Anche dopo quasi un anno, riusciva sempre a terrorizzarmi spuntando da un angolo diverso. Lo seguii in silenzio, sperando che il buio avesse celato la mia sorpresa (tesi smentita con forza dal sorrisetto compiaciuto di Sherlock che riuscivo a mettere a fuoco anche a notte fonda).

Almeno ero preparato alla visione che si parò davanti ai miei occhi poco dopo, come ormai era avvenuto tanto spesso in quei mesi: ad uno dei tavoli più appartati della biblioteca, erano seduti i prefetti di tutte le case.

Quando c’era qualche stranezza da spiegare, si rivolgevano sempre a Sherlock, anche se era più giovane di loro e probabilmente non sarebbe mai neanche diventato un prefetto, considerati tutti i guai in cui si cacciava (cosa che sfortunatamente valeva anche per me).

Ci sedemmo al tavolo con gli altri e il primo a parlare fu Greg Lestrade, il prefetto di Tassorosso, che aveva l’aria piuttosto annoiata.

« Bene, immaginerete che Mycroft mi ha chiesto di chiamarvi con urgenza per un caso particolare » disse senza entusiasmo, rivolgendosi a me e a Sherlock. Noi ci guardammo sorridendo sotto i baffi per un attimo, immaginando che il fratello di Sherlock, il Caposcuola, doveva aver mandato un gufo a Greg per dargli istruzioni per poi lasciarlo al suo destino, senza abbandonare nemmeno per un attimo il comodo letto del suo dormitorio. Mycroft riusciva sempre ad avere informazioni su tutto quello che succedeva nella scuola, ma non aveva una voglia o un interesse tali da occuparsene personalmente. Non a caso, in tanti lo ritenevano una valida opzione come futuro Ministro della Magia, mentre i rimanenti credevano che lo fosse già, ma che occuparne effettivamente la poltrona fosse troppo fastidioso per lui.

« Beh, si tratta di una serie di furti denunciati in poche settimane » continuò Greg, ancora poco convinto. « Oggetti che non valgono neanche molti Galeoni in realtà: libri, maglioni, vecchie scacchiere. In ogni caso, chi ha presentato la denuncia al signor Gazza si è lamentato di aver perso l’oggetto a cui era più affezionato, quindi Mycroft è convinto che i casi siano collegati » .

« Ovviamente non abbiamo nessun tipo di elemento che confermi questa tesi e forse semplicemente Pix ha deciso di divertirsi in modo più insolente del normale » aggiunse Anderson, uno dei prefetti di Serpeverde, mentre mi schiarivo la gola, trovandomi incline a credere qualcosa di simile.

« Altamente improbabile » ribatté immediatamente Sherlock, incrociando le dita. « Saprai meglio di me che Pix è bandito dai dormitori, e in più sono convinto che la voce dei furti si sia diffusa anche tra i fantasmi: il Barone Sanguinario avrebbe fatto confessare Pix in un lampo ».

« E quale sarebbe la tua brillante tesi? » domandò irritata Donovan, l’altra Serpeverde.

« E’ ovvio che deve esserci un collegamento tra le vittime, oppure qualcuno sta cercando di attirare la nostra attenzione » rispose Sherlock casualmente, continuando a fissarsi le dita.

« La nostra attenzione? Siamo prefetti, non Auror, piantala » brontolò Greg, tra le risatine degli altri.

« Bene, se desiderate ancora la mia assistenza, ne riparleremo domani. Vedrò di interrogare i ragazzi che hanno subito i furti » rispose Sherlock secco, alzandosi.

Finalmente quella strana riunione si sciolse e tutti ci avviammo verso i dormitori. Lasciai andare avanti i due prefetti di Grifondoro, Dimmock e Carter, due grossi giocatori di Quidditch con poco cervello, e restai solo con Sherlock.

« Credi davvero che i furti siano collegati? Voglio dire, non abbiamo avuto grandi casi da risolvere fino ad ora, se non vuoi contare il rospo scomparso e ritrovato nella tasca del professor Vitius, almeno » dissi sbadigliando, consapevole del fatto che mi stavo guadagnando un’occhiataccia da Sherlock.

« Beh, se Mycroft non è completamente impazzito con quelle simulazioni dei M.A.G.O. , deve avere buone ragioni per credere che i casi siano collegati. In ogni caso, meglio parlarne domani, sul muro c’è il segno di un graffio e quello deve essere un pelo di gatto. Sicuramente Gazza e Mrs Purr sono appena passati, vedi di non farti beccare » .

Un istante dopo, sentimmo un rumore di passi dal piano inferiore ed iniziammo a salire le scale di corsa. Sherlock girò a sinistra per raggiungere il dormitorio dei Corvonero, mentre io continuai a salire verso destra per arrivare alla Torre di Grifondoro.

Finalmente mi ritrovai davanti al quadro di Mrs Hudson che apriva l’ingresso al dormitorio dei Grifondoro. Non fu per niente contenta di essere svegliata con la parola d’ordine a quell’ora (“non sono la vostra governante”, concetto che ribadì anche a me), ma suo malgrado dovette lasciarmi entrare.

Mi infilai immediatamente a letto, come avrei dovuto fare almeno un’ora prima. Non potei fare a meno di pensare che avevo appena perso un’occasione di chiedere a Sherlock di aiutarmi ad elencare le proprietà di un Bezoar, e probabilmente la mattina dopo la faccia di Piton davanti al risultato della mia pozione mi avrebbe preoccupato più del furto di un rospo o di una scacchiera.

Wren’s Corner

1) Gladstone, il nome del topo di John, è il nome del suo cane nei film di Guy Ritchie;

2) Dimmock e Carter sono due membri dello Scotland Yard (sottolineo per chi come me ha problemi a ricordare i nomi D:), oltre ovviamente a Lestrade, Donovan e Anderson.

3) Dovevo inserire Mrs Hudson in qualche modo e la parola d’ordine al dormitorio dei Grifondoro è naturalmente un riferimento alla sua celebre citazione.

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Capitolo 3
*** Calderoni e manici di scopa ***


Come volevasi dimostrare, la vendetta di Piton era arrivata. Durante la lezione di Pozioni, dopo aver aggiunto nel calderone gli aculei di porcospino, la mia Pozione Scacciabrufoli aveva iniziato a ribollire minacciosamente, per poi iniziare a produrre delle nuvole di fumo verde acido ben poco rassicuranti.

Mentre Piton mi umiliava pubblicamente rendendo noto il mio “Desolante” e sottraeva allegramente punti a Grifondoro per quanto era stato imbarazzante il mio tentativo, mi consolai con il fatto che almeno quella mattina non avevamo lezione con i Corvonero, per cui Sherlock non aveva dovuto assistere a quella scena.

Mentre camminavo per il corridoio a testa bassa, temendo che qualche Grifondoro potesse prendersela con me per quei punti appena persi, si accostò a me Sherlock. « Buongiorno » tentai di salutarlo, ma mi stava già trascinando verso l’esterno, al cortile di pietra, parlando a raffica come faceva solo nei momenti di massima euforia per un caso da risolvere, quindi mi sembrò più prudente non interromperlo.

« Mi sono informato su tutti i ragazzi a cui è stato sottratto qualcosa » aveva esordito baldanzoso, ignorando bellamente il mio saluto.

« La connessione tra loro è evidente, non riesco a credere che nessuno dei Prefetti – sottolineò la parola con un certo disprezzo e senso di superiorità – se ne sia accorto » .

« Guarda! » aggiunse speranzoso, passandomi un foglio di pergamena tutto stropicciato che fino ad allora aveva tenuto celato sotto il mantello della divisa, a destra della sua immancabile sciarpa blu.

Lessi velocemente l’elenco di nomi di sei o sette studenti che conoscevo appena, di Case e anni diversi, che non mi sembravano collegati in alcun modo. Tra di essi c’erano anche Sebastian Moran, il portiere di Corvonero, e Sebastian Wilkes, il Grifondoro accusato di aver messo il rospo nella tasca del mantello di Vitius (una delle azioni criminali più eccitanti della storia recente di Hogwarts).

Sherlock continuava a guardarmi con gli occhi che brillavano, come se fosse sicuro che anche io mi sentissi ad un passo dal risolvere il caso dopo un’occhiata a quella pergamena. Io, invece, non riuscivo affatto a comprenderne il senso e la cosa cominciava ad irritarmi. Mi schiarii la gola, sperando che fosse sufficiente a segnalargli che mi doveva delle spiegazioni.

Sherlock sbuffò, deluso, per poi strapparmi di mano la pergamena.

« Guarda » disse in tono incoraggiante, come se stesse per mostrare ad un bambino come allacciarsi le scarpe. « Il primo della lista è Jeff Hope, ho scoperto che due anni fa lo hanno beccato ad organizzare tornei clandestini di Gobbiglie, e ora pare che gli abbiano rubato la sua biglia più rara » così dicendo passammo davanti ad alcuni ragazzi del primo anno che giocavano tranquillamente con le loro Gobbiglie, mentre io mi chiedevo se Sherlock fosse convinto che sarebbero state loro le prossime vittime. In ogni caso, restai in silenzio mentre Sherlock continuava: « Eddy Van Coon, che vendeva teiere stregate a quelli del primo anno, ha perso il suo Spioscopio. Jack Stapleton, aveva introdotto nel castello un cane trasfigurandolo in gatto, che era stato colto ad abbaiare nella Guferia poche settimane dopo. Gli hanno rubato un prezioso esemplare della sua collezione di farfalle.

Visto che continuavo a guardarlo con sguardo vacuo, Sherlock riprese, sempre più irritato: « E Sebastian Wilkes naturalmente te lo ricorderai, dice di aver perso di nuovo il suo rospo.

Beh, la situazione mi sembra chiara, no? C’è qualcuno che minaccia tutti quelli che si sono guadagnati la fama di criminali a Hogwarts, forse per dimostrare di essere migliore di loro, forse perché ha bisogno del loro aiuto, o forse solo per mettersi in mostra ».

Lo guardai con gli occhi sbarrati, ma subito dopo li abbassai, schiarendomi la gola, per rispondergli nel tono più educato possibile: « Sherlock. Ti rendi conto che non stiamo parlando di Maghi Oscuri, ma solo di ragazzini che hanno fatto qualche bravata che nessuno a parte te ricorderà mai? ».

Sherlock mi guardò scettico, come se gli sembrassi invidioso della sua intuizione. « Già, è esattamente quello che mi diranno Lestrade e gli altri, ma speravo che almeno tu mi capissi ».

Ecco, odiavo quando faceva l’offeso in quel modo. « Oh, Sherlock, piantala, sai che continuerai ad indagare sulla tua pista comunque, e sai che dovrò seguirti ».

Ero più che consapevole di aver firmato la mia condanna a morte con quella frase.

Infatti Sherlock mi guardò compiaciuto e riprese subito a parlare con entusiasmo: « Molto bene, John. Allora la nostra prima mossa sarà trovare la prossima vittima e anticipare le mosse del nostro ladro ».

« Hai già delle idee? » gli domandai, rassegnato.

« Naturalmente » rispose lui, di nuovo quasi offeso, e dopo avermi preso la mano mi trascinò di corsa per un lungo tratto fino ad arrivare all’ingresso del campo di Quidditch.

Stavo per chiedergli per la ventesima volta circa cosa ci facessimo lì, ma Sherlock mi fece cenno di tacere e mi indicò con lo sguardo i ragazzi in aria in sella alle loro scope, già visibili dall’ingresso del campo.

Dalle loro divise verde smeraldo, compresi immediatamente che erano i Serpeverde, che quella mattina avevano avuto un permesso speciale per allenarsi per la Coppa di Quidditch. Vedendo la velocità e la tecnica dei loro movimenti, non c’era da meravigliarsi che fossero i favoriti per la Coppa. I Battitori avevano una mira micidiale, ma i Cacciatori erano altrettanto abili a schivare i Bolidi e ad impossessarsi della Pluffa, mentre il Portiere sfrecciava da un anello all’altro come se potesse già prevedere con assoluta certezza la traiettoria della Pluffa. Senza dubbio, però, a catturare di più l’attenzione in campo era una sinuosa figura femminile che sfrecciava lontano dagli altri, a bordo di una Nimbus 2001; era Irene Adler, la Cercatrice nonché Capitano della squadra, anche nota semplicemente come Dominatrix. Pur essendo solo al primo anno, era già famosissima in tutta la scuola.

Sicuro che Sherlock stesse seguendo i suoi movimenti con lo sguardo, mi schiarii rumorosamente la gola, attendendo chiarimenti. Sherlock si voltò di scatto verso di me, come se fosse appena rinsavito da uno stato di trance, come faceva sempre quando analizzava il comportamento di qualcuno. Poi cominciò a parlare: « Irene Adler, si dice che abbia dei precedenti in strane storie di ricatti in cui però non è stato mai provato il suo effettivo coinvolgimento » .

« Quindi pensi che dovrebbe essere nella nostra lista di sospettati? » domandai, apparentemente interrompendo di nuovo il suo flusso di pensieri.

Ma Sherlock non ebbe il tempo di rispondermi, perché in quel momento tutti i giocatori di Serpeverde atterrarono e, mentre tutti i ragazzi si dirigevano verso gli spogliatoi, Irene Adler, l’unica donna, si diresse verso di noi con un sorriso quasi beffardo.

« Posso esservi utile? » chiese, continuando a guardarci dall’alto in basso.

« Veramente siamo noi che potremmo esserti utili. Ci sono stati dei furti particolari e... » Irene non lasciò finire Sherlock, iniziando a ridacchiare sommessamente. « E pensate che io possa essere dietro questi furti? »

« Oh, no » ribatté prontamente Sherlock, « Al contrario, temiamo che presto tu possa perdere qualcosa che consideri molto prezioso ».

« Se siete qui solo per spiare gli schemi di gioco fareste meglio ad andarvene subito, vi avverto » sussurrò minacciosa avvicinandosi a noi. « E non ho bisogno della protezione di nessuno, non ho nulla di prezioso che un ladro potrebbe desiderare ». « Ora se volete scusarmi ho bisogno di una doccia » Passò in mezzo a noi ammiccando e si allontanò. Sherlock si voltò a guardarla per un secondo, mentre io gli lanciavo occhiate infuocate, pensando a quanto trovassi antipatica quella ragazza.

« Beh, abbiamo risolto qualcosa? » chiesi poi.

« Tra poco correrà lei stessa da noi, non dubitarne » rispose con la massima tranquillità.

« Bene, intanto gradirei non prendere altri Desolante oggi, quindi è meglio che corriamo ad Erbologia ».

« Altri? » domandò immediatamente Sherlock mentre lo spingevo verso le serre.

Naturalmente non fui in grado di resistere per più di cinque minuti al suo interrogatorio e finii per raccontargli l’esito catastrofico della mia lezione di Pozioni, senza modo di evitare le occhiatacce e gli sbuffi che seguirono.

Wren’s Corner

Saaalve, scusate se pubblico con un po’ di ritardo! Grazie a chi ha letto fin qui e a chi ha recensito fino ad ora, il vostro supporto è sempre molto prezioso! Sono sempre più contenta di essermi lanciata in questo esperimento, spero che lo siate anche voi!

Passando alle vere note:

1) La pozione Scaccia Brufoli è descritta nel capitolo 8 di Harry Potter e la Pietra Filosofale.

2) Sebastian Moran, Sebastian Wilkes, Jeff Hope, Eddy Van Coon e Jack Stapleton sono tutti nomi di personaggi Sherlockiani, divertitevi pure a trovare qualche analogia con gli originali!

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Capitolo 4
*** La spia ***


Mi stavo avviando verso la mia Sala Comune, superstite del corso di recupero di Pozioni che Sherlock mi aveva allestito in tutta fretta in biblioteca quel pomeriggio, quando mi si parò davanti Irene Adler. Era passata una settimana da quando avevamo parlato con lei al campo di Quidditch e fino ad allora ero stato convinto, non senza un certo senso di sollievo, che non sarebbe mai venuta a parlarci di quegli strambi furti, come invece aveva predetto Sherlock.
Irene si accostò a me con indifferenza e mi sussurrò, guardandomi appena: « Dai appuntamento al tuo ragazzo al settimo piano, alle scale prima dell’arazzo di Barnaba il Babbeo, stasera alle dieci » e poi continuò a camminare senza attendere alcuna risposta.

Io non sapevo se essere più scandalizzato per il modo in cui si era rivolta a me o per come aveva definito Sherlock, ma evitai accuratamente quel particolare quando gli riferii l’accaduto subito dopo, essendomi precipitato in biblioteca, dove ero certo di trovarlo ancora.


Dopo un’interminabile serie di porzioni di pollo arrosto contornato da patate al forno e di “Te l’avevo detto” di Sherlock contornati dai miei “Se ci beccano siamo finiti”, alle dieci in punto ci ritrovammo nel luogo prestabilito.

« Oh, sono in perfetto orario i due aspiranti Auror » esclamò una voce proveniente da dietro un’armatura, tocco di classe che generò terrore sul mio volto e velata ammirazione su quello di Sherlock. La salutammo, mentre Sherlock continuava ad analizzare ogni minimo particolare del suo abbigliamento, apparentemente intento a ricavarne chissà quali straordinarie rivelazioni.

« Allora come procedono le indagini? » chiese Irene, con un sorriso beffardo.

« Beh, il movente e le caratteristiche comuni a tutte le vittime sono abbastanza evidenti, non sarà difficile arrivare alla persona che ha organizzato tutto » rispose Sherlock senza scomporsi, mentre io, a fianco a lui, annuivo con forza. « Ma se sei qui solo per spiare le nostre mosse faresti meglio ad andartene subito » continuò, ricalcando le parole con cui Irene si era rivolta a noi durante il nostro incontro precedente.

« Davvero ammirevole. Se continuerete a memorizzare le mie parole con così tanta attenzione potrei esservi molto utile. A quanto pare non avete ancora idea di chi possa essere dietro questi furti, ma io potrei avere delle prove interessanti ».
Ogni parola sembrava scelta e pronunciata nel modo più adatto ad incuriosirci, ma io mi limitavo a sbuffare di tanto in tanto, mentre dopo una breve pausa Sherlock, che sembrava essere stato distratto per un attimo da qualcosa alle mie spalle (che ovviamente non feci in tempo ad identificare), domandò secco: « Il tuo prezzo? ».

« Oh, niente di eccezionale, mi basta che tu e tuo fratello vi offriate di rimediare a delle piccole incomprensioni che ho avuto con i Prefetti » rispose Irene, non degnandomi più nemmeno di un’occhiata. Sherlock invece mi rivolse uno sguardo eloquente, come a dire che ormai era chiaro che sarebbe stata lei la prossima vittima.

« Prima di accettare mi sento in dovere di ricordarti che abbiamo buoni elementi per ritenere che presto potrebbe esserti rubato qualcosa a cui tieni molto » disse poi con indifferenza, probabilmente aspettandosi già il genere di risposta di Irene.
« Non c’è pericolo, non può tenere a nulla più che a lei stessa » bofonchiai rivolto a Sherlock, risultando evidentemente più udibile di quanto mi augurassi, visto che Irene commentò, con una risata fredda: « Ottima deduzione, sono sempre più impressionata ».

Allora Sherlock mi guardò storto, per poi affermare levando la bacchetta con aria di solennità: « Affare fatto allora ».

« Affare fatto » gli fece eco Irene, levando a sua volta la bacchetta all’altezza del viso.


Dopo un cenno di saluto, ci separammo dalla ragazza, e ci avviammo con verso il mio dormitorio, dove Sherlock mi stava accompagnando, con la massima discrezione, illuminando le bacchette solo quando era strettamente necessario. Mi sembrava incredibile che quella sera non avessimo trovato sulla nostra strada né Gazza né Mrs Purr né Pix, e lo avrei fatto notare a Sherlock, se solo in quel momento un rumore alle nostre spalle non mi avesse dato l’impressione di infrangere la mia illusione.

Io e Sherlock ci voltammo nello stesso istante, per trovarci davanti Molly Hooper, una Tassorosso del primo anno. « Molly! » per poco non gridai senza ritegno, guadagnandomi una gomitata nello stomaco da Sherlock. « Che ci fai qui su? Dovresti essere nel tuo dormitorio» continuai, questa volta a bassa voce.

« Potrei farvi la stessa domanda » rispose lei, arrossendo.

« Beh, dovresti andarci almeno, questo non è neanche il tuo piano » puntualizzai, sbuffando.

Sherlock allora intervenne con assoluta tranquillità: « Ha sentito tutta la nostra conversazione con Irene. Stava tornando al suo dormitorio dalla Torre di Astronomia, quando ci ha trovato lì e non ha potuto fare a meno di restare nascosta in un angolo ad origliare. E ora desidera anche spiegazioni su che guaio ci siamo cacciati. Non è così, Molly? ».

« Ma che... Come? Sì, beh... » cominciò a balbettare Molly, mentre il suo volto infiammava sempre di più. Io e Sherlock sorridemmo, scambiandoci un’occhiata di sottecchi.

Molly era una ragazza in gamba, una delle poche a rivolgerci la parola in realtà, ma la sua evidente cotta per Sherlock spesso la rendeva scarsamente tollerabile.

« C’è bisogno che menzioni il rumore di passi che ho sentito dietro di noi, il libro con quei globi fluttuanti in copertina che hai in mano e la scarpa slacciata per allontanarti prima che qualcuno si accorgesse di te? ». Non prima di essersi allacciata goffamente la scarpa, Molly alzò gli occhi con un misto di colpevolezza e ammirazione.

« In ogni caso, volevo consigliarvi di rivolgervi al professor Silente, io non mi fiderei di quella Adler ». Potrei giurare di aver sentito Sherlock articolare la parola “Noioso” in uno sbadiglio, mentre gli occhi di Molly si spegnevano delusi.
A quel punto non potei fare a meno di intervenire: « Francamente sono d’accordo con Molly, Sherlock, non capisco perché dovremmo fidarci di Irene ».

Sherlock quasi ci ignorò, evidentemente immerso nei suoi pensieri, e dopo averci dato la buona notte salì fino alla sua torre senza aggiungere altro.

Dopo aver lasciato Molly alquanto esterrefatta, mi diressi al mio dormitorio, dove ovviamente fui costretto a disturbare il sonno della Signora Hudson. « Chiederò di fare la guardia al passaggio segreto del dormitorio dei Serpeverde un giorno o l’altro, o di un bagno in un’ala isolata del castello. Possibile che un vecchio dipinto non possa dormire sonni tranquilli? » si lamentò quando arrivai, svegliando tutti gli altri ritratti del piano.
Mi precipitai dentro prima che uno di loro potesse riconoscermi e denunciarmi al preside, o peggio al professor Piton (sapevo bene che la Signora Hudson, nonostante le minacce, non avrebbe mai fatto nulla di simile).


Entrando nella Sala Comune, ero convinto che la avrei trovata deserta; invece fui sorpreso di trovare Sebastian Wilkes – il genio del rospo nella tasca di Vitious – inginocchiato davanti al focolare. Avrei giurato che ne avesse appena tirato fuori la testa, ma doveva essere il sonno a farmi brutti scherzi. Quando lo guardai con un’espressione stranita, però, Wilkes mi rivolse un’occhiataccia che mi fece optare per dirigermi difilato ai dormitori, cancellando qualunque desiderio di indagare ulteriormente su cosa stesse facendo.

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Capitolo 5
*** Rapimenti ***


sod 5
La mattina dopo, a svegliarmi fu un brusio eccitato, che mi costrinse a lasciare il letto sebbene fosse sabato e avrei potuto dormire almeno un’ora in più.
 
« John, c’è la finale di Quidditch oggi, alzati! » mi gridò senza troppe cerimonie Mike Stamford, uno dei Grifondoro del mio anno. Già, tra indagini e giri per il castello mi ero completamente dimenticato della partita decisiva tra Grifondoro e Serpeverde che si sarebbe svolta quella mattina. Dopo qualche minuto, mi alzai a fatica e uscii con Stamford e gli altri, ma non mi disturbai di procurarmi striscioni scarlatti e dorati, già alquanto scoraggiato dall’abilità straordinaria dei Serpeverde, di cui ero stato testimone pochi giorni prima.

Ancora piuttosto rintontito, una volta arrivato nella Sala Grande, mi sedetti al mio tavolo per la colazione. Dopo un po’ notai Sherlock che mi lanciava strane occhiate dal tavolo dei Corvonero, seduto accanto al fratello, con cui sembrava parlare concitatamente. Solo dopo una tazza di caffè compresi che mi stava indicando il tavolo dei Serpeverde, mentre dopo la seconda notai che tutti i giocatori di Quidditch erano in divisa, ma di Irene non c’era alcuna traccia, ad eccezione della sua Nimbus 2001 che fluttuava placida in corrispondenza del posto che occupava di solito.
 
Dopo qualche minuto le voci di alcuni Serpeverde divennero così alte, apparentemente per la disperazione, da arrivare fino ai nostri tavoli. Tutti sembravano lamentarsi ed imprecare per l’assenza di Irene.
 
« Ma dove diavolo è finita?»
 
« Una partita importante come questa! »
 
« Malata? Ma non l’ho vista in dormitorio! »
 
Dopo che anche Sherlock ebbe assunto un’esauriente dose di caffeina, ci alzammo entrambi e ci catapultammo al tavolo dei Serpeverde.

Alle educate domande di Sherlock, tutti risposero in coro con insulti e gesti che avrei preferito poter dimenticare, mentre io ritenni più saggio mantenermi ad una certa distanza dal tavolo, a causa delle terribili minacce che sentivo pronunciare contro i Grifondoro.
Donovan e Anderson si alzarono e ci passarono accanto, ma non sembravano molto inclini a rivolgersi a noi in modo più civile.
« In dormitorio non c’era, nessuno l’ha vista, stiamo setacciando il castello » ci disse bruscamente Donovan, anticipando le nostre domande.
Solo in quel momento notai la pura gioia che pervadeva il volto di Sherlock, che mi disse in disparte, in tono eccitato: « Un rapimento finalmente! Lo sapevo! DEVE essere collegato a quei furti! ». 

Notando anche l’espressione assassina impressa sul volto di Anderson, mi schiarii rumorosamente la gola, sperando di riuscire a contenere l’entusiasmo di Sherlock.
Anderson evidentemente ci aveva sentiti, visto che ci intimò tra i denti: « Fareste meglio ad andarvene da qui e smetterla di ficcanasare » per poi alzare gli occhi al cielo ed esclamare frustrato, rivolgendosi a nessuno in particolare: « Ci servirebbe un drago per vincere la partita adesso ».
 
Sherlock mi prese per mano e mi trascinò via di corsa, forse più per nascondere il suo enorme sorriso ad Anderson che per effettiva fretta.

Rivolsi un ultimo sguardo ai Serpeverde sconcertati, non potendo fare a meno di notare un solo ragazzino seduto al tavolo intento a sorseggiare il suo tè con la massima tranquillità.
Tuttavia non ebbi il tempo di soffermarmi su quel particolare, perché Sherlock iniziò a parlare così velocemente che riuscivo a stento a capirlo, come sempre nei suoi momenti di massima eccitazione. « Allora, ho già parlato con Mycroft. Anche lui è convinto che Irene sia stata rapita. Era la preda più grossa dopotutto. Beh, a meno che non sia stata complice del ladro fin dall’inizio, è un’altra possibilità. Ma per scoprirlo dobbiamo prima accertarci di una cosa, dobbiamo scendere subito nei sotterranei, non c’è tempo di avvisare Lestrade ».
 
« Aspetta, però, sarebbe meglio informare il professor Silente » continuò, pragmatico.
« Il professor Silente? E cosa dovremmo mai dirgli? » domandai, sorpreso.
« Digli semplicemente che è tutto sotto controllo » rispose Sherlock, scrollando le spalle. Ora corri, deve essere nel suo ufficio ». Pronunciò quelle ultime parole quasi urlando dalle scale, ed io, rimasto solo in cima, iniziai a salire un’altra rampa, ancora perplesso, fino ad arrivare al settimo piano.
 
 
Stavo per svoltare l’angolo, quando sentii urlare l’incantesimo che mi colpì in pieno al centro della schiena, senza lasciarmi alcuna possibilità di evitarlo. Feci appena in tempo a sentir pronunciare le parole “Pietrificus Totalus”, prima di cadere rigido a terra a faccia in giù, senza neanche aver riconosciuto il mio assalitore.
 
Il dubbio però fu molto breve, perché pochi istanti dopo sentii pronunciare le parole: « Bene bene, il tuo ragazzo ti lascia solo, eh? Oh, no no no, non è affatto prudente ».
Il ragazzo a cui appartenevano quella voce acuta e la bacchetta che mi aveva colpito si avvicinò a me, prendendomi il viso tra le mani e voltandolo. Se avessi potuto, in quel momento avrei sicuramente sgranato gli occhi.
 
Davanti a me c’era il ragazzino tranquillo della tazza di tè, e solo in quel momento lo collegai al Serpeverde taciturno dei corsi di Difesa contro le Arti Oscure: si chiamava Jim Moriarty.
 
« Cercavi il preside, eh? Ma andremo in un posto molto più interessante, fidati. Sono tutti alla finale di Quidditch » continuò, con un inquietante bagliore negli occhi, prima di puntare di nuovo la bacchetta su di me, scandendo gioiosamente: « Wingardium Leviosa! ».
 
« Non sarà una lunga strada, John, non temere, e potresti anche incontrare qualcuno di tua conoscenza ». Così dicendo, mi trasportò fino all’arazzo di Barnaba il Babbeo, dove avevo trascorso la sera precedente con Sherlock e Irene. Dopo avermi adagiato delicatamente a terra, iniziò a passeggiare avanti e indietro di fronte all’arazzo, con un’espressione di massima concentrazione.
In un primo momento pensai che fosse completamente folle (deduzione non del tutto azzardata, probabilmente), ma poco dopo, con mia grande sorpresa, dalla parete vuota spuntò una porta, che Moriarty spalancò spingendomi dentro, sempre a colpi di “Wingardium Leviosa”.
 
In qualsiasi direzione mi voltassi, potevo vedere nella stanza oggetti ammucchiati l’uno sull’altro, che sembravano essersi accumulati lì negli anni. Vecchi giradischi, scacchiere, armadietti, pile di giornali emergevano tutto intorno a noi da quella massa indistinta.
 
Non avendo opzioni migliori, iniziai a seguire con lo sguardo i movimenti di Jim, che si fermò davanti ad un caminetto nell’angolo, per poi infilarvi la testa. Se mi fosse stato possibile, avrei spalancato occhi e bocca alla visione di un volto femminile tra le fiamme. «E’ qui, la festa può cominciare » sussurrò gioiosamente Jim a quell’immagine di fuoco, che un istante dopo era già scomparsa. « Beh, ti meravigli? Non avevi già assistito a qualcosa del genere? » disse poi Jim rivolgendosi a me. « Ah, hai bisogno di più spirito di osservazione tu » aggiunse scuotendo la testa, quasi in tono di rimprovero. « Eppure Wilkes si era quasi fatto scoprire mentre mi informava sui tuoi spostamenti la notte scorsa ».
 
Il discorso di Moriarty fu interrotto da un rumore di passi proveniente dal fondo della stanza, che riuscii ad avvertire anche se immobilizzato in quella posizione le mie capacità percettive erano piuttosto provate.
 
Un istante dopo si piazzò davanti al mio corpo insensibile e ai miei occhi allucinati, al sorriso compiaciuto di Jim e ai suoi occhi brillanti, Irene Adler, che però non aveva affatto l’aria di essere stata appena rapita.
 
« Oh, già da queste parti, sempre puntuale, eh? » sogghignò Irene, rivolgendosi a me.
In quel momento più che mai avrei desiderato urlarle addosso, o meglio scagliarle una buona fattura, ma fino a quando i miei disperati tentativi di liberarmi con un incantesimo non-verbale (magia avanzata, di cui conoscevo l’esistenza solo grazie alle nozioni di Sherlock) si fossero realizzati, probabilmente mi avrebbero già lasciato al mio destino per pura noia.

Wren's Corner

Saaalve, grazie a tutti quelli che continuano a leggere e recensire, siete tutte persone amabilissime e questa storia mi sta dando tante soddisfazioni :')

Passando alle note:
1) Mike Stamford è l'amico di John che lo fa conoscere a Sherlock in cerca di un coinquilino.
2) Il riferimento di Anderson al drago è puramente casuale e non implica dinosauri, cooooffff.

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Capitolo 6
*** La Confraternita delle Arti Oscure ***


sod 6 Continuando a correre, Sherlock arrivò finalmente ai sotterranei. Era convinto che vi avrebbe trovato Molly, che non era un’amante del Quidditch né dei luoghi affollati.
 
Il dormitorio dei Tassorosso si trovava vicino alle cucine. Avrebbe dovuto attendere fuori, anche se con qualche domanda al ritratto che faceva la guardia al passaggio segreto sarebbe probabilmente riuscito a scoprire la parola d’ordine ed entrare in pochi minuti.
 
Quel dilemma, tuttavia, si risolse pochissimo tempo dopo, quando Molly varcò la soglia del suo dormitorio e, con profondo disappunto, si trovò davanti Sherlock tutto trafelato.
 
Prima che potesse dire anche una sola parola, Sherlock la bloccò, dicendo: « Molly, mi serve il tuo aiuto ». Molly, che credeva che Sherlock volesse ancora rimproverarla per la sera prima, lo guardò sconcertata.
« Be’, dimmi, ma stai tranquillo » disse poi, e aspettò che Sherlock si spiegasse.
 
 

 
Ancora non capivo cosa ci facessi in una stanza misteriosa insieme a quegli improbabili personaggi.
Quasi mi avesse letto nel pensiero, Moriarty iniziò a parlare: « Dunque, ti starai chiedendo cosa ci fai qui, eh, John? » calcò l’ultima parola con un tono quasi sadico.
« Be’, diciamo che sei l’ospite d’onore di una piccola festicciola che avevo voglia di organizzare da tempo. Avevo preso qualcosa ad ognuno dei ragazzi con un po’ più di fegato, ma l’unico mezzo per far venire anche Sherlock era coinvolgerti » continuò, quasi a volersi scusare.
« E così io ero l’unico bene che mi stava veramente a cuore e avrei dovuto fare la tua stessa fine, ma ho preferito non perdermi questa occasione » continuò Irene, compiaciuta.
 
Fortunatamente non ebbi modo di sapere quale sarebbe stata la mia fine, perché in quel momento la porta da cui eravamo entrati si spalancò e vi comparve davanti Sherlock, con la bacchetta levata.
 
« Oh, ma che sorpresa! Cominciavo a temere che non saresti più arrivato » disse Jim, sfoderando a sua volta la bacchetta dal mantello, mentre Irene restava in disparte, nascosta alla vista.
 
« EXPELLIARMUS » gridò immediatamente Sherlock, disarmando Jim senza difficoltà. Tuttavia sembrò non accorgersi di Irene, che intanto, essendo avanzata verso di lui,  gli scagliò contro lo stesso incantesimo.
 
Sherlock non si scompose minimamente, ma passò lo sguardo per la stanza fino ad arrivare a me, e fui sicuro che mi avesse rivolto un cenno di intesa, anche se quasi impercettibile.
 
« Bene, Sherlock, ora che siamo entrambi inermi possiamo chiacchierare con un po’ di calma in più, che ne dici? » disse Jim sporgendosi in avanti sulle punte dei piedi, con le braccia dietro la schiena. « Grazie, Irene » si rivolse poi alla ragazza.
 
« Allora, Sherlock, avrai capito che il mio intento era quello di attirarti qui » iniziò Jim, avvicinandosi a Sherlock.
 
« Abbastanza chiaro » rispose Sherlock, scrollando le spalle con aria di sufficienza.
 
« E speravo che anche qualcun altro di quegli zotici imbecilli a cui ho rubato i giocattoli preferiti fosse abbastanza intelligente da trovare questa stanza » continuò.
 
« Solo Irene è stata tanto previdente da venirmi a cercare prima che potessi sottrarle qualcosa e ha deciso di unirsi a me senza questi preamboli inutili ».
 
« Beh, il ragazzino è presuntuoso, ma ha stile » commentò Irene, rivolgendosi a Sherlock.
 
« Oh, tantissimo. Era chiaro che volessi metterti in mostra con gli studenti con la fedina penale più sporca di Hogwarts. Mi chiedo solo se ci fosse o meno uno scopo particolare » disse Sherlock, stringendo gli occhi.
 
« Oh, lo scopo era semplicemente quello di segnalarvi la possibilità di unirci per realizzare grandi cose in nome della Magia Oscura » sogghignò Jim.
 
« Perfetto » commentò Sherlock. « Mi sembra una proposta assolutamente interessante, ci rifletterò con attenzione ». Non fu la prima volta quel giorno che il mio impulso di sgranare gli occhi e urlare mi sembrasse quasi abbastanza forte da poter spezzare l’incantesimo che mi teneva bloccato.
 
Tuttavia poco dopo le mie idee sembrarono schiarirsi.
 
« Quindi, uhm, formeremmo una sorta di club, dico bene? La Confraternita delle Arti Oscure, o qualcosa del genere »
 
« Per il nome opterei per qualcosa di più raffinato, ma sì, il senso è quello » disse Jim con gli occhi brillanti, avvicinandosi ancora a Sherlock, mentre Irene li osservava divertita.
 
« Beh, naturalmente. E ci serviranno segni di riconoscimento, un luogo di ritrovo, delle divise magari ».
 
Continuarono ad intrattenere discorsi del genere per vari minuti, Jim con toni sempre più entusiastici. Ma a me ormai era chiaro quello che evidentemente Jim non aveva voluto ipotizzare: Sherlock Holmes tergiversava.
 
Improvvisamente, vidi la porta spalancarsi di nuovo; questa volta entrarono di corsa tutti i prefetti, con Lestrade davanti a tutti.
 
« Le bacchette a terra » gridò, mentre gli altri circondavano Jim e Irene.
 
« Oh, non sono armato, stavamo solo facendo due chiacchiere » disse tranquillamente Jim, alzando le mani in alto e ridacchiando sommessamente.
 
Irene, invece, lanciò a Sherlock e a Jim le rispettive bacchette, dicendo: « Io non c’entro nulla, ho dovuto fingere di stare dalla sua parte, ma solo per legittima difesa ».
 
« Questo lo chiariremo con calma, adesso seguiteci dal preside » disse Anderson, spingendo leggermente Irene con la bacchetta.
 
Intanto, finalmente Sherlock si avvicinò a me e pronunciò il controincantesimo che mi rese libero di muovermi, cosa che in realtà si rivelò più difficile del previsto a causa dei miei muscoli atrofizzati, tanto che Sherlock dovette tenermi le mani per farmi alzare e reggermi per un po'. Non appena riacquistai il pieno controllo dei miei movimenti, però, mi accostai di soppiatto a Jim, e, prima che potesse puntare la sua bacchetta su di me, gli scagliai un incantesimo Furunculus, sussurrandogli: « Beh, chi è ad aver bisogno di spirito di osservazione adesso? »
 
Mi rivolse solo una smorfia, e prima di lasciare la stanza, con il volto che iniziava a riempirsi di orrendi brufoli, si avvicinò a Sherlock e gli intimò, sussurrando con gli occhi sgranati: « E così stai dalla parte degli angeli, sono deluso. In un’altra vita, Holmes, saresti stato un’eccellente Mago Oscuro ».

 
Dopo quelle parole si allontanò al seguito di Greg, lasciando Sherlock impressionato quasi quanto me poco prima.

Wren's Corner

1) La  parte iniziale in corsivo indica il POV di Sherlock, separato dal resto della narrazione.
2) Le ultime frasi di Moriarty sono rielaborazioni di frasi celebri tratte da Sherlock e dal film Sherlock Holmes di Guy Ritchie.

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Capitolo 7
*** Treni e gufi ***


A me e a Sherlock non fu permesso di seguire i prefetti dal preside, così restammo fuori dal suo ufficio con Molly, che intanto ci aveva raggiunti.
 
« E così sei stata tu a dire di questa “Stanza delle Necessità” a Sherlock, eh? » le domandai, mentre ci accostavamo con lui al muro.
 
« Già, non è incredibile? » rispose lei, sorridendo.
 
« Beh, era chiaro che avevi qualcosa da nascondere, la sera che hai origliato la nostra conversazione con Irene. Voglio dire, dovevi essere in cerca di qualcosa di più interessante di noi, quello non era un passaggio obbligato ».
 
Molly arrossì, e poi iniziò a raccontare: « Sentite, ho trovato quella stanza praticamente per caso, qualche mese fa, quando una mia amica aveva bisogno di un nascondiglio per saltare l’interrogazione di Trasfigurazione senza che nessuno la notasse ».
 
« Ma se la stanza può fare tutto quello che le chiedi, perché Moriarty non ha fatto in modo che non potesse entrare nessuno ad eccezione di Sherlock? » domandai.
 
« Lo hai sentito, no? Non voleva solo me, voleva chiunque riuscisse a capire quale fosse il suo nascondiglio. Era convinto che in questo modo gli sarebbero arrivati solo nuovi adepti, però. Avrai notato che non ha una gran fiducia di quelli dalla parte degli angeli » rispose Sherlock, e cominciammo a ridere, mentre osservavamo il sole tramontare sull’erba di fronte a noi.
 
In quel momento, compresi che nonostante fossimo tanto diversi, nonché di tre Case differenti, era impossibile condividere certe avventure senza finire col fare amicizia, e sventare i folli piani di un potenziale Mago Oscuro doveva essere fra quelle.
 
 
Dopo un po’, uscì dall’ufficio del preside una sfilza di studenti. Irene e Jim procedevano circondati dai prefetti, ma sembravano più imperatori in trionfo che condannati al bacio del Dissennatore, come avevamo appena finito di ipotizzare ironicamente.
 
« Allora, Lestrade? » chiese Sherlock a Greg, fermandolo.
 
« Jim è stato condannato ad aiutare Hagrid nella Foresta Proibita per un mese, oltre a dover ripulire la Sala dei Trofei per il signor Gazza. Ad Irene è stato fatto un richiamo, e in più sono stati tolti parecchi punti a Serpeverde ».
 
« Nessuna espulsione? Niente lavori forzati? E dov’è il senso di giustizia in questa scuola? » mi ribellai, ma Greg mi guardò dall’alto in basso e ci salutò, tornando a prendere parte a quella strana sfilata per la scuola.
 
Sherlock, Molly ed io ci rifiutammo di seguirli e restammo lì finché non uscì dall’ufficio anche il professor Silente.
 
« Buonasera ragazzi » ci salutò con garbo « voglio complimentarvi con voi, perché avete dimostrato tutti coraggio, intelligenza e lealtà, qualità caratteristiche, ma non esclusive, di Grifondoro, Corvonero e Tassorosso. Per questo motivo, cinquanta punti saranno attribuiti a ciascuna delle vostre Case ».
 
Ringraziammo il preside sorpresi e imbarazzati. Poi Silente si voltò, mentre noi facemmo per dirigerci verso la Sala Grande, visto che ormai era quasi ora di cena. Quando mi mossi, però, ero ancora irrigidito per effetto del Pietrificus Totalus, e Sherlock dovette mettermi una mano dietro la spalla per sorreggermi. In quel momento, Silente si voltò di nuovo, e disse sorridendo: « E restate sempre così uniti ».
 
Quando arrivammo nella Sala Grande, scoprimmo che effettivamente Jim e Irene erano stati accolti come eroi.
 
« Dopotutto » disse Sherlock « come ci saremmo divertiti per altri sei anni, senza di loro? ».
 
Io e Molly assentimmo e ci dirigemmo ognuno verso il proprio tavolo.
 
 
 
***
 
« Sei sicuro di aver preso tutto? Divisa, calderone, gufo? »
Tra un cenno di assenso e l’altro riuscivo a cogliere distintamente i “noioso” di Sherlock, mentre rispondeva a suo fratello Mycroft, che, a quanto raccontava, era diventato più asfissiante del solito da quando Sherlock si era guadagnato la stima del preside, poiché pareva deciso ad instradarlo a diventare prefetto e poi caposcuola come lui.
 
Mentre i due discutevano, ritenni più saggio iniziare a salire sull’Espresso di Hogwarts, che di lì a qualche ora ci avrebbe riportato a Londra.
 
Non ebbi nemmeno il tempo di riflettere su quanto sarebbe stato strano ritornare alla vita babbana, senza Sherlock e tutti gli altri, perché in quel momento fui trascinata da Molly, che mi precedeva, in uno scompartimento libero, in fondo a tutti.
 
Stavo per protestare che lì in fondo saremmo stati introvabili per chiunque, quando mi resi conto che era di Sherlock Holmes che stavamo parlando.
 
Infatti, pochi minuti dopo era lì, e non fu nemmeno necessario che raccontasse delle evidenti tracce di peli lasciati dal mio topo Gladstone e dell’abituale tendenza di Molly a scegliere posti sul lato sinistro, per farci iniziare a sospirare e ridere rassegnati.
 
Fu solo allora, mentre testavamo i dolci più assurdi della strega che trasportava il carrello, cercavamo di riconoscere i paesaggi dal finestrino e ci appisolavamo sporadicamente, che compresi quanto mi sarebbe mancato quel mondo durante l’estate.
 
 
Ma così come io mi ero abituato alle tante stranezze del mondo magico (e di Sherlock) i miei genitori si sarebbero abituati presto a veder svolazzare gufi intorno alla casa, e poi mi rimanevano ancora sei anni di misteri da svelare ad Hogwarts, sempre che il mio rapporto tutt’altro che idilliaco con Pozioni non allungasse il processo.
 
 
 
Wren’s Corner
 
Eccomi finalmente con l’ultimo capitolo, scusatemi per il ritardo!
Vorrei ringraziare tutti voi che avete letto la storia per il supporto che mi avete dato, con una recensione, una semplice parola, o anche una lettura silenziosa. Senza di voi non avrei mai portato avanti questo esperimento un po’ folle, ma sicuramente divertente e gratificante.
E ora mi sento disoccupata, ahimé, ma troverò qualcos’altro a cui dedicarmi!
Grazie ancora e amore infinito a tutti!
 
P.S. Sì, Silente shippa palesemente Johnlock, era il mio sogno.

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