White lie di sakura_tan (/viewuser.php?uid=102721)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Black collar ***
Capitolo 2: *** Checkmate, white king ***
Capitolo 3: *** Black and blue ***
Capitolo 4: *** Grey ***
Capitolo 5: *** Warm hands and brown eyes ***
Capitolo 6: *** Bluish ***
Capitolo 7: *** Hunter green ***
Capitolo 8: *** White lie ***
Capitolo 1 *** Black collar ***
WHITE LIE 1
PREMESSA:
ho visto che recentemente
è stata pubblicata una ff simile alla mia. Mi dispiace di
dover proporre qualcosa di già letto, ma tengo a
sottolineare
che le hurt/comfort (soprattutto quelle slash) sono intrise di
clichè e scene tipo. Per questo motivo non sono riuscita
correggere la storia troppo radicalmente. Spero comunque che
apprezziate.
Mi ero promessa di non
scrivere più fan fiction su White Collar, ma il mio
amore per la coppia Neal e Peter non smette di tormentarmi. Tuttavia
questa volta mi cimenterò in una storia a capitoli
(esperienza quasi
nuova per me). La trama è stata ideata grazie all'aiuto
delle mie
Nealer's fans preferite: Debora (alla quale avevo già
dedicato
"Appetito") e Anna.
Spero che
il frutto della mia mente contorta vi piaccia.
P.S. Il
nome della ff avrà un senso solo alla fine.
Buona
lettura. |
WHITE LIE
CAPITOLO 1:
BLACK COLLAR.
"I’ll
wash his feet with my hair if he needs.
Forgive him when his tongue lies through his brain.
Even
after three times, he betrays me" *
Neal
non fece nemmeno in tempo ad uscire dall'ascensore che Diana gli si
presentò davanti con aria seria: "Peter ti vuole nel suo
ufficio".
"Roba seria?" chiese, mentre apoggiava il cappello sulla sua scrivania.
"Mafia russa".
Il sorriso del ragazzo si spense per qualche istante, ma fu abbastanza
perchè la donna lo notasse: "qualche problema?" gli chiese,
preoccupata.
Quello sospirò e sollevò le spalle: "A parte il
fatto che
qualche tempo fa potrei aver rubato ai russi un diamante rosa da dieci
milioni?"
"Tu hai fatto cosa?!"
Neal si girò di scatto e vide il suo capo che lo guardava
accigliato, in attesa di una risposta.
"Ho detto 'potrei' aver rubato"
L'altro sospirò rassegnato: "meglio far finta di non aver
sentito".
Mentre si avviava verso il suo ufficio, con Caffrey dietro di lui, gli
si abbozzò un sorriso sul viso. Sebbene catturare
criminali fosse il suo lavoro, l'agente Burke avrebbe mentito se non
avesse ammesso che le imprese del suo consulente lo avevano sempre
affascinato. D'altro canto, ogni cosa che girasse intorno a Neal, che
si trattasse di furti d'arte o saponette per il bagno, era
inspiegabilmente affascinante.
"Allora," esordì Peter sedendosi dietro la scrivania: "Che
ne dici di dirmi quello che sai di questa gente?"
Neal prese tra le mani il fasciolo che l'uomo gli passò e
iniziò a sfogliarlo con aria preoccupata:
"Brutta storia. Queste persone non si faranno prendere facilmente,
soprattutto considerato che c'è di mezzo una collezione di
monete d'oro del XII secolo stimate otto milioni!"
"Bè, mi pare di aver sentito che tu abbia già
fregato
questi tizi una volta. Perchè non riprovarne l'esperienza?"
Al ragazzo non piaceva l'idea di avere a che fare ancora con
la mafiya* : non era stato per niente divertente l'ultima
volta.
Era quasi morto ed era dovuto rimanere nascosto per molti mesi.
Tuttavia sorrise: "Non ho mai ammesso di averlo fatto, ma sembra una
proprosta allettante".
"Bene, chiama Jones e Diana. Fra cinque minuti vi voglio tutti in
riunione. Ah! E portami del caffè".
****
"Ok ragazzi, questo è il piano: faremo girare la falsa voce
che
esistono altre dieci monete d'oro a completamento della collezione
rubata dai russi. Ovviamente la Solntsevskaya
bratva* non si lascerà perdere un'occasione simile e
andrà subito a far visita a colui che in teoria avrebbe
queste
monete mancanti. Ecco che entro in azione io, fingendomi il propr-"
"Tu?!" gridò, senza accorgersene, Neal.
"E chi, se no? Jones deve dirigere le operazioni e Diana coprirmi le
spalle con l'altra squadra".
Il ragazzo si abbandonò sullo schienale della sedia e
incrociò le braccia al petto, assumendo un'espressione che
parlava da sola.
"No, no, no,no" si alterò Peter, agitandogli una mano
davanti:
"non penserai davvero che ti faccia giocare coi russi? Non stiamo
parlando di criminali con completi firmati che si aggirano per musei
rubando opere d'arte col loro sorrisetto fasullo! Questa gente tortura,
violenta, ammazza!"
Neal si alzò in piedi: "Una buona ragione per cui non
dovresti andarci!"
"E allora dovresti andarci tu?! Come pensi che ti accoglierebbero dopo
aver realizzato chi sei? Con vodka e pirog?*"
"Ma Pet-"
"Caffrey! Ci vado io, la questione è chiusa."
Neal allontanò il suo sguardo da quello del partner. Non gli
andava per niente che si esponesse ad un simile pericolo, e reputava
quella sua decisione un atto di puro egoismo. Se
fosse morto, lui come avrebbe fatto? Dove avrebbe potuto trovare
altrove quel calore che altra definizione non aveva se non 'familiare'?
Chi gli avrebbe sorriso la mattina, porgendogli una tazza di quel
disgustoso caffè dell'FBI? Chi l'avrebbe preso quando
sarebbe
scappato? Chi-
I suoi pensieri furono interrotti dalla voce dell'uomo che pronunciava
il suo nome: "Neal, tu dovrai occuparti di ricreare le dieci monente
'mancanti'. In una di queste inseriremo un GPS che ci
permetterò
di beccare il rifugio dei russi prima che scoprano che sono false. O
almeno spero. Ce la puoi fare in due giorni?"
"Mi farò aiutare da un amico"
Peter lo gelò con lo sguardo: "Dì a Mozzie che se
si intasca l'oro lo sbatto in prigione"
"Ricevuto".
****
"Ultima moneta fatta, con tanto di GPS incorporato. E mancano 14
secondi alla data di scadenza! Direi che siamo stati grandi, socio."
"Già. Ora chiamo Peter". Stava per prendere il cellulare
quando qualcuno iniziò a bussare insistentemente.
"Aprimi,Neal!"
Non ci poteva credere. Lo stacanovismo di Peter era assolutamente
disarmante. Si alzò dalla sedia ed andò ad aprire.
"Buona sera!"
"Ehi", lo salutò con un sorriso: "Ciao anche a te Mozzie,
dovunque tu sia! Allora, avete finito?"
"In perfetto orario, direi!" rispose il consulente, pieno di
sè:
"Dieci monete d'oro del XII secolo contraffatte in modo impeccabile. Ci
vorrebbe un sistema ARTtrust per poter affermare con certezza che sono
false".
L'uomo gli mise una mano sulla spalla: "sei il migliore"
Da dietro il
divano spuntarono due piedi: "Oh, grazie Signor Distintivo!",
squittì una voce: "Sono felice che anche il mio aiuto sia
stato
apprezzato!"
"Grazie anche a te, Mozzie." Disse, prima di chinarsi all'orecchio
dell'amico e sussurrargli: "non si è intascato niente, vero?"
"Ci ha provato, ma gli ho fatto presente il tuo ammonimento".
"Bene", sospirò: "ora è meglio che porti queste
monete
alla cassaforte del Bureau. Domani è previsto l'incotro con
la
mafiya, e qualcosa mi dice che non hanno la minima intenzione di
pagarmi la somma pattuita. Quindi, dal momento che tra qualche ora
potrei morire, vorrei andare il più presto possibile a casa
da
mia moglie."
"Il pessimismo non ha
mai consolato né i malati nel corpo, né gli
infermi nell'anima. Dai, stai con noi a bere un bicchiere
di vino."
"Oh! Stai citando Huysmans?!" gli gridò Mozzie dal
divano. Neal lo ignorò.
"E' mia moglie quella che può consolarmi" rispose divertito
Peter.
"Bè, se la metti così allora buona notte. Ma
sappi che mi
offende il fatto che non voglia passare la tua 'presunta ultima notte'
con me". L'agente Burke arrossì a quelle parole, soprattutto
dopo aver notare lo sguardo malizioso con il quale Neal le aveva
pronunciate. Poi assottigliò gli occhi in una buffa smorfia
che
sarebbe dovuta sembrare minacciosa: "Ho come la sensazione che, se
anche morissi, mi raggiungeresti all'altro mondo provvisto di scarpe
italiane e cappello pur di tormentarmi".
"Può darsi", affermò il ragazzo aprendogli la
porta.
L'altro gli rispose con un grugnito e uscì.
"I'm just a holy fool, He's so
cruel
but I'm still in love
with Judas.
I couldn't love a man so
purely
even darkness forgave
his crooked way.
I've learned our love is
like a brick
build a house or sink a
dead body."
NOTE:
*Judas, Lady Gaga.
*Mafiya: modo per chiamare la mafia russia.
*Solntsevskaya bratva: "potente organizzazione criminale russa
originaria di Mosca. Da un rapporto statunitense è stata
rivelata una presenza dell'organizzazione anche a San Francisco"
[Wikipedia]
*pirog: "pietanza russa di pasta ripiena, dolce o salata, cotta al
forno o fritta" [Wikipedia]
Ed ecco finito il
primo capitolo. Cosa ve ne pare? Credo che
il primo capitolo sia sempre il più difficile da fare. Dite
di
no, eh? MI STATE DICENDO CHE SARA' SEMPRE PEGGIO?!
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Capitolo 2 *** Checkmate, white king ***
WHITE LIE 2
Ed ecco il nuovo
capitolo. Finalmente un po' di azione!
(In realtà è più attivo il mio gatto
obeso).
Buona lettura. |
CAPITOLO 2: CHECKMATE, WHITE KING.
"If
you got the money, honey
We
got your disease.
Welcome
to the jungle
Watch
it bring you to your knees
I
wanna watch you bleed
Welcome
to the jungle
We
take it day by day
If
you want it you're gonna bleed
But
it's the price you pay"*
Peter si stava sistemando l'auricolare, quando si accorse di essere
osservato. Neal lo stava fissando scuotendo la testa.
"Non ci siamo. Hai scritto in fronte 'sono un agente dell'FBI'"
"Risparmiami i tuoi commenti" ribattè l'uomo, facendosi il
nodo alla cravatta.
"Ehi, sto solo cercando di non farti ammazzare!" gli si
avvicinò
e gli alzò il colletto della camicia. L'uomo
avvertì il
tocco delle sue dita affusolate sul collo: "così va meglio"
disse soddisfatto: "i particolari sono fondamentali nell'abbigliamento".
"Oh, grazie Saint Laurent, ma preferisco sembrare un agente dell'FBI
piuttosto che uno yakuza!"
Il ragazzo divenne improvvisamente serio: "non ti ho mai visto
così agitato prima di un'operazione. C'è qualcosa
che non
ti convince?"
L'agente Burke sospirò e si sedette su una sedia della
cucina: "no, è solo che...ho una brutta sensazione".
Neal prese a sua volta una sedia e ci si sedette a cavalcioni: "forse
perchè piove".
"Già, forse perchè piove".
****
"Sei sicuro di non cacciarti nei guai?" Diana lo guardò
severamente.
"Stando da solo nel furgone? Il peggio che potrei fare sarebbe
infondere un po' di classe a questo rottame". La donna alzò
gli
occhi al cielo: "raggiungo la squadra di copertura. Tu stai qui buono e
segui l'operazione dalla radio. Se ci sarà bisogno di te
attieniti agli ordini, non voglio nessuna stramberia. Sono stata
abbastanza chiara?"
"Sissignora!"
Neal le sorrise e la seguì con lo sguardo mentre scendeva
dal
furgone. Il rumore scrosciante della pioggia fu interrotto per un
istante da suono secco dello sportello che si chiudeva. L'ex truffatore
si tolse il cappello e iniziò a girarselo tra le mani.
****
"Diana, siete in
posizione?"
"Sì, Jones. I
cecchini sono ai loro posti e noi siamo pronti
ad intervenire al primo ordine del capo"
"Riesci a vederlo?"
"Sì,
è sul tetto del parcheggio ma per ora
nessuna
traccia dei russi. Spero proprio che tutto fili liscio. Se dovessero
iniziare a sparare l'operazione andrebbe a farsi fottere e Peter
potrebbe rimanere coinvolto"
"Lo spero anche io.
Caffrey?"
"E' nel furgone"
"Okay, ora non ci resta
che aspettare. Contattami prima di prendere
qualsiasi decisione"
"Ricevuto"
Diana chiuse il contatto e guardò il furgone dell'FBI,
posteggiato al
primo
piano di quell'enorme parcheggio grigio. C'era qualcosa che non andava.
Perchè i russi non arrivavano? Inoltre quella pioggia
offuscava
la visuale. Improvvisamente vide qualcosa muoversi e le si
gelò
il sangue nelle vene quando si accorse della presenza di due uomini che
si stavano dirigendo al furgone.
"Jones!"
"Ti sento"
"Due uomini si stanno
avvicinando al furgone. Sono armati."
"Cazzo, ci hanno
scoperto. Corri!"
La donna si precipitò fuori dal suo nascondiglio con altri
due
agenti e si mise a correre verso il parcheggio. Quando giunse sul
luogo, di Neal non c'era più traccia. Si girò di
scatto
quando sentì dei passi dietro di lei. Era Peter, bagnato
fradicio. In mano stringeva la cavigliera dell'amico.
"L'hanno preso" disse, con un filo di voce, appoggiandosi
al
muro di pietra: "non avrei dovuto farlo venire. Non avrei dovuto
ascoltarlo!" diede un pugno alla parete. Poi chiuse gli occhi e
liberò i
polmoni. Gli girava la testa. Diana gli mise una mano sulla spalla:
"non è colpa
tua,
capo".
Intanto Jones li aveva raggiunti: "ho chiamato Hughes. Ha
già
inviato delle squadre alla ricerca di Caffrey. Probabilmente hanno
intenzione di barattarlo con una garanzia di immunità, ma lo
troveremo".
L'agente Burke raddrizzò la schiena e si avviò
velocemente verso il furgone: "chiamate la scientifica. Dobbiamo
trovare qualche inizio". Poi si fermò e guardò il
cielo
plumbeo per qualche istante. L'unica cosa che desiderava in quel
momento era poter rivedere il sorriso dell'amico mentre gli sistemava
la cravatta o gli raccontava di qualche incomprensibile conferenza
sull'impressionismo. Un sentimento di tristezza lacerante lo invase.
Ma forse era solo la pioggia.
"Welcome to the jungle
It
gets worse here everyday
Ya
learn ta live like an animal
In
the jungle where we play
If
you got a hunger for what you see
You'll
take it eventually
You
can have anything you want
But
you better not take it from me"
NOTE:
*Welcome to the jungle, Guns N' roses
Questo capitolo era
breve.
Comunque il succo è che Neal è stato rapito e
Peter ovviamente soffre come un cane.
(Il sadismo è un elemento indispensabile per ogni scrittore
di ff. AHAHAHA Me lo sono decisamente inventata!)
Alla prossima.
P.S. ma Diana e Jones sono dello stesso "grado"? Mi pare che Jones sia
nel White Collar fin dai tempi di Peter coi baffi (<3), quindi
in teoria dovrebbe essere un superiore di Diana. Però
bò. |
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Capitolo 3 *** Black and blue ***
WHITE LIE 3
Oggi
non riuscivo a smettere di scrivere, quindi mi
sono portata il quaderno anche in bagno.
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CAPITOLO
3: BLACK AND BLUE.
"Where
are you?
And I'm so sorry
I
cannot sleep
I cannot dream tonight.
I
need somebody.
And always this sick strange darkness
Comes
creeping on so haunting every time.
And
as I stared I counted
the Webs from all the spiders
Catching things and eating their
insides."*
Neal
aprì lentamente gli occhi.
Buio.
Dov'era?
Il suo corpo giaceva su un terreno umido e la testa gli faceva male.
Cercò di ricordare cosa fosse successo: due uomini erano
entrati
nel furgone e l'avevano colpito. Poi si era risvegliato su una macchina
dai vetri oscurati. E dopo ancora buio.
Quanto tempo era passato da allora?
Il suo pensiero andò subito a Peter e si chiese se stesse
bene.
Dolorante si alzò a sedere e cercò di abituare
gli occhi
all'oscurità. Si trovava in una specie di cantina senza
finestre, ad eccezione di un'apertura coperta da un pezzo di plexiglass
polveroso, ma era troppo in alto. Il ragazzo notò un tavolo
appoggiato ad una delle pareti della stanza e vi si
avvicinò,
trascinandosi a stento.
Tastò la vecchia superficie di legno e qualche scheggia gli
si
conficcò nelle mani. Poi finalmente avvertì
qualcosa di
duro. Lo avvicinò al viso per studiarlo e un brivido gli
corse
lungo tutta la schiena: era uno strumento da tortura.
Continuò
la sua ricerca e, con orrore, realizzò che su quel tavolo
c'erano altri oggetti simili.
Improvvisamente una fioca luce illluminò la stanza e degli
uomini entrarono.
"Legatelo", disse uno di loro.
Anche se Neal non riusciva ancora a vederne il volto, riconobbe la
voce: era l'uomo al quale aveva rubato il diamante rosa qualche anno
prima.
Due loschi ergumeni gli si avvicinarono e il ragazzo si
scostò:
"ehi! Non possiamo gestire la cosa civilmente?"
Sfoderò un sorriso brillante, convinto che i suoi modi
gentili
avrebbero funzionato: "direi che è il minimo dal momento che
mi
avete anche perso il capp-" prima che potesse finire gli
arrivò
come risposta un pugno in pancia. Si accasciò ansimante. Poi
due
mani lo afferrarono dalla camicia e lo trascinarono fino ad un robusto
palo di acciaio; qui fu legato stretto con una corda.
"Signor Halden!* Che piacere rivederla!" disse l'uomo che aveva dato
l'ordine di ammanettarlo. "O forse dovrei chiamarti 'Signor Caffrey'?"
Neal alzò lo sguardo e si concesse un sorriso sofferente:
"Dimitry, mi hai portato qui per farti rubare qualcos'altro da sotto il
naso?"
Gli arrivò un calcio sulle costole. Emise un grido soffocato.
"Sei sempre bellissimo Nick*, ma parli troppo. Non mi piacciono gli
animaletti che fanno chiasso. La prossima volta che apri bocca senza
essere interpellato ti spezzo una gamba".
L'ex truffatore capì che l'uomo non stava scherzando. Questo
si
abbassò e gli prese il mento con una mano, mentre con
l'altra
gli accarezzava la guancia. A quel gesto seguì un potente
schiaffo.
"Pensavi davvero che mi fossi dimenticato di te? Quando mi è
giunta la voce riguardo le dieci monete mancanti ci stavo proprio
cascando, sai? Ma per fortuna la mafiya ha i suoi tentacolo anche tra i
bei distintivi dell'FBI. All'inizio pensavo di far saltare qualche
testa e sparire, invece guarda chi è uscito dal cappello?"
mimò il gesto di un mago che estrae qualcosa dal suo
cilindro,
poi passò la mano tra i capelli corvini del ragazzo: "penso
proprio che mi sarai utile".
La porta si aprì ancora ed entrò un altro uomo.
Aveva
qualcosa sottobraccio. Neal guardò con la coda dell'occhio e
si
accorse che si trattava di una telecamera.
Dimitry si raddrizzò e si sedette sul bordo del tavolo: "che
la Maslenitsa abbia inizio!*" disse.
****
Diana
entrò correndo nel Buroeu: "Peter! E' arrivato un video dai
russi!".
L'uomo scese velocemente le scale e si precipitò verso la
donna.
Aveva l'aspetto trasandato e il viso stanco di chi non ha chiuso
occhio.
Le prese dalle mani il DVD: "Chiama gli altri e falli venire nella sala
riunioni"
"Ricevuto, capo".
Pochi minuti dopo i più fidati agenti dell'FBI erano seduti
davanti al televisore. Tutti tranne Peter che, dopo aver
inserito il disco, rimase in piedi a fianco del tavolo.
Sullo schermo comparve un uomo con una calzamaglia sul viso.
"Buona giornata!" la
voce era stata modificata, ma si poteva sentire chiaramente l'accento
russo: "Mi
piacerebbe stare qui a giocare con voi, ma abbiamo un po'
fretta di
lasciare il paese, dato che non siete gli unici a starci col fiato sul
collo. E chi ci permetterà di andarcene indisturbati sarete
proprio voi, a meno che l'hobby preferito del vostro capo non sia
vedere il suo gattino torturato fino alla morte. Se così
fosse allora si goda la scena, agente Burke".
Il cuore di Peter si fermò per un attimo.
Sperò di aver capito male.
Lo desiderò con tutto il cuore.
Poi l'uomo si scostò e nel video furono inquadrati altri due
uomini con la calzamaglia. Ai loro piedi giaceva un corpo tremante:
Neal.
Neal?
Peter appoggiò le mani sul tavolo, non
fidandosi delle
sue gambe. Gli sembrò che in quella stanza non ci fosse
più aria.
Intorno a lui c'erano delle macchie di sangue. La sua camicia era
aperta ed erano visibili dei lunghi tagli sull'addome.
Uno dei due uomini lo afferrò e lo girò sulla
schiena,
dopodichè gli abbassò i pantaloni. Il ragazzo si
dimenò, ricevendo come risposta un calcio nello stomaco.
Peter non sentì più il terreno sotto i suoi
piedi.
Avrebbe voluto chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie, ma qualcosa
lo costringeva a guardare quella scena straziante. Il profondo
sentimento di paura lasciò subito spazio all'odio e alla
rabbia.
Dopo interminabili minuti quell'incubò cessò e
Neal fu
lasciato solo al centro di quella stanza buia. Il silenzio venne
colmato da un sussurro penoso: "Peter...".
Sebbene fosse stato pronunciato con un debole filo di voce, quel
richiamo era chiaro e doloroso. "Peter..." ripetè.
Chi stava dietro la telecamera avvicinò l'inquadratura al
viso del ragazzo: i suoi occhi blu erano spenti.
L'uomo in calzamaglia si mise di nuovo davanti al video: "tra due
giorni voglio un aereo per dieci persone pronto nell'hangar numero 3
del JFK*. Se ci lascerete andar via indisturbati, allora, agente Burke,
il tuo micino ti sarà restituito. A presto".
Il filmato si interruppe e nessuno riuscì a pronunciar
parola.
Nella sala tuonò il rumore di una sedia scaraventata al
suolo.
Peter si coprì il volto con le mani e cercò di
tranquillizzarsi, non ottenendo nessun risultato.
I suoi occhi blu erano
così spenti...
"How I wish you were here.
We're
just two lost souls swimming in a fish bowl,
year
after year,
running
over the same old ground.
What have we found?
The
same old fears.
Wish you were here."*
NOTE:
*I miss you, Blink 182
*Uno dei nomi falsi di Neal era Nick Halden
*Festività russa simile al carnevale
*JFK (John
Fitzgerald Kennedy): aeroporto di
Manhattan.
Sono stata cattiva vero? Lo so. E so anche
che
è un classico inserire una scena di stupro in una fan
fiction slash, ma "i
classici non passano mai di moda" (citaz. by Peter).
Comunque sono proprio cattiva. Scusa Neal. (Però sei sexy in
versione prigioniero).
Continuate a leggere questa apoteosi di sadismo.
P.S. Sì, sono una di quelle persone che crede che tutti i
russi si chiamino Dimitry (ahah)
|
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Capitolo 4 *** Grey ***
WHITE LIE 4
Non c'è niente da fare, adoro le
hurt/comfort.
P.S. ho letto gli spoilers della quarta stagione. Sento puzza di slash.
|
CAPITOLO
4: GREY.
"I'll be by your side
Wherever you fall
In the dead of
night
Whenever you call
And please don't
fight
These hands that
are holding you
My
hands are holding you*"
Peter strinse i
denti e cercò di stabilizzare il battito cardiaco. Si
girò verso i suoi sottoposti per dire qualcosa, ma si
bloccò per paura che gli tremasse la voce. Poi
uscì dalla
stanza e si precipitò verso l'ufficio di Hughes: doveva
convincerlo ad accettare l'accordo con i russi, o lui avrebbe perso
Neal. E questo equivaleva a perderte tutto, o quasi.
O quasi?
****
"Mi dispiace,Peter, ma non possiamo
permettere che la
Solntsevskaya
bratva lasci il paese. Dobbiamo muoverci con cautela, sperando che nel
frattempo Caffrey riesca a liberarsi. Non sei tu quello che ha sempre
fiducia in lui?"
L'altro boccheggiò, cercando di trovare le parole giuste da
dire. Il risultato della sua riflessione fu semplicemente una supplica:
"la prego, capo. E' Neal!"
Non c'era bisogno di spiegazioni o di ragionamenti complessi.
Salvare Neal per lui era una cosa assolutamente naturale.
Indubbiamente inevitabile.
Indiscutibilmente necessaria.
Hughes si massaggiò la fronte e scosse la testa: "sei troppo
coinvolto, Peter. Non avresti dovuto lasciare che accadesse"
Sentendo quel rimproverò, l'agente Burke si
alterò: "non
si tratta di me e di lui!
Neal ci ha aiutato in innumerevoli casi e credo sia giusto trattarlo
come uno di noi! Non possiamo mettere in pericolo la sua vita!"
"Io credo che sappia badare a sè stesso"
"Lei 'crede'?! Non mi ha sentito quando le ho spiegato cosa ho visto in
quel filmato? Lo uccideranno se non gli diamo quello che vogliono!"
"Mi dispiace", ripetè Hughes.
Perso definitivamente il controllo, Peter lo afferrò per il
colletto della camicia.
Lo sguardo minaccioso.
La fronte corrugata.
I muscoli del collo tesi.
L'altro, dopo il primo attimo di stupore, scosse la testa.
"Distintivo e pistola"
L'agente Burke strinse le labbra, per paura di dire qualcosa di cui si
sarebbe pentito, e obbedì all'ordine. Poi si girò
e
uscì furioso dall'ufficio.
****
Non aveva idea di che ore fossero. Parcheggiò la Taurus
davanti
a casa e salì le scale. Elizabeth lo accolse con un
abbraccio,
nel quale lui si abbandonò per qualche secondo.
Cercò di
rilassarsi e di liberare la mente, ma qualcunque cosa facesse
gli rimaneva sul cuore un peso costante.
Un' inquietudine bestia.
"Dove sei stato?" gli chiese dolcemente la donna.
"Ho guidato un po'. Avevo bisogno di..."
"Lo so, mi ha chiamato Diana" lo baciò sulla guancia: "so
che
non ti arrenderai e lo riporterai a casa. Con o senza distintivo. Ho
fatto uno squillo a Moz, è di là in cucina.
Speravo
potesse aiutarti"
L'uomo le rispose con un sorriso forzato e si diresse verso la cucina.
Mozzie stava seduto intorno al tavolo, con l'espressione più
seria che Peter gli avesse mai visto fare.
"Ti prego, dimmi che puoi aiutarlo" gli disse, con voce fioca.
"Stiamo parlando della mafia russia, e tu sei appena stato tagliato
fuori dall'FBI"
"La situazione non è delle migliori, lo so, ma ci deve
essere un modo"
"Non è legale"
Peter si passò una mano tra i capelli e chiuse gli occhi. Si
avvicinò alla finestra: il cielo aveva abbandonato le sue
tinte
azzurrine e si era colorato di un grigio pesante e opprimente, che gli
ricordò lo sguardo spento e assente di Neal.
Quella inquietante monocronia si insinuava in lui e gli pesava da
dentro: doveva liberarsene.
"Non mi importa"
"Dopo non potrai più tornare indietro"
"Lo so, ma se muore io..."
"Okay. Però credo che tu abbia bisogno dell'aiuto di Jones e
Diana...pensi di potercela fare a convincerli?"
Mentre Mozzie pronunciava quella frase, il campanello suonò.
Elizabeth andò ad aprire e sulla soglia comparvero i due
agenti
dell'FBI.
"Serve aiuto, capo?"
Peter sorrise: "mettiamoci al lavoro".
****
"Dimitry non è un uomo che scherza. E' uno stronzo bastardo,
e
posso dire quasi con certezza che ha intenzione di uccidere Neal in
ogni caso. La bratva ha tentacoli in tutta la città e questo
significa che alla prima mossa falsa se ne accorgeranno. Tuttavia,
questo è anche un vantaggio, perchè muovere un
tantacolo
significa smuoverli tutti, sino a quello che interessa a noi. Sperando
che l'FBI non sia così imprudente da mostrare che ha deciso
di
intervenire a prescindere della vita di Neal, dovremmo riuscire a
raggiungere il covo di Dimitry prima che i russi si accorgano che il
bureau non collabora. Avete presente lo Yellow Flag di Doyers
Street?"
Peter annuì e Mozzie continuò:
"Perfetto, quel bordello è gestito dai thailandesi, ma in
realtà quest'ultimi lavorano sotto il controllo russo.
C'è un giorno a settimana in cui il gruppo di Dimitry va al
locale per controllare gli affari. I russi rimangono in macchina,
pronti ad intervenire a qualsiasi problema, mentre mandano all'interno
un loro 'cane da guardia' thailndese. Dobbiamo trovare il modo di
avvicinarci alla vettura e mettergli sotto la marmitta una criptex"
"Che diavolo è un criptex?" lo interruppe Jones
Mozzie alzò gli occhi al cielo: "è una specie di
tubo che
perde una sorta liquido fosforescente,visibile solo con una luce
particolare. Era utilizzato dalla grande Mata Hari*. Se quel giorno non
piove, allora saremo in
grado
di individuare il percorso della macchina fino al rifugio di Dimirty"
"Non è più pratico un dispositivo GPS?" chiese
Elizabeth
"Purtroppo i russi sono in allerta; mi sono giunte delle voci riguardo
al fatto che facciano dei controlli elettronici"
"Come facciamo a mettere il criptex sulla macchina?" intervenne Diana
"E il grande bardo direbbe: qui c'è l'intoppo*" fu la
risposta di Mozzie, che si abbandonò sulla sedia.
Improvvisamente la stanza si fece silenziosa, mentre tutti cercavano di
trovare una soluzione. Peter notò che perfino Satchmo, il
suo
cane, sembrava intento a risolvere il problema.
Satchmo?
Peter si alzò di scatto dal divano: "il cane!
Nessuno
noterà un cane che si avvicina alla macchina! Se attacchiamo
al
criptex una calamita possiamo far sì che sia Satch ad
applicarlo
sulla marmitta!"
L'animale,
sentendosi
preso in causa, iniziò a scondinzolare e a girare attorno al
padrone, il quale si inginocchiò per accarezzargli il muso.
Mozzie aprì le braccia e sorrise: "
proprio quando mancano le idee,
arriva una parola al momento giusto. Goethe."
All'
agente Burke si rilassò per un attimo il viso, poi
tornò serio: "Mozzie, tu ti occuperai del criptex e della
calamita. Voi due terrete sotto controllo l'FBI" disse, indicando Jones
e Diana: "voglio sapere i movimenti di Hughes e ogni rapporto sulle
indagini. Io cercherò di fare un sopraluogo allo Yellow Flag
per
inidivuare i possibili punti in cui la macchina potrebbe fermarsi. Se
domani sera non piove, allora entriamo in azione. Riporteremo Neal a
casa".
"Look
at these hands and my side
They
swallowed the grave on that night
When
I drank the world's sin
So
I could carry you in
And
give you life
I
want to give you life"
NOTE:
*By your side, Tenth Avenue North. (Canzone scelta dopo aver visto un
bellissimo video PeterxNeal su youtube. Si chiama "By Your Side", ve lo
consiglio).
*Famosa spia
*Citazione da "The inside man"
Vi state chiedendo se
esiste davvero un tubo di nome
criptex
che perde liquido fosforescente? Ovviamente no. Il criptex è
tutt'altra cosa.
Ma chi se ne frega.
|
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Capitolo 5 *** Warm hands and brown eyes ***
WHITE COLLAR 5
Ebbene
sì, ho scritto quattro capitoli di
cose
insensate solo per arrivare a questo punto della storia.
P.S. Complimenti a Matt Bomer per il suo coming-out! Ogni volta che un
personaggio famoso dichiara la sua omosessualità, aiuta la
gente
comune a farsi avanti, ad accettarsi e a farsi accettare. Penso che
Matt abbia preso una decisione coraggiosa e responsabile.
Posso dire una frase da mamma? Sono davvero fiera di lui. |
CAPITOLO
5: WARM HANDS AND BROWN EYES
"Somebody
save me
And
two warm hands break right through me
Somebody
save me
I
don't care how you do it
Just
save me
I'm still waiting for
you*"
"Mi
dispiace, Peter, la scientifica non ha trovato nessun inidizio sul
furgone"
"Capisco, grazie lo stesso Jones. Ci vediamo questa sera".
L'uomo riagganciò e mise i gomiti sul tavolo,affondando il
viso
tra le mani. Aveva smesso di piovere quella stessa notte. Era rimasto
sveglio per ore a guardare fuori dalla finestra, pregando quel Dio a
cui non aveva mai creduto, implorandolo di portare il sole. E
così era stato: il cielo si era aperto e la luna aveva fatto
la
sua comparsa sul mondo. Dal terreno bagnato sotto la sua finestra,
Peter riuscì a sentire l'odore dell'erba e dei fiori. Tutto
riprese colore, abbandonando quel grigio pesante e tetro.
Sembrava un buon segno.
****
Acqua.
Neal annaspò in cerca di aria.
"Nessuno ha detto che puoi concederti il lusso di svenire".
Era sdraiato sul tavolo di legno. Mani, piedi e collo legati con delle
spesse cinghie. Riusciva solo a sentire la voce sibilante del suo
aguzzino, senza scorgerne il volto. Era in quella posizione da
più di tre ore. Ogni respiro era una tortura e il corpo gli
bruciava tremendamente. La vista gli si offuscava ad ogni movimento e
non avrebbe mai immaginato che tenere gli occhi aperti fosse
così difficile. Si stupì del fatto che riuscisse
ancora a
gridare, seppur la voce gli uscisse roca e stonata.
Gli avevano tolto la camicia, per poter fare scempio del suo corpo con
più facilità. Il freddo gli entrava nelle ossa,
provocandogli terribili tremori. Si sentiva la febbre e probabimente
aveva qualche costola fratturata.
La sua mente era sempre rivolta a Peter, non perchè si
aspettasse che venisse a salvarlo (ormai si era arreso a quell'incubo),
semplicemente perchè
desiderava fosse Lui il suo ultimo pensiero prima di morire.
Non c'era nessun'altra ragione.
Nei numerosi momenti in cui perdeva i sensi, vedeva il volto familiare
dell'amico: gli sorrideva, con quel suo modo buffo di arricciare le
labbra. Riusciva quasi a percepire la sua grande mano sulla spalla.
Sentiva la sua voce dolce e virile che lo chiamava.
Voleva morire così: con Peter che s'impossessava di tutto il
suo
essere e che inspirava il suo ultimo respiro, custodendolo in
sè
per sempre.
Avvertì un dolore lancinante agli addominali, che gli
mozzò il fiato. Il suo tormento aveva preso di nuovo inizio,
come
un gioco malato senza fine. Davanti ai suoi occhi comparve una cinghia
di cuoio, bella e lucida, come se fosse stata comprata apposta
per lui. Chiuse gli occhi e strinse i denti.
Peter. Peter. Peter.
Peter.
****
Il telefono squillò: "pronto Diana"
"Capo, è arrivato un altro video"
A Peter sembrò di precipitare.Sbattè le palpebre
più volte,senza riuscire ad allontanare quell'orribile
sensazione.
"Vuoi sapere cosa-"
"Dimmi solo se è vivo"
"E' vivo"
L'uomo si appoggiò alla parete della sua camera da letto e
si
lasciò scivolare lungo il muro, fino a ritrovarsi seduto sul
pavimento. Non riuscì a chiedere nient'altro, per paura che
il
terrore dominsasse sulla razionalità che gli era necessaria.
Non
poteva permettersi di perdere la testa in quel momento.
"E' tutto pronto per questa sera?"
La donna fece finta di non notare il tremore nella voce del suo
capo: "sì. Io e Jones ci apposteremo in macchina nel luogo
che
ci hai indicato"
"Perfetto. Mozzie sarà qui a momenti col criptex e la
calamita. L'FBI ha fatto qualche progresso?"
"Stanno pedinando un certo Ivan Vasilyen, ma per ora nessun risultato"
Il campanello suonò e Peter salutò Diana.
Andò ad
aprire e fece entrare il piccoletto: "ecco qui il criptex. Ci ho
già attaccato la calamita" poi frugò
energicamente in un
borsone: "questa invece è la torcia a luce Forward*"
"Grazie mille, Moz. Non ci resta che legarla al collo di Satch"
"Ed è per questo che ho decorato il criptex come se fosse
una di quelle botti che si mettono al collo dei San Bernardi"
"Il mio cane non è un San Bernardo"
"Piccolezze"
Peter alzò gli occhi al cielo, ma accompagnò quel
gesto
ad un sorriso. Tuttavia la sua espressione si spense quando Mozzie gli
porse una pistola: "te la senti?"
L'uomo si morse le labbra, poi afferrò l'arma. Stava
infrangendo di nuovo ogni suoi principio per Lui,
fonte di ogni suo tormento più intimo. Guardò un
raggio
di sole che trafiggeva lo schermo della televisione: appena ritorna a casa, per
punizione lo lego sul divano e gli faccio vedere a forza la partita, pensò.
****
Fu scaraventato a terra, slegato, senza la preoccupazione che potesse
scappare.
Non aveva nemmeno la forza per respirare. Il pavimento gelido sulla sua
guancia destra lo teneva sospeso tra il sonno e la veglia. Avrebbe
voluto alzarsi e appoggiarsi al muro, per provare ad accogliere un po'
di aria nei polmoni, ma l'unica cosa che riuscì a fare fu
mettersi supino. Mentre riprendeva fiato dopo quello che gli era
sembrato uno sforzo immane, il suo sguardo annebbiato si
fermò
sull'apertura nel soffitto. C'era il sole. Avrebbe voluto poter essere
accarezzato da uno dei suoi raggi, anche solo per un istante, ma la
flebile luce che filtrava dal plexiglass era troppo lontana da lui.
Eppure quella luce distante lo scaldò.
Tra qualche ora giocano
i Jets*. Peter ha scommesso 100 dollari con Diana che Moore*
farà punto.
Non mi dispiacerebbe
vedere con lui la partita questa sera.
Poi cadde in un sonno tormentato.
****
Lo Yellow Flag era un locale sfarzoso, frequentato da gente poco
raccomandabile. Peter si nascose il volto col cappuccio della felpa,
mentre, da dietro un muretto, teneva sotto controllo Mozzie, che si
avvicinava al locale con Satchmo al guinzaglio. Aveva una ridicola
parrucca nera e una imbarazzante camicia hawaiana. Il suo look
stravagante diede subito nell'occhio, e i due thailandesi che stavano
di
guardia all'auto russa lo circondarono. Peter trattenne il fiato quando
Mozzie fece due passi verso la vettura e fu preso per la camicia.
Mentre gesticolava per dare chissà quale spiegazione,
gettò sotto alla macchina una crocchetta per cani con una
velucità e disinvoltura che il federale fino ad allora aveva
attribuito solo a Neal. Ed ecco che Satchmo si infilò sotto
la
marmitta.
Da quel momento il tempo sembrò fermarsi. I due uomini
lasciarono andare Mozzie e gli ordinarono di portare via il suo cane.
Quando Peter scorse il collo peloso del proprio animale uscire da sotto
la vettura, si abbandonò ad un ringraziamenteo solenne al
cielo:
il collare non c'era più, ed ora il piccoletto si stava
allontanando inculume.
La macchina russa partì dopo qualche minuto e Peter sapeva
che
il criptex aveva cominciato a cospargere il terreno di piccole
macchioline bagnate, che lo avrebbero condotto da Neal. Uscì
dal
suo nascondiglio e raggiunse la macchina su cui stavano Jones e Diana;
entrò, stando attento a non essere visto: "ce l'abbiamo
fatta.
Ora diamogli cinque minuti di vantaggio prima di inziare a seguirli".
Furono i cinque minuti più lunghi della sua vita. Ogni
secondo
che passava era un secondo in più lontano da Lui, e l'idea
lo
annientava. Quando fu il momento di partire, il federale si sedette al
posto del conducente e mise in moto la vettura.
La pistola ben
sistemata nella fondina.
La mente libera da ogni altro pensiero, eccetto
il desiderio di salvarlo.
"Jones, prendi la torcia e fai luce"
Il suo sottoposto obbedì e, sporgendosi dal finestrino,
illuminò con la particolare luce blu la strada: una fila di
puntini fosforescenti, distanti tra loro 5/6 metri, si stava formando
lungo l'asfalto. Ci misero più di un'ora per seguire le
tracce,
finchè arrivarono davanti ad un'enorme cancello di
ferro,
sorretto ai lati da due spesse mura grigie. Peter parcheggiò
in
una via poco distante, sormontata da due vecchi palazzi: "ci siamo
quasi. Neal è lì dentro, e noi lo tireremo fuori
vivo"
"Dicci cosa dobbiamo fare" intervenì Diana.
"Dovete far sì che i russi escano allo scoperto. Per questo
voglio che saliate sul tetto della casa più vicina alla
villa e
mettiate questo a tutto volume". L'uomo aprì il bagagliaio e
ne
estrasse uno stereo e due enormi casse.
"Ho visto una scala di emergenza nel palazzo qui a fianco. Faremo fare
ai russi una bella troika*"
"Non credo che si divertiranno. Comunque vi darò io il
segnale quando
avrò trovato un modo per entrare"
"Sicuro che di non aver bisogno di uno noi che ti copra le spalle?"
"No, è meglio che voi rimaniate fuori. Non voglio
coinvolgervi
maggiormente in qusta cosa". Così Peter si
allontanò,
addentrandosi nelle tenebre della sera. Girò attorno al muro
di
cinta della villa, tenendo una distanza di sicurezza per non essere
visto dalla telecamere di sorveglianza. Poi notò un camion
parcheggiato a fianco del muro. Quel colpo di fortuna gli dipinse un
sorriso fugace sul volto: "date pure inizio alle danze" disse, tramite
la ricetrasmittente. Qualche secondo dopo il quartiere, che fino ad un
attimo prima era stato mortalmente silenzioso, ora era il palcoscenico
sul quale s'intonava Sogno
d'Amore di Franz Liszt: la sinfonia
preferita di Neal.
****
Inizialmente credette di esser morto, o di stare per morire. Poi
pensò di essere impazzito. In tutta la stanza risuonava
quella
melodia, avvolgendolo con le sue dolci note. Solo due persone sapevano
che era la sua preferita: Kate e Peter. Lei se n'era andata tanto tempo
prima, lacerandogli il cuore. Il solo pensiero lo addolorò
così tanto che le ferite sul suo corpo non gli sembrarono
poi
così difficili da sopportare.
E Peter? Peter non era il tipo da fare una cosa del genere. Era
più un tipo da musica popolare.
Scoppiò a ridere a quel pensiero, contorcendosi al tempo
stesso per il dolore.
Era da un po' che non rideva così.
Forse era davvero diventanto matto.
****
L'uomo scivolò oltre il muro, accompagnato dall'intenso
suono
che vibrava nell'aria e dallo schiamazzo generale che già si
stava propagando per le strade. Appena toccò il suolo,
estrasse
la pistola e si guardò attorno: nessun cane da guardia.
Sorrise. Come Neal gli aveva
detto prima di essere rapito, l'uomo al quale aveva rubato il diamante
rosa non amava per niente gli animali e compensava questa sua mancanza
trattando i suoi prigionieri come bestie. Avanzò lentamente
nella notte. Davanti a lui, illuminata da qualche lampione, si ergeva
una lussuosa villa in mattoni che doveva risalire al XVIII secolo. Si
nascose dietro il tronco di un'enorme quercia e vide un uomo uscire
dalla porta principale. Parlava in americano, ma non riuscì a capire esattamente le sue parole. Qualcuno rispose dall'interno della casa, senza che il federale potesse vederlo. Tuttavia Peter
sentì chiaramente la sua voce, che gli risuonò nella testa come
un
eco, sovrastando la musica assordante:"io vado dal piccolo Nick. E'
ora di fargli saltare il cervello."
A sentire quelle parole l'agente Burke uscì dal suo
nascondiglio
e si precipitò nella villa. Due uomini gli furono addosso
prima
che potesse rendersene conto. Ma qualcosa gli infuse una forza
inarrestabile e animalesca, che lo constringeva a raggiungere a
qualunque costo il suo obiettivo: Lui. Sparò all'uomo alla
sua
destra, che stava a sua volta per premere il grilletto, e
spezzò
un braccio all'altro, dandogli poi un colpo in testa con il calcio
della pistola. In quella confusione Dimitry era scappato. O, meglio,
era andato ad ucciderlo.
Peter corse all'impazzata verso il corridoio dove aveva visto
scomparire il mafioso. Lo scorse mentre apriva una porta e lo prese
alle spalle. Rotolarono entrambi lungo una rampa di scale,
finchè Dimitry non lo prese per il collo e gli
puntò una
Tokarev alla testa. L'agente Burke riuscì però a
disarmarlo, anche se il proiettile sparato dall'altro gli
sfiorò
leggermente il lato sinistro della fronte. A quel punto fu lui a
puntargli contro la pistola: "dimmi dov'è e ti lascio
andare.
Solo...dimmi dov'è."
L'uomo sogghignò: "quella puttanella ti ha proprio fottuto
il cervello eh, signor Burke?"
"DIMMI DOV'E'!!"
Peter gli sparò ad una gamba, facendolo crollare a terra.
Tuttavia quello continuava a ridere, come una iena impazzita. Il
federale allora gli sfoderò un destro in viso e lo
ammanettò velocemente.
Iniziò a correre per il lungo corridoio, urlando con tutto
il
fiato che aveva in gola, incurante dell'irrefrenabile battito cardiaco.
Neal sentì qualcuno chiamare il suo nome.
Peter.
Solo lui era in grado di ridargli vita semplicemente col
suono della propria voce.
L'uomo fermò la sua folle corsa dinnanzi ad una porta di
legno:"Neal!! Se sei lì dentro spostati!! Butto
giù la
porta!" Sparò alla serratura e si precipitò
all'interno
della stanza. Era fredda e buia. Vide una figura
tremante distesa contro il muro.
Era lui.
"Diana, Jones, chiamate un'ambulanza e la polizia. L'ho trovato."
Mentre informava i suoi sottoposti attraverso l'auricolare, i suoi
piedi lo portavano verso la destinazione che sapevano raggiungere
meglio:Neal. Fu come se il tempo procedesse a rallentatore. La musica
cessò, e in quell'improvviso silenzio l'unico suono
percettibile
era l'affannoso respiro dell'uomo. Si mise in ginocchio davanti a lui e
gli prese il viso tra le mani: "Neal? Sono io". Il ragazzo si
abbandonò ad un pianto soffocato: "Pet-Peter? Peter?"
sfiorò la fredda guancia contro le sua mani. Erano
così
calde.
Il federale non riusciva a credere di avercela fatta; non ricordava di
essersi mai sentito così leggero in tutta la sua vita. Gli
accarezzò delicatamente il viso e lui rispose con un sorriso
stanco, felice di poter vedere ancora una volta i rassicuranti occhi
castani dell'amico.
Peter in quel sorriso vide il mondo. Qualcosa, dentro di lui,
improvvisamente esplose.
Era un sentimento
che era rimasto ignorato a lungo, nascosto sotto una superficie di buon
senso, o di negazione, o di ignoranza, in uno stato di quiete
apparente. Peter non ricordava quando avesse iniziato a camminare per
quel campo minato; sapeva semplicemente di esserci finito in mezzo,
smarrendo per sempre il sentiero dal quale era arrivato, consapevole
dell'assenza di ogni via di fuga.
E così accadde: lo baciò.
Non fu un bacio passionale, ma qualcosa di intenso e vitale, come se
entrambi avessero trovato finalmente la propria fonte d'ossigeno
nell'altro, dopo essere stati per molto tempo, troppo tempo, negli
abissi di un mare buio e soffocante.
Quando le loro labbra si separarono, Neal appoggiò la fronte
a
quella del federale: "mi hai trovato" sussurrò, prima di
perdere
i sensi tra le sue braccia. Peter gli spostò una ciocca di
capelli e contemplò il suo viso addormentato, pensando di
non
aver mai visto un essere tanto bello in tutta la sua vita.
"Ti ho trovato."
"Lost
and insecure
You found me, you found me
Lying on the floor
surrounded, surrounded
Why’d you have to wait?
Where were you? Where were you?
just a little late…
You found me.
you found me*"
NOTE:
*Save me, Remy Zero
*Mi sa che è il nome di una banca americana. Non c'entra
niente con la luce, ma mi piaceva il nome.
*Squadra di football di New York
*Giocatore dei Jets
*Ballo russo
*You found me, the fray
Finalmente inizia lo slash.
Lo Yellow Flag è il locale malfamato di Black Lagoon (il
manga di Rei Hiroe *-* ) |
|
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Capitolo 6 *** Bluish ***
WHITE LIE 6
Io credo
che Neal sia un personaggio assolutamente
pansessuale. Dopotutto è un romantico. Per questo mi
è
subito sembrato naturale l'amore tra lui e Peter.
E fanculo chi dice il contrario. |
CAPITOLO
6: BLUISH
"Would
you dance if I asked you to dance?
Would you run and never look back?
Would you cry if you saw me crying?
Would you save my soul tonight?
Would
you tremble if I touched your lips?
Would you laugh? Oh please tell me this.
Now would you die for the one you love?
Hold me in your arms tonight.
I can be your hero baby
I can kiss away the pain
I will stand by you forever
You can take my breath away
Would you swear that you’ll always be mine?
Would you lie,
Would you run
and hide?
Am I in too deep?
Have I lost
my mind?
I
don’t care
you’re here tonight*"
Un rumore
metallico
Sangue
Risa
Buio
Freddo
Paura
Graffi
Acqua
Annaspare
Svenire
Svegliarsi
Si
alzò di scatto
ansimante. Dov'era? Sentì delle fitte lancinanti per tutto
il
corpo. Non riusciva a tenere gli occhi aperti: la luce era troppo
forte. Troppo bianca.
"Neal..." qualcuno lo chiamò. Si girò spaventato
verso la
direzione da cui era provenuta quella voce. Riuscì ad
intravedere una figura indistinta che avvicinava una mano a lui. Si
scostò velocemente, rannicchiandosi in un angolo di quel
letto
di ospedale.
"Neal, sono io. Sono Peter."
Peter?
"Se non vuoi non ti tocc-" Il ragazzo, incurante del
dolore, si
slanciò verso l'uomo e lo abbracciò. L'altro
ricambio
l'abbraccio, abbassandosi un poco per permettere a Neal di sedersi sul
letto invece che stare in ginocchio. Ma quello,seppur tremando, non si
mosse dalla sua posizione, continuando a stringersi all'uomo.
Era Peter. Ed era reale.
"Dove siamo?" disse, con un filo di voce.
"Siamo in ospedale"
"Non risco a vedere bene..."
"E' normale...è perchè sei stato al buio per
quattro
giorni", si allontanò un po' da lui per guardarlo in volto e
gli
sorrise: "ti è cresciuta anche un po' di barba"
Nel vedere il viso del suo amico così vicino al suo,
improvvisamente si rese conto di quello che stava facendo. Sciolse
l'abbraccio e si sdraiò sul letto, emettendo un grugnito a
causa
del dolore: "scusami"
Neal
riuscì ad aprire gli occhi un po' di più e Peter
ne
potè vedere lo splendido colore, sebbene non avessero la
solita
luce.
"Non devi
scusarti.Vado a chiamare Elizabeth e Mozzie per dire loro che ti sei
svegliato."
Mentre si allontanavai dalla stanza, l'ex truffatore
tentò
di alzare una mano per fermarlo, ma improvvisamente gli
sembrò
aver perso tutte le sue forze. Poi udì dei passi: "buon
giorno,
signor Caffrey.Devo cambiarle la flebo. Comunque tra qualche giorno
potrà ricominciare a mangiare da solo". Riuscì a
scorgere
la figura di una giovane donna: "qualcosa mi dice che il
menù
non prevede bistecca ai ferri e Chateau Margaux", disse a fatica. La
ragazza sorrise e si avvicinò al letto per cambiargli la
flebo.
Appena gli sfiorò il braccio Neal si ritrasse, iniziando a
tremare: "NON MI TOCCARE!" Gridò, con voce così
alta che
qualcuno si affacciò alla stanza per vedere cosa stesse
succedendo. Peter, sentendolo, entrò correndo e gli cinse le
spalle per calmarlo: "va tutto bene, Neal". Il ragazzo si strinse in
quell'abbraccio:"mi dispiace..." disse, con tono incerto
"Ti ho già detto che non ti devi scusare. E' normale che tu
senta spaventato, ma vedrai che si risolverà tutto."
Dopo qualche secondo il suo corpo si rilassò tra le braccia
del
federale: si era addormentato. Quando furono soli nella stanza, Peter
gli si sedette a fianco. Il pallore del suo viso era esteticamente
incantevole, dal momento che contrastava energicamente con i folti
capelli corvini, che gli cadevano sul viso come la cornice della tela
più bella.
Poteva sentire il suo respiro, finalmente calmo e regolare. Anche se
era vestito con un anonimo camice bianco, Peter pensò che
niente gli fosse mai stato così bene. Portò la
mano verso
la sua guancia e lo sfiorò, fermandosi ad osservare le
seducenti
ed eleganti labbra semiaperte. Qualcosa di violento ed irrefrenabile
vibrò dentro di lui: un'esplosione improvvisa e dolorosa.
Era la
consapevolezza di una verità che non sarebbe mai dovuta
essere
tale.
L'aveva baciato.
Sospirò, chiudendo gli occhi e chiedendosi cosa gli fosse
passato per la testa. Scacciò quel pensiero prima che
diventasse
troppo pericoloso.
****
"Come è andata?" chiese, appena vide Mozzie raggiungerlo nel
corridoio.
"E' riuscito a farsi la barba!"
"Se non gli avessi portato il rasoio piuttosto se la sarebbe tagliata
con il coltello della mensa. Comunque come sta?"
"Non si fa toccare"
Sebbene tutti fossero felici del ritorno di Neal, la gioia si esauriva
ogni volta che ci si rendeva conto delle conseguenze di quell'orribile
esperienza. Era ormai in ospedale da due settimane e le sue ferite
erano in via di guarigione. Tuttavia c'era qualcosa in lui che lo
faceva svegliare in piena notte urlando, madido di sudore e
tremante.Qualcosa di così straziante da mettergli paura ogni
qual volta che qualcuno lo toccava.
A parte lui, ovviamente.
Neal glielo chiedeva spesso: "perchè
riesco a farmi toccare solo da te?"
Peter non conosceva la risposta, ma gli mostrava sempre
un'espressione divertita: "perchè
sono l'unico che non ti riempe la camera di fiori puzzolenti"
Sul volto dell'amico si disegnava un sorriso forzato.
Succedeva anche che, di sera, quando la stanza era silenziosa, Neal gli
chiedesse di raccontargli di qualche vecchio caso. Adorava sentire il
suono profondo della sua voce. Allo stesso modo, Peter amava vederlo
addormentarsi ed ascoltare il suo respiro regolare, capace di
infondergli la più intensa serenità. A volte si
addormentava al suo fianco, svegliandosi in piena notte a causa degli
incubi del ragazzo; allora lo tranquillizzava sfiorandogli
delicatamente la
pelle con le dita.
Quelle notti erano lunghe e tristi, e Neal spesso si arrabbiava,
scostando la mano dell'altro: odiava sentirsi così fragile.
Poi,
però, si calmava e cercava irrequieto il tocco dell'altro.
Perchè solo
da te?
****
Salì velocemente le scale della casa di June ed
entrò
nell'appartamento di Neal senza nemmeno bussare: "sono di nuovo un
agente dell'FBI a tutti gli effetti!" esclamò,
sventolandogli
davanti il distintivo, per poi tornare improvvisamente serio: "tu stai
bene?"
"Non muoio se mi lasci solo per qualche ora. Sei iperprotettivo!"
L'altro si accigliò, ma non si arrabbiò. D'altra
parte
aveva ragione. Gli appoggiò una mano dietro la schiena e lo
costrinse a sedersi sul letto: "e tu sei un irresponsabile"
"Touchè. Mi passi un bicchiere di Merlot?"
Lo fulminò con lo sguardo: "non ci sperare. I dottori sono
stati chiari. Nienta alcool per un mese".
Il ragazzo si alzò con un balzo e scartò Peter
sulla
destra, raggiungendo la bottiglia di vino: "sei proprio senza speranza"
disse l'uomo, sospirando. L'altro sorrise e uscì sul
balcone.
L'amico lo raggiunse dopo pochi secondi con una bottiglia di birra.
Entrambi si appoggiarono al muro, guardando lo skyline nell'orizzonte
stellato. Il silenzio della sera li avvolgeva in una dimensione intima
e malinconica. Una brezza leggera e fresca scompigliò i
capelli
corvini del ragazzo. Il suo sguardo era lontano, come se si fosse
smarrito nella trama di stelle lontane.
"Sei sicuro di star bene?" Peter si voltò verso di lui, che
continuava a tenere gli occhi fissi verso l'infinito:" mi faccio un
sacco di docce ma continuo a sentirmi..." esitò per un
istante:
"...sporco". Poi tese le labbra in un sorriso rilassato, che a Peter
sembrò fosse rivolto alla luna: "non ti ho
ancora ringraziato per la canzone"
"Sapevo che ti sarebbe piaciuta come idea".
Entrambi tacquero per qualche minuto, godendosi la pace serale di
Manhattan. Poi Neal interruppe la sua contemplazione solenne al cielo e
si girò verso l'uomo accanto a lui: "Perchè mi
hai
baciato quella notte?"
Il federale si sentì il cuore in gola. Si morse le labbra e
scosse lentamente la testa.
"Non me lo chiedere"
"perchè?"
"perchè non conosco la risposta" disse, prima di rientrare
nell'appartamento. Neal lo seguì.
"Ora devo tornare a casa. Se hai bisogno di qualche cosa chiama"
Lo bloccò per un braccio: "non scappare e rispondimi"
"Cosa vuoi che ti risponda?" esplose l'altro, prendendo la giacca e
raggiungendo la porta: "è tutta...colpa tua!"
"Tutta colpa mia?! E, di grazia, che cosa avrei fatto?"
Peter lo additò: "te ne vai sempre in giro con quell'aria
maliziosa e quel sorriso maledettamente perfetto" aprì la
porta:
"sei così...ambiguo!"
Neal gli impedì di uscire, richiundendola violentemente:
"cosa?"
disse, sgranando gli occhi: "sarei io quello ambiguo? Sentiamo, chi
è che trova ogni pretesto pur di sfiorarmi? Chi si fa
prendere
dal panico se stiamo lontani più di due ore? E, soprattutto,
chi
di noi due ha baciato l'altro?!?"
Peter boccheggiò e riaprì la porta, abbandonando
la stanza senza dire una parola.
Neal si accasciò contro il muro. Aveva urlato troppo: una
costola gli faceva ancora male.
"To
see you when I wake up
Is
a gift I didn't think could be real.
To
know that you feel the same as I do
Is
a three-fold utopian
dream.
You
do something to me that I can't explain.
So
would I be out of line if I said
I
miss you?
I
see your picture
I
smell your skin on the empty pillow next to mine.
You
have only been gone ten days
But
already I'm wasting away.
I
know I'll see you again
Whether
far or soon
But
I need you to know that I care
And I
miss you*"
NOTE:
*Hero, Enrique
Iglesias. (Dovete
ascoltarla assolutamente perchè è meravigliosa)
*I miss you, Incubus
Questo
capitolo era prorio fluff, eh?
Mi piace il fluff.
Ma era davvero fluff?
Bho. Forse mi piace solo la parola.
Fluff.
Fluff.
Fluff. |
|
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Capitolo 7 *** Hunter green ***
WHITE LIE 7
- "Out of
all the
people in my life,
- Mozzie,
even Kate,
you know...
- you're the only one"
- "Sei
di mia proprietà per quattro anni"
"Se
ho ragione e dietro tutto questo c'è Neal, lui è
finito. E lo sono anch'io"
"Se
c'è qualcuno al mondo che può trovarmi, allora
è proprio lui"
Neal:
Mozzie wanted to leave New York. I didn't.
Peter: why not?
Neal: you...
Neal:
non vuole usare i canali ufficiali.
Mozzie:
perchè?
Neal:
per proteggermi.
"Tu
e Peter...goditelo finchè puoi"
"Io
ho qualcosa di
meglio: io ho te"
"Ma
col senno di poi,
se avessi continuato a giocare
mi sarei distrutto un braccio
e non sarei mai riuscito a superare i test fisici dell'FBI.
E non avrei mai preso te"
"Forse
l'hai
rincorso per così tanto tempo che non riesci più
a fermarti"
"Peter,
la mia porta
è sempre aperta"
Elizabeth:
amore,
vorresti andare a giocare insieme a Neal?
Peter: sì *-*
Peter:
guardami.
Sto sorridendo di nuovo.
Neal: mi piace.
- Peter:
You said good-bye to everyone but me. Why?
- Neal:
I don't know.
- Peter:
Yeah, you do.
Tell me.
- Neal:
I don't know, Peter.
- Peter:
Why?
- Neal:
You know why!
- Peter:
Tell me!
- Neal:
Because you're the
only one that could change my mind!
"You make the difference"
"C'è
stato un momento, appena prima che esplodesse l'aereo...Neal si era
allontanato da me. Si è fermato, si è girato e
stava per dire una cosa. Poi..."
Neal:
ehi, Peter...se dovesse andare male...
Peter: sì...anch'io.
|
CAPITOLO
7: HUNTER GREEN
"I
really wanna start over again
I know you wanna be my salvation
The one that I can always depend
I’ll try to be strong, believe me
I’m trying to move on
It’s complicated but understand me
Yeah, have a little patience, yeah
’cause these scars run so deep
It’s been hard, but I have to believe in me*"
"Credevo che dopo
la delusione con Keller non ti saresti mai più innamorato di
un uomo"
"Con Matt era diverso, e non mi va di parlarne. Comunque lo sai che ho
sempre pensato che Peter fosse sexy"
Mozzie alzò le mani al cielo in segno di resa: "okay, ho
capito.
Ma non ti consiglio di buttarti di nuovo in una storia senza futuro.
Lui ama sua moglie!"
"Mi ha baciato Moz!!"
Il piccoletto si tolse gli occhiali e strizzò le palpebre:
"Neal..."
"Lo so, lo so. Non voglio rovinare il loro matrimonio. E' solo
che...non ce la faccio più a controllare questa cosa. Non
dopo
quel bacio, non dopo che ho visto la sua faccia mentre cercava di
trovare una scusa!" si fermò a causa di una fitta al torace.
Mozzie gli mise una mano sulla spalla, preoccupato: "stai bene?"
L'altro gli scostò la mano: "NO! NON STO BENE!
Perchè
deve essere sempre tutto così...complicato! Voglio un amore
semplice!"
A sentire quel desiderio, espresso con così tanta
sofferenza,
l'amico sorrise un poco, sperando che lui non lo notasse: "l'amore non
è mai semplice"
"Dovrebbe esserlo"
****
Non era stato facile aprire la porta di casa sua e trovarsi davanti
quella che ormai sembrava una realtà sull'orlo del baratro:
Satchmo, Elizabeth, l'odore famigliare che giungeva dalla cucina, il
ronzio del condizionatore sotto la finestra, le certezze che quelle
mura gli avevano sempre trasmesso, i ricordi che gli sfioravano la
pelle con malinconia.
Improvvisamente tutto gli sembrò intangibile, fumoso.
In qualche modo sfuggevole.
Prese un lungo e profondo repiro, come un campione di apnea prima di
scendere sotto la superficie fredda dell'acqua. Schiuse le labbra e
cercò gli occhi di sua moglie.
Non doveva affogare.
Doveva resistere.
Doveva sperare che l'ossigeno gli bastasse.
Aveva il bisogno imperioso di non far sprofondare la sua vita tra gli
abissi.
"El, ho baciato Neal"
Fu esattamente come la sensazione che si prova dopo un terremoto. Tutto
sembra continuare a tremare anche quando la scossa è finita
e il
cuore batte inaspettatamente forte. Così si sentì
Peter,
sospeso in quella dimensione surreale per un tempo che gli
sembrò infinito.
Sua moglie scosse la testa leggermente: "in che
senso?"
Gli occhi del marito iniziarono a riempirsi di lacrime: "ero sconvolto.
E stanco. Non ho idea di cosa mi sia passato per la testa. Lo sai che
ti amo"
La sua voce era
strozzata, ma era sincero. E lei lo sapeva.
Suo marito, l'agente speciale Peter Burke, era sicuramente l'uomo
più onesto e buono che lei avesse mai conosciuto. Le era
sempre stato fedele, le aveva sempre dimostrato il suo amore, giorno
dopo giorno, senza chiedere niente in cambio. Era un uomo serio,
intelligente e dolce, senza vizi particolari. A parte, ovviamente, il
suo lavoro.
Poi era arrivato Neal.
Neal Caffrey.
La sua ossessione.
Aveva iniziato a non mangiare, a passare i pomeriggi chiuso nel suo
ufficio con quei fascicoli tra le mani, a non dormire. Doveva
necessariamente conoscere ogni più piccolo particolare di
quel ragazzo, compresi i suoi gusti, i suoi segni particolari.
I suoi pensieri più intimi.
Se lo ricordava ancora, quando era tornato a casa sorridente,
annunciando di averlo finalmente catturato.
Eppure, lei l'aveva capito, non era felice.
Forse fiero di sè, sollevato, ma non felice.
Era rimasto irrequieto e annoiato per una settimana, come se gli
mancasse qualcosa.
E quel 'qualcosa' era Lui: il ragazzo che aveva suonato il campanello
di casa sua, che si era seduto sul suo divano, che era entrato a far
parte della sua vita, come una presenza costante.
Lei lo sapeva.
Gli sorrise debolmente: "lo so che mi ami" fece una pausa: "ma so
che ami anche lui"
In fondo, l'aveva sempre saputo.
"No, no, no...Io non-"
"Tesoro, ti conosco da troppo tempo e troppo bene per non saperlo"
"Non ho intenzione di continuare questa cosa. Devo fermarla prima che
sia troppo tardi"
Elizabeth gli prese le mani: "tesoro, io ti amo. Ed è per
questo che non vorrei mai che tu reprimessi un sentimento tanto
importante come
l'amore solo per farmi felice"
"Ma io-"
"Lasciami parlare. Voglio che tu ci rifletta seriamente e prenda la
giusta decisione. Non voglio che tu abbia rimpianti. Io voglio che la
tua vita sia completa. Ti meriti che lo sia"
Peter si alzò dal divano: "ora salirò sulla mia
Taurus e
guiderò fino all'appartamento di June e dirò a
Neal che
quello che è successo non accadrà mai
più,
perchè esiste una sola persona che posso amare, una sola
persona che mi completa. E quella persona
sei tu"
Sua moglie gli si avvicinò, prendendogli il volto tra le
mani: "non avere paura della conseguenze" gli sussurrò: "io
per te ci sarò sempre"
L'uomo la baciò dolcemente sulle labbra, prima di prendere
le chiavi della macchina e uscire.
****
Le forme dissolte del quadro lo trascinavano in un mondo parallelo.
L'equilibrio e il ritmo di quei colori lo tranquillizzavano.
Era
felice che la sua mano non tremasse più.
Tuttavia
era da
più di due ore che stava dipingendo quel Monet
e iniziava a sentirsi veramente stanco.
Mentre posava il pennello qualcuno bussò alla porta.
Peter.
L'uomo rimase per qualche momento in silenzio, addolorato dalla vista
delle ferite sul corpo perfetto dell'amico, che si intravedevano da
sotto la canottiera bianca: "scusami per averti lasciato solo ieri"
"Non c'è problema" rispose, facendolo entrare.
Si guardarono per infiniti secondi, cercando di intrevedere nell'altro
una risposta alle proprie domande, in modo che non fosse necessario
parlare.
In modo che non facesse troppo male.
Ma che cosa avrebbe mai potuto vedere Peter, in quel momento, mentre
veniva intrappolato nella trama incantata dell'azzurro vitreo dei suoi
occhi? Che cosa avrebbe potuto capire, o pensare?
Riusciva solo a perdersi,
inevitabilmente,
inspiegabilmente,
in Lui.
"Vuoi qualcosa da bere?" chiese il ragazzo.
"Voglio parlare" rispose l'uomo, tornando in sè.
"Sediamoci"
"No, sarò breve. Devo tornare a casa"
"Da Elizabeth?"
"Da Elizabeth"
Neal abbassò lo sguardo e a Peter si spezzò il
cuore.
Riuscì quasi a sentirne il rumore. Avrebbe voluto
abbracciarlo,
rimpire quel vuoto.
"Sei venuto a dirmi questo?"
"Sono venuto a dirti che io ci tengo a te. Ci tengo veramente. Tuttavia
non possiamo pretendere più di quello che abbiamo"
"Se ti dicessi che ti amo come non ho mai amato nessuno?"
"Non dirmelo"
Neal lo guardò con aria di sfida.
Ci aveva pensato tutto il giorno, ed era giunto a quella conclusione:
Peter sarebbe stato suo.
Non perchè fosse stato mosso da quel suo malato
romanticismo, o da qualche altro nobile sentimento. Semplicemente lui
era un truffatore, un ladro, e avrebbe rubato il cuore di Peter ad ogni
costo.
Così aveva studiato quel colpo nei minimi dettagli. Aveva
ripetuto dentro di sè ogni piccola parola, immaginando le
sue espressioni.
Ipotizzando le sue risposte sfuggenti.
E così scoprì le sue carte.
"Non chiedermi come sia successo, nè perchè, ma
ti amo"
Dentro Peter qualcosà si sciolse, lasciando spazio ad una
spirale di emozioni palpitanti.
Vista.
Le
sue labbra erano bellissime.
Olfatto.
Percepì
il suo profumo.
Udito.
Pronunciò
il suo nome.
Desiderio.
Bruciava.
Cercò di pensare ad altro, ma
al suo cervello arrivavano solo deboli messaggi confusi. Fece appello
ad ogni sua forza per rimanere saldo e fermo sulle ginocchia.
Provò fino all'ultimo a tenere a bada l'istinto carnale che
gli
scorreva nelle vene. Ma tutto il suo corpo era troppo caldo.
Terribilmente caldo.
Lo baciò di nuovo.
Fu un bacio infantile, pieno di paura, tremante.
Quando le loro labbra si staccarono, Neal pose le sue mani sul petto
dell'altro, per poi farle salire fino al collo. Intanto le loro bocche
si incontrarono nuovamente, studiandosi a vicenda. Peter fece
sciovalare le dita sulla schiena del ragazzo, stando attento a non
fargli del male. Gli baciò la pelle bianca e profumata del
mento
e, per un attimo, chiuse gli occhi e si fermò per inalare il
suo
respiro.
Neal iniziò a slacciargli i bottoni della camicia, mettendo
il
quel gesto tutta la sua maestria.
Quando l'uomo fu a petto nudo,
iniziò a sua volta a togliere la canottiera al ragazzo
davanti a
lui. Poi iniziò a baciargli una per una tutte le ferite,
accompagnato dai gemiti mai sentiti dell'altro.
Era strano vederlo
così sottomesso, con quell'espressione estatica e le guance
leggermente arrossate.
Il ragazzo lo allontanò dal proprio
bacino e gli morse dolcemente le labbra, mentre gli slacciava piano i
pantaloni. Peter lo alzò da terra e quello gli
attorcigliò le gambe intorno alla vita. Liberatosi dai
pantaloni, che ormai giacevano sul pavimento, si avviò verso
il
letto, mentre l'altro non smetteva un attimo di leccare ogni angolo
della sua pelle.
Fece per stenderlo sulle costose coperte, ma l'ex truffatore non volle
sciogliere quel morboso abbraccio e trascinò con
sè il
corpo pesante dell'uomo.
Per un attimo si fermarono, guardandosi intensamente negli occhi.
Ma ormai
era troppo tardi per qualsiasi ripensamento.
Peter gli tolse i
pantaloni e non trovò affatto strano
vedere il rigonfiamento sotto i suoi boxer: gli sembrò di
essere sempre stato pronto.
Così glieli sfilò, e Neal si
aggrappò al suo petto, ansimante e bollente; poi fece
scivolare
una mano lungo il suo ventre e constrinse anche lui a spogliarsi
completamente.
Si trovarono nudi e vogliosi, pelle contro pelle, fuggitivi dal mondo,
profughi in quella inenarrabile passione.
Peter stese il ragazzo sotto di lui, prono, e incatenò le
proprie dita alle sue: "non voglio farti del male", gli
sussurrò
nell'orecchio.
"Ti voglio dentro di me" disse l'altro, con voce spasimante.
E così fece.
Prima lentamente, poi mettendoci sempre più foga, per non
far smettere nemmeno un secondo le grida di piacere dell'altro.
Nessuno dei due aveva mai provato niente del genere. Era qualcosa di
animalesco, ma al tempo stesso di romantico e ascetico.
Qualcosa di indispensabile.
Necessario.
"I
could stay awake
just to hear you breathing
Watch
you smile while you are sleeping
While
you're far away and dreaming
I
could spend my life in this sweet surrender
I
could stay lost in this moment forever
Every
moment spent with you is a moment I treasure
Don't
wanna close my eyes
Don't
wanna fall asleep
'Cose
I'd miss you baby
And
I don't wanna miss a thing
'Cose
even when I dream of you
The
sweetest dream would never do
I'd
still miss you baby
And
I don't wanna miss a thing
Laying
close to you
Feeling
your heart beating
And
I'm wondering what you're dreaming
Wondering
if it's me you're seeing
Then
I kiss your eyes
And
thank God
we're together
I
just want to stay with you in this moment forever
Forever
and ever
I
don't wanna miss one smile
I
don't wanna miss one kiss
I
just wanna be with you
Right
here with you just like this
I
just wanna hold you close
Feel
your heart so close to mine
And
just stay here in this moment
for all the rest of time*"
NOTE:
*Patience, Take That
*I don't wanna miss a thing, Aerosmith
Finalmente
questa scena è arrivata. Sinceramente non riesco a crederci
nemmeno io.
P.S. che cosa? Neal ha avuto una relazione con Keller? Davvero?"
|
|
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Capitolo 8 *** White lie ***
WHITE LIE 8
Questo
è
l'ultimo capitolo? Non lo so nemmeno io. Comunque mi piacerebbe fare un
seguito, dove Neal e Peter ormai se la spassano alla grande.
Chissà...
Comunque più che un capitolo è una sorta di
one-shot.
|
"There
are white lies and black lies,
and many shades of grey lies.
Some lies are justified.
Lies told out of kindness,
lies that preserve dignity,
lies that spare pain.*"
8°
CAPITOLO: WHITE LIE
"Unaware,
but underlined
I figured out the story:
it wasn't good.
Yet in a corner of my mind,
I celebrate the glory
but it was not to be.
In the twist of separation
you excelled to being free
Can't you find a
little room inside for me?
And we'll be together
missed time is forever
we'll be fighting
and forever we would be
so complete
in our love
we will never be uncovered again*"
Quando
aprì gli occhi, il corpo umidiccio dell’altro era
avvinghiato al suo: le braccia abbandonate intorno al suo busto e le
gambe
intrecciate.
Era di sicuro la
mattina più assurda di tutta la sua vita, ma ciò
non significa che non provasse
piacere nel vedere il suo volto addormentato, o che non desiderasse
baciarlo, o
che non vibrasse di passione ogni volta che il suo respiro regolare gli
accarezzava le labbra.
Cercò di alzarsi senza svegliarlo e si avviò
verso il bagno
per farsi una doccia.
Eppure
gli
dispiaceva togliersi il Suo odore dalla pelle.
Aprì
l’acqua sulla temperatura più fredda e si fece
investire dal getto gelido: aveva assolutamente bisogno di ritornare
alla
realtà, di liberare la mente da quell’intreccio
disordinato di sentimenti, di
tornare ad essere l’uomo razionale che era sempre stato.
Si sedette sulla superficie scivolosa di quello spazio,
troppo piccolo per le sue grandi spalle. Appoggiò i gomiti
sulle ginocchia e si
prese la testa tra le mani. Che cosa avrebbe detto ad Elizabeth?
Che
il suo corpo era
così bello da non poter resistere?
Che
il suono della
sua voce l’aveva incantato?
Che
quegli occhi
ammalianti gli erano stati fatali?
Che
era stato
completamente, inevitabilmente, sedotto?
E
tutto questo nonostante l’amasse.
Nonostante
lei fosse la sua più intima quotidianità, il suo
equilibrio, la sua calma interiore.
Nonostante
fosse la sua vita.
Quel
presuntuoso, irritante, sfacciato, egocentrico di Neal,
invece, che cos’era per lui?
Dannazione,
irreparabile
sconnessione dal mondo,
scriteriato
abbandono ai sensi.
"Posso entrare?"
Peter
alzò lo sguardo e vide una sagoma attraverso il vetro opaco
della doccia.
"No"
"Perchè?"
"Perchè
non si può fare"
"Cosa?"
"Me...e te. E'
assurdo, Neal!"
"Voglio
solo entrare con te in doccia"
"Se entrassi..."
"...Se entrassi
non riusciresti a trattenerti?"
"..."
"Ho ragione,
vero?"
"..."
"Peter…nemmeno
questo si può fare"
“Che
cosa?”
“Ignorare i
sentimenti”
Il ragazzo
appoggiò una mano sul vetro e la fece scivolare per qualche
centimetro. L’uomo ne seguì il movimento
lento e, come ogni sua gesto o parola, lo trovò
illogicamente affascinante.
"Mi
sono stancato"
"Di cosa?"
"Di te"
"Sul serio?"
"..."
Quell’attimo
di esitazione bastò per far crollare la pazienza di Neal
che,
incoraggiato dal silenzio dell’altro, entrò nella
doccia.
In due si stava
decisamente stretti.
Era una bella sensazione.
"Sei
impazzito, Peter?!
Quest'acqua è gelida!" il più giovane
allungò la mano verso la manopola
della temperatura e la posizionò a metà.
"Ti
avevo detto di non entrare"
"Non fare lo scontroso"
Si sedette sopra di lui, incrociando le proprie gambe
intorno alla vita
dell'uomo. Questo
inclinò la testa all'indietro, fino ad incontrare il freddo
marmo. Chiuse gli occhi.
Il ragazzo gli
mise le mani intorno al collo e appoggiò la fronte sul suo
petto.
I due non si
mossero di un millimetro per
interminabili secondi, consapevoli che quello era il confine: superarlo
o fare
marcia indietro? Qualunque scelta avrebbe provocato sofferenza e bugie.
Ma
l'inganno più grande sarebbe stato l'oblio di quell'Amore.
Riaprì
gli occhi e costrinse l'altro a guardarlo: "okay"
"Okay?"
"Possiamo rifarlo...qualche volta"
"Qualche volta?"
"Neal...non chiedermi di più. Non chiedermi quello che non
ti posso dare.
E un'altra cosa: non dirlo a nessuno. Ti prego"
Il ragazzo sorrise e si avvicinò ancora di più al
corpo bagnato del federale:
"non ho altra scelta che eseguire gli ordini, agente Burke.
Sarà il nostro
piccolo segreto" gli disse, a fior di labbra, prima di baciarlo.
"I'm not a perfect person
There's many things I wish I didn't do
But I continue learning
I never meant to do those things to you
And so I have to say before I go
That I just want you to know
I've found out a reason for me
To change
who I used to be
A reason to start over new
and the reason is you
I'm sorry that I hurt you
It's something I must live with everyday
And all the pain I put you through
I wish that I could take it all away
And be the one who catches all your tears
Thats why I need
you to hear
I've found out a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is You
and the reason is You*"
NOTE:
*The
L word, Jennifer Schecter
*Back for good, Take That
*The reason, Hoobastank
"Fai il giro del
mondo in cerca di qualcosa e scopri che è sempre stata nel
tuo giardino"
|
To be continued.....
(?)
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