Second Heartbeat.

di Josie Walking_Disaster Vengeance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Chapter Four ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 {parte 1} ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 {parte 2} ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 {parte 1} ***
Capitolo 13: *** Capitolo 10 {parte 2} ***
Capitolo 14: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 17 {parte 1} ***
Capitolo 21: *** Capitolo 17 {parte 2} ***
Capitolo 22: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 19 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Second Heartbeat






Brian camminava lungo la riva della spiaggia della nuova città. Si erano trasferiti per via del nuovo lavoro di suo padre e per colpa sua si erano ritrovati dall‘altra parte del paese. Brian si sentiva tremendamente solo, anche se non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura; aveva dovuto lasciare tutti i suoi amici nelle vecchia città e nonostante fossero già due settimane che si trovavano li, non aveva ancora conosciuto nessuno con cui fare amicizia. Aveva frequentato la spiaggia quasi tutti i giorni eppure i ragazzi che la popolavano sembravano non fare caso a lui. Gli passavano accanto ignorandolo completamente, quasi fosse un fantasma. E lui, da parte sua, non era affatto bravo a fare amicizia. Una volta che diventava amico di qualcuno era capace di donargli tutto l’affetto di questo mondo e fare di tutto per amicizia, ma il suo vero problema era fare il primo passo. Era estremamente timido con chi non conosceva.
Passeggiò ancora un po’, mentre il sole cominciava a calare, colorando oceano e cielo di rosa e arancione. Si decise a tornare a casa quando ormai ebbe fatto avanti e dietro per il pontile già diverse volte.
Anche quel giorno non era riuscito a trovare un anima viva con cui poter parlare e affondando le mani nelle tasche s’incamminò in direzione di quella che avrebbe dovuto chiamare casa, ma che ancora non gli riusciva di fare.
Arrivato salì di corsa in camera sua salutando con un cenno della mano sua madre che stava preparando la cena.
Accese il computer sulla scrivania per passare un po’ di tempo prima che la cena fosse pronta, ma si era dimenticato che non avevano ancora la connessione quindi lo tenne occupato per poco.
Sbuffò, spense il computer direttamente  dal tasto di accensione e andò alla finestra affacciandosi fuori.
Il panorama era veramente bello non c’è che dire, i colori che aveva assunto il cielo a quell’ora erano davvero belli e sentiva che gli sarebbe anche potuto piacere vivere li se solo almeno uno dei suoi amici fosse venuto con lui.
Pensando a ciò sospirò e si appoggiò alla cornice della finestra e, mentre era perso nei suoi pensieri, il suo sguardo venne attirato da quello che sembrava essere uno zaino che era piombato direttamente oltre le recinzioni del suo giardino.
Si sporse appena e spostò lo sguardo verso destra, da dove sembrava fosse provenuto l’oggetto.
Da dietro l’angolo vide un ragazzino correre mezzo sfiatato verso il giardino con dietro altri tre ragazzi più o meno della sua età, che se la ridevano di gusto.
“Vai Baker corri!”
“Più veloce o ti raggiungiamo!”
A quelle parole, Brian vide il ragazzino strizzare gli occhi e con enorme sforzo correre più veloce. Una volta svoltato l’angolo arrivò davanti al cortile di casa sua e si nascose dietro un cespuglio, quasi ritrovandosi in mezzo ai rovi per paura di essere scoperto.
Il ragazzino era stato veramente veloce e quando gli altri tre svoltarono l’angolo lui era già nascosto e gli passarono affianco senza vederlo.
“Merda! Che fine ha fatto?” esclamò uno di loro.
“Non lo so, l’abbiamo perso di vista” rispose uno un po’ più alto al suo fianco.
“Bene, non importa” rispose il primo “senti Baker lo so che sei qui intorno e mi senti” disse alzando la voce “tanto non puoi sfuggirci per sempre, prima o poi ti riacchiappiamo!”
Brian vide il ragazzino, che doveva essere il suddetto Baker, indietreggiare appena fra i rami con un espressione terrorizzata, ma gli altri decisero di abbandonare la ricerca e se ne andarono sghignazzando.
Il ragazzino tirò un sospiro di sollievo e uscì dal suo nascondiglio per poi guardare verso il giardino con aria preoccupata, probabilmente chiedendosi come avrebbe fatto a recuperare il suo zaino.
“Ehy!” urlò Brian e il ragazzino fece un salto terrorizzato, ma non rispose.
“Vuoi che ti prendo il tuo zaino?” gli chiese e lo vide annuire.
“S-si magari… grazie” disse un po’ timoroso.
“Ok aspetta che scendo”
Lui annuì e rimase fermo in mezzo alla strada.
Brian si precipitò giù per le scale con una forte sensazione all’interno del petto, un po’ perché era finalmente felice di aver parlato con qualcuno, anche se brevemente, e un po’ perché quel ragazzino lo aveva colpito, non sapeva bene per quale motivo.
Aprì la porta di casa e andò a recuperare lo zaino che era atterrato proprio sotto la sua finestra. Era nero con la scritta “Misfits“ rossa proprio al centro.
Lo raggiunse e glielo restituì, notando che aveva il viso pieno di graffi, dovuti ai rovi del cespuglio in cui si era nascosto.
“Grazie” fece lui caricandosi lo zaino nella spalla sinistra.
“Figurati. Perché quelli ce l’avevano con te?”
“Non gli vado molto a genio” disse oscurandosi e abbassando appena il capo.
“Che idioti”
“Già” concordò lui prendendo a spostare la breccia che c’era a terra col piede.
“Comunque io sono Brian”
“Zack” disse il ragazzino che finalmente aveva un nome, porgendogli la mano.
Brian la strinse. “Non ti ho mai visto in giro” gli disse Zack.
“Ci siamo trasferiti da un paio di settimane per il lavoro di mio padre”
“Ah capisco. Comunque grazie per lo zaino, ora però devo andare”
“Ah ok” fece Brian un po’ deluso che la conversazione fosse già finita li. Avrebbe  voluto rimanere più tempo a parlare con lui. Quel Zack lo incuriosiva “ci rivediamo allora” disse speranzoso.
“Certo” fece lui facendogli un gesto della mano e incamminandosi per la strada deserta.
Mentre Zack se ne andava Brian avrebbe voluto richiamarlo e chiedergli se avrebbe voluto essere suo amico, ma gli suonava troppo una cosa da disperato, per non dire che andare da lui e chiedergli “vuoi essere mio amico?” gli sembrava una cosa da bambini di cinque anni, perciò lo lasciò andare, sperando però di poterlo rivedere.
A metà fra il felice e lo sconsolato rientrò dentro casa.
“Brian vieni che è pronta la cena” lo informò sua madre sorridendogli.
“Arrivo ma’”
Nel frattempo era tornato anche suo padre, che sembrava davvero entusiasta del primo giorno di lavoro e quando furono a tavola, dopo avergli raccontato per filo e per segno come era andata, si rivolse al figlio.
“Per te com’è andata oggi figliolo?”
“Chi era quel ragazzo con cui parlavi prima?” intervenne sua madre, prima che potesse rispondere.
“Non lo so. So’ solo che si chiama Zack” disse portando l’ attenzione a sua madre.
“Sembrava un po’ afflitto povero ragazzo…” constatò sua madre un po’ preoccupata. Tipico di lei preoccuparsi anche per chi non conosce.
“Dei ragazzi gli avevano fatto uno scherzo”
“Certi ragazzi sono davvero impossibili!” disse sua madre, mentre lui ridacchiava a quelle parole.
“Pronto per domani?” gli chiese suo padre alludendo a qualcosa che non capì subito.
“Domani cosa?”
Suo padre si mise a ridere “per il primo giorno di scuola no?”
Ah già. Se ne era dimenticato “si prontissimo” disse cupo.
“Dai non essere preoccupato andrà benissimo!” cercò di incoraggiarlo suo padre dandogli una pacca sulla spalla e lui gli rispose con un debole sorriso.
La fame gli era improvvisamente passata, così si congedò e salì in camera sua.
Soltanto a pensare al giorno dopo sentiva lo stomaco scontorcersi dal nervosismo.
Brian, però, era conosciuto come un tipo dal sonno pesante quindi quei pensieri non bastarono per tenerlo sveglio la notte.
Poco prima di riaddormentarsi ripensò a Zack. Sarebbe stato bello poterlo rincontrare, pensò mentre cadeva in un sonno pesante, che neanche le cannonate o la terza guerra mondiale avrebbero potuto disturbare.




Josie 182
Woo è la prima volta che mi cimento in una storia sugli Avenged :D Speriamo che non ne venga fuori una schifezza XD
Se non si era capito è una Synacky! *W* Me adora le Synacky **
Comunque credo che farò tutti capitoli abbastanza corti, perché ho finalmente compreso che se li faccio lunghi mi ci vogliono i mesi ad aggiornare XD perciò saranno più o meno di questa lunghezza u.u
Spero vi sia piaciuto come inizio! ^^
Al prossimo capitolo! :D

Ps: il titolo non c’entra niente era solo per citare gli A7X :3



Josie

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Quando quella mattina si svegliò, Brian, non aveva fame e non scese a colazione. Avvenimento epico. Di solito di prima mattina era talmente affamato che sua madre e suo padre dovevano scendere prima di lui per fare colazione o non avrebbero trovato più niente.
Aveva lo stomaco chiuso e si sentiva agitato, mentre controvoglia metteva i libri nello zaino e se lo caricava in spalla.
Suo padre si offrì di accompagnarlo, ma non conoscendo i ragazzi della scuola non sapeva cosa avrebbero pensato di uno che si fa accompagnare fino davanti alla scuola dai genitori e rifiutò. Si odiò e insultò mentalmente per aver pensato una cosa del genere. Da quando in qua gli importava di quello che pensavano gli altri?
Ma era talmente assetato di amicizie che decise di non pensarci e comunque non voleva fare la figura del classico figlio di papà che arriva con un mega macchinone da Dio solo sa quanti  dollari, che la ditta di suo padre gli aveva regalato insieme alla promozione. E se c’era qualcuno che lo avrebbe apprezzato solo per quel motivo non era assolutamente interessato a diventargli amico.
Scese in strada e decise di fare il giro più lungo per prendersela con calma. Era insolitamente in anticipo.
Passò per la spiaggia, le mani in tasca e lo sguardo basso.
Sembrava più un condannato al patibolo che un ragazzo al suo primo giorno nella nuova scuola. Ma la differenza in fondo non era molta…
Arrivare in una scuola al terzo anno e in cui tutti già si conoscono è più una missione suicida che altro.
Appena svoltò l’angolo e la vista dell’edificio scolastico gli si aprì davanti sentì una sensazione spiacevole alla bocca dello stomaco ed emise uno strano lamento, somigliante a un gemito di disperazione e frustrazione.
 Si fermò davanti al cortile immobilizzandosi davanti all’edificio, prese un gran respiro ed entrò.
Si avviò verso la segreteria fra il corridoio già gremito di studenti, prendendosi spallate e spinte e, di conseguenza, anche qualche insulto. Ed era li solo da due minuti. Un record.
Una delle ragazze alla segreteria gli consegnò il suo orario: prima ora trigonometria. Brian sbuffò. Quale modo migliore per cominciare un lunedì mattina?
Si avviò verso l’aula trascinando i piedi. Arrivato trovò la porta già chiusa e sbirciando dalla finestrella di vetro poté vedere il professore che aveva già cominciato la lezione.
Era uscito di casa con una buona mezzora di anticipo, come diavolo aveva fatto ad arrivare comunque in ritardo!?
La sua strategia era quella di entrare per primo e mettersi in uno dei banchi agli angoli più lontani e remoti della classe in modo da apparire più invisibile possibile. A quanto pare la sua strategia se ne era andata allegramente a farsi fottere!
La prima reazione fu quella di voler fuggire a gambe levate. Ma Brian Haner non era un codardo e non sarebbe scappato, si ripeté nella mente almeno venti volte prima di decidersi a bussare ed entrare.
Il professore smise subito di parlare e lui si ritrovò con una ventina di teste tutte voltate nella sua direzione.
“Si?” chiese l’insegnante da sopra gli occhiali.
“Ehm… buongiorno. Sono Brian Haner, quello nuovo” disse cercando di mantenere un tono sicuro.
Il professore lo scrutò per un istante prima di fargli un cenno con la mano indicandogli un banco in fondo alla classe e dirgli “c’è uno posto vuoto la, Haner, va sederti”
“Grazie” disse stupidamente, mente sfilava davanti a tutti i suoi compagni prima di arrivare al suo banco. Si sentiva già più sicuro li in fondo. Molte teste erano ancora girate verso lui. Chi cercava di osservarlo con una certa discrezione, chi lo fissava palesemente. Brian riconobbe qualche volto visto le giornate precedenti in spiaggia e in giro per la città.
Cominciava a sentirsi troppo osservato quando la porta si aprì nuovamente, attirando l’attenzione di tutti i compagni che finalmente si voltarono.
Ne entrò un ragazzino trafelato, con l’aspetto di chi aveva appena passato gli ultimi cinque minuti a correre.
Brian lo guardò bene e poi gli venne quasi un colpo, riconoscendolo.
“Baker, sei di nuovo in ritardo!” esordì il professore più spazientito che arrabbiato.
“Lo so” rispose ancora con il fiatone “scusi, non mi è suonata la sveglia” disse con un borbottio confuso.
“Va a sederti e vedi di arrivare in tempo la prossima volta” si limitò a dirgli il professore, che non aveva creduto alla scusa.
Lui annuì e si fece cupo.
Quando si voltò la prima cosa che vide fu il viso di Brian, che dire che fosse felice di averlo ritrovato proprio li, nella sua nuova classe, sarebbe dire un eufemismo.
“Brian” disse bloccandosi appena lo vide.
Brian sorrise a trentadue denti, troppo felice per la grandissima botta di culo che aveva avuto per la prima volta da tempo.
“Lo conosci?” chiese il professore a Zack.
“Più o meno” gli rispose lui.
“Allora vatti a sedere vicino a lui così potrai aiutarlo se ha bisogno di qualcosa. Ryan fai mettere Baker al tuo posto” disse rivolgendosi a un ragazzo massiccio che era seduto nel banco affianco a Brian.
Zack si avvicinò con aria quasi timorosa mentre il suddetto Ryan sbuffava raccogliendo i suoi libri, evidentemente non troppo contento che dall’ultimo banco avrebbe dovuto passare alla prima fila.
Lanciò uno sguardo di fuoco a Zack, quasi fosse stata colpa sua se aveva perduto il suo posto strategico. Si caricò lo zaino in spalla e quando gli passò a fianco sussurrò a bassa voce “finocchio” facendo arrossire violentemente Zack che strinse le mani a pugno, ma non reagì alla provocazione.
Brian guardò attentamente Ryan e lo riconobbe come uno di quelli che il giorno prima avevano rincorso Zack davanti a casa sua. Si sentì male pensando che se già aveva problemi con quei tizi probabilmente gli stava solo peggiorando la situazione.
Quando Zack si sedette Brian lo guardò come a volergli dire “scusa” ma lui alzò semplicemente le spalle a fargli capire che era abituato, ma aveva comunque un aria ancora turbata.

L’ora sembrava non passare mai e Brian aveva solo una voglia disperata di uscire da quella classe in cui si sentiva imprigionato.
Si voltò verso Zack e lo vide con lo sguardo fisso alla lavagna in cui il professore stava scrivendo una serie di numeri incomprensibili, ma era certo che in realtà non stesse ascoltando. Teneva sempre gli occhi fissi in un punto, con sguardo annoiato.
Brian lo guardò meglio e vide che aveva ancora in viso i segni dei graffi che si era beccato il giorno prima quando si era nascosto e aveva delle occhiaie nere sotto agli occhi. Sembrava tormentato da qualcosa.
Probabilmente quei ragazzi che lo avevano rincorso il giorno prima non gli davano pace e il modo con cui quel Ryan si era rivolto a lui lo confermava.
Brian si chiese cosa mai avrebbero potuto volere da uno che sembrava quasi un bambino indifeso, con quegli occhioni verdi e quello sguardo un po’ sofferente.
Finalmente, dopo quella che parve un eternità, la campanella suonò mettendo fine a quello strazio di lezione.
Brian si alzò e raggiunse Zack al banco di fianco a lui.
“Ciao” lo salutò con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
“Ciao” gli rispose lui mettendo i suoi libri nello zaino senza rivolgergli neanche uno sguardo.
Brian rimase leggermente deluso dal tono in cui gli rispose, ma non si fece scoraggiare.
“Che fortuna che sei nella mia stessa classe! Ero giù di morale a sapere che non conoscevo nessuno”
“Già” rispose continuando a sistemare le sue cose nello zaino.
Che diavolo di problema aveva quel tizio? Forse non gli sto molto simpatico, pensò Brian.
“Qualcosa che non va?” gli chiese alzando un sopraciglio.
“Senti” cominciò Zack, guardandolo finalmente in faccia “ti do un consiglio. Se speri anche solo minimamente di avere una qualsiasi vita sociale in questa cazzo di scuola è meglio per te se mi stai lontano” gli disse per poi mettersi lo zaino in spalla e avviarsi verso la porta.
Brian rimase un attimo interdetto dallo scatto d’ira a cui aveva  appena assistito, chiedendosi per quale oscuro motivo non avrebbe dovuto farsi vedere con lui, ma gli andò comunque dietro.
“Aspetta Baker!” disse mettendo velocemente alla rinfusa le cose dentro la zaino.
Lui sbuffò, ma non si fermò.
Brian, mentre cercava di tenere il passo qualche metro dietro di lui, si chiedeva quale diavolo di problema avesse quel piccolo ragazzino psicolabile e per quale motivo sembrava dargli fastidio la sua presenza.
L’aveva quasi raggiunto nel corridoio affollato, quando andò contro un ragazzo, che sembrava più un armadio a quattro ante, e l’urto gli fece cadere lo zaino dalla spalla e tutto il suo contenuto.
Si chinò per rimettere tutto dentro alla bell’ e meglio e quando alzò di nuovo lo sguardo non c’era più traccia di Zack.
Sospirò frustrato e si diresse verso l’uscita, dove l’aveva visto dirigersi.
Uscito all’aria aperta lo vide camminare costeggiando il muro laterale della scuola e non dandosi per vinto Brian lo raggiunse.
“Hey Zack!” urlò quando fu abbastanza vicino. Quello si voltò e sbuffò.
“Mi dici che ti ho fatto?” gli chiese Brian che cominciava a sentirsi offeso.
“Niente te l’ho detto. Forse non ti ha ancora visto nessuno con me, sei ancora in tempo per non fartici vedere”
Brian stava per ribattere per chiedere spiegazioni, quando una voce proveniente dalle sue spalle lo interruppe.
“Oh-oh guardate chi abbiamo qui!”
Brian si girò e riconobbe Ryan con altri tre ragazzi. Quelli del giorno prima. Sempre loro. Cosa diavolo volevano da Zack?
“Ti sei trovato un nuovo amichetto Baker?” Zack non rispose e strinse i pugni assumendo uno sguardo arrabbiato. Se fosse scoppiata una rissa sicuramente non ne sarebbe uscito vivo, piccolo com’era.
“Chi è, il tuo nuovo fidanzato?” lo canzonò un ragazzo biondo affianco a Ryan che fece un gesto verso Brian, facendo scoppiare a ridere gli altri tre.
Il viso di Zack divenne rosso fuoco per la rabbia e l’imbarazzo, le nocche chiuse a pugno bianche per la forza cui stringevano.
“Chiudi quella bocca figlio di puttana” minacciò Zack a denti stretti.
A Brian venne quasi un colpo, pensando che, dopo quello, probabilmente li avrebbero pestati per bene, ma comunque si stupì per il modo con cui li stava affrontando. Solo uno di quelli avrebbe potuto fargli seriamente male anche con una carezza vista la corporatura, almeno il triplo della sua.
Brian assunse un aria preoccupata, quasi impaurita quando quello guardò Zack come se avesse voluto ucciderlo, anche se lui non accennava a tirarsi indietro.
Rimase praticamente paralizzato mentre gli altri si mettevano intorno a loro. Ormai erano circondati.



Josie 182
Wooo secondo capitolo *.* mi stupisco della mia velocità, di solito mi ci vogliono settimane per aggiornare XD quanto sono brava u.u ( eee tantissimo! D: )
Cosa succederà al povero Zacky? Verrà pestato a sangue? D: bah non lo so nemmeno io, vado a ispirazione del giorno XD
Grazie a tutti per aver letto e in particolare a quelle tre anime pie che hanno anche recensito, ovvero Vibeke Vengeance_Sevenfold, friem e Frankie Sullivan GhostVengeance. Grazie mi avete riempito di immensa gioia T___T *piange commossa*
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento u.u Alla prossima! :D

Josie

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Brian si guardò intorno e vide due dei tre ragazzi avvicinarglisi e bloccarlo al muro facendogli sbattere  la testa. Con gli occhi lacrimanti dal dolore vide che Ryan e l'altro avevano bloccato Zack, mentre Ryan alzava un pugno pronto a colpirlo.
Vide Zack voltarsi di lato e chiudere forte gli occhi spaventato, non potendo fare altro.
Brian sentì un improvvisa rabbia salirgli da dentro il petto. Non potevano toccare Zack, l'unica persona che gli aveva parlato nel giro di due settimane e non l'aveva evitato come se fosse contagioso. Con una forza che non sapeva neanche di avere sferrò un calcio alla caviglia del suo aggressore, mentre l'altro, che gli teneva ferme le braccia, si beccò un calcio direttamente sui gioielli di famiglia, piegandosi su se stesso dolorante. Ryan e il suo compare si voltarono stupiti e nel lasso di tempo in cui erano distratti , Brian scattò in avanti, prese Zack per una mano e cominciò a correre più veloce che poteva.
Sentì gli altri urlare qualcosa e subito dopo dei passi che si avvicinavano correndo. Senza voltarsi indietro aumentò la velocità, mentre sentiva Zack ansimare con il fiatone dietro di lui.
Dopo qualche minuto di corsa a perdi fiato cominciò a sentire un forte dolore all'altezza della milza.
"Non ci seguono più, fermiamoci!" disse Zack proprio nel momento in cui Brian cominciò a rallentare.
Senza fermarsi corsero un po' più lentamente un'altra decina di metri e poi svoltarono fermandosi in una stradina laterale per evitare di essere visti se mai quei quattro gorilla senza cervello li avessero raggiunti.
Sentiva le vene delle tempie pulsargli violentemente, mentre facendo lunghi respiri cercava di riprendere fiato. Per peggiorare la situazione si accorse che ancora stava stringendo la mano di Zack e si affrettò a lasciarla subito. Se non fosse già stato accaldato per la corsa sarebbe sicuramente diventato rosso in viso.
Si piegò appoggiando le mani sulle ginocchia, mentre Zack si appoggiava con la schiena al muro, abbandonando  la testa all'indietro a occhi chiusi.
"Un giorno... dovrai spiegarmi... perché tutti ti corrono sempre dietro" disse Brian intervallando la frase a grandi respiri,  mentre cercava di nascondere l’improvviso imbarazzo.
Per tutta risposta Zack si lasciò scivolare lungo il muro, andandosi a sedere sul marciapiede sporco.
"Forse un giorno te lo dirò" sospirò lui rassegnato.
"Perché non ora?" disse puntando gli occhi su quelli del più piccolo. Prima che potesse rispondere si accorse di una macchia rossa che aveva sul dorso della mano.
"Hey che hai fatto alla mano?"
Zack la fissò e portò il dito indice della mano destra sul dorso della sinistra e ne tirò su del sangue.
"Niente è solo un graffio" rispose noncurante.
"Sono stati quelli la?" domandò Brian che già sentiva la rabbia ribollirgli nelle vene.
"No, credo sia stato tu"
Brian lo guardò sorpreso e confuso "io?"
"Si quando mi hai preso la mano prima"
Brian guardò la mano di Zack e poi la sua: in effetti, constatò con orrore che le sue unghie erano colorate del rosso del sangue di Zack.
Alzò lo sguardo desolato verso Zack che lo guardava serio, ma non arrabbiato.
"Ehy non fare quella faccia, mica mi hai fatto una ferita da arma da fuoco!" cercò di tranquillizzarlo lui.
"Si giusto" si ricompose "scusa comunque"
"Niente. Anzi mi hai salvato"
Brian gli sorrise e  per la prima volta vide le labbra di Zack curvarsi leggermente verso l'alto.
"Comunque che si fa? Direi che non è il caso di tornare a scuola"
"Non se ne parla" concordò Brian che non ne aveva assolutamente voglia "non male per un primo giorno però"
"Movimentato" rise Zack e Brian vide i suoi occhi verdi illuminarsi mentre rideva.
“Potremmo andare a fare un giro alla spiaggia. E’ praticamente l’unico posto che conosco di questo posto” suggerì Brian riprendendosi dallo stato catatonico in cui gli occhi di Zack lo avevano mandato.
“Non mi pare il caso mia madre lavora da quelle parti se mi becca di nuovo fuori da scuola mi disereda”
“Allora decidi tu, io non ho altre idee”
Zack si grattò una guancia con una mano con fare pensieroso “potremmo andare al centro commerciale, quello poco lontano dalla spiaggia. C’è un negozio di musica che ha di tutto. Tu suoni qualcosa?”
“La chitarra, da un paio d’anni”
“Grande, anche io!” s’illuminò entusiasta Zack.
Brian gli sorrise di rimando “Bene allora vada per il centro commerciale”


Per arrivare al centro commerciale gli ci vollero due cambi d’autobus e almeno una trentina di minuti in cui Zack non fece altro che parlargli a macchinetta di una nuova Gibson che voleva, di quanto fosse bella, i colori fantastici, il suono perfetto e migliore di quella che aveva ora. Brian era contento del repentino cambiamento di Zack nei suoi confronti. Fino all’ora prima lo stava addirittura evitando!
Non volendo interrompere il suo entusiasmo lo lasciò parlare per tutto il tempo, mentre lui, divertito,  annuiva ogni tanto quando gli faceva delle domande a cui non gli dava neanche il tempo di rispondere.
All’interno del centro commerciale  c’era una piacevole aria fresca che filtrava dai condizionatori a contrasto col caldo umido che vi era all’esterno.
“Vieni Brian, il negozio di musica sta al terzo piano” disse Zack trascinandolo su per le scale mobili. Sembrava un bambino smanioso di comprare un nuovo giocattolo.
Arrivati a destinazione Zack corse verso la vetrina del negozio spiaccicando il naso contro il vetro quasi volesse trapassarlo, fissando una gibson rossa che, Brian dovette ammetterlo, era veramente fantastica.
“Cazzo! E’ chiuso!” inveì quando stacco il naso dalla vetrina e notò che l’interno era buio.
“Leggi qua” gli indicò Brian un cartello che diceva “CHIUSO PER FERIE”.
“Uff” sbuffò  Zack contrariato “tanto non avrei potuto prenderla non ho abbastanza soldi.
“Non puoi chiederli a tua madre?”
“Non mi va di chiederle dei soldi…”
Zack era tornato di nuovo di pessimo umore e Brian doveva cercare di trovare un modo per distrarlo, ma non sapendo che posti potevano esserci nei dintorni, non sapeva cosa proporgli, ma fu Zack a risolvere il problema: “sto morendo di sete ci andiamo a prendere qualcosa? C’è il supermercato al primo piano, li la roba costa poco”
Brian annuì. Si rese conto solo in quel  momento quanto la recente corsa e le alte temperature gli avessero fatto venire sete.
Scesero al primo piano e girarono un po’ prima di arrivare alla sezione delle bevande.
“Fantastico una Corona. Io voglio questa” disse Zack prendendo fra le mani una birra.
“Non sei maggiorenne, non te la faranno comprare” gli spiegò Brian, anche se non dubitava che Zack lo sapesse.
“No se non se ne accorgeranno” disse lui, poi si guardò intorno per controllare che non ci fosse nessuno e infilò la bottiglia dentro lo zaino lasciando Brian sgomento.
Voleva rubarla?
Infondo una birra costava poco non era un gran danno, pensò. Ma non poteva allontanare la sensazione che si sarebbero cacciati nei guai e di solito quando aveva un presentimento risultava spesso fondato. Cercò di non pensarci -in fondo che saranno mai un paio di birre? A giudicare dalla grandezza di quel posto non avrebbero perso tanto!- e afferrò una Heineken e se la mise nello zaino, guardandosi intorno furtivo.
“Ora andiamo” disse a Zack che annuì seguendolo.
Mentre camminavano fra gli scaffali e i ripiani strapieni di ogni genere di cose, Brian si sentiva osservato, ma doveva solo essere una sensazione dovuta al fatto che stavano praticamente compiendo un, seppur minimo, reato.
Fecero in tempo a oltrepassare le casse e a tirare un sospiro di sollievo, quando Brian sentì una mano posarglisi sulla spalla facendolo girare di scatto.
“Aprite gli zaini ragazzini” disse l’uomo in divisa blu che li aveva fermati.
Brian sentì il cuore salirgli in gola, li avevano beccati.
Si voltò verso Zack. Anche lui era agitato, ma sembrava avere di più la situazione sotto controllo.
“Si aspetti un attimo” Zack si tolse lo zaino dalle spalle e lo appoggiò a terra accovacciandosi per aprirlo. Cosa diavolo aveva intenzione di fare?
Prima che Brian potesse finire di formulare il pensiero, Zack si rimise velocemente lo zaino in spalle e gli gridò “corri!”
Brian non se lo fece ripetere due volte e cominciò a correre più veloce che poteva, appena due passi dietro di lui.
Per loro fortuna si trovavano al primo piano e l’uscita era a pochi metri di distanza, ma cosa ancora più importante, l’abbondante stazza dell’uomo della sicurezza gli impediva di stargli dietro.
Brian ringraziò mentalmente un Dio, non era importante quale, di cui dubitava fortemente l’esistenza per aver avuto quell’immensa fortuna, mentre sfrecciavano nell’aria umida del parcheggio del centro commerciale. A qualche metro da loro stava per partire un autobus. Brian si voltò un istante per vedere quanto fosse distante da loro l’uomo della sicurezza. Bene, se avessero fatto in tempo a salire sull’autobus sarebbero stati salvi.
Prese ad aumentare la velocità di corsa, maledicendo quel dannato piccolo ragazzino psicolabile, cleptomane, bianco-cadaverico-nonostante-vivesse-in-california, schizzato, criminale, con-due-occhiaglie-da-drogato, che gli stava davanti, mentre con un ultimo sforzo riuscì a salire nell’autobus un secondo prima che le porte gli si chiudessero alle spalle.
L’autobus partì e Brian si girò  verso il finestrino per vedere l’uomo della sicurezza che si faceva sempre più piccolo alla sua vista. Si sedette su un posto vuoto appoggiando, esausto, la testa al finestrino, mentre Zack gli si sedette davanti.
“Tu mi farai finire nei guai” gli disse dopo averlo fissato per qualche secondo. Lo conosceva da due giorni e lo aveva coinvolto in una rissa, gli aveva fatto saltare il suo primo giorno di scuola ed erano arrivati tanto così a farsi sbattere in prigione.
Per tutta risposta Zack gli sorrise divertito.








Ma veramente voglio pubblicare sta roba??? o____o” Si l’ho pubblicata mi dispiace D:

Bene, spero che mi perdonerete per aver descritto Zacky come un piccolo criminale D: Lo so che lui non è così, porello T___T però ai fini della storia mi serviva così XD Poi in fondo un piccolo furto non è niente di così grave suvvia lo fanno tutti almeno una volta nella vita u.u Credo o____o” Mi rendo conto che sono abbastanza OOC i personaggi.
Perdonate anche il capitolo inconcludente, mi rendo conto che effettivamente non succede un cavolo XD mi farò perdonare col prossimo capitolo u.u Ringrazio comunque tutti per aver letto, in particolare a chi ha recensito: Frankie Sullivan GhostVengeance, Two Dollar Bill e friem, grazie 1000 ^^


Ah una cosa, quasi mi dimenticavo u_u
Mi serve per un’altra storia… voi Brian, oltre che con Zacky, ce lo vedete meglio con Matt o con Jimmy? o.o Fatemi sapere i vostri pareri che io sono indecisa X3
Grazie ancora, un bacio :D

Josie

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Nel capitolo precedente…
L’autobus partì e Brian si girò  verso il finestrino per vedere l’uomo della sicurezza che si faceva sempre più piccolo alla sua vista. Si sedette su un posto vuoto appoggiando, esausto, la testa al finestrino, mentre Zack gli si sedette davanti.
“Tu mi farai finire nei guai” gli disse dopo averlo fissato per qualche secondo. Lo conosceva da due giorni e lo aveva coinvolto in una rissa, gli aveva fatto saltare il suo primo giorno di scuola ed erano arrivati tanto così a farsi sbattere in prigione.
Per tutta risposta Zack gli sorrise divertito.


***


Scesi dall’autobus, Brian seguì Zack che lo condusse, per gustarsi in tranquillità la birra che avevano appena preso, in una specie di parco giochi per bambini che a giudicare dall’aspetto doveva essere abbandonato. Scivoli e altalene erano mezze cadenti, le parti in ferro arrugginite e in più l’erba era cresciuta incolta, tanto che arrivava all’altezza della ginocchia.
Lo attraversarono fino ad arrivare ad un muretto che dava sulla strada deserta, dove Zack si arrampicò e cominciò a sorseggiare la sua birra.
Brian lo raggiunse e si mise a sedere davanti a lui.
“Carino questo posto è?” gli fece Zack, mentre Brian si guardava intorno per cercare di capire cosa avesse di carino quel posto “ci venivo sempre da piccolo con mio padre”
Brian si girò verso i giochi che cadevano a pezzi e provò ad immaginarsi il parco a nuovo con un Zack bambino che scorrazzava felice in compagnia di suo padre. Al solo pensiero gli venne da ridere.
“Perché ridi?” gli chiese Zack guardandolo sospettoso.
“Niente niente” rispose subito Brian.
Rimasero li a parlare del più e del meno e il discorso tornò inevitabilmente alla Gibson rossa che Zack aveva visto al negozio. Ne era praticamente ossessionato!
Dopo che le bottiglie furono svuotate e la sete placata, sentirono una voce chiamarli da lontano.
“Ehy Baker!”
Brian si irrigidì all’istante. Possibile che fossero altri guai? A quanto pare quel ragazzino attirava solo persone che cercavano di pestarlo/insultarlo/corrergli dietro.
Per fortuna però, quando Zack si voltò verso colui che l’aveva chiamato si lasciò andare ad un largo sorriso.
“Matt!” urlò scendendo dal muretto e buttandosi praticamente fra le braccia del ragazzo che era appena arrivato seguito da altri due.
“Ciao piccolo” lo salutò Matt andandogli a scompigliare affettuosamente i capelli.
“Jimmy! Johnny! Quando siete tornati!?” chiese Zack andando a salutare anche gli altri due. Si vedeva lontano un miglio che era fuori di sé dalla gioia.
“Oggi no? Ma sei bacato Baker? Te lo abbiamo detto un milione di volte che saremmo tornati oggi” sbuffò divertito il ragazzo più alto dei tre.
“Ah già” fece Zack.
Brian guardava la scena da sopra il muretto. Zack era così su di giri che doveva essersi dimenticato della sua presenza, così tossì schiarendosi la gola per attirare l’attenzione. Zack si voltò verso di lui “ah ragazzi questo è Brian” lo presentò “è a scuola con noi, oggi era il suo primo giorno”
“Ciao Brian, io sono Matt” gli si presentò il ragazzo avvicinandosi “e questi sono Jimmy” disse indicando il più alto, che gli fece un cenno con una mano “ e quel nanerottolo a fianco a lui è Johnny”
“Ehy!” controbatté Johnny “nanerottolo a chi? Pensa ai fatti tuoi palestrato senza cervello che non sei altro! Comunque piacere Brian” disse sorridendo verso Brian che ricambiò.
“Sarò anche palestrato, ma senza cervello ci sarai tu nano da giardino!” gli rispose Matt che sembrava non volergliela lasciare vinta.
Fra i due cominciò una discussione su chi era quello con meno cervello che andò avanti per parecchio, mentre Zack lo guardò come a volergli dire, non farci caso fanno sempre così!
Brian li osservava divertito. Erano veramente uno strano gruppetto, ma pensò che gli sarebbe piaciuto diventar amico loro.
Comunque, vedendo che quei due non erano decisi a smetterla decise di intervenire Jimmy “Sentite voi due cerebrolesi, smettetela subito prima che Brian capisca che siamo un gruppo di psicopatici e scappi a gambe levate!” disse così tanto per avere una scusa per fargli terminare la discussione, facendo ridere Brian.
I due finalmente si placarono anche se ancora si guardavano in cagnesco.
Jimmy si avvicinò a Johnny, lo prese per mano e gli diede un bacio sulle labbra “cerca di stare calmo piccoletto”
Alla vista della scena Brian spalancò gli occhi sorpreso e Matt sembrò accorgersene “ragazzi se continuate così a Brian lo facciamo scappare davvero” disse scoppiando a ridere.
Brian si ritrovò tutti gli sguardi puntati verso di lui e arrossì impercettibilmente, un po’ per ciò a cui aveva appena assistito e un po’ perché stare al centro dell’attenzione non gli era mai piaciuto.
“Hai dei problemi con questa cosa?” gli chiese Jimmy e Brian sapeva a cosa stava alludendo.
“Assolutamente no” ed era vero. Era solo che non se lo aspettava.
“Benissimo” disse Jimmy e con una mano spostò il mento di Johnny verso di se e lo baciò di nuovo.
“Fantastico, ora smettetela che siete da diabete con quelle facce frogiosamente felici!” li intimò Matt.
Jimmy continuò a baciare Johnny mostrando il dito medio a Matt, che si mise a ridere.
“Vabbè lasciamoli in pace va” disse Matt voltandosi verso Brian e Zack.
“Non credo di averti mai visto qui nei dintorni” disse rivolgendosi a Brian.
“Perché mi sono appena trasferito. Cioè in realtà sono qui da un paio di settimane e ho girato parecchio, più che altro per la spiaggia, ma neanche io vi ho mai visti prima”
“Perché siamo appena stati in Europa con un progetto della scuola e siamo tornati solo ieri sera tardi. Zack non l’hanno preso perché è troppo ritardato” ridacchiò.
“Io non sono ritardato Matt! E’ solo che oltre alla scuola ho anche altri interessi, non come voi secchioni”
“Secchioni noi? Sei tu che non prendi una sufficienza dall’era avanti Cristo”
“E’ che faccio troppe assenze, quindi perdo il filo e non ci capisco un cazzo quando vado a studiare!”
“Perché sei un coglione Baker” disse ridendo e lo strinse in un abbraccio stritolatore. Era grosso almeno il doppio di Zack “ci sei mancato che neanche ti immagini”
Zack sorrise dimenticandosi del fatto che stavano discutendo “era tutto uno schifo senza di voi” gli spiegò “fino a che non ho incontrato Brian” disse voltandosi verso di lui e facendo un sorriso a trecentomila denti.
“In quanti casini ti ha già cacciato?” chiese Matt divertito “ti ha coinvolto in qualche rissa? Ufficio del preside? Galera per una notte?”
“La prima” rise Brian “e per la galera in una notte ci eravamo quasi!”
“Ti ci dovrai abituare!” disse Jimmy spuntando da dietro a Matt insieme a Johnny.
“Avete finito di limonare come due arrapati?”
“Si grazie Matt” gli rispose Johnny.
“Devi essere un tipo veramente forte di spirito, Brian, se sei riuscito a sopravvivere a due giorni di Zack e a mezz’ora di noi quattro senza scappare a gambe levate” disse Jimmy “potresti essere dei nostri”
Brian sentì un immensa felicità salirgli da qualche parte infondo all’ anima.
“Perché no” rispose solamente. Stava quasi per mettersi ad urlare di gioia, ma non voleva fare la parte del disperato, già si considerava abbastanza sfigato di suo.

Passarono tutta la giornata a scherzare, prendersi in giro girando la città, fermandosi a mangiare di tanto in tanto per via di Zack che aveva sempre fame. Era veramente piccoletto per mangiare così tanto!
Solo quando il sole cominciò a calare lentamente oltre la linea dell’orizzonte del mare, cominciarono ad incamminarsi verso casa. Jimmy e Johnny si separarono per primi, dato che abitavano nella zona  più a ovest della città, così Brian rimase con Matt e Zack.
“Ok ragazzi, ci vediamo domani” disse Matt fermandosi davanti al vialetto di quella che doveva essere casa sua “è stato un piacere Brian, tanto ci vediamo domani a scuola no?”
“Certo” gli sorrise Brian.
“Bene” gli sorrise di rimando poi si voltò verso Zack “ci vediamo domani piccoletto” disse e gli diede un bacio a fior di labbra, scompigliandogli i capelli, facendo quasi venire un colpo a Brian e con un ultimo gesto della mano s’incamminò nel vialetto di casa.
“Andiamo” gli disse Zack e ripresero a camminare in silenzio.
Brian teneva lo sguardo fisso per terra. Non era normale quel moto di gelosia che l’aveva attanagliato mentre vedeva Matt baciare Zack. Questo voleva dire che stavano insieme o che? Non riusciva a comprendere perché questa possibilità gli desse così fastidio.
Brian sapeva che non ci avrebbe dormito la notte senza saperlo così decise di chiederlo a Zack.
“Senti Zack” cominciò, mentre l’altro si voltava verso di lui.
“Dimmi Brian”
Brian si morse il labbro. Non sapeva come introdurre il discorso. Meglio essere diretti.
“Ma tu e Matt… cioè fra voi due… nel senso” cominciò incescpicandosi più volte.
“Se io e Matt stiamo insieme?” gli venne incontro Zack, facendolo arrossire.
“Si…”
“Assolutamente no!” disse Zack scoppiando a ridere “è il mio migliore amico e basta, ma tu non farci caso noi salutiamo sempre così!”
“Ah ok” disse indifferentemente Brian, anche se dentro la sua testa sentiva i cori che cantavano l’alleluja.
Senza che Brian se ne accorgesse erano arrivati davanti casa sua.
“Allora ci vediamo domani a scuola, ti giuro che domani non salteremo lezione!”
“Non mi è dispiaciuto così tanto!”
Zack scoppiò a ridere, illuminando gli occhi verdi alla luce del sole che stava tramontando, facendo imbambolare Brian che non poteva fare a meno di fissarli incantato.
Senza che il suo corpo si mettesse d’accordo con la sua mente, Brian prese Zack per lo scollo della maglia e lo baciò attirandolo a se.
Fu un istante e poi lo lasciò subito, troppo scioccato per capire cosa aveva appena fatto. Anche Zack sembrava leggermente sotto stato di shock.
“Bene allora a domani ciao Zack” disse tutto d’un fiato senza aspettare risposta, correndo dentro casa e chiudendosi la porta alle spalle.





Benvenuti a tutti, Josie 182 Production presenta… l’entrata in scena di Jimmy, Johnny e Matt! XD Un applauso a loro u.u Non potevo assolutamente non inserirli! :D
Perdonatemi se c’è qualche errore, ma ora è tardi e sicuramente ho il cervello sconnesso u.u
Grazie a tutti quelli che hanno letto e in particolare a quelle ragazze coraggiose e temerarie che hanno anche recensito lo scorso capitolo u.u Ovvero friem, Fluorescent, Vibeke Vengeance_Sevenfold(smettila di farti mettere in punizione!  è____è huahah :D) e Frankie Sullivan GhostVengeance. Grazie infinite! *.*

Al prossimo capitolo gentaglia! :D

Josie.

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Capitolo 5
*** Chapter Four ***


La mattina dopo Brian uscì di casa senza neanche fare colazione, sotto lo sguardo incredulo di sua madre dato che di solito mangiava come un animale appena uscito dal letargo, e si avviò direttamente a scuola senza aspettare Zack come si erano messi d’accordo il giorno prima. Si rese conto che era un comportamento da vigliacchi, ma dopo quello che aveva fatto il giorno prima non se la sentiva di incontrarlo subito. Tanto in ogni caso l’avrebbe visto a scuola, sicuramente avevano qualche corso insieme.

Fortunatamente la prima parte della mattinata passò relativamente tranquilla. Aveva avuto due ore di ginnastica in cui aveva mostrato a tutti la sua inettitudine nel gioco della pallavolo. Era intelligente, con ottimi voti ottenuti senza mai studiare niente, suonava da Dio la chitarra, ma lo sport non era decisamente il suo forte.
Un po’ abbattuto e con qualche livido in più sul corpo si diresse alla mensa per il pranzo, dove incontrò Johnny.
“Ehy Johnny” lo salutò andandogli incontro.
“Ciao Brian! Che fine hai fatto sta mattina?”
“Niente… avevo delle cose da fare” se la sbrigò Brian, guadagnandosi uno sguardo sospettoso da parte di Johnny che rispose solamente “va bene” anche se non sembrava molto convinto.
“Ah ecco gli altri” disse girandosi verso l’entrata della mensa.
Brian si voltò e scorse Matt fra la folla seguito da Jimmy e Zack.
“Io devo andare” disse non appena vide il più piccolo.
“Dove vai? Non hai neanche preso da mangiare!” gli fece notare Johnny guardando il suo vassoio vuoto.
“Devo andare… ehm… in bagno”  balbettò dicendo la prima cosa che gli era venuta in mente  e dirigendosi verso l’uscita opposta a quella da cui stavano arrivando gli altri.
“Dove se ne va così di corsa Brian?” chiese Matt a Johnny avvicinandosi.
“In bagno a quanto pare. Si comporta in modo un po’ strano”
“Sembra quasi che voglia evitarci” intervenne Jimmy.
“Zack tu sei l’ultimo che l’ha visto ieri sera, sai se gli è successo qualcosa?” gli domandò Matt.
“No” rispose un po’ troppo in fretta il più piccolo sentendosi chiamato in causa e che naturalmente non aveva raccontato agli altri gli avvenimenti della sera prima.
“Forse non si sente molto bene” suggerì Johnny, mentre Matt guardava Zack come se sospettasse qualcosa.
“O forse ieri io e Johnny lo abbiamo shoccato davvero” ridacchiò Jimmy.
“Non credo proprio che Brian abbia problemi con questo genere di cose” disse Zack sovrappensiero.
“E tu che ne sai?” chiese Matt.
Zack si morse la lingua. Ma perché non se ne stava zitto ogni tanto?
“Non lo so infatti. Andiamo a mangiare sto morendo di fame” disse dirigendosi verso i tavoli, seguito dallo sguardo sospettoso di Matt che cominciava a metterlo a disagio.


Zack prese il libro di filosofia dal suo armadietto, mentre imprecava a bassa voce cercando di tirarlo fuori da sotto tutto quell’ammasso di roba accatastata in quel mezzo metro quadrato di spazio. C’era un casino incredibile per essere uno spazio così piccolo.  Lo chiuse sbuffando e si immerse nel flusso di studenti che affollavano il corridoio. Fortunatamente quella sarebbe stata l’ultima ora, la scuola era iniziata da neanche un mese e già non ne poteva più!
“Zack, aspetta!”  si sentì chiamare. Si voltò e vide la figura massiccia di Matt dirigersi vero lui.
“Che c’è?”
“Senti amico, tu non me la racconti giusta!”
“A che diavolo ti stai riferendo?” chiese, mentre riprese ad andare verso l’aula di filosofia.
Matt lo superò con due falcate e gli si parò davanti costringendolo a fermarsi.
“A Brian” disse deciso “Cosa gli è successo?”
“Non lo so, chi sono io, la sua baby sitter?”
“Non fare il finto tonto con me Zack. Tu sei stato l’ultimo a vederlo. Prima mi hai detto che sta mattina non ti ha aspettato per venire a scuola poi come siamo entrati in mensa è fuggito! E dato che non credo che noi gli abbiamo fatto niente devi per forza saperlo tu cosa è successo”
Zack si guardò intorno nervoso cercando un via di fuga che, ovviamente, non c’era.
Matt sembrava deciso a voler sapere  cosa fosse successo e Zack lo conosceva da abbastanza tempo per sapere che, presto o tardi, avrebbe comunque ottenuto ciò che voleva. Tanto valeva dirglielo.
“Ieri mi ha baciato”
Matt sbiancò e rimase qualche secondo interdetto.
“Ha fatto… cosa?”
“Hai capito benissimo” disse puntando lo sguardo negli occhi dell’altro.
“Quando è successo?”
“Prima che tornassimo a casa. Solo che poi è praticamente scappato”
“Ecco perché ci evita, o meglio ti evita” fece Matt mettendosi a ridere. Ma può essere che gli fa ridere tutto a questo?, si chiese Zack spazientito.
“Già. Comunque adesso ho filosofia e dovrebbe esserci anche lui… non può evitarmi in classe”
“Bene fammi sapere come va, sono curioso”
“Non è una telenovela Matt!”
“Come no? Anzi vado subito a prendermi i pop-corn” rise allontanandosi, lasciando Zack a escogitare crudeli vendette nei confronti dell’amico. Per di più gli aveva anche fatto fare tardi!
Si fece due piani di scale correndo per i corridoi che erano ormai deserti.
Arrivò in aula col fiatone e bussò pronto a sorbirsi le prediche del professore, che tra l’altro era pure odioso. Più sarcastico di Jimmy quando si sentiva offeso.
“Baker, pensi che un giorno riuscirai ad arrivare in classe in orario o ti è sempre necessario fare queste entrate spettacolari a metà ora?” chiese acidamente mentre Zack andava a sedersi in fondo all’aula senza neanche rispondergli. Tanto era inutile!
Il professore riprese la lezione col suo tono monotono e noioso.
Brian era seduto qualche fila più avanti a lui. Era ancora intenzionato ad evitarlo, quando gli era passato accanto per arrivare al suo banco l’aveva fissato, ma lui non aveva neanche accennato a voltarsi. Che diavolo di comportamento era quello? Prima lo baciava e ora lo evitava?
Per tutta l’ora non diede segno di voler interagire neanche un volta, cosa che Zacky trovava estremamente snervante. Ormai aveva deciso: non appena sarebbe suonata la campanella sarebbe andato da lui a parlare, sia che avesse o che non avesse voluto.
Dopo quelli che parvero trenta eterni minuti, la campanella gli fece il favore di suonare e di liberarli tutti quanti dall’angoscia di quelle quattro mura.
Brian, già pronto, scattò in piedi e uscì subito dalla classe.
“Prevedibile” sussurrò Zack fra se e se, che aveva previsto un comportamento del genere da parte di Brian e perciò si era preparato anche lui in anticipo.
Lo seguì ma decise di non raggiungerlo subito. Preferiva parlare con lui per strada, non li dove nessuno si faceva mai gli affari propri.
Gli tenne dietro per una decina di minuti, poi si decise a raggiungerlo nonostante non sapesse bene cosa gli avrebbe detto.
“Brian!” lo chiamò correndogli incontro.
“Ciao Zack” fece lui palesemente imbarazzato, con lo sguardo fisso alla strada davanti a se.
“Perché è tutto il giorno che mi eviti?” chiese Zack, preferendo essere diretto.
“Io… non ti sto evitando”
“Che stai facendo allora?”
Brian non rispose, ma aumentò il passo tanto che Zack faceva fatica a stargli dietro.
“Brian, cazzo, se non mi stai evitando fermati!” urlò un po’ troppo forte, attirando l’attenzione di alcuni passanti.
Brian rallentò la camminata, ma non diede segno di volersi fermare, ma già Zack lo reputava un passo avanti.
“Sarei io quello che dovrebbe evitare te!” disse camminandogli due passi indietro.
“Nessuno ti impedisce di farlo”
“Non essere idiota, io non voglio farlo”
“E allora cosa vuoi?”
Zack chiuse gli occhi un istante e prese un profondo respiro “fallo di nuovo”
Brian si bloccò all’improvviso tanto che Zack quasi gli finì addosso.
“Cosa?” chiese dopo qualche secondo, fingendo di non capire e sperando che Zack non lo mandasse allegramente a quel paese.
“Fallo di nuovo… baciami”
Brian sentì il respiro mozzarglisi in gola. Aveva capito bene?
Si voltò e quando incontrò gli occhi di Zack non poté non essere sicuro di ciò che aveva sentito.
Sentiva le mani tremanti sudargli freddo e il battito cardiaco accelerato. Si avvicinò, fino a lasciare pochi centimetri fra il suo viso e quello del più piccolo, gli occhioni verdi di lui puntati sui suoi, il respiro leggero che gli accarezzava la pelle. Chiuse gli occhi e premette le sue labbra contro quelle calde e morbide di Zack, per poi staccarsi quasi subito come se si fosse scottato.
Zack appoggiò la fronte contro la sua "di nuovo" sussurrò chiudendo gli occhi.
Questa volta Brian fu più deciso. Gli prese il volto fra le mani e gli baciò le labbra, facendogliele schiudere, provando un irrefrenabile desiderio di stringerlo a se.
Zack gli portò le braccia al collo, costretto ad alzarsi in punta di piedi per eliminare i centimetri di altezza che vi erano fra i due.
Si separarono solo quando i loro polmoni gridarono per la necessità di ossigeno, ma Brian non riusciva a smettere di tenerlo stretto e di lasciarlo andare. Era incredibile come quel ragazzino gli avesse creato così tanta dipendenza e in così poco tempo.
Lo baciò di nuovo, questa volta più dolcemente, fregandosene altamente delle persone che gli passavano accanto, guardandoli schifati o perfino indignati.


Si lo so cosa state pensando: come si fa a vedere quei due e a guardarli schifati?? Non si può infatti :DD  
Cooooomunque u.u Non mi soddisfa molto questa capitolo (e quando mai! XD), ma vi ringrazio lo stesso di aver perso il vostro tempo a leggere sta cosa! :D Grazie 1000! ^^
Ma soprattutto un immenso, infinito, mega-super-iper gigantesco grazie a coloro che recensiscono sempre la storia ovvero friem, two_dollar_bill, Frankie e Vibeke! che rendono le mie giornate migliori con le loro deliranti recensioni! XD vi adoro *____*

Alla prossima! :D

Josie

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 {parte 1} ***


Per la prima volta dopo anni, o forse per la prima volta e basta, Brian non riusciva a prendere sonno. Ripensava a tutto quello che era accaduto nelle ultime due settimane. Il doversi separare dai vecchi amici, adattarsi in un’altra città, in un’altra scuola, in un’altra casa… ma niente aveva sconvolto, di più la sua vita, in senso positivo, dell’arrivo di Zack.
Aveva dato uno scossone alla sua esistenza, un terremoto che aveva fatto vacillare i suoi credo e il suo essere. Sconvolto. Totalmente.
Sì, perché se per colpa sua non riusciva a prendere sonno doveva avergli fatto con molta probabilità un qualche incantesimo, o forse lo aveva drogato e in quel preciso istante i suoi neuroni stavano prendendosi gioco di lui, facendo festa e impedendogli di dormire.
Non che non ci avesse provato a dormire. Chiudeva gli occhi e cercava di pensare a qualcos’altro o meglio di non pensare affatto. E di nuovo sentiva quella strana sensazione all’interno dello stomaco che lo ridestava immediatamente.
Quando la mattina la sveglia suonò, Brian era sicuro di non aver dormito più di un paio d’ore. Fece una fatica immane per tirarsi su e spegnere la sveglia che gli trillava insistentemente nei timpani.
Si fece una doccia fredda per cercare di svegliarsi, ma ottenne solo un congelamento a livello cerebrale come quando bevi una bevanda troppo fredda e senti la testa diventarti di ghiaccio.
Scese per la colazione ingozzandosi come un morto di fame, ultimamente aveva perso l’abitudine di mangiare la mattina presto, ma era deciso a rimediare a questo inconveniente.
Mentre era quasi nell’atto di strozzarsi con un boccone di toast troppo grande il campanello suonò e andò all’ingresso spolverandosi la maglia del pigiama dalle briciole di pane.
Aprì la porta e si trovò davanti Zack “Shao! Che shi fai qui?” gli chiese a bocca piena.
“Ti sono venuto a prendere. Se no fai come ieri che mi dai buca!”
“Non ti avrei dato buca oggi” si difese Brian riuscendo finalmente ad ingoiare il boccone di pane.
“Bè, per sicurezza…” disse indifferente Zack infilandosi le mani nelle tasche “comunque veramente molto stiloso il pigiama”
Brian si guardò, per poi arrossire. Quel pigiama glielo aveva regalato a Natale sua nonna, che probabilmente doveva essere ancora convinta che avesse otto anni.
“E’ un regalo devo metterlo per forza o mia madre mi ammazza!”
Zack si mise a ridere di gusto, facendolo arrossire ancora di più “no davvero, trovo che quell’orsetto li al centro della maglia sia davvero… tenero” disse cercando di trattenere le risate, ma scoppiando non appena finì la frase.
“Vaffanculo Zack!”  
“Dai stavo scherzando!” si difese lui, ma ancora non riusciva a reprimere la risata.
“Ti chiudo fuori se non la smetti!” protestò Brian incollerito per l’imbarazzo.
Ma nonostante le minacce, Zack, non sembrava intenzionato a smetterla di prendersi gioco di lui, così Brian afferrò la porta cercando di chiuderla per lasciare fuori Zack, che però mise prontamente un piede fra il muro e la porta riuscendo ad impedirgli di chiuderla. Col piede libero fece un passo avanti e strinse il viso di Brian con una mano per poi lasciargli un bacio leggero sulle labbra che gli fece salire i brividi lungo la schiena “scherzavo davvero, ok?” gli disse fissandolo così intensamente negli occhi che Brian cadde in uno stato di semicatalessi.
“Ok…” rispose in tono appena udibile.
“Brian sei ancora a casa? Muoviti o farai tardi!”
Non appena la voce di sua madre giunse fino all’ingresso, Brian e Zack si guardarono terrorizzati, appena in tempo per staccarsi come se avessero preso la scossa.
“Oh ciao…” salutò sua madre comparendo qualche secondo dopo.
“…Zack” terminò la frase per lei il più piccolo.
“Ciao Zack. Sei un amico di Brian?”
“Si andiamo a scuola insieme”
“Molto piacere! Sono contenta che Brian abbia già trovato qualcuno con cui fare amicizia” gli sorrise.
“Va bene grazie mamma, ora noi andiamo eh” s’intromise Brian, cercando di evitare che sua madre lo mettesse più in imbarazzo di quanto già stava facendo. Lo stava facendo passare per un asociale senza un amico, per la precisione.
“Esci così?” chiese lei con sguardo critico, mentre guardava Brian dirigersi verso l’uscita.
“Certo che no!” borbottò in sua difesa fingendo che non stesse per uscire di casa in pigiama, senza scarpe, senza cartella e, a questo punto, senza testa dotata di cervello pensante.
Sua madre scosse la testa, mentre Brian si fiondava su per le scale “faccio in un secondo Zack, aspettami li!” disse lasciando il povero ragazzo davanti all’ingresso solo con sua madre.
“Vuoi qualcosa da mangiare caro?” chiese gentilmente la Signora Haner.
“No grazie… ho già mangiato” rispose lui con un sorriso tirato.
“Bè comunque non stare lì all’ingresso, vai pure in salotto e guardati un po’ di TV, conoscendo Brian ci metterà un ora a prepararsi!”
Zack ridacchio e si diresse in salotto, mentre lei si dirigeva in cucina.
Fece in tempo a fare un po’ di zapping potendo constatare che a quell’ora non c’era niente di lontanamente interessante quando Brian lo chiamò.
“Dai Zack, alza il culo e andiamo”
“Wow ci hai messo poco, da come diceva tua madre ero già pronta a farmi una maratona di puntate di The OC per aspettarti” disse lui raggiungendolo, mentre si incamminavano per strada.
“Ti prego, non dirmi che guardi quella roba”
“E’ l’unica cosa che c’è di decente a quest’ora a quanto pare” si difese Zack.
“E va bene farò finta di crederci” ridacchiò Brian, guadagnandosi un’occhiataccia da Zack.
“Scusami eh, se non sono uno di quelli che guardano solo il baseball o il wrestling” s’immusonì Zack punto sull’orgoglio.
Rimasero per un po’ in silenzio, mentre Zack continuava ad ignorare i suoi tentativi  di riaprire un dialogo ostentando un espressione imbronciata. Era incredibile come quel ragazzino potesse cambiare umore nel giro di due minuti.
Mentre camminavano fianco a fianco Brian fu di nuovo preso dai dubbi che non l’avevano fatto dormire la sera prima.
Stava camminando a fianco ad un ragazzo, con cui tra l'altro non sapeva come definirsi. Che cos’erano? Stavano insieme?
Al solo pensarci sentì un formicolio a livello dello stomaco. Quella situazione era così nuova, così strana.
Da un lato era assillato dai dubbi, dall’altro ogni volta che Zack lo sfiorava standogli accanto sentiva solo il violento impulso di prenderlo e sbatterlo al muro per farselo li, seduta stante.
Si sentiva quasi come uno di quei schizofrenici che si vedono nei film, quelli con doppia personalità. Da una parte il Brian docile e timoroso, dall'altra quello con istinti animaleschi -non sapeva come altro definirli.
Dopo qualche minuto fu Zack a interrompere il silenzio.
“Tutto bene?” chiese dimenticandosi di fare l’imbronciato “mi sembri pensieroso…”
Brian si voltò verso il più piccolo che lo guardava con i suoi soliti occhi da cucciolo.
“Si tranquillo” rispose cercando di fare un sorriso convincente.
“Sicuro? Ti vedo un po’ strano” lo guardò preoccupato e gli strinse un attimo la mano per poi lasciarla subito.
“Si scusa… è che mi ci devo ancora abituare” rispose tenendo lo sguardo fisso sui lacci delle sue scarpe “tu no?”
Zack parve pensarci un attimo, come se stesse valutando se era il caso di dirgli o meno qualcosa.
“No” disse infine “in realtà… non sei il primo ragazzo che ho”
“Ah” riuscì solamente a dire Brian, che non se lo aspettava.
“Non ti preoccupare lo so che all’inizio fa strano…”
“Ma no neanche tanto” mentì spudoratamente Brian.
Zack se ne accorse, infatti cominciò a ridacchiare sotto i baffi.
“Ehy smettila di ridacchiare, se no ora sono io che mi offendo!” lo intimò con il risultato che Zack si mise a ridere ancora di più. Brian però, nonostante gli sforzi, non riusciva ad offendersi, arrabbiarsi o niente del genere. Non quando la risata cristallina di Zack gli penetrava fino in fondo all’anima, facendolo a sua volta sorridere d’istinto.
Qualsiasi cosa facesse aveva solo voglia di abbracciarlo, di baciarlo. Di contatto fisico. Con lui.
E di nuovo sentì crescere dentro di se il suo istinto più animale, un istinto che nessuna ragazza gli aveva mai fatto provare, un istinto che non sapeva neanche di avere.
Afferrò Zack per un braccio e lo condusse in una stradina laterale dove non vi era traccia di anima viva.
Lo spinse al muro e posò le labbra sulle sue, una mano appoggiata al muro per bloccarlo, l’altra a tormentargli il ciuffo viola. Zack gli passò una mano dietro la schiena attirandolo di più a se, mettendo a contatto i loro stomaci coperti dalla maglietta. Brian si staccò momentaneamente dalle sue labbra per andare a baciargli le guance e scendergli più giù.
“Scusa non ho resistito” gli sussurrò sull’incavo del collo.
Zack lasciò cadere la testa indietro, per quanto la vicinanza col muro glielo permettesse “potresti non resistere un po’ più spesso” disse con un soffio, la voce leggermente resa roca dalla reazione che il suo corpo aveva avuto con tutta quella vicinanza.
Brian ridacchiò prima di impossessarsi nuovamente delle labbra del più piccolo e farsi spazio all’interno. Zack gli teneva stretta in un pugno la maglia nel tentativo disperato di farlo avvicinare a lui  più di quanto fosse possibile.
Sentiva andare a fuoco ogni zona della pelle che andava a contatto con quella di Zack, mentre l’ossigeno cominciava a mancargli nei polmoni.
Si staccò ansimando, nel tentativo di riprendere aria, perdendosi nel verde liquido degli occhi di Zack, anche lui con le guance colorite dalla mancanza di ossigeno.
“Fortuna che ti faceva strano o mi avresti stuprato qui senza tanti rimorsi” disse sarcastico Zack.
“Non farmi passare per maniaco piccolo cleptomane” lo intimò Brian, lasciandogli un ultimo bacio sulla fronte, per poi separarsi da lui e sentire il sollievo mentre l’aria fresca lo circondava.
“E tu non farmi passare per un cleptomane allora”
“Ma tu lo sei. Mi hai rubato il cuore…” disse sostentando uno sguardo serio per neanche tre secondi, per poi scoppiare tutti e due a ridere.
“Ti prego non dire mai più una cosa del genere!” fece Zack che si teneva la pancia dal ridere.
“Scusa, ma mi hai offerto la battuta su un piatto d’argento!”  lo seguì a ruota Brian, mentre rideva della sua squallidissima frase da film di serie D. “Ma stai tranquillo non mi sentirai mai più dire una cosa del genere”
Si riavviarono per strada nel vano tentativo di darsi una calmata, arrivando di fronte a scuola che ancora facevano battutine stupide per rimanere in tema.
“Ehy ragazzi cos’è tutta quest’allegria di mercoledì mattina?” li raggiunse Jimmy facendosi spazio fra loro.
“Non è di lunedì mattina che bisognerebbe essere afflitti e depressi?” gli chiese Brian non rispondendo alla domanda.
“Bè è indifferente il giorno della settimana. La mattina non mi sveglio decentemente prima di mezzogiorno!”
“Si e se ne è accorto anche il professore di storia!” lo rimbeccò Zack “si è accorto che ti eri addormentato sul banco ieri, ha solo finto di non farci caso”
“Bè l’importante è che non mi abbia svegliato… appena sveglio sono una iena!”
“Non è una cosa a cui ho molta voglia di assistere…”
“Già, meglio per te… però puoi chiedere a Johnny. Lui lo sa esattamente come sono dopo una nottata di sesso selvaggio!”
“Non voglio assolutamente sapere i particolari!”
“Ma chi te li vuole dire!?”
Brian scoppiò a ridere. Era sempre divertente assistere a quelle discussioni.
“Comunque ora scappo, per una volta credo che non arriverò in ritardo” li informò Jimmy “dopo scuola da me, ci siete? Ci sono anche Johnny e Matt”
“Io ci sono” rispose Zack con noncuranza, probabilmente era un rito di routine.
“Brian?”
“Non mancherò” disse, sorriso stampato in faccia.
“Perfetto, allora a dopo” si congedò Jimmy precedendoli all’interno dell’ingresso.
“Tu cos’hai alla prima ora?” chiese Zack una volta entrati.
“Biologia, tu?”
“Matematica” disse storcendo adorabilmente il naso.
“Allora ci vediamo dopo a pranzo”
“Ok…” disse incamminandosi depresso verso il lato opposto del corridoio.
Brian lo guardò allontanarsi.
Per tutto il tragitto casa-scuola aveva avuto in testa una domanda, ma che non aveva avuto l’occasione di chiedere a Zack. O forse, più semplicemente, aveva paura della risposta.
Gli aveva detto che lui non era il primo ragazzo che aveva… con chi era stato allora?
Non sapeva perché fosse così importante scoprirlo, ma ogni volta che ci pensava gli si contorceva lo stomaco, come se nel suo profondo già sapesse. Era una conoscenza remota, nascosta in qualche meandro della sua mente. Ma sapeva che la risposta non gli sarebbe piaciuta.
Con questo interrogativo che gli passava per la testa si diresse verso il laboratorio di biologia, deciso a far parlare Zack il pomeriggio quando sarebbero andati da Jimmy.



Continua…







Hola! :DD
Perdonate il ritardo dovuto ad un improvvisa mancanza di ispirazione D: Maledetta, fa sempre come gli pare T__T
Devo dire che l’annuncio delle date italiane del tour hanno influito parecchio! *____* Anche se ancora non ho i biglietti e starò in perenne ansia finche non saranno fra le mie mani e spero che ciò accada presto! ç____ç
Sto per avere un crollo nervoso, signore iddio li voglioooooo >______<
Ok scusate lo sclero momentaneo, me ne capitano parecchi! :DD
Comunque questo capitolo in realtà è solo la prima parte, ho preferito dividerlo perché troppo lunghi i capitoli non mi piacciono u.u (le mie fisse! :D)
Ringrazio a tutte per aver letto, chi ha messo fra le seguite o le preferite! Thanks! ^_^
E come sempre un grazie particolare a quelle anime benedette che ogni volta si apprestano a recensire! Ovvero: friem, Frankie, Fluorescent  e two_dollar_bill! Vi adoro T___T *piange commossa*
( Frankie e Anita ho un piano per disfarci di Gena: usiamo la polverina magica e il Lazzaro per resuscitare Jimmy, poi vestiamo Gena con un costume da piccione e ci penserà Jimmy a fare tutto il resto u.u Che ne dite? :D)

Ancora grazie 1000, vi adoro seriamente! **
Al prossimo capitolo, con la seconda parte! (spero sia presto! ^^") :DD

Josie

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Capitolo 7
*** Capitolo 5 {parte 2} ***


Anche per quella giornata Brian era riuscito a superare quelle noiosissime sei ore di scuola, anche se a un certo punto -ne era quasi sicuro- si doveva essere addormentato sul banco. Era più forte di lui, storia non la poteva proprio reggere. Si ricordava che, appena aveva chiuso un attimo le palpebre per riposarsi un po’ gli occhi,  la professoressa di storia e letteratura aveva iniziato a spiegare la rivoluzione americana e quando li aveva riaperti stava dicendo qualcosa su Shakespeare… ne dedusse quindi che non aveva solamente “riposato un attimo gli occhi”. Meglio così infondo, l’ora gli era sembrata molto più corta!
Si era alzato sentendo le palpebre ancora pesanti per la dormita e era uscito trascinando i piedi per andare a lasciare i libri nel suo armadietto, che avrebbe tanto voluto chiudere per non doverlo riaprire mai più. Sbatté lo sportello chiudendolo con un rumore metallico e gli si aprì la visuale sul corridoio da dove stava arrivando un saltellante e tutto allegro Zack che gli si parò davanti con un sorriso a un milione di denti.
“Come mai tutta questa felicità?” gli chiese Brian divertito.
“Niente, sono solo felice che per sta settimana abbiamo finito. Evvai col week-end!”
“Zack mi dispiace frenare così brutalmente il tuo entusiasmo… ma oggi è mercoledì”
L’espressione felice e contenta sul volto di Zack si congelò per trasformarsi in una smorfia di orrore.
“M-mercoledì?” balbettò quasi disgustato.
“Già” rispose Brian che cercava a stento di non scoppiargli a ridere in faccia.
“E perché diavolo io pensavo che oggi fosse venerdì?!” sbottò lui frustrato.
“Che ne so io, non prendertela con me! Non è colpa mia se hai la testa bacata”
“Io non ho la testa bacata!” si lamentò lui.
“E allora perché eri convinto che oggi fosse venerdì?”
“…perché ho la testa bacata” borbottò lui abbassando la testa come un bimbo di cinque anni e Brian dovette trattenersi dall’andare ad abbracciarlo e fargli “patpat” sulla testa per consolarlo.
Nel frattempo li aveva raggiunti anche Matt, anche lui dall’aspetto molto allegro. Anche se a dir la verità Brian non lo aveva mai visto ne triste ne arrabbiato ne niente del genere.
“Ci siete anche voi da Jimmy oggi?” chiese dopo averli salutati.
“Sì, dovevamo vederci in cortile”
“Ok allora raggiungiamolo che non ne posso più di stare qui dentro”
“Peccato che dovremmo starci per altri otto mesi” intervenne Brian.
“Oggi sei venuto a scuola con l’intenzione di smorzare l’entusiasmo di tutti Brian?” gli chiese Zack riferendosi a quello che era successo poco prima.
“Non mi pare che Matt fosse molto entusiasta e per quanto riguarda a te non è colpa mia se i tuoi neuroni si sono presi una bella vacanza da te” lo prese in giro.
“Ma di che state parlando?” intervenne Matt che non ci stava capendo niente.
Brian gli raccontò l’aneddoto facendolo scoppiare a ridere -quando mai- e giunsero in cortile dove li aspettavano Jimmy e Johnny.
“Ciao ragazzi” li salutò Johnny, mentre Jimmy faceva un cenno con la mano.
“Ciao gnomo. Allora andiamo?” chiese Matt ignorando le proteste da parte di Johnny per via dell’appellativo che gli era appena stato assegnato.
“Si vi prego, io sto morendo di fame… questa scuola mi uccide!” si lamentò Zack.
“Si andiamo che mi voglio limonare Johnny ma c’è troppa gente qui in giro” intervenne Jimmy incamminandosi.
“Sempre il solito arrapato” commentò Matt ridacchiando.
“Sempre la solita zitella. E’ ora che ti trovi qualcuno amico” gli disse Jimmy sempre con la solita delicatezza.
“No grazie. Sono uno spirito libero io”
“La convinzione di tutti i single” disse Johnny atteggiandosi a saggio del villaggio.
“Come la convinzione dei nanerottoli che nella botte piccola c’è il vino buono”ribatté prontamente Matt.
“Perché devi tirare sempre fuori questa storia, eh Matt? Ti rompo il mio basso in testa!” lo minacciò alterato.
“Ma se il tuo basso è più alto di te! Non ce la fai neanche a tirarlo su” disse per poi scoppiare a ridere.
“Basta Matt. Non agitarmi Johnny, non rende quand’è incazzato” lo informò Jimmy.
“Ma lo sa questo piccoletto che io scherzo” disse andandogli a scompigliare i capelli.
“In realtà l’unico motivo che lo ferma dal prenderti a pugni è che sei grosso il doppio di lui!” intervenne Zack qualche passo dietro di loro.
“Oddio come sono messo” fece con fare teatrale Matt portandosi una mano alla fronte “sto in un gruppo con uno schizzato, uno gnomo, una sottospecie di Zombie e Brian che per ora sembra essere ancora normale“
“Hai dimenticato anche un gorilla senza cervello!” intervenne Zack riferendosi ovviamente a lui. Intervento che venne prontamente ignorato.
“Non so quanto tempo ti rimane amico” informò Matt a Brian.
“Veramente poco credo” disse Brian sorridendo alla frase di Matt.
Intanto, fra discussioni e prese in giro varie, arrivarono a casa di Jimmy. Il quartiere assomigliava molto a quello in cui abitava Brian tranne per l’assenza della vista sul mare  che si trovava dall’altra parte della città.
Fece scattare la chiave nella serratura e entrarono in salotto, lasciando gli zaini a terra e sperando che un buco nero li inghiottisse tutti. Poteva essere veramente una buona scusa: “mi scusi professoressa non ho potuto fare i compiti perché un buco nero mi ha risucchiato lo zaino!” Sì. Non male.
“Dai diamoci una mossa, ho la pancia vuota, sento il mio stomaco che cerca di digerire se stesso!” li esortò Zack, il cui stomaco faceva rumori veramente poco gradevoli.
“Ok voi andate io vi raggiungo subito” li informò Jimmy.
“Perché che devi fare?”
“Limonarmi uno gnomo” e così dicendo prese Johnny per un braccio e lo spinse al muro impossessandosi delle sue labbra.
“Bene noi togliamo il disturbo” disse Zack che già si stava dirigendo in cucina.
“Si si noi arriviamo subito” disse Jimmy dopo che si fu saziato momentaneamente delle labbra dell’altro per poi rifarle subito sue.
“Arrapato” gridò Matt prima di sparire dietro la porta della cucina.
“Zitella” gli gridò di rimando aspettando che la porta si chiudesse alle sue spalle “noi due dove eravamo rimasti?” chiese a Johnny con fare malizioso, mentre l’altro gli sorrideva di risposta.
Jimmy lo cinse per i fianchi e lo portò fino al divano, dove lo fece stendere, adagiandosi poi sopra di lui.
“Per quale fottuto motivo hai chiamato gli altri a pranzo? Ti prego illuminami” gli chiese Johnny, la voce tremante dai brividi che gli facevano venire i baci che Jimmy gli stava lasciando sul collo.
“Calma i bollenti spiriti” rispose anche se lui stesso si sentiva andare a fuoco “tanto i miei sono via per quattro giorni” gli spiegò lasciandogli un bacio sulla fronte “e sta notte puoi rimanere a dormire qui se vuoi”
Johnny rispose facendo leva sui gomiti e catturando le sue labbra.
“Lo prendo per un si” disse Jimmy lasciandogli un ultimo bacio, alzandosi in piedi e porgendogli le mani su cui fece leva per tirarsi su “meglio che andiamo di la prima che quegli altri tre diano fuoco alla cucina!”

Passarono tutto il pomeriggio a giocare alla play, guardare la TV e a mangiare tante di quelle schifezze che nel giro di poco tempo tutto il pavimento era cosparso di briciole e pop-corn vaganti.  Jimmy e Johnny se ne stavano sbragati sul divano, mentre Johnny faceva zapping alla TV e Matt, Brian e Zack lanciavano in aria i pop-corn cercando di farli ricadere direttamente in bocca.
“Dio, che casino!” constatò Jimmy osservando lo stato in cui era ridotto il salotto.
“Tanto hai quattro giorni prima che i tuoi ritornino, no?” gli venne in aiuto Brian.
“Si, ma non ho intenzione di rimettere a posto tutto da solo!”
“Ah. Vuoi assumere qualcuno che pulisca al posto tuo?” chiese innocentemente Zack.
“Zack tu dovresti assumere uno psichiatra che ti segua giornalmente perché, credimi, hai dei problemi! Mi aiuterete voi, io da solo tutto questo casino non lo pulisco!”
“Smettila di prendertela con Zack, Jimmy” intervenne Matt “poverino lo sai che da solo non ci arriva”
“Dici che ha sbattuto la testa da piccolo?”
“Oppure ha avuto una malattia mentale di cui noi non sappiamo niente”
“O magari lo hanno rapito gli alieni che gli hanno lobotomizzato il cervello e ora è diventato un po’ stupido!”
“Hey la finite di parlare di me come se non fossi presente!?” intervenne irato Zack facendo ridere gli altri due.
“Ma dai piccolo, smettila di fare l’offeso lo sai che scherziamo!” gli disse Matt stringendolo in un abbraccio stritolante.
“Io non sono stupido dovete smetterla di prendermi in giro” fece lui offeso.
Matt gli alzò il viso per costringerlo a guardarlo negli occhi e gli mise tutte e due le mani sulle spalle “tu non sai stare agli scherzi Zack. Ti pare che pensiamo seriamente che sei stupido?”
“Parla per te io lo penso davv-” intervenne Jimmy che però venne bloccato prontamente da Johnny che gli tappò la bocca con una mano.
“Va bene farò  finta di crederci”
“Bravo testone” gli disse Matt dandogli un bacio sulla fronte.
Brian si mosse agitato, cominciavano a non piacergli molto le dimostrazioni di affetto che Matt aveva per Zack. Ok che erano amici però… Cominciavano a venirgli dei dubbi, cosa che Brian non sopportava. Doveva sempre avere la situazione sotto controllo.
Fantastico, un’altra cosa su cui avrebbe potuto farsi un sacco di seghe mentali. Sbuffò e si andò a sedere affianco a Jimmy, che accarezzava la testa di Johnny che si era steso con la testa sulle sue gambe.
“Qualcosa non va amico?” gli chiese subito notando il suo stato d’animo.
“No” rispose con tono che diceva tutto il contrario.
“Mmm ci devo credere?”
“No” rispose nuovamente.
“Dai allora spara. Di allo zio Jimmy cosa c’è che ti turba”
“Preferirei non parlarne qui…”
“Ah chiacchierata in privato. La cosa si fa seria!” disse alzandosi dal divano con il risultato che il povero Johnny rotolò per terra.
“Hey mister delicatezza, un po’ di grazia!” disse massaggiandosi il gomito su cui era atterrato.
“Dove andate?” chiese Zack che aveva ripreso a lanciare pop-corn con Matt dall’altra parte della stanza.
“In cucina Brian ha… fame. Gli faccio vedere dove stanno i pop-corn”
“Ma ce li abbiamo noi”
“Si lo so ma ce ne stanno altri in cucina”
“Ma perché non può mangiarsi questi?”
“Perché lui vuole quelli che stanno in cucina  ok Zack?” sbraitò Jimmy, prendendo Brian per un braccio e conducendolo nella stanza adiacente “Dio quanto è insistente” sbuffò facendo ridere l’altro “comunque ora che siamo lontano dalle orecchie indiscrete di quegli altri tre puoi dirmi cosa succede”
“Ehmm… tu non hai parlato con Matt? Cioè non ti ha detto niente?” disse Brian un po’ in difficoltà.
“Detto cosa?”
Ok evidentemente non sapeva niente.
“Di me… e… Zack”
“Ah” fece lui inizialmente non capendo “Aah!” ripeté qualche secondo dopo quando il suo cervello collegò le parole ai fatti.
“Tu e Zack?” chiese scoppiando a ridere “si effettivamente ho notato un non so che fra voi due questi giorni”
“Si nota tanto?” chiese Brian sbiancando.
“Naah  non preoccuparti. Ti facevo etero però!”
“Io sono etero!”
“Ma Zack è un uomo”
“A me non piacciono gli uomini”
“Stai cercando di dirmi che Zack in realtà è femmina?” chiese Jimmy storcendo il naso, divertito da quella conversazione.
“No! Ma sul serio non mi piacciono. Io non so perché Zack… perché…” cominciò lasciando la frase in sospeso non sapendo come continuare.
“Vuoi comprare una vocale?” lo prese in giro Jimmy.
“Ah-ah simpatico!”
“Sei tu che non ti spieghi”
“Ma tu mi confondi!”
“Io non faccio un bel niente!” si difese Jimmy, ma si stava divertendo da morire a prendere in giro il povero Brian. Si ricordava le sensazioni che aveva provato all’inizio per Johnny, i dubbi, la confusione… ma sapeva che col tempo avrebbe chiarito le sue idee, quindi perché non divertirsi un po’ a torturarlo? Si issò a sedere sopra il tavolo della cucina e si preparò a gustarsi lo spettacolo.
“Senti a me non piacciono i ragazzi e neanche le ragazze, dio santo, non mi piace nessuno e mai mi è piaciuto. Non so perché mi succede questo con Zack…”
“Ti devi rassegnare, Zack è così. Farebbe innamorare anche un cane”
Brian scoppiò a ridere “si ne sarebbe capace”
“Sai inizialmente anche io ho pensato di essere innamorato di Zack”
La risata gli morì in gola e quasi si strozzò con la propria saliva.
“Tu?” gli chiese incredulo. Era talmente abituato  a vederlo appiccicato a Johnny che l’idea quasi gli faceva ridere.
“Si all’inizio. Ancora non conoscevamo Matt e io ero sempre con Johnny e Zack. Lui è veramente una persona meravigliosa Brian, devi tenertelo stretto. Io ci misi un po’ a capire che in realtà volevo Johnny. Anzi se lui non si fosse fatto avanti non credo che lo avrei mai capito”
“E’ stato Johnny a fare la prima mossa?” chiese Brian incredulo. Cavolo già è difficile dichiarsi, pensa ad una persona del tuo stesso sesso dalla sessualità incerta. Non lo faceva così coraggioso il piccoletto.
“Si. Fu davvero scioccante all’inizio. Non lo avrei mai immaginato che potesse provare qualcosa per me. Sai come è fatto Johnny gli piace stare in disparte in silenzio a volte, quindi non ne avevo la minima idea”
“Come te lo ha detto?”
“Ero con lui che mi stavo lamentando di non saper cosa provavo per Zack, a un certo punto mi sento strattonare per la maglia e mi ritrovo la lingua di Johnny in bocca” raccontò ridendo “quando si è staccato mi ha detto che sperava che quello che aveva appena fatto me lo avrebbe fatto dimenticare”
“C’è riuscito a quanto pare”
“Già. Anche se non credo di esserne mai stato innamorato. Lo amo, certo, ma come amico”
“Capisco. Quindi tu… non ci sei mai stato con Zack?”
“Assolutamente no. Era questo che ti preoccupava?”
“In parte” ammise Brian sorridendo colpevole “E’ che Zack mi ha detto che non sono il primo ragazzo che ha avuto e pensavo che forse eri tu”
“No e anche se non fosse intervenuto Johnny non credo che sarebbe comunque successo”
“Quindi è rimasta solo un’altra persona dato che tu non sei e, se mi dici che Johnny è stato sempre innamorato di te, neanche lui. Dimmi la verità Jimmy, Zack è stato con Matt?”
“Perché? Sarebbe un problema per te?” chiese titubante.
“Dimmi solo se è così”
Dal modo in cui Jimmy si tormentava le mani non sapendo se rispondere o meno Brian capì che le sue intuizioni erano giuste e vide i suoi dubbi concretizzarsi.
“Bene. Era solo per sapere” disse infine.
“Perché questo dovrebbe crearti dei problemi scusa?”
“Non lo so, è che ho sempre avuto la sensazione che fra loro ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia” disse Brian ripensando al moto di gelosia che lo aveva colto quando aveva visto Matt baciare Zack, il giorno in cui aveva conosciuto Matt.
“Forse c’è stato, ma non ti stare a fare tanti problemi tanto adesso non c’è più niente fra loro”
“Come mai? Cos’è successo?”
“Credo di averti detto già abbastanza” disse Jimmy scendendo da sopra il tavolo “se ci sarà qualcosa’altro che vuoi sapere dovrai chiederlo a Zack” e dal tono che aveva usato sapeva che non avrebbe accettato  repliche.
“Ok grazie Jimmy”
“Figurati. Il dottor Jimmy c’è sempre per i suoi amici malati d’amore. E comunque se vuoi un consiglio non lasciarti scappare Zack per delle sciocchezze, te ne pentiresti” e così dicendo uscì dalla cucina.
Brian si concesse un paio di minuti per pensare alla situazione.
Il comportamento che aveva Matt nei confronti di Zack un po’ lo agitava, soprattutto perché non sapeva come era andata a finire fra loro, ma avrebbe comunque seguito il consiglio di Jimmy.
Più rassicurato uscì dalla cucina e appena entrato in corridoio si sentì travolgere da Zack che gli si era praticamente fiondato fra le braccia.
“Che diavolo avete fatto di la tutto questo tempo?” chiese appoggiando la testa sul suo petto, ascoltando i battiti del cuore di Brian pulsargli contro l’orecchio.
“Niente parlavamo” gli rispose accarezzandogli delicatamente la testa.
“Mi mancavi”
“Ti sono mancato in dieci minuti?” chiese ridendo Brian.
“Si tantissimo” rispose accoccolandosi ancora di più contro di lui.
Brian gli alzò il viso con una mano e gli baciò lentamente le labbra.
“Ci andiamo a fare un giro?” chiese, mentre gli era venuta un improvvisa voglia di stare da solo con lui, accorgendosi che fin’ora non era mai successo.
“Adesso?”
“Si. Ne hai voglia?”
“Certo” rispose lui entusiasta.
Entrarono in salotto dove raccolsero i loro zaini pronti ad andare.
“Allora noi ci vediamo domani, ciao ragazzi!” salutò Zack, mentre già si dirigevano verso il portone di casa.
“Ehy fermi! Dove andate? Chi mi aiuta a ripulire tutto questo casino?”
“Corri Zack!” urlò Brian prendendo il ragazzo per mano e fiondandosi fuori di casa ridendo divertito, mentre da lontano giungevano gli insulti veramente poco carini provenienti da casa di Jimmy.







Fine del chapter five! :DD
Mamma mia quanto è palloso questo capitolo chiedo umilmente scusa! XD *si mette a pregare i lettori in ginocchio*
CofCof *colpo di tosse* ehm… si… ricomponiamoci ù.ù
Come sempre grazie a tutti per aver letto, messo fra le seguite, preferizzato e blablabla, qualsiasi cosa abbiate fatto grazie! :D
Soprattutto un grazie immenso a two_dollar_bill (non mi odiare per quello che sto facendo e che farò a Matt! XD), friem (grazie per la tua regolarità nell’aver recensito fin dal primo capitolo *-*)  e Frankie Stalker Holmes Sullivan GhostVengeance (dal nome in continua evoluzione XD)
Grazie grazie grazie grazie grazieeeeee :DD
Al prossimo capitolo! ^^ Bacioni,

Josie



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Capitolo 8
*** Capitolo 6 ***


“Dici che Jimmy ci ucciderà perché non siamo rimasti ad aiutarlo a sistemare casa?” chiese Zack mentre si allontanavano da casa Sullivan.
“Nah. Tanto ci sono anche Matt e Johnny” rispose Brian con un alzata di spalle.
“Hai ragione. Ci uccideranno anche loro”
“Non essere così drammatico!” ridacchiò Brian.
“Credimi… tu non conosci Jimmy!  Quello quando si incazza, si incazza sul serio!”
“Io avrei più paura di uno come Matt. Con quelle braccia potrebbe stritolarci a mani nude!”
Questa volta fu il turno di Zack di ridacchiare “è tutta apparenza! Matt si sentirebbe in colpa anche a uccidere una zanzara credimi”
“Comunque” cominciò Brian cambiando discorso. Si era ripromesso che non si sarebbe fatto più problemi per la questione Matt-Zack, ma comunque incentrare le conversazioni su di lui non era decisamente il massimo.
“Ti va se ci andiamo a fare un giretto in spiaggia? Io non ho voglia di tornare a casa”
“Neanche io. E poi mi piace la spiaggia a quest’ora, è sempre poco affollata”
“Perfetto”
Brian afferrò la mano di Zack e strinse le sue dita fra le sue. Guardò verso il ragazzo per osservare la sua reazione, ma lui sembrava tranquillo, anzi un sorriso si fece strada sul volto dell’altro. Brian aveva sempre odiato le coppiette che se ne andavano in giro per mano scambiandosi sguardi da ebeti. Ai suoi occhi sembrava una cosa così falsa. Non aveva mai avuto un buon rapporto con l’amore, no, decisamente.
Eppure con Zack tutto quello gli veniva così naturale. Gli piaceva sentire il calore della mano di Zack intrecciata con la sua, lo faceva sentire bene vederlo sorridere per quelle attenzioni che gli dava.
Camminarono appiccicati l’uno all’altro per nascondere ai passanti l’intreccio delle loro mani fra i due corpi; era un po’ frustrante dover prendere certi tipi di precauzioni solo per farsi una passeggiata all’aria aperta. A lui non importava gran che se passando qualcuno gli gridava qualche insulto, ma Zack sembrava provato quando accadeva, perciò Brian lo faceva solo per lui. Se fosse stato per lui avrebbe mandato a fanculo il mondo e avrebbe passato il tempo a baciare Zack, fregandosene alla grande di occhiatacce, insulti e simili. Il problema era che a volte la gente non si fermava agli insulti, non si accontentava delle occhiatacce… ma Brian dalla sua innocenza così matura non poteva immaginarselo.
Dopo una ventina di minuti  di camminata cominciarono a sentire l’odore salato e il rumore lento e trascinato del mare a quell’ora.  
Avanzarono finche non iniziarono a sentire i piedi sprofondare nella sabbia e la brezza marina sollevargli i capelli.
Per un attimo Brian si fermò a pochi passi dall’acqua a guardare incantato il sole che stava sparendo oltre il filo dell’orizzonte sull’oceano. Da dove veniva lui non c’erano spettacoli di questo genere, per questo gli piaceva particolarmente andare a passeggiare in spiaggia.
“Io odio il sole” gli riferì Zack, l’espressione corrucciata di disappunto illuminata dalla luce oro-arancio del sole.
“Sicuro di essere californiano?” gli chiese Brian divertito.
“Si, ma preferisco la pioggia. Odio il sole” ripeté nuovamente.
“Senza il sole non ci sarebbe vita”
“Anche senza pioggia”
“Touché” disse Brian poi lo sorpassò e si mise davanti a lui oscurandogli la vista del tanto odiato astro.
“Va bene allora guarda me” disse aprendo le braccia “infondo non sono più bello io del sole?”
“Si e anche più egocentrico!”
“Ma dai ammettilo che è vero!”
“Come no” lo prese in giro Zack “e dopo la teoria eliocentrica ecco a voi la teoria Brian-centrica: gira tutto intorno a te!”
“Smettila di prendermi in giro sotto specie di mozzarella vestita da Californiano!” lo intimò Brian avvicinandosi a lui e schioccandogli un bacio sull’orecchio.
“Ahh! No ti  prego, è fastidiosissimo!” si lamentò l’altro cercando di liberarsi dalla stretta delle braccia di Brian, che però non ne voleva sapere di lasciarlo andare.
“Ah e così ti da fastidio?”
“Si, fa venire i brividi, è insopportabile!”
“Ok, grazie di avermi svelato questo tuo punto debole” disse Brian con un sorriso sghembo dipinto in volto, avvicinando nuovamente le labbra verso l’orecchio dell’altro, che si contorceva nella sua stretta.
 SMACK!
“Ti prego basta!” urlò lamentoso Zack scosso da brividi fastidiosi. Brian lo lasciò andare e subito Zack si allontanò di qualche passo, mentre lui rideva di gusto guardando l’altro, le braccia al petto e l’espressione a metà fra l’offeso e l’arrabbiato. Semplicemente lo adorava quando faceva quelle facce buffe.
Poi l’espressione sul viso di Zack mutò, per lasciare spazio a un sorriso e a uno sguardo provocatore mentre si avvicinava lentamente all’altro ragazzo.
Gli posò delicatamente le mani sul petto e si alzò in punta di piedi per andare a baciare quelle labbra strafottenti, avvicinandosi con una lentezza snervante. Brian sentiva di odiare ogni secondo, ogni centimetro che lo separavano dalle labbra del più piccolo, mentre tutti i suoi neuroni andavano allegramente a farsi fottere, come succedeva ogni volta che Zack gli si avvicinava così tanto.
Una volta che le due bocche si stavano quasi sfiorando, Brian chiuse gli occhi per prepararsi al contatto. Quello che sentì però, fu una forte pressione a livello del petto e mezzo secondo dopo era bagnato fradicio immerso fino alla testa nell’acqua del mare. Quando riemerse la prima cosa che sentì fu la risata cristallina di Zack che, a quanto sembrava, si stava divertendo un mondo.
Non poteva crederci che Zack lo aveva fatto veramente.
“Tu!” disse spostandosi i capelli fradici da davanti alla faccia e puntandogli un dito contro “mi hai spinto in acqua!”
“Complimenti mio signore, che deduzione” lo prese in giro Zack.
Brian era incredulo “sei un fottuto piccolo bastardo!” esclamò, scatenando un’altra risata da parte del più piccolo.
“Bene” dichiarò calmo mentre usciva dall’acqua e si strizzava la maglia zuppa cercando di riacquistare compostezza “molto bene” ripeté mentre si avvicinava minaccioso al ragazzino. Glie l’avrebbe fatta pagare, oh si che glie l’avrebbe fatta pagare.
“Brian perché mi stai guardando in quel modo?”
“Quale modo?” chiese avvicinandosi lentamente.
“Nel modo in cui gli squali guardano i pesci più piccoli”
“Ti sbagli non ti sto guardando così”
“Mi sembra proprio di si” disse lui mettendo le braccia avanti per coprirsi da un eventuale agguato da parte di Brian
“Brian fermati” cominciò ad indietreggiare mezzo divertito mezzo preoccupato.
“Mi dispiace ma mi devo vendicare di quello che hai fatto”
“No ora siamo pari. Sono io che mi sono vendicato di te”
“Non mi pare la stessa cosa un bacio in un orecchio a confronto di un tuffo in mare; per di più vestito“
“E va bene” disse Zack bloccando il suo indietreggiamento e aprendo le braccia in segno di resa “sono tutto tuo. Fai quello che vuoi, io non reagirò”
Anche Brian si bloccò di colpo. Quelle parole a doppio significato gli avevano causato una reazione non troppo inerente a quello che voleva fare. Ovvero vendicarsi.
Cominciarono a susseguirsi una serie di immagini nella sua mente che con la vendetta non avevano nulla a che fare; ed ecco che i suoi neuroni erano di nuovo partiti senza di lui.
Eliminò quei pochi metri che lo separavano da Zack e gli baciò le labbra sentendo il desiderio di quel contatto che pochi minuti fa aveva mancato. Portò una mano a stringergli i capelli per avvicinarlo di più, facendo aderire il suo corpo bagnato con quello di Zack.
“E quindi è così che ti vendichi?” gli soffiò a due centimetri dalla pelle bagnata, facendolo rabbrividire, interrompendo per un momento il contatto.
“No, rimando la vendetta a un momento futuro” disse baciandogli languidamente il collo, mentre Zack sussultò appena a quel contatto.
“Ah ho capito. Sono troppo sexy perché tu possa resistere”
Brian ridacchiò senza interrompere il contatto, andandogli a mordicchiare la pelle calda.
Zack allacciò le braccia intorno alla sua schiena stringendo il corpo di Brian, che stava cominciando a tremare per il freddo. Intanto lui aveva cominciato a risalire lasciando baci in ogni centimetro della sua pelle, fino ad impossessarsi di nuovo della sua bocca.  Stava per rispondere alla battutina di Zack quando sentì qualcosa vibrare contro la sua coscia.
Si staccarono controvoglia e Zack tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
“E’ Matt” lo informò il ragazzo guardando il display.
Brian sbuffò impercettibilmente, già disturbato dal fatto che erano stati interrotti, in più  che fosse stato Matt a chiamare non favoriva di certo la situazione.
Ascoltò Zack parlare al telefono non riuscendo ad afferrare il discorso sentito solo a metà. Intanto il venticello che si era alzato cominciava a fargli venire freddo e in più il fatto che fosse zuppo dalla  testa ai piedi non aiutava. Si strinse le braccia al petto e aspettò che Zack terminasse la chiamata.
“Ok. Ok, ho capito” stava dicendo l’altro “si arriviamo” disse terminando la chiamata.
“Che voleva?”
“Dice se possiamo raggiungerlo da Jimmy” gli disse senza incontrare il suo sguardo.
“E perché?”
“Intanto dice che Jimmy vuole che lo aiutiamo a dare una sistemata”
Brian lo guardò sospettoso. Era sicuro che Zack gli stava omettendo qualche altro particolare della telefonata.
“E poi?”
Zacky continuava  a smaneggiare con il cellulare evitando accuratamente di incontrare il suo sguardo.
“e poi…”
“Allora?” insisté Brian mentre sentiva perdere la pazienza.
“Ha chiesto se sta sera poteva dormire da me”
“Che ha fatto?!”
“Perché sua sorella ha invitato delle amiche a dormire da lei e lui è praticamente stato sfrattato da camera loro” gli spiegò guardandolo finalmente negli occhi.
“Io lo ammazzo”
“Cosa? Perché?! Guarda che io e Matt siamo solo-”
“Si ok siete amici, ho parlato con Jimmy e me lo ha detto che tempo fa tu e Matt…” si interruppe Brian non riuscendo a finire la frase.
Zack sembrava mezzo sconvolto “ah non sapevo che tu lo sapessi…”
“E invece guarda un po’ lo so”
“Va bene comunque se c’è stato qualcosa fra me e Matt è finito e lui è mio amico e se mi ha chiesto un favore io glielo faccio ok?” disse tutto d’un fiato Zack.
“Va bene scusa. Come ti pare”
“Mi sembri ancora arrabbiato però…”
“Non lo sono” tagliò corto Brian.
Zack s’incupì leggermente “Va bene. Andiamo…”
S’incamminarono verso casa Sullivan, Brian davanti e Zack qualche passo indietro, senza rivolgersi la parola per tutto il tempo.



E, anche se con un po’ di ritardo, anche il capitolo 6 è arrivato! ^^ So cosa state pensando u.u -ma questa ci fa aspettare tutto sto tempo per un capitolo simile?!?!"- si u.u chissà se un giorno molto lontano scriverò mai qualcosa che mi soddisfa XD cercherò per lo meno di aggiornare un po' prima per farmi perdonare u.u
Scusate ma ogni tanto l’ispirazione se ne va a fare un viaggetto senza di me u.u Senza contare questa stupida scuola che non mi da un attimo di tregua T.T Per fortuna questo è l’ultimo anno e poi tanti cari saluti! :D
Ultimamente ci si mette anche questo fottuto mal di testa che non mi abbandona mai, quindi se c'è qualche errore scusate, ma non sono completamente in me! XD  Che poi tra l'altro sto computer è idiota o.o Ogni volta che scrivevo "Zack" me lo correggeva automaticamente in "Back" D:  ma io non lo so se è normale bah XD Coooomunque u.u
Come sempre ringrazio tutti per aver letto, messo fra i preferiti/seguiti, ecc!!

Grazie soprattutto a freim, Two_Dollar_Bill e Frankie che recensiscono sempre, vi adoro! Sul serio, non immaginate quanto u.u Bene ora vi saluto! :D e non mi odiate per questo capitolo u.u
Alla prossima! ^^

Josie

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Capitolo 9
*** Capitolo 7 ***


A casa Sullivan, a parte subire le ramanzine da casalinga disperata di Jimmy che li aveva subito messi a lavoro per dare una sistemata, Brian se ne rimase tutto il tempo in silenzio evitando accuratamente lo sguardo di Zack, ogni volta che questo gli passava accanto. Nonostante sapesse perfettamente che era un comportamento alquanto infantile, non poteva farne a meno. Non gli capitava spesso di arrabbiarsi o innervosirsi, ma quando succedeva riusciva a dire cose di cui poi si pentiva istantaneamente e siccome non aveva intenzione di dire qualcosa di irrimediabile a Zack preferiva rimanere in silenzio.  Jimmy, che era a conoscenza dei suoi trip mentali, gli mandava occhiate di tanto in tanto, che Brian cercava, per quanto possibile, di ignorare. Effettivamente stava tenendo un comportamento un po’ sospetto. Non era da lui starsene in disparte evitando qualsiasi contatto con gli altri, ma non ci poteva fare niente. Ogni volta che tentava di comportarsi in modo un po’ più normale gli affioravano alla mente immagini insopportabili. Forse stava esagerando, ma non poteva fare a meno di pensarci, nonostante cercasse di sviare quei pensieri lontani dalla sua mente; eppure quelli tornavano lo stesso. Matt che dormiva a casa di Zack. Nello stesso letto, ovvio, non ne aveva altri. A meno che non lo mettesse a dormire per terra e per quanto riguardava Brian era il posto migliore in cui potesse stare. Ma Zack non lo avrebbe mai permesso. Non avrebbe mai permesso che il suo migliore amico dormisse per terra.
“Hey Brian tutto bene?”
La voce di Jimmy alle sue spalle lo riportò bruscamente alla realtà. Vedeva talmente nitidamente nella sua mente l’immagine di Zack e Matt avvinghiati che quasi si sorprese a constatare che stava con la testa infilata dentro una mensola per mettere apposto le buste dei pop-corn.
“Cosa?” chiese un po’ frastornato.
“Tutto bene Brian?” gli chiese nuovamente Jimmy mezzo divertito e mezzo preoccupato.
“Ah si. Si tutto bene” disse per poi ritornare alla sua occupazione.
“Bene, perché sembri uno che ha preso una botta in testa”
Jimmy e la sua solita sincerità indiscreta.
“Secondo me qualcosa ti turba” ipotizzò, ma lo disse come se sapesse che era esattamente così.
“Ti sbagli” rispose Brian sostentando indifferenza.
“Ti ricordi il discorso che abbiamo fatto prima vero?”
“Si mi ricordo” disse infastidito. Come faceva Jimmy a sapere sempre quello che pensava? Era piuttosto snervante.
“Allora cerca di tenerlo sempre a mente”
“Lo farò” sbuffò Brian. Tanto era inutile cercare di negare con Jimmy.




Dopo essere passati a casa Sanders, Matt e Zack si diressero verso casa di quest’ultimo. La Signora Baker, che adorava infinitamente Matt, preparò tanta di quella roba che mangiarono finché le cinture dei pantaloni non minacciarono di esplodere e  tenendo conto che da Jimmy si erano strafogati di patatine e pop-corn tutto il pomeriggio, potevano ritenersi sazi.
Salirono in fretta in camera di Zack con l’intenzione di farsi una bella dormita dopo una lunga e faticosissima giornata di cazzeggio. Non fare niente era veramente stancante.
Matt era sparito in bagno e Zack ne approfittò per mettersi la maglietta e i pantaloncini corti con cui dormiva. Vedendo che Matt tardava a tornare, tirò fuori dalla custodia la chitarra e cominciò a strimpellare qualche canzone dei Misfits tanto per passare il tempo.
Point me to the sky above I can't get there on my own…
Zack si fermò sentendo la voce di Matt che a qualche passo da lui, cantava le parole della canzone che stava suonando.
“Perché ti sei fermato?” gli chiese innocentemente Matt, riapparendo in pantaloncini e senza maglia, come era solito dormire.
“Non lo so” e non lo sapeva sul serio, nonostante capitasse spesso che i due si mettessero a  duettare insieme.
“Sei strano oggi” affermò Matt portandosi le braccia ai fianchi e squadrandolo con fare critico.
“Non sono strano sempre?” cercò di buttarla sullo scherzo Zack.
“Più del solito”  precisò l’altro.
Non sapendo bene come rispondere Zack rimase in silenzio aspettando che fosse Matt a parlare per primo.
“Sei troppo silenzioso” disse infatti, dopo qualche secondo “di solito mi riempi di chiacchiere finché non devo infilarti un calzino in bocca per farti stare zitto”
Zack si mise a ridere “una volta ci hai provato davvero”
“Continuavi a parlare a manetta nonostante erano due ore che ti dicevo di smetterla, cosa dovevo fare?” chiese Matt lasciandosi trasportare dalla risata contagiosa dell’amico.
Zack rimise la chitarra dentro la custodia e la sistemò fra il mobile e il muro, per poi sbadigliare sonoramente.
“Ho sonno” dichiarò strascicando la voce per sembrare più credibile.
“Ma non sono neanche le dieci e mezza”
“Ho comunque sonno” insisté. In effetti la breve discussione con Brian lo aveva decisamente buttato giù e cercò di cacciare via quel recente ricordo.
“E va bene”  cedette Matt “io sto dalla parte del muro!”  e così dicendo si gettò di peso sul letto.
“Te lo scordi! L’ultima volta mi hai scalciato tutta la notte fino a che non mi sono ritrovato col culo a terra!”
“E allora? Preferisci ricevere calci finche non ti presso contro il muro?” chiese divertito Matt che si era già accoccolato sotto le coperte.
“Decisamente! Almeno rimango nel letto non mi va di passare la nottata nel pavimento, è gelido. Dai levati!”
“No”
“Dai Matt”
“No” ripeté lui stampandosi in faccia un sorriso soddisfatto che istigava a Zack molta mooolta violenza.
“Vorrà dire che dovrò spostarti io”
“Non ci riusciresti neanche se fossi addormentato” lo sfidò l’altro.
“Vuoi vedere?”
“Vediamo un po’”
Zack salì sul letto e con ogni forza cercò perlomeno di spostarlo, anche solo di pochi centimetri, ma Matt rimaneva immobile, contraendo leggermente i muscoli delle braccia per fare forza. Tentò ancora studiando varie strategie che una alla volta fallirono tutte.
“Uffa” sbuffò infine, arrendendosi alla sua più totale mancanza di atleticità.
Si infilò sotto le coperte deciso a tenergli il muso, incrociando le braccia al petto.
“Mia sorella ci avrebbe messo più forza di te” lo prese in giro Matt.
“Povera Amy, ha tutta la mia stima per essere riuscita a vivere quindici anni della sua vita con te”
“Hai bevuto dell’acido oggi?” chiese Matt, nonostante avesse ancora un tono leggero e scherzoso.
“Tanto lo so che finirò a dormire nel gelo del pavimento”
“Non è vero. Quanto sei drammatico”
“Fai presto a parlare tu. Non sei tu che ti sveglierai col culo gelato e lo ossa rotte!”
“Ok, allora vieni qui” così dicendo, Matt afferrò Zack portandolo a sé e lo abbracciò da dietro, appoggiando la testa sulla sua schiena e stringendolo leggermente “ti tengo io. Così non cadi”
Zack non oppose resistenza, anche se le guance gli si  colorirono leggermente; per sua fortuna l’altro non poteva vederlo in viso da quella posizione. Si lasciò avvolgere dalle braccia di Matt anche  se sapeva che tutto ciò avrebbe potuto diventare molto pericoloso.
“Buonanotte” disse piano mentre sentiva il sonno impadronirsi di lui.
“Buonanotte” rispose Matt, lasciandogli un bacio caldo sulla spalla scoperta.
Nonostante avesse sempre avuto un rapporto molto fisico con Matt, sapeva che a Brian tutto questo non sarebbe piaciuto. Ma fece appena in tempo a formulare il pensiero che si era già addormentato.




Buooongiorno svenfoldiste! :D sono tipo le 11 e mezzo di sera ma credo che sarà giorno quando leggerete, perciò “buongiorno” credo che vada bene XD
Mi raccomando non mi insultate il povero Matt, non è colpa sua, sono io che sono una persona orribile e lo faccio passare per un impiccione T.T Scommetto che questa frase verrà praticamente ignorata, ma non importa, ne avete il diritto! XD
So che il capitolo è molto corto, ma mi è venuto così .___.
Passo come al solito a ringraziare chiunque perda il suo tempo a leggere questa roba! :D grazie mille ^^
Soprattutto two_dollar_bill (credo che sarai l‘unica che non avrà un impulso omicida contro Matt xD) , friem, Gayaxxx e Frankie ( io scrivo solo Frankie, tutto il resto del nome che ti ho affibbiato è sottointeso ò.ò). Mi riempite di gioia T.T invece di illuminarmi di immenso, mi illumino di gioia, ya u.u
Ecco dopo aver storpiato la poesia di Ungaretti che si starà rivoltando nella tomba, me ne vado ^^

Grazie ancora a tutti, al prossimo capitolo! :D

Josie

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Capitolo 10
*** Capitolo 8 ***


Nonostante fosse arrivato a casa a pezzi, Brian non riusciva a prendere sonno. Erano le due passate e aveva passato le ultime tre ore a girarsi e rigirarsi fra le coperte fino a che queste non erano finite a terra.
Provò a rimanere immobile e a rilassare ogni muscolo del corpo, che però rimaneva teso e rigido. Arrivò perfino a contare le pecore, ma niente sembrava funzionare. Teneva lo sguardo fisso su un punto indistinto del soffitto, incapace di chiudere gli occhi.
Stufo e con i nervi a pezzi, accese la luce e rimase per qualche secondo seduto sul letto, meditando sul da farsi. Non che infondo ci fosse molto da poter fare in quei casi… ma a quanto sembrava starsene li ad aspettare che gli venisse sonno non era un buona idea.
Si alzò e scese a piedi nudi per non far rumore fino in cucina dove si bevve un lungo  sorso d’acqua direttamente dalla bottiglia. Si sentì subito un po’ meglio, stava morendo di caldo. Nonostante fosse già settembre aveva la canottiera appiccicata alla schiena e la gola secca.
Girovagò ancora per un po’ come un anima in pena e infine tornò nella sua stanza rassegnato, si stese sul letto rigirandosi su un lato. L’unica cosa che desiderava in quel momento era che Zack si trovasse lì e magari sarebbe finalmente riuscito a dormire.
Allo stesso momento però, non aveva voglia di vederlo e solo pensiero di ciò gli dava il voltastomaco. Jimmy gli aveva detto di non preoccuparsi, ma nonostante tutto non ci riusciva.
Si sentiva parecchio idiota a farsi tutte quelle seghe mentali. Non dormire la notte per
colpa delle pene d’amore era una cosa da fottutissime ragazzine di tredici anni. Si maledisse per quella che doveva essere la  duecentesima volta e si voltò dall’altro lato.
Si immaginò che Zack fosse li e che lo tenesse abbracciato. Nient’altro solo questo. Non aveva grandi pretese, gli sarebbe bastato. Quest’unico pensiero sembrò calmarlo apparentemente, tanto che uno sbadiglio gli comunicò che forse finalmente il sonno  stava giungendo. Ma l’idillio dirò poco, giusto il tempo di fargli venire in mente che forse proprio in quel momento era Matt a trovarsi abbracciato  a Zack. Al suo Zack.
Bene, fanculo le seghe mentali, fanculo le ragazzine di tredici anni e fanculo anche se stesso, si alzò nuovamente e staccò con molta poca grazia il cellulare che era in carica per poi comporre un numero che ormai aveva imparato a memoria…




Ormai era la terza volta che Zack si svegliava per colpa dei calci non proprio delicati che Matt gli assestava nel sonno. Dato che lo teneva stretto evitava di cadere  dal letto, ma comunque non è che fosse poi così piacevole. O meglio non era piacevole ricevere calci, però doveva ammettere che fra le braccia di Matt ci stava bene. Per un momento gli tornò alla mente i giorni in cui era stato con lui. Scosse la testa per scacciare quei pensieri. Non era finita bene tra loro e sicuramente stavano meglio da amici nonostante ogni tanto ci pensasse… e poi adesso stava con Brian, pensò sospirando. Aveva odiato aver discusso con lui, ma allo stesso tempo si sentiva arrabbiato perché Brian non si fidava di lui.
Non sapeva come, ma durante la notte doveva essersi rigirato nell’abbraccio di Matt, perché ora teneva la testa appoggiata sul suo petto, che si alzava e abbassava impercettibilmente seguendo il ritmo del suo respiro.
Chiuse gli occhi pronto a lasciarsi di nuovo trascinare fra le braccia di Morfeo, quando lo squillo improvviso del cellulare lo fece sobbalzare. Lo afferrò velocemente prima che potesse svegliare mezza casa e rispose senza neanche controllare il display per vedere chi era ad averlo chiamato.
“Pronto” soffiò leggermente incazzato, mentre controllava se Matt stesse ancora dormendo. Per quello che poteva constatare poteva benissimo essere in coma profondo.
“Zack sono io”
La voce di Brian gli fece scordare l’incazzatura per essere stato chiamato alle tre di notte, lasciando spazio solamente all’agitazione.
“Ciao” disse leggermente imbarazzato.
“Ti disturbo?” chiese Brian dall’altro capo mordendosi il labbro. Era una domanda piuttosto stupida da fare alle tre di notte.
“No” fu la semplice risposta di Zack.
“Bene…” disse Brian grattandosi il capo “che stai facendo?” chiese stupidamente. Si era fatto talmente prendere dalla fuga da non aver neanche pensato a che cosa volesse dirgli.
“Mi hai chiamato per sapere cosa sto facendo? Che cosa sto facendo secondo te alle tre di notte?” rispose sarcastico il più piccolo, che anche non potendo vedere l’altro sapeva che si trovava in difficoltà.
“Bè, sei con Matt che ne so cosa stai facendo” soffiò Brian prima che potesse rendersi conto delle sue parole. Era suonato più accusatorio di quello che voleva.
Zack prese un lungo sospiro. Non aveva  voglia di litigare in quel momento. Anzi non aveva voglia di litigare mai.
“Stavamo dormendo” abbracciati ma questo magari lo ometto… “perché non puoi fidarti di me?” chiese, sentendo un nodo stringergli la gola, mentre constatava la posizione in cui lui e Matt si trovarono. Si liberò dall’abbraccio di Matt, alzandosi e andandosi ad appoggiare con la schiena al muro.
Dall’altro capo Brian ci mise un po’ prima di rispondere “non lo so… ma io non riesco a fidarmi di nessuno, anche con gli altri… per me è sempre stato difficile”
“Ma io non sono gli altri Brian”
“Lo so… e mi dispiace del comportamento che ho avuto ieri. Scusa Zack, ho odiato non parlarti” disse Brian con una certa fatica. Non era molto bravo quando si trattava di sentimenti e quello per lui era già tanto.
“Grazie per avermelo detto”
“Non sono molto bravo ad esprimere ciò che provo” ammise.
“L’avevo notato” ridacchiò il più piccolo.
“Credo che dovrai abituarti”
“Non c’è problema, tu riesci a sopportarmi, qualche sacrificio posso farlo anche io”
“Già, dovrebbero darmi il premio Nobel per la sopportazione” scherzò Brian.
“Non esagerare!”
Mentre sentiva Zack scoppiare a ridere dall’altro capo del telefono, percepì dei rumori provenire dalle scale e la luce del corridoio accendersi.
“Zack ti devo lasciare, credo si sia svegliata mia madre, se mi vede in piedi a quest’ora mi uccide”
“Ok vai, non voglio averti sulla coscienza”
“Grazie, che ragazzo misericordioso che ho”
“Non poteva capitarti di meglio”
“Comunque domani, prima di scuola passo da te…”
“Anche se c’è Matt?”
“Non ho niente contro di lui Zack… non mi da fastidio la sua presenza”
“Bene perché Matt è un buon amico… e voglio che anche tu lo capisca”
Nonostante Brian non avesse poi così tanta voglia di capirlo, non aveva assolutamente intenzione di controbattere proprio in quel momento.
“Ok… notte Zacky”
“Notte Bri”
Brian chiuse il telefono con una sensazione di formicolio a livello dello stomaco, quasi dimenticandosi che c’era sua madre armata di isteria-da-notte-profonda che girovagava a piede libero per i corridoi di casa.
Si rimise sotto le coperte nel momento esatto in cui la porta veniva aperta. Aspettò che la luce proveniente dal corridoio che aveva invaso la stanza scivolasse via e finalmente si rilassò, prendendo sonno in pochi secondi.





“Zack, hanno suonato alla porta, io sono in bagno, muoviti ad andare a vedere chi è!”
La voce di sua madre raggiunse Zack fino al piano superiore e si buttò a capicollo giù per le scale per andare ad aprire.
“Brian!” esultò allegro quando aprendo la porta gli si parò davanti la figura del moro.
Questi non gli lasciò dire altro, travolgendolo e coinvolgendolo in un bacio che gli succhiò via l’aria dai polmoni in meno di cinque secondi, neanche non si vedessero da un anno. Si allontanarono di un paio di centimetri per riprendere fiato “lo sai che sei passa mio padre e ci vede così mi disereda?” chiese Zack che nonostante ciò non aveva la minima intenzione di allontanarsi un millimetro di più.
“E a noi ce ne importa?”
“Bè, a  me un po’ si.  Poi chi mi mantiene?”
“Io ti bacio e tu pensi a chi ti manterrà se tuo padre ti disereda?” chiese sorridendo sulle labbra dell’altro.
“Guarda che è un problema serio, devo pensarci” continuò a giocare l’altro.
“Vediamo se riesco a non fartelo pensare” e così dicendo si impadronì nuovamente delle labbra dell’altro, facendogliele schiudere e andando ad esplorare l’interno, saziandosi del suo sapore. Lasciò scendere una mano sotto alla maglietta del più piccolo che sussultò per la sorpresa.
“Ti prego, leva quella mano da li o credo che ti salterò addosso in questo momento” sospirò Zack, mentre Brian ridacchiava soddisfatto.
Lasciò scivolare piano la mano verso il basso, accarezzandogli la pelle lungo la discesa, finche non arrivò al bordo dei jeans dell’altro, che tratteneva il fiato cercando di mantenere un po’ di autocontrollo…
“Hey ragazzi”
Brian sfilò immediatamente da sotto la maglia dell’altro  la mano, che ormai aveva superato il bordo dei jeans per intrufolarsi più in basso ed entrambi fecero un salto di minimo un metro per lo spavento.
“Oddio Matt, sei fuori di testa ci fai prendere un colpo” gli sbraitò Zack che era sbiancato di terrore “pensavo fossi mio padre”
“Voi stavate per consumare davanti la porta di casa e il fuori di testa sono io? Dovresti ringraziarmi invece, vi ho praticamente salvato” rise Matt, gustandosi le facce dei due amici.
“Ciò non cambia che ci hai fatto prendere un colpo”
“Ma ti pare che se era veramente tuo padre e si ritrovava davanti Brian con una mano infilata nei tuoi jeans esordiva con un ‘hey ragazzi‘?”
Il volto di  Zack si colorò di rosso e non solo per l’imbarazzo ma anche per la rabbia “Tu!” urlò puntandogli un dito contro “lo hai fatto apposta per farmi venire un infarto!”
Matt scoppiò a ridere, seguito da Brian che nonostante tutto, aveva mille volte preferito che a interromperli fosse stato lui piuttosto che il padre di Zack!




Eeeccomi qua! :D Scusate il mega ritardo, ma l’esame si avvicina >_____< aiutoooooooo! Ok non starò qui a farvi carico delle mie ansie, anche perché ho poco tempo, quindi meglio che mi do una mossa u.u (e spero di non aver fatto troppi errori, in caso segnalatemeli, che quando sono di fretta faccio un casino D:)
Più vado avanti e più mi rendo conto che questa storia non ha senso XD ma ringrazio comunque tutti per aver letto! ^^ soprattutto Gayaxxx, two_dollar_bill, livingmistake, friem e Amy ZeeSullivan, sta volta cinque, ma voi lo sapete che io vi adoro? ** bene se non lo sapevate, sapetelo u.u
Grazie mille a tutte e alla prossima! ^^



Josie

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Capitolo 11
*** Capitolo 9 ***


Appoggiato con la testa sul braccio, mezzo addormentato sul banco, Jimmy non ci provava neanche a stare a sentire il professore che blaterava qualcosa riguardo un certo Kierkegaard, o quale diavolo era il suo nome, e altre cose di cui sinceramente, non avendo mai ascoltato niente, non riusciva a capire una virgola.
Passava il tempo alternando lo sguardo un momento all’orologio appeso alla parete sopra la cattedra, un momento fissando Brian che se ne stava un banco avanti a lui.
Le lancette dell’orologio non ne volevano sapere di darsi una dannata mossa, sembrava quasi che andassero all’indietro e Brian sembrava preso dalla lezione; in tutto questo Jimmy si annoiava a morte.
Con il pensiero vagava a quella sera. Johnny sarebbe rimasto a “dormire” da lui e infatti quello era l’unico pensiero che gli impediva di prendere una di quelle dannate provette piene di liquidi colorati sul bancone dell‘ aula di laboratorio, berla e farla finita una volta per tutte. Forse stava leggermente esagerando, ma dopotutto lui non era fatto per starsene chiuso fra quattro mura senza poter sfogare il suo lato distruttivo.
Quando per l’ennesima volta guardò l’orologio e constatò che erano passati appena due minuti dall’ultima volta che aveva controllato, strappò malamente un pezzo di foglio dal quaderno del suo vicino di banco, che lo guardò allibito ma non disse nulla, e vi scrisse in fretta sopra, poi lo appallottolò e lo lanciò a Brian, che lo colpì proprio in testa e infine gli cadde sul banco.
Brian si voltò un attimo e quando vide che il biglietto veniva da Jimmy lo aprì e lesse la grafia stretta ma precisa: ti va di uscire?
Si voltò con un espressione scioccata verso il più grande, che esasperato strappò un altro pezzo di carta e a caratteri cubitali scrisse: non ti sto chiedendo un appuntamento, idiota! Mi sto solo annoiando, usciamo da qui!
Brian fece un sospiro di sollievo, mentre Jimmy alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa. Eppure  non gli era sembrato così tardo il ragazzo.
Dopo qualche secondo arrivò la risposta di Brian: ci sto, non ne posso più! Ma come facciamo a defilarci?
Per tutta risposta Jimmy gli rifilò un sorrisetto e gli mimò con le labbra “non ti preoccupare”
Brian rimase in attesa per vedere a cosa aveva pensato Jimmy. Questo si alzò dal banco e andò di fianco all’amico.
“Qualcosa non va Sullivan?” chiese il professore quando se ne accorse.
Senza farsi vedere, Jimmy mollò un calcio, non proprio delicatamente a Brian, che cacciò un urlo di dolore.
“Si professore, è Haner… non si sente tanto bene! Non sente come soffre, povera anima?”
E il premio per il miglior attore con la faccia da culo va a …. rullo di tamburi… James Owen Sullivan!
Brian si massaggiò il punto in cui Jimmy l’aveva colpito, maledicendolo in tutte le lingue che conosceva, alcune anche inventate per l’occasione.
Il professore si rivolse a Brian “Non ti senti bene Haner?”
“Non molto professore” disse a denti stretti, più per cercare di non insultare a morte Jimmy che per il dolore.
“Sarà meglio che lo accompagno fuori” intervenne Jimmy con fare premuroso.
“Si potete andare” disse il professore dopo averci pensato un po’ su, anche se sembrava leggermente sospettoso.
I due raccolsero la loro roba e uscirono fuori dall’aula nel corridoio deserto senza guardarsi indietro.

“Scusa per i modi drastici, ma era l’unico modo per uscire” affermò tranquillo Jimmy, precedendo Brian prima che potesse rifilargli una serie di insulti.
“Allora facciamo che la prossima volta ti prendo a calci io e tu fai il malato, ok?” ribatté quest’ultimo sarcastico, che aveva deciso di non prendersela troppo. Infondo era riuscito a farli uscire!
“Non fare l’esagerato, era solo un calcetto”
“Quindi che problemi hai se la prossima volta te lo do io solo un calcetto?”
Jimmy scoppiò a ridere e Brian scosse la testa divertito. Era proprio un tipo Jimmy!
Uscirono fuori all’aria aperta e s’incamminarono verso la spiaggia dove andarono a prendersi una birra dal bar di un amico di Jimmy, che gliele diede senza neanche chiedergli l’età.
Si sedettero al tavolo e si goderono quei momenti di libertà, ridendo degli altri che invece erano rimasti a scuola.
“In effetti avremmo potuto anche chiamare Johnny, Zack e Matt!” rise Brian, dopo che li avevano presi in giro per il precedente quarto d’ora.
“Naah lasciamoli a scuola quei cervelloni” ridacchiò Jimmy.
“Non so gli altri, ma Zack è tutto tranne che cervellone!”
“Si lui è un po’ tardo non farci caso, te lo dico io che lo conosco da una vita. Johnny e Matt invece sono due secchioni, media dell’8 in tutto”
“Wow non li facevo così…”
“Intelligenti?” finì la frase Jimmy.
“No, non dicevo questo! Mmm… studiosi?”
Jimmy scoppiò a ridere, vedendo Brian un po’ in difficoltà.
“Bè Johnny è sempre stato un po’ un piccolo genio, ma per lui è anche più facile ancora è al secondo anno... anche se  è più intelligente di tutti i  figli di papà viziati della sua età. Matt invece non c’è praticamente niente che non gli riesca. Se decide di fare o ottenere qualcosa stai pure certo che ci riuscirà”
Allora speriamo non si metta in testa di riprendersi Zack, non riuscì a fare a meno di pensare immediatamente Brian.
“Che c’è Bri, ti vedo turbato”
“Sempre le solite cose lascia stare”
“Non costringermi a farti la duecentesima ramanzina Haner!” lo intimò Jimmy che aveva capito subito a cosa si stava riferendo.
“No no…” disse lui sorseggiando la sua birra non tanto convinto e con l’aria un po’ depressa.
Jimmy roteò gli occhi in segno di esasperazione e compassione per il ragazzo “sei veramente un caso perso”






Quella sera Jimmy stava ancora pensando ai problemi di Brian e a come cercare di dargli una mano -dato che da solo sembrava alquanto imbranato, tendente al masochista-, mentre faceva svogliatamente zapping alla TV.
Aveva ordinato una pizza per mangiarla insieme a Johnny, ma quel  nanetto malefico stava tardando e anche di molto.
Basta, faccio di nuovo tutto il giro dei canali in TV e se per quando ho finito Johnny non è ancora arrivato io comincio a mangiare!  si ritrovò a pensare, mentre lo stomaco cominciava a brontolare insistentemente.
Riprese lo zapping frenetico di canale in canale preso com’era da un attacco di fame acuta. Quando cominciò ad avvicinarsi al trentesimo ed ultimo canale iniziò a rallentare; infondo voleva aspettare Johnny. Con qualcun altro non si sarebbe fatto scrupoli, ma per lui poteva anche sopportare il morso crudele e logorante della fame.
Quando stava per cambiare l’ultimo canale- su cui rimase per un tempo discutibilmente lungo- sentì suonare il campanello e si alzò andando ad aprire.
“Finalmente ce l’hai fatta microbo! Stavo quasi per arrivare al trentesimo canale!” sbraitò Jimmy enfaticamente.
“Ehm… che cosa?” chiese Johnny non comprendendo che cosa l’altro stesse sbraitando.
“Lascia perdere, entra” disse lasciandolo passare e chiudendosi la porta alle spalle “perché sei così in ritardo? Si è pure consumata la candela sul tavolo!”
“Non c’è nessuna candela!” ribatté Johnny voltandosi verso il tavolo della cucina.
“No. Perché la trovo una cosa da femminucce altamente smielose. Però se ci fosse stata sarebbe di sicuro già consumata!”
Johnny rise scuotendo la testa “effettivamente una cena a lume di candela non sarebbe proprio il massimo”
“No infatti” ridacchiò Jimmy “comunque come mai tutto questo ritardo?”chiese nuovamente.
Il volto di Johnny si scurì appena e abbassò lo sguardo.
“Hey che succede?” chiese preoccupato.
Johnny scosse la testa “niente”
“Si non succede niente e io nel compito di scienze di oggi ho preso A” fece sarcastico, nel tentativo di far almeno sorridere il ragazzo davanti a lui. Tentativo vano.
“Dai dimmi che è successo” lo esortò, sollevandogli delicatamente il mento con una mano perché lo guardasse negli occhi, ma questo distolse subito lo sguardo.
“Niente, è mio padre. A sempre da rompere e sempre per le solite storie” pronunciando l’ultima parte della frase finalmente guardò il più alto negli occhi, come per fargli intendere a cosa si stesse riferendo.
Jimmy alle parole del ragazzo sentì subito crescergli la rabbia dentro. Il padre di Johnny non aveva molta simpatia per lui. Si erano incontranti diverse volte e quelle poche volte lo guardava come se sospettasse di avere a che fare con un criminale.
E probabilmente, anche se non sapeva che stavano insieme, lo aveva capito. Johnny era praticamente sempre a casa sua, spesso ci passava anche la notte e quando non erano a casa giravano comunque insieme.
In ogni caso il padre si rifiutava di affrontare l’argomento, limitandosi a tartassare il figlio e a fargli scenate e ramanzine che duravano anche per ore, in cui gli illustrava i millemila modi per cui sarebbe dovuto stare lontano da lui.
Così ogni santa volta finiva che Johnny ci rimaneva male e comunque il problema non essendo affrontato direttamente rimaneva irrisolto. Anche se in ogni caso il fatto che il padre di Johnny venisse a sapere che lui e Jimmy stavano insieme probabilmente non avrebbe migliorato le cose.
Comunque Jimmy cercò di nascondere la sua rabbia per non agitare ulteriormente il più piccolo, ma si limitò ad accarezzarli una guancia e a stringerlo  a se in un abbraccio, lasciandogli un bacio fra i capelli.
Johnny appoggiò la testa al suo petto e si lasciò avvolgere dalle sue braccia. Si sentiva al sicuro e protetto, come se quell’unico gesto potesse far sparire  tutti i suoi problemi e preoccupazioni.
Passarono la serata a mangiarsi un pizza direttamente in camera, mentre guardavano un film horror alla TV e il letto si riempiva di briciole.
Johnny si stese con la testa appoggiata nel torace del più grande tenendo il piatto di plastica con la pizza direttamente sopra la pancia dell’altro. Jimmy non si oppose a questa sua nuova funzione da tavolino-appoggia-pizza, ma si limitò ad accarezzare delicatamente il corpo dell’altro che se ne stava avvinghiato a lui come un bambino in posizione fetale, mentre mordicchiava distrattamente la sua pizza, preso dal film.
Il classico film in cui un gruppo di ragazzi se ne va a fare una scampagnata in un posto improbabile e sperduto e si ritrova inseguito da un pazzo serial killer armato di motosega. Alquanto scadente.
Dopo un po’, infatti, Johnny lasciò perdere il film, troppo stupido anche per lui, e si rotolò su un fianco finendo proprio sopra di Jimmy.
“Questo film è stupido” sentenziò fissando l’altro negli occhi.
“E’ circa un’ora che attendo questa tua affermazione”
“Se ti annoiavi potevi dirlo subito” disse andando a cercare le labbra dell’altro per dargli un bacio veloce.
“Non mi annoiavo, ma pensavo che potevamo usare meglio il nostro tempo” così dicendo invertì le posizioni, fino a coprire completamente il corpo del più piccolo sotto di lui e lasciargli una serie di baci sul collo.
“Che scemo. Potevo pensarci prima” disse Johnny fra i sospiri.
Jimmy ridacchiò e levò la maglia al ragazzo, che effettivamente cominciava a sentirsi accaldato. Proseguì a baciargli la pelle nuda mordicchiando dove sapeva che si trovavano i punti più sensibili del piccolo. Faceva tutto senza fretta, cercando di accontentare le richieste mute di Johnny. Era importante per Jimmy che sotto di lui vi fosse proprio Johnny. Non riusciva più a fare come una volta che andava con il primo che gli capitava a tiro, giusto per un po’ di piacere fisico e una scopata veloce. Fin da quando aveva capito di essersi innamorato di Johnny aveva cominciato a provare ribrezzo per lo stile di vita che aveva da sempre portato avanti. Ora gli bastava solo lui, aveva bisogno solo di lui e se ne fregava alla grande di tutti gli altri. Gli passavano accanto come dei fantasmi a cui non dare nessuna importanza. Quando entrò in lui cercò di fare piano, guardando il viso del più piccolo contrarsi per il dolore iniziale, che nonostante tutto c’era sempre. Appoggiò la fronte sulla sua aspettando che si rilassasse e che il ritmo della respirazione si facesse un tantino più regolare.
“Dai” soffiò Johnny “muoviti” lo esortò impaziente.
Jimmy gli lasciò un bacio sulla fronte e seguì l’ordine del piccolo, che finalmente non sentiva più dolore, per dedicarsi interamente a lui e a lui soltanto.






Buondìììì gente! :DD
Questo capitolo l’ho voluto dedicare un po’ di più a Jimmy a Johnny, perché li adoro e spero che non vi sia dispiaciuto :3 Ho anche scoperto che il brutto tempo mi ispira di più per scrivere :3 Tutta questa pioggia estiva e questi tuoni e lampi ** ho bisogno di un po' di ispirazione anche perché per diversi motivi ultimamente non me la sentivo più di scrivere, proprio non mi riusciva :S
Perdonatemi il ritardo con cui aggiorno, ma sono stata presa dagli esami… ma finalmente è tutto finito e mi sento libera *-* anche se ancora un po’ in ansia per i voti ma vabbé  XD Spero che le vostre vacanze procedano bene e ringrazio chiunque abbia letto questo capitolo! (:
Come al solito ringrazio chi spende il suo tempo per recensire questa cosa che dovrebbe essere una fan fiction, ma non so manco io che schifo è XD
Questa volta ringrazio in particolare friem, two dollar bill (è un po’ che non ci sentiamo che fine hai fatto? T.T), Pink is the new black (e il suo ennesimo cambio di nick! XD), Gayaxxx e Bloody Murderer, grazie mi riempite di gioia! **
Vi saluto e al prossimo capitolo! :D
Un bacione,
Josie

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Capitolo 12
*** Capitolo 10 {parte 1} ***


Brian se ne stava al riparo sotto un albero per evitare la pioggia che cadeva ormai da diverse ore, nonostante la California fosse conosciuta per le sue giornate perennemente soleggiate. Stava aspettando Zack, il quale sarebbe stato sicuramente molto felice e ben grato per quel tempo. 
Fissava l'ingresso della scuola cercando di captare, fra lo scrosciare della pioggia, il suono della campanella che segnava la fine delle lezioni. Quel giorno aveva deciso di starsene a casa senza un particolare motivo. Sapeva solo che quando si era svegliato aveva sentito un senso di forte nausea al solo pensiero di dover tornare in quell edificio dell'orrore, così era semplicemente tornato a dormire fingendo di non sentirsi bene.
Dopo poco aveva constatato che stare a casa a non far niente era quasi più noioso che stare a scuola. Quasi. Non poteva suonare la chitarra perché gli  si era rotta giusto il giorno prima una corda e non l'aveva ancora sostituita, nonostante fossero li da più di un mese non c'era ancora la connessione a internet e in TV non c'era un accidente. Che diavolo poteva fare in una mattinata d' ottobre dove non poteva neanche star fuori a causa della pioggia?
Così, annoiato e senza aver nulla da fare, verso le due aveva deciso di uscire e andare verso scuola per aspettare che Zack uscisse. Si teneva ad una certa distanza dall'edificio per evitare che qualche professore lo vedesse. In realtà, poco prima, passando per strada accanto alla spiaggia, era entrato in un bar in un momento in cui stava piovendo troppo e si era ritrovato davanti il professore di filosofia, facendo appena in tempo ad uscire prima che lui lo vedesse.
Mai che gli fosse capitato di incontrare un professore fuori scuola e doveva iniziare proprio il giorno in cui aveva deciso di marinare?! Questa era sfiga bella e buona. La giornata, infatti, non si prospettava una delle migliori...
Per via di quell'inconveniente si era dovuto fare tutta la strada sotto una pioggia torrenziale ed ora si trovava sotto un cavolo di albero che non lo riparava per niente a domandarsi per quale fottuto motivo non si fosse portato dietro un ombrello. Che poi stare sotto un albero durante un temporale non era un idea molto geniale... gli mancava solo di essere fulminato!
Dopo un tempo che sembrò infinitò Brian vide i primi studenti uscire anche se non aveva udito il suono della campanella. Era troppo lontano per riuscire a distinguere Zack fra la folla, ma comunque sapeva che per andare a casa sua doveva per forza passare di lì. 
Aspettò diversi minuti finché la folla di studenti cominciò a diminuire, ma Zack non si era ancora fatto vedere. Possibile che avesse scelto di fare un' altra strada? Non aveva molto senso in quanto avrebbe dovuto allungare il tragitto di molto. Brian sbuffò pensando che probabilmente si era come al solito cacciato nei guai e di sicuro qualche professore lo aveva trattenuto per fargli una predica.
Si strofinò le braccia nel tentativo di smettere di tremare maledicendo quel piccolo combinaguai che per colpa sua stava andando in ipotermia. 
Dopo una decina di minuti di imprecazioni sotto voce finalmente scorse Zack ed era già pronto a fargli una ramanzina per averlo lasciato in stato di assideramento quando si accorse che qualcosa non andava.
Per prima cosa non era uscito dall entrata principale ma era apparso dal cortile laterale dove si trovava una delle entrate secondarie e seconda cosa sembrava quasi che Zack stesse zoppicando. Aveva un andatura barcollante quasi fosse ubriaco.
Brian cominciò a correre nella sua direzione dimenticandosi istantaneamente del freddo e della ramanzina che si era preparato, provando uno senso di paura e ansia.
"Zack!" lo chiamò quando gli fu abbastanza vicino. Questi alzò lo sguardo e sussultò nel vedere Brian. Probabilmente non si aspettava di vederlo lì.
"Che ci fai qui? Non eri rimasto a casa oggi?" domandò con grande sforzo, cercando, invano, di simulare indifferenza.
"Chi cazzo ti ha fatto questo?" chiese Brian ignorando la domanda e cercando di non farsi prendere dal panico. Zack aveva un labbro gonfio coperto da del sangue rappreso e altro più nuovo, un occhio nero e non riusciva ad appoggiare la caviglia senza urlare dal dolore.
Brian si piazzò davanti a lui e lo afferrò deciso ma delicatamente per le spalle "chi è stato?" chiese con la voce che gli tremava leggermente.
"Non ti devi preoccupare, non è niente... andiamo a casa e lasciamo perdere" rispose con la voce impastata per via del labbro gonfio. 
Brian sentì la rabbia montargli dentro e aumentò la presa sulle braccia dell'altro "non lasciamo perdere un cazzo, dimmi chi è stato!"
"Ok, ma lasciami mi stai facendo male!"
Brian mollò immediatamente la presa sull'altro e cercò di mantenere la calma. Si sentiva infuriato, ma di certo non con Zack. Gli accarezzò piano la guancia col dorso della mano per tranquillizzarlo e fargli capire che si era calmato, ma lui fece uno scatto indietro allontanandosi da lui. 
Brian rimase un attimo interdetto per via di quel gesto "mi dici perfavore che è successo?" chiese nuovamente mantentendo un tono di voce calmo e premuroso.
Zack prese un profondo respiro prima di cominciare a parlare "ti ricordi quei tizi che ce l'avevano con me il primo giorno di scuola? Era da un po' che non avevo a che fare con loro e pensavo che finalmente avessero deciso di farsi i cazzi propri e di lasciarmi stare.  A quanto pare mi sbagliavo. Oggi erano almeno cinque e io ero da solo..."
A Brian tornò subito alla mente quella giornata in cui erano scappati da loro e Zack non gli aveva voluto dire il motivo per cui se la prendevano con lui. Si sentì subito in colpa: se quel giorno fosse andato a scuola con lui forse avrebbero potuto evitare che Zack le prendesse da quel gruppo di idioti.
"Perché ce l'hanno tanto con te?" gli chiese dolcemente prendendogli una mano, ma questo  tirò la sua subito indietro.
"Non farti vedere con me Brian o lo faranno anche a te e non voglio!" disse disperato.
"Perché dovrebbero farlo anche a me? Se mi spieghi cos'è successo magari capisco... e smettila di allontanarti da me!" urlò esasperato quando al tentativo di riavvicinarsi a Zack, questo aveva di nuovo indietreggiato. Gli afferrò le mani e gliele tenne strette per bloccare il tentativo dell'altro di divincolarsi "fermati e ascoltami!" Zack tirò i gomiti indietro con l'unico risultato che Brian gli era ancora più vicino. I loro visi erano a meno di dieci centimetri e Brian puntò i suoi occhi su quelli dell'altro che lo fissò smettendo immediatamente di muoversi.
"Mi dici cos'è questa storia che non devo farmi vedere con te?" chiese dolcemente "me lo avevi detto anche quel primo giorno di scuola, ma ancora non ho capito cosa intendi e perché"
"Non è così difficile da immaginare se ci pensi..."iniziò lui abbassando lo sguardò. Brian rimase in silenzio aspettando che proseguisse. Sospirò e riprese "Un giorno uno di quelli mi vide mentre ero con Matt. Sai quella volta stavamo insieme..." Zack alzò lo sguardo per vedere come reagiva Brian. L'argomento 'Matt' non era uno dei suoi preferiti, ma continuò vedendo che questi era rimasto impassibile "non stavamo facendo niente ci tenevamo solo per mano, ma quello deve essergli bastato, perché da quel giorno hanno cominciato a torturarmi l'esistenza. All'inizio me ne fregavo, a parte chiamarmi 'frocio' di tanto in tanto non mi davano fastidio, solo che a un certo punto la cosa a cominciato a peggiorare... Ogni volta che ero solo andava a finire che dovevo fuggire per non farmi pestare da quei figli di puttana. Sai, con Matt non ci hanno mai provato. Lui è troppo grosso e loro sono troppo codardi. Comunque dopo poco tempo Matt ha deciso di rompere con me sperando che quegli idioti la smettessero. Ma fu tutto inutile"
Brian rimase a bocca aperta ascoltando la storia di Zack. Nel giro di cinque minuti aveva scoperto il motivo delle sue persecuzioni e che cosa era successo fra lui e Matt.
Vide che Zack stava per ricominciare a parlare quando una risata lontana attirò la loro attenzione.
Si voltarono per vedere cinque ragazzi che se la ridevano di gusto. Brian sentì nuovamente la rabbia ribollirgli nelle vene "sono loro?" chiese a denti stretti. 
"Sì... lascia perdere dai, andiamo via" fece lui, tirandolo per un braccio.
"Col cazzo che ce ne andiamo" si impose Brian che stava già partendo in direzione di quei cinque. L'impulso di prendere a botte a sangue quel gruppo di decerebrati del cazzo era più forte di qualsiasi cosa sentisse in quel momento. Voleva solamente ucciderli con le proprie mani.
Solo la voce di Zack che lo implorava di tornare indietro riuscì a bloccarlo "non puoi fare niente da solo torna qui!"
"Tornerò qui dopo che li avrò ammazzati" disse Brian proseguendo per la sua strada.
"Torna indietro Brian, cazzo!" Brian si bloccò immediatamente all'ulro esasperato dell'altro, che aveva fatto molta fatica per stargli dietro con la caviglia dolorante. 
Si voltò e fece appena in tempo a prenderlo prima che cadesse sull'asfalto bagnato, sfinito. "Ti prego rimani qui con me, non ce la faccio da solo" gli disse Zack sull'orlo delle lacrime. 
Brian gli portò un braccio intorno alle proprie spalle per sorreggerlo e poi lo abbracciò. 
"Va bene, va bene rimango, scusa" disse accarezzandogli i capelli nel tentativo di calmarlo. Gli alzò la testa con una mano e gli baciò gli occhi e le guance per portare via le lacrime che scendevano incontrollabili. "Mi dispiace. E' da quando ho visto cosa ti hanno fatto che voglio spaccargli la faccia" 
"Ma non puoi fargli niente da solo"
"Le prenderei, ma riuscire anche a colpirli una sola volta sarebbe un grande sfogo personale"
"Lo so, ma io voglio che ora tu stai con me"
"Tranquillo non me ne vado. Adesso però andiamo a casa ok?"
Zacky annuì e si aggrappò a Brian per non sforzare troppo la caviglia gonfia e si avviarono.
"Ma casa tua non è dal lato opposto?" chiese Zacky vedendo che direzione avevano preso.
"Non stiamo andando a casa mia. Andiamo da Matt"



To be continued....




Eccomi di nuovo, putroppo con un ritardo davvero vergognoso! >___<
Perdonatemi, ma l'ispirazione ogni tanto se ne va ç___ç Boh che dire di questo capitolo. Mi è dispiaciuto aver fatto malmenare Zack T.T Ma non possiamo far finta che siano sempre tutti felici e contenti, purtroppo queste cose succeddono davvero e anche troppo spesso... Soprattutto in america il bullismo è molto diffuso, poveri idioti -.-"
Coooomunque u.u ancora una volta non sono soddisfatta di quello che ho scritto o.o ma sappiate che ci metto l'anima per cercare di scrivere qualcosa di dicente T.T
A parte che questo capitolo è a metà, posterò più avanti la seconda parte, perché i capitoli troppo lunghi non mi piacciono u___u (in effetti questo è venuto un tantiiiino troppo troppo corto! XD)
Passo a ringraziare chiunque abbia letto e  grazie a lady baker, Pink is the new black, two dollar bill ( <3 u.u), friem (mi dispiace, ma ho provato a cercare nuovamente, ma non si trovano foto del matrimonio di zacky! ç___ç), SheFoughtTheLaw  e Gayaxxx che hanno recensito il precedente capitolo! *_____* Me vi ama! :DD
Beeeene detto questo vado che sono le 3e45 e se mia madre mi vede sveglia, altro che che i bulletti con Zacky! XD Mi fa fuori direttamente .___.
Uhm u.u Alla prossima! :D  bacioni,
Josie

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Capitolo 13
*** Capitolo 10 {parte 2} ***


Capitolo precedente:

"Tranquillo non me ne vado. Adesso però andiamo a casa ok?"
Zacky annuì e si aggrappò a Brian per non sforzare troppo la caviglia gonfia e si avviarono.
"Ma casa tua non è dal lato opposto?" chiese Zack vedendo che direzione avevano preso.
"Non stiamo andando a casa mia. Andiamo da Matt".........





"No! Brian perché stiamo andando da Matt? Andiamo a casa tua" fece Zack fermandosi improvvisamente e imprecando tanto da scomodare qualche santo in paradiso per via della caviglia dolorante.
Brian lo riprese e continuarono per la stessa strada "No andremo da lui. Non posso prendermi cura di te da solo" 
"Ma non ce ne è bisogno, non sono un bambino di cinque anni!" protestò Zacky debolmente.
"Ma diamine, voui stare zitto? Ti si è riaperta la ferita nel labbro" 
A quel punto Zack si rassegnò a seguire Brian mentre sentiva il sapore del sangue scolargli fino alla bocca. Non aveva abbastanza forze per impedirgli di fermarsi e anche perché, ora che lui glielo aveva fatto notare, sentiva un forte dolore pulsante  al labbro che gli impedì di parlare per tutto il resto del tragitto. Comunque non la trovava una buona idea andare da Matt conciato in quel modo...
L'ultima fase della camminata fu piuttosto dura in quanto la casa di Matt si trovava in cima a una salita e il tutto era peggiorato dalla pioggia che continuava a scendere incessantemente. Anche Brian cominciava ad annaspare sotto il peso del più piccolo.
Arrivarono davanti al portone di casa con capelli, vestiti e quant'altro, completamente zuppi. 
"Allora andiamo da Jimmy" tentò un ultima volta, inutilmente, Zack.
"Abita dall'altra parte della città, conciato così ci mettiamo un ora ad arrivarci"
"Allora andiamo a  casa tua" propose per l'ennessima volta.
Brian si fermò e si mise davanti a lui per potergli spiegare come si fa con i bambini piccoli "mi hai fatto prendere un colpo, ho avuto una paura infernale non appena ti ho visto conciato così e ora andiamo da Matt prima che mi prende un collasso, ok?"
Zack chiuse gli occhi mentre sentiva il suono del campanello di casa Sanders giungergli alle orecchie. Sentì una pressione sulla mano e quando riaprì gli occhi vide che Brian gliela aveva afferrata "stiamo solo entrando in casa di Matt non dentro la gabbia di una bestia inferocita"
"Si vede che non lo hai mai visto arrabbiato"
Brian ridacchiò e un secondo dopo la porta si aprì mostrando un Matt che si sfregava gli occhi. Evidentemente si era appena svegliato.
"Hey ragazzi che ci fate qui?" chiese perplesso, la voce ancora semi-impastata dal sonno.
Brian aprì bocca per spiegare all'amico, ma non fece in tempo a proferir parola che quest'ultimo lo anticipò: "Dio, Zack! Che diamine ti è successo?" 
Matt si avvicinò a Zack facendo scorrere lo sguardo, a metà fra l'incredulo e l'innorridito, dal suo labbro lacero all'occhio gonfio. Era ammutolito in una sorta di sgomento che gli aveva congelato gli arti. Alzò una mano come a voler toccare le ferite dell'altro, ma lasciò il braccio un momento a mezz'aria e poi lo ritrasse.
Zack dal canto suo teneva lo sguardo fisso a terra con aria mortificata, cosa che per qualche ragione irritava Brian. Chi poteva sentirsi in colpa per essere stato picchiato a parte quel piccolo psicolabile del suo ragazzo?
Si avvicinò anche lui agli altri due.
 "Entriamo adesso prima che vi prenda un colpo a tutti e due" disse Matt quando riuscì a riacquistare il dono della parola di cui sembrava essere stato sottratto per un intero minuto, nel quale non era riuscito a distogliere lo sguardo da Zack. Brian aveva potuto scorgere quello che sembrava risentimento e senso di colpa nello sguardo del più grande, ma decise di non farci caso. Per il momento la  priorità assoluta era Zack.


Entrare nella casa calda e accogliente di Matt fu un sollievo dopo essere stati per più di un ora sotto la pioggia. Brian, tutte le ossa indolenzite, avrebbe soltanto voluto buttarsi in una delle poltrone che riempivano la sala, ma non osava farlo con quei vestiti zuppi.
Matt aveva un braccio intorno alle spalle di Zack per aiutarlo a camminare  e Brian glielo lasciò fare. L'intera camminata, praticamente tutta in salita, l'aveva stancato più di quanto avrebbe voluto ammettere.
"Dai siediti qui" disse Matt indicando il divano a Zack, il quale tentò senza successo di opporsi, e si lasciò andare stancamente, mentre una smorfia di dolore gli attraversava il viso.
Matt sparì oltre la porta della cucina per poi tornare con una borsa di ghiaccio.  Zack allungò la mano per poterla afferrare, ma lui lo ignorò e gliela posò direttamente sull'occhio gonfio.
"Ahi! Piano Matt" piagnucolò Zack.
"Spiegami cos'è successo" disse Matt in tono che non ammetteva repliche. 
Zack sembrava riluttante a raccontare tutta la storia a Matt, ma sotto lo sguardo dell'altro non riuscì ad evitarlo.
Matt l'ascoltò senza mai interrompere, lo sguardo fisso sull'altro. Dall'espressione impassibile non si riusciva a capire se fosse arrabbiato o spaventato per Zack, era come se stesse ascoltando una storia che aveva già sentito un milione di volte, nessuna emozione trapelava dal suo viso.
Quando Zack smise di parlare Matt rimase zitto qualche istante, in cui Zack lo guardò come se stesse asepttando che esplodesse. Invece Matt si alzò "ho capito" disse semplicemente, distogliendo l'attenzione dagli altri due.
Zack e Brian si scambiarono uno sguardo preoccupati. Erano certi, o almeno Zack sembrava esserlo stato, che Matt si sarebbe arrabbiato e anche molto. 
"E' meglio se vai di sopra a riposarti ora" disse in tono piatto.
"Va bene" disse Zack che non sapeva bene come interpretare l'atteggiamento impassibile dell'amico.
Si alzò e Brian lo raggiunse immediatamente "lo accomopagno su"
Matt annuì senza nemmeno guardarli.
"Dov'è la stanza di Matt?" chiese Brian una volta in cima alle scale.
"Di la" rispose Zack indicando verso il corridoio a sinistra delle scale.
Forse avrebbero dovuto lasciarlo nel divano, sembrava che non gli avesse fatto particolarmente bene fare le scale: sembrava più stanco che mai.
Una volta entrati in camera di Matt, Zack si fermò zoppicando davanti ad un armadio, vi frugò dentro e ne tirò fuori una maglia che aveva l'aria di essere stata usata parecchio.
"Mi metto questa, è vecchia Matt non la mette più" spiegò mentre si levava quella che aveva su "i miei vestiti sono zuppi non posso mettermici nel letto"
Mentre Zack si sfilava la maglia la bocca di Brian si piegò una smorfia. Diversi lividi gli macchiavano la pelle bianca della schiena e delle spalle. Un improvvisa rabbia gli salì dal fondo dello stomaco. Aveva voglia di massacrare quei quattro o cinque individui che avevano conciato così il suo Zack e si chiese come aveva fatto Matt a rimanere così calmo davanti alle ferite dell'altro.
Zack si gettò di peso sul letto, pentendosi un secondo dopo di quel gesto troppo affrettato e cercò di frenare una smorfia di dolore.  Brian gli si sedette accanto, mentre l'altro si stendeva portandosi un braccio a coprirsi gli occhi. Sembrava stremato e ogni tanto era scosso da attacchi di tosse.
"Vado a prenderti qualcosa da bere" disse Brian nel tentativo di sentirsi utile. Non aveva idea di cosa poteva fare per aiutarlo. 
"No" lo bloccò Zack per un braccio impedendogli di alzarsi "non ho sete" disse portandosi una mano all'altezza dello sterno, come per bloccarne il dolore.
"Hai fame allora? Sono quasi le due-"
"No" lo interruppe nuovamente l'altro "non ho nè fame nè sete. Voglio solo dormire un pò" disse esausto, riportandosi il braccio sugli occhi.
"Ah ok, allora ti lascio riposare" disse, facendo per alzarsi di nuovo, ma -di nuovo- venne trattenuto.
"Ma insomma stai cercando di scappare o che?" sbottò Zack esasperato.
"Cosa? No!" disse Brian confuso.
"Sembra che stai facendo di tutto per uscire da qui"
"No, volevo soltanto lasciarti riposare"
"La tua presenza non mi impedirà di farlo..." prese respiro come per prepararsi a dire qualcosa di difficile "ho avuto paura... un po'. Prima. Non mi va di restare da solo" 
Brian rimase un attimo a fissarlo, un braccio che gli passava sulla faccia coprendogli gli occhi e l'altra mano appoggiata sopra la sua sul materasso. 
Brian lo scavalcò e si stese affianco a lui. Avrebbe anche voluto abbracciarlo, ma aveva paura di fargli male. Zack  sembrava della stessa idea, infatti si girò semplicemente verso di lui, limitandosi ad appoggiare la fronte sulla sua. Gli sorrise per un breve momento e un paio di minuti dopo dormiva già.

Quando Brian fu sicuro che Zack dormisse profondamente si mosse piano per cercare di non svegliarlo e uscì dalla stanza. Era passata almeno un ora e Matt non si era fatto vedere.
La casa era immersa nel silenzio più totale, tanto che si poteva sentire il rumore della pioggia che batteva nei vetri.
Si guardò intorno alla ricerca dell'amico, ma non lo vide e scese al piano di sotto. 
Poi fu un attimo. Appena sceso l'ultimo gradino si  sentì una mano sul collo e subito dopo sbattere contro il muro con forza, soffocando un gemito di dolore. Tentò di aprire gli occhi lacrimanti, confuso, senza capire cosa era successo. 
"M-matt" chiamò con la voce strozzata. La mano non accennava ad allentare la presa "che cazzo fai?"
Non poteva vederlo, ma era sicuro che fosse lui. In casa non c'era nessun'altro.
"Non dovevi permettere che accadesse" 
Brian riuscì con forza ad aprire un occhio e vide Matt su di lui, il volto  oscurato dalla rabbia.
"Perché te la prendi con me" riuscì a stento a replicare Brian. Gli era sembrato strano che Matt non si fosse arrabbiato prima ed era normale che lo fosse. Ma perché con lui?
Brian spinse con forza contro il petto dell'altro nel tentativo di liberarsi, ma era molto più basso e più magro di lui e ogni tantivo era vano.
"Lasciami cazzo!" cominciava a respirare a fatica ed era rosso per lo sforzo di liberarsi.
"Io te lo affido e tu me lo riporti così"
Brian era ancora confuso e cominciava ad avere paura.
"Lasciami" ripeté di nuovo e Matt levò la mano dal suo collo, ma lo tenne comunque premuto contro il muro. 
"Tu non mi hai affidato un cazzo e non è stata colpa mia!" 
"Ah no? E dove e dove cazzo eri, non lo capisci che lui ha bisogno di essere protetto!" ringhiò Matt a pochi centimetri di distanza dal viso dell'altro.
"Non ero neanche a scuola oggi o certo che lo avrei difeso!" 
Matt allentò al minimo la presa sull'altro e sembrò quasi risvegliarsi da uno stato di trance. 
"Non eri...?"
"No!" esclamò Brian levandoselo di dosso con uno spintone. Si portò una mano alla gola dolorante.
Matt salì un paio di scalini e vi si sedette, portandosi entrambe le mani ai capelli. Sembrava stordito.
"Scusa" mormorò senza alzare lo sguardo.
"Non importa" disse Brian, massaggiandosi la spalla dolorante, nel punto in cui Matt lo aveva sbattuto nel muro. Decise di non prendersela. 
Sapeva quello che aveva passato Matt e in un certo senso non gli rimproverava di essersi comportato così. Probabilmente lui avrebbe fatto lo stesso...
"Senti Matt..." iniziò Brian, ma venne interrotto quando sentirono un urlo lacerante provenire dal piano di sopra. Entrambi si alzarono immediatamente, il sangue gli si congelò nelle vene. Era Zack.







Ebbene. Pensavo che non ce l'avrei mai fatta a finire questo capitolo .___.
Non riesco più a scrivere niente senza essere in ritardo,che cavolo =___= *si inginocchia e implora perdono*
Coooomunque, grazie al cielo oggi ho trovato un po' di ispirazione ed ecco qua! Non è molto lungo ma... boh è così XD

Ringrazio tutte quelle che seguono la ff e chi recensisce, ovvero:  friem,  SheFoughtTheLaw, Dear God, ladybaker, Majesty, two_dollar_bill e miniredapple2  me vi ama da morire! *_______*
 
Spero che l'ispirazione non mi abbandoni per il prossimo capitolo...
Grazie ancora e alla prossima! :D  tanti tanti baci

Josie

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Capitolo 14
*** Capitolo 11 ***


Erano passate circa due ore da quando Matt e Brian erano arrivati all'ospedale e ancora non gli era stato permesso di vedere Zack.
Quando avevano sentitio il più piccolo urlare si erano fiondati in camera per vedere cosa fosse successo e lo avevano trovato piegato su se stesso che si teneva la pancia in preda al dolore, con un lieve rivolo di sangue che gli colava da un lato della bocca.
Brian sentiva di non aver mai avuto così tanta paura come quel pomeriggio e il fatto che gli impedissero di vedere Zack lo stava mandando fuori di testa.
"Non è niente di grave fortunatamente, però ora ha bisogno di riposare" gli aveva detto uno dei medici che aveva visitato Zack, circa un oretta prima.
Il fatto che sia Brian che Matt avessero protestato non era servito a nulla, anzi gli aveva solo comportato una predica da parte del medico, il quale gli aveva spiegato in modo accondiscendente come si farebbe con due bambini, che se volevano che il loro amico si riprendesse al più presto avrebbero dovuto lasciarlo riposare. E poi quello non era l'orario delle visite, aveva aggiunto.
Erano stati esortati più volte a tornare a casa, ma nulla li aveva fatti smuovere dalla saletta d'aspetto in cui si trovavano in quel momento.
Era stata avvertita anche la mamma di Zack che si era precipitata subito da loro nonappena saputa la notizia. Lei era stata l'unica ad avere il permesso di entrare e ogni tanto usciva per far sapere agli amici del figlio, che Zack stava bene e potevano stare tranquilli.
Questo recava ai due ragazzi, che si erano presi uno spavento micidiale, un po' di sollievo, ma entrambi fremevano per vederlo.
Matt se ne stava seduto con le mani sui capelli a reggersi la testa per la stanchezza, mentre Brian era appoggiato al muro con gli occhi chiusi dopo aver camminato ininterrottamente su e giù per la saletta per più di un'ora.
Dopo qualche minuto fece di nuovo la sua comparsa la Signora Baker che si rivolse ad entrambi: "sto andando a casa a prendere un po' di cose per Zack, passerà qui la notte. E' solo per controllo, non ha niente che non va" aggiunse vedendo lo sguardo preoccupato dei due ragazzi.
"Possiamo entrare da lui?" domandò Brian ormai al limite della sopportazione. Glielo avevano detto in mille modi che  Zack stava bene, che non era niente, ma lui non riusciva a sentirsi sicuro, voleva vederlo con i suoi occhi.
La Signora Baker si voltò verso di lui con un sorriso, ma a Brian non piaque molto. Sembrava uno di quei sorrisi che ti facevano i genitori da piccolo prima di dirti che il tuo pesciolino era morto ma andava a stare in un posto migliore.
"Tu sei Brian, giusto?" gli chiese facendo un passo verso di lui.
"Sì" si affrettò a rispondere lui dandosi dell'imbecille. Nel caos di quelle ore aveva parlato con la Signora Baker diverse volte, ma non si era mai presentato, così preso dalla preoccupazione per Zack.
Si strinsero la mano e Brian cercò di scacciare l'imbarazzo che lo aveva assalito all'improvviso. In fondo stava praticamente facendo conoscenza con uno dei genitori del suo ragazzo, anche se Brian avrebbe preferito che fosse successo in una situazione diversa.
"Ora Zack sta dormendo ed è meglio se lo lasciamo riposare"
Nonostante Brian se lo fosse aspettato non riuscì comunque a frenare un gemito di delusione. La Signora Baker parve accorgersene "non temere caro, appena si sveglierà andrò a chiedere direttamente io ai medici di farvi entrare. Poco prima di addormentarsi Zack mi ha chiesto di te, voleva vederti" aggiunse piano in fine.
Brian si limitò a guardarla non sapendo bene che dire. Non sapeva se Zack avesse raccontato a sua madre di lui, ma ci pensò Matt a togliere ogni dubbio.
"Brian è il nuovo ragazzo di Zack" disse semplicemente.
Brian si immobilizzò per l'imbarazzo e cercò qualcosa da dire, ma la sua mente sembrava sgombra.
La Signora Baker lanciò un rapido sguardo a Matt per poi rivolgersi nuovamente verso di lui "lo avevo immaginato"
Brian continuava a stare zitto, con la netta impressione che stesse facendo la figura dello stupido.
Come aveva fatto a immaginarselo? Sapeva che il figlio era...?
"Non me l'ha detto ma l'ho capito da come mi parlava di te. E ovviamente so di certi gusti di mio figlio"
Brian annuì in silenzio, pensando che tanto ovvio non era: se lo avessero saputo i suoi...
"So che volete vederlo" disse ora riferendosi ad entrambi "ma per ora lasciamolo dormire, verrò ad avvertirvi quando si sarà svegliato"
"Ok, grazie" sussurrò stancamente Matt.
"Ci vediamo più tardi Matthew" disse posandogli una mano sulla spalla "a dopo Brian"
Brian la salutò con breve gesto della mano e la donna uscì.
Nella saletta cadde immediatamente il silenzio.
A parte parlare con i vari medici per spiegare l'accaduto, Matt e Brian non si erano rivolti la parola, memori di quello che era successo fra loro solo poche ore prima.
Ripensandoci Brian si portò automaticamente una mano al collo, dove non molto tempo prima vi era stata stretta la mano di Matt.  L'allontanò subito non volendo far vedere all'altro che ci stava ancora pensando. Era indeciso se affrontare l'argomento o lasciar correre. Anche se sapeva per esperienza che le cose lasciate a metà tornano sempre a tormentare.
Andò a sedersi accanto all'altro, anche se non sapeva bene cosa dire. Matt che era tornato alla sua posizione con le mani fra i capelli, alzò lo sguardo verso di Brian e si tirò un po' più su sulla sedia.
"Brian..." cominciò sapendo già cosa l'altro voleva "mi dispiace per prima, non ce l'ho con te"
"Hai uno strano modo di dimostrarlo" disse Brian sarcastico, ma non era arrabbiato.
"Dico davvero non voglio che pensi che ho qualcosa contro di te. Immagino che Zack ti avrà parlato del fatto che noi due stavamo insieme prima"
Brian si mosse a disagio sulla sedia cercando di non darlo a vedere "si me ne ha parlato" confermò in tono neutro.
"Non pensare male. Non ho intenzione di tornare con Zack. Gli voglio bene, ma non voglio farlo..."
Brian si sentì come se si fosse sciolto un nodo che gli stringeva lo stomaco. Però non era ancora certo di potersi rilassare veramente.
"Mi ha detto che lo hai lasciato perché alcuni a scuola gli davano fastidio" disse serio "per evitare che capitassero situazione... come questa" finì cupo.
"E' vero"
Il nodo che aveva tenuto stretto per tutto il tempo lo stomaco di Brian parve di nuovo avvolgerlo.
"Ma alla fine non credo di aver fatto la cosa migliore. L'ho fatto star male e in più ormai il danno era fatto. Ci avevano già visti insieme e hanno continuato lo stesso a tormentare Zack, anche se  credo che molte me ne abbia tenute nascoste"
"La gente non ha proprio un cazzo da fare" soffiò Brian con rabbia.
"Già"
"Se solo fossi andato a scuola oggi... e invece sono rimasto a casa perché non ne avevo voglia" disse le ultime quattro parole come se avesse voluto martellarsi un piede.
"E' inutile che ti disperi, non possiamo sempre stargli addosso per proteggerlo. Cioè quando è possibile sarebbe meglio, ma non possiamo seguirlo dapertutto"
"Ma tu prima hai detto-"
"Lascia perdere quello che ho detto prima, era ovvio che ero fuori di me"
"Mi hai fatto leggermente paura, giusto per informarti"
"Quasi mi sono spaventato da solo" ridacchiò Matt "ma sappi che se gli farai qualcosa che lo farà star male non esiterò a rimetterti le mani addosso"
Brian deglutì, perché nonostante il tono di Matt non fosse minaccioso era certo che fosse stato maledettamente sincero.

Entrambi ritornarono ai loro pensieri e nella stanza calò di nuovo il silenzio, finché non udirono la porta che si apriva.
Si aspettavano di veder entrare un medico o al massimo la Signora Baker e si stupirono quando videro sorpassare la soglia Jimmy e Johnny.
"Ehy, che ci fate qui?" chiese Matt alzandosi per raggiungerli.
"Certo che se aspettiamo che ce le dite voi le cose facciamo in tempo a crepare" disse Jimmy sarcastico "abbiamo incontrato la Signora Baker vicino casa sua e ci ha detto di Zack. Come sta?" chiese serio.
"Bene. Dorme"
Jimmy annuì "sì, la madre ce lo ha detto che non era niente di grave. Ci ha raccontato che cosa è successo e sembrava più preoccupata per il fatto che Zack le ha prese che per  i danni in se"
"Avrei proprio voglia di spaccargli le ossa a quegli idioti" sbottò Johnny.
"Si così finisci in ospedale pure tu, nenerottolo" lo prese in giro Jimmy.
Johnny lasciò correre abituato come era a quei tipi di prese in giro.
"Comunque... dov'è Zack?"
"E' dentro che dorme. Finché non si sveglia non ce lo fanno vedere"
"Sono sicuro che sta bene" convenne Jimmy "Ha la pellaccia dura il piccoletto. E tu come stai?" domandò poi rivolto a Brian che se ne era rimasto in silenzio in disparte.
"Bene. Non sono io che le ho prese" disse amaramente. A tratti si sentiva assalire dai sensi colpa.
Jimmy si allontanò da Johnny e Matt, che stava raccontando all'altro i dettagli dell'accaduto, e prese Brian per un braccio facendolo sedere su una delle sedie più lontane dagli altri.
"Sai cosa intendo. Non farti venire i sensi di colpa non è stata colpa tua"
Stranamente le parole di Jimmy influirono a Brian l'effetto contrario.
"Non lo so Jim..."
"Non avresti potuto fare niente, in due contro cinque non sarebbe cambiato. L'unica differenza sarebbe stata che ora invece di esserci Zack a dormire su quel letto ci saresti stato anche tu"
Avrei preferito, pensò Brian.
"Zack non te ne farà mai una colpa. Anzi conoscendolo sono sicuro che si farà mille paranoie sul fatto che lo lascerai come Matt lo lasciò quella volta"
"Non lo farei mai"
"Questo non impedirà a Zack di lambiccarsi il cervello con mille paranoie. Sai è un po' psicolabile..."
"Matt mi ha detto che non ha intenzione di tornare con lui"
"E io che ti avevo detto? Conosco i nostri amici da un po' più tempo di te e se ti dico che ti devi fidare di me puoi farlo"
"Grazie Jim" Brian glie ne era davvero grato.
"Figurati" disse avvolgendogli un braccio intorno alle spalle "ma non fare come al tuo solito che mi ascolti e poi continui a fare come ti pare!"
Brian rise "non lo farò"

Nel frattempo era tornata la Signora Baker, con la roba da portare a Zack, che sparì nuovamente nella sua stanza.
Matt, Jimmy e Johnny decisero di uscire per andare a comprare qualcosa da regalare a Zack visto che non potevano far altro, mentre Brian preferì rimanere nel caso si fosse svegliato, col risultato che pochi minuti più tardi finì per addormentarsi lui stesso stremato dalla lunga giornata.



Quando Brian riaprì gli occhi fu costretto a ripararseli con una mano per via del sole che entrava attraverso la finestra e puntava dritto nella sua direzione.
A giudicare dalla luce non dovevano essere più delle sette di mattina.
Ci mise un po' prima di capire che  a svegliarlo non era stata la luce, che effettivamente non era così forte, ma una mano che lo scrollava leggermente per le spalle.
"Matt" sussurrò quando riconobbe il volto davanti a se.
"'Giorno. Hai dormito un po'"
"Si tipo otto ore" disse Brian rizzandosi sulla sedia e stropicciandosi gli occhi.
Mise a fuoco il volto di Matt che sembrava nervoso e giocherellava con le mani evidentemente a disagio.
"Matt che succede?" chiese Brian allarmato.
"No niente... è che-"
"Cosa? E' successo qualcosa a Zack?"
"No no sta benissimo... è solo che è andato via"
"Cosa? Andato dove?"
"A casa"
Brian sentì stringersi lo stomaco. Era stato li tutta la notte ad aspettare che si svegliasse...
"Perché non mi ha aspettato?"
"Non lo so, mi ha solo fatto promettere di non svegliarti. Però lo ho fatto lo stesso, ma solo perché so che è meglio così. Anche per lui. Se ti sbrighi puoi ancora raggiungerlo, è appena uscito"
"Grazie Matt, sei un amico"
Si voltò e prese a correre verso l'uscita.

Non ci mise molto ad individuarlo. Era ancora nel parcheggio con la madre e stava per salire in macchina.
Corse veloce fino a sentire il sangue pulsargli nelle orecchie.
Non riusciva a spiegarsi il comportamento di Zack. Forse era arrabbiato con lui?
"Zack!" urlò mentre l'altro apriva la portiera della macchina bloccandosi nel momento in cui udì chiamare il suo nome.
Per un attimo Brian pensò che Zack sarebbe saltato in macchina e avrebbe ordinato a sua madre di partire  a tutto gas come spesso succede nei film. Ma, nonstante l'espressione turbata, Zack non era un codardo e chiuse la portiera in attesa. Brian arrestò la corsa di fronte a lui.
"Zacky io vado, tu torna a casa a piedi!" lo avvertì la madre dall'altra parte dell'auto.
"No aspetta,io-"
"A casa a piedi!"
Zack provò a ribattere all'ordine della madre, ma lei era già entrata in auto e aveva messo in moto.
"Perché non mi hai aspettato?" chiese Brian ponendo la stessa domanda che aveva fatto a Matt poco prima.
Zack riportò l'attenzione su di lui e  sembrava incerto su cosa rispondere. Nonostante questo però Brian non poteva far altro che sentirsi sollevato nel vederlo con jeans e la maglietta rossa e nera dei Misfits completamente asciutti e senza la minima traccia di sangue. Aveva il labbro gonfio, ma pulito con i segni dei punti che gli avevano messo la sera prima. Anche il livido che aveva nell'occhio sembrava essere sbiadito.
Ebbe l'impulso di portargli una mano al viso e Zack non fece niente per opporsi.
Gli passò il pollice sul labbro sentendo il contantto ruvido dei punti.
"Ti giuro che non accadrà di nuovo, però la prossima volta non scappare più così da me"
Il tempo di finire di parlare e Brian si trovò Zack avvinghiato addosso. Ricambiò il suo abbracciò, stringendolo a se.
"Avevo paura che saresti stato tu ad andartene" sussurrò Zack inzuppando la maglia di Brian di lacrimoni.
"Neanche se mi minacciassi di farlo"  disse Brian, sorridendo al pensiero di quanto Zack potesse essere tonto a volte.
"E' quello che dicono tutti, ma alla fine se ne  vanno lo stesso"
"A volte fai e dici delle cose talmente stupide che se non ti amassi forse lo farei!" disse Brian ridendo, prima di rendersi conto delle effettive parole che aveva pronunciato. Aveva veramente detto di amare Zack o era stato un gioco della sua mente?
A quanto pareva lo aveva veramente detto, perché Zack alzò lo sguardo incrociando i suoi occhi con un espressione sorpresa.
Brian rimase ammutolito, pensando al peso di quelle parole e al fatto che le avesse dette con tanta leggerezza da non rendersene quasi conto. Ed era per quel motivo che era sicuro di non aver mentito: perché quelle parole gli erano salite direttamente dal cuore senza neanche passare prima per il cervello. Senza che avesse neanche avuto il tempo di formulare il pensiero.
Fissò gli occhioni verdi e lucidi di Zack che lo guardavano da appena un po' più in basso a pochi centimetri di distanza e si ritrovò a ringraziare il cielo che quel giorno di qualche mese prima suo padre aveva deciso di trasferirsi li a Huntington Beach.
"Cos'hai detto?" chiese il più piccolo mezzo stordito.
Brian sentì il battito accellerare e le mani sudare per il nervoso.
"Che ogni tanto dici cose molto stupide"
"Non quello!"
"Che anche se sei un po' tonto non ti lascio lo stesso?"
"Brian!"
"Dai ti accompagno a casa. Credo che tu non abbia ancora smaltito l'effetto dell'anestesia sembri un po' confuso" disse Brian prendendolo per mano e incamminandosi.
Zack scosse la testa.
"Fa niente. Ti amo anche io, ma se ora sei troppo codardo puoi anche ridirmelo un altra volta" disse seguendo il passo di Brian "e comunque non mi hanno fanno nessuna anestesia!"










Fiiiiiiiiiiine capitolo.
Fiuu pensavo di non riuscirci u.u *sospiro di sollievo*
Mi scuso per la schifosità di questa roba che ho scritto, ma oggi mi girano alquanto. E devo dire che per fare incazzare me bisogna essere davvero irritanti, solo pochi eletti ci riescono -.-"
Mi sono messa a ascrivere per sfogarmi e ci mancava poco che invece di fargli dire che si amavano li facessi prendere a pugni -_____- Quindi neanche rileggo per vedere che miriade di minchiate ho scritto. Ricontrollerò domani per vedere se ci sono errori.

Pardon, scusate l'umore nero .____.  Io comunque vi adoro e vi ringrazio tutti per aver letto <3
Come sempre amo voi che prendete un po' del vostro tempo per recensire, perciò grazie davvero a friem, ladybaker, miniredapple2Two_Dollar_Bill (<3), SheFoughtTheLaw e Majesty! Grazie davvero :)

Ah, comunque non dovrebbero mancare tantissimi capitoli alla fine... un paio di cose in sospeso e poi ci siamo.

Bene, ora credo che andrò  a dormire prima di uccidere qualcuno e dato che qui ci sono solo io finirei per autolesionarmi :'D

Tanto amore per voi, alla prossima <3


Josie.


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Capitolo 15
*** Capitolo 12 ***


Subito dopo esser arrivato a casa Zack si buttò di peso sul divano: si sentiva ancora molto debole nonostante la tirata di quasi 12 ore di sonno. Il sangue gli pulsava nel labbro causandogli un fastidioso prurito, che però non poteva grattare senza rifilarsi una fitta di dolore. Accese la TV nel tentativo di distrarsi, ma non trovò niente di anche vagamente interessante.  Ma chi diamine sceglieva i programmi da mandare in onda in America?
Rassegnato si stese affondando la testa sul cuscino e sfilandosi le scarpe con la punta dei piedi, che ricaddero malamente a un paio di metri dal divano. Nonostante fosse sveglio da solo poco più di un'ora era sicuro che avrebbe potuto dormirne altre nove di fila.
Appena chiuse gli occhi sentì il cellulare squillare scoprendo con orrore che lo aveva lasciato sopra il tavolo e che quindi avrebbe dovuto alzarsi.
Provò a ignorare il suono trillante, ma sembrava quasi che il volume aumentasse a ogni squillo, così si costrinse ad alzarsi e ad afferrare il cellulare rispondendo senza neanche guardare chi fosse.
"Zack, allora ci sei. Pensavo di averti svegliato!"
Zack si strofinò gli occhi riconoscendo la voce di Jimmy.
"E chi te l'ha detto che non stavo dormendo?"
"Stavi dormendo?"
"...no"
"Dio, allora cosa mi fai perdere tempo!"
Zack sorrise e scosse la testa. Si chiedeva sempre cosa fossero tutte queste cose che aveva sempre da fare Jimmy per cui non aveva tempo da perdere.
"Bè, mi scusi, non volevo farle perdere il suo prezioso tempo!" lo prese in giro il più piccolo.
"Dai non fare l'idiota Vee. Come stai?"
"Non male"
"Allora puoi venire da me che mi annoio?"
Zack ci pensò un po' su. Era stanco ma non aveva voglia di passare l'intera giornata a casa. Stava per accettare la proposta quando gli venne in mente che teoricamente  a quell'ora Jimmy avrebbe dovuto essere diretto verso scuola.
"Non vai a lezone oggi?" chiese incuriosito.
"Naa. Ci sono già andato tre giorni questa settimana"
Zack rise alle parole dell'amico. Se avesse avuto il suo coraggio, anche lui avrebbe marinato più spesso.
"E gli altri invece?"
"A fare i secchioni come al solito"
Zacky avrebbe riso nuovamente se non fosse stato per il tono che aveva usato Jimmy, senza contare che aveva esitato prima di rispondere.  C'era qualcosa nella voce dell'altro che lo aveva turbato.
Comunque decise di ignorare quella sensazione, probabilmente era semplicemente ancora scombussolato per via degli ultimi avvenimenti.
Salutò Jimmy e andò a cambiarsi i vestiti in fretta, ignorando i consigli della madre che insisteva perché rimanesse a casa a riposare.
Circa un'ora dopo era a casa Sullivan.
"Ma i tuoi non ci sono?" chiese notando l'assenza di altre persone nella casa.
"Stanno praticamente via un week-end  si e un no per lavoro questi ultimi tempi" spiegò il più alto "e questo fondamentalmente comporta un gran numero di vantaggi per il sottoscritto!" disse entusiasta.
"Contento tu" fece Zack per non smorzare l'entusiasmo dell'amico.
Non l'avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura ma  stare a casa da solo non gli piaceva per niente. Era molto attaccato ai suoi genitori, in particolare a sua mamma, e soffriva per la lontananza da loro quando erano lontano.
"Comunque. Che vuoi fare?" chiese Jimmy dondolandosi sui talloni.
"Uhm. Non so... è una bella giornata, potremmo fare un giro fuori"
Jimmy si innervosì immediatamente "No... se i miei mi beccano in giro poi mi rompono a vita!"
"Ma i tuoi non sono fuori città per lavoro?" chiese Zack, ormai confuso dal comportamento dell'amco, che cominciava a pensare che la sensazione che aveva avuto al telefono non fosse stata solo una semplice "sensazione".
Dal canto suo Jimmy, si guardava intorno cercando una risposta palusibile da dare.
"Jimmy, mi stai nascondendo qualcosa?"
"No Zack, ti prego non iniziare con queste paranoie! Ci pensa già il tuo ragazzo a farmi impazzzire con le sue..."
Zack rimase un'attimo basito. Che paranoie aveva Brian? Lo chiese a Jimmy, che però gli rispose che non erano affari suoi borbottando qualcosa sul segreto professionale.
"Senti ho un nuovo gioco per la play, ci facciamo una partita?"
Zacky lo guardò torvo.
"Ok" accettò in fine, lasciando cadere il discorso imbarazzato di Jimmy, ma comunque ancora intenzionato a scoprire cosa l'altro gli stesse nascondendo.

Dopo sole due vittorie e sette sconfitte Jimmy decise che si  era stufato di quel  gioco e si diresse in cucina per prendere qualcosa da mangiare, tornando con due fette di dolce.
Zack, che si scoprì molto affammato, ne addentò subito un pezzo.
"Wow, è buonishima!" farfugliò con la bocca piena.
"Bè sì, mia madre è una brava cuoca"
"Ma tua madre è via per lavoro o no?" chiese di nuovo confuso mandando giù il boccone di dolce.
"Uff e va bene Zack, l'ho fatta io, contento?"
Zack lo fissò  un'attimo e poi scoppiò a ridere.
"Che c'è nanetto? Che ti ridi?" domandò minaccioso.
"Niente, ti stavo solo immaginando con un cappello da cuoco e un grembiulino da cucina!" rispose Zack che non riusciva  a smettere di ridere.
"Ecco perché non te lo volevo dire, piccoletto che non sei altro! E ora smettila di ridere come un cretino che mi stai smollicando tutto il divano" fece Jimmy menttendo il broncio.
Zack cercò di contenersi, ridendo dentro pensando a come Jimmy si trasformasse nella casalinga perfetta ogni volta che era solo a casa. In effetti la Signora Sullivan era una maniaca dell'ordine e doveva aver passato qualcuno di quei suoi geni al figlio.
Zack spazzolò tutto il dolce e poi guardò l'ora dall orologio appeso alla parete della cucina. Era già mezzogiorno. A quell'ora c'era la pausa pranzo nella loro scuola e a Zack andava di vedere gli altri.
"Senti Jim, io vado verso scuola è un po' che non vedo Matt e Johnny, e Brian mi manca"
Jimmy scattò in piedi.
"Come fa a mancarti, lo hai visto sta mattina! E Matt e Johnny erano da te all'ospedale ieri sera"
"Si ma io dormivo!"
"Però c'erano"
"Jimmy!" esclamò Zack arrabbiato.
"Senti Zack, gli ho detto di passare qui appena le lezioni finiscono, non puoi aspettare un altro paio d'ore?"
Zack sbuffò spazientito e Jimmy lo prese come un segno d'assenso.
"Ah, a proposito... ora che mi ricordo, ti abbiamo comprato una cosa ieri. Te la vado a prendere è in camera mia"
Zack annuì e Jimmy scomparve su per le scale.
Aspettò di sentire la porta della camera dell'amico aprirsi poi si alzò dal divano, raccolse il cellulare e la felpa che giacevano a terra e, il più velocemente possibile e senza farsi sentire, uscì di casa.
Chiuse silenziosamente la porta alle sue spalle e cominciò a correre.
L'unica cosa che Zack aveva capito dallo strano comportamento dell'amico era che stava cercando di tenerlo lontano dagli altri. Si era innervosito quando aveva detto che voleva raggiungerli a scuola, aveva preferito rimanere a casa invece di uscire a bighellonare (comportamento più che insolito da parte di Jimmy) e al telefono, quando gli aveva domandato degli altri, gli era sembrato turbato.
Ormai ne era certo: stava cercando di tenerlo lontano dagli amici e non poteva far altro che domandarsi il motivo.
Corse più veloce per seminare il senso di colpa che gli stava addosso per aver abbandonato Jimmy in quel modo. Tralasciando il fatto che si sarebbe sicuramente arrabbiato...
Cercò di scacciare quei pensieri. La voglia di sapere cosa gli altri quattro gli stavano nascondendo era più forte.
Dopo un po' fu costretto a rallentare il passo. Forse aveva esagerato, si sentiva ancora debole per la giornata precedente.
Si infilò dentro ad alcune stradine laterali per arrivare prima e dopo circa dieci minuti si ritrovò davanti all'edificio scolastico.
Il cortile era affollato di ragazzi dandogli la conferma che la pausa pranzo non era ancora finita.
Si mescolò alla folla di studenti e andò diretto verso il tavolo che occupavano solitamente e lì trovò Johnny. Però era solo, nessuna traccia di Matt e Brian.
Zack si avvicinò e notò che anche lui sembrava turbato. Questo gli fece  stringere lo stomaco, ma cercò di non farsi prendere dall'ansia.
"Johnny!"
Zack si avvicinò e l'amico sobbalzò.
"Zack, che ci fai qui!" chiese allarmato.
"Mi dici cosa cazzo state facendo?" chiese cercando di non urlare.
"Zack torna a casa, non-"
"Dove sono Matt e Brian?"
"Non lo so, torna a-"
"Non dirmi di tornare a casa, dove sono Johnny, te lo chiedo un'ultima volta"
Zack afferrò Johnny per il collo della maglia, ma questo gli afferrò il polso e se lo staccò di dosso.
"Torna a casa Zack"  
Zack non lo aveva mai visto così deciso.
Lanciò un ultimo sguardo di fuoco a Johnny e se ne andò lasciandolo li. Cominciava davvero a sentirsi arrabbiato.
Passò in rassegna tutto il cortile, ma non vide i due amici da nessuna parte. Non si rassegnò, infondo dovevano per forza essere nei paraggi.
Svoltò l'angolo dell'edificio fino al cortile sul retro, anche se di solito non vi era quasi nessuno.
Invece, con sua grande sorpresa, Zack scorse da lontano il profilo di Matt e si diresse  a passo diretto verso l'amico. Stava quasi per urlare il suo nome e pretendere spiegazioni, quando però vide che non era solo. Al suo fianco vi era anche Brian e sembravano coinvolti in un'accesa discussione con degli altri ragazzi, tre per quanto riusciva a vedere, che gli stavano davanti.
Zack ci mise meno di un secondo a capire chi erano e sbiancò dalla paura. Istintivamente fece un passo indietro. Il ricordo di come quei tizi lo avevano conciato il giorno prima si abbatté su di lui quasi che riuscì a rivedere di nuovo uno di quelli avvinarsi a lui ghignante e colpirlo. Zack si portò una mano al viso per difendersi da quella visione e indietreggiò ancora, spaventato.
Ma i ragazzi erano lontano e nessuno sembrava aver notato la sua presenza.
Era combattuto  dalla voglia di andarsene immediatamente, ma una strana forza lo teneva coi piedi piantati per terra.
Teneva lo sguardo puntato su Matt e Brian... così era questo che quei quattro gli avevano tenuto nascosto?
Zack gli aveva detto un centinaio di volte di dimenticarsi di quella faccenda eppure avevano fatto di testa loro.
Nonostante tutto sentì la rabbia crescergli dentro, si era fottutamente stufato che nessuno gli desse mai ascolto, che tutti pensassero di sapere cosa era meglio per lui più di lui stesso.
Sentendo il sangue ribollirgli nelle vene prese ad avvicinarsi  al gruppo, Brian sembrava rosso di rabbia, ma era niente in confronto a quanto si sentiva tradito Zack.
"Brian!" urlò furente quando fu abbastanza vicino da farsi sentire.
L'altro si voltò di scatto verso di lui nonappena sentì udire il suo nome.
"Zack, che ci fai qui!"  
Era stato Matt a parlare e Zack non fece in tempo rispondere perché qualcuno lo interruppe.
"Buongiorno donzella, come mai così arrabbiata? Non temere i tuoi cavalieri sono qui per vendicarti!"
"Chiudi quella cazzo di bocca Ryan"
Zack strinse i pugni con rabbia. Non sentiva più alcuna paura nei confronti del leader di quella banda di idioti.
"Chiudila tu o quel brutto taglio sul labbro potrebbe riaprirsi di nuovo" fece Ryan con finto tono premuroso "chi è stato a farti questo principessina Baker?"
Nel volto di Ryan si aprì un ghigno di scherno e Zack non riuscì a controllarsi. Si gettò contro l'altro con l'unico desiderio di affondare il pugno nella sua faccia, ma invece si sentì trattenere per un braccio.
Matt l'aveva afferrato, spingendolo dietro se.
Zack ruggì di frustrazione, si sentiva arrabbiato e frustrato da quel modo che avevano di dover sempre proteggerlo, ma poi rimase quasi scioccato quando vide il pugno di Ryan alzato a mezz'aria, dove fino a un'attimo prima si trovava lui.
Ryan indietreggiò, mentre Matt e Brian gli si paravano davanti coprendolo alla vista dei ragazzi.
"Non ti azzardare a toccarlo" fece Brian con un ringhio basso.
"Intendi come ho fatto ieri? Dov'eri Haner, mentre gli rompevo quel bel faccino?"
Zack quasi non se ne accorse e Matt non riuscì a fermare in tempo Brian, mentre si avventava su Ryan, finendo anche per scaraventarlo a terra.
"Zack, via di qui!" gli ordinò Matt, spingendolo per allontanarlo, tanto che quasi perse l'equilibrio.
 Zack ignorò completamente l'ordine impartito da Matt e cercò di raggiungere Brian, ma l'altro lo afferrò di nuovo e questa volta lo spinse con forza più lontano "Jimmy, portalo via!"
Zack si voltò e vide il ragazzo in questione, seguito da Johnny, che lo strattonò per le spalle conducendolo verso il cortile anteriore.
 "Lasciami Jimmy!" gridò cercando di divincolarsi dalla sua presa. Riuscì a guardare un ultima volta prima di voltare l'angolo e vide solo Ryan assestare un pugno nello stomaco di Brian che produsse un tonfo sordo, prima che Matt lo colpisse a sua volta. Poi la visuale gli fu coperta dal corpo di Johnny e infine svoltarono l'angolo trovandosi fra tutti gli altri ragazzi che, ignari, continuavano la pausa pranzo.

Per strada verso casa, Jimmy non aveva smesso di tenere stretto Zack per la maglia. Johnny li seguiva, avendo deciso di saltare le lezioni del pomeriggio.
Camminavano velocemente e stavano tutti e tre in silenzio. Zack ogni tanto sbirciava il volto di Jimmy: era sicuro di non averlo mai visto così arrabbiato. Non osava rivolgergli parola.
Dopo circa quindici minuti di camminata arrivarono di fronte casa di Zack e finalmente Jimmy lo lasciò.
"Entra" disse solo.
"Non c'è nessuno a casa, ho lasciato le chiavi da te"
"Te le ho portate io" disse lanciandogliele, poi si voltò e senza aggiungere altro se ne andò.
Zacky rimase li impalato. Guardò Johnny che gli fece incerto un segno di saluto con la mano  e raggiunse Jimmy.
Una volta in casa Zack non sapeva cosa fare. Jimmy ce l'aveva a morte con lui e sperò che non fosse così anche per Matt e Brian, ma le possibilità che neanche loro fossero arrabbiati erano piuttosto remote. Solo Johnny sembrava dispiaciuto per tutta quella faccenda.
In preda alla frustrazione e alla rabbia sferrò un calcio a un mobiletto che aveva affianco, facendo crollare tutto quello che vi era sopra a terra.
Si appoggiò alla parete più vicina e si lasciò scivolare fino a sedersi nel pavimento.
Avrebbe solo voluto tornare indietro ed evitare tutto quel casino.
Stette in quella posizione per diverso tempo fino a che il campanello di casa non lo fece sobbalzare. Si tirò su, sgranchendosi le articolazioni doloranti e andò ad aprire, per ritrovarsi davanti a se Brian.
Il respiro gli morì in gola quando vide la sua espressione.
"B-Brian"
Brian non disse niente ma lo spinse da un lato ed entrò in casa.
"Perché non devi mai fare quello che ti si chiede!" esplose furente voltandosi verso di lui.
"Non potevi pretendere che-" iniziò Zack, ma l'altro non lo lasciò finire.
"Non ti è bastato vero quello che è successo ieri? Volevi ripetere l'esperienza, pensavi che non mi sentissi abbastanza in colpa?"
Zack provò a ribattere nuovamente, ma anche questa volta fu interrotto.
"Che diavolo volevi fare eh, Zack! Dovevi rimanere da Jimmy o volevi farti ammazzare di nuovo?"
"Senti Brian, ma chi cazzo ve lo ha chiesto si può sapere?" urlò Zacky per non farsi parlare sopra ancora "te lo avevo detto cazzo, che vi dovevate fare gli affari vostri, che non me ne frega niente di essere vendicato!"
"Se anche tu ti fossi visto com'eri messo ieri forse capiresti! Ho cercato di reprimere la voglia di ucciderli, ma non mi puoi chiedere di passargli davanti tutti i giorni facendo finta di niente"
"Si invece che posso Brian" fece Zack con voce tremante "ti ho sentito ieri quando hai detto che mi ami, ma so che non è vero o non saresti andato a pestare quelli quando invece ti avevo chiesto di non farlo!" disse Zack con le lacrime agli occhi.
Brian lo fissò con lo sguardo più serio che si possa immaginare.
Si avvicinò fino ad essere un passo da lui.
 "Tu non sai prorpio un cazzo"
Poi lo superò e il tonfo della porta che si chiudeva, indicò a Zack che Brian se ne era andato lasciandolo solo, le lacrime a rigargli il volto pallido.







Mamma mia, ce l'ho fatta a finire questo capitolo!
Scusatemi, mi dispiace di farvi aspettare così tanto ogni volta! T___T Non so perché, ma non riesco più ad aggiornare una volta a settimana come una volta e non so perché...
Cooomunque ho cercato lo stesso di impegnarmi con questo capitolo, ma non riesco a capire se sia venuto decente o no ^^"
Vi ringrazio dal profondo del cuore per averlo letto, grazie! *-*
A chi vanno i ringraziamenti speciali oggi? Uhmm chi ha recensito il capitolo precedente, vediamo... u.u Allora :D Grazie mille a friemSheFoughtTheLaw, In Memory Of Jimmy, miniredapple2, Vengeance_AS e two_dollar_bill <3
Vi adoro, seriamente *-*

Ah e dato che ci sono vi consiglio di andare a leggere la Synacky di miniredapple2 "The Life I've Left Behind"! Di solito non pubblicizzo ff, ma dato che qui (più o meno) siamo tutte fan delle Synacky, vi consiglio di andare a dare un'occhiata (se non l'avete già fatto) se vi va, perché è davvero bellissima! :D  Ed è conclusa, manca solo l'epilogo, quindi andate sicure!

Bene ora ho detto davvero tutto!
Vi ringrazio nuovamente e ci si sente al prossimo capitolo! :D

A presto <3

Josie



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Capitolo 16
*** Capitolo 13 ***


capitolo 16



Zack rimase fermo e immobile nel centro del salotto, con le lacrime che gli scorrevano lungo le guance, fino a sentirne il sapore salato in bocca.
Aveva combinato un gran bel casino, ma non ne aveva mai avuto intenzione.
Avrebbe solo voluto urlare fino a lacerarsi i polmoni se non fosse che qualche vicino avrebbe chiamato sicuramente la polizia, se non una clinica psichiatrica.
Aveva ancora impressi nella mente gli occhi di Brian e come questo l'aveva guardato subito prima di andarsene... Il solo pensiero gli mozzò il respiro in gola e sentì le ginocchia cedere, fino a che non scontrarono con il pavimento duro.
L'intera situazione, la sua vita gli stava scivolando fuori dal controllo, proprio come l'ultima volta....

"Dannazione Matt! Perché non mi vuoi ascoltare?"
"Mi dispiace Zack... è una decisione che ho preso e non ho intenzione di tornare indietro"
"Perché non lo capisci che a me non interessa niente di quello che dicono gli altri"
"Perché c'è una bella differenza fra quello che la gente dice e quello che la gente fa; e se quello che la gente fa include farti del male a me interessa più che tanto!"
"Non puoi pretendere di sapere sempre cosa è meglio per me!"
"Forse non sempre, ma questa volta lo so"
Zack afferrò Matt per una spalla facendolo voltare, in modo che fosse costretto a guardarlo, ma quello ancora sfuggiva il suo sguardo, nascondendo gli occhi sotto un ciuffo di capelli un po' troppo cresciuti.
"Ti prego non lo fare..." riuscì a dire Zack, il volto improvvisamente innondato di lacrime, mentre era ancora ben visibile un profondo taglio -ormai rimarginato- appena sotto lo zigomo destro "non te ne andare"
"Mi dispiace Zack..."
Matt gli voltò nuovamente le spalle, sfuggendo alla presa ancora ben salda di Zack. Si chiuse appena in tempo la porta alle spalle prima che calde lacrime, fino a quel momento trattenute e nascoste dalla frangia troppo lunga, sfuggissero al suo controllo.

Zack si sentì tremare per la violenza con cui quel ricordo si era abbattuto su di lui.
Stava succedendo esattamente la stessa cosa che era successa in passato.
In realtà la dinamica degli avvenimenti e i fatti in se per se erano differenti, ma l'ultima volta si era lasciato sfuggire Matt. L'aveva lasciato andare senza lottare per riprenderselo, e col senno di poi era stato meglio così.
Zack strinse i pugni e picchiò forte il pavimento, tanto che nel giro di pochi istanti le nocche gli si arrossarono.
Era di nuovo in ginocchio, tremava e aveva gli occhi rossi dal pianto. Questa volta però non avrebbe fatto come l'ultima volta; non avrebbe trascinato il suo corpo esausto fin sopra la sua camera e non si sarebbe gettato sul suo letto a piangere tutte le sue lacrime.
Questa volta Zack si alzò da terra, si asciugò le lacrime con la manica della felpa, afferrò le chiavi di casa e uscì diretto verso casa di Brian.




La luce del sole proveniente dalla finestra infastidiva gli occhi di Brian, che provvedeva a coprirseli con un braccio. Se ne stava steso sul letto, arrabbiato e con la voglia di spaccare tutto quello che si trovava intorno a lui, e Dio solo sapeva cosa lo tratteneva dal farlo. Si costringeva a starsene li immobile con la consapevolezza che se avesse dato sfogo alla sua rabbia avrebbe demolito l'intera camera.
In quel momento si stava odiando con tutto se stesso.
Avrebbe solo voluto che esistesse un qualche macchinario che riavvolgesse il tempo per poter impedire a se stesso di dire quelle cose, in quel modo, a Zack.
L'espressione che aveva fatto in quel preciso istante lo tormentava; era sicuro che se gli avesse sferrato un pugno nello stomaco gli avrebbe fatto meno male.
Perciò non poteva fare a meno di odiarsi, perché quando era arrabbiato non rispondeva di se stesso e riusciva solo a ferire quelli intorno a lui. Ogni volta era come se una strana forza s'impadronisse di lui e comandasse ogni sua mossa. Quello di cui era certo era che se non fosse stato così tanto fuori di se non gli si sarebbe mai rivolto in quel modo...
Quel flusso di pensieri fu improvvisamente interrotto dal suono del campanello che lo fece sobbalzare e aprire gli occhi all'istante.
Scattò in piedi e scese giù per le scale. Aprì il portone di casa sperando tanto che fosse...
"Zack!"
"B-Bri. Ciao"
"Ciao" Brian rimase fermo non sapendo bene come comportarsi. Tutta la rabbia che aveva sentito prima era svanita; aveva avuto l'intenzione di chiedere scusa a Zack, di abbracciarlo con trasporto non appena l'avesse visto, come succede tipicamente nei film, ma una strana forza lo teneva fermo li dov'era.
Zack sembrava sconvolto: il volto arrossato, il fiato corto e per di più tremava. Aveva corso per tutta la strada; lo aveva preso una gran fretta mossa dalla paura di aver rovinato tutto con Brian e dalla voglia di sistemare tutto con lui.
"Brian, tu ora devi lasciarmi parlare" riuscì a dire a fatica cercando di inspirare nei polmoni più aria possibile.
Brian fece qualche passo per avvicinarsi a lui e gli mise le mani sulle spalle.
"Zack, stai calmo... non è successo niente"
L'altro lo guardò per un istante, poi gli si buttò fra le braccia e Brian lo strinse in un abbraccio. Sentiva le lacrime di Zack bagnargli il collo scoperto e lo strinse più forte. Si sentiva tremendamente in colpa, probabilmente lo aveva fatto morire di paura dopo quello che era successo fra lui e Matt, e lui lo sapeva...
"Mi dispiace piccolo..." gli sussurrò vicino all'orecchio, accarezzandogli i capelli, continuando finché i leggeri singhiozzi dell'altro si placarono lentamente...
Zack appoggiò la fronte sul petto dell'altro, poi alzò lo sguardo puntando gli occhioni verdi in quelli dell'altro.
"Non doveva andare così" disse piagnucolando  "nei miei piani c'ero io che te ne dicevo quattro fino a che tu non mi avresti supplicato di non lasciarti"
Brian non riuscì a far a meno di ridere di fronte all'innocenza del ragazzo che stringeva fra le braccia "tu hai problemi a livello psicologico Zack, non smetterò mai di dirtelo"
"Vaffanculo Brian"
Brian ridacchiò, poi prese il viso di Zack fra le mani e lasciò un bacio leggero.
"La prossima volta che ti tratto in questa maniera ti autorizzo a prendermi a calci"  sussurrò sulle labbra dell'altro. Questa volta fu il turno di Zack di ridere, ma Brian non lo lasciò finire coinvolgendolo nuovamente in un bacio.
Quando riuscì a trovare la forza di staccarsi dal corpo dell'altro, lo fece entrare e salire fino in camera. Potevano starsene tranquillamente sdraiati nel letto in quanto in casa non c'era nessuno.
Brian accarezzava la schiena di Zack seguendo linee immaginare con le dita, mentre l'altro gli stava praticamente avvinghiato addosso.
 Era immensamente soddisfatto di come era riuscito a gestire la cosa. Se fosse successo tutto un po' di tempo prima non sarebbe mai riuscito a sbollire la rabbia e avrebbe mandato all'aria tutto. Anche se in realtà era praticamente tutto merito di  Zack.
Lui sarebbe stato troppo orgoglioso per tornare indietro. Fortunatamente Zack non era come lui, ma era in tutto e per tutto migliore di lui.
Lo sguardo gli cadde sul labbro dell'altro che ancora portava i segni dei punti. Nonostante tutto sentì ribollirgli le viscere, non riusciva proprio a mandare giù quello che gli avevano fatto . Chiuse gli occhi e sentì rimbombare le parole di Ryan dentro la sua testa:
"Dov'eri ieri Haner, mentre gli rompevo quel bel faccino?"
Il ricordo di quell'unica frase e del ghigno dipinto sul volto di Ryan mentre lo diceva, lo fece scattare a sedere, facendo sobbalzare Zack, che si era assopito.
"Che c'è Bri?" chiese preoccupato.
"Niente scusa" rispose Brian stroppicciandosi gli occhi, quasi a cercare di voler cancellare dalla propria memoria il volto dell'odiato compagno di scuola.
Zack si sedette e lo guardò seriamente:
"Se c'è qualcosa che non va dovresti dirmelo. Non mi va di litigare di nuovo..."
"Te l'ho detto, non è niente..." mentì "credo di essermi addormentato e poi svegliato di soprassalto"
Zack parve rassicurato, anche se non era ancora del tutto convinto.
"Farò finta di crederti" disse semplicemente, prima di prendere un braccio dell'altro e rispingerlo nel materasso in modo che potesse appoggiare la testa sul suo petto e riprendere a sonnecchiare, ma Brian aveva altri progetti. Infatti invertì le posizioni e si sistemò sopra di lui,  guardandolo dall'alto in basso.
"Ti giuro che non ti toccherà più nessuno" disse seriamente, fissandolo negli occhi.
"Basta con questa storia Bri"
"Sono serio"
"Lo so..."
"Nessuno ti toccherà più..." ripeté nuovamente "tranne me" disse ed andò a posare le labbra sul collo del ragazzino sotto di lui, facendogli salire i brividi. Decisamente il "toccare"  che intendeva Brian non era lo stesso che intendeva per gli altri.
Portò una mano sul petto dell'altro, momentaneamente coperto dalla felpa, mentre con l'altra si reggeva per non crollargli addosso, anche se in quel momento tanta vicinanza non l'avrebbe di certo disdegnata.
Continuò a torturare il collo bianco del più piccolo, risalendo poi fino a impossessarsi nuovamente delle sue labbra.
Sentiva una calda  forza crescere all'interno; aveva paura di allontanarsi troppo dal ragazzino che giaceva sotto di lui, come se temesse di vederlo scomparire.
La verità era che aveva veramente temuto di averlo perso dopo avergli detto quelle cose... insomma la gente può avere pazienza con la sua rabbia, ma non sono mica tutti santi!
Grazie al cielo Zack era tornato da lui e Brian non poteva fare a meno di ringraziare mentalmente qualche entità superiore per questo.
Quando sentì l'aria mancargli, divise le sue labbra da quelle di Zack e appoggiò la fronte sulla sua per riprendere fiato.
In modo automatico portò la mano che fino a quel momento aveva vagato nel petto dell'altro fino all'estremità della felpa e la lasciò intrufolare sotto, venendo a contatto con la pelle liscia e calda di Zack. Accarezzò piano quella superficie, delicatamente, a dispetto della bramosia che invece lo aveva preso. Per un attimo sentì la testa girargli, dalla forza con cui improvvisamente avrebbe voluto... di più.
"Zack" aprì gli occhi per vedere la reazione del più piccolo, ma questo teneva ancora gli occhi chiusi, le braccia  strette intorno al collo dell'altro, per attirarlo a se maggiormente.
"Dimmi Bri" fece questo in un sussurro.
Per tutta risposta Brian afferrò un po' timoroso un lembo della felpa di Zack e si bloccò un attimo prima di cominciare a tirarla su per sfilargliela. Zack aprì immediatamente gli occhi, avendo capito le intenzioni di Brian.
Per un attimo interminabile si fissarono negli occhi; erano talmente vicini che Brian poteva sentire il respiro dell'altro sfiorargli il viso, poi Zack li richiuse, fatto che fu interpretato dall'altro come il segno di procedere.
Con sentimenti contrastanti di euforia e paura, lo spogliò della felpa e della T-Shirt che finirono ai piedi del letto, facendo fare la stessa fine alla sua.
Il brivido di freddo che lo aveva percorso non appena si era tolto la maglia svanì immediatamente quando la sua pelle venne a contatto con quella di Zack. Si era praticamente steso su di lui, godendo di quella vicinanza. Ora che finalmente erano liberi entrambi dai fastidi delle felpe lasciò scorrere la mano sul corpo dell'altro, raggiunta poi dalle labbra che andarono a baciare e mordicchiare ogni centrimetro di quella pelle bianca, mentre sentiva dei gemiti sospirati abbandonare la bocca dell'altro.
Lasciò che la sua mano percorresse più volte quella superfice, fino ad arriverare al bordo dei jeans dell'altro.
Nel giro di un secondo sentì il cuore in gola. Fece una leggera pressione sugli addominali dell'altro in modo che la mano potesse passare oltre il bordo. Nonostante stesse con Zack da diversi mesi e pensasse di essersi abituato all'idea di ciò che era, non riuscì ad impedire alla sua mano di tremare impercettibilmente e di sottrarla di scatto a quel contatto. Zack lo guardò contrariato, rimanendo interdetto dal cambiamento repentino di Brian.
Il ragazzo dagli occhi scuri riuscì ad issarsi sui gomiti e guardò il corpo del ragazzino sotto di lui; Brian aveva sempre visto Zack come una creatura da proteggere, da tenere al sicuro e lontano dai guai. In quella posizione aveva quasi paura di fargli del male, come fosse l'essere più delicato del mondo, anche se in realtà era molto più forte di lui. Si sentiva in una posizione di dominio, ma improvvisamente aveva paura, e tutto quello che gli era passato per la mente di voler fare a Zack, di voler fare con Zack, sembrava essere completamente sparito, o meglio oscurato da questa sua preoccupazione, e l'altro parve accorgersene.
"Brian, non sono una stupida ragazzina da proteggere"
Quel piccoletto ci azzeccava sempre.
Fece leva sui gomiti fino a trovarsi a qualche centimetro dal viso di Brian, che orma si era alzato fino a trovarsi seduto a cavalcioni sull'altro.
"Non mi farai niente di male" disse in un sussurro appena percettibile.
Brian spostò il viso per allontanarsi di qualche centimetro dall'altro, che si limitò a fissarlo.
"Non ho bisogno di protezione, davvero" disse portando una mano ad accarezzare il viso del moro.
Prima di rispondere Brian abbassò gli occhi per sfuggire al suo sguardo "forse tu no. Ma a quanto pare ne ho bisogno io" disse riusciendo a svelare all'altro la sua debolezza, ma Zack aveva già compreso la sua paura solo leggendoglielo nello sguardo.
 Infondo era sempre stato così per lui: doveva dimostrarsi forte, anche quando non lo era e chissà poi perché... 
Brian chiuse gli occhi dandosi del codardo; amava Zack con tutto se stesso e avrebbe potuto giurarlo davanti a chiunque, eppure si sentiva inerme e aveva una fottuta paura, tanto che sentiva le membra tremargli.
Si decise ad alzare di nuovo lo sguardo verso l'altro solo quando questo gli prese una mano e la strinse con la sua, guardandolo fisso negli occhi, con un espressione di pura dolcezza che fece perdere un battito a Brian:
"Insieme, ok?" chiese Zack, senza interrompere il contatto visivo.
Brian rimase qualche secondo perso nella profondità di quegli occhi verdi che lo avevano incantato sin dal primo momento e, ancora leggermente tremante, annuì.
Zack sorrise appena e si appoggiò al muro alle sue spalle, trascinandolo con se.
Brian gattonò per raggiungerlo e lo baciò delicatamente  lasciando che i loro sospiri riempissero la stanza.
Nel giro di poco tempo Brian si ritrovò nel punto da dove aveva lasciato, riprendendo a seguire linee immaginare sulla pelle di Zack fino ad arrivare nuovamente al bordo dei jeans e sentendosi nuovamente accellerare il battito cardiaco per la paura di non farcela di nuovo; per la paura di avere paura di nuovo.
Questa volta però guardò fisso negli occhi di Zack, che portò la mano sopra la sua, stringendo il palmo contro il dorso della mano di Brian e intrecciando le loro dita.
Insieme, gli aveva detto e Brian era quasi sicuro di averglielo sentito dire di nuovo, ma se era stato davvero così non era stato niente più che un sussurro.
Le mani erano ben legate e quando sentì quella di Zack fargli una leggera pressione sulla sua, Brian riprese la discesa e le guidò entrambe, facendole scivolare oltre il bordo dei jeans, oltrepassando quel confine che fino a qualche minuto prima aveva avuto paura di attraversare, ma che ora non lo spaventava più così tanto.
Non appena sentì il contattò con l'intimità di Zack, lo vide chiudere gli occhi e sospirare. Trovò quel viso  sospirante di piacere -che gli stava provocando lui, o meglio entrambi, insieme- talmente meraviglioso che non riuscì a trattenersi dal premere nuovamente le labbra sulle sue, mentre  con la mano  ben stretta da quella di Zack cominciava brevi movimenti ritmici, che gli causavano scosse di piacere a sua volta.
Sentì che quello che stava -che stavano- per fare, lo stava per fare con il ragazzo di cui era innamorato e per cui avrebbe dato qualsiasi cosa, se soltanto glielo avesse chiesto.  Percepì quanto dipendeva irrimediabilmente da lui.
Gli portò la mano libera sulla fronte, spostandogli di lato la frangia per poter guardare meglio quel viso.
"Zack?"
"Mmh?" fece quello fra i sospiri e scosso da leggeri brividi, appoggiando la fronte su quella di Brian.
"Ti amo" sussurrò, le labbra a un soffio da quelle di Zack.
"Anch'io" disse, le labbra di nuovo premute in quelle dell'altro.
"Ti amo" ripeté, cingendo con una mano il corpo dell'altro, l'altra ancora stretta in quella di Zack.











Oh mamma ò.ò A qualcuno è venuto il diabete? Tranquille, vi pagherò le spese mediche! D:

Stupide scene hot che non so scrivere e che infatti non ho scritto <.< (e perciò qualcuna di voi vorrà di certo uccidermi ^^" *si va a nascondere*)
Si, comunque non abbiate dubbi: hanno consumato alla fine LOL Dai comunque non potevo farli atteggiare a due pornostar diamine, sono due bardascetti ancora  u.u mica tanto ,vabbè LOL eh che io il mio Zacky lo vedo puro e innocente  (illusa) ç__ç

Mi uccidete vero se mi scuso per il ritardo? Anche perché ormai credo che abbiate capito che i ritmi sono questi... anche se devo ammettere che questo capitolo mi ha dato un po' di problemi, l'ho riscritto sulle 3-4 volte. Se ci sono errori, critiche o qualunque altra cosa fatemi sapere che provvederò a correggere :)

Bè, mi vergogno tipo di sta cosa che ho scritto quindi mi dileguo ù.ù

Non prima di ringraziare chi legge ovviamente! :D E  in particolare  friem, miniredapple2Niflheim e Vengeance_AS, grazie per il supporto che continuate a darmi, non ce la farei senza di voi! <3

Tanto amore a tutti quanti, al prossimo capitolo!

Josie





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Capitolo 17
*** Capitolo 14 ***


Brian aprì gli occhi lentamente, per poi richiuderli all'istante per via della luce  che, seppur lieve, da appena sveglio lo infastidiva.
Aveva le palpebre pesanti e aveva un sonno incredibile, si chiese perciò quale potesse essere il motivo per cui si era svegliato così di soprassalto.
Non dovette aspettare molto per la  risposta: Zack se ne stava avvinghiato a lui, con la testa sul suo sterno impedendogli di respirare decentemente. Nonostante ciò non riuscì ad impedirsi di sorridere e di avvolgergli una spalla per tirarlo un po' più su, in modo che potesse tornare a respirare.
Anche se aveva tentato di fare il più delicatamente possibile, l'altro si svegliò.
"Ehy, piccolo" fece Brian lasciandogli un bacio sulla spalla nuda.
"Buongiorno" mugugnò Zack, la voce ancora impastata dal sonno.
"Buongiorno? Sono le sette di sera!" gli fece notare Brian scoppiando a ridere.
Zack da parte sua sembrava confuso.
"E perché ci siamo messi a dormire allora?"
"Non ci siamo messi a dormire. Avevamo appena finito di... sai..." tossì Brian riferendosi alle ore precedenti "e mentre ti stavo coccolando ti sei addormentato!"
"Ah" disse l'altro arrossendo vistosamente "ero un po' stanco"
"Immagino. Infondo è difficile tenere i ritmi di Brian Haner Jr!"
Per tutta risposta Zack gli mollò un pugno scherzoso sul braccio facendolo ridere e intanto si tirò su seduto.
"Dove sono i miei vestiti?" chiese appena notò di non indossarli minimamente.
"Sparsi un po' dappertutto"
Zack arrossì di nuovo, cosa che faceva assolutamente intenerire Brian. Lo divertiva il modo in cui l'altro sembrasse così in imbarazzo.
"Ah allora è meglio se io-" cominciò, facendo per togliersi di dosso le coperte e alzarsi, ma Brian lo trattenne per un braccio e se lo avvicinò a se abbracciandolo.
"No rimani così" gli disse a un orecchio  facendo quasi le fusa.
Zack si lasciò andare completamente all'abbraccio appoggiando la testa sulla sua spalla.
"Ma fra poco non dovrebbero tornare a casa i tuoi?"
"Non ancora. E poi non entrano quasi mai in camera mia" rispose Brian mordicchiandogli il lobo dell'orecchio.
"E' quel 'quasi' che mi preoccupa"
"Che te ne importa? Tanto sono i miei genitori. In caso sarei io a dover spiegare loro perché c'è un ragazzo nudo nel mio letto che mi sta avvinghiato addosso"
"Io non ti sto avvinghiato addosso! Insinui forse che sono appiccicoso?" chiese Zack facendo l'offeso e staccandosi dall'altro.
"Forse"
"Vaffanculo Brian"
"Non ho mica detto che mi dispiace"
"Sempre la scusa pronta hai!" ribatté Zack, lascinadosi di nuovo trascinare dalle effusioni dell'altro.
"Comunque sarà davvero meglio che vada" aggiunse dopo qualche minuto "mia madre neanche voleva che uscissi, mi farà la predica di due ore appena metterò piede in casa"
"Allora non mettercelo. Potresti restare qui  sta notte"
"Così quando torno domani doppia predica, perfetto! Te lo hanno mai detto che sei il genio del male?"
"In effetti non sei il primo"
Zack ridacchiò.
"Seriamente però... è meglio che vada prima che faccia buio. Mi sento rintontito, non vorrei finire contro un palo"
"Per carità allora, vai. Non sia mai che diventassi più idiota di come sei adesso!"
"Sei simpatico quanto soffiarsi il naso con un'ortica" sbuffò Zack.
"Grazie Zack, ti voglio bene anche io"
Zack scosse la testa e si alzò per andare a recuperare i suoi vestiti.
"Credi di esserci domani a scuola?" chiese Brian facendo lo stesso.
"Non lo so" rispose Zack saltellando su un piede nel tentativo di infilarsi i jeans "sentirò mia madre, ma credo che mi ci accompagnerà di persona se solo provo a dirgli di voler rimanere a casa
"Ho capito. Quindi ci vediamo domani a scuola"
"Si" affermò Zack un po' depresso.
"Che c'è?" chiese Brian notando l'atteggiamento dell'altro.
"Niente... semplicemente non mi va"
Brian finì di infilarsi la maglia e si avvicinò all'altro.
"Non essere preoccupato per Ryan e gli altri. Non ti faranno niente vedrai"
"Ok" disse Zack, anche se non sembrava particolarmente rassicurato, passandosi un dito sul labbro coperto dai punti "ma niente più risse con quegli idioti, ok?"
"Ok"
"Me lo prometti?"
"Te lo prometto amore" Brian si chinò a dare un bacio a Zack "niente più risse"
Zack parve un po' più sollevato.
"Ora è meglio che vada"
"Ok, ti accompagno di sotto"
Gli prese la mano e scesero al piano di sotto. Arrivarono all'ingresso proprio nel momento in cui la porta si stava aprendo, mostrando così una donna e un uomo al seguito, che portavano almeno tre buste della spesa per mano: i genitori di Brian.
I due ragazzi si affrettarono a lasciarsi le rispettive mani, mentre Brian pregava mentalmente che i suoi non se ne fossero accorti.
"Ciao Brian, sei stato tutta la giornata a casa?" domandò la donna appena  irruppe nell'ingresso "oh Zack! Che piacere rivederti, come stai caro?"
"Benissimo grazie. E lei?" rispose Zack cortese.
"Io benissimo, ma tu caro" riprese guardandolo un po' preoccupata "che cos'è quel brutto livido sull occhio e quel labbro gonfio?"
"Ehm... veramante-"
"Che cos'è mamma, un interrogatorio?" domandò Brian, vedendo Zack in difficoltà.
"Mi stavo semplicemente chiedendo come si fosse ridotto in quello stato, Brian. Non essere maleducato"
Brian alzò gli occhi al cielo, mentre la madre, dopo aver farfugliato qualcosa, sparì in cucina esortando il marito a seguirla.
"Ciao figliolo, noi non credo che ci conosciamo, sono il padre di Brian. Brian Haner Sr." fece questo tentando di porgergli la mano, anche se le numerose buste glielo rendevano complicato.
"Zack, piacere" si afrrettò a rispondere il ragazzo per evitare di dover vedere frutta e cibo vario sparso per il pavimento.
"E' un piacere anche per me. Comunque, Brian, a cena devo parlare a te e a tua madre perciò stasera non uscire ok?" chiese e poi riprese a parlare senza aspettare risposta "Scusa se devo lasciarvi così presto, ma vado a mettere via questa roba prima che mia moglie mi sbraiti dietro!" disse e cominciò a ridere da solo.
Zack guardò Brian, che scosse la testa.
"Gli piace ridere delle sue stesse battute" spiegò Brian, facendo le virgolette con le dita sulla parola "battute", mentre il padre si allontanava.
"Sembra un tipo simpatico" sentenziò Zack.
"Anche troppo" rispose Brian.
"Ci vediamo domani" aggiunse. Si guardò indietro per controllare che non ci fosse nessuno e baciò velocemente Zack nelle labbra.
"A domani" salutò l'altro. Poi si avventurò fra il venticello fresco di novembre, le mani in tasca, diretto a casa.


Quando Zack arrivò di fronte casa sua si fermò prima ancora di imboccare il vialetto. Tirò fuori il cellulare: le 19 e 35. Aveva la mezza idea di passare da Jimmy per scusarsi con lui e dato che ormai era stato fuori tutto il giorno e una predica se la sarebbe sorbita comunque, decise di incamminarsi verso casa dell'amico.
Decise di non prepararsi nessun discorso, tanto con Jimmy non funzionavano: era talmente un tipo imprevedibile che sarebbe stato solo tempo sprecato. Quindi decise di buttarsi sul momento.
Più si avvicinava all'abitazione più si sentiva nervoso. Jimmy era il più grande amico che si potesse desiderare, con un animo davvero speciale, ma allo stesso tempo era un tipo piuttosto difficile... impossibile sapere cosa gli passasse per la testa.
Arrivato suonò il campanello e gli aprì la madre, con un paio di guanti da forno in mano. Zack si diede dell'idiota. Non ci aveva pensato che alcuna gente a quell'ora poteva essere a cena.
"Ciao Zack!" lo salutò lei che provava una naturale simpatia nei suoi confronti.
"Salve" rispose Zack arrossendo leggermente "mi scusi l'ora... volevo un attimo parlare con Jimmy, ma se state cenando non importa"
"Non dire sciocchezze, anzi tienilo un po' occupato che ho appena bruciato l'arrosto e prevedo che non ceneremo prima di un'altra ora!"
Zack ringraziò mentalmente la sua buona stella e si rilassò.
"Ora entra dai"
"Non importa grazie mille, credo che gli parlerò qui" rispose Zack cercando di essere più educato possibile, ma se fosse entrato sarebbe rimasto troppo tempo e lui era già in ritardo. Sperava di sbrigarsela con una decina di minuti.
La Signora Sullivan non se la prese affatto (santa donna!) e andò a chiamare Jimmy che dopo un paio di minuti apparve alla porta.
"Ciao Jim"
"Ciao Zack, cosa vuoi?" chiese Jimmy arrivando subito al dunque.
Zack cominciò a torturarsi le mani, notando che l'altro ce l'aveva ancora con lui, ma non così tanto da sbattergli la porta in faccia, cosa che Zack, conoscendo il suo temperamento impulsivo, notò essere abbastanza positiva e gli diede coraggio per andare avanti.
"Sono venuto per chiederti scusa per stamattina..." cominciò Zack, accorgendosi già che non sapeva più come continuare.
"Sicuro?" domandò l'altro incrociando le braccia al petto "non è che se mi giro un attimo tu sei già sparito?"
"Hai ragione ad essere arrabbiato, sono stato un idiota!"
"Puoi dirlo forte"
"Davvero Jim... mi dispiace" disse Zack abbassando lo sguardo "soprattutto averlo fatto a te. Lo sai che a volte mi comporto come un bambino di dieci anni"
"Abbassa anche a  cinque, direi che per te è più appropriato"
Zack si sentì sconfortato, ma quando  alzò lo sguardo notò che l'altro stava sorridendo. Il tipico ghigno alla Sullivan.
"Mi stai  prendendo  in giro Jim?" chiese Zack sorridendo a sua volta.
"Più che altro direi che è la pura verità"
Zack scosse la testa.
"Probabilmente hai ragione"
"Uffa, ma non è divertente così!" esclamò Jimmy, alzando gli occhi al cielo.
"Così come?" chiese Zack confuso.
"Se mi dai ragione! Dovresti ribattere così io potrei andare avanti all'infinito inventando nuovi ed originali insulti tutti per te!"
Zack era talmente tanto sollevato dalla risposta dell'amico e dalla piega che stava prendendo il discorso che scoppiò a ridere.
"Tu non sei tanto normale, eh Jim"
"Detto da te vuol dire che mi devo davvero preoccupare!"
"In effeti sì" concordò Zack "fossi in te consulterei uno psichiatra"
"Come si fa a rimanere arrabbiati con te?" disse poi, abbracciandolo all'improvviso.
Zack rimase un attimo sorpreso, ma poi pensò che quello era Jimmy e che quel comportamento era più che normale.
"Non si può. Sono troppo carino e coccoloso" disse ricambiando l'abbraccio.
"Non scherzarci. Se non avessi questo faccino da cucciolo probabilmente ti avrei già mandato fuori a calci! Scommetto che anche Brian ti ha perdonato"
"Centrato in pieno"
"Tu hai davvero la vita facile per queste cose!"
Zack ridacchiò e sciolse l'abbraccio per guardare l'amico negli occhi.
"Che c'è? Come mai questo sguardo improvvisamente serio?" chiese Jimmy guardandolo dall'alto del suo metro e novanta.
Il più piccolo arrossì leggermente, abbassando appena lo sguardo.
"Prima quando sono andato da Brian a scusarmi è successa una cosa..."
Jimmy continuò a fissarlo aspettando che andasse avanti, poi parve improvvisamente capire.
"Cosa? Non dirmi che tu e Brian avete...!?"
Zack sorrise un po' imbarazzato e annuì.
Jimmy rimase in stato catatonico per un' altra decina di secondi e poi gli si gettò addosso abbracciandolo.
"Sono così felice per te piccolo mio" disse stringendolo forte.
"Anche io" rispose Zack lasciandosi abbracciare.
Stettero così per un'altro po', poi si separarono e Jimmy lo guardò con un sorrisetto che a Zack non piacque per niente.
"E come è stato?"
Zack arrossì violentemente, facendo soppiare a ridere l'altro.
"Ci si potrebbe cuocere un uovo sulla tua faccia in questo momento!" lo prese in giro, mentre Zack se ne stava li imbarazzato e offeso, aspettando che l'altro smettesse di ridere.
"Ok scusa" proseguì quando, a fatica, si riprese "scusa, dimmi"
"No"
"Dai Zack"
"No!"
"Dai Zackino!" disse Jimmy facendo gli occhi da cucciolo e facendo ridere Zack. Vedere gli occhi da cucciolo su uno alto due metri era una cosa troppo esilarante.
"E' stato..." cominciò Zack cercando le parole giuste "wow" disse infine. Ok, non ci sapeva molto fare a scegliere le parole giuste.
"Si va bene, va bene, non voglio sapere i particolari, non farmici neanche pensare!"
"Ho detto solo, wow! Che particolare è!?"
"Per me è anche troppo"
Zack scosse la testa, ridendo. Prima lo tartassa per sapere, poi se ne esce con una cosa del genere... tipico di Jimmy.
"A parte gli scherzi" riprese l'altro "sono felice per te Zack. Si vede che gli vuoi molto bene"
"Amo Brian" affermò Zack "sono contento che sia successo con lui"
"Credimi ti ama anche lui. Non sai in questi mesi quante paranoie si è fatto!"
"Prima o poi dovrei chiedergli cosa sono tutte queste paranoie che lo affliggono, io non ne so niente!"
"Bè, di certo non lo veniva a dire a te. E' questo lo scopo delle paranoie: non puoi dirlo al diretto interessato e ti fanno sentire stupido. Cioè, non so se ti ci fanno sentire, ma lui lo sembrava. Mai visto uno così ossessionato!"
"Non me lo sarei mai aspettato" ridacchiò Zack.
"Comunque ora è meglio che vada. Sono le otto, mia madre mi ammazzerà"
"Ok, ciao Zack. Tanto anche da me dovrebbe essere quasi pronto"
"Ah non credo, tua madre ha bruciato la cena"
"Cosa??" chiese Jimmy spalancando gli occhi "ma sto morendo di fame!"
"Allora vai ad aiutarla che magari fate prima"
Jimmy ci pensò un po' su.
"Nah. Andrò a guardarmi un po' di TV sperando che il tempo passi più velocemente"
"Come vuoi" fece Zack sorridendo "a domani Jim" disse abbracciandolo velocemente.
"A domani"
Jimmy rientrò e Zack si diresse a casa sua in ritardo ormai più di mezz'ora e pronto a sorbirsi una predica senza fine.



Brian se ne stava con la chitarra in mano a pizzicare lo corde svogliatamente, guardando il cielo ormai scuro fuori dalla finestra. La luce era spenta e la stanza si stava immergendo sempre di più nel buio. Le note slegate provenienti dal pizzicare delle corde riempivano la camera di una melodia sconnessa, ma con un certo senso. Anche quando strimpellava  a caso riusciva a far si che ciò che stesse suoando seguisse una certa linearità.
Dopo una decina di minuti si alzò dalla sedia della scrivania ed andò a riporre la chitarra nella custodia, sistemandola con una certa delicatezza.
Cercò a tentoni il letto nella stanza sempre più buia. Ci si stese su, le coperte ancora disfatte.
Brian chiuse gli occhi riportando la mente alle ore precedenti. Senza il minimo sforzo poteva ancora sentire su di lui il contatto della pelle calda di Zack, vedeva i suoi occhi occhioni verdi, sentiva il suo respiro sul viso.
Senza che riuscisse a trattenersi si aprì un lieve sorriso sul suo volto. Si sentiva leggermente idiota, ma non gliene importava nulla in quel momento.
Aveva da poco appena avuto la sua prima volta con il ragazzo più meraviglioso del mondo e non riusciva a ricordare per quale motivo avesse avuto tanto paura in quel momento. Si sentiva come se avrebbe potuto far l'amore con Zack per tutto il resto della notte, e il giorno dopo e quello dopo ancora.
Con la mano afferrò il lembo della coperta sotto di lui, ricordando il modo in cui anche Zack l'aveva stretto solo qualche ora prima.
Prima che potesse continuare con tutti questi pensieri sdolcinatamente imbarazzanti, la porta della camera si aprì, inondando la stanza di luce proveniente dal corridoio.
"Tesoro scendi a mangiare che è pronto?"
"Arrivo Ma'"
La madre chiuse la porta lasciandolo di nuovo al buio. Restò steso ancora per un paio di minuti godendo di quel silenzio e dell'oscurità, poi si decise a scendere per la cena.
"Oh eccoti Brian" lo accolse il padre quando si sedette a tavola "stavo giusto dicendo a tua madre che devo parlarvi, te lo avevo accennato prima ricordi?"
Brian annuì avventandosi sulle patate al forno e riempiendosi per bene il piatto.
"Ah bene" fece Brian Sr. aggiustandosi il collo della camicia. Brian bloccò la forchetta a mezz'aria. Quando suo padre faceva così non significavano mai belle cose, era un segno di nervosismo.
"Che devi dirci papà?" chiese Brian.
"Ecco... io non so quanto vi piacerà... anzi credo che non vi piacerà per niente" disse tenendo lo sguardo sul suo piatto di carne.
Brian ora cominciava a sentirsi davvero preoccupato.
"Parla, papà che succede?"
Suo padre prese un gran respiro e finalmente si decise a guardarli.
"Dobbiamo trasferirci"
Brian bloccò ogni movimento come fosse paralizzato.
Trasferirsi, cambiare città... un'altra volta?
 








Eccomi qua, stranamente in anticipo sull' aggiornamento o.o Non abituatevici però eh XD

Ok, su questo capitolo non c'è molto da dire, è stato un po'di passaggio, infatti non è stato tanto difficile scriverlo e ci ho messo relativamente poco tempo ^^

Vorrei rassicurare alcune di voi perché -dato che aggiorno ogni morte di papa XD- mi è stato chiesto se porterò a termine la fanfiction e potete stare sicure che lo farò. Non ci sono dubbi su questo dato che so come finirà questa storia fin dal primo capitolo che ho postato. Il problema vero sono i capitoli nel mezzo XD
Infatti teoricamente avrebbe dovuto avere meno capitoli, ma ogni volta se ne aggiungono sempre di più, mannaggia ò.ò

Comunque lasciando perdere queste cose inutili, andiamo avanti a ringraziare! :D
Ovviamente un grande e immenso grazie a chi legge, segue e a chi ha messo fra i preferiti, ma soprattutto un megasuperipergigantesco grazie a Rossaaa, miniredapple2, IWalkAlone, Vengeance_AS e Amy Kiichi Sevenfold_GC, siete meravigliose, grazie <3

Come al solito se ci sono errori/critiche ecc... fatemi sapere che correggerò! ò.ò

Ok, mi sembra di aver detto tutto, non resta altro che salutarci (che ora me ne vado a studiare T.T) e alla prossima! :D



Josie.

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Capitolo 18
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 18 - SH

Brian ora cominciava a sentirsi davvero preoccupato.
"Parla  papà, che succede?"
Suo padre prese un gran respiro e finalmente si decise a guardarli.
"Dobbiamo trasferirci"
Brian bloccò ogni movimento come fosse paralizzato.
Trasferirsi, cambiare città... un'altra volta?



***


"Stai scherzando vero?"
Fu la Signora Haner a parlare in quanto Brian era ancora pietrificato nella stessa identica posizione da almeno un intero minuto; non era del tutto sicuro che stesse ancora respirando. Per un lungo ed eterno istante la sua mente era rimasta completamente vuota, poi nel giro di un secondo sentì come fosse esplosa una bomba.
"Cosa papà? Spero che stai scherzando" imitò le parole delle madre, alzandosi all'improvviso facendo quasi cadere la sedia dietro di lui e cercando di stare calmo... doveva stare calmo.
"Brian... siediti per favore, fammi spiegare"
"Spiega" disse duro senza accennare a sedersi.
Il volto di Brian Sr. era contratto in una smorfia. Era evidente che neanche a lui  faceva piacere la notizia, ma in quel momento Brian Jr. aveva ben altro a cui pensare.
"Ci sono stati dei problemi a lavoro... cose che avevano garantito che non sarebbero successe... In poche parole devo tornare al mio vecchio lavoro"
"Bè, io non ci voglio tornare nella vecchia città, ormai viviamo qui"
"Ma Brian... dicevi le stesse cose anche quando siamo partiti. E poi è solo da qualche mese che siamo qui..."
"Non me ne frega un cazzo, ok papà?" cominciò a scaldarsi Brian mandando a farsi fottere tutti i tentativi di restare calmo.
"Vedi di non agitarti" fece in tono improvvisamente autoritario suo padre, alzandosi anche lui e puntandogli un dito contro.
"Devo dare  ragione a Brian" intervenne la Signora Haner attirando l'attenzione degli altri due "abbiamo faticato tanto per abituarci a questo posto, non possiamo tornare indietro"
"Stanne fuori per favore, non mettertici anche tu"
"Non parlare così alla mamma, chiaro?" ringhiò Brian furibondo.
"Lascia stare tesoro..."
"Non provare a usare quel tono con me"  minacciò Brian Sr. in direzione del figlio.
"Certo come no. Tu arrivi a casa dicendo che dobbiamo trasferirci ancora, dopo che l'ultima volta è stato un trauma e pensavi cosa? Che avremmo fatto salti di gioia, che avremmo semplicemente seguito i tuoi ordini per poi andarcene? Mi sembra troppo facile la cosa"
"Non è facile neanche per me, ma se non facciamo così perderò il lavoro, il lavoro per cui faccio sacrifici da una vita!"
"Bè, non sarai l'unico a perdere qualcosa di importante se ce ne andiamo!" urlò Brian, ormai fuori di sé.
"Basta, questa discussione termina qui" disse suo padre distogliendo lo sguardo e rimettendosi a sedere "Fra una settimana si parte e non voglio sentire altre discussioni"
Brian sbiancò. Una settimana?
Per un po' regnò il silenzio, che fu poi Brian a interrompere.
"Io non vengo"
"Tu vieni eccome" rispose suo padre senza neanche guardarlo negli occhi, mentre aveva ripreso a mangiare.
"Io. Non. Vengo" scandì di nuovo, stringendo i pugni per cercare di trattenersi.
"Ma si può sapere che diavolo ti prende?" rispose Brian Sr. lasciando le posate e sbattendo pesantemente le mani sul tavolo "Cosa c'è di tanto speciale qua? Ci siamo stati appena qualche mese, non avrai neanche un vero amico qui"
Brian sentì il sangue ribollirgli nelle vene e si avvicinò a suo padre, guardandolo con tutta la rabbia che sentiva in corpo.
"Tu non sai niente di me" disse guardandolo fisso negli occhi, trattenendo a stento la rabbia. Poi girò sui tacchi e si diresse velocemente verso l'ingresso.
"Dove hai intenzione di andare?" gli gridò suo padre dietro, mentre sua madre se ne stava con una mano a coprirsi la bocca quasi sull'orlo delle lacrime.
Uscì di casa senza voltarsi indietro e sbattendo forte la porta alle sue spalle.
Per tutto il tempo, da quando suo padre aveva dato la scioccante notizia, non aveva fatto altro che pensare  ad un'unica persona: Zack.
Prese a camminare nel buio senza una precisa meta. Aveva solo bisogno di sfogarsi, perciò anche se avesse voluto non sarebbe riuscito a fermarsi. Doveva pensare a qualcosa. Non poteva andarsene, non ora, non dopo aver trovato Zack e degli amici come Jimmy, Johnny e Matt. Ma chi si credeva di essere suo padre per permettersi di portargli via tutto così?   
Senza sapere cosa stesse facendo prese a correre, voleva fuggire da quell'assurda situazione. Infondo avrebbe dovuto prevederlo: era diventato tutto troppo perfetto per poter durare.
Nel giro di cinque minuti era arrivato in spiaggia, dove il terreno mobile arrestò presto la sua corsa. Si gettò sulle ginocchia venendo a contatto con la sabbia fredda, lasciandosi finalmente andare al dolore che era stato fino a quel momento ad un passo da lui.
Aveva una grandissima voglia di urlare, sentiva di odiare suo padre che prima lo allontanava dal posto in cui avevano vissuto per più di diciassette anni e poi, dopo averlo trascinato a forza in una città dall'altra parte del Paese, voleva che ritornassero indietro.
Brian si accorse di star piangendo solo quando sentì le lacrime bollenti rigargli il viso. Erano lacrime di rabbia.
Appoggiò i pugni sulla sabbia con la testa china e lasciò che scorressero liberamente. Per il momento quello poteva essere il suo unico sollievo.
Si sentiva sconfitto, abbattuto. Era inutile discutere con suo padre, quella situazione era già accaduta e nonostante lui avesse combattuto e lottato per far valere la sua posizione alla fine se ne era dovuto andare ed era inutile fare tanti discorsi o protestare, sapeva che anche questa volta sarebbe stato così.
Rimase in quella posizione per un arco di tempo infinito in cui non riusciva a dare una spiegazione a tutto quello che stava accadendo. Si lasciò andare a momenti in cui aveva il cervello completamente spento a moti di rabbia.
Sentì il suo corpo scosso da un singhiozzo quando pensò a Zack e a quanto dovesse essere beatamente felice in quel momento. Come avrebbe fatto a dirglielo? Come avrebbe potuto guardare quegli occhi verdi da bambino e spezzargli il  cuore? Lo avrebbe odiato, ne era sicuro.
Non sapeva quanto tempo fosse rimasto li quando decise di alzarsi. Tutte le articolazioni erano doloranti e sentiva le membra scosse dal freddo.
S'incamminò nuovamente verso casa, sperando che suo padre se ne fosse andato a dormire. Non si sarebbe trattenuto ancora se l'avesse rivisto. Arrivato  alla porta però si accorse di non avere le chiavi. Prese il cellulare e vide che erano le 3e45 di notte, non poteva assolutamente suonare.
Diede un calcio per la frustrazione alla porta e si sedette su un gradino portandosi le mani alla testa. Si sentiva scoppiare.
Improvvisamente una luce forte lo investì e aprì gli occhi rossi dal pianto con fatica, voltandosi.
"Brian!" sua madre gli andò incontro e lui si alzò, per poi abbracciarla di getto "Mi hai fatto prendere un colpo, sei gelato entra in casa" fece lei in tono preoccupato, che doveva averlo aspettato in piedi fino a quell'ora
"Mamma" singhiozzò Brian sulla sua spalla. Si sentiva in colpa per averla fatta preoccupare.
"Tesoro che succede?" chiese lei allontanandolo quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi rossi e lucidi "Vieni entriamo" disse mettendogli un braccio intorno alla spalla e accompagnandolo all'interno.
Lo fece sedere nel divano in salotto dandogli una tazza di The fumante che a quanto pare si era preparata per lei poco prima. Brian la tenne in mano per riscaldarsi, ma non la bevve.
"Brian, dimmi che succede" chiese sua mamma in tono premuroso avvicinandosi a lui "Non può essere solo la partenza... l'ultima volta eri arrabbiato, ma non ti ho visto piangere così... anzi direi che è da quando eri bambino che non ti vedo piangere così" disse lei accarezzandogli il viso, sorridendo nostalgica.
Brian cercò di darsi un contegno, tirando su col naso e asciugandosi il viso con la manica della felpa. In un'altra circostanza si sarebbe sicuramente vergognato a farsi vedere in quello stato, ma non in quel momento e non con sua madre... sapeva che poteva fidarsi di lei.
"Non posso lasciare questo posto"
"Cos'è che ti tiene tanto legato qui? C'è qualcosa di importante?"
Brian rimase in silenzio suppesando la domanda. Doveva dirglielo il vero motivo? Non si era mai posto il quesito, a lui sembrava una cosa tanto normale ormai...
Guardò negli occhi sua madre. Avrebbe sofferto tantissimo se avesse perduto il rapporto con lei, che era sempre stato magnifico sin da quando era un bambino.
"No" disse infine spostando lo sguardo dritto davanti a se a fissare il muro ricoperto da foto sue e della sua famiglia.
Sua madre gli avvolse le spalle con un braccio, accarezzandogli i capelli dolcemente, mentre Brian sentì una nuova lacrima percorrergli il viso.



Il giorno dopo Brian si svegliò verso le 6 di mattina e, dopo essersi vestito e aver fatto colazione di fretta, uscì di casa. Dato che suo padre non aveva più un lavoro probabilmente si sarebbe svegliato non prima delle nove, ma lui non voleva rischiare. Era stato sveglio tutta la notte, aveva dormito massimo un paio d'ore, e nonostante ce l'avesse a morte con suo padre aveva compreso che in fondo non era colpa sua. Non ci poteva fare niente se era obbligato a tornarsene al suo vecchio lavoro. Nonostante questo lato di se in cui prevaleva la logica, Brian non riusciva a e tenere a bada il suo lato istintivo che non gli permetteva di smettere di essere arrabbiato. Era più forte di lui.
I due lati di se stesso si erano però messi d'accordo: non avrebbe fatto più altre scenate, ma per far questo doveva evitare suo padre o sapeva che se se lo fosse trovato davanti non si sarebbe trattenuto ancora una volta. E poi il suo fisico e la sua mente non avrebbero retto ad un'altra discussione. In più si era convinto nel profondo che ci doveva essere per forza una soluzione. Partire in un momento del genere era una cosa talmente assurda che sembrava impossibile che si realizzasse e quel pensiero gli dava un po' di forza per affrontare la giornata e quelle a seguire.
In quel momento, comunque, al centro dei suoi pensieri c'era solo Zack. Infatti stava dirigendosi verso casa sua per andare a scuola insieme.
Brian tirò fuori il cellulare per mandargli un messaggio, dato che era molto presto e non era ancora sicuro che fosse sveglio.

To Zacky from Brian:
Amore sono sotto casa tua, sei sveglio?

Aspettò circa un paio di minuti prima di ricevere la risposta:

To Bri from Zack:
Mi sono svegliato ora... come mai così presto?

To Zacky from Brian:
Non sono riuscito a dormire stanotte, così mi sono alzato e sono uscito presto...

Brian inviò il messaggio e ingoiò a fatica la saliva avendo un groppo in gola. Con quel messaggio sperava di cominciare a far capire a Zack che qualcosa non andava, anche se, in quel modo, era difficile da percepire. E poi non era sicuro che sarebbe riuscito a parlargli.
Rimase a fissare ad alternanza il cellulare aspettando un messaggio di risposta, ma alla fine fu attratto dal rumore della porta di casa che si apriva.
"Ciao amore!" gli saltò adosso Zack dandogli appena il tempo di alzare lo sguardo.
Brian sentì il respiro mozzarglisi in gola. A quanto pareva l'altro non aveva recepito il messaggio che qualcosa non andava.
"Sei in pigiama" gli fece notare Brian sorridendo a fatica  e cercando di controllare il tono tremante della voce.
Zack si grattò il capo e sorrise.
"Eh si. Avevo troppo voglia di vederti per perdere tempo a vestirmi" fece questo, abbracciandolo dolcemente.
Brian gli accarezzò i capelli "E' meglio se rientri però, non puoi stare fuori in pigiama a Dicembre, ti prende freddo"
"Ok, mamma" rise Zack, prendendolo in giro, poi gli afferrò una mano e lo condusse in casa fino in camera sua.
Si ritrovarono di nuovo per strada circa dopo un' ora, dopo che Zack si fu preparato e avessero fatto con tutta la calma del mondo la colazione che la Signora Baker aveva preparato per loro. Zack aveva insistito perché anche Brian mangiasse qualcosa e lui, nonostante avesse già mangiato a casa sua, non se la sentì di rifiutare. Non riusciva a far a meno di fare qualsiasi cosa l'altro gli chiedesse e si sentiva in colpa per questo: era come se cercasse di addolcirlo e assecondarlo prima di dargli la notizia...
Per tutta la mattina a scuola Brian fu perso nei propri pensieri e per i suoi gusti la giornata passò anche fin troppo veloce.
Era combattuto fra la voglia di stare con Zack il più possibile e quella di stargli lontano per non dover guardare quel volto allegro, ignaro che nel giro di poco tempo non sarebbe stato più così felice.
Durante la pausa pranzo si erano messi d'accordo per andare a casa di Jimmy dopo la scuola, così quando la campanella dell'ultima ora suonò i cinque ragazzi si ritrovarono in cortile e si incamminarono insieme.
"Non vedo l'ora che passino in fretta queste tre settimane, ho bisogno di vacanze!" annunciò Jimmy entrando in casa.
"Credo che ne abbiamo bisogno tutti... io sono sfinito!" gli fece eco Matt.
"Ma se non studiate mai voi due! Io che passo le ore sui libri che dovrei dire?" si intromise Johnny.
"Non so cosa dovresti dire tu ma so cosa dovrei dire io... ovvero che sei un fesso!" rise Matt.
"E secchione" aggiunse Jimmy, che mise a tacere le proteste del piccoletto dandogli un bacio veloce.
"Io invece non vedo l'ora che sia Natale! Amo tutte quelle lucine colorate" disse Zack entusiasta.
"Tu sì che hai colto il vero spirito del Natale Zack" lo prese in giro Matt.
"Che ci devo fare? Amo le lucine" rispose l'altro con un'alzata di spalle.
"Sapete che altro amo io invece?" chiese Jimmy "La mia adorata playstation! Chi si fa un partita!?"
Sia Matt che Johhny che Zack si precipitarono intorno  a lui che si era già seduto a terra difronte alla TV. Prima che anche Zack potesse raggiungerli Brian lo prese per un braccio e lo fece sedere sopra di lui sul divano più vicino, catturando subito le labbra del piccolo.
"Come mai tutte queste dimostrazioni d'affetto in pubblico?" chiese Zack a fior di labbra.
"Perché ti amo da morire" fece Brian abbracciandolo stretto.
Zack rispose all'abbraccio, poi alzò lo sguardò su di lui.
"Non è propriamente da te però..."
Zack cominciava a capire che qualcosa non andava e Brian, nonostante qualche ora prima avesse cercato di farglielo capire, ora era spaventato dall'idea.
"Vuoi dire che non ti coccolo mai?"
"No, non questo... ma non quando siamo con gli altri di solito" gli fece notare Zack.
"Forse comincio a farci l'abitudine" rispose con un' alzata di spalle, sostentando indifferenza.
"Uhm" fece Zack pensieroso "mi nascondi qualcosa, Bri?"
"No, ma che dici" rispose ridendo nervoso.
Zack, che non sembrava convinto per niente, stava per ribattere qualcosa, ma Jimmy lo chiamò, interrompendolo.
"Zack, diamine, potrai strusciarti su Brian più tardi per tutto il tempo che vorrai, ora vieni a fare una partita con me che tu sei l'unico degno. Questi altri due sono due schiappe!"
Johnny e Matt cominciarono a vendicarsi prendendo scherzosamente a pugni l'altro, mentre Zack ridacchiava. Guardò Brian come a chiedergli il permesso di andare e lui gli fece un cenno  per acconsentire, pensando che infondo tutto il tempo che volevano -come aveva appena detto Jimmy- non è che in realtà proprio ce l'avevano...

Quando fuori cominciò a farsi buio i quattro ragazzi decisero che era ora di tornare a casa.
"Credo che vi accompagnerò" annunciò Jimmy alzandosi da terra e spegnendo la Play.
"Grazie Jim, ma conosciamo la  strada" ridacchiò Matt.
"Conoscendovi che cazzo ne so che fine fate, non mi fido. E poi sono stato seduto davanti alla TV per ore, ho bisogno di sgranchirmi le gambe"
Raccolte le loro cose in giro si incamminarono cominciando a fare gli idioti come al solito, solo Brian sembrava starsene serio in disparte...
"Ci vediamo domani ragazzi" fece Johnny che fu il primo ad arrivare a destinazione.
Jimmy lo salutò con un bacio e poi si separarono. Dopo una decina di minuti salutarono anche Matt, che diede appuntamento per la mattina dopo di passare da lui per andare a scuola insieme, come erano soliti fare.
Gli altri tre se la presero comoda. Jimmy e Zack stavano ancora parlando delle varie partite alla play, in cui a quanto pareva Zack si era scoperto un fantastico giocatore, battendo più volte Jimmy e distruggendogli l'autostima.
"Smettila di sfottermi nanetto" minacciò Jimmy a Zack, all'ennesima presa in giro.
"Mmm fammici pensare" fece Zack fingendo di riflettere "Naah. Credo che continuerò!" disse in fine scoppiando a ridere.
"Non darti tante arie, è stata solo la fortuna del principiante!"
"Sì, per sei volte di seguito"
"Brian di al tuo ragazzo di darci un taglio se non vuole che un taglio glielo faccio io!"
"Zack, lascia in pace Jimmy" intervenne Brian, assente.
Il piccoletto sbuffò "Uff, per una volta che vinco qualcosa. Siete dei guastafeste! E ringrazia che sono appena arrivato  a casa o ti avrei sfottuto per altre tre ore di seguito, Jim!"
"Sì sì, certo" rispose Jimmy prestandogli poca attenzione.
Zack scosse la testa esasperato "Ci vediamo domani"
"Ciao mostriciattolo, dormi bene e sogni d'oro"
"Ma se sono solo le sette!"
"I bambini piccoli devono andare a dormire presto Zackyno"
"Fottiti" rispose questo guardandolo male.
"Così impari a rompermi i coglioni prendondomi in giro per un'ora intera!" disse Jimmy alzando le spalle e ri-incamminandosi lentamente, per permettere a Brian e  Zack di salutarsi decentemente.
"Mi prende sempre in giro" si lagnò Zack avvicinandosi all'altro.
"Sta volta te la sei un po' cercata"
Zack sbuffò di nuovo e Brian gli sollevò il viso per lasciare un leggero bacio.
"Ci vediamo domani, ok?" chiese Brian.
"Già te ne vai?"
Brian ridacchiò "Che altro dovrei fare? Jimmy mi aspetta"
Zack alzò lo sguardo verso di lui e puntò gli occhioni verdi nei suoi.
Brian sentì lo stomaco chiudersi mozzandogli per un attimo il respiro. Non poteva continuare così. Non poteva essere che ogni volta che l'altro lo guardava negli occhi, era  come se qualcuno gli desse un calcio nello stomaco. Doveva parlargli, doveva dirglielo...
"Ok. Domani però ti va di restare a pranzo da me? Io sono solo i miei sono a lavoro, hanno l'intera giornata occupata" propose Zack.
"Cucinerai tu?" chiese Brian fingendo un tono divertito.
"Non mettertici anche tu! Ordineremo una pizza" fece questo mezzo offeso.
"Certo che ti offendi subito, non si può neanche scherzare"
"Questo perché sono sempre io la vittima delle vostre frecciatine!"
"No dai non dire così... anche Johnny lo è!"
"Infatti cominciamo proprio a stufarci! Aspettatevi un ammutinamento prima o poi..." disse Zack facendo ridere l'altro, di una risata forzata.
Infondo poteva aspettare anche domani per parlargli.
"Comunque ora è meglio se vai" disse Zack dopo un po' "Jimmy mi sembra piuttosto spazientito"
Brian si voltò a guardare l'amico, che diversi metri più in la batteva ritmicamente il piede in terra e si guardava il polso, come a voler guardare l'ora, nonostante non avesse un orologio.
"Quanto è teatrale" ridacchiò Zack.
Brian scosse la testa "Si  è meglio che vado. A domani"
Gli afferò una mano, mentre con l'altra lo avvicinava a sé. Si impossessò delle sue labbra, separandosi dopo qualche secondo e rimanendo con la fronte appoggiata alla sua. L'altro gli sorrideva dolce, come un bambino, ed ecco che Brian sentì di nuovo il respiro spezzarsi in gola.
Con un veloce movimento si allontanò  da lui, che rimase un po' confuso da quel gesto improvviso.
"A domani Zack" lo salutò, mentre camminava in direzione di Jimmy.
"A domani" disse semplicemente l'altro. Brian non si voltò a guardarlo, ma dalla sua voce percepì che suonava preoccupato.
"Perché questa faccia?" chiese Jimmy nonappena lo raggiunse.
Brian sospirò. Se  perfino lui  si era accorto che qualcosa non andava, doveva essere piuttosto palese.
"Ti prego non dirmi che è ancora per la storia di Zack e Matt"
"No, credo di aver superato quella fase ormai..."
Jimmy fece un sospiro di sollievo, facendo sorridere Brian. E sì che lo aveva piuttosto tormentato con quella storia.
Proseguirono il resto del percorso in silenzio. Da parte sua Brian non era molto propenso alle chiacchiere e Jimmy era un tipo che se vedeva che non era aria se ne stava per i fatti suoi, senza dare tanti problemi. Brian rigraziò mentalmente per questo. Anzi probabilmente avrebbe dovuto ringraziare Jimmy stesso. Un altro lo avrebbe mandato a farsi fottere da un bel pezzo, mentre lui era stato sempre a sentire ogni sua paranoia. Se avesse saputo come sarebbe andata a finire se ne sarebbe di certo fatte di meno...
Quel senso di impotenza nel non potere far niente lo mandava fuori di testa. Erano quasi arrivati davanti a casa sua, ma Brian non se la sentiva di entrare. Tentennò  qualche secondo, poi salutò Jimmy e si avviò. Aspettò che l'altro si fosse allontanato abbastanza e cambiò subito direzione. Non ce la faceva proprio a tornare a casa. Aveva bisogno di staccare per un momento.

Jimmy aveva avuto per tutto il tempo una strana sensazione. Ok che Brian era un complessato cronico e anche paranoico, ma non lo aveva mai visto così silenzioso e assente. Era come se ci fosse un'ombra nei suoi occhi, una velata tristezza. C'era certamente qualcosa che lo preoccupava fino a tormentarlo. Si vedeva che era stato per tutta la giornata perso nei suoi pensieri.
Jimmy aveva preferito lasciarlo un po' in pace ma non era sicuro di aver fatto la cosa giusta. Sarebbe stato meglio per Brian parlare del suo problema con qualcnuo, qualsiasi cosa fosse. Fece un invertimento di rotta e decise di tornare indietro per parlare con l'amico. In quei pochi mesi si era davvero affezionato al ragazzo. Lo capiva da quanto gli stava a cuore il fatto di vedere Brian  ritornare allegro come era al suo solito.
Svoltò di nuovo l'angolo da cui era passato poco prima per raggiungere casa sua, però si bloccò quando vide il ragazzo in questione in  fondo la via.
Jimmy rimase un attimo confuso. Brian non era andato a casa sua, ma allora dove diamine se ne stava andando? Per scoprirlo c'era un unico modo. Si rimise in marcia e lo seguì.
Dopo una ventina di minuti in cui  era riuscito a stare alle calcagna dell'amico senza farsi vedere, Jimmy si bloccò di fronte all'entrata di un pub. Conosceva il posto, cosa che lo preoccupò. Quel pub era aperto sin dalla sera molto presto e ci andava gente davvero pocco raccomandabile che era solitamente ubriaca già alle sette di sera.
L'unico scopo che aveva chi andava in quel luogo era solamente bere.
Jimmy non sapeva che fare. Non sapeva se farsi gli affari suoi e andarsene oppure entrare e fermarlo.
Decise per una via di mezzo: entrò e si mise a sedere nel tavolino più lontano e nascosto del pub. Da li poteva vedere Brian seduto al bancone che gli dava le spalle e  aveva già ordinato da bere. Jimmy rimase li con l'intento di tenerlo d'occhio.
Non sembrava affatto sprizzante di gioia. Se ne stava seduto con la testa fra le mani e Jimmy si chiese come avesse fatto a farsi portare da bere visto che non era ancora maggiorenne. Bè, neanche lui lo era, ma aveva i suoi metodi.
"Posso portarti qualcosa?"
Jimmy fu distratto da una biondina che a giudicare dall'abbigliamento lavorava li e non doveva avere molto più di vent'anni.
"Una birra, grazie"
Questa gli fece un occhiolino e un grande sorriso languido, cosa che disgustò Jimmy. No, le donne non gli piacevano decisamente.
Tornò qualche minuto dopo con un bicchiere colmo di birra, che Jimmy prese a sorseggiare con lo sguardo puntato su Brian.
"Non sembri maggiorenne" gli disse la ragazza sorridente.
Jimmy che era troppo impegnato a studiare ogni minima mossa dell'amico non si era accorto che non se ne era ancora andata.
"Già" disse ignorandola completamente per cercare di scoraggiare ogni approccio. Purtroppo però, ciò non parve funzionare, infatti questa afferrò una seggiola siedendosi di fronte a lui e impedendogli la visuale su Brian. Jimmy imprecò mentalmente.
"Non ti ho mai visto qui" annunciò lei decisa a fare conversazione.
Jimmy sospirò. A quanto sembrava si prospettava una lunga lunga serata.

Jimmy aveva passato tutto il tempo a parlare con quella tizia -ma diamine, non aveva da lavorare!?- cercando comunque di controllare Brian, ma da quella posizione gli risultava difficile.
Dopo circa un paio d'ore di agonia vide l'amico alzarsi e Jimmy d'istinto fece lo stesso. Scattò in piedi e rimase nell'ombra per non farsi vedere. Ma sicuramente Brian non avrebbe fatto caso a lui: dall'andamento barcollante sembrava completamente perso. Jimmy si chiese quanto dovesse aver bevuto dato che lui non era riuscito a vederlo.
Lasciò i soldi delle varie birre che aveva preso durante l'arco della serata sul tavolino e uscì dal locale, ignorando bellamente la ragazza che lo insultava indignata per essersene andato senza filarsela di striscio, ne salutarla.
L'aria fresca fu un sollievo dopo il caldo soffocante che aleggiava all'interno del locale. Si guardò un attimo in giro alla ricerca dell'amico e non ci mise molto a trovarlo: stava camminando poco più in la a passo incerto, sul punto di cadere da un momento all'altro.
Corse e lo raggiunse, chiamandolo.
"Brian!"
Questo lo ignorò o semplicemente non si accorse di lui, finche non lo afferrò per le spalle, facendolo voltare verso di sé.
"Jimmy" disse questo stralunato, gli occhi rossi e lucidi "Che ci fai qui?"
Un odore pungente di alcol inondò Jimmy: "Ti ho  seguito per vedere che facevi" rispose sincero, tanto in quelle condizioni Brian di sicuro non capiva niente.
"Capisco. Ti preoccupavi per me vero?" chiese cominciando a singhiozzare e lasciando Jimmy completamente sconcertato "Sei proprio un amico Jim"
Jimmy lo fece sedere su un muretto alto mezzo metro li di fianco e gli si mise davanti. Brian stava piagendo. Singhiozzava e si teneva un braccio davanti al viso per nascondersi gli occhi.
"Brian" lo chiamò Jimmy scuotendolo per le spalle, ma questo continuava ancora a singhiozzare "Cos'è successo? Mi stai facendo proccupare"
"Non capisci Jimmy!" urlò Brian all'improvviso facendo saltare l'altro"Non lo posso lasciare"
"Brian stai calmo" disse sedendosi di fianco a lui e mettendogli una mano intorno alle spalle "Chi non puoi lasciare? Zack? Che c'entra adesso?"
Brian rimase seduto in silenzio, singhiozzando come un bambino.
"Devo andarmene e non potremo più stare insieme"
 "Dove devi andare?" chiese Jimmy confuso.
"Mio padre ha perso il lavoro. Dobbiamo tornare a casa, nella vecchia città. Dobbiamo trasferirci ancora"
Jimmy rimase in silenzio scioccato, completamente sconvolto dalla notizia.
Brian fissava il pavimento, il corpo scosso dai singhiozzi.
Ecco perché era stato così silenzioso per l'intera giornata. Da fuori sembrava semplicemente assente, ma dentro doveva aver combattuto contro quel pensiero per tutto il giorno.
Jimmy lo abbracciò e questo si abbandonò completamente fra le sue braccia.
Lo aiutò ad alzarsi e si caricò un suo braccio sulle spalle per sorreggerlo.
"Tranquillo Brian, troveremo una soluzione"
Brian scosse la testa furiosamente come a voler dire che non era possibile e Jimmy non riuscì a trovare niente da dire per consolarlo. Anche lui che riusciva sempre a risolvere i problemi degli altri, questa volta non vedeva soluzione.
 






Se siete arrivate a leggere fin qui complimenti! *^*
Stranamente non ho fatto uno dei mei soliti capitoli stiminziti ._. ma non mi andava di dividere ancora il capitolo, sarebbero venuti tutti di passaggio e non va bene u.u
Coooomunque la cosa più importante da dire oggi è.... tanti auguri Zackinoooooooo! *^*
Eh sì, il nostro piccolo si fa grande T.T
A parte questo, mi ci sono messa d'impegno per aggiornare in questo giorno. Zacky è uno dei miei chitarristi preferiti e lo adoro anche come persona, anche se (putroppo) non lo conosco. Non so cosa sia ma lui ha qualcosa di speciale che lo rende unico <3  perciò gli auguro di passare una giornata bellissima e di fare tanta baldoria con gli altri! :D (perché io non posso essere con loro?? ç____ç)
Ecco dopo questo momento melodrammatico (lol), passerei a ringraziare chiunque abbia letto/messo fra le seguite/fra le preferite!
Grazie anche (e soprattutto) a friem Amy Kiichi Sevenfold_GC IWalkAlone e Vengeance_AS <3 Un grazie immenso a voi per aver recensito lo scorso capitolo!   Mi rendete strafelicissima! :D

Bien, ci siamo. Alla prossima gente! ^^

Ancora tanti cari auguri a quella mozzarellina di Zacky! Tanto amore per te, mio adorato <3 *scusate gli attacchi di bimbominkismo u.ù*

Bacioni, <3

Josie.

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Capitolo 19
*** Capitolo 16 ***


ff avenged sevenfold cap19 in NVU Il risveglio per Brian fu abbastanza traumatico: inanzitutto, la prima cosa che notò era che non si trovava nella sua camera e per un attimo l'idea di aver tradito Zack con qualcuno gli balenò in mente, per poi lasciar subito perdere quest'ipotesi. Non l'avrebbe mai fatto e di sicuro non ora che si trovavano in quella situazione orribile. E poi si era ritrovato a casa di Jimmy, che oltre a non essere proprio il suo tipo, quest'ultimo non avrebbe mai, mai, tradito Johnny. Il secondo elemento traumatizzante era stato il vero e proprio risveglio con Jimmy che gli urlava nelle orecchie intimandogli di svegliarsi. Ok... forse non gli aveva proprio urlato e neanche aveva usato un tono intimidatorio. Il tono di voce poteva anche essere normale ma dopo la colossale sbronza del giorno prima, Brian sentiva qualsiasi rumore amplificato di almeno cento volte. Si era perfino domandato da quando in qua gli aerei volassero così bassi vicino casa di Jimmy, per poi scoprire che era solo una mosca che gli ronzava nelle orecchie.
Se ne era rimasto in stato semi comatoso per almeno una ventina di minuti in cui aveva contemplato il soffitto cercando di fare il punto della situazione, ma non ci era riuscito. Poco dopo si era presentato Jimmy con in mano un bicchiere. Acqua, ringraziando il Signore!
Il più alto si sedette sul materasso di fianco a lui, mentre Brian mandava giù l'acqua in un unico sorso.
"Grazie" riuscì a dire una volta essersi rinfrescato la gola.
"Va meglio?" chiese Jimmy riprendendo in mano il bicchiere e appoggiandolo nel comodino affianco al letto.
Brian per risposta mugugnò qualcosa di incomprensibile che doveva essere un verso d' assenso. Si stroppicciò gli occhi, poi appoggiò i gomiti sulle gambe e si prese la testa fra le mani, evidentemente ancora un po' frastornato.
"Eri messo abbastanza male ieri" sentenziò Jimmy.
Brian rimase a pensare. I ricordi della serata precedente erano un po' confusi, ma poi si ricordò del suo ridicolo scoppio di lacrime e si sentì avvampare.
"Sì, scusa Jim..." disse, cercando di nascondere l'imbarazzo. L'ultima cosa che avrebbe voluto era di fare una figura del genere davanti a uno come Jimmy.
"Scusa di che?" chiese semplicemente lui.
"Di..." ci pensò un attimo su Brian "non lo so" sentenziò in fine "ma dovevo sembrare ridicolo"
Jimmy gli posò una mano sulla spalla.
"A me sei sembrato solo disperato e innamorato"
Brian finalmente alzò la testa dalle braccia e portò lo sguardo sugli occhi color ghiaccio di Jimmy. Aveva un espressione così seria e, allo stesso tempo, tranquilla  che sentì l'imbarazzo scivolare via... in fondo lui non era uno che prendeva in giro  per certe cose ed era palese che aveva intuito che si trattava di una cosa seria. Comunque Brian si limitò ad annuire riportando lo sguardo sulle sue mani che teneva intrecciate sulle gambe.
"Ne vogliamo parlare?" domandò Jimmy, come avrebbe fatto uno psicologo con il proprio paziente, ma Brian sapeva che era veramente preoccupato per lui. E anche per Zack sicuramente.
"Non penso ci sia molto da dire..." fece Brian con tono di voce bassissimo.
"Non c'è un modo per evitare che vi trasferiate? Tuo padre non può trovarsi un altro lavoro qui?" chiese Jimmy con un debole tentativo di fornire un suggerimento che anche lui sapeva bene quanto fosse poco attuabile. Infatti Brian scosse la testa.
"Sono anni che mio padre sta dietro a questo lavoro, non lo lascerà mai"
Jimmy rimase seduto contemplando l'amico. Gli faceva male vederlo in quello stato, ma davvero non sapeva come aiutarlo...
"Zack non lo sa, vero?"
Brian scosse la testa.
"Quando hai intenzione di dirglielo?"
"Volevo dirglielo ieri, ma non ci sono riuscito..."
Jimmy capì perfettamente. Dare una brutta notizia a Zack era come strappare di mano un lecca lecca a un bambino di cinque anni. Se lui ti guardava con quei suoi occhioni era impossibile...
"Vuoi che ci parli io?" chiese sapendo già quale sarebbe stata la risposta.
"No" fece Brian alzandosi in piedi "glielo dirò oggi"
Jimmy sospirò pronto ad affrontare una giornata che non sarebbe stata affatto piacevole.

Durante tutta la mattinata a scuola, Brian era stato assolutamente nervoso e intrattabile. Zack aveva rinunciato a stargli dietro, pensando che fosse una delle sue tipiche girnate no e Matt aveva l'aria di voler prendere a botte Brian per come stava trattando il suo amico.
Jimmy osservava tutto mentre allo stesso tempo stava ad ascoltare le lagne di Johnny, che a quanto pareva stava per sostenere un test di matematica alquanto difficile.
Con amici come quelli gli sarebbero serviti un paio di occhi in più! Ma dato che erano ore che osservava particolarmente Brian e Zack decise di dedicarsi per qualche minuto a Johnny che in quel momento aveva bisogno di lui, così lo raggiunse al tavolo dove stava pranzando, lasciando li gli altri.
Brian giocava con la forchetta senza aver toccato cibo, sotto lo sguardo degli altri due.
"Tutto bene Haner?"chiese Matt.
"Certo" rispose brusco l'altro senza neanche staccare gli occhi dal piatto.
Matt e Zack si scambiarono un'occhiata eloquente.
"Sembri un po' nervoso"
"Non lo sono"
"Ok" Matt guardò Zack e alzò le spalle, come a volergli far capire di lasciar perdere. Tanto Brian non sembrava molto propenso alle chiacchere. Zack tentò di appoggiare il braccio sulla spalla dell'altro, ma questo se lo fece scivolare giù.
Finirono di mangiare in silenzio, mentre Matt guardava Zack preoccupato e Brian con occhi assassini.
"Io vado" fece Brian all'improvviso alzandosi in piedi.
"Dove vai?" chiese Zack, che aveva fatto un salto, spaventato dal movimento brusco dell'altro.
"A lezione"
"Ma manca più di un quarto d'ora alla fine della pausa pranzo"
Brian alzò semplicemente le spalle e sparì fuori dalla mensa.
Zack lo seguì con gli occhi finchè non fu uscito e sospirò sconsolato.
"Non capisco che gli prende... è tutta la mattina che fa così"
"Non farci caso, sarà solo nervoso per qualcosa" suggerì Matt, frenandosi dall'insultarlo. Se non lo faceva era solo per amore di Zack.
"Forse gli ho fatto qualcosa... ma fino a ieri era tranquillo, anzi era stranamente più dolce del solito"
"Pensi che ti stia nascondendo qualcosa?"
Zack scosse la testa.
"Glielo ho chiesto ieri e ha detto di no"
"Come fai ad esserne così sicuro?"
Zack puntò gli occhi in quelli di Matt. "Perché mi fido di lui"
Matt distolse lo sguardo e scosse la testa.
"Lo so che non ti è andato mai particolarente a genio, Matt" fece Zack con tono deciso costringendolo a voltarsi nuovamente verso di lui "ma stai tranquillo. Non mi nasconde niente, è solo nervoso"
"Voglio solamente che non ti faccia star male, Zack"
Zack si addolcì a quelle parole. "Non preoccuparti" gli sorrise "non lo farà"

Una volta uscito dalla mensa Brian andò filato in bagno e, aperti i rubinetti, si sciacquò il viso con l'acqua gelata. Rimase per qualche istante a fissare il suo riflesso nello specchio, i capelli appiccicati alla fronte e le guancie accaldate. Chiuse gli occhi e si diede dello stronzo per il modo in cui si stava comportando. C'era di nuovo. Il lato del suo carattere più impulsivo come sempre prevaleva sulla ragione. Però aveva cercato di fare del suo meglio, preferendo rimanere in silenzio, sapendo che se avesse aperto bocca, avrebbe certamente detto solo cattiverie. Non poteva farne a meno. Quando sentiva la situazione sfuggirgli dal controllo diventava insopportabile, testardo e bastardo.
Non riusciva a capire perché gli stesse succedendo tutto ciò, sapeva solo che a un certo punto era stato meglio andarsene prima che cominciasse a prendersela con Matt e Zack.
Sentiva l'impulso irrefrenabile di prendere  a pugni qualcosa, invece si gettò dell'altra acqua fresca sul viso e rimase con la presa ben stretta ai bordi del lavandino nel tentativo di darsi una calmata. Si sentiva accaldato, in più il respiro era irregolare. Ferrò la stretta sul marmo bianco e qualche istante dopo sentì una delle porte aprirsi, cosa che ignorò restando a occhi chiusi.
"Hey Haner. Tutto solo oggi?"
Al suono di quella voce Brian aprì immediatamente  gli occhi, mentre un brivido gli percorreva la spina dorsale e si limitò a fissare immobile il riflesso di Ryan nello specchio.
"Non sei di turno a fare da scorta a Baker?"
Brian finalmente si voltò per fronteggiare l'altro che era almeno di venti centimetri più alto di lui, senza contare che era grosso almeno il doppio. Sentiva le mani pizzicargli per la violenza con cui avrebbe voluto colpire quella faccia ghignante, ma si limitò a starsene fermo e a fissarlo senza dire una parola.  Niente più risse. L'aveva promesso a Zack.
"Lo lasciate ancora andare in giro da solo?" chiese, non avendo comunque ricevuto risposta alle precedenti due domande.
Brian strinse forte i pugni.
Non rispondere...
Ryan fece qualche passo verso di lui.
"C'è una cosa che mi chiedo da un po'" disse quando fu veramente troppo vicino, tanto che per parlargli gli bastava sussurrare "tu sei la sua nuova fidanzatina?"
Strinse i pugni così forte che la pelle sbiancò.
Non ti muovere...
"Perché magari hai bisogno anche tu di una piccola lezione"
Fermo... L'hai promesso a Zack. Non colpirlo.
"Anche se devo ammettere che gli urli di quel frocetto di Baker ogni volta che lo prendo a pugni sono davvero una musica per le orecchie"
Stai fermo. Non ti muo-...

Zack si guardò intorno nel cortile affollato. Le lezioni erano appena finite ed era in cerca degli altri quattro, ma in mezzo a quella folla di studenti gli rimaneva abbastanza difficile.
Quando gli altri studenti cominciarono a disperdersi qualche minuto più tardi, Zack scorse Johnny, il quale sembrava a sua volta stesse cercando gli altri.
"Ehy Johnny!" gridò Zack per farsi sentire e alzando un mano per farsi vedere.
Johnny lo individuò e lo raggiunse.
"Ciao Zack, hai visto Jimmy?"
"Non ho visto nessuno ancora"
"Brian non è con te?"
Zack scosse il capo. Lui e Brian erano soliti vedersi agli armadietti prima di uscire, ma questa volta Zack non l'aveva trovato. Aveva aspettato qualche minuto e poi era uscito sperando di trovarlo li.
"Credo sia arrabbiato con me, forse se ne è già andato"
"Arrabbiato per cosa?" domandò Johnny confuso.
"Non ne ho idea" borbottò Zack "ma non c'è altra spiegazione"
Nel frattempo che i due stavano discutendo, Matt e Jimmy li avevano raggiunti.
"Allora andiamo?" chiese Zack.
"Ma Brian?" domandò Matt.
"Credo sia già andato..."
Jimmy che si era messo a parlare con Johnny per sapere come era andato il test di matematica, si voltò subito verso gli altri due rimandendo in ascolto.
"E' arrabbiato?" chiese Matt.
Zack per tutta risposta alzò le spalle.
"Ma non è normale, siamo stati insieme tutto il pomeriggio ieri e non è successo niente che possa averlo fatto arrabbiare!"
Jimmy si morse il labbro. Ovviamente non aveva raccontato ne a Matt ne agli altri quello che era accaduto la sera prima e della sbronza di Brian, però gli era sembrato strano un comportamento del genere da parte sua. Solo quella mattina sembrava triste e depresso e ora diventava scontroso e arrabbiato... quel ragazzo lo avrebbe mandato al manicomio prima o poi!
"Ehy ma non è Bri quello?" domandò Johnny, scorgendo l'amico fra gli studenti che affollavano il parcheggio davanti scuola.
"Si è lui" fece Zack, guardando fisso davanti a se.
"Faresti meglio a raggiungerlo..." suggerì Jimmy.
Zack rimase per un attimo fermo a studiare il profilo di Brian allontanarsi sempre di più.
"Non sembra anche a voi che stia zoppicando?" chiese e  gli altri tre rimasero ad analizzare l'andamento dell'altro.
"Sembrerebbe..." azzardò Johnny dopo qualche minuto di silenzio.
"Credo sia meglio se vai a vedere che cos'è successo" gli suggerì Jimmy.
Zack però rimaneva in silenzio immobile in mezzo alla strada con le mani chiuse a pugno.
"Lo so già cos'è successo" fece, incominciando a tremare da capo a piedi. Ricacciò le lacrime di rabbia che premevano per uscire rendendogli gli occhi lucidi e prese a correre in direzione di Brian, chiamando il suo nome, ma l'altro non lo sentiva.
Fece non poca fatica per farsi strada fra il fiume di studenti, mandando al diavolo chiunque gli capitasse sulla strada, beccandosi vari insulti e rischiando di inciampare e sfracellarsi a terra. Gli rimase dietro finché non si furono allontanati abbastanza da scuola, poi arrivò a pochi passi da Brian,  lo afferrò violentemente per la felpa e lo fece voltare.
Zack stava per parlare, ma le parole gli morirono in gola. Brian aveva un sopracciglio spaccato, da cui era sceso del sangue, ormai secco, che gli era scolato fino alla bocca.
Brian lo guardava apatico, senza la minima traccia di emozione sul viso.
Entrambi rimasero a fissarsi per un lasso di tempo che sembrò interminabile, uno senza niente da dire, l'altro con talmente tanti pensieri in testa che non riusciva ad afferrarne neanche uno e a far funzionare il cervello per poter parlare. Solo uno di quei pensieri sembrava prevalere sugli altri.
"Mi hai mentito"
Il suono che uscì dalle labbra di Zack fu appena un sussurro che sarebbe stato facilmente portato via dal vento, ma l'aria era immobilie, come immobile sembrava essere tutto intorno a loro.
"Avevamo detto una cosa... me l'avevi promesso" continuò, abbassando lo sguardo e stringendo nuovamente  i pugni.
Brian rimaneva immobile a fissarlo. L'altro non poteva sapere quanto si stesse odiando in quel momento: dai suoi occhi privi di emozioni non si poteva capire quanto si stesse odiando per avergli mentito, per aver infranto la sua promessa, per le lacrime che stava facendo salire agli occhi di quel corpo tremante, arrabbiato, deluso...
Quando Zack alzò gli occhi lucidi su quelli di Brian, questo si sentì come se avesse appena ricevuto un pugno nello stomaco. Quegli occhi gli infliggevano più dolore di tutti i pugni che si era preso solo qualche ora prima da Ryan messi insieme. Non avrebbe mai pensato che due occhi potessero fare così male. E facevano così male perché era colpa sua, solo sua se quegli occhi erano lucidi e sconfortati. Erano così penetranti e profondi che abbatterono il muro di difesa che Brian si era costruito intorno per non affronatare la realtà. Anche i suoi occhi, finora apatici e privi di ogni emozioni, divennero lucidi.
"Zack.." fece Brian, facendo un passo verso di lui e allungando le braccia per toccarlo, ma questo si ritrasse.
"Stai lontano"
Quel tono duro gli inflisse un'altro colpo. Non riusciva a sopportare che Zack non riuscisse a guardarlo negli occhi, che tenesse lo sguardo basso.
"Ti prego Zack..."
"Non mi fido più di te"
Ennesimo colpo.
Brian rimase in silenzio a sentire la sua anima sgretolarsi pian piano.
Non sapeva cosa fare, fece un'altro passo verso di lui e di nuovo indietreggiò. Si poteva quasi vedere con gli occhi la barriera che si stava a poco a poco alzando fra i due.
Più si avvicinava più Zack era lontano.
Questo alzò finalmente lo sguardo verso Brian e lo guardò con occhi di ghiaccio, non più con quegli occhioni verdi con cui lo guardava ammirato e piano d'amore di solito.
"Stammi lontano d'ora in poi" disse Zack e senza dire altro si voltò e si diresse verso l'altro lato della strada.
"Aspetta" Brian gli fu subito dietro, lo fermò e gli afferrò la mano.
"Non mi capisci forse?" strattonò la mano sciogliendo la presa.
"Non salutiamoci così, ti pentirai... ti prego, aspetta"
"Non mi fido più di te, qualsiasi cosa dici per me è come se non parlassi affatto! Ti ho dato una seconda possibilità, mi hai guardato negli occhi e mi hai fatto una promessa. Stava a te decidere se mantenerla o no e la tua decisione l'hai fatta" disse guardandolo negli occhi e a Brian sembrò di non averlo visto mai meno bambino di come lo vedeva in quel momento. Non c'era traccia in lui di quell'allegria infantile che lo contraddistingueva di solito "Ora stammi lontano" ripeté per l'ennesima volta, riprendendo a camminare.
Brian gli stette dietro, ma non riuscì a fermarlo, così si fermò lui, in mezzo alla strada.
"Allora credo che ti faciliterò il compito" disse riuscendo a stento a far uscire le parole, la voce tremante.
Vide Zack rallentare fino a fermarsi e poi voltarsi.
"Cosa vuoi dire?" disse dopo un lungo silenzio.
"Che lascio Hungtinton Beach"
Zack rimase pietrificato, fermo sul posto come se si fosse appena paralizzato.
"La prossima settimana e me ne torno a casa" disse, anche se la parola casa non gli era mai sembrata più falsa.
Vide Zack spalancare gli occhi, sentì il battito accellerare, o forse arrestarsi.
Gli occhi dell'altro si riempirono di lacrime e Brian chiuse i suoi non riuscendo a sopporatrlo. Si girò senza voltarsi un ultima volta, sapeva che non avrebbe retto, e prese a correre in direzione opposta a dove aveva lasciato Zack, dandogli definitivamente l'addio. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe andata a finire così.
Mentre correva era forte, quasi insopportabile, la voglia di tornare indietro, di prendere Zack fra le braccia e di rimanere così con lui per sempre. Il fatto era che non sarebbe andata così. Se fosse tornato indietro si sarebbero riappacificati, ma lui sarebbe comunque dovuto partire e sarebbero stati costretti a sopportare un altro addio. E così era già abbastanza devastante. Aveva sperato nel fatto che Zack si sarebbe arrabbiato, che gli avrebbe urlato contro e poi lo avesse odiato per sempre, per poi dimenticarlo e farsi una nuova vita. Per questo quando, invece, aveva visto le lacrime riempirgli gli occhi aveva capito che non sarebbe riuscito ad odiarlo. Ma lui doveva andare lo stesso.
Arrivò a casa, sbattendosi la porta alle spalle. Corse fino in camera sua e ignorò sua madre che gli chiedeva cosa fosse successo dato che sembrava sconvolto.
Salì e chiuse anche la porta della camera a chiave: non aveva voglia di parlare con nessuno.
 Quella stanza gli stava troppo piccola, aveva voglia di distruggere tutto, così come si stava distruggendo la sua intera vita.
Andò alla finestra e guardò fuori. Ebbe un sussulto quando si ricordò che in fondo era da li che era cominciato tutto. Se quella volta non fosse stato li affacciato a quella stessa finestra, se quei bulli non avessero rincorso Zack e se lui non si fosse nascosto proprio li sotto casa sua, forse non lo avrebbe mai conosciuto e in quel momento non avrebbe sentito la sua anima lacerarsi per il dolore di perderlo. Eppure, nonostante tutto questo, non riusciva a rimpiangere un singolo minuto.





Hooola e buongiorno/buonasera a tutte :3
Uhm. Non so davvero cosa dire a questo punto .__. lascio a voi i commenti per questo capitolo.
Vi avviso che ormai siamo quasi giunti alla fine, dovrebbero mancare solo due o tre capitoli.
.... si lo so che dico sempre così poi me se ne aggiungono altri dieci ma non è colpa mia! xD Comunque sta volta davvero :)
Ringrazio chiunque abbia letto, messo fra le preferite/seguite!
Un immenso e tanto sentito GRAZIE a friem, Amy Sullivan (ti abbrevio il nick, eh! :3), IWalkAlone, Vengeance_AS, Frankie Echelon e Madame Plague, grazie per aver recensito lo scorso capitolo!  Tanto amore per voi, mi rendete felicissima <3

Il prossimo capitolo non so quando arriverà perché passato capodanno ho da studiare che ho un paio di mesi d'esami. Proverò comunque a fare qualcosa, ma sappiate che in caso non sono sparita! XD
Quindi niente,  spero che stiate passando delle belle e divertenti vacanze, ma mi raccomando non fate solo baldoria e studiate ogni tanto! è___é
uahhahahah sese, rilassatevi va :'D

Ancora un grazie a tutti e alla prossima!

Bacioni,

Josie






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Capitolo 20
*** Capitolo 17 {parte 1} ***


Avenged Sevenfold ff cap 20 Dallo scorso capitolo:
Andò alla finestra e guardò fuori. Ebbe un sussulto quando si ricordò che in fondo era da li che era cominciato tutto. Se quella volta non fosse stato li affacciato a quella stessa finestra, se quei bulli non avessero rincorso Zack e se lui non si fosse nascosto proprio li sotto casa sua, forse non lo avrebbe mai conosciuto e in quel momento non avrebbe sentito la sua anima lacerarsi per il dolore di perderlo. Eppure, nonostante tutto questo, non riusciva a rimpiangere un singolo minuto.








CINQUE ANNI DOPO...





Brian aveva sempre odiato prendere gli aerei. Non se la sentiva di dire che aveva paura di volare, ma sopra quei cosi non si sentiva assolutamente al sicuro, perciò, per quanto poteva, evitava che si verificassero eventuali situazioni in cui fosse necessario. Putroppo quella era una di quelle occasioni.
Da ormai due anni lavorava per un azienda che produceva e distribuiva strumenti musicali di ogni genere in tutto il mondo e il suo capo lo aveva spedito a Sacramento, in California, per andare a trattare con un cliente molto importante. Brian aveva cercato di opporsi e convincere il suo capo a mandare qualcun altro, ma poi questo lo aveva "corrotto" dicendogli che dopo aver sbrigato quel lavoro gli avrebbe concesso un paio di settimane di ferie. Così si ritrovava ora in volo, con i sudori freddi, cercando di non pensare troppo che era a   Dio solo sa  quanti piedi da terra.
Gurdò fuori dal finestrino e la prima cosa che vide fu il mare. Un immensa distesa di acqua cristallina che rifletteva la luce del sole. Il sole... Si era dimenticato che in alcuni posti era sempre li, splendente in cielo, dato che a Dayton, nell' Ohio dove attualmente viveva, non era sempre così. E figurarci se c'era il mare... Sicuramente non c'era il tipico clima caldo Californiano.
Quando finalmente i suoi piedi toccarono di nuovo il suolo, dopo aver imprecato mentalmente per tutta la fase di atterraggio, Brian decise che la prima cosa da fare era andare al suo Hotel e prepararsi immediatamente per l'incontro con il cliente. Prima sbrigava la faccenda, prima sarebbe stato libero.
Dopo esser riuscito a stento a lasciare l'aereoporto chiamò un taxi e si fece portare direttamente in Hotel. Una volta arrivato si fece una doccia veloce e combatté contro la voglia di gettarsi di peso sul letto per riposare un po'. Si vestì e si mise un semplice paio di jeans e una magletta nera. Ringraziando il cielo quel lavoro, stranamente, non lo obbligava a vestirsi troppo elegante, cosa che aveva sempre odiato...
Il colloquio con il cliente era durato giusto un'oretta. Brian si era annoiato per tutto il tempo, ma con le varie cose da sbrigare non poteva aspettarsi un tempo inferiore a quello.  Ovviamente aveva chiuso l'affare con successo, anzi aveva anche convinto il cliente ad acquistare qualcosina  in più. Faceva quel lavoro solo da un paio di anni eppure poteva dire senza troppa modestia che ci sapeva fare.
A quel punto decise di tornare direttamente in Hotel, dove si fece portare, con il servizio in camerea, la cena. Passò la serata a mangiare e a guardare TV, godendosi il dolce far niente e la consapevolezza che da quel  momento aveva due settimane di ferie.
Mentre faceva un po' di zapping, avendo appena finito di vedere un film, sentì il telefono vibrare sopra il comodino alla sua destra. Afferrò il cellulare e lesse il messaggio appena arrivato. Con un sorriso stanco e un po' di agitazione lo posò nuovamente sul  comodino, poi si sdraiò portando le braccia dietro la testa e contemplando il soffitto.
Si sentiva parecchio nervoso perché l'indomani avrebbe dovuto affrontare un altro viaggio e incontrare un vecchio amico che non vedeva da anni... cinque anni almeno.
Sospirò e spense la luce. Si  sentiva troppo agitato per dormire, ma cercò comunque di chiudere gli occhi e riposarsi. Non aveva contato il fatto che aveva appena compiuto un viaggio di parecchie ore, concluso un affare, senza tra l'altro contare il fuso orario e che quindi era più stanco di quel che pensasse. Qualche minuto più tardi, infatti, si addormentò.


Quando il mattino dopo Brian si svegliò gli sembrava di non aver dormito per più di un paio d'ore e forse era stato proprio così. Aveva avuto gli incubi tutta la notte e si era svegliato almeno quattro volte. Nonostante tutto però non sentiva particolarmente la stanchezza così verso le otto scese a fare colazione e per le dieci si trovava già vestito e pronto ad uscire. Chiamò un taxi e si fece portare al  noleggio delle auto, dove ne noleggiò una e si mise subito in viaggio per Huntington Beach, pronto ad incontrare il suo vecchio amico...
Durante la strada fece diverse soste, perciò arrivò a Huntington che era quasi buio.
Decise di passare per il lungo mare e si  stupì di come, nonostante fossero passati tutti quegli anni, si ricordasse ancora quelle strade... 
Più percorreva quei luoghi più i ricordi tornavano dal passato e si facevano forti, catturandogli la mente, tanto che per un momento si sentì quasi sopraffarre da essi. Scuoté la testa come a voler scacciare quei pensieri e cercò di concentrarsi sulla strada prima che si andasse a schiantare contro un albero o investisse un surfista di ritorno dalla spiaggia.
Seguendo le indicazioni che gli erano state date, Brian arrivò a destinazione nel giro di una decina di minuti, dopo aver sbagliato strada un paio di volte. Imboccò nel vialetto e rimase qualche istante seduto in macchina. Respirò profondamente due o tre volte e si decise a scendere dall'auto, ma davanti al portone di casa si bloccò di nuovo.
Stava  facendo la cosa giusta? L'ultima volta che era stato in città -quasi cinque anni prima- era sicuro di aver lasciato solo dolore alle sue spalle e forse non era giusto piombare  nuovamente a Huntington in quel modo... Rimase ancora qualche attimo in attesa e poi bussò alla porta con il cuore che batteva a mille. Aveva fatto migliaia di chilometri per arrivare fin li e non poteva certo tornare indietro proprio in quel momento.
I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dalla porta che finalmente si spalcancò di fronte ai suoi occhi.
"Brian!"
Il suddetto ragazzo si sentì travolgere da un abbraccio che per poco non lo fece cadere a terra, ma era così sorpreso e felice di tutto quel entusiasmo che si lasciò stringere senza pensarci troppo.
Qualche secondo dopo sciolse l'abbraccio e guardò negli occhi il vecchio amico, quegli intensi occhi blu che non vedeva da molto tempo "Jimmy" riuscì solo a dire mentre un sorriso si faceva strada sul suo viso.
"Diamine Haner!" esclamò Jimmy "quando hai avuto il tempo di mettere su tutti questi muscoli? Ti vedo in forma!" disse tastantogli le braccia grandi almeno il doppio di come erano l'ultima volta e sciogliendo l'abbraccio per poterlo guardare meglio.
"Abbonamento fisso alla palestra" rispose Brian ridendo "tu invece vedo che non ti eri ancora stufato di crescere in altezza, eh?"
"Già. Johnny mi prende in giro dicendo che prima o poi bucherò il soffitto e non ci sarà più bisogno di salire le scale per andare al piano di sopra" fece questo, scuotendo la testa "credo che cerchi di vendicarsi per tutti gli anni in cui l'ho preso in giro perché è uno gnomo. In realtà non ho mai smesso!" concluse Jimmy rindendo di gusto.
Brian rimase quasi senza parole per lo stupore "Tu e Johnny state ancora insieme?"
"Mai lasciati" affermò questo soddisfatto, lasciando Brian completamente stordito.
"Wow" riuscì solo a dire.
"Già" ridacchiò Jimmy. "Comunque che ne dici di entrare? Non ha molto senso restare qui sulla porta" disse invitando l'altro ad entrare. "Tu mettiti pure comodo, io vado a prendere qualcosa da bere" gli disse una volta giunti nella sala relativamente spaziosa.
 Brian si lasciò cadere nel divano, sfinito dal viaggio e dalle ore di sonno perso arretrate. Jimmy si ripresentò un paio di minuti dopo con due birre in mano, una delle quali gli venne offerta, e si sedette anche lui su una delle poltrone, cominciando subito a sorseggiare la propria bevanda.
Per qualche istante aleggiò nella casa il silenzio più assoluto, mettendo Brian in leggero imbarazzo. In fondo quella situazione era davvero strana...
Si fermò qualche secondo a studiare il viso dell'amico. A parte essersi alzato di almeno altri venti centimetri, Jimmy era rimasto più o meno lo stesso. Aveva cambiato solo taglio di capelli, che ora andavano sparati da tutte le parti.
"Allora, quanto ti fermi?" chiese questo, riportandolo alla realtà.
"Non lo so" rispose Brian, sorseggiando la sua birra "ho un paio di settimane di ferie... "
"Ferie?" lo interruppe Jimmy incredulo "se ci sono le ferie vuol dire che c'è anche un lavoro?"
Brian rise "Si. Stupito?"
"Un pochino" ammise Jimmy.
"Comunque non so ancora quanto rimanere" riprese Brian "non molto comunque, non mi piazzerò qui per troppo tempo tranquillo" disse sorridendogli allegro.
"Hey, per me puoi restare il tempo che vuoi, te l'ho detto anche al telefono. La stanza per gli ospiti ce l'ho"
"Grazie Jim" fece, alzando la bottiglia per un momento verso di lui in segno di ringraziamento. Era incredibile come si sentisse improvvisamente a suo agio a parlare con lui. Era come se tutti quegli anni non fossero passati e avesse ancora diciassette anni, invece che quasi ventitrè.
"Comunque, che mi dicevi di Johnny, come va? Che combina?" domandò dopo un attimo di pausa.
"Sta benone, ma ora è fuori. Sta dando gli ultimi esami dell'anno all'università"
Brian per poco non si strozzò con la sua birra sputando tutto il contenuto  "Johnny va all'università?"
"Sì è al secondo anno, la cosa ti stupisce?" chiese ridendo "pensavi davvero che un genietto come lui si sarebbe sprecato senza continuare gli studi?"
Brian rimase a bocca aperta con un espressione probabilmente non molto intelligente. Ora che ci pensava in effetti Johnny aveva sempre avuto il massimo dei voti in tutte le materie e senza neanche tanto sforzo. Ma doveva comunque ammettere che lo faceva sorridere l'idea di pensare quel piccoletto al college.
"E quando torna?" chiese cercando di salvare la situazione sviando il discorso.
"In realtà fra qualche giorno ha finito. Non sapeva se passare a casa dei suoi prima o venire direttamente qui, non ha ancora deciso..."
Brian annuì, sorseggiando la birra "E Matt?"
"Lui lavora con suo padre da qualche anno... niente college per lui e nemmeno per me, ovviamente"
Brian non si stupì molto della notizia. Si ricordava benissimo che all'altro non era mai piaciuto particolarmente studiare. Non che non fosse geniale a modo suo, era più il sistema scolastico che non sopportva.
"Comunque fino a che sei qui sarà meglio che tu lo eviti. Non ha più particolare simpatìa per te..." disse Jimmy, fissandolo dalla sua poltrona.
Brian finse indifferenza, però deglutì. Anche questa notizia non lo stupiva affatto... Con Matt non aveva mai avuto un rapporto idilliaco e le cose non potevano che esser peggiorate.
Di nuovo il silenzio si fece strada, prepotente, fra i due. Jimmy continuava a bere di tanto in tanto la sua birra che era ormai agli sgoccioli, mentre Brian si limitava a bere e a guardare da un'altra parte.
"Non vuoi sapere di lui?" chiese poi Jimmy puntando gli occhi nei suoi.
Brian abbassò lo sguardo, reggendo la propria bottiglia fra le mani.  La presa divenne quasi scivolosa sul vetro, quando queste gli cominciarono a sudare. Solo l'accennare a lui gli aveva fatto accellerare il battito cardiaco.
"Come sta?" chiese dopo un tempo che gli sembrò infinito, cercando di non far trapelare attraverso il tono di voce il suo nervosismo.
"Sta bene" rispose Jimmy "Ora sta bene"
Brian annuì e rimase a fissare la bottiglia che aveva in mano senza sapere cosa dire. Jimmy lo scrutava con quel suo sguardo serio che poco gli si addiceva, però, notò Brian con un certo sollievo, non sembrava arrabbiato.
"Adesso si sta dando da fare per raccimolare un po' di soldi" continuò Jimmy vedendo che Brian rimaneva in silenzio perso nei suoi pensieri e catturando così la sua attenzione "da lezioni di chitarra ai bambini all'accademia che c'è nella città qui vicino. E' piuttosto bravo, ci sa fare"
Brian ascoltava con attenzione quello che Jimmy gli diceva e cercava di figurarselo, ma non ci riusciva. Aveva, anzi, quasi terrore di immaginarlo come sarebbe stato dopo  tutti quegli anni... o semplicemente non ci riusciva. La sua mente non riusciva neanche lontanamente a riprodurre un immagine del genere. Gli sembrava tutto così surreale...
"Sai ha passato un brutto periodo... ma ora va meglio"
Brian aveva voglia di chiedere quanto era stato lungo questo periodo, ma aveva paura della risposta. Paura di sapere quanto dolore aveva causato...
"Sta con qualcuno?" sentì chiedere, e si stupì di accorgersi che era stato lui stesso a domandarlo. Quelle parole erano uscite così, senza passare prima dal suo cervello. Non si era nemmeno accorto di averne formulato il pensiero.
Jimmy attese qualche secondo. "No" fece, senza mai distogliere lo sguardo da Brian. "Ma è stato con una miriade di persone"
Brian quasi collassò a sentire quelle parole.
"Apetta. Non mi sono spiegato... diciamo che è andato con una miriade di persone. Ora ti spiego tutto per bene" fece Jimmy, posando la bottiglia ormai vuota su un tavolino li a fianco e dedicando a Brian tutta la sua attenzione "quando te ne sei andato lo hai praticamente lasciato a pezzi. Non riusciva a credere che alla fine fossi partito qualche giorno dopo senza più vederlo o parlargli, e a dire il vero non ci credevamo neanche noi. Gli abbiamo sconsigliato di venire a parlarti -anche se lui insisteva- perché eravamo certi che prima di andartene ti saresti fatto vivo tu. Ma non è stato così. I primi giorni dopo la tua partenza furono davvero devastanti per lui e dopo non è che andò meglio"
disse Jimmy facendo una pausa "una volta ripresosi dal dolore iniziale sembrava che volesse mandare a rotoli la sua vita. Aveva smesso di venire a scuola e passava intere nottate a bere e ad andare con il primo che gli capitasse -questo intendevo dire con il fatto che è andato con una miriade di persone-, nel tentativo di dimenticarti abbiamo immaginato, perché lui non ce l'ha mai voluto dire, ma era palese. I  suoi si chiedevano cosa fosse che non andava e non potevamo dirglierlo, capisci? Andò avanti così per un bel pezzo, noi cercavamo di dargli una mano, non sai quanto eravamo in pena per lui, ma non ci ascoltava... Poi un giorno si prese una sbronza colossale che lo fece finire all'ospedale. Ci lasciò quasi le penne, fu davvero straziante vederlo ridotto così, ma dopo quel giorno fortunatamente le cose sembrarono migliorare... Penso che quell'esperienza lo abbia aiutato a capire che non era il caso che buttasse via così la sua vita. Tutto questo, comunque, è successo non molto tempo fa. Gli ci è voluto davvero molto per riprendersi. Comunque è molto cambiato dall'ultima volta che vi siete visti" 
Brian non aveva parole. Aveva un nodo alla gola che gli impediva di parlare e il suo cervello sembrava scollegato, mentre cercava di assimilare tutte quelle informazioni.
"Ora  è passato molto tempo, ma non credere che all'inizio, se ti avessi visto non ti avrei riempito di botte per come ti sei comportato"
Rimase ancora qualche istante in attesa, nel tentativo di riuscire a dire qualcosa, ma le parole sembravano non essere abbastanza per quello che sentiva. Anche lui si era sentito devastato ad averlo lasciato così... Non era passato un giorno dall'ultimo volta che l'aveva visto che non aveva passato ad odiarsi, ad odiare il suo stupido carattere per il quale rovinava sempre tutto. E mai gli era sembrato di rovinare cosa più grande e bella...
"Sapevo che lo avevo fatto soffrire..." disse con voce bassissima "ma non pensavo di averlo quasi ammazzato"
Quella probabilmente era stata la cosa che più lo aveva sconvolto. Si era dato all'alcol così tanto da rimanerci quasi secco...  e lui lo conosceva, non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Se non fosse stato per colpa sua.
"E' la cosa migliore che gli sia successa in quel periodo, lo ha poi aiutato a riprendersi. So che fa strano dirlo, ma se avessi visto come si era ridotto saresti d'accordo" fece Jimmy. Parlava con molta calma, ma Brian aveva notato comunque un' ombra di risentimento nei suoi occhi e non poteva di certo biasimarlo.
"Senti Brian" fece questo andandosi a mettere davanti a lui, piegandosi sulle ginocchia, per poterlo guardare bene negli occhi "noi eravamo amici e lo siamo ancora. Io non provo risentimenti nei tuoi confronti, ma puoi star certo che Matt non sarà dello stesso parere se ti incontrerà, quindi prima che tu vada in giro vorrei parlarci io, ok?"
Brian annuì.
"Bene. Ora ti accompagno di sopra in camera tua e se ti va ci guardiamo un film insieme. Danno una maratona di film horror e per stasera direi che è meglio se ci rilassiamo... E poi mi sei mancato da morire, bastardo che non sei altro" fece Jimmy, abbracciandolo forte, così d'istinto.
Brian strinse l'amico, pensando a quanto fosse grande la sua capacità di amare. Se gli voleva ancora bene dopo tutto quello che aveva fatto, il dolore che aveva causato, era solo perché Jimmy era speciale e l'amico -e persona- più meravigliosa che avesse mai camminato sulla terra.


Il giorno dopo si svegliarono entrambi pressoché nello stesso momento. Uscirono presto per fare colazione a un bar a  pochi isolati da casa di Jimmy e rimasero pigramente a chiacchierare mentre si riempivano la pancia.
"Sai, ieri mi sono dimenticato di dirtelo, ma io e i ragazzi abbiamo messo su una band, forte vero?" chiese Jimmy entusiasta.
"Ah si? E cosa suonate, sigle dei cartoni animati?" lo prese in giro Brian, che si beccò un pugnò scherzoso sul braccio.
"Non prendere per il culo, Haner! E' una cosa seria, facciamo pezzi nostri e abbiamo fatto anche diverse date"
Brian rimase sorpreso nel sentirlo dire. "Questo vuol dire che se ti chiedo un autografo ora, un giorno forse varrà una fortuna?" chiese non riuscendo a rimanere serio.
"Non ti farò mai fare soldi così facili" rispose Jimmy facendo ridere l'altro "comunque anche tu suonavi, vero? Potrebbe farci comodo un'altra chitarra"
"Si, come no..." rispose Brian addentando un cornetto "così Matt può rompermela in testa"
Jimmy rise di gusto, poi finirono di mangiare e si affrettarono a uscire.
"Senti Bri" fece Jimmy dopo un po' "oggi non lavoro, mi sono preso un giorno libero solo per te -dovresti esserne lusingato- ma dovrei anche sbrigare delle cose alla sala prove, l'ultima volta ho lasciato tutto incasinato perché ero troppo stanco per sistemare e devo ancora finire un paio di cose, però non ci metterei molto. Ti va di passarci? Così ti faccio anche vedere come spacco i culi alla batteria"
"Mh. Non lo so..."
"Tranquillo, non ci saranno gli altri. Sono tutti a lavoro"
Brian ci pensò su. Non ne era sicuro e aveva un brutto presentimento, ma infondo se non c'era pericolo di incontrare gli altri... e poi Jimmy sembrava così ansioso di mostrargli quel loro mondo che non gli seppe dire di no.
"Va bene" disse facendo comparire un largo sorriso sul viso dell'amico.
Arrivarono in sala prove con una ventina di minuti e la prima cosa che Brian notò fu il disordine più totale. C'erano strumenti un po' sparsi ovunque, i pezzi della batteria giacevano un po' dappertutto sul pavimento e c'erano varie bottiglie vuote abbandonate a loro stesse su un tavolinetto di fianco a qualche divanetto sgangherato. Non era di certo un posto all'avanguardia, ma era interessante a suo modo. Soprattutto con quel tocco di disordine che gli altri avevano lasciato.
"Wow" disse semplicemente Brian "non scherzavi prima quando dicevi che avevi lasciato un casino"
"Te l'avevo detto" fece spallucce Jimmy.
"E' fantastico" affermò Brian guardandosi intorno estasiato. Suonando da quando era bambino gli era capitato moltissime volte di voler mettere su una band, ma non aveva mai trovato qualcuno di compatibile con il suo genere.
"Sai ultimamente le cose ci stanno andando alla grande. Abbiamo preso questa cosa tutti molto seriamente... l'unico problema è che Matt esagera sempre! Più la posta in gioco è alta più diventa schizzato. L'ultima volta mi ha pure minacciato dicendomi che mi avrebbe ucciso se al suo ritorno avrebbe trovato tutto questo casino... neanche mia madre è così maniaca dell'ordine"
Brian ridacchiò, ma non poteva di certo biasimare Matt. Quel posto era un vero casino.
"Comunque mi dispiace se non è la cosa più divertente del mondo... ma devo assolutamente riordinare e finire di scrivere la mia parte di una nuova canzone prima di domani"
"Tranquillo, Jim" fece Brian "ti do una mano"
Entrambi così si misero a riordinare un po' e sparando cazzate a raffica il tutto non sembrò poi così noioso. Una volta rimesso tutto il materiale al proprio posto e gettato via le bottiglie vuote -mentre intanto se ne scolavano altre rimaste li da qualche sera prima- Jimmy si sistemò alla batteria per far sentire qualche pezzo a Brian. Questo rimase assolutamente a bocca aperta davanti alla bravura dell'altro. Forse gli era capitato un paio di volte in passato di averlo sentito suonare, ma ora era di certo migliorato e di molto.
"Dio Jimmy... quando hai imparato a suonare così?" domandò Brian una volta che si fu ripreso.
"Modestamente, tutta dote naturale" si vantò l'altro, a cui Brian reagì rifilandogli un pugno scherzoso.
"Comunque... c'è un bagno in questo posto?" domandò dopo un po' "sai com'è... mi sono scolato un' intera birra"
"Sì, esci da qui e vai a destra, dal lato opposto da dove siamo entrati. E' in fondo"
Brian fece un gesto con la mano per dire che aveva capito e uscì dalla stanza. Jimmy ne approfittò per rimettersi a lavorare: la parte della batteria era l'unica cosa che ormai mancava a una delle loro canzoni e lui voleva impegnarsi a fondo perché riuscisse bene. Si sedette, impugnò le bacchette e cominciò a scaricare tutta la sua energia.
Era talmente concentrato e il suono della batteria così alto che non si accorse quando la porta della saletta si aprì di nuovo. Continuò a suonare finché non si sentì soddisfatto dell'adattamento per la canzone. Solo quando si fermò e posò le bacchette in terra si accorse della nuova presenza che occupava la saletta, che era rimasta a guardarlo per tutta l'esibizione e aveva attirato infine la sua attenzione quando cominciò a battere lentamente le mani per dimostrare la sua approvazione. Ma non era Brian, come Jimmy si era aspettato.
"Ehy, che ci fai qui?" chiese allarmato al ragazzo  appena entrato.
"Applaudo il tuo lavoro e tu mi aggredisci così?" chiese sarcastico questo, mentre lo fissava giocando con uno dei piercing che gli cerchiavano il labbro.
"Grazie" disse subito Jimmy agitato "che sei venuto a fare?" domandò nuovamente.
"Calmati Jim, me ne vado subito se ti do così fastidio" fece ridendo e scuotendo la testa, senza comprendere il comportamento agitato dell'amico "avevo solo lasciato la giacca qua, ieri. Stasera devo uscire e mi serve" continuò iniziando a cercare la suddetta giacca.
"E' qui" fece Jimmy che l'aveva vista appesa alla porta sin da quando erano entrati, lanciandola all'amico "semmai ci vediamo stasera, se riesco vi raggiungo" disse cercando di porre una fine a quella conversazione senza sembrare troppo ansioso di far uscire l'altro, che infatti lo guardò strano.
"Ti senti bene Jim? Sembri strano. Più del solito intendo"
"Sono solo un po' in ansia per la parte di batteria che manca alla canzone" disse inventando la prima scusa che gli passò per la mente "non ne sono molto soddisfatto"
"A me sembrava perfetta"
"Mmh si, forse. Comunque davvero, devo lavorarci su e preferirei rimanere solo. Davvero Zack"
"Va bene, va bene" rispose Zack alzando le mani "me ne vado, non ti agitare!" fece ridendo, ormai abituato ai comportamenti strani dell'amico.
Jimmy tirò un sospiro di sollievo, ringraziando mentalmente tutti i Santi e gli Dei che gli venivano in mente.
Zack afferrò la giacca che aveva appoggiato in uno dei divanetti e si diresse verso l'uscita, raccattando nel frattempo anche la propria chitarra, abbandonata a terra già dentro la propria custodia. Era a qualche passo dalla porta, aveva già allungato una mano verso la maniglia, quando questa, prima che  Jimmy avesse avuto il tempo di fare qualcosa come fermarlo, si aprì e subito il silenzio piombò nella sala.
Quando gli occhi verdi di Zack, contornati dal solito ombretto rosso, incontrarono quelli scuri di Brian, entrambi non dissero un parola.





Bonjour, Bonsoir, Bon/qualsiasimomentodellagiornatavoisiate!
Alzi la mano, chi di voi vuole uccidermi per questo capitolo? Su le mani, su le mani! :D
Ok la smetto :'D  Questo capitolo porta un po' una svolta, so che speravate che alla fine Brian sarebbe rimasto a Huntington, e anche io ero quasi dell'idea di farcelo rimanere, ma è dall'inizio che mi ero immaginata questo salto temporale e volevo seguire la linea che mi ero prefissata.  
Il capitolo ve lo divido in due parti o sarebbe venuta una cosa mostruosamente lunga e già mi pare che lo sia abbastanza XD
La seconda parte non so quando arriverà perché, come vi ho già detto, sono del bel mezzo del periodo degli esami (aiutatemiiiii DD:), ma cercherò di non farvi attendere troppo, anche perché la fine di questa prima parte vi lascia un po' sulle spine XD Farò del mio meglio! *^*
Passo a ringraziare come al solito chiunque abbia letto. Grazie infinite! :D
Grazie in particolar modo a
 Vengeance_AS, friem, IWalkAlone, Madame Plague (ti avevo detto che se ti serviva una mano per la tua ff ti avrei aiutato, tutto ciò è ancora valido, solo che sti esami mi prendono tutto il tempo, sappi solo che non mi sono dimenticata! D: Prima o poi finiranno spero T.T), Frankie Echelon e Amyy Kiichi Nezumi Vee tanto, tantissimo amore per voi <3 Voi e le  vostre recensioni mi illuminate le giornate :')

Ah, dimenticavo. Se beccate qualche errore ditemelo che me ne perdo sempre qualcuno! D:

Comunque ci risentiamo presto (spero D:) con la seconda parte del capitolo 17! Grazie di nuovo a chi ha letto! ^^

Byebye, bacioni <3

Josie 





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Capitolo 21
*** Capitolo 17 {parte 2} ***


ff avenged capitolo 21


Brian rimase immobile, la mano ancora appoggiata alla maniglia della porta. Ci stava praticamente aggrappato per evitare di crollare sul pavimento.
Tratteneva il respiro senza neanche rendersi conto e le orecchie gli ronzavano per via del silenzio che gli premeva i timpani.
Nessuno si muoveva e quei brevi istanti sembravano protrarsi in eterno. C'era veramente Zack davanti a lui?  Era l'unico pensiero che galleggiava nella sua mente, che per il resto sembrava completamente vuota.
Il cuore correva e il respiro era affaticato mentre fissava quegli occhi come fosse sotto ipnosi. Forse perché erano gli unici fattori che gli permettevano di capire che era veramente lui, che era veramente Zack.
Si soffermò a guardare il rosso della polverina dell'ombretto che gli circondava gli occhi -la frangia nera che ricadeva su di essi coprendoli in parte- e la matita nera, in contrasto con le iridi verdi. Due piercing gli cerchiavano il labbro inferiore, uno per lato. Era più alto, lo aveva certamente raggiunto in altezza. Ed era pallido, come al solito.
Brian riuscì a notare tutte queste cose in un millesimo di secondo, mentre l'altro lo fissava come se avesse appena visto un fantasma. E per quel che era successo era proprio la definizione giusta: fantasma. Era quello che aveva fatto no? Sparire dissolvendosi nell'aria, facendo dubitare perfino della sua vera esistenza. Eppure non era un fantasma, perché ora si trovava li, immobile con una mano ben salda alla maniglia a neanche un metro di distanza da quello che una volta era stato  l'amore della sua vita. E che ora lo fissava incredulo, quasi spaventato.
Erano così vicini che allungando un braccio Brian avrebbe potuto toccarlo, avrebbe voluto, ma non si azzardava a muovere un muscolo. Avrebbe voluto chiamarlo ma la sua bocca non emmetteva alcun suono.  
Lo fissò e vide comparire nel suo volto una smorfia di... dolore? Possibile che dopo tutto quel tempo stesse ancora male per lui?
Dopo millenni -così gli parvero- di immobilità, quel piccolo movimento, quel cambio di espressione da parte di Zack lo sbalzò violentemente alla realtà.
Aveva così poco del Zack che aveva lasciato e che aveva affollato i suoi ricordi per più di cinque anni...
Si voltò.
"Io vado Jim"
La sua voce...
Quella non era cambiata. E il sentirla lo colpì come un pugno all'altezza del petto. Anche se, quel tono freddo...
Neanche i suoi occhi erano cambiati. Era cambiato il modo in cui lo guardavano.
Che altro avrebbe dovuto aspettarsi?
Vide Jimmy annuire paralizzato anche egli, per un momento  quasi dimentico  della sua presenza.
Zack gli passò accanto per uscire, sfiorandogli la spalla e facendolo rabbrividire. Si spostò di lato per farlo passare prima di chiudersi la porta alle spalle.
Brian rimase fermo, fissando il punto in cui l'altro era sparito  ma senza vedere veramente.
"Brian, stai bene?"
Sussultò sentendo la voce di Jimmy che lo fece uscire da quello stato di semi-coscenza. Ancora però, non riusciva a ritrovare l'uso della voce.
L'altro gli si avvicinò, cingendogli le spalle con un braccio.
Jimmy si ritrovò praticamente a sorreggere l'amico che si reggeva a fatica sulle gambe. Lo aiutò a sedersi su uno dei divanetti, andando poi a prendere qualcosa di zuccheroso da bere per fargli riprendere un po' di colorito.
Non doveva andare così, pensò Jimmy dandosi dell'idiota, proprio per niente.
Si affrettò ad aprire il minifrigo trovando un succo d'albicocca li da chissà quanto tempo. Lo afferrò e lo portò all'amico, domandandosi intanto cosa quell'incontro avrebbe potuto causare in Zack e al fragile quilibrio che faceva da base alla sua vita.


Una volta chiusa la porta alle proprie spalle Zack prese a correre.
Corse finché non uscì fuori e l'aria fresca di metà Aprile lo investì, ma il sollievo fu minimo. Si sentiva tremare e si appoggiò con le mani al muro esterno dell'edificio per sostenersi mentre cercava di camminare sulle gambe instabili. Un forte senso di nausea gli attanagliava lo stomaco, infatti non riuscì a fare più di altri tre o quattro passi, che sentì salire la bile fino a rimettere tutto ciò che aveva in corpo, crollando sulle ginocchia.  
Lo scontro con il marciapiede duro gli procurò una fitta di dolore, mentre cercava di tenere a bada i conati.
Cercò, fra i colpi di tosse di prendere ampie boccate d'aria impiegando diversi minuti a riprendersi.
Voleva correre via da li, allontanarsi il più possibile, ma era stanco e si sentiva il corpo pesante, così si appoggiò con la schiena al muro lasciandosi scivolare seduto a terra.
Respirava pesantemente, mentre tentava di riprendere controllo su quello che era successo qualche istante prima, ma non fu affatto una buona idea.
Le testa gli prese a girare e se la prese saldamente fra le mani  per cercare di contrastare quella sensazione di stordimento.
Quando sentì che le normali attività riprendevano a funzionare un po' più decentemente nel suo organismo azzardò a tirare su la testa, e fortunatamente si sentì più stabile.
Si alzò in piedi facendo leva sulle mani, dandosi un'aiuto con il muro alle sue spalle.
Anche se  si sentiva piuttosto instabile riprese a camminare senza curarsi di prefiggersi una meta . Voleva solo allontanarsi da li. L'idea che avrebbe potuto rivedere quegli occhi scuri se non se ne fosse immediatamente andato gli diede forza per mettere un passo dietro l'altro.
Con la mente in confusione arrivò fino ai limiti della spiaggia, dove prese a camminare, togliendosi le scarpe per sentire sotto i piedi la sabbia fresca. Si sorprese nel notare che il sole era ormai sparito dietro l'orizzonte, facendo giungere la consapevolezza in lui che ormai aveva camminato per più di due ore. Nonostante questo continuò ad andare avanti, passando per il lungomare.
La sensazione dei granelli di sabbia freschi che gli solleticavano i piedi lo aiutavano a tranquillizzarsi solitamente, ma non quella sera.
Rivedersi l'altro davanti dopo tutto quel tempo era stato come essere travolti da una frana e rimanerne schiacciati. Non sarebbe neanche stato sicuro che quel che era successo fosse vero, se non fosse stato per la sua reazione violenta.
Come aveva osato ripresentarsi a Huntington dopo tutto quel tempo?
Senza che riuscisse a impedirselo Zack sentì una gran rabbia crescergli dentro.
Lo schock nel rivederlo gli aveva quasi fatto dimenticare tutto quello che aveva passato a causa sua.
Per quale fottuto motivo era tornato, non gli aveva forse rovinato la vita abbastanza?
Si portò le mani alla testa e d'istinto chiuse gli occhi.
"Cosa sei venuto a fare!" urlò Zack, mentre il proprio grido si disperdeva nella spiaggia deserta.
Rimase per qualche istante immobile, come se si aspettasse che giungesse una risposta dall'oceano tranquillo  davanti a sè.
Come un lampo che compare improvvisamente durante una tempesta un ricordo si abbatté su di lui. Un ricordo di lui e Brian, che si trovavano proprio in quella spiaggia, qualche giorno prima che lui partisse...

La spiaggia era deserta e Zack e Brian se ne stavano seduti l'uno accanto all'altro a fissare il lento movimento delle onde.
Brian aveva lo sguardo perso chissà dove.
"Senti Brian..."
"Mmh?" fece questi girandosi, sembrava distratto.
"Posso abbracciarti?"
"Perché?"
"Perché sei triste"
"Non sono triste"
Un lieve sorriso. Veloce e poi scomparve immeditamente. Si, era triste, ma Zack non indagò.
"Posso abbracciarti lo stesso?" chiese, invece.
Questa volta Brian gli aveva sorriso davvero. 
E allora Zack abbracciò Brian e credette veramente di avergli portato via la tristezza.
 
Il Zack del presente, il Zack ormai ventitreenne, sentì qualcosa di umido e caldo rigargli le guance.
Si era dimenticato di quella conversazione con Brian, ma ora ogni cosa gli sembrava più chiara.
Lui sapeva già che sarebbe partito e non glielo aveva detto. Era quella la tristezza che Zack aveva invece scambiato per distrazione.
In fondo come avrebbe potuto immaginarlo quando tutto era così perfetto?
Quel ricordo ne portò con se altre decine, centinaia, migliaia... Ricordi che fino a quel momento Zack aveva chiuso in un antro nascosto e abbandonato della sua mente, per lasciarli evaporare pian piano. Invece, stavano tornando, nitidi e chiari, come se il tempo non fosse mai passato.
Si prese nuovamente la testa fra le mani nel tentativo di scacciarli, ma sembrava impossibile.
Eppure non glielo avrebbe permesso. Solo lui aveva idea dell'inferno che aveva passato negli ultimi anni e non gli avrebbe permesso di ricondurlo in quell'abisso e farlo sprofondare nuovamente nell'oblio.
Col dorso della mano asciugò bruscamente le guance inumidite dalle precedenti lacrime cercando di trovare la forza di alzarsi e andarsene, magari per andare a parlare con Matt.
Ma non riusciva a trovare quella forza. Sapeva che era dentro di lui da qualche parte, ma Zack non era mai stato un ragazzo forte. O forse lo era stato, prima che qualcuno lo distruggesse da dentro.
Si alzò barcollante, ma almeno riusciva  a stare in piedi. Voltandosi appena alla sua sinistra vide delle luci colorate in lontananza. Erano i fari di un locale che Zack conosceva bene. Ci aveva passato gran parte del suo tempo negli ultimi anni, ma erano ormai mesi che non vi entrava.
Con la mente offuscata e confusa da migliaia di pensieri si diresse a pesso lento verso l'edificio colorato.

Nonappena entrato la musica alta sembrò già sovrastare la forza dei suoi pensieri e questo lo convinse ad avanzare.
Conoscendo talmente bene il posto da potercisi muovere ad occhi chiusi, Zack si diresse verso il bancone dove attirò subito l'attenzione del bar-man, con un cenno di saluto.
"'Sera Zack! Da quanto tempo non ti si vede qui" lo accolse questo, portandogli subito qualcosa da bere.
"Tieni, questo lo offre la casa"
Zack ingurgitò subito il drink dal fluorescente color azzurro senza neanche domandarsi cosa fosse. Tanto quado lo mandò giù non ne sentì neanche il sapore.
"Cosa ti riporta qui?" chiese il bar-man, intanto che preparava altri drink per i vari clienti.
Già cosa lo portava li? Se Zack avesse avuto la mente un po' più lucida -e non per via dell' alchol- non ci avrebbe mai messo piede li.
"Cose da dimenticare" disse semplicemente continuando poi a bere.
Il bar-man sembrava preoccupato "senti non esagerare però" disse serio "vorrei vederti tornare a casa a piedi oggi e non dentro un' ambulanza intubato dappertutto come l'ultima volta"
Zack ridacchiò, evidente segno che l'alchol aveva già cominciato a scorrere nel suo organismo, o sicuramente non avrebbe riso al ricordo di lui che veniva portato in ospedale quasi in fin di vita.  Se avesse avuto la mente lucida non ripercorrerebbe il percorso che l'ultima volta lo portò quasi alla morte. Ma la sua mente era tutto tranne che lucida.
"Zackary!"
Zack si sentì chiamare da uno degli altri bar-man, decisamente più giovane del precedente, che tornò al suo lavoro, ma sempre tenendolo d'occhio.
"Ehy Ron" fece Zack non prestandogli particolare attenzione.
Ai tempi in cui frequentava il posto aveva passato ore a parlare con lui.
Questo infatti iniziò a riempirlo di chiacchiere, che Zack ignorava ma non sembrava farci caso.
"Ehi Zack" fece Ron in tono confindenziale dopo un po' aggirando il bancone e raggiungendolo "se stasera ti va di divertirti un po' come ai vecchi tempi, quel tipo laggiù non ti toglie gli occhi di dosso da quando sei entrato"
Zack si voltò  e vide un ragazzo biondo che doveva essere poco più grande di lui.
Questo gli rivolse un sorriso e lui gli rispose con un cenno della testa.
"Allora, che te ne pare?" chiese Ron, con un sorrisetto malizioso sulle labbra.
"Passabile" rispose Zack indifferente.
"Non scopabile?" fece Ron, con l'aria di divertirsi moltissimo "in fondo se vieni in un locale gay non è a quello che punti? Trovare qualcuno con cui scopare?"
Zack rise, una risata amara, priva di allegria.
"Già" rispose semplicemente, per poi alzarsi e dirigersi verso il tipo in questione.
"Ehy" fece questo quando gli fu vicino, sorridendogli allusivo.
"Andiamo" fece Zack, abituato come era a quella procedura -sempre la stessa negli anni-, e il tipo lo seguì.
A metà strada fra il locale e il corridoio che portava ai servizi, la musica arriva forte ma con una sonorità più sorda, dimostrando che il posto era abbastanza appartato.
Senza neanche chiedere il nome allo sconosciuto, Zack portò le mani sul collo dell'altro avvicinandolo bruscamente a se e cominciando a torturargli il collo con le labbra,  intanto che  l'altro, non aspettandosi tutta questa fretta, cominciava a emettere gemiti sconnessi.
Passò la lingua sulla pelle chiara, scendendo fino alla clavicola per poi tornare su. Lo Sconosciuto passò una mano fra i suoi capelli per attirarlo a se e  baciarlo, ma Zack si mosse di lato evitando il contatto. Non era quello che voleva -e poi le sue labbra non avevano più  sfiorato quelle di nessun altro dopo di lui. L'altro lo guardò un po' stranito, ma quando Zack gli afferrò la cinta dei jeans cominciando a slacciargliela non protestò. Continuò, cercando di scacciare l'immagine di Brian dalla testa, era li proprio per dimenticare, no? Senza tanti altri preliminari, infilo la mano nei boxer dell'altro iniziando a toccarlo, mentre questo gettava la testa indietro, travolto dal piacere. Zack continuava con quei movimenti ritmici, con l'intento di non pensare, di far uscire tutto ciò che gli ingombrava la mente, di non pensare, proprio come aveva fatto nei cinque anni passati.
Quando decise che aveva torturato l'altro abbastanza, sfilò la mano, mentre Lo Sconosciuto, nuovamente, lo guardava insoddisfatto. Ma l'ultima cosa a cui Zack importava era la volontà di quel biondino che gli serviva solo a evitar di  fare i conti con la situazione in cui si trovava. Nonostante non stesse provando la minima emozione, quando l'altro cominciò a strusciarsi lascivamente su di lui, il suo corpo iniziò a reagire, sentendo i jeans stargli ormai troppo stretti. Lo lasciò continuare ancora per un poco, poi lo prese per le spalle e lo fece girare, facendolo appoggiare al muro.
Zack portò le mani alla propria cinta, che slacciò, lasciando scivolare jeans giù, lungo le cosce. Portò di nuovo le labbra sul collo dell'altro, giusto per zittire le sue proteste.
Mi dispiace ma sta volta non sarai tu a fottere.
Intanto che Lo Sconosciuto sembrava perso nei brividi che l'altro gli causava, Zack lasciò scivolare giù anche i boxer, pronto a penetrare l'altro senza disturbarsi a prepararlo.
Era lì lì per dare inizio all'amplesso quando sentì come una scossa attraversare la sua testa. Si scostò immediatamente e se la prese fra le mani. Un'altra scossa e fece qualche passo indietro.
"Perché ti sei fermato?"
Zack ignorò completamente la domanda dell'altro, quasi non la sentì.
Si rivestì in fretta e fece per andarsene ma questo lo trattenne per un braccio, bloccandolo.
"Che cazzo fai?" gridò Zack, ma l'altro non sembrava incline a lasciarlo.
Poi sentì improvvisamente la pressione sul braccio sparire e vide il tizio sconosciuto tenersi entrambe le mani sull'occhio sinistro come se l'avessero colpito.
Senza aver capito cosa fosse successo, la testa sempre più dolorante, Zack si voltò e vide una figura che conosceva più che bene.
"Matt" lo chiamò debolemente.
"Zack, cos'è successo? cos'hai preso?" chiese raggiungendolo, notando lo stato dell'amico.
"Niente, non ho preso niente... solo un drink, ma sento la testa che mi esplode" disse dolorante.
Matt lo aiutò a camminare e a uscire dal locale per fargli prendere un po' d'aria fresca e impaziente di fargli lasciare quel posto.
"Non ci credo che sei di nuovo qui, che ci sei cascato ancora!" lo rimproverò Matt, che sembrava preoccupato e quasi spaventato.
Zack sembrava aver acquistato un po' di lucidità con l'arrivo di Matt. Gli sembrava la prova concreta che era vivo, che quella era la  realtà, non uno stupido sogno o uno scherzo di qualche droga o alchol.
L'amico lo guardava ora seriamente preoccupato e  Zack non riuscì a trattenere le lacrime che cominciarono a scendere copiosamente  rigando le sue guance per la seconda volta in una sola sera.  Dopo esserci quasi rimasto aveva giurato che avrebbe cambiato stile di vita, che si sarebbe curato più di se stesso, come aveva potuto esserci quasi ricaduto?
Avendo visto l'amico lacrimare, Matt si addolcì e gli circondo le spalle in un abbraccio, coccolandolo un po'.
"Zacky..." gli fece accarezzandogli un guancia umida "so che non ti saresti immischiato in questa situazione se non ci fosse un motivo... cos'è successo?"
Solo una parola uscì dalle labbra del ragazzo, che a fatica si reggeva in piedi:
"Brian"




E dopo una moltitudine di notti insonni... ecco la seconda parte! :D
Scrivere capitoli a notte fonda perché il pomeriggio si deve studiare... orribile T.T Non so nemmeno cosa ho scritto, spero non sia venuto una schifezza! XD
In questo capitolo vediamo in modo concreto cosa la partenza di Brian abbia causato davvero in Zack, e questo è un po' quello a cui  si dedicava per tutto il tempo durante la sua assenza, solo che questa volta il piccoletto si è fermato in tempo, non è stato bravo? *^* Non poteva ricascarci, anche se ci è andato abbastanza vicino u.u Fortunatamente è arrivato super-Matt a salvarlo :D E ora che Matt sa... se ne starà buono o andrà dritto dritto da Brian? u.u
Ero insicura se mettere la scena di Zack che se ne va in questo locale, ma alla fine l'ho lasciata... non convince granché però :S
Comunque, passo subito a ringraziare chiunque abbia letto/preferizzatto (??) ecc...
Nell'ultimo capitolo mi avete lasciato con una sorpresa incredibile... otto recensioni, vi rendete conto di quanto mi abbiate resa felice? T.T *scoppia a piangere di gioia*
Ok, basta con queste depressioni, che ci pensa già il capitolo in se! XD Eh, mi dispiace che sia diventata un po' depressiva sta ff D: Bè, così deve andare, voi aspettate u.u
Comunque grazie davvero a friem, Vengeance_AS, IWalkAlone, Frankie Echelon, Amy, Madame Plague, Bloody Doll e Livvaable <3 Tanto immenso amore per voi!

Ora spero di riuscir a postare presto il prossimo capitolo e ci si risente li! E grazie ancora :3

ps: è un po' di giorni che ho scritto questo capitolo (lasciamo perdere il perché non l'abbia postato subito LOL) e non l'ho più riletto, se c'è qualche orrore grammaticale o altro fate sapere ò.ò

Alla prossima, byebye!

Josie

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Capitolo 22
*** Capitolo 18 ***


ff avenged sevenfold cap 22 Matt correva con la sua auto per le strade di Huntington Beach a velocità talmente alta che le luci dei lampioni e dei fanali delle altre macchine si mischiavano in un unico turbine di bagliori tutto intorno a lui. Le mani saldate talmente forte al volante -non si sarebbe stupito di vederlo sbriciolarsi sotto la sua stretta- nel tentativo di mantenere la calma.
Quando aveva tirato fuori Zack da quel locale non ci aveva messo  più di un secondo a capire che cos'era successo, anche se il fatto che Haner fosse tornato gli sembrava ancora una cosa talmente incomprensibile che non lo avrebbe creduto finché non lo avesse visto con i propri occhi -e ucciso con le proprie mani.
Infatti proprio in quel momento si stava dirigendo verso casa di Jimmy, il quale, dopo averlo chiamato, aveva confessato che lo stava ospitando a casa sua.
Quel traditore di Jimmy, pensò Matt. Come aveva potuto tenere i contatti con Haner dopo quello che aveva fatto? E soprattutto senza dirgli niente? Probabilmente perché avrebbe tentato di ammazzalo direttamente via telefono.
L'aveva sorpreso e allo stesso tempo anche deluso il  comportamento di Jimmy, insomma non gli importava dei sentimenti di Zack e di tutto quello che aveva passato a causa di quel vile di Haner? Al solo pensiero gli ribolliva il sangue nelle vene, e stava andando dall'amico per chiedere spiegazioni, mentre si preparava mentalmente nel cercare di non strangolare Brian non appena l'avesse visto e il che richiedeva una certa quantità di energia. Diciamo anche un enorme quantità di energia.
Se Jimmy gli aveva tenuto nascosto tutto ciò ci doveva per forza essere un motivo. E in più Haner con Jimmy aveva avuto un rapporto sicuramente migliore di quello che aveva avuto con lui e c'era la possibilità che Jimmy sapesse qualcosa che lui ancora non sapeva.
Tutti questi ragionamenti solo per carcare più motivi che lo astenessero dal mettere le mani addosso ad entrambi.
Era già nervoso perché quando stava per uscire di casa, Zack aveva cercato di fermarlo e di convincerlo a desistere dall'andare da Jimmy. Ma Matt non ne aveva voluto sapere, così si era chiuso bruscamente la porta alle spalle e lo aveva lasciato li, a casa propria, informandolo che sarebbe tornato presto. Zack non aveva fatto neanche in tempo a ribattere e infatti, proprio in quel preciso momento, Matt sentì il cellulare cominciare a squillare, mentre nel display appariva la scritta "Zacky".  Lo ignorò completamente e continuò per la sua strada.

Circa una ventina di minuti dopo, Matt si trovava di fronte alla porta di casa Sullivan. Ovviamente non ci aveva messo tutto quel tempo per arrivare, dato che da casa sua a quella di Jimmy non erano neanche dieci minuti, ma era rimasto per almeno un quarto d'ora seduto in macchina, indeciso sul da farsi.
Per un attimo gli erano tornati alla mente gli occhi di Zack, arrabbiati, che lo intimavano di non uscire di casa. Matt non poteva far a meno di domandarsi quale fosse il motivo. Certo, se invece di  agire impulsivamente come al solito fosse rimasto calmo e avesse ascoltato cosa l'amico aveva da dire, ora non si sarebbe arrovellato il cervello con simili seghe mentali. Invece come di sua abitudine gli erano bastate le parole "Brian" e "tornato" per partire in quarta senza fermarsi a riflettere.
Quello che più lo aveva lasciato scombussolato era il fatto che sembrava che Zack stesse cercando di... proteggere Haner?
Da come aveva reagito, era certo che il più piccolo aveva pensato che   avrebbe di certo tentato di farlo fuori o se non fosse arrivato a tanto di sicuro gli avrebbe fatto molto male. Eppure Matt aveva trovato Zack fuori dal locale sconvolto... perché allora cercava di parare il culo a Haner?
Forse stava giungendo a delle conclusioni troppo in fretta e in realtà Zack aveva tutt'altri motivi per cui non voleva che si recasse da Jimmy. Magari pensava che non erano affari suoi e questo sarebbe stato un ragionamento più che giustificato. Ma Matt aveva dato per scontato che quelli fossero affari suoi. Dopo tutto lo faceva con buone intenzioni, voleva solo aiutarlo.
Così, dopo aver aspettato per un paio di minuti si decise anche a suonare il campanello, rimanendo ad aspettare con le mani infilate nelle tasche dei jeans per proteggerle dall'aria fresca notturna.
"Matt... sei venuto davvero alla fine" lo accolse Jimmy quando gli aprì la porta.
Matt non rispose, lasciando che fosse la sua espressione torva a parlare per lui.
"Come mai così calmo? Al telefono sembrava stessi venendo per uccidermi"
"L'intenzione era quella" si limitò a rispondere.
"Mi fai entrare o no?" domandò quando vide che Jimmy se ne rimaneva impalato sulla porta guardandolo scrutatore.
"Prima vorrei sapere se sei ancora dell'idea di farmi fuori" chiese con quel suo tono diplomatico.
"Credimi, se avessi voluto l'avrei già fatto"
Jimmy sembrò pensarci su un attimo.
"C'è anche lui di la. Mi assicuri che rimarrai calmo?"
Matt sbuffò e fece un cenno d'assenso.
"Entra" fece Jimmy mettendosi da parte.
Entrambi raggiunsero la sala di casa Sullivan dove, seduto in un angolo del divano, si trovava Brian, che scrutava Matt con fare diffidente.
"Chi si vede" fece Matt non appena notò la presenza dell'altro "Quanto tempo. Saranno, tre, quattro anni?"
"Cinque" rispose Brian in cagnesco, che sentendosi sfidato non sentiva più nessun timore, ma solo la voglia di prendere l'altro a pugni. E non erano passati neanche dieci secondi, un record!
Jimmy rifilò una gomitata a Matt come a volergli dire "comportati bene!" e gli fece cenno di sedersi nel divano opposto a quello dove si trovava Brian, mentre Jimmy si accomodava al fianco di quest'ultimo.
"Non sei cambiato affatto" concluse Matt dopo aver scrutato l'altro dalla testa ai piedi "sempre lo stesso"
Brian percepì un tono d'accusa in quell'ultima frase. D'altronde non poteva aspettarsi altro. Era già tanto che non si trovava a terra con il naso sanguinante.
"Senti Matt" iniziò Brian mantenendo un tono di voce calmo "non girarci intorno, vai al punto. Che sei venuto a fare?"
"Che sono venuto a fare?" ripeté l'interpellato con fare incredulo.
"Matt stai calmo" lo ammonì Jimmy.
"Tu mi chiedi di stare calmo? Ma lo sai cos'è stato qui quando te ne sei andato?" domandò poi, rivolgendosi a Brian.
Questo si limitò a distogliere lo sguardo e a passarsi una mano fra i capelli, in evidente difficoltà.
Matt si alzò in piedi evidentemente troppo agitato per rimanere seduto "Mentre tu te ne stavi dall'altro capo del paese a farti bellamente i cazzi tuoi felice e contento,  noi qui passavamo l'inferno, Zack passava l'inferno! E tutto per colpa tua" concluse incenerendolo con lo sguardo.
Brian si alzò a sua volta in modo da poterlo fronteggiare almeno allo stesso livello di altezza.
"Certo, perché io sono stato felice e contento per tutto il tempo!" fece sarcastico.
"Non te ne saresti andato in quel modo. Senza una parola, senza parlaci per l'ultima volta o per chiedere scusa del tuo comportamento!"
Brian non potè far altro che incassare, colpito nel segno.
Era stato il suo tormento per cinque lunghi anni.
"Matt, tu non sai tutto" iniziò deciso, ma nonostante questo, il tono di voce vacillava "non c'è stato un solo giorno in cui non mi sia odiato per quello che ho fatto"
"E non potevi fare una chiamata? Non potevi far avere tue notizie in qualche modo?" domandò l'altro che tratteneva la rabbia a forza.
Altro colpo.
Non sapeva davvero come rispondere. Matt gli stava domandando questioni che lui nel corso degli anni aveva evitato di porsi.  E ora che gli venivano sbattute in faccia si ritrovava a dover fare i conti non tanto con Matt quanto con se stesso. Già, perché non lo aveva fatto?
La fatica di trovare una risposta gli venne risparmiata dal ripetuto suono del campanello, che sorprese i tre ragazzi.
Jimmy aveva dipinta in volto un' espressione confusa, evidentemente non aspettava nessuno.
E di sicuro neanche Matt e Brian si sarebbero aspettati di vedere chi fosse davvero il misterioso visitatore.
Zack se ne stava di fronte a loro con uno sguardo omicida e il fiatone.
A Brian mancò un battito quando si ritrovò il ragazzo di nuovo nella stessa stanza in meno di una giornata. Ma almeno si poteva definire felice di constatare che lo sguardo omicida di Zack sembrava diretto verso Matt, che sembrò perdere un po' della sua rabbia.
"Zack... che fai qui? Non eri rimasto a casa mia?"
"Rimasto a casa tua? Detto così sembra che ci sono rimasto di mia volotà! No, tu mi hai chiuso la porta in faccia e sono venuto fin qui a piedi" Ecco spiegato il fiatone.
Matt sembrava quasi in imbarazzo. Aveva agito impulsivamente come al solito e ora ne pagava le conseguenze.
"Comunque" si intromise Jimmy "cosa sei venuto a fare?"
"Per prima cosa a dire a Sanders di farsi i fottuti affari suoi" disse e lo fulminò con lo sguardo "seconda cosa" riprese "devo parlare con Haner"
Brian, che fin dall'arrivo di Zack si era tenuto in disparte, una volta chiamato in causa si sentì tutti gli occhi puntati addosso. E gli aveva fatto più che strano sentirsi chiamare Haner.
Passò lo sguardo sugli altri fino a soffermarsi su Zack, ma senza guardarlo veramente.
"D-D'accordo" fece con voce appena udibile.
"Bè Matt. Meglio se noi ce ne andiamo di la, prendiamo qualcosa da bere e saliamo di sopra" cominciò Jimmy.
Brian teneva lo sguardo puntato sulla porta della cucina, troppo codardo per girare lo sguardo verso l'altro.
Era ancora voltato quando percepì l'ombra di Zack avvicinarsi. Mezzo secondo dopo sentiva un dolore lancinante alla testa, che aveva appena sbattuto sul muro dietro di sé.
Sentì gli occhi appanarsi di lacrime per via del dolore, prima che poté rendersi conto della mano di Zack che stringeva la stoffa del collo della sua maglia e lo teneva premuto contro la parete, con una forza che non si sarebbe mai aspettato che l'altro possedesse. L'altra mano era appoggiata al muro dietro di sé, all'altezza delle sua testa. Poteva vedere il suo braccio a un centimetro di distanza anche se aveva la vista ancora semi-appannata.
Zack non lo guardava negli occhi, sembrava si fosse appena ripreso da un momento di rabbia eccessiva. Ma non sembrava che quella rabbia se ne fosse andata.
Brian cercava di capire quali fossere le sue intenzioni, ma il dolore alla testa lo distraeva da questi pensieri. E anche l'eccessiva vicinanza all'altro. Erano talmente vicini che sentiva il respiro pesante dell'altro -se per via della precedente corsa o per la rabbia Brian non sapeva dirlo, ma aveva una mezza idea- infrangersi sulla sua pelle.
Cercava di formulare qualche pensiero, di darsi qualche risposta, ma il suo cervello sembrava spento. Furono le parole di Zack a rimetterglielo in moto.
"Perché sei tornato?" soffiò, finalmente guardandolo negli occhi.
Brian non riusciva a far altro che rimanere a fissarlo senza proferir parola. Quanto gli erano mancati quegli occhi che ora lo guardavano con immensa rabbia? Era come se un ombra li avesse avvolti, coprendone la loro solita lucentezza. Non sembrava il Zack che aveva lasciato, che gli era successo? Cosa gli aveva fatto?
Poi Zack fece una cosa che sorprese Brian: abbassò nuovamente lo sguardo e cominciò a ridacchiare.  Ma presto Brian capì che quella bassa risata era completamente priva di gioia, non sembrava affatto una risata.
"Sei solo uno stronzo bastardo, ti avevo dimenticato, sai quanto c'è voluto?"
Zack alzò nuovamente gli occhi su di Brian. Erano lucidi, non rideva più.
Ora erano vicini, ancora più vicini di prima. Zack appoggiò la fronte su quella di Brian e chiuse gli occhi. Sembrava quasi che soffrisse per quel contatto e quella vicinanza. Le labbra che sfioravano quelle dell'altro senza toccarle.
Brian sentiva che le gambe gli stavano quasi  per cedere e sarebbe di certo crollato, se non fosse stato compresso al muro dalla mano di Zack.
Erano passati più di cinque anni dall'ultima volta che erano stati così vicini. Brian ricordava l'ultima volta che l'aveva tenuto così stretto. Erano da Jimmy e Brian non voleva far altro che coccolarselo un po', per distrarsi dall'idea che se ne sarebbe dovuto andare. Neanche immaginava allora che quel che sarebbe successo sarebbe stato peggio che in ogni sua immaginazione. E si ricordava di Zack che gli sorrideva e si stringeva a lui, ma non era pronto a quello che invece fece il ragazzo che era davaanti a sè in quel momento. Mentre la pelle fresca del suo viso ancora accarezzava la sua, sentì il pugno di Zack assestarsi sul suo stomaco e lasciarlo senza fiato per qualche secondo. All'improvviso si sentì di nuovo diciassettenne trasportato con la mente a cinque anni prima.
 Stammi lontano. Non mi fido più di te.  Stammi lontano.
Quelle parole, le ultime parole che gli aveva sentito pronunciare prima di andarse, quella volta gli avevano sferrato un colpo talmente forte che quel pugno assestato e ancora immobile sul suo stomaco glielo avevano ricordato. E si rese conto di quanto dolore invece aveva realmente portato lui nella vita di Zack. Era come se per cinque anni avesse staccato la mente, avesse resettato quei mesi in cui era stato co lui. Si era sentito in colpa per quello che aveva fatto, si era odiato, ma tutto era sempre ricaduto su di se stesso. Perchè lui si odiava e  sapeva di essersi comportato da vero bastardo, perché lui avrebbe voluto agire diversamente, perchè a lui mancava Zack. Ma non si era mai veramente fermato a pensare a quello che l'altro stesse passando.
Un nodo gli si attorcigliò in gola impedendogli quasi di respirare, accentuando il dolore alla testa, che ancora pulsava neanche volesse esplodere.
Cercò di allentare il nodo che lo soffocava per riuscire con sforzo a emettere parole che a fatica lasciarono le sue labbra. Si attaccò con entrambe le mani al braccio che Zack ancora gli teneva premuto addosso.
"Mi dispiace". Quel suono già rotto , venne ulteriormente spezzato da un altro colpo che Zack gli assestò.
Tra il dolore fisico e la confusione che lo avvolgeva come un tentacolo, Brian sentì le gambe cedere definitivamente e scivolo a terra, trascinandosi Zack con sé, che non accennava a mollare la presa sulla sua maglia.
Nonostante la testa gli esplodesse e le forze gli mancassero, Brian si sarebbe fatto colpire altre mille volte e non avrebbe fatto resistenza. Ma dopo un tempo infinito in cui era rimasto immobile, la testa appoggiata al muro e gli occhi chiusi, Zack se ne era rimasto fermo, lo sguardo coperto dalla frangia, una mano nel suo stomaco e una a stringere la stoffa della maglia.
Quante volte Brian aveva visto Zack assumere quella posizione. Se si teneva la frangia a coprire gli occhi era perché voleva nasconderli e solitamente era perché stava piangendo. Non voleva farsi vedere mentre cedeva a quel gesto di debolezza.
Brian portò lentamente una mano fino alla sua fronte e gli alzò piano la frangia.  L'altro non oppose resistenza a quel gesto ma immediatamente chiuse gli occhi.
"Ormai ti ho dimenticato"
Brian avrebbe preferito che lo avesse colpito di nuovo piuttosto che sentire quelle parole. Ma pensò questo solo prima di accorgersi che stava mentendo. E lo capì quando Zack gli ripeté quelle parole.
"Ti ho dimenticato"
Stava cercando di convincere se stesso più che dirgli quello che sentiva. Lo faceva sempre quando mentiva.
 "Vieni qui"
Brian lo afferrò per un braccio e l'altro gli cascò praticamente addosso, mentre lo stringeva a sé cercando di consolarlo. Si lasciò tenere, quasi aggrappandosi alla maglia dell'altro, ma poi con un brusco movimento lo spinse e si alzò velocemente in piedi e per la terza volta lo ripeté, guardandolo serio con gli occhi ancora lucidi.
"Ti ho dimenticato"
Gli diede le spalle, corse alla porta e uscì da quella casa, lasciando Brian buttato contro il muro, con le braccia ancora protese, dove qualche secondo prima si erano trovate a stringere Zack..









Facciamo tutti un applauso alla mia connessione che finalmente è tornata! *ClapClap* Brava connessione *^*
Avevo questo capitolo pronto da tre o quattro giorni ma questo pc non voleva collaborare è___é Ne ho anche un altro di pc, ma li  non riesco a postare le ff per qualche motivo. I miei strani strani computer. E vabbè a parte questo che non so cosa ve ne possa fregare (ok, volevo giustificare il mio solito ritardo ù.ù) volevo solo dire che... che volevo dire? Boh D:
Niente, in questo capitolo Zack sfoga un po' della sua frustrazione su di Brian LOL All'inizio avevo pensato di far fare una bella rissetta a Matt e Brian, ma poi ho pensato che forse ne aveva più bisogno Zackino. Me crudele :3
Passo subito a ringraziarvi dato che ho fatto nuovamente le 3 e mezzo di notte D: Preghiamo tutti insieme appassionatamente che mia madre non se ne accorga.
Ringrazio chiunque abbia letto, messo fra i preferiti e fatto quelle solite cose la.
Un grazie immenso a friem, IWalkAlone, Vengeance_AS, Amy Kiichi Nezumi Vee, Bloody Doll, AlisGee, EchelonDG e Two_Dollar_Bill (Mon Amour <3) *-* Voi lo sapete che vi amo  vero?  <3

Ora che ci penso sta volta non sono stata poi così in ritardo no? *^* Piccole soddisfazioni :') Tanto sono sommersa dalla neve e appena metto un piede fuori casa rischio di morire assiderata -.-"  

Quindi spero di non metterci una vita come al solito ad aggiornare! Ci sentiamo presto, un abbraccio a tutte,

Josie



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Capitolo 23
*** Capitolo 19 ***


ff venged sevenfold cap 23 Aaallora u.u Il capitolo è un po' lunghetto, però è l'ultimo, quindi godetevelo e ci si becca giù in fondo ;)









DUE SETTIMANE DOPO



Erano ormai le nove e mezza di mattina quando Brian si decise a levarsi le coperte di dosso e a scendere in cucina, dove già si tovava Jimmy.  Quest'ultimo sembrava sorpreso di vederlo in piedi così presto:
"Buongiorno Bri" lo salutò, non appena lo vide comparire sulla soglia della porta.
"'Giorno" mormorò Brian con la voce ancora impastata dal sonno.
Si lasciò cadere su una sedia e appoggiò braccia e testa sul tavolo. Jimmy si avvicinò e, come di abitudine succedeva da un paio di settimane, gli versò una dose abbondante di caffé su quella che ormai era diventata la sua tazza personale.
"Grazie"
Prese a bere tenendo lo sguardo perso chissà dove, ma in realtà stava pensando a come poter dire una cosa importante a Jimmy. Infatti, era da molti giorni che pensava di lasciare il suo lavoro e tornare a vivere li, a Huntington Beach, l'unico posto in  cui nel corso della sua breve vita si era sentito davvero a casa. Era certo che l'altro non avrebbe avuto da ridire su quello, però doveva anche chiedergli un favore.
"Senti Jim" cominciò attirando l'attenzione dell'altro, che aveva le braccia immerse fino ai gomiti dentro il lavandino, mentre sciacquava piatti, bicchieri e quantaltro usati la sera prima.
"Dimmi"  fece, asciugandosi le mani e raggiungendo l'altro al tavolo, sedendosi di fianco a lui.
"Ho pensato di rimanere a vivere qui" disse Brian, senza tanti giri di parole. "Non qui a casa tua"  si affrettò ad aggiungere per evitare che fraintendesse "rimarrò qui a Huntington penso"
"E' una notizia fantastica!" esultò Jimmy, alzandosi e abbracciandolo.
Brian si lasciò abbracciare, contento della reazione dell'amico.
"Si però avrei bisogno anche di un favore..." azzardò, guardandolo negli occhi per fargli capire che era serio.
"Spara"
"Mi servirebbe di rimanere qui per un altro po' di tempo... non molto, solo finché non trovo un altro posto" concluse torcendosi le mani. Gli sembrava davvero troppo chiedergli una cosa del genere, ma non vedeva soluzione migliore. E poi sarebbe stato solo per poco tempo.
"Solo questo? Dalla tua espressione pensavo chissà cosa avrei dovuto fare" fece Jimmy scoppiando a ridere.
"Che succede qui di così divertente?" chiese Johnny spuntando in cucina.
"Brian rimarrà qui con noi per un altro po'!" gli spiegò Jimmy allegro,  lasciandogli un bacio sulla guancia.
"Non per molto, non preoccuparti" fece Brian, con un sorriso stiracchiato. Johnny era tornato ormai da qualche giorno e lui cominciava a sentirsi davvero d'impiccio.
"Preoccuparmi? Scherzi, più siamo meglio è"
Brian si sentiva davvero grato e soprattutto fortunato ad avere degli amici come Jimmy e Johnny, che sopportavano la sua presenza in casa, che mandava  allegramente a  farsi fottere la loro privacy.
"Ehy, Matt mi ha chiamato al cellulare cinque volte" annunciò Johnny, una volta sedutosi a fianco di Brian, dopo aver tirato fuori il telefono. Aveva l'espressione leggermente preoccupata.
"A voi ha chiamato?"
"Io ho il cellulare scarico" rispose Brian.
"Il mio cellulare si rifiuta di funzionare da almeno una settimana" intervenì Jimmy.
"Wow... certo che se ci fosse un emergenza saremmo super-rintracciabili" fece sarcastico Johnny.
"Senti richiamalo, che così mi fai preoccupare. E poi conoscendolo ci starà già maledicendo tutti"
Al consiglio di Jimmy, Johnny si affrettò subito a comporre il numero dell'amico, che rispose dopo soli due squilli.
"Johnny!"
"Dimmi Matt..." fece Johnny un po' timoroso "che è successo?"
"Apri questa cazzo di porta!"
Sul viso di Johnny comparì immediatamente un'espressione di totale confusione.
"Apro che?"
In risposta alla domanda del più piccolo, il campanello di casa prese a suonare.
"Che tempismo!" fece Jimmy andando ad aprire la porta e trovandosi davanti un Matt piuttosto arrabbiato.
"Ciao Mattie. Qual buon vento?"
Per tutta risposta, Matt scansò malamente Jimmy e irruppe in casa come un tornado.
"E' qui vero? Ditemi che è qui!" impolorò dopo essersi guardato intorno, mentre Brian e Johnny raggiungevano gli altri due all'ingresso.
"Cosa?" domandò Johnny.
Matt lo squadrò come a cercare di capire se quell'espressione innocente fosse vera o se, invece, gli stesse mentendo.
"Chi semmai. Non è neanche qui Zack?"
"No, perché dovrebbe essere qui?"
"Perché non è da nessun'altra parte..." rispose Matt grattandosi la testa "comincio davvero a preoccuparmi. Ieri sera è uscito... in realtà esce tutte le santissime sere, però poi la mattina verso le quattro o cinque torna, invece sta volta ancora non si è fatto vedere"
"Non preoccuparti, sarà fuori a gironzolare come al solito" lo consolò Jimmy, circondandogli le spalle con il braccio "però se ti aiuta a calmarti possiamo andare a cercarlo"
"No, non importa. Sicuramente sono io che mi preoccupo troppo come al solito... aspettiamo fino a dopo pranzo e se non si è ancora fatto vivo vediamo che fare" propose Matt, anche se non sembrava pienamente convinto delle sue stesse parole.

Verso le sei del pomeriggio i quattro se ne stavano sbragati nel divano, Matt e Jimmy presi a giocare alla play e Brian e Johnny dietro di loro che li guardavano facendo il tifo chi per uno chi per l'altro. Piazzare Matt davanti i suoi adorati videogiochi era stata un' idea geniale, ovviamente di Jimmy. Avevano cominciato verso le due e avevano continuato per tutto il pomeriggio, in modo da tenerlo sempre distratto.
Ora però era Jimmy che cominciava ad essere preoccupato. Senza farsi vedere da Matt aveva detto a Johnny di porovare a chiamare Zack a intervalli di mezz'ora, ma ancora il ragazzo non aveva risposto a neanche una delle telefonate. Probabilmente doveva essersi scordato il cellulare a casa o qualcosa del genere, perché non era da Zack farli preoccupare così. Jimmy ormai era talmente con la mente altrove da non prestare più la minima attenzione al gioco, cosa che Matt non si lasciò sfuggire.
"Che ore sono?" chiese infatti, lasciando a terra il joystick e stiracchiandosi le braccia.
"Quasi le sei e mezzo" rispose Brian.
"Notizie da Zack?"
Johnny scosse la testa.
"Direi che è proprio ora di uscire a cercarlo" fece Matt alzandosi in piedi.
"Sono d'accordo" concordò Jimmy "tu Matt  prova da te, dato che vive più a casa tua che nella sua. Io e Johnny invece proviamo da lui, tu Brian vai a dare un'occhiata in giro. Il primo che ha notizie avverte gli altri, ok?"
I quattro ragazzi annuirono e uscirono di casa, ognuno diretto per la propria strada.




Zack camminava  con passo andante, le mani nelle tasche, senza una meta precisa. A un certo punto aveva cominciato a sentire i piedi sprofondare fra i granelli di sabbia, il venticello salmastro accarezzargli il viso e solleticargli il naso.  Non si era stupito più di tanto di essersi ritrovato in spiaggia. I suoi piedi lo avevano condotto li inconsciamente, anche se ormai quella di fare lunghe camminate in spiaggia era diventata un' abitudine. Soprattutto quando aveva milioni di pensieri che gli affollavano la mente e dato che ciò accadeva spesso, ormai sapeva quale strada avrebbe intrapreso. O almeno lo sapeva il suo inconscio.
In ogni caso, non stava facendo particolare attenzione a dove si dirigeva. Aveva talmente tanti pensieri in testa che non riusciva quasi a pensare a niente. Se avesse dovuto fare un resoconto di tutto quello su cui aveva ragionato nelle ultime ore probabilmente non ne sarebbe uscito fuori niente. La sua mente era una miscela di pensieri, immagini e ricordi che si sovrapponevano l'uno sull'altro senza dargli la possibilità di poterli mettere a fuoco singolarmente. La sola cosa che li accomunava era il soggetto di quei pensieri, facile capire di cosa, o meglio di chi, si trattasse...
Il ritorno di Brian lo aveva scosso, non poteva negarlo. Ma forse ciò che più  gli faceva perdere la testa era che pensava di averlo dimenticato, invece era tutt'altro che così...
Quando un paio di settimane prima se lo era trovato così vicino era stato sopraffatto da una moltitudine di sensazioni contrastanti fra loro, che lo avevano portato a reagire in modo violento. Una parte di lui voleva vederlo soffrire come Brian lo aveva fatto soffrire in tutti quegli anni. Un'altra parte di lui, quando erano talmente vicini da sentirsi i respiri sulle labbra, bramava un contatto con l'altro che era perso ormai da tempo, ma ben vivido nella mente di entrambi. Ma non avrebbe potuto farlo e perciò non aveva ceduto. Anche se per trovare la forza di non cedere aveva dovuto colpirlo e aveva così scoperto che vedere il volto sofferente dell'altro non gli aveva causato nessun sollievo, nessun senso di vendetta, ma anzi, gli aveva causato più dolore di quanto non ne sentisse già.
Tastò le tasche dei pantaloni per cercare il cellulare, dato che non aveva idea di che ora fossero e gli sembrava di essere fuori da una vita, ma a quanto sembrava doveva esserselo dimenticato a casa. Sbuffò e riprese a camminare. Non aveva la minima voglia di tornarsene a casa in quel momento. In più il suo cellulare poteva rimnanersene dove voleva dato che non aveva intenzione di sentire nessuno. Era uscito proprio per poter starsene per conto suo... anche se sapeva perfettamente che se gli altri avessero voluto trovarlo, quello sarebbe stato il primo posto in cui sarebbero andati a cercarlo, ma scacciò via quei pensieri. Poi il suo sguardo venne catturato da delle luci in lontananza e riconobbe il solito locale in cui aveva giurato di non mettere più piede. Il sole era ormai scomparso dietro la linea dell'oceano, ma il cielo rimaneva ancora luminoso, nonostante questo quelle luci lo attiravano come le lampade al neon attirano le zanzare nelle loro trappole mortali.
Aveva giurato che non ci sarebbe più andato, ma infondo lo aveva giurato a chi? A chi realmente importava di lui, chi prima o poi non lo avrebbe abbandonato come aveva fatto Brian? Senza trovare risposte a queste domande s'incamminò, con i granelli di sabbia che gli si infilavano nelle scarpe solleticandogli i piedi.

Verso le otto di sera Matt e Brian avevano raggiunto Johnny e Jimmy a casa di quest'ultimo, ma nessuno dei quattro era riuscito nell'intento di trovare l'amico.
"A casa sua non c'era" disse Johnny informando gli altri "abbiamo provato anche a fare un giro nei dintorni, ma niente"
"Io sono stato per tutto il tempo a casa mia in caso tornasse, ma non si è fatto vedere" fece Matt preoccupato.
"Anche tu niente, Brian?" chiese Jimmy voltandosi verso l'amico che scosse la testa.
"Non sono riuscito a trovarlo neanche io"
In fondo era sollevato di non averlo incontrato. Dopo quello che era successo un paio di settimane prima aveva capito che l'altro non gradiva la sua presenza. Non che si fosse aspettato il contrario... ma gli avrebbe fatto incredibilmente male rivederlo, almeno per ora.
"Dove hai cercato?" gli chiese Jimmy, sedendosi sul divano e venendo poi imitato dagli altri.
"Un po' in giro..." rispose Brian vago "sono passato anche per il centro commerciale, ma stava chiudendo quindi non credo fosse li. Sono passato per un po' di bar, per il parco, dappertutto"
"Hai provato in spiaggia?"
Brian scosse la testa "non andrebbe mai li. Sa che sarebbe il primo posto in cui andremmo a cercarlo"
"Forse vuole essere trovato"
"E perché sarebbe scappato se poi vuole essere trovato?" chiese ingenuamente Johnny, un po confuso.
"Tutti vogliono qualcuno che li trovi. Dovresti andare a cercare la, Bri" gli suggerì Jimmy.
Brian ci pensò un attimo su. Non era sicuro che Zack avrebbe voluto essere trovato, soprattutto da lui. Ma Jimmy sembrava sicuro di quello che diceva e lui si fidava di Jimmy.
"Si, vado" fece alzandosi  "Ma ci sono chilometri e chilometri di spiaggia, non so neanche da dove iniziare..."
"Forse io so dove puoi cominciare a cercarlo" disse Matt serio, rivolgendosi per la prima volta a Brian senza usare un tono di voce intriso d'odio.

Aveva passeggiato per un'altra ora buona prima di entrare ma, nonostante non fossero neanche le nove, una volta entrato all'interno del locale Zack fu investito dalle luci colorate che innondavano l'interno e dalla musica assordante. Ma non ne fu tanto stupito, quel posto non si spegneva mai... 
Già solo quelle luci e la musica a tutto volume bastavano per dargli un senso di stordimento. Ma era una sensazione abbastanza piacevole, gli dava l' illusione che il suo cervello stesse lentamente lasciando fluire fuori quei dannati pensieri che lo avevano tormentato fino a pochi minuti prima. Però  non era ancora abbastanza, voleva svuotarsi completmanete, non ne poteva più di sentire sempre la testa in procinto di esplodere. Andò al bancone del bar con il preciso intento di cercare un suo vecchio amico.
"Ciao Ron" salutò, una volta individuato il giovane bar-man al di la del bancone.
"Il piccolo Zackary!" esclamò questo quando lo riconobbe "pensavo che quella dell'altra volta fosse stata una visita occasionale. Invece è un piacere rivederti qui amico, ti aspettavo"
Zack annuì pensando che probabilmente sarebbe dovuta andare come Ron aveva detto, ma quel luogo riusciva a renderlo vulnerabile. Si sentiva come se si trovasse in un'altra dimensione, fuori dalle leggi dello spazio e del tempo che regolano l'universo. Un luogo immerso nel nulla e fine a sé stesso. Tutto ciò che era fuori spariva. Lo riconduceva al periodo più buio della sua vita senza che provasse sconforto per quei ricordi.
E poi che cosa voleva dire Ron dicendo che lo aspettava?
"Ti porto il solito?" chiese il ragazzo, che senza aspettare risposta stava già andando a preparargli il suo solito drink. Un miscuglio allucinante, non lo sapeva neanche lui cosa ci buttavano dentro.
Ron tornò con un bicchiere dalle dimensioni non propriamente piccole, con all'interno ghiaccio e un liquido verde-azzurrino. Zack rimase a fissare per un po' il colore fluorescente finché non fu richiamato alla realtà dalla voce dell'amico.
"A proposito" fece Ron avvicinandosi il più possibile a lui con tono confidenziale "immagino che tu sia venuto qui come al solito per... divertirti un po'"
Zack buttò giù il primo sorso e annuì, sorridendo con occhi spenti.
"Allora sarai felice di sapere che di la potrai trovare tanto sano divertimento, se capisci ciò che intendo"
Ovviamente Zack capiva cosa intendeva, ma a Ron piaceva spesso finire le frasi in quel modo, per chissà quale motivo.
"Si, credo di averne proprio bisogno"  disse, lasciando il bicchiere ancora pieno per più della metà sopra il bancone.
Ron si esibì in un' esclamazione di gioia che venne però coperta dalla musica a tutto volume e Zack si diresse facendosi strada fra la moltitudine di persone, senza più guardarsi indietro, nell'antro più buio e appartato dell'intero locale, dove di solito avveniva il "divertimento".
Sentiva la musica diventare sempre più ovattata e i suoi occhi provavano sollievo man mano che l'ambiente si faceva sempre più scuro.
Chiuse gli occhi e sentì piano piano ogni pensiero che prima era riuscito a scacciare via sfondare di nuovo le barriere del suo cervello e affollargli ancora un volta la mente.
Si prese per un attimo la testa fra le mani, come se stesse per esplodere.
Gli tornarono alla mente le parole che un giorno, qualche anno prima, Ron gli aveva  detto come se gli stesse svelando uno dei più grandi segreti dell' universo: "quando vuoi far uscire ogni pensiero dalla testa e svuotare la mente ci sono solo tre cose che  puoi fare: sesso, droga e Rock'n Roll. E possibilmente tutte e tre insieme!" A quel punto si ricordava di Ron che scoppiava a ridere, probabilmente strafatto.
Sicuramente lo aveva detto per scherzare, ma Zack aveva, da quel momento in poi, stranamente preso sul serio quel consiglio.
Comunque quello sarebbe stato l'ultimo posto in cui avrebbe potuto trovare del rock e tantomeno aveva intenzione di prendere qualche droga. Rimaneva solo la terza opzione. E quella, in quel posto, l'avrebbe facilmente trovata.
Brancolò in avanti nella semi-oscurità finché non si scontrò con qualcosa di troppo morbido per essere un muro, perciò dedusse di essere finito addosso ad una persona. Non gli importava chi fosse, in quel momento aveva bisogno solo di una cosa e se quel ragazzo si trovava li doveva voler la stessa cosa.
Si avvicinò al ragazzo in questione, appoggiando le mani sul suo petto e senza dargli tempo di far altro le fece scorrere fino al basso ventre, premendo la mano sul suo membro attraverso la stoffa dei jeans, per fargli capire in modo chiaro quali fossero le sue intenzioni. Ma prima che potesse far altro, si sentì afferrare per le spalle e spingere indietro, finché entrambi non si ritrovarono sotto la luce fioca proveniente da una lampadina posta proprio sopra di loro, che  illuminò il viso del ragazzo di fronte a lui.
Zack riconobbe subito quegli occhi nocciola che lo guardavano severi e sentì le gambe tremare sotto il peso di quello sguardo.
"Cosa ci fai qui?" chiese con filo di voce appena udibile.
"Ti abbiamo cercato per tutto il pomeriggio"
Il tono accusatorio che Brian aveva usato, colpì Zack.
"Non mi pare di avervi chiesto niente!" disse scostando le mani dall'altro e cercando di divincolarsi, ma Brian lo teneva forte per le braccia e non sembrava intenzionato a lasciarlo andare.
"Stai fermo" fece esasperato Brian e subito Zack smise di divincolarsi, guardandolo negli occhi "ti stavamo cercando solo perché eravamo preoccupati..."
A quelle parole a Zack venne quasi da ridere "tu che ti preoccupi perché non sai dove sono? Mi prendi in giro?"
Brian rimase in silenzio, nonostante si fosse aspettato una reazione simile.
"Non sono stato chiaro l'altro giorno? Ti ho dimenticato e ora vattene" lo intimò, ma notò con fastidio sempre più crescente che la sua voce tremava. Ed era perfettamente normale, perché neanche lui credeva alle sue stesse parole.
"Non saresti venuto qui allora"
"Non sono affari tuoi dove vado" fece riuscendo a liberarsi con uno strattone dalla presa di Brian "Non lo sono più da tempo ormai" disse e fece in tempo a fare qualche passo che si sentì bloccare di nuovo.
"Zack ascoltami... ti giuro che non ti farò più del male e non permetterò che tu o altri te ne facciano. Mai più" disse Brian tentando di farsi ascoltare, mentre l'altro cercava ancora di sfuggirgli.
Zack si girò infuriato verso Brian, che lo aveva afferrato per un braccio, ma non ebbe la forza di dire nulla. Si trovavano a pochi centimetri l'uno dall'altro e Zack sentì di nuovo quelle sensazioni contrastanti che aveva provato quel giorno a casa di Jimmy. Voglia di fargli del male e  di proteggerlo  allo stesso tempo. Proteggerlo da se stesso.  Stava per reagire nello stesso modo, averlo vicino gli suscitava una profonda collera mista a frustrazione. Si sentiva come se al suo interno avesse due anime, due personalità perfettamente contrastanti che cercavano di uscire, prevalando l'una sull'altra. Proprio come era successo qualche giorno prima. Solo che questa volta non riuscì ad affondare di nuovo il pugno nel corpo dell'altro, così chiuse gli occhi e le dita su se stesse e andò a colpire con tutta la forza che aveva in corpo il muro di fianco a sé. Ma  invece di sentire l'impatto duro con il cemento  sentì qualcosa di morbido attutire il colpo.
Aprì gli occhi stupito e con lo sguardò andò subito sul proprio braccio ancora proteso. Fra  il suo pugno e la parete al suo fianco c'era la mano di Brian, che aveva fatto in tempo a mettersi in mezzo prima che potesse farsi del male. Non ti farò più del male e non permetterò che tu o altri te ne facciano. Mai più.
Ancora più sorpreso di quanto lo fosse nel momento in cui aveva compreso di non aver colpito il muro, Zack rimase a bocca aperta quando girandosi verso Brian per cercare nel suo sguardo una qualche risposta, vide i suoi occhi umidi e le lacrime a rigargli il viso.
"Perché fai così?" chiese con voce incrinata.
Zack rimase immobile, il respiro che cominciava a farsi pesante, mentre il cuore minacciava di uscirgli dal petto.  Non lo aveva mai visto piangere e non poteva credere che la prima volta che lo vedeva cedere alle lacrime, era perché aveva paura che si stesse facendo del male.
Brian chiuse le dita intorno alla mano di Zack, intrecciandole con le sue e  spostandole lontano dal muro, come se avesse paura che l'altro cercasse di ferirsi di nuovo.
Zack era completamente intontito da quella situazione, non riusciva più a capire cosa stesse succedendo, ma si ritrovò a stringere forte la mano di Brian, quasi  come fosse stato un riflesso involontario. Era così semplice stringere quella mano, come era capitato tante volte...  Sotto le dita sentì qualcosa di caldo. Se le portò vicino al viso e vide che le nocche della mano di Brian erano ferite e del sangue le bagnava.
I ricordi di quando stavano insieme presero a fare a botte con quelli del lungo periodo in cui era stato solo e si ritrovò a mettere una mano sulla spalla di Brian per spingerlo lontano, ma questo causò solo un breve allontanamento dopo di che Brian lo afferrò di nuovo e lo strinse a sé ancora più vicino.
"Non mandarmi via" disse all'orecchio con un sussurro appena udibile, ma la voce era tornata ferma come al solito "ti prego"
Zack si scostò quel tanto che bastava per poter guardare l'altro in viso. Gli occhi non erano più lucidi e niente avrebbe lasciato intendere che Brian aveva versato lacrime  se non fosse stato per le due scìe bagnate che percorrevano le sue guance. Prese delicatamente l'altro per la maglietta e lo fece abbassare fino alla sua altezza, poi appoggiò per un istante la fronte contro la sua. Posò le labbra sulla sua guancia destra e leccò via una lacrima che sostava ostinata ancora all'altezza dello zigomo.
Brian si ritrovò a chiudere gli occhi indeciso se potersi permettere di credere che quello che gli stava asciugando le lacrime fosse davvero colui che era stato l'amore della sua vita, che  gli stesse tenendo un braccio intorno al collo e l'altra mano intrecciata alla sua.
Accarezzò con il dorso della mano il viso di Zack e poi, sempre stringendogli la mano, lo trascinò fuori da quel locale, da quelle luci accecanti e quella musica assordante.
Prese a percorrere a falcate la spiaggia, ormai immersa nel buio, con Zack a un passo dietro di lui, fino a che non sentì la musica essere troppo lontana per venire udita, poi si bloccò voltandosi verso il più piccolo. Ora erano solo loro due, niente musica, niente luci stroboscopiche. Solo loro, il silenzio e il buio.
Questa volta non fu Brian a tirarsi a sé l'altro, ma fu Zack ad avvicinarselo e abbracciarlo.
"Mi sei mancato" fece Zack, soffocando la voce sulla spalla dell'altro.
 A quelle parole il battito di Brian accellerò. Sembrava gli avesse pesato dirglielo, ma finalmente vedeva  quel muro che si era alzato fra loro crollare davanti ai suoi occhi.
Con la mano libera alzò piano il viso dell'altro perdendosi nel verde dei quegli occhioni da bambino e posò le sue labbra sulle sue, assaporando ogni secondo e ogni movimento di quel gesto e affondando le mani nei suoi capelli.
In un attimo quei cinque anni che li avevano tenuti divisi sembrarono svanire nel nulla, come se avessero ancora diciassette anni e stessero per darsi appuntamento  l'indomani per andare a scuola insieme. Invece quei cinque anni c'erano stati ed entrambi sapevano quanto quel tempo, nonostante tutto, avrebbe pesato su di loro.
Nessuno dei due sembrava voler mettere una fine a quel bacio, ma l'esigenza di introdurre aria all'interno dei polmoni si fece sentire.
"Non sarà tanto facile lo sai?" domandò Zack appoggiando la fronte su quella di Brian.
"Piano piano ce la faremo" fece Brain facendo spallucce "insieme" disse facendo cenno alle loro mani ancora intrecciate. Cosa che causò un flashback a Zack.
"Ti piace proprio tenermi la mano eh?" chiese ridacchiando.
"A che ti riferisci?" domandò Brian confuso e divertito allo stesso tempo.
"Non ricordi? La prima volta che l'abbiamo fatto ti ho dovuto tenere la mano"
Brian avvampò immediatamente per  l'imbarazzo di quel ricordo, mentre Zack scoppiò a ridere.
"Avevi paura?" lo schernì usando un ridicolo tono di voce.
"Sta zitto piccoletto"
"Non sono più tanto piccoletto ormai"
"Sì che lo sei" lo prese in giro Brian, cercando di dissimulare l'imbarazzo, a cui Zack reagì dandogli un pugno sul braccio.
"Vedi di non prendere questa brutta abitudine di picchiarmi!" fece Brian massaggiandosi il punto colpito.
"Mmmh non so. Ho scoperto che mi aiuta molto a sfogarmi" disse mettendosi a ridere.
Brian evitò di replicare, preso com'era ad ascoltare finalmente la risata vera e cristallina di Zack, dopo anni di dolore e distanza.
Senza nessun avvertimento lo attirò a sè e lo baciò ancora, promettendosi che da quel momento in poi avrebbe fatto di tutto per vedere la risata negli occhi del suo amore.









Ok, credo che ci siamo o.o
E' l'ultimo capitolo e davvero non avrei mai creduto di arrivarci. Sono davvero molto contenta di esserci riuscita, credo che per una volta mi cooncederò il lusso di essere soddisfatta di me stessa ^^"  Ma devo ammettere che un po' mi mancherà scrivere questa storia... mi è stata molto d'aiuto dato che nel periodo in cui l'ho scritta (c'ho messo precisamente un anno e due giorni :')) sono successe molte cose e soprattutto sono avvenuti molti cambiamenti, ma nello scrivere questi capitoli ho sempre trovato un po' il mio rifugio ( e magari ne avrei avuto bisogno per un altro po' ^^)... e sicurmente  un grande, anzi grandissimo, aiuto mi è stato dato da tutte voi che leggete, perciò il mio grazie più immenso va a voi! Giuro che non ce l'avrei fatta senza le vostre parole che mi hanno sempre spronato ad andare avanti ^^
E spero anche il finale non vi abbia deluso :/  Alla fine ho lasciato l'Happy Ending anche se all'inizio ero molto indecisa se metterlo, ma perché separare quei due? Sarebbe una tortura per me T__T Lascia il finale così un po' aperto, con i miei due adorati pronti per un nuovo inizio li dove erano rimasti :D anche perché continuarla ancora mi sarebbe sembrato superfluo :)
Comunque, onde evitare di scrivere le note d'autore più lunghe della ff stessa xD, passo a ringraziarvi singolarmente:

Il solito sentitissimo grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo, ovvero: Vengeance_AS, friem, Choking_On_This_ecstasy, Amy Takashima Nezumi Vee, AlisGee, IWalkAlone e Two_Dollar_Bill <3   Sempre un grazie speciale per voi :')


Grazie a chi ha messo fra le preferite:

1 - AlisGee
2 - Black is the new Black
3 - Charlotte_Insane
4 - Commiserating
5 - Dayana McKagan
6 - EchelonGD
7 - foREVerA7X
8 - G u i l l o t i n e
9 - Gayaxxx
10 - JettSullivan
11 - livvaable
12 - lucius89
13 - LunaRed7
14 - mary85
15 - MicroCosmos
16 - miniredapple2
17 - OdeToSolitude
18 - Rossaa
19 - Shads
20 - TristanDementia
21 - Vengeance_AS
22 - Wek


Grazie a chi ha messo fra le ricordate:

1 - CamiWay
2 - Frankie Echelon
3 - Naomi_A7X


Grazie a chi ha messo fra le seguite:

1 - AibellVenom
2 - alexxx_fire_inside
3 - C a m i l l a
4 - Chiallola
5 - Choking_On_This_Ecstasy
6 - Crying Lightning
7 - DirkW
8 - Errore
9 - feeltheromance
10 - Fluorescent
11 - foREVerA7X
12 - GAiiiiiA
13 - Gayaxxx
14 - Gont
15 - Hariken
16 - iRen_
17 - itsemotion
18 - IWalkAlone
19 - keei_revenge
20 - KibaInuzuka
21 - ladybaker
22 - ladysynacky
23 - LetShizueGo
24 - Lilla Wright
25 - livvaable
26 - LizLoveSyn
27 - Madame Plague
28 - MangakA_BakA
29 - roby_way92
30 - rocket_cookie
31 - Shelby_
33 - thankyouforthevenom
34 - the_queen_of snow
35 - TristanDementia
36 - two_dollar_bill
37 - Val DemolitionLover
38 - Vany_6661
39 - yayachan18
40 - yuke
41 - _Mardy Bum


Ecco, ci tenevo a ringraziarvi tutte, anche chi magari non è mai uscito allo scoperto attraverso le recensioni :)

Ci si sente presto,  un abbraccione <3

Josie :)








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