Second Heartbeat. di Josie Walking_Disaster Vengeance (/viewuser.php?uid=109036)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Chapter Four ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 {parte 1} ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 {parte 2} ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 {parte 1} ***
Capitolo 13: *** Capitolo 10 {parte 2} ***
Capitolo 14: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 17 {parte 1} ***
Capitolo 21: *** Capitolo 17 {parte 2} ***
Capitolo 22: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Second Heartbeat
Brian camminava lungo la riva della spiaggia della nuova
città. Si erano trasferiti per via del nuovo lavoro di suo
padre e per colpa sua si erano ritrovati dall‘altra parte del
paese. Brian si sentiva tremendamente solo, anche se non lo avrebbe mai
ammesso, nemmeno sotto tortura; aveva dovuto lasciare tutti i suoi
amici nelle vecchia città e nonostante fossero
già due settimane che si trovavano li, non aveva ancora
conosciuto nessuno con cui fare amicizia. Aveva frequentato la spiaggia
quasi tutti i giorni eppure i ragazzi che la popolavano sembravano non
fare caso a lui. Gli passavano accanto ignorandolo completamente, quasi
fosse un fantasma. E lui, da parte sua, non era affatto bravo a fare
amicizia. Una volta che diventava amico di qualcuno era capace di
donargli tutto l’affetto di questo mondo e fare di tutto per
amicizia, ma il suo vero problema era fare il primo passo. Era
estremamente timido con chi non conosceva.
Passeggiò ancora un po’, mentre il sole cominciava
a calare, colorando oceano e cielo di rosa e arancione. Si decise a
tornare a casa quando ormai ebbe fatto avanti e dietro per il pontile
già diverse volte.
Anche quel giorno non era riuscito a trovare un anima viva con cui
poter parlare e affondando le mani nelle tasche
s’incamminò in direzione di quella che avrebbe
dovuto chiamare casa, ma che ancora non gli riusciva di fare.
Arrivato salì di corsa in camera sua salutando con un cenno
della mano sua madre che stava preparando la cena.
Accese il computer sulla scrivania per passare un po’ di
tempo prima che la cena fosse pronta, ma si era dimenticato che non
avevano ancora la connessione quindi lo tenne occupato per poco.
Sbuffò, spense il computer direttamente dal tasto
di accensione e andò alla finestra affacciandosi fuori.
Il panorama era veramente bello non c’è che dire,
i colori che aveva assunto il cielo a quell’ora erano davvero
belli e sentiva che gli sarebbe anche potuto piacere vivere li se solo
almeno uno dei suoi amici fosse venuto con lui.
Pensando a ciò sospirò e si appoggiò
alla cornice della finestra e, mentre era perso nei suoi pensieri, il
suo sguardo venne attirato da quello che sembrava essere uno zaino che
era piombato direttamente oltre le recinzioni del suo giardino.
Si sporse appena e spostò lo sguardo verso destra, da dove
sembrava fosse provenuto l’oggetto.
Da dietro l’angolo vide un ragazzino correre mezzo sfiatato
verso il giardino con dietro altri tre ragazzi più o meno
della sua età, che se la ridevano di gusto.
“Vai Baker corri!”
“Più veloce o ti raggiungiamo!”
A quelle parole, Brian vide il ragazzino strizzare gli occhi e con
enorme sforzo correre più veloce. Una volta svoltato
l’angolo arrivò davanti al cortile di casa sua e
si nascose dietro un cespuglio, quasi ritrovandosi in mezzo ai rovi per
paura di essere scoperto.
Il ragazzino era stato veramente veloce e quando gli altri tre
svoltarono l’angolo lui era già nascosto e gli
passarono affianco senza vederlo.
“Merda! Che fine ha fatto?” esclamò uno
di loro.
“Non lo so, l’abbiamo perso di vista”
rispose uno un po’ più alto al suo fianco.
“Bene, non importa” rispose il primo
“senti Baker lo so che sei qui intorno e mi senti”
disse alzando la voce “tanto non puoi sfuggirci per sempre,
prima o poi ti riacchiappiamo!”
Brian vide il ragazzino, che doveva essere il suddetto Baker,
indietreggiare appena fra i rami con un espressione terrorizzata, ma
gli altri decisero di abbandonare la ricerca e se ne andarono
sghignazzando.
Il ragazzino tirò un sospiro di sollievo e uscì
dal suo nascondiglio per poi guardare verso il giardino con aria
preoccupata, probabilmente chiedendosi come avrebbe fatto a recuperare
il suo zaino.
“Ehy!” urlò Brian e il ragazzino fece un
salto terrorizzato, ma non rispose.
“Vuoi che ti prendo il tuo zaino?” gli chiese e lo
vide annuire.
“S-si magari… grazie” disse un
po’ timoroso.
“Ok aspetta che scendo”
Lui annuì e rimase fermo in mezzo alla strada.
Brian si precipitò giù per le scale con una forte
sensazione all’interno del petto, un po’
perché era finalmente felice di aver parlato con qualcuno,
anche se brevemente, e un po’ perché quel
ragazzino lo aveva colpito, non sapeva bene per quale motivo.
Aprì la porta di casa e andò a recuperare lo
zaino che era atterrato proprio sotto la sua finestra. Era nero con la
scritta “Misfits“ rossa proprio al centro.
Lo raggiunse e glielo restituì, notando che aveva il viso
pieno di graffi, dovuti ai rovi del cespuglio in cui si era nascosto.
“Grazie” fece lui caricandosi lo zaino nella spalla
sinistra.
“Figurati. Perché quelli ce l’avevano
con te?”
“Non gli vado molto a genio” disse oscurandosi e
abbassando appena il capo.
“Che idioti”
“Già” concordò lui prendendo
a spostare la breccia che c’era a terra col piede.
“Comunque io sono Brian”
“Zack” disse il ragazzino che finalmente aveva un
nome, porgendogli la mano.
Brian la strinse. “Non ti ho mai visto in giro” gli
disse Zack.
“Ci siamo trasferiti da un paio di settimane per il lavoro di
mio padre”
“Ah capisco. Comunque grazie per lo zaino, ora
però devo andare”
“Ah ok” fece Brian un po’ deluso che la
conversazione fosse già finita li. Avrebbe voluto
rimanere più tempo a parlare con lui. Quel Zack lo
incuriosiva “ci rivediamo allora” disse speranzoso.
“Certo” fece lui facendogli un gesto della mano e
incamminandosi per la strada deserta.
Mentre Zack se ne andava Brian avrebbe voluto richiamarlo e chiedergli
se avrebbe voluto essere suo amico, ma gli suonava troppo una cosa da
disperato, per non dire che andare da lui e chiedergli “vuoi
essere mio amico?” gli sembrava una cosa da bambini di cinque
anni, perciò lo lasciò andare, sperando
però di poterlo rivedere.
A metà fra il felice e lo sconsolato rientrò
dentro casa.
“Brian vieni che è pronta la cena” lo
informò sua madre sorridendogli.
“Arrivo ma’”
Nel frattempo era tornato anche suo padre, che sembrava davvero
entusiasta del primo giorno di lavoro e quando furono a tavola, dopo
avergli raccontato per filo e per segno come era andata, si rivolse al
figlio.
“Per te com’è andata oggi
figliolo?”
“Chi era quel ragazzo con cui parlavi prima?”
intervenne sua madre, prima che potesse rispondere.
“Non lo so. So’ solo che si chiama Zack”
disse portando l’ attenzione a sua madre.
“Sembrava un po’ afflitto povero
ragazzo…” constatò sua madre un
po’ preoccupata. Tipico di lei preoccuparsi anche per chi non
conosce.
“Dei ragazzi gli avevano fatto uno scherzo”
“Certi ragazzi sono davvero impossibili!” disse sua
madre, mentre lui ridacchiava a quelle parole.
“Pronto per domani?” gli chiese suo padre alludendo
a qualcosa che non capì subito.
“Domani cosa?”
Suo padre si mise a ridere “per il primo giorno di scuola
no?”
Ah già. Se ne era dimenticato “si
prontissimo” disse cupo.
“Dai non essere preoccupato andrà
benissimo!” cercò di incoraggiarlo suo padre
dandogli una pacca sulla spalla e lui gli rispose con un debole sorriso.
La fame gli era improvvisamente passata, così si
congedò e salì in camera sua.
Soltanto a pensare al giorno dopo sentiva lo stomaco scontorcersi dal
nervosismo.
Brian, però, era conosciuto come un tipo dal sonno pesante
quindi quei pensieri non bastarono per tenerlo sveglio la notte.
Poco prima di riaddormentarsi ripensò a Zack. Sarebbe stato
bello poterlo rincontrare, pensò mentre cadeva in un sonno
pesante, che neanche le cannonate o la terza guerra mondiale avrebbero
potuto disturbare.
Josie 182
Woo è la prima volta che mi cimento in una storia sugli
Avenged :D Speriamo che non ne venga fuori una schifezza XD
Se non si era capito è una Synacky! *W* Me adora le Synacky
**
Comunque credo che farò tutti capitoli abbastanza corti,
perché ho finalmente compreso che se li faccio lunghi mi ci
vogliono i mesi ad aggiornare XD perciò saranno
più o meno di questa lunghezza u.u
Spero vi sia piaciuto come inizio! ^^
Al prossimo capitolo! :D
Ps: il titolo non c’entra niente era solo per citare gli A7X
:3
Josie
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Quando quella mattina si svegliò, Brian, non aveva fame e
non scese a colazione. Avvenimento epico. Di solito di prima mattina
era talmente affamato che sua madre e suo padre dovevano scendere prima
di lui per fare colazione o non avrebbero trovato più
niente.
Aveva lo stomaco chiuso e si sentiva agitato, mentre controvoglia
metteva i libri nello zaino e se lo caricava in spalla.
Suo padre si offrì di accompagnarlo, ma non conoscendo i
ragazzi della scuola non sapeva cosa avrebbero pensato di uno che si fa
accompagnare fino davanti alla scuola dai genitori e
rifiutò. Si odiò e insultò mentalmente
per aver pensato una cosa del genere. Da quando in qua gli importava di
quello che pensavano gli altri?
Ma era talmente assetato di amicizie che decise di non pensarci e
comunque non voleva fare la figura del classico figlio di
papà che arriva con un mega macchinone da Dio solo sa
quanti dollari, che la ditta di suo padre gli aveva regalato
insieme alla promozione. E se c’era qualcuno che lo avrebbe
apprezzato solo per quel motivo non era assolutamente interessato a
diventargli amico.
Scese in strada e decise di fare il giro più lungo per
prendersela con calma. Era insolitamente in anticipo.
Passò per la spiaggia, le mani in tasca e lo sguardo basso.
Sembrava più un condannato al patibolo che un ragazzo al suo
primo giorno nella nuova scuola. Ma la differenza in fondo non era
molta…
Arrivare in una scuola al terzo anno e in cui tutti già si
conoscono è più una missione suicida che altro.
Appena svoltò l’angolo e la vista
dell’edificio scolastico gli si aprì davanti
sentì una sensazione spiacevole alla bocca dello stomaco ed
emise uno strano lamento, somigliante a un gemito di disperazione e
frustrazione.
Si fermò davanti al cortile immobilizzandosi
davanti all’edificio, prese un gran respiro ed
entrò.
Si avviò verso la segreteria fra il corridoio già
gremito di studenti, prendendosi spallate e spinte e, di conseguenza,
anche qualche insulto. Ed era li solo da due minuti. Un record.
Una delle ragazze alla segreteria gli consegnò il suo
orario: prima ora trigonometria. Brian sbuffò. Quale modo
migliore per cominciare un lunedì mattina?
Si avviò verso l’aula trascinando i piedi.
Arrivato trovò la porta già chiusa e sbirciando
dalla finestrella di vetro poté vedere il professore che
aveva già cominciato la lezione.
Era uscito di casa con una buona mezzora di anticipo, come diavolo
aveva fatto ad arrivare comunque in ritardo!?
La sua strategia era quella di entrare per primo e mettersi in uno dei
banchi agli angoli più lontani e remoti della classe in modo
da apparire più invisibile possibile. A quanto pare la sua
strategia se ne era andata allegramente a farsi fottere!
La prima reazione fu quella di voler fuggire a gambe levate. Ma Brian
Haner non era un codardo e non sarebbe scappato, si ripeté
nella mente almeno venti volte prima di decidersi a bussare ed entrare.
Il professore smise subito di parlare e lui si ritrovò con
una ventina di teste tutte voltate nella sua direzione.
“Si?” chiese l’insegnante da sopra gli
occhiali.
“Ehm… buongiorno. Sono Brian Haner, quello
nuovo” disse cercando di mantenere un tono sicuro.
Il professore lo scrutò per un istante prima di fargli un
cenno con la mano indicandogli un banco in fondo alla classe e dirgli
“c’è uno posto vuoto la, Haner, va
sederti”
“Grazie” disse stupidamente, mente sfilava davanti
a tutti i suoi compagni prima di arrivare al suo banco. Si sentiva
già più sicuro li in fondo. Molte teste erano
ancora girate verso lui. Chi cercava di osservarlo con una certa
discrezione, chi lo fissava palesemente. Brian riconobbe qualche volto
visto le giornate precedenti in spiaggia e in giro per la
città.
Cominciava a sentirsi troppo osservato quando la porta si
aprì nuovamente, attirando l’attenzione di tutti i
compagni che finalmente si voltarono.
Ne entrò un ragazzino trafelato, con l’aspetto di
chi aveva appena passato gli ultimi cinque minuti a correre.
Brian lo guardò bene e poi gli venne quasi un colpo,
riconoscendolo.
“Baker, sei di nuovo in ritardo!” esordì
il professore più spazientito che arrabbiato.
“Lo so” rispose ancora con il fiatone
“scusi, non mi è suonata la sveglia”
disse con un borbottio confuso.
“Va a sederti e vedi di arrivare in tempo la prossima
volta” si limitò a dirgli il professore, che non
aveva creduto alla scusa.
Lui annuì e si fece cupo.
Quando si voltò la prima cosa che vide fu il viso di Brian,
che dire che fosse felice di averlo ritrovato proprio li, nella sua
nuova classe, sarebbe dire un eufemismo.
“Brian” disse bloccandosi appena lo vide.
Brian sorrise a trentadue denti, troppo felice per la grandissima botta
di culo che aveva avuto per la prima volta da tempo.
“Lo conosci?” chiese il professore a Zack.
“Più o meno” gli rispose lui.
“Allora vatti a sedere vicino a lui così potrai
aiutarlo se ha bisogno di qualcosa. Ryan fai mettere Baker al tuo
posto” disse rivolgendosi a un ragazzo massiccio che era
seduto nel banco affianco a Brian.
Zack si avvicinò con aria quasi timorosa mentre il suddetto
Ryan sbuffava raccogliendo i suoi libri, evidentemente non troppo
contento che dall’ultimo banco avrebbe dovuto passare alla
prima fila.
Lanciò uno sguardo di fuoco a Zack, quasi fosse stata colpa
sua se aveva perduto il suo posto strategico. Si caricò lo
zaino in spalla e quando gli passò a fianco
sussurrò a bassa voce “finocchio”
facendo arrossire violentemente Zack che strinse le mani a pugno, ma
non reagì alla provocazione.
Brian guardò attentamente Ryan e lo riconobbe come uno di
quelli che il giorno prima avevano rincorso Zack davanti a casa sua. Si
sentì male pensando che se già aveva problemi con
quei tizi probabilmente gli stava solo peggiorando la situazione.
Quando Zack si sedette Brian lo guardò come a volergli dire
“scusa” ma lui alzò semplicemente le
spalle a fargli capire che era abituato, ma aveva comunque un aria
ancora turbata.
L’ora sembrava non passare mai e Brian aveva solo una voglia
disperata di uscire da quella classe in cui si sentiva imprigionato.
Si voltò verso Zack e lo vide con lo sguardo fisso alla
lavagna in cui il professore stava scrivendo una serie di numeri
incomprensibili, ma era certo che in realtà non stesse
ascoltando. Teneva sempre gli occhi fissi in un punto, con sguardo
annoiato.
Brian lo guardò meglio e vide che aveva ancora in viso i
segni dei graffi che si era beccato il giorno prima quando si era
nascosto e aveva delle occhiaie nere sotto agli occhi. Sembrava
tormentato da qualcosa.
Probabilmente quei ragazzi che lo avevano rincorso il giorno prima non
gli davano pace e il modo con cui quel Ryan si era rivolto a lui lo
confermava.
Brian si chiese cosa mai avrebbero potuto volere da uno che sembrava
quasi un bambino indifeso, con quegli occhioni verdi e quello sguardo
un po’ sofferente.
Finalmente, dopo quella che parve un eternità, la campanella
suonò mettendo fine a quello strazio di lezione.
Brian si alzò e raggiunse Zack al banco di fianco a lui.
“Ciao” lo salutò con un sorriso che
andava da un orecchio all’altro.
“Ciao” gli rispose lui mettendo i suoi libri nello
zaino senza rivolgergli neanche uno sguardo.
Brian rimase leggermente deluso dal tono in cui gli rispose, ma non si
fece scoraggiare.
“Che fortuna che sei nella mia stessa classe! Ero
giù di morale a sapere che non conoscevo nessuno”
“Già” rispose continuando a sistemare le
sue cose nello zaino.
Che diavolo di problema aveva quel tizio? Forse non gli sto molto
simpatico, pensò Brian.
“Qualcosa che non va?” gli chiese alzando un
sopraciglio.
“Senti” cominciò Zack, guardandolo
finalmente in faccia “ti do un consiglio. Se speri anche solo
minimamente di avere una qualsiasi vita sociale in questa cazzo di
scuola è meglio per te se mi stai lontano” gli
disse per poi mettersi lo zaino in spalla e avviarsi verso la porta.
Brian rimase un attimo interdetto dallo scatto d’ira a cui
aveva appena assistito, chiedendosi per quale oscuro motivo
non avrebbe dovuto farsi vedere con lui, ma gli andò
comunque dietro.
“Aspetta Baker!” disse mettendo velocemente alla
rinfusa le cose dentro la zaino.
Lui sbuffò, ma non si fermò.
Brian, mentre cercava di tenere il passo qualche metro dietro di lui,
si chiedeva quale diavolo di problema avesse quel piccolo ragazzino
psicolabile e per quale motivo sembrava dargli fastidio la sua presenza.
L’aveva quasi raggiunto nel corridoio affollato, quando
andò contro un ragazzo, che sembrava più un
armadio a quattro ante, e l’urto gli fece cadere lo zaino
dalla spalla e tutto il suo contenuto.
Si chinò per rimettere tutto dentro alla bell’ e
meglio e quando alzò di nuovo lo sguardo non c’era
più traccia di Zack.
Sospirò frustrato e si diresse verso l’uscita,
dove l’aveva visto dirigersi.
Uscito all’aria aperta lo vide camminare costeggiando il muro
laterale della scuola e non dandosi per vinto Brian lo raggiunse.
“Hey Zack!” urlò quando fu abbastanza
vicino. Quello si voltò e sbuffò.
“Mi dici che ti ho fatto?” gli chiese Brian che
cominciava a sentirsi offeso.
“Niente te l’ho detto. Forse non ti ha ancora visto
nessuno con me, sei ancora in tempo per non fartici vedere”
Brian stava per ribattere per chiedere spiegazioni, quando una voce
proveniente dalle sue spalle lo interruppe.
“Oh-oh guardate chi abbiamo qui!”
Brian si girò e riconobbe Ryan con altri tre ragazzi. Quelli
del giorno prima. Sempre loro. Cosa diavolo volevano da Zack?
“Ti sei trovato un nuovo amichetto Baker?” Zack non
rispose e strinse i pugni assumendo uno sguardo arrabbiato. Se fosse
scoppiata una rissa sicuramente non ne sarebbe uscito vivo, piccolo
com’era.
“Chi è, il tuo nuovo fidanzato?” lo
canzonò un ragazzo biondo affianco a Ryan che fece un gesto verso Brian, facendo scoppiare
a ridere gli altri tre.
Il viso di Zack divenne rosso fuoco per la rabbia e
l’imbarazzo, le nocche chiuse a pugno bianche per la forza
cui stringevano.
“Chiudi quella bocca figlio di puttana”
minacciò Zack a denti stretti.
A Brian venne quasi un colpo, pensando che, dopo quello, probabilmente
li avrebbero pestati per bene, ma comunque si stupì per il
modo con cui li stava affrontando. Solo uno di quelli avrebbe potuto
fargli seriamente male anche con una carezza vista la corporatura,
almeno il triplo della sua.
Brian assunse un aria preoccupata, quasi impaurita quando quello
guardò Zack come se avesse voluto ucciderlo, anche se lui
non accennava a tirarsi indietro.
Rimase praticamente paralizzato mentre gli altri si mettevano intorno a
loro. Ormai erano circondati.
Josie 182
Wooo secondo capitolo *.* mi stupisco della mia velocità, di
solito mi ci vogliono settimane per aggiornare XD quanto sono brava u.u
( eee tantissimo! D: )
Cosa succederà al povero Zacky? Verrà pestato a
sangue? D: bah non lo so nemmeno io, vado a ispirazione del giorno XD
Grazie a tutti per aver letto e in particolare a quelle tre anime pie
che hanno anche recensito, ovvero Vibeke
Vengeance_Sevenfold, friem
e Frankie Sullivan
GhostVengeance. Grazie mi avete riempito di immensa gioia
T___T *piange commossa*
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento u.u Alla
prossima! :D
Josie
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Brian si guardò intorno e vide due dei tre ragazzi
avvicinarglisi e bloccarlo al muro facendogli sbattere la
testa. Con gli occhi lacrimanti dal dolore vide che Ryan e l'altro
avevano bloccato Zack, mentre Ryan alzava un pugno pronto a colpirlo.
Vide Zack voltarsi di lato e chiudere forte gli occhi spaventato, non
potendo fare altro.
Brian sentì un improvvisa rabbia salirgli da dentro il
petto. Non potevano toccare Zack, l'unica persona che gli aveva parlato
nel giro di due settimane e non l'aveva evitato come se fosse
contagioso. Con una forza che non sapeva neanche di avere
sferrò un calcio alla caviglia del suo aggressore, mentre
l'altro, che gli teneva ferme le braccia, si beccò un calcio
direttamente sui gioielli di famiglia, piegandosi su se stesso
dolorante. Ryan e il suo compare si voltarono stupiti e nel lasso di
tempo in cui erano distratti , Brian scattò in avanti, prese
Zack per una mano e cominciò a correre più veloce
che poteva.
Sentì gli altri urlare qualcosa e subito dopo dei passi che
si avvicinavano correndo. Senza voltarsi indietro aumentò la
velocità, mentre sentiva Zack ansimare con il fiatone dietro
di lui.
Dopo qualche minuto di corsa a perdi fiato cominciò a
sentire un forte dolore all'altezza della milza.
"Non ci seguono più, fermiamoci!" disse Zack proprio nel
momento in cui Brian cominciò a rallentare.
Senza fermarsi corsero un po' più lentamente un'altra decina
di metri e poi svoltarono fermandosi in una stradina laterale per
evitare di essere visti se mai quei quattro gorilla senza cervello li
avessero raggiunti.
Sentiva le vene delle tempie pulsargli violentemente, mentre facendo
lunghi respiri cercava di riprendere fiato. Per peggiorare la
situazione si accorse che ancora stava stringendo la mano di Zack e si
affrettò a lasciarla subito. Se non fosse già
stato accaldato per la corsa sarebbe sicuramente diventato rosso in
viso.
Si piegò appoggiando le mani sulle ginocchia, mentre Zack si
appoggiava con la schiena al muro, abbandonando la testa
all'indietro a occhi chiusi.
"Un giorno... dovrai spiegarmi... perché tutti ti corrono
sempre dietro" disse Brian intervallando la frase a grandi
respiri, mentre cercava di nascondere l’improvviso
imbarazzo.
Per tutta risposta Zack si lasciò scivolare lungo il muro,
andandosi a sedere sul marciapiede sporco.
"Forse un giorno te lo dirò" sospirò lui
rassegnato.
"Perché non ora?" disse puntando gli occhi su quelli del
più piccolo. Prima che potesse rispondere si accorse di una
macchia rossa che aveva sul dorso della mano.
"Hey che hai fatto alla mano?"
Zack la fissò e portò il dito indice della mano
destra sul dorso della sinistra e ne tirò su del sangue.
"Niente è solo un graffio" rispose noncurante.
"Sono stati quelli la?" domandò Brian che già
sentiva la rabbia ribollirgli nelle vene.
"No, credo sia stato tu"
Brian lo guardò sorpreso e confuso "io?"
"Si quando mi hai preso la mano prima"
Brian guardò la mano di Zack e poi la sua: in effetti,
constatò con orrore che le sue unghie erano colorate del
rosso del sangue di Zack.
Alzò lo sguardo desolato verso Zack che lo guardava serio,
ma non arrabbiato.
"Ehy non fare quella faccia, mica mi hai fatto una ferita da arma da
fuoco!" cercò di tranquillizzarlo lui.
"Si giusto" si ricompose "scusa comunque"
"Niente. Anzi mi hai salvato"
Brian gli sorrise e per la prima volta vide le labbra di Zack
curvarsi leggermente verso l'alto.
"Comunque che si fa? Direi che non è il caso di tornare a
scuola"
"Non se ne parla" concordò Brian che non ne aveva
assolutamente voglia "non male per un primo giorno però"
"Movimentato" rise Zack e Brian vide i suoi occhi verdi illuminarsi
mentre rideva.
“Potremmo andare a fare un giro alla spiaggia. E’
praticamente l’unico posto che conosco di questo
posto” suggerì Brian riprendendosi dallo stato
catatonico in cui gli occhi di Zack lo avevano mandato.
“Non mi pare il caso mia madre lavora da quelle parti se mi
becca di nuovo fuori da scuola mi disereda”
“Allora decidi tu, io non ho altre idee”
Zack si grattò una guancia con una mano con fare pensieroso
“potremmo andare al centro commerciale, quello poco lontano
dalla spiaggia. C’è un negozio di musica che ha di
tutto. Tu suoni qualcosa?”
“La chitarra, da un paio d’anni”
“Grande, anche io!” s’illuminò
entusiasta Zack.
Brian gli sorrise di rimando “Bene allora vada per il centro
commerciale”
Per arrivare al centro commerciale gli ci vollero due cambi
d’autobus e almeno una trentina di minuti in cui Zack non
fece altro che parlargli a macchinetta di una nuova Gibson che voleva,
di quanto fosse bella, i colori fantastici, il suono perfetto e
migliore di quella che aveva ora. Brian era contento del repentino
cambiamento di Zack nei suoi confronti. Fino all’ora prima lo
stava addirittura evitando!
Non volendo interrompere il suo entusiasmo lo lasciò parlare
per tutto il tempo, mentre lui, divertito, annuiva ogni tanto
quando gli faceva delle domande a cui non gli dava neanche il tempo di
rispondere.
All’interno del centro commerciale c’era
una piacevole aria fresca che filtrava dai condizionatori a contrasto
col caldo umido che vi era all’esterno.
“Vieni Brian, il negozio di musica sta al terzo
piano” disse Zack trascinandolo su per le scale mobili.
Sembrava un bambino smanioso di comprare un nuovo giocattolo.
Arrivati a destinazione Zack corse verso la vetrina del negozio
spiaccicando il naso contro il vetro quasi volesse trapassarlo,
fissando una gibson rossa che, Brian dovette ammetterlo, era veramente
fantastica.
“Cazzo! E’ chiuso!” inveì
quando stacco il naso dalla vetrina e notò che
l’interno era buio.
“Leggi qua” gli indicò Brian un cartello
che diceva “CHIUSO PER FERIE”.
“Uff” sbuffò Zack contrariato
“tanto non avrei potuto prenderla non ho abbastanza soldi.
“Non puoi chiederli a tua madre?”
“Non mi va di chiederle dei soldi…”
Zack era tornato di nuovo di pessimo umore e Brian doveva cercare di
trovare un modo per distrarlo, ma non sapendo che posti potevano
esserci nei dintorni, non sapeva cosa proporgli, ma fu Zack a risolvere
il problema: “sto morendo di sete ci andiamo a prendere
qualcosa? C’è il supermercato al primo piano, li
la roba costa poco”
Brian annuì. Si rese conto solo in quel momento
quanto la recente corsa e le alte temperature gli avessero fatto venire
sete.
Scesero al primo piano e girarono un po’ prima di arrivare
alla sezione delle bevande.
“Fantastico una Corona. Io voglio questa” disse
Zack prendendo fra le mani una birra.
“Non sei maggiorenne, non te la faranno comprare”
gli spiegò Brian, anche se non dubitava che Zack lo sapesse.
“No se non se ne accorgeranno” disse lui, poi si
guardò intorno per controllare che non ci fosse nessuno e
infilò la bottiglia dentro lo zaino lasciando Brian sgomento.
Voleva rubarla?
Infondo una birra costava poco non era un gran danno, pensò.
Ma non poteva allontanare la sensazione che si sarebbero cacciati nei
guai e di solito quando aveva un presentimento risultava spesso
fondato. Cercò di non pensarci -in fondo che saranno mai un
paio di birre? A giudicare dalla grandezza di quel posto non avrebbero
perso tanto!- e afferrò una Heineken e se la mise nello
zaino, guardandosi intorno furtivo.
“Ora andiamo” disse a Zack che annuì
seguendolo.
Mentre camminavano fra gli scaffali e i ripiani strapieni di ogni
genere di cose, Brian si sentiva osservato, ma doveva solo essere una
sensazione dovuta al fatto che stavano praticamente compiendo un,
seppur minimo, reato.
Fecero in tempo a oltrepassare le casse e a tirare un sospiro di
sollievo, quando Brian sentì una mano posarglisi sulla
spalla facendolo girare di scatto.
“Aprite gli zaini ragazzini” disse l’uomo
in divisa blu che li aveva fermati.
Brian sentì il cuore salirgli in gola, li avevano beccati.
Si voltò verso Zack. Anche lui era agitato, ma sembrava
avere di più la situazione sotto controllo.
“Si aspetti un attimo” Zack si tolse lo zaino dalle
spalle e lo appoggiò a terra accovacciandosi per aprirlo.
Cosa diavolo aveva intenzione di fare?
Prima che Brian potesse finire di formulare il pensiero, Zack si rimise
velocemente lo zaino in spalle e gli gridò
“corri!”
Brian non se lo fece ripetere due volte e cominciò a correre
più veloce che poteva, appena due passi dietro di lui.
Per loro fortuna si trovavano al primo piano e l’uscita era a
pochi metri di distanza, ma cosa ancora più importante,
l’abbondante stazza dell’uomo della sicurezza gli
impediva di stargli dietro.
Brian ringraziò mentalmente un Dio, non era importante
quale, di cui dubitava fortemente l’esistenza per aver avuto
quell’immensa fortuna, mentre sfrecciavano
nell’aria umida del parcheggio del centro commerciale. A
qualche metro da loro stava per partire un autobus. Brian si
voltò un istante per vedere quanto fosse distante da loro
l’uomo della sicurezza. Bene, se avessero fatto in tempo a
salire sull’autobus sarebbero stati salvi.
Prese ad aumentare la velocità di corsa, maledicendo quel
dannato piccolo ragazzino psicolabile, cleptomane,
bianco-cadaverico-nonostante-vivesse-in-california, schizzato,
criminale, con-due-occhiaglie-da-drogato, che gli stava davanti, mentre
con un ultimo sforzo riuscì a salire nell’autobus
un secondo prima che le porte gli si chiudessero alle spalle.
L’autobus partì e Brian si
girò verso il finestrino per vedere
l’uomo della sicurezza che si faceva sempre più
piccolo alla sua vista. Si sedette su un posto vuoto appoggiando,
esausto, la testa al finestrino, mentre Zack gli si sedette davanti.
“Tu mi farai finire nei guai” gli disse dopo averlo
fissato per qualche secondo. Lo conosceva da due giorni e lo aveva
coinvolto in una rissa, gli aveva fatto saltare il suo primo giorno di
scuola ed erano arrivati tanto così a farsi sbattere in
prigione.
Per tutta risposta Zack gli sorrise divertito.
Ma veramente voglio pubblicare sta roba??? o____o” Si
l’ho pubblicata mi dispiace D:
Bene, spero che mi
perdonerete per aver descritto Zacky come un piccolo criminale D: Lo so
che lui non è così, porello T___T però
ai fini della storia mi serviva così XD Poi in fondo un
piccolo furto non è niente di così grave suvvia
lo fanno tutti almeno una volta nella vita u.u Credo o____o”
Mi rendo conto che sono abbastanza OOC i personaggi.
Perdonate anche il
capitolo inconcludente, mi rendo conto che effettivamente non succede
un cavolo XD mi farò perdonare col prossimo capitolo u.u
Ringrazio comunque tutti per aver letto, in particolare a chi ha
recensito: Frankie
Sullivan GhostVengeance,
Two Dollar Bill e friem, grazie 1000 ^^
Ah una cosa, quasi mi
dimenticavo u_u
Mi serve per
un’altra storia… voi Brian, oltre che con Zacky,
ce lo vedete meglio con Matt o con Jimmy? o.o Fatemi sapere i vostri
pareri che io sono indecisa X3
Grazie ancora, un bacio
:D
Josie
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Nel capitolo precedente…
L’autobus
partì e Brian si girò verso il
finestrino per vedere l’uomo della sicurezza che si faceva
sempre più piccolo alla sua vista. Si sedette su un posto
vuoto appoggiando, esausto, la testa al finestrino, mentre Zack gli si
sedette davanti.
“Tu mi farai
finire nei guai” gli disse dopo averlo fissato per qualche
secondo. Lo conosceva da due giorni e lo aveva coinvolto in una rissa,
gli aveva fatto saltare il suo primo giorno di scuola ed erano arrivati
tanto così a farsi sbattere in prigione.
Per tutta risposta Zack
gli sorrise divertito.
***
Scesi dall’autobus, Brian seguì Zack che lo
condusse, per gustarsi in tranquillità la birra che avevano
appena preso, in una specie di parco giochi per bambini che a giudicare
dall’aspetto doveva essere abbandonato. Scivoli e altalene
erano mezze cadenti, le parti in ferro arrugginite e in più
l’erba era cresciuta incolta, tanto che arrivava
all’altezza della ginocchia.
Lo attraversarono fino ad arrivare ad un muretto che dava sulla strada
deserta, dove Zack si arrampicò e cominciò a
sorseggiare la sua birra.
Brian lo raggiunse e si mise a sedere davanti a lui.
“Carino questo posto è?” gli fece Zack,
mentre Brian si guardava intorno per cercare di capire cosa avesse di
carino quel posto “ci venivo sempre da piccolo con mio
padre”
Brian si girò verso i giochi che cadevano a pezzi e
provò ad immaginarsi il parco a nuovo con un Zack bambino
che scorrazzava felice in compagnia di suo padre. Al solo pensiero gli
venne da ridere.
“Perché ridi?” gli chiese Zack
guardandolo sospettoso.
“Niente niente” rispose subito Brian.
Rimasero li a parlare del più e del meno e il discorso
tornò inevitabilmente alla Gibson rossa che Zack aveva visto
al negozio. Ne era praticamente ossessionato!
Dopo che le bottiglie furono svuotate e la sete placata, sentirono una
voce chiamarli da lontano.
“Ehy Baker!”
Brian si irrigidì all’istante. Possibile che
fossero altri guai? A quanto pare quel ragazzino attirava solo persone
che cercavano di pestarlo/insultarlo/corrergli dietro.
Per fortuna però, quando Zack si voltò verso
colui che l’aveva chiamato si lasciò andare ad un
largo sorriso.
“Matt!” urlò scendendo dal muretto e
buttandosi praticamente fra le braccia del ragazzo che era appena
arrivato seguito da altri due.
“Ciao piccolo” lo salutò Matt andandogli
a scompigliare affettuosamente i capelli.
“Jimmy! Johnny! Quando siete tornati!?” chiese Zack
andando a salutare anche gli altri due. Si vedeva lontano un miglio che
era fuori di sé dalla gioia.
“Oggi no? Ma sei bacato Baker? Te lo abbiamo detto un milione
di volte che saremmo tornati oggi” sbuffò
divertito il ragazzo più alto dei tre.
“Ah già” fece Zack.
Brian guardava la scena da sopra il muretto. Zack era così
su di giri che doveva essersi dimenticato della sua presenza,
così tossì schiarendosi la gola per attirare
l’attenzione. Zack si voltò verso di lui
“ah ragazzi questo è Brian” lo
presentò “è a scuola con noi, oggi era
il suo primo giorno”
“Ciao Brian, io sono Matt” gli si
presentò il ragazzo avvicinandosi “e questi sono
Jimmy” disse indicando il più alto, che gli fece
un cenno con una mano “ e quel nanerottolo a fianco a lui
è Johnny”
“Ehy!” controbatté Johnny
“nanerottolo a chi? Pensa ai fatti tuoi palestrato senza
cervello che non sei altro! Comunque piacere Brian” disse
sorridendo verso Brian che ricambiò.
“Sarò anche palestrato, ma senza cervello ci sarai
tu nano da giardino!” gli rispose Matt che sembrava non
volergliela lasciare vinta.
Fra i due cominciò una discussione su chi era quello con
meno cervello che andò avanti per parecchio, mentre Zack lo
guardò come a volergli dire, non farci caso fanno sempre
così!
Brian li osservava divertito. Erano veramente uno strano gruppetto, ma
pensò che gli sarebbe piaciuto diventar amico loro.
Comunque, vedendo che quei due non erano decisi a smetterla decise di
intervenire Jimmy “Sentite voi due cerebrolesi, smettetela
subito prima che Brian capisca che siamo un gruppo di psicopatici e
scappi a gambe levate!” disse così tanto per avere
una scusa per fargli terminare la discussione, facendo ridere Brian.
I due finalmente si placarono anche se ancora si guardavano in cagnesco.
Jimmy si avvicinò a Johnny, lo prese per mano e gli diede un
bacio sulle labbra “cerca di stare calmo piccoletto”
Alla vista della scena Brian spalancò gli occhi sorpreso e
Matt sembrò accorgersene “ragazzi se continuate
così a Brian lo facciamo scappare davvero” disse
scoppiando a ridere.
Brian si ritrovò tutti gli sguardi puntati verso di lui e
arrossì impercettibilmente, un po’ per
ciò a cui aveva appena assistito e un po’
perché stare al centro dell’attenzione non gli era
mai piaciuto.
“Hai dei problemi con questa cosa?” gli chiese
Jimmy e Brian sapeva a cosa stava alludendo.
“Assolutamente no” ed era vero. Era solo che non se
lo aspettava.
“Benissimo” disse Jimmy e con una mano
spostò il mento di Johnny verso di se e lo baciò
di nuovo.
“Fantastico, ora smettetela che siete da diabete con quelle
facce frogiosamente felici!” li intimò Matt.
Jimmy continuò a baciare Johnny mostrando il dito medio a
Matt, che si mise a ridere.
“Vabbè lasciamoli in pace va” disse Matt
voltandosi verso Brian e Zack.
“Non credo di averti mai visto qui nei dintorni”
disse rivolgendosi a Brian.
“Perché mi sono appena trasferito. Cioè
in realtà sono qui da un paio di settimane e ho girato
parecchio, più che altro per la spiaggia, ma neanche io vi
ho mai visti prima”
“Perché siamo appena stati in Europa con un
progetto della scuola e siamo tornati solo ieri sera tardi. Zack non
l’hanno preso perché è troppo
ritardato” ridacchiò.
“Io non sono ritardato Matt! E’ solo che oltre alla
scuola ho anche altri interessi, non come voi secchioni”
“Secchioni noi? Sei tu che non prendi una sufficienza
dall’era avanti Cristo”
“E’ che faccio troppe assenze, quindi perdo il filo
e non ci capisco un cazzo quando vado a studiare!”
“Perché sei un coglione Baker” disse
ridendo e lo strinse in un abbraccio stritolatore. Era grosso almeno il
doppio di Zack “ci sei mancato che neanche ti
immagini”
Zack sorrise dimenticandosi del fatto che stavano discutendo
“era tutto uno schifo senza di voi” gli
spiegò “fino a che non ho incontrato
Brian” disse voltandosi verso di lui e facendo un sorriso a
trecentomila denti.
“In quanti casini ti ha già cacciato?”
chiese Matt divertito “ti ha coinvolto in qualche rissa?
Ufficio del preside? Galera per una notte?”
“La prima” rise Brian “e per la galera in
una notte ci eravamo quasi!”
“Ti ci dovrai abituare!” disse Jimmy spuntando da
dietro a Matt insieme a Johnny.
“Avete finito di limonare come due arrapati?”
“Si grazie Matt” gli rispose Johnny.
“Devi essere un tipo veramente forte di spirito, Brian, se
sei riuscito a sopravvivere a due giorni di Zack e a mezz’ora
di noi quattro senza scappare a gambe levate” disse Jimmy
“potresti essere dei nostri”
Brian sentì un immensa felicità salirgli da
qualche parte infondo all’ anima.
“Perché no” rispose solamente. Stava
quasi per mettersi ad urlare di gioia, ma non voleva fare la parte del
disperato, già si considerava abbastanza sfigato di suo.
Passarono tutta la giornata a scherzare, prendersi in giro girando la
città, fermandosi a mangiare di tanto in tanto per via di
Zack che aveva sempre fame. Era veramente piccoletto per mangiare
così tanto!
Solo quando il sole cominciò a calare lentamente oltre la
linea dell’orizzonte del mare, cominciarono ad incamminarsi
verso casa. Jimmy e Johnny si separarono per primi, dato che abitavano
nella zona più a ovest della città,
così Brian rimase con Matt e Zack.
“Ok ragazzi, ci vediamo domani” disse Matt
fermandosi davanti al vialetto di quella che doveva essere casa sua
“è stato un piacere Brian, tanto ci vediamo domani
a scuola no?”
“Certo” gli sorrise Brian.
“Bene” gli sorrise di rimando poi si
voltò verso Zack “ci vediamo domani
piccoletto” disse e gli diede un bacio a fior di labbra,
scompigliandogli i capelli, facendo quasi venire un colpo a Brian e con
un ultimo gesto della mano s’incamminò nel
vialetto di casa.
“Andiamo” gli disse Zack e ripresero a camminare in
silenzio.
Brian teneva lo sguardo fisso per terra. Non era normale quel moto di
gelosia che l’aveva attanagliato mentre vedeva Matt baciare
Zack. Questo voleva dire che stavano insieme o che? Non riusciva a
comprendere perché questa possibilità gli desse
così fastidio.
Brian sapeva che non ci avrebbe dormito la notte senza saperlo
così decise di chiederlo a Zack.
“Senti Zack” cominciò, mentre
l’altro si voltava verso di lui.
“Dimmi Brian”
Brian si morse il labbro. Non sapeva come introdurre il discorso.
Meglio essere diretti.
“Ma tu e Matt… cioè fra voi
due… nel senso” cominciò
incescpicandosi più volte.
“Se io e Matt stiamo insieme?” gli venne incontro
Zack, facendolo arrossire.
“Si…”
“Assolutamente no!” disse Zack scoppiando a ridere
“è il mio migliore amico e basta, ma tu non farci
caso noi salutiamo sempre così!”
“Ah ok” disse indifferentemente Brian, anche se
dentro la sua testa sentiva i cori che cantavano l’alleluja.
Senza che Brian se ne accorgesse erano arrivati davanti casa sua.
“Allora ci vediamo domani a scuola, ti giuro che domani non
salteremo lezione!”
“Non mi è dispiaciuto così
tanto!”
Zack scoppiò a ridere, illuminando gli occhi verdi alla luce
del sole che stava tramontando, facendo imbambolare Brian che non
poteva fare a meno di fissarli incantato.
Senza che il suo corpo si mettesse d’accordo con la sua
mente, Brian prese Zack per lo scollo della maglia e lo
baciò attirandolo a se.
Fu un istante e poi lo lasciò subito, troppo scioccato per
capire cosa aveva appena fatto. Anche Zack sembrava leggermente sotto
stato di shock.
“Bene allora a domani ciao Zack” disse tutto
d’un fiato senza aspettare risposta, correndo dentro casa e
chiudendosi la porta alle spalle.
Benvenuti a tutti, Josie
182 Production presenta… l’entrata in scena di
Jimmy, Johnny e Matt! XD Un applauso a loro u.u Non potevo
assolutamente non inserirli! :D
Perdonatemi se
c’è qualche errore, ma ora è tardi e
sicuramente ho il cervello sconnesso u.u
Grazie a tutti quelli
che hanno letto e in particolare a quelle ragazze coraggiose e
temerarie che hanno anche recensito lo scorso capitolo u.u Ovvero friem, Fluorescent, Vibeke Vengeance_Sevenfold(smettila
di farti mettere in punizione! è____è
huahah :D) e Frankie
Sullivan GhostVengeance. Grazie infinite! *.*
Al prossimo capitolo
gentaglia! :D
Josie.
|
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Capitolo 5 *** Chapter Four ***
La mattina dopo Brian uscì di casa senza neanche fare
colazione, sotto lo sguardo incredulo di sua madre dato che di solito
mangiava come un animale appena uscito dal letargo, e si
avviò direttamente a scuola senza aspettare Zack come si
erano messi d’accordo il giorno prima. Si rese conto che era
un comportamento da vigliacchi, ma dopo quello che aveva fatto il
giorno prima non se la sentiva di incontrarlo subito. Tanto in ogni
caso l’avrebbe visto a scuola, sicuramente avevano qualche
corso insieme.
Fortunatamente la prima parte della mattinata passò
relativamente tranquilla. Aveva avuto due ore di ginnastica in cui
aveva mostrato a tutti la sua inettitudine nel gioco della pallavolo.
Era intelligente, con ottimi voti ottenuti senza mai studiare niente,
suonava da Dio la chitarra, ma lo sport non era decisamente il suo
forte.
Un po’ abbattuto e con qualche livido in più sul
corpo si diresse alla mensa per il pranzo, dove incontrò
Johnny.
“Ehy Johnny” lo salutò andandogli
incontro.
“Ciao Brian! Che fine hai fatto sta mattina?”
“Niente… avevo delle cose da fare” se la
sbrigò Brian, guadagnandosi uno sguardo sospettoso da parte
di Johnny che rispose solamente “va bene” anche se
non sembrava molto convinto.
“Ah ecco gli altri” disse girandosi verso
l’entrata della mensa.
Brian si voltò e scorse Matt fra la folla seguito da Jimmy e
Zack.
“Io devo andare” disse non appena vide il
più piccolo.
“Dove vai? Non hai neanche preso da mangiare!” gli
fece notare Johnny guardando il suo vassoio vuoto.
“Devo andare… ehm… in
bagno” balbettò dicendo la prima cosa
che gli era venuta in mente e dirigendosi verso
l’uscita opposta a quella da cui stavano arrivando gli altri.
“Dove se ne va così di corsa Brian?”
chiese Matt a Johnny avvicinandosi.
“In bagno a quanto pare. Si comporta in modo un po’
strano”
“Sembra quasi che voglia evitarci” intervenne Jimmy.
“Zack tu sei l’ultimo che l’ha visto ieri
sera, sai se gli è successo qualcosa?” gli
domandò Matt.
“No” rispose un po’ troppo in fretta il
più piccolo sentendosi chiamato in causa e che naturalmente
non aveva raccontato agli altri gli avvenimenti della sera prima.
“Forse non si sente molto bene” suggerì
Johnny, mentre Matt guardava Zack come se sospettasse qualcosa.
“O forse ieri io e Johnny lo abbiamo shoccato
davvero” ridacchiò Jimmy.
“Non credo proprio che Brian abbia problemi con questo genere
di cose” disse Zack sovrappensiero.
“E tu che ne sai?” chiese Matt.
Zack si morse la lingua. Ma perché non se ne stava zitto
ogni tanto?
“Non lo so infatti. Andiamo a mangiare sto morendo di
fame” disse dirigendosi verso i tavoli, seguito dallo sguardo
sospettoso di Matt che cominciava a metterlo a disagio.
Zack prese il libro di filosofia dal suo armadietto, mentre imprecava a
bassa voce cercando di tirarlo fuori da sotto tutto
quell’ammasso di roba accatastata in quel mezzo metro
quadrato di spazio. C’era un casino incredibile per essere
uno spazio così piccolo. Lo chiuse sbuffando e si
immerse nel flusso di studenti che affollavano il corridoio.
Fortunatamente quella sarebbe stata l’ultima ora, la scuola
era iniziata da neanche un mese e già non ne poteva
più!
“Zack, aspetta!” si sentì
chiamare. Si voltò e vide la figura massiccia di Matt
dirigersi vero lui.
“Che c’è?”
“Senti amico, tu non me la racconti giusta!”
“A che diavolo ti stai riferendo?” chiese, mentre
riprese ad andare verso l’aula di filosofia.
Matt lo superò con due falcate e gli si parò
davanti costringendolo a fermarsi.
“A Brian” disse deciso “Cosa gli
è successo?”
“Non lo so, chi sono io, la sua baby sitter?”
“Non fare il finto tonto con me Zack. Tu sei stato
l’ultimo a vederlo. Prima mi hai detto che sta mattina non ti
ha aspettato per venire a scuola poi come siamo entrati in mensa
è fuggito! E dato che non credo che noi gli abbiamo fatto
niente devi per forza saperlo tu cosa è successo”
Zack si guardò intorno nervoso cercando un via di fuga che,
ovviamente, non c’era.
Matt sembrava deciso a voler sapere cosa fosse successo e
Zack lo conosceva da abbastanza tempo per sapere che, presto o tardi,
avrebbe comunque ottenuto ciò che voleva. Tanto valeva
dirglielo.
“Ieri mi ha baciato”
Matt sbiancò e rimase qualche secondo interdetto.
“Ha fatto… cosa?”
“Hai capito benissimo” disse puntando lo sguardo
negli occhi dell’altro.
“Quando è successo?”
“Prima che tornassimo a casa. Solo che poi è
praticamente scappato”
“Ecco perché ci evita, o meglio ti evita”
fece Matt mettendosi a ridere. Ma può essere che gli fa
ridere tutto a questo?, si chiese Zack spazientito.
“Già. Comunque adesso ho filosofia e dovrebbe
esserci anche lui… non può evitarmi in
classe”
“Bene fammi sapere come va, sono curioso”
“Non è una telenovela Matt!”
“Come no? Anzi vado subito a prendermi i pop-corn”
rise allontanandosi, lasciando Zack a escogitare crudeli vendette nei
confronti dell’amico. Per di più gli aveva anche
fatto fare tardi!
Si fece due piani di scale correndo per i corridoi che erano ormai
deserti.
Arrivò in aula col fiatone e bussò pronto a
sorbirsi le prediche del professore, che tra l’altro era pure
odioso. Più sarcastico di Jimmy quando si sentiva offeso.
“Baker, pensi che un giorno riuscirai ad arrivare in classe
in orario o ti è sempre necessario fare queste entrate
spettacolari a metà ora?” chiese acidamente mentre
Zack andava a sedersi in fondo all’aula senza neanche
rispondergli. Tanto era inutile!
Il professore riprese la lezione col suo tono monotono e noioso.
Brian era seduto qualche fila più avanti a lui. Era ancora
intenzionato ad evitarlo, quando gli era passato accanto per arrivare
al suo banco l’aveva fissato, ma lui non aveva neanche
accennato a voltarsi. Che diavolo di comportamento era quello? Prima lo
baciava e ora lo evitava?
Per tutta l’ora non diede segno di voler interagire neanche
un volta, cosa che Zacky trovava estremamente snervante. Ormai aveva
deciso: non appena sarebbe suonata la campanella sarebbe andato da lui
a parlare, sia che avesse o che non avesse voluto.
Dopo quelli che parvero trenta eterni minuti, la campanella gli fece il
favore di suonare e di liberarli tutti quanti dall’angoscia
di quelle quattro mura.
Brian, già pronto, scattò in piedi e
uscì subito dalla classe.
“Prevedibile” sussurrò Zack fra se e se,
che aveva previsto un comportamento del genere da parte di Brian e
perciò si era preparato anche lui in anticipo.
Lo seguì ma decise di non raggiungerlo subito. Preferiva
parlare con lui per strada, non li dove nessuno si faceva mai gli
affari propri.
Gli tenne dietro per una decina di minuti, poi si decise a raggiungerlo
nonostante non sapesse bene cosa gli avrebbe detto.
“Brian!” lo chiamò correndogli incontro.
“Ciao Zack” fece lui palesemente imbarazzato, con
lo sguardo fisso alla strada davanti a se.
“Perché è tutto il giorno che mi
eviti?” chiese Zack, preferendo essere diretto.
“Io… non ti sto evitando”
“Che stai facendo allora?”
Brian non rispose, ma aumentò il passo tanto che Zack faceva
fatica a stargli dietro.
“Brian, cazzo, se non mi stai evitando fermati!”
urlò un po’ troppo forte, attirando
l’attenzione di alcuni passanti.
Brian rallentò la camminata, ma non diede segno di volersi
fermare, ma già Zack lo reputava un passo avanti.
“Sarei io quello che dovrebbe evitare te!” disse
camminandogli due passi indietro.
“Nessuno ti impedisce di farlo”
“Non essere idiota, io non voglio farlo”
“E allora cosa vuoi?”
Zack chiuse gli occhi un istante e prese un profondo respiro
“fallo di nuovo”
Brian si bloccò all’improvviso tanto che Zack
quasi gli finì addosso.
“Cosa?” chiese dopo qualche secondo, fingendo di
non capire e sperando che Zack non lo mandasse allegramente a quel
paese.
“Fallo di nuovo… baciami”
Brian sentì il respiro mozzarglisi in gola. Aveva capito
bene?
Si voltò e quando incontrò gli occhi di Zack non
poté non essere sicuro di ciò che aveva sentito.
Sentiva le mani tremanti sudargli freddo e il battito cardiaco
accelerato. Si avvicinò, fino a lasciare pochi centimetri
fra il suo viso e quello del più piccolo, gli occhioni verdi
di lui puntati sui suoi, il respiro leggero che gli accarezzava la
pelle. Chiuse gli occhi e premette le sue labbra contro quelle calde e
morbide di Zack, per poi staccarsi quasi subito come se si fosse
scottato.
Zack appoggiò la fronte contro la sua "di nuovo" sussurrò chiudendo gli occhi.
Questa volta Brian fu più deciso. Gli prese il volto fra le
mani e gli baciò le labbra, facendogliele schiudere,
provando un irrefrenabile desiderio di stringerlo a se.
Zack gli portò le braccia al collo, costretto ad alzarsi in
punta di piedi per eliminare i centimetri di altezza che vi erano fra i
due.
Si separarono solo quando i loro polmoni gridarono per la
necessità di ossigeno, ma Brian non riusciva a smettere di
tenerlo stretto e di lasciarlo andare. Era incredibile come quel
ragazzino gli avesse creato così tanta dipendenza e in
così poco tempo.
Lo baciò di nuovo, questa volta più dolcemente,
fregandosene altamente delle persone che gli passavano accanto,
guardandoli schifati o perfino indignati.
Si lo so cosa state
pensando: come si fa a vedere quei due e a guardarli schifati?? Non si
può infatti :DD
Cooooomunque u.u Non mi
soddisfa molto questa capitolo (e quando mai! XD), ma vi ringrazio lo
stesso di aver perso il vostro tempo a leggere sta cosa! :D Grazie
1000! ^^
Ma soprattutto un
immenso, infinito, mega-super-iper gigantesco grazie a coloro che
recensiscono sempre la storia ovvero friem, two_dollar_bill, Frankie e Vibeke! che rendono
le mie giornate migliori con le loro deliranti recensioni! XD vi adoro
*____*
Alla prossima! :D
Josie
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 {parte 1} ***
Per la prima volta dopo anni, o forse per la prima volta e basta, Brian
non riusciva a prendere sonno. Ripensava a tutto quello che era
accaduto nelle ultime due settimane. Il doversi separare dai vecchi
amici, adattarsi in un’altra città, in
un’altra scuola, in un’altra casa… ma
niente aveva sconvolto, di più la sua vita, in senso
positivo, dell’arrivo di Zack.
Aveva dato uno scossone alla sua esistenza, un terremoto che aveva
fatto vacillare i suoi credo e il suo essere. Sconvolto. Totalmente.
Sì, perché se per colpa sua non riusciva a
prendere sonno doveva avergli fatto con molta probabilità un
qualche incantesimo, o forse lo aveva drogato e in quel preciso istante
i suoi neuroni stavano prendendosi gioco di lui, facendo festa e
impedendogli di dormire.
Non che non ci avesse provato a dormire. Chiudeva gli occhi e cercava
di pensare a qualcos’altro o meglio di non pensare affatto. E
di nuovo sentiva quella strana sensazione all’interno dello
stomaco che lo ridestava immediatamente.
Quando la mattina la sveglia suonò, Brian era sicuro di non
aver dormito più di un paio d’ore. Fece una fatica
immane per tirarsi su e spegnere la sveglia che gli trillava
insistentemente nei timpani.
Si fece una doccia fredda per cercare di svegliarsi, ma ottenne solo un
congelamento a livello cerebrale come quando bevi una bevanda troppo
fredda e senti la testa diventarti di ghiaccio.
Scese per la colazione ingozzandosi come un morto di fame, ultimamente
aveva perso l’abitudine di mangiare la mattina presto, ma era
deciso a rimediare a questo inconveniente.
Mentre era quasi nell’atto di strozzarsi con un boccone di
toast troppo grande il campanello suonò e andò
all’ingresso spolverandosi la maglia del pigiama dalle
briciole di pane.
Aprì la porta e si trovò davanti Zack
“Shao! Che shi fai qui?” gli chiese a bocca piena.
“Ti sono venuto a prendere. Se no fai come ieri che mi dai
buca!”
“Non ti avrei dato buca oggi” si difese Brian
riuscendo finalmente ad ingoiare il boccone di pane.
“Bè, per sicurezza…” disse
indifferente Zack infilandosi le mani nelle tasche “comunque
veramente molto stiloso il pigiama”
Brian si guardò, per poi arrossire. Quel pigiama glielo
aveva regalato a Natale sua nonna, che probabilmente doveva essere
ancora convinta che avesse otto anni.
“E’ un regalo devo metterlo per forza o mia madre
mi ammazza!”
Zack si mise a ridere di gusto, facendolo arrossire ancora di
più “no davvero, trovo che quell’orsetto
li al centro della maglia sia davvero… tenero”
disse cercando di trattenere le risate, ma scoppiando non appena
finì la frase.
“Vaffanculo Zack!”
“Dai stavo scherzando!” si difese lui, ma ancora
non riusciva a reprimere la risata.
“Ti chiudo fuori se non la smetti!”
protestò Brian incollerito per l’imbarazzo.
Ma nonostante le minacce, Zack, non sembrava intenzionato a smetterla
di prendersi gioco di lui, così Brian afferrò la
porta cercando di chiuderla per lasciare fuori Zack, che
però mise prontamente un piede fra il muro e la porta
riuscendo ad impedirgli di chiuderla. Col piede libero fece un passo
avanti e strinse il viso di Brian con una mano per poi lasciargli un
bacio leggero sulle labbra che gli fece salire i brividi lungo la
schiena “scherzavo davvero, ok?” gli disse
fissandolo così intensamente negli occhi che Brian cadde in
uno stato di semicatalessi.
“Ok…” rispose in tono appena udibile.
“Brian sei ancora a casa? Muoviti o farai tardi!”
Non appena la voce di sua madre giunse fino all’ingresso,
Brian e Zack si guardarono terrorizzati, appena in tempo per staccarsi
come se avessero preso la scossa.
“Oh ciao…” salutò sua madre
comparendo qualche secondo dopo.
“…Zack” terminò la frase per
lei il più piccolo.
“Ciao Zack. Sei un amico di Brian?”
“Si andiamo a scuola insieme”
“Molto piacere! Sono contenta che Brian abbia già
trovato qualcuno con cui fare amicizia” gli sorrise.
“Va bene grazie mamma, ora noi andiamo eh”
s’intromise Brian, cercando di evitare che sua madre lo
mettesse più in imbarazzo di quanto già stava
facendo. Lo stava facendo passare per un asociale senza un amico, per
la precisione.
“Esci così?” chiese lei con sguardo
critico, mentre guardava Brian dirigersi verso l’uscita.
“Certo che no!” borbottò in sua difesa
fingendo che non stesse per uscire di casa in pigiama, senza scarpe,
senza cartella e, a questo punto, senza testa dotata di cervello
pensante.
Sua madre scosse la testa, mentre Brian si fiondava su per le scale
“faccio in un secondo Zack, aspettami li!” disse
lasciando il povero ragazzo davanti all’ingresso solo con sua
madre.
“Vuoi qualcosa da mangiare caro?” chiese
gentilmente la Signora Haner.
“No grazie… ho già mangiato”
rispose lui con un sorriso tirato.
“Bè comunque non stare lì
all’ingresso, vai pure in salotto e guardati un po’
di TV, conoscendo Brian ci metterà un ora a
prepararsi!”
Zack ridacchio e si diresse in salotto, mentre lei si dirigeva in
cucina.
Fece in tempo a fare un po’ di zapping potendo constatare che
a quell’ora non c’era niente di lontanamente
interessante quando Brian lo chiamò.
“Dai Zack, alza il culo e andiamo”
“Wow ci hai messo poco, da come diceva tua madre ero
già pronta a farmi una maratona di puntate di The OC per
aspettarti” disse lui raggiungendolo, mentre si incamminavano
per strada.
“Ti prego, non dirmi che guardi quella roba”
“E’ l’unica cosa che
c’è di decente a quest’ora a quanto
pare” si difese Zack.
“E va bene farò finta di crederci”
ridacchiò Brian, guadagnandosi un’occhiataccia da
Zack.
“Scusami eh, se non sono uno di quelli che guardano solo il
baseball o il wrestling” s’immusonì Zack
punto sull’orgoglio.
Rimasero per un po’ in silenzio, mentre Zack continuava ad
ignorare i suoi tentativi di riaprire un dialogo ostentando
un espressione imbronciata. Era incredibile come quel ragazzino potesse
cambiare umore nel giro di due minuti.
Mentre camminavano fianco a fianco Brian fu di nuovo preso dai dubbi
che non l’avevano fatto dormire la sera prima.
Stava camminando a fianco ad un ragazzo, con cui tra l'altro non sapeva
come definirsi. Che cos’erano? Stavano insieme?
Al solo pensarci sentì un formicolio a livello dello
stomaco. Quella situazione era così nuova, così strana.
Da un lato era assillato dai dubbi, dall’altro ogni volta che
Zack lo sfiorava standogli accanto sentiva solo il violento impulso di
prenderlo e sbatterlo al muro per farselo li, seduta stante.
Si sentiva quasi come uno di quei schizofrenici che si vedono nei film,
quelli con doppia personalità. Da una parte il Brian docile
e timoroso, dall'altra quello con istinti animaleschi -non sapeva come
altro definirli.
Dopo qualche minuto fu Zack a interrompere il silenzio.
“Tutto bene?” chiese dimenticandosi di fare
l’imbronciato “mi sembri
pensieroso…”
Brian si voltò verso il più piccolo che lo
guardava con i suoi soliti occhi da cucciolo.
“Si tranquillo” rispose cercando di fare un sorriso
convincente.
“Sicuro? Ti vedo un po’ strano” lo
guardò preoccupato e gli strinse un attimo la mano per poi
lasciarla subito.
“Si scusa… è che mi ci devo ancora
abituare” rispose tenendo lo sguardo fisso sui lacci delle
sue scarpe “tu no?”
Zack parve pensarci un attimo, come se stesse valutando se era il caso
di dirgli o meno qualcosa.
“No” disse infine “in
realtà… non sei il primo ragazzo che
ho”
“Ah” riuscì solamente a dire Brian, che
non se lo aspettava.
“Non ti preoccupare lo so che all’inizio fa
strano…”
“Ma no neanche tanto” mentì
spudoratamente Brian.
Zack se ne accorse, infatti cominciò a ridacchiare sotto i
baffi.
“Ehy smettila di ridacchiare, se no ora sono io che mi
offendo!” lo intimò con il risultato che Zack si
mise a ridere ancora di più. Brian però,
nonostante gli sforzi, non riusciva ad offendersi, arrabbiarsi o niente
del genere. Non quando la risata cristallina di Zack gli penetrava fino
in fondo all’anima, facendolo a sua volta sorridere
d’istinto.
Qualsiasi cosa facesse aveva solo voglia di abbracciarlo, di baciarlo.
Di contatto fisico. Con lui.
E di nuovo sentì crescere dentro di se il suo istinto
più animale, un istinto che nessuna ragazza gli aveva mai
fatto provare, un istinto che non sapeva neanche di avere.
Afferrò Zack per un braccio e lo condusse in una stradina
laterale dove non vi era traccia di anima viva.
Lo spinse al muro e posò le labbra sulle sue, una mano
appoggiata al muro per bloccarlo, l’altra a tormentargli il
ciuffo viola. Zack gli passò una mano dietro la schiena
attirandolo di più a se, mettendo a contatto i loro stomaci
coperti dalla maglietta. Brian si staccò momentaneamente
dalle sue labbra per andare a baciargli le guance e scendergli
più giù.
“Scusa non ho resistito” gli sussurrò
sull’incavo del collo.
Zack lasciò cadere la testa indietro, per quanto la
vicinanza col muro glielo permettesse “potresti non resistere
un po’ più spesso” disse con un soffio,
la voce leggermente resa roca dalla reazione che il suo corpo aveva
avuto con tutta quella vicinanza.
Brian ridacchiò prima di impossessarsi nuovamente delle
labbra del più piccolo e farsi spazio all’interno.
Zack gli teneva stretta in un pugno la maglia nel tentativo disperato
di farlo avvicinare a lui più di quanto fosse
possibile.
Sentiva andare a fuoco ogni zona della pelle che andava a contatto con
quella di Zack, mentre l’ossigeno cominciava a mancargli nei
polmoni.
Si staccò ansimando, nel tentativo di riprendere aria,
perdendosi nel verde liquido degli occhi di Zack, anche lui con le
guance colorite dalla mancanza di ossigeno.
“Fortuna che ti faceva strano o mi avresti stuprato qui senza
tanti rimorsi” disse sarcastico Zack.
“Non farmi passare per maniaco piccolo cleptomane”
lo intimò Brian, lasciandogli un ultimo bacio sulla fronte,
per poi separarsi da lui e sentire il sollievo mentre l’aria
fresca lo circondava.
“E tu non farmi passare per un cleptomane allora”
“Ma tu lo sei. Mi hai rubato il cuore…”
disse sostentando uno sguardo serio per neanche tre secondi, per poi
scoppiare tutti e due a ridere.
“Ti prego non dire mai più una cosa del
genere!” fece Zack che si teneva la pancia dal ridere.
“Scusa, ma mi hai offerto la battuta su un piatto
d’argento!” lo seguì a ruota
Brian, mentre rideva della sua squallidissima frase da film di serie D.
“Ma stai tranquillo non mi sentirai mai più dire
una cosa del genere”
Si riavviarono per strada nel vano tentativo di darsi una calmata,
arrivando di fronte a scuola che ancora facevano battutine stupide per
rimanere in tema.
“Ehy ragazzi cos’è tutta
quest’allegria di mercoledì mattina?” li
raggiunse Jimmy facendosi spazio fra loro.
“Non è di lunedì mattina che
bisognerebbe essere afflitti e depressi?” gli chiese Brian
non rispondendo alla domanda.
“Bè è indifferente il giorno della
settimana. La mattina non mi sveglio decentemente prima di
mezzogiorno!”
“Si e se ne è accorto anche il professore di
storia!” lo rimbeccò Zack “si
è accorto che ti eri addormentato sul banco ieri, ha solo
finto di non farci caso”
“Bè l’importante è che non mi
abbia svegliato… appena sveglio sono una iena!”
“Non è una cosa a cui ho molta voglia di
assistere…”
“Già, meglio per te… però
puoi chiedere a Johnny. Lui lo sa esattamente come sono dopo una
nottata di sesso selvaggio!”
“Non voglio assolutamente sapere i particolari!”
“Ma chi te li vuole dire!?”
Brian scoppiò a ridere. Era sempre divertente assistere a
quelle discussioni.
“Comunque ora scappo, per una volta credo che non
arriverò in ritardo” li informò Jimmy
“dopo scuola da me, ci siete? Ci sono anche Johnny e
Matt”
“Io ci sono” rispose Zack con noncuranza,
probabilmente era un rito di routine.
“Brian?”
“Non mancherò” disse, sorriso stampato
in faccia.
“Perfetto, allora a dopo” si congedò
Jimmy precedendoli all’interno dell’ingresso.
“Tu cos’hai alla prima ora?” chiese Zack
una volta entrati.
“Biologia, tu?”
“Matematica” disse storcendo adorabilmente il naso.
“Allora ci vediamo dopo a pranzo”
“Ok…” disse incamminandosi depresso
verso il lato opposto del corridoio.
Brian lo guardò allontanarsi.
Per tutto il tragitto casa-scuola aveva avuto in testa una domanda, ma
che non aveva avuto l’occasione di chiedere a Zack. O forse,
più semplicemente, aveva paura della risposta.
Gli aveva detto che lui non era il primo ragazzo che aveva…
con chi era stato allora?
Non sapeva perché fosse così importante
scoprirlo, ma ogni volta che ci pensava gli si contorceva lo stomaco,
come se nel suo profondo già sapesse. Era una conoscenza
remota, nascosta in qualche meandro della sua mente. Ma sapeva che la
risposta non gli sarebbe piaciuta.
Con questo interrogativo che gli passava per la testa si diresse verso
il laboratorio di biologia, deciso a far parlare Zack il pomeriggio
quando sarebbero andati da Jimmy.
Continua…
Hola! :DD
Perdonate il ritardo
dovuto ad un improvvisa mancanza di ispirazione D: Maledetta, fa sempre
come gli pare T__T
Devo dire che
l’annuncio delle date italiane del tour hanno influito
parecchio! *____* Anche se ancora non ho i biglietti e starò
in perenne ansia finche non saranno fra le mie mani e spero che
ciò accada presto! ç____ç
Sto per avere un crollo
nervoso, signore iddio li voglioooooo >______<
Ok scusate lo sclero
momentaneo, me ne capitano parecchi! :DD
Comunque questo capitolo
in realtà è solo la prima parte, ho preferito
dividerlo perché troppo lunghi i capitoli non mi piacciono
u.u (le mie fisse! :D)
Ringrazio a tutte per
aver letto, chi ha messo fra le seguite o le preferite! Thanks! ^_^
E come sempre un grazie
particolare a quelle anime benedette che ogni volta si apprestano a
recensire! Ovvero: friem, Frankie, Fluorescent
e two_dollar_bill!
Vi adoro T___T *piange commossa*
( Frankie e Anita ho un
piano per disfarci di Gena: usiamo la polverina magica e il Lazzaro per
resuscitare Jimmy, poi vestiamo Gena con un costume da piccione e ci
penserà Jimmy a fare tutto il resto u.u Che ne dite? :D)
Ancora grazie 1000, vi
adoro seriamente! **
Al prossimo capitolo,
con la seconda parte! (spero sia presto! ^^") :DD
Josie
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 5 {parte 2} ***
Anche per quella giornata Brian era riuscito a superare quelle
noiosissime sei ore di scuola, anche se a un certo punto -ne era quasi
sicuro- si doveva essere addormentato sul banco. Era più
forte di lui, storia non la poteva proprio reggere. Si ricordava che,
appena aveva chiuso un attimo le palpebre per riposarsi un
po’ gli occhi, la professoressa di storia e
letteratura aveva iniziato a spiegare la rivoluzione americana e quando
li aveva riaperti stava dicendo qualcosa su Shakespeare… ne
dedusse quindi che non aveva solamente “riposato un attimo
gli occhi”. Meglio così infondo, l’ora
gli era sembrata molto più corta!
Si era alzato sentendo le palpebre ancora pesanti per la dormita e era
uscito trascinando i piedi per andare a lasciare i libri nel suo
armadietto, che avrebbe tanto voluto chiudere per non doverlo riaprire
mai più. Sbatté lo sportello chiudendolo con un
rumore metallico e gli si aprì la visuale sul corridoio da
dove stava arrivando un saltellante e tutto allegro Zack che gli si
parò davanti con un sorriso a un milione di denti.
“Come mai tutta questa felicità?” gli
chiese Brian divertito.
“Niente, sono solo felice che per sta settimana abbiamo
finito. Evvai col week-end!”
“Zack mi dispiace frenare così brutalmente il tuo
entusiasmo… ma oggi è
mercoledì”
L’espressione felice e contenta sul volto di Zack si
congelò per trasformarsi in una smorfia di orrore.
“M-mercoledì?” balbettò quasi
disgustato.
“Già” rispose Brian che cercava a stento
di non scoppiargli a ridere in faccia.
“E perché diavolo io pensavo che oggi fosse
venerdì?!” sbottò lui frustrato.
“Che ne so io, non prendertela con me! Non è colpa
mia se hai la testa bacata”
“Io non ho la testa bacata!” si lamentò
lui.
“E allora perché eri convinto che oggi fosse
venerdì?”
“…perché ho la testa bacata”
borbottò lui abbassando la testa come un bimbo di cinque
anni e Brian dovette trattenersi dall’andare ad abbracciarlo
e fargli “patpat” sulla testa per consolarlo.
Nel frattempo li aveva raggiunti anche Matt, anche lui
dall’aspetto molto allegro. Anche se a dir la
verità Brian non lo aveva mai visto ne triste ne arrabbiato
ne niente del genere.
“Ci siete anche voi da Jimmy oggi?” chiese dopo
averli salutati.
“Sì, dovevamo vederci in cortile”
“Ok allora raggiungiamolo che non ne posso più di
stare qui dentro”
“Peccato che dovremmo starci per altri otto mesi”
intervenne Brian.
“Oggi sei venuto a scuola con l’intenzione di
smorzare l’entusiasmo di tutti Brian?” gli chiese
Zack riferendosi a quello che era successo poco prima.
“Non mi pare che Matt fosse molto entusiasta e per quanto
riguarda a te non è colpa mia se i tuoi neuroni si sono
presi una bella vacanza da te” lo prese in giro.
“Ma di che state parlando?” intervenne Matt che non
ci stava capendo niente.
Brian gli raccontò l’aneddoto facendolo scoppiare
a ridere -quando mai- e giunsero in cortile dove li aspettavano Jimmy e
Johnny.
“Ciao ragazzi” li salutò Johnny, mentre
Jimmy faceva un cenno con la mano.
“Ciao gnomo. Allora andiamo?” chiese Matt ignorando
le proteste da parte di Johnny per via dell’appellativo che
gli era appena stato assegnato.
“Si vi prego, io sto morendo di fame… questa
scuola mi uccide!” si lamentò Zack.
“Si andiamo che mi voglio limonare Johnny ma
c’è troppa gente qui in giro” intervenne
Jimmy incamminandosi.
“Sempre il solito arrapato” commentò
Matt ridacchiando.
“Sempre la solita zitella. E’ ora che ti trovi
qualcuno amico” gli disse Jimmy sempre con la solita
delicatezza.
“No grazie. Sono uno spirito libero io”
“La convinzione di tutti i single” disse Johnny
atteggiandosi a saggio del villaggio.
“Come la convinzione dei nanerottoli che nella botte piccola
c’è il vino buono”ribatté
prontamente Matt.
“Perché devi tirare sempre fuori questa storia, eh
Matt? Ti rompo il mio basso in testa!” lo minacciò
alterato.
“Ma se il tuo basso è più alto di te!
Non ce la fai neanche a tirarlo su” disse per poi scoppiare a
ridere.
“Basta Matt. Non agitarmi Johnny, non rende
quand’è incazzato” lo informò
Jimmy.
“Ma lo sa questo piccoletto che io scherzo” disse
andandogli a scompigliare i capelli.
“In realtà l’unico motivo che lo ferma
dal prenderti a pugni è che sei grosso il doppio di
lui!” intervenne Zack qualche passo dietro di loro.
“Oddio come sono messo” fece con fare teatrale Matt
portandosi una mano alla fronte “sto in un gruppo con uno
schizzato, uno gnomo, una sottospecie di Zombie e Brian che per ora
sembra essere ancora normale“
“Hai dimenticato anche un gorilla senza cervello!”
intervenne Zack riferendosi ovviamente a lui. Intervento che venne
prontamente ignorato.
“Non so quanto tempo ti rimane amico”
informò Matt a Brian.
“Veramente poco credo” disse Brian sorridendo alla
frase di Matt.
Intanto, fra discussioni e prese in giro varie, arrivarono a casa di
Jimmy. Il quartiere assomigliava molto a quello in cui abitava Brian
tranne per l’assenza della vista sul mare che si
trovava dall’altra parte della città.
Fece scattare la chiave nella serratura e entrarono in salotto,
lasciando gli zaini a terra e sperando che un buco nero li inghiottisse
tutti. Poteva essere veramente una buona scusa: “mi scusi
professoressa non ho potuto fare i compiti perché un buco
nero mi ha risucchiato lo zaino!” Sì. Non male.
“Dai diamoci una mossa, ho la pancia vuota, sento il mio
stomaco che cerca di digerire se stesso!” li
esortò Zack, il cui stomaco faceva rumori veramente poco
gradevoli.
“Ok voi andate io vi raggiungo subito” li
informò Jimmy.
“Perché che devi fare?”
“Limonarmi uno gnomo” e così dicendo
prese Johnny per un braccio e lo spinse al muro impossessandosi delle
sue labbra.
“Bene noi togliamo il disturbo” disse Zack che
già si stava dirigendo in cucina.
“Si si noi arriviamo subito” disse Jimmy dopo che
si fu saziato momentaneamente delle labbra dell’altro per poi
rifarle subito sue.
“Arrapato” gridò Matt prima di sparire
dietro la porta della cucina.
“Zitella” gli gridò di rimando
aspettando che la porta si chiudesse alle sue spalle “noi due
dove eravamo rimasti?” chiese a Johnny con fare malizioso,
mentre l’altro gli sorrideva di risposta.
Jimmy lo cinse per i fianchi e lo portò fino al divano, dove
lo fece stendere, adagiandosi poi sopra di lui.
“Per quale fottuto motivo hai chiamato gli altri a pranzo? Ti
prego illuminami” gli chiese Johnny, la voce tremante dai
brividi che gli facevano venire i baci che Jimmy gli stava lasciando
sul collo.
“Calma i bollenti spiriti” rispose anche se lui
stesso si sentiva andare a fuoco “tanto i miei sono via per
quattro giorni” gli spiegò lasciandogli un bacio
sulla fronte “e sta notte puoi rimanere a dormire qui se
vuoi”
Johnny rispose facendo leva sui gomiti e catturando le sue labbra.
“Lo prendo per un si” disse Jimmy lasciandogli un
ultimo bacio, alzandosi in piedi e porgendogli le mani su cui fece leva
per tirarsi su “meglio che andiamo di la prima che quegli
altri tre diano fuoco alla cucina!”
Passarono tutto il pomeriggio a giocare alla play, guardare la TV e a
mangiare tante di quelle schifezze che nel giro di poco tempo tutto il
pavimento era cosparso di briciole e pop-corn vaganti. Jimmy
e Johnny se ne stavano sbragati sul divano, mentre Johnny faceva
zapping alla TV e Matt, Brian e Zack lanciavano in aria i pop-corn
cercando di farli ricadere direttamente in bocca.
“Dio, che casino!” constatò Jimmy
osservando lo stato in cui era ridotto il salotto.
“Tanto hai quattro giorni prima che i tuoi ritornino,
no?” gli venne in aiuto Brian.
“Si, ma non ho intenzione di rimettere a posto tutto da
solo!”
“Ah. Vuoi assumere qualcuno che pulisca al posto
tuo?” chiese innocentemente Zack.
“Zack tu dovresti assumere uno psichiatra che ti segua
giornalmente perché, credimi, hai dei problemi! Mi aiuterete
voi, io da solo tutto questo casino non lo pulisco!”
“Smettila di prendertela con Zack, Jimmy”
intervenne Matt “poverino lo sai che da solo non ci
arriva”
“Dici che ha sbattuto la testa da piccolo?”
“Oppure ha avuto una malattia mentale di cui noi non sappiamo
niente”
“O magari lo hanno rapito gli alieni che gli hanno
lobotomizzato il cervello e ora è diventato un po’
stupido!”
“Hey la finite di parlare di me come se non fossi
presente!?” intervenne irato Zack facendo ridere gli altri
due.
“Ma dai piccolo, smettila di fare l’offeso lo sai
che scherziamo!” gli disse Matt stringendolo in un abbraccio
stritolante.
“Io non sono stupido dovete smetterla di prendermi in
giro” fece lui offeso.
Matt gli alzò il viso per costringerlo a guardarlo negli
occhi e gli mise tutte e due le mani sulle spalle “tu non sai
stare agli scherzi Zack. Ti pare che pensiamo seriamente che sei
stupido?”
“Parla per te io lo penso davv-” intervenne Jimmy
che però venne bloccato prontamente da Johnny che gli
tappò la bocca con una mano.
“Va bene farò finta di
crederci”
“Bravo testone” gli disse Matt dandogli un bacio
sulla fronte.
Brian si mosse agitato, cominciavano a non piacergli molto le
dimostrazioni di affetto che Matt aveva per Zack. Ok che erano amici
però… Cominciavano a venirgli dei dubbi, cosa che
Brian non sopportava. Doveva sempre avere la situazione sotto controllo.
Fantastico, un’altra cosa su cui avrebbe potuto farsi un
sacco di seghe mentali. Sbuffò e si andò a sedere
affianco a Jimmy, che accarezzava la testa di Johnny che si era steso
con la testa sulle sue gambe.
“Qualcosa non va amico?” gli chiese subito notando
il suo stato d’animo.
“No” rispose con tono che diceva tutto il contrario.
“Mmm ci devo credere?”
“No” rispose nuovamente.
“Dai allora spara. Di allo zio Jimmy cosa
c’è che ti turba”
“Preferirei non parlarne qui…”
“Ah chiacchierata in privato. La cosa si fa seria!”
disse alzandosi dal divano con il risultato che il povero Johnny
rotolò per terra.
“Hey mister delicatezza, un po’ di
grazia!” disse massaggiandosi il gomito su cui era atterrato.
“Dove andate?” chiese Zack che aveva ripreso a
lanciare pop-corn con Matt dall’altra parte della stanza.
“In cucina Brian ha… fame. Gli faccio vedere dove
stanno i pop-corn”
“Ma ce li abbiamo noi”
“Si lo so ma ce ne stanno altri in cucina”
“Ma perché non può mangiarsi
questi?”
“Perché lui vuole quelli che stanno in
cucina ok Zack?” sbraitò Jimmy,
prendendo Brian per un braccio e conducendolo nella stanza adiacente
“Dio quanto è insistente”
sbuffò facendo ridere l’altro “comunque
ora che siamo lontano dalle orecchie indiscrete di quegli altri tre
puoi dirmi cosa succede”
“Ehmm… tu non hai parlato con Matt?
Cioè non ti ha detto niente?” disse Brian un
po’ in difficoltà.
“Detto cosa?”
Ok evidentemente non sapeva niente.
“Di me… e… Zack”
“Ah” fece lui inizialmente non capendo
“Aah!” ripeté qualche secondo dopo
quando il suo cervello collegò le parole ai fatti.
“Tu e Zack?” chiese scoppiando a ridere
“si effettivamente ho notato un non so che fra voi due questi
giorni”
“Si nota tanto?” chiese Brian sbiancando.
“Naah non preoccuparti. Ti facevo etero
però!”
“Io sono etero!”
“Ma Zack è un uomo”
“A me non piacciono gli uomini”
“Stai cercando di dirmi che Zack in realtà
è femmina?” chiese Jimmy storcendo il naso,
divertito da quella conversazione.
“No! Ma sul serio non mi piacciono. Io non so
perché Zack…
perché…” cominciò lasciando
la frase in sospeso non sapendo come continuare.
“Vuoi comprare una vocale?” lo prese in giro Jimmy.
“Ah-ah simpatico!”
“Sei tu che non ti spieghi”
“Ma tu mi confondi!”
“Io non faccio un bel niente!” si difese Jimmy, ma
si stava divertendo da morire a prendere in giro il povero Brian. Si
ricordava le sensazioni che aveva provato all’inizio per
Johnny, i dubbi, la confusione… ma sapeva che col tempo
avrebbe chiarito le sue idee, quindi perché non divertirsi
un po’ a torturarlo? Si issò a sedere sopra il
tavolo della cucina e si preparò a gustarsi lo spettacolo.
“Senti a me non piacciono i ragazzi e neanche le ragazze, dio
santo, non mi piace nessuno e mai mi è piaciuto. Non so
perché mi succede questo con Zack…”
“Ti devi rassegnare, Zack è così.
Farebbe innamorare anche un cane”
Brian scoppiò a ridere “si ne sarebbe
capace”
“Sai inizialmente anche io ho pensato di essere innamorato di
Zack”
La risata gli morì in gola e quasi si strozzò con
la propria saliva.
“Tu?” gli chiese incredulo. Era talmente
abituato a vederlo appiccicato a Johnny che l’idea
quasi gli faceva ridere.
“Si all’inizio. Ancora non conoscevamo Matt e io
ero sempre con Johnny e Zack. Lui è veramente una persona
meravigliosa Brian, devi tenertelo stretto. Io ci misi un po’
a capire che in realtà volevo Johnny. Anzi se lui non si
fosse fatto avanti non credo che lo avrei mai capito”
“E’ stato Johnny a fare la prima mossa?”
chiese Brian incredulo. Cavolo già è difficile
dichiarsi, pensa ad una persona del tuo stesso sesso dalla
sessualità incerta. Non lo faceva così coraggioso
il piccoletto.
“Si. Fu davvero scioccante all’inizio. Non lo avrei
mai immaginato che potesse provare qualcosa per me. Sai come
è fatto Johnny gli piace stare in disparte in silenzio a
volte, quindi non ne avevo la minima idea”
“Come te lo ha detto?”
“Ero con lui che mi stavo lamentando di non saper cosa
provavo per Zack, a un certo punto mi sento strattonare per la maglia e
mi ritrovo la lingua di Johnny in bocca” raccontò
ridendo “quando si è staccato mi ha detto che
sperava che quello che aveva appena fatto me lo avrebbe fatto
dimenticare”
“C’è riuscito a quanto pare”
“Già. Anche se non credo di esserne mai stato
innamorato. Lo amo, certo, ma come amico”
“Capisco. Quindi tu… non ci sei mai stato con
Zack?”
“Assolutamente no. Era questo che ti preoccupava?”
“In parte” ammise Brian sorridendo colpevole
“E’ che Zack mi ha detto che non sono il primo
ragazzo che ha avuto e pensavo che forse eri tu”
“No e anche se non fosse intervenuto Johnny non credo che
sarebbe comunque successo”
“Quindi è rimasta solo un’altra persona
dato che tu non sei e, se mi dici che Johnny è stato sempre
innamorato di te, neanche lui. Dimmi la verità Jimmy, Zack
è stato con Matt?”
“Perché? Sarebbe un problema per te?”
chiese titubante.
“Dimmi solo se è così”
Dal modo in cui Jimmy si tormentava le mani non sapendo se rispondere o
meno Brian capì che le sue intuizioni erano giuste e vide i
suoi dubbi concretizzarsi.
“Bene. Era solo per sapere” disse infine.
“Perché questo dovrebbe crearti dei problemi
scusa?”
“Non lo so, è che ho sempre avuto la sensazione
che fra loro ci fosse qualcosa di più di una semplice
amicizia” disse Brian ripensando al moto di gelosia che lo
aveva colto quando aveva visto Matt baciare Zack, il giorno in cui
aveva conosciuto Matt.
“Forse c’è stato, ma non ti stare a fare
tanti problemi tanto adesso non c’è più
niente fra loro”
“Come mai? Cos’è successo?”
“Credo di averti detto già abbastanza”
disse Jimmy scendendo da sopra il tavolo “se ci
sarà qualcosa’altro che vuoi sapere dovrai
chiederlo a Zack” e dal tono che aveva usato sapeva che non
avrebbe accettato repliche.
“Ok grazie Jimmy”
“Figurati. Il dottor Jimmy c’è sempre
per i suoi amici malati d’amore. E comunque se vuoi un
consiglio non lasciarti scappare Zack per delle sciocchezze, te ne
pentiresti” e così dicendo uscì dalla
cucina.
Brian si concesse un paio di minuti per pensare alla situazione.
Il comportamento che aveva Matt nei confronti di Zack un po’
lo agitava, soprattutto perché non sapeva come era andata a
finire fra loro, ma avrebbe comunque seguito il consiglio di Jimmy.
Più rassicurato uscì dalla cucina e appena
entrato in corridoio si sentì travolgere da Zack che gli si
era praticamente fiondato fra le braccia.
“Che diavolo avete fatto di la tutto questo tempo?”
chiese appoggiando la testa sul suo petto, ascoltando i battiti del
cuore di Brian pulsargli contro l’orecchio.
“Niente parlavamo” gli rispose accarezzandogli
delicatamente la testa.
“Mi mancavi”
“Ti sono mancato in dieci minuti?” chiese ridendo
Brian.
“Si tantissimo” rispose accoccolandosi ancora di
più contro di lui.
Brian gli alzò il viso con una mano e gli baciò
lentamente le labbra.
“Ci andiamo a fare un giro?” chiese, mentre gli era
venuta un improvvisa voglia di stare da solo con lui, accorgendosi che
fin’ora non era mai successo.
“Adesso?”
“Si. Ne hai voglia?”
“Certo” rispose lui entusiasta.
Entrarono in salotto dove raccolsero i loro zaini pronti ad andare.
“Allora noi ci vediamo domani, ciao ragazzi!”
salutò Zack, mentre già si dirigevano verso il
portone di casa.
“Ehy fermi! Dove andate? Chi mi aiuta a ripulire tutto questo
casino?”
“Corri Zack!” urlò Brian prendendo il
ragazzo per mano e fiondandosi fuori di casa ridendo divertito, mentre
da lontano giungevano gli insulti veramente poco carini provenienti da
casa di Jimmy.
Fine del chapter five!
:DD
Mamma mia quanto
è palloso questo capitolo chiedo umilmente scusa! XD *si
mette a pregare i lettori in ginocchio*
CofCof *colpo di tosse*
ehm… si… ricomponiamoci ù.ù
Come sempre grazie a
tutti per aver letto, messo fra le seguite, preferizzato e blablabla,
qualsiasi cosa abbiate fatto grazie! :D
Soprattutto un grazie
immenso a two_dollar_bill
(non mi odiare per quello che sto facendo e che farò a Matt!
XD), friem
(grazie per la tua regolarità nell’aver recensito
fin dal primo capitolo *-*) e Frankie Stalker Holmes Sullivan
GhostVengeance (dal nome in continua evoluzione XD)
Grazie grazie grazie
grazie grazieeeeee :DD
Al prossimo capitolo! ^^
Bacioni,
Josie
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 6 ***
“Dici che Jimmy ci ucciderà perché non
siamo rimasti ad aiutarlo a sistemare casa?” chiese Zack
mentre si allontanavano da casa Sullivan.
“Nah. Tanto ci sono anche Matt e Johnny” rispose
Brian con un alzata di spalle.
“Hai ragione. Ci uccideranno anche loro”
“Non essere così drammatico!”
ridacchiò Brian.
“Credimi… tu non conosci Jimmy! Quello
quando si incazza, si incazza sul serio!”
“Io avrei più paura di uno come Matt. Con quelle
braccia potrebbe stritolarci a mani nude!”
Questa volta fu il turno di Zack di ridacchiare “è
tutta apparenza! Matt si sentirebbe in colpa anche a uccidere una
zanzara credimi”
“Comunque” cominciò Brian cambiando
discorso. Si era ripromesso che non si sarebbe fatto più
problemi per la questione Matt-Zack, ma comunque incentrare le
conversazioni su di lui non era decisamente il massimo.
“Ti va se ci andiamo a fare un giretto in spiaggia? Io non ho
voglia di tornare a casa”
“Neanche io. E poi mi piace la spiaggia a
quest’ora, è sempre poco affollata”
“Perfetto”
Brian afferrò la mano di Zack e strinse le sue dita fra le
sue. Guardò verso il ragazzo per osservare la sua reazione,
ma lui sembrava tranquillo, anzi un sorriso si fece strada sul volto
dell’altro. Brian aveva sempre odiato le coppiette che se ne
andavano in giro per mano scambiandosi sguardi da ebeti. Ai suoi occhi
sembrava una cosa così falsa. Non aveva mai avuto un buon
rapporto con l’amore, no, decisamente.
Eppure con Zack tutto quello gli veniva così naturale. Gli
piaceva sentire il calore della mano di Zack intrecciata con la sua, lo
faceva sentire bene vederlo sorridere per quelle attenzioni che gli
dava.
Camminarono appiccicati l’uno all’altro per
nascondere ai passanti l’intreccio delle loro mani fra i due
corpi; era un po’ frustrante dover prendere certi tipi di
precauzioni solo per farsi una passeggiata all’aria aperta. A
lui non importava gran che se passando qualcuno gli gridava qualche
insulto, ma Zack sembrava provato quando accadeva, perciò
Brian lo faceva solo per lui. Se fosse stato per lui avrebbe mandato a
fanculo il mondo e avrebbe passato il tempo a baciare Zack,
fregandosene alla grande di occhiatacce, insulti e simili. Il problema
era che a volte la gente non si fermava agli insulti, non si
accontentava delle occhiatacce… ma Brian dalla sua innocenza
così matura non poteva immaginarselo.
Dopo una ventina di minuti di camminata cominciarono a
sentire l’odore salato e il rumore lento e trascinato del
mare a quell’ora.
Avanzarono finche non iniziarono a sentire i piedi sprofondare nella
sabbia e la brezza marina sollevargli i capelli.
Per un attimo Brian si fermò a pochi passi
dall’acqua a guardare incantato il sole che stava sparendo
oltre il filo dell’orizzonte sull’oceano. Da dove
veniva lui non c’erano spettacoli di questo genere, per
questo gli piaceva particolarmente andare a passeggiare in spiaggia.
“Io odio il sole” gli riferì Zack,
l’espressione corrucciata di disappunto illuminata dalla luce
oro-arancio del sole.
“Sicuro di essere californiano?” gli chiese Brian
divertito.
“Si, ma preferisco la pioggia. Odio il sole”
ripeté nuovamente.
“Senza il sole non ci sarebbe vita”
“Anche senza pioggia”
“Touché” disse Brian poi lo
sorpassò e si mise davanti a lui oscurandogli la vista del
tanto odiato astro.
“Va bene allora guarda me” disse aprendo le braccia
“infondo non sono più bello io del
sole?”
“Si e anche più egocentrico!”
“Ma dai ammettilo che è vero!”
“Come no” lo prese in giro Zack “e dopo
la teoria eliocentrica ecco a voi la teoria Brian-centrica: gira tutto
intorno a te!”
“Smettila di prendermi in giro sotto specie di mozzarella
vestita da Californiano!” lo intimò Brian
avvicinandosi a lui e schioccandogli un bacio sull’orecchio.
“Ahh! No ti prego, è
fastidiosissimo!” si lamentò l’altro
cercando di liberarsi dalla stretta delle braccia di Brian, che
però non ne voleva sapere di lasciarlo andare.
“Ah e così ti da fastidio?”
“Si, fa venire i brividi, è
insopportabile!”
“Ok, grazie di avermi svelato questo tuo punto
debole” disse Brian con un sorriso sghembo dipinto in volto,
avvicinando nuovamente le labbra verso l’orecchio
dell’altro, che si contorceva nella sua stretta.
SMACK!
“Ti prego basta!” urlò lamentoso Zack
scosso da brividi fastidiosi. Brian lo lasciò andare e
subito Zack si allontanò di qualche passo, mentre lui rideva
di gusto guardando l’altro, le braccia al petto e
l’espressione a metà fra l’offeso e
l’arrabbiato. Semplicemente lo adorava quando faceva quelle
facce buffe.
Poi l’espressione sul viso di Zack mutò, per
lasciare spazio a un sorriso e a uno sguardo provocatore mentre si
avvicinava lentamente all’altro ragazzo.
Gli posò delicatamente le mani sul petto e si
alzò in punta di piedi per andare a baciare quelle labbra
strafottenti, avvicinandosi con una lentezza snervante. Brian sentiva
di odiare ogni secondo, ogni centimetro che lo separavano dalle labbra
del più piccolo, mentre tutti i suoi neuroni andavano
allegramente a farsi fottere, come succedeva ogni volta che Zack gli si
avvicinava così tanto.
Una volta che le due bocche si stavano quasi sfiorando, Brian chiuse
gli occhi per prepararsi al contatto. Quello che sentì
però, fu una forte pressione a livello del petto e mezzo
secondo dopo era bagnato fradicio immerso fino alla testa
nell’acqua del mare. Quando riemerse la prima cosa che
sentì fu la risata cristallina di Zack che, a quanto
sembrava, si stava divertendo un mondo.
Non poteva crederci che Zack lo aveva fatto veramente.
“Tu!” disse spostandosi i capelli fradici da
davanti alla faccia e puntandogli un dito contro “mi hai
spinto in acqua!”
“Complimenti mio signore, che deduzione” lo prese
in giro Zack.
Brian era incredulo “sei un fottuto piccolo
bastardo!” esclamò, scatenando un’altra
risata da parte del più piccolo.
“Bene” dichiarò calmo mentre usciva
dall’acqua e si strizzava la maglia zuppa cercando di
riacquistare compostezza “molto bene”
ripeté mentre si avvicinava minaccioso al ragazzino. Glie
l’avrebbe fatta pagare, oh si che glie l’avrebbe
fatta pagare.
“Brian perché mi stai guardando in quel
modo?”
“Quale modo?” chiese avvicinandosi lentamente.
“Nel modo in cui gli squali guardano i pesci più
piccoli”
“Ti sbagli non ti sto guardando così”
“Mi sembra proprio di si” disse lui mettendo le
braccia avanti per coprirsi da un eventuale agguato da parte di Brian
“Brian fermati” cominciò ad
indietreggiare mezzo divertito mezzo preoccupato.
“Mi dispiace ma mi devo vendicare di quello che hai
fatto”
“No ora siamo pari. Sono io che mi sono vendicato di
te”
“Non mi pare la stessa cosa un bacio in un orecchio a
confronto di un tuffo in mare; per di più vestito“
“E va bene” disse Zack bloccando il suo
indietreggiamento e aprendo le braccia in segno di resa “sono
tutto tuo. Fai quello che vuoi, io non reagirò”
Anche Brian si bloccò di colpo. Quelle parole a doppio
significato gli avevano causato una reazione non troppo inerente a
quello che voleva fare. Ovvero vendicarsi.
Cominciarono a susseguirsi una serie di immagini nella sua mente che
con la vendetta non avevano nulla a che fare; ed ecco che i suoi
neuroni erano di nuovo partiti senza di lui.
Eliminò quei pochi metri che lo separavano da Zack e gli
baciò le labbra sentendo il desiderio di quel contatto che
pochi minuti fa aveva mancato. Portò una mano a stringergli
i capelli per avvicinarlo di più, facendo aderire il suo
corpo bagnato con quello di Zack.
“E quindi è così che ti
vendichi?” gli soffiò a due centimetri dalla pelle
bagnata, facendolo rabbrividire, interrompendo per un momento il
contatto.
“No, rimando la vendetta a un momento futuro” disse
baciandogli languidamente il collo, mentre Zack sussultò
appena a quel contatto.
“Ah ho capito. Sono troppo sexy perché tu possa
resistere”
Brian ridacchiò senza interrompere il contatto, andandogli a
mordicchiare la pelle calda.
Zack allacciò le braccia intorno alla sua schiena stringendo
il corpo di Brian, che stava cominciando a tremare per il freddo.
Intanto lui aveva cominciato a risalire lasciando baci in ogni
centimetro della sua pelle, fino ad impossessarsi di nuovo della sua
bocca. Stava per rispondere alla battutina di Zack quando
sentì qualcosa vibrare contro la sua coscia.
Si staccarono controvoglia e Zack tirò fuori il cellulare
dalla tasca dei pantaloni.
“E’ Matt” lo informò il
ragazzo guardando il display.
Brian sbuffò impercettibilmente, già disturbato
dal fatto che erano stati interrotti, in più che
fosse stato Matt a chiamare non favoriva di certo la situazione.
Ascoltò Zack parlare al telefono non riuscendo ad afferrare
il discorso sentito solo a metà. Intanto il venticello che
si era alzato cominciava a fargli venire freddo e in più il
fatto che fosse zuppo dalla testa ai piedi non aiutava. Si
strinse le braccia al petto e aspettò che Zack terminasse la
chiamata.
“Ok. Ok, ho capito” stava dicendo l’altro
“si arriviamo” disse terminando la chiamata.
“Che voleva?”
“Dice se possiamo raggiungerlo da Jimmy” gli disse
senza incontrare il suo sguardo.
“E perché?”
“Intanto dice che Jimmy vuole che lo aiutiamo a dare una
sistemata”
Brian lo guardò sospettoso. Era sicuro che Zack gli stava
omettendo qualche altro particolare della telefonata.
“E poi?”
Zacky continuava a smaneggiare con il cellulare evitando
accuratamente di incontrare il suo sguardo.
“e poi…”
“Allora?” insisté Brian mentre sentiva
perdere la pazienza.
“Ha chiesto se sta sera poteva dormire da me”
“Che ha fatto?!”
“Perché sua sorella ha invitato delle amiche a
dormire da lei e lui è praticamente stato sfrattato da
camera loro” gli spiegò guardandolo finalmente
negli occhi.
“Io lo ammazzo”
“Cosa? Perché?! Guarda che io e Matt siamo
solo-”
“Si ok siete amici, ho parlato con Jimmy e me lo ha detto che
tempo fa tu e Matt…” si interruppe Brian non
riuscendo a finire la frase.
Zack sembrava mezzo sconvolto “ah non sapevo che tu lo
sapessi…”
“E invece guarda un po’ lo so”
“Va bene comunque se c’è stato qualcosa
fra me e Matt è finito e lui è mio amico e se mi
ha chiesto un favore io glielo faccio ok?” disse tutto
d’un fiato Zack.
“Va bene scusa. Come ti pare”
“Mi sembri ancora arrabbiato
però…”
“Non lo sono” tagliò corto Brian.
Zack s’incupì leggermente “Va bene.
Andiamo…”
S’incamminarono verso casa Sullivan, Brian davanti e Zack
qualche passo indietro, senza rivolgersi la parola per tutto il tempo.
E, anche se con un
po’ di ritardo, anche il capitolo 6 è arrivato! ^^
So cosa state pensando u.u -ma questa ci fa aspettare tutto sto tempo
per un capitolo simile?!?!"- si u.u chissà se un giorno
molto lontano scriverò mai qualcosa che mi soddisfa XD
cercherò per lo meno di aggiornare un po' prima per farmi
perdonare u.u
Scusate ma ogni tanto
l’ispirazione se ne va a fare un viaggetto senza di me u.u
Senza contare questa stupida scuola che non mi da un attimo di tregua
T.T Per fortuna questo è l’ultimo anno e poi tanti
cari saluti! :D
Ultimamente ci si mette
anche questo fottuto mal di testa che non mi abbandona mai, quindi se
c'è qualche errore scusate, ma non sono completamente in me!
XD Che poi tra l'altro sto computer è idiota o.o
Ogni volta che scrivevo "Zack" me lo correggeva automaticamente in
"Back" D: ma io non lo so se è normale bah XD
Coooomunque u.u
Come sempre ringrazio tutti per aver letto, messo fra i
preferiti/seguiti, ecc!!
Grazie soprattutto a freim, Two_Dollar_Bill e Frankie che
recensiscono sempre, vi adoro! Sul serio, non immaginate quanto u.u
Bene ora vi saluto! :D e non mi odiate per questo capitolo u.u
Alla prossima! ^^
Josie
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 7 ***
A casa Sullivan, a parte subire le ramanzine da casalinga disperata di
Jimmy che li aveva subito messi a lavoro per dare una sistemata, Brian
se ne rimase tutto il tempo in silenzio evitando accuratamente lo
sguardo di Zack, ogni volta che questo gli passava accanto. Nonostante
sapesse perfettamente che era un comportamento alquanto infantile, non
poteva farne a meno. Non gli capitava spesso di arrabbiarsi o
innervosirsi, ma quando succedeva riusciva a dire cose di cui poi si
pentiva istantaneamente e siccome non aveva intenzione di dire qualcosa
di irrimediabile a Zack preferiva rimanere in silenzio.
Jimmy, che era a conoscenza dei suoi trip mentali, gli mandava occhiate
di tanto in tanto, che Brian cercava, per quanto possibile, di
ignorare. Effettivamente stava tenendo un comportamento un
po’ sospetto. Non era da lui starsene in disparte evitando
qualsiasi contatto con gli altri, ma non ci poteva fare niente. Ogni
volta che tentava di comportarsi in modo un po’
più normale gli affioravano alla mente immagini
insopportabili. Forse stava esagerando, ma non poteva fare a meno di
pensarci, nonostante cercasse di sviare quei pensieri lontani dalla sua
mente; eppure quelli tornavano lo stesso. Matt che dormiva a casa di
Zack. Nello stesso letto, ovvio, non ne aveva altri. A meno che non lo
mettesse a dormire per terra e per quanto riguardava Brian era il posto
migliore in cui potesse stare. Ma Zack non lo avrebbe mai permesso. Non
avrebbe mai permesso che il suo migliore amico dormisse per terra.
“Hey Brian tutto bene?”
La voce di Jimmy alle sue spalle lo riportò bruscamente alla
realtà. Vedeva talmente nitidamente nella sua mente
l’immagine di Zack e Matt avvinghiati che quasi si sorprese a
constatare che stava con la testa infilata dentro una mensola per
mettere apposto le buste dei pop-corn.
“Cosa?” chiese un po’ frastornato.
“Tutto bene Brian?” gli chiese nuovamente Jimmy
mezzo divertito e mezzo preoccupato.
“Ah si. Si tutto bene” disse per poi ritornare alla
sua occupazione.
“Bene, perché sembri uno che ha preso una botta in
testa”
Jimmy e la sua solita sincerità indiscreta.
“Secondo me qualcosa ti turba” ipotizzò,
ma lo disse come se sapesse che era esattamente così.
“Ti sbagli” rispose Brian sostentando indifferenza.
“Ti ricordi il discorso che abbiamo fatto prima
vero?”
“Si mi ricordo” disse infastidito. Come faceva
Jimmy a sapere sempre quello che pensava? Era piuttosto snervante.
“Allora cerca di tenerlo sempre a mente”
“Lo farò” sbuffò Brian. Tanto
era inutile cercare di negare con Jimmy.
Dopo essere passati a casa Sanders, Matt e Zack si diressero verso casa
di quest’ultimo. La Signora Baker, che adorava infinitamente
Matt, preparò tanta di quella roba che mangiarono
finché le cinture dei pantaloni non minacciarono di
esplodere e tenendo conto che da Jimmy si erano strafogati di
patatine e pop-corn tutto il pomeriggio, potevano ritenersi sazi.
Salirono in fretta in camera di Zack con l’intenzione di
farsi una bella dormita dopo una lunga e faticosissima giornata di
cazzeggio. Non fare niente era veramente stancante.
Matt era sparito in bagno e Zack ne approfittò per mettersi
la maglietta e i pantaloncini corti con cui dormiva. Vedendo che Matt
tardava a tornare, tirò fuori dalla custodia la chitarra e
cominciò a strimpellare qualche canzone dei Misfits tanto
per passare il tempo.
“Point me to
the sky above I can't get there on my own…”
Zack si fermò sentendo la voce di Matt che a qualche passo
da lui, cantava le parole della canzone che stava suonando.
“Perché ti sei fermato?” gli chiese
innocentemente Matt, riapparendo in pantaloncini e senza maglia, come
era solito dormire.
“Non lo so” e non lo sapeva sul serio, nonostante
capitasse spesso che i due si mettessero a duettare insieme.
“Sei strano oggi” affermò Matt
portandosi le braccia ai fianchi e squadrandolo con fare critico.
“Non sono strano sempre?” cercò di
buttarla sullo scherzo Zack.
“Più del solito”
precisò l’altro.
Non sapendo bene come rispondere Zack rimase in silenzio aspettando che
fosse Matt a parlare per primo.
“Sei troppo silenzioso” disse infatti, dopo qualche
secondo “di solito mi riempi di chiacchiere finché
non devo infilarti un calzino in bocca per farti stare zitto”
Zack si mise a ridere “una volta ci hai provato
davvero”
“Continuavi a parlare a manetta nonostante erano due ore che
ti dicevo di smetterla, cosa dovevo fare?” chiese Matt
lasciandosi trasportare dalla risata contagiosa dell’amico.
Zack rimise la chitarra dentro la custodia e la sistemò fra
il mobile e il muro, per poi sbadigliare sonoramente.
“Ho sonno” dichiarò strascicando la voce
per sembrare più credibile.
“Ma non sono neanche le dieci e mezza”
“Ho comunque sonno” insisté. In effetti
la breve discussione con Brian lo aveva decisamente buttato
giù e cercò di cacciare via quel recente ricordo.
“E va bene” cedette Matt “io
sto dalla parte del muro!” e così
dicendo si gettò di peso sul letto.
“Te lo scordi! L’ultima volta mi hai scalciato
tutta la notte fino a che non mi sono ritrovato col culo a
terra!”
“E allora? Preferisci ricevere calci finche non ti presso
contro il muro?” chiese divertito Matt che si era
già accoccolato sotto le coperte.
“Decisamente! Almeno rimango nel letto non mi va di passare
la nottata nel pavimento, è gelido. Dai levati!”
“No”
“Dai Matt”
“No” ripeté lui stampandosi in faccia un
sorriso soddisfatto che istigava a Zack molta mooolta violenza.
“Vorrà dire che dovrò spostarti
io”
“Non ci riusciresti neanche se fossi addormentato”
lo sfidò l’altro.
“Vuoi vedere?”
“Vediamo un po’”
Zack salì sul letto e con ogni forza cercò
perlomeno di spostarlo, anche solo di pochi centimetri, ma Matt
rimaneva immobile, contraendo leggermente i muscoli delle braccia per
fare forza. Tentò ancora studiando varie strategie che una
alla volta fallirono tutte.
“Uffa” sbuffò infine, arrendendosi alla
sua più totale mancanza di atleticità.
Si infilò sotto le coperte deciso a tenergli il muso,
incrociando le braccia al petto.
“Mia sorella ci avrebbe messo più forza di
te” lo prese in giro Matt.
“Povera Amy, ha tutta la mia stima per essere riuscita a
vivere quindici anni della sua vita con te”
“Hai bevuto dell’acido oggi?” chiese
Matt, nonostante avesse ancora un tono leggero e scherzoso.
“Tanto lo so che finirò a dormire nel gelo del
pavimento”
“Non è vero. Quanto sei drammatico”
“Fai presto a parlare tu. Non sei tu che ti sveglierai col
culo gelato e lo ossa rotte!”
“Ok, allora vieni qui” così dicendo,
Matt afferrò Zack portandolo a sé e lo
abbracciò da dietro, appoggiando la testa sulla sua schiena
e stringendolo leggermente “ti tengo io. Così non
cadi”
Zack non oppose resistenza, anche se le guance gli si
colorirono leggermente; per sua fortuna l’altro non poteva
vederlo in viso da quella posizione. Si lasciò avvolgere
dalle braccia di Matt anche se sapeva che tutto
ciò avrebbe potuto diventare molto pericoloso.
“Buonanotte” disse piano mentre sentiva il sonno
impadronirsi di lui.
“Buonanotte” rispose Matt, lasciandogli un bacio
caldo sulla spalla scoperta.
Nonostante avesse sempre avuto un rapporto molto fisico con Matt,
sapeva che a Brian tutto questo non sarebbe piaciuto. Ma fece appena in
tempo a formulare il pensiero che si era già addormentato.
Buooongiorno
svenfoldiste! :D sono tipo le 11 e mezzo di sera ma credo che
sarà giorno quando leggerete, perciò
“buongiorno” credo che vada bene XD
Mi raccomando non mi
insultate il povero Matt, non è colpa sua, sono io che sono
una persona orribile e lo faccio passare per un impiccione T.T
Scommetto che questa frase verrà praticamente ignorata, ma
non importa, ne avete il diritto! XD
So che il capitolo
è molto corto, ma mi è venuto così
.___.
Passo come al solito a
ringraziare chiunque perda il suo tempo a leggere questa roba! :D
grazie mille ^^
Soprattutto two_dollar_bill
(credo che sarai l‘unica che non avrà un impulso
omicida contro Matt xD) , friem,
Gayaxxx e Frankie ( io scrivo
solo Frankie, tutto il resto del nome che ti ho affibbiato è
sottointeso ò.ò). Mi riempite di gioia T.T invece
di illuminarmi di immenso, mi illumino di gioia, ya u.u
Ecco dopo aver storpiato
la poesia di Ungaretti che si starà rivoltando nella tomba,
me ne vado ^^
Grazie ancora a tutti,
al prossimo capitolo! :D
Josie
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 8 ***
Nonostante fosse arrivato a casa a pezzi, Brian non riusciva a prendere
sonno. Erano le due passate e aveva passato le ultime tre ore a girarsi
e rigirarsi fra le coperte fino a che queste non erano finite a terra.
Provò a rimanere immobile e a rilassare ogni muscolo del
corpo, che però rimaneva teso e rigido. Arrivò
perfino a contare le pecore, ma niente sembrava funzionare. Teneva lo
sguardo fisso su un punto indistinto del soffitto, incapace di chiudere
gli occhi.
Stufo e con i nervi a pezzi, accese la luce e rimase per qualche
secondo seduto sul letto, meditando sul da farsi. Non che infondo ci
fosse molto da poter fare in quei casi… ma a quanto sembrava
starsene li ad aspettare che gli venisse sonno non era un buona idea.
Si alzò e scese a piedi nudi per non far rumore fino in
cucina dove si bevve un lungo sorso d’acqua
direttamente dalla bottiglia. Si sentì subito un
po’ meglio, stava morendo di caldo. Nonostante fosse
già settembre aveva la canottiera appiccicata alla schiena e
la gola secca.
Girovagò ancora per un po’ come un anima in pena e
infine tornò nella sua stanza rassegnato, si stese sul letto
rigirandosi su un lato. L’unica cosa che desiderava in quel
momento era che Zack si trovasse lì e magari sarebbe
finalmente riuscito a dormire.
Allo stesso momento però, non aveva voglia di vederlo e solo
pensiero di ciò gli dava il voltastomaco. Jimmy gli aveva
detto di non preoccuparsi, ma nonostante tutto non ci riusciva.
Si sentiva parecchio idiota a farsi tutte quelle seghe mentali. Non
dormire la notte per
colpa delle pene d’amore era una cosa da fottutissime
ragazzine di tredici anni. Si maledisse per quella che doveva essere
la duecentesima volta e si voltò
dall’altro lato.
Si immaginò che Zack fosse li e che lo tenesse abbracciato.
Nient’altro solo questo. Non aveva grandi pretese, gli
sarebbe bastato. Quest’unico pensiero sembrò
calmarlo apparentemente, tanto che uno sbadiglio gli
comunicò che forse finalmente il sonno stava
giungendo. Ma l’idillio dirò poco, giusto il tempo
di fargli venire in mente che forse proprio in quel momento era Matt a
trovarsi abbracciato a Zack. Al suo Zack.
Bene, fanculo le seghe mentali, fanculo le ragazzine di tredici anni e
fanculo anche se stesso, si alzò nuovamente e
staccò con molta poca grazia il cellulare che era in carica
per poi comporre un numero che ormai aveva imparato a
memoria…
Ormai era la terza volta che Zack si svegliava per colpa dei calci non
proprio delicati che Matt gli assestava nel sonno. Dato che lo teneva
stretto evitava di cadere dal letto, ma comunque non
è che fosse poi così piacevole. O meglio non era
piacevole ricevere calci, però doveva ammettere che fra le
braccia di Matt ci stava bene. Per un momento gli tornò alla
mente i giorni in cui era stato con lui. Scosse la testa per scacciare
quei pensieri. Non era finita bene tra loro e sicuramente stavano
meglio da amici nonostante ogni tanto ci pensasse… e poi
adesso stava con Brian, pensò sospirando. Aveva odiato aver
discusso con lui, ma allo stesso tempo si sentiva arrabbiato
perché Brian non si fidava di lui.
Non sapeva come, ma durante la notte doveva essersi rigirato
nell’abbraccio di Matt, perché ora teneva la testa
appoggiata sul suo petto, che si alzava e abbassava impercettibilmente
seguendo il ritmo del suo respiro.
Chiuse gli occhi pronto a lasciarsi di nuovo trascinare fra le braccia
di Morfeo, quando lo squillo improvviso del cellulare lo fece
sobbalzare. Lo afferrò velocemente prima che potesse
svegliare mezza casa e rispose senza neanche controllare il display per
vedere chi era ad averlo chiamato.
“Pronto” soffiò leggermente incazzato,
mentre controllava se Matt stesse ancora dormendo. Per quello che
poteva constatare poteva benissimo essere in coma profondo.
“Zack sono io”
La voce di Brian gli fece scordare l’incazzatura per essere
stato chiamato alle tre di notte, lasciando spazio solamente
all’agitazione.
“Ciao” disse leggermente imbarazzato.
“Ti disturbo?” chiese Brian dall’altro
capo mordendosi il labbro. Era una domanda piuttosto stupida da fare
alle tre di notte.
“No” fu la semplice risposta di Zack.
“Bene…” disse Brian grattandosi il capo
“che stai facendo?” chiese stupidamente. Si era
fatto talmente prendere dalla fuga da non aver neanche pensato a che
cosa volesse dirgli.
“Mi hai chiamato per sapere cosa sto facendo? Che cosa sto
facendo secondo te alle tre di notte?” rispose sarcastico il
più piccolo, che anche non potendo vedere l’altro
sapeva che si trovava in difficoltà.
“Bè, sei con Matt che ne so cosa stai
facendo” soffiò Brian prima che potesse rendersi
conto delle sue parole. Era suonato più accusatorio di
quello che voleva.
Zack prese un lungo sospiro. Non aveva voglia di litigare in
quel momento. Anzi non aveva voglia di litigare mai.
“Stavamo dormendo” abbracciati ma questo magari lo
ometto… “perché non puoi fidarti di
me?” chiese, sentendo un nodo stringergli la gola, mentre
constatava la posizione in cui lui e Matt si trovarono. Si
liberò dall’abbraccio di Matt, alzandosi e
andandosi ad appoggiare con la schiena al muro.
Dall’altro capo Brian ci mise un po’ prima di
rispondere “non lo so… ma io non riesco a fidarmi
di nessuno, anche con gli altri… per me è sempre
stato difficile”
“Ma io non sono gli
altri Brian”
“Lo so… e mi dispiace del comportamento che ho
avuto ieri. Scusa Zack, ho odiato non parlarti” disse Brian
con una certa fatica. Non era molto bravo quando si trattava di
sentimenti e quello per lui era già tanto.
“Grazie per avermelo detto”
“Non sono molto bravo ad esprimere ciò che
provo” ammise.
“L’avevo notato” ridacchiò il
più piccolo.
“Credo che dovrai abituarti”
“Non c’è problema, tu riesci a
sopportarmi, qualche sacrificio posso farlo anche io”
“Già, dovrebbero darmi il premio Nobel per la
sopportazione” scherzò Brian.
“Non esagerare!”
Mentre sentiva Zack scoppiare a ridere dall’altro capo del
telefono, percepì dei rumori provenire dalle scale e la luce
del corridoio accendersi.
“Zack ti devo lasciare, credo si sia svegliata mia madre, se
mi vede in piedi a quest’ora mi uccide”
“Ok vai, non voglio averti sulla coscienza”
“Grazie, che ragazzo misericordioso che ho”
“Non poteva capitarti di meglio”
“Comunque domani, prima di scuola passo da
te…”
“Anche se c’è Matt?”
“Non ho niente contro di lui Zack… non mi da
fastidio la sua presenza”
“Bene perché Matt è un buon
amico… e voglio che anche tu lo capisca”
Nonostante Brian non avesse poi così tanta voglia di
capirlo, non aveva assolutamente intenzione di controbattere proprio in
quel momento.
“Ok… notte Zacky”
“Notte Bri”
Brian chiuse il telefono con una sensazione di formicolio a livello
dello stomaco, quasi dimenticandosi che c’era sua madre
armata di isteria-da-notte-profonda che girovagava a piede libero per i
corridoi di casa.
Si rimise sotto le coperte nel momento esatto in cui la porta veniva
aperta. Aspettò che la luce proveniente dal corridoio che
aveva invaso la stanza scivolasse via e finalmente si
rilassò, prendendo sonno in pochi secondi.
“Zack, hanno suonato alla porta, io sono in bagno, muoviti ad
andare a vedere chi è!”
La voce di sua madre raggiunse Zack fino al piano superiore e si
buttò a capicollo giù per le scale per andare ad
aprire.
“Brian!” esultò allegro quando aprendo
la porta gli si parò davanti la figura del moro.
Questi non gli lasciò dire altro, travolgendolo e
coinvolgendolo in un bacio che gli succhiò via
l’aria dai polmoni in meno di cinque secondi, neanche non si
vedessero da un anno. Si allontanarono di un paio di centimetri per
riprendere fiato “lo sai che sei passa mio padre e ci vede
così mi disereda?” chiese Zack che nonostante
ciò non aveva la minima intenzione di allontanarsi un
millimetro di più.
“E a noi ce ne importa?”
“Bè, a me un po’ si.
Poi chi mi mantiene?”
“Io ti bacio e tu pensi a chi ti manterrà se tuo
padre ti disereda?” chiese sorridendo sulle labbra
dell’altro.
“Guarda che è un problema serio, devo
pensarci” continuò a giocare l’altro.
“Vediamo se riesco a non fartelo pensare” e
così dicendo si impadronì nuovamente delle labbra
dell’altro, facendogliele schiudere e andando ad esplorare
l’interno, saziandosi del suo sapore. Lasciò
scendere una mano sotto alla maglietta del più piccolo che
sussultò per la sorpresa.
“Ti prego, leva quella mano da li o credo che ti
salterò addosso in questo momento”
sospirò Zack, mentre Brian ridacchiava soddisfatto.
Lasciò scivolare piano la mano verso il basso,
accarezzandogli la pelle lungo la discesa, finche non arrivò
al bordo dei jeans dell’altro, che tratteneva il fiato
cercando di mantenere un po’ di autocontrollo…
“Hey ragazzi”
Brian sfilò immediatamente da sotto la maglia
dell’altro la mano, che ormai aveva superato il
bordo dei jeans per intrufolarsi più in basso ed entrambi
fecero un salto di minimo un metro per lo spavento.
“Oddio Matt, sei fuori di testa ci fai prendere un
colpo” gli sbraitò Zack che era sbiancato di
terrore “pensavo fossi mio padre”
“Voi stavate per consumare davanti la porta di casa e il
fuori di testa sono io? Dovresti ringraziarmi invece, vi ho
praticamente salvato” rise Matt, gustandosi le facce dei due
amici.
“Ciò non cambia che ci hai fatto prendere un
colpo”
“Ma ti pare che se era veramente tuo padre e si ritrovava
davanti Brian con una mano infilata nei tuoi jeans esordiva con un
‘hey ragazzi‘?”
Il volto di Zack si colorò di rosso e non solo per
l’imbarazzo ma anche per la rabbia “Tu!”
urlò puntandogli un dito contro “lo hai fatto
apposta per farmi venire un infarto!”
Matt scoppiò a ridere, seguito da Brian che nonostante
tutto, aveva mille volte preferito che a interromperli fosse stato lui
piuttosto che il padre di Zack!
Eeeccomi qua! :D Scusate
il mega ritardo, ma l’esame si avvicina >_____<
aiutoooooooo! Ok non starò qui a farvi carico delle mie
ansie, anche perché ho poco tempo, quindi meglio che mi do
una mossa u.u (e spero di non aver fatto troppi errori, in caso
segnalatemeli, che quando sono di fretta faccio un casino D:)
Più vado
avanti e più mi rendo conto che questa storia non ha senso
XD ma ringrazio comunque tutti per aver letto! ^^ soprattutto Gayaxxx, two_dollar_bill,
livingmistake, friem e Amy
ZeeSullivan, sta volta cinque, ma voi lo sapete che io vi
adoro? ** bene se non lo sapevate, sapetelo u.u
Grazie mille a tutte e
alla prossima! ^^
Josie
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Capitolo 11 *** Capitolo 9 ***
Appoggiato con la testa sul braccio, mezzo addormentato sul banco,
Jimmy non ci provava neanche a stare a sentire il professore che
blaterava qualcosa riguardo un certo Kierkegaard, o quale diavolo era
il suo nome, e altre cose di cui sinceramente, non avendo mai ascoltato
niente, non riusciva a capire una virgola.
Passava il tempo alternando lo sguardo un momento
all’orologio appeso alla parete sopra la cattedra, un momento
fissando Brian che se ne stava un banco avanti a lui.
Le lancette dell’orologio non ne volevano sapere di darsi una
dannata mossa, sembrava quasi che andassero all’indietro e
Brian sembrava preso dalla lezione; in tutto questo Jimmy si annoiava a
morte.
Con il pensiero vagava a quella sera. Johnny sarebbe rimasto a
“dormire” da lui e infatti quello era
l’unico pensiero che gli impediva di prendere una di quelle
dannate provette piene di liquidi colorati sul bancone dell‘
aula di laboratorio, berla e farla finita una volta per tutte. Forse
stava leggermente esagerando, ma dopotutto lui non era fatto per
starsene chiuso fra quattro mura senza poter sfogare il suo lato
distruttivo.
Quando per l’ennesima volta guardò
l’orologio e constatò che erano passati appena due
minuti dall’ultima volta che aveva controllato,
strappò malamente un pezzo di foglio dal quaderno del suo
vicino di banco, che lo guardò allibito ma non disse nulla,
e vi scrisse in fretta sopra, poi lo appallottolò e lo
lanciò a Brian, che lo colpì proprio in testa e
infine gli cadde sul banco.
Brian si voltò un attimo e quando vide che il biglietto
veniva da Jimmy lo aprì e lesse la grafia stretta ma
precisa: ti va di
uscire?
Si voltò con un espressione scioccata verso il
più grande, che esasperato strappò un altro pezzo
di carta e a caratteri cubitali scrisse: non ti sto chiedendo un
appuntamento, idiota! Mi sto solo annoiando, usciamo da qui!
Brian fece un sospiro di sollievo, mentre Jimmy alzò gli
occhi al cielo scuotendo la testa. Eppure non gli era
sembrato così tardo il ragazzo.
Dopo qualche secondo arrivò la risposta di Brian: ci sto, non ne posso
più! Ma come facciamo a defilarci?
Per tutta risposta Jimmy gli rifilò un sorrisetto e gli
mimò con le labbra “non ti preoccupare”
Brian rimase in attesa per vedere a cosa aveva pensato Jimmy. Questo si
alzò dal banco e andò di fianco
all’amico.
“Qualcosa non va Sullivan?” chiese il professore
quando se ne accorse.
Senza farsi vedere, Jimmy mollò un calcio, non proprio
delicatamente a Brian, che cacciò un urlo di dolore.
“Si professore, è Haner… non si sente
tanto bene! Non sente come soffre, povera anima?”
E il premio per il miglior attore con la faccia da culo va a
…. rullo di tamburi… James Owen Sullivan!
Brian si massaggiò il punto in cui Jimmy l’aveva
colpito, maledicendolo in tutte le lingue che conosceva, alcune anche
inventate per l’occasione.
Il professore si rivolse a Brian “Non ti senti bene
Haner?”
“Non molto professore” disse a denti stretti,
più per cercare di non insultare a morte Jimmy che per il
dolore.
“Sarà meglio che lo accompagno fuori”
intervenne Jimmy con fare premuroso.
“Si potete andare” disse il professore dopo averci
pensato un po’ su, anche se sembrava leggermente sospettoso.
I due raccolsero la loro roba e uscirono fuori dall’aula nel
corridoio deserto senza guardarsi indietro.
“Scusa per i modi drastici, ma era l’unico modo per
uscire” affermò tranquillo Jimmy, precedendo Brian
prima che potesse rifilargli una serie di insulti.
“Allora facciamo che la prossima volta ti prendo a calci io e
tu fai il malato, ok?” ribatté
quest’ultimo sarcastico, che aveva deciso di non prendersela
troppo. Infondo era riuscito a farli uscire!
“Non fare l’esagerato, era solo un
calcetto”
“Quindi che problemi hai se la prossima volta te lo do io
solo un calcetto?”
Jimmy scoppiò a ridere e Brian scosse la testa divertito.
Era proprio un tipo Jimmy!
Uscirono fuori all’aria aperta e s’incamminarono
verso la spiaggia dove andarono a prendersi una birra dal bar di un
amico di Jimmy, che gliele diede senza neanche chiedergli
l’età.
Si sedettero al tavolo e si goderono quei momenti di
libertà, ridendo degli altri che invece erano rimasti a
scuola.
“In effetti avremmo potuto anche chiamare Johnny, Zack e
Matt!” rise Brian, dopo che li avevano presi in giro per il
precedente quarto d’ora.
“Naah lasciamoli a scuola quei cervelloni”
ridacchiò Jimmy.
“Non so gli altri, ma Zack è tutto tranne che
cervellone!”
“Si lui è un po’ tardo non farci caso,
te lo dico io che lo conosco da una vita. Johnny e Matt invece sono due
secchioni, media dell’8 in tutto”
“Wow non li facevo così…”
“Intelligenti?” finì la frase Jimmy.
“No, non dicevo questo! Mmm… studiosi?”
Jimmy scoppiò a ridere, vedendo Brian un po’ in
difficoltà.
“Bè Johnny è sempre stato un
po’ un piccolo genio, ma per lui è anche
più facile ancora è al secondo anno... anche
se è più intelligente di tutti
i figli di papà viziati della sua età.
Matt invece non c’è praticamente niente che non
gli riesca. Se decide di fare o ottenere qualcosa stai pure certo che
ci riuscirà”
Allora speriamo non si
metta in testa di riprendersi Zack, non riuscì
a fare a meno di pensare immediatamente Brian.
“Che c’è Bri, ti vedo turbato”
“Sempre le solite cose lascia stare”
“Non costringermi a farti la duecentesima ramanzina
Haner!” lo intimò Jimmy che aveva capito subito a
cosa si stava riferendo.
“No no…” disse lui sorseggiando la sua
birra non tanto convinto e con l’aria un po’
depressa.
Jimmy roteò gli occhi in segno di esasperazione e
compassione per il ragazzo “sei veramente un caso
perso”
Quella sera Jimmy stava ancora pensando ai problemi di Brian e a come
cercare di dargli una mano -dato che da solo sembrava alquanto
imbranato, tendente al masochista-, mentre faceva svogliatamente
zapping alla TV.
Aveva ordinato una pizza per mangiarla insieme a Johnny, ma
quel nanetto malefico stava tardando e anche di molto.
Basta, faccio di nuovo
tutto il giro dei canali in TV e se per quando ho finito Johnny non
è ancora arrivato io comincio a mangiare!
si ritrovò a pensare, mentre lo stomaco cominciava a
brontolare insistentemente.
Riprese lo zapping frenetico di canale in canale preso
com’era da un attacco di fame acuta. Quando
cominciò ad avvicinarsi al trentesimo ed ultimo canale
iniziò a rallentare; infondo voleva aspettare Johnny. Con
qualcun altro non si sarebbe fatto scrupoli, ma per lui poteva anche
sopportare il morso crudele e logorante della fame.
Quando stava per cambiare l’ultimo canale- su cui rimase per
un tempo discutibilmente lungo- sentì suonare il campanello
e si alzò andando ad aprire.
“Finalmente ce l’hai fatta microbo! Stavo quasi per
arrivare al trentesimo canale!” sbraitò Jimmy
enfaticamente.
“Ehm… che cosa?” chiese Johnny non
comprendendo che cosa l’altro stesse sbraitando.
“Lascia perdere, entra” disse lasciandolo passare e
chiudendosi la porta alle spalle “perché sei
così in ritardo? Si è pure consumata la candela
sul tavolo!”
“Non c’è nessuna candela!”
ribatté Johnny voltandosi verso il tavolo della cucina.
“No. Perché la trovo una cosa da femminucce
altamente smielose. Però se ci fosse stata sarebbe di sicuro
già consumata!”
Johnny rise scuotendo la testa “effettivamente una cena a
lume di candela non sarebbe proprio il massimo”
“No infatti” ridacchiò Jimmy
“comunque come mai tutto questo ritardo?”chiese
nuovamente.
Il volto di Johnny si scurì appena e abbassò lo
sguardo.
“Hey che succede?” chiese preoccupato.
Johnny scosse la testa “niente”
“Si non succede niente e io nel compito di scienze di oggi ho
preso A” fece sarcastico, nel tentativo di far almeno
sorridere il ragazzo davanti a lui. Tentativo vano.
“Dai dimmi che è successo” lo
esortò, sollevandogli delicatamente il mento con una mano
perché lo guardasse negli occhi, ma questo distolse subito
lo sguardo.
“Niente, è mio padre. A sempre da rompere e sempre
per le solite storie” pronunciando l’ultima parte
della frase finalmente guardò il più alto negli
occhi, come per fargli intendere a cosa si stesse riferendo.
Jimmy alle parole del ragazzo sentì subito crescergli la
rabbia dentro. Il padre di Johnny non aveva molta simpatia per lui. Si
erano incontranti diverse volte e quelle poche volte lo guardava come
se sospettasse di avere a che fare con un criminale.
E probabilmente, anche se non sapeva che stavano insieme, lo aveva
capito. Johnny era praticamente sempre a casa sua, spesso ci passava
anche la notte e quando non erano a casa giravano comunque insieme.
In ogni caso il padre si rifiutava di affrontare l’argomento,
limitandosi a tartassare il figlio e a fargli scenate e ramanzine che
duravano anche per ore, in cui gli illustrava i millemila modi per cui
sarebbe dovuto stare lontano da lui.
Così ogni santa volta finiva che Johnny ci rimaneva male e
comunque il problema non essendo affrontato direttamente rimaneva
irrisolto. Anche se in ogni caso il fatto che il padre di Johnny
venisse a sapere che lui e Jimmy stavano insieme probabilmente non
avrebbe migliorato le cose.
Comunque Jimmy cercò di nascondere la sua rabbia per non
agitare ulteriormente il più piccolo, ma si
limitò ad accarezzarli una guancia e a stringerlo
a se in un abbraccio, lasciandogli un bacio fra i capelli.
Johnny appoggiò la testa al suo petto e si lasciò
avvolgere dalle sue braccia. Si sentiva al sicuro e protetto, come se
quell’unico gesto potesse far sparire tutti i suoi
problemi e preoccupazioni.
Passarono la serata a mangiarsi un pizza direttamente in camera, mentre
guardavano un film horror alla TV e il letto si riempiva di briciole.
Johnny si stese con la testa appoggiata nel torace del più
grande tenendo il piatto di plastica con la pizza direttamente sopra la
pancia dell’altro. Jimmy non si oppose a questa sua nuova
funzione da tavolino-appoggia-pizza, ma si limitò ad
accarezzare delicatamente il corpo dell’altro che se ne stava
avvinghiato a lui come un bambino in posizione fetale, mentre
mordicchiava distrattamente la sua pizza, preso dal film.
Il classico film in cui un gruppo di ragazzi se ne va a fare una
scampagnata in un posto improbabile e sperduto e si ritrova inseguito
da un pazzo serial killer armato di motosega. Alquanto scadente.
Dopo un po’, infatti, Johnny lasciò perdere il
film, troppo stupido anche per lui, e si rotolò su un fianco
finendo proprio sopra di Jimmy.
“Questo film è stupido”
sentenziò fissando l’altro negli occhi.
“E’ circa un’ora che attendo questa tua
affermazione”
“Se ti annoiavi potevi dirlo subito” disse andando
a cercare le labbra dell’altro per dargli un bacio veloce.
“Non mi annoiavo, ma pensavo che potevamo usare meglio il
nostro tempo” così dicendo invertì le
posizioni, fino a coprire completamente il corpo del più
piccolo sotto di lui e lasciargli una serie di baci sul collo.
“Che scemo. Potevo pensarci prima” disse Johnny fra
i sospiri.
Jimmy ridacchiò e levò la maglia al ragazzo, che
effettivamente cominciava a sentirsi accaldato. Proseguì a
baciargli la pelle nuda mordicchiando dove sapeva che si trovavano i
punti più sensibili del piccolo. Faceva tutto senza fretta,
cercando di accontentare le richieste mute di Johnny. Era importante
per Jimmy che sotto di lui vi fosse proprio Johnny. Non riusciva
più a fare come una volta che andava con il primo che gli
capitava a tiro, giusto per un po’ di piacere fisico e una
scopata veloce. Fin da quando aveva capito di essersi innamorato di
Johnny aveva cominciato a provare ribrezzo per lo stile di vita che
aveva da sempre portato avanti. Ora gli bastava solo lui, aveva bisogno
solo di lui e se ne fregava alla grande di tutti gli altri. Gli
passavano accanto come dei fantasmi a cui non dare nessuna importanza.
Quando entrò in lui cercò di fare piano,
guardando il viso del più piccolo contrarsi per il dolore
iniziale, che nonostante tutto c’era sempre.
Appoggiò la fronte sulla sua aspettando che si rilassasse e
che il ritmo della respirazione si facesse un tantino più
regolare.
“Dai” soffiò Johnny
“muoviti” lo esortò impaziente.
Jimmy gli lasciò un bacio sulla fronte e seguì
l’ordine del piccolo, che finalmente non sentiva
più dolore, per dedicarsi interamente a lui e a lui soltanto.
Buondìììì
gente! :DD
Questo capitolo
l’ho voluto dedicare un po’ di più a
Jimmy a Johnny, perché li adoro e spero che non vi sia
dispiaciuto :3 Ho anche scoperto che il brutto tempo mi ispira di
più per scrivere :3 Tutta questa pioggia estiva e questi
tuoni e lampi ** ho bisogno di un po' di ispirazione anche
perché per diversi motivi ultimamente non me la sentivo
più di scrivere, proprio non mi riusciva :S
Perdonatemi il ritardo
con cui aggiorno, ma sono stata presa dagli esami… ma
finalmente è tutto finito e mi sento libera *-* anche se
ancora un po’ in ansia per i voti ma
vabbé XD Spero che le vostre vacanze procedano
bene e ringrazio chiunque abbia letto questo capitolo! (:
Come al solito ringrazio
chi spende il suo tempo per recensire questa cosa che dovrebbe essere
una fan fiction, ma non so manco io che schifo è XD
Questa volta ringrazio
in particolare friem,
two dollar bill
(è un po’ che non ci sentiamo che fine hai fatto?
T.T), Pink is the new
black (e il suo ennesimo cambio di nick! XD), Gayaxxx e Bloody Murderer,
grazie mi riempite di gioia! **
Vi saluto e al prossimo
capitolo! :D
Un bacione,
Josie
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 10 {parte 1} ***
Brian se ne stava al riparo sotto un albero per evitare la pioggia che cadeva ormai da diverse ore, nonostante la California fosse conosciuta per le sue giornate perennemente soleggiate. Stava aspettando Zack, il quale sarebbe stato sicuramente molto felice e ben grato per quel tempo. Fissava l'ingresso della scuola cercando di captare, fra lo scrosciare della pioggia, il suono della campanella che segnava la fine delle lezioni. Quel giorno aveva deciso di starsene a casa senza un particolare motivo. Sapeva solo che quando si era svegliato aveva sentito un senso di forte nausea al solo pensiero di dover tornare in quell edificio dell'orrore, così era semplicemente tornato a dormire fingendo di non sentirsi bene. Dopo poco aveva constatato che stare a casa a non far niente era quasi più noioso che stare a scuola. Quasi. Non poteva suonare la chitarra perché gli si era rotta giusto il giorno prima una corda e non l'aveva ancora sostituita, nonostante fossero li da più di un mese non c'era ancora la connessione a internet e in TV non c'era un accidente. Che diavolo poteva fare in una mattinata d' ottobre dove non poteva neanche star fuori a causa della pioggia? Così, annoiato e senza aver nulla da fare, verso le due aveva deciso di uscire e andare verso scuola per aspettare che Zack uscisse. Si teneva ad una certa distanza dall'edificio per evitare che qualche professore lo vedesse. In realtà, poco prima, passando per strada accanto alla spiaggia, era entrato in un bar in un momento in cui stava piovendo troppo e si era ritrovato davanti il professore di filosofia, facendo appena in tempo ad uscire prima che lui lo vedesse. Mai che gli fosse capitato di incontrare un professore fuori scuola e doveva iniziare proprio il giorno in cui aveva deciso di marinare?! Questa era sfiga bella e buona. La giornata, infatti, non si prospettava una delle migliori... Per via di quell'inconveniente si era dovuto fare tutta la strada sotto una pioggia torrenziale ed ora si trovava sotto un cavolo di albero che non lo riparava per niente a domandarsi per quale fottuto motivo non si fosse portato dietro un ombrello. Che poi stare sotto un albero durante un temporale non era un idea molto geniale... gli mancava solo di essere fulminato! Dopo un tempo che sembrò infinitò Brian vide i primi studenti uscire anche se non aveva udito il suono della campanella. Era troppo lontano per riuscire a distinguere Zack fra la folla, ma comunque sapeva che per andare a casa sua doveva per forza passare di lì. Aspettò diversi minuti finché la folla di studenti cominciò a diminuire, ma Zack non si era ancora fatto vedere. Possibile che avesse scelto di fare un' altra strada? Non aveva molto senso in quanto avrebbe dovuto allungare il tragitto di molto. Brian sbuffò pensando che probabilmente si era come al solito cacciato nei guai e di sicuro qualche professore lo aveva trattenuto per fargli una predica. Si strofinò le braccia nel tentativo di smettere di tremare maledicendo quel piccolo combinaguai che per colpa sua stava andando in ipotermia. Dopo una decina di minuti di imprecazioni sotto voce finalmente scorse Zack ed era già pronto a fargli una ramanzina per averlo lasciato in stato di assideramento quando si accorse che qualcosa non andava. Per prima cosa non era uscito dall entrata principale ma era apparso dal cortile laterale dove si trovava una delle entrate secondarie e seconda cosa sembrava quasi che Zack stesse zoppicando. Aveva un andatura barcollante quasi fosse ubriaco. Brian cominciò a correre nella sua direzione dimenticandosi istantaneamente del freddo e della ramanzina che si era preparato, provando uno senso di paura e ansia. "Zack!" lo chiamò quando gli fu abbastanza vicino. Questi alzò lo sguardo e sussultò nel vedere Brian. Probabilmente non si aspettava di vederlo lì. "Che ci fai qui? Non eri rimasto a casa oggi?" domandò con grande sforzo, cercando, invano, di simulare indifferenza. "Chi cazzo ti ha fatto questo?" chiese Brian ignorando la domanda e cercando di non farsi prendere dal panico. Zack aveva un labbro gonfio coperto da del sangue rappreso e altro più nuovo, un occhio nero e non riusciva ad appoggiare la caviglia senza urlare dal dolore. Brian si piazzò davanti a lui e lo afferrò deciso ma delicatamente per le spalle "chi è stato?" chiese con la voce che gli tremava leggermente. "Non ti devi preoccupare, non è niente... andiamo a casa e lasciamo perdere" rispose con la voce impastata per via del labbro gonfio. Brian sentì la rabbia montargli dentro e aumentò la presa sulle braccia dell'altro "non lasciamo perdere un cazzo, dimmi chi è stato!" "Ok, ma lasciami mi stai facendo male!" Brian mollò immediatamente la presa sull'altro e cercò di mantenere la calma. Si sentiva infuriato, ma di certo non con Zack. Gli accarezzò piano la guancia col dorso della mano per tranquillizzarlo e fargli capire che si era calmato, ma lui fece uno scatto indietro allontanandosi da lui. Brian rimase un attimo interdetto per via di quel gesto "mi dici perfavore che è successo?" chiese nuovamente mantentendo un tono di voce calmo e premuroso. Zack prese un profondo respiro prima di cominciare a parlare "ti ricordi quei tizi che ce l'avevano con me il primo giorno di scuola? Era da un po' che non avevo a che fare con loro e pensavo che finalmente avessero deciso di farsi i cazzi propri e di lasciarmi stare. A quanto pare mi sbagliavo. Oggi erano almeno cinque e io ero da solo..." A Brian tornò subito alla mente quella giornata in cui erano scappati da loro e Zack non gli aveva voluto dire il motivo per cui se la prendevano con lui. Si sentì subito in colpa: se quel giorno fosse andato a scuola con lui forse avrebbero potuto evitare che Zack le prendesse da quel gruppo di idioti. "Perché ce l'hanno tanto con te?" gli chiese dolcemente prendendogli una mano, ma questo tirò la sua subito indietro. "Non farti vedere con me Brian o lo faranno anche a te e non voglio!" disse disperato. "Perché dovrebbero farlo anche a me? Se mi spieghi cos'è successo magari capisco... e smettila di allontanarti da me!" urlò esasperato quando al tentativo di riavvicinarsi a Zack, questo aveva di nuovo indietreggiato. Gli afferrò le mani e gliele tenne strette per bloccare il tentativo dell'altro di divincolarsi "fermati e ascoltami!" Zack tirò i gomiti indietro con l'unico risultato che Brian gli era ancora più vicino. I loro visi erano a meno di dieci centimetri e Brian puntò i suoi occhi su quelli dell'altro che lo fissò smettendo immediatamente di muoversi. "Mi dici cos'è questa storia che non devo farmi vedere con te?" chiese dolcemente "me lo avevi detto anche quel primo giorno di scuola, ma ancora non ho capito cosa intendi e perché" "Non è così difficile da immaginare se ci pensi..."iniziò lui abbassando lo sguardò. Brian rimase in silenzio aspettando che proseguisse. Sospirò e riprese "Un giorno uno di quelli mi vide mentre ero con Matt. Sai quella volta stavamo insieme..." Zack alzò lo sguardo per vedere come reagiva Brian. L'argomento 'Matt' non era uno dei suoi preferiti, ma continuò vedendo che questi era rimasto impassibile "non stavamo facendo niente ci tenevamo solo per mano, ma quello deve essergli bastato, perché da quel giorno hanno cominciato a torturarmi l'esistenza. All'inizio me ne fregavo, a parte chiamarmi 'frocio' di tanto in tanto non mi davano fastidio, solo che a un certo punto la cosa a cominciato a peggiorare... Ogni volta che ero solo andava a finire che dovevo fuggire per non farmi pestare da quei figli di puttana. Sai, con Matt non ci hanno mai provato. Lui è troppo grosso e loro sono troppo codardi. Comunque dopo poco tempo Matt ha deciso di rompere con me sperando che quegli idioti la smettessero. Ma fu tutto inutile" Brian rimase a bocca aperta ascoltando la storia di Zack. Nel giro di cinque minuti aveva scoperto il motivo delle sue persecuzioni e che cosa era successo fra lui e Matt. Vide che Zack stava per ricominciare a parlare quando una risata lontana attirò la loro attenzione. Si voltarono per vedere cinque ragazzi che se la ridevano di gusto. Brian sentì nuovamente la rabbia ribollirgli nelle vene "sono loro?" chiese a denti stretti. "Sì... lascia perdere dai, andiamo via" fece lui, tirandolo per un braccio. "Col cazzo che ce ne andiamo" si impose Brian che stava già partendo in direzione di quei cinque. L'impulso di prendere a botte a sangue quel gruppo di decerebrati del cazzo era più forte di qualsiasi cosa sentisse in quel momento. Voleva solamente ucciderli con le proprie mani. Solo la voce di Zack che lo implorava di tornare indietro riuscì a bloccarlo "non puoi fare niente da solo torna qui!" "Tornerò qui dopo che li avrò ammazzati" disse Brian proseguendo per la sua strada. "Torna indietro Brian, cazzo!" Brian si bloccò immediatamente all'ulro esasperato dell'altro, che aveva fatto molta fatica per stargli dietro con la caviglia dolorante. Si voltò e fece appena in tempo a prenderlo prima che cadesse sull'asfalto bagnato, sfinito. "Ti prego rimani qui con me, non ce la faccio da solo" gli disse Zack sull'orlo delle lacrime. Brian gli portò un braccio intorno alle proprie spalle per sorreggerlo e poi lo abbracciò. "Va bene, va bene rimango, scusa" disse accarezzandogli i capelli nel tentativo di calmarlo. Gli alzò la testa con una mano e gli baciò gli occhi e le guance per portare via le lacrime che scendevano incontrollabili. "Mi dispiace. E' da quando ho visto cosa ti hanno fatto che voglio spaccargli la faccia" "Ma non puoi fargli niente da solo" "Le prenderei, ma riuscire anche a colpirli una sola volta sarebbe un grande sfogo personale" "Lo so, ma io voglio che ora tu stai con me" "Tranquillo non me ne vado. Adesso però andiamo a casa ok?" Zacky annuì e si aggrappò a Brian per non sforzare troppo la caviglia gonfia e si avviarono. "Ma casa tua non è dal lato opposto?" chiese Zacky vedendo che direzione avevano preso. "Non stiamo andando a casa mia. Andiamo da Matt"
To be continued....
Eccomi di nuovo, putroppo con un ritardo davvero vergognoso! >___< Perdonatemi, ma l'ispirazione ogni tanto se ne va ç___ç Boh che dire di questo capitolo. Mi è dispiaciuto aver fatto malmenare Zack T.T Ma non possiamo far finta che siano sempre tutti felici e contenti, purtroppo queste cose succeddono davvero e anche troppo spesso... Soprattutto in america il bullismo è molto diffuso, poveri idioti -.-" Coooomunque u.u ancora una volta non sono soddisfatta di quello che ho scritto o.o ma sappiate che ci metto l'anima per cercare di scrivere qualcosa di dicente T.T A parte che questo capitolo è a metà, posterò più avanti la seconda parte, perché i capitoli troppo lunghi non mi piacciono u___u (in effetti questo è venuto un tantiiiino troppo troppo corto! XD) Passo a ringraziare chiunque abbia letto e grazie a lady baker, Pink is the new black, two dollar bill ( <3 u.u), friem (mi dispiace, ma ho provato a cercare nuovamente, ma non si trovano foto del matrimonio di zacky! ç___ç), SheFoughtTheLaw e Gayaxxx che hanno recensito il precedente capitolo! *_____* Me vi ama! :DD Beeeene detto questo vado che sono le 3e45 e se mia madre mi vede sveglia, altro che che i bulletti con Zacky! XD Mi fa fuori direttamente .___. Uhm u.u Alla prossima! :D bacioni, Josie
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 10 {parte 2} ***
Capitolo precedente:
"Tranquillo non me ne vado. Adesso però andiamo a casa ok?" Zacky annuì e si aggrappò a Brian per non sforzare troppo la caviglia gonfia e si avviarono. "Ma casa tua non è dal lato opposto?" chiese Zack vedendo che direzione avevano preso. "Non stiamo andando a casa mia. Andiamo da Matt".........
"No! Brian perché stiamo andando da Matt? Andiamo a casa tua" fece Zack fermandosi improvvisamente e imprecando tanto da scomodare qualche santo in paradiso per via della caviglia dolorante. Brian lo riprese e continuarono per la stessa strada "No andremo da lui. Non posso prendermi cura di te da solo" "Ma non ce ne è bisogno, non sono un bambino di cinque anni!" protestò Zacky debolmente. "Ma diamine, voui stare zitto? Ti si è riaperta la ferita nel labbro" A quel punto Zack si rassegnò a seguire Brian mentre sentiva il sapore del sangue scolargli fino alla bocca. Non aveva abbastanza forze per impedirgli di fermarsi e anche perché, ora che lui glielo aveva fatto notare, sentiva un forte dolore pulsante al labbro che gli impedì di parlare per tutto il resto del tragitto. Comunque non la trovava una buona idea andare da Matt conciato in quel modo... L'ultima fase della camminata fu piuttosto dura in quanto la casa di Matt si trovava in cima a una salita e il tutto era peggiorato dalla pioggia che continuava a scendere incessantemente. Anche Brian cominciava ad annaspare sotto il peso del più piccolo. Arrivarono davanti al portone di casa con capelli, vestiti e quant'altro, completamente zuppi. "Allora andiamo da Jimmy" tentò un ultima volta, inutilmente, Zack. "Abita dall'altra parte della città, conciato così ci mettiamo un ora ad arrivarci" "Allora andiamo a casa tua" propose per l'ennessima volta. Brian si fermò e si mise davanti a lui per potergli spiegare come si fa con i bambini piccoli "mi hai fatto prendere un colpo, ho avuto una paura infernale non appena ti ho visto conciato così e ora andiamo da Matt prima che mi prende un collasso, ok?" Zack chiuse gli occhi mentre sentiva il suono del campanello di casa Sanders giungergli alle orecchie. Sentì una pressione sulla mano e quando riaprì gli occhi vide che Brian gliela aveva afferrata "stiamo solo entrando in casa di Matt non dentro la gabbia di una bestia inferocita" "Si vede che non lo hai mai visto arrabbiato" Brian ridacchiò e un secondo dopo la porta si aprì mostrando un Matt che si sfregava gli occhi. Evidentemente si era appena svegliato. "Hey ragazzi che ci fate qui?" chiese perplesso, la voce ancora semi-impastata dal sonno. Brian aprì bocca per spiegare all'amico, ma non fece in tempo a proferir parola che quest'ultimo lo anticipò: "Dio, Zack! Che diamine ti è successo?" Matt si avvicinò a Zack facendo scorrere lo sguardo, a metà fra l'incredulo e l'innorridito, dal suo labbro lacero all'occhio gonfio. Era ammutolito in una sorta di sgomento che gli aveva congelato gli arti. Alzò una mano come a voler toccare le ferite dell'altro, ma lasciò il braccio un momento a mezz'aria e poi lo ritrasse. Zack dal canto suo teneva lo sguardo fisso a terra con aria mortificata, cosa che per qualche ragione irritava Brian. Chi poteva sentirsi in colpa per essere stato picchiato a parte quel piccolo psicolabile del suo ragazzo? Si avvicinò anche lui agli altri due. "Entriamo adesso prima che vi prenda un colpo a tutti e due" disse Matt quando riuscì a riacquistare il dono della parola di cui sembrava essere stato sottratto per un intero minuto, nel quale non era riuscito a distogliere lo sguardo da Zack. Brian aveva potuto scorgere quello che sembrava risentimento e senso di colpa nello sguardo del più grande, ma decise di non farci caso. Per il momento la priorità assoluta era Zack.
Entrare nella casa calda e accogliente di Matt fu un sollievo dopo essere stati per più di un ora sotto la pioggia. Brian, tutte le ossa indolenzite, avrebbe soltanto voluto buttarsi in una delle poltrone che riempivano la sala, ma non osava farlo con quei vestiti zuppi. Matt aveva un braccio intorno alle spalle di Zack per aiutarlo a camminare e Brian glielo lasciò fare. L'intera camminata, praticamente tutta in salita, l'aveva stancato più di quanto avrebbe voluto ammettere. "Dai siediti qui" disse Matt indicando il divano a Zack, il quale tentò senza successo di opporsi, e si lasciò andare stancamente, mentre una smorfia di dolore gli attraversava il viso. Matt sparì oltre la porta della cucina per poi tornare con una borsa di ghiaccio. Zack allungò la mano per poterla afferrare, ma lui lo ignorò e gliela posò direttamente sull'occhio gonfio. "Ahi! Piano Matt" piagnucolò Zack. "Spiegami cos'è successo" disse Matt in tono che non ammetteva repliche. Zack sembrava riluttante a raccontare tutta la storia a Matt, ma sotto lo sguardo dell'altro non riuscì ad evitarlo. Matt l'ascoltò senza mai interrompere, lo sguardo fisso sull'altro. Dall'espressione impassibile non si riusciva a capire se fosse arrabbiato o spaventato per Zack, era come se stesse ascoltando una storia che aveva già sentito un milione di volte, nessuna emozione trapelava dal suo viso. Quando Zack smise di parlare Matt rimase zitto qualche istante, in cui Zack lo guardò come se stesse asepttando che esplodesse. Invece Matt si alzò "ho capito" disse semplicemente, distogliendo l'attenzione dagli altri due. Zack e Brian si scambiarono uno sguardo preoccupati. Erano certi, o almeno Zack sembrava esserlo stato, che Matt si sarebbe arrabbiato e anche molto. "E' meglio se vai di sopra a riposarti ora" disse in tono piatto. "Va bene" disse Zack che non sapeva bene come interpretare l'atteggiamento impassibile dell'amico. Si alzò e Brian lo raggiunse immediatamente "lo accomopagno su" Matt annuì senza nemmeno guardarli. "Dov'è la stanza di Matt?" chiese Brian una volta in cima alle scale. "Di la" rispose Zack indicando verso il corridoio a sinistra delle scale. Forse avrebbero dovuto lasciarlo nel divano, sembrava che non gli avesse fatto particolarmente bene fare le scale: sembrava più stanco che mai. Una volta entrati in camera di Matt, Zack si fermò zoppicando davanti ad un armadio, vi frugò dentro e ne tirò fuori una maglia che aveva l'aria di essere stata usata parecchio. "Mi metto questa, è vecchia Matt non la mette più" spiegò mentre si levava quella che aveva su "i miei vestiti sono zuppi non posso mettermici nel letto" Mentre Zack si sfilava la maglia la bocca di Brian si piegò una smorfia. Diversi lividi gli macchiavano la pelle bianca della schiena e delle spalle. Un improvvisa rabbia gli salì dal fondo dello stomaco. Aveva voglia di massacrare quei quattro o cinque individui che avevano conciato così il suo Zack e si chiese come aveva fatto Matt a rimanere così calmo davanti alle ferite dell'altro. Zack si gettò di peso sul letto, pentendosi un secondo dopo di quel gesto troppo affrettato e cercò di frenare una smorfia di dolore. Brian gli si sedette accanto, mentre l'altro si stendeva portandosi un braccio a coprirsi gli occhi. Sembrava stremato e ogni tanto era scosso da attacchi di tosse. "Vado a prenderti qualcosa da bere" disse Brian nel tentativo di sentirsi utile. Non aveva idea di cosa poteva fare per aiutarlo. "No" lo bloccò Zack per un braccio impedendogli di alzarsi "non ho sete" disse portandosi una mano all'altezza dello sterno, come per bloccarne il dolore. "Hai fame allora? Sono quasi le due-" "No" lo interruppe nuovamente l'altro "non ho nè fame nè sete. Voglio solo dormire un pò" disse esausto, riportandosi il braccio sugli occhi. "Ah ok, allora ti lascio riposare" disse, facendo per alzarsi di nuovo, ma -di nuovo- venne trattenuto. "Ma insomma stai cercando di scappare o che?" sbottò Zack esasperato. "Cosa? No!" disse Brian confuso. "Sembra che stai facendo di tutto per uscire da qui" "No, volevo soltanto lasciarti riposare" "La tua presenza non mi impedirà di farlo..." prese respiro come per prepararsi a dire qualcosa di difficile "ho avuto paura... un po'. Prima. Non mi va di restare da solo" Brian rimase un attimo a fissarlo, un braccio che gli passava sulla faccia coprendogli gli occhi e l'altra mano appoggiata sopra la sua sul materasso. Brian lo scavalcò e si stese affianco a lui. Avrebbe anche voluto abbracciarlo, ma aveva paura di fargli male. Zack sembrava della stessa idea, infatti si girò semplicemente verso di lui, limitandosi ad appoggiare la fronte sulla sua. Gli sorrise per un breve momento e un paio di minuti dopo dormiva già.
Quando Brian fu sicuro che Zack dormisse profondamente si mosse piano per cercare di non svegliarlo e uscì dalla stanza. Era passata almeno un ora e Matt non si era fatto vedere. La casa era immersa nel silenzio più totale, tanto che si poteva sentire il rumore della pioggia che batteva nei vetri. Si guardò intorno alla ricerca dell'amico, ma non lo vide e scese al piano di sotto. Poi fu un attimo. Appena sceso l'ultimo gradino si sentì una mano sul collo e subito dopo sbattere contro il muro con forza, soffocando un gemito di dolore. Tentò di aprire gli occhi lacrimanti, confuso, senza capire cosa era successo. "M-matt" chiamò con la voce strozzata. La mano non accennava ad allentare la presa "che cazzo fai?" Non poteva vederlo, ma era sicuro che fosse lui. In casa non c'era nessun'altro. "Non dovevi permettere che accadesse" Brian riuscì con forza ad aprire un occhio e vide Matt su di lui, il volto oscurato dalla rabbia. "Perché te la prendi con me" riuscì a stento a replicare Brian. Gli era sembrato strano che Matt non si fosse arrabbiato prima ed era normale che lo fosse. Ma perché con lui? Brian spinse con forza contro il petto dell'altro nel tentativo di liberarsi, ma era molto più basso e più magro di lui e ogni tantivo era vano. "Lasciami cazzo!" cominciava a respirare a fatica ed era rosso per lo sforzo di liberarsi. "Io te lo affido e tu me lo riporti così" Brian era ancora confuso e cominciava ad avere paura. "Lasciami" ripeté di nuovo e Matt levò la mano dal suo collo, ma lo tenne comunque premuto contro il muro. "Tu non mi hai affidato un cazzo e non è stata colpa mia!" "Ah no? E dove e dove cazzo eri, non lo capisci che lui ha bisogno di essere protetto!" ringhiò Matt a pochi centimetri di distanza dal viso dell'altro. "Non ero neanche a scuola oggi o certo che lo avrei difeso!" Matt allentò al minimo la presa sull'altro e sembrò quasi risvegliarsi da uno stato di trance. "Non eri...?" "No!" esclamò Brian levandoselo di dosso con uno spintone. Si portò una mano alla gola dolorante. Matt salì un paio di scalini e vi si sedette, portandosi entrambe le mani ai capelli. Sembrava stordito. "Scusa" mormorò senza alzare lo sguardo. "Non importa" disse Brian, massaggiandosi la spalla dolorante, nel punto in cui Matt lo aveva sbattuto nel muro. Decise di non prendersela. Sapeva quello che aveva passato Matt e in un certo senso non gli rimproverava di essersi comportato così. Probabilmente lui avrebbe fatto lo stesso... "Senti Matt..." iniziò Brian, ma venne interrotto quando sentirono un urlo lacerante provenire dal piano di sopra. Entrambi si alzarono immediatamente, il sangue gli si congelò nelle vene. Era Zack.
Ebbene. Pensavo che non ce l'avrei mai fatta a finire questo capitolo .___. Non riesco più a scrivere niente senza essere in ritardo,che cavolo =___= *si inginocchia e implora perdono* Coooomunque, grazie al cielo oggi ho trovato un po' di ispirazione ed ecco qua! Non è molto lungo ma... boh è così XD
Ringrazio tutte quelle che seguono la ff e chi recensisce, ovvero: friem, SheFoughtTheLaw, Dear God, ladybaker, Majesty, two_dollar_bill e miniredapple2 me vi ama da morire! *_______* Spero che l'ispirazione non mi abbandoni per il prossimo capitolo... Grazie ancora e alla prossima! :D tanti tanti baci
Josie |
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Capitolo 14 *** Capitolo 11 ***
Erano passate circa due ore da quando Matt e Brian erano arrivati
all'ospedale e ancora non gli era stato permesso di vedere Zack.
Quando avevano sentitio il più piccolo urlare si erano
fiondati in camera per vedere cosa fosse successo e lo avevano trovato
piegato su se stesso che si teneva la pancia in preda al dolore, con un
lieve rivolo di sangue che gli colava da un lato della bocca.
Brian sentiva di non aver mai avuto così tanta paura come
quel pomeriggio e il fatto che gli impedissero di vedere Zack lo stava
mandando fuori di testa.
"Non è niente di grave fortunatamente, però ora
ha bisogno di riposare" gli aveva detto uno dei medici che aveva
visitato Zack, circa un oretta prima.
Il fatto che sia Brian che Matt avessero protestato non era servito a
nulla, anzi gli aveva solo comportato una predica da parte del medico,
il quale gli aveva spiegato in modo accondiscendente come si farebbe
con due bambini, che se volevano che il loro amico si riprendesse al
più presto avrebbero dovuto lasciarlo riposare. E poi quello
non era l'orario delle visite, aveva aggiunto.
Erano stati esortati più volte a tornare a casa, ma nulla li
aveva fatti smuovere dalla saletta d'aspetto in cui si trovavano in
quel momento.
Era stata avvertita anche la mamma di Zack che si era precipitata
subito da loro nonappena saputa la notizia. Lei era stata l'unica ad
avere il permesso di entrare e ogni tanto usciva per far sapere agli
amici del figlio, che Zack stava bene e potevano stare tranquilli.
Questo recava ai due ragazzi, che si erano presi uno spavento
micidiale, un po' di sollievo, ma entrambi fremevano per vederlo.
Matt se ne stava seduto con le mani sui capelli a reggersi la testa per
la stanchezza, mentre Brian era appoggiato al muro con gli occhi chiusi
dopo aver camminato ininterrottamente su e giù per la
saletta per più di un'ora.
Dopo qualche minuto fece di nuovo la sua comparsa la Signora Baker che
si rivolse ad entrambi: "sto andando a casa a prendere un po' di cose
per Zack, passerà qui la notte. E' solo per controllo, non
ha niente che non va" aggiunse vedendo lo sguardo preoccupato dei due
ragazzi.
"Possiamo entrare da lui?" domandò Brian ormai al limite
della sopportazione. Glielo avevano detto in mille modi che
Zack stava bene, che non era niente, ma lui non riusciva a sentirsi
sicuro, voleva vederlo con i suoi occhi.
La Signora Baker si voltò verso di lui con un sorriso, ma a
Brian non piaque molto. Sembrava uno di quei sorrisi che ti facevano i
genitori da piccolo prima di dirti che il tuo pesciolino era morto ma
andava a stare in un posto migliore.
"Tu sei Brian, giusto?" gli chiese facendo un passo verso di lui.
"Sì" si affrettò a rispondere lui dandosi
dell'imbecille. Nel caos di quelle ore aveva parlato con la Signora
Baker diverse volte, ma non si era mai presentato, così
preso dalla preoccupazione per Zack.
Si strinsero la mano e Brian cercò di scacciare l'imbarazzo
che lo aveva assalito all'improvviso. In fondo stava praticamente
facendo conoscenza con uno dei genitori del suo ragazzo, anche se Brian
avrebbe preferito che fosse successo in una situazione diversa.
"Ora Zack sta dormendo ed è meglio se lo lasciamo riposare"
Nonostante Brian se lo fosse aspettato non riuscì comunque a
frenare un gemito di delusione. La Signora Baker parve accorgersene
"non temere caro, appena si sveglierà andrò a
chiedere direttamente io ai medici di farvi entrare. Poco prima di
addormentarsi Zack mi ha chiesto di te, voleva vederti" aggiunse piano
in fine.
Brian si limitò a guardarla non sapendo bene che dire. Non
sapeva se Zack avesse raccontato a sua madre di lui, ma ci
pensò Matt a togliere ogni dubbio.
"Brian è il nuovo ragazzo di Zack" disse semplicemente.
Brian si immobilizzò per l'imbarazzo e cercò
qualcosa da dire, ma la sua mente sembrava sgombra.
La Signora Baker lanciò un rapido sguardo a Matt per poi
rivolgersi nuovamente verso di lui "lo avevo immaginato"
Brian continuava a stare zitto, con la netta impressione che stesse
facendo la figura dello stupido.
Come aveva fatto a immaginarselo? Sapeva che il figlio era...?
"Non me l'ha detto ma l'ho capito da come mi parlava di te. E
ovviamente so di certi
gusti di mio figlio"
Brian annuì in silenzio, pensando che tanto ovvio non era:
se lo avessero saputo i suoi...
"So che volete vederlo" disse ora riferendosi ad entrambi "ma per ora
lasciamolo dormire, verrò ad avvertirvi quando si
sarà svegliato"
"Ok, grazie" sussurrò stancamente Matt.
"Ci vediamo più tardi Matthew" disse posandogli una mano
sulla spalla "a dopo Brian"
Brian la salutò con breve gesto della mano e la donna
uscì.
Nella saletta cadde immediatamente il silenzio.
A parte parlare con i vari medici per spiegare l'accaduto, Matt e Brian
non si erano rivolti la parola, memori di quello che era successo fra
loro solo poche ore prima.
Ripensandoci Brian si portò automaticamente una mano al
collo, dove non molto tempo prima vi era stata stretta la mano di
Matt. L'allontanò subito non volendo far vedere
all'altro che ci stava ancora pensando. Era indeciso se affrontare
l'argomento o lasciar correre. Anche se sapeva per esperienza che le
cose lasciate a metà tornano sempre a tormentare.
Andò a sedersi accanto all'altro, anche se non sapeva bene
cosa dire. Matt che era tornato alla sua posizione con le mani fra i
capelli, alzò lo sguardo verso di Brian e si tirò
un po' più su sulla sedia.
"Brian..." cominciò sapendo già cosa l'altro
voleva "mi dispiace per prima, non ce l'ho con te"
"Hai uno strano modo di dimostrarlo" disse Brian sarcastico, ma non era
arrabbiato.
"Dico davvero non voglio che pensi che ho qualcosa contro di te.
Immagino che Zack ti avrà parlato del fatto che noi due
stavamo insieme prima"
Brian si mosse a disagio sulla sedia cercando di non darlo a vedere "si
me ne ha parlato" confermò in tono neutro.
"Non pensare male. Non ho intenzione di tornare con Zack. Gli voglio
bene, ma non voglio farlo..."
Brian si sentì come se si fosse sciolto un nodo che gli
stringeva lo stomaco. Però non era ancora certo di potersi
rilassare veramente.
"Mi ha detto che lo hai lasciato perché alcuni a scuola gli
davano fastidio" disse serio "per evitare che capitassero situazione...
come questa" finì cupo.
"E' vero"
Il nodo che aveva tenuto stretto per tutto il tempo lo stomaco di Brian
parve di nuovo avvolgerlo.
"Ma alla fine non credo di aver fatto la cosa migliore. L'ho fatto star
male e in più ormai il danno era fatto. Ci avevano
già visti insieme e hanno continuato lo stesso a tormentare
Zack, anche se credo che molte me ne abbia tenute nascoste"
"La gente non ha proprio un cazzo da fare" soffiò Brian con
rabbia.
"Già"
"Se solo fossi andato a scuola oggi... e invece sono rimasto a casa
perché non ne avevo voglia" disse le ultime quattro parole
come se avesse voluto martellarsi un piede.
"E' inutile che ti disperi, non possiamo sempre stargli addosso per
proteggerlo. Cioè quando è possibile sarebbe
meglio, ma non possiamo seguirlo dapertutto"
"Ma tu prima hai detto-"
"Lascia perdere quello che ho detto prima, era ovvio che ero fuori di
me"
"Mi hai fatto leggermente paura, giusto per informarti"
"Quasi mi sono spaventato da solo" ridacchiò Matt "ma sappi
che se gli farai qualcosa che lo farà star male non
esiterò a rimetterti le mani addosso"
Brian deglutì, perché nonostante il tono di Matt
non fosse minaccioso era certo che fosse stato maledettamente sincero.
Entrambi ritornarono ai loro pensieri e nella stanza calò di
nuovo il silenzio, finché non udirono la porta che si apriva.
Si aspettavano di veder entrare un medico o al massimo la Signora Baker
e si stupirono quando videro sorpassare la soglia Jimmy e Johnny.
"Ehy, che ci fate qui?" chiese Matt alzandosi per raggiungerli.
"Certo che se aspettiamo che ce le dite voi le cose facciamo in tempo a
crepare" disse Jimmy sarcastico "abbiamo incontrato la Signora Baker
vicino casa sua e ci ha detto di Zack. Come sta?" chiese serio.
"Bene. Dorme"
Jimmy annuì "sì, la madre ce lo ha detto che non
era niente di grave. Ci ha raccontato che cosa è successo e
sembrava più preoccupata per il fatto che Zack le ha prese
che per i danni in se"
"Avrei proprio voglia di spaccargli le ossa a quegli idioti"
sbottò Johnny.
"Si così finisci in ospedale pure tu, nenerottolo" lo prese
in giro Jimmy.
Johnny lasciò correre abituato come era a quei tipi di prese
in giro.
"Comunque... dov'è Zack?"
"E' dentro che dorme. Finché non si sveglia non ce lo fanno
vedere"
"Sono sicuro che sta bene" convenne Jimmy "Ha la pellaccia dura il
piccoletto. E tu come stai?" domandò poi rivolto a Brian che
se ne era rimasto in silenzio in disparte.
"Bene. Non sono io che le ho prese" disse amaramente. A tratti si
sentiva assalire dai sensi colpa.
Jimmy si allontanò da Johnny e Matt, che stava raccontando
all'altro i dettagli dell'accaduto, e prese Brian per un braccio
facendolo sedere su una delle sedie più lontane dagli altri.
"Sai cosa intendo. Non farti venire i sensi di colpa non è
stata colpa tua"
Stranamente le parole di Jimmy influirono a Brian l'effetto contrario.
"Non lo so Jim..."
"Non avresti potuto fare niente, in due contro cinque non sarebbe
cambiato. L'unica differenza sarebbe stata che ora invece di esserci
Zack a dormire su quel letto ci saresti stato anche tu"
Avrei preferito, pensò Brian.
"Zack non te ne farà mai una colpa. Anzi conoscendolo sono
sicuro che si farà mille paranoie sul fatto che lo lascerai
come Matt lo lasciò quella volta"
"Non lo farei mai"
"Questo non impedirà a Zack di lambiccarsi il cervello con
mille paranoie. Sai è un po' psicolabile..."
"Matt mi ha detto che non ha intenzione di tornare con lui"
"E io che ti avevo detto? Conosco i nostri amici da un po'
più tempo di te e se ti dico che ti devi fidare di me puoi
farlo"
"Grazie Jim" Brian glie ne era davvero grato.
"Figurati" disse avvolgendogli un braccio intorno alle spalle "ma non
fare come al tuo solito che mi ascolti e poi continui a fare come ti
pare!"
Brian rise "non lo farò"
Nel frattempo era tornata la Signora Baker, con la roba da portare a
Zack, che sparì nuovamente nella sua stanza.
Matt, Jimmy e Johnny decisero di uscire per andare a comprare qualcosa
da regalare a Zack visto che non potevano far altro, mentre Brian
preferì rimanere nel caso si fosse svegliato, col risultato
che pochi minuti più tardi finì per addormentarsi
lui stesso stremato dalla lunga giornata.
Quando Brian riaprì gli occhi fu costretto a ripararseli con
una mano per via del sole che entrava attraverso la finestra e puntava
dritto nella sua direzione.
A giudicare dalla luce non dovevano essere più delle sette
di mattina.
Ci mise un po' prima di capire che a svegliarlo non era stata
la luce, che effettivamente non era così forte, ma una mano
che lo scrollava leggermente per le spalle.
"Matt" sussurrò quando riconobbe il volto davanti a se.
"'Giorno. Hai dormito un po'"
"Si tipo otto ore" disse Brian rizzandosi sulla sedia e stropicciandosi
gli occhi.
Mise a fuoco il volto di Matt che sembrava nervoso e giocherellava con
le mani evidentemente a disagio.
"Matt che succede?" chiese Brian allarmato.
"No niente... è che-"
"Cosa? E' successo qualcosa a Zack?"
"No no sta benissimo... è solo che è andato via"
"Cosa? Andato dove?"
"A casa"
Brian sentì stringersi lo stomaco. Era stato li tutta la
notte ad aspettare che si svegliasse...
"Perché non mi ha aspettato?"
"Non lo so, mi ha solo fatto promettere di non svegliarti.
Però lo ho fatto lo stesso, ma solo perché so che
è meglio così. Anche per lui. Se ti sbrighi puoi
ancora raggiungerlo, è appena uscito"
"Grazie Matt, sei un amico"
Si voltò e prese a correre verso l'uscita.
Non ci mise molto ad individuarlo. Era ancora nel parcheggio con la
madre e stava per salire in macchina.
Corse veloce fino a sentire il sangue pulsargli nelle orecchie.
Non riusciva a spiegarsi il comportamento di Zack. Forse era arrabbiato
con lui?
"Zack!" urlò mentre l'altro apriva la portiera della
macchina bloccandosi nel momento in cui udì chiamare il suo
nome.
Per un attimo Brian pensò che Zack sarebbe saltato in
macchina e avrebbe ordinato a sua madre di partire a tutto
gas come spesso succede nei film. Ma, nonstante l'espressione turbata,
Zack non era un codardo e chiuse la portiera in attesa. Brian
arrestò la corsa di fronte a lui.
"Zacky io vado, tu torna a casa a piedi!" lo avvertì la
madre dall'altra parte dell'auto.
"No aspetta,io-"
"A casa a piedi!"
Zack provò a ribattere all'ordine della madre, ma lei era
già entrata in auto e aveva messo in moto.
"Perché non mi hai aspettato?" chiese Brian ponendo la
stessa domanda che aveva fatto a Matt poco prima.
Zack riportò l'attenzione su di lui e sembrava
incerto su cosa rispondere. Nonostante questo però Brian non
poteva far altro che sentirsi sollevato nel vederlo con jeans e la
maglietta rossa e nera dei Misfits completamente asciutti e senza la
minima traccia di sangue. Aveva il labbro gonfio, ma pulito con i segni
dei punti che gli avevano messo la sera prima. Anche il livido che
aveva nell'occhio sembrava essere sbiadito.
Ebbe l'impulso di portargli una mano al viso e Zack non fece niente per
opporsi.
Gli passò il pollice sul labbro sentendo il contantto ruvido
dei punti.
"Ti giuro che non accadrà di nuovo, però la
prossima volta non scappare più così da me"
Il tempo di finire di parlare e Brian si trovò Zack
avvinghiato addosso. Ricambiò il suo abbracciò,
stringendolo a se.
"Avevo paura che saresti stato tu ad andartene" sussurrò
Zack inzuppando la maglia di Brian di lacrimoni.
"Neanche se mi minacciassi di farlo" disse Brian, sorridendo
al pensiero di quanto Zack potesse essere tonto a volte.
"E' quello che dicono tutti, ma alla fine se ne vanno lo
stesso"
"A volte fai e dici delle cose talmente stupide che se non ti amassi
forse lo farei!" disse Brian ridendo, prima di rendersi conto delle
effettive parole che aveva pronunciato. Aveva veramente detto di amare
Zack o era stato un gioco della sua mente?
A quanto pareva lo aveva veramente detto, perché Zack
alzò lo sguardo incrociando i suoi occhi con un espressione
sorpresa.
Brian rimase ammutolito, pensando al peso di quelle parole e al fatto
che le avesse dette con tanta leggerezza da non rendersene quasi conto.
Ed era per quel motivo che era sicuro di non aver mentito:
perché quelle parole gli erano salite direttamente dal cuore
senza neanche passare prima per il cervello. Senza che avesse neanche
avuto il tempo di formulare il pensiero.
Fissò gli occhioni verdi e lucidi di Zack che lo guardavano
da appena un po' più in basso a pochi centimetri di distanza
e si ritrovò a ringraziare il cielo che quel giorno di
qualche mese prima suo padre aveva deciso di trasferirsi li a
Huntington Beach.
"Cos'hai detto?" chiese il più piccolo mezzo stordito.
Brian sentì il battito accellerare e le mani sudare per il
nervoso.
"Che ogni tanto dici cose molto stupide"
"Non quello!"
"Che anche se sei un po' tonto non ti lascio lo stesso?"
"Brian!"
"Dai ti accompagno a casa. Credo che tu non abbia ancora smaltito
l'effetto dell'anestesia sembri un po' confuso" disse Brian prendendolo
per mano e incamminandosi.
Zack scosse la testa.
"Fa niente. Ti amo anche io, ma se ora sei troppo codardo puoi anche
ridirmelo un altra volta" disse seguendo il passo di Brian "e comunque
non mi hanno fanno nessuna anestesia!"
Fiiiiiiiiiiine capitolo.
Fiuu pensavo di non riuscirci u.u *sospiro di sollievo*
Mi scuso per la schifosità di questa roba che ho scritto, ma
oggi mi girano alquanto. E devo dire che per fare incazzare me bisogna
essere davvero irritanti, solo pochi eletti ci riescono -.-"
Mi sono messa a ascrivere per sfogarmi e ci mancava poco che invece di
fargli dire che si amavano li facessi prendere a pugni -_____- Quindi
neanche rileggo per vedere che miriade di minchiate ho scritto.
Ricontrollerò domani per vedere se ci sono errori.
Pardon, scusate l'umore nero .____. Io comunque vi adoro e vi
ringrazio tutti per aver letto <3
Come sempre amo voi che prendete un po' del vostro tempo per recensire,
perciò grazie davvero a
friem,
ladybaker, miniredapple2,
Two_Dollar_Bill
(<3), SheFoughtTheLaw
e Majesty!
Grazie davvero :)
Ah, comunque non dovrebbero mancare tantissimi capitoli alla fine... un
paio di cose in sospeso e poi ci siamo.
Bene, ora credo che andrò a dormire prima di
uccidere qualcuno e dato che qui ci sono solo io finirei per
autolesionarmi :'D
Tanto amore per voi, alla prossima <3
Josie.
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 12 ***
Subito dopo esser arrivato a casa Zack si buttò di peso sul
divano: si sentiva ancora molto debole nonostante la tirata di quasi 12
ore di sonno. Il sangue gli pulsava nel labbro causandogli un
fastidioso prurito, che però non poteva grattare senza
rifilarsi una fitta di dolore. Accese la TV nel tentativo di distrarsi,
ma non trovò niente di anche vagamente
interessante. Ma chi diamine sceglieva i programmi da mandare
in onda in America?
Rassegnato si stese affondando la testa sul cuscino e sfilandosi le
scarpe con la punta dei piedi, che ricaddero malamente a un paio di
metri dal divano. Nonostante fosse sveglio da solo poco più
di un'ora era sicuro che avrebbe potuto dormirne altre nove di fila.
Appena chiuse gli occhi sentì il cellulare squillare
scoprendo con orrore che lo aveva lasciato sopra il tavolo e che quindi
avrebbe dovuto alzarsi.
Provò a ignorare il suono trillante, ma sembrava quasi che
il volume aumentasse a ogni squillo, così si costrinse ad
alzarsi e ad afferrare il cellulare rispondendo senza neanche guardare
chi fosse.
"Zack, allora ci sei. Pensavo di averti svegliato!"
Zack si strofinò gli occhi riconoscendo la voce di Jimmy.
"E chi te l'ha detto che non stavo dormendo?"
"Stavi dormendo?"
"...no"
"Dio, allora cosa mi fai perdere tempo!"
Zack sorrise e scosse la testa. Si chiedeva sempre cosa fossero tutte
queste cose che aveva sempre da fare Jimmy per cui non aveva tempo da
perdere.
"Bè, mi scusi, non volevo farle perdere il suo prezioso
tempo!" lo prese in giro il più piccolo.
"Dai non fare l'idiota Vee. Come stai?"
"Non male"
"Allora puoi venire da me che mi annoio?"
Zack ci pensò un po' su. Era stanco ma non aveva voglia di
passare l'intera giornata a casa. Stava per accettare la proposta
quando gli venne in mente che teoricamente a quell'ora Jimmy
avrebbe dovuto essere diretto verso scuola.
"Non vai a lezone oggi?" chiese incuriosito.
"Naa. Ci sono già andato tre giorni questa settimana"
Zack rise alle parole dell'amico. Se avesse avuto il suo coraggio,
anche lui avrebbe marinato più spesso.
"E gli altri invece?"
"A fare i secchioni come al solito"
Zacky avrebbe riso nuovamente se non fosse stato per il tono che aveva
usato Jimmy, senza contare che aveva esitato prima di
rispondere. C'era qualcosa nella voce dell'altro che lo aveva
turbato.
Comunque decise di ignorare quella sensazione, probabilmente era
semplicemente ancora scombussolato per via degli ultimi avvenimenti.
Salutò Jimmy e andò a cambiarsi i vestiti in
fretta, ignorando i consigli della madre che insisteva
perché rimanesse a casa a riposare.
Circa un'ora dopo era a casa Sullivan.
"Ma i tuoi non ci sono?" chiese notando l'assenza di altre persone
nella casa.
"Stanno praticamente via un week-end si e un no per lavoro
questi ultimi tempi" spiegò il più alto "e questo
fondamentalmente comporta un gran numero di vantaggi per il
sottoscritto!" disse entusiasta.
"Contento tu" fece Zack per non smorzare l'entusiasmo dell'amico.
Non l'avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura ma stare a
casa da solo non gli piaceva per niente. Era molto attaccato ai suoi
genitori, in particolare a sua mamma, e soffriva per la lontananza da
loro quando erano lontano.
"Comunque. Che vuoi fare?" chiese Jimmy dondolandosi sui talloni.
"Uhm. Non so... è una bella giornata, potremmo fare un giro
fuori"
Jimmy si innervosì immediatamente "No... se i miei mi
beccano in giro poi mi rompono a vita!"
"Ma i tuoi non sono fuori città per lavoro?" chiese Zack,
ormai confuso dal comportamento dell'amco, che cominciava a pensare che
la sensazione che aveva avuto al telefono non fosse stata solo una
semplice "sensazione".
Dal canto suo Jimmy, si guardava intorno cercando una risposta
palusibile da dare.
"Jimmy, mi stai nascondendo qualcosa?"
"No Zack, ti prego non iniziare con queste paranoie! Ci pensa
già il tuo ragazzo a farmi impazzzire con le sue..."
Zack rimase un'attimo basito. Che paranoie aveva Brian? Lo chiese a
Jimmy, che però gli rispose che non erano affari suoi
borbottando qualcosa sul segreto professionale.
"Senti ho un nuovo gioco per la play, ci facciamo una partita?"
Zacky lo guardò torvo.
"Ok" accettò in fine, lasciando cadere il discorso
imbarazzato di Jimmy, ma comunque ancora intenzionato a scoprire cosa
l'altro gli stesse nascondendo.
Dopo sole due vittorie e sette sconfitte Jimmy decise che si
era stufato di quel gioco e si diresse in cucina per prendere
qualcosa da mangiare, tornando con due fette di dolce.
Zack, che si scoprì molto affammato, ne addentò
subito un pezzo.
"Wow, è buonishima!" farfugliò con la bocca piena.
"Bè sì, mia madre è una brava cuoca"
"Ma tua madre è via per lavoro o no?" chiese di nuovo
confuso mandando giù il boccone di dolce.
"Uff e va bene Zack, l'ho fatta io, contento?"
Zack lo fissò un'attimo e poi scoppiò a
ridere.
"Che c'è nanetto? Che ti ridi?" domandò
minaccioso.
"Niente, ti stavo solo immaginando con un cappello da cuoco e un
grembiulino da cucina!" rispose Zack che non riusciva a
smettere di ridere.
"Ecco perché non te lo volevo dire, piccoletto che non sei
altro! E ora smettila di ridere come un cretino che mi stai smollicando
tutto il divano" fece Jimmy menttendo il broncio.
Zack cercò di contenersi, ridendo dentro pensando a come
Jimmy si trasformasse nella casalinga perfetta ogni volta che era solo
a casa. In effetti la Signora Sullivan era una maniaca dell'ordine e
doveva aver passato qualcuno di quei suoi geni al figlio.
Zack spazzolò tutto il dolce e poi guardò l'ora
dall orologio appeso alla parete della cucina. Era già
mezzogiorno. A quell'ora c'era la pausa pranzo nella loro scuola e a
Zack andava di vedere gli altri.
"Senti Jim, io vado verso scuola è un po' che non vedo Matt
e Johnny, e Brian mi manca"
Jimmy scattò in piedi.
"Come fa a mancarti, lo hai visto sta mattina! E Matt e Johnny erano da
te all'ospedale ieri sera"
"Si ma io dormivo!"
"Però c'erano"
"Jimmy!" esclamò Zack arrabbiato.
"Senti Zack, gli ho detto di passare qui appena le lezioni finiscono,
non puoi aspettare un altro paio d'ore?"
Zack sbuffò spazientito e Jimmy lo prese come un segno
d'assenso.
"Ah, a proposito... ora che mi ricordo, ti abbiamo comprato una cosa
ieri. Te la vado a prendere è in camera mia"
Zack annuì e Jimmy scomparve su per le scale.
Aspettò di sentire la porta della camera dell'amico aprirsi
poi si alzò dal divano, raccolse il cellulare e la felpa che
giacevano a terra e, il più velocemente possibile e senza
farsi sentire, uscì di casa.
Chiuse silenziosamente la porta alle sue spalle e cominciò a
correre.
L'unica cosa che Zack aveva capito dallo strano comportamento
dell'amico era che stava cercando di tenerlo lontano dagli altri. Si
era innervosito quando aveva detto che voleva raggiungerli a scuola,
aveva preferito rimanere a casa invece di uscire a bighellonare
(comportamento più che insolito da parte di Jimmy) e al
telefono, quando gli aveva domandato degli altri, gli era sembrato
turbato.
Ormai ne era certo: stava cercando di tenerlo lontano dagli amici e non
poteva far altro che domandarsi il motivo.
Corse più veloce per seminare il senso di colpa che gli
stava addosso per aver abbandonato Jimmy in quel modo. Tralasciando il
fatto che si sarebbe sicuramente arrabbiato...
Cercò di scacciare quei pensieri. La voglia di sapere cosa
gli altri quattro gli stavano nascondendo era più forte.
Dopo un po' fu costretto a rallentare il passo. Forse aveva esagerato,
si sentiva ancora debole per la giornata precedente.
Si infilò dentro ad alcune stradine laterali per arrivare
prima e dopo circa dieci minuti si ritrovò davanti
all'edificio scolastico.
Il cortile era affollato di ragazzi dandogli la conferma che la pausa
pranzo non era ancora finita.
Si mescolò alla folla di studenti e andò diretto
verso il tavolo che occupavano solitamente e lì
trovò Johnny. Però era solo, nessuna traccia di
Matt e Brian.
Zack si avvicinò e notò che anche lui sembrava
turbato. Questo gli fece stringere lo stomaco, ma
cercò di non farsi prendere dall'ansia.
"Johnny!"
Zack si avvicinò e l'amico sobbalzò.
"Zack, che ci fai qui!" chiese allarmato.
"Mi dici cosa cazzo state facendo?" chiese cercando di non urlare.
"Zack torna a casa, non-"
"Dove sono Matt e Brian?"
"Non lo so, torna a-"
"Non dirmi di tornare a casa, dove sono Johnny, te lo chiedo un'ultima
volta"
Zack afferrò Johnny per il collo della maglia, ma questo gli
afferrò il polso e se lo staccò di dosso.
"Torna a casa Zack"
Zack non lo aveva mai visto così deciso.
Lanciò un ultimo sguardo di fuoco a Johnny e se ne
andò lasciandolo li. Cominciava davvero a sentirsi
arrabbiato.
Passò in rassegna tutto il cortile, ma non vide i due amici
da nessuna parte. Non si rassegnò, infondo dovevano per
forza essere nei paraggi.
Svoltò l'angolo dell'edificio fino al cortile sul retro,
anche se di solito non vi era quasi nessuno.
Invece, con sua grande sorpresa, Zack scorse da lontano il profilo di
Matt e si diresse a passo diretto verso l'amico. Stava quasi
per urlare il suo nome e pretendere spiegazioni, quando però
vide che non era solo. Al suo fianco vi era anche Brian e sembravano
coinvolti in un'accesa discussione con degli altri ragazzi, tre per
quanto riusciva a vedere, che gli stavano davanti.
Zack ci mise meno di un secondo a capire chi erano e sbiancò
dalla paura. Istintivamente fece un passo indietro. Il ricordo di come
quei tizi lo avevano conciato il giorno prima si abbatté su
di lui quasi che riuscì a rivedere di nuovo uno di quelli
avvinarsi a lui ghignante e colpirlo. Zack si portò una mano
al viso per difendersi da quella visione e indietreggiò
ancora, spaventato.
Ma i ragazzi erano lontano e nessuno sembrava aver notato la sua
presenza.
Era combattuto dalla voglia di andarsene immediatamente, ma
una strana forza lo teneva coi piedi piantati per terra.
Teneva lo sguardo puntato su Matt e Brian... così era questo
che quei quattro gli avevano tenuto nascosto?
Zack gli aveva detto un centinaio di volte di dimenticarsi di quella
faccenda eppure avevano fatto di testa loro.
Nonostante tutto sentì la rabbia crescergli dentro, si era
fottutamente stufato che nessuno gli desse mai ascolto, che tutti
pensassero di sapere cosa era meglio per lui più di lui
stesso.
Sentendo il sangue ribollirgli nelle vene prese ad
avvicinarsi al gruppo, Brian sembrava rosso di rabbia, ma era
niente in confronto a quanto si sentiva tradito Zack.
"Brian!" urlò furente quando fu abbastanza vicino da farsi
sentire.
L'altro si voltò di scatto verso di lui nonappena
sentì udire il suo nome.
"Zack, che ci fai qui!"
Era stato Matt a parlare e Zack non fece in tempo rispondere
perché qualcuno lo interruppe.
"Buongiorno donzella, come mai così arrabbiata? Non temere i
tuoi cavalieri sono qui per vendicarti!"
"Chiudi quella cazzo di bocca Ryan"
Zack strinse i pugni con rabbia. Non sentiva più alcuna
paura nei confronti del leader di quella banda di idioti.
"Chiudila tu o quel brutto taglio sul labbro potrebbe riaprirsi di
nuovo" fece Ryan con finto tono premuroso "chi è stato a
farti questo principessina Baker?"
Nel volto di Ryan si aprì un ghigno di scherno e Zack non
riuscì a controllarsi. Si gettò contro l'altro
con l'unico desiderio di affondare il pugno nella sua faccia, ma invece
si sentì trattenere per un braccio.
Matt l'aveva afferrato, spingendolo dietro se.
Zack ruggì di frustrazione, si sentiva arrabbiato e
frustrato da quel modo che avevano di dover sempre proteggerlo, ma poi
rimase quasi scioccato quando vide il pugno di Ryan alzato a mezz'aria,
dove fino a un'attimo prima si trovava lui.
Ryan indietreggiò, mentre Matt e Brian gli si paravano
davanti coprendolo alla vista dei ragazzi.
"Non ti azzardare a toccarlo" fece Brian con un ringhio basso.
"Intendi come ho fatto ieri? Dov'eri Haner, mentre gli rompevo quel bel
faccino?"
Zack quasi non se ne accorse e Matt non riuscì a fermare in
tempo Brian, mentre si avventava su Ryan, finendo anche per
scaraventarlo a terra.
"Zack, via di qui!" gli ordinò Matt, spingendolo per
allontanarlo, tanto che quasi perse l'equilibrio.
Zack ignorò completamente l'ordine impartito da
Matt e cercò di raggiungere Brian, ma l'altro lo
afferrò di nuovo e questa volta lo spinse con forza
più lontano "Jimmy, portalo via!"
Zack si voltò e vide il ragazzo in questione, seguito da
Johnny, che lo strattonò per le spalle conducendolo verso il
cortile anteriore.
"Lasciami Jimmy!" gridò cercando di divincolarsi
dalla sua presa. Riuscì a guardare un ultima volta prima di
voltare l'angolo e vide solo Ryan assestare un pugno nello stomaco di
Brian che produsse un tonfo sordo, prima che Matt lo colpisse a sua
volta. Poi la visuale gli fu coperta dal corpo di Johnny e infine
svoltarono l'angolo trovandosi fra tutti gli altri ragazzi che, ignari,
continuavano la pausa pranzo.
Per strada verso casa, Jimmy non aveva smesso di tenere stretto Zack
per la maglia. Johnny li seguiva, avendo deciso di saltare le lezioni
del pomeriggio.
Camminavano velocemente e stavano tutti e tre in silenzio. Zack ogni
tanto sbirciava il volto di Jimmy: era sicuro di non averlo mai visto
così arrabbiato. Non osava rivolgergli parola.
Dopo circa quindici minuti di camminata arrivarono di fronte casa di
Zack e finalmente Jimmy lo lasciò.
"Entra" disse solo.
"Non c'è nessuno a casa, ho lasciato le chiavi da te"
"Te le ho portate io" disse lanciandogliele, poi si voltò e
senza aggiungere altro se ne andò.
Zacky rimase li impalato. Guardò Johnny che gli fece incerto
un segno di saluto con la mano e raggiunse Jimmy.
Una volta in casa Zack non sapeva cosa fare. Jimmy ce l'aveva a morte
con lui e sperò che non fosse così anche per Matt
e Brian, ma le possibilità che neanche loro fossero
arrabbiati erano piuttosto remote. Solo Johnny sembrava dispiaciuto per
tutta quella faccenda.
In preda alla frustrazione e alla rabbia sferrò un calcio a
un mobiletto che aveva affianco, facendo crollare tutto quello che vi
era sopra a terra.
Si appoggiò alla parete più vicina e si
lasciò scivolare fino a sedersi nel pavimento.
Avrebbe solo voluto tornare indietro ed evitare tutto quel casino.
Stette in quella posizione per diverso tempo fino a che il campanello
di casa non lo fece sobbalzare. Si tirò su, sgranchendosi le
articolazioni doloranti e andò ad aprire, per ritrovarsi
davanti a se Brian.
Il respiro gli morì in gola quando vide la sua espressione.
"B-Brian"
Brian non disse niente ma lo spinse da un lato ed entrò in
casa.
"Perché non devi mai fare quello che ti si chiede!" esplose
furente voltandosi verso di lui.
"Non potevi pretendere che-" iniziò Zack, ma l'altro non lo
lasciò finire.
"Non ti è bastato vero quello che è successo
ieri? Volevi ripetere l'esperienza, pensavi che non mi sentissi
abbastanza in colpa?"
Zack provò a ribattere nuovamente, ma anche questa volta fu
interrotto.
"Che diavolo volevi fare eh, Zack! Dovevi rimanere da Jimmy o volevi
farti ammazzare di nuovo?"
"Senti Brian, ma chi cazzo ve lo ha chiesto si può sapere?"
urlò Zacky per non farsi parlare sopra ancora "te lo avevo
detto cazzo, che vi dovevate fare gli affari vostri, che non me ne
frega niente di essere vendicato!"
"Se anche tu ti fossi visto com'eri messo ieri forse capiresti! Ho
cercato di reprimere la voglia di ucciderli, ma non mi puoi chiedere di
passargli davanti tutti i giorni facendo finta di niente"
"Si invece che posso Brian" fece Zack con voce tremante "ti ho sentito
ieri quando hai detto che mi ami, ma so che non è vero o non
saresti andato a pestare quelli quando invece ti avevo chiesto di non
farlo!" disse Zack con le lacrime agli occhi.
Brian lo fissò con lo sguardo più serio che si
possa immaginare.
Si avvicinò fino ad essere un passo da lui.
"Tu non sai prorpio un cazzo"
Poi lo superò e il tonfo della porta che si chiudeva,
indicò a Zack che Brian se ne era andato lasciandolo solo,
le lacrime a rigargli il volto pallido.
Mamma mia, ce l'ho fatta
a finire questo capitolo!
Scusatemi, mi dispiace
di farvi aspettare così tanto ogni volta! T___T Non so
perché, ma non riesco più ad aggiornare una volta
a settimana come una volta e non so perché...
Cooomunque ho cercato lo
stesso di impegnarmi con questo capitolo, ma non riesco a capire se sia
venuto decente o no ^^"
Vi ringrazio dal
profondo del cuore per averlo letto, grazie! *-*
A chi vanno i
ringraziamenti speciali oggi? Uhmm chi ha recensito il capitolo
precedente, vediamo... u.u Allora :D Grazie mille a friem, SheFoughtTheLaw, In Memory Of Jimmy, miniredapple2, Vengeance_AS e two_dollar_bill
<3
Vi adoro, seriamente *-*
Ah e dato che ci sono vi
consiglio di andare a leggere la Synacky di
miniredapple2 "The
Life I've Left Behind"!
Di solito non pubblicizzo ff, ma dato che qui (più o meno)
siamo tutte fan delle Synacky, vi consiglio di andare a dare
un'occhiata (se non l'avete già fatto) se vi va,
perché è davvero bellissima! :D Ed
è conclusa, manca solo l'epilogo, quindi andate sicure!
Bene ora ho detto
davvero tutto!
Vi ringrazio nuovamente
e ci si sente al prossimo capitolo! :D
A presto <3
Josie
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 13 ***
capitolo 16
Zack rimase fermo e immobile nel centro del salotto, con le lacrime che
gli scorrevano lungo le guance, fino a sentirne il sapore salato in
bocca.
Aveva combinato un gran bel casino, ma non ne aveva mai avuto
intenzione.
Avrebbe solo voluto urlare fino a lacerarsi i polmoni se non fosse che
qualche vicino avrebbe chiamato sicuramente la polizia, se non una
clinica psichiatrica.
Aveva ancora impressi nella mente gli occhi di Brian e come questo
l'aveva guardato subito prima di andarsene... Il solo pensiero gli
mozzò il respiro in gola e sentì le ginocchia
cedere, fino a che non scontrarono con il pavimento duro.
L'intera situazione, la sua vita gli stava scivolando fuori dal
controllo, proprio come l'ultima volta....
"Dannazione Matt!
Perché non mi vuoi ascoltare?"
"Mi dispiace Zack...
è una decisione che ho preso e non ho intenzione di tornare
indietro"
"Perché non
lo capisci che a me non interessa niente di quello che dicono gli altri"
"Perché
c'è una bella differenza fra quello che la gente dice e
quello che la gente fa; e se quello che la gente fa include farti del
male a me interessa più che tanto!"
"Non puoi pretendere di
sapere sempre cosa è meglio per me!"
"Forse non sempre, ma
questa volta lo so"
Zack afferrò
Matt per una spalla facendolo voltare, in modo che fosse costretto a
guardarlo, ma quello ancora sfuggiva il suo sguardo, nascondendo gli
occhi sotto un ciuffo di capelli un po' troppo cresciuti.
"Ti prego non lo
fare..." riuscì a dire Zack, il volto improvvisamente
innondato di lacrime, mentre era ancora ben visibile un profondo taglio
-ormai rimarginato- appena sotto lo zigomo destro "non te ne andare"
"Mi dispiace Zack..."
Matt gli
voltò nuovamente le spalle, sfuggendo alla presa ancora ben
salda di Zack. Si chiuse appena in tempo la porta alle spalle prima che
calde lacrime, fino a quel momento trattenute e nascoste dalla frangia
troppo lunga, sfuggissero al suo controllo.
Zack si sentì tremare per la violenza con cui quel ricordo
si era abbattuto su di lui.
Stava succedendo esattamente la stessa cosa che era successa in
passato.
In realtà la dinamica degli avvenimenti e i fatti in se per
se erano differenti, ma l'ultima volta si era lasciato sfuggire Matt.
L'aveva lasciato andare senza lottare per riprenderselo, e col senno di
poi era stato meglio così.
Zack strinse i pugni e picchiò forte il pavimento, tanto che
nel giro di pochi istanti le nocche gli si arrossarono.
Era di nuovo in ginocchio, tremava e aveva gli occhi rossi dal pianto.
Questa volta però non avrebbe fatto come l'ultima volta; non
avrebbe trascinato il suo corpo esausto fin sopra la sua camera e non
si sarebbe gettato sul suo letto a piangere tutte le sue lacrime.
Questa volta Zack si alzò da terra, si asciugò le
lacrime con la manica della felpa, afferrò le chiavi di casa
e uscì diretto verso casa di Brian.
La luce del sole proveniente dalla finestra infastidiva gli occhi di
Brian, che provvedeva a coprirseli con un braccio. Se ne stava steso
sul letto, arrabbiato e con la voglia di spaccare tutto quello che si
trovava intorno a lui, e Dio solo sapeva cosa lo tratteneva dal farlo.
Si costringeva a starsene li immobile con la consapevolezza che se
avesse dato sfogo alla sua rabbia avrebbe demolito l'intera camera.
In quel momento si stava odiando con tutto se stesso.
Avrebbe solo voluto che esistesse un qualche macchinario che
riavvolgesse il tempo per poter impedire a se stesso di dire quelle
cose, in quel
modo, a Zack.
L'espressione che aveva fatto in quel preciso istante lo tormentava;
era sicuro che se gli avesse sferrato un pugno nello stomaco gli
avrebbe fatto meno male.
Perciò non poteva fare a meno di odiarsi, perché
quando era arrabbiato non rispondeva di se stesso e riusciva solo a
ferire quelli intorno a lui. Ogni volta era come se una strana forza
s'impadronisse di lui e comandasse ogni sua mossa. Quello di cui era
certo era che se non fosse stato così tanto fuori di se non
gli si sarebbe mai rivolto in quel modo...
Quel flusso di pensieri fu improvvisamente interrotto dal suono del
campanello che lo fece sobbalzare e aprire gli occhi all'istante.
Scattò in piedi e scese giù per le scale.
Aprì il portone di casa sperando tanto che fosse...
"Zack!"
"B-Bri. Ciao"
"Ciao" Brian rimase fermo non sapendo bene come comportarsi. Tutta la
rabbia che aveva sentito prima era svanita; aveva avuto l'intenzione di
chiedere scusa a Zack, di abbracciarlo con trasporto non appena
l'avesse visto, come succede tipicamente nei film, ma una strana forza
lo teneva fermo li dov'era.
Zack sembrava sconvolto: il volto arrossato, il fiato corto e per di
più tremava. Aveva corso per tutta la strada; lo aveva preso
una gran fretta mossa dalla paura di aver rovinato tutto con Brian e
dalla voglia di sistemare tutto con lui.
"Brian, tu ora devi lasciarmi parlare" riuscì a dire a
fatica cercando di inspirare nei polmoni più aria possibile.
Brian fece qualche passo per avvicinarsi a lui e gli mise le mani sulle
spalle.
"Zack, stai calmo... non è successo niente"
L'altro lo guardò per un istante, poi gli si
buttò fra le braccia e Brian lo strinse in un abbraccio.
Sentiva le lacrime di Zack bagnargli il collo scoperto e lo strinse
più forte. Si sentiva tremendamente in colpa, probabilmente
lo aveva fatto morire di paura dopo quello che era successo fra lui e
Matt, e lui lo sapeva...
"Mi dispiace piccolo..." gli sussurrò vicino all'orecchio,
accarezzandogli i capelli, continuando finché i leggeri
singhiozzi dell'altro si placarono lentamente...
Zack appoggiò la fronte sul petto dell'altro, poi
alzò lo sguardo puntando gli occhioni verdi in quelli
dell'altro.
"Non doveva andare così" disse piagnucolando "nei
miei piani c'ero io che te ne dicevo quattro fino a che tu non mi
avresti supplicato di non lasciarti"
Brian non riuscì a far a meno di ridere di fronte
all'innocenza del ragazzo che stringeva fra le braccia "tu hai problemi
a livello psicologico Zack, non smetterò mai di dirtelo"
"Vaffanculo Brian"
Brian ridacchiò, poi prese il viso di Zack fra le mani e
lasciò un bacio leggero.
"La prossima volta che ti tratto in questa maniera ti autorizzo a
prendermi a calci" sussurrò sulle labbra
dell'altro. Questa volta fu il turno di Zack di ridere, ma Brian non lo
lasciò finire coinvolgendolo nuovamente in un bacio.
Quando riuscì a trovare la forza di staccarsi dal corpo
dell'altro, lo fece entrare e salire fino in camera. Potevano starsene
tranquillamente sdraiati nel letto in quanto in casa non c'era nessuno.
Brian accarezzava la schiena di Zack seguendo linee immaginare con le
dita, mentre l'altro gli stava praticamente avvinghiato addosso.
Era immensamente soddisfatto di come era riuscito a gestire
la cosa. Se fosse successo tutto un po' di tempo prima non sarebbe mai
riuscito a sbollire la rabbia e avrebbe mandato all'aria tutto. Anche
se in realtà era praticamente tutto merito di Zack.
Lui sarebbe stato troppo orgoglioso per tornare indietro.
Fortunatamente Zack non era come lui, ma era in tutto e per tutto migliore di lui.
Lo sguardo gli cadde sul labbro dell'altro che ancora portava i segni
dei punti. Nonostante tutto sentì ribollirgli le viscere,
non riusciva proprio a mandare giù quello che gli avevano
fatto . Chiuse gli occhi e sentì rimbombare le parole di
Ryan dentro la sua testa:
"Dov'eri ieri Haner,
mentre gli rompevo quel bel faccino?"
Il ricordo di quell'unica frase e del ghigno dipinto sul volto di Ryan
mentre lo diceva, lo fece scattare a sedere, facendo sobbalzare Zack,
che si era assopito.
"Che c'è Bri?" chiese preoccupato.
"Niente scusa" rispose Brian stroppicciandosi gli occhi, quasi a
cercare di voler cancellare dalla propria memoria il volto dell'odiato
compagno di scuola.
Zack si sedette e lo guardò seriamente:
"Se c'è qualcosa che non va dovresti dirmelo. Non mi va di
litigare di nuovo..."
"Te l'ho detto, non è niente..." mentì "credo di
essermi addormentato e poi svegliato di soprassalto"
Zack parve rassicurato, anche se non era ancora del tutto convinto.
"Farò finta di crederti" disse semplicemente, prima di
prendere un braccio dell'altro e rispingerlo nel materasso in modo che
potesse appoggiare la testa sul suo petto e riprendere a sonnecchiare,
ma Brian aveva altri progetti. Infatti invertì le posizioni
e si sistemò sopra di lui, guardandolo dall'alto
in basso.
"Ti giuro che non ti toccherà più nessuno" disse
seriamente, fissandolo negli occhi.
"Basta con questa storia Bri"
"Sono serio"
"Lo so..."
"Nessuno ti toccherà più..." ripeté
nuovamente "tranne me" disse ed andò a posare le labbra sul
collo del ragazzino sotto di lui, facendogli salire i brividi.
Decisamente il "toccare"
che intendeva Brian non era lo stesso che intendeva per gli altri.
Portò una mano sul petto dell'altro, momentaneamente coperto
dalla felpa, mentre con l'altra si reggeva per non crollargli addosso,
anche se in quel momento tanta vicinanza non l'avrebbe di certo
disdegnata.
Continuò a torturare il collo bianco del più
piccolo, risalendo poi fino a impossessarsi nuovamente delle sue labbra.
Sentiva una calda forza crescere all'interno; aveva paura di
allontanarsi troppo dal ragazzino che giaceva sotto di lui, come se
temesse di vederlo scomparire.
La verità era che aveva veramente temuto di averlo perso
dopo avergli detto quelle cose... insomma la gente può avere
pazienza con la sua rabbia, ma non sono mica tutti santi!
Grazie al cielo Zack era tornato da lui e Brian non poteva fare a meno
di ringraziare mentalmente qualche entità superiore per
questo.
Quando sentì l'aria mancargli, divise le sue labbra da
quelle di Zack e appoggiò la fronte sulla sua per riprendere
fiato.
In modo automatico portò la mano che fino a quel momento
aveva vagato nel petto dell'altro fino all'estremità della
felpa e la lasciò intrufolare sotto, venendo a contatto con
la pelle liscia e calda di Zack. Accarezzò piano quella
superficie, delicatamente, a dispetto della bramosia che invece lo
aveva preso. Per un attimo sentì la testa girargli, dalla
forza con cui improvvisamente avrebbe voluto... di più.
"Zack" aprì gli occhi per vedere la reazione del
più piccolo, ma questo teneva ancora gli occhi chiusi, le
braccia strette intorno al collo dell'altro, per attirarlo a
se maggiormente.
"Dimmi Bri" fece questo in un sussurro.
Per tutta risposta Brian afferrò un po' timoroso un lembo
della felpa di Zack e si bloccò un attimo prima di
cominciare a tirarla su per sfilargliela. Zack aprì
immediatamente gli occhi, avendo capito le intenzioni di Brian.
Per un attimo interminabile si fissarono negli occhi; erano talmente
vicini che Brian poteva sentire il respiro dell'altro sfiorargli il
viso, poi Zack li richiuse, fatto che fu interpretato dall'altro come
il segno di procedere.
Con sentimenti contrastanti di euforia e paura, lo spogliò
della felpa e della T-Shirt che finirono ai piedi del letto, facendo
fare la stessa fine alla sua.
Il brivido di freddo che lo aveva percorso non appena si era tolto la
maglia svanì immediatamente quando la sua pelle venne a
contatto con quella di Zack. Si era praticamente steso su di lui,
godendo di quella vicinanza. Ora che finalmente erano liberi entrambi
dai fastidi delle felpe lasciò scorrere la mano sul corpo
dell'altro, raggiunta poi dalle labbra che andarono a baciare e
mordicchiare ogni centrimetro di quella pelle bianca, mentre sentiva
dei gemiti sospirati abbandonare la bocca dell'altro.
Lasciò che la sua mano percorresse più volte
quella superfice, fino ad arriverare al bordo dei jeans dell'altro.
Nel giro di un secondo sentì il cuore in gola. Fece una
leggera pressione sugli addominali dell'altro in modo che la mano
potesse passare oltre il bordo. Nonostante stesse con Zack da diversi
mesi e pensasse di essersi abituato all'idea di ciò che era,
non riuscì ad impedire alla sua mano di tremare
impercettibilmente e di sottrarla di scatto a quel contatto. Zack lo
guardò contrariato, rimanendo interdetto dal cambiamento
repentino di Brian.
Il ragazzo dagli occhi scuri riuscì ad issarsi sui gomiti e
guardò il corpo del ragazzino sotto di lui; Brian aveva
sempre visto Zack come una creatura da proteggere, da tenere al sicuro
e lontano dai guai. In quella posizione aveva quasi paura di fargli del
male, come fosse l'essere più delicato del mondo, anche se
in realtà era molto più forte di lui. Si sentiva
in una posizione di dominio, ma improvvisamente aveva paura, e tutto
quello che gli era passato per la mente di voler fare a Zack, di voler
fare con
Zack, sembrava essere completamente sparito, o meglio oscurato da
questa sua preoccupazione, e l'altro parve accorgersene.
"Brian, non sono una stupida ragazzina da proteggere"
Quel piccoletto ci azzeccava sempre.
Fece leva sui gomiti fino a trovarsi a qualche centimetro dal viso di
Brian, che orma si era alzato fino a trovarsi seduto a cavalcioni
sull'altro.
"Non mi farai niente di male" disse in un sussurro appena percettibile.
Brian spostò il viso per allontanarsi di qualche centimetro
dall'altro, che si limitò a fissarlo.
"Non ho bisogno di protezione, davvero" disse portando una mano ad
accarezzare il viso del moro.
Prima di rispondere Brian abbassò gli occhi per sfuggire al
suo sguardo "forse tu no. Ma a quanto pare ne ho bisogno io" disse
riusciendo a svelare all'altro la sua debolezza, ma Zack aveva
già compreso la sua paura solo leggendoglielo nello sguardo.
Infondo era sempre stato così per lui: doveva
dimostrarsi forte, anche quando non lo era e chissà poi
perché...
Brian chiuse gli occhi dandosi del codardo; amava Zack con tutto se
stesso e avrebbe potuto giurarlo davanti a chiunque, eppure si sentiva
inerme e aveva una fottuta paura, tanto che sentiva le membra tremargli.
Si decise ad alzare di nuovo lo sguardo verso l'altro solo quando
questo gli prese una mano e la strinse con la sua, guardandolo fisso
negli occhi, con un espressione di pura dolcezza che fece perdere un
battito a Brian:
"Insieme, ok?" chiese Zack, senza interrompere il contatto visivo.
Brian rimase qualche secondo perso nella profondità di
quegli occhi verdi che lo avevano incantato sin dal primo momento e,
ancora leggermente tremante, annuì.
Zack sorrise appena e si appoggiò al muro alle sue spalle,
trascinandolo con se.
Brian gattonò per raggiungerlo e lo baciò
delicatamente lasciando che i loro sospiri riempissero la
stanza.
Nel giro di poco tempo Brian si ritrovò nel punto da dove
aveva lasciato, riprendendo a seguire linee immaginare sulla pelle di
Zack fino ad arrivare nuovamente al bordo dei jeans e sentendosi
nuovamente accellerare il battito cardiaco per la paura di non farcela
di nuovo; per la paura di avere
paura di nuovo.
Questa volta però guardò fisso negli occhi di
Zack, che portò la mano sopra la sua, stringendo il palmo
contro il dorso della mano di Brian e intrecciando le loro dita.
Insieme,
gli aveva detto e Brian era quasi sicuro di averglielo sentito dire di
nuovo, ma se era stato davvero così non era stato niente
più che un sussurro.
Le mani erano ben legate e quando sentì quella di Zack fargli una leggera pressione sulla sua, Brian riprese la discesa e le guidò entrambe,
facendole scivolare oltre il bordo dei jeans, oltrepassando quel
confine che fino a qualche minuto prima aveva avuto paura di
attraversare, ma che ora non lo spaventava più
così tanto.
Non appena sentì il contattò con
l'intimità di Zack, lo vide chiudere gli occhi e sospirare.
Trovò quel viso sospirante di piacere -che gli
stava provocando lui, o meglio entrambi, insieme- talmente meraviglioso
che non riuscì a trattenersi dal premere nuovamente le
labbra sulle sue, mentre con la mano ben stretta da
quella di Zack cominciava brevi movimenti ritmici, che gli causavano
scosse di piacere a sua volta.
Sentì che quello che stava -che stavano- per fare,
lo stava per fare con il ragazzo di cui era innamorato e per cui
avrebbe dato qualsiasi cosa, se soltanto glielo avesse chiesto.
Percepì quanto dipendeva irrimediabilmente da lui.
Gli portò la mano libera sulla fronte, spostandogli di lato la
frangia per poter guardare meglio quel viso.
"Zack?"
"Mmh?" fece quello fra i sospiri e scosso da leggeri brividi,
appoggiando la fronte su quella di Brian.
"Ti amo" sussurrò, le labbra a un soffio da quelle di Zack.
"Anch'io" disse, le labbra di nuovo premute in quelle dell'altro.
"Ti amo" ripeté, cingendo con una mano il corpo dell'altro,
l'altra ancora stretta in quella di Zack.
Oh mamma ò.ò A qualcuno è venuto il
diabete? Tranquille, vi pagherò le spese mediche! D:
Stupide scene hot che
non so scrivere e che infatti non ho scritto <.< (e
perciò qualcuna di voi vorrà di certo uccidermi
^^" *si va a nascondere*)
Si, comunque non abbiate
dubbi: hanno consumato alla fine LOL Dai comunque non potevo farli
atteggiare a due pornostar diamine, sono due bardascetti
ancora u.u mica tanto ,vabbè LOL eh che io il mio
Zacky lo vedo puro e innocente (illusa)
ç__ç
Mi uccidete vero se mi
scuso per il ritardo? Anche perché ormai credo che abbiate
capito che i ritmi sono questi... anche se devo ammettere che questo
capitolo mi ha dato un po' di problemi, l'ho riscritto sulle 3-4 volte.
Se ci sono errori, critiche o qualunque altra cosa fatemi sapere che
provvederò a correggere :)
Bè, mi
vergogno tipo di sta cosa che ho scritto quindi mi dileguo
ù.ù
Non prima di ringraziare
chi legge ovviamente! :D E in particolare friem, miniredapple2,
Niflheim e Vengeance_AS, grazie
per il supporto che continuate a darmi, non ce la farei senza di
voi! <3
Tanto amore a tutti
quanti, al prossimo capitolo!
Josie
|
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Capitolo 17 *** Capitolo 14 ***
Brian aprì gli occhi lentamente, per poi richiuderli
all'istante per via della luce che, seppur lieve, da appena
sveglio lo infastidiva.
Aveva le palpebre pesanti e aveva un sonno incredibile, si chiese
perciò quale potesse essere il motivo per cui si era
svegliato così di soprassalto.
Non dovette aspettare molto per la risposta: Zack se ne stava
avvinghiato a lui, con la testa sul suo sterno impedendogli di
respirare decentemente. Nonostante ciò non riuscì
ad impedirsi di sorridere e di avvolgergli una spalla per tirarlo un
po' più su, in modo che potesse tornare a respirare.
Anche se aveva tentato di fare il più delicatamente
possibile, l'altro si svegliò.
"Ehy, piccolo" fece Brian lasciandogli un bacio sulla spalla nuda.
"Buongiorno" mugugnò Zack, la voce ancora impastata dal
sonno.
"Buongiorno? Sono le sette di sera!" gli fece notare Brian scoppiando a
ridere.
Zack da parte sua sembrava confuso.
"E perché ci siamo messi a dormire allora?"
"Non ci siamo messi a dormire. Avevamo appena finito di... sai..."
tossì Brian riferendosi alle ore precedenti "e mentre ti
stavo coccolando ti sei addormentato!"
"Ah" disse l'altro arrossendo vistosamente "ero un po' stanco"
"Immagino. Infondo è difficile tenere i ritmi di Brian Haner
Jr!"
Per tutta risposta Zack gli mollò un pugno scherzoso sul
braccio facendolo ridere e intanto si tirò su seduto.
"Dove sono i miei vestiti?" chiese appena notò di non
indossarli minimamente.
"Sparsi un po' dappertutto"
Zack arrossì di nuovo, cosa che faceva assolutamente
intenerire Brian. Lo divertiva il modo in cui l'altro sembrasse
così in imbarazzo.
"Ah allora è meglio se io-" cominciò, facendo per
togliersi di dosso le coperte e alzarsi, ma Brian lo trattenne per un
braccio e se lo avvicinò a se abbracciandolo.
"No rimani così" gli disse a un orecchio facendo
quasi le fusa.
Zack si lasciò andare completamente all'abbraccio
appoggiando la testa sulla sua spalla.
"Ma fra poco non dovrebbero tornare a casa i tuoi?"
"Non ancora. E poi non entrano quasi mai in camera mia" rispose Brian
mordicchiandogli il lobo dell'orecchio.
"E' quel 'quasi' che mi preoccupa"
"Che te ne importa? Tanto sono i miei
genitori. In caso sarei io a dover spiegare loro
perché c'è un ragazzo nudo nel mio letto che mi
sta avvinghiato addosso"
"Io non ti sto avvinghiato addosso! Insinui forse che sono
appiccicoso?" chiese Zack facendo l'offeso e staccandosi dall'altro.
"Forse"
"Vaffanculo Brian"
"Non ho mica detto che mi dispiace"
"Sempre la scusa pronta hai!" ribatté Zack, lascinadosi di
nuovo trascinare dalle effusioni dell'altro.
"Comunque sarà davvero meglio che vada" aggiunse dopo
qualche minuto "mia madre neanche voleva che uscissi, mi
farà la predica di due ore appena metterò piede
in casa"
"Allora non mettercelo. Potresti restare qui sta notte"
"Così quando torno domani doppia predica, perfetto! Te lo
hanno mai detto che sei il genio del male?"
"In effetti non sei il primo"
Zack ridacchiò.
"Seriamente però... è meglio che vada prima che
faccia buio. Mi sento rintontito, non vorrei finire contro un palo"
"Per carità allora, vai. Non sia mai che diventassi
più idiota di come sei adesso!"
"Sei simpatico quanto soffiarsi il naso con un'ortica"
sbuffò Zack.
"Grazie Zack, ti voglio bene anche io"
Zack scosse la testa e si alzò per andare a recuperare i
suoi vestiti.
"Credi di esserci domani a scuola?" chiese Brian facendo lo stesso.
"Non lo so" rispose Zack saltellando su un piede nel tentativo di
infilarsi i jeans "sentirò mia madre, ma credo che mi ci
accompagnerà di persona se solo provo a dirgli di voler
rimanere a casa
"Ho capito. Quindi ci vediamo domani a scuola"
"Si" affermò Zack un po' depresso.
"Che c'è?" chiese Brian notando l'atteggiamento dell'altro.
"Niente... semplicemente non mi va"
Brian finì di infilarsi la maglia e si avvicinò
all'altro.
"Non essere preoccupato per Ryan e gli altri. Non ti faranno niente
vedrai"
"Ok" disse Zack, anche se non sembrava particolarmente rassicurato,
passandosi un dito sul labbro coperto dai punti "ma niente
più risse con quegli idioti, ok?"
"Ok"
"Me lo prometti?"
"Te lo prometto amore" Brian si chinò a dare un bacio a Zack
"niente più risse"
Zack parve un po' più sollevato.
"Ora è meglio che vada"
"Ok, ti accompagno di sotto"
Gli prese la mano e scesero al piano di sotto. Arrivarono all'ingresso
proprio nel momento in cui la porta si stava aprendo, mostrando
così una donna e un uomo al seguito, che portavano almeno
tre buste della spesa per mano: i genitori di Brian.
I due ragazzi si affrettarono a lasciarsi le rispettive mani, mentre
Brian pregava mentalmente che i suoi non se ne fossero accorti.
"Ciao Brian, sei stato tutta la giornata a casa?" domandò la
donna appena irruppe nell'ingresso "oh Zack! Che piacere
rivederti, come stai caro?"
"Benissimo grazie. E lei?" rispose Zack cortese.
"Io benissimo, ma tu caro" riprese guardandolo un po' preoccupata "che
cos'è quel brutto livido sull occhio e quel labbro gonfio?"
"Ehm... veramante-"
"Che cos'è mamma, un interrogatorio?" domandò
Brian, vedendo Zack in difficoltà.
"Mi stavo semplicemente chiedendo come si fosse ridotto in quello
stato, Brian. Non essere maleducato"
Brian alzò gli occhi al cielo, mentre la madre, dopo aver
farfugliato qualcosa, sparì in cucina esortando il marito a
seguirla.
"Ciao figliolo, noi non credo che ci conosciamo, sono il padre di
Brian. Brian Haner Sr." fece questo tentando di porgergli la mano,
anche se le numerose buste glielo rendevano complicato.
"Zack, piacere" si afrrettò a rispondere il ragazzo per
evitare di dover vedere frutta e cibo vario sparso per il pavimento.
"E' un piacere anche per me. Comunque, Brian, a cena devo parlare a te
e a tua madre perciò stasera non uscire ok?" chiese e poi
riprese a parlare senza aspettare risposta "Scusa se devo lasciarvi
così presto, ma vado a mettere via questa roba prima che mia
moglie mi sbraiti dietro!" disse e cominciò a ridere da solo.
Zack guardò Brian, che scosse la testa.
"Gli piace ridere delle sue stesse battute" spiegò Brian,
facendo le virgolette con le dita sulla parola "battute", mentre il
padre si allontanava.
"Sembra un tipo simpatico" sentenziò Zack.
"Anche troppo" rispose Brian.
"Ci vediamo domani" aggiunse. Si guardò indietro per
controllare che non ci fosse nessuno e baciò velocemente
Zack nelle labbra.
"A domani" salutò l'altro. Poi si avventurò fra
il venticello fresco di novembre, le mani in tasca, diretto a casa.
Quando Zack arrivò di fronte casa sua si fermò
prima ancora di imboccare il vialetto. Tirò fuori il
cellulare: le 19 e 35. Aveva la mezza idea di passare da Jimmy per
scusarsi con lui e dato che ormai era stato fuori tutto il giorno e una
predica se la sarebbe sorbita comunque, decise di incamminarsi verso
casa dell'amico.
Decise di non prepararsi nessun discorso, tanto con Jimmy non
funzionavano: era talmente un tipo imprevedibile che sarebbe stato solo
tempo sprecato. Quindi decise di buttarsi sul momento.
Più si avvicinava all'abitazione più si sentiva
nervoso. Jimmy era il più grande amico che si potesse
desiderare, con un animo davvero speciale, ma allo stesso tempo era un
tipo piuttosto difficile... impossibile sapere cosa gli passasse per la
testa.
Arrivato suonò il campanello e gli aprì la madre,
con un paio di guanti da forno in mano. Zack si diede dell'idiota. Non
ci aveva pensato che alcuna gente a quell'ora poteva essere a cena.
"Ciao Zack!" lo salutò lei che provava una naturale simpatia
nei suoi confronti.
"Salve" rispose Zack arrossendo leggermente "mi scusi l'ora... volevo
un attimo parlare con Jimmy, ma se state cenando non importa"
"Non dire sciocchezze, anzi tienilo un po' occupato che ho appena
bruciato l'arrosto e prevedo che non ceneremo prima di un'altra ora!"
Zack ringraziò mentalmente la sua buona stella e si
rilassò.
"Ora entra dai"
"Non importa grazie mille, credo che gli parlerò qui"
rispose Zack cercando di essere più educato possibile, ma se
fosse entrato sarebbe rimasto troppo tempo e lui era già in
ritardo. Sperava di sbrigarsela con una decina di minuti.
La Signora Sullivan non se la prese affatto (santa donna!) e
andò a chiamare Jimmy che dopo un paio di minuti apparve
alla porta.
"Ciao Jim"
"Ciao Zack, cosa vuoi?" chiese Jimmy arrivando subito al dunque.
Zack cominciò a torturarsi le mani, notando che l'altro ce
l'aveva ancora con lui, ma non così tanto da sbattergli la
porta in faccia, cosa che Zack, conoscendo il suo temperamento
impulsivo, notò essere abbastanza positiva e gli diede
coraggio per andare avanti.
"Sono venuto per chiederti scusa per stamattina..." cominciò
Zack, accorgendosi già che non sapeva più come
continuare.
"Sicuro?" domandò l'altro incrociando le braccia al petto
"non è che se mi giro un attimo tu sei già
sparito?"
"Hai ragione ad essere arrabbiato, sono stato un idiota!"
"Puoi dirlo forte"
"Davvero Jim... mi dispiace" disse Zack abbassando lo sguardo
"soprattutto averlo fatto a te. Lo sai che a volte mi comporto come un
bambino di dieci anni"
"Abbassa anche a cinque, direi che per te è
più appropriato"
Zack si sentì sconfortato, ma quando
alzò lo sguardo notò che l'altro stava
sorridendo. Il tipico ghigno alla Sullivan.
"Mi stai prendendo in giro Jim?" chiese Zack
sorridendo a sua volta.
"Più che altro direi che è la pura
verità"
Zack scosse la testa.
"Probabilmente hai ragione"
"Uffa, ma non è divertente così!"
esclamò Jimmy, alzando gli occhi al cielo.
"Così come?" chiese Zack confuso.
"Se mi dai ragione! Dovresti ribattere così io potrei andare
avanti all'infinito inventando nuovi ed originali insulti tutti per te!"
Zack era talmente tanto sollevato dalla risposta dell'amico e dalla
piega che stava prendendo il discorso che scoppiò a ridere.
"Tu non sei tanto normale, eh Jim"
"Detto da te vuol dire che mi devo davvero preoccupare!"
"In effeti sì" concordò Zack "fossi in te
consulterei uno psichiatra"
"Come si fa a rimanere arrabbiati con te?" disse poi, abbracciandolo
all'improvviso.
Zack rimase un attimo sorpreso, ma poi pensò che quello era
Jimmy e che quel comportamento era più che normale.
"Non si può. Sono troppo carino e coccoloso" disse
ricambiando l'abbraccio.
"Non scherzarci. Se non avessi questo faccino da cucciolo probabilmente
ti avrei già mandato fuori a calci! Scommetto che anche
Brian ti ha perdonato"
"Centrato in pieno"
"Tu hai davvero la vita facile per queste cose!"
Zack ridacchiò e sciolse l'abbraccio per guardare l'amico
negli occhi.
"Che c'è? Come mai questo sguardo improvvisamente serio?"
chiese Jimmy guardandolo dall'alto del suo metro e novanta.
Il più piccolo arrossì leggermente, abbassando
appena lo sguardo.
"Prima quando sono andato da Brian a scusarmi è successa una
cosa..."
Jimmy continuò a fissarlo aspettando che andasse avanti, poi
parve improvvisamente capire.
"Cosa? Non dirmi che tu e Brian avete...!?"
Zack sorrise un po' imbarazzato e annuì.
Jimmy rimase in stato catatonico per un' altra decina di secondi e poi
gli si gettò addosso abbracciandolo.
"Sono così felice per te piccolo mio" disse stringendolo
forte.
"Anche io" rispose Zack lasciandosi abbracciare.
Stettero così per un'altro po', poi si separarono e Jimmy lo
guardò con un sorrisetto che a Zack non piacque per niente.
"E come è stato?"
Zack arrossì violentemente, facendo soppiare a ridere
l'altro.
"Ci si potrebbe cuocere un uovo sulla tua faccia in questo momento!" lo
prese in giro, mentre Zack se ne stava li imbarazzato e offeso,
aspettando che l'altro smettesse di ridere.
"Ok scusa" proseguì quando, a fatica, si riprese "scusa,
dimmi"
"No"
"Dai Zack"
"No!"
"Dai Zackino!" disse Jimmy facendo gli occhi da cucciolo e facendo
ridere Zack. Vedere gli occhi da cucciolo su uno alto due metri era una
cosa troppo esilarante.
"E' stato..." cominciò Zack cercando le parole giuste "wow"
disse infine. Ok, non ci sapeva molto fare a scegliere le parole giuste.
"Si va bene, va bene, non voglio sapere i particolari, non farmici
neanche pensare!"
"Ho detto solo, wow! Che particolare è!?"
"Per me è anche troppo"
Zack scosse la testa, ridendo. Prima lo tartassa per sapere, poi se ne
esce con una cosa del genere... tipico di Jimmy.
"A parte gli scherzi" riprese l'altro "sono felice per te Zack. Si vede
che gli vuoi molto bene"
"Amo Brian" affermò Zack "sono contento che sia successo con
lui"
"Credimi ti ama anche lui. Non sai in questi mesi quante paranoie si
è fatto!"
"Prima o poi dovrei chiedergli cosa sono tutte queste paranoie che lo
affliggono, io non ne so niente!"
"Bè, di certo non lo veniva a dire a te. E' questo lo scopo
delle paranoie: non puoi dirlo al diretto interessato e ti fanno
sentire stupido. Cioè, non so se ti ci fanno sentire, ma lui
lo sembrava. Mai visto uno così ossessionato!"
"Non me lo sarei mai aspettato" ridacchiò Zack.
"Comunque ora è meglio che vada. Sono le otto, mia madre mi
ammazzerà"
"Ok, ciao Zack. Tanto anche da me dovrebbe essere quasi pronto"
"Ah non credo, tua madre ha bruciato la cena"
"Cosa??" chiese Jimmy spalancando gli occhi "ma sto morendo di fame!"
"Allora vai ad aiutarla che magari fate prima"
Jimmy ci pensò un po' su.
"Nah. Andrò a guardarmi un po' di TV sperando che il tempo
passi più velocemente"
"Come vuoi" fece Zack sorridendo "a domani Jim" disse abbracciandolo
velocemente.
"A domani"
Jimmy rientrò e Zack si diresse a casa sua in ritardo ormai
più di mezz'ora e pronto a sorbirsi una predica senza fine.
Brian se ne stava con la chitarra in mano a pizzicare lo corde
svogliatamente, guardando il cielo ormai scuro fuori dalla finestra. La
luce era spenta e la stanza si stava immergendo sempre di
più nel buio. Le note slegate provenienti dal pizzicare
delle corde riempivano la camera di una melodia sconnessa, ma con un
certo senso. Anche quando strimpellava a caso riusciva a far
si che ciò che stesse suoando seguisse una certa
linearità.
Dopo una decina di minuti si alzò dalla sedia della
scrivania ed andò a riporre la chitarra nella custodia,
sistemandola con una certa delicatezza.
Cercò a tentoni il letto nella stanza sempre più
buia. Ci si stese su, le coperte ancora disfatte.
Brian chiuse gli occhi riportando la mente alle ore precedenti. Senza
il minimo sforzo poteva ancora sentire su di lui il contatto della
pelle calda di Zack, vedeva i suoi occhi occhioni verdi, sentiva il suo
respiro sul viso.
Senza che riuscisse a trattenersi si aprì un lieve sorriso
sul suo volto. Si sentiva leggermente idiota, ma non gliene importava
nulla in quel momento.
Aveva da poco appena avuto la sua prima volta con il ragazzo
più meraviglioso del mondo e non riusciva a ricordare per
quale motivo avesse avuto tanto paura in quel momento. Si sentiva come
se avrebbe potuto far l'amore con Zack per tutto il resto della notte,
e il giorno dopo e quello dopo ancora.
Con la mano afferrò il lembo della coperta sotto di lui,
ricordando il modo in cui anche Zack l'aveva stretto solo qualche ora
prima.
Prima che potesse continuare con tutti questi pensieri sdolcinatamente
imbarazzanti, la porta della camera si aprì, inondando la
stanza di luce proveniente dal corridoio.
"Tesoro scendi a mangiare che è pronto?"
"Arrivo Ma'"
La madre chiuse la porta lasciandolo di nuovo al buio. Restò
steso ancora per un paio di minuti godendo di quel silenzio e
dell'oscurità, poi si decise a scendere per la cena.
"Oh eccoti Brian" lo accolse il padre quando si sedette a tavola "stavo
giusto dicendo a tua madre che devo parlarvi, te lo avevo accennato
prima ricordi?"
Brian annuì avventandosi sulle patate al forno e
riempiendosi per bene il piatto.
"Ah bene" fece Brian Sr. aggiustandosi il collo della camicia. Brian
bloccò la forchetta a mezz'aria. Quando suo padre faceva
così non significavano mai belle cose, era un segno di
nervosismo.
"Che devi dirci papà?" chiese Brian.
"Ecco... io non so quanto vi piacerà... anzi credo che non
vi piacerà per niente" disse tenendo lo sguardo sul suo
piatto di carne.
Brian ora cominciava a sentirsi davvero preoccupato.
"Parla, papà che succede?"
Suo padre prese un gran respiro e finalmente si decise a guardarli.
"Dobbiamo trasferirci"
Brian bloccò ogni movimento come fosse paralizzato.
Trasferirsi, cambiare città... un'altra volta?
Eccomi qua, stranamente in anticipo sull' aggiornamento o.o Non
abituatevici però eh XD
Ok, su questo capitolo
non c'è molto da dire, è stato un po'di
passaggio, infatti non è stato tanto difficile scriverlo e ci
ho messo relativamente poco tempo ^^
Vorrei rassicurare
alcune di voi perché -dato che aggiorno ogni morte di papa
XD- mi è stato chiesto se porterò a termine la
fanfiction e potete stare sicure che lo farò. Non ci sono
dubbi su questo dato che so come finirà questa storia fin
dal primo capitolo che ho postato. Il problema vero sono i capitoli nel
mezzo XD
Infatti teoricamente
avrebbe dovuto avere meno capitoli, ma ogni volta se ne aggiungono
sempre di più, mannaggia ò.ò
Comunque lasciando
perdere queste cose inutili, andiamo avanti a ringraziare! :D
Ovviamente un grande e
immenso grazie a chi legge, segue e a chi ha messo fra i preferiti, ma
soprattutto un megasuperipergigantesco grazie a Rossaaa, miniredapple2, IWalkAlone, Vengeance_AS e Amy Kiichi Sevenfold_GC,
siete meravigliose, grazie <3
Come al solito se ci
sono errori/critiche ecc... fatemi sapere che correggerò!
ò.ò
Ok, mi sembra di aver
detto tutto, non resta altro che salutarci (che ora me ne vado a
studiare T.T) e alla prossima! :D
Josie.
|
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Capitolo 18 *** Capitolo 15 ***
Capitolo 18 - SH
Brian ora cominciava a
sentirsi davvero preoccupato.
"Parla
papà, che succede?"
Suo padre prese un gran
respiro e finalmente si decise a guardarli.
"Dobbiamo trasferirci"
Brian bloccò
ogni movimento come fosse paralizzato.
Trasferirsi, cambiare
città... un'altra volta?
***
"Stai scherzando vero?"
Fu la Signora Haner a parlare in quanto Brian era ancora pietrificato
nella stessa identica posizione da almeno un intero minuto; non era del
tutto sicuro che stesse ancora respirando. Per un lungo ed eterno
istante la sua mente era rimasta completamente vuota, poi nel giro di
un secondo sentì come fosse esplosa una bomba.
"Cosa papà? Spero che stai scherzando" imitò le
parole
delle madre, alzandosi all'improvviso facendo quasi cadere la sedia
dietro di lui e cercando di stare calmo... doveva stare calmo.
"Brian... siediti per favore, fammi spiegare"
"Spiega" disse duro senza accennare a sedersi.
Il volto di Brian Sr. era contratto in una smorfia. Era evidente che
neanche a lui faceva piacere la notizia, ma in quel momento
Brian
Jr. aveva ben altro a cui pensare.
"Ci sono stati dei problemi a lavoro... cose che avevano garantito che
non sarebbero successe... In poche parole devo tornare al mio vecchio
lavoro"
"Bè, io non ci voglio tornare nella vecchia
città, ormai viviamo qui"
"Ma Brian... dicevi le stesse cose anche quando siamo partiti. E poi
è solo da qualche mese che siamo qui..."
"Non me ne frega un cazzo, ok papà?" cominciò a
scaldarsi
Brian mandando a farsi fottere tutti i tentativi di restare calmo.
"Vedi di non agitarti" fece in tono improvvisamente autoritario suo
padre, alzandosi anche lui e puntandogli un dito contro.
"Devo dare ragione a Brian" intervenne la Signora Haner
attirando
l'attenzione degli altri due "abbiamo faticato tanto per abituarci a
questo posto, non possiamo tornare indietro"
"Stanne fuori per favore, non mettertici anche tu"
"Non parlare così alla mamma, chiaro?" ringhiò
Brian furibondo.
"Lascia stare tesoro..."
"Non provare a usare quel tono con me" minacciò
Brian Sr. in direzione del figlio.
"Certo come no. Tu arrivi a casa dicendo che dobbiamo trasferirci
ancora, dopo che l'ultima volta è stato un trauma e pensavi
cosa? Che avremmo fatto salti di gioia, che avremmo semplicemente
seguito i tuoi ordini per poi andarcene? Mi sembra troppo facile la
cosa"
"Non è facile neanche per me, ma se non facciamo
così
perderò il lavoro, il lavoro per cui faccio sacrifici da una
vita!"
"Bè, non sarai l'unico a perdere qualcosa di importante se
ce ne andiamo!" urlò Brian, ormai fuori di sé.
"Basta, questa discussione termina qui" disse suo padre distogliendo lo
sguardo e rimettendosi a sedere "Fra una settimana si parte e non
voglio sentire altre discussioni"
Brian sbiancò. Una settimana?
Per un po' regnò il silenzio, che fu poi Brian a
interrompere.
"Io non vengo"
"Tu vieni eccome" rispose suo padre senza neanche guardarlo negli
occhi, mentre aveva ripreso a mangiare.
"Io. Non. Vengo" scandì di nuovo, stringendo i pugni per
cercare di trattenersi.
"Ma si può sapere che diavolo ti prende?" rispose Brian Sr.
lasciando le posate e sbattendo pesantemente le mani sul tavolo "Cosa
c'è di tanto speciale qua? Ci siamo stati appena qualche
mese,
non avrai neanche un vero amico qui"
Brian sentì il sangue ribollirgli nelle vene e si
avvicinò a suo padre, guardandolo con tutta la rabbia che
sentiva in corpo.
"Tu non sai niente
di me"
disse guardandolo fisso negli occhi, trattenendo a stento la rabbia.
Poi girò sui tacchi e si diresse velocemente verso
l'ingresso.
"Dove hai intenzione di andare?" gli gridò suo padre dietro,
mentre sua madre se ne stava con una mano a coprirsi la bocca quasi
sull'orlo delle lacrime.
Uscì di casa senza voltarsi indietro e sbattendo forte la
porta alle sue spalle.
Per tutto il tempo, da quando suo padre aveva dato la scioccante
notizia, non aveva fatto altro che pensare ad un'unica
persona:
Zack.
Prese a camminare nel buio senza una precisa meta. Aveva solo bisogno
di sfogarsi, perciò anche se avesse voluto non sarebbe
riuscito
a fermarsi. Doveva pensare a qualcosa. Non poteva andarsene, non ora,
non dopo aver trovato Zack e degli amici come Jimmy, Johnny e Matt. Ma
chi si credeva di essere suo padre per permettersi di portargli via
tutto così?
Senza sapere cosa stesse facendo prese a correre, voleva fuggire da
quell'assurda situazione. Infondo avrebbe dovuto prevederlo: era
diventato tutto troppo perfetto per poter durare.
Nel giro di cinque minuti era arrivato in spiaggia, dove il terreno
mobile arrestò presto la sua corsa. Si gettò
sulle
ginocchia venendo a contatto con la sabbia fredda, lasciandosi
finalmente andare al dolore che era stato fino a quel momento ad un
passo da lui.
Aveva una grandissima voglia di urlare, sentiva di odiare suo padre che
prima lo allontanava dal posto in cui avevano vissuto per
più di
diciassette anni e poi, dopo averlo trascinato a forza in una
città dall'altra parte del Paese, voleva che ritornassero
indietro.
Brian si accorse di star piangendo solo quando sentì le
lacrime bollenti rigargli il viso. Erano lacrime di rabbia.
Appoggiò i pugni sulla sabbia con la testa china e
lasciò
che scorressero liberamente. Per il momento quello poteva essere il suo
unico sollievo.
Si sentiva sconfitto, abbattuto. Era inutile discutere con suo padre,
quella situazione era già accaduta e nonostante lui avesse
combattuto e lottato per far valere la sua posizione alla fine se ne
era dovuto andare ed era inutile fare tanti discorsi o protestare,
sapeva che anche questa volta sarebbe stato così.
Rimase in quella posizione per un arco di tempo infinito in cui non
riusciva a dare una spiegazione a tutto quello che stava accadendo. Si
lasciò andare a momenti in cui aveva il cervello
completamente
spento a moti di rabbia.
Sentì il suo corpo scosso da un singhiozzo quando
pensò a
Zack e a quanto dovesse essere beatamente felice in quel momento. Come
avrebbe fatto a dirglielo? Come avrebbe potuto guardare quegli occhi
verdi da bambino e spezzargli il cuore? Lo avrebbe odiato, ne
era
sicuro.
Non sapeva quanto tempo fosse rimasto li quando decise di alzarsi.
Tutte le articolazioni erano doloranti e sentiva le membra scosse dal
freddo.
S'incamminò nuovamente verso casa, sperando che suo padre se
ne
fosse andato a dormire. Non si sarebbe trattenuto ancora se l'avesse
rivisto. Arrivato alla porta però si accorse di
non avere
le chiavi. Prese il cellulare e vide che erano le 3e45 di notte, non
poteva assolutamente suonare.
Diede un calcio per la frustrazione alla porta e si sedette su un
gradino portandosi le mani alla testa. Si sentiva scoppiare.
Improvvisamente una luce forte lo investì e aprì
gli occhi rossi dal pianto con fatica, voltandosi.
"Brian!" sua madre gli andò incontro e lui si
alzò, per
poi abbracciarla di getto "Mi hai fatto prendere un colpo, sei gelato
entra in casa" fece lei in tono preoccupato, che doveva averlo
aspettato in piedi fino a quell'ora
"Mamma" singhiozzò Brian sulla sua spalla. Si sentiva in
colpa per averla fatta preoccupare.
"Tesoro che succede?" chiese lei allontanandolo quel tanto che bastava
per guardarlo negli occhi rossi e lucidi "Vieni entriamo" disse
mettendogli un braccio intorno alla spalla e accompagnandolo
all'interno.
Lo fece sedere nel divano in salotto dandogli una tazza di The fumante
che a quanto pare si era preparata per lei poco prima. Brian la tenne
in mano per riscaldarsi, ma non la bevve.
"Brian, dimmi che succede" chiese sua mamma in tono premuroso
avvicinandosi a lui "Non può essere solo la partenza...
l'ultima
volta eri arrabbiato, ma non ti ho visto piangere così...
anzi
direi che è da quando eri bambino che non ti vedo piangere
così" disse lei accarezzandogli il viso, sorridendo
nostalgica.
Brian cercò di darsi un contegno, tirando su col naso e
asciugandosi il viso con la manica della felpa. In un'altra circostanza
si sarebbe sicuramente vergognato a farsi vedere in quello stato, ma
non in quel momento e non con sua madre... sapeva che poteva fidarsi di
lei.
"Non posso lasciare questo posto"
"Cos'è che ti tiene tanto legato qui? C'è
qualcosa di importante?"
Brian rimase in silenzio suppesando la domanda. Doveva dirglielo il
vero motivo? Non si era mai posto il quesito, a lui sembrava una cosa
tanto normale ormai...
Guardò negli occhi sua madre. Avrebbe sofferto tantissimo se
avesse perduto il rapporto con lei, che era sempre stato magnifico sin
da quando era un bambino.
"No" disse infine spostando lo sguardo dritto davanti a se a fissare il
muro ricoperto da foto sue e della sua famiglia.
Sua madre gli avvolse le spalle con un braccio, accarezzandogli i
capelli dolcemente, mentre Brian sentì una nuova lacrima
percorrergli il viso.
Il giorno dopo Brian si svegliò verso le 6 di mattina e,
dopo
essersi vestito e aver fatto colazione di fretta, uscì di
casa.
Dato che suo padre non aveva più un lavoro probabilmente si
sarebbe svegliato non prima delle nove, ma lui non voleva rischiare.
Era stato sveglio tutta la notte, aveva dormito massimo un paio d'ore,
e nonostante ce l'avesse a morte con suo padre aveva compreso che in
fondo non era colpa sua. Non ci poteva fare niente se era obbligato a
tornarsene al suo vecchio lavoro. Nonostante questo lato di se in cui
prevaleva la logica, Brian non riusciva a e tenere a bada il suo lato
istintivo che non gli permetteva di smettere di essere arrabbiato. Era
più forte di lui.
I due lati di se stesso si erano però messi d'accordo: non
avrebbe fatto più altre scenate, ma per far questo doveva
evitare suo padre o sapeva che se se lo fosse trovato davanti non si
sarebbe trattenuto ancora una volta. E poi il suo fisico e la sua mente
non avrebbero retto ad un'altra discussione. In più si era
convinto nel profondo che ci doveva essere per forza una soluzione.
Partire in un momento del genere era una cosa talmente assurda che
sembrava impossibile che si realizzasse e quel pensiero gli dava un po'
di forza per affrontare la giornata e quelle a seguire.
In quel momento, comunque, al centro dei suoi pensieri c'era solo Zack.
Infatti stava dirigendosi verso casa sua per andare a scuola insieme.
Brian tirò fuori il cellulare per mandargli un messaggio,
dato
che era molto presto e non era ancora sicuro che fosse sveglio.
To Zacky from Brian:
Amore sono sotto casa tua, sei sveglio?
Aspettò circa un paio di minuti prima di ricevere la
risposta:
To Bri from Zack:
Mi sono svegliato ora... come mai così presto?
To Zacky from Brian:
Non sono riuscito a dormire stanotte, così mi sono alzato e
sono uscito presto...
Brian inviò il messaggio e ingoiò a fatica la
saliva
avendo un groppo in gola. Con quel messaggio sperava di cominciare a
far capire a Zack che qualcosa non andava, anche se, in quel modo, era
difficile da percepire. E poi non era sicuro che sarebbe riuscito a
parlargli.
Rimase a fissare ad alternanza il cellulare aspettando un messaggio di
risposta, ma alla fine fu attratto dal rumore della porta di casa che
si apriva.
"Ciao amore!" gli saltò adosso Zack dandogli appena il tempo
di alzare lo sguardo.
Brian sentì il respiro mozzarglisi in gola. A quanto pareva
l'altro non aveva recepito il messaggio che qualcosa non andava.
"Sei in pigiama" gli fece notare Brian sorridendo a fatica e
cercando di controllare il tono tremante della voce.
Zack si grattò il capo e sorrise.
"Eh si. Avevo troppo voglia di vederti per perdere tempo a vestirmi"
fece questo, abbracciandolo dolcemente.
Brian gli accarezzò i capelli "E' meglio se rientri
però,
non puoi stare fuori in pigiama a Dicembre, ti prende freddo"
"Ok, mamma"
rise Zack, prendendolo in giro, poi gli afferrò una mano e
lo condusse in casa fino in camera sua.
Si ritrovarono di nuovo per strada circa dopo un' ora, dopo che Zack si
fu preparato e avessero fatto con tutta la calma del mondo la colazione
che la Signora Baker aveva preparato per loro. Zack aveva insistito
perché anche Brian mangiasse qualcosa e lui, nonostante
avesse
già mangiato a casa sua, non se la sentì di
rifiutare.
Non riusciva a far a meno di fare qualsiasi cosa l'altro gli chiedesse
e si sentiva in colpa per questo: era come se cercasse di addolcirlo e
assecondarlo prima di dargli la notizia...
Per tutta la mattina a scuola Brian fu perso nei propri pensieri e per
i suoi gusti la giornata passò anche fin troppo veloce.
Era combattuto fra la voglia di stare con Zack il più
possibile
e quella di stargli lontano per non dover guardare quel volto allegro,
ignaro che nel giro di poco tempo non sarebbe stato più
così felice.
Durante la pausa pranzo si erano messi d'accordo per andare a casa di
Jimmy dopo la scuola, così quando la campanella dell'ultima
ora
suonò i cinque ragazzi si ritrovarono in cortile e si
incamminarono insieme.
"Non vedo l'ora che passino in fretta queste tre settimane, ho bisogno
di vacanze!" annunciò Jimmy entrando in casa.
"Credo che ne abbiamo bisogno tutti... io sono sfinito!" gli fece eco
Matt.
"Ma se non studiate mai voi due! Io che passo le ore sui libri che
dovrei dire?" si intromise Johnny.
"Non so cosa dovresti dire tu ma so cosa dovrei dire io... ovvero che
sei un fesso!" rise Matt.
"E secchione" aggiunse Jimmy, che mise a tacere le proteste del
piccoletto dandogli un bacio veloce.
"Io invece non vedo l'ora che sia Natale! Amo tutte quelle lucine
colorate" disse Zack entusiasta.
"Tu sì che hai colto il vero spirito del Natale Zack" lo
prese in giro Matt.
"Che ci devo fare? Amo le lucine" rispose l'altro con un'alzata di
spalle.
"Sapete che altro amo io invece?" chiese Jimmy "La mia adorata
playstation! Chi si fa un partita!?"
Sia Matt che Johhny che Zack si precipitarono intorno a lui
che
si era già seduto a terra difronte alla TV. Prima che anche
Zack
potesse raggiungerli Brian lo prese per un braccio e lo fece sedere
sopra di lui sul divano più vicino, catturando subito le
labbra
del piccolo.
"Come mai tutte queste dimostrazioni d'affetto in pubblico?" chiese
Zack a fior di labbra.
"Perché ti amo da morire" fece Brian abbracciandolo stretto.
Zack rispose all'abbraccio, poi alzò lo sguardò
su di lui.
"Non è propriamente da te però..."
Zack cominciava a capire che qualcosa non andava e Brian, nonostante
qualche ora prima avesse cercato di farglielo capire, ora era
spaventato dall'idea.
"Vuoi dire che non ti coccolo mai?"
"No, non questo... ma non quando siamo con gli altri di solito" gli
fece notare Zack.
"Forse comincio a farci l'abitudine" rispose con un' alzata di spalle,
sostentando indifferenza.
"Uhm" fece Zack pensieroso "mi nascondi qualcosa, Bri?"
"No, ma che dici" rispose ridendo nervoso.
Zack, che non sembrava convinto per niente, stava per ribattere
qualcosa, ma Jimmy lo chiamò, interrompendolo.
"Zack, diamine, potrai strusciarti su Brian più tardi per
tutto
il tempo che vorrai, ora vieni a fare una partita con me che tu sei
l'unico degno. Questi altri due sono due schiappe!"
Johnny e Matt cominciarono a vendicarsi prendendo scherzosamente a
pugni l'altro, mentre Zack ridacchiava. Guardò Brian come a
chiedergli il permesso di andare e lui gli fece un cenno per
acconsentire, pensando che infondo tutto il tempo che volevano -come
aveva appena detto Jimmy- non è che in realtà
proprio ce
l'avevano...
Quando fuori cominciò a farsi buio i quattro ragazzi
decisero che era ora di tornare a casa.
"Credo che vi accompagnerò" annunciò Jimmy
alzandosi da terra e spegnendo la Play.
"Grazie Jim, ma conosciamo la strada" ridacchiò
Matt.
"Conoscendovi che cazzo ne so che fine fate, non mi fido. E poi sono
stato seduto davanti alla TV per ore, ho bisogno di sgranchirmi le
gambe"
Raccolte le loro cose in giro si incamminarono cominciando a fare gli
idioti come al solito, solo Brian sembrava starsene serio in disparte...
"Ci vediamo domani ragazzi" fece Johnny che fu il primo ad arrivare a
destinazione.
Jimmy lo salutò con un bacio e poi si separarono. Dopo una
decina di minuti salutarono anche Matt, che diede appuntamento per la
mattina dopo di passare da lui per andare a scuola insieme, come erano
soliti fare.
Gli altri tre se la presero comoda. Jimmy e Zack stavano ancora
parlando delle varie partite alla play, in cui a quanto pareva Zack si
era scoperto un fantastico giocatore, battendo più volte
Jimmy e
distruggendogli l'autostima.
"Smettila di sfottermi nanetto" minacciò Jimmy a Zack,
all'ennesima presa in giro.
"Mmm fammici pensare" fece Zack fingendo di riflettere "Naah. Credo che
continuerò!" disse in fine scoppiando a ridere.
"Non darti tante arie, è stata solo la fortuna del
principiante!"
"Sì, per sei volte di seguito"
"Brian di al tuo ragazzo di darci un taglio se non vuole che un taglio
glielo faccio io!"
"Zack, lascia in pace Jimmy" intervenne Brian, assente.
Il piccoletto sbuffò "Uff, per una volta che vinco qualcosa.
Siete dei guastafeste! E ringrazia che sono appena arrivato a
casa o ti avrei sfottuto per altre tre ore di seguito, Jim!"
"Sì sì, certo" rispose Jimmy prestandogli poca
attenzione.
Zack scosse la testa esasperato "Ci vediamo domani"
"Ciao mostriciattolo, dormi bene e sogni d'oro"
"Ma se sono solo le sette!"
"I bambini piccoli devono andare a dormire presto Zackyno"
"Fottiti" rispose questo guardandolo male.
"Così impari a rompermi i coglioni prendondomi in giro per
un'ora intera!" disse Jimmy alzando le spalle e ri-incamminandosi
lentamente, per permettere a Brian e Zack di salutarsi
decentemente.
"Mi prende sempre in giro" si lagnò Zack avvicinandosi
all'altro.
"Sta volta te la sei un po' cercata"
Zack sbuffò di nuovo e Brian gli sollevò il viso
per lasciare un leggero bacio.
"Ci vediamo domani, ok?" chiese Brian.
"Già te ne vai?"
Brian ridacchiò "Che altro dovrei fare? Jimmy mi aspetta"
Zack alzò lo sguardo verso di lui e puntò gli
occhioni verdi nei suoi.
Brian sentì lo stomaco chiudersi mozzandogli per un attimo
il
respiro. Non poteva continuare così. Non poteva essere che
ogni
volta che l'altro lo guardava negli occhi, era come se
qualcuno
gli desse un calcio nello stomaco. Doveva parlargli, doveva dirglielo...
"Ok. Domani però ti va di restare a pranzo da me? Io sono
solo i
miei sono a lavoro, hanno l'intera giornata occupata" propose Zack.
"Cucinerai tu?" chiese Brian fingendo un tono divertito.
"Non mettertici anche tu! Ordineremo una pizza" fece questo mezzo
offeso.
"Certo che ti offendi subito, non si può neanche scherzare"
"Questo perché sono sempre io la vittima delle vostre
frecciatine!"
"No dai non dire così... anche Johnny lo è!"
"Infatti cominciamo proprio a stufarci! Aspettatevi un ammutinamento
prima o poi..." disse Zack facendo ridere l'altro, di una risata
forzata.
Infondo poteva aspettare anche domani per parlargli.
"Comunque ora è meglio se vai" disse Zack dopo un po' "Jimmy
mi sembra piuttosto spazientito"
Brian si voltò a guardare l'amico, che diversi metri
più
in la batteva ritmicamente il piede in terra e si guardava il polso,
come a voler guardare l'ora, nonostante non avesse un orologio.
"Quanto è teatrale" ridacchiò Zack.
Brian scosse la testa "Si è meglio che vado. A
domani"
Gli afferò una mano, mentre con l'altra lo avvicinava a
sé. Si impossessò delle sue labbra, separandosi
dopo
qualche secondo e rimanendo con la fronte appoggiata alla sua. L'altro
gli sorrideva dolce, come un bambino, ed ecco che Brian
sentì di
nuovo il respiro spezzarsi in gola.
Con un veloce movimento si allontanò da lui, che
rimase un po' confuso da quel gesto improvviso.
"A domani Zack" lo salutò, mentre camminava in direzione di
Jimmy.
"A domani" disse semplicemente l'altro. Brian non si voltò a
guardarlo, ma dalla sua voce percepì che suonava preoccupato.
"Perché questa faccia?" chiese Jimmy nonappena lo raggiunse.
Brian sospirò. Se perfino lui si era
accorto che qualcosa non andava, doveva essere piuttosto palese.
"Ti prego non dirmi che è ancora per la storia di Zack e
Matt"
"No, credo di aver superato quella fase ormai..."
Jimmy fece un sospiro di sollievo, facendo sorridere Brian. E
sì che lo aveva piuttosto tormentato con quella storia.
Proseguirono il resto del percorso in silenzio. Da parte sua Brian non
era molto propenso alle chiacchiere e Jimmy era un tipo che se vedeva
che non era aria se ne stava per i fatti suoi, senza dare tanti
problemi. Brian rigraziò mentalmente per questo. Anzi
probabilmente avrebbe dovuto ringraziare Jimmy stesso. Un altro lo
avrebbe mandato a farsi fottere da un bel pezzo, mentre lui era stato
sempre a sentire ogni sua paranoia. Se avesse saputo come sarebbe
andata a finire se ne sarebbe di certo fatte di meno...
Quel senso di impotenza nel non potere far niente lo mandava fuori di
testa. Erano quasi arrivati davanti a casa sua, ma Brian non se la
sentiva di entrare. Tentennò qualche secondo, poi
salutò Jimmy e si avviò. Aspettò che
l'altro si
fosse allontanato abbastanza e cambiò subito direzione. Non
ce
la faceva proprio a tornare a casa. Aveva bisogno di staccare per un
momento.
Jimmy aveva avuto per tutto il tempo una strana sensazione. Ok che
Brian era un complessato cronico e anche paranoico, ma non lo aveva mai
visto così silenzioso e assente. Era come se ci fosse
un'ombra
nei suoi occhi, una velata tristezza. C'era certamente qualcosa che lo
preoccupava fino a tormentarlo. Si vedeva che era stato per tutta la
giornata perso nei suoi pensieri.
Jimmy aveva preferito lasciarlo un po' in pace ma non era sicuro di
aver fatto la cosa giusta. Sarebbe stato meglio per Brian parlare del
suo problema con qualcnuo, qualsiasi cosa fosse. Fece un invertimento
di rotta e decise di tornare indietro per parlare con l'amico. In quei
pochi mesi si era davvero affezionato al ragazzo. Lo capiva da quanto
gli stava a cuore il fatto di vedere Brian ritornare allegro
come
era al suo solito.
Svoltò di nuovo l'angolo da cui era passato poco prima per
raggiungere casa sua, però si bloccò quando vide
il
ragazzo in questione in fondo la via.
Jimmy rimase un attimo confuso. Brian non era andato a casa sua, ma
allora dove diamine se ne stava andando? Per scoprirlo c'era un unico
modo. Si rimise in marcia e lo seguì.
Dopo una ventina di minuti in cui era riuscito a stare alle
calcagna dell'amico senza farsi vedere, Jimmy si bloccò di
fronte all'entrata di un pub. Conosceva il posto, cosa che lo
preoccupò. Quel pub era aperto sin dalla sera molto presto e
ci
andava gente davvero pocco raccomandabile che era solitamente ubriaca
già alle sette di sera.
L'unico scopo che aveva chi andava in quel luogo era solamente bere.
Jimmy non sapeva che fare. Non sapeva se farsi gli affari suoi e
andarsene oppure entrare e fermarlo.
Decise per una via di mezzo: entrò e si mise a sedere nel
tavolino più lontano e nascosto del pub. Da li poteva vedere
Brian seduto al bancone che gli dava le spalle e aveva
già
ordinato da bere. Jimmy rimase li con l'intento di tenerlo d'occhio.
Non sembrava affatto sprizzante di gioia. Se ne stava seduto con la
testa fra le mani e Jimmy si chiese come avesse fatto a farsi portare
da bere visto che non era ancora maggiorenne. Bè, neanche
lui lo
era, ma aveva i suoi metodi.
"Posso portarti qualcosa?"
Jimmy fu distratto da una biondina che a giudicare dall'abbigliamento
lavorava li e non doveva avere molto più di vent'anni.
"Una birra, grazie"
Questa gli fece un occhiolino e un grande sorriso languido, cosa che
disgustò Jimmy. No, le donne non gli piacevano decisamente.
Tornò qualche minuto dopo con un bicchiere colmo di birra,
che Jimmy prese a sorseggiare con lo sguardo puntato su Brian.
"Non sembri maggiorenne" gli disse la ragazza sorridente.
Jimmy che era troppo impegnato a studiare ogni minima mossa dell'amico
non si era accorto che non se ne era ancora andata.
"Già" disse ignorandola completamente per cercare di
scoraggiare
ogni approccio. Purtroppo però, ciò non parve
funzionare,
infatti questa afferrò una seggiola siedendosi di fronte a
lui e
impedendogli la visuale su Brian. Jimmy imprecò mentalmente.
"Non ti ho mai visto qui" annunciò lei decisa a fare
conversazione.
Jimmy sospirò. A quanto sembrava si prospettava una lunga
lunga serata.
Jimmy aveva passato tutto il tempo a parlare con quella tizia -ma
diamine, non aveva da lavorare!?- cercando comunque di controllare
Brian, ma da quella posizione gli risultava difficile.
Dopo circa un paio d'ore di agonia vide l'amico alzarsi e Jimmy
d'istinto fece lo stesso. Scattò in piedi e rimase
nell'ombra
per non farsi vedere. Ma sicuramente Brian non avrebbe fatto caso a
lui: dall'andamento barcollante sembrava completamente perso. Jimmy si
chiese quanto dovesse aver bevuto dato che lui non era riuscito a
vederlo.
Lasciò i soldi delle varie birre che aveva preso durante
l'arco
della serata sul tavolino e uscì dal locale, ignorando
bellamente la ragazza che lo insultava indignata per essersene andato
senza filarsela di striscio, ne salutarla.
L'aria fresca fu un sollievo dopo il caldo soffocante che aleggiava
all'interno del locale. Si guardò un attimo in giro alla
ricerca
dell'amico e non ci mise molto a trovarlo: stava camminando poco
più in la a passo incerto, sul punto di cadere da un momento
all'altro.
Corse e lo raggiunse, chiamandolo.
"Brian!"
Questo lo ignorò o semplicemente non si accorse di lui,
finche
non lo afferrò per le spalle, facendolo voltare verso di
sé.
"Jimmy" disse questo stralunato, gli occhi rossi e lucidi "Che ci fai
qui?"
Un odore pungente di alcol inondò Jimmy: "Ti ho
seguito
per vedere che facevi" rispose sincero, tanto in quelle condizioni
Brian di sicuro non capiva niente.
"Capisco. Ti preoccupavi per me vero?" chiese cominciando a
singhiozzare e lasciando Jimmy completamente sconcertato "Sei proprio
un amico Jim"
Jimmy lo fece sedere su un muretto alto mezzo metro li di fianco e gli
si mise davanti. Brian stava piagendo. Singhiozzava e si teneva un
braccio davanti al viso per nascondersi gli occhi.
"Brian" lo chiamò Jimmy scuotendolo per le spalle, ma questo
continuava ancora a singhiozzare "Cos'è successo? Mi stai
facendo proccupare"
"Non capisci Jimmy!" urlò Brian all'improvviso facendo
saltare l'altro"Non lo posso lasciare"
"Brian stai calmo" disse sedendosi di fianco a lui e mettendogli una
mano intorno alle spalle "Chi non puoi lasciare? Zack? Che c'entra
adesso?"
Brian rimase seduto in silenzio, singhiozzando come un bambino.
"Devo andarmene e non potremo più stare insieme"
"Dove devi andare?" chiese Jimmy confuso.
"Mio padre ha perso il lavoro. Dobbiamo tornare a casa, nella vecchia
città. Dobbiamo trasferirci ancora"
Jimmy rimase in silenzio scioccato, completamente sconvolto dalla
notizia.
Brian fissava il pavimento, il corpo scosso dai singhiozzi.
Ecco perché era stato così silenzioso per
l'intera
giornata. Da fuori sembrava semplicemente assente, ma dentro doveva
aver combattuto contro quel pensiero per tutto il giorno.
Jimmy lo abbracciò e questo si abbandonò
completamente fra le sue braccia.
Lo aiutò ad alzarsi e si caricò un suo braccio
sulle spalle per sorreggerlo.
"Tranquillo Brian, troveremo una soluzione"
Brian scosse la testa furiosamente come a voler dire che non era
possibile e Jimmy non riuscì a trovare niente da dire per
consolarlo. Anche lui che riusciva sempre a risolvere i problemi degli
altri, questa volta non vedeva soluzione.
Se siete arrivate a
leggere fin qui complimenti! *^*
Stranamente non ho fatto
uno dei mei
soliti capitoli stiminziti ._. ma non mi andava di dividere ancora il
capitolo, sarebbero venuti tutti di passaggio e non va bene u.u
Coooomunque la cosa
più importante da dire oggi è.... tanti auguri
Zackinoooooooo! *^*
Eh sì, il
nostro piccolo si fa grande T.T
A parte questo, mi ci
sono messa
d'impegno per aggiornare in questo giorno. Zacky è uno dei
miei
chitarristi preferiti e lo adoro anche come persona, anche se
(putroppo) non lo conosco. Non so cosa sia ma lui ha qualcosa di
speciale che lo rende unico <3 perciò gli
auguro di
passare una giornata bellissima e di fare tanta baldoria con gli altri! :D (perché io non posso essere con loro?? ç____ç)
Ecco dopo questo momento
melodrammatico (lol), passerei a ringraziare chiunque abbia letto/messo
fra le seguite/fra le preferite!
Grazie anche (e
soprattutto) a friem, Amy Kiichi Sevenfold_GC, IWalkAlone e Vengeance_AS <3
Un grazie immenso a voi per aver recensito lo scorso
capitolo! Mi rendete strafelicissima! :D
Bien, ci siamo. Alla
prossima gente! ^^
Ancora tanti cari auguri a quella mozzarellina di Zacky! Tanto amore
per te, mio adorato <3 *scusate gli attacchi di bimbominkismo
u.ù*
Bacioni,
<3
Josie.
|
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Capitolo 19 *** Capitolo 16 ***
ff avenged sevenfold cap19 in NVU
Il risveglio per Brian fu abbastanza traumatico: inanzitutto, la prima
cosa che notò era che non si trovava nella sua camera e per
un
attimo l'idea di aver tradito Zack con qualcuno gli balenò
in
mente, per poi lasciar subito perdere quest'ipotesi. Non l'avrebbe mai
fatto e di sicuro non ora che si trovavano in quella situazione
orribile. E poi si era ritrovato a casa di Jimmy, che oltre a non
essere proprio il suo tipo, quest'ultimo non avrebbe mai, mai,
tradito Johnny. Il secondo elemento traumatizzante era
stato il vero e proprio risveglio con Jimmy che gli urlava nelle
orecchie intimandogli di svegliarsi. Ok... forse non gli aveva proprio
urlato e neanche aveva usato un tono intimidatorio. Il tono di voce
poteva anche essere normale ma dopo la colossale sbronza del giorno
prima, Brian sentiva qualsiasi rumore amplificato di almeno cento
volte. Si era perfino domandato da quando in qua gli aerei volassero
così bassi vicino casa di Jimmy, per poi scoprire che era
solo
una mosca che gli ronzava nelle orecchie.
Se ne era rimasto in stato semi comatoso per almeno una ventina di
minuti in cui aveva contemplato il soffitto cercando di fare il punto
della situazione, ma non ci era riuscito. Poco dopo si era presentato
Jimmy con in mano un bicchiere. Acqua, ringraziando il Signore!
Il più alto si sedette sul materasso di fianco a lui, mentre
Brian mandava giù l'acqua in un unico sorso.
"Grazie" riuscì a dire una volta essersi rinfrescato la gola.
"Va meglio?" chiese Jimmy riprendendo in mano il bicchiere e
appoggiandolo nel comodino affianco al letto.
Brian per risposta mugugnò qualcosa di incomprensibile che
doveva essere un verso d' assenso. Si stroppicciò gli occhi,
poi
appoggiò i gomiti sulle gambe e si prese la testa fra le
mani,
evidentemente ancora un po' frastornato.
"Eri messo abbastanza male ieri" sentenziò Jimmy.
Brian rimase a pensare. I ricordi della serata precedente erano un po'
confusi, ma poi si ricordò del suo ridicolo scoppio di
lacrime e
si sentì avvampare.
"Sì, scusa Jim..." disse, cercando di nascondere
l'imbarazzo.
L'ultima cosa che avrebbe voluto era di fare una figura del genere
davanti a uno come Jimmy.
"Scusa di che?" chiese semplicemente lui.
"Di..." ci pensò un attimo su Brian "non lo so"
sentenziò in fine "ma dovevo sembrare ridicolo"
Jimmy gli posò una mano sulla spalla.
"A me sei sembrato solo disperato e innamorato"
Brian finalmente alzò la testa dalle braccia e
portò lo
sguardo sugli occhi color ghiaccio di Jimmy. Aveva un espressione
così seria e, allo stesso tempo, tranquilla che
sentì l'imbarazzo scivolare via... in fondo lui non era uno
che
prendeva in giro per certe cose ed era palese che aveva
intuito
che si trattava di una cosa seria. Comunque Brian
si limitò ad
annuire riportando lo sguardo sulle sue mani che teneva intrecciate
sulle gambe.
"Ne vogliamo parlare?" domandò Jimmy, come avrebbe fatto uno
psicologo con il proprio paziente, ma Brian sapeva che era veramente
preoccupato per lui. E anche per Zack sicuramente.
"Non penso ci sia molto da dire..." fece Brian con tono di voce
bassissimo.
"Non c'è un modo per evitare che vi trasferiate? Tuo padre
non
può trovarsi un altro lavoro qui?" chiese Jimmy con un
debole
tentativo di fornire un suggerimento che anche lui sapeva bene quanto
fosse poco attuabile. Infatti Brian scosse la testa.
"Sono anni che mio padre sta dietro a questo lavoro, non lo lascerà
mai"
Jimmy rimase seduto contemplando l'amico. Gli faceva male vederlo in
quello stato, ma davvero non sapeva come aiutarlo...
"Zack non lo sa, vero?"
Brian scosse la testa.
"Quando hai intenzione di dirglielo?"
"Volevo dirglielo ieri, ma non ci sono riuscito..."
Jimmy capì perfettamente. Dare una brutta notizia a Zack era
come strappare di mano un lecca lecca a un bambino di cinque anni. Se
lui ti guardava con quei suoi occhioni era impossibile...
"Vuoi che ci parli io?" chiese sapendo già quale sarebbe
stata la risposta.
"No" fece Brian alzandosi in piedi "glielo dirò oggi"
Jimmy sospirò pronto ad affrontare una giornata che non
sarebbe stata affatto piacevole.
Durante tutta la mattinata a scuola, Brian era stato assolutamente
nervoso e intrattabile. Zack aveva rinunciato a stargli dietro,
pensando che fosse una delle sue tipiche girnate no e Matt aveva l'aria
di voler prendere a botte Brian per come stava trattando il suo amico.
Jimmy osservava tutto mentre allo stesso tempo stava ad ascoltare le
lagne di Johnny, che a quanto pareva stava per sostenere un test di
matematica alquanto difficile.
Con amici come quelli gli sarebbero serviti un paio di occhi in
più! Ma dato che erano ore che osservava particolarmente
Brian e
Zack decise di dedicarsi per qualche minuto a Johnny che in quel
momento aveva bisogno di lui, così lo raggiunse al tavolo
dove
stava pranzando, lasciando li gli altri.
Brian giocava con la forchetta senza aver toccato cibo, sotto lo
sguardo degli altri due.
"Tutto bene Haner?"chiese Matt.
"Certo" rispose brusco l'altro senza neanche staccare gli occhi dal
piatto.
Matt e Zack si scambiarono un'occhiata eloquente.
"Sembri un po' nervoso"
"Non lo sono"
"Ok" Matt guardò Zack e alzò le spalle, come a
volergli
far capire di lasciar perdere. Tanto Brian non sembrava molto propenso
alle chiacchere. Zack tentò di appoggiare il
braccio sulla
spalla dell'altro, ma questo se lo fece scivolare giù.
Finirono di mangiare in silenzio, mentre Matt guardava Zack preoccupato
e Brian con occhi assassini.
"Io vado" fece Brian all'improvviso alzandosi in piedi.
"Dove vai?" chiese Zack, che aveva fatto un salto, spaventato dal
movimento brusco dell'altro.
"A lezione"
"Ma manca più di un quarto d'ora alla fine della pausa
pranzo"
Brian alzò semplicemente le spalle e sparì fuori
dalla mensa.
Zack lo seguì con gli occhi finchè non fu uscito
e sospirò sconsolato.
"Non capisco che gli prende... è tutta la mattina che fa
così"
"Non farci caso, sarà solo nervoso per qualcosa"
suggerì
Matt, frenandosi dall'insultarlo. Se non lo faceva era solo per amore
di Zack.
"Forse gli ho fatto qualcosa... ma fino a ieri era tranquillo, anzi era
stranamente più dolce del solito"
"Pensi che ti stia nascondendo qualcosa?"
Zack scosse la testa.
"Glielo ho chiesto ieri e ha detto di no"
"Come fai ad esserne così sicuro?"
Zack puntò gli occhi in quelli di Matt. "Perché
mi fido di lui"
Matt distolse lo sguardo e scosse la testa.
"Lo so che non ti è andato mai particolarente a genio, Matt"
fece Zack con tono deciso costringendolo a voltarsi nuovamente verso
di lui "ma stai tranquillo. Non mi nasconde niente, è solo
nervoso"
"Voglio solamente che non ti faccia star male, Zack"
Zack si addolcì a quelle parole. "Non preoccuparti" gli
sorrise "non lo farà"
Una volta uscito dalla mensa Brian andò filato in bagno e,
aperti i rubinetti, si sciacquò il viso con l'acqua gelata.
Rimase per qualche istante a fissare il suo riflesso nello specchio, i
capelli appiccicati alla fronte e le guancie accaldate. Chiuse gli
occhi e si diede dello stronzo per il modo in cui si stava comportando.
C'era di nuovo. Il lato del suo carattere più impulsivo come
sempre prevaleva sulla ragione. Però aveva cercato di fare
del
suo meglio, preferendo rimanere in silenzio, sapendo che se avesse
aperto bocca, avrebbe certamente detto solo cattiverie. Non poteva
farne a meno. Quando sentiva la situazione sfuggirgli dal controllo
diventava insopportabile, testardo e bastardo.
Non riusciva a capire perché gli stesse succedendo tutto
ciò, sapeva solo che a un certo punto era stato meglio
andarsene
prima che cominciasse a prendersela con Matt e Zack.
Sentiva l'impulso irrefrenabile di prendere a pugni qualcosa,
invece si gettò dell'altra acqua fresca sul viso e rimase
con la
presa ben stretta ai bordi del lavandino nel tentativo di darsi una
calmata. Si sentiva accaldato, in più il respiro era
irregolare.
Ferrò la stretta sul marmo bianco e qualche istante dopo
sentì una delle porte aprirsi, cosa che ignorò
restando a
occhi chiusi.
"Hey Haner. Tutto solo oggi?"
Al suono di quella voce Brian aprì immediatamente
gli
occhi, mentre un brivido gli percorreva la spina dorsale e si
limitò a fissare immobile il riflesso di Ryan nello specchio.
"Non sei di turno a fare da scorta a Baker?"
Brian finalmente si voltò per fronteggiare l'altro che era
almeno di venti centimetri più alto di lui, senza contare
che
era grosso almeno il doppio. Sentiva le mani pizzicargli per la
violenza con cui avrebbe voluto colpire quella faccia ghignante, ma si
limitò a starsene fermo e a fissarlo senza dire una parola.
Niente
più risse. L'aveva promesso a Zack.
"Lo lasciate ancora andare in giro da solo?" chiese, non avendo
comunque ricevuto risposta alle precedenti due domande.
Brian strinse forte i pugni.
Non rispondere...
Ryan fece qualche passo verso di lui.
"C'è una cosa che mi chiedo da un po'" disse quando fu
veramente
troppo vicino, tanto che per parlargli gli bastava sussurrare "tu sei
la sua nuova fidanzatina?"
Strinse i pugni così forte che la pelle sbiancò.
Non ti muovere...
"Perché magari hai bisogno anche tu di una piccola lezione"
Fermo... L'hai
promesso a Zack. Non colpirlo.
"Anche se devo ammettere che gli urli di quel frocetto di Baker
ogni
volta che lo prendo a pugni sono davvero una musica per le orecchie"
Stai fermo. Non ti muo-...
Zack si guardò intorno nel cortile affollato. Le lezioni
erano
appena finite ed era in cerca degli altri quattro, ma in mezzo
a
quella folla
di studenti gli rimaneva abbastanza difficile.
Quando gli altri studenti cominciarono a disperdersi qualche minuto
più tardi, Zack scorse Johnny, il quale sembrava a sua volta
stesse cercando gli altri.
"Ehy Johnny!" gridò Zack per farsi sentire e alzando un mano
per farsi vedere.
Johnny lo individuò e lo raggiunse.
"Ciao Zack, hai visto Jimmy?"
"Non ho visto nessuno ancora"
"Brian non è con te?"
Zack scosse il capo. Lui e Brian erano soliti vedersi agli armadietti
prima di uscire, ma questa volta Zack non l'aveva trovato. Aveva
aspettato qualche minuto e poi era uscito sperando di trovarlo li.
"Credo sia arrabbiato con me, forse se ne è
già andato"
"Arrabbiato per cosa?" domandò Johnny confuso.
"Non ne ho idea" borbottò Zack "ma non c'è altra
spiegazione"
Nel frattempo che i due stavano discutendo, Matt e Jimmy li avevano
raggiunti.
"Allora andiamo?" chiese Zack.
"Ma Brian?" domandò Matt.
"Credo sia già andato..."
Jimmy che si era messo a parlare con Johnny per sapere come era andato
il test di matematica, si voltò subito verso gli altri due
rimandendo in ascolto.
"E' arrabbiato?" chiese Matt.
Zack per tutta risposta alzò le spalle.
"Ma non è normale, siamo stati insieme tutto il pomeriggio
ieri
e non è successo niente che possa averlo fatto arrabbiare!"
Jimmy si morse il labbro. Ovviamente non aveva raccontato ne a Matt ne
agli altri
quello che era accaduto la sera prima e della sbronza di Brian,
però gli era sembrato strano un comportamento del genere da
parte sua. Solo quella mattina sembrava triste e depresso e ora
diventava scontroso e arrabbiato... quel ragazzo lo avrebbe mandato al
manicomio prima o poi!
"Ehy ma non è Bri quello?" domandò Johnny,
scorgendo
l'amico fra gli studenti che affollavano il parcheggio davanti scuola.
"Si è lui" fece Zack, guardando fisso davanti a se.
"Faresti meglio a raggiungerlo..." suggerì Jimmy.
Zack rimase per un attimo fermo a studiare il profilo di Brian
allontanarsi sempre di più.
"Non sembra anche a voi che stia zoppicando?" chiese e gli
altri tre rimasero ad analizzare l'andamento
dell'altro.
"Sembrerebbe..." azzardò Johnny dopo qualche minuto di
silenzio.
"Credo sia meglio se vai a vedere che cos'è successo" gli
suggerì Jimmy.
Zack però rimaneva in silenzio immobile in mezzo alla strada
con le mani chiuse a pugno.
"Lo so già cos'è successo" fece, incominciando a
tremare
da capo a piedi. Ricacciò le lacrime di rabbia che premevano
per
uscire rendendogli gli occhi lucidi e prese a correre in direzione di
Brian, chiamando il suo nome, ma l'altro non lo sentiva.
Fece non poca fatica per farsi strada fra il fiume di studenti,
mandando al diavolo chiunque gli capitasse sulla strada, beccandosi
vari insulti e rischiando di inciampare e sfracellarsi a terra. Gli
rimase dietro finché non si furono allontanati abbastanza da
scuola, poi arrivò a pochi passi da
Brian, lo
afferrò violentemente per la felpa e lo fece voltare.
Zack stava per parlare, ma le parole gli morirono in gola. Brian aveva
un sopracciglio spaccato, da cui era sceso del sangue, ormai secco, che
gli era scolato fino alla bocca.
Brian lo guardava apatico, senza la minima traccia di emozione sul
viso.
Entrambi rimasero a fissarsi per un lasso di tempo che
sembrò
interminabile, uno senza niente da dire, l'altro con talmente tanti
pensieri in testa che non riusciva ad afferrarne neanche uno e a far
funzionare il cervello per poter parlare. Solo uno di quei pensieri
sembrava prevalere sugli altri.
"Mi hai mentito"
Il suono che uscì dalle labbra di Zack fu appena un sussurro
che sarebbe stato facilmente portato via dal vento, ma l'aria era
immobilie, come immobile sembrava essere tutto intorno a
loro.
"Avevamo detto una cosa... me l'avevi promesso" continuò,
abbassando lo sguardo e stringendo nuovamente i pugni.
Brian rimaneva immobile a fissarlo. L'altro non poteva sapere quanto si
stesse odiando in quel momento: dai suoi occhi privi di emozioni non si
poteva capire quanto si stesse odiando per avergli mentito, per aver
infranto la sua promessa, per le lacrime che stava facendo salire agli
occhi di quel corpo tremante, arrabbiato, deluso...
Quando
Zack alzò gli occhi lucidi su quelli di Brian, questo si
sentì come se avesse appena ricevuto un pugno nello stomaco.
Quegli occhi gli infliggevano più dolore di tutti i pugni
che si
era preso solo qualche ora prima da Ryan messi insieme. Non avrebbe mai
pensato che due occhi potessero fare così male. E facevano
così male perché era colpa sua, solo sua se
quegli occhi
erano lucidi e sconfortati. Erano così penetranti e profondi
che
abbatterono il muro di difesa che Brian si era costruito intorno per
non affronatare la realtà. Anche i suoi occhi, finora
apatici e
privi di ogni emozioni, divennero lucidi.
"Zack.." fece Brian, facendo un passo verso di lui e allungando le
braccia per toccarlo, ma questo si ritrasse.
"Stai lontano"
Quel tono duro gli inflisse un'altro colpo. Non riusciva a sopportare
che Zack non riuscisse a guardarlo negli occhi, che tenesse lo sguardo
basso.
"Ti prego Zack..."
"Non mi fido più di te"
Ennesimo colpo.
Brian rimase in silenzio a sentire la sua anima sgretolarsi pian piano.
Non
sapeva cosa fare, fece un'altro passo verso di lui e di nuovo
indietreggiò. Si poteva quasi vedere con gli occhi la
barriera
che si stava a poco a poco alzando fra i due.
Più si avvicinava più Zack era lontano.
Questo alzò finalmente lo sguardo verso Brian e lo
guardò
con occhi di ghiaccio, non più con quegli occhioni verdi con
cui
lo guardava ammirato e piano d'amore di solito.
"Stammi lontano d'ora in poi" disse Zack e senza dire altro si
voltò e si diresse verso l'altro lato della strada.
"Aspetta" Brian gli fu subito dietro, lo fermò e gli
afferrò la mano.
"Non mi capisci forse?" strattonò la mano sciogliendo la
presa.
"Non salutiamoci così, ti pentirai... ti prego, aspetta"
"Non mi fido più di te, qualsiasi cosa dici per me
è come
se non parlassi affatto! Ti ho dato una seconda possibilità,
mi
hai guardato negli occhi e mi hai fatto una promessa. Stava a te
decidere se mantenerla o no e la tua decisione l'hai fatta" disse
guardandolo negli occhi e a Brian sembrò di non averlo visto
mai
meno bambino di come lo vedeva in quel momento. Non c'era traccia in
lui di quell'allegria infantile che lo contraddistingueva di solito
"Ora stammi lontano"
ripeté per l'ennesima volta, riprendendo a camminare.
Brian gli stette dietro, ma non riuscì a fermarlo,
così si fermò lui, in mezzo alla strada.
"Allora credo che ti faciliterò il compito" disse riuscendo
a stento a far uscire le parole, la voce tremante.
Vide Zack rallentare fino a fermarsi e poi voltarsi.
"Cosa vuoi dire?" disse dopo un lungo silenzio.
"Che lascio Hungtinton Beach"
Zack rimase pietrificato, fermo sul posto come se si fosse appena
paralizzato.
"La prossima settimana e me ne torno a casa" disse, anche se la parola casa non gli era
mai sembrata più falsa.
Vide Zack spalancare gli occhi, sentì il battito
accellerare, o forse arrestarsi.
Gli occhi dell'altro si riempirono di lacrime e Brian chiuse i suoi non
riuscendo a sopporatrlo. Si girò senza voltarsi un ultima
volta,
sapeva che non avrebbe retto, e prese a correre in direzione opposta a
dove aveva lasciato Zack, dandogli definitivamente l'addio. Non avrebbe
mai immaginato che sarebbe andata a finire così.
Mentre correva era forte, quasi insopportabile, la voglia di tornare
indietro, di prendere Zack fra le braccia e di rimanere così
con
lui per sempre. Il fatto era che non sarebbe andata così. Se
fosse tornato indietro si sarebbero riappacificati, ma lui sarebbe
comunque dovuto partire e sarebbero stati costretti a sopportare un
altro addio. E così era già abbastanza
devastante. Aveva
sperato nel fatto che Zack si sarebbe arrabbiato, che gli avrebbe
urlato contro e poi lo avesse odiato per sempre, per poi dimenticarlo e
farsi una nuova vita. Per questo quando, invece, aveva visto le lacrime
riempirgli gli occhi aveva capito che non sarebbe riuscito ad odiarlo.
Ma lui doveva andare lo stesso.
Arrivò a casa, sbattendosi la porta alle spalle. Corse fino
in
camera sua e ignorò sua madre che gli chiedeva cosa fosse
successo
dato che sembrava sconvolto.
Salì e chiuse anche la porta della camera a chiave: non
aveva
voglia di parlare con nessuno.
Quella stanza gli stava troppo piccola,
aveva voglia di distruggere tutto, così come si stava
distruggendo la sua intera vita.
Andò alla finestra e guardò fuori. Ebbe un
sussulto
quando si ricordò che in fondo era da li che era cominciato
tutto. Se quella volta non fosse stato li affacciato a quella stessa
finestra, se quei bulli non avessero rincorso Zack e se lui non si
fosse nascosto proprio li sotto casa sua, forse non lo avrebbe mai
conosciuto e in quel momento non avrebbe sentito la sua anima lacerarsi
per il dolore di perderlo. Eppure, nonostante tutto questo, non
riusciva a rimpiangere un singolo minuto.
Hooola e
buongiorno/buonasera a tutte :3
Uhm. Non so davvero cosa dire a questo punto .__. lascio a voi i
commenti per questo capitolo.
Vi avviso che ormai siamo quasi giunti alla fine, dovrebbero mancare
solo due o tre capitoli.
.... si lo so che dico sempre così poi me se ne aggiungono
altri
dieci ma non è colpa mia! xD Comunque sta volta davvero :)
Ringrazio chiunque abbia letto, messo fra le preferite/seguite!
Un immenso e tanto sentito GRAZIE a friem,
Amy Sullivan
(ti abbrevio il nick, eh! :3), IWalkAlone, Vengeance_AS, Frankie Echelon e Madame Plague,
grazie per aver recensito lo scorso capitolo! Tanto amore per
voi, mi rendete felicissima <3
Il prossimo capitolo non so quando arriverà
perché
passato capodanno ho da studiare che ho un paio di mesi d'esami.
Proverò comunque a fare qualcosa, ma sappiate che in caso
non
sono sparita! XD
Quindi niente, spero che stiate passando delle belle e
divertenti
vacanze, ma mi raccomando non fate solo baldoria e studiate ogni tanto!
è___é
uahhahahah sese, rilassatevi va :'D
Ancora un grazie a tutti e alla prossima!
Bacioni,
Josie
|
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Capitolo 20 *** Capitolo 17 {parte 1} ***
Avenged Sevenfold ff cap 20
Dallo scorso capitolo:
Andò
alla finestra e guardò fuori. Ebbe un sussulto quando si
ricordò che in fondo era da li che era cominciato tutto. Se
quella volta non fosse stato li affacciato a quella stessa finestra, se
quei bulli non avessero rincorso Zack e se lui non si fosse nascosto
proprio li sotto casa sua, forse non lo avrebbe mai conosciuto e in
quel momento non avrebbe sentito la sua anima lacerarsi per il dolore
di perderlo. Eppure, nonostante tutto questo, non riusciva a
rimpiangere un singolo minuto.
Brian
aveva sempre odiato prendere gli aerei. Non se la sentiva di dire che
aveva paura di volare, ma sopra quei cosi non si sentiva assolutamente
al sicuro, perciò, per quanto poteva, evitava che
si
verificassero eventuali situazioni in cui fosse necessario.
Putroppo quella era una di quelle occasioni.
Da ormai due anni lavorava per un azienda che produceva e distribuiva
strumenti musicali di ogni genere in tutto il mondo e il suo capo lo
aveva spedito a Sacramento, in California, per andare a trattare con un
cliente molto
importante. Brian aveva cercato di opporsi e convincere il suo capo a
mandare qualcun altro, ma poi questo lo aveva "corrotto" dicendogli
che dopo aver sbrigato quel lavoro gli avrebbe concesso un paio di
settimane di ferie. Così si ritrovava ora in volo, con i
sudori
freddi, cercando di non pensare troppo che era a Dio solo
sa quanti
piedi da terra.
Gurdò fuori dal finestrino e la prima cosa che vide fu il
mare.
Un immensa distesa di acqua cristallina che rifletteva la luce del
sole. Il sole... Si era dimenticato che in alcuni posti era sempre li,
splendente in cielo, dato che a Dayton, nell' Ohio dove attualmente
viveva, non
era sempre così. E figurarci se c'era il mare... Sicuramente
non
c'era il tipico clima caldo Californiano.
Quando finalmente i suoi piedi toccarono di nuovo il suolo, dopo aver
imprecato mentalmente per tutta la fase di atterraggio, Brian decise
che la prima cosa da fare era andare al suo Hotel e prepararsi
immediatamente per l'incontro con il cliente. Prima sbrigava la
faccenda, prima sarebbe stato libero.
Dopo esser riuscito a stento a lasciare l'aereoporto chiamò
un
taxi e si fece portare direttamente in Hotel. Una volta arrivato si
fece una doccia veloce e combatté contro la voglia di
gettarsi
di peso sul letto per riposare un po'. Si vestì e si mise un
semplice paio di jeans e una magletta nera. Ringraziando il cielo quel
lavoro, stranamente, non lo obbligava a vestirsi troppo elegante, cosa
che aveva sempre odiato...
Il colloquio con il cliente era durato giusto un'oretta. Brian si era
annoiato per tutto il tempo, ma con le varie cose da sbrigare non
poteva aspettarsi un tempo inferiore a quello. Ovviamente
aveva
chiuso l'affare con successo, anzi aveva anche convinto il cliente ad
acquistare qualcosina in più. Faceva quel lavoro
solo da
un paio di anni eppure poteva dire senza troppa modestia che ci sapeva
fare.
A quel punto decise di tornare direttamente in Hotel, dove si fece
portare, con il servizio in camerea, la cena. Passò la
serata a
mangiare e a guardare TV, godendosi il dolce far niente e la
consapevolezza che da quel momento aveva due settimane di
ferie.
Mentre faceva un po' di zapping, avendo appena finito di vedere un
film, sentì il telefono vibrare sopra il comodino alla sua
destra. Afferrò il cellulare e lesse il messaggio appena
arrivato. Con un sorriso stanco e un po' di agitazione lo
posò
nuovamente sul comodino, poi si sdraiò portando le
braccia
dietro la testa e contemplando il soffitto.
Si sentiva parecchio nervoso perché l'indomani avrebbe
dovuto
affrontare un altro viaggio e incontrare un vecchio amico che non
vedeva da anni... cinque anni almeno.
Sospirò e spense la luce. Si sentiva troppo
agitato per
dormire, ma cercò comunque di chiudere gli occhi e
riposarsi.
Non aveva contato il fatto che aveva appena compiuto un viaggio di
parecchie ore, concluso un affare, senza tra l'altro contare il fuso
orario e che quindi era più stanco di quel che pensasse.
Qualche
minuto più tardi, infatti, si addormentò.
Quando il mattino dopo Brian si svegliò gli sembrava di non
aver
dormito per più di un paio d'ore e forse era stato proprio
così. Aveva avuto gli incubi tutta la notte e si era
svegliato
almeno quattro volte. Nonostante tutto però non sentiva
particolarmente la stanchezza così verso le otto scese a
fare
colazione e per le dieci si trovava già vestito e pronto ad
uscire. Chiamò un taxi e si fece portare al
noleggio delle
auto, dove ne noleggiò una e si mise subito in viaggio per
Huntington Beach, pronto ad incontrare il suo vecchio amico...
Durante la strada fece diverse soste, perciò
arrivò a Huntington che era quasi buio.
Decise di passare per il lungo mare e si
stupì di come, nonostante fossero passati tutti
quegli
anni, si ricordasse ancora quelle strade...
Più percorreva quei luoghi più i ricordi
tornavano dal
passato e si facevano forti, catturandogli la mente, tanto che per un
momento si sentì quasi sopraffarre da essi.
Scuoté la
testa come a voler scacciare quei pensieri e cercò di
concentrarsi sulla strada prima che si andasse a schiantare contro un
albero o investisse un surfista di ritorno dalla spiaggia.
Seguendo le indicazioni che gli erano state date, Brian
arrivò a
destinazione nel giro di una decina di minuti, dopo aver sbagliato
strada un paio di volte. Imboccò nel vialetto e rimase
qualche
istante seduto in macchina. Respirò profondamente due o tre
volte e si decise a scendere dall'auto, ma davanti al portone di casa
si bloccò di nuovo.
Stava facendo la cosa giusta? L'ultima volta che era stato in
città -quasi cinque anni prima- era sicuro di aver lasciato
solo
dolore alle sue spalle e forse non era giusto piombare
nuovamente
a Huntington in quel modo... Rimase ancora qualche attimo in attesa e
poi bussò alla porta con il cuore che batteva a mille. Aveva
fatto migliaia di chilometri per arrivare fin li e non poteva certo
tornare indietro proprio in quel momento.
I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dalla porta che
finalmente si spalcancò di fronte ai suoi occhi.
"Brian!"
Il suddetto ragazzo si sentì travolgere da un abbraccio che
per
poco non lo fece cadere a terra, ma era così sorpreso e
felice
di tutto quel entusiasmo che si lasciò stringere senza
pensarci
troppo.
Qualche secondo dopo sciolse l'abbraccio e guardò negli
occhi il
vecchio amico, quegli intensi occhi blu che non vedeva da molto tempo
"Jimmy" riuscì solo a dire mentre un sorriso si faceva
strada
sul suo viso.
"Diamine Haner!" esclamò Jimmy "quando hai avuto il tempo di
mettere su tutti questi muscoli? Ti vedo in forma!" disse tastantogli
le
braccia grandi almeno il doppio di come erano l'ultima volta e
sciogliendo l'abbraccio per poterlo guardare meglio.
"Abbonamento fisso alla palestra" rispose Brian ridendo "tu invece vedo
che non ti eri ancora stufato di crescere in altezza, eh?"
"Già. Johnny mi prende in giro dicendo che prima o poi
bucherò il soffitto e non ci sarà più
bisogno di
salire le scale per andare al piano di sopra" fece questo, scuotendo la
testa "credo che cerchi di vendicarsi per tutti gli anni in cui l'ho
preso in giro perché è uno gnomo. In
realtà non ho
mai smesso!" concluse Jimmy rindendo di gusto.
Brian rimase quasi senza parole per lo stupore "Tu e Johnny state
ancora insieme?"
"Mai lasciati" affermò questo soddisfatto, lasciando Brian
completamente stordito.
"Wow" riuscì solo a dire.
"Già" ridacchiò Jimmy. "Comunque che ne dici di
entrare? Non ha molto senso restare qui sulla
porta" disse invitando l'altro ad entrare. "Tu mettiti pure comodo, io
vado a prendere qualcosa da bere" gli disse una volta giunti nella sala
relativamente spaziosa.
Brian si lasciò cadere nel divano, sfinito dal
viaggio e
dalle ore di sonno perso arretrate. Jimmy si ripresentò un
paio
di minuti dopo con due birre in mano, una delle quali gli venne
offerta, e si sedette anche lui su una delle poltrone, cominciando
subito a sorseggiare la propria bevanda.
Per qualche istante aleggiò nella casa il silenzio
più
assoluto, mettendo Brian in leggero imbarazzo. In fondo quella
situazione era davvero strana...
Si fermò qualche secondo a studiare il viso dell'amico. A
parte
essersi alzato di almeno altri venti centimetri, Jimmy era rimasto
più o meno lo stesso. Aveva cambiato solo taglio di capelli,
che
ora andavano sparati da tutte le parti.
"Allora, quanto ti fermi?" chiese questo, riportandolo alla
realtà.
"Non lo so" rispose Brian, sorseggiando la sua birra "ho un paio di
settimane di ferie... "
"Ferie?" lo interruppe Jimmy incredulo "se ci sono le ferie vuol dire
che c'è anche un lavoro?"
Brian rise "Si. Stupito?"
"Un pochino" ammise Jimmy.
"Comunque non so ancora quanto rimanere" riprese Brian "non molto
comunque, non mi piazzerò qui per troppo tempo tranquillo"
disse
sorridendogli allegro.
"Hey, per me puoi restare il tempo che vuoi, te l'ho detto anche al
telefono. La stanza per gli ospiti ce l'ho"
"Grazie Jim" fece, alzando la bottiglia per un momento verso di lui in
segno di ringraziamento. Era incredibile come si sentisse
improvvisamente a suo agio a parlare con lui. Era come se tutti quegli
anni non fossero passati e avesse ancora diciassette anni, invece che
quasi ventitrè.
"Comunque, che mi dicevi di Johnny, come va? Che combina?"
domandò dopo un attimo di pausa.
"Sta benone, ma ora è fuori. Sta dando gli ultimi esami
dell'anno all'università"
Brian per poco non si strozzò con la sua birra sputando
tutto il contenuto "Johnny va all'università?"
"Sì è al secondo anno, la cosa ti stupisce?"
chiese
ridendo "pensavi davvero che un genietto come lui si sarebbe sprecato
senza continuare gli studi?"
Brian rimase a bocca aperta con un espressione probabilmente non molto
intelligente. Ora che ci pensava in effetti Johnny aveva sempre avuto
il massimo dei voti in tutte le materie e senza neanche tanto sforzo.
Ma doveva comunque ammettere che lo faceva sorridere l'idea di pensare
quel piccoletto al college.
"E quando torna?" chiese cercando di salvare la situazione sviando il
discorso.
"In realtà fra qualche giorno ha finito. Non sapeva se
passare a
casa dei suoi prima o venire direttamente qui, non ha ancora deciso..."
Brian annuì, sorseggiando la birra "E Matt?"
"Lui lavora con suo padre da qualche anno... niente college per lui e
nemmeno per me, ovviamente"
Brian non si stupì molto della notizia. Si ricordava
benissimo
che all'altro non era mai piaciuto particolarmente studiare. Non che
non fosse geniale a modo suo, era più il sistema scolastico
che
non sopportva.
"Comunque fino a che sei qui sarà meglio che tu lo eviti.
Non ha
più particolare simpatìa per te..." disse Jimmy,
fissandolo dalla sua poltrona.
Brian finse indifferenza, però deglutì. Anche
questa
notizia non lo stupiva affatto... Con Matt non aveva mai avuto un
rapporto idilliaco e le cose non potevano che esser peggiorate.
Di nuovo il silenzio si fece strada, prepotente, fra i due. Jimmy
continuava a bere di tanto in tanto la sua birra che era ormai agli
sgoccioli, mentre Brian si limitava a bere e a guardare da un'altra
parte.
"Non vuoi sapere di lui?"
chiese poi Jimmy puntando gli occhi nei suoi.
Brian abbassò lo sguardo, reggendo la propria bottiglia fra
le
mani. La presa divenne quasi scivolosa sul vetro, quando
queste
gli cominciarono a sudare. Solo l'accennare a lui gli aveva fatto
accellerare il battito cardiaco.
"Come sta?" chiese dopo un tempo che gli sembrò infinito,
cercando di non far trapelare attraverso il tono di voce il suo
nervosismo.
"Sta bene" rispose Jimmy "Ora
sta bene"
Brian annuì e rimase a fissare la bottiglia che aveva in
mano
senza sapere cosa dire. Jimmy lo scrutava con quel suo sguardo serio
che poco gli si addiceva, però, notò Brian con un
certo
sollievo, non sembrava arrabbiato.
"Adesso si sta dando da fare per raccimolare un po' di
soldi"
continuò Jimmy vedendo che Brian rimaneva in silenzio perso
nei
suoi pensieri e catturando così la sua attenzione "da
lezioni di chitarra
ai bambini all'accademia che c'è nella città qui
vicino.
E' piuttosto bravo, ci sa fare"
Brian ascoltava con attenzione quello che Jimmy gli diceva e cercava di
figurarselo, ma non ci riusciva. Aveva, anzi, quasi terrore di
immaginarlo come sarebbe stato dopo tutti quegli anni... o
semplicemente non ci riusciva. La sua mente non riusciva neanche
lontanamente a riprodurre un immagine del genere. Gli sembrava tutto
così surreale...
"Sai ha passato un brutto periodo... ma ora va meglio"
Brian aveva voglia di chiedere quanto era stato lungo questo periodo,
ma aveva paura della risposta. Paura di sapere quanto dolore aveva
causato...
"Sta con qualcuno?" sentì chiedere, e si stupì di
accorgersi che era stato lui stesso a domandarlo. Quelle parole erano
uscite così, senza passare prima dal
suo cervello. Non si era nemmeno accorto di averne formulato il
pensiero.
Jimmy attese qualche secondo. "No" fece, senza mai distogliere lo
sguardo da Brian. "Ma è stato con una miriade di persone"
Brian quasi collassò a sentire quelle parole.
"Apetta. Non mi sono spiegato... diciamo che è andato
con una miriade di persone. Ora ti spiego tutto per bene" fece Jimmy,
posando la bottiglia ormai vuota su un tavolino li a fianco e dedicando
a Brian tutta la sua attenzione "quando te ne sei andato lo hai
praticamente lasciato a pezzi. Non riusciva a credere che alla fine
fossi partito qualche giorno dopo senza più vederlo o
parlargli,
e a dire il vero non ci credevamo neanche noi. Gli abbiamo sconsigliato
di venire a parlarti -anche se lui insisteva- perché eravamo
certi che prima di andartene ti saresti fatto vivo tu. Ma non
è
stato così. I primi giorni dopo la tua partenza furono
davvero
devastanti per lui e dopo non è che andò meglio"
disse Jimmy facendo una pausa "una volta ripresosi dal dolore iniziale
sembrava che volesse mandare a rotoli la sua vita. Aveva smesso di
venire a scuola e passava intere nottate a bere e ad andare con il
primo che gli capitasse -questo intendevo dire con il fatto che
è andato con una miriade di persone-, nel tentativo di
dimenticarti abbiamo immaginato, perché lui non ce l'ha mai
voluto dire, ma era palese. I suoi si chiedevano cosa fosse
che
non andava e non potevamo dirglierlo, capisci? Andò avanti
così per un bel pezzo, noi cercavamo di dargli una mano, non
sai
quanto eravamo in pena per lui, ma non ci ascoltava... Poi un
giorno si
prese una sbronza colossale che lo fece finire all'ospedale. Ci
lasciò quasi le penne, fu davvero straziante vederlo ridotto
così, ma dopo quel giorno fortunatamente le cose sembrarono
migliorare... Penso che quell'esperienza lo abbia aiutato a capire che
non era il caso che buttasse via così la sua vita. Tutto
questo,
comunque, è successo non molto tempo fa. Gli ci è
voluto
davvero molto per riprendersi. Comunque è molto cambiato
dall'ultima volta che vi siete visti"
Brian non aveva parole. Aveva un nodo alla gola che gli impediva di
parlare e il suo cervello sembrava scollegato, mentre cercava di
assimilare tutte quelle informazioni.
"Ora è passato molto tempo, ma non credere che
all'inizio,
se ti avessi visto non ti avrei riempito di botte per come ti sei
comportato"
Rimase ancora qualche istante in attesa, nel tentativo di riuscire a
dire qualcosa, ma le parole sembravano non essere abbastanza per quello
che sentiva. Anche lui si era sentito devastato ad averlo lasciato
così... Non era passato un giorno dall'ultimo volta che
l'aveva
visto che non aveva passato ad odiarsi, ad odiare il suo stupido
carattere per il quale rovinava sempre tutto. E mai gli era sembrato di
rovinare cosa più grande e bella...
"Sapevo che lo avevo fatto soffrire..." disse con voce bassissima "ma
non pensavo di averlo quasi ammazzato"
Quella probabilmente era stata la cosa che più lo aveva
sconvolto. Si era dato all'alcol così tanto da rimanerci
quasi
secco... e lui lo conosceva, non avrebbe mai fatto una cosa
del
genere. Se non fosse stato per colpa sua.
"E' la cosa migliore che gli sia successa in quel periodo, lo ha poi
aiutato a riprendersi. So che fa strano dirlo, ma se avessi visto come
si era ridotto saresti d'accordo" fece Jimmy. Parlava con molta calma,
ma Brian aveva notato comunque un' ombra di risentimento nei suoi occhi
e non poteva di certo biasimarlo.
"Senti Brian" fece questo andandosi a mettere davanti a lui, piegandosi
sulle ginocchia, per poterlo guardare bene negli occhi
"noi eravamo amici e lo siamo ancora. Io non provo risentimenti nei
tuoi confronti, ma puoi star certo che Matt non sarà dello
stesso parere se ti incontrerà, quindi prima che tu vada in
giro
vorrei parlarci io, ok?"
Brian annuì.
"Bene. Ora ti accompagno di sopra in camera tua e se ti va ci guardiamo
un film insieme. Danno una maratona di film horror e per stasera direi
che è meglio se ci rilassiamo... E poi mi sei mancato da
morire,
bastardo che non sei altro" fece Jimmy, abbracciandolo forte,
così d'istinto.
Brian strinse l'amico, pensando a quanto fosse grande la sua
capacità di amare. Se gli voleva ancora bene dopo tutto
quello
che aveva fatto, il dolore che aveva causato, era solo
perché Jimmy era speciale e
l'amico -e persona- più meravigliosa che avesse mai
camminato
sulla terra.
Il giorno dopo si svegliarono
entrambi pressoché nello stesso momento. Uscirono presto per
fare colazione a un bar a pochi isolati da casa di Jimmy e rimasero
pigramente a chiacchierare mentre si riempivano la pancia.
"Sai, ieri mi sono dimenticato di dirtelo, ma io e i ragazzi abbiamo
messo su una band, forte vero?" chiese Jimmy entusiasta.
"Ah si? E cosa suonate, sigle dei cartoni animati?" lo prese in giro
Brian, che si beccò un pugnò scherzoso sul
braccio.
"Non prendere per il culo, Haner! E' una cosa seria, facciamo pezzi
nostri e abbiamo fatto anche diverse date"
Brian rimase sorpreso nel sentirlo dire. "Questo vuol dire che se ti
chiedo un autografo ora, un giorno forse varrà una fortuna?"
chiese non riuscendo a rimanere serio.
"Non ti farò mai fare soldi così facili" rispose
Jimmy
facendo ridere l'altro "comunque anche tu suonavi, vero? Potrebbe farci
comodo un'altra chitarra"
"Si, come no..." rispose Brian addentando un cornetto "così
Matt può rompermela in testa"
Jimmy rise di gusto, poi finirono di mangiare e si affrettarono a
uscire.
"Senti Bri" fece Jimmy dopo un po' "oggi non lavoro, mi sono preso un
giorno libero solo per te -dovresti esserne lusingato- ma dovrei anche
sbrigare delle cose alla sala prove, l'ultima volta ho lasciato tutto
incasinato perché ero troppo stanco per sistemare e devo
ancora
finire un paio di cose, però non ci metterei molto. Ti va di
passarci? Così ti faccio anche vedere come spacco i culi
alla
batteria"
"Mh. Non lo so..."
"Tranquillo, non ci saranno gli altri. Sono tutti a lavoro"
Brian ci pensò su. Non ne era sicuro e aveva un brutto
presentimento, ma infondo se non c'era pericolo di incontrare gli
altri... e poi Jimmy sembrava così ansioso di mostrargli
quel
loro mondo che non gli seppe dire di no.
"Va bene" disse facendo comparire un largo sorriso sul viso dell'amico.
Arrivarono in sala prove con una ventina di minuti e la prima cosa che
Brian notò fu il disordine più totale. C'erano
strumenti un po' sparsi ovunque, i pezzi della batteria giacevano un
po' dappertutto sul pavimento e c'erano varie bottiglie vuote
abbandonate a loro stesse su un tavolinetto di fianco a qualche
divanetto sgangherato. Non era di certo un posto all'avanguardia, ma
era interessante a suo modo. Soprattutto con quel tocco di disordine
che gli altri avevano lasciato.
"Wow" disse semplicemente Brian "non scherzavi prima quando dicevi che
avevi lasciato un casino"
"Te l'avevo detto" fece spallucce Jimmy.
"E' fantastico" affermò Brian guardandosi intorno estasiato.
Suonando da quando era bambino gli era capitato moltissime volte di
voler mettere su una band, ma non aveva mai trovato qualcuno di
compatibile con il suo genere.
"Sai ultimamente le cose ci stanno andando alla grande. Abbiamo preso
questa cosa tutti molto seriamente... l'unico problema è che
Matt esagera sempre! Più la posta in gioco è alta
più diventa schizzato. L'ultima volta mi ha pure minacciato
dicendomi che mi avrebbe ucciso se al suo ritorno avrebbe trovato tutto
questo casino... neanche mia madre è così maniaca
dell'ordine"
Brian ridacchiò, ma non poteva di certo biasimare Matt. Quel
posto era un vero casino.
"Comunque mi dispiace se non è la cosa più
divertente del mondo... ma devo assolutamente riordinare e finire di
scrivere la mia parte di una nuova canzone prima di domani"
"Tranquillo, Jim" fece Brian "ti do una mano"
Entrambi così si misero a riordinare un po' e sparando
cazzate a raffica il tutto non sembrò poi così
noioso. Una volta rimesso tutto il materiale al proprio posto e gettato
via le bottiglie vuote -mentre intanto se ne scolavano altre rimaste li
da qualche sera prima- Jimmy si sistemò alla batteria per
far sentire qualche pezzo a Brian. Questo rimase assolutamente a bocca
aperta davanti alla bravura dell'altro. Forse gli era capitato un paio
di volte in passato di averlo sentito suonare, ma ora era di certo
migliorato e di molto.
"Dio Jimmy... quando hai imparato a suonare così?"
domandò Brian una volta che si fu ripreso.
"Modestamente, tutta dote naturale" si vantò l'altro, a cui
Brian reagì rifilandogli un pugno scherzoso.
"Comunque... c'è un bagno in questo posto?"
domandò dopo un po' "sai com'è... mi sono scolato
un' intera birra"
"Sì, esci da qui e vai a destra, dal lato opposto da dove
siamo entrati. E' in fondo"
Brian fece un gesto con la mano per dire che aveva capito e
uscì dalla stanza. Jimmy ne approfittò per
rimettersi a lavorare: la parte della batteria era l'unica cosa che
ormai mancava a una delle loro canzoni e lui voleva impegnarsi a fondo
perché riuscisse bene. Si sedette, impugnò le
bacchette e cominciò a scaricare tutta la sua energia.
Era talmente concentrato e il suono della batteria così alto
che non si accorse quando la porta della saletta si aprì di
nuovo. Continuò a suonare finché non si
sentì soddisfatto dell'adattamento per la canzone. Solo
quando si fermò e posò le bacchette in terra si
accorse della nuova presenza che occupava la saletta, che era rimasta a
guardarlo per tutta l'esibizione e aveva attirato infine la sua
attenzione quando cominciò a battere lentamente le mani per
dimostrare la sua approvazione. Ma non era Brian, come Jimmy si era
aspettato.
"Ehy, che ci fai qui?" chiese allarmato al ragazzo appena
entrato.
"Applaudo il tuo lavoro e tu mi aggredisci così?" chiese
sarcastico questo, mentre lo fissava giocando con uno dei piercing che
gli cerchiavano il labbro.
"Grazie" disse subito Jimmy agitato "che sei venuto a fare?"
domandò nuovamente.
"Calmati Jim, me ne vado subito se ti do così fastidio" fece
ridendo e scuotendo la testa, senza comprendere il comportamento
agitato dell'amico "avevo solo lasciato la giacca qua, ieri. Stasera
devo uscire e mi serve" continuò iniziando a cercare la
suddetta giacca.
"E' qui" fece Jimmy che l'aveva vista appesa alla porta sin da quando
erano entrati, lanciandola all'amico "semmai ci vediamo stasera, se
riesco vi raggiungo" disse cercando di porre una fine a quella
conversazione senza sembrare troppo ansioso di far uscire l'altro, che
infatti lo guardò strano.
"Ti senti bene Jim? Sembri strano. Più del solito intendo"
"Sono solo un po' in ansia per la parte di batteria che manca alla
canzone" disse inventando la prima scusa che gli passò per
la mente "non ne sono molto soddisfatto"
"A me sembrava perfetta"
"Mmh si, forse. Comunque davvero, devo lavorarci su e preferirei
rimanere solo. Davvero Zack"
"Va bene, va bene" rispose Zack alzando le mani "me ne vado, non ti
agitare!" fece ridendo, ormai abituato ai comportamenti strani
dell'amico.
Jimmy tirò un sospiro di sollievo, ringraziando mentalmente
tutti i Santi e gli Dei che gli venivano in mente.
Zack afferrò la giacca che aveva appoggiato in uno dei
divanetti e si diresse verso l'uscita, raccattando nel frattempo anche
la propria chitarra, abbandonata a terra già dentro la
propria custodia. Era a qualche passo dalla porta, aveva già
allungato una mano verso la maniglia, quando questa, prima
che Jimmy avesse avuto il tempo di fare qualcosa come
fermarlo, si aprì e subito il silenzio piombò
nella sala.
Quando gli occhi verdi di Zack, contornati dal solito ombretto rosso,
incontrarono quelli scuri di Brian, entrambi non dissero un parola.
Bonjour, Bonsoir, Bon/qualsiasimomentodellagiornatavoisiate!
Alzi la mano, chi di voi vuole uccidermi per questo capitolo? Su le
mani, su le mani! :D
Ok la smetto :'D Questo capitolo porta un po' una svolta, so
che speravate che alla fine Brian sarebbe rimasto a Huntington, e anche
io ero quasi dell'idea di farcelo rimanere, ma è dall'inizio
che mi ero immaginata questo salto temporale e volevo seguire la linea
che mi ero prefissata.
Il capitolo ve lo divido in due parti o sarebbe venuta una cosa
mostruosamente lunga e già mi pare che lo sia abbastanza XD
La seconda parte non so quando arriverà perché,
come vi ho già detto, sono del bel mezzo del periodo degli
esami (aiutatemiiiii DD:), ma cercherò di non farvi
attendere troppo, anche perché la fine di questa prima parte
vi lascia un po' sulle spine XD Farò del mio meglio! *^*
Passo a ringraziare come al solito chiunque abbia letto. Grazie
infinite! :D
Grazie in particolar modo a Vengeance_AS,
friem, IWalkAlone, Madame Plague (ti
avevo detto che se ti
serviva una mano per la tua ff ti avrei aiutato, tutto ciò
è ancora
valido, solo che sti esami mi prendono tutto il tempo, sappi solo che
non mi sono dimenticata! D: Prima o poi finiranno spero T.T),
Frankie Echelon e
Amyy Kiichi Nezumi Vee
tanto, tantissimo amore per voi <3 Voi e le vostre
recensioni mi illuminate le giornate :')
Ah, dimenticavo. Se beccate qualche errore ditemelo che me ne perdo
sempre qualcuno! D:
Comunque ci risentiamo presto (spero D:) con la seconda parte del
capitolo 17! Grazie di nuovo a chi ha letto! ^^
Byebye, bacioni <3
Josie
|
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Capitolo 21 *** Capitolo 17 {parte 2} ***
ff avenged capitolo 21
Brian rimase immobile, la mano ancora appoggiata alla maniglia della
porta. Ci stava praticamente aggrappato per evitare di crollare sul
pavimento.
Tratteneva il respiro senza neanche rendersi conto e le orecchie gli
ronzavano per via del silenzio che gli premeva i timpani.
Nessuno si muoveva e quei brevi istanti sembravano protrarsi in eterno.
C'era veramente Zack davanti a lui? Era l'unico pensiero che
galleggiava nella sua mente, che per il resto sembrava completamente
vuota.
Il cuore correva e il respiro era affaticato mentre fissava quegli
occhi come fosse sotto ipnosi. Forse perché erano gli unici
fattori che gli permettevano di capire che era veramente lui, che era
veramente Zack.
Si soffermò a guardare il rosso della polverina
dell'ombretto
che gli circondava gli occhi -la frangia nera che ricadeva su di essi
coprendoli in parte- e la matita nera, in contrasto con le iridi verdi.
Due piercing gli cerchiavano il labbro inferiore, uno per lato. Era
più alto, lo aveva certamente raggiunto in altezza. Ed era
pallido, come al solito.
Brian riuscì a notare tutte queste cose in un millesimo di
secondo, mentre l'altro lo fissava come se avesse appena visto un
fantasma. E per quel che era successo era proprio la definizione
giusta: fantasma. Era quello che aveva fatto no? Sparire dissolvendosi
nell'aria, facendo dubitare perfino della sua vera esistenza. Eppure
non era un fantasma, perché ora si trovava li, immobile con
una
mano ben salda alla maniglia a neanche un metro di distanza da quello
che una volta era stato l'amore della sua vita. E che ora lo
fissava incredulo, quasi spaventato.
Erano così vicini che allungando un braccio Brian avrebbe
potuto
toccarlo, avrebbe voluto, ma non si azzardava a muovere un muscolo.
Avrebbe voluto chiamarlo ma la sua bocca non emmetteva alcun suono.
Lo fissò e vide comparire nel suo volto una smorfia di...
dolore? Possibile che dopo tutto quel tempo stesse ancora male per lui?
Dopo millenni -così gli parvero- di immobilità,
quel
piccolo movimento, quel cambio di espressione da parte di Zack lo
sbalzò violentemente alla realtà.
Aveva così poco del Zack che aveva lasciato e che aveva
affollato i suoi ricordi per più di cinque anni...
Si voltò.
"Io vado Jim"
La sua voce...
Quella non era cambiata. E il sentirla lo colpì come un
pugno all'altezza del petto. Anche se, quel tono freddo...
Neanche i suoi occhi erano cambiati. Era cambiato il modo in cui lo
guardavano.
Che altro avrebbe dovuto aspettarsi?
Vide Jimmy annuire paralizzato anche egli, per un momento
quasi dimentico della sua presenza.
Zack gli passò accanto per uscire, sfiorandogli la spalla e
facendolo rabbrividire. Si spostò di lato per farlo passare
prima di chiudersi la porta alle spalle.
Brian rimase fermo, fissando il punto in cui l'altro era sparito
ma senza vedere veramente.
"Brian, stai bene?"
Sussultò sentendo la voce di Jimmy che lo fece uscire da
quello
stato di semi-coscenza. Ancora però, non riusciva a
ritrovare
l'uso della voce.
L'altro gli si avvicinò, cingendogli le spalle con un
braccio.
Jimmy si ritrovò praticamente a sorreggere l'amico che si
reggeva a fatica sulle gambe. Lo aiutò a sedersi su uno dei
divanetti, andando poi a prendere qualcosa di zuccheroso da bere per
fargli riprendere un po' di colorito.
Non doveva andare
così, pensò Jimmy dandosi
dell'idiota, proprio
per niente.
Si affrettò ad aprire il minifrigo trovando un succo
d'albicocca
li da chissà quanto tempo. Lo afferrò e lo
portò
all'amico, domandandosi intanto cosa quell'incontro avrebbe potuto
causare in Zack e al fragile quilibrio che faceva da base alla sua vita.
Una volta chiusa la porta alle proprie spalle Zack prese a correre.
Corse finché non uscì fuori e l'aria fresca di
metà Aprile lo investì, ma il sollievo fu minimo.
Si
sentiva tremare e si appoggiò con le mani al muro esterno
dell'edificio per sostenersi mentre cercava di camminare sulle gambe
instabili. Un forte senso di nausea gli attanagliava lo stomaco,
infatti non riuscì a fare più di altri tre o
quattro
passi, che sentì salire la bile fino a rimettere tutto
ciò che aveva in corpo, crollando sulle ginocchia.
Lo scontro con il marciapiede duro gli procurò una fitta di
dolore, mentre cercava di tenere a bada i conati.
Cercò, fra i colpi di tosse di prendere ampie boccate d'aria
impiegando diversi minuti a riprendersi.
Voleva correre via da li, allontanarsi il più possibile, ma
era
stanco e si sentiva il corpo pesante, così si
appoggiò
con la schiena al muro lasciandosi scivolare seduto a terra.
Respirava pesantemente, mentre tentava di riprendere controllo su
quello che era successo qualche istante prima, ma non fu affatto una
buona idea.
Le testa gli prese a girare e se la prese saldamente fra le mani
per cercare di contrastare quella sensazione di stordimento.
Quando sentì che le normali attività riprendevano
a
funzionare un po' più decentemente nel suo organismo
azzardò a tirare su la testa, e fortunatamente si
sentì
più stabile.
Si alzò in piedi facendo leva sulle mani, dandosi un'aiuto
con il muro alle sue spalle.
Anche se si sentiva piuttosto instabile riprese a camminare
senza
curarsi di prefiggersi una meta . Voleva solo allontanarsi da li.
L'idea che avrebbe potuto rivedere quegli occhi scuri se non se ne
fosse immediatamente andato gli diede forza per mettere un passo dietro
l'altro.
Con la mente in confusione arrivò fino ai limiti della
spiaggia,
dove prese a camminare, togliendosi le scarpe per sentire sotto i piedi
la sabbia fresca. Si sorprese nel notare che il sole era ormai sparito
dietro l'orizzonte, facendo giungere la consapevolezza in lui che ormai
aveva camminato per più di due ore. Nonostante questo
continuò ad andare avanti, passando per il lungomare.
La sensazione dei granelli di sabbia freschi che gli solleticavano i
piedi lo aiutavano a tranquillizzarsi solitamente, ma non quella sera.
Rivedersi l'altro davanti dopo tutto quel tempo era stato come essere
travolti da una frana e rimanerne schiacciati. Non sarebbe neanche
stato sicuro che quel che era successo fosse vero, se non fosse stato
per la sua reazione violenta.
Come aveva osato ripresentarsi a Huntington dopo tutto quel tempo?
Senza che riuscisse a impedirselo Zack sentì una gran rabbia
crescergli dentro.
Lo schock nel rivederlo gli aveva quasi fatto dimenticare tutto quello
che aveva passato a causa sua.
Per quale fottuto motivo era tornato, non gli aveva forse rovinato la
vita abbastanza?
Si portò le mani alla testa e d'istinto chiuse gli occhi.
"Cosa sei venuto a fare!" urlò Zack, mentre il proprio grido
si disperdeva nella spiaggia deserta.
Rimase per qualche istante immobile, come se si aspettasse che
giungesse una risposta dall'oceano tranquillo davanti a
sè.
Come un lampo che compare improvvisamente durante una tempesta un
ricordo si abbatté su di lui. Un ricordo di lui e Brian, che si
trovavano proprio in quella spiaggia, qualche giorno prima che lui
partisse...
La spiaggia era deserta
e Zack e Brian se ne stavano seduti l'uno accanto all'altro a fissare
il lento movimento delle onde.
Brian aveva lo sguardo perso chissà dove.
"Senti Brian..."
"Mmh?" fece questi girandosi, sembrava distratto.
"Posso abbracciarti?"
"Perché?"
"Perché sei triste"
"Non sono triste"
Un lieve sorriso. Veloce e poi scomparve immeditamente. Si, era triste,
ma Zack non indagò.
"Posso abbracciarti lo stesso?" chiese, invece.
Questa volta Brian gli aveva sorriso davvero.
E allora Zack abbracciò Brian e credette veramente di
avergli portato via la tristezza.
Il Zack del presente, il Zack ormai ventitreenne, sentì
qualcosa di umido e caldo rigargli le guance.
Si era dimenticato di quella conversazione con Brian, ma ora ogni cosa
gli sembrava più chiara.
Lui sapeva già che sarebbe partito e non glielo aveva detto.
Era
quella la tristezza che Zack aveva invece scambiato per distrazione.
In fondo come avrebbe potuto immaginarlo quando tutto era
così perfetto?
Quel ricordo ne portò con se altre decine, centinaia,
migliaia... Ricordi che fino a quel momento Zack aveva chiuso in un
antro nascosto e abbandonato della sua mente, per lasciarli evaporare
pian piano. Invece, stavano tornando, nitidi e chiari, come se il tempo
non fosse mai passato.
Si prese nuovamente la testa fra le mani nel tentativo di scacciarli,
ma sembrava impossibile.
Eppure non glielo avrebbe permesso. Solo lui aveva idea dell'inferno
che aveva passato negli ultimi anni e non gli avrebbe permesso di
ricondurlo in quell'abisso e farlo sprofondare nuovamente nell'oblio.
Col dorso della mano asciugò bruscamente le guance inumidite
dalle precedenti lacrime cercando di trovare la forza di alzarsi e
andarsene, magari per andare a parlare con Matt.
Ma non riusciva a trovare quella forza. Sapeva che era dentro di lui da
qualche parte, ma Zack non era mai stato un ragazzo forte. O forse lo
era stato, prima che qualcuno lo distruggesse da dentro.
Si alzò barcollante, ma almeno riusciva a stare in
piedi.
Voltandosi appena alla sua sinistra vide delle luci colorate in
lontananza. Erano i fari di un locale che Zack conosceva bene. Ci aveva
passato gran parte del suo tempo negli ultimi anni, ma erano ormai mesi
che non vi entrava.
Con la mente offuscata e confusa da migliaia di pensieri si diresse a
pesso lento verso l'edificio colorato.
Nonappena entrato la musica alta sembrò già
sovrastare la
forza dei suoi pensieri e questo lo convinse ad avanzare.
Conoscendo talmente bene il posto da potercisi muovere ad occhi chiusi,
Zack si diresse verso il bancone dove attirò subito
l'attenzione
del bar-man, con un cenno di saluto.
"'Sera Zack! Da quanto tempo non ti si vede qui" lo accolse questo,
portandogli subito qualcosa da bere.
"Tieni, questo lo offre la casa"
Zack ingurgitò subito il drink dal fluorescente color
azzurro
senza neanche domandarsi cosa fosse. Tanto quado lo mandò
giù non ne sentì neanche il sapore.
"Cosa ti riporta qui?" chiese il bar-man, intanto che preparava altri
drink per i vari clienti.
Già cosa lo portava li? Se Zack avesse avuto la mente un po'
più lucida -e non per via dell' alchol- non ci avrebbe mai
messo
piede li.
"Cose da dimenticare" disse semplicemente continuando poi a bere.
Il bar-man sembrava preoccupato "senti non esagerare però"
disse
serio "vorrei vederti tornare a casa a piedi oggi e non dentro un'
ambulanza intubato dappertutto come l'ultima volta"
Zack ridacchiò, evidente segno che l'alchol aveva
già
cominciato a scorrere nel suo organismo, o sicuramente non avrebbe riso
al ricordo di lui che veniva portato in ospedale quasi in fin di vita.
Se avesse avuto la mente lucida non ripercorrerebbe il
percorso
che l'ultima volta lo portò quasi alla morte. Ma la sua
mente
era tutto tranne che lucida.
"Zackary!"
Zack si sentì chiamare da uno degli altri bar-man,
decisamente
più giovane del precedente, che tornò al suo
lavoro, ma
sempre tenendolo d'occhio.
"Ehy Ron" fece Zack non prestandogli particolare attenzione.
Ai tempi in cui frequentava il posto aveva passato ore a parlare con
lui.
Questo infatti iniziò a riempirlo di chiacchiere, che Zack
ignorava ma non sembrava farci caso.
"Ehi Zack" fece Ron in tono confindenziale dopo un po' aggirando il
bancone e raggiungendolo "se stasera ti va di divertirti un po' come ai
vecchi tempi, quel tipo laggiù non ti toglie gli occhi di
dosso
da quando sei entrato"
Zack si voltò e vide un ragazzo biondo che doveva
essere poco più grande di lui.
Questo gli rivolse un sorriso e lui gli rispose con un cenno della
testa.
"Allora, che te ne pare?" chiese Ron, con un sorrisetto malizioso sulle
labbra.
"Passabile" rispose Zack indifferente.
"Non scopabile?" fece Ron, con l'aria di divertirsi moltissimo "in
fondo se vieni in un locale gay non è a quello che punti?
Trovare qualcuno con cui scopare?"
Zack rise, una risata amara, priva di allegria.
"Già" rispose semplicemente, per poi alzarsi e dirigersi
verso il tipo in questione.
"Ehy" fece questo quando gli fu vicino, sorridendogli allusivo.
"Andiamo" fece Zack, abituato come era a quella procedura -sempre la
stessa negli anni-, e il tipo lo seguì.
A metà strada fra il locale e il corridoio che portava ai
servizi, la musica arriva forte ma con una sonorità
più
sorda, dimostrando che il posto era abbastanza appartato.
Senza neanche chiedere il nome allo sconosciuto, Zack portò
le
mani sul collo dell'altro avvicinandolo bruscamente a se e cominciando
a torturargli il collo con le labbra, intanto che
l'altro,
non aspettandosi tutta questa fretta, cominciava a emettere gemiti
sconnessi.
Passò la lingua sulla pelle chiara, scendendo fino alla
clavicola per poi tornare su. Lo Sconosciuto passò una mano
fra
i suoi capelli per attirarlo a se e baciarlo, ma Zack si
mosse di
lato evitando il contatto. Non era quello che voleva -e poi le sue
labbra non avevano più sfiorato quelle di nessun
altro
dopo di lui.
L'altro lo
guardò un po' stranito, ma quando Zack gli
afferrò la
cinta dei jeans cominciando a slacciargliela non protestò.
Continuò, cercando di scacciare l'immagine di Brian dalla
testa, era li proprio per dimenticare, no? Senza
tanti altri preliminari, infilo la mano nei boxer dell'altro iniziando
a toccarlo, mentre questo gettava la testa indietro, travolto dal
piacere. Zack continuava con quei movimenti ritmici, con l'intento di
non pensare, di far uscire tutto ciò che gli ingombrava la
mente, di non pensare, proprio come aveva fatto nei cinque anni passati.
Quando decise che aveva torturato l'altro abbastanza, sfilò
la
mano, mentre Lo Sconosciuto, nuovamente, lo guardava insoddisfatto. Ma
l'ultima cosa a cui Zack importava era la volontà di quel
biondino che gli serviva solo a evitar di fare i conti con la
situazione in cui si trovava. Nonostante non stesse provando la minima
emozione, quando l'altro cominciò a strusciarsi lascivamente
su
di lui, il suo corpo iniziò a reagire, sentendo i jeans
stargli
ormai troppo stretti. Lo lasciò continuare ancora per un
poco,
poi lo prese per le spalle e lo fece girare, facendolo appoggiare al
muro.
Zack portò le mani alla propria cinta, che
slacciò,
lasciando scivolare jeans giù, lungo le cosce.
Portò di
nuovo le labbra sul collo dell'altro, giusto per zittire le sue
proteste.
Mi dispiace ma sta volta
non sarai tu a fottere.
Intanto che Lo Sconosciuto sembrava perso nei brividi che l'altro gli
causava, Zack lasciò scivolare giù anche i boxer,
pronto
a penetrare l'altro senza disturbarsi a prepararlo.
Era lì lì per dare inizio all'amplesso quando
sentì come una scossa attraversare la sua testa. Si
scostò immediatamente e se la prese fra le mani. Un'altra
scossa
e fece qualche passo indietro.
"Perché ti sei fermato?"
Zack ignorò completamente la domanda dell'altro, quasi non
la sentì.
Si rivestì in fretta e fece per andarsene ma questo lo
trattenne per un braccio, bloccandolo.
"Che cazzo fai?" gridò Zack, ma l'altro non sembrava incline
a lasciarlo.
Poi sentì improvvisamente la pressione sul braccio sparire e
vide il tizio sconosciuto tenersi entrambe le mani sull'occhio sinistro
come se l'avessero colpito.
Senza aver capito cosa fosse successo, la testa sempre più
dolorante, Zack si voltò e vide una figura che conosceva
più che bene.
"Matt" lo chiamò debolemente.
"Zack, cos'è successo? cos'hai preso?" chiese
raggiungendolo, notando lo stato dell'amico.
"Niente, non ho preso niente... solo un drink, ma sento la testa che mi
esplode" disse dolorante.
Matt lo aiutò a camminare e a uscire dal locale per fargli
prendere un po' d'aria fresca e impaziente di fargli lasciare quel
posto.
"Non ci credo che sei di nuovo qui, che ci sei cascato ancora!" lo
rimproverò Matt, che sembrava preoccupato e quasi spaventato.
Zack sembrava aver acquistato un po' di lucidità con
l'arrivo di
Matt. Gli sembrava la prova concreta che era vivo, che quella era
la realtà, non uno stupido sogno o uno scherzo di
qualche
droga o alchol.
L'amico lo guardava ora seriamente preoccupato e Zack non
riuscì a trattenere le lacrime che cominciarono a scendere
copiosamente rigando le sue guance per la seconda volta in
una
sola sera. Dopo esserci quasi rimasto aveva giurato che
avrebbe
cambiato stile di vita, che si sarebbe curato più di se
stesso,
come aveva potuto esserci quasi ricaduto?
Avendo visto l'amico lacrimare, Matt si addolcì e gli
circondo le spalle in un abbraccio, coccolandolo un po'.
"Zacky..." gli fece accarezzandogli un guancia umida "so che non ti
saresti immischiato in questa situazione se non ci fosse un
motivo... cos'è successo?"
Solo una parola uscì dalle labbra del ragazzo, che a fatica
si reggeva in piedi:
"Brian"
E dopo una moltitudine di notti insonni... ecco la seconda parte! :D
Scrivere capitoli a notte fonda perché il pomeriggio si deve
studiare... orribile T.T Non so nemmeno cosa ho scritto, spero non sia
venuto una schifezza! XD
In questo capitolo vediamo in modo concreto cosa la partenza di Brian
abbia causato davvero in Zack, e questo è un po' quello a
cui si dedicava per tutto il tempo durante la sua assenza,
solo
che questa volta il piccoletto si è fermato in tempo, non
è stato bravo? *^* Non poteva ricascarci, anche se ci
è
andato abbastanza vicino u.u Fortunatamente è arrivato
super-Matt a salvarlo :D E ora che Matt sa... se ne starà
buono o andrà dritto dritto da Brian? u.u
Ero insicura se mettere la scena di Zack che se ne va in questo locale,
ma alla fine l'ho lasciata... non convince granché
però :S
Comunque, passo subito a ringraziare chiunque abbia letto/preferizzatto
(??) ecc...
Nell'ultimo capitolo mi avete lasciato con una sorpresa incredibile...
otto recensioni, vi rendete conto di quanto mi abbiate resa felice? T.T
*scoppia a piangere di gioia*
Ok, basta con queste depressioni, che ci pensa già il
capitolo
in se! XD Eh, mi dispiace che sia diventata un po' depressiva sta ff D:
Bè, così deve andare, voi aspettate u.u
Comunque grazie davvero a
friem, Vengeance_AS,
IWalkAlone, Frankie Echelon, Amy, Madame Plague, Bloody Doll e Livvaable <3
Tanto immenso amore per voi!
Ora spero di riuscir a postare presto il prossimo capitolo e ci si
risente li! E grazie ancora :3
ps: è un po' di giorni che ho scritto questo capitolo
(lasciamo perdere il perché non l'abbia postato subito LOL)
e non l'ho più riletto, se c'è qualche orrore
grammaticale o altro fate sapere ò.ò
Alla prossima, byebye!
Josie
|
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Capitolo 22 *** Capitolo 18 ***
ff avenged sevenfold cap 22
Matt correva con la sua auto per le strade di
Huntington Beach a
velocità talmente alta che le luci dei lampioni e dei fanali
delle altre macchine si mischiavano in un unico turbine di bagliori
tutto intorno a lui. Le mani saldate talmente forte al volante -non si
sarebbe stupito di vederlo sbriciolarsi sotto la sua stretta- nel
tentativo di mantenere la calma.
Quando aveva tirato fuori Zack da quel locale non ci aveva
messo
più di un secondo a capire che cos'era successo, anche se il
fatto che Haner fosse tornato gli sembrava ancora una cosa talmente
incomprensibile che non lo avrebbe creduto finché non lo
avesse
visto con i propri occhi -e ucciso con le proprie mani.
Infatti proprio in quel momento si stava dirigendo verso casa di Jimmy,
il quale, dopo averlo chiamato, aveva confessato che lo stava ospitando
a casa
sua.
Quel traditore di Jimmy, pensò Matt. Come aveva potuto
tenere i
contatti con Haner dopo quello che aveva fatto? E soprattutto senza
dirgli niente? Probabilmente perché avrebbe tentato di
ammazzalo direttamente via telefono.
L'aveva sorpreso e allo stesso tempo anche deluso il
comportamento di Jimmy,
insomma non gli importava dei sentimenti di Zack e di tutto quello che
aveva passato a causa di quel vile di Haner? Al solo pensiero gli
ribolliva il sangue nelle vene, e stava andando dall'amico per chiedere
spiegazioni, mentre si preparava mentalmente nel cercare di non
strangolare Brian non appena l'avesse visto e il che richiedeva una
certa quantità di energia. Diciamo anche un enorme
quantità di energia.
Se Jimmy gli aveva tenuto nascosto tutto ciò ci doveva per
forza
essere un motivo. E in più Haner con Jimmy aveva avuto un
rapporto sicuramente migliore di quello che aveva avuto con lui e c'era
la possibilità che Jimmy sapesse qualcosa che lui ancora non
sapeva.
Tutti questi ragionamenti solo per carcare più motivi che lo
astenessero dal mettere le mani addosso ad entrambi.
Era già nervoso perché quando stava per uscire di
casa,
Zack aveva cercato di fermarlo e di convincerlo a desistere dall'andare
da Jimmy. Ma Matt non ne aveva voluto sapere, così si era
chiuso
bruscamente la porta alle spalle e lo aveva lasciato li, a casa
propria, informandolo che sarebbe tornato presto. Zack non aveva fatto
neanche in tempo a ribattere e infatti, proprio in quel preciso
momento, Matt sentì il cellulare cominciare a squillare,
mentre
nel display appariva la scritta "Zacky". Lo ignorò
completamente e continuò per la sua strada.
Circa una ventina di minuti dopo, Matt si trovava di fronte alla porta
di casa Sullivan. Ovviamente non ci aveva messo tutto quel tempo per
arrivare, dato che da casa sua a quella di Jimmy non erano neanche
dieci minuti, ma era rimasto per almeno un quarto d'ora seduto in
macchina, indeciso sul da farsi.
Per un attimo gli erano tornati alla mente gli occhi di Zack,
arrabbiati, che lo intimavano di non uscire di casa. Matt non poteva
far a meno di domandarsi quale fosse il motivo. Certo, se invece
di agire impulsivamente come al solito fosse rimasto calmo e
avesse ascoltato cosa l'amico aveva da dire, ora non si sarebbe
arrovellato il cervello con simili seghe mentali. Invece come di sua
abitudine gli erano bastate le parole "Brian" e "tornato" per
partire in quarta senza fermarsi a riflettere.
Quello che più lo aveva lasciato scombussolato era il fatto
che
sembrava che Zack stesse cercando di... proteggere Haner?
Da come aveva reagito, era certo che il più piccolo aveva
pensato che avrebbe di certo tentato di farlo fuori o se non
fosse arrivato a tanto di sicuro gli avrebbe fatto molto male. Eppure
Matt aveva trovato Zack fuori dal locale sconvolto... perché
allora cercava di parare il culo a Haner?
Forse stava giungendo a delle conclusioni troppo in fretta e in
realtà
Zack aveva tutt'altri motivi per cui non voleva che si recasse da
Jimmy. Magari pensava che non erano affari suoi e questo sarebbe stato
un ragionamento più che giustificato. Ma Matt aveva dato per
scontato che quelli fossero affari suoi. Dopo tutto lo faceva con buone
intenzioni, voleva solo aiutarlo.
Così, dopo aver aspettato per un paio di minuti si decise
anche
a suonare il campanello, rimanendo ad aspettare con le mani
infilate nelle tasche dei jeans per proteggerle dall'aria fresca
notturna.
"Matt... sei venuto davvero alla fine" lo accolse Jimmy quando gli
aprì la porta.
Matt non rispose, lasciando che fosse la sua espressione torva a
parlare per lui.
"Come mai così calmo? Al telefono sembrava stessi venendo
per uccidermi"
"L'intenzione era quella" si limitò a rispondere.
"Mi fai entrare o no?" domandò quando vide che Jimmy se ne
rimaneva impalato sulla porta guardandolo scrutatore.
"Prima vorrei sapere se sei ancora dell'idea di farmi fuori" chiese con
quel suo tono diplomatico.
"Credimi, se avessi voluto l'avrei già fatto"
Jimmy sembrò pensarci su un attimo.
"C'è anche lui
di la. Mi assicuri che rimarrai calmo?"
Matt sbuffò e fece un cenno d'assenso.
"Entra" fece Jimmy mettendosi da parte.
Entrambi raggiunsero la sala di casa Sullivan dove, seduto in un angolo
del divano, si trovava Brian, che scrutava Matt con fare diffidente.
"Chi si vede" fece Matt non appena notò la presenza
dell'altro "Quanto tempo. Saranno, tre, quattro anni?"
"Cinque" rispose Brian in cagnesco, che sentendosi sfidato non sentiva
più nessun timore, ma solo la voglia di prendere l'altro a
pugni. E non erano passati neanche dieci secondi, un record!
Jimmy rifilò una gomitata a Matt come a volergli dire
"comportati bene!" e gli fece cenno di sedersi nel divano opposto a
quello dove si trovava Brian, mentre Jimmy si accomodava al fianco di
quest'ultimo.
"Non sei cambiato affatto" concluse Matt dopo aver scrutato l'altro
dalla testa ai piedi "sempre lo stesso"
Brian percepì un tono d'accusa in quell'ultima frase.
D'altronde
non poteva aspettarsi altro. Era già tanto che non si
trovava a
terra con il naso sanguinante.
"Senti Matt" iniziò Brian mantenendo un tono di voce calmo
"non girarci intorno, vai al punto. Che sei venuto a fare?"
"Che sono venuto a fare?" ripeté l'interpellato con fare
incredulo.
"Matt stai calmo" lo ammonì Jimmy.
"Tu mi chiedi di stare calmo? Ma lo sai cos'è stato qui
quando
te ne sei andato?" domandò poi, rivolgendosi a Brian.
Questo si limitò a distogliere lo sguardo e a passarsi una
mano fra i capelli, in evidente difficoltà.
Matt si alzò in piedi evidentemente troppo agitato per
rimanere
seduto "Mentre tu te ne stavi dall'altro capo del paese a farti
bellamente i cazzi tuoi felice e contento, noi qui passavamo
l'inferno, Zack passava l'inferno! E tutto per colpa tua" concluse
incenerendolo con lo sguardo.
Brian si alzò a sua volta in modo da poterlo fronteggiare
almeno allo stesso livello di altezza.
"Certo, perché io sono stato felice e contento per tutto il
tempo!" fece sarcastico.
"Non te ne saresti andato in quel modo. Senza una parola, senza parlaci
per l'ultima volta o per chiedere scusa del tuo comportamento!"
Brian non potè far altro che incassare, colpito nel segno.
Era stato il suo tormento per cinque lunghi anni.
"Matt, tu non sai tutto" iniziò deciso, ma nonostante
questo, il
tono di voce vacillava "non c'è stato un solo giorno in cui
non
mi sia odiato per quello che ho fatto"
"E non potevi fare una chiamata? Non potevi far avere tue notizie in
qualche modo?" domandò l'altro che tratteneva la rabbia a
forza.
Altro colpo.
Non sapeva davvero come rispondere. Matt gli stava domandando questioni
che lui nel corso degli anni aveva evitato di porsi.
E ora che gli venivano sbattute in faccia si ritrovava a dover fare i
conti non tanto con Matt quanto con se stesso. Già,
perché non lo aveva fatto?
La fatica di trovare una risposta gli venne risparmiata dal ripetuto
suono del campanello, che sorprese i tre ragazzi.
Jimmy aveva dipinta in volto un' espressione confusa, evidentemente non
aspettava nessuno.
E di sicuro neanche Matt e Brian si sarebbero aspettati di vedere chi
fosse davvero il misterioso visitatore.
Zack se ne stava di fronte a loro con uno sguardo omicida e il fiatone.
A Brian mancò un battito quando si ritrovò il
ragazzo di
nuovo nella stessa stanza in meno di una giornata. Ma almeno si poteva
definire felice di constatare che lo sguardo omicida di Zack sembrava
diretto verso Matt, che sembrò perdere un po' della sua
rabbia.
"Zack... che fai qui? Non eri rimasto a casa mia?"
"Rimasto a casa tua? Detto così sembra che ci sono rimasto
di
mia volotà! No, tu mi hai chiuso la porta in faccia e sono
venuto fin qui a piedi" Ecco spiegato il fiatone.
Matt sembrava quasi in imbarazzo. Aveva agito impulsivamente come al
solito e ora ne pagava le conseguenze.
"Comunque" si intromise Jimmy "cosa sei venuto a fare?"
"Per prima cosa a dire a Sanders di farsi i fottuti affari suoi" disse
e lo fulminò con lo sguardo "seconda cosa" riprese "devo
parlare
con Haner"
Brian, che fin dall'arrivo di Zack si era tenuto in disparte, una volta
chiamato in causa si sentì tutti gli occhi puntati addosso.
E gli aveva fatto più che strano sentirsi chiamare Haner.
Passò lo sguardo sugli altri fino a soffermarsi su Zack, ma
senza guardarlo veramente.
"D-D'accordo" fece con voce appena udibile.
"Bè Matt. Meglio se noi ce ne andiamo di la, prendiamo
qualcosa da bere e saliamo di sopra" cominciò Jimmy.
Brian teneva lo sguardo puntato sulla porta della cucina, troppo
codardo per girare lo sguardo verso l'altro.
Era ancora voltato quando percepì l'ombra di Zack
avvicinarsi. Mezzo secondo dopo sentiva un dolore lancinante alla
testa, che aveva appena sbattuto sul muro dietro di sé.
Sentì gli occhi appanarsi di lacrime per via del dolore,
prima che poté rendersi conto della mano di Zack che
stringeva la stoffa del collo della sua maglia e lo teneva premuto
contro la parete, con una forza che non si sarebbe mai aspettato che
l'altro possedesse. L'altra mano era appoggiata al muro dietro di
sé, all'altezza delle sua testa. Poteva vedere il suo
braccio a un centimetro di distanza anche se aveva la vista ancora
semi-appannata.
Zack non lo guardava negli occhi, sembrava si fosse appena ripreso da
un momento di rabbia eccessiva. Ma non sembrava che quella rabbia se ne
fosse andata.
Brian cercava di capire quali fossere le sue intenzioni, ma il dolore
alla testa lo distraeva da questi pensieri. E anche l'eccessiva
vicinanza all'altro. Erano talmente vicini che sentiva il respiro
pesante dell'altro -se per via della precedente corsa o per la rabbia
Brian non sapeva dirlo, ma aveva una mezza idea- infrangersi sulla sua
pelle.
Cercava di formulare qualche pensiero, di darsi qualche risposta, ma il
suo cervello sembrava spento. Furono le parole di Zack a rimetterglielo
in moto.
"Perché sei tornato?" soffiò, finalmente
guardandolo negli occhi.
Brian non riusciva a far altro che rimanere a fissarlo senza proferir
parola. Quanto gli erano mancati quegli occhi che ora lo guardavano con
immensa rabbia? Era come se un ombra li avesse avvolti, coprendone la
loro solita lucentezza. Non sembrava il Zack che aveva lasciato, che
gli era successo? Cosa gli aveva fatto?
Poi Zack fece una cosa che sorprese Brian: abbassò
nuovamente lo sguardo e cominciò a ridacchiare. Ma
presto Brian capì che quella bassa risata era completamente
priva di gioia, non sembrava affatto una risata.
"Sei solo uno stronzo bastardo, ti avevo dimenticato, sai quanto
c'è voluto?"
Zack alzò nuovamente gli occhi su di Brian. Erano lucidi,
non rideva più.
Ora erano vicini, ancora più vicini di prima. Zack
appoggiò la fronte su quella di Brian e chiuse gli occhi.
Sembrava quasi che soffrisse per quel contatto e quella vicinanza. Le
labbra che sfioravano quelle dell'altro senza toccarle.
Brian sentiva che le gambe gli stavano quasi per cedere e
sarebbe di certo crollato, se non fosse stato compresso al muro dalla
mano di Zack.
Erano passati più di cinque anni dall'ultima volta che erano
stati così vicini. Brian ricordava l'ultima volta che
l'aveva tenuto così stretto. Erano da Jimmy e Brian non voleva
far altro che coccolarselo un po', per distrarsi dall'idea che se ne
sarebbe dovuto andare. Neanche immaginava allora che quel che sarebbe
successo sarebbe stato peggio che in ogni sua immaginazione. E si
ricordava di Zack che gli sorrideva e si stringeva a lui, ma non era
pronto a quello che invece fece il ragazzo che era davaanti a
sè in quel momento. Mentre la pelle fresca del suo viso
ancora accarezzava la sua, sentì il pugno di Zack assestarsi
sul suo stomaco e lasciarlo senza fiato per qualche secondo.
All'improvviso si sentì di nuovo diciassettenne trasportato
con la mente a cinque anni prima.
Stammi
lontano. Non mi fido più di te. Stammi
lontano.
Quelle parole, le ultime parole che gli aveva sentito pronunciare prima
di andarse, quella volta gli avevano sferrato un colpo talmente forte
che quel pugno assestato e ancora immobile sul suo stomaco glielo
avevano ricordato. E si rese conto di quanto dolore invece aveva
realmente portato lui nella vita di Zack. Era come se per cinque anni
avesse staccato la mente, avesse resettato quei mesi in cui era stato
co lui. Si era sentito in colpa per quello che aveva fatto, si era
odiato, ma tutto era sempre ricaduto su di se stesso. Perchè lui si odiava
e sapeva
di essersi comportato da vero bastardo, perché lui avrebbe voluto
agire diversamente, perchè a lui mancava Zack.
Ma non si era mai veramente fermato a pensare a quello che l'altro
stesse passando.
Un nodo gli si attorcigliò in gola impedendogli quasi di
respirare, accentuando il dolore alla testa, che ancora pulsava neanche
volesse esplodere.
Cercò di allentare il nodo che lo soffocava per riuscire con
sforzo a emettere parole che a fatica lasciarono le sue labbra. Si
attaccò con entrambe le mani al braccio che Zack ancora gli
teneva premuto addosso.
"Mi dispiace". Quel suono già rotto , venne
ulteriormente spezzato da un altro colpo che Zack gli
assestò.
Tra il dolore fisico e la confusione che lo avvolgeva come un
tentacolo, Brian sentì le gambe cedere definitivamente e
scivolo a terra, trascinandosi Zack con sé, che non
accennava a mollare la presa sulla sua maglia.
Nonostante la testa gli esplodesse e le forze gli mancassero, Brian si
sarebbe fatto colpire altre mille volte e non avrebbe fatto resistenza.
Ma dopo un tempo infinito in cui era rimasto immobile, la testa
appoggiata al muro e gli occhi chiusi, Zack se ne era rimasto fermo, lo
sguardo coperto dalla frangia, una mano nel suo stomaco e una a
stringere la stoffa della maglia.
Quante volte Brian aveva visto Zack assumere quella posizione. Se si
teneva la frangia a coprire gli occhi era perché voleva
nasconderli e solitamente era perché stava piangendo. Non
voleva farsi vedere mentre cedeva a quel gesto di debolezza.
Brian portò lentamente una mano fino alla sua fronte e gli
alzò piano la frangia. L'altro non oppose
resistenza a quel gesto ma immediatamente chiuse gli occhi.
"Ormai ti ho dimenticato"
Brian avrebbe preferito che lo avesse colpito di nuovo piuttosto che
sentire quelle parole. Ma pensò questo solo prima di
accorgersi che stava mentendo. E lo capì quando Zack gli
ripeté quelle parole.
"Ti ho dimenticato"
Stava cercando di convincere se stesso più che dirgli quello
che sentiva. Lo faceva sempre quando mentiva.
"Vieni qui"
Brian lo afferrò per un braccio e l'altro gli
cascò praticamente addosso, mentre lo stringeva a
sé cercando di consolarlo. Si lasciò tenere,
quasi aggrappandosi alla maglia dell'altro, ma poi con un brusco
movimento lo spinse e si alzò velocemente in piedi e per la
terza volta lo ripeté, guardandolo serio con gli occhi
ancora lucidi.
"Ti ho dimenticato"
Gli diede le spalle, corse alla porta e uscì da quella casa,
lasciando Brian buttato contro il muro, con le braccia ancora protese,
dove qualche secondo prima si erano trovate a stringere Zack..
Facciamo tutti un applauso alla mia connessione che finalmente
è tornata! *ClapClap* Brava connessione *^*
Avevo questo capitolo pronto da tre o quattro giorni ma questo pc non
voleva collaborare è___é Ne ho anche un altro di pc, ma
li non riesco a postare le ff per qualche motivo. I miei
strani strani computer. E vabbè a parte questo che non so
cosa ve ne possa fregare (ok, volevo giustificare il mio solito ritardo
ù.ù) volevo solo dire che... che volevo dire? Boh
D:
Niente, in questo capitolo Zack sfoga un po' della sua frustrazione su
di Brian LOL All'inizio avevo pensato di far fare una bella rissetta a
Matt e Brian, ma poi ho pensato che forse ne aveva più
bisogno Zackino. Me crudele :3
Passo subito a ringraziarvi dato che ho fatto nuovamente le 3 e mezzo
di notte D: Preghiamo tutti insieme appassionatamente che mia madre non
se ne accorga.
Ringrazio chiunque abbia letto, messo fra i preferiti e fatto quelle
solite cose la.
Un grazie immenso a friem,
IWalkAlone, Vengeance_AS, Amy Kiichi Nezumi Vee,
Bloody Doll,
AlisGee, EchelonDG e Two_Dollar_Bill (Mon
Amour <3) *-* Voi lo sapete che vi amo vero?
<3
Ora che ci penso sta volta non sono stata poi così in
ritardo no? *^* Piccole soddisfazioni :') Tanto sono sommersa dalla
neve e appena metto un piede fuori casa rischio di morire assiderata
-.-"
Quindi spero di non metterci una vita come al solito ad aggiornare! Ci
sentiamo presto, un abbraccio a tutte,
Josie
|
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Capitolo 23 *** Capitolo 19 ***
ff venged sevenfold cap 23
Aaallora u.u Il capitolo è un po' lunghetto, però
è l'ultimo, quindi godetevelo e ci si becca giù
in fondo
;)
DUE SETTIMANE DOPO
Erano ormai le nove e mezza di mattina quando Brian si decise a
levarsi le coperte di dosso e a scendere in cucina, dove già
si
tovava Jimmy. Quest'ultimo sembrava sorpreso di vederlo in
piedi così presto:
"Buongiorno Bri" lo salutò, non appena lo vide comparire
sulla soglia della porta.
"'Giorno" mormorò Brian con la voce ancora impastata dal
sonno.
Si lasciò cadere su una sedia e appoggiò braccia
e testa
sul tavolo. Jimmy si avvicinò e, come di abitudine succedeva
da
un paio di settimane, gli versò una dose abbondante di
caffé su quella che ormai era diventata la sua tazza
personale.
"Grazie"
Prese a bere tenendo lo sguardo perso chissà dove, ma in
realtà stava pensando a come poter dire una cosa importante
a
Jimmy. Infatti, era da molti giorni che pensava di lasciare il suo
lavoro e tornare a vivere li, a Huntington Beach, l'unico posto in
cui nel corso della sua breve vita si era sentito davvero a
casa.
Era certo che l'altro non avrebbe avuto da ridire su quello,
però doveva anche chiedergli un favore.
"Senti Jim" cominciò attirando l'attenzione dell'altro, che
aveva le braccia immerse fino ai gomiti dentro il lavandino, mentre
sciacquava piatti, bicchieri e quantaltro usati la sera prima.
"Dimmi" fece, asciugandosi le mani e raggiungendo l'altro al
tavolo, sedendosi di fianco a lui.
"Ho pensato di rimanere a vivere qui" disse Brian, senza tanti giri di
parole. "Non qui a casa tua" si affrettò ad
aggiungere per
evitare che fraintendesse "rimarrò qui a Huntington penso"
"E' una notizia fantastica!" esultò Jimmy, alzandosi e
abbracciandolo.
Brian si lasciò abbracciare, contento della reazione
dell'amico.
"Si però avrei bisogno anche di un favore..."
azzardò,
guardandolo negli occhi per fargli capire che era serio.
"Spara"
"Mi servirebbe di rimanere qui per un altro po' di tempo... non molto,
solo finché non trovo un altro posto" concluse torcendosi le
mani. Gli sembrava davvero troppo chiedergli una cosa del genere, ma
non vedeva soluzione migliore. E poi sarebbe stato solo per poco tempo.
"Solo questo? Dalla tua espressione pensavo chissà cosa
avrei dovuto fare" fece Jimmy scoppiando a ridere.
"Che succede qui di così divertente?" chiese Johnny
spuntando in cucina.
"Brian rimarrà qui con noi per un altro po'!" gli
spiegò Jimmy allegro, lasciandogli un bacio sulla
guancia.
"Non per molto, non preoccuparti" fece Brian, con un sorriso
stiracchiato.
Johnny era tornato ormai da qualche giorno e lui cominciava a sentirsi
davvero d'impiccio.
"Preoccuparmi? Scherzi, più siamo meglio è"
Brian si sentiva davvero grato e soprattutto fortunato ad avere degli
amici come Jimmy e Johnny, che sopportavano la sua presenza in casa,
che mandava allegramente a farsi fottere la loro
privacy.
"Ehy, Matt mi ha chiamato al cellulare cinque volte"
annunciò
Johnny, una volta sedutosi a fianco di Brian, dopo aver tirato fuori il
telefono. Aveva l'espressione leggermente preoccupata.
"A voi ha chiamato?"
"Io ho il cellulare scarico" rispose Brian.
"Il mio cellulare si rifiuta di funzionare da almeno una settimana"
intervenì Jimmy.
"Wow... certo che se ci fosse un emergenza saremmo
super-rintracciabili" fece sarcastico Johnny.
"Senti richiamalo, che così mi fai preoccupare. E poi
conoscendolo ci starà già maledicendo tutti"
Al consiglio di Jimmy, Johnny si affrettò subito a comporre
il numero dell'amico, che rispose dopo soli due squilli.
"Johnny!"
"Dimmi Matt..." fece Johnny un po' timoroso "che è
successo?"
"Apri questa cazzo di porta!"
Sul viso di Johnny comparì immediatamente un'espressione di
totale confusione.
"Apro che?"
In risposta alla domanda del più piccolo, il campanello di
casa prese a suonare.
"Che tempismo!" fece Jimmy andando ad aprire la porta e trovandosi
davanti un Matt piuttosto arrabbiato.
"Ciao Mattie. Qual buon vento?"
Per tutta risposta, Matt scansò malamente Jimmy e irruppe in
casa come un tornado.
"E' qui vero? Ditemi che è qui!" impolorò dopo
essersi
guardato intorno, mentre Brian e Johnny raggiungevano gli altri due
all'ingresso.
"Cosa?" domandò Johnny.
Matt lo squadrò come a cercare di capire se
quell'espressione innocente fosse vera o se, invece, gli stesse
mentendo.
"Chi
semmai. Non è neanche qui Zack?"
"No, perché dovrebbe essere qui?"
"Perché non è da nessun'altra parte..." rispose
Matt
grattandosi la testa "comincio davvero a preoccuparmi. Ieri sera
è uscito... in realtà esce tutte le santissime
sere,
però poi la mattina verso le quattro o cinque torna, invece
sta
volta ancora non si è fatto vedere"
"Non preoccuparti, sarà fuori a gironzolare come al solito"
lo
consolò Jimmy, circondandogli le spalle con il braccio
"però se ti aiuta a calmarti possiamo andare a cercarlo"
"No, non importa. Sicuramente sono io che mi preoccupo troppo come al
solito... aspettiamo fino a dopo pranzo e se non si è ancora
fatto vivo vediamo che fare" propose Matt, anche se non sembrava
pienamente convinto delle sue stesse parole.
Verso le sei del pomeriggio i quattro se ne stavano sbragati nel
divano, Matt e Jimmy presi a giocare alla play e Brian e Johnny dietro
di loro che li guardavano facendo il tifo chi per uno chi per l'altro.
Piazzare Matt davanti i suoi adorati videogiochi era stata un' idea
geniale, ovviamente di Jimmy. Avevano cominciato verso le due e avevano
continuato per tutto il pomeriggio, in modo da tenerlo sempre
distratto.
Ora però era Jimmy che cominciava ad essere preoccupato.
Senza
farsi vedere da Matt aveva detto a Johnny di porovare a chiamare Zack a
intervalli di mezz'ora, ma ancora il ragazzo non aveva risposto a
neanche una delle telefonate. Probabilmente doveva essersi scordato il
cellulare a casa o qualcosa del genere, perché non era da
Zack
farli preoccupare così. Jimmy ormai era talmente con la
mente
altrove da non prestare più la minima attenzione al gioco,
cosa
che Matt non si lasciò sfuggire.
"Che ore sono?" chiese infatti, lasciando a terra il joystick e
stiracchiandosi le braccia.
"Quasi le sei e mezzo" rispose Brian.
"Notizie da Zack?"
Johnny scosse la testa.
"Direi che è proprio ora di uscire a cercarlo" fece Matt
alzandosi in piedi.
"Sono d'accordo" concordò Jimmy "tu Matt prova da
te, dato
che vive più a casa tua che nella sua. Io e Johnny invece
proviamo da lui, tu Brian vai a dare un'occhiata in giro. Il primo che
ha notizie avverte gli altri, ok?"
I quattro ragazzi annuirono e uscirono di casa, ognuno diretto per la
propria strada.
Zack camminava con passo andante, le mani nelle tasche, senza
una
meta precisa. A un certo punto aveva cominciato a sentire i piedi
sprofondare fra i granelli di sabbia, il venticello salmastro
accarezzargli il viso e solleticargli il naso. Non si era
stupito
più di tanto di essersi ritrovato in spiaggia. I suoi piedi
lo
avevano condotto li inconsciamente, anche se ormai quella di fare
lunghe camminate in spiaggia era diventata un' abitudine. Soprattutto
quando aveva milioni di pensieri che gli affollavano la mente e dato
che ciò accadeva spesso, ormai sapeva quale strada avrebbe
intrapreso. O almeno lo sapeva il suo inconscio.
In ogni caso, non stava facendo particolare attenzione a dove si
dirigeva. Aveva talmente tanti pensieri in testa che non riusciva quasi
a pensare a niente. Se avesse dovuto fare un resoconto di tutto quello
su cui aveva ragionato nelle ultime ore probabilmente non ne sarebbe
uscito fuori niente. La sua mente era una miscela di pensieri, immagini
e ricordi che si sovrapponevano l'uno sull'altro senza dargli la
possibilità di poterli mettere a fuoco singolarmente. La
sola
cosa che li accomunava era il soggetto di quei pensieri, facile capire
di cosa, o meglio di chi,
si trattasse...
Il ritorno di Brian lo aveva scosso, non poteva negarlo. Ma forse
ciò che più gli faceva perdere la testa
era che
pensava di averlo dimenticato, invece era tutt'altro che
così...
Quando un paio di settimane prima se lo era trovato così
vicino
era stato sopraffatto da una moltitudine di sensazioni contrastanti fra
loro, che lo avevano portato a reagire in modo violento. Una parte di
lui voleva vederlo soffrire come Brian lo aveva fatto soffrire in tutti
quegli anni. Un'altra parte di lui, quando erano talmente vicini da
sentirsi i respiri sulle labbra, bramava un contatto con l'altro che
era perso ormai da tempo, ma ben vivido nella mente di entrambi. Ma non
avrebbe potuto farlo e perciò non aveva ceduto. Anche se per
trovare la forza di non cedere aveva dovuto colpirlo e aveva
così scoperto che vedere il volto sofferente dell'altro non
gli
aveva causato nessun sollievo, nessun senso di vendetta, ma anzi, gli
aveva causato più dolore di quanto non ne sentisse
già.
Tastò le tasche dei pantaloni per cercare il cellulare, dato
che
non aveva idea di che ora fossero e gli sembrava di essere fuori da una
vita, ma a quanto sembrava doveva esserselo dimenticato a casa.
Sbuffò e riprese a camminare. Non aveva la minima voglia di
tornarsene a casa in quel momento. In più il suo cellulare
poteva rimnanersene dove voleva dato che non aveva intenzione di
sentire nessuno. Era uscito proprio per poter starsene per conto suo...
anche se sapeva perfettamente che se gli altri avessero voluto
trovarlo,
quello sarebbe stato il primo posto in cui sarebbero andati a cercarlo,
ma scacciò via quei pensieri. Poi il suo sguardo venne
catturato
da delle luci in lontananza e riconobbe il solito locale in cui aveva
giurato di non mettere più piede. Il sole era ormai
scomparso
dietro la linea dell'oceano, ma il cielo rimaneva ancora luminoso,
nonostante questo quelle luci lo attiravano come le lampade al neon
attirano le zanzare nelle loro trappole mortali.
Aveva giurato che non ci sarebbe più andato, ma infondo lo
aveva
giurato a chi? A chi realmente importava di lui, chi prima o poi non lo
avrebbe abbandonato come aveva fatto Brian? Senza trovare risposte a
queste domande s'incamminò, con i
granelli di sabbia che gli si infilavano nelle scarpe solleticandogli i
piedi.
Verso le otto di sera Matt e Brian avevano raggiunto Johnny e Jimmy a
casa di quest'ultimo, ma nessuno dei quattro era riuscito nell'intento
di trovare l'amico.
"A casa sua non c'era" disse Johnny informando gli altri "abbiamo
provato anche a fare un giro nei dintorni, ma niente"
"Io sono stato per tutto il tempo a casa mia in caso tornasse, ma non
si è fatto vedere" fece Matt preoccupato.
"Anche tu niente, Brian?" chiese Jimmy voltandosi verso l'amico che
scosse la testa.
"Non sono riuscito a trovarlo neanche io"
In fondo era sollevato di non averlo incontrato. Dopo quello che era
successo un paio di settimane prima aveva capito che l'altro non
gradiva la sua presenza. Non che si fosse aspettato il contrario... ma
gli avrebbe fatto incredibilmente male rivederlo, almeno per ora.
"Dove hai cercato?" gli chiese Jimmy, sedendosi sul divano e venendo
poi imitato dagli altri.
"Un po' in giro..." rispose Brian vago "sono passato anche per il
centro commerciale, ma stava chiudendo quindi non credo fosse li. Sono
passato per un po' di bar, per il parco, dappertutto"
"Hai provato in spiaggia?"
Brian scosse la testa "non andrebbe mai li. Sa che sarebbe il primo
posto in cui andremmo a cercarlo"
"Forse vuole essere trovato"
"E perché sarebbe scappato se poi vuole essere trovato?"
chiese ingenuamente Johnny, un po confuso.
"Tutti vogliono qualcuno che li trovi. Dovresti andare a cercare la,
Bri" gli suggerì Jimmy.
Brian ci pensò un attimo su. Non era sicuro che Zack avrebbe
voluto essere trovato, soprattutto da lui. Ma Jimmy sembrava sicuro di
quello che diceva e lui si fidava di Jimmy.
"Si, vado" fece alzandosi "Ma ci sono chilometri e chilometri
di spiaggia, non so neanche da dove iniziare..."
"Forse io so dove puoi cominciare a cercarlo" disse Matt serio,
rivolgendosi per la prima volta a Brian senza usare un tono di voce
intriso d'odio.
Aveva passeggiato per un'altra ora buona prima di entrare
ma, nonostante non fossero neanche le nove, una volta entrato
all'interno del locale Zack fu investito dalle luci colorate che
innondavano l'interno e dalla musica assordante. Ma non ne fu tanto
stupito, quel posto non si spegneva mai...
Già solo quelle luci e la musica a tutto volume bastavano
per
dargli un senso di stordimento. Ma era una sensazione abbastanza
piacevole, gli dava l' illusione che il suo cervello stesse lentamente
lasciando fluire fuori quei dannati pensieri che lo avevano tormentato
fino a pochi minuti prima. Però non era ancora
abbastanza,
voleva svuotarsi completmanete, non ne poteva più di sentire
sempre la testa in procinto di esplodere. Andò al bancone
del
bar con il preciso intento di cercare un suo vecchio amico.
"Ciao Ron" salutò, una volta individuato il giovane bar-man
al di la del bancone.
"Il piccolo Zackary!" esclamò questo quando lo riconobbe
"pensavo che quella dell'altra volta fosse stata una visita
occasionale. Invece è un piacere rivederti qui amico, ti
aspettavo"
Zack annuì pensando che probabilmente sarebbe dovuta andare
come
Ron aveva detto, ma quel luogo riusciva a renderlo vulnerabile. Si
sentiva come se si trovasse in un'altra dimensione, fuori
dalle leggi dello spazio e del tempo che regolano l'universo. Un luogo
immerso nel nulla e fine a sé stesso. Tutto ciò
che era
fuori spariva. Lo riconduceva al periodo più buio della sua
vita
senza che provasse sconforto per quei ricordi.
E poi che cosa voleva dire Ron dicendo che lo aspettava?
"Ti porto il solito?" chiese il ragazzo, che senza aspettare risposta
stava già andando a preparargli il suo solito drink. Un
miscuglio allucinante, non lo sapeva neanche lui cosa ci buttavano
dentro.
Ron tornò con un bicchiere dalle dimensioni non propriamente
piccole, con all'interno ghiaccio e un liquido
verde-azzurrino. Zack rimase a fissare per un po' il colore
fluorescente finché non fu richiamato alla realtà
dalla
voce dell'amico.
"A proposito" fece Ron avvicinandosi il più possibile a lui
con
tono confidenziale "immagino che tu sia venuto qui come al solito
per... divertirti un po'"
Zack buttò giù il primo sorso e annuì,
sorridendo con occhi spenti.
"Allora sarai felice di sapere che di la potrai trovare tanto sano
divertimento, se capisci ciò che intendo"
Ovviamente Zack capiva cosa intendeva, ma a Ron piaceva spesso finire
le frasi in quel modo, per chissà quale motivo.
"Si, credo di averne proprio bisogno" disse, lasciando il
bicchiere ancora pieno per più della metà sopra
il
bancone.
Ron si esibì in un' esclamazione di gioia che venne
però
coperta dalla musica a tutto volume e Zack si diresse facendosi strada
fra la moltitudine di persone, senza più
guardarsi indietro, nell'antro più buio e appartato
dell'intero
locale, dove di solito avveniva il "divertimento".
Sentiva la musica diventare sempre più ovattata e i suoi
occhi
provavano sollievo man mano che l'ambiente si faceva sempre
più
scuro.
Chiuse gli occhi e sentì piano piano ogni pensiero che prima
era
riuscito a scacciare via sfondare di nuovo le barriere del suo cervello
e
affollargli ancora un volta la mente.
Si prese per un attimo la testa fra le mani, come se stesse per
esplodere.
Gli tornarono alla mente le parole che un giorno, qualche anno prima,
Ron gli aveva detto come se gli stesse svelando uno dei
più grandi segreti
dell' universo: "quando vuoi far uscire ogni pensiero dalla testa e
svuotare la mente ci sono solo tre cose che puoi fare: sesso,
droga e Rock'n Roll. E possibilmente tutte e tre insieme!" A quel punto
si ricordava di Ron che scoppiava a ridere, probabilmente strafatto.
Sicuramente lo aveva detto per scherzare, ma Zack aveva, da quel
momento in poi, stranamente preso sul serio quel consiglio.
Comunque quello sarebbe stato l'ultimo posto in cui avrebbe potuto
trovare del rock e tantomeno aveva intenzione di prendere qualche
droga. Rimaneva solo la terza opzione. E quella, in quel posto,
l'avrebbe facilmente trovata.
Brancolò in avanti nella semi-oscurità
finché non
si scontrò con qualcosa di troppo morbido per essere un
muro,
perciò dedusse di essere finito addosso ad una persona. Non
gli
importava chi fosse, in quel momento aveva bisogno solo di una cosa e
se quel ragazzo si trovava li doveva voler la stessa cosa.
Si avvicinò al ragazzo in questione, appoggiando le mani sul
suo
petto e senza dargli tempo di far altro le fece scorrere fino al basso
ventre, premendo la mano sul suo membro attraverso la stoffa dei jeans,
per fargli capire in modo
chiaro quali fossero le sue intenzioni. Ma prima che potesse far altro,
si sentì afferrare per le spalle e spingere indietro,
finché entrambi non si ritrovarono sotto la luce fioca
proveniente da una lampadina posta proprio sopra di loro, che
illuminò il viso del ragazzo di fronte a lui.
Zack riconobbe subito quegli occhi nocciola che lo guardavano severi e
sentì le gambe tremare sotto il peso di quello sguardo.
"Cosa ci fai qui?" chiese con filo di voce appena udibile.
"Ti abbiamo cercato per tutto il pomeriggio"
Il tono accusatorio che Brian aveva usato, colpì Zack.
"Non mi pare di avervi chiesto niente!" disse scostando le mani
dall'altro e cercando di divincolarsi, ma Brian lo teneva forte per le
braccia e non sembrava intenzionato a lasciarlo andare.
"Stai fermo" fece esasperato Brian e subito Zack smise di divincolarsi,
guardandolo negli occhi "ti stavamo cercando solo perché
eravamo
preoccupati..."
A quelle parole a Zack venne quasi da ridere "tu che ti preoccupi
perché non sai dove sono? Mi prendi in giro?"
Brian rimase in silenzio, nonostante si fosse aspettato una reazione
simile.
"Non sono stato chiaro l'altro giorno? Ti ho dimenticato e ora vattene"
lo intimò, ma notò con fastidio sempre
più
crescente che la sua voce tremava. Ed era perfettamente normale,
perché neanche lui credeva alle sue stesse parole.
"Non saresti venuto qui allora"
"Non sono affari tuoi dove vado" fece riuscendo a liberarsi con uno
strattone dalla presa di Brian "Non lo sono più da tempo
ormai"
disse e fece in tempo a fare qualche passo che si sentì
bloccare
di nuovo.
"Zack ascoltami... ti giuro che non ti farò più
del male
e non permetterò che tu o altri te ne facciano. Mai
più" disse Brian tentando di farsi ascoltare, mentre l'altro
cercava ancora di sfuggirgli.
Zack si girò infuriato verso Brian, che lo aveva afferrato
per
un braccio, ma non ebbe la forza di dire nulla. Si trovavano a pochi
centimetri l'uno dall'altro e Zack sentì di nuovo quelle
sensazioni contrastanti che aveva provato quel giorno a casa di
Jimmy. Voglia di fargli del male e di proteggerlo
allo stesso tempo. Proteggerlo da se stesso. Stava
per reagire nello stesso modo, averlo vicino gli suscitava una profonda
collera mista a frustrazione. Si sentiva come se al suo interno avesse
due anime, due personalità perfettamente contrastanti che
cercavano di uscire, prevalando l'una sull'altra. Proprio come era
successo qualche giorno prima. Solo che questa volta non
riuscì ad affondare
di nuovo il pugno nel corpo dell'altro, così chiuse gli
occhi e
le dita su se stesse e andò a colpire con tutta la forza che
aveva in corpo il muro di fianco a sé. Ma invece
di
sentire l'impatto duro con il cemento sentì
qualcosa di
morbido attutire il colpo.
Aprì gli occhi stupito e con lo sguardò
andò
subito sul proprio braccio ancora proteso. Fra il suo pugno e
la
parete al suo fianco c'era la mano di Brian, che aveva fatto in tempo a
mettersi in mezzo prima che potesse farsi del male. Non ti
farò più del male e non permetterò che
tu o altri
te ne facciano. Mai più.
Ancora più sorpreso di quanto lo fosse nel momento in cui
aveva compreso di non aver colpito il muro, Zack rimase a bocca aperta
quando girandosi verso Brian per cercare nel suo sguardo una qualche
risposta, vide i suoi occhi umidi e le lacrime a rigargli il viso.
"Perché fai così?" chiese con voce incrinata.
Zack rimase immobile, il respiro che cominciava a farsi pesante, mentre
il cuore minacciava di uscirgli dal petto. Non lo aveva mai
visto
piangere e non poteva credere che la prima volta che lo vedeva cedere
alle lacrime, era perché aveva paura che si stesse facendo
del
male.
Brian chiuse le dita intorno alla mano di Zack, intrecciandole con le
sue e spostandole lontano dal muro, come se avesse paura che
l'altro cercasse di ferirsi di nuovo.
Zack era completamente intontito da quella situazione, non riusciva
più a capire cosa stesse succedendo, ma si
ritrovò a
stringere forte la mano di Brian, quasi come fosse stato un
riflesso involontario. Era così semplice stringere quella
mano,
come era capitato tante volte... Sotto le dita
sentì qualcosa di caldo. Se le portò vicino al
viso e vide che le nocche della mano di Brian erano ferite e del sangue
le bagnava.
I ricordi di quando stavano insieme presero a fare a botte con
quelli del lungo periodo in cui era stato solo e si ritrovò
a
mettere una mano sulla spalla di Brian per spingerlo lontano, ma questo
causò solo un breve allontanamento dopo di che Brian lo
afferrò di nuovo e lo strinse a sé ancora
più
vicino.
"Non mandarmi via" disse all'orecchio con un sussurro appena udibile,
ma la voce era tornata ferma come al solito "ti prego"
Zack si scostò quel tanto che bastava per poter guardare
l'altro
in viso. Gli occhi non erano più lucidi e niente avrebbe
lasciato intendere che Brian aveva versato lacrime se non
fosse
stato per le due scìe bagnate che percorrevano le sue
guance. Prese delicatamente
l'altro per la maglietta e lo fece abbassare fino alla sua altezza, poi
appoggiò per un istante la fronte contro la sua.
Posò le
labbra sulla sua guancia destra e leccò via una lacrima che
sostava ostinata ancora all'altezza dello zigomo.
Brian si ritrovò a chiudere gli occhi indeciso se potersi
permettere di credere che quello che gli stava asciugando le lacrime
fosse davvero colui che era stato l'amore della sua vita, che
gli
stesse tenendo un braccio intorno al collo e l'altra mano intrecciata
alla sua.
Accarezzò con il dorso della mano il viso di Zack e poi,
sempre
stringendogli la mano, lo trascinò fuori da quel locale, da
quelle luci accecanti e quella musica assordante.
Prese a percorrere a falcate la spiaggia, ormai immersa nel buio, con
Zack a un passo dietro di lui, fino a che non sentì la
musica
essere troppo lontana per venire udita, poi si bloccò
voltandosi
verso il più piccolo. Ora erano solo loro due,
niente musica,
niente luci stroboscopiche. Solo loro, il silenzio e il buio.
Questa volta non fu Brian a tirarsi a sé l'altro, ma fu Zack
ad avvicinarselo e abbracciarlo.
"Mi sei mancato" fece Zack, soffocando la voce sulla spalla dell'altro.
A quelle parole il battito di Brian accellerò.
Sembrava gli avesse pesato dirglielo, ma finalmente
vedeva quel muro che si era alzato fra loro crollare davanti
ai
suoi occhi.
Con la mano libera alzò piano il viso
dell'altro perdendosi
nel verde dei quegli occhioni da bambino e posò le sue
labbra sulle sue,
assaporando ogni secondo e ogni movimento di quel gesto e affondando le
mani nei suoi capelli.
In un attimo quei cinque anni che li avevano tenuti divisi sembrarono
svanire nel nulla, come se avessero ancora diciassette anni e stessero
per darsi appuntamento l'indomani per andare a scuola
insieme. Invece quei cinque anni c'erano stati ed entrambi sapevano
quanto quel tempo, nonostante tutto, avrebbe pesato su di loro.
Nessuno dei due sembrava voler mettere una fine a quel bacio, ma
l'esigenza di introdurre aria all'interno dei polmoni si fece sentire.
"Non sarà tanto facile lo sai?" domandò Zack
appoggiando la fronte su quella di Brian.
"Piano piano ce la faremo" fece Brain facendo spallucce "insieme" disse
facendo cenno alle loro mani ancora intrecciate. Cosa che
causò
un flashback a Zack.
"Ti piace proprio tenermi la mano eh?" chiese ridacchiando.
"A che ti riferisci?" domandò Brian confuso e divertito allo
stesso tempo.
"Non ricordi? La prima volta che l'abbiamo fatto ti ho dovuto tenere la
mano"
Brian avvampò immediatamente per l'imbarazzo di
quel ricordo, mentre Zack scoppiò a ridere.
"Avevi paura?" lo schernì usando un ridicolo tono di voce.
"Sta zitto piccoletto"
"Non sono più tanto piccoletto ormai"
"Sì che lo sei" lo prese in giro Brian, cercando di
dissimulare
l'imbarazzo, a cui Zack reagì dandogli un pugno sul braccio.
"Vedi di non prendere questa brutta abitudine di picchiarmi!" fece
Brian massaggiandosi il punto colpito.
"Mmmh non so. Ho scoperto che mi aiuta molto a sfogarmi" disse
mettendosi a ridere.
Brian evitò di replicare, preso com'era ad ascoltare
finalmente
la risata vera e cristallina di Zack, dopo anni di dolore e distanza.
Senza nessun avvertimento lo attirò a sè e lo
baciò ancora, promettendosi che da quel momento in poi
avrebbe
fatto di tutto per vedere la risata negli occhi del suo amore.
Ok, credo che ci siamo o.o
E' l'ultimo capitolo e davvero non avrei mai creduto di arrivarci. Sono
davvero molto contenta di esserci riuscita, credo che per una volta mi
cooncederò il lusso di essere soddisfatta di me stessa
^^"
Ma devo ammettere che un po' mi mancherà scrivere questa
storia... mi è stata molto d'aiuto dato che nel periodo in
cui
l'ho scritta (c'ho messo precisamente un anno e due giorni :')) sono
successe molte cose e soprattutto sono avvenuti molti cambiamenti, ma
nello scrivere questi capitoli ho sempre trovato un po' il mio
rifugio ( e magari ne avrei avuto bisogno per un altro po' ^^)... e
sicurmente un grande, anzi grandissimo, aiuto mi
è stato dato da tutte voi che leggete, perciò il
mio
grazie più immenso va a voi! Giuro che non ce l'avrei fatta
senza le vostre parole che mi hanno sempre spronato ad andare avanti ^^
E spero anche il finale non vi abbia deluso :/ Alla fine ho
lasciato l'Happy Ending anche se all'inizio ero molto indecisa se
metterlo, ma perché separare quei due? Sarebbe una tortura
per
me T__T Lascia il finale così un po' aperto, con i miei due
adorati pronti per un nuovo inizio li dove erano rimasti :D anche
perché continuarla ancora mi sarebbe sembrato superfluo :)
Comunque, onde evitare di scrivere le note d'autore più
lunghe della ff stessa xD, passo a ringraziarvi singolarmente:
Il solito sentitissimo grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo,
ovvero: Vengeance_AS,
friem, Choking_On_This_ecstasy,
Amy Takashima Nezumi Vee,
AlisGee, IWalkAlone e Two_Dollar_Bill
<3 Sempre un grazie speciale per voi :')
Grazie a chi ha messo fra le preferite:
1 - AlisGee
2 - Black is the new Black
3 - Charlotte_Insane
4 - Commiserating
5 - Dayana McKagan
6 - EchelonGD
7 - foREVerA7X
8 - G u i l l o t i n e
9 - Gayaxxx
10 - JettSullivan
11 - livvaable
12 - lucius89
13 - LunaRed7
14 - mary85
15 - MicroCosmos
16 - miniredapple2
17 - OdeToSolitude
18 - Rossaa
19 - Shads
20 - TristanDementia
21 - Vengeance_AS
22 - Wek
Grazie a chi ha messo fra le ricordate:
1 - CamiWay
2 - Frankie Echelon
3 - Naomi_A7X
Grazie a chi ha messo fra le seguite:
1 - AibellVenom
2 - alexxx_fire_inside
3 - C a m i l l a
4 - Chiallola
5 - Choking_On_This_Ecstasy
6 - Crying Lightning
7 - DirkW
8 - Errore
9 - feeltheromance
10 - Fluorescent
11 - foREVerA7X
12 - GAiiiiiA
13 - Gayaxxx
14 - Gont
15 - Hariken
16 - iRen_
17 - itsemotion
18 - IWalkAlone
19 - keei_revenge
20 - KibaInuzuka
21 - ladybaker
22 - ladysynacky
23 - LetShizueGo
24 - Lilla Wright
25 - livvaable
26 - LizLoveSyn
27 - Madame Plague
28 - MangakA_BakA
29 - roby_way92
30 - rocket_cookie
31 - Shelby_
33 - thankyouforthevenom
34 - the_queen_of snow
35 - TristanDementia
36 - two_dollar_bill
37 - Val DemolitionLover
38 - Vany_6661
39 - yayachan18
40 - yuke
41 - _Mardy Bum
Ecco, ci tenevo a ringraziarvi tutte, anche chi magari
non è mai uscito allo scoperto attraverso le
recensioni :)
Ci si sente presto, un abbraccione <3
Josie :)
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