Il nome della Rosa.

di a cello song
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - ***
Capitolo 2: *** Colori ***
Capitolo 3: *** Alfabeto. ***
Capitolo 4: *** Briciole e rose. ***
Capitolo 5: *** Macchie. ***
Capitolo 6: *** Piume. ***
Capitolo 7: *** Non ci sei mai. ***



Capitolo 1
*** Prologo - ***


Il nome della rosa akhrtrgjksj

Il nome della Rosa. 

       

          

         « È una sorta di panacea; quando la vedrai, allora capirai. Sai, al mondo esistono un numero pressoché inestimabile di fiori: orchidee, margherite, dalie, girasoli, ortensie, violette; oh, non basterebbe questo pomeriggio per elencarli tutti. » Astoria accarezzò un bocciolo di rosa rossa, a pochi centimetri da lei, gli occhi persi in mezzo a quell’infinità di petali. « Ma nessuno di questi è come la rosa. E tuttavia esistono anche svariate specie di rose, differenti per forma, colore, vigorosità e flessibilità. Poi c’è Lei. La Rosa per eccellenza; quella che guarisce ogni male, il cui profumo provoca dipendenza e i cui petali s’incurvano con un’eleganza inimitabile.  »

            « Qual è? Qual è questa rosa? » Uno Scorpius bambino, ancora in un’età precedente ad Hogwarts, allungò le esili mani a imitare il gesto di sua madre; si ritrovò a doverle ritirare rapidamente, la morbida carne punta da sottili spine. « Ed è certamente priva d’aculei, no? » Aggiunse, appellando nella sua infantile ingenuità le spine come “aculei”.

            Il volto di Astoria venne illuminato da un sorriso, che accese i suoi occhi color cielo. « Ogni rosa ha le sue spine; ed è un bene, un bene.  » Replicò. « Cosa farebbe una donna se non potesse difendersi in alcun modo? »

            « Ma le spine pungono », ribadì Scorpius. « E fanno anche male. Non voglio ferirmi per colpa di un fiore. »

            « Imparerai che l’uomo è masochista. E che niente è perfetto. Imparerai anche che una spina può essere ciò che ti tratterrà dal cogliere la tua rosa, almeno all’inizio. Ma poi, mi auguro che ti ricrederai, e imparerai ad amare la tua rosa per le sue spine. »

            « Ma... ma qual è, questa rosa di cui tanto parli? Qual è il suo nome? Se me lo dici, potrò riconoscerla senza sbagliare, no? » Chiese Scorpius, confuso dal complicato discorso della madre, assorta in chissà quali grandi pensieri, che seguitava a sfiorare la rosa scarlatta di fronte a sé.

            « Il nome della rosa », Astoria si voltò verso il ragazzo, « dovrai scoprirlo da te, Scorpius. Che gusto ci sarebbe, altrimenti? » La donna sorrise, inclinando il capo di lato, tanto che i suoi riccioli biondi ondeggiarono con gentilezza. « Su, meglio rientrare ora. »

            « Ma... ma come la riconoscerò? »

            « Oh, la riconoscerai. Quello sarà l’ultimo dei tuoi problemi. »

            Attraversando l’ampio giardino, osservando le differenti specie di fiori che lo decoravano, Scorpius non poté fare a meno di ripensare alle parole della madre. Stando a quello che aveva capito – e ne aveva capito ben poco, in realtà – sua madre gli stava suggerendo, o incaricando?, di trovare una rosa, che si distingueva da tutte le altre specie di rose. Una rosa piena di strani poteri, tra cui quello di guarire ogni male. Che avrebbe riconosciuto semplicemente vedendola.

            Data l’età, Scorpius memorizzò con facilità l’intricato discorso di sua madre.

            Ma, data l’età, il ragazzo fraintese il messaggio che Astoria aveva tentato di trasmettergli: conobbe e s’informò a fondo sulle rose, e in generale ogni tipo di pianta, magica e Babbana. Una volta giunto ad Hogwarts, s’impegnò a fondo nello studio dell’Erbologia, che divenne la sua materia preferita.  Tuttavia, non s’imbatté mai in alcuna rosa che potesse coincidere in qualche modo con la descrizione che sua madre gli aveva fatto.

            Non aveva ancora scoperto il nome della rosa.




Picchiatemi pure.
Ho 1204969844309281879476 fanfiction seguite/preferite che hanno lo strano potere di aggiornare sempre quando sono più incasinata, e tutte insieme. Quando invece ho tempo libero per tutti, non c'è mai nessuno D: Dovrei leggere/recensire millemila capitoli, continuare la mia long che è a un punto morto, e invece cosa faccio? Mi connetto a EFP per pubblicare qualcosa di nuovo.
Qualcosa di totalmente insensato, poi. Nasce come una sorta di sfida tra me e me a ribaltare l'idea che ho di alcuni personaggi, visione spesso acquisita perché molto comune nelle fanficion. Voglio vedere quanto resisto èwé
La mia ispirazione era in Alaska in vacanza, fino a poco tempo fa; ora non so dove andrà, ma ha fatto scalo in Italia e questo è il risultato. Mi affido a voi per sapere se è totalmente da cestinare o meno XD

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Capitolo 2
*** Colori ***


#1 - Di rosso e d'oro. I - Colori.




Quell’anno, lo Smistamento era particolarmente atteso. Circolavano voci che sarebbero giunti ad Hogwarts parecchi figli di personaggi famosi: il secondogenito dei Potter, che Grifondoro già considerava uno di loro, il figlio dei Malfoy, Smistato dall’opinione comune in Serpeverde, la primogenita di Ron Weasley, rivendicata tanto dai Grifondoro quanto dai Corvonero; erano questi i tre cognomi che, durante il viaggio d’andata e gli attimi appena precedenti all’evento tanto atteso, erano volati di bocca in bocca, più veloci di un’Expelliarmus. Tuttavia, ben pochi si ricordarono che Rose, Scorpius e Albus Severus non erano gli unici che avrebbero frequentato quell’anno: non si sentì mai nominare il cognome ‘Weasley’ associato a Roxanne, né tantomeno il nome del fratello di Lysander Scamandro, il quale era già al suo secondo anno; non che, effettivamente, Lorcan ci fece troppo caso, al contrario della giovane Weasley.
La calca degli studenti del primo anno fece il suo plateale ingresso in Sala Grande in un’ordinata fila, dove i ragazzi, sorridenti o agitati, si guardavano intorno con curiosità. Alcuni salutavano amici e parenti, altri ridevano, altri ancora tentavano di non mostrarsi troppo, come Colin Canon, che, come suo padre¹, era caduto nel Lago Nero durante la traversata.
La preside Silence², che ormai da anni aveva preso la cattedra della ben più anziana professoressa McGranitt, accolse gli studenti con il suo solito e piatto discorso di benvenuto: era una donna parecchio pratica, e preferiva non spendere troppe parole in quelle occasioni. Tanto sapeva già che nessuno l’avrebbe ascoltata con particolare entusiasmo. Si limitò perciò a ribadire i punti più importanti e le regole che andavano rispettate; poi, intralciata dalla lunga gonna gialla che aveva deciso di indossare per l’occasione, aveva lasciato il posto al professor Paciock per cominciare lo Smistamento e si era seduta a fatica sul suo scranno, decisa a non perdersi lo spettacolo.

La lista sembrò infinitamente lunga, per Scorpius. Aveva udito vagamente un « Canon: Grifondoro! », o un « Delaney, Serpeverde! », ma era rimasto tanto affascinato dal Cappello Parlante e dalla sua voce roca da non far caso ad altro. Per questo fu una fortuna che fosse tornato alla realtà appena in tempo per vedere il ragazzo di fianco a lui muoversi: fu una vera benedizione, perché non aveva prestato la minima attenzione nemmeno alle parole del professor Paciock, e se non avesse osservato attentamente lo Smistamento di « McLennon, George » non avrebbe saputo cosa fare. Il ragazzo venne Smistato in Corvonero.
« Malfoy, Scorpius! » Chiamò Paciock, non impedendosi di arricciare il naso nel leggere quel cognome. Il tavolo di Serpeverde sembrò animarsi di colpo, pieno di brusii; Scorpius ignorò tutto e tutti, come ben aveva imparato a fare, ed attese il verdetto. Era solo vagamente consapevole di quanto quella parola, quella singola parola pronunciata da niente più che un indumento stregato avrebbe potuto cambiare la sua adolescenza, nonché la sua vita.
« Scorpius Malfoy, sei chiaramente figlio di tuo padre: somiglianza impeccabile, non c’è che dire. Il tuo sangue e l’opinione comune implorano Serpeverde, ma... ma c’è altro, c’è altro... Non sei orgoglioso, non sei sottile com’era tuo padre; ma probabilmente non sei nemmeno coraggioso come vuoi sembrare. No, ciò che si confà maggiormente a te è Corvonero! »
Sotto gli sguardi stupiti di tutta la scuola, ma dei Serpeverde in particolare, il giovane Malfoy scese a fatica, con eccitazione sempre crescente, i gradini che lo separavano dai suoi nuovi compagni; si sedette vicino a McLennon, Smistato appena prima di lui.

Dopo Scorpius Malfoy erano stati Smistati parecchi studenti; la lista andava sempre più accorciandosi. Nel vedere che Malfoy era stato collocato tra i Corvonero, tuttavia, Albus s’era notevolmente quietato: se non era diventato lui un Serpeverde, lui che discendeva dai Malfoy, la cui nonna era una Black, perché il Cappello avrebbe dovuto collocarvi un Potter? Se era il sangue, ciò che contava per il Cappello Parlante, allora lui sarebbe diventato indiscutibilmente un Grifondoro. Dopotutto, Grifondoro erano i suoi genitori, Grifondoro erano tutti i suoi nonni, Grifondoro erano...
« Potter, Albus Severus! » Chiamò il professore, interrompendo ogni pensiero del giovane.
Ma forse sarebbe stato meglio dire che Albus credeva di essersi calmato, perché nel momento in cui sentì pronunciare il suo nome, scoprì che non era affatto così.
« Non avrai per caso paura di essere Smistato, Albus Severus Potter? » Chiese il Cappello, divertito. « No, direi che non sei un tipo coraggioso, almeno per il momento. Il problema è: riuscirai a tirarlo fuori, questo coraggio? Difficile. Non vorrei sbagliare di nuovo, nel collocare uno studente... Non farmi pensare oltre: Tassorosso! »

« E così, siamo rimasti in pochi, eh? » Sussurrò Rose al ragazzo che le stava accanto, ma che si limitò a gettarle un’occhiataccia e a ignorarla. « Che simpatia... » Fece la rossa, rivolta a sua cugina Roxanne.
« Ssh, Rosie, Smistano Scamandro! »
Rose alzò gli occhi, giusto in tempo per vedere Lorcan scivolare giù dallo sgabello e dirigersi verso Corvonero – probabilmente, se non fosse stato per Roxanne, la ragazza avrebbe scoperto in che Casa era Lorcan solo anni dopo.
Venne Smistata anche « Wann, Yvonne! », e Rose si rese a malapena conto che, essendo rimaste solo lei, Roxanne e uno strano ragazzo che scoprì rispondere al nome di Zabjo Nikolaj, era giunta l'ora del suo turno. Quando infatti il professore chiamò il suo nome, se non fosse stata spinta da Roxanne probabilmente non si sarebbe mossa.
L’andatura leggermente zigzagante, si issò a fatica su quello sgabello fin troppo alto per lei; osservò la Sala Grande per qualche secondo, dopo il quale la sua vista fu completamente coperta dal pesante Cappello.
« Tassorosso! » Si limitò a dire questo dopo qualche nanosecondo, senza minimamente dare spiegazioni per la sua scelta, come aveva fatto invece per suo cugino.
Rose scivolò giù dallo sgabello e si affrettò a correre verso il tavolo della sua nuova Casa con tanta foga che, in prossimità dell’ultimo gradino, scivolò, ritrovandosi seduta per terra sotto le risa di tutta la scuola. Senza battere ciglio né scomporsi troppo, la ragazza si rialzò e, come se non fosse successo niente, andò a sedersi accanto ad Albus.

« Weasley, Roxanne! »
Ancora rossa in viso per la vergogna nel vedere sua cugina esibirsi in una così plateale caduta, Roxanne avanzò a passi piccoli e veloci. Le mani strette a pugno e la frangia bruna davanti agli occhi, le sembrò che il tempo non scorresse alla solita velocità, ma che stesse impiegando più del dovuto. Crudele illusione!
Sentì vagamente il Cappello Parlante muovere la sua punta a destra e sinistra sopra la sua testa; era seduta da nemmeno un minuto quando il silenzio venne rotto da un sonoro grido, « Corvonero! », seguito da scrosci di applausi. L’agitazione di Roxanne era tanta che lì per lì non si capacitò nemmeno di essere stata Smistata: smarrita, si voltò verso il professor Paciock, il quale le ripeté con un gran sorriso in volto quel 'Corvonero' che da quel giorno in avanti avrebbe colorato di blu e di bronzo la sua adolescenza.

Quella sera, stremati dall’eccitazione provocata loro dalla grande novità che era Hogwarts, gli studenti del primo anno non fecero troppa fatica ad addormentarsi, in bocca ancora il sapore di quell’ultima parola pronunciata per loro dal Cappello Parlante, che avrebbero indossato per il resto della loro vita ad Hogwarts.



¹suo padre: Ovviamente Dennis Canon ;)
²preside Silence: Sì, ho mandato la McGranitt in pensione - la preside Topazia Silence in realtà è presente anche in un'altra mia fanficion, e siccome le sono un po' affezionata, l'ho voluta riproporre anche qui :3


Sono tornata! :3 A fatica, ma sono tornata.
Ho voluto puntare parecchio sullo Smistamento e sulle emozioni di ognuno dei quattro vedendo il mondo da sotto il Cappello, perché dopotutto è proprio quello il momento che li trasforma in studenti di Hogwarts e segna indelebilmente la loro vita al castello.
Purtroppo, a causa della mancanza di tempo, temo che tutti i capitoli saranno piuttosto brevi >.<
E volevo puntualizzare, a scanso di equivoci, che questa fanfiction non è assolutamente una critica a tutti i luoghi comuni che intendo sfatare, quanto una sorta di esperimento, una sfida tra me e me, visto che parecchi di questi caratteri comuni alle fanfiction sulla nuova generazione vengono comunemente usati anche dalla sottoscritta. Temo che non mi stancherò mai di ripeterlo ^^''
Be', che ne pensate? Fatemi sapere ^^

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Capitolo 3
*** Alfabeto. ***


2 - Alfabeto
   II - Alfabeto.



    James Sirius Potter avrebbe fatto veramente di tutto per punzecchiare suo fratello, a partire dal suo Smistamento. Conosceva fin troppo bene Albus, e non rimase per niente stupito del fatto che il Cappello avesse escluso Grifondoro; a James bastava questo. Se fosse diventato un Serpeverde, Merlino solo sapeva quante frecciatine gli avrebbe rifilato – tutte premeditate durante quell’estate –; se fosse diventato un Corvonero, l’avrebbe classificato come secchione e preso di mira a gogò; se invece il Cappello lo avesse Smistato (come poi aveva fatto) in Tassorosso... be’, non aveva a disposizione molte battute sui Tassorosso – aveva dato per scontato che sarebbe finito trai Serpeverde! –, ma non avrebbe di certo mai mancato di ricordargli quanto inutile e impopolare fosse la sua casa. Insomma, quanti maghi famosi erano Tassorosso?
    Albus era ben consapevole della natura di suo fratello, e non aspettava altro che cominciasse la guerra. Che, già lo prevedeva, non sarebbe durata troppo: James si sarebbe stancato presto di prendere di mira suo fratello e sarebbe passato ad altri studenti del primo anno. L’unica cosa che temeva veramente, era che James avrebbe preso di mira lei.
    Lei indossava una cravatta blu e bronzo, aveva corti capelli castani e occhi dello stesso colore, dal taglio lievemente orientale. Lei era una sua amica; no, forse non potevano propriamente definirsi amici... non erano sconosciuti, ecco. Quando si incontravano per i corridoi – il che non accadeva di rado, visto che Albus faceva di tutto per imbattersi casualmente in lei – si fermavano spesso, salvo inconvenienti, a fare quattro chiacchiere.
    Si erano conosciuti il secondo giorno di lezione. Albus si era alzato in fretta dal tavolo della colazione perché aveva dimenticato penna e inchiostro al dormitorio, ma, in questo modo, si era ritrovato a dover raggiungere l’aula di Incantesimi da solo. Aveva ormai messo piede nel secondo piano quando la vide: sola, con il pesante tomo di Incantesimi in mano e l’aria di chi non sa dove andare.
    « Serve una mano? » Chiese il ragazzo, con garbo. « Se devi andare a Incantesimi, abbiamo lezione insieme stamattina! » Aggiunse, con un sorriso.
    Lei sgranò gli occhi, mossa dalla sorpresa. « Sì! » Esclamò, piena di gratitudine. « Mi sono persa. Dovevo raggiungere il terzo piano, ma le scale sono cambiate e... Oh, non ti portano mai dove devi andare. » Continuò, assumendo una buffa espressione corrucciata. Probabilmente, fu questa che intenerì il giovane Potter.
    « Be’, non è detto » Disse, avviandosi verso le scale che conducevano al terzo piano, seguito a ruota dalla ragazza. « Magari invece ti conducono proprio dove devi andare, solo che non ne sei ancora consapevole. »
    « È vero, non ci saremmo mai incontrati sennò! » Replicò lei, ridendo. « Io mi chiamo Anne. Un nome un po’ comune, sì. Che spesso viene associato alle ragazze bionde, non castane. » Anne, però, non gli rivelò mai il suo cognome, costringendolo per un bel pezzo a chiamarla solo per nome. Non che gli dispiacesse; solo, non voleva sembrare troppo aperto e invadente, com’era sua cugina Rose. La Weasley sembrava non sapere cosa fossero i cognomi: chiamava tutti, anche gli sconosciuti, per nome, come amici di vecchia data.
    Albus sorrise. « Io sono A- »
    « Oh, lo so chi sei, Albus Severus Potter. » Eccoci al dunque. Albus aveva sempre temuto, tra l’altro, che il suo cognome potesse essere d’intralcio, ad Hogwarts; come avrebbe fatto ad individuare chi voleva approfittarsi della notorietà del suo cognome, e a distinguere le persone più “oneste” da questo gruppo? E se lei, la stessa Anne, avesse accettato il suo aiuto solo perché era figlio di Harry Potter? « Be’, solo uno stupido non ti conoscerebbe, no? Ma infondo, tra te e qualsiasi altro studente non c’è parecchia differenza. Non prenderla male, Potter, ma la realtà è questa. Fidati, non mi fermerò a parlare con te solo perché sei un Potter. Per me potevi far di cognome anche Abcdefghilmnopqrstuvz, sai. Be’, oddio, in questo caso magari mi faresti un po’ pena, un cognome del genere...  »
    Albus si sentì stranamente più leggero, come se la sua paura si fosse sciolta al suono della sua voce. « Non sarebbe un brutto cognome », sorrise il moro, « ma non vorrei certo chiamarmi Alfabeto, o qualcosa del genere! »
    Questo fu il secondo aspetto che intenerì il ragazzo: Anne giudicava Babbani e maghi, celebrità e anonimi, biondi e mori sullo stesso piano. Be’, magari questi ultimi due no, ma questa è un’altra storia.   

    « Oh, siamo già arrivati? »



Con un po' d'amarezza ho notato che le recensioni sono diminuite dei 2/3, dal primo al secondo capitolo: qualcosa non andava? Dovete sapere che io non ho mai portato a termine una long, quindi, sul serio, se ci sono difetti, NOTIFICATEMELI! ^^
E, visto che l'ultima volta mi ero dimenticata, approfitto di questo spazio per ringraziare i recensori del primo capitolo: ClareSlytherin, edvige forever, gio 123123, roselline, __Here e sweetcorvina.
Mentre, per il secondo capitolo: ClareSlytherin e __Here.
Probabilmente senza voi otto questo capitolo non esisterebbe XD
E, a proposito di questo capitolo, dirò solo una cosa: quel "ma questa è un'altra storia" ovviamente verrà approfondito. Mica lo lascio così! ;))

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Capitolo 4
*** Briciole e rose. ***


III - Briciole.
    III - Briciole e rose.


    « Buongiorno anche a te, Rose. Sì, va tutto bene, grazie per avermelo chiesto. Oh no, non ho dormito male, affatto! Sì, la colazione era ottima. Ho impiegato più tempo del solito a mangiare, però: vedi, ho voluto sperimentare quel vecchio insegnamento di mia madre... come l’aveva definito lei? Ah, masticare prima di ingoiare il cibo. Fidati, funziona! » 
Camminando per i corridoi di Hogwarts, spesso ci si poteva imbattere in una ragazzina dai  disordinati capelli rossi, la cravatta male allacciata e un calzetto diverso dall’altro; il naso rivolto all’insù e lo sguardo perso, che vagava senza meta. Questa era Rose Weasley. Che, a dispetto di tutte le congetture fatte sul suo conto fin dalla nascita e delle speranze riposte nel suo rendimento scolastico, non assomigliava affatto a sua madre, né fisicamente né caratterialmente. E i più avevano già cominciato a intuirlo subito dopo il suo Smistamento.
    Spesso e volentieri dormiva fino a tardi, svegliandosi all’ultimo minuto e vestendosi senza la minima precisione, cercando per una buona manciata di minuti indumenti puliti da mettersi nel caos del suo baule – non a caso, l’Incantesimo di Appello era il suo preferito. A colazione, a causa del suo estremo ritardo, era sempre costretta a trangugiare quantità incommensurabili di cibo in pochi minuti. Eppure, a costo di arrivare in ritardo – e probabilmente solo il Frate Grasso e Albus sapevano quanti punti avesse fatto perdere, in sette anni, alla sua Casa a causa dei suoi ritardi e della sua trasandatezza! – non saltava mai, mai un pasto. Con quale forza avrebbe affrontato la giornata altrimenti, se a malapena in quel modo non crollava addormentata sul banco? Quella mattina poi, il secondo giorno di lezione, si era svegliata proprio per miracolo – miracolo che si faceva comunemente chiamare Liv Mann. La sua compagna di dormitorio aveva infatti pensato che probabilmente sarebbe stato meglio svegliare la rossa, poiché, mentre le altre quattro erano già vestite e preparate per la lezione, questa continuava a rigirarsi sotto le coperte. 
    Rose, in preda ai morsi della fame, azzannò un boccone di torta, leggermente imbarazzata. « Dai, Al, non t’offendere per così poco! » Replicò, riferendosi all'aver cominciato a mangiare senza salutare suo cugino. « ‘o sai che ‘on ‘iesco a ‘lzarmi ‘esto », aggiunse, a bocca piena. « E io il cibo lo mastico! » Si difese, giusto dopo aver ingoiato tutto ciò che aveva in bocca praticamente intatto.
    « Sì, come no, Rose », fece Albus ridendo. Il moro afferrò la tracolla e si alzò, pronto ad andarsene. « Faremmo meglio ad andare, c’è Incantesimi la prima ora! Sì, ma... oh, no... no... » Fu proprio in quel momento che Albus si accorse di aver dimenticato qualcosa. 
    Rose rischiò di strozzarsi con la crostata. « Che è successo, Al? Qualcosa non va? Che c’è?! »
    « Ho dimenticato penna e inchiostro! Farò tardi! E se farò tardi, Vitious sottrarrà punti alla Casa per colpa mia, e io non voglio assolutamente che accada! »
    « Se invece di farti paranoie fossi già corso fuori dalla Sala Grande, a quest’ora saresti potuto essere a metà strada per il dormitorio... » Sospirò Rose, il tono piatto. Ma non fece in tempo a voltarsi per scoccare a suo cugino una delle sue occhiate canzonatorie che Albus era già quasi fuori, correndo incontro al destino che non conosceva ancora, ma che avrebbe stravolto buona parte dei suoi anni ad Hogwarts¹. Paradossale, come una così sottile dimenticanza, un così esiguo dettaglio possa aver scatenato tali conseguenze. Come l'amore possa nascere dal nulla e sgorgare dalle fessure più improbabili, similmente all'acqua.
     Rassegnata, Rose spazzò via le briciole dalla gonna e si alzò, pronta a raggiungere il terzo piano in orario; alzò gli occhi, in tempo per vedere la sua compagna di dormitorio – leggasi: la sua salvezza – in piedi di fronte a lei. « Weasley! Hai fatto in tempo a fare colazione, dunque! Andiamo a lezione insieme? »
    E fu così, probabilmente, che Rose cementò la sua prima vera amicizia.
    Paradossale, come un così grande legame possa generarsi dalle più piccole cose, i più insignificanti particolari, invisibili quanto una briciola se paragonati all'immensità del mondo. Come l'amicizia possa nascere dal nulla e sgorgare dalle fessure più improbabili, similmente all'acqua.

*

    Scorpius Malfoy era sicuramente, indiscutibilmente, figlio di Draco Malfoy. Il giovane aveva ereditato dal padre gli stessi capelli biondo chiaro, la stessa tonalità di pelle pallida e le stesse, identiche espressioni. Tutto, in lui, ricordava Draco: il suo modo di camminare, di sorridere, di mangiare. Era trasparente la loro parentela.
    Ma Scorpius assomigliava altrettanto a sua madre, dalla quale aveva ereditato una somiglianza prettamente caratteriale. Era timido, impacciato, e si emozionava facilmente, proprio come Astoria; rifletteva sempre, fin troppo forse, prima di fare qualcosa (tuttavia, non lo si poteva affatto definire un tipo indeciso, tutt’altro: era incredibilmente risoluto; solo, ponderava bene le opzioni che aveva di fronte prima di scartarne una e prediligerne un’altra). E quest’incredibile somiglianza la si evinceva soprattutto dagli occhi, specchio delle loro anime, che avevano la medesima tonalità color pervinca.
    D’estate, lo si poteva scorgere spesso all’ombra di una quercia, un libro in mano e, qualora non fosse diversamente impegnata, sua madre al suo fianco. La lettura era una delle poche abitudini che aveva mantenuto anche ad Hogwarts: prima di andare a dormire, prima di iniziare a studiare, durante un buco tra una lezione e l’altra, spesso prendeva in mano uno di quei libri Babbani che sua madre tanto amava e vi si immergeva, dimenticandosi perfino chi fosse.
    Fu anche grazie a uno di quei libri che incontrò per la prima volta Rose Weasley. E, ironia della sorte, quello divenne anche uno dei suoi libri preferiti.
    Era ottobre, e Scorpius stava salendo lentamente le scale per tornarsene in Sala Comune, date le avverse condizioni atmosferiche che gli avevano impedito di leggere all’aperto.  Allo stesso tempo Rose, carica di libri e fogli di pergamena sparsi, stava correndo nel verso opposto, di gran fretta, senza prestar caso al povero Scorpius, che venne inevitabilmente travolto dalla furia della ragazza. Fortunatamente riuscì a riassestarsi prima di cadere a terra, aggrappandosi ad uno dei corrimano in legno delle scale; Rose lo imitò, lasciando però cadere tutto ciò che aveva a terra, in una nuvola di fogli di pergamena.
    « Che Tosca mi aiuti, mi ci vorranno secoli per rimettere a posto tutti quei fogli! » Esclamò, frustrata, chinandosi a raccogliere i suoi libri.
    « Aspetta, ti do una mano », si offrì Scorpius, lievemente offeso dalle mancate scuse della ragazza, ma ugualmente divertito dalle sue espressioni.
    Stava per andarsene, visto che avevano ormai raccolto tutto, quando Rose lo fermò.
    « Hey! » Disse questa; « hai dimenticato un libro, tu. » Aggiunse, indicando il piccolo romanzo rimasto abbandonato su uno scalino. Scorpius annuì e tornò indietro a raccoglierlo, ringraziandola con niente più che un sorriso. « Hey, non t’ha mai detto nessuno che gli assomigli? » Fece Rose, alludendo al ragazzo biondo vestito di blu seduto accanto ad una rosa che decorava la copertina del volume.
    Scorpius rimase attonito. Spostò più volte lo sguardo dal ragazzo della copertina a Rose, un po’ per verificare quell’affermazione, un po’ per cercare di capire se la ragazza fosse seria. Ma non fece in tempo a capirlo, perché qualche istante dopo Rose cambiò radicalmente espressione: l’ampio sorriso che l’aveva illuminata prima lasciò il posto ad un paio d’occhi sgranati e le labbra socchiuse. « Oh, ma io sono in ritardo! » Esclamò, e corse via.
    Ovviamente non fu amore a prima vista; anzi, Scorpius non ripensò quasi mai a quell’incontro, nei successivi cinque anni. Così come fece Rose, che proprio se lo dimenticò. Tuttavia, ogni volta che gli occhi del ragazzo cadevano sulla copertina di quel libro, gli capitava di riascoltare quelle parole, pronunciate con così tanta leggerezza, che l’avevano scosso parecchio: non t’ha mai detto nessuno che gli assomigli?
    E non era tanto la somiglianza fisica che aveva turbato il ragazzo, quanto quel piccolo particolare disegnato accanto al protagonista del libro. Una piccola rosa chiusa dentro una campana di vetro. 

¹il destino che non conosceva ancora: l'incontro con Anne del capitolo precedente.


Oook, non mi dilungherò molto, ho letteratura inglese che mi aspetta, un po' come il buon vecchio Platone.
Che dire? Scusate il ritardo, ma ecco il nuovo capitolo. Per farmi perdonare, un po' più lungo del solito! :D 
Anche perché non potevo non inserire questi due in capitoli diversi, eh <3
Questo dovrebbe essere l'ultimo capitolo che tratta del primo anno: con Roxanne farò un salto in avanti fino al quinto.
Avete capito che libro stava leggendo Scorpius? Sì? No? Boh? Lo scoprirete, prima o poi. Credo che ne riparlerò, più avanti. Ma dovrebbe essere abbastanza chiaro, dai ;)
Ringrazio i recensori dell'ultimo capitolo: edvige forever, BurningIce, __Here e ClareSlytherin.
Grazie è veramente poco :')

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Capitolo 5
*** Macchie. ***



   IV - Macchie.




Inadeguatezza, senso di: sentirsi inadeguato al contesto.



    Era così facile sentirsi inferiori. Cos’era, uno studente su mille e più? Niente più che un punto. Una sottile macchia, spesso senza colore. Alcune si sovrapponevano, altre potevi vederle anche al buio, mentre altre ancora non le avresti mai notate senza l’aiuto di qualcuno. Macchie gialle che avrebbero dovuto essere verdi, macchie invisibili che avrebbero dovuto illuminare la notte; macchie.
    Di norma, gli Weasley erano macchie rosso fosforescente. E i Potter non erano certo da meno.
    Lei? 
     
    Ad Hogwarts si sentiva veramente a casa. Non avrebbe potuto desiderare compagne di dormitorio migliori, tutti erano gentili, le davano una mano nello studio quando ne aveva bisogno; all’interno della sua Casa non si sentiva mai inadatta. Le cose, purtroppo, cambiavano appena varcata la porta della Sala Comune. All’esterno del piccolo mondo tappezzato di blu notte dei Corvonero sentiva il suo cognome avvolgerla come una catena stretta, che le impediva di respirare con regolarità; lì fuori non era ‘Roxanne’, lì fuori era ‘Weasley’. E non aveva mai sentito niente di più duro e pesante del suo cognome, difficile da indossare quanto una scarpa tacco 12.
    Spesso osservava Rose con invidia. La rossa, nonostante fosse un disastro nello studio e nello sport, nonostante fosse una delle persone più disordinate che conosceva, nonostante ogni tre passi che faceva rischiasse di inciampare da qualche parte, nonostante avesse palesemente deluso le aspettative di tutta la scuola, viveva libera. Libera da oppressioni, pregiudizi, sguardi. Libera e svolazzante come un palloncino scarlatto, senza impedimenti a trattenerla a terra. Una vivida macchia rossa. Riferito a lei, il cognome Weasley risultava notevolmente più dolce e soffice.
   
    Lei e Rose erano molto, molto diverse. Tanto per cominciare, la cugina era rossa, di quel famoso rosso Weasley che aveva caratterizzato tutti in famiglia; lei era mora, come sua madre. Rose era espansiva e aveva un oceano di amici, Roxanne preferiva rimanere nei suoi spazi e non invadere quelli degli altri, per paura di sembrare invadente. Rose era una ritardataria cronica, Roxanne arrivava sempre, per quanto possibile, puntuale. Rose preferiva mentire piuttosto che rivelare una verità pungente, Roxanne amava la sincerità. E oh, Rose aveva un freddo senso dell’umorismo, ma ce l’aveva; Roxanne, ironia della sorte, ne era totalmente sprovvista. Ma nonostante la chilometrica diversità tra le due, instaurare un paragone era semplice, se non immediato. Lo faceva lei, lo facevano tutti.

    « Roxaaaaaanne! » Si sentì chiamare da una voce fin troppo familiare. La ragazza s’irrigidì: s’era rifugiata a studiare in biblioteca – G.U.F.O., brutto affare – per non essere disturbata e non rimanere indietro con Erbologia, come sempre altrimenti le succedeva; che diavolo aveva in mente Anne per urlare in quel modo?
    « Anne! » La richiamò, intimandole implicitamente di far silenzio. Pochi secondi dopo, la castana spuntò da dietro uno scaffale.
    « Silenzio! » Tuonò la bibliotecaria, Madama Quiete.
    « Roxanne! » Sussurrò nuovamente Anne, sedendosi di fronte all’amica. « Non sai cos’ho appena visto! »
    Consapevole che, quando cominciava a parlare, Anne non smetteva facilmente –  soprattutto trattandosi di pettegolezzi –, Roxanne chiuse il libro, attenta a non far uscire le pergamene sparse d’appunti.
    « Ero in giardino con McLennon... »
    « Qualcuno ha parlato di McLennon? » Proruppe una voce, sedendosi accanto ad Anne.
    « Oh, Scorpius! » Esclamò la ragazza, sorridente. « Sì, dicevo che poco fa ero in giardino con McLennon e... »
    « Pettegolezzi? » Domandò il ragazzo, pur sperando il contrario. « Anne, ma non pensi che - »
    « E fammi finire! » Esclamò la ragazza, dando una gomitata all’amico. « Dicevo, Ro’, che ero in giardino con McLennon – Scorpius non interrompermi! » Esclamò, alzando fin troppo la voce.
    « Ssh! » Esclamarono all’unisono lui, Roxanne e Madama Quiete.
    « Ero in giardino con McLennon... »
    « Se lo ripeti un’altra volta comincerò a pensare che hai una cotta per George », sussurrò Scorpius, divertito.
    « ...quando mi sono vista passare davanti, a gran velocità, Yes – sai, no, quel Tassorosso biondo, amico di Albus... »
    « Sì, so chi è », replicò Roxanne, divertita dalle espressioni dell’amica.
    « Ecco, me lo sono vista passare davanti a gran velocità. E sai da chi correva? Da Rose! »
    « E quindi? » Chiese uno Scorpius piuttosto annoiato, che evidentemente sperava in un pettegolezzo di maggior rilevanza.
    « E me lo chiedi? Ma è chiaro! Yes ci prova con Rose! Yes! Con Rose! » Sussurrò la ragazza, entusiasta.
    Roxanne represse a stento una risata. « Annie, ma te ne sei accorta solo adesso? »
    « Nah, non dirmi anche tu che Yes è cotto di Rose da anni. Non è vero, l’avrei visto! »
    « ‘Anche tu’? » Chiese Scorpius alzando un sopracciglio in un attimo di interesse.
    « È quello che ha detto anche Al Potter. L’ho incontrato all’atrio... io salivo a cercare voi, lui usciva a cercare Yes. Albus ha detto che Yes va avanti così dall’anno scorso, la invita ad Hogsmeade ogni volta. »
    « Be’, se lo dice Albus », replicò Scorpius alzandosi, lievemente seccato. « Io torno in Sala Comune. Anne, Roxanne », salutò con la mano.
    « Dai, aspettami, t’accompagno! » Esclamò Anne, scattando in piedi e correndo dietro al biondo, senza neanche salutare.
    Sembrava il continuo ripetersi di un’opera teatrale, con stesso copione ma diverse ambientazioni. Anne partiva con l’intento di rivolgersi a Roxanne, per il più futile dei motivi. Poi, però, veniva sempre distratta da qualcosa: che fosse Scorpius o qualsiasi altro compagno, finiva sempre per lasciarla sola, quasi desse per scontata la loro amicizia. 
    Roxanne non dava mai niente per scontato, figurarsi un legame importante come quello. Per questo il comportamento superficiale di Anne spesso la infastidiva, per non dire che la deludeva; aveva tentato di farglielo capire, e Anne aveva pure recepito il messaggio promettendo che non l’avrebbe più fatto, ma invano. Era fatta così, ci ricadeva sempre. Non era superficiale, non era nemmeno troppo egoista; semplicemente, si focalizzava su ciò che non c’era desiderandone l’esistenza, tralasciando ciò che invece aveva per certo. Era la sua natura, e difficilmente sarebbe cambiata.
    Con quell’amara consapevolezza sullo stomaco, riprese a studiare Erbologia.
    Prima o poi lo capirà. Sbatterà il naso su un vetro di errori; è inevitabile.
    Sì, continui a ripetertelo da cinque anni, ma non è mai successo. Errare è umano; perseverare lo è altrettanto. Non è diabolico. 

Inadeguato, agg. = (1) che manca dei requisiti necessari; (II) inferiore al giusto o al dovuto.

    Cosa sapeva di Roxanne Weasley?
    Che era una Weasley, ma non era rossa.
    Che quando si concentrava una ruga le increspava la fronte, donandole una particolare espressione accigliata.
    Che quando camminava i suoi passi erano brevi, e spesso teneva lo sguardo puntato a terra.
    Che ogni volta che Anne scappava via con qualcun altro per lasciarla sola, il suo viso s’irrigidiva quasi impercettibilmente.
    Che non amava essere chiamata per cognome.
    Che proprio quelle sette lettere, Weasley, erano la causa del suo presunto ‘essere inadeguata’.
    Ma in fondo, giusto o sbagliato, adeguato o inadeguato, rosso o castano, erano solo differenti modi di vedere il mondo. Niente più che lenti colorate che distorcevano la realtà, creandone molteplici.
    « Roxanne, posso sedermi? »



Uhm.
L'ho riscritto tre volte, e non ne sono ancora soddisfatta; questo però è ciò che si avvicinava di più alla mia idea di partenza, e siccome è passata una settimana dall'ultimo aggiornamento, ho deciso di pubblicarlo ugualmente (o avreste dovuto aspettare secoli!).
Ringrazio prima di tutti Morgana_D, che aveva recensito il terzo capitolo ma io non l'avevo notata ^^''
E i recensori dell'ultimo capitolo, vale a dire: ClareSlytherin, Morgana_D, __Here e edvigeforever.
Vi ho mai detto che vi adoro? *^*

    

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Capitolo 6
*** Piume. ***


Piume V - Piume.




    « Merlino, Merlino, Merlino! Mi scusi professoressa, sono in ritardo! »
    « Come quasi ogni mattina, signorina Weasley. Altri cinque punti in meno a Tassorosso, che la prossima volta diventeranno venti », sentenziò la professoressa Vector con tono rassegnato, per poi riabbassare gli occhi al suo registro.
    Rose Weasley fece lo slalom tra i banchi per cercarne uno vuoto e allo stesso tempo evitare lo sguardo di Albus, la cui intensità le pareva smuovere anche l'aria. Procedette lentamente, aumentando la velocità del suo passo solo quando ebbe individuato un posto libero, in prima fila. Non amava particolarmente starsene in prima fila, temeva sempre di addormentarsi, ma era il primo che aveva visto e non aveva di certo intenzione di starsene tutta l'ora cercando un banco più lontano dagli occhi della Vector. Che aveva già sottratto dei punti a Tassorosso e non si sarebbe trattenuta a sottrarne degli altri.
    Così, si sedette accanto a Scorpius Malfoy.

    Scorpius non aveva troppi amici. Al circondarsi delle parole superficiali e dei sorrisi contraffatti propri di persone colme d’ipocrisia preferiva di gran lunga conservare quelli autentici che aveva; George non era la persona più seria del mondo, né di certo lo era Anne, con tutte le sue stranezze e il suo inafferrabile umorismo, ma andava bene così. Non voleva essere la stella più brillante di una costellazione; sapeva fin troppo bene che le supernove erano quelle che emanavano più luce, e anche le più prossime all’esplosione. Gliel’aveva insegnato la storia. Gliel’aveva insegnato la vita, nonostante la sua giovinezza.
    Di solito sedeva sempre accanto a McLennon, raramente ad Anne; scambiava qualche parola di soppiatto col compagno, ma il più delle volte stava attento, preciso come tentava di essere. Ma quello non era un corso obbligatorio, quella non era l'ora di Trasfigurazione o Difesa Contro le Arti Oscure; quella era Aritmanzia, che aveva deciso di frequentare per curiosità, dove non aveva nessuno dei due suoi compagni accanto. Quella era Artimanzia, che frequentava sempre e solo con i Tassorosso – ironia della sorte.
    E con i Tassorosso, con il Tassorosso, era impossibile concentrarsi.
    « Serve una penna? » Gli chiese la Weasley apparentemente senza motivo, giusto dopo essersi seduta. Il ragazzo, non capendo il perché di quella domanda, abbassò gli occhi e solo allora notò in che condizioni la rabbia aveva ridotto la sua, di penna. « Malfoy? Tutto bene? »
    No, no che non andava tutto bene. Lui era seduto all'altro capo della stanza, ma Scorpius poteva sentire il calore violento che emanava il suo sguardo; riusciva a intuire quanto risentimento celasse dentro, benché non ne comprendesse il motivo.
    Ma non ne era spaventato, tutt'altro. Avrebbe volentieri parlato con Albus Severus Potter se ne avesse avuta l’occasione, ma purtroppo questi tendeva a evitarlo, sempre. E quando invece si incrociavano nei corridoi poteva vedere chiaramente quanto il Tassorosso fosse seccato nel vederlo anche al di fuori delle lezioni.
    Senza una ragione apparente, Potter provava una pesante antipatia per Scorpius. E Scorpius, infastidito da quel comportamento infantile, aveva cominciato a non tollerarlo a sua volta. Tanto che le lezioni con quella Casa erano diventate insopportabili.
    « No, va assolutamente tutto bene » sospirò.
    « La penna », gli ricordò Rose. « Potrebbe servirti, sai, visto che siamo a lezione. » Aggiunse, senza il minimo accenno d'ironia, gonfiando le guance e annuendo più volte. Il ragazzo non riuscì a trattenere un sorriso di fronte a quella buffa espressione, che sarebbe risultata infantile sul volto di chiunque, ma che alla rossa calzava a pennello.
    Scorpius osò voltarsi prima di accettare la piuma, giusto per controllare l'espressione di Potter. « Meglio di no, Weasley. Ma grazie ». Perché tuo cugino potrebbe pensare che tu offriresti a me una penna solo sotto l’Imperius. In fretta, aggiunse: « Sai, forse ti converrebbe sederti da un'altra parte. Quel biondo amico di Potter sembra aver tenuto un posto occupato per te. E poi, non immagino cosa Po... »
    Fortunatamente Rose lo interruppe voltandosi di scatto verso Albus, che le stava tacitamente consigliando di sedersi accanto all'amico. « No. » Disse con leggerezza, scrollando le spalle.
    « No? »
    « No. Hai sentito bene. E se non hai sentito bene, sturati le orecchie. No. Rimango qui. Chi se ne frega di mio cugino, e ancor più del suo amico. Anzi, sai che ti dico? Questo d'ora e in poi sarà il mio banco, ad Aritmanzia. Sì, ho deciso. E ora acchiappa 'sta piuma, muoviti. »
    « Ma, guarda che - »
    « Fregatene di entrambi. L’indifferenza sarà la rovina del mondo, ma a me non importa. » Rose non riuscì a trattenere una risata, benché avesse tentato di soffocarla in ogni modo possibile.
    « Weasley!  » La rimbeccò la Vector. « Ha intenzione di prestare un minimo d’ascolto alla lezione o preferisce incontrarsi con Malfoy questo pomeriggio nel mio ufficio per farsi una bella chiacchierata davanti a una punizione appena sfornata? »


In ritardissssssimo!
Sono imperdonabile.
Scusatemi tanto, ma all'inizio delle vacanze ho avuto la febbre (ç_ç), e non ho toccato il pc per cinque giorni buoni. Il capitolo era già quasi scritto, ma tra ritocchi e tutto...
Non ricordo se vi avevo detto che già da questo capitolo si sarebbe capito perché Albus e Scorpius non sono amici. Se l'avevo fatto, scusatemi, ho eliminato all'ultimo secondo quella parte; la posticiperò al prossimo. Se non l'avevo fatto, be', ora sapete che lo scoprirete presto!
Dimenticavo! Per la battuta: L’indifferenza sarà la rovina del mondo, ma a me non importa ringrazio la mia migliore amica, che le freddure le mangia a colazione :')
Ringrazio tutti i lettori silenziosi, chi ha inserito questa fanfiction tra le seguite, preferite e ricordate, e in ultimo ringrazio loro, che hanno recensito l'ultimo capitolo: Francy Loves Freddie , ClareSlytherin, roselline, __Here, Morgana_D ed edvige forever.
Anche se grazie non basterebbe

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Capitolo 7
*** Non ci sei mai. ***


VII - non ci sei mai. VI - Non ci sei mai.




    « Quindi Rose è entrata, e benché ci fosse Martin a tenerle occupato un posto in ultima fila, dove avrebbe anche potuto dormire tranquillamente perché la Vector non l’avrebbe notata, ha preferito sedersi accanto a Malfoy. »  
    Una brezza leggera, residuo del caldo di settembre che stava lentamente scemando, scompigliava la superficie del lago Nero e i capelli del ragazzo, spettinandoli più di quanto già non fossero.
    « I prima fila. Sotto gli occhi della Vector. E per poco non si beccavano una punizione, quei due. » Albus arricciò il naso, tentando di non far trasparire il suo disgusto all’amica.
    « Perché? » Domandò Anne, l’espressione dura, senza vivacità.
    « Perché chiacchieravano parecchio, e Rose deve anche fatto una battuta delle sue. Per questo mi chiedevo se fossero amici da tempo... »
    « Assolutamente no », rispose in fretta la ragazza, inspirando rumorosamente. « No, non sono amici. Perlomeno, non lo erano fino a qualche tempo fa. Non è che parliamo di Rose tutti i giorni, Al. » Aggiunse, palesemente stizzita, con in bocca uno di quei sorrisi tirati che nemmeno il botulino Babbano riuscirebbe a stendere maggiormente. « È che... senza offesa eh, ma tua cugina non gode proprio delle mie simpatie. Insomma, quando si deciderà a crescere un minimo? Sempre con la testa fra le nuvole, i capelli messi non si sa mai come e quell’irritante risata squillante. Per non parlare delle sue battute, poi! Ride sempre e solo lei. È infantile. E poi, quanti anni è che Tassorosso non vince la Coppa delle Case? »
    « Almeno cinque »
    « Solo la settimana scorsa ha fatto perdere quindici punti alla Casa, tra ritardi e parti della divisa mancanti. Dovrebbe... responsabilizzarsi, ecco. Insomma, per colpa sua ci va di mezzo tutta la Casa! »
    « Hai ragione, ma è pur vero che non è colpa sua. Non lo fa intenzionalmente, per far sottrarre punti alla Casa; è fatta così, nessuno le ha mai chiesto di andare contro - » se stessa; sarebbe come aver chiesto a Merlino di diventare uno dei più grandi maghi di tutti i tempi senza bacchetta Non saremmo Tassorosso se la rimproverassimo solo per questo, non ti pare?  Avrebbe voluto dire Albus, ma sfortunatamente fu interrotto proprio a metà del suo discorso.
    « Scorpius! » Esclamò Anne.
    Albus non aveva bisogno di voltarsi per sapere che l’amica aveva sgranato gli occhi e sorriso come a nessuno mai sorrideva. Non aveva bisogno di una sfera di cristallo per sapere che di lì a poco sarebbe corsa via con il Corvonero e l’avrebbe lasciato lì, solo, in mezzo al giardino umido. Non aveva bisogno di un Legilimens per sapere cosa Anne stava pensando e sentendo in quel momento: era quello che lui stesso pensava e sentiva quelle rare volte in cui la incrociava nei meandri di Hogwarts, la grande scuola in cui incontravi sempre chi cercavi d’evitare, e mai il contrario. Non aveva nemmeno bisogno di alzare lo sguardo per osservarla scivolare via, lontano; gli bastava sentire il rumore dei suoi passi sull'erba, ingigantito dall’eco della realtà.

    « Al? »
    S’era fermata.
    « Glielo chiederò, comunque. »
    E, di nuovo, Albus non aveva bisogno di altre parole, perché sapeva benissimo che la ragazza alludeva al chiedere a Scorpius se lui e Rose avessero stretto amicizia mesi prima o meno. Non ne aveva bisogno, per sapere che Anne si riferiva a Scorpius. Come sempre.
    Così annuì, nascondendo prontamente tutti i suoi pensieri con un sorriso; non c'era altro da fare. 
    E alzò gli occhi, ma non verso di lei.
    E non ebbe bisogno di voltarsi ad osservare l’espressione di Anne; sapeva fin troppo bene che, nell’esatto momento in cui il suo sguardo aveva incrociato quello di Scorpius, il sorriso della ragazza s’era cancellato.

***
    
    Le nuvole coloravano il cielo di grigio mentre Roxanne era accoccolata su una poltrona blu notte, la più vicina al camino, e ripassava Storia della Magia con Lorcan Scamandro. I libri e i fogli di pergamena sparsi sul tavolinetto di fronte a loro, i due ragazzi si sfidavano a colpi di date ed eventi, incorniciati dalla calda e accogliente Sala Comune.
    « Prima riunione della Conferenza Internazionale dei Maghi? »
    « 1289. Primo torneo Tremaghi? »
    « Scamandro, è troppo facile. 1294, ovviamente. »
    « Oh be’, allora dimmi quand’è stato fondato il San Mungo, no? »
    « Ma non c’entra niente! » Rise Roxanne. « Comunque, nel 1600. Mia madre lavora là, furbo. Rivolta dei Folletti? Non puoi non saperla. »
    Perché il professor Rüf avesse consegnato loro quella lista di date importanti da ricordare, che a suo parere avevano « segnato un netto cambiamento nel Mondo Magico; non saremmo dove siamo adesso se nel 1722 non fosse stato giustiziato un Ippogrifo o, com’è accaduto nel 1612, non fosse stata bloccato un sentiero secondario a causa di una rivolta. Sono pietre miliari che segnano il cammino dell’uomo attraverso il tempo! » e che quindi andavano tassativamente ricordate tutte, senza eccezioni, nessuno l'aveva capito. Perché se avesse sorpreso di nuovo qualcuno ignorante del fatto che nel 1296 una Manticora venne accusata d’omicidio e poi assolta, sarebbero stati guai seri. Mai sottovalutare un fantasma soporifero quando usa come arma i suoi sproloqui!
    « Ovviamente è- »
    « Buon pomeriggio mondo! » Esclamò Anne entrando violentemente nella Sala Comune, Scorpius appena dietro di lei. « Roxanne? » Fece, osservando a bocca aperta l’amica. « Ma che... »
    Poi accaddero molte cose, tutte così velocemente che Roxanne faticò parecchio per ricordarle tutte.
    Numero uno, l’intera squadra di Quidditch di Corvonero fece irruzione nella stanza occupando ogni centimetro di divano libero, non curandosi di niente e nessuno. Stanchi com’erano dall’allenamento, pensarono solo a sedersi e riposarsi, continuando a parlottare tra loro sulle varie strategie attuate e da attuare nel prossimo futuro.
    Numero due, un frammento di pergamena, piegato a forma d’uccello e Incantato a dovere, cominciò a battere con insistenza sul vetro di una finestra per attirare l’attenzione di qualcuno, contribuendo ad aumentare la confusione che dominava l’aria.
    Numero tre, Anne approfittò di quel tumulto appena creatosi per afferrare Roxanne e spingerla verso il loro dormitorio.
    « Ma che diavolo facevi? » Chiese, divertita.
    « Ripassavo Storia della Magia. Sai com’è, non sono nelle simpatie di Rüf, io. »
     « Con Scamandro? Non c’era nessun altro per ripassare? Cioè, proprio Scamandro? »
    E con chi? Tu non ci sei mai.


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Signore e signori, avete scritto qualcosa a proposito della Seconda Guerra Magica e l'avete pubblicato? Questo è il contest che fa per voi!
Avete una drabble che descrive quella sensazione di quel personaggio durante la guerra? Questo è il contest che fa per voi!
Avete in mente di scrivere qualcosa sulla ricorrenza del 2 Maggio ma ancora non l'avete fatto? Questo è il contest che fa per voi!
"La battaglia di Hogwarts" contest!
Solo fino al 2 Maggio, proroghe su richiesta.
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Festeggiamo l'apertura di Pottermore in ritardo: per chiunque volesse aggiungermi, io sono Noxbiancospino29851, Serpeverde.
Beene, bando alle ciance inutili! Ecco il capitolo. Scusate se c'ho messo tanto anche 'sta volta, ma dovevo scriverlo bene, visto che da qui partiranno Merlino solo sa quante conseguenze. Puntualizzo, se non si fosse capito, che il motivo per cui Albus prova una certa avversione per Scorpius è Anne. Sì, esatto, è geloso. Anche perché ha ben capito che Anne vede Scorpius non come un semplice amico... Vi aspettavate qualcosa di più serio, vero? Lo so, mi aspettavo di meglio anch'io ç_ç 
Ringrazio tutte le anime pie che hanno recensito l'ultimo capitolo, ovvero:
Fracy Loves Freddie,  __Here, ClareSlytherin, Aravis24, Morgana_D, edvige forever. Ve lo ripeto - tanto sono una parecchio ripetitiva -, vi adoro *^*

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