Il nome della Rosa. di a cello song (/viewuser.php?uid=142996)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - ***
Capitolo 2: *** Colori ***
Capitolo 3: *** Alfabeto. ***
Capitolo 4: *** Briciole e rose. ***
Capitolo 5: *** Macchie. ***
Capitolo 6: *** Piume. ***
Capitolo 7: *** Non ci sei mai. ***
Capitolo 1 *** Prologo - ***
Il nome della rosa akhrtrgjksj
Il nome della
Rosa.
« È una
sorta di
panacea; quando la vedrai, allora capirai. Sai, al mondo esistono un
numero pressoché inestimabile di fiori: orchidee,
margherite, dalie, girasoli, ortensie, violette; oh, non basterebbe
questo pomeriggio per elencarli tutti. » Astoria
accarezzò un bocciolo di rosa rossa, a pochi centimetri da
lei, gli occhi persi in mezzo a quell’infinità di
petali. « Ma nessuno di questi è come la rosa. E
tuttavia esistono anche svariate specie di rose, differenti per forma,
colore, vigorosità e flessibilità. Poi
c’è Lei. La Rosa per eccellenza; quella che
guarisce ogni male, il cui profumo provoca dipendenza e i cui petali
s’incurvano con un’eleganza inimitabile.
»
« Qual è? Qual è questa rosa?
» Uno Scorpius bambino, ancora in un’età
precedente ad Hogwarts, allungò le esili mani a imitare il
gesto di sua madre; si ritrovò a doverle ritirare
rapidamente, la morbida carne punta da sottili spine. « Ed
è certamente priva d’aculei, no? »
Aggiunse, appellando nella sua infantile ingenuità le spine
come “aculei”.
Il volto di Astoria venne illuminato da un sorriso, che accese i suoi
occhi color cielo. « Ogni rosa ha le sue spine; ed
è un bene, un bene. »
Replicò. « Cosa farebbe una donna se non potesse
difendersi in alcun modo? »
« Ma le spine pungono », ribadì
Scorpius. « E fanno anche male. Non voglio ferirmi per colpa
di un fiore. »
« Imparerai che l’uomo è masochista. E
che niente è perfetto. Imparerai anche che una spina
può essere ciò che ti tratterrà dal
cogliere la tua rosa, almeno all’inizio. Ma poi, mi auguro
che ti ricrederai, e imparerai ad amare la tua rosa per le sue spine.
»
« Ma... ma qual è, questa rosa di cui tanto parli?
Qual è il suo nome? Se me lo dici, potrò
riconoscerla senza sbagliare, no? » Chiese Scorpius, confuso
dal complicato discorso della madre, assorta in chissà quali
grandi pensieri, che seguitava a sfiorare la rosa scarlatta di fronte a
sé.
« Il nome della rosa », Astoria si voltò
verso il ragazzo, « dovrai scoprirlo da te, Scorpius. Che
gusto ci sarebbe, altrimenti? » La donna sorrise, inclinando
il capo di lato, tanto che i suoi riccioli biondi ondeggiarono con
gentilezza. « Su, meglio rientrare ora. »
« Ma... ma come la riconoscerò? »
« Oh, la riconoscerai. Quello sarà
l’ultimo dei tuoi problemi. »
Attraversando l’ampio giardino, osservando le differenti
specie di fiori che lo decoravano, Scorpius non poté fare a
meno di ripensare alle parole della madre. Stando a quello che aveva
capito – e ne aveva capito ben poco, in realtà
– sua madre gli stava suggerendo, o incaricando?, di trovare
una rosa, che si distingueva da tutte le altre specie di rose. Una rosa
piena di strani poteri, tra cui quello di guarire ogni male. Che
avrebbe riconosciuto semplicemente vedendola.
Data l’età, Scorpius memorizzò con
facilità l’intricato discorso di sua madre.
Ma, data
l’età, il ragazzo fraintese il messaggio che
Astoria aveva tentato di trasmettergli: conobbe e
s’informò a fondo sulle rose, e in generale ogni
tipo di pianta, magica e Babbana. Una volta giunto ad Hogwarts,
s’impegnò a fondo nello studio
dell’Erbologia, che divenne la sua materia
preferita. Tuttavia, non s’imbatté mai
in alcuna rosa che potesse coincidere in qualche modo con la
descrizione che sua madre gli aveva fatto.
Non aveva
ancora scoperto il nome della rosa.
Picchiatemi
pure.
Ho
1204969844309281879476 fanfiction seguite/preferite che hanno lo strano
potere di aggiornare sempre quando
sono più incasinata, e tutte insieme. Quando invece ho tempo
libero per tutti, non c'è mai nessuno D: Dovrei
leggere/recensire millemila capitoli, continuare la mia long che
è a un punto morto, e invece cosa faccio? Mi connetto a EFP
per pubblicare qualcosa di nuovo.
Qualcosa
di totalmente insensato, poi. Nasce come una sorta di sfida tra me e me
a ribaltare l'idea che ho di alcuni personaggi, visione spesso
acquisita perché molto comune nelle fanficion. Voglio vedere
quanto resisto èwé
La
mia ispirazione era in Alaska in vacanza, fino a poco tempo fa; ora non
so dove andrà, ma ha fatto scalo in Italia e questo
è il risultato. Mi affido a voi per sapere se è
totalmente da cestinare o meno XD
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Colori ***
#1 - Di rosso e d'oro.
I - Colori.
Quell’anno,
lo Smistamento era particolarmente atteso. Circolavano voci che
sarebbero giunti ad Hogwarts parecchi figli di personaggi famosi: il
secondogenito dei Potter, che Grifondoro già considerava uno
di
loro, il figlio dei Malfoy, Smistato dall’opinione comune in
Serpeverde, la primogenita di Ron Weasley, rivendicata tanto dai
Grifondoro quanto dai Corvonero; erano questi i tre cognomi che,
durante il viaggio d’andata e gli attimi appena precedenti
all’evento tanto atteso, erano volati di bocca in bocca,
più veloci di un’Expelliarmus.
Tuttavia, ben pochi si
ricordarono che Rose, Scorpius e Albus Severus non erano gli unici che
avrebbero frequentato quell’anno: non si sentì mai
nominare il cognome ‘Weasley’ associato a Roxanne,
né tantomeno il nome del fratello di Lysander Scamandro, il
quale era
già al suo secondo anno; non che, effettivamente, Lorcan ci
fece
troppo caso, al contrario della giovane Weasley.
La
calca degli studenti del primo anno fece il suo plateale ingresso in
Sala Grande in un’ordinata fila, dove i ragazzi, sorridenti
o agitati, si guardavano intorno con curiosità. Alcuni
salutavano amici e parenti, altri ridevano, altri ancora tentavano di
non mostrarsi troppo, come Colin Canon, che, come suo padre¹,
era
caduto nel Lago Nero durante la traversata.
La
preside Silence², che ormai da anni aveva preso la cattedra
della ben
più anziana professoressa McGranitt, accolse gli studenti
con il
suo solito e piatto discorso di benvenuto: era una donna parecchio
pratica, e preferiva non spendere troppe parole in quelle occasioni.
Tanto sapeva già che nessuno l’avrebbe ascoltata
con
particolare entusiasmo. Si limitò perciò a
ribadire i punti più
importanti e le regole che andavano rispettate; poi, intralciata dalla
lunga gonna gialla che aveva deciso di indossare per
l’occasione,
aveva lasciato il posto al professor Paciock per cominciare lo
Smistamento e si era seduta a fatica sul suo scranno, decisa a non
perdersi lo spettacolo.
La
lista sembrò infinitamente lunga, per Scorpius. Aveva udito
vagamente un « Canon: Grifondoro! », o un
« Delaney,
Serpeverde! », ma era rimasto tanto affascinato dal Cappello
Parlante e dalla sua voce roca da non far caso ad
altro. Per questo fu una fortuna che fosse tornato alla
realtà appena in tempo per vedere il ragazzo di
fianco a lui muoversi: fu una vera benedizione, perché non
aveva
prestato la minima attenzione nemmeno alle parole del professor
Paciock, e se non avesse osservato attentamente lo Smistamento di
« McLennon, George » non avrebbe saputo cosa fare.
Il
ragazzo venne Smistato in Corvonero.
« Malfoy, Scorpius! » Chiamò
Paciock, non
impedendosi di arricciare il naso nel leggere quel cognome. Il tavolo
di Serpeverde sembrò animarsi di colpo, pieno di brusii;
Scorpius ignorò tutto e tutti, come ben aveva imparato a
fare,
ed attese il verdetto. Era solo vagamente consapevole di quanto quella
parola, quella singola parola pronunciata da niente più che
un
indumento stregato avrebbe potuto cambiare la sua adolescenza,
nonché la sua vita.
« Scorpius Malfoy, sei chiaramente figlio di tuo
padre:
somiglianza impeccabile, non c’è che dire. Il tuo
sangue e
l’opinione comune implorano Serpeverde, ma... ma
c’è
altro, c’è altro... Non sei orgoglioso, non sei
sottile
com’era tuo padre; ma probabilmente non sei nemmeno
coraggioso
come vuoi sembrare. No, ciò che si confà
maggiormente a
te è Corvonero! »
Sotto gli
sguardi stupiti di tutta la scuola, ma dei
Serpeverde in particolare, il giovane Malfoy scese a fatica, con
eccitazione sempre crescente, i gradini che lo separavano dai suoi
nuovi compagni; si sedette vicino a McLennon, Smistato appena prima di
lui.
Dopo
Scorpius Malfoy erano stati Smistati parecchi studenti; la lista andava
sempre più accorciandosi. Nel vedere che Malfoy era stato
collocato tra i Corvonero, tuttavia, Albus s’era
notevolmente quietato: se non era diventato lui un Serpeverde,
lui che
discendeva dai Malfoy, la cui nonna era una Black,
perché il
Cappello avrebbe dovuto collocarvi un Potter? Se era il sangue,
ciò che contava per il Cappello Parlante, allora lui sarebbe
diventato indiscutibilmente un Grifondoro. Dopotutto, Grifondoro erano
i suoi genitori, Grifondoro erano tutti i suoi nonni, Grifondoro
erano...
« Potter, Albus Severus! » Chiamò il
professore, interrompendo ogni pensiero del giovane.
Ma forse
sarebbe stato
meglio dire che Albus credeva
di essersi calmato, perché nel
momento in cui sentì pronunciare il suo nome,
scoprì che
non era affatto così.
« Non avrai per
caso paura di essere Smistato, Albus Severus Potter? » Chiese
il
Cappello, divertito. « No, direi che non sei un tipo
coraggioso,
almeno per il momento. Il problema è: riuscirai a tirarlo
fuori,
questo coraggio? Difficile. Non vorrei sbagliare di nuovo, nel
collocare uno studente... Non farmi pensare oltre: Tassorosso!
»
« E così,
siamo rimasti in pochi, eh? » Sussurrò Rose al
ragazzo che
le stava accanto, ma che si limitò a gettarle
un’occhiataccia e a ignorarla. « Che simpatia...
»
Fece la rossa, rivolta a sua cugina Roxanne.
« Ssh, Rosie, Smistano Scamandro! »
Rose
alzò gli
occhi, giusto in tempo per vedere Lorcan scivolare giù dallo
sgabello e dirigersi verso Corvonero – probabilmente, se non
fosse stato per Roxanne, la ragazza avrebbe scoperto in che Casa era
Lorcan
solo anni dopo.
Venne
Smistata anche
« Wann, Yvonne! », e Rose si rese a malapena conto che,
essendo rimaste solo lei, Roxanne e uno strano ragazzo che
scoprì rispondere al nome di Zabjo Nikolaj, era giunta l'ora
del suo turno.
Quando infatti il professore chiamò il suo nome, se non
fosse
stata spinta da Roxanne probabilmente non si sarebbe mossa.
L’andatura
leggermente zigzagante, si issò a fatica su quello sgabello
fin
troppo alto per lei; osservò la Sala Grande per qualche
secondo,
dopo il quale la sua vista fu completamente coperta dal pesante
Cappello.
« Tassorosso!
» Si limitò a dire questo dopo qualche
nanosecondo, senza
minimamente dare spiegazioni per la sua scelta, come aveva fatto invece
per suo cugino.
Rose
scivolò
giù dallo sgabello e si affrettò a correre verso
il
tavolo della sua nuova Casa con tanta foga che, in
prossimità
dell’ultimo gradino, scivolò, ritrovandosi seduta
per
terra sotto le risa di tutta la scuola. Senza battere ciglio
né
scomporsi troppo, la ragazza si rialzò e, come se non fosse
successo niente, andò a sedersi accanto ad Albus.
« Weasley, Roxanne! »
Ancora
rossa in viso
per la vergogna nel vedere sua cugina esibirsi in una così
plateale caduta, Roxanne avanzò a passi piccoli e veloci. Le
mani strette a pugno e la frangia bruna davanti agli occhi, le
sembrò che il tempo non scorresse alla solita
velocità,
ma che stesse impiegando più del dovuto. Crudele illusione!
Sentì vagamente
il Cappello Parlante muovere la sua punta a destra e sinistra sopra la
sua testa; era seduta da nemmeno un minuto quando il silenzio venne
rotto da un sonoro grido, « Corvonero! », seguito
da
scrosci di applausi. L’agitazione di Roxanne era tanta che
lì per lì non si capacitò nemmeno di
essere stata
Smistata: smarrita, si voltò verso il professor Paciock, il
quale le ripeté con un gran sorriso in volto quel
'Corvonero'
che da quel giorno in avanti avrebbe colorato di blu e di bronzo la sua
adolescenza.
Quella
sera, stremati
dall’eccitazione provocata loro dalla grande
novità che
era Hogwarts, gli studenti del primo anno non fecero troppa fatica ad
addormentarsi, in bocca ancora il sapore di quell’ultima
parola
pronunciata per loro dal Cappello Parlante, che avrebbero indossato per
il resto della loro vita ad
Hogwarts.
¹suo
padre:
Ovviamente Dennis Canon ;)
²preside
Silence:
Sì, ho mandato la McGranitt in pensione - la preside Topazia
Silence in realtà è presente anche in un'altra
mia fanficion, e siccome le sono un po' affezionata, l'ho voluta
riproporre anche qui :3
Sono
tornata! :3 A fatica, ma sono tornata.
Ho voluto puntare parecchio sullo Smistamento e sulle emozioni di
ognuno dei quattro vedendo il mondo da sotto il Cappello,
perché dopotutto è proprio quello il momento che
li trasforma in studenti di Hogwarts e segna indelebilmente la loro
vita al castello.
Purtroppo, a causa della mancanza di tempo, temo che tutti i capitoli
saranno piuttosto brevi >.<
E volevo puntualizzare, a scanso di equivoci, che
questa fanfiction non è assolutamente una critica a tutti i
luoghi comuni che intendo sfatare, quanto una sorta di esperimento, una
sfida tra me e me, visto che parecchi di questi caratteri comuni alle
fanfiction sulla nuova generazione vengono comunemente usati anche
dalla sottoscritta. Temo che
non mi stancherò mai di ripeterlo ^^''
Be', che ne pensate? Fatemi sapere ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Alfabeto. ***
2 - Alfabeto
James Sirius Potter avrebbe fatto veramente di tutto per punzecchiare
suo fratello, a partire dal suo Smistamento. Conosceva fin troppo bene
Albus, e non rimase per niente stupito del fatto che il Cappello avesse
escluso Grifondoro; a James bastava questo. Se fosse diventato un
Serpeverde, Merlino solo sapeva quante frecciatine gli avrebbe rifilato
– tutte premeditate durante quell’estate
–; se fosse diventato un Corvonero, l’avrebbe
classificato come secchione e preso di mira a gogò; se
invece il Cappello lo avesse Smistato (come poi aveva fatto) in
Tassorosso... be’, non aveva a disposizione molte battute sui
Tassorosso – aveva dato per scontato che sarebbe finito trai
Serpeverde! –, ma non avrebbe di certo mai mancato di
ricordargli quanto inutile e impopolare fosse la sua casa. Insomma,
quanti maghi famosi erano Tassorosso?
Albus era ben consapevole della natura di suo fratello, e non
aspettava altro che cominciasse la guerra. Che, già lo
prevedeva, non sarebbe durata troppo: James si sarebbe stancato presto
di prendere di mira suo fratello e sarebbe passato ad altri studenti
del primo anno. L’unica cosa che temeva veramente, era che
James avrebbe preso di mira lei.
Lei indossava una cravatta blu e bronzo, aveva corti capelli
castani e occhi dello stesso colore, dal taglio lievemente orientale.
Lei era una sua amica; no, forse non potevano propriamente definirsi
amici... non erano sconosciuti, ecco. Quando si incontravano per i
corridoi – il che non accadeva di rado, visto che Albus
faceva di tutto per imbattersi casualmente
in lei – si
fermavano spesso, salvo inconvenienti, a fare quattro chiacchiere.
Si erano conosciuti il secondo giorno di lezione. Albus si
era alzato in fretta dal tavolo della colazione perché aveva
dimenticato penna e inchiostro al dormitorio, ma, in questo modo, si
era ritrovato a dover raggiungere l’aula di Incantesimi da
solo. Aveva ormai messo piede nel secondo piano quando la vide: sola,
con il pesante tomo di Incantesimi in mano e l’aria di chi
non sa dove andare.
« Serve una mano? » Chiese il ragazzo,
con garbo. « Se devi andare a Incantesimi, abbiamo lezione
insieme stamattina! » Aggiunse, con un sorriso.
Lei sgranò gli occhi, mossa dalla sorpresa.
« Sì! » Esclamò, piena di
gratitudine. « Mi sono persa. Dovevo raggiungere il terzo
piano, ma le scale sono cambiate e... Oh, non ti portano mai dove devi
andare. » Continuò, assumendo una buffa
espressione corrucciata. Probabilmente, fu questa che
intenerì il giovane Potter.
« Be’, non è detto »
Disse, avviandosi verso le scale che conducevano al terzo piano,
seguito a ruota dalla ragazza. « Magari invece ti conducono
proprio dove devi andare, solo che non ne sei ancora consapevole.
»
« È vero, non ci saremmo mai incontrati
sennò! » Replicò lei, ridendo.
« Io mi chiamo Anne. Un nome un po’ comune,
sì. Che spesso viene associato alle ragazze bionde, non
castane. » Anne, però, non gli rivelò
mai il suo cognome, costringendolo per un bel pezzo a chiamarla solo
per nome. Non che gli dispiacesse; solo, non voleva sembrare troppo
aperto e invadente, com’era sua cugina Rose. La Weasley
sembrava non sapere cosa fossero i cognomi: chiamava tutti, anche gli
sconosciuti, per nome, come amici di vecchia data.
Albus sorrise. « Io sono A- »
« Oh, lo so chi sei, Albus Severus Potter.
» Eccoci al dunque. Albus aveva sempre temuto, tra
l’altro, che il suo cognome potesse essere
d’intralcio, ad Hogwarts; come avrebbe fatto ad individuare
chi voleva approfittarsi della notorietà del suo cognome, e
a distinguere le persone più “oneste” da
questo gruppo? E se lei, la stessa Anne, avesse accettato il suo aiuto
solo perché era figlio di Harry Potter? «
Be’, solo uno stupido non ti conoscerebbe, no? Ma infondo,
tra te e qualsiasi altro studente non c’è
parecchia differenza. Non prenderla male, Potter, ma la
realtà è questa. Fidati, non mi
fermerò a parlare con te solo perché sei un
Potter. Per me potevi far di cognome anche Abcdefghilmnopqrstuvz, sai.
Be’, oddio, in questo caso magari mi faresti un po’
pena, un cognome del genere... »
Albus si sentì stranamente più leggero,
come se la sua paura si fosse sciolta al suono della sua voce.
« Non sarebbe un brutto cognome », sorrise il moro,
« ma non vorrei certo chiamarmi Alfabeto, o qualcosa del
genere! »
Questo fu il secondo aspetto che
intenerì il ragazzo: Anne giudicava Babbani e maghi,
celebrità e anonimi, biondi e mori sullo stesso piano.
Be’, magari questi ultimi due no, ma questa è
un’altra storia.
« Oh, siamo già
arrivati? »
Con
un po' d'amarezza ho notato che le recensioni sono diminuite dei 2/3,
dal primo al secondo capitolo: qualcosa non andava? Dovete sapere che
io non ho mai
portato a termine una long, quindi, sul serio, se ci sono difetti,
NOTIFICATEMELI! ^^
E, visto che l'ultima volta mi ero dimenticata, approfitto di questo
spazio per ringraziare i recensori del primo capitolo: ClareSlytherin, edvige forever,
gio 123123, roselline, __Here e sweetcorvina.
Mentre, per il secondo capitolo: ClareSlytherin e __Here.
Probabilmente senza voi otto questo capitolo non esisterebbe XD
E, a proposito di questo capitolo, dirò solo una cosa: quel
"ma questa è un'altra storia" ovviamente verrà
approfondito. Mica lo lascio così! ;))
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Briciole e rose. ***
III - Briciole.
III - Briciole e rose.
« Buongiorno anche a te, Rose. Sì, va
tutto bene, grazie per avermelo
chiesto. Oh no, non ho dormito male, affatto! Sì, la
colazione era
ottima. Ho impiegato più tempo del solito a mangiare,
però: vedi, ho voluto sperimentare
quel vecchio insegnamento di mia madre... come l’aveva
definito lei?
Ah, masticare
prima di ingoiare il cibo. Fidati, funziona!
»
Camminando
per i corridoi di Hogwarts, spesso ci si poteva imbattere in una
ragazzina dai disordinati capelli rossi, la cravatta male
allacciata e un calzetto diverso dall’altro; il naso rivolto
all’insù e lo sguardo perso, che vagava senza
meta. Questa era Rose Weasley. Che, a dispetto di tutte le congetture
fatte sul suo conto fin dalla nascita e delle speranze riposte nel suo
rendimento scolastico, non assomigliava affatto a sua madre,
né fisicamente né caratterialmente. E i
più avevano già cominciato a intuirlo subito dopo
il suo Smistamento.
Spesso e volentieri dormiva fino a tardi, svegliandosi
all’ultimo minuto e vestendosi senza la minima precisione,
cercando per una buona manciata di minuti indumenti puliti da mettersi
nel caos del suo baule – non a caso, l’Incantesimo
di Appello era il suo preferito. A colazione, a causa del suo estremo
ritardo, era sempre costretta a trangugiare quantità
incommensurabili di cibo in pochi minuti. Eppure, a costo di arrivare
in ritardo – e probabilmente solo il Frate Grasso e Albus
sapevano quanti punti avesse fatto perdere, in sette anni, alla sua
Casa a causa dei suoi ritardi e della sua trasandatezza! –
non saltava mai, mai un
pasto. Con quale forza avrebbe affrontato la giornata altrimenti, se a
malapena in quel modo non crollava addormentata sul banco? Quella mattina poi, il
secondo giorno di lezione, si era svegliata proprio per
miracolo – miracolo che si faceva comunemente chiamare Liv
Mann. La sua compagna di dormitorio aveva infatti pensato che
probabilmente sarebbe stato meglio svegliare la rossa,
poiché, mentre le altre quattro erano già vestite
e preparate per la lezione, questa continuava a rigirarsi sotto le
coperte.
Rose, in preda ai morsi della fame, azzannò un
boccone di torta, leggermente imbarazzata. « Dai, Al, non
t’offendere per così poco! »
Replicò, riferendosi all'aver cominciato a mangiare senza
salutare suo cugino. « ‘o sai che ‘on
‘iesco a ‘lzarmi ‘esto »,
aggiunse, a bocca piena. « E io il cibo lo mastico!
» Si difese, giusto dopo aver ingoiato tutto ciò
che aveva in bocca praticamente intatto.
« Sì, come no, Rose », fece
Albus ridendo. Il moro afferrò la tracolla e si
alzò, pronto ad andarsene. « Faremmo meglio ad
andare, c’è Incantesimi la prima ora!
Sì, ma... oh, no... no...
» Fu proprio in quel momento che Albus si accorse di aver
dimenticato qualcosa.
Rose rischiò di strozzarsi con la crostata.
« Che è successo, Al? Qualcosa non va? Che
c’è?! »
« Ho dimenticato penna e inchiostro!
Farò tardi! E se farò tardi, Vitious
sottrarrà punti alla Casa per colpa mia, e io non voglio
assolutamente che accada! »
« Se invece di farti paranoie fossi già
corso fuori dalla Sala Grande, a quest’ora saresti potuto
essere a metà strada per il dormitorio... »
Sospirò Rose, il tono piatto. Ma non fece in tempo a
voltarsi per scoccare a suo cugino una delle sue occhiate canzonatorie
che Albus era già quasi fuori, correndo incontro al destino
che non conosceva ancora, ma che avrebbe stravolto buona parte dei suoi
anni ad Hogwarts¹.
Paradossale, come una così sottile dimenticanza, un
così esiguo dettaglio possa aver scatenato tali conseguenze.
Come l'amore possa nascere dal nulla e sgorgare dalle fessure
più improbabili, similmente all'acqua.
Rassegnata, Rose spazzò via le briciole dalla gonna e si
alzò, pronta a raggiungere il terzo piano in orario;
alzò gli occhi, in tempo per vedere la sua compagna di
dormitorio – leggasi: la sua salvezza – in piedi di
fronte a lei. « Weasley! Hai fatto in
tempo a fare colazione, dunque! Andiamo a lezione insieme? »
E fu così, probabilmente, che Rose cementò la sua
prima vera amicizia.
Paradossale, come un così
grande legame possa generarsi dalle più piccole cose, i
più insignificanti particolari, invisibili quanto una
briciola se paragonati all'immensità del mondo. Come
l'amicizia possa nascere dal nulla e sgorgare dalle fessure
più improbabili, similmente all'acqua.
*
Scorpius Malfoy era sicuramente,
indiscutibilmente, figlio di Draco Malfoy. Il giovane aveva ereditato
dal padre gli stessi capelli biondo chiaro, la stessa
tonalità di pelle pallida e le stesse, identiche
espressioni. Tutto, in lui, ricordava Draco: il suo modo di camminare,
di sorridere, di mangiare. Era trasparente la loro parentela.
Ma Scorpius assomigliava altrettanto a
sua madre, dalla quale aveva ereditato una somiglianza prettamente
caratteriale. Era timido, impacciato, e si emozionava facilmente,
proprio come Astoria; rifletteva sempre, fin troppo forse, prima di
fare qualcosa (tuttavia, non lo si poteva affatto definire un tipo
indeciso, tutt’altro: era incredibilmente risoluto; solo,
ponderava bene le opzioni che aveva di fronte prima di scartarne una e
prediligerne un’altra). E quest’incredibile
somiglianza la si evinceva soprattutto dagli occhi, specchio delle loro
anime, che avevano la medesima tonalità color pervinca.
D’estate, lo si poteva
scorgere spesso all’ombra di una quercia, un libro in mano e,
qualora non fosse diversamente impegnata, sua madre al suo fianco. La
lettura era una delle poche abitudini che aveva mantenuto anche ad
Hogwarts: prima di andare a dormire, prima di iniziare a studiare,
durante un buco tra una lezione e l’altra, spesso prendeva in
mano uno di quei libri Babbani che sua madre tanto amava e vi si
immergeva, dimenticandosi perfino chi fosse.
Fu anche grazie a uno di quei libri che
incontrò per la prima volta Rose Weasley. E, ironia della
sorte, quello divenne anche uno dei suoi libri preferiti.
Era ottobre, e Scorpius stava salendo
lentamente le scale per tornarsene in Sala Comune, date le avverse
condizioni atmosferiche che gli avevano impedito di leggere
all’aperto. Allo stesso tempo Rose, carica di libri
e fogli di pergamena sparsi, stava correndo nel verso opposto, di gran
fretta, senza prestar caso al povero Scorpius, che venne
inevitabilmente travolto dalla furia della ragazza. Fortunatamente
riuscì a riassestarsi prima di cadere a terra, aggrappandosi
ad uno dei corrimano in legno delle scale; Rose lo imitò,
lasciando però cadere tutto ciò che aveva a
terra, in una nuvola di fogli di pergamena.
« Che Tosca mi aiuti, mi ci
vorranno secoli per rimettere a posto tutti quei fogli! »
Esclamò, frustrata, chinandosi a raccogliere i suoi libri.
« Aspetta, ti do una mano
», si offrì Scorpius, lievemente offeso dalle
mancate scuse della ragazza, ma ugualmente divertito dalle sue
espressioni.
Stava per andarsene, visto che avevano
ormai raccolto tutto, quando Rose lo fermò.
« Hey! » Disse
questa; « hai dimenticato un libro, tu. » Aggiunse,
indicando il piccolo romanzo rimasto abbandonato su uno scalino.
Scorpius annuì e tornò indietro a raccoglierlo,
ringraziandola con niente più che un sorriso. «
Hey, non t’ha mai detto nessuno che gli assomigli?
» Fece Rose, alludendo al ragazzo biondo vestito di blu
seduto accanto ad una rosa che decorava la copertina del volume.
Scorpius rimase attonito.
Spostò più volte lo sguardo dal ragazzo della
copertina a Rose, un po’ per verificare
quell’affermazione, un po’ per cercare di capire se
la ragazza fosse seria. Ma non fece in tempo a capirlo,
perché qualche istante dopo Rose cambiò
radicalmente espressione: l’ampio sorriso che
l’aveva illuminata prima lasciò il posto ad un
paio d’occhi sgranati e le labbra socchiuse. « Oh,
ma io sono in ritardo! » Esclamò, e corse via.
Ovviamente non fu amore a prima vista;
anzi, Scorpius non ripensò quasi mai a
quell’incontro, nei successivi cinque anni. Così
come fece Rose, che proprio se lo dimenticò. Tuttavia, ogni
volta che gli occhi del ragazzo cadevano sulla copertina di
quel libro, gli capitava di riascoltare quelle parole, pronunciate con
così tanta leggerezza, che l’avevano scosso
parecchio: non
t’ha mai detto nessuno che gli assomigli?
E non era tanto la somiglianza fisica
che aveva turbato il ragazzo, quanto quel piccolo particolare disegnato
accanto al protagonista del libro. Una piccola rosa chiusa dentro
una campana di vetro.
¹il destino che non conosceva
ancora: l'incontro con Anne del capitolo precedente.
Oook, non
mi dilungherò molto, ho letteratura inglese che mi aspetta,
un po' come il buon vecchio Platone.
Che
dire? Scusate il ritardo, ma ecco il nuovo capitolo. Per farmi
perdonare, un po' più lungo del solito! :D
Anche perché non potevo non inserire questi due in capitoli
diversi, eh <3
Questo dovrebbe essere l'ultimo capitolo che tratta del primo anno: con
Roxanne farò un salto in avanti fino al quinto.
Avete
capito che libro stava leggendo Scorpius? Sì? No? Boh? Lo
scoprirete, prima o poi. Credo che ne riparlerò,
più avanti. Ma dovrebbe essere abbastanza chiaro, dai ;)
Ringrazio
i recensori dell'ultimo capitolo: edvige
forever, BurningIce, __Here e ClareSlytherin.
Grazie
è veramente poco :')
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Macchie. ***
IV - Macchie.
Inadeguatezza, senso di: sentirsi inadeguato al contesto.
Era così facile sentirsi
inferiori. Cos’era, uno studente su mille e più?
Niente più che un punto. Una sottile macchia, spesso senza
colore. Alcune si sovrapponevano, altre potevi vederle anche al buio,
mentre altre ancora non le avresti mai notate senza l’aiuto
di qualcuno. Macchie gialle che avrebbero dovuto essere verdi, macchie
invisibili che avrebbero dovuto illuminare la notte; macchie.
Di norma, gli Weasley erano macchie rosso fosforescente.
E i Potter non erano certo da meno.
Lei?
Ad Hogwarts si sentiva veramente a casa.
Non avrebbe potuto desiderare compagne di dormitorio migliori, tutti
erano gentili, le davano una mano nello studio quando ne aveva bisogno;
all’interno della sua Casa non si sentiva mai inadatta. Le
cose, purtroppo, cambiavano appena varcata la porta della Sala Comune.
All’esterno del piccolo mondo tappezzato di blu notte dei
Corvonero sentiva il suo cognome avvolgerla come una catena stretta,
che le impediva di respirare con regolarità; lì
fuori non era ‘Roxanne’, lì fuori era
‘Weasley’.
E non aveva mai sentito niente di più duro e pesante del suo
cognome, difficile da indossare quanto una scarpa tacco 12.
Spesso osservava Rose con invidia. La
rossa, nonostante fosse un disastro nello studio e nello sport,
nonostante fosse una delle persone più disordinate che
conosceva, nonostante ogni tre passi che faceva rischiasse di
inciampare da qualche parte, nonostante avesse palesemente deluso le
aspettative di tutta la scuola, viveva libera. Libera da oppressioni,
pregiudizi, sguardi. Libera e svolazzante come un palloncino scarlatto,
senza impedimenti a trattenerla a terra. Una vivida macchia rossa.
Riferito a lei, il cognome Weasley risultava notevolmente
più dolce e soffice.
Lei e Rose erano molto, molto diverse.
Tanto per cominciare, la cugina era rossa, di quel famoso rosso Weasley
che aveva caratterizzato tutti in famiglia; lei era mora, come sua
madre. Rose era espansiva e aveva un oceano di amici, Roxanne preferiva
rimanere nei suoi spazi e non invadere quelli degli altri, per paura di
sembrare invadente. Rose era una ritardataria cronica, Roxanne arrivava
sempre, per quanto possibile, puntuale. Rose preferiva mentire
piuttosto che rivelare una verità pungente, Roxanne amava la
sincerità. E oh, Rose aveva un freddo senso
dell’umorismo, ma ce l’aveva; Roxanne, ironia della
sorte, ne era totalmente sprovvista. Ma nonostante la chilometrica
diversità tra le due, instaurare un paragone era semplice,
se non immediato. Lo
faceva lei, lo facevano tutti.
« Roxaaaaaanne! » Si
sentì chiamare da una voce fin troppo familiare. La ragazza
s’irrigidì: s’era rifugiata a studiare
in biblioteca – G.U.F.O., brutto affare – per non
essere disturbata e non rimanere indietro con Erbologia, come sempre
altrimenti le succedeva; che diavolo aveva in mente Anne per urlare in
quel modo?
« Anne! » La
richiamò, intimandole implicitamente di far silenzio. Pochi
secondi dopo, la castana spuntò da dietro uno scaffale.
« Silenzio! »
Tuonò la bibliotecaria, Madama Quiete.
« Roxanne! »
Sussurrò nuovamente Anne, sedendosi di fronte
all’amica. « Non sai cos’ho appena visto!
»
Consapevole che, quando cominciava a
parlare, Anne non smetteva facilmente – soprattutto
trattandosi di pettegolezzi –, Roxanne chiuse il libro,
attenta a non far uscire le pergamene sparse d’appunti.
« Ero in giardino con
McLennon... »
« Qualcuno ha parlato di
McLennon? » Proruppe una voce, sedendosi accanto ad Anne.
« Oh, Scorpius! »
Esclamò la ragazza, sorridente. « Sì,
dicevo che poco fa ero in giardino con McLennon e... »
« Pettegolezzi? »
Domandò il ragazzo, pur sperando il contrario. «
Anne, ma non pensi che - »
« E fammi finire! »
Esclamò la ragazza, dando una gomitata all’amico.
« Dicevo, Ro’, che ero in giardino con McLennon
– Scorpius non interrompermi! » Esclamò,
alzando fin troppo la voce.
« Ssh! » Esclamarono
all’unisono lui, Roxanne e Madama Quiete.
« Ero in giardino con
McLennon... »
« Se lo ripeti
un’altra volta comincerò a pensare che hai una
cotta per George », sussurrò Scorpius, divertito.
« ...quando mi sono vista
passare davanti, a gran velocità, Yes – sai, no,
quel Tassorosso biondo, amico di Albus... »
« Sì, so chi
è », replicò Roxanne, divertita dalle
espressioni dell’amica.
« Ecco, me lo sono vista
passare davanti a gran velocità. E sai da chi correva? Da
Rose! »
« E quindi? » Chiese
uno Scorpius piuttosto annoiato, che evidentemente sperava in un
pettegolezzo di maggior rilevanza.
« E me lo chiedi? Ma
è chiaro! Yes ci prova con Rose! Yes! Con Rose! »
Sussurrò la ragazza, entusiasta.
Roxanne represse a stento una risata.
« Annie, ma te ne sei accorta solo adesso? »
« Nah, non dirmi anche tu che
Yes è cotto di Rose da anni. Non è vero,
l’avrei visto! »
« ‘Anche
tu’? » Chiese Scorpius alzando un sopracciglio in
un attimo di interesse.
« È quello che ha
detto anche Al Potter. L’ho incontrato all’atrio...
io salivo a cercare voi, lui usciva a cercare Yes. Albus ha detto che
Yes va avanti così dall’anno scorso, la invita ad
Hogsmeade ogni volta. »
« Be’, se lo dice Albus »,
replicò Scorpius alzandosi, lievemente seccato. «
Io torno in Sala Comune. Anne, Roxanne », salutò
con la mano.
« Dai, aspettami,
t’accompagno! » Esclamò Anne, scattando
in piedi e correndo dietro al biondo, senza neanche salutare.
Sembrava il continuo ripetersi di
un’opera teatrale, con stesso copione ma diverse
ambientazioni. Anne partiva con l’intento di rivolgersi a
Roxanne, per il più futile dei motivi. Poi, però,
veniva sempre distratta da qualcosa: che fosse Scorpius o qualsiasi
altro compagno, finiva sempre per lasciarla sola, quasi desse per
scontata la loro amicizia.
Roxanne non dava mai niente per
scontato, figurarsi un legame importante come quello. Per questo il
comportamento superficiale di Anne spesso la infastidiva, per non dire
che la deludeva; aveva tentato di farglielo capire, e Anne aveva pure
recepito il messaggio promettendo che non l’avrebbe
più fatto, ma invano. Era fatta così, ci ricadeva
sempre. Non era superficiale, non era nemmeno troppo egoista;
semplicemente, si focalizzava su ciò che non c’era
desiderandone l’esistenza, tralasciando ciò che
invece aveva per certo. Era la sua natura, e difficilmente sarebbe
cambiata.
Con quell’amara consapevolezza
sullo stomaco, riprese a studiare Erbologia.
Prima
o poi lo capirà. Sbatterà il naso su un vetro di
errori; è inevitabile.
Sì, continui a ripetertelo da cinque anni, ma non
è mai successo. Errare è umano; perseverare lo
è altrettanto. Non è diabolico.
Inadeguato, agg. = (1) che manca
dei requisiti necessari; (II) inferiore al giusto o al dovuto.
Cosa sapeva di Roxanne
Weasley?
Che era una Weasley, ma non era rossa.
Che quando si concentrava una ruga le
increspava la fronte, donandole una particolare espressione accigliata.
Che quando camminava i suoi passi erano
brevi, e spesso teneva lo sguardo puntato a terra.
Che ogni volta che Anne scappava via con
qualcun altro per lasciarla sola, il suo viso s’irrigidiva
quasi impercettibilmente.
Che non amava essere chiamata per
cognome.
Che proprio quelle sette lettere,
Weasley, erano la causa del suo presunto ‘essere
inadeguata’.
Ma in fondo, giusto o sbagliato,
adeguato o inadeguato, rosso o castano, erano solo differenti modi di
vedere il mondo. Niente più che lenti colorate che
distorcevano la realtà, creandone molteplici.
« Roxanne, posso sedermi?
»
Uhm.
L'ho riscritto tre volte, e non ne sono ancora soddisfatta; questo
però è ciò che si avvicinava di
più alla mia idea di partenza, e siccome è
passata una settimana dall'ultimo aggiornamento, ho deciso di
pubblicarlo ugualmente (o avreste dovuto aspettare secoli!).
Ringrazio prima di tutti Morgana_D,
che aveva recensito il terzo capitolo ma io non l'avevo notata ^^''
E i recensori dell'ultimo capitolo, vale a dire: ClareSlytherin,
Morgana_D, __Here e edvigeforever.
Vi ho mai
detto che vi adoro? *^* ♥
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Piume. ***
Piume
V -
Piume.
« Merlino, Merlino,
Merlino! Mi scusi professoressa, sono in ritardo! »
« Come quasi ogni mattina, signorina Weasley.
Altri cinque punti in meno a Tassorosso, che la prossima volta
diventeranno venti », sentenziò la professoressa
Vector
con tono rassegnato, per poi riabbassare gli occhi al suo registro.
Rose Weasley fece lo slalom tra i banchi per
cercarne uno vuoto e allo stesso tempo evitare lo sguardo di Albus, la
cui intensità le pareva smuovere anche l'aria. Procedette
lentamente, aumentando la velocità del suo passo solo quando
ebbe individuato un posto libero, in prima fila. Non amava
particolarmente starsene in prima fila, temeva sempre di addormentarsi,
ma era il primo che aveva visto e non aveva di certo intenzione di
starsene tutta l'ora cercando un banco più lontano dagli
occhi
della Vector. Che aveva già sottratto dei punti a Tassorosso
e
non si sarebbe trattenuta a sottrarne degli altri.
Così, si sedette accanto a Scorpius Malfoy.
Scorpius non aveva troppi amici. Al circondarsi
delle parole superficiali e dei sorrisi contraffatti propri di persone
colme d’ipocrisia preferiva di gran lunga conservare quelli
autentici che aveva; George non era la persona più seria del
mondo, né di certo lo era Anne, con tutte le sue stranezze e
il
suo inafferrabile umorismo, ma andava bene così. Non voleva
essere la stella più brillante di una costellazione; sapeva
fin
troppo bene che le supernove erano quelle che emanavano più
luce, e anche le più prossime all’esplosione.
Gliel’aveva insegnato la storia. Gliel’aveva
insegnato la
vita, nonostante la sua giovinezza.
Di solito sedeva sempre accanto a McLennon,
raramente ad Anne; scambiava qualche parola di soppiatto col compagno,
ma il più delle volte stava attento, preciso come tentava di
essere. Ma quello non era un corso obbligatorio, quella non era l'ora
di Trasfigurazione o Difesa Contro le Arti Oscure; quella era
Aritmanzia, che aveva deciso di frequentare per curiosità,
dove
non aveva nessuno dei due suoi compagni accanto. Quella era Artimanzia,
che frequentava sempre e solo con i Tassorosso – ironia della
sorte.
E con i Tassorosso, con
il Tassorosso, era impossibile concentrarsi.
« Serve una penna? » Gli chiese la
Weasley apparentemente senza motivo, giusto dopo essersi seduta. Il
ragazzo, non capendo il perché di quella domanda,
abbassò
gli occhi e solo allora notò in che condizioni la rabbia
aveva
ridotto la sua, di penna. « Malfoy? Tutto bene? »
No, no che non andava tutto bene. Lui era seduto
all'altro capo della stanza, ma Scorpius poteva sentire il calore
violento che emanava il suo sguardo; riusciva a intuire quanto
risentimento celasse dentro, benché non ne comprendesse il
motivo.
Ma non ne era spaventato, tutt'altro. Avrebbe
volentieri parlato con Albus Severus Potter se ne avesse avuta
l’occasione, ma purtroppo questi tendeva a evitarlo, sempre.
E
quando invece si incrociavano nei corridoi poteva vedere chiaramente
quanto il Tassorosso fosse seccato nel vederlo anche al di fuori delle
lezioni.
Senza una ragione apparente, Potter provava una
pesante antipatia per Scorpius. E Scorpius, infastidito da quel
comportamento infantile, aveva cominciato a non tollerarlo a sua volta.
Tanto che le lezioni con quella Casa erano diventate insopportabili.
« No, va assolutamente tutto bene »
sospirò.
« La penna », gli ricordò
Rose.
« Potrebbe servirti, sai, visto che siamo a lezione.
»
Aggiunse, senza il minimo accenno d'ironia, gonfiando le guance e
annuendo più volte. Il ragazzo non riuscì a
trattenere un
sorriso di fronte a quella buffa espressione, che sarebbe risultata
infantile sul volto di chiunque, ma che alla rossa calzava a pennello.
Scorpius osò voltarsi prima di accettare la
piuma, giusto per controllare l'espressione di Potter. «
Meglio
di no, Weasley. Ma grazie ». Perché tuo cugino
potrebbe
pensare che tu offriresti a me una penna solo sotto
l’Imperius.
In fretta, aggiunse: « Sai, forse ti converrebbe sederti da
un'altra parte. Quel biondo amico di Potter sembra aver tenuto un posto
occupato per te. E poi, non immagino cosa Po... »
Fortunatamente Rose lo interruppe voltandosi di
scatto verso Albus, che le stava tacitamente consigliando di sedersi
accanto all'amico. « No. » Disse con leggerezza,
scrollando
le spalle.
« No? »
« No. Hai sentito bene. E se non hai sentito
bene, sturati le orecchie. No. Rimango qui. Chi se ne frega di mio
cugino, e ancor più del suo amico. Anzi, sai che ti dico?
Questo
d'ora e in poi sarà il mio banco, ad Aritmanzia.
Sì, ho
deciso. E ora acchiappa 'sta piuma, muoviti. »
« Ma, guarda che - »
« Fregatene di entrambi. L’indifferenza
sarà la rovina del mondo, ma a me non importa. »
Rose non
riuscì a trattenere una risata, benché avesse
tentato di
soffocarla in ogni modo possibile.
« Weasley! » La
rimbeccò la
Vector. « Ha intenzione di prestare un minimo
d’ascolto
alla lezione o preferisce incontrarsi con Malfoy questo pomeriggio nel
mio ufficio per farsi una bella chiacchierata davanti a una punizione
appena sfornata? »
In
ritardissssssimo!
Sono imperdonabile.
Scusatemi tanto, ma all'inizio delle vacanze ho avuto la febbre
(ç_ç), e non ho toccato il pc per cinque giorni
buoni. Il capitolo era già quasi scritto, ma tra ritocchi e
tutto...
Non ricordo se vi avevo detto che già da questo capitolo si
sarebbe capito perché
Albus e Scorpius non sono amici. Se l'avevo fatto,
scusatemi, ho eliminato all'ultimo secondo quella parte; la
posticiperò al prossimo. Se non l'avevo fatto, be', ora
sapete che lo scoprirete presto!
Dimenticavo! Per la battuta: L’indifferenza
sarà la rovina del mondo, ma a me non importa ringrazio la mia migliore amica, che le freddure le mangia a colazione :')
Ringrazio tutti i lettori silenziosi, chi ha inserito questa fanfiction
tra le seguite, preferite e ricordate, e in ultimo ringrazio loro, che
hanno recensito l'ultimo capitolo: Francy Loves Freddie , ClareSlytherin,
roselline, __Here, Morgana_D ed edvige forever.
Anche se grazie non basterebbe ♥
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Non ci sei mai. ***
VII - non ci sei mai.
VI -
Non ci sei mai.
« Quindi Rose è entrata, e
benché ci fosse Martin a tenerle occupato un posto in ultima fila, dove
avrebbe anche potuto dormire tranquillamente perché la
Vector non l’avrebbe notata, ha preferito sedersi accanto a
Malfoy. »
Una brezza leggera, residuo del caldo di settembre che stava
lentamente scemando, scompigliava la superficie del lago Nero e i
capelli del ragazzo, spettinandoli più di quanto
già non fossero.
« I prima fila. Sotto gli occhi della Vector. E per poco non
si beccavano una punizione, quei due. » Albus
arricciò il naso, tentando di non far trasparire il suo
disgusto all’amica.
« Perché? » Domandò
Anne, l’espressione dura, senza vivacità.
« Perché chiacchieravano parecchio, e
Rose deve anche fatto una battuta delle sue. Per questo mi chiedevo se
fossero amici da tempo... »
« Assolutamente no », rispose in fretta
la ragazza, inspirando rumorosamente. « No, non sono amici.
Perlomeno, non lo erano fino a qualche tempo fa. Non è che
parliamo di Rose tutti i giorni, Al. » Aggiunse, palesemente
stizzita, con in bocca uno di quei sorrisi tirati che nemmeno il
botulino Babbano riuscirebbe a stendere maggiormente. «
È che... senza offesa eh, ma tua cugina non gode proprio
delle mie simpatie. Insomma, quando si deciderà a crescere
un minimo? Sempre con la testa fra le nuvole, i capelli messi non si sa
mai come e quell’irritante risata squillante. Per non parlare
delle sue battute, poi! Ride sempre e solo lei. È infantile.
E poi, quanti anni è che Tassorosso non vince la Coppa delle
Case? »
« Almeno cinque »
« Solo la settimana scorsa ha fatto perdere
quindici punti alla Casa, tra ritardi e parti della divisa mancanti.
Dovrebbe... responsabilizzarsi, ecco. Insomma, per colpa sua ci va di
mezzo tutta la Casa! »
« Hai ragione, ma è pur vero che non
è colpa sua. Non lo fa intenzionalmente, per far sottrarre
punti alla Casa; è fatta così, nessuno le ha mai
chiesto di andare contro - » se stessa; sarebbe come aver
chiesto a Merlino di diventare uno dei più grandi maghi di
tutti i tempi senza bacchetta Non saremmo Tassorosso se la
rimproverassimo solo per questo, non ti pare?
Avrebbe voluto dire Albus, ma sfortunatamente fu interrotto proprio a
metà del suo discorso.
« Scorpius! » Esclamò Anne.
Albus non aveva bisogno di voltarsi per
sapere che l’amica aveva sgranato gli occhi e sorriso come a
nessuno mai sorrideva. Non aveva bisogno di una sfera di cristallo per
sapere che di lì a poco sarebbe corsa via con il Corvonero e
l’avrebbe lasciato lì, solo, in mezzo al giardino
umido. Non aveva bisogno di un Legilimens
per sapere cosa Anne stava pensando e sentendo in quel momento: era
quello che lui stesso pensava e sentiva quelle rare volte in cui la
incrociava nei meandri di Hogwarts, la grande scuola in cui incontravi
sempre chi cercavi d’evitare, e mai il contrario. Non aveva
nemmeno bisogno di alzare lo sguardo per osservarla scivolare via,
lontano; gli bastava sentire il rumore dei suoi passi sull'erba,
ingigantito dall’eco della realtà.
« Al? »
S’era fermata.
« Glielo chiederò, comunque. »
E, di nuovo, Albus non aveva bisogno di altre parole,
perché sapeva benissimo che la ragazza alludeva al chiedere
a Scorpius se lui e Rose avessero stretto amicizia mesi prima o meno.
Non ne aveva bisogno, per sapere che Anne si riferiva a Scorpius. Come sempre.
Così annuì, nascondendo prontamente
tutti i suoi pensieri con un sorriso; non c'era altro da fare.
E alzò gli occhi, ma non
verso di lei.
E non ebbe bisogno di voltarsi ad osservare
l’espressione di Anne; sapeva fin troppo bene che,
nell’esatto momento in cui il suo sguardo aveva incrociato
quello di Scorpius, il sorriso della ragazza s’era cancellato.
***
Le nuvole coloravano il cielo di grigio mentre Roxanne era accoccolata
su una poltrona blu notte, la più vicina al camino, e
ripassava Storia della Magia con Lorcan Scamandro. I libri e i fogli di
pergamena sparsi sul tavolinetto di fronte a loro, i due ragazzi si
sfidavano a colpi di date ed eventi, incorniciati dalla calda e
accogliente Sala Comune.
« Prima riunione della Conferenza Internazionale dei
Maghi? »
« 1289. Primo torneo Tremaghi? »
« Scamandro, è troppo facile. 1294,
ovviamente. »
« Oh be’, allora dimmi
quand’è stato fondato il San Mungo, no? »
« Ma non c’entra niente! » Rise
Roxanne. « Comunque, nel 1600. Mia madre lavora
là, furbo. Rivolta dei Folletti? Non puoi non saperla.
»
Perché il professor Rüf avesse consegnato
loro quella lista di date importanti da ricordare, che a suo parere
avevano « segnato un netto cambiamento nel Mondo Magico; non
saremmo dove siamo adesso se nel 1722 non fosse stato giustiziato un
Ippogrifo o, com’è accaduto nel 1612, non fosse
stata bloccato un sentiero secondario a causa di una rivolta. Sono
pietre miliari che segnano il cammino dell’uomo attraverso il
tempo! » e che quindi andavano tassativamente
ricordate tutte, senza eccezioni, nessuno l'aveva capito.
Perché se avesse sorpreso di nuovo qualcuno ignorante del
fatto che nel 1296 una Manticora venne accusata d’omicidio e
poi assolta, sarebbero stati guai seri. Mai sottovalutare un fantasma
soporifero quando usa come arma i suoi sproloqui!
« Ovviamente è- »
« Buon pomeriggio mondo! »
Esclamò Anne entrando violentemente nella Sala Comune,
Scorpius appena dietro di lei. « Roxanne? » Fece,
osservando a bocca aperta l’amica. « Ma che...
»
Poi accaddero molte cose, tutte così velocemente
che Roxanne faticò parecchio per ricordarle tutte.
Numero uno,
l’intera squadra di Quidditch di Corvonero fece irruzione
nella stanza occupando ogni centimetro di divano libero, non curandosi
di niente e nessuno. Stanchi com’erano
dall’allenamento, pensarono solo a sedersi e riposarsi,
continuando a parlottare tra loro sulle varie strategie attuate e da
attuare nel prossimo futuro.
Numero due,
un frammento di pergamena, piegato a forma d’uccello e
Incantato a dovere, cominciò a battere con insistenza sul
vetro di una finestra per attirare l’attenzione di qualcuno,
contribuendo ad aumentare la confusione che dominava l’aria.
Numero tre,
Anne approfittò di quel tumulto appena creatosi per
afferrare Roxanne e spingerla verso il loro dormitorio.
« Ma che diavolo facevi? » Chiese,
divertita.
« Ripassavo Storia della Magia. Sai
com’è, non sono nelle simpatie di Rüf,
io. »
« Con Scamandro? Non c’era nessun altro per
ripassare? Cioè, proprio Scamandro? »
E con chi? Tu non ci sei mai.
*tatatà,
pubblicità*
Signore
e signori, avete scritto qualcosa a proposito della Seconda Guerra
Magica e l'avete pubblicato? Questo è il contest che fa per
voi!
Avete
una drabble che descrive quella sensazione di quel personaggio durante
la guerra? Questo è il contest che fa per voi!
Avete
in mente di scrivere qualcosa sulla ricorrenza del 2 Maggio ma ancora
non l'avete fatto? Questo è il contest che fa per voi!
"La
battaglia di Hogwarts" contest!
Solo
fino al 2 Maggio, proroghe su richiesta.
*Fine
pubblicità*
Festeggiamo l'apertura di Pottermore in ritardo: per chiunque volesse
aggiungermi, io sono Noxbiancospino29851,
Serpeverde.
Beene, bando alle ciance inutili! Ecco il capitolo. Scusate se c'ho
messo tanto anche 'sta volta, ma dovevo scriverlo bene, visto che da
qui partiranno Merlino solo sa quante conseguenze. Puntualizzo, se non
si fosse capito, che il motivo per cui Albus prova una certa avversione
per Scorpius è
Anne. Sì, esatto, è geloso. Anche
perché ha ben capito che Anne vede Scorpius non come un
semplice amico... Vi aspettavate qualcosa di più serio,
vero? Lo so, mi aspettavo di meglio anch'io
ç_ç
Ringrazio tutte le anime pie che hanno recensito l'ultimo capitolo,
ovvero: Fracy
Loves Freddie, __Here, ClareSlytherin, Aravis24, Morgana_D,
edvige forever. Ve
lo ripeto - tanto sono una parecchio ripetitiva -, vi adoro *^* ♥
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=974614
|