Put a spell over you

di Feel Good Inc
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aberforth Silente/Madama Rosmerta ~ new arrivals; guida pratica alla sana rivalità tra osti ***
Capitolo 2: *** Albus Silente/Minerva McGranitt ~ beginnings; guida pratica agli incantesimi da primo giorno di scuola ***
Capitolo 3: *** Arthur Weasley/Molly Prewett ~ complications; guida pratica alla manutenzione domestica babbana ***
Capitolo 4: *** Barone Sanguinario/Helena Corvonero ~ chains; guida pratica all’adempimento di un assassinio ***
Capitolo 5: *** Bartemius Crouch Jr/Bellatrix Lestrange ~ consecrations; guida pratica all’iniziazione di un Mangiamorte ***
Capitolo 6: *** Bill Weasley/Fleur Delacour ~ confessions; guida pratica alla perfetta proposta di matrimonio ***



Capitolo 1
*** Aberforth Silente/Madama Rosmerta ~ new arrivals; guida pratica alla sana rivalità tra osti ***


new arrivals ;

guida pratica alla sana rivalità tra osti

 

 

 

 

 

Increscioso. Penoso. Assolutamente inconcepibile.

Non è che la Testa di Porco avesse mai avuto questo fior di clientela, intendiamoci. La gente veniva, grugniva – se di buon umore – un buongiorno, chiedeva un Whisky Incendiario e il più delle volte se ne stava per i fatti suoi. Aberforth era sempre stato piuttosto fiero di una tale peculiarità del proprio locale: sapeva bene quanto, a volte, uno avesse bisogno di stare da solo in un posto con la faccia nascosta da un cappuccio e un boccale di liquore abbastanza forte da bruciargli le budella.

Ma, rifletteva oggi con rabbia, strofinando il bancone con uno straccio annerito, forse non si era mai reso conto di quanto a volte uno avesse anche bisogno di un paio di belle lunghe gambe che spuntassero da sotto un’uniforme colorata e venissero a portargli quel boccale di liquore direttamente in mano. Altrimenti, come si spiegava l’improvvisa evaporazione dei suoi già pochi avventori, tutti fiondatisi all’apertura inaugurale di questo fantomatico Tre Manici di Scopa?

Aberforth sbuffò sprezzante, scompigliandosi la barba aggrovigliata, prima di rinunciare definitivamente a ripulire il banco dalla bruciatura – colpa sua: quando aveva visto persino quel depravato di Mundungus Fletcher partire alla volta del nuovo pub giù al villaggio, aveva accidentalmente dato fuoco a parte del locale. Poteva essere pure una Veela, questa Rosmerta; per lui restava soltanto una megera che minacciava di rubargli il mestiere da un giorno all’altro.

Era ancora immerso in queste cupe considerazioni quando un cigolio annunciò lo schiudersi della porta, inducendolo ad alzare gli occhi con una pallida speranza.

Sulla soglia c’era una donna. Era giovane, non poteva avere più della metà dei suoi anni; il suo corpo generoso era slanciato da un paio di tacchi altissimi e scintillanti e, su tutto, un paio di occhi liquidi lo fissavano incuriositi. E bisognava riconoscere che la sua uniforme non era molto più colorata dei cenci di Aberforth.

La donna abbassò lo sguardo sul bancone che li divideva, sorrise e tese una bacchetta.

« Tergeo. »

Frastornato, lui ci mise un po’ ad accorgersi che la bruciatura era scomparsa. Si grattò la barba, cercando di scuotersi; avrebbe dovuto pensarci prima.

« Lei è il signor Aberforth, vero? Sono Madama Rosmerta, dei Tre Manici di Scopa. » La donna si avvicinò con la mano tesa, abbagliandolo con un sorriso. « Ero molto curiosa di conoscerla. »

Aberforth ricambiò la stretta d’istinto, senza neppure rendersene conto. Quando poté scrutarla da vicino, credette di intuire perché quel depravato di Mundungus Fletcher avesse preferito l’ospitalità di Madama Rosmerta alla sua.

« Spero che tra noi non debba mai esserci rivalità » proseguì quella, languida come la cioccolata della Piediburro.

Burbero, avvertendo il calore concentrarglisi in una zona estesa dal collo agli occhi, Aberforth ritrasse la mano e le voltò le spalle con un ringhio.

« Non ci conti troppo, signorina. »

Per qualche arcana ragione, il silenzio in cui Rosmerta rimase quando lui si lasciò sfuggire di mano un paio di boccali – che s’infransero più rumorosi delle sue imprecazioni – gli suggerì che invece, oh, eccome se ci avrebbe contato.

 

 

 

[ 500 parole ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Io non dovrei farla, questa cosa. Fermatemi finché siete in tempo xD

Beh, vi spiego. Considerate il fatto che ho sempre scritto molto poco su Harry Potter per la paura di dissacrare un capolavoro. Considerate anche che la fine dell’era, segnata dal 13 luglio 2011, mi ha fatto riconsiderare tutto il mio amore per questa saga e anche il fatto che, dannazione!, se si scrive su di essa in fondo è per osannarla. Considerate che sono pazza, insensata e pericolosa. Mescolate gli ingredienti e giungerete alla soluzione: ebbene sì, ho deciso di iniziare una raccolta su tutti i pairing rowlingani cui abbia mai dedicato un pensierino, anche minimo. Il che coinvolge anche cose improbabili-assurde-ridicole come appunto l’Aberforth Silente/Madama Rosmerta. Capite adesso perché vi chiedo di fermarmi finché siete in tempo?! o__ò

Cosa posso dire su questo episodio? Ho pensato a un’eventuale apertura dei Tre Manici di Scopa... Ho pensato che Aberforth ne fosse un po’ seccato, poiché la Testa di Porco non sarebbe più stato l’unico pub di Hogsmeade, salvo poi ricredersi di fronte all’avvenenza e alla gentilezza di Rosmerta. Ehi, dopotutto è un uomo anche lui!

Il titolo della raccolta è tratto da Spell di Marie Digby e sta a significare che ogni storiella – almeno ci spero – dovrebbe avere a che fare con un qualche incantesimo (qui è Tergeo. Beh, credo che gli incantesimi di pulizia siano una delle specialità degli osti). L’altra cosa curiosa – ma anche no: punti di vista – è che ho deciso di scrivere seguendo un ordine alfabetico relativo ai pairing; per primo dunque l’Aberforth/Rosmerta, e subito dopo l’A... Oh, ma no, non ve lo dico, tanto non è affatto detto che porti avanti questo piano di distruzione di massa. Certo non meritate una cosa simile, né la meritano i personaggi di mamma Jo. *fa ammenda*

Mmm... È tutto, credo. Sono pronta ad accogliere i pomodori *si calca un elmetto in testa*

Ah, e ai temerari che sono venuti a leggere l’esordio dell’apocalisse: grazie. Siete dei masochisti, ma grazie comunque.

Aya ~

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Capitolo 2
*** Albus Silente/Minerva McGranitt ~ beginnings; guida pratica agli incantesimi da primo giorno di scuola ***


beginnings ;

guida pratica agli incantesimi da primo giorno di scuola

 

 

 

 

 

« Duro. »

Dalla punta della bacchetta spirò un soffio gentile, e il fazzoletto che l’insegnante le aveva consegnato per il suo primo esercizio divenne rigido come la pietra. Minerva alzò gli occhi, intimamente soddisfatta. Sapeva di avere appena guadagnato almeno dieci punti per Grifondoro.

Il professore sedeva sulla cattedra – non in cattedra: sulla cattedra – le mani intrecciate sopra le gambe accavallate, e faceva scorrere tra gli indaffarati studenti uno sguardo azzurro e amichevole. In attesa che la sua attenzione si spostasse su di lei, Minerva si concesse di osservarlo meglio. Non aveva ancora capito se quell’uomo fosse un genio o uno svampito. Forse era un po’ di tutt’e due. Nessun altro insegnante aveva ancora osato mettere alla prova gli alunni del primo anno con un incantesimo pratico, prova ne era che il resto della classe era in palese difficoltà... Ma lui sembrava molto fiducioso nei loro confronti.

Finalmente quello sguardo azzurro si posò sul suo fazzoletto pietrificato. Sotto i lunghi baffi castani, l’uomo fece un gran sorriso; accennò persino un applauso.

« Splendido lavoro, Minerva! Venti punti a Grifondoro! »

Non si era neppure avvicinato al banco per guardare meglio...

Mentre tutti i suoi compagni interrompevano i loro sforzi per voltarsi a guardare, Minerva si sentì arrossire. Ecco un’altra cosa strana: il professore chiamava tutti i suoi studenti per nome, e i ‘signore’ e ‘signorina’ richiesti dalla formalità del confronto tra insegnante e allievo non sembravano neanche lontanamente passargli per la testa. Era, il suo, un contatto diretto, che suonava del tutto nuovo alla piccola, diligente, ligissima e studiosissima Minerva McGranitt.

Ma lo scintillio amabile negli occhi chiari di Albus Silente era in grado di confondere anche una ragazzina come lei.

Bastò quella prima lezione – o forse fu solo quello sguardo azzurro? – perché Minerva capisse che Trasfigurazione sarebbe diventata la sua materia preferita.

 

 

 

[ 300 parole ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Era pronta da una settimana. È stata la scrittura di questa flash a farmi venire in mente di iniziare la raccolta. Tanto valeva pubblicarla subito dopo la prima.

Silente insegnava Trasfigurazione, no? Ho voluto immaginare come si sarebbe sentita l’undicenne Minerva McGranitt – già seriosa durante l’infanzia! – alle prese con questo eccentrico professore diverso da tutti gli altri. Io personalmente mi sarei presa una cotta impressionante per lui, non lo nego. xD

Se ce ne sarà una terza, sarò lieta di condividerla qui. E ancora grazie a voi lettori: siete più coraggiosi di Godric Grifondoro in persona.

Aya ~

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Capitolo 3
*** Arthur Weasley/Molly Prewett ~ complications; guida pratica alla manutenzione domestica babbana ***


complications ;

guida pratica alla manutenzione domestica babbana

 

 

 

 

 

C’era un che di maniacale nella costanza e nella dedizione che Arthur impiegava in quella sua dannata mania. In tutta onestà, Molly credeva di averle tentate tutte pur di fargliela passare: ma a niente erano servite minacce di cene non preparate, uscite serali rimandate, un po’ di urlacci e conseguenti bronci protratti per lunghi finesettimana. L’uomo che per disgrazia aveva scelto di sposare era, semplicemente, un fissato. Sospirò forte, guardando il pavimento della cucina invaso da tubi e pomelli e accarezzandosi il pancione; prima o poi, si disse, uno dei due avrebbe dovuto cedere – ma non era poi così sicura che sarebbe stato Arthur.

« Tesoro » esordì, per quella che sarebbe potuta essere la trilionesima volta. « Tesoro, davvero, non credi che sia il caso di...? »

« No, Molly » giunse la voce di Arthur, eccitata ma categorica, dalle ante sotto il lavabo da cui spuntavano le sue gambe nervose. « I Babbani fanno così, li ho visti mille volte, e se lo fanno loro posso farlo anch’io. Cooperazione interspecie, ricordi? »

Molly si accigliò. « Montare un impianto idraulico senza magia non è questa gran prova di cooperazione interspecie, sai; ci vuole ben altro per quella. » Non ottenendo risposta dalla nicchia sotto il lavabo si sentì incoraggiata a proseguire, sfilando la bacchetta magica da una tasca della veste. « Se solo mi permettessi di aiutarti... »

« Ho detto di no, Molly. Ti ringrazio » rincarò Arthur, sbucando finalmente alla luce e mostrandole un’espressione raggiante di eccitazione, « ma desidero con tutte le mie forze riuscire a fare qualcosa dal loro punto di vista, capisci cosa intendo? È un’esperienza affascinante. »

Molly sospirò ancora, rabbuiata. Non trovava nulla di affascinante in un mucchio di vecchi tubi arrugginiti.

Arthur avvitò qualche altro aggeggio, si alzò, scosse via la polvere dai vestiti e mosse fiducioso le mani verso il rubinetto sovrastante l’enorme pasticcio di ferrivecchi che aveva messo insieme. Girò la manopola dell’acqua calda. Come Molly temeva, quella non sgorgò da nessuna parte.

Arthur gemette d’impazienza. « Non capisco! Dov’è che ho sbagliato? Sono certo di non aver tralasciato nulla... Cara, vieni qui » e nel dirlo già spariva nuovamente nell’anfratto buio al di là delle ante, « avvisami quando l’acqua scorre. Cercherò di spostare qualche tubo. »

Per nulla convinta, Molly distolse la bacchetta dal ricamo appena avviato e si sollevò con cautela, raggiungendo l’arnese che tanto appassionava suo marito. Vi si appoggiò con uno sguardo truce, e solo allora le venne in mente di osservarlo più da vicino.

Dal rubinetto emergeva qualcosa... come un sassolino, ma...

« La sento scorrere, qui dentro » obiettò Arthur con voce soffocata, da qualche parte dentro il mobile. « Com’è possibile? Molly, cara, ancora niente? »

« Ancora niente » confermò lei, appena prima di portare una mano al forellino da cui si supponeva che l’acqua dovesse cadere. Sì, c’era proprio un sasso. Ma dove li aveva pescati, Arthur, quei tubi? In una discarica?

Ci fu un rumore di ferraglia, seguito da una nuova domanda affaticata. « E adesso? »

« Waddiwasi » borbottò Molly, e il sasso schizzò via dal rubinetto assieme a un getto caldo e forte.

Arthur lo udì e si raddrizzò subito. Non vide il sasso – stretto nella mano di Molly assieme alla bacchetta – ma i suoi occhi radiosi ammirarono per un lungo secondo il rubinetto ora perfettamente funzionante, prima di posarsi con gioia sulla moglie.

« Molly, ce l’ho fatta! Hai visto? Ce l’ho fatta! Ho fatto una cosa da Babbano! Altro che idropici... »

Per un attimo sembrò che volesse mettersi a sciaguattare le mani nell’acqua come un bambino. Guardandolo, Molly sentì svanire tutto il disappunto. Sì, suo marito era un fissato – ma, forse, avrebbe anche potuto lasciar vincere lui, per un po’.

Fece sparire il sassolino nella tasca e sorrise, accarezzandosi di nuovo il pancione.

« Tesoro... Ti piace il nome ‘William’? »

 

 

 

[ 616 parole ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Non chiedetemi perché, ma ho sempre immaginato un giovanissimo Arthur Weasley intento nella costruzione (non magica) della Tana. Babbanofilo com’è, ce lo vedo benissimo a cercare di montare un rubinetto senza richiedere l’aiuto di un idraulico babbano! Il finale è un velato riferimento alla peculiarità di papà Weasley: ‘William’ deriva dal germanico ‘wilja’, ‘volontà’, un tratto di Arthur che Molly spera inconsciamente di conferire anche al loro primogenito.

I coniugi Weasley sono, per me, qualcosa di molto simile ai genitori ideali. Spero di aver reso almeno in minima parte la magia che li tiene uniti – e che non ha nulla a che vedere con bacchette magiche e strane parole latine. Perlomeno, io li vedo così.

Siete ancora qui? No, perché, attenti, io ci sto prendendo gusto, eh! xD

Aya ~

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Capitolo 4
*** Barone Sanguinario/Helena Corvonero ~ chains; guida pratica all’adempimento di un assassinio ***


chains ;

guida pratica all’adempimento di un assassinio

 

 

 

 

 

Il sangue scorreva tra le lunghe chiome brune della giovane donna, irrorando la terra col suo senso di morte. Una mano cadde dall’alto accanto al suo viso bianco come la neve, mentre l’uomo si lasciava cadere sulle ginocchia tremanti, gli occhi fissi in quelli spenti e spalancati di lei – ma più vuoti, immensamente.

L’uomo non ricordava di aver mai avuto un nome o una vita: il mondo intero aveva cessato di esistere nel momento in cui il lampo di luce verde si era riflesso nelle iridi che ora, cieche, specchiavano le sue. Mosse la mano quasi senza accorgersi della sottile bacchetta ancora stretta tra le dita; sfiorò, carezzò con dolcezza una gota arrossata, seguì la scia rossa nei contorni delle labbra dischiuse, e tentò infine di abbassare quelle palpebre crudeli. Inutile. Gli occhi di Helena – Helena; ricordava il suo nome, Helena – erano stati pieni di cielo, e mascherarne la perdita avrebbe soltanto ampliato il vuoto. Il sangue sarebbe scorso ancora, e il cielo sarebbe rimasto perduto.

L’uomo rise, una risata folle e lunga. Rise perché la colpa che lo sporcava andava al di là delle lacrime.

E nel nulla che gli era rimasto, seppe che una sola cosa andava fatta. Posò sulla fredda bocca di Helena la sua, tremante, e strinse la bacchetta contro il proprio ventre, impugnandola come una spada. Sussurrò così le due parole.

« Avada Kedavra. »

L’ultima cosa che avrebbe ricordato sarebbe stato il bacio gelido della morte.

 

 

 

[ 240 parole ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Radicale cambiamento di genere. Perché la storia del Barone mi ha sempre affascinata, e perché sarebbe un insulto provare a scrivere di qualcosa che non sia la sua disperazione, o il senso delle sue catene. (In realtà, il Barone si uccise con un pugnale, ma per restare in tema di incantesimi sono dovuta ricorrere alla licenza poetica.)

Ringrazio infinitamente chi mi segue e voi che state leggendo in questo preciso istante: spero di meritare almeno un briciolo della vostra attenzione.

Aya ~

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Capitolo 5
*** Bartemius Crouch Jr/Bellatrix Lestrange ~ consecrations; guida pratica all’iniziazione di un Mangiamorte ***


consecrations ;

guida pratica all’iniziazione di un Mangiamorte

 

 

 

 

 

Dalla finestra della stanza più economica del Paiolo Magico s’insinuava il vocio sporco e vuoto della Londra babbana.

Tom si chiuse la porta alle spalle, e Barty si sentì stranamente al sicuro – o in trappola?

« Perché siamo venuti qui? » borbottò, sfilandosi i guanti e spazzandosi via la neve dai capelli.

La donna che lo accompagnava – che era con lui da giorni, settimane, forse da sempre – marciò spedita fino a quel quadrato di luce polverosa. Con un gesto della bacchetta sigillò ermeticamente le tapparelle, finché ogni rumore e ogni presenza furono chiusi fuori.

« Nessuno penserà mai a cercarci in mezzo a tutta questa feccia » ribatté, aspra, prima di voltarsi a lanciargli un’occhiata beffarda dall’ombra del cappuccio. « Cosa c’è? Hai paura di incontrare papino di ritorno da un giretto per Diagon Alley? »

Barty si sentì arrossire.

« Pensavo solo » tentò di giustificarsi, « che forse... a Hogsmeade... »

La donna esplose in una risata di puro disprezzo. « Ma certo, dritto dritto tra le braccia di Silente! Ne hai di cose da imparare, caro il mio piccino... »

Barty tacque. Rimase a guardare Bellatrix Lestrange emergere a poco a poco dal mantello, più scura della stoffa che l’aveva finora avvolta, gli occhi accesi da una fiamma di folle impazienza – la stessa che faceva tremare le mani di lui. Si ritrovò a pensare che era perfidamente sensuale, come solo le arti proibite sanno essere.

Il mantello cadde silenzioso sopra la neve, sciogliendola del tutto.

« Sei pronto? »

Un flusso di adrenalina: lo sguardo animale, magnetico di Bellatrix si apriva su promesse di un mondo nero d’inchiostro, rosso di sangue e verde di morte.

« Sono pronto. »

« A tutto? »

« A tutto. »

« Crucio! »

Barty cadde sulla schiena, ogni parte del corpo trafitta da un dolore lancinante. Urlò con tutte le fibre del suo essere. Tom l’avrebbe sentito... e chiunque altro in Diagon Alley... Si sforzò di tacere, ma era insopportabile.

Bellatrix gli fu subito addosso come una fiera, cacciandogli la bacchetta in gola e artigliandolo fino a soffocarlo. Anche il suo respiro era fuoco puro.

« ‘Tutto’ è anche questo, piccino! » Rideva ancora, sguaiatamente. « Sai che vuol dire? Vuol dire che quelli che cercheranno di fermarti – dovrai farli strillare come maiali, sanguinare finché crepano, e che se qualcuno ti scopre non ci sarà papino a difenderti; che dovrai ammazzare anche lui, insieme ad ogni altro lurido traditore del suo sangue! Allora? Pensi di essere all’altezza dei più fedeli sostenitori del Signore Oscuro? Sei pronto? Rispondi! »

La bacchetta si sollevò e il dolore si spense, lasciandolo ansimante, in lacrime – no dannazione no – incapace di spiegare che suo padre non l’avrebbe comunque mai difeso, che ucciderlo sarebbe stato piuttosto una ricompensa...

Fissò gli occhi di Bellatrix, dilatati, folli, sospesi come la scure di un boia, perso nella foresta nera dei suoi capelli. E di nuovo, in bilico sulla bocca di quell’abisso, rabbrividì di piacere.

« Insegnami » soffiò.

La follia divenne trionfo, una risatina, la maledizione che si ripeteva in un sussurro quasi dolce che stemperò le grida.

La scure calò su di lui, come un morso, come una sospirata e liberatoria condanna.

 

 

 

[ 506 parole ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.

No, davvero, io non penso di meritare tanto. ;///;

... Ci ho messo un’eternità a scrivere questo capitolo. Innanzitutto, per quanto sia partita con il presupposto che avrei trattato tutti i pairing cui ho anche solo minimamente pensato nel corso della lettura della saga, avevo un po’ di timore nell’esporvi questo mio personalissimo gusto. Ho sempre pensato che Barty Junior sia entrato in combutta con Bellatrix proprio perché stregato da lei, oltre che dalle Arti Oscure in sé; e, ehm, ammetto di aver pensato che mi avreste presa per pazza. ^^’ In secondo luogo mi sono scontrata duramente con la caratterizzazione di Bellatrix, che (anche ora che il capitolo è completo) non mi convince affatto. Beh, che posso dire? Mi rimetto alla clemenza dei lettori.

E comunque grazie, grazie davvero, Satomi. La prima frase di queste note è solo merito tuo. Mi fai sentire migliore. <3

Grazie ovviamente anche a chiunque passi di qui; siete sempre i benvenuti!

Aya ~

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Capitolo 6
*** Bill Weasley/Fleur Delacour ~ confessions; guida pratica alla perfetta proposta di matrimonio ***


confessions ;

guida pratica alla perfetta proposta di matrimonio

 

 

 

 

 

La Tana non era mai stata un esempio di casa ideale. Sempre piena di rumori, di spifferi, e spesso e volentieri anche delle urla della mamma dopo le esplosioni provenienti dalla stanza di Fred e George, alle volte si era rivelata in grado di disorientare gli occasionali ospiti poco avvezzi a una simile confusione. Harry non aveva avuto di quei problemi, e neanche Hermione Granger, forse perché quell’ambiente per loro era così liberatorio da rivelarsi entusiasmante – ma Fleur lo aveva preoccupato non poco. Come avrebbe reagito, quella ragazza dai modi leggiadri e – come aveva detto, o piuttosto gemuto, Ginnyfrancesi, in una casupola pericolante e così lontana dal suo concetto di ‘familiarità’?

Eppure, a giudicare da come Fleur si accoccolava al suo fianco mentre Bill l’aiutava con i termini più tecnici dei documenti della Gringott, quella preoccupazione doveva essere piuttosto infondata. Anche se in corridoio continuavano a risuonare passi attenti o curiosi, disinvolti o circospetti, a seconda che lo spione di turno fosse Ron o la mamma o i gemelli pronti all’arma estrema del ricatto. Se solo la porta della sua stanza si fosse chiusa meglio.

« Mi sombri distratto, Williàm. Va tutto bene? »

Si scosse e sorrise appena. Le aveva detto mille volte di chiamarlo Bill. « Sì, certo... Pensavo solo a una cosa che volevo chiederti da un po’. »

Fleur gettò quasi distrattamente indietro i capelli biondi e batté le ciglia. I suoi occhi parlavano a chiare lettere di precise aspettative. Bill sorrise ancora – sarebbe arrivato anche a quello, naturalmente; ma, ora come ora, doveva risolvere una questione che di recente aveva minato tutte le sue certezze.

« Ti ascolto... »

« Hai davvero del sangue Veela? »

Fleur lo guardò stupita per un istante. Bill si costrinse a non distogliere lo sguardo. Odiava l’idea di ciò che sarebbe potuto venire dopo, ma voleva essere sincero con lei. Nessuna ragazza meritava un sentimento posticcio – Fleur meno che mai, perché era speciale, molto al di là di quella sua bellezza mozzafiato.

« Oui. Te l’ha detto Ron? Probabilmonte glielo ha raccontato Arrì, pas vrai? »

Fuori dalla porta echeggiarono nuovi passi, qualche risatina, ma Bill tenne gli occhi fissi in quelli di Fleur.

« Perché non me l’hai mai detto? »

Lei scosse le spalle. I suoi capelli fluttuarono nel movimento, come onde dorate. « Non pensavo fosse importonte. »

Bill sospirò, lentamente, appropriandosi di tutto il sollievo che quelle parole gli portavano. Era sincera: quegli occhi luminosi erano incapaci di mentire. E dunque no, Ron si sbagliava, la sua era solo la sciocca insinuazione di un fratellino geloso... Di colpo Fleur sorrise, intuendo tutto ciò che gli passava per la testa, e si protese dalla sua sedia per avvolgerlo tra le braccia e baciarlo con una dolcezza di cui Bill non si sarebbe mai saziato.

« Hai avuto paura che questo fosse solo l’effetto di un incantesìmo, Williàm? »

Bill la strinse a sé e ricambiò il bacio a lungo, prima di decidersi a sfilare la bacchetta dalla tasca e a puntarla verso la porta – oltre la quale le risatine si erano fatte più forti.

« Colloportus » borbottò.

La serratura si serrò con un piccolo scatto, e sul legno screpolato comparve una croce a indicare che il mondo era chiuso fuori. Non si concesse il tempo di rimuginare sul fatto che avrebbe dovuto farlo ore prima, o di trionfare intimamente sulle proteste indignate di Fred e George – contavano solo le labbra di Fleur ancora così vicine alle sue: perfette le une per le altre.

« Voglio sposarti, Fleur Delacour. »

« Oooh, Bill! »

Contava il fatto che si amavano per davvero.

 

 

 

[ 585 parole ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Bill e Fleur non potevano mancare! Non avevo mai scritto su di loro, ma è stato molto interessante calarsi nei panni di Bill che, messo di fronte alla verità – Fleur è in parte Veela, dunque è anche possibile che i sentimenti di lui nei suoi confronti siano solo frutto di questo – si rende conto che il loro amore va oltre la loro stessa natura. Dopotutto sarà per lo stesso principio che Fleur non lo lascerà, quando lui diventerà in parte lupo mannaro.

Sono consapevole di aggiornare questa raccolta molto a rilento, e mentirei se dicessi che d’ora in poi sarò più regolare, ma spero tanto che sia così. ;_;

Sempre grazie a tutti voi che mi leggete.

Aya ~

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