There's nobody else, it's gotta be you.

di the ghost of Bonnie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** # Prologo. ***
Capitolo 2: *** # Pausa pranzo. ***
Capitolo 3: *** # La voce di un angelo. ***



Capitolo 1
*** # Prologo. ***


Un sottile ed impercepibile alito di vento accarezzava il mio viso, incorniciato dai mossi capelli castano scuro, come gli occhi, le labbra erano colorate da un rosso appena sfumato.
Come al solito, leggevo. Leggevo per passare il tempo, per non annoiarmi, e per non mostrare agli altri la mia perenne solitudine.
Ogni singolo, lungo giorno, lo passavo da sola. Ero arrivata da poco tempo in Irlanda, per colpa dei miei genitori e del loro lavoro.
Alzai gli occhi al cielo: le nuvole danzavano candide attorno al sole, ma non minacciavano alcuna goccia di pioggia.
Il caldo mi permetteva di indossare solo una larga maglietta a maniche corte a righe rosse.
Mentre mi lasciavo catturare dalla lettura, le cuffie nelle mie orecchie amplificavano quella canzone, che ascoltavo davvero spesso ma non sapevo chi fosse l'autore. Non sapevo nemmeno le parole, solo quella ipnotica melodia che mi aveva rubato l'anima.
La mia quotidiana solitudine venne interrotta da una seconda presenza, proprio accanto a me. Non mi voltai nemmeno, avevo captato la sua entità nell'aria.
Non conoscevo nessuno nella scuola, ma lui mi provocava un fastidio proprio nel petto.
Non sopportavo i suoi occhi azzurri e i capelli biondi, così rigorosamente curati.
Mi alzai: non sopportavo la sua presenza.
Il nostro era odio reciproco. Spesso, quando fra i corridoi della scuola, capitava di sfiorarci, lui cercava di evitarmi e io non ero da meno.
Ci divideva una scossa elettrica.
Ma non in quel momento; nessuna scossa ci divise.
Fu una scelta mia, allontanarmi da quel Niall.
Di nuovo, il mio sguardo si posò sul cielo. Il mosaico naturale delle varie sfumature azzurrine del cielo tendevano al grigio. Capii che il mio presagio di poco prima era errato.
Stupido Horan, avrebbe causato anche un temporale.

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Capitolo 2
*** # Pausa pranzo. ***


Ore 12.30; ero, come sempre, nel mio angolino nell'aula per la mensa.
Il posto era sempre libero e io mi sedevo sempre lì. Non avevo fame.
Il mio piatto era ancora intatto, non me la sentivo di mangiare. Con lo sguardo abbassato, vidi qualcuno avvicinarsi al mio tavolo. Era una ragazza alta, i capelli a caschetto neri, gli occhi verdi. L'avevo già vista a scuola.
- E' occupato?
Mi chiese. Io feci cenno di no.
- Ok, perché mi serve la sedia.
E se ne andò, raggiungendo i suoi amici. Si, sembrava comica come cosa.
Una risata irritante si levò dal tavolo di fronte al mio.
Capelli biondi, occhi azzurri: Niall Horan.
Cercai di evitarlo, prendendo la forchetta e cominciando a punzecchiare il cibo nel mio piatto, immaginando che fosse la sua testa. Ad un certo punto, infilzai così forte che i denti della forchetta si piegarono.
- La signorina si è arrabbiata!
Urlò un altro suo amico e Niall rise ancora di più.
Ignorai anche questo. Sbuffai e mi alzai per andare a buttare le cose al cestino, che, sfortunatamente, era accanto al tavolo di Horan.
Quando mi voltai, non ci volle molto perché la bibita di Jesse Jackness, un amico del biondino, mi finisse addosso. Mi guardai: umiliata, stanca, frustrata, sola.
- Scusa, non l'ho fatto apposta!
Si giustificò sorridendo, la cosa mi mandò in bestia.
- Tu mi disgusti.
Fui solo capace di dire, prima di prendere un tovagliolo dal suo tavolo e iniziare a pulirmi la maglietta.
- Quello devi pagarlo.
Esclamò Jackness, abbastanza forte da essere sentito dagli altri. Mi bloccai; guardai il fazzoletto. Allungai il braccio e ficcai la carta nella bocca di Jesse, che non poté ribattere. 
Niall mi fece un finto applauso, alzandosi in piedi. Andai veloce da lui e gli tirai uno schiaffo. Rimase senza parole, si portò le dita sulla pelle, dove lo avevo appena colpito.
- Ti comporti come un bambino e hai quasi vent'anni, non credi che sia arrivato il momento di crescere?
- E' ora che impari ad avere un po' di rispetto!
Ribatté una ragazza del tavolo.
- E' ora che ve lo meritiate! Tutti voi, tutti uguali...
Dissi, guardandoli uno per volta.  
- Ma lo sai chi è Niall?
Disse una ragazza da un altro tavolo, un po' più piccola, aveva una collana con un ciondolo a forma di carota.
- Si, certo che lo so. E' un ragazzo arrogante, idiota, superficiale e... rivoltante!
Aggiunsi, notando con quanta facilità era tornato a divorare il suo pranzo. Alzai gli occhi al cielo e tornai nella mia classe, dieci minuti prima dell'inizio della lezione.

 

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Capitolo 3
*** # La voce di un angelo. ***


Ero decisa ad andare nell'aula di musica, era sempre vuota.
Suonavo la chitarra e da mesi trascinavo la voglia di suonare una canzone, ma non sapevo come impararla, dato che non conoscevo l'autore. Ero a pochi passi dalla porta quando una voce trapassò la superficie di legno che ci divideva. Era la voce di un angelo, ne ero sicura. I miei occhi si inumidirono e sentii una lacrima rigarmi il viso.
- If I'm louder, would you see me?
Cantai, sussurrando, con lui.
Dovevo scoprire chi sapeva cantare così. Per mia fortuna, la porta era socchiusa e io mi avvicinai. Non avrei mai dovuto farlo; le mie dita lasciarono la presa dei libri che tenevano saldamente custoditi. Quando raggiunsero terra, il rumore rimbombò e io, agghiacciata dalla possibilità di essere scoperta, corsi via senza raccoglierli. Il canto di Horan si era interrotto.
***
Ero nel mio appartamento da pochi minuti. Lanciai lo zaino in un punto impreciso della stanza, e quella voce esplose nella mia testa, seguita dal suo viso.
- Would you lay down in my arms and rescue me?
Forse era stata una mia impressione, ma Niall aveva la voce davvero simile al ragazzo che cantava la canzone. Accesi il computer, impaziente, e digitai, per la prima volta, le lettere che componevano il suo nome sulla tastiera. Il mio cuore perse un colpo quando seguirono centinaia di risultai, migliaia di foto con soggetto un ragazzo biondo che, purtroppo, conoscevo bene...

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