Highway Unicorn (Road to Love)

di Elpis Aldebaran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Prima ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda ***



Capitolo 1
*** Parte Prima ***


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Highway Unicorn (Road to Love)

[NejiTen. Accenni ShikaIno - NaruSaku]

 

 

 

 

 

 

 

Parte Prima

 

 

 

Get your hot rods ready to rumble

‘cuz we’re gonna fall in love tonight

Get your hot rods ready to rumble

‘cuz we’re gonna drink until we die

 

 

 

 

 

 

 

Era buffo pensare che a quella festa li avevano scambiati per fratello e sorella.

I capelli lunghi e castani, la figura slanciata, il fisico asciutto e atletico potevano trarre in inganno, ma c’erano gli occhi che di certo non potevano mentire.

Quelli di lei erano scuri, densi, sembravano raccontare una storia lunga una vita; mentre i suoi, diamine!, erano più unici che rari. Definirli solo grigi sarebbe stato un sacrilegio: in realtà erano di uno strano color perla, così chiari e accecanti che la maggior parte delle persone si sentiva soggiogata, quasi stregata da quel colore così impossibile.

Ma quegl’occhi non facevano altro che riflettere la personalità del loro possessore: Neji Hyuuga, d’altra parte, era davvero un tipo impossibile.

«Non sei così burbero come vuoi far credere», Tenten era stata la prima ragazza della serata a rivolgergli la parola.

Le altre si tenevano a debita distanza, anche se cercavano in tutti i modi di incrociare il suo sguardo. Parlottavano tra di sè, bisbigliavano, ridevano con quelle loro vocine stridule  e fastidiose, cercavano la sua attenzione.

Mentre Tenten gli era semplicemente arrivata alle spalle, picchiettandogli un spalla e sorridendogli. Sembrava che si conoscessero, ma lui proprio non ricordava quel viso, né tanto meno quel sorriso.

«Da piccoli abbiamo fatto la scuola insieme. C’era anche quel Rock Lee con noi, ti ricordi?».

Aveva uno sfocato ricordo delle scuole elementari, ma adesso che ci pensava, i suoi ricordi erano sempre accompagnati da una bambina allegra, con due strani codini, e un altro ragazzino dalle folte sopracciglia che si agitava sempre.

«Tenten, dico bene?» aveva chiesto all’improvviso, mentre quell’informazione gli tornava alla mente come un lampo.

La ragazza aveva sorriso compiaciuta, annuendo con la testa. Si era appoggiata al bancone delle bibite vicino e aveva cominciato a chiacchierare del più e del meno, di come fosse capitata a quella festa universitaria per caso – perché studiava altrove -, di come le sue amiche l’avessero abbandonata una dopo l’altra, inseguendo qualche bel ragazzo.

Aveva un modo di parlare spigliato, non c’era mai imbarazzo nella sua voce, era una macchinetta a ripetizione e Neji aveva ascoltato solo la metà delle cose che aveva da dire. Era stato più concentrato a squadrarla da cima a fondo, perché una così proprio non l’aveva mai vista.

Aveva notato con un certo e inaspettato compiacimento che era l’unica ragazza che non indossasse una gonna. Mentre le altre erano strette in vestiti appariscenti e calze colorate, Tenten aveva su dei jeans scoloriti accompagnati da un paio di scarpe da tennis rovinate e non allacciate, che sembravano aver vissuto momenti migliori.

Gli piaceva.

«Tu studi qui? Non mi sembri il tipo che s’infiltra a delle feste, hai troppo la faccia del bravo ragazzo».

«Studio qui e il termine bravo ragazzo dice tutto e niente. Dipende dai punti di vista».

Tenten lo aveva guardato con gli occhi socchiusi, analizzando se considerare quello scambio di battute come a un flirt. Anche Neji aveva avuto lo stesso pensiero, perché subito si chiese che diavolo stesse facendo.

Mentre i due stavano per aprire bocca, una ragazza bionda si era buttata su Tenten, scuotendole violentemente un braccio.

«Stanno arrivando i professori per fare il controllo degli studenti. Dobbiamo svignarcela, Tennie!».

Mentre la ragazza bionda spariva all’improvviso come era arrivata, Tenten aveva fatto un occhiolino a Neji, mordendosi il labbro inferiore.

«Ci vediamo presto, Neji Hyuuga. È stato un piacere».

Lui avrebbe voluto risponderle allo stesso modo, ma sia lei che il suo sorriso erano già spariti, lasciandolo solo come mai lo era stato fino a quel momento.

 

 

 

Tenten, ogni mattina, aveva il suo rituale per il buongiorno.

Una tazza grande di caffè latte e il giornale. E Ino Yamanaka con due occhiaie che le arrivavano fino al pavimento.

«Giuro che è l’ultima volta che facciamo nottata. Non ho più l’età per certe cose», si stava lamentando la ragazza, mentre osservava critica i segni della stanchezza sul suo volto con uno specchietto.

Tenten si nascose ancora di più dietro il giornale, per non farle vedere come se la stava ridendo. Tutte le settimane Ino diceva più o meno la stessa cosa, e puntualmente tornava agli alloggi universitari ad orari improponibili e qualche volta anche in compagnia.

«Dio, mi sembra di essere un vampiro, questo sole stamani è accecante!», bofonchiò ancora, coprendo gli occhi con dei voluminosi occhiali da sole.

«Conosciuto qualcuno d’interessante ieri sera?» buttò lì poi la ragazza, sorseggiando il suo succo d’arancia.

Tenten smise di leggere, alzando gli occhi al cielo come a volerci pensare.

«Conosciuto non direi, era un mio vecchio compagno delle elementari».

«Cresciuto piuttosto bene, da quel che ho visto».

Tenten sorrise a Ino, ormai abituata alle sue trappole.

«E’ solo una conoscenza, Ino. Una bella conoscenza, te lo concedo, ma non cominciare già a fantasticarci sopra».

La ragazza bionda alzò le spalle esasperata, perché mai Tenten le dava soddisfazioni. Era carina, disponibile, avrebbe potuto avere un sacco di ragazzi a farle la corte se fosse stata un po’ più femminile e compiacente. Ma immaginava che, per una come lei, i ragazzi erano soltanto un qualcosa di marginale e non il punto focale della sua vita.

«Ino, giusto te cercavo!».

Le due ragazze si voltarono insieme nella stessa direzione, osservando divertite un giovane dai capelli biondi che si faceva avanti tra i tavolini del bar, incurante di star letteralmente investendo la clientela.

«Naruto, quale onore. Salti già la prima ora di lezione?».

«Non credo di essere l’unico», disse quello, osservando intensamente Ino e prendendo posto accanto a loro.

«Cosa vuoi?».

«Informazioni, ieri sera ho conosciuto una ragazza. Credo di essere innamorato».

Ino sospirò rassegnata, mentre Tenten tornava a leggere il giornale poco interessata alla faccenda.

Naruto era uno di quei classici ragazzi che s’innamoravano spesso e velocemente, e quasi sempre ne uscivano fuori scottati. Era di carattere fin troppo buono e spesso le ragazze se ne approfittavano, illudendolo e lasciandolo sempre con il cuore a pezzi.

«E io che ci posso fare? Non sono la tua psicologa» rispose piccata la bionda, la quale era stata scambiata da Naruto per una specie di consulente matrimoniale.

«Lei dice di conoscerti» fece Naruto, e alla vista della sorpresa di Ino, fu più chiaro, «Sakura Haruno».

Lei quasi sputò il succo che stava bevendo, tanto quella notizia la colse di sorpresa.

«Hai conosciuto Fronte Spaziosa?!» urlò quasi, «Per la miseria, questa sì che si chiama coincidenza!».

Tenten osservò curiosa Ino, in attesa di spiegazioni.

«Ci conosciamo da una vita praticamente, abbiamo fatto elementari, medie e parte delle superiori insieme. Più che un’amica, direi che è una rivale…» ragionò Ino pensierosa.

«Come minimo le hai rubato qualche ragazzo…» disse Tenten, che ormai la sapeva lunga.

Ino non si scompose più di tanto, voltando la testa dall’altra parte.

«Sasuke Uchiha. E comunque le ho fatto un favore, non era poi questo granché».

Tenten scoppiò a ridere, mentre Naruto, un po’ alterato, cercava di concentrare nuovamente la conversazione su di lui.

«Ino-chan, dimmi qualcosa su di lei! Cosa le piace? Dici che se la invito a uscire accetta? Che tipo di ragazza è?».

«E’ violenta, bisbetica e permalosa. In bocca al lupo».

«Sei terribile» disse Tenten, guardando sconsolata il viso di Naruto che si stava incupendo.

«Sakura è un peperino, gli conviene andarci con i piedi di piombo con lei. Lo sto solo mettendo in guardia» rispose Ino con aria innocente.

«Bene, allora alla prossima festa le chiederò di uscire!» decise Naruto, perché di certo non si sarebbe lasciato scoraggiare.

«Quale prossima festa?».

Tenten finalmente chiuse il giornale sul tavolo e dedicò tutta la sua attenzione alle parole di Naruto, che non si rendeva minimamente conto di cosa aveva appena suscitato.

«Ve lo ricordate Kiba? È quel mio amico che ieri ci ha fatto entrare alla festa. Mi ha detto che la prossima settimana ne organizzeranno un’altra, questa volta clandestina, per rimediare all’inconveniente professori. Ah, siete le benvenute, ovviamente».

Ino accettò subito quella proposta, salutando il ragazzo che come un razzo si alzava e se ne andava, diretto finalmente a lezione.

Tenten rimase in silenzio, a finire il suo caffè latte, con un inspiegabile sorriso che le andava da un orecchio all’altro.

 

 

 

Un tonfo sordo fece riemergere Neji dalla sua lettura.

Davanti a lui, Shikamaru Nara aveva appena posato sul tavolo una pila di libri, che continuava a guardare con aria insofferente e sconfitta.

Si sistemò a sedere sconsolato, prese il primo tomo e lesse le prime tre righe. Dopo di che sbadigliò.

«Non è da te fare le ore piccole» fece notare Neji, tornando al suo libro.

«Non è da te rivolgermi la parola per primo» rispose Shikamaru, chiudendo il libro e abbandonando la testa sul tavolo, pronto a farsi un bel pisolino nel bel mezzo della biblioteca.

«Stamattina ti ha cercato una ragazza» lo informò Neji, col solo intento di non lasciarlo riposare in pace. No, non gli era piaciuta la risposta di prima.

«Al telefono?» chiese il giovane Nara, confuso.

«Sì».

«Perché hai risposto? Le ragazze scocciano sempre» bofonchiò quello, tornando a pisolare sul tavolo.

Neji chiuse il suo libro, incrociando le braccia al petto.

«Ho tentato di ignorarlo, ma quella avrà chiamato almeno cento volte».

«Potevi mettere la segreteria».

«L’ho fatto: l’ha intasata».

Shikamaru alzò lentamente la testa, assottigliando il suo sguardo nella direzione del compagno.

«Era Ino, vero?».

«Così diceva di chiamarsi».

Il giovane Nara sospirò rassegnato, passandosi una mano fra i capelli disordinati. Sembrava scocciato, ma Neji poté benissimo intravedere un accenno di sorriso increspargli le labbra.

«Ho sempre detto che le bionde creano solo problemi» bofonchiò alla fine, «le dirò di limitare le chiamate, non ti preoccupare».

Neji stava per tornare ai suoi studi, quando una lampadina gli si accese nel cervello.

«Hai detto che è bionda?».

«Sì».

«E anche lei ieri era alla festa?».

«Non se ne perde una».

«Ha i capelli molto lunghi?».

«Hyuuga, cos’è, il terzo grado?».

A Shikamaru non andava per niente che qualcuno s’interessasse alla sua vita privata, e Ino Yamanaka, in quel momento, ne faceva parte. Tutte quelle domande su di lei lo stavano solo infastidendo e Neji sembrò accorgersene subito, perciò mise subito le carte in tavola.

«E’ venuta con un’amica ieri, vero? Alta, mora, vestita sportiva…».

«Credo, non ne sono sicuro. Kiba le ha fatte imbucare, dovresti chiedere a lui» disse Shikamaru, che con un altro sbadiglio, annunciò all’amico che stava per tornare nel mondo dei sogni.

Ma Neji aveva già ottenuto le informazioni che voleva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note

La seconda e ultima parte sarà pubblicata venerdì.

Mi è piaciuto scrivere questa fic, anche se ho durato una fatica immensa: Neji mi dà sempre qualche problema.

Spero che possa davvero piacere anche ad altre persone <3.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naruto © Masashi Kishimoto

Highway Unicorn (Road to Love) – dall’album Born This Way, 2011 © Lady GaGa

Highway Unicorn (Road to Love) – fanfiction © Elpis Aldebaran

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Capitolo 2
*** Parte Seconda ***


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Highway Unicorn (Road to Love)

[NejiTen. Accenni ShikaIno - NaruSaku]

 

 

 

 

 

 

 

Parte Seconda

 

 

 

Get your hot rods ready to rumble

‘cuz we’re gonna fall in love tonight

Get your hot rods ready to rumble

‘cuz we’re gonna drink until we die

 

 

 

 

 

 

 

 

Un dettaglio che differenziava nettamente le feste clandestine da quelle autorizzate dal corpo docenti, era senz’altro l’ingente flusso di alcool.

Alla festa della settimana prima, Tenten aveva notato come tutti più o meno, raggiunta la mezzanotte, erano arrivati sobri, o comunque soltanto un po’ più allegri del solito.

Invece, alle undici di quella sera, i tre quarti dei presenti non sapeva neanche più il proprio nome.

Poco distante da lei, Ino stava civettando con un ragazzo, che nel frattempo se la stava mangiando con gli occhi. Tenten era sicura che quel tipo non stesse neanche ascoltando la metà di quello che l’amica stava dicendo, troppo impegnato a buttare fugaci occhiate alla sua scollatura.

Mentre era indecisa sul da farsi, se far notare a Ino quel comportamento o lasciarla che si rovinasse da sola, un ragazzo alto e magro le si avvicinò, osservando anche lui la stessa scena.

«Ritardo di qualche minuto e già pensa a come rimpiazzarmi» borbottò quello, sbuffando annoiato.

Tenten osservò curiosa la sua pettinatura, che le ricordava troppo un ananas maturo, e d’un colpo ricordò dove aveva già visto la faccia del suo interlocutore.

«Tu devi essere Shikamaru».

«Già. Ci conosciamo?».

«Sono un’amica di Ino. Ci siamo incrociati qualche volta… mentre uscivi in mutande dal nostro dormitorio all’universitaria, all’alba».

Shikamaru la guardò scioccato, mentre la ragazza gli sorrideva comprensiva: non lo avrebbe certo raccontato a qualcuno.

«Immagino che tu ci sia abituata, a vedere uomini che entrano ed escono da camera sua» insinuò il ragazzo, indicando con la testa nella direzione di Ino.

«Non direi, invece. Ino è una gran civetta, ma sono in pochi quelli che riescono ad averla tutta per sé», rispose Tenten maliziosa, notando soddisfatta Shikamaru che voltava il viso dall’altra parte, probabilmente imbarazzato.

In quell’esatto momento, Ino tirò uno schiaffo al ragazzo con cui stava parlando, urlandogli addosso qualcosa di incomprensibile che finì per essere coperto dalla musica ad alto volume.

Indispettita si guardò attorno, notando poi Tenten e Shikamaru che l’osservavano stupiti.

«Ha allungato troppo le mani, ho dovuto difendermi da sola dato che il mio accompagnatore se ne sta sempre con le mani in mano!» sbottò quella, in direzione del giovane Nara.

Il ragazzo non si scompose per quell’accusa, anzi. Girò gli occhi al soffitto, borbottando quanto fastidiosa potesse essere Ino. Poi senza aggiungere altro le mise una mano intorno alle spalle e con lei si allontanò, cercando un posto per stare un po’ più tranquilli e soprattutto da soli.

Tenten tornò ad osservare la sala davanti a sé, adocchiando qualche ragazzo e salutando qualche conoscente che le passava vicino.

Da quando era arrivata alla festa, non aveva fatto altro che cercare tra la folla un paio di occhi chiari, senza successo.

Che non fosse venuto? Poteva darsi. Aveva dato per scontato che Neji frequentasse sempre quel tipo di posti; forse era in camera, o era uscito con degli altri amici. Forse con qualche ragazza.

Stava seriamente per prendere in considerazione quell’ultima ipotesi, quando il ragazzo in questione le toccò leggermente un fianco, attirando la sua attenzione.

«Ci rivendiamo».

«Così pare. Che coincidenza» fece Tenten, arrossendo tutta d’un colpo.

Entrambi restarono in silenzio e la ragazza quasi tremava per quella loro vicinanza.

Aveva passato una settimana intera a fantasticare sul loro incontro, convincendosi che per lui non provava niente, che era stato solo un felice incontro tra due persone che casualmente erano state in classe insieme dieci anni prima.

Ma Neji era così… Neji. Non parlava mai a sproposito, era fiero, atletico, aveva negli occhi quella giusta arroganza che bastava per far uscire le ragazze fuori di testa.

Aveva passato tutta la sua vita a immaginare il ragazzo dei suoi sogni, e adesso che se lo ritrovava davanti, era del tutto paralizzata.

Proprio lei, che i maschi di solito li faceva scappare a gambe levate. Perché invece di essere femminile, le piaceva giocare a pallavolo durante le pause pranzo e sporcarsi di terra, fregandosene del trucco o dei capelli.

Le gonne le davano noia e le calze le pizzicavano la pelle; per non parlare dei tacchi, che le infliggevano un male atroce ai suoi poveri piedi.

«Senti, qui c’è troppo casino. Ti va di fare un giro?» le chiese Neji ad un tratto, senza guardarla neanche.

Tenten provò un brivido lungo la schiena. Da una parte era tentata da quell’offerta – uno come lui l’avrebbe seguito anche in capo al mondo; ma dall’altra era preoccupata su quello che sarebbe potuto succedere. Non era esperta in quelle cose, nonostante sembrasse sicura di sé in qualsiasi situazione.

«Ti riaccompagno io poi al dormitorio, non ti farò fare tardi» continuò Neji, non ricevendo risposta.

Tenten posò il suo bicchiere di coca-cola, annuendo con la testa.

«Perché no?».

 

 

 

«Mi stai dicendo che Rock Lee è arrivato ai Nazionali di judo?».

«Esatto. È stato battuto in semifinale, purtroppo. C’era rimasto malissimo, all’inizio, ma quando poi è tornato a casa, ha subito iniziato ad allenarsi ancora. E’ instancabile».

Una volta concluse le elementari, Neji era stato mandato dalla propria famiglia in un sacco di scuole private, affinché ricevesse un’educazione esemplare.

Tenten e Rock Lee, invece, avevano fatto tutte le scuole pubbliche insieme e si erano diplomati alla stessa scuola superiore, due anni prima.

«Sai, non avrei mai detto che ci saremmo rivisti, un giorno. Ammetto di averti pensato, qualche volta, in tutti questi anni».

Neji non poté fare a meno di abbozzare un sorriso a quelle parole, perché lui, in realtà, non ci aveva pensato affatto. Non ricordava nessuno dei suoi compagni di scuola, tutti avevano preso strade diverse.

Tenten era seduta sul cofano dell’auto di Neji, mentre si mangiava tranquilla una coppetta di gelato alla fragola; maggio era quasi alle porte e stare fuori all’aperto a quell’ora così tarda era una goduria, perché non faceva per niente freddo.

Erano andati su una collinetta appena in periferia, dove si vedeva parte della città illuminata e il mare.

«Sei sicuro che non vuoi assaggiare?» gli chiese Tenten, porgendogli il cucchiaio di plastica con il gelato.

Neji esitò un attimo a quella richiesta così innocente, ma che nella sua testa voleva dire ben altro. Fin da quando aveva incontrato quella ragazza, era come se il sangue dentro al suo corpo fosse aumentato di qualche grado centigrado, se lo sentiva bruciare ovunque.

Non sapeva come definirla, ma sentiva come una connessione fra sé e quella ragazza, un’attrazione travolgente che mai aveva sentito per nessun altra.

Si sporse in avanti, prendendo fra le labbra il cucchiaino e guastano la freschezza del gelato.

Era buono, ma non sapeva se quella bontà veniva dalla fragola o dal fatto che glielo avesse offerto lei.

«Sai, ci venivo spesso qui» disse all’improvviso Tenten, saltando giù dal cofano e andando a buttare la coppetta vuota.

«Ah sì, con gli altri tuoi ragazzi?».

«E chi ha mai avuto tempo per quelli! Venivo qui ad allenarmi con la mia squadra di pallavolo, alle superiori» rispose lei, tornando a sedersi sul cofano.

Neji fu pienamente soddisfatto di quelle parole, ma di certo non glielo diede a vedere.

«Tu invece? Ci porti spesso le ragazze?».

«Sempre» le rispose, non guardandola negli occhi per non scoppiare a ridere.

Tenten rimase un attimo sorpresa e un po’ turbata da quella risposta; quando poi si rese conto di essere stata presa in giro, gli tirò un pugno sulla spalla, come segno di protesta.

«Non ti ricordavo così, spiritoso, Hyuuga. Vuol dire che quella bella bottiglia di liquore dovrò berla tutta da sola!».

«Quale bottiglia?».

Tenten andò verso il portabagagli con un sorriso sornione dipinto sul viso, tirando fuori una bottiglia piena di un liquido ambrato, che doveva avere un tasso alcolico non indifferente.

«Ho pensato che non potevo lasciare tutto il divertimento agli altri. Vuoi favorire?» chiese, togliendo il tappo.

«Per quanto mi piacerebbe, non posso. Altrimenti chi ti riporta indietro?».

«Neanche un goccio?» chiese la ragazza, prima di berne una generosa dose, che le fece scuotere la testa e tossire più volte.

Neji le fece un sorriso sghembo, osservando come incantato un rivolo di liquore che le percorreva il mento.

«Cavoli, è proprio forte!».

Tenten chiuse un attimo gli occhi per riprendersi da quella botta di vita che aveva appena ricevuto. Non beveva spesso, ma per affrontare quella serata in compagnia di Neji aveva bisogno di più coraggio del solito.

Ne bevve un altro sorso, questa volta senza tossire, abituandosi pian piano al dolce bruciore che le correva lungo la gola.

Si avvicinò di più al ragazzo, che si ostinava a guardarle le labbra.

Si sentiva accaldata, con la testa leggera e i pensieri inesistenti.

«Sei sicuro di non voler assaggiarlo neanche un po’?» insistette Tenten, ma questa volta la sua voce non era più chiara e decisa, perché non era questa la sua vera richiesta.

Si guardarono per qualche secondo negli occhi, cercando entrambi delle conferme a quella strana voglia che gli stava crescendo dentro, iniziata la prima volta che si erano rivisti.

E Neji non aspettò più.

Prese il viso di Tenten tra le mani e la baciò con foga, chiudendola fra il proprio corpo e il cofano della macchina.

La ragazza non si aspettava una mossa così repentina e lasciò scivolare a terra la bottiglia di liquore, che rompendosi annaffiò la terra con il suo contenuto. Le sue mani andarono a posarsi su quelle di lui, intrecciandone le dita, approfondendo quel bacio che entrambi avevano desiderato da una settimana e che finalmente aveva in parte appagato le loro voglie.

Neji si staccò di scatto, ancora incredulo per quello che aveva fatto.

Non era da lui perdere il controllo a quel modo.

«Scusa, non volevo», fece, allontanandosi di qualche passo.

«Dove vai, idiota!».

Tente rise, riprendendolo per la camicia e riportandolo su di sé, sulle sue labbra, perché a lei non era bastata quella toccata e fuga.

Le loro lingue si contorcevano frenetiche, le salive si mescolavano, le mani viaggiavano, percorrendo centimetri di pelle bollente.

Neji la fece sdraiare sul cofano, mordendole le labbra, accarezzandole i capelli castani e perdendosi in quella ragazza che l’aveva posseduto fin dal primo momento.

Ma la sua voglia di lei, della sua genuinità, del suo essere così sincera, non avrebbe trovato soddisfazione quella sera.

 

 

 

 

Neji fermò la macchina a pochi metri dal cancello del dormitorio femminile.

Si tolse la cintura e si sporse verso Tenten, che accolse ancora una volta le sue labbra e la sua lingua.

«Sei un bugiardo, avevi promesso che mi avresti riportata indietro presto».

«E’ presto» replicò Neji, baciandole la linea del collo.

«Sono le quattro e mezzo del mattino».

Tenten non attese una replica, tornando a baciarlo con foga, come se non si dovessero rivedere per chissà quanto tempo.

Parecchi minuti più tardi uscì dall’auto, correndo furtiva verso il cancello d’ingresso.

Neji non ripartì subito, ma aspettò di vederla entrare nel dormitorio.

Quella sera, forse aveva trovato la ragazza giusta e per questo ci sarebbe andato con i piedi di piombo.

Non riusciva ancora a capire la dinamica che li aveva fatti unire quella notte, era stato come se entrambi fossero legati indissolubilmente dal filo rosso del destino.

Fino a una settimana prima neanche si ricordava dell’esistenza di quella ragazza, e adesso tutti i suoi pensieri giravano intorno a lei, a tutte quelle sensazione che gli provocava.

Sentiva come se tutte le ragazze con cui era uscito prima fossero state dei passaggi, tappe obbligate verso Tenten; un percorso fatto di passioni e ossessioni in attesa di quell’unica ragazza.

Per la prima volta in vita sua si era sentito completo e coinvolto in qualcosa di più grande, una forza che non capiva e che gli faceva perdere l’orientamento.

Quando quella sera aveva baciato Tenten all’improvviso, aveva smesso definitivamente di pensare.

Sì, avrebbe fatto le cose con calma, senza fretta, assaporando ogni momento che avrebbero passato insieme.

D’altra parte, lui l’aveva aspettata per più di dieci anni.

Qualche altra settimana non l’avrebbe certo ucciso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note

Se dovessi descrivere il Neji Hyuuga di questa fan fiction, userei la parola onesto.

Perché lui è davvero onesto: tralasciando il pazzo delirante che è stato prima di battersi con Naruto nel manga, il Neji dello Shippuden lo trovo maturo, cosciente delle sue capacità e di quelle degli altri, pronto ad aiutare, onesto, appunto.

E mi piace.

La fine poi (che ho riscritto adesso, prima di postare) sottolinea il fattore Destino: Neji crede nel Destino, che tutto sia già scritto e deciso. Quindi non so, mi piaceva questo aspetto della cosa, pensare che quei due davvero si siano incontrati a distanza di anni solo per stare insieme, come se un’Entità superiore li avesse già accoppiati tempo addietro.

Personalmente non credo nel Destino, ma è una teoria che mi ha incuriosita.

Be’, non ho nient’altro da dire, se non ringraziare chi ha recensito (non ho risposto a tutti, mi spiace, sono stata occupata!) e ringraziare chi recensirà e leggerà questa fic in un futuro più o meno prossimo.

Alla prossima!

 

Elpis A-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naruto © Masashi Kishimoto

Highway Unicorn (Road to Love) – dall’album Born This Way, 2011 © Lady GaGa

Highway Unicorn (Road to Love) – fanfiction © Elpis Aldebaran

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