Vite in tempesta

di Gaia Bessie
(/viewuser.php?uid=141599)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Vite in tempesta


I.
 
«Perdonami, perché ho lottato solo per te»
(Cime Tempestose)

 
Al Binario, Asteria non saluta mai.
 
Non saluta sua sorella, con cui si ritroveranno solamente sul finire dell’estate, che si allontana al braccio di Zabini.
 
Non saluta sua madre che sorride tra le lacrime – in verità, se solamente sapesse, non si sono mai trovate da nessuna parte.
 
E non saluta nemmeno lui: nascosto tra gli studenti, Fred Weasley le lancia un’occhiata in tralice, divertito.
Le sfiora la mano, facendola sussultare.
 
 
«Mi perdoni?».
Lei lo guarda – e non saluta, ma chiede.
«Cosa dovrei perdonarti?» domanda, piano.
«Ho lottato per te» risponde lui, scuotendo il capo. «Ma hai vinto tu»
 
 
(98 parole)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 ***


Vite in tempesta

 
II.
 
«Se tu morissi, io ne morirei»
(Cime Tempestose)
 
Asteria rimane paralizzata, mentre il mondo attorno a lei crolla a pezzi – e Fred corre, per combattere insieme all’Ordine.
Lo riesce ad afferrare per il lembo del mantello, come una bambina, facendolo voltare con aria sorpresa.
«Non andare» sussurra, così piano da sentirsi solamente lei. «Ti prego, Fred, non andare via».
Lui è sordo a ogni richiamo, e lo ripete continuamente: che andrà tutto bene, che non c’è bisogno di piangere, che.
Che non c’è spazio per gli errori, risponde Asteria, fredda.
 
«Non puoi andartene» sussurra, stringendo le mani tra di loro.
Lui non ha risposte da darle.
«Se tu morissi, io ne morirei».
 
(104 parole)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3 ***


Vite in tempesta

 
 
III.
 
«Nelly, Io sono Heathcliff. Lui è sempre, sempre nella mia mente; non come un piacere, come io non sono sempre un piacere per me stessa, ma come il mio stesso essere».
(Cime Tempestose)

 
«Dovresti smettere di pensare a lui».
I suoi singhiozzi squarciano l’esistenza artefatta in cui Daphne è immersa.
«Per Salazar, Asteria!» la rimbrotta. «Smettila di piangere per lui».
 
Le dice che deve dimenticare, cancellare, scolorare ogni memoria che le è rimasta di lui: che è così che si va avanti che – importa?
Le dice che si crogiola in quei pensieri, nella propria disperazione, che forse le piace anche, che – non importa, risponde Asteria, certo che no.
È che pensarlo non è piacevole – ma nemmeno lei stessa è un piacere per la sua mente – ma fa parte dell’anima confusa e stracciata che a ogni respiro si muove e rischia di scomparire via.
 
(110 parole)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4 ***


Vite in tempesta


IV.
 
Non so di cosa siano fatte le anime, ma sono certa di una cosa: la mia e la sua sono simili. Quella di Linton è differente dalla mia come lo è la luna da un lampo, o il ghiaccio dal fuoco
(Cime Tempestose)
 
Daphne in estate è una sposa che non sarà fradicia di pioggia, ma che comunque avrà la fortuna che le spetta – e che vorrebbe trasmetterne, almeno un surrogato, a sua sorella.
«Sai, Ria» le sussurra, al ricevimento. «Dicono che Malfoy abbia mollato Pansy. Potresti…».
«No» risponde lei, gelandola con uno sguardo. «Non potrei».
«Sei pretenziosa» constata Daphne, atona. «Pretendi troppo e poi ti lamenti perché la gente ti delude sempre».
«Io cerco un’anima come la sua» sussurra Asteria, gli occhi di un’invasata mentre scruta sua sorella. «Non so di che materiale, se avorio o acciaio, ma simile alla mia».
 
(99 parole)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5 ***


Vite in tempesta


V.
 
La mia sofferenza è indicibile!
Non posso vivere senza la mia vita, non posso vivere senza la mia anima!
(Cime Tempestose)
 
Lui l’aspetta da così tanto tempo che enumerarlo, raccoglierlo, è diventato inutile – così come inutile è stata l’attesa: quando Asteria oltrepassa il velo in un sussurro sbiadito, lui è lì a urlare il suo nome. E lei ricambia, correndo, saltellando, finendogli addosso in quell’abbraccio incorporeo che forse qualcosa di corporeo preserva.
«Mi dispiace» le sussurra, carezzandole il capo. «Non avrei mai voluto che tu te ne andassi in questo modo».
«Era una vita senz’anima, Fred» risponde lei, intrecciando le dita con quelle di lui. «Te l’immagini?».
Oltre il velo, si sorridono – finisce quel giorno.
 
(94 parole)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=996438