Per lui i fiori erano l'essenza più intima di ogni persona.

-Come promesso, eccomi qui- Disse, con un marcato accento americano, mentre osservava attentamente Paul, sbattendo ripetutamente le palpebre.
Nessuna risposta, non lo degnò neanche di uno sguardo.

Mi presento brevemente. Mi chiamo Scarlet Parkin (nome grazie al quale emerge in modo quanto mai apprezzabile la vena umoristica dei miei genitori, considerato che i miei capelli, lunghi fino alle reni, non sono di un focoso rosso fiamma ma bensì...NERO CORVO..!) e me ne sto spaparanzata nel soggiorno di Ritchie perchè, dal giorno in cui sono nata ( ossia dal 23 giugno 1944) condivido parte del suo stesso sangue. Eh, sì.
Sono sua cugina; il che, significa che io e Richard abbiamo lo stesso nonno mite e vagamente smemorato che infila il cappello nella ghiacciaia e poi se lo dimentica, lo stesso gruppo sanguineo, il medesimo cognome e, naturalmente, condividiamo lo stesso isolato MA, DISGRAZIATAMENTE, non sono compresi nel prezzo anche i suoi splendidi occhi blu....
Disavventure di Scarlet Parkin, diabolica cuginetta di Richard sullo sfondo del fenomeno Beatles. Segni particolari: logorroica, perde subito le staffe ed è...INNAMORATA pazza di Rory Storm! Infatti non ha alcuna intenzione di lasciare che Ringo si unisca a quei personaggi poco raccomandabili che gli sono piovuti in casa, e medita loschi piani...ma non ha fatto i conti con un tenero "GEO Harrison tutt'altro che tenero quando si tratta guerra.

John/Paul
Il sole splendeva tiepido nel cielo e qualche gabbiano volava sopra le loro teste di tanto in tanto, e John sorrideva. Sorrideva al ritorno della primavera, sorrideva al sole, al cielo, ai gabbiani e al mare che si muoveva - pigro, lento e gentile - sotto la barca. Sorrideva al vento che gli asciugava le ultime gocce d'acqua dai capelli, scompigliandoli, e che spettinava anche quelli di Paul, addormentato con le labbra semiaperte e il torace che si abbassava e alzava con regolarità.

“Anche se fosse, resterebbe tra noi, non credi?”.
“Credo che....in questo momento tu sei l’unico, a cui credo.”
“Credo che in questo momento tu sei l’unico. E basta”.
John Lennon si accostò all’imponente porta finestra dirimpetto e tirò con rabbia le tende. Non voleva vedere scendere la sera. Non voleva imbambolarsi a guardare di nuovo quella cazzo di luna che gli ricordava quanto fosse impossibile schiodare l’ombra di Paul dal ricordo di tutto ciò che aveva vissuto...
John/Paul attraverso gli anni. Uniti dal loro legame inscindibile, dalle loro assenze e presenze, da ciò che è stato detto o non detto. Ma soprattutto, tenuti insieme da qualcosa che non i rancorosi silenzi, non il tempo, non la morte, potranno mai del tutto recidere.

Una mano si poggia tra i capelli di John, scompigliandoglieli con dolcezza e scherno allo stesso tempo.
John sa di chi è quella mano. Versa subito la testa all'indietro, appoggiandosi completamente allo schienale della sedia e fissa con i suoi piccoli occhi semichiusi la figura di quello che è il suo migliore amico, o forse, qualcosa di più.

"Riuscirà, lo sventurato quintetto, a salvare Ringo prima che la sua giovane vita venga brutalmente stroncata..? .
Nel frattempo.....tre individui ormai prossimi alla disperazione, un cane decisamente troppo lardoso per correre (EHI...state Parlando di ME? N.d Mr Lennon) ed una scimm....cioè...SIGNORA, forse anche più efficiente come animale da punta....si aggiravano senza pace per la metropoli londinese, cercando di eludere agguerriti ed ipotetici fan e di ritrovare il disperso amico...."
Lezioni di retorica per il povero Ringo: non prive di equivoci, fraintendimenti e grotteschi colpi di scena....

"Ma non perdiamoci d’animo, miei giovani amici Beatlemaniaci....siamo qui per riportare in scena un’immortale (a differenza di QUALCUNO....) opera post-rinascimentale, servendoci di una combriccola di attori rigorosamente offertisi volontar...
-COME SAREBBE A DIRE, VOLONTARI?
John, in catene e disgustato, fa un passo in avanti, sollevando la gonna verde che fende il terreno e lasciando intravedere sconsolato una pelosa gambetta ben poco atletica.
John:- Volontari STOCAZZO, maledette! ò.ò Non mi sarei MAI e poi MAI offerto volontario per passare (sebbene mi interessi) all’altra parrocchia (anche se una volta ci sono entrato) perché non mi piace l’arnese (mi è solo capitato di provarlo)....è...è...TUTTO CHIARO?! E poi....... Odio questo vestito....mi fa sembrare...GRASSA!"
Moderna rivisitazione del celebre romanzo di Victor Hugo (MA CHI VI HA AUTORIZZATE A FARLO?) e dell'altrettanto famigerato musical di Riccardo Cocciante (VI QUERELO.) realizzata da due menti criminali con l'aiuto di un intramontabile (QUALCUNO CI LIBERI) cast d'eccezione.

«Cosa si prova ad essere veramente liberi?»
Un piccolo racconto ispirato alla bellissima ed emozionante She's leaving home.
Ho semplicemente immaginato quali possano essere state le sensazioni della protagonista nel lasciare la sua famiglia e spero di aver fatto un lavoro accettabile.

John/Paul.
Per la prima volta lo vedeva sul serio, ed era un pensiero troppo grande, immenso, così lontano e incomprensibile, ma anche limpido e definitivo. Un pensiero a cui non si può sfuggire, mai, come il cielo d'inverno.
Paul stava osservando John dormire con la stessa cura che uno scienziato riserverebbe all'esemplare di una nuova specie mai vista prima, ma c'era qualcosa, una sorta di debole ma persistente pizzicore in mezzo al petto, che faceva curvare appena le sue labbra nell'ombra di un sorriso, e controllava ogni sospiro nella paura di svegliarlo.

Tutto ciò che è scritto è pura invenzione. I personaggi (ahimè) non mi appartengono e niente di quello detto qui, è mai successo realmente.
Alcool e rabbia. Un cocktail micidiale per John Lennon che odia la sua esistenza e una modella norvegese pronta a tutto.
Piccola One-shot.

Prima di conoscerlo pensavo che senza amore si potesse vivere ugualmente,e invece mi sbagliavo.
John,lui mi ha fatto conoscere il piacere inimitabile della musica e insieme abbiamo scoperto cos'è l'amore.
(questa è la mia prima fanfiction,siate gentili)

John/Paul. "Prendimi la mano", vorrebbe dirgli. "Prendimi la mano e andiamo via di qua. Andiamo dove vuoi, sul serio, andiamo dappertutto."

Ecco alcuni pensieri di Yoko Ono alcune settimane dopo la morte di John Lennon.
Grazie e recensite! ^^